Opera filosofica (Vol. 1) 880613311X, 9788806133115

Se il Novalis poeta e romanziere, l'autore degli Inni alla notte, ha goduto presso di noi di una certa fortuna, lo

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Italian Pages 663 [668] Year 1997

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NOVALIS - OPERA FILOSOFICA I
Indice
Nota introduttiva
Avvertenza
Cronologia della vita e delle opere
Bibliografia
OPERA FILOSOFICA - Volume primo
Sezione I - Lavori giovanili in prosa
Nota di lettura
1. Sulle ordalie, o giudizi divini
2. Mitologia per donne
3. Progetto di una storia della filosofia antica
4. Su Anacreonte e la sua poetica
5. [Gli antenati dei Greci…]
6. [Sulle enciclopedie]
7. Un ateo può essere anche morale e virtuoso in base a principi?
8. Apologia dell’esaltazione
9. Sull’entusiasmo
10. Schizzi di una filosofia della storia dell’umanità
11. Apologia di Friedrich Schiller
12. [Frammento]
Sezione II - Studi filosofici degli anni 1795-1796 - Studi fichtiani
Nota di lettura
PRIMO GRUPPO
Osservazioni
Princîpi indeterminati
SECONDO GRUPPO
TERZO GRUPPO
Regola principale
QUARTO GRUPPO
QUINTO GRUPPO
Osservazioni alla dottrina della scienza
Passi notevoli e osservazioni nel corso della lettura della dottrina della scienza
SESTO GRUPPO
Sviluppi concettuali
[Il regno del poeta…]
Sezione III - Studi filosofici dell’anno 1797 - Studi su Hemsterhuis e su Kant
Nota di lettura
[Estratti fichtiani]
[Studi su Hemsterhuis]
[Studi su Eschenmayer e su Kant]
[Frammento]
Sezione IV - «Osservazioni sparse» e «Polline»
Nota di lettura
Osservazioni sparse
Polline
Sezione V - «Fede e amore» e «Aforismi politici»
Nota di lettura
Fiori
Fede e amore ovvero il re e la regina
[Aforismi politici]
Sezione VI - Lavori preparatori per raccolte di frammenti diverse
Nota di lettura
Frammenti logologici [I]
Frammenti logologici [II]
Poesia
Poeticismi
Frammenti sparsi I
Frammenti sparsi II
Frammenti ovvero compiti del pensiero
Aneddoti
Frammenti sparsi III
Frammenti di Teplitz
[Integrazioni ai frammenti di Teplitz]
[Critica dei frammenti dell’«Athenaeum»]
Titoli dei frammenti
[Su Goethe]
[Studi di arte figurativa]
Sezione VII - Dialoghi e Monologo 1798-1799
Nota di lettura
Dialoghi
Monologo
Recommend Papers

Opera filosofica (Vol. 1)
 880613311X, 9788806133115

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NUE 214*.

Novalis. Opera filosofica. piero Moretti.

A

cura di Giam­

Questa prima traduzione integrale dell'Opera fi­ losofica di Novalis (Friedrich von Hardenberg, detto Novalis, rnz-r8ol) presenta al lettore un autore di fatto inedito. Il poeta e il romanziere hanno goduto in Italia di una fortuna che non ha raggiunto il filosofo. Nel migliore dei casi la sua attività di pensatore è individuata nella formula di una soggettività ipertrofica che si esprime at­ traverso una rapsodica filosofia per frammenti (è la formula hegeliana della personalità ipersensi­ bile che si ritrae in se stessa di fronte alla prosa del mondo). Basta dare un'occhiata all'attuale versione per rendersi conto che nella imponente quantità di lavoro dell'autore - tanto piu significativamente fitta se si tiene conto della brevità dell'esistenza di Novalis- i frammenti sono la parte piu ridot­ ta, e consistono in appunti a margine di opere al­ trui, estratti e commenti necessari a trovare il to­ no di una ricerca che oscilla fra riflessione scien­ tifica e meditazione poetica. Sono altre le parti piu notevoli dell'opera del filosofo. Sono gli stu­ di su Fichte, Kant e Hemsterhuis, il gruppo di ricerche scientifico-naturali di Freiberg, preludio ad una progettata enciclopedia romantica delle sc1enze.

Nuova Universale Einaudi

©

1993 Giulio Einaudi editore ISBN

s.

88-06·I}}II·X

p. a., Torino

Novalis OPERA FILOSOFICA Volume primo

Edizione italiana a cura di Giampiero Moretti

Giulio Einaudi editore

INDICE

p. XIII xxv xxvii xxxi

Nota

introduttiva

di Fabrizio Desideri e Giampiero Moretti

Avvertenza Cronologia della vita e delle opere Bibliografia

Opera filosofica Volume primo Sezione I Lavori giovanili in prosa 5

Nota di lettura

7

I.

Sulle ordalie, o giudizi divini

13

2.

Mitologia per donne

15



Progetto di una storia della filosofia antica

17



Su Anacreonte e la sua poetica

20



[Gli antenati dei Greci...]

2I

6.

[Sulle enciclopedie]

22



Un ateo può essere anche morale e virtuoso in base a principi?

24

8.

Apologia dell'esaltazione

27



Sull'entusiasmo

29

Io. Schizzi di una filosofia della storia dell'umanità

3I

I

32

I2.

I. Apologia di Friedrich Schiller [Frammento]

vm

INDICE

Sezione II Studi filosofici degli anni I795-I796 Studi fichtiani p. 35

Nota di lettura PRIMO GRUPPO

6r

Osservazioni

71

Principi indeterminati

r 28

SECONDO GRUPPO TERZO GRUPPO

170 197

Regola principale QUARTO GRUPPO QUINTO GRUPPO

233

Osservazioni alla dottrina della scienza

23 7

Passi notevoli e osservazioni nel corso della lettura della dottrina della scienza

243

SESTO GRUPPO

254

Sviluppi concettuali

268

[Il regno del poeta ... ]

Sezione III Studi filosofici dell'anno I797 Studi su Hemsterhuis e su Kant 275

Nota di lettura

287

[Estratti fichtiani]

305

[Studi su Hemsterhuis]

327

[Studi su Eschenmayer e su Kant]

345

[Frammento]

IX

INDICE

Sezione IV «Osservazioni sparse» e «Polline» p.

349 356 357

Nota di lettura

Osservazioni sparse Polline Sezione V «Fede e amore» e «Aforismi politici»

421 425 427 442

Nota di lettura

Fiori Fede e amore ovvero il re e la regina [Aforismi politici] Sezione VI Lavori preparatori per raccolte di frammenti diverse

451 461 470 472 476 477 497 504 507 509 536

Nota di lettura

Frammenti logologici [I] Frammenti logologici [II] Poesia Poeticismi Frammenti sparsi I Frammenti sparsi II Frammenti ovvero compiti del pensiero Aneddoti Frammenti sparsi III Frammenti di Teplitz

557 56 5 568

[Integrazioni ai frammenti di Teplitz]

585 594

[Su Goethe]

[Critica dei frammenti dell' «Athenaeum ») Titoli dei frammenti [Studi di arte figurativa]

INDICE

x

Sezione VII Dialoghi e Monologo qg8-r799 p. 6o3

Nota di lettura

Dialoghi Monologo

6o7 6I9

Volume secondo Sezione VIII Studi scientifico-naturali di Freiberg 5

Nota di lettura

25

1.

[Quaderni chimici]

4I

2.

[Quaderno matematico]

3. 4·

Teoria della gravitazione

45 6I

[Grande quaderno di studi fisici]

65

5.

Frammenti di fisica

96

6.

[Studi su Dell'anima del mondo di Schelling]

II2

7.

[Studi matematici su Bossut e Murthard]

I24

8.

Frammenti matematici

I28



[Studi sullo Spirito della filosofia speculativa di Tiedemann e sul Nuovo Organon di Lambert]

I36

IO. [Studi su Werner]

I64

I I. Materiali sulla cristallologia

I69

I2.

I7 2

I 3. [Astronomia di de Lalande e studi vari]

I76

I4. Dottrina generale della natura ovvero fisica

I82

I 5. [Studi di medicina e scientifico-naturali]

2oi

I6. [Studi su Alexander von Humboldt]

208

I 7. [Osservazioni chimiche]

Arithmetica universalis

algebrica

INDICE

XI

Sezione IX L'«Allgemeines Brouillon» p. 225

Nota di lettura

267

Primo gruppo (nn. I·444): Annotazioni dal settembre all'ottobre I798

354

Secondo gruppo (nn. 445-692): Annotazioni dall'ottobre al novembre I798

431

Terzo gruppo (nn. 693-930): Annotazioni dal novembre al I o-II dicembre I798

48o

Quarto gruppo (nn. 93 I·II5I): Annotazioni dal dicembre I798 agli inizi del marzo I799

511

Appendice: estratti da L. Tieck e F. Schlegel

Sezione X Glosse alle «Idee» di FriedrichSchlegel (r799) 567

Nota dilettura

571

Glosse alleldeedi Friedrich Schlegel (I799)

Sezione XI La Cristianità ovvero l'Europa 58r

Nota di lettura

591

La Cristianità ovvero l'Europa

Sezione XII Frammenti e studi I799·r8oo 6r5

Notadilettura

639

r.

677

Annotazioni dal giugno al dicembre I799 (nn. I-243)

Frammenti matematici(nn. 24I-243)

xn p.679

INDICE

2.

Annotazioni di prevalente carattere scientifico-naturaledall'agosto I799 al febbraio I8oo (nn. 244-497)

679

Osseroazioni di fisica (nn. 244-346)

698

Osservazioni di medicina (nn. 347-375)

725



Annotazioni dalla fine del I799 all'aprile I8oo (nn. 498-574)



Annotazioni dell'estate e dell'autunno I 8oo (nn. 575-695)



[Spigolatura] (nn. 696-705)

[Studi per la favola di Klingsohr] (n. 53I)

732 742

[Le carte berlinesi] (nn. 6I2-63I)

759 780

Sezione XIII Annotazioni tecniche e scritti relativi al proprio impiego 799

Nota di lettura

8o5

I.

[Appunti sulla natura di monti e miniere]

833

2.

[Piano per le lezioni di Werner]

834

3· 4·

Osservazioni tecniche e meccaniche

838 841



[Appunti e progetti]

844

6.

Spunti pratici e idee

846

7.

[Annotazioni geologiche]

849

8.

[Da un protocollo di salina]

85o



[Progetti di lavoro e appunti da libri]

852

Io. Osservazioni

[Protocollo]

863

II. Risposta

868

I2. [Relazione ad Abraham Gottlob Werner]

886

I3. [Relazione sulla miniera d'allume di Hohenebra]

889

I4. [Relazione ad Abraham Gottlob Werner]

894

I5. [Appunti e progetti]

896

I6. Relazipne

903

Indice analitico

945

Indice dei nomi

NOTA INTRODUTTIVA

Non si ragiona per iperbole affermando che con questa traduzione dell'Opera filosofica di Friedrich von Harden­ berg noto come Novalis- secondo il nome dalle valenze sim­ boliche [Navali nuova terra, terra ancora da dissodare] che egli stesso si attribui traendolo da un antico casato dei suoi avi- si presenta al pubblico italiano un autore sostan­ zialmente inedito. Se il Novalis poeta e romanziere -l'autore degli Inni alla notte e dell'Ofterdingen- ha goduto chez nous di una certa fortuna, lo stesso non si può proprio dire del fi­ losofo. Novalis als Philosoph- secondo il titolo di una cospi­ cua ricerca, dall'impianto hegelianeggiante, pubblicata nel 1954 da Theodor Haering (ma già mezzo secolo prima era apparso un omonimo ed entusiastico libretto di Egon Frie­ dell) - ha conosciuto in Italia una considerazione poco piu che marginale. Una considerazione che ha oscillato tra la vieta formula dell'«idealismo magico» e il topos, che a buon diritto si può dire falso, della filosofia novalisiana come una filosofia per frammenti. A questo certo ha contribuito, con il positivistico peso del puro dato di fatto, la semplice circo­ stanza che l'unica edizione italiana degli scritti teorici nova­ lisiani sia stata sinora la traduzione, accompagnata da un'in­ teressante Introduzione di Enzo Paci, che Ervino Pocar fe­ ce, nel 1948, di una parte dei Werke in tre volumi pubblicati a Berlino nel lontano 1913 a cura di H. Friedemann. Questa edizione, dove i «frammenti» sono appunto ordinati per settori tematici, era una delle tante che tra la fine del secolo scorso e i primi decenni del nostro apparvero in Germania, dopo che per oltre cinquant'anni non erano piu state ristam­ pate le Schri/ten curate da Friedrich Schlegel e Ludwig Tieck. Queste, uscite tempestivamente nel 1802- in due vo=

XIV

FABRIZIO DESIDERI

e

GIAMPIERO MORETTI

lumi- ad appena un anno dalla morte del comune amico dei curatori, avevano conosciuto fino al 1837 ben cinque edizio­ ni (le tre intermedie sono del 1805, del 1815 e del 1826), men­ tre nel 1846 era uscito un volume integrativo, il terzo, a cura dello stesso Tieck e di Eduard von Biilow. Ma, come la suc­ cessiva di Kammnitzer (del 1929) o quella di Wasmuth (del 1943), l'edizione di Friedemann non faceva altro che ribadi­ re l'immagine del pensiero novalisiano come pensiero «frammentario» trasmessa già dalle Schri/ten edite a cura di Schlegel e Tieck. La tradizione di un Novalis poeta-profeta dell'età romantica - una tradizione che, con buone ragioni, si può dire essa stessa un'invenzione editorial-letteraria e, quindi, un'invenzione romantica per eccellenza - era il ne­ cessario prodotto di una stilizzazione del suo pensiero nella cornice di un geniale 'frammentismo' coerentemente perse­ guita con tagli, omissioni, sottrazioni al contesto originario e arbitrarie rifusioni. Fu nello spazio di una strettissima corre­ lazione tra l'immagine di Novalis come autore essenzialmen­ te poetico e il carattere genialmente frammentario del suo pensiero che si poté consolidare nel suo nome il paradigma della soggettività romantica come quella soggettività pro­ pria di una interiorità ipertrofica: l'«anima bella» che si ri­ trae dinanzi alla prosa del mondo; un paradigma rispetto al quale la leggenda di un san Novalis e la sua popolarità come poeta del «fiore azzurro» o autore di inni religiosi a uso del­ la comunità dei fedeli furono conseguenze quasi ineluttabili. È il paradigma condiviso dallo stesso Hegel, il quale nelle Lezioni di estetica e nella recensione degli scritti di Solger parla, appunto, di Novalis come uno degli esempi piu nobili di quella Sehnsucht romantica «che non vuole abbassarsi al­ l'agire e al produrre reali perché teme di sporcarsi nel con­ tatto con la finitezza». Anzi, è Hegel stesso a fornire già una versione mitizzante di questo paradigma, unificando la ma­ lattia che determinò la morte di Novalis e il carattere astratto del suo pensiero (l'«assenza di interessi determinati» e «l'avversione per la realtà») in un'unica figura del destino; l'esigenza del pensiero- secondo lo Hegel recensore di Sol­ ger- colpftanto «il cuore del nobile giovane[ . ], che la no­ stalgia trascendente, questa consunzione dello spirito, è pas.

.

NOTA INTRODUTTIVA

xv

sata nel corpo». A ben riflettere, queste affermazioni hege­ liane sono facilitate senz'altro dall'immagine veicolata dalle stesse Schri/ten novalisiane e imputabili piu che altro a una profonda avversione per il vuoto che nascondeva l'ironia schlegeliana, nel cui alveo ideale Hegel faceva rientrare la stessa figura di Novalis, pur con l'aggiunta di una patina di nobiltà e la caratterizzazione di «anima bella». Tuttavia tali affermazioni non sono, poi, nemmeno cosi abissalmente di­ stanti da quel profluvio di frasi fatte 'grandinanti'«da piu di mezzo secolo [ ] sui cosiddetti romantici» di cui si lamen­ terà Wilhelm Dilthey in conclusione al saggio su Novalis pubblicato prima sui«Preussische J ahrbiicher» (nel 1865) e quindi inserito nel celeberrimo Erlebnis und Dichtung (la cui prima edizione è del 1905). Con questo saggio Dilthey fu uno dei primi a notare la tensione sistematica che caratteriz­ zava quelli che pur continuavano a venir pensati come «frammenti», giungendo a porre il progetto novalisiano di Enciclopedia in una linea di continuità con il sistema di He­ gel, da intendersi- secondo Dilthey- proprio come svilup­ po coerente di quanto germinalmente contenuto negli ap­ punti del giovane Hardenberg. Nonostante questo significa­ tivo aperçu dell'importanza dei«frammenti» per«lo spirito scientifico del suo tempo», Dilthey non attribuiva, però, molta originalità alla sua filosofia della natura e in generale ai suoi studi scientifici. Anzi, svalutava nettamente sia gli «inni alla matematica», giudicandoli«infecondi», sia gli studi sul galvanismo o sulle teorie di Brown, in quanto sfociavano in un«vuoto gioco» mediante«generalizzazioni senza limiti». Una grande originalità era, invece, riconosciuta da Dilthey alle idee di Hardenberg sulle scienze dello spirito e in parti­ colare alle sue riflessioni sulla psicologia e sul rapporto tra «antropologia e storia». È evidente come, in proposito, il Dilthey parlasse pro domo: la divisione tra Natur- e Geistes­ wissenschaften non riguardava affatto Novalis ma la filosofia e l'orizzonte culturale del suo autorevole interprete. Ciono­ nostante, piu che una critica la nostra è una constatazione fatta col senno di poi. Perché il pensiero novalisiano potesse venir sottratto con fondate ragioni al cerchio senza dubbio limitativo che si instaurava tra l'idea di Erlebnis e quella di ...

XVI

FABRIZIO DESIDERI e GIAMPIERO MORETTI

Dichtung v'era infatti bisogno di un conforto filologico­ testuale diverso. Le lontane premesse per un lavoro in questa direzione erano già state poste in qualche misura da Ernst Heilborn, autore- tra l'altro- di un'importante e nient'affatto agio­ grafica biografia novalisiana (a tutt'oggi la piu vasta esisten­ te), pubblicata a Berlino nel 1901. A Heilborn era stata com­ missionata, in occasione del centenario della morte, una nuova edizione delle opere di Novalis per la stessa casa edi­ trice delle Schrz/ten curate da Schlegel e Tieck (la Georg Reimer di Berlino), e cosi egli poté accedere- primo dopo Eduard von Biilow- all'archivio di famiglia degli Harden­ berg ove era custodito il Nachlaf!,. Pur continuando a presen­ tare gran parte della produzione teorica novalisiana come composta da frammenti, nella convinzione che Hardenberg pensasse del tutto asistematicamente per associazioni repen­ tine, Heilborn fu il primo a sistemare i «frammenti» secon­ do ambiti tematici e a cercare di disporli nella successione cronologica in cui si trovavano nei manoscritti già ordinati e parzialmente catalogati da due nipoti di Novalis: Sophie e Karoline, entrambe figlie del fratello piu giovane, Anton. Unitamente a ciò, l'edizione di Heilborn, che si presentò nel 1901 come «una nuova edizione critica sulla base dei mano­ scritti postumi», ebbe pure i non trascurabili meriti di ope­ rare una distinzione tra«frammenti» e«quaderni di studi», di pubblicare una notevole quantità di materiale inedito e di offrire un prospetto circa lo stato del Nachlaf!,. Cosi erano state poste le premesse per un'edizione storico-critica delle opere di Novalis. Questa vide la luce, a Lipsia nelle«Meyers Klassiker-Ausgaben», soltanto nel 1929 a opera di Paul Kluckhohn e Richard Samuel che presentavano la loro edi­ zione in quattro volumi come un'«edizione integrata e nuo­ vamente ordinata sulla base dei manoscritti». Significativa fu- per l'aspetto che ci interessa- soprattutto la restituzione integrale degli Studi filosofici degli anni I795-96 e del com­ plesso dell'Allgemeines Brouillon. Già a questo punto, cosi, risultava del tutto chiaro come le pagine dedicate intenzionalmente da Novalis al genere ro­ mantico del «frammento» fossero assai poche (in pratica la

NOTA INTRODUTTIVA

XVII

sezione V e parte della VI e della XII dell'edizione attuale), essendo la maggior parte dei suoi scritti filosofici costituiti, invece, da studi, annotazioni, excerpta, commenti, note a margine e brevi riflessioni talvolta apparentemente estranee al contesto in cui venivano appuntate. E questo, a sua volta, era certo un motivo già sufficiente perché non si potesse nemmeno opporre al pensatore per frammenti un pensatore sistematico nel senso ottocentesco del termine; quel senso­ per intenderei- che suppone l'estenuata deriva accademica dell'idealismo. La forma di pensiero che si veniva chiarendo correlativamente al definirsi di un'edizione delle opere no­ valisiane rispettosa dell'aspetto originale dei manoscritti, era, piuttosto, quella di un pensiero che tende al sistema. Ma vi tende in maniera del tutto paradossale, congiuntamente a una profonda revisione e a una radicale estensione del senso kantiano e fichtiano dell'a priori e della critica. E la parados­ salità sta qui, appunto, in un arrischio continuo, in un co­ stante uscir fuori dell'ambito tradizionalmente tematico del­ la filosofia, in un costante e produttivo sperimentare saperi estranei e li tentare di sentirsi a casa. Per questo la parados­ sale tensione sistematica del pensiero novalisiano va stretta­ mente congiunta al carattere proteiforme della sua filosofia, al rapporto interno e costitutivo che in essa si disegna con le scienze della natura. Nessuna di queste ultime, come si po­ trà constatare con un semplice colpo d'occhio sul complesso della sua opera, rimane estranea alla riflessione del giovane Hardenberg, soprattutto a partire dagli anni della sua per­ manenza a Freiberg, dopo l'intenso periodo di tirocinio filo­ sofico costituito dagli Studi su Fichte, Kant ed Hemsterhuis. Il rapporto tra la filosofia e le scienze si farà anzi cosf stretto e interno- a onta di ogni stanco e patetico cliché irrazionali­ stico- che grandi energie saranno dedicate da Novalis a un progetto di Enciclopedia dove lo spirito dell'ars combinato­ ria leibniziana e quello dell'Encyclopédie di D'Alembert e Diderot si sarebbero dovuti amalgamare fino a fare del siste­ ma filosofico delle scienze l'organon esteriore dell'anima: il corpo della sua intima produttività. Motivo, quest'ultimo, nel quale veniva a intrecciarsi la vera e propria scoperta che Novalis fece di Plotino attraverso lo studio del terzo volume

XVIII

FABRIZIO DESIDERI

e

GIAMPIERO MORETTI

del Geist der spekulativen Philosophie di Dietrich Tiede­ mann. Ma per tornare alla breve storia dell'edizione critica delle opere di Hardenberg, che solo parzialmente si interseca con quella della ricezione della sua figura complessiva (pur dopo l'uscita delle Schri/ten a cura di Kluckhohn e Samuel, infatti, continuarono in Germania le edizioni dei «frammenti»), dovettero passare ancora molti anni perché essa conoscesse una svolta veramente decisiva e divenisse storico-critica a tutti gli effetti. Nel 1960, non appena era stato pubblicato dall'editore Kohlhammer di Stoccarda il primo volume della seconda edizione delle Schri/ten, il Freies Deutsches Hoch­ stift di Francoforte sul Meno acquisf a un'asta la raccolta dei manoscritti filosofici che Salman Schocken aveva comprato a sua volta nel 1930 portandoli con sé in esilio. I volumi II e III delle Schri/ten, in procinto di venire ristampati, vennero prontamente ritirati dalla stampa. Adesso i curatori e cioè Richard Samuel con la collaborazione di Gerhard Schulz e Hans Joachim Miihl- Paul Kluckhohn era scomparso nel 1957- potevano lavorare su basi completamente nuove (ag­ giungendosi alla raccolta di Schocken, una serie di altri ma­ noscritti e documenti epistolari). E cosi, come ricorda Sa­ muel nel Vorwort ai due volumi del Philosophisches Werk, furono anzitutto stabiliti i criteri rigorosi nella nuova edizio­ ne. In primo luogo si doveva seguire il principio della com­ pletezza quanto alla pubblicazione di tutti i manoscritti no­ valisiani disponibili, quindi si dovevano restituire questi in un ordine strettamente cronologico (criterio che non era sta­ to interamente rispettato nell'edizione del 1929), infine si doveva rendere «con assoluta precisione» l'ortografia, la punteggiatura e la forma di stesura dell'autore. E visto che i curatori disponevano ora ben del9o per cento dell'originale manoscritto relativo all'opera filosofica, mentre i manoscrit­ ti riguardanti l'opera poetica restavano intorno al IO per cento, a uscirne profondamente mutata doveva essere pro­ prio l'immagine della prima. Nel 1965 e nel 1968 furono quindi finalmente pubblicati il secondo e il terzo volume (che insieme costituivano l'opera filosofica) dell'edizione storico-critica delle opere, la quale- nonostante i suoi carat-

