Racconti di un uomo che ha fretta 8881126907, 9788881126903

Fu Ezra Pound a fare per la prima volta nel 1925 in Italia il nome del poeta e scrittore fiorentino Emanuel Carnevali ch

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Italian Pages 195 [218] Year 2005

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Racconti di un uomo che ha fretta
 8881126907, 9788881126903

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Emanuel Carnevali

R a cco n ti d i u n u o m o CHE HA ERETTA E ALTRI SCRITTI

X'. a cura di Gabriel Cacho MUlet traduzione di Maria Pia Carnevali

Fazi Editore

I edizione: novembre 2005 Emanuel Carnevali, Racconti di un uomo che ha fretta © 2005 Eredi di Emanuel Carnevali Per il racconto “Melania P ,”: © 1978 Adelphi Edizioni S.p.A. Pubblicato su licenza di Adelphi Edizioni © 2005 Fazi Editore srl Via Isonzo 42, Roma Tutti i diritti riservati Traduzione dall’inglese di Maria Pia Carnevali Progetto grafico di copertina: Maurizio Ceccato ISBN: 88-8112-690-7 www.fazieditore.it

Un uomo che ha fretta di Gabriel Cacho Millet

Se tu sapessi quante meravigliose storie porto con me... forse all’inferno. E. C arnevali a,C. S a nd burg

Fu Ezra Pound nel 1925 a fare il nome di Emanuel Car­ nevali per la prima volta in Italia; e proprio in quell’anno Carlo Linati lo rivelò ai lettori italiani in un’ammirevole re­ censione di A Hurried M an , la raccolta degli scritti sparsi, riordinati e pubblicati a Parigi da Robert McAlmon, il libro che decretò la strana e parziale gloria del fiorentino che im­ parò l’inglese leggendo le insegne commerciali di New York. Dall’ingegno del «man of American letters» che, sedicen­ ne, lasciò lltalia e si scoprì poeta lavando i piatti in un risto­ rante di Manhattan, si ripromisero “belle cose” anche altri interpreti di quella generazione che Gertrud Stein definì «perduta»: quei fuorusciti che negli anni Venti, delusi dal lo­ ro paese e vivaci oppositori dell’imbecillità deE’America, si accamparono sulla rive gauche della Senna per scrivere, di­ pingere, cantare, e pure per bere e fornicare. E un altro poeta della lost generation, il dimenticato fon­ datore di «This Quarter», Ernest Walsh, andò addiritura ol­ ire predicendo: «L ’America parlerà di Emanuel Carnevali come di un tipico genio americano. L’Italia sarà fiera di lui e ricorderà all’America che glielo ha imprestato per otto anr i ... Egli nulla deve all’Italia o all’America, ma l’una e l’altra gli debbono molto». E giunse a profetizzare che l’Italia e ; America se lo sarebbero «conteso cinquantanni dopo la Fia morte». VII

G a b r ie l C a c h o M il l e t

Purtroppo Walsh, come profeta, non ne ha mai indovi­ nata una. Quando Robert McAlmon stampò presso la Contact Editions, la casa editrice di sua proprietà, A HurriedMan, insie­ me a Three Stories and Ten Poems di Ernest Hemingway, The Making ofAmericans di Gertrud Stein e The Great American Novel di William Carlos Williams, si sperava che il nome di Carnevali fosse riconosciuto anche in patria. Ma solo qual­ che giornale ne parlò. E non ci fu nessuna contesa tra l’Italia e l’America. Anzi, accadde di peggio. Il padre, parlando iro­ nicamente della “celebrità” del figlio, che era stato costretto a far ritorno in patria perché colpito da encefalite letargica, concluse che nel suo paese una tale fama, se cosi poteva es­ sere definita, non era affatto dovuta a meriti letterari. E quel che pensava lo scrisse in una lettera medita (ce ne resta la so­ la minuta) a Emily Carnevali, la donna che Emanuel sposò a diciannove anni a New York e che poi abbandonò: Sapevo già della celebrità del giovane poeta perché anche qualche giornale di qui ne ha parlato [Carlo Linati, “Un uomo che ha fretta”, «Corriere della Sera», 15 settembre 1925]. Tuttavia molta di quella celebrità è stata fatta a mie spese essendosi scritto, forse per dar maggior colore alla cosa, che io ho cacciato da casa, abbandonato fino a farlo quasi morir di fame, ostacolato nelle sue aspirazioni poe­ tiche un figlio sedicenne, mantenuto, così si dice, da ami­ ci generosi, tutte storie, perché la verità è invece un’altra e cioè che a sedici anni appunto, il * disgraziato, ingannato da una famiglia di mascalzoni, abbandonava * Si avverte qui, una volta per tutte, che le lettere in italiano di Ema­ nuel Carnevali e della moglie Emily Valenza inviate dall’America in Ita­ lia, così come le lettere di Tullio Carnevali al figlio o alla nuora (ricava­ te, queste ultime, da brutte copie), sono state trascritte rispettando le sgrammaticature, la punteggiatura spesso arbitraria, l’uso di termini in­ glesi impiegati per una maggiore efficacia o quando non soccorreva l’equivalente italiano. Le parole o frasi cancellate, quando è stato possi­ bile leggerle, si riportano tra parentesi uncinate; le parole che integrano una evidente omissione o che chiariscono il senso di una frase, sono ri­ portate tra parentesi quadre.

Vili

Un u om o c h e h a f r e t t a

contro il mio volere l’Italia e trascinandosi suo fratello, si recò a mie spese in America ove rimase ben nove anni senza farsi vivo nonostante gli avessi scritto più volte e lo avessi lungamente ricercato [...]. Poi rimpatriato a mie spese e pure a mie spese è stato mantenuto completamen­ te fin qui [...], - questa è la soddisfazione che ci i figli: bisogna mantenerli anche se hanno moglie e in fac­ cia al mondo