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Italian Pages [221] Year 2013
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INTERSEZIONI
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Pietro Romani
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RICOMINCIARE DALL’UOMO I cattolici e la politica. Nuove ipotesi
ARMANDO EDITORE
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ROMANI, Pietro Ricominciare dall’uomo. I cattolici e la politica. Nuove ipotesi ; Roma : Armando, © 2013 224 p. ; 20 cm. (Intersezioni) ISBN: 978-88-6677-372-6 1. Aspetti socio-economici del XXI secolo 2. Crescita culturale, economica e sociale 3. Nuovo umanesimo e globalizzazione
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© 2013 Armando Armando s.r.l. Viale Trastevere, 236 - 00153 Roma Direzione - Ufficio Stampa 06/5894525 Direzione editoriale e Redazione 06/5817245 Amministrazione - Ufficio Abbonamenti 06/5806420 Fax 06/5818564 Internet: http://www.armando.it E-Mail: [email protected] ; [email protected] 02-07-025 I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), in lingua italiana, sono riservati per tutti i Paesi. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume/fascicolo, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Via delle Erbe, n. 2, 20121 Milano, telefax 02 809506, e-mail [email protected]
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Sommario
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Prefazione
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Introduzione
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LE VIE DEL PENSIERO L’eredità culturale e politico-sociale del ’900
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UNA VIA ALTERNATIVA L’ispirato vento conciliare Populorum Progressio: cardine e respiro universale della dottrina sociale La ricchezza esperienziale si fa dottrina L’ex operaio e l’enciclica sul lavoro Semi di speranza e carità, preludio all’enciclica sociale La dottrina sociale della contemporaneità Comunità globale ed inclusività
31 31 44 62 77 103 110 148
UNITI NEL CAMMINO Modello di sviluppo e dottrina sociale: canoni d’innovato approccio partecipativo Protagonisti del cambiamento Cultura della responsabilità alternativa alla preconcettualità Una nuova e più partecipata stagione politico-istituzionale
167
Bibliografia
217
167 178 191 197
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Il buio è assenza di luce, ma anche una piccola fiammella illumina, mia cara Beatrice.
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Prefazione
Nel cadenzato incedere quotidiano può occasionalmente capitare d’imbattersi in un incontro tanto inaspettato, quanto coinvolgente, capace di far riaffacciare, in ragione della limpida semplicità dell’approccio comunicativo, così genuino ed essenziale, tanto da sfiorare un’intuibile apparente ovvietà, attempate ed assopite domande su ciò che intorno accade. Il frastornante spedito turbinio che ha scandito il tempo di questi ultimi decenni quasi con abbreviante effetto, ha velato con indomita efficacia l’intimo bisogno di permanente contatto ed incontro quale connaturata, spontanea, riflessiva inclinazione ed intima pretesa relazione, con l’originale essenza della propria interiorità. Incontro che si fa così subitaneo rivelatore del sopravvenuto sopore speculativo per la progressiva emarginazione nell’alimento elaborativo del pensiero della discernente mediazione metafisica, sopraffatta dall’immanente rincorsa dei quotidiani eventi e di riconvenzionali epistemici modelli culturali e comportamentali, congegnati e propinati dall’agguerrito ed interessato sistema mass-mediale, faccia visibile di un potere spesso sfuggente. Sintomi d’innaturali condotte, dagli esordi peraltro superficialmente allettanti, ma orfane d’elaborativi, originali ed attrattivi approdi culturali, quindi spontaneamente avviate a declinante impoverimento, non tralasciando, peraltro, di trascinare con sé l’uomo in un percorso di progressivo, desolante smarrimento, fino a doversi riconoscere incapace, se non impotente, a reagire e, tantomeno, a giovarsi dell’innata, ma assopita spinta intellettiva, quale unico e genuino itinerario riappropriativo d’identitario protagonismo e rigenerativa fonte di autentiche e profonde convinzioni. Tutto ciò in ragione dell’ispessito appannamento, se non di smarrita pratica, della ricerca interiore, quale esperienza assoggettata a protratto e digiunante esilio ed intuitivamente carente, quindi, dell’irrinunciabile alimento culturale e spirituale che, in concorso alla primigenia naturale propensione d’autentica, elaborativa ed innata capacità d’intima crescita, vanno a dotarla, arricchirla e configurarla con quell’essenziale patri9 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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monio di valori, idee e convinzioni che animano, orientano e destinano l’esistenza. Incontro che allora diviene efficace e persuasivo risveglio, fonte ed alimento di rinascita spirituale e riconversione culturale, intima consapevolezza del declinante cammino in atto, convincimento e sprone ad assumere, con intima generosità, sfidanti, quanto indeclinabili responsabilità. Singolare incontro, nelle pagine che seguiranno, con un angolo di storia sovente avaro di occasioni e percorsi d’autentico, diffuso e duraturo progresso ma, altresì illuminato, da parole ed inviti che si compendiano in autorevoli ed ispirati insegnamenti, capaci di rigeneranti percorsi d’attualizzata ed esaltante riconfigurazione, e promotori di un processo di crescita culturale e sociale condotta secondo logiche a guida etica e finalità d’integrale valorizzazione dell’umana condizione e così affrancata dagli ormai consunti e spuntati canoni espressivi dell’ortodossia mercantilistica che, nel loro apparentemente allettante, ma perverso e, spesso, escludente percorso, hanno impoverito l’uomo, sacrificandone l’interiorità e precludendone la crescita, anche sul versante delle prospettive economiche. Incontro quindi con nuove prospettive di promozione e sviluppo, non dimentiche di alcuna componente che appartiene all’uomo, spirituale e culturale, economica e sociale, in un moto di coinvolgente risveglio delle coscienze e che ritraccia autentici perimetri valoriali. Spontanea induzione ad una ribellione intellettuale nei confronti dei così rivelati inganni di un modello sociale ed economico che ha fatto perno sulla debolezza di un pensiero d’omologata condizione e su allettanti, facili ed attrattivi, ma altrettanto fragili e perituri, se non inconsistenti, paradigmi comportamentali e diseducanti referenze. Tale presa di distanza dal modello di sviluppo in atto, nell’alveo di un formativo cammino di riappropriazione valoriale e culturale, quindi d’autentica riconquista di coscienza identitaria, si farà naturale viatico di spontanea e personale maturazione del bisogno di diretta e rinnovata presenza partecipativa, sia sociale, sia istituzionale. Incontro, alfine, che verrà qui proposto e ricercato lungo il percorso di un breve tratto di storia recente, che prenderà occasionalmente spunto ed avvio, nell’incipit introduttivo, da accadimenti, sollecitazioni intellettuali e proposte culturali di non remota memoria, per poi procedere nel solco di un articolato, illuminante e formativo itinerario dottrinario-sociale, costantemente focalizzato su valore e senso d’universale integralità dell’umana crescita. Illuminanti moniti ed esperienziali proposte, quindi, di genuini ed inclusivi percorsi di crescita, dall’apprezzabile incedere per coerenza e sistematicità d’accostamento tematico non elusivi, peraltro, di gravi, quanto circostanziate denunce ed accorati ammonimenti, ma altrettanto ricchi di 10 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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discernenti insegnamenti d’attualizzata e prospettica concretezza d’approccio e di risoluti e creativi interventi. Impegnativo, ma entusiasmante tragitto, che andrà alfine ad approdare in uno spaccato dell’attualità, quale invitante e doverosa necessità ma, al contempo, anche suggestiva opportunità, per imprimere un’auspicabile, decisiva sferzata al sistema politico-istituzionale, con intento di riappropriativa funzione ed esercizio di genuina sovranità popolare, immune da qualsivoglia compromissorietà con superati anacronismi ed ormai consumati e deleteri approcci comportamentali e comunicativi, quali arroganti e sistemiche espressioni d’un distorto esercizio del pubblico potere. Incontro, quindi, con un percorso augurabilmente ed efficacemente proteso a rianimare un’introspettiva, personale ricerca, auspicabilmente rigenerativa del diretto ed interessato impegno a spendersi, per contribuire a ricercare, concorrere a promuovere, e così riaffermare, l’originaria aspirazione realizzativa di quell’autentico ed ineludibile desiderio e bisogno d’integrale crescita di ciascuna persona e con impellente ambizione propagativa al più ampio ambito comunitario e sociale.
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Introduzione
L’uscita di scena “ingloriosa” di quell’aggregazione politica che per anni ha “preteso” di rappresentare gran parte del mondo cattolico, non solo dalla guida del Paese, ma bensì la sua sparizione dalla scena politica nazionale, non ha sollecitato quell’attendibile e diffusa pluralità di analisi ed approfondimenti che fatti di ben minor portata storico-politica hanno provocato, coinvolgendo analisti, storici, politologi, filosofi e tante altre categorie di studiosi che, nell’occasione, non hanno certo prodotto fiumi di inchiostrate analisi o incontri, convegni e consessi, almeno quanto la portata di un tale evento poteva lasciare intravedere o sollecitare. Anche e soprattutto nel mondo cattolico non si sono registrate apprezzabili reazioni, quasi fosse un fatto atteso, prevedibile, ineludibile, naturale conseguenza della crescente, progressiva divaricazione tra le ragioni etiche, progettuali ed ideali, costitutive ed originanti e le scelte ed i comportamenti di chi tali assiomi fondanti doveva esprimere e rappresentare. La sempre più profonda frattura prodottasi nel tempo tra la “forza delle idee”, intesa anche quale irrinunciabile capacità elaborativa di progetti e programmi con respiro transgenerazionale, e la cosiddetta gestione tout court del potere, spesso condotta in un cono di curtense, personalistica gestione, destinata ed orientata a prefigurare la progressiva, e talora arrogante, predominanza del “bene proprio” rispetto al “bene comune”, ha tracciato quel solco incolmabile che ha inghiottito una forza politica di così ampia rappresentanza che ormai anche il contrasto al comunismo non poteva più supportare, in quanto declinato dalla storia. Non è certo questa l’occasione, né tantomeno l’obiettivo, della disamina che andrà svolgendosi per ricercare, dettagliare ed approfondire le cause della “scomparsa”, ma basti rilevare che tutto ciò ha determinato una sorta di strisciante e tacita riproposizione di un non expedit psicologico, che ha divaricato politica e migliori “energie pensanti” ed aggregative del mondo cattolico, tutto ciò facilitato anche dalla sempre più diffusa concezione, divenuta prassi, di “privatizzazione” della fede, disceveran13 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dola da ogni relazione diretta col contesto socio-politico ed economico circostante, anzi esorcizzandone ogni possibile osmosi, ad eludere qualsivoglia probabilità di “contagio”. Tra le concause del progressivo, decadente inaridimento del quadro politico-istituzionale, prigioniero dell’oggi ed incapace di progettualità, privo di ogni tensione evolutiva non soltanto in termini di sviluppo economico, ma anche, e soprattutto, di crescita culturale e di riappropriazione di quei valori etici fondanti, origine ed argine della fruttuosa e prospera cultura civile, che ha espresso e realizzato nel tempo irrinunciabili capisaldi del buon vivere comune, c’è anche l’assenza di quella operosa testimonianza e di quell’apporto valoriale e culturale che autentici cattolici e laici illuminati, in disinteressata collaborazione, seppero a suo tempo tradurre in formidabili e condivise sintesi politiche, economiche, istituzionali e sociali. Semplici e volutamente sintetiche considerazioni, ma che sollecitano meritato esame e cura d’approfondimento, con particolare riguardo a taluni passaggi storici, nel loro sviluppo sociale e culturale e nella loro confluenza politica. Situazioni e condizioni che, prospetticamente sospinte da motivata e comprensibile tensione novativa, andavano poi ricercando, nei primi anni Novanta, risposte e soluzioni nella radicalità di un cambiamento reclamato con sollecita pretesa. Intento fortemente percepito e diffuso, tanto da facilitare spontaneo consenso, talora per abbozzata convinzione, verso quelle forze politiche e sociali che, per apparente minor compromissione o esplicita ostilità a quel sistema, ovvero neo-profilatesi identitariamente, completando o attivando processi di profonda riconsiderazione critica dell’ispirazione ideologica, radicata nei modelli sociali ed economici storicamente incarnati – cambiamenti talora sollecitati, se non pretesi, da conclamato epilogo di talune esperienze storiche e politiche ma, al contempo, compimento d’inevitabili riposizionamenti, atti ad assicurare continuità di rappresentanza di ceti ed interessi ampiamente diffusi ed organizzati – lasciavano intravedere, abbozzando speranze in rinnovati e più edificanti scenari. Percorsi e velleità programmatiche che nel tempo si sono progressivamente svelati, segnalandosi non solo per incapacità progettuale e riformatrice, quali attese condizioni d’ineludibile, strategica, corrispondenza, atte a concepire ed elaborare congeniali iniziative di sviluppo, ma anche per il progressivo manifestarsi di un profondo scadimento etico, appesantito dalla latitanza nell’elaborazione culturale. Voce, quest’ultima, sempre più silente e rarefatta, grave e grande assenza che, privata d’interessato stimolo e creativo alimento, che solo un rigenerato spirito dell’uomo 14 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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può effondere, va via via inaridendosi, fino a precludersi l’afflato sociale e così compromettendo la capacità elaborativa e le necessarie spinte innovative, che dovrebbero trovare naturale riconciliazione entro l’irrinunciabile e persistente obiettivo di crescita, quale imprescindibile condizione di prospera continuità per ogni comunità sociale. Progettualità, quindi, sempre più segregata entro un perimetro congiunturale, con prevalenza d’approccio d’ordine amministrativo, orientata da logiche temporalmente segmentate entro scansioni di breve periodo e ad agente motivante di esclusivo profilo contingente, sicché matrici di comportamenti e percorrenze elusivi o devianti da ogni pretesa dal respiro strategico. La traduzione comportamentale dello scadimento culturale, della ridotta visibilità progettuale, dell’appannamento etico, è andata specularmente impersonandosi negli stereotipati precetti relazionali e di costume, in cui l’apparenza, l’esibizione, la trasgressione, gravate da sbrigativo ed ammiccante, talora ignaro relativismo, anche nelle loro pubbliche forzature, si sono fuse in concorsuale coprotagonismo, enucleandosi in fattivo tributo al progressivo diradamento degli originari, qualificanti riferimenti valoriali, che ispiravano ed animavano i comportamenti e le relazioni sociali. Lo scenario che si è via via prefigurato, è compendiato dall’attuale profonda e fortemente divaricante situazione di incertezza e di disorientamento, da cui discende la crescente difficoltà, talora drammaticità, dei problemi che investono persone, famiglie, aziende, intere società, espressione di tratti comuni a tante Nazioni che, compiacenti dell’apparente autoimmunità al generale impoverimento hanno, con noncurante superficialità, deviato da rifondativi percorsi di rigenerazione culturale, etica e politica, sfuggendo l’assiomatica preminenza del principio che ciclicamente pretende adeguate, se non profonde riformulazioni strategiche, ancor prima delle ormai rituali, quanto ordinarie politiche economiche ed industriali, di regola ritagliate e compresse entro ristretti orizzonti temporali ed orfane di contenuto e respiro prospettico. Pur nell’inquietante trama che fa da sfondo alla difficile e perdurante crisi economica, ma che mette a nudo contraddizioni, fragilità, precarietà, inconsistenze, anche negli stili di vita, va affacciandosi, con crescente e manifesta determinazione, il convincimento, facilitato e sospinto dall’innegabile, generale e diffuso disagio sociale ed impoverimento economico, a rimettere in discussione abitudini e comportamenti personali e familiari, fino a coinvolgere il modello sociale, relazionale e le stesse referenze istituzionali. Consapevolezza che diviene anche richiamo di rinnovata coerenza e che va a ripopolarsi di contenuti interes15 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sati a riguadagnare la loro sostanza etica, ricerca e riappropriazione dei riferimenti valoriali e sete di risposte di verità che non eludono la trascendenza, riabilitazione di insegnamenti e modelli che apparivano appannati, se non archiviati, o relegati in un ambito periferico al contesto socio-culturale, espressione, quest’ultimo, del risaputo contemporaneo pensiero dominante. Progressivo e sistemico impoverimento culturale che, con catalizzante efficacia, il degrado economico e finanziario ha ulteriormente aggravato, perimetrando un contesto sociale segnato da profonde delusioni, crescenti demotivazioni e generale insoddisfazione. Caratteri questi a forte e diffuso impatto sociale e con effetto di trasversalità ma che, pur sintesi di forte disagio, rivelano ansietà ed affanno nella crescente ricerca di rassicuranti ed affidabili punti di riferimento, nella sollecita attesa di nuove, illuminanti risposte, per una ritrovata genuinità intellettuale e freschezza culturale, animate da logiche eticamente rassicuranti. Insieme di forze ed energie rigeneratrici che si appellano alla volontà, al talento, alla creatività, alla responsabilità personale e sociale di ciascuno, per riprendere vigore e concretezza, per riappropriarsi di sostanza valoriale ed ispirata antropocentricità nel ricercare un percorso di sviluppo che corrisponda ad una reale prospettiva di crescita integrale dell’uomo, e che vada a riflettersi in una rinnovata classe dirigente che sappia interpretarlo e condurlo secondo validanti concezioni di ritrovata progettualità e per riassociarlo alla sua originaria logica di globale estensività. Contesto che va quindi decisamente animandosi di crescenti, talora inaspettati appelli, espressivi del dichiarato bisogno di rianimare, riappropriandosene, i profondi insegnamenti ed i qualificanti ed esperienziali riferimenti, da sempre incentrati sulla valorizzazione dell’uomo nella sua complessa integralità, preclusivi degli ormai consunti spazi all’apparenza più facilmente fruibili e la cui attrattività sta nell’appagante e compiacente immediata gratificazione, ma che abilmente cela il connaturato rischio di fragilità e fugacità. Ammaestramenti e guide che oggi, ancor più chiaramente, sono identificazione dell’immutato valore dell’efficacia testimoniale, quale appello d’autenticità e disinteressato impegno ed al contempo pretese di valorizzazione di ogni uomo ed ispirati autori di percorsi condotti dalla sola e genuina ricerca della verità, quale unica ed affidabile via preposta a governarne l’agire. Vigorosa sollecitazione e generale incitamento, affinché in ogni ambito di vita comunitaria, sia culturale, sia economica o politica, si riattivino, affluiscano e s’incontrino “incontaminate” e creative energie che, forti del loro spessore intellettuale ed etico, si propongano con umiltà e sobrietà al servizio del comune e diffuso interesse. Sollecita istanza che 16 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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interpella, come non mai, ad un coerente e proattivo compito la responsabilità di tutti gli uomini di buona volontà, laici o credenti che siano, nell’unificante e non più dilazionabile percorso di rinnovato impegno, che motivi ed alimenti un novato processo elaborativo, atto a tradursi in attrattiva proposta di crescita culturale. Innovativo cammino che riformuli logiche e finalità di ormai consunti modelli economici e finanziari, interessato a rimodularne anche le dinamiche interattive, assicurando adeguato, vigilato, quanto cogente presidio, riappropriativo, altresì, dell’inseparabile referenza etica e capace, infine, di corrispondere all’intento riaccreditativo della funzione e del valore dell’impegno politico, per un rilancio istituzionale prelusivo della riaffermazione di prospettive di autentica e reale crescita civile e sociale dell’intero Paese.
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Le vie del pensiero
Riprendendo lo sviluppo dell’incipit argomentale, non ci si può esimere dal rilevare quanto, anche in ambito cattolico, si sia progressivamente diffusa, sino a prevalere, una concezione dell’essere e del divenire del destino dell’uomo immanentistica, succedanea a quella fondata sul trascendente. La più profonda, quanto lucida e sintetica digressione, connotata di autentica profeticità, ci viene offerta, in tema, dagli scritti di Jacques Maritain, che nella sua opera più nota e diffusa, Umanesimo Integrale, analizza e propone i passaggi storici, filosofici e culturali che hanno progressivamente determinato la profonda crisi della società contemporanea. Come la storia procede più in logica conflittuale che per processi d’integrazione così, parallelamente, le scansioni maritainiane, che hanno dettagliato le diverse concezioni filosofiche e sociali succedutesi nel tempo, hanno delineato la progressiva presa di potere della scienza sulla saggezza, ovvero sulla Sapienza. In estrema sintesi, la concezione “teistica” del mondo e della storia da parte dell’uomo, che poneva Dio a fondamento di ogni cosa si riduceva, nel transito illuministico, all’accettazione di Dio solo nel filtrato ambito della pura ragione, “deismo”, fino a sfociare nell’ateismo che alcuni studiosi definiscono “positivo”, in quanto non ridotto a semplice negazione di Dio, ma concepito in aperta disputa col Suo progetto di vita ed, a loro vedere, in assidua opposizione al progetto dell’uomo, e così elevando poi la sola ragione, in contrapposizione alla fede, ad unico referente e mezzo di discernimento, con funzione di dogmatica validazione di ogni pensiero ed azione umana. Tant’è che oggi il concetto di civiltà ha adombrato quello di cultura inteso, il primo, come sviluppo “materiale, meccanico, estrinseco dalla vita sociale” mentre, come differentemente proposto in Religione e Cultura da J. Maritain: “La civiltà merita questo nome solo se è una cultura, uno sviluppo veramente umano e dunque principalmente intellettuale, morale e spirituale”. Questo passaggio introduce ad una seconda non meno rilevante considerazione: la cultura di oggi ha 19 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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una dominante antropocentrica che le percorrenze storiche ed i profondi mutamenti culturali, cui sarà dedicata concisa rassegna, hanno trascinato verso un approdo che si è andato componendo in un “umanesimo separato dall’Incarnazione”. In punto il Maritain distingueva tre fasi: in un primo tempo si riteneva che “col solo aiuto della ragione, dimentica delle radici donde sale la linfa, si dovesse instaurare un certo ordine umano”, che ancora risente dell’eredità cristiana ma che tende progressivamente “a guastarsi” e definendo tale fase “naturalismo cristiano o periodo classico”; in un secondo momento si andrà ad assistere ad un progressivo distanziamento di certa cultura dal soprannaturale, “fino a prendere posizione contro di esso… con l’intento di instaurare un nuovo ordine fondato sulla natura, che dovrà liberare l’uomo, assicurando allo spirito di ricchezza il possesso tranquillo della terra: è il momento dell’ottimismo razionalista, il periodo borghese della nostra cultura”; il terzo tempo è quello del “pessimismo materialista”, il momento rivoluzionario, in cui l’uomo, ponendo decisamente in sé il suo ultimo fine e non potendo più sopportare il meccanismo di questo mondo, impegna una deliberata battaglia contro i fondamenti trascendenti della legge naturale e contro il suo Autore: “Tenta di far sorgere da un ateismo radicale un’umanità completamente rinnovata”, e di quest’ultima abbiamo potuto apprezzare, nel recentissimo passato, le rovine materiali e morali, anche eredità del cosiddetto “socialismo reale”. Sta di fatto che la concezione della politica, dell’economia e, vistane la stridente attualità, della logica mercantile, è progressivamente traslata verso quello sdoppiamento dell’uomo, incarnato nello spirito cartesiano, che l’attrae in questo dualismo asservendola a mere leggi naturali ed a meccanismi d’ordine materiale, che eludono e sacrificano le umane aspirazioni, obbedendo meccanicamente a proprie regole e finalità specificatorie. L’assoggettamento a regole e comportamenti che travalicano l’ordine etico, o più semplicemente astraggono da ogni finalità in ordine al bene dell’uomo, non richiedono alcuna referenzialità valoriale, trovando autonoma e diretta liceità nella ragione stessa della loro funzione di “scienze politiche ed economiche”, orientate all’affermazione delle loro autonome motivazioni fondanti, anche se confliggenti con ogni istanza di ordine morale, o indifferenti alla ricerca del bene dell’uomo, tantomeno di tutti gli uomini. La pericolosità di una tale concezione politica ed economica, che si sostanzia nel plasmare un “uomo economico”, il cui scopo primario, necessariamente prevaricante ogni altra istanza anche morale, è quello di accumulare beni e di ricercare ogni soddisfazione materiale, andrà risolvendosi nella progressiva erosione della 20 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sua componente etica e di “profonda umanità”. Rischio profeticamente tratteggiato nelle riflessioni di J. Maritain: “…si immaginerà un homo oeconomicus la cui sola funzione è d’accumulare i beni materiali. Se si cerca di sdoppiarlo con un uomo sottomesso alle leggi morali, un uomo veramente umano, lo sdoppiamento resterà inefficiente, poiché l’uomo economico, il cui appetito è insaziabile, divorerà questo suo doppione morale e tutto il resto, e opererà a triturare, simile ad una macchina sanguinante, quella povera, autentica umanità che geme nel sottofondo della storia”. Concezione dell’uomo ed associata configurazione degli assetti comunitari, apertamente conflittuali alle primigenie riflessioni filosofiche aristoteliche e che, con maggiore efficacia ed ispirato vigore, fecondato da profonda e validante tensione spirituale, nonché sostenuto da inoculata lucidità e chiarezza, San Tommaso d’Aquino andava rivendicando e costituendo allorché identificava e poneva i fondamenti ed i principi su cui basano detti ordinamenti, collocandoli con assoluta certezza e convinzione sul piano dell’etica e della “scienza degli atti umani”. Andava così derubricandone l’appartenenza al coacervo delle leggi semplicemente fisiche o naturali ma, ancor più, definendone l’assoluta connotazione di “leggi dell’azione umana, che investono i valori morali: la giustizia, la bontà, il retto amore del prossimo sono parti essenziali della stessa struttura della realtà politica ed economica”, fino ad affermare che “l’uomo necessita di un certo minimum di benessere e di sicurezza materiale, mentre la miseria è socialmente riprovevole: una specie d’inferno”; propositi con finalità di pronuncia dell’assiomatica imprescindibilità dell’apporto del cristiano tanto alla cultura e alla filosofia, quanto all’economia ed alla politica. Al tomismo è stata infatti riconosciuta una forte componente realista che prendeva le distanze, seppure senza contrastarne l’essenza ideale, dall’idealismo platonico, che andava invece ad “assorbire” nell’ordine spirituale ogni elemento di realtà; concezione oggi ancor più significativamente rivalutata puranche da filosofi di estrazione laica che, riconsiderando talune delle obiezioni kantiane e ravvisandone in buona sostanza una sorta di “effetto sudditanza” dovuto al radicamento nell’idealismo gnoseologico ed ontologico, vanno manifestando la loro crescente propensione a tributare al tomismo apprezzamenti per l’opera di feconda sintesi combinatoria nell’osmosi tra realismo e metafisicità. Certamente, in un’ottica di avvicinamento alla contemporaneità, non si può sottacere l’influenza che, nel secolo appena concluso, ebbe il diffondersi di posizioni filosofiche, socio-politiche e dottrinali, talune 21 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dogmaticamente assurte a ideologie che, pur sviluppatesi in ambienti sociali e culturali in aperto contrasto tra loro, hanno differentemente, o con indiretta ed incidentale complicità, pervaso il contesto culturale e sociale, sovente in aperta disputa con le ragioni e gli orientamenti della “civiltà cristiana”, enucleata, quest’ultima, nell’accezione maritainiana, che non contemplava astrazioni di esperienze ed approdi sui versanti della politica e dell’economia, anche a fini riappropriativi d’arricchente nesso etico. La necessaria traduzione in opere, comportamenti e responsabilità, dell’essere cristiani, pervade in effetti le riflessioni e gli scritti maritainiani, allorché viene definita e proposta la “nozione cristiana della civiltà” e l’interrogarsi sulla sua possibile connotazione oppositiva al mondo moderno si fa così prelusivo transito per un’assertiva conclusione: “sì, nella misura in cui questo è inumano”; da ciò rileva la “necessità e la fondamentale esigenza della vita del mondo per cui debba il cristianesimo penetrare fin nel suo profondo e vivificare la cultura e i cristiani debbano, per cercar di farle passare nella realtà della storia, farsi giuste nozioni culturali, filosofiche e sociali, politiche, economiche e artistiche” (J. Maritain, Religione e Cultura).
L’eredità culturale e politico-sociale del ’900 Nel Novecento si affacciarono, proponendosi talora in aperta emulazione, talaltra in contrastato confronto, concezioni filosofiche, culturali, politiche e sociali che plasmarono, sovente con stridente inconciliabilità, inediti modelli di organizzazione sociale, ridefinendo o riconvertendo strutture ed apparati giuridici ed economici, corredandoli con sostanziali o antitetici distinguo anche sul piano etico e generando poderose spinte propulsive e diffusive tali da interessare e coinvolgere intere comunità statuali. In Italia, al liberismo storico e filosofico, nonché politico, che ebbe in Benedetto Croce l’esponente di maggior spicco, si contrapponeva la cultura marxista che trovò nel pensiero gramsciano fertile e diffusa elaborazione e promozione. Non è certo pretesa e finalità di questa disamina avventurarsi in una digressione sulle tematiche liberiste o marxiste che i citati rispettivi esponenti affrontarono e svilupparono, ma una pur compendiata concessione a taluni passaggi diviene utile funzione al fine di focalizzare quanto i movimenti formatisi e cresciuti attorno a queste idee abbiano poi pervaso, con efficacia polarizzante, gli orientamenti culturali e di pensiero ed influenzato le relazioni politiche, istituzionali ed economico-sociali del Paese, anche in proiezione prospettica. 22 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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Di certo, anche se esemplificativamente, si può rilevare che entrambe le pur differenti e contrastanti concezioni, prendendo linfa da una visione dell’uomo comunque parziale, tanto a matrice materialistica, quanto meccanicistica, e come tali, sostanzialmente elusive di contenuti escatologici, quindi declinanti se non addirittura escludenti l’irrinunciabile valore del trascendente nella condizione umana, quale fondante e riflessa esperienza d’ineludibile ricerca di promozione dello sviluppo integrale dell’uomo, tanto da non potersi che rivelare, nel tempo, nella loro congenita relatività, denunciata dal lacunoso incedere esperienziale a crescente connotazione estromissiva e soventemente contrassegnato da emergenti e spesso insanabili conflittualità e contraddizioni. Utopiche illusioni di un Paradiso senza Dio o di un Dio senza Paradiso, disarmoniche ed interiormente distoniche, in quanto rifuggenti ed aliene al bisogno originario ed originante dell’uomo che, per dirla con Sant’Agostino, si misura “con la sete di un cuore inquieto che resterà tale, finché non riposerà nel suo Creatore”. L’analisi crociana, certamente apprezzabile ed articolata sul piano filosofico e culturale, digressiva tra spirito teoretico e pratico e la definizione delle categorie dei distinti e degli opposti, che di fatto va a segregare valori e comportamenti, individualità e relazionalità universale, finisce per risolversi nella sostanziale spoliazione dell’etica dall’economia differenziando, fino ad astrarli, i caratteri valoriali del diritto da quelli della morale e via discorrendo. Rileva così una sorta di relatività introspettiva, solo parzialmente riconciliabile alla prismatica natura dell’uomo, in perenne ricerca di un’equilibrata e proattiva compresenza e coesione di tutte le sue componenti, materiali, spirituali ed ambientali, per una sua crescita armonica e nella sua integralità. L’avversione gramsciana a tale impostazione, ben articolata e motivata ne Il Materialismo storico e filosofia di Benedetto Croce, va poi traducendosi in auspicati scenari, che ancor più deprimono e comprimono quei vitali ed irrinunciabili spazi di sviluppo e crescita integrale della persona la cui sete di libertà, nel suo senso più primordiale ed escatologico, non può essere preferenziale appannaggio del superiore determinismo statale o, ancor peggio, partitico, alla stregua di una traduzione attualizzata dei principi incardinati ne Il Principe del Macchiavelli, la cui soggettività ed individualità viene poi così ampliata e fatta confluire in struttura organica: “Questo organismo è già dato dallo sviluppo storico ed è il partito politico: la prima cellula in cui si riassumono dei germi di volontà collettiva che tendono a divenire universali e totali, la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costu23 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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me”. Tra gli elementi costitutivi o salienti dell’idea di “partito” rilevavano particolarmente: “La partecipazione di uomini comuni, medi, presidiata da disciplina e fedeltà e non da spirito creativo o organizzativo… delegando alla centralità del partito stesso quella forza coesiva, disciplinatrice ed organizzativa” tanto da pervenire, alfine, ad ergere il partito stesso a rango di “nuovo padrone” assoluto. Lo sbocco del pensiero gramsciano confluiva poi in una logica dissolutiva dello Stato nazionale, immaginando e teorizzando la preminenza e la supremazia della dittatura del proletariato, ma con caratteri di transnazionalità. Nell’incedere del Novecento altri affacci di impattanti e suggestive visioni filosofiche ed elaborazioni sociologiche hanno espresso, con caratterizzante e progressiva scansione, la collimazione culturale e di pensiero, amalgamandosi nella loro confluenza sociale ed affermandosi, in crescente commistione con la politica, con accelerante diffusione, in specie per i caratteri di accattivante e calamitante dominanza. In particolare, ed anche in funzione del percorso e delle finalità che si andranno di seguito meglio a delineare ed approfondire, si segnalano l’opera ed il pensiero di due autori, di chiara fama internazionale, accreditatisi per la diffusa referenzialità delle loro distintive analisi, dal travagliato e talora sofferto approccio esistenziale, sviluppate ed amplificate nella loro prossimità sociologica, fino a profilarsi in rappresentazione politica e non disdegnando talora anche sussulti ideologici. Impulsi culturali e sbocchi ideali, che solo se calati ed enucleati in correlata ed interagente contestualità nello scenario politico, sociale ed economico del tempo, si concedono ad efficace lettura, a maggior beneficio del rigore esegetico. Segnatamente, andarono distinguendosi per la peculiare e trainante influenza ad effetto ed assorbenza transnazionale, attraendo ed orientando ceti intellettuali ed intere aree sociali e culturali, confluite poi in movimenti che, in aperta conflittualità col sistema, inteso come potere costituito, andavano reclamando nuovi ed alternativi spazi d’esperienzialità collettiva, quali configurazioni d’inediti e fertili consessi sensibili, quanto permeabili, alle emergenti proposte culturali, seppure infrequentemente trasgressive dal tributo ideologico, ma soprattutto percorsi da vocata finalità aggregativa sul versante politico. Approcci filosofici e spunti sociologici, utilmente e funzionalmente associabili in unitaria assunzione, quale ideale referenzialità connotativa ed assertiva di quel dogmatismo intellettuale e culturale capace di contrapporsi efficacemente alla prosaica e declinante “mentalità corrente”, nel solco dell’ormai insanabile frattura generazionale, quale preludio ad una rinnovata, e ricercatamente egualitaristica, stagione politica e dei diritti. Come non ricordarsi de L’Uomo a una di24 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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mensione di Herbert Marcuse, in cui affiorava l’assunto che marcava l’appiattimento sociale ed il conformismo, quali condizioni consequenziali anche all’assorbimento dei valori borghesi da parte di strati sociali proletari e la cui omologante sollecitazione eludeva la possibilità di differenziare le proprie scelte in campo politico e sociale. Ciò anche in funzione della natura repressiva che veniva attribuita al contesto socioculturale, che espropriava gli individui – pur questi convinti o illusi – della propria autonomia e convinzione nelle scelte dei mezzi e delle condizioni per il libero discernimento. Tutto ciò si traduceva in una linea di aperto ed aspro contrasto verso il sistema, denunciando anche l’incapacità di altre correnti di pensiero, pur critiche verso il sistema stesso, ad eludere l’ormai replicante epilogo incline ad allinearsi in una sorta di unidimensionalità, priva di ogni spinta alternativa e di contrasto al dominio della tecnologia, con prerogative d’attrattività, in esito al suo cosiddetto endemico “effetto democraticamente dominante” e dai caratteri di trascinante efficacia anche per strati sociali storicamente ai margini. Sintesi di tutto ciò è la sua annotazione: “Democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico”. Solo attraverso la radicalità nell’opporsi al sistema, facendo leva sulla “disperazione dei disperati”, cioè di coloro che non erano “inglobati” nel sistema (derelitti, disoccupati, emarginati), concetto poi allargato a coloro che erano vittime dell’imperialismo dei Paesi ad economia capitalistica, e delegando alla creatività ed all’immaginazione la capacità di contrastare il sistema, si poteva pervenire alla liberazione dalla sua tirannia tecnologica e da quella strisciante ed occulta capacità attrattiva e persuasiva che condizionava ed “unidimensionava” la realtà sociale. L’uomo marcusiano, segregato ed ingessato in una sola dimensione, non ha peraltro trovato una dimensione alternativa al “gran rifiuto della società tecnocratica”, quale possibile e praticabile percorso riconciliativo, con quelle analisi ed avversioni – più che adombrate soluzioni – pur coraggiosamente impietose, ma inconsistentemente profilate nell’ambito di un modello dai contorni incerti, talora quasi surreali. In quell’idea di società dipinta come “un’opera d’arte” che, seppur attraente soprattutto per le giovani generazioni, si è poi progressivamente rivelata confusamente debole, utopisticamente suggestiva, ma fuorviante dalla realtà, ben lungi dall’indicare concrete, praticabili e durature soluzioni, coniugabili alla necessità dell’uomo di liberarsi veramente dal sopore culturale e dagli omologanti condizionamenti sociali. Bisogno e desiderio emancipativo “dal sistema”, da ricercarsi e da perseguire, invece, non semplicemente manifestando o urlando la propria rabbia, se non addirittura ricorrendo 25 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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alla traduzione violenta dei propri dissensi, ma necessariamente attraverso un processo di consapevole e concorrente maturazione culturale, sociale e morale, vale a dire coinvolgendo e valorizzando, nella loro interattiva complementarità, “tutte le dimensioni dell’uomo”. Dimensioni che, per loro naturale confluenza esistenziale, sono trasversali anche al soddisfacimento dei bisogni materiali, ed essenza e guida per impostare la ricerca di un autentico dialogo ed un profittevole confronto atti a facilitare e promuovere relazioni sociali fondate sul comune rispetto, ordinate ad una generale e diffusa utilità destinata a perseguire uno sviluppo equabile, in uno alla presa di coscienza dell’irrinunciabile necessità di ricercare e favorire la crescita interiore dell’individuo, orientata, quindi, all’esperienziale maturazione del senso trascendente dell’esistenza, fino all’impellenza di desiderarne la condivisione con tutti gli altri uomini. Aspirazione che si fa volontà d’interazione profonda tra coscienza della propria condizione e delle umane aspirazioni e l’incessante richiamo dell’essere interiore ad alimentare e far crescere la dimensione spirituale, che spontaneamente andrà assecondando la valorizzazione serviziale dei carismi, cioè di tutti quei doni e qualità che tratteggiano e risaltano le diversità di cui ciascun uomo è portatore e, siffatto, destinate ad una proficua condivisione. Composito percorso di ricerca e multiforme proposito di crescita, che non potrà mai essere parcellizzato o artatamente segmentato, per non invalidare, assecondando una qualunque tentazione emarginativa, taluni apporti, seppur all’apparenza o convenientemente marginali, ma anch’essi partecipi, in integrante concorsualità, alla promozione dell’uomo e quale irrinunciabile presupposto di contagiosa crescita dell’intera comunità. L’alternativa corrisponde al rischio, ormai storicamente accertato, d’avventurarsi in un percorso più o meno cruento con sbocchi, alfine, dal risaputo e svilente esito, di avvicendare una classe dirigente ad un’altra senza reali, diffusi e sostanziali benefici nel tempo per l’intera collettività che, pur concedendo di norma pesanti tributi al cambiamento, è poi sovente nuovamente coinvolta nello scontare prospettive peggiorative, se non replicanti, almeno nella sostanza, le precedenti, pur nella mutata tonalità espressiva del potere, consuntivandosi così, a posteriori, i soli pesanti costi sociali di un illusorio o ingannevole “transito”. Contem-poraneo protagonista del pensiero filosofico prima, e del movimento politico d’ispirazione marxista poi, Jean Paul Sartre andò tratteggiando una proposta di sintesi ateistica, di matrice esistenzialistica, mutuandola, in seguito, con connotazioni e principi di derivazione marxista. L’uomo veniva così pervaso da una tensione progettuale orientata alla personale deificazione, pur nella progressiva con26 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sapevolezza, poi evidenza, della caducità di tale pretesa, anche perché priva di principi discriminanti, quali agenti orientativi e di validante confronto delle scelte, ed in certo modo indici di fondatezza. Da ciò il persistere nell’uomo di uno stato di angoscia per quella fuorviante autodeterminazione evoluta a precario sintomo di una libertà sostenuta dal “nulla”. Questa sorta di autoreferenzialità si poteva sviluppare solo all’interno del perimetro dell’oggettiva e contigua realtà, sia sociale che economica, e connotata di caratteri inclini a generare fattori e condizioni ambientali tendenzialmente limitativi, se non compressivi, della libertà di azione, fino a segregarla in una logica prospettica deterministica, nella quale le circostanze andavano a presidiare, se non addirittura a dominare, anche la volontà. L’adesione al movimento politico d’ispirazione marxista sottese poi l’impegno a coniugare, e quasi favorirne l’osmosi, i principi marxisti con l’esistenzialismo, fino a privilegiare l’assunto materialistico, con la sua preminenza sull’uomo, quale elemento dominante ed ineluttabile, seppure prescrittivo di evidenti “rinunce”, anche sul piano della libertà. Se, a fondamento dell’esistenzialismo ateo, sussiste l’assioma del “non saper che farsene di Dio”, di converso, rileva poi il senso di fallimento o di impotenza che pervade l’uomo nell’incapacità di poter ricercare o attribuire qualsivoglia fondatezza all’agire; si assolutizza quindi il valore dell’esistere sull’essere, la primazia di tutto ciò che c’è su ciò che è, delegando all’immaginazione ed alle emozioni, che sormontano la ragione ed eludono la realtà, se non addirittura negandola, la funzione di transito per l’affermazione autentica della propria libertà. Libertà che sarà esercitata in un’altalena tra scelte proprie e contingenti e condizionamenti esterni, informata al mettersi continuamente in discussione, oscillando fra esistenza ed inesistenza, condizione, questa, d’equivalenza al nulla che, fondandosi sul negazionismo della speranza, tende a tradursi in preludio a facile disorientamento, se non ad evolversi a prodromo d’angoscia. La schematica e volutamente sintetica digressione che precede è mera funzione alla configurazione di uno scenario che ritrae quel momento storico e culturale in cui talune significative correnti di pensiero filosofico e sociale hanno goduto di particolare accoglienza, amplificazione e traduzione, nel fertile e cromatico contesto culturale e politico dell’ultimo scorcio di quel secolo, apparentemente lontano, ma ancora così contiguo all’attualità; ciò anche ed in quanto assunte e coniugate nel pensiero di fiorenti movimenti, organizzazioni e partiti politici, protagonisti di quel periodo. Quanto premesso è pertanto utile strumento per la rappresentazione di un’epoca di forte transizione e cambiamento, 27 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dall’efficacia talora disorientante, se non disgregativa, ed ove tutto, anche primarie istituzioni, sino ad allora capisaldi indiscussi e stabili riferimenti in ambito sociale, culturale e spirituale, veniva messo in discussione, come si soleva dire “contestato”, ovvero, e con riguardo a talune minoritarie o esigue componenti, o espressioni socio-culturali, persino incoraggiato, di massima con coltivato intento, seppure talora esplicitato, anche il sovvertimento. Finanche il mondo cattolico non fu impermeabile a “quest’offensiva”, connotandosi al suo interno di quelle divisioni e lacerazioni che, amplificativamente e con trasversale progressione, permearono intere comunità nazionali, con particolare presa e vigore nei Paesi più industrializzati, senza peraltro dispensare, pur dispiegandosi con differente intensità o modalità connotativa, o attenuata, manifesta efficacia, per comprensibili ragioni socio-politiche, ben più vaste e numerose comunità statuali, all’epoca soggiogate da regimi dittatoriali che, pur nella diversa se non antitetica politico-genesi, apparivano autoimmuni e tantomeno esposte a qualsivoglia dissolutiva velleità: assiomaticità relativa, quest’ultima, storicamente effimera e puntualmente smentita dai più o meno recenti eventi storici. Parte del mondo cattolico, infatti, assorbì con impatto talvolta specularmente ricettivo tali immani metamorfosi e proposizioni culturali e politiche, sviluppando al suo interno una sorta di blastogenesi di gruppi ed aggregazioni, finanche di esigui drappelli, talora simmetricamente replicanti idee ed intenzioni mutuate da movimenti e correnti di pensiero al tempo espressivi di dominanza culturale, ed in prolifica fase espansiva, palesemente conflittuali, o per lo meno distoniche, agli insegnamenti della Chiesa, se non, a volte, in aperto contrasto con la visione cristiana dell’uomo. Concezioni, queste, spesso marcatamente focalizzate su temi a sbocco sociale e diffusamente connotate da una sorta di neo-antropocentrismo culturale e che andavano, con crescente frequenza, assumendo contrapposte o dicotomiche visioni anche in ordine allo loro pratica traduzione esperienziale in campo sociale e politico. Distonie dall’intuibile maggior percettibilità, se comparate alla concezione d’umanesimo integrale incarnata dal cristianesimo che, per dirla con San Tommaso d’Aquino: “Umanesimo purificato dal sangue del Cristo, umanesimo dell’Incarnazione”. Avvincenti ed originali moti di pensiero filosofico-politico dunque, a forte impatto e sorprendente presa, che incitavano alla sollecita ricerca ed affermazione di un rinnovato spirito di libertà, esprimibile e condensabile in una mutata e ridefinita concezione di liberazione dell’uomo da vincoli, condizionamenti, sfruttamenti, regole, condizioni e costrizioni che, arroccati Sistemi Istituzionali e modelli economici dominanti, tout 28 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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court, i poteri tradizionalmente ed artatamente strutturati, consolidati ed, a lor vedere, proditoriamente custoditi, tendevano ostinatamente a preservare pro domo propria, quale autorigenerante sistemica condizione di perdurante presidio e garanzia di salvaguardia d’incontrastabili prevaricanti assetti, depositari di selettivi privilegi e di rinsaldate elitarie prerogative. L’allora nascente “teologia della liberazione” andava così affacciandosi ed accampando preminenti ragioni di ordine sociale ed emancipativo e sottendendole all’invitante richiamo per un diretto coinvolgimento della Chiesa nella politica, in quanto implicitamente sostanziate, secondo patrocinante persuasione, nel messaggio cristiano e senza, peraltro e talora, disdegnare, o talaltra giustificare, anche l’uso della forza (Nicaragua docet). Tale concezione teo-sociale, adombrata da pretese esegetiche talora misconoscenti il magistero, costituì una delle più significative espressioni di settaria ed auto-accreditante interpretazione dottrinaria in seno a quell’articolata proposizione di modelli sociali e politici, financo ideologici, che andavano via via radicandosi nel popolato polimorfismo culturale e di pensiero del tempo, rivelandosi viepiù invasivamente minacciosa della stessa filosofia morale cattolica, contributo e conforto sapienziale, quest’ultimo, storicamente e saldamente ancorato ai principi dell’ortodossia ecclesiastica, in specie per la manifesta e convinta assertività di posizioni in aperta disputa con taluni fondamenti di convalidante sostanza, propri della dottrina sociale della Chiesa. Per quanto attiene la filosofia morale cattolica, non si potrebbe che tristemente rilevarne l’ormai storica latitanza, in quel suo prezioso ruolo formativo di elaborazione, sviluppo e contestualizzazione del pensiero cristiano ed al contempo segnalarne l’impellente necessità di rinvigorita ripresa, in ordine ad una feconda ed esortativa riappropriazione di tale preziosa funzione esplorativa ed esperienziale e, per dirla col Maritain: “Riscoprendo e sviluppando, alla luce dei segni dei tempi, la quasi archiviata filosofia morale cristiana, conferendole il giusto ruolo nell’orientamento comportamentale dell’uomo entro il perimetro delle leggi etiche, profonda interprete e indagatrice della natura dell’uomo. Tutto ciò, non secondo logica di una malintesa conflittualità concorrenziale con la teologia, ma bensì riconoscendo alla stessa, valorizzandolo, quel ruolo tanto insostituibile quanto complementare per la promozione e lo sviluppo integrale dell’uomo. Prioritario ruolo che, assegnato alla filosofia cristiana in quanto guidata dalla ragione, trova fondamento e riferimento irrinunciabile nella teologia, ricevendo da quest’ultima, in quanto scienza subalternante, luci e principi fondanti”. In Scienza e Saggezza lo stesso Maritain così poi definisce e risolve il possibile dua29 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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lismo: “La teologia considera la condotta umana, con i suoi fini naturali e temporali, come il suo fine eterno e soprannaturale, prima di tutto in quanto la vita dell’uomo è ordinata a questo fine soprannaturale, ossia alla perfetta conoscenza di Dio; la filosofia morale, adeguatamente presa, considera la condotta umana, con il suo fine eterno e soprannaturale, come con i suoi fini naturali e temporali, prima di tutto in quanto la vita dell’uomo – senza essere nello stato di pura natura – è ordinata a quei fini naturali e alle opere temporali, elevati ma non aboliti dalla loro relazione con il fine ultimo soprannaturale”. Profonde ed ispirate riflessioni e concreti e motivanti orientamenti, anche al servizio di quelle diffuse, talora diversamente orientate, sollecite, motivazioni ed aneliti di onesta ricerca di libertà ed, ancor più, di liberazione dell’uomo. Istanze esistenziali e tormentato ed incalzante desiderio d’incontro con la verità, che possono afferrare maggiore sostanza compendiativa, in primis per i cristiani, ma anche per tanti uomini di disinteressata ed onesta disponibilità d’animo, nel diacronico insegnamento di Sant’Agostino che individua nella libertà dell’uomo il carattere positivo della volontà che aderisce all’ordine del bene, e che trova ulteriore illuminante nutrimento, complemento e concreto incoraggiamento, in altra Sua “confessione”, altrettanto espressiva di essenza interpretativa a sfondo teologico, e così pronunciata: “…retrocedendo dalla verità mi sembrava di andarle incontro, poiché ignoravo che il male altro non è che privazione di bene fino all’annullamento assoluto”.
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Una via alternativa
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L’ispirato vento conciliare Fu proprio nel bel mezzo del secolo scorso, in quello scenario sinteticamente tracciato, popolato da tante complessità, contraddizioni, travagli e disorientamenti, ma anche fertile di speranze, volontà creative e partecipative, che coinvolsero trasversalmente, seppure con sfaccettature e peculiarità geo-politicamente differenziate, interi continenti, che il Sommo Pontefice Giovanni XXIII ebbe l’ispirazione di convocare il Concilio Ecumenico Vaticano II, con solenne seduta inaugurale nell’ottobre del 1962. L’anno successivo, poco dopo aver promulgato l’enciclica Pacem in Terris, concludeva la sua indimenticata missione terrena, lasciando a S.E. il Cardinale G.B. Montini, che gli succedette col nome di Paolo VI, una pesante eredità: un Concilio che doveva ancora incardinarsi ed ancor più sostanziare le sfidanti ed impegnative tematiche, preminentemente ecclesiologiche, nel solco di una fedele e feconda rappresentazione contestualizzata, fondante e condivisa, degli orientamenti del Santo Padre, per la loro confluenza, in sistematica ed organica traduzione, nelle Costituzioni conciliari, divenute cuore, fondamento e riferimento della rinnovata missione della Chiesa nel mondo. Insegnamenti di universale e vincolante sostanza, in quanto inequivocabilmente autentici, cui la Chiesa si affida per “rivolgere la sua parola non ai soli figli della Chiesa, né solamente a tutti coloro che invocano il nome di Cristo – così come recita la costituzione pastorale Gaudium et Spes – ma a tutti indistintamente gli uomini, desiderando di esporre loro come il Concilio Vaticano II intende la presenza e l’azione della Chiesa nel mondo contemporaneo”. Già nel corso della cerimonia solenne d’inaugurazione del Concilio, Papa Giovanni aveva pronunciato l’indimenticabile discorso Gaudet Mater Ecclesia nel quale veniva identificato il focus conciliare: “…occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto 31 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione”. Nelle pagine “In limine” curate da Henri de Lubac, s.j., nel testo titolato La Chiesa del Vaticano Secondo vengono segnalate talune difficoltà nell’affrancarsi, da parte di qualcuno, da timori se non addirittura da sconcertanti paure: “Un ritorno troppo determinato al linguaggio della Bibbia e dei Padri sembrava minacciare il rigore dommatico. Si aveva paura di lasciare le stabili certezze per lanciarsi su un terreno troppo mobile. Temevano il vago, le novità, forse anche gli impeti eccessivi. Per certi spiriti, lo sforzo di possessione nel quale si pretendeva di impegnare la Chiesa si confondeva con una sorta di larvata abdicazione; in realtà non era che un malinteso. Di ben altro si trattava!”. Quando peraltro Christopher Butler, benedettino e figura conciliare di primo piano, “salutò lo sforzo di rinnovamento teologico, da qualche tempo avviato”, tutto pareva risultare già mirabilmente chiarito: “Va riconosciuto qui, diceva, un effetto dello Spirito di Dio; è un segno della vitalità della Chiesa; è la risposta che il Verbo di Dio prepara per sovvenire ai nuovi bisogni degli uomini… per annunciare al mondo la Buona Novella con uno spirito rinnovato”. Anche in tema di convinzione e generosità d’adesione e soprattutto di apertura ad un rinnovamento dello Spirito, il citato testo riproponeva ex post quelle preoccupazioni, riferibili a taluni ambienti curiali e clericali, particolarmente refrattari, ed “attraversati da vani timori”, già espresse dal Pontefice nella seduta inaugurale il Concilio. In tale occasione Giovanni XXIII ebbe a rilevare: “Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa”. Facendo eco alle ragionevoli e fondate perplessità giovannee, Henri de Lubac annotava: “Senza uno spirito nuovo, che animi anche il centro, senza un nuovo impulso, che venga dal centro, i tentativi di rinnovamento rischiano di risultare anarchici e disordinati”. Queste annotazioni, seppur a margine di un evento di indiscutibile rilievo e portata dentro e fuori l’ambiente ecclesiastico, assumono in questa sede mera funzione ermeneutica di quella fase storica ove la Chiesa, come nave in piena tempesta, fu particolarmente ispirata dallo Spirito, nonché sollecitata dalle profonde incertezze del cambiamento in 32 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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atto nel compimento del suo “dovere permanente di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole, spesso drammatiche” (dall’Esposizione introduttiva della Gaudium et Spes). Al centro dell’assise ecumenica fu posta la Costituzione dommatica Lumen Gentium, connotando così ulteriormente l’eminente ecclesiologicità del Concilio Vaticano II; documento di così ricco e profondo respiro, dall’ampio profilo escatologico e la cui luce andrà poi a riflettersi su tutti gli altri documenti conciliari. Costituisce fatto non solo gradito, ma di particolare, significativa e doverosa memoria, segnalare l’autorevolissimo, quanto pregnante apporto conciliare, riconoscibile non solo per l’apprezzato e profondo valore teologico, ma anche ed in quanto intriso di chiara e coerente lucidità intellettuale, dell’allora Cardinale S.E. Joseph Ratzinger. Nel già citato testo La Chiesa del Vaticano II, con fertile ed ispirata autorevolezza, Ratzinger offre ancor più una chiara e rassicurante spiegazione teologica sulla “Collegialità Episcopale”, riproponendo nella parte conclusiva la primazia della Costituzione, e così esprimendosi: “…nel complesso dei testi emanati dal Magistero della Chiesa, nei tempi moderni, la presente Costituzione occupa una posizione di preminente importanza, che la fa essere come una specie di centro di interpretazione. Nei prossimi decenni ed oltre, la Costituzione dovrà, in larga misura, attirare su di sé l’attenzione dei teologi, ai quali spetta il compito di assimilare il contenuto ed esprimerlo convenientemente perché sia messo al servizio della predicazione. Sarebbe falso, tuttavia, credere che tutto il lavoro dei teologi si debba ora esaurire nella interpretazione delle affermazioni conciliari. Il senso di questo testo non è precisamente quello di assorbire le forze dei teologi ma, piuttosto, quello di condurli fuori da se stessi e di accompagnarli e guidarli alle sorgenti del perpetuo rinnovamento e ringiovanimento di tutta la teologia: alla Sacra Scrittura, cioè, ed ai ricchi tesori che, di generazione in generazione, si possono tirar fuori dagli scritti dei Padri”. Riprendendo l’incipit della disamina conciliare, in ordine al necessario riposizionamento su tematiche di particolare attinenza al progressivo sviluppo argomentale dell’analisi in corso, rileva quanto l’illuminata, lucida e profetica ispirazione di Paolo VI, nel leggere ed interpretare, anche con sofferenza, i segni dei tempi, si sia manifestata con ammirabi33 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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le discernimento nell’orientare e promuovere in sede conciliare la stesura della Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Tale documento traduceva ed attualizzava la proposta cristiana nel mondo contemporaneo, in una fase storica in cui forte soffiavano venti attrattivi e suadenti, già oggetto di soffermata attenzione, quali sirene di un cambiamento che, pur per differenti, contrastate, se non contrapposte vie, s’andava caratterizzando nel proporre un mondo diverso, e, “a suo dire”, migliore. Scenario, seppure non chiaramente delineato, talora confusamente e debolmente abbozzato, ma che suscitava grandi interrogativi ed altrettante incertezze ed in cui, spesso, il grande assente era Dio e quindi la verità sull’uomo. Nel proemio della Gaudium et Spes l’invito della Chiesa è rivolto a tutti gli uomini, e quindi “non solo a chi invoca il nome di Cristo”, ponendosi così al servizio dell’umanità e dell’uomo, ma di un uomo integrale, nella sua dimensione prismatica, ben diversa e distonica dai modelli culturali e dai paradigmi identitari e sociali all’epoca dominanti. Il servizio all’uomo viene così primariamente proclamato nel proemio stesso: “Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l’umana società. È l’uomo dunque, ma l’uomo integrale, nell’unità di corpo e anima, di cuore e coscienza, di intelletto e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione”, identificando nella Chiesa la titolarità della missione di “continuare sotto la guida dello Spirito Paraclito l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto al mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non a essere servito”, riprendendo e sostanziando siffatto, ed ancor più, lo spirito di ispirata coesione e collaborazione prefigurato e promosso dalla Pacem in Terris. Nella parte introduttiva, la Gaudium et Spes delinea le caratteristiche, annuncia le speranze, prefigura le angosce delle condizioni dell’uomo nella contemporaneità e nel suo divenire, in un’epoca contrassegnata da profondi mutamenti sociali e culturali e dall’incombenza di modelli politici espressivi degli evocati orientamenti del pensiero, in via di penetrante e diffuso radicamento, e destinati ad un diretto, talora eclatante impatto sociale, già oggetto di pur sintetica e funzionale riproposizione. Lo spunto, assiomaticamente connotato, sul ruolo dei laici nel mondo, era già stato chiaramente definito nella Costituzione Lumen Gentium: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i singoli doveri e affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, da cui la loro esisten34 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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za è come intessuta”. Tale condizione fu particolarmente focalizzata e sviluppata nei documenti di base, che costituirono solida e strutturata referenzialità preparatoria dell’indimenticato convegno postconciliare “Evangelizzazione e Promozione Umana”, la cui amplificata eco, dilatatasi poi nel tempo, lo ha designato come punto di riferimento dei successivi, stimolanti incontri di studio e di approfondimento, depositari di ampie ed apprezzate pagine di insegnamenti a profonda matrice etica e di alto profilo sociale. In particolare, si andavano a discernere le più efficaci modalità comunicative, da associarsi all’individuazione delle migliori percorrenze, al fine di promuovere e diffondere, con calzante validità e vitalità, i preziosi insegnamenti conciliari, sia nel cammino interno alla Chiesa che, in particolare, nell’affrontare partecipativamente e proattivamente, nel più ampio consesso sociale, con convincente e rinnovata proposta testimoniale, i profondi e radicali mutamenti in atto. Cambiamenti epocali, tanto rilevanti quindi, se non sconvolgenti, ma fondamentalmente accomunati, animati e proiettati, così come interpretato e descritto dagli atti congressuali, “all’aspirazione alla libertà, alla giustizia, alla pace e all’uguaglianza; …all’affermazione dei diritti di ogni uomo…, sono alcuni dei grandi valori che il mondo di oggi sta riscoprendo e promuovendo, anche se attraverso innumerevoli arresti ed involutive contraddizioni”. Questa presa di coscienza sempre più universale dei valori umani, che ha nel cristianesimo un profondo riferimento identitario, piena rivelazione, valorizzazione e perfezionamento, pur tuttavia conduce ad un’assertiva riflessione: “Ma questi valori, che solo nell’annuncio del mistero di Cristo morto e risorto trovano la più solida base ed il più autentico compimento, vengono spesso affermati all’insegna di una visione dell’uomo, della storia e della realtà, chiusa nei confronti di Dio; la ricerca e l’impegno per la loro realizzazione rimane allora contrassegnata da una profonda ambiguità”. Seguirà un’imponente rassegna documentale, ricca di un’ampia disamina dei fenomeni più emblematici ed a maggior impatto e prospettica crescente influenza, tra cui, in particolare, la secolarizzazione e la tematica mass-mediale. Quella dei mezzi di comunicazione di massa fu, in effetti, argomentazione di particolare ricorrenza durante il pontificato di Papa Paolo VI che, profeticamente, e con largo anticipo segnaletico, anche ricorrendo ad accorati appelli alle coscienze, ne evidenziò l’allora potenziale rischiosità e l’attrattiva vischiosità, con l’intento di convogliarne l’attenzione ad un corretto, consapevole e critico approccio. Intese così mettere in guardia, con dolente e predittiva apprensione, dalla prospettiva di una quanto mai repentina presa di potere nell’influenzare, talora anche con 35 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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occulte modalità persuasive, l’orientamento delle scelte, nell’indirizzare e caratterizzare la stessa formazione personale, destinata poi ad amplificarsi e confondersi nel suo confluire nella cosiddetta mentalità corrente; intento anticipatorio, non circoscritto a riduttiva denuncia dei rischi, ma soprattutto consapevole incitamento all’urgente impegno a proporsi per coglierne e fruirne le immani opportunità. Riflessioni documentali ed appelli, nell’attualità sovrapponibili, in ogni loro più dettagliata e manifesta anticipatoria sollecitazione, all’ormai ineludibile, incontrastato potere assunto dai mass-media, invasivamente entrati nella quotidianità della vita familiare e sociale fino a scandirne i tempi, modularne le regole e così orientando, con sfrontata omologazione, anche subliminalmente, comportamenti, opinioni, abitudini, fino alla tipicizzazione dei modelli di vita. Non più quindi originale strumento di comunicazione, di promozione culturale, d’informazione pacata, imparziale, equilibrata, autentica e disinteressata, ma frequentemente subdolo diffusore di opinioni consapevolmente orientate, di pseudo-verità frutto di generalistiche asserzioni, alimentate da logiche relativistiche e risonanti del senso di malintesa tolleranza, che trova fertile alimento nel sempre più indifferenziato contesto culturale, privato anche dei tradizionali forti contenuti identitari e troppo spesso compiaciuto di varcare i confini non solo dell’etica, ma anche del più semplice buon gusto e nella spasmodica rincorsa alla trasgressività. L’argomento mass-mediale, che meriterebbe certo più ampia, complessa ed esaustiva trattazione, pur non riguardando le finalità in argomento, è purtuttavia condizione interattiva e strumentale a questa disamina, prospettiva peraltro di più intuibile riconciliabilità nel prosieguo. Il pur sommario richiamo, assume qui anche giusta e doverosa testimonianza e memoria della mirabile figura di quel Pontefice, il cui lungimirante spessore intellettuale si coniugava ad una profonda, profetica e discretiva comprensione dei segni dei tempi e che, forse, troppo pochi anche nel mondo cattolico, seppero cogliere, intuire ed intimizzare, per affrontarne e svilupparne per tempo i segnaletici ammonimenti ed in ordine alla loro prospettica confluenza in più complesse e generali problematiche. Di certo non è trascurabile il fatto che tali mezzi abbiano sempre più efficacemente orientato scelte, indirizzato opinioni, comportamenti, delineato posizioni e talora maturato convinzioni, anche fuorvianti rispetto agli insegnamenti della Chiesa, propinando talora informazioni e messaggi rispondenti ad arbitrarie logiche o consegnati a vagliati consessi dibattimentali, pur anche orditi con intenti di sbilanciata interlocuzione, ovvero senza adeguato, informato, ed autorevole con36 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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traddittorio. Anche le crescenti “distrazioni” di taluni ambienti cattolici non hanno all’evidenza favorito un compensativo approccio al fragoroso suono di tali, e tante altre, diverse campane!… non premurandosi, talvolta, neppure di segnalarne le evidenti stonature. Riprendendo i contenuti della Gaudium et Spes, che più direttamente richiamano e definiscono l’impegno dei laici nel contesto economico, culturale, politico e sociale si ritrova, sempre più chiaramente riproposto e contestualizzato, l’imperativo monito “di promuovere la dignità ed integrale vocazione della persona umana, come pure il bene dell’intera società. L’uomo infatti è l’autore, il centro ed il fine di tutta la vita economico-sociale”. Nella disamina che segue già si intravede un’anticipazione di quella che oggigiorno viene definita “globalizzazione”, enunciativa anche di inquietanti motivi di preoccupazione, con particolare enfasi sul tendenziale moto di conquista, da parte dell’economia e della finanza, del primato sull’etica, sulla politica, tout court sull’uomo e profilandone la predominanza su interi popoli e Nazioni. Profilatura, questa, di una panoramica prospettica predittiva della situazione attuale, propriamente ove si fa richiamo ad una prospettiva di regresso delle condizioni sociali, in particolare delle fasce più deboli delle popolazioni e si denuncia la crescente dissipazione dei beni, non solo nelle economie avanzate, ma anche da parte di taluni ceti opulenti, presenti nei Paesi in via di sviluppo, destinati a dominarne, sempre più, la crescita e governarne, per poi beneficiarne in larga misura, i processi di progressiva evoluzione: “Il lusso si accompagnerà alla miseria”, ed il potere, soprattutto economico, per la sua conquistata primazia sulla politica, si concentrerà così nelle mani di pochi uomini ed istituzioni. L’orientamento conciliare è quello di sollecitare le coscienze a promuovere lo sviluppo economico al solo servizio dell’uomo e sotto il controllo dell’uomo, mettendo in guardia dalla facile e possibile evenienza della concentrazione dei centri decisionali, vale a dire pochi gruppi che “abbiano in mano un eccessivo potere economico”. La via che viene tracciata propone e sollecita quindi soluzioni diversamente profilate rispetto a quei modelli politici ed economici di forte impatto ed attrattività sociale, molto attivi e di grande presa, fertilmente espressi lungo il corso di quel periodo storico, già utilmente richiamato, in seppur sommaria rappresentazione. L’assioma dello sviluppo diviene connaturata condizione del suo assoggettamento al controllo dell’uomo per cui, se da un lato il concorso e/o i benefici non dovevano interessare solo ristretti gruppi di potere, talora promotori di falsi concetti di libertà, escludenti o elusivi di qualsiasi giusta riforma sociale, dall’altro veniva chiaramente denunciato l’errore delle dottrine 37 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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“che sacrificano i diritti fondamentali delle singole persone e dei gruppi all’organizzazione collettiva della produzione”. Ampie e profonde riflessioni vengono poi concesse al tema delle disparità economiche e sociali, della giustizia e dell’equità, spunti, quest’ultimi, decisamente prodromici al ruolo che, con vigorosa assiomaticità, in successive encicliche verrà loro affidato, quali irrinunciabili condizioni di presidio e garanzia di pace sull’intero pianeta. La profetica intuizione delle dinamiche che avrebbero prospetticamente scandito i tempi e definito i contorni di un divenire economico e sociale, stimato in forte accelerazione, arricchì le pagine “costituzionali” che ne rappresentarono contenuti ed aspetti, fino a stimarne gli effetti e profilarne le conseguenze. Tra queste, con lucida anticipazione e coerente ed equilibrata presa di posizione, fu ventilata l’incombente prospettiva di un imponente fenomeno di flussi migratori, quale ineludibile evento di rilevanza globale e temibile agente amplificativo di contrasti, nonché prelusiva condizione d’emersione di contraddizioni culturali e sociali, e che reclamava quindi, da subito, un nuovo e condiviso approccio preparatorio, a conduzione e governo internazionale. Il documento, nel definire il perseguimento della giustizia e dell’equità quale impegno trasversale ed inclusivo del fenomeno della mobilità sociale – tema peraltro di strettissima attualità –, accordava valenza prolusiva, quale asserzione ed al contempo energico invito, per un generale impegno negoziale, convocazione, questa, estesa ad ogni Paese, indifferentemente sviluppato o d’emigrazione. Mobilità poi definita “assolutamente necessaria in una economia in sviluppo” ma altrettanto, ed inconfutabilmente, che “sia regolata in modo da evitare che la vita dei singoli e delle loro famiglie si faccia incerta e precaria”. Se i fenomeni migratori rappresentano oggigiorno un’articolata, complessa e generale problematica, definibile di portata storica, altrettanto la precarietà è divenuta affiancabile questione che, come non mai, investe e scandisce la vita, con crescente e manifesta diffusione, di amplissimi strati della popolazione, particolarmente, ed ancor più da vicino, delle giovani generazioni. Grandi temi, proposti all’attenzione del mondo con largo anticipo, ma sostanzialmente disattesi o debolmente percepiti, e così eludendone sia l’opportuno approccio d’analitico approfondimento, in ordine all’immane impatto umano e sociale, culturale ed economico sia, e di conseguenza, concedendo un vuoto spazio d’inerte latitanza in ordine all’assunzione di convenienti, condivisi e generali impegni, atti a formulare appropriati e coerenti indirizzi ed accordi regolamentari, funzionali 38 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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a promuovere ed accertare il rispetto delle persone, così prevenendo o contrastando possibili iniziative tese allo sfruttamento, se non al soggiogamento, di uomini e donne, relegandoli talora in sorta di rieditate schiavitù. Nei tempi che seguirono, testimoni anche del generale scadimento della politica, più dedita o attratta dal mero aspetto amministrativo e gestionale e frequente dispensatrice di provvedimenti scanditi o imposti da fatti contingenti o da circoscritte evenienze, piuttosto che da illuminata e creativa progettualità, non furono avviate, secondo le invocate logiche di più generale coesione e coordinamento, politiche organiche ed appropriate su vasta scala, anticipatrici di un modello attributivo d’ampia e cooperante capacità di governo, quale rispettoso supporto e proattivo strumento di conduzione di quell’immane fenomeno oggi così particolarmente dilatato e spesso gravosamente vissuto. Il testo documentale riserva altrettanta prefigurata scrupolosità, sempre in ambito di prospettiva migratoria, nell’invocare una dedicata e benevola attenzione, animata da forte solidarietà, all’impegno di ricerca e promozione della pari dignità di trattamento dei migranti, non solo ed in quanto sollecitata da umana sensibilità ed equanimi e legittimi propositi d’eguaglianza ma, ed altrettanto, perché: “Col loro lavoro concorrono allo sviluppo economico di un popolo o di una zona diversa dall’originaria”. Insegnamento che rilascia un preciso e chiaro orientamento, non sfuggente al sotteso impegno, oggi ancor più pressante, per l’assunzione di più ampie e dirette responsabilità, innegabilmente d’immanente profondo significato, in quanto reclamate dal primario soggetto valoriale che è l’uomo. Invito rivolto erga omnes, ma particolare incitamento ai cristiani, talora debolmente coinvolti o dubbiosi e che, con frequenza, rivelano carenze nella comprensione del fenomeno in quanto suggestionati da soluzioni settarie, dettate da eccesso di pragmatismo o sommarietà d’approccio o, a volte, poco inclini a considerare “prossimo” ogni e qualsiasi uomo. Insegnamento semplice, necessariamente sintetico in ragione del contesto, ma altrettanto chiaro ed illuminante, e che così va ad avviarsi a conclusione: “Inoltre tutti ed in primo luogo i poteri pubblici, devono accoglierli come persone, e non semplicemente come puri strumenti di produzione, e devono aiutarli perché possano accogliere presso di sé le loro famiglie – quanti dibattiti, tensioni, incomprensioni dei nostri giorni sul tema dei cosiddetti ricongiungimenti familiari! – e procurarsi un alloggio decoroso, nonché favorire la loro integrazione nella vita sociale del popolo o della regione che li accoglie”. Sollecitazione che, sempre nell’ottica di favorire e promuovere un vera politica di sostegno internazionale alle economie più povere e deboli, non trascura di aggiungere: 39 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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“Si creino però, quanto più possibile, occasioni di lavoro nelle proprie zone d’origine”. Nelle pagine che completano il capitolo, di cui si consiglia caldamente la lettura, vengono ulteriormente riaffermati i principi risaltanti l’unitaria contestualità di svolgimento della vita economica, sociale e familiare, ed in particolare sollevato ed affrontato il connesso tema del lavoro, delle sue condizioni, nonché dell’importanza del tempo libero prospettando, in argomento, anche ciò che poi sarà diffusamente denunciato quale fenomeno di incoraggiante “asservimento del lavoratore alla propria attività”. Tanti altri temi, nella loro trasversale concorrenza, vengono poi sviluppati con propositivo approccio e finalità orientativa, quali: le diverse esperienze ed espressioni partecipative nell’impresa ed il cointeressato contributo d’indirizzo, non solo economico, ma anche orientato a scopi più generali, i conflitti di lavoro, l’uso dei beni della terra e la loro destinazione a tutti gli uomini, gli investimenti e la moneta, l’accesso alla proprietà, il dominio privato dei beni e l’attività economico-sociale e consegnandoli tutti poi, conclusivamente, al di là del piano delle peculiari umane finalizzazioni, al senso più profondo del loro significato ed all’elevata destinazione, quali strumenti ad esito di ricerca ed affermazione del “Regno”. Quest’ultima parte è particolarmente esortativa per i cristiani, invitati ad eccellere nell’impegno a propugnare la giustizia e la carità, contribuendo alla prosperità del genere umano ed alla pace nel mondo. Per corrispondere al necessario impegno a non discostarsi da questa logica ed eludere invitanti, quanto devianti o divergenti proposte, assurge a sostanziale valore non solo l’auspicabile perseguimento dell’apprezzato, quanto esigente, ruolo volto ad acquisire competenze ed esperienze nel responsabile svolgimento delle attività terrene, ma soprattutto l’assiduo e diligente impegno a perseguire e mantenere viva la preminente aspirazione a conservare il retto ordine, rimanendo fedeli a Cristo ed al Suo “Vangelo”: “Chi segue fedelmente Cristo cerca anzitutto il Regno di Dio e assume così più valido e puro amore per aiutare i fratelli e per realizzare, con l’ispirazione della carità, le opere della giustizia”. Temi questi, della laboriosità, della santificazione del lavoro, anche quale mezzo d’espressione ed elevazione di preghiera, dell’esemplarità della vita professionale, tutti poi ricondotti ed elevati in comune senso del “fare tutto per amore”, mirabilmente affrontati e tradotti nella loro essenza di verità, con disarmante semplicità e profonda fede, da un venerato Santo dei giorni nostri: San Josemarìa Escrivà de Balaguer (1902-1975) dei cui scritti si consiglia caldamente la lettura de: Cammino, Amici di Dio, Solco. Nobile Figura e feconda testimonianza di fede, ben compendiata dai fertili propositi anche sul 40 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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piano educativo e che s’impone quale invitante sollecito per la profittevole concessione di un breve inciso, peraltro non elusivo del continuum argomentale. Nel testo Amici Di Dio, a proposito del lavoro, inteso come strumento e manifestazione di responsabilità, espressione di stile di vita e ricorrente opportunità di testimonianza, viene premurosamente rilevato: “…Tu e io siamo cristiani, ma nello stesso tempo, e senza soluzione di continuità, siamo cittadini e lavoratori, con dei doveri ben chiari che dobbiamo compiere in maniera esemplare, se vogliamo santificarci davvero… Il lavoro professionale – qualunque esso sia – diventa la lucerna che illumina amici e colleghi… poiché la santificazione del lavoro quotidiano è il cardine della vera spiritualità per tutti noi che – immersi nelle realtà terrene – siamo decisi a coltivare un intimo rapporto con Dio”. Riprendendo il cammino della Gaudium et Spes, s’incorre poi in un capitolo interamente dedicato alla “Vita della comunità politica”. Il testo, oltre ad offrire uno spaccato sull’evoluzione in itinere dei riferimenti culturali, dei sistemi economici e sociali di tante e differenti realtà, rileva l’ansia e l’aspettativa, in molte regioni del mondo, per gli sforzi in atto a fini di miglior tutela dei diritti della persona nell’accesso alla vita pubblica, assecondando anche il desiderio, alimentato dal diffondersi di “una coscienza più viva della dignità umana”, “di assumere maggiori responsabilità – da parte dei cittadini – nell’organizzare la vita della comunità politica”. Una chiara ed efficace presa di posizione, che si distanziava dal pensiero pratico di talune dottrine sociali ed economiche già sommariamente evocate, e che andava traendo motivo e sostanza dal pronunciamento, dispensato anche nelle dense ed incisive pagine dello stesso documento pastorale, in cui venivano affrontati e definiti aspetti e condizioni afferenti natura e scopi della comunità politica, senza peraltro mai distrarsi dal richiamare alle ispiranti ragioni etiche ben compendiate ed affidate, con attributo di particolare sottolineatura, ad un chiaro, quanto inequivocabile, ammonimento: “…l’esercizio dell’attività politica, sia da parte dell’autorità come tale, sia da parte degli organismi rappresentativi, deve sempre svolgersi nell’ambito della legge morale…”. Viene poi fortemente auspicata e valorizzata l’assunzione diretta dell’impegno al bene comune, rivolta indistintamente a tutti gli uomini di buona volontà: “La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e si assumono il peso delle relative responsabilità”. Particolare accento è attribuito al preciso dovere, assegnato ai cristiani, di prendere coscienza della propria vocazione nella comunità politica: 41 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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“Essi devono essere d’esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da mostrare con i fatti come possono armonizzarsi l’autorità e la libertà, l’iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, l’opportuna unità e la proficua diversità. Devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali e rispettare i cittadini che, anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista. I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però è lecito anteporre il proprio interesse al bene comune… coloro che sono o possono diventare idonei per l’esercizio dell’arte politica, così difficile, ma insieme così nobile, si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e al vantaggio materiale. Agiscano con integrità e saggezza… con l’amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”. Un successivo e dedicato convegno: “Evangelizzazione e promozione umana”, divenne in seguito la delegata sede, dedita di particolare cura, nel soffermarsi, approfondire e sviluppare tali principi ed insegnamenti. Presidio di coerente perseveranza nell’impegno politico e sociale dei cattolici, veniva in quel consesso identificato, associandolo a forte richiamo, nell’ineludibile necessità di una “formazione permanente dei laici nella fede, nella preghiera, nella carità”, quali irrinunciabili sussidi d’incessante alimento e conditio sine qua non per assicurare stabile e durevole adesione, crescente rispetto e totale fedeltà, ai dettami conciliari e per assumerli a costante referenza, ispirazione comportamentale e fedele modalità traslativa, nell’adempimento del meritorio impegno di promozione del bene comune. Il titolo Promozione umana rileva in effetti coincidenza semantica con “sviluppo integrale dell’uomo”, nell’accomunante accezione che risalta e richiama reciprocità d’intenti e condivisione d’interventi ed iniziative d’interagente ed armonica finalità di crescita delle dimensioni personale, culturale, socio-politica ed economica di ciascuna persona, ed inoculati in sovrastante estensione spirituale, quale permanente assuntore e riferimento di trascendente primazia assiologica. Autorevole simposio, attento ed interessato interprete degli indirizzi conciliari, diffusamente ripresi ed affidati a profittevoli approfondimenti ed articolati confronti, in particolare per quanto attiene alla sostanza tematica delle argomentazioni di più diretta attinenza alla disamina intrapresa e che ha comunque inteso marcare, con esplicita determinazione, tendendo così a comprimere potenziali o ricercati spazi di soggettiva esegesi, tanto le ragioni etiche fondanti, quanto le logiche e gli orientamenti destinati a presiedere e sollecitare l’adesione, nonché presidiare e guida42 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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re i percorsi, dell’auspicata partecipazione delle persone alla costruzione dell’architettura politico-istituzionale ed al governo della comunità sociale ed economica di appartenenza. L’opzione qui prescelta di ampio riferimento ai documenti ufficiali, con opportune e dirette riproposizioni anche dell’esposizione testuale, è anch’essa ed all’evidenza, modalità funzionalmente attributiva di fedele intento espositivo ed espressione di riconosciuta efficacia in esito all’originalità del messaggio proposto, nonché deliberato ed efficiente percorso atto ad eludere, ove possibile, potenziali o fortuite suggestioni appropriative, particolarmente in ragione di taluni contenuti di precipua primarietà e sostanza. Autentici insegnamenti, principi ed ammonimenti, che andranno oltre più concorsualmente a popolare uno sfondo comparativo e sinottico, d’innegabile ausilio e di efficace contribuzione, in ragione anche della loro decisiva sostanza segnaletica, allo sviluppo argomentale che andrà via via proponendosi e sviluppandosi in ordine alle ricercate finalizzazioni. Tanti sono anche i temi ed i momenti conciliari testimoni dell’intima, convinta, spesso diretta, e talora sofferta partecipazione del Pontefice che ispirò con profetiche intuizioni, istillate da illuminante, permanente ed osmotico personale abbandono alle copiose ed efficaci effusioni dello Spirito, ma che seppe anche attingere e sviluppare, in sintonica e profonda relazione intellettuale, con figure di alto profilo morale e culturale. In particolare merita richiamo il profondo rapporto, intriso di amichevole stima, con Jacques Maritain, eminente ed espressiva figura della cultura e del pensiero cattolico, ma particolarmente attento anche sul versante dell’impegno civile, e che ebbe cura e particolare zelo nell’instradare altri intellettuali d’area ad una convinta assunzione delle istanze democratiche, senza snaturare la tradizione, ma eludendo talune spinte conservative, più preoccupate dei possibili futuri sviluppi che dell’importanza di coglierne le immense opportunità, e così orientandole ad una più motivata, diretta e proficua partecipazione alla promozione del bene comune. Jacques Maritain fu raffinato ed ispirato intellettuale, autore di innumerevoli opere, tra le quali Umanesimo Integrale, rappresenta la più nota e diffusa; testo di efficace rilevanza e di ricorrente utile referenza, anche ai fini dell’avviata disamina. L’insistenza nel sollecitare e promuovere la funzione irrinunciabile della filosofia cristiana, quale permanente necessità e presidio di discernente interpretazione evolutiva ed elaborativa del pensiero nel tempo, pur nell’immutabilità dei principi fondanti, è costante dell’insegnamento maritainiano. Sforzo tanto encomiabile quanto provvidenziale nell’assumere configurata funzione di presidio alternativo ed argine, nonché autorevole contraddittorio, alle 43 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
devianti e suadenti sirene dell’antropocentrismo e del machiavellismo fatte proprie dalle floride ed attrattive correnti di pensiero, al tempo propaganti espressioni della contemporaneità quanto, ed invero, fortemente avversate dalle neotomistiche ispirazioni radicate nel pensiero maritainiano. Insigne filosofo e coerente uomo di fede che, anche a riconoscimento della particolare sintonia intellettuale col Pontefice rappresentò, in sede conclusiva dei lavori conciliari, il consegnatario del novellato messaggio ecumenico quale simbolica, ma prescelta, interfaccia con gli ambienti scientifici ed intellettuali a livello internazionale.
