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Italian Pages 312 [308] Year 2002
La cittâ di Udine si trova, al margine delI'Italia, in una zona che ha sempre avuto contatti da un lato con l'area mediterranea e dall'altro con i territori transalpini. Contatti diversi, non sempre positivi. Ripercorrere attraverso l'archeologia gli itinerari che nel passato hanno unito - talora anche coinvolto in modo violento - gli uomini che qui hanno vissuto significa individuare le strade attraverso CUi si ê plasmata buona parte della nostra identità, in stretto rapporto con quella delle popolazioni vicine. Identitâ che quotidianamente si rirnodella, in un costante, sincero confronto senza pregiudizi. Come ben afferma un grande Scrittore della nostra regione "chi è stato a lungo confinato al ruolo di minore, e ha dovuto dedicare tutti i suoi sforzi alla determinazione e alla difesa della propria identitâ, tende a protrarre questo atteggiarnento anche quand'esso non è piü necessario. Rivolto a se stesso, assorbito nell'afferrnazione della propria identitâ e attento a controllare che gli altri le rendano ii dovuto riconoscimento, egli rischia di dedicare tutte le sue energie a queSta difesa e di impoverire l'orizzonte della sua esperienza". Rispetto alle mostre d'arte, che analizzano a fondo la personalità di singoli individui o presentano interi periodi o movirnenti storici mediante lo Specchio della loro produzione artistica, le mostre di carattere archeologico inseriScono anche le personalitã eccezionali che vengono a trattare - e in questo caso si parla tra l'altro di Tiberio e di Marco Aurelio - in un'ampia prospettiva di continuitã ove la massa anonima e indistinta - quasi senza identitã - scorre come un fiume verso ii suo fine. Come ii Danubio, appunto, che per riprendere le parole di Claudio Magris "ê ii fiurne lungo il quale si incontrano, si incrociano e si mescolano genti diverse... E ii fiume di Vienna, di Bratislava, di Budapest, di Beigrado, della Dacia, il nastro che attraversa e cinge, come l'Oceano cingeva ii mondo greco, 1'Austria absburgica...". L'Amrninistrazione comunale di Udine intende con questa mostra illustrare forme e modi delI'incontro e della mescolanza di genii diverse quali si sono verificati in un passato di cui ci sentiamo tutti ancora partecipi, specialmente in quanto impegnati alla costruzione di una nuova Europa, in cui ii Danubio non sia pm un confine. Ii piccolo gruppo di paesi da cui vengono i reperti, Repubblica Ceca, Slovacchia, Italia, ma soprattutto Austria, ripropone in piccolo una comunitâ che nel tempo phi volte si è riproposta e che speriamo possa in un futuro non troppo lontano tornare ad essere realtL quotidiana. Un grazie a tutti coloro che hanno reso possibile l'iniziativa, che deve la sua origine alla bella manifestazione espositiva organizzata in questo stesso anno nel Museo Diocesano di Bressanone. Ii Sindaco SERGIO
Cscorri
L'Assessore alla Cultura LILIANA CARGNELUTrI
I Civici Musei di Udine, tramite ii Museo archeologico, hanno negli ultimi due decenni inteso valorizzare ii patrimonio archeologico del territorio di competenza dando vita a molteplici iniziative. In prima luogo effettuando scavi, di varia epoca, in piü località, can la successiva pubblicazione dei risultati, quindi promuovendo mediante incontri di studio e numerose pubblicazioni una miglior conoscenza di quanta si conserva in regione, in particolare nella terra di Aquileia, e non solo per quanta riguarda l'epoca romana, infine organizzanda mostre - che Si Sofa tenute a Udine e spesso anche all'estero - volte a illustrare i rapporti tra il Friuli e le nazioni limitrofe della Slovenia, della Croazia, dell'Austria fino all'Ungheria e alla Germania. In questa prospettiva la proposta fatta dal dott. Leo Andergassen, direttore del Museo Diocesano di Bressanone e dal prof. Werner Jobst, responsabile scientifico del Parco Archeologico di Carnuntum, di allestire anche a Udine una mostra (presentata in nuce a Bressanone da marzo a settembre di quest'anno) su Carnuntum e i suoi rapporti con l'area altoadriatica è stata accolta subito con favore, alla luce di esperienze precedenti e soprattutto delle vane azioni intraprese per unite le istituzioni culturali operanti lungo la via dell'ambra - sfociate in canvegni, pubblicazioni scientifiche e manifestazioni espositive - e arrivare a eventi internazionali di grande spessore e di valore. La mostra, di cui questo catalogo è parte integrante, intende in prima luogo offrire al visitatare e al lettore italiano un panorama di nuave acquisizioni non solo su Carnuntum e il territorio circostante a sud e a nord del Danubio, ma anche sulle recenii indagini effettuate in Slovacchia e nella Repubblica Ceca, oltre che in Friuli. Ne emerge cosI un quadra profondamente innovativo nel campo degli studi, come è stato passibile verificare in occasione del convegno sui rapporti tra Roma e i Marcomanni da Marco Aurelio ai Valentiniani, svoltosi nel Castello di Udine il 1 giugno del 2002, i cui atti sono confluiti in questo volume. Si puô dire che essa rappresenti una ulteriore tappa rispetto al convegno tenutosi nel 1994 ad Aquileia e a Udine, i cui atti (Lungo la via dell'ambra. Appoiti altoadriatici alla romanizzazione del media Danubio, dal I sec. a. C. al I Sec. d. C.) uscirana nel 1996, per uno sforzo congiunto dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine, della Soprintendenza ai B.A.A.A.A.S. e dei Civici Musei. Con queste iniziative la città di Udine intende ribadire, per mezzo delle proprie istituzioni culturali, la sua funzione di mediazione e di collegamento tra paesi diversi, funzione che in un passato piC a meno recente è stata propria delle realtâ piü lungimiranti in questo territoria e che si rivela sempre piC importante ed essenziale in una prospettiva di allargamento dell'Europa ai paesi transdanubiani, prospettiva che di per sé implica rapporti che non deprimano le specificità locali. Sarebbe lungo elencare tutti cobra che in vario modo hanno contribuito a favorire la riuscita di questa iniziativa, resa possibile dalla tenace volontâ del dott. Maurizio Buora, fermamente convinto che l'archeologia sia terreno di proficui rapporti tra istituzioni e persone che operano in realtâ diverse e lontane e anche del fatto che ciO che attiene a questa materia interessi, pin di quanta si possa a prima vista sospettare, un gran numero di persane. L'appaggio del prof. Wernerjobst è stato totale e incondizionato: tramite suo molti problemi si sono facilmente appianati. Fin dall'inizio il progetto e stato approvato e in vario modo supportato dalla Soprintendenza regionale, allora retta dallarch. Franca Bocchieri, mentre la dott. Franca Scotti Maselli, soprintendente archeologo, si ê adoperata per la realizzazione del progetto. Sia consentito ricordare che da qualche anna la Direzione dei Civici Musei si avvale, anche per manifestazioni di notevole impegno e di valore internazionale, di neolaureati che svolgono un periodo di attivitã presso i musei stessi. Per questa mostra, e non VA
solo per la realizzazione del catalogo, che ha comportato la traduzione di qualche centinaio di cartelle di testi specialistici scritti in tedesco, ê stata insostituibile l'opera della dott. Cecilia Bortolan Pirona che ha tenuto anche i contatti con vane istituzioni culturali straniere. Ii personale dei Civici Musei, sia amministrativo sia tecnico, anche in questa occasione, come sempre, ha dato la sua piena disponibilitâ e non ha mancato, quando ye ne fosse bisogno, di collaborare con suggerimenti e proposte. Lo stesso vale per i collaboratori esterni, allestitori, ditte di trasporto, fornitori. Ii personale delle edizioni L'Erma ' di Bretschneider ë stato messo a dura prova, come spesso accade, per la pubblicazione di quest'opera, ma ha saputo ottimamente far fronte allo sforzo richiesto. A tutti vada un sentito ringraziamento. Ii Direttore dei Civici Musei di Udine GIUSEPPE BERGAMINI
Ancora una volta la via delI'ambra ci offre l'occasione per evidenziare i contatti tra l'alto Adriatico e ii centro Europa die, nella nostra Regione, si incentrano nella città di Aquileia sin da epoca romana ma probabilmente ancora precedentemente. Nella capitale della X Regio augustea gli imperatori hanno soggiornato piü volte, le legioni hanno trovato acquartieramenti; i Patriarchi, dopo la diaspora a Cividale e ad Udine, hanno continuato a considerare la Basilica aquileiese quale centro spirituale del loro potere. Le testimonianze di tanti secoli di storia ora sono percepibili nei monumenti romani riportati in luce: foro, porto, insulae abitative, complesso basilicale ecc. Nei due musei nazionali, archeologico e paleocristiano sono esposte le ricche collezioni archeologiche, raccolte esclusivamente in situ sin dalla metà del Settecento ed incrementate dagli scavi in corso. Come Soprintendenza ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, di recentissima istituzione, a cui compete la cura del patrimonio archeologico non ci si pub che rallegrare per una mostra die permette di sottolineare l'importanza della Regione e di Aquileia, in particolare, quale tramite tra Roma e le sue provincie centroeuropee. La collaborazione tra istituzioni di stati confinanti per una mostra, oltre a quella giâ sperimentata con i Civici Musei di Udine, non pub die arricchire la conoscenza di Carnuntum e Aquileia. Si auspica che questa esperienza possa offrire lo spunto per ulteriori contatti scientifici che approfondiscano le tematiche della vita in eta romana, epoca in cui per la prima volta si creô un'identità culturale comune anche se con sfumature diverse da Sito a sito. Ii Soprintendente reggente FRANCA MASELLI Scoirn
Introduzione
Al tempo dell'imperatore Augusto (27 a. C.-14 d. C.) Roma iniziO l'ampliamento dell'impero. Dopo i successi di Cesare, voleva sottomettere l'Europa a est del Reno fino alla linea dell'Elba, i Sudeti, i Carpazi e anche i territori danubiani e balcanici. Allora, intorno alla nascita di Cristo, la cittá di Aquileia aveva dietro a sé una storia di quasi due secoli e con la sua superficie di poco meno di un 1 km2 era giâ piü grande di Pompei. L'antico e centrale nodo di traffico al limite superiore del mare Adriatico, in cui si incontravano da tutte le direzioni le vie di terra e di mare, apri ai paesi danubiani la porta verso ii mondo delle superiori civiltà mediterranee. Nella Tabula Peutingeriana, la famosa carta stradale e terrestre dell'impero romano che Si conserva nella Biblioteca nazionale di Vienna, si utilizzano simboli che fanno riconoscere una gerarchia tra le cittâ. Aquileia è evidenziata da un segno particolare, come Tessalonica, Ravenna, Nicomedia o Nicea. Ii contrassegno è di poco piu piccolo rispetto a quello delle principali città dell'impero, Roma, Costantinopoli e Antiochia. Per il mondo antico Aquileia ha pertanto il significato di una città mondiale. Le popolazioni celtiche dell'arco alpino orientale e dell'area danubiana intrattennero già prima del loro ingresso nell'impero romano contatti politici ed economici molto stretti con queSto centro. Quanto piC le regioni danubiane si svilupparono come aree di consumo e "partners" commerciali, tanto piO grande divenne Aquileia. Cosi la storia delle Alpi orientali e dei territori danubiani é strettarnente connessa con quella di Aquileia. Una delle strade a lunga distanza che partivano da Aquileia era la cosi detta via dell'ambra, antichissima via di commercio che dal Mediterraneo attraverso l'Europa continentale portava al Baltico e univa i territori del mare del Nord con ii Sud, una sorta di Autostrada del Sole dell'antichità. Prodotti pregiati come olio e vino, merci preziose dell'artigianato industriale andavano verso nord, mentre pellami, anirnali e schiavi, ma soprattutto la costosa ambra scendevano verso l'area mediterranea. Dopo l'incorporazione del Regnum Noricum celtico nell'impero romano e dopo la conquista della Pannonia, lungo la via dell'ambra e sul Danubio si crearono basi militari e si fondarono i primi insediamenti urbani, grazie all'effettivo impulso di Aquileia. L'introduzione del modo di vita mediterraneo significa per l'Europa continentale un enorme sviluppo, apri possibilité completamente nuove nell'edilizia e nelle abitazioni e permise nuove forme di comportamento che hanno segnato fino a oggi la nostra esistenza. Emona, Celeia, Poetovio, Salla, Savaria, Scarbantia, Carnuntum, città che si trovavano sulla via dell'ambra, ricevettero da Aquileia i fondamenti del loro sviluppo urbanistico. Presso l'oppiduni celtico di Carnuntum, non lontano dallo sbocco della March (=Morava), la via dell'ambra incrociava la ugualmente importante via d'acqua del Danubio, che unisce l'Europa occidentale con il Mar Nero e l'Oriente. Per secoli passO sul fiume europeo lungo di piü di 2000 km ii confine dell'impero romano. Sorse cos! all'incrocio della via dell'ambra e della via a lato del Danubio presso Bad Deutsch - Altenburg e Petronell la città romana di Carnuntuin. Qui risiedeva il governatore della Pannonia Superior, qui stabilirono molti imperatori romani il loro quartier generale. La valle della March, che portava verso nord, costituiva un tratto della via dell'arnbra. Carnuntum e la provincia della Pannonia Superior, che controllavano questa strada commerciale, erano l'anello di congiunzione che univa la mete occidentale e la metà orientale dell'impero romano. Lo scienziato romano Plinio il Vecchio ci informa nella sua enciclopedia universale che "circa 600 miglia (=888 km) dalla pannonica Carnuntum si trova quella spiaggia della 11
Germania, da cui viene tratta I'ambra". Un cavaliere romano introdusse per i giochi gladiatorii organizzati dall'imperatore Nerone da queue coste e dai rispettivi mercati una cos! grande quantitâ di ambra "che i nodi delle reti, che servivano a proteggere ii palco imperiale dinanzi agli animali feroci, furono decorati con pezzi di ambra e fece inserire ambra anche nelle armi, nelle barelle (per i gladiatori morti) e in una parola tutto l'arredo di una giornata. I pezzi maggiori, che quest'uomo portO con sé, pesavano 13 libbre (=4,257 kg)". Questo aneddoto dell'enciclopedista Plinio rivela l'importanza di Carnuntuin, che è nbadita anche dal rinvenimento di un deposito di 523 ciottoli d'ambra, in parte anche semilavorati, per un peso complessivo di 320 grammi. Da qui le merci attraverso Scarbantia (Sopron), Savaria (Szombathely), Poetovio (Ptuj), Celeia (Ceije) ed Emona (Ljubljana) raggiungevano Aquileia, posta all'altro capo della strada e dove si trovavano grandi quantita di ambra che venivano lavorate per ornamenti e per i piC diversi oggetti decorativi. Dopo due millenni Aquileia e Carnuntum come siti archeologici sono ancora molto vicine. Entrambe hanno una posizione particolare. Aquileia sopravvisse con ii suo patriarcato fino all'epoca moderna, ma nella zona la cittá principale fu Grado, Carnunturn fu sostituita dalla cittã di Hamburg sul Donau. Pertanto nei due luoghi con una storia molto simile si trovano aree archeologiche di altissimo valore scientifico e di grandissima importanza per ii tunismo culturale. Entrambe le localitâ offrono non solo condizioni ideali per la ricerca archeologica, ma sono adatte anche in maniera eccellente a divenire parchi archeologici adeguati alla sensibilità del pubblico. La naturale parentela di Aquileia e Carnuntum e uno dei punti di pantenza che hanno stimolato in maniera decisiva la realizzazione di questa mostra. Inoltre le molte immagini di vita, che gli scavi e i ninvenimenti ci hanno oggi reso accessibili, fanno cornparire Aquileia come la dispensatrice (la madre), e Carnuntum come la beneficiaria (la figlia), di acquisizioni culturali e artistiche. I Civici Musei Udine hanno percib deciso di rendere questo asse Aquileia Carnuntum lungo la via dell'ambra oggetto di una grande mostra, che si è realizzata con ii determinante apporto della Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia. Scopo di questo progetto è non solo di presentare la situazione culturale delle due capitab con esempi del loro patrimoni archeologici, ma anche l'attuale stato della ricerca. Inoltre si è deciso fin dall'inizio di inserire in questo progetto le ricerche e i rinvenimenti della Repubblica Ceca e della Slovacchia. CosI dopo un incontro scientifico dedicato all'analisi dei rapporti tra Roma e i Marcornanni (1 giugno 2002) organizzato dalla cittâ di Udine si ê sviluppato un catalogo die comprende numerosi contributi ricchi di novitâ e di vauore scientifico, per la cui redazione si devono ningraziare le edizioni "L'Errna di Bretschneider, di Roma. Da parte austriaca la mostra ha avuto un forte incoraggiamento soprattutto da parte del Bundesland Niederästerreich. I territori di Aquileia/Udine e Carnunturn/Bruck an der Leitha sono diventati piü vicini nel corso dei lavori preparatori - grazie anche ai contatti personali di operatori e amministratori - e hanno riconosciuto che essi sono adatii in maniera sorprendente, per il loro patrirnonio archeologico, a manifestare la loro appartenenza alla civiltà comune europea che ha le sue radici nella antichitã greca e rornana, un'epoca che presenta un elemento fondante della nostra identità. Propnio questa consapevolezza puô contnibuire mediante questa mostra a rinforzare 11 processo di unione europea e a render chiaro che cia che lega le nostre stone è piü forte di do che le divide. Aquileia/ Carnunturn MAumzlo BuoRA e WERNER JOEST
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PRIMA DEl R0MANI
AQUILEIA PRIMA DI ROMA di FRANCA MASELLI Scorn L'area dove è sorta la storica cittá di Aquileia e una piana alluvionale delimitata ad est dal fiume Isonzo, ad ovest dal fiume di risorgiva Aussa, a nord dai dossi determinati dalle divagazioni dei corsi d'acqua del sistema fluviale Isonzo, Natisone e Torre e, a sud, da altri alti morfologici, piC elevati, denominati "dune di Belvedere e San Marco" che contornano l'attuale laguna di Grado. Un primo approccio alla ricostruzione del paesaggio archeologico aquileiese e stato attuato nell'ambito del progetto SARA (Subacquea Archeologia Romana Aquileia) caratterizzato dallo studio interdisciplinare incentrato particolarmente sulla ricostruzione del reticolo idrografico ora scomparso, con attenzione prevalente alle vicende del grande fiume, che ha permesso l'insediarsi del porto-canale 1 Sulla base di studi geologici sul territorio aquileiese e sulla piana alto adriatica 2 si possono prospettare quattro situazioni vissute dalla piana alluvionale costiera 4000, 2000, 1000 e 500 anni fa. Questi scenari vengono controllati e marcati essenzialmente dall'azione di accrescimento e di diversione ed erosione di numerosi corsi d'acqua, tra cui il Paleotagliamento a occidente e il Paleoisonzo/Natisone a oriente, nonché dall'innalzamento del livello del mare, controllato a sua volta dalla subsidenza. Gli eventi piC evidenti sono la formazione della laguna di Marano che risulta piü vecchia di quella postromana di Grado di circa 4000 anni B. P.; la posizione della linea di riva die non ha mai raggiunto l'area attualmente occupata da Aquileia; le continue diversioni verso est dei principali fiumi della regione che, almeno per ii fiume Isonzo, sono continuate fino ai giorni nostri. L'area di Aquileia, in particolare, ê stata interessata dalla sedimentazione del trasporto solido del Paleoisonzo/Natisone. Dalla distribuzione delle principali vie d'acqua dell'area, si arguisce che i percorsi dei fiumi nell'antichitã sono cambiati notevolmente rispetto alla situazione attuale. Dai dati litologici, paleontologici e radiometrici provenienti dalle analisi del sondaggi geognostici effettuati nel foro romano e a nord di esso nonché nella zona del porto si puO ritenere assodato che almeno due fiumi scorrevano, fin dal tardo Pleistocene, al lato orientale della futura citta romana; attorno si estendevano i tipici ambienti di piana alluvionale, emersi e umidi (d'acqua dolce e/o salmastri). Questo scenario vede anche l'instaurarsi della presenza umana, fuori dalla zona che sara occupata dalla cittâ romana, in localitâ Ca' Baredi, situata lungo canale Anfora a occidente di Aquileia, ce un ampio insediamento del Bronzo recente (XIII-XI sec. a. C.) impiantato in area umida, su bonifica probabilmente di tipo palafitticolo, cinto da palizzata 3. NO in generale l'area rappresenta, a partire dall'Eneolitico nel III millennio a. C., lo sbocco a mare di itinerari provenienti da nord e nord-est, le cui tracce si concretizzano nell'insediamento ricordato e, nella prima eta del ferro, nella zona settentrionale di Aquileia, dove è stato messo in luce un abitato. Nella zona immediatamente a nord del foro, infatti, l'esigenza di restaurare un essiccatoio ha fornito l'occasione di condurre sondaggi sotto i livelli romani a circa 3/4 m al di sotto del calpestio attuale. Le indagini che Si sono succedute dal 1993 al 1999, rese difficili dalla falda acquifera e dalla presenza di imponenti strutture romane, hanno permesso di indagare completamente solo una superficie di modeste dimensioni, circa 20 rnq, relativa ad un abitato, la cui estensione, ben pid rilevante, sarebbe compresa, in base a sondaggi geognostici, tra i due paleoalvei ricordati.
'Sono stati esaminati carotaggi eseguiti tra ii 1994 e ii 1995 secondo transetti E-W e N-S. Su questi sondaggi sono state condotte analisi litostratigrafiche, hiostratigrafiche, cronostratigrafiche (datazioni C14) e archeologiche solo in parte edite, cfr. Maselli Scotti, Paronuzzi, Pugliese 1999; Carre, Maselli Scotti 2001, pp. 236-238. 2 Marocco 1991. 3 Gnesotto 1981. Sui risultati delle indagini archeologiche cfr. Maselli Scotti, Degrassi, Giovannini, Maggi, Mandruzzato, Senardi, Ventura 1993; Prima dei Romani 19961997, pp. 23-29; da ultimo con rin3andi ai precedenti notiziari archeologici Maselli Scotti et al., 1999a, cc. 329-340.
