Storia e antologia del Surrealismo

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Maurice Nadeau

storia e antologia del surrealismo Aragon, Breton, Dali, Eluard, Ernst, Péret, Picabia, Tzara

Oscar Studio Mondadori

© Editions du Seui/, Paris 1964 � Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1972 Titolo dell'opera originale: J-listoire du Surréalisme suivi de Documents surréalistes Prima edizione novembre 1972

Sommario

3

A vvertenza Parte prima L'ELABORAZIONE

9 17 23 31

La guerra II I poeti e la guerra III Dada IV Gli antenati del surrealismo Parte seconda

IL PERIODO EROICO DEL SURREALISMO: 1923-1925

41 47 60 75

L'epoca dei sonni II La fondazione del movimento III Primi passi IV La guerra marocchina Parte terza IL PERIODO RAZIONALE DEL SURREALISMO:

85 90 99 109 120

I II III IV v

La crisi Naville « Alla luce del sole >> L'anno delle realizzazioni La crisi del 1929 « Al servizio della rivoluzione

»

Parte quarta AUTONOMIA DEL SURREALISMO:

129 136 144

Il caso Aragon II m

Dali e la paranoia critica La politica surrealista

1930-1939

1925-1930

IJIIIfflflìlrW

VI

111 l • IO 116 173

IV y

Vtno Un'« arte surrealista )) DI nuovo lu guerra Drolon ncsll Stati Uniti Conclusione Molto tempo dopo . .. ·

DOCUMENTI SURREALISTI

1924

181 184

Un cadavere (Ph. Soupault, P. Éluard, A. Breton, L Aragon) Prefazione al primo numero della « Révolution surréaliste » (J .-A. Boiflard, P. Éluard, R. Vitrac)

186 187 190 190 191 192 192 193 194 195 196 199 200 200 202 202

Volantini surrealisti Comunismo e rivoluzione (L. Aragon) Inchiesta Aprite le prigioni ... Sciogliete l'esercito Lettera ai rettori delle Università europee Lettera di supplica al Dalai-lama Lettera di supplica al Papa Lettera alle scuole di Budda Lettera ai primari dei manicomi Lettera aperta a Pau! Claudel La rivoluzione prima e sempre Dichiarazione del 27 gennaio 1925 Due documenti interni L'ufficio di ricerche surrealiste A tavola (A. Artaud) Perché assumo la direzione della « Révolution surréaliste )) (A. Bre­ ton)

206 207 218

Protesta (L. Aragon, A. Breton) Legittima difesa (A. Breton) Articolo scritto da Breton per Capitale de la douleur di P. Éluard

219 222 226 227

Lautréamont per e contro tutto (L. Aragon, A. Breton, P. Éluard) Permettete! (M. Alexandre, L. Aragon, P. Éluard, A. Breton e altri) Rubava nelle chiese Hands off love (M. Alexandre, L. Aragon, A. Breton, P. Éluard e altri) Alla luce del sole (L. Aragon, A. Breton, P. Éluard, B. Peret, P . Unik)

1 925

234

1 926

1 927

Sommario

235 246 25 1

254

VII

Cinque lettere (L. Aragon, A. Breton, P. muard, B. Peret, P. Unik) Nella notte fonda (A. Artaud) L'appendice cambia autore (L. Aragon)

1 928 Il cinquantenario dell'isteria (L. Aragon, A. Breton)

1 929 25 6 25 7 265 266

267

Definizione umoristica del surrealismo Continua (L.A., A.B.) �mile Savitry (L. Aragon) Inchiesta sull'amore

1 930

Articolo scritto da L. Aragon, S. Dalf, P. �luard, M. Emst e altri per il Secondo manifesto del surrealismo di A. Breton 268 Un cadavere (G. Ribemont-Dessaignes) 269 Morte di un signore (J. Prévert) 271 Secondo manifesto del surrealismo, rivisto e aumentato (A. Breton) 272 Teno manifesto del surrealismo (R. Desnos) 276 Telegramma mandato a Mosca 277 Articolo per fudas

1 93 1

295

L'età dell'oro >> Retro della copertina di un catalogo di opere surrealiste Non visitate l'Esposizione coloniale (A. Breton, P. �luard e altri) Al fuoco! (B. Péret, R. Char, L. Aragon, A. Breton e altri) Primo bilancio dell'Esposizione coloniale (Y. Tanguy, A. Breton, L. Aragon, P. �luard e altri) Il fronte rosso (L. Aragon)

304 306 313 321 322 323 324

Il caso Aragon (M. Alexandre, A. Breton, R. Char e altri) Miseria della poesia Buffone! (R. Char, S. Dali, P. �luard e altri) Attestato (P. �luard) Scritto di protesta (T. Tzara) Funzione del poeta (A. Breton) La rivoluzione (A. Breton)

326

L'AEAR si inchina davanti alle vittime (L. Aragon, A. B reton e altri) « Il signor Renault è molto addolorato » (A. Breton)

278 287 288 290 292

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1 932

1 933 327

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i lit u zione contro la guerra non è la pace (A. Breton, R. Cail­

luis, R. Char e altri)

1934

334 335 337 341 342 349

Articolo scritto da P. �luard per Della migliore qualità di B. Péret L'Angelus di Millet (S. Dali) 6 febbraio - 25 maggio « Il pianeta senza visti » (A. Breton, R. Caillois, R. Char e altri) La poesia conserva il suo segreto (C. Cahun) Victor Brauner (A. Breton)

351 353

Presentazione di Picasso (T. Tzara) Bollettino internazionale del surrealismo (K. Biebl, A. Breton, B. Brouk e altri) Ciclo sistematico di conferenze Discorso al congresso degli scrittori per la difesa della cultura (A. Breton) Quando i surrealisti avevano ragione (A. Breton, S. Dali, O. Dominguez e altri) Vernice dell'esposizione di disegni surrealisti « Contrattacco » (A. Acker, P. Aimery, G. Ambrosino e altri) I quaderni di « Contre-attaque >>

363 365 371 380 381 384

391 392 393 394 396 397 398 400 400 402

404 407 409

1 935

1 936 Contro l'abbandono della posizione rivoluzionaria Contrattacco : Sotto il fuoco dei cannoni francesi (A. Acker, P. Ai­ mery, G. Ambrosino, G. Bataille e altri) Contrattacco: Appello all'azione A coloro che non hanno dimenticato la guerra del diritto e della libertà Esposizione surrealista di oggetti (A. Breton) Esposizione internazionale del surrealismo (E. Agar, A. Breton, E. Burra e altri) La poesia Inseparabile dalla rivoluzione (P. �luard) Non c'è libertà per i nemici della libertà (A. Acker, A. Breton, C. Cahun, P. �luard e altri) Neutralità? (A. Acker, A. Breton, M. Heine e altri) Dichiarazione per il convegno « La verità sul processo di Mosca » (A. Breton)

1 937 Dichiarazione sui secondi processi di Mosca (A. Breton) La bellezza sarà convulsa o non sarà (A. Breton) L'amore folle, l'amore unico (A. Breton)

Sommario

IX

1 938

412 417 417

Per un'arte rivoluzionaria indipendente (A. Breton, D. Rivera) Né la vostra pace né la vostra guerra Con preghiera di pubblicazione in « Clé >>

419 420 422

Niente patria! Non imitate Hitler Abbasso gli ordini d'arresto arbitrari! (A. Acker, Y. Allegret, D. Bel­ ton e altri)

424 436 442 447 451

Nota sulla pittura surrealista di Marcel Jean Abbozzo di bibliografia non sistematica Riviste surrealiste e parasurrealiste Riviste con numeri speciali dedicati al surrealismo Opere critiche

1 939

Storia e antologia del surrealismo

Non dubitate, sono i nemici dell'ordine a mettere in circolazione questo filtro d'assoluto. Lo fanno segreta­ mente passare sotto gli occhi dei guardiani, sotto forma di libri, di poemi. La letteratura offre loro il pretesto ano­ dino di cedervi a un prezzo che non teme concorrenze questo fermento mortale che è ora di utilizzare e gene­ ralizzare ... Acquistate, acquistate la dannazione dell'anima, così potrete finalmente rovinarvi, ecco la macchina per capovolgere lo spirito. Annuncio al mondo questo fatto di cronaca di primo piano: è nato un nuovo vizio, un'al­ tra vertigine viene concessa all'uomo: il surrealismo, figlio della frenesia e dell'ombra. Entrate, entrate, cominciano qui i territori su cui regna l'istantaneo ... Aragon, Il paesano di Parigi, 1924.

Avvertenza

Una storia del surrealismo ! Il surrealismo è morto quindi! Diversa è la nostra opinione. Lo stato d'animo surrealista, meglio sarebbe dire il comportamento surrealista, è eterno. Inteso come una certa dispo­ sizione non a trascendere 11 reale ma ad esplorarlo in profondità, a « prendere una coscienza sempre più chiara e nello stesso tempo sem­ pre più appassionata del mondo sensibile »,1 scopo di tutte le filosofie che non mirano solamente alla conservazione del mondo così com'è, sete eternamente inappagata nel cuore dell'uomo. In questo senso Breton ha potuto dire che « Eraclito è surrealista nella dialettica ... Lullo nella definizione. . . Baudelaire nella morale... Rimbaud nella pratica della vita, e in altro . . )) .2 Pure ci fu, per essere esatti, un movimento surrealista; la sua nascita coincide pressappoco con la fine della prima guerra mondiale, e la sua fine con lo scoppio della seconda. Vissuto da uomini i cui modi di espressione sono la poesia, la pittura, il saggio o la condotta della loro vita privata, esso appartiene , in quanto successione di avveni­ menti, alla storia, non è altro che un susseguirsi di manifestazioni nel tempo. Alla storia di questo movimento è volto il nostro tentativo. Non lo abbiamo fatto per il puro piacere di tuffarci nel passato, per quanto prestigioso, non solo per fissarne un'immagine il più pos­ sibile esatta, prima che esso divenga argomento di tesi (universitaria); e neppure perché ùn simile tentativo, volto alla completa liberazione dello spirito, è esaltante, ma per indicarne anche i limiti, per mostrare .

' André llreton. Ou'est-ce que le surréa/isme?, Henriquez. 19342 Andrc lircton. Mani/este du surréalisme. Kra, 1924.

1\l'l't'r/I!IIZU

che sul piano dello spirito è difficile andare più avanti e più in pro­ fondilà, c che , se il surrealismo si risolve, suo malgrado, in una magni­ fica esplosione artistica, esso conduce anche in un vicolo cieco ideolo­ gico. Esso dovrà essere « scavalcato e superato » dai suoi continuatori. Quale dialettica permetterà la realizzazione di un tale movimento? Sarà un fatto da stabilirsi. Probabilmente su un piano diverso da quel­ lo dell'arte. Perché, per quanto antiletterario, antipoetico, antiartistico, questo movimento finisce coll'approdare a una nuova letteratura, a una nuova poesia, a una nuova pittura, infinitamente preziose sì, ma che non rispondono del tutto alle promesse fatteci. Tanta energia, tanta fede, tanto ardore, tanta purezza, solo per aggiungere qualche nome nuovo in un testo di storia letteraria, o per arricchire qualche mercante d'arte? Siamo assai lontani da quella trasformazione totale della vita a cui si mirava. La colpa, non occorre dirlo, non è solo dei surrealisti . E Breton che si rendeva conto di questo mezzo insuccesso, lanciava nel Deuxième Manifeste 3 l'S.O.S.: « Toccherà all'innocenza, alla collera di qualche uomo del futuro sceverare nel surrealismo ciò che non può non essere ancora vivo, restituirlo, a costo di uno splen­ dido saccheggio, al fine che gli è proprio ». In questo momento il nostro assunto non è quello fissato da Breton. Noi ci siamo limitati a raccontare, a rivivere esperienze che non resteranno senza seguito. Abbiamo inteso descriverle cosi come sono avvenute, il meno inesatta­ mente possibile. L'autore del presente volume non ha vissuto la vita surrealista dal­ l'interno, per cui questa sua fatica potrà apparire incompleta o insuffi­ ciente a coloro che ne sono stati i protagonisti. Era inevitabile. Sebbe­ ne ai margini di un tale movimento, egli ha deciso, nonostante tutto, di parlarne perché la sua posizione comporta anche dei vantaggi : quello dell'oggettività, ad esempio, che è superiore a quello della pura testimonianza. Non tanto per ciò che riguarda il piano generale (cer­ tuni anzi proveranno forse fastidio dinanzi alla mia scoperta ammi­ razione et simpatia per il surrealismo e i surrealisti) quanto per ciò che riguarda le persone, i loro rapporti e i fatti che ne derivarono. L'au­ tore ha avuto comunque occasione di avvicinare Breton e i suoi amici nel momento in cui la furia della seconda guerra mondiale stava per scatenarsi. Ha inoltre la fortuna di avere un amico in uno di coloro che contribuirono non poco alla nascita e all'evoluzione del surrea­ lismo. Fin dall'adolescenza si interessa alle opere e alle manifestazioni surrealiste. Si è incontrato anche, in vista di questo suo lavoro, con ' Dicembre 1929.

A vvertenza

5

uomini come Georges Hugnet e Raymond Queneau, che hanno preso parte al movimento in periodi diversi ·e che hanno avuto la gentilezza di mettergli a disposizione la loro biblioteca e i loro documenti, per non parlare delle loro opinioni e dei loro consigli, ancora più preziosi. Ha discusso della cosa con Miche! Leiris, Jacques Prévert, J .-A. Boif­ fard. Non è stato un testimone, ma possiede almeno documenti che vengono da buona fonte. Se siano stati male o bene utilizzati, questa è un'altra questione. Certo ci sono sempre degli inconvenienti per chi si metta a parlare di scrittori viventi, per chi voglia emettere giudizi su di loro, per chi concepisca nei loro confronti preferenze che non possono essere se non personali. È vero che il rumore delle dispute si placa, che tutti hanno coscienza , oggi, di avere vissuto un periodo importante della loro vita e di avere partecipato a un movimento che resta un motivo di vanto anche per coloro che l'hanno rinnegato. Si convincano costoro della nostra buona fede,-e con loro se ne convinca anche il lettore. Non si cerchi però in quest'opera ciò che in essa non si potrebbe trovare. L'autore ha avuto la debolezza di prendere il surrealismo sul serio. Non è tanto ingenuo da credere che in esso tutto-fu serio , ma è certo che in esso il burlesco stesso e la farsa hanno un significato che li supera. Occorreva ritrovare questo significato.

Novembre 1944

I

La guerra

Non è più possibile considerare il surrealismo senza situarlo nel suo tempo.

Aragon

Studiare un movimento di idee volendo ignorare ciò che l'ha prece­ duto o seguito, prescindendo dalla situazione sociale e politica da cui ha tratto alimento e su cui, a sua volta, ha potuto agire, è un lavoro inu­ tile. Il surrealismo, in particolare, è fortemente impegnato nel periodo comp�eso tra le due guerre. Dire, come taluno, che sul piano dell'arte esso non è altro che una pura e semplice manifestazione, è afferma­ zione di un materialismo un po' troppo semplice : esso è anche l'erede e il continuatore dei movimenti artistici che l'hanno preceduto e senza i quali non sarebbe esistito. Bisognerà dunque considerarlo contem­ poraneamente sotto questi due aspetti . Tra il 1 9 1 8 e il 1 940 il surrealismo ha assistito ad avvenimenti sociali, scientifici, filosofici della massima importanza. Da qualcuno di essi è stato fortemente segnato : ad altri ha dato il suo colore caratte­ ristico. Nato a Parigi da una decina di persone, non ha circoscritto il proprio campo d'azione alla Francia, ma l'ha esteso dall'uno all 'altro capo del mondo. Lungi dall'essere un circolo chiuso artistico tutto pa­ rigino, ha avuto adepti e influenzato persone in Inghilterra, Belgio, Spagna, Svizzera, Germania, Cecoslovacchia, Iugoslavia, e persino in altri continenti : Africa, Asia (Giappone), America (Messico, Bra­ sile, Stati Uniti) . All 'Esposiz�one internazionale del surrealismo che si tenne a Parigi (gennaio-febbraio 1 938) ben quattordici paesi erano rappresentati. Il surrealismo aveva demolito gli schemi nazionali del­ l'arte. Passava le frontiere. Nessun movimento artistico prima, il ro­ manticismo non escluso, aveva avuto una simile influenza e un simile uditorio internazionali. � stato il gradevole alimento dei migliori arti-

IO

l.'elulmruzione

sti di ogni paese, il riflesso di un'epoca che, anche sul piano artistico, avrebbe dovuto affrontare i propri problemi su scala mondiale. Sarebbe però erroneo credere che un movimento di tale ampiezza sia nato in alcune menti isolate. L'uditorio incontrato, l'ammirazione e l'odio suscitati stanno a dimostrare che rispondeva a bisogni e ad aspirazioni eterne si, ma che assunsero una particolare acutezza nel­ l'epoca che lo ha visto nascere . È stato per altro preceduto dal cubi­ smo, dal futurismo, dal dadaismo. I capifila del surrealismo: Aragon, Breton, Éluard, Péret, hanno anche rappresentato il gruppo Dada fran­ cese fino al 1 922, e Dada, in particolare, non si spiega, qualora non si voglia tenere presente che è nato in piena guerra, nel 19 16, che si è diffuso con la rapidità di un fulmine nella Germania sconfitta del t 9 t 8, per raggiungere alla fine la Francia dissanguata degli an­ ni 19 19-1 920. All'armistizio, la situazione sociale e politica dell'Europa è una situazione tutt'altro che normale. Ci sono, sul piano più che altro teo­ rico, due schieramenti : quello dei vincitori e quello dei vinti, ma i pri­ mi si trovano in condizioni di miseria di poco inferiori a quelle dei secondi . Miseria non solamente materiale, ma totale, e che comporta già, dopo quattro anni di uccisioni e distruzioni di ogni tipo, il pro­ blema della fiducia nel sistema. E perché? Un così vasto impiego di mezzi giganteschi per una rettifica di frontiere, per la conquista di nuo­ vi mercati per gli uni e la loro perdita per gli altri, per rubare colonie già rubate? Proprio in questa sproporzione tra i mezzi e i fini appare la follia del sistema. Un sistema, incapace di disciplinare le proprie forze in maniera diversa da quella che comportano la destituzione e la distruzione dell'uomo, ha fatto fallimento. Fallimento anche delle élites che in tutti gli stati, senza eccezione, plaudono all'eccidio gene­ ralizzato, che fanno l 'impossibile per trovare le misure atte a perpe­ tuarlo. Fallimento della scienza le cui più belle scoperte si riducono alle nuove proprietà di un esplosivo o al perfezionamento delle mac­ chine destinate ad uccidere. Fallimento delle filosofie che dell'uomo non vedono più se non l'uniforme e che non pensano ad altro che a for­ nirgli giustificazioni che gli impediscono di prendere coscienza del tur­ pe mestiere che gli fanno fare. Fallimento dell'arte, ridotta a suggerire il tipo migliore di travestimento, fallimento della letteratura, sempli­ ce appendice del comunicato militare. Fallimento universale di una civiltà che si volge contro se stessa e si autodivora. E come si sarebbe potuto tollerare che, durante un tale cataclisma, la poesia continuasse la sua tiritera, che uomini, che avevano conosciu­ to questo incubo, venissero a parlarci della bellezza delle rose e del

La guerra

11

« vaso i n cui muore questa verbena )) ? Breton, Éluard, Aragon, Péret, Soupault sono stati profondamente segnati dalla guerra. Sono stati obbligati e costretti a farla . Ne ritornano disgustati ; non vogliono più avere niente in comune con una civiltà che ha perduto le sue ragioni d'essere, per cui estendono il nichilismo radicale che li anima non solo all'arte ma anche a tutte le manifestazioni connesse con la civiltà del loro tempo. Perché quella società che allegramente li ha mandati verso la morte, li aspetta al ritorno , se si sono salvati, con le sue leggi, la sua morale, le sue religioni. Sedici anni dopo, riandando a quel periodo, Breton diceva , dando forse alle sue idee sull'armistizio un 'impostazione più chiara di quanto esse non avessero nella realtà: « Dico che ciò che l'atteggiamento surrealista, in partenza, ha avuto in comune con quello di Lautréamont e di Rimbaud, e ciò che, una volta per tutte, ha legato il nostro destino al loro, è il DISFATTISMO di guerra )) , e aggiunge : « Ai nostri occhi il campo era libero soltanto per una Rivoluzione che veramente fosse estesa ad ogni settore, radi­ cale fino all'inverosimile, estremamente repressiva . . . )) E più avanti: « Nel caso che si ignorasse questo nostro atteggiamento, ritengo che non si potrebbe in nessun modo riuscire a farsi un'idea del tentativo surrealista . Basta questo atteggiamento a rispondere brillantemente di tutte le esagerazioni che ci possono essere attribuite ma che non possono essere deplorate se non nella misura in cui si supponga gra­ tuitamente che fossimo potuti partire da un punto diverso )>} Parole inequivocabili e che spiegano con quanta gioia Breton e i suoi amici si precipitino ad abbracciare Dada, impresa di distruzione dei valori tradizionali che non ha precedenti , risposta, inefficace, alle sistemazioni provvisorie date dal corpo diplomatico internazionale riu­ nito nella Parigi della conferenza della pace.

Il 1920 infatti è l 'anno della firma degli ultimi trattati di pace, l'ini­ zio della liquidazione della guerra. Il mondo capitalista inaugura una nuova stabilità, del tutto provvisoria per altro. I problemi per la cui soluzione ci sono voluti quattro anni di carneficine non sono stati risolti, e tutti se ne rendono conto. Una nuova civiltà, fondata su nuovi valori, è nata nell'Europa orientale, e gode di un immenso prestigio agli occhi di coloro che non hanno « niente da perdere e tutto da guadagnare )) al cambio. Laggiù, dietro il dice in sostanza « il mondo reale non è quello che abbiamo creduto, le concezioni più solide sono solide soltanto per il tran tran quotidiano della nostra vita, al di là sono false. Falsa la conce­ zione dello spazio che avevamo; falso il tempo che abbiamo creato. La luce si propaga come una linea curva e la massa dei corpi è un vero e proprio elastico ». Seguendone le orme, gli epistemologi s'interroga­ no sulle condizioni e i limiti della conoscenza. Si dimostra con chia­ rezza che ques ta è tutt'altra cosa dall'azione, cui la scienza fornisce ricette che sono valide solo nel suo ambito. Non si può più confondere l'una con l'altra: ecco i ·matematici con la loro geometria che esclude Euclide e il suo famoso postulato. La ragione, l'onnipotente ragione, è sul banco degli accusati, ed è per di più un'accusata che non può

14

L'elaborazione

non può dire niente in sua difesa. Il reale è qualcosa di diver­ da ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo, percepiamo, apprezziamo. Esistono forze sconosciute che ci condizionano e sulle quali non pos­ siamo sperare di agire. La cosa migliore da fare è scoprirle. Diviso tra una ragione agonizzante ma sempre pronta a inalberarsi, e un� forma ignota che capisce essere il vero motore delle sue azioni, dei suoi pensieri, della sua vita, e di cui avverte la presenza nel sonno al quale dedica quasi metà della sua vita, a questa forma ignota l'uomo osa volgere il proprio sguardo. Fa la conoscenza di creature strane, si muove entro paesaggi mai visti prima d'allora, si abbandona ad azio­ ni esaltanti. Uno psichiatra di Vienna, armato di lanterna cieca, tenta di percorrere l'oscuro labirinto. Le sue scoperte sono così terrificanti da costringere il borghese a gridare allo scandalo. l > . Più che in Les fleurs du mal il vero Baudelaire si trova nelle Scènes parisien­ nes e nei Poèmes en prose. Sono queste le opere in cui ha saputo esprimere quel lato misterioso della vita di ogni giorno che è il terreno ideale del surrealismo. E il merito di avere potuto indicare la via d'usci­ ta va alla sua > 7 (che lo farà parte­ cipare alle barricate del giugno 1848), al suo « appetito spirituale, alla sua continua insoddisfazione >>,8 alla sua ricerca di un « qualcos'al­ tro >> che avrebbe dovuto inseguire per tutta la vita invano. I successori immediati o lontani di Baudelaire, a parte Lautréamont, Rimbaud, J arry (di cui dovremo parlare separatamente per via del­ l 'influenza che avranno sul surrealismo) concentrano i loro sforzi so­ prattutto sulla forma stessa della composizione poetica, cercando di li­ berarla dagli schemi tradizionali, oppure sul linguaggio, facendone uno strumento più preciso per i loro fini. In genere con estrema consape­ volezza, il che riduce la portata del loro tentativo. In questo senso l'apporto di Mallarmé, « sgretolando il duro cemento di una fortezza che era considerata inattaccabile: l a sintassi >> ,9 non è risultato inutile . Sappiamo come Breton cominciò a stimarlo; sappiamo anche come si affrettò a voltargli le spalle. Non trascurabile fu anche l'apporto di Charles Cros, Huysmans, Germain Nouveau; ma accanto alle inven­ zioni poetiche, ai vocaboli rari , alle brevi fughe verso l'azzurro, quan­ te scorie, quante smancerie, quante cose fatte per posa letteraria ! Di­ fetti che troveremo moltiplicati nella scuola simbolista che, secondo i surrealisti, fa una « misera figura >> .10 Di essa i surrealisti accettano 7 Tristan Tzara , Essai sur la situat ion de la poésie. 8 Tristan Tzara, Ibidem.

' Tristan Tzara, Ibidem. •• Tristan Tzara, Ibidem.

34

L'elaborazione

l'introduzione ufficiale del verso libero, alcune composizioni delle

Serres chaudes di Maeterlinck, e l'opera di Saint-Pol-Roux quasi al completo. La notte dell'oblio ha già steso la sua ombra sui vari Stuart Mill, René Ghil, Viélé-Griffin. La· poesia non vuole cavalier serventi, pretende amanti che sappiano, all'occorrenza, violentarla. Nessuno vi riuscì meglio di Alfred Jarry, di Arthur Rimbaud, di Isidore Ducasse, conte di Lautréamont . Con motivazioni diverse ma con lo stesso entu­ siasmo disperato, essi hanno confuso la loro vita con la vita della poe­ sia , tirandola giù dal piedestallo su cui era stata messa, per stringerla in un amplesso d'amore. Confondendo, all'interno di una allucinazione costante, la propria vita con quella di papà Ubu e realizzando una perfetta identificazione con il personaggio da lui creato al punto da dimenticare il proprio stato civile, Jarry ci fornisce la prova dell'irrompere nella vita del su­ premo valore di « coloro che sanno » : l 'humour, quell'humour a cui ricorse proprio prima di esalare l 'ultimo respiro.U Ubu, « creazione stupenda per la quale darei tutti gli Shakespeare e tutti i Rabelais » (Breton), è il borghese del suo tempo, anzi di più, del nostro tempo.'l In lui si trovano fusi la vigliaccheria, la ferocia, il cinismo, il disprezzo per lo spirito e i suoi valori, l'onnipotenza della « pancia )) . � il pro­ totipo di una classe di tiranni e di parassiti le cui scelleratezze sono così numerose che Jarry, morto troppo presto, non è riuscito a consi­ derarle tutte. Un duplicato di papà Ubu è il dottor Faustroll, « dotto patafisico >), logico imperturbabile, che porta alle estreme conseguenze le « specula­ zioni )) dei geometri, dei fisici, dei filosofi, e che si trova a proprio agio in un mondo diventato in tutto e per tutto assurdo. Infatti se, più an­ cora dei tipi creati, l'atmosfera dell'opera di Jarry è unica, ciò è da at­ tribuirsi all'humour, quarta dimensione di un mondo che senza l'hu­ mour è inutile e insopportabile. Segreto conquistato a prezzo di una lunga sofferenza, esso rappresenta la risposta degli spiriti superiori a 1 1 « Durante l'ultima visita che gli feci , gli chiesi se desiderava qualcosa: vidi il suo sguardo

rianlmarsi; Infatti c'era una cosa che gl! avrebbe fatto molto piacere. Gli assicurai che l'avrebbe avuta immediatamente. Parlò: la cosa era uno stuzzicadenti. • Dottor Saltas, Prefazione a Ubu-Roi. " « Il signor Ubu è. evidentem en te, un conte del Papa. Il signor Ubu non vede la possi­ bile utilità delle ferrov ie. Il signor Ubu fa fuori ad unu ad uno i nemici che h a . Il sig nor Ubu ha il s uo peso sull'Impero coloniale, lo schiaccia sotto dl sé. cioè l 'opprime . Il signor Ubu è un tipo feroce , ma non ha una mente soltik, < non è �roprio un crudde! LH sua mal v ag it à è più che altro violenza. Il signor Ubu è una geniale intelligenza intestinale. Come avrebbe detto J arry . egli governa con gli ''istlntestin i " • . Sylvain ltkln.:, Prugramma1 della rappresentazione di



Ubu·enchainé

• .

I'H7.

Gli alllenali del surrealismo

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un mondo in cui essi si sentono stranieri . Più che secrezione naturale, come troppo spesso si è voluto considerarlo, esso rivela al contrario l'atteggiamento eroico di coloro che non vogliono transigere. Un 'eguale distanza lo separa dalla famosa « ironia romantica », la quale considera con aria distaccata e da un mondo sovraterrestre gli avvenimenti senza importanza di questa nostra terra, e dalle fantasie cubiste e futuriste, tipici svaghi da esteti o da scapigliati che credono ancora di avere una parte da recitare. Una parte che sia una parte, Jarry non l'ha mai reci­ tata, così come non ha mai vissuto la propria vita. Egli si è fatto una vita diversa, ai margini, e l'ha perfettamente rappresentata. Ha dato così un esempio difficile da seguire, un esempio che Vaché aveva fatto proprio e che i surrealisti si sforzeranno talvolta di imitare. La stessa esperienza, su un piano tragico, era stata espressa da Rim­ baud. È quanto traspare dalla sua opera e dalla sua vita. Partito dal­ l'imitazione di Vietar Hugo, approda al silenzio e giudica con disprez­ zo la propria folgorante carriera poetica. Per i surrealisti, Rimbaud è chi ha tracciato la curva stessa dell'arte, ne ha anzi prefigurato il desti­ no futuro. « Attualmente vagano per il mondo certe persone per cui l'arte, per esempio, ha cessato di essere un fine )) diceva Breton nel 1922.13 Rimbaud fu uno di questi. « La sua opera merita di restare di vedetta sul nostro cammino )) , aggiungeva poi Breton, perché egli ha espresso « un'inquietudine che probabilmente migliaia di generazioni non avevano evitato e a cui ha dato un accento che ancora risuona alle nostre orecchie )) : eterno problema del destino dell'uomo, del « perché siamo stati fatti, e a che cosa possiamo accettare di servire, dobbiamo abbandonare ogni speranza? )) interrogativo al quale le filosofie e le religioni hanno dato risposte deludenti, interrogativo che tornano conti­ nuamente a porsi gli uomini « liberi )) e che, per i surrealisti, costitui­ sce il fondo della questione. Rispondervi con il comportamento poetico, questa è stata la loro am­ bizione. Essi hanno cercato, come Rimbaud, di « andare a bussare alle porte della creazione )) e, forti della sua esperienza, con qualche illu­ sione in meno. Diventava impossibile, dopo di lui, non richiamarsi alla sua opera , e i surrealisti ne sono stati i logici continuatori. Perché Io è un altro. Se il rame si desta tromba, non è colpa sua. Per me, questo è evidente: io assisto allo schiudersi del mio pensiero: lo guardo, l'ascolto: lancio una cavata: la sinfonia si somrnuove nelle profondità e con un balzo si è in scena.

" André Breton, « Caractères de l 'évolulion moderne

"•

in Les pas perdus.

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L'elaborazione

Così egli descrive la vera natura dell'ispirazione; per lui essa non è una voce venuta « dall'alto », da chissà quale mistico empireo, ma una voce che viene dalle « profondità » dell'essere, da quell'inconscio a cui i surrealisti spalancheranno le porte. « Se ciò che egli reca di laggiù ha forma, egli dà la forma; se è informe, dà l'informe. » L'importante è non fare cessare la corrente, tenere questa attività al di fuori delle preoccupazioni artistiche ed estetiche. La posta in gioco è tale da me­ ritarlo : si tratta niente meno che di arrivare all'ignoto. In forza di un tale progetto il poeta si fa « veggente », « rapitore di fuoco », « moltipli­ catore di progresso », mediante un « orribile lavoro » : Il poeta si fa veggente mediante una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia. Ricerca se stesso, in sé consuma tutti i veleni, per serbame solo le quintessenze. Ineffa­ bile tortura che esige da lui tutta la fede, tutta la forza sovrumana e che lo fa diventare il più grande ammalato fra tutti, il grande criminale, il grande maledetto - e Jl sapiente supremo! ...

Rimbaud non è riuscito a mettere in atto il suo ambizioso programma. Pare che, giunto alle soglie dell'ignoto, abbia preso paura e abbia rifiu­ tato di andare avanti. È da ricercarsi forse in questo insuccesso il mo­ tivo che spinse Breton a negargli il suo favore e ad « accomiatarsi » da lui, nel 1 929, con queste parole : Egli è colpevole davanti a noi di avere permesso, di non avere reso comple­ tamente imposs-ibili certe interpretazioni disonoranti del suo pensiero, tipo quella di Claudel.''

Ma che dire, a questa stregua, di Germain Nouveau, di Apollinaire, e di altri? L'astro di Lautréamont, per contro, non ha mai subito eclissi di sorta. « Su quest'uomo forse incombe la responsabilità dell'attuale situa­ zione poetica » diceva Breton nel 1 922.15 Nel 1929, nel pieno di un fu­ rore iconoclastico che non risparmiava né Rimbaud né Baudelaire né Poe, scrive ancora: Tengo a precisare che, secondo me, bisogna diffidare del culto degli uommt, per quanto grandi possano apparire. A parte uno solo: Lautréamont, non vedo

" André Breton, Deuxième Manifeste du Surréalisme (in nota). 15 André Breton, « Caractères de l 'évolution moderne » . in Les pas perdus: . . . « esisteva nel mondo un atteggiamento con cui si sfidava apertamente ogni iniziativa di volgarizzazione, di classificazione interessata, ogni manifestazione d'opportunismo visto soltanto In funzione dell'eterno. Noi ci opponiamo, continuiamo ad opporci perché Lautréamon! non entri nella storia, perché non gli venga assegnato un posto tra il tale e il tal altro . . . » Aragon, Breton, Eluard, Lautréamont envers el contre tout, volantino scritto in occasione di una riedizione delle opere di Lautréamont. Cfr. più avanti nei « Documenti surrealisti » , p. 219.

Gli antenati del surrealismo

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nessuno che non abbia lasciato qualche traccia equivoca sul suo cammino.16

e nel 1 934 , Tzara poteva ancora dire: Lui che è al di sopra del problema (della poesia mezzo d'espressione o attività dello spirito) fino a vivere vivo tra di noi, questo essere favoloso ma a noi familiare, per cui la poesia sembra avere superato lo stadio dell'attività spiri­ tuale per diventare veramente una dittatura dello spirito.17

A lui si richiameranno, più che agli altri, i surrealisti; alla sua opera cercheranno con ardore di eguagliare la loro. Lui, non altri, è stato il vero fondatore del movimento. Ascoltiamo ancora Breton : Per Ducasse, la fantasia non è più la sorellina astratta -che salta alla corda in un giardinetto pubblico; l'avete fatta sedere sulle ginocchia e le avete letto negli occhi la vostra perdizione. Ascoltatela. Vi sembrerà in un primo momento che non sappia dò che dice; essa non conosce niente, e poi, subito dopo, la manina che avete baciato accarezzerà nell'ombra le allucinazioni e le turbe sensoriali. Non si sa ciò che voglia, vi fa prendere coscienza nello stesso momento di numerosi altri mondi al punto che, poco dopo, non saprete come comportarvi nel mondo di quaggiù. Allora sarà il processo a ogni cosa e sempre da rinnovare ..."

E a proposito dei Chants de Maldoror Breton scriveva questa frase­ chiave dell'attività surrealista : « Ora si sa che la poesia deve condurre in qualche luogo » .19 Insomma occorreva loro proprio la cauzione Lau­ tréamont per « soddisfare (la loro) volontà di potenza » nel « lavoro let­ terario » . Il che spiega nello stesso tempo quanto in alto Lautréamont fosse stato messo dai surrealisti. E come questi riconoscano il peso de­ cisivo e costante della sua influenza. Accanto ad essa quelle che abbia­ mo fin qui enumerate restano influenze di secondo piano, episodiche.

16 André Breton , Deuxième Manifeste du Surréalisme. 17 Tristan Tzara, Essai sur la situation de la poésie. 18 André Breton, « Caractères de l'évolution moderne », in Les pas perdus. 19 André Brelon,

«

Les Chants de Maldoror

»,

in Les pas perdus.

I

L'epoca dei sonni

Chi va là? Ah benissimo, fate entrare l'infinito. Aragon

La rottura formale_ di Breton, Aragon, Éluard, Péret con il dadaismo avviene all'indomani del fallimento del > , una rivista di tendenza comunista. Nel Cadavre Aragon aveva scritto a proposito di Anatole France: « Mi fa piacere che il letterato oggi acclamato sia da quel tapiro di Maurras sia da Moscou la gateuse . . abbia scritto >> Bernier, a questa frase, reagisce con una certa violenza, e allora Aragon gli risponde in questi termini: .

...

Lei ha voluto vedere una sorta di insulto in una frase da cui traspare la mia scarsa simpatia per il governo bolscevico e, con essa, per ogni forma di

1 « Gli obblighi sociali hanno fatto Il loro tempo. Niente potrebbe costringere l'uomo a privarsi della libertà, né il riconoscimento di uno sbaglio commesso né Il contributo alla difesa nazionale. L'Idea di prigione , l'Idea di caserma sono oggi idee correnti; sono mo­ struosità che non stupiscono più. L'Infamia sta tutta nella tranquillità di coloro che hanno aggirato l'ostacolo ricorrendo ad abdicazioni morali e fisiche di vario genere (onestà, malattia, patriottismo) � .

Primi passi

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comunismo. S e lei m i considera una persona che non h a sensibilità per lo spirito politico, le dirò anche che sono violentemente ostile a quel disonorante atteggiamento pragmatico che mi dà diritto, se non altro, di accusare di mo­ deratismo ideale coloro che finiscono col rassegnarvisi; e ciò perché, g.lielo posso assicurare, lo spirito di rivolta è sempre stato ed è per me molto _al di sopra della politica, qualunque essa sia ... La rivoluzione russa? Lei non mi può impedire di rispondere con un'alzata di spalle. Dal punto di vista delle idee, essa appare tutt'al più come una vaga crisi ministeriale. Sarebbe vera­ mente più degno di lei trattare con un po' meno di disinvoltura coloro che hanno sacrificato l'esistenza per le cose dello spirito. Mi preme tornare a dire sulla stessa « Clarté » che i problemi che pone l'esistenza umana non hanno niente a che vedere con la spregevole e meschi na attività rivoluzionaria che in questi ultimi anni ha avuto per teatro l'Oriente del nostro continente. Aggiungo che essa può essere definita rivoluzionaria solo con un'improprietà di linguaggio...

Constatiamo così che la rivoluzione è nelle idee. Dal concetto che della rivoluzione si fanno i surrealisti deriva il loro disprezzo per qual­ siasi forma di pragmatismo, per qualsiasi forma di attività concreta, materiale. Di più anzi : per loro essa è disonorante. Non si può non prendere atto di questo atteggiamento, che non è solo di Aragon, se si vuole capire l'ulteriore evoluzione del movimento. Breton sa che un tale atteggiamento ha dei punti deboli, che può andare incontro a critiche. Pensa di potervi rimediare preconizzando, sull'esempio degli operai, la grève di tutti i lavoratori della penna e del pennello. Se nel « Bouquet sans fleurs » s'impone di non agire in ma­ niera più conforme alle sue idee, nega, d'altra parte, di volersi rifugiare nella pratica di un'arte che giustifica tutto.2 Afferma quindi che non è suo intendimento creare una nuova scuola d'avanguardia da lanciare alla ricerca della « novità >> per la novità; a dissuaderlo da ciò baste­ rebbe Io spettacolo delle scuole che hanno preceduto il surrealismo, po­ veri tentativi di ricerca di una novità che sfioriva non appena sboc­ ciava.3 2

• Ultimamente sono stato spesso rimproverato. . . di non agire in maniera più conforme alle mie Idee. Come se, rispondendo al loro primo appello, obbedendo all'impulso più frequente e più forte che subisca, non mi restasse altro da fare che scendere in strada con la rivoltella in pugno e . . . si capisce che cosa potrebbe succedere . . . Quale azione indi· retta mi potrebbe soddisfare? Dal momento che cerco, ecco che entro, dicono, nell'arte, cioè in non so quale ordine sociale in cui mi viene assicurata l 'impunità ma in cui, fmo a un certo punto, non ho più alcuna importanza . . . " 3 « In questi ultimi anni ho potuto rendermi conto del danni provocati da un certo nlchi· llsmo intellettuale la cui astuzia consisteva nel porre ad ogni plè sospinto la questione di fiducia più generale e inutile. Nella confusione morale che ne derivava, le uniche cose a salvarsi erano alcune forme di attività superficiale e qualche povero paradosso. Cosi la novità, nel senso più fantasioso del termine, veniva ad essere considerata in ogni campo un criterio soddisfacen te. Fuori dalla novità non c'era possibilità di salvezza: essa si osti· nava a giustificare tentativi pittorici e poetici che facevano ridere. Di esperienze ..alide ai confini della vita e dell'arte, di prove mediante l'amore, di sacrifici personali, nessuna traccia. Bisognava ad ogni costo porvi rimedio . . . »

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Il periodo eroico: 1923-1925

Non si tratta quindi di riprendere con dada. Ci si deve dare a un'esperienza valida. I fondatori del surrealismo non si stancano di ripeterlo. La loro inchiesta sul suicidio doveva in particolare mettere a fuoco il problema: « Il suicidio ·è una soluzione? » . Tutte le diverse rispo­ ste, comprese le risposte dei surrealisti, allineate le une dietro le altre, riempiono numerose pagine, passando da quella del dottor Maurice de Fleury, « questo sinistro imbecille » , a quelle di Francis Jammes e Fernand Gregh attraverso Clément Vautel. Lo stesso Reverdy dà una risposta che non soddisfa, costringendo i promotori dell'inchiesta a fare appello ai morti: Jacques Vaché, Rabbe, Benjamin Constant. Si prenda in considerazione, ciò nonostante, la risposta di René Cre­ vel, una risposta inquietante se si collega al fatto che il suo autore non avrebbe dovuto limitarsi a ciò: Si dice che gli uomini si suicidino per amore, per paura, per sifilide. Non è vero. Tutti amano o credono di amare; tutti hanno paura, tutti sono più o meno sifilitici. Il suicidio è un mezzo selettivo. Si suicidano solo coloro che non hanno la quasi universale vigliaccheria di lottare contro una certa sensa­ zione dell'anima che è così intensa da doversi per forza -p rendere, fino a nuovo ordine, come una sensazione di verità. Soltanto un tale tipo di sensazione dà la possibilità di accettare la più verisimilmente giusta e definitiva delle soluzioni: il suicidio.

E non sono una prefìgurazione del suo destino le frasi che scriveva in Détours, un libro pubblicato allora da Gallimard? Una tisana sul fornello del gas; con la finestra ben chiusa, apro il rubinetto d'uscita e dimentico di accendere il fiammifero. Reputazione salva e il tempo di recitare il confiteor...