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Populorum Progressio: cardine e respiro universale della dottrina sociale Datata poi nell’immediato post-concilio, da cui trasse particolare ispirazione e sollecitazione, nonché prezioso alimento, dalle feconde radici calate nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, è la pubblicazione, ad oltre 75 anni dalla Rerum Novarum, della Populorum Progressio. Tale enciclica, connotata da forte contenuto sociale ed economico, di grande respiro internazionale ed apprezzata trasversalità nel denunciare sprechi ed opulenze delle sviluppate economie occidentali, fattore questo d’insostenibile miseria di altri e ben più estesi continenti, allora definiti “Paesi del Terzo Mondo”, rappresenta tutt’ora uno dei cardini della dottrina sociale della Chiesa. In unità e continuità con gli altri insegnamenti precedenti e successivi, ed in coerente integrazione tra loro – come ebbe poi meglio a precisare Giovanni Paolo II nella Sollicitudo Rei Socialis: “Unico insegnamento coerente e sempre nuovo” –, costituisce, ancora oggi, guida e profetico orientamento che identifica passate e presenti controverse ideologie, col loro carico di asservimento ed illusorietà, denunciandone limiti, contraddizioni e condizioni parziarie, o devianti, dallo sviluppo integrale dell’uomo. Concezioni del mondo e della vita, quest’ultime, che denunciano talune sostanziali speciosità, tali persino da potersi posizionare in contrapposizione alle verità sull’uomo, “essere”, differentemente, la cui natura, con l’incarnazione, “è stata assunta, senza per questo venire annientata ed innalzata ad una dignità sublime”, “lavorando con mani d’uomo, pensando con mente d’uomo, agendo con volontà d’uomo, amando con cuore d’uomo”, così come mirabilmente rappresentato dal Concilio di Costantinopoli. Da ciò l’assiomatica espressione enciclicale che va così definendo la corrispondenza per cui: “L’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitariamente 44 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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la totalità della persona in ogni sua dimensione”. L’approfondimento che seguirà, seppure compendioso, già in avvio di sviluppo si propone con spunti di particolare valenza e fondamentale propedeuticità alla disamina in atto, oltre a costituire indiscusso riferimento e ricorrente richiamo da parte di successive lettere encicliche e di molteplici insegnamenti apostolici, poi succedutisi nel tempo. Intento non certo trascurabile e quindi all’evidenza elusivo di possibili tentazioni attributive d’accessoria o integrativa funzione d’opportunità comunicativa è la ricorrente espressa volontà di quest’enciclica, come già della Pacem in Terris, di estendere il suo messaggio a tutti gli uomini di buona volontà facendone, oltremodo, ripetuto e sollecito invito. Richiamo, questo, di particolare significato e vasta portata, prefiggente il coinvolgimento di tanti uomini d’onesta disponibilità intellettuale e mossi da personale disinteresse, che hanno a cuore le sorti della pacifica convivenza, ed attendono ad uno sviluppo equo e solidale, con moto di nobilitato impegno civile e politico. Argomentazione focale, quest’ultima ed ispirata fonte di ammaestramento e sollecito invito disquisitivo, nonché trama che condurrà l’intero percorso intrapreso, per poi efficacemente concorrere a supportare e delineare le sorti dello sviluppo conclusivo. L’enciclica Populorum Progressio, definita da Benedetto XVI “la Rerum Novarum dell’epoca contemporanea”, si fonda su due pilastri: promozione integrale e sviluppo dell’uomo, da leggersi quale armonica ed unitaria maturazione e valorizzazione della persona in ogni sua dimensione, ed in logica del suo realizzativo compimento a livello di apporto partecipativo alla più ampia crescita comunitaria e sociale: anche qui riecheggia il pensiero maritainiano ed il forte ancoraggio alla Gaudium et Spes. Si va così delineando una visione originalmente universale, intesa a definire e proporre un inedito progetto di sviluppo ove la libertà, la giustizia, la carità e la verità sono realtà costitutive, contestuali ed indissolubili, poste a fondamento dello sviluppo stesso; concetti che tracciano un nuovo percorso di crescita comune che va connotandosi di percorrenze e riferimenti valoriali sostanzialmente dicotomici al pensiero dominante. Confluenza, quest’ultima, d’espressiva sintesi della spesso rutilante ed esuberante proposta culturale, a forte connotazione e rilevanza sociale, propugnata e riversata dalle ormai note correnti di pensiero e di cui è stata tratteggiata l’essenza, spesso attente ed attive nello stigmatizzare il pensiero magisteriale, anche sviluppandone e diffondendone, talora, singolari ed utilitaristiche interpretazioni. Molteplici furono altresì i tentativi, e persino maldestri, di appropriazione di taluni passaggi enciclicali: amplificandone e talvolta segregandone funzional45 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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mente i concetti, fino al ribaltamento semantico, si azzardò l’accredito di discrepanti e spesso inconciliabili percorsi dottrinari, a fini di ricercato e forzoso raccordo d’autorevole referenzialità, e come tale destinato ad opportunistiche traduzioni politiche non disdegnanti propositi di suadente attrattività, con destinatari taluni e più predisposti ambienti del “mondo cattolico”. Certuni si lasciarono sedurre, proponendosi poi anche in aperta e radicale disputa col magistero, contrapponendo artificiose miscellanee dottrinarie, spesso connotate o supportate da appesantimenti ideologici. Altrettanti distinguo, se non accese critiche, si levarono anche dagli ambienti più tradizionalisti e conservatori, in particolare allorché veniva affrontato nel merito l’esercizio di taluni diritti, particolari e soggettivi, cari al liberismo, che emergevano ora diversamente profilati dal documento pontificio, in una concezione universalistica che, pur non scalfendone la validità giuridica ed economica, anzi preservandone e valorizzandone la giusta funzione, andava segnalandone gli eccessi o gli abusi, nell’intento di perseguire l’estensiva ed inclusiva logica di tutela del superiore interesse, concepito secondo tratti d’universale, onnicomprensiva dimensionalità. Nello specifico, rilevò, tra le altre, una particolare esposizione critica, la lettura che l’enciclica attribuì al significato di diritto e destinazione d’uso della proprietà privata che, pur senza disconoscerne, come già rilevato, funzione e validità, rilasciava un’emendata visione del perimetro giuridico e della destinazione sociale: “La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto; nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. La proprietà privata per nessuno è un diritto inalienabile ed assoluto: nessuno ha la prerogativa di poter usare esclusivamente dei beni in suo vantaggio, oltre il bisogno, quando ci sono quelli che muoiono per non avere niente”. In buona sostanza e sintesi: “il diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento dell’utilità comune, secondo la dottrina tradizionale dei Padri della Chiesa e dei grandi teologi”. Sul tema dei diritti e della giustizia la concezione tomistica, efficacemente transitata poi nel pensiero maritainiano, sfrattando ripetuti e soventi utili equivoci, aveva già espresso una chiara e decisiva visione, imboccando una logica sempre estensiva del concetto di giustizia, in quanto mai elusiva di alcun diritto, anche se rapportato “all’ultimo degli uomini”. Sovviene qui quanto già fosse chiaramente presente tale dicotomica visione nel pensiero di San Tommaso, che qualificava il diritto quale proporzione tra il profitto che l’azione di un soggetto produce ad altro e la prestazione che l’altro deve necessariamente contraccambiare, per pervenire poi 46 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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alla definizione di giustizia, quale “perpetua e costante volontà di riconoscere e attribuire a ciascuno il suo diritto”. Riprendendo il cammino enciclicale, per meglio fissare e comprendere la dimensione perimetrale del messaggio, nella sua destinazione “erga omnes”, il testo riserva, alla pagina introduttiva, l’attribuzione del significato di più ampia accezione che intende ascrivere alla questione sociale: la sua dimensione mondiale. Esordendo con un forte richiamo alla responsabilità ed all’impellenza per la promozione dello sviluppo dei popoli, di tutti i popoli, sostenuto e validato da una seria e disinteressata attenzione alla questione sociale, va indi segnalando, quale irrinunciabile confluenza verso cui declinare ogni percorso orientato ad uno sviluppo integrale e duraturo, l’indissolubile binomio di giustizia e pace: “‘Giustizia e pace’ è il suo nome e il suo programma. Noi pensiamo che su tale programma possano e debbano convenire, assieme ai Nostri figli cattolici e ai fratelli cristiani, gli uomini di buona volontà. È dunque a tutti che Noi oggi rivolgiamo questo appello solenne a un’azione concertata per lo sviluppo integrale dell’uomo e lo sviluppo solidale dell’umanità”. Concezione dello sviluppo che riserva particolare attenzione, fino a tradursi in accorata sollecitazione d’interesse, nei riguardi dei popoli che: “lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio” e con la sottolineatura che tutto questo: “è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa. All’indomani del Concilio Ecumenico Vaticano II, una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico le impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”. Questa ineludibile necessità, dettata da profonda convinzione e fervente determinazione, era sorretta e rafforzata dai conclamati bisogni e dalle palesi ingiustizie di cui il Pontefice stesso aveva fatto diretta esperienza nei numerosi viaggi, in particolare in America Latina ed Africa. Dall’affermazione di una visione cristiana dello sviluppo, si eleva e si estende quindi l’invito, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, uomini di stato e uomini di pensiero: “…noi non accettiamo di separare l’economico dall’umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera”. L’enciclica, di cui si suggerisce l’integrale lettura, sviluppa un’articolata, ampia, ma quanto mai puntuale, disamina della situazione del 47 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sottosviluppo, da un lato, e dell’eccesso di opulenza, consumo, talora di sperpero, dall’altro, denunciando rischi prospettici ed ingiustizie, attributi, questi, di permanente precarietà della pacifica convivenza. Tutto ciò, senza concedere preferenze o incorrere in forzature di giudizio nei confronti di alcuno, ma proponendo comprensibili e funzionali soluzioni, orientate ad un generale riequilibrio delle economie, contestualmente alla promozione ed al perseguimento della giustizia sociale e soprattutto ponendo la centralità dell’uomo quale imprescindibile ed irrinunciabile valore, riferimento e fine, per ogni progetto e di ogni scelta. L’articolato sviluppo testuale, oltre ad evidenziare rischi, limiti, se non deviazioni, dei pur dissimili e praticati modelli economici, di regola traduzione di altrettanti diversi o contrastanti sistemi politici, propone soluzioni, prospetta iniziative, denuncia omissioni o eccessi e segnala, anche con accorata partecipazione, le possibili conseguenze dell’inerzia o, ancor più, dell’accentuarsi dello sfruttamento, dell’ingiustizia, del sottosviluppo. Anche ogni ente, nella sua diversa sfera d’azione o livello di responsabilità partecipativa, è oggetto di disamina, tesa ad approfondirne la condizione contingente, la potenzialità progettuale e prospettando ad ognuno possibilità e soluzioni per un contributo più efficace e risolutivo, nella singolare ed interattiva, o complementare, partecipazione, con gli altri soggetti, all’impellente ed improcrastinabile necessità di ripensare e rimodulare il modello di sviluppo in atto. Tutto ciò, secondo la sottesa logica e le prospettate finalità che coniugano una più giusta, condivisa e generale distribuzione delle ricchezze economiche, con un’altrettanto forte affermazione della giustizia e della libertà quali garanzie di esercizio dei diritti fondamentali della persona, operando sempre nella prospettiva di promuovere l’effettiva reciproca comprensione fra gli uomini. Tutti vengono chiamati in causa: Nazioni, organismi politici nazionali ed istituzioni internazionali, professionisti, imprenditori, lavoratori, famiglie e persone, ciascuno in quanto responsabile attivo della propria missione e chiamato a valorizzare le proprie attitudini e qualità, spendendole al servizio della comunità e secondo il tracciato evangelico. Messaggio nuovamente rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, quindi anche a coloro che, pur non cattolici, hanno la mente ed il cuore aperti, convintamente interessati a promuovere il bene dell’uomo, senza pregiudizi, distinzioni o barriere ideologico-culturali e che quindi non per fede, ma per umana, disinteressata e convinta adesione, ricercano, condividono e praticano, con comune frequentazione valoriale, le vie che conducono all’integrale affermazione della dignità umana, nel quadro di un diffuso e solidale sviluppo, quale garanzia non solo di benessere, ma 48 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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anche, e soprattutto, di crescita umana e di vera pace: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace!… Le disuguaglianze economiche, sociali e culturali troppo grandi tra popolo e popolo provocano tensioni e discordie e mettono in pericolo la pace”. Una sottolineatura particolare merita il parallelismo tra le correnti di pensiero filosofico e le dottrine politiche e sociali predominanti, quale movente non esclusivo, ma di certo non trascurabile, nel render ragione del compendio già dedicato e funzionalmente fruibile anche in itinere. Concezioni e modelli culturali e sociali decisamente coinvolti e sviluppati nel testo enciclicale, che ne rileva limiti e rischi, parziarietà ed unilateralità nell’approccio alle problematiche sociali e propulsivi di un indotto rischio atto a favorire, in un senso o nell’altro, l’esclusione sociale, talora persino giustificando, se non addirittura compiacendo, anche azioni violente. La Populorum Progressio prendeva le distanze dal “Capitalismo liberale” pur associandovi, con coerente obiettività e per non alimentare facili o interessate appropriazioni interpretative, gli opportuni distinguo, in ordine a talune sue condizioni ed espressioni, talora forzatamente abusate, talaltra progressivamente degenerate in esclusioni o sopraffazioni, rilevando, in particolare: “Ma su queste condizioni nuove della società si è malauguratamente instaurato un sistema che considerava il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti. Tale ‘liberalismo’ senza freno conduceva alla dittatura, a buon diritto denunciata da Pio XI, come generatrice dell’‘imperialismo internazionale del denaro’. Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi, ricordando ancora una volta solennemente che l’economia è al servizio dell’uomo. Ma se è vero che un certo ‘capitalismo’ è stato la fonte di tante sofferenze, di tante ingiustizie e lotte fratricide, di cui perdurano gli effetti, errato sarebbe attribuire alla industrializzazione stessa quei mali che sono dovuti al nefasto sistema che l’accompagnava. Bisogna, al contrario, e per debito di giustizia, riconoscere l’apporto insostituibile dell’organizzazione del lavoro e del progresso industriale all’opera dello sviluppo”. Si trattava quindi, secondo lo spirito enciclicale, di apportare i profilati correttivi, sempre orbitanti nel tracciato dell’equità, della solidarietà e con proiezione satisfattiva delle assunte finalità di ricerca, a fini di promozione, di una crescita integrale degli uomini. Contestualmente il documento si premura di esorcizzare ogni possibile forma di violenza, seppur consapevolmente denunciando “situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo. Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vi49 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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vono in uno stato di dipendenza tale da impedire loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana… E tuttavia sappiamo che l’insurrezione rivoluzionaria – salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata, che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del Paese – è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande”. Manifestando poi profonda avversione ai principi dottrinari ed ai sistemi politici promossi e legittimati dal marxismo, o da correnti di pensiero ad esso ispirate, auspicando e valorizzando il pluralismo culturale e partecipativo, l’incedere testuale consegnava, affidandolo a libere istituzioni, il ruolo di promuovere ed interpretare i percorsi di crescita sociale ed economica: “Spetta ai poteri pubblici scegliere, o anche imporre, gli obiettivi da perseguire, i traguardi da raggiungere, i mezzi onde pervenirvi; tocca ad essi stimolare tutte le forze organizzate in questa azione comune. Ma devono aver cura di associare a quest’opera le iniziative dei privati e i corpi intermedi, evitando in tal modo il pericolo d’una collettivizzazione integrale o d’una pianificazione arbitraria che, negatrici di libertà come sono, escluderebbero l’esercizio dei diritti fondamentali della persona umana… Ogni azione sociale implica una dottrina. Il cristiano non può ammettere quella che suppone una filosofia materialistica e atea, che non rispetta né l’orientamento religioso della vita verso il suo fine ultimo, né la libertà e la dignità umana. Ma, purché siano salvaguardati questi valori, un pluralismo di organizzazioni professionali e sindacali è ammissibile e, da certi punti di vista, utile, se serve a proteggere la libertà e a provocare l’emulazione. E di gran cuore Noi rendiamo omaggio a tutti coloro che vi lavorano al servizio disinteressato dei fratelli”. Fecondi passaggi enciclicali, pregni d’intenso valore profetico, ed oggi evocati da talune problematiche di grande attualità e dimensione, descrivono situazioni che paiono richiamare le disattese attenzioni e volontà di promozione e costruzione di corretti equilibri sociali ed economici e con finalità di perseguimento d’equo e diffuso sviluppo e che appaiono invece così divaricate rispetto a tali preziose sollecitazioni, ed altrettanto utilitaristicamente insensibili o colpevolmente indifferenti agli insegnamenti della dottrina sociale. In particolare si eleva destinato monito ai detentori delle leve del potere politico, economico e mediatico: “Ma desideriamo che il nostro pensiero venga rettamente inteso: la 50 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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situazione presente dev’essere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie che essa comporta combattute e vinte. Lo sviluppo esige trasformazioni audaci, profondamente innovatrici. Riforme urgenti devono essere intraprese senza indugio. A ciascuno l’assumersi generosamente la sua parte, soprattutto a quelli che per la loro educazione, la loro situazione, il loro potere si trovano ad avere grandi possibilità d’azione. Pagando esemplarmente di persona, essi non esitino a incidere su quello che è loro…”; concetto forte e diacronico, che sarà successivamente ripreso e ampliato, trasmigrandone l’essenza pratica nell’attualità. Tra le tante tematiche sviluppate che hanno anticipato problemi di stretta attualità, si segnalano i persistenti e negativi riflessi sui mercati di quelle che vennero definite “speculazioni egoiste che devono essere bandite”, ovvero il richiamo conciliare additante l’eccesso nell’egoistico protezionismo delle personali risorse e disponibilità: “Non è di conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall’attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all’estero, ad esclusivo vantaggio personale, senza alcuna considerazione del torto evidente ch’essi infliggono con ciò alla loro patria”. Viene poi ripreso e sviluppato il più volte inascoltato, seppur apprensivo, segnaletico appello relativo all’esponenziale stima della progressiva crescita dei flussi migratori, fenomeno oltremodo sottovalutato o per lo meno solo sfiorato dall’interesse della comunità internazionale, che andrà invero poi dispiegando amplificati e talora ingovernabili effetti nella sua diffusa estensività e straordinaria consistenza, generando ragguardevoli difficoltà ricettive, organizzative ed assistenziali, e soprattutto scontando l’impreparazione o l’assenza della necessaria e qualificante “cultura dell’accoglienza”, così dichiaratamente e decisamente invocata ed incoraggiata: “dovere dell’accoglienza – dovere di solidarietà umana e di carità cristiana – che incombe sia alle famiglie, sia alle organizzazioni culturali dei Paesi ospitanti. Occorre, soprattutto per i giovani, moltiplicare le famiglie e i luoghi atti ad accoglierli. Ciò innanzitutto allo scopo di proteggerli contro la solitudine, il sentimento d’abbandono, la disperazione, che minano ogni capacità di risorsa morale, ma anche per difenderli contro la situazione malsana in cui si trovano, che li forza a paragonare l’estrema povertà della loro patria col lusso e lo spreco donde sono circondati. E ancora: per salvaguardarli dal contagio delle dottrine eversive e dalle tentazioni aggressive cui li espone il ricordo di tanta ‘miseria immeritata’. Infine, soprattutto per dare loro, insieme con il calore d’una accoglienza fraterna, l’esempio d’una vita sana, il gusto della carità cristiana autentica e fattiva, lo stimolo ad apprezzare 51 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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i valori spirituali; lavoratori emigrati che vivono in condizioni spesso disumane, costretti a spremere il proprio salario per alleviare un po’ le famiglie rimaste nella miseria sul suolo natale”. Conclusivamente, seppur non esaustivamente, non può essere sottaciuto quanto fosse stato limpido, edificante e profetico, seppure laconico, l’allarmante segnale di prospettico dominio della tecnologia: “La tecnocrazia di domani può essere fonte di mali non meno temibili che il liberalismo di ieri. Economia e tecnica non hanno senso che in rapporto all’uomo ch’esse devono servire”; richiamo fortemente anticipatore di potenziali e preoccupanti rischi e di cui oggi apprezziamo, con diretto e, sovente gravoso, riscontro esperienziale, taluni degenerati effetti anche nella loro pervasiva, coartante e manifesta incisività sociale. Nella sintesi proposta, il quadro enciclicale rappresenta un insostituibile e fondante tassello della più ampia e progressiva disamina che, in itinere, si andrà sviluppando ed approfondendo col beneficio dell’autorevole ed attualizzante contributo dei susseguentesi Doni magisteriali, al fine di comporre un ampio, puntuale e possibilmente intelligibile corpus dottrinale di riferimento, da cui attingere e sviluppare contenuti, orientamenti, sollecitazioni ed aggiornati insegnamenti e per ricercarne una riflessa e pratica traducibilità nell’attuale difficile contesto economico, sociale, culturale ed, in estensione, al sempre più deludente ed appiattito quadro politico-istituzionale. Altro rilevante ed autorevole documento del pontificato di Paolo VI in tema di dottrina sociale della Chiesa, successivo alla Populorum Progressio e promulgato in occasione dell’80° anniversario dell’enciclica Rerum Novarum, è rappresentato dalla Lettera Apostolica Octogesima Adveniens. L’invito Apostolico è richiamo alla continuità nell’attualità: muovendo dalle denunce della Rerum Novarum e facendo memoria delle esortazioni in materia di giustizia sociale della Quadrigesimo anno e della Mater et Magistra, le assume a sostanziale adozione, pur necessariamente arricchendole di nuovi ed attualizzati spunti applicativi, dettati dall’evolutiva scansione temporale ed indi procedendo con ricorrente frequentazione del sempre reputato messaggio della Costituzione conciliare Gaudium et Spes. Ineludibile approdo è poi il riferimento alla Populorum Progressio, per segnalarne non solo il forte impegno amplificativo in ordine alla denuncia delle crescenti problematiche sociali ed economiche, ma anche per farsi eco di quell’accorato ammonimento che tale enciclica rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, quale invito all’impegno per ripensare e promuovere un nuovo modello di sviluppo, rispettoso dell’uomo e dell’ambiente e funzionale ad un’armonica ed 52 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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integrale crescita di ogni persona. La lettera sviluppa poi dedicate riflessioni su temi e problemi di diffuso interesse e di stringente attualità, evidenziando e motivando anche possibili risvolti destabilizzanti, con effetti talora disgregativi od escludenti, nelle loro prospettiche manifestazioni. Alla denuncia si associa sempre un sollecito richiamo che segnala l’ineludibilità della perseverante ricerca di armonizzazione etica delle scelte che presiedono a problematiche di carattere sociale, una sorta di osmosi tra problemi e decisioni che, attraverso il filtro etico, finiscano così per assumere un’abilitante assorbenza, tale da rilasciare e prefigurare soluzioni e comportamenti di certificata coerenza con l’assioma fondante, che sempre deve presiedere ed orientare ogni attività a contenuto sociale ed economico: l’esclusivo interesse generale in combinatoria e concorsuale promozione dell’integrale crescita personale, quali garanzie di un percorso d’autentico sviluppo, senza emarginazione o esclusione alcuna. Un periodo introduttivo alla Lettera Apostolica così recita: “Occorre collocare i problemi sociali posti dall’economia moderna – condizioni umane di produzione, equità negli scambi dei beni e nella ripartizione delle ricchezze, significato degli accresciuti bisogni di consumo, attribuzione delle responsabilità – in un contesto più largo di nuova civiltà. Nei mutamenti in atto, così profondi e così rapidi, l’uomo si scopre nuovo ogni giorno e si interroga sul senso del proprio essere e della sua sopravvivenza collettiva”. Il testo, come gli altri documenti già approcciati, merita una lettura integrale per meglio interpretare e contestualizzare, anche nelle loro dinamiche interattive, i temi specificamente svolti; in questa sede, preservando la metodologia sin qui assunta, si privilegia un’ottica di sintesi, con richiami e sottolineature di passaggi di particolare attinenza e funzionalità alle concatenate ragioni che andranno a comporre il quadro di riferimento a supporto e sollecito di correlabili ed interessate riflessioni e quale utile e fruibile traccia degli orientamenti che si andranno delineando e proponendo in ordine alle profilate finalità. In prima istanza viene posto il problema dell’inurbamento, contestuale all’abbandono di aree agricole e rurali; passaggio questo di un ben più vasto ed articolato approfondimento tematico, affrontato con acutezza, profonda sensibilità sociale e con intento di anticipatorio ed allertante ammonimento. Particolari accuratezza ed interesse vengono infatti affidati ad interrogative constatazioni e premonitori rilievi: “La crescita smisurata delle città accompagna l’espansione industriale, senza identificarsi con essa… Mentre talune imprese si sviluppano e si concentrano, altre si spengono o si spostano, creando nuovi problemi sociali: disoccupazione professionale o regionale, riqualificazione 53 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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e mobilità delle persone, adattamento permanente dei lavoratori, disparità di condizioni nei diversi settori dell’industria. Utilizzando gli strumenti moderni della pubblicità, una competizione senza limiti lancia instancabilmente nuovi prodotti e cerca di attirare il consumatore, mentre i vecchi impianti industriali, ancora in grado di produrre, diventano inutili. Mentre vasti strati di popolazione non riescono ancora a soddisfare i loro bisogni primari, ci si sforza di crearne di superflui. Ci si può allora chiedere, con ragione se, nonostante tutte le sue conquiste, l’uomo non rivolga contro se stesso i risultati della sua attività. Dopo aver affermato un necessario dominio sulla natura, non diventa ora schiavo degli oggetti che produce?”. Succinte righe, ma che offrono uno spaccato di estrema attualità e che non denunciano di certo i loro quarant’anni! Rappresentano bensì un indubbio segnale di lungimirante intuizione, monito che, se assunto e tradotto anzitempo in provvedimenti di adeguata e coerente politica economica ed industriale, orditi e condotti entro una logica di ispirata progettualità strategica, avrebbe indotto ad assecondare se non proprio l’elusione, almeno un considerevole ridimensionamento dei gravi e persistenti problemi economici o del profondo disagio sociale e delle correlate crescenti difficoltà a presagire prospettiche, efficaci soluzioni. Tematiche, queste, oggigiorno divenute ancor più pressanti ed oggetto di preoccupato e persistente esame dell’intera comunità internazionale. Esortazione che avrebbe potuto adombrare un efficace effetto guida, per le appropriate e programmate decisioni da parte di governi costretti poi, con ben maggiori e gravi conseguenze, a rincorrere gli accadimenti, fino a spingersi ad auto-imporsi scelte, prospettate anche da organismi o istituzioni terze, soggetti oltretutto, quest’ultimi, portatori di interessi talora conflittuali. Il documento va poi segnalando il dilatarsi della conflittualità generazionale e le connesse e crescenti difficoltà educative e formative; particolare approfondimento è dedicato alle problematiche che investono l’universo femminile, sostenendo ed auspicando, quindi, iniziative atte a far cessare ogni discriminazione ed a valorizzare il ruolo della donna, che giustamente reclama eguaglianza di diritti e pari dignità, per poi concedersi un conclusivo auspicio: “…l’evoluzione delle legislazioni deve andare nel senso della protezione della vocazione propria della donna stessa e, insieme, del riconoscimento della sua indipendenza in quanto persona, dell’uguaglianza dei suoi diritti in ordine alla partecipazione alla vita culturale, economica, sociale e politica”. L’esortazione del Pontefice si fa poi nuovamente voce del mondo del lavoro, amplificandone le giuste rivendicazioni, nell’ambito di una corretta impostazione ed interpretazione del 54 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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significato del lavoro stesso nella vita dell’uomo, riaffermazione di ciò che solennemente il Concilio Ecumenico aveva già proclamato: “La persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e il fine di tutte le istituzioni. Ogni uomo ha diritto al lavoro, alla possibilità di sviluppare le proprie qualità e la propria personalità nell’esercizio della sua professione, a un’equa rimunerazione che permetta ‘a lui e alla sua famiglia di condurre una vita degna sul piano materiale, sociale, culturale e spirituale’, all’assistenza in caso di bisogno per motivi di malattia o di età… Nei mutamenti industriali, che reclamano un adattamento rapido e costante, coloro che vengono a trovarsi colpiti saranno più numerosi e meno in grado di fare intendere le proprie voci. Verso questi nuovi ‘poveri’ – minorati e disadattati, vecchi, emarginati di origine diversa – si dirige l’attenzione della Chiesa per riconoscerli, aiutarli, difendere il loro posto e la loro dignità, in una società indurita dalle competizioni e dall’attrattiva del successo”. Sviluppando ulteriormente la tematica del lavoro, viene poi decisamente riaffermata l’importanza delle rappresentanze dei lavoratori, chiamate queste ultime all’esercizio del più alto senso di responsabilità, ai fini della promozione del bene comune; a ciò fa eco il ponderoso e sofferto tema delle discriminazioni e dei diritti che denunciano particolare esposizione sul versante delle politiche migratorie. In particolare così risuona la pronuncia Pastorale – invito peraltro integralmente ed estensivamente replicabile nell’attualità –: “Pensiamo altresì alla situazione precaria di un grande numero di lavoratori emigrati, la cui condizione di stranieri rende ancor più difficile, da parte dei medesimi, ogni rivendicazione sociale, nonostante la loro reale partecipazione allo sforzo economico del Paese che li accoglie. È urgente che nei loro confronti si sappia superare un atteggiamento strettamente nazionalistico, per creare uno statuto che riconosca un diritto all’emigrazione, favorisca la loro integrazione, faciliti la loro promozione professionale e consenta ad essi l’accesso a un alloggio decente dove, occorrendo, possano essere raggiunti dalle loro famiglie”. La conclusiva sull’argomento va nuovamente distinguendosi per la sua discernente profeticità, anch’essa monito e segno anticipatorio degli ancor più aggravati e persistenti problemi che, particolarmente oggigiorno, assillano l’intera comunità internazionale: “In nessun’altra epoca come la nostra, l’appello all’immaginazione sociale è stato così esplicito. Occorre dedicarvi sforzi di inventiva e capitali altrettanto ingenti, come quelli impiegati negli armamenti o nelle imprese tecnologiche. Se l’uomo si lascia superare e non prevede in tempo l’emergere delle nuove questioni sociali, queste diventeranno troppo gravi perché se ne possa sperare una soluzione pacifica”. Appello 55 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ed insegnamento che si fa particolare richiamo a tutti i “Responsabili” e particolarmente estensibile al presente, affinché tendano a liberarsi degli stereotipi del passato e possano così orientarsi alla formulazione di una riveduta, quanto innovativa progettualità strategica, retta da politiche economiche, industriali e sociali di lungo respiro e prefigurate secondo logiche ribaltanti logori convincimenti, superate linee guida ed arcaici modelli sino ad oggi perseguiti o adottati. Strutture ed istituzioni frequentemente governate da fagocitanti criteri espressivi di protettive e compensantive appartenenze a dilatati apparati, granularmente prefigurati e distribuiti, ed ove le tante, diverse e segregate aree di potere comunicano con le altre solo attraverso un filtrato canale di preordinata difesa dell’interesse particolare o di ceto, elusive quindi di ogni visione d’insieme e sovente affette da strabismo sociale ed economico, in quanto culturalmente e strutturalmente disallineate rispetto all’orbita di percorrenza orientata al perseguimento del solo bene comune. La riflessione affonda poi la sua disamina sulle dominanti correnti di pensiero e sulle loro derivazioni ideologiche, rilevandone nuovamente insufficienze, parzialità e discrimini, con denuncia di un ruolo spesso traducibile in tentativo d’assopimento ideale e culturale, se non talora destinato o sospinto al rilascio, anche sottotraccia, di ambiziosi e destinati impulsi e sollecitazioni, erosivi o comprimenti i contorni di quel perimetro culturale, formativo ed educativo, frutto di sane e profonde radici che hanno fertilmente alimentato nel tempo la crescita, anche interiore, di così tante generazioni e che è terreno d’esercizio, ed efficace sostegno, d’intima e genuina crescita e perseverante ricerca di autentica libertà e tali, fuorvianti, quindi, ogni istanza ed interiore desiderio dell’uomo d’aspirare ad armonica ed integrale maturazione. Si va così rivendicando, alla dottrina sociale della Chiesa, l’originalità del proprio ruolo, discrepante e quindi non assimilabile e tantomeno sovrapponibile a quello dei movimenti storici (le correnti socialiste, il marxismo, il materialismo storico, il liberismo, ecc.). Il servizio all’uomo deve quindi transitare attraverso un’opera di profondo ed orientante discernimento, cristianamente e dottrinariamente ispirato: “In questo rinnovato accostamento delle diverse ideologie, il cristiano attingerà alle sorgenti della sua fede e nell’insegnamento della Chiesa i principi e i criteri opportuni per evitare di lasciarsi sedurre e poi rinchiudere in un sistema, i cui limiti e il cui totalitarismo rischiano di apparirgli troppo tardi se egli non li ravvisa nelle loro radici. Al di là di ogni sistema, senza per questo omettere l’impegno concreto al servizio dei fratelli, egli affermerà, al centro stesso delle sue opzioni, l’originalità dell’apporto cristiano a vantaggio di una trasfor56 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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mazione positiva della società”. Al cristiano viene così conferita la responsabilità non solo di non aderire a taluni già ben identificati modelli politici e di pensiero, ma bensì di assumere un ruolo attivo, partecipando in prima persona alla comunità politica e civile: “…La duplice aspirazione all’uguaglianza e alla partecipazione è diretta a promuovere un tipo di società democratica. Diversi modelli sono proposti, taluni vengono esperimentati; ma nessuno soddisfa del tutto, e la ricerca resta aperta tra le tendenze ideologiche e pragmatiche. Il cristiano ha l’obbligo di partecipare a questa ricerca e all’organizzazione e alla vita della società politica. In quanto essere sociale, l’uomo costruisce il suo destino in una serie di raggruppamenti particolari che esigono, come loro compimento e condizione necessaria del loro sviluppo, una società più vasta, di carattere universale: la società politica. Ogni attività particolare deve sistemarsi in questa società allargata e assumere, con ciò stesso, la dimensione del bene comune. Ciò sottintende l’importanza dell’educazione alla vita associata dove, oltre l’informazione sui diritti di ciascuno, sia messo in luce il loro necessario correlativo: il riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri. Il significato e la pratica del dovere sono condizionati dal dominio di sé, come pure dall’accettazione delle responsabilità e dei limiti posti all’esercizio della libertà dell’individuo o del gruppo…”. Anche taluni condivisi principi di auspicata pratica, tra cui risuona preminente quello della solidarietà, devono essere alimentati e sorretti da una rinnovata educazione, in quanto assoggettabili a contraddittorie o ambigue interpretazioni o, ancor più, asservibili a dogmatiche costrizioni che ne attenuano o ne dirottano gli effetti, alimentando spesso antitetiche, o replicanti collocazioni, chiusure, o distorsive versioni: “Facendo difetto una rinnovata educazione alla solidarietà, un’affermazione eccessiva di uguaglianza può dar luogo a un individualismo dove ciascuno rivendica i propri diritti, sottraendosi alla responsabilità del bene comune”. Per la particolare sensibilità tematica ed in ordine alla consapevolezza dello straordinario carico di responsabilità, connaturato agli insegnamenti magisteriali, l’argomento mass-mediale e, più ancora, l’estendersi e l’acuirsi degli effetti delle aggressioni ambientali, non potevano che trovare appropriata accoglienza e commisurato approfondimento e giudizio in questa Lettera Apostolica. Incalzanti questioni, oltremodo sollecitate dalla crescente contezza d’impatto culturale, sociale e morale e dalla progressiva, spesso prepotente ed autoreferenziale affermazione, del potere dei “mass media” da un lato e dai sempre più preoccupanti, indiscriminati e devastanti assalti all’ambiente naturale, dall’altro. Contesto utilmente e funzionalmente fruibile quale ulteriore 57 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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occasione di potenziato richiamo ed accorato appello, da parte del Santo Pontefice, per rappresentare timori, segnalare pericoli, sollecitare attenzione ed impegno, ma soprattutto incoraggiare l’intrapresa di iniziative atte ad arginare e contrastare, con decisione, tanto i crescenti deleteri o perversi effetti, già diffusamente misurabili in taluni fiorenti modelli comportamentali e relazionali, così come fondatamente temuto, già avviati a progressivo ed inesorabile allontanamento da sostanzianti e rassicuranti fonti etiche ed altrettanto privi di qualificanti referenzialità culturali, e ciò per quanto atteneva il preoccupante evolversi dell’impattante tema massmediale, ma altrettanto, ed ancor più, volte a scongiurare le minacciose e sconsiderate condotte in atto, destinate a rilasciare deleteri e pregiudizievoli effetti sulla salute, con prospettiche minacce alla vita stessa, specie delle future generazioni, relativamente al già comprovato ed ormai inveterato, aggravamento delle problematiche ambientali. Per evidenti ragioni di sintesi si andranno a richiamare due emblematici passaggi, espressione d’intuibile, manifesta e preoccupata attenzione del Santo Pontefice, ed al contempo motivo d’esortante e profonda riflessione, ancor più nell’attualità, da parte di ciascuno. Introspezione necessaria ed utilmente finalizzata, per porre decisamente in discussione usi, abusi e mistificazioni, alla ricerca di un riposizionamento valoriale del concetto di “civiltà”, riaccreditandolo del suo giusto ruolo, con la dovuta convinzione e condivisione, riflettendo e confidando sul suo senso più vero e sul suo più profondo significato. Intenzione anche di proiettata ricerca, tesa a riappropriarlo ed avvalorarlo della più ampia e profonda corrispondenza deontologica alle esortazioni dottrinali assecondata, in intimo ed ambito percorso, dalle illuminanti, preziose e stimolanti riflessioni, già sinteticamente abbozzate, consegnateci dall’ispirato pensiero di Jacques Maritain. Quanto ai mass media, la Lettera Apostolica così disquisisce: “Tali mezzi di comunicazione sociale, per la loro stessa azione costituiscono un nuovo potere. Come allora non interrogarsi sui detentori reali di questo potere, sugli scopi che essi perseguono e sui mezzi posti in opera, sulla ripercussione, infine, della loro azione nei confronti dell’esercizio delle libertà individuali, tanto nel settore politico e ideologico, come nella vita sociale, economica e culturale? Gli uomini che detengono questo potere hanno una grave responsabilità morale in ragione della verità delle informazioni che essi devono diffondere, in rapporto ai bisogni ed alle reazioni che fanno sorgere, ed ai valori che propongono. Di più, con la televisione si delinea un modo originale di conoscenza e una nuova forma di civiltà: quella dell’immagine”. Severo e preoccupato monito, poi prontamente avvicendato dall’altrettanto an58 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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gustiata, ma decisa denuncia delle minacce rivolte all’ambiente naturale e che trovano espressive parole in esaustiva sintesi: “Mentre l’orizzonte dell’uomo si modifica, in tale modo, tramite le immagini che sono scelte per lui, un’altra trasformazione si avverte, conseguenza tanto drammatica quanto inattesa dell’attività umana. L’uomo ne prende coscienza bruscamente: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana. Il richiamo ai doveri è quindi netto ed incontrovertibile: ‘A queste nuove prospettive il cristiano deve dedicare la sua attenzione per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune’”. Conclusivamente vengono focalizzate le direttrici lungo le quali, in primis, il cristiano, ma anche tutte le persone rettamente ed intimamente consapevoli dell’incombenza d’un ipotecabile futuro, devono necessariamente avviarsi, ricercando e riformulando ambiziosi progetti ispirati ad una rinnovata ed umanizzante visione dello sviluppo, distintivi per sintonica coerenza con gli enunciati principi, nel pieno rispetto della dignità di ciascuno e costantemente orientati alla ricerca di giusti ed originali spazi di condivisa libertà. Condizione irrinunciabile, quest’ultima che, così come intuita ed invocata dal pensiero agostiniano, trova alimento e corrispondenza solo in un costante orientamento della positiva qualità della volontà, sempre indirizzato all’ordine della ricerca del bene comune. Impegnativa, ma qualificante ed irrinunciabile condotta, il cui esercizio richiede l’attivazione e l’affiancamento dei necessari presidi e meccanismi di sussidiarietà, in una feconda logica di corrispondenza e d’insieme, nella persistente ricerca e salvaguardia di costitutiva ragione, residente nell’equazione: sviluppo nella giustizia ed equità = pace. A completamento dei riferimenti testuali, significandone anche l’estrema attualità, si fa richiamo al pensiero che anima il documento, che in effetti risuona in tutta la sua contestualità, e mentre va sollecitando ascolto ed impegno, così s’avvia a concludere: “Senza dubbio si sono denunziati, a giusto titolo, i limiti e anche i danni d’una crescita economica puramente quantitativa, e ci si auspica di raggiungere anche obiettivi di ordine qualitativo. La qualità e la verità dei rapporti umani, il grado di partecipazione e di responsabilità, sono non meno significativi e importanti per il divenire della società, che la quantità e la 59 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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varietà dei beni prodotti e consumati. Superando la tentazione di volere tutto misurare in termini di efficienza e di mercato, in rapporti di forza e d’interessi, oggi l’uomo desidera sostituire sempre più a questi criteri quantitativi l’intensità della comunicazione, la diffusione del sapere e della cultura, il servizio reciproco, la concentrazione per uno scopo comune”. Quel sapere e quella cultura, tanto invocati dal Maritain, che possano costituire alimento e restituire fiato alla filosofia cristiana, affinché sia riferimento e sostanza, nel suo innovato ruolo, per tutti coloro che aspirano ad una integrale crescita personale partecipando così, con attiva, legittimata testimonianza, al progresso dell’intera comunità umana. L’epilogo della Lettera Apostolica, che qualifica la posizione dei cristiani davanti ai nuovi problemi, per poi farla confluire nell’assunzione d’impegno di cosciente carico di responsabilità e disinteressato servizio agli altri, sarà oggetto di specifico richiamo ed accurato approfondimento, per concorsualità argomentale e convergenza finalizzativa, in fase conclusiva. Completato il percorso di analisi documentale, finalizzato al compendio di un quadro d’insieme autorevolmente referenziale, nell’ambito del già manifesto perimetro d’interesse, che andrà quindi progressivamente a comporsi, si imboccherà un più arduo percorso, con l’intendimento di individuare gli impegnativi doveri e le conseguenti correlate responsabilità che ciascun uomo, consapevole e partecipe delle gravi problematiche del tempo, che annebbiano e comprimono ogni visuale di futura prospettiva, è oggi chiamato proattivamente a vivere nella cosciente sollecitudine ad assumerle e farle proprie, per meglio condividerle e convogliarle. L’invito ad una fattiva presenza, testimonianza di costruttivo apporto partecipativo e di condivisa esperienza di autentica crescita da parte tutti gli uomini di buona volontà, fu una costante del Pontificato Paolino, quale appello reiteratamente evocato e riformulato in ogni consesso o favorevole occasione. Invocazione, infatti, riecheggiata persino nell’intervento conclusivo agli esercizi spirituali, al cui servizio fu chiamato Mons. M. Magrassi che, riproponendone poi l’integrale stesura testuale in una seconda edizione, ebbe cura di richiamarla nella parte finale della pubblicazione, che ebbe a titolo Afferrati da Cristo; testo ricco e profondo, fedele ed arricchente ritrascrizione di tale straordinaria predicazione. Nella pronuncia conclusiva, tra le autorevoli parole di Papa Paolo VI, tale invito, invero, si riaffaccia e viene così ripreso: “… proprio dai tempi viene questa chiamata per noi: bisogna essere presenti con tutta l’anima, essere presenti con uno sforzo, con una coscienza di pienezza, 60 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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con una rispondenza generosa. Non possiamo essere dei consuetudinari e dei tiepidi e neppure quelli che minimizzano la loro collaborazione perché tanto basta per sbarcare il lunario … Appello dei tempi che è duplice, secondo la nostra osservazione: l’appello dei tempi che diventano tumultuosi, che diventano gravi, che di nuovo dimenticano i propositi di rapporti tranquilli e rivolti verso una comunione organica, generosa ed umana dei popoli, ma piuttosto fanno ancora rinascere le emulazioni, i contrasti, i conflitti d’interessi e anche di orgoglio e di primato. Non deve essere così, ma così è, ed è sotto piani diversi che prima non ci aspettavamo: prima erano quelli del potere, adesso sono quelli economici, e adesso sono quelli delle idee, delle ideologie, fenomeni che si direbbero imponderabili e che diventano invece determinanti per la vita delle Nazioni, diventano veramente gravi…” Fa eco poi il presagio di un tempo di rinascita nella primavera della gioventù, cioè di coloro che “sazi e felici”, ma delusi dall’esperienza di sì dominante cultura, definita modernismo, “stanno cercando cose più vere, più vive, più sincere, … sia per i tempi che per le speranze che vanno oltre il tempo”. Lo stesso Pontefice si premurò poi di affidare anche ad altri documenti l’invito pressante all’impegno di tutti, in particolare dei cattolici, per contribuire con partecipata continuità, condivisione, unità e convinzione, ad operare concrete e coraggiose scelte, per correggere le denunciate distorsioni economiche e sociali, concorrendo ad attivare l’ineludibile svolta etica, capace di rimodulare la scala valoriale, elevandola a guida e riferimento delle dinamiche sottese ad un nuovo modello di sviluppo, con funzione rigenerante anche delle relazioni tra gli uomini. La sola ed affidabile prerogativa di coerenza e di successo risiede così nella perseverante e fedele sintonizzazione sul valore della centralità dell’uomo, e contemplata in tutte le sue dimensioni. Particolare richiamo all’unità, quale criterio di credibilità nel messaggio e nella testimonianza, è l’accorato monito che, con sottolineata enfasi, l’esortazione apostolica “Evangelizzazione nel mondo contemporaneo”, – documento edito allo scadere del decimo anno dalla conclusione dei lavori conciliari – rivolge, in primis, al mondo cattolico. Prospettando l’assiomatico principio dell’unitarietà, quale fattore d’equazione dell’appartenenza a Cristo, vengono poi definite disorientanti, se non scandalizzanti, le divisioni, in particolare per quei destinatari interessati ad accogliere la predicazione apostolica; ulteriore preziosa sollecitazione, questa, e protagonista in altre successive pagine, per la sua decisiva concorrenza valoriale ed orientativa all’approfondimento tematico in atto. 61 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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L’iter proposto, funzionale anche ad offrire uno spaccato del pensiero dottrinario-ecclesiale in campo sociale, quale referenziale rappresentazione e contributo sostanziale e determinante nel percorso intrapreso, e destinato alla formulazione di un quadro d’insieme che in associazione con taluni approfondimenti di particolare concorrenza ed affinità tematica, convenientemente sviluppati nel prosieguo, andranno confluendo in unitaria sintesi, improntando efficacemente le determinazioni conclusive, va ora a scorgere una nuova ed eminente pagina della storia della Chiesa. Passaggio che va sviluppandosi entro un inedito sfondo ambientale, raffigurazione di un contesto non ecclesiologicamente circoscritto ma cooperante e che, con ampia estensività, andava associando e conglobando realtà nazionali ed internazionali attraversate da profondi, quanto inattesi, e tanto repentini mutamenti socio-politici ed istituzionali, e come tali designate a ruolo di protagoniste, e quindi attive e dirette testimoni di una radicale, concatenata e contagiosa mutazione, non solo dei propri interni assetti, ma con effetti ed efficacia estesi a contigui o correlati ben più ampi scenari geo-politici.
