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Italian Pages 128 Year 2020
PRONTO SOCCORSO
Pierluigi Diano
PRONTO SOCCORSO COME FAR FRONTE ALLE PRINCIPALI EMERGENZE NELLA VITA QUOTIDIANA E NEL TEMPO LIBERO
con tutti i rimedi per il primo intervento
REFERENZE ICONOGRAFICHE Disegni: Archivio Giunti/Pierluigi Diano. Fotografie: Fotolia/© Brozova pp. 10-11; © Thaut Images p. 12; © Denis Nata pp. 48-49; © Tiero p. 122. L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. In copertina: immagine di © 123RF
www.giunti.it
© 2020 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Via G. B. Pirelli 30 - 20124 Milano - Italia ISBN: 9788844058715 Prima edizione digitale: aprile 2020
RINGRAZIAMENTI Ringrazio i miei genitori, in particolare mio padre che mi insegnò a studiare “divertendomi”, ovvero rielaborando le nozioni in modo sintetico e arricchendo gli appunti con curiosità e vignette (che corredano anche questa edizione). Ringrazio mia moglie e i miei figli, in particolare Alberto, neo-collega medico che – fresco di studi – mi ha aiutato ad aggiornare questi testi e a disinfettarli dagli insidiosi refusi. Ringrazio tutti i miei insegnanti, in particolare il professor Vittorio Missori, che mi incoraggiò nello scrivere il giornalino scolastico “il Cerotto”, non immaginando che in quel nome avrei trovato il mio destino di medico e l’opportunità di realizzare questo manuale.
Sommario Introduzione
......................................................................
pag.
9
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Primo soccorso: un dovere di tutti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
13
112 o 118, il servizio di emergenza e urgenza medica . . . . . . . »
14
Pronto soccorso ospedaliero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
16
Primo soccorso: cosa fare e cosa non fare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
17
Valutazione dell’infortunato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
18
Posizionamento dell’infortunato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
24
Rianimazione cardiorespiratoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
30
Altre importanti manovre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
41
Cenni di anatomia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
44
6
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Ferite ed emorragie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
58
Traumi a muscoli, ossa e articolazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
66
Ustioni e scottature . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
80
Malori da sbalzi termici e climatici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
86
Avvelenamenti e intossicazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
92
Insidie nell’ambiente marino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 100 Punture di insetti e morsi di animali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 110 Altre piccole emergenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 116
Contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 123 Indice analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 124
7
SOMMARIO
Perdite di coscienza ed emergenze cardiorespiratorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50
Istruzioni per l’uso Il volume è sostanzialmente suddiviso in due parti. La prima parte raccoglie le norme più importanti del pronto soccorso, ossia quelle riferite alla prima valutazione dell’infortunato e le manovre fondamentali di rianimazione e di soccorso nelle situazioni di particolare gravità. Nella seconda parte vengono invece riportate tutte le principali piccole e grandi emergenze, con indicato puntualmente cosa fare e cosa non fare. I termini tecnici sono immediatamente spiegati, ma sono comunque presenti delle tavole che rappresentano in modo molto sintetico alcuni cenni di anatomia, citati nel volume stesso. Completa il volume un’appendice dove si ricorda la composizione minima della cassetta di pronto soccorso e un indice analitico che raccoglie tutti gli argomenti presentati nel volume.
Introduzione
Q
uesto manuale ha l’obiettivo di presentare, in modo molto semplice e pratico, gli interventi di primo soccorso per i piccoli e grandi inci-
denti in cui possiamo incorrere nella vita quotidiana e, in particolare, nel tempo libero. Per rendere più chiare e facilmente memorizzabili le norme basilari del pronto soccorso, ho cercato di utilizzare testi schematici, accompagnati da molte illustrazioni. Per rendere la comunicazione più efficace, ho corredato molte figure con disegni che aiutano a chiarire ulteriormente la manovra che viene descritta. Sicuramente, sull’argomento del pronto soccorso, esistono testi ben più ponderosi di questo volumetto. Ma l’intento di un manuale è principalmente quello di offrire uno strumento di... pronto soccorso! Ovvero, un compendio con le nozioni basilari, di facile consultazione, da portare con sé (in automobile, in vacanza, in campeggio, in barca) e, magari, di far venir voglia di approfondire la propria preparazione con ulteriori letture e, soprattutto, con appositi corsi pratici. 9
Informazioni generali e nozioni di base 10
Primo soccorso: un dovere di tutti 112 o 118, il servizio di emergenza e urgenza medica Pronto Soccorso ospedaliero Primo soccorso: cosa fare e cosa non fare Valutazione dell’infortunato Posizionamento dell’infortunato Rianimazione cardiorespiratoria Altre importanti manovre Cenni di anatomia
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INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Primo soccorso: un dovere di tutti Cosa dice la Legge Prestare soccorso a chi ne ha bisogno è un grande atto di solidarietà ma è anche un preciso dovere imposto dal Codice Penale, che all’articolo 593 afferma che è dovere di ogni cittadino di prestare assistenza a una persona ferita o in pericolo, e di darne immediato avviso all’autorità. Soprattutto nelle emergenze, l’intervento di primo soccorso di persone che sappiano “cosa fare” e “cosa non fare” può risultare fondamentale, nell’attesa dei soccorsi qualificati. È quindi molto importante che la persona che
SONO A MILANO, VIA ROMA, NUMERO CIVICO 24 IL MIO NUMERO DI CELLULARE È 3456789345 C’È STATO UN INCIDENTE: UN’AUTOMOBILE HA INVESTITO UN CICLISTA. È A TERRA, MA COSCIENTE. HA UNA FERITA A UNA GAMBA
interviene direttamente sull’infortunato sia in possesso delle nozioni di primo soccorso.
CHE COSA FARE Il primo soccorritore non deve sostituirsi al medico. Prima di tutto è importante che mantenga la calma e chiami aiuto telefonando al 112 (numero unico di emergenza, attivo in tutta l’Unione Europea, che integra il numero nazionale 118) e fornisca i dati fondamentali (vedere anche pagina seguente): ●● indirizzo ed eventuale indicazione del percorso per arrivarci; ●● numero di telefono di chi chiama; ●● condizioni e numero delle persone da soccorrere. Dopo di ciò, se possibile, il soccorritore esegua le manovre di primo soccorso. 13
112 o 118, il servizio di emergenza e urgenza medica
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
I
l 112 che, come già accennato, integra il 118 (in pratica, se si chiama il 118, la telefonata è dirottata sul 112), è un servizio pubblico attivo tutto l’anno, 24 ore su 24, che in situazioni di urgenza garantisce l’invio immediato di mezzi di soccorso sanitario per un eventuale ricovero ospedaliero.
QUANDO CHIAMARE IL 112 Sempre in caso di: ●● grave malore; ●● grave incidente stradale, domestico ecc.; ●● possibile pericolo di vita; ●● sospetto infarto cardiaco.
IL MESSAGGIO IN SINTESI Per chiamare il 112 o il 118 è bene ricordare cosa gli operatori devono sapere. 1. Io sono... e mi trovo... (indico il mio nome e l’indirizzo esatto del luogo dell’incidente; se si tratta di uno stabile non devo dimenticare di indicare se sono presenti più scale e il nome riportato sul citofono e se è presente o meno l’ascensore). 2. Chiedo il vostro intervento per il soccorso di... (indico il numero degli infortunati). 3. La persona presenta... (descrivo brevemente di quale emergenza si tratta). 4. La persona è... (cosciente o incosciente). Attendere il messaggio di “ricevuto” da parte dell’operatore all’altro capo, il quale può porre domande necessarie per inviare gli esatti mezzi di soccorso ed il personale idoneo. Attendere i soccorsi rimanendo accanto alla persona infortunata. Se possibile, inviare un’altra persona ad accogliere i soccorsi (per esempio, all’entrata dello stabile).
14
(chi sono) MI CHIAMO MATTEO BIANCHI IL MIO N° DI TELEFONO È 0676543210 (indirizzo) SIAMO A ROMA, VIA MILANO 24, 4° PIANO, C’È L’ASCENSORE. CITOFONO “BIANCHI” (cosa è accaduto, età della persona colpita) TELEFONO DALLA CASA DI MIA MADRE: È CADUTA IN BAGNO E NON RIESCE AD ALZARSI PER UN FORTE DOLORE ALL’ANCA, HA 75 ANNI.
La telefonata al 112 o al 118 è gratuita da ogni apparecchio telefonico, fisso o mobile. Gli operatori pongono a chi chiama alcune domande che servono a valutare meglio il tipo di emergenza e l’invio del mezzo e dell’equipaggio più appropriato. La persona infortunata verrà quindi raggiunta nel più breve tempo possibile e trasportata all’ospedale più vicino o in quello in cui sono disponibili in quel momento gli specialisti necessari. Sul sito www.112.gov.it è possibile avere ulteriori informazioni sul servizio offerto e sull’applicazione (app) per smartphone “Where ARE U”. Questa app consente di effettuare una chiamata di emergenza con invio automatico all’operatore della Centrale Unica di Risposta (CUR) dei dati di localizzazione del chiamante, ricavati dal sistema di posizionamento GPS del telefono. L’app è utilizzabile anche se non si è in condizione di parlare, semplicemente
selezionando il tipo di soccorso di cui si ha bisogno: l’operatore riceverà la “chiamata muta” con le indicazioni del soccorso richiesto. Se ci si trova in una zona dove non c’è copertura della rete dati, la propria localizzazione viene trasmessa alla CUR tramite SMS (Short Message Service).
112, IL NUMERO DI EMERGENZA VALIDO PER L’EUROPA In tutti i Paesi dell’Unione Europea, il 112 è il numero unico valido per contattare gratuitamente, da rete fissa o mobile, tutti i servizi di emergenza (soccorso sanitario, vigili del fuoco, polizia). Nella maggior parte dei Paesi il 112 non sostituisce, bensì integra i numeri di emergenza nazionali esistenti (per es. in Italia, 118 = soccorso sanitario, 115 = vigili del fuoco, 113 = polizia, 112 = carabinieri). Il 112 è in uso anche in alcuni Paesi non membri dell’UE (per es. in Svizzera).
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Pronto Soccorso ospedaliero
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
I
reparti di Pronto Soccorso sono i luoghi dove vengono prestate le prime cure nei casi di urgenzaemergenza. Il servizio è organizzato per dare la precedenza non secondo l’ordine d’arrivo ma secondo la gravità. Il grado di urgenza – e quindi il tempo di attesa – di ogni paziente corrisponde a un colore che viene assegnato all’ingresso. In futuro, questa codifica potrebbe essere modificata con una numerazione da 1 a 5, in ordine decrescente di urgenza del trattamento.
Scarsa criticità; per esempio, cefalee, lussazioni e distorsioni delle articolazioni. Il tempo di attesa può essere di alcune ore.
Rosso
Bianco
Imminente pericolo di vita; per esempio, arresti cardiaci, gravi traumi (incidenti stradali, infortuni sul lavoro); stati di shock; gravi emorragie. Accesso immediato alle cure.
Nessuna urgenza, ovvero tutte quelle prestazioni che non sono di pertinenza del Pronto Soccorso come, per esempio, mal di schiena da mesi, mal di gola. Tempo di attesa indefinito.
Verde
Giallo
Il servizio è gratuito per tutte le situazioni di emergenza. Per i casi non urgenti, in base alla valutazione del medico del Pronto Soccorso, è previsto il pagamento di un ticket.
Non c’è imminente pericolo di vita ma la situazione è comunque critica; per esempio, una febbre elevata, una mancanza di respiro. Accesso rapido alle cure. 16
Primo soccorso: cosa fare e cosa non fare PRIMA DI TUTTO...
CHIAMO IL 112 O IL 118
In generale
tion (circolazione del sangue), Disability (stato di coscienza) ed Exposure (esposizione dell’infortunato).
Mantenere la calma e chiamare il 112 o il 118. ●● Se il soggetto ha subito un trauma (per esempio, incidente stradale), non provare a muoverlo, a meno che non vi sia pericolo imminente. ●●
In pratica, il primo soccorritore dovrebbe verificare: ●● che la persona possa respirare liberamente (ossia non vi siano ostacoli alle vie aeree e quindi sia presente il respiro); ●● che il sangue circoli (cioè che sia presente il battito cardiaco). ●● che la persona sia cosciente e la situazione in cui si trova (per es. esposizione al freddo o presenza di lesioni), considerando anche eventuali pericoli nell’ambiente circostante (per es. incendio, esplosione, crollo).
L’ABC... ABCDE è una sigla che ha la funzione di ricordare le varie fasi delle prime operazioni da compiere per una corretta valutazione del ferito. Questa sigla deriva infatti dalle iniziali dei termini inglesi Airway (vie aeree), Breathing (respiro), Circula17
Valutazione dell’infortunato
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
N
elle situazioni di emergenza, un intervento adeguato e tempestivo è spesso determinante per la sopravvivenza di un individuo, così come errate operazioni di soccorso possono compromettere le cure successive.
GLI ACCERTAMENTI ●●
●●
●●
Come operare
●●
In attesa dell’assistenza medica, al primo soccorritore si richiede di valutare il più rapidamente possibile la presenza di problemi che possano minacciare la vita del paziente. A questo scopo vanno eseguiti opportuni accertamenti seguendo l’ordine di priorità illustrato nel riquadro seguente (le varie manovre necessarie verranno descritte in modo dettagliato nelle prossime pagine). Se il paziente non risponde e non respira normalmente, va considerato in arresto cardiaco e bisogna iniziare immediatamente le manovre rianimatorie. Un respiro irregolare, lento o rumoroso indica che il soggetto non sta respirando in modo efficace.
●●
Valutare lo stato di coscienza dell’infortunato. Assicurarsi che le vie respiratorie siano libere. Controllare la respirazione. Controllare la circolazione sanguigna. Osservare la persona, per identificare eventuali lesioni.
Casi particolari Compito del soccorritore dovrebbe inoltre essere quello di verificare: ●● l’eventuale presenza di una grave emorragia e quindi cercare di tamponarla; ●● la possibile esistenza di fratture alla colonna vertebrale e in questo caso, non muovere la persona e mantenere allineati torace, collo e capo. Questi aspetti verranno affrontati dettagliatamente nelle pagine successive di questo manuale. 18
Verifica dello stato di coscienza
MI SENTI? COME TI CHIAMI?
Prima di procedere a qualsiasi intervento è necessario valutare lo stato di coscienza del ferito. Scuotere delicatamente la sua spalla – senza provocare movimenti del capo – e chiamarlo ad alta voce. Se l’infortunato riesce a parlare normalmente è un ottimo segno: significa che è cosciente, che le sue vie aeree sono libere e che il sangue circola adeguatamente e quindi risponderà positivamente ai punti successivi. Se invece il paziente non è cosciente, il pericolo maggiore è che possa verificarsi un’ostruzione delle vie aeree determinata dalla sua stessa lingua che, a seguito della perdita di tono muscolare, tende a ricadere all’indietro, impedendo così la respirazione. Un soccorritore esperto – come si spera potrà diventare chi sta leggendo questo manuale – può quindi effettuare alcune manovre che possono letteralmente salvare la vita al ferito.
Queste manovre verranno illustrate nelle pagine seguenti partendo innanzitutto dalla cosiddetta “manovra di iper-estensione del capo” che ha lo scopo di facilitare la respirazione del ferito. Va tuttavia sottolineato che nel sospetto che la persona abbia subìto un trauma cervicale (per esempio, incidente di un motociclista), la manovra suddetta – come ogni altro movimento del ferito - deve essere evitata, a meno che non sia assolutamente necessaria (come nel caso di una totale assenza di respiro); in questo caso va eseguita nel modo più delicato possibile. 19
VALUTAZIONE DELL’INFORTUNATO
COME TI CHIAMI?
Manovra di iper-estensione del capo
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Questa manovra ha la funzione di favorire la respirazione e per questo viene impiegata in molti interventi di emergenza. Prima di iniziare la manovra, allentare molto delicatamente (evitando cioè movimenti bruschi del corpo del ferito), gli indumenti che possano ridurre la respirazione (cravatta, bottoni, cintura) ed evitare che si crei assembramento di persone attorno al ferito.
Come eseguire la manovra
1
“Iper-estendere” significa “ruotare indietro” la testa dell’infortunato. La manovra consiste nel mettere una mano sulla fronte e due dita dell’altra mano sotto il mento, sollevare il mento e spostare la testa leggermente all’indietro. Questa posizione facilita il passaggio dell’aria nella gola.
20
2
VALUTAZIONE DELL’INFORTUNATO
Con un dito “a uncino”, aprire delicatamente la bocca per verificare che non vi siano oggetti che possano ostruire le vie respiratorie (per esempio, protesi dentarie), che andranno accuratamente rimossi.
3
Completare la manovra di iper-estensione del capo ponendo una mano sotto al collo e applicando una lieve trazione verso l’alto, sempre tenendo ben ferma la fronte del ferito.
NO ATTENZIONE: evitare di porre cuscini o panni arrotolati sotto la nuca della persona ferita. Infatti (come mostra la figura) questa posizione restringerebbe il passaggio di aria nella gola. 21
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Manovra G.A.S. (Guardo, Ascolto, Sento) Utilizzare questa manovra per valutare la presenza del respiro. Scoprire il torace dell’infortunato. Avvicinare guancia e orecchio alla sua bocca e, mantenendo la testa del paziente iper-estesa, osservare il torace per alcuni secondi. Con questa unica manovra si possono verificare: ●● il movimento del torace che si espande; ●● la presenza di rumori respiratori; ●● la percezione del flusso d’aria dalla bocca. Nel “Guardo” è compresa anche l’attenzione alla presenza di movi-
G.A.S. 1. GUARDO IL MOVIMENTO DEL TORACE 2. ASCOLTO IL RESPIRO 3. SENTO IL FLUSSO D’ARIA SULLA GUANCIA
menti – anche minimi – del corpo, delle gambe, delle braccia… Mantenere questa osservazione per 10 secondi, contando ad alta voce. Così chi interverrà nel frattempo, se conosce i fondamenti di queste manovre, capirà, senza interrompervi, cosa state facendo e come può essere d’aiuto.
Manovra di misurazione del battito cardiaco que quali sono le comuni modalità per rilevare il battito cardiaco. Con i polpastrelli delle dita indice e medio cercare di percepire il battito cardiaco a livello dell’arteria carotide (le arterie carotidi, poste lateralmente alla gola, portano il sangue al cervello), poiché, a differenza della pulsazione rilevata al polso, permette la percezione del battito cardiaco anche a pressioni molto basse.
Bisogna premettere che, secondo le linee guida ERC (European Resuscitation Council) del 2015, la misurazione del battito cardiaco non è più ritenuta una manovra fondamentale, in caso di sospetto arresto cardio-respiratorio. Infatti, non è una valutazione semplice da eseguire in situazioni di emergenza e può ritardare le altre procedure di soccorso. Vediamo comun22
1
Con due dita si palpa la cartilagine del collo più sporgente (il cosiddetto “pomo d’Adamo”), quindi si spostano le due dita lateralmente sino a toccare il muscolo lungo del collo (ha un nome quasi impronunciabile: sterno-cleido-mastoideo).
2
Quindi, premendo delicatamente (più o meno all’altezza dell’angolo della mandibola), si dovrebbe percepire la pulsazione che corrisponde al battito cardiaco.
... FINO AD ARRIVARE A CONTATTO CON UN MUSCOLO LUNGO DEL COLLO ECCO...
SENTO IL BATTITO!
ATTENZIONE: se si sospetta
che il soggetto non respiri e non gli batta il cuore, eseguire le manovre di rianimazione (vedi massaggio cardiaco a pag. 35 e respirazione bocca a bocca a pag. 32).
LA MISURAZIONE AL POLSO Se invece il paziente è cosciente, per non farlo agitare è da preferire la misurazione del battito cardiaco al polso (da percepire con i polpastrelli allineati di tre dita, indice-medioanulare, sul polso della persona, sul lato del pollice). 23
VALUTAZIONE DELL’INFORTUNATO
LOCALIZZO CON DUE DITA LA CARTILAGINE DEL COLLO PIÙ SPORGENTE E POI SPOSTO LE DITA LATERALMENTE...