Datazione C14 calibrata di Lin legno della bonifica: 916-790 a. C. Cfr. Maselli Scotti 1996-1997, p. 27. La deperibilitS dei materiali da costruzione ha comportato un continuorifacimento delledificato, percepibile in due rifacimenti completi tra VIII e VII Sec. a. C. con tre ripristini dei livelli pavimentali e dei focolari; nella seconda fase altri sono riconoscibili altri due cicli enStruttiVi. Maselli Scotti 1996-1997, pp. 27-30; sulle collezioni museali cfr. Vitri 1983. Le analisi, ancora inedite, sono state eseguite da M. Rottoli. Nei materiali esaminati si segnalano reSti combusti sia di chicchi che di elementi di spiga, in particolare di orzo e farro, scarsi i ritrovamenti di grano tenero e duro, molto consistente 6 la coltivazione di altri frumenti simili al farm: il farricello e lo spelta oggi ormai abbandonati; abbondante era I'impiego per l'alimentazione umana del miglio e del panico. Compare ii papavero da oppio, I'olio di semi, utilizzati per scopi alimentari e farmacologici, tanto nei livelli protostorici che in quelli romani. 'Sulla copertura forestale e l'agricoltura nel Friuli occidentale cfr. Castiglioni, Motella, Rotoli 1996. 10 Dal foro si segnala vasellame a vernice nera, "skyphoi" e brocche, di produzione centroitalica tra IV e III sec.; dall'essiccatoio coppe in ceramica grigia e di imitazione etrusco-padana, cfr. Maselli Scotti 1998a, pp. 468-469. Anfore rodie segnalano i contatti con l'area e.-ea, cfr. Tiussi, Mandruzzato 1996. "Buora 1991h; Buora 1998. 12 Cassola Guida 1989. 13 Maselli Scotti 1996. Per Altino Capuis 1996, pp. 28-33; per Oderzo Balista, Ruts Serafini 1996, pp. 101-105; per Concordia Di Filippo Balestrazzi 1996, pp. 201-206. 5 Prosdocimi 1986. ' Cassola 1979.
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L'abitato era su bonifica a pali verticali e travi orizzontali di quercia, elementi tutti disposti secondo un preciso orientamento nordsud-estovest; le capanne erano probabilmente di forma quadrangolare con l'elevato in legno o ramaglie intonacate con limo e argilla; sugli impalcati erano stati spalmati, con funzione di rivestimento pavimentale, strati di limo argilloso misto a minuti frammenti di ceramica; fosse di forma pressoché circolare riempite di strati sovrapposti di ciottoli, ceramica e limo fungevano da focolare. Due le fasi principali dell'abitato: la prima si colloca, in base all'analisi dei materiali, soprattutto ceramici, fra IX/VIII sec., e l'inizio del VII 5, quando una potente alluvione sigilla le strutture abitative sotto uno strato di limi e sabbie. Nella seconda fase, net VI sec., l'abitato rinasce nella stessa zona e con le stesse modalitL costruttive della precedente; attorno at V sec. a. C. un altro grave episodio esondativo seppellisce definitivamente l'abitato 6 Quanto alle attivit6. che si svolgevano, oltre a quelle legate alla preparazione e at consumo di cibo, 6 testimoniata la pratica delta filatura e tessitura e la produzione di vasellame; nella seconda fase scone di ferro fanno presupporre la lavorazione di questo metallo. Le caratteristiche culturali delle genii che vivevano nell'abitato, soprattutto in base ai dati ceramici, sono inseribili in una facies culturale ben documentata net Caput Aclriae dall'Istria settentrionale, at Carso triestino e at Veneto orientate, tale situazione viene confermata anche dai pochi oggetti in bronzo presenti nelle collezioni museali 7. Le analisi dei resti botanici 8 hanno permesso la nicostruzione dell'ambiente e delle attivitL agricole del sito; nella fase phi antica dell'insediamento sono documentate attivitá di produzione e lavorazione di cereali, in particolare orzo e farro, che presentano strette analogie con quanto rinvenuto negli abitati coevi del Friuli settentrionale 9 dove la cerealicoltuna sembra orientata principalmente alla coltivazione dell'orzo. La raccolta di frutti spontanei o coltivati, quali uva, zucca, fichi, mele, corniole, prugnoli e more arricchisce la dieta aquileiese analogamente a quanto riscontrato in Friuli settentrionale. Ii dato che emerge fra i tanti ricordati 6 la presenza, per ora solo ad Aquileia in Italia settentrionale, di olive (due noccioli) in sedimenti di IX-VIII sec. a. C.; poiché non sembra ragionevole supporre una coltivazione locale è ipotizzabile o una importazione da area italiana oppure dal mondo egeo. Quanto at paesaggio dall'esame dei legni e dei carboni la copertura forestale del sito non sembra essersi significativamente modificata dall'età del ferro in poi; ci sarebbe stata una foresta discontinua a quercia e carpino dominanti; la presenza di frassino, olmo e ontano nivelerebbe suoli a drenaggi minori; 11 sottobosco sembra composto da nocciolo, sanguinella e corniolo. Nei secoli successivi alla scomparsa dell'abitato -. anche se nella zona indagata, e phi in generale in tutta Aquileia, non sono state rinvenute, per ora, strutture abitative l'insediamento doveva continuare. Lo attestano i materiali ninvenuti nella zona a settentrione del foro e sotto l'essiccatoio ricordato, utilizzati per bonificare la zona motto umida; all'interno dei vespai sotto le strutture romane, it vasellame ceramico testimonia, per it periodo tra IV-II sec. a. C., importazioni dall'area veneta, etrusco-padana e centroitalica 10 La presenza di santuari preromani, data la loro nota valenza di emporia, immediatamente a nord di Aquileia a Sevegliano posto sul supposto tracciato verso la cittâ delta via Postumia 11 e nelle immediate vicinanze del centro stesso 12, oltre a rafforzare Iipotesi di un abitato precedente alla colonia, ha fatto ipotizzare che uno dei possibili "terminal" delta c.d. via dell'ambra, che unisce le regioni Baltiche all'alto Adriatico, potesse essere proprio ad Aquileia 13 . Tutti questi elementi concorrono a delineare la presenza di un centro preromano, i cui sviluppi sembrano simili a quelli che si vanno delineando in altri sill costieri veneti 14 La deduzione della colonia di Aquileia net 181 interessô una zona etnicamente mista: at sostrato veneto (it toponimo stesso sarebbe venetico) 15 sarebbero in pante sovrapposti elernenti dei Galli Carni a partire dal IV sec. a. C. 16. non ci sono testimonianze dell'organizzazione di questo centro preromano, ne sotto it profilo urbanistico né di manifestazioni antistiche ad esso connesse, situazione riscontrabile anche nei centni veneti pnecedentemente nicordati. La scelta di fondane la colonia da pante del Romani nisponde ad una molteplicita di esigenze, politico-militani e in ultima analisi econorniche; una parte delta classe politica romana, infatti, aveva colto l'impontanza delta Pianura Padana e, in particolare, delle regioni transalpine, pnoduttnici del ferrum noricum importante per l'appanato bellico di Roma; non va poi dimenticata l'alleanza tra Roma e i Veneti, alcune famiglie dei quali entrarono fin dal principio nella classe dinigente delta citté
Le piu di 3.000 famiglie arruolate, a cui si aggiunse un supplementum di altre 1.500 nel 169, provengono in prevalenza dall'Italia centrale, ma non mancano prestigiosi apporti veneti; queste presenze vanno interpretate quasi tutte alla luce di legami clientelari fra i coloni e i triumviri che Ii dedussero. Dalle testimonianze epigrafiche, in massima parte funerarie, a partire dagli ultimi decenni del II sec. a. C. emergono precisi apporti dalle cittA del Lazio, del Sannio, dell'Umbnia, e anche da area etrusca '.
Bandelli 1999, pp. 288289. Zaccaria 1989, pp. 141-149; Zaccaria 1999, pp. 196-197. 17
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LA VIA DELL'AMBRA IN AUSTRIA. L'ESEMPIO DI STILLFRIED AN DER MARCH DALL'ETA DELLA PIETRA FINO Al CELTI di CLEMENS EIBNER Se si parte dal noto passo di Plinio it Vecchio (Nat. Hist., XX)CVII, 3, 11, par. 45), in cui si riferisce di un mercante (?) di ceto equestre che procede verso la terra di origine dell'ambra seguendone la principale via di traffico (fino ad Aquileia), si giunge subito a un percorso che eviti i pasSi pericolosi d'inverno e porti at bordo dell'arco alpino attraverso Sopron - Odenburg (Scarbantia) e Carnuntum verso Nord. Una volta attraversato it Danubio presso la Porta di Hamburg, arriva alla valle delta March, da dove giunge attraverso la depressione dell'Oder nel bassopiano della Polonia, da cui la strada conduce direttamente all'odierno territorio dei giacimenti di ambra, tipici del terziario. E certo inoltre che vi è un'area ove si trova ambra portata a riva lungo le coste del Baltico e del Mare del Nord, come anche esistono giacimenti di ambra nelle morene glaciali e nelle antiche valli fluviali del bassopiano delta Germania settentrionale e delta Polonia; ciO rende la questione un p0' piC complicata, poiché piC itinerari portavano a Nord verso gli oggetti, molto richiesti, di questo mercato. L'ambiente intorno a Stillfried an der March è favorevole poiché qui evitando it bassopiano impaludato delta March, si poteva superare per la prima volta it Marchfeld, quell'ampia striscia a nord del Danubio, che prima delta regolazione del Rubach e di altri corsi d'acqua di scarsa importanza poteva ugualmente essere impaludata da un lato e dall'altro per i suoi lievi terrazzamenti di sabbia e favori la formazione di dune, che per lo piü furono spianate, vittime di villaggi medievali. La pianura è alla quota di circa 174 m s.l.m., mentre it gradino scosceso del Wagram, formatosi giâ net terziario, raggiunge presso Stillfried un'altezza di quasi 200 m s.l.m. Dalla riva meridionale del Danubio, erano dunque le alture intorno a Stillfried il primo terreno sicuro da cui si poteva proseguire fino ai Pollauer Berge (nella Moravia meridionale) senza grandi impedimenti e senza bagnarsi i piedi. La grande importanza delta zona si delineà già net Paleolitico recente, quindi ancora prima della fine dell'ultima glaciazione, poiche qui i cacciatori avevano nella steppa di "lag " a mo' di tundra non solo luoghi di sosta, ma palesemente anche le loro abitazioni invernali. Finissimi vaghi di collana (i PC piccoli non superano i 3-4 mm), ma anche l'ossidiana delta Slovacchia orientale o la pietra focaia hen decorata dal territorio di Cracovia sono testimonianza di attivitâ ad arnpio raggio, che si indirizzavano tanto in direzione est-ovest, quanto in direzione nord-sud. Con la fine dell'era glaciale (all'incirca 10.000 anni fa) mutarono il clima e la vegetazione. Ii fertile suolo di "los" ricoperto da terre nere rese allora l'ambiente favorevole per gli abitanti. A dire it vero mancano tracce dell'agricoltura piC antica nelle vicinanze di questa area urbana delta cosi detta "Linearbandkeramik" (LBK) (ca. 6000-5000 aC.), mentre it Neolitico medio con la sua ceramica, che dopo la cottura era dipinta a van cobri e in base a un luogo di rinvenimento net Transdanubio si chiama "Lengyel-Gruppe" (MOG=Mãhrisch Ostasterreichische Gruppe), é presente in cavitã circolari da intendere per uso cultuale. La prima si trova non lontano dalla prima cima del monte, at di sopra di Mannersdorf an der March con la cospicua rotonda delta cappella di S. Rocco, visibi le calla chiesa di Stillfried. Si rinvenne a circa mezzo chibometro di distanza una tomba a inumazione di questo periodo e per it Neolitico finale che giã volge all'etá del raffle 17
(ca. 3000 a. C.) conosciamo numerosi insediamenti sulle colline piatte al riparo dalle alluvioni lungo la March, ma anche su luoghi naturalmente elevati. In certo qual modo essi segnavano la strada lungo ii corso d'acqua della March. Nella prima eta del bronzo (2100-1650 a. C.) ii paesaggio cambia. In parte ciô dipende dal fatto che noi sintetizziamo una storia di quasi settecento anni, che ci appare relativamente omogenea per quanto suddivisa in vane fasi. Cosi vi sono ora frequenti mdizi di necropoli con sepolture rannicchiate, anche molti resti non valutabili di attivitL insediativa e ripostigli con mucchi di oggetti metallici come armi e ornamenti o collane ad anelli e barre di questa forma. PiC tardi verso la fine dell'etã del bronzo, quando nel mondo egeo giunge Micene e la sua civiltà, si rafforza il sistema di fortificazione. La località piC importante, anche se in parte si ë dubitato del suo carattere difensivo, è Buhuberg di Waidendorf, da cui conoSciamo la forma di fusione di un'ascia con testa a cresta, un'arma che nelle sue varianti è diffusa fino alla costa Siriana. Al contrario gli intagli in osso con motivi laterali a intreccio imitano quelli micenei. Buhuberg si trova solo 5 km a nord del grande sbarramento di Stilifried e quindi al disopra della March, che qui originariamente aveva una riva scoscesa. Contemporaneamente abbiamo una grande fortificazione della superficie di circa 3 ha nell'Auhagen (laddove si trova la cavitL circolare del medio Neolitico) cos! come nella fornace di Stillfried (quindi presso la tomba dello stesso periodo) e nell'ambito dell'altomedievale Hausberg (TurmhUgelburg) e delle due cos! dette "colline romane" (Romerhugel) all'interno dell'attuale fortezza murata. Secondo una valutazione di massima, essa potrebbe essere stata costruita come modello, tra 1650 e 1500 a. C. Un pugnale di selce piromaca, come se ne conoscono dal bassopiano della Germania settentrionale e dalla Scandinavia, ë stato rinvenuto casualmente nel territorio dell'Auhagen. Un idoletto a pagnotta dal Buhuberg mostra, come le lame triangolari di pugnale venute alla luce da quel sito, il collegamento con l'Italia settentrionale. Questi idoletti non sono Stati ancora interpretati in maniera definitiva. Se si considera che in quest'epoca in Oriente si scrivevano contratti in scrittura cuneiforme su tavolette d'argilla e si ponevano dei sigilli e che dalla fine dell'etâ micenea si sono conservati i testi in lineare B, talvolta graffiti sull'argilla, si potrebbe pensare che qui forse importanti contratti tra partners commerciali potrebbero essere stati siglati da oggetti simili. La forte richiesta di ambra poté ad esempio aver avuto un ruolo importante, d'altra parte giacimenti di stagno e vene di rarne non compaiono in quantita cospicue nella formazione geologica contemporanea - cosi la lega di bronzo con stagno è un indizio veramente infallibile per una vivace attivitL commerciale: il rame veniva dalle Alpi, lo stagno dalla Gran Bretagna meridionale o dai monti metalliferi della Boemia e della Sassonia. Le fasi molto piC brevi della media etL del bronzo (fino a circa ii 1250 a. C.) non hanno lasciato tracce cosI sicure. CiO che salta agli occhi sono gli interi servizi intatti vasellame ceramico che furono sotterrati, mentre indizio di un uso cultuale è - come in Italia settentrionale e in Tirolo - la ceramica spezzata ritualmente nei siti usati per sacrifici, insieme con ceneri di animali. La fine dell'etâ del bronzo viene definita comunemente come "eta dei campi di urne" o civiltà dei campi di urne. Essa dura fino a circa 1870 a. C. e in Austria passa senza alcuna interruzione riconoscibile nella civiltL di Hallstatt, che viene indicata giL come la fase piét antica dell'etL del ferro. Per la prima volta nella fase piO recente di questa eta, ovvero all'incirca dal 1000 a. C., compare il vasto insediamento, che si estende anche al di fuori delle difese summenzionate, rinnovate mediante una fossa scavata verso ovest fino alla profondità di 12 metri e fortificate con un aggere costruito tutt'intorno per un penmetro di 2 km. Una intelaiatura costruita col legname dei boschi della March-Au, tenuta insieme a mo' di cassa é riempita con argilla del "l" ed e parzialmente bruciata agli angoli, tecnica con cui si consolida il materiale di scarto e si proteggono le travi dalla precoce putrefazione. La strada che passa attraverso questo insediamento corre da nordovest venendo diagonalmente fino alla March piü o meno al centro del lato orientale (Schulgasse, immediatamente accanto al Museo). Essa segue una antica linea di frattura (del terziario). A sud l'insediamento si estende verso sudest prolungandosi lungo la valle trasversale di Stillfried, in cui si trova una fonte che sgorga molto generosa. Sull'altro versante della valle fu disposta la contemporanea necropoli a incinerazione. Le fosse grosso modo qua18
drate e a forma di pozzo erano state praticate nel "lo g" per una profonditã di circa mezzo metro. Non si è ancora trovata l'area della cremazione comune, nondimeno si è riusciti a indagare nuovamente una parte del cimitero, che nel secolo scorso non era stata ancora distrutta dallo scavo della parete di" lo g". Se si calcolano le risorse agricole disponibili per un'estenSione di 5 km nell'area circostante, risulta che potevano qui vivere contemporanearnente all'interno degli apprestamenti difensivi di Stilifried circa 5000 persone. Si sono trovati all'interno dell'insediamento numerosi depositi Scavati nella terra di cereali per la semina, in cui si conservava la semina comune di cereali invernali e cereaii estivi, per prevenire le possibili catastrofi metereologiche. Nondimeno studiando a fondo i denti dei "Sette di Stilifried", di cui parleremo piO avanti, si pub dimostrare che i giovani die qui giunsero alla morte soffrirono della scarsitâ di cibo, visto che i depositi non bastavano in caso di cattivo raccolto. La ricchezza dell'insediamento si manifesta nei rinvenimenti bronzei del sito, nelle prove di una industria della lavorazione dei metalli fornite da forme di fusione, resti di un mantice a soffietto e nella grande abbondanza di ceramica. CiO dimostra come l'argilla locale di origine marina del terziario (strato azzurro dalla Pannonia settentrionale) sia stata usata non solo per la grezza terracotta, ma anche per vasellame di maggior pregio. Quarzo, mica e feldspati, che furono aggiunti in granuli come dimagrante all'impasto, derivano dai detriti della March. Si usavano come ornamenti conchiglie di fiume e la pesca veniva ad arricchire la tavola imbandita; in Austria si coltivO per la prima volta in quest'epoca la vite, come indicano i noccioli degli acini carbonizzati e i semi di cereali. Poiché la vite coltivata é ermafrodita, da ciO si pub concludere che essa non discende dalle varietà selvatiche, di cui conosciamo i luoghi di origine sulla March. Invece sembra che i rapporti commerciali, al tempo della civiltà villanoviana, siano stati pin intensi con Tarquinia che con Este o Bologna. In queSt'epoca conosciamo nelle tombe fino all'Italia centrale numerose tazze di bronzo del tipo "Stilifried" che sono effettivamente uguali a quella di Stillfried. Essa é stata oggetto di indagini analitiche e deriva dalle Alpi orientali. Si accrescono i contatti nell'ambito della civilté di Hallstatt nel secolo successivo. Cosi non vi é alcuna meraviglia che fiale in ceramica a forma di lingua siano imitate e siano decorate con un rivestimento di grafite che brilla come metallo. E da notare che in Italia e in Austria all'inizio dell'etâ del ferro consapevolmente ci si ricollegO al tempo della civiltâ dei campi d'urne nelle spade di tradizione hallstattiana o delle armi difensiye come gli elmi o gli scudi rotondi che giunsero nelle tombe insieme a un ricco corredo (prima del 650 a. C.). Prima di questo mutamento di civilté verso l'etâ del ferro si consumO all'interno dell'insediamento una catastrofe, che noi possiamo provare mediante due tombe collettive e la costruzione immediatamente successiva di una cinta difensiva. I "Sette da Stillfried", precisamente un uomo, le sue due mogli, due ragazze, un fanciullo piO giovane e un bambino giacevano in una fossa-deposito dopo esservi stati deposti con cura tra zolle di In base all'orecchino delle donne e a una collana ad anelli in bronzo, strisce di cuoio e un dente di lupo cos! come un mezzo bicchiere in ceramica accanto all'uomo, é da supporre che queste persone siano State uccise, ma abbiano avuto una regolare sepoltura. Ii fatto che immediatamente dopo cia il nuovo muro sia stato costruito piO elevato per difendere allo stesso modo il Sito, fa ritenere che si sia soppressa qui la famiglia dominante di dinasti. Non lontano da questo luogo il prof. Felgenhauer ha portato alla luce negli anni 1982-1986 altri 17 defunti, che palesemente per un periodo alquanto lungo erano rimasti alla luce, prima di essere sotterrati, tra cui anche un uomo con l'attrezzatura da pesca e alcuni pesci, che si trovavano presso la cintura. Nelle immediate vicinanze del terrapieno vi era con tutta evidenza anche un'area cultuale: fosse per i sacrifici, in cui erano una cerva gravida con pendenti antropomorfi intorno al collo, una scatola con coperchio con resti di ceneri saline di almeno 50 kg di spelta (cruschello?) cos! come i cinque forni per "pizza" Scavati ai piedi del terrapieno, rimandano a pratiche cultuali. Conosciamo anche da altri luoghi all'interno dell'insediamento rinvenimenti il cui significato cultuale rimane fuori di dubbio. Anche se il noto paio di briglie con stanghe laterali e decoro a testa di cavallo non é piO attribuito a un cavaliere, si pensa che possa appartenere a dei cavalieri nomadi, visto che questo e un simile filetto potrebbe essere stato riproduzione e ulteriore svilup0 di stanghe di morso dei nomadi delle steppe prescitici, come del resto anche un col-
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tello in ferro con impugnatura bronzea a fungo dalla parte antica della mostra necropoii. Rimane ancora incerto se gli aspetti bellici si possano sempre riconoscere archeologicamente. Vi sono a dire ii vero negli scavi piü recenti altri indizi di un incendio disastroso, per cui le macerie e le ceneri probabilmente di un grande edificio furono rimosse e poste come riempimento di una fossa-deposito, ove si sono trovati anche due coltelli in bronzo privi del manico in materia organica a profonditâ diversa entro le ceneri, ma questo naturalmente non basta per un'interpretazione di fatti storici epocali, come potrebbe essere stata un'incursione di Sciti. Nella fase piC recente della civiltf halistattiana (VI e V Sec. a. C.) la fortificazione fu ugualmente utilizzata, come durante ii successivo periodo celtico, l'età di La Tène. Nella tarda fase di questa, quindi nel I Sec. a.C., vi sono indizi di un rafforzato controllo del territorio, dal momento che qui è stato individuato un atelier di tesSitura quasi sulla cima del terrapieno. D'altro lato conosciamo dalle bassure della March resti di fornaci, che significano che la eccellente qualiG. dell'argilla di Stilifried anche in quest'epoca fu utilizzata in ambito sovrarregionale (perfino nel periodo imperiale romano si produssero ancora con l'argilla di questa localitf palle per catapulta). L'ultima attivitã, appartenente al periodo imperiale romano, di cui vogliamo ancora parlare è una strada eseguita con buona tecnica ingegneristica attraverSo le costruzioni che ebbero piC che altro scopo rappresentativo: su una diga di "loll" con sistemi di drenaggio o in parte come cesura nel terreno fu costruito un tracciato stradale rettilineo largo circa 5 m, su cui fu gettato un sottile strato di lastre di calcare. Questa strada portava davanti all'attuale chiesa e terminava in alto sopra la valle trasversale di Grub a nord. Si pub perciO supporre che qui fosse stato costruito un ponte di legno. Al tempo dell'imperatore Marco Aurelio si utilizzO di nuovo l'antica strada attraverso l'insediarnento, anche se il tracciato fu previsto in parte solo per determinare i confini dei fondi. Finora non vi è alcun positivo riscontro che si possa vedere in Stillfried l'Eburodurum citata da Claudio Tolomeo in epoca adrianea, che è menzionata come esistente mezzo grado di latitudine a nord di Carnuntum e il cui nome celtico ben si adatterebbe a un cosi importante insediamento di carattere quasi urbano. Fino al XVI Sec. d. C. questa fortificazione fu utilizzata come insediamento. Oggi Si pub passeggiare sulle tracce della storia nelle aree ben curate della piazza del Marktgemeinde. Unaparte è utilizzata come sempre per vigneti, campi e giardini. La localitâ ospita un museo degno di essere visitato.