La ricchezza esperienziale si fa dottrina Il soglio pontificio si era infatti tinto, per la prima volta nella storia, dei colori della Polonia, con l’elezione del Cardinale Karol Wojtyla a 263° successore di Pietro. Mai così forte il vento dello Spirito aveva soffiato per elevare alla cattedra di Pietro un uomo di siffatta prismatica e profonda esperienza di vita; con approssimabile certezza, anche tante coeve e note personalità, chiamate ad alte cariche o responsabilità di governo, non vantavano un’esistenza così diversamente scandita da tanto singolari e molteplici, quanto talora accidentali, esperienze ed appartenenze, cadenzate dai tempi della storia e direttamente vissute, sia in campo sociale e religioso, sia politico ed istituzionale. Fu uomo di duro e sudato lavoro, di studio e di preghiera, di sport e di teatro, ma anche testimone diretto ed oltraggiato della furia nazista, cittadino e presule sotto il dominio della dittatura comunista, maggiorente in un Occidente ricco sino all’opulenza, quanto edonista e povero di carità. Già dalla sua enciclica d’inizio pontificato: Redemptor Hominis, pur centrata sul mistero della redenzione: – Cristo redentore dell’uomo, centro del cosmo e della storia –, definita manifesto di “umanesimo teologico”, si eleva un forte richiamo ad esercitare il compito assegnato dal Creatore all’uomo: “di dominio sul mondo visibile, nella priorità dell’etica sulla tecnica, 62 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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del primato della persona sulle cose, nella superiorità dello spirito sulla materia …; si tratta dello sviluppo delle persone e non soltanto della moltiplicazione delle cose, delle quali le persone possono servirsi”. In questa enciclica risuona, con particolare vigore, l’enunciato anticipatore della Sollicitudo Rei Socialis, evocativo della rappresentazione su scala planetaria, in ragione della pertinente affinità dei contorni con l’evoluzione in atto, della parabola del ricco epulone e di Lazzaro: replicante esperienza, dunque, di un rilevato contesto identificativo di una civiltà preminentemente dedita al consumismo, e riflessa in vaste ed opulente comunità sociali, peraltro percorse da evidenti e stridenti squilibri, detentrici e disponenti, con smodata sovrabbondanza od eccesso, di beni anche palesemente superflui, o talora sproporzionatamente eccedenti, almeno in talune, ma estese realtà, le effettive necessità per una decorosa esistenza mentre, ed al contempo, ben più vaste aree di sottosviluppo si trovavano quotidianamente esposte al vento della carestia, della miseria, della fame e dell’inedia. Tutto ciò viene poi ricondotto anche ad un uso improprio della libertà, abusata dall’incontrollato consumismo che sfugge l’etica, soffocando così, e contestualmente, gli spazi emancipativi di coloro che, contrariamente, vivono in situazioni di forte degrado e miseria, fino a provocarne un’accentuata accelerazione ed esaltarne i perversi effetti. Tale scenario finisce poi per chiamare in causa tutte le strutture sociali, gli enti regolatori, le pur differenziate spinte politiche, ma similmente indirizzate a orientare e governare l’economia entro corporativistici ed escludenti schematismi, e così sollecitando un vigoroso richiamo, tanto impellente ed accorato, quanto profondamente consapevole, delle possibili drammatiche conseguenze ad efficacia ed effetti di trasversale irruenza e di contagiosa e crescente diffusività. Puranche le distorsive ripercussioni dell’accelerata dilapidazione delle risorse naturali ed energetiche e la concorrente compromissione dell’ambiente se, in prima istanza, possono aver dispiegato i loro iniqui ed arbitrari esiti dilatando le già esistenti sacche di miseria, sono andate viepiù, ed al contempo, predisponendosi ed equipaggiandosi di potenziata dirompenza, per poi estendere ritorsivamente tali ed amplificate criticità, anche su tanta parte di quelle realtà e comunità sociali originariamente tributarie di decisivo contributo ad originarle. Allarmanti ed evolutive manifestazioni, talora non chiaramente percepite, ovvero sfuggenti i tanti ambiti comunitari opportunamente o convenientemente non edotti e sensibilizzati, quali fenomeni in accelerata progressione e che devono necessariamente suscitare interessato coinvolgimento richiamando ad una comune, consapevole, e tassativamente generale, quanto incalzante, presa 63 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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di coscienza. Solo affrontandoli con un moto di autentica conversione della mente, della volontà e del cuore, e con improcrastinabile urgenza, potranno essere scongiurati, o perlomeno ridimensionati nei loro effetti più travolgenti, potendosi solo così riguadagnare prospettive di generale, giusta, e quindi riconciliata convivenza. L’enciclica, facendo propri questi richiami, intende vincere anche l’indifferenza o l’indisponibilità di molti ambienti, segnalando l’evidenza che comunque, o dal lato di chi cerca di trarre il massimo profitto, o da quello che ne paga prima e maggiormente i danni e le umiliazioni “c’è sempre l’uomo”. I sempre più amplificati e repentini mutamenti, al tempo già in atto, o in fase di più o meno avanzata di incubazione, che ebbero poi a sconvolgere e ridisegnare lo scenario politico ed economico internazionale; la constatazione del permanere di grandi aree di sottosviluppo, di sfruttamento, di miseria; l’acuirsi in tante regioni di tensioni sociali, sovente sfociate in conflitti armati, col conseguente smisurato affollarsi di vecchi e nuovi campi profughi; la progressiva scristianizzazione dell’Occidente, che andava asservendo la sempre più rarefatta tensione spirituale e morale ad un disordinato e malinteso benessere, rappresentarono vicende e tematiche che andarono marcatamente e ripetutamente a segnare e sollecitare gli interventi del Santo Padre, e così pronunciati in tante e differenti realtà e Paesi appartenenti a più continenti e dinanzi le più dissimili culture ed autorità, civili e religiose. Crescenti problematiche che andavano segnalandosi per i temuti poderosi effetti sul versante dell’impatto sociale, in quanto generatrici di profondi e convulsi mutamenti, e quindi acconcio alimento di gravose e disorientanti preoccupazioni e dai riscontrabili esiti emarginativi. Peraltro, ed al contempo, si costituivano anche fonti di altrettanto propizie condizioni e circostanze, e quindi potenziali agenti di determinante impulso e che una discernente ed illuminante lettura, confortata da attento vaglio etico, avrebbe concorso ad individuarne, interpretarne e valorizzarne il ritrovato ruolo di riconciliativi fattori e riappropriativi tramiti, per riscoperte e rigeneranti logiche valoriali che, insignite di attualizzata funzione, avrebbero potuto assecondare una visione prospettica affatto accreditabile di ritracciate opportunità e promotrice d’inedite e stimolanti percorrenze. Tempi gravidi di originali e feconde sollecitazioni, annuncio di imminenti e dilatati rivolgimenti di ampia portata storica ed espressione di rivendicative pretese per un attento e sollecito discernimento degli esortativi e premonitori segnali che andavano rilasciando. Stimolante ed attrattivo richiamo, preludio di attesi radicali mutamenti che indussero, in ambito ecclesiale, a circostanziate analisi, articolati confronti ed autorevoli interven64 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ti, frutto di coinvolgenti ed appassionate, quanto ineludibili disamine, valorizzate da svariati contributi esperienziali, che andarono poi a riversarsi e coniugarsi entro rinnovati ed arricchiti orientamenti magisteriali, tanto da ispirare il Pontefice a deliberarne la confluenza in una più organica ed acclarante sistematizzazione collimante con l’enciclica Sollicitudo Rei Socialis: “Essa cerca così di guidare gli uomini a rispondere, anche con l’ausilio della riflessione razionale e delle scienze umane, alla loro vocazione di costruttori responsabili della società terrena”. Il documento si propone in dichiarata continuità alla Populorum Progressio, enciclica, in effetti, particolarmente e diffusamente richiamata, ripresa, riconfermata e sviluppata nei suoi tratti essenziali, ed attualizzata in chiave prospettica con discernente, riconoscibile ed ispirata lettura dei segni dei tempi e con espresso richiamo a “riaffermare la continuità della dottrina sociale ed insieme il suo costante rinnovamento”. Attestazione, quest’ultima, scientemente reputata meritevole di convalidante valorizzazione, tanto da pretendere amplificata sottolineatura: “In effetti, continuità e rinnovamento sono una riprova del perenne valore dell’insegnamento della Chiesa. Questa doppia connotazione è tipica del suo insegnamento nella sfera sociale. Esso, da un lato, è costante perché si mantiene identico nella sua ispirazione di fondo, nei suoi ‘principi di riflessione’, nei suoi ‘criteri di giudizio’, nelle sue basilari ‘direttrici di azione’ e, soprattutto, nel suo vitale collegamento col Vangelo del Signore; dall’altro lato, è sempre nuovo, perché è soggetto ai necessari e opportuni adattamenti suggeriti dal variare delle condizioni storiche e dall’incessante fluire degli avvenimenti in cui si muove la vita degli uomini e delle società”. Un successivo passaggio puntualizzerà la “convinzione che gli insegnamenti dell’enciclica Populorum Progressio, indirizzata agli uomini ed alla società degli anni Sessanta, vanno conservando tutta la loro forza di richiamo alla coscienza oggi, sullo scorcio degli anni Ottanta, nello sforzo di indicare le linee portanti del mondo odierno – sempre nell’ottica del motivo ispiratore, lo ‘sviluppo dei popoli’, ancora ben lontano dall’essere raggiunto –”, per poi concludere: “…mi propongo di prolungarne l’eco, collegandoli con le possibili applicazioni al presente momento storico, non meno drammatico di quello di venti anni fa”. Pochi anni prima della pratica traduzione in una nuova fase politicoistituzionale di quella che fu la clamorosa bocciatura storica del socialismo reale, l’enciclica additava chiaramente i due blocchi, segnalandone criticamente la pur differente, ma altrettanto coincidente, assoluta latitanza, nelle rispettive strategie politiche, rispetto ad un qualunque intento diretto a perseguire ogni disinteressata iniziativa, in quanto delibera65 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tamente ed autenticamente ricercata e promossa, per uno sviluppo più solidale, partecipato, eticamente connotato e particolarmente attento, ai drammatici problemi dei Paesi più poveri. Malauguratamente si assistette invece al progredire di quel fenomeno, volutamente teorizzato ed alimentato, che fu definito “allineamento”, teso a perseguire in ogni modo e sovente “con ogni mezzo”, l’attrazione di intere Nazioni nelle contrapposte orbite d’influenza, accentuandone la dipendenza e profittando della contribuzione economica, in un quadro di difficile, spesso opprimente precarietà, costruito e retto sull’equilibrio delle forze, con effetti oppressivi e vanificanti ogni istanza ed anelito di vera libertà e propugnatore di una distorsiva visione del senso, e dell’associato percorso, per accedere ad un autentico e generale progresso. Tematica, questa, così evocata e sviluppata dall’enciclica: “Ci riferiamo all’esistenza di due blocchi contrapposti, designati comunemente con i nomi convenzionali di Est e Ovest oppure di Oriente e Occidente. La ragione di questa connotazione non è puramente politica ma anche, come si dice, geo-politica. Ciascuno dei due blocchi tende ad assimilare o ad aggregare intorno a sé, con diversi gradi di adesione o partecipazione, altri Paesi o gruppi di Paesi. Ciò si verifica con effetto particolarmente negativo nelle relazioni internazionali che riguardano i Paesi in via di sviluppo. Infatti, com’è noto, la tensione tra Oriente ed Occidente non riguarda di per sé un’opposizione tra due diversi gradi di sviluppo, ma piuttosto tra due concezioni dello sviluppo stesso degli uomini e dei popoli, entrambe imperfette e tali da esigere una radicale correzione. Detta opposizione viene trasferita in seno a quei Paesi, contribuendo così ad allargare il fossato, che già esiste sul piano economico, tra Nord e Sud ed è conseguenza della distanza tra i due mondi più sviluppati e quelli meno sviluppati. In questo, risiede anche una delle concorrenti e manifeste ragioni per cui la dottrina sociale della Chiesa assume un atteggiamento critico, nei confronti sia del capitalismo liberista sia del collettivismo marxista. Infatti, dal punto di vista dello sviluppo viene spontanea la domanda: in qual modo o in che misura questi due sistemi sono suscettibili di trasformazioni e di aggiornamenti, tali da favorire o promuovere un vero ed integrale sviluppo dell’uomo e dei popoli nella società contemporanea? Di fatto, tali trasformazioni e aggiornamenti sono urgenti e indispensabili per la causa di uno sviluppo comune a tutti. Ognuno dei due blocchi nasconde dentro di sé, a suo modo, la tendenza all’imperialismo, come si dice comunemente, o a forme di neo-colonialismo: tentazione facile, nella quale non di rado si cade, come insegna la storia anche recente”. Un invito ed una speranza, frutto anche di diretta ed intima consapevolezza 66 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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fondata sulla personale esperienza, ma viepiù alimentata da una profonda spiritualità fonte di profetica intuizione, e che trovano consona espressione e fecondo incitamento in differenti e più o meno espliciti passaggi: “Vista così, la presente divisione del mondo è di diretto ostacolo alla vera trasformazione delle condizioni di sottosviluppo nei Paesi in via di sviluppo o in quelli meno avanzati. I popoli, però, non sempre si rassegnano alla loro sorte. Inoltre, gli stessi bisogni di un’economia soffocata dalle spese militari, come dal burocratismo e dall’intrinseca inefficienza, sembrano adesso favorire dei processi che potrebbero rendere meno rigida la contrapposizione e più facile l’avvio di un proficuo dialogo e di una vera collaborazione per la pace”. L’enciclica indugia ulteriormente su questi temi, producendosi in un’ancorché sinottica ma alquanto chiara esposizione, apparentemente digressiva rispetto al tema dello sviluppo, ma nella sostanza pregna di preoccupate analisi e, pur tuttavia, non sottraendosi dal segnalare i necessari correttivi ed auspicando opportuni cambi di rotta, sempre animata dalla costante finalità di porre al centro dell’agire politico ed economico lo sviluppo integrale di ogni uomo, nella ricerca di una pace basata sulla giustizia, quale garanzia certa di stabilità e di autentico e diffuso progresso. Per evidenti ragioni di sintesi, ma presente anche la propedeuticità ad altre correlabili analisi e riflessioni che, in progressione, andranno emergendo e sviluppandosi, si andrà, perciò, e di seguito, a prospettare taluni significativi passaggi, non solo ad evidente scopo d’utile arricchimento ed augurabile spunto meditativo, nonché per ragioni di meritato apprezzamento e confidata considerazione ma, particolarmente, per la manifesta e tangibile trasparenza e genuinità nell’intento espresso di fedele ricerca di rappresentazione della verità, senza pregiudizi, sbilanciamenti o interessati condoni: “Era inevitabile che la contrapposizione ideologica, sviluppando sistemi e centri antagonisti di potere, con proprie forme di propaganda e di indottrinamento, evolvesse in una crescente contrapposizione militare, dando origine a due blocchi di potenze armate, ciascuno diffidente e timoroso del prevalere dell’altro. A loro volta, le relazioni internazionali non potevano non risentire gli effetti di questa ‘logica dei blocchi’ e delle rispettive ‘sfere di influenza’. Nata dalla conclusione della seconda guerra mondiale, la tensione tra i due blocchi ha dominato tutto il quarantennio successivo, assumendo ora il carattere di ‘guerra fredda’, ora di ‘guerre per procura’ mediante la strumentalizzazione di conflitti locali, ora tenendo sospesi e angosciati gli animi con la minaccia di una guerra aperta e totale. Se al presente un tale pericolo sembra divenuto più remoto, pur senza essere del tutto scomparso, e se si è per67 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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venuti ad un primo accordo sulla distruzione di un tipo di armamenti nucleari, l’esistenza e la contrapposizione dei blocchi non cessano di essere tuttora un fatto reale e preoccupante, che continua a condizionare il quadro mondiale”. L’argomento viene poi amplificato, coinvolgendo il grave e tuttora persistente problema degli armamenti, allargato poi al debito, ed al connesso profilo degli aiuti internazionali: “Se la produzione delle armi è un grave disordine che regna nel mondo odierno, rispetto alle vere necessità degli uomini e all’impiego dei mezzi adatti a soddisfarle, non lo è meno il commercio delle stesse armi. Anzi, a proposito di questo, è necessario aggiungere che il giudizio morale è ancora più severo. Come si sa, si tratta di un commercio senza frontiere, capace di oltrepassare perfino le barriere dei blocchi. Esso sa superare la divisione tra Oriente e Occidente e, soprattutto, quella tra Nord e Sud sino a inserirsi – e questo è più grave – tra le diverse componenti della zona meridionale del mondo. Ci troviamo così di fronte a uno strano fenomeno: mentre gli aiuti economici e i piani di sviluppo si imbattono nell’ostacolo di barriere ideologiche insuperabili, di barriere tariffarie e di mercato, le armi di qualsiasi provenienza circolano con quasi assoluta libertà nelle varie parti del mondo. E nessuno ignora – come rileva il recente Documento della Pontificia Commissione Iustitia et Pax sul debito internazionale – che in certi casi i capitali, dati in prestito dal mondo dello sviluppo, son serviti ad acquistare armamenti nel mondo non sviluppato”. Non sfugge inoltre la necessità di segnalare il crescente fenomeno del terrorismo, anticipazione di ciò che di ben più grave ed inaspettatamente clamoroso sarebbe poi accaduto negli anni a seguire: “Né si possono chiudere gli occhi su un’altra dolorosa piaga del mondo odierno: il fenomeno del terrorismo, inteso come proposito di uccidere e distruggere indistintamente uomini e beni e di creare appunto un clima di terrore e di insicurezza, spesso anche con la cattura di ostaggi. Anche quando si adduce come motivazione di questa pratica inumana una qualsiasi ideologia o la creazione di una società migliore, gli atti di terrorismo non sono mai giustificabili. Ma tanto meno lo sono quando, come accade oggi, tali decisioni e gesti, che diventano a volte vere stragi, certi rapimenti di persone innocenti ed estranee ai conflitti si prefiggono un fine propagandistico a vantaggio della propria causa; ovvero, peggio ancora, sono fini a se stessi, sicché si uccide soltanto per uccidere”. Un particolare approfondimento viene riservato al diritto d’iniziativa nell’economia, atta a favorire e sviluppare la soggettività creativa della persona che, quando negata o fortemente limitata, non realizza ciò 68 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che comunemente è stato propinato come binomio di eguaglianza ma, al contrario, va sostanzialmente e progressivamente riducendosi ad un “livellamento in basso” che spalanca le porte alla passività, all’indifferenza, all’appiattimento: “Ciò provoca un senso di frustrazione o disperazione e predispone al disimpegno dalla vita nazionale, spingendo molti all’emigrazione e favorendo, altresì, una forma di emigrazione ‘psicologica’. Una tale situazione ha le sue conseguenze anche dal punto di vista dei ‘diritti delle singole Nazioni’. Infatti, accade spesso che una Nazione venga privata della sua soggettività, cioè della ‘sovranità’ che le compete nel significato economico ed anche politico-sociale e in certo qual modo culturale, perché in una comunità nazionale tutte queste dimensioni della vita sono collegate tra di loro. Bisogna ribadire, inoltre, che nessun gruppo sociale, per esempio un partito, ha diritto di usurpare il ruolo di guida unica, perché ciò comporta la distruzione della vera soggettività della società e delle persone-cittadini, come avviene in ogni totalitarismo. In questa situazione l’uomo e il popolo diventano ‘oggetto’, nonostante tutte le dichiarazioni in contrario e le assicurazioni verbali”. Affermazioni, queste, che trovano riflessa conciliabilità nell’attuale situazione politica ed economica quale precognitiva ed efficace chiave di lettura di fatti e situazioni contingenti, ed ancor più in funzione di serio avvertimento di preoccupanti, se non inquietanti rischi prospettici, implicanti urgenti, coerenti e tutelanti scelte di politica economica e sociale atte a scongiurare il profilarsi del rovinoso, ma sovente trascurato rischio d’attivazione di un graduale, ma crescente, fattore d’induttivo avvio d’un processo d’abdicazione nel governo dei poteri decisionali erosivo, in prospettiva, di ogni prerogativa di autodeterminazione e quindi d’indipendenza, dapprima economico-finanziaria, in seguito politico-istituzionale, di intere comunità nazionali. Ai fini della disamina in atto, per l’autorevole referenzialità e declinata correlatività dei pur compendiati argomenti con la trattazione che si andrà sviluppando, emerge con ineludibile centralità l’efficace ed invocante ausilio, che incita a richiamare e ripercorrere orientamenti ed ammonimenti che, con anticipata intuizione, sollevavano ed affrontavano problematiche di particolare rilievo, oggi di stridente attualità, e la cui soluzione veniva associata ad una necessaria, decisiva e generale presa di coscienza, prelusiva di un’altrettanto non rinviabile, ma bensì urgente, concreta iniziativa di governo, dalle forti connotazioni riformatrici ed in ottica di riconsiderate ed emendate formulazioni, particolarmente in tema di sviluppo. In ispecie si fa richiamo, segnalandone peraltro la pur crescente, seppur granularmente diffusa sensibilità, 69 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dell’importanza di acquisire “maggiore consapevolezza dei limiti delle risorse disponibili, della necessità di rispettare l’integrità e i ritmi della natura e di tenerne conto nella programmazione dello sviluppo, invece di sacrificarlo a certe concezioni demagogiche dello stesso. È quella che oggi va sotto il nome di preoccupazione ecologica. Tutto ciò anche in ordine alla cogente “constatazione, si direbbe più pressante, della limitazione delle risorse naturali, alcune delle quali non sono, come si dice, rinnovabili. Usarle come se fossero inesauribili, con assoluto dominio, mette seriamente in pericolo la loro disponibilità non solo per la generazione presente, ma soprattutto per quelle future”, non trascurando peraltro le ormai note e conclamate “conseguenze che un certo tipo di sviluppo ha sulla qualità della vita nelle zone industrializzate. Sappiamo tutti che risultato diretto o indiretto dell’industrializzazione è, sempre più di frequente, la contaminazione dell’ambiente, con gravi conseguenze per la salute della popolazione”. Tassatività pressochè lapidaria, nel particolare e diretto richiamo ai credenti, ma anche appassionato invito ed iniezione di sensibilità morale, per tutti gli uomini di buona volontà, nell’affermare che: “La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio, ed espressa simbolicamente con la proibizione di ‘mangiare il frutto dell’albero’ (Gen 2:16), mostra con sufficiente chiarezza che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire. Una giusta concezione dello sviluppo non può prescindere da queste considerazioni relative all’uso degli elementi della natura, alla rinnovabilità delle risorse e alle conseguenze di una industrializzazione disordinata, le quali ripropongono alla nostra coscienza la dimensione morale, che deve distinguere lo sviluppo”. Il copioso diffondersi di sincretistici convincimenti ed interessate modalità interpretative di concezioni implicanti principi etici, l’invadenza padroneggiante o l’arrogante presunzione di dimensionare l’uomo relegandolo entro i soli confini dell’economia, peraltro diseguale o carente nelle regole, così come nello spiegare i suoi benefici effetti, ovvero di rinchiuderlo entro ingessate logiche a predominanza ideologica, hanno espresso e diversamente plasmato, assecondandone la diffusione, fiorenti ambiti culturali, sociali e divulgativi, con ruolo e finalità di motivanti e persuasivi agenti d’inoculata diffusione del neo-dominante pensiero, con ambizioni colonizzatrici d’interi ceti sociali ed intenti destabilizzanti di tradizionali e stratificati riferimenti socio-culturali e di certo non risparmiando la loro appannante interferenza anche sul versante etico e valoriale. Espressioni e frutti del pensiero o dell’ideologia 70 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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di contrastate, se non opposte visioni, talora dogmaticamente teorizzate e diffuse con proselitica cura di preservante e rassicurante ortodossia ed emblematicamente e funzionalmente associate a questa disamina anche attraverso l’implicazione di taluni esponenti di riconosciuto rilievo, e particolarmente celebrati in quest’angolo d’Occidente, ma pur anche destinatari di ben più ampia e feconda risonanza. Rappresentazione quindi, seppur esemplificativa ma emblematicamente specificativa, delle sostanziali differenti concezioni dell’economia, della politica, dei temi etici e quindi origine delle spesso inconciliabili convinzioni ed attribuzioni valoriali al senso, alle percorrenze ed alle finalità che hanno caratterizzato e descritto gli evolutivi percorsi, tanto sotto il profilo sociale ed economico, quanto in ambito culturale ed etico, di intere comunità civili. Concezioni che, pur con le risapute, talora macroscopiche, differenze, se non nelle loro degenerate manifestazioni, si sono guadagnate diffusa accoglienza con la loro pratica traduzione nella gestione del potere e così facendosi espressione di modelli di governo dominanti vaste regioni ed intere Nazioni. In particolare rilevano non solo le differenti, pur graduate, dissonanze con il pensiero della dottrina sociale della Chiesa, ma anche il manifestarsi di persistente e preordinato intento, propiziato attraverso una più o meno esplicita proliferazione del determinismo culturale, sovente sostenuto da veemenza ideologica, ovvero da noncurante agnosticismo, teso ad escludere o anestetizzare, in animo al proprio, preordinato disegno, la componente spirituale dell’uomo, negando il valore trascendente dell’esistenza, ovvero arrogandosene la surroga. L’originalità degli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa viene così esplicitamente richiamata nel testo dell’enciclica, che rivendica l’assoluta ed autonoma specificità, affrancandola quindi da ogni ruolo o intento mediatorio ed ancor più scoraggiando suggestioni e diffuse pratiche di facile, conveniente o, parcellizzata, appropriazione. Affermazione quindi di terzietà ed originalità, così richiamata: “La dottrina sociale della Chiesa non è una ‘terza via’ tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé, a verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo, applicandola a una situazione concreta”. È altrettanto chiara e delineata la destinazione del messaggio a tutti gli uomini, anche se non cristiani o fedeli di altre religioni ma aperti, attenti, disponibili e solidali nel riconoscere la necessità dell’impegno comune e perseverante per costruire un alternativo modello di sviluppo, più rispettoso dell’uomo e della natura: “È da auspicare che anche gli 71 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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uomini e donne privi di una fede esplicita siano convinti che gli ostacoli frapposti al pieno sviluppo non sono soltanto di ordine economico, ma dipendono da atteggiamenti più profondi configurabili, per l’essere umano, in valori assoluti”. Perciò è sperabile che quanti, in una misura o l’altra, sono responsabili di una “vita più umana” verso i propri simili, ispirati o no da una fede religiosa, si rendano pienamente conto dell’urgente necessità di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali, che definiscono i rapporti di ogni uomo con se stesso, col prossimo, con le comunità umane, anche le più lontane, e con la natura, in virtù di valori superiori, come il bene comune, o, per riprendere la felice espressione dell’enciclica Populorum Progressio, il pieno sviluppo “di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. Per i cristiani, come per tutti coloro che riconoscono il preciso significato teologico della parola “peccato”, il cambiamento di condotta o di mentalità o del modo di essere si chiama, con linguaggio biblico, “conversione”. L’interdipendenza sempre più ampia e complessa nelle relazioni tra gli uomini, sia nei rapporti economici e politici, sia culturali e religiosi, deve essere assunta come “categoria morale”, cui corrisponde una risposta altrettanto morale che si realizza nella “virtù” della solidarietà, che viene meglio definita non tanto, e come spesso intesa, quale “sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è fondata sulla salda convinzione che le cause che frenano il pieno sviluppo siano quella brama del profitto e quella sete del potere di cui si è parlato”. Viene poi posto particolare accento su “certe forme di ‘imperialismo’ moderno” in quanto, se “si considerassero alla luce di questi criteri morali, si scoprirebbe che sotto certe decisioni, apparentemente ispirate solo dall’economia o dalla politica, si nascondono vere forme di idolatria: del denaro, dell’ideologia, della classe, della tecnologia”. Il testo enciclicale rilascia altri puntuali ed esaustivi approfondimenti, segnalando gravi incoerenze, improvvide decisioni o deliberate ignavie, per indicare poi le vie del necessario cambiamento, ed orientandole in direzione di percorsi impegnativi, ma proficuamente transitabili, in quanto intrapresi alimentando le ragioni dell’agire con lo spirito di carità ricercando, e poi preservando e custodendo, quella sintonica relazione col creato che, con continuità, richiama a nutrimento di trascendente valorialità. Sempre più, quindi, spirito di servizio al progresso dell’uomo ed abbandono di pratiche utilitaristiche che talora sconfinano nella 72 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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disumanità, e troppo spesso scadenti in tollerate abitudini che nel tempo divengono costume, fino a spingersi, persino, a chiamare in causa l’impianto regolamentare di alcuni Paesi in tema di nascite, ed evidenziando responsabilità tanto dirette, che opprimono la libertà soggettiva, quanto indirette, da parte dei Paesi più ricchi, ed esercitate attraverso “intolleranti pressioni economiche”, finanche tradotte in condizioni “sub judice” per accedere ad aiuti esterni. L’articolata analisi, talvolta necessariamente impietosa, delle azioni, delle omissioni, delle storture nell’azione di governo dell’economia e dello sviluppo, denuncia gravi stonature ed incrinature sul piano etico-morale, indifferenti o al di fuori del progetto creativo, sovente ispirate da mero egoismo e da logiche edonistiche che eludono, ignorano o, più o meno palesemente, si propongono e prosperano in deliberata contrapposizione alla dimensione trascendentale dell’uomo. Fondamento e proposito di queste riflessioni risiedono nell’insegnamento che l’enciclica intende consegnare, quale monito, particolarmente ricco d’apprezzabile sostanza valoriale e così, seppur sinteticamente, espresso: “Lo sviluppo non può consistere soltanto nell’uso, nel dominio e nel possesso indiscriminato delle cose create e dei prodotti dell’industria umana, ma piuttosto nel subordinare il possesso, il dominio e l’uso alla somiglianza divina dell’uomo e alla sua vocazione all’immortalità. Ecco la realtà trascendente dell’essere umano, la quale appare partecipata fin dall’origine ad una coppia di uomo e donna (Gen 1: 27) ed è quindi fondamentalmente sociale in ordine al suo perfezionamento”. Ai fini della trattazione che si andrà sviluppando e per focalizzare e svolgere, in un’ottica di stretta attualità, contenuti e ragioni dell’impegnativo compito a cui tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a contribuire, ed il cui buon esito di prospettiva è ormai divenuto cruciale condizione a fine di rassicuranti prospettive di conservazione di decorosi standard esistenziali, rilevano particolare e prospiciente polarità richiami ed esortazioni che, seppur necessariamente e doverosamente rivolti “erga omnes”, assumono carico d’impegnativa adesione morale, primariamente per coloro che si professano cristiani, non eludendo neppure l’opzione politica, prelusivo incitamento per un diretto e personale coinvolgimento. In proposito non può essere sottaciuta l’espressione di un coinvolgente, quanto deciso, ammmonimento che, oltre a risaltare per intrinseca e profonda ecumenicità, si rivela per l’espressa, contestualizzante ed incalzante efficacia: “Come si è già accennato, vi intervengono anche moventi politici. Le decisioni propulsive o frenanti lo sviluppo dei popoli, infatti, non sono che fattori di carattere politico. Per 73 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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superare i meccanismi perversi sopra ricordati e sostituirli con nuovi, più giusti e conformi al bene comune dell’umanità, è necessaria un’efficace volontà politica. Purtroppo, dopo aver analizzato la situazione, occorre concludere che essa è stata insufficiente. Perciò, sull’esempio di Papa Paolo VI con l’enciclica Populorum Progressio, desidero rivolgermi con semplicità e umiltà a tutti, uomini e donne senza eccezione perché, convinti della gravità del momento presente e della rispettiva, individuale responsabilità, mettano in opera – con lo stile personale e familiare della vita, con l’uso dei beni, con la partecipazione come cittadini, col contributo alle decisioni economiche e politiche e col proprio impegno nei piani nazionali e internazionali – le misure ispirate alla solidarietà e all’amore preferenziale per i poveri. Così richiede il momento, così richiede soprattutto la dignità della persona umana, immagine indistruttibile di Dio creatore, ch’è identica in ciascuno di noi. Conviene sottolineare il ruolo preponderante che spetta ai laici, uomini e donne, come è stato ripetuto nella recente Assemblea Sinodale. A loro compete animare, con impegno cristiano, le realtà temporali e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia”. Ineludibile impegno quindi, che esige assunzioni di dirette responsabilità, con assidua e partecipata presenza ed ancor più sostegno di forte coesione e spirito di carità, anche in ordine al possibile rischio di conflitti di stampo generazionale: “Accade così che il conflitto delle generazioni si carica di un tragico dilemma: o conservare istituzioni e credenze ancestrali, ma rinunciare al progresso, o aprirsi alle tecniche e ai modi di vita venuti da fuori ma rigettare, in una con le tradizioni del passato, tutta la ricchezza di valori umani che contenevano. Di fatto, avviene troppo spesso che i sostegni morali, spirituali e religiosi del passato vengano meno, senza che l’inserzione nel mondo nuovo sia per altro assicurata”. La ricchezza degli insegnamenti dottrinali è ancor più nobilitata dalla guarentigia delle sovrastanti profetiche intuizioni, segno dei tempi, ma anche viatico di credibile prospetticità, incline a ricercare, focalizzare e, quindi, sollecitare, l’approccio a temi nodali, stimati d’apprezzabile prossimità d’impatto derivandone, al contempo, le implicazioni etiche ed i profili valoriali atti a guidarne e sostenerne la corretta e perdurante conduzione ed arricchirne l’intento finalizzatorio, e premurandosi di scoraggiare emergenti tentazioni emarginative, ovvero orientate ad una più o meno deliberata derubricazione a mere suggestioni metafisiche di tali irrinunciabili, edificanti presídi. La Sollicitudo Rei Socialis non si sottrae quindi alla premessa logica ispiratrice, abbondando di sottolinea74 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ture argomentali, dettate da ispirato corredo di profonda e segnaletica discernente inclinazione; in particolare, per le connaturate attribuzioni, prospetticamente preordinate a funzionale ed utile parallelismo alle argomentazioni che andranno sviluppandosi nel prosieguo, rileva l’opportunità di ripercorrere talune, ed utilmente propedeutiche, testuali citazioni: “Sull’esempio dei miei predecessori devo ripetere che non può ridursi a problema ‘tecnico’ ciò che, come lo sviluppo autentico, tocca la dignità dell’uomo e dei popoli. Così ridotto, lo sviluppo sarebbe svuotato del suo vero contenuto e si compirebbe un atto di tradimento verso l’uomo e i popoli, al cui servizio esso deve essere messo. Ecco perché la Chiesa ha una parola da dire oggi, come venti anni fa, ed anche in futuro, intorno alla natura, alle condizioni, esigenze e finalità dell’autentico sviluppo ed agli ostacoli, altresì, che vi si oppongono”. Le dirette conseguenze di una tale concezione dello sviluppo vanno poi confluendo in un’anticipatoria, quanto amara, constatazione: “Purtroppo, invece di diminuire, i poveri si moltiplicano, non solo nei Paesi meno sviluppati, ma, ciò che appare non meno scandaloso, anche in quelli maggiormente sviluppati”, evento quest’ultimo che, con impensabile veemenza, sta dispiegando, nell’attuale perdurante fase congiunturale, i suoi avversi effetti, peraltro d’inimmaginabile estensività e portata. Invito pressante per avviare speditamente iniziative concrete fino a giungere, con decisione, a prospettare una serie di necessarie e basilari riforme, da tradursi a tutti i livelli: “Dipende dalle singole situazioni locali individuare le più urgenti ed i modi per realizzarle; ma non bisogna dimenticare quelle richieste dalla situazione di squilibrio internazionale sopra descritta. Al riguardo, desidero ricordare in particolare: la riforma del sistema internazionale di commercio, ipotecato dal protezionismo e dal crescente bilateralismo; la riforma del sistema monetario e finanziario mondiale, oggi riconosciuto insufficiente; la questione degli scambi delle tecnologie e del loro uso appropriato; la necessità di una revisione della struttura delle Organizzazioni internazionali esistenti” argomenti, questi, che non pretendono i pur meritevoli approfondimenti, in quanto palesemente e notoriamente al centro dell’attuale ribalta nazionale ed internazionale. Tuttavia non si può tralasciare la particolare menzione che merita l’effetto dirompente prodottosi nell’attuale contesto di crisi internazionale per la latitanza della così tanto invocata, ma altrettanto disattesa, regolamentazione dei mercati monetari e finanziari e che l’appello pontificio aveva segnalato con solerte decisione e lungimirante intuizione. L’impatto e le relative devastanti conseguenze, in assenza di nuove ed aggiornate regole internazionalmente accettate, condivise e praticate, 75 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ed in quanto ispirate a solidi principi etici e solidali intendimenti, si sono così malauguratamente dispiegati e riversati sull’intera comunità internazionale ed a maggior scapito, come “di regola”, delle popolazioni più indifese, ma altresì, e come mai prima accaduto, con tale irruenza e persistenza, da investire e trascinare nel loro vortice di nuove povertà, ovvero riducendone pesantemente il potere d’acquisto e le prospettive di sviluppo, amplissime ed inaspettate aree inclusive di vaste regioni ed ampie fasce sociali sino ad ora escluse, se non solo sfiorate, dalla storica ricorrenza di tali eventi, peraltro mai così pronunciati ed estesi dall’ultimo dopoguerra. Il richiamo poi frequentemente ripetuto anche in altre rituali occasioni, per una generale ed aggiornata riforma delle istituzioni internazionali, ha segnalato un ulteriore, urgente, e quanto mai ineludibile, problema, trasversale ad ogni Paese per la sua manifesta, globale interconnettività. Solo un loro organico riordino funzionale, una ridisegnata rappresentatività, un’aggiornata ridefinizione del ruolo e della mission, nonché l’attribuzione di un riequilibrato e diversamente articolato e soppesato sistema decisionale e deliberativo, potranno ridisegnare un più credibile, ordinato ed autorevole assetto di tali istituzioni, atto a garantire e tutelare l’intera comunità internazionale e quindi deputarle ad assolvere, in forza della convinta, più equa e generale adesività partecipativa, ed in presenza dell’attribuzione di nuove ed appropriate leve destinate a governare ed imprimere processi vocati ad obiettivi di maggior efficienza, quell’insostituibile funzione di primari, quanto efficaci e riconosciuti organismi, di generale rappresentanza e di garanzia, tutela e promozione di equa e diffusa giustizia sociale ed economica, ed in quanto e, siffatto, riappropriati di effettivo e rispettato peso istituzionale. Solo così sarà possibile assecondarne l’originante finalità costitutiva d’impulso, affermazione e garanzia dei diritti fondamentali di tutti gli uomini e di effettivo supporto alla crescita della giustizia e della solidarietà fra i popoli e quindi di valorizzazione e difesa dei fattori di pace, ed ancor più efficacemente presidiabili, se designati affidatari dei necessari e potestativi strumenti di vigilanza. Conclusivamente merita testuale richiamo l’incitamento ad una visione cristiana dello sviluppo, quale invitante appello d’estensiva incisività e generale inclusività, teso ad irradiare concrete prospettive di crescita e particolarmente rivolto a tutti coloro che, con animo sincero e profonda e disinteressata onestà, testimoniano di avere a cuore le sorti dell’uomo e sentono forte il bisogno di contribuire a porre le basi di una pacifica convivenza: “Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico dev’essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di 76 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
ogni uomo e di tutto l’uomo. Così com’è stato felicemente e compiutamente compendiato da un’illustre Eminenza: ‘Noi non accettiamo di separare l’economico dall’umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera’”.
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L’ex operaio e l’enciclica sul lavoro Un’altra e precedente enciclica, la Laborem Exercens, segnò un percorso dottrinale utilmente partecipe allo sviluppo delle tematiche in esame rappresentando, per taluni aspetti, un anticipatorio complemento alla Sollicitudo Rei Socialis, promulgata, quest’ultima, in occasione del 90° anniversario della Rerum Novarum. La Laborem Exercens prese spunto e sviluppo da numerosi e diffusi riferimenti alla Rerum Novarum ed alla Populorum Progressio, ma particolarmente si segnalò quale originale espressione dell’appassionata, quanto personalmente vissuta, formativa esperienza di Giovanni Paolo II: il Papa umile lavoratore, per diretta contribuzione e personale coinvolgimento all’interno del mondo del lavoro. La specificità della materia trattata, valorizzata da confortante ed immediato filtro esperienziale, è particolarmente meritevole di attenta e dedicata lettura per il segnaletico valore qualificativo e gratificativo accordato al lavoro dell’uomo che, nell’attestarne l’antropologica condizione e funzione, va poi a distillarne il senso più profondo e l’immane dignità, costituendolo quale servizievole esercizio non solo a favore della persona, ma delle famiglie e quindi dell’intera società, sino ad elevarlo a fine e strumento di costruzione del “Regno”. In questo contesto, assecondando gli scopi di coesione tematica e finalità elaborativa, funzionali allo svolgimento in atto, si accorderà preferenza all’approfondimento delle correlazioni testuali, attributive di sostanziante referenzialità e conveniente ed efficace apporto di più diretta e specifica attinenza. Tema del lavoro, quindi, che è di per sé espressione e componente atavica e permanente nella vita dell’uomo, sinallagmatica corrispondenza relazionale in ambito sociale, dimensione fondamentale, dunque, dell’esistenza umana. Attività “transitiva”, talora sbrigativamente interpretata o, con intuitivo accostamento al Vecchio Testamento, attributiva di funzione punitiva ma, di fatto, rappresentativa di una categoria a sostanziale contenuto antropocentrico, meritevole di ampio, scrupoloso ed interessato approccio e di reverenziale rispetto. In argomento, ed in ordine all’apprezzabile naturalezza e 77 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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perspicacia enucleativa, nonché quale puntuale e profittevole inciso ed avvalorante conforto, meritano attribuzione di dedicato spazio le succinte, ma arricchenti parole d’espressiva sintesi, attinte dalle riflessioni sul tema e dal titolo Laboriosità e diligenza, tratte dal fecondo testo Amici di Dio. Prezioso scritto e quanto mai opportuno contributo, in cui San Josemaria Escrivà, con consueta semplicità e chiarezza, definisce laboriosità e diligenza “due virtù umane che si confondono in una sola: l’impegno a mettere a frutto i talenti che ciascuno ha ricevuto da Dio”; ed ecco che va poi affrancando il lavoro dal malinteso carico punitivo: “… il lavoro non è una maledizione, non è un castigo del peccato. Nel libro della Genesi si parla di codesta realtà già prima della ribellione di Adamo contro Dio. Secondo il piano divino, l’uomo avrebbe dovuto lavorare comunque, per cooperare al compito immenso della creazione”. Prosegue poi, in sì singolare sintonicità con l’enciclica: “Gesù, perfetto uomo, scelse un lavoro manuale… esercitò il suo mestiere di artigiano tra gli abitanti del suo paese, dimostrandoci chiaramente, con quell’attività umana e divina, che il lavoro ordinario non è un particolare di scarsa importanza, bensì il cardine della nostra santificazione, l’occasione continua del nostro incontro con Dio, per lodarlo e glorificarlo con l’opera della nostra intelligenza e delle nostre mani”. Lavoro prospettato quindi, dalla Dottrina sociale, in chiave creativa, in partecipata e collaborativa continuità al disegno originario e quale mezzo per esprimere e valorizzare i doni di ciascuno, degno pertanto di grande rispetto e dignità e tale da guadagnarsi un’esplicita attribuzione enciclicale diretta ad elevarlo ad eccelso rango, ricapitolandolo “Vangelo del Lavoro”. L’aspetto particolarmente incisivo, espresso in argomento dall’influsso derivato dalla concezione stessa del lavoro, delle relazioni sociali, del rapporto dell’uomo con i mezzi di produzione e con lo sviluppo tecnologico, così fortemente esercitato dalle correnti di pensiero dominanti, visioni queste già diffusamente enucleate, si ripropone nuovamente, quale decisivo spunto per appuntare la reiterata presa di distanze, rimarcando la rivendicata originalità e distintività interpretativa da parte della dottrina sociale della Chiesa: “…nell’epoca moderna, fin dall’inizio dell’era industriale, la verità cristiana sul lavoro doveva contrapporsi alle varie correnti del pensiero materialistico ed economicistico”. Altri susseguenti passaggi scandiscono la peculiarità del pensiero espresso dalla dottrina sociale, caratterizzandolo sempre per l’autonoma ed originale visione, esorcizzando ogni possibile commistione o compromissione, con l’intento di segnalare o smascherare taluni utili sottintendimenti o impropri accostamenti che, con parcelliz78 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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zate estrapolazioni, utili ad assecondare interessate o ingenue intenzioni, hanno preteso di identificarla o coniugarla con taluni ben dissonanti, se non talora divaricanti, modelli filosofici, culturali o sociali. Alla luce delle verità che ispirano e guidano la formulazione dei principi che stanno alla base della dottrina sociale, l’enciclica puntualizza che: “…si vede chiaramente che non si può separare il ‘capitale’ dal lavoro e che in nessun modo si può contrapporre il lavoro al capitale né il capitale al lavoro, né ancora meno – come si spiegherà più avanti – gli uomini concreti, che sono dietro a questi concetti, gli uni agli altri. Retto, cioè conforme all’essenza stessa del problema, ed in quanto intrinsecamente vero e al tempo stesso moralmente legittimo, può essere quel sistema di lavoro che alle sue stesse basi supera l’antinomia tra lavoro e capitale, cercando di strutturarsi secondo l’enunciato principio della sostanziale ed effettiva priorità del lavoro, della soggettività del lavoro umano e della sua efficiente partecipazione a tutto il processo di produzione…”. Espressioni all’evidenza con caratteri d’inequivocabile intuibilità che, in concatenata e feconda relazione, assecondano e contrassegnano, in storica progressione, gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, così rimarcando le profonde divergenze col collettivismo, nell’accezione canonica di sua puntuale, ossequiosa, pratica traduzione e rappresentazione, della dottrina marxista, pur tuttavia divaricandosi anche da certune esperienze ispirate a quel capitalismo d’ostinata osservanza di taluni ben noti assunti dell’ortodossia liberistica. L’enunciato del messaggio enciclicale, che identifica quale “primo fondamento del valore del lavoro l’uomo stesso, il suo soggetto”, diviene così centro e fondamento di ogni altro comparabile insegnamento, che va pertanto ad assumere ruolo e carattere di derivata complementarità e consequenziale estrinsecazione. Ergo, il risvolto etico trova collimanza nell’assiomatica sintesi che “il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro”, quindi dichiarativa preminenza e centralità del significato soggettivo del lavoro su quello oggettivo; concezione questa, che dovrebbe trovare compimento ed assiologica correlata espressione nei criteri e nelle ragioni che ispirano ed orientano comportamenti e scelte sia in campo politico, sia economico-sociale. Tale impostazione richiama e sollecita maggiore sottolineatura, con transito dall’accertata evidenza che, pur nella più diffusa e differenziata tipologia dei lavori, cui può essere attribuito diverso valore oggettivo, l’elemento qualificativo atto a parametrarne la valorialità o, più semplicemente, l’unità di misura qualitativa del lavoro, è identificabile nel “metro della dignità del soggetto, cioè della persona che lo compie”. Da ciò la denuncia dell’er79 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ronea ricorrenza d’annoverare il lavoro nell’alveo indistinto dei mezzi di produzione, concezione tipica dell’economicismo materialistico. L’enciclica va poi disceverando sulle divergenti concezioni del lavoro, secondo le diverse dottrine sociali ed economiche, smarcandosi ancora una volta sia dalla visione marxista, sia da taluni eccessi o deviazioni del capitalismo, respingendo comunque qualsiasi modello in cui “l’uomo viene trattato come uno strumento di produzione”. Un meritevole richiamo viene accordato alla Rerum Novarum ed a successivi documenti del magistero in materia che, in passati, difficili e tumultuosi momenti, non lesinarono sostegno ed approvazione alla reazione dei ceti più diseredati contro le ingiustizie ed il danno sociale, ricordando in particolare che: “Bisogna francamente riconoscere che fu giustificata, dal punto di vista della morale sociale, la reazione contro il sistema di ingiustizia e di danno, che gridava vendetta al cospetto del Cielo, e che pesava sull’uomo del lavoro, in quel periodo di rapida industrializzazione. Questo stato di cose era favorito dal sistema socio-politico liberale che, secondo le sue premesse di economicismo, rafforzava e assicurava l’iniziativa economica dei soli possessori del capitale, ma non si preoccupava abbastanza dei diritti dell’uomo e del lavoro, affermando che il lavoro umano è soltanto uno strumento di produzione e che il capitale è il fondamento, il coefficiente e lo scopo della produzione”. Particolare suggestione riverbera la menzione d’auspicata e sottolineata irrinunciabilità, per una costante ed equilibrata ricerca e promozione di forme di solidarietà sociale, incardinate sul sentiero del dialogo e della reciproca disponibilità collaborativa. L’impianto solidale non è più immaginato solo come appannaggio dei ceti storicamente più esposti, ma con profetico discernimento e lungimirante visione, facendo base e traendo alimento da quegli scenari che l’ispirata perspicacia dottrinale aveva già prefigurato in precedenti documenti, veniva avvertita l’opportunità di contemplare l’estensione delle rispettive tutele, in previsione d’incalzanti istanze d’accesso, anche “alle condizioni di ceti sociali che prima non erano in essi compresi, ma che subiscono, nei sistemi sociali e nelle condizioni di vita che cambiano, un’effettiva ‘proletarizzazione’”. Condizione, questa, crescentemente attrattiva anche di talune categorie o gruppi dell’‘intellighenzia’ lavorativa, specialmente ed allorché, parallelamente ad un accesso sempre più esteso all’istruzione, in costanza quindi di ampi ed incrementali strati di popolazione in possesso di riconoscimenti scolastici attestanti apprezzate qualifiche ed accresciuti livelli di preparazione culturale e formativa, è andata prefigurandosi una progressiva sensibile diminuzione del fabbisogno d’impiego di tali con80 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tributi d’apporto professionale. Disoccupazione intellettuale che si registra o incrementa quando l’istruzione accessibile non è funzionalmente e preordinatamente formata ed orientata in sintonica relazione con l’evolversi di funzioni, specializzazioni, conoscenze ed esperienze reclamati dalle effettive, progredite e multiformi necessità espresse dal mondo del lavoro, o quando l’impiego, per il quale, almeno di regola, è previsto un certo grado d’istruzione professionale, è meno ricercato o meno pagato di un lavoro manuale. Sebbene sia lampante che l’istruzione di per sé costituisca sempre un valore ed un importante arricchimento della persona, tuttavia: “Taluni processi di ‘proletarizzazione’ restano possibili indipendentemente da questo fatto”. Rilevante e focale problematica questa, che è assunta a referenziale ed accreditata traccia riflessiva, poi convertita in prezioso stimolo esortativo, anche in ordine alla stridente manifesta occorrenza, sollecitamente emergente e sempre più destinata a tradursi in incalzante istanza, che fa appello all’indeclinabile impegno riappropriativo e di rilancio della funzione educativa e quindi del prezioso stimolo di crescita personale, culturale e sociale proprio della scolarizzazione e, più in generale, dell’istruzione. Sollecito ed avveduto richiamo quindi, da parte del magistero, per l’assunzione di più ampie responsabilità sul versante della troppo trascurata funzione di governo, che impegnino e valorizzino le capacità d’intercettazione dei mutamenti culturali, sociali ed economici, e con finalità di riconquista di quell’insostituibile ruolo d’indirizzo che ambisca ad assicurare permanente presidio, ed altresì esprimere piena capacità, nel connotarsi di riaccreditata predisposizione destinata ad imprimere un’evolutiva e qualitativa crescita del modello d’istruzione, divenuto sempre più vincolante ed improrogabile questione di generale ripensamento, eppure fecondo ambito d’incisive e lungimiranti rimodulazioni, che richiedono tenacia e determinazione d’intenti, continuità ed efficacia d’interventi, con caratteri ed impatto strutturali e risoluta proiettabilità strategica. Settore, questo, spesso segregato entro soffocanti logiche burocratiche e sovente condotto entro autarchici ed oltremodo segreganti percorsi, in un parallelismo poco sequenziale con le rapide trasformazioni d’un ambiente che sempre più ha assunto i contorni della globalità. Comprimario ambito educativo e formativo, ma progressivamente destituito del fondamentale ruolo elaborativo e d’innovativo stimolo culturale, nonché privato di quell’indispensabile ed efficiente raccordo con l’ambiente sociale ed economico circostante, fino ad essere talora percepito nell’equivocabile apparente condizione d’universo parallelo, e di certo non corredato dell’attrezzata, necessaria duttilità e tantomeno equipaggiato o propensivamente vocato per con81 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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correre, con le altre, contigue ed interessate realtà socio-economiche, ad affrontare con sano co-protagonismo, quell’accelerato ed impegnativo ritmo evolutivo, sempre più solerte ed esigente nel reclamare nuove, affidabili e qualificate leve, garanzia di preteso, quanto opportuno, ricambio e decisiva condizione di stabilità e di prospera continuità. Particolare risalto viene poi concesso alle “povertà”, frequentemente frutto di violazione della dignità del lavoro dell’uomo, pratica questa sovente compromissoria e comprimente le condizioni d’impiego e di giusto riconoscimento retributivo, ma che investono interattivamente anche altre componenti e fattori di altrettanto stridente attualità: la sicurezza e la salute del lavoratore ed il derivato impatto su famiglie ed, in estensione, sul più ampio e circostante consesso comunitario. Anche il rispetto, la tutela e l’assetto regolamentare di questi cruciali presidi a forte contenuto sociale, e per questo intrisi di profonda sostanza valoriale e dalle rilevanti implicazioni etiche, concorrono attivamente a quell’appello di partecipativa inclusività destinato, con rinnovata enfasi, a tutti gli uomini di buona volontà, per una palingenesi progettuale riconversiva del modello di sviluppo in atto e focalizzata sulla persona, tesa alla sua elevazione e perimetrata da logiche ispirate a prioritario ed assoluto rispetto della stessa e sempre allertata dagli ineludibili vincoli di solidarietà. Tematiche, quest’ultime, di qualificante e determinante apporto nell’orientare percorrenze e finalizzazioni dell’avviata disamina e ciò anche, ed in quanto, particolarmente provocatorie, ed altrettanto sollecite ed esplicite, nel richiamare ad un proattivo e generoso sforzo riappropriativo d’innovata ed originale capacità d’iniziativa e tale da caratterizzarsi per i toni particolarmente ispirati di lungimirante creatività ed al contempo sorretta da indiscussa affidabilità etica e, nondimeno, assecondata da coerente e tutelante soccorso normativo. Riappropriazione valoriale della centralità dell’uomo quindi, quale ragione di ostinata determinazione nel promuovere e preservare rispettabili e dignitose condizioni di vita e di lavoro, specie in termini di sicurezza e salute, affinché anche le rilevate disattese tutele e le spesso tragiche conseguenze, la cui replica è ormai fenomeno in progressiva accelerazione, non siano più solo alimento dell’ormai consunto pubblico rituale di subitaneo “moto di stizza”, quale episodico esercizio di attenzione e momentaneo ed esternato sintomo di turbata coscienza – troppo spesso prospetticamente refrattaria agli esiti delle altrui drammatiche esperienze – declinando poi, di regola, in un inerziale e tacito ripiegamento. Indice d’immediata, riflessa assonanza, del significato sociale del lavoro, è l’istantaneo suo riverbero sull’istituto familiare, in quanto nu82 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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cleo nevralgico e fondante realtà di vita, personale e comunitaria. Da ciò rileva la crescente esigenza di ripensamenti e sostanziali riformulazioni, sia in ordine all’approccio normativo, sia sul versante dell’impianto organizzativo, regolamentare e contrattuale, rispondente all’impellenza di una sua opportuna riconfigurata funzione e collocazione, tale da facilitare e sostenere la giusta riappropriazione di quella riconosciuta, e da troppo tempo rivendicata, posizione di centralità di tale primario istituto, nel contesto economico e sociale di riferimento. Nucleo sociale, quello della famiglia, non certo orfano di presidi normativi e viepiù fonte di ricorrenti pubbliche esternazioni o interessate appropriazioni, peraltro, e di regola, prive di sostanziali e pratiche conseguenze, ma che comunque, ed implicitamente, denunciano la scarsa o inadeguata attenzione da parte delle istituzioni e delle forze sociali. Ente tuttavia ritualmente destinatario di interventi legislativi di non diretta ma riflessa od interposta efficacia risultando quindi, di regola, interessato, quando non penalizzato, da provvidenze concepite al di fuori di specifiche ed organiche formulazioni, ergo prive o carenti di dedicato intento disciplinatorio, e così ancor più distrattive dell’invocata necessità di accordare appropriata ed attualizzata collocazione e tutela con coerente e pratico riconoscimento della vitale finalità sociale, nell’accomunato intento d’intercettarne proficuamente le proiezioni evolutive, ai fini di un più efficace e dedicato presidio. Evidenza quindi di un’ostinata latitanza e declinato ruolo istituzionale e sociale nell’intercettarne i reali bisogni, non lasciando così intravedere alcuna concreta, confacente e coerente iniziativa, per un efficace, e non solo dichiarato sostegno, reclamante invece organiche politiche familiari, quale concreta ed effettiva espressione di manifesta volontà attributiva ed accertativa del riconosciuto valore e funzione di decisiva centralità di tale istituto. Interventi ancor più auspicabili ed urgenti, laddove tale realtà è sovente insidiata da archetipali devianze, o minacciata da incombente ed ossessiva cogenza, fino a soffocarne la libera opzione procreativa ed educativa, ovvero ove taluni orientamenti di politica economica e sociale vanno a sacrificarne o emarginarne ruolo e finalità non riconoscendo, o contraddicendo, la fondativa primarietà di tale nucleo nell’impianto comunitario. Espressive manifestazioni, queste, di un approccio fuorviante o riduttivo, se non utilitaristicamente ricercato, ed all’evidenza non particolarmente edotto o interessato, anche in ordine ad intercettarne la logica di primordiale, quanto manifesta e naturale funzione, d’insostituibile centro d’affettività ed educativo, ed insieme, di crescita, di sostegno e di sussidiarietà. Percorso tematico che va così, ed ancor più, risaltando problematiche, proponendo con83 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tenuti, e sviluppando argomentazioni, d’interesse e portata universali e perciò fortemente contraddistinti d’indiscussa rilevanza antropologica ed altrettanto dotati di costitutive e singolari attribuzioni d’accomunante comprimarietà assiologica, espressive di così caratterizzanti, determinanti e decisivi riflessi, fortemente impattanti sul versante etico e valoriale e che sempre più esigono commisurate attenzioni ed interessi, con pretesa di coraggiose risposte e di sollecita coerenza di comportamenti. Ragioni di motivante sostanza che si traducono in incalzante e reiterato invito, quale incitamento che prelude ad una non più rinviabile assunzione di personali impegni e responsabilità, civili e sociali, anche dirette, per inaugurare così un’inedita stagione di coraggiose e coerenti formulazioni progettuali, sviluppate secondo rieditate ed organiche prospettazioni, espressamente informate a criteri di autentica giustizia, da perseguirsi secondo perequative logiche che ne assicurino e ne tutelino la generale e pratica accessibilità, e sempre associate a genuina ricerca di un’effettiva, inclusiva ed integrale crescita, tanto soggettiva, quanto comunitaria e senza disdegnare di praticare anche percorsi di presenza politica. Instancabile chiamata quindi, ad un non più rinviabile appuntamento con gravosi compiti ed immani responsabilità, che divengono così ragioni incentivanti, incardinanti senso e movente anche del cammino intrapreso e degli sviluppi argomentali in itinere e così assecondandone, in special modo, l’intento finalizzatorio e quale appello di rinnovata sensibilità culturale, sociale e morale, e perciò apporto di rifondativa ricchezza per un doveroso, operoso e non più rinviabile contributo partecipativo. Il testo enciclicale, riposizionando poi l’attenzione su lavoro e famiglia, si propone entro un quadro di compendiata, ma esaustiva, quanto chiara ed incisiva, prospettazione: “Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno ‘diventa uomo’, fra l’altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo. Evidentemente qui entrano in gioco, in un certo senso, due aspetti del lavoro: quello che consente la vita ed il mantenimento della famiglia, e quello mediante il quale si realizzano gli scopi della famiglia stessa, soprattutto l’educazione. Ciononostante, questi due aspetti del lavoro sono uniti tra di loro e si completano in vari punti. Nell’insieme si deve ricordare ed affermare che la famiglia costituisce uno dei più importanti termini di riferimento, secondo i quali deve essere formato l’ordine socio-etico del lavoro umano. La dottrina della Chiesa ha sempre dedicato una speciale attenzione a questo problema e nel presente 84 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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documento occorrerà che ritorniamo ancora su di esso. Infatti, la famiglia è, al tempo stesso, una comunità resa possibile dal lavoro e la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo”. Connotative attribuzioni al lavoro quindi, di positività, creatività, d’espressione del merito e di valore educativo, benché esercitato con fatica e sforzo, quale umana ed impegnativa esperienza di sostanziale ed indiscutibile rilevanza, cui fa perciò richiamo l’esplicito monito enciclicale, fino a costituirlo a “fondamento delle valutazioni e delle decisioni, che oggi si prendono nei suoi riguardi, anche in riferimento ai diritti soggettivi dell’uomo, come attestano le Dichiarazioni internazionali ed anche i molteplici Codici del lavoro, elaborati sia dalle competenti istituzioni legislative dei singoli Paesi, sia dalle organizzazioni che dedicano la loro attività sociale o anche scientifico-sociale alla problematica del lavoro”. Un ampio brano viene poi riservato ai conflitti tra il “mondo del lavoro e mondo del capitale”, agli scontri ideologici e di classe, al monopolio marxista del potere sociale “con la lotta programmata di classe, condotta con metodi non solo ideologici, ma addirittura, e prima di tutto, politici”, ove il passaggio dei mezzi di produzione, così collettivizzati, dai privati alla pubblica organizzazione sociale, non ha preservato il lavoro dallo sfruttamento e la cui disciplina ed organizzazione è monopolizzata da un’oligarchica e centralizzata struttura, elusiva di ogni spazio di dissenso o di giusta rimostranza. Al contempo vengono evidenziate talune distorsioni dei principi del capitalismo specie ove, e tuttora, malauguratamente in corrispondenza di vaste aree del pianeta, persistono radicate e diffuse forme di sfruttamento, anche minorile, e così pure sul versante della più generale, invasiva e pervicace sua pratica di sollecitazione dei bisogni, orientati ad una sfrenata ridondanza consumistica. Collettivo esercizio quest’ultima, d’incitante ed assuefacente rincorsa, che si fa mentalità diffusa e quindi costume dominante, che tende progressivamente ad opprimere, fino a soffocarle, le interiori sollecitazioni di sobrietà, generosità e di disinteressato e rispettoso servizio all’altro. Processo che, sviluppandosi ed estendendosi, tende a divaricare le diseguaglianze e favorire l’assopimento culturale, radicando di conseguenza riferimenti pseudo-valoriali che preludono ad egoistiche chiusure ed a stili di vita improntati a predominante materialità, ansia di possesso e permeati di cultura dell’edonismo. Concezioni, idiomi comunicativi ed omologative manifestazioni comportamentali, all’apparenza aggreganti, ma di regola escludenti ed emarginative, dagli esiti ancor più evidenti nell’amplificato effetto della loro globalizzante confluenza sociale, quindi nelle loro note espressive traduzioni macroeconomiche, commerciali, e nell’ambi85 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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to della finanza internazionale dall’ormai consaputo loro conclusivo riflesso d’affievolimento delle salvaguardie sociali. Tematiche oggetto quindi di particolare ed attenta cura e diffusa trattazione, nonché funzionali, sostanzianti motivazioni e spunti argomentali, per il conclusivo sbocco, quale ulteriore ed ancor più desuntiva e comprovante attestazione, a suffragio del riaffermato e rafforzato posizionamento degli insegnamenti magisteriali in campo sociale, in un ben delineato ambito di autonoma, quanto originale ed autentica, formulazione dottrinaria. Convincente e rinnovata presa di distanza quindi, dalle riferite dottrine, ed al contempo rafforzativa, quanto appassionata ed assertiva, espressione di una