NOTA INTRODUTTIVA

XIX

teti profondamente innovativi- continuava a presentarsi, ri­ spetto a quella del 1929, come una seconda edizione e ciò per espressa volontà di Richard Samuel in omaggio alla me­ moria di Paul Kluckhohn. Con la nuova edizione dell' Op era filosofica di Novalis non solo veniva cosi definitivamente accantonata l'immagine del geniale e rapsodico scrittore di aforistici frammenti, ma si imponeva anche una drastica riconsiderazione del significa­ to complessivo della sua filosofia (soprattutto in relazione alle scienze), nonché della sua stessa personalità. Non era piii possibile parlare di un'anima bella- tutta e solo poetica -che si ritrae dinanzi alla prosa del mondo e alla positiva du­ rezza dei saperi particolari. O almeno si doveva riconsidera­ re il senso stesso di cosa intendesse Novalis per poesia. Per fare solo qualche esempio basti pensare che gli Studi filosofi­ ci degli anni I795-I797 vennero completamente riordinati da Hans-Joachim Mahl (e divisi nelle sezioni II e III) sulla base dei manoscritti, cosi che da essi emergeva una nuova 'opera' novalisiana: le Fichte-Studien; che gli Studi scientifi­ co-naturali di Freiberg passavano dalle esigue 33 pagine della prima edizione a oltre 200 pagine; che si aggiungevano alla sezione I diversi scritti giovanili e alla sezione III (quella de­ gli Studi filosofici del r797) le brevi ma importantissime pa­ gine degli Studi su Kant ed Eschenmayer e, infine, che veni­ vano pubblicati per la prima volta gran parte delle annota­ zioni e degli studi degli anni 1799-r8oo (nella sezione XII) come pure gli scritti relativi alla propria attività professiona­ le in quanto funzionario alle saline sassoni (nella sezione XIII). A queste novità strettamente testuali si affiancava poi un imponente lavoro di commento critico e di ricerca stori­ co-filologica, anticipato soprattutto sia dai saggi di Mahl su Novalis e Platino e su Novalis ed Hemsterhuis, sia da quello di Schulz sulla« carriera professionale di Friedrich von Har­ denberg». Un lavoro che ha i suoi punti di forza nella pa­ ziente ricerca delle fonti novalisiane, nella individuazione dei riferimenti impliciti e nell'opera di contestualizzazione di molti passi che, cosi, venivano sottratti alle scorciatoie di un'interpretazione arbitraria e improvvisata. Un commento critico, dunque, di cui non si sottolineerà mai abbastanza il

xx

FABRIZIO DESIDERI

e

GIAMPIERO MORETTI

significato e l'imprescindibilità per ogni considerazione del pensiero di Hardenberg che si voglia libera dalla, qui dav­ vero pesante, ipoteca della tradizione che ce lo ha consegna­ to; libera fino al punto di rinunciare, quanto al Novalis filo­ sofo, alla stessa collocazione della sua immagine nella nic­ chia categoriale del romanticismo, se non altro - questo come punto di partenza per una lettura che abbia il sapore del nuovo. Basti pensare, in proposito, a come solo a partire dal prezioso e scrupolosissimo commento di Mahl si possa intravedere - attraverso la massa di annotazioni, appunti, ecc. che compongono l'Allgemeines Brouillon -il senso e l'estensione del suo progetto enciclopedico insieme al rap­ porto strettissimo che egli instaura con l'Enciclopedia illu­ minista. Alla seconda edizione delle Schrz/ten, ormai storico-criti­ ca a pieno titolo, ne segui una terza, anch'essa non priva di significative novità seppur non cosi eclatanti come nel caso di quella degli anni '6o. Mentre l'edizione rivista del primo volume (contenente l'opera poetica) e quella del quarto (de­ dicata ai diari, all'epistolario e alle testimonianze dei con­ temporanei) furono pubblicate rispettivamente nel 1977 e nel 1975, il secondo e il terzo dovettero attendere il 1981 e il 1983. Nel 1988 è poi uscito un quinto volume contenente nuovi materiali, documenti vari e un preziosissimo apparato di indici e di tavole storico-biografiche e geografiche; un se­ sto volume contenente ulteriori manoscritti, tra cui le cosid­ dette« Salinenschriften», è, nel frattempo, stato annuncia­ to. Quanto alle novità contenute nei volumi che piu ci inte­ ressano, ovvero quelli del Philosophisches Werk, queste ri­ guardano soprattutto il secondo volume. E si tratta dell'ag­ giunta di un testo giovanile, Apologie von Friedrich Schiller, e di una settantina di annotazioni all'interno della sezione VI (e cioè i nn. 138-208) di cui, nel 1976, erano stati ritrovati i manoscritti relativi. Quanto al terzo volume, oltre alla pre­ senza di una serie di rettifiche e di integrazioni alle Ein­ leitungen dei curatori, la novità testuale concerneva essen­ zialmente la cosiddetta Nachlese (Spigolatura) contenuta nella sezione Xlll (per i dettagli si veda la corrispondente Nota di lettura alla sezione XII e le relative note).

NOTA INTRODUTTIVA

XXI

A questa recente terza edizione del secondo e del terzo volume delle Schri/ten si rifà, naturalmente, la presente tra­ duzione che-a tutt'oggi-si presenta come la prima versio­ ne integrale in un'altra lingua dell'opera filosofica novalisia­ na. La divisione in sezioni e la scansione in due volumi ripro­ duce fedelmente quella originale, tranne una variazione e una piccola omissione. La variazione riguarda il breve scrit­ to Il regno del poeta che sulla base del manoscritto nel frat­ tempo ritrovato e acquisito dal Freies Deutsches Hochstift di Francoforte è stato ripubblicato come prima sezione del quinto volume delle Schrzften e retrodatato al 1796; per que­ sto esso compare, nella nostra traduzione, all'interno del primo volume e precisamente nella sezione II, che contiene appunto gli Studi filosofici del I795-I796 (le Fichte-Studien) e, non piu, nella sezione XII del volume secondo. L'omissio­ ne concerne, invece, l'Appendice alle Annotazioni tecniche della sezione XIII (e cioè: una lettera di Abraham Werner a Novalis e l'Istruzione indirizzata a Georg Philipp Friedrich von Hardenberg in quanto assessore alla direzione delle sali­ ne). Soprattutto dopo il recente ritrovamento nel 1983, alla Biblioteka Jagiellònska di Cracovia, di un'ingente quantità di manoscritti relativi all'attività professionale di Harden­ berg (ma non solo a essa)-di cui nel volume quinto i curato­ ri tedeschi pubblicarono un dettagliato resoconto, annun­ ciandone l'edizione integrale nel sesto volume-l'inserimen­ to della sezione XIII all'interno dei due volumi dell' Opera fi­ losofica si giustifica solo per le rare annotazioni di altro gene­ re che vi sono sparse (alcune delle quali, invero, molto signi­ ficative) e come testimonianza della dimestichezza che il giovane Hardenberg aveva non solo con le scienze matema­ tiche e naturali ma anche con la dura prosaicità quotidiana del lavoro e del sapere puramente tecnico. Una conferma in piu, se si vuole, di quanto debba essere ripensato lo stesso rapporto tra interno ed esterno, tra soggettività e mondo nella formazione della pur sfuggente fisionomia intellettuale di questo autore; un rapporto tradizionalmente risolto in un processo di interiorizzazione e, dunque, in una lettura unila­ terale di quella che Novalis stesso chiama la «via verso l'in­ terno». Mentre, come si potrà vedere, essenziale alla com. . .

XXII

FABRIZIO DESIDERI

e

GIAMPIERO MORETTI

prensione di questo rapporto sarà proprio la categoria dello «scambio»- del Wechsel e della Wechselwirkung- come ci­ fra di quell' ordo inversus tra essere e apparenza, che si pro­ duce nel rapporto tra riflessione e sentimento del mondo, da cui deriva la stessa teoria novalisiana del simbolo; una cate­ goria che il giovane Hardenberg approfondisce soprattutto nei suoi Studi fichtiani, allorché nell'appena ventiduenne già si profila l'originalità del pensatore filosofico. Un'originalità ancora da indagare ben oltre gli stessi confini teoretico­ concettuali dell'idealismo, se un interprete autorevole del pensiero della Friihromantik quale Manfred Frank ha potu­ to affermare di r�cente (appunto nella Einfiihrung in die /riihromantische Aesthetik del 1989) e proprio a proposito delle Fichte-Studien che «Novalis come filosofo [ ] resta uno degli autori di lingua tedesca piu sconosciuti». I curatori che, in lavori precedenti (per i quali rimandia­ mo alla bibliografia) hanno tentato di gettare, seppur da di­ v.erse prospettive, almeno qualche lume su un autore che als Philosoph da noi- per i motivi accennati all'inizio- è ancora piu ignoto che in Germania, sperano che, anche grazie a questa traduzione dell' Operafilosofica di Hardenberg, d'ora in poi siano in molti e con le piu diverse competenze discipli­ nari a interessarsi della filosofia novalisiana. Perché, come si sarà capito, la filosofia di Novalis è una filosofia a tutto ton­ do da considerarsi al pari di quella dei maggiori pensatori a lui contemporanei. E questo, pur nel carattere incompiuto e ancora incandescente che la caratterizza, pur nella multiver­ salità di vie che, talvolta, soltanto accenna, come - forse non poteva non essere considerato il brevissimo e quanto­ mai intenso arco temporale in cui si disegna. È perciò auspi­ cabile che anche una tradizione di studi filosofici (non solo limitata alla dimensione estetica o poetologica, come finora è stato in casi sporadici e talvolta felici) venga ad affiancare pregevoli opere di impianto germanistica (e quindi dedicate soprattutto all'aspetto poetico-letterario di Novalis) che dobbiamo a nomi come quelli di Isabella Berthier, di Gior­ gio Cusatelli, di Marianello Marianelli, di Ferruccio Masini e di Luciano Zagari. Con questo auspicio ci congediamo dal nostro lavoro. Per quanto riguarda la divisione dei compiti, ...

XXIII

NOTA INTRODUTTIVA

il primo volume è a cura di Giampiero Moretti, il secondo di Fabrizio Desideri. In un solo caso, quello della sezione XIII, la traduzione è opera di Luca Crescenzi. Comune è stata la redazione di questa Nota introduttiva e della Cronologia che l'accompagna, come pure dell'Indice dei nomi e dell'Indice analitico che chiudono l'intera edizione. FABRIZIO DESIDERI

e

GIAMPIERO MORETTI

AVVERTENZA

La traduzione dei testi novalisiani intende qui riprodurre fedel­ mente i criteri e la stessa forma tipografica in cui si presenta quella originale. Una forma scrupolosamente attenta a restituire, per quanto possibile, l'aspetto materiale dei manoscritti novalisiani, on­ de preservarne il carattere di opere non destinate alla pubblicazione e, quindi, di studi, di appunti, di annotazioni, di estratti, ecc. Per questo forniamo una legenda dei segni che nel testo indicano sia i successivi ripensamenti, le cancellazioni e le aggiunte dello stesso Novalis, sia le congetturali integrazioni dei curatori dell'edizione critica apportate tutte le volte che ci si trovava dinanzi ad abbrevia­ zioni che avrebbero reso assai difficoltosa e, talvolta, impossibile la stessa lettura. Va da sé che qualora, per le differenze tra la lingua ita­ liana e quella tedesca, non si sia potuto riprodurre la segnatura ori­ ginale, si è cercato di adattarla in qualche modo (in tutti i casi in cui è stato possibile) alle peculiarità della lingua italiana. Anche per quanto riguarda la grafia dei nomi propri, infine, ci si è attenuti alla lettera del testo originale e cosi si è mantenuto Gothe anziché Goe­ the, Neuton anziché Newton e cosi via.

Legenda dei segni usati nel testo: [ ] o ()

aggiunto dai curatori dell'edizione originale cancellato da Novalis cancellato da Novalis in una successiva rielaborazione il manoscritto si interrompe

[ ... ] manoscritto illeggibile *

a) fine di un singolo manoscritto all'interno di un gruppo piu grande b) all'inizio di un frammento nella sez. VI: cancellato da Novalis in una successiva rielaborazione

***

fine di un gruppo di manoscritti

XXVI

AVVERTENZA

Con l'abbreviazione NS- seguita dall'indicazione dd volume e delle pagine- si rimanda, sia nelle Note di lettura che nell'apparato di note al testo, a Novalis, Schri/ten. Die Werke Friedrich von Har­ denbergs, a cura di Paul Kluckhohn e Richard Samuel in collabora­ zione con Hans Joachim Miihl e Gerhard Schulz, seconda edizione in quattro volumi e uno di accompagnamento integrata, ampliata e corretta sulla base dei manoscritti, Kohlhammer, Stuttgart - Berlin Koln- Mainz r96o sgg.; terza edizione interamente rivista dai cura­ tori I977-88. Si forniscono, infine, per esteso i titoli e i curatori dei singoli vo­ lumi: I

Das dichterische Werk, a cura di Paul Kluckhohn e Richard Samuel in collaborazione con HeinzRitter e Gerhard Schulz, Stuttgart r96o, 3' ed. I977·

II

Das philosophische Werk I, a cura diRichard Samud in colla­ borazione con Hans Joachim Mahl e Gerhard Schulz, Stutt­ gart r965, 3' ed. r98r.

III Das philosophische Werk II, a cura diRichard Samuel in col­

laborazione con Hans Joachim Mahl e Gerhard Schulz, Stuttgart r968, 3' ed. r983. IV Tagebiicher, Briefwechse!, Zeitgenossische Zeugnisse, a cura

di Richard Samud in collaborazione con Hans Joachim Mahl e Gerhard Schulz, Stuttgart I975· V

Materialien und Register, a cura di Hans Joachim Mahl eRi­ chard Samuel, Stuttgart r988.

CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

1772-1790 Georg Frzedrzch von Hardenberg, detto Novalis, nasce il 2 maggio del 1772 a Oberwiederstedt, non lontano da Lipsia nell'Elettorato di Sasso­ nia, zona d'influenza prussiana; i genitori, Heirinch Ulrich Erasmus von Hardenberg e Auguste Bernhardine von Boltzig, avevano già avuto una fi­ glia, Caroline, nel 1771, e, dopo Novalis, sarebbero nati i fratelli Erasmus (1774), Karl (1776), Sidonie (1779), Anton (1781), Auguste (1783), Bern­ hard (1787) e Hans Peter Wilhelm (1791). Le prime composizioni poeti­ che di Novalis risalgono al 1784, che è anche l'epoca in cui avviene la sua prima formazione su testi classici latini e greci. Nel 1786, anche in seguito alla carriera del padre, direttore alle saline della zona, la famiglia di Nova­ lis si trasferisce a Weillenfels, nei pressi di Lipsia, non lontano da Naum­ burg e da Pforta. Inizia lo studio di opere di Wieland e continua la com­ posizione di poesie, alcune delle quali, nel 1789, vengono offerte per la pubblicazione a un editore ignoto. Nel 1790 si dedica allo studio dei clas­ sici greci, in particolare Eschilo, Euripide, e Teocrito. Studente ginnasia­ le, si impegna in traduzioni da Teocrito, Omero, Virgilio, Orazio, come si evince dal lascito giovanile, composto da circa 48o pagine manoscritte. 1790-1794 Si immatricola all'Università diJena, alloggiando presso una zia e inizian­ do a frequentare personalità come F. Schiller, K. L. Reinhold, F. Creuzer. Nel 1791 legge la Geschichte der Menschheit, di Iselin, e pubblica Klagen eines Junglings nel di Wieland. All'inizio dell'ottobre del 1791 lascia l'Università diJena per iscriversi, nello stesso mese, a quella di Lipsia. Nel gennaio del 1792, sempre a Lipsia, conosce Friedrich Schlegel, la cui amicizia, anche se con qualche difficoltà, manterrà fino alla morte. E proprio Schlegel che ci informa sugli autori che Novalis preferisce in que­ sti anni: Platone e Hemsterhuis. A Dresda, in compagnia di F. Schlegel, incontra nuovamente Schiller. Fra il 1792 e il 1793, anche in seguito alle condizioni politiche molto gravi (nel luglio del 1792 la Prussia aveva di­ chiarato guerra alla Francia, mentre in ottobre l'Armata rivoluzionaria aveva espugnato Magonza), Novalis decide di entrare nell'esercito, inter­ rompendo gli studi fino al marzo del 1793, quando si reca a Wittenberg, a nord-est rispetto al suo luogo natale, per immatricolarsi nuovamente. In questo periodo si interrompe, benché non completamente, il rapporto

XXVIII

CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

con F. Schlegel. Già nel giugno dello stesso anno a Lipsia Novalis, infatti, discute con F. Schlegel di questioni letterarie (Amleto) e filosofiche (Kant). La corrispondenza con F. Schlegel riprende, tuttavia, soltanto fra il luglio e l'agosto del 1794, mentre Novalis è a Weillenfels, città che lascia nell'ottobre dello stesso anno per Tennstedt, ove inizia a lavorare come attuario. A Griiningen, mentre è in viaggio di lavoro, conosce, in novem­ bre, Sophie von Kiihn, allora dodicenne, evento del quale, in una lettera perduta al fratello Erasmus, dice:« un quarto d'ora ha deciso di me». TIfi. danzamento, ancora non ufficiale, awiene nel marzo del 1795. 1795•1798 Nel maggio del 1795 Novalis incontra aJena, nella casa dei Niethammer, Fichte e Hiilderlin. Religione e rivelazione furono, secondo lo stesso Niet· hammer, gli argomenti discussi dai presenti. Pur dovendo viaggiare, an­ che per vedere la sua Sophie, Novalis inizia un intenso studio della Wt5senschaftslehre di Fichte che proseguirà fino all'autunno del 1796. Nel no· vembre del 1796 compaiono i primi segni della malattia che presto avreb­ be condotto alla morte Sophie. Nel frattempo, il padre gli procura un po· sto presso la direzione delle saline a WeiBenfels, incarico in vista del quale Novalis inizia lo studio della chimica. Nel giugno del 1796 avviene, con il consenso paterno, il fidanzamento ufficiale con Sophie, la quale viene operata aJena nel luglio dello stesso anno (è la prima di tre dolorose ope· razioni). Fra il dicembre del 1796 e il gennaio del 1797 Novalis legge e ri­ spedisce commentati i manoscritti Philosophtca che F. Schlegel gli aveva sottoposto. Il ro marzo dello stesso anno incontra per l'ultima volta So­ phie, ormai gravemente ammalata, e apprende poi, a Weillenfels, della sua morte. Fra aprile e luglio tiene un importante diario dal quale sappia· mo della sua lettura critica del Wilhelm Met:rter di Goethe e di opere di Shakespeare, Fichte, Hiilsen e Schelling. Il 13 maggio del 1797 awiene la «visione>> sulla tomba di Sophie: ; lungo la strada per Griiningen, Novalis scopre anche il a Dresda,sempre in novembre. Fra gli altri, convergono in città gli Schle­ gel, Carolina e Dorothea, Tieck e Schelling. In quest'occasione Novalis legge alcuni dei GeZ:Stliche Lzeder e La Cristianità ovvero l'Europa, mentre Schelling legge il suo Heinz Wtderpost e Tieck brani da Genoveva. Sem· pre a Dresda incontra Goethe e visita nella sua abitazione il fisicoJohann W. Ritter. Infine, passando per Weimar assieme a Tieck, incontra Jean Pau!. In dicembre inizia la stesura dell'Afterdingen e termina il manoscrit­ to degli Inni alla notte. Dal gennaio del r8oo si intensifica il lavoro al ro­ manzo,cosa che comporta un approfondimento della critica al Wilhelm Met5ter di Goethe; contemporaneamente Novalis redige una seconda versione degli Inni alla notte, che invia all' e personalmente a F. Schlegel. A febbraio dà notizia a Tieck di aver concluso il quinto capi­ tolo del romanzo, e, a marzo, di aver terminato l'intera prima parte. In aprile si reca aJena,dove legge agli Schlegel parti del romanzo; la reazione di Novalis alle critiche di F. Schlegel avviene, per lettera, nel successivo giugno dello stesso r8oo. In luglio Novalis inizia la seconda parte del ro­ manzo,mentre, in agosto, compone il tredicesimo dei Canti spirituali. A settembre c'è un peggioramento del suo sempre precario stato di salute. Alla fine di settembre i' pubblica gli Inni, mentre è del r6 ottobre la sua ultima annotazione nel diario: si reca a Dresda per essere curato,ma la morte del fratello Bernhard peggiora le sue condizioni. All'i-

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CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

nizio del novembre Julie lo raggiunge a Dresda, dove Novalis legge anco­ ra opere di Bohme; nel gennaio del r8or torna a WeiBenfels, ed è di feb­ braio l'ultima lettera conservata. li23 marzo F. Schlegel si reca a WeiBen­ fels, dove parla con Novalis della prosecuzione del romanzo: il25 marzo Novalis muore, alla presenza di F. Schlegel e del fratello Karl.

* BIBLIOGRAFIA

Principali edizioni delle opere. Schri/ten, a cura di F. Schlegel e L. Tieck, 2 voll., Berlin 1802; 4' ed. ampliata, ivi 1826; parte III, a cura di L. Tieck ed E. von Biilow, Berlin 1846. Schriften, Auswahl, Heilbronn 1819. Gedichte von Novalis, Berlin 1857. Heinrich von 0/terdingen, a cura diJ. Schmidt, Leipzig 1876. Siimmtliche Werke, a cura di C. Meissner con introduzione di B. Wille, 3 voll., Florenz-Leipzig 1898; vol. integrativo con presa visione del Nach­ la/3, Leipzig 1901. Schriften. Kritische Neuausgabe au/Grund des handschri/tlichen Nachlasses, a cura di E. Heilborn, 3 voll., Berlin 1901. Werke, a cura di H. Friedemann, 2 voll., Berlin 1908. Fragmente, scelti e ordinati da F. Braun, Leipzig 1919. Siimtliche Werke, a cura di E. Kammnitzer, 4 voll., Miinchen 1924. Schri/ten, a cura di P. Kluckhohn e R. Samuel, ed. rivista sul Nachlaft, 4 voll., Leipzig 1929. Fragmente, 1' ed. completa e ordinata, a cura di E. Kammnitzer, Dresden 1929Novalis. Romantische Welt. Die Fragmente, ordinati e interpretati da O. Mann, Leipzig 1939. Die Schwelle beider Reiche. Aus Gedichten und Brie/en, a cura di H. V. von Balthasar, Basel 1942. Die Lehrlinge von Sais, con 51 disegni di P. Klee, Bern 1949 (2' ed. 1987). Werke und Brie/e, a cura di A. Kelletat, Miinchen 1953. Novalis, scelta e introduzione di W. Rehm, Frankfurt am Main - Hamburg 1956. * Questa bibliografia, data la quantità di lavori pubblicati su Novalis e sulla Romantik in generale negli ultimi decenni, non può pretendere l'esau­ stività. Verranno indicati, oltre alle edizioni e alle traduzioni italiane princi­ pali delle opere novalisiane, tutti quegli studi e quei saggi che, per completez­ za o per originalità della posizione teorica, rappresentano un punto di riferi­ mento importante nel panorama generale degli studi sull'Autore.

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BIBLIOGRAFIA

Schri/ten, a cura di P. Kluckhohn, R. Samuel, H. J. Mahl, H. Ritter e G. Schulz. Vol. 1: Das dichterische Werk, Stuttgart 1960 (3' ed. ampliata 1977); vol. Il: Das philosophische Werk I, ivi 1965 (3' ed. ampliata 1981); vol. III: Das philosophische Werk II, ivi, 1969 (3' ed. ampliata 1983); vol. IV: Tagebucher, Briefwechsel, Zeitgenossische Zeugnisse, ivi 1975; vol. V: Materialien und Register, ivi 1988. Gedichte-Romane, a cura di E. Staiger, Ziirich 1968. Werke, a cura di G. Schulz, Miinchen 1969 (3' ed. 1987). Werke, Tagebficher undBriefe, a cura diH.J. Miihl e R. Samuel, 3 voli., Miin­ chen-Wien 1978-87 (il terzo volume è curato da H. J. Balmes). Werke in einemBand, a cura diH. J. Miihl e R. Samuel, Miinchen-Wien 1981.

Principali traduzioni italiane. Scritti scelti di Tieck, Brentano e Novalis, Torino 1942. Scelta, a cura di G. A. Alfero, Milano 1942. La cristianità o Europa, Torino 1942. Inni alla notte e Inno della comunione, trad. ritmica di G. Cogni con testo a fronte, Milano 1959. Enrico di 0/terdingen, trad. it. di T. Landolfi, Firenze 1962. Frammenti, trad. it. di E. Pocar, introduzione di E. Paci, Milano 1947 (2' ed., Milano 1976). Inni alla notte. Canti spirituali, a cura di A. Lumelli, Milano 1980. Opere, a cura di G. Cusatelli, trad. it. di T. Landolfi, A. Lumelli ed E. Pocar, Milano 1982. Inni alla notte. Canti spirituali, a cura di V. Cisotti, trad. it. di R. Fertonani, Milano 1982 (2' ed. 1991). La cristianità ossia l'Europa, trad. it. di E. Pocar, postfazione e note di G. Cu­ satelli, Milano 1985 (2' ed. 1991). I discepoli di Sais, a cura di E. Lander e P. Montanari, Milano 1985.

Inni alla notte e Canti spirituali, trad. it. di G. Bemporad, introduzione di F. Masini, Milano 1986 (2' ed. 1992). Polline. Frammenti di Teplitzer, a cura di L. Arena, Milano 1989.

Principali studi sulla vita e l'opea di Novalis *. Beheim-Schwarzbach, M., Novalis. Friedrich von Hardenberg, Stuttgart 1939 (2' ed. 1948; 3' ed. Hamburg 1953). * In questa sezione bibliografica, che presenta: A) i saggi dedicati alla vita e all'opera di Novalis, B) i volumi di argomento piu specifico e C) quelli di ri­ ferimento generale, si è deciso, dato il gran numero dei lavori esistenti, di se­ gnalare gli articoli in riviste straniere soltanto in casi di particolare interesse tematico.

BIBLIOGRAFIA

XXXIII

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Ritter, H., Der unbekannte Novalis. Friedrich von Hardenberg im Spiegel seiner Dichtung, Gottingen 1967. Schulz, G., Novalis in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Reinbek 1969. Seidel, M., Novalis. Eine Biographie, Miinchen 1988. Spenlé, E., Novalis. Essai sur l'idéalisme romantique en Allemagne, Paris

1904Uerlings, H., Friedrich von Hardenberg, genannt Novalis. Werk und For­ schung, Stuttgart 1991 (con amplio repertorio bibliografico).