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I
PRIMI FENOMENI DI ROMANIZZAZIONE
RINVENIMENTI GERMANICI A NORD DI CARNUI\UM di ALoIs STUPPNER I rinvenimenti germanici a nord di Carnuntum occupano un posto importante nella discussione sui primi insediamenti germanici nella parte settentrionale della Bassa Austria, sul commercio di confine e quello di piü ampio raggio tra Romani e Germani e infine sulle guerre marcomanniche. La immediata vicinanza a Carnuntum e quindi all'impero romano non solo influenzO la cultura materiale germanica, ma agi sulla forma degli insediamenti e sulla societâ dei Germani. Nel periodo delle migrazioni dei popoli Si possono osservare nei rinvenimenti influssi e presenze di popolazioni provenienti da est. Dal I fino all'inizio del V sec. d. C. si considera come territorio di insediamento dei Marcomanni e dei Quadi la Bassa Austria settentrionale, la Moravia e la Slovacchia sudoccidentale. Sebbene a tutt'oggi i due rispettivi territori non si siano potuti chiaramente delimitare, è chiaro nondimeno che entrambe le popolazioni si insediarono presso ii Danubio. Attualmente si considera la Bassa Austria settentrionale, la Boemia e la Moravia come area di insediamento dei Marcomanni e la Slovacchia sudoccidentale come quella dei Quadi. Nel 21 d. C. secondo Tacito furono insediati dai Romani i seguiti personali dei re marcomanni Marobuduo e Catvalda tra i fiumi March e Waag 1 e sottoposti al re dei Quadi Vannio2 Gli insediamenti germanici a occidente della March invece devono essersi sviluppati per la prima volta negli ultimi anni del regno di Tiberio 3 . L'area di insediamento di quel periodo nella Bassa Austria settentrionale si estende a oriente fino al Thaya e alla March, a sud fino al Danubio, a nord fino ai confini attuali tra Austria e Cechia e a occidente fino al bacino della valle di Kamptal e Homer Becken (Fig. 1). Le considerazioni che seguono si concentrano sul territorio a nord di Carnuntum e tentano mediante una scelta di contesti di esaminare i temi sopra menzionati. I FlU ANTICHI INSEDIAMENTI GERMANICI I p03 antichi insediamenti germanici a nord di C'arnuntum a destra della March sono noti tramite raccolte di superficie o rinvenimenti tombali. Tra questi sono da mettere in evidenza due tombe a cremazione da Mannersdorf sulla March e una tomba a inumazione da Baumgarten sulla March. L'urna funeraria scavata nel 1930 a Mannersdorf conteneva i frammenti di una casseruola con ansa a teste di cigno e il motivo del tirso, una punta di lancia in ferro, una fibula in bronzo del tipo Almgren 67b, un coltello con manico a codolo e frammenti di una cesoia in bronzo 4 . Tutte le offerte giacevano presso i resti cremati del cadavere nell'urna oggi scomparsa. La seconda tomba a incinerazione rinvenuta nel 1988 nella medesima particella catastale 5 aveva come urna una pentola in bronzo con bordo in ferro 6, in cui si trovavano un umbone conico e una impugnatura di scudo, due fibule in bronzo di forma Almgren 67b, una applicazione per corno potorio, una punta di lancia in ferro, un coltello e un rasoio, frammenti di due (?) casseruole, i resti della lama di una spada piegati insieme e le parti di un cinturone germanico che consisteva di un dispositivo di attacco a forma di W, una fibbia e una lamina per cmtura (Fig. 2,1-14). Nella tomba a inumazione con ricco corredo da Baumgarten sulla March - posta circa 10 km a sud di Mannersdorf - fu scavatonel 1957/58 lo scheletro di
'TAG., Ann., 2, 63, 6. Kolnik 1991b, pp. 71-84. 3 Tejral 1977, p. 322. 4 Pollak 1980, pp. 91, tav. 61, 1-5. Lauermann 1994, pp. 281-292. Sull'uso di recipienti di bronzo come urne presso i Germani dell'Elba vedi Gapelle 1971, pp. 145-147. 2
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una donna. La tomba conteneva uno specchio d'argento e una guarnizione da cintura norico-pannonica -. Tutte e tre le tombe si datano nella prima metL del I sec. d. C., dalla fase Bla a quella Bib secondo T. KolnIk 8, e perciO sono le tombe germaniche piü antiche a destra della March. Quasi tutti i rinvenimenti hanno i loro confronti piü stretti con i contesti di nflvenimento del periodo di Marobuduo in Boemia 9. In base al corredo si tratta di tombe appartenenti allo Strato piü alto della popolazione. Semplici tombe in urna contemporanee o i nispettivi insediamenti non sono stati finora trovati. Le tombe avevano oltre a nflvenimenti germanici anche un grande numero di oggetti romani. Tra questi nisaltano soprattutto gli elementi del vestianio come le fibule o le parti di cintura, che indicano intensi rapporti con l'ambito dell'arco alpino onientale 10 Fibule "kraftig profilierten" in bronzo con due aperture quadrangolari sulla staffa come quelle dalle tombe di Mannerdorf trovate nel 1930 e nel 1988 cos! come una fibula simile da una tomba a Schleinbach, NO 11, sono diffuse specialmente nell'area mediodanubiana, in Boemia e nell'arco alpino orientale e rivelano con la loro rafforzata presenza fino al territorio della Vistola meridionale i legami culturali molto stretti tra il Baltico e l'arco alpino orientale in questo primo periodo 12 Oggetti di provenienza norico-pannonica sono anche le
"appliques" per cintura calla tomba a inumazione di Baumgarten sulla March. Essi si trovano concentrati frequentemente non solo net Norico e in Pannonia, ma anche a nord del Danubio soprattutto in Boemia e nella Slovacchia sudoccidentale 13 Potrebbe ben essere di origine norico-pannonica anche lo specchio in argento dalla stessa tomba 14 Parimenti furono probabilmente prodotte nelle officine noriche e retiche le pentole in bronzo con bordo in ferro 15 . A questo gruppo di rinvenimenti presso la March meridionale Si pub annoverare anche una fibula in bronzo, sporadica, con cane che si morde la coda, delta variante orientate con corto piede, da Drosing (Fig. 2,15). Questa fibula ha la sua massima diffusione nel territorio alpino orientale-norico, ma compare in pochi esemplan anche nella Germania Magna e si data soprattutto net periodo tiberiano °. Si deve considerare come importazione dall'Italia la casseruola con manico configurato a teste.di cigni dalla tomba trovata net 1930 a Mannersdorf °. Casseruole del genere furono prodotte soprattutto a Capua 18 e raggiunsero giã con le importazioni di eta augustea it territorio germanico (ad es. it territorio dei Longobardi a sud dell'Elba) 19. Oggetti di cultura germanica sono nelle due tombe di Mannersdorf la cintura, le armi, le cesoie e it corredo per toilette. Essi indicano gli intensi rapporti di carattere culturale con l'area germanica dell'Elba in Boemia, Turingia e propniamente presso l'Elba. La fibbia a forma di 8 con passante per la correggia dalla tomba di Mannersdorf del 1988, che insieme con la lamina di chiusura e l'arco a forma di W pub essere ricostruita come appartenente a una cintura delta prima metà del I sec. d. C. 20, motto diffusa in Boemia e presso l'Elba meridionale 21, Anche la panoplia accostata - l'umbone conico e l'imbracciatura, la lancia e la spada a un solo taglio - evidenzia i legami culturali con lambito delta cultura germanica dell'Elba inferiore in Boemia e presso to stesso corso dell'Elba 22 La pratica di porre nella tomba accanto at guerriero defunto le sue stesse armi comincia sull'Elba giâ con it flusso di importazioni di eta augustea 23 e consiste in una spada a un solo taglio, occasionalmente anche a doppio taglio, una punta di lancia e uno scudo. Legami culturali con l'area boema e turingia si rendono evidenti anche nelle cesoie del corredo della tomba del 1930 di Mannersdorf 24 . In Boemia esse appartengono per lo pifi at corredo delle tombe piC ricche 25 Offerte ed elementi del vestiario allineano dunque le tombe di cui abbiamo discusso ai piC ricchi corredi. Esse sono indizio di collegamenti sovrarregionali, die i defunti da un lato per la loro origine e dall'altro per i loro contatti avevano, e dinanzi ai quali si pub constatare 11 sostrato dell'insediamento germanico net territorio antistante Carnunturn. Le tombe sono strettamente legate ai p03 antichi rinvenimenti tombali nelle necropoli slovacche di Kostolná pri Dunaji, Abraham und Sládkoviaovo e ai contesti dell'etâ di Marobuduo in area boema 26 Esse potrebbero appartenere a diversi, precoci insediamenti germanici, che potrebbero essere localizzati nel territorio antistante Carnunturn, e allo stesso tempo essere appartenuti at Regnurn Vannianurn a est dei Piccoli carpazi 27, Con i pOS antichi insediamenti germanici sono da ricordare anche alcuni rinvenimenti di fibule romane motto precoci, come ed esernpio le fibule del tipo Aucissa che compaiono in numero notevole nei luoghi di rinvenimento presso la March (Fig. 2,1617) 28 Esse furono portate nelle province romane dai soldati dal primo periodo augusteo finn alla meta del I sec. d.C. con una punta massima nell'etâ augusteo-tiberiana 29. Ma questi antichi tipi di fibule non si considenano attestazioni dei pnimi insediamenti germanici nella valle delta March quanto piuttosto residuo delle attivitã militari augustee30 Sarebbe tuttavia anche possibile che si tratti di pezzi portati con sé dai Germani dalla Boernia. Fibule di questo tipo sono ampiamente diffuse in Boemia at tempo del regno di Marobuduo (10/5 a. C.-20/30 d. Q31. IL COMMERCIO DI CONFINE NEL TERRITORIO ANTISTANTE CAR1VUNTUM Con it trasfenimento dei centni germanici sul Danubio si stabiliscono anche contemporaneamente crescenti contatti commenciali tra l'impero romano e gli insediamenti germanici nell'area delta March-Thaya-Danubio. I piC antichi ninvenimenti di ceramica sulla March possono essere datati alla seconda meta del I sec. d. C. Si tratta di terra sigillata dalle officine sudgalliche e di brocche di impasto giallo 32 . La loro comparsa indica una via di scambio che dall'area carnuntina lungo la March infeniore attraverso it ternitonio di Dräsing si spinge p03 avanti in direzione dei Pollauer Berge
13 Droberjar 1999, pp. 144-148; Kolnik 1977, p. 147. "I Garbsch 1965, P. 115. 15 Kunow 1983, P. 17. 16 Demetz 1999, pp. 137-147, carta 45. 17 Pollak 1980, tav. 61, 1. 18 Kunow 1983, p. 62. 19 Laux 1995, P. 85; Tejral 1995, pp. 227-233. 20 Madyda-Legutko 1984, p. 131, p. 95, fig. 1. 21 Madyda-Legutko 1986, pp. 4-11. 22 Weski 1982, pp. 69-135. 23 Laux 1995, pp. 85-87. 24 young 1995, pp. 54-55. 25 Droberjar 1999, p. 119. 26 Kolnik 1991b, P. 82. 27 Lichardus 1984, pp. 75-77. 28 Tejral 1999h, p. 130. 29 Riha 1979, pp. 114-121. 30 Tejral 1999b, pp. 132-134. 31 Droherjar 1999, p. 138. 32 Stuppner 1995, pp. 199-215. Kolnik 1991b, pp. 71-84, p. 72, fig. 1.
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I fitti insediamenti germanici nel II sec. d. C. nella Bassa Austria settentrionale causarono un considerevole incremento degli oggetti romani. Valga come esempio l'insediamento germanico posto nella localitâ Bernhardsthal direttamente sul Thaya nel terntorio dell'Aulussen, che dal 1974 al 1980 fu indagato archeologicamente dal Bundesdenkmalamt sotto la direzione di Horst Adler 34. Si rimisero in luce un insediamento del periodo tardo La Tène, celto-illirico, dal sec. a. C. e dal I d. C. e una fattoria germanica distinta in due fasi, che fu costruita nel primo decennio del II sec. d. C. e rimase in funzione fino alla metã del III sec. d. C. Alla prima fase della fattonia germanica segue la costruzione di un accampamento romano, che puo essere datato all'epoca delle guerre marcomanniche. All'inizio della seconda fase di insediamento, forse alla fine del II sec. d. C., la fattoria viene circondata con un terrapieno, forse per difesa contro le inondazioni. Nel IV e nel V sec. ii sito, indagato con cura, fu ninnovato, ma purtroppo non sono noti reperti attnibuibili a quel periodo. La ceramica romana mostra uno spettro molto ampio dal II e dal III cos! come dal V secolo d.0 35. Essa comprende terra sigillata dalla Gallia centrale, da Rheinzabern e Westerndorf cos! come da Pfaffenhofen, la cos! delta "ceramica retica", locale, bicchieri prodotti nel Norico e in Pannonia, ceramica grigia e a vernice rossa, mortai a impasto giallo, ceramiche di impasto giallo e grigio, invetriate tardoromane di color verde e ceramiche con lisciatura esterna (Fig. 3). Uno dei centri di esportazione potrebbe forse essere stato Carnuntum. Come rivela ad esempio Bernhardsthal, aumenta il commercio di prodotti romani specialmente nel secondo terzo del II sec. d. C. Ii Weinviertel orientale è perciô rifornito con le merci dai centri della Pannonia, in particolare della Pannonia occidentale, come Carnuntuin 6 e Vindobona. Sulla March è riconoscibile anche un influsso da parte dei prodotti delle fornaci della Pannonia orientale. IL PERIODO DELLE GUERRE MARCOMANNICHE37 L'area antistante Carnuntum e la valle della March sembra aver fatto parte al tempo delle guerre marcomanniche (dal 166 fino al 180 d. C.) dei territori maggiormente colpiti. Anche in mancanza di indagini archeologiche sono documentate "intrusioni" romane in insediamenti germanici nel corso delle guerre marcomanniche al di fuoni dell'accampamento di Bernhardsthal 38 altrettanto poco come gli orizzonti di distruzione nelle case a fossa 3 9 . Tuttavia dalla raccolte di superficie negli insediamenti germanici presso la March come Bernhardsthal, Drosing, Palterndorf, Ringelsdorf e Waltersdorf sono stati recuperati numerosi militaria. Si tratta di fibule, .phalerae, "appliques" e pendenti del periodo antonino (Fig. 4,1-14). La maggior parte di questi rinvenimenti potrebbero dipendere dai movimenti di truppe durante le guerre marcomanniche. Ma non si è chiarito se essi giunsero negli insediamenti germanici come bottino, importazione o regalo. Altro fenomeno che deve essere considerato in stretta connessione con le guerre marcomanniche è la comparsa di elementi della civiltã di Przeworsk, ampiamente diffusa nella zona a nord dei carpazi, tra il materiale rinvenuto negli insediamenti germanici lungo la March. Proprio questi rinvenimenti dimostrano che per le motivazioni delle guerre marcomanniche i rapporti all'interno della Germania non sono meno importanti della situazione nella regione della March e del Thaya 40 Sebbene collegamenti con la Przeworsk-Kultur per il territorio a nord del medio Danubio si possano determinare giâ nel tardo periodo La Tène e della seconda meG del I sec. d. C., si pUO riconoScere una serie di contatti phi intensi per la prima volta nel corso del II sec. d. C. prima delle guerre marcomanniche 41. Sono caratteriStici soprattutto alcuni oggetti in ferro, come fibule con testa a forma di pettine, ampie fibule con o senza testa appiattita, fibule a trombetta con decorazione a niello e fibbie di cintura quadrangolan in ferro cos! come diverse linguette per cintuna (Fig. 4,15). Dall'analisi della deconazione a niello sulle fibule in ferro J . Tejral e giunto alla conclusione che i rinvenimenti sopra citati non dovrebbero derivare tutti dall'ambito della cultura di Pnzeworsk, ma a motivo dei contatti reciproci phi intenSi in parte potrebbero essere stati prodotti anche presso la March 42. Dopo le guerre mancomanniche, all'incirca dagli anni Settanta del II sec. d. C. com paiono nello spettro dei rinvenimenti degli insediamenti germanici soprattutto sulla March
Adler 1975; Adler 1976a; Adler 1980. ° La valutazione della ceramica germanica non è stata ancora completata. Wielowieski 1990. Bohme 1975; Markomannenlsriege 1994. Gli altri accampamenti nella Bassa Austria settentrionale non furono costruiti at di sopra di un insediamento germanico. Un possibile rinvenimento cornspondente fu da Hanfthal, per cui si yeda Sauer 1994. 10 Tejral 1992. ' Tejral 1999a, pp. 138-156. 42 Tejral 1999a, pp. 149-156.
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nuovi oggetti di bronzo, che sono diffusi specialmente in relazione alle culture di Przeworsk e di Wielbark '°. La loro comparsa è stata ricondotta al recente insediamento di gruppi stranieri di popolazione nell'area mediodanubiana, le cui motivazioni devono trovarsi nel dislocamento dei portatori della cultura di Wielbark verso sudest. Lo spettro dei rinvenimenti comprende parecchie fibule in bronzo con la testa a forma di pettine, tarde "Rollenkappenfibein" del gruppo orientale, fibule a tre nodi e punte di speroni (Fig. 4,16-23; 5,1-3). Tra i luoghi di rinvenimento si possono citare Bernhardsthal, Ringelsdorf, Drasing, Jedenspeigen ed Enzersfeld. Ma effettivamente si ha la comparsa di questi oggetti in ricchi corredi funerari come a Wulzeshofen 44 e a Baumgarten sulla March 45, ove essi sono stati mescolati con oggetti di importazione romana. Ad esempio la tomba a incinerazione scavata nel 1957 a Baumgarten sulla March conteneva un corredo con simpulum e colino, frammenti di un secchiello di bronzo con decorazione a onde, la punta di uno sperone in bronzo, due frammenti di un pendaglio in bronzo e frammenti ceramici (Fig. 5,4-7). Per quanto riguarda gli oggetti romani si tratta soprattutto dei tipi principali delle importazioni romane del tempo successivo alle guerre marcomanniche, forse dall'ultimo terzo del II sec. d. C. fino all'inizio del 11116. Ii tipo piu importante tra questi sono i secchielli con decorazione a onde, che nel territorio della March e soprattutto a est dell'Oder sono molto diffusi (Fig. 5,8) '°. Questi recipienti prodotti nel territorio renano raggiunsero con altre forme di recipienti in bronzo attraverso la via dell'ambra l'area dei portatori della cultura di Przeworsk e di Wielbark, per cui Carnuntum puô essere considerato un emporio 48 EDIFIcI ROMANI NEGLI INSEDIAMENTI GERMANICI Gli intensi contatti con l'impero romano e la posizione, immediatamente a ridosso dei confini del territorio imperiale portO nel III e IV sec. d.C. nel territorio della March alla costruzione di edifici a mo di ville secondo la maniera di costruzione romana nel bel mezzo degli insediamenti germanici nelle immediate vicinanze degli edifici germanici. Esse sono considerate residenze dei re clientes germanici 49 Nella seconda meta del IV sec. d.C. questi costruirono le loro corti reali su alture naturalmente difese come ad es. l'Oberleiserberg presso Ernstbrunn (Fig. 6) 50 Il motivo di ciô si trova verosimilmente nell'avanzata degli Unni intorno al 375 sul Don nel territorio del Mar Nero, per cui si misero in moto migrazioni di popoli verso occidente. In conseguenza di ciô si possono determinare anche negli insediamenti germanici e nelle relative necropoli della tarda eta imperiale e del primo periodo delle migrazioni a nord di Carnuntum fino all'ambito mediodanubiano oggetti estranei di origine orientale. IL V SECOLO
43 Tejral 1999a, pp. 156-204. Pollak 1980, pp. 176-177, tav. 198,4-9, tav. 199,1-2. 45 Adler 1976b, pp. 5-7. 46 Lund Hansen 1987, pp. 173-174. 47 Tejral 1999a, p. 181, fig. 34. 48 Wielowiejeski 1990. 9 Kolnik 1994, pp. 359-368. 50 Stuppner 2002 (in corso di stampa). Tejral 1999c, pp. 238-258. 52
Kern 1996. Pittioni, Weninger 1944. ° Kubitschek 1911; Keller 1967; Friesinger, Vacha 1987, pp. 54-59.