Solo alle prime luci di una giornata del 1 935, quando si trovò il suo cadavere accanto al fornello del gas col rubinetto aperto, ci si rese con­ to quanto poca letteratura ci fosse in quelle frasi, se si eccettua il fatto che non si �ra per niente preoccupato di salvare la reputazione e di re­ citare il confiteor. Nelle colonne pubblicitarie della rivista venivano annunciate, ol­ tre a Détours, altre opere surrealiste: Les reines de la main gauche di Pierre Naville, testo intenzionalmente e rigorosamente automatico, L'ombilic des limbes di Antonin Artaud, Deuil pour deuil di Robert Desnos, Simulacre di Michel Leiris e André Masson , 152 proverbes mis au gout du jour di Paul muard e Benjamin Péret, Soleil bas di Georges Limbour, Il était une boulangère di Benjamin Péret, Mourir de ne pas mourir di Paul Éluard, Les mystères de l'amour di Roger Vitrac,

Primi passi

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Le libertinage di Aragon, primi frutti succosi dell'automatismo , tutte opere che appaiono, a distanza di tempo, di notevole importanza nella produzione letteraria di ciascun surrealista. La vita surrealista, tuttavia, si svolge in gran parte al di fuori della rivista, che esce, per altro, alquanto irregolarmente. Consultarla risulta utile alla storia del movimento soltanto per le realizzazioni, le prese di posizione e· le messe a punto che in essa si pubblicano. Più interes­ sante, ai fini del nostro assunto, è La dichiarazione del 27 gennaio 1 925, stampata in un volantino, che , per quanto ne sappiamo, non è mai stata riprodotta. Vi leggiamo : l. Noi non abbiamo niente a che vedere con la letteratura. Ma siamo capa­ cissimi, se occorre, di servircene come chiunque altro. 2. II surrealismo non è un mezzo d'espressione nuovo o più facile, e neppure una meta-fisica della poesia: è un mezzo per la liberazione totale dello spirito e di tutto ciò che è affine allo spirito. 3. Siamo decisissimi a fare una rivoluzione. 4. Abbiamo accoppiato il termine surrealismo al termine rivoluzione unica­ mente per indicare il carattere disinteressato, distaccato e anche affatto dispe­ rato di questa rivoluzione. S. Non pretendiamo di cambiare nulla negli errori degli uomini, ma pensiamo di .potere dimostrare loro la fragilità dei loro pensieri, e come siano instabili le basi, le fondamenta su cui hanno costruito le loro case pericolanti. 6. Lanciamo alla società questo solenne avvertimento. Si guardi bene dal fare errori, dal fare uno qualunque dei passi falsi tipici del suo spirito, perché non falliremo il bersaglio ... 7. Siamo degli specialisti deJ.la rivolta. Non c'è mezzo d'azione che non siamo capaci, all'occorrenza, di utilizzare ... II surrealismo non è una forma poetica. ll un grido dello spirito che ritorna verso se stesso ed è decisissimo a fran­ tumare, nella disperazione, le sue pastoie. E, se occorre, con martelli materiali.4

C'è bisogno di commentare una simile dichiarazione? Non si avverte già nell'annuncio dei « martelli materiali » la preoccupazione di uscire dalla sfera della scrittura? Un altro documento, interno quest'ultimo, illustra ancora meglio la vera natura del movimento surrealista. Non si tratta di un'associazione di letterati che si sostengono a vicenda per poter . arrivare più rapida­ mente, e neppure di una scuola con alcuni principi teorici in comune, ma di un'« organizzazione » collettiva, di una setta di iniziati, di un Bund che si regge su alcuni imperativi collettivi e i cui membri sono

Comunicato scritto da Raymond Queneau.

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Il periodo eroico: 1923-1925

tenuti a una disciplina comune. Vi si entra con cognizione di causa, si esce o si è esclusi in base a ragioni precise. Le opere di ogni singolo scrittore vengono controllate da tutto il gruppo e vedono la luce solo se apportano qualcosa di nuovo nel movimento. Défense de l'infini, un romanzo in tre volumi che Aragon avrebbe dovuto scrivere e d i cui aveva già firmato il contratto, non sarà pubblicato; subodorandovi la tentazione letteraria, il gruppo si dichiara contrario. Non si tratta dunque di scrivere ma di operare un cambiamento il più completo possibile: L'adesione a un movimento rivoluzionario, qualunque esso sia, presuppone che si abbia fede nelle possibilità che può avere il movimento di diventare una realtà. La realtà immediata della rivoluzione surrealista non è tanto un cambiamento totale dell'ordine fisico e apparente delle cose quanto la creazione di un movi­ mento negli spiriti. L'idea di una rivoluzione surrealista qualunque mira alla sostanza profonda e alla sfera del pensiero ... Mira a creare prima di tutto u n misticismo d i tipo nuovo ... Ogni vero adepto della rivoluzione surrealista è tenuto a pensare che il movimento surrealista non è un movimento astratto, e specialmente poetica­ mente astratto, sommamente detestabile, ma che esso è realmente in grado di cambiare qualcosa negli spiriti.'

Le parole sono chiare: « Creazione di un misticismo di tipo nuovo » . In seguito, i n una sintesi d i quella che era stata l'attività �urrealista, Breton farà della « creazione di un mito collettivo » la principale ambi­ zione di quella attività. Da questo momento si comincia ad avvertire il fermo proposito di puntare al concreto, verso una certa forma di concreto. All'interno del gruppo, intanto, si prosegue nelle discussioni; alcune frazioni si riuniscono a parte, non solo ma si chiedono anche : surrea­ lismo equivale a rivoluzione oppure surrealismo e rivoluzione sono due cose diverse? Per quale delle due si deve optare? Nell'impossibilità di fare una scelta, fissano un denominatore comune : « un certo stato di furore », a cui non è dato un punto di applicazione ma che resta co­ munque la sola via da percorrere per chi voglia arrivare alla rivolu­ zione. Una di queste discussioni si trova riassunta in una risoluzione 6

s Comunicato scritto da Raymond Queneau.

• « I sottoscritti membri della "Revolution surréaliste" , riunltisl Il 2 aprile 1925 per decidere quale, fra il principio surreallsta e il principio rivoluzionario, fosse Il più indicato a guidare la loro azione, senza arrivare a un'intesa in proposito, si sono accordati sui· seguenti punti: 1. Che ciò che predomina nel loro spirito, prima di qualsiasi preoccupazione surreallsta o rivoluzionaria, è un certo stato di furore; 2. Pensano che nell'ambito di questo stato di furore esistano le maggiori probabilità di attingere a quella che si potrebbe definire l'illuminazione surrealista . . . 3 . Scorgono pe r il momento u n solo punto positivo a cui pensano che dovrebbero accon-

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i cui firmatari sembrano non essere più d 'accordo con il resto del grup­ po a proposito di quel « misticismo di tipo nuovo » che ora improvvisa­ mente, si crede di avere trovato nell'Oriente misterioso, nell'Oriente di Budda e del Dalai-lama; ad esso infatti si attribuiscono i requisiti per mettere a tacere i valori della logica occidentale, pur ritenendolo inadatto, proprio per la sua natura, a realizzare lo sconvolgimento va­ gheggiato dai surrealisti : si ammette, semmai, che esso possa, con una lenta penetrazione, conquistare l'anima di qualche persona. Ciò nonostante, un osanna in onore dell'Oriente e dei suoi valori si leva da quasi tutti gli scritti apparsi nel terzo numero della « Révolu­ tion surréaliste �� . In un editoriale intitolato A table, non firmato ma at­ tribuibile a Antonio Artaud, si lascia chiaramente intendere che sarà la logica a fare le spese di questo nuovo amore? E in una « lettera ai Rettori delle università europe.e �� pare si voglia attaccare il male al­ la radice, prendere di mira il genere funesto di istruzione che si impar­ tisce in Occidente, capace tutt'al più di formare dei « sepolcri imbian­ cati �� = falsi ingegneri, falsi scienziati, falsi filosofi, i quali non possono vedere i mi.:;teri della vita, del corpo e dello spirito perché sono come tante mummie ricoperte dalle bende della logica. Il rimedio si trova in Asia, « cittadella di tutte le speranze »,8 a cui si rivolgono infiam­ mate dichiarazioni d 'amore : Noi siamo i fedelissimi tuoi servitori, o grande Lama; concedici, mandaci i tuoi ·lumi in una lingua che sia comprensibile per i nostri spkiti impuri di europei e, se occor.re, cambia il nostro spirito; fa di noi uno spirito che aspiri unicamente a quelle vette di perfezione in cui Io spirito dell'Uomo non' soffre più ...' L'Europa della logica schiaccia lo spirito eterno tra due termini che sono come martelli, apre lo spirito e lo chiude. Ma ora l'opera di strozzamento è giunta al culmine, da troppo tempo andiamo soffrendo nella nostra profes­ sione. Lo Spirito è più grande dello spirito, le metamorfosi della vita sono innumerevoli. Anche noi, come voi, rifiutiamo il progresso: venite, venite ad abbattere le nostre case ...'"

Robert Desnos invoca l'aiuto di quelle popolazioni barbariche dell'Asia

sentire gli altri membri della "Révolulion surréallste"; il punto positivo è questo: che lo spirito è per sua essenza irriducibile e che non c'è luogo nella vita, né oltre la vita, dove esso possa trovare da stabilirsi. Antonio Artaud, J.-A. Boilfard, Miche! Lelris , André Masson, Pierre Naville.



Comunicato scritto da Raymond Queneau.

7 « Noi siamo dentro allo spirito, all'interno della testa. Idee, logica, ordlne, Verità (con la V maiuscola) , Ragione, noi consegniamo tutto al nulla della morte. Guai alle vostre logiche, signori, guai alle vostre logiche, voi non sapete lino a che punto ci può condurre Il nostro odio per la logica . . . "

• Robert Desnos.

9 Leuera di supplica al Dalai-lama. Vedere « Documenti ", p. 192. 10 Lettera alle scuole di Budda, « Documenti " • p . 193.

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Il periodo eroico: 1923-1925

in grado di rimettersi sulla pista degli « arcangeli di Attila ».n Gli stes­ si morti, tra coloro che hanno creduto nell'immensa saggezza dell'Asia, come Th . Lessing, vengono arruolati in questa crociata.12 Si capisce perché quest'Asia ideale dovesse piacere tanto ai surrea­ listi. I saggi d'Oriente non avevano risposto già agli interrogativi che andavano ponendosi i surrealisti? In stretto rapporto con la radicale distruzione o l'assoluta dimenticanza - ma si può dimenticare ciò che non si è mai conosciuto - della logica, della dottrina meccanicisti­ ca, delle compartizioni operate dalla scienza, di tutto ciò insomma che propiziò il primato dell'Occidente, era l'impressione che essi vivesse­ ro in incessante comunione con l'essenza delle cose, con lo spirito del grande Tutto, se non in perfetta felicità - ideale volgare - sicura­ mente in totale libertà. Nessuna traccia delle violente contraddizioni che si incontravano negli uomini d 'Occidente, nessuna traccia di lotte estenuanti contro un mondo mal fatto. Il segreto che i migliori uomini d'Occidehte si ostinavano non senza fatica a ricercare, pareva che essi lo avessero scoperto di colpo . . L'Oriente non è soltanto la patria dei saggi, per i surrealisti esso è anche un vivaio di forze selvagge, la patria eterna dei « barbari », dei grandi distruttori, nemici della cultura, dell'arte, delle piccole e ridi­ cole manifestazioni occidentali . Rivoluzionari in rivoluzione perma­ nente, armati della fiammeggiante torcia incendiaria , sulle tracce dei cavalli di Attila hanno seminato rovina e morte in vista di una rinasci­ ta. La stessa rivoluzione russa, misteriosa perché asiatica, non appare più agli occhi di Breton e degli amici « una vaga crisi ministeriale )). Essa finirà col diventare il crogiolo di tutti i loro ardenti ma vaghi de­ sideri di rivoluzione universale, di una rivoluzione che reca loro un Oriente negatore e rigeneratore. Tuttavia, e noi abbiamo già avuto occasione di rendercene conto, il surrealismo non è mai stato un tutto unito. Formato da personalità provenienti da ambienti diversissimi, non conoscerà alcuna seria lotta interna finché si resterà ancorati alle vaghe aspirazioni e agli ideali imprecisi. Rivoluzione, anticultura, lotta contro la ragione e la società 11 • Descrizione di una rivolta imminente » . 12 « Noi vogliamo conoscere l a realizzazione,

n fatto compiuto, le cause reali delle cose e , perciò, perdiamo d i vista la loro vita; tutte l e nostre scienze dissolvono I l mondo nel nulla delle realizzazioni. « La saggezza dell'Asia è invincibilmente pessimistica. I n migliaia e migliaia di opere essa ha approfondito le complesse connessioni della maturità spirituale con il dolore. Ha una visione chiara della reciproca dipendenza della conoscenza e del dolore, e sa che la coscienza è funzione inalterabile della disperazione . . . " Th. Lesslng.

Primi passi

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in nome del sentimento e dell'individualismo, primato dell'inconscio, ecco gli elementi a cui andavano tutti i suffragi. Ma un movimento è un'idea in cammino, e se si conosce vagamente lo scopo da raggiungere, le strade che ad esso conducono possono essere divergenti, possono addirittura avere direzioni opposte . Se c'è accordo sulla necessità di una distruzione « più radicale possibile », questo non c'è più non sola­ mente quando si tratterà di ricostruire ma neppure quando si tratterà di scegliere i mezzi per la distruzione. L'arte e la letteratura sono sem­ pre state il rifugio dei ribelli perché i ribelli non riescono il più delle volte ad approdare a una liberazione diversa da quella che si ottiene con i colori e le parole. Ora si aveva chiara la sensazione che da tutte quelle personalità non uscisse, com'è ovvio, lo stesso suono cristallino. Sembrava soprattutto che si stesse piano piano scivolando giù per la china dell'arte che « giustifica tutto » o, se non altro, verso l'espressio­ ne artistica o non artistica, risultato mediocre di quel furore di cui i surrealisti volevano ardere. Non si sta forse per costruire, accanto a una letteratura della logica, una letteratura del sogno, dei testi auto­ matici , una poesia e una pittura « surrealiste >> ? Alla domanda si sa­ rebbe risposto allora con la più sdegnosa delle smentite. Ma una cosa è ciò che gli uomini pensano di sé, e altra cosa è ciò che fanno. Avver­ tita solo dai più lungimiranti, una contraddizione di fondo cominciava adesso a delinearsi. Saranno gli uomini e gli avvenimenti a farla appa­ rire in tutta la sua flagranza. Abbiamo già assistito alle riunioni sepa­ rate di alcuni gruppetti che si ponevano il quesito « quale, . tra il prin­ cipio surrealista e il principio rivoluzionario, fosse il più indicato a guidare la loro azione » . E sintomatico risulta, a questo proposito, il grido d'allarme lanciato da Pierre Naville nel terzo numero della « Ré­ volution surréaliste » : Del gusto conosco solo il disgusto. Maestri, maestri cantori, imbrattate pure le vostre tele. Nessuno ignora più che non esiste una pittura surrealista; né i segni della matita dettati dal gesto casuale né l'immagine che riproduce le figure del sogno né i capricci della fantasia possono, è più che evidente, essere definiti così. Ma ci sono degli spettacoli. La memoria e il piacere degli occhi: ecco qui tutta l'estetica."

Il ti e, fase sere

gruppo non accetta il radicalismo di un tale punto di vista. I poe­ soprattutto , i pittori insorgono. La loro attività, dopo una prima sperimentale, aveva dato risultati tangibili che non potevano es­ rifiutati, essendo tutt'altro che disprezzati dagli (( amatori » .

11 I n questo periodo servizio militare.

Pierre Naville lascia l 'Incarico di condirettore della rivista per il

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Il periodo eroico: 1923-1925

Eluard e Aragon erano ormai dei veri poeti; Max Emst e Masson era­ no insistentemente richiesti dai mercanti d'arte. Forse che si doveva abbandonare ogni cosa col pretesto della « ricerca dell'assoluto »? Così facendo, non si sarebbe nuovamente ripreso con dada? Breton lo im­ pedì. Anche lui aspirava a un approdo. I l suo primo atto fu di mettersi al timone della nave. Nell'articolo d'apertura del quarto numero della « Révolution surréaliste », Perché assumo la direzione della « Révolution surréaliste » , egli sottolinea dap­ prima l'intenzione comune ai fondatori del movimento : Di comune accordo, abbiamo deciso una volta per tutte di farla finita con l'antico regime dello spirito ...

e poi i risultati ottenuti dopo i primi sei mesi di lotta: Abbiamo potuto constatare, guardandoci attorno, che il surrealismo beneficia di buon credito sia all'estero che in Francia. Si aspetta con piacere qualcosa da noi. Se i più restano scettici dinanzi alla formula « Révolution Surréaliste », non ci vèngono per questo negati né un certo ardore né il senso di qualche possibile saccheggio. Spetta a noi non fare un cattivo uso di un tale potere ...

Ma ora come ora, qual è la cosa più opportuna da farsi? C'è da notare che mentre il movimento non riesce ad evitare l'insorgere di contrad­ dizioni alquanto violente, pur non avendo mai cercato di darsi un'uni­ tà sia pure fittizia, dato che i membri si trovavano d'accordo su certi elementi di valore generale, Breton, dal canto suo, si propone, da tatti­ co abilissimo qual'è, di eliminare la destra (i letterati) e la sinistra (gli agitatori)/4 e nello stesso tempo tenta una precisazione della « fon­ datezza originaria )) della causa surrealista/5 di una ortodossia di ma­ nica abbastanza larga che si fonda, però, sulla ... convinzione che qui è da tutti condivisa, e cioè che viviamo in piena società moderna ancorati a un compromesso che ci induce a giustificare qualsiasi eccesso ... Chi parla di potere disporre di noi, di farci operare a vantaggio delle abominevoli comodità terrene? Noi vogliamo, avremo l'aldilà dei nostri giorni. Basterà soltanto ascoltare la nostra impazienza e restare senza alcuna reticenza agli ordini del meraviglioso ...

14 « Quand'anche

il movimento surrealista dovesse soffrlme nella sua ampiezza, ml pare d'obbligo doversi concedere ospitalità tra le colonne di questa rivista soltanto a uomini che non siano alla ricerca di un alibi lelterorio. Senza porvl nessun ostracismo, mi preme inoltre e prima di ogni altra cosa evitare che si ripetano quelle piccole azioni di sabotaggio che si sono già verificate in seno alla nostra organizzazione . . . » 15 « Il surrealismo è una forza di opposizione assoluta, un insieme di proposizioni pura­ mente teoriche, un sistema che poggia sulla confusione di tutti i livelli oppure è la prima pietra di un nuovo edificio sociale? A seconda della risposta che gli pare richiedere una simile domanda. ciascuno si sforzerà di far esprimere al surreallsmo quanto più può: la contraddizione non è tale da spaventare i . . . »

Primi passi

69

Ciò non vuoi dire che, Naville essendo momentaneamente lontano, alla fase sperimentale non succeda la fase delle realizzazioni. Se prima la « Révolution surréaliste » si era limitata a pubblicare alcuni di­ segni di Masson che si potevano prendere per automatici, alcune ripro­ duzioni di Picasso e di De Chirico che avevano soprattutto la funzione di fare da testimoni e da garanti del periodo anteriore e dell'ambiente esterno al movimento, ecco ora un diluvio di riproduzioni e, soprattut­ to, una vera e propria retrospettiva delle opere di Picasso (al quale Breton evita, con molta accortezza, di dare l'etichetta di « surreali­ sta » )!6 Si vuole dimostrare con ciò che esiste una « pittura surreali­ sta »Y Non basta: Breton inizia una storia della pittura moderna di cui intende mettere in luce i rapporti con il movimento. Lo studio, con il titolo Le surréalisme et la peinture, continuerà per parecchi numeri. Certo, la pittura è un > . Scrive Breton: Dal primo all'ultimo giorno ho preso Nadja ·per un genio libero, qualcosa come uno di quegli spiriti dell'aria che certe pratiche di magia permettono di avvin­ cere momentaneamente a sé, ma che sarebbe impossibile sottomettere ...

Dopo qualche tempo il poeta non è più in grado di seguirla: « Forse non sono stato all'altezza di ciò che mi proponeva ... >> Comincia a poco a poco a sfuggirla. Nadja diventa pazza . Viene rinchiusa in manicomio. f: una trama esile, ma con un peso immenso. Segna l'ingresso nella vita di esseri che sono al di là della vita: in essa i fantasmi irrompono

108

Il periodo razionale: 1925-1930

per andare a dare naturalmente la mano ai vivi. Pazzia? Si fa presto a dirlo. E che cos'è la pazzia? In che modo la pazzia cambia qualcosa nei fatti riferiti? In che modo si spiega con essa gli innumerevoli ca­ pricci del caso e la realizzazione delle predizioni concernenti avveni­ menti che non dipendono da nessuno dei due compagni? Nadja è di­ ventata forse pazza non appena rinchiusa in manicomio? Lo era pri­ ma? E Breton ne ha forse peggiorato Io stato, come gli è stato rimpro­ verato? Non ha importanza ! Al di là di quanto appare, Nadja è un essere che vive ormai in noi, con noi. Dobbiamo ora scendere sulla terra, metterei in cerca degli avveni­ menti, delle dispute, delle controversie, della vita di ogni giorno. Nello stesso anno 1 928 molte amicizie che sembravano durevoli si rompono, gli uomini invecchiano e si lasciano riprendere dall'ambi­ zione individuale. L'aria del surrealismo diventa irrespirabile per cer­ tuni. CosttJro lo dichiarano morto o moribondo e vogliono seguire il loro personale destino, ciò per cui si sentono chiamati . Le esclusioni sono già arrivate : Artaud, Soupault, Vitrac; Desnos si allontana piano piano; Naville è in rottura. La collaborazione con « Clarté » è finita. Il partito comunista accoglie sempre peggio i suoi nuovi adepti. Stiamo assistendo alla fine di un periodo. Breton e coloro che a Breton restano legati non stanno a perdere tempo in un lavoro di rabberciatura e di conciliazione. Anzi, al con­ trario. Artaud, che faceva per professione l'attore, si sente sempre più at­ tirato dalle luci della ribalta. Fonda con Robert Aron il « Théatre Al­ fred-Jarry » dove fa rappresentare un'opera di Strindberg, Il sogno, per motivi che non sono, secondo Breton, strettamente artistici. Bre­ ton potrebbe disinteressarsi del destino di Artaud dal momento che questi è stato escluso dal movimento. Ma non è così : Breton insorge, vuole impedire la rappresentazione. La rappresentazione ha luogo lo stesso il 7 giugno, dopo che gli organizzatori avevano chiesto l'inter­ vento della polizia contro i loro ex amici. Quanta pena in queste esa­ gerazioni! Tuttavia il surrealismo si è ormai guadagnato un posto al sole. Che dispiaccia o no, esiste. Ci sono libri, tele, un film perfino, Un chien andalou, che testimoniano della sua capacità creatrice. C'è infine l'espo­ sizione generale al « Sacre du Printemps » che sottolinea la realizzazio­ ne dei suoi tentativi.

IV

La crisi del 1 929

Che cosa dunque potrebbero aspettarsi dall'esperienza surrealista coloro che continuano a preoccuparsi del posto che occuperanno nel mondo?

André Breton

Si era rimproverato a Breton il gusto per le scomuniche vistose, in par­ ticolare per quelle lanciate contro Vitrac, Soupault, Artaud. Lui, in­ vece, è contento di ciò, e per permettere a ciascuno di farsi un'idea del­ l'intransigenza che pretende da ogni membro del gruppo, pubblica l'or­ dine del giorno di esclusione di Artaud e di Soupault, in occasione di un 'assemblea tenutasi al caffè « Le Prophète » verso la fine del no­ vembre del 1 926. Nell'ordine del giorno figurava tra gli altri punti: Esame delle posizioni individuali: a) tutte queste posizioni sono difendibili da un punto di vista rivoluzionario? ... in quale misura sono tollerabili?

In linea di massima non si tratta di controversie personali. Si tratta del solo punto di vista a cui s'attengono e vogliono attenersi i surrea­ listi: in che modo certe attività sono conciliabili col divenire rivoluzio­ nario da cui è animato il gruppo? Con ancor maggiore acutezza si pone lo stesso interrogativo nel 1 929. Ci sono state infatti nel frattempo l'esperienza di « Clarté » e l'ade­ sione al partito comunista. In vista di una nuova epurazione, Breton decide di adottare una linea di condotta simile a quella dei partiti rivo­ luzionari: proposta di un'azione comune a gruppi o personalità lontane ideologicamente, ma con un programma concordato e secondo una di­ sciplina che tutti si impegnano a rispettare. Sul modello del partito comunista, egli si propone di mettere con le spalle al muro le persone in cui non ha più fiducia e che pensa così di poter smascherare, e di verificare nello stesso tempo il grado di fiducia che può ancora accorda­ re ad altri . Il 1 2 febbraio del 1 929 viene inviata una lettera a un certo numero

I lO

Il periodo razionale: 1925-1930

di personalità più o meno vicine al surrealismo o alla rivoluzione. Nel­ la lettera si chiede loro di riferire sulla loro presente posizione ideolo­ gica ai fini di un'azione individuale o collettiva da stabilirsi. Tuttavia, chiedendo ai destinatari della lettera quale sia il tipo di gente con cui desidererebbero condurre un'azione comune,! Breton rischia di solleva­ re una quantità di questioni personali, e soprattutto, se si considera ciò, di non attuare l'azione comune da lui proposta.2 Già un certo numero di personalità interpellate non rispondono, oppure rispondono « nella maniera che li dispensa dall'assistere a un 'ulteriore seduta » . Sono i surrealisti esclusi come Artaud e Vitrac, oppure surrealisti momentaneamente in urto con il movimento come Boiffard, Gérard, Leiris, Limbour, Masson, Souris, Tual; alcuni redat­ tori di « Clarté » come Altman, Guitard, Morhange, Naville; i redatto­ ri di « Esprit >> (il vecchio « Philosophies » al completo, Bataille che aveva allora fondato la rivista « Documents » (in cui scrivevano Des­ nos, Leiris-, Prévert), Boully redattore del « Gran jeu », P. de Massot, ex dadaista e precettore dei figli di Picabia, Picabia stesso. Gli altri vengono convocati a una seduta che si terrà « lunedì 1 1 marzo alle 8.30 in punto, al " Bar du chateau " in rue du Chateau 53, angolo di rue Bourgeois » . Nello stesso tempo si comunica loro in una lettera firmata da Aragon, Fourrier, Péret, Queneau , Unik, i nomi dei disertori , e si propone loro « come tema di discussione l'esame critico della sorte recentemente riservata a Lev Trockij » . Questi infatti, dopo che Stalin lo aveva allontanato dal potere, era stato mandato in esilio. Nessuno poteva nutrire sospetti sui suoi sentimenti rivoluzionari, e

« 1. Ritiene che,

1 Testo della lette1·a spedita:

tirate le somme (importanza crescente delle

questioni relative alle persone, mancanza reale di determinazioni esterne, passività notevole e impotenza dinanzi a un'organizzazione degli elementi più giovani, Insufficienza di qualsiasi contributo i campi),

moderno, e di conseguenza accentuazione della repressione Intellettuale In tutti la sua attività debba o no restringersi, deOnltivamente o no, a una forma

Individuale?

1

2. Se s i , vuole fare a quel qualcosa che ha permesso alla maggior parte di noi di riunire i,

il sacrificio di una breve esposizione dei suoi motivi? Definisca la sua posizione. Se no, in quale misura pensa lei che si possa continuare o riprendere un'attività comune; quale dovrebbe essere la sua reale natura; con chi desidererebbe o accetterebbe di condurla?. . . » . 2 Ecco i nomi delle persone a cui la lettera è stata mandata. Vi troviamo n11turalmente tutll i surrealisti del momento: Desnos,

Duhamel ,

�luard,

Alexandre , Arp, Baron, Breton, Carrlve, Caupenne, Crevel ,

Ernst,

Genbach,

Goemans,

Magrltte,

Malldne,

Mesens,

Mlr6,

Morise, Nougé, Prévert, Man Ray, Sadoul, Tanguy, Thlrion, Artaud (escluso) , Boilfard, Gérard, Leirls, Llmbour (in urto); quelli dl c Clarté '" Bemier, Crastre, Fégy, Nav!Ue, Altman, Guitard; i redattori del « Grand jeu ,., Daurnal, Delons, Gilbert-Lecomte, Harfaux, Henry,

Sima,

Vailland,

Boully;

Polltzer; alcuni ex dadaisti: patizzanti e amici: Audard, Valentin, Vidal, Bataille.

i

redattori

di

« Esprit » :

Guterman ,

Lefebvre, Morhange,

Duchamp, Fraenkel , Rlbemont-Dessalgnes , Tzara, Picabla; sim­ Baldensperger,

Bernard,

Bousquet,

Kasyade,

Rislich,

Savitry,

La crisi del 1929

111

era un dovere per gli uomini che sostenevano d i lavorare per la rivolu­ zione preoccuparsi della sorte del compagno di Lenin. A Pierre Naville che non aveva, neppure lui, risposto, e di cui era nota la profonda affe­ zione per la persona di Lev Trockij , si manda una lettera speciale in cui gli si chiede di partecipare al dibattito, non foss'altro in qualità di testimone.3 Naville non risponde. Alla fine solo sette persone non saranno accettate : Baron, Duhamel, Fégy, Prévert, Man Ray, Tanguy, Vidal, « a causa delle loro occupazioni o del loro carattere ». Nel gior­ no e all'ora stabiliti ha luogo la riunione in cui si trovano raccolti, sotto la presidenza di Max Morise, Alexandre, Aragon, Arp, Bernard, Breton, Caupenne, Crevel, Daumal, Delons, Duhamel (che tuttavia non è accettato), Fourrier, Gilbert-Lecomte, Goemans, Harfaux, Hen­ ry, Kasyade, Magritte, Mesens, Queneau, Man Ray, Tanguy (quantun­ que si sia pensato bene di considerare > anche questi ul­ timi due), Ribemont-Dessaignes, Sadoul, Savitry, Sima, Thirion, Unik, Vailland e Valentin. Dapprima viene data lettura delle lettere ricevute. Il tono dell'oppo­ sizione più aperta è fornito da Georges Bataille: > , o che al momento sembrano tali, che si cimentano nel mestiere degli intellettuali, dando prova di una preoc­ cupante scarsezza di rigore. Chiunque può aspirare a tale posizione dal momento che questa non ha grande importanza e non comporta rischi di sorta. Si finisce coll'accettare l'ordine costituito e poi ci si mette al servizio del nemico. È proprio la cosa che i surrealisti non possono per­ mettere e che li rende così « intransigenti » sul grado di « qualifica­ zione morale » dei loro amici, compresi quelli a loro più vicini. Secon­ do i surrealisti è in gioco il destino della rivoluzione necessaria. Dall'insuccesso di rue du Chateau viene una lezione più profonda: Breton si vede costretto a fornire un'ulteriore precisazione della sua posizione e di quella del surrealismo e, di conseguenza, a far compiere a quest'ultimo « una nuova partenza ». A ciÒ mira Breton pubblicando il Second Manifeste.6 Breton comincia col definire, ancora una volta, la nozione di sur­ realtà, perché neila delucidazione di tale nozione trovano giustifica­ zione l'esistenza e l'attività del movimento : Tutto induce a pensare che esista un punto dello spirito da cui la vita e la morte, il reale e l'immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l'inco­ municabile, l'alto e il basso cessano di essere percepiti come contraddittorii. Ora, sarebbe vano cercare, alla base dell'attività surrealista, altro movente che non sia la speranza di determinare questo punto ...

Questa necessità rende vano qualsiasi tentativo volto a classificare il surrealismo tra i movimenti passati, presenti o futuri. I tentativi arti­ stici e filosofici con cui si crede di avere trovato una soluzione non hanno alcun valore : e non hanno alcun valore neppure quelli che rin­ negano l'arte o la filosofia col pretesto che nessuna soluzione potrebbe venire dalle due discipline. Il surrealismo contiene in sé e supera questi due atteggiamenti; non si preoccupa in nessun modo della funzione che può svolgere, preso com'è dalla ricerca del punto in cui la contrad­ dizione non esiste più.7 Breton torna ad affermare che tale attività presuppone dapprima una rottura radicale col mondo così come è costituito mediante l'uso 6 Nell 'unico numero della c Révolulion surréaliste » dell'anno 1929 (15 dicembre) . 1 « Il surrealismo non ha interesse a tenere in gran conto quanto si produce ai suoi margini

col pretesto dell'arte o magari dell'antiarte, della filosofia o dell'antililosofia, in una parola tutto ciò che non ha per fine l 'annientamento dell'essere in un brillante, interiore e cieco, che non sia l'anima del ghiaccio né quella del fuoco. . . »

Il periodo razionale: 1925-1930

1 14

di una violenza costante e universale. Se c'è una dogma su cui poggia il surrealismo, questo è proprio il dogma della « rivolta assoluta, del­ l'insubordinazione totale, del sabotaggio in piena regola » .8 Contemporaneamente Breton rinnega tutti i padrini , tutti i morti in cui in un primo momento i surrealisti avevano riconosciuto con pia­ cere i loro precursori: Rimbaud, Baudelaire , .Poe ( « sputiamo di pas­ sata su Edgar Poe ») , Rabbe, Sade; « in materia ai rivolta nessuno di noi deve aver bisogno di antenati ». « Tutto è da fare, tutti i mezzi de­ vono essere utilizzati per demolire le idee di famiglia, di patria, di re­ ligione . » La posizione surrealista non ammette accomodamenti , esige una purezza tale da parte di coloro che l'hanno adottata che pro­ babilmente non sarà loro possibile attenervisi. Che importa ! Neppure la defezione dell'ultimo surrealista potrà impedire al surrealismo di vivere. La passione per il rigore e la purezza non mancherà di far sor­ gere dei giovani che vorranno riprendere e continuare l'esperienza. Per questi giovani; in vista della loro azione futura, è importante mo­ strarsi intransigenti circa l'idoneità degli uomini che compongono oggi il movimento. Se ne vadano pure gli indesiderabili : i letterati in­ correggibili, i vitaioli incalliti, i ricercatori delle emozioni forti, gli snob , i figli di papà e i ciarlatani, tutti coloro che hanno creduto o voluto « passare il tempo », senza prendersela col tempo stesso, con la vita, con l'uomo così com'è.9 Gratificandoli di appellativi infamanti, Breton si sbarazza precipitosamente di Artaud, Delteil, Gérard, Lim­ bour, Masson, Soupault, Vitrac. Ed eccone . altri; è gente, questa, con la coscienza a posto e che vi guarda dall'alto. Ciò che conta, dicono costoro, è l'azione diretta contro il regime : basta con i discorsi inutili sulla condizione dell'uomo e sul suo destino; abbiamo bisogno dei combattenti, dei soldati della ri­ voluzione, di uomini cioè a cui non interesserà mai il « meraviglioso quotidiano » . Costoro sanno ciò che vogliono, e lo vogliono anche. Bre­ ton vorrepbe essere uno di loro ma non può. Il surrealismo riconosce e afferma l'esistenza della questione sociale. Rifiuta con disprezzo e .

8 « La

.

più semplice azione surreallsta consiste nell'uscire in strada con la rivoltella in pugno e sparare a caso, finché si può, tra la folla. Chi almeno una volta, non ha sentito Il desiderio di farla finita a questo modo col piccolo sistema di mortUlcazlone e di cretinlz­ zazione oggi in vigore, si trova al suo posto in mezzo a quella folla, col ventre all'altezza dell'arma . . . • • « Perché dovremmo continuare a storcere il naso? Un poliziotto, qualche vitaiolo, due o tre magnaccia della penna, un buon numero di squilibrati, un cretino, ai quali nessuno si opporrebbe se venissero ad aggiungersi poche persone sensate, dure e probe , cui verrebbe data la qualifica di energumeni: non sono questi gli elementi per costituire un gruppo diver­ tente, inoffensivo, a perfetta immagine della vita, un gruppo d'uomini pagati un tanto ai pezzo e che vincono ai punti? MERDE. ,.

La crisi del 1 929

1 15

orrore un regime che si fonda sullo sfruttamento delle masse; si collo­ ca accanto o in mezzo ai rivoluzionari che vogliono buttare giù un tale regime. Ha espulso dal suo seno quelli che non volevano assumere questa posizione. Eppure, aggiunge Breton , il materialismo dialettico, filosofia riconosciuta e collaudata dai rivoluzionari, abbraccia un'area molto più vasta di quanto non credano i politici . Perché non si vuole che se ne faccia uno strumento per risolvere i problemi extrapolitici? 10 Forse che un rivoluzionario non può innamorarsi, sognare come uno qualunque? Bisognerà dunque limitarsi a rinchiudere i pazzi in mani­ comio, a uccidere i credenti di tutte· le religioni esistenti, e lasciare che gli artisti chiacchierino nei caffè? Singolare miopia che impedisce di affrontare questi problemi. Dal momento che i surrealisti, elettivamen­ te, li hanno individuati, con quale diritto si potrebbe proibire loro di volerli risolvere? In nome della rivoluzione? Singolare rivoluzione quella che si pone dei limiti ! Siccome sostiene di essere un rivoluziona­ rio, un materialista, Breton se la prende ancora una vol ta, S\!.1 terreno particolare in cui opera, con il partito comunista e con gli ex amici convertiti all'azione politica. Di passata condanna il gruppo di « Es­ prit >> (Morhange, Politzer, Lefebvre) che ha aderito al comunismo e da cui non intende ricevere lezioni. Neppure Naville questa volta tro­ va grazia ai suoi occhi. Dopo le confutazioni, gli stroncamenti, gli avvertimenti, Breton pas­ sa al surrealismo propriamente detto. Non è un attestato di beneme­ renza per sé e il suo gruppo . Deplora infatti le lacune, le deficienze, la mancanza di rigore emerse nel settore che si era scelto. Non solamente l'opera di ricerca non era stata portata a termine, ma neanche tutto quanto avrebbero potuto dare la scrittura automatica e i racconti oni­ rici era stato espresso; alle volte le esperienze tentate mancano per­ fino di un qualsiasi valore. Per Breton i motivi sono da ricercarsi nella grande, troppo grande, negligenza della maggior parte dei surrealisti i quali si sono lasciati stupire dalle loro stesse scoperte senza procedere oltre. Il lato scientifico, sperimentale ha ceduto il passo, disgraziata­ mente, all'aspetto artistico dell'esperienza. Si assiste passivi alla colata dell'inconscio e si trascura di osservare ciò che accade in sé in quel

•• « Come ammeltere che il metodo dia1eltico non possa validamente applicarsi altro che alla soluzione del problemi sociali? L'ambizione del surrealismo sta tutta nel fornirgli delle possibililà di applicazione per nulla concorrenti nel campo più immediato della coscienza. Non vedo proprio , non dispiaccia a qualche rivoluzionario di Idee limitate, perché non dovremmo sollevare, purché l 'angolo da cui li consideriamo sia uguale a quello da cui o=ssl li considerano - e noi pure - la rivoluzione: i problemi dell'amore, del sogno, della follia, dell'arte e della religione . . . "

Il periodo razio11i1le: 1925-1 930

1 16

preciso momento. Come perfezionare, disciplinare questa colata, come farne uno strumento di scoperta? Automatismo e passività si trove­ rebbero forse confusi? Si deve forse lasciarsi andare a un nuovo ge­ nere di tran tran quotidiano? Per Breton, alla base del surrealismo ci sono sempre il manifestarsi dell'inconscio e l 'assoggettamento dell'ispi­ razione, di cui ci dice che non bisogna più considerarla « una cosa sacra ». « Giorno verrà » in cui un tale procedimento sembrerà affatto naturale, in cui si riconoscerà che i surrealisti hanno aperto la strada e sono stati vicinissimi alla verità. Quel giorno, aggiunge Breton , ci si stupirà anche della nostra timidezza , del nostro bisogno di cercare un alibi artistico. Anziché puntare il nostro sforzo verso ciò che non è e non può essere se non un mezzo, abbiamo il coraggio di proclamare che si tratta prima di tutto di un mezzo , e sappiamo . all'occorrenza, farne a meno. Dopo essersi rammaricato della mancanza di rigore che caratterizza l 'azione passata, dell'insufficenza del lavoro fatto in un campo rimasto quasi interamente inesplorato, esclama senza illusioni, ma con corag­ gio e fiducia nei destini del surrealismo: Spetterà all'innocenza, alla collera di qualche uomo a venire, sceverare nel surrealismo quanto non può non essere ancora vivo, restituirlo, a costo di uno splendido saccheggio, al fine che gli è proprio ...

Sorretto da una fede così grande, Breton può anche « prendere com­ miato » da uno di coloro che più amava e più fece: Robert Desnos .11 Più di chiunque altro, Desnos si è temerariamente inoltrato sulla stra­ da che conduce verso l'ignoto. Ha creduto che la temerarietà facesse le veci di tutto, bastasse a tutto. Per questo ha trascurato di rispondere ad alcuni brutali interrogativi che sollecitavano il surrealismo. L'ab­ biamo visto proclamare che « la rivoluzione poteva essere solo politica e sociale )) , poi sgusciare via, soddisfatto di avere visto chiaro. Anche in questo capo, dolorosa mancanza di rigore, dichiara Breton. Si è cre­ duto in possesso, il che è ben più grave, di qualità letterarie, ha voluto obbedire al suo destino di poeta. Alla fine, « per vivere )), si è dato all'attività giornalistica, cioè ha acconsentito, secondo Breton, al suo suicidio morale. E che ne è degli stessi animatori più diretti del surrealismo? Ecco Marcel Duchamp , la cui influenza fu inferiore solo a quella di J acques 11

«

Desnos

sarebbe

ha

svolto

nel surrealismo

una

un momento particolannente mal

funzione

scelto

necessaria,

indimenticabile,

per contestarlo . . . ,.

e

questo

La crisi del 1929

117

Vaché, impegnato in un'interminabile partita a scacchi (in senso proprio) che, per Breton, potrebbe finire soltanto con un risultato insi­ gnificante; Ribemont-Dessaignes caduto così in basso, nella letteratura per fogli cinematografici; Picabia « che si dedica al proprio lavoro » e orgoglioso di essere uno con la coscienza a posto. Questi uomini sono da considerarsi morti? Solo Tzara, del gruppo degli ex dadaisti, sem­ bra non avere abbandonato « l'incerto per il certo »; dopo i famosi incidenti del Coeur à gaz, di cui Bre�on dichiara che furono semplice­ mente malaugurati, quello di Tzara è il solo atteggiamento intellettuale che non abbia cessato di essere inequivocabile. Breton è felice di poter­ gli garantire la sua stima e lo prega di prendere il posto che, legittima­ mente, per diritto, gli spetta nel movimento surrealista. Analizzando più a fondo di quanto non abbia ancora fatto i destini del movimento, gli sembra ad un tratto che il surrealismo non possa disinteressarsi delle ricerche esoteriche; lo considera anzi come il continuatore degli alchimisti del XIV secolo, di Nicolas Flamel. Bre­ ton pensa che il surrealismo stia ricercando, come loro, quella « pie­ tra filosofale » che avrebbe dovuto permettere all 'immaginazione del­ l'uomo > - Da questo punto di vista può scrivere che il surrealismo si trova ancora nel « pe­ riodo dei preparativi >>, e rammaricarsi che questi preparativi siano an­ cora troppo artistici, troppo lontani dalla ricerca che è ormai la sola cosa importante da fare e da cui ci si deve aspettare tutto. Di conse­ guenza il surrealismo non potrà più ormai aprire le porte che agli ini-­ ziati, ai predestinati, a coloro che gli astri designeranno come idonei a compiere questo lavoro segretoY Così, dopo un attacco a Georges Bataille, la cui attività si svolge ai margini del surrealismo, Breton può lanciarsi nella sua perorazione: 12 c Bisogna assolutamente Impedire al pubblico di entrare se si vuole evitare la confusione . • . Chiedo l'occultamento profondo, effettivo del surreallsmo . • • •

E In nota: « Il cielo di nascita di Baudelalre, che presenta la notevole congiunzione dl Urano e di Nettuno, resta quindi, per cosi dire, ininterpretabile. Della CO!Ill iunzlone di Urano con Satumo, che ebbe tuoso dal 1896 al 1898 e che si produce soltanto ogni qUtlran­ laclnque anni - di questa congiunzione che caratterizza Il cleto di nascita di Anlgon, quello di tluard e Il mio - sappiamo solamente da Cholsnard che, ancora poco studiata ID astrologia, "significherebbe molto verosimilmente: amore profondo per le scienze, ricerca del misterioso, acuto bisogno di istruzione". (Naturalmente Il vocabolario di Cholsnard !!; sospetto) . "Chissà - aggiunge - se la congiunzione di Satumo con Urano non genererà una nuova scuola In campo scientifico? Questo aspetto planetario, collocato In buona posizione In un oroscopo, potrebbe corrispondere alla stoffa di un uomo dotato di riOesslone , di sagacia e di Indipendenza , capace di essere un Investigatore di prim'ordine". Queste righe tratte da ln(luence a.stra/e, sono del 1893 e, nel 1925, Cbolsnard ha notato che la sua pre­ dizione pareva essere avviata a realizzarsi » . André Breton, Nota al « Second Manifeste » . Breton non designa se stesso come l 'uomo atteso?

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Il surrealismo è meno che mai disposto a rinunciare a quell'integrità, ad accon­ tentarsi di ciò che gli uni e gli altri, tra due piccoli tradimenti a cui si credono autorizzati con l'oscuro, odioso pretesto che bisogna pur vivere, gli concedono. Non sappiamo che farcene di questa elemosina di talenti. Ciò che chiediamo è, pensiamo, di natura tale da sollecitare un consenso, un rifiuto totale e non da lasciarsi appagare soltanto da parole, da nutrirsi di speranze velleitarie. Si vuole sì o no rischiare tutto per la sola gioia di scorgere in lontananza, in fondo al crogiolo in cui proponiamo di buttare le nostre povere comodità, quanto ci resta di buona reputazione e i nostri dubbi, alla rinfusa con le graziose chincaglierie del sensibile, con l'idea radicale di impotenza e la stupi­ daggine dei nostri presunti doveri, la luce che cesserà di essere vacillante?