visione che fa base sulla centralità dell’uomo, nella riaffermata esaltazione della sua inalienabile integralità dimensionale. Irrinunciabile ed ontologica concezione, cardine e presidio di ogni logica, e modalità attestativa d’efficacia d’ogni azione intesa a promuovere iniziative di sviluppo e di crescita sociale e civile. Avvalorando poi nuovamente il principio della priorità del lavoro, quale causa efficiente primaria nei confronti del capitale, che permane causa strumentale, il testo enciclicale s’avvia a concludere, con paradigmatica assertività: “Così, quindi, il principio della priorità del lavoro nei confronti del capitale è un postulato appartenente all’ordine della morale sociale”. Il lavoro quindi non relegato a mera finalità o funzione economica, ma assuntore dell’integralità valoriale di chi lo esercita. È in questa logica, come già San Tommaso D’Aquino indicava, che si legittima e trova giustificazione e favore la proprietà, da parte dei privati, dei beni e degli strumenti destinati alla produzione. Nell’ambito della trattazione e dell’approfondimento delle tematiche del lavoro e dei differenti contesti economici e sociali, si segnala anche una particolare posizione assunta dal magistero, poi sviluppata e tradotta in una pluralità di articolate proposte, curate da eminenti studiosi di dottrina sociale cattolica, che invita ad una nuova e diversa impostazione delle relazioni aziendali. Vengono così delineati e benvisti sia sistemi in cui possa intervenire un accordo di comproprietà dei mezzi di produzione, ovvero implicanti la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale e/o gestionale dell’azienda, anche con l’azionariato diffuso ed a privilegio di coloro che prestano la loro attività nell’impresa, sia la partecipazione al profitto, anche attraverso sistemi e modelli di misurazione della solidale contribuzione ai risultati conseguiti. Sempre in ottica di arricchire il quadro d’insieme, utile riferimento per un più ampio ed efficace contributo agli approfondimenti che seguiranno, merita accenno una singolare ed ormai consolidata modalità esperienziale attraverso cui è stata recepita e tradotta in opportunità l’in86 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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vocata partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale. Una importante e qualificata scuola di pensiero economico aveva infatti concepito un nuovo modello di sviluppo definito: “economia sociale di mercato”, rappresentandone l’utilità economica e la valenza sociale, ed ipotizzandone una possibile progressiva affermazione su vasta scala. Tale impostazione si proponeva di conciliare l’economia di mercato, amplificandone la dimensione di responsabilità sociale, con obiettivi di maggior tutela dei lavoratori, contemplando così l’intervento anche dello Stato e con un alleggerimento delle regole che, talora con eccesso di liberismo, monopolizzavano il mercato, quasi che il sistema dell’economia fosse un’astrazione dal contesto sociale. L’esponente di maggior spicco di questa scuola di pensiero fu Wilhelm Röpke, promotore della cosiddetta terza via tra il modello collettivista ed il liberismo e che traeva spunto dalle teorie dell’ordoliberalismo tedesco (social market economy). Il modello assumeva a base l’idea che il sistema più efficace per lo sviluppo economico fosse l’economia di mercato, aggiungendo però di non riconoscergli l’autonoma capacità di assicurare i necessari aggiustamenti per conservare un certo equilibrio nel tempo in modo tale da potersi sottrarre a prevedibili reazioni e conflitti a danno del sistema stesso; assunto questo, doviziosamente supportato anche dalla teoria keynesiana. Veniva pertanto immaginato un dualismo funzionale, quale rapporto complementare d’equilibrio tra il libero mercato ed i meccanismi di tutela sociale, in cui l’elemento di garanzia collettiva diveniva agente interessato agli scopi di efficienza e buon andamento del mercato stesso. Lo Stato così partecipa, preordinando e manutenendo tali dispositivi, in modo tale che possano assicurare il regolare funzionamento del mercato. Una prima traduzione pratica iniziò a prendere forma a metà degli anni Settanta nella Repubblica Federale Tedesca, ove si avviò un processo che generò, attingendo da schemi ispirati all’economia sociale di mercato, la Mitbestimmung (co-gestione), tuttora in esercizio e praticata secondo progressive evoluzioni e succedutisi aggiustamenti. Sistema gestionale che trova espressione in un modello di governance in cui anche i lavoratori dispongono di adeguata ed eletta rappresentanza tramite il Consiglio di sorveglianza dell’azienda (che di massima corrisponde all’organo previsto nell’ultima riforma del diritto societario italiano, in ipotesi di dualismo amministrativo, seppure in Italia non sia attualmente concepita la presenza di rappresentanti delle maestranze); tale modello fu successivamente adottato anche in Olanda. Se da un lato gli auspicati sistemi partecipativi tendono a realizzare un più efficiente ed equilibrato rapporto di valorizzazione del contributo dei lavoratori al divenire azien87 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dale dall’altro, ed a maggior ragione, s’impone la presenza di un sistema di tutele, governato da principi e regole condivise, ove gli Stati, in accordo con tutte le parti sociali, siano impegnati ad assicurare le giuste protezioni, con particolare riguardo alle situazioni di accertate difficoltà. La responsabilità della politica, al di là del precipuo ruolo d’individuazione e governo delle strategie macroeconomiche, s’impone anche quale insostituibile e necessario presidio preordinativo di opportuni e sostanziali interventi, e dotandoli delle appropriate attribuzioni normative e regolamentari in prospettiva di potenziali o prevedibili avversi scenari, ormai storicamente conclamati e, di regola, almeno nel recente passato, modulati secondo caratteri a ciclicità d’andamento e che, concorrendo a decretare condizioni di stagnazione dell’economia, vanno ad alimentare situazioni di forte disagio sociale fino ad imporsi, in caso di perdurante situazione di crisi, quale causa catalizzante d’accelerata e crescente povertà. Sistemi, per dirlo con l’enciclica, “di tutela e di salvaguardia, che possano attenuare gli effetti dirompenti della disoccupazione, piaga che richiede una forte e determinata azione dell’intero tessuto economico e sociale e particolarmente della politica: bisogna agire contro la disoccupazione, la quale è in ogni caso un male e, quando assume certe dimensioni, può diventare una vera calamità sociale”. Il messaggio enciclicale lascia in effetti trasparire una particolare sofferta preoccupazione in merito alla problematica della disoccupazione, sviluppando l’argomento con viva ed interessata partecipazione, tradotta poi in confacente, sintetica, ma esaustiva sollecitazione: “Essa diventa un problema particolarmente doloroso, quando vengono colpiti soprattutto i giovani i quali, dopo essersi preparati mediante un’appropriata formazione culturale, tecnica e professionale, non riescono a trovare un posto di lavoro e vedono penosamente frustrate la loro sincera volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità per lo sviluppo economico e sociale della comunità. L’obbligo delle prestazioni in favore dei disoccupati, il dovere cioè di corrispondere le convenienti sovvenzioni, indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie, è un dovere che scaturisce dal principio fondamentale dell’ordine morale in questo campo, cioè dal principio dell’uso comune dei beni o, parlando in un altro modo ancora più semplice, dal diritto alla vita ed alla sussistenza”. Segnali ed inviti di grande attualità e pregni di coinvolgenti contenuti argomentali di forte stimolo sul piano sociale, ma ancor più solleciti in veste di ammonimenti destinati ai responsabili delle istituzioni civili e sociali, e che saranno ripresi, ed investiti di particolare enfasi, nei sus88 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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seguenti approfondimenti, in quanto andranno a toccare problematiche risolutamente meritevoli di soluzioni d’innovata e solidale creatività, nell’ambito di un’ormai non più procrastinabile occorrenza di ripensare e rimodulare i sistemi di “tutela e protezione sociale”, per accreditarli a miglior efficacia e maggiore ed equa salvaguardia, con riconsiderati meccanismi di garanzia, informati a più equilibrati apporti contributivi e così attrezzati anche ad eludere il drenaggio di aggiuntive risorse dal già smodatamente compresso sistema salariale. Anche taluni iniqui comportamenti di grandi imprese, specie multinazionali, non vengono sottaciuti, in particolare allorché vanno ad interfacciare le economie dei Paesi più poveri; il ripetuto monito addita lo sfruttamento economico quale ragione del persistente, se non crescente, dislivello delle condizioni di vita e di lavoro tra le Nazioni, che diviene ancor più accorata denuncia allorché si determinano situazioni di lavoro disumane, altamente cagionevoli per la salute, sia fisica che mentale, anche di giovani e persino di bambini: “Ad esempio i Paesi altamente industrializzati e, più ancora, le imprese che dirigono su grande scala i mezzi di produzione industriale (le cosiddette società multinazionali o transnazionali), dettano i prezzi più alti possibili per i loro prodotti, cercando contemporaneamente di stabilire i prezzi più bassi possibili per le materie prime o per i semilavorati il che, fra altre cause, crea come risultato una sproporzione sempre crescente tra i redditi nazionali dei rispettivi Paesi. La distanza tra la maggior parte dei Paesi ricchi e i Paesi più poveri non diminuisce e non si livella, ma aumenta sempre di più, ovviamente a scapito di questi ultimi. È evidente che ciò non può rimanere senza effetto sulla politica locale del lavoro e sulla situazione dell’uomo e del lavoro nelle società economicamente svantaggiate. Il datore diretto di lavoro, trovandosi in un simile sistema di condizionamenti, fissa le condizioni occupazionali al di sotto delle oggettive esigenze dei lavoratori, specialmente se egli stesso vuole trarre i profitti più alti possibili dall’impresa da lui condotta (oppure dalle imprese da lui condotte, se si tratta di una situazione di proprietà ‘socializzata’ dei mezzi di produzione)”. Se uno dei cardini dell’etica sociale è coincidente pretesa di più giusta remunerazione per il lavoro, anche la qualità e la sicurezza dell’ambiente e delle mansioni sono condizioni altrettanto ineludibili, quanto parametriche, per “la concreta verifica della giustizia del sistema socio-economico e del suo corretto funzionamento”. Tutte queste componenti, che in interagente concorsualità scandiscono e regolano le attività lavorative, partecipano decisamente alla sorte, e con amplificata estensione degli effetti, dell’istituto familiare. Tema fondante quest’ulti89 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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mo, per il ruolo e quindi per i riflessi sull’intero sistema sociale, culturale, educativo ed economico che la famiglia svolge e determina, ed amplificato dalla vocata singolarità esperienziale intesa a coniugare ed orientare itinerari di crescita comuni a più individui, deliberandone il profilo formativo ed il corredo educativo, e destinandoli a riverbero comunitario, ruolo sempre più valorizzato dall’operosa funzione di partecipe custode di genuine tradizioni e per la veste di affidabile presidio d’un edificante e pedagogico bagaglio di cultura e conoscenze, nonché di apprezzabili virtù etiche. Perimetrali e configurativi attributi di peculiare merito e di qualificante sostanza che, particolarmente la cristianità, ha da sempre tributato, affidandone altresì la difesa e la perseverante continuazione a tale insostituibile ed originaria istituzione. Lo svolgimento enciclicale che sollecita, proponendo coerenti e tutelanti orientamenti, coraggiose e lungimiranti scelte di politiche familiari – altra decisiva fonte referenziale questa, ai fini dello sviluppo argomentale in ordine alle dichiarate finalità –, va quindi ad associare la giusta remunerazione del lavoro non solo al semplice mantenimento, ma anche commisurandola ad inderogabile necessità, assicurativa di futuro per l’intera famiglia. Vengono così contemplate due opzioni: la prima improntata alla logica del “salario familiare”, in ipotesi di unica entrata economica dal lavoro di un solo coniuge, sufficiente, quindi, a soddisfare i bisogni del nucleo, ma assecondandola con la previsione di correlati e complementari supporti, quali: adeguati assegni familiari, agevolazioni fiscali, contributi al coniuge che intenda dedicarsi esclusivamente alla famiglia, senza peraltro trascurare di segnalare la necessità dell’accompagno di deliberate misure e corollarie contribuzioni e facilitazioni, tali da assicurare un’effettiva e complessiva rispondenza alle oggettive e concrete esigenze familiari, tenuto conto della numerosità dei componenti e, fino al raggiungimento, da parte di ciascuno, della personale indipendenza economica. L’altra opzione è calibrata sull’impegno lavorativo di entrambi i coniugi auspicando, in particolare per quanto attiene il lavoro della donna – figura meritevole di “una rivalutazione sociale dei suoi compiti materni”, quale insostituibile riferimento dei figli, particolarmente nei primi anni d’età –, il dovuto riconoscimento della più ampia libertà di scelta che, per la sua più completa realizzazione, dovrà sempre coincidere con l’interesse della famiglia, in quanto nucleo decisivo ed agente promotore e determinante di positività e profittabilità, anche per i diretti riflessi irradiati nell’intorno sociale. Il pensiero magisteriale viene così esplicitato: “Tornerà ad onore della società rendere possibile alla madre – senza ostacolarne la libertà, senza discriminazione psicologica 90 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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o pratica, senza penalizzazione nei confronti delle sue compagne – di dedicarsi alla cura e all’educazione dei figli secondo i bisogni differenziati della loro età. L’abbandono forzato di tali impegni, per un guadagno retributivo fuori della casa, è scorretto dal punto di vista del bene della società e della famiglia, quando contraddica o renda difficili tali scopi primari della missione materna. In tale contesto si deve sottolineare che, in via più generale, occorre organizzare e adattare tutto il processo lavorativo in modo che vengano rispettate le esigenze della persona e le sue forme di vita, innanzitutto della sua vita domestica, tenendo conto dell’età e del sesso di ciascuno. È un fatto che in molte società le donne lavorano in quasi tutti i settori della vita. Conviene, però, che esse possano svolgere pienamente le loro funzioni secondo l’indole loro propria, senza discriminazioni e senza esclusione da impieghi dei quali sono capaci, ma anche senza venir meno al rispetto per le loro aspirazioni familiari e per il ruolo specifico che ad esse compete nel contribuire al bene della società insieme con l’uomo. La vera promozione della donna esige che il lavoro sia strutturato in tal modo che essa non debba pagare la sua promozione con l’abbandono della propria specificità e a danno della famiglia nella quale ha, come madre, un ruolo insostituibile”. A corollario dei prescrittivi assunti in tema di lavoro, vengono individuate sillogistiche e risolutive condizioni, da ordinarsi in organici e disciplinatori sistemi, atte ad assicurare normate tutele alle cosiddette prestazioni sociali, ed in particolare per quanto attiene l’assistenza sanitaria ai lavoratori e loro familiari, intesa anche quale regolamentata salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro, senza peraltro tralasciare di assecondarle d’appropriate garanzie, finanche prescrittive, di un programmabile, giusto e necessario riposo. Non viene alfine trascurata la rilevante opportunità di soffermarsi diffusamente sul tema del diritto – auspicabilmente tutelato – dei lavoratori di costituire associazioni: “I sindacati, quale indispensabile elemento della vita sociale, specialmente nelle moderne società industrializzate – il cui fine sia di salvaguardare e garantire il rispetto degli interessi vitali degli uomini impiegati nelle varie professioni”. Tematica alla quale il documento enciclicale accorda meritoria e particolare cura e che va quindi lodevolmente affrontando con padronanza e lucidità, connotandola di apprezzabile, seppur compendiata chiarezza, tale da postulare, all’evidenza, la riproposizione di talune, dirette seppur succinte riflessioni, particolarmente significative ed esortative, ma anteponendole del preliminare e particolare richiamo magisteriale, per una più generale presa di coscienza: “Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabi91 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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lità individuale e collettiva… Il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo, lungi dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più pressante”. La Laborem Exercens va così cimentandosi in un’appassionata, ma altrettanto determinata dissertazione, tesa ad individuare e sviluppare i principi guida a base della caldeggiata necessità d’approccio normativo e regolamentare, particolarmente ed auspicabilmente funzionali a favorire la più generale affermazione di condivise regole comportamentali e di correttezza relazionale, ispirate ad ampia e complessiva visione d’interagente unitarietà, nel pur composito e variegato contesto sociale ed economico di riferimento. Istanze di collaborativo, deliberante impegno, che interpellano organizzazioni sindacali datoriali e la politica, chiamate tutte a rimodulare, con riformulato approccio e convergente senso di responsabilità, le relazioni industriali e le discipline contrattuali, la modalità d’esercizio del diritto di sciopero e quant’altro correlato: “La dottrina sociale cattolica non ritiene che i sindacati costituiscano solamente il riflesso della struttura ‘di classe’ della società e che siano l’esponente della lotta di classe, che inevitabilmente governa la vita sociale. Sì, essi sono un esponente della lotta per la giustizia sociale, per i giusti diritti degli uomini del lavoro a seconda delle singole professioni. Tuttavia, questa ‘lotta’ deve essere vista come un normale adoperarsi ‘per’ il giusto bene: in questo caso, per il bene che corrisponde alle necessità e ai meriti degli uomini del lavoro, associati secondo le professioni; ma questa non è una lotta ‘contro’ gli altri. Se nelle questioni controverse essa assume anche un carattere di opposizione agli altri, ciò avviene in considerazione del bene della giustizia sociale, e non per ‘la lotta’, oppure per eliminare l’avversario. Il lavoro ha come sua caratteristica che, prima di tutto, esso unisce gli uomini, ed in ciò consiste la sua forza sociale: la forza di costruire una comunità. In definitiva, in questa comunità devono in qualche modo unirsi tanto coloro che lavorano, quanto coloro che dispongono dei mezzi di produzione, o che ne sono i proprietari. Alla luce di questa fondamentale struttura di ogni lavoro – alla luce del fatto che, in definitiva, in ogni sistema sociale il ‘lavoro’ e il ‘capitale’ sono le indispensabili componenti del processo di produzione – l’unione degli uomini per assicurarsi i diritti che loro spettano, nata dalle necessità del lavoro, rimane un fattore costruttivo di ordine sociale e di solidarietà, da cui non è possibile prescindere. I giusti sforzi per assicurare i diritti dei lavoratori, che sono uniti dalla stessa professione, devono sempre tener conto delle limitazioni che impone la situazione economica generale del Paese. Le 92 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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richieste sindacali non possono trasformarsi in una specie di ‘egoismo’ di gruppo o di classe, benché esse possano e debbano tendere pure a correggere – per riguardo al bene comune di tutta la società – anche tutto ciò che è difettoso nel sistema di proprietà dei mezzi di produzione o nel modo di gestirli e di disporne. La vita sociale ed economico-sociale è certamente come un sistema di ‘vasi comunicanti’, ed a questo sistema deve pure adattarsi ogni attività sociale, che ha come scopo quello di salvaguardare i diritti dei gruppi particolari. I sindacati non hanno il carattere di ‘partiti politici’ che lottano per il potere, e non dovrebbero neppure essere sottoposti alle decisioni dei partiti politici o avere dei legami troppo stretti con essi. Infatti, in una tale situazione essi perdono facilmente il contatto con ciò che è il loro compito specifico, che è quello di assicurare i giusti diritti degli uomini del lavoro nel quadro del bene comune dell’intera società, e diventano, invece, uno strumento per altri scopi”. Ammonimenti, anche questi, che godranno di giusta e preferenziale eco ed applicativa confluenza nell’estensione elaborativa che si andrà in progressione componendo, ed anche in ordine all’efficace contributo alla definizione dei contenuti delle sintesi conclusive. Finanche lo strumento del diritto di sciopero è affrontato con disinteressata e coerente chiarezza, senza tuttavia sottacerne la condizione d’esercizio, profilata secondo logica di sollecito, corretto e legittimo rispetto della civile convivenza: “Questo è un metodo riconosciuto dalla dottrina sociale cattolica come legittimo, alle debite condizioni e nei giusti limiti. In relazione a ciò i lavoratori dovrebbero avere assicurato il diritto allo sciopero, senza subire personali sanzioni penali per la partecipazione ad esso. Ammettendo che questo è un mezzo legittimo, si deve contemporaneamente sottolineare che lo sciopero rimane, in un certo senso, un mezzo estremo. Non se ne può abusare; non se ne può abusare specialmente per giochi ‘politici’. Inoltre, non si può mai dimenticare che, quando trattasi di servizi essenziali alla convivenza civile questi vanno in ogni caso assicurati mediante, se necessario, apposite misure legali. L’abuso dello sciopero può condurre alla paralisi di tutta la vita socioeconomica e ciò è contrario alle esigenze del bene comune della società, che corrisponde anche alla natura rettamente intesa del lavoro stesso”. Enfasi particolare viene quindi accordata al problema dei portatori di handicap – o diversamente abili –, tema molto caro alla Chiesa per la profonda comunanza evangelica e, più in generale, per la singolare connotazione d’approccio etico. L’apparente pleonasma assertivo di ricercata e perseguita piena soggettivazione di tutti i diritti per garantirne loro il pieno esercizio – peraltro sovente disattesa, o elusa, anche per de93 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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rogante convenienza o manifesta superficialità ed indifferenza – deve, al contrario, costituire sempre più accorta ed evidente ragione per una consapevole presa di coscienza dell’urgente necessità di assicurare effettivo e facilitato accesso a tali giuste prerogative di tanti e così meritevoli soggetti, tanto da indurre a più diretta, persistente e dovuta attenzione, da tradursi in intima e consapevole, quanto sollecita affermazione di effettiva e solidale responsabilità, attivamente orientata a promuovere e favorire la più ampia partecipazione possibile di tali persone alla vita sociale ed al lavoro, modellato, quest’ultimo, alle loro capacità ed attitudini, senza omettere di prevedere, allorché opportuno, anche il ricorso a più specifiche e particolari “protezioni”: quindi giusta remunerazione, appropriata valorizzazione, particolare tutela dell’integrità psico-fisica, eliminazione di barriere o condizioni e situazioni ostative, specie se di carattere ambientale. Anche i lavoratori immigrati, stanziali o stagionali che siano, vengono identificati tra i soggetti più deboli, potenzialmente e più facilmente assoggettabili a forme di sfruttamento e prevaricazioni. Richiamo quindi alla pari dignità di tutti i lavoratori a prescindere dall’origine, razza o provenienza, e ad un identico trattamento, rispettoso e non discriminatorio di tutte le regole e principi vigenti, eludendo tentazioni e perseguendo, anche legalmente, azioni tese a profittare delle condizioni di particolare bisogno, disagio, sottocultura, o marginalità. L’ispirata lettura dei segni dei tempi, che affida al vocato compito del discernimento la loro interpretazione più profonda, autentica ed universale, trova poi sbocco e traduzione nei riflessi insegnamenti atti ad orientare modelli di vita e di cultura, innestandovi quei cambiamenti e quelle trasformazioni che il divenire della storia, scandito dall’evolversi del disegno creativo, continuamente reclama e sollecita. Nel solco di una cotale visione, confortata da profetica interpretativa lettura di tali avvisaglie, il quadro enciclicale evoca fatti e condizioni, investiga situazioni e solleva problematiche che imporrebbero ben più articolate e profonde riflessioni, viepiù incalzate dall’istintivo richiamo a maggiori approfondimenti tematici, mentre va poi ricomponendole entro una progressiva profilatura di perimetrica valorialità, per poi rifletterla in abbozzati tracciati comportamentali, prefigurandone talora gli effetti consequenziali, in ragione e funzione di prospettate differenti opzioni, o secondo tratteggiate percorrenze. Vanno così rappresentandosi articolati e suggestivi orientamenti, arricchiti d’ispirata promanazione etica, che reclamano un rinnovato interesse progettuale, assecondato da convincenti deliberazioni operative, scevre di sedimentate ed obsolete pratiche, 94 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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così non più private di accreditabili funzioni prospettiche, ovvero esautorate da devianti o superati vincoli corporativistici, ma tali da rivelarsi in rieditata veste di propulsive ed affidabili percorrenze prodromiche di un effettivo cambio di rotta nel governo delle problematiche d’interesse sociale o economico, ma anche quale rimodulata concezione attivamente interessata ad intraprendere un rifiorito percorso d’elaborazione culturale, non scevro di convalidante supporto etico. Scenario quindi prelusivo di percorsi che incitano ad orientare decisioni e ad operare scelte di ormai accertata ineludibilità e la cui tempestiva e determinata attuazione, sconvolgendo antiche ed ormai solo difensive e logore logiche politiche, economiche e sociali, faciliterebbe l’apertura di vasti, quanto inediti spazi di riconvertita capacità creativa, agevolandone transito e convergenza verso rigenerati e talora anticipatori modelli comportamentali, così provvisti d’intrinseca efficacia e vocata propensione, tali da rimodellare l’ormai arcaico e confuso concetto di sviluppo, troppo spesso e facilmente assoggettabile a compiacenti ed utilitaristici ribaltamenti ed oligarchiche interpretazioni, e quindi additato per il risalto di taluni suoi perversi e generali effetti, evidenza di un’ormai conclamata e diffusa ostilità coinvolgente estesi ambiti sociali e di preoccupante pregiudizio all’ambiente naturale. Iniezione quindi di freschezza morale, culturale e sociale, per una riconversione anche della politica, quale impellente e credibile supporto per attivare le necessarie iniziative atte a scongiurare, o ridimensionare, le diffuse ed interagenti patologie che, pur in diversa misura, ma caricate di sempre maggior veemenza, investono interi tessuti economici e sociali, aprendo crepe anche sui rispettivi versanti istituzionali e mettendo a rischio sia le condizioni d’equilibrio ambientale, sia le basi di un dignitoso, diffuso e profittevole sistema di vita e di relazioni d’intere comunità. Tutti concorrenti e determinanti fattori ed agenti quindi che, se correttamente attivati, andranno invece poi costituendosi in appropriato, coordinato ed efficiente presidio, utile a meglio governare, dirigere ed assecondare possibili, e più o meno prevedibili, futuri, difficili scenari o fenomeni anche più semplicemente d’ordine ciclico o congiunturale. Nell’ampio novero dei molteplici elementi e delle correlate condizioni che per diretta, riflessa o interconnessa efficacia, incidenza o concorsuale apporto, cooperano alla prefigurazione o generazione di talune rilevanti e non meno diffuse problematiche, dai potenziali o accertati effetti invasivamente oppressivi, se non iniquamente declinabili, taluni di essi trovano unitaria e dedicata rassegna nel contesto enciclicale che, già nell’ormai lontano 1987, anno della sua pubblicazione, lucidamente identificava, discernendone anche 95 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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i potenziali esiti e le consequenziali ricadute: “Molteplici sono i fattori di portata generale: l’introduzione generalizzata dell’automazione in molti campi della produzione; l’aumento del prezzo dell’energia e delle materie di base; la crescente presa di coscienza della limitatezza del patrimonio naturale e del suo insopportabile inquinamento; l’emergere sulla scena politica dei popoli che, dopo secoli di soggezione, richiedono il loro legittimo posto tra le Nazioni e nelle decisioni internazionali. Queste nuove condizioni ed esigenze richiederanno un riordinamento e un ridimensionamento delle strutture dell’economia odierna, nonché della distribuzione del lavoro. Tali cambiamenti potranno forse significare, purtroppo, per milioni di lavoratori qualificati, la disoccupazione, almeno temporanea, o la necessità di un riaddestramento e comporteranno con molta probabilità una diminuzione o una crescita meno rapida del benessere materiale per i Paesi più sviluppati”. Prefigurazione quindi di uno scenario che denunciava circostanziate e gravi preoccupazioni e segnalava, al contempo, necessari, quanto appropriati ed efficaci interventi e correttivi. Analisi, proposte e sollecitazioni che, per connaturata essenza, correlazione ed ampio proposito disquisitivo, assecondato da intento indagativo e ricchezza d’apporto valoriale, concorreranno a sviluppare quel ricercato quadro d’insieme che, funzionalmente e finalizzativamente indagato e percorso, si rivelerà tanto in questa disamina ma, auspicabilmente, altrettanto, ed ancor più, nelle personali riflessioni e considerazioni che ciascuno potrà liberamente sviluppare, utile modalità e fidato referente, quanto fruibile strumento, anche per consuntivare ed apprezzare qualità e corrispondenza delle iniziative intraprese e delle politiche adottate nel tempo, in ordine alle prefigurate premonizioni e, per correlata ragione, accertarne la capacità o meno d’adozione di confacenti ed appropriate strategie e così testandone i requisiti qualitativi e d’efficacia, ovvero comporsi a movente istillante ragioni d’abbandono ad amara constatazione per il tristemente accertato stato d’inerzia o latitanza, sia sul versante del pur perentorio impegno riformatore, sia in termini d’assenza di risposte progettuali e, tantomeno, di efficacia realizzativa. L’insegnamento affidato al messaggio enciclicale della Laborem Exercens trae movente ed ispirata finalità, in primis, dal sollecito richiamo di generosa ed attiva adesione al progetto originario di compartecipata continuità all’opera creatrice e, da tradursi, in un “conveniente servizio alla società”, testimonianza e misura “dell’utilità ai propri fratelli”, ed escatologica premessa “per la realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia”. Monito ed esortazione, rivolti in particolare al mondo 96 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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cattolico, ma estesi all’intera cristianità ed altrettanto accorato invito a tutti gli uomini di buona volontà a fare proprio, ed a tradurre in convinto e perseverante impegno, ciò che “la Chiesa sempre ha proclamato” e di cui troviamo espressione d’universale inclusività e comprensibilità, nonché contestualizzante efficacia e preservata validità, nell’insegnamento del Vaticano II: “L’attività umana, invero, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo, infatti, quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma perfeziona anche se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare … Pertanto, questa è la norma dell’attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell’umanità, e permetta all’uomo singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”. Nel contesto di una siffatta visione dei valori del lavoro umano, ossia di una tale somma spiritualità del lavoro, si spiega pienamente ciò che nello stesso punto della Costituzione Pastorale del Concilio viene declamato sul tema del giusto significato del progresso: “L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Parimenti tutto ciò che gli uomini fanno per conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico. Questi, infatti possono fornire, per così dire, la materia alla promozione umana, ma da soli non valgono in nessun modo ad effettuarla”. Negli approfondimenti sin qui svolti riecheggia con ripetuta insistenza l’assunzione, comprovata da indiscutibile ed autorevole matrice teologica dei documenti a supporto, che il lavoro dell’uomo avvicina a Dio, è strumento di continuità della sua opera creatrice, partecipe attivo dello sviluppo della persona che ne esprime l’originalità, la volontà, l’intelligenza, ne valorizza i talenti, ed è strumento di crescita e di servizio al prossimo ed alla più vasta dimensione comunitaria. Un noto ed affermato autore, il sociologo tedesco Max Weber, agli inizi del Novecento, nei suoi saggi, poi confluiti e pubblicati in un unico testo titolato L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, volume particolarmente diffuso e frequentato da tanti ambienti universitari, anche italiani, specie negli anni Settanta, espose la tesi secondo la quale il vento della Riforma calvinista favorì e promosse idealmente e culturalmente lo spirito capitalista, così com’è inteso nella sua moderna accezione. In sintesi, si tendeva a dimostrare che la cultura, che presiedeva e sviluppava le concezioni più espressive della mentalità propria del calvinismo, era prerogativa di connotazione dello spirito del capitalismo, tale da favorirne, specie nel97 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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le regioni maggiormente attraversate dal vento riformista, la più ampia diffusione. Pur non indugiando nello sviluppare confacenti approfondimenti, benché meritevoli di interessante estensione per l’apprezzabile ampio spettro di caratteri ed implicazioni sociali che l’autore coinvolge, interpreta ed assume, fino a ricondurli alla tesi annunciata, in questo contesto ci si limiterà a rilevare talune pur lapidarie assertività che tratteggiano il perimetro dottrinario del calvinismo, in quanto ed in funzione della loro correlata relazionalità con le tematiche in via di approfondimento. Essendo la dottrina calvinista elusiva di qualsiasi mediazione della Chiesa, vista in particolare nella sua proposizione istituzionale, bersaglio questo peraltro di maggior riprovazione, – rileva infatti ed in particolar modo, quel suo tratto di attiva promotrice di assidue critiche, quanto l’incline propensione ad assumere dissocianti posizioni, particolarmente focalizzate su ciò che la Chiesa dispensava o celebrava, tra cui anche i Sacramenti –, il rapporto con Dio andava di conseguenza e risolutamente ad incentrarsi sulla sfera personale, quindi di diretta e mai interposta corrispondenza. Personalistica dimensione relazionale, questa che, pur con evidenti differenziati esiti, poteva instillare nel fedele di più profonda religiosità un senso di lontananza, percettivo d’abbandono, di solitudine, se non prelusivo di emarginazione spirituale. I segni e gli interventi del soprannaturale trovavano identitaria manifestazione nei diversi doni di ciascuno, tradotti nella realtà terrena e nel quotidiano divenire, risaltando in tal modo la positiva e tangibile “misura” della grazia divina. Indice di particolare rilievo ed apprezzato significato, anche ed in quanto fattore e condizione ricorrente nella vita terrena, e di immediata e soggettivabile quantificazione nel suo apporto gratificante, era quindi il lavoro, più in particolare il personale e dissimile risultato o il distintivo ritorno del lavoro di ciascuno. Indiscutibilmente apprezzabili, quindi, il benessere e l’agiata condizione economica ma, soprattutto, la misura del patrimonio, inteso nella sua propensione autorigenerante, in quanto espressiva quantificazione e consolidante compendio dell’incrementale, progressivo apporto dei profitti attraverso il suo continuo reinvestimento nel tempo. L’obiettivo del conseguimento del profitto, preferibilmente secondo logiche massimizzanti, rientrava nel novero dell’ordinarietà consequenziale alle opere, cui non era dato di concorrere alla salvezza eterna, raggiungibile invece solo attraverso la “giustificazione della fede”, quale conditio sine qua non per ottenerla, in quanto consegna che rende giustizia all’uomo, nella sua condizione naturale d’ingiustizia, a causa del peccato: si va quindi così definendo il senso logico del lavoro, quale funzione valoriale fine a se stessa e segregando98 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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lo, di fatto, in una sorta di neutralità. Dicotomica concezione del senso del lavoro, rispetto al credo enciclicale ed alle sue ripetute accentuazioni esegetiche che, difformemente, lo elevano a mezzo collaborativo con l’Eterno, continuatore dell’opera creativa, a Sua maggior gloria, ed a fini di benessere dell’intera collettività. Anche la preghiera, sotto la diversa luce dell’idea calvinista, assume quindi preminente carattere di ringraziamento più che di domanda, onorando, per sua intrinseca autoreferenzialità, l’Eterno e per ciò che di buono si è già ottenuto, elusiva quindi di istanze per favorevoli interventi e tantomeno quale mediato strumento d’intercessione. Molti autori concordano sull’incidenza della riforma calvinista nell’affermazione e nello sviluppo dello spirito capitalista, quale agente connotativo delle vicende economiche e fattore contributivo nella configurazione di talune strutture nella sfera pubblica, nonché influente artefice di ridisegnati percorsi di vita sociale ed economica. Altri ne contestano o ne obiettano le motivazioni, ascrivendo le ragioni attrattive di tale diaspora religiosa entro un ordine preminentemente contrassegnato da impulsi e condizioni con caratteri d’identitarietà ed intento egualitaristico, lungi quindi dal favorire o alimentare logiche specularmente assecondanti o motivanti lo “spirito capitalistico”. Un singolare conforto alle tesi che prospettano una diversa o più articolata lettura del pensiero di Calvino, per quanto attiene la versione weberiana, circa il suo connaturato legame al pensiero capitalistico, discende, forse inaspettatamente, da quella che fu definita “l’economia di mercato francescana”. Singolare e doveroso richiamo di un passaggio decisamente fondativo ed esperienziale della storia dell’economia moderna, di regola trascurato e che quindi sfugge ai più, talora anche a coloro che, pur partecipi del mondo cattolico o ancor più attratti e spiritualmente coinvolti da quella sua peculiare manifestazione di grazia che furono e che sono la figura e l’opera di San Francesco, ne ignorano il contributo e la portata storica. Si fa quindi profitto della favorevole circostanza per un breve ed augurabilmente utile accenno, peraltro anche in ragione della singolare assonanza con la tematica in svolgimento. Il monachesimo, all’origine, si caratterizzò per la scelta di vita non solo distaccata dalle cose terrene ma, e preferibilmente, anche ed in quanto vissuta lontana dal “mondo”: da ciò la denominazione di eremi, poi monasteri, di norma situati in luoghi appartati, se non impervi ed angusti, talora anche per scoraggiare i malintenzionati, ove la meditazione, la preghiera, l’ascetica erano facilitate dal silenzio, dalla vita semplice e cadenzata dai piccoli gesti quotidiani, estrinsecazione di una sopravvivenza povera e rinunciataria, ma costantemente proiettata al 99 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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trascendente. Il cenobitismo, fondamento originario della vita monastica, era regola di volontario impegno alla comunione con Dio e con i confratelli/consorelle. Particolare diffusione ebbe il cosiddetto “cenobitismo basiliano”, che radicò numerose comunità in tutto l’Oriente, tuttora presenti con importanti e noti monasteri. Anche San Benedetto mutuò nella propria regola taluni dettami già attuati ed operanti, e scanditi dalla raccolta basiliana (definendola Regola del Santo Padre Basilio) e destinata a presiedere sia la vita del monaco, enunciandone i doveri in generale, sia disciplinando e scandendo la vita comunitaria all’interno del monastero. San Basilio operò per favorire e far crescere le comunità cenobiali, ove andava intensificandosi il rapporto di relazione con i confratelli, quindi la prevalenza di vita comunitaria rispetto alla preesistente concezione eremitale. L’avvento delle realtà conventuali realizzò poi la prossimità di vita tra monaci e comunità laicali, sollecitando ed animando, ancor più, la riflessione sul corretto uso dei beni e delle ricchezze terrene, ed improntandola ad una logica di bene comune. Concezione quindi non più relegata alla sola ristretta sfera di vita francescana, dovendosi ora estendere e funzionalmente ed efficacemente tradursi, anche quale referenza comportamentale in sistematiche pratiche di lavoro e proporsi a modello relazionale per tutti coloro che, pur laici, entravano in rapporto con i monaci, ma che tuttavia svolgevano le loro mansioni nella comunità civile. Importante riferimento ed ausilio è assicurato dalla pubblicazione del Todeschini: Ricchezza francescana. Dalla povertà volontaria alla società di mercato. Testo che propone un’approfondita disamina sull’economia di mercato “francescana”, con ricchezza di riferimenti storici, popolati di efficaci richiami patristici, accordando quindi giusto peso e valore a quell’impostazione economica di cui, pur nelle alterne vicende, la storia si è trascinata dietro significative vestigia, nel solco dei principi ispiratori, rintracciabili o similmente replicati, con progressive rielaborazioni ed attualizzazioni, in modelli o comportamenti economici tuttora praticati e, segnatamente, negli attuali ambiti della cooperazione ed in quel genere di iniziative ed attività oggi definte del non-profit. Le logiche sottese a detta impostazione possono essere ricercate in alcuni principi fondanti che, per loro genuina, ispirata, semplicità, sono riconducibili ad agevoli e concise definizioni. Postulato della concezione francescana è che ogni attività umana, con finalità economiche, deve essere orientata al bene della comunità, quindi estesa agli altri uomini. Il risaputo limite infatti, a ciò “imposto” in seguito dal capitalismo più liberista, è costituito invece, e certamente in linea di massima, nel preferire il maggior bene di una cerchia più o meno ristretta di 100 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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persone, prescindendo dall’eventualità di una possibile riduzione di ampi strati di popolazione alla sopravvivenza, o poco più. Altro elemento sostanziale e concorrente nel delineare lo spirito economico francescano è l’assiomatica assunzione della necessità di rotazione del capitale, in quanto i beni ed i mezzi che producono ricchezza devono essere sviluppati ed incrementati con i ritorni che rilasciano (reinvestimento) e tutto ciò per accrescere ed estendere il benessere a più soggetti, valorizzando le opportunità ed aumentando i posti di lavoro, destinando così parte dei benefici prodotti ad un miglioramento delle condizioni di vita familiari e sociali, ed investendo, in specie, in strutture di uso comune. Concezione che si imponeva quale segnaletica denuncia della profonda divaricazione tra fruttuosità dei beni e del denaro orientati al comune interesse ed usura, additando quest’ultima quale pratica perversa e condannandone apertamente e decisamente l’esercizio. I monaci si distinsero particolarmente anche per l’ingegno profuso in opere pubbliche di grande rilievo, tra cui imponenti bonifiche, canalizzazioni, sia per scopi irrigui, sia per altri fini (umani, bestiame, piscicoltura, risaie), nonché per un utilizzo più efficiente e proficuo dei terreni coltivabili, delle risorse agricole, per l’impegno scientifico volto ad analizzare e catalogare le più diverse varietà vegetali, discriminandole secondo accertate e sperimentate proprietà curative e terapeutiche, destinate a provvedere alla salute della popolazione ed accompagnandole anche con iniziative educative, di prevenzione e cura. Se il lavoro ed il costante reimpiego dei suoi frutti creava nuova ed incrementata ricchezza, garanzia di sopravvivenza familiare e provvidenza per strutture ed opere appannaggio dell’intera comunità ancora, ed a maggior ragione, doveva dispiegare la sua utilità a beneficio di coloro che non potevano avervi diretto accesso: anziani, ammalati ed impossibilitati per le più diverse ed oggettive ragioni, imponendosi così l’impiego di parte dell’utilità rilasciata in opere ed attività a sostegno di tali categorie, al tempo ancor più disagiate e discriminate. Da non trascurare che, in epoca medievale, la rappresentazione della cosiddetta “gerarchia dei bisogni umani” non avrebbe concesso ad Abraham Maslow di raffigurarla secondo il noto assetto piramidale – modello anch’esso peraltro potenzialmente additabile di eccessi esemplificativi, ordinati in discutibile parcellizzazione –, ma bensì avrebbe dovuto ridursi a tracciarne una pressoché generica ed indistinta configurazione, secondo un’appiattita e sostanzialmente omogenea trama, quale essenziale, ma efficace, espressione grafica descrittiva dei ridottissimi e primari bisogni del tempo: quelli fisiologici. Pur considerata l’invitante tentazione di indugiare ulteriormente su argomento di così 101 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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stimolante interesse, ma per coerenza e conforto alle premesse motivate intenzioni di necessaria essenzialità, non resta pertanto che delegare alla limpida immediatezza, cui è affidata la sostanza concettuale succintamente proposta, la rappresentazione sinottica dell’anima da cui la visione economica francescana ha tratto ragioni, movenze e scopi. Genuina semplicità d’insegnamento, quindi, per cui la vera ricchezza della povertà, così intesa, è traduzione in benessere della comunità, attraverso la diffusa e condivisa partecipazione alla creazione del valore e secondo equa e generale inclusività nella distribuzione dello stesso, che non lo soffoca e non l’osteggia, ma lo eleva a “bene comune” dell’operosa, feconda ed ingegnosa attività dell’uomo. Laborioso, instancabile umano fervore, prosecuzione, in collaborativa armonia, del Superiore originario disegno e condizione partecipativa allo sviluppo integrale dell’uomo stesso, in piena sintonica continuità e rispetto del primigenio gesto creativo. Modello, questo, provocatoriamente evocato dal futuro Papa Paolo VI, all’epoca cardinale della Diocesi Ambrosiana allorché, in occasione di un intervento pronunciato ad Assisi, ebbe a proferire domanda, intenzionalmente retorica: “È possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza restarne prigionieri e vittime? È possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore? È possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: ‘È più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli?’. Così insegnaci, così aiutaci, Francesco, a essere poveri, cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini, restiamo fratelli, restiamo cristiani”. Disegno assonante, quello dell’economia francescana, per ispirazione ed ammaestramento, ai tratti dei riflessi richiami e delle solerti esortazioni che prendono voce dalla dottrina sociale della Chiesa. Insegnamento, quest’ultimo, che va ora riappropriandosi del motivante e meritorio ruolo di conduzione, approfondimento e sviluppo del percorso intrapreso, senza peraltro trascurare la sua sostanziale funzione di prismatico riferimento interpretativo, orientativo e riconciliativo, quale dicotomico rivelatore di concordanze e conseguenze con gli esiti delle concrete scelte adottate e dei comportamenti perseguiti. Ma soprattutto, ed al contempo, credibile e segnaletica fonte di fondativi ed incoraggianti, quanto sostanziali riferimenti, quali corroboranti e cooperanti ragioni, nonché stimolo d’adesione, all’accorato incitamento magisteriale per l’assunzione di un rinnovato, solido impegno partecipativo alla vita sociale e finendo così per assurge102 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
re a comprimario ruolo nell’efficace concorso alla definizione di una validata e qualificante configurazione dei ricercati esiti, assecondando utilmente e fruttuosamente propositi ed intenti d’approdo finalizzatorio.
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Semi di speranza e carità, preludio all’enciclica sociale Ci si appresta così a riprendere lo sviluppo e l’approfondimento delle tematiche dottrinarie in materia sociale, con rinnovato interesse e col particolare ausilio dei doni enciclicali che il Pontefice Emerito Benedetto XVI ha sollecitamente promulgato in continuità col magistero ecclesiale, quale presidio di permanente e particolare attenzione alle problematiche sociali, nella loro inseparabile simbiosi con la giustizia, che è garanzia di libertà, nel coniugato e solidale obiettivo dello sviluppo della comunità umana. Deus Caritas Est, prima enciclica promossa dal Pontefice Emerito Benedetto XVI, è documento incentrato sul mistero dell’amore di Dio: tema originante, movente del gesto creativo, forza che governa ed orienta tutta la storia della salvezza, ragione e fine dell’esistenza umana. Argomento principe, che tutto comprende e tutto riflette e che, in combinazione con la giustizia, diviene sollecito spunto e fecondo stimolo per un richiamo agli insegnamenti dottrinali della Chiesa in materia sociale e segnatamente al dovere dei cattolici per un impegno diretto e distintivo nel consesso civile e politico, qualificante modalità affermativa di una forte tensione spirituale e morale, attenta e prodiga nel coniugare “giustizia e carità”. Binomio, quest’ultimo, preso a titolo di un dedicato passaggio enciclicale che, muovendo dal parallelismo fra giusto ordine sociale ed opere di carità, secondo il dinamico divenire del suo profilo storico, in un’area temporale che ricomprende gli ultimi due secoli, segna il percorso dell’attività caritativa della Chiesa, quale riflessiva traccia degli insegnamenti che si sono sviluppati nel tempo mutuando, con particolare ed attualizzante efficacia, le feconde e puntuali riflessioni sviluppate dalla dottrina sociale. Base e presupposto di un giusto ordine sociale è la buona politica, che è quindi chiamata a focalizzare l’attenzione incentrando il suo operare, opportunamente assecondato da scrupolosa vigilanza, sulla pratica della giustizia: “Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri” ebbe a dire Sant’Agostino! Pur nelle due diverse, ma necessariamente conciliabili sfere, Stato e Chiesa operano in libertà e rispetto reciproco, secondo i loro fini; tuttavia l’obiettivo del 103 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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perseguimento della giustizia da parte della politica va ad intersecarsi con la fede, in quanto la ragion pratica che guida, presidia ed orienta ogni cammino di giustizia, necessita di continua purificazione, perché soggetta alle umane tentazioni che, potendo anteporre potere ed interessi, vanno ad offuscarne la pratica, se non a pregiudicarne gli esiti. Per dirla con l’enciclica: “…ma per poter operare rettamente, la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile”; giustizia quindi quale naturale traslazione del principio etico. La fede illumina e conduce la ragione, ed è questo lo spazio che interpella la Chiesa a tracciare un percorso anche in campo sociale, quindi non surroga dello Stato e neppure imposizione della propria fede ad alcuno, ma bensì offerta di un proprio disinteressato, duplice contributo: per segnalare le potenziali tossicità che possano offuscare o deviare la ragione dal percorso della giustizia e proporsi quale guida e sostegno alla crescita delle coscienze, affinché siano meglio avvertibili ed accertabili le necessità della giustizia. Itinerario che transita necessariamente attraverso la formazione etica, pratica valoriale che va ad allertare e stimolare ciò che il diritto naturale ha già inscritto nell’animo di ciascun uomo e che San Tommaso definiva la “ragione naturale”. L’enciclica sintetizza così il ruolo della Chiesa: “La fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio. È qui che si colloca la dottrina sociale cattolica: essa non vuole conferire alla Chiesa un potere sullo Stato. Neppure vuole imporre a coloro che non condividono la fede prospettive e modi di comportamento che appartengono a questa. Vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far sì che ciò che è giusto possa, qui ed ora, essere riconosciuto e poi anche realizzato; …essa vuole servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale… La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l’adoperarsi per la giustizia, lavorando per l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene, la interessa profondamente”. Fonte d’ispirate e feconde risposte e di autentico ammaestramento, in ordine alla relazione fra fede e ragione, sono le sacre scritture, i tanti trattati ed approfondimenti teologici, nonché la preziosa eredità degli scritti patristici. Tra questi ultimi, ed in stretta connessione argomentale, con riconoscibile semplicità, quanto laconica in104 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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cisività, stringate righe di San Tommaso d’Aquino così riflettevano: “La luce della ragione e quella della fede provengono entrambe da Dio, perciò non possono contraddirsi tra loro”. In tema, merita rimando un altro luminoso, eppur lapidario, pensiero dello stesso San Tommaso: “La fede non teme la ragione, ma la ricerca e in essa confida. Come la grazia suppone la natura e la porta a compimento, così la fede suppone e perfeziona la ragione. Quest’ultima, illuminata dalla fede, viene liberata dalle fragilità e dai limiti derivanti dalla disobbedienza del peccato e trova la forza necessaria per elevarsi alla conoscenza del mistero di Dio Uno e Trino”. Una stimolante ed illuminante meditazione è poi consegnata dal pensiero maritainiano che, pur attraverso concise espressioni, ne I gradi del sapere propone un’efficace riflessione che ben si associa e compendia gli approfondimenti sin qui proposti: “L’intelligenza (la ragione) resta ordinata all’essere in tutta la sua ampiezza, e l’essere colto nelle cose sensibili è già un oggetto di pensiero che trascende il sensibile, e obbliga lo spirito a concepire una zona d’essere liberata dai limiti del sensibile e a cercare in tale zona le supreme ragioni di tutto il resto. Di guisa che la nostra ordinazione naturale all’essere delle cose collocate sul nostro identico piano è come un’esca, un agguato, che ci costringe a passare ad un piano superiore dal punto di vista della conoscenza speculativa come dal punto di vista dell’etica, bisogna dire con Aristotele che la natura umana, per ciò che ha di essenziale, cioè il nous, esige di passare a ciò che è al di sopra dell’uomo”. Più oltre, a tutto ciò …non ci si può che affidare a quanto il Sommo Poeta fece dire a Virgilio: “Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contenti, umana gente, al quia; perché, se possuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria; e disiar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato, ch’etternalmente è dato lor per lutto: io dico d’Aristotile e di Plato e di molt’altri”; e qui chinò la fronte, e più non disse, e rimase turbato”. (Purgatorio III, 34-45). In argomento, la Summa Theologica di san Tommaso d’Aquino dispensa un articolato approfondimento di accertato ed intimo valore teologico. Contributo di singolare e pertinente interesse, infine, risiede nella lapidaria, quanto illuminante esemplificazione sapienziale del Libro del Siracide che, nella sua metafisica semplicità, compendiando ragione e scienza li associa e li destina a segno efficace e “dono di Dio agli uomini affinché questi glorifichino le Sue opere”. Riprendendo il testuale percorso enciclicale, arricchito delle evocate riflessioni, viene ora esplicitato, con più chiara determinazione, che: “In questo punto politica e fede si toccano. Senz’altro, la fede ha la sua specifica natura di incontro con il Dio viven105 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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te, un incontro che ci apre nuovi orizzonti molto al di là dell’ambito proprio della ragione. Ma al contempo essa è una forza purificatrice per la ragione stessa. Partendo dalla prospettiva di Dio, la libera dai suoi accecamenti e perciò l’aiuta ad essere meglio se stessa”. L’assonanza enciclicale al percorso intrapreso è certamente ben più vasta, profonda ed articolata di quanto sin qui proposto; sarebbe senza dubbio stimolante e sollecito motivo di meditata riflessione, approfondire tale insegnamento di sostanziale valore teologico, dall’ampio respiro etico e d’umana elevazione, poiché incentrato e sviluppato su fondative basi d’universale principio valoriale incorporate dall’amore: caritas. Meriterebbe inoltre maggior dedicato approfondimento quell’ampia, spesso solo affiorante, ma imprescindibile dimensione dell’universo caritatevole della Chiesa, nonché prendere maggior coscienza dell’irrinunciabile, giovevole auspicio di proattivo e complementare impegno sociale tra Stato e Chiesa, anche sul versante di logica valorizzazione della sussidiarietà, da ricercarsi ed attuarsi con un impegno responsabilmente condiviso, a beneficio dell’intera collettività. Tra i molteplici temi affrontati l’invito rivolto ai fedeli laici ad assumere impegni nella vita pubblica, con efficace azione di operosa testimonianza per il bene e nell’interesse comune, sarà puntualmente riproposto ed associato ad altri solleciti richiami e manifesti auspici, già affiorati o che andranno progressivamente emergendo, ai fini della loro funzionale confluenza nelle riflessioni conclusive. Mutuando il testo enciclicale, l’impegno dei laici viene così prescrittivamente assunto: “Compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Non possono pertanto abdicare ‘alla molteplice e svariata azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune’. Missione dei fedeli laici è pertanto configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità. Anche se le espressioni specifiche della carità ecclesiale non possono mai confondersi con l’attività dello Stato, resta tuttavia vero che la carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica, vissuta come ‘carità sociale’. Ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona, con passione e ovunque ce ne sia la possibilità, indipendentemente da strategie e programmi di partito. Il programma del cristiano – il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù – è ‘un cuore che vede’. Questo cuore vede dove 106 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente…”. Insegnamenti destinati quindi a tradursi in esplicito mandato a testimoniare, ma scevro d’intenti impositivi: “…Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore…”. La seconda enciclica del pontificato benedettino, Spe Salvi, definirla essenza piena del senso dell’esistenza, penetrante ed ispirato capolavoro di traduzione paolina del Cristo nelle umane vicende e così pregna di tratti agostiniani di confessata conversione, irraggiata da nuova luce, intrisa ed assolutizzata dall’infinita misericordia del Padre, potrebbe apparire persino riduttivo per un documento di così elevata spiritualità ed apologetica sostanza teologica che coinvolge e sconvolge, ma che al contempo libera, purifica ed eleva, catapultando in una profonda dimensione trascendentale. Testo non solo caldamente consigliato ma così profondo particolarmente per i credenti, da auspicarne – pur premendo la tentazione del ricorso a sua diversa accezione: “pretenderne”! – l’attenta e riflessiva lettura. Se la speranza, la misericordia, il senso della vita e dell’eternità, sono i temi dominanti, nei succedentisi capoversi titolati: La trasformazione della fede-speranza cristiana nel tempo moderno e Vera fisionomia della Speranza Cristiana, il documento non si sottrae tuttavia dal prodursi in un compendioso e mirato richiamo di taluni spunti filosofici e dottrinali, peraltro già in questa sede più volte implicati, seppure solo lambendone taluni assunti, o focali approcci esperienziali, sia in ragione della loro congruente traduzione in prassi, quale diretta o partecipata espressione di modelli socio-economici e politici, talora a sbocco istituzionale e quand’anche storicamente egemoni sia, ed in quanto, da un lato fonti d’ispirazione e riferimento di ben riconoscibili correnti di pensiero, particolarmente diffuse ed influenti, nonché percorse, dall’altro, da ambizioso intento teso a favorirne la confluenza, e così riversarle e comporle entro le cosiddette “concezioni dominanti”, quali espressioni d’attrattiva assertività particolarmente vocate, quanto prodighe, nel formare ed orientare le coscienze. Approfondimenti, analisi e comparazioni sviluppati dal documento nella loro scansione temporale e con efficace e correlato compendio delle loro più marcate assertività, con le altrettanto manifeste criticità e segnalando le prime quali cause efficienti delle distorsioni che, talora, pur con contrastata dirompenza e difforme o modulata propagazione, hanno poi dispiegato i loro, spesso “minacciosi”, ef107 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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fetti: dal disorientamento delle coscienze, all’asservimento alle ideologie, al dominio incondizionato della ragione, fino alla costruzione del “regno dell’uomo” così segregandolo, con preminenza, entro i soli confini della scienza e della tecnica. Riferimento e richiamo, quindi, alla destinazione che Bacone accordò alla fede, quale fiducia e fedeltà al progresso, per una dottrina che andava propugnando l’assoluta e validante necessità di procedere attraverso un percorso esaltante il solo dominio della ragione, quale incomparabile modalità d’approdo all’affrancamento dell’uomo dalle sue multiformi dipendenze e renderlo, così, libero. Nel passaggio successivo tale filosofia assume valenza e sostanza politica con la Rivoluzione francese e la consacrazione nell’Illuminismo. Filo conduttore che va poi procedendo attraverso l’opera di Kant che, in una prima fase, andò connotandosi per l’auspicato transito dalla “fede ecclesiastica” alla “fede religiosa”, tradotta poi in fede razionale, quale mezzo d’immediata realizzazione del Regno di Dio; concetto questo poi successivamente rinegoziato e riconvertito dallo stesso filosofo nello scritto: La fine di tutte le cose. Il passaggio ottocentesco conferma la sua fede nel progresso, guidato da ragione e libertà, quali presidi di speranza. La rivoluzione marxiana ha quindi, e successivamente, scientizzato la politica, quale strumento di cambiamento destinato alla realizzazione del regno del buono e del meglio nell’aldiquà, in surroga alla perseguita vaporizzazione delle “verità rivelate” sull’aldilà. In merito la storia aveva già sentenziato ciò che l’enciclica ha poi sinotticamente rilevato: “Il materialismo ha dimenticato che l’uomo rimane sempre uomo. Ha dimenticato l’uomo e ha dimenticato la sua libertà. Ha dimenticato che la libertà rimane sempre libertà, anche per il male”. Conclusivamente, la domanda che si ripropone incontra sempre l’interrogativo in cosa l’uomo possa veramente sperare, se nel progresso tecnico-scientifico, e così posto in forma dubitativa, ma fruibile a svelare che se “al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo”. E così pure per quanto attiene il senso ed il valore della ragione e della libertà, qualificando la prima come “…il grande dono di Dio all’uomo e la vittoria sull’irrazionalità; ed è anche uno scopo della fede cristiana”. Ma la ragione domina veramente quando si stacca da Dio?, si domanda il Pontefice, così come “la ragione del potere e del fare è la ragione intera?”. La risposta, implicitamente, transita dall’assunto che l’autentico progresso è tale solo se soddisfa la sua condizione etica. S’impone di conseguenza “l’apertura della ragione alle forze salvifiche della fede, al 108 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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discernimento tra il bene e il male. Solo così diventa una ragione veramente umana”. Altrettanto per quanto attiene il concetto di libertà, alla cui realizzazione vi è concorso di varie libertà, ma solo se “…determinato da un comune intrinseco criterio di misura, che è fondamento e meta della nostra libertà”. Alfine, e più semplicemente: “L’uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza… La vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio”. Per questo la ragione ha bisogno della fede, per arrivare ad essere totalmente se stessa: “Ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione”. L’altro citato capoverso dal titolo: La vera fisionomia della speranza cristiana, evidenzia un’immediata prodromica relazionalità ed efficacia di fonte orientativa per la disamina in atto, con funzione di guida e riferimento nell’articolato quadro che andrà componendosi in ordine alle già più volte rivelate finalità. Il documento propone il tema della libertà in una logica di continua riconquista, soggetta a impegni, riconferme e decisioni fondamentali e così identificandone il necessario presupposto: “Ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio”. Anche le strutture sociali ed istituzionali, per valide che possano essere, non sono certezza di libertà, anzi, talora possono addirittura limitarla: “La libertà necessita di una convinzione; una convinzione non esiste da sé, ma deve sempre essere di nuovo riconquistata comunitariamente … Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato… La libertà deve sempre di nuovo essere riconquistata per il bene: la libera adesione al bene non esiste mai semplicemente da sé”. A ciò consegue: “Che la sempre nuova faticosa ricerca di retti ordinamenti per le cose umane è compito di ogni generazione, non è mai compito semplicemente concluso. In altre parole le buone strutture aiutano, ma da sole non bastano”, e così anche “… la scienza può contribuire molto all’umanizzazione del mondo e dell’umanità. Essa però può anche distruggere l’uomo e il mondo, se non viene orientata da forze che si trovano al di fuori di essa; … la situazione delle cose umane dipende in ogni generazione nuovamente dalla libera decisione degli uomini che ad essa appartengono”. Non è quindi né saggio, né conveniente adagiarsi sull’abitudine, trascurando l’alimento quotidiano da fornire all’intelletto, rischiando così di soffocare o essere travolti dalla ricorrenza delle pratiche stesse per aver trascurato di crescere e così privato ogni possibile prospettiva di tono ed incentivazione, anziché esortare l’impegno ad alimentare e fortificare le personali convinzioni. Principi e persuasioni, quest’ultimi, 109 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che si fondano e si sviluppano unitariamente e secondo le stesse logiche della speranza ed in concorso a quelli che l’enciclica definisce: “luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza”, di cui s’invita caldamente a prendere diretta visione, per potervi dedicare confacente e proficuo spazio meditativo. Singolare e sollecito stimolo per una quotidiana verifica, che richiama alla personale riflessione su quanto le abitudini, che dipendono dalla memoria sovrastino, confondano o distraggano l’intelletto, da cui dipendono invece le convinzioni, passibili, quest’ultime, di progressivo appannamento o erosiva esposizione nella loro graduale, crescente fragilità fino ad abdicare, talora, ad invitante e spersonalizzante omologazione, in costanza di prolungata assenza di persistente ed efficace impegno di presidio, di vigile sollecitazione e, soprattutto, di appropriato alimento, attraverso un validato ed assiduo itinerario formativo.