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All'inizio del V sec. compaiono a nord del medio Danubio nella Bassa Austria, Moravia e nella Slovacchia sudoccidentale mutamenti nella struttura insediativa e nei corredi funerari 51 Negli insediamenti aperti come a Mannersdorf compare un nuovo tipo di casa a fossa 52, nelle sepolture come ad esempio nei rinvenimenti tombali di Marchegg53 Si trovano elementi tardoantichi ed altri stranieri, della cultura dei nomadi come uno specchio dei nomadi, orecchini d'oro a lunula, una fibbia con arco costolato e come componente tardoantica di tecnica romana brocche con decorazione a stralucido. Dietro a do si suppone che si celino gruppi barbarici di origine orientale (Unni o Alani?), che si insediarono nel tratto di confine tra Vindobona (Wien) e Arrabona. In questo ambito si collocano anche I rinvenimenti tombali scoperti nel 1910 ad Untersiebenbrunn nel Marchfeld, in base ai quali si pensa trattarsi delle sepolture di una famiglia nobiliare di Germani orientali, forse anche degli Alani, ne gli anni Vend Trenta del V secolo Le tre sepolture - una femminile, una maschile e una di bambino - presentano elementi alani, della cultura dei cavalieri nomadi, tardoantichi e dei Germani dell'Est (Fig. 7,1-6). La posizione sociale dei defunti deriva dalle insegne come dai lustrini degli abiti di pregb, dalle collane e dai braccialetti d'oro, dalle catene d'oro e dai "colliers", dalle fibbie d'oro delle scarpe, dalle "appliques" in argento dorato delle briglie, dalle fibule in lamina d'argento, che sono rivestite di lamina d'oro e guarnite con almandine. Dietro le tombe con questi corredi stanno signori del luogo con edifici di rappre-
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sentanza romani come si pub ipotizzare ad es. a Oberleiserberg (Fig. 6). Qui si trovava probabilmente una sede reale dei Suebi, che rimase in funzione fino alla seconda meta del V secolo. L'originaria corte principesca circondata da un muro (Fig. 8,1) fu intorno alla met6. del V sec. sulla base dei modelli di edifici di rappresentanza e dell'architettura dei palazzi tardoantichi trasformata in un cortile a peristilio (Fig. 8,2). Al materiale di nflvenimento, caratteristico, appartengono ceramica fabbnicata a mann (Fig. 9,1), ceramiche germaniche fabbricate al tornio (Fig. 9,2) e imitazioni di forme ceramiche tandoromane invetniate. Tra i rinvenimenti nomani sono da mettere in evidenza soprattutto la ceramica invetniata verde tardoromana (Fig. 9,3) e vetni tardonomani. L'architettura degli cdifici in pietra e in legno, i recipienti tardoantichi e le imitazioni di recipienti romani indicano l'accultunazione dello stato sociale piü alto dei Germani nel territonio antistante Carnuntuin, che disponevano di contatti con l'Occidente e con l'Oniente fino al Ponto (Fig. 9,4-5).
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5 Fig. 9
INSEDIAMENTI GERMANICI SULLA MARCH TRA CARATUIVTUM E STILLFRIED di MARIANNE POLLAK La Bassa Austria a nord del Danubio appartiene al territorio centrale dell'insediamento germanico nell'immediata vicinanza dei confini dell'impero con un notevole numero di luoghi di rinvenimento dal al V sec. d. C. i, tra I quali ii Weinviertel, limitato a nord e a est dai fiumi Thaya e March, è stato indicato come particolarmente ricco di rinvenimenti. La speciale densitá di insediamenti presso la March, oggi confine di stato con la Slovacchia, è stata giá da tempo messa in relazione con la cos! detta via dell'ambra, senza che una concreta traccia potesse essere indicata anche archeologicamente. Carnunturn e l'area di Stillfried 2, punto iniziale e terminale del territorio indagato, si trovano a circa 30 km di distanza l'uno dall'altro, tuttavia le strutture storiche, economiche, sociali e politiche non poterono essere diverse. Da un lato gli accampamenti militari e la cittã che si sviluppo nell'arco di quasi cinque secoli con molteplici funzioni, dall'altro un insediamento di altura potentemente fortificato fin calla protostoria, che durante l'epoca imperiale romana fu di nuovo scelto, ma fu utilizzato palesemente in maniera completamente diversa. Ii paesaggio a occidente della March appartiene a due diverse tipologie ambientaii 3, il cui confine ê formato dal Weidenbach oppure dal Donauwagram settentrionale. L'area meridionale è parte della pianura del Marchfeld, che a nord appartiene all'area collinosa del Weinviertel. Mentre al nord le sabbie, le argille impermeabili e le ghiaie del mare del terziario sono coperte dal "log", la parte meridionale è disposta al di sotto dei potenti depositi ghiaiosi del Danubio. La March prima della regolazione del suo ampio corso a meandri drenava un terntorio di circa 26.700 kmq. La quantitã delle acque di portata, di rilevante oscillazione, è condizionata dal grande bacino di afflusso. Ii nome proprio del fiume è derivato dall'indogermanico *mori che indica "acque, mare", mentre non è chiara una derivazione germanica o da una mediazione slava '. Gli affluenti che originariamente portavano le lore, acque nel bacino della March, ovvero lo Stempfelbach, ii Weidenbach e il Russbach furono regolati fin dal XIX secolo, ii die ha portato a un forte abbassamento della falda quindi al prosciugamento di un'ampia parte della pianura della March. I caratteri del paesaggio originale sono ancor oggi deducibili dai nomi dei possedimenti, dalla cartografia storica e dalla toponomastica A partire dai provvedimenti di regolazione e di prosciugamento sono venuti progressivamente meno anche i rami settentrionali del Danubio, ai cui bordi si collocavano alcuni siti di rinvenimenti. Nell'immediata vicinanza del Danubio - in un'area ampia all'incirca 6 kmq - si trova un territonio declinante per l'impaludamento e il tasso di umiditã, che, fino al recente passato, era fortemente minacciato da tutte le grandi inondazioni della March e del Danubio. Esse furono condizionate dallo stesso Danubio, mediante lo sbarramento della March al suo sbocco nel Danubio presso Devin/Theben, come dallo Stempfelbach e dal Rufibach. Nel terzo settentrionale del territorio considerato si trova Stilifried (FP 46). La pin antica descrizione delle potenti disposizioni del muro di cinta risale all'anno 1835 e al
Pollak 1980. Pollak in stampa, con caratterizzazione geografica dei singoli luoghi di nflvenimento e la relativa bibliografia. 3 Heimatbuch Gdnserndor/ pp. 51127; Rogl-Sumrnesberger 1978. Wiesinger 1985, P. 335. 1
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Riassunte con ampia bibliografia da ultirno in Felgenhauer 1990/92. 6 Urban 1988. Urban s.d.; Fuchs 1990; Eihner 2000.
34
topografo Schweickhardt von Sickingen, che nella sua "Darstellung des Erzherzogthums österreich unter der Ens" scrive: "Riguardo alla chiesa di questo luogo, si trova isolata su una montagna, che offre non chiare tracce di Un presunto Castrum stativum (punto di appoggio fortificato sotto i Romani), cosa die tanto piC credibile, quando, come noi abbiamo spesso osservato, net territorio dei Quadi sotto it regno di Valentiniano molti baluardi di questo genere furono costruiti, tra cui pub essere annoverato quello di Stilifried, a meno che, cosa che Si PUO parimenti supporre, le rovine appartengano a una fortificazione, che potrebbe essere indicata come it luogo di dimora del margravio Siegfried". Questa descrizione pub, per quanto riguarda le strutture protostoriche in rapporto alla situazione delle fortificazioni di Stilifried, essere indicata all'incirca come profetica, poiché pone proprio entrambe le interpretazioni, in discussione sin dal 1969. La ricerca scientifica si ë rivolta in questi circa 150 anni dapprima a una, quindi all'altra ipotesi, senza mai dubbi circa l'etâ postcristiana. Le ricerche archeologiche condotte sin dal 1969 5, net corso delle quali fu indagato circa it 3% dell'area, hanno prodotto la dimostrazione di un insediamento intensivo a partire dall'età delta pietra. It rinvenimento piC antico presenta un 'atelier' per la lavorazione delta pietra del Paleolitico recente. Tracce di un insediarnento di lunga durata denvano dal Neolitico e dall'et del bronze. All'inizio dell'etá del bronzo medio una parte delta superficie superiore it fu per la prima Volta recintata con un fosso. Nell'antica e media eta dei campi di urne site era giâ abitato in modo intensive. Ii potente sistema difensivo, che improntà successivamente l'immagine esterna del luogo, si formO per la prima Volta verso it passaggio alla civiltá hallstattiana. Dopo i consistenti danni di un successiVO incendio, avvenuto poco dopo, la Vita prosegul senza soluzione di continuitâ net periodo hallstattiano. Una ulteriore componente relativamente ampia dei rinvenimenti appartiene at tardo periodo La Tène. L'insediamento di quest'epoca si stabili entro lantica cinta, senza effettuare alcun cambiamento at sistema di fortificazione. Giè dal XIX sec. le tegole rornane che companivano entro it circuito fortificato, in parte provviste di marchi militari, cos! come i rinvenirnenti di armi romane e oggetti delta divisa furono messi in relazione con la presenza di legionari romani a nord del Danubio. Parve perciO naturale che fosse da cercare un accampamento militare entro le potenti fortificazioni, anche se fino ad allora non se ne era avuto alcun chiaro indizio. Con gli scavi del 1969 condotti da F. Felgenhauer inizia una nuova epoca delta discussione scientifica relativa a Stilifried. A lui Si deve it primo riconoscimento che it sisterna difensivo fu coStruito nella fase finale delta civiltâ dei campi di urne. Gli scavi sistematici e condotti su un'ampia superficie portarono quindi all'accertamento che l'intero sito presenta tracce dell'uso in eta romana e che in quel momento furono effettuati anche mutamenti net sistema difensivo. Tra i rinvenimenti phi importanti si annoverano fornaci di semplice forma, un gran numero delle quali a motivo dei rinvenimenti è da porre in relazione con una popolazione germanica del tardo periodo imperiale e delta prima epoca delle migrazioni dei popoli 6 Tra i rinvenimenti del periodo imperiale, che sono ora pronti per la pubblicazione, si possono indicare due fasi: la phi antica componente, che è rappresentata solo da una piccola parte del complesso dei rinvenimenti, comprende in primo luogo rnateriale romano del II secolo. Oltre alle monete compaiono molti oggetti dell'equipaggiamento romano, come un gladio rinvenuto gia net XIX secolo, resti di una corazza a squame ("Schuppenpanzer"), due corazze a stnisce ('Streifenpanzer") 7, le paragnatidi di un elmo, un pugnale, punte di pila, un balteo. Tra it restante mateniale sono da menzionare recipienti in terra sigillata e lucerne. Pochi rinvenimenti germanici fanno supporre anche per questo periodo contatti con la popolazione indigena. La frequenza, inusuale per la Bassa Austria settentrionale, di militaria si puO spiegare solo con la presenza di truppe rornane net corso delle guerre marcomanniche. 11111 sec. e rappresentato solo da un sottile strato di ninvenimenti. La quantità maggiore del mateniale deniva da un insediamento germanico del IV e del V sec. e in molte particolanità corrisponde a quello dell'Oberleiserberg (per cui si veda in questo volume it contnibuto di A. Stuppner). Vi si aggiunge una componente delta Germania orientate, che si comprende sulla base delta cosi detta "Murga-Ware". Con la fine dell'insediamento germanico, posto entro l'area cinta dai muni, essi
vennero meno fino all'alto medioevo. Per if primo Medioevo abbiarno solo indizi di frequentazione. Quincli l'insediamento medievale si dispose di nuovo entro le mura protostoriche. L'analisi dei luoghi di rinvenimento dal periodo La Tène fino al primo rnedioevo (Figg. 1-3) tra Jedenspeigen a nord e lo sbocco della March a sud e la loro trascrizione cartografica sulle carte storiche dal passaggio dal XIX al XX sec. mostra una vistosa divisione spaziale e cronologica, che solo in parte e spiegabile con i dati di fatto derivanti dalla natura dei luoghi e dal loro utilizzo agricolo. Le basi cartografiche sono state scelte perchè esse rendono l'originaria situazione idrica prima dei grandi provvedimenti di regolazione e di drenaggio. Un ulteriore vantaggio offre la presentazione delle linee di livello mediante tratteggio, che fa risaltare il rilievo in modo di gran lunga piü plastico rispetto alle moderne curve di livello. La delirnitazione verso est e verso sud è data dalla March e dal Danubio, quella verso nord e ovest è piuttosto arbitraria, poichè tanto il Marchfeld quanto ii Weinviertel che confina a nord si estendono ampiamente verso ovest fino ai Wiener Pforte ovvero ai confini cechi. Gli insediamenti di tutti e tre gli orizzonti cronologici si concentrano con particolare densitâ al limite dell'attuale bacino della March e rappresentano un tipo di insediamenti che Walpurga Antl-Weiser 8 ha considerato a fondo. Tutti si collocano in posizione sicura rispetto alle acque nelle vicinanze del fiume, spesso su antiche ampie dune di sabbia, che Sovrastavano i piü recenti depositi di argilla, e il suolo successivo. Queste circostanze offrivano eccellenti condizioni ambientali, come l'accesso all'acqua, la foresta e ii pascolo bene utilizzabili per l'agricoltura, e parimenti superfici sicure da alluvioni in collegamento immediato con gli insediamenti. I luoghi di rinvenimento phi meridionali sulla March si trovano per quanto riguarda il periodo La Tène e leG imperiale immediatamente a sud del Marchegg; solo nel primo medioevo sorge un'ampia concentrazione nell'area intorno al Markthof (FP 11, 38-41). Solo a Stillfried (FP 45 e 46) si possono indicare in relazione al suo territorio circoStante anche insediamenti di altura. Quello nell'antica fornace di tegole (FP 45) ha prodotto esclusivamente rinvenimenti del periodo La Tène, dal Kirchenberg di cui si è detto sopra (FP 46) risultano anche indizi della presenza di soldati rornani e un insediamento successivo di Suebi. Stillfried costituisce perciO il punto piC orientale di una catena di insediamenti su altura del primo periodo delle migrazioni dei popoli a nord del Danubio 9, che si stabilirono sul Sito di phi antichi insediamenti fortificati protostorici. Ii territorio adiacente caratterizzato da rilievi di "las" a occidente della cintura della March si rivela come del tutto privo di rinvenimenti. CiO si discosta dai modelli di insediamento dei phi antichi periodi protostorici, in cui Soprattutto i pendii della valle del corso della March hanno fornito tracce di insediamenti. Degli insediamenti germanici if 93% si colloca in un Sito piü antico, in un'area utilizzata come insediamento nel periodo La Tène (FP 1, 2, 3, 4, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 21, 24, 25, 28, 34, 37, 43, 46, 49, 52, 54, 55, 56, 60, 61). Nella maggior parte dei caSi l'attivihi insediativa si colloca nel II sec. d. C.; phi raramente si osserva in un intervallo fino al III (FP 18, 44) oppure il IV Sec. (FP 1, 13, 28). Solo per un luogo di rinvenimenti (FP 17) è noto anche materiale del I Sec. d. C. Gli insediamenti slavi si collocano con il 42% chiaramente in una percentuale minore (FP 3, 8, 16, 18, 21, 24, 27. 28, 46, 55, 56) rispetto alle aree occupate nei periodi precedenti. CiO autorizza l'ipotesi che i siti occupati nel periodo La Tène all'inizio dell'insediamento germanico fossero abbandonati - una popolazione celtica sopravvissuta non si puO clocumentare nè nei rinvenimenti né nella tradizione tipologica - ma offrissero presuppoSti attrattivi, come forse una forestazione meno fitta, forse anche aree residue disponibili. Ii lungo intervallo rispetto agli insediamenti germanici e slavi dell'area pub eSsere percià causa del fatto che solo nell'avanzato primo medioevo furono resi accessibili nuovi insediamenti. I phi antichi rinvenimenti germanici del territorio sono tre luoghi di sepolture del I sec. d.c. ovvero Baumgarten presso la March (FP 5; Adler 1976b), Mannersdorf sulla March FP 31; Lauermann 1995) e Marchegg (FP 35; Beninger 1932). La concentrazione in uno spazio molto ridotto - l'area di rinvenimento phi settentrionale (FP 31) e quella phi meridionale (FP 35) sono circa 16 km in linea d'aria distanti l'una dall'altra - fanno
8And-Weiser 1982.
'Pollak 1999.
35
ELENCO DEl LUOGHI Dl RIN\'ENIMENTO
I numeri cornsponclono aipunti di l-lnvenllnenti indicati nel teED e au/ic carte. fig. 1-3 1 Angern sulla March, localitS Tauscherwiese 2 Angel-n sulla March, localitS Felberau 3 Baumgarten sulla March, localitI Kirchenfeld 4 Baumgarten aulla March, local/tI Brucksee 5 Baumgarten sulla March, localitI Kirchenfeld 6 Baumgarten sulla March, localitI Bienenstand 7 Baumgarten sulla March, localitI Im Altenhaus 8 Baumgarten sulla March, localitl Brucksee 9 Baumgarten sulla March, local/tI BreinIcker 10 Baumgarten sulla March, localitI Untere Angern 11 Breitensee, local/la Schneidergrund 12 Dorfles, localitI Neuri8 13 Dorflea, Iocalità Veitshaumfeld 14 DOrfles, localitI Veitsbaumfeld 15 Durnkrut, localitI Am MOhlgraben 16 DOrnkrut. local/tI Am Wald 17 Durnkrut, localitI Mühlfelcl-Marchried 18 Eckartsau, localitI Kleinfelrl 19 Engelhartstetten, localitI Rullbachwiesen 20 Grub sulla March, Unterhaspel 21 Grub sulla March, IocalitI Untechaspel 22 Grub sulla March. IocalitI Allen 23 Jedenspeigen, local/là Wimmerauerwiesen 24 Jedenspeigen, localill \Vimmerauerwieaen 25 Jedenspeigen, IocalitI Schafhofbreiten 26 Kopfstetten. Ortsried 27 Loimersdorf, local/tI 1-lutweide 28 Mannersclorf sulla March, local/tI Marchfeld 29 Mannersdorf sulla March, /ocalitI Minerfeld 30 Mannersclorf sulla March, localitI Krumme Wiesen 31 Mannersclorf sulla March, local/tI Marchfelc/ 32 Mannersdorf sulla March, local/tI Dammfeld 33 Mannersdorfsulla March, local/di Kapellenfelci 34 Marchegg, local/6 Spitzlcker 35 Marchegg, Ortsried 36 Marchegg, localitl Kraulgarlsee 37 Marchegg, localitl Sp/tzIcker 38 Markthof, localitl Geme/nclewe/cle 39 Marklhof, local/6 Neuriss 40 Markthof, localitl Herrschaftliche Bestandteile 41 Markthof, local/tI Schafweide 42 Oberweiden, localitl Brucksee 43 Oberweiden, localitl Brucksee 44 Pfcama, local/tI Winkelacker 45 Stilifried, local/tI Kleinstillfried 46 Stilifried, Kirchenberg 47 Stilifried, local/là Au8ere IViesenlcker 48 Stopfenreuth, Odes Schloss 49 Stopfenreuth, Untere Haide 50 Stripf/ng, localitI Oberfeld 51 Untersiehenbrunn, localitI Gemeindefeld 52 Untersiebenbrunn, localirl Leopoldsdoifer Feld 53 VeIm, local/tI Lu8feld 54 Wagram. localitl Be/ der Schwemme 55 Wa/clendorf, local/la Marchwiesen 56 Waidendorf. localitl Unteres Bahnfeld 57 Wa/dendorf, localill Schanzberge 58 Waidendorf. localitI Kruttberge 59 Waiclendorf, localitI Kridlwiesen 60 Zwerndorf, localitI Dornparz 61 Zwerndorf, local/ta Sanclparz 62 Zwerndorf, local/tI Kurze Lehen 63 Zwerndorf, localitI Kurze Lehen
Fig. 1. Insediamenti del periodo prerornano.
36
ELENCO DEE LIJOGHI DI RINVENIMENTO
I numeri corrispondono aipunti di
rinvenimenti indicati nel testo e sulle carte, figg. 1-3 1 Angern sulla March, località Tauscherwiese 2 Angern sulfa March, localitl Felberau 3 Baumgarten sulla March. localitl Kirchenfeld 4 Baumgarten sulla March, 1ocala Brucksee 5 Baumgarten sulla March, localitl Kirchenfeld 6 Baumgarten sulla March, località Bienenstand 7 Baumgarten sulla March. località Im Altenhaus 8 Baumgarten sulla March, localitS Brucksee 9 Baumgarten sulla March. localitl BreinIcker 10 Baurngarten sulla March, localitl Untere Angern 11 Breitensee, localitl Schneidergrund 12 Dorfles, localitl Neurill 13 DOrfles, locala Veitsbaumfelcl 14 Dbrfles, località \Teitsbaumfeld 15 Dürnkrut, localita Am MOhlgraben 16 Durnkrut, localita Am Wald 17 DOrnkrut, localita MuhIfeld-Marchried 18 Eckartsau, localitl Kleinfeld 19 Engelhartstetten, località Rullbachwiesen 20 Grub sulla March, Unterhaspel 21 Grub sulla March, localitl Unterhaspel 22 Grub sulla March, Iocalitl Allen 23 Jedenspeigen, localitS \Vimmerauenwiesen 24 Jedenspeigen, localill Winsmeraueno'iesen 25 Jedenspeigen, localitl Schafhofhreiten 26 Kopfstetten. Ortsried 27 Loimersdorf, localES Hutweide 28 Mannersdorf sulla March, localES Marchfeld 29 Mannersdorf sulla March, localitS Mitterfeld 30 Mannersdorf sulla March, località Krumme Wiesen 31 Mannersdorf sulla March, localES Marchfeld 32 Mannersdorf sulla March. localitS Dammfeld 33 Mannersdorf sulla March, localitl Kapellenfeic! 34 Marchegg, localES SpitzScker 35 Marchegg, Ortsried 36 Marchegg, localES Krautgartsee 37 Marchegg, localitS SpitzScker 38 Markthof, localitS Gemeindeweide 39 Markthof. localitS Neuriss 40 Markthof, localitl Herrschaftliche Bestandteile 41 Marktbof, localES Schafweide 42 Oberweiden, localES Bnuckaee 43 Oherweiden, localitl Brucksee 44 Pframa, localitl WinkelScker 45 Stilifniecl, localES Kleinstillfried 46 Stillfried, Kirchenberg 47 Stillfried, localitl Aullere WiesenScker 48 Stopfenreuth, Odes Schloss 49 Stopfenreuth, TJntere Haide 50 Stripfing, localitS Oberfeld 51 Untersiebenbrunn, localitS Gemeindefeld 52 Untersiebenhrunn, localitS Leopoldsdorfer Feld 53 VeIm, localitS LOSfeld 54 Wagram, località Bei den Schwernme 55 Waidendorf, località Marchwiesen 56 Waidendorf, localitl Unteres Bahnfeld 57 Waidendorf, localitS Schanzberge 58 Waidendorf, localitS Knuttberge 59 Waidendorf, localitS Kridlwiesen 60 Zwerndorf, localES Dornparz 61 Zwerndorf, localES Sandparz 62 Zwerndorf, localES Kurze Lehen 63 Zwerndorf, localitS Kurze Lehen
Fig. 2. Insediarnenti del periodo rornano.