È lo stesso Breton a considerare il Second Manifeste come un richia­ mo ai princìpi, e il compito che si è assunto come un '« epurazione del surrealismo ». Nessuno più di lui, è un fatto innegabile, ha avuto del surrealismo una concezione così alta come quella che egli ci ha fatto conoscere, e nessuno ha difeso quest'idea con maggiore intransigenza. Importano poco la maggiore o minore severità, il maggiore o il minore discernimento con cui ha assestato i suoi colpi . Il surrealismo, è un dato di fatto, correva il rischio di scivolare, per colpa delle persone e della stanchezza che procurava loro la lunga permanenza su quelle cime che egli avrebbe voluto che abitassero, verso l'arte, e ciò a parti­ re dal momento in cui aveva rifiutato di impegnarsi nella via indicata da Pierre Naville. Non era un rifiuto che significasse disinteresse, ab­ bandono alla contemplazione. Nessuno ha mai messo in dubbio la sim­ patia attiva di Breton per la rivoluzione; ci furono alcuni che si spar­ pagliarono un po' qua un po' là, ma ciò avvenne proprio perché co­ storo non vollero seguirlo fino al punto in cui egli era arrivato. Anche quando combatte coloro che sacrificavano il surrealismo all'azione po­ litica, qualunque siano gli argomenti che usa contro di loro, non è diffkile capirlo, se si tiene presente che il surrealismo, per lui, com­ prendeva anche la rivoluzione sociale. Non si tratta tanto di condan­ nare o assolvere, quanto di capire, e se parecchi non si sono sentiti la forza di abbracciare la causa eroica che chiedeva ad ognuno di difen­ dere, perché stupirsene? Come avrebbero potuto non essere sfìancati dall'andatura indiavolata impressa da Breton? Diventati uomini, alcuni adolescenti non sopportano il giogo di un capo imperioso, anche se temperato da momenti indimenticabili; tanto più che questi ha pre­ ferenze il più delle volte inspiegabili, cambiamenti di atteggiamento che sconcertano, antipatie e simpatie improvvise che bisogna condi­ videre. Inoltre quasi tutti questi giovani sentivano di avere delle doti, anzi proprio perché erano dotati più del normale si erano dati con foga

La crisi del 1929

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a quella rivoluzione, ragione per cui non tolleravano che essa venisse indefinitamente rinviata, indefinitamente spostata. Dopo aver provato tutte le gioie della scrittura automatica e del racconto onirico, sentivano di possedere ancora forze creatrici che non potevano liberare perché ostacolati dall 'atmosfera del gruppo. Diciamo pure la parola : non si sentivano più liberi; perciò volevano ora tentare la loro sorte, per se stessi. Questa tendenza era tanto più forte tra > (Vitrac) . f: un falso rivoluzionario e un falso comunista: « Se capitasse che a André Breton piacessero i piedini di montone in salsa di uova, aceto e prezze­ molo, vedreste che questi diventerebbero subito rivoluzionari » (Ma­ rise) ; « Lui mandava gli amici ai balletti russi per gridare : " Viva i soviet ! " e il giorno dopo accoglieva a braccia aperte, alla Galleria sur-

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Il periodo razionale: 1925-1930

realista, Sergei Djagilev recatosi a comperare qualche quadro » (Ba­ ron) . Leiris e Desnos l'accusano di essere « sempre vissuto su dei ca­ daveri » : Vaché, Rigaut, Nadja; mentre Vitrac e Bataille danno sepol­ tura al surrealismo : « la bottega surrealista » (Vitrac) , « la sua impre­ sa religiosa >> (Bataille) . Si finisce con la stessa conclusione che Breton aveva riservato a Anatole France: « Neppure da morto quest'uomo deve fare più polvere », in evidenza, nel libello, sopra un'immensa fotografia in cui Breton era rappresentato con gli occhi chiusi , con una lacrima di sangue all'angolo degli occhi, con la testa cinta da una coro­ na di spine. Il « crocefisso » era un uomo capace di replicare. Lo fece nell'edizio­ ne in volume del Deuxième manifeste du surréalisme, limitandosi a ri­ portare a fronte gli apprezzamenti passati e presenti degli ex amici sulla sua persona e sulla sua attività . Erano stati loro, per la verità, a dargliene l'esempio. Il movimento surrealista non è particolarmente scosso da questa crisi, anche se è la più grave tra quelle che lo sconvolsero. Non c'è dub­ bio che con essa si conclude un periodo, il periodo più bello, più fe­ condo , più esaltante, se riandiamo con la mente a quell'epoca, vediamo che il destino del surrealisino non differisce da quello delle altre cor­ renti di idee del periodo. Il 1 930 segna infatti la fine del dopoguerra. Nuovi meccanismi eco­ nomici (crisi negli Stati Uniti e poco dopo in Europa: Germania, Inghilterra) , politici, sociali, vanno segretamente affermandosi; dei loro effetti ci si accorgerà soltanto dieci anni più tardi. In Francia l'in­ successo di Briand e del pacifismo ufficiale ha qualcosa di più di un va­ lore simbolico, è un sintomo : la guerra del 1 9 14-18 viene liquidata e il capitalismo non può sciogliere le contraddizioni di fondo in cui è ri­ caduto se non preparando un nuovo massacro. Siccome i soli veri pacifisti sono sempre i rivoluzionari, ciascuno torna ad océupare il posto assegnatogli dal destino, raggiunge il campo che gli è naturale, e Breton si avvicina sempre più al movimento rivo­ luzionario : quello comunista, nella circostanza, nonostante le delusio­ ni personali in esso patite. Il nuovo organo del movimento si chiama « Le Surréalisme au service de la Révolution » - dimostrando con ciò che si tratta meno che mai di « rivoluzione surrealista » -, e ini­ zia con un messaggio telegrafico a Mosca in cui i surrealisti si proclama­ no disposti a mettersi immediatamente al servizio della rivoluzione? 2 « Doma11da: Ufficio internazionale letteratura rivoluzionaria prega rispondere seguente do­ manda: quale sarà vostra posizione se imperialismo dichiara guerra al Sovlet stop recapito

« A l servizio della rivoluzione "

123

Breton considera superata l'epoca dell'> ; una tale difesa si realizza anche in manie­ ra violenta contro i reazionari : Aragon picchia di santa ragione André Levinson , redattore alle > di cui due numeri appaiono nel 1 93 1 e due altri nel 1 93 3 . Dali anzi ridà al moviménto una nuova carica di giovinezza facendogli adottare il suo metodo di analisi ? Anche lì assenza di

logica, di rigore, anche lì esseri non cercati da noi che sono presenti, anche lì azioni che ci vengono confusamente imposte in base a somi­ glianze fortuite, a combinazioni che non nascono da una nostra scelta. > .

Questo si accinge a dimostrare Breton nei

Vases communicants. Esa­

minando un certo periodo della sua vita, osserva che i sogni che fa in

quell'epoca e che interpreta secondo il metodo psicanalitico, registrano una facile trasposizione dei fatti della sua vita quotidiana ; nello stesso tempo i fatti di questa sua vita gravitano, come nel sogno, attorno alle sue preoccupazioni, i suoi sentimenti, i suoi desideri : altro non sono che incontri, associazioni di idee, giochi di parole, incastri comici o tristi di avvenimenti incompiuti. Nella vita diurna è guidato da una fantasia che è in accordo col desiderio e che non è più razionale di quel­ la del sogno. Le necessità materiali , la soddisfazione dei nostri bisogni

corporali non sono più importanti, osserva Breton, del nostro bisogno di respirare quando siamo addormentati. E forse questo che conta per

chi dorme? Si dovrebbe semmai spiegare perché quando sono sveglio,

mi trovo qui o là, perché sono sedotto dagli occhi di una donna, ritrovo Io stesso colore d'occhi in un'altra, e mi affeziono a lei per

questa sola ragione, perché mi sono deciso per un'attività che non è più necessaria

o non mi lascia più indifferente di un'altra, perché ricevo oggi una

lettera del tale amico e non del tal altro, e perché il suo nome è in rapporto con altre idee che poi non hanno niente a che vedere con lui, ecc . . .6 6 « Che cos'è questo processo intentato alla vita reale, col pretesto che il sonno dà l'illusione

della vita reale s tessa , illusione che si scopre al risvegl io, mentre nel sonno la vita reale,

142

Autonomia del surrealismo: 1930-1939

Per la verità il sogno e lo stato di veglia sono due vasi comunicanti in cui si manifesta una sola forza : il desiderio. Appare significativo osservare :

come sia una necessità per il desiderio alla ricerca dell'oggetto della sua realiz­ zazione utilizzare in modo strano i dati esteriori, tendendo egoisticamente a conservare di essi solo ciò che può servire alla sua causa. L'inutile agitarsi della strada è diventato appena più fastidioso dello sgualcire delle lenzuola. Il desiderio è là, dando un gran taglio nella stoffa che non cambia tanto rapida­ mente, per poi lasciar correre tra i pezzi il suo filo fragile ma sicuro. Esso non lo cederebbe a nessun regolatore obiettivo della condotta umana ... Si finisca quindi di parlare di eterogeneità e perfino di antagonismo dei due piani.

«

Il sogno e l'azione », un'altra falsa antinomia. Si crede

che la logica si trovi a suo agio in mezzo alle analisi, distinzioni , con­ trapposizioni seguenti: normalità e pazzia, inconscio e conscio, parole e azioni, mio e tuo, mentre in realtà si tratta di sfere, diverse ma non contrastanti ,· in cui il desiderio si realizza . Di questo desiderio Breton fa il grande motore e anche il grande unificatore : esso alla fin fine, è l'espressione migliore dell'uomo, ne rappresenta l'essenza. Anche quan­ do è soffocato, maltrattato, indirizzato a fini che non sono i suoi, esso riesce sempre,

nonostante tutto, a farsi largo. Niente il surrealismo ha

desiderato tanto quanto liberarlo dalle sue catene, dagli orpelli di cui alle volte è costretto a coprirsi. Non basta proclamare l'onnipotenza, bisogna anche togliere di mezzo gli ostacoli che ne impediscono la rea­ lizzazione, sia quelli che sono espressi dalla società sia quelli che di­ pendono dalla condizione umana. La vittoria del desiderio, ecco la vera rivoluzione per i surrealisti. Utopia letteraria se ·nello stesso tempo essi non avessero l'intenzione di attribuire un grandissimo peso alla prima rivoluzione da realizzare: quella che condiziona i cambiamenti nella vita, nei costumi, nei senti­ menti : quella rivoluzione sociale che dovrà distruggere le insostenibili condizioni di1vita in cui essi si trovano e in cui si trova la maggior par­ te degli uomini. C'è quindi, accanto all 'attività che è propria di loro e grazie alla quale si trovano ora in vista di nuove terre, e contempora­ neamente anche a questa attività, la volontà di un impegno ancora più profondo nella vita politica, cosa che si verificherà negli anni che segui-

supponendo che sia un'illusione, non è affatto criticata,

affatto considerata illusoria. Non

si potrebbe con altrettanta fondatezza decretare che, dal momento che gli ubriachi vedono doppio, il ripetersi di un oggetto è, per l'occhio di un uomo sobrio, la conseguenza di un'ubriachezza ccun po • diversa"? »

Dali

143

ranno. A partire dal 1 933 esiste già una « politica del surrealismo » , una politica che si troverà a d essere sempre più sacrificata all'interno degli schemi comunisti fmché alla fine non li distruggerà e se ne sba­ razzerà. � questa politica surrealista che vorremmo ora esaminare.

III

La politica surrealista

Da molto tempo abbiamo proclamato la nostra adesione al materialismo dialettico di cui facciamo nostre tutte le tesi.

André Breton

Nel 1 9 3 1 la .politica surrealista si era espressa in tre volantini contro

l'Esposizione coloniale e con una partecipazione attiva all'Esposizione

anticoloniale dei comunisti. Aragon e Éluard, in particolare, si erano assunti il compito di arredare alcuni padiglioni, cosa che fecero con grandissimo successo. Dopo la rotturà di Aragon con il gruppo, i rap­ porti con il PCF si fanno sempre più tesi. Ci si ricorda in particolare della massiccia mobilitazione dei congressi « di Amsterdam-Pleyel »

che, organizzata da Barbusse e Romain Rolland, avrebbe dovuto far « ritardare la guerra ». I surrealisti non hanno fiducia nel pacifismo umanitario di questi due uomini e siccome si ritengono migliori disce­ poli di Lenin di quanto non lo siano i comunisti stessi, lanciano la famosa parola d'ordine: civile ».1

« Se volete la-> pace, preparate la guerra

In questo periodo (fine del 1 933) Breton , Éluard e Crevel vengono

espulsi dal partito comunista: perché attaccano la nuova iniziativa co­ munista, perché sono ritenuti responsabili, come effettivamente sono, di un articolo di Ferdinand Alquié pubblicato nel « Surréalisme au service de la Révolution ». Quest'ultimo aveva denunciato la « ventata di cretinizzazione che viene dall'Urss », a giudicare da certi films come

Le chemin de la vie in cui si trovano esaltati alcuni valori del confor­ mismo (non foss'altro quel famigerato amore del lavoro che è la be­

stianera dei surrealisti) . Crevel rientrerà nelle grazie qualche mese

1 In un volantino intilolato La mobilisation contre la guerre n'est pas la paix, finnato

da

Breton, Caillois, Char, Crevel, :€1uard, Monnerot, Péret, Rosey, Tanguy, Thirion. Si veda « Documenli �. p. 328.

145

La politica surrealista

dopo, al punto che collaborerà a

«

Commune », organo dell'A.E.A.R.

Breton e Éluard (quest'ultimo per alcuni anni) si distaccheranno sem­

pre più dal comunismo, non solo ma saranno anche costretti a com­ batterlo. I loro primi scontri armati in qualità di uomini politici che agiscono al di fuori dell'influenza

della Terza internazionale hanno subito

inizio. Nel 1 934 si assiste, ne abbiamo a�acora il ricordo, alle manifesta­

zioni di massa per le strade e alla temporanea decadenza del parlamen­ tarismo. Questo, screditato dei casi Stavisky e Prince che furono in­ granditi fino a diventare gli scandali più clamorosi del regime, soprav­ visse fino alla dichiarazione della guerra, una guerra che non mancherà di approvare. Si ha l'impressione che le parti avverse vogliano ormai combattersi al di fuori di quella arena fittizia che è il parlamento, a viso aperto, e la prima vittima del mancato colpo di stato del 6 feb­ braio sarà proprio il parlamento. Benché infatti non riescano a buttare

giù il regime, i fascisti e gli esponenti della reazione fanno chiaramente capire che la soluzione si trova fuori del parlamento. E non è certo in

sua difesa che si muovono le masse operaie mobilitate per lo sciopero

generale indetto subito dopo . . . I l

«

6 febbraio » è stato un serio avver­

timento per i rivoluzionari . Lasceranno, come in Italia, come in Germa­ nia, che gli esponenti de1la reazione politica e sociale appaiano come i soli uomini in grado di effettuare un cambio di regime? Non dovran­ no recuperare il tempo perduto, unificando dapprima le loro forze, in­ sistendo poi sulla necessità immediata del cambiamento radicale che hanno sempre predicato?

In mezzo a questi sommovimenti i surrealisti non mancano di far sentire la loro voce. Sono, ben s'intende, dalla parte dei rivoluzionari, non per niente lanciano fin dal l O febbraio un

Appel à la lutte. Richie­

dono d'urgenza la formazione di un'unità di azione da estendersi a tutte le organizzazioni operaie, la creazione di un organismo

«

capace

di farne una realtà e un'arma >> . Sono ben lungi dall'essere i soli firma­ tari dell'appello (sembra anzi che l 'iniziativa sia stata presa fuori del loro movimento) , ma raccolgono comunque attorno a sé un gran nume­ ro di intellettuali che andranno poi a ingrossare le file del « Comitato di vigilanza degli intellet tuali >> .2 I l 1 8 febbraio nuovo volantino man­ dato alle stesse organizzazioni sullo stesso argomento e con l'invito a

' Notiamo, oltre ai nomi dei surrealisti, quelli di J.-R. Bloch, Féllcien Challaye, Louls Chavance, Elie Faure, Ramon Fernandez, Jean Guébenno, Henri Jeanson, Fernand Léger, André Lbote, Maximilien Luce, André Malraux, Marcel Martinet, Pau! Signac, ecc.

Autonomia del surrealismo: 1930-1939

1 46

un 'analisi precisa dei mezzi per realizzare questa « unità d'azione del proletariato

».

Questa volta i surrealisti sono nel pieno della mischia.

Non mentiva Breton quando affermava che non appena sarebbe stato il momento i surrealisti sarebbero entrati nei ranghi! 3 Poco dopo si

aggregano al « Comitato di vigilanza >>, dopo avere firmato il manifesto del 25 marzo del 1 935 in cui si condanna qualsiasi ritorno all'« Union

sacrée >> . Nel frattempo infatti era avvenuto un fatto importante: la fir­ ma del patto franco-sovietico di reciproco aiuto in caso di guerra che si corona col viaggio a Mosca di Pierre Lavai e che ceincide con la de­ cisione da parte dei comunisti francesi di appoggiare la politica este­ ra del loro paese. Il « Congresso degli scrittori per la difesa della cultura

»

viene orga­

nizzato, almeno apparentemente, sullo stesso piano del riavvicinamento franco sovietico. Così come avevano denunciato · il congresso pacifista (( di Amsterdam Pleyel

»,

pur sostenendo di volere esprimere in esso

la loro opinione, i surrealisti chiedono di partecipare al « Congresso degli scrittori per la difesa della cultura

»

in quanto in esso ·si sareb­

bero dovute riunire le avanguardie intellettuali di tutti i paesi. Voglio­ no che gli organizzatori considerino due fatti: primo è che loro non po­ trebbero essere incondizionatamente per una

>,

questa non essendo altro che la cultura che si è data la borghesia; né in­ tendono tanto meno assistere a una riunione di gran richiamo in cui, però, si fosse costretti a proclamare solo la propria fede pacifista e an­ tifascista. Il secondo è che non si deve rinunciare a porre e dibattere

alcune questioni di estrema importanza che sono ancora aperte per il

solo piacere di una uniformità di linguaggio. La loro domanda non è presa in considerazione. Vengono esclusi dai lavori di organizzazione, la loro partecipazione non viene segnalata né sui manifesti né sui pro­ grammi, e uno solo di loro potrà prendere la parola per tutti. René Cre­ vel chiede energicamente agli amici comunisti che almeno quest'ultima clausola venga rispettata. Si deve apparentemente al suicidio di Cre­ vel, avvenuto quello stesso giorno per motivi rimasti oscuri (ma che

questo periodo c'è un altro fatto, anche se di minore importanza, che Il mette sul chi va là: Lev Trocklj è colpito da un decreto di espulsione da parte del governo francese a cui aveva chiesto asilo dopo essere stato cacciato dalla Russia e avere In seguito abban­ donato la Turchia. In questa circostanza i surrealistl si fanno avanti per protestare contro tale provvedimento e considerano un punto d'onore il salutare in particolare l'autore « di quella formula che è per noi un costante motivo di vita e d'azione: "Il socialismo deve significare un salto dal regno del la necessità al regno della libertà, anche nel senso che l'uomo di oggi, cosi pieno di contraddizioni e disarmonia, aprirà la strada a una razza nuova e più felice"., (Testo del volantino pubb li cato In questa occasi one) .

' In

La politica surrealisla

147

per lui, come abbiamo visto, non erano affatto infondati) se Éluard può leggere davanti al congresso un testo scritto da Breton. A Breton non è stato permesso di leggere il suo testo perché qualche giorno pri­

ma aveva avuto uno scontro con un rappresentante della delegazione

sovietica.• I l ricordo di quell'incidente, il timore che la riunione ve­ nisse sabotata dai surrealisti, avevano reso nervosi i partecipanti. Éluard legge il testo di Breton tra una gran confusione, e Barbusse scrive il giorno dopo nell'« Humanité » che « muard si pronunciò con­

tro il patto franco-sovietico e çontro una collaborazione culturale tra la Francia e l 'Urss

»,

deformando espressamente il pensiero formulato.

Eppure Breton non faceva altro che mettere in guardia gli amici ri­ voluzionari contro la politica della borghesia francese :

Se il riavvicinamento franco-sovietico si impone, è meno che mai il momento di rinunciare al nostro senso critico: sta a noi controllare da vicino le modalità di questo riavvicinamento . . .

L'uditorio, benché composto da intellettuali, resta insensibile alle sfu­ mature e si limita a considerare le parole di Breton come un attacco all'Unione Sovietica. Le sue dichiarazioni sono accolte con freddezza

quando, fedele alla tradizione surrealista, egli passa a denunciare an­

cora una volta la nozione di patria accettata ormai anche dai comunisti. Non intende seguirli su questo loro nuovo terreno:

Per parte nostra non intendiamo riflettere, nella letteratura come nell'arte, il voltafaccia ideologico che si è manifestato di recente nel gruppo rivoluzionario di ques to paese in seguito all'abbandono della parola d'ordine: « trasforma­ zione della guerra imperialista in guerra civile :o Noi non contribuiremo al soffocamento del pensiero tedesco ... , così ricco di fermenti, di ieri, e dal quale non può non discendere il pensiero rivoluzionario tedesco di domani. •••

..

L'intervento non si limita alle considerazioni politiche, si estende an­ che all'arte. E notiamo subito questa svolta del surrealismo: esso si considera un movimento culturale formato da artisti aderenti alla ri­ voluzione, di cui diventano « compagni di viaggio » e di cui affidano la direzione agli uomini politici . Ebbene, dice Breton :

L'opera d'arte vive nella misura in cui di continuo essa è ricreatrice di emozione, in cui la sensibilità sempre più generale vi attinge di giorno in giorno un alimento più necessario... Essa

non

viene colpita

dagli sconvolgimenti

in cui realizza un (( equilibrio

»

sociali

nella misura

perfetto dell 'esterno (la forma) e del-

Erenburg, proprio come Claudel , aveva definito " pederaslica & l'attività surrealista. Avendolo . per caso, incontrato per strada, Breton sli aveva dato una lezioncina.

• Il"ja

148

Autonomia del surrealismo: 1930-1939

l'interno (il contenuto manifesto) . Solo in questo caso, Breton si di­ chiara pronto a « difendere la cultura >> . Le opere (< classiche » che la

società borghese si è scelte non devono essere conservate, ma devono essere conservate solo le opere « annunciatrici

»

di Nerval, Baudelaire ,

Lautréamont, Jarry. In un'analisi più approfondita, Breton distingue il Courbet demolitore della Colonna dal Coubert pittore, il Rimbaud che non è passato ai posteri come « giovane fuciliere della rivoluzione

»

dal Rimbaud rivoluzionario in poesia.5 Ancora una volta Breton insor­

ge contro la concezione di un 'arte di propaganda o di circostanza, in difesa di un'arte che porta in sé . la sua carica rivoluzionaria, che è il prodotto di uomini con sentimenti e pensieri rivoluzionari.

I congressisti hanno già preso la loro decisione; le dichiarazioni di Breton, lette da :fluard, non sono prese in considerazione. Per questo, in un opuscolo 6 in cui sono riassunti gli insegnamenti del congresso,

i surrealisti scrivono a proposito della creazione dell'« Associazione

internazionale per la difesa della cultura » e del suo comitato composto di 1 1 2 membri (designati di nascosto dai comunisti) :

A questo comitato, a questa associazione, non possiamo che significare formal­ mente la nostra sfiducia.

Dichiarano nello stesso tempo di non volere « accettare senza controllo le attuali parole d'ordine dell'I.C. e approvare a priori le modalità del­ la loro applicazione ». Alla fine, dopo aver citato un certo numero di

esempi presi dalla stampa sovietica, significano la loro sfiducia al regi­ me sovietico di allora e al suo capo? Questa volta si tratta della rottura definitiva, messa per iscritto, con il partito comunista deli'Urss e la sua sezione francese. Non si tratta di una rottura con la rivoluzione.

Breton lo dimostra pubblicando quello stesso anno Position politi­ que du Surréalisme. In questo scritto Breton comincia coll'insorgere contro la funzione provvidenziale che sarebbero chiamati a svolgere dappertutto c.:nbito in cui il pensiero potesse diventare immediatamente esecutivo. Esistono, per l'esattezza, società che sono fuori del tempo e della storia e in cui il pensiero diventa immediatamente esecutivo: lo scia­ mano fa piovere , lo stregone guarisce l'ammalato pronunciando certe formule, la selvaggina viene uccisa non dalla freccia ma dal potere di certi riti, il bambino che viene al mondo non sempre procede dalla ;nadre secondo la carne. Non è che per questo l'universo mentale di queste società sia incoerente, illogico. È un universo in cui il pensiero, ;nsito nella parola, si sostituisce al fatto e determina l'evento. Poco importano le spiegazioni razionali che vorremmo che gli uomini di que­ ste società ammettessero come sole accettabili. L'intera esperienza della !oro vita li costringe a respingerle perché insufficienti, inadeguate, i�finitamente secondarie. Essi vivono in un universo magico. Ci si può chiedere se l'attuale tentazione del surrealismo non sia quella di costituire, all'interno della nostra società iperlogica, tesa ver­ ::o l'autodistruzione in forza dei progressi stessi della scienza operati in vista della sola « utilità » , l'universo magico che converrebbe agli uomini di questo tempo. Un universo che si basi sulle risorse pro­ fonde e rimaste in generale inesplorate dell'uomo, sulle leggi misterio­ '>e di una realtà alle soglie della quale devono segnare il passo le con­ '4Ctture esplicative della scienza, sulla volontà di stabilire il micro­ cosmo e il macrocosmo alcune « corrispondenze » essenziali di cui bi3ognerebbe fare un inventario rigoroso e a cui si dovrebbe dare forma di legge se si volesse trasformarle in cultura e potere. Ma occorrerebbe allora che, sull'esempio delle sette gnostiche, delle scuole pitagoriche e

Molto tempo dopo

1 77

dello stesso sansimonismo, i seguaci del surrealismo mirassero con tut­ ti i mezzi (dalla società segreta al partito politico) a un'influenza di­ retta sul governo degli uomini e delle cose, che si potesse crederli capa­ ci di formare degli scienziati, dei filosofi, degli uomini d'azione, e an­ che dei militanti. In attesa di un supplemento di istruttoria, bisogna rassegnarsi a considerare il surrealismo una scuola letteraria, molto diversa da tutte quelle che l'hanno preceduto e la più prestigiosa di quelle formatesi dopo il romanticismo. Volente o nolente, esso dovrà percorrere tutte le tappe, incarnare tutte le mediazioni con le quali un movimento di pensiero finisce col determinare, tra le altre cause, e a condizione che la storia gli conceda vita, la coscienza degli uomini. Novembre 1957

Poscritto. La storia del surrealismo dalla seconda guerra mondiale in poi è stata di recente narrata da un giovane del gruppo: Jean-Louis Bédouin che, nel 1 948, ha avuto la gentilezza di scrivermi per infor­ marmi della , neppure sul­ l'« Humanité » . Io di novelle non ne ho mai scritte, non avendo né tempo da perdere né tempo da far perdere. La novella è un genere, secondo me, sorpassato, e si sa che io la giudico non seguendo la moda, ma secondo il senso generale della domanda che subisco. Oggi, per proporsi di scrivere o per desiderare di leggere una « novella » bisogna proprio essere dei poveri diavoli. Le idiozie sentimentali hanno fatto il loro tempo, che Barbusse lo voglia o no. A parte le rubriche letterarie, le sole novelle che ammett.iamo, che conosciamo, sono quelle che l'« Huma­ nité » ci fornisce sulla situazione rivoluzionaria, quando non si prende la briga di ricalcarle su quelle degli altri giornali. Barbusse e i suoi seguaci non riusciranno a infonderei il « vague à l'àme ». � chiaro che per noi Barbusse rappresenta un facile avversario. Eppure ecco qui un uomo che gode, sullo stesso piano in cui agiamo noi, di un credito che non si giustifica con niente di valido: non è un uomo di azione, non è un luminare dello spirito, e non è neppure proprio niente. Con il pretesto che il s� o ultimo romanzo (Les enchainements, pare) gli ha procurato alcune lettere minatorie, si lamenta sull'« Humanité » del l e del 9 :>ettembre dell'aridità del suo compito, delle difficoltà delle sue relazioni con la gente del proletariato, « sola gente di cui conti il suf­ rragio », alla quale egli è « profondamente attaccato » , ecc., ecc. Dopo di l:he, giunge « A proposito delle parole, materia prima dello stile » , a riaprire in maniera maldestra una disputa a proposito della quale noi avremmo tutto da dire e nella quale egli non si trova per niente coinvolto: « Nel mio articolo della settimana scorsa ho accennato alla forte corrente di rinnovamento stilistico che si sta attualmente verificando e che mi sembra degna di essere definita rivoluzionaria. Mi sono sforzato di mo­ strare che tale rinnovamento, che disgraziatamente 5 è limitato al solo piano della forma, nella zona superficiale del modo d'espressione [ ?] sta modificandu l'intero volto della letteratura » . Come sarebbe a dire? Mentre noi non abbiamo mai cessato di avere tante precauzioni per potere restare padroni delle nostre ricerche, ecco che arriva un tizio qualunque che, con un'intenzione di creare confusione che mi spiego anche troppo bene, equipara il nostro atteggiamento, e al di là del nostro atteggiamento; l'atteggiamento di Lautréamont, per esempio, a quello degli uomini di lettere a cui preme a Henri Barbusse di fare cosa gra­ dita. Cito le seguenti righe del « Bulletin de la vie artistique » del I agosto: >. L'invidia struggente e la stupida ammirazione saranno sostituite dalla pacifica concordia, dall'eguaglianza, dal lavoro di tutti per tutti. Rimbaud? Visse come voi, Caropolmerdeux, cioè come non si deve vivere: s'i ubbriacava, faceva a botte, dormiva sotto i ponti, aveva i pidocchi. Ma aveva orrore del lavoro.

Non lavorerò mai. Lavorare è noioso. Non lavoreremo mai, o fiumi di fuoco! Ho orrore di tutti i mestieri. Padroni e operai, tutti bifolchi, ignobili. La mano dello scrittore vale la mano del contadino. Che secolo di mani! La mia mano io non l'avrò mai. Senza speranza alcuna, né sulla terra, né altrove, pensò solo ad andare sempre, in preda a quella noia terribile che voi non conoscerete mai; inseguiva attraverso il mondo, nei luoghi più desolati, l'immagine più desolante rdi sé e d i noi.

Ahimè! Alla vita non ci tengo più, e se vivo, vivo perché sono abituato a vivere di fatica... e ad alimentare in me tristezze tanto ardenti quanto assurde sotto climi atroci... Potessimo almeno godere di qualche anno di vero riposo in questa vita; e meno male che questa vita è la sola e che sia cosl è una cosa ovvia, dal momento che non possiamo immaginare un'altra vita con una noia più grande di questa! Aden, 25 maggio 1881 Tutto quello su cui si basa la vostra sporca vita meschina, gli ripu­ gnava, ci sputava sopra.

1927

225

Tutto alla guerra, alla vendetta, al terrore, Piegati, o mio spirito! Rigiriamo il ferro nella piaga: passate, Repubbliche di questo mondo! Imperatori, Reggimenti, coloni, popoli: basta! Voi fate solo finta di aver dimenticato che egli fu contro tutto ciò che esiste. Non cercate di barare: voi non erigete una statua a un poeta « come un altro », erigete questa statua per rancore, per bassezza, per vendetta. Volete ridurre chi ammirava « il forzato intrattabile su cui si

richiude sempre l'ergastolo >> a un busto grottesco in un luogo ignobile: Charleville, piazza della stazione.

Per la piazza divisa in aiuole striminzite, Giardinetto dove tutto è dignitoso, alberi e fiori, Tutti i bolsi borghesi soffocati dall'afa, Vanno, il giovedì sera, stupidi e invidiosi. Per una singolare legge del · trapasso che regola le cose di quaggiù, scriveva P. Berrichon, il monumento, .innalzato nel 1901 alla memoria di Rimbaud, si erge, tutto bronzo e granito, su quella piazza della stazione dove gli abitanti di Charleville, il giovedì, vanno più che mai ad ascol­ tare la banda militare; e fu proprio la banda militare ad eseguire, alla inaugurazione del monumento, l'adattamento della sinfonia di Emile Ratez ispirata al « Bateau ivre ». ·

La banda militare ! Avete dimenticato i cantori: «

La bandiera va nel paesaggio immondo » come le vostre facce sono

fatte per « il putrido bacio di Gesù

».

Sembra che l 'ombra s i faccia sempre più fitta sugli acquitrini dila­ ganti. L'ipocrisia stende l'orrida mano su uomirii, da noi amati, per farli

servire alla conservazione di ciò che hanno sempre combattuto. :t evidente che non ci inganniamo sulla portata di tali imprese di confisca, che non ci allarmiamo più del necessario per la vostra dimestichezza con le ma­ novre infami, persuasi come siamo che esista una forza connessa con l a realizzazione totale, i n grado di far insorgere contro d i voi tutto quanto al mondo sia stato veramente ispirato. Poco ci importa se si inaugura una statua a ... , se si pubblicano le opere complete di ... , se si trae un qualche vantaggio dalle menti più sovversive, perché tanto il loro mera­ viglioso veleno continuerà a infiltrarsi eternamente nell'anima dei giovani per corromperli o per renderli più grandi. La statua che oggi si scoprirà subirà forse la stessa sorte della prece­ dente. I tedeschi, dopo averla fatta sparire, se ne sono serviti con ogni probabilità per le loro granate; con quanto piacere Rimbaud si sarebbe

226

Documenti surrealisti

aspettato che una di queste granate distruggesse da cima a fondo quella vostra piazza della stazione o riducesse in macerie il museo in cui vi apprestate a speculare ignobilmente sulla sua gloria.

Preti, professori, padroni, sbagliate a consegnarmi alla giustizia. Non so­ no mai stato cristiano; sono della razza di quelli che cantavano nel suppli­ zio; non comprendo le leggi; non ho senso morale, sono un bruto: sbagliate. Maxime Alexandre, Louis Aragon, Arp, facques Ba­ ron, Pierre Bernard, facques Boiffard, André Breton, fean Carrive, Robert Desnos, Marcel Duhamel, Paul tluard, Max Ernst, fean Genbach, CamiUe Goemans, Paul Hooreman, Miche! Leiris, Georges Limbour, Georges Malkine, André Masson, Max Morise, Pierre Naville, Marcel Noll, Paul Nougé, Benjamin Péret, Raymond Queneau, Georges Sadoul, Ives Tanguy, Roland Tual, Rierre Unik.

Primo modÒ che aveva Louis Aragon di

«

tendere la mano

»

ai cattolici.

Rubava nelle chiese Il 4 settembre 1 927, domenica, si poteva leggere nella terza pagina del­ l'« Intransigeant » : « Melun, 3 settembre (dal nostro corrispondente). L a polizia ha arrestato un tizio di nome Louis Aragon, senza professione, domiciliato a Chailly-en-Bière, mentre stava rubando alcuni vasi nella chiesa di Moisenay. Era stato lui, quindici giorni fa, a rubare alcuni oggetti sacri nella chiesa di Bombon e, nel gennaio scorso, in quella di Mormant. Il ladro nega i furti di cui viene accusato, limitandosi a dichiarare che è entrato in quelle chiese per recitarvi delle preghiere e perché si interessa ai monumenti e agli oggetti artistici. » E in « Paris-Soir l

»,

allo stesso posto:

Arresto di un saccheggia/ore di chiese « Ultimamente c'è stato un furto nella chiesa di Bombon (Seine-et-Marne) . Sono spariti due vasi e una giardiniera antica di porcellana. L'autore del furto, un tizio di nome Louis Aragon, domiciliato a Chailly-en-Bière, è stato arrestato e portato nelle carceri di Melun. Si pensa che sia anche l'autore dei furti commessi nelle chiese d i Mormant e d i Moisenay. » Louis Aragon Traité du style, 1928

1927

227

Charlot surrealista? Perché no? Molto prima degli studiosi del « mimo geniale », André Bréton e gli amici avevano scoperto in Charlie Chap/in la rivolta « humourosa » dell'individuo contro la società.

Hands off love 1 Ciò che può essere invocato, ciò che rappresenta la forza nel mondo, ciò che è valido, difeso prima di ogni altra cosa, a spese di tutto, ciò che spinge infallibilmente contro un uomo, chiunque egli sia, la convin­ zione di un giudice, e pensate un po' che cosa sia un giudice, come si dipenda in ogni istante della propria vita da un giudice, a cui, improv­ visamente, anche per il minimo sbaglio, si viene deferiti, insomma ciò che destina all'insuccesso ogni cosa, perfino il genio, ecco qui quanto è improvvisamente apparso in luce smagliante da un processo recente. Per la personalità del convenuto e la natura degli argomenti a cui è messo di fronte vale la pena di soffermarsi sulla denuncia della signora Chaplin, così come abbiamo potuto leggerla nel « Grand Guignol » . � chiaro che quanto segue presuppone una documentazione autentica, e, nonostante sia nei diritti di Charlie Chaplin negare i fatti addotti, le frasi riportate, tali fatti e tali frasi saranno considerati rispondenti a verità. Si tratta di vedere che cosa si trovi da contestare in un tale uomo, di prendere in considerazione i mezzi usati per sminuirlo. Questi mezzi riflettono strana­ mente la moralità dell'opinione media in vigore negli Stati Uniti del 1927, cioè quella di uno dei maggiori raggruppamenti umani, opinione che tenderà a diffondersi e a prevalere dappertutto, nella misura in cui l'immenso serbatoio colmo di merci del l'America settentrionale è anche un immenso serbatoio di sciocchezze sempre pronto a scaricarsi su di noi e in particolare a rendere del tutto cretina l'amorfa clientela europea, sempre alla mercé del maggior offerente. � cosa alquanto fuori dell'ordinario, se ci pensiamo, che esista un segreto professionale per i medici, segreto che non è altro, dopo tutto, che lo schermo di un falso ritegno e che, ciò nonostante, espone i suoi detentori a repressioni implacabili, mentre non c'è segreto professionale per le donne sposate. Eppure lo stato di donna coniugata è una profes­ sione come un'altra, dal giorno in cui la donna comincia a rivendicare, perché le spetta, la sua parte di alimenti e di sesso. Un uomo che la legge obbliga a vivere con una sola donna non ha altra alternativa che non sia quella di diyidere con questa donna le abitudini che gli sono proprie, di mettersi in balia di questa donna. Se essa lo espone àlle chiacchiere della gente, come mai la stessa legge che ha concesso alla sposa i diritti più arbitrari non si ritorce contro di lei con la stessa severità che meritano un'appropriazione indebita e una diffamazione così 1 Contrariamente alla

nostra prima intenzione, pubblichiamo qui sotto la versione francese del testo Hands off lave, apparso in inglese nella rivista « Transition » in cui è stato pre­ sentato secondo modalità diverse da quelle che avevamo proge ttato.

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Documenti surrealisti

evidentemente legata al più sordido interesse? E poi, come mai le abitu­ dini sono soggette a legislazione? Che assurdo ! Se ci atteniamo agli scrupoli alquanto marginali della virtuosa e inesperta signora Chaplin, troviamo comico il considerare anormale, contro natura, pervertita, dege­ nerata e indecente l'ab itudine della fellazione 2 (Tutti gli uomini sposati lo fanno, dice egregiamente Chaplin). Se si potesse ragionevolmente ini­ ziare una libera

discussione sui costumi,

sarebbe una cosa normale,

naturale, sana, decente respingere la denuncia di una sposa convinta di essersi disumanamente rifiutata a pratiche tanto generali e perfettamente pure e difendibili. Come mai dinanzi a una simile stupidità, d'altro lato, non si proibisce di fare appello all'amore, come questa persona, che a

16 anni e 2 mesi contrae coscientemente matrimonio con un uomo ricco e controllato dall 'opinione pubblica, osa oggi fare con i suoi due pupi, usciti forse dall'orecchio visto che il convenuto non ebbe mai con essa dei rapporti coniugali come si è soliti tra sposi, quei suoi due pupi che essa brandisce come gli sporchi corpi del reato delle proprie intime esi­ genze? Questi corsivi sono tutti nostri, e il linguaggio rivoltante che essi sottolineano; l'abbiamo chiesto in prestito alla querelante e ai suoi avvo­ cati, i quali, prima di tutto, cercano di contrapporre a questo uomo pieno di vita il più ripugnante luogo comune che ricorre nelle riviste per idioti, l'immagine della mamma che chiama papà il suo legittimo amante, e ciò al solo scopo di riscuotere da quest'uomo una tassa che neanche lo stato più esigente si

è mai sognato, una tassa! che pesa prima di

tutto sul suo genio, che tende anzi a privarlo del suo genio e, in ogni caso, a gettare il discredito sul modo preziosissimo di esprimersi. I motivi della signora Chaplin dipendono da cinque capi principali: l . questa signora è stata sedotta; 2. il corruttore ha voluto farla abortire; 3. si è deciso a sposarsi solo perché costretto e obbligato, e con l 'intenzione di divorziare; 4. per questo egli l'ha costretta a subire un trattamento ingiusto e crudele in base a un piano ben preciso; 5.

la fondatezza di queste accuse è dimostrata dall'immoralità dei di­

scorsi che abitualmente fa Charlie Chaplin e dalle sue teorie sulle cose anche più sacre. Il reato di seduzione è di solito un concetto molto difficile da definirsi, perché ciò dhe costituisce reato non è altro, per l'esattezza, che una semplice circostanza connessa con la seduzione. L'infrazione nella quale le due parti sono consenzienti, e una sola responsabile, si complica ancora di più per il fatto che è impossibile umanamente dimostrare in quale misura ci siano state iniziativa e provocazione da parte della vittima. Ma nel nostro caso l'innocente è cascata bene; se è vero che il corruttore non aveva l'intenzione di farle fare un bel matrimonio, non

è men vero che è stata lei, con tutta la sua ingenuità, ad avere il soprav-

z Per esempio.

1927

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vento su quest'essere demoniaco. Non si può non stupirsi dinanzi a tanta perseveranza, a tanto accanimento in una persona così giovane, così inerme. A meno che non abbia pensato che il solo mezzo per diven­ tare la moglie di Charlie Chaplin fosse quello prima di tutto di andare a letto con lui e poi... ma allora non parliamo più di seduzione, si tratta di un affare, con i suoi vari rischi, quello dell'abbandono, quello della gravidanza. Sollecitata allora ad affrontare un'operazione che essa definisce crimi­ nale, l'infelice, incinta al momento del matrimonio, rifiuta di sposarsi per ragioni che vale la pena di esaminare. Si rammarica perché il suo stato è noto al pubblico, perché il suo fidanza to ha fatto di tutto per renderlo tale. Contraddizione evidente: chi ha interesse a tale pubblicità, chi non vuole ricorrere al solo mezzo per impedire ciò che rappresenta uno scandalo in California? Ma ora la vittima è bene armata, potrà ripetere, rendere noto che si è voluto farla abortire. Ecco un argomento determm ante; neanche una parola del criminale che è implicato in questo atto, il quale è un grande ,errore sociale, legale e morale e per ciò stesso ripugnante, terrificante, contrario agli istinti della madre (la querelante)

e al suo senso del dovere materno relativo alla protezione e alla preser­ vazione, neanche una parola di Charlie Chaplin sarà dimenticata. � stato

annotato tutto, le frasi con il loro carattere familiare, le cjrcostanze, le date alle volte; dal giorno in cui la futura signora Chaplin ha pensato per la prima volta a vantarsi dei suoi istinti, ad atteggiarsi a monumento della normalità, eccola, nonostante abbia continuato, prima di essere legalmente sposata, ad amàre, lo sottolinea lei stessa, il fidanzato, pur con le sue orrende proposte, eccola cambiata in spia d ell'intimità, eccola che scrive il diario del suo martirio, che tiene il conto esatto delle lacrime versate. Il lerzo motivo a cui mette di fronte il marito non si dovrebbe applicare a lei al primo capo? Ha contratto matrimonio con il fermo proposito di uscirne, ma ricca e stimata? In quante al quarto punto cioè quello riguardante il trattamento subito durante il matrimonio dalla signo­ ra Chaplin, esaminiamolo in tutti i particolari: è il frutto di un tentativo di corruzione da parte di Charlie Chaplin oppure la conseguenza naturale dell'atteggiamento abituale di una donna che fa collezione di lagnanze, le cerca e ne è contenta? Notiamo di passata una lacuna: la signora Chaplin omette di indicare la data a partire dalla quale essa ha cessato di amare il marito. Ma forse- lei l'ama ancora. A sostegno di quanto afferma, essa riferisce, cQme altrettante prove morali dell'esistenza del piano esposto nelle altre parti della denuncia, i discorsi di Charlie Chaplin, in base ai quali ogni onesto giudice ame­ ricano non può più considerare il convenuto come un uomo, ma come un sacripante e un « uoino cattivo » . A nessuno possono sfuggire la cattiveria e l'efficacia di una tale manovra. Ed ecco che le idee di Charlot, come si dice in Francia, sugli argomenti più scottanti ci vengono di colpo riferite, e in maniera così diretta che non può non apparirci illuminata

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Documenti surrealisti

da una luce singolare la moralità di quei film che abbiamo visto con estremo piacere e con un interesse quasi senza pari. Un rapporto ten­ denzioso, soprattutto nello stato di stretta sorveglianza in cui il pubblico americano mira a tenere i suoi beniamini, può, ne è una prova l'esempio di Fatty Arbuckle, rovinare un uomo da un giorno all'altro. f: la carta giocata dalla nostra buona sposa: succede, però che le sue rivelazioni acquistano un valore diverso, un valore che lei non sospettava. Credeva di denunciare il marito, quella stupida, quella carogna. E invece ci fornisce solo una testimonianza della grandezza umana di un essere spiri­ tuale che, pensando con chiarezza, con esattezza, una grande quantità di cose mortali nella società in cui tutto, la vita e perfmo il genio, lo hanno confinato, ha trovato il modo di dare un'espressione perfetta e viva al suo pensiero senza tradirlo, un'espressione il cui humour e la cui forza, la cui poesia insomma acquista d'improvviso ai nostri occhi una immensa prospettiva se vista alla luce della piccola lampada borghese che agita sopra di lui una di quelle sgualdrine con cui si fanno in ogni paese le buone madri, le buone sorelle, le buone mogli, queste impestatrici, questi parassiti di tutti i sentimenti e di tutti gli amori. Considerato che durante la coabitazione della querelante con· il conve­ nuto, il convenuto ha dichiarato alla querelante in occasioni troppo nume­ rose perché si possa specificar/e con un maggior numero di particolari mi­ nuziosi e con maggiore certezza, di non essere un sostenitore dell'usanza del matrimonio, di non potere tollerare l'obbligo convenzionale che deriva dalle relazioni matrimoniali e di credere che una donna può onestamente dare dei figli a un uomo anche fuori dal matrimonio; considerato che egli ha anche messo in ridicolo e schernito l'attaccamento e la fedeltà della querelante ai principi morali e sociali che sono di norma dal punto di vista del matrimonio, nonché le relazioni tra i sessi e la procreazione dei figli, e che tiene in poco conto le leggi morali e le regole relative ad essa (da questo punto di vista, il convenuto disse un giorno alla que­ relante che una certa coppia aveva avuto cinque figli senza essere sposati, e aggiunse: «Per un uomo e una donna è proprio il modo ideale per vivere insieme ))) , ed ecco per noi una lezione edificante sul punto essen­ ziale della famigerata immoralità di Charlot. C'è da osservare che certe verità semPlicissime passano ancora per mostruosità. C'è da augurarsi che tale nozione si diffonda, dato che si tratta di una nozione meramente umana, una nozione che si illumina qui del prestigio personale di colui che la incarna. Tutti, cioè tutti coloro che non sono né ipocriti né bigotti, la pensano così. Vorremmo proprio vedere se qualcuno osa sostenere, del resto, che un matrimonio contratto sotto la minaccia leghi in tutto e per tutto un uomo a una donna, pur considerando che questa gli ha dato un bambino. Venga pure a lamentarsi allora che il marito, quando rientra, va direttamente nella sua camera, riferisca pure, inorridita, che una volta è tornato a casa ubriaco, che non cenava con lei, che non la portava in società, perché tanto non c'è altro da fare che alzare le spalle.