La dottrina sociale della contemporaneità Nel progredire del sempre fertile ed ispirato pensiero che guida e sovrintende, con abbondanza di grazia e mosso da infinita passione per l’uomo, gli insegnamenti del Pontefice, va prendendo progressivamente sostanza l’ispirata lettura dei segni della contemporaneità, con l’indotto rilascio di discernenti frutti, poi confluiti e copiosamente riversati nell’enciclica Caritas in Veritate, documento integrante e sostanziale nel percorso di attualizzazione dottrinario-sociale della Chiesa. Il testo, nella sua piena e dichiarata continuità col magistero sociale prende avvio, facendone enfatico richiamo, dalla Costituzione pastorale Gaudium et Spes e dall’enciclica Populorum Progressio, dedicando a quest’ultima l’intero primo capitolo. Il valore della continuità dottrinale trova arricchimento nell’approccio ai nuovi o riformulati problemi che investono l’umanità, affrontati e sviluppati nelle diverse e riarticolate manifestazioni, in sequela alla loro dinamica progressione. Accadimenti e mutamenti che denunciano nuove inquietudini, accentuate difficoltà ed emergenti povertà, che reclamano innovativi ed originali interventi, che sollecitano una diversa modalità d’approccio, quale stimolo e significato di rinnovata creatività. Persiste però una costante referenza soggettiva, focale espressione della centralità dell’uomo, quale discriminante unica di autenticità e certificante validazione di ogni decisione ed iniziativa che investa la sfera sociale ed economica, ed al contempo primario riferimento attributivo di sicura dote e confortante attendibilità di ogni azio110 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ne di sviluppo che trovi affermazione e conferma nella corrispondenza delle scelte e dei benefici ottenibili, con l’avvertibile espressione di una più armonica ed unitaria crescita dimensionale, rinvenibile nell’apprezzato evolversi di fruttuoso benessere e di persistente, proficua coesione di intere comunità civili e sociali. Progressione, temporalmente scandita dal tracciato della dottrina sociale e che, per dirla con l’enciclica, va profilandosi come: “Un unico insegnamento coerente e nello stesso tempo sempre nuovo”, la cui ricchezza risiede peraltro, ed in particolare, nell’inclinazione all’acuta ed ispirata lettura dei segni dei tempi e nella continuità dell’opera di attento, ispirato e profetico discernimento. Prezioso dono e capitale principio guida, quest’ultimo, che intercetta e denuncia, con anticipata intuizione, anche taluni fenomeni d’ampio impatto sociale, a volte ancora in fase embrionale o che, pur noti nella loro generica caratterizzazione, nell’esercizio di sua intima, congenita vocatività va decifrandone caratteri e stimandone gli esiti, fino a ricondurli ad ispirato approdo, riordinati e riproposti in sistemica e distillata visione e svelandone ancor più i prospettici o potenziali effetti secondo avvertite, sempre meno rarefatte e decodificanti letture, col loro carico di nuove difficili sfide ma, anche, di altrettanto affioranti opportunità. S’andava così abbozzando l’affacciarsi di nuovi ed incombenti scenari, che reclamavano audaci ed inedite decisioni, interventi e soluzioni prescrittivi di celerità, ma che soprattutto pretendevano la correzione e la ridefinizione delle logiche da assumere e perseguire, quali riassettati riferimenti, rinfrancate, autorevoli e credibili guide, per ritrovati ed efficaci presidi. Soltanto il ripresentarsi di tali sistemiche condizioni avrebbe potuto promuovere, tanto la necessaria riattivazione di un circolo virtuoso capace di risvegliare assopiti stimoli e rimarcare ragioni per un ritrovato e contagioso coinvolgimento, quale rigenerato traino d’appannati entusiasmi, quanto rianimare interessi e coscienza civica, in un moto di ritrovata consapevolezza e volontà partecipativa, ben conscia di dover necessariamente ritracciare taluni ormai ossidati paradigmi politico-istituzionali con organici interventi atti ad assecondarne confortanti ed attrattive, ed ancor più, credibili riconfigurazioni. La maturata esigenza poi, d’intercettare un accertativo ed affidabile rivelatore di favore o pregiudizio, in esito agli effetti prodotti ed alle procurate conseguenze delle deliberate scelte e delle iniziative adottate nell’esercizio di un tale ruolo, contraddistinto anche da forte impatto istituzionale, o comunque gravido di effetti o conseguenze sociali, avrebbe poi preteso rigorosa ricerca d’identificativo riscontro nella misura del livello di effettiva, generale e riconoscibile crescita civile e sociale ed in ambito di 111 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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un facilitato e progredito contesto di più pacifica, inclusiva e dignitosa convivenza. L’incedere introduttivo è innanzi tutto focalizzazione del significato, del movente, delle finalità e del valore del messaggio enciclicale: “La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e resurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. L’amore – caritas – è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa… secondo l’insegnamento di Gesù (Deus Caritas Est)”. Carità, quindi, sovrapposta e sottoposta alla verità, in un’osmotica relazione, con reciproca attrattività e fruttuosa mutualità, nella contestuale manifestazione della loro combinata ricchezza valoriale, che attira e forza il bisogno di ciascuno di impersonarla, comunicarla e condividerla. Non ci si può quindi esimere dall’imperativa ricerca e dal perseverante impegno nell’alimentarsi di “Verità”, quale luce da trasfondere nell’altrettanto irrinunciabile e generoso impegno di esercizio della carità: “Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità, la carità riflette la dimensione personale, e nello stesso tempo pubblica, della fede nel Dio biblico, che è insieme Agape e Lògos: Carità e Verità, Amore e Parola”. Il preambolo introduttivo alle tematiche enciclicali, oltre a costituirne una formidabile chiave di lettura impone riflessioni e sollecita riveduti approcci comportamentali, tali da conferire autenticità e riconoscibilità al così caratterizzato impegno del laico nel processo di costruzione di un modello di sviluppo sociale ed economico di respiro universale e che rileva viepiù sostanziale centralità nel dichiarato proposito di svolgimento tematico, per l’efficace apporto di finalizzativa sostanza nella formulazione degli orientamenti e dei correlati impegni che andranno via via sviluppandosi e definendosi. Così come soccorre un altro significativo ed illuminante passaggio, calzante transito di un esplicito, quanto efficace ammonimento allorché, con disarmante chiarezza, va riconoscendo alla Verità il merito di far “uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive, consentendo loro di portarsi al di là delle determinazioni culturali e 112 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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storiche e di incontrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose”. Anche lo stesso Cristianesimo, seppur pregno “di carità, ma senza verità, può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”; carità quindi che, senza verità, “viene relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni”. È andato così a delinearsi e definirsi il principio cardine ed ordinatore, d’attualizzante continuità, del percorso dottrinario-sociale della Chiesa: Caritas in Veritate, quale fonte, presidio e garanzia di giustizia, che illumina ed orienta il cammino intrapreso, e che, così indissolubilmente coniugando in sé tali connotanti dimensioni in un unicum attributivo, ne esalta il ruolo di fondative condizioni d’ispirante sostanza. Principio guida ed interiore sostegno ed al contempo rassicurante percorso di crescita, che va ricercato e perseguito con intransigente passione e che assurge a fondamentale alimento nell’adoperarsi per il bene comune, così come rimarcato dalla stessa enciclica, che va ad attribuirgli sorte di inderogabile fonte e riferimento valoriale e di permanente e validante interfaccia, cui specchiare orientamenti ed itinerari per un autentico sviluppo integrale della persona e, così, delle comunità. Assunto che, funzionalmente al riflessivo percorso d’approfondimento in atto ed in ricercata coesione alle tematiche affrontate, andrà plasmandole con tratti di rassicurante attendibilità e destinandole a fini d’efficace ed autentica traduzione, in esito ad un conveniente, accreditato e pedagogico compendio degli emergenti o già tratteggiati spunti argomentali e delle connesse finalità orientative. Percorsi che dovranno pertanto e necessariamente comporsi in piena e sintonica adesione al ripetuto sollecito che, ed ancor più, l’enciclica in esame nuovamente eleva e ripropone, quale accorato invito a tutti i cristiani all’impegno per il bene comune e così attendendo, con doviziosa cura, a presenziare ed avvalersi di quelle istituzioni deputate ad organizzare e governare la convivenza ed il progresso sociale, quali tramiti di partecipazione politica ed idonee sedi di deliberazioni e scelte in tema di sviluppo ed occupazione, nonché d’esercizio della giustizia e, nondimeno, responsabili della diffusione della cultura e, per questo, irrinunciabili strumenti per un’effettiva e testimoniata crescita civile. Il richiamo è quindi rivolto ad ogni cristiano in quanto “chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella pòlis”; impegno sociale non privo di rischi e senz’altro segnato da grandi difficoltà, particolarmente per ciò che può derivare, in questo tempo di globalizzata interdipendenza tra uomini e popoli, dall’assenza di una confacente corrispondenza ed “interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa – invece – 113 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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emergere come risultato uno sviluppo veramente umano. Solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e umanizzante”. Dello specifico e sostanziale richiamo alla Populorum Progressio si è già detto; per quanto attiene ad analisi, approfondimenti ed insegnamenti dalla stessa abbracciati, si fa quindi rimando alle già dedicate pagine, con la sottolineatura che l’impianto enciclicale e l’ampiezza e la sostanza dei messaggi in essa contenuti sono oggetto di particolare condivisione e ricorrente referenza nello sviluppo dell’enciclica sociale in corso d’esame. Fervide e suggestive pagine, quanto a quest’ultima, che si fanno apprezzare per l’ampio respiro, per l’universalità di pensiero e di profilo tematico e che, già all’esordio esprimono, e s’avviano a sviluppare, affrontando la disamina con ammirevole estensività d’approccio, tutte le problematiche che investono il tema dello sviluppo, con rassegna delle prospettabili iniziative a supporto, o ad esso correlabili, per poi formulare valutazioni e segnalare criticità ed opportunità ricercando, nella rappresentazione del quadro d’insieme delle dinamiche in atto, affidabili e motivanti ragioni di sintesi ed ispirate proiezioni, per avviarle ad efficace ed autorevole traduzione in esortazioni ed insegnamenti. Messaggio che, pur non elusivo della preoccupante e difficile realtà, la ridisegna e l’arricchisce di concreti segnali di speranza, che sconfina e travalica ogni dimensione nazionale o geo-politica, eleggendo a destinatario anche il più lontano confine della terra, ma che nello stesso tempo si fa intuire quale eloquente e personale invito ed incoraggiamento, che tende la mano ad ogni singolo uomo per nobilitarlo, elevandolo a particolare dignità e renderlo così libero nella “Verità”. Nel capitolo dedicato all’esame dello “Sviluppo umano nel nostro tempo”, l’esordio si produce in una rammaricante constatazione, condensata in un mesto pensiero: “Ci domandiamo quanto le aspettative di Paolo VI siano state soddisfatte dal modello di sviluppo che è stato adottato negli ultimi decenni”. La divaricazione, in effetti particolarmente evidente, enfatizza ancor più le disattese preoccupazioni espresse dalla Populorum Progressio, tanto da indursi ad attribuire, a tale malinconico interrogativo, un ruolo funzionalmente retorico di rinnovato ed auspicato sollecito affinché, ancora una volta, la voce del magistero possa risuonare con amplificato tono nelle coscienze degli uomini e così, in continuità col suo insegnamento ed illuminata da spirito di discernimento, giungere a ridisegnare le vie del percorso sociale, arricchendole d’attualizzante efficacia, per poi calarle in questo presente di grande smarrimento, connotato da un modello di sviluppo gravato da “distorsioni e drammatici problemi messi ancora 114 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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più in risalto dall’attuale situazione di crisi”. L’auspicio di Paolo VI era richiamo all’impegno per una crescita dell’economia reale, sostenibile ed estensibile a tutti: i fatti, anche più recenti, denunciano al contrario un’economia reale appesantita, se non mortificata, anche dai perversi effetti di un’attività finanziaria mal governata, fine a se stessa, complice, ed allo stesso tempo ostaggio, di correnti speculative che spadroneggiano l’intero mercato internazionale e, tutto questo, in un quadro di dileguata sostenibilità dell’economia, deteriorato ed oltraggiato ancor più dall’aggressione e dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse del pianeta. Il monito enciclicale risuona così sempre più forte e determinato, richiamando all’assunzione di un impegno, una rinnovata forma d’impegno, attenta anche nel reclutare le pur ormai esigue, ma ugualmente ed utilmente orientative e positive esperienze e tale contraddistinguendosi, per idoneità ed efficacia, nel trasformare la crisi “in occasione di discernimento e di nuova progettualità” ed ancor più liberandosi delle ideologie, “causa di semplificazione in modo spesso artificioso della realtà”, così da “indurre a esaminare con obiettività lo spessore umano dei problemi”. I fattori che indirizzano e governano lo sviluppo si configurano in un quadro “policentrico”, oggi ancor più complesso e globalizzato: testimonianza ne diviene anche la progressiva metamorfica modularità delle linee di demarcazione tra Paesi ricchi e poveri, ed il contestuale crescente impoverimento di strati sociali di fatto radicatosi anche in regioni prospere, storicamente impermeabili o, di regola e sinora, inverosimilmente intaccabili da tali improvvide evenienze. Intere aree, tradizionalmente immuni, sono invero oggi percorse da nuove povertà ed in accelerata ascesa, concorrendo così a tratteggiare uno scenario che riflette con ancor più chiara evidenza la strabicità del modello di sviluppo adottato, quale distaccato o indifferente, se non ignaro o persino infido disegno, all’evidenza disallineato rispetto all’irrinunciabile principio guida di centralità dell’uomo, che dovrebbe invece costituirne movente e primaria finalità progettuale, sia sul versante degli indirizzi economici quanto, ed ancor più, nel più ampio contesto dell’organizzazione sociale. Il progresso economico e tecnologico, che ha interessato ed attratto nuove ed estese aree sino a pochi anni or sono escluse, non si è diversamente caratterizzato per la maggiore equità partecipativa e distributiva della nuova ricchezza prodotta e così disattendendo, platealmente, anche quell’accorato richiamo di Giovanni Paolo II allorché, alla fine dei due “blocchi”, già peraltro storicamente connotati d’impattante risvolto e concorrente causa di sottosviluppo, additava con enfasi tale favorevole coincidenza storica, quale irripetibile opportunità per avviare una nuova 115 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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e decisiva fase. Voce che risuonava infatti nei toni di un pressante ed invocante invito, destinato a coinvolgere e sollecitare entrambe le pur differenti realtà socio-economiche e politiche, ai fini di una comune e condivisa “riprogettazione globale dello sviluppo”. Da un lato la politica aveva distratto risorse alla crescita ed aggravato gli oneri, senza peraltro cooperare con un proprio disegno di lungimirante progettualità e concorsualità realizzativa, privando altresì la cultura, intesa nella sua più ampia accezione, della necessaria spinta elaborativa, con compromissione dell’autorevole funzione di riconosciuta ed affidabile referenzialità da essa costantemente interpretata e tarpando, così, le ali al suo efficace ed irrinunciabile ruolo d’impulso intellettuale e d’armonica ed inclusiva rassicurante premessa di crescita civile. D’altro lato l’ideologia s’era imposta con opprimente, trasversale e ristagnante controllo sull’intero impianto sociale, perseguendo principi formalmente ed utilmente ispirati ad una malintesa ed accerchiante concezione collettivistica, ma nebulizzante il principio di libertà, fino al suo progressivo soffocamento ed eludendo, al contempo, ogni possibile iniziativa di effettivo e diffuso sviluppo, causa l’intrinseca incapacità di affrancamento da un’ormai decretata ingessatura sociale, culturale ed economica, via via trasmutata in sorta di marmoreo e dispotico conglomerato sociale ed istituzionale, asfitticamente stratificatosi nel tempo. L’invito rivolto dal Pontefice non si limitava a segnalare i pur evidenti limiti e pericoli, le contraddizioni e le innegabili conseguenze, connaturati al modello di sviluppo adottato, richiamando ad un intervento in profondità e con scopo di depurarlo di ogni devianza rispetto a quell’asse di sana e fruttuosa antropocentrica finalità che ne avrebbe dovuto invece costituire ispiratrice ragione ed arricchente orientamento ma, ancor più, metteva in guardia dalle sue prospettiche, preoccupanti evoluzioni. Insegnamento e monito che assumevano incrementale sottolineatura e ruolo di fecondo alimento e sostanziale orientamento in quell’ormai manifesta logica che andava prospettando una decisa ed accelerata evoluzione e con risalto di dilatati contorni, in ambito di un sistema indubbiamente connotato di globale interattività, con manifesti e crescenti effetti, talora pervasi da invasivi e preoccupanti eccessi, particolarmente in campo economico e finanziario e, quindi, con diretti e penetranti riflessi in orbita sociale. Dilagante ed inarrestabile fenomeno, questo, che andava sempre più prefigurandosi entro marcati tratti di segnaletica pretesa d’urgenti e condivise regole, finanche anticipatoriamente preordinate, per l’inevitabile tassativo governo di nuove, immani e crescenti problematiche, ingigantite dall’incrementale concorrenza di fattori sovranazionali. Allarmante segnale 116 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che richiamava ad urgenti e generali impegni ed interventi, in quanto un inerziale o inadeguato approccio avrebbe altrimenti fatto scontare penalizzanti, se non incontrollabili esiti, dai perversi contorni e, persino, catastrofici effetti, che avrebbero indiscriminatamente interessato e colpito, su scala mondiale, tanto Paesi progrediti quanto, ed ancor più, aree di sottosviluppo. Tra gli altri, un profetico passaggio della Caritas in Veritate si segnala per la singolare e realistica contestualità del messaggio, dagli accenti tematici decisamente specchiati negli emergenti interrogativi che l’attuale situazione internazionale, dai tratti e dagli esiti di difficile interpretabilità, va sollevando, e così fino a spingersi, per poi prefigurare, nella sua prospettica ed evolutiva confluenza degli eventi, la possibilità di una progressiva compressione della sovranità di talune realtà statuali, quale paventabile epilogo che, in assenza di concreti, adeguati e quanto mai urgenti correttivi, potrebbe persino arrivare a confutare, se non drammaticamente compromettere, l’esercizio stesso di taluni principi o diritti di autodeterminazione di intere Nazioni, intaccandone, “ad libitum”, fors’anche l’impianto democratico. Il testo enciclicale evidenzia, infatti, l’incedere di rischi e condizioni in cui uno Stato può progressivamente trovarsi, fino a ventilarne la possibilità di poter essere incaricato della responsabilità di dover “far fronte alle limitazioni che alla sua sovranità frappone il nuovo contesto economico-commerciale e finanziario internazionale, contraddistinto anche da una crescente mobilità dei capitali finanziari e dei mezzi di produzione materiali ed immateriali. Questo nuovo contesto ha modificato il potere politico degli Stati”. Allarmante evenienza che assume al contempo duplice valenza: di efficace stimolo e condizione d’ingaggio, volti ad incitare alla repentina assunzione di un impegno destinato all’intercettazione di possibili e correlate, decisive opportunità, ed altrettanto veste di energica esortazione a promuovere e delineare originali, organiche ed eque soluzioni, sempre più indifferibilmente pretese dalle segnaletiche sollecitazioni delle ormai conclamate ed ineludibili, talora persino stravolgenti e, di certo, inedite percorrenze, dal respiro e portata planetari. Nel novero dei già sollecitati, sfidanti percorsi, prefiguranti risolute iniziative di rigenerante progettualità ad impatto generale, tanto più urgenti e necessarie, considerate le risapute e cogenti necessità dettate dalla preoccupante e perdurante situazione economico-sociale e finanziaria in atto, che impegna ad operare straordinari e non più rinviabili interventi, ed oltremodo testimoniata dall’attuale affannosa rincorsa a porre rimedio a pesanti errori e storiche, quanto croniche manchevolezze, preminentemente d’ordine strutturale, ma anche denuncianti gravi inefficienze organizza117 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tive e criticità potestative e funzionali, va prioritariamente evidenziandosi, proponendosi con veste e valenza di snodo di vitale e diffuso interesse e d’accomunante problematicità, l’inderogabile assunzione d’impegno a riconsiderare e ridefinire, – con solerte attivazione e convinta predisposizione, nel ricercare convergenti ed efficaci soluzioni e così eludendo ricorrenti tentennamenti o dietrologiche, convenienti tentazioni – ruolo istituzionale e di governo, modalità e strumenti d’esercizio di funzioni e poteri, soppesandone viepiù le possibili concorrenze conflittuali, nonché criteri d’attribuzione ed espletamento delle deleghe, non solo e necessariamente in ambito di talune e più “esposte” o inadeguate ed inefficienti realtà nazionali, pur anche con riguardo alle rispettive e derivate istituzioni, correlate entità o pertinenti strutture associative ed organizzative ma, ed ancor più celermente e massivamente, in caso di soggetti ed organismi a potestà e dimensioni sovranazionali o internazionali. Va pertanto affermandosi un’ormai ineludibile condizione che impone di perseguire nuove vie, improntate a ridisegnate logiche che presiedano a mutati precetti e coraggiose, quanto creative ed appropriate modalità di definizione ed esercizio delle scelte e degli indirizzi di politica economica e sociale, ispirate quindi a concezioni e sistemi più efficientemente strutturati e più efficacemente preordinati a presidiare gli epocali cambiamenti in atto e governarne il prospettico divenire, col duplice intento di contrastare, con netta decisione, ogni emergente o possibile interferenza limitativa della sovranità ed al contempo promuovere e facilitare nuovi, affidabili e rassicuranti percorsi istituzionali e d’accesso partecipativo, espressivi di una più credibile, attrattiva e meno compromissoria capacità di rappresentanza degli assetti politico-istituzionali. L’auspicio si fa promotore, quindi, di un invito all’ottimizzata rimodulazione della calibratura dei poteri pubblici, anche in ottica di favorire il rafforzamento “di quelle nuove forme di partecipazione alla politica nazionale ed internazionale che si realizzano attraverso l’azione delle Organizzazioni operanti nella società civile”. In tale direzione è decisamente necessario appellarsi all’auspicata crescente attenzione, foriera di diretta e convinta maggiore partecipazione alla res publica da parte di tutti i cittadini, opportunamente motivata e confortata da attrattivo e sostanzioso alimento, evocando e validando le profonde ragioni dell’agire e del mettersi in gioco, ricercando, a supporto ed orientamento, opportuni ed affidabili contenuti formativi, col dichiarato intento di assicurarli di appropriato accreditamento attraverso l’irrinunciabile ed arricchente apporto di autorevoli insegnamenti, quale espressiva derivazione di autentiche e 118 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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comprovate fonti e così pervenire, alfine, a tracciare affidabili, distintivi, quanto prosperi percorsi finalizzativi e con efficacia realizzativa. Spunti, anche questi, particolarmente fecondi e convenientemente avviati a ritagliarsi un ruolo di peculiare contribuzione e sostanziale incisività nella formulazione degli orientamenti che andranno progressivamente a comporsi, per loro dote di cooperante ausilio e di profittevole arricchimento argomentale. Nell’incedere enciclicale il lavoro, quale suggestiva, ed ormai risaputa ricorrenza tematica, particolarmente cara all’insegnamento sociale del magistero, si ripropone nella sua vasta e crescente problematicità e tanto da incitare a preoccupanti riflessioni, allorché va ad interfacciarsi con le novative dinamiche dettate dai profondi mutamenti in atto che, con ascendente impatto, ridisegnano e, sovente, ridimensionano, i pur differenti assetti e le normate tutele che configurano e regolano i multiformi sistemi sociali. Circostanze esplicitamente risaltate dalle ricorrenti denunce delle sempre crescenti difficoltà nell’assicurare adeguate prestazioni socio-assistenziali e previdenziali o di carente, se non talora compromessa, capacità d’esercizio o di preservazione di talune prerogative propriamente discendenti dagli stessi scopi istitutivi. Situazione che va certamente affrontata in seno ad un più ampio ed articolato disegno di generale riequilibrio, ma tenendo sempre prioritariamente e ben presente che tali istituti rappresentano, per l’intera comunità, e senza ombra di smentita, irrinunciabili presidi ed accertate garanzie di giustizia ed equità sociale, in specie per le fasce meno abbienti. Le dinamiche, di sempre più stringente attualità, che investono la delocalizzazione produttiva, e tese a trasferire i processi manifatturieri in aree a minor costo d’incidenza dei diversi fattori concorrenti alla produzione, in primis la manodopera, favorite anche da attrattivi regimi fiscali, deliberatamente preordinati ad allettare nuovi investimenti e spalleggiati anche dalla crescente pratica di deregulation delle disposizioni in campo salariale e contributivo peraltro, e ciononostante, non sempre, ed ovunque, prescrittive, vanno ad affiancarsi al fenomeno di contestuale mancato decollo, ovvero di allentamento, “delle reti di sicurezza sociale” – per mutuare l’espressione enciclicale – trovando speculare ed espressiva sintesi nella preoccupata denuncia dei correlati e conseguenti rischi di progressivo arretramento della capacità contrattuale e negoziale delle rappresentanze dei lavoratori. Ciò, ed ancor più, ove taluni Governi, di fatto, già la limitano espressamente, ovvero impongono pesanti condizionamenti in ambito di pur già sacrificati assetti regolamentari a fini di tutela dei diritti dei lavoratori. In argomento i riferimenti alla Rerum 119 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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Novarum ed alle susseguenti encicliche in materia di dottrina sociale, pur coniugandosi, vanno al contempo ad amplificarsi, allorché s’intersecano e si misurano, nel loro attualizzante proposito, con le ben più ampie e complesse problematiche che l’odierno scenario di globalizzate relazioni economiche pone ed impone e, talora, con intransigente pretesa di forzoso adattamento. La mobilità lavorativa, a volte valido e riconosciuto fattore di crescita economica in vaste regioni, ed occasione d’incontro di diverse culture, si segnala in questo tempo quale fenomeno di indotta preoccupazione ed invocata attenzione da parte di Governi ed Organismi Internazionali, sia in ordine agli elevati, talora irrefrenabili, suoi incrementali tassi di sviluppo, ed alla sempre più incontrollabile progressione, sia per l’ineluttabile, prioritario e più facile assoggettamento di tali forze lavoro alle incertezze dovute a fragilità ed instabilità dei mercati, con le risapute e preoccupanti conseguenze a tutto ciò correlate. Accentuazione ancor più evidenziata da agevolata potenzialità d’asservimento, nota anche la consaputa e diffusa marginalizzazione delle mansioni espletate dal lavoro migratorio, al diffondersi di misure di deregolamentazione in tema di contrattualistica occupazionale e salariale e quindi fattore di più marcata attrattività nel processo, in atto, di progressiva evanescenza di talune delle protezioni già precedentemente evocate. Gli effetti consequenziali, oltre ad indurre a smarrimento psicologico, procurano viepiù difficoltà, tanto di ricollocazione quanto, ed ancor più, di prospettazione di un pur confidato ed esiguo margine progettuale, finanche in soglia all’avvenire più prossimo, liberando, così, sentimenti e sensazioni d’abbandono e d’isolamento, fino al degrado sociale. Il testo dell’enciclica, soffermandosi enfaticamente su questo particolare disagio, rivela ancor più, nella sua espressione di stridente attualità, un preoccupato richiamo: “L’estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali, con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale. Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità: l’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”. La dimensione planetaria delle relazioni e degli scambi dovrebbe favorire un miglior confronto interculturale, una maggior comprensione ed integrazione; auspicabile prospettiva questa, ma che va talora segnalandosi quale crescente rischio di abdicazione alla propria consapevolezza identitaria. Problematiche che propendono, 120 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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inoltre, ad innescare il tema che abbraccia il senso ed il sempre più dilatato peso dell’amplificata e sostanziante preminenza del valore di natura mercantile degli scambi ed a cui l’enciclica accosta due rischi: “l’eclettismo culturale”, che trova affermazione in un approccio acritico ed egualitaristico e che, omologando l’equivalenza culturale, ne sancisce l’interscambiabilità, scadendo così nell’ormai dilagante relativismo, quale attrattiva ed insinuante categoria pseudo-valoriale che contagia oggigiorno anche importanti e diffusi snodi comunicativi ed informativi e dal sempre più efficace proselitismo. L’altra consimile, facilmente riscontrabile e concorrente insidia, è “l’appiattimento culturale”, anch’esso espressione d’omologazione comportamentale che, insinuatosi prorompentemente in ambienti educativi e, ancor più, nei sistemi massmediali, efficaci canali, quest’ultimi, d’intermediata diffusione del pensiero e quindi funzionali e condizionanti mezzi, particolarmente attivi ed efficaci nel forgiare la cosiddetta mentalità corrente propende, poi, a distinguersi per il fattivo ruolo di vivace artefice d’interessato, predominante protagonismo, corredato d’indomita e vocata propensione a plasmare l’habitat socio-culturale. Fenomeni ad elevata permeabilità sociale ed assidui complici del diradamento identitario, nonché primaria causa di smarrimento della memoria storica e del diacronico apporto delle tradizioni. Originali e qualificate testimonianze e fonti, quest’ultime, di secolare, consolidata e rassicurante riconoscibilità, per intere popolazioni e Nazioni, ma che vanno progressivamente assottigliandosi, abdicando a tali incombenti ed erosivi effetti, destinati ad accreditarsi, con accelerata frequenza, quali fattori disorientanti ed agenti corresponsabili anche della progressiva vaporizzazione dei riferimenti esistenziali e trascendentali. Conclusivamente l’enciclica segnala, infatti, il convergente concorso di eclettismo ed appiattimento “nella separazione della cultura dalla natura umana. Così le culture non sanno più trovare la loro misura in una natura che le trascende, finendo per ridurre l’uomo a solo dato culturale”. Preoccupante ed oscuro è l’esito che ne può derivare: “Quando questo avviene, l’umanità corre nuovi pericoli di asservimento e di manipolazione”; focus, quest’ultimo, di significativa rilevanza e decisiva risonanza e, quindi, pretesto per un più ampio, arricchente ed articolato sviluppo delle riflessioni in atto, quale conveniente, fruttuoso ed incisivo apporto orientativo delle conclusive confluenze. In piena continuità con la Populorum Progressio , l’enciclica riattualizza il tema della fame nel mondo, proferendo coerente ed altrettanto ostinato richiamo, postulante la persistente urgente necessità per un coeso e generale impegno d’eradicamento, quale obiettivo e condizione per conseguire ed as121 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sicurare stabili condizioni di pace e di prolifica convivenza. Problematica in merito alla quale viene amaramente e nuovamente attestata e denunciata la pressoché immutata estensività e gravità, passando poi ad identificarne, tra le preminenti cause, l’inadeguatezza delle risorse sociali, con espresso intento d’indurre, così, ad interrogarsi su latitanze ed omissioni delle istituzioni nazionali ma, anche e maggiormente, di quelle internazionali. L’avvio a soluzione passa in effetti attraverso l’impegno delle istituzioni a promuovere concretamente e correttamente i necessari interventi strutturali, necessariamente prefigurati ed avviati entro un’ottica orientata alla ricerca della più ampia autodeterminazione dei Paesi poveri, così da incoraggiarne la progressiva ed operante autosufficienza vocandone, al contempo, la diretta responsabilità per un divenire libero ed indipendente. Tutto ciò attraverso investimenti specificamente indirizzati, ma sempre assistiti da efficace e necessario monitoraggio, in infrastrutture agricole, sistemi irrigui, ma soprattutto mirati alla formazione ed all’apprendimento delle tecniche più efficacemente traducibili in dirette, primarie ed accertabili utilità e da avviarsi in combinata ed armonica partecipazione di uomini, mezzi e risorse locali; contributi tutti, basilari e concorrenti, per il raggiungimento di quel primo traguardo che sottende al soddisfacimento dei bisogni primari delle popolazioni: acqua ed adeguata alimentazione, senza peraltro mai trascurare l’igiene e la scolarizzazione. Condizioni, queste, già di per sé portatrici d’intrinseca proprietà, d’autonoma efficacia e di spontaneo contrasto e dall’induttivo effetto ridimensionante, del pur persistente e grave deficit sanitario, altra costante endemica ed iniqua minaccia alla vita di quei popoli. Il pensiero enciclicale non demonizza neppure l’eventualità di ricorrere a produzioni agricole innovative, ponendo chiaramente quale conditio sine qua non, tanto l’affidabile e trasparente accertabilità, scientificamente certificabile, d’assoluta assenza di rischi, quanto l’estraneità e l’affrancamento da qualunque possibile o ipotizzabile alterazione o proditoria conseguenza in campo ambientale. Interventi animati da solidali propositi che se ed in quanto supportati da adeguati piani finanziari, potranno, nel divenire, non solo efficacemente attenuare i problemi della povertà, ma riconvertirne gli esiti in strumento di concorso al sostegno di tante economie più sviluppate, ma rivelatesi, anch’esse, progressivamente fragili ed il cui benessere è sempre più compromesso o compresso dall’accelerata frequenza e persistenza delle rispettive crisi economiche. In seno al senso più originario ed autentico dell’insegnamento del magistero, ed in ordine al suo indiscutibile e riconosciuto ruolo di vocata precettività d’immediato risalto valoriale e connotativa referenzialità 122 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tematica, e così riverberanti anche gli ammaestramenti in materia di dottrina sociale, non poteva poi che risaltare, con motivata enfasi, il tema del rispetto della vita. Presupposto e condizione, quest’ultimo, del ruolo mai disgiungibile, anzi causale, della centralità della vita dell’uomo nell’ambito di qualsiasi e prospettabile intento, tanto progettuale o realizzativo, quanto culturale, educativo o etico, ovvero impattante gli assetti economici, istituzionali o sociali. Riferimento valoriale prescrittivamente ineludibile e permanentemente associabile ad ogni umano percorso o iniziativa progettuale, sia nelle anteposte fasi d’analisi e d’approfondimento, valutative o discernenti ragioni, soppesanti condizioni, modalità e finalità, poi incaricate della definizione, del perseguimento o dell’avvio, delle deliberate scelte e correlate azioni, tanto con caratteri d’operatività e financo con ambizioni ed impatto strategico sia, ed ancor più, nei tracciati che ne descrivono e ne traducono contenuti e propositi e, come tali, destinati a concrete e pratiche realizzazioni. Percorsi sempre e necessariamente interessati a sfuggire possibili interferenze o deviazioni sul versante etico, ovvero altrimenti destinati, a lungo andare, a scontare effetti comprimenti, se non mortificanti, in ragione delle positive attese d’esito, fino a minarne l’originario carattere e così comprometterne la destinazione, che è cruciale funzione di generale crescita. Possibile e sventurato, quanto amaro epilogo, questo, di una trama temporalmente scandita e percorsa da una sempre più tangibile e diretta esperienza di mancata o carente corrispondenza, se non di compromissione, della qualità della vita e connotata da crescenti e manifesti riscontri ed effetti, nella sua estensiva progressione, destinati a riconfigurare interi assetti comunitari, sempre più avviluppati nelle intricate maglie d’affioranti ed amplificate, quanto inedite problematiche economiche e, quindi, sociali, appesantite ancor più da appannante decadimento morale e pervase da ispessite incertezze prospettiche. Emerge quindi, con prepotente attualità, l’inderogabile assunzione di un rinnovato e rigoroso impegno morale e culturale per contrastare ed arginare l’ormai diffusa concezione edonistica, alimentata da crescente relativismo, quali attrattivi e striscianti traini, utilmente equipaggiati e supportati in facilitato percorso, subliminalmente erosivo dei rassicuranti appoggi etici e di praticati valori e convincimenti esperienziali e così preordinatamente tesi alla distrazione ed al dirottamento del pensiero verso confusi, generici e massificanti modelli culturali. Percorrenze esperienziali che, spalleggiate da fluidificante ed incrementale capacità d’interferenza, facilitate da appannamento di autorevoli e referenziati riferimenti e presidi, tendono ad anestetizzare ed irretire la naturale ed originaria propensione 123 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ed interiore aspirazione di ciascun uomo che, diversamente, ricerca ed ambisce ad un’armonica ed integrale crescita, sorretta e guidata da autentico e genuino sostegno valoriale, quale unica via capace di promuovere condotte dotate d’autonoma ed affidabile capacità di giudizio critico e persistentemente smaniosa di integrarsi in corresponsiva e socializzante mutualità. Crescenti, manifeste espressioni, che invece ritraggono un reclinante contesto culturale, affannato da soffocante miopia e contratto da ossidato afflato prospettico, poiché improntate ad egoistiche rivendicazioni, alimentate da sovente malinteso senso egualitaristico, eppure genericamente interpretate se non, talora, spacciate per eloquenti indicatori di tangibile ed ammiccante progresso. D’altro canto si assiste alla specchiata ricorrenza espressiva di tali logiche e modelli culturali che, in estensione a comportamenti o persuasivi intendimenti, finanche riscontrabili nei dispositivi delle pronunce di governi o istituzioni, trova persino riflesso in progetti che implicano la cogente pianificazione demografica, quali atti di arbitrario determinismo talora, e più o meno apertamente contrastati, dal dissenziente convincimento delle popolazioni coinvolte. Da non sottacere, in proposito, la diffusione, su larga scala, di tali frustranti pratiche, apertamente in contrasto con la naturale e libera vocazione procreativa dell’uomo, sovente addirittura auspicate, se non sollecitate, da taluni “Paesi amici” ed a cui vengono spesso subordinati eventuali aiuti economici. Il documento papale va così a decretare che: “L’apertura alla vita è al centro dello sviluppo”, “tempra energie morali e rende capaci di aiuto reciproco”; apertura alla vita che interviene a garantire continuità e prosperità ai Paesi ricchi, rendendoli al contempo più attenti e consapevoli alle situazioni ed alle necessità dei Paesi poveri e così maggiormente coinvolgendoli e, viepiù, responsabilizzandoli. Solamente su tali basi potrà così prender corpo e svilupparsi un diverso modello culturale e distintivo anche per i novati criteri orientativi nell’indirizzare “ingenti risorse economiche ed intellettuali”, non più destinate a soddisfare solo egoistici bisogni e tornaconti, ma designate ed avviate a: “…promuovere, invece, azioni virtuose nella prospettiva di una produzione moralmente sana e solidale, nel rispetto del diritto fondamentale di ogni popolo e di ogni persona alla vita”. Altra condizione che viene ricollegata al tema dello sviluppo è quella del “diritto alla libertà religiosa”: parallelamente, mentre da un lato si riconosce al fondamentalismo, oltre ai devastanti effetti delle violenze, anche il conseguente esito della chiusura al dialogo di talune Nazioni, sottraendo un potenziale patrimonio di apporti e contributi, orientati all’impegno civile ed alla promozione della pace, dall’altro si assiste 124 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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alla sistematica avversione al libero esercizio della propria fede, finanche ricorrendo al proselitismo culturale, con deliberate finalità promozionali e diffusive, quindi, di sentimenti antireligiosi o destinate a favorire l’indifferenza o sollecitare il distacco. In merito, l’annotazione enciclicale focalizza la necessità di non sottrarre quelle insostituibili risorse spirituali che animano ed orientano l’uomo ad un originale e caritatevole apporto, nella preminente e nobile funzione di connotare lo sviluppo e che vanno ancor più ad arricchirlo di qualificanti tratti di profonda umanità, quali sostanziali ed indeclinabili condizioni ed attributi di partecipe e così autenticata concorrenzialità d’ordine dimensionale, per un’effettiva, integrale crescita di ciascuno e di tutti. Allorché istituzionalmente si va ad imporre o promuovere “la sottrazione ai propri cittadini della forza morale e spirituale indispensabile per impegnarsi nello sviluppo umano integrale”, così continua il testo enciclicale, viene eluso e mortificato quel dinamico, disinteressato e generoso apporto di “risposta umana all’amore divino”. Propositi troppo spesso connaturati a quella declinante e parziale concezione socio-culturale, sovente trasmessa o inculcata nei Paesi poveri, quale visione “riduttiva della persona e del suo destino” e così ben sintetizzata nell’enciclica: “È il danno che il ‘supersviluppo’ procura allo sviluppo autentico quando è accompagnato dal ‘sottosviluppo morale’”. La crescente complessità e dilatazione delle componenti, che con interattiva concorsualità s’insinuano nelle problematiche socio-economiche, impone un perseverante impegno per un raccordo interdisciplinare, col fine di perseguire quell’ordinata e proattiva contribuzione atta ad individuare, promuovere e sollecitare soluzioni che, nella loro integralità e concorrente progettualità strategica, tendano a validare lo sviluppo quale corrispondenza, in termini di obiettivi e rigeneranti effetti, all’invocata, effettiva, integrale e diffusa crescita delle collettività. Anche sotto questa luce la carità si segnala quale anima e movente del sapere, essendo quest’ultimo non riducibile a mera esperienza cognitiva, o esclusivo prodotto dell’intelletto e quindi talora relegato a sterile conoscenza ma, attraverso l’azione della carità, elevato a “sapienza, capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi…”, tanto che “…la carità non è un’aggiunta posteriore, quasi un’appendice a lavoro ormai concluso delle varie discipline, bensì dialoga con esse fin dall’inizio. Le esigenze dell’amore non contraddicono quelle della ragione”. Preziosa e profonda riflessione che trova, poi, ulteriore valorizzazione e completamento nell’affermazione che: “Il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo… 125 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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Non c’è intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore”. L’interdisciplinarietà della dottrina sociale della Chiesa viene così rivendicata nella sua straordinaria funzione d’apporto sapienziale e d’ispirata opera di discernimento, quale interprete e promotrice, in collaborativa combinazione ed efficace arricchimento etico, di un’autentica ed armonica valorizzazione di tutte quelle componenti che realmente concorrono alla crescita integrale della persona e così cooperando, in estensione, a consegnarle al più ampio contesto progettuale destinato a promuovere un rassicurante, solidale ed universale sviluppo delle comunità e siffatto dotato d’innata pretesa d’inclusività sociale. La profetica visione della Populorum Progressio aveva già fatto proprio l’assunto che il sottosviluppo era il prodotto dell’assenza di un combinato e contestuale apporto di diversi elementi: economici, sociali, culturali e spirituali, in quanto necessariamente interagenti, nell’ambito di quella che venne denominata “sintesi orientativa”, quale auspicato e propugnato proposito, ed espressione di univoca, organica, persistente e strumentale combinazione e modalità certificativa, di autentico e genuino perseguimento del bene dell’uomo, accertativa della sua integralità dimensionale che ne asseconda, valorizzandola, la socializzante vocatività. Sviluppo dell’uomo quindi, in tutte le sue dimensioni, in relazione al quale non è sottaciuto il limite o il possibile pregiudizio arrecabile dalla “eccessiva settorialità del sapere, dalla chiusura delle scienze alla metafisica, dalla difficoltà di dialogo tra le scienze e la teologia… ostacolo alla visione dell’intero bene dell’uomo”. Scenario che va quindi reclamando nuove e creative soluzioni e che il tracciato enciclicale va coerentemente e coraggiosamente delineando, con profetica e predittiva lettura dell’attualità. Progettualità che chiama in causa, quale prima ed irrinunciabile referenza, la dignità dell’uomo che, in combinata coesione alle esigenze della giustizia, affiora e progredisce, facendosi pretesa, nel sollecitare scelte economiche che non dilatino ulteriormente le disparità sociali, perseguendo l’obiettivo prioritario d’impegno per il lavoro e per la sua difesa, nell’interesse di tutti: “L’aumento sistemico delle ineguaglianze… tende a erodere la coesione sociale, con rischi di democrazia… e con impatto economico negativo per la progressiva erosione del ‘capitale sociale’, ossia di quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile”. L’innegabile contributo delle analisi proposte, con caratteri di accertata attualità, d’ampio valore monitorio e dal profondo respiro etico, nei loro tratti di globale ed interagente complementarità, va ancor 126 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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più assumendo peculiare caratterizzazione nello sviluppare il suo prezioso apporto, attraverso la profilatura di una provocatoria scomposizione dello scenario socio-economico, per poi difformemente rieditarlo, riqualificandone perimetro e contenuti, così filtrati e ricomposti secondo una riformulata lettura ed indi riversati in rinnovata unitarietà. Disegno che rilascia nuove immagini, propone attraenti spunti ed insegnamenti di forte e propedeutica validità, in ordine agli orientamenti ed alle opzioni che andranno a prefigurarsi, per poi confluire ed amalgamarsi in un quadro d’unitaria sintesi, destinato a connotare profondamente gli sbocchi delle conclusive considerazioni. L’abbozzato scenario va inoltre sempre più specchiandosi nell’attuale situazione sociale, in particolare per quanto attiene al generale e diffuso senso di disorientante incertezza che grava sul mondo del lavoro e delle professioni. Quadro affollato da diffusi avvertimenti, che segnalano i rischi di un possibile ed autolesionistico avvitamento, indotto da crescente inclinazione a mortificare, ancor più, le potenziali energie diversamente ed utilmente valorizzabili, o spendibili, prodromica condizione, quindi, per ulteriori e deleteri effetti dall’efficacia moltiplicativa: “…degenerando in atteggiamenti antiproduttivi e di spreco di risorse umane in quanto il lavoratore tende ad adattarsi passivamente ai meccanismi automatici, anziché liberare creatività”. L’economia, adunque, col dipanarsi delle sue logiche, necessariamente ed ineludibilmente interattive con le vicende umane, fa reclamo per una loro necessaria e sintonica convergenza con le ragioni etiche: “I costi umani sono anche sempre costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani”. Risuona così, ancora nella sua profetica attualità, l’invito a ricercare soluzioni ed interventi non solo informati ad ampio respiro strategico, ma eticamente connotati, e con inversione dell’ormai preminente concezione e visualità di breve periodo prelusiva di potenziali, ma indiscutibilmente riduttivi e fugaci risultati immediati, e così confinata a segregante miopia e sfuggente ogni prospettica progettualità, e pertanto privata di proiettabili percorrenze ad ampio raggio ed altrettanto orfana di concrete, possibili percezioni ed intuizioni dai rivelatori tratti di praticabili, future e reali crescite. Perpetuata ottica, ostinatamente congiunturale, rivelata dall’ormai persistente logica cui è ascrivibile l’odierna prolungata ingessatura economica ed istituzionale, accertativa di uno stato di fatto che non ricerca né, tantomeno, sollecita ma, bensì, preclude l’attivazione delle necessarie dinamiche evolutive, capaci di affrancare originali creatività, proiettando viepiù visibilità ed interesse verso le nuove generazioni, e così ricercando e tracciando mutati e più ambiziosi orizzonti, emancipa127 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tivi dalle utilitaristiche e settarie pratiche e concezioni d’egoistica contingenza e quali preziosi e catalizzanti agenti inoculanti nuove e convincenti speranze ed al contempo copiose fonti, vocate a stimolare e liberare fresche ed incontaminate energie, per un innovato e proattivo apporto di collaborativo, quanto responsabilizzante impegno, nell’interesse dell’intera comunità. Orizzonte di lungo periodo talora, invece, appellato in conveniente associazione all’invocata esigenza, quale singolare e propedeutica, ma arbitraria necessità di transitare attraverso un percorso che ambisce a sacrificare e comprimere il già pur precario “livello di tutela dei diritti dei lavoratori o che impone la rinuncia a meccanismi di ridistribuzione del reddito per far acquisire al Paese maggiore competitività internazionale”; antitesi concettuale, invero, che di fatto va convertendosi in progressivo ostacolo allo sviluppo stesso allorché, non assecondando la sua connaturata logica, peculiarmente percorsa da ottica prospettica e che implica la partecipata e contributiva adesione di tutte quelle energie umane ed intellettive che, solo se sollecitate e coinvolte con rassicuranti attenzioni e giuste protezioni, supportate da condivise e persuasive motivazioni, possono assicurare un creativo e rinvigorito apporto per ridare nuovo slancio, quale affidabile presagio di avvertibili prospettive. Alla diagnosi così chiaramente delineata segue un conseguente, deciso, e quanto mai sollecito invito destinato a rianimare una stagione di rinnovata ed accresciuta, responsabile progettualità: “Vanno, allora, attentamente valutate le conseguenze sulle persone delle tendenze attuali verso un’economia del breve, talvolta brevissimo termine. Ciò richiede una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Lo esige, in realtà, lo stato di salute ecologica del pianeta; soprattutto lo richiede la crisi culturale e morale dell’uomo, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo”. Modello di sviluppo che andava peraltro sempre più assumendo toni e dimensioni d’incontrollata e tensiva configurazione e con caratteri di progressiva, pronunciata e generale interattività, e così sollecitando, a maggior ragione, un impegno progettuale decisamente connotato sul piano strategico e con pretesa d’innovative prospettazioni. Fenomeno dai contorni spesso faticosamente decifrabili, e che andava assorbendo crescente impegno ed inattese energie, come mai conosciuto prima e, se la Populorum Progressio ne aveva adombrato l’evoluzione con l’esplosione “dell’interdipendenza planetaria”, ora comunemente nota in termini di “globalizzazione”, tale evento si è poi manifestato con ancor più impetuosa accelerazione: 128 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ha espresso grandi opportunità, facendo uscire intere aree dal sottosviluppo, ha nel contempo messo a nudo debolezze, gravi deficit strutturali, inefficienze e gravami, impreparazione ed incompetenze, difensivi timori, spesso celanti stratificate incapacità ad imboccare inediti e creativi percorsi, che l’evidenza di oggi segnala efficacemente attraverso le pesanti ricadute che sono andate colpendo, con inaspettato vigore, anche economie storicamente efficienti e consolidate. Imponenti e sviluppate strutture economiche e radicati impianti sociali, pur diversi per dimensione, peso politico ed economico, in specie appartenenti ad uno stanco, quasi smarrito continente europeo, che sono andati via via denunciando crescenti gravi fragilità, in un processo di progressivo indebolimento degli assetti macro-economici, minato dall’ulteriore aggravio recessivo e trasversale ad interi settori dell’economia reale, con gravose ricadute, quindi, su redditi e consumi; agenti questi di atteso ed inasprente peggioramento, nell’incombenza di un periodo, così come risaltato da attendibili e minacciosi indicatori, di profonda e persistente stagnazione. Risuona perciò, con più scandita tonalità, l’appello all’ascolto ed all’accoglienza del combinato richiamo di “carità e verità”, per un “…impegno inedito e creativo, certamente molto vasto e complesso. Si tratta di dilatare la ragione e di renderla capace di conoscere e di orientare queste imponenti nuove dinamiche, animandole nella prospettiva di quella ‘civiltà dell’amore’ il cui seme Dio ha posto in ogni popolo, in ogni cultura”. L’incedere del pensiero dottrinario va poi focalizzandosi nell’accostare fraternità con sviluppo economico e società civile, quali interagenti condizioni di prospettica crescita e coesivo equilibrio, eppure segnati da crescente, sfiduciata e sfilacciata interconnettività relazionale, particolarmente intaccata e sacrificata da una fase non certo avara di condizioni demotivanti o distraenti, ma tuttavia percorsa da affannosi e spesso confusi tentativi di riposizionamento, su ricercate basi di ritrovata concordanza e stabilità. Si rivela pertanto necessario ed urgente riconsegnare loro quel ruolo d’insostituibile funzione e veste di fattori, necessariamente e combinatoriamente partecipi e così riconciliati, per un cammino di sempre più pressoria priorità, volto a suscitare rigeneranti sussulti d’impegno e d’azione per una ritrovata concordia e compattezza sociale, sostenuta ed avvalorata da rispettose regole economiche ed in un contesto di rigenerata sensibilità civile, nell’operosa ricerca della giustizia e dell’inclusività sociale. Solo un determinato e riconoscibile impegno quindi, destinato a promuovere e facilitare una loro più armonica, diffusa e compenetrata sintesi, tale da rafforzare e rinvigorire quei loro connaturati ed interagenti legami di correlata e complementare 129 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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efficacia, potrà riappropriarli dell’originario ruolo di solidi e persistenti valori d’ambita sostanza e come tali, di saldi riferimenti, profittevolmente addossati di dimensione ad evoluzione sistemica. Viene poi di seguito sollecitata e valorizzata l’esperienza del dono di sé, quale virtù che “oltrepassa il merito; la sua regola è l’eccedenza”, con rinuncia all’autosufficienza e quindi alla tentazione di “far coincidere la felicità e la salvezza”, tanto personale quanto, ed ancor più, comunitaria, “con forme immanenti di benessere materiale o di azione sociale”. Vincolo che impegna a sfuggire la segregazione da parte delle ragioni dell’economia rispetto agli orientamenti morali, condizione altrimenti ostativa all’affermazione della giustizia, ed oltremodo potenzialità espressiva o giustificativa di abusi e discriminazioni. Dovere, quindi, di testimonianza della carità, ricercando la verità per infondere speranza, la speranza cristiana: “Potente risorsa sociale al servizio dello sviluppo umano integrale, cercato nella libertà e nella giustizia. La speranza incoraggia la ragione e le dà la forza di orientare la volontà…, verità quale dono più grande di noi… Anche la verità di noi stessi, della nostra coscienza personale ci è, prima di tutto, ‘data’”. Il richiamo all’insegnamento agostiniano è quanto mai puntuale ed esaustivo, allorché la proclamata asserzione del Pontefice che “la verità non è prodotta da noi, ma sempre trovata, o meglio, ricevuta”, incontra specchiata e rafforzata corrispondenza nell’insegnamento del Santo Dottore della Chiesa che, nel De libero arbitrio afferma: ‘Non nasce dal pensare o dal volere ma in certo qual modo si impone all’essere umano’, così come l’amore è ‘senso interno’ dell’anima umana, dono universale, quindi strumento efficace di unione fra gli uomini e pegno di coesione comunitaria. “Principio di gratuità”, quindi, quale suggello di umana autenticità e valore inequivocabilmente connotativo dello sviluppo economico, sociale, politico e genuinamente attrattivo ed orientativo, poiché animato da sinceri e disinteressati propositi di crescita e valorizzazione di ogni persona tali da fluidificarne espansivamente l’efficacia, sino a ricercarne, ed instancabilmente promuoverne, la soddisfattiva finalità ed il pieno compimento, così da riversarne i copiosi frutti nella più ampia fraternità universale. È poi il significato di mercato a farsi strada nella disamina enciclicale, concetto peraltro mai demonizzato dalla dottrina sociale della Chiesa, ma bensì valorizzato, quale strumento non solo di scambio di beni e servizi, ma anche, e soprattutto, nella sua veste di canale facilitatore di conoscenza reciproca. Fruibile modalità per favorire ed accrescere la fiducia vicendevole e quindi strumento dalle ampie ed incoraggianti potenzialità per sviluppare rapporti e relazioni ed indotto traino per una migliore convi130 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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venza: anche la ricerca d’autentica e duratura pace prende alimento dalla reciproca conoscenza e dal mutuo rispetto. Ambito economico che, al contempo, se non governato da regole condivise, sostanziate in diffuse e non estromettenti tutele ispirate a fondanti principi etici, può rivelarsi determinante catalizzatore di generali e decisive cadute di fiducia, peraltro, e talora, appesantite ed orientate da interessate convenienze, tanto da provocare significativi contrasti, o distonie, non solo nelle relazioni, ma persino procurare pesanti sconvolgimenti, particolarmente in quei tessuti socio-economici più fragili o più esposti, per intrinseche o conclamate condizioni, dovute a rilevanti deficit strutturali e/o finanziari. È compito, quindi, della politica, operare affinché anche le logiche di mercato siano improntate alla giustizia distributiva, nel più ampio contesto della giustizia sociale garanzia, quest’ultima, di corretto funzionamento: “Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare e la perdita della fiducia è una perdita grave”. Altra perentoria espressione questa, di stridente attualità e predittivo annuncio, che andrà sostanziandosi in ciò che poi verrà associato alla mancanza di credibilità del mercato. Preoccupanti premonizioni, particolarmente rintracciabili nell’odierno scenario, che lasciano trasparire tutto il carattere di persistenti esperienze, di gravosa ed accomunante condizione, cui sono peraltro particolarmente e manifestamente esposti taluni Paesi che, pur posizionati nella parte alta delle classifiche delle maggiori economie, stanno scontando forti attacchi speculativi, quasi in sorta di ritorsiva riappropriazione di un improprio spazio, da tempo proditoriamente animato da assecondanti o tollerati, euforici eccessi. Conseguenze scontate con pesanti perdite di competitività e di posti di lavoro a seguito dell’acuirsi delle crisi aziendali ed accompagnate dalla caduta dei consumi e dall’evolutiva riduzione o iper-selettività della propensione all’investimento, tutto ciò facilitato ed acuito anche dall’abnorme drenaggio di risorse da parte del settore pubblico, spesso inefficiente ed indifferente agli sprechi, imponendosi di conseguenza l’onere di enormi ed impensabili sacrifici, senza peraltro poterne apprezzare o attenderne favorevoli futuri sbocchi o abbozzate prospettive. Amaro, quanto inconfutabile, diviene nuovamente il poco soppesato, se non inascoltato, ma acuto e realistico avvertimento enciclicale: “E la perdita di fiducia è una perdita grave!”. Propriamente puntuale, in tema di mercato, il richiamo al sempre attuale e quanto mai validato insegnamento della Populorum Progressio, che andava sottolineando con energica convinzione quanto le pratiche mercantili di giustizia, an131 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che nei confronti dei Paesi poveri, avrebbero prodotto maggiore e benefico rimando alle economie dei Paesi ricchi: “Non si trattava solo di correggere delle disfunzioni mediante l’assistenza. I poveri non sono da considerarsi un ‘fardello’, bensì una risorsa anche dal punto di vista strettamente economico. È tuttavia da reputarsi errata la visione di quanti pensano che l’economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo, per poter funzionare al meglio. È interesse del mercato promuovere emancipazione, ma per farlo veramente non può contare solo su se stesso, perché non è in grado di produrre da sé ciò che va oltre le sue possibilità. Esso deve attingere energie morali da altri soggetti, che sono capaci di generarle”. Intuizioni ed affermazioni non agevolmente replicabili, ma sovente inascoltate e che, nello scorrere del tempo, in assenza di auspicate iniezioni di nuova linfa morale e culturale, ideale e politica, quali ineludibili e concorrenti risorse ed agenti facilitatori di una necessaria rimodulazione del modello di sviluppo e fonti di novative modalità d’approccio alle logiche di mercato, per correggerne distorsioni ed errori, vedono trasmutare la loro disattesa, monitoria, ma invitante esortazione, nei deprimenti e derivati, deteriori effetti, appannaggio pressoché di tutti i Paesi ove, e malauguratamente, il crescente “conto da pagare” è di regola fatalmente, e pressoché interamente, a carico dei più bisognosi e dei meno protetti. Accreditato monito magisteriale, che va poi nuovamente proponendosi, con accresciuta e riaccreditata forza, nell’estendere al ceto politico il suo invitante ed autorevole richiamo: “L’attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Pertanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l’agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la redistribuzione”. Contesto in cui si fa nuovamente richiamo del principio che l’attività economica e la pratica mercantile non riverberano di per sé effetti antisociali e che economia e finanza sono solo strumenti e “mediatori di volontà”, quindi scientemente assoggettabili a prescelti e differenti orientamenti: diretti perciò, o da fini egoistici e di esclusivo tornaconto per pochi individui o talune limitate categorie, ovvero indirizzati al perseguimento della condivisione, intesa nella sua più ampia ed inclusiva estensibilità, con l’assunzione quindi di deliberati comportamenti, sorretti e confortati da confacenti ed autorevoli referenze, culturalmente ben corredate, ed ispirati a liceità e non più governati da arbitraria convenienza. Promotori di 132 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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condotte, pertanto, inflessibili ed esigenti, nel reclamare un rigenerato apporto coscienziale per una sollecita assunzione di personali e dirette responsabilità, implicanti un riqualificato, motivante e persuasivo contegno morale, civile e sociale. Tutto ciò assunto e testualmente ripreso, con sollecita convinzione, nell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, che: “Ritiene possano essere vissuti rapporti autenticamente umani, di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità, anche all’interno dell’attività economica e non soltanto fuori di essa o ‘dopo’ di essa. La sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all’attività dell’uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente”. Particolarmente, ed ancor più, in un’economia globalizzata ed in costanza di una sempre più difficile e profonda crisi economico-finanziaria, il richiamo alla pratica dell’etica sociale diviene sostanza e tramite dirimente, necessario fattore contaminante delle relazioni mercantili, riferimento e sprone per una convinta assunzione di nuove e sfidanti responsabilità, genuino alimento per un generoso e salutare percorso di autentica e prolifica fraternità: “Ciò è un’esigenza dell’uomo nel momento attuale, ma anche un’esigenza della stessa ragione economica. Si tratta di una esigenza ad un tempo della carità e della verità”. Tutto questo presuppone il pratico esercizio della giustizia in ogni fase e sfaccettatura della vita economica, quale assiomatico principio guida e prerogativa, ancor più incalzante, in un’economia globalizzata, per la dilatata planetarietà d’intreccio dei flussi, delle relazioni e dei comportamenti economico-commerciali e finanziari, operanti in interattiva interdipendenza d’incroci e tanto e facilmente sfuggenti le regole, quanto particolarmente abili nell’eludere direttive e controlli delle singole comunità nazionali e, talora, sovranazionali. Manifesto sintomo, questo, ed ancor più innegabile segnale d’ineludibile necessità, trasversale ad ogni fase del processo, rivendicativa di una più diretta, generale ed attenta cura, tralasciando particolaristici interessi, ed implicante solleciti e corposi interventi reclamanti il cooperante impegno dei più alti ed ampi livelli di responsabilità, con innesti e presidi di autentica giustizia ed intenti di solidale sostegno ed efficacia. Modello economico che richiede anche nuove concezioni imprenditoriali che, pur non rinnegando l’ottica di creazione del valore, non si propongano l’esclusivo obiettivo di massimizzazione del profitto ma, animate da ritrovata connaturalità al fine sociale, vadano ad intrecciarsi con l’economia globale, rilasciando efficaci e contagiosi esiti, in sorta d’ibridazione, tali da incanalare l’economia verso un orizzonte che non la identifichi più quale mero teatro di 133 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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scambio di equivalenze economiche ma che, con rinfrancata convinzione, rivendichi con energia la priorità soddisfattiva del proprio “bisogno di leggi giuste e di forme di ridistribuzione guidate dalla politica, e inoltre di opere che rechino impresso lo spirito del dono”. Talune importanti iniziative in questo senso hanno peraltro già tracciato un lungimirante, proficuo ed illuminante percorso, che deve essere promosso ed ottimizzato, talora affiancandolo con opportune tutele, atte a valorizzarne e preservarne la funzione ed incoraggiarne la diffusione: “…Carità nella verità, in questo caso, significa che bisogna dare forma e organizzazione a quelle iniziative economiche che, pur senza negare il profitto, intendono andare oltre la logica dello scambio degli equivalenti e del profitto fine a se stesso”. Già nella disamina della Centesimus Annus, si era profilata la tracciatura sistemica di un modello composto da mercato, Stato e società civile, trittico che assegnava particolari attribuzioni alla società civile, quale ambito più direttamente coinvolto e proficuamente orientato a promuovere “l’economia della gratuità e della fraternità” seppure, all’evidenza, non in via esclusiva. Nel tempo presente tale ruolo, come peraltro già emerso, appartiene e risiede in quella sfera di indivisa responsabilità che raggruppa ed unisce tutti gli enti coinvolti, in una logica di corresponsabile e solidale complementarità: “Sentirsi tutti responsabili di tutti” e quindi non più differentemente appannaggio di una, o più, delle componenti, in quanto ora concorsualmente ed interattivamente operanti con finalità di bene comune. L’impegno va pertanto rivolto alla configurazione di un modello economico di mercato caratterizzato dall’inclusività di ogni Paese, pur nelle differenze di dotazioni e di equipaggiamenti, per promuovere e costruire, per dirlo con la Populorum Progressio: “Un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti avessero ‘qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri’”. Se Stato e mercato continuassero ad operare distintamente, secondo proprie e differenti logiche, nel parallelismo delle rispettive e differenti sfere di attività e d’influenza, l’uno con la cogenza del “dare per dovere”, l’altro secondo lo scambismo del “dare per avere”, si assisterebbe alla progressiva vaporizzazione della solidarietà, della coesione sociale, del dono volontaristico. L’enciclica addita “il binomio esclusivo mercato-Stato” quale agente di progressiva erosione della socialità, “mentre le forme economiche solidali, che trovano il loro terreno migliore nella società civile senza ridursi ad essa, creano socialità”. L’analisi che va poi sviluppandosi, coinvolge anche le dinamiche trasversali al mondo imprenditoriale soffermandosi, in particola134 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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re, sulla proliferazione dell’azionariato diffuso, quale supporto alle esigenze di crescita dimensionale ed indi volgendo l’interesse sul tema dello sviluppo della multinazionalità aziendale o, quantomeno, della sovra-territorialità, senza peraltro trascurare d’inquadrarne anche le possibili prospettive di delocalizzazione. Segnatamente vanno poi correlandosi i connaturati rischi di instabilità della figura imprenditoriale e quindi del prevalere di un profilo di responsabilità, anche in rapporto al territorio, graduabile sul breve termine. Fanno adunque eco successive articolate analisi, che spingono l’interesse sugli snodi che attengono all’avvio dei processi di delocalizzazione rilevando, tra gli altri, il frequente rischio di progressivo appannamento del livello di attenzione verso gli stake holders. Fenomeni, questi, sovente indotti ed attratti dalla profittabilità di condizioni di particolare favore, talora non prescrittive di pur minimi vincoli ambientali, o noncuranti dello sfruttamento della manodopera. Analisi che non trascurano inoltre di evocare la crescente pratica distrattiva dei flussi della finanza dall’economia produttiva. Azioni tutte, peraltro, conclusivamente connotate anche dall’incapacità di “… apportare alla società locale un vero contributo per la nascita di un robusto sistema produttivo e sociale, fattore imprescindibile di sviluppo stabile, con l’impiego di risorse finanziarie a meri scopi speculativi, al di fuori del circuito dell’economia reale, indifferenti alla sostenibilità dell’impresa, particolarmente nel lungo termine”. A tutto ciò va ad aggiungersi la constatazione che rileva “la crescita di una classe cosmopolita di manager, che spesso rispondono solo alle indicazioni degli azionisti di riferimento, costituiti in genere da fondi anonimi, che stabiliscono di fatto i loro compensi” ed a cui bisogna associare, per vincolo di completezza: emolumenti di regola copiosamente accresciuti da sistemi e meccanismi premianti, concepiti e calibrati, di norma, in un’ottica di breve termine, con tutte le intuibili riserve ed inibizioni che da ciò derivano. Una non trascurabile conseguenza risiede nel maggior rischio che il management si focalizzi preminentemente sull’interesse degli investitori, con impieghi caratterizzati da repentina e sconfinante mobilità e quindi con attendibili pregiudizi, o marcata diluizione, della funzione sociale dell’impresa. Negli ultimi anni si è peraltro concettualmente sviluppata una più diffusa attenzione al ruolo ed alla funzione sociale dell’impresa, tale da segnalarsi, in talune riscontrabili esperienze, per le positive ricadute, dall’apprezzabile estensività dei benefici a favore della collettività. Occorrerà tuttavia altro tempo per misurarne diffusione ed efficacia, nonché stimarne l’ampiezza del grado di accessibilità ai potenziali e dispiegabili effetti, intesa quest’ultima nell’accezione di au135 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tentico e concreto riversamento, spalleggiato da intrinseca e facilitata predisposizione di dilatata praticabilità sociale, ad un più alto livello di complessiva partecipazione comunitaria e con l’auspicio che tali ricadute possano così “farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento”, potendosi così più agevolmente e compiutamente soddisfare le logiche percorse e nel rispetto delle deliberate priorità. L’enciclica non tralascia di avvalorare il significato “plurivalente dell’imprenditorialità”, inteso quale ruolo attivo e di diretta concorrenza alla diffusione del benessere sociale attraverso la creazione e l’offerta di lavoro ed al contempo efficace agente cooperante per la valorizzazione dell’originale apporto contributivo di ciascuno. Argomenti e contenuti, questi, di deliberato interesse e significato, reputati particolarmente meritevoli di dedicata cura e quindi oggetto di ricorrente attenzione, sia da parte di Paolo VI, sia di Giovanni Paolo II; tematiche ed aspetti, a ben vedere, efficacemente e diffusamente affrontati e sviluppati nei rispettivi interventi enciclicali. Plurivalenza imprenditoriale valorizzata inoltre nelle sue distintività, scandite dalle differenziate finalità e sfere di competenza, svelandone inoltre l’apprezzato ruolo di attivo e fruttuoso agente nel caratterizzare, promuovere e favorire “lo scambio e la formazione reciproca tra le diverse tipologie di imprenditorialità, con travaso di competenze dal mondo non profit a quello profit e viceversa, da quello pubblico a quello proprio della società civile, da quello delle economie avanzate a quello dei Paesi in via di sviluppo”. Concetto poi estensivamente accostato alla politica, anch’essa destinataria di un ruolo di plurivalenza in quanto chiamata, ora come non mai, ad attivarsi nella più vasta cooperazione e solidarietà internazionale, nell’impegno e nella collaborazione, anche con organismi sovranazionali, per ricercare utilmente efficaci e condivise soluzioni alla profonda crisi economica, finanziaria e pur anche morale, da tempo in atto su vastissima scala. Ampie e generali responsabilità, quindi, da assumersi insieme ad altri non meno rilevanti carichi a livello di comunità internazionale e tra i quali, e non ultimo, l’impegno volto ad assicurare, presidiare e “…rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di ordine pubblico e di carcerazione efficiente nel rispetto dei diritti umani, per istituzioni veramente democratiche” e così assecondando l’ormai comprovato convincimento che: “…l’articolazione dell’autorità politica a livello locale, nazionale e internazionale è, tra l’altro, una delle vie maestre per arrivare ad essere in grado di orientare la globalizzazione economica. È anche il modo per evitare che essa mini 136 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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di fatto i fondamenti della democrazia”. Globalizzazione, quindi, da leggere ed interpretare non tanto quale generica se non surreale entità, quasi impalpabile ed autogenerantesi situazione, ma nella sua concreta, tangibile, estensività, nei suoi manifesti ed ancor più evidenti diretti e reali effetti, pur indotti dai ciclopici processi economici e sociali che trasversalmente coinvolgono ed interconnettono l’intera umanità. Fenomeno che va quindi affrontato e ricondotto entro logiche di generale, sollecita e condivisa responsabilità, conditio sine qua non per ottimizzare proficuamente ed equitativamente le grandi opportunità ed, al contempo, agevole ed imperdibile occasione per coniugare sviluppo e crescita culturale, civile e morale, nella valorizzazione della reciprocità d’interessi e benefici derivanti dai moltiplicativi effetti di prevedibili e ragguardevoli, positive ricadute ed attraverso un comune e condiviso percorso indirizzato, senza esitazioni o egoismi, a “favorire un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla trascendenza, del processo di integrazione planetaria”. Esigente ed impegnativo sentiero, ma anche preziosa e motivante opportunità, per vincere non solo l’ormai pandemico profondo senso di smarrimento e d’impotenza, ma sfuggire quella palpabile indeterminatezza, indotta dalla preminenza di deterministica quanto riduttiva lettura del suo divenire. Come ebbe a proferire nel discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Giovanni Paolo II: “La globalizzazione, a priori, non è né buona né cattiva. Sarà ciò che le persone ne faranno”. L’esortazione della Caritas in Veritate, ben consapevolmente edotta dell’ampiezza dimensionale, che non va peraltro “assolutizzata”, si fa incitazione al protagonismo, elusivo di ogni facile tentazione vittimistica, segnalando invece l’immane processo di globalizzazione in atto, quale possibile e manifesta