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ELENCO DEl L000HI DI RINVENIMENTO
I nuineri corrisponclono aipunti di
rinveuiinenti indicati nel testo e sulle carte, figg. 1-3 1 Angern sulla March, località Tauscherwiese 2 Angern sulla March, localitS Felberau 3 Baumgarten sul March, localitS Kirchenfelcl 4 Baumgarten sulla March, localitS Brucksee 5 Baumgarten sulla March, localiti. Kirchenfeld 6 Baumgarten sulla March, localitS Bienenstand 7 Baumgarten sulla March, localitS Tm Altenhaus 8 Baumgarten sulla March, localitS Brucksee 9 Baumgarten sulla March, localitS Brein5cker 10 Baumgarten aulla March, localES Untere Angem 11 Breitensee, localitS Schneidergrund 12 DErfles, località NeuriS 13 Dhrfles, localES Veitsbaumfelcl 14 Därfles, localitS Veitsbaumfeld 15 Durnkrut, localES Am Muhlgrahen 16 Durnkrut. località Am Wald 17 DOrnkrut, localitS Mdhlfeld-Marchried 18 Eckartsau, localitS Kleinfeld 19 Engelhartstetten, localES Rullhachwiesen 20 Grub sulla March, Unterhaspel 21 Grub sulla March, località Unterhaspel 22 Grub sulla March, localES Allen 23 Jedenspeigen, località Wimmerauerwiesen 24 Jedenspeigen, localES Wimmerauerwiesen 25 Jedenspeigen, localES Schaffloibreiten 26 Kopfstetten. Ortsried 27 Loimersdorf. localitS 1-lutweide 28 Mannersclorf sulla March, localitS Marchfeld 29 Mannersdorf sulla March. localitS Mitterfeld 30 Mannersdorf sulla March, localitS Krumme Wiesen 31 Mannersdorf sulla March, localitS Marchfeld 32 Mannersdorf sulla March, localES Dammfeld 33 Mannersclorf sulla March, localES Kapellenfeld 34 Marchegg, loralità SpitzScker 35 Marchegg, Ortsried 36 Marchegg, località Krautgartsee 37 Marchegg, localES Spitzscker 38 Markthof, località Gemeindeweide 39 Markthof, localitS Neuriss 40 Markthof, localES Herrschaftliche Bestanciteile 41 Markthof, localitS Schafweide 42 Oberweiden, localES Brucksee 43 Oberweiden, localES Bmcksee 44 Pframa, localES WinkelEcker 45 Stillfried, localitS Kleinstillfried 46 Stillfried, Kircbenberg 47 Stilifriecl. localES Aullere WiesenEcker 48 Stopfenreuth, Odes Schloss 49 Stopfenreuth, Untere Haicle 50 Stripfing, localES Oberfeld 51 Untersiebenbrunn, localitS Gemeindefeld 52 Untersiebenbrunn, localitS Leopoldsdorfer Feld 53 VeIm. localitS LüEfeld 54 Wagram, localitS Bei der Schwemme 55 Waidendorf, localitS Marchwiesen 56 Waidendorf, località Unteres Babnfeld 57 Waidendorf, localitS Schanzherge 58 Waiclenclorf, localES Kruttberge 59 Waidendorf, localitS Kridlwiesen 60 Zwerndorf, localitS Dornparz 61 Zwerndorf, localitS Sandparz 62 Zwerndorf, localitS Kurze Lehen 63 Zwernclorf, localitS Kurze Lehen
Fig. 3. Insediarnenti del periodo postrornano.
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pensare a un gruppo di nuovi arrivati in un'area relativamente ristretta. Dopo le tracce a malapena individuabili del I sec. d. C. (FP 17), si colloca nel II sec. l'attivitã insediativa nella maggior parte degli abitati, piü della metá (precisarnente ii 53%) dei quali raggiunge almeno ii IV, parecchi anche ii V sec. (FP 1, 2, 13, 15, 16, 18, 24, 25, 27, 28, 43, 44, 46, 54, 58) da cui risulta una continua attivitá di sviluppo nel corso della maggior parte del periodo imperiale romano. Al piu tardi verso la fine del V sec. d.c. termina l'occupazione dei Suebi, in relazione alla quale si rinvengono nell'inventario ceramico dei vicini luoghi di rinvenimento di Waidendorf (FP 58) 10, Stillfried (FP 46) e Mannersdorf (FP 28) forme ceramiche, altrimenti rare nella Bassa Austria, come grandi " Krausen" e "Murga-Ware". A questo contesto del periodo delle migrazioni dei popoli appartengono anche le sepolture di Marchegg (FP 34) 11 e di Untersiebenbrunn (FP 51) 12 Per il VI sec. non si pub indicare alcuna traccia di insediarnenti; sono da ricordare due sepolture longobarde (FP 7)23 e (FP 8) 14 Nella prima meta del VII sec. è infine riconoscibile per la prima volta l'insediamento slavo (PP 28; FP 53) 15 La tradizione letterana lo colloca relativamente tardi; anche in base alla toponomastica 16 sono rare le formazioni precoci. In modo particolare Stillfried (1045 villa Stillefride) 17 la piü antica menzione nel territorio indagato. Ii nome indica "area libera/fortificata" e si riferisce sicuramente alle potenti mura protostoriche. Le successive menzioni dell'XI sec. si riferiscono a quel territorio tra la March e il Danubio, che ha fornito anche le tracce pin fitte dell'insediamento pre e protostorico e confermano perciO la predilezione per gli stessi siti di insediamento. Nella discussione intorno agli insediamenti pre e protostorici presso la March ha una funzione importante anche la cosi detta via dell'ambra. Ii geografo A. Becker 18 l'ha ipotizzata, dopo l'attraversamento del Danubio tra Deutsch-Altenburg e Stopfenreuth, lungo la zona meno esposta alle alluvioni a circa 2-3 km a occidente della March. Questo tracciato corrisponde a quello di una strada medievale 19 . F. Freising volle vedere il tracciato un p0' piü spostato verso occidente 20 Al contrario di altre strade antiche nella Bassa Austria 21 non si 6 conServato nel territorio alcun residuo del tracciato. Anche le questioni fondamentali riguardo all'andamento del canale principale del Danubio nel corso del periodo imperiale romano e all'epoca delle migrazioni dei popoli non sono mai state chiarite. A partire dalle ricerche condotte da M. v. Groller 1898 22 e stato considerato un quadrato (?) allo sbocco del Rosskopfarm nel Danubio come testa di ponte (FP 48) 23 Groller mise in luce allora due muri tra loro perpendicolari con un angolo arrotondato verso NW, che pote essere riscontrato per una lunghezza da 19 fino a 25 metri. Ii muro settentrionale orientato forse W-O si perdeva in una duna di sabbia, quello occidentale nel letto del Danubio. La larghezza del muro arrivava a uno spessore di 0,90-1,20 m presso Vangob, mentre nelle parti rettilinee giungeva a 1,40 m. La situazione dei reSti delle costruzioni fa pensare fortemente all'accampamento di Ha, che doveva difendere lo sbocco del Wag nel Danubio di fronte a Brigetio 24 Altre ricerche paiono difficilmente possibili, dal momento che la struttura 6 stata completamente alterata nel corso dei lavori di regolazione del Danubio e a malapena e ancora accessibile nell'ambito del parco nazionale della riva del Danubio. In relazione a ciO 6 da indicare anche il santuario romano delle sorgenti di Kopfstetten, supposto da H. Stiglitz (FP 26) 25 Ii luogo Si trova oggi a circa 5 km a nord del Danubio presso un antico ramo abbandonato. PoichO i rinvenimenti da una fossa con ceneri non sono mai stati pubblicati e perciO si sottraggono a una valutazione, non si pub determinare se l'altare, forse non prima del medioevo, fu trasferito al luogo del suo rinvenimento. Se dovesse trattarsi effettivamente di un genuino rinvenimento di epoca romana, l'antico corso del Danubio dovrebbe essere supposto sorprendentemente phi a nord. Ma si deve tuttavia ipotizzare, come dimostrano le testimonianze singole nelle chiese medievali, un trasferimento di spoglie romane nel periodo medievale. La distribuzione dei luoghi di rinvenimento nel Marchfeld meridionale parla chiaramente contro il tracciato finora supposto della "via dell'ambra". La maggiore frequenza di luoghi di rinvenimento si rivela finora a nord del Stempfelbach e del Ruf3bach, mentre la concentrazione a sud del Marchegg nel periodo di La Téne e in epoca romana e parimenti presso l'antico attraversamento del fiume sono indicativi come la concentra-
Franz 1927. Weninger/Pittioni 1943. Kubitschek 1911. ° Mitscha-MSrheim 1953. ° Szombathy 1925. ° Friesinger/'inkler 1991. 6 Wiesinger 1985. 17 Schuster 1994. 18 Becker 1941. " csendes 1969. 20 Freising 1977, Freising 1992. 21 Papp 1998. 22 Groller 1890. 23 Sintesi in Genser 1986, P. 663. ° HOssen-RajtSr 1994. 20 Stiglitz 1966. 10 11
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zione altomedievale nel territorio di Schlosshof. Solo a nord del Marchegg si dispongono luogo di rinvenimento accanto a luogo di rinvenimento. Le piü evidenti concentrazioni si collocano presso la sponda occidentale dell'antico territorio oppure in relazione ai primi insediamenti al sicuro da inondazioni. Ne risulta l'ipotesi die le linee del traffico principale e della rete di insediamenti fossero in reciproco rapporto di dipendenza, cosI che ii piü meridionale e ultimo tratto della via dell'ambra sulla riva meridionale della March sul territorio oggi slovacco e un tempo in relazione a un antico attraversamento del fiume a sud di Marchegg sulla destra, oggi sponda austriaca del fiume, sia stato cambiato. La densità e la ricchezza dei luoghi di rinvenimento tra Záhorská Bystrica e Devin26 indicano il corso della strada lungo l'altopiano sul versante occidentale dell'altura di Devin e sottolineano l'importanza del territorio tra Bratislava e Devin come zona di attraversamento del Danubio. La testa di ponte presso Stopfenreuth (FP 48) sarebbe percià interpretabile come un provvedimento per assicurare una possibilita di deviazione nell'ambito di Carnuntum oppure come una protezione dei fianchi. Durante il medioevo si trovava a sud del Marchegg un attraversamento del fiume della "strada settentrionale della valle del Danubio" 27, die fornisce un importante mdizio in rapporto alla battaglia di Groi genbrunn dell'anno 1260 28 per la Sua importanza come collegamento verso oriente. Non sembra essere casuale il fatto, che proprio nelle immediate vicinanze di questo attraversamento e lungo una linea che conduce a occidente di queSto collegamento viario compaiano sepolture da orizzonti cronologici altrimenti solo poco documentati. Sono da ricordare le tre aree cimiteriali del I sec. a Baumgarten sulla March, a Mannersdorf sulla March e a Marchegg (FP 5, 31, 35) cosi come le tombe del periodo delle migrazioni dei popoli ovvero longobarde di Untersiebenbrunn (FP 51), Marchegg (FP 34) e Baumgarten sulla March (FP 7 e 8). Ii territorio presso la March e i suoi luoghi di rinvenimento tra il periodo La Tène e il primo medioevo mostrano rilevanti caratteristiche dei paeSaggi insediativi presso i fiumi. L'utilizzo della linea della March come strada sovrarregionale è chiaramente cornprensibile in base alla distribuzione cronologica e spaziale dei luoghi di rinvenimento. Essa corrisponde totalmente a quella catena di insediarnenti che si puÔ constatare sul bordo occidentale della sponda, senza che si possa indicare archeologicamente o come struttura territoriale.
Da ultimo Elschek 1994 e 1997b. Csendes 1969, P. 93. 28 Csendes 1969, p. 139, nota 10. 26
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LA ROMANIZZAZIONE NELL'ARCO ALPINO ORIENTALE di MAumzlo BuoRA Ii tema di cui ci occupiamo è divenuto oggetto di esame da parte degli studiosi operanti nel Friuli-Venezia Giulia specialmente nel corso degli anni Novanta. In precedenza la minor conoscenza dei materiali, la ridotta informazione sulle nuove acquisizioni nelle diverse realtã dell'Italia, della Jugoslavia e dell'Austria, una forte componente ideologica e un sostanziale disinteresse per i fenomeni non riconducibili a testimonianze monumentali avevano lasciato l'argomento molto in disparte. La forte spinta multietnica che viene dal mondo presente ha fatto applicare anche al periodo preromano quella serie di attenzioni che qualche decennio prima si erano volte all'epoca altomedievale, in particolare all'analisi dei fenomeni di acculturazione tra Romani e Germani, che in Friuli erano rappresentati sostanzialmente dai rapporti tra Romani autoctoni e Longobardi, tema ben radicato nella cultura italiana a partire dal Romanticismo e dagli studi del Manzoni. Dopo una scarsissima considerazione dei riscontri effettivi di carattere archeologico sulla cultura materiale dei primi due secoli di presenza romana in Friuli (dal 181 a. C. data ufficiale della fondazione della colonia di Aquileia), una forte accelerazione a indagini su questo argomento è venuta e contrario da un impulso allo studio e alle ricerche sui Celti, promossi dal governo regionale in base alla legge finanziaria (L. 2) del 2000. Se quindi possiamo dire da un lato che le indagini giuridico-storiografiche si sono sempre poste il problema del rapporto tra indigeni e Romani, l'analisi delle forme di occupazione del territorio, delle tradizioni preromane rispetto agli apporti provenienti da popolazioni transalpine è pervenuta solo negli ultimi anni all'attenzione di specialisti e laici. PRIMA
DI AQUILEIA
Per il II sec. a. C. siamo informati da vane fonti storiche (resoconti degli storici e testi epigrafici) di alcuni fatti rilevanti. Tra questi in primo luogo la discesa dei Galli Transalpini in Venetiam nel 186 a. C. e l'avvio di un loro insediamento stabile -. che Livio chiama oppidum ovvero con ii nome che ai suoi tempi era riservato ai grandi insediamenti centroeuropei circondati da un vallo - posto a 12 miglia da Aquileia e di breve durata (Liv., )GG(IX, 22-6-7). Dopo la fondazione di Aquileia (181 a. C.) le fonti storiche informano che I rapporti con I Galli, transalpini del Norico e cisalpini come i Galli Carni, come quelli con le popolazioni dell'Istria, furono spesso caratterizzati da momenti di acuta tensione e di aperta guerra. Ricordiamo nel 115 a. C. il trionfo de Galleis Karneis riportato dal console M. Emilio Scauro. Nel 113 una schiera di Cimbri e Teutoni apparsi nel Norico sconfisse un esercito romano presso Noreia (luogo per noi non identificato) e invase quindi la Gallia scendendo lungo 11 Reno. Dopo vane peregrinazioni, si volsero di nuovo verso I'Italia settentrionale nel 101 attraverso 11 Norico, ma furono definitivamente sconfitti presso Vercelli. I Tigurini, che avrebbero dovuto marciare verso Aquileia dopo aver attraversato il Norico, vista la mala parata preferirono ritirarsi. 41
IL LEGAME DI AQUILEIA CON ROMA. TRASFORMAZIONI GIURIDICHE E MODIFICAZIONI DEL MODO DI VITA Sotto l'aspetto giuridico la fondazione di Aquileia come colonia di diritto latino h l'origine di uno stato indipendente, organizzato secondo ii modello romano, alleato di Roma. Fin dalla prima meta del II sec. a. C. la classe dirigente locale fu verosimilmente formata da esponenti della aristocrazia in precedenza insediata sul territorio (ad esempio le gentes pifi cospicue dci Veneti, in parte documentabili epigraficamente) affiancati da membri dell'etnia celtica (piC difficilmente rintracciabili sul piano dell'onomastica) cui si aggiunsero, in posizione dominante, membri delle nuove gentes venute dall'Italia centrale, quali gli Appuleli, i Gavillii, i Luceii, i Lucilii, i Safinil, i Saufeii, gli Statii, i Tarnpii, i Titii etc. Queste gentes a volte manifestarono una vitalitâ nell'arco di alcune generazioni, fino al primo periodo imperiale; in altri casi si esaurirono e i loro membri scompaiono almeno dalle testimonianze a noi note. La trasformazione di Aquileia da colonia a municipium evidentemente introdusse elementi di diversificazione e di novitã nel quadro giuridico. L'ascesa di esponenti locali al patriziato è documentata a partire dal I sec. a. C. e in molti casi, per l'intera area altoadriatica è stata posta in relazione con rapporti di amicizia o di clientela con Cesare, come nel sec. precedente (II a. C.) dovette in forte misura dipendere da rapporti di clientela con i responsabili politici della fondazione e con gli esponenti di punta die fecero di Aquileia un caso politico nazionale. Nell'inverno tra 59 e 58 a. C. tre legioni circum Aquileiam hieinabant (CAES., Dc hello Gall., I, 10) e altri soggiorni sono documentati successivarnente. Lo stesso Cicerone, nella sua arringa contro Vatinio, allude a un soggiorno di Cesare ad Aquileia tra la fine del 57 e l'inizio del 56 e il luogotenente di Cesare, Aulo Irzio, nel seguito del Dc hello Gallico (VIII, 24) dice che la legione quindicesima fu trasferita a Trieste nel 51 a. C. per impedire incursioni di barbari, come quella die Si era verificata nell'estate precedente, del 52 a. C. allorché i Triestini erano stati oppressi repentino latrocinio atque impetu. Le tre legioni erano certo alloggiate in tende - poste non sappiamo dove - che dovettero accogliere alcune migliaia di soldati. Di tutto ciO che Ic fonti scritte ci hanno trarnandato non esiste peraltro alcuna documentazione archeologica, salvo una epigrafe che menziona un centurione originario di Padova (LA, 64) e che potrebbe appartenere a questo periodo. La forte presenza di soldati in questo periodo e anche nella generazione successiva, al tempo delle guerre civili e fino alla definitiva vittoria di Ottaviano pub essere documentata indirettamente anche dalla circolazione monetaria, che ha prodotto tra l'altro numerose monete del tempo di Cesare (forse in parte battute ad Aquileia da una zecca mobile) altre con i simboli delle legioni di Antonio. La stessa presenza di Cesare e del suo "entourage" pub in parte spiegare il precoce recepimento in ambito aquileiese di modelli di decorazione di prestigio che venivano direttamente mutuati dall'arte dell'Urbe. Tra questi si ricordino alcuni mosaici (valgano per tutto quello con Europa sul toro o ii famoso tralcio di foglie di vite) che per la loro finezza potrebbero essere stati anche ispirati direttamente da modelli provenienti dal Mediterraneo orientale. Accanto ad essi si possono ricordare alcune opere scultoree, in parte forse importate dalla stessa Roma, che ornavano non solo edifici pubblici di Aquileia (forse ii teatro, ove potevano trovarsi le statue, a grandezza superiore a quella naturale, dci membri della dinastia imperiale). Alcuni campi dell'attivitâ artigianale, come la glittica, possono ormai contare su una ricca tradizione di studi. In base ad essa si ê notato che a partire dalla fine del II sec. a. C. si fondono, anche nei prodotti presenti in Aquileia, la tradizione ellenizzante e quella etrusca. Considerazioni di carattere stilistico e il notevole numero di esemplari tardorepubblicani che sono stab trovati nell'area di Aquileia e si conservano nelle raccolte pubbliche e un esemplare in corso di lavorazione hanno fatto supporre che giâ nella prima meG. del I sec. a. C. in Aquileia si incidessero gemme 1, forse anche per clienti di elevato prestigio che provenivano dall'Urbe e da là potevano aver introdotto il gusto per il collezionismo di questi oggetti. La situazione si ripete anche all'epoca di Augusto, che alcune fonti indicano presente in Aquileia sullo scorcio del I sec. a. C. accanto a Tiberio che nel primo decennio del I sec. d. C. era impegnato nelle campagne danubiane. Le campagne intraprese da Ottaviano nel 35-34 in vaste zone dell'Illirico ebbero come conseguenza lo stabilimento 'La questione e sintetizzata in Tomadi successivi rapporti, anche commerciali, con l'agro di Aquileia e la ulteriore diffusione selli 1996. 42
del modo di vita romano oltre gli attuali confini d'Italia. Si puO documentare archeo logicamente l'intensificarsi di questi rapporti con l'area transalpina, dapprima con it Magdalensberg, poi nella prima eta augustea con un ventaglio di localitã, tra cui la Gurina, e dalla media eta augustea anche con it territorio dei Latobici, verso Novo mesto, quindi verso Siscia e ancora oltre. AccentuO questo fenomeno la sottomissione dei popoli alpini che vide, tra l'altro, l'unione pacifica delle popolazioni del Norico at mondo romano fin dal 15 a.C. Le violente ribellioni in Pannonia videro to stesso Augusto in pid occasioni, forse nell'll e nel 10 a. C. presente in Aquileia 2 Proprio allora nacque e mod in Aquileia it figlio di Tiberio e di Giulia, figlia di Augusto 3. E certo die it diagramma del flusso di merci romane (ceramica e fibule inprimis) verso la Gurina, importante localitâ immediatarnente a nord del passo di Monte Croce Carnico, mostra it picco piC alto proprio nell'etâ augustea 4 . Lo stesso fenomeno e stato ampiamente documentato dagli scavi sul Magdalensberg, ma si riscontra anche a Siscia, specialmente a partire dall'ultimo decennio del I sec. a. C. e persino a Novo mesto, come hanno dimostrato gli scavi nella ricca necropoli delta cittâ. Una ipotetica villa imperiale di Augusto è stata indicata in un edificio di prestigio, dotato di terme, posto a sud del fiurne Natissa, nell'immediato suburbio di Aquileia 5. Forse qui poté nascere quel figlio di Tiberio di cui parla, come abbiamo detto, Svetonio (Tib., 7: Aquileiae natus infans extinctus est). DINAMICHE RELIGIOSE A Partite dalla prima meta del I sec. a. C. e poi via fino fino at primo periodo imperiale vediamo la progressiva affermazione e ascesa di un ceto di liberti che appaiono fortemente impegnati, in special modo nelle aree marginali, nell'organizzazione politica dei centri romani (tipico it caso di Iuliunz Carnicuin, ma sintomatica anche la presenza sul Magdalensberg di liberti italici) incluso l'aspetto religioso-monumentale. Da ciô Si pub facilmente dedurreitit loro impegno in una serie di attività economiche di cui l'aspetto pubblico era solo "cote" phi evidente e degno di essere sottolineato. Essi erano gli eredi di quei mercanti, o mercanti-pastori, che fin dal II sec. a. C. a yevano continuato a percorrere le strade delta transumanza, dall'Austria meridionale fino alle coste adriatiche (di cui ci parla in epoca augustea Strabone) e dal territorio del Friuli meridionale fino all'area di Ernona, come documenta la dispersione di bronzetti votivi che riproducono fattezze di idoli che solo con i Romani o at tempo dei Romani potevano aver trovato ampia diffusione 6 Alcuni fenomeni, ben noti ad Aquileia, possono esserSi verificati anche net suo territorio, come it progressivo abbandono delle forme religiose di tradizione venetica fin dai primi decenni del I sec. a. C. (esemplare it caso del Timavo). La discussione non è ancora conclusa per 11 dio Beleno, sia per quanto riguarda l'origine (venetica? celtica?) sia per quanto riguarda la diffusione del culto 7. Sulla base delta documentazione oggi disponibile, Si puo affermare che Beleno, la phi importante divinità dei Norici, venerata sulla cima del Magdalensberg - cui due liberti, italici, probabilmente Aquileiesi (tra cui un Barbius) offrirono la famosa statua del "giovinetto" ora at Kunsthistorisches di Vienna - pote esSere venerato in ambito propriamente celtico in santuari di alta montagna (forse anche a Raveo, in Carnia) e in templi di forma tipicamente romana nei centri urbani di Aquileia e di lulium Carnicum. A questo proposito si pub osservare che netII secolo a. C. anche nella Venetia Si adottano per it culto forme monumentali di tradizione magnogreca, a partire da Aquileia, ma anche nelle phi importanti citté (es. Este, Padova etc.). Questo fatto sembra essere tipico delle cittã o di parti motto significative del territorio, come si verifica per it cardine massimo delta sua centuriazione, fino a Sevegliano 8 Altrove continuarono, fino a epoca imprecisata e in forme che non conosciamo adeguatamente, culti locali che poterono in qualche caso sopravvivere fino at periodo imperiale. LE LINGUE PARLATE E SCRITT'E Poco ci é rimasto delta lingua delta popolazione locale, prima delta completa diffusione del latino. Le testimonianze scritte del Friuli, dal II sec. a. C., specialmente nell'instrumentum, ovvero negli oggetti di uso privato o aventi carattere di dedica privata, sono
2 SVET., Aug., 20 e JOS. FLAV, Ant. Giuci., XVI, 90. SVET., Tib., 7. "Jablonka 2000. Strazzulla 1985. 6 Una prima e accurata rassegna in cassola Guida 1989. Rimando per un'snalisi specifica a quanto scritto in Buora 2001a. cfr. la sintesi sul versante sloveno e austriaco in 8aSel Kos 1999, pp. 2527. 8 Buora 2000h.