1927

231

Eppure sembra che Charlie Chaplin, dopo tutto, pensi in buona fede a rendere possibile la vita coniugale. Ma non è fortunato, perché cozza contro un muro di stupidaggine. Tutto è criminoso per questa donna che crede o finge di credere che la sola sua ragion d'essere sia fabbricare marmocchi, che potranno a loro volta procreare. Bella idea della vita. « Che cosa vuoi fare ? Ripopolare Los Angeles? », le chiede lui, esaspe­ rato. Essa avrà quindi un secondo figlio dal momento che Io esige, ma che, dopo, lo lasci almeno in pace: non vuole saperne nulla della pater­ nità così come ·era stato del matrimonio. Invece, per fare piacere alla signora, dovrebbe andare a fare lo scemo con i pupi. Non è cosa per lui. Lo si vedrà sempre meno in casa. Lui ha un suo concetto dell'esi­ stenza; contro questo concetto ci si batte, lo si vuole demolire. Che cosa può tenerlo legato alla vita, con una donna che non vuole niente di tutto quello che a lui piace, e che l'accusa di minare e snaturare (i suoi) impulsi morali ... di rendere immorali i suoi principi di decenza, di degra­ dare il suo concetto delle cose morali, perché ha cercato di farle leggere dei libri in cui le cose del sesso venivano trattate con chiarezza, perché ha voluto farle incontrare certe persone che si comportavano con un po' di quella libertà di cui lei era una nemica ostinata. Ebbene, quanta cor­ tesia ancora da parte sua, quattro mesi prima della loro separazione, quando le propone di invitare in casa loro una ragazza che ha la nomea di darsi ad atti di perversità sessuale, dicendo alla querelante che avreb­ bero potuto divertirsi un mondo. È l'ultimo tentativo di acclimatare questa procreatrice meccanica, di assuefarla a un comportamento naturale nell'amore coniugale. La lettura, l'esempio, ha fatto appello a tutto per far capire a questa ignorante ciò che non riusciva a capire da sé. Dopo di che essa arriva a stupirsi degli scarti di umore in un uomo la cui vita con lei è diventata un inferno. « Stai attenta che non mi capiti un giorno di diventare improvvisamente pazzo perché ti ucciderò » ; non ha dimen­ ticato di far entrare tale minaccia nella lista degli indizi a carico, ma su chi ricade però la responsabilità? Perché un uomo possa così rendersi conto . di una tale possibilità, la pazzia, l'assassinio, non deve forse essere stato sottoposto a un trattamento in grado di suscitare la pazzia, di im­ plicare l'assassinio? E anche durante i mesi in cui la malvagità di una donna e il rischio dell'opinione pubblica lo costringono a recitare una commedia insopportabile, egli resta, pur nella su a gabbia, un uomo vivo, un uomo il cui cuore non è morto. (( Sì, è vero )) disse un giorno, (( sono innamorato e non mi importa ' che lo si sappia, andrò a trovarla quando vorrò, che piaccia o non piaccia a lei, signora; io non amo lei, con lei vivo solamente perché ho dovuto sposar/a. » Ecco qui il fondo morale di questa vita, ecco qui che cosa questa vita difende: l'amore. In tutta questa faccenda Charlot appare veramente come il difensore dell'amore, e unicamente e solamente del­ l'amore. Dirà alla moglie che la donna che ama è meravigliosa, vorrà fargliela frequentare, ecc. Questa franchezza, questa onestà, tutto quanto

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Documenti surrealisti

c'è di stupendo al mondo, tutto diventa ora un argomento contro di lui... Ma l'argomento supremo è il paio di figli nati contro sua voglia. Anche in questo caso l'atteggiamento di Charlie Chaplin è chiaro. Due volte ha pregato la moglie di abortire. Le ha detto la verità: è una cosa, che si fa, altre donne la fanno, l'hanno fatta per me. Per me vuoi dire non per riguardo della gente, per comodità, ma per amore. Con la signora Chaplin era proprio inutile fare appello all'amore. La signora ha voluto i suoi figli solo per mettere in evidenza che: « il convenuto non ha mai manifestato un interesse veramente normale e paterno né alcun affetto », ci preme segnalare questa squisita distinzione, « per i due figli minori della querelante e del convenuto » . I pupi! Per lui essi rappresentano forse solo un concetto connesso con la sua schiavitù, mentre per la madre sono la fonte di continue rivendicazioni . Lei vuole fare costruire per loro un'ala attigua alla casa coniugale. Charlot non vuole: Ottimo musicista, suonò per qualche tempo un liuto elementare sotto le finestre del partito comunista, ne ricevette dei mattoni in testa, e ripartì deluso, esacerbato, maestro, per andare a cantare nelle corti d'amore. Non riusciva a giocare senza barare, barava per altro malissimo e si metteva, per nasconderle, le palle da biliardo nelle maniche; quando gli cadevano per terra con un rumore sgradevole dinanzi ai suoi fedeli imbarazzatissimi, diceva che era lo humour. Era un grande galantuomo, si metteva alle volte il tocco di giudice sopra il kepì e faceva della morale o della critica d'arte, ma difficil­ mente riusciva a tenere nascoste le cicatrici che gli aveva fatto l'uncino strappafinanze della pittura moderna. Un giorno gridava contro i preti, il giorno dopo si credeva vescovo o papa ad Avignone, comperava un biglietto per andare a vedere e ritor­ nava qualche giorno dopo più rivoluzionario che mai e il Primo maggio si metteva subito a versare lacrimoni di rabbia perché non aveva trovato un tassì per attraversare piace Bianche. Era anche molto sensibile: per un ritaglio di giornale rimaneva chiuso in casa per otto giorni e sputava, sputava dappertutto, per terra, sugli amici, sulle mogli degli amici. E spesso gli amici lo lasciavano fare, troppo innamorati per protestare. Sputava anche su Poe e Dufayel. Non era molto deciso, sputava sulla cena se questa non era pronta in orario, si lasciava andare a collere terribili alla vista di una scatola di sardine, era lugubremente spassoso, penoso da vedersi ma sempre molto dignitoso. Alle volte la stupidità gli adombrava il viso. Lui sospettava la cosa perché era furbo, e allora si metteva a riparo dietro le maiuscole: Amore, Rivoluzione, Poesia, Purezza. Il suo chierichetto, Jean Genbach, un piccolo spretato che gli aveva dato le più grandi soddisfazioni, agitava il campanello e molti abbassavano anche la testa, ma qualcuno

1 Ancora. . . e sempre la più scandalosa del mondo.

1 930

271

che guardava vedeva dietro il tabernacolo Breton-Fregoli aggiustarsi la barba di Cristo occulto. Era una grande buffonata! Ahimè, il controllore del Palazzo dei Miraggi, il bigliettaio, il grosso Inquisitore, il Déroulède del sogno, non è più tra noi, non parliamone più. facques Prévert

Risposta di Breton Da pubblicare alla fine di marzo del 1930 nelle Éditions Kra, 20, rue Henri-Régnault André Breton

Secondo manifesto del surrealismo Rivisto e Aumentato

Prima

Dopo

Preoccupato della morale, vale a dire del senso della vita, e non del­ l'osservanza delle leggi umane, An­ dré Breton, col suo amore della vita esatta e dell'avventura, ridà il significato proprio alla parola « re­ ligione � .

E l'ultima vanità di quel fantasma sarà quella di puzzare eternamente tra le puzze del paradiso promesso alla prossima e sicura conversione dell 'intrigante André Breton.

Prima

Dopo

Caro amico, la mia ammirazione per Lei non dipende da una per­ petua sollevazione delle sue « vir­ tù » e dei suoi torti.

Il secondo manifesto non è una rivelazione, ma un bel successo. Non si può far di meglio nel ge­ nere ipocrita, traditore, leccapiedi, collotorto, e, per farvela breve, nel genere poliziotto e pretesco.

Robert Desnos Un cadavre, 1930

Robert Desnos « lntentions »

Georges R ibemont-Dessaignes « Variétés »

Georges Ribemont-Dessaignes Un cadavre

Prima Mio caro Breton, può darsi che io non torni più in Francia. Questa se.ra ho insultato tutto quanto Lei può insultare. Sono ucciso. Mi cola il sangue dagli occhi, dalle narici

Dopo

Mi farebbe piacere vederti perdere sangue dal naso. Georges Limbour dicembre 1929

272

Documenti surrealisti

e dalla bocca. Non mi abbandoni. Mi difenda.

Georges Limbour 21 luglio 1924

Arrivo Parigi . Grazie Limbour

23

luglio

1924

Prima

Dopo

... So esattamente quello che ti de­ vo e so anche che sono state le nozioni che mi hai trasmesse nel corso delle nostre conversazioni a permettermi di arrivare a queste constatazioni. Seguiamo strade as­ solutamente parallele. Vorrei che tu credessi sinceramente che la mia amicizia per te non è una que­ stione di sorriso.

Era l'integro Breton, il fiero rivo­ luzionario, il severo moralista. Eh sì, una buona lana. Esteta da cor­ tile, questo animale a sangue fred­ do non ha mai portato in qualsiasi cosa altro che la più nera confusione.

·

Jacques Baron Un cadavre

facques Baron

( 1929)

Prima

Dopo

Sono tra gli amici di André Breton grazie alla fiducia che mi accorda . Ma non è fiducia. � una grazia. Ve l'auguro. � la grazia che vi auguro.

Quanto alle sue idee, non credo che nessuno le abbia mai prese sul serio, tranne alcuni critici compia­ centi che adulava, qualche scolaret­ to sul declino, e qualche partorien­ te in vena di mostri.

«

Roger Vitrac Le journat du peuple »

Roger Vitrac Un cadavre

La prima versione di questo manifesto è stata pubblicata nel n. 1 2 della « Révolution surréaliste » (Librairie José Corti, 6, rue d e Clichy, Parigi, IX•).

Articolo di Robert Desnos sul « Secondo Manifesto ». Terzo manifesto del surrealismo Il povero Breton viene fortemente maltrattato, senza che si capisca chiaramente che cosa abbia potuto fare. Noel Sabord .(Recensione di Un cadavre, « Paris-Midi » , 23 gennaio)

Robert Desnos A vendo André Breton dato il nome di Secondo manifesto del surrealismo a una raccolta di pettegolezzi e di calunnie, è con piacere che oggi, su

1930

richiesta del « Courrier littéraire punto divenuta inevitabile.

»,

273

mi assumo l'incarico di una messa

a

Dopo cinque anni di un'amicizia totale seguiti da tre anni di silenzio, ho dovuto, collaborando a Un cadavre, rivelare tutto il disprezzo che uvevo per André Breton. Non senza sforzi sono giunto a questo punto, non senza tentare di ingannare me stesso. Capita così con le vecchie umanti il cui potere dipende più dall 'abitudine che dall'amore che ispirano. Visto che André Breton non ha saputo rispettare i l prudente si lenzio che consigli avano le sue azioni, mi vedo oggi costretto a rivelare le ragioni della nostra rottura. Sicuro della sua amicizia, ho confidato un segreto a André Breton. Egli l'ha tradito. Di questo tradimento mi ha dato la sua parola d'onore di non conoscere l'autore, poi parecchi mesi dopo, mi ha confessato tutto c

mi ha chiesto perdono.

Quando la stima e la fiducia non esis tono più, non si può più parlare di amicizia. Presi uno per uno, gli errori di quest 'uomo di lettere sembrerebbero veniali. Sarebbero perfino trascurab ili se Breton confessasse una volta per tutte di non essere se non un « uomo di penna » . Si capirà meglio così come la loro somma sia una ragione di separazione e una prova della sua malafede. André Breton ha accusato Philippe Soupault di un certo numero di bassezze. Poneva la questione di fiducia, proprio come Poincaré o Tar­ dieu, quando gli venivano richieste delle prove, eppure, l'anno scorso, confessava a Prévert che nulla l'autorizzava ad accusare Soupault di qualcosa. Stesso identico caso con Roger Vitrac, accusato di non si sa quale macchinazione, senza prove, senza moti vi, in assoluta malafede. Sento e vedo ancora Breton che mi dice: « Caro amico, perché fa del

giornalismo? ! trova facilmente André Breton nel fuoco i libri

stupido. Faccia come me, sposi una donna ricca. Si ». detesta �luard e l a sua poesia. H o visto Breton buttare di �luard. ! vero che quel giorno il poeta dell'Amour,

della Poésie non aveva voluto prestargli 1 0.000 franchi. . . se Breton non gli avesse firmato in cambio delle cambiali. Perché continua ad essergli amico e a elogiarne l'opera? Perché l!luard, nonostante si dica comunista, fa il lottizzatore, e perché il denaro degli acquitrini venduti agli operai serve per comperare quadri e oggetti africani che sono commerciabili, sia gli uni che gli altri. André Breton detesta Aragon sul quale va inventando e raccontando

infamie. Perché lo tratta con riguardo? Perché di lui ha paura e perché sa bene che una rottura con lui sarebbe il segnale della sua fine. André Breton si era irritato un tempo con Tristan Tzara per un motivo precisissimo, cioè perché alla rappresentazione del Coeur à barbe il capo­ fila del dadaismo ci aveva fatto arrestare. Breton lo sa. L'ha visto e

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Documenti surrea/isti

sentito bene quanto me indicarci agli agenti. Perché si è riconciliato? Perché Tristan Tzara acquista feticci africani e quadri che poi Breton vende. In un articolo sulla pittura, André Breton rimproverara a Joan Miro ·di avere incontrato il denaro sulla sua strada. Eppure è stato lui, André Breton, a rivendere il quadro Terres labourées a sei o ottomila franchi, dopo averlo comperato per cinquecento franchi. Mir6 ha incontrato il denaro, ma Breton l'ha intascato. Serio come un papa, pieno di dignità come un mago, puro come Eliacin, André Breton scrisse Le surréalisme et la peinture. :t curioso comunque constatare come i soli pittori di cui parli bene senza restrizioni siano quelli con i quali gli è possibile fare degli affari. Nel dicembre del 1 926, mentre discutevamo sulla adesione o meno al partito comunista, André Breton tentava di farmi passare per un vigliacco; perché, invece di realizzare dei guadagni sulle opere dei pit­ tori, facevo il leccapiedi in giornalismo. Egli esigeva da tutti l'impegno a non collaborare con le riviste borghesi. Sei settimane dopo, conse­ gnava alla rivista « Commerce » un testo scritto da lui « perché », diceva « è pagato bene » . Anche lui, che ha rimproverato con tanta leggerezza a Man Ray i suoi rapporti con il visconte di Noailles, accarezzava, .l'anno scorso, la speranza di fare pagare al visconte la « Révolution surréaliste » . Ciò nonostante, Breton continuerà sempre a sostenere che André Masson è un venduto perché ha lasciato pubblicare un testo di Limbour sulla sua opera nella rivista tedesca « Querschnitt ». :t meglio vedere in questa contraddizione solo una ri'(alità d'affari tra mercanti d'arte. lo, per parte mia, non vedrei niente di male nel fatto che Breton « si guadagni da vivere » in questo o in un altro modo se avesse però la compiacenza di riconoscere che il denaro ha nella sua esistenza una parte importante quanto almeno l 'ha nell'esistenza degli altri e se non avesse sempre in bocca e sulla penna la parola bigotta di « purezza » . Passi, s e fosse puro lui. Ci sono persone, originali e viziose, che hanno un certo gusto per quella cosa immonda che si chiama verginità ma­ schile. Ora, tra verginità maschile e purezza c'è la stessa differenza che passa tra culo e camicia. Ma Breton, prima di tutto, è un uomo di lettere. Non ha mai creato niente. Tutta la sua attività si basa sulla critica letteraria o artistica, il che mi sembra la cosa più superflua della letteratura. Perché è necessario che miri a passare per un campione di moralità, un esempio di vita? Perché a un tale atteggiamento sono connessi vantaggi materiali. Breton che trae degli utili dal surrealismo non è diverso dal papa che percepisce, a proprio vantaggio, l'obolo di san Pietro. Potrei continuare all'infinito il racconto di questi fatti che, uniti ai gravi difetti di carattere (insulti nei confronti delle donne dei suoi amici, gusto per l'autorità spinta fmo alla scelta degli aperitivi e altre azioni

1930

275

altrettanto ridicole), finiscono non solamente con lo stancare ma anche col rendere odioso un personaggio. In definitiva Breton è un essere spregevole perché la sua vita e le sue azioni non vanno d'accordo con le idee che dice di difendere; perché è un ipocrita, un vigliacco, un affarista (cfr. lettere ai critici perché si parli dei slioi libri) e perché la sua attività si è sempre sviluppata in senso contrario alla vita, all'uomo e alla verità. Finisco quindi con queste storie da corridoio per le quali il nostro uomo ha più inclinazione di quanta non ne abbia io (i suoi libri ne sono pieni), ma potrei raccontarne a dozzine. Il tono scadente della sua risposta al Cadavre dice molto d'alt ronde sullo smarrimento a cui va incontro quando gli si parla in maniera decisa. Che cosa prova il fatto che nel t 923 io abbia scritto le lodi di Breton e che nel 1930 passi agli insulti se non che ho cambiato opinione? Per parte mia, ritengo di avere voluto bene a un porco . Non c'è d'altronde bisogno che ritiri fuori qualche scritto di carattere confidenziale perché mi si capisca. Se si rileggono Les pas perdus, Nad;a, Le premier manifeste, Clair de terre, ecc., si può vedere che cosa pensasse di me Breton prima dello squarcio di malafede che ha dedicato a me nel Second manifeste. Che mi importa se dice che i miei alessandrini sono sbagliati, pieni di zeppe e vuoti? t una disputa da pedanti. Che mi importa ·se dice che mi prendo per Victor Hugo e Robespierre? Penso che sia a corto di ingiurie. In ogni caso è meglio che prendersi per papa (cfr. Prefazione a Satan à Paris di Gengenbach, e il Second manifeste du surréalisme). Ma c'è un momento in cui colgo il mio Breton nel suo aspetto di furbo matricolato, ed è quando mi accusa di avere scritto, nell'articolo Les mercenaires de l'opinion, l'apologia di Clemenceau. Questa è una bugia così flagrante che basta leggere l'articolo incriminato (rivista « Bifur )) , n. 2, p. 1 65). Perché non dice anche, dato che c'è, che sono un pede­ rasta, un oppiomane e un massone? 1 Ci sarebbe molto da dire sul puritanesimo, sul protestantesimo di Breton. Non condanna forse l'uso degli alcolici? Sì, ma lui li beve, e così si spiegherebbe benissimo il suo cara l!ere, se si pensa all'azione esercitata sul suo pensiero dalla cirrosi epatica. Ancora una volta si ritrova in lui il rivoltante conformismo religioso. Ma non a questo si deve circoscrivere la controversia. Io non condi­ vido le idee di Breton, questo prete che non ride mai, che non sa che cosa sia ridere, tanto è divorato dall 'invidia . Condanna in blocco il teatro perché è incapace di farlo. Borghese più di chiunque altro, ha sempre in bocca la parola rivoluzione non perché gli venga dal cuore, ma

1 «

Desnos

� dice lui

«

è un tipo

« Come Intossicato? Si droga? » « S I , beve liquori. •

losco.

(Conversazione privata riportata da



Il un intossicato. &

Le courrier li1!émre

»,

I

IJUirzo

1930).

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Documenti surrealisti

perché il boccone è così difficile da ingoiare per la sua debole gola che lo stomaco lo ributta fuori. Breton è il tipo di personaggio che vive non sull'atto rivoluzionario ma sull'idea di rivoluzione. Ai primi disordini è il tipo che parte per Coblenza. Ecco qui dunque questo poeta impotente, questo critico, questo truffa­ tore di idee (e credetemi, vi prego, lui sa come darla a bere), questo sofista, in presenza di Lautréamont. Ah, potete star certi che lui non perde la bussola. Una frase, una sola proposizione di Lautréamont l'ha colpito : il diritto di contraddirsi, e vi posso garantire che se ne è servito parecchio. Questo diritto umano e legittimo si è trasformato in lui in diritto alla ipocrisia, alla restrizione mentale. Gesuita! Da qui a volere sfruttare il surreale, a osare dire che esiste, c'è solo il passo che separa la menzogna dall 'abuso di fiducia. Io che un po' di diritto a parlare del surrealismo ce l'ho, dichiaro qui che il surreale esiste solo per i non surrealisti. Per i surrealisti, c'è solo una realtà unica, intera, aperta a tutti. Forse Breton non è l'essere sospetto che ho or ora denunciato e le cui stesse idee basterebbero a condannare? Credere al surreale vuoi dire tornare a lastricare la strada che porta a Dio. Il surrealismo, così come è stato formulato da Breton, è uno dei più gravi pericoli che si possa far correre al libero pensiero, la trappola più insidiosa in cui si possa far cadere l'ateismo, un eccellente contributo a una rinascita del catto­ licesimo e del clericalismo. E qui proclamo che André Breton è stato tonsurato dalla mia mano, destituito nel suo convento letterario, che la sua cappella è stata adibita ad altro uso, e che il surrealismo inoltre è diventato di dominio pubblico, a disposizione degli eresiarchi, degli scismatici e degli atei. Ed io sono un ateo. Robert Desnos ·

Liquidata la crisi del 1929, pur riservandosi di esplorare il terreno che gli appartiene, il surrealismo afferma di non avere altra linea di condotta all'infuori di quella dell'Internazionale comunista. Testo di un telegramma mandato a Mosca in risposta alle apprensioni formu­ late dall'Ufficio internazionale della letteratura rivoluzionaria. Quello stesso anno, la rivista " La Révolution surréaliste » diventa > una dichiarazione in cui l'ultimo dei clowns si abbandonava a commenti deliranti su Un chien andalou, e prendeva a pretesto la sua ammirazione per scoprire un'identità tra l'ispirazione del film e la sua poesia. Eppure non c'è alcuna possibilità di confusione. Ma qualunque sia lo steccato con cui si circonda un terreno, apparentemente già ben difeso, ci si accorge che la spazzatura non ci ha messo molto a inva­ derlo. Quantunque basti, ora, che un libro, un quadro, un film conten­ gano in sé i modi aggressivi propri a scoraggiare la truffa, noi conti­ nuiamo, ·nonostante tutto, a pensare che la provocazione sia una precau­ zione come un'altra e, su questo piano, nulla manca all'Età dell'oro per deludere chiunque speri di trovarvi comodamente di che cibarsi. Se lo spirito scandalistico che in esso ci ha offerto Bufiuel, non per capriccio premeditato, ma per ragioni · che, da una parte, sono personali e, dall'altra, sono implicite nel proposito di tenere per sempre lontani i curiosi, gli appassionati, i buffoni, gli esegeti che cercheranno in ciò un 'occasione per esercitare le loro più o meno buone capacità discorsive, se un tale spirito è riuscito, questa volta, nell'intento a cui mira, lo potremmo considerare libero da ogni altra ambizione. Spetta ai professionisti della critica essere più esigenti e porre dei problemi a proposito di questo film, sul soggetto, sulla tecnica, sull 'introduzione della parola. Non ci si aspetti da noi che forniamo argomenti per alimentare la loro contro­ versia sull'opportunità del silenzio e del rumore e che teniamo in vita così una disputa vana e risolta quanto quella del verso classico e del verso libero. Saremo sempre troppo sensibili a ciò che, in un'opera o in un essere, lascia a desiderare, per interessarci tanto alla perfezione, a una idea della perfezione, qualunque sia la sua origine, qualunque sia il progresso da cui essa sembri procedere. E, per la verità, non è questo il problema affrontato da Bufiuel, ma si può parlare di problema nei confronti di un film in cui niente di ciò che ci agita viene eluso e resta in sospeso? Dell'interminabile bobina di pellicola impressionata, proposta fino ad oggi ai nostri sguardi e oggi svanita nel nulla, alcuni frammenti della quale non furono altro che il divertimento di una serata da pas­ sare, e certi altri un motivo di prostrazione o di inconcepibile cretiniz­ zazione, e certi altri ancora il motivo di una breve e incomprensibile esaltazione, che cosa ricordiamo se non la voce dell'arbitrario udita in alcune commedie di Mack-Sennett, quella della sfida in Inter·mezzo, quella di un amore selvaggio in Om bre bianche, quella di una speranza e di una disperazione egualmente illimitate nei film di Chaplin? A parte ciò, nulla, all'infuori dell'invincibile appello alla rivoluzione della Coraz­ zata Potemkin. Nulla, all'infuori del Chien andalou e dell'Age d'Or che si collocano al di là di tutto quanto esiste. Largo dunque a quest'uomo che percorre il film da un capo all 'altro, con tracce di polvere e di calcinacci sui vestiti, indifferente a tutto quanto non sia unicamente il

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pensiero di quell'amore che lo permea e lo guida, e attorno al quale si organizza e gravita il mondo, questo mondo con il quale non sono possi­ bili accomodamenti di sorta e al quale, una volta ancora, noi apparte­ n iamo solo nella misura in cui insorgiamo contro di esso.

Aspetto sociale. Elementi sovversivi Bisognerà cercare un cataclisma di tempi ormai remoti per potere trovare qualcosa a cui comparare i tempi moderni. Bisognerà probabilmente risalire al crollo del mondo antico. La curiosità che ci spinge verso queste epoche di grandi sconvolgimenti, molto simili, fatte le debite riserve, a quella in cui viviamo, preferirebbe ritrovare di quel tempo qualcosa di diverso dalla storia. Ahimè, il cristianesimo è tutto pieno del suo cielo dove non c'è niente che non abbiamo visto prima sul soffitto del ministero degli interni o sulle rocce che sono in riva al mare. Per questo le tracce lasciate sulla retina dell'occhio umano dalla lancetta di un grande sismografo mentale non mancheranno mai di rivestire, a meno che non spariscano con tutto il resto nel nulla della società capi­ tal istica, un 'importanza eccezionale, per coloro a cui importa prima di tutto di determinare il punto critico in cui le « parvenze >> prendono il posto delle realtà, dipende dalla volontà degli uomini che il sole tra­ monti una volla per sempre. Proiettato in un momento in cui le banche saltano in aria, in cui scoppiano le rivolte, i cui i cannoni cominciano ad uscire dagli arsenali, l Age d'Or dovrebbe essere visto da tutti quelli che non sono ancora preoccupati dalle novelle che la censura lascia pubblicare sui giornali. È un complemento morale indispensabile alle apprensioni della borsa e che avrà un effetto direttissimo proprio per il suo carattere surrealista. Non c'è, infatti, affabulazione nella realtà. Si pongono le prime pietre, le convenienze si trasformano in dogma, i poli­ ziotti picchiano come fanno tutti i giorni, così come anche tutti i giorni si verificano incidenti di vario genere nel seno stesso della · società bor­ ghese che sono accolti con la massima indifferenza. Questi incidenti che, come si potrà notare, nel film di Buiiuel appaiono lìlosoficamente puri, indeboliscono la capacità di resistenza di una società in putrefazione e che cerca di sopravvivere utilizzando preti e poliziotti come unico mate­ riale di sostegno. Il pessimismo finale espresso dal seno stesso della classe dirigente dopo la disintegrazione del suo ottimismo, diviene a sua volta una potente forza di decomposizione di detta classe, assume il valore di una negazione, affermandosi subito nell'azione antireligiosa e quindi rivoluzionaria dato che la lotta contro la religione significa anche lotta contro il mondo. Il passaggio dallo stato all'azione da parte del pessi­ mismo viene determinato dall'amore, principio del male nella demono­ logia borghese, al quale bisogna sacrificare tutto: situazione, famiglia, onore, ma il cui fallimento introduce nell'organizzazione sociale il senti­ mento della rivolta. Un processo simile si può osservare nella vita e '

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nell'opera del marchese de Sade, contemporaneo dell Age d'Or e della monarchia assoluta, vita e opera stroncate dall'implacabile repressione fisica e morale della borghesia trionfante. Non per caso quindi il film sacrilego . di Buiiuel è un'eco delle bestemmie urlate dal divin marchese attraverso le sbarre delle prigioni. Resta ovviamente da indicare il dive­ nire di tale pessimismo nella lotta e nel trionfo del proletariato che rappresenta la decomposizione della società in quanto classe partico­ lare. Nell'era della « prosperità », il valore d'uso sociale dell'Età dell'oro deve stabilirsi in base alla soddisfazione del bisogno di distruzione negli oppressi e forse anche in base all'incoraggiamento delle tendenze maso­ chiste negli oppressori. Contro ogni minaccia di soffocamento, questo film sarà utilissimo, pensiamo, per far scoppiare cieli sempre meno belli di quelli che esso ci fa vedere in uno specchio. '

Maxime Alexandre, Aragon, André Breton, René Char, René Crevel, Salvador Dali, Paul Eluard, Be­ njamin Péret, Georges Sadoul, André Thirion, Tristan Tzara, Pierre Unik, Albert Valentin

· Questionario I . Che cosa pensate del divieto di proiezione del film L'Age d'Or da parte della polizia in seguito alla manifestazione della lega della « Gio­ ventù patriottica » e della lega antiebraica avvenuta il 3 dicembre 1 930 nello studio 28? I I . Da quando in Francia non si ha il diritto dt mettere seriamente in questione la religione, i suoi fondamenti, i costumi dei suoi rappresen­ tanti, ecc.? Da quando la polizia è al servizio dell'antisemitismo? Dal momento che l'intervento della polizia era un'approvazione del pogrom della lega della « Gioventù patriottica )) , vuoi essere un incorag­ giamento all'instaurazione dei metodi fascisti in Francia? Si deve interpretare questo intervento come un'autorizzazione concessa anche a coloro che considerano oltraggiosa la propaganda religiosa allo scopo di interromperne con ogni mezzo le manifestazioni (film di propa­ ganda cattolica, pellegrinaggi a Lourdes e a Lisi�ux, fucine di oscuran­ tismo quali La Buona Stampa, Congregazione dell'Indice, chiese, ecc ... perversione della gioventù in patronati e in manovre militari, prediche alla radio, negozi di crocefissi, madonne, corone di spine)? I I I . Il fatto che L'Age 'd'Or sia stato vietato costituisce un semplice abuso di potere, ancora una volta, da parte della polizia oppure è una prova dell'incompatibilità del surrealismo con la società borghese? Come riconoscimento di questa incompatibilità si deve considerare il fatto che, dopo che un gruppo di giovani borghesi ha distrutto alcuni

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quadri surrealisti e rubato alcuni libri surrealisti, dopo che i giornali

borghesi hanno pubblicato una lettera provocatoria firmati! Le Provost « Le Surréalisme 1 1 1 1 scrvice de la Révolution )) e al saccheggio della sede di questa rivista, lu loro polizia abbia vietato un film surrealista, così come vieta i film sovietici, cosi come la polizia di Hitler ha vietato in Germania All'ovest dc Launay e incitato alla repressione contro la rivista

11 ier1te di nuovo?

l V. Il ricorso alla provocazione per legittimare un 'ulteriore intervento ddla polizia non è il segno della fascistizzazione? Essendo l'intervento stato effettuato con il pretesto di proteggere l'in­

fanzia, la gioventù, la famiglia, la patria e la religione, si può per un

istante sostenere che questa evidente fascistizzazione non ha lo scopo di distruggere tutto quanto tende a opporsi alla guerra che sta per

scoppiare? E in maniera specialissima alla guerra contro l'Urss?

Maxime Alexandre, Aragon, André Breton, René Char, René Crevel, Salvador Dali, Paul Eluard, Georges Malkine, Benjamin Péret, Man Ray, Georges Sadou(, Yves Tanguy, André Thirion, Tristan Tzara, Pierre Unik, Albert Valentin

N.B.

Le persone che, per un caso strano, fossero tentate di rispon­

dere a questo questionario sono pregate di scrivere a André Breton, 42,

ruc Fontaine, Parigi . JXc.

Retro della copertina di un catalogo di opere surrealiste pubblicate dalla casa editrice }osé Corti, 6, avenue de Clichy, Parigi IXe

na leggere

Da non leggere

Da leggere

Da non leggere

l ·:ruclito

Platone Virgilio San Tommaso

Lautréamont

Kraft-Ebing Taine Verlaine Laforgue Daudet

l .u l lo l o'! nmel

Agrippa Se ève Swift

Berkeley

l .u Mettrie Young H ousseau

l > iderot

Rabelais Ronsard Montaigne Molière La Fontaine

Voltai re

Rimbaud Nouveau Huysmans Caze ) arry Becque Allais Th. Flournoy Hamsun Freud Lafargue

Gourmont Veme Courteline Mme de Noailles Philippe Bergson Jaurès Durkheim

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Holbach Kant Sade Laclos Marat Babeuf Fichte H egel Lewis Arnim Ma turin Rabbe A. Bertrand Nerval Borel Feuerbach Marx Engels

Schiller Mirabeau

Lenin Synge Apollinaire Bern. de St. Pierre Roussel Léautaud Chénier Cravan Mme de Stael Picabia Reverdy Vaché Hoffmann Majakovskij De Chirico Schopenhauer Savinio Vigny Neuberg Lamartine Balzac Renan Com te Mérimée Fromentin Leconte de Liste Banville

Baudelaire Cros

Lévy-Briihl Sorel Claudel Mistral Péguy Proust D'Annunzio Rostand Jacob Valéry Barbusse Mauriac Toulet Malraux Kipling Gandhi Maurras Duhamel Benda Valois Vautel ecc . . . ecc ...

Volantino pubblicato in occasione dell'« Esposizione coloniale » di Vincennes.

Non visitate l'Esposizione coloniale Alla vigilia del primo maggio 1 9 3 1 e all'antivigilia dell'inaugurazione dell'Esposizione coloniale, lo studente indocinese Tao viene arrestato dalla polizia francese. Chiappe, per colpirlo, utilizza il falso e la lettera anonima. Si viene a sapere, dopo il tempo necessario a parare qualsiasi agitazione, che quell'arresto, dato come preventivo, non è che il preludio di una espulsione in Indocina.l Il delitto di Tao? Essere membro del partito comunista, che non è affatto un partito illegale in Francia, e avere osato una volta manifestare dinanzi all'Eliseo contro l'esecuzione di quaranta annamiti. L'opinione mondiale si è vanamente commossa per la sorte dei due condannati a morte Sacco e Vanzetti. Se Tao viene abbandonato all'ar­ bitrio della giustizia militare e della giustizia dei mandarini, non abbiamo 1 Abbiamo

creduto

compagni stranieri.

di

non

dovere

accettare,

per

questo

manifesto,

le

firme del

nostri

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più alcuna garanzia per la sua vita. Levare così bellamente il sipario era proprio quel che ci voleva, nel 1 93 1 , per l 'Esposizione di Vincennes. L'idea del brigantaggio coloniale (la parola era brillante e appena ubbastanza forte), quest'idea, che data dal X I X secolo, è di quelle che non hanno fatto la loro strada. Ci si è serviti del denaro eccedente per mandare in Africa, in Asia, navi, pale, zappe, grazie alle quali vi è finalmente laggiù di che lavorare per un salario, e questo denaro, lo si raffigura volentieri come un dono fatto agli indigeni. È quindi naturale, si sostiene, che il lavoro di quei milioni di nuovi schiavi ci abbia dato i mucchi d'oro che sono nelle riserve dei sotterranei della Banca di Francia. Ma che il lavoro forzato - o libero - presieda a questo mostruoso scambio, che gli uomini i cui costumi, quali cerchiamo di conoscere uttraverso testimonianze raramente disinteressate, è lecito ritenere siano meno pervertiti di noi, ed è dir poco, e forse illuminati come noi non lo siamo più sui veri scopi della specie umana, del sapere, dell'amore e della felicità umana, che tali uomini da cui ci distingue, se non altro, la nostra qualità di bianchi, e che noi, uomini senza colore, chiamiamo uomini di colore, siano costretti, per la sola potenza della metallurgia europea, nel 1 9 1 4 , a farsi bucare la pelle per un vilissimo monumento funebre collettivo - questa era del resto, se non andiamo errati, un'idea francese, rispondeva a un calcolo francese ecco che cosa ci consente di inaugurare, anche noi, a modo nostro, l'Esposizione coloniale, e di considerare come animali rapaci tutti gli zelatori di simile impresa. I Lyautey, i Dumesnil, i Doumer, che sono ai primissimi posti in questa medesima Francia del Moulin-Rouge, non si sono più limitati a un carnevale di scheletri. Alcuni giorni fa si è potuto leggere a Parigi un manifesto non lacerato in cui J acques Doriot era presentato come il responsabile dei massacri d'lndocina. Non lacerato. Il dogma dell'integrità del territorio nazionale, invocato per dare a quei massacri una giustificazione morale, è basato su un gioco di parole insufficiente a far dimenticare che non passa settimana senza che nelle colonie non si uccida. La presenza, sul palco dell'Esposizione coloniale, del presidente della repubblica, dell'imperatore deii'Annam, del cardinale arcivescovo di Parigi, di vari governatori e della soldataglia, di fronte al padiglione dei missionari, e a quelli della Citroen e della Renault, esprime chiaramente la complicità dell'intera borghesia nella nascita di un con­ cetto nuovo, particolarmente intollerabile: la « Grande Francia » . Per impiantare questo concetto-truffa sono stati costruiti i padiglioni della Esposizione di Vincennes. E ciò per dare ai cittadini della metropoli la coscienza di proprietari, la coscienza necessaria per udire senza battere ciglio l'eco delle fucilate lontane. Per annettere al fine paesaggio di Francia, a cui era stato già dato risalto prima della guerra da una can­ zone sulla capanna-bambù, una prospettiva di minareti e di pagode. A proposito, non abbiamo dimenticato il bel manifesto di recluta­ mento per l'esercito coloniale : una vita facile, negre con le lette grosse, -

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il sottufficiale elegantissimo nella sua divisa di tela, che se ne va a pas­ seggio in risciò, trainato dall'indigeno - l'avventura, la promozione. Nulla poi viene risparmiato per la pubblicità: un sovrano indigeno in persona verrà a battere la grancassa alla porta di quei palazzi di earta­ pesta. La fiera è internazionale, ed ecco come il fatto coloniale, fatto europeo, come diceva il discorso inaugurale, diventa fatto acquisito. Non dispiaccia allo scandaloso partito socialista e alla gesuitica Lega dei diritti dell'uomo, sarebbe un po' forte se noi distinguessimo tra il buono e il cattivo modo di colonizzare. I pionieri della difesa nazionale in regime capitalistico, con l'immondo Boncour in testa, possono essere fieri del luna park di Vincennes. Tutti coloro che si rifiutano di essere i difensori delle patrie borghesi, sapranno opporre al loro gusto per le feste e lo sfruttamento, l'atteggiamento di Lenin che, per primo agli inizi di questo secolo, ha riconosciuto nei popoli coloniali gli alleati del prole­ tariato mondiale. Ai discorsi e alle esecuzioni capitali, rispondete esigendo l'immediata evacuazione delle colonie e la denuncia dei generali e dei funzionari responsabili dei massacri nell'Anna m, nel Libano, nel Marocco e nel­ l'Africa centrale. André Breton, Paul �luard, Benjamin Péret, Georges Sadoul, Pierre Unik, André Thirion, R ené Crevel, Aragon, René Char, Maxime Alexandre, Yves Tanguy, Georges Malkine

Volantino sulle prime lotte in Spagna.

Al fuoco! Sii tollerante. Conserva fermamente la lua fede o la tua convinzione, ma ammetti che si abbia una fede o una convinzione diversa. Non fare nulla, non dire nulla che possa offendere la credenza di un altro uomo: è una cosa intima della coscienza umana, tanto delicata che sfiorandola si sciupa. Pau/ Doumer

A partire dal lO maggio 193 1 , a Madrid, Cordova, Siviglia, Bilbao, Ali­ cante, Malaga, Granada, Valencia, Algesiras, San Roque, La Linea, Cadice, Arcos de la Frontera, Huelva, Badajos, Jeres, Almeria, Murcia, Gijon, Teruel, Santander, La Corufia, Santa Fé, ecc., la folla ha incendiato le chiese, i conventi, le università religiose, ha distrutto le statue, i quadri che questi edifici contenevano, ha devastato gli uffici dei giornali cattolici, ha cacciato con urli i preti, i frati e le monache che ora passano in fretta le frontiere. Cinquecento edifici distrutti all'inizio non chiuderanno questo bilancio di fuoco. Opponendo a tutti i roghi eretti nel passato dal clero

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spagnolo la grande luce materialista delle chiese incendiate, le masse supranno trovare nei tesori di quelle chiese l'oro necessario per armarsi, per lottare e trasformare la rivoluzione borghese in rivoluzione proletaria. Per il restauro di Nostra Signora del Pilar a Saragozza, ad esempio, l a sottoscrizione pubblica d i venticinque milioni d i pesetas è già coperta pcr metà: si esiga questo denaro per i bisogni rivoluzionari e si abbatta il tempio del Pilar dove da secoli una vergine serve a sfruttare milioni d i uomini! Una chiesa in piedi, un prete che può ufficiare, sono altrettanti pericoli per la rivoluzione. Distruggere con ogni mezzo la religione, cancellare fin le vestigia di quei monumenti di tenebre dove si sono prosternati gli uomini, annien­ ture i simboli che un pretesto artistico cercherebbe invano di salvare dal �rande furore popolare, disperdere la pretaglia e perseguitarla nei suoi u l t i mi rifugi, ecco ciò che. nella loro comprensione diretta dei compiti r ivoluzionari , hanno intrapreso di loro iniziativa le folle di Madrid, Si viglia, Alicante, ecc. Tutto ciò che non sia violenza quando si tratta di •·cligione. di quello spaventapasseri che è Iddio, dei parassiti della pre­ �h iera. dei professori della rassegnazione, è paragonabile al patteggia­ mento con quel verminaio del cristianesimo che deve essere sterminato. Ciò che fu. per secoli e secoli , l'ausilio e il sostegno delle loro catto­ l idssime Maestà è oggi preda di una bella fiamma che speriamo si estenda u tutti i monasteri, a tutte le cattedrali di Spagna e del mondo. Già I 'Urss, dove centinaia di chiese sono state fatte saltare in aria con la d i namite. trasforma gli edifici del culto i n circoli operai, in capannoni per patate, in musei antireligiosi. La massa rivoluzionaria spagnola si è i mmediatamente rivolta contro l 'organizzazione dei preti che in tutti i l uoghi sono, insieme con la polizia e l'esercito, i difensori del capita­ lismo. Ma se prima cura della repubblica borghese è stata quella di d khiarare che il culto cattolico rimaneva religione di stato, il suo secondo wmpito è di ridurre con la forza coloro che hanno deciso di abbattere t u i l i gli edifici sacri. Il passo del nunzio apostolico presso Alcalà Zamora hu posto il governo repubblicano e socialista agli ordini del papa. Una �iustizia sommaria conduce già dinanzi al plotone di esecuzione i comu­ nisti colpevoli di iconoclastia. I paurosi borghesi manterranno il clero nelle sue terre perché la divisione dei beni ecclesiastici non può essere dte il segnale della divisione dei beni laici. I borghesi hanno bisogno dei pre t i per mantenere la proprietà privata e il salariato. Non potrebbero ML'JJarare la Chiesa dallo stato. Soltanto il terrorismo delle masse effettuerà questa separazione : il proletariato armato e organizzato farà giustizia dci banchieri, degli industriali, aggrappati alle gonne nere dei preti. I l fronte antireligioso è il fronte essenziale della tappa attuale della rivo­ l u;r.ione spagnola . In Francia. l'ampliamento della lotta antireligiosa sosterrà l a rivolu­ or.ione spagnola. Atei francesi , non tollererete che in nome di un diritto di asilo assolutamente fallace, la Francia, nonostante la separazione della

2lJ2

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Chiesa dallo stato proclamata nel 1 905, consenta che sul suo territorio si stabiliscano le congregazioni fuggite dalla Spagna rivoluzionaria. t già abbastanza grave che siano accadute, all'arrivo del re Alfonso, le scan­ dalose manifestazioni di Parigi. Voi imporrete, con un'agitazione che saprà essere degna dei magnifici fasci di scintille apparsi al di sopra dei Pi renei, il riflusso dei religiosi verso la frontiera, dove li aspetteranno ben presto i tribunali di salute pubblica. Esigerete anche il rimpatrio, insieme con i loro confessori, dei banditi reali che devono essere giudi­ cati dai loro sudditi di ieri e dalle loro vittime di sempre. Farete delle vostre rivendicazioni di solidarietà con gli operai e i contadini in armi della Spagna una tappa della vostra lotta per la conquista del potere in Francia a opera del proletariato che, solo, saprà spazzare via Dio dalla superficie della terra. Beniamin Péret, René Char, Yves Tanguy, Aragon, Georges Sadoul, Georges Malkine, André Breton, René Crevel, André Thirion, Paul Eluard, Pierre Unik, Maxime Alexandre 1

Secondo volantino relativo all'« Esposizione coloniale ».