Come eseguire la manovra
Posizionamento dell’infortunato
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Posizione laterale di sicurezza non abbia subito traumi alla colonna vertebrale, perché questa posizione richiede appunto un movimento della colonna vertebrale. Nel sospetto di un trauma, la PLS non va attuata e ci si deve limitare ad allertare il 112, eseguire le manovre di valutazione del respiro e del battito cardiaco e attendere l’ambulanza. ATTENZIONE: solo in caso di grave necessità e solo da parte di personale adeguatamente addestrato, i pazienti traumatizzati possono essere trattati e mobilizzati.
La cosiddetta “posizione laterale di sicurezza” (PLS) è indicata per i pazienti in perdita di coscienza ma con respiro spontaneo conservato, che non hanno subìto traumi (per esempio, dopo un attacco di cuore). Serve a permettere a un infortunato in stato di incoscienza di respirare liberamente. Prima di eseguire questa manovra bisogna quindi verificare che la persona respiri e che sia presente il battito cardiaco. Bisogna anche essere certi che la persona
... HA PERSO COSCIENZA, AIUTATEMI A METTERLO IN POSIZIONE DI SICUREZZA
24
Come eseguire la manovra
1
Con il paziente in posizione supina (a pancia in su), il soccorritore si pone su un lato; poniamo sia il lato destro, come nel caso illustrato. Il braccio sinistro dell’infortunato, con il gomito flesso, viene posizionato sull’addome. Viene inoltre piegato ginocchio destro.
2
Il braccio dello stesso lato del ginocchio piegato (in questo caso il destro) viene disposto lungo il corpo, con la mano sotto al gluteo.
BENE, ADESSO AVVICINIAMO L’ALTRO BRACCIO AL CORPO...
25
POSIZIONAMENTO DELL’INFORTUNATO
PIEGHIAMO UNA GAMBA E IL BRACCIO DELL’ALTRO LATO. ... COSÌ
3
A questo punto si fa ruotare lentamente il paziente sul fianco con il movimento contemporaneo del capo, delle spalle e del bacino. Conviene quindi essere in più persone per afferrare il soggetto per il capo, la spalla e il fianco sinistri e far così ruotare verso di sé il corpo dell’infortunato, che così si ritroverà accovacciato sul lato destro.
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
ADESSO, CON MOLTA CAUTELA, FACCIAMO RUOTARE IL CORPO
4
Il capo viene delicatamente esteso all’indietro per assicurare la posizione di pervietà (ossia che “mantiene aperte”) delle vie aeree, tenendo il viso rivolto verso il basso; il braccio sinistro viene piegato in modo che la mano si posizioni sotto la guancia destra. Con questa posizione il paziente mantiene l’estensione del capo e non può rovesciare il viso a terra, mentre il braccio destro rimasto dietro la schiena evita che il paziente ricada sul dorso. OTTIMO, ORA METTIAMO IL BRACCIO PIEGATO COSÌ... E ASPETTIAMO L’AMBULANZA
26
Nel dubbio che l’infortunato abbia subìto un trauma, con una possibile lesione della colonna vertebrale, è preferibile non spostarlo, a meno che si trovi in una situazione di pericolo imminente (per esempio, un incendio). In tal caso occorre mantenere allineati il capo, il collo, le spalle e il bacino durante tutte le fasi dello spostamento, per evitare gravi e irreversibili lesioni della colonna vertebrale. Se l’infortunato non respira, bisogna iniziare subito la ventilazione artificiale (vedi pag. 30). La posizione indicata per effettuare le manovre di rianimazione (come la ventilazione artificiale e il massaggio cardiaco esterno) è appunto quella chiamata “supina allineata” (“supino” vuol dire sdraiato a pancia in su).
Infatti, in questi casi, la posizione laterale di sicurezza renderebbe impossibile al soccorritore effettuare le manovre di rianimazione. Riepilogando, la posizione supina allineata consiste nel tenere capo, collo e torace allineati (ovvero in asse). Se si sospetta che la persona abbia subìto un trauma al collo, bisogna aprire delicatamente la sua bocca, limitandosi a sollevare il mento. Se invece si è certi che non abbia subìto traumi al collo, si esegue la manovra di iper-estensione del capo (vedi pag. 20), ponendo una mano sulla fronte e premendo all’indietro, mentre si esercita una trazione del mento. In ogni caso, non bisogna mai piegare in avanti la testa del paziente né farla ruotare.
27
POSIZIONAMENTO DELL’INFORTUNATO
Posizione supina allineata
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Posizione semiseduta Se l’infortunato è cosciente e si è certi che non abbia subito traumi alla colonna vertebrale, lo si aiuta ad assumere una posizione che faciliti lo sforzo respiratorio, ossia quella semiseduta. Con questa posizione vengono impegnati al minimo i muscoli della gabbia toracica, infatti in genere l’infortunato tende ad assumere spontaneamente questa posizione. È indicata sia per chi accusa insufficienza respiratoria sia in caso di dolore toracico. In generale, è la posizione idonea per tutti gli infortunati in attesa dei soccorsi.
TENGA LE BRACCIA CONSERTE. ORA, PIANO PIANO, LA AIUTO AD ASSUMERE UNA POSIZIONE PIÙ COMODA...
COME VA? ORA RESPIRA MEGLIO?
BENE, ADESSO STIA TRANQUILLO. TRA POCO ARRIVERANNO I SOCCORSI
...MEGLIO, GRAZIE
La manovra va comunque effettuata con molta cautela, ponendosi alle spalle dell’infortunato, sostenendolo dalle sue braccia conserte, ossia cercando di rendere minime le sollecitazioni sul suo corpo. 28
Posizione antishock La posizione antishock (o posizione Trendelemburg) è da utilizzare durante le manovre di rianimazione cardiorespiratoria, per far affluire una maggiore quantità di sangue verso il cuore e il cervello, sfruttando l’effetto della forza di gravità. Con il termine “shock”, nel linguaggio comune, si intende una situazione di grave compromissione della coscienza. Può dipendere da molteplici fattori come, per esempio, una stimolazione psicologica molto forte o uno stress fisico improvviso e molto intenso (sbalzi bruschi di temperatura) o un ridotto afflusso di sangue ai tessuti (nel caso di gravi emorragie). Innanzitutto, si cerca di eliminare la causa dello shock (per esempio, ar-
La manovra più semplice è far sdraiare per terra l’infortunato e sollevargli le gambe, quindi si pone qualcosa sotto le gambe (uno zaino, un cumulo di vestiti, una sedia rovesciata) per mantenere tale posizione. ATTENZIONE: questa posizione va assolutamente evitata se si sospetta che la persona abbia subìto un trauma cranico.
29
POSIZIONAMENTO DELL’INFORTUNATO
restare l’emorragia), quindi vanno slacciati gli indumenti che possono causare costrizione, infine si posiziona la persona in modo tale che la testa sia più in basso rispetto al corpo. In questo modo, per forza di gravità, il sangue tende a defluire verso il cervello.
Rianimazione cardiorespiratoria
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
A
rresto respiratorio e arresto cardiaco sono fra le emergenze che comportano la massima attenzione e celerità di intervento da parte del soccorritore. Le manovre da fare sono essenzialmente la ventilazione (o respirazione) artificiale e il massaggio cardiaco che vengono descritte nelle pagine seguenti. È bene tuttavia sottolineare che possono essere utilizzate solo se si è davvero esperti nell’eseguirle. Prima di cimentarsi in queste manovre sarebbe meglio conoscere bene sia le basi teoriche sia l’esecu-
zione pratica, tramite un adeguato corso di pronto soccorso.
La ventilazione artificiale Le tecniche di ventilazione (o respirazione) artificiale più pratiche per il primo soccorritore sono quella bocca a bocca e – molto raramente – quella bocca-naso. Queste tecniche si basano sul fatto che l’aria espirata dal soccorritore, sebbene ricca di anidride carbonica, contiene comunque una percentuale di ossigeno sufficiente da permettere un’adeguata ossige-
ATTENZIONE ALLA PROPRIA SICUREZZA Secondo le attuali linee guida, la ventilazione artificiale va eseguita solo se si è adeguatamente addestrati e se si è in sicurezza (per es. si conosce la persona infortunata, si sa che non ha malattie infettive), altrimenti (per es. persona sconosciuta, con sangue alla bocca) è opportuno procedere direttamente con il massaggio cardiaco, senza fermarsi. Se si effettua la ventilazione artificiale, per ridurre al minimo il rischio di eventuale contagio, esistono in commercio dei filtri a mo’ di fazzoletto da applicare sulla bocca della vittima, che si possono inserire nel proprio materiale di pronto soccorso. In caso di necessità, un comune fazzoletto è comunque meglio di niente… 30
2 RESPIRAZIONI
nazione del sangue dell’infortunato. Bisogna inoltre aggiungere che il massaggio cardiaco (vedi pag. 35) è la manovra più importante e può essere da sola sufficientemente efficace per ripristinare le funzioni vitali dell’infortunato.
OGNI
30 MASSAGGI
In linea di massima, l’arresto respiratorio comporta l’arresto cardiaco. Per tale motivo, se la persona non respira, va eseguito il massaggio cardiaco. Se il soccorritore è da solo, potrà seguire la regola del 30 a 2, ossia 30 massaggi e 2 respirazioni. DAI. MANTENIAMO IL RITMO. TU FAI LE RESPIRAZIONI, IO I MASSAGGI...
Se i soccorritori sono due, ci si alterna nella suddetta manovra. Uno esegue il massaggio cardiaco, l’altro le respirazioni.
31
RIANIMAZIONE CARDIORESPIRATORIA
È una questione di ritmo...
Respirazione bocca a bocca È il metodo più conosciuto e più spesso impiegato per eseguire la ventilazione artificiale.
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Come eseguire la manovra
1
Iper-estendere il capo dell’infortunato (vedi pag. 20). Non eseguire se si sospetta un trauma cranico o una lesione alle vertebre cervicali.
2
Chiudere il naso dell’infortunato con indice e pollice della propria mano appoggiata sulla sua fronte. Mantenere l’infortunato con il mento sollevato, affinché non serri la bocca.
GLI CHIUDO IL NASO E INSPIRO UN PO’ PIÙ PROFONDAMENTE DEL NORMALE
3
Inspirare – in modo lievemente superiore al normale, non bisogna quindi esagerare – e far aderire bene le proprie labbra a quelle dell’infortunato (in modo da garantire una buona tenuta).
4
Espirare in modo lento e uniforme l’aria nella bocca dell’infortunato. L’espirazione deve durare circa un secondo, osservando il conseguente sollevamento del torace. In que32
sto modo si insuffla circa mezzo litro d’aria. Se il torace dell’infortunato non si espande, controllare l’interno della sua bocca e osservare se ci sono oggetti da rimuovere (per esempio, una dentiera).
MENTRE ESPIRO, LENTAMENTE, OSSERVO SE SI SOLLEVA IL TORACE
Mantenere la testa dell’infortunato iper-estesa e il mento sollevato, togliere la bocca dalla sua e osservare se il torace ridiscende come conseguenza dell’uscita dell’aria. L’espirazione avviene infatti passivamente.
Respirazione bocca-naso
3
Questa tecnica è utile quando è impossibile ventilare la vittima attraverso la bocca. Per esempio, se la persona è senza denti oppure se presenta lesioni alla bocca o una chiusura serrata. La procedura è analoga alla respirazione bocca a bocca, con l’unica variante che in questo caso si tiene tappata la bocca e si insuffla aria nel naso.
1 2
Inspirare – un po’ più del normale ma senza esagerare – e circondare il naso della vittima con la bocca, evitando di stringere.
4
Espirare in modo lento e uniforme l’aria nel naso dell’infortunato per circa un secondo, osservando il conseguente sollevamento del torace.
5
Iper-estendere il capo dell’infortunato (vedi pag. 20).
Togliere la bocca dal suo naso e assicurare l’espirazione libera; quindi osservare se il torace ridiscende come conseguenza dell’uscita dell’aria.
Porre la mano sotto il mento e chiudere la bocca. 33
RIANIMAZIONE CARDIORESPIRATORIA
5
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Ventilazione con il pallone Ambu Il pallone autoespansibile, denominato “Ambu”, è un dispositivo presente sulle ambulanze che utilizza una camera d’aria come fonte di gas (può anche essere collegato a un erogatore di ossigeno). Il pallone è dotato di una valvola unidirezionale tramite la quale si raccorda alla maschera facciale o nasale o ad altri sistemi di collegamento con le vie aree del paziente.
Questa tecnica consente di somministrare ossigeno aumentando grandemente l’efficacia della ventilazione. L’utilizzo di questo dispositivo è tuttavia piuttosto complesso e richiede una specifica preparazione.
Respirazione bocca-maschera Per evitare il contatto diretto della bocca del soccorritore con quella dell’infortunato, oltre al già citato filtro a fazzoletto, i mezzi più diffusi e utilizzati sono la cannula di Safar e la maschera. Molte maschere sono dotate di valvola unidirezionale che consente all’aria espirata del paziente di uscire da una via differente rispetto a quella di insufflazione. Presupposto indispensabile all’utilizzo di queste tecniche è l’esatta conoscenza del corretto posizionamento del dispositivo stesso. Quindi è logico che il loro utilizzo sia affidato solo a personale esperto,
l’alternativa più pratica rimane quindi la respirazione bocca a bocca e – molto raramente – bocca-naso. Per i dispositivi a maschera (facciale o nasale) l’accorgimento più difficile da ottenere è l’aderenza. Se non si realizza una buona tenuta durante l’insufflazione, la perdita di aria, che inevitabilmente si verificherà attraverso la superficie di contatto 34
tra maschera e faccia, renderà inefficace la ventilazione stessa. Per quanto riguarda la cannula, la difficoltà più frequente è il corretto posizionamento nella bocca della persona infortunata. La porzione di cannula che va introdotta deve infatti adagiarsi sulla lingua in modo
tale da impedirne la caduta all’indietro con conseguente ostruzione delle vie aeree.
Il massaggio cardiaco consiste nella compressione ritmica dello sterno (l’osso piatto posto al centro del torace), che determina una compressione diretta del cuore. Il cuore si trova così costretto a mantenere la sua funzione di “pompa”, in quanto schiacciato tra due superfici rigide, rappresentate dallo sterno e dalle vertebre (i “mattoni” che compongono la colonna vertebrale). Viene così mantenuta la circolazione del sangue, la quale, associata alla ventilazione artificiale (sempre abbinata in caso di arresto cardiaco), fa arrivare il sangue al cervello e al cuore con una pressione adeguata, permettendo la sopravvivenza della persona.
sterno
coste carotidi
aorta cuore
35
zona dove “massaggiare” il cuore
RIANIMAZIONE CARDIORESPIRATORIA
clavicola
Massaggio cardiaco
Come eseguire la manovra
1 INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Porsi inginocchiati al fianco della persona da soccorrere. La persona deve essere su un piano rigido (per esempio, se è a letto, bisogna spostarla sul pavimento), possibilmente con le gambe sollevate, in modo da aumentare il volume di sangue diretto verso il cervello.
2
Cercare il “centro del torace”. Si deve appoggiare il palmo di una mano al centro del torace e il palmo dell’altra mano sopra alla prima mano con le dita tese o incrociate, come mostrato nelle figure che seguono. ●●
●●
●●
sterno
La compressione va comunque effettuata con il palmo e non con le dita. La compressione va effettuata su una zona che corrisponde alla metà inferiore dello sterno; comunque non troppo vicino all’addome e non sulle coste.
sterno
Se la vittima indossa vestiti ingombranti, bisogna aprirli per liberare il torace.
ATTENZIONE: il concetto fondamentale è comunque… fare in fretta! Quindi, nella concitazione del momento, meglio non perdere troppo tempo con la teoria e puntare decisi a quello che appare approssimativamente “il centro del torace”, con o senza vestiti. 36
SE COMPRIMO CON LE BRACCIA TESE E PERPENDICOLARI AL TORACE FACCIO PIÙ PRESSIONE E MI STANCO MENO
3
RIANIMAZIONE CARDIORESPIRATORIA
Comprimere con le braccia tese e perpendicolari al torace. La manovra del massaggio cardiaco è di per sé molto faticosa, ma se si tengono le braccia flesse ci si stanca prima e si esercita meno pressione. Il massaggio risulterebbe quindi meno efficace. Anche per questo motivo, se è presente un altro soccorritore che conosce la manovra, è bene darsi il cambio ogni 1-2 minuti.
4
Comprimere il torace di circa 5 centimetri. In ogni caso, nel dubbio, meglio un’energia maggiore che minore.
DEVO MASSAGGIARE RAPIDAMENTE... CIRCA CENTO COLPI AL MINUTO
5
Comprimere rapidamente. Bisognerebbe mantenere una velocità di circa 100-120 compressioni al minuto, ossia circa 2 compressioni al secondo. Ma anche questo è un aspetto su cui non riflettere molto, il concetto è… comprimere rapidamente! 37
6
cuore
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Comprimere senza mai staccare le mani dal torace. In questo modo non si perde la posizione corretta. Comunque, dopo ogni compressione bisogna cessare completamente ogni pressione per consentire il ritorno elastico della parete toracica. La compressione e il rilasciamento dovrebbero durare più o meno lo stesso lasso di tempo.
aorta
polmoni
polmoni
vertebre
ALCUNE AVVERTENZE
cuore
Il massaggio deve essere mantenuto ininterrottamente, senza smettere mai, fino all’arrivo dei soccorsi. ●● Non eseguire mai il massaggio come esercitazione su un soggetto sano. Sarebbe molto pericoloso. Ci si può esercitare solo su manichini o – più banalmente – su un cuscino. ●●
aorta
polmoni
polmoni
vertebre
SCEGLI LA MUSICA DEL CUORE CHE PREFERISCI Il Presbyterian Hospital di New York ha pubblicato una playlist di 40 canzoni i cui battiti al minuto corrispondono al numero di compressioni da fare in caso di massaggio cardiaco d’urgenza. Al primo posto c’è Stayin’ Alive dei Bee Gees, un ritmo da 103 colpi al minuto. Al secondo posto Cecilia di Simon & Garfunkel, al terzo Hard to Handle dei Black Crowes. Seguono, Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, Rock Your Body di Justin Timberlake, I Will Survive di Gloria Gaynor, MMMBop degli Hanson, Gives You Hell di The Alà-American Rejects, Heartbreaker di Mariah Carey e Jay Z e Another One Bites the Dust dei Queen. 38
terie di lunga durata; l’unica manutenzione richiesta è il controllo della scadenza della batteria e degli elettrodi. ●● Dove si trova: Il DAE va posizionato in un ambiente asciutto, in una sede tale da garantire l’intervento entro 5 minuti. Per garantire un accesso rapido esiste una segnaletica internazionale e apposite teche, che rendono facilmente individuabile la presenza del DAE. Sono inoltre auspicabili applicazioni per smartphone che consentano di geolocalizzare i dispositivi più vicini, come già realizzato dall’Emilia Romagna con l’app DAE RespondER. ●● Come è fatto. Il DAE presenta generalmente le seguenti caratteristiche: un tasto verde per l’accensione; un tasto rosso per l’erogazione della scarica elettrica; un altoparlante che scandisce le istruzioni all’operatore; un connettore per il collegamento degli elettrodi; una confezione di elettrodi adesivi monouso da applicare sul torace dell’infortunato. ●● Come funziona. Una volta acceso, lo stesso DAE comunica con un altoparlante le specifiche istruzioni all’operatore. Il DAE può essere usato anche da personale non sanitario (Legge 3 aprile 2001, n. 120) perché rico-
Il defibrillatore è un dispositivo elettronico che consente di ripristinare un normale ed efficiente ritmo cardiaco in persone colpite da aritmia o da sospetto arresto cardiaco. È stato stimato che una estesa disponibilità su tutto il territorio di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) potrebbe evitare la metà dei 60 mila decessi da arresto cardiaco che si verificano ogni anno in Italia. Di fatto, oltre l’80% degli arresti cardiaci avviene lontano da strutture sanitarie. Pertanto, la legislazione italiana raccomanda (e in alcuni casi obbliga) la dotazione di DAE in luoghi in cui si pratica attività ludica o sportiva (obbligo per le associazioni e le società sportive dilettantistiche), luoghi pubblici (scuole, università, uffici), luoghi ad alto afflusso di persone (aeroporti, stazioni ferroviarie, centri commerciali, alberghi, ristoranti, ipermercati), luoghi ad alto rischio, come le strutture industriali, oppure zone isolate dove è più difficile far arrivare i soccorsi. ●● Che cos’è. È uno strumento portatile in grado di analizzare l’attività del cuore ed erogare un’adeguata scarica elettrica per ripristinare il corretto ritmo cardiaco. Il DAE funziona con bat39
RIANIMAZIONE CARDIORESPIRATORIA
Uso del defibrillatore
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
nosce da sé i casi in cui la scarica è necessaria e non interviene se la terapia elettrica non è indicata. Il soccorritore deve solo seguire le indicazioni dettate dall’apparecchio. L’unica accortezza richiesta è di non toccare il paziente nel corso dell’analisi e della eventuale erogazione della scarica, facendo sicurezza intorno all’infortunato.