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di motto aumentate grazie alle ricerche e all'attenzione loro dedicata negli ultimi anni. Esse comprendono epigrafi nella lingua dei Veneti antichi, spesso ridotte a indicazioni di possesso e spessissimo su vasi di un tipo che siamo inclini a ritenere proprio delta cultura venetica ( =ceramica grigia), ma anche in altri supporti (pietra, ceramica propriamente romana) fino alla fine del I sec. a. C. Poco dopo la morte di Cesare Bruto, come ci narra to storico Appiano 9 Si rifugio net Veneto e per fuggire quanti to inseguivano Si vesti da gallo e parlO la lingua dei Galli, lingua che avrebbe, quindi, dovuto conoScere 10. 11 parlato celtico o comunque non latino pare dunque ancora ampiamente attestato nella Venetia intorno alle met3. del I Sec. a. C., mentre in Aquileia e dalla prima meta del I Sec. a. C. nei centri principali del territorio (Julium ('arnicum, Forum Iulii nei documenti ufficiaii, di cui le iScrizioni, votive, onorarie, pubbliche e private sono teStimonianza, si nota l'uSo esciusivo delta lingua latina, usata in Aquileia fin dal II Sec. a. C. Un riflesso delle mutazioni linguistiche Si ha anche net trapaSso dai gentilizi veneti alla loro forma romana, che pare completato giâ nei primi decenni del I Sec. a. C. a giudicare da quanto Si documenta ad Aquileia, mentre dal Sec. a. C. fino all sec. d. C. Sopravvivono nelle iscrizioni funerarie nomi celtici (quali Tappo, Mato, Volta, Voltiavus, Veropar, Voltigonius). Altri nomi celtici quali Solimarus, Lucrio etc. compaiono in eta augustea nei marchi di prodotti artigianali, che potrebbero perô indicare ex schiavi importati da altre regioni. Parallelamente la sopravvivenza di un'onornastica veneta è dimoStrabile ancora in documenti epigrafici del Friuli meridionale, ma anche della costa iStriana, databili all Sec. d. C. in cui è attestato it nome proprio o it gentilizio Venetus, Veneteius etc. CULTURA MATERIALE
Bell. civile, III, 97-98. Non tutti concordano sul fatto che la parola cevae ricordata dal famoso senttore di agricoltura columella (Dc re rust., VI, 24), verso la meta del I sec. d. C. per indicare le vacche di Altino, sia effettivamente galhca, come niteneva ii Caldenini. Oggi si ritiene piuttosto che Sia una sopravvivenza della lingua venetica. 11 Lo dinsostra in modo evidente la presenza di scnitte in lingua venetica su ceramica romana del periodo augusteo. Esempi Sono stati editi dal Magdalensberg (Egger 1959, p. 137, fig. 111) e altri si conservano nell'Antiquariuin di Marano Lagunare. 12 Croce Da Villa 2002, p. 13. 10
IS
La prima comparsa di merci romane in Friuli si colloca alla fine del III sec. a. C. in base ai materiali rinvenuti a Sevegliano, Montereale Valcellina, Aquileia etc. GiL dalla fine del III secolo, ma in maniera motto intensa net corso del II sec. a. C. circola la moneta romana, come si ricava da vari tesoretti non Solo dei dintorni di Aquileia (Muscoli, Sevegliano), ma anche da localitL piü lontane allora inserite net mondo celtico (Enemonzo, in carnia). La penetrazione delle merci romane, e con esse presumibilmente del modo di vita romano e in una parola di tutti quei fenorneni che possono essere riaSsunti net concetto di romanizzazione, si manifestO giL net II Sec. a. C. oltre i confini dell'attuale territorio friulano verso nord, come dimostrano i rinvenimenti delta Gurina, e verso est come rivelano i ritrovamenti di Mandra e di Emona e verso sudeSt, at limite di quello che si ritiene essere StaiD it dominio dei Veneti antichi, fino a Sermin (Slovenia). L'eSpanSione del mercato romano si svolse lungo gli itinerari battuti in precedenza, probabilmente dai Veneti che poterono essere almeno in parte responsabili delta diffuSione delle merci romane Sappiamo ben poco degli abitati in fase di romanizzazione e pochiSSimo delle necropoli, per cui le nostre oSServazioni, basate sulla diffusione delta ceramica e degli oggetii di ornamento, per to piC sporadici, sono motto carenti. NetII e nella prima meta del I Sec. a. C. pare che le evidenze di resti tipicarnente romani a ovest e a est del Tagliamento siano motto diversamente attestate: questo fenomeno richiede ancora una Spiegazione. In questo fenomeno influiSce la minore conoscenza dell'agro di Julia Concordia, diviso attualmente tra regioni diverse. Per una prima ipotesi si potrebbe supporre che il territorio fosse allora popolato in maniera motto scarsa. In alternativa si potrebbe pensare che nell Sec. a. C. i commercianti aquileiesi abbiano tralasciato la zona a ovest del Tagliamento per indirizzarsi piuttosto ai territori transalpini, a nord e a est delle catene alpine. In terzo luogo una recente ipotesi espressa dalla Croce Da Villa, che attribuisce alcune tracce di centuriazione rinvenute a nord di Julia Concordia all'agro di Opitergium, potrebbe spiegare l'appartenenza a territori ben diversi dell'area a est e a ovest del Tagliamento, con ovvie conseguenze anche di carattere economico e culturale 12 LE TRASFORMAZIONI AL TEMPO DI CESARE I fenomeni che abbiamo ricordato sopra procedono di pari passo con alcuni fatti storici di grande importanza. La Situazione locale sembra piO tranquilla nella prima meta
del I sec. a. C., che non pare toccata dalle sanguinose vicende delta guerra sociale e poté forse ricevere qualche vantaggio dalle azioni di polizia, per cosI dire, condotte da Pompeo net Mediterraneo orientale contro i pirati (67 a. C.), azioni che certamente facilitarono l'espansione commerciale di molti proprietari e mercanti che avevano le loro basi produttive nell'alto Adniatico. Una qualche traccia di questa espansione si trova nella diffusione di alcuni marchi forse originari proprio dell'alto Adriatico su anfore vinane, tipiche dell'Adriatico e definite di forma Lamboglia 2. Nei suoi soggiorni Cesare stninse tuttavia ancora di piC i contatti con una parte consistente dell'aristocrazia, politica e commerciale, di Aquileia e dell'attuale Friuli. Si crearono cosi le basi, rafforzate dai successivi soggiorni di Augusto e delta sua famiglia ad Aquileia, per it rafforzamento di quei legami con l'aristocrazia romana che permisero anche ad alcuni esponenti dell'Italia nordorientale di ascendere al senato, come quel M. Pileius, tribunus plebis di Julia Concordia che verso la metâ del I sec. a. C., prima delta fondazione ufficiale delta cittL, o at piC tardi at tempo di Augusto, ascese at rango senatorio e fu probabilmente imparentato con i Fuji ben noti a Roma al tempo di Cesare. Nell'iscrizione concordiese che to ricorda vediamo nello stesso tempo menzionati uno dei pifi antichi senatori dell'Italia settentrionale, parente di Pulia, moglie di Tito Pomponio Attico, amico e cornspondente di Cicerone e di Q. Pilius Celer, it cavaliere che era uno degli uomini di fiducia di Cesare e anche un Andetius che porta un nome di origine celtica 13. In un vasto territorio che va da Brescia a Mantova - si ricordi il nome del paese natale di Virgilio, - a Ferrara, Padova, Concordia e Aquileia i nonii propri con la radice And—, ben attestati, sembrano derivare dal sostrato locale, forse celtico o ampiamente celtizzato. Una conseguenza motto importante dei soggiorni di Cesare fu la fondazione dei municipi di Forum Julii (forse net 56 a. C.) e di Julium Carnicum (intonno alla metL del I sec. a. C.); si evidenzia un disegno che fu completato probabilmente poco dopo la morte dello stesso Cesare dalla fondazione di Julia Concordia, net quinto decennio del I sec. a. C. Queste fondazioni sicuramente si basarono sulla situazione esistente e le fornirono quei niconoscimenti giuridici che finn ad allora erano mancati. Un pifl compatto assetto politico e amministrativo dell'attuale regione fu l'indispensabile premessa per affrontare le esigenze che si presentarono con l'apertura di nuovi mercati verso nord, dopo le guerre galliche di Cesare e dopo l'annessione dei popoli alpini completata at tempo di Augusto. ELEMENTI DELLA CULTURA MATERIALE TRANSALPINA NEL TERRITORIO DEL FRIuLI Alcune fibule mostrano l'esistenza di legami con it mondo celtico transalpino. Tra questi ricordiamo una tipica "Schüsselfibel" in fenro del tipo I che appartiene all'ultimo onizzonte celtico (LR D2) degli oppida centroeuropei e che si trova in un numero nidotto di esemplani nell'arco alpino. Si conosce un esemplare da Molinat di Maniago (agno di Julia Concordia), mentre le altre fibule pid vicine sono state rinvenute rispettivamente sulla Gurina e sul Magdalensbeg: da cib si pub ipotizzare la discesa verso la pianura di oggetti alpini propni delta cultura celtica. La persistenza di costumi non nomani che nella Sinistra Tagliamento si pUfl documentare in alcuni contesti tombali delta prima meta del I sec. a. C. come la tomba 31 di Jutizzo (Codroipo), - con elementi misti di tipo veneto, ron1ano e locale, sostanzialmente "aquileiese" - pare essere continuata ancona per alcuni decenni nella Destra Tagliamento. Fino alla meta del I sec. a. C. e nei decenni successivi tuttavia l'attuale alto Pordenonese era piuttosto in sintonia con it mondo celtico continentale, da cui scendevano prodotti tipici. Alcune fibule di Aviano-S. Martino 14, potrebbero essere appartenute alla deposizione di persona di etnia non romana né latina (come dimostra ad esempio la presenza di armi e di pii3 fibule, nonostante it corredo sia formato anche da oggetti tipicamente romani). AUGUSTO E TIBERT0 Una ventina d'anni dopo to stesso Tibenio - forse raffigurato in una famosa statua del museo di Aquileia probabilmente riutilizzata in epoca tarda nel circo o cornunque nella zona circostante - comanda la spedizione net corso dell'ultima guerra pannonica
13
cfr. Alfoldy G. 1980.
Secondo lipotesi espressa dalla Vitri e fatta propnia dal Demetz 1999. 1-1
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fino at Danubio net 6 d. C. che precedette di poco la disfatta alla selva di Teutoburgo, in Germania, delle truppe romane comandate da Varo (9 d.C.) e le violente ribellioni in Pannonia e in Dalmazia. Tutti questi avvenimenti dimostrarono da un lato che it confine delta cultura anche materiale romana si era progressivamente spostato a est delle Alpi finn ad arrivare oltre it Danubio (es. nell'insediamento di Devin, presso Bratislava) già nell'ultima eta augustea. D'altro canto ciO era possibile perché, dopo molte generazioni, i fenomeni di romanizzazione dell'Italia nordorientale erano completamente conclusi e anzi avevano generato una qualche facies locale che si evidenzia in alcuni aspetti del costume e che le testimonianze artistiche meno ufficiali, come parte delta scultura romana di carattere funerario, ci hanno tramandato. LA COMPLETA ROMANIZZAZIONE Spia del completarnento dci fenomeni di romanizzazione e l'ampia diffusione delta ceramica romana. Dal penultimo decennio del I sec. a. C. l'agro di Julia Concordia è invaso da prodotti che provengono dalla parte centrale delta pianura padana (attuale Emilia, Lombardia occidentale) e dalla fascia costiera intorno at delta del Po. Gli Stessi prodotti furono poi trasportati verso l'attuale Austria, specialmente da quando, verso la fine del mese di giugno dell'l a. C. fu inaugurata la strada per compendium che da Julia Concordia si dirigeva verso il Norico. Dopo la sottomissione da parte di Augusto delle popolazioni alpine e it grande ampliamento del mercato del Magdalensberg, la zona at di qua e at di là del Tagliamento risenti in maniera ancora piO diretta dell'enorrne afflusso di beni calla parte centrale delta pianura padana, che con effetto di risucchio richiamava altre merci dall'Etruria, dalla costa adriatica, dal Piceno. come conseguenza economica possiarno immaginare it trasporto, con i carri vuoti sulla via del ritorno, di merci da Aquileia o dall'agro di Julia Concordia dirette verso la parte centrale e meridionale delta pianura padana. Tra i canchi pid pregiati potevano essere le anfore vinanie it cui trasporto certo rispondeva a regole di mercato e di organizzazione commerciale che in larga parte ci sfuggono. Anche per questo nellagro di Julia Concordia si innescO a partire dall'età protoaugustea una senie di fenomeni che portarono a una sostanziale omogeneitã con it ternitonio posto a est del Tagliamento, che rimase sempre di pertinenza di Aquileia. Spia dci flussi commerciali è la diffusione delta ceramica, da considerare ovviamente merce di accompagno. A partire circa dal 40 a. C. vediamo in Aquileia, ma anche sul Magdalensberg una forte presenza di oggetti prodotti nelle fabbniche aretine, prodotti che si dimezzano nel penultimo decennio del I sec. a. C. per la feroce concorrenza dci produttori padani, le cui produzioni hanno due picchi, uno consistente dopo it 10 a. C. e l'altro all'inizio del regno di Tiberio (cui appartiene una grande e ampia nistrutturazione del centro alpino, simboleggiata dalla costruzione del grande tempio, per cui si fecero venire mateniali edilizi persino dall'area di Opitergiun'). In generate delta tradizione propriamente protostorica o per meglio dire veneta nimangono ancora in circolazione, - non solo nel Veneto e netterritonio di Aquileia, ma persino nei centri delta Slovenia occidentale, - anche se in numero sempre pifl ridotto, le ciotole a grattugia in ceramica grigia, quasi la sola forma che rimane in uso fino all'inizio del I sec. d.C. Possiamo insenire nell'ambito delta tradizione protostorica friulana anche olle di forma comune con moltissimi inclusi e impasto di colore rossastro, quali l'olla usata come cinerarlo nella tomba 31 di lutizzo e quella con marchio Q . Antonius da S. Maria di Sclaunicco. In Friuli prodotti propri della cultura materiale veneta e celtica furono già alla metá del I sec. a.C. schiacciati dall'avanzare dci prodotti romani: to stesso fenomeno si manifesta una generazione piC tardi netterritonio che oggi é presso i confini d'Italia e verso it volgere del millennio in aree ancora pid lontane. I vari centri urbani della regione riforniscono mercati ben identificati. Cosi da Julium Carnicum passano le cerarniche per la Gunina, Forum Julii porta le sue merci nella media e alta valle dell'Isonzo e in quella delta Bacia, Julia Concordia, specialmente dopo la costruzione delta strada diretta at Norico, rifornisce di prodotti delta parte centrale delta pianura padana Ic zone transalpine del Nord, mentre Aquileia appane piuttosto, anche se non esclusivamente, in collegamento con i territoni delle attuali Slovenia e Croazia, fino a Emona, 6'eleia e Siscia.
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Le importazioni dirette (fibule, cerarnica) dal mondo celtico paiono presenti nel medio e basso Friuli soprattutto a partire dagli ultimi decenni del I sec. a. C., provenendo dall'area dell'attuale Austria e dell'attuale Slovenia. Invece la parte settentrionale della regione Friuli Venezia Giulia presenta elementi autenticarnente celtici (ripostigli di monete del Norico occidentale, armi) ancora nel II e nell'iniziale I sec. a. C. Ma non è esciuso che questa netta distinzione possa in parte dipendere da una documentazione ancora troppo scarsa. Le presenze di elementi della cultura materiale celtica nella Bassa friulana e in particolare nel territorio meridionale dell'agro di Aquileia risultano sulla base di quanto attualmente edito del tutto assenti nelle prime fasi di romanizzazione, salvo alcuni tipi di fibule la cui origine, diffusione e cronologia richiede ancora qualche chiarimento e la cui distribuzione pare prescindere da elementi di moda etnica. Diversa è la situazione dopo la meta del I sec. a. C. in un quadro politico contemporaneo o successivo alle guerre cesariane e ai fenomeni espansionistici che culminano al tempo di Augusto. Appena a quest'ultirno periodo datano le importazioni di oggetti tipicamente celtici dall'area transalpina o forse dalla parte settentrionale dell'attuale regione Friuli fin verso la Bassa friulana.
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CARNUNTUM I
DA
OPPIDUM
CELTICO A BASE MILITARE ROMANA di WERNER JOBST-OTTO H. URBAN
IL NOME Quando tra lxi e ii XII secolo furono fondate le località di Altenburg, Hamburg e Petronell, ii nome della cittá romana di Carnuntum era giã stato da tempo dimenticato. Già attorno all'800 d.c. non si conosceva piü ii nome, e tanto meno si sapeva die era stata un tempo la sede del governatore e, fino al V secolo d. C., una importante base miiitare e una metropoli commerciale posta al punto di incrocio della via dell'ambra con l'attraversamento del Danubio. Dalla seconda metà del XIII secolo le mura dell'antica città, in larga misura visibili dell'antica citt6. furono considerate queue di Celeia o Celegia. "Celey oderPetronell ist die Stadt yecz genennt" scrive circa 100 anni piO tardi ii cronista L. Stainreuter. A causa della grandezza e del perimetro dell'insediamento urbano si ricorda che esso fu percepito come una seconda Troia (altera Troia). Tramite Johannes cuspinman e soprattutto grazie all'azione di Wolfgang Lazius di Vienna, già nel XVI secolo si poté identificare ii nome corretto di Carnuntum. Ii Lazius, per la conferma, fece riferimento non solo alle fonti letterarie, agli itinerari e alle carte, ma ottenne argomentazioni anche attraverso le indagini archeologiche 1 Ii nome Camnuntum non è romano e giá E. Sacken ne aveva ricondotto l'origine, sulla base della "radice senza dubbio celtica Kar o Kamn", a un insediamento celtico 2 Sacken osservô l"estraneità del nome" nei monurnenti iscritti, ove la rnenzione con la K supera quella con la C. Livio informa che nell'anno 173 a. C. il legato Q . Mucius fu inviato in Illiria, per attaccare due ricche cittâ, che erano state di un Karnus 3 . Questo passo nulla dice circa la localizzazione della citt6. fortificata e sarebbe assurdo volervi cercare un collegamento con la piO tarda capitale della provincia imperiale della Pannonia superiore. Apprendiamo inoltre la notizia che il nome della localitâ in ogni caso dovrebbe essere di origine prerornana. Nella tradizione storiografica romana Camnuntuin 6 menzionato tanto come "celtico" quanto come "illirico". L'indagine linguistica ha spiegato l'etimologia del nome Carnuntum per lungo tempo oscillando tra un'origine illirica e una celtica, tuttavia nel frattempo si e rafforzata la tesi a favore di una derivazione dalla lingua celtica. Secondo A. Holder4 ii nome indica un "luogo, ove vi sono mucchi di sassi, rocce". Questa spiegazione 6 supportata dai dati di fatto geografici e topografici tra Hamburg e Bratislava, dove i Piccoli carpazi si prolungano verso sud oltre ii Danubio e sul territorio austriaco con i monti di Hamburg preparano ii passaggio alla depressione del Leitha e al paesaggio piatto della Pannonia occidentale. In base allo stato attuale della ricerca si deve dunque partire dall'esistenza di un oppidum celtico di nome Camnuntum. Poiché la localizzazione del sito non si pub determinare né mediante l'etimologia ne tramite le antiche fonti letterarie, si deve dare dunque alle indagini della scienza archeologica e numismatica un piü grande significato. Fino ad oggi non vi è alcun indizio decisivo per cui si debba cercare la Carnunturn celtica (('arnuntum I) nell'ambito dell'area occupata dai resti archeologici tra Bad Deutsch Altenburg e Petronell 5.