Primo bilancio dell'Esposizione coloniale Siamo noi poeti a mettere alla gogna eterna i colpevoli. Coloro che noi condanniamo vengono disprezzati e disapprovati dalle generazioni. Emi/e Zola

Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1 93 1 , il padiglione delle Indie Olandesi è stato interamente distrutto da un incendio. « E uno! » sarebbe tentato in un primo momento di esclamare ogni spettatore che abbia coscienza del vero significato della dimostrazione imperialistica di Vin­ cennes. Qualcuno forse si stupirà di non vederci obbedire a questo primo impulso, dato che non abbiamo la nomea di preoccuparci della conservazione degli oggetti artistici. Infatti come gli avversari dei nazio­ nalismi devono difendere il nazionalismo dei popoli oppressi, così gli avversari di quell'arte che è il prodotto dell'economia capitalistica devono contrapporle dialetticamente l'arte dei popoli oppressi. Il padiglione che i giornalisti non si vergognano di chiamare il padiglione « olandese » conteneva indiscutibilmente testimonianze preziosissime sulla vita intel­ lettuale della Malesia e della Melanesia. C'erano come si sa, i più rari e più antichi çsemplari artistici che si conoscessero di quelle regioni ,

1 E dieci firme di compagni stranieri.

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l ll(l(etti strappati con la forza a coloro che li avevano creati e dei quali 1111

111111

governo europeo, per quanto paradossale possa sembrare la cosa, nveva esitato a utilizzare come oggetto pubblicitario per i propri

Kpecifici

metodi di colonizzazione.! Non bastavano forse la pirateria e quella scandalosa deviazione di significato nella quale la pirateria stessa Nembrava avere trovato un completamento; questi oggetti infatti pote­ vnno anche servire all'antropologo, al sociologo, all'artista. Ciò che è H l u t o distrutto, nonostante l'uso che ne faceva il capitalismo, era desti­ liuto a volgersi contro se stesso, grazie al valore didascalico che ricopriva. Sol tanto la scienza materialista avrebbe potuto beneficiare di questo vulore didascalico, come hanno perfettamente messo in luce Marx e

Engels nelle loro ricerche sull'origine della famiglia riprendendo le osser­ di Morgan sugli I rochesi e gli Hawaiani. Le moderne scoperte de l l 'arte e della sociologia sarebbero incomprensibili se non si tenesse

vuzioni

wnlo di quel fattore determinante che è stata la rivelazione recente del­ l 'arte dei popoli cosiddetti primitiv i . I noltre soltanto il materialismo può, nella sua lotta contro la religione, utilizzare efficacemente il confronto che si impone tra gli idoli del mondo intero. L'hanno capito benissimo i missionari il cui padiglione non è andato bruciato, i missionari che hunno l'abitudine di mutilare i feticci e di trasci nare gli indigeni nelle

loro scuole per costringerli a riprodurre i tratti del loro Cristo secondo le ricette della più spregevole arte europea 2 (in maniera esemplare questo confronto scaturisce dai musei antireligiosi della Russia) . Tutti

ott imi motivi perché consideriamo come una sorta di atto mancato da parte del capitalismo la distruzione dei tesori di Giava, Ball, Borneo, Sumatra, Nuova Guinea, ecc . . . che esso aveva elegantemente riuniti sotto il tetto di una imitazione di capanna . Cosl si completa l'opera colonizza­ trice iniziata con il massacro, continuata con le conversioni, il lavoro

forzato e le malattie (a proposito, se i giornali francesi possono smen­

tire che l 'importazione indigena all 'Esposizione coloniale minacci Parigi con la malattia del sonno e della lebbra, non saremo noi a sostenere che

gli addetti all'Esposizione siano garantiti contro ogni rischio derivante dalle pi aghe dell'Europa, dall'alcolismo alla prostituzione e alla tuber­ colosi) . Per coloro che fossero tentati di vedere un'illegalità nel considerare il capitalismo responsabile dell'incendio del 28 giugno, faremo notare che contrariamente a come ci si comporta nei confronti di un macchinista, sia esso vivo o morto, di un treno che ha deragliato, il custode notturno del padiglione non è stato preso in considerazione. Per fare questo si

' • Mi affretto a rivolgere a Sua Eccellenza l 'espressione del mio vivo dolore e della mia simpatia

In

occasione

dell'incendio

del

padiglione

principale

delle

Indie

Olandesi

che

avevamo inauguralo insieme e che era una magnifica lesllmonlan:za dell'opera colonizzatrice del suo paese. ,. (Telegramma di Paul ReytuJud al ministro delle Colonie del Paesi Bassi) ' Vedere « L'année mlsslonaire », 193 1 .

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deve proprio non avere trovato neppure il più piccolo comunista tra le sue conoscenze! Ciò nondimeno, nel « Figaro )) si è parlato, tra l'altro, dell'agitazione comunista in Malesia , mettendola in diretto rapporto con la scintilla che ha fatto scoppiare l'incedio.3 Noi ci limitiamo saggiamente a considerare che il capitalismo dovrà rispondere di quanto avviene attual­ mente a Vincennes dove sta facendo i suoi affari, senza giungere ad accusare in maniera più particolare i missionari, ad esempio. Tuttavia . tale imputazione potrebbe trovare un certo favore se si pensasse alle cattive abitudini dei preti, dall'iconoclastia alla falsificazione dei testi. Quanto a coloro che dovessero rilevare che è stata fatta una classifica­ zione inopportuna tra i nostri apprezzamenti relativi agli atti purificatori del proletariato che appicca il fuoco ai conventi della Spagna e quelli relativi allo spreco grossolano che mette filosoficamente in luce l'obliquo sorriso del maresciallo Lyautey, noi non ci accontenteremo di rimandarli all'inizio di questo nostro scritto. Per costoro aggiungeremo che mentre i feticci dell'lnsulindia hanno per noi un indiscutibile valore scientifico e che, per questo fatto, hanno perso ogni carattere sacro, i feticci, invece, di ispirazione cattolica (quadri di Valdes Leal, sculture di Berruguette, tronchi della casa Bouasse-Lebel) non possono essere considerati né dal punto di vista scientifico né dal punto di vista artistico, finché il cattoli­ cesimo avrà dalla sua le leggi, i tribunali , le prigioni, le scuole e il denaro, e se prima le diverse rappresentazioni del Cristo non faranno universalmente la loro modesta figura tra i tiki e i totem. Senza tenere conto delle nostalgie che potrebbe avere ispirato ai figli dei borghesi - sapevate che la Francia era così grande? - l'Esposizione deposita fin da ora il primo bilancio. Tale bilancio accusa un deficit che non sarà colmato dal denaro del tempio di Angkor venduto a una grande casa cinematografica, è chiaro, per essere bruciato. Al riguardo una sola domanda: il padiglione delle Indie Olandesi ( salvo parere contrario) non era stato costruito per essere bruciato. Eppure ha preso fuoco come un fiammifero. Il tempio di Angkor, invece, è stato fatto per essere bruciato. Non si è portati a pensare con fonda­ tezza che esso debba essere stato costruito con materiali particolannente infiammabili e che, perciò, avrebbe potuto comportarsi allo stesso modo prima del tempo stabilito? In queste condizioni, nonostante l'assicura­ zione data al Consiglio municipale dal questore che l'Esposizione sia il posto del mondo più controllato contro gli incendi, l'opera colonizzatrice della Francia non rischia di continuare con essa non solamente a spese dell'arte e della scienza, ma anche a spese della vita di coloro che fanno da comparse all'Esposizione, e di una buona parte della cittadinanza di Parigi? 3 luglio t 93 t

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Articolo di Eugène Marsan.

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Yves Tanguy, Georges Sadoul, Aragon, André Breton, André Thirion, Maxirne A!exandre, Paul E.luard, Pierre Unik, René Char, Bel'lfamin Péret, René Crevel, Georges Malkine 4

Inizio del « caso Aragon ». Prima di vel'lire in urto con gli amici surrealisti, Aragon è alle prese con la giustizia borghese a causa del poema « Front Rouge '' apparso in « Littérature de la Révo!ution rnol'ldiale », organo dell'Unione inter­ nazionale degli scrittori rivoluzionari con sede a Mosca.

Il fronle

rosso

Uno zuccheri no per il mio cane Un dito di champagne Sì Signora Siamo chez Maxim's l'anno mille

Novecenlotrenta Si mettono feltri sotto le bottiglie Perché il loro culo aristocratico non urti contro le difficoltà della vita feltri per nascondere la terra feltri per spegnere il rumore della suola delle scarpe dei camerieri Si bevono le bibite con la cannuccia che si sfila da un indumento pro tet tiv o Delicatezza Ci sono dei bocchini tra la sigaretta e l 'uomo dei tizi silenziosi per le auto delle scale di servizio per coloro che por t ano i pacchi e carta di seta intorno ai pacchi e carta i ntorn o alla carta d i seta carla quanta se ne vuole non costa nulla la carla né la carla di seta né le ca nnuc ce né lo champagne o poco almeno né il portacenere réclame né la carla assorbente réclame ·né il calendario réclame, né le luci réclame né le figure sui muri réclame né le pell icce addosso alla si gnora réclame réclame gli stuzzicadenti réclame il ventaglio e réclame il vento nulla co sta nulla e per nulla dei servi vi vi vi offrono per strada dei prospel li ' E clocli c i linne eli compagni stranieri.

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Documenti surrealisti

Prendete è gratis il prospetto e la mano che ve l'offre Non chiudete la porta ci penserà il Blount Tenerezza fino alle scale che sanno salire da sole nei grandi magazzini Le giornate sono di feltro gli uomini di nebbia Mondo ovattato senza urti Voi non siete matti Del fagiolo il Mio cane non ha ancora avuto la malattia O pendolette pendolette quanto avete fatto sognare i fidanzati sui grandi boulevard e il letto Luigi XVI con il credito di un anno Nei cimiteri la gente di questo paese cosl ben lubrificato sta con la decenza del marmo le loro casette assomigliano alle cappe dei camini Quanto costano i crisantemi quest'anno Fiori ai morti fiori ai grandi artisti Il denaro si spende anche per l'ideale E poi le opere pie fanno strascicare neri vestiti femminili sulle scale vi dico solo questo La principessa è veramente troppo buona Per la riconoscenza che hanno Appena appena se vi ringraziano C'è l'esempio dei bolscevichi Disgraziata Russia L'URSS L'URSS o come dicono loro SSSR SS come mai SS SSRSSRSSSR oh mia cara Pensate dunque SSSR Avete visto le spiagge del Nord Io conosco Berck e Parigi-lido Ma non le spiagge SSSR SSSR SSSR SSSR Quando gli uomini scendevano· dai quartieri di periferia e in piace de la République la nera fiumana si formava come un pugno che si chiude

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i negozi si portavano le persiane davanti agli occhi per non vedere passare il lampo Mi ricordo del primo maggio millenovecentosette quando nei saloni dorati regnava il terrore Avevano vietato ai bambini di andare a scuola nei quartieri occidentali dove solo indebolita arrivava l'eco lontana dell 'ira Mi ricordo della manifestazione Ferrer quando contro l'ambasciata spagnola si schiacciò il fiore d'inchiostro dell'infami a Parigi non è poi passato troppo tempo che hai veduto il ·corteo per Jaurès e il torrente Sacco-Vanzetti Parigi i tuoi quadrivi hanno ancora le narici frementi I tuoi selciati sono sempre pronti a schizzare in aria I tuoi alberi a sbarrare la via ai soldati Voltati grande corpo chiamato Belleville Olè Belleville e tu Saint-Denis dove i re sono prigionieri dei rossi Ivry }avei e Malakoff Chiamali lutti con i loro arnesi i ragazzi che trottano recando le notizie le donne con le crocchie pesanti gli uomini che escono - dal lavoro come da un incubo con il piede ancora incerto ma gli occhi chiari Ci sono sempre armaioli in città e auto alle porte dei signori Piegate i lampioni come festuche fate ballare i chioschi le panchine le fontane Wallace Fate fuori le guardie compagni Fate fuori le guardie Più lontano più lontano verso ovest dove dormono i ragazzi ricchi e le puttane di prima classe Supera la Madeleine Proletariato spazza con la tua furia l'Eliseo Hai pur diritto al bois de Boulogne infrasettirnanale Un giorno farai saltare l'Arco di Trionfo Proletariato impara la tua forza Impara la tua forza e scatenata Esso prepara il suo giorno Sappiate guardare meglio Sentite questo rumore che viene dalle prigioni Esso aspetta il suo giorno aspetta la sua ora il suo minuto il suo secondo

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Documenti surrealisti

quando il colpo inferto sarà mortale e il piombo così sicuro che tutti i medici socialfascisti curvi sul corpo della vittima avranno un bel far scorrere le dita per frugare sotto la camicia di merletti auscultare con apparecchi di precisione quel suo cuore già in [ decomposizione non troveranno il rimedio abituale e saranno presi dai rivoltosi che li sbatteranno contro il muro Fuoco su Léon Blum Fuoco su Boncour Frossard Déat Fuoco sugli orsi sapienti della socialdemocrazia Fuoco Fuoco sento passare la morte che balza addosso a Garchery Fuoco vi dico al comando del partito comunista SFIC voi aspettate con il dito sul grilletto Fuoco ma Lenin il Lenin del momento giusto Da Clairvaux si alza una voce che nulla riesce a far tacere � il giornale parlato la canzone del muro la verità rivoluzionaria in cammino Un saluto a Marty il glorioso ribelle del Mar Nero sarà ancora liberato questo simbolo inutilmente incatenato Yen-Bay Che cos'è questa parola che ricorda che non si imbavaglia un popolo che non lo si doma con la sciabola ricurva del boia Yen-Bay Per voi fratelli gialli questo giuramento Per ogni· goccia della vostra vita Scorrerà il sangue di un Varenne Udite le grida dei Siriani ammazzati con freccine dagli aviatori della Terza Repubblica Udite le urla dei Marocchini morti senza che si sia accennato all'età e al sesso Quelli che aspettano a denti stretti di mettere in atto finalmente la loro vendetta fischiettano un motivo molto chiaro un motivo un motivo UR SS un motivo allegro come il ferro SS SR un motivo ardente è la spe-

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runza è il motivo SSSR è il canto il canto d'ottobre dai r rutti stupendi

Fischiale fischiate SSSR SSSR la pazienza uovrà finire SSSR SSSR SSSR Negli intonachi cadenti tra i fiori appassiti delle vecchie decorazioni gli ultimi ricami e le ultime mensole rivelano la strana vita dei ninnoli Il verme della borghesia cerca invano di riunire i suoi dispersi tronconi Qui convulsamente agonizza una classe i ricordi di famiglia si disfanno Piantate il calcagno su queste vipere che si destano Scuotete queste case e i cucchiaini ne cadano fuori con le cimici la polvere e i vecchi com'è dolce com'è dolce il gemito che esce dal1e rovine. Assisto alla distruzione di un mondo fuori uso Assisto con ebbrezza al pestaggio dei borghesi C'è mai stata caccia più bella della caccia a questi vermi che si nascondono in tutti i buchi delle città lo canto la dominazione violenta del Proletariato sulla borghesia per l'annientamento di questa borghesia per l'annientamento totale di questa borghesia Il più bel monumento che si possa erigere su una piazza la più sorprendente di tutte le statue la colonna più audace e sottile l'arco che compete con il prisma stesso della pioggia non valgono l'ammasso splendido e caotico Provare per credere che si produce facilmente con una chiesa e un po' di dinamite Il piccone fa breccia nel cuore dell'antica remissività i crolli sono canzoni dove ruotano i soli Uomini e mura d'altri tempi cadono colpiti dallo stesso fulmine Lo scoppio delle fucilazioni aggiunge al paesaggio un'allegria fmora sconosciuta Si giustiziano gli ingegneri i medici Morte a coloro che mettono in pericolo le conquiste di ottobre Morte ai sabotatori del Piano quinquennale ·

A te Gioventù comunista

Spazza yia i resti umani su cui si attarda

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Documenti surrealisti

il ragno incantatore del segno della croce Volontari della costruzione socialista Cacciate dalla vostra vista il passato come un cane pericoloso Insorgete contro le vostre madri Abbandonate la notte la peste e la famiglia Avete tra le mani un bambino sorridente un bambino come mai se ne sono visti Egli conosce ancora prima di parlare tutte le canzoni della nuova vita Sta per scapparvi per correre via ride già gli astri scendono familiarmente sulla terra Il meno che possano fare posandosi è di bruciare la nera carogna dei borghesi l fiori di cemento e di pietra le lunghe liane del ferro i nastri blu dell'acciaio non hanno mai sognato una simile primavera Le colline si coprono di primule gigantesche Sono i nidi d'infanzia le cucine per ventimila commensali le case le case i circoli simili a girasoli a trifogli a quattro foglie Le strade si annodano come cravatte Sopra le stanze da bagno spunta un'aurora Il maggio socialista si annuncia con un volo di mille rondini Nei campi si è iniziata una grande lotta la lotta delle formiche e dei lupi non ci si può servire come si vorrebbe delle mitragliatrici contro il tran tran quotidiano e l'ostinazione ma già l'SO per cento del pane quest'anno proviene dai campi di grano marxisti dei kolchoz ... I papaveri sono diventati bandiere rosse e nuovi mostri masticano le spighe

Qui non si sa più che cosa sia la disoccupazione il rumore del martello il rumore della falce salgono dalla terra è proprio la falce è è proprio il martello l'aria è piena di cavallette raganelle e carezze URSS Spari Frustate Clamori È la gioventù eroica Cereali acciaierie SSSR SSSR Gli occhi blu della Rivoluzione brillano di una crudeltà necessaria

1931

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SSSR SSSR SSSR SSSR Per quelli che dicono che non è un poema per quelli che rimpiangendo i gigli o il sapone Palmolive volgeranno le loro teste annuvolate da un'altra parte per gli Allo là i Lei Vuole Scherzare per gli schifiltosi gli sbeffeggiatori per quelli che non mancheranno di svelare le sordide intenzioni dell 'autore l'autore Aggiungerà queste poche e semplicissime parole L'intervento avrebbe dovuto prendere il via con l'entrata in scena della Romania con il pretesto, ad esempio, di un incidente di frontiera che avrebbe comportato una dichiarazione ufficiale di guerra da parte della Polonia, e con un atto di solidarietà nei confronti degli stati limitrofi. All'intervento avrebbero dato la loro adesione le truppe di Wrangel che avrebbero attraversato la Romania... Di ritorno dall 'energetica confe­ renza di Londra e diretti in Urss via Parigi, Ramzin e Lericev hanno organizzato i collegamenti con il Torgprom per il tramite di Riabucinskij che si manteneva in relazione con il governo francese grazie alla persona di Loucheur... Nell'organizzazione dell'intervento, alla Francia che ne ha condotto la preparazione con l'aiuto attivo del governo inglese spetta il ruolo di dirigere le operazioni... ·

I cani i cani i cani cospirano e come il pallido treponema sfugge al microscopio Poincaré va illudendosi di essere un virus filtrante La razza dei danzatori di pugnali dei magnaccia zaristi dei granduchi manichini dei casinò alla moda I delatori da 25 franchi alla lettera l'enorme marciume dell'emigrazione lentamente si cristallizza nel bidè della Francia La morva polacca e la bava rumena gli escrementi dell 'intero mondo si ammassano su tutti i fronti del paese dove si sta costruendo il socialismo e quei girini si sentono allegri si vedono già rospi decorati deputati chissà ministr-i Acque putride finitela còn la vostra schiuma Acque putride non siete voi il diluvio Acque putride andrete a ricadere sul letamaio occidentale Acque putride non bagnerete le pianure dove spunta la spiga pura del [ divenire Acque putride Acque putride non svellerete l'acetosa del divenire non insozzerete la scalinata della collettivizzazione

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DoL·umenti surrealisti

Morirete sulla soglia ardente della dialettica della dialettica dalle cento torri recanti fiamme scarlatte dalle centomila torri che sputano fuoco dai mille e mille cannoni Bisogna che l'universo senta che c'è una voce che dice urlando la gloria della dialettica materialista che cammina con i suoi piedi con i suoi milioni di piedi calzanti stivali militari con i suoi piedi magnifici come la violenza che tende una moltitudine di braccia armate verso l'immagine del Comunismo vincitore Gloria alla dialettica materialista e gloria alla sua incarnazione l'armata Rossa Gloria a l'armata Rossa Una stella è nata oggi dalla terra Una stella porta oggi verso un ceppo in fiamme i soldati di Budennyi In marcia soldati di Budennyi Voi siete la coscienza in armi del Proletariato Sapete con la morte a quale vita splendida aprite la strada Ognuno dei vostri corpi è un diamante che cade Ognuno dei vostri versi un fuoco che purifica I l lampo dci vostri fucili fa indietreggiare il merdume con la Francia in testa Non risparmiate nulla soldati di Budennyi Ogni vostro grido porta lontano l'Alito infuocato della Rivoluzione Universale Ogni vostro respiro diffonde in cielo Marx e Lenin Voi siete rossi come l 'aurora rossi come la rabbia rossi come il sangue Vendicate Babeuf e Liebknecht Proletari di tutto il mondo unitevi Voce Chiamateli preparate la via a questi liberatori che uniranno alle vostre armi le loro a:-mi Proletarie di tutto il mondo Ecco la catastrofe addomesticata Ecco finalmente ammansita l'agile pantera La Storia condotta a guinzaglio dalla Terza internazionale il treno rosso si mette in moto e nulla lo fermerà

1931

U R s s

U R s s

U R s s

Nessuno resta indietro per agitare i fazzoletti Tutti sono in marcia U R s s

U R

s s

Oppositori incoscienti Non ci sono freni sulla macchina Urla l'investito ma il vento canta U R ss ss

SR UR SS SSSR In piedi dannati della terra S R s s

S R s s

Il passato muore inizia l'istante SSSR SSSR le ruote prendono slancio la rotaia si riscalda SSSR Il treno balza verso il domani SSSR sempre più in fretta SSSR I n quattro anni il piano quinquennale SSSR abbasso lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo SSSR abbasso l'antica schiavitù abbasso il capitale abbasso l'imperialismo abbasso SSSR SSSR SSSR Il fatto si espande come un grido tra i monti Quando l 'aquila colpita allenta improvvisamente gli artigli SSSR SSSR SSSR Sono il canto e le risa· dell'uomo � il treno della stella rossa che incendia le stazioni i segnali l 'aria SSSR ottobre ottobre è il rapido ottobre attraverso l'universo SS SR SSSR SSSR SSSR SSSR Aragon

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1932

Testo della petizione di protesta contro l'incriminazione di Aragon.

Il caso Aragon Non si soggetta come si i rischi

pensava prima di questi ultimi giorni che la parola poetica, com'è alle sue specifiche determinazioni concrete, obbediente mostra per definizione alle leggi di un linguaggio esaltato, con che corre sul piano dell'interpretazione in cui neppure l'esame del suo significato letterale riesce ad essere assolutamente esaustivo, non si pensava che la parola poetica potesse essere giudicata nei suoi con­ tenuti immediati e, all'occorrenza, incriminata in via giudiziale come ogni altro modo meditato di esprimersi. Bastano le azioni legà li promosse contro Baudelaire per renderei coscienti del ridicolo a cui si sarebbe esposta una legislazione che, nella sua impotenza, avesse chiesto conto a Rimbaud, a Lautréamont degli empiti di distruzione che attraversano la loro opera, empiti che sono stati equiparati a vari reati di diritto comune. La poesia lirica che nel XX secolo in Francia non potrebbe, dati i suoi legami storici , vivere se non di rappresentazioni estreme ed espri­ mersi se non come uno scatenamento di violenti moti interiori, sta forse improvvisamente per diventare oggetto di persecuzioni riservate ancora ;:1 quelli che sono i modi d'espressione esatta del pensiero? Considerata la scarsa capacità di comprendere i testi poetici che ci si può aspettare di trovare in coloro che avrebbero la pretesa di giudicarli, non più in base alla qualità artistica o umana ma secondo la lettera, in maniera da potere opporre loro questo o quell'articolo del codice, è il caso di chie­ dersi se il poeta stesso non cesserà per la prima volta, di appartenere a sé, non sarà costretto a pagare con una vera e propria diserzione morale il diritto di non passare la vita in prigione. Il 16 gennaio 1932 il giudice istruttore Benon incrimina il nostro

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305

umico Aragon per incitamento alla disobbedienza dei militari e per istigazione al delitto a fini di propaganda anarchica. Si motiva l'incrimi­ nazione con la pubblicazione della sua poesia il Fronte rosso in « Lit­ térature de la Révolution mondiale », rivista sequestrata dalla polizia nello scorso novembre. Non ci sembra neppure necessario sottolineare che questa poesia, scritta a gloria dell'Urss e che celebra oltre alle sue conquiste anche le conquiste future del proletariato, si astiene rigorosa­ mente dal militare a favore dell'attentato contro il singolo individuo e si limita a fare delle anticipazioni su una parte degli avvenimenti che segneranno in Francia, il giorno che sarà, la conquista del potere. Nulla di meno straordinario, di meno parziale dell'analogia tra due movimenti rivoluzionari destinati a succedersi nella storia a spese delle stesse cate­ gorie di individui. Aragon non ha potuto fare altro che fornire una rap­ presentazione visiva, il tentativo di esprimere un momento dell 'unani­ mità di coscienza. Si è fatto interprete oggettivo dell'episodio finale di una lotta che gli compete solo di rendere più appassionante. Invece su questo si fonda il governo repubblicano per far pesare su Aragon la minaccia di parecchi anni di prigione. Un'incriminazione cosi nuova, così scandalosa - mai, che noi sappiamo, un poeta francese è incorso a causa dei suoi scritti in una sanzione così dura è stata ricordata da un unico giornale borghese : « Le populaire ». Questo, per altro, avverte bonariamente che la Procura della Repubblica ha avuto torto a « pren­ dere sul serio questi poetici gorgheggi», dato che « Louis Aragon si cingerà la fronte con la corona di spine del martire )) e >, quando una tale ingiunzione, senza portata reale del resto, è contraria alle stesse parole d'ordine del partito comunista? Si tratta quindi proprio di questo, che lo spirito della giustizia francese equipara oggi il linguaggio corrente a un linguaggio affatto particolare che con il primo non ha nessun rap­ porto, nessun modo in comune. s·petta ai surrealisti, in quanto poeti, mostrare la nuova iniquità che questa impresa rappresenta, il sensibile progresso che essa esprime, nel

leggi scellerate. Sostenere che la poesia

«

1 932, nella volontà di applicare delle

supera » in significato e portata il suo conte­

nuto immediato significa, a mio giudizio, giocare sulle parole. Per natu­ ra, essa sfugge alla realtà stessa di quel contenuto. La poesia non è da

IUH

l Jocumenti surrealisli

l(iuuicarsi in base alla successione delle rappresentazioni che comporta, quanto piuttosto in base al suo potere di incarnare un'ide& a cui quelle rappresentazioni, libere da qualsiasi legame derivante dalla connessione razionale, servono solo da punto di appoggio. Mentre la portata e il significato della poesia sono

altra cosa dalla somma di tutto quanto

l'analisi degli elementi definiti da essa espressi permetterebbe di sco­ prirvi, tali elementi non potrebbero da soli, neppure in minima parte, determinarlo in valore o in divenire. Se così non fosse, da molto tempo il linguaggio poetico sarebbe stato assorbito da quello prosaico, mentre, invece, il fatto che sia sopravvissuto fino a noi ci è più buon garante della sua necessità.

«

Se la prosa» dichiara Hegel

«

è penetrata, grazie

al suo modo particolare di concepire, in tutti gli oggetti della mente umana, e ha messo dappertutto la sua impronta, la poesia deve sforzarsi di rifondere tutti questi elementi e di imprimervi il suo segno originale.

E poiché deve anche superare lo sprezzo con cui è presa di mira dallo spirito prosaico, dovunque si trova presa in numerose difficoltà.

t

neces­

sario che si tenga lontana dalle abitudini del pensiero comune che si com­ piace nell'indifferente e nell'accidentale», che trasformi, sotto ogni aspetto, «

il modo di esprimersi del pensiero prosaico in un modo d'esprimersi

poetico e, nonostante tutta la riflessione implicita necessariamente in una simile lotta, che conservi la perfetta apparenza dell'ispirazione e della libertà di cui l'arte ha bisogno». Penso che non ci sia nessun bisogno di rivedere una tale opinione che non ha nulla di specificamente idealistico.

t

giusto considerare la

poesia e la prosa come due sfere del pensiero nettamente distinte, è giusto affermare che le rappresaglie con cui ci si prepara a minacciare la poesia costituiscono, da parte dei poteri borghesi, un'intrusione più insopportabile ancora delle altre (si vuole giudicare in maniera razionale cose per definizione irrazionali), un attentato incomparabilmente più arbi­ trario e profondo alla libertà di pensiero (in un campo in cui il modo di pensare è inseparabile dal modo di sentire). Non ammettere questo fatto non vuoi dire fare atto di integrità morale o di durezza rivoluzionaria, vuol dire solamente manifestare per la poesia quello sprezzo dello spirito prosaico di cui parla Hegel, vuol dire solamente avere un posto tra i denigratori della poesia o, più in generale, tra i filistei... ... Troppo rari sono stati, durante la guerra, gli atti pubblici in grado di esprimere una reale indipendenza di spirito e la non abdicazione a una qualsiasi forma di coraggio o anche di sangue freddo perché possa rifiutarmi, per contro, a prendere in considerazione i suggerimenti di Jules Romains e Romain Roland. Non credo tuttavia che la raccolta

Europe, per ragioni che riguardano solo la tecnica poetica del primo, tecnica valida in sé finché si vuole ma che limita fortemente l'ampiezza di un suo uditorio, abbia mai potuto mettere in allarme il governo, ne è una prova il fatto che la censura stessa l'ha lasciata passare. Il caso di

Fronte rosso non ammette, proprio per questo, dei confronti. Non

1932

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posso, d'altra parte, non obiettare a Romains, che dovrebbe saperlo bene quanto me, che la qualità della poesia, se non estranea certo trascen­ dente la

scelta

delle parole,

non potrebbe diventare, neppure con l 'ap­

poggio dei poeti, oggetto di una discussione qualunque con un

giudice.

Gli devo infine confessare· che mi preoccupa oggi il trovarlo cosi ecces­ sivamente ambizioso per un altro, lui che non ha esitato, in occasione

Donogoo il titolo Donogoo Tonica per paura di fare uno sgarbo a Tardieu.

delle rappresentazioni al teatro Pigalle, di cambiare in originario

L'errore di Romain Rolland è, secondo me, di un altro ordine di idee in fondo. Per tornare alla sua lettera, dirò che c'è in lui una sottovalu­ tozione radicale del punto di vista stesso della libertà poetica, condizione dell'esistenza di qualsiasi tipo di poesia, cioè del punto di vista che, prescindendo provvisoriamente da qualunque altro, pensiamo di avere l'incarico di salvaguardare.

Romain

Rolland non potrà impedirmi di

sostenere che in una poesia rivoluzionaria ci sono due ordini di consi­ derazioni da fare:

rivoluzionarie da una parte, poetiche dall'altra, e che,

per dare un giudizio esaustivo della sua sostanza e anche del suo valore didascalico, è necessario esaminarlo da queste due angolazioni. Il dramma sociale esiste, e i surrealisti hanno fatto sapere in più di un'occasione l:he non si sarebbero accontentati di fare da spettatori in questo dramma. Esiste anche il dramma poetico e,

p roprio

come il

precedente,

ha avuto

anch'esso, se non altro nel secolo scorso, i suoi eroi che, in questo paese, hanno nome Borel, Nerval, Baudelaire, Rimbaud,

Cros,

Lautréamont,

Jarry. Surrealisti, non è in nostro potere cancellare questi nomi, rinne­ gare o magari lasciare che si intercetti la luce che da essi abbiamo ricevuto. E chissà se un giorno la loro voce non verrà percepita meglio c

in maniera più corrente, il giorno in cui non ci saranno più classi, in

l:ui la rivoluzione mondiale sarà avvenuta. Credo che con Romain Rolland si possa parlare apertamente di queste disposizioni che ci definiscono sotto due profili ben distinti. Meglio di tutto il resto, ciò potrà illumi­ narlo su quello che può essere il senso dell'onore nei surrealisti. Ma mi preme ancora discutere con lui sul mezzo di difesa che egli preconizza nella sua lettera, o che avrebbe preconizzato se, secondo lui, noi non fossimo prima andati con grave colpa fuori strada. Si. tratterebbe, come si è visto, di dimostrare che l'imputazione di istigazione all'assassinio mossa contro Aragon non sta in piedi per l'ottima ragione. che Maurras è rimasto impunito dopo l'assassinio di Jaurès a cui egli aveva indiscu­ tibilmente istigato. Il macroscopico inconveniente di un tale metodo di lotta sta non solamente nel fatto che un testo poetico viene equiparato ai vari testi di un giornalismo spregevole, ma anche nel fatto che si lascia intendere

(« E

qui abbiamo

in mano

scritto e l'atto ») che una frase come socialdemocrazia

»

«

il legame sicuro

tra lo

Fuoco sugli orsi sapienti della

potrebbe implicare una reale possibilità, cosa assurda,

di attuazione. Si può, a rigore, giudicare un'istigazione in base all'effetto che ha o che non ha, fatto che d'altronde non mi pare un criterio

310

Documenti surrealisti

(essendo del tutto legato al momento in cui si giudica); il problema non può essere quello di accettare, basandosi solamente sull'opinione di un giudice, qualunque siano gli scopi, di veder un'istigazione dove non ce n'è, dove non potrebbe esserci istigazione. Il fatto che Fronte rosso si sia trovato, grazie ad avvenimenti esterni alla poesia, alla ribalta della cronaca poetica e abbia beneficiato di una attenzione di cui prima di adesso nessun altro poema avrebbe potuto vantarsi, mi costringe ad esaminarlo in sé, cioè in relazione a quanto la circonda nella sua sfera, e non più nelle sue conseguenze accidentali. Il fronte rosso segna un nettissimo cambiamento di orientamento nel corso che ai giorni nostri credevamo di potere assegnare alla poesia, e questo corso ne sarà sconvolto, modificato? Supponendo, infatti, che rappresenti una formula nuova, sfruttabile, piuttosto generica e che in essa si trovino oggettivamente fuse le numerosissime possibilità e velleità poetiche anteriori, un tale poema avrebbe i requisiti per farci capire che siamo vicinissimi al luogo di risoluzione del conflitto che mette il pensiero dell'uomo alle prese con la sua espressione lirica, conflitto che rende sommamente appassionante il dramma poetico di cui parlavo poco fa. Esso ci inviterebbe a rompere senza indugiare con quel linguaggio indiretto che, in poesia, fino ad oggi , abbiamo fatto nostro; ci fisserebbe un programma di agitazione immediata al quale, in versi come in prosa, non potremmo sottrarci senza essere dei vigliacchi. Io sarei, e i miei amici come me, anche troppo felice di accoglierne l'auspicio se alcune considerazioni storiche non fossero di natura tale da farci al più presto abbandonare così grandi speranze. Mi limiterò a ricordare qui a titolo informativo come Hegel, nella sua Estetica, sia stato condotto a caratterizzare i diversi cicli seguiti dall'arte: il simbolico, il classico, il romantico. Quest'ultimo modo di essere, osserva Hegel, ha come conseguenza l'assoluta negazione di tutto quanto è finito e particolare. Concentrata in se stessa, l'unità semplice distrugge qualsiasi relazione esterna, sfugge al movimento che costringe tutti gli esseri della natura a seguire le fasi successive di nascita, di crescita, di decadenza e di rinnovamento; in una parola respinge tutto quanto impone dei limiti allo spirito, tutte le divinità particolari in questa unità infinita. In questo pantheon gli dei sono tutti dei detronizzati. La fiamma della soggettività li ha divorati} Quando, d'altra parte, Hegel indica i due grandi scogli contro i quali non può non andare a cozzare una tale arte, e cioè l'imita· zione servile della natura nelle sue forme accidentali, conseguenza stessa per l'uomo della sua profonda disaffezione, e l'humour, consegu�nza del

1 S'imponebbe plre

qui una rettifica dell'enore

le cose reali solo come

grado

di

Idealista

realizzazione

secondo dell'Idea

cui Hegel è portato a conce· assoluta.

SI può dire

che In

arte, come altrove, tale concezione ha lasciato Il posto a quella secondo la quale l'« Ideale" non è altro che il materiale trasposto e tradotto nella testa degli uomini. Ma può essere In contrasto con il movimento dialettico assegnato all'arte da Hegel.

ciò non

1932

311

hlsugno da parte della personalità di attingere al p1u alto grado di indi­ pt�ndenza, quando infine afferma essere quello che egli chiama t'humour fl!(p,ettivo il solo luogo di una possibile risoluzione di queste due tendenze, non si può, se si considerano i diversi movimenti artistici che dopo la Nlln morte si sono succeduti (naturalismo, impressionismo, simbolismo, t·ubismo, futurismo, dadaismo, surrealismo), contestare l'immenso valore profetico 2 della sua affermazione. La verità è che l'arte romantica nel lnrghissimo senso inteso da Hegel è ben !ungi dall'essere morta ai nostri Kiorni e che, dal momento che le forme generali dello sviluppo non conce­ dono nessuna licenza degna di apprezzamento ad un individuo dato, noi Niumo nell'arte, che lo vogliamo o no, in pieno humour oggettivo. In quale misura detta situazione è compatibile con quanto vorrebbe fare di noi l'imperativo rivoluzionario? Si sa che le direttive date agli scrittori e agli artisti dalla Conferenza internazionale degli scrittori proletari e rivoluzionari, che si è tenuta nel novembre del 1 930 a Charkov, non sono affatto ispirate a simili conside­ ruzioni, il che non vuoi dire che, dal punto di vista marxista, siano oziose: non si capirebbe bene come la storia e la filosofia dell'arte siano state di colpo considerate due rami secchi dell'albero delle scienze che il materialismo storico ha fatto completamente rinverdire. Sono certo che preoccupazioni d i ben altra attualità hanno portato a questa decisione e non esito a riconoscere che tali preoccupazioni erano le sole che si potessero giusti ficare in un simile momento, in un simile settore. Ciascuno deve, secondo me, continuare a partecipare a questa lotta nel senso della sua più specifica qualificazione. Se è rivoluzionario deve e non può, d'altra parte, non aiutare con tutti gli altri mezzi che ha l'azione rivoluzionaria. Qui sta la condizione stessa del suo equilibrio. Privato del diritto di continuare le sue indagini nel campo che più gli è adatto, presto o tardi quest'uomo sarà perduto per sé e perduto per la rivoluzione. Diventa sommamente importante non permettere che si verifichi la rottura, che potrebbe essere imminente, tra i rivoluzionari di professione e le altre categorie di intellettuali rivoluzionari. ! importante non permettere che Ira le mani dei primi si degradi , per riprendere una frase di Lenin, « il tesoro di scienza ammassato dall'umanità» di cui essi si trovano momen­ taneamente ad essere i depositari. Infatti la cultura proletaria, Lenin lo dice in maniera mirabile, non viene data come qualcosa di già fatto, non

2 Mi dispiace di non potere qui Insistere di più sull'Importantissima oscillazione tra questi due poli: 1. imitazione del!'aspetlo esterno occidentale; 2. humour che caratter izza qual· slns! azione artistica da un secolo a questa parte. Da una parte Imitazione degli aspetti più

espressamente « terra terra

»

della vita (naturallsmo), più sluBSenti della natura (Impressio­

nismo), dell'oggetto considerato come volume e materia

(cubismo�.

dell'oggetto In movimento

(ruturismo); d'allra parte l'humour, partlcolannenle scintillante nelle epoche inquiete e che tradiscono nell'artisla il bisogno imperioso di dominare l'accictentale quando questo tende

u imporsi oggettivamente. Primo simbolismo con Lautréamoot e Rimbaud , in corrispondenza con la guerra del 1870; predadalsmo (Roussel, Ducbamp, Cravan� e dadaismo (Vaché, Tzara) In corrispondenza con la guerra del 1914.

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Documenti surrealisti

scaturisce dal cervello di non si sa quali specialisti di cultura proletaria. Il crederlo sarebbe pura idiozia. « La cultura proletaria deve apparire come la risultante naturale delle conoscenze acquisite dall'umanità sotto il giogo capitalista e sotto il giogo feudale. )) Ritornando al Fronte rosso e al contrasto artificioso in cui si potrebbe tentare di metterlo con l'ambiente da cui è uscito, è mio dovere dichiarare che non apre una via nuava alla poesia e che sarebbe inutile proporlo ai poeti odierni come un esempio da seguire per l'ottima ragione che in tale ambito un punto di partenza oggettivo non può essere altro che un punto d'arrivo oggettivo, e che, in questo poema, il ritorno all'argomento esterno e in maniera del tutto particolare all'argomento appassionante rompe con la lezione storica che ci viene oggi dalle forme poetiche più evolute. I n queste forme, già un secolo fa (Hegel), l'argomento non poteva essere indifferente, anzi da allora ha perso la possibilità di essere posto a priori. M'è giocoforza dunque, considerato anche il poema nella sua interezza, riferirlo continuamente ad accidenti esterni, alle circostanze della vita pubblica, ricordare infine che è stato scritto durante la perma­ nenza di Aragon in Urss e considerarlo quindi non come una soluzione accettabile del problema poetico quale si va ponendo ai giorni nostri ma come un'esercitazione isolata, avvincente finché si vuole, ma senza avvenire perché poeticamente regressivo, in altre parole come un poema di circo­ stanza. Dopo averne tanto discusso, ci ritroviamo, dinanzi alle nostre ricerche, allo stesso punto di prima. Se abbiamo così perduto la possibilità che si sarebbe potuto credere che Aragon, scrivendo Il fronte rosso, ci avesse data di partecipare con le poesie in maniera duratura all'azione rivoluzionaria, se non ce la siamo sentita di ammettere che allo scopo della poesia e dell'arte - che è, dall'inizio dei secoli, di « renderlo, librandosi sopra il reale, conforme, anche esteriormente, alla verità interna che ne costituisce l'essenza » potesse sostituirsi un altro scopo che fosse, ad esempio, didascalico o di propaganda rivoluzionaria (l'arte essendo impiegata allora solo come mezzo) , non si venga per questo a dire che gli ultimi patiti dell'« arte per l'arte » , nel senso peggiorativo in cui tale concezione dissuade coloro che ad essa fanno appello di agire in vista di altro che non sia la produ­ zione del bello. Noi non ci siamo mai stancati di biasimare una tale conce­ zione e di esigere dallo scrittore, dall'artista la loro effettiva partecipa­ zione alle lotte sociali ...

Aragon passa tra le file comuniste dopo alcune manovre che miravano a salva­ guardare i vecchi legami con gli amici. Nel seguente manifesto il gruppo fa la cronistoria della rottura e pronuncia la condanna di Aragon.