●●
Come utilizzarlo. Esistono specifici corsi sull’uso del DAE (ci si può informare presso il proprio Comune, per es. attraverso la Croce Rossa Italiana), con rilascio di attestato. I corsi prevedono una parte pratica con l’impiego di un manichino e di un DAE simulatore, permettendo di riprodurre le manovre di rianimazione cardio-polmonare di base e la defibrillazione.
LE TUTELE PER CHI USA IL DEFIBRILLATORE IN CASO DI NECESSITÀ Al momento della realizzazione di questo volume, è stato approvato dalla Camera, e trasmesso al Senato, il testo unificato A.C. 181 ed abb., composto da 9 articoli, recante Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero. Il provvedimento è diretto a favorire e disciplinare la dotazione e l’utilizzo dei defibrillatori in diversi luoghi e situazioni, anche da parte di soggetti non specificamente formati, regolando il collegamento e l’interazione con la rete dell’emergenza territoriale 112/118, e promuovendo campagne di informazione e sensibilizzazione, nonché l’introduzione di specifici insegnamenti, anche negli istituti di istruzione primaria e secondaria. Una novità particolarmente rilevante per gli utenti è l’articolo 3, che apporta alcune modifiche alla già citata Legge 3 aprile 2001, n. 120. - L’articolo dispone che, in assenza di personale sanitario o non sanitario formato, nei casi di sospetto arresto cardiaco è comunque consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico o automatico anche a una persona non in possesso dei requisiti citati. - Viene poi espressamente sancita, ai sensi dell’articolo 54 del codice penale, la non punibilità delle azioni connesse all’uso del defibrillatore nonché alla rianimazione cardiopolmonare intraprese dai soggetti che agiscano in stato di necessità, nel tentativo di prestare soccorso a una vittima di sospetto arresto cardiaco. Riferimento: www.camera.it/leg17/522?tema=utilizzo-dei-defibrillatori-semiautomatici-ed-automaticiin-ambiente-extraospedaliero
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Altre importanti manovre
Qualora fosse necessario allontanare rapidamente l’infortunato dal luogo dell’incidente, per la presenza di un pericolo imminente (per esempio, incendio, esplosione, crollo ecc.), è fondamentale cercare di mantenere in asse la sua colonna vertebrale. Se intervengono due soccorritori, entrambi si pongono alle spalle della persona infortunata, uno afferrerà un braccio della persona facendo passare le proprie mani sotto le ascelle della persona stessa; l’altro soccorritore sosterrà il capo, afferrando la persona infortunata alla mandibola e alle tempie, cercando di mantenere il capo in asse con la colonna vertebrale e cercando di ridurre al massimo le sollecitazioni del movimento.
TU SOSTIENILO PER UN BRACCIO, MENTRE IO GLI TENGO FERMA LA TESTA
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ALTRE IMPORTANTI MANOVRE
Tecnica di estrazione manuale di un infortunato
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
Compressione addominale o manovra di Heimlich Può accadere che un corpo estraneo ostruisca le vie respiratorie. Il soggetto colpito, se è un adulto, fa il gesto di portare le mani alla gola (vuol dire «sto soffocando!»). Se l’ostruzione è completa, la persona cessa improvvisamente di respirare, cambia colorito (pelle cianotica, ossia “livida”, di colore bluastro) e cade a terra priva di coscienza. Se l’ostruzione è parziale la persona continua a respirare, emettendo dei sibili, e tossisce violentemente. In questo caso, fin tanto che la persona respira e tossisce, il soccorritore deve solo sorvegliare la situazione e incoraggiare a tossire. Nel caso invece della suddetta ostruzione completa o quando la respirazione e la tosse diventano insufficienti, occorre intervenire rapidamente, con la compressione addominale, nota come manovra di Heimlich.
Per localizzare la posizione esatta, con la mano sinistra (la destra, per chi è mancino) si descrive una “C” mettendo l’indice sull’ombelico, il pollice finisce quindi sotto la parte inferiore dello sterno. mano destra a pugno
mano sinistra a “C” (indice sull’ombelico)
ombelico
Si pone quindi la mano destra (la sinistra, per chi è mancino) a pugno, con il pollice rivolto all’interno. Quindi si stringe la mano a pugno con l’altra mano e si tira verso di sé. Anche in questo caso non è opportuno perdersi troppo in aspetti di perfezionismo teorico. Si può semplificare il concetto di base in nome della regola fondamentale del “fare in fretta!”: cingere la parte alta dell’addome, stringere e spingere verso l’alto.
Come eseguire la manovra SE LA VITTIMA È COSCIENTE
1
Porsi alle spalle della persona e mettere le proprie mani in corrispondenza dell’addome, sopra l’ombelico. 42
STRINGO SULLA PANCIA E SPINGO IN ALTO
2
Mentre si stringe, bisogna spingere verso l’alto; così si fa pressione sul diaframma (il muscolo trasversale posto sotto ai polmoni, che separa il torace dagli organi addominali) e si forza l’aria a uscire dai polmoni, come se si provocasse una sorta di “tosse artificiale”.
Ripetere il movimento più volte e ritmicamente, una “stretta” ogni 2 secondi; fino a quando il paziente riprende a tossire e a respirare con efficacia oppure espelle il corpo estraneo. Si possono alternare le compressioni addominali con compressioni sulla schiena (per es. 5 compressioni addominali, 5 sulla schiena). Queste ultime compressioni si effettuano rimanendo alle spalle dell’infortunato, un po’ di fianco: si sostiene il torace con una mano (così l’infortunato rimane sporto in avanti) e si danno dei colpi vigorosi tra le scapole con il palmo dell’altra mano.
SE LA VITTIMA È UN BAMBINO Gli interventi di disostruzione delle vie aeree in età pediatrica variano a seconda dell’età del bambino e richiedono una specifica preparazione da parte di chi si rapporta con i bambini (insegnanti, genitori, baby sitter ecc.). La Croce Rossa Italiana programma incontri specifici (www.cri.it/manovre-salvavitacalendari-e-corsi). Qui ci limitiamo a ricordare che, in generale, nei bambini va evitata la compressione addominale. Si provvede invece alla percussione toracica posteriore, sostenendo il corpo del piccolo con un braccio poggiato sul proprio ginocchio.
SE LA VITTIMA NON È COSCIENTE Adagiare l’infortunato a terra, in posizione supina (cioè a pancia in su). Chiamare i soccorsi e, nell’attesa, eseguire le manovre di rianimazione cardio-respiratoria già descritte. 43
ALTRE IMPORTANTI MANOVRE
3
Cenni di anatomia Scheletro cranio
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
mandibola clavicola omero gabbia toracica e coste
sterno colonna vertebrale
radio ulna
bacino osso sacro e coccige
ossa del carpo metacarpo falangi femore
rotula
tibia perone
ossa del tarso metatarso falangi 44
Apparato muscolare Vista anteriore
Vista posteriore
sternocleidomastoideo
tricipite gran dorsale
bicipite retto dell’addome
grande gluteo
flessori radiali del carpo sartorio quadricipite
gastrocnemio tibiale anteriore tendine d’Achille
45
CENNI DI ANATOMIA
trapezio deltoide
deltoide pettorale
Apparato cardiovascolare Vene
Arterie
INFORMAZIONI GENERALI E NOZIONI DI BASE
giugulari
carotidi aorta ascendente
vena cava superiore
arterie polmonari
vene polmonari
cuore aorta discendente
vena cava inferiore
arteria femorale
vena femorale Arterie: vasi sanguigni che dal cuore portano il sangue poco ossigenato ai polmoni (attraverso le arterie polmonari) e il sangue ossigenato a tutto il corpo (attraverso l’aorta).
Vene: vasi sanguigni che trasportano sangue carico di anidride carbonica al cuore e quindi ai polmoni (tramite le già citate arterie polmonari), dai quali ritorna al cuore tramite le vene polmonari. 46
Sistema nervoso
encefalo
nervi cranici nervi cervicali
cervelletto
bulbo nervi lombari
midollo spinale
nervi sacrali nervi coccigei
47
CENNI DI ANATOMIA
nervi toracici
ponte
Le principali emergenze 48
Perdite di coscienza ed emergenze cardiorespiratorie Ferite ed emorragie Traumi a muscoli, ossa e articolazioni Ustioni e scottature Malori da sbalzi termici e climatici Avvelenamenti e intossicazioni Insidie nell’ambiente marino Punture di insetti e morsi di animali Altre piccole emergenze
49
Perdite di coscienza ed emergenze cardiorespiratorie
LE PRINCIPALI EMERGENZE
T
ra gli eventi più preoccupanti delle emergenze sanitarie sono sicuramente compresi la perdita di coscienza, l’attacco di cuore e l’improvvisa mancanza di respiro.
COSA FARE IN CASO DI... Svenimento Ictus ●● Convulsioni ●● Attacco di cuore ●● Allergia e asma ●● Affanno ●● Soffocamento da corpo estraneo ●● ●●
D’altra parte, soccorrere una persona con perdita di coscienza (il cosiddetto “svenimento”) può essere una delle esperienze di primo soccorso più frequenti.
Lo svenimento è dovuto a una temporanea insufficienza della circolazione sanguigna che irrora il cervello. Questa insufficienza può essere scatenata anche da situazioni piuttosto comuni, quali un ambiente particolarmente affollato e afoso, una forte emozione, il brusco passaggio da una posizione distesa alla stazione eretta. Tutti dovrebbero quindi aver ben chiare le procedure basilari per questo tipo di soccorso. Le norme di primo soccorso possono realmente salvare una vita nel caso delle emergenze cardiorespiratorie, quali un attacco cardiaco o un rischio di soffocamento. Per tale motivo, le manovre principali sono state poste in evidenza nella prima parte di questo manuale.
50
Svenimento
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Cercare di evitare che la persona cada bruscamente a terra, ma accompagnarla comunque alla posizione distesa. ●● Tenere la persona distesa a terra, sdraiata sulla schiena, e sollevargli le gambe di 20-30 cm. ●● Valutare lo stato di coscienza (vedi pag. 19). Se non è cosciente, chiamare il 112 o il 118 e limitarsi a eseguire le istruzioni. ●● Valutare la respirazione (vedi pag. 22). Controllare che non vi siano corpi estranei che ostruiscano naso o bocca. ●● Allentare i vestiti troppo stretti. Se la persona non ha subìto traumi, eseguire la manovra di iper-estensione del capo.
NO
Non somministrare cibo o bevande a una persona non cosciente. ●● Non muovere l’infortunato se ha subito un trauma, a meno che non vi sia un pericolo imminente.
●●
●●
➜●pagina 20 MANOVRA DI IPER-ESTENSIONE DEL CAPO Mettendo una mano sulla fronte e due dita dell’altra mano sotto il mento, sollevare il mento e spostare la testa leggermente all’indietro. Questa posizione facilita il passaggio dell’aria nella gola. 51
PERDITE DI COSCIENZA ED EMERGENZE CARDIORESPIRATORIE
Lo svenimento consiste in una momentanea perdita di sensi o di coscienza che può avere molte cause. ■● SINTOMI: incapacità a mantenere lo stato eretto, visione confusa, sensazione di mancamento, vertigini, nausea e infine perdita di coscienza.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Ictus L’ictus, dal latino colpo (in inglese “stroke”), è dovuto all’improvvisa mancanza di sangue (e quindi di ossigeno) in un’area del cervello, a cui consegue una grave sintomatologia neurologica. Si verifica prevalentemente di notte o nelle prime ore del mattino. La mancanza di ossigeno al cervello è conseguente a un danno a livello di un’arteria – quelle che portano il sangue al cervello si chiamano carotidi – ossia: trombosi (l’arteria viene ostruita da un trombo) o emorragia (l’arteria si rompe). ■● SINTOMI: possono essere diversi, a seconda dell’area del cervello interessata. Perdita della funzionalità di una parte del corpo (la persona non “sente” più un braccio, “cede” improvvisamente una gamba e cade a terra), perdita di espressione del viso, di solito solo da un lato, difficoltà a parlare e a comprendere le parole (afasia), soprattutto se è interessato il lato destro del corpo, perdita di controllo della vescica e dell’intestino, perdita improvvisa della vista a un occhio (sdoppiamento della visione), difficoltà a respirare, mal di testa, senso di confusione e perdita dell’equilibrio, convulsioni, collasso e, nei casi più gravi, coma.
COSA FARE
SI
Se la persona è incosciente Chiamare subito il 112 o il 118. ●● ABC, ossia controllare che le vie aeree siano libere, che sia presente il respiro e che il sangue circoli (vedi pagg. 17-26) e attuare eventualmente le manovre rianimatorie (vedi pagg. 30-40). ●●
Se la persona è cosciente ●● Chiamare subito il 112 o il 118. ●● Controllare che le vie aree siano libere. ●● Mettere la persona in posizione semiseduta (vedi pag. 28). ●● Tranquillizzare la persona, continuare a parlarle. ●● Coprire la persona e tenerla al caldo.
COSA NON FARE ●●
52
NO
Non dare nulla da bere o da mangiare.
Si tratta di contrazioni involontarie e incontrollabili di alcuni muscoli. Sono dovute a una irregolarità dell’attività elettrica del cervello. Le cause delle convulsioni possono essere molteplici: una febbre elevata (soprattutto nei bambini), infezioni virali, intossicazioni, traumi, ictus, ipoglicemia, ecc. Sono possibili due quadri principali: crisi di piccolo male e di grande male. ■● SINTOMI : nel cosiddetto “piccolo male o assenza” la persona è come “sospesa”, ha lo sguardo fisso e non risponde alle domande. Dura pochi secondi (al termine la persona non ricorda nulla), può ripetersi più volte nella stessa giornata e non c’è perdita di coscienza. In ciò si distingue dal “grande male o crisi tonico-clonica” in cui c’è perdita di coscienza. Nel caso del “grande male”, il corpo si irrigidisce, il soggetto non respira, il volto diventa cianotico per alcuni secondi. Segue la fase dei movimenti convulsivi, con perdita delle urine e fuoriuscita di saliva dalla bocca. Al termine della crisi il soggetto si addormenta profondamente. Al risveglio non ricorda nulla di quanto è accaduto.
COSA FARE
SI
●● ●●
Mantenere la calma. Chiamare il 112 o il 118. ●● Allontanare la gente intorno. ●● Rimuovere gli oggetti che potrebbero ferire la persona. ●● Adagiare la persona a terra. ●● Tranquillizzare la persona e restarle vicino. ●● Allentare gli abiti stretti. ●● Quando le convulsioni cessano, mettere il paziente in posizione laterale di sicurezza. ●● ●●
Controllare i parametri vitali. Se la persona ha febbre, porgli sulla fronte un panno imbevuto di acqua fredda.
COSA NON FARE
NO
Non cercare di tenere ferma la persona durante la fase convulsiva. ●● Non cercare di aprire la bocca della persona. Non infilare nella sua bocca dita o oggetti. ●●
53
PERDITE DI COSCIENZA ED EMERGENZE CARDIORESPIRATORIE
Convulsioni
Attacco di cuore È causato da una drastica riduzione dell’afflusso di sangue a una parte del muscolo cardiaco. ■● SINTOMI: dolore violento al centro del petto con probabile irradiazione del dolore al braccio sinistro. Si accompagna a respiro affannoso e a sensazione di angoscia.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
COSA FARE
SI
Chiamare il 112 o il 118 specificando il sospetto di un attacco di cuore. ●● Se è cosciente, tranquillizzare la persona e sistemarla in posizione semiseduta (vedi pag. 28). ●● Se la persona ha con sé farmaci per l’attacco cardiaco (piccole pastiglie da mettere sotto la lingua), aiutarlo ad assumerli. ●● Se è incosciente, sistemare la persona nella “posizione laterale di sicurezza”. ●●
COSA NON FARE
NO
Non somministrare altri farmaci oltre a quelli citati (antianginosi). ●● Non somministrare cibi e bevande, men che mai alcolici.
●●
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA
➜●pagina 24
Con il paziente in posizione supina (pancia in su) il soccorritore si pone su un lato, poniamo sia il lato destro: estende il braccio destro dell’infortunato, lasciando il gomito flesso, e piega il ginocchio sinistro. Piega il braccio sinistro in modo che la mano si posizioni sotto la guancia destra. Afferra quindi il soggetto per la spalla e per il fianco sinistri e fa ruotare verso sé il corpo dell’infortunato, che si ritroverà accovacciato sul lato destro. 54
L’allergia può essere provocata da varie sostanze e i sintomi possono svilupparsi in modo molto rapido e grave. Compaiono a breve distanza dal contatto con la sostanza scatenante (da pochi secondi a 30 minuti). ■● SINTOMI: prurito sulla pelle e agli occhi, starnuti, mancanza di respiro, abbondante secrezione nasale e lacrimazione, difficoltà a deglutire, arrossamento della pelle, aumento del battito cardiaco, sino allo svenimento.
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Se c’è stata una puntura di insetto, provare a rimuovere il pungiglione (possibilmente con una pinzetta) e applicare un cubetto di ghiaccio sulla puntura. ●● Se la persona ha difficoltà a respirare o è incosciente, chiamare subito il 112 o il 118. ●● Mettere la persona nella “posizione antishock”, possibilmente in un luogo ben arieggiato.
Non somministrare liquidi se la persona è incosciente o ha difficoltà a respirare o a deglutire. ●● Non sottovalutare i sintomi: situazioni apparentemente lievi possono peggiorare molto rapidamente.
●●
POSIZIONE ANTISHOCK
NO
●●
➜ pagina 29
Con l’infortunato disteso al suolo, in posizione supina (pancia in su), si pone un leggero rialzo sotto il bacino (per esempio con un panno arrotolato) e si sollevano le gambe. Tale posizione permette al sangue di ritornare più facilmente al cuore e facilita l’irrorazione del cervello.
55
PERDITE DI COSCIENZA ED EMERGENZE CARDIORESPIRATORIE
Allergia e asma
Affanno
LE PRINCIPALI EMERGENZE
L’affanno può essere dovuto a diverse malattie, comprese quelle cardiache. Meno pericoloso è l’affanno da ansia. Tuttavia, anche questa forma può apparire allarmante: la respirazione rapida e superficiale fa eliminare all’organismo un’eccessiva quantità di anidride carbonica, a cui consegue un aumento di ansietà, innescando così una sorta di circolo vizioso. ■● SINTOMI: respirazione rapida accompagnata da una sensazione sgradevole di mancanza d’aria, capogiro e formicolii.
COSA FARE
SI
entro esse per un paio di minuti. L’ideale è poter disporre di un sacchetto di carta entro cui respirare. In tal modo l’organismo recupera l’eccesso di anidride carbonica eliminata e i sintomi si riducono.
Se la situazione è allarmante chiamare subito il 112 o il 118. ●● Aiutare la persona ad assumere una posizione seduta o semiseduta (ma con il busto eretto), slacciargli i vestiti e ogni indumento che possa costringere (cintura, cravatta). ●● Chiedere alla persona se ha problemi di cuore o di asma (se sì chiamare il 112 o il 118). ●● Invitare la persona a respirare più lentamente: «faccia un bel respiro, trattenga il fiato per qualche secondo… e ora butti fuori l’aria lentamente». ●● Se il respiro non accenna a rallentare, invitare la persona a tenere le mani a coppa davanti alla bocca (come a formare una specie di bicchiere) e di respirare ●●
COSA NON FARE
NO
Evitare modi bruschi e concitati, per evitare una reazione di ulteriore ansia. ●● Evitare di proporre la manovra della respirazione nel sacchetto senza aver spiegato perché alla persona e senza averne ricevuto l’assenso, per evitare una reazione a una sensazione di azione costrittiva. ●●
56
Soffocamento da corpo estraneo
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Cercare di estrarre il corpo estraneo con le dita. ●● Se la persona è cosciente, farla piegare in avanti e picchiare ripetutamente con il palmo della mano sulla schiena, tra le scapole. ●● Se la situazione non si risolve immediatamente, chiamare il 112 o il 118. ●● Se si è in grado di farlo e in caso di assoluta necessità, esercitare la compressione addominale (manovra di Heimlich).