I cfr. Genser 1986. Ii punto di maggior attenzione è costanternente rivolto alle rovine di Petronell, mentre queue di Altenburg non trovano alcuna rnenzione. 2 Sacken 1853a, pp. 662 seg. 3 Livio., XLIII, 1, 1-2 (ed. H.J. Hillen 1988): Eadem aestate, qua in Thessalia (haec gesta sunt, .) legatus in Illyricum , consule ?flZSSUS opulenta duo oppida oppugnavit. Geremiam vi atque annie coegit in deditionen2; on1niaque us sua concesszt, tit opinione cle,nentzae eos, qui Can2unte;n, niunztan2 urben2, incolehan( adliceret. Holder 1961-62 s.v. Carnuntum; Genser 1986, pp. 597 segg. cfr. per un'opinione contraria Swoboda 1964, pp. 87 seg. e pp. 270 seg.
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I Boi Per Velleio Patercolo Carnuntun'z era uno di quegli oppida celtici, di cui Roma poté evidentemente servirsi come base operativa, in quanto esso apparteneva al regnurn Noricum già pacificato e occupato. La scelta di questo luogo come punto di partenza di una spedizione progettata in grande era ben ponderata dal punto di vista strategico e operativo, poiché la norica Carnuntum era ii piC importante nodo di traffico del bacino viennese e, da sud, la naturale porta di ingresso nel regno dei Marcomanni verso la Moravia e la Boemia. In questo quadro d'insieme tre questioni hanno un'importanza centrale: 1) Chi erano gli abitanti della ('arnuntum celtica nel II e nell secolo a. C.? 2) Dove è da localizzare l'oppidum celtico? 3) Dove si trovava quell'accampamento, che Tiberio fece predisporre come base di operazioni?
Dobesch 1989, PP. 35 seg.; Dobesch 1992, pp. 161 segg. Dobesch 1993 con una valutazione critica del luogo di Strabone; RGA s.v. Boi; DNP s.v. BoO. GralIl 2001, pp. 127 segg. 9 1 Cimbri nelle alpi orientali e la battaglia presso Noreia, MUAG 32, 1982, pp. 51 g-10seIn maniera interessante compare come condottiero nel 101 a.C. presso i Cimbri un Boiori.x nome che per quanto si sa ha ii significato di re dci Boi" (Boirix); forse si uni anche piO tardi tin gruppo di Boi a una delle calate dci Cimbri; cfr. Plutarco. Marius, 24, 4 seg.; 1, 37; Orosio, 5, 16, 20. "Dohesch 1986, pp. 169 segg., Spec. 180 seg.; Floro, 204 seg. 12 Urban 1994, pp. 18 seg. ° Paulsen 1933 (1974). Su Poseidonio cfr. Dohesch 1995h. Im
Gli abitanti della Carnuntum preromana erano i Celti Boi. Nelle fonti letterarie dell'antichità si trovano per la prima volta nel If secolo a.C. accenni alle tribü celtiche nel nostro territorio; si tratta della tribC dei Boi, che almeno dal IV secolo a. C. 6 si era stabilita nell'Italia settentrionale e aveva ii suo centro a Bononia (oggi Bologna, originariamente Felsina. Secondo l'opinione corrente nel 189 a. C. i Romani espulsero i Boi, che secondo Strabone (Geogr., 5, 1, 6, p. 293) si portarono fino al Danubio occupandone le loro sedi presso i Taurisci 7. In quest'epoca i Taurisci sono da localizzare nell'arco alpino orientale. Polibio ricorda, secondo quanto tramanda Strabone, i rinvenimenti d'oro sorprendentemente ricchi all'interno del territorio di Aquileia e a questo proposito nomina i "Taurisci norici". I Taurisci erano descritti chiaramënte, per l'antico lettore, con questo specifico aggettivo. Sono inoltre noti Taurisci anche nell'arco alpino occidentale e nell'Italia settentrionale (come i Taurini nell'area dell'attuale Torino) 8 Un'ulteriore informazione sui Boi si trova in relazione alla calata dei Cimbri9. Strabone informa, seguendo Poseidonio (Geogr., 7, 2, 2 p. 293), che i Boi nel periodo p03 antico avrebbero abitato la Selva Ercinia e quando i Cimbri occuparono questo territorio, gli stessi sarebbero stati cacciati dai Boi verso il Danubio (Istro) 10 Non é perciO inverosimile che ii territorio della tribC dei Boi Si estendesse a sud fino al Danubio. Negli anni intorno al 115 a. C. 11 i Cimbri Si spinsero quindi con ii loro seguito fino ai celtici Scordisci presso il Danubio e ph3 in 10 fino ai Taurisci, secondo Plinio i loro vicini occidentali (Nat. /oist., 3, 148). Dopo di che combatterono, nel 113 a. C., la nota battaglia presso Noreia (Strab., Geogr., 5, 1, 8, p. 214). La notizia dei Boi nella Selva Ercinia puô bene essere datata intorno al 120 a. C. o probabilmente nel 115 a. C. Anche Tacito (Germ., 28, 1) colloca i Boi nella Selva Ercinia, a est degli Helvetii, e Si richiama per questo a Cesare. Quest'ultimo informa, del resto (De bello gallico, VI, 24, 1) solo genericamente, che un tempo i Celti Si sarebbero spinti fino alla Germania 12 Tacito (Ibid.) riferisce inoltre, che ii nome Boihaemum sopravvive ancora ai suoi tempi e rimanda alla storia antica di questo territorio, anche se gli abitanti erano cambiati Del periodo in cui i Boi vivevano nella Selva Ercinia non é rimasta alcuna menzione nelle fonti scritte. Con l'aiuto della numiSmatica celtica, che ha ricostruito uno specifico ambito monetale - le cosi dette coniazioni antiche dei Boi - nell'attuale Boemia, si pub risalire alle radici fino al III e all'inizio del If secolo a. C. Ammesso che un ambito monetario rappresenti una sorta di rinvenimento tipico di una tribe 13 All'inizio del I secolo a. C. una parte del popolo dei Boi potrebbe aver spostato verso sud l'area di pib intenSo popolamento. Secondo Strabone (Geogr., 7, 2, 2, p. 293) Posidonio riferisce che i primi ("proteroi") Boi avrebbero abitato la Selva Ercinia. In base agli exce7pta tramandatici dell'opera di Posidonio (il testo originale é andato perduto) si pub supporre che egli abbia terminato il suo lavoro intorno all'SO a. C. Pertanto lo spostamento dei Boi dalla Selva Ercinia dovrebbe aver avuto luogo prima, ovvero nel primo o nel secondo decennio del I secolo a. C. Le fonti storiche che abbiamo a diSposizione non dicono nulla riguardo al luogo in cui questi Boi si sarebbero trasferiti. Si b supposta una divisione di questa potente tribb in almeno tre gruppi 14 Come risarcimento per la perdita dell'ampia Boemia i Boi tentarono allora di spezzare l'egemonia dei Norici e di assumere un ruolo dominante nel territorio delle Alpi
orientali. Cosi tin gruppo, come tramanda Cesare (Dc bello gallico 1, 5, 4), si spinse nel territorio della tribü dei Norici e travolse Noreia. Lattacco fu respinto e una parte (?) dei Boi Si ritirO verso Nord, si stabili accanto agli Helvetii - nel territorio deIl'attuale Germania sudoccidentale, da dove eSSi nel 58 a. C. inSieme si spinsero verso occidente dando tra l'altro battaglia ai Romani a 18 miglia romane (circa 26,6 km) da Bibracte'5. Non è chiaro quando avrebbe avuto luogo l'assalto di Noreia. L'accenno di Cesare indh cava solamente che questi Boi erano i nemici dei suoi amici, ovvero dei Norici. R. Gäbl suppone che ii tesoro di Hairnburg (Carinzia) sia stato interrato in relazione a queSti avvenimenti. Una datazione intorno all'80 a. C. sarebbe pertanto ipotizzabile °. Tracce dei Boi sono presenti anche in area bavarese. L'antica denominazione di Passau era Boloclururn 17 Inoltre, negli ultimi anni, Si rinvenne nell'oppidurn di Manching un tesoretto di Staten d'oro dei Boi 18 I Boi NELL'AREA DELLA MARCH E DEL DANUBJO
Un terzo gruppo di Boi scelse nell'area della March e del Danubio ii sito naturalmente fortificato di Pressburg (Bratislava) come punto centrale. Poco dopo ii 70 a. C. miziO là la coniazione di particolari monete celtiche. Durante la prima fase furono coniate monete Sia d'oro che d'argento. Gli Staten (monete d'oro) furono coniati Secondo ii modello delle monete dei Boi ampiamente diffuse in Boemia. Le monete d'argento mostrano al dritto le teste di Honos e Virtus e imitano i denari repubblicani di Roma di Caleno e di Cordo, che furono diffusi nell'anno 70 a. C. In un periodo aiquanto breve la cos! detta coniazione recente dci Boi ebbe tin consistente picco. Accanto alle monete, dall'inizio indicate come Biatec, si aggiunsero ancora nella prima fase le coniazioni di Nonnos. Nella fase intermedia, forse nel periodo tra 60 e 50 a. C., sopravvennero i numerosi signori con le loro coniazioni: Cobrovomarus, Evoivrix, Busu e Bussumarus cosi come Ainorix, Fariarix e Titto. Studi numismatici accurati hanno dimostrato che parecchi proprietari di zecche nello stesso periodo fecero battere dracrne. Monete d'argento di Ainorix, Fariarix e Totto presentano al diritto una testa femminile e al rovescio on'arpia (un demone meta uomo e meta uccello con volto di donna). Buso scelse come roveScio un centauro, Bossumarus un grifone e Cobrovomarus come Evoivrix on leone all'attacco. E interessante ii nome Fariarix, che per quanto possa significare qualcosa come il re dei Fan', contiene in sb il primo elemento nominale Faria- di onigmne germanica 19 . Nei nomi composti di due elementi con -marus baiza agli occhi la desinenza latina. Gli Stessi nomi delle tribü sono celtici. Nella fase p113 recente si trovano oltre a Biatec e Nonnos ancora Evoivrix cos! come Coisa, Jantumarus, Coonos, Devil, Maccius e Coviomarus. Devil preSenta al roveScio on cavallo e on lupo, Coviomarus on cinghiale mentre Coisa e Maccius il combattimento di on uomo con on animale, o almeno una pantera o on lupo calla cui bocca fuoriescono due gambe umane, un motivo iconografico che nell'antichità significava il deStino, contro cui non ci si pub difendere. Alcune delle monete d'argento di Maccius presentano al diritto, al posto dell'usoale testa, on drago avvolto in on cerchio. Per 11 resto sulle monete pin recenti dei Boi per lo pin si trovano al diritto una testa maschile e al rovescio on cavaliere a cavallo e/o simboli. Le immagini monetali che derivano nella masSima parte dall'antico patrimonio iconografico mediterraneo docomentano l'elevato livello degli incisori celtici. Uno degli incisori potrebbe essere gionto dall'area gallica 20 Il territorio della tribb dei Boi si eSteSe negli anni SeSsanta e Cinqoanta del I secolo a. C. Soprattutto la coniazione delle monete permette di riconoscere la dinamica dello Stato dei Boi. L'ambito di influenza si eSteSe, nell'ultimo periodo, verso sod fino all'Ungheria occidentale (Szombathelyi), il Burgenland e lo Steinfeld (Steinamanger), verso occidente fino al Wiener Wald, forse ancora verso il Tullner Becken e verso nord almeno fino al Marchfeld, forse anche nel Weinviertel (meridionale). Verso est i Boi estesero il loro territorio dall'ansa del Danubio fino al Theiss. Cib potrebbe essere ricondotto, secondo Strabone (Geogr., 7, 3, 11, pp. 303-304; 7, 5, 2, p. 313), nei tardi anni Quaranta, a una disputa di confine e a SucceSsivi contnaSti bellici tra i Daci e i Boi. In quella occasione il potente re dci Daci Burebistan (Boirebista) Si Sarebbe onito con gli Scordisci che vivevano sull'altra sponda del Danubio. I Boi, 50110 il comando di KnitaSinos, Si unirono
cAE9., De belle gallico, I, 23; Goudineau, Peyre 1993, PP. 153 seg. ° Dobesch 1991, pp. 73 segg., in part. p. 77: Gbbl 1989. Hamann, s.v. Boiodururn. Boiocluron è menzionato in PTOL. II, 12, 4 come città della Vindelicia. 18 Sievers 2000, spec. pp. 378-382. ° Birkhan 1994. in Gbbl 1994, pp. 6976, spec. 73 seg. Far-iarix compare del resto anche nell'iscrizione di in uno degli elmi dal deposito di Negau (cfr. Urban in stampa). 20 Kolniková 1991; Gobl 1994.
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invece ai Taurisci. La lotta Si concluse in maniera catastrofica per i Boi - essi furono scom fitti e annientati e l'oppidurn sul sito fortificato di Bratislava fu distrutto. La posizione di preminenza dei Boi fu spezzata, tuttavia quella dei Daci non resistette a lungo, poiché dopo la morte del loro re, avvenuta intorno al 40 a, C., ii loro grande impero giã nel decennio SucceSsivo si disintegra a causa delle lotte intestine tra i successori Dopo la conclusione, funesta per i Boi, dei contrasti con i Daci, ampie zone del territorio divennero incolte. Cos! Si formarono, secondo un'immagine corrente degli studiosi della storia antica, i deserta Boiorurn 22 Plinio ii Vecchio (Nat. bist., 3, 147) usa ii termine deserta Boiorurn quando descrive l'estensione verso est del Norico e a questo proposito informa che qui erano state costruite la colonia Savaria (l'attuale Szombathelyi, Steinamanger) e l'oppidurn Scarbantia Julia (Sopron, Odenburg). Dopo ii crollo dell'impero dei Daci ii territorio dei deserta Boiorum potrebbe essere stato condotto nella sfera di influenza del regnum Noricum. Si pone qui la domanda su quando questo poté avvenire, se subito dopo la guerra boio-dacica, oppure, cosa che appare pifi verosimile, quando questo territorio non era ancora completamente abbandonato, subito dopo l'annessione romana del regno norico del 15 a. C. Al tempo dellavanzata romana sul Danubio e durante la fondazione della citta romana di Carnuntuin, nel terrritorio del Leitha rimase un piccolo residuo della tribO un tempo cosi potente. La civitas Boiorurn ben si comprende archeologicamente per mezzo di significative stele funerarie raffiguranti i defunti nel loro costume tradizionale e archeologicamente dalle tombe a cremazione con ricco corredo 23 Questa civitas è documentata due volte nelle iscrizioni. Una volta da parte del commissario romano L. Volcacius Primus. Costui in epoca flavia era 1...] praeKectus) r(pae Danuvi et civitatium duar(un'z) BoioKuin.) et Azalior(um), responsabile per ii controllo sulla riva meridionale del Danubio tra le tribfl dei Boi e degli Azali, cioè del tratto tra il Wienerwald e l'ansa del Danubio presso Esztergom. Inoltre su una epigrafe, datata intorno al 100 d. C., è menzionato un princePS civitatis Boioruin di nome M. C'occeius Caupianus 24 21
21 Dobesch 1994a. II dato si hasa da on lato sull'intendirnento di Cesare, di condurre una campagna contro i Daci divenuti una potenza pericolosa una campagna e d'altro alto sulle recenti imitazioni dei Boi delle monere repubblicane. 22 Dobesch 1983, pp. 1 segg., Spec. 19; Szabd 1993, PP. 213 segg. 23 Garbsch 1965, p. 7 seg. con carta 3; Urban 1984, pp. 73 segg.; Urban 1990, pp. 597 segg., spec. fig. p. 602. cii, IX 5363; Mócsy 1959, p. 229 (n. 140.1); Urban 1999, p. 229. ° Per ii sostegno economico e l'incoraggiamento si ringrazia qui di cuore la Kulturabteilung della regione della Basaa Austria. 26 Kuhitschek 1929. 27 Urban 1995.