Vo lumi e saggi di argomento specifico. Anrich, E., Grofl, Gottlich, Ordnung: Thomas von Aquin, Paracelsus, Novalis und die Astrologie, Tiibingen 1951. Albrechte, L., Der magische Idealismus in Novalis Marchentheorie und Miir­ chendichtung, Hamburg 1948. Alfero, G. A., Novalis e il suo «Heirinch von Ofterdingen», Milano-Roma

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D

Si tratta di prefissi verbali, tipici della lingua tedesca, che modificano lie­ vemente o notevolmente il significato di fondo originario del verbo al quale vengono appunto premessi. Ci è sembrato preferibile non azzarda­ re nessuna traduzione, che mai avrebbe reso pienamente il senso iniziale.

14

Sono tutte desinenze di sostantivi, anch'esse intraducibili.

" Il riferimento è al romanzo di Wilhelm Heinse (r746-r8o3) Ht1degard von Hohenthal, Berlin 1795-96, e a quelli di Friedrich HeinrichJacobi (1743r8r9) Woldemar, Ki:inigsberg 1796 e Eduard Allwill's Briefsammlung, ivi, 1792. 16

Il «Musen-Almanach» è quello edito da F. Schiller per l'anno 1796: come

osservano i curatori tedeschi, Novalis potrebbe riferirsi a una recensione che di esso era apparsa nella rivista «Deutschland>> (marzo 1796), oppu­ re, come farebbe pensare il frammento n. 414, aveva egli stesso in animo di farne una. 17

18

Nel frammento di Goethe Die Geheimnisse, pubblicato nel 1789, compa­ riva il nome . La coppia ingenuo-sentimentale rimanda al noto saggio di Schiller, che era stato pubblicato nelle del 1795-96.

" L'oscillazione fra elementi contrapposti rinvia a Fichte, Grundlage cit., § 4· 20

21

Come osservano i curatori tedeschi, i frammenti nn. 564-65 potrebbero ri­ ferirsi al saggio kantiano Das Ende alter Dinge apparso nel giugno 1794 sulla «Berliner Monathsschrift». Questa prima osservazione concernente il diritto sembra rinviare a Fich­ te, Grundlage cit., § 12 .

22

Novalis sembra ora rifarsi a Fichte, ibid., § rr.

Sezione III Studifiloso/ici dell'anno I797 Studi su Hemsterhuis e su Kant

Superamento del sistema e della soggettività tradizionalmente intesa: questi erano due dei temi piu importanti presentatisi lungo le Fichte-Studien ', e questi sono altresi i temi fondamentali che, puntualmente,ritornano ora negli studi filosofici del 1797 su Fichte, Hemsterhuis, Kant, Eschenmayer. Si legga, ad esempio, il Fram­ mento posto a conclusione di questa sezione: il vero atto filosofico, scrive lucidamente Novalis,è«uccisione del sé». Forse non è errato affermare che il percorso filosofico di Novalis,che fino a ora aveva avuto come compagno di strada pressoché esclusivamente Fichte,si arricchisce col tempo di incontri ugualmente importanti. Ma proce­ diamo con ordine. Nel giugno del 1797, l'anno della morte della sua amatissima So­ phie, Novalis cosf scriveva a Friedrich Schlegel, a proposito di un manoscritto di argomento fichtiano che lo stesso Schlegel gli aveva inviato: «quanto a Fichte,tu hai senza dubbio ragione- mi avvicino sempre piu al tuo punto di vista sulla Dottrina della scienza» 2, un'osservazione che, dal prosieguo della lettera, assume il tono di una critica neppure velata al carattere eccessivamente chiuso in se stesso dell'opera di Fichte. A questa lettera è possibile accostare la brevissima annotazione contenuta nel diario: «presto, estratto qualcosa da Fichte» ',per ottenere cosf il seguente quadro di riferi­ mento generale, abbastanza sicuro: fin dalla primavera del 1797, forse persino a partire dagli ultimi giorni del 1796, Novalis si riacco­ sta al pensiero di Fichte,come testimoniano gli «estratti» che apro­ no questa nuova sezione della traduzione,ma al centro dei suoi inte­ ressi è ormai altro,e precisamente Shakespeare, Schelling,Hiilsen, il Wilhelm Meister di Goethe,Hemsterhuis •. Se è altamente proba­ bile che parecchi altri manoscritti novalisiani di questi mesi siano andati perduti',nondimeno anche questa «seconda» lettura dell'o­ pera fichtiana,che sembra essere stata posta su carta prima della fi. ne del maggio del 1797', va a nostro avviso inserita nell'implicito «programma» novalisiano: l'approfondimento dei principi dell'i-

STUDI FILOSOFICI DELL'ANNO 1797

dealismo e la contrapposizione a essi tramite l'affermazione roman­ tica della verità poetica. Cosa rappresentano dunque questi estratti fichtiani? lnnanzitut­ to, occorrerà osservare che essi, non aggiungendo che raramente al lavoro di estrapolazione un'analisi critica, difficilmente possono es­ sere stati ultimati dopo l'annotazione del29 maggio nel diario, quel­ la che annuncia il rinvenimento del vero concetto dell'Io fichtiano. Va allora seguita la supposizione' secondo cui Novalis, sollecitato dalla ripresa dello scambio spirituale con Friedrich Schlegel, si sia riaccostato alle letture fichtiane.In effetti, l'incontro fra i due nel di­ cembre del 1796 a Jena, fa propendere per quest'interpretazione, dato anche il fatto che Schlegel aveva consegnato in quell'occasione a Novalis alcune sue osservazioni scritte su argomento fichtiano, e che la lettera, con la quale Novalis invia a Schlegel le proprie im­ pressioni su quei manoscritti, corrisponde, quanto a formato e con­ sistenza, ai fogli usati per i primi estratti fichtiani di questa sezione. Inoltre, Schlegel visitò Novalis a Wei&nfels dal 18 al21 gennaio del 1797, proseguendo con lui la discussione dell'opera di Fichte in to­ no spesso anche polemico •. È allora ben possibile che Novalis, ri­ tornando a Fichte sull'onda delle osservazioni di F. Schlegel, si sia rivolto non casualmente a quel punto centrale della sua opera che è la deduzione dell'intuizione, punto al quale si rifà il primo degli estratti. Nell'agire dell'Io, un'attività quale l'intuizione offre, come patire contemplante-incosciente, l'accesso al superamento della co­ scienza, superamento tuttavia destinato a perdersi nell'oggetto po­ sto di fronte (cfr.la conclusione del n. 1). Forse, ciò che colpisce qui negativamente Novalis non è il procedimento di Fichte per dedurre l'Anschauung, quanto la concezione dell'interiorità che quella de­ duzione stessa presuppone. n fatto che questi estratti siano per un verso estremamente preci­ si, e contengano tuttavia alcune libertà terminologiche internamen­ te coerenti rispetto alla lettera fichtiana, fa ritenere una volta di piu che le Fichte-Studien li abbiano preceduti necessariamente. Ciò ri­ sulta particolarmente evidente nel caso degli estratti dalla deduzio­ ne dell'immaginazione- né può essere considerato casuale che No­ valis torni a riflettere proprio su Anschauung e Einbildungskraft, la cui discussione costituisce sia il perno teoretico della Wissenschafts­ lehre, sia della rivoluzione romantica- e nei riferimenti a parti suc­ cessive, evidentemente ben note, dell'opera fichtiana, Novalis, dun­ que, sembra aver voluto ripercorrere l'itinerario della Dottrina della scienza in compagnia sia del proprio precedente lavoro, sia delle sollecitazioni dell'amico Schlegel e di altre letture. Quel che tuttavia vorremmo qui rimarcare, è la precisa coscienza novalisiana, eviden-

NOTA DI LETTURA

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te in alcuni punti-chiave degli estratti, che la parte teoretica della dottrina della scienza di Fichte non riesce a dare ragione della fonda­ zione stessa di quest'ultima, compito che resta dunque riservato alla parte pratica. Anche quando Novalis sembra in realtà semplice­ mente seguire l'esposizione fichtiana della Wissenscha/tslehre, al cui interno sono presenti momenti di «dubbio» e di rimando dalla parte teoretica a quella, successiva e da sviluppare, pratica, ciò che ai nostri occhi conferisce la reale valenza a questi estratti è il nesso interno fra le questioni sulle quali Novalis ritorna e quanto dallo svi­ luppo di quel nesso sarebbe scaturito per il romanticismo tedesco. Im­ maginazione, intuizione, e fondamento ultimo dello scambio, stan­ no fra loro in una relazione cosi intima, per Fichte come per Nova­ lis, da rinviare implacabilmente, per il primo, allo «sbocco» sul pia­ no morale-pratico, per il secondo, a quello sul piano «poetico­ artistico». Quando dunque Novalis scrive: «ma la questione: qual è infine il fondamento di questo scambio? è risolvibile soltanto nella Dottrina della Scienza pratica», egli non si limita a ripetere il per­ corso fichtiano; la precedente stesura delle Fichte-Studien, e lo svi­ luppo che esse avevano rappresentato, autorizzano a credere che la scelta del materiale ridiscusso, e i rinvii a un piano ulteriore, si con­ figurino come l'orizzonte di un ultimo confronto con il pensiero fichtiano, con la sua parte «migliore», cioè. Se la circostanza «esterna», oltre alla già accennata ripresa della discussione con F. Schlegel, avrebbe potuto essere costituita dalla lettura del Versuch einer neuen Darstellung der Wissenscha/tslehre fichtiano, che lo stesso Schlegel attesta di aver inviato a Novalis nel marzo del 1797, e che gli venne restituito alla fine di maggio', resta tuttavia ben possi­ bile che siano motivi interni allo sviluppo spirituale novalisiano ad aver agito in profondità. L'autochiusura del sistema fichtiano nel­ l' ambito dell'Io è quanto Novalis aveva già « lamentato»; il rimando - per la fondazione definitiva dell'agire - al superiore piano della pratica, poté essere visto dai critici come un rafforzamento dell'au­ tochiusura iniziale, ovvero come un tentativo di uscita da essa. In ambedue i casi, Novalis poteva ritenersi insoddisfatto, tanto da farli coincidere: ricondurre all'lo pratico la fondazione dello scambio che accade nella realtà, significa vanificare l'essere dell'«oggetto»; l'ampliamento del sistema alla «pratica» non ne cambia la valenza originaria, ma si limita a spostarla. Novalis anelava a ben altra «tra­ sformazione» dell'Io e del suo «oggetto»; qualcosa di cosi radicale, che soltanto l'attività artistica da un lato, e il riconoscimento della poeticità dell'esistenza dall'altro, potevano costituirla, e, queste stesse, pensate però nel loro rapporto inscindibile. n terzo degli estratti fichtiani, che talvolta coincide quasi lettera!-

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mente con uno dei precedenti, e che già perciò fa pensare a un lasso di tempo notevole intercorso dopo la stesura degli altri, sembra in effetti risalire al tardo autunno ovvero ai primissimi mesi invernali del I79710• Al centro dell'interesse di questo estratto è ancora una volta il nesso Io-intuizione, con un particolare accenno alle caratte­ ristiche della sensazione. Se, in conclusione, poco può dirsi di sicu­ ro a proposito dell'orizzonte concreto in cui nacquero questi estrat­ ti, sembra comunque certo che essi, con il loro ritornare sui cardini teorici dell'opera di Fichte, stiano a dimostrare il lavoro di interio­ rizzazione che di essi fece Novalis, quasi a prepararsi meticolosa­ mente la via d'uscita alla volta della fondazione poetica dell'esisten­ za. Fondazione che, se viene alla luce per la prima volta nelle Osser­ vazioni sparse, ha tuttavia come ulteriore tappa ineliminabile la let­ tura di Hemsterhuis. Gli studi (estratti e traduzioni, come vedremo) su Hemsterhuis nascono fra l'inizio di settembre e la fine di novembre del I797 ". Una lettera di F. Schlegel al fratello August, datata gennaio r792, ci fa sapere che già allora Hemsterhuis rientrava fra gli autori preferiti di Novalis "; gli scritti francesi di questo pensatore olandese, circo­ lanti soltanto in pochi esemplari, avevano incontrato il favore di Herder, il quale nel r78r aveva offerto una traduzione tedesca della Lettre sur les Désirs, con un saggio interpretativo a seguire". Nel r782 fu poi pubblicata a Leipzig un'edizione tedesca in due volumi di scritti filosofici di Hemsterhuis, contenente i dialoghi e le lettere allora piu noti; è assai probabile che Novalis abbia usato proprio quest'edizione per il suo iniziale studio del pensatore olandese. An­ che Jacobi si interessava però in quegli anni a Hemsterhuis, come testimoniano le sue traduzioni (rispettivamente del !787 e r789) del­ l'Alexù ou de l'age d'or e della Lettre sur l'athéùme. Un'edizione completa delle opere di Hemsterhuis avvenne nel r792-97. Se nel r792 la lettura di Hemsterhuis aveva lasciato in Novalis impressioni non identificabili nelle sue osservazioni degli anni suc­ cessivi (sarebbe infatti alquanto azzardato il ritenere che nelle Fich­ te-Studien siano avvertibili reminescenze hemsterhuisiane), il rin­ novato interesse del I797 per il filosofo olandese va considerato de­ gno della massima nota. Anche per Hemsterhuis, l'occasione ester­ na del riavvicinamento potrebbe essere stata la pubblicazione del terzo volume dell'edizione completa delle Opere in tedesco, datata appunto I797, e chiesta in prestito ad August da F. Schlegel. Anche Novalis aveva chiesto in prestito ad August quest'edizione 14? È pos­ sibile. Ben piu importante ci sembra comunque sottolineare che Novalis trovò probabilmente in Hemsterhuis una possibile «fuga» dalla Wissenscha/tslehre; ma ciò non significa la resa dinanzi all'a-

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strazione spectÙativa di un pensatore cosi difficile come Fichte. Piuttosto, significa il riconoscimento dell'impossibilità, rimanendo all'interno del sistema fichtiano e dell'idealismo in generale, di ri­ solvere «positivamente» il rapporto Io-Mondo. «Positivamente» vuoi dire: penetrando nella dimensione della vitalità artistico-poeti­ ca dell'essere umano come vera dimensione «pratica». Hemster­ huis invita il lettore Novalis, già con la sua forma di scrittura ", ad af­ fidarsi al pensiero senza predeterminazioni categoriali e logiche, quasi liberatorie; l'importanza del sentimento, cosi presente in Hemsterhuis, si congiunge ora all'attività immaginativo-intuitiva che Novalis aveva appreso da Fichte, e che questi però aveva ai suoi occhi sacrificato sull'altare di un'azione, il cui carattere di infinito tendere vanificava il voluto, l'anelato, mentre Novalis aspirava alla realizzazione concreta, in ogni voluto, di una presenza superiore. Non semplicemente Hemsterhuis offre consolazione al poeta ferito dalla morte dell'amata: l'anelito a un'unità superiore accennata nel­ l'esistenza, e coglibile dal pensiero simbolz'co-poetico, è quanto Nova­ lis ritrova nella sua personale lettura di Hemsterhuis. Il «nuovo or­ gano», che Novalis interpreta anche propriamente nel suo aspetto fisiologico", e che Hemsterhuis aveva chiamato «organo morale», permette a Novalis di aprire il campo della morale a quello della bellezza, saldandoli rivoluzionariamente. La soggettività «chiusa» del sistema idealistico, e la morale come trasformatrice di un mondo separato e opposto al soggetto umano, ancorché «prodotto» da questi, divengono lentamente, grazie anche a Hemsterhuis, la possi­ bilità poetica di un'esistenza analogicamente nonché segretamente legata al mondo, e una disciplina sapiente di «riordino» di ciò che fino ad allora era mera esteriorità. L'universo visibile, la sua visibilità stessa, dunque, raccontano al senso ben awertito il segreto del legame; questi, probabilmente, i fondamenti di ciò che generalmente viene definito l'«idealismo ma­ gico» di Novalis, senza però sottovalutare che il romantico, con il suo sguardo ispirato, se pure «attraversa» il mondo, non lo «ab­ bandona» mai, bensi, proprio distaccandosene, lo ritrova. n cam­ mino, questo, di Heinrich von Ofterdingen. n lavoro «morale» del sentimento, sempre alla ricerca di rapporti segreti, consiste propria­ mente in tale ricerca e nei suoi ritrovamenti (ancora: il «fiore azzur­ ro»); l'attenzione, presente negli scritti di Hemsterhuis, per le ma­ nifestazioni unenti-rivelatrici che l'olandese chiama «amore» e «poesia», completano felicemente il quadro. Il legame fra l'uomo e il mondo, l'amore, che si concretizza nel desiderio, è massimamente presente nell'attività poetica dell'immaginazione, la quale non «in­ venta» il legame, ma lo «scopre». Proprio perciò i suoi prodotti so-

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no «veri». L'accostamento di poesia e morale, nel segno di una nuova, «superiore» sapienza, è ormai inevitabile; uno dei primissi­ mi segni in questa direzione è riscontrabile alla conclusione del n. 45 delle Kant-Studien, li dove Novalis, profeticamente, si chiede se «pratico e poetico» non siano in fondo la stessa cosa. Lo stesso « ge­ nio» poetico, che dallo Sturm und Drang e da Kant era stato inteso come un talento irriconducibile alla razionalità dell'intelletto, viene da Novalis interpretato si come una segreta forza scaturente dall'in­ timo dell'esistenza, ma originantesi, quanto al suo perno piu nasco­ sto, proprio nel legame misterioso che assegna l'uomo al mondo. In tale legame, e nella superiore «oggettività», che le scienze normali non riconoscono perché artefattamente separate fra loro, riposa an­ che la verità dei prodotti geniali, della poesia, cioè. Sempre lo stesso legame analogico, inoltre, si ritrova al fondo dell'interesse di Nova­ lis per la «fisica superiore» (di Eschenmayer e di Schelling, nonché di Ritter) e per il «progetto enciclopedico» dell'unità delle scienze, destinati a essere sviluppati successivamente. Grazie a svariati elementi è stato possibile dare una risposta pre­ cisa alla domanda concernente quale edizione delle opere di Hem­ sterhuis sia stata alla base degli estratti-traduzione di Novalis 17• Si tratta dell'edizione francese in due volumi del 1792, ciò che ha per­ messo di ricostruire la successione di questi frammenti in maniera pressoché sicura, oltre ad aver rafforzato l'impressione che Novalis, nel tradurre, inseriva del suo e in maniera tale da rendere spesso dif­ ficile risalire al testo originario di Hemsterhuis. Nella nostra edizio­ ne, che segue quella tedesca, abbiamo fornito in corpo normale le osservazioni certamente autonome di Novalis, e in corpo piu picco­ lo le sue traduzioni da Hemsterhuis, anche quando Novalis mutava in qualche misura il testo originario. A proposito di ciò, sembra di poter affermare con qualche certezza che Novalis conoscesse di Hemsterhuis i seguenti scritti: Lettre sur la sculpture, Lettre sur !es désirs, Lettre sur l'homme et ses rapports, Aristée ou de la Divinzté, Alexis ou de l'age d'or, Simon ou des /acultés de l'ame, Lettre de Dio­ clès à Diotime, sur l'athéisme. Cosa accade di questi scritti nella rie­ laborazione novalisiana? Abbiamo detto che Novalis traduce, ma cosi facendo aggiunge del suo e reinterpreta. È allora un compito estremamente complesso cercare di tirare una linea netta fra la tra­ duzione, l'estratto e la prosecuzione autonoma di un'idea «altrui». Un compito che, eseguito a livello puramente storiografico, non ge­ nera mai effetti determinanti nella interpretazione di un pensatore, tanto meno di Novalis. Cosi come aveva già fatto Herder prima di lui, Novalis sottolinea spesso che il desiderio di unità che attraversa ogni parte dell'univer-

NOTA DI LETTURA

so- e tramite il quale ogni parte è, a tutti gli effetti, un membro del­ l'universo stesso- non può mai cessare di essere- come invece tal­ volta Hemsterhuis sembra ritenere-, ed è anzi destinato ad aumen­ tare in virtti dell'irraggiungibilità della riunificazione finale, della sua progressività 18• L'aspetto di attesa trepidante, tipico della spiri­ tualità soggettiva in Hemsterhuis, si trasforma in Novalis in un'e­ goità maggiormente attiva, spiritualmente attiva nel senso di cc;:rca­ 1. re l'unità delle cose procurandola al contempo. b quasi conseguen­ te, a questo punto, affermare che l'influsso dell'Io fichtiano si fa sentire fortemente in questa lettura-trasformazione dell'opera hem­ sterhuisiana. Tale affermazione è senza dubbio esatta, di un'esattez­ za che tuttavia non vorremmo finisse per celare quello che ci sembra almeno altrettanto importante: che la posizione «passiva» dell'o­ landese faccia da contrappeso a quella«attiva» di Fichte deve infat­ ti rafforzare l'idea che Novalis, percorrendo un proprio cammino, rinviene in Fichte e in Hemsterhuis elementi tali da indurlo a porre la questione del rapporto Io-Mondo in termini che non sono né del primo né del secondo, cosf da dar vita a una delle«radici» romanti­ che piti genuine. Soltanto cosf riusciamo a cogliere il senso di quella particolarissima «estrazione-modificazione» del significato origi­ nario del testo di Hemsterhuis che Novalis opera con tanta freddez­ za e tanta passione al contempo; ben potrebbero cimentarsi con questo tema gli appassionati del problema della traduzione come tradimento, per trame nuovi spunti, Novalis, infatti, attua una vera e propria riduzione simbolica del testo hemsterhuisiano, cogliendo­ ne l'aspetto fondamentale e, saltando ogni mediazione discorsiva, ri­ proponendolo all'interno di una serie di rimandi ormai non piti di Hemsterhuis, cosi da fargli assumere una valenza spesso lontana dall'originale, ma in qualche modo a esso collegata. L'idea dell'ana­ logia, insomma, che è talvolta il tema centrale di questi estratti, è sf «argomento», ma anche «risultato», concreta realizzazione nella prosa. Se ciò è vero, comprendiamo anche il perché talvolta ci si at­ tenderebbe una «polemica» di Novalis nei confronti di Hemster­ huis, cosa che però di rado avviene visibilmente. Novalis non voleva «polemizzare», ma porsi in cammino su di una strada che altri ave­ vano già percorso in parte, e dai quali egli si accomiata per seguire un proprio sentiero. Sempre piu, in tal senso, si apre lo spazio del «frammento» come compito del pensiero. Il frammento è esercizio alla riduzione del pensiero a quell'essenzialità, che è principio co­ mune a ogni pensare, cosf da divenire anche indicativo in assoluto; indicando, esso prosegue e fa proseguire per una strada spesso inat­ tesa, ma tuttavia in qualche modo presente già fin dall'avvio. Fin dai primi frammenti, Novalis si concentra sulla capacità

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dell'«organo morale» di cogliere relazioni e rapporti all'apparenza nascosti. Quasi subito, tuttavia, aggiunge di proprio che il «massi­ mamente meraviglioso», eterno mistero, è la propria esistenza, spa­ zio sondabile ma mai definitivamente attingibile (cfr. n. 21). Non si tratta di un'affermazione che va nella direzione del cosiddetto sog­ gettivismo romantico. L'infinità dei rapporti e dei piani ermeneutici presenti nell'esistenza umana è garantita dall'infinità dei rapporti agenti nell'universo, e, a far da filtro fra questi due livelli, è l'organo morale. Quest'ultimo, scaturendo dall'ordine dell'interiorità rico­ stituita, coglie l'ordine precostituito del cosmo. Un'interiorità rico­ stituita nella sua interezza, e cosf reintegrata dall'organo dell' analo­ gia, è anche alla base della rifondazione «scientifica»; viene supera­ ta l'arbitraria divisione-separazione fra le scienze, di quest'ultime l'organo analogico coglie per l'appunto il nesso profondo che le ani­ ma e ispira (cfr. n. 27). Importante, del pari, l'idea della perfettibili­ tà nel tempo dell'organo e del suo uso, inizialmente soltanto dor­ miente o passivo. Non si tratta di una perfettibilità astratta, di un'e­ ducazione generica, ma di un esercizio preciso della spiritualità par­ ticolare dell'analogia rimasta finora nascosta al suo possessore (cfr. n. 29). La perfettibilità è connessa all'idea di ordine, e quest'ultima a quella di scopo (cfr. n. 30). Lo scopo- il riconoscimento dell'ordi­ ne, e la sua celebrazione, da parte di tutti i membri che lo costitui­ scono e lo ricreano costantemente-, muove spiritualmente l'ordine stesso. Scopo, desiderio dell'ordine di essere riconosciuto, e scopo e desiderio dell'uomo di riconoscerlo, sono i due aspetti della con­ cezione hemsterhuisiana che Novalis accoglie e «rilancia» sul pia­ no della realizzazione artistica dell'esistenza e dell'opera. Tale rilan­ cio è soprattutto dovuto all'esasperazione del ruolo dell'attività del­ l'immaginazione- in Hemsterhuis ancora piuttosto «passivo» (cfr. n. 31)- e il «nuovo» ruolo dell'immaginazione è anche all'origine, almeno per Novalis, della scoperta di una «fisica superiore», di una riunificazione delle scienze, poiché è l'immaginazione a fornire agli «oggetti» del mondo quel nesso che l'intelletto normalmente perde di vista nella somma della particolarità. Desiderio e immaginazione si stimolano dunque reciprocamente, incontrandosi nella ricerca dei nessi nascosti nel reale; la poesia si appresta infine a divenire la sede naturale di tale incontro. Sviluppando anche in questo caso un tema di Hemsterhuis, nel frammento n. 32 Novalis riconosce nella poesia lo scopo e il signi­ ficato della filosofia, attribuendo alla prima la caratteristica della realtà rispetto alla mera possibilità che perterrebbe alla filosofia. La realtà estrema della morte («morire è un atto veramente ftloso­ fico», n. 35) compare allora come un lampo dinanzi a Novalis,