NO
Non eseguire la manovra di compressione addominale se non ci si sente sicuri. ●● Non somministrare liquidi.
●●
●●
COMPRESSIONE ADDOMINALE
➜●pagina 42
Stando alle spalle della persona, abbracciarla stringendo una mano a pugno con il pollice all’interno, posto tra lo sterno e l’ombelico (sulla “bocca dello stomaco”). Afferrare il pugno con l’altra mano e comprimere ripetutamente verso l’interno, dal basso verso l’alto. Ogni spinta deve essere veloce ed elastica: si comprime e si rilascia. 57
PERDITE DI COSCIENZA ED EMERGENZE CARDIORESPIRATORIE
Incapacità totale o parziale di respirare dovuta all’ostruzione delle vie aeree causata da ingestione o inalazione accidentale di un corpo estraneo. ■● SINTOMI: la prima reazione è la tosse. Il volto diventa rosso paonazzo, si ingrossano le vene del collo e si può svenire.
Ferite ed emorragie
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Ferite
COSA FARE IN CASO DI...
Con il termine ferita si intende una ●● Piccole ferite, escoriazioni lesione dello strato superficiale dele abrasioni la pelle, accompagnata spesso da ●● Schegge nella ferita perdita di sangue. ●● Sangue dal naso Vanno distinti diversi tipi di ferita. ●● Emorragie In particolare: ●● abrasione: lesione superficiale della pelle o delle mucose – si chiamano così i rivestimenti delle parti del corpo interne che sono in comunicazione con l’ambiente esterno, come, per esempio, il cavo orale –, senza fuoriuscita di sangue; ●● escoriazione: lesione superficiale della pelle con fuoriuscita di sangue; ●● ferita da punta: lesione più o meno profonda provocata da oggetti appuntiti; ●● ferita da taglio: lesione con bordi regolari provocata da oggetti con margini taglienti regolari; ●● ferita lacera: lesione con bordi irregolari, talora scollati, provocata da oggetti con margini taglienti irregolari; ●● ferita lacero-contusa: lesione con bordi irregolari e sottostante contusione, provocata da oggetti taglienti e concomitante trauma.
Perdite di sangue Il sanguinamento può essere più o meno abbondante a seconda del tipo di lesione e della sua profondità: se, per esempio, è stata colpita la testa, il volto o le mani, la perdita di sangue è sempre molto abbondante perché queste zone sono riccamente irrorate di vasi sanguigni. 58
L’emorragia è il termine con cui si intende un’abbondante perdita di sangue. Vanno distinti diversi tipi di emorragia. In particolare: ●● emorragia arteriosa: fuoriuscita di sangue rosso vivo che esce a fiotti; ●● emorragia venosa: fuoriuscita di sangue rosso scuro che cola lentamente; ●● emorragia interna: il sangue si raccoglie all’interno del corpo senza segnali esterni evidenti.
sanguinamento arterioso
FERITE ED EMORRAGIE
Contusioni Le contusioni sono le classiche conseguenze che segnano la pelle a seguito di colpi accidentali. Sono caratterizzate, oltre che dal dolore e dalla tumefazione della zona lesa, dall’immancabile livido (termine medico: ecchimosi) dovuto a un travaso di sangue sotto la pelle.
sanguinamento venoso
59
Piccole ferite, escoriazioni e abrasioni
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Sono le classiche lesioni che ci si procura cadendo su una superficie ruvida. Con questo tipo di lesioni solitamente il sanguinamento è minimo o assente, ma sono comunque ferite che possono essere esposte a infezione e vanno pertanto medicate con cura. Se la ferita è piuttosto estesa e profonda o se è da taglio o se è lacerocontusa bisogna sempre rivolgersi al medico: questi tagli necessitano di una pulizia più approfondita ed eventuali punti di sutura. Può essere inoltre opportuno effettuare la somminstrazione di anticorpi anti-tetano o il richiamo della vaccinazione anti-tetanica, se la ferita è lacero-contusa, o se è stata procurata da un oggetto sporco.
NO
SI COSA FARE
COSA NON FARE
Lavare bene con acqua corrente e sapone; usando un fazzoletto o, preferibilmente, garze sterili per eliminare il materiale estraneo che può essere eventualmente presente in superficie. ●● Disinfettare la ferita – sempre aiutandosi con un fazzoletto o con garze – seguendo il verso dal centro ai bordi della lesione e all’esterno. ●● Coprire la lesione con garze sterili, fissate sui bordi alla cute con cerotto a nastro o tenute ferme con una rete tubolare.
Meglio non usare batuffoli di ovatta per pulire e disinfettare perché possono lasciare piccoli residui che possono inglobarsi con le secrezioni della lesione. ●● Evitare l’alcol per disinfettare la lesione perché è troppo aggressivo per i tessuti già irritati: meglio usare i comuni disinfettanti consigliati in farmacia, che inoltre non bruciano e sono dotati di un ottimo potere germicida. ●● Non applicare polveri o creme (se non consigliate dal medico), in quanto possono provocare reazioni allergiche o impastarsi e creare un ambiente favorevole per i microbi.
●●
●●
60
Scheggia nella ferita
FERITE ED EMORRAGIE
Talvolta all’interno di una ferita può rimanere conficcato anche l’oggetto che l’ha provocata: per esempio, un chiodo, un grosso frammento di legno o di vetro. Non bisogna assolutamente tentare di rimuovere la scheggia ma rivolgersi subito al Pronto Soccorso. L’estrazione scorretta della scheggia può infatti danneggiare ulteriormente la ferita e provocare una emorragia (fino a quando l’oggetto è ben conficcato potrebbe fare come da “tappo” per eventuali vasi danneggiati). L’intervento richiesto in attesa del Pronto Soccorso è quindi solo quello di fare in modo che la scheggia rimanga iI più stabile possibile.
COSA FARE ●●
SI
Premere la zona, esercitando una discreta compressione per bloccare il sanguinamento ma la pressione non va ovviamente esercitata direttamente sul corpo estraneo.
●●
61
Se la scheggia ha attraversato gli abiti, tagliare accuratamente il tessuto attorno all’oggetto conficcato.
●●
Fare un anello con un fazzoletto o con un telo: piegare il tessuto lungo la diagonale, per ottenere un triangolo, quindi portare il vertice al centro della base del triangolo e piegare più volte sino a ottenere una fascia lunga e sottile. Avvolgere la fa-
LE PRINCIPALI EMERGENZE
scia intorno alle dita di una mano – lasciando libero il pollice – e annodare, sino ad ottenere un grosso anello.
Poggiare l’anello sulla ferita facendo in modo che la scheggia rimanga al suo interno e fissarlo con alcuni giri di benda, facendo attenzione a non comprimere il corpo estraneo. Coprire con garza sterile e fasciare. ●● Raggiungere il più vicino Pronto Soccorso. ●●
COSA NON FARE ●●
NO
Non bisogna cercare di rimuovere la scheggia penetrata nella ferita perché si corre il ri-
schio di ledere ulteriormente la zona e quindi di peggiorare l’intensità dell’emorragia. 62
Sangue dal naso
COSA FARE
SI
●●
In piedi o – meglio – seduti, tenere la testa inclinata in avanti verso il basso, per lasciare uscire il sangue verso l’esterno e non in gola. ●● Stringere con pollice e indice la radice del naso (la parte alta, molle, prima della parte dura, ossea) mantenendo la presa per qualche minuto. In genere questa compressione è sufficiente per bloccare il sanguinamento. ●● Se è possibile, è meglio applicare qualcosa di freddo sulla fronte, perché le basse temperature aiutano ulteriormente a bloccare l’emorragia. ●●
Recarsi dal medico per informarlo dell’accaduto ed eseguire un controllo della pressione arteriosa.
COSA NON FARE
NO
Non inclinare la testa all’indietro per evitare che il sangue defluisca in gola o nelle vie respiratorie. ●● Non introdurre nelle narici garze o tamponi di cotone che sarebbero poi difficili da estrarre, con il rischio di riattivare il sanguinamento. ●●
63
FERITE ED EMORRAGIE
La fuorisucita di sangue dal naso (termine medico: epistassi) è un evento relativamente frequente perché nel naso sono presenti capillari particolarmente fragili. La loro fragilità ha una funzione di protezione in caso di aumenti eccessivi della pressione arteriosa. Infatti, in modo analogo a un fusibile che “salta” in un circuito elettrico sovraccarico, i capillari del naso sono pronti a rompersi per far uscire sangue e quindi abbassare la pressione arteriosa. A parte questa funzione fisiologica, l’epistassi può essere conseguente anche a eventi banali, come un colpo fortuito al naso, una eccessiva esposizione ai raggi solari (il calore dilata i capillari), un forte raffreddore o la presenza di aria particolarmente calda e asciutta.
Emorragie In caso di abbondante perdita di sangue, valutare se si tratta di emorragia arteriosa (sangue rosso vivo che esce a fiotti) o venosa (sangue rosso scuro che cola lentamente). Se l’emorragia è interna, la persona è pallida e sudata, il respiro è rapido e superficiale, e la persona può andare incontro a perdita di coscienza. COSA FARE
SI
re. Fissare il tampone sulla ferita per mezzo di una benda, una volta che l’emorragia si è arrestata (vedi figure 3 e 4). ●● Emorragia interna: attendere l’ambulanza cercando di tranquillizzare la persona ferita. ●● Allentare i vestiti troppo stretti. ●● Mettere la persona nella cosiddetta posizione antishock, in un luogo ben arieggiato. Evitare questa posizione se l’emorragia è a livello del capo, a seguito di un trauma cranico.
Emorragia arteriosa: premere con le dita o il pugno a monte della ferita, cioè in un punto compreso tra la ferita e il cuore (vedi figure 1 e 2). Mantenere premuto e trasportare subito la vittima in Pronto Soccorso o chiamare il 112 o il 118. ●● Emorragia venosa: premere sulla ferita con un panno pulito (garze, fazzoletti, asciugamano) per almeno 10 minuti, senza allentare la pressione. Al tempo stesso, alzare la parte sanguinante verso l’alto in modo che risulti più alta del livello del cuo-
LE PRINCIPALI EMERGENZE
●●
POSIZIONE ANTISHOCK
➜ pagina 29
Con l’infortunato disteso al suolo, in posizione supina (pancia in su), si pone un leggero rialzo sotto il bacino (per esempio con un panno arrotolato) e si sollevano le gambe. Tale posizione permette al sangue di ritornare più facilmente al cuore e facilita l’irrorazione del cervello.
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NO COSA NON FARE Non somministrare liquidi, specialmente alcolici o caffè. ●● Non allentare la pressione sulla ferita: se la benda è imbevuta di sangue, non toglierla, ma aggiungerne altre, esercitando una pressione maggiore. Se si tolgono le garze, infatti, si può interferire con i meccanismi della coagulazione e far riprendere l’emorragia. ●● Non usare lacci emostatici per bloccare il sanguinamento: questa manovra, se necessario, va effettuata da uno specialista perché, in caso contrario, si rischia di peggiorare addirittura la situazione. ●● Evitare il più possibile il contatto diretto con il sangue della persona ferita (per esempio, proteggendosi le mani con un sacchetto di plastica). ●● Non rimuovere eventuali corpi estranei penetrati nella ferita perché si rischia di ledere ulteriormente la zona e di peggiorare l’intensità dell’emorragia.
1 Compressione dell’arteria della gamba
2 Compressione a monte dell’arteria del braccio
3 Compressione della vena del braccio
4 Fasciatura su compressione della vena del braccio
65
FERITE ED EMORRAGIE
●●
Traumi a muscoli, ossa e articolazioni
LE PRINCIPALI EMERGENZE
I
l corpo umano è composto di cellule che per la loro diversità di composizione e funzione, si organizzano formando la pelle e i vari strati sottostanti, i tendini, i nervi, i muscoli, le ossa, gli organi interni, e quando riceve una sollecitazione esterna tende a rispondere a essa con una forza uguale e contraria. I traumi fisici più frequenti all’organismo avvengono a carico di ossa, articolazioni e muscoli. Quelli meno frequenti ma più gravi, avvengono agli organi interni, agli organi di senso e agli organi deputati a specifiche funzioni. I traumi possono essere classificati in: ●● contusione: è la sollecitazione meccanica, un urto, che interessa la pelle, gli strati sottostanti, talvolta i primi fasci muscolari più esterni; ●● distorsione: è un trauma che interessa l’articolazione, ma che non procura conseguenze definitive, è causato da un brusco movimento articolare, eccessivo o diverso da quello per cui l’articolazione è normalmente deputata. Il movimento può provocare anche lesioni sui legamenti dell’articolazione. Sono maggiormente interessati il polso, il ginocchio e la caviglia; ●● lussazione: è il trauma provocato sull’articolazione in cui, diversamente dalla distorsione, i due capi articolari interessati, spostandosi l’uno rispetto all’altro, non rientrano nella loro posizione reciproca naturale; ●● trauma cranico: è il trauma a carico del cranio e talvolta può interessare anche i tessuti sottostanti, compreso il cervello. L’importanza e la preoccupazione del trauma è data dalla sua sede in quanto al di sotto delle ossa del cranio è alloggiato il cervello; ●● trauma della colonna vertebrale: la colonna vertebrale, è un insieme di ossa articolate tra loro, le vertebre appunto, necessarie a sostenere il corpo umano e che alloggiano in un canale generato dalla loro sovrapposizione, il midollo spinale. 66
Contusioni
COSA FARE
SI
possano far sospettare complicanze a carico del cervello; per esempio, momentanea perdita di coscienza, vomito, una “strana” sonnolenza, un mal di testa che peggiora col tempo.
Applicare la borsa del ghiaccio sulla zona contusa, non a diretto contatto della pelle e non in modo continuativo (ogni 1015 minuti, togliere la borsa del ghiaccio per qualche minuto). ●● Applicare eventualmente, su consiglio del farmacista, una crema che favorisca il riassorbimento del livido. ●● Consultare il medico, se il dolore persiste e se il colpo è stato così violento da far sospettare ulteriori danni (fratture, emorragie interne). ●● Trasportare la persona in Pronto Soccorso se la contusione riguarda una zona della testa e compaiono sintomi che ●●
COSA NON FARE ●●
67
NO
Non bisogna applicare direttamente il ghiaccio sulla pelle delle parte che ha subìto il trauma; è meglio applicare prima un panno a diretto contatto con la cute, in modo da proteggerla dall’azione del freddo. L’effetto troppo drastico del freddo potrebbe causare ulteriori lesioni tipo “bruciature”.
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
Sono conseguenti a colpi accidentali e si caratterizzano per la presenza di una tumefazione nella zona della pelle colpita, conseguente a travaso di sangue dovuto alla lesione dei vasi sanguigni sottocutanei. ■● SINTOMI: area dolente, gonfia e livida (colore dapprima rossastro e poi bluastro). La risoluzione del livido (o ecchimosi) è spontanea, nel giro di pochi giorni.
Crampi muscolari Sono contrazioni involontarie, eccessive e prolungate di un muscolo, in particolare quelli della gamba e della coscia. La causa più frequente di crampi muscolari è l’intensa attività fisica o sportiva, soprattutto se praticata in giornate calde e afose che fanno aumentare la sudorazione. La perdita di liquidi e sali minerali sono infatti tra le cause scatenanti del crampo. ■● SINTOMI: il muscolo diviene duro, dolente e per circa 3 minuti è impossibile qualsiasi movimento. Il muscolo si rilascia poi spontaneamente.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
COSA FARE
SI
to circa 20 cm e piegare in avanti il ginocchio. Con il muscolo ancora allungato, massaggiare la parte contratta con il palmo della mano. ●● Se il crampo affligge invece la coscia, occorre far sedere a terra l’infortunato e, mentre con una mano gli si solleva la gamba mantenendola ben stesa, con l’altra occorre premere sul ginocchio e massaggiare successivamente la coscia. ●● Somministrare bevande arricchite di sali minerali (spremute, integratori salini, ecc.).
Se il crampo ha colpito il polpaccio, far sedere l’infortunato e sollevargli la gamba colpita dal crampo, tenendola sospesa e ben tesa, sostenendola con una mano posta sotto il tallone. ●● Piegare la punta delle dita del piede verso il ginocchio: in genere questa manovra è sufficiente per far decontrarre il muscolo (vedi illustrazione). ●● Se non si può avere aiuto, appoggiare la punta del piede su un ripiano al●●
COSA NON FARE ●●
68
NO
Evitare di muovere il muscolo con il crampo: ogni ulteriore movimento provoca una contrattura muscolare ancora maggiore.
Quando un muscolo viene esageratamente messo in trazione, alcune sue fibre possono andare “fuori posto” o persino “strapparsi”. A livello microscopico, infatti, il movimento muscolare è simile a due mazzi di carte che si intersecano, con continui movimenti di entrata e di uscita. Se il movimento di “allontanamento” supera il limite, si può verificare la lesione. La lesione più lieve è quella dello stiramento, quella più grave è quello dello strappo, con la quale si verifica una vera e propria ferita all’interno del muscolo. ■● SINTOMI: lo strappo si mette in luce con un dolore vivissimo che diventa più intenso ad ogni minimo movimento. Lo stiramento (che può precedere lo strappo) ha solitamente un dolore più sopportabile, soprattutto nel momento in cui il muscolo è ancora caldo. La parte colpita si gonfia e diventa bluastra per colpa della lesione dei vasi che irrorano il muscolo coinvolto e della conseguente fuoriuscita di sangue. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Interrompere subito l’attività e tenere a riposo il muscolo coinvolto. ●● Applicare una borsa del ghiaccio o un panno imbevuto con acqua fredda (il freddo riduce l’infiammazione e il dolore). ●● Consultare il medico, soprattutto se il gonfiore è molto esteso e il dolore non tende a diminuire. Il medico potrà applicare un bendaggio leggermente compressivo allo scopo di immobilizzare il muscolo lacerato e di prevenire la formazione di un ematoma. ●●
●●
69
NO
Evitare di sollecitare ulteriormente il muscolo, anche se il dolore appare sopportabile: si rischia solo di peggiorare la situazione e di rendere più lunghi i tempi della guarigione.
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
Stiramenti e strappi muscolari
Distorsioni La distorsione, comunemente chiamata “storta”, è un infortunio che coinvolge direttamente i legamenti dell’articolazione colpita, che vengono allungati in modo eccessivo. La distorsione può quindi tradursi in una lesione dei legamenti stessi. ■● SINTOMI: l’articolazione si gonfia, si infiamma ed è dolente, al punto tale da impedire qualsiasi movimento.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
COSA FARE
SI IL BENDAGGIO
Mettere l’articolazione a riposo (non si può sapere se si sono verificate lesioni gravi ai legamenti); nel caso di una caviglia, non poggiarla a terra e tenerla sollevata. ●● Applicare una borsa del ghiaccio per ridurre i sintomi dell’infiammazione e il dolore. ●● Consultare il medico perché, anche nel caso di una distorsione di lieve entità, è opportuno immobilizzare l’articolazione con un’adeguata fasciatura.