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NUOVE RICERCHE SULLA LOCALIZZAZIONE DELLA Carnuntum CELTICA Dal 1996 l'Institut fur Ur- und Fruhgeschichte dell'Universit3. di Vienna 25 conduce regolarmente indagini archeologiche sull'altura del Braunsberg, a 346 metri di altezza, a est di Hainburg/Donau. Le p03 antiche notizie di rinvenimenti si trovano nella cronaca del viaggio che due inglesi effettuarono negli anni 1736/1737. R. Pococke scrisse nel suo diario di viaggio, edito nel 1745, di un tesoro di monete celtiche oggi scomparso. J . Milles, il secondo partecipante al viaggio, descrisse in un manoscritto inedito il panorama dal Schlossberg e menzionb un'alta collina a occidente di Hamburg, che evidentemente aveva una fortificazione 26 Nel corso delle recenti ricerche 27 Si pose fin dallinizio al centro una questione di carattere storico: riguardo l'insediamento su altura del Braunsberg, Si tratta di quello chiamato da Velleio Patercolo (2, 109) "Carnuntuin, un luogo del regno norico"? Ii significato dell'insediamento in rapporto alla Porta Hungarica è difficile da valutare. L'insediamento su altura era fortificato e, data l'ampiezza di circa 13 ha, di sicuro era di grande importanza. Dalla posizmone protetta, posta esattamente di fronte allo sbocco della March, risulta la sua importanza per il controllo del traffico. Ii materiale rinvenuto mostra somiglianze con quello degli insediamenti della Slovacchia occidentale e della Moravia, in particolare con Pohanská e Stare Hradisko. Tuttavia, data l'attività di scavo molto limitata, i reperti provenienti dal Braunsberg sono scarsi. Con le ricerche degli ultimi anni si é potuto verificare, in un'ampia area, i dati forniti dagli scavi di H. Mitscha-Mbrheim e di E. Nischer-Falkenhof. La fortificazione fu costruita nel II secolo a. C. (La Tène C); in essa una serie di pali con rivestimento di tavole costituiva la fronte esterna, a cui era stata appoggiata una rampa di terra nella parte interna. La rampa di terra potrebbe aver sostenuto come coronarnento una sopraelevazione in legno, collegata con la fronte esterna. Della parete di legno e della sopraelevazione Si SOflO conservati tuttavia, neil'aggere ancor oggi esistente, soltanto file di pali e buche di palo. In una trincea dell'aggere nella parte settentrionale dell'altopiano una parte della parete lignea mostra tracce di incendio. Le costruzioni in pietra, che Si osser-
varono durante to scavo del 1931 nella sezione orientate delle difese settentrionali, non possono essere verificate, poiché to stesso taglio oggi è motto danneggiato dall'erosione. I vecchi rinvenimenti sono poco attendibili, poiché dagli schizzi originali di scavo si riconosce die gli edifici in pietra non furono ricercati sistematicamente, ma appena messi in luce nella parte superiore. Net1998 fu individuata, a occidente delle fortificazioni in legno e terra, una torre, che permetteva un totale controllo dell'area ai piedi del monte. L'area della fortificazione fu ricostruita in cooperazione con l'Istituto Archeologico dell'Accadernia Slovacca delle Scienze. Essa dâ un'idea delle dimensioni delta fortificazione celtica. Nei sondaggi all'interno dell'insediamento sono state scoperte, accanto a diverse fosse per abitazioni e granai, dimore appena incavate net declivio, che mostravano un pavimento in battuto e un focolare. In una dimora furono trovati, sotto un focolare, due accumuli di frammenti di coccio, che dovettero riflettere it calore e datano l'edificio alla sottofase La Tène C 2 (ovvero at 11 secolo a. C.). In un punto lo scavo riportO alla luce un piccolo deposito di ferri con un frammento di lama di spada, una punta di lancia etc. Degli speroni documentano sul Braunsberg anche la presenza delta cavalleria celtica 28 Per quanto riguarda l'identificazione di Carnuntum I si deve constatare che finora non e emerso dal Braunsberg alcun reperto di eta augustea, né dai vecchi scavi di M. Much, M. Groller e H. Mitscha-Märheim, né durante to scavo di E. Nischer-Falkenhof dell'anno 1931 29, e neppure net corso delle moderne ricerche degli ultimi 15 anni. Rinvenimenti romani di epoca augustea, nell'ambito delta Porta Hungarica, sono finora noti solo provenienti da Devin 3. Lo stesso norne *karn 'roccia', potrebbe addirittura riferirsi at Braunsberg, poiche it monte isolato, posto direttamente presso la riva destra del Danubio, e reso sicuro a occidente da una parete rocciosa che scende verticalmente e, verso sud ed est, da ripidi pendii naturali. Sul lato settentrionale it rilievo decresce dolcemente con vari terrazzamenti. Si trovava inoltre a Bad Deutsch Altenburg anche una fortificazione "Am Stein" [=sulla pietral. Ii sito fortificato di Devin scende, allo stesso modo con una parete ripida, direttamente sopra to sbocco delta March net Danubio 31. CARIVUATUM E LA SPEDIZIONE ROM-ANA souo TIBERTO. MARCOMANNI E QUADI
I Germani giunsero net I secolo a. C. nell'ambito celtico delta Boemia e delta Moravia. I territori delta valle delta March, delta Slovacchia occidentale e delle sponde del Danubio furono abitati dai Quadi, mentre la Boemia e la Moravia dai Marcomanni. Nella Slovacchia orientate furono i Daci l'elemento preponderante. Nonostante i molteplici sforzi, non si e finora riusciti a localizzare quell'accampamento invernale presso it Danubio, che fu it punto di partenza delle operazioni romane contro it regno marcomannico del re Marobuduo e che separava le legioni cola condotte con una marcia di soli cinque giorni dai nemici phi vicini 32 . La risposta a questa dornanda è in strettissima relazione con la prova delta esistenza di un orizzonte di losediamenti militari del periodo tardoaugusteo e si pub raggiungere, come le ricerche nella Germania settentrionale, nella Moravia meridionale e nei dintorni di Bratislava hanno dimostrato, solo mediante precise analisi dei reperti e tramite la presenza dell'architettura militare. Riguardo questa architettura, dal punto di vista tecnico, sono da considerare preponderanti le costruzioni in legno e terra, ovvero edifici "a graticcio", come quelli recentemente scoperti nell'accarnpamento militare di Mu3ov-Neurissen I Una ricostruzione dei fatti che si sono svolti at tempo di Augusto intorno all'oppidam di Carnuntum e at momento possibile solo schematicamente. I territori delta tribfl a quel tempo norica intorno a Bratislava insierne con it territorio abitato dai Boi, I deserta Boiorum, divennero dopo II 15 a. C. un punto di grande interesse per i Romani come conseguenza delta sottomissione dell'area illirica, che era stata ottenuta da Druso, contemporaneamente at dominio delta Germania fino at fiume Elba. Tiberio, che era subentrato ad Agrippa come comandante in capo, era senz'altro phi esperto rispetto alla situazione geografica e sociale dell'Illirico e perciO nella condizione di organizzare tanto la spedizione romana sul Danubio quanto una grande guerra contro i Marcomanni in Boemia. La cronologia degli avvenimenti è variamente giudicata. E tuttavia sorprendente la contemporaneitd dell'avanzata nell'Illirico e in Germania, una circostanza che fa appunto
Non è necessario occuparsi piP approfonditamente dci reperti documentati piP antichi del Braunsherg dal tardo neolitico, dai rivenimenti dalletS del bronzo e dallinsediamento preceltico delia p10 antica e piP recente civiltà haistattiana (Hallstatt cia ci a Di). Essi dimostrano perO che gil. nel V111-VI sec. sul Braunsherg era collocato un'insediamento di montagna potente, anche se non fortificato, del gruppo del Kalenderberg. Beninger 1930; Osw. Menghin 1923, pp. 111 seg.; Nischer-Falkenhof, Mitscha MIrheim 1932, p. 18; Nischer-Falkenhof 1935, pp. 290 segg.; Mitscha-Mlrheim 1950, pp. 2 segg. 11 Pieta 1996, pp. 183-195. Le carte antiche che rappresentano ii Oanubio prima della regolamentazione mostrano un traghetto die concluceva dalla cittl di Hamburg finn ails foce delis March. Per attraversare ii Danuhio da sod ed arrivare alia foce delia March hisognava salire in traghetto ad ovest del Braunsberg, neila zona della cutS medicvale di Hamburg. Se dunque lesercito romano aveva svernato sulla destra del Danuhio, l"accampamento mnvernale' di Carnurztum andrebbe allora cercato ndi'area della cittI costruita di Hamburg; cfr. Urban 1990, copertina. 32 Velleio Patercolo 2, 110, 1: Praeparaverat jam hiherna Caesar ad Danubium admotoque exercitu 12012 plus quain quin quo dieruin iter a primis hostiu in i'aherat. 33 Sedo 2001, pp. 215 segg. 211
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pensare, da parte di Augusto, ad un disegno di espansione di vasto raggio. L'Illirico, tardi chiamato Pannonia, rappresentava un indispensabile 'trait d'union" tra le parti occidentali e orientali dell'impero. G. Dobesch ha convincentemente ricostruito la cronologia della svolgirnento del progetto di conquista dell'Europa da parte di Augusta e dopo ii 14 d. C. sotto Tiberio34. L'attacco contra l'impero dei Marcomanni si spiega in base al crescente influsso di Marobuduo sulle popolazioni presso l'Elba centrale e meridionale e la percezione, da parte di Roma, del pericolo derivante da questo condottiero nei riguardi del Norico, della Pannonia nonché della stessa Italia, che si sarebbe potuta raggiungere velocemente lungo la via dell'ambra. Prima di arrivare al potere, Marobuduo da giovane era vissuto a Roma e 1a aveva incontrato la benevolenza di Augusta 35. Egli pertanto doveva essere esperto delle situaziani della vita mediterranea e delle opiniani politiche dei Romani. La mabilitaziane delle armate del Rena, della Rezia e dell'Illirica, arganizzata dall'anno 1 d. C., camprendeva in tatale 12 legiani. Nell'anna 5 d. C. i Germani finn all'Elba furana scanfitti in maniera casi ampia, che del lorc, territaria se ne fece quasi una pmvincia che pagava un tributa 36, Nell'anna 6 d.c., sulla base di questa successa, Tiberia pate tranquillamente aprirsi un varca can l'armata dell'Illirica versa la Baemia. cia accadde appunta a partire da Carnuntum, "localitd del regno Norico, che si trava vicinissiina all'Italia, per candurre l'esercito, che aveva prestato servizia nell'Illirico, contra i Marcomnanni" n Carnuntuin canservô la funziane di campa base anche nei secali successivi della presenza ramana sul Danubia. Nan vi è alcun dubbia circa l'esistenza di questa Carnuntum di epoca ramana del prima periada, menzianata da Velleio Patercalo. A prapasita dell" accampamento pannonico invernale a ('arnunturn" menzianata da Plinio il Vecchio si put) pensare solo a quella pasta pressa la citth celtica di Carnuntuin. E da supparre che questa base ayesse a dispasiziane quelle strutture tecniche e architettaniche che un grande esercita in marcia, avvero pit) di una legiane, richiedeva. La sua lacalizzazione mediante l'indagine archeologica sarebbe perciO di grande impartanza per la ricostruziane degli avvenimenti e per i problemi cranologici. Seconda l'attuale stata della ricerca deve essere tenuta seriamente in cansideraziane la lacalizzaziane di Carnuntum I nel sita di Bratislava-Devin sul monte fortificato. Anche le fonti stariche antiche non escludono came punta di partenza la riva sinistra del Danubia. L'oppidurn di Devin ebbe, seconda D. Gabler, una funziane chiave nella questiane cronologica riguardante gli insediamenti celtici, la diffusione delle papalaziani germaniche e la castruzione di accampamenti militari ramani sul Danubia 38, Poiché solo a Devin, come appare evidente dai rinvenirnenti archeologici 39, non vi è palesemente alcuna interruziane per mezzo secolo nell'insediamento, mentre tanta a BratislavaPaszany quanta sul Braunsberg pressa Hamburg manca una continuitã di insediamenti. Urban parla per questo di" lacune della ricerca" su cui ancara non si put) far chiarezza. Anche sull'area a est di Hamburg (Wolfsthal, Berg, Kittsee) fino a Gerulata sarebbero ancora da svolgere ulteriori accurate indagini scientifiche. Ii name stesso e la radice *karJl non contmibuiscdno affatto, came abbiamo gih vista, alla soluzione del problema. Essa potrebbe aver indicato tanta i monti intorna a Bratislava quanta quelli intorna ad Hamburg (Hamburger Berge). pit)
3' Cfr. Dobesch 1985, pp. 98 segg.; Dobesch 1989, pp. 53 segg.; cfr. anche Kienast 1999, pp. 366 segg. Cfr. Strabone 7, 1, 3 (p. 290 c). 36 Velleio Patercolo 2, 97, 4: (Drusus) sic perdoinuit earn (sc. Germaniarn), Ut in forinarn paene stipendiariae redigeret provinciae. 37 Velleio Patercolo 2, 109, 5: zse (sc. Tiberius Caesar) a Garnunto, qui locus Norici regni proxonus ab hac pane erat, exerciturn, qui in Illyrico merebat, ducere in Marcornannos orsus est. Plinio, Nat. hist.. 4, 80 precisa e parla dell'accampamento invernale pannonico di Carnunturn: Supeniora... inter Dan uviurn et Hercyniurn salturn usque ad Pan nonica hiberna Carnunti Gerrnanorurnque ibi confiniurn, campos et plana lazyges Sarrnatae rnontes vero et saltus pulsi ab us Daci ad Path issurn arnnern, a Marc, sive Doria est a Suebis regnoque Vanniano dinirnens eos; aversa Bastarnae tenent aliique mdc Germani. Mócsy, Gabler 1986, pp. 369 segg. Gabler 1981, pp. 2 segg.; Pieta 1998, pp. 45 segg. 0 Cfr. Velleio Patercolo 2, 110, 3-4 Khstermann 1953, pp. 345 segg.; Bengtson 1981, pp. 86 segg.; Kienast 1999, pp. 366 segg. 41 Tacito, Ann., 2, 46, 2: At se duodecOn legionibuspetiturn duce Tibenio mubatarn Gerrnanoruin gloriarn servavisse, rnox condicionibus aequis discessurn; nequepaenitere quod ipsorurn in manu sit, integruin adversuns Rornanos bellurn an pacein incruentarn inalint. Cass. Dione, 55, 28, 7.
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LA GUERRA IN PANNONIA E IN D1WvIAzIA. TRATTATO DI PACE CON MAROBUDUO
Poiché in Pannonia e in Dalmazia era scoppiata una delle guerre pit) difficili che Roma abbia mai condatto, una guerra il cui mativa 6 stato presumibilmente l'innalzamenta delle richieste di tributi da parte dell'Italia, la conquista della Germania non fu partata a temmine. Tutto l'Illirico si levô in armi. Al comando di Desidiato Bato, ii capo dei Breuci, anche lui chiamato Bata, e del pannanico Pinne si misero in movimento 200.000 fanti e 9000 cavalieri, che avevano deciso di attaccare addirittura l'Italia, can cui il territoria delle bra tribt) confinava 40, Le forze armate romane, trasfemite per il pit) alto livello di allarme, pravvidera allo stata di emergenza. Siscia e Siriniuin mestar000 nelle mani dei Romani. In questa situaziane estremamente pericolosa la spedizione germanica fu interrotta. Tiberia riusci a pracurarsi un patto di pace can Marobuduo e a ripartare indietro il suo esercito versa l'Illiria 41 . Dopo la stipula di questo patto, che da
G. Dobesch a ragione è considerato come uno dei maggiori successi diplomatici di Tiberio 42 , dovette essere evacuata la base militare di Carnuntum 43 . Tuttavia la linea del Danubio nell'area tra Hamburg e Bratislava, ovvero ii confine germanico, non non fu lasciato senza controllo militate, poiché il regno marcomannico di Marobuduo poteva essere molto pericoloso. Velleio Patercolo, che illustra i tratti fondamentali della sollevazione nellintera penisola balcanica, evidenzia in modo particolare l'irrinunciabilità in questo contesto di Tiberio come comandante in capo dell'esercito romano La pericolositâ della guerra si pub misurare anche dalla chiamata alle armi romana, un complesso di circa 150.000 uomini che doveva essere opposto alla sollevazione. L'esercito comprendeva piü di dieci legioni, 80 unità ausiliari e 10.000 veterani 45 . Dall'Asia furono richiamate due legioni al comando di M. Plautius Silvanus, inoltre si chiamO a rinforzo la cavalleria del re tracio Rhoemetalce I. La Tracia era giL un fedele stato obbediente a Roma. E da evidenziare ii ritrovamento, durante gli scavi del santuario di Jupiter sul Pfaffenberg, di una moneta di Rhoemetalce I. (ii a. C.-2 d.c.) nel tempio della Triade capitolina sull'antico livello del suolo 46 Questa coniazione mostra sotto il mento di Augusto la contromarca. In base alle conoscenze acquisite sul Pfaffenberg e assolutamente da escludere un utilizzo dell'area giL al tempo di Augusto e la relativa edificazione del sito, pertanto il rinvenimento di questa moneta puà essere giudicato come prova della presenza di reparti militari di origine straniera oppure come documento della circolazione monetaria sotto Augusto nell'ambito della successiva cittL di Carnuntum. La guerra pannonico-dalmatica durO quattro anni (6-9 d.c.). Essa è considerata da Svetonio, Tib. 16 come gravissimuin omnium externorum belloruin post Punica, ovvero come una delle pib difficili guerre svolte all'estero che Roma abbia condotto dopo le guerre puniche. Dopo la sua conclusione nell'anno 9 d. C. l'Illirico fu diviso in due parti, precisamente nell'Jllyricum Infer/us, che costituirL successivamente le due Pannonie, e Illyricum Super/us (Dalmatia) 48 L'ARRIVO DELLA LEGIO XVAPOLLINARJS E LA FONDAZIONE DELL'ACCAMPAMENTO DI CARNUNTUM Molti studiosi suppongono che dopo la guerra nei Balcani la legio XVApollinaris sia stata spostata a Carnuntum 49 L'arrivo di queste truppe sul Danubio e la costruzione dell'accampamento sul cosi detto "Burgfeld" di Bad Deutsch Altenburg fu per molto tempo messo in relazione con la fondazione della colonia di Emona/Ljubljana e con lo stanziamento della legione. come data del trasferimento e stato supposto l'anno 14 o iS d. C. Questa teoria è stata confutata dopo che si riconobbe che tra la fondazione di Emona e quella dell'accampamento di Carnuntum non sussiste alcun rapporto causale 50 Dopo Emona seguirono altre teorie sulla costruzione, che partivano tutte giustamente dalla guerra pannonico-dalmatica 51. In base al materiale rinvenuto negli scavi effettuati nella Praetentura orientale dell'accampamento M. Kandler e M. Grunewald Si Sono espreSsi contro una datazione all'età tiberiana. Kandler considera come provato che la costruzione di queste strutture sia iniziata solo intorno al 40 d. C. e che l'accampamento piC antico del Burgfeld sia da datare non prima dell'etL claudia 52 La scoperta del primo accampamento a carattere continuativo di Carnuntum è senza dubbio una delle questioni p05 scottanti per la ricerca sul limes pannonico. Dal momento che queSto problema non è stato ancora risolto, deve essere secondo la nostra opinione nuovamente sollevato. La ricerca attuale ha considerato l'area in questione da un punto di vista troppo ristretto e tutta l'interpretazione si L concentrata sul Burgfeld presso Bad Deutsch Altenburg. La cronologia dedotta da Kandler e Grunewald non è detto 1, che sia valida per tutta area dell'accampamento, tanto piC che le ricerche di superficie condotte tra 1968 e 1978 si limitarono a una parte ridotta delle caserme nella Praetentura. Si aggiunge il fatto che qui l'evidenza archeologica dei livelli p05 antichi si limita a poche sezioni. Tacito attesta che la legio XVApollinaris nell'anno 14 d. C. si fermb in Pannonia, ma non dice che ii punto di partenza sia stato Carnuntum 53 . PoichL queste truppe giL prima erano impiegate in Pannonia, si puô da ciô concludere che queste, come nessun'altra, erano pratiche dei reali dati di fatto geografici, politici e sociali del territorio. Se quindi
Dohesch 1989, pp. 57 segg. Cfr. Mócsy, Gabler 1986, p. 369. Velleio Patercolo 2, 111, 2: Omnia haecfrustrapraeparassemus, nisi qui i/la regeretfuisset. Itaque utpraesidiuin miiiturn res publica ab Augusto duceon in bellum poposcit Tiberiurn. - Sul ruolo di Tiherio che gil nel 12-9 a. C. aveva domato con successo una sollevazione delle tribb pannoniche cfr. Dobesch 1989, pp. 57 segg.; Nagy 1989, pp. 61 segg. 15 Velleio Patercolo 2, 113, 1 parla di dieci legioni, Svetonio, 7Th., 16 di quindici. Luogo di rinvenimento: Pfaffenherg, tempio della triade capitolina (tempio II), all'interno accanto al muro ovest del Celia; a 0,70 m di profonditI sul livello del suolo antico. ° BMC Thrace (1963) pp. 209/3 segg.; Youroukova 1976, pp. 54 segg., spec. pp. 57 seg., pp. 95 segg. P1. 10(111; Alfhldi 1978, (parte I) p. 196; 1982, (parte II) p. 260; Mannsperger 1982, nn. 971 segg., tav. 40; Grose 1926, nn. 4509-4510. 18 Mocsy 1962, pp. 544 segg. s.v. Pannonia; Dobó 196, pp. 9 segg.; Fitz 1977, pp. 547 segg.; Toth, "... protulique fines Illyrici ad ripans Jlunsinis Danuvii", 1977, pp. 278 segg. 49 Fitz 1977, p. 547: 9 d.C.; Mócsy 1962, p. 613: 14 d.C. ° Per en riassunto cfr. Gabler 1981, pp. 2 segg. 51 Wilkes 1977, pp. 245 seg.; Gabler 1981, p. 3. 52 Kandler 1977, pp. 626 se,-,-.; Kandlet 1997, pp. 258 segg.; Kandier in questo volume; Grunewald 1979b, pp. 9 segg.; Grunewald 1981, p. 32: intorno al 40 d.C.; Grunewald 1983, p. 52: primo periodo deli'accampamento in epoca tardotiberiano-claudia. 53 Tacito, Ann. I, 23 e 30. Cfr. Genser 1986, pp. 628 segg. .2
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la legione giã sotto Augusto clovette venire sul Danubio, ailora ii suo accampamento deve essere cercato in un luogo diverso da quello stabile di Bad Deutsch Altenburg fondato intorno al 40 d.C. Per questa circostanza, la ricerca delle costruzioni del primo periodo imperiale e dei livelli di insediamento nell'area di Bratislava - Hamburg - Bad Deutsch Altenburg è di grande importanza. Analogamente un significato ancora maggiore spetta alle ricerche sulla collina fortificata di DevIn. Esse hanno prodotto negli ultimi anni importanti conoscenze. Cos!, nel corso degli scavi pia recenti nella parte centrale del castello, sono stati rimessi in luce una torre in legno e i resti di una casa, che in base ai reperti sono riconducibili aii'etã tardoaugustea e tiberiana 54 . A1l'opposto di quanto finora si è verificato a Bad Deutsch Altenburg e Petronell, nell'oppidum di Devin sono state rinvenute grandi quantità di monete, fibule, terra sigillata, anfore, ma anche militaria del tardo periodo augusteo e del primo periodo tiberiano 55. L'analisi dei reperti ha dimostrato che soitanto soldati deli'esercito romano erano finanzia.riamente in grado di acquistare merci di importazione a caro prezzo come terra sigillata, anfore e generi alimentari in esse trasportati, come olive, olio di oliva, salse di pesce etc. 56 Gil scavi di Devin permettono di riconoscere inequivocabilmente che in eta tardoaugustea e prototiberiana il Danubio non era ancora in alcun modo concepito come confine dell'impero e che l'area di Bratislava - DevIn - Hamburg sulle due rive del fiurne era visto ancora come luogo di un insediamento unitario del regnurn Noricum. La decisione di tracciare il confine lungo il Danubio e la fondazione della città romana di Carnuntum avvennero al piO presto durante ii regno di Tiberio. La creazione del regno di Vannio procedette dunque per gradi. Fino a quel momento sembra che la presenza di soldati romani fosse concentrata nell'area di Bratislava.
Cfr. da ultimo Pieta, Plachá 1999, pp. 179 segg. Cfr. Gabler 1981, pp. 8 segg.; Pieta, Plachi 1999, pp. 187 segg., figg. 9-10 (sigillate), 11-13 (fibule). 56 Cfr. Bezecky 1994, pp. 121 seg.
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LE DUE CITTA. AQUILEIA E CARATUNTUM
RIFLESSIONI SULL'URBANISTICA DI AQUILEIA di FRANCA MASELLI Scorn Ancora oggi l'impianto urbanistico della metropoli altoadriatica ci ê noto solo parzialmente; causa di ciô la limitatezza degli scavi rapportati alla notevole estensione della città, la cui vita plurisecolare, ha reso, comunque, difficile niconoscere l'impianto piü antico e seguirne gli sviluppi. A questo proposito è utile rammentare come gli studi sull'urbanistica della colonia nisalgano alla fine dell'Ottocento COO la pubblicazione della Fundkarte da parte di H. Maionica 1 che identificava ii primitivo impianto di forma quadrangolare a sud del foro. Un significativo apporto venne dato dagli scavi di G. Brusin Che, negli anni trenta, individuô una cinta in mattoni di eta repubblicana. Ii sun tracciato correva lungo ii fiume ad est, a sud si concludeva piü in alto del perimetro proposto da Maionica e, a nord, si sviluppava in una forma allungata; la pianta lasciava fuori a oveSt alcuni edifiCi pubblici quali ii circo e l'anfiteatro costruiti in eta imperiale 2 Un'ulteriore tappa nella storia degli studi sull'urbanistica venne fornita da L. Bertacchi che propose un primitivo impianto all'epoca della fondazione di forma rettangolare attraversato da un decumano mediano e da un numero pari di cardini con un successivo ampliamento nel 169 a. C. in relazione al nuovo apporto di coloni 3 ; fornita quest'ultimo impianto coinciderebbe con la parte settentrionale della cittã cinta dalle mura individuate da G. Brusin e costruite prima della realizzazione, intorno alla meta del II sec a.C., della via Annia 4 che si insenisce obliquamente al penimetro difensivo. Quanto alla centuriazione di Aquileia recenti studi hanno evidenziato che l'orientamento dei cardini presenta un'inclinazione di 222 ad ovest nispetto al nord 5. Del progetto urbanistico si è occupata recentemente J. Strazzulla 6 che ha proposto una pianta Schematica corriSpondente ad un piano costruttivo baSato sull'incrocio di aSSi ortogonali con isolati di miSure differenti in corrispondenza del foro la cui ubicazione sarebbe stata prevista sin dall'inizio. Lo scavo in un'insula, poSta nella zona settentrionale, ha dato ora la possibilita di proporre una suddivisione parcellare degli isolati nella citta repubblicana; questi Sarebbero di dimensioni piuttosto ample e si articolerebbero in due gruppi di diverse dimensioni 7. Questo progetto urbanistico sta alla base anche della cittâ imperiale dove gli spazi urbani Si dilatano al di fuori delle mura repubblicane, che non comprendevano il porto 8, e raggiungendo la sponda onientale del fiume che alimentava il porto-canale 9. Una fascia suburbana riconducibile agli orientamenti cittadini 6 stata vista anche nella zona mendionale 10, mentre nella parte settentrionale gli edifici sembrano allinearsi con la via Annia. Le domus, che sembrano pnivilegiare la zona a nord-est e a sud del foro e retrostante gli impianti portuali, non sono ben note in quanto mancano scavi esaustivi; Si pub rilevare, tuttavia una maggior concentrazione di dimore di alto livello nelle adiacenze del foro, mentre nella zona tra questo ed ii circo sembrano di minore pregio; non sono note, sinora, abitazioni di tipo popolare anche a pit3 piani. Nella nipartizione urbanistica della cittã il foro occupa uno spazio centrale all'incrocio del cardine massimo col decumano, entrambi, tuttavia, non lo attravensano, la sua localizzazione sembra cornispondere alla pianificazione oniginania anche se la sua estensione sembra ampliarsi in eta augustea-giulioclaudia verso menidione, aSsumendo le dimensioni che perdureranno sino alla sua distruzione durante ii sacco di Attila. Degli
Maionica 1893a, i ian misuravano rn 555 e 559. 2 Brusin 1932; Brusin 1966. Bertacchi 1965; Bertacchi 1980; Bertacchi cs. ribadisce ii primitivo castrum di in 5001