NOTA DI LETTURA

nel suo intreccio di linguisticità, poeticità ed esistenza 19; quest'in­ tuizione, che nella lettura di Hemsterhuis è ancora espressa dallo sterben, acquista valenza ancora piu estrema nella Selbsttodtung del frammento n. 54, dove perde anche l'incertezza dell'articolo inde­ terminato presente nel n. 35 (da: ein a der). La «morte», l'elimina­ zione del Sé, piu precisamente, è l'atto poetico per eccellenza, per­ ché apre l'esistenza al dialogo con il nesso che la lega agli altri e al cosmo. Nei frammenti dedicati a Eschenmayer e a Kant, nonostante l'in­ teresse preponderantemente «scientifico», Novalis non si allonta­ na dal tracciato degli studi su Hemsterhuis. La sua attenzione resta infatti fissa sulla questione del rapporto: «la ragione comprende la natura solo nella misura in cui questa è razionale - e in tal senso coincide con essa» (n. 44), là dove l'accento non va posto tanto sulla «razionalità» della natura, che suonerebbe molto astratta, quanto sul concreto legame esistente fra natura e ragione, un legame che, es­ sendo di entrambe, trasferisce natura e ragione su di un piano diver­ so, piu alto, dove nessuna supera l'altra, almeno nel senso usuale del termine. Ed è li che Novalis ritorna, quando esamina l'idea kantiana dell'incondizionato, e la vede condurci «fuori da noi» (ibid.), av­ vicinandola cosi al«superamento del sé» di cui si diceva piu sopra. È sempre li, infine, che Novalis insiste, quando sottolinea (cfr. ibzd.) che la conoscenza è pienamente efficace quando è realizzata (parti­ colare che allude automaticamente alla conoscenza che l'opera d'arte, in quanto realizzazione, apporta). Ciò sembra risaltare defi­ nitivamente alla fine del frammento n. 45, allorché Novalis introdu­ ce, forse per la prima volta, l'idea che possa esistere un trattamento «poetico» delle scienze. Trattare poeticamente le scienze, in questo pensiero aurorale, non è qualcosa che si contrappone irrazionalisti­ camente al dominio scientifico, ma qualcosa che invera tale domi­ nio rovesciandone il significato comune;«e se pratico e poetico fos­ sero la stessa cosa»?, si chiede Novalis. Proprio perché lo«sono», può esistere una fisica superiore, che insegna a raggiungere, tramite un concetto di «senso» piu ampio di quello tradizionale (anche kantiano), una visione finalmente d'insieme delle scienze. Sembra essere questo il significato della domanda che Novalis si pone appe­ na piu sotto: «c'è anche una conoscenza extrasensoriale? È aperto anche un cammino diverso per uscire da se stessi[?]» (cfr. n. 46). li piccolo gruppo di studi su Eschenmayer e su Kant trova collo­ cazione temporale dopo quello su Hemsterhuis per motivazioni di­ verse, soprattutto grafologiche e contenutistiche 20• Per quel che ri­ guarda il testo di Eschenmayer (r768-r852), esso deve aver attirato l'attenzione di Novalis poiché, fin dalle sue prime· battute, l'autore

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si proponeva la fondazione di una «metafisica naturale» attraverso l'acquisizione dell'eredità fìchtiana. Non mancava neppure, nelle intenzioni di questo studioso, la volontà di rendere «artistica la scienza», progetto che come pochi altri deve avere in quell'epoca attratto Novalis. Se era espresso il riferimento a Fichte, la vicinanza teorica di Eschenmayer a Hemsterhuis era oggettivamente presente nella individuazione nella materia, compiuta dal primo, di due forze agenti, quella di attrazione e quella centrifuga; nuova occasione, dunque, per riflettere sulla «poeticità della scienza», ma anche nuova opportunità per tornare ad alcune parti della filosofia kantia­ na, come i Metaphysische Anfangsgriinde der Naturwissenschaft, da Eschenmayer direttamente trattati, e per approfondire lo studio delle opere di medici-filosofi come lo scozzese John Brown, di cui anche Eschenmayer si occupava nel suo scritto, e che a Novalis do­ vevano essere ben gradite", in quanto avevano a oggetto soprattut­ to la questione dell'eccitabilità come fattore insito nella vita della materia. Ogni ulteriore ipotesi per giustificare un ritorno a temi kantiani, al di là appunto dell'incitamento che la lettura di Eschen­ mayer poteva aver prodotto di per sé, rischia la genericità; in ogni caso, sarà bene ricordare che nell'agosto del 1797 era comparsa la seconda parte della Metafisica dei costumi, che il trasferimento a Freiberg (dicembre 1797) di Novalis poteva aver accostato il poeta a tematiche di tipo piu strettamente scientifico, e che la Seconda intro­ duzione alla dottrina della scienza di Fichte, del pari comparsa in questo lasso di tempo, con la sua presa di posizione nei confronti di Kant, poté aver rinnovato il desiderio di Novalis di rileggere Kant. Come si disse piu sopra, è una lettura che spingeva chiaramente in una direzione autonoma, rivolta cioè al superamento del limite kan­ tiano della conoscenza; l'idea di un organo «diverso», conduceva Novalis a formulazioni sul «senso» e sull'«applicazione» del cono­ scere ormai ben lontane da quelle kantiane. Ciò è percepibile anche nei riferimenti novalisiani alla «fede», che il poeta non interpreta certo kantianamente nel suo aspetto puramente «razionale», ma in quello - romantico - della superiore certezza conoscitiva, certezza «poetica» dal valore eminentemente pratico 22• Particolare rilievo assume allora il Frammento che chiude la terza serie degli scritti di Novalis. Non essendosi trovato l'originale del manoscritto, la datazione è piu presunta che mai; tuttavia, l'accen­ no alla «religione» di Sophie, il carattere notevolmente sicuro e ma­ turo della prosa, e la considerazione, già espressa piu sopra, secon­ do la quale Novalis aveva spedito a F. Schlegel una raccolta di rifles­ sioni andata perduta, tutti questi elementi fanno avanzare l'ipotesi che i nove brevi frammenti in questione appartengano proprio a ta-

NOTA DI LETTURA

le raccolta 23• Il rilievo del testo, nel suo complesso, scaturisce però dal suo contenuto teorico, sul quale ci siamo già soffermati fin dall'i­ nizio di questo commento; la sensazione poi, esemplarmente espressa da Novalis nel secondo frammento, secondo cui ciò che ec­ celle nel mondo ha la funzione di trascinare e di scomparire altret­ tanto velocemente, si fa sempre piu viva man mano che si procede nella lettura e nella considerazione dei frammenti di questo poeta.

1

Cfr. la nostra Nota di lettura alle Fichte-Studien in questo volume, nonché L'estetica di Novalis cit.

' NS, vol. IV, p. 230. 1

Ibtd., p. 38.

' NS, vol. II, pp. 35-37, 299 sgg.

' Ibtd., p. 37· È un'annotazione di Dorothea Schlegel, che accenna a due pacchetti di manoscritti novalisiani presenti nel lascito di F. Schlegel, mai piu rinvenuti e forse contenenti frammenti dell'estate del I797. ' Cfr. Mahl, in NS, vol. II, p. 300. 7

Cfr. ibtd., p. 30r.

' Ibtd., p. 302. Nel vol. XVIII dell'edizione critica dell'opera di F.Schlegel compaiono i manoscritti che Schlegel inviò a Novalis, rivisti tuttavia suc­ cessivamente dallo stesso Schlegel. 9

Cfr. NS, vol. II, p. 306. Il Saggio di Fichte era compreso nel «Philosophi­ sches Journal>>, vol. V, I797·



Cfr. NS, vol. II, p. 308. Per sostenere questa datazione, Mahl aggiunge motivazioni grafologiche e concernenti il formato rlel foglio manoscritto.

11

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Anche in questo caso, la datazione certa è il frutto di analisi grafologiche collegate alla notizia della restituzione delle Opere di Hemsterhuis, precç­ dentemente chieste in prestito. Scrive infatti Novalis ad A. W. Schlegel il 30 novembre: . Forse non è neppure casua­ le che tale definizione giunga dopo l'analisi del ruolo della regina, la qua· le, nell'idea di Novalis, potrebbe effettivamente fungere da momento di coesione profonda all'interno di un organismo in cui il sovrano, incarnan­ do la dimensione «maschile>> del movimento, si configura, benché «ab· breviazione>> simbolica, pur sempre maggiormente sotto l'aspetto dell'ec· centricità, della «guida>> come avanguardia, mai come «anima della comunità». Tale« anima» potrebbe invece ben essere la «femminile» re· gina. •

È il caso degli Elemente der Staatskunst di A. Milller, vol. Il, p. 482.

cfr. Samuel, in NS,

FIORI

Al Re Piu di un regno Ti donò il cielo, con Luisa, Ma anche Tu le donasti piu della corona, il Tuo cuore. Il rododendro Di rado una scintilla di vita divina attecchisce sulle vette, Ma, regina, anche la rosa del monte fiorisce. Il Re Solo chi è già piu di un Re può regalmente regnare, Deve dunque esser Re, chi ama la piu splendida. Il Paradiso Terrestre Dove sono gli amanti, la terra si adorna per le nozze, Ma l'empio consuma piu in fretta l'aere celeste.

È tempo Risplende ora il ponte, l'ombra ricorda potente Soltanto il tempo, eterno riposa qui il tempio, Abbattuti giacciono, con tremendi segni d'arbitrio, Idoli in pietra e in metallo, e scorgiamo soltanto una [coppia d'amanti­ Nell'abbraccio ciascuno riconosce gli antichi dinasti, Il timoniere, il tempo felice. La fine dei contrasti A lungo durò la discordia, nessuno ha potuto comporla; Piu di un cristallo s'infranse nell'urto ostile.

«FEDE E AMORE» E «AFORISMI POLITICI»

Soltanto l'amore possiede il talismano d'eterna pace Solo dov'esso appare, le masse confluiscono unite. Il genio morente Benvenuto, o amico, ora e mai piu Ti chiama La mia voce; vicina mi è la fine. Ho trovato quel che cercavo E le catene stregate si sciolgono. Quella dolce creatura - la ReginaBandisce ogni incantesimo e magia; a lungo, e invano, Ho vagato attorno ai troni, ma infine tramite Lei L'antica patria mi ha fatto cenno. Già arde potente quel segreto fuocoMia vecchia natura- profondo, in forma terrena: Devi essere sacerdote del sacrificio, E cantare le note del ritorno. Prendi questi rami, coprimi con essi, Canta poi sublime rivolto a Oriente, Finché sole si levi, e infiammi, E m'apra le porte del mondo antico.

n profumo del velo che m'avvolse Scende poi dorato sulla pianura, E chi lo respira giura entusiasta Eterno amore alla bella Principessa. Terra Quella divina coppia nuota alta sui flutti, come colomba e Ulivo; anch'essa reca la speranza di una terra. NOVALIS

FEDE E AMORE OVVERO IL RE E LA REGINA

Prefazione I.

Quando, in una compagnia numerosa e varia, si vuoi parlare segretamente con pochi, ma non si siede vicini, allo­ ra bisogna usare un linguaggio particolare. Quest'ultimo può essere estraneo quanto al suono o alle immagini. Nel se­ condo caso, sarà un linguaggio per tropi e per enigmi. r.

2. 2. Molti hanno pensato che, per argomenti delicati, facil­ mente profanabili, si dovesse usare un linguaggio erudito, ad esempio scriverne in latino. Bisognerebbe provare se nel­ la comune lingua nazionale non si possa parlare in modo da far capire soltanto a chi debba capire. Ogni vero mistero de­ ve escludere automaticamente i profani. Chi lo comprende è automaticamente, e giustamente, un iniziato.

3· 3· L'espressione mistica è uno stimolo in piu del pensie­

ro. Ogni verità è antichissima. Lo stimolo del nuovo sta sol­ tanto nelle variazioni dell'espressione. Quanto piu vige il contrasto nella manifestazione, tanto maggiore è la gioia del riconoscimento. 4· 4· Quel che si ama, lo si ritrova ovunque, e ovunque si

scorgono similitudini. Quanto maggiore è l'amore, tanto piu è ampio e vario questo mondo di similitudini. La mia amata è l'abbreviazione dell'universo, l'universo è il prolungamen-

«FEDE E AMORE» E «AFORISMI POLITICI»

to della mia amata. All'amico delle scienze queste offrono ogni fiore e souvenir per la sua amata. 5· 5· Ma da dove vengono i filosofemi seri, mistico-politici? Un entusiasta esprime la sua vita superiore in tutte le sue funzioni; dunque filosofa anch'egli, e precisamente in ma­ niera piu viva del comune, piu poeticamente. Anche questo suono profondo rientra nella sinfonia delle sue forze, dei suoi organi. Ma l'universale non si accresce attraverso rela­ zioni individuali, e l'individuale attraverso relazioni univer­ sali?

6. 6. Lasciate passar le libellule; sono straniere innocenti,

Felici, seguono il duplice astro fin qui, con doni. 7· Una terra in fiore è un'opera d'arte piu regale di un parco. Un parco di buon gusto è un'invenzione inglese. Una terra che soddisfi il cuore e lo spirito potrebbe diventare un'invenzione tedesca; e chi la inventasse sarebbe ben il re di tutti gli inventori.

8. Il migliore di tutti i passati monarchi francesi si era prefisso di arricchire a tal punto i propri sudditi, da far si che ciascuno, alla domenica, avesse a tavola pollo con riso. Non sarebbe però preferibile quel regime in cui il contadino mangiasse piu volentieri un pezzo di pane ammuffito che non un arrosto altrove, e ringraziasse di cuore Iddio per la fortuna di essere nato colà? 9· Se domani diventassi principe, allora pregherei per prima cosa il re di darmi un eudiometro 1 come il suo. Nessu­ no strumento è maggiormente necessario al principe. Cer­ cherei inoltre, come lui, di ricavare l'aria vitale per il mio Sta­ to da piante in fiore anziché dal salnitro 2• w. Oro e argento sono il sangue dello Stato. Accumuli sanguigni al capo e al cuore denotano debolezza in entram-

FEDE E AMORE OVVERO IL RE E LA REGINA

bi. Quanto piu forte è il cuore, tanto piu vivacemente e con slancio esso spinge il sangue verso le parti esterne. Ogni membro è allora caldo e vitale, e il sangue ritorna veloce e potente al cuore. 11. Un trono che rovina è come una montagna che frana: annienta il piano e lascia dietro di sé un mare morto dove prima erano terre da frutto e ridenti cittadine. 12. Il mare vi ringrazierà se spianerete le montagne. Il mare è l'elemento della libertà e dell'uguaglianza. Vi ammo­ nisce però a non entrare nei giacimenti di pirite; altrimenti incontrate il vulcano e, con esso, il nucleo di un nuovo conti­ nente.

13. I miasmi mefitici del mondo morale si comportano diversamente dai loro omonimi in natura. I primi preferisco­ no andare verso l'alto, mentre i secondi restano ancorati al terreno. Per chi abita i luoghi alti non v'è miglior rimedio dei fiori e del sole. Soltanto di rado si sono incontrati entrambi sulle cime. Ora è però possibile godere dell'aria piu pura e vedere un giglio al sole' su di una delle massime altezze mo­ rali della terra.

q. Non c'era da meravigliarsi che le cime montuose, tuonando, non facessero quasi altro che precipitare a valle, devastando le campagne. Nuvole malvage si sono spesso ad­ densate loro intorno, nascondendo la loro provenienza dalla terra; il piano sembrava dunque loro nient'altro che un tetro abisso, sul quale le nuvole parevano trasportarle, oppure un mare in tempesta, mentre in realtà nulla era adirato con loro, né le smussava o le faceva scivolare in basso, nulla se non le nuvole, che sembravano star loro attaccate. 15. Una vera coppia regale è per l'uomo completo quel che una costituzione è per il mero intelletto. Ci si può inte­ ressare per una costituzione soltanto come ci si interessa per una lettera dell'alfabeto. Se il segno non è un'immagine bel­ la, o un canto, attaccarsi a esso è la piu errata di tutte le atti­ tudini. -Che cos'è una legge, se non è l'espressione della vo­ lontà di una persona amata, degna di rispetto? Non ha biso-

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gno di un simbolo, come ogni idea, anche il sovrano mistico , e quale simbolo è piu degno e adatto di un uomo amabile ed eccellente? La brevità espressiva è pur sempre qualcosa, e l'uomo non è forse un'espressione spirituale abbreviata e piu bella di quanto non lo sia un insieme? Chi possiede vera­ mente molto spirito non verrà frenato da limiti e differenze, che piuttosto lo stimoleranno. Soltanto chi è privo di spirito sente i pesi e gli ostacoli. Tra l'altro, un re nato è meglio di un re fatto. L'uomo migliore non potrà sopportare un tale in­ nalzamento senza un'alterazione. Per chi invece vi è nato non ci saranno vertigini, né sovraeccitazioni. E in fin dei conti la nascita non è la scelta piu antica? Coloro che metto­ no in dubbio la libertà di tale scelta, l'unanimità che la ac­ compagna, non devono essersi sentiti davvero vivi. Chi si trinceri a tal proposito dietro le esperienze storiche non sa assolutamente di cosa io parli, quale sia il piano del mio discorso; per lui io parlo arabo, farebbe meglio a prose­ guire per la sua strada e a non mischiarsi con gente il cui idioma e i cui modi gli sono del tutto estranei.

r6. Per conto mio potrebbe essere attuale la lettera. Non è una gran lode per quest'epoca che essa sia cosi distante dalla natura, cosi insensibile alla vita familiare, cosi avversa alle forme societarie piu belle e poetiche. Come si stupireb­ bero i nostri cosmopoliti se apparisse loro il tempo della pa­ ce perpetua e se scorgessero l'umanità migliore sotto forma di monarchia! n collante cartaceo che attualmente tiene at­ taccati gli uomini verrebbe polverizzato e lo spirito scacce­ rebbe i fantasmi apparsi al suo posto nelle lettere, prove­ nienti a pezzettini da penne e torchi, e fonderebbe tutti gli uomini come una coppia d'amanti. I7. n re è il puro principio vitale dello Stato; esattamente come il sole nel sistema planetario. Attorno al principio vita­ le si forma daeprima la vita suprema nello Stato, l'atmosfe­ ra luminosa. E impresso in misura maggiore o minore in ogni cittadino. Le manifestazioni del cittadino vicino al re saranno perciò sfolgoranti, il piu possibile poetiche, ovvero espressioni di massima vitalità. E poiché nella massima vita-

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lità lo spirito è del pari massimamente attivo, e gli effetti del­ lo spirito sono riflessioni, e la riflessione, per essenza, forma, cosi che con la massima vitalità è connessa la riflessione bel­ la, o compiuta, allora anche la manifestazione del cittadino vicino al re sarà espressione di una pienezza e di una forza suprema, contenuta, di moti vitalissimi, dominati da un'as­ sennatezza rispettosissima, una condotta da ricondurre a re­ gole. Senza etichetta non esiste Corte. C'è però un'etichetta naturale, bella, e una affettata, alla moda, brutta. Procurare quella del primo tipo non sarà perciò cura secondaria di un re attento, in quanto essa esercita un'influenza importante sul gusto e sull'amore per la monarchia.

18. Ogni cittadino è un funzionario. Solo come tale ha le sue entrate. È sbagliatissimo considerare il re come il primo funzionario dello Stato. Il re non è un cittadino, e quindi nemmeno un funzionario. Ma questo è proprio il tratto di­ stintivo della monarchia, perché essa riposa nella fede in un uomo di nascita superiore, nell'accettazione libera di un uo­ mo ideale. Fra i miei pari non posso scegliermi nessun supe­ riore: non posso affidare nulla a chi è preso dai miei stessi problemi. La monarchia è un sistema puro in quanto è con­ nessa a un centro assoluto; a un essere che appartiene all'u­ manità ma non allo Stato. Il re è un uomo elevato a destino terreno. Questa visione poetica [Dichtung] si impone neces­ sariamente all'uomo. Essa è di per sé sufficiente a soddisfare un anelito superiore della sua natura. Tutti gli uomini deb­ bono essere in grado di ascendere al Trono. Il mezzo educa­ tivo per questo scopo lontano è un re. Egli si assimila gra­ dualmente la massa dei sudditi. Ognuno è scaturito da un'antichissima stirpe regale. Ma quanto pochi hanno anco­ ra l'impronta di tale discendenza! 19. Un grave errore dei nostri Stati è che lo Stato si vede troppo poco. Lo Stato dovrebbe essere visibile ovunque, e ogni uomo dovrebbe essere caratterizzato come cittadino. Non si potrebbero introdurre a tutti i livelli distintivi e uni­ formi? Chi ritiene ciò poco importante non conosce una particolarità essenziale della nostra natura.

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20. Oggigiorno un reggente non può davvero preoccu­ parsi del mantenimento del proprio Stato piu conveniente­ mente, che cercando di individualizzarlo. 21. L'antica ipotesi, secondo cui le comete sarebbero le fiaccole rivoluzionarie del sistema dell'universo, è certamen­ te valida per un altro tipo di comete, che rivoluzionano e rin­ giovaniscono periodicamente il sistema spirituale dell'uni­ verso. L'astronomo spirituale studia da molto tempo l'in­ fluenza di una tale cometa su di una considerevole parte del pianeta spirituale che noi chiamiamo umanità. Inondazioni potenti, mutamenti di clima, oscillazioni del centro di gravi­ tà, tendenza universale alla fusione, strane meteore: sono tutti sintomi di questo moto violento che avrà per conse­ guenza il contenuto di una nuova età del mondo. Come for­ se è necessario che in determinati periodi ogni cosa si attivi per produrre mescolanze nuove, indispensabili, e giungere a una cristallizzazione nuova, piu pura, del pari è necessario mitigare questa crisi ed evitare una liquefazione totale, affin­ ché rimanga un qualcosa di solido, un nucleo al quale la nuo­ va massa possa cristallizzarsi, per configurarvisi attorno in forme nuove e belle. Ciò che è solido lo divenga sempre piu, per diminuire il calore superfluo, e non si risparmi alcun mezzo per impedire il rammollimento delle ossa e la disgre­ gazione della fibra tipica. Non sarebbe assurdo rendere permanente una crisi, e cre­ dere che lo stato febbrile sia la condizione vera, salutare, al cui mantenimento l'uomo debba mirare sopra ogni altra co­ sa? E chi dubiterebbe però della sua necessarietà, della sua benevola efficacia? 22. Verrà presto il tempo in cui ci si sarà universalmente persuasi che il re non può sussistere senza la repubblica, e la repubblica senza il re; che entrambi sono indivisibili come anima e corpo, e che un re senza repubblica e una repubbli­ ca senza re sono soltanto parole senza significato. È per que­ sto che, con una vera repubblica, è-sorto sempre al contem­ po un re, e, con un vero re, al contempo una repubblica. Il vero re diverrà repubblica, e la vera repubblica re.

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23. Coloro che, oggigiorno, parlano contro i principi in quanto tali e pongono la salvezza soltanto nella nuova ma­ niera francese, intendono anche la repubblica soltanto nella forma rappresentativa, asserendo apoditticamente che la re­ pubblica si dà soltanto dove vi sono assemblee primarie ed elettive, un direttorio e camere consigliati, municipalità e al­ beri della libertà',- costoro non sono che poveri filistei, po­ veri di cuore e di spirito, gente che prende tutto alla lettera e che cerca di nascondere dietro alle variopinte bandiere della moda trionfante e alla imponente maschera del cosmopoliti­ smo la propria superficialità e povertà interiore. Si meritano avversari come gli oscurantisti, affinché venga realizzata compiutamente la guerra dei topi e delle rane. 24. Il re non diventa re già per l'intimo sentimento del Suo valore? 25. Quello che per altri principi è stato il primo giorno, diverrà qui la normale giornata del re. Il periodo di governo della maggior parte dura soltanto il primo giorno. Il primo giorno è la vita di questi effimeri. E poi muoiono, e con le lo­ ro reliquie se ne farà un molteplice abuso. La maggior parte dei cosiddetti governi non sono che interregni; i principi non sono che la ceralacca, rossa e sacra, che sanziona gli or­ dini. 26. Che cosa sono le onorificenze? Fuochi fatui, stelle cadenti. Il nastro di un ordine dovrebbe essere una via lattea ma generalmente non è che un arcobaleno, il bordo della sfuriata. Una lettera, un ritratto della regina; ecco delle vere decorazioni, onorificenze altissime, capaci di spingere alle azioni piu alte. Anche le migliori donne di casa dovrebbero ricevere decorazioni simili. 27. La regina non ha una sfera d'azione politica, ma do­ mestica al sommo grado. In particolare, le spettano di diritto l'educazione del proprio sesso, la vigilanza sui fanciulli della prima età, sui costumi della casa, la cura alimentare di poveri e malati, specialmente quelli del suo sesso, l'arredamento con gusto della casa, la disposizione delle feste familiari e

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l'organizzazione della vita di corte. Dovrebbe avere una can­ celleria personale, e suo marito sarebbe il suo primo mini­ stro, con il quale riflettere su ogni cosa. Nell'educazione del proprio sesso rientrP.rebbe l'abolizione di tutto ciò che espressamente lo corrompe. Non dovrebbe forse la regina provare ribrezzo entrando in una città in cui l'umiliazione piu profonda del suo sesso è oggetto di pubblico commer­ cio? Le pene piu dure non lo sarebbero mai abbastanza per questi veri e propri mercanti di anime. Un assassinio è ben piu innocente. La lodata sicurezza che si vuole con ciò otte­ nere è uno strano favoreggiamento della brutalità. n gover­ no non dovrebbe immischiarsi negli affari privati, ma do­ vrebbe pur sempre indagare in maniera molto attenta su ogni lagnanza, ogni pubblico scandalo, ogni denuncia o querela riguardante ciò che viene disonorato. A chi spetta di diritto la protezione del sesso offeso piu che alla regina? Ella deve arrossire per aver sostato in una città che ospiti luoghi e istituzioni che educano all'abiezione. Il suo esempio avrà inoltre un influsso enorme. Le nozze felici diverranno piu frequenti e l'amoreper la casa piu di una moda. Del pari, diverrà il vero modello della veste fem­ minile. La veste è certamente un etometro' molto fedele. A Berlino ha segnato purtroppo un livello sempre molto bas­ so, spesso sotto lo zero. Come gioverebbe la compagnia del­ la regina alle giovani donne e alle ragazze di Berlino! Costi­ tuirebbe già di per sé un segno onorevole di distinzione e si rifletterebbe necessariamente in maniera morale sull'opi­ nione pubblica; e, in fin dei conti, l'opinione pubblica è il mezzo piu potente per ripristinare e formare i costumi. 28. n comportamento dello Stato dipende dall'opinione pubblica. L'unica base per ogni vera riforma dello Stato è la nobilitazione di questa opinione. n re e la regina, in quanto tali, debbono e possono essere il principio dell'opinione pubblica. Dove il re e l'intelligenza dello Stato non coincido­ no piu, non c'è piu monarchia. È per questo che il re di Fran­ cia era stato detronizzato ben prima della Rivoluzione, come anche la maggior parte dei principi europei. Sarebbe un sin­ tomo molto pericoloso per il nuovo Stato prussiano se si fos-

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se troppo insensibili ai benefici influssi del re e della regina, se effettivamente venisse a mancare il senso per questa cop­ pia umana classica. Si vedrà in breve tempo. Se questi geni non hanno alcuna efficacia, è certo il dissolvimento comple­ to del mondo moderno, e la manifestazione celeste non è che il lampo di una forza vitale che si dilegua, la musica delle sfe­ re di un moribondo, il presentimento visibile di un mondo migliore che attende generazioni piu nobili. 29. La corte è in realtà il modello in grande del governo di una casa. Ispirandosi a quella si forma l'economia in gran­ de dello Stato, e, ispirandosi a quest'ultima, le economie in piccolo, e cosf di seguito. Quali influenze importanti non avrebbe una riforma della corte! li re non dev'essere frugale, come un agricoltore o un privato benestante; c'è però anche una regale frugalità, e il re sembra conoscerla. La corte de­ v'essere la vita privata classica in grande. La padrona di casa è la molla della vita domestica. Del pari, la regina è la molla della corte. Il marito provvede al necessario, la moglie ordi­ na e organizza. Una vita domestica frivola è nella maggior parte dei casi colpa della moglie. Ciascuno sa che la regina è assolutamente contraria alla frivolezza. Perciò non capisco come ella possa sopportare la condizione attuale della vita di corte. L'insulsa monotonia che la caratterizza deve risultare insopportabile anche al suo gusto, che è in uno con il suo cuore. Eccezion fatta per spettacoli e concerti, e di tanto in tanto per le decorazioni delle stanze, nella normale vita delle corti europee quasi non si incontra traccia di buon gusto: anche quelle eccezioni sono poi spesso prive di gusto e vengono spesso godute senza alcun gusto! Come potrebbe tutto que­ sto essere ben diverso! Un maitre de plaisirs che avesse spiri­ to potrebbe, guidato dal gusto della regina, fare della corte un paradiso terrestre variando all'infinito il tema in sé sem­ plice del godimento della vita, cosf da far scorgere gli oggetti del culto universale in un ambiente sempre nuovo e attraen­ te. E quale sentimento è piu divino che il sapere chi si ama impegnato a godere veramente la vita [?]