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Bullone! Fine del « caso Aragon » marzo 1932 Messa a punto trasmessa dall'associazione degli scrittori rivoluzionari

Il nostro compagno Aragon ci fa sapere di essere assolutamente estraneo alla pubblicazione intitolata: Miseria della poesia: Il "caso A ragon" davanti all'opinione pubblica, firmato da André Breton. Egli tiene a segnalare l'aperta disapprovazione per l'intero contenuto dell'opuscolo e per lo scalpore che esso può produrre attorno al suo nome, ogni comunista dovendo condannare come incompatibili con la lotta di classe e di conseguenza, come oggettivamente controrivoluzionari, gli attacchi contenuti in questo opuscolo. » Da questo trafiletto apparso sull'« Humanité » del 10 marzo 1 932 ci è stato dato di sapere che l'associazione degli scrittori rivoluzionari era stata realmente fondata. I surrealisti, Aragon compreso, non avevano finora neppure ricevuto risposta alla loro domanda di ammissione a questa associazione. Tutto si spiega con il fatto che Aragon, ieri ancora sospetto ai promo­ tori deli 'A.E.R. può esserne oggi uno dei capi alla sola condizione di denunciare André Breton come un controrivoluzionario. Abbiamo detto proprio « alla sola condizione >> dato che il giorno dopo la sua denuncia, Aragon non risultava meglio qualificato del giorno prima per la sua azione rivoluzionaria, agli occhi di coloro che gli avevano rifiutato l'ingresso. L'adesione completa di un intellettuale all'azione rivoluzionaria siste­ matica ci pare di tale importanza che non possiamo concepirla se non si fonda sui principi più solidi . Orbene, gli atteggiamenti che Aragon ha successivamente assunto da tre anni a questa parte sono in contraddi­ zione con questa sicurezza di convinzioni, con questa solidità di principi. «

A lla partenza per Charkov In quest'epoca Aragon segue la corrente che porta i surrealisti verso il marxismo leninista e l'azione politica. Ma niente fa supporre - neppure la sua domanda di reiscrizione al partito comunista -, che egli propenda in maniera particolare per l'attività rivoluzionaria militante. Non avendo avuto nessuna parte nelll'eliminazione di quella che le tesi di Charkov hanno definito « l'opposizione interna del surrealismo », non per questo non ha redatto e firmato, d'accordo con tutti i surrealisti, il manifesto che accordava piena fiducia a Breton per quanto concerneva l 'assunzione della direzione del « Surréalisme au service de la Révo­ lution » . Gli attacchi contro Brice Parain, allora incaricato della rubrica libri all'« Humanité », sono stati condotti in pieno accordo con Aragon.

Al congresso di Charkov « Come si sa, verso la fine del 1 930, George Sadoul e io siamo stati in Russia. Siamo andati più volentieri in Russia che altrove, molto più volentieri. Ecco qui tutto quanto ho da dire sulle ragioni di quella partenza. )) (Aragon : « Le surréalisme et le devenir révolutionnaire- », n. 3 .) « Siamo stati al congresso di Charkov perché entrati fortuitamente in contatto con gli organizzatori )) . (Jbid.) Ci sembra utile, dopo questi chiarimenti dati da Aragon s tesso sulla sua presenza in Urss, precisare la parte che in esso egli ha in qualità di informatore delle organizzazioni rivoluzionarie di laggiù e il modo con cui ha informato gli amici della sua attività al congresso.

Durante il congresso « Siamo stati ufficialmente delegati in rappresentanza della Francia al plenum dell'Ufficio internazionale della letteratura rivoluzionaria. Contia­ mo sulla fiducia di tutti, sulla tua, per potere parlare a nome nostro, a Charkov, dove forse ci sarà data la possibilità di liquidare, di contribuire a liquidare >

Serie di fascicoli in4° coquille comprendenti 144 pagine da pubblicarsi a partire dal gennaio 1936 In questo momento in cui - la successione al regime essendo aperta una confusione mentale senza precedenti dà l'occasione di parlare all'in­ finito di difesa repubblicana, si è creato il movimento « Contre-attaque » allo scopo di contribuire a uno slancio improvviso dell'offensiva repubbli­ cana. Senza rinunciare ad alcuno dei mezzi d'azione disponibili, « Contre­ Attaque » cercherà in particolare di contribuire, con le idee e con nuove direttive che rispondano alle nuove circostanze, non previste, alla lotta decisiva il cui solo scopo possibile. è la presa del potere. Fin da ora ci impegniamo a esprimere le nostre opinioni in riunioni aperte, a fare un'a­ nalisi più approfondita dei nostri principi in conferenze: noi creiamo oggi quaderni di « Contre-attaque )) in modo da avere per i mesi che verranno un certo numero di elementi nuovi da mettere a disposizione di coloro che sono profondamente interessati all'azione rivoluzionaria.

Morte agli schiavi di André Breton e Georges Bataill e « I militanti nella « Croix de feu », i governanti e i loro padroni sono schiavi al servizio della patria e del capitalismo, al servizio di forze che sono incapaci di dominare, da cui anzi sono dominati e condannati alla impotenza. Se non vogliamo continuare ad essere vittime, anche noi, di uno stato di cose intollerabile, dobbiamo apprestarci ad usare fino in fondo la violenza legale contro di loro, al fine di liberare la terra, con le loro persone, di quanto pretende ciecamente da noi la guerra e la miseria. � giunto il momento di spazzare via dal mondo i dirigenti-schiavi, i ciechi che guidano oggi le folle disgraziate verso il precipizio. » Pubblicheremo in questo quaderno, ora in corso di stampa, un vivo resoconto dell'attività svolta da « Contre-attaque » a partire dalla sua

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fondazione avvenuta nell'ottobre 1 93 5 . Ne abbiamo estratto alcune frasi significative che contengono il principio dell'atteggiamento morale imposto dalle circostanze, il principio di un rinnovamento della violenza rivo­ luzionaria.

Il fronte popolare in piazza di Georges Bataille I l regime democratico che si sta dibattendo in contraddizioni micidiali, non potrà essere salvato. L'attuale situazione, in Francia, è dominata dall'aper­ tura della successione al regime. Il Fronte popolare nella sua forma attuale, non è e non si presenta come un'organizzazione che miri alla presa del potere rivoluzionario. Deve quindi essere trasformato, dopo averne liberato l'impulso interno che l'anima quando scende in piazza, in Fronte popolare di lotta. Diciamo che ciò presuppone un cambio delle forze politiche, cambio inevitabile nelle circostanze attuali in cui pare che tutte le forze rivolu­ zionarie siano inclini a fondersi in un crogiuolo incandescente.

l nchiesta sulle milizie la presa del potere e i partiti

Un movimento entusiasta, crescente, violento, di milizie del popolo, un movimento di « Volontari della libertà >> che sfugga al controllo steri­ lizzante dei partiti - questa è la condizione fondamentale della presa del potere. Il potere apparterrà alla rivoluzione quando le milizie armate offriranno a un gruppo di uomini usciti dal Fronte popolare la base di un'autorità implacabile. Nel primo quaderno di « Contre-attaque >> sarà pubblicato il questionario relativo all'inchiesta sulle milizie, la presa del potere e i partiti. Esso verrà sottoposto a parecchie personalità del Fronte popolare e a un certo numero di rivoluzionari militanti. Le risposte saranno pubblicate in un quaderno interamente dedicato a questa in­ chiesta. -

Per un movimento contadino autonomo di Jean Dautry e Henri Dubief

Parlare di rivoluzione e mettere da parte il problema contadino significa mancare di coscienza rivoluzionaria. Risolvere il problema contadino con formule senza contenuto - accontentarsi di unire la falce al martello, la parola contadino alla parola operaio - equivale a voler fare la rivolu­ zione come gli stregoni africani fanno venire la pioggia. Mai i contadini, questo deve essere chiaro, entreranno in massa in organizzazioni squisitamente urbane. I contadini pensano che la gente di città non fa altro che tradire i loro interessi, e se la pensano così, ci

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devono essere delle valide ragioni... Il princ1p10 dei soviet dovrebbe presiedere all 'organizzazione politica dei lavoratori delle campagne che vogliono cambiare l'ordine costituito. l contadini devono organizzarsi non solo per buttare giù un governo di cui sono le vittime, ma anche per far valere le proprie rivendicazioni all'interno del nuovo regime. Dobbiamo considerare frontalmente le conseguenze delle reali riven­ dicazioni contadine, prenderle così come sono. La rivoluzione deve essere funzione dei movimenti sociali e non delle idee schematiche, fritte e rifritte degli ideologi.

l piani economici Il lavoro dell'uomo è divenuto simile a quello di una mosca su una carta moschicida. Che cosa è stato fatto per preordinare a uno scopo i movimenti assurdi della mosca presa sulla carta? Nulla che le impedisca con i suoi movi­ menti di attaccarsi ancora di più . Non dobbiamo tuttavia trascurare un piccolo numero di tentativi, anche se non crediamo che possano avere qualche effetto. Sono stati elaborati dei piani che tengono conto delle circostanze immediate, come il piano della CGT e, più di recente, il piano dell'Unione socialista (piano Déat). D'altra parte, alcuni tentativi di comprensione e di reazione si sono mani­ festati anche in ambienti decisamente estranei al movimento operaio : le opere di Jacques Duboin e di Jean Nocher, l'attività del gruppo JEUNES hanno oggi un valore reale e significativo. Nessuna indicazione, ovviamente, che ci lusinghi... Qualsiasi serio tenta­ tivo di riforma economica resta legato alla pregiudiziale della presa del po­ tere da parte dei lavoratori. E i piani programmati non possono attualmen­ te prevedere se non una riorganizzazione autarchica della produzione ... cioè una sorta di transazione con la malattia stessa! La politica economica deve rimanere subordinata fino a nuovo ordine all'azione politica imme­ diata. Soltanto la rivoluzione farà sparire la mosca della carta moschicida!

Le rivoluzioni dell'Europa Centrale verso la fine della guerra di J ean Dautry e Pierre Aimery

Finora le rivoluzioni europee hanno avuto come princ1p1o il rovescia­ mento dei governi autocratici, e le insurrezioni cosiddette « proletarie » sono state viste come una conseguenza del rovesciamento dei governi autocratici. Mai una democrazia, una volta stabilizzata, è stata seria­ mente minacciata da un'organizzazione insurrezionale operaia. Solo i movimenti fascisti sono riusciti a prevalere sui regimi democratici. A tali constatazioni devono attualmente richiamarsi le ricerche teoriche sulla

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lattica rivoluzionaria. t importante, a tal riguardo, far sapere come, in parecchi paesi dell'Europa centrale, la potenza fascista abbia saputo vin­ cere dopo che il socialismo ebbe dimostrato la sua impotenza. Noi dobbiamo individuare le ragioni di questa impotenza, descriverne le varie fasi, in particolare quella più brillante: la fase rivoluzionaria.

La vita di famiglia

di Jean Bernier e Georges Bataille

Il fondamento della morale sociale, in regime capitalista, è nella morale imposta dai genitori ai figli. A questa morale dell'obbligo noi contrap­ poniamo come punto di partenza la morale spontanea che nasce nei ragazzi durante i loro lavori e i loro giochi. Soltanto questa morale turbo­ lenta e piena di felicità, che coincide con quella dei compagni di lavoro, può fare da principio a rapporti sociali liberi dalle miserie -dell'attuale sistema produttivo.

La dialettica hegeliana del padrone e dello schiavo chiave di volta della « fenomenologia dello spirito » e della dottrina marxista Lo spirito umano, in quanto punto di partenza della conoscenza filoso­ fica, non è, in Hegel, un'entità indipendente dalle circostanze in cui agisce. Due modi di esistere, quello del padrone e quello dello schiavo, costituiscono la principale contrapposizione, e questa fondamentale con­ trapposizione, le diverse forme che essa assume sono rappresentate da Hegel quando descrive la vita umana. Orbene non solo la filosofia hege­ Iiana in generale ma anche la particolare dialettica del padrone e dello schiavo sono state all'origine della dottrina di Marx. Hegel ha rappre­ sentato lo schiavo e non il padrone, destinato a diventare l'uomo.' Egli ha saputo vedere nel lavoro il principio della liberazione dello schiavo. Il complesso, assolutamente prodigioso, delle concezioni hegeliane sul dive­ nire umano - che Marx ha detto essere vere da un capo all'altro anche se se ne rifiutasse il principio - resta legato in modo fecondissimo alla distruzione creatrice delle rivoluzioni sociali e morali .

L a patria o la terra

di Pierre Kaan e Georges Bataille

Moltissimi uomini amano la loro patria, si sacrificano e muoiono per essa. Un nazista può amare il Reich fino al delirio. Anche noi possiamo 1 Ecco il dalo essenziale di quella dialettica. rovesciarsi dialelticamenle.

Il

raf,porlo alt� padrone-schiavo tende a

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amare fino al fanatismo, ma ciò che amiamo non e m nessuna misura, anche se siamo francesi d'origine, la comunità francese, ma la comunità umana, non la Francia, in nessun modo, ma la Terra. Noi ci dichiariamo per la coscienza universale che è legata alla libertà morale e alla solidarietà di coloro che non possiedono nulla, così come la coscienza nazionale è legata all'obbligo e alla solidarietà nei confronti dei ricchi. Le possibilità di realizzazione concreta in questo senso, quali risultano dai dati scientifici e dalle cognizioni metodiche, dovranno essere materia di un'esposizione approfondita.

Problemi sociali e problemi sessuali di Maurice Heine e Benjamin Péret

Anteriori al problema sociale, non meno impellenti nei primitivi che nella gente civile, rimossi dai tabù quanto dai codici, i problemi sessuali rischiano di sfuggire alla loro soluzione rivoluzionaria; per questo, basta che i sostenitori della rivoluzione si ostinino, contrariamente alla logica, a ignorarli. Sostenere, come troppo spesso ci si concede il lusso, che le « perversioni » sessuali dipendono dai difetti sociali del capitalismo e dire che spariranno con le classi significa tenere in poco conto gli inse­ gnamenti dell'esperienza e tradire, in maniera ingenua, il materialismo storico. Insomma la sessualità pone in modo acuto un problema sociale che bisogna sottrarre alle perniciose conseguenze del disprezzo e della repressione : compito urgente, che vuoi dire strappare alla religione la sua maschera moralistica e al braccio secolare la sua armatura ,di leggi. Nessun compromesso è ammissibile tra questi pezzi anatomici del passato e le condizioni dell'avvenire umano.

L'autorità, le folle e i capi di Georges Bataille e André Breton

Ad ogni rivoluzione, senza eccezione alcuna, è finora seguita una indivi­ dualizzazione del potere. Il fatto pone, per i rivoluzionari, un problema essenziale, se non addirittura il problema forse più importante. Noi pen­ siamo che tale problema debba essere spiegato in modo apertissimo, senza ciechi ottimismi e senza distacco. Tutte le risorse della più moderna psicologia collettiva devono essere impiegate alla ricerca di una soluzione felice, scartando le facili utopie. Il rifiuto dinanzi all'autorità e all,a costrizione può, sì o no, diventare qualcosa di più grande che non siano il principio dell'isolamento individuale, il fondamento del legame sociale e il fondamento della comunità umana?

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l precursori della rivoluzione morale Sade - Fourier - Nietzsche L'estremismo rivoluzionario di Sade di Maurice Heine

Storici e sociologi non hanno neppure sospettato, finora, l'importanza del ruolo avuto da Sade nei dieci anni più importanti del secolo XVI I I . Eppure, con l a sua attività personale, i suoi scritti, i suoi discorsi politici, le pagine filosofiche dei suoi romanzi, questo marchese di una volta divenne l'incarnazione del fermento sovversivo più virulento che la rivoluzione francese abbia espresso nel seno di quelle stesse potenze che meditava di abbattere. Dovunque c'era battaglia civile questo cinquan­ tenne rappresentò l'ala più estrema, dovunque egli diede prova di giova­ nile ardore e di grande magnanimità, sia nella sezione di Piques dove il suo ateismo lo faceva avversario di Robespierre, sia durante le sedute del Comune di Parigi o della Commissione degli ospedali, sia alla barra della Convenzione e anche quand'era in missione nei dipartimenti. Era tuttavia troppo filosofo per non riconoscere che la rivoluzione sociale, senza la rivoluzione morale, più indicata a conquistare definitivamente g l i animi, avrebbe avuto solo un successo effimero. Con l'idea di formare un uomo nuovo capace di rendere solide le conquiste del regime ormai in declino, lanciò il grido d'allarme e di richiamo : Francesi, ancora uno sforzo se volete essere repubblicani! A questo livello, di un'ironia senza speranze, nulla poteva rispondere nel 1 795 ... Ma -sempre allo scritto di Sade saranno costretti a ricorrere gli uomini del 1 848 quando avranno a loro volta il presentimento della precarietà della loro vittoria nonché del pericolo mortale che veniva ad essa dalla religione, quando si metteranno a cercare un testo che pesasse in maniera determinante sulla liberazione degli animi dalla disciplina giudaico-cristiana. Così, senza il nome dell'autore, ma « per una crociata contro tutti i dogmi religiosi » , riappare nell'anno LVI della Repubblica francese, Francesi ancora uno sforzo .. Oggi stesso il globale ateismo di queste pagine continua ad imporsi come una necessità attuale: lo spirito d i Sade è vivo tra di noi. .

Fourier di Pierre Klossowski

La disciplina morale di un regime anacronistico si fonda sulla miseria eco· nomica perché questa rifiuta il libero gioco delle passioni come il più temibile dei pericoli. Fourier prevedeva un'economia dell'abbondanza che derivasse, invece, proprio dal libero gioco delle passioni. Quando l'abbon· danza è alla portata degli uomini e sfugge loro solo per via della loro miseria morale, non è il momento di farla finita con gli storpi e i castrati che impongono oggi questa miseria, per aprire la strada all 'uomo liberato

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dalla schiavitù sociale, a questo candidato a tutti i piaceri che gli sono dovuti - la via indicata un secolo fa da Fourier?

Nietzsche

di Georges Ambrosino e Georges Gilet

Pare che abbiano potuto fare appello a Nietzsche solo uomini che lo tradivano miserabilmente. Pare che inutilmente una delle voci umane più sconvolgenti si sia fatta sentire. L'anticristiano violento, il fustigatore delle fesserie patriottiche, per essersi appropriato di tutte le esigenze patriot­ tiche, di tutti gli orgogli, continuerà ad essere la vittima dei filistei e dei pecoroni, la vittima della banalità universale? Noi non crediamo nell'avvenire dei filistei. La voce orgogliosa e carica di distruzione di Nietzsche resta per noi annunciatrice della rivoluzione morale che sta per sopraggiungere, la voce di colui che ha avuto il senso della Terra ... Il mondo che nascerà domani sarà il mondo annun­ ciato da Nietzsche, il mondo che liquiderà ogni forma di schiavitù morale.

Polemica e attualità Oltre a questi quaderni dedicati ad argomenti di interesse costante, ci proponiamo di pubblicare, occasione per occasione, degli inserti di quattro pagine destinati a seguire il corso della cronaca attuale. Il primo di questi inserti, scritto da J . Bemier e G. Bataille, uscirà agli inizi di febbraio con- il titolo di La Rivoluzione o la guerra; in esso si affronteranno i pro­ blemi di politica estera e sarà illustrata la nostra radicale opposizione a tutti coloro che vanno oggi preparando una nuova guerra mondiale che, con il pretesto di combattere il fascismo, vanno preparando una nuova

crociata delle democrazie.

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Il gruppo « Contre-attaque » invita a una riunione di protesta « contro l'abban­ dono della posizione rivoluzionaria ».

Contrattacco la famiglia e la patria

Domenica 5 gennaio 1 936, ore 2 1 , Grenier des Augustins, 7, rue des Grands Augustins (metropolitana Saint-Michel).

Contro l'abbandono della posizione rivoluzionaria Riunione di protesta

Un uomo che ammette la patria, un uomo che lotta per la famiglia, è un uomo che tradisce. Ciò che tradisce è per noi una ragione di vita e di lotta. La patria si pone tra l'uomo e le ricchezze del suolo. Essa vuole che i prodotti del sudore umano siano trasformati in cannoni. Dell'essere umano fa un traditore a sua somiglianza. La famiglia è il fondamento della schiavitù sociale. La mancanza di fraternità tra padre e figlio è servita da modello a tutti i rappòrti sociali fondati sull'autorità e il disprezzo dei padroni nei confronti dei loro simili. Padre, patria, padrone, ecco la trilogia che sta alla base della vecchia società patriarcale e, oggi, della canea fascista. Dopo essere stati in preda all'angoscia, condannati a una miseria e a uno sterminio di cui non riescono a cogliere le cause, gli uomini, un giorno, si solleveranno esasperati. Allora daranno il colpo di grazia alla vecchia trilogia patriarcale: fonderanno la società fraterna nei compagni di lavoro, la società della potenza e della solidarietà umana.

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domenica 5 gennaio prenderanno la parola: Georges Bataille, André Breton, Maurice Heine, Benjamin Péret.

Volantino di « Contre-attaque » in cui si trova 1Jrecisata la posrzrone dell'or­ ganizzazione nei confronti dell'attività diplomatica di Hitler e degli ostacoli che questa ha incontrato.

Contrattacco Sotto il fuoco dei cannoni francesi ... e alleati l . Hitler gegen die Welt

- Die Welt gegen Hitler Hitler contro il mondo - Il mondo contro Hitler

Questa pseudo-dialettica che fa bella mostra di sé sulla copertina di un opuscolo staliniano fregiato da quattro scuri insanguinate disposte in forma di croce uncinata, basta a dimostrare che la politica comunista ha rotto definitivamente i ponti con la rivoluzione. Fare appello al mondo cosl com'è contro Hitler significa infatti qualificare questo mondo di fronte al nazionalsocialismo, mentre l'atteggiamento rivoluzionario impli­ ca necessariamente una squalificazione (squalificazione di cui rendevano conto qualche tempo fa espressioni di disprezzo come mondo borghese o

mondo capitalista). 2. Aderendo al gruppo dei vincitori del 1918, l'Urss e i comunisti sono

stati portati per ciò stesso ad aderire al trattato di Versailles e a tutta una serie di sinistre elucubrazioni che ad esso ha fatto seguito. � pacifico che dalla qualificazione del mondo deriva, sulla strada del rinnegamento, la qualificazione degli strumenti diplomatici che si utilizzano per dare a questo mondo una parvenza di coesione. 3. Noi siamo per un mondo totalmente unito senza avere nulla in comune con l'attuale coalizione poliziesca contro un nemico pubblico numero uno. Siamo contro i pezzi di carta, contro la prosa degli schiavi delle cancellerie. Pensiamo che i testi scritti attorno al tavolo verde non fanno che legare agli uomini contro loro voglia. Ad essi preferiamo, in ogni caso, senza per questo ]asciarci ingannare, la brutalità antidiplo­ matica di Hitler, sicuramente meno pericolosa per la pace dell'eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politicanti. -

Per « Contre-Attaque »: A dolphe Acker, Pierre Aime­ ry, Georges A m brosino, Georges Batail/e, André Bre­ ton, Claude Cahun, Jacques Chavy, fean Dautry, fean Delmas, Henry Dubief, G. Ferdière, Reya Gar­ barg, Arthur Harfaux, Maurice Heine, Maurice Henry, Georges Hugnet, Marcel fean, Pierre Klossowski, Léo Ma/et, Suzanne Malherbe, Georges Mouton, Henry Pastoureau, Benjamin Péret, Jean Rollin, Guy Rosey

1936 Contro le provocazioni degli agitatori fascisti, "Contrattacco" invita ratori all'azione.

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Contrattacco Appello all'azione

« Che cosa mantiene in vita la società capitalistica? » « Il lavoro. >> « Che cosa offre la società capitalista a chi lavora? » « Ossi da rodere. >> « Che cosa offre invece a coloro che detengono il capitale? >> « Tutto quello che vogliono, più che a sazietà, dieci, cento, mille tac­ chini al giorno, se avessero lo stomaco tanto grande ... » « E se non ce la fanno a mangiare i tacchini? » « Il lavoratore è disoccupato, crepa di fame, e piuttosto di dare i tacchini a lui, preferisce buttarli a mare. » « Perché non buttare in mare i capitalisti invece dei tacchini? » « Tutti se lo chiedono. » tac« Che cosa bisogna fare per buttare i capitalisti a mare e non chini? » « Rovesciare l 'ordine costituito. » « Ma che cosa fanno i partiti organizzati? » « Il 3 1 gennaio Sarraut grida alla camera : "Manterrò l'ordine costituito per le strade" . » I partiti rivoluzionari ( ! ) applaudono. « I partiti hanno perduto la testa? » « Dicono di no ma de la Rocque fa loro paura. » « Chi è dunque questo de la Rocque? » « Un capitalista, un colonnello e un conte. » « E poi? » « Un fesso. » « Ma come può fare paura un fesso? » « Perché, nell'abbrutimento generale, è il solo che agisca! » Compagni, colonnello dice, agitandosi e gridando, che bisogna cambiare tutto. :t il solo che vada organizzandosi in vista della lotta e predicando che saprà fare in modo che tutto cambi. Egli mente, ma è il solo sulla scena politica che non sia un parlamentare, mentre il disgusto per l'impotenza parla­ mentare ha raggiunto il culmine! Le folle si rendono conto che agli avvenimenti bisogna sapere comandare e non o:ffrire lo spettacolo disgu­ stoso che dà il parlamentare borghese: disordine, chiacchiere e impegni vergognosi. Le folle cominciano a prestare attenzione, al di fuori del p arlamento, a un « uomo », a un padrone ... E nell'aberrazione generale, un colonnello de la Rocque appare agli occhi di molti come l'uomo atteso. un

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L'aberrazione giunge fino a vedere in questo personaggio il « padrone » capace di comandare agli avvenimenti. Fino a vedere un « padrone » nello « schiavo » più impotente: lo schiavo del sistema capitalista, lo schiavo di una forma produttiva che condanna gli uomini a uno sforzo gigantesco senz'altro risultato che la fatica, la fame o la guerra! Noi sosteniamo che è giunta l'ora di agire da padroni non per uno solo ma per tutti. Dagli individui impotenti le masse non hanno nulla da aspettarsi. Soltanto la rivoluzione che sta per sopraggiungere avrà la forza di comandare agli avvenimenti, di imporre la pace, di regolare la produzione e l'abbondanza.

Lavoratori, la linea difensiva che vi viene proposta non significa solamente soprav­ vivenza dello sfruttamento capitalista: significa sconfitta sicura, oggi in Germania e in Italia, domani in Francia, per tutti coloro che sono diven­ tati incapaci di attaccare. Non è più il momento di tirarsi indietro e di scendere a compromessi. Per l'azione organizzatevi! Formate sezioni disciplinate a fondamento di un'autorità rivoluzionaria implacabile. Opponete alla disciplina servite del fascismo la temibile disciplina di un cieco che può far tremare coloro che l'opprimono. Non si tratta, questa volta, di una lotta senza sbocchi contro i nostri simili, agli ordini di quei ciechi che guidano i popoli. La lotta contro tutti coloro che trasformano l'esistenza umana in una prigione a vita è una lotta che imporrà anche l'abnegazione, il coraggio eroico e, se occorre, il sacrificio della vita ma la cui posta in palio è la liberazione degli sfrut­ tati e la disperazione di coloro che odiamo. Compagni, dovete rispondere all'abbaiare dei cani da guardia del capi­ talismo con la brutale parola d'ordine di -

CONTRATTACCO!

Hitler ha appena invaso la Renania, "Contrattacco" subisce it contraccolpo e denuncia la preparazione della guerra.

A coloro che non hanno dimenticato la guerra del diritto e della libertà Lavoratori, siete stati traditi!

Incrementando dappertutto le restrizioni e l'angoscia, la notte del nazio­ nalismo ha steso la sua ombra su tutta la Terra. Al nazionalismo aggres­

sivo dei paesi pover( risponde nei paesi ricchi il nazionalismo della paura. Accecate dall'avidità e dal panico, le greggi umane sono pronte a cadere uccise a milioni.

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In questo smarrimento totale della natura umana, quali sono i discorsi di coloro che un tempo erano insorti contro la risoluzione di salvare il mondo dalle sue sanguinose pratiche militari? Non abbiamo dimenticato che le masse erano state una volta stimolate dal partito comunista ad opporre al capitalismo e alla sua guerra l'arma ottundente del disfattismo rivoluzionario. Una nuova confusione sembra oggi essersi aggiunta allo stupore gene­ rale. Con il pretesto di mantenere la pace, coloro che prima protestavano contro la guerra sono apertamente passati in uno degli schieramenti. L'« Humanité » riporta oggi senza riserve il messaggio bellicoso di Sar­ raut. Ecco ha risposto all'appello con un infame parola d'ordine: l'« Unio­ ne della nazione francese » ... I comunisti si sforzano oggi di mascherare con le false apparenze di una crociata la guerra tra questi cani di imperialisti che un tempo eccitava al disgusto. Brandiscono dinanzi a un mondo affranto la bandiera di una crociata antifascista: · annuncio di una beffa sanguinosa. Nella notte in cui tutte le cose umane si trovanG ad essere lentamente snaturate, i comunisti si sono ridotti al ruolo di difensori dello statu quo concepito a Versailles. Si preparano a fare domani da canea allo Stato maggiore francese quando questo Stato maggiore manderà al muro tutti coloro che non avranno dimenticato quello che hanno letto nell'« Huma­ nité >> di ieri. L'esercito tedesco ha invaso oggi una regione tedesca senza preoccu­ parsi dei trattati ... in conformità ai trattati, l 'esercito francese invadeva nel 1 923 la Ruhr. La bricconeria illegale di Hitler risponde alla brutalità legale della Francia. I poliziotti di Versailles e della Ruhr, per meglio garantire la sicurezza francese, hanno dato alla luce la Germania di Hitler! Noi non

abbiamo nulla in comune con la demenza infantile del nazionalismo tedesco, nulla in comune con la demenza senile del nazionalismo francese. In questo mondo oscuro in cui le stupidità si compongono e si comple­ tano a vicenda, non possiamo che riconoscerei formalmente stranieri. Quando Sarraut rifiuta di « lasciare che Strasburgo si trovi sotto il fuoco dei cannoni tedeschi », ci rendiamo conto di non appartenere a un mondo in cui una tale frase . può essere pronunciata senza eccitare la ripu­ gnanza e magari il riso.l Quando l'autorità di Stalin diventa uno schermo per gli armamenti francesi, quando Radek eccita i nazionalisti di questa nazione all'odio contro la Germania, ci consideriamo traditi ; ci rifiutiamo di seguire il passo di coloro _che si preparano ai massacri reciproci. ' I tedeschi rispondono giustamente:

«

Sarraut pensa che sia UDa cosa assolutamente normale

e tollerabile per una grande nazione c:he Frihurgo , Carlsruhe, Manoheim, Saarbriicken, Trevlrl e altre città tedesche si trovino esposte al fuoco del cannoni francesi ... "

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Documenti surrealisti

Non prenderemo in considerazione, in questo primo testo, le conse­ guenze pratiche e l'efficacia che l'azione delle masse darà un giorno a tale rifiuto. La lotta con cui ci opponiamo al generale tumulto la porteremo avanti fino al limite delle nostre forze. Ma qualunque ne sia l'esito, felice o, per un certo tempo, disgraziato, continueremo a fronteggiare l'abbruti­ mento dei nazionalisti di qualsiasi paese, di qualsiasi partito, conserve­ remo l'integrità di una volontà inaccessibile al panico. Non riconosciamo i legami formali con cui si pretende vincolarci a una nazione qualsiasi: noi apparteniamo alla comunità umana tradita oggi da Sarraut come da Hitler e Thorez, e come anche da La Rocque.

L'insopprimibile realtà che domina in questa comunità sarà mantenuta dagli uomini , anche quando fossero una minoranza, al di sopra dei crimini dei nazionalisti di qualsiasi paese : fino a quando i popoli, ridotti a pezzi dai dementi che li guidano, riconosceranno la via d'uscita libe­ ratrice. Georges Bataille, Jean Bernier, André Breton, Lucie Colliard, Paul Eluard, Maurice Heine, P. Kaan, Mar­ cel Martinet, Georges Michon, Alphonse Mailson· neau, Pierre Monatte, fean Rollin, Pierre Ruff, A ndré Wei/1

Rispedire questo testo firmato sul retro in maniera leggibile da voi e dai vostri amici (indirizzo accluso) o scrivere a G . Bataille, 76 bis, rue de Rennes, Parigi, 6e. Le nuove adesioni figureranno nella seconda tiratura.

Presentazione di André Breton per una

Esposizione surrealista di oggetti rue de Marignan, Parigi

II disco bianco ha ceduto il posto al disco rosso, e si comincia ad accalcarsi sul marciapiede per il passaggio di un treno che non si ferma, che non è né un treno passeggeri né un treno merci. Ai finestrini alcuni esseri-oggetto (o oggetti-essere) caratterizzati dal fatto che sono in preda a una continua trasformazione e che esprimono l'eternità della lotta delle potenze associatrici e dissociatrici che si disputano la vera realtà e la vera vita. Il movimento-padrone ... L'agglomerato detto cameriere o caraffa nella parte corrispondente al vagone-ristorante, è attraversato da una scritta luminosa a intermittenza « Mangiateli vivi )) e lungo tutto il convoglio è messa in mostra con la diffusione di un manifesto elettorale l'indicazione « Fumatori » . I bauletti-bagaglio hanno forma di crisalide e i serpenti hanno fatto delle fisarmoniche il proprio domicilio. L'impalca­ tura da muratore, sorpresa classica, in cui di solito si trova la giraffa, trasporta una torre dove abita una signora con l'edera al posto dei capelli. Si tratta dell 'esposizione di oggetti surrealisti, da Charles Ratton,

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nel maggio 1 936. Infine ecco alcuni vialetti da giardino lastricati di agate, fiancheggiati da fuochi fatui : la natura è stata così gentile da prestarci la sua collaborazione. Ci sono anche gli oggetti trovati su una scala - sempre su una scala: « La strada che porta in alto e quella che porta in basso sono un'unica strad a » ( Eraclito). Ogni cosa smarrita che ci giunga a portata di mano deve essere considerata come un precipitato del nostro desiderio. Alternando con i precedenti, i soli fissi, i soli rispar­ miati dal riso panico che distribuiscono la sequenza degli ultimi disegni animati e la contemplazione a buona distanza dei cicloni, gli oggetti-dio di certe regioni e di certe epoche, scelti tra tutti in base alla sonora scon­ fitta che infliggono alle leggi della rappresentazione figurativa che noi seguiamo, che invidiamo in specialissimo modo per il loro potere evoca­ tore, che consideriamo depositari, in arte, di quella grazia che vorremmo riconquistare. André Breton

Resoconto dell'esposizione internazionale del surreal ismo tenuta a Londra nel 1936. Polemica con Aragon.

Esposizione internazionale del surrealismo

Dall'I l giugno al 4 luglio 1936 si è tenuta alle New Burlington Galleries di Londra l'esposizione internazionale del surrealismo. Essa comprendeva circa 390 opere tra quadri, sculture, oggetti, collages e disegni. Su 68 espositori, 23 erano inglesi. Erano rappresentate 1 4 nazioni. Il comitato organizzatore era composto, per l'Inghilterra, da Hugh Sykes Davies, David Gascoyne, Humphrey Jennings, Rupert Lee, Diana Brinton Lee, Henry Moore, Paul Nash, Roland Penrose, Herbert Read, assistiti da E.L.T. Mesens. Il comitato francese si componeva di André Breton, Paul �luard, Georges Hugnet e Man Ray. L'esposizione venne aperta da André Breton alla presenza di più di duemila persone. Per tutta la durata dell'esposizione ci furono quasi mille visitatori al giorno. Un pubblico importante ha assistito durante l'esposizione alle seguenti conferenze:

16 19 24 26 l

giugno: giugno: giugno: giugno: luglio:

André Breton, {{ Limiti e non frontiere del surrealismo Herbert Read, {{ L'arte e l'inconscio » . Pau) �luard, « La poesia surrealista » . Hugh Sykes D avies, « L a biologia e i l surrealismo » . Salvador Dali, « Fantasmi paranoici autentici >>.

».

Il 23 giugno il gruppo surrealista ha assistito a un dibattito sul sur­ realismo, organizzato dall'Associazione degli artisti internazionali. Durante

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il dibattito Herbert Read lesse una lettera aperta sulla posizione politica del surrealismo (di cui riportiamo qui alcuni estratti). Come spettacolo serale, il 26 giugno c'è stata una lettura di poesie. Paul Éluard ha letto in francese testi poetici di Lautréamont, Baudelaire, Rimbaud, Cros, J arry, Breton, Mesens, Péret, Picasso e di se stesso. Delle traduzioni in inglese di queste poesie inoltre sono state lette da David Gascoyne, Humphrey Jennings e Georges Reavy, così come sono state lette alcune poesie surrealiste inglesi. Non conforta vedere come la stampa di cosiddetta cultura comunista prenda come punto d'appoggio le solite dichiarazioni di Aragon contro il surrealismo e i surrealisti. Quando apparteneva al gruppo surrealista francese, Aragon cercava continuamente di attirare i suoi compagni sul terreno della provocazione (Mosca la rimbambita, 1924; Fuoco su Léon Blum, 1 932), basandosi su una violenza del tutto artificiale. Avendo capito che tali esagerazioni non sarebbero state più tollerate, si decise, dopo lunga esitazione a rinnegare e tradire deliberatamente tutto quanto fino allora egli dichiarava di amare e di difendere. Alla luce di questo atteggiamento, parecchie delle sue precedenti dichiarazioni come « . non mettere d'ac­ cordo le proprie azioni con le proprie parole » ( Traité du style) e « sputia­ mo, sei d'accordo, su tutto quanto abbiamo amato insieme » (La grande gaité) vengono ad assumere un significato di una precisione feroce. Dopo di che, Aragon tenta di fare del rinnegamento un sistema per non essere più esposto allo sprezzo che ispira a tutte le persone morali: (( giungerà [dice di Vietar Margueritte] a contraddire il suo passato, e anche in ciò ci sarà una certa grandezza » . Alla riunione tenuta a Hampsread i l 7 luglio 1 936, questo comunicato è stato letto e approvato da: ..

Eilen Agar, André Breton, Edward Burra, Hugh Sykes Davies, Pau! Eluard, Mervyn Evans, David Gascoyne, Charles Howard, Humphrey Jennings, Ru­ pert Lee, Sheilalegge, Len Lye, E.L.T. Mesens, Henry Moore, Paul Nash, Roland Penrose, Man Ray, Her­ bert Read, Georges Reavey, Roger Roughton, Ruth­ ven Todd, Julian Trevelyan

Frammenti di una conferenza pronunciata da Paul Eluard nel quadro della esposizione surrealista tenuta a Londra.

La poesia inseparabile dalla rivoluzione

Tutto, nella società attùale, si fa avanti, ad ogni passo che facciamo, per umiliarci, per farci tornare indietro. Ma noi ci rendiamo conto che ciò avviene perché siamo il male, il male nel senso in cui lo intendeva Engels, perché con tutti i nostri simili concorriamo alla rovina della borghesia, alla rovina del suo bene e del suo bello.

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Contro questo bene, contro questo bello, servi delle idee di proprietà, di famiglia, di religione, di patria, stiamo combattendo insieme. I poeti degni di questo nome non vogliono, come i proletari, essere sfruttati. La vera poesia è inclusa in tutto quello che non si conforma a questa morale che, per mantenere il proprio ordine, sa solo costruire banche, caserme, prigioni, chiese e bordelli. La vera poesia è inclusa in tutto quello che affranca l 'uomo da questo bene terrificante che ha il volto della morte... Da più di cento anni i poeti sono scesi dalle vette su cui si credevano. Sono andati per le strade, hanno insultato i loro maestri, non hanno più dei, osano baciare sulla bocca l'amore e la bellezza, hanno imparato i canti di rivolta della gente infelice e, senza mai scoraggiarsi, cercano di farle imparare i propri.

Definizioni che Paul Sluard dà dell'attività poetica. Da notare le importanti differenze, sottolineate per la prima volta, tra scrittura automatica, racconto onirico e poesia.

... Io non invento le parole. Invento, invece, oggetti, esseri, avvenimenti che i nostri sensi riescono a percepire. Mi creo dei sentimenti. A causa loro soffro o sono felice. Possono essere seguiti dall'indifferenza. Ne serbo il ricordo. Mi capita di prevederli. Se dovessi dubi tare di questa realtà, più niente mi apparirebbe sicuro, né la vita né l'amore né la morte. Tutto mi diventerebbe estraneo. La mia ragione si rifiuta di negare la testi­ monianza dei miei sensi. L'oggetto dei miei desideri è sempre un oggetto reale, percepibile. Il racconto onirico non si può prendere per una poesia. Tutti e due realtà viva, ma il primo è un ricordo, subito consumato, trasformato, una avventura, mentre del secondo niente si perde e cambia. La poesia desensibilizza l'universo a vantaggio solamente delle facoltà umane, permette all'uomo di vedere in maniera diversa, di vedere altre cose. La sua antica visione è una visione morta o falsa. Egli scopre un mondo nuovo, diventa un uomo nuovo. Si è potuto pensare che la scrittura automatica rendesse inutili le poesie. No! , essa allarga, sviluppa solamente l'area d'indagine della coscienza poetica, arricchendola. Se la coscienza è una coscienza perfetta, gli elementi che la scrittura automatica esprime dal mondo interno e gli elementi del mondo esterno sono in equilibrio. Ridotti quindi ad essere eguali, essi si mescolano insieme, si confondono per formare l'unità poetica. Pau! Eluard

Volantino in cui si richiede l'arresto dello spagnolo Gil Robles rifugiatosi in Francia.

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Non c'è libertà per i nemici della libertà (Re bes pierre) Le guarnigioni del Marocco spagnolo e certe divisioni metropolitane sono

in rivolta. Alcuni contingenti di truppe africane tentano di sbarcare a Algesiras. Tutta la Spagna operaia protesta unanimemente contro la furia fascista. I minatori di Rio Tinto partono alla volta di Siviglia insorta, scortati da camion pieni di dinamite. I minatori di Linares occupano il passo di Despenaperros per sbarrare la via all'esercito andaluso. Minac­ ciata, Madrid sarà difesa dai valorosi combattenti di ottobre sopraggiunti dalle Asturie. Il Frente popular si rende ora conto di quanto costi risparmiare il nemico di classe: il governo distribuisce finalmente fucili alle masse operaie. Vengono immediatamente formate delle milizie che effettuano servizi di pattuglia e vigilano. Il governo francese del Fronte popolare che ha risparmiato il nemico fascista più ancora di quanto non abbia fatto quello spagnolo, riuscirà a capire che lo minaccia un eguale pericolo? Fino a quando i partiti che l'appoggiano non penseranno ad armare la classe operaia? C'è tuttavia una misura di solidarietà internazionale che s'impone con la massima urgenza. Non adottarla subito significherebbe cedere con sprezzo di qualsiasi idea di prudenza, di giustizia e di pudore: Gil Robles,

l'uomo del fascismo spagnolo, si è rijugialo a Biarritz: SI ARRESTI GIL ROBLES

20 giugno 1 936 Adolphe Acker, André Breton, Claude Cahun, Pau{ Eluard, Arthur Harfaux, Maurice Henry, Georges Hugnet, Marcel Jean, Dora Maar, Léo Malet, Geor­ ges Mouton. Henry Pastoureau, Benjamin Péret, Guy Rosey, Yves Tanguy, e un certo numero di compagni stranieri

Neutralità? Stoltezza, delitto e tradimento! Qui il francese è odiato, là sospettato. Non c'è da farsi illusioni. Quelli che, durante la grande guerra , acclamavano il Kaiser non ci perdonano di averlo sconfitto. Ma quelli che aspettavano da noi l'aiuto delle nostre armi sono rimasti delusi. Emmanuel Borcier, inviato speciale in Spagna dell'c Intransigeant » : dispaccio del 1 5 agosto 1 936.

La politica di « neutralità », instaurata dal ministero francese degli Affari esteri, comincia a dare i suoi frutti di amarezza e di cenere :

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già il fascismo conta un primo e sanguinoso scacco del Fronte popo­ lare. Nei riguardi del Frente popular 1 in lotta per la libertà dell'Occidente, la « neutralità » che il governo francese mantiene, equivale all'applicazione di sanzioni più rigorose di quelle che conobbe l'Italia fascista, dopo avere violato i patti per assoggettare l'Etiopia. Perché questo gesto di atroce derisione della solidarietà che tuttavia lega, per la vita e per la morte, le due democrazie di Francia e di Spagna? Dall'imperizia e dal tradimento di alcuni uomini, che sono meno consi­ stenti dei fantasmi, traspare chiaramente il piano metodico messo in atto dall'inesorabile volontà di potenza fascista. Primo atto: assicurare con tutti i mezzi - compreso il ricatto di una guerra contro la Francia - il trionfo della coalizione finanziaria, indu­ striale, clericale e militare che deve, con la guerra civile e a prezzo soltanto del sangue spagnolo, conquistare la Spagna al fascismo. Secondo atto: volgersi poi contro la Francia, appena ridestata dal suo letargo neutralistico, per ingiungerle - con una nuova e più grave minaccia di guerra - di entrare in una confederazione di stati fascisti ; in caso di rifiuto, conquistare a sua volta la Francia sfruttando i (( ribelli nazionali » incaricati di versare il sangue (( francese »; e, per assicurare il buon esito di quest'altra guerra civile, chiudere, con il pretesto della neutralità, i confmi marittimi del paese prima di invadere, nel caso che fosse necessario, i tre confini terrestri dei Vosgi, delle Alpi e dei Pirenei . Terzo atto: mentre l'Inghilterra, ancora incerta, starà a domandarsi quale sia l'atteggiamento più vantaggioso per gli interessi britannici, lanciare l'Europa continentale all'assalto dei confini occidentali dell'Urss e nello stesso tempo attaccarla in Asia con il Giappone e la Cina fascista. Essendo certa la neutralità dell'America, il piano d'egemoni a mondiale dei fascisti appare realizzabile. Anzi quel piano ha già cominciato a realiz­ zarsi . Volere in questo momento impedire che si costituiscano in Europa due blocchi ostili significa dare una testimonianza di una concezione politica che è in ritardo di almeno quindici anni. I due blocchi sono oggi una realtà non solamente sulla carta, ma anche, cosa ancor più grave, nelle menti. Oggi la metà (( nazionalista » della Francia, avvelenata da una stampa stipendiata, è coscientemente o no, acquisita al fascismo e pronta a prostituirsi a Hitler e a Mussolini . Se il Fronte popolare, dunque, che pretende di governare, seguita a risparmiare i suoi nemici interni e a (( sanzionare >> imperiosamente i suoi amici all'estero, domani la (( Fran-

1 Abbiamo detto per semplificare c Frente popular • senza per questo dimenticare l gruppi che si trovano al di fuori di esso: CNT, FAI, POUM, e che sono oggi all'avanguardia del movimento.