Il bendaggio si esegue a partire dal piede, verso l’alto. ●● Il piede va mantenuto a 90°. ●● La compressione deve essere decrescente dal basso verso l’alto. ●● Intorno alle articolazioni, eseguire un bendaggio a “8” (detto così perché in una fase del bendaggio si descrive una sorta di “8” passando con la fascia attorno alla caviglia). ●● Nel bendaggio della gamba arrestare la benda appena sotto il ginocchio. ●● Evitare ogni contatto fra cute ed eventuali adesivi. ●●
●●
COSA NON FARE ●●
NO
Evitare di usare l’articolazione lesa e, nel caso della caviglia, cercare di non camminare. 70
COME ESEGUIRE IL BENDAGGIO
1
2 Secondo giro intorno al piede
3 Si risale verso la caviglia (inizia il giro a 8)
4 Si avvolge la caviglia verso il calcagno
5 Si gira sulla caviglia e si tiene il tallone al centro della benda
6 Terzo giro sul piede
7 Si risale sulla caviglia verso la gamba
8 Si risale sulla gamba. Si sovrappone a ogni giro la metà della larghezza della benda
71
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
Primo giro di fascia lasciando scoperte le dita
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Tendiniti Con il termine “tendinite” si intende l’infiammazione di un tendine, ovvero la struttura formata da fasci di fibre di collagene (una sostanza elastica) che costituisce l’inserzione ossea di un muscolo. La funzione del tendine è infatti quella di scaricare la forza muscolare sulle ossa. L’infiammazione del tendine può essere causata da eccessivo stress, come può accadere a seguito di una intensa attività sportiva. ■● SINTOMI: la manifestazione tipica della tendinite è un dolore intenso che impedisce il movimento corrispondente al tendine interessato. Spesso il dolore persiste anche a riposo.
NO
SI COSA NON FARE
COSA FARE Se si sospetta di essere in presenza di una tendinite, rivolgersi al medico, che prescriverà le cure e gli accertamenti del caso. ●● Tenere a riposo il tendine colpito per almeno 2 giorni. ●●
●●
72
Non bisogna sottovalutare il dolore da sospetta tendinite (che all’inizio può apparire sopportabile). L’ulteriore sollecitazione del tendine colpito rischia solo di far peggiorare la situazione.
Fratture e lussazioni sono entrambe conseguenza di un trauma che colpisce le ossa o le articolazioni. Nel caso della frattura si ha un’interruzione della normale continuità dell’osso, metre con la lussazione si ha lo spostamento dei capi ossei dal loro normale alloggiamento nell’articolazione. ■● SINTOMI: anche se le lesioni sono molto differenti, i sintomi sono piuttosto simili: un dolore molto intenso e l’impossibilità di usare la parte colpita per compiere qualsiasi tipo di movimento. La parte colpita appare inoltre gonfia e bluastra e di forma alterata.
COSA FARE
SI
Chiamare subito il 112 o il 118. Nel dubbio, considerare il trauma come una frattura, si deve quindi ridurre al minimo la mobilità della parte colpita, per evitare complicazioni. ●● In caso di sospetta frattura della schiena, limitarsi a sistemare una coperta arrotolata o dei cuscini ai lati del busto della persona ferita, tenendo ferma la testa. ●● Cercare di immobilizzare la parte dolente lasciandola nella posizione in cui si trova. Le fasciature variano a seconda della parte coinvolta dal trauma (vedi pagine successive). ●● In generale, il bendaggio deve fornire rigidità ma non deve
essere troppo stretto, per non compromettere la circolazione del sangue (controllare che la pelle mantenga sempre un colorito rosato e non diventi invece bluastra e che non compaia formicolio e ridotta sensibilità). ●● Se è presente anche una ferita, tamponare l’eventuale emorragia e medicare la lesione. ●● Se il trauma subìto dalla persona è stato particolarmente grave, valutare le funzioni vitali (battito cardiaco e respirazione), per mettere eventualmente in atto le già descritte manovre di rianimazione (vedi pag. 30 e seguenti).
●●
●●
➜ 73
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
Fratture e lussazioni
NO
COSA NON FARE ●●
In attesa dei soccorsi, non far muovere l’infortunato a meno che non vi sia imminente pericolo (per esempio, incendio, crollo). In tal caso, se si sospetta una frattura della schiena, cercare comunque di mantenere allineati testa, collo e busto dell’infortunato.
Non tentare di distendere la parte traumatizzata. ●● Non cercare di sistemare una frattura scomposta (ovvero non cercare di “raddrizzare” un arto che ha cambiato forma o posizione). ●● Non stringere troppo forte la fasciatura. ●●
LE PRINCIPALI EMERGENZE
BENDAGGI E IMMOBILIZZAZIONI
Immobilizzazione di scapola e clavicola Procurarsi un telo e piegarlo a triangolo. ●● Mettere un angolo del telo sotto il gomito (piegato più o meno a 90° sul petto) del lato colpito e allacciare gli altri due angoli sopra la spalla sana, facendo sì che la mano risulti più aIta di circa 10 cm rispetto al gomito. ●● Piegare l’angolo rimasto sporgente all’altezza del gomito verso il davanti e fissarlo con una spilla da balia o con un cerotto. ●● Avvolgere una seconda lunga striscia di stoffa intorno al torace e al braccio piegato, allo scopo di mantenere aderente al petto la parte colpita. ●●
STAI TRANQUILLO. METTIAMO ANCHE UNA FASCIA DI TRAVERSO, COSÌ LA SPALLA STA PIÙ A RIPOSO... E ORA TI ACCOMPAGNO IN PRONTO SOCCORSO
74
Immobilizzazione del gomito mantenuto piegato Se l’infortunato mantiene il gomito flesso, la sua angolazione non va assolutamente variata! Ha assunto quella che si definisce una naturale “posizione antalgica”, ossia per sentire meno dolore possibile. ●● Sostenere il braccio con una fascia sottile (per esempio, una cravatta), che va dal polso al collo. In questo caso il gomito deve mantenere la posizione in cui si trova. ●● Avvolgere una seconda lunga striscia di stoffa intorno al torace e al braccio piegato, per mantenere aderente al petto la parte colpita.
Immobilizzazione del gomito mantenuto disteso Se l’infortunato mantiene il gomito disteso, la sua posizione non va assolutamente variata! Ha assunto quella che si definisce una naturale “posizione antalgica”, ossia per sentire meno dolore possibile. ●● Procurarsi una rivista o un quotidiano piegato o materiale idoneo a fungere da supporto. ●● Mettere un asciugamano piegato sotto l’ascella dell’arto colpito. ●● Mettere il supporto, possibilmente imbottito (per esempio, il quotidiano avvolto in un asciugamano), lungo il lato esterno del braccio e legarlo al di sopra e al di sotto del gomito, senza variare la posizione dell’arto colpito. ●●
75
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
●●
Immobilizzazione del braccio Procurarsi una rivista o un quotidiano piegato o materiale idoneo a fungere da supporto. ●● Mettere sotto l’ascella dell’arto colpito un asciugamano ripiegato, con il gomito piegato più o meno ad angolo retto sul petto. ●● Mettere il supporto, possibilmente imbottito (per esempio, il quotidiano avvolto in un asciugamano), lungo il lato esterno del braccio e legarlo al di sopra e al di sotto del punto in cui si sospetta si sia verificata la frattura. ●● Sostenere il braccio con una fascia sottile (per esempio, una cravatta), che va dal polso al collo. Anche in questo caso la mano deve risultare più aIta di circa 10 centimetri rispetto al gomito. ●● Avvolgere una seconda lunga striscia di stoffa intorno al torace e al braccio piegato, per mantenere aderente al petto la parte colpita.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
●●
Immobilizzazione dell’avambraccio Procurarsi un telo, che fungerà da benda, e piegarlo a triangolo. Procurarsi una rivista o un quotidiano piegato o qualsiasi altro materiale idoneo a fungere da supporto. ●● Mettere il supporto, possibilmente imbottito (per esempio, il quotidiano avvolto in un asciugamano), lungo il lato esterno del avambraccio e legarlo al di sopra e al di sotto del punto in cui si sospetta si sia verificata la frattura. ●● Mettere un angolo del telo sotto il gomito – piegato più o meno ad angolo retto sul petto – del lato colpito e allacciare gli altri due angoli sopra la spalla sana, facendo sì che la mano risulti più aIta di circa 10 cm rispetto al gomito. ●● Piegare l’eventuale angolo rimasto sporgente all’altezza del gomito verso il davanti e fissarlo con una spilla da balia o con un cerotto. ●● ●●
76
Immobilizzazione del bacino Tenere l’infortunato disteso sulla schiena, rispettando la sua preferenza a tenere le gambe piegate o distese. ●● Porre tra le gambe un asciugamano piegato o un cuscino e legare tra loro i due arti all’altezza delle ginocchia, in modo che il bacino rimanga ben fermo. ●● Chiamare un’autoambulanza e attendere i soccorsi, mantenendo l’infortunato il più immobile possibile.
Immobilizzazione del ginocchio mantenuto piegato Se l’infortunato mantiene il ginocchio flesso, la sua angolazione non va assolutamente variata! Ha assunto quella che si definisce una naturale “posizione antalgica”, ossia per sentire meno dolore possibile. ●● Tenere l’infortunato disteso sulla schiena e piegare il ginocchio sano in modo che abbia la stessa angolatura di quello lesionato. ●● Porre tra i polpacci e le cosce (lasciando libere le ginocchia) un asciugamano piegato o un cuscino e legare tra loro i due arti, all’altezza delle gambe e delle cosce, in modo che i due arti si sostengano a vicenda. ●●
77
TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
●●
Immobilizzazione del ginocchio mantenuto disteso Se è possibile, distendere il ginocchio molto delicatamente, senza che l’infortunato avverta dolore, e porre un supporto imbottito (per esempio, un asse avvolto in un asciugamano) sotto la gamba in modo che la sostenga dalla coscia sino al calcagno. ●● Legare il supporto all’altezza della caviglia, sopra e sotto il ginocchio e nella parte alta della coscia. ●●
Immobilizzazione della gamba Distendere molto delicatamente il ginocchio dell’arto infortunato. Porre due stecche imbottite (per esempio, due assi avvolti in asciugamani) sui lati esterni della gamba colpita, in modo che la sostengano da sopra il ginocchio sin oltre il calcagno. ●● Legare il supporto sopra e sotto l’area della possibile frattura.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
●● ●●
Immobilizzazione della caviglia Togliere la scarpa e, possibilmente, la calza. Mettere un cuscino sotto il polpaccio dell’arto colpito, in modo che oltre un terzo della sua lunghezza sporga al di sotto del calcagno. ●● Avvolgere la parte superiore del cuscino intorno alla caviglia, fissandolo con due legature. ●● Avvolgere la parte restante del cuscino intorno al piede e fissarla con una legatura, avendo però l’accortezza di lasciare fuori le dita. ●● ●●
78
Circa la metà dei traumi cranici si verifica in seguito a incidenti stradali, ma anche cadute fortuite e incidenti domestici sovente ne possono essere la causa. Hanno vari livelli di gravità ed è bene che il loro trattamento sia sempre delegato a personale sanitario specializzato, tuttavia possono trovare anche in un intervento di primo soccorso un aiuto importante per evitare conseguenze ancora più gravi. Un forte trauma cranico può causare perdita di coscienza e se l’infortunato dopo aver sbattuto la testa perde sangue da un orecchio o dal naso, si deve sospettare una frattura del cranio. ■● SINTOMI: violento mal di testa, polso rallentato con presenza di vomito, possibile diversità del diametro delle pupille, alterazioni di coscienza precedute da sonnolenza e torpore e alterazioni della respirazione.
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Se la persona è incosciente o perde sangue da un orecchio o dal naso, chiamare subito il 112 o il 118. ●● Sistemare delicatamente la persona in posizione supina (a pancia in su). ●● In caso di traumi di minore entità accompagnare comunque la persona in Pronto Soccorso per eventuali accertamenti.
NO
Se c’è emorragia dal naso o da un orecchio, non sollevare le gambe. ●● In attesa dell’ambulanza, non cercare di fermare il sanguinamento dall’orecchio o dal naso. ●● Se l’infortunato è un motociclista, non togliere il casco. ●● Non far bere nulla alla persona ferita, specialmente alcolici o caffè.
●●
●●
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TRAUMI A MUSCOLI, OSSA E ARTICOLAZIONI
Trauma cranico
Ustioni e scottature
U LE PRINCIPALI EMERGENZE
stioni e scottature sono lesioni provocate sulla pelle o sulle mucose da agenti termici, chimici o fisici.
COSA FARE IN CASO DI... Eritema solare Ustioni lievi ●● Ustioni da incendio ●● Ustioni chimiche ●● Folgorazione ●● ●●
Nei casi meno gravi, come per le comuni scottature solari, la cute si arrossa e diventa calda e dolente.
Nei casi un po’ più gravi, sulla pelle compaiono vesciche ripiene di liquido chiaro. Nei casi molto gravi, la pelle assume un aspetto incartapecorito, nerastro, fino ad arrivare, in casi estremi, alla completa carbonizzazione.
Classificazione Le ustioni vengono distinte in primo, secondo e terzo grado. ●● Primo grado: è coinvolto solo lo strato più superficiale della pelle, che si arrossa e si gonfia leggermente, e si accompagnano a dolore. ●● Secondo grado: sono coinvolti gli strati più profondi della pelle e, oltre a dolore, determinano la formazione di vesciche sulla pelle arrossata. ●● Terzo grado: sono coinvolti tutti gli strati della pelle che appare bianca o carbonizzata e che spesso non è dolente perché le terminazioni nervose risultano distrutte. La gravità dell’ustione sulla salute dell’organismo dipende soprattutto dall’estensione delle lesioni sulla superficie del corpo; se copre un’area superiore a un terzo della superficie corporea di un adulto è associata a un elevato rischio di morte. 80
Prognosi
Eritema solare È causato dall’esposizione eccessiva ai raggi solari, senza un’adeguata protezione e in modo troppo brusco. ■● SINTOMI: la zona colpita manifesta arrossamento, bruciore della zona e un tipico dolore urticante, quasi insopportabile. Nei casi più gravi compaiono puntini rossi pruriginosi e bollicine colme di un liquido trasparente. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Reidratare la pelle con creme consigliate dal farmacista. ●● Impacchi tiepidi di camomilla o con amido o bicarbonato. ●● Ricorrere al medico se l’arrossamento è molto esteso. ●● Sospendere l’esposizione al sole fino a che la pelle è completamente guarita.
NO
Evitare creme aggressive o troppo grasse che possono irritare ulteriormente la pelle (chiedere sempre consiglio al medico o al farmacista). ●● Non applicare ghiaccio sulla pelle: il freddo inizialmente dà sollievo, ma successivamente peggiora i sintomi.
●●
●●
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USTIONI E SCOTTATURE
Le ustioni superficiali, quelle che provocano solo un arrossamento cutaneo, guariscono nel giro di 1-2 settimane, lasciando talvolta come unico segno una leggera iperpigmentazione (una specie di “abbronzatura”) che si schiarisce col tempo, fino a ritornare al normale colorito della cute sana circostante (possono essere necessari anche mesi o anni). Le ustioni di maggiore gravità, quelle nelle quali c’è stato un danno dei tessuti con morte delle cellule, guariscono invece lasciando evidenti cicatrici, tanto più gravi quanto più profonde sono state le scottature. Nella cicatrice scompaiono gli annessi cutanei (peli, ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee) e la pelle non può più riprendere le sue caratteristiche originarie.
Ustioni lievi Si possono curare da sé le ustioni di primo grado e quelle piccole di secondo grado. In tutti gli altri casi, bisogna consultare il medico. Bisogna recarsi in Pronto Soccorso se le ustioni (di qualunque grado) interessano il volto, le mani, i piedi, i genitali, se sono molto estese (area superiore al palmo di una mano) o se hanno colpito un bambino o un anziano.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Raffreddare immediatamente la zona colpita con acqua corrente: si può immergere la parte lesionata in una bacinella piena d’acqua fredda o applicare compresse di garza sterile bagnate e fredde. Il trattamento con l’acqua fredda va continuato per almeno 5 minuti, finché non si attenua il dolore. ●● Sapendo che la parte colpita tende a gonfiarsi, togliere anelli, orologi e ogni altro oggetto che possa stringere. ●● Coprire l’ustione con una garza sterile, da tenere ferma con cerotti sui bordi o con rete tubolare. ●● Consultare il medico per l’eventuale applicazione di pomate lenitive.
NO
Non applicare ghiaccio o acqua ghiacciata perché peggiorano ulteriormente la lesione. ●● Non forare nel modo più assoluto le vesciche, in quanto il liquido che vi è contenuto mantiene perfettamente sterile la zona coinvolta.
●●
●●
82
Ustioni da incendio In questo caso le lesioni sono determinate da temperature particolarmente elevate. Intervenire sull’infortunato, soffocando le fiamme eventualmente ancora presenti sui vestiti con coperte o teli pesanti di lana o cotone (non usare mai tessuti sintetici).
SI
COSA NON FARE
Gettare addosso all’infortunato acqua abbondante. ●● In caso di ustioni estese, chiamare subito il 112 o il 118. ●● Sfilare dal corpo, se possibile, ogni oggetto di metallo (anelli, orologi, braccialetti). ●● Raffreddare la parte ustionata sotto l’acqua corrente. ●● Coprire la parte ustionata con garze sterili. ●● Far bere acqua con un po’ di sale. ●● Mettere la persona nella cosiddetta posizione antishock, in un luogo ben arieggiato.
Se gli abiti sono in fiamme, non bisogna correre (il movimento d’aria alimenta le fiamme!). ●● Non provare a togliere i vestiti bruciati (si potrebbero aggravare le lesioni della pelle). ●● Non dare da bere se la persona non è cosciente.
●●
POSIZIONE ANTISHOCK
NO
●●
➜ pagina 29
Con l’infortunato disteso al suolo, in posizione supina (pancia in su), si pone un leggero rialzo sotto il bacino (per esempio con un panno arrotolato) e si sollevano le gambe. Tale posizione permette al sangue di ritornare più facilmente al cuore e facilita l’irrorazione del cervello.
83
USTIONI E SCOTTATURE
COSA FARE
Ustioni chimiche Sono ustioni determinate in genere dal contatto con sostanze caustiche (ossia sostanze a base di determinati acidi o basi) che possono essere contenute anche nei comuni prodotti per la pulizia domestica. Una volta giunte a contatto della pelle, queste sostanze determinano una reazione chimica che libera un enorme calore il cui effetto finale è una vera e propria bruciatura della pelle.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Chiamare il 112 o il 118, anche se l’ustione non è molto estesa. ●● In attesa dei soccorsi, spogliare la vittima da tutti gli indumenti contaminati. ●● Se l’ustione è avvenuta in un locale piccolo, trasportare la vittima in un ambiente più arieggiato, per evitare l’esposizione a vapori irritanti. ●● Sciacquare immediatamente la parte che è venuta a contatto con la sostanza caustica tenendola sotto l’acqua corrente per almeno 5 minuti. ●● Coprire l’ustione con una benda umida.
NO
Non applicare unguenti o creme senza parere medico. ●● Non applicare ghiaccio o acqua ghiacciata perché peggiorano ulteriormente le lesioni.
●●
●●
84
Folgorazione È causata dal passaggio di elettricità attraverso il corpo. Può provocare ustioni (vedi pagg. 80 e 82), contrazioni muscolari involontarie (nel caso di scariche molto forti può essere impossibile staccarsi dalla sorgente elettrica), perdita di coscienza momentanea o prolungata, arresto respiratorio e cardiaco.
SI
●●
Staccare subito la corrente spegnendo l’interruttore centrale. ●● Allontanare la persona dalla fonte di elettricità senza toccarla direttamente, usando oggetti di legno (per esempio, un manico di scopa) o di gomma. ●● Se possibile, tenere i propri piedi su legno, gomma o carta di giornale. ●● Chiamare il 112 o il 118. ●● Coprire con garze sterili le ustioni. ●●
Se è incosciente, sistemare la persona nella posizione laterale di sicurezza.