«FEDE E AMORE» E «AFORISMI POLITICI» 30. Ogni donna bene educata, ogni madre scrupolosa dovrebbe avere il ritratto della regina nella propria stanza, o in quella della figlia. Che ricordo bello e fortificante di quel­ l'immagine originaria, che ciascuna dovrebbe prefiggersi di raggiungere! La somiglianza con la regina sarebbe il tratto caratteristico delle donne della nuova Prussia, il loro tratto nazionale. Un'amabile creatura in migliaia di forme. A ogni sposalizio sarebbe facile accoppiare una significativa ceri­ monia di omaggio alla regina; come gli Antichi facevano con i loro dei, cosf si dovrebbe nobilitare la propria vita comune chiamando in causa il re e la regina. Allora da questa inces­ sante mescolanza fra mondo divino e umano sorgeva una ve­ ra religiosità. Oggi potrebbe scaturire un verace patriotti­ smo da questa costante presenza della coppia regale nella vi­ ta pubblica e privata. 31. Il gruppo Schadow' dovrebbe cercare di conservare la buona società a Berlino, di fondare una loggia della grazia morale mostrandola nella sala delle adunanze. Questa loggia potrebbe essere un'istituzione educativa per giovani donne dei ceti colti e il culto regale diverrebbe quel che il culto divi­ no dovrebbe essere, una vera promozione e premiazione delle donne migliori. 32. In genere si dovevano fuggire le corti, con moglie e fi­ gli, come fossero luoghi di contagio. Ora, invece, ci si potrà ritirare a corte fuggendo la generale corruzione morale, co­ me su di una piccola isola. Per trovare una brava moglie un prudente giovanotto doveva recarsi in province lontanissi­ me, o quanto meno presso famiglie molto lontane dalla città e dalla corte; in futuro, com'era anche originariamente, si andrà a corte come a un luogo ove si radunano bellezza e bontà, e ci si considererà fortunati nel ricevere una moglie dalle mani della regina. 33· Questo re è il primo re di Prussia. Ogni giorno egli si incorona da solo e non ha nessun bisogno di negoziazioni per vedersi riconosciuto.

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34· n re e la regina proteggono la monarchia meglio di ooo soldati.

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35· Nulla ristora maggiormente del parlare dei nostri de­ sideri quando già stanno per avverarsi. 36. Dopo la morte di Friedrich Wilhelm I nessuno Stato, quanto la Prussia, fu amministrato come una fabbrica. Per quanto una simile amministrazione meccanica sia forse ne­ cessaria alla salute fisica dello Stato, al suo rafforzamento, al suo snellimento, è pur vero che esso, trattato esclusivamente in questo modo, finisce per andarne in rovina. Il principio del vecchio e noto sistema consiste nel legare ciascuno allo Stato attraverso l'interesse. I saggi politici avevano un ideale di Stato in cui l'interesse di quest'ultimo fosse connesso arti­ ficiosamente ed egoisticamente a tal punto con quello dei sudditi, da favorirsi entrambi a vicenda. Per questa quadratura politica del cerchio è stata spesa moltissima energia: ma il puro egoismo sembra essere asso­ lutamente incommensurabile, non riducibile a sistema. Non si è lasciato limitare per nulla, mentre la natura di ogni istitu­ zione statale lo richiede necessariamente. Nel frattempo l'accettazione formale del comune egoismo come principio ha causato danni enormi, e il nucleo stesso della rivoluzione odierna risiede in questo stato di fatto. Aumentando la cultura, anche le esigenze dovevano mol­ tiplicarsi e il valore dei mezzi per soddisfarle accrescersi tan­ to piu, quanto piu il sentimento morale era rimasto arretrato rispetto a tutte queste trovate del lusso, della raffinatezza in­ dirizzata al godimento della vita e della comodità. La sen­ sualità aveva preso piede troppo in fretta e in un ambito va­ stissimo. Proprio nella misura in cui gli uomini educavano la loro natura su questo versante, perdendosi nell'attività piu varia e nell'orgoglio piu compiaciuto, l'altro aspetto dovette sembrar loro modesto, ristretto e lontano. È qui che credet­ tero di aver imboccato la corretta strada della loro sorte, e di dovervi applicare tutte le loro forze. Il grezzo egoismo di­ venne cosi una passione e del pari le sue massime il risultato del piu alto intelletto; ciò ha reso la passione tanto pericolo-

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sa e insormontabile. Sarebbe stupendo se l'attuale re si con­ vincesse profondamente che su questo cammino può otte­ nersi soltanto la fugace fortuna di un giocatore, che viene determinata da grandezze variabili quali l'imbecillità e la mancanza di esperienza e di acutezza dei suoi compagni di gioco. Si apprende a ingannare venendo ingannati, ed è faci­ lissimo rovesciare le posizioni, cosf che il maestro diviene l'allievo del suo allievo. Una fortuna durevole la consegue soltanto l'uomo probo, e lo Stato probo. A che mi servono le ricchezze se sostano da me soltanto per cambiare cavallo e proseguire pili velocemente la loro corsa nel mondo? Amore disinteressato nel cuore e la sua massima nella testa: questa è l'unica, eterna base di ogni vera e inseparabile unione, e co­ s'altro è, se non un matrimonio, il legame statale? 37· Un re, come un padre, non deve mostrare preferen­ ze. Non dovrebbe avere solo compagni e aiutanti militari. Perché non anche dei civili? Se fra i suoi aiutanti militari vuole formarsi dei generali perché non fa lo stesso con presi­ denti e ministri capaci? In lui si riuniscono tutte le fila del governo. Soltanto dalla sua prospettiva è possibile abbrac­ ciare con lo sguardo il meccanismo statale nella sua interez­ za, apprendendo a considerare lo Stato nel suo complesso e nei dettagli. In nessun altro luogo ci si può formare agli inca­ richi direttivi meglio che nel Gabinetto, ove si concentra la sapienza politica di tutta la nazione, ove ogni cosa giunge or­ mai elaborata e da dove è possibile seguire il percorso di ogni faccenda fin nei minimi particolari. Qui soltanto scom­ parirebbe quello spirito limitato, quella pedanteria da uomo d'affari che ascrive un valore unico, infallibile, ai propri sfor­ zi, alle proprie proposte; che giudica ogni cosa secondo la propria sfera d'azione, la propria visuale, riducendo spesso le istanze superiori a momenti parziali, ineguali, unilaterali. Questo provincialismo è visibile ovunque e impedisce al massimo grado il vero repubblicanismo, la partecipazione generale allo Stato nel suo complesso, l'intimo contatto e l'armonia di tutti i membri dello Stato. li re dovrebbe avere aiutanti militari e civili ancor piu numerosi. Se i primi rap­ presenterebbero la scuola militare suprema dello Stato, i se-

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condi costituirebbero la sua suprema accademia politico­ pratica. Avere un posto in entrambe sarebbe già una distin­ zione e un incitamento sufficiente. Per il re questa variegata presenza dei migliori giovani del suo paese sarebbe estrema­ mente piacevole e positiva. Per questi giovani un simile ap­ prendistato costituirebbe la piu splendida festa della loro esistenza, l'occasione per un entusiasmo perpetuo. Un lega­ me personale li stringerebbe per sempre al loro sovrano, il quale avrebbe la migliore opportunità di conoscere da vici­ no i suoi servitori, di sceglierli, stimarli e amarli direttamen­ te. La nobile semplicità della vita privata del re, l'immagine di questa coppia felice, intimamente unita, eserciterebbe il piu benefico influsso sulla formazione morale di questo nu­ cleo della gioventu prussiana, rendendo possibile al re di realizzare facilmente il piu segreto desiderio del suo cuore, quello di divenire il vero riformatore e restauratore della sua nazione e del suo tempo. 38. Nulla dovrebbe stare maggiormente a cuore a un re quanto l'essere e il rimanere il piu possibile versatile, orien­ tato, istruito, privo di pregiudizi, in breve, uomo completo. Nessuno, piu del re, possiede mezzi maggiori per raggiunge­ re con facilità questo supremo stile di umanità. Egli può mantenersi sempre giovane con la compagnia e con uno stu­ dio ininterrotto. Un re vecchio rende anche lo Stato bisbeti­ co. Un re potrebbe venire a conoscenza dei progressi scien­ tifici dell'umanità in maniera estremamente semplice. Già possiede delle dotte Accademie: basterebbe che egli si faces­ se informare dettagliatamente e accuratamente sullo stato della letteratura precedente e attuale - rapporti cadenzati sugli eventi piu importanti che concernono l'uomo- che ri­ chiedesse estratti dai libri migliori, con osservazioni in pro­ posito, indicazioni su quei prodotti artistici che meritino di essere visti personalmente, e infine proposte per favorire la vita culturale dei sudditi, per aiutare e sostenere intraprese significative, studiosi poveri ma molto promettenti, per col­ mare lacune scientifiche e sviluppare nuovi germi letterari, organizzare scambi culturali. Ciò gli consentirebbe di ri­ comprendere a buon diritto il proprio Stato fra gli altri Stati,

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la sua nazione e se stesso nell'umanità, formandosi cosi in ef­ fetti come un individuo regale. Sollevato dal peso di letture numerosissime, egli godrebbe il distillato dei frutti degli stu­ di europei e scorgerebbe il prodursi nel suo spirito di forze nuove e potenti grazie a un'attenta riflessione su questa ma­ teria, in tal misura raffinata e condensata. Raggiungerebbe un demento piu puro, alla sommità del suo tempo. Come sa­ rebbe divinatorio il suo sguardo, e come acuto il suo giudi­ zio e sublime il suo sentire! 39· Un vero principe è l'artista degli artisti; vale a dire, il direttore degli artisti. Ogni uomo dovrebbe essere artista. Tutto può diventare arte bella. La materia del principe sono gli artisti; la sua volontà è il suo scalpello: egli educa, impie­ ga e addestra gli artisti, poiché soltanto sua è la visuale com­ plessiva da una prospettiva corretta, e non ha di mira che la grande idea destinata a essere rappresentata ed eseguita at­ traverso l'unione delle forze e delle idee. Il reggente pone in opera uno spettacolo infinitamente vario, al cui interno pal­ coscenico e platea, interprete e spettatore sono un'unica co­ sa, e di cui egli stesso è al contempo poeta, direttore ed eroe. Come sarebbe incantevole se, come accade per il re, anche la direttrice fosse al contempo colei che l'eroe ama, l'eroina dell'opera, se in lei si scorgesse la Musa che ispirò col suo sa­ cro fuoco il poeta e gli accorda lo strumento dolcemente, con mdodia cdestiale.

40. Nella nostra epoca sono avvenuti veri miracoli di transustanziazione. Forse che una corte non si trasforma in una famiglia, un trono in un santuario, le nozze regali in un legame eterno del cuore? 41. Se la colomba diviene compagna e amata dell'aquila, allora l'età aurea è vicina o è persino già qui, per quanto an­ cora non riconosciuta pubblicamente e completamente di­ spiegata. 42. Chi volesse contemplare e affezionarsi alla pace per­ petua' si rechi a Berlino, e veda la regina. Colà chiunque può assicurarsi visivamente che la pace eterna ama piu d'ogni al-

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tra cosa l'onestà del cuore e che soltanto tramite questa la si può ottenere per sempre. 43· Che cosa mi auguro soprattutto? voglio dirvelo: un'esposizione ricca di spirito degli anni della fanciullezza e della giovinezza della regina. Certo, nel senso piu proprio, anni d'apprendistato femminile. Forse null'altro che gli anni d'apprendistato di Natalie. Natalie' mi sembra il ritratto ca­ suale della regina. Gli ideali devono somigliarsi. NOVALIS

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44· Il motivo di ogni perversità nelle intenzioni e nelle opinioni è -lo scambio dello scopo con il mezzo. 45· La maggioranza dei rivoluzionari non ha certo mai saputo con esattezza cosa volesse-forma, oppure assenza di forma.

46. Le rivoluzioni parlano piuttosto contro la vera ener­ gia di una nazione. C'è un'energia causata da malattia e de­ bolezza -che ha effetti piu potenti di quella vera - ma che purtroppo cessa con una debolezza ancora maggiore. 47· Quando si giudica una nazione si giudica in genere soltanto la parte piu visibile, sorprendente, della nazione. 48. Nessun argomento è maggiormente svantaggioso per il vecchio governo di quello che si deduce dalle forze spro­ porzionate dei membri dello Stato che si manifestano in una rivoluzione. La sua amministrazione dev'essere stata estre­ mamente errata per far divenire imperfette molte parti e ra­ dicare ovunque una debolezza cosi ostinata. 49· Quanto piu una parte è debole, tanto piu è incline a disordini e infiammazioni. 50. Cosa sono gli schiavi? Esseri umani completamente debilitati, compressi. Cosa sono i sultani? Schiavi animati da violenti stimoli. Come finiscono sultani e schiavi? Violente­ mente. - I primi, facilmente come schiavi, i secondi, facil­ mente come sultani, cioè in preda a frenesie, a furori cere­ brali. Com'è possibile curare gli schiavi? Liberandoli ed educandoli con molta cautela. Li si deve trattare come se

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fossero congelati. I sultani? Come vennero curati Dionigi e Creso. Iniziare con spaventi, digiuni ed obblighi conventuali e, a poco a poco, intensificare con ricostituenti. Sultani e schiavi stanno all'estremità. Ci sono ancora molte classi in­ termedie per giungere al re e al vero cinico -la classe della piu perfetta salute. Terroristi e cortigiani rientrano in gran parte nella classe appena sotto i sultani e gli schiavi-e come questi si scambiano i ruoli. Sono i rappresentanti di entram­ be le forme della malattia di una costituzione molto debole.

51. La costituzione piu sana in un massimo di stimolazio­ ne la rappresenta il re, -la stessa, in un minimo di stimoli-il vero cinico. Quanto piu si assomigliano, quanto piu facil­ mente e senza variazioni potrebbero scambiarsi i loro ruoli, tanto maggiormente la loro costituzione si avvicina all'ideale della costituzione perfetta. Quanto piu dunque il re vive in­ dipendentemente dal suo trono, tanto piu egli è re. 52. Tutti gli stimoli sono relativi-sono grandezze-fino a uno, che è assoluto -e piu di una grandezza. 53· La costituzione piu perfetta nasce dall'eccitazione e dall'assoluto nesso con questo stimolo. Grazie a esso, può fare a meno di tutti gli altri-esso agisce infatti all'inizio con piu forza nella misura in cui gli stimoli relativi diminuiscono, e viceversa. Una volta però che li abbia del tutto compene­ trati, diventa completamente indifferente nei confronti degli stimoli relativi. Questo stimolo è amore assoluto. -

54· Un cinico e un re che ne siano privi sono soltanto persone che portano un titolo. 55· Ogni miglioramento di costituzioni imperfette con­ duce a renderle piu capaci di amore. 56. Lo Stato migliore consiste di indifferentisti di questo tipo.

57· Negli Stati incompiuti essi sono anche i migliori citta­ dini. Prendono parte a tutto quello che v'è di buono, ridono in silenzio delle smargiassate' dei loro contemporanei e si tengono lontani da ogni male. Non modificano nulla in

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quanto sanno che ogni modificazione, stante il punto di par­ tenza e le circostanze, non sarebbe che un nuovo errore, poi­ ché i miglioramenti non possono provenire dall'esterno. Ac­ cettano dignitosamente ogni cosa, e cosi come non distur­ bano nessuno- del pari nessuno li disturba, e sono ovunque i benvenuti. 58. L'attuale disputa sulle forme di governo è una dispu­ ta concernente la preferenza da dare all'età matura o alla giovinezza in fiore. 59· Repubblica è il fluidum deferens della gioventu. Do­ v'è gioventu è repubblica. 6o. Con il matrimonio cambia il sistema. Chi è sposato reclama ordine, sicurezza e quiete- desidera, in quanto fa­ miglia, di vivere in un'unica famiglia- in una conduzione domestica regolare - ricerca una vera monarchia. 6r. Un principe senza spirito familiare non è un mo­ narca. 62. Ma a quale scopo un unico padrone di casa senza li­ miti? Che arbitrio vi è riposto! 63. In tutti i rapporti relativi l'individuo è esposto una volta per tutte all'arbitrio- e se mi recassi nel deserto- il mio interesse essenziale non sarebbe ancora esposto all'arbitrio della mia individualità? in quanto tale, l'individuo è per na­ tura sottomesso al caso. Nella democrazia compiuta sono soggetto a moltissimi destini arbitrari, in quella rappresenta­ tiva, a pochi, nella monarchia, a uno solo. 64. Ma la ragione non richiede che ciascuno sia il legisla­ tore di se stesso? L'uomo deve obbedire soltanto alle pro­ prie leggi. 65. Se Solone e Licurgo hanno fornito delle leg_gi univer­ sali, leggi dell'umanità,- da dove le hanno prese? E sperabi­ le, dal sentimento della loro umanità e dalla sua osservazio­ ne. Se sono un uomo, com'erano loro, da dove prendo io le

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mie leggi? ma certo dalla stessa fonte-e sono io infedele alla ragione se vivo secondo le leggi di Solone e di Licurgo? Ogni vera legge è la mia legge-può dirlo ed enunciarlo chi voglia. Un simile dire ed enunciare, però, ovvero l'osservazione del sentimento originario e la sua esposizione, non dev'essere cosi semplice, - altrimenti che bisogno avremmo di leggi scritte? Si tratta dunque di un'arte? Del pari, anche applica­ re la legge sembra in effetti presupporre un lungo esercizio e affinamento della facoltà del giudizio. Come nascono le clas­ si e le corporazioni?-dalla mancanza di tempo e di forza dei singoli. Nessuno ha potuto finora apprendere ogni arte e scienza e contemporaneamente esercitarla -essere tutti in tutto. I lavori e le arti vennero divisi. E non anche l'arte di governare? Stando alla pretesa universalistica della ragione anche tutti gli uomini dovrebbero diventare medici, poeti, e cosi via. Nelle restanti arti è in generale quasi sempre acca­ duto che gli uomini si accontentino-soltanto per l'arte di governare e la filosofia - ciascuno crede che vi si richieda soltanto sfrontatezza, e ciascuno presume, come conoscito­ re, di parlarne e di muovere osservazioni miranti alla loro pratica e ai loro virtuosismi.

66. L'eccellenza della democrazia rappresentativa è però innegabile. Un uomo naturale, esemplare, è un sogno dei poeti. Che cosa rimane-la composizione di uno artificiale. Gli uomini migliori della nazione si integrano reciproca­ mente -In questa società si accende uno spirito puro della società, i decreti della quale sono emanazioni di quello spiri­ to-e il reggente ideale è realizzato. 67. Per prima cosa pongo in dubbio gli uomini migliori della nazione e l'infiammarsi dello spirito puro. Non voglio neppure richiamarmi all'esperienza del tutto opposta. È evi­ dente che dalla materia morta è impossibile ricavare per composizione un corpo vivente - e che da uomini ingiusti, egoisti e parziali non si può ottenere uomini giusti, altruisti, liberali. Questo è certamente un errore di una maggioranza parziale, e passerà ancora molto tempo prima che ci si con­ vinca universalmente di questa semplice verità. Una siffatta

«FEDE E AMORE» E «AFORISMI POLITICI»

maggioranza non sceglierà i migliori, ma in genere soltanto i piulimitati e i piuesperti delle cose del mondo. Nella prima categoria ricomprendo coloro in cui la mediocrità è diventa­ ta una natura definitiva, i classici esempi degli accaparratori all'ingrosso. Nella seconda-i piu abili comprimari dell'ac­ caparramento all'ingrosso. Qui non si infiammerà alcuna spiritualità-e tanto meno una che sia pura-Si formerà un grosso meccanismo-un tran tran-interrotto a tratti soltan­ to dall'intrigo. Le redini del governo ondeggeranno fra la lettera e i molteplici organizzatori di partito. Il dispotismo di un singolo conserva, rispetto a un dispotismo di tal genere, almeno il pregio di far risparmiare il tempo e le scarpe-se si ha a che fare con il governo -e di giocare a carte scoperte, perché invece nell'altro caso non si sa subito dove sta oggi il potere -e quali sono i sentieri migliori per colpirlo. Se il rappresentante deve diventare piumaturo e purifica­ to già per l'altezza cui viene innalzato, quanto piu ciò non è vero per il reggente singolo? Se gli uomini fossero già ciò che dovrebbero essere e potrebbero diventare-allora ovunque si governerebbe allo stesso modo, dappertutto secondo le leggi originarie dell'umanità. E allora si sceglierebbe anzi­ tutto la forma piunaturale, quella piu bella e poetica-la for­ ma familiare - la monarchia, - Piu Signori -piu famiglie Un solo Signore-Una sola famiglia! 68. Ora democrazia compiuta e monarchia sembrano es­ sere avviluppate in un'antinomia senza soluzioni - sembra che i pregi dell'una vengano compensati dagli opposti pregi dell'altra. Il popolo giovane è dalla parte della prima, i posati padri di famiglia da quella della seconda. Questa separazio­ ne sembra essere causata dall'assoluta diversità delle dispo­ sizioni. Alcuni amano il cambiamento-altri no. Forse tutti noi in certi anni amiamo le rivoluzioni, la libera concorren­ za, le competizioni, e simili manifestazioni della democrazia. Ma questi anni per la maggior parte delle persone passanoe ci sentiamo attratti da un mondo piu tranquillo, dove un sole, dal centro, conduca le danze, e si diviene piuvolentieri un pianeta piuttosto che una forza distruttrice che lotta per guidare la danza. Si sia tolleranti almeno in politica e nella

[AFORISMI POLITICI]

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religione - si accetti soltanto la possibilità che una creatura razionale possa prendere una direzione diversa dalla nostra. Una simile tolleranza conduce gradualmente, io credo, alla sublime convinzione della relatività di ogni forma positiva e dell'effettiva indipendenza di uno spirito maturo da ogni forma individuale, che è per lui null'altro che uno strumento necessario. Dovrà venire il tempo in cui l'enteismo e il pan­ teismo politici verranno connessi nel modo piu intimo in quanto membri necessari dello scambio.

1

L'eudiometro è uno strumento che misura il contenuto di ossigeno pre· sente in un gas.

2

Ossia, privilegiare la pace anziché la guerra.

' Probabile allusione alla regina. 4

Simboli della «libertà» giacobina.

' Uno strumento che dunque il grado della pubblica moralità. 6

È una scultura diJ. G. Schadow raffigurante le principesse Luise e Fride-

7

Novalis sembra alludere allo scritto Sulla pace perpetua (1795) di Kant.

8

È il personaggio del Wilhelm Meister di Goethe.

rike di Prussia.

' Novalis scrive: «Alfansereien», termine che riprende «Alfana», il nome della cavalla di Gradasso nell ' Orlando Furioso.