opportunità, mai così amplificativamente rivelatasi, per un disegno redistributivo delle ricchezze e la cui dolente interfaccia è l’altrettanto riecheggiante denuncia del potenziale rischio di una ulteriore crescita delle disuguaglianze e delle povertà, se mal gestita o, tardivamente ed inadeguatamente affrontata e governata. In argomento, taluni passaggi si propongono in tutta la loro apprezzabile ampiezza e discernente profeticità, tanto da doversi poi consapevolmente e, quindi, necessariamente spingere, fino a profilare la possibilità, in caso di mal governo dei processi di globalizzazione, del pericolo “di contagio con una crisi dell’intero mondo”. Prende così forma l’antinomico invito a “fare in modo che la ridistribuzione della ricchezza non avvenga con una ridistribuzione della povertà o addirittura con una sua accentuazione, come una cattiva gestione della situazione attuale potrebbe farci temere”. Precorso allarme, talora ignorato, soven137 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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te sottovalutato, i cui perversi e trasversali effetti, ora universalmente percepibili, vanno coinvolgendo ciascun individuo e famiglia, trascinati dall’invadenza di una crisi dai quanto mai imprevedibili e devastanti contorni e spesso inerte testimone di accentuata accelerazione di processi di impoverimento, attrattivi persino di ceti e regioni, così incredibilmente espropriati della diffusa e patente persuasione d’immunitaria dispensa dal degrado economico. Considerazioni che rivalutano fortemente, richiamandolo all’attualità, l’ammonimento della Populorum Progressio, quale pressante sollecitazione, divenuta ora innegabile ed autentica ragione di motivata riflessione, invocante l’attivazione di iniziative a contrasto della ricorrente mentalità, fonte di diffuse convinzioni, supportate ed alimentate da propagandate, spesso utilitaristiche ed artificiose proposizioni pseudo-culturali e così amaramente e laconicamente consegnata: “Per molto tempo si è pensato che i popoli poveri dovessero rimanere ancorati a un prefissato stadio di sviluppo e dovessero accontentarsi della filantropia dei popoli sviluppati”. Affermazione cha va conclusivamente a compendiarsi con l’appassionata sottolineatura che “la diffusione delle sfere di benessere a livello mondiale non va, dunque, frenata con progetti egoistici, protezionistici o dettati da interessi particolari. Infatti, il coinvolgimento dei Paesi emergenti o in via di sviluppo permette oggi di meglio gestire la crisi…”. Fa così seguito un solerte e quanto mai coerente invito per l’inderogabile e generale assunzione dell’impegno a “…prendere coscienza di quell’anima antropologica ed etica che dal profondo sospinge la globalizzazione stessa verso traguardi di umanizzazione solidale”, pur manifestando al contempo, con preoccupata espressione, l’amara quanto realistica consapevolezza che “purtroppo tale anima è spesso soverchiata e compressa da prospettive etico-culturali di impostazione individualistica e utilitaristica”. Lo sviluppo tematico conclusivo, transitando anche attraverso oggettive constatazioni, si fa orientamento, fino ad aprirsi alla speranza, coniugandola poi all’impegno testimoniale ed all’apporto di valoriale responsabilità, quali agenti capaci di contagiare, con potenziati ed estensivi effetti, intere comunità: “La globalizzazione è fenomeno multidimensionale e polivalente, che esige di essere colto nella diversità e nell’unità di tutte le sue dimensioni, compresa quella teologica. Ciò consentirà di vivere ed orientare la globalizzazione dell’umanità in termini di relazionalità, di comunione e di condivisione”. Il grande tema dello sviluppo è materia talora soggettivamente avvertita in una dimensione di soverchiante impalpabilità, fenomeno in genere sconfinante ogni possibile personale percezione partecipativa, entità quindi, seppure genericamente definibi138 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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le ed intuibile, di difficile pratica traslatività esperienziale nel microcosmo del vivere quotidiano. Pur tuttavia, è concetto persistente e sostanziante conduttore di unitaria e dinamica trasversalità, nell’insegnamento dottrinario sociale della Chiesa, in quanto duttilmente e sapientemente ricondotto e conformato alla dimensione della sfera individuale per venire poi, con ispirato approccio discernente, ma anche con consapevole intenzionalità pragmatica, efficacemente traslato in sollecito, coerente e doveroso impegno, reclamato a ciascun uomo, tanto nella sua diretta e personale esperienza quanto, e con più forza, nell’estensiva dimensione dell’appartenenza sociale, per un profittevole concorso al servizio del bene della comunità. Ampia e diffusa è la ricchezza storica delle testimonianze convalidanti e rafforzative di quest’invito, esempi illuminanti, animati ed accomunati, dapprima, da convinta e personale conversione al “Bene”, tale da attrarre, poi, per adesione testimoniale, numerosi altri uomini, fino all’espansione sociale. Transito esperienziale ricco d’incoraggianti contributi destinati ad alimentare e maturare risolute volontà ed intimo desiderio per un condiviso e proattivo coinvolgimento, fertile nel generare e convogliare idee ed elaborare progetti, al contempo agente deliberativo ed orientativo di decisioni e scelte, eloquentemente distintive per l’ampio respiro culturale e l’effusiva promanazione etica e, dunque, corredate d’amplificato coefficiente d’impatto sociale e, come tali, equipaggiate di smisurate potenzialità a risonanza ed effetti d’universale beneficio. L’enciclica va quindi a soffermarsi sull’impegnativa tematica dei diritti e dei doveri, identificandoli quali componenti costitutivi ed organici allo sviluppo e qualificanti artefici dello stesso, sollecitandone la difesa e la rispettosa custodia, valorizzandone l’assiologica complementarità, in quanto fattori decisivi ad orientarne, dimensionarne e sostanziarne l’efficacia, connotandone altresì la corrispondenza etica quale condizione, e speculare paradigma, d’autentico servizio all’integrale crescita degli uomini. Solidarietà universale, qualificata, quindi, come strumento e sostanza di fatto, che dà beneficio e che assurge a dovere; ergo, diritti connaturati ad altrettanti doveri, tanto da scongiurarne l’arbitrarietà, eludendone la frequente ed associata superfluità, prerogativa, quest’ultima, facilmente debordante nel vizio o nella trasgressione. Il quadro dei doveri è corrispondenza e perimetro referenziale per i diritti, fattore attributivo di valore e significato, presidio efficace e preclusivo di scivolamenti verso scriteriate e smisurate pretese, fonti, queste ultime, di conflittualità, disordine e prevaricazioni. Anche l’incerta e, talora, contraddittoria modulazione concettuale in tema di diritti dell’uomo, troppo spesso soggettivamente discriminata anche dai succedentisi 139 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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enti istitutivamente destinati a ricercarla, diffonderla e garantirla, provoca disorientamento ed attenuazione del senso coscienziale, che ne allenta la convinta pratica ed il pieno rispetto, particolarmente se perpetrata nell’intento di affievolirne la valenza oggettiva, sino a violarne la naturale indisponibilità. Il solco che l’enciclica va tracciando è quello che colloca i doveri a margine dei diritti, in quanto: “Rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità anche questi ultimi si inseriscono e così non diventano arbitrio”, per poi giungere conclusivamente ad affermare che: “La condivisione dei doveri reciproci mobilita assai più della rivendicazione dei diritti”. Tutto ciò va ad innestarsi anche nel più ampio e complesso problema della crescita demografica, che ha trasversalmente e, differentemente, interessato Paesi ricchi e poveri, coinvolgendo, in singolare antinomia, opulenza e sottosviluppo. Fenomeno cui è andato associandosi, talora con supponente protervia, l’attributo di “rischio procreativo”, quale malinteso fattore di sottosviluppo o di freno alla crescita nei Paesi poveri, foraggiando così la quanto mai discutibile proliferante mentalità, tradottasi nel tempo nella notoria e diffusa convinzione, da parte dei popoli “dell’opulento Occidente”, che la limitazione delle nascite potesse consentire maggiore libertà economica, di lavoro, di svago e quant’altro. La procreazione è, bensì, diversamente qualificata dall’enciclica, quale atto di responsabilità, irrinunciabile promotore di ogni prospettiva di “ricchezza sociale ed economica”. Il malcelato egoismo, che sottende allo sfruttamento ed alla conservazione del crescente squilibrio nella distribuzione delle risorse, diventa alibi giustificativo per i Paesi ricchi a condividere, se non auspicare, talora condizionando anche aiuti, interventi istituzionali che, attraverso aridi ed invasivi presidi normativi, vadano coercitivamente a preordinare, programmare e perimetrare le spettanti libere scelte procreative di intere comunità, con ancor più marcata ingerenza su sensibilità, convinzioni, preferenze e decisioni dei singoli nuclei familiari. D’altro lato, per i già evidenziati condizionamenti culturali e psicologici, ben supportati da dilagante, edonistico individualismo, si è andata progressivamente consolidando la così denominata “crescita zero” della popolazione, che l’illustre demografo Alfred Sauvy aveva con largo anticipo preventivato, denunciandone tutti i rischi e le immanenti conseguenze. Documentati studi ed accorte premonizioni, non infrequentemente e genericamente accostate con sufficienza, se non afflitte da sarcastiche formulazioni o, da proterve, replicanti manifestazioni dei moti di un pensiero espressivo di ambienti con pretese di massificante dominanza e supponente persuasività, talora spalleggiate da presuntivo convincimento di rappresentati140 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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vità sociale. Esplicita, quanto contestata teorizzazione quella del Sauvy, frutto, invece, di esperienziali ed approfondite indagini, improntate ad onesto approccio intellettuale, che poneva in stretta correlazione la crescita demografica e lo sviluppo socio-economico. Congettura, questa, che si collocava peraltro in marcato e conclamato disaccordo con le rispolverate e, per taluni aspetti, modaiole teorie d’ispirazione neo-malthusiana che, su basi di generica postulazione e di ipotizzate assunzioni, sovente supportate dal concorso di disarticolati, se non interessati, elementi di giudizio, andavano eccependone gli esiti, propagandando, con confutante assertività, che l’incremento demografico, ovvero l’incontrollata crescente natalità, avrebbe fortemente pregiudicato l’adeguato e diffuso accesso alle risorse alimentari nonché, alfine, indotto un apprezzabile mutamento climatico. In questa sede, dovendo necessariamente soprassedere dall’avventurarsi in seppur meritevoli approfondimenti, non ci si può che agevolmente ed oggettivamente limitare a segnalare l’ormai risaputa ed osservabile evidenza, quale calzante rappresentazione di uno stato di fatto ed eloquente sequenza, che ritrae un declinante processo socio-economico, trasversalmente intersecante i Paesi ricchi e che risolutamente fa appello, tra gli altri, anche ed in special modo al fenomeno della denatalità, quale ormai accertata concausa di decadenza, per gli effetti di progressiva sottrazione alle ormai appannate prospettive di crescita, di quell’originale apporto di entusiasmo, recante novità, carico di freschezza ed energie, qual è il contributo delle giovani progenie, senza peraltro trascurarne anche l’esito di causale viscosità, quale concorrente e pregiudizievole fattore al tanto invocato, quanto ineludibile processo di ciclico ricambio generazionale. Le distorsive ripercussioni di tali innaturali evoluzioni, vanno poi a misurarsi, nel tempo, anche con la capacità di tenuta dei regimi previdenziali ed assistenziali, con “effetto alone” finanche sul versante della crescente sfiducia nelle prospettive, non solo economiche, ma anche del temuto, eppure mestamente crescente deficit di solidarismo sociale, assecondato dall’assopimento degli impulsi rigenerativi in proiezione futura, con progressivo diradamento della proverbiale e riconosciuta capacità innovativa, sino all’affacciarsi di un rischioso declino, percorso ed aggravato da perdurante affaticamento morale. Condizioni che concorrono, sino ad amplificarlo, al già conclamato appiattimento socio-culturale e prodromiche ad un progressivo indebolimento persino dei più elementari e comuni presidi psicologici ed affliggenti, quindi, volontà e capacità di reagire, con conseguente caduta dell’interesse e dagli avvertibili effetti, a sviluppo ed efficacia dilatativi e coinvolgenti i più svariati ambiti del vivere civile, con parti141 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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colari risvolti, sul versante delle relazioni sociali ed economiche. Il monito enciclicale qui riprende con maggior sollecitudine e vigore, nell’incitamento alla promozione di innovative ed originali politiche a supporto alla famiglia, a sostegno della natalità, concepita secondo un approccio animato da cruciale senso di responsabilità e con l’intento di riposizionare l’uomo al centro di ogni scelta ed iniziativa economica, sociale e, quindi, istituzionale. Impegno che si fa richiamo all’indeclinabile compito di salvaguardia dei fondamenti etici e naturali, quali attributi sostanziali, credibili e validanti d’univoca garanzia, per l’intrapresa di un ribaltato cammino di sviluppo, d’autentica armonicità ed effettiva integralità, centrato sulla persona e con deciso e preordinato carattere d’estensibilità al più generale coinvolgimento. Va così definendosi la ritrovata determinazione a ricercare e riconfigurare la personale crescita, riposizionando l’intimo agire e lo stile di condotta nei rapporti interpersonali, per conformarli a logiche di accertabile profilatura etica ed imboccando, al contempo, l’operoso e vigile percorso di riappropriativa ricerca, assistito da efficace presidio interiore, per una ritrovata ed autentica capacità di discernimento, validata e confortata da un rivitalizzato sistema valoriale, centrato sull’“inviolabile dignità” della persona e risolutamente riaffermativo del “trascendente valore delle norme morali naturali”, quale connaturata espressione, se non tautologica manifestazione, del disegno creativo stesso. L’economia, la finanza, la politica, sono attività al servizio dell’uomo, del suo benessere e della sua crescita, quali funzioni per loro natura non sfuggenti o, derogabili, dai principi etici, quindi non scomponibili in settori o branche a contenuto etico – termine quest’ultimo peraltro frequentemente abusato – e che, se ideologicamente orientate, andrebbero forzatamente ad assumere valore discriminatorio. Entità da concepirsi, quindi, quali agenti e mezzi operanti in unitaria complementarità e necessariamente ispirati alle originanti ragioni naturali, e dunque di per sé già eticamente convalidati e così indivisibilmente ed autenticamente ordinati al servizio dei precipui congeniti scopi. Particolare interesse viene poi riservato a quelle imprese, fondazioni, gruppi ed associazioni che, pur non nominalmente qualificandosi o settorizzandosi nel profit o non profit, nella loro ordinarietà operano con riguardosa attenzione ai Paesi meno sviluppati, avviando relazioni mirate ad un concreto aiuto e per una prospettiva di loro autonoma determinazione, con finalità di perseguire, e consolidare, un più qualificato processo di crescita, orientato ad un più diffuso ed indipendente livello di benessere delle popolazioni autoctone. Anche il profitto, a sua volta, assume duplice e contestuale valenza: creazione di valore ed, al 142 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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contempo, finalità sociale, da perseguirsi, quindi, secondo logiche di soddisfacente e non necessariamente massimizzante ritorno ed in un’ottica di “umanizzazione del mercato e della società”. Iniziative per le quali viene sollecitata l’attenzione ai fini di una loro più appropriata e funzionale disciplina, anche fiscale, data la peculiarità d’intendimento finalizzativo ed in quanto generatrici di genuino alimento e presidi di determinante supporto di una cultura economica propinatrice di maggiori ed avvedute assunzioni di responsabilità, che è altresì condizione per la maturazione di un più consapevole e diffuso senso del dovere, che andrà così spontaneamente a svilupparsi e proporsi al servizio del più generale interesse. Da ciò deriva anche la necessità di modulare gli interventi orientati allo sviluppo di talune regioni, secondo le loro differenti ed indigene vocazioni ambientali, culturali e tradizionali, col coinvolgimento, anche in fase progettuale, soprattutto dei soggetti residenti, accompagnandoli nella crescita e facilitandoli nell’assunzione di più dirette responsabilità. Auspicio, quest’ultimo, particolarmente rappresentato nella Populorum Progressio: “Artefici del loro proprio sviluppo, i popoli ne sono i primi responsabili: ma non potranno realizzarlo nell’isolamento”. Attributi ed obiettivi ancor più destinati a connotare e guidare la cooperazione internazionale, che deve trovare svolgimento attraverso una presenza solidale, nella disponibilità ad assecondare, formare e sostenere, anche finanziariamente, quelle popolazioni così particolarmente svantaggiate, tanto sul piano culturale e sociale, quanto economico ed ambientale. Quante risorse, si chiede poi retoricamente l’enciclica, “sono appannaggio di apparati burocratici, o assorbite dall’inefficienza amministrativa o progettuale di organismi internazionali deputati ad iniziative di sviluppo, drenando così pesantemente risorse destinate a finanziare quei progetti!”. Interrogativo che va poi ad estendersi interpellando molteplici e risapute istituzioni ed organizzazioni, premurandosi anche di segnalarne la “carente trasparenza contabile ed amministrativa”, quale diffusa e talora consolidata pratica, che va caratterizzando taluni organismi internazionali, i quali dovrebbero invece essere condotti ad impegno di sistematica e regolamentata pubblicazione e diffusione di resoconti da cui poter liberamente evincere, con chiarezza e puntualità, i costi sostenuti dalla rispettive strutture organizzative, i fondi erogati per progetti selezionati, specificandone contenuti, finalità e risultati, nonché i relativi criteri contabili e valutativi. Argomentazioni, queste, seppur sommessamente espresse, ma sollecitamente evidenziate, che inducono a reclamare condotte informate a logiche di trasparenza e sobrietà, tanto da indurre il dedicato passo enciclicale ad assumere l’interpo143 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sta, eppure autorevole funzione di sollecitazione di opportuni chiarimenti e convenienti assicurazioni facendosi, in tal modo, voce di tanti cittadini che, animati da fiduciosa sensibilità, sono parte attiva nel contribuire, con generosi aiuti, ad agevolare l’esito di apprezzate iniziative dai solidaristici scopi ed avvalendosi, talora, del tramite di tali e deputate organizzazioni ed istituzioni. Pertinente ed incalzante interrogativo, con veste d’espressivo ed incaricato interprete delle preoccupazioni di tante persone generose ed animate da spirito di fraterna condivisione, sovente scoraggiate, se non indispettite, da sconfortanti messaggi, talora pur parziali, se non frutto di contraddittorie informazioni, ma che sovente prefigurano distorsioni e sospetti di abusi, o denunciano gravi inefficienze. Il tema dello sviluppo trova ulteriore e potenziata risonanza, in ordine alla sua diretta correlazione con l’ambiente naturale, nell’affrontare la delicata questione dell’ormai planetario impatto nell’utilizzo delle risorse naturali, in ordine alle quali viene invocato un corretto, rispettoso e regolamentato impiego. Da ciò discendono ben individuate, dirette e correlate responsabilità, che devono assecondare e dirigere ogni azione dell’uomo in qualità di custode e continuatore del disegno e dono creativo affidato a tutta l’umanità, anche futura. In particolare i credenti sono oltremodo richiamati per farsi carico delle responsabilità di rispetto ambientale, nell’ancor più intima convinzione che la natura è dono ed “espressione di un disegno di amore e verità”, quindi né proditoriamente intaccabile, né tantomeno abusabile. La natura è a disposizione dell’uomo non tanto – citando Eraclito di Efeso – come “un mucchio di rifiuti sparsi a caso”, ma: “Bensì come dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l’uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per ‘custodirla e coltivarla’”. Molto opportuna ed illuminante la conseguente precisazione assiologica, che pone l’uomo al più alto livello nella gerarchia del creato scoraggiando, così, da un lato allettanti tentazioni neopanteistiche ed eludendo, dall’altro, quel fideismo tecnocratico tentato dal dominio incontrastato dell’ambiente naturale. L’insegnamento fa così richiamo a quel contesto di “Sapiente” equilibrio, “…recante in sé una ‘grammatica’ che definisce finalità e criteri per un suo utilizzo saggio ed avveduto e non strumentale o arbitrario. Misconosciuti limiti, o eccessi, di possibili, o reali distorsioni ed abusi, di cui, per buona sorte, si va prendendo progressivamente corretta conoscenza e coscienza, e che sono talora frutto, o conseguenza, di fallaci se non malintese concezioni ambientali, spesso segregate entro logiche di puro determinismo e disancorate dal più ampio e complesso contesto 144 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che, nella sua unitarietà, ne regola i principi fondanti, ne ordina le finalità, ne governa l’interattività, tende a perseguire ed assicurare la più generale omeostasi. Ogni azione di sviluppo non può inoltre essere privata del necessario respiro intergenerazionale implicando, di fatto, gravose responsabilità civili e morali, tanto da rivelare sollecita pretesa di un riconfigurato modello dimensionale, percorso e scandito da persistenti e rinnovati apporti di capacità progettuali, e così da imporre, risolutamente, l’abbandono della fuorviante logica dell’abitudine e del contingente. Indici, questi ultimi, di ristrettezza ed ottusità e soventemente frammisti ad egoistico utilitarismo e che, in difetto di un tempestivo e deciso cambiamento di rotta, s’avviano a prefigurare, ed indi far assistere, alla generazione di una concatenata serie di guasti, sempre più difficilmente sanabili, presentando, alfine, “un conto” faticosamente o non più sostenibile. La riflessione ambientale va ad integrarsi con la connaturata problematica energetica oggetto, quest’ultima, di un’efficace ed appassionata analisi e che va poi assumendo anche toni di denuncia, per la discendente e notoria successione degli innumerevoli, e spesso cruenti conflitti, che si sono via via scatenati per accaparrarsi sorgenti naturali d’energia. Vicende non infrequentemente pilotate da intenti di sconsiderato sfruttamento e dai replicanti contorni di brutali, talora irreversibili impatti ecologici e che l’esponenziale crescita del fabbisogno di risorse naturali a fini energetici ha trascinato dietro di sé, così infliggendo pesanti tributi soprattutto ai Paesi poveri, di regola emarginati dal circuito economico di tali appetite risorse, eppure espropriati delle loro stesse fonti. Sconfortante fenomeno che induce ad un perentorio richiamo, così enucleato, nel testo enciclicale: “…La comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, con la partecipazione anche dei Paesi poveri, in modo da pianificare insieme il futuro”. Va da sé che l’invito sottintende anche una pressante istanza tesa a sollecitare un maggiore impegno nella ricerca di fonti rinnovabili promuovendone, anche culturalmente, l’impiego e la diffusione senza peraltro, ed in ogni caso, trascurare ed ancor meno ledere l’interesse dei Paesi poveri. Premuroso ed interessato appello, che trova naturale confluenza nella sempre più “urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà”, nell’ormai ineludibile ed univoca adesione ad un’emendata logica incentrata sul rispetto ambientale e percorsa da vincolanti intenti intergenerazionali, per un “governo responsabile della natura” e col pensiero costantemente orientato a “consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormen145 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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te coltivarla”. Assunto che si realizza nella consapevole e risoluta ricerca di una “nuova alleanza tra essere umano e ambiente”. L’economia è inoltre chiamata ad un efficiente sforzo per la più trasparente determinazione dei costi economici e sociali nello sfruttamento delle risorse ambientali, a scopi di loro corretta attribuzione agli utilizzatori, e senza procrastinarne il sempre più appesantito carico di crescenti e riverberanti pregiudizi ambientali alle nuove generazioni. Quindi, la connaturata corrispondenza binomiale uomo e ambiente, diviene funzione di reciproca valorizzazione: “Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta sé stesso e viceversa”. Motivi, questi, di ulteriore, preoccupata riflessione e particolare ammonimento, in primis, per i cittadini delle aree a maggior benessere, quali attori corresponsabilmente partecipi dei sempre più evidenti e distorsivi effetti di ridondanza edonistica e consumistica, e che vanno viepiù ritorcendosi sulla loro stessa esistenza, sempre più percorsa e contraddistinta dalla progressiva ed oppressiva manifestazione di generale insoddisfazione ma anche, ed al contempo, pervasa da crescenti sintomi d’altrettanto incisiva, quanto affiorante espressione di un sempre meno latente, interiore reclamo quale riemergente, pressante e diffuso sintomo di un profondo bisogno di una decisa e riqualificata conversione degli stili di vita. Operoso e solerte incitamento, quindi, di riordinata svolta comportamentale e relazionale, ispirata a maggior rispetto, valorizzata da più ampia condivisione e sollecitamente animata da collaborativo impulso a corrispondere alla non più rinviabile riformulazione di un modello di sviluppo così emarginativo di comportamenti antisolidali o pregiudizievoli alla civile convivenza, sovente causa anche di “degrado ambientale”, nonché amplificativa condizione di una crescente e generale “insoddisfazione nelle relazioni sociali”. Lo sviluppo, se perseguito nella sua integralità dimensionale, quindi liberato dell’interessata monistica visione economicistica, bensì consapevolmente e sapientemente corredato del concorrente apporto di tutte le sue componenti etiche, sociali e culturali, diviene ragione incentivante e vocativamente proclive per svolgere un’azione d’efficace presidio e salvaguardia dell’ambiente naturale e così facendosi sollecito e non forzato, ma convinto e, quindi, spontaneo impegno per la sua effettiva tutela. È solo con “un’ecologia dell’uomo”, correttamente e coerentemente interpretata, intesa e perseguita nella sua estensiva globalità ed inclusiva, siffatto, di ogni comunità, che si può prospettare e diffondere un’attesa di futuro animata da fondate aspettative di crescita e percorsa da sostanzianti motivi di speranza, particolarmente e diffusamente percepiti. Forti ed incontrovertibili segnali desti146 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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nati a scuotere, esortare e coinvolgere anche, e particolarmente, tutti coloro che per disinformazione, disinteresse o mal-informazione o per appesantimento egoistico ed indotta indifferenza in quanto, e perciò, compressi entro abitudinarie e propensive inclinazioni, quali riflesse espressioni ambientali di un’ormai persistente dimensione temporomentale appiattita sul presente, non s’avvedono delle incombenti e pressanti avvisaglie di generale scoramento e diffuso degrado, nonché dell’opprimente stratificazione dei correlati, crescenti ed ingenti rischi che, se incontrastati, andranno assecondando, con accelerata progressione, una sorta d’intorbidimento collettivo, oscurante possibili e futuribili prospettabilità e seminando e diffondendo, ancor più, sentimenti di pessimismo e disorientamento. La voce del Pontefice, reclamando interessato ascolto, trae motivo e forza dalla connaturata “responsabilità della Chiesa per il creato”: missione depositaria, quindi, di valore e mandato a dimensione universale per “difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria, come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di sé stesso”. L’assoluta intercomunicabilità tra uomo e ambiente, osmosi profonda tra “ecologia umana ed ambientale”, segna l’indivisibilità “del libro della natura”, che sovrappone e confonde, nella loro reciprocità, doveri e relazioni e che impone eguale e contestuale rispetto di quei valori che ne sono l’entitaria espressione: la vita, la morte secondo natura, la naturalità del concepimento, la vita fetale spesso, invece, sacrificata alla sperimentazione e quant’altri per cui, diradandosi il rispetto degli uni, si affievolisce il rispetto degli altri, sino a sfumarli, per poi difficilmente rianimarli ad un’interiore frequentazione. I doveri verso l’ambiente si affacciano in regime di reciprocità con i doveri verso la persona, e così associandosi ed estendendosi, fino a trovare efficace sintesi nel dovere di promozione del bene comune: comprimere o sacrificare un dovere produce un eguale effetto di corrispondenza negli altri doveri. Un forte e significativo richiamo del messaggio apostolico, trae motivo dalla contraddittoria e ricorrente sollecitazione nel richiedere “alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale, quando l’educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse”. La pur apparentemente laconica titolazione enciclicale, nel volgere conclusivo va riappropriandosi e, così, riproponendosi in tutta l’estensione della sua profondità valoriale – compendiata sostanza, questa, che ha ispirato, diretto ed arricchito, all’evidenza, tutto lo svolgimento tematico in itinere – in seno al suo ispirato ruolo di straordinario e mirabile insegnamento magisteriale, con i suoi tratti e tutto il suo carattere 147 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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condensati nell’impegnativo intento, trasversalmente implicante, pur con distintiva cognizione ma di altrettanto combinatoria ed interagente, sapiente visione, l’intercettazione delle problematiche e la discernente demarcazione di condizioni e di coerenti percorsi di sviluppo, tanto spettanti la più ampia ottica sociale, quanto le dimensioni personale e familiare, peraltro senza sottrarsi dal denunciare le diffuse povertà e gli eccessi di ricchezza, rimarcando i diritti ed i doveri di ciascuno, affrontando il poderoso tema della natura e le connesse, quanto gravi problematiche ambientali. Conciso, ma altrettanto nutrito ed ispirato avvio a conclusiva argomentale, quindi, che, per sua ricchezza teologica e spessore etico, nonché sostanza universale del messaggio, diviene pretesa di testuale riproposizione: “La verità e l’amore che essa dischiude non si possono produrre, si possono solo accogliere. La loro fonte ultima non è, né può essere l’uomo, ma Dio, ossia Colui che è Verità e Amore. Questo principio è assai importante per la società e per lo sviluppo, in quanto né l’una né l’altro possono essere solo prodotti umani; la stessa vocazione allo sviluppo delle persone e dei popoli non si fonda su una semplice deliberazione umana, ma è inscritta in un piano che ci precede e che costituisce per tutti noi un dovere che deve essere liberamente accolto. Ciò che ci precede e che ci costituisce – l’Amore e la Verità sussistenti – ci indica che cosa sia il bene e in che cosa consista la nostra felicità. Ci indica quindi la strada verso il vero sviluppo”.
Comunità globale ed inclusività Va così ad inaugurarsi un nuovo capitolo di grande interesse, che richiama ed invita alla collaborazione l’intera famiglia umana. Sviluppo tematico, questo, che si segnala per l’ispirata opera di discernimento, quale efficace e permanente connotazione dell’esercizio della funzione magisteriale, che illumina l’intero cammino dottrinario della Chiesa. Approfondita analisi, che va esplicitandosi con la consueta concretezza ed attualità, nel delineare limiti ed opportunità dell’attuale complessa tramatura delle relazioni umane, approcciandole col dovuto spirito critico, nell’intento di accertarne l’autenticità, secondo corrispondenza a ragioni e finalità valoriali ed in misura dell’effettivo apporto ed ausilio alla crescita della “comunità globale”. Auspicio di piena inclusività relazionale aperta a tutta la famiglia umana, e nel contempo preoccupato segnale di attenzione per il diffondersi di culture, anche a sfondo religioso, che non perseguono scopi di comunione, ma facilitano percorsi egoisti148 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ci, confinati entro isolanti perimetri ed a rischio di soggezione o dipendenza. Relazionalità umana associata quindi a sostanza valoriale d’inscindibile unitarietà, che deve farsi percorrere dall’arricchente linfa del discernimento, quale validante ed efficace presidio, ed ancor più tramite d’accesso, per un’effettiva ed inclusiva crescita comunitaria, ed affidabile testimone di fondativa garanzia e sostanziante efficacia binomiale di carità e verità, quale certezza elusiva d’ogni tentazione sincretistica ed unica via che può condurre all’auspicato ed autentico percorso di giustizia per una durevole, pacifica convivenza dell’intera umanità. La “famiglia umana” è quindi invitata ad una generale collaborazione, capace di acclarare e scovare le nuove povertà, tra le quali si annida anche il crescente senso di solitudine, povertà che “spesso son generate dal rifiuto dell’amore di Dio, da un’originaria tragica chiusura in sé medesimo dell’uomo, che pensa di bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero, uno ‘straniero’ in un universo costituitosi per caso. L’uomo è alienato quando è solo o si stacca dalla realtà, quando rinuncia a pensare e a credere in un Fondamento. L’umanità intera è alienata quando si affida a progetti solo umani”, cui rispettosamente si potrebbe aggiungere, specie se rinchiusi entro perimetrici confini a predominanza ideologica, o impastati di mistificanti ed offuscanti utopie. L’insegnamento si fa quindi deciso invito ad una forte collaboratività, ma soprattutto a perseguire “vera comunione”, così testimonialmente riconoscendo di essere un’unica umanità, da viversi con condivisa, cooperante comunanza, anziché semplicemente, e riduttivamente, confinarla ad arida sommatoria d’indistinti soggetti, ciascuno ripiegato nella propria individualità. Riecheggia allora nuovamente, ma con rafforzata enfasi, il monito di Papa Montini: “Il mondo soffre per mancanza di pensiero”, ed altrettanto si rianima l’invito maritainiano, segnale d’impellenza elaborativa e diffusiva di una filosofia cristiana, quale illuminante orientamento ed accompagno all’incedere dell’uomo verso un percorso di crescita soggettiva ed, al contempo, comunitaria, ed esercizio di designato ruolo ed impegnativo compito di effondere ed espandere, senza condizioni ed eccezioni, la sua visione e la sua sostanza, che si fa rassicurante viatico d’integrale sviluppo della persona e così delle comunità. L’uomo è quindi chiamato a manifestare ed esprimere la sua natura spirituale attraverso la relazione con gli altri beneficiando, a sua volta, di quella riflessa valorizzazione che ne deriva; espressività valoriale che, per naturale e vocata vitalità propagativa, va poi ad irradiarsi nelle relazioni sociali. Pur nota l’evidenza di dover procedere nella disamina in atto, secondo la preminenza logica che va a focalizzare quegli 149 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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spunti dottrinari più efficacemente e direttamente funzionali agli scopi dichiarati, non si può sottacere la persistente interiore sollecitazione, animata dalle preziose ed edificanti pagine magisteriali, che si fa consiglio di rinnovato invito a prendere diretta ed integrale visione del documento enciclicale. Non ci si può tuttavia sottrarre, in questa fase, dall’accordare ai successivi, sintetici passaggi, un meritevole e quanto mai doveroso ed opportuno richiamo. Il rapporto di relazione fra gli uomini è, in effetti, la sostanza essenziale che la Rivelazione identifica, quale focus valoriale, decodificativo del principio metafisico che affaccia e condensa, nell’essere umano, senso e propettiva di suprema creatura. L’avvertimento che ne deriva è segnale d’attenzione per quelle filosofie, religioni, o pseudo tali, che tendono all’isolamento dell’uomo, limitandosi al soddisfacimento di talune attese psicologiche rivelandosi, al contempo, avvisaglie di una sempre più diffusa attrattività delle tentazioni relativistiche o sincretistiche. Monito che, di conseguenza, si premura di riaffacciare quell’incessante ed avvertito impegno di discernimento, che “dovrà basarsi sul criterio della carità e della verità”. Fondamentale diviene quindi il discriminante emancipativo ed inclusivo, quale condizione e qualificativa presunzione di effettivo e non più estromittente sviluppo universale: “Tutto l’uomo e tutti gli uomini è criterio per valutare anche le culture e le religioni; il Cristianesimo, religione del ‘Dio dal volto umano’, porta in sé stesso un simile criterio. La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica. La dottrina sociale della Chiesa è nata per rivendicare questo ‘statuto di cittadinanza’ della religione cristiana”. La negazione sia del diritto a professare pubblicamente la propria religione, sia ad operare perché le verità della fede informino di sé anche la vita pubblica, comporta conseguenze negative nel percorso di ricerca di un autentico sviluppo. L’esclusione della religione dall’ambito pubblico come, per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità. La vita pubblica s’impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto opprimente ed aggressivo. I diritti umani rischiano di non essere rispettati, o perché vengono privati del loro fondamento trascendente, o perché non viene riconosciuta la libertà personale. Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo e di una proficua collaborazione tra la ragione e la fede religiosa. La ragione ha sempre bisogno di essere purificata dalla fede, e questo vale anche per la “ragione politica”, 150 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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che, ed ancor più, non deve trincerarsi entro saccenti e stereotipate logiche destinate a reputarla super fides. “A sua volta, la religione, ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano: la rottura di questo dialogo comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità”. Insegnamento, anch’esso, particolarmente coadiuvante per il prezioso contributo alle argomentazioni di precipuo interesse nello svolgimento in atto ed, ancor più ed in quanto, poi sollecitamente interessato a proporsi per accogliere quel fecondo e generoso apporto, e da ricercarsi con rispettoso e disinteressato approccio di tanti uomini, parimenti d’autentica buona volontà, pur non credenti o professanti diversa fede e collaborativamente interessati a comuni scopi d’apprezzabile affidabilità ed intento finalizzatorio, nonché validati da confidato esito di diffuso beneficio, così come auspicato dall’enciclica: “Il dialogo fecondo tra fede e ragione non può che rendere più efficace l’opera della carità nel sociale e costituisce la cornice più appropriata per incentivare la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti nella condivisa prospettiva di lavorare per la giustizia e la pace dell’umanità. Nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes i padri conciliari così pronunciarono: ‘Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice. Per i credenti il mondo non è frutto del caso né della necessità, ma di un progetto di Dio. Nasce di qui il dovere che essi hanno di unire i loro sforzi con tutti gli uomini e le donne di buona volontà di altre religioni o non credenti, affinché questo nostro mondo corrisponda effettivamente al progetto divino: vivere come una famiglia, sotto lo sguardo del Creatore’”. Peculiare principio regolatore, nonché singolare categoria relazionale, poi particolarmente appellato quale modello attributivo di partecipato e proattivo approccio sociale, è quello della sussidiarietà. In specie, in un contesto globalizzato, quale funzione di deterrenza alle possibili tentazioni di un governo “universale di tipo monocratico” ed in un percorso di valorizzazione della differenziata articolazione dei livelli di apporto collaborativo, la sussidiarietà si propone, con caratterizzante distintività, per l’originalità dei contributi, per la spontanea modularità ed adattabilità alle specifiche ambientali e sociali, per l’aggiuntivo apporto a fini di maggiore efficacia senza, peraltro, trascurane l’intrinseca funzionalità d’incentivante concorso nel garantire più ampi spazi di libertà. Tutto ciò secondo logica d’opportuna collocazione in un modello di governo poliarchico, collimante con quello invocato nella Pacem in Terris. Sussidiarietà riconosciuta, quindi, quale valida ed umanizzante pratica, 151 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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il cui concorso applicativo trova ancor più particolare rispondenza e funzionalità in un sistema globalizzato, e per l’altrettanto ravvisabile funzione d’efficace antinomia all’assistenzialismo. Genere utilmente associabile anche al tema della fiscalità, quale modulabile e confacente condizione capace di interpellare e sollecitamente stimolare la sensibilità dei cittadini, nel partecipe esercizio di deliberata e frazionabile opzionalità dell’impegno contributivo, ordinato a veicolare parte degli oneri tributari dovuti, verso specifiche e solidali iniziative a rilevanza sociale ed anche in ottica partecipativa a progetti di scopo, nell’ambito di determinati e ben definiti programmi di sviluppo. Indubitabile e rafforzativo complemento alla sussidiarietà, è la solidarietà che, in reciproca combinata azione, tende a svolgere un ruolo di deterrenza verso possibili effetti distorsivi potenzialmente incombenti su talune iniziative ed attività, tipicamente rinvenibili in ambito di detta pratica, che potrebbero altrimenti rischiare di scadere da un lato, nel particolarismo sociale, dall’altro, nell’assistenzialismo; insidie queste, special modo incalzanti il versante degli aiuti internazionali allo sviluppo. Cooperazione tra popoli e regioni diverse che deve quindi essere incoraggiata, perseguita e sviluppata, ma opportunamente profilata e senza mai svilire il suo preminente intento finalizzatorio di favorevole e proficua “occasione di incontro culturale ed umano”. La prioritaria sollecitazione della dottrina sociale della Chiesa in tema di cooperazione internazionale è rivolta alla valorizzazione delle risorse umane, quale capitale di massima rilevanza, tale da assicurare una prospettiva di autonoma crescita e di minor dipendenza economica. Esortazione, quindi, ad una conseguente maggior apertura dei mercati ai prodotti, specie se agricoli, dei Paesi ad economie meno sviluppate, incoraggiando altresì la promulgazione di regole commerciali ad efficacia internazionale e la diffusione di nuovi ed appropriati strumenti a sostegno di tali economie, necessariamente affiancati da adeguate fonti di finanziamento per facilitarne l’avvio ed incoraggiarne la crescita. L’apporto tecnologico da parte delle economie più sviluppate non deve assumere funzione d’interferenza o d’approccio a mero scopo emulativo o, tantomeno, sopraffattivo ma, differentemente, porsi al servizio della crescita delle aree più povere, nell’ottica di valorizzarne le tradizioni, le caratterizzazioni ambientali e le specificità culturali, sociali ed economiche. Un dedicato richiamo viene poi elevato a solerte incitamento per la valorizzazione delle convergenze etiche, “espressione della medesima natura umana” che “la sapienza etica dell’umanità chiama legge naturale”. Categorie antropologiche e presidi valoriali che l’appannamento spirituale e la trascuratezza culturale, frutto di annac152 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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quamento materialistico e consumistico, e del lacunoso impulso di un sistema di vita frenetico e frastornante, sovente tendono a soverchiare e comprimere, pur patente la loro identitaria essenza che, con persistente moto di riaffiorante pulsione, va manifestando l’intento riappropriativo del naturale ruolo di fedeli interpreti e riferimenti di valoriale sostanza, inclini ad “…ogni dialogo culturale, religioso e politico e che ottengono, al multiforme pluralismo delle varie culture, di non staccarsi dalla comune ricerca del vero, del bene e di Dio. L’adesione a quella legge scritta nei cuori, pertanto, è il presupposto di ogni costruttiva collaborazione sociale”. Sul versante operativo assume rilevanza funzionale e finalizzatoria l’assunzione di specifiche iniziative, indirizzate sia alla scolarizzazione, sia all’istruzione, anche sanitaria, di numerose popolazioni massicciamente e tuttora presenti in vaste regioni del sottosviluppo, senza peraltro perdere di vista, nel più ampio quadro della formazione, gli irrinunciabili e decisivi contributi pedagogici ed esperienziali, e mai disgiunti da arricchente conforto etico e pertanto riflessivi di una logica consapevolmente e manifestamente orientata ad una loro autentica ed integrale crescita. Anche lo stesso turismo internazionale, specie verso Paesi del sottosviluppo, pur talora malaugurata espressione di note e deprecabili vessatorie pratiche, viene segnalato quale strumento di potenziale ed utile apporto, se correttamente, proficuamente ed eticamente orientato, per l’ampio spettro di reciprocità che va a sollecitare e sviluppare: la diretta conoscenza, lo scambio culturale, non disgiunto ad un disinteressato approccio a secolari e connotative tradizioni, l’incontro di differenti abitudini e stili di vita e quant’altro. Manifestazioni dal carattere di comune e scambievole utilità e fruttuosa condivisione, che veicolano l’approfondimento della conoscenza e favoriscono la comprensione e la volontà di collaborazione e d’intesa, anch’essi propiziatori contributi per radicare ed accrescere la concordia ed il mutuo rispetto. Allo sviluppo vengono poi nuovamente accostate due rilevanti problematiche, entrambe ad impatto planetario, sia per manifesta vastità ed inusitata diffusione, sia per i diretti e prorompenti effetti sulle dinamiche sociali ed economiche di pressoché tutti i Paesi: migrazione e disoccupazione. Quanto al fenomeno migratorio, rilevandone l’attualità fenomenologica, particolarmente in ottica dimensionale, e così definendola “epocale”, l’enciclica va poi a posizionarlo nella sua confacente globale collocazione, quale problematica che deve necessariamente richiamare l’interesse ed invocare l’impegno dell’intera comunità internazionale. Da ciò derivano l’urgenza e la necessità di un coordinamento normativo ed organizzativo, che interpella la responsabilità e la proattiva collabora153 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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zione di tutti i Paesi, sia d’immigrazione, che d’emigrazione, per promuovere un armonico e condiviso percorso, su cui incardinare un regolamentato assetto, concordemente disciplinato sul piano legislativo e parallelamente supportato e condotto da adeguate e condivise linee strategiche ed operative, funzionali a promuovere e sviluppare durevoli e diffuse, nonché più accessibili e meglio fruibili opportunità di lavoro e di crescita. Ma anche di tutela ed integrazione, entro ridisegnati contorni, di un modello improntato alla più ampia inclusività, quale comprimaria condizione e rigorosa finalità, in nessun caso declinabile, così da assicurare efficaci e reali prospettive e generale stabilità e sicurezza. Regole ed indirizzi, quindi, assunti con comune intento e rafforzati da cooperante apporto, e così preordinati e precostituiti per dirigere e governare un innovato e meglio integrato modello di cooperazione e sviluppo a livello mondiale, identificabile con un ritracciato e convincente percorso attributivo di scopi di più generale e riequilibrata crescita, nonché sottoposto a permanenti attività di vigilanza e controllo appannaggio di dedicate strutture sovranazionali, quale diretta promanazione di primarie istituzioni e contraddistinte da snellezza burocratica, tempestività d’intervento solutorio ed efficacia operativa, in quanto dotate di congrui poteri di delega ed equitativamente rappresentative di riordinati, riorganizzati e più efficienti sovrastanti Enti ed Organismi internazionali. Assunzione d’impegni ed avvio d’iniziative tanto auspicate quanto costantemente richieste di focalizzazione sull’indiscutibile primarietà del valore e della dignità della persona, elusive quindi di ogni tentazione mercificante dell’individuo, affinché anche le drammatiche e ripetitive condizioni di sconvolgente disagio e persistente sofferenza, fattori tristemente ed insopportabilmente ricorrenti nei fenomeni migratori, possano prospetticamente vaporizzarsi per l’affacciarsi di un nuovo scenario percorso da autentica e generale assunzione di responsabilità, ispirata e condotta, diviene inevitabile riaffermarlo – repetita iuvant – da valoriale e genuino intendimento, ostinatamente incardinato sulla centralità dell’uomo. Capitale ed inevitabile cambio di rotta, capace quindi di decisivo ribaltamento, tanto da poter tradurre in reciproche opportunità taluni gravami sino ad ora fonti di profondo disorientamento e grave disagio, e persino alimento di deprecabili comportamenti, sovente arbitrariamente motivati da giustificative asserzioni, talora prelusive di atteggiamenti e condotte apologetiche di brutali forme di violenza, salvo poi tentarne una forzata ed indulgente traduzione d’attenuante “autodifesa” e così fino a scadere nelle risapute, sconfortanti ed irragionevoli reazioni che, ormai quotidianamente, i mass-media propinano. 154 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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Altrettanta rilevanza sociale assume il fenomeno della disoccupazione, trasversale ormai ad ogni Paese, ma che in tante regioni povere è stato spesso sinonimo di scontata emarginazione, quale giustificativa condizione di spontanea indifferenza o di disinteresse politico dovuta all’appartenenza sociale o, ancor peggio, imputata a fatalistiche ragioni d’“inevitabile” estromissione, con l’interessato transito da utilitaristiche e barbare credenze. Piaga sociale che, oltre a pregiudicare l’affermazione della persona, ne condiziona pesantemente l’aspirazione alla realizzazione familiare, alla scolarizzazione dei figli, minandone altresì gravemente la dignità. Malauguratamente, soprattutto nei Paesi più svantaggiati, alla disoccupazione si associa anche l’altro esecrabile fenomeno dello sfruttamento della persona, di regola espressione di condizioni lavorative al limite della sopportabilità, finanche disumane, e che spesso non risparmiano neppure l’apporto minorile, preambolo di maggiori ingiustizie e non solo sul versante salariale ed oltre più escludenti ogni possibile forma di libera espressione, tantomeno rivendicativa, di seppur benché minime tutele. L’invocazione enciclicale, replicante il richiamo di Giovanni Paolo II pronunciato in occasione del Giubileo dei Lavoratori per “una coalizione mondiale in favore del lavoro decente” – sollecito incoraggiamento al ruolo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – si fa istanza ed urgente appello ad ogni Istituzione e Governo, per l’assunzione dell’improcrastinabile impegno inteso a ricercare e favorire l’affermazione della dignità dell’uomo e della donna nell’espletamento del proprio lavoro e nell’associato contributo allo sviluppo delle loro comunità, per la maggior tutela del suo sicuro esercizio ed informato a giustizia salariale, così da assicurare i mezzi necessari al personale sostentamento ed a quello della propria famiglia, e finanche consoni a permettere la scolarizzazione dei figli. Nondimeno deve essere assicurata ed incoraggiata la libertà dei lavoratori di organizzarsi e farsi rappresentare, anche in ordine alla promozione di condizioni lavorative che assicurino il necessario spazio di vitale autonomia per la crescita culturale e spirituale, così da favorire il radicarsi dei valori della famiglia e della tradizione, perseguendo alfine il riconoscimento di una decorosa pensione, atta a consentire di preservare un percorso di vita dignitoso. Particolare inciso viene poi riservato alle organizzazioni dei lavoratori “da sempre incoraggiate e sostenute dalla Chiesa”, sollecitandole a rinnovato impegno ed ermeneutico approccio ai nuovi e più complessi problemi che la globalizzazione alimenta ed amplifica ed incitandole ad adoperarsi per agire in un’ottica socialmente estensiva, uscendo quindi dall’inclusività, informata a logiche d’appartenenza, per estendere ve155 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dute, interessi e sostegno verso i meno tutelati o “non rappresentati”. Articolata ed estensiva visione e che reclama di dilatare l’orizzonte fino a comprendere ed accostare i problemi dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, per creare un circuito internazionale di ampia e partecipata condivisione e di pressoria sollecitazione, da esercitarsi particolarmente laddove i diritti sociali vengono notoriamente o, più diffusamente, violati. Resta peraltro valido, confermato ed immutato, l’insegnamento dottrinale che discrimina ruolo e funzioni del sindacato da quelli di natura politica. Anche le crescenti problematiche che investono e percorrono il sistema finanziario divengono argomento di particolare rilevanza e meritevoli d’interessato e doveroso approfondimento, in quanto agente e snodo d’integrante e determinante funzione nell’evolversi delle dinamiche economiche e destinato a scandirne i tempi ed, ancor più, a decretarne condizioni e dirigerne finalità e possibili sviluppi. Sistema il cui non corretto funzionamento, particolarmente accentuato dalla carenza, se non dall’assenza, di adeguate ed aggiornate normative, internazionalmente cogenti e così provviste di dispieganti ed impegnativi effetti su scala mondiale ha causato, particolarmente nella contemporaneità, gravi ed estese ripercussioni sull’economia reale, sconvolgendo la ciclicità economica, accelerandone ed acuendone le crisi, estendendone gli effetti ad impatto planetario e deflagrando, come non mai, anche in Paesi ad alto tasso di industrializzazione e con effetti imprevedibilmente dilatatori su tempi e prospettive, e che tuttora ne trascinano tutta l’incertezza, per un’effettiva ripresa delle rispettive economie. Documento che va perciò producendosi in una risoluta invocazione, conscio dell’improrogabile necessità di emanare nuove e chiare regole internazionali, corredate di conveniente raccordo etico e preordinate ad incanalare i flussi dei finanziamenti verso i sistemi produttivi che creano lavoro e benessere diffuso, ma anche facilitandone l’afflusso, con l’accompagno di meccanismi e provvedimenti incentivanti, verso le economie più deboli, con l’obiettivo di favorirne l’emersione ed a cui si potrebbe aggiungere, quanto a quest’ultima ipotesi, con interventi finanche frutto di originali e creative congetture, tra cui persino un possibile concorso compensativo, o pro-quota, dei saggi d’interesse, peraltro previamente determinati e ricompresi entro predefiniti range o panieri parametrici, periodicamente aggiornati, ponderalmente e combinatoriamente paradigmatici di predeterminati fattori configurativi i settori d’intervento, poi associati a durata ed entità dei progetti realizzativi e replicabili secondo previsioni contrattuali, e ciò anche in ipotesi d’interscambio di beni e servizi. A tutto questo potrebbero poi essere associati preordinate protezioni ed 156 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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appoggi di carattere sussidiario ed accessorio, ad attenuazione del rischio per il Paese. Si potranno così porre le basi per un più attrattivo interesse da parte degli investitori internazionali, e così schiudendo il sistema finanziario alla riappropriativa e più ampia funzione di efficace strumento d’impulso e supporto anche per le economie più fragili o nascenti ed affiancando, in caso, taluni dei citati strumenti, insieme ad altre escogitate, ingegnose, soluzioni e modalità, assistite da utili accompagni con funzione d’attenuazione dei potenziali, o ragionevolmente attendibili, maggiori rischi sistemici. Si potrà così scoraggiare il ricorrente vezzo distrattivo di risorse dalla cosiddetta economia reale per mere finalità speculative ma, ancor più, inaugurare un efficace e conveniente impianto normativo, che regoli internazionalmente l’intero sistema finanziario ed opportunamente attivabile anche a scopi preventivi, ma soprattutto funzionalmente preordinato a scoraggiare e contrastare con successo, nonché punire, dispiegando ineludibili e tempestivi effetti sanzionatori, le troppo ricorrenti distorsioni e gli immani e sempre più abituali eccessi ed abusi, particolarmente e tristemente noti nell’attualità. Responsabilità che chiamano in causa anche il risparmiatore e che conducono a riconoscere al settore della micro-finanza rango di modello e ruolo di straordinaria opportunità da sviluppare e favorire sia a sostegno delle spesso granulari ed ubiquitarie iniziative nei Paesi del sottosviluppo, sia quale efficace supporto, nei Paesi industrializzati, per l’avvio e la crescita di iniziative individuali, familiari, in ambito cooperativo o, comunque, collimanti con la piccola dimensione, quali valide ed originali opportunità atte a creare occupazione e, talora, contribuire allo sviluppo anche di disagiate aree periferiche. Singolare apporto questo rivelatosi, peraltro, ancor più opportuno segnalandosi oltremodo per l’originale efficacia, in costanza di perduranti congiunture economiche. Di concerto viene valorizzato il ruolo dei consumatori e delle loro forme associative, che vanno oltretutto segnalando una fase di prospero radicamento, quali apprezzabili realtà consegnatarie dell’importante ruolo d’educazione al consumo ed attive nel sollecitare una diffusa opera di cooperazione a livello territoriale, per una più efficiente gestione delle risorse e della fase distributiva, e con scopi di più diretto e partecipato coinvolgimento dei cittadini. Responsabilità del consumatore e delle referenti associazioni che, pur in diversa veste, ma in ragione delle coesive premesse e delle comuni e coincidenti finalità, dovranno raccordarsi per misurarsi con la sempre più vincolante sollecitazione a perseguire ed affermare una riconquistata sobrietà nei comportamenti e nel contrasto agli sprechi ed agli inutili eccessi per attendere, con maturata consapevolezza ed in collaborativa 157 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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adesione, anche a talune auspicate iniziative tese a favorire l’intercettazione e la promozione di forme di acquisto che privilegino, certificandone possibilmente trasparenza di gestione e finalizzazione sociale, prodotti provenienti da aree notoriamente e particolarmente svantaggiate ed, in generale, da economie più fragili. Conclusivamente il documento non si esime dal risollecitare, con motivata ed ancora più convinta determinazione, oltremodo suffragata anche dai persistenti ed esacerbanti segnali di declino economico, in combinazione ai preoccupanti e contagiosi effetti della crescente instabilità dell’intero sistema finanziario, e di cui la pesante generale recessione in atto è per buona parte correlata manifestazione, l’invito rivolto agli Stati ed agli organismi delegati, o facenti funzioni, affinché ruolo, meccanismi, finalità delle attività economiche e finanziarie, ed in ciò ricompreso anche il modello di collaborazione internazionale, siano ripensate, ridefinite, e dotate di attualizzate e più efficaci regole, universalmente condivise e riconosciute e, per taluni aspetti, interessate a far guadagnare l’originaria funzione ma, soprattutto, corredate dei necessari strumenti atti ad assicurarne il generale rispetto. Altrettanto andranno riformati istituzioni ed organismi internazionali, ed ancor più rivedute e rafforzate quelle strutture deputate a presidiare i mercati, coordinarne le attribuzioni e vigilare sul loro corretto funzionamento. Tutto ciò a partire dalla madre di tutte: l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Assunzione quindi di un impegno a tutto tondo e da spendersi in un’ottica che aspiri a ridisegnare il modello di sviluppo e secondo un’inclusiva logica con visualità dimensionata su scala mondiale, sistema che possa così riaccreditarsi, riaffacciando paradigmi improntati a solidarietà, sicurezza, giustizia sociale e salvaguardia dell’ambiente, ed in cui la voce di ogni Paese possa essere adeguatamente ed obiettivamente presente o rappresentata, ascoltata ed accolta in ogni consesso o sede internazionale istituzionalmente rappresentativa. Ineludibile impegno d’affermazione, pertanto, di un riaccreditato modello di sviluppo e così efficacemente appropriato d’equitativa e globale visione, governato e diretto da rigenerate regole ordinate a principi non elusivi di solidi riferimenti etici, e perciò animati da comportamenti scevri d’intenti preclusivi o discriminanti nell’approcciare e confrontarsi con l’apporto partecipativo di ciascun Paese, e così incardinati su valori di mutua corrispondenza e tali da incitare un’ostinata volontà esplorativa, ordinata all’armonizzazione delle possibili divergenze d’interessi ed incline a promuovere e sviluppare la diffusa pratica del principio di sussidiarietà. Andrebbe in tal modo prefigurandosi quell’Autorità Politica Mondiale, già immaginata e tanto cara al Sommo Pontefice Giovanni 158 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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XXIII che, prefigurata e designata secondo l’auspicato tracciato e percorsa dalle pronunciate finalità di generale ed inclusiva crescita, nonché corredata di strumenti atti ad assicurarne il rispetto, sinora preclusi anche dalla diseguale calibratura nell’esercizio delle potestà di rappresentanza e dall’asimmetrica, talora discriminatoria, configurazione attributiva dei poteri decisionali e d’intervento, si rivelerebbe strutturalmente e potestativamente equipaggiata per connettere proficuamente etica e politica, economia e giustizia sociale e quindi efficacemente dotata per: “Impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità e della verità”. La parte finale dell’enciclica propone una profonda riflessione sulle problematiche connesse al prorompente incedere dello sviluppo tecnologico, riservando però più attenta e particolare disamina ai suoi evolutivi e dispieganti esiti rilevabili da un lato nella poderosa accelerazione, tuttora in atto, del processo di proliferazione mass-mediale e, dall’altro, interessanti il versante bioetico. L’incipit argomentale pone, a principio e fondamento della successiva evoluzione tematica, l’assiomatica riflessione asserente che ciascuna persona è vocata al proprio sviluppo, orientata da scelte libere e responsabili, più o meno capaci o educate, nel proprio incedere, ad attendere, conformarsi o configurarsi secondo naturale essenza ai dettami dell’imprinting originario, che è primigenio dono custodito nell’animo di ciascun uomo. Cammino di crescita che va poi invece talvolta degradando allorché la persona “pretende di essere l’unica produttrice di se stessa”, in un’equazione il cui fattore d’uguaglianza non è più quel riferimento valoriale residente nel “…bene che la precede”, cioè quell’originario dono che preserva lo sviluppo della persona da arbitrarie interferenze coscienziali, esaltandone l’intima aspirazione evolutiva, volta ad una genuina ed ispirata maturazione esperienziale. Connaturato anelito che va, invero, ancor più distrattivamente decentrandosi quando e sovente offuscato o emarginato dai conformanti dettami di un massificante pensiero, fino alla sopraffazione, lasciando così spazio a derivati e deteriori effetti, destinati a decretare “il formarsi di situazioni di degrado umano, oltre che di spreco sociale» ed analogamente anche lo sviluppo tenderà a degenerare se “l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei “prodigi” della sola tecnologia…, così come lo sviluppo economico si rivela fittizio e dannoso se si affida ai “prodigi” della finanza per sostenere crescite innaturali e consumistiche”. L’enciclica così poi riprende: “Davanti a questa pretesa prometeica dobbiamo irrobustire l’amore per una libertà non arbitraria, ma resa veramente umana dal riconoscimento del bene che la precede. Occorre, a tal fine, che l’uomo 159 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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rientri in se stesso per riconoscere le fondamentali norme della legge morale naturale che Dio ha inscritto nel suo cuore”. Potenza e preminenza dello spirito umano sulla materia, che si misurano anche nella sua “espressione tecnica”, frutto dell’azione dell’ingegno dell’uomo nella realizzazione della sua alta umanità, e che va costituendolo ed elevandolo a soggetto creativo, animatore di nuove esperienze ed ideatore di più efficaci strumenti, talora premianti la sua vocata proiezione a volgere a proprio favore, o avviare a progressivo affrancamento, talune condizioni o vincoli insiti nella materia. L’approccio tecnologico, pertanto, va ad inquadrarsi nel più ampio mandato di “coltivare e custodire la terra” (cfr. Gen 2:15) e “che Dio ha affidato all’uomo e va sviluppato in ottica di rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell’amore creativo di Dio”. Sviluppo tecnologico che può sollecitare tentazioni assolutistiche allorché si perde di vista il limite oggettivo e finito delle cose in sé. La “chiusura tecnocratica” può assurgere ad ideologia, comprimendo il senso di ciò che non è prodotto dall’uomo, fino a sedimentarlo strutturalmente in una conica visione che confonde verità con fattibilità: “Ma quando l’unico criterio della verità è l’efficienza e l’utilità, lo sviluppo viene automaticamente negato: il vero sviluppo, infatti, non consiste primariamente nel fare. Chiave dello sviluppo è un’intelligenza in grado di pensare la tecnica e di cogliere il senso pienamente umano del fare dell’uomo, nell’orizzonte di senso della persona presa nella globalità del suo essere… Ma la libertà umana è propriamente se stessa solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale. Di qui, l’urgenza di una formazione alla responsabilità etica nell’uso della tecnica”. La speculare traduzione in disattesa pratica di tali ammonimenti, ancor più amplificata dalla dimensione globale delle relazioni e dall’assiduo celere conformarsi dei comportamenti ove, di regola, persino “lo sviluppo dei popoli è considerato un problema di ingegneria finanziaria, di apertura dei mercati, di abbattimento di dazi, di investimenti produttivi, di riforme istituzionali, in definitiva un problema solo tecnico”, trova ricorrenza nell’ormai accertato limite decretato da scelte sempre più solertemente soggiacenti a tali preminenti criteri e guidate da logiche comportamentali operanti secondo preordinati e spesso standardizzati automatismi e condotte secondo impersonali approcci, talora ignari o, indifferenti, delle anteposte ragioni soddisfattive l’originante movente dell’agire che reclama la primarietà del valore della persona. Soggiacenti, anguste conseguenze, dagli ormai noti, dissestanti, esiti e con riverbero anche in ambito mercantilistico e finanziario e nelle scelte di politica economica, 160 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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peraltro sempre più scandite e dirette, quest’ultime, da ragioni contingenti che, con crescente frequenza, non intercettano, ed ancor meno corrispondono, alle legittime e genuine attese di autentico ed equitativo progresso e che, tuttora, vaste ed incrementali realtà sociali, risucchiate da potenziati, soverchianti risvolti emarginativi vanno, invece, sempre più animatamente reclamando. L’enciclica va così guadagnando accresciuto vigore nel riaffermare che: “Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune. Sono necessarie sia la preparazione professionale sia la coerenza morale. Quando prevale l’assolutizzazione della tecnica, si realizza una confusione fra fini e mezzi… Accade così che, spesso, sotto la rete dei rapporti economici, finanziari o politici, permangano incomprensioni, disagi e ingiustizie; i flussi delle conoscenze tecniche si moltiplicano, ma a beneficio dei loro proprietari, mentre la situazione reale delle popolazioni che vivono sotto e quasi sempre all’oscuro di questi flussi rimane immutata, senza reali possibilità di emancipazione”. A ciò viene accostato anche un ricorrente interrogativo, d’allusivo rilievo retorico, e così avviato a denunciare la precarietà delle iniziative di pace e l’incompiutezza delle azioni mirate a costruirne una vera e duratura. Implicito invito, quindi, a ricercare la risposta dell’insuccesso di tali interventi nel non infrequente e limitante rischio che propende a ricondurli a mero fatto tecnico o confinarli entro logiche preminentemente politiche, di semplice aiuto economico o di sostanziale approccio diplomatico, se non focalizzarli sui soli scambi tecnologici o, più semplicemente, culturali. Percorso talora compresso entro preminenti e contingenti criteri condotti da spasmodica ricerca d’una seppur fragile e provvisoria convergenza di pragmatiche, temporanee ragioni tese a scongiurare, almeno nell’immediato, l’accendersi di possibili conflitti, peraltro non disdegnanti neppure l’uso della forza, per contrastare prevedibili tentazioni egemoniche. Rassegnate percorrenze di replicanti approcci esperienziali, benché talora interpretate con impegnativi seppur non solutori, tentativi, eppur apprezzabilmente auspicabili e comprensibili ma che, ed in quanto, di regola informati a dette ormai consunte e spesso sterili o convenienti pratiche, nonché asserviti alle compartimentate premesse logiche, costruttivamente enucleate entro riconvenzionali precetti dagli ormai risaputi ed incerti, ma comunque precari esiti, non potranno che segnalarsi per l’inabilitante condizione a generare perduranti e decisive confluenze, in quanto non contrassegnati da visibili caratteri di sostanziale e non effimera, ma bensì stabile ed efficace capacità riconciliativa e pacificatoria. Approcci ed esperimenti 161 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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così contraddistinti d’appannate capacità d’approdo dallo sfocato spettro interfacciale, e come tali non contrassegnati da rassicuranti ed affidabili stimoli dai caratteri d’attrattiva percettibilità e solo apparentemente rivestiti di palpabile e distintiva disponibilità, nonché d’ineludibile impegno a proporsi con veste d’autentico, volenteroso e disinteressato tramite, con finalità d’ascolto della “voce” ed equanime intento di “guardare alla situazione delle popolazioni interessate per interpretarne adeguatamente le attese. Ci si deve porre, per così dire, in continuità con lo sforzo anonimo di tante persone, fortemente impegnate nel promuovere l’incontro tra i popoli e nel favorire lo sviluppo partendo dall’amore e dalla comprensione reciproca. Tra queste persone ci sono anche fedeli cristiani, coinvolti nel grande compito di dare allo sviluppo e alla pace un senso pienamente umano”. L’argomento “mezzi di comunicazione di massa”, che con profetica intuizione ed apprensiva lungimiranza, poi amaramente riecheggiata dai fatti, rappresentò una costante, come si è già potuto apprezzare, nei pronunciamenti e nei preoccupati ammonimenti di Papa Paolo VI, viene ora riproposto in un dedicato passaggio enciclicale che ne denuncia “l’accresciuta invasività”, contestandone la supposta “neutralità” e quindi “l’autonomia rispetto alla morale che tocca le persone”. Strumenti, come diffusamente evocato, che nella loro apparente preminenza tecnica soddisfano e si assoggettano facilmente ad interessi economici proditoriamente orientabili verso intenti di dominanza, sia in ambito – tout court – mercantilistico, sia politico e finanziario, ed ancor più, e con maggiore frequenza, approntati a preordinate funzioni d’asservimento culturale e di giudizio, il cui sbocco è palesemente riscontrato dalla sempre più diffusa ricorrenza di convenzionali e conformistici comportamenti, che hanno via via condotto ad omologanti stili di vita e massificate equivalenze, quali eloquenti espressioni della contemporaneità. Percorrenze abilmente e scientemente tracciate, e transitate da pressorie e subliminali sollecitazioni e condotte, prefigurate ed orientate con sapiente, metalinguistica modalità comunicativa e destinate a comporre un linguaggio obiettivo, operante in binaria e complice combinazione con prefigurati canoni di un pensiero ormai fossilizzato nella convenzionalità, ma capace di persuasivi effetti e d’avvolgente seduttività, proemio d’identificativa e massiva adesività. Si rinnova così l’invitante, quanto solerte e premonitivo incitamento, per “un’attenta riflessione sulla loro influenza, specie nei confronti della dimensione etico-culturale della globalizzazione e dello sviluppo solidale dei popoli”, approccio ancor più sottilmente opportuno in ordine a prospettare, e far consapevolmente matura162 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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re, il convincimento che “…in sé, tali mezzi, non si segnalano promotori di libertà né di democrazia o, più in generale, diffusori di sviluppo solo ed in quanto, ipso-facto, detentori di smisurate possibilità interconnettive ed informative: ‘Per raggiungere simili obiettivi bisogna che essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale’”. L’enciclica concede poi particolare spazio al tema della bioetica, collocandolo nel più ampio contesto “della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo”, per poi estenderne prospetticamente le implicazioni, ed ordinandole a rimarcare i sempre più diffusi e manifesti segnali di progressivo trascinamento in direzione di una concezione preminentemente meccanicistica della vita orientandola, di fatto, verso seducenti approdi che, così affrancati da interponenti, per quanto ormai sfumati, scrupoli, non lasciano più intravedere ostacoli ad interventi manipolatori della vita stessa, data anche l’evidenza di connaturata sensibilità espositiva a possibili violazioni, residente nell’esercizio di tali pratiche. Reiterato avvertimento, quindi, di un grave rischio per l’uomo, ed al contempo segnaletico richiamo ad una non più declinabile “scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell’immanenza. Si è di fronte ad un aut aut decisivo… Di fronte a questi drammatici problemi ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme, salveranno l’uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione rischia l’estraniamento dalla vita ordinaria e concreta delle persone”. Espressioni che ritracciano il già profondo, quanto allarmato svolgimento, dedicato all’argomento dall’enciclica paolina Populorum Progressio, che lo radicava in un’ampia riflessione antropologica, in cui l’emergente prospettiva di perpetranti condotte manipolatorie della vita, quali distrattive se non distaccate pratiche, travalicanti la preminente ragione di sua valoriale sostanza e noncuranti dell’intenderne o esplorarne il profondo significato, andava parallelamente scorrendo, e con interferente reciprocità, col crescente disinteresse nel soppesarne, con consapevolezza d’approccio e retto intento d’accertamento etico, i dispieganti proditori effetti e le possibili ritorsive ricadute. Talune biotecnologie, tra le quali: “La fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni, la possibilità della clonazione e dell’ibridazione umana, nascono e sono promosse nell’attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita. Qui l’assolutismo della tec163 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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nica trova la sua massima espressione. In tale tipo di cultura la coscienza è solo chiamata a prendere atto di una mera possibilità tecnica”. Immani criticità, che peraltro non distolgono il pensiero enciclicale dal non sottacere i “nuovi potenti strumenti che la ‘cultura della morte’ ha messo a disposizione”, o che sta silentemente preordinando attraverso quell’azione di subliminale, pressoria e persuasiva opera di proselitismo culturale, approntata al progressivo scivolamento, fino all’assuefazione, del senso etico e così destinata ad infiltrarsi ed espandersi, per poi tradursi in massificante e pervasiva mentalità: “Dietro questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana. Queste pratiche, a loro volta, sono destinate ad alimentare una concezione materiale e meccanicistica della vita umana”. L’incedere dottrinario assume poi carattere di sollecitazione dialogica: “Chi potrà misurare gli effetti negativi di una simile mentalità sullo sviluppo? Come ci si potrà stupire dell’indifferenza per le situazioni umane di degrado, se l’indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è? Stupisce la selettività arbitraria di quanto oggi viene proposto come degno di rispetto. Pronti a scandalizzarsi per cose marginali, molti sembrano tollerare ingiustizie inaudite. Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell’opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l’umano. Dio svela l’uomo all’uomo; la ragione e la fede collaborano nel mostrargli il bene, solo che lo voglia vedere; la legge naturale, nella quale risplende la Ragione creatrice, indica la grandezza dell’uomo, ma anche la sua miseria quando egli disconosce il richiamo della verità morale”. All’assolutismo tecnologico, nella sua pervasiva progressione, consegue anche la condiscendenza del pensiero, fino alla sopraffazione dell’ontologica condizione dell’interiore essenza dell’uomo, di fatto, approdando poi a delegare alla sola psicologia il riconosciuto ruolo di affidabile assuntore ed interprete anche delle più profonde pulsioni esistenziali, quali espressioni di più autentica intimità dell’essere finendo, a tal punto, per soffocarne o deviarne le spontanee, naturali spinte espressive, travasando e ricomponendo, così, i bisogni dello spirito entro succedanei spazi emozionali o, riduttivamente, classificandoli nell’alveo delle componenti psichiche. Incongruenti, non esaustivi, nella loro ridotta e schematica antropocentricità; fuorvianti, in quanto privi di ispirati orientamenti e validante apertura e ricerca del trascendente diverranno sia l’approccio valutativo ai problemi, in una loro più o meno manifesta intellegibilità ed altrettanto le risposte, o le ipotizzate soluzioni, strutturate e compresse entro schematiche, talora soffocanti, determi164 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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nistiche logiche, peraltro ben disposte a lasciarsi infatuare da immanentistiche rappresentazioni. Segnaletiche connotazioni di preoccupante declino etico ed, al contempo, sofferto motivo di avvertimento, che l’enciclica va sollecitamente e reiteratamente proponendo alla più intima riflessione di ciascuno e così mirabilmente contestualizzato nel suo percorso tematico dalle intense ed illuminanti espressioni affidate allo spunto conclusivo: “Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è ‘un’unità di anima e corpo’, nata dall’amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua anima conosce se stessa e le verità che Dio vi ha germinalmente impresso, quando dialoga con se stesso e con il suo Creatore. Lontano da Dio, l’uomo è inquieto e malato. L’alienazione sociale e psicologica e le tante nevrosi che caratterizzano le società opulente rimandano anche a cause di ordine spirituale. Una società del benessere, materialmente sviluppata ma opprimente per l’anima, non è di per sé orientata all’autentico sviluppo. Le nuove forme di schiavitù della droga e la disperazione in cui cadono tante persone trovano una spiegazione non solo sociologica e psicologica, ma essenzialmente spirituale. Il vuoto in cui l’anima si sente abbandonata, pur in presenza di tante terapie per il corpo e per la psiche, produce sofferenza. Non ci sono sviluppo plenario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e corpo”. L’abbandono a logiche informate a mero tecnicismo porta, inoltre, a sviluppare una sorta di refrattaria sufficienza, che va progressivamente cristallizzandosi e via via ispessendo la sua tendenziale, monocorde inerzialità ad interfacciarsi con l’immaterialità e con ciò che travalica il mero raziocinio, che è invero sostanza costitutiva ed ineludibile componente esistenziale dell’uomo e spodestandola così di quella sua originaria ed autentica essenza interiore che è spirito che continuamente sorprende, perché supera sempre gli aspetti pratici e materiali di ogni conoscenza e conquista scientifica, amplificandone i contorni ed arricchendoli di corollari d’inaspettata, quanto imprevedibile e composita, varietà e ricchezza: “In ogni verità c’è più di quanto noi stessi ci saremmo aspettati, nell’amore che riceviamo c’è sempre qualcosa che ci sorprende. Non dovremmo mai cessare di stupirci davanti a questi prodigi. In ogni conoscenza e in ogni atto d’amore l’anima dell’uomo sperimenta un ‘di più’ che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un’altezza a cui ci sentiamo elevati”. Nella sua impellenza d’estensiva, qualificante concorrenza allo sviluppo dei popoli, la connotativa crescita della dimensione spirituale va ad assumere duplice 165 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ruolo: di fattore dunque attributivo ma, al contempo, di concorsuale elemento discriminante nell’accertarne e validarne i caratteri di genuina autenticità e comprovata integralità e, per di più, facendo “intravedere nello sviluppo un “oltre” che la tecnica non può dare”. Il documento papale, planetaria esortazione ed invito rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, nell’incedere conclusivo risuona, con più energico vigore, quale particolare monito, per tutti i credenti, a ricercare e praticare la verità evangelica: invitante esortazione, propriamente sviluppata con ricchezza teologica e dovizioso affidamento a citazioni dei Sacri Testi, per prospettare e, segnatamente richiamare, ancora una volta, ad un umanesimo cristiano, quale “maggiore forza a servizio dello sviluppo” ed antinomia dell’umanesimo escludente Dio che, estromettendo la verità sull’uomo, va ad asservirsi ad altre “disumanità”. Espressioni dai toni decisi ed, ancor più, pressantemente incentrate sul carattere d’ineludibile adesività per i cristiani: “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato. Perciò anche nei momenti più difficili e complessi, oltre a reagire con consapevolezza dobbiamo soprattutto riferirci al suo amore. Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace. Tutto ciò è indispensabile per trasformare i ‘cuori di pietra’ in ‘cuori di carne’ (Ez 36:26), così da rendere ‘divina’ e perciò più degna dell’uomo la vita sulla terra”. Impegno che si segnala per la particolare urgenza del suo appello, in un tempo percorso non solo da precarietà economica, ma dal combinato ed interattivo effetto di diffusa sfiducia e rassegnazione sociale e morale, radici e moventi di arroccamenti nazionalistici ed alimento di particolaristiche chiusure, così come emblematicamente espressi nella parte conclusiva del capitolo iniziale, dallo stesso documento enciclicale: “L’urgenza è inscritta non solo nelle cose, non deriva soltanto dall’incalzare degli avvenimenti e dei problemi, ma anche dalla stessa posta in palio: la realizzazione di un’autentica fraternità. La rilevanza di questo obiettivo è tale da esigere la nostra apertura a capirlo fino in fondo e a mobilitarci in concreto con il ‘cuore’, per far evolvere gli attuali processi economici e sociali verso esiti pienamente umani”. 166 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