COSA NON FARE
NO
Se non è possibile spegnere l’interruttore centrale, non toccare mai direttamente il soggetto per allontanarlo dalla fonte di elettricità. ●● Non dare da bere. ●● Non applicare pomate o unguenti sulle ustioni, senza parere medico. ●●
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA
➜●pagina 24
Con il paziente in posizione supina (pancia in su) il soccorritore si pone su un lato, poniamo sia il lato destro: estende il braccio destro dell’infortunato, lasciando il gomito flesso, e piega il ginocchio sinistro. Piega il braccio sinistro in modo che la mano si posizioni sotto la guancia destra. Afferra quindi il soggetto per la spalla e per il fianco sinistri e fa ruotare verso sé il corpo dell’infortunato, che si ritroverà accovacciato sul lato destro. 85
USTIONI E SCOTTATURE
COSA FARE
Malori da sbalzi termici e climatici
LE PRINCIPALI EMERGENZE
I
l nostro organismo deve poter mantenere costantemente una temperatura corporea stabile, entro la quale possono avvenire le reazioni chimiche che consentono la vita. La temperatura centrale normale del corpo umano deve essere di circa 36,8 °C, con una certa variabilità individuale (di circa più o meno 0,4 °C) e all’interno della giornata (picco più basso il mattino alle 4 e più alto la sera alle 18). Nella variabilità normale della temperatura interferiscono inoltre fattori come l’età, l’attività fisica, la digestione e, nelle donne, il ciclo mestruale (il progesterone, prodotto durante l’ovulazione, innalza la temperatura di 0,3-0,6 °C). Quando l’organismo è sottoposto a variazioni di temperatura al di sopra o al di sotto dell’intervallo di normalità, il centro termoregolatore, situato nell’ipotalamo (una particolare area nervosa situata alla base del cervello), avverte il pericolo e innesca meccanismi che cercano di riportare la temperatura corporea ai valori normali. La termoregolazione è un bilanciamento tra sistemi che aumentano la temperatura (termogenesi) e altri che la abbassano (termodispersione) attraverso meccanismi come le contrazioni muscolari, le variazioni del metabolismo, le variazioni di dilatazione dei vasi sanguigni e la sudorazione. Se le variazioni di temperatura sono troppo intense, l’organismo non riesce a rispondere adeguatamente e allora si verifica una reazione patologica di allarme che richiede sempre interventi rapidi, affinché non si verifichino danni irreversibili. Nel caso del cosiddetto colpo di calore, le temperature ambientali possono risultare talmente alte e l’umidità relativa così intensa da impedire la sudorazione, i meccanismi di termodispersione (vasodilatazione e sudore) possono quindi divenire inefficienti e la temperatura del corpo può innalzarsi rischiosamente raggiungendo anche i 42 °C. Nel caso opposto del congelamento, temperature esterne notevolmente sotto lo zero, indumenti bagnati e scarso movimento possono scatenare una forte diminuzione di afflusso sanguigno a livello superficiale. Questo 86
è dovuto a un tentativo dell’organismo di evitare la dispersione di calore, cercando di mantenere una giusta temperatura per lo meno all’interno del corpo. Vari meccanismi (come la costrizione dei vasi) fanno sì che il sangue venga sottratto dalla periferia per essere convogliato all’interno, verso gli organi vitali. Estremità del corpo possono quindi essere “sacrificate”, soprattutto naso, dita e orecchie, sino alla morte dei tessuti (gangrena).
Può verificarsi se l’organismo non riesce ad abbassare la temperatura del corpo. È un pericolo tipico del periodo estivo perché può essere causato da protratta esposizione al sole, scarsa ventilazione, eccesso di umidità o attività fisica intensa. ■● SINTOMI: febbre, cefalea, debolezza, nausea, crampi muscolari, aumento del battito cardiaco e della frequenza del respiro, confusione mentale sino allo svenimento. COSA FARE
SI
ciali e che permettono perciò un raffreddamento più efficace e rapido del sangue. ●● Se possibile, avvolgere l’infortunato in un lenzuolo bagnato, per permettere un raffreddamento più generalizzato. ●● Mettere la persona nella posizione antishock (vedi pag. 29), in un luogo ben arieggiato.
Se la persona è incosciente: chiamare il 112 o il 118 e seguire le istruzioni. ●● Se la persona è cosciente: far sorseggiare dell’acqua con un po’ di sale. ●● Spogliare l’infortunato e raffreddare la sua cute con spugnature di acqua fredda, o applicando la borsa del ghiaccio. I punti su cui agire maggiormente sono il collo, l’inguine e l’incavo delle ascelle; laddove i vasi sanguigni sono più superfi●●
COSA NON FARE ●●
87
NO
Non somministrare bevande se la persona non è cosciente.
MALORI DA SBALZI TERMICI E CLIMATICI
Colpo di calore
Colpo di sole Può verificarsi in seguito alla eccessiva esposizione ai raggi solari diretti, soprattutto in corrispondenza del capo e del collo. ■● SINTOMI : il soggetto colpito presenta uno stato di malessere generale e alcuni sintomi caratteristici, quali cefalea, delirio e allucinazioni. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Se la persona è incosciente: chiamare il 112 o il 118 e seguire le istruzioni. ●● Se la persona è cosciente: far sorseggiare dell’acqua con un po’ di sale. ●● Bagnare viso e corpo con acqua. ●● Levare gli indumenti. ●● Raffreddare l’infortunato con acqua fredda iniziando dal capo e dal collo; se possibile immergerlo nell’acqua. ●● Mettere la persona nella cosiddetta posizione antishock, in un luogo ben arieggiato.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
●●
POSIZIONE ANTISHOCK
●●
NO
Non somministrare bevande se la persona non è cosciente.
➜ pagina 29
Con l’infortunato disteso al suolo, in posizione supina (pancia in su), si pone un leggero rialzo sotto il bacino (per esempio con un panno arrotolato) e si sollevano le gambe. Tale posizione permette al sangue di ritornare più facilmente al cuore e facilita l’irrorazione del cervello.
88
Con il termine ipotermia si intende un pericoloso abbassamento della temperatura interna del corpo conseguente all’esposizione a temperature esterne molto basse. Come già detto, inizialmente l’organismo mette in atto dei meccanismi (quali la vasocostrizione) per cercare di trattenere il calore. Quando però la temperatura esterna si abbassa eccessivamente o l’esposizione al freddo è prolungata, anche questi meccanismi possono diventare insufficienti e a questo punto si manifestano i sintomi tipici dell’ipotermia. ■● SINTOMI : brividi, spossatezza, irritabilità, visione alterata e offuscata, rallentamento dei riflessi, incertezza nell’eseguire anche semplici movimenti, crampi. La pelle diventa infine fredda e cianotica. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Trasportare la vittima in un luogo riscaldato e avvolgerlo con una coperta. ●● Somministrare una bevanda calda (per esempio, tè o latte) ben zuccherata. ●● Trasportare l’infortunato in ospedale se il corpo non inizia a riprendere il suo normale calore. ●●
●●
89
NO
Evitare di somministrare bevande alcoliche: provocano vasodilatazione e determinano quindi ulteriore dispersione di calore corporeo.
MALORI DA SBALZI TERMICI E CLIMATICI
Ipotermia
Congelamento
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Il congelamento è determinato da una diminuzione di afflusso sanguigno a livello superficiale, che si manifesta quando – a seguito dell’esposizione a temperature molto al di sotto dello zero – l’organismo cerca di evitare la dispersione di calore e di mantenere una giusta temperatura interna. ■● SINTOMI : le estremità (dita, naso e orecchie) inizialmente vengono colpite da formicolii, intorpidimento e dolore. La cute diventa pallida, livida e insensibile. Se non si interviene, le aree colpite diventano gonfie e si disseminano di vescicole, sino a giungere alla morte (ovvero alla gangrena) dei tessuti colpiti. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Chiamare i soccorsi. Trasportare la vittima in un luogo riscaldato e avvolgerlo con una coperta. ●● Somministrare una bevanda calda (per esempio, tè o latte) ben zuccherata. ●● Scoprire delicatamente la zona che si sospetta colpita dal congelamento. Controllare quindi mani, piedi, orecchie e naso. Tamponare la parte colpita con acqua fredda, ma senza sfregare, e dopo qualche minuto bagnarla con acqua tiepida. ●● Coprire delicatamente eventuali vesciche – evitando di romperle – con garze sterili. ●● Trasportare l’infortunato in ospedale o chiamare i soccorsi.
NO
Evitare di riscaldare bruscamente l’area congelata, per esempio applicando acqua troppo calda o esponendo la parte direttamente al calore, per esempio contatto sulla pelle di una borsa dell’acqua calda. ●● Evitare di somministrare bevande alcoliche: provocano vasodilatazione e determinano quindi ulteriore dispersione di calore corporeo.
●●
●●
●●
90
Il clima montano è caratterizzato da significative variazioni climatiche che possono influire sullo stato fisico generale. In particolare, soprattutto se si sale in alta quota (oltre i 2000 metri), diminuisce la pressione barometrica e quindi la pressione dell’ossigeno e l’organismo compensa questa variazione con un aumento degli atti respiratori e con un incremento del numero di globuli rossi presenti nel sangue. Questi meccanismi richiedono però un certo tempo di adattamento e in questa fase l’organismo non deve essere sottoposto ad attività fisiche che lo affatichino eccessivamente. Infatti, se l’adattamento viene a mancare oppure è insufficiente, si può profilare tutta una serie di disturbi (per esempio, capogiro, vertigini, inappetenza, insonnia, facile affaticabilità) sino al “mal di montagna” vero e proprio. ■● SINTOMI : la sindrome da mal di montagna è caratterizzata da mal di testa spesso molto intenso, respirazione difficile, equilibrio precario, agitazione psicomotoria, con il rischio imminente di edema polmonare (la cosiddetta “acqua nei polmoni”) che può mettere a repentaglio la vita. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Tornare immediatamente a quote più basse e non insistere assolutamente per salire più in alto, nonostante i sintomi. ●● Somministrare bevande calde e zuccherate per recuperare i liquidi persi con la sudorazione e con la respirazione frequente. ●●
●●
91
NO
Non tentare nuove escursioni che portino ad alta quota sino a che l’organismo non si sia completamente acclimatato (in generale, si consiglia un giorno di totale riposo per ogni 1000 metri di dislivello).
MALORI DA SBALZI TERMICI E CLIMATICI
Mal di montagna
Avvelenamenti e intossicazioni
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Da alimenti Nel caso di avvelenamento/intossicazione alimentare i sintomi si manifestano solitamente dopo un breve intervallo dall’ingestione. Tutti gli alimenti contengono una invisibile flora di batteri, per lo più innocui o persino benefici. Gli eventuali batteri patogeni, che dovessero sfuggire alle consuete norme igieniche, se in piccole quantità, possono essere disattivati dall’organismo e dagli acidi della digestione. Ma se l’alimento è mal conservato, i germi hanno modo di proliferare e alcuni di essi (come per esempio gli stafilococchi) iniziano a produrre una tossina che è un vero e proprio veleno.
Da funghi Nel caso dell’avvelenamento da funghi, accanto ai classici disturbi intestinali, spesso si manifesta anche uno stato di ebbrezza. In altri casi, solitamente più gravi, i sintomi dell’avvelenamento si manifestano parecchie ore dopo l’ingestione: dalle 10 alle 15 ore. In Italia i funghi più pericolosi e potenzialmente fatali sono quelli del tipo Amanita (A. panterina, A. muscaride, A. falloide), ma sono comunque molti i funghi velenosi o addirittura mortali. Anzi, se non si è dei veri intenditori, è bene considerare tutti i funghi a rischio, in particolare quelli con presenza di lamelle sotto al cappello e quelli provvisti di un sacco biancastro proprio alla base del gambo (detto volva). 92
lamelle anello
volva
PRINCIPALI CENTRI ANTIVELENI ●● OSPEDALE NIGUARDA CA’ GRANDA Milano • Piazza Ospedale Maggiore, 3
02 64446053 (segreteria) 02 66101029 (urgenze)
CAV PAVIA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA IRCCS FONDAZIONE MAUGERI 0382 26261 (segreteria) Pavia • Via Salvatore Maugeri 10 0382 24444 (urgenze) ●●
DIPARTIMENTO DI FARMACOLOGIA E ANESTESIOLOGIA EGIDIO MENEGHETTI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Padova • Largo Egidio Meneghetti, 2 049 8275078 – 049 8270593 ●● ISTITUTO GIANNINA GASLINI Genova • Via Gerolamo Gaslini, 5
010 56362414
●● U.O. TOSSICOLOGIA MEDICA - AZIENDA OSPEDALIERA CAREGGI Firenze • Viale San Luca, 16 055 7947819
POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Roma • Largo Agostino Gemelli, 8 06 3054343 – 06 3051343 ●●
ISTITUTO DI ANESTESIOLOGIA E RIANIMAZIONE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA Roma • Viale del Policlinico, 155
06 49978000
●● AZIENDA OSPEDALIERA ANTONIO CARDARELLI Napoli • Via Antonio Cardarelli, 9
081 5453333
●●
Da piante Nel caso di avvelenamento da piante (possono risultare pericolose foglie, radici e bacche), la persona può accusare da semplici disturbi intestinali (nausea, diarrea e vomito) ad alterazioni della respirazione, della 93
AVVELENAMENTI E INTOSSICAZIONI
●●
LE PRINCIPALI EMERGENZE
funzionalità del sistema nervoso o del battito cardiaco, fino alle convulsioni e al coma. I soggetti a maggior rischio per questo tipo di avvelenamento sono i bambini piccoli, attratti dal colore delle bacche e dalla forma curiosa di fiori e foglie, e abituati a portare ogni cosa alla bocca. D’altra parte le piante tossiche possono essere più vicine di quanto si pensi… Per esempio, se ingerite in grande quantità, perfino le foglie di alloro potrebbero provocare disturbi. Attenzione anche a diverse piante ornamentali, identificate dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, descritte in un apposito opuscolo, scaricabile dal link: http://www.salute.gov.it/ imgs/C_17_opuscoliPoster_162_allegato.pdf Tra le piante particolarmente pericolose presenti in Italia vanno comunque citate la Belladonna (Atropa belladonna L.), la famigerata Cicuta (Conium maculatum L.), il Mughetto (Convallaria majalis L.), l’Oleandro (Nerium oleander L.), il Tasso (Taxus baccata L.) e una pianta molto simile alla Genziana, il Veratro (Veratrum album L.).
Da gas Per quanto riguarda le intossicazioni da gas, merita una particolare attenzione quella da monossido di carbonio. È un gas tossico che si libera nell’ambiente a seguito della combustione incompleta di qualsiasi tipo di combustibile, compresi legna, metano e gas. Un tiraggio inefficiente o bruciatori mal funzionanti possono quindi far aumentare la sua concentrazione nell’ambiente in modo particolarmente subdolo. Il monossido di carbonio è infatti assolutamente inodore e incolore; una volta inalato si lega all’emoglobina (la proteina presente nei globuli rossi che porta ossigeno in tutto il corpo), rubando il posto all’ossigeno. In questo modo l’organismo non riceve più la quantità di ossigeno necessaria, ciò può condurre in breve tempo a difficoltà respiratorie e alterazioni dello stato di coscienza, che possono degenerare addirittura nel coma, mettendo in serio pericolo la vita della persona. In questo caso è necessario un rapido intervento in una struttura ospedaliera: per disintossicare l’organismo dal monossido è infatti necessaria la somministrazione di ossigeno al 100% o la camera iperbarica. 94
Intossicazione alimentare
COSA FARE
SI
●●
Somministrare bevande zuccherate e ricche di vitamine (spremute di arancia, limone o pompelmo) o soluzioni reidratanti (in vendita in farmacia) per restituire all’organismo liquidi e sali minerali persi con la diarrea. ●● Seguire un’alimentazione leggera, con pochi grassi animali (no latte, formaggi, salumi, carne rossa) e molti liquidi (per esempio brodo vegetale, pastina, purea di patate senza latte). ●● Frutta e verdura, meglio se cotte, solo dal 2°-3° giorno di diarrea perché, aumentando la massa fecale, possono stimolare ulteriormente l’evacuazione. ●● Consultare il farmacista o il medico per assunzione di farmaci sintomatici contro il vomito o contro la diarrea. ●●
Terminate le scariche assumere fermenti lattici o yogurt per reintegrare la flora batterica intestinale, alterata dalla diarrea.
COSA NON FARE
NO
Non forzarsi nel mangiare: la mancanza di appetito è un chiaro messaggio dell’intestino che chiede un po’ di riposo. ●● Non assumere di propria iniziativa farmaci anti vomito e anti diarrea. Se gli attacchi non sono numerosi, questi meccanismi sono utili perché contribuiscono a eliminare la minaccia, vanno pertanto considerati difese naturali dell’organismo. ●● Non assumere di propria iniziativa antibiotici intestinali, possono essere dannosi. La loro prescrizione spetta solo al medico. ●●
95
AVVELENAMENTI E INTOSSICAZIONI
È un problema soprattutto estivo, complici le alte temperature che possono compromettere un’adeguata conservazione dei cibi. ■● SINTOMI: a poche ore dall’ingestione si manifestano malessere generale, nausea, dolori addominali, vomito. In un secondo tempo compare la diarrea che può divenire il sintomo dominante (sino a 20 scariche giornaliere, a volte con tracce di muco o di sangue nelle feci), anche con febbre. Solitamente si ha una risoluzione spontanea dei disturbi nel giro di 24-72 ore.
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Avvelenamento da funghi La commestibilità di un fungo non è una caratteristica precisa e non è costante nel tempo. Dipende molto da come gli esemplari raccolti vengono trattati, cucinati e consumati. Anche una specie ritenuta commestibile può dare disturbi di una certa rilevanza. Si deve infatti pensare che i funghi, per loro natura, concentrano - soprattutto nel gambo - possibili sostanze tossiche presenti nel terreno. Pertanto bisogna consumarli con estrema cautela in piccole quantità, come contorno ed è meglio astenersi sempre in caso di dubbio, anche minimo, sull’identità della specie. Avvertenza: non bisogna mai mangiare funghi non coltivati che non siano stati attentamente controllati da un esperto. ■● SINTOMI: i funghi tossici possono determinare tutta una serie di sintomi che vanno dai semplici disturbi intestinali (nausea, vomito, diarrea) sino a disturbi nervosi (vertigini, confusione mentale, delirio). I funghi possono inoltre causare un grave danno a carico del fegato.
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Recarsi subito in ospedale, appena si manifestano i primi sintomi intestinali (solitamente 1-2 ore dopo l’ingestione). ●● Portare con sé, se possibile, un campione dei funghi consumati per permettere agli esperti di poterli identificare.
NO
Non si deve cercare di far vomitare la vittima. ●● Non si devono somministrare alla vittima latte o altri “rimedi della nonna” (l’intruglio di uova con acqua o latte, per esempio) perché non possiedono alcuna utilità. ●● Non si deve somministrare carbone vegetale perché – seppure valido per altri tipi di intossicazione – non ha alcuna utilità nel caso dei funghi.
●●
●●
96
Avvelenamento da piante
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
In ogni caso dubbio, consultare immediatamente un centro antiveleni che indicherà, a seconda della situazione, tutti i primi interventi necessari. ●● Riferire il tipo di pianta, la parte ingerita (foglie, radici, bacche) e possibilmente la quantità. ●● Raggiungere il pronto soccorso più vicino portando con sé un campione della pianta che ha provocato il malore, in modo che la si possa analizzare e identificare senza alcuna ombra di dubbio.
NO
Non cercare di provocare il vomito: si rischia di perdere tempo prezioso e di provocare qualche lesione alla gola di chi ha ingerito la pianta a rischio. Inoltre, se la pianta è caustica, nel vomitarla i tessuti delle vie della digestione vengono sottoposti a una seconda ustione. ●● Non somministrare acqua e sale (rimedio “della nonna” per indurre il vomito): non è efficace. Se questa soluzione viene somministrata a un bambino, può provocare una intossicazione da cloruro di sodio (con sintomi a volte ben più gravi di quelli provocati dalla pianta tossica). ●● Non somministrare latte: non è un antidoto, la sua assunzione è assolutamente inutile.
●●
●●
97
AVVELENAMENTI E INTOSSICAZIONI
Il mondo della natura nasconde una vasta gamma di piante tossiche, spesso presenti su davanzali e balconi (per esempio, azalea, garofano, ginestra, mimosa, ciclamino e gelsomino). Come già detto, i soggetti a maggior rischio per questo tipo di avvelenamento sono i bambini, che, spinti dalla curiosità tipica dell’infanzia, possono portare alla bocca bacche o foglie strane e ingerirle. ■● SINTOMI : possono essere molto vari, a seconda della pianta ingerita, ma sono comuni i disturbi intestinali: nausea, vomito, diarrea.
Inalazione di vapori irritanti
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Alcuni prodotti usati per le pulizie domestiche, soprattutto se miscelati tra loro, possono liberare vapori irritanti. Per esempio, la candeggina unita ad ammoniaca, acido muriatico o prodotti disincrostanti per il bagno può liberare vapori di cloro. ■● SINTOMI : l’inalazione di questi vapori provoca tosse, sibili e persino broncospasmo, ovvero un improvviso restringimento del calibro delle vie aeree, simile a un attacco d’asma.
COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Allontanare subito la persona colpita dall’ambiente dove si sono liberati i vapori irritanti. ●● Portare possibilmente la persona all’aria aperta. ●● Accompagnare la persona al Pronto Soccorso più vicino. ●●
●●
98
NO
Evitare di miscelare prodotti per le pulizie. Le combinazioni che ne risultano, oltre che dannose per la salute, sono assolutamente inutili perché non aumentano il potere detergente dei singoli prodotti (altrimenti tali miscele sarebbero già in commercio!). Non è un consiglio di pronto soccorso ma di buon senso.
Intossicazione da gas L’intossicazione da gas più frequente è quella da inalazione di monossido di carbonio che si produce in varie circostanze della vita domestica. ■● SINTOMI : in genere insorgono in modo improvviso. Possono essere molto vari: nausea, vomito (successivamente diarrea), respiro affannoso, convulsioni, delirio, sonnolenza o incoscienza.
SI
COSA NON FARE
Chiamare il 112 o il 118 specificando il sospetto di intossicazione/avvelenamento. ●● In caso di incendio o di fuga di gas, allontanare l’infortunato dall’ambiente pericoloso, coprendosi naso e bocca con un fazzoletto umido. ●● Allentare i vestiti troppo stretti. ●● Se la vittima è cosciente, chiedergli se immagina quale sia stata la sostanza che ha provocato i sintomi, informare il 112 o il 118 e seguire le eventuali indicazioni. Aiutarlo ad assumere la posizione semiseduta (vedi pag. 28). ●● Se è incosciente, sistemare la persona nella cosiddetta posizione laterale di sicurezza (vedi pag. 24).
NO
Non somministrare alcuna bevanda: è una leggenda la convinzione che il latte sia un antidoto, in realtà può persino favorire l’azione di alcune sostanze tossiche. ●● Non somministrare farmaci. ●● Non provocare il vomito, nemmeno nel caso in cui la persona sia cosciente.
●●
●●
99
AVVELENAMENTI E INTOSSICAZIONI
COSA FARE
Insidie nell’ambiente marino
I LE PRINCIPALI EMERGENZE
n questa sezione vengono raccolte le situazioni di emergenza riferite prevalentemente all’ambito marino: da infortuni tutto sommato banali, come un amo nella pelle o il contatto con una medusa, a eventi ben più allarmanti, come può essere il rischio di annegamento. Quest’ultima situazione merita ovviamente un particolare riguardo, con un richiamo alle più basilari norme di prevenzione. L’annegamento può infatti essere causato da un malessere imprevedibile, ma può anche essere causato da inesperienza o imprudenza. Come nel caso, per esempio, di un malore causato dallo shock termico (sbalzo brusco di temperatura) conseguente a un tuffo in acqua fredda dopo essere stati a lungo al sole, o un bagno fatto dopo un pasto troppo abbondante, senza attendere le canoniche 3 ore (digestione media). È quindi opportuno ricordare che durante la digestione il sangue che circola nell’organismo viene impegnato soprattutto per assolvere questa funzione. Si pensi infatti che abbiamo in circolo circa 5 litri di sangue, ma di questi, durante la digestione, viene dirottato sull’apparato digerente un volume di 1-2 litri. Se in più si è accaldati, un’altra buona parte del flusso sanguigno converge anche a livello cutaneo per permettere il raffreddamento. Uno shock termico in tale situazione ha la conseguenza di esporre l’organismo, in particolare il cervello, a un repentino abbassamento di pressione. Il cervello “sente” quindi che arriva meno sangue ai suoi tessuti e “ordina” al corpo di porsi in posizione distesa. Sulla terra ferma questa situazione determina lo “svenimento” (vedi pag. 51) ma in acqua può trasformarsi in annegamento, con imminente pericolo di vita.
100
Amo nella pelle
COSA FARE ●●
SI
●●
Prima di tutto bisogna verificare se nella pelle è penetrata solo la punta dell’amo e non l’intera testa, ossia l’estremità con l’uncino. Nel primo caso è sufficiente sfilarlo facendogli fare un percorso a ritroso.
Se l’amo è completamente penetrato nella cute è meglio ricorrere all’assistenza medica, ma in caso di necessità si può tentare di estrarlo da soli: l’amo va spinto in avanti, facendogli fare una traiettoria curva che permetta alla punta di fuoriuscire dalla pelle.
1 Punta uncinata fuoruscita dalla pelle
101
INSIDIE NELL’AMBIENTE MARINO
Nel maneggiare gli ami da pesca è possibile che la punta di un amo penetri in profondità nella cute. Come tutti i pescatori sanno, la punta dell’amo è provvista di un uncino che impedisce che la punta dell’amo si possa semplicemente sfilare da dove è penetrata, la sua asportazione richiede pertanto una specifica tecnica.
2
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Taglio della punta con un tronchesino
3 Estrazione dell’amo privato della punta
A questo punto si taglia la punta con un tronchesino e il corpo dell’amo può essere sfilato estraendolo lungo lo stesso tragitto d’entrata. ●● Lavare la lesione con acqua e sapone, disinfettare e coprire con una garza o con un cerotto. ●● Consultare il medico per maggior sicurezza e per valutare gli eventuali danni subiti. ●● Effettuare l’antitetanica o un richiamo della stessa. ●●
COSA NON FARE
NO
Non tentare mai di sfilare un amo se si è infilato in una zona del viso. ●● Non provare mai a sfilare un amo che è penetrato totalmente nella pelle, facendo fare ad esso un percorso a ritroso rispetto a quello d’entrata (si provocherebbero ulteriori lacerazioni dei tessuti profondi della cute). ●●
102
La medusa è provvista di tentacoli sulla cui superficie sono disseminate migliaia di piccole ventose, chiamate nematocisti, contenenti una sostanza irritante che provoca un’intensa reazione quando questi organi entrano in contatto con la pelle. Generalmente le meduse dei nostri mari non sono particolarmente pericolose. Mentre, come nel caso dei coralli, il contatto con certe meduse dei mari tropicali (per esempio, la fisalia) può essere persino mortale. ■● SINTOMI : inizialmente la reazione si manifesta con prurito, bruciore e dolore. Poco dopo compaiono chiazze rossastre che possono poi trasformarsi in vescicole. COSA FARE
SI
●●
Lavare la zona del contatto con acqua di mare. ●● Rimuovere i frammenti di tentacoli che aderiscono alla pelle con la lama di un coltello (ovviamente usata dalla parte non tagliente), manovrandola molto delicatamente (per evitare di schiacciare eventuali frammenti di medusa), come fosse un raschietto. ●● Applicare una soluzione di acqua e aceto da cucina (9 parti d’acqua e una di aceto). ●●
Consultare il medico o il Pronto Soccorso se le lesioni sono molto estese o se compaiono sintomi di una sospetta reazione allergica, quali sensazione di mancamento, tachicardia, difficoltà respiratorie, nausea, sudorazione eccessiva.
COSA NON FARE
NO
Non applicare ammoniaca o cubetti di ghiaccio. ●● Non fregare la zona con sabbia o con asciugamani. ●●
103
INSIDIE NELL’AMBIENTE MARINO
Meduse
Ricci di mare
LE PRINCIPALI EMERGENZE
I ricci di mare vivono mimetizzati tra gli scogli dei bassi fondali. Piedi e mani sono ovviamente le parti del corpo più esposte al contatto con gli aculei dei ricci di mare, provocando un dolore intensissimo. Nei mari tropicali sono presenti ricci che, oltre a pungere, iniettano una sostanza tossica per il sistema nervoso. Le punte degli aculei si spezzano facilmente all’interno della pelle, anche in profondità, provocando una tipica reazione infiammatoria da corpo estraneo. COSA FARE
SI
COSA NON FARE
Estrarre gli aculei penetrati nella pelle servendosi di una pinzetta, facendo attenzione a non romperli o a spingerli ancor più in profondità. ●● Disinfettare la parte con soluzioni germicide. ●● Rivolgersi al medico se gli aculei penetrati nella cute sono numerosi. ●●
●●
104
NO
Evitare di camminare, perché le spine possono rompersi all’interno della pelle e penetrare più profondamente.
Tracina e scorfano sono pesci che fanno parte della famiglia degli scorpenidi. Presentano sul dorso uno o più aculei che emettono veleno. La tracina si insabbia nei fondali bassi e può essere quindi calpestata involontariamente. Lo scorfano, portato dalla corrente, si può mimetizzare tra gli scogli o vicino alla riva. Gli scorpenidi dei mari tropicali (pesce scorpione, pesce pietra, pesce leone, ecc.) sono in grado di iniettare maggiori quantità di veleno che possono provocare anche transitori disturbi cardiaci. La puntura degli aculei di questi pesci provoca un dolore intensissimo che si diffonde come una trafittura. Il veleno iniettato può persino provocare disturbi neurologici (malessere generale e perdita di sensibilità della zona colpita) o disturbi intestinali (nausea, vomito e diarrea).
COSA FARE
SI
Lavare la zona del contatto con acqua di mare. ●● Rimuovere gli eventuali frammenti di aculeo presenti nella lesione. ●● Immergere la parte colpita in acqua molto calda per almeno mezz’ora (il calore disattiva il veleno). ●● Eseguire la profilassi antitetanica (un richiamo o un nuovo ciclo vaccinale). ●● Consultare il medico o il Pronto Soccorso se le lesioni sono molto estese o se compaiono sintomi di una sospetta reazione allergica, quali sensazio-
ne di mancamento, tachicardia, difficoltà respiratorie, nausea, sudorazione eccessiva.
●●
COSA NON FARE ●●
105
NO
Non sottovalutare la puntura di questi pesci, anche nei giorni successivi. La puntura può infatti provocare infezione e rendere quindi necessaria una copertura antibiotica (prescritta dal medico).
INSIDIE NELL’AMBIENTE MARINO
Tracina e scorfano
Coralli Il contatto con il corallo dei nostri mari può provocare irritazioni della pelle caratterizzate da prurito, bruciore, arrossamento e dolore. Esistono coralli dei Paesi tropicali molto più pericolosi, come il temibile cosiddetto “corallo di fuoco”. COSA FARE
COSA NON FARE
Lavare la zona del contatto con acqua di mare e rimuovere eventuali frammenti. ●● Applicare una soluzione di acqua e aceto da cucina (9 parti d’acqua e una di aceto). ●● Disinfettare la zona del contatto per alcuni giorni. ●●
LE PRINCIPALI EMERGENZE
SI
NO
Non applicare ammoniaca o cubetti di ghiaccio. ●● Non fregare la zona con sabbia o con asciugamani. ●●
Annegamento L’annegamento consiste nella penetrazione di acqua nelle vie respiratorie. L’inondazione di acqua ovviamente impedisce l’ossigenazione del sangue che circola nei polmoni. Dopo un iniziale spasmo della gola (si stringe la laringe – dove ci sono le code vocali – e si chiude la glottide, cioè la “valvola” che separa le vie respiratorie da quelle digerenti, posta nella parte alta della gola), che dura 1-2 minuti, l’acqua inizia a penetrare nei polmoni. Quindi 1 o 2 minuti è il tempo che un soccorritore ha a disposizione, la sua rapidità di intervento ha quindi un valore assolutamente vitale. 106
SI
Richiamare l’attenzione dell’ambiente circostante. ●● Allertare immediatamente il 112 o il 118 o la capitaneria di porto (telefono: 1530). ●● Valutare se ci sono cime, salvagente, pertiche o altro che possa essere utile per recuperare la vittima. ●● Se si ha a disposizione una cima, lanciarla in direzione del●●
la vittima, possibilmente un po’ oltre la sua posizione, per dargli maggiore possibilità di afferrarla. ●● Se a intervenire è un bagnino, nuota con la testa fuori dall’acqua, raggiunge la vittima, la gira di spalle – per non essere egli stesso in pericolo di essere afferrato al collo dalla vittima –, pone una mano sotto l’ascella e quindi sotto la mandibola della vittima e la trascina a riva, tenendola sempre con la testa fuori dall’acqua.
LO GIRO DI SPALLE COSÌ NON RISCHIO CHE, PER L’AGITAZIONE, MI SI AGGRAPPI AL COLLO E PORTI GIÙ ANCHE ME
107
... POI LO TENGO SOTTO LA MANDIBOLA, COSÌ LA SUA TESTA RIMANE FUORI DALL’ACQUA
INSIDIE NELL’AMBIENTE MARINO
COSA FARE
LE PRINCIPALI EMERGENZE
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA
➜●pagina 24
Con il paziente in posizione supina (pancia in su) il soccorritore si pone su un lato, poniamo sia il lato destro: estende il braccio destro dell’infortunato, lasciando il gomito flesso, e piega il ginocchio sinistro. Piega il braccio sinistro in modo che la mano si posizioni sotto la guancia destra. Afferra quindi il soggetto per la spalla e per il fianco sinistri e fa ruotare verso sé il corpo dell’infortunato, che si ritroverà accovacciato sul lato destro. ●●
Una volta recuperata la vittima: - se è cosciente e respira bene, il pericolo è scampato; - se è semicosciente e/o respira male lo si mette in “posizione laterale di sicurezza” (vedi pag. 24) e si chiama il 112 o il 118; - se non respira, si pone in posizione supina (a pancia in su) e si attuano le manovre di rianimaRESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA
zione: ventilazione artificiale (vedi pag. 30) ed eventuale massaggio cardiaco (vedi pag. 35).
➜●pagina 32
Con il paziente in posizione supina (pancia in su) il soccorritore si pone su un lato e chiude il naso dell’infortunato con indice e pollice della propria mano appoggiata sulla sua fronte. Dopo aver inspirato in modo lievemente superiore al normale, fa aderire le proprie labbra a quelle dell’infortunato. Espirare in modo lento e uniforme, per circa un secondo, l’aria nella bocca dell’infortunato, osservando il conseguente sollevamento del torace. 108
➜●pagina 35
Con il paziente in posizione supina (pancia in su) il soccorritore si pone inginocchiato al fianco della persona da soccorrere che deve essere su un piano rigido, possibilmente con le gambe sollevate. Dopo aver trovato il centro del torace vi appoggia il palmo di una mano e quello dell’altra mano sopra alla prima con le dita tese. La compressione viene effettuata con il palmo nella zona corrispondente alla metà inferiore dello sterno, con le braccia tese e perpendicolari al torace. Comprime rapidamente, senza mai staccare le mani, il torace di circa 5 centimetri mantenendo una velocità di 100-120 compressioni al minuto, ossia poco meno di 2 compressioni al secondo. Dopo ogni compressione bisogna cessare completamente ogni pressione per consentire il ritorno elastico della parete toracica. La compressione e il rilasciamento dovrebbero durare più o meno lo stesso lasso di tempo.
COSA NON FARE
NO
Se non si è ottimi nuotatori (brevetto di nuoto agonistico o di bagnino) e la vittima è un adulto, non ci si deve tuffare. Il rischio immediato è di annegare insieme alla vittima. Diverso è il discorso se la vittima è un bambino, in questo caso un adulto – anche se non nuotatore esperto – può tuffarsi. ●● Non si deve perdere tempo a cercare di fare uscire l’acqua dall’apparato respiratorio, meno che mai schiacciando l’addome della vittima o mettendola a testa in giù. ●●
109
INSIDIE NELL’AMBIENTE MARINO
MASSAGGIO CARDIACO
Punture di insetti e morsi di animali
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Ragni L’unico ragno realmente pericoloso in Italia è la malmignatta, che è riconoscibile da 13 puntini rossi sul dorso. Il suo morso provoca un violento dolore e lascia una macchia bluastra sulla pelle, a volte accompagnata anche dalla comparsa di bollicine. Il suo veleno può provocare salivazione abbondante e crisi convulsive. La tarantola, nonostante la cattiva fama e nonostante la dolorosità del suo morso, non pone alcun rischio per la salute. COSA FARE
SI
Lavare a lungo con acqua corrente e disinfettare. ●● Consultare il medico o il farmacista per l’eventuale uso di creme lenitive. ●●
●●
Se si sospetta o si è certi che il ragno in questione sia proprio la malmignatta: esiste la possibilità di un antidoto che contrasta gli effetti tossici.
Millepiedi Rilasciano una sostanza irritante al contatto provocando infiammazione, dolore e comparsa di bollicine sierose. Il bruciore può durare anche 24 ore. COSA FARE ●●
SI
Lavare a lungo con acqua corrente la zona colpita e disinfettare.
●●
110
Consultare il medico o il farmacista per l’eventuale uso di creme lenitive.
La puntura di questi insetti provoca un’immediata reazione della pelle. Nella sede della puntura si manifesta arrossamento, dolore e un tipico rigonfiamento (termine medico: pomfo). Le punture di vespa possono essere numerose, perché questo insetto è dotato di un pungiglione liscio con il quale può pungere anche ripetutamente. La puntura di ape è singola, perché questo insetto è dotato di un pungiglione uncinato che resta infisso nella pelle insieme con il sacco velenifero. Una quantità elevata di veleno inoculato (per esempio, per punture da parte di uno sciame) può provocare risposte di tipo tossico: nausea, vomito, mal di testa, diarrea. COSA FARE
SI
Con l’aiuto di una pinzetta, estrarre con molta delicatezza il pungiglione. Una manovra troppo brusca può liberare ulteriormente del veleno nella pelle. ●● Sapendo che la zona colpita può gonfiarsi, rimuovere anelli e bracciali che potrebbero bloccare la circolazione. ●● Disinfettare la zona colpita con una soluzione germicida. ●● Applicare qualcosa di freddo o una borsa con ghiaccio sulla parte colpita (il freddo riduce il gonfiore e attenua il dolore), avendo cura di frapporre un panno, per evitare una reazione troppo brusca con la pelle. ●●
●●
Consultare il medico per l’eventuale prescrizione di ulteriori terapie, soprattutto se si manifestano sintomi che facciano sospettare una reazione allergica o se le punture sono multiple.
COSA NON FARE ●●
111
NO
Non tentare di estrarre il pungiglione di un’ape con le mani, si rischia semplicemente di “schiacciarlo” e di liberare ulteriore veleno nella pelle.
PUNTURE DI INSETTI E MORSI DI ANIMALI
Api, vespe e calabroni
Scorpioni La puntura dell’aculeo, posto sulla coda, degli scorpioni nostrani provoca solo un intenso dolore, simile a una trafittura, ma scompare abbastanza rapidamente in modo spontaneo. Nel punto della lesione può rimanere un certo indolenzimento e una ridotta sensibilità per qualche ora. COSA FARE
LE PRINCIPALI EMERGENZE
●●
SI
Consultare il medico o il farmacista per l’eventuale uso di creme lenitive. ●● Consultare subito il medico nel caso in cui la vittima sia un bambino molto piccolo. ●●
Lavare a lungo con acqua corrente la zona colpita e disinfettare.
Morsi di cani, gatti e altri animali Anche animali apparentemente mansueti e ben conosciuti, come cani e gatti domestici, possono improvvisamente mordere o graffiare, soprattutto per reazioni di difesa a qualcosa (un movimento, un atteggiamento) che da essi viene percepito come una minaccia. Ben più pericoloso è ovviamente il morso di un animale randagio o di cui ignoriamo le condizioni di salute. Il morso del cane può essere particolarmente pericoloso, perché oltre a determinare danni estetici anche permanenti, in alcuni casi può essere persino letale se si tratta di un cane di grossa taglia e la vittima è un bambino. Per fortuna solitamente cani e gatti sono vaccinati e non possono trasmettere malattie gravi. 112
Più raro ma più pericoloso è il morso di animali selvatici (quali ratti, topi o volpi, per esempio). La lesione provocata da questi animali può provocare infezioni batteriche e può trasmettere la rabbia, una malattia potenzialmente mortale ma che può essere evitata grazie alla tempestiva somministrazione di un vaccino.
SI
Lavare bene con acqua corrente e sapone usando un fazzoletto o, preferibilmente, garze sterili per eliminare saliva e materiale estraneo che può essere eventualmente presente in superficie, sulla ferita. ●● Insaponare abbondantemente e bagnare la ferita per cinque minuti con una garza o un fazzoletto impregnata con soluzione disinfettante. ●● Fermare l’eventuale emorragia (vedi pag. 64). ●● Risciacquare accuratamente con acqua corrente e ricoprire la ferita con garze sterili, fissate sui bordi della cute con cerotto a nastro o tenute ferme con una rete tubolare. ●● Consultare subito un medico per eventuali vaccinazioni (antirabbica e antitetanica) e terapie antibiotiche. ●● Se il morso è di un cane o un gatto randagi, cercare di catturare l’animale e consegnar-
lo alla polizia o all’ufficio d’igiene perché venga tenuto in osservazione.