Sezione VI Lavori preparatori per raccolte di frammenti diverse

L'acquisizione e la scelta, compiute da Novalis, del/rammento come forma filosofico-poetica di un sapere istantaneo ma in qual­ che modo pur sempre «discorsivo», iniziano a mostrarsi in tutta la loro pregnanza nel materiale contenuto in questa sesta sezione della sua opera. Certo, il Polline e Fede e Amore costituiscono di per sé un precedente importante lungo questo cammino; ma i frammenti di questa sesta sezione spaziano in direzioni che non sono riconducibi­ li allo sviluppo di un cammino unico, esclusivo, essi mostrano anche alcune aperture «nuove», specialmente per quel che riguarda la posizione novalisiana nei confronti della poesia e dell'arte. Per quanto concerne invece la datazione di questi frammenti, uno dei curatori dell'edizione tedesca, Richard Samuel, ha richiamato giu­ stamente l'attenzione sulla lettera del24 febbraio del 1798 indirizza­ ta da Novalis ad A. W. Schlegel, nella quale il poeta scriveva di ave­ re quasi pronta tutta una serie di frammenti di argomenti diversi; la stessa affermazione veniva ripetuta in una lettera del successivo maggio e persino anticipata in un'altra corrispondenza del dicem­ bre del 1797 con F. Schlegel, nella quale Novalis raccontava all'ami­ co di essere al lavoro da circa tre mesi (dunque dal settembre del 1797) su frammenti di natura varia 1• Di questi frammenti, purtrop­ po, alcuni sembrano irrimediabilmente andati perduti, come ad esempio il «Trattato sulla luce», che Novalis cita espressamente'. Sul significato complessivo del suo lavoro è tuttavia il «frammen­ to» n. 318 a fornirci informazioni dirette: solo poche cose sono real­ mente pronte per la stampa, scrive Novalis, e anche quelle impor­ tanti andrebbero rielaborate, per far loro assumere una forma defi­ nitiva. TI frammento, prosegue Novalis, è allora la forma piu accet­ tabile per chi ha da esprimere qualcosa che, nel complesso, non ha ancora veste definitiva. Proprio queste riflessioni vengono tuttavia integrate da una considerazione che ai nostri occhi è essenziale; nel­ lo stesso frammento Novalis parla infatti di «un'unica, grande idea [ . . ] che modifica tutto». Qual è quest'unica, grande idea in grado di modificare «tutto»? È ben possibile che, nonostante il carattere in.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

dubbiamente preparatorio di questa sezione, Novalis faccia traspa­ rire dalle sue parole dei cenni, e forse persino degli esempi concreti, in cui quell'idea giunga a manifestarsi in tutta la sua potenza e im­ portanza. I frammenti «logologici», e tutti i successivi, fino al n. 319, risal­ gono alla prima metà del 1798. Sembra tuttavia che il titolo origina­ rio (dei «logologici») fosse quello di «filosofici», mutato poi dallo stesso Novalis nel corso della sua revisione del testo'. Il fatto che al­ cuni dei frammenti (in particolare i nn. r, 3, 4, 5, ma anche altri o parti di altri) rimandino in maniera piu o meno letterale a frammen­ ti già presenti nelle raccolte degli Studi su Kant, Hemsterhuis, e nel Polline, ha fatto avanzare l'ipotesi, piu che giustificata, secondo la quale quanto Novalis ha esposto in alcuni frammenti di questa sesta sezione precederebbe, e quindi «preparerebbe» la stesura definiti­ va che ilmedesimo materiale riceve poi nelle sezioni quarta e quin­ ta'. Frammenti logologici e Poeticismi erano comunque già pronti nel febbraio del 1798. Il loro stesso nome rinvia a quel «potenzia­ mento» romantico dell'oggetto della riflessione (illogos e la poesia come manifestazione artistica) che da un lato ne evidenzia la prove­ nienza (la dimensione fichtiana dell'autoriflessività del soggetto fi­ losofante), e, contemporaneamente, anche il superamento (rappre­ sentato dall'«oggetto» verso cui è diretta la riflessione del soggetto trascendentale, e cioè la dimensione dell'arte e della poesia come spazio «filosoficamente» reale). Potenziamento della filosofia e della poesia viaggiano di pari passo. Il soggetto individuale, colui che concretamente si pone la «questione» della filosofia, viene cosf ricompreso in un ordine superiore, dove la sua singolarità non scompare semplicemente, ma viene esaltata dalla scoperta del prin­ cipio che la informa, il principio poetico, ilquale è analogo al princi­ pio motore generale dell'universo. È un principio che non accorda «quiete» (cfr. nn. 8 e 9), ma che sempre di nuovo ingenera l'attra­ zione, l'eccitazione. Tale principio è per Novalis quello dell'imma­ ginazione, già da Fichte evidenziato nella sua Dottrina della scienza, ma poi quasi «tradito» nel passaggio al mondo morale come di­ mensione «diversa» da quella della poesia. Il fichtismo va coltivato in senso artistico, scrive Novalis (n. u), e intende cosf la riconquista dell'organo «morale» come organo trascurato quanto alla sua vera funzione, il riconoscimento dell'analogia fra uomo e cosmo '. Tale analogia è sia poetica sia morale, ché entrambe queste dimensioni sono fichtianamente riunite nell'« azione»: l'azione è massimamen­ te poetica. Su questo punto è il frammento n. 13 a indicarci la strada maestra del romanticismo tedesco. Nell'immaginazione produttiva è la chiave della poeticità, e nella sua debolezza va cercata l'origine

NOTA DI LETTURA

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della separazione fra scienza e morale. Ma se l'immaginazione pro­ duttiva oscilla costantemente fra Io e Non Io, la sua manchevolezza non consisterà nell'oscillare- che, in quanto tale, è invece per No­ valis proprio la garanzia della genuinità dd suo sapere-, bensf nd suo non essere all'altezza di mantenersi nell'osdllazione, e cioè nel suo ricadere, dimentica dell'«altro», ora nd solo sapere, ora nella sola morale. La «poesia» è invece proprio ciò che riunisce in uno scienza e morale, essa è la forza che tiene unito l'universo, e che con­ sente al poeta di avvicinare individualmente (e cioè oltrepassando l'astrazione della logica e la cecità della morale) ogni esistente (cfr. n. 17). «Esistenza per esistenza», potremmo dire, e cioè conoscenza simbolica dell'individuale nell'azione singolare attraverso la cono­ scenza individuale dd proprio sé. È quanto Novalis scrive nel fram­ mento n. 19, invitando l'uomo a cercare nella propria esistenza la cellula unificatrice assoluta. Rinveniamo in tal modo i tratti della «superiore» dottrina della scienza (n. 21). Essa parte da un evento indimostrabile, qualcosa di molto vicino al piano su cui si porrà lo Schelling dell'empirismo filosofico: «la decisione di filosofare è un'esortazione all'Io reale, affinché si ricordi, si desti e divenga spi­ rito» (n. 22). Tale decisione coincide di fatto (vale a dire: nell'indi­ mostrabilità dell'esperienza singolare) con l'esperienza della poeti­ cità dd mondo. Filosofando, l'uomo scopre la poesia come forza unificatrice dell'universo. Le due «sottosezioni» intitolate Poesia e Poeticismi sembrano costituire un approfondimento delle tematiche alle quali abbiamo appena accennato. ll n. 31 inizia rilevando l'effetto di connessione fra singolarità e totalità generato dalla poesia e richiama poi la fun­ zione di «chiave della filosofia» che la poesia sempre riveste, una funzione che ingenera anche «la comunione piu intima fra finito e infinito», proprio al fine di non ridurre la poesia stessa a un concet­ to da daborare nell'ambito di una «poetica». Lf dove il filosofo or­ dina, prosegue Novalis nel n. 32, il poeta «sciolga», liberi cioè, gra­ zie alla propria soggettività che oscilla fra Io e Non Io, e che in tale oscillazione sa mantenersi, le parole dd legame puramente > dell'opera altrui e produzione autonoma della critica stessa, che si trasforma a sua volta in opera; è il piano su cui si porrà W. Benjamin per la sua interpretazione del romanticismo diJena. 7

Alcuni frammenti, fra i quali il n. 107 , mostrano come Novalis avesse tro­ vato nel sistema di medicina diJohn Brown (1735-88), di cui egli possede­ va una copia, un esempio di scienza della vita in grado di applicare l'ipote­ si dell'analogia universale a ogni forma di esistenza organica (cfr. L'esteti­ ca di Novalis cit., pp. u6 sgg. e p. 154). R. Samuel (in NS, vol. II, p. 5u), ri­ ferendosi alle varianti e alle cancellature del testo di questo frammento, sottolinea come Novalis abbia proceduto eliminando ogni possibile ele­ mento di «distrazione>> del lettore dal percorso teorico che egli conside­ rava principale.

8

NS, vol. II, p. 5II (Novalis trascorse interamente il maggio a Freiberg) e p. 513.

9

Novalis leggeva i Bey triige zur Elementar-Physiologie di Franz von Baader, del 1797, mentre lo scritto schellinghiano Von der Weltseele sarà suo og­ getto di studio solo a partire dalla tarda estate del 1798, come risulta da una sua lettera del9 settembre a Caroline Schlegel (NS, vol. IV, p. 261); anche nel dialogo Aristée, di Hemsterhuis, viene comunque sottolineata l'importanza dell'«ime du monde>> .

10

Scrivendo a F. Schlegel l'u maggio del 1798, Novalis accennava alla possi­ bilità di inviare per l'«Athenaeum>> aneddoti e ringraziava l'amico per il concetto di «satira romana» (espresso da F. Schlegel nel frammento 146 dell'«Athenaeum»), che, proseguiva Novalis, gli era stato molto utile (NS, vol. IV, p. 254).

11

12

La morte dell'istitutrice e amica di Sophie aveva infatti colpito profonda­ mente il poeta (ibid., p. 312). Ibid., vol. II, p. 515.

" Ibid., vol. IV, p. 255. La lettera contiene anche riferimenti a Hemsterhuis

(l'idea di un'astronomia morale) e a Schelling (la fisica simbolica). Il ma­ noscritto di questi frammenti, osserva Samuel (ibid., vol. II, pp. 515-16), mostra i segni dei rimaneggiamenti di F. Schlegel- che accanto al fram­ mento 86 (405) ha scritto -, di Tieck, di Biilow e della stessa So­ phie von Hardenberg.

" Scorgiamo in ciò il segno della vicinanza essenziale, all'interno di una dif­ ferenza, fra questo Novalis e lo Hiilderlin delle riflessioni sul tragico.

FRAMMENTI LOGOLOGICI

I. (Fino a oggi la storia della filosofia non è che una sto­ ria dei tentativi per scoprire il filosofare. Appena si filosofa­ nascono filosofemi e la vera dottrina della natura dei filoso­ femi è la filosofia.) [Cfr. sez. III, n. 21].

2. (Queste molteplici opinioni, che provengono dai miei anni d'apprendistato filosofico, potranno forse interessare chi si appassiona osservando la natura in divenire, ed essere utili a chi è ancora preso in questi studi.) 3· {La lettera è soltanto un aiuto per la comunicazione filosofica, la cui vera essenza consiste nell'eccitare un deter­ minato procedimento di pensiero. Chi parla pensa e produ­ ce- chi ascolta riflette-riproduce. Le parole sono un mezzo fallace per preparare a pensare-un veicolo inaffidabile per uno stimolo preciso, specifico. n vero maestro è colui che in­ dica un cammino. Se l'allievo è davvero alla ricerca della ve­ rità, allora basta un semplice cenno per fargli trovare ciò che cerca. L'esposizione della filosofia consiste dunque in temi­ proposizioni iniziali-principi:. Essa è soltanto per amici del­ la verità capaci di autonomia. L'esposizione analitica del te­ ma è soltanto per gli indolenti e gli inesperti.-Questi ultimi debbono passarvi attraverso e imparare a mantenersi in una determinata direzione. L'attenzione è una forza che si indirizza al centro. Data la direzione, inizia il rapporto attivo fra chi si è regolato nella direzione e l'oggetto della direzione. Se teniamo ferma la direzione giungiamo con certezza apodittica allo scopo pre­ fisso. n vero filoso/are generale è una trazione comune verso un mondo amato-in cui ci si dà il cambio a turno nei primi po-

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

sti e che richiede necessariamente il massimo sforzo nei con­ fronti dell'elemento che si oppone e in cui si vola.) [Cfr. sez. III, n. 35]. 4- (Un problema è una massa solida, sintetica, che viene frantumata per mezzo della forza pensante che la attraversa. All'inverso, il fuoco è la forza pensante della natura e ogni corpo è un problema.) [Cfr. sez. III, n. 39]. 5· (Bisogna saper distinguere, in ogni filosofia, il casuale dall'essenziale. Del casuale fa parte il suo aspetto polemico. In epoche successive, lo sforzo impiegato nel confutare e nel rimuovere opinioni precedenti difficilmente appare suffi­ ciente-. Questa polemica è in realtà ancora una lotta con se stessi- in quanto il pensato re, divenuto troppo grande per la sua epoca, è tuttavia ancora agitato dai pregiudizi dei suoi anni accademici - un'inquietudine inconcepibile in tempi piu luminosi, poiché non si sente piu alcuna necessità di por­ si al sicuro nei suoi confronti.) [Cfr. sez. III, n. 49]. 6. (Ogni parola è uno scongiuro. Quale spirito chiama, appare.) 7· (Se si comincia a riflettere sulla filosofia-allora la fi­ losofia ci sembra essere tutto, come Dio, e l'amore. È un'i­ dea mistica, enormemente attiva, penetrante- che ci sospin­ ge incessantemente in ogni direzione. La decisione di filoso­ fare- di ricercare la filosofia è l'atto della manomissione-la spinta verso noi stessi.) 8. (All'infuori della filosofia della filosofia ci sono di cer­ to altre filosofie-che si potrebbero chiamare filosofie indi­ viduali. li metodo è realmente filosofico-Partono dall'asso­ luto - solo, non da un assoluto puro. Sono dunque in realtà un miscuglio di filosofia e non-filosofia, e quanto piu la me­ scolanza è intima, tanto piu sono interessanti. Sono radical­ mente individuali-Con violenza pongono una sintesi come tesi. L'esposizione della filosofia della filosofia conterrà sempre qualcosa di una filosofia individuale. Anche il poeta espone soltanto una filosofia individuale, e ogni uomo, per quanto vivamente sappia riconoscere la filosofia della filoso-

FRAMMENTI LOGOLOGICI

fia, sarà in pratica ora di piu ora di meno un filosofo indivi­ duale, senza poter mai abbandonare completamente, nono­ stante ogni sforzo, la sfera magica della sua filosofia indivi­ duale.) 9· (Non dovrà il principio supremo contenere, nel suo compito, il massimo paradosso? Essere un principio che non accordi assolutamente quiete- che costantemente attiri e respinga- che divenga sempre nuovamente incomprensi­ bile per quanto lo si possa già aver compreso? Che ecciti in­ cessantemente la nostra attività - senza mai sfinirla, senza mai assuefarsi? Negli antichi discorsi Dio è qualcosa di simi­ le per gli spiriti.) IO. (Il nostro pensiero è stato finora semplicemente meccanico- discorsivo- atomistico- oppure semplicemen­ te intuitivo- dinamico- Forse è ora venuto il tempo della riunificazione?) [Cfr. sez. IV, n. 70]. rr. (Sarebbe ben possibile considerare Fichte l'invento­ re di un tipo completamente nuovo di pensiero- per il quale la lingua non ha ancora nessun nome. Forse l'inventore non è l'artista piu adatto e sensibile a far suonare il proprio stru­ mento - benché io non dica che sia cosf- È però probabile che ci siano e ci saranno uomini in grado di fichtizzare molto meglio di Fichte. Possono nascere opere d'arte meravigliose - appena si cominci a coltivare il fichtismo in senso artistico.) 12. (Nel senso piu proprio filosofare è- una carezza­ una testimonianza del piu intimo amore per la riflessione, del piacere assoluto della sapienza.)

13. Il pensatore grezzo, discorsivo, è lo scolastico. Il vero scolastico è un sottilizzatore mistico. Da atomi logici egli co­ struisce il suo universo - annienta ogni natura vivente per mettere al posto giusto un pensiero abilmente riuscito - Il suo scopo è un automatismo infinito. Gli si contrappone il poeta grezzo, intuitivo. È un macrologo mistico. Odia le re­ gole, la forma salda. Nella natura regna una vita selvaggia,

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violenta-Ogni cosa è animata. Nessuna legge-dovunque, arbitrio e miracolo. È puramente dinamico. In tal modo, lo spirito filosofico si muove dapprincipio in masse completamente separate. Al secondo livello della civiltà queste masse iniziano a sfiorarsi-in maniera sufficientemente molteplice -E come nella riunificazione di estremi infiniti in generale sorge ciò che è finito, limitato, del pari anche qui nascono eclettici a iosa. Inizia il tempo degli equivoci. A questo livello, il filoso­ fo piu limitato è anche il piu significativo, quello piu puro del secondo livello. Questa categoria è completamente ri­ stretta al mondo reale, presente, nel senso piu proprio. I filo­ sofi della prima categoria guardano con disprezzo a questa seconda categoria. Dicono che nel complesso essa è soltanto un po'-e in tal senso è nulla. Le sue idee le ritengono conse­ guenze della debolezza, inconseguentismo. Al contrario, la seconda classe è concorde nel compatire la prima, che ritie­ ne colpevole delle fantasticherie piu assurde, fino alla follia. Se da un lato gli eclettici sembrano essere uniti, mentre gli scolastici e gli alchimisti sembrano completamente divisi, tuttavia per altro aspetto le cose stanno proprio all'opposto. Questi si accordano sostanzialmente in maniera indiretta-e precisamente sull'indipendenza assoluta e sulla tendenza in­ finita della meditazione -Entrambi partono dall'assoluto mentre quelli limitati sono sostanzialmente in disaccordo con se stessi, e si accordano soltanto su ciò che viene dedot­ to. I primi sono infiniti ma monotoni-i secondi sono limita­ ti - ma molteplici. Quelli hanno genio - questi talento Quelli idee-questi destrezza. I primi sono teste senza mani, i secondi mani senza teste. n terzo livello lo raggiunge l'artista, che è contempora­ neamente strumento e genio. Egli trova che quella separa­ zione originaria delle attività filosofiche assolute è connatu­ rata profondamente alla sua stessa natura-la quale consiste nella possibilità di mediarle - di connetterle. Egli trova di possedere per queste attività, per quanto eterogenee esse siano, una facoltà che consente di passare dall'una all'altra, di cambiare a piacere la propria polarità-Scopre dunque in loro delle componenti necessarie del suo spirito -rileva che

FRAMMENTI LOGOLOGICI

devono essere entrambe riunite in un unico principio. Ne deduce che l'eclettismo non è altro che il risultato di un uso incompleto, erroneo, di questa facoltà. Si fa per lui piu che probabile che il motivo di tale incompletezza sia la debolez­ za dell'immaginazione produttiva- che non è in grado, nel momento in cui passa da una componente all'altra, di man­ tenersi nell'oscillazione, e di intuire. L'esposizione completa della vita autenticamente spirituale di quest'atto elevato a coscienza è la filosofia kat exochin. Qui nasce quella rifles­ sione vitale che successivamente, custodita con cura, si di­ spiega spontaneamente in un universo spirituale dalle forme infinite - il nucleo, il fulcro di un'organizzazione che ab­ braccia ogni cosa- È l'inizio di una verace autopenetrazione dello spirito, che non termina mai. 14. I sofisti sono persone che, attente alle debolezze e agli errori dei filosofi, cercano di utilizzarli a proprio vantag­ gio o comunque per scopi dichiaratamente non filosofici, in­ degni- spesso, la stessa filosofia. Non hanno dunque in real­ tà nulla a che fare con la filosofia. Sono per principio non fi­ losofici - e vanno considerati nemici della filosofia, e come tali trattati. La loro specie piu pericolosa è quella degli scet­ tici per puro odio verso la filosofia. Gli altri scettici sono tal­ volta ben degni di rispetto. Sono i percòrritori del terzo pe­ riodo. Possiedono un'effettiva capacità filosofica di distin­ zione - manca loro soltanto la potenza spirituale. Hanno un'adeguata capacità- ma non la forza di autoincitarsi. Sen­ tono l'inadeguatezza dei sistemi- Nessuno li vivifica del tut­ to. Hanno un vero gusto- ma non l'energia necessaria del­ l'immaginazione produttiva. Devono essere polemici. Tutti gli eclettici sono fondamentalmente scettici - quanto piu comprendono, tanto piu scetticamente- quest'ultima osser­ vazione viene confermata dal fatto- che i migliori e massimi dotti, al termine della loro vita, riconobbero di sapere po­ chissimo. 15. Filosofistizzare è deflemmatizzare- vivificare. Fino­ ra, nell'analisi filosofica, si è prima colpita a morte la filoso­ fia, e poi la si è scomposta e dissolta. Si credette che le mem-

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

bra del caput mortuum fossero quelle della filosofia. Ma ogni tentativo di riduzione, oppure di ricomposizione, fece sempre fiasco. Soltanto in epoca recentissima si è iniziato a osservare la filosofia in senso vitale, e ben potrebbe succede­ re di giungere cosi all'arte di/are filosofie. 16. La logica comune è la grammatica del linguaggio su­ periore, o del pensiero. Essa contiene semplicemente i ri­ spettivi rapporti dei concetti-la meccanica del pensiero-la pura fisiologia dei concetti. I concetti logici si comportano però reciprocamente come parole senza pensieri. La logica si occupa semplicemente del corpo morto della dottrina del pensiero. La metafisica è la pura dinamica del pensiero. Essa tratta delle forze originarie del pensiero-Si occupa della pura ani­ ma della dottrina del pensiero. I concetti metafisici si com­ portano reciprocamente come pensieri senza parole. Spesso ci si è meravigliati della persistente incompiutezza di en­ trambe queste discipline. Ciascuna prosegui per sé, sba­ gliando. Non si volle mai veramente un accordo. Fin dall'i­ nizio si è cercato di riunirle, poiché tutto in esse sembrava af­ fine - Ma ogni tentativo falli - perché una delle due ne ha sempre sofferto, rimettendoci quanto al proprio carattere essenziale. Si restò alla logica metafisica - e alla metafisica logica-ma nessuna era quella che doveva essere. Alla fisio­ logia, alla psicologia, alla meccanica e alla chimica non andò meglio. Nella seconda metà di questo secolo s'accese qui un'infiammazione nuova, pili violenta che mai-masse ostili s'ersero pili potentemente che mai le une contro le altre-la fermentazione era eccessiva - ne seguirono esplosioni vio­ lente. Ora alcuni ritengono- che in qualche luogo sia av­ venuta una verace compenetrazione - che sia sorto un nu­ cleo di riunificazione destinato a crescere e ad assimilare ogni cosa in un'unica, indivisibile formazione-Che questo principio di pace eterna prema irresistibilmente verso ogni lato e che presto ci saranno una sola scienza e un unico spiri­ to, come un solo profeta e un unico Dio. 17. (La forma compiuta delle scienze dev'essere poetica. Ogni proposizione deve possedere un carattere autonomo-

FRAMMENTI LOGOLOGICI

essere un individuo autonomo, l'involucro di un'idea ar­ guta.) 18. {La prima proposizione sintetica è per cosi dire il primo seme. Secondo le leggi d'attrazione del seme le pro­ posizioni si staccano una dopo l'altra da entrambe le compo­ nenti finali, e vengono assimilate alla proposizione iniziale tramite il suo attraversamento- cosi la filosofia cresce nel­ l'infinito, verso l'interno e l'esterno-Tende per cosi dire a colmare lo spazio infinito fra le componenti finali.) 19. I compiti piu alti impegnano assai presto gli uomini. L'uomo sente in maniera molto viva, nella prima riflessione, la necessità di riunire le conclusioni supreme. Con lo svilup­ po della civiltà i suoi tentativi diminuiscono in genialità- ma aumentano in utilità - ciò che lo induce nell'errore - di astrarre completamente dalle componenti finali per riporre il proprio scopo soltanto nella riunione di componenti piu vicine, condizionate. È però inevitabile che egli ben presto rilevi la necessaria inadeguatezza di questo metodo e cerchi di congiungere i vantaggi del primo metodo con quelli del secondo, integrandoli cosi reciprocamente. Finalmente ora s'accorge di dover cercare in se stesso, quale punto centrale di questi mondi separati, la componente unificatrice assolu­ ta - Improvvisamente scorge che il problema è già risolto concretamente tramite la sua esistenza- e che è la coscienza delle leggi della sua esistenza quella scienza kat exochin che egli cerca già da cosi lungo tempo. Con la scoperta di questa coscienza il grande enigma è sostanzialmente risolto. Come la sua vita è filosofia reale, cosi la sua filosofia è vita ideale vitale teoria della vita. Dati di fatto casuali si trasformano in esperimenti sistematici. Il suo cammino è ora tracciato per l'eternità-Il suo impegno è l'ampliamento della sua esisten­ za nell'infinito- il sogno della sua giovinezza è divenuto una bella realtà-le sue iniziali speranze, i suoi presentimenti so­ no divenuti profezie simboliche. L'apparente contraddizio­ ne del compito originario - dei compiti - soluzione e Non soluzione al contempo - è completamente eliminata.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

20. Anziché di cosmogonie e teogonie, i nostri filosofi si occupano di antropogonie [cfr. n. 27]. 21. Ci sono determinati poemi in noi che sembrano pos­ sedere un carattere completamente diverso da quelli usuali, perché sono accompagnati dal sentimento della necessità anche se non si trova per essi nessun motivo esterno. L'uo­ mo si sente come preso in un colloquio e miracolosamente indotto da un'ignota entità spirituale a sviluppare i pensieri piu evidenti. Dev'essere un'entità superiore, perché si pone con lui in una relazione impossibile per creature legate ai fe­ nomeni -Dev'essere un'entità omogenea, perché lo tratta come una creatura spirituale e lo esorta soltanto alla sponta­ neità piu singolare. Quest'Io superiore si comporta con l'uo­ mo come l'uomo con la natura, o come il sapiente con il bambino. L'uomo desidera divenirgli uguale, come cerca di rendersi eguale il N[on] I[o]. Questo fatto è indimostrabile. Ognuno lo deve sperimen­ tare in prima persona. È un fatto superiore, che soltanto l'uomo superiore troverà. Gli uomini devono però tendere a provocarlo interiormente. La scienza che ne consegue è la superiore D[ottrina della S[cienza]. {Qui la proposizione: l'Io determina il N[on] I[o], è il principio della parte teoretica, e quella: l'Io viene de­ terminato-il principio della parte pratica). La parte pratica contiene l'autoeducazione dell'Io per diventare capace di quella comunicazione -la parte teoretica -le caratteristiche della comunicazione pura. I riti rientrano nell'educazione. In Fichte la parte teoretica contiene le caratteristiche di una rappresentazione pura-quella pratica, l'educazione e la formazione del N [on]-I[o] perché divenga suscettibile di un vero influsso, una vera comunità con l'Io - e cosf anche la parallela autoformazione dell'Io. La moralità rientra dunque in entrambi i mondi; qui co­ me scopo -lf come mezzo -ed è il legame che li congiunge entrambi. 22. Filosofare è un soliloquio di tipo superiore-una vera e propria rivelazione di sé-eccitazione dell'Io reale tramite

FRAMMENTI LOGOLOGICI

l'Io ideale. Filosofare è il fondamento di ogni altra rivelazio­ ne. La decisione di filosofare è un'esortazione all'Io reale, af­ finché si ricordi, si desti e divenga spirito. Senza filosofia non c'è vera moralità, e senza moralità non c'è filosofia. 23. (Congiungere spinozismo e ilozoismo significhereb­ be riunire materialismo e teismo.)