Uniti nel cammino
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Modello di sviluppo e dottrina sociale: canoni d’innovato approccio partecipativo Il pur sommario iniziale svolgimento, emblematicamente incentrato sul pensiero espresso da taluni personaggi, riconosciuti protagonisti della scena culturale di quello spaccato storico che conduce alla fine del secondo millennio, transito ed anticamera cui è ancora appeso l’attuale breve scorcio d’inizio secolo, ha inteso mutuare, dall’indiscussa referenzialità delle differenti idee e delle concezioni filosofiche, economiche e sociali interpretate da quei protagonisti, la sostanziale capacità di loro pratica rappresentazione nella traduzione politica, ed anche nella predominanza culturale, che hanno poi efficacemente scandito il riferito periodo. Visioni concettualmente attraenti, di provato magnetismo culturale che, in contiguità al loro sviluppo dottrinario, hanno esercitato forte pressione, ambendo ad una loro più o meno speculare assunzione sistemica. Gruppi elitari e movimenti di massa si sono spesso ritrovati sulla scena politica e sociale per conquistare e condividere, almeno idealmente, inediti e più ampi spazi di protagonismo, inciampando nei vistosi limiti connessi ad una prospettiva divaricante rispetto all’obiettivo di sviluppo integrale dell’uomo, seppure antagonisti anche ad un modello radicalmente liberista quanto, peraltro, insofferenti verso la cultura cosiddetta borghese. I già tratteggiati assiomi culturali, ed una certa segregazione socio-politica entro settari schematismi, talora ingessati da sovrastanti ortodossie ideologiche, hanno progressivamente opacizzato la necessaria visibilità sull’uomo, nella sua completezza materiale e spirituale, denunciando incapacità nel rispondere integralmente, senza miopie ed ostracismi dottrinali e sociologici, a quella prismatica ed interconnessa sfaccettata sfera di bisogni umani che tratteggiano l’aspettativa ed alimentano l’ansia interiore di ogni uomo per un’integrale crescita, fatta di economia, di scienza, di progresso tecnico, ma al contempo ed, 167 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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interattivamente, di stili di vita improntati a ricchezza valoriale ed animati da penetrante afflato trascendentale. Non rientra di certo negli scopi della disamina in atto affacciarsi sulla scena di tali eventi per cogliere l’incedere dei fatti e l’alternarsi delle vicende, peraltro di notoria prossimità e di pressoché generale dominio, che hanno connotato quel periodo, ormai derubricato alla contemporaneità storica. Di contro si palesa un’invitante, quanto sollecita opportunità e profittevole pretesto per una calzante ed approfondita riflessione in merito agli ispiranti modelli, referenze culturali e sociali ed alle loro astrazioni politiche, differentemente replicate e connotate, anche nelle loro esperienziali manifestazioni geo-sistemiche per coglierne, in una visuale prospettica, simmetricamente sviluppata secondo corrispondenza tematica, la divaricazione, se non l’idiosincratico orientamento, in rapporto a ciò che la dottrina sociale della Chiesa, nel suo progressivo ed attualizzante divenire, aveva dapprima monitoriamente segnalato, indi culturalmente e dottrinariamente contrastato, alfine segnaleticamente prospettato, particolarmente in esito alla denunciata, crescente progressione di deriva etica, culturale e sociale. Condizioni, queste ultime, poi esperienzialmente riprodottesi e rivelatrici di effetti dal forte impatto segregativo, dagli esiti debilitanti e disorientanti lo spirito ed il fervore dell’uomo, fino a condurlo ad assistere, nel ridotto e costrittivo ruolo d’inerte, o quasi distaccato spettatore, alla progressiva vaporizzazione del senso della speranza, i cui mortificanti contraccolpi, nella loro dispiegante e crescente efficacia, sono prontamente rintracciabili e riconoscibili nell’attuale clima d’incertezza, calato in un sempre più preoccupante scenario, per di più espropriato di ravvisabili prospettive. L’approfondimento intrapreso, seppure in sinottica sequenza storica, degli insegnamenti dottrinali in materia sociale del magistero della Chiesa, va assecondando l’interessato intento di rappresentare, anche a beneficio di possibili incolpevoli distrazioni, il solco, tracciato dai succedutisi Pontefici, in cui è innestato quel percorso destinato a condurre alla ricerca della piena ed integrale crescita dell’uomo e nell’ambito del più ampio e correlato contesto planetario, la cui reale e tanto invocata pacificazione è coincidente e sincrono effetto del ben rappresentato ed ormai accertato binomio di equità e giustizia. Insegnamento dottrinale di evidente originalità, il cui svolgimento è sorretto da una visione universale e di ispirata esperienzialità, guidato da sapiente discernimento nella lettura dei segni dei tempi ed accessibile traccia d’affidabile percorso di crescita nella concordia, nonché attendibile referente che indaga, disegna ed accompagna lungo un itinerario destinato ad autentico, solidale e consapevole perseguimento d’un effettivo e globale 168 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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progresso dell’umanità. Scenario dal profondo contenuto etico e ricercata inclusività sociale, che si segnala per discontinuità con le vie percorse dal modello di sviluppo tuttora incardinato e si fa al contempo richiamo ed invito a smarcarsi dal suggestivo magnetismo del pensiero dominante, la cui apparente energica floridezza fa perno sulla sua ontologica caratterizzazione di determinismo culturale e sociale. Condizione, quest’ultima, destinata ad una prospettica implosività, poiché generatrice di un sistema destinato ad avviarsi a progressivo avvitamento, in quanto privo di adeguato riferimento e supporto etico, e portatore di preordinata e selettiva esclusività sociale, ma che ha tuttavia beneficiato di un’accelerata espansione, dai visibili effetti di crescente contagio, prodotto di un’avviluppante e preordinata azione attrattiva, capace d’indomita propensione a calamitare affollati e trasversali settori dei più differenti o discosti contesti socio-culturali. Anche l’intrinseca parvenza di un ricercato, ma ormai “debilitato” propensivo intento di trasgressività, è fenomeno alfine avviato ad avanzata fase di derubricazione e, quindi, sempre più comunemente e diffusamente confinato a ruolo ed anticamera di omologante conformismo. Agente comportamentale, questo, particolarmente fiorente ed agevolmente percettibile che, pur con imbarazzata ammissione, indotta da sollecito stimolo d’equanimità intellettuale, persino taluni ambienti a più spiccata inclinazione critica sistemica, ma talora animati da prospettiche obiettive aspirazioni, interessate a convenienti o equitativi approdi verso giudizi non smaccatamente arbitrari hanno, seppur tardivamente e faticosamente, ma poi efficacemente, acclarato e denunciato. Altri significativi e poi accertati rischi, insistentemente e previamente denunciati dal magistero, additavano nelle crescenti tentazioni sincretistiche i toni di prodromiche manifestazioni di percepibili, ricorrenti e crescenti effluvi di malintesa tolleranza intellettuale e culturale, alfine scaduti in confusa miscellanea di schematiche induzioni cognitive che, confluite in strisciante ed incontrastata percorrenza, hanno via via condotto ad un ormai conclamato relativismo culturale. E qui risuonano, quanto mai così gravi e profetiche, le concise righe di San Paolo a Timoteo (2Tm 4:3-4): “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”. Se la dottrina sociale della Chiesa si segnala per la chiara ed indiscutibile originalità, quale progetto dichiaratamente divaricante rispetto ai modelli culturali, economici e sociali, ispirati al tracciato filosofico, o allineati ideologicamente alle correnti di pensiero ed ai movimenti di cui si è fatto ampio 169 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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cenno e praticati secondo propria o convergente corrispondenza politica, altrettanto immanente a tali insegnamenti diviene così la chiamata all’attivo impegno testimoniale, per la sua fattiva e concreta traduzione in comportamenti dai chiari contorni etici e dalle attese e conformanti ricadute, tanto in campo sociale che politico. Risuona così, ancora oggi, nella sua piena attualità, la sollecitazione dell’Octogesima Adveniens, Lettera Apostolica in cui Papa Paolo VI reclamava l’ascolto e l’impegno a praticare i sentieri della dottrina sociale della Chiesa: “Se oggi i problemi appaiono inediti per la loro ampiezza e per la loro urgenza, è forse l’uomo incapace di risolverli? Con tutta la sua dinamica l’insegnamento sociale della Chiesa accompagna gli uomini nella loro ricerca. Se esso non interviene per autenticare una data struttura o per proporre un modello prefabbricato, non si limita neppure a richiamare alcuni principi generali: esso si sviluppa attraverso una riflessione condotta a contatto delle situazioni mutevoli di questo mondo, sotto l’impulso dell’Evangelo come fonte di rinnovamento, allorché se ne accetta il messaggio nella sua totalità e nelle sue esigenze”. Un aspetto certamente non trascurabile dell’intero tracciato della dottrina sociale è la sua capacità di passare in rassegna e penetrare singoli problemi e aspetti di vita economica e sociale, e nel contempo contestualizzarli e ricondurli ad una dimensione di globale comprensività, calandoli ed affiancandoli nei loro percorsi evolutivi e facendosi condurre da avvertibili dinamiche d’intellegibile e modulare interattività e così capaci, alfine, d’intercettarne l’effettiva corrispondenza alle attese di feconde ed umanizzanti prospettive, ovvero segnalarne l’eventuale dirottamento e svelare i concreti, o emergenti, ma temibili rischi ad esso correlabili. Ragion per cui l’annunciato progetto d’integrale valorizzazione dell’uomo è ben delineato, con profferta profondamente ispirata, sapientemente ordinata nella sua complessa interezza ed attualizzata validità, disegno che, pur riconoscibile per l’intima e sempre distintiva espressività d’autorevolezza e lucidità intellettuale, il pensiero montiniano aveva ancor più contribuito a caratterizzare e contraddistinguere, quale insegnamento che: “…si sviluppa altresì mediante la sensibilità propria della Chiesa, sensibilità rafforzata da una volontà disinteressata di servizio e dall’attenzione ai più poveri. Attinge infine a una ricca esperienza secolare che gli permette di assumere, nella continuità delle sue preoccupazioni permanenti, l’innovazione ardita e creatrice richiesta dalla presente situazione del mondo”. Malauguratamente tante distrazioni ed attrattive sirene richiamano invece ad apparentemente più facili percorsi, lasciando intravedere scorciatoie utilitaristicamente preferibili e funzionalmente allineate a quell’ammiccante 170 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tracciatura temporale dimensionata secondo l’ottica del contingente o comunque dal breve, talora affannoso, respiro. Fiacca prospettiva, che ricerca e sollecita immediati e spesso egoistici ritorni, sovente asetticamente configurati in un’ormai assuefacente trascuratezza etica e privati di qualsiasi riferimento assiologico e frequentemente appesantiti dall’opprimente carico del conformismo. Ricorrenti, e di non trascurabile effetto, sono le conseguenti e denunciate pesanti eredità, dispensatrici di gravosi e squilibrati oneri, aggravati da irresponsabili rinvii; pesi e ferite, anche ambientali che, per quanto risolvibili o riparabili, pendono come macigni sulle future generazioni. Dottrina sociale della Chiesa che diviene così vincolante insegnamento per i cattolici ma, al contempo, pressante e sollecito invito a tutti gli uomini di buona volontà ad assumersi impegni e responsabilità nella comune ricerca dell’integrale e collettivo benessere inseguendo, con convinta e sincera rettitudine ed assiduità, i punti d’incontro che i percorsi enciclicali in materia sociale, segnatamente e con premurosa solerzia, hanno inteso identificare e promuovere con diacronica susseguenza, nel pressante auspicio di diffusiva accoglienza e coesiva, sconfinante, aspirazione a destini di bene comune. Riattualizzando nuovamente il pensiero maritainiano, va ancor più riaffacciandosi, ed avanzando pretesa di confacente udienza, l’invocata necessità di un’efficace rianimazione elaborativa, in ambito cattolico, di una filosofia politica che si faccia anima e stimolo, in concorsuale affiancamento alla dottrina sociale, per quell’educazione intellettuale, elevazione culturale e testimonianza comportamentale che, pur nella sua natura “speculativamente pratica”, sia riferimento ed orientamento che “riunisce in un sistema scientifico tutte le conoscenze capaci di regolare l’azione da lontano…”, facendosi guida ed ispirazione per un innovato, meglio percepito ed assecondato, nonché più partecipativo impegno dei cattolici. Il transito tra pensiero filosofico ed azione politica sarà dunque l’approdo alla dottrina politica che, pur nella sua condizione di “sapere specularmente pratico” si fa tracciatura di ragioni e principi, spiegazione concettuale di verità ed “equipaggiamento fondamentale della conoscenza”, condizione, alimento e guida nell’impegno al servizio del pubblico e più generale interesse. Azione politica, quindi, quale sapere “praticamente pratico” che, nell’epistemologia maritainiana, riunisce conoscenze, spiegazioni, principi e ragioni, elaborandoli ed “organizzandoli secondo punti di vista nuovi, che corrispondono alle esigenze dell’atto concreto”. Rivitalizzante linfa sapienziale, mirabilmente ritratta dal Maritain, nell’accostarla ad “un grande flusso intelligibile, che discende sempre più particolarizzandosi e restringendosi, fino a contatto con l’at171 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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to concreto e singolo da compiere – hic et nunc – in mezzo alla varietà indefinita delle circostanze contingenti”. Retta conoscenza pratica, così come il Maritain la definiva, che deve necessariamente caratterizzarsi per la prudenza, intesa come virtù, in stretta ed indissolubile connessione con i valori morali e la rettitudine della volontà. Volontà che, se intenzionalmente espressa in ragione alla sua positiva qualità e paradigmata secondo l’ordine del bene, diviene essa stessa certezza di vera libertà, esito questo mirabilmente espresso e confortato dal pensiero agostiniano. Al centro di qualsiasi iniziativa orientata allo sviluppo, la dottrina sociale della Chiesa ha sempre posto l’essere umano, nella sua integralità, quale referenza e finalità, assunta a permanente ruolo di interfaccia, cui riferire ed armonizzare ogni scelta, decisione ed indirizzo, tanto strategico, quanto d’ordine operativo. Quell’“idea dell’essere” che l’intuizione rosminiana, con profonda ed ispirata percezione, ebbe così a definire, quale espressione identificativa di tutto ciò che è posto a fondamento di ogni principio valoriale di conoscenza, “lume della ragione”, condizione della sua causa, della sua sostanza, senza opponibilità alcuna sfuggendo, in tal modo, anche ogni contraddittiva pulsione che, secondo gerarchica efficacia – così come lo stesso Aristotele andò categorizzando nei suoi scritti sulla Metafisica –, andrà predisponendosi per dispiegare i suoi contrastanti effetti. Concezione, questa, identificativa di una percezione dell’essere quale riflessa espressione del Divino intelletto. L’impegno a cui sono chiamati tutti gli uomini di buona volontà, trova valorizzante e collimante definizione nei canoni rosminiani, che lo fanno assurgere a valore morale, in quanto prefigurato secondo una logica di bene, inteso come assuntivo dell’essere, e così incardinato in quell’idea dell’essere intelligente che, poiché “contiene un principio attivo supremo” va a svilupparlo secondo propria, preordinata scala valoriale: “Ama l’essere, ovunque lo conosci, in quell’ordine che egli presenta alla tua intelligenza”. Chiara ed apodittica affermazione assiologica, che identifica le persone quale fine ordinato del bene, in successione immediata all’Essere Supremo ed attribuendo poi, in terza istanza, alle cose valore di mezzo. La persona è pertanto soggetto e finalità di ogni iniziativa ed attività soprattutto se promosse a scopi, o semplicemente con risvolti sociali e politici e “quindi anche essenza del diritto”, poiché “la persona dell’uomo è il diritto umano sussistente” e, per questo, insignita di connaturata prerogativa di assoluto rispetto dell’intrinseca dignità. Tant’è che, nella “sua” Filosofia del Diritto Antonio Rosmini, facendo discendere dall’Essere infinito e dall’amore infinito dell’Essere, cioè da Dio, il bene supremo, quale principio immediatamente riflesso sull’uomo pone, 172 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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senza indugio, a fondamento del diritto, il valore stesso della persona: “Niente può stare al di sopra del principio personale, quindi egli è il principio naturale supremo, di maniera che niuno ha il diritto di comandare a quello che sta ai comandi dell’infinito”. Papa Paolo VI non esitò a definire “profetiche”(udienza del gennaio 1972) le anticipazioni rosminiane, che andavano preconizzando temi e problematiche poi ampiamente affrontati e dibattuti, a distanza di un secolo, dal Concilio Vaticano II. Concilio che, con la Costituzione Gaudium et Spes, e nel solco della dottrina sociale del magistero, pare ora elevare, come non mai, ad oltre cinquant’anni dalla sua convocazione, l’invocazione, quasi in implorante sussulto, protesa a scuotere, in questa sconfortante, letargica fase storica, tutti gli uomini di buona volontà, affinché generosamente e responsabilmente si propongano, con rinnovato impegno, per una nuova e creativa stagione, rinvigorita da ardita progettualità ed assecondata da ritrovati ed ispirati stimoli, quale atto rigenerativo di quel cammino intellettuale e formativo le cui energie si sono progressivamente affievolite e disperse. Generoso e disinteressato impegno culturale, che si era sempre contraddistinto per la sua feconda gratuità nell’elaborazione di quel pensiero attivamente orientato alla crescita della persona in tutte le sue componenti: nella sua attesa di giustizia, nelle sue necessità economiche, nel suo bisogno di socialità, viepiù fattore di sollecita ed attenta rispondenza al bisogno di arricchimento etico e di ricerca trascendentale di ciascuno. Impegno di studio, di ricerca, di crescita culturale, ad ampia ed attrattiva diffusione, sapere apprezzato nei diversi gradi della sua gerarchia speculativa, ordine, peraltro, necessariamente ribaltato secondo propria e funzionale finalità di “ordine pratico”, allorché s’intenda ricercare la sua utile e concreta traduzione in attività al servizio dell’uomo, pur anche attraverso l’impegno politico e sociale. Apprezzato, quanto stimolante ed attrattivo sforzo d’indagine ed elaborazione filosofica, scientifica, culturale, direttamente comunicante con ambiti a caratterizzazioni e finalità di ordine sociale, politico ed economico e che andava traendo motivazione ed ispirazione dall’intrinseca e manifesta necessità di persistente raccordo etico, tanto da doverne assumere permanente e riflessa assorbenza nel suo progredire e fino a trasfonderne sollecitazioni e sostanza nei contenuti delle sue più pratiche e riflessive traduzioni. Tensione morale, culturale e politica che si è progressivamente appannata, scoraggiata e delusa per il diffondersi di decadenti esperienze la cui progressiva emarginazione delle fonti di originario alimento, quale linfa di genuina garanzia per la perseverante continuità dell’apporto testimoniale e pegno di preservazione della connaturata integrità del 173 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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cammino di crescita etico-sociale, ne ha catalizzato la diluizione nella sempre più prepotente e contagiosa attrattività del coesistente, involutivo processo d’inaridimento socio-culturale, connotato da crescente segregatività del modello di sviluppo, riduttivamente condotto entro le sole dimensioni tecnica ed economica ed orientate a preminenti intenti utilitaristici. Originaria tensione morale, che fu compendio anche di pedagogica percorrenza, in quel fruttuoso incedere culturale di apprezzabile interdisciplinarità, capace di progettualità ad ampio e prospettico respiro e che è invece andata, poi, progressivamente stemperandosi, fluidificando in quella monistica visione dello sviluppo, enucleata nella sua sola tecnicalità, fino a smarrire quel singolare e prezioso ruolo di valoriale ed ispirata guida, nel disinteressato ed anelato agire e mosso dal solo fine di autentico servizio alla comunità. Sono andate così liberandosi anche attrattive, egoistiche tentazioni, esaltanti il mero potere, fino alla personalizzazione dello stesso che, in contagiosa espansione, hanno invasivamente attratto e plasmato mentalità e stili di vita, lasciando così il campo ad un prorompente ribaltamento etico, irridente il principio di “gratuità e servizio”, quale tratto identificativo, quest’ultimo, dell’originaria prescelta via d’autentica e disinteressata finalità di bene comune. È andato così affermandosi un modello distintivo per la sua capacità di massificante assorbenza culturale, abilmente attivo nel persistente esercizio di sistemiche pressioni, atte ad assecondare la diffusiva assimilazione di giustificanti stereotipi comportamentali, quale speculativa scansione dei già connotati riferimenti pseudo-valoriali, la cui intrinseca, originaria funzione strumentale è indi assurta a rango di movente e finalità. Pressorie sollecitazioni culturali ad efficacia plasmante del costume e dall’evidente e prelusiva vocazionalità omologativa del pensiero, corredate di insinuante abilità nel modellare gli stili di vita, con intento preordinativo ed, al contempo, facilitativo, nel confonderne i tratti, fino all’assorbenza, nell’edulcorata persuasività e nella percettibile assertività di un panorama culturale che si è evoluto con toni dal sempre più riverberato effetto, se non con tratti d’inconsapevole ostaggio, dell’ormai prevaricante e generale potere d’influenza del sistema mass-mediale. È in questo scoraggiante contesto che, ancor più oggi, gli uomini di buona volontà sono convocati per compiere un difficile, ma decisivo, unitario percorso riappropriativo di consapevole, ispirata e formata coscienzialità ed integrità morale, atte a coniugarsi ed estrinsecarsi in un convinto ed originale stimolo di rinnovata creatività e di deliberato impegno all’assunzione di dirette responsabilità, tali da ridare credibili ed illuminanti prospettive a questo decadente e screditato scenario, instillando convin174 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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centi ragioni e profondi segnali di speranza per un nuovo, originale e condiviso cammino di crescita. Particolarmente i cristiani, ed ancor più i cattolici, soggetti primariamente ed impegnativamente appellati dagli ammaestramenti della dottrina sociale, sono convocati per riprendere e rilanciare quel prezioso ruolo elaborativo, sia filosofico, sia culturale e politico che, con ispirata ragione e per di più capace d’arricchimento etico, abbia così a ricomporsi, riproponendosi con riaccreditata autorevolezza e credibilità, per riversarsi in un trascinante, stimolante ed aggregante percorso rigenerativo, atto a favorire e diffondere la consapevolezza di una necessaria presa di distanza, quale avveduto e percepibile atto di ritrovata coerenza ed intima pulsione emancipativa del pensiero, dal preoccupante grigiore culturale e morale che attanaglia ed opprime la contemporaneità. Invito che prelude ad una generosa risposta d’attivo contributo personale ed, al contempo, concorsuale impegno, così partecipe di tale coinvolgente convocazione, sempre più perentoriamente sospinta da ineludibili assunzioni di dirette responsabilità, e tutto ciò accantonando complessi e possibili preconcettività derivanti da passati errori ma, soprattutto, maturando la necessaria convinzione di doversi sbarazzare di quel più o meno consapevole atteggiamento di connivente ed omissiva ignavia, troppo lungamente coltivato e protratto. Condotta quest’ultima, seppur talora o, all’apparenza, imputabile di misconosciuti esiti diviene, invece e di fatto, corresponsabile del pur soventemente lamentato degrado etico e sociale, all’evidenza e di regola passivamente e trascuratamente coabitato e condiviso ed all’occasione approcciato con giustificative pretese o manifeste espressioni d’inerziale scoramento, atteggiamenti, questi, che tuttavia non sgravano dall’affliggente imputabile carico di benché indirette complicità. Il profilarsi di una tale, possibile e temuta preconcettualità intellettuale nei confronti del cattolicesimo, seppur talora utilitaristicamente promossa, può costituire un agente frenante per l’intrapresa di un percorso ripropositivo e con ruolo di credibile referente, quale soggetto utilmente aggregante a scopi di promozione culturale ed elaborazione politica e con apporto di percepibile connotazione etica ed in quanto manifestamente aperto e disponibile al partecipe contributo di ogni persona che, a prescindere dalle proprie intime credenze, ricerchi convintamente ed onestamente un’opzione di reale giustizia ed autentico e solidale sviluppo, quale moto di originale e riconoscibile, ora ineludibile, alternativa risposta al crescente decadimento socio-culturale, economico e politico in atto. Impegno invero quanto mai necessario e non più rinviabile, che deve farsi attrattivo animatore di operose e responsabili 175 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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iniziative di rinascita civile, sociale e morale, capaci di coinvolgere e catalizzare attenzione, sollevare interesse e partecipazione di tanti uomini di buona volontà ed a prescindere da appartenenze e convinzioni sociali o provenienze culturali. Persone, quindi, interiormente animate da sincera e gratuita disponibilità, attratte ed incitate, fino ad aderire a tale convocazione, in un moto di ricercata, prioritaria e condivisa attesa di riconquistata giustizia e verità, quali fondanti e riabilitative condizioni di un riformulato impegno che, operando nell’alveo di rianimate logiche di reciproco rispetto, fiducia e considerazione, nonché sospinto da convergenti intenti d’autentica solidarietà, possa far esordire un emergente ed unificante corso che lasci intravedere rinvigoriti e validati segnali di speranza, affrancando così tanti uomini, spesso costretti da motivato pessimismo, a rinchiudersi in inerte ed avvitante apatia. Condivisione, stima ed ascolto reciproci, quindi, ma soprattutto convinto e disinteressato perseguimento della valoriale finalità di crescita integrale dell’uomo ed entro un’amplificata ottica d’inclusività sociale. Combinatorie condizioni, tutte, d’autorevole referenzialità progettuale ed, al contempo, germinante humus di così intrinseca, naturale ed efficace predisposizione ad eludere, o rigettare spontaneamente, possibili divisioni agevolmente relegabili a trascurabile, marginale rango pur anche se artatamente promosse, o fomentate, da portatori di minacciati, personali, corporativi o circoscrivibili interessi d’ordine economico-finanziario, o costituite a strumentale salvaguardia di mero e personale potere. La profonda ed ispirata fertilità e la sferica visione del pensiero maritainiano, anche nel merito di questa contingenza, nel testo Religione e cultura si segnalano nuovamente per l’incisività prospettica e la singolare specularità dello sviluppo tematico: “I cattolici non sono il cattolicesimo. Gli errori, le colpe, le pesantezze, le carenze e il torpore dei cattolici non impegnano il cattolicesimo. Il cattolicesimo non è incaricato di fornire un alibi alle deficienze dei cattolici. L’apologetica migliore non consiste nel giustificare i cattolici o nello scusarli quando hanno torto, ma al contrario nel rilevare questi torti, che non toccano affatto la sostanza del cattolicesimo e che non fanno altro che metter meglio in luce la virtù di questa religione sempre viva a dispetto d’essi… La grande gloria della Chiesa è d’essere santa con dei membri peccatori”. Per i cattolici quindi un nuovo inizio, che tragga proprio dalla cattolicità quella dimensione di apertura universale verso l’uomo che “si rallegra senza gelosie d’ogni bene anche se prodotto fuori dalle sue frontiere”, attraverso la sua più genuina opera che è quella di “alimentare dappertutto il vero” nell’unico “atteggiamento conveniente verso le anime, che è servirle”, nella chiara 176 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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consapevolezza che “il temporale è pratica modalità trascrittiva e di esercizio della spiritualità, ordinata al servizio di quest’ultima, in una prospettiva di pensiero che coniughi il presente con l’eterno”, quindi con “fedeltà assoluta alle cose eterne e diligente attenzione alle cose del tempo”. Ardua ed impegnativa assunzione di responsabilità, ma forte della guida spirituale e dell’insegnamento dottrinale del magistero, quale presupposto di efficacia ed attrattiva credibilità, nonché condizione e richiamo ad una condotta di umile, unitaria ed operosa convergenza. Aspetti questi, non solo qualificanti, ma presupposti di convinta e diffusa adesione testimoniale, capaci di tradursi in un condiviso, attrattivo ed universale messaggio etico e culturale, facilitatore di rinnovamento intellettuale, corredato di connaturata identificabilità per l’apprezzabile, originale, coerente, disinteressata pratica finalità di promozione di un’autentica crescita delle comunità. Unità che diviene, così, essenza autoconnotante di riconoscibile funzione valoriale e condizione promotrice d’espansività identitaria e, come tale, fonte ed attrattiva attestazione di autentica referenzialità, nonché stimolante e credibile invito a promuovere e coniugare un trasversale interesse tra differenti sensibilità culturali, sociali e politiche. Sostanza così capace d’accomunare nel reciproco incitamento e con animo di valorizzare e sviluppare i qualificanti punti d’incontro, in ordine a cogliere, rappresentare e dirigere efficacemente, l’emergente e capitale realtà identificativa dei più genuini bisogni dell’uomo e della società civile. Unità che viene oltremodo evangelicamente prescritta e dottrinariamente invocata, ed oggetto di frequente incitamento esortativo, particolarmente appellato nell’impegno epistolare di San Paolo che, con singolare e stringente tonalità, nella Lettera ai Corinzi (Cor. 1:10), si spinge a così premurosa incitazione: “Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire…”. Ripetuto ed accorato appello presente in molteplici esortazioni apostoliche: particolarmente efficace, tuttavia, il memorabile richiamo alla comunione e ad essere “artefici di unità” che fu pronunciato, in tema di “evangelizzazione nel mondo contemporaneo”, dal Pontefice Paolo VI. Sollecito incoraggiamento ed, insieme, inquieto segnale di divisioni tra i credenti, che vanno svelandosi in “tante specie di rottura”, tra cui anche talune esperienze testimoniali in campo civile e sociale, viepiù efficacemente e manifestamente identificate con le “polarizzazioni ideologiche” o nelle “diverse concezioni sulla società e le istituzioni umane” e tutto ciò “fino a turbare, disorientare, se non addirittura scandalizzare coloro cui è rivolta la 177 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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nostra predicazione”. Se la personale, e poi condivisa ricerca della verità è visibilmente sincera, coerentemente orientata, generosamente e disinteressatamente proposta, si potrà riscontrare l’istintivo, spontaneo declino di tutti quei presupposti di divisione e d’incomprensione, nonché la ricusazione di tutti quei fattori inclini a fomentare possibili discordie e tensioni e così potersi accostare, per poi accoglierla e testimoniarla, a quell’essenza d’autentica cristianità riconoscibile solo in: “Colui che, anche a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza, ricerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri”. Incontro, quindi, con uomini anche apparentemente indifferenti, o che rifiutano le verità rivelate o, talvolta, transitati attraverso percorsi connotati da esperienze all’apparenza paradossali o dagli imperscrutabili tracciati ma che talora sono, più o meno consapevolmente, sospinti alla ricerca di Dio “attraverso vie inaspettate e ne sentono dolorosamente il bisogno” e che, soprattutto, reclamano cristiani che lo testimonino, che lo facciano conoscere, lo rendano familiare, come se attraverso di loro lo riconoscessero. Interessate manifestazioni, quindi, attributive di vocata, valoriale interiorità ed, al contempo, invocative espressioni di un profondo ed urgente bisogno per un autentico riferimento testimoniale e così efficacemente ricordato e riproposto dalle parole del magistero: “Il mondo esige e si aspetta da noi semplicità di vita, spirito di preghiera, carità verso tutti e specialmente verso i piccoli e i poveri, ubbidienza e umiltà, distacco da noi stessi e rinuncia. Senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell’uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda”. Anche il nobile ed indimenticato “Statista trentino”, espressione autentica di testimoniata cattolicità popolare, ebbe a ricordare l’unità quale concreto ed irrinunciabile presupposto di libertà: “Uniti saremo forti, se saremo forti, saremo liberi”.
Protagonisti del cambiamento Il susseguirsi di inviti di così alta promanazione etica ed esperienziale è richiamo a riscoprire ed alimentare l’approccio formativo ed educativo, così da corrispondere alla responsabilità di proporsi in veste di credibili ed ascoltati referenti e, quindi, consegnatari del riconosciuto ruolo di autentici promotori di una nuova stagione culturale, politica e morale facendosi, dunque, parte attiva e determinante, per una così convalidata esperienza di rinascita sociale ed istituzionale. Contributo irrinunciabile per un effettivo, quanto urgente, cambiamento di rotta nel modello di 178 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sviluppo in atto, che deve trovare sede e manifestazione nella capacità di sprigionare nuove energie, sollecitare e motivare rinnovato interesse, far meglio comprendere e rivalutare i concetti di responsabilità e gratuità, stimolando e promuovendo quella necessaria riappropriazione e riqualificazione del senso del dovere nella sua più genuina, profonda ed originaria accezione. Tutto ciò richiede rinnovate capacità d’intercettare i nuovi e crescenti bisogni, collocandoli in un percorso dal respiro strategico, per promuovere soluzioni ispirate ad una progettualità di lungo periodo, che tenda alla progressiva diluizione del diffuso senso di precarietà, prodotto di quella disorientante e deviante logica congiunturale da troppo tempo insinuatasi nella cultura politica ed economica, quale permanente ingessatura che opprime e scoraggia ogni tentativo di lungimirante prospettazione, in particolare se strutturalmente impattante. Si rende così improrogabilmente necessario l’avvio di un rinnovato clima, ricco di fermenti etico-culturali attrattivi e coinvolgenti, da convogliarsi in un persistente ed estroso sforzo elaborativo di inedite ed originali prospettazioni, capace di liberare fresche e ritemprate energie tali da divenire efficace e qualificante espressione di un ritonificato, fluidificante e sistemico e quanto mai essenziale apporto di genuina creatività. Vincolante riformulazione, quindi, delle ormai sedimentate ed alquanto logore e mortificanti logiche comportamentali, per l’affermazione di novate costumanze e pratiche d’impegno associativo e partecipativo, e perciò preclusive di esperienze irrimediabilmente consumate e compromesse, o estrinsecazione di quell’autoreferenzialità dell’apparato che ciclicamente, pur nelle sue diverse connotazioni o appartenenze, ma appiattito entro speculari logiche conservative, va pedissequamente perpetuando la sua ricandidatura, con ammiccanti e spesso rispolverate promesse, in costanza di canoniche ricorrenze istituzionali. Replicante cimento, questo, sostanziato dalla persistente e rassicurante rappresentazione d’esibiti e prefigurabili, ma spesso all’apparenza convincenti canoni, particolarmente efficaci nell’adombrare e riversare una persuasiva parvenza d’innovatività progettuale e che, facendo leva sulla consumata esperienza sistemica, frammista ad ostentata e suadente, quanto attitudinale, autoreferenzialità, di perdurante e commistiva sovrapponibilità con l’assetto istituzionale stesso, vanno acconciandosi in logoro, ma alfine rivelato intento, ormai derubricabile ad avvizzita, quanto auto-tutelante, ritualità. Una prima ed incoraggiante premessa risiede, peraltro, nella presa d’atto che gli ancora recenti rivolgimenti geopolitici e la trasformazione dei rispettivi assetti socio-istituzionali ed economici, trasversalmente coniugati, poi, anche da progressivo assopimento ideologico, hanno si179 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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gnificativamente sparigliato, ed indi riassettato, se non per talune circostanze definitivamente archiviato, clusterizzazioni e divisioni che per lungo tempo, seppur con differente impatto o costrittiva progressione, hanno segregato e compresso progetti culturali e principi educativi, modelli organizzativi e partecipativi e, così pure, strategie economiche ed opinioni politiche. Percorsi istituzionali, concezioni economico-sociali ed anche precetti ideologici e politici, quindi che, pur con la consaputa e dissimile profilatura, poi riverberata nelle più svariate sfumature o graduazioni emulative incontrarono, a suo tempo, particolare favore ed accoglienza da parte di ceti intellettuali ed ambienti culturali rivelatisi, poi, efficaci tramiti per una loro confluenza politica e nel determinare, così, un attrattivo coinvolgimento di vaste e, talora, eterogenee aree sociali, puranche entro i confini di Paesi retti da libere e democratiche istituzioni. Progressiva affermazione, ma dalle differenziate intonazioni, di apparati, talora settari, o patrocinatori d’esibite pretese culturali, nonché promotori di suggestive pratiche di costume sociale, che si sono via via caratterizzati e proposti, talora anche imposti, in sorta di perpetuata auto successione, assecondando unilaterali ed autoreferenziali approcci, ricalcanti percorsi di manieristico pragmatismo e fino all’abiura delle diversità, così e sovente imbrigliando, con perimetrica settarietà, ogni spontanea, originale e disinteressata iniziativa, anche orientata al sociale, interpretandola e coartandola entro schematiche distinzioni, o assoggettandola ad indebite appropriazioni, ordinate a convenienza politica. La successiva e progressiva vaporizzazione di ramificati e potenti sistemi istituzionali e di governo, configurazione geopolitica di quei modelli socio-economici e culturali totalizzanti e connotati da rigida ortodossia dottrinaria ha poi segnato, con augurabile irreversibilità, la fine di esperienze che hanno lasciato in eredità profonde e traumatiche lacerazioni sociali, culturali, economiche e, soprattutto, morali. Epilogo che ha così decretato susseguenti, solleciti ed improcrastinabili processi di rimozione ideologica, con pretesa di revisionistici passaggi d’ordine politico e culturale, anche a fini di una necessaria rimodulazione delle capacità di rappresentanza, che hanno interessato e coinvolto – sebbene e talora sconcertato, lasciando in effetti trasparire, almeno per talune circostanze, imbarazzate e malinconiche adesioni, espressive di determinazioni preminentemente dettate dall’ineludibilità di tali percorsi ed evidenza, quindi, anche di scelte talvolta dettate da “stati di fatto o di necessità” – numerose organizzazioni politiche analogamente ispirate ed internazionalmente collegate o consociate a tali sistemi, ed, in taluni casi, anche organicamente e da tempo presenti ed attive, in Paesi demo180 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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craticamente retti ed amministrati. Ogni intento destinato a ridare vita a tali settarie logiche, così clamorosamente ed impietosamente declinate dalla storia, pur ambendo a corredarle d’attualizzanti spunti, o costituirle a consegnatarie di taluni alleggerimenti, viepiù assecondati da più o meno manifeste attenuazioni discriminatorie, ma preservando, seppur sfumati, caratteri di contiguità e tali riassettati in sorta di rassicuranti salvaguardie di “collusività culturale” con detti ed ormai superati, riduttivi schematismi sociali a sfondo ideologico, non potrebbe che lasciare intuire il perseguimento di artificiose e preordinate finalità propagandistiche, particolarmente funzionali ad assicurare qualche ambíto accesso istituzionale agli interessati promotori. L’incedere di un sistema dai caratteri a sempre maggiore impatto globalizzante, con crescente interfacciabilità ed interattività culturale, economica e sistemica, ha ancor più facilitato la nascita di nuovi soggetti politici, promuovendo e dilatando, anche nell’ambito di ciascuno stato, e così rimarcando sostanziali differenze rispetto ad un pur recente passato, un’area di modulare sovrapponibilità socio-culturale, inclusiva di popolazione tradizionalmente e tendenzialmente orientata ad esprimersi secondo differenziate e replicanti preferenze politiche ed ora, invece, evoluta secondo più pratiche ragioni, propensive a maggior volatilità, contrassegnando, così, un’incrementale indefinitezza perimetrale tra le diverse proposte e formazioni politiche e dai progressivi e mobilitanti effetti riscontrabili, persino, nelle loro stesse ed interne rappresentanze. La dilatazione di tali evolutivi ed ambìti spazi mostra, con rafforzata evidenza, che va poi e sempre più traducendosi in sollecita pretesa, l’opportunità e l’importanza di un coerente riposizionamento sui precorsi antefatti assecondandone, quindi, i dichiarati propositi esigenti la già ripetutamente segnalata, indifferibile necessità di accordare e promuovere inediti e creativi spazi d’elaborazione filosofica, culturale e politica, instillando nuova ed accreditata linfa, rinvigorita da irrinunciabile freschezza intellettuale e morale, ancor più incalzantemente reclamata dall’evidenza d’irreversibile e sconsolante declino in atto di tanta parte delle ormai dilapidate esperienze ed espressioni, dalle sempre più adombrate pretese ed interessate finalità di carattere politico-istituzionale. L’“impegno di chiamata” non è di certo, come più volte rilevato, prerogativa del mondo cattolico ma, come diffusamente documentato ed apprezzato, è istanza estesa indifferentemente a tutti gli uomini di buona volontà, poiché la ricerca della giustizia e della verità, specularmente assunte nel più ampio disegno che comprende l’integrale essenza dell’umana, naturale aspirazione alla realizzazione individuale e socia181 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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le, è obiettivo e responsabilità di tutti coloro che hanno in animo di spendere il loro personale apporto alla studiosa cura del proficuo avvenire di persone, famiglie e delle rispettive comunità. Profondo e necessario mutamento, quindi e, per dirlo testualmente con l’Octogesima Adveniens, “di cuori e di strutture”, centrato su uomini che oggi aspirano a liberarsi dal bisogno e dalla dipendenza, quale rivelazione di un determinato desiderio d’affrancamento, che prende origine e forza dalla “libertà interiore che essi (uomini) devono recuperare dinanzi ai loro beni e ai loro poteri; essi mai vi riusciranno se non tramite un amore che trascenda l’uomo e, di conseguenza, tramite un’effettiva disponibilità al servizio. Altrimenti, e lo si vede fin troppo, anche le più rivoluzionarie ideologie otterranno soltanto un cambio di padroni: insediati a loro volta al potere, i nuovi padroni si circondano di privilegi, limitano le libertà e permettono che si instaurino altre forme di ingiustizia”. Apporto che deve trarre impulso e promozione anche da tutti coloro che sono sospinti da intima aspirazione per una personale ed altrui liberazione da quelle invasive, diseducative ed omologanti pressioni pseudo-culturali, dai diretti ed interessati, tangibili riflessi, sia in ambito politico, sia economico-sociale, quali segnaletiche espressioni della progressione di deriva etica in atto. Fenomeni che vanno poi a riflettersi ed incunearsi in un contesto impoverito ed ingessato, entro consunti e sovente degradati schematismi politici che, seppur da un lato e talora, legittimati da canoniche espressioni di democratico consenso, vanno crescentemente accusando, dall’altro, in sorta d’ormai diffuso, fisiognomico tratto d’espressiva sintesi di manifesto e proliferante disagio sociale, l’ormai pandemica ed inesorabile denuncia di un disamorato, disorientato, demotivato, se non dileggiato corpo elettorale. Gente, la più assortita e mai così d’eterogenea provenienza ed esperienza culturale, inerme e carica di insofferente rassegnazione, sintomo di percepita, crescente impotenza verso sperati o possibili, ma inevitabili, radicali cambiamenti, delusa ed amareggiata da un sistema politico ed istituzionale che manifesta tutta la sua smisurata ed arrogante supponenza attraverso l’intera filiera di trasmissione del consenso. Sorta, quest’ultima, di prolifica ed insistente gemmazione di un’infinità di centri di potere, anche microlocalizzati, sovente autoreplicanti e d’intralcio burocratico, ovvero affiancati e tonificati da inedite configurazioni, in guisa di neo-vassallaggi popolati da collaterali strutture di diretta o interposta partecipazione o da consociative clientelari consorterie, anch’esse preziose ed incrementali fonti di consenso e fruttuosi centri di gravitazionalità elettorale. Concentrici assetti, costantemente e crescentemente assorbenti dotazioni e risorse, nonché preten182 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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denti maggiori e delegati poteri, eppure avari o noncuranti nel corrispondere e rilasciare attendibili, adeguate o, tantomeno, salienti utilità, ma bensì e di regola, avversamente generatori di concorrenti ed incrementali costi ed impedimenti burocratici, progressivamente ed oppressivamente destinati a dilatarsi, fino all’insostenibilità, in sorta di insopportabili gravami e balzelli, per una sempre più asservita collettività. Dispendioso ed appesantito sistema, in progressiva, geometrica espansione, per nulla alieno dal non trascurare le sue fruttuose, diffuse e periferiche ramificazioni, sino a premurarsi, con solerte riguardo, anche dei più capillari, decentrati presidi in quanto anch’essi prosperi e preconfigurati avamposti di salvaguardia, ed altrettanto preziosi e funzionali canali d’attrattività ed instradamento dei consensi. Entità, queste, talora espressive di dubbia, discutibile, se non “forzosa” utilità sociale o di fumosi quanto irrilevanti, o per lo meno intangibili, interessi collettivi. Per rispondere, quindi, efficacemente al reiterato invito, divenuto ormai doverosa e palese necessità, per prodigarsi responsabilmente nel dare avvio ed esito a questa immanente sfida e rivolto a tutti gli uomini convocati da coscienziosa e responsabile sensibilità, è sì necessaria la maturazione di una convinta e proattiva adesione personale ma, ed ancor più sollecitamente, l’appello deve trovare auspicabile risonanza ed accoglienza in gruppi e comunità di persone vocate ed accomunate da premurosa e particolare attenzione ed intima passione, per la condizione dell’uomo e per le sue prospettive d’armonica e compiuta crescita. Particolare richiamo, quindi, a uomini e donne che, col persistente esercizio di volontario e disinteressato servizio all’altro, nell’impegno sociale, nell’aiuto e nell’assistenza al prossimo, anche a scopo di affrancamento culturale, sono già efficaci e credibili testimoni, custodi ed interpreti di quel primario ed inalienabile valore fondativo che risiede nella centralità della persona. Attestazioni di nobile e donata disponibilità ad un costante, spesso gravoso ma ostinato e gratuito impegno di “servizio all’altro”, sostenuto dalla fede, ovvero animato da spiccata e profonda sensibilità umana e civile, ed altrettanto ammirevoli affermazioni di ricchezza e sostanza etica e di pregevole, valoriale interiorità, meritevoli di grande stima ed attenzione ed, al contempo, attrattivi inviti d’estensibile efficacia partecipativa e collaborativa. Indifferentemente, laici, cristiani e non, convocati e guidati da comune intento, desiderosi di contribuire al proprio ed all’altrui, autentico, armonioso ed integrale sviluppo, ricercando nella comunanza d’intenti e nel favorire la più ampia collaborazione, con spirito di sacrificio, gratuità e responsabilità, nuovi, coraggiosi e sfidanti percorsi, nella ricerca e nella pratica di originali, efficaci e 183 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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solutive determinazioni. Uomini e donne insieme che, nell’incedere del loro impegnativo ruolo, intendano anche accertare, con solerte disinteresse, la conformante, qualificata e validante sostanza del loro agire, peraltro già rintracciabile, in prima istanza, nei ritrovati e riconoscibili, prosperi effetti nel referente ambito familiare e nella prossimità comunitaria, ricercandola in un quadro d’accresciuta corrispondenza, espressa da un più diffuso e tangibile senso di maggiore giustizia ed equità sociale, ed altresì riscontrabile nella maturata disponibilità ad assecondare un leale e corretto confronto nelle relazioni interpersonali ed ambientali, con esito d’accantonamento di sterili e spesso immotivate, ma, ostative e forvianti diffidenze. Se anche in ambito ecclesiale sono andati ramificandosi e prosperando gruppi ed associazioni capaci di formare ed esprimere uomini di provata solidità morale ed, al contempo, espressione di vivacità intellettuale ed esperienzialità professionale, tali coscienze sono oggi più che mai esortate ed interpellate dalla dottrina sociale della Chiesa e dai ripetuti ed instancabili appelli magisteriali, ad assumere in prima persona l’onere di contribuire al servizio della comunità civile ed istituzionale. Ciò particolarmente, ed a maggior ragione, nel presente, preoccupante scenario di accertata latitanza etica e culturale, il cui gemente appello risuona con altrettanta, amplificata enfasi, anche in tante e diverse, fervide realtà esperienziali ed intellettuali, riccamente espressive di autentica libertà di spirito e che, con chiara percezione, intuiscono la gravità del momento e ne intendono i pressanti richiami. Mondo cattolico ed universo laico sono di concerto chiamati ad essere attivi compartecipi di una nuova ed autentica stagione di rinnovata giustizia, di rinascita culturale e morale atta, altresì, a rianimare una riconvertita e durevole fase, non più procrastinabile, d’equa, diffusa, inclusiva e stabile prosperità economica e di rifiorita coesione sociale. I cosiddetti steccati, disquisitivi ed intransigenti ambiti, storicamente concepiti con funzioni divaricanti e segreganti di idee, concezioni e convinzioni, si sono sempre più e, di fatto, convertiti in contesti discriminatori soprattutto di persone, con progressione temporalmente scandita, in cui tali dicotomiche costrizioni, pur intuibilmente e funzionalmente soddisfattive primigenie ragioni di convergenza ideale e tematica hanno poi scontato, nel divenire, pur conservando parvente condizione e richiamo d’originante causalità, una progressiva affannosa riproposizione di ormai superate logiche ed esperienze, fino a pagarne i rarefacenti esiti e, indi, assistere così al tramonto di talune generanti prerogative. Configurazioni sovente frutto di propedeutiche, spesso circoscrivibili, originarie, motivanti ed identitarie confluenze, poi frequentemente evolute in traino a prefigurati 184 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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percorsi, in esito ad una loro elettiva destinazione a costituirsi in protettivi argini, sostenuti da giustificanti salvaguardie, quali fruibili e ricercati spazi convenientemente, sapientemente e funzionalmente preordinati ad attrarre ed amministrare consensi. Ricorrenti espressioni, quindi, di talune aggregazioni assiduamente caratterizzate da peculiare connotabilità tematica, dotate, perciò, di connaturata attrattività nell’esercizio d’intrinseca propensione ad esplicare una funzione polarizzante su talune, specifiche problematiche, con caratteri di spiccata originalità ed attualità e, così, volte ad assecondare anche la vocata inclinazione a promuovere e preservare postazioni di privilegiata visibilità. Formazioni spesso distintive, quindi, per la marcata specificità identitaria, singolarità comunicativa ed accattivante e novativa intuitività prospettica, abilmente protese a sostanziarsi anche rappresentativamente noverandosi, di regola, in esigui, ma equipaggiati e combattivi drappelli, abili nel conquistarsi prerogative di non certo trascurabile negoziabilità politica, talora pletoricamente riconosciuta ed agevolata e, non di rado, compensata con allettanti ruoli istituzionali. Se la casistica delle fratture che nella storia più recente hanno sviluppato le condizioni atte a favorire tali divaricazioni è annoverabile entro note, distintive, quindi ben identificabili problematiche, pur anche di comprensibile, significativa inclusività e rilievo sociale, pur tuttavia tali divisioni, indotte sostanzialmente da talune ben decifrabili ed enucleabili concezioni, talora enfaticamente animate, su questioni di così marcata, ma segregabile peculiarità, hanno via via assecondato il progressivo generarsi d’ispessite incrinature in ambito culturale e, quindi, sociale e politico. Sono così andati perimetrandosi, nel tempo, irrigidenti steccati e costrittivi arroccamenti, quali refrattarie e pregiudizievoli chiusure ed ostative condizioni ad una più generale, incalzante, se non perentoria necessità di ricercare, utilmente, condivise e prospettabili, quanto praticabili, più ampie convergenze, con intento e finalità solutorie di prioritari ed ineludibili temi, sovente acclaranti ben più sostanziali e generali interessi. Confronti tematici, a volte ancor più forzosamente divaricanti, poiché consapevolmente sovraccaricati d’inconciliabile radicalità e, sovente, preordinatamente ed artificiosamente frammisti a distraenti o elusive argomentazioni ad oggetto e contenuti talora di sfumata attinenza, se non, persino, avulsi e pertanto, acconci a trame d’ideale contesto per confuse, faziose o poco comprensibili querelle, di certo ignare o dissuasive della responsabile ricerca dell’interesse generale ed all’occasione profittabilmente non esenti da demandate funzioni, inclini ad ottiche prospettiche di parte o destinate ad attrattive finalità, così rispondenti 185 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ad una sottesa ragione prefigurativa di prospettive d’affiorante ascesa dell’ondivago moto del consenso elettorale. Sta di fatto che, significative, determinanti e perciò decisive scelte politiche ad ampio respiro ed efficacia economico-sociale, meritevoli di preteso, peculiare maggior favore e qualificato apporto, particolarmente in ottica d’arricchente rilascio d’insostituibile carico e valore prospettico e sollecite, quindi, di opportuna, ampia contribuzione e supporto di pur differenti ma necessariamente concorrenti e, per tutto ciò, arricchenti esperienze, competenze e professionalità incalzanti il concorso di persone di provata scrupolosità e prolificità intellettuale ed intimamente animate da consapevole e disinteressato desiderio di spendersi per prospettive d’effettivo interesse comune, sono state, invece, mortificate e svuotate dall’incedere di tale ricorrente ed utilitaristico costume, dal distrattivo sistemico approccio, quale indotta e pratica manifestazione d’ormai pandemica predominanza delle delineate e percorse, ambigue e fuorvianti logiche. È stato infatti così scoraggiato, se non elusivamente vanificato, il decisivo e generoso contributo di tanti individui, capaci di interpretare ed assecondare quel rivendicativo discriminante di necessaria profilatura strategica, quale insostituibile attributo d’estensione prospettica che, orientato e condotto secondo preminente intento e finalità di bene comune, e con visibilità e respiro ultragenerazionale, avrebbe certamente fluidificato, avviandoli a spontanea vaporizzazione, le ormai ben note e sedimentate incrostazioni e pretestuosità conservative, nonché i tanti e succedutisi controproducenti rinvii. Prezioso e capitale apporto, che avrebbe di certo concorso ad assicurare un rilanciato fervore partecipativo e creativo, con tangibili, generali e positive ricadute e così pure assecondato la riappropriazione di rifiorenti ed incoraggianti itinerari per l’intera comunità civile, ma di cui e malauguratamente, gli attendibili e rilevanti esiti di diffusa e confortante efficacia, rassicurata da avvertibile avvedutezza prospettica, restano solo un amaro rimpianto ed, ancor più, dolentemente avvertito nell’attuale problematico, quanto nebuloso scenario. Tutto ciò prelude, ed a maggior ragione, alla reiterata ed ora urgente chiamata per un decisivo e rinnovato contributo, risolutamente arricchito di rielaborata dotazione intellettuale ed interpretato con servizievole e coerente azione politica, nonché assecondato da ritrovata moralità e che impone un sostanziale cambio di rotta, con iniezioni di responsabile disinteresse e serena umiltà, per un fattivo approccio d’interfacciale e leale collaborazione tra le diverse sensibilità culturali e sociali. Impegno di necessaria ed, ancor più, pressoria efficacia, specie in ipotesi d’affaccio a problematiche di generale e dominante rilievo, ed in 186 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ragione a ciò potenzialmente portatrici di pretestuose ricorrenze discriminatorie, o facilmente accreditabili d’enfatiche conflittualità ma che, per consaputa, generale utilità, rapportabile convenienza, sostanza ed incisività prospettica e, nondimeno, per giustificati motivi di ricercata stabilità e concordia sociale, divengono oltremodo richiamo per una disinteressata, indeclinabile ed ancor più deliberata intenzionalità, per essere opportunamente ed inconfutabilmente governate, con intenti di dedicato approfondimento e con toni di leale e sereno confronto, incoraggiati e sostenuti da un comune, condiviso e determinato interesse, a sfondo e ragioni decisamente ed univocamente solutori e con scopi d’ampio e comune beneficio. Tutto ciò in ordine ad una loro più diretta, circostanziata, obiettiva ed equanime disamina, tale da consentire di poterle accostare e fronteggiare senza pregiudizio alcuno o, ancor meno, utilità di parte, con retto intento d’intercettarne, obiettivamente e responsabilmente, confluenze e specificità tematiche ed ambientali e così pure intravvederne ed assumerne, con imparziale e rigoroso approccio, le implicazioni etiche. Problematiche e relative interconnessioni, anche progettuali, quindi, decisamente meritevoli e funzionalmente asservibili ad un non preconcetto approccio e così profittevolmente assoggettabili ad imparziali e realistiche analisi, con scambi e confronti informati a logiche di disinteressata coerenza e servizievole finalità di comune interesse e che, pur asservibili a filtranti ed eterogenee visioni e sensibilità, o accostabili con distintive ottiche, ovvero, dissimili approcci culturali, possano essere responsabilmente e proficuamente investigate ed amministrate perseguendo, con la necessaria umiltà e proattiva, duttile, ma onesta disponibilità, intenti d’esclusivo interesse collettivo ed adottando criteri e metodiche improntati a sereno e trasparente confronto univocamente avviate e condotte a prospettazioni deliberatamente risolutive e conformate a rispettosa, responsabile e civile cura. Integrità e trasparenza d’approccio, correttezza comportamentale ed onestà intellettuale, sono condizioni tutte attributive d’autorevolezza, ed altrettanto affidabili e rassicuranti caratteri, nonché accreditabili interpreti d’un rinnovato modello relazionale. Fattori, questi, ed al contempo autori, di spontanea promozione e propagazione d’attrattiva e credibile referenzialità, tanto rassicurante quanto capace di prodursi con efficace reattività, confortata da intrinseche e rafforzate, auto-tutelanti salvaguardie e, così, prontamente e coesivamente attivabili per scongiurare ogni emergente tentativo, talora anche preordinatamente pianificato, teso ad innestare contagianti o devianti interferenze, estrinsecazione di premeditati, intenzionali o preconcetti intenti disgregativi, con velleità distrattive o disorien187 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tanti, se non destabilizzanti. L’autentico servizio all’uomo, oggi più che mai non si veste, infatti, di colori, ma sfugge divisioni o artificiosi contrasti, è elusivo di ogni preconcettualità o personalismo, disdegna quei ritagliati spazi d’inutile retorica o aulica esercitazione, ovvero di demonizzazione, anche verbale, dell’altro, quali prelusive cagioni di conseguente e ricorrente ripiegamento in atteggiamenti d’arrogante e strenua assertività degli esclusivi meriti propri. Manifestazioni evocative, quest’ultime, di una ricorrenza comportamentale divenuta ormai costume, espressione ed esercizio di condotte lontane e, spesso, decisamente estranee alle percorse sollecitazioni magisteriali quanto incuranti ed insensibili agli ammaestranti ed alle volitive esortazioni culturali, sapientemente trasfuse dagli autorevoli insegnamenti dispensati da ispirate e rette figure, talune fruttuosamente evocate nei proposti approfondimenti ed illuminate da autentica ed incontaminata sostanza sapienziale, disinteressatamente ricercata, ed umilmente accolta e trasmessa, con intonazioni d’erudita saggezza. Sapienza, quale essenza ed originaria fonte, quindi, di sola ed autentica conoscenza, che persino il “pagano” Cicerone, nell’Ortensio, ebbe sommamente a pronunciare con celebrativa, consueta solennità e che, con esortante e sublime nobilitazione erigeva a genuina fonte e stimolo di ricerca di verità. Determinazione che ebbe poi sollecita risonanza spirituale nel pensiero di Sant’Agostino che, nell’ispirata esegesi delle scritture, non “La” riconobbe nei contorni dell’ampollosa ed aulica espressività ciceroniana, ma bensì nell’identitarietà ritratta da un cammino di crescita che procedeva nell’alimentarsi con i semplici tanto da sollecitarne, poi, il contrastante bisogno di dover definire “così vuoti testi quelli della retorica e dell’eloquenza, certezze ideologiche semplificate e settarie, tipiche dei manichei”. Citazione agostiniana, quest’ultima, allusiva di convincimenti ed esperienze che, ancor oggi, paiono riproporsi, popolando ed assecondando, con pedissequa replicante frequenza, molteplici, noti e popolari consessi, animati da talora dissimulati propositi divulgativi e comunicativi ma che, di fatto, ambiscono ad intercettare e raggiungere, con preminente e seppure sovente malcelato, attrattivo intento, mosso da massimizzanti finalità d’udienza e di consenso, ampie e crescenti fasce di popolazione. Ambite sedi e ricercate opportunità, particolarmente agognate dai cultori dell’immagine e del presenzialismo e frequentemente contrassegnate dalle più svariate espressioni di magniloquente protagonismo; accolte, talora acconciate a confusi crocevia o combinatorie commistioni di più o meno mistificanti ed ammiccanti intenzioni e, sovente, animate da convulsi sviluppi che, con subliminale efficacia comunicativa ed enfatica capacità d’interioriz188 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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zante assorbenza, orientano opinioni e scelte ed alimentano convincimenti, che vanno a riversarsi e tradursi in convenzionali ed assertive espressioni e tendenze fino a confluire in ciò che viene comunemente definita mentalità diffusa o corrente e, così, svelarsi nelle tanto evocate “manifestazioni di costume”. Va così, di nuovo, riproponendosi ed, ancor più, energicamente premendo, l’auspicato ed irrinunciabile, quanto rifondativo e vigilante impegno all’unità, quale incalzante interpello, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, per una comprovata riabilitazione di tale irrinunciabile valore, depositario anche di quell’espressiva, intrinseca funzione d’esigente richiamo, costituita dall’umiltà, che ne è intima e primordiale virtù, che va oltre la soglia del rispetto e dell’attenzione all’altro in quanto, essa stessa, condizione di primarietà dell’altro. Incitamento, altresì, riappropriativo della consapevolezza che l’onesta ricerca della verità non è mai frutto di compromissorie ed artificiose finalità solutorie e, tutto ciò, non in ostativa frapposizione al perseguimento di possibili e mediate determinazioni, frutto di rispettoso confronto e coniugate dal comune intento di ricerca di efficaci presidi e condivise prospettazioni, tanto funzionali quanto, a volte, decisive per affrontare emergenti e, spesso, amplificate ed inedite problematiche, senza peraltro sfuggire la necessaria cura nell’assicurare il rispetto delle più volte incombenti o pretese tempistiche. La mancanza di comunione fra gli uomini è quindi fattore d’impoverimento se non condizione sterilizzante anche le migliori vocazioni ed intenzioni. Con sapiente ed argomentato apporto filosofico, storico e culturale ed apprezzata “sobrietà razionale”, nonché attestabile onestà intellettuale, il testo: Perché dobbiamo dirci cristiani si propone quale confortante ausilio ed accreditato referente, non privo di arricchimento etico ed animato da autorevole fondatezza logica, di validante ed assertiva contribuzione testimoniale e perciò, ed a maggior ragione, anche con veste di preziosa fonte accertativa della convergente comunanza valoriale tra “mondo laico” e cattolicesimo, ambienti questi, troppo spesso sospinti da rinunciatario comune impegno ma che sono, invece, convocati per manifestare e condividere tutta la loro riconosciuta sostanza e ricchezza, quale irrinunciabile ed amalgamante opportunità di concorde e compartecipata offerta progettuale, ed oggi ancor più necessaria per profilare rigenerate prospettive di operosa e generale crescita civile e sociale. In particolare, anche il senso, le ragioni, le capacità elaborative che animano ed orientano i sentieri dello sviluppo economico, devono transitare attraverso questa unitaria sintesi d’intenti finalizzatori e di governo e così, esplorando nuovi, sfidanti itinerari, e con intento d’assecondare coraggiose intuizioni ed am189 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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biziosi progetti e, segnatamente, ricercando, ripopolando e praticando i comuni riferimenti etici. Troppo spesso, anche la crescente e diffusa sete di ricchezza e l’affannosa ricerca del mero potere, tendono a schiacciare il capo dell’uomo, di qualunque uomo, che è portato a chinarlo verso terra e non più ad elevarlo: così, come il cristiano, anche il laico ha bisogno di guardare in alto, ed il suo cielo è l’orizzonte che spalanca la visuale su quegli innegabili principi e valori naturali che richiamano e nobilitano la vita di ciascuno, e che si fanno prontamente identificare imbattendosi in chiunque che con sincerità e perseveranza li ricerchi ed il cui perpetuo incitamento porta a percorrere sentieri e maturare desideri di accoglienza, di giustizia e d’equità sociale. Compito dei cristiani è, ancor più, ricercare ragioni ed occasioni d’incontro, prodigandosi nel coniugare idee, valorizzare contributi, agevolare esperienze e risaltare valori ascrivendoli al servizio della comunità, anche col personale transito nella politica. Cristiani chiamati non a convertire, bensì ad un impegno di conversione, della propria e personale conversione, che solo così e spontaneamente andrà a tradursi in preziosa e sistematica testimonianza. L’opera del cristiano non consiste, quindi, nel ricercare comportamenti e compiere azioni con mire d’altrui conversione, ma nel lasciarsi coinvolgere ed orientare in un cammino di personale, autentico e comprovato ravvedimento, tale da manifestarsi e farsi percepire dagli altri quale efficace testimonianza di fede: sarà poi il moto dello Spirito, che tutto anima ed illumina e che, incontrando un cuore aperto e disponibile ed in sincera ricerca potrà, allora, operare per rendere efficace la sua conversione. Così, ed altrettanto, l’auspicata prodiga ricerca e profferta di disponibilità collaborativa e d’incontro da parte della “cultura laica” non dovrà costituire condizione o, tantomeno, costrittivo presupposto per relegare a pratica privata la fede cristiana, ma bensì farsi pretesa della sua più autentica e profonda valorialità espressiva, con beneficio di coerente ed incisiva sua traduzione e testimonianza nelle relazioni interpersonali, nei comportamenti sociali e, parimenti, nel comune servizio alla politica. Responsabilizzante e determinata volontà di collaborativa compresenza, così dotata d’efficace, intrinseca e spontanea reattività, quale conveniente e funzionale impulso d’autoimmune riparo ed, al contempo, attributo d’attitudinale prontezza e vivacità nel replicare a emergenti forzature o scongiurare possibili spinte integralistiche, ovvero emergenti ed ostinate intransigenze. Condizioni e caratteri, tutti, di un’esperienza altresì contraddistinta da motivante intraprendenza e d’altrettanto incline spontaneità, nel segnalarsi per la connaturata sobrietà e per la manifesta singolarità, quali espressioni d’incoraggiante ed effica190 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ce stimolo d’attrattivo interesse partecipativo e, così, postulanti candidature per le quali è semplicemente richiesta disponibilità d’animo e dedizione nel sincero, reciproco e convinto desiderio di perseverante ed unitario intendimento, destinato a perseguire finalità di genuina e cooperante gratuità, volte a soddisfare ragioni ed obiettivi d’apprezzabile proficuità realizzativa e con effetti di più generale beneficio. Lo scopo dell’agire non è, pertanto, volto alla ricerca di ribaltamenti fideistici, confidando talora anche nel riproporsi di eventi indecifrabili o straordinari, quale fu la celebre circostanza che interessò e coinvolse Antony Flew che, pur transitando dal più intransigente ateismo filosofico e scientifico, di cui fu accreditato esponente, internazionalmente riconosciuto, finì poi per abbracciare la fede cristiana: propinatore ed estensore di testi filosofici a sostegno dell’ateismo scientifico, andò via via maturando, sviluppando ed accogliendo, con straordinaria apertura predisponendosi, in tal modo, a tanto imprevisto approdo, la fede assoluta nel Dio dei cristiani. Progredire, quindi, primariamente in un cammino personale e di tramite comunitario, incontro ad una conversione il cui compimento sia espressiva collimanza di spontaneo quanto naturale esito d’un autentico percorso di approfondimento spirituale, liberamente e volontariamente intrapreso, col sostegno di un sincero e franco desiderio di ricerca e con l’accompagno d’intima e riflessiva preghiera e, così, sospinto da appassionata quanto generosa apertura d’animo. Atteg-giamenti ed itinerari, mirabilmente espressi ed auspicati, nel già percorso contesto enciclicale della Deus Caritas Est: “Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore”.