●●
COSA NON FARE
NO
Meglio non usare batuffoli di ovatta per pulire e disinfettare perché può lasciare piccoli residui che possono inglobarsi con le secrezioni della lesione. ●● Evitare l’alcol per disinfettare la lesione perché è troppo aggressivo per i tessuti già irritati: meglio usare i comuni disinfettanti consigliati in farmacia, che inoltre non bruciano e sono dotati di un ottimo potere germicida. ●● Non applicare polveri o creme, se non consigliate dal medico, perché possono provocare reazioni allergiche o impastarsi e creare un ambiente favorevole per i microbi. ●●
113
PUNTURE DI INSETTI E MORSI DI ANIMALI
COSA FARE
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Morsi di vipera Le vipere presenti in Italia, fortunatamente, non hanno un veleno molto potente e raramente il loro morso è letale. Il morso di vipera è riconoscibile per i caratteristici due forellini, distanziati l’uno dall’altro 6-8 millimetri, che l’animale lascia sulla parte colpita. Se il morso è molto velenoso, nel giro di un’ora la zona colpita si gonfia e diventa dura e dolente e dopo qualche ora possono comparire sintomi generali come dolori articolari e muscolari, dolori addominali, nausea e vomito, febbre e agitazione. Se invece entro 4 ore non compare alcun sintomo, si può escludere un’intossicazione da veleno. COSA FARE
SI
Sapendo che la zona colpita può gonfiarsi, rimuovere anelli e bracciali che potrebbero bloccare la circolazione. ●● Lavare a lungo la parte colpita con acqua corrente e disinfettarla. ●● Coprire la morsicatura con un panno asciutto e pulito e, se si tratta di un arto, immobiliz●●
ghiandola velenifera
dente velenifero
segni evidenti dei denti veleniferi tipica impronta del morso di vipera tracce meno evidenti degli altri denti
zarlo eseguendo una fasciatura linfostatica (vedi riquadro nella pagina a fronte), non molto stretta, ma neppure eccessivamente larga. Si esegue partendo dal punto di morsicatura, si scende fino alle dita dell’arto colpito e si risale oltre il morso. ●● Raggiungere prima possibile il più vicino Pronto Soccorso.
114
NO
Non incidere la ferita, altrimenti si facilita l’immissione in circolo del veleno. ●● Non cercare di succhiare e sputare il veleno perché se il soccorritore dovesse avere piccole ferite in bocca rischierebbe lui stesso di avvelenarsi. ●●
Non camminare, se il morso è localizzato a una gamba, altrimenti si manda più velocemente in circolo il veleno. ●● Non somministrare assolutamente il siero antivipera. Se è proprio necessario, il siero va somministrato esclusivamente in ospedale, sotto lo stretto controllo medico. ●●
LA FASCIATURA LINFOSTATICA La fasciatura che si effettua in caso di un morso di vipera si chiama “linfostatica”. Non è troppo stretta né troppo larga ma sufficiente a comprimere gli strati superficiali, dove viene drenato il cosiddetto “liquido linfatico” (il liquido che deriva dai fluidi presenti tra le cellule e i tessuti). Si è visto infatti che il veleno passa subito nelle vie linfatiche e solo dopo un certo periodo di tempo arriva nel sangue. È quindi più utile bloccare il veleno nelle vie linfatiche piuttosto che arrestare il flusso sanguigno con rischi di danni notevoli per i tessuti che rimangono senza l’ossigenazione del sangue. La metodica della fasciatura linfostatica vale esclusivamente per gli arti. ●● Applicare una benda larga, inizian3. quindi do dal punto di morsicatura comsi risale fino primendo (1). alla coscia ●● Estendere il bendaggio a valle (2) e a monte (3) del punto di morsi1. punto della catura (per morso al polpaccio inmorsicatura cludere il piede e poi salire fino alla radice dell’arto; per il braccio, si scende prima fino alla mano poi si risale sino oltre il gomito). ●● Immobilizzare quindi l’arto benda2. la fasciatura scende verso to a mezzo di stecche (anche per il piede diverse ore).
115
PUNTURE DI INSETTI E MORSI DI ANIMALI
COSA NON FARE
Altre piccole emergenze
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Contatto con piante urticanti Le piante urticanti sono quelle che provocano un fastidioso prurito al semplice contatto. La pianta urticante per antonomasia è l’ortica, ma sono diverse le piante che crescono spontanee nei prati o nei boschi che possono provocare irritazioni della pelle. Solitamente la reazione è determinata da un lattice liberato dalla pianta. ■● SINTOMI : si avverte un immediato bruciore sulla pelle che appare arrossata, provoca prurito, con la possibile comparsa di bolle. Se la persona è particolarmente sensibile, può anche manifestarsi mal di testa e febbre.
COSA FARE
SI
Lavare immediatamente la zona della pelle venuta a contatto con la pianta (soprattutto le mani, per non trasferire l’irritazione ad altre parti del corpo, in particolare agli occhi). ●● Se possibile, togliere i vestiti che possono essere entrati in contatto con la pianta e, appena a casa, lavarli. ●● Consultare il medico se l’infiammazione è particolarmente intensa e se riguarda il viso o se compaiono sintomi che pos-
sano far sospettare una reazione allergica (difficoltà respiratorie, gonfiori molto estesi).
●●
COSA NON FARE ●●
116
NO
Evitare di grattarsi. È certamente una reazione istintiva, ma è bene sapere che il grattamento fa liberare nella pelle una sostanza, che si chiama istamina, che non fa altro che incrementare il prurito e l’infiammazione.
Mal d’auto
COSA FARE
SI
Provare a prevenire i disturbi facendo uno spuntino leggermente salato e accompagnato da pochi liquidi, poco prima di mettersi in viaggio. ●● Ricorrere, su consiglio del medico, a specifici farmaci contro il mal d’auto, da assumere almeno mezz’ora prima della partenza. ●● Durante il viaggio assumere una posizione fissa, evitando di sdraiarsi: la testa va piegata leggermente all’indietro, mantenuta immobile e non va ruotata sui lati. ●●
Succhiare una fetta di limone o bere piccoli sorsi d’acqua può attenuare il senso di nausea; così pure l’applicare pezzuole bagnate e fresche sulle tempie. ●● Se è possibile, fermarsi e uscire all’aperto: l’aria fresca riduce il rischio di vomito. ●●
COSA NON FARE ●●
117
NO
Evitare di fumare nelle vicinanze di chi soffre di chinetosi; oltre ai danni ben noti del fumo di sigaretta, l’odore del fumo stimola il centro del vomito.
ALTRE PICCOLE EMERGENZE
Il mal d’auto è indicato dai medici con il termine “cinetosi” o “chinetosi” (dal greco kinetos, movimento) perché si intende il “mal di movimento” in senso lato. Nei soggetti sensibili (soprattutto i bambini) ogni movimento va a sollecitare il centro dell’equilibrio, che è posto nell’orecchio interno, mandandolo letteralmente in tilt. ■● SINTOMI : nelle forme più leggere il disturbo si manifesta con sonnolenza e tendenza a sbadigliare in continuazione, mentre nelle forme più importanti causa nausea, sudori freddi, vertigini, mal di testa, malessere generale e crisi di vomito.
Corpo estraneo nell’occhio
LE PRINCIPALI EMERGENZE
L’occhio è particolarmente esposto a tutti gli agenti esterni. Sostanze e corpi estranei nell’occhio, oltre a causare sintomi molto dolorosi e fastidiosi, possono essere pericolosi perché possono compromettere seriamente le capacità visive. Generalmente la lacrimazione, che aumenta spontaneamente, risolve la situazione e il corpo estraneo viene eliminato da quello che si può definire un lavaggio naturale. ■● SINTOMI: se il corpuscolo permane all’interno dell’occhio causa arrossamento, bruciore e spesso un dolore fisso in un punto ben preciso, soprattutto quando si chiudono le palpebre. COSA FARE
SI
Se la persona colpita ha difficoltà a tenere aperto l’occhio alla luce, va portata subito in Pronto Soccorso. ●● Lavarsi accuratamente le mani ed esaminare l’occhio per identificare dove è localizzato il corpo estraneo, che si può provare a estrarre solo se è mobile all’interno delle palpebre (molto delicatamente, con la punta di un fazzoletto o l’angolo di una garza). ●● Lavare l’occhio delicatamente, mantenendo la palpebra aperta e usando una soluzione fisiologica o acqua corrente instillata con un contagocce o versata lentamente con un bicchiere. ●●
Se il lavaggio non ha eliminato il corpo estraneo, cercare di identificarne la posizione: tirare delicatamente la palpebra inferiore, verso il basso, osservandone la superficie. Se il corpuscolo è visibile, lavare nuovamente l’occhio come sopra. ●● Se il corpo estraneo è nella palpebra superiore (vedi illustrazione a fronte), tirare delicatamente verso il basso le ciglia della palpebra superiore, appoggiando la parte finale di un bastoncino per l’igiene delle orecchie sul margine superiore della palpebra. ●● Infine, sempre servendosi del bastoncino come appoggio, rovesciare la palpebra e lavare delicatamente l’occhio come sopra. Riportare la palpebra ●●
118
COSA NON FARE ●●
NO
Non cercare di rimuovere il corpo estraneo se si trova sulla superficie dell’occhio (bulbo oculare), in tal caso ci si deve rivolgere al medico perché c’è il rischio di ledere la cornea (ossia il rivestimento trasparente dell’occhio, davanti all’iride).
Non cercare di asportare il corpo estraneo utilizzando oggetti duri. ●● Non consentire all’infortunato di stropicciarsi gli occhi, altrimenti l’irritazione diverrebbe ancora più intensa.
●●
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ALTRE PICCOLE EMERGENZE
essere rimosso o se, una volta eliminato, permangono a lungo rossore, lacrimazione o alterazioni della visione.
nella sua posizione naturale, tenendola per le ciglia. ●● Consultare un oculista se il corpo estraneo non riesce a
LE PRINCIPALI EMERGENZE
Dolore all’orecchio Se la persona lamenta dolore a un orecchio, la cura adatta richiede la diagnosi esatta del dolore, è pertanto indispensabile consultare un medico. Il mal d’orecchi che si accompagna all’infiammazione del canale uditivo (otite) può avere origini diverse, comprese infezioni da batteri, virus e funghi. ll mal d’orecchi, dopo averne accertato le cause, può essere curato mediante farmaci di automedicazione, per esempio preparati analgesici o anestetici locali in gocce da instillare nell’orecchio oppure mediante antidolorifici da assumere per bocca. Se il mal d’orecchi si accompagna a un raffreddore e ad altri disturbi tipici del raffreddore, come naso chiuso e difficoltà di respirazione, può essere più utile utilizzare decongestionanti nasali instillati nel naso che alleviano la congestione dell’imbocco del canale auricolare, riducendo il dolore. Se è presente fuoriuscita di sangue o di liquidi dall’orecchio in seguito ad un trauma si può sospettare una frattura della base cranica. In tal caso bisogna chiamare il 112 o il 118 ed evitare il tamponamento della fuoriuscita, perché può causare una grave compressione del cervello. Il mal d’orecchio può associarsi a una riduzione dell’udito in caso di brusca esposizione a variazioni di pressione (come nel caso dei subacquei) o a intensità sonore eccessive (vedi tabella qui sotto). SCALA DEL SUONO Db
131-150
suono o rumore molto pericoloso che procura rapida insorgenza del danno
116-130
pericolo per l’apparato uditivo
86-115
danni psichici, neurovegetativi e uditivi
66-85
affaticamento, possibili danni psichici
35-65
possibile disturbo del sonno
0-35
sicurezza
120
SI
COSA NON FARE
Solo dopo indicazione del medico e opportuna istruzione sulla esatta metodica, si può ricorrere alla somministrazione di gocce otologiche e a un eventuale lavaggio dell’orecchio “fai da te”. In tal caso è bene utilizzare particolari “pompette” che permettono un getto obliquo (un getto diretto sul timpano provocherebbe dolore!). ●● Per un momentaneo sollievo, far sdraiare la persona e tenere alta la testa con qualche cuscino e applicare calore (non diretto; per esempio una borsa d’acqua calda avvolta in un asciugamano). ●● Un certo sollievo può anche essere ottenuto masticando gomma. ●●
NO
Non mettere nell’orecchio alcunché (gocce, unguenti o “rimedi della nonna”, per esempio, gocce d’olio riscaldato) se non lo ha prescritto il medico. ●● Non usare oggetti o bastoncini di cotone per pulire il condotto uditivo. Questi sistemi possono danneggiare il timpano, irritare il condotto uditivo e spingono il cerume all’interno, aumentando così il rischio di formazione di un tappo. ●● Non grattarsi introducendo il dito nell’orecchio: si potrebbero provocare microabrasioni sulla pelle del condotto che favorirebbero l’ingresso di batteri e funghi (normalmente presenti sulla pelle). ●● Non usare tappi protettivi in gommapiuma per nuotare o per evitare il fastidio di rumori esterni. I tappi causano il ristagno di aria e umidità che può irritare il condotto uditivo esterno, favorire l’attacco di germi e la formazione di tappi di cerume. Nel caso del nuoto, l’acqua entra comunque ma non riesce poi ad asciugarsi correttamente. ●●
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ALTRE PICCOLE EMERGENZE
COSA FARE
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CONTENUTO MINIMO DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO Decreto 388/2003 del Ministero della Salute Guanti sterili monouso (5 paia) Visiera paraschizzi Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro (1) Flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro-0,9%) da 500 ml (3) Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (10) Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole (2) Teli sterili monouso (2) Pinzette da medicazione sterili monouso (2) Confezione di rete elastica di misura media (1) Confezione di cotone idrofilo (1) Confezioni di cerotti di varie misure pronti all’uso (2) Rotoli di cerotto alto 2,5 cm (2) Un paio di forbici Lacci emostatici (3) Ghiaccio pronto uso (2 confezioni) Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (2) Termometro (1) Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa (1)
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Indice analitico 112 o 118 (servizio di emergenza) 14 ABCDE (Airway, Breathing, Circulation, Disability, Exposure) 17 abrasione 58, 60 affanno 56 allergia 55 Amanita 92 ambiente marino 100 Ambu 34 amo nella pelle 101-102 anatomia 44-47 annegamento 100, 106-109 aorta 46 ape 111 arterie 46 articolazioni 66 asma 55 attacco di cuore 50, 54 avambraccio 76 avvelenamento 92 – da funghi 96 – da piante 97 bacino 44, 77 battito cardiaco 22-23 bendaggio – in caso di distorsione 70-71
– in caso di fratture e lussazioni 74-78 – in caso di morso di vipera 115 bicipite 45 braccio 76 bulbo cerebrale 47 calabrone 111 cannula di Safar 34 cardiovascolare, apparato 46 carotide, arteria 46 cassetta di pronto soccorso 123 cava inferiore, vena 46 cava superiore, vena 46 caviglia 78 centri antiveleni 93 cervelletto 47 clavicola 44, 74 clima 86 coccige 44 colonna vertebrale 44 colonna vertebrale, trauma della 66 colpo di calore 86, 87 colpo di sole 88 compressione addominale 42, 57 – nel bambino 43
124
– da punta 58 – da taglio 58 – lacera 58 – lacero-contusa 58 – scheggia nella 61 flessori radiali del carpo 45 folgorazione 85 frattura 73-78 funghi 92 G.A.S. (Guardo, Ascolto, Sento) 22 gabbia toracica 44 gamba 78 gastrocnemio 45 ginocchio 77, 78 giugulare, vena 46 gomito 75 gran dorsale 45 grande gluteo 45 grande male 53 ictus 52 immobilizzazione – avambraccio 76 – bacino 77 – braccio 76 – caviglia 78 – gamba 78 – ginocchio 77, 78 – gomito 75 – scapola e clavicola 74 inalazione di vapori irritanti 98 insetti 110 125
INDICE ANALITICO
congelamento 86, 90 contusioni 59, 66, 67 convulsioni 53 coralli 106 corpo estraneo 42, 57 – nell’occhio 118-119 coscienza, stato di 19 coste 44 crampi muscolari 68 cranio 44 cuore 35, 46 defibrillatore 39, 40 deltoide 45 distorsione 66, 70 emergenza 14 emergenza cardiorespiratoria 50 emorragia 58, 64-65 – arteriosa 58, 64 – venosa 58, 64 encefalo 47 epistassi vedi sangue dal naso eritema solare 81 escoriazione 58, 60 estrazione dell’infortunato 41 falangi 44 fasciatura linfostatica 115 femorale – arteria 46 – vena 46 femore 44 ferita 58
INDICE ANALITICO
intossicazione 92 – da alimenti 92, 95 – da funghi 92 – da gas 94, 99 – da piante 93 iper-estensione del capo 20 ipotermia 89 lussazione 66, 73-78 mal d’auto 117 mal d’orecchio vedi orecchio, dolore all’ mal di montagna 91 mandibola 44 manovra di Heimlich vedi compressione addominale manovra di iper-estensione del capo 20, 51 manovra di misurazione del battito cardiaco 22-23 manovra G.A.S. 22 maschera 34, 35 massaggio cardiaco 31, 35-38, 109 meduse 103 metacarpo 44 metatarso 44 midollo spinale 47 millepiedi 110 misurazione del battito cardiaco 22-23 morso – di animali 112-113
– di vipera 114-115 muscolare, apparato 45 muscoli 45 nervi 47 nervoso, sistema 47 numeri di emergenza 15 omero 44 orecchio, dolore all’ 120-121 ossa 66 ossa del carpo 44 ossa del tarso 44 osso sacro 44 pallone Ambu 34 perdita di coscienza 50, 51 perdita di sensi vedi svenimento perone 44 pettorale 45 piante urticanti 116 piccolo male 53 polmonari – arterie 46 – vene 46 ponte di Varolio 47 posizione antishock 29, 55, 83, 88 posizione laterale di sicurezza 24, 54, 64, 85, 108 posizione semiseduta 28 posizione supina allineata 27 primo soccorso 13 126
stiramento 69 strappo muscolare 69 svenimento 51 tendine d’Achille 45 tendinite 72 termodispersione 86 termogenesi 86 termoregolazione 86 tibia 44 tibiale anteriore 45 torace 36, 37 tracina 105 trapezio 45 trauma cranico 66, 79 traumi 66 tricipite 45 ulna 44 ustione 80 – chimica 84 – da incendio 83 – lieve 82 valutazione dell’infortunato 18 vene 46 ventilazione 30-35 verifica dello stato di coscienza 19 vespa 111 vie respiratorie 42, 63, 106
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INDICE ANALITICO
Pronto Soccorso 16 punture di insetti 110 – api, vespe e calabroni 111 – millepiedi 110 – ragni 110 quadricipite 45 radio 44 ragno 110 respirazione 20 – artificiale (ventilazione) 30-32 – bocca a bocca 32-33, 108 – bocca-maschera 34, 35 – bocca-naso 33 respiro 22 retto dell’addome 45 rianimazione 30-40 ricci di mare 104 rotula 44 sangue dal naso 63 sanguinamento 58 sartorio 45 scapola 74 scheggia nella ferita 61 scheletro 44 scorfano 105 scorpione 112 scottatura 80 sistema nervoso 47 soffocamento 57 sterno 35, 36, 44 sternocleidomastoideo 45
L’AUTORE Pierluigi Diano, romano di nascita, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, dove ha anche conseguito la specializzazione e il dottorato di ricerca in Malattie dell’Apparato Respiratorio e un diploma di perfezionamento universitario in Medicina d’Urgenza. Oltre a svolgere la professione di medico di medicina generale, è giornalista pubblicista e illustratore e si occupa da diversi anni di comunicazione e divulgazione scientifica. In tale ambito è autore di alcuni volumi tradotti in varie lingue, tra cui Il grande atlante del corpo umano (ed. Fabbri), tradotto in tedesco, francese, ceko e russo, ed Educazione sessuale a fumetti! (ed. Ancora), tradotto in spagnolo e polacco.