24. (Forza è la materia della sostanza [Stoff). Anima, la forza delle forze. Spirito è l'anima delle anime. Dio è lo spiri­ to degli spiriti.) 25. (Baader, Fichte, Schelling, Hiilsen e Schlegel vorrei definirli il Direttorio filosofico in Germania. C'è ancora moltissimo da attendersi da questo quinquevirato. Fichte presiede, ed è il Gardien de la Constitution.)

26. (La possibilità di ogni filosofia riposa- sul fatto che l'Intelligenza si dà un movimento conforme alle proprie leg­ gi, vale a dire una propria forma di attività - tramite auto­ contatto (vedi la teoria dell'articolazione di Baader ').) *

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FRAMMENTI LOGOLOGICI

27. Anziché cosmogonie e teogonie, a impegnare i nostri filosofi è la - antropogonia [cfr. n. 20]. 28. Se il mondo è, per cosi dire, un precipitato della na­ tura umana, il mondo degli dei ne è una sublimazione- Am­ bedue accadono uno actu- Non c'è precipitato plastico sen­ za un sublimato spirituale. Quel che il primo perde in calore, lo guadagna il secondo. Dio e il mondo nascono contempo­ raneamente in un unico scambio- attraverso una decompo­ sizione della natura umana. /Gli spiriti maligni e benigni so­ no per cosi dire azoto e aria vitale. Entrambi appartengono alla vita animale - e il corpo animale consiste in massima parte di sostanza spirituale maligna [cfr. sez. IV, n. 95]. 29. Il poema dell'intelletto è filosofia - È lo slancio su­ premo che l'intelletto compie al di là di se stesso- Unità di intelletto e immaginazione. Senza filosofia l'uomo resta disu­ nito nelle sue forze piu essenziali- Sono due uomini- Uno che usa l'intelletto - e un poeta. Senza filosofia, poeta incompleto- Senza filosofia, pensa­ tore incompleto - giudicante.

30. Dalla recensione della Dottrina della Scienza fich­ tiana nella « Litteratur Zeitung ». [«Jenaer Allgemeine Literatur-Zeitung» del4 gennaio 1798, pp. 33 sgg.]. Sapere puro, incondizionato il sapere indipendente dall'espe­ rienza fu da sempre il fine degli sforzi della ragione filosofica. -

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FRAMMENTI LOGOLOGICI

Profetismo metodico. Lo scettico e il dogmatico con sapere puro intendono la cono­ scenza delle cose in sé. La ragione pura è per loro la facoltà di rappre­ sentarsi le cose in sé.

n criticismo si distingue da essi per il fatto di non presupporre né espressamente né implicitamente- che quel sapere debba essere la co­ noscenza delle cose in sé. Da questo nuovo esame consegue: r. che la conoscenza delle cose in sé è assolutamente impossibile in generale, e che però è ben 2. possibile un sapere indipendente dall'esperienza e perciò puro, 3· che tale sapere deve avere come oggetto le condizioni di possi· bilità dell'esperienza in quanto tale, ma soltanto Esse, 4· che, come sapere puro, non possa essere enunciato attraverso la critica ma tramite una scienza della ragione particolare e pura, ri­ spetto alla quale la critica si configuri esclusivamente come prope­ deutica, .5· che la ragione in assoluto non sia pensabile come facoltà di rappresentarsi le cose in sé, 6. che di essa sia possibile una conoscenza oggettivamente reale soltanto per mezzo della sensibilità e dell'intelletto legato alla sensi­ bilità, 7· che tramite la ragion pura, immediatamente, nulla... [abbia luogo, se non la necessità dell'agire libero, che si chiama legge mo­ rale].

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POESIA

31. {La poesia eleva ogni singolarità tramite una peculia­ re connessione con la rimanente totalità - e se solo la filoso­ fia, tramite la propria legislazione, prepara il mondo all'in­ flusso effettivo delle idee, allora la poesia è per cosi dire la chiave della filosofia, il suo scopo e il suo significato; la poe­ sia forma infatti la bella società - la famiglia universale - il bel governo domestico dell'universo. Come la filosofia, attraverso sistema e Stato, rinvigorisce le forze dell'individuo con quelle dell'umanità e del cosmo, rendendo la totalità organo dell'individuo e l'individuo or­ gano della totalità- Lo stesso fa la poesia, nei confronti della vita. L'individuo vive nella totalità e quest'ultima nell'indivi­ duo. Attraverso la poesia nascono la simpatia e la coattività [Coactività't] supreme, la comunione piu intima fra finito e infinito.) [Cfr. sez. III, n. 32].

32. {li poeta conclude nel modo in cui egli comincia l'impulso. Se il filosofo si limita a ordinare, disporre, il poeta sciolga ogni legame. Le sue parole non sono segni generali­ sono suoni- parole magiche, che muovono intorno a sé bel­ le schiere. Come le vesti dei santi, che mantengono facoltà miracolose, alcune parole sono come divenute sacre attra­ verso un qualche splendido ricordo [Andenken], e sono già quasi da sole un poema. Per il poeta il linguaggio non è mai troppo povero, ma sempre troppo generale. Egli ha spesso bisogno di parole ricorrenti, messe fuori gioco dall'uso. n suo mondo è semplice, come il suo strumento- ma proprio perciò inesauribile quanto a melodie.) 33· {Tutto ciò che ci circonda, gli eventi quotidiani, i rapporti comuni, le abitudini del nostro modo di vivere, in-

POESIA

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fluiscono in maniera molto importante ininterrottamente, ma proprio perciò inapparentemente, su di noi. Per quanto tale circolazione possa essere salutare ed efficace per noi, che siamo cosf compagni di un tempo preciso, membri di una specifica corporazione, essa impedisce tuttavia alla no­ stra natura di svilupparsi ulteriormente. Uomini divinatori, magici, realmente poetici, non possono nascere in situazioni come quelle attuali.} 34· (Il poema dei selvaggi è un racconto senza inizio, centro e fine-il piacere che ne ricavano è meramente pato­ logico -semplice occupazione, mera animazione dinamica della facoltà rappresentativa. Il poema epico è la poesia primitiva nobilitata. Sostanzial­ mente è la stessa cosa. Il romanzo è ben superiore-l'epica prosegue-il roman­ zo cresce - nella prima c'è progressione aritmetica, nel se­ condo, progressione geometrica.} 35· (Chi non è in grado di fare poesia la giudicherà an­ che negativamente. Nella vera critica rientra la capacità di produrre autonomamente quanto va criticato. Il gusto, da solo, giudica soltanto in negativo.} 36. (Poetare è generare. Tutto quanto viene poetato de­ v'essere un individuo vivente.} Che inesauribile quantità di materiali per combinazioni individuali nuove ci circonda! Chi ha svelato una volta questo mistero - non deve far altro che decidersi a rinunciare alla molteplicità infinita e al suo mero godimento e iniziare da qualche parte-ma questa de­ cisione costa il libero sentimento di un mondo infinito - e pretende la limitazione a una sua manifestazione singola Dobbiamo forse sottoporre la nostra esistenza terrena a una decisione analoga? 37· (La poesia è la base della società, come la virtu lo è dello Stato. La religione è una mescolanza di poesia e virtu­ si indovini allora- di cosa è base?} 38. (L'artista si erge sull'uomo come la statua sul piedi­ stallo.}

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

39· {Come la massa è connessa al suo bel profilo, del pa­ ri la passione lo è, nell'opera d'arte, alla descrizione.) [4o]. {L'artista è assolutamente trascendentale.) 4r. Il mimo vivifica in sé arbitrariamente il principio di un'individualità determinata. C'è un'imitazione sintomatica e una genetica. Solo que­ st'ultima è vitale. Essa presuppone l'unificazione piu intima di immaginazione e intelletto. Questa facoltà, di risvegliare in sé effettivamente un'indi­ vidualità estranea- da non tradire attraverso una mera imi­ tazione superficiale- è ancora completamente ignota- e ri­ posa su di una penetrazione assolutamente miracolosa e su di una mimica spirituale. L'artista rende se stesso qualsiasi cosa egli veda e voglia essere. 42. (Poesia è la grande arte di costruire la salute trascen­ dentale. Il poeta è dunque il medico trascendentale. La poesia fa e disfa dolori e voglie- piaceri e dispiacerierrori e verità - salute e malattie - Mescola tutto per il suo gran fine dei fini- elevare l'uomo oltre se stesso.)

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4 3. (Lo stesso rapporto che c'è fra le filosofie, finora, e la logologia, c'è anche fra le poesie, finora, e la poesia che deve venire. Le poesie, finora, hanno avuto nella maggioranza un ef­ fetto dinamico, mentre la poesia futura, trascendentale, la potremmo definire organica. Una volta inventata, ci si ac­ corgerà che tutti i veri poeti, finora, hanno poetato organica­ mente senza saper/o- e che però questa mancanza di consa­ pevolezza di quel che facevano- ha avuto un grande influsso su tutta la loro opera - in maniera che essi sono stati vera­ mente poetici quasi soltanto nel particolare - ma nel com­ plesso furono impoetici. La logologia comporterà necessa­ riamente questa rivoluzione.) 44· (Il contenuto del dramma è un divenire o un trapas­ sare. Esso espone il sorgere di una forma organica da ciò che è fluido - di un evento ben articolato dal caso - Espone la dissoluzione - il trapassare di una forma organica nel caso.

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POESIA

Può contenere entrambi contemporaneamente e allora è un dramma completo. È facile comprendere che il suo conte­ nuto dev'essere una metamorfosi - un processo di depura­ zione, di riduzione. Edipo a Colono ne è un bell'esempio- e anche il Filottete.) 45· {La fiaba di Gothe è un'Opera [musicale] narrata.) 46. {La poesia dissolve un'esistenza estranea nella pro­ pria.) 47· {La poesia trascendentale è una mescolanza di filo­ sofia e poesia. In fondo tratta tutte le funzioni trascendentali e contiene in effetti il trascendentale in assoluto. n poeta tra­ scendentale è l'uomo trascendentale in assoluto.) 48. Dall'elaborazione della poesia trascendentale è lecito attendersi una tropica- che comprenda le leggi della costru­ zione simbolica del mondo trascendentale. 49· (Il genio in assoluto è poetico. Dove il genio ha agito­ ha agito poeticamente. L'uomo veramente morale è poeta.) 50. (Il vero inizio è poesia naturale [NaturPoesie]. La fi­ ne è il secondo inizio- ed è poesia artificiale [KunstPoesie].) 51. {Sarebbe educato chiedere se il poema lirico sia in realtà poesia, poesia positiva [PlusPoé'sie], oppure prosa, poesia negativa [MinusPoesie]? Come si è ritenuto prosa il romanzo, del pari si è ritenuto poesia il poema lirico- sba­ gliando in entrambi i casi. La prosa piu alta, piu vera, è il poema lirico. La cosiddetta prosa è nata dalla limitazione degli estremi assoluti- C'è soltanto ad interim, e ha un ruolo subalterno, temporaneo. Viene un tempo in cui non ci sarà piu. La limi­ tazione è divenuta una compenetrazione. È nata una vita ve­ race, e prosa e poesia sono perciò riunite nel modo piu inti­ mo, e poste in scambio.) *

POETICISMI

52. {La prosa di Lessing manca spesso di aggiunte gero­ glifiche.) 53. (Lessing vide troppo acutamente e perse cosi il senso della indecifrabilità del tutto, la magica intuizione degli og­ getti che è al contempo un'illuminazione e un oscurarsi mol­ teplice.) 54· (Come nella storia della poesia greca si susseguono l'età dell'epica, quella della lirica e del dramma, cosi nella storia universale della prosa si succedono antichità e moder­ nità, e periodi unificati. L'interessante è l'oggetto della poe­ sia negativa [Mz'nus Poesie]. In Gothe sembra aver attecchito un seme di questa riuni­ ficazione - Chi indovina il modo della sua genesi offre la possibilità di una storia della poesia compiuta.) 55· Presso gli Antichi la religione era già in una certa mi­ sura quel che essa deve divenire per noi - poesia pratica. 56. {Voltaire è uno dei maggiori poeti negativi [Minus­ poeten] mai vissuti. li suo Candide è la sua Odissea. Peccato per lui che il suo mondo fosse un boudoir parigino. Con una minore vanità personale e nazionale sarebbe divenuto ben piu importante.) 57· {Le opere di Klopstock sembrano in gran parte libe­ re traduzioni ed elaborazioni da un poeta ignoto compiute da un filologo dotato di gran talento, ma privo di senso poe­ tico.)

POETICISMI 58.

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Ogni rappresentazione del passato è un dramma

[Trauerspiel] nel senso piu proprio- Ogni rappresentazione

di ciò che viene- del futuro- è una commedia. li dramma è al suo giusto posto nel momento di massima vita di un popo­ lo -mentre la commedia lo è in quello di massima debolez­ za. In Inghilterra e in Francia sarebbero ora appropriati i drammi, in Germania invece le commedia. 59· Non bisognerebbe mai contemplare opere d'arte plastiche senza la musica -le opere d'arte musicali, invece, dovrebbero essere ascoltate soltanto in sale decorate con gu­ sto. Le opere d'arte poetiche non dovrebbero però mai essere godute senza le altre due. È per questo che la poesia ha effet­ ti cosi straordinari nei bei teatri oppure nelle chiese di buon gusto. In ogni buona società dovrebbe ascoltarsi musica du­ rante gli intervalli. La sentita necessità di decorazioni plasti­ che per un intrattenimento appropriato ha prodotto i salot­ ti. Il cibo migliore, i giochi di società, abiti graziosi, danze, e persino discorsi piu scelti, piu liberi e generali, nacquero tra­ mite questo sentimento di una vita sociale piu elevata, e dalla mescolanza, che ne segui, di ogni componente bella e vitale mirante agli effetti piu vasti e molteplici. *

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6o. ,� Il poema lirico è il coro nel dramma [Drama] del­ la vita- del mondo. I poeti lirici sono un coro graziosamen­ te misto di gioventu e vecchiaia, gioia, partecipazione e sa­ pienza. 61. (Sui reggenti interessanti- che hanno elaborato idee nuove, che hanno ampliato l'arte di governare, che hanno conferito al loro governo un gran carattere individuale - ai quali l'umanità deve progressi e rischiaramenti in generale. In questo secolo, forse soltanto Pietro il Grande e Giuseppe II. Federico il Grande non rientra completamente in questa categoria. Uomini interessanti ce ne furono di piu sotto i reggenti.)

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

62. ,� Fede mistica e attaccamento a quanto ormai c'è, il vecchio e noto-e speranza mistica e gioia per tutto quel che deve venire-il nuovo e l'ignoto-sono due tratti caratteriali molto importanti dell'umanità fino a oggi. 63. (Sommario della scienza delle saline.) 64. * Dei pensieri ci interessa il contenuto -la funzione nuova, sorprendente, corretta, oppure il loro sorgere-la lo­ ro storia, i loro rapporti - la loro molteplice posizione -la loro molteplice applicazione,-la loro utilità-le loro diverse formazioni-. È cosi possibile elaborare in maniera molto in­ teressante un pensiero molto triviale. Un'impresa molto am­ pia di questo tipo può essere molto interessante-a prescin­ dere dal fatto che il risultato sia misero-qui è il metodo-il procedimento, il processo a essere interessante e piacevole. Quanto piu si è maturi -tanto piu si avrà interesse per pro­ duzioni di questo tipo. n nuovo interessa poco, perché è chiaro che con il vecchio si può fare ancora molto. Si perde il piacere della molteplicità quanto prima si acquista il senso dell'infinità della singolarità-Si apprende a fare con un solo strumento quanto altri fanno con cento -e ci si interessa in generale piu per l'esecuzione che per l'invenzione. 65. (Sull'esercizio.) 66. * Una domanda indeterminata l domanda alla qua­ le sono possibili molteplici risposte l è un compito l Un com­ pito determinato -che ammette soltanto una soluzione o ri­ sposta, è una domanda. Ma in generale è un compito anche quello che contiene già la risposta- motivo per cui gli enigmi, le charades, i logogrifi sono - compiti. Trasformazione di un pensiero - di un aneddoto in un compito. Domanda e risposta sono dogmatiche. Compito e soluzio­ ne - filosofici-. /Dogma -Dottrina -filosofema- stimolo specifico./ Gli alimenti ecc. sono perciò in senso stretto stimoli- o non piuttosto dogmi- dati di/atto? Non dev'essere ogni filosofema un compito? Ogni com­ pito non è, per natura, obbligatorio? Devo industriarmi a ri-

POETICISMI

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solverli-si capisce, quei compiti-la cui completa compren­ sione implica anche la loro soluzione-e tali compiti si chia­ mano filosofemi. I filosofemi, quando li ascolto, non devono darmi pace-fin quando non li ho del tutto appresi, capiti­ Devono penetrare in me e costringermi con ciò a penetrarli. [67]. Studiare tutto secondo un piano. 68. Forse per le mie idee piu felici devo ringraziare la cir­ costanza - di non accogliere un'impressione in maniera completamente articolata e normalmente determinata -ma mentre penetra in un unico punto-indeterminatamente-e in modo del tutto idoneo. 69. (Il bello è il visibile kat exoxin). 70. {Teoria dell'articolazione- dell'armonia e della di­ sarmonia delle funzioni (della malattia). Impulsi che incre­ mentano l'armonia.) [Cfr. n. 26]. 71. (Il nostro corpo deve [sol!] diventare arbitrario, la nostra anima organica.) 72. * Per idea, progetto e piano si cerca l'esecuzione, per l'esecuzione, il piano. Tutte le idee sono imparentate. L'air de famille la si chia­ ma analogia. Mettendo a confronto piu fanciulli si potrebbe­ ro indovinare le individualità dei genitori. Ogni famiglia na­ sce da 2 principi, che sono uno soltanto-attraverso di loro e contemporaneamente contro la loro natura. Ogni famiglia è un piano per un'umanità infinita e individuale. 73· * Nulla è libero e nulla può essere costretto quanto lo spirito. Soltanto uno spirito può essere costretto a qualco­ sa. Ciò che dunque si fa costringere è spirito-in quanto si fa costringere. 74· * Per il mondo cerchiamo il progetto- questo pro­ getto siamo noi stessi-Cosa siamo? punti onnipotenti perso­ nificati. L'esecuzione, come immagine del progetto, dev'es­ sergli però eguale anche nella attività libera e nel riferirsi a sé -e viceversa. La vita o l'essenza dello spirito consiste dun-

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que nel generare, partorire ed educare il proprio simile. So­ lo nella misura in cui l'uomo conduce con se stesso un'unio­ ne felice-e dà vita a una bella famiglia, è in generale in gra­ do di sposarsi e di avere una famiglia. L'atto di abbracciare se stessi. Non bisogna mai ammettere con se stessi di amarsi-Il mistero di questa ammissione è il principio vitale dell'unico, vero ed eterno amore. In tal senso, il primo bacio è il princi­ pio della filosofia -l'origine di un nuovo mondo -l'inizio del computo assoluto del tempo-il compimento di un lega­ me con se stessi che cresce all'infinito. A chi non piacerebbe una filosofia il cui seme è un primo bacio? L'amore popolarizza la personalità-Rende le individua­ lità comunicabili e comprensibili (Comprensione d'amore).

75· {Processi matematici-calcolo dell'infinito.) 76. Un triangolo include una superficie. Una piramide a tre lati, un corpo. La forma viene dunque costruita-come la materia? E non anche una triade [?]. Pendant alla trigono­

metria.

77· Soltanto lo spirito vede, ascolta - e sente - Finché l'occhio, l'orecchio e la pelle! ! ! sono ancora affetti dagli stru­ menti dei loro oggetti-le incitazioni-finché non conducono in modo puro -fuori e dentro -lo spirito non ascolterà e sentirà mai precisamente. Soltanto quando l'eccitazione è passata-e l'organo è divenuto compiutamente un condut­ tore-ecc. [78]. Pochissimi uomini si sono educati soltanto a una molteplice-silenziosa, totale attenzione verso tutto ciò che accade attorno a loro e in loro, in ogni istante. L'osservazio­ ne di Bonnet' -l'attenzione è madre del genio. 79· Si potrebbe essere contenti di molti uomini se chi ne è l'opposto non facesse dimenticare Quel che non potrebbe­ ro essere-ovvero quanto facilmente potrebbero essere mol­ to peggiori-e da poco.

POETICISMI

8o. Che cosa manca, se si possiedono genitori bravi e onesti, amici preziosi e amabili, conoscenti pieni di spirito e vari, una reputazione integra, una figura piacevole, uno stile di vita convenzionale, un corpo generalmente in salute, atti­ vità adeguate, capacità buone e utili, un'anima serena, con­ dizioni di vita sufficienti, un contorno di molteplici bellezze naturali e artistiche, una coscienza nel complesso soddisfat­ ta - e l'amore, il mondo e la vita familiare ancora dinanzi oppure l'amore vicino a sé, il mondo dietro di sé e una fami­ glia ben riuscita attorno a sé-nel primo caso, credo, nulla se non il coraggio costante e una fiducia paziente- nel secon­ do, nulla se non la fede e una morte amica. [8I]. * Mi augurerei che i miei lettori leggessero l'os­ servazione secondo cui l'inizio della filosofia è un primo ba­ cio, nell'istante in cui venisse loro eseguita in maniera vera­ mente spirituale la composizione di Mozart Wenn die Liebe in Deinen blauen Augen [Se l'amore nei tuoi occhi azzurri] ' -sempre che non fossero addirittura nella vicinanza, ricca di presentimento, di un primo bacio. Sull'accompagnamento musicale delle diverse meditazio­ ni, dei dialoghi e delle letture. 82. Se la teoria dovesse aspettare l'esperienza non per­ verrebbe mai a nulla. 83. Io= N[on] I[o]- principio supremo di ogni scienza e arte. 84. Ogni sentimento piacevole è frizione - ogni senti­ mento piacevole stimola l'anima a una collaborazione positi­ va. 85. Sul principio negativo dello Stato /sicurezza/ e quel­ lo positivo /ampliamento ovvero sicurezza in senso superio­ re./ Entrambi si intrecciano reciprocamente.

Polizia - e politica

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

86. Sull'elaborazione kantiana e antefichtiana [anteFich­ tischen] della filosofia in generale-la suddivisione delle forze dell'animo, il loro principio riunificatore, accentrante, la ragio­ ne -riunione della forze dell'animo e della natura -riunione delle loro monadi centrali -la monade centrale suprema. 87. Pensa tori eduttivi e produttivi. 88. L'America è qui o in nessun luogo', aggiunte e corollari filoso/ici a questo testo. 89. {Poema epico-didattico - Empedocle e Lucrezio.) 90. Arguzia [Witz] su Kant e i suoi seguaci. 91. Non è forse possibile apprendere anche la filosofia di Fichte? Vedi Forberg' d[ottrina della] s[cienza] =Sistema­ tica. 92.

{Frammenti saffici.)

93· Segni dell'antitesi

± +

94· Far compagnia a se stessi. 95· {C'è una matematica bella? /Matematica mistica, matematica musicale. La matematica ha uno scopo meta­ mente finito? Non è puramente teoretica? Matematica vera­ cemente pura? Le grandezze vengono costruite attraverso grandezze.) 96. {Nervi-cervello./ Filosofia retorica./ Protocollo sui miei studi. Frammenti sui frammenti./ Libri in forma di ri­ cetta./ Mineralogia d'acquisto-mineralogia scientifica, geo­ gnostica-Può esserci anche una mineralogia bella?) /Se tut­ ti gli Stati amministrassero i beni in maniera eccellente-co­ me si metterebbe per quelli che non possedessero alcuni mezzi indispensabili, ad esempio i metalli, ovvero che non fossero favoriti in altro modo? Popolazione- suprema attivi­ tà./ Sul talento di apprendere, di ascoltare, di osservare, in breve di imitare, senza la propria partecipazione!/ * Gloria di melodie, come angeli attorno alla Madonna./ * Io sono te. /{Differenza di analisi e algebra.)/ * li puro

POETICISMI

intelletto goethiano nell'esposizione. Nessuna fantasia/si capisce-come direttrice- essa è infatti la materia dell'intel­ letto/ (Concetto di uno strumento- di uno strumento spon­ taneo) lAnnichilimento delle esigenze inferiori. lo sono li­ mitato-o !imitabile-soltanto da esigenze. Si deve porre as­ solutamente come non esistente per me, come inesistente, un'esigenza inferiore, e tutto ciò cui non si vuole accordare alcuna influenza su se stessi -In tal modo elimino ogni co­ munione con esso. /(Sull'imitazione mimica - espressione pittorica, vedi la prosa di Gothe -inizio. Espressione com­ prensibile. La sua arte di descrivere, di mostrare. Semplice smontare e comporre le cose con parole.)/ [97]. Il calore interno dipende dalla densità del corpo.)/ O il mezzo della percezione dev'essere mosso dall'oggetto­ suono- oppure il mezzo deve muoversi ed essere affetto sol­ tanto dall'oggetto immobile -luce./ * Per conoscere la vita e se stessi si dovrebbe sempre scrivere anche un romanzo. (/ Grottesco. (Fantasia)

Epos e romanzo. (Intelletto)

storia filosofica./ (Ragione).)