Cultura della responsabilità alternativa alla preconcettualità Un espressivo segnale d’emergente preconcettualità o, perlomeno, di preclusività culturale, risiede anche nella non remota vicenda, con epilogo di derubricazione a mera, se non ormai appannata, tradizionale esperienza di precipuo carattere storico e socio-culturale, del radicamento ebraico-cristiano dell’Europa e come tale interpretata in fase di stesura della Carta Costituzionale Europea. Sostanziante riferimento, invero, quello dell’esperienza ebraico-cristiana, non solo per le arcinote ragioni 191 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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d’ordine storico, o retaggio di secolari, quanto ampie e diffuse tradizioni ma bensì e, soprattutto, per la costitutiva e basilare funzione di solido legame valoriale, evocativamente e coerentemente prefigurabile, quindi, per essere candidato a dedicato richiamo nella citata sede e, dichiaratamente, non solo per evidenti ragioni d’opportuna deferenza ma, ed, in special modo, quale efficace ed irrinunciabile testimonianza di edificanti vicende e verità spirituali, sociali e culturali e, per questo, autenticamente umane. Fondativa e plasmante esperienza valoriale, quindi, doverosamente assumibile ad elevato ed impegnativo riferimento e conveniente richiamo e, pertanto, assolutamente corredata di qualificanti ed accreditanti ragioni d’opportuno approdo testuale in detto, nascente e basilare Documento destinato alla configurazione tanto della dispositiva tutela d’inalienabili ed irrinunciabili prerogative e diritti, quanto della dichiarativa, vincolante e sanzionatoria efficacia dei corrispettivi doveri. Disattese ragioni, ahinoi!, di tanto invocabile, nobile riferimento e con dote non soltanto spirituale o morale, ma gravido d’altrettanto sostanziale rilievo e ricchezza storica, filosofica, culturale e sociale. Omessa citazione, quindi, di tale e tanto arricchente valore testimoniale, ma abilmente eppur colpevolmente perpetrata ostentando, viepiù, imbarazzanti motivazioni invocanti, tra le altre, l’opportuna elusività di possibili e cagionabili, irrispettosi o escludenti riverberi – argomentazioni, peraltro, facilmente asservibili a controdeduzioni, risaltanti, tra l’altro, non solo l’avvertibile vistosa forzatura ed il deliberato eccesso di scrupolosità ma, ed ancor più, la manifesta, paradossale ambiguità sottendente una così proclamata, quanto generica ambizione, di supposta, rassicurante garanzia, di facilitata inclusività socio-culturale ed integrabilità etnica – ed ancor più non abdicando, a loro dire, ad alcuna seppur minima concessione, in ordine a preservare quel supposto ruolo “super-partes” collimante con la tanto invocata, ma spesso malintesa “assoluta laicità istituzionale”. Ulteriori e rafforzative avvisaglie, queste, delle più volte rimarcate, possibili interferenze e degli incombenti inciampi e difficoltà che lasciano ancor meglio intravedere quanto sia impegnativa, e copiosamente ostacolata, l’introspettiva e condivisa maturazione del significato, dell’importanza e dell’impellenza d’intrapresa di un comune quanto necessario cammino, disinteressatamente e genuinamente volto alla riappropriazione anche dei fondamenti culturali, etici e valoriali che hanno scandito la crescita civile, sociale e spirituale, nonché, favorito l’associato sviluppo e benessere di tante ed apprezzate comunità e Nazioni. Inconfondibili e validate tracce, quest’ultime, di una cultura, di testimonianze e di valori, animati da spirito di servizio e d’assoluta at192 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tenzione alla persona, nella perseverante ricerca e nell’esercizio pieno della giustizia e, tali, prodromici fattori di pace vera e duratura, nonché operosi inviti d’autentica e perseverante carità. Non sfugge, peraltro, il fatto che le radici dell’Europa, pur autenticamente e profondamente cristiane, si siano progressivamente inaridite ed intorpidite, perché private di persistente e conveniente alimento, quale comprimaria ragione della sempre più diffusa tiepidezza o crescente indifferenza ma, ancor più, del progressivo ed involutivo declino di quel propulsivo contributo d’impegno e di testimonianza dei cristiani europei, che furono lungimiranti promotori e coraggiosi artefici dell’illuminata intuizione fondativa dell’Unione stessa. Assopimento morale e culturale, che si è rivelato non trascurabile corredo delle concause di trascinamento del demotivante e declinante incedere, anche demografico, e dello scadimento del connettivo e coesivo tessuto sociale ed economico di quello stanco ed ormai disorientato continente europeo che, ancor più oggi, come non mai, è sotto gli occhi di tutti. Ulteriore, rafforzato ed amplificato segnale, questo, di quella diffusa, quasi supplicante domanda, di rinvigorita freschezza e di forte scuotimento, per un reclamato impegno, fattosi, ora improrogabile ed inderogabile necessità, che convoca, con accorata ed urgente istanza, laici, cattolici, responsabili uomini comuni, in un decisivo e rifondativo impegno, in campo culturale e, così pure, civile e sociale ed, altrettanto, in funzione di rinascita etica. Originale ed inedito fermento, in quanto necessariamente animato da autentico spirito di servizio ed onesta rettitudine e responsabilità, quali certificativi caratteri d’incontaminabile suggestività da parte di quelle sedimentate e condizionanti ingessature auto-conservative ed auto-replicanti, smodatamente espressive dell’ormai consolidata, dominante ed incombente coltre, che asfitticamente avvolge ed opprime l’attuale contesto, sia economico, sia politico-istituzionale. L’impellenza del richiamo all’assunzione di onerose e diffuse responsabilità, non va, peraltro, riduttivamente interpretata quale mera, coincidente maturazione, dai seppur giustificabili intenti, di spontanei moti di rivolgimento, personale o collettivo, alle persistenti ed improprie corrispondenze d’esito di impegni istituzionalmente assunti nel tempo dalle succedutesi ed alterne esperienze politiche, bensì intesa, quale sostanziale movente e doverosa emergente occorrenza, reclamanti l’avvio di un processo di maturata intimizzazione delle ragioni di consapevole, quanto inconfutabile, urgente necessità di personale e diretta adesione al mobilitante richiamo d’unitaria e fattiva partecipazione, in ordine a ricercare, intercettare e quindi assicurare percorribili prospettive e, tali, da poter fattivamente e profittevolmente dirigere le sorti 193 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dell’intera comunità civile. Percorso, questo, che dovrà necessariamente svilupparsi e prender forma nell’alveo di un genuino tracciato d’identitaria ricerca e riposizionamento delle modalità d’apporto e di sbocco partecipativo, circostanze e condizioni, queste, da percepirsi secondo il rispettivo e più profondo approdo semantico, ed anche in seno all’esplicitazione del riappropriativo ruolo d’esercizio pieno, diretto e responsabile, della più ampia e libera potestà dispositiva e designativa, tali, quindi, da poter realmente concorrere a definire propositi e tracciare credibili e traducibili programmi e, così, elaborare correlate piattaforme progettuali, sia attraverso prestabilite, rispettose ed opportune deleghe d’autorità, sia, e di certo ancor più apprezzabilmente, con modalità partecipativamente persuasive. Necessari ed indeclinabili transiti, funzionali a prefigurare, far percepire ed apprezzare un rassicurante meccanismo che riconquisti e riabiliti il circolare sviluppo delle responsabilità. Percorso peraltro attivabile solo con la prefigurazione di un innovato sistema, sollecito nell’assicurarsi riconoscibilità da parte della società civile per la distintiva e percettibile capacità di coglierne e decifrarne puntualmente le istanze, ma anche d’intercettarne i prospettici mutamenti, assecondandoli con accreditate elaborazioni progettuali a visualità strategica, affiancate da confacenti impegni realizzativi, con caratteri di diretta e diffusa riscontrabilità, in quanto connotati da trasparente accessibilità e comprensibilità, e profilati in ordine a ricercare e perseguire l’armonica sintesi del profittevole concorso di autorevoli e coordinati apporti pluridisciplinari ma, soprattutto, forieri di rassicuranti segnali sul versante del raccordo etico. Motivante e sfidante itinerario, i cui attesi esiti andranno configurandosi in confortante e durevole rappresentazione d’autentica discontinuità col modello sinora incardinante la concezione dello sviluppo, anche in ragione e misura del sovvertimento dei presidi e delle logiche informanti tanto la definizione di obiettivi, criteri e finalità progettuali, quanto i processi deliberativi e gli interventi attuativi. Principi, modalità comportamentali e rivalutati intenti etici, interessati a rimodellare un innovato sistema che, per siffatte nuove vie, e così riconvertito e prefigurato, andrà rivendicando nuovi percorsi di conduzione e controllo, amministrati entro ridisegnati e facilitanti schemi, perimetrati da intelleggibili ed affidabili regole e, tali, perché informate a spirito di generale tutela ed improntate a criteri funzionalmente elusivi di prevaricanti ed interessati personalismi ed, alfine, raccordate a rassicuranti e caratterizzanti salvaguardie, per un’efficace ed agevole assoggettabilità ad ampio riscontro ed a confortante ed agibile rendicontazione. Andrà così coerentemente delineandosi il prefigurato e sistemico “ciclo d’esercizio” 194 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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delle responsabilità, destinato, poi, sistematicamente, ad interfacciarsi con le attese di corrispondenza d’esito ai prospettati intenti ed alle preconizzate utilità finalizzatorie, quale connaturata espressione di corretto e coerente espletamento, di dirette o delegate funzioni e, quindi, di rispetto dei corrispettivi doveri, ergo, equanime indice di affidabile rispondenza. Tutto ciò, in ordine a soddisfare la costitutiva e quindi legittima, vincolante condizione, quale sotteso presupposto e pretesa d’assecondare e favorire l’accertamento di concreta ed efficace concordanza realizzativa e traduttiva delle preannunciate o deliberate assunzioni, onorandone le spettanti tempistiche con concrete e satisfattive risposte, e con destinazione a pratico e fruibile compimento. Impegnativa ed altrettanto legittima rivendicazione, quindi, di trasparenza, completezza informativa e correttezza comunicativa, destinata a sottrarre gli esiti a quell’ormai rituale corredo di limitante approccio e di altrettanto problematica comparazione, interfacciante, spesso, generiche, se non ambigue, assunzioni d’impegni programmatici e, così, dirottarne ed associarne, invece, l’approdo e con avveduta sistematicità, ad un più completo ed accessibile quadro di un meglio delineato ed esplicito modello, dotato di pratica funzionalità comparativa ed associabile a congeniali raccordi valutativi e, tale, funzionalmente equipaggiato per qualificare l’oggettiva efficacia dei riscontrati esiti e risaltandone, con ravvisabile equità, ampiezza, coerenza ed effettivo beneficio. Sistema altrettanto reattivo nel cogliere, con compiuta accortezza, anche la congruenza di tempistiche ed efficacia d’approccio, nonché coerenza ed idoneità degli adottati accorgimenti, di fronte ai crescenti, imponderabili ed incombenti, e spesso incidentali eventi, quali situazioni e condizioni sempre più frequentemente emergenti e gravide d’imprevedibile asprezza, almeno nella loro composita ed interattiva manifestazione e perciò investite d’inedite difficoltà, o risaltanti inaspettate impreparazioni, con propositi d’insolita complessità decodificativa, evidenza, questa, d’ancor più ed immani difficoltà d’approccio risolutivo, seppur accostate con diligenza, generosità d’impegno e risolutezza d’intenti. Plausibilmente potrà, peraltro, rivelarsi l’emersione di disattese o trascurate aspettative, nonché di conclamati insuccessi, talora visibilmente correlabili ad avverse accidentalità o riconducibili a nebulosa ed incerta prevedibilità, ma talaltra, e malauguratamente, imputabili a causali e riscontrate noncuranze, miopie, incapacità progettuali, superficialità, appannamento etico, se non e persino, a doloso opportunismo ed interessata convenienza. L’impegno politico sottende, quindi, l’assiomatica assunzione di consapevole e dilatata responsabilità, talora esercitata anche in forza d’autorità conferita, ma che, 195 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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di regola, trae originaria investitura dal previo consenso accordato in ragione di accertate o almeno ed auspicabilmente ricercate basi di convergenza ideale, culturale, progettuale e programmatica e a cui dovrebbe, perciò, discendere la libera espressione delle deleghe attributive. Attesa, quindi, di uno sfidante percorso, che rinvenga il suo rigenerante avvio nella riaffermazione del primato della politica anche sugli uomini che devono servirla anziché servirsene, in modo da favorirne l’affaccio, discriminando le rituali, consuetudinarie e cicliche riproposizioni, permeate ed accomunate dal sempre più schiacciante e deprimente peso di inerti ed impermeabili incrostazioni, spesso riflesse in disinvolte espressioni di sudditante arroganza e dall’avverso, pregiudizievole risvolto, rintracciabile nel crescente disamoramento del cittadino, talora defraudato anche delle più elementari e credibili ragioni partecipative in ambito politico-istituzionale. Realtà quest’ultima, ormai svuotata, e così orfana di moventi valoriali e di propensività elaborativa, anche culturale, e sempre più sconsolante espressione del declinato ruolo d’aggregante e stimolante perimetro civile e sociale. Comprimarie ed amplificative cause, queste, dai sempre più conclamati, scoraggianti, se non emarginativi risvolti, preminentemente risaltanti l’elusiva efficacia verso possibili, originali, quanto essenziali e proficui apporti culturali e progettuali, quali ed invece auspicabili ed incoraggianti stimoli d’autentico contributo partecipativo e promessa di prospettabili premesse di crescita civile e sociale della comunità. Rappresentazione di uno sconfortante scenario in cui, con alterna e rianimata riproposizione, le imbellettate fazioni ciclicamente si ripresentano, quasi a novelli dioscuri, dalla similare, gemellata rappresentazione matriciale, per l’assoluta coincidenza delle appostabili confluenze di storica risultanza, quale metaforica, riconciliativa assonanza, che va a soddisfare quegli assunti d’identitaria e comune raffigurabilità, entro coincidenti quadranti, predisposti ad accertarne e definirne, con perentoria precisione cartesiana, le reciproche, similari e gravose mancanze, impreparazioni ed inadeguatezze. Carenti doti di lungimiranza e perpetuate manchevolezze, ancor più rilevanti se rapportate alla cronica latitanza di quel sostanziale apporto d’efficacia prospettica e di volontà e capacità progettuali che, con maggiore ragione e particolare evidenza, l’attuale sconsolante scenario economico-sociale e politico tende a risaltare, reclamando la puntuale riappropriazione di quell’insostituibile loro funzione, specie in ambito di necessario e non più rinviabile approccio, ad un disegno dal respiro efficacemente strategico. Evidenza e denuncia, pertanto, d’un avvertibile stato d’incapacità elaborativa ed originalmente propositiva, quali irrinunciabili percorsi 196 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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esperienziali, ma sempre meno ed avvedutamente percepiti. Va così delineandosi un sempre più indistinto e settario ambito perimetrale ed in costante allontanamento, quale ambita sede di un deludente ceto politico, dedito ad un’ormai rituale riproposizione di consumate, generiche e spesso contraddittorie e volubili, se non irritanti esternazioni, espressive di lacunosi o, a volte, reticenti, seppur manifesti propositi, viepiù corroborati da retoriche e fumose rappresentazioni, talora, accortamente occultanti convenienti utilità o inconfessate inerzialità. Specchiata immagine dell’attualità e, come più volte riscontrato, riflessa in un contesto percorso da incapacità e latitanza elaborativa e specularmente realizzativa, calata nella più diffusa e persistente inabilità riappropriativa di riposta fiducia e di credibile attrattività partecipativa, quali binomiali, fondativi, concorrenti ed ineludibili attributi, quest’ultimi, per poter inaugurare, con innesti di creativa originalità e coraggiosa, lungimirante progettualità, una nuova e prospera stagione di ritrovata e proficua ispirazione a contenuti e dimensione strategica. Fertile e non più eludibile tracciato d’irrinunciabili, ambiziosi e concepibili piani ed impegni progettuali, assecondati e corroborati da profonde riforme ad energico impatto strutturale e con apporti esperienziali d’elevato profilo e di provata sostanza e confortanti anche sul versante dell’ormai inevitabile dovere ed obbligo istituzionale, di rilanciare ed assicurare reale e temporizzata giustizia. Percorrenze che necessariamente impongono un convinto accantonamento delle ricorrenti faziosità argomentali, espressioni, queste, di becero opportunismo e di consumato esercizio di un reciproco e rituale ribaltamento delle responsabilità e che va crescentemente imponendosi quale comprimaria causa d’inerzialità, d’inefficienza e, quindi, di dilagante disagio sociale, inquietante avvisaglia, quest’ultimo, d’incombenti e colpevoli, maggiori rischi, a volte, e malauguratamente, non solo reputazionali, per l’intero assetto istituzionale.
Una nuova e più partecipata stagione politico-istituzionale Contesto politico che è andato sempre più caratterizzandosi secondo un’apparentemente binaria, paradigmatica e polarizzante configurazione, seppur costellato e talora transitato, nel solco delle distintive ed opposte connotazioni, da reciproche, spalleggianti o corollarie formazioni, ma puranche contrassegnato dalla presenza di altri defilati raggruppamenti, costituiti da aggregazioni, parimenti e talora culturalmente espressive di sovrapponibili esperienze ancor meglio designate, dalle rintracciabili 197 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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omogeneità d’appartenenza o d’adesione, e riscontrabili in seno a più ampi e sovranazionali consessi. Breve ed incompiuta esperienza istituzionale, in quanto ritagliata entro un ristretto spazio temporale ancora non utilmente “campionabile”, ma comunque già eloquentemente indicativa delle ormai constatabili e consuntivabili, accomunanti ed esiziali omogeneità, pur nelle distinte ed alterne pratiche presenze e sostanziate all’evidenza, dall’assenza di significativi segnali d’inversione nella prassi politica ed, ancor più, nella manifesta, condivisa ignavia, sul versante di una invece non più rinviabile, necessaria ed altrettanto incisiva iniziativa ed opera riformatrice. Offerte politiche e programmatiche, quindi, seppur all’apparenza e dichiarativamente non così prontamente conciliabili, data anche la tributabile maturazione dei percorsi politici in ambiti culturali ed aree sociali ben distinti, se non talora divaricanti e sovente con ambizioni di marcare significativi distinguo rispetto all’altrui offerta politica, ma, ahinoi, con risultati ed efficacia pressoché analoghi, ed ancor meglio decifrabili, se rapportati alla radicalità degli interventi strutturali ed istituzionali che i tempi andavano, con sempre più vigore, reclamando e pretendendo, ma assolutamente disattesi. Tutto ciò non va così e peraltro, ad eludere l’amara constatazione che rileva un’espressa e comune incapacità ad assecondare, consapevolmente, le decisive evoluzioni ed affrontare compiutamente le immani sfide che, emergenti, generali e difficili condizioni, andavano esigendo con progressiva intensità e vigore e, quindi, nell’adoperarsi per l’appropriato approccio, satisfattivo dei reclamati canoni proclivi ad imporre itinerari e soluzioni a forte impatto ed incidenza strutturale e con apporti d’innovativa creatività, ancor più pretesi dalle ineludibili, originali ed ardite percorrenze che quest’inizio di secolo ha sì prepotentemente e crescentemente prospettato. Concatenata sequenza di disorganici interventi ed inadeguati o contingenti provvedimenti, quindi e di fatto, solo sfumatamente distinguibili e tantomeno differenziabili, se non altro, per quanto attiene l’ottica d’approccio a tali inedite ed incombenti macro-problematiche, “diversità” che vanno, perciò sostanzialmente dissolvendosi, poiché coniugate da comune o, come suol dirsi, “bipartisan”, oggettiva incapacità o, ancor peggio, relativa volontà e scarsa propensività, a promuovere progetti politici e riformatori di ampia portata e di decisiva proiettabilità, risaltando, invero, l’altrettanto comune e vocata attitudine al ripiegamento ed all’arroccamento entro curtensi logiche congiunturali e di presidio corporativo. Raggruppamenti talvolta accomunati da percorrenze o prospettazioni dispositive per certi versi dileggianti il comune buon senso se non, in certi casi, paradossali o sconcertanti, spesso sfuggenti ogni 198 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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onesto tentativo interpretativo, anche se animato da rispettosa prudenza o elementare saggezza. Sconsolante icona di un habitat popolato da notorie ed auto-replicanti e comuni presenze, singolarmente espressive di perpetuante moto d’autoreferenzialità e che, tali, vanno agevolmente concedendosi ad una mutuabile e tristemente evocativa rappresentazione agostiniana: “a tal punto gli uomini sono ciechi da vantarsi anche della propria cecità”. Ne Il Contratto Sociale, Jean-Jacques Rousseau aveva ricercato, con sofferta e dubbiosa scrupolosità, la più efficace forma di governo, ma che, al contempo, fosse rassicurante espressione di massima legittimazione e rappresentatività popolare. Pur riconoscendosi nell’idealità perfezionistica della democrazia diretta, aveva faticosamente intravisto, nella democrazia rappresentativa, uno strumento di maggiore e pratica efficienza, atto ad impegnare e validamente esprimere il potere del popolo sovrano, pur imponendosi, a riferimento, regole capaci di contemperare e garantire legittima tutela di interessi, sì specifici, ma, al contempo, tanto diffusi: “Ciò che il diritto permette con ciò che l’interesse prescrive, affinché la giustizia e l’utilità non vadano separate”. Costituiva, così, lo Stato al servizio del cittadino, con l’assertivo intendimento che “ciò che ciascuno dà allo Stato, dovrà essere da questo restituito”, secondo logica d’irrinunciabile, utile ritorno per ognuno: “Il corpo sovrano non può opprimere i sudditi con catene inutili alla comunità… Se la volontà segue uno dei singoli o una associazione di essi si avrà un’ingiustizia”. La profilatura del “Suo” contratto sociale andava, pertanto, concependo: “Una convenzione del corpo con ciascuno dei suoi membri: convenzione legittima, perché ha per base il contratto sociale; equa, perché comune a tutti; utile, perché non può avere altro oggetto se non il bene generale; e solida, perché ha per garanzie la forza pubblica e il potere supremo”. Punti fermi, che assumevano anche carattere e valore di limiti, tanto da definire un perimetro invalicabile ed entro cui si doveva esprimere l’esercizio del potere sovrano. Visione, forse, dai contorni un po’ onirici ma, certamente, espressione e frutto di intima rettitudine intellettuale e dignità morale ed, al contempo, fonte di legittima, onesta preoccupazione per i possibili margini d’utile o forzosa interpretabilità e modularità applicativa, se non propriamente spunto di paventabili, opportunistici sofismi, artatamente preordinati a fini personalistici o di parte, nell’espletamento dei così delegati poteri di rappresentanza. Con buona probabilità, presente l’attuale, ben visibile ed eloquente condizione dell’amministrazione della giustizia e l’altrettanto preoccupante, disorientante e sfiduciante opacità, nel generale ambito d’assolvimento 199 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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dei delegati compiti istituzionali, l’inquieto e scrupoloso Rousseau non dovrebbe godere di un tranquillo riposo eterno! Sistemiche affezioni, peraltro, che appaiono, oggi, ancor più destabilizzate dalle croniche incapacità, ormai incardinate nel sistema, d’intervenire con opportuni, inediti, quanto coraggiosi accorgimenti e significativi cambiamenti, contemplanti anche l’architettura istituzionale e, quindi, inclusivi di talune parti o “titoli” dell’impianto costituzionale, quali impellenti necessità, riappropriative di rispondente efficacia, in esito all’immane e sempre più repentina spinta evolutiva, impressa sia in orbita partecipativa alla dimensione Comunitaria sia, ed ancor più, in costanza delle manifeste condizioni e logiche d’avvolgente, generale ed interattiva complessità e ricorrenza trans-sistemica, che hanno ormai assunto connotativo e permanente carattere di globalità. Quanto alla rappresentatività, pur concettualmente ed analogicamente lasciandone intendere l’estensibiltà ad altri approcci istituzionali, lo stesso Rousseau richiamava, segnalando con scrupolosa ed opportuna enfasi, alla risoluta necessità di: “sfumare la parvenza di una tanto necessaria motivazione d’efficacia istituzionale che non fa intravedere altre vie…”. L’impegno politico e sociale, inoltre, allorché fuoriesce dal movente della ragione etica del servizio ed, ancor più, se non confortato ed animato dall’inseparabile, permanente richiamo formativo, quale vitale alimento di assidua crescita intellettuale e culturale, eticamente orientata, abdica alla propria originaria e primaria funzione d’insostituibile ed affidabile strumento e fattore indagativo, predittivo ed elaborativo che, solo, può intercettare, segnalare e far intravedere, anche prospetticamente, la crescente e differenziata complessità dei problemi e dei bisogni e farsi così, al contempo, tempestivo interprete ed assuntore degli stessi, per sovrastarli opponendo convenienti ed efficaci correttivi, ovvero, ispirando la formulazione e l’avvio di idonee, praticabili e prospettiche iniziative a carattere strategico. Costituisce, peraltro, irrinunciabile fattore di crescita, l’impegnativa, parallela e pedagogica funzione, e perciò appannaggio delle strutture deputate all’istruzione, educazione e ricerca, destinate a privilegiata sede, cui necessariamente garantire elevati standard organizzativi, aggiornati sistemi orientativi ed adeguati investimenti finanziari, tali da assicurare idonee condizioni e dotazione di appropriati strumenti, per favorire la preservazione e la crescita di perspicaci capacità e confacenti competenze, consone ad intercettare, riconoscere e sviluppare, le emergenti o intrinseche opportunità, di fatto e con frequenza, ravvisabili dall’attenta ed accorta lettura dei segnaletici, se non anche singolari fenomeni, talora svelabili anche nelle maglie delle più endemiche, com200 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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plesse e sfuggenti situazioni di crisi, pur anche ad estensione globale. Affioranti e spesso illuminanti esperienze, queste, quali potenziali e talora inaspettate fonti, nonché orientativi stimoli e non trascurabili spunti, per intravedere e cogliere originali ed innovativi tracciati e congetture, che inducano ad innescare inusitati processi, o imboccare inediti itinerari, ovvero, e parimenti, quali efficaci generatori di motivanti impulsi e tali da incitare a maturare ed acquisire accresciute capacità, anche relazionali e collaborative, funzionali, anch’esse, a valorizzare la mutualità degli emergenti benefici, ravvisabili in talune risolutive intuizioni, già favorevolmente esitate in sperimentati o più efficienti modelli, ed inducendo, altresì, ad accostare validate esperienze e perciò utilmente condivisibili o replicabili, ovvero assumibili ad utile riferimento. Ineludibile e risoluta pretesa, quindi, d’alternativo approccio, tale da eludere l’incombente rischio d’un altrimenti perpetuata, sconsolante, empirica e nebulosa gestione del contingente, confinata nel profondo solco di un’avviluppante spirale, rigidamente segnata e perimetrata dall’ormai cronico appesantimento d’acclarati deficit strutturali e d’altrettanto carenti visibilità strategiche e con conseguente sbocco di crescente, affannosa e confusa rincorsa ad intercettare possibili e traducibili condizioni di crescita e di sviluppo. Circostanze ed opportunità così sempre più sfuggenti, o difficilmente individuabili e verosimilmente recuperabili, in costanza di siffatto contesto, progressivamente assecondato da affliggente costrizione a dover scontare pesanti e progressivi aggravi economico-finanziari e sociali di tendenziale insostenibilità. Servizio alla politica ed alla comunità che richiede, quindi, effettivo ed assoluto rispetto e fedeltà al “popolo sovrano”, presupposto, questo, d’abbandono, tanto di primazie a mero contenuto corporativo quanto delle abituali forzature compromissorie ordite a facilitare, tutelare e garantire, sia collaterali supporti, sovente sedi di parassitismo ma, al contempo, preziose fonti ed immissari canali d’apatico e remissivo consenso, sia la preservazione d’altrettanti, profittevoli e ben identificabili o raccordabili centri d’interesse, sterilmente consortivi. Consociativistiche concezioni, queste, d’induzione rivendicativa di pretese settarie, sovente artatamente ricercate, assunte e convenientemente corredate, di cogenti, generali effetti ma, prelusivi, di contrassegnabili e circoscrivibili tutele e particolaristici ritorni, frequentemente rapportabili ad impattanti realtà corporative, di regola ben supportate anche da smodata quanto utile amplificazione massmediatica, ed appetibili, non solo ed allorché particolarmente “attrezzate” finanziariamente ma, soprattutto, e con analogo riguardo, in quanto indelebili espressioni di ramificati sistemi provvedu201 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ti d’altrettanto ed alquanto reattiva predisposizione a riconoscere, o soddisfare, compensativi e gratificanti sostegni contributivi ed elettorali. Ambiti ed entità, quindi, sovente rivelatori di corporativistiche connotazioni e pretese, che vanno di fatto godendo di una sorta di fiorente, protratto ed immunizzante beneficio di legalizzata elusività, che il contorsionismo normativo e regolamentare, preordinato ed abile, quanto proditorio strumento ideativo ed orditivo di utili ed ampi spazi interpretativi, funzionalmente accorda, rilasciando, così, approntate, feconde e vantaggiose utilità, appannaggio di selettivi e convergenti interessi e, di fatto, asservendo o comprimendo le prescrittive garanzie e fondative prerogative di protezione e presidio di più ampio e generale profitto. In correlata contiguità sono peraltro palesemente rintracciabili ed, ancor più, palpabili, nelle differenziate ma trasversali, diffuse espressività comportamentali, le esponenziali e talora contraddittorie evoluzioni dialettiche, poi costellate di ricorrenti e variegate inadempienze, appesantite da conclamati, deficitari corredi culturali e di pratica capacità e competenza, ed aggravate da ricercati opportunismi e da noncurante inclinazione allo sperpero. Concorrenti fattori che, in cooperante e crescente progressività, hanno via via incrinato l’ossatura di un Paese di tanto apprezzate e riconosciute tradizioni morali, culturali, di pensiero, di creatività, d’iniziativa economica e sociale, alfine, di un popolo, alquanto ed efficacemente tratteggiato e, forse, ahinoi!, “ricordato”, dall’aulica immagine manzoniana che così andò celebrandone l’effige: “Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor”. L’assunzione di responsabilità che oggi viene invocata a gran voce è all’evidenza immane ma, al contempo, investita d’immenso valore civile e morale, quale determinante quanto conveniente occasione e, tanto più, movente attributivo di doveroso ed altrettanto irrinunciabile mandato, improntato ad assoluto rispetto e con precipuo intento di spettante riscatto nei riguardi delle progenie a venire, eppure originale ed attrattivo richiamo, ed esempio, per le contemporanee giovani generazioni. Generoso servizio che, come diffusamente documentato ed auspicato, deve trovare impronta ed alimento nei valori di rinascita etica, perseguendo, viepiù, un immediato obiettivo di più giusta giustizia, anche ed in quanto riconsegnata a più rapida efficienza ed, al contempo, lasciarsi convogliare su percorrenze di maggiore e diffusa equità sociale, prioritariamente centrate sull’investimento educativo e culturale. Impegno destinato quindi a connotarsi di sempre più decisiva e particolare distintività, nell’esercizio dell’arduo, ma rigenerato, e così, ora, riappropriato, in quanto connaturato ruolo, tenacemente proteso, finanche, a sgretolare quell’ormai incrostato ed in202 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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degno alone di predominante ipocrisia, che sovrasta e presiede, con dolosa, dispersiva ampiezza e negligente miopia, anche talune, persistenti logiche, diligentemente approntate col deliberato intento di assecondare interessate ed elusive interpretazioni normative, ed altresì, e troppo spesso, preordinatamente supportate da altrettanto ingannevoli meccanismi regolamentari, procedurali ed attuativi. Mascherature, queste, che con parvenza di diritto sono intenzionalmente allestite a scopo di facilitativa tutela d’interessate e forzate letture, fino ad assecondarne le più singolari contorsioni e coartazioni analogiche e che, comprimendo corrispondenti, legittimi ed altrui diritti, calpestano, con irridente e vessatoria noncuranza, anche fatica, valore e dignità di tanti operosi e spesso sudati tributi al lavoro ed al dovere, che meritano ben altra attenzione, rispetto e tutela. L’approfondimento dell’articolata e multiforme concorrenza di condizionamenti ambientali, quanto dei preordinati intenti ed interventi approntati e diretti a fini di cavillose, deliberate concessioni, o assuefatti a pretestuose, ordite ed utilitaristiche intromissioni d’insinuanti pretese o d’interessato proposito emendativo, con mire di derogante soccorso, innescati in seno alle precorse finalità di corporativa tutela, quale appetita fonte ed attesa corrispondenza d’altrettanto rassicurante ed attrattivo consenso, che animano tali beffarde fattispecie, in sorta d’approntati, elusivi assunti di legalità parallela, che rasentano, senza scalfirla, l’illegalità, sfuggirebbe ogni finalistica intenzionalità della disamina in atto, concorrendo, peraltro, a dilatarne, oltretutto smisuratamente, anche la confidata concisività. Tuttavia lo spunto concettuale, che la diffusa e sovente deliberatamente concessa pratica elusiva, ed oggigiorno più che mai fiorente, suggerisce, si fa anche affabile invito per un succinto alleggerimento narrativo, vistane anche la singolarità analogica e l’agevole parallelismo che ben s’affacciano alle rivelate attitudini e consuetudini comportamentali, già rintracciabili qualche secolo prima di Cristo. Aneddotica sequenza il cui gradevole racconto è, al contempo, amabile complice per stemperare l’odiosa e deprimente percezione, indotta da tale sciagurata, diffusa pratica che così tanto umilia onesti comportamenti e fondanti principi di civile convivenza. Nel quarto secolo avanti Cristo un autore di mimi, tale Senarco, ebbe a dire dei suoi intellettualmente consimili, ma canzonati poeti: “Che chiacchiera, i poeti! Non inventano nulla di nuovo mai, ma si ripassano l’un l’altro sempre le cose medesime. Quelli sì la san lunga, i pescivendoli! Al mondo non v’è gente di più trappole. La legge, tra gli altri, vieta di spargere l’acqua ‘su pesci perché freschi sembrino’: Che ti fa quel briccone? Quando è vedesi andare a male inutilmente il genere, se ne stilla dal 203 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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capo una bellissima. Finge a un tratto gli prendano gli spasimi, e, come stesse per soffiar via l’anima, si lascia andar su pesci. ‘Acqua!’ gridavano ‘Acqua!’; ed un altro subito – chè s’erano accordati! – con l’urna eccolo accorrere; tre gocce a lui, ma su pesci un diluvio! Parea che allora dalle reti uscissero”. Ciascuno tragga simiglianze e conclusioni secondo istintiva o raziocinante sensibilità: una reputata chiave di lettura fa coincidere il ruolo di quei poeti a quello dei politici, gongolanti della propria autoreferenzialità e replicanti di sempre più triti annunci, e richiamandone così l’impegno, nell’atto d’adempiere il loro primario compito, residente sì nella funzione legislativa, ma virtuosamente efficace solo ed in quanto esercitata con retto intento, limpida finalità ed intima avvedutezza. Esercizio di sommo dovere d’impegno regolatorio, interessato, quindi, a licenziare provvedimenti sfuggenti a facili opponibilità ed, ancor più, e necessariamente, attrezzato nel declinare, in quanto informato a regole di rigorosa terzietà, tanto nella sostanza dispositiva, quanto, e a maggior ragione, negli ordinamenti attuativi, il consolidato vezzo di ricercato ed artificioso approntamento di convenienti e munifiche maglie interpretative, artatamente prelusive di benefici ed interessi preordinati a meri scopi personalistici o corporativi. Metaforica rappresentazione ed arguta, fustigante evocazione, di un costume politico perpetuamente ed imperturbabilmente vocato ad ordire tutelanti provvidenze, specie, ed oggi ancor più, nel particolare interesse di contropartite, organizzazioni, ceti professionali, di norma espressione di consolidati e compiacenti, collateralistici appoggi ed, alfine, così implicitamente e convenientemente rassicurato dal ritorno dei consensi e dal pratico sostegno da parte dei beneficiati complici, anch’essi, a loro volta, facilitati o indotti, da accondiscendenti, scaltri e cooperanti consiglieri. Non è di certo per assunto vezzo massimalistico, o tantomeno munificente ossequiosità nei confronti di alcuno, seppure, talora, autorevolmente meritata, perseverare nell’insistente riproposizione del già reiterato appello, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, e che si sostanzia nell’esortazione all’esercizio responsabile, retto e disinteressato del servizio alla comunità, ma tale richiamato impegno diviene utile funzione per riattualizzare anche l’invito per il necessario transito dalla politica, attraverso un consapevole, diretto e personale contributo, nonché opportuna pretesa, per rimarcare l’inconfutabile, originante finalità di tale impegnativo ruolo, in quanto intrinsecamente vocato e primariamente incentrato, sulla ricerca e la pratica della giustizia. Disinteressato 204 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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contributo di singolare responsabilità, nella fedele interpretazione e nel pratico esercizio, quindi, di tale fondante condizione valoriale, e perciò ed oltremodo, da approcciarsi ed intendersi secondo sua più ampia accezione: di giustizia, adunque, quale repentina e traduttiva espressione della certezza del diritto, ispirato ed ordinato, quest’ultimo, da intenti normativi e regolamentari equitativamente rispettosi di ciascuno ed, insieme, traduzione e sintesi del più ampio interesse comunitario che va poi a ricapitolarsi, ricercando naturale approdo riconciliativo ed interpretandone ed assumendone, quindi, estensivamente, il più generale ed autentico significato, nel contestuale e vincolante richiamo d’impegno d’adesione alle sollecitazioni etiche, che ne dispongono accertativamente il tracciato entro rigorosi e tassativi canoni, elusivi di egoistiche e particolaristiche tentazioni. Andranno, inoltre, così e meglio a risaltare le prismatiche ma correlate e complementari, connaturate componenti, che ne descrivono le manifeste specificità, rimarcandone, altresì, gli interagenti livelli di coesiva responsabilità e quindi ed in sintesi: giustizia economica e sociale, retributiva e redistributiva, tributaria e via discorrendo. Se attraverso lo sviluppo di articolate argomentazioni ed il corredo dei dedicati approfondimenti sin qui dipanati, si è prioritariamente e diffusamente segnalata la manifesta impellenza di dover perseguire condizioni e proporsi obiettivi, tali da assicurare effettiva, equitativa e dilatata giustizia economica, sociale e redistributiva, anche l’aspetto impositivo e, più in generale, il tema della fiscalità, diviene, in questa sede, meritevole ragione di particolare e dedicato interesse. Questione, quest’ultima, che va infatti e peculiarmente ad investire l’ampia ed articolata sfera impegnativa di quegli obblighi e comportamenti che attengono alla vita ed alla condizione sociale di ogni uomo, sicché con impatto direttamente apprezzabile da ciascun individuo ed altrettanto da ciascuna famiglia o organizzazione economica e sociale. Da ciò discende l’ancor più manifesta evidenza, ed ineludibile necessità, d’ispirarne i disciplinatori interventi, non solo ad equità e trasparenza, ma anche imprimendovi quel senso di gravosa e consapevole responsabilità, pretesa da preminenza e decisiva quanto diretta concorrenza di tali prescrittive disposizioni, nel condurre a soddisfacimento quell’attributiva ragione di nobilitante ed originaria finalità, che trova corrispondenza nel generale ed inclusivo benessere dell’intera collettività. Ciò, e nondimeno, in quanto disciplina destinataria, per sua originaria funzione, di deputati strumenti preordinati al servizio e finalizzati all’interesse di un’organica, equitativa e tangibile crescita civile ed economica, e così depositaria di quel ruolo di rassicurante concorso ed opportuna garanzia, alle sospi205 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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rate prospettive di congruo alimento e conveniente sostegno alle basilari prestazioni, protezioni e tutele, d’irrinunciabile interesse e finalità sociale. Anche le Sacre Scritture riservano all’argomento dell’impositività tributaria numerosi spunti ed esortazioni, accertandone l’obbligatorietà morale e civile, sollecitandone, però, anche la giusta misura applicativa, in uno all’altrettanto inderogabile ed impegnativa responsabilità per il corretto e rigoroso impiego delle rivenienti risorse, ai fini del solo e generale scopo coincidente con l’effettivo ed inequivocabile interesse dell’intera comunità. Un interessante e quanto mai pertinente paragrafo del testo Teologia morale speciale, incentrato sulla catechesi teologica, enuncia e chiarisce l’ammaestramento della morale cristiana in tema di provvedimenti fiscali, segnalandone l’intrinseca, imprescindibile funzione di garanzia, quale vincolo di equilibrata e rispettosa correlazione tra motivazione, equità, finalità e corretto utilizzo: “E per valutare la giustizia di tali leggi, i teologi propongono i criteri seguenti: che la legge sia promulgata dall’autorità competente, che la causa che motiva le tasse sia giusta, che esista la debita proporzione con le entrate, che i fini ai quali il denaro raccolto viene devoluto siano onesti e che ci sia trasparenza nell’amministrazione delle somme percepite”. Non manca, peraltro, la puntuale constatazione, circostanza, d’altronde, già precedentemente evocata, seppure in sequenza aneddotica, che “…è un fatto che le leggi fiscali ammettono diverse interpretazioni”. Significativa osservazione, che va, per di più, ad affiancarsi a ciò che lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II ebbe a pronunciare, in materia, riguardo la valutazione di giustezza delle leggi fiscali in rapporto alla coesistente ed ineludibile importanza di tutela del diritto di ciascun cittadino. Di certo, sprechi, sperperi, superflue, se non inutili, opere, talora dimenticate ed incompiute, quali incombenti brutture e monumenti alla prepotenza, eretti in odio anche al più elementare rispetto ambientale, ed ancor più la controvalorizzazione economica dell’assillante ed autoconservativa, pressoria azione, preordinata alla canalizzazione del consenso, sono solo talune delle concause del pesantissimo e deflagrante sovraccarico intergenerazionale e pendente ipoteca sulle future prospettive del Paese, incorporato nell’incrementale accollo dell’onerosissimo debito sovrano. Ineludibile, incalzante e gravosa condizione, che comprime gli investimenti, che drena redditi e risparmi esercitando scoraggiante e persistente pressione su cittadini e libere iniziative e riconosciuta concausa del pur già rarefatto e difficile rapporto con le pubbliche istituzioni ma, soprattutto, possibile, prospettico agente pregiudizievole, se non, alfine, erosiva o esautorante sorte, all’esercizio del “potere sovra206 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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no”. Fondativo e sostanziante valore istituzionale, quest’ultimo, spesso, ahinoi! sfuggente, ma invero addossabile di profonda, preoccupante e prospettica evoluzione, per la possibile e tanto temibile asservibilità ad un già attivo e prolifico neocolonialismo finanziario che, con l’accollo di crescenti e significative quote di debiti sovrani, potrà via via appropriarsi di una sempre maggiore e diretta potestà d’orientamento delle scelte di politica economica e sociale di un Paese così progressivamente esautorato, quanto, ed ancor più, sopraffatto, dal pesante debito accumulato. Immane potere che, in caso di persistente aggravamento dell’esposizione finanziaria, specie se concorsuale a perduranti condizioni recessive dell’economia, potrebbe amplificarsi ed espandersi fino all’intromissione nella stessa vita democratica dell’asservita comunità. Possibile, grave pregiudizio, in pendenza di tale destabilizzante, quanto incombente, rischio, che dovrà, così, necessariamente ed inevitabilmente calamitare la più generale e suprema attenzione, fino ad assurgere a ruolo di preminente assillo istituzionale, quale prioritaria, impegnativa, ma soprattutto cogente necessità di riappropriativa e rassicurante potestà di controllo, assecondata da confacente e monitorato instradamento, per proporre prospettive atte ad assecondare e promuovere incoraggianti propositi di appropriato, conveniente e tutelante governo degli esiti. Il dianzi richiamato testo si confronta poi, evolvendo in appassionante, educativo e valoriale saggio, con uno dei focus tematici sviluppati nella disamina in svolgimento: la partecipazione alla vita politica. L’invito a tale impegno trae originario spunto dalla Gaudium et Spes, Costituzione Conciliare che, così esortativamente, si propone: “La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità”, insegnamento, poi, arricchito, con la ripresa dell’invocazione transitata nell’Esortazione Apostolica Christifideles Laici: “Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso attributivo di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”. Merita, peraltro e di certo, una non trascurabile, seppur sintetica, puntualizzazione, l’annotazione che rileva da un lato la sempre meno infrequente ricorrenza alle accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoistico perseguimento di fini personalistici o corporativistici e di corruttela, pronunciate a carico di uomini di governo, sia locale, sia nazionale, o di esponenti di tanti e derivati o, discendenti, enti ed istituzioni – tout court – della 207 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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classe politica e dirigente e, dall’altro, segnala la diffusa convinzione che l’ambiente politico sia luogo necessariamente permeato da lassismo morale. Espressioni e scoramenti, pur comprensibilmente motivabili, se non, almeno per talune, note e ripetute esperienze, persino, e di fatto, manifestamente inconfutabili, ma che non possono e non devono comporsi ad alibi o assurgere a ragioni giustificative, a nutrimento del dilagante scetticismo e dell’ormai assordante assenteismo di tanta parte dei cattolici e dello stesso “mondo laico”, nel bensì doveroso concorso all’impegnativo ruolo di pubblico servizio alla comunità civile. Istantanea che ritrae una situazione che si segnala per il profondo e crescente disagio sociale, assecondato da progressivo, sconfortante e malinconico disamoramento istituzionale, aggravato dalla generalizzata e riscontrabile denuncia d’appannamento, non solo di future prospettive, ma anche delle immediate, possibili, anche minime certezze e la cui pur deludente lettura lascia subitaneamente e per buona sorte avvertire anche molteplici e confortanti sussulti, destinati a confluire in altisonante e sollecito invito al sovvertimento dell’ormai consumata, stancamente sedimentata, ma caparbiamente e settariamente perpetuata, logica, che governa le organizzazioni politiche. Appello, peraltro, faustamente assecondato anche da diffusi e lusinghieri convincimenti, talora disciplinatamente custoditi, a volte convintamente espressi. Rassicuranti attestazioni, queste, che lasciano intendere una riguadagnata e propagante persuasione, e che “ciò nonostante” e come ebbe pur esemplificativamente ad affermare James Bryce – noto ed acuto giurista inglese, non privo del proverbiale humor –: “I partiti sono inevitabili… creano l’ordine dal caos di una moltitudine di elettori”. Resta peraltro d’attualità, l’evidente, avvilente e replicante persistenza di uno scenario, la cui emblematica, dilatata e scoraggiante immagine, è la raffigurazione del potere pubblico, nell’esautorata ed ormai ricorrente rappresentazione, pedissequamente interpretata dallo scaduto modello comportamentale e dagli altrettanto connotativi criteri di esercizio del potere in auge. Singolare espressione di tale degenerante manifestazione, è coincidenza d’apprezzabile misura ed estensione, con quella sorta di blastogenetica gemmazione di grandi, medi, se non infinitesimali, enti ed istituzioni, cosiddetti di “secondo grado” ove, altresì, imperversa e domina la settaria regola della nomina sull’elezione e, quindi, l’abusato vezzo del beneficio “ad personam”. Sorta d’incastellatura politico-istituzionale, assimilabile ad imponente arbusto, che si ramifica in folti, variegati e diffusi poteri e sottopoteri a “gestione controllata”, connotati da replicanti postazioni con moltiplicativa e strumentale funzione, generatrici di ras208 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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sicuranti appoggi e raccordati consensi. Fluidificanti strutture aggregative, capaci persino di condizionare ed orientare, poi, il controllore, o lo stesso originario designante. Complesso ed articolato sistema a capillare diramazione, di centri e soggetti a loro volta alimentati da dissimulate, se non abbozzate radici, di fiorenti nuclei di altro sottogoverno ed accerchiante sottopotere, anch’essi portatori di linfa elettoralistica e contributiva con finalità di sistemico alimento e, parimenti, autori, in contestuale, combinata ed interattiva azione, di altrettanti, distrattivi ed assorbenti effetti, gravosamente fuorvianti il benessere collettivo, quanto ardui ostacoli allo sviluppo ma, pur anche e tristemente, crescenti espressioni di ricorrenti ed appannate condotte, sovente connotate e percorse da discutibili “distrazioni” etiche. Trama, questa, in cui trova calzante ed efficace contestualizzazione, anche il sapiente e sentenziale aneddoto: arbore deiecta quivis ligna colligit. Un innovativo ed equitativo approccio riguardo nomine, incarichi e deleghe, in enti o istituzioni, d’augurabile, stringente praticabilità, specie se riguardanti figure di primo piano e di provata professionalità ed integrità, destinate a ricoprire incarichi, tanto in consigli d’amministrazione di società pubbliche o, per quanto rapportabile alla “quota pubblica”, in quelli di pertinenza delle aziende partecipate e, così pure, in fondazioni ed associazioni di derivazione pubblica o pubblicistica, fino ad arrivare, persino, a comprendere i cosiddetti “membri laici” di organismi istituzionali d’autogoverno e quant’altro, potrebbe essere rappresentato da ciò che già Montesquieu presagiva: il criterio della “sorte”. Imparziale e pratica modalità super partes, definita “naturale strumento della democrazia”, per assicurare equa e diffusa partecipazione dei cittadini negli apparati pubblici, sia al servizio della Nazione, sia di decentrate strutture ed enti di beneficio ed interesse di più ristrette comunità. Ove non sia direttamente invocata o prescritta l’elettività, quale diretta espressione dell’esercizio sovrano del potere popolare, ma nelle sussistenti e diffuse altre pubbliche funzioni, anche implicanti particolari responsabilità di governo della cosa pubblica, la sorte, ossequiosamente praticata onorando trasparenti e condivise regole, può rappresentare un indubbio criterio, che si fa diffusivo strumento d’equitative e tutelanti garanzie, con l’evidente mira d’eludere ogni intento discriminatorio ed inibendo, o frustrando, diretti quanto interponibili propositi d’ingerenza partitica e d’associate pratiche clientelari. Presidio qualitativo ed efficiente guarentigia di conduzione ed amministrazione, che dovrà necessariamente far perno sull’individuazione di prefigurati e validanti skill professionali, culturali, esperienziali, con evidenza, altresì, d’indubitabile estraneità a qualsivoglia 209 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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delimitante o pregiudizievole implicazione giudiziaria, quali certificabili condizioni atte a perseguire invocati e presidiati percorsi, spiegati alla diretta candidatura di capaci cittadini, idonei, per requisiti e scrupolosa corrispondenza, doviziosamente e documentalmente accertata, ad assumere incarichi anche di elevata responsabilità. Modalità d’esercizio di nomine e di deleghe che, pur necessariamente, imporrà meccanismi d’attento, preordinato ed avulso presidio, a fini d’assoluta garanzia d’equità, trasparenza e correttezza. Percorso che andrà a fluidificare spontanei moti di fiducia, suscitando rinnovato interesse, coinvolgimento ed attrattività, così stimolando e liberando quel latente, ed oggi visibilmente offuscato senso di appartenenza comunitaria e partecipativa, da parte di tanti uomini retti, capaci e genuinamente vocati al comune, generale interesse, animati da logiche di servizievole ed onesta contribuzione. Itinerario – primus inter pares – di ben più vaste ed articolate nuove vie e soluzioni istituzionali, che dovranno ricomporsi in configurato e riaccreditato accesso d’attrattiva autorevolezza e coinvolgente appeal partecipativo, quale credibile e segnaletica manifestazione di rianimate e rieditate espressioni d’innovato contesto culturale, e che andrà distintivamente affermandosi, in quanto popolato e percorso da originali ed efficaci capacità, prelusive di rinnovati stili di vita, interessati alla riappropriazione di ragioni e moventi etici, quali accreditanti riferimenti comportamentali, che andranno, poi, spontaneamente e sistemicamente a trasporsi, componendosi in mutati approcci e rigenerate percezioni ed intuizioni, sia in campo economico, sia politico e, così pure, con rinfrescanti espressioni di ritrovato interesse e salutare incisività, nelle relazioni sociali. Sovvertimento d’un consolidato costume che andrà decontraendo scadute logiche clientelari, affermando inusuali condizioni di leale indipendenza e promuovendo fertili innesti etico-valoriali e, così operando, nella prospettiva di descrivere una virtuosa riperimetrazione di un declinato sistema e, così, equipaggiato d’autarchica ed energica capacità e forza rigenerante, quale efficace e rafforzato antidoto, tanto alle prevedibili, affioranti, egoistiche pressioni, quanto ai manipolatori interessi ed agli immancabili, ostruzionistici ed oppositivi propositi. Attendibile coacervo, questi ultimi, di odiose, strumentali quanto annunciate manovre, avversative di un disegno di genuina e diffusa ricerca d’autentico ed integrale sviluppo, temuto anche per l’intrinseca, deflagrante potenzialità ed efficace attitudine emarginativa, in odio a talune stratificate e ramificate organizzazioni colonizzatrici di intere aree sociali e culturali. Sacche d’ormai patologica ed oppressiva compressione sistemica, quest’ultime, e dalle gravi e ben note ripercussioni 210 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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e ricadute in campo non solo economico, o dalla stravolgente influenza dai rovinosi ed estensivi effetti, diretti o interposti, in ambito commerciale e finanziario ma, anche, gravoso e ravvisabile pregiudizio nel complesso dei comportamenti e delle relazioni civili, nonché degenerante traino di un profondo ed accertato decadimento morale. Calamitose e sciagurate manifestazioni di tutto ciò che viene gergalmente ricondotto e definito in termini di “mafie”, evocativamente descritte quale: “arcobaleno della politica, ogni colore è attratto, ospitato e soprattutto cercato”. Una tematica soventemente trascurata, se non distrattamente soltanto sfiorata, dall’interesse delle pubbliche opinioni e dagli esiti, d’abitudine, solo genericamente percepiti, talora per loro complessità ed apparente soverchia efficacia, ma anche, o semplicemente, perché argomento di frequente sovrastato, o verso cui l’attenzione è distolta, poiché calamitata da ricorrenti ed oggigiorno profondi, a volte finanche laceranti problemi d’ordine economico-sociale, sebbene e, nell’ordinarietà, persino spontaneamente velato da più “spicciole preoccupazioni”, è rappresentata da ciò che viene ordinariamente compendiato in termini di “relazioni internazionali”. In virtù e ragione dell’attributivo ed universalmente accertato carattere di cattolicità, che è sinonimo di universalità e quindi di globale, comandata responsabilità, la Chiesa cattolica, come si è potuto chiaramente e diffusamente apprezzare attraverso l’insegnamento magisteriale, confortato anche dall’arricchente transito dalla dottrina sociale, è andata sviluppando e prefigurando, in evolutiva continuità, un progetto di crescita dell’uomo costantemente percepito entro un orizzonte d’integralità e coinvolgente tanto la personale crescita dell’individuo, e secondo le già più volte prospettate ed interagenti logiche e con presidio delle interconnesse condizioni, quanto l’inscindibile suo complemento residente in quel valore di altissima dignità cui ciascun uomo è intimamente chiamato, e tanto da rianimarne la congenita aspirazione. Straordinario disegno che, prendendo originante ed indiscusso avvio dalla primarietà e centralità valoriale dell’intima relazione col Rivelato Creatore, quale espressione di connaturata e peculiare esperienzialità dell’esistenza umana, va, poi, a svilupparne il senso di continuità creativa attraverso l’opera realizzatrice affidata all’uomo stesso, quale unico destinatario, attivamente, liberamente e finalizzativamente coinvolto. Ispirato tracciato, che va così a descrivere ragioni, percorsi e scopi, assecondandoli e corroborandoli di prolifico arricchimento valoriale, 211 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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tanto da investire e coinvolgere, fino a farli coincidere, contenuti, aspirazioni e comportamenti e, così avvertiti, nella loro più ampia, estensiva e finalizzativa complementarità e, siffatto, riposizionati e riappropriati di profondo significato ed elevata sostanza, va destinandoli ad ambìto e, tale, riconfigurato impegno, di ritrovata e pregustata aspirazione d’autentica e salda comunione fra gli uomini. Esortante stimolo di vigilante dovere, permanentemente allertato nella difesa e nell’affermazione dell’eguale dignità fra le genti, ed ostinatamente intento a promuovere condizioni ed accrescere convinzioni tese a sviluppare concrete volontà di ricerca ed affermazione di vicendevole e profittevole benessere, quale giovevole e valorizzante espressione, anche delle diversità. Arricchente e realizzativo progetto, appannaggio dell’intera comunità degli uomini, esaltante la loro qualità di liberi protagonisti, con valore di compresenza, non tanto e solo fisica, ma anche, e particolarmente, d’apporto culturale e di pensiero, di creatività e d’impegno civile e sociale, in una contemporaneità storica che procede ed evolve entro accomunanti percorsi, segnati e rimodulati da irripetibili vicende esperienziali, ma anche, ed auspicabilmente, assoggettabile ad un intenzionale e libero adoperarsi per risaltarla e pacificarla con condotte di vita e stili di relazioni incardinati sulla giustizia ed ambiziosamente esigenti d’inclusività, senza mai abdicare, quindi, alle risolute pretese d’equità. L’equazione giustizia e pace, trova, in effetti, verifica e sintesi, solo in un comune e generale impegno, non dimentico di nessuno e non emarginativo ed, ancor meno, discriminativo, di alcuno, e così pure la ricercata uguaglianza fra democrazia e giustizia, pur nella vischiosità dei sistemi politici, deve essere promossa e realizzata secondo armonica, efficace e coesiva corrispondenza istituzionale, favorendo il più ampio approccio di genuini contributi partecipativi, assistiti e confortati da corrette, imparziali, comuni e condivise regole, ispirate a trasparenza nei loro dispositivi ed animate da finalità di valorizzazione delle salvaguardate pari opportunità. Così anche l’impegnativo e spesso impervio versante della politica internazionale deve assurgere a fondamentale ruolo, con dichiarato intento e limpido scopo di favorire e sostenere orientamenti costituzionali ed istituzionali ispirati ad autentico ed accertabile apporto di genuino fermento democratico e partecipativo, facendosi tracciato di un permanente, instancabile e paziente cammino di dedizione, preferibilmente animato da originali apporti, anche frutto di riflessiva audacia, e tale da interporsi quale cooperante ed affidabile interlocutore nell’assecondare e favorire anche la confluenza di illuminanti scelte di politica interna, tanto da avviarle ad elaborare progetti 212 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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ed a promuovere provvedimenti risolutamente inappuntabili sotto il profilo dell’efficacia equitativa. Condizioni e circostanze queste, che potrebbero, così, gradualmente imporsi, quali esemplari paradigmi e finalità di un necessario e strategico itinerario di ricerca di un più generale e stabile equilibrio, in quanto ispirate a ragionevolezza e preordinate a fini di reciproca comprensività, divenendo, viepiù, attrattive, credibili ed affidabili referenze, per prospettici interessi emulativi, o traccia di possibili o auspicabili percorrenze negoziali, appannaggio e nell’interesse dell’intera comunità internazionale. Versante, questo, che ancor più esigentemente richiama al coerente impegno tanti uomini di buona volontà, dotati di una lucida e coraggiosa visione del senso e del valore etico dello sviluppo, nella più ampia, contestuale responsabilità di ricerca dell’equa giustizia, quale irrinunciabile viatico e garanzia di pace autentica. Il mai dimenticato ed esemplare statista trentino di certo non si smentiva nell’affermare che: “La migliore politica interna di un Paese è la sua politica estera!”. Nell’avviato conclusivo percorso, quasi con discreta e sommessa insistenza, ma con incline, replicante intento di compendiata focalizzazione, di taluni centrali ed edificanti spunti orientativi riecheggiati nei precedenti approfondimenti, va riaffiorando quell’eco di tanto efficaci, quanto illuminanti ed intime riflessioni agostiniane che, prendendo affaccio da un umile e manifesto riconoscimento di un persistente stato di carente o misurata consapevolezza, vanno poi educandosi, sviluppandosi ed elevandosi, sino alla maturazione di persuasiva assertività che “il male non è che privazione di bene”, pur parimente riconoscendo il persistere d’atavico e dicotomico umano atteggiamento di fronte al progetto divino, ed affidandone, alfine, il senso, al confessato, consapevole e sconfortato riconoscimento, di “amare le mie vie invece delle Tue, in una libertà da fuggiasco”. Insegnamenti che paiono, così ed ancor più, sollecitare la riflessione sull’occorrenza di avviare l’esplorazione di nuove vie, nella rigenerata convinzione di dover talora emarginare le proprie persuasioni per ricercare smarriti percorsi di autentica coesione e di retto perseguimento del bene comune, con la riappropriazione di spazi e contenuti oggi malamente presidiati e macchiati di arido protagonismo, quale contestuale, deciso richiamo anche alle fuggiasche tentazioni, soventemente dettate da comprensibili ma non giustificabili delusioni e scoramenti. Si rinnova, così, l’ancor più pressante ed instancabile invito a testimoniare il bene, praticandolo ed assecondandolo anche con l’impegno politico e sociale, onorando le aspirazioni e promuovendo le attese, con convincente determinazione, di un non 213 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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più rinunciabile ma pulsante bisogno di rinascita etica e culturale, unico cammino ed autenticata via di reale crescita umana nella sua integrale dimensione d’espansiva inclusività. Particolare vincolo per il cristiano, ma invito erga omnes, quale proposta e chiamata generale ma, al contempo, diretta e personale, e così rivolta a ciascun uomo ad incanalare e condurre la propria esperienza esistenziale assecondando questa binaria logica in quanto accertativa d’origine e certificativa di sostanza, poiché transitata da autentiche, fondanti, assiomatiche verità e rassicuranti percorrenze, in un cammino di visibile genuinità valoriale che “contribuisce a porre le basi di una vera democrazia basata sulla verità e sul bene”. Ammaestrante esortazione, quest’ultima, che il “Popolare” Don Sturzo, con sintetica ed assertiva espressione consegnava quale programmatica, vocata elezione, irraggiata di valoriale sostanza, all’impegno politico e sociale di uomini liberi, sollecitandoli, altresì, ad una netta e decisiva scelta: “O sinceramente conservatori o sinceramente democratici!”. Generosa e disinteressata assunzione di responsabilità, che con limpida ed inequivocabile esortazione anche il Maritain reiteratamente reclamava, quale binomiale associazione tra “l’assoluta fedeltà alle cose eterne” e la sollecita, “diligente attenzione alle cose del tempo”, ed affidando, poi, al pensiero cattolico, la missione di proporsi e candidarsi quale attrattivo, condivisibile e credibile invito alla comunione e, parimenti, apporto di ricchezza interiore ed esperienziale, nonché virtù e prerogativa fattivamente accessibili a tutti gli altri uomini, ma solo ed in quanto ricapitolate nell’indeclinabile impegno di testimonianza di “elevazione insieme a Cristo tra cielo e terra: è solo vivendo il doloroso paradosso d’una fedeltà assoluta all’eterno, strettamente connessa con la più diligente comprensione delle angosce del tempo, che gli è chiesto di operare a riconciliare il mondo con la verità” (Religione e cultura). Nel difficile ed impegnativo percorso che affianca, con pretesa d’unirli, incamminarli e condurli, tanti uomini, talora portatori di così differenti esperienze e diversità d’estrazione culturale, sociale e, persino, dalle dissonanti sensibilità umane e spirituali, per un comune e condiviso itinerario, nella pressante urgenza di un rinnovato slancio ideale, morale, politico e sociale, con l’unica, sostanziale finalità, residente nel bene comune, si leveranno tanti scudi, si solleveranno tante perplessità, avversioni e conservativi contrasti. Aggressive espressioni, mutevoli per provenienza e per confutante spessore culturale, differentemente replicanti per intensità o loquela e non escludenti, peraltro, anche l’ergersi di faziose antinomie o, persino, di malfidate, provocanti, se non ipocrite, antagonistiche manifestazioni e, tutto ciò, col preminente scopo d’uti214 www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.
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li, interessate, auto-protezionistiche ed egoistiche difese. Prevedibili evenienze, che andranno scomponendosi, per poi vaporizzarsi, per impari, collusivo impatto, soltanto in presenza di ricostituiti contrafforti di effettiva giustizia e testimoniata verità, sicché, possibili o frustranti scoramenti, potranno trovare, tanto efficace e superiore risposta quanto edificante e riconciliativo sostegno, nelle parole di San Paolo (Ef 4: 1416): “… Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità”; e non disdegnando, peraltro, di accordare confortante accoglienza, specie nell’attuale, difficile fase congiunturale, a pronuncia di sì calzante espressività, seppure di più laica provenienza, efficacemente declinata dalle parole di Seneca: “Spes ultimum solacium adversarum rerum”.
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