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eia » del passato e della morte potrà sperare di ridurre, di annullare, quella della speranza e della vita - della speranza e della vita che non riconoscono frontiera alcuna. Non sono oggi soltanto due Spagne che si sgozzano tra di loro. Riprenditi. Fronte popolare! Soccorri l'eroico Frente popular! Non più con discorsi e mozioni, ma con volontari e materiale! Rinnovati, Fronte popolare! Rigetta lontano da te i deboli e i traditori! Inizia, senza più attendere oltre, un'epurazione spietata! Ricordati del­ l 'avvertimento di Saint-Just: « La rivoluzione è nel popolo e non nella reputazione di alcuni personaggi » . Fronte popolare! Organizza d'urgenza l e masse! Costituisci, esercita, arma le milizie proletarie senza le quali non sei che una facciata! :t venuto il momento di mettere a profitto il vecchio argomento dei tuoi avversari: l'affermazione concreta della forza è la prima garanzia di sicurezza! Parigi, 20 agosto 1 936 Adophe Acker, André Breton, Maurice Heine, Geor­ ges Hugnet, Léo Malet, Georges Mouton. Henri Pas­ toureau, Guy Rosey, Yves Tanguy

Volantino in cui è riportata la dichiarazione letta da Breton a un convegno di protesta contro i primi processi di Mosca.

Dichiarazione letta da André Breton il l settembre 1 916 al convegno > della maggior parte di loro. Consideriamo la mes­ sinscena del processo di Mosca come un'abietta operazione poliziesca che supera di gran lunga in ampiezza e portata quella che si concluse con i l cosiddetto processo degli « incendiari del Reichstag >> . Pensiamo che tali imprese disonorino un regime per sempre. Ci associamo, se non a tutti gli apprezzamenti politici di Otto Bauer, certo alle lucide conclusioni a cui egli approda nel suo articolo pubblicato nel « Populaire » dell'altro ieri: « Ciò che è avvenuto a Mosca è più di un errore, più di un crimine, è una terrificante disgrazia che ha colpito il socialismo di tutto il mondo, senza distinzioni di opinione e di tendenza ». Ai nostri occhi esso risulta una disgrazia · terrificante nella misura in cui, per la prima volta, la coscienza rivoluzionaria è presentata in blocco come corruttibile a un gran numero di compagni che si lasceranno ingan-

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nare. t una disgrazia terrificante nel senso in cui alcuni uomini verso i quali nonostante tutto, andava, non foss'altro per il loro passato più o meno glorioso, il 'n ostro rispetto, intervengono per condannare se stessi, per definirsi traditori e cani. Questi uomini, per quanto siano gravi le riserve che possiamo fare sulla validità di alcuni di loro, li consideriamo totalmente incapaci, non foss'altro per il desiderio di continuare a lottare, non foss'altro a maggior ragione per la speranza di sfuggire alla morte, di rinnegarsi, di stigmatizzarsi fino a tal punto. Ma ciò cessa di essere una disgrazia terrificante a partire dal momento in . cui questo fatto ci illu­ mina definitivamente sulla personalità di Stalin: l'individuo che arriva fino a quel punto è il grande negatore e il principale nemico della rivo­ luzione proletaria. Dobbiamo lottare contro di lui con tutta la nostra forza, dobbiamo vedere in lui il grande falsificatore dei nostri tempi - non solo si è dato a falsificare il significato degli uomini ma anche quello della storia - e il più ingiustificabile degli assassini. In tali condizioni facciamo le nostre debite riserve sull'osservanza della parola d'ordine : « Difesa dell'Urss ». Chiediamo che ad essa si so stituisca con la massima urgenza quella di « Difesa della Spagna rivoluzionaria », specificando che tutti i nostri sguardi sono appuntati oggi, 3 sett embre 1 936, sui magnifici elementi rivoluzionari della CNT, della FAI e del POUM che lottano unitamente sul fronte d'Irun e nel resto della Spagna. Non ci nascondiamo che Stalin e i suoi accoli ti, che hanno stipulato un patto di assistenza con gli stati capitalisti, si sforzano per quanto possono di disunire questi elementi. Ci proponiamo di agire all'interno del comitato di vigilanza degli intellettuali in forma concreta perché si conduca con la massima severità l'inchiesta invocata dal POI sulle condizioni nelle quali si è svolto il processo di Mosca nel quale, come sappiamo già, non si è tenuta in nessun conto non solamente la personalità degli accusati ma neppure la salva­ guardia della dignità umana; ci proponiamo inoltre di sforzarci di esigere se è il caso - ed è sicuramente il caso - riparazione in nome della coscienza internazionale, solo elemento di progresso, di quella coscienza internazionale i cui dettami, compagni, siamo qui un certo numero a considerare sacri. Salutiamo di nuovo la personalità, assolutamente al di sopra di ogni sospetto, di Lev Trockij. Reclamiamo per lui il diritto di vivere in Norvegia e in Francia. Salutiamo quest'uomo che è stato per noi, indipen­ dentemente dalle opinioni occasional i non infallibili che è stato portato a formulare, una guida intellettuale e morale di prim'ordine, e la cui vita, dal momento che è minacciata, ci è preziosa quanto la nostra. Adolphe Acker, André Breton, Georges Hénein, Mau­ rice Henry, Georges Hugnet, Marcel Jean, Léo Malet, Georges Mouton, Henri Pastoureau, Benjamin Péret, Guy Rosey, Yves Tanguy.

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Dichiarazione di André Breton

a

proposito dei secondi processi di Mosca.

Parigi, 26 gennaio 1937. Compagni, più luce! Mehr Licht, questo è stato l'ultimo grido di Goethe; C( più co­ scienza » , questa è stata l a grande parola d'ordine di Marx. In fatto di luce, con Stalin possiamo contare solo su quella dei processi per strego­ neria del Medioevo: bisogna entrare nei particolari di quei processi e il proletariato non ne ha il tempo - per potere trovare il corrispettivo dell'atmosfera di quanto è successo nell'agosto scorso, di quanto si sta svolgendo attualmente a Mosca. E ci hanno fatto capire che non è finita! In fatto di luce, quella di una scala di prigione che vi faranno scendere alle quattro del mattino, di una scala fiancheggiata da cana­ letti come un tavolo d'anfiteatro e in cui, al tal gradino, sarete colpiti alla nuca da una pallottola. I canaletti sono per il cervello, per l a coscienza, ma niente potrà dissociare dai vecchi compagni d i Lenin l'immagine di un alto grado di coscienza che non riusciranno a cancellare gli sciacquoni modello delle prigioni della Ghepeu. In questi uomini che hanno dato parecchie prove della loro lucidità, del loro disinteresse, della loro fedeltà alla causa dell 'intera ' umanità, la storia si rifiuterà . di vedere degli (( invasati » nel vecchio senso religioso, così come, a maggior ragione, si rifiuterà di considerare Trockij come un'incarnazione del diavolo nel XX secolo. La disgrazia di Smirnov, Zinovev, Kamenev, ieri, quella di Piatakov, Sokolnikov, Serebriakov, oggi, quella di Bukarin, Rakovskij, domani, è tuttavia stata di accordare un'eccessiva fiducia, su questo punto, alla storia, di credere che l 'enormità, l'assurdità stessa dei misfatti che si chiedeva loro di riconoscere avrebbero necessariamente comportato un 'incredulità totale, si . sarebbero . risolte con la confusione dell 'accusatore. Pare proprio che dall 'ecçessiva onta di cui si coprono essi

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attendano che sorga nell'opinione pubblica un dubbio radicale che tomi a loro vantaggio. Karnenev non cessava di ribadire gli apprezzamenti del procuratore generale nei suoi confronti. Ci raccontavano ieri che Radek, pur accusandosi di terrorismo, di spionaggio, di sabotaggio - e non so di che altro! - trovava ancora il modo di fare dello spirito. Ma vi pare questo, compagni, l'atteggiamento di un uomo che sa di morire domani disonorato? No, gli imputati del secondo processo, come quelli del primo, sono convinti di partecipare a una messinscena: basta per questo il fatto che essi siano stati chiusi in cella il giorno del primo verdetto. Tutti sono d'accordo nell'ammetere - gli slalinisti stessi non vi si op­ pongono - che non dubitano, come non. dubitavano gli imputati prece­ denti, di avere salva la vita, di essere in grado cioè un giorno di giusti­ ficarsi. Non pensano di venire uccisi uno dopo l'altro sulla scala di cemento. Per un romanziere france5e, che per l'esattezza ' l 'ha immagi­ nato come un supplemento dell'Inquisizione, ques.to supplizio è più crudele, più infame di ogni altro; l'ha definito « la tortura mediante la speranza » . E questa azione rocambolesca i n cui l'infantilismo f a a gara con l'atrocità non può nemmeno essere considerala tale da avere il suo epilogo nell'aula del tribunale militare di Mosca. Essa si carica di continuo di nuove peripezie che hanno legami con fatti che avvengono ogni giorno un po' di più fuori dai confini deii'Urss: è il furto di rue Michelet, l'assas­ sinio di Navasin. � chiaro che a tutto si ricorre pur di fare sparire uomini e atti, e con essi quanto potrebbe contribuire a rendere manifesto il più clamoroso denega-giustizia di tutti i tempi, quanto potrebbe sma­ scherare il terrorismo e l'imperialismo di Stalin. Compagni, è questo un clima funesto per il pensiero socialista stesso, per qualsiasi azione rivo­ luzionaria nel mondo. Nulla ci deve trovare meno indifferenti, meno disarmati anche dinanzi al terribile enigma delle pretese confessioni. I l pensiero socialista non sarebbe più nulla i l giorno i n cui accettasse di tenere in poco conto la dignità umana, il giorno in cui fosse indotto ad ammettere di essere generalmente destinato a tradirsi o a rinnegarsi in uomini che l'hanno portato molto in alto. Non dimentichiamo che Marat, che visse in tanta povertà, fu per tanto tempo accusato di essere un venduto; che ci si sforzò di far passare Marx per un agente di Bismarck; che il vagone piombato di Lenin induce anoora i nemici della grande rivoluzione d'ottobre a darsi delle arie di saperla lunga. E Liebknecht, e Rosa Luxemburg! Non dimentichiamocene; non facciamo a Lev Trockij il torto di difenderlo, a Lev Trockij visto che è principalmente lui, sempre lui ad essere preso di mira e che basta che egli venga messo fuori causa perché ogni accusa contro altri si volga contro chi l'ha formulata. Ricor­ diamoci, compagni. Chi diceva: « � possibile anche per un solo istante credere alla fondatezza della accusa secondo la quale Trockij , ex presi­ dente del Soviet dei deputati di Pietroburgo nel 1 905, rivoluzionario che per decine di anni ha servito con disinteresse la rivoluzione, sarebbe

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implicato in un piano finanziato dal governo tedesco? t una calunnia evidente, inaudita, disonesta, lanciata contro un rivoluzionario »? A par­ lare cosi nel 1 9 1 7 è Lenin. Chi ha detto : « Tutte le operazioni pratiche dell'insurrezione [d'ottobre] furono fatte sotto la guida diretta di Trockij , presidente del Soviet di Pietrogrado. Si può dire con certezza che del rapido passaggio della guarnigione al Soviet e dell'abile organizzazione del lavoro del comitato militare rivoluzionario il partito è innanzi tutto e soprattutto debitore al compagno Trockij »? Chi, il 6 novembre 1 9 18, rilascia a Trockij un tale attestato che oggi vale più di tutti gli altri messi insieme? Stalin. Dato che, come scrivono i compagni Louis de Brouckère e Friedrich Adler, presidente e segretario dell'Internazionale socialista operaia, il segreto dell'istruzione preliminare e la fretta con cui si è passati dalla conclusione dell'istruzione all'inizio del processo rendono « materialmente impossibile mandare degli osservatori a Mosca in tempo utile » , siamo costretti per la seconda volta a rinunciare di sapere sotto il peso di quale mostruosa costrizione, per quale orribile beffa gli imputati si com­ portino in maniera così pazzesca. Soltanto l'urgenza deve, in un simile caso, suggerirei la condotta da tenere. Per non perdere tutto, essa pre­ tende da noi una limitazione dei nostri obiettivi. I nostri sforzi devono essere rivolti a ottenere che questi uomini non siano giustiziati e ad esi­ gere nello stesso tempo che alcuni avvocati non legati al governo sovie­ tico possano fin d'ora mettersi in contatto con gli imputati del terzo processo. Dato che la conclusione dei dibattiti di questo processo è vicinissima, dobbiamo, compagni, fare nostra, quanto meno, quella riso­ luzione in cui il gruppo degli avvocati socialisti chiede « alla Russia rivoluzionaria, che non ha più nulla da temere dai suoi nemici , di rinun­ ciare alla pena di morte in materia di processi politici ,, , ma dobbiamo anche intimarle di rinunciare ad essa immediatamente se non si vuole che il mondo si convinca che essa non è più la Russia rivoluzionaria, se non si vuole che se ne convinca il mondo rivoluzionario che, ahimè, non ne è ancora convinto. Ecco qui il solo impegno concreto a cui possiamo, seppure con scar­ sissime possibilità di successo, dedicarci. Ma c'è dell'altro: non dobbiamo con nessun pretesto lasciarci superare dagli avvenimenti. Non lasciamoci suggestionare dal mistero delle « confessioni ,, . Concentriamo la nostra attenzione non sui mezzi con cui sono state strappate, ma sui fini per cui sono state strappate. La soluzione non può essere trovata soltanto nel­ l'Urss; si deve ricercare contemporaneamente in Urss e in Spagna. t chiaro che in Urss Termidoro appartiene già a un passato lontano, per chi voglia stabilire un'analogia storica. « L'attuale regime politico del­ I'Urss » ha detto Trockij - e glielo hanno fatto vedere bene - « è il regime di un bonapartismo "sovietico" (o antisovietico) più vicino per il suo modello all'Impero che al Consolato ». Compagni, pensate che nel 1 805 il settore più illuminato dell'opinione tedesca, il fior fiore dei

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filosofi, con Fichte in testa, si è ingannato tanto da arrivare a salutare in Napoleone il liberatore, l'inviato e il portavoce della rivoluzione fran­ cese. Ci troviamo allo stesso punto nei confronti di Stalin. Gli attuali processi sono, da una parte, il prodotto delle contraddizioni che esistono tra il regime politico del bonapartismo e le esigenze di sviluppo di un paese come l'Urss che, nei confronti di Stalin e della burocrazia e in contrasto con loro, resta uno stato operaio. D'altra parte questi processi sono la conseguenza immediata della lotta intrapresa in Spagna: si fa ogni sforzo per impedire che una nuova ondata rivoluzionaria si riversi sul mondo; il problema è di far fallire la rivoluzione spagnola così come si è fatto fallire la rivoluzione tedesca e la rivoluzione cinese. Si forni­ scono armi, aerei? Sì, prima di tutto perché è indispensabile salvare la faccia e poi perché queste armi, a doppio taglio, sono destinate a semi­ nare morte tra coloro che si sacrificano in Spagna, non per la restaurazione della repubblica borghese, ma per l 'avvento di un mondo migliore, tra coloro che lottano per il trionfo della rivoluzione proletaria. Non lascia­ moci ingannare: le pallottole sulla scala di Mosca, nel gennaio del 1 937, sono dirette anche contro i nostri compagni del POUM. Proprio nella misura in cui non hanno voluto essere dei troskisti si ricorre contro di essi, allo scopo di colpirli di rimbalzo, è una cosa ormai da non nascon­ dersi più, secondo la nefanda concezione barbarica dei gesuiti connessa con il « centro parallelo » . Dopo di loro, si tenterà di colpire i nostri compagni della CNT e della FAI , con la speranza di farla finita con quanto c'è di vivo, con quanto comporta una promessa di divenire nella lotta antifascista spagnola. Compagni, ammetterete con noi che gli uomini che i banchi perico­ lanti dei tribunali di Mosca hanno reso irriconoscibili, si sono guada­ gnati, grazie al loro passato, il diritto di continuare a vivere, così come accorderete con noi piena fiducia alle avanguardie rivoluzionarie catalana e spagnola affinché non si distruggano tra di loro e salvino, nonostante Stalin, come nonostante Mussolini e Hitler, l'onore e la speranza di questi nostri tempi .

André Breton

La bellezza sarà convulsa o non sarà

La parola « convulsa » che ho usato per definire la bellezza e che, secondo me, deve essere la sola ad essere servita, perderebbe ai miei occhi qualsiasi significato se fosse vista nel movimento e non nel mo­ mento preciso in cui questo stesso movimento cessa. Non può, secondo me, esserci bellezza - bellezza convulsa - se non affermando il rapporto reciproco che vincola un oggetto considerato nel suo stato di movimento e nel suo stato di riposo. Mi dispiace di non avere potuto fornire, come

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documento complementare all'illustrazione di questo testo, l a fotografia di una locomotiva da grandi velocità che fosse rimasta per lunghi anni abbandonata al delirio della foresta vergine. Oltre al fatto che il desi­ derio di vedere ciò si accompagna in me da molto tempo a una parti­ colare esaltazione, mi pare che l'aspetto indubbiamente magico di questo monumento alla vittoria e alla sconfitta, sarebbe stato in grado più di qualunque altro di precisare le idee... Passando dalla forza alla fragilità, mi rivedo ora dentro una grotta della Valchiusa, in contemplazione da­ vanti a una piccola costruzione calcarea che poggia su un terreno molto scuro e la cui forma imita a tal punto quella di un uovo dentro un porta­ uovo da trarre in inganno. Delle gocce che cadevano dal soffitto della grotta andavano regolarmente a colpire la parte superiore della costru­ zione che era sottilissima e di una bianchezza accecante. In questa luce mi parve stesse l'apoteosi delle adorabili lacrime bataviche. Inquietava quasi assistere alla formazione continua di una tale meraviglia. Sempre in una grotta, nella grotta delle fate vicino a Montpellier in cui si procede tra pareti di quarzo, il cuore cessa per alcuni secondi di battere dinanzi allo spettacolo di questa gigantesca cappa minerale, detta « cappa impe­ riale » , il cui drappeggio è un'incessante sfida all'arte statuaria e che la luce di un proiettore copre di rose, come se non dovesse avere nulla da invidiare, anche sotto questo profilo, alla cappa non meno splendida e convulsa fatta della ripetizione all'infinito dell'unica penna rossa di uccello raro che portavano gli antichi capi hawaiani. Ma l'elogio del cristallo lo faccio qui indipendentemente da quelle rappresentazioni accidentali. Da nessuna cosa mi pare possa venire un insegnamento artistico più alto che dal cristallo. L'opera d'arte, allo stesso titolo d'altronde di qualche frammento della vita umana conside­ rata nel suo significato più serio, mi sembra priva di valore se non pre­ senta la stessa durezza, la stessa rigidità, la stessa regolarità, la stes sa lucentezza su tutte le facce esterne ed interne che ha il cristallo. Si badi bene che per me questa affermazione si contrappone nella maniera più categorica e costante a tutto quanto mira, esteticamente e moral­ mente, a far consistere la bellezza formale in un lavoro di perfeziona­ mento volontario, al quale solo l'uomo avrebbe il diritto di dedicarsi. lo, invece, non mi stanco di fare l 'apologia della creazione, dell'azione spontanea, e ciò proprio nella misura in cui il cristallo, per definizione non migliorabile, ne è l'espressione perfetta. La casa in cui abito, la mia vita, ciò che scrivo : sogno che tutto questo possa apparire da lontano come appaiono da vicino questi cubi di salgemma . ... A queste prime due condizioni alle quali deve adeguarsi la bellezza convulsa nel senso profondo del termine, ritengo necessario e sufficiente aggiungerne una terza che elimina ogni lacuna. Una tale bellezza non potrà liberarsi se non dal sentimento straziante che dà la cosa rivelata, se non dalla certezza integrale procurata dall'irruzione di una soluzione che, proprio per la sua natura, non sarebbe potuta giungere a noi attra·

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verso le vie normali della logica. In un simile caso si tratta, infatti, di una soluzione senza dubbio rigorosamente adattata e, ciò nonostante, molto superiore al bisogno. L'immagine che si realizza nella scrittura automatica ne è sempre stata per me un esempio perfetto... ... La bellezza convulsa sarà erotico-velata, esplodente-fissa, magico-circostanziale o non sarà. André Breton. L'amour fou, Gallimard, 1937

L'amore folle, l'amore unico

Non c'è sofisma più pericoloso di quello che consiste nel presentare il compimento dell'atto sessuale come un atto che si accompagna per neces­ sità a una riduzione del potenziale amoroso tra due esseri, riduzione il cui ripetersi li porterebbe a non bastare più a se stessi . In tal modo l'amore si troverebbe a rischiare la morte nella misura in cui persegue la sua stessa realizzazione. Ad ogni nuova esplosione di luce succede­ rebbe un'ombra sempre più densa che . scenderebbe sulla vita a ondate proporzionali. L'essere sarebbe così destinato a perdere a poco a poco il suo carattere elettivo per un altro, sarebbe ricondotto contro sua voglia all'essenza. Un giorno quest'essere si spegnerebbe, e non sarebbe vittima di altro che della sua irradiazione. Il grande volo nuziale provocherebbe la combustione più o meno lenta di un essere agli occhi dell'altro, com­ bustione al termine della quale, tornati a terra, essi sarebbero liberi di fare una nuova scelta con altre creature che ognuno dei due vede cariche di mistero e di fascino. Nulla è più insensibile, più desolante di questa concezione. Non ne conosco alcuna che sia più diffusa e, per ciò stesso, più capace di dare un'idea della grande banalità del mondo attuale. Così Giulietta, se continuasse a vivere, non sarebbe più Giulietta per Romeo! � facile individuare i due errori fondamentali che sono alla base di un tal modo di vedere: uno di origine sociale, l'altro di origine morale. L'errore sociale, al quale non si può rimediare se non distruggendo le basi economiche stesse della società attuale, dipende dal fatto che in amore la scelta iniziale non è realmente permessa e che, proprio nella misura in cui tende eccezionalmente ad imporsi, essa avviene in un'atmo­ sfera di non scelta tra le più ostili al suo trionfo. Le sordide considera­ zioni che gli vengono opposte, la sorda guerra che si fa contro di esso, più ancora delle rappresentazioni violentemente antagonistiche sempre pronte ad attaccarlo che abbondano intorno ad esso, sono tali, non si può non ammetterlo, da stroncarlo. Non vedo bene che cosa potrebbe impe­ dire una vittoria in condizioni di vita rinnovate a questo amore, latore

delle più grandi speranze che mai si siano tradotte nell'arte da parecchi

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secoli a questa parte. L'errore morale che, in concorrenza con il primo, porta a rappresentarsi l'amore come un fenomerio che sparisce con il tempo, risiede nell'incapacità in cui si trovano moltissimi uomini di liberarsi nell'amore di qualsiasi preoccupazione estranea all'amore, di qualsiasi timore come di qualsiasi dubbio, di abbandonarsi senza difese allo sguardo folgorante del dio. L'esperienza artistica, come quella scien­ tifica, è anche in questo caso di grande aiuto, poiché fa vedere come quello che si costruisce e resta abbia bisogno innanzi tutto di questo abbandono per essere. Non c'è cosa migliore a cui dedicarsi che quella di far perdere all'amore questo fondo amaro che non ha, ad esempio, la poesia. Non si potrà portare felicemente e interamente a termine questa impresa finché non sarà fatta giustizia dell'infame idea cristiana di pec­ cato su scala universale. Non c'è mai stato il frutto proibito. Di divino c'è solo la tentazione. Provare il bisogno di variare l'oggetto di questa tentazione, sostituirlo con altri, significa dimostrare che si è pronti a demeritare, che si è senz'altro demeritato dell'innocenza. Dell'innocenza presa nel senso di non colpevolezza assoluta. Se veramente la scelta è stata libera non può spettare a chi l'ha fatta, sotto nessun pretesto, contestarla. La colpevolezza parte da qui e non da un altro posto. Re­ spingo qui la scusa dell'assuefazione, della stanchezza. L'amore reciproco, così come lo considero io, è un sistema di specchi che mi rimanda, con le mille angolazioni che può prendere per me l'ignoto, l'immagine fedele di colei che amo e che il mio desiderio divinizza in maniera sempre più sorprendente e che indora sempre più di vita. Il La perfetta sufficienza che tende ad essere quella dell'amore tra due esseri non incontra più in questo momento ostacoli di sorta. Il sociologo dovrà forse fare attenzione, lui che, sotto il cielo d'Europa, si limita a portare uno sguardo appannato sulle fauci fumose e rumoreggianti delle fabbriche e sull'immobile e orribile pace della campagna. C'è sempre stato motivo e forse è più che mai l'occasione di ricordare che questa sufficienza è uno dei fini dell'attività dell'uomo; che la speculazione economica e la spe­ culazione psicologica, per quanto si mostrino ai giorni nostri l'una nemica dell'altra, si incontrano magnificamente per gravitare attorno ad essa. Engels, nell'O rigine della famiglia, non esita a fare dell amore sessuale individuale, nato da quella forma superiore dei rapporti sessuali che è la monogamia, il più grande progresso morale compiuto dall'uomo dei tempi moderni: Per quanto si cerchi oggi di far subire una deforma­ zione al pensiero marxista su questo punto come su tanti altri, è inne­ gabile che gli autori del Manifesto comunista non si sono mai stancati di protestare contro le speranze di un ritorno ai rapporti sessuali « disor­ dinati » che segnarono l'alba della storia umana. Una volta abolita la proprietà privata, « si può affermare con ragione » dichiara Engels « che, '

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anziché sparire, la monogamia sarà anzi realizzata per la prima volta )) , Nella stessa opera, insiste parecchie volte sul carattere esclusivo di que­ st'amore che, dopo qualche smarrimento - ne conosco di miserabili e di grandiosi - si è alla fine trovato. Una tal e opinione su quanto può indubbiamente presentare di sconvolgente la considerazione del divenire umano non si può più chiaramente suffragare se non con quella di Freud, per il quale l'amore sessuale, quale è già dato, rompe i vincoli collettivi

creati dalla razza, si pone al di sopra delle differenze nazionali e delle gerarchie sociali e, ciò facendo, contribuisce in grande misura al progresso della cultura. Queste due concezioni che contengono la concezione sem­ pre meno frivola dell'amore visto come principio fondamentale del pro­ gresso morale e di quello culturale, mi sembrano essere tutte e due di natura tale da dare molto di più di quanto non spetti all'attività poetica in quanto mezzo provato di stabilizzazione su un solo essere del mondo sensibile e mobile e in quanto forza permanente d'anticipazione. André Breton, L'amour fou, Gallimard, 1937

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Manifesto in cui si invita a formare una federazione internazionale dell'arte rivoluzionaria indipendente.

Per un'arte rivoluzionaria indipendente

Si può senza esagerazione affermare che mai come oggi la civiltà umana è stata minacciata da tanti pericoli. I vandali distruggono con i loro mezzi barbari, cioè molto precari, la civiltà degli antichi in una zona limitata dell'Europa. Ora è tutta la civiltà mondiale, nell'unità del suo destino storico, a vacillare sotto la minaccia di forze reazionarie armate di tutta la tecnica moderna. Non vediamo solamente la guerra che si avvicina. In tempo di pace, come siamo ora, la situazione della scienza e dell'arte è diventata assolutamente intollerabile. Per quanto conserva di individuale nella sua genesi, per quanto mette in opera delle qualità soggettive al fine di portare alla luce un certo fatto che comporta un arricchimento oggettivo, una scoperta filosofica, socio­ logica, scientifica o artistica appare come il prodotto di un caso prezioso, cioè come il manifestarsi più o meno spontaneo della necessità. Un simile apporto non può essere trascurato sia dal punto di vista della conoscenza generale (che tende a fare sì che l'interpretazione del mondo prosegua) sia dal punto di vista rivoluzionario (che, per arrivare alla trasforma­ zione del mondo, impone che ci si faccia un'idea esatta delle leggi che ne regolano il movimento) . In particolare non si può disinteressarsi delle condizioni mentali nelle quali questo apporto continua a verificarsi né si può, quindi, non vigilare affmché sia garantito il rispetto delle leggi specifiche a cui è soggetta la creazione intellettuale. Orbene il mondo attuale ci costringe a constatare la violazione sempre più generale di queste leggi, violazione a cui corrisponde obbligatoria­ mente uno scadimento sempre più palese non solamente dell'opera d'arte

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ma anche della personalità « artistica » . H fascismo hitleriano, dopo avere spazzato via dalla Germania tutti gli artisti in cui si trovava espresso in qualche misura l'amore per la libertà, non foss'altro a livello formale, ha costretto coloro che potevano ancora acconsentire a tenere in mano una penna o un pennello a farsi lacchè del regime e a celebrarlo a comando, nei limiti esteriori della peggiore convenzionalità. A parte la pubblicità, la stessa cosa si è verificata nell'Urss durante il periodo di furiosa reazione che è giunto ora al suo apogeo . f: ovvio che noi non ci sentiamo solidali neppure per un momento, qualunque sia la sua attuale fortuna, con la parola d'ordine : > , il bollettino della FIARI - al pari delle altre sue attività - servirà anche le cause intimamente legate all 'arte, alla rivoluzione, all'uomo. Contro tutte le forze di repressione e di corruzione, siano esse fasciste, staliniste o religiose, noi vogliamo : •

L'indipendenza dell'arte - per la rivoluzione la rivoluzione - per la liberazione definitiva dell'arte.

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Editoriale del primo numero di

«

Clé ».

Niente patria!

Le ignobili campagne fatte sia sulla parola d'ordine « Francia destati » sia su quella « La Francia ai francesi », cominciano a dare i loro frutti avvelenati. I decreti di maggio di S arraut, certe disposizioni incluse nei decreti-legge di novembre fanno entrare in vigore a spese degli stranieri residenti in Francia e specialmente degli emigrati politici, una procedura scellerata ispirata a quella dei paesi fascisti. Le misure di repressione già prese e i preparativi d'internamento a cui assistiamo mostrano che si va affermando una politica del terrore e del gesto di forza che tende alla costituzione in Francia di un regime « autoritario >> e fra non molto totalitario ... Testimoniano del rapido contagio da cui sono presi i paesi « democratici » trascinati, a dispetto delle considerazioni umane più ele­ mentari, a rinnegare il principio d'asilo, per tanto tempo considerato sacro da loro. La FIARI ritiene suo primo dovere condannare questa nuova prova di degradazione da parte della « coscienza borghese », denunciare gli intrighi degli xenofobi come uno dei principali pericoli del momento. Mentre da un lato accordiamo piena fiducia alla classe operaia per esi­ gere l'abrogazione dei decreti-legge spianati contro lei sola, dall'altro appoggiamo con tutta la nostra forza le proteste e gli appelli alla resi­ stenza lanciati dalle organizzazioni rivoluzionarie della SIA, del PSOP e del POI contro le espulsioni in massa e la formazione di campi di con­ centramento fin da ora che siamo ancora in tempo di pace. Nell'ambito più particolare della nostra attività, ci guardiamo bene dal dimenticare che se Parigi è riuscita a mantenersi per tanto tempo all'avanguardia in campo artistico, ciò è dipeso principalmente dall'acco­ glienza ospitale che in essa hanno trovato gli artisti di ogni paese, e che se in questa città sono nate alcune delle grandi correnti spirituali con cui

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l'universo ha dovuto fare i conti, ciò si deve al fatto che è riuscita a costituire un laboratorio d'idee che era veramente internazionale. L'arte, al pari dei lavoratori, non ha patria. Preconizzare oggi, come fanno non solo i fascisti ma anche gli stalinisti, il ritorno all'arte « francese » signi­ fica opporsi alla conservazione di questo stretto rapporto necessario all'ar­ te, significa adoperarsi per la divisione e l'incomprensione tra i popoli, si­ gnifica fare opera premeditata di regressione storica. I nostri compagni ar­ tisti stranieri sono oggi minacciati nella stessa misura dei nostri compagni operai stranieri. Tanto gli uni che gli altri sono in grado di riconoscere fin da ora quelli che li sostengono da una parte, quelli che li colpiscono e li consegnano dall'altra. Qualunque sia l'entità dell'attuale diminuzione delle forze, provocata da una catena di tradimenti, non sarà mai detto che essi si siano posti invano sotto il patrocinio della classe operaia. Denunciamo nei decreti legge che prendono di mira gli stranieri - indesiderabili per la borghe­ sia reazionaria - il tentativo di degradare in questo paese la persona umana creando una prima categoria di uomini senza diritti e dignità legale, condannati a persecuzioni continue per il solo fatto che, avando opposto resistenza alla opposizione o fuggito le dittature disumane, non hanno più una « patria » legale. Il Comitato nazionale della FIARI « Clé », n. I, I gennaio 1939

Protesta della FIA RI in difesa della libertà d'espressione artistica.

Non imitate Hitler

Distruggere le opere d'arte era prima d'ora un infame privilegio del fa­ scismo. Gli stessi reazionari che, alcuni anni fa, si sono fatti la mano distruggendo alcuni quadri surrealisti nello Studio 28, plaudono alle persecuzioni contro i pittori moderni scatenate da Hitler. Le loro opere sono nello stesso tempo messe all'I ndice dalla sacra congregazione che porta questo nome. In ciò non c'è niente di sorprendente. Ogni vero artista sa di avere in Hitler, in Mussolini e nei loro imitatori di ogni paese, dei nemici accaniti, in quanto qualsiasi ricerca indipendente tende, nella misura in cui mira ad accrescere la conoscenza umana, ad opporsi al processo di regressione sociale e culturale per la quale militano il fascismo e la religione, sua alleata. Un esempio impressionante è stato dato in Spagna. Mentre Franco, domestico al servizio di Hitler e di Mussolini, faceva fucilare Garcia Lorca, Picasso veniva nominato diret­ tore del Prado dal governo repubblicano. Inoltre a Madrid, a Barcellona

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e a Valenza le opere d'arte sono state protette, efficacemente pare, contro granate e bombe, mentre la folla in rivolta distruggeva chiese e fucilava preti, dimostrando con ciò che aveva avvertito il carattere regressivo e opprimente della religione; nello stesso tempo venivano salvate le opere d'arte che si conservavano nei conventi e nelle chiese che sarebbero stati poi incendiati. Siamo stati tanto più sorpresi nel sapere, tramite il nostro amico Diego Rivera, che il governo messicano aveva ordinato la distruzione di due pitture di O'Gorman in quanto prima di tutto tendeva a farci credere che il governo del generale Cardenas stesse lottando contro le potenze impe� rialiste che opprimevano il suo paese e che questa lotta implicasse un orientamento progressista sul piano culturale. La ragione invocata per tale distruzione è quanto meno strana. Il sottosegretario di stato ai lavori pubblici, Modesto Rolland, che ha fatto cancellare gli affreschi di O'Gorman all 'aeroporto centrale di Città del Messico giustifica così il suo gesto: « Dato che Lei si è permesso di rappresentare delle figure con iscri­ zioni immorali sotto tutti i punti di vista e di dipingere personaggi che assomigliano a capi di stato che non c'è alcun motivo di insultare, come ha fatto Lei, Le ripetiamo per iscritto che se Lei non è disposto a cancel­ lare tutto ciò che le sue pitture hanno di sconveniente, saremo noi a farlo al suo posto » . I lettori d i « Clé » potranno notare dal particolare d i uno degli affreschi incriminati che riproduciamo qui come le iscrizioni prese di mira non abbiano nulla di immorale ma siano semplicemente delle iscrizioni rivo­ luzionarie. Si tratta infatti di una frase del Manifesto comunista e i volti degli uomini di stato di cui parla il sottosegretario sono quelli di Hitler e di Mussolini. Questa doppia constatazione ci costringe ad unirei al centinaio di intellettuali - tra i più rappresentativi del Messico attuale - che, insieme con Diego Rivera, chiedono: « Crede, signor sottosegretario di stato, che l'arte in Messico debba porsi sotto la tutela di quei capi di stato che a Lei piacciono tanto? » E d'altra parte: « Crede che non ci sia nessun motivo per insultare colui che ha fatto bruciare i libri di Schiller, Heine, Marx e Engels ... il persecutore di Einstein, genio della fisica moderna, il persecutore di grandi artisti come Klee, Kandinsky e G rosz? ... » . E quando denunciano il sottosegretario di stato Modesto Rolland che con un simile gesto si è rivelato un nemico dei lavoratori, non possiamo che approvarli e sostenere la loro protesta con tutta la nostra forza. « Ogni licenza in arte >> è detto nel manifesto costitutivo della FIARI. Ne deriva che qualsiasi sopruso nei confronti degli artisti ci porta a insorgere contro i suoi autori che diventano contemporaneamente i nemici

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di quella cultura e di quella rivoluzione proletaria destinata a liberare l'uomo da tutte le sue catene. FIARI « Clé » , n. 2, febbraio 1939

Volantino della FIARI in cui si protesta contro l'arresto di alcuni militanti rivoluzionari avvenuto alla vigilia della guerra.

Federazione internazionale dell'arte rivoluzionaria indipendente (FIARI) Abbasso gli ordini d'arresto arbitrari! Abbasso il terrore grigio!

Mai forse il > , il procedimento in realtà è alquanto diverso: una prassi meccanica e casuale, cioè affatto oggettiva, suscita immagini soggettive che il pittore non ha che da precisare, confe­ rendo loro quel carattere organizzato che trasforma il documento psico­ logico in quadro. Il quadro acquista quella vibrazione che è la sua stessa vita e la sua vera realtà mediante lo scambio, il gioco dei dati inconsci e della loro concretizzazione, in cui interviene sempre una certa forma di coscienza. L'automatismo viene utilizzato in pittura in maniera diversa da come viene utilizzato nel « dettato di primo getto )) , senza ritocchi, i n maniera diversa da come vuole essere la scrittura auto­ matica, e i « mezzi per forzare l'ispirazione >> hanno conosciuto una fortuna ininterrotta nel surreal ismo. Ernst li ha utilizzati sotto mille forme, imitato in seguito da altri pittori : Dominguez e le sue decalco­ manie (che Max Ernst metterà a frutto con maestria), Paalen e i suoi fumages, io stesso ho proposto in tempi non lontani i frottages, ecc ... Man Ray si è servito delle sue tecniche fotografiche : rayogrammes, sola­ risation, con lo stesso spirito. L'« automatismo >> in pittura comprende quindi modi di procedere al­ quanto vari: i procedimenti meccanici, il caso e più in generale l'ispira­ zione. Ma l'inserimento di questo termine nel Manifesto del surrealismo ha assunto, al di là delle ricette e delle definizioni, il valore di una parola d'ordine sia per la pittura sia per la poesia scritta, attirando la attenzione sulla priorità dell'inconscio senza il quale, diceva già Odilon Redon, « nulla si fa in arte >> . .

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In Au-delà de la peinture Ernst nota che il procedimento per comporre i suoi quadri fro t tages non differisce da quello dei suoi collages dei tempi di dada: lo « schermo � è qui rappresentato dalle fotografie, dalle illu­ strazioni dei cataloghi, dei romanzi popolari, partendo dalle quali, si costruiscono nuove scene. Il collage non è da confondersi con i papiers collés cubisti che sono fondamentalmente arrangiamenti di ordine figu­ rativo in cui i colori sono sostituiti dalle nuove materie. In Ernst la giustapposizione degli elementi ha un significato intellettuale, certi suoi oggetti banali sono sottoposti a rapporti poetici imprevisti e sorpren­ denti. Ma questo modo di utilizzare per un quadro un materiale preesi­ stente lo si deve sicuramente all'esempio di Braque e di Picasso, quan­ tunque il principio risalga al Manifesto della scultura futurista di Boe­ ciani, pubblicato alcuni mesi prima che apparissero i primi papiers collés -

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cubisti. I collages di Emst sintetizzano inoltre alcune nuove influenze nella pittura di quel periodo, tra cui il motivo > ) , passando attraverso la proposizione umoristica: « readymade reciproco - servirsi di un Rembrandt come di un'asse da stiro » ... ecc ... Sintesi disarmanti della scoperta e della banalità, oggetti antiarte secondo quello spirito che sarà poi del dadaismo, e in cui, d'altra parte, l'oggetto surrealista è già contenuto. Benché verso il 1 926 avesse abbandonato ogni forma di attività per dedicarsi quasi esclusivamente al gioco degli scacchi - tuttavia nel 1 934 pubblica le note e gli schizzi della Sposa messa a nudo . . e nel 1 93 5 i Rotoreliefs Marcel Duchamp accetterà di svolgere in favore del surrea­ lismo, come aveva già fatto con dada, il ruolo di « tecnico senza com­ penso » in occasione della grande Esposizione del surrealismo organiz­ zata nel 1 938 alla Galerie des Beaux-Arts di Parigi, per la quale fornirà la maggior parte delle idee . sulla sistemazione delle sale, e specialmente per la realizzazione della « radura sotterranea » che rappresentò il centro d'interesse della mostra. .

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Nel 1 936 Picasso diventa per qualche tempo un pittore « letterario » scopre allora la scrittura automatica e si dedica per alcuni mesi alla poesia scritta. Le sue poesie entreranno in un album pubblicato dalla rivista « Cahiers d'art » . Le sue opere pittoriche sono presenti, del resto, in qualsiasi collettiva dei surrealisti. l talenti nuovi sorgono senza sosta: Oscar Dominguez e i suoi oggetti, le sue decalcomanie, il suo « periodo cosmico » : Victor Brauner e i suoi « crepuscoli » , Hans Bellmer e le sue bambole, Wolfgang Paalen e i suoi fumages, Raoul Ubac con nuove tecniche fotografiche, Leonora Car­ rington e la singolarità dei suoi sogni-incontro, Maurice Henry che intro­ duce nel disegno umoristico uno stile particolare di corbelleria intellet­ tuale, e altri ancora che son vicini al movimento grazie al carattere scon­ volgente o simbolico delle loro opere - Balthus, Seligmann, I 'incisore

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inglese Hayter e il suo compatriota lo scultore Henry Moore, l'americano Calder e i suoi mobiles, i « sogni )) di Valentine Hugo, le « chiavi dei sogni )) di Léonor Fini, il belga Delvaux che rinnova ancora una volta, sotto l'influenza di Magritte, il messaggio dechirichiano e dipinge scene in cui l'unico personaggio, sdoppiato e ripetuto come un riflesso o una eco accanto a forme architettoniche antiche, su un orizzonte di montagne cupe o in inconsuete camere valloni, è una donna di grande bellezza. Le tranquille allegorie di Delvaux sono una pittura d'amore. Dappertutto, nel mondo, pittori e poeti mantengono i collegamenti tra di loro e con il gruppo di Parigi grazie a innumerevoli riviste e pubbli­ cazioni . A partire dal 1 934, in tutto il mondo, si organizzano delle col­ lettive che riuniscono spesso opere di una cinquantina di artisti e più: in Belgio, in Danimarca dove i quadri di Freddie scandalizzano i com­ patrioti del pittore, nelle Isole Canarie, a Londra, a New York, a Tokio, a Parigi, ad Amsterdam. La lussuosa rivista cc Minotaure )) diretta da Albert Skira offre ospitalità fin dalla sua prima uscita avvenuta nel 1 933 agli scrittori e ai pittori del movimento, e diventa nei suoi ultimi numeri esclusivamente surrealista. In questa messe di opere si distingue allora con chiarezza la qualità specifica della pittura surrealista : è il meraviglioso, ma un meraviglioso situato nel reale e nel concreto, cc un meraviglioso sperimentale )) . Tra le opere del passato, dai più piccoli ai più grandi maestri, essa può anche ricordare l 'aerea fantasia di un Granville o, in maniera meditata, le ricer­ che di Seurat; si riconoscono dei legami con Gustave Moreau o i prerafael­ liti inglesi e, risalendo ancora più lontano nel tempo, con le variazioni formali di Bracelli o i simboli alchimici di Bosch . . . Alla vigilia della seconda guerra mondiale la sua capacità d i rinnova­ mento è lungi dall'essersi esaurita. Nel 1 937 Matta compone dei disegni la cui apparente astrazione viene smentita dai titoli che dà loro. Esegue le sue prime tele nel 1 938 pitture già grandiose, « cosmiche )) , nuvole e forme dense in cui giocano colori esplosivi. Durante i suoi primi anni di permanenza negli Stati Uniti c'è un intensificarsi di forme inventate e significative, solide e quasi magnetiche su sfondi arancione. Verso il 1 944 appaiono dei personaggi antropomorfi inseriti in immensi disegni in cui la profondità viene creata da un accavallarsi di prospettive. Spettri dotati della precisione delle macchine, vetricati, metallici, si minacciano e si dilaniano. Senza perdere nulla della loro preci!!ione, questi esseri trovano in seguito una accentuazione del loro potere evocatore in una atmosfera grigia e luminescente costellata di segnali, di avvertimenti ottici, e in cui forze contrastanti si affrontano e si urtano. Pittore estremamente moderno, oggi nel pieno del suo ardore inventivo e creativo, Matta si colloca nel punto di congiunzione tra il mistero dechirichiano e le energie segrete dell'opera di Duchamp, un punto d'incontro che è per lui un costante punto di partenza. Durante la guerra, nelle deplorevoli condizioni materiali e morali in -

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cui sappiamo essere allora la Francia, alcuni pittori continuano, ciò nono­ stante, la loro opera. Victor Brauner comincia una serie di pitture a cera, J acques Hérold dipinge i suoi primi « cristalli » . La presenza negli Stati Uniti della maggior parte dei pittori surrealisti, Man Ray, Emst, Tanguy, Miro, Masson e altri, esercita su questo paese un'influenza pro­ fonda e durevole. André Breton, che era stato il loro instancabile pre­ fatore, ripubblica nel 1 945 le sue vecchie note sul Surréalisme et la peinture corredandole di numerosi testi non ancora apparsi in libreria. Wilfredo Lam e le sue giungle irte di feticci, Arshile Gorki, Donati, come anche la moglie di Tanguy, Kay Sage, e quella di Max Emst, Dorothea Tanning, recano nuove visioni . Nei suoi quadri-decalcomanie, Max Emst trova, ancora una volta, la nota più giusta per far scaturire l'immagine dal procedimento. Nel 1 942 ha luogo a New York un'esposizione surrea­ lista; ancora una volta è Marcel Duchamp a creare l'atmosfera, e con humour, pare: le sale erano percorse da un'immensa ragnatela fatta con otto chilometri di spago! Dopo la guerra un'altra esposizione ha luogo questa volta a Parigi, alla galleria Maeght, diretta dall'architetto americano Federico Kiesler; essa nasce sotto il segno dell'esoterismo, con tanto di « sala delle supersti­ zioni », « sala delle iniziazioni », « labirinto », « altari » . Ma « i movi­ menti », ha detto Duchamp, « cominciano con la formazione di un gruppo e finiscono con la dispersione degli individui » . Neanche il surrealismo è sfuggito a questa linea evolutiva. L'ultima esposizione surrealista, orga­ nizzata nel 1 952 a Saarbriicken dal pittore Edgar Jené, ebbe soprattutto un carattere retrospettivo, e la stragrande maggioranza dei pittori rap­ presentati non avevano più in quell'epoca nessun rapporto personale con il prefatore del catalogo: André Breton. Al momento attuale · ci sembra inutile voler vedere una continuazione del surrealismo, così come era inutile volerlo seppellire una volta, quand'era ancora nel suo più grande fervore. Si può tuttavia dire che lo spirito surrealista sia « morto » quando tutti i creatori o quasi stanno continuando un'opera che non ha finito di stupirei? � assolutamente vero, del resto, che la pittura surrealista è in pieno sfacelo nei pittori che vanno rifriggendo i luoghi comuni di Dali o nei « macchiaioli )) che trasformano i « mezzi per forzare l'ispirazione » in un fine, probabilmente per mancanza di ispirazione. La pittura va di epoca in epoca declinando e scomparendo, quando i pittori hanno come autore solo la pittura precedente, diceva Leonardo. La grandezza della pittura surrealista è da ricercarsi nella sua avidità di scoperte, nel suo richiamarsi al meraviglioso, nel suo contenuto esatto, leggibile e misterioso. Nessun movimento nella storia dell'arte contem­ poranea ha fatto vedere una tale continuità per un periodo così lungo, non ha proposto tante opere che, invece di rinnegarlo, lo hanno sempre rigenerato. Il surrealismo ha anche influenzato la vita quotidiana impo­ nendo un certo gusto nuovo che viene fuori in quasi tutti i campi (tranne,

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ahimè, in architettura). Eppure a Parigi dove tutto è nato, sotto i nostri occhi e tra l'indifferenza assoluta degli ambienti « competenti », si ripete lo scandalo dell'impressionismo e del cubismo : molte delle più belle realizzazioni del surrealismo hanno emigrato verso paesi più ospitali. Quando si vorrà dimostrare ciò che fu il surrealismo in pittura, si dovrà - come per l'impressionismo e il cubismo - far arrivare con grande spesa le opere dall'estero.!

' Queste idee si trovano sviluppate nell'Hisloire de la peittlure Jean in collaborazione con Arpad Mézei (Editions du Seui!).

surrlalis/e

scritta da Marcel

Abbozzo di bibliografia non sistematica Opere principali in cui è presente lo spirito surrealista

l titoli delle opere del periodo durante il quale l'autore appartenne al gruppo surrealista sono in corsivo. Per gli autori che hanno scritto molto dopo la loro rottura con il movimento surrealista; ci è sembrato superfluo elencare le opere posteriori alla rottura, opere generalmente molto note.

MAXIME ALEXANDRE: Les desseins de la liberté, 1927; Le corsage, 193 1, Editions surréa:listes; Mes respects, 193 1 ; Secrets, 1932; Mythologie personnelle, 1933, Cahiers libres.

Lours ARAGON: Feu de· joie, 1920, Au sans pareil; Anicet ou le panorama, 192 1 , N.R.F.; Les aventures d e Télémaque, 1923, N.R.F.; Les plaisirs d e la capitale, Berlin, S.O.; Le libertinage, 1 924, N.R.F.; Une vague de réves, H.C.; Le mou­ vement perpétuel, 1925, N.R.F.; Le paysan de Paris, 1926, N.R.F. (trad. it., Il paesano di Parigi, il Saggiatore, Milano 1960); La peinture au défi, 1926 ( Impr. Union); Traité du style, 1928, N.R,F.; La grande galté, 1929, N.R.F.; Persécuté persécuteur, 1930, Editions surréalistes. ANTONIN ARTAUD: L'ombilic des limbes, 1 924, N.R.F.; L'opium pendu, 1925; Le pésenerfs, 1927, Cahiers libres (trad. it., Il pesanervi, in Il paese dei Tarahumara e altri scritti, Adelphi, Milano 1966); Correspondance avec facques Rivière, 1927, N.R:F.; Héliogabale ou l'anarchiste couronné, 1934, DenoiH; L'art et la mori, 1935, Denoe.I; Le moine de LewJs, 1935, Denoi:H (trad. it ., Il Monaco, Bompiani, Milano 1966); Le théitre et son double, 1938, N.R.F. (1-rad. it., Il teatro e il suo doppio, Einaudi, Torino 1968); Les nouvelles révé­ lations de l'eire, S.L.N.D.; Au pays des Tarahumaras, 1945, Fontaine (trad. it., 1 966); Le théatre de Séraphin, S.L.N.D.; Lettres de Rodez, 1 946, G.L.M.; Pour en fin.ir avec le jugement de Dieu, 1948. K. Oeuvres complètes, vol. I , 1956; vdl. I l e I I I , 196 1 , N.R.F.

Il paese dei Tarahumara, AdeLphi, Milano

JACQUES BARON: L'allure poétique, 1925, N.R.F.

Bibliografia

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HANs BELLMER: La poupée, 1936, G.L.M.; Oeillades ciselées en branches, 1939, J . Bucher, in collaborazione con Georges Hugnet; J tableaux, 7 dessins, 1 texte, 1944, Revel; Les jeux de la poupée, 1946, Vrille, in collaborazione con Pau! :eiuard; Anatomie de l'inconscient, 1950; Anatomie de l'image, 1957, Le Terrain Vague. ANDRÉ BRETON: Mont de piété, 1919, Au sans pareil; Les champs magnétiques, 192 1 , Au sans pareil, in collaborazione con Philippe Soupault; Clair de terre, 1923, Littérature; Les pas perdus, 1924, N.R.F.; Manifeste du surréalisme, 1924, Kra; Légitime défense, 1926, :editions surréalistes; Introduction au discours sur le peu de réalité, 1927, N.R.F.; Le surréalisme et la peinture, 1928, N.R.F. (trad. it. Il surrealismo e la pittura, Firenze 1966); Nadja, 1928, N.R.F. (trad. it. Nadja, Einaudi, Torino 1972); Ralentir travaux, 1930, :editions sur­ réalistes, in collaborazione con Pau! muard e René Char; Second manifeste du surréalisme, 1 930, Kra; L'immaculée conception, 1930, :editions surréalistes, in collaborazione con Pau! J::Iuard (trad. it. L'immacolata concezione, Forum, Milano 1968); L'union libre, 1 93 1 , J:: ditions surréalistes. Misère de la poésie, 1932, :editions surréalistes; Le revolver à cheveux blancs, 1932, Cahiers Iibres; Les vases communicants, 1932, Cahiers Iibres; Qu'est-ce que le surréalisme?, 1934, R. Henriquez; Point du jour, 1934, N.R.F.; L'air de l'eau, 1934, Cahiers d'art; Position politique du surréalisme, 1935, Sagittaire; Au lavoir noir, 1936, G.L.M.; Notes sur la poésie, 1936, G.L.M., in collaborazione con Paul J:: Iuard; De l'humour noir, 1937, G.L.M.; Le chateau étoilé, 1937, Minotaure; L'amour fou, 1937, N.R.F.; Trajectoire du réve, 1938, G.L.M.; Dictionnaire abrégé du surréalisme, 1938, in collaborazione con Pau! muard; Anthologie de l'humour noir, 1940, Sagittaire; Fata morgana, 1942, Lettres françaises; Pleine marge, 1943, ·Nierendorf; Arcane 17, 1945, Brentano's; Situation du surréalisme entre les deux guerres, 1945, Fontaine; Young cherry trees secured against hares, 1946, View; Le surréalisme et la peinture, 1946, Brentano's, nuova edizione aumentata; Yves Tanguy, 1946, P. Matisse; Les manifestes du surréalisme, 1946, Sagittaire, nuova edizione aumentata; Arcane 17, 1947, Sagittaire, nuova edi­ zione aumentata; Ode à Charles Fourier, 1947, Fontaine; Martinique, charmeuse de serpents, 1948, Sagittaire, in collaborazione con André Masson; La lampe dans l'horloge, 1948, R. Martin; Poèmes, 1948, N.R.F.; Flagrant délit, 1949, Thésée; Anthologie de l'humour noir, 1950, Sagittaire, nuova edizoione aumen­ tata; Entretiens, 1952, N.R.F.; La clé des champs, 1953, Sagittaire; L'art magique, 1957, Club français du Iivre in collaborazione con Gérard Legrand; Manifestes du surréalisme, 1962, J .-J. Pauvert (trad. it. Manifesti del surrea­ lismo, Einaudi, Torino 1966). NrcOLAS CALAS:

Foyers d'·incendie, 1939, Denoel.

ArMÉ CÉSAIRE: Les armes miraculeuses, 1946, N.R.F. (trad. it. Le armi peri­ colose, Guanda, Parma 1962); Cahier d'un retour au pays nata/, 1947, Bordas; Soleil cou coupé, 1948, K.; Et les chiens se taisaient, 1956, Présence africaine;

Errements, 1960, :editions du Seui!; Cadastre, 196 1 , :editions du Seui!; La tragedie du roi Cristophe, 1963, Présence africaine. RENÉ CHAR: Arsenal, 1929, H.C.; Le tombeau des secrets, 1930, H.C.; Ralentir travaux, 1930, :editions surréalistes, in collaborazione con André Breton e

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Bibliografia

Paul �luard; Artine, 1930, �ditions surréalistes; Hommage à D.A.F. de Sade, 193 1 , H.C.; L'action de la justice est éteinte, 1 93 1 , �ditions surréalistes; Paul Eluard, 1933, H.C.; Le marteau sans maitre, 1934, �ditions surréalistes. E numerose raccolte. RENÉ CREVEL: Détours, 1924, N.R.F.; Mon corps et moi, 1925, Kra; La mort difficile, 1926, Kra; Babylone, 1927, Kra; L'esprit contre la raison, 1928, Cahiers du Sud; Etes-vous jous?, 1929, N.R.F.; Pau! Klee, 1930, N.R.F.; Salvador Dali ou l'antiobscurantisme, 193 1 . �ditions surréalistes; Le clavecin de Diderot, 1932, �ditions surréalistes; Les pieds dans le plat, 1933, Sagittaire. SALVAOOR

DALi: La /emme visible, 1930, �ditions surréalistes; L'amour et la mémoire, 193 1 , �ditions surréalistes; Babaouo, 1932, Cahiers libres; La con­ quete de l'irrationnel, 1935, �ditions surréalistes; Métamorphose de Narcisse, 1936, Corti.

RoBERT DEsNos: Deuil pour deuil, 1924, Kra; C'est les bottes de sept lieues cette phrase je me vois, 1926, Simon; La liberté ou l'amour, 1927, Kra; The night of loveless nights, S.L.N.D.; Corps et biens, 1930, N.R.F. E numerose raccolte postume. }EAN-PIERRE DUPREY: Derrière son double, 1 950, Le Soleil ·Noir.

PAUL �LUARD: Le devoir et l'inqu-iétude, 1917, Gonon; Poèmes pour la paix, 1918, H.C.; Les animaux et leurs hommes, 1920, Au sans pareil; Les nécessités de la vie et les conséquences des rèves, 192 1 , Au sans pareil; Répétitions, 1922, Au sans pareil; Les malheurs des immortels, 1922, Six, in collaborazione con Max Ernst; Mourir de ne pas mourir, 1924, N.R.F.; 152 proverbes mis au goCit du jour, 1925, �diloions surréalistes, in collaborazione con Benjamin Péret; Capitale de la douleur, 1926, N.R F . : Les dessous d'une vie ou la pyramide humaine, 1926, Cahiers d u Sud; Défense de savoir, 1928, �ditions surréslistes; L'amour de la poésie, 1929, N.R.F.; Ralentir travaux, 1930, �ditions surréa­ listes, in collaborazione con André Breton e René Char; A toute épreuve, 1930, �ditions surréalistes; L'immaculée conception, 1930, �ditions surréslistes, in collaborazione con André Breton; Dors, 193 1 , H.C.; La vie immédiate, 1932, Cahiers libres; Comme deux gouttes d'eau, 1933, �ditions surréalistes; La rose publique, 1934, N.R.F.; Nuits partagées, 1935, G.L.M.; Facile, 1935, G.L.M.; Les yeux fertiles, 1936, G.L.M.; L'évidence poétique. 1936, G.L.M.; Notes sur la poésie, 1936, G.L.M., in collabora2lione con André Breton; Les mains libres, 1937, J . Bucher; Quelques-uns des mots qui jusqu'ici m'étaient mystérieusement interdits, 1938, G.L.M.; Cours nature/, 1938, Sagittaire. E numerose raccolte. (Molte poesie di queste raccolte sono tradotte in italiano in P. �luard, Poesie, trad. di F. Fortini, Einaudi, Torino 1955). .

MAx ERNST: La /emme 100 tetes, 1929, �ditions surréalistes; Reve d'une petite fil/e qui voulut entrer au Carme/, 1930, Carrefour; Les sept péchés capitaux, J. Bucher; Histoire naturelle, J . Bucher. FRANCIS GÉRARD: Les dragons de vertu, 1927, Kra. GEORGES HÉNEIN:

Déraisons d'etre, 1938, �ditions surréalistes.

Bibliografia

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MAURICE HENRY: Les 'abbattoirs du sommeil, 1937, Sagesse; Les paupières de verre, 1946, L'àge d'or. GEORGES HuGNET: 40 poésies de Stanislas Boutemer, 1928; Le droit de varech, 1930, La montagne; Ombres portées, 1932, La montagne; Enfances, 1933, Cahiers d'art; La belle en dormant, 1933, Cahiers libres; Onan, 1934, Editions surréalistes; Petite anthologie poétique du surréalisme, 1934, }. Bucher; La septième face du dé, 1936, J. Bucher; La lampe de l'imaginaire, 1937, G.L.M.; Une écriture lisible, 1938; Oeillades ciselées en branches, 1939, }. Bucher, in collaborazione con Hans Bellmer. E alcune altre raccolte. MARCEL }EAN: Mourir pour la patrie, 1935, Cahiers d'art; POche pour le som­ meil jeté, 1937, Sagesse; Mnésiques, 1942, Hungaria; Maldoror, 1947, Correa, in collaborazione con Arpad Mézei; Histoire de la peinture surréaliste, 1960, Le Seuil, in collaborazione con Arpad Mézei (trad it. Il surrealismo, Bompiani, Milano 1960). MJCHEL LEIRI S: Simulacre, 1925, Simon; Le point cardinal, 1927, Kra; Aurora, 1946, N.R.F. E le opere appartenenti alla serie La règle du jeu. Arden, 1933; fe ne veux pas qu'on tue cette femme, 1936; La sylphide ou l'étoile carnivore, 1938; Ma civilisation, 1945.

GILBERT LÉLY:

GEORGES LIMBOUR: L'enfant polaire, 1922; Soleil bas, 1925, Simon. Diversi romanzi, racconti e novelle. Lto MALET: Ne pas voir plus loin que le bout de son sexe, 1926, Editions surréalistes; f'arbre camme cadavre, 1937, Sagesse; Hurle à la vie, 1939. }EHAN MAYOUX: Trainoir, 1935; Mals, 1937, Corti; Le fil de la vie, 1938, Tchann; Ma tele à couper, 1939, G.L.M. E.L.T. MESENS : Poèmes (1923-1958), 1 959, Le terrain vague. PIERRE NAVILLE: Les reines de la main gauche, 1924; La révolution et /es intellectuels, 1927, N.R.F. PAUL NoUGÉ: Correspondance ( 1 924-25), in collaborazione con C. Goemans e M. Lecomte. Quelques écrits et que/ques dessins de Clarisse Juranville, 1927. HENRI PASTOUREAU: Cri de la Méduse, 1937, }. Bucher; Le corps trop grand pour un cercueil, 1936, Editions surréalistes; La rose n'est pas une rose, 1939, Editions surréalistes. BENIAMIN PÉRET: Le passager du transatlantique, 192 1 , Au sans pareil; Au 125 du boulevard Saint-Germain, 1923, Littérature; lmmortelle maladie, 1924, Litté­ rature; 152 proverbes mis au gout du jour, 1925, Editions surréalistes, in collaborazione con Paul Eluard; Il était une boulangère, 1925, Kra; Dormir, dormir dans les pierres, 1925, Editions surréalistes; Le grand jeu, 1928, N.R.F.; Et les seins mouraient, 1928, Cahiers du Sud; De derrière [es fagots, 1934,

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Bibliografia

�ditions surréalistes; fe sublime, 1936, :E.ditions surréalistes; fe ne mange pas de ce pain-là, 1936, �ditions surréalistes; Trois cerises et une sardine, 1937, G.L.M.; La parole est à Péret, 1942, Mexico. Le déshonneur des poètes, 1944; Dernier malheur dernière chance, 1�45, Fontaine; Main forte, 1945, Fontaine; Feu centra/, 1947, Kra; La brebis galante, 1949, �ditions premières; Air me­ xicain, 1950, Le terrain vague; Mort aux vaches et au champ d'honneur, 1 953, Le terrain vague; Air mexicain, 1952, Arcanes; Anthologie de l'amour sublime, 1956, Albin Miche!; Le gigot: sa vie, son oeuvre, 1957, Le terrain vague; Anthologie des mythes, légendes et contes populaires d'Amérique, 1960, Albin Miche!. FRANC I S PICABIA: Choix de .poèmes, 1947, G.L.M. PABLO PICASSO: Le désir attrapé par la queue, 1945, N.R.F.

GISÈLE PRASSINOS: Quand le bruit travaille, 1937, G.L.M.; La sauterelle arthri­ tique, 1935, G.L.M.; Sondue, 1938, G.L.M. E diversi romanzi. JACQUES PRÉVERT: Paroles, 1945, N.R.F.; Histoire, 1948, Pré aux clercs, in collaborazione con André Verdet; Spectacle, 195 1 , N.R.F.; La pluie et le beau temps, 1955, N.R.F. E numerose raccolte. RAYMOND QuENEA U : Le chiendent, 1933, N.R.F.; Les derniers jours, 1935, N.R.F.; Od·ile, 1937, N.R.F.; Cbene et chien, 1937, Denoel; Les Enfants du Limon, 1938, N.R.F.; Gueule de Pierre, 1938, N.R.F.; Un rude hiver, 1939, N.R.F. (trad. it. Un duro inverno, Mondadori, Milano 1947); Les temps mèlés, 1941, N.R.F.; Pierrot mon ami, 1943, N.R.F. (trad. it., Pierrot, amico mio, Einaudi, Torino 1947); Les Ziaux, 1943, N.R.F.; Foutaises, 1944, H.C. E a partire dal 1945 numerosi romanzi e raccolte. JAcQUES RIGAUT:

Papiers posthumes, 1934, Au sans pareil.

Guv RosEY: La guerre de 34 ans, 1932, Cahiers libres; Drapeau nègre, 1933, :E.ditions surréalistes; André Breton, 1934, :E.ditions surréalistes; Tirer au clair la nuit, 1963, Corti. Lou 1s ScuTENAIRE: Les haches de la vie, 1937, G.L.M.; Le retard, 1938, Sagesse; Les secours de /'oiseau, 1938, Parisot; Frappez au miroir, 1939, Wellens. PHILIPPE SoUPAULT: Les champs magnétiques, 192 1 , Au sans pareil, in colla­ borazione con André Breton; Chansons des buts et des rois, 1925; Georgia, 1925; Poésies complètes, 1937, G.L.M. Numerosi romanzi e raccolte. TRI STAN TzARA: La première aventure céleste de M. Antipyrine, 1 9 1 6, Dada (trad. it. La prima avventura celeste del Signor Antipirina, in Teatro Dada,

Einaudi, Torino 1969); Vingtcinq poèmes, 1918, Dada; Cinéma calendrier du coeur abstrait maisons, 1920, Au sans pareil; 7 manifestes dada, 1920, J . Budry; Mouchoir de nuages, 1925, Simon; I ndicateur des chemins du coeur, 1928, J . Bucher; De nos oiseaux, 1929, Kra; L'arbre des voyageurs, 1930, La mon­ tagne; L'homme approximatif, 1930, Fourcade; Où boivent les loups, 1932,

Bibliografia

441

Cahiers !ibres; L'antitéte, 1933, Cahiers libres; Grains et issues, 1935, Denoel; La main passe, 1935, G.L.M.; Le coeur à gaz, 1938, G.L.M. A partire dal 1945 numerose raccolte. ROGER VITRAC: Les mystères de l'amour, 1 935, N.R.F.; Cruautés de la nuit, Cahiers du Sud; Connaissance de la mort, 1 926, N.R.F.; Humoristiques, 1926, N.R.F.; Georges de Chirico, 1927, N.R.F.; Théatre ( l e Il), 1946-1 948, N.R.F.

Riviste surrealiste e parasurrealiste

Manifesti, volantini, cataloghi, film, opere e articoli critici.

La révolution surréaliste Direttori: Pierre Naville e Benjamin Péret. N. l - I dicembre 1 924. Copertina: « Bisogna arrivare a una nuova dichiarazione dei diritti dell'uomo "· Sommario: Testi di Boilfard, �luard, Vitrac, De Chirico, Breton, Gauthier, Noli, Desnos, Péret, Malkine, Aragon, Gérard, Reverdy, Soupault, Morise, Delteil. lllustrazioni: Man Ray, Morise, De Chirico, Emst, Masson, Picasso, Naville, Desnos. N. 2

-

15 gennaio 1925.

Copertina (che rappresenta uno spaventapasseri): « Arte francese degli inizi del XX secolo » . Sommario: Breton, Bessières, Naville, �luard, Artaud. Inchiesta sul suicidio.

Vaché, Desnos, Aragon, Crevel, Gérard, Lej.ris. Illustrazioni: Man Ray, Picasso, De Chirico, Desnos, Naville, Masson, Ernst, Vaché, Bessières, Sunbeam. N. 3

-

15 aprile 1925.

Copertina : Montaggio: « 1925: fine dell'era cristiana » . Sommario : Lessing, Desnos, Baron, Leir-is, Morise, Arlaud, �luard, Naville,

Oueneau, Boilfard, Péret, Béchet. Lettera di supplica al Papa, al Dalai-lama, lettera alle scuole di Budda, lettera ai primari dei manicomi, lettera ai rettori delle università europee. Illustrazioni: De Chirico, Klee, Masson, Man Ray, Sunbeam. N. 4 15 luglio 1925. Direttore: André Breton. Copertina: Manichino che sale una scala: -

«

E guerra al lavoro » .

Bibliografia

443

Sommario :

Breton, Aragon, l!luard, Morise, Leiris, Soupault, Noll, Malkine, Péret, Desnos, Boiffard. Illustrazioni: De Chirico, Ernst, Masson, Mir6, Picasso, Man Ray, Roy. N. 5 - 15 ottobre 1925. Montaggio che rappresenta i giornali surrealisti del passato tra cui il numero attuale: « Il passato » . Sommario: Gengenbach, Brasseur, Queneau, l!luard, Sunbeam, Boully, D e Chi· rico, Leiris, Desnos, Ristich, Morise, Baron, Breton, Artaud, Péret, Aragon. Illustrazioni: De Chirico, Ernst, Masson, Mir6, Picasso.

Copertina:

N. 6 · I marzo 1926. Copertina : Forme velate: « La Francia » . Sommario: Eluard, Breton, Soupault, Aragon, Péret, Desnos, Leiris, Viot, Baron, Unik, Crevel, Crastre, Masson. Illustrazioni: Arp, Braque, De Chirico, Ernst, Masson, Picasso, Man Ray. N. 7 · 15 giugno 1926. Copertina: Folla che guarda per aria: « Le ultime conversioni » . Sommario : · Artaud, Breton, Noll, Leiris, Desnos, Soupault, l!luard, Aragon, Arp, Massot, Péret, Crevel, Fourrier, Alexandre. Illustraz ioni: Arp, De Chirico, Malkine, Masson, Picasso, Man Ray, Roy, Sunbeam, Tanguy. N. 8 - I dicembre 1926. Copertina - Montaggio che rappresenta diversi oggetti e personaggi nella testa di un uomo: « Ciò che manca a quei signori è la dialettica (Engels) » . Sommario : l!luard, Péret, Unik, Puget, Aragon, Morise, Breton, Leiris, Massot, Artaud, Brasseur, Desnos, Ribemont-Dessaignes, Noll, Gengenbach. Illustrazioni : Ernst, Malkine, Masson, Mir6, Man Ray, Tanguy, Uccello. N. 9-10 - I ottobre 1927. Copertina: Ragazza seduta a un banco: « La scrittura automatica » . Sommario : Emst, Aragon, Naville, Desnos, Forneret, Nougé, l!luard, Queneau, Baron, Desnos, Unik, Freud, Péret, Breton, Fénelon, Leiris. Illustrazioni: Arp, « Cadavre exquis », De Chirico, Masson, Picasso, Man Ray, Tanguy, Vaché. N. 1 1 - 15 marzo 1928. Copertina: Due operai chini su un tombino: « La prossima Camera » . Sommario : Morise, Aragon, Breton, Artaud, Queneau, Vitrac, Forneret, Baron, Péret, Desnos, Gengenbach. Ricerche sulla sessualità. Illustrazioni: Arp, De Chirico, Ernst, Malkine, Masson, Picabia, Picasso, Man Ray, Tanguy. N. 12 - 15 dicembre 1929. Copertina: Lampo sulla campagna: « Che tipo di speranza avete nell'amore? » Sommario : Secondo manifesto del surrealismo (Breton), Tzara, Char, Goemans, l!luard, Thirion, Koppen, Magritte, Aragon, Buiiuel, Dali, Fourrier, Crevel, Frois-Wittmann, Sadoul, Picabia, Alexandre, Péret. Illustrazioni: Arp, De Chirico, Dali, Emst, Magritte, Mir6, Tanguy.

444

Bibliografia

Le surréalisme au service de la révolution Direttore : André Breton.

N. l - luglio 1930. N. 2 - ottobre 1930. N. 3-4 - dicembre 1 93 1 . N. 5-6 - maggio 1 933.

Nei sommari : Breton, Sade, Heine, Char, Sadoul, tluard, Aragon, Valentin, Duchamp, Crevel, Péret, Frois-Wittrnann, Thirion, Alexandre, Dali, Yoyotte, Nougé, Caillois, Savinio, Monnerot, Lely, Bousquet, Giacometti, Henry, Knutson, Lero, S. Monnerot, Moro, Unik, Tzara, Mayoux, Alquié, Freud, Harfaux, Reich, Bufiuel, Tanguy, Ernst, Bellon, Arp, Hugnet, Rosey. Fuori testo : Giacometti, Magritte, Ernst, Breton, tluard, Dali, Valentine Hugo, Tanguy, Duchamp, Man Ray.

Minotaure Direttore : E. Tériade. Editore: A. Skira. N. 1-2 - I giugno 1933. N. 3-4 - maggio 1934. N. 5 - maggio 1934. N. 6 dicembre 1934. N. 7 - giugno 1935. N. 8 - giugno 1936. N. 9 - ottobre 1936. N. 1 0 - dicembre 1 937. Direttore: A. Skira. Comitato di redazione:

Brelon, Duchamp, tluard, Heine, Mabille.

N. l t - maggio 1938. N. 12 - ottobre 1 938. A part-ire dal n. IO nei sommari: Muller, Breton, Forneret, Kafka, Posada, Péret, Mabille, Lévy, Ubac, Man Ray, Heine, tluard, Duchamp, G.-H. Lich­ tenberg. Courthion, Landsberg, Seligmann, K. Muller, Menard, Corcuff, Giono, ecc...

Riproduzioni:

Arp, Bellmer, Brauner, Brignoni, Cornell, Dali, Delvaux, Do­ minguez, Duchamp, Espinoza, Er·nst, Hugnet, Magritte, Miro, H. Moore, N115h,

Paalen, Penrose, Remedios, Seligmann, Styrsky, Tanguy, Masson, Rivera, De Chirico, O. Ford, F.-K. de Rivera, Frances, Matta, Ubac, Géricault, Friederich, A. Bravo.

vvv

Direttori : André Breton, Marcel Duchamp, Max Ernst. Editore: David Hare.

N. l - ottobre 1942. N. 2.;3 - marzo 1943. N. 4 - febbraio 1 944. Sommario : Breton, Péret, Mesens, Lamantia, Rollin, Césaire, Parker, Mabille, Waldberg, Lebel, Duthuit, Brunius, Hénein, Duits, Carrington, Seabrook, Métraux, Rougemont, Brauner, Kiesler, Cravan, Seligmann, Tanning, Roditi, Arenas, Llona, Abril, Apollinaire, Benedicta, Bosquet, Cacéres, Gomez-Correa, Hare, Rios, Sekula, Abel, Caillois, Calas, Etiemble, Ford, Lévi-Strauss, Levitt, Matter, Penn, Penrose, Ritter, Rosenberg, Styles, Witliams. Ill ustrazioni: Bouchard, Brauner, Breton, Carrington, Chagall, De Chirico, Dominguez, Duchamp, M. Emst, J. Emst, D. Hare, S. Hare, Hérold, Kam­ rowski, Kiesler, Lam, Lamba, Laughlin, Masson, Matta, Miro, Reis, Lee , Sage,

Bibliografia

445

Sekula, Seligmann, Tanguy, Tanning, de Diego, Donati, Frances, Gerszo, Maria, Sommer, I. Waldberg, Hopkins, Kircher, Motherwell, Onslow-Ford, Picasso, Calder.

Neon Redazione: Alexandrian, Heisler, V. Hérold, Refdanski, Tarnaud. N. l, 2, 3, 4, 5 apparsi nel 1948. Sommario: Bask.ine, Demarne, Duits, Jouffroy, Lecomte, Mabille, Saint-Aude, Breton, Bédouin, Cacéres, Gracq, Péret, Pastoureau, Puel, Heine, Schuster. Illustrazioni: Matta, Kiesler, Brauner, Hérold, Toyen, Bouvet, Brielle, Donati, Henry, Jean, Styrsky.

Medium Direttore: Jean Schuster. Prima serie: n. l , 2, 3, 4, 5, 6, 7, Seconda serie: n. l - illustrazioni di n. 2 illustrazioni di n. 3 illustrazioni di n. 4 - illustrazioni di -

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8.

Hanta'i, nov. 1953. Paalen, feb. 1954 Svanberg, mag. 1954. Lam, gen. 1 955.

Sommario: Goldfayn, Legrand, Péret, Breton, Bédouin, Benayoun, Mitrani, Pierre, Schuster, Valorbe, Zimbacca, Dax, Gracq, Paalen, Hanta'i, Roger, Seghers, Toyen, Alleau, Vendryes, Estienne, Flamand, Cardan, Arnim, Abellio, Pieyre de Mandiargues, Savinio, Bruno, Mayoux, Markale, Lengyel, Fort, Prinzhorn, Duchamp, Patri, l onesco, Canseliet, Munch.

Le surréalisme, meme Direttore: André Breton. Redazione: Jean Schuster. N. l - 1956. Sommario: Breton, Mitrani, Alleau, Bédouin, Saint-Aude, Sénelier, Darien, Mansour, Benayoun, Pieyre de Mandi argues, Cirlot, Goldfayn, Ferré, Palau, Estien�. J anover, Pierre, Patri, Legrand, Schuster. Illustrazioni: Carrington, Crépin, Dax, Degottex, Duvillier, Gayoso, Heisler, Krisek, Mesens, Paalen, Ray, Svanberg, Zeid, Zotl, Lapicque, Toyen, Loub­ chansky. N. 2 - 1957. Sommario : Legrand, Mansour, Lengyel, Gracq, Breton, Pierre, Nanot, Lebel, Péret, Reynal, Carrington, Dax, Benayoun, Brunius, Flamand, Markale, Mitrani, Pessoa, Bédouin, Schuster, Silbermann, Gance, Kaplan, Estienne, Mayoux, Massot, Duchamp. Illustrazioni: Carrington, Dax, Jaoiien, Ray, Remedios, Suga'i, Styrsky, Toyen, Wilson, Degottex, Paalen, Oppenheim.

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Bibliografia

1957.

N. 3

Breton, F. Tristan, Axelos, Bédouin, Legrand, R. Lebel, Paz, Mesens, Chariarse, Joubert, Palou, Mayoux, Mitrani, Péret, Schuster, Mansour. Illustrazioni: Bona, Duchamp, Elléouet, J.-J. Lebel, Maréchal, Max, Dax. Sommario:

Bief, Fonction surréaliste Direttore: Gérard Legrand. Numeri da l a 12 - 1 5 novembre 1958 - 1 5 aprile 1960.

La Brèche, Action surréaliste Direttore: André Breton. N. l ottobre 1 96 1 . N. 2 maggio 1 962. N. 3 - settembre 1 962. N. 4 1963. N. 5 ottobre 1 963. -

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febbraio

Riviste con numeri speciali dedicati al surrealismo

« Le disque vert », giugno 1925. « Variétés », Il surrealismo nel 1929, giugno 1929. « Les cahiers du Sud », 1929. « This quarler », 1932. « Spektrum », 1933. « L'amour de l'art » , marzo 1934. « Documents », Intervento surrealista, giugno 1934. « Cahiers d'art » , n. 5·6 1935; n. 1-2, L'oggetto surrealista, 1936. « Contemporary poetry and prose », giugno 1936. « Arts », Dizionario compendiato del surrealismo, 1938. « Cahiers G.L.M. », Traiettoria del sogno, n. 7, marzo 1938. « View », serie V, n. l, dedicato a Marcel Duchamp, 1945. « Derrière le miroir "• Il surrealismo nel 1947. « Les quatre vents », L'evidenza surreal ista, 1947. « La nef "• Humour poetico, n. 7 1-72, dicembre 1950.

l sùrrealisti hanno inoltre collaborato a « Paris-Journal » , 1934. « N.R.F. », dal 1920. « L'Humanité », 1930. > , 1925-1927. « Cahiers G.L.M. » , 1936-1939. « View », 1940- 1945. « Fontaine », 1945. « Labyrinthe "• 1944-1945. « Cahiers d'art » , dal 1934.

Riviste non francesi « Surrealismes » , Praga. « Nadrealizam danas i ovde », Belgrado. « Gaceta de arte » , Madrid. « Konkretion », Copenaghen. « L'échange surréaliste », Tokio. « La part du sable >> , Cairo. « Dyn », Messico. « Mandragora >> , Santiago. « London Bulletin » , Londra. « Surrealism i norden », Stoccolma. « lnfra-noir », Bucarest. « Distances », BruKelles. « L'invention collective >> , Bruxelles. « Le salut public », BruKelles. « Nadrealistow », Varsavia.

Riviste cubiste, dadaiste e parasurrealiste « Les soirées de Paris », a partire dal n. 18 ( 1 5 novembre 1 9 13). Direttori: Guillaume Apollinaire e Jean Cérusse. N. 26-27 e ultimo: luglio-agosto 1914. « Maintenant », direttore: Arthur Cravan. Periodicità irregolare negli anni 19 13-14-15. « Sic » , direttore: P. Albert-Birot. N. 1: gennaio 1916. N. 54 e ultimo: 30 dicembre 1919. « Nord-Sud » , direttore: Pierre Reverdy, anno 1917. « 391 », direttore: Francis Picabia, anni 1 920-2 1. « Proverbe » , direttore: Pau! �luard, cinque numeri. N . 1: l febbraio 1920. « Cannibale » , direttore: Francis Picabia, due numeri: 25 aprile e 25 maggio 1920. Paul �luard, un numero: I luglio « L'invention et proverbe », 6, direttore: 192 1 . « Oesophage » , 192 1 , direttore: E.L.T. Mesens. « Littérature "• .prima serie: dal marzo 1919 all'agosto 192 1 . Direttori : L. Aragon, A. Breton, Ph. Soupault. Seconda serie: dal marzo 1922 al giugno 1924. Direttore: André Brèton. « L'oeuf dur » , anni 192 1 ·23, direttore: Gérard Rosenthal. « Correspondance » , 1924-1925, animatori : P. Nougé, C. Goemans. « Le grand jeu », anno 1928, direttori: R . Gilbert-Lecomte, R. Daumal, }. Sima, R. Vailland. « Marie » , 1926, direttore: E.L.T. Mesens. > , 1939, animatore: Georges Bataille. « Le surréalisme révolutionnaire », 1 945- 1 948, animatore: �douard Jaguer. « La main à piume », 1942-1945, animatore: NoèH Amaud. « La révolution la nuit », 1946-1 947, ani-matore: Yves Bonnefoy. « Les deux soeurs », Bruxelles. -

Film surrealisti Francis Pi� abia e René Clair: Entr'acte, 1 924. Man Ray: Emak Bakia, 1926. L'étoile de mer, 1928. Marcel Duchamp: A nemie cinema, 1925. Antonio Artaud: La coquille et le clergyman, 1928. Georges Hugnet: La perle, 1929. Luis Buiiuel e Salvador Dali: Un chien andalou, 1 929. L'lige d'or, 1930. Hans Richter: Dreams that money can buy, 1944.

Manifesti, volantini, cataloghi e opuscoli surrealisti da consultare al di fuori delle riviste e delle opere personali. Exposition foan Miro , 1925. Papillons surréalistes, 1925. Communisme et révolution , 1925. Le bureau des recherches surréalistes, 1925. A table, 1925. Protestation, 1926. Exposition Max Ernst, 1926. Prière d'insérer de Capitale de la douleur, 1926. Lautréamont envers et contre tout, 1927. Au grand Jour, 1927. Exposition Yves Tanguy, 1927. A la grande nuit, 1927. Exposition Arp, 1927. Le feuilleton change d'auteur, 1927. Exposition De Chirico, 1928. Avis, 1928. A suivre, 1 929. Exposition �mite Savitry, 1929. Exposition Dali, 1929. Troisième manifeste du surréalisme, 1930. Prière d'insérer de l'lmmaculée conception, 1930. Prière d'insérer de Judas, 1930. L'Age d'Or, 193 1 . A u jeu!, 193 1 . Ne visitez pas l'exposition coloniale, 193 1 . Premier bilan de l'exposition coloniale, 193 1 . Paillasse, 1932. Certificai, 1932. L'A.E.A.R., 1933. La mobilisation contre la guerre, 1933. Prière d'insérer pour De derrière les fagots, 1 934. L'angelus de Millet, 1934. La planète sans visa, 1934. Botte rose bianche, 1934. Discours pour la défense de la culture, 1935.

450

Bibliografia

Contre-Attaque, 1935. Exposition surréaliste d'objets, 1936. Il n'y a pas de liberté... , 1936. Neutralité?, 1936. Pour un art révolutionnaire indépendant, 1938. Prière d'insérer de Clé, 1938. Editoria[ de Clé, 1939. A bas les lettres de cachet, 1 939. Le jeu de Marseille, 1 940. Dieu est-il jrançais?, 1945. La lettre hors commerce, 1947. L'Art brut, 1948. Le cadavre exquis: son exaltation, 1 947. Exposition /indrich Styrsky, 1947. Cause surréaliste, 1947. La cause est entendue, 1947. Rupture inaugurale, 1947. A la niche les glapisseurs de Dieu!, 1 948. Camme. Prefazione di Baskine a una mostra di giovani pittori surrealisti, 1948.

Integrazione di Arsène Bonafous-Murat Liberté est un mot vietnamien!, 1 947. Les surréalistes à Gary Davis, 1 949. Révolte sur mesure, 1 952. ça commence bien!, 1954. Cote d'Alerte, 1956. Hongrie, Soleil Levant, 1956. Au tour des Iivrées sanglantes!, 1956. Coup de semonce, 1957. Démasquez les physiciens. Videz les laboratoires, 1958. Tir de Barrage, 1 960. Suite princière, 1960. We don't Ear it that way, 196 1 . Sauve qui doit, Dessins d e Sergio Lima, 1 96 1 . La voie inique, 1963. De la part de Péret, 1963.

Opere critiche

Charles Baudelaire, L'art romantìque, Calman-Lévy, 1885 (trad. it. L'arte roman­ tica, in L'esame, Milano 1923). Ristampato con il titolo Varìétés crìtìques, Crès, 1924. Numerose ristampe posteriori. Pierre de Massot, De Mallarmé a « 391 ., , Saint-Raphael, 1922. André Billy, Apollinaire vivant, La Sirène, 1923. René .Lalou, Histoire de la littérature française contemporaine, Crès, 1923. Ristampato dalle P.U.F. Bemard Fay, Panorama de la littérature jrançaise contemporaine, Sagittaire, 1926. Philippe Soupault, Apollinaire ou /es reflets de l'ìncendie, Cahiers du Sud, 1927. E. Bouvier, lnitiatìon à la littérature d'aujourd'hui, Renaissance du Livre, 1928. André Berge, Esprit de la littérature contemporaine, Plon, 1929. Léon Pierre-Quint, Le comte de Lautréamont et Dieu, Cahiers du Sud, 1930. Ristampato da Sagittaire. J .-D. Maublanc Surréalisme romantique, La pipe en écume, 1 934. Claude Cahun, Les paris sont ouverts, Corti, 1934. Guy Mangeot, Histoire du Surréalisme, R. Henriquez, Bruxelles 1934. Georges Hugnet, Petite anthologie du Surréalisme, Introduction, J, Bucher, 1934. Jean Cassou, Pour la poésie, Corréa, 1 935. David Gascoyne, A short survey of surrealism, Cobden-Sanderson, London 1935. Julien Lévy, Surrealism, The black Sun Press, New York 1936. Herbert Read, Surrealism, Faber and Faber, London 1936. Armand Guibert, Poésie d'abord, Les Cahiers de Barbarie, Tunis 1937. Jean Cazaux, Surréa/isme et psychologie, Corti, 1938. �mile Aegerter, Regards sur le surréalisme, lmprimerie du Palais, 1939. Nicolas Calas, Foyers d'incendie, Denoel, 1939. Marcel Raymond, De Baudelaire au surréalisme, nuova edizione, Corti, 1940 (trad. it. Da Baudelaire al surrealismo, Einaudi, Torino 1948). Francis Dumon.t, Naissance du romantisme contemporain, tesi di ·l aurea in lettere, pubblicata anche in volume, 1940. Louis Parrot, Pau/ Eluard, Seghers, 1944. lvan Larrea, Le surréalisme entre /'ancien et le nouveau monde, Mexico 1944.

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Bibliogra/ia

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Articoli d i riviste Jacques Rivière, lntroduction à la métaphysique du re ve, « N.R.F. », novembre 1909. Guillaume Apollinaire, L'Esprit nouveau, « Mercure de France » , I dicembre, 1918. Jacques Rivière, Reconnaissance à Dada, « N.R.F. », l agosto 1920. Benjamin Crémieux, Sincérité et imagination, « N.R.F. », l novembre 1924. P. Drieu la Rochelle, La véritable erreur des surréalistes, « N.R.F. », agosto 1935. G. Ribemont-Dessaignes, Histoire de Dada, « N.R.F. », giugno-agosto 193 1 . Tristan Tzara, Le papier collé ou le proverbe en peinture,