98. Carattere forte, espressione calma. l Quanto piu sia­ mo in alto, tanto piu ci piace tutto - ci garba ogni azione Facciamo tutto con piacere - massima quiete e bisogno­ mancanza di rapporto-costante prontezza a entrare in ogni rapporto-e ad accordarvisi./ (Elegie di vita.) l Gli attributi sono sostantivi poetici. l (Poesia interna ed esterna.) * Poe­ sia nel tutto- poesia nelle singolarità. Un esempio del I caso, Hermann e Dorothea - un esempio del 2 caso, Lou:ise'. Quella è forse poesia romantica, questa, descrittiva. poesia romantico-didattica.

99· * Differenza fra poetare e fare una poesia. L'intellet­ to è la quintessenza dei talenti. La ragione pone, la fantasia progetta l'intelletto esegue. Il contrario dove la fantasia esegue- e l'intelletto progetta. poesia romantica e retorica. -

100. (L'uomo è flogistico - un processo prevalente di condensazione-la donna è deflogistica -un processo preva­ lente di rarefazione.)

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

IOI. (L'occhio è l'organo linguistico del sentimento. Le espressioni dei sentimenti sono oggetti visibili.) I02. Lo spirito galvanizza l'anima per mezzo dei sensi piu rozzi. La sua spontaneità è galvanismo- un autocontatto en trois.

I03. * Il senso del socratismo è che la filosofia è ovun­ que o in nessun luogo -e che ci si orienta ovunque con poca pena verso ciò che è primo e migliore, e che si può trovare quel che si cerca. Il socratismo è -l'arte di trovare la posizio­ ne della verità da qualunque luogo dato e di determinare in tal modo precisamente i rapporti con la verità di ciò che è dato.

[w4]. Un tempo tutto era manifestazione di spiriti. Oggi non scorgiamo che una morta ripetizione che non compren­ diamo. Manca il significato del geroglifico. Viviamo ancora dei frutti di tempi migliori. 105. Il mondo deve essere romanticizzato. Cosf si ritrova il senso orig[inario]. Romanticizzare non è altro che un po­ tenziamento qualit[ativo]. In tale operazione, il Sé inferiore viene identificato con un Sé migliore. Noi stessi siamo dun­ que una tale serie qualit[ativa] di potenze. Questa operazio­ ne è ancora del tutto sconosciuta. Nel momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell'ignoto, al fi­ nito un'apparenza infinita io lo rendo romantico- Inversa è l'operazione per ciò che è elevato, ignoto, mistico, infinito attraverso una simile connessione viene logaritmizzato- Ri­ ceve un'espressione corrente. filosofia romantica. Lingua ro­ mana. Elevazione scambievole e abbassamento.

[w6]. Nell'amore è come nella convinzione- quanti cre­ dono di essere convinti, e non lo sono. Soltanto del vero si può essere veracemente convinti- solo l'amata si può vera­ cemente amare. I07. La cosa migliore del sistema di Brown è la stupefa­ cente certezza con cui Brown presenta il proprio sistema co­ me universalmente valido -Dev'essere per forza cosf - l'e-

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sperienza e la natura dicano pure quel che vogliono. In ciò è l'essenziale di ogni sistema, la sua forza di validità effettiva. Il sistema di Brown diviene cosi per i browniani un vero si­ stema. Non gli si può opporre con ragione piu nulla. Quanto piu potente il mago, tanto piu arbitrario il suo procedimen­ to, la sua formula, il suo farmaco. Ognuno, a proprio modo, fa miracoli. 108. Ogni conoscenza, sapere ecc. si fa ricondurre al pa­ ragonare, all'eguagliare. [109]. In ogni vero mistico ed esaltato hanno agito senza dubbio forze superiori - certamente ne sono risultate me­ scolanze e figure strane. Quanto piu grezza e variopinta la materia, quanto piu privo di gusto, incolto e casuale era l'uo­ mo, tanto piu originali i suoi prodotti. Sarebbe in gran parte fatica sprecata- depurare, purificare e spiegare questa mas­ sa grottesca (bizzarra) - perlomeno non è ancora venuto il tempo in cui simili imprese siano possibili con poco sforzo. È il compito dei futuri storici della magia. Ma quella in mas­ sa è ben degna di essere conservata e raccolta accuratamente in quanto documento molto importante del graduale svilup­ po della forza magica. Magia è arte di usare arbitrariamente il mondo sensi­ bile. =

no. L'Io è la scelta e la realizzazione della sfera della li­ bertà individuale, o spontaneità. Fichte, come Brown, si è messo all'opera- soltanto, in modo ancora universale e asso­ luto. [nr]. Abbiamo 2 sistemi di sensi, i quali, per quanto di­ versi appaiano, sono tuttavia connessi nella maniera piu inti· ma. Un sistema si chiama corpo, l'altro, anima. Il primo è di­ pendente dagli stimoli esterni, il cui insieme chiamiamo na­ tura o mondo esterno. Il secondo è originariamente dipen­ dente da un insieme di stimoli interni, che chiamiamo spiri­ to, o mondo degli spiriti. Generalmente questo secondo si­ stema è in connessione associativa con l'altro - e ne viene affetto. Possono tuttavia rinvenirsi frequenti tracce di un

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rapporto inverso, e si comprende presto che in realtà i due sistemi dovrebbero trovarsi in un compiuto rapporto di scambio in cui ciascuno, affetto dal suo mondo, formerebbe non un monotono ma un unisono. In breve entrambi i mon­ di, come entrambi i sistemi, debbono costituire una libera armonia, non una disarmonia né una monotonia. Il passag­ gio dalla monotonia all'armonia attraverserà certamente la disarmonia- e soltanto alla fine nascerà armonia. Nel perio­ do della magia il corpo serve l'anima, il mondo degli spiriti. !Follia - esaltazione [Schwiirmerey] ./ La follia collettiva cessa di essere follia e diviene magia. Follia secondo regole e con piena coscienza. Tutte le arti e le scienze si fondano su armonie parziali. /Poeti, folli, santi, profeti./ II2. Facoltà, capacità di produrre sensazioni a piacere. (La fede è un simile arbitrio, di produrre sensazioni [,] con­ nessa alla coscienza dell'assoluta realtà di ciò che viene sen­ tito). Se fossimo ciechi, sordi e privi di sensibilità, e la nostra anima invece completamente aperta, il nostro spirito quello che è ora il mondo esterno, allora il mondo interiore sarebbe con noi nello stesso rapporto che abbiamo ora con il mondo esteriore, e chi lo sa se ci accorgeremmo della differenza - se potessimo paragonare entrambe le condizioni. Sentiremmo certo qualcosa, per cui ci mancherebbe il senso corrispon­ dente, ad esempio la luce, i suoni, ecc. Potremmo produrre soltanto cambiamenti - che sarebbero simili a pensieri e proveremmo una tensione a procurarci quella sensibilità che oggi chiamiamo esterna. Chi può dire se a poco a poco, do­ po svariati tentativi, non riusciremmo a produrre occhi, orecchie ecc., perché il corpo sarebbe a tal punto in nostro potere da costituire una parte del nostro mondo interiore, come adesso avviene per l'anima. Il nostro corpo non do­ vrebbe parimenti essere del tutto privo di sensi, almeno quanto, ora, la nostra anima. Chi sa se esso non sembrereb­ be privo di sensi soltanto in quanto costituirebbe una parte del nostro Sé, e la divisione interna del Sé, tramite cui il cor-

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po perverrebbe per la nostra c[oscienza] a vedere, ascoltare e sentire- fatto salvo lo sviluppo e l'influsso del restante no­ stro mondo - non sarebbe quell'operazione molto difficile mediante cui noi percepiremmo noi stessi in molteplici ma­ niere. In questo punto sorgerebbe un lo assoluto, pratico ed empirico. Ancora su ciò. In quella condizione sembreremmo privi di sensi già per il fatto che l'anima sarebbe la potenza predo­ minante, che attirerebbe su di sé ogni attenzione nell'eccita­ bilità- come già ora accade che spesso non vediamo, ascol­ tiamo né sentiamo quando la nostra anima è fortemente im­ pegnata- e la nostra attenzione è rivolta soltanto a essa, e vi­ ceversa. Arbitrio e caso sono gli elementi dell'armonia. Mondo ar­ bitrario e mondo casuale. In entrambe le condizioni, lo stes­ so rapporto. Mondo miracoloso e mondo naturale. Regno degli spiriti e mondo reale.

Libero scambio di queste due condizioni. Arbitrio e ca­ so, un unico. Miracolo ed effetto regolare. Natura e spiri­ to= Dio. 113.

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individui in entrambe le condizioni uno.

114. È una dimostrazione efficace di quanto siamo già avanti, il pensare con notevole disprezzo ai nostri progressi, al nostro livello. 115. Comprenderemo il mondo quando comprendere­ mo noi stessi, perché entrambi siamo metà integranti. Siamo figli di Dio, germi divini. Un giorno saremo quel che è no­ stro padre. 116. Il popolo è come le femmine. Si appassiona a tutto quel che attira la sua attenzione. In tale oggetto ricerca ogni cosa, perché attraverso di esso presagisce oscuramente la propria essenza infinita. Quanto piu l'uomo è debole, tanto piu potentemente, presagamente e agevolmente agisce su di lui una condizione passionale. Gli basta essere destato e sfio-

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rato -ciò che lo desta e sfiora gli è indifferente- non è anco­ ra sufficientemente educato per scegliere e per ordinare e differenziare gli oggetti che lo stimolano, oppure persino per negare ad alcuni la propria attenzione e partecipazione. n7. Gli Herrnhuter' annichiliscono la loro ragione. I Sensibili [die Emp/indsamen], il proprio intelletto -la gente d'intelletto, il proprio cuore. Nessun atto è piu comune in noi - di quello dell'annichilimento. Altrettanto comune è l'atto della posizione. Noi stabiliamo e assumiamo qualcosa arbitrariamente in un certo modo perché lo vogliamo- Non per ostinazione cosciente, ché in questo caso qualcosa viene effettivamente stabilito con riferimento alla nostra volontà, ma per ostinazione istintiva, che ha del pari il proprio fonda­ mento, per quanto possa sembrare strano, nell'inerzia. È un procedimento estremamente comodo dìspensarsi da ogni fatica della ricerca e metter fine a ogni conflitto e contrasto interno ed esterno. È una sorta di incantesimo attraverso il quale noi ordiniamo il mondo che ci circonda secondo il no­ stro comodo e umore. Entrambe le azioni sono imparentate e vengono general­ mente decise assieme. Ne risulta però una notevole disso­ nanza, e l'uomo, che è solito procedere in tal modo, si trova in una condizione di selvatichezza piu o meno sviluppata. Ci sono diversi modi per rendersi indipendenti dal con­ venzionale mondo dei sensi. 1. tramite ottundimento dei sensi (assuefazione, esau­ rimento, irrobustimento ecc.). 2. tramite applicazione appropriata, moderazione, e alternanza degli stimoli sensibili lArte medica/. 3· tramite massime a.) del disprezzo e b.) dell'ostilità verso ogni sensazione. Le massime del disprezzo delle sensazioni esterne erano proprie degli Stoici e in parte dei primitivi d'America. Quelle del disprezzo delle sensazioni interiori, della gente cosiddetta d'intelletto nel bel mondo e altrove. Le massime dell'ostilità verso le sensazioni esterne e interne sono state enunciate e spesso in parte osservate

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dagli anacoreti piu intransigenti, dai fachiri, dai mo­ naci, da penitenti e tribolatori d'ogni tempo. Alcuni dei cosiddetti scellerati possono anche aver osservato, quanto meno oscuramente, queste massime. Entrambe le massime si intrecciano facilmente, mesco­ landosi. 4· in parte attraverso lo scardinamento di certi sensi e

stimoli che, con l'esercizio e con massime ottengono un influsso durevole e predominante.

In tal modo per mezzo del corpo ci si è liberati dall'anima, e viceversa, e per mezzo di questo o quell'oggetto esterno o interno ci si è liberati dall'effetto di tutti i rimanenti oggetti. Rientra in ciò ogni tipo di passione, la fede e la fiducia in noi stessi, in altre persone e cose, negli spiriti ecc. Anche i pre­ giudizi e le opinioni favoriscono una simile libertà parziale. Un'indipendenza dal reale mondo dei sensi può dunque sca­ turire anche dall'abitudine al mondo dei segni, o mondo rap­ presentato, oppure dal ritenerlo esclusivamente stimolante per se stessi al posto dell'altro. Il primo caso è molto fre­ quente presso i dotti e anche altre persone- ed è dovuto, se­ condo quanto è stato detto sopra, al consueto, indolente ac­ comodarsi dell'uomo all'arbitrio, a ciò che viene fatto da sé, che è fissato. All'inverso si trovano persone che non voglio­ no saper nulla del mondo rappresentato e dei segni; sono gli uomini di rozza sensibilità, che annientano qualsiasi loro in­ dipendenza di tal genere, e la cui indole pigra, grossolana, servile, è stata in parte, recentemente, persino elevata a siste­ ma- (Rousseau, Helvètius, anche Locke ecc.), un sistema il cui principio di fondo è in parte divenuto una moda abba­ stanza diffusa. n8. Sulla conoscenza non sensibile, o immediata. Ogni senso è rappresentativo- simbolico- un medium. Ogni per­ cezione sensibile è di seconda mano. Quanto piu la rappre­ sentazione, la designazione, l'imitazione è peculiare, astrat­ ta, potremmo dire, quanto meno è simile all'oggetto, allo sti­ molo, tanto piu il senso è indipendente, spontaneo- Se non

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avesse neppure bisogno di una cagione esterna, cesserebbe di essere senso e sarebbe un'essenza corrispondente. In quanto tale, le sue figurazioni possono essere nuovamente piu o meno simili e corrispondenti figurazioni di altre essen­ ze -Se le sue figurazioni e la serie seguente fossero comple­ tamente uguali e simili alla serie figurativa di un'altra essen­ za-allora si avrebbe l'accordo piu puro fra entrambe. (Non le si potrebbe distinguere da altre 2.) n senso è uno strumento - un mezzo. Un senso assoluto sarebbe mezzo e scopo al contempo. Cosi, ogni cosa è il mez­ zo stesso per conoscerla -per averne esperienza o per agire su di essa. Dunque, per sentire [empfinden] e conoscere compiutamente una cosa, dovrei contemporaneamente ren­ derla mio senso e oggetto-dovrei vitalizzarla- renderla sen­ so assoluto, nell'accezione espressa prima. Se però non lo potessi o volessi compiutamente, dovrei renderne una parte-e precisamente una parte individuale, la sua parte peculiare-un membro per il senso. Che ne deri­ verebbe? Ne ricaverei una conoscenza e un'esperienza della cosa al contempo mediata e immediata -rappresentativa e non rappresentativa - compiuta e incompiuta - propria e impropria, in breve, antiteticamente sintetica. Il membro, o senso, sarebbe al contempo membro e Nonmembro, perché vitalizzandolo io lo avrei separato in certo modo dal tutto. Se io chiamo l'intera cosa mondo, avrei un membro inte­ grante del mondo in me e il resto fuori di me. In senso teore­ tico io apparirei a me stesso, riguardo a questo senso, come dipendente e sotto l'influsso del mondo. Mi troverei inoltre costretto, per quanto concerne questo senso, a concorrere come membro del mondo-perché altri­ menti nella vitalizzazione raggiungerei il mio scopo solo par­ zialmente. Troverei il mio senso, o corpo, determinato in parte da se stesso, in parte dall'idea del tutto-dal suo spirito -l'anima del mondo, e precisamente entrambi riuniti in ma­ niera assoluta-cosi che non si potrebbe nominare esclusiva­ mente né l'uno né l'altro. n mio corpo non mi apparirebbe specificamente diverso dal tutto-ma soltanto come una sua variazione. La mia conoscenza del tutto avrebbe il carattere dell'analogia-la quale si riferirebbe però nella maniera piu

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intima e immediata alla conoscenza diretta e assoluta del membro. Entrambe, assieme, costituirebbero una cono­ scenza antiteticamente sintetica. Sarebbe immediata, e me­ diata attraverso l'immediato, reale e simbolica al contempo. Ogni analogia è simbolica.-lo trovo il mio corpo determi­ nato e al contempo efficace attraverso sé e l'anima del mon­ do. Il mio corpo è una piccola totalità, e ha dunque anche un'anima particolare; chiamo infatti anima ciò attraverso cui ogni cosa diviene un'unica totalità, il principio individuale. -Per quel che concerne la vitalizzazione del membro parti­ colare, sotto questo aspetto mi trovo determinato semplice­ mente tramite me stesso, e precisamente in maniera mediata attraverso la vitalizzazione. Per quanto riguarda la vitalizza­ zione in sé, essa non è altro che un'appropriazione, un'iden­ tificazione. Posso fare esperienza di qualcosa solo in quanto la accolgo in me; si tratta dunque al contempo di un'aliena­ zione di me stesso e di un'appropriazione ovvero di una tra­ sformazione di una sostanza diversa nella mia: il nuovo pro­ dotto è diverso da entrambi i fattori, ne è una mescolanza. Percepisco ora ogni mutamento della sostanza appropriata come mia ed estranea al contempo; come mia, in quanto in generale la percepisco; come estranea, perché la percepisco determinata cosi o cosi. A ogni azione in quella sostanza ne corrisponde una contemporanea in me, l'azione del percepi­ re. A ogni caratteristica li, corrisponde una conoscenza­ caratteristica percipiente in me. Distinguo tante forze co­ n[oscitive] in me- quante ve ne sono li di attive. È proprio qui che nascono le contraddizioni piu singolari in noi e su noi stessi. Senza questa animazione non potremmo compie­ re al nostro interno alcuna distinzione di tal genere. Nasco­ no soltanto in seguito a queste forze e per mezzo di questa animazione. Io stesso mi so come mi voglio, e mi voglio come mi so perché voglio il mio volere- perché in assoluto voglio. In me sapere e volere sono dunque compiutamente riuniti. In quanto voglio percepire in modo ancora piu particola­ re -il mio volere - osservo che possiedo anche un volere posso fare qualcosa- senza sapere perché- inoltre, che pos­ so sapere e so qualcosa, senza averlo voluto.

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rr9. /Decisione [Entschluf!,] -apertura [Aufschluf!,]l Dif­ ferenza fra membro - parte -elemento. La parte è distinta dal tutto in maniera meramente quantitativa. L'elemento è un mero accidente - sta dunque in relazione con il tutto. Membro è una variazione del tutto -è composto dagli stessi elementi -che sono ordinati nel tutto secondo le sue leggi ma in una maniera differente./

[!2o]. Ogni strumento è il veicolo di una manifestazione esterna-efficacia. Modifica e viene modificato. L' esecuzio­ ne è un prodotto della caratteristica individuale dello str[u­ mento] e della gestione. Ambedue possono essere mutevoli -e in tal modo anche il prodotto può cambiare. Potrebbe però anche capitare il caso in cui essi siano mutevoli in senso polare -e allora il prodotto è costante e uniforme. La/orma (natura) dello strumento è per cosi dire l'unico elemento del prodotto./ Il punto è cosi un elemento della li­ nea, la linea un elemento della superficie -la superficie, un elemento del corpo. Quest'esempio chiarisce, mi sembra, in maniera molto evidente, il concetto di elemento. Con uno strumento non posso essere efficace-se non de­ terminando le sue naturali proporzioni. Con uno scalpello posso soltanto battere, raschiare, tagliare e forzare, in quan­ to esso è un/erro acuminato posso usarlo elettricamente, co­ me metallo per un eccitatore galv[anico]. In entrambi i casi esso non agisce piu come scalpello. Mi sento dunque limita­ to da quel determinato strumento a una particolare specie di efficacia- questa sfera particolare posso certamente variarla all'infinito -posso colpire qualcosa, forzarla ecc. -modifi­ care spesso l'efficacia - cambiando la materia - variando gli elementi dell'azione - i risultati possono essere infinitamen­ te diversi - il risultato può essere spaccare una pietra - un buco nella polvere - una statua, ecc. Ogni strumento modifica dunque da un lato le forze e i pensieri dell'artista, che esso dirige verso la materia, e all'op­ posto - gli effetti di resistenza della materia, che esso dirige verso l'artista. Serie di strumenti. Catena di sensi-che reciprocamente si suppliscono e si rafforzano./ Effetti diretti e indiretti- esem-

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pio di ef[fetto] dir[etto] è quello di una ruota idraulica su di un sistema di aste-invece la fuoriuscita di vapori e di acqua -mentre la ruota idraulica preme la valvola, è un semplice effetto indiretto. Le manifestazioni del galvanismo sono effetti diretti (ne­ cessari) o indiretti (casuali) della chiusura e dell'interruzio­ ne delle catene? Indiretti. Gli effetti del mondo esterno sulla nostra anima ecc., sono effetti diretti o indiretti? Indiretti[.] ur. Chi potesse dipingere, fare musica ecc., in breve, produrre incantesimi con uno scalpello -non avrebbe biso­ gno dello scalpello-lo scalpello sarebbe un di piu-Tra pa­ rentesi, anche una bacchetta magica potrebbe essere uno strumento indiretto.

122. Attraverso la fede si arma o si potenzia la propria forza, la propria irritabilità. /Che l'irritabilità non sia altro che un'azione durevole-una forza tesa-permanente- che si autoconserva? l Il fenomeno dell'irritabilità è uno spa­

smo./ 123. Ogni espressione di forza è istantanea- estinguen­ tesi. La forza durevole è materia. Ogni forza si manifesta sol­ tanto nel passare. 124. Nella misura in cui una cosa è presente per me - il suo scopo sono io - si relaziona a me - È presente per mio volere. Il mio volere determina me- e dunque anche la mia proprietà. n mondo dev'essere [sol! seyn] com'io voglio. Il mondo è originariamente com'io voglio- se non lo trovo co­ si allora devo cercare l'errore di questo prodotto in entrambi i fattori-o in uno solo. O il mondo è un mondo degenerato -oppure il mio volere contraddittorio non è il mio vero vole­ re-oppure entrambi al contempo sono ugualmente veri in­ distinguibilmente. Io degenerato - mondo degenerato. Ri­

pristino. 125. Il mondo è originariamente atto a essere vitalizzato da me- Esso è in assoluto vitalizzato a priori da me-Un'u­ nica cosa con me. Io ho un'originaria tendenza e capacità a vitalizzare il mondo-Io non posso però entrare in rapporto

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con nulla- chè non si indirizzi secondo il mio volere, ovvero gli sia conforme- Perciò il mondo deve possedere l'orig[i­ naria] disposizione a indirizzarsi secondo me- a essere con­ forme al mio volere. La mia efficacia spirituale - la mia realizzazione di idee non potrà dunque essere una decomposizione, e ricreazione del mondo - quanto meno per il fatto che io sono un mem­ bro di questo mondo determinato-, bensi potrà essere sem­ plicemente un'operazione di variazione -lo potrò ordinare, disporre e formare il mondo per me -tramite le sue leggi fermi restando il mondo stesso e le sue leggi-. Questa supe­ riore formazione non è in conflitto con quell� inferiore Senza danno di questa, essa percorre il proprio cammino- e utilizza il mondo, che appunto perciò è mondo, perché non si determina compiutamente e totalmente- rimanendo dun­ que determinabile in modi ancora diversamente molteplici­ per scopi a piacere - ciò che non è il caso di un individuo completamente razionale. Al mondo appartiene dunque tutto ciò che non si deter­ mina in modo assolutamente compiuto - che può servire in maniera ancora molteplice a un essere diverso - senza che questo ne sappia qualcosa- e che in tal modo viene interrot­ to ed essenzialmente mutato. Un essere compiutamente razionale non può neppure es­ sere pensato- senza la consapevolezza e la codeterminazio­ ne di un tale pensiero (Dio ecc.). (Un corpo organico non rientra completamente nel mon­ do con riguardo alla sua profonda comunione- e al suo prin­ cipio fondamentale- Tutti per uno e uno per tutti- esso è un prodotto misto). 126. Anima e corpo agiscono reciprocamente in maniera galvanica -quanto meno analogamente -le loro leggi però stanno in una regione superiore. 127. {Ogni malattia nasce da sensazioni contemporanee e contraddittorie. l Accumuli di irritabilità - persino nelle infiam[mazioni] steniche - n salassa propaga dovunque

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un'irrit[abilità] superiore, e in tal modo giova. Piu sal[assi] in luoghi div[ersi] contemporaneamente) [128]. Su ipocondria e gelosia- due fenomeni molto rile­ vanti per la conoscenza dell'anima ecc. 129. Materia, owero ciò che è eccitabt1e- il suo rapporto con lo stimolo. Connessione di stimolo esteriore e interiore. l TI mondo è la somma del passato e da noi distaccato 130. L'amore è un prodotto della stimolazione reciproca di due individui- perciò è mistico e universale, infinitamen­ te sviluppabile, come il principio individuale stesso. Tutto quel che (ci) eccita, che-attira a (su dt) sé-la (no­ stra) (attenzione,) eccitabilità; cerca cosi di porre ciò che si è eccitato in un rapporto costante - di rimanervi legato, e per cosi dire di identificarlo con sé. Applicazione univ[ersale] della teoria del calore. �31. (Quanto piu la capacità è minore, tanto piu veloce è l'effetto dello stimolo - tanto piu sensibile è la materia ov­ vero ciò che è eccitabile-(tanto piu facile a infiammarsi). Ir­ ritabilità e capacità sono inversamente proporzionali. C[apacità] e ir[ritabilità] stanno nello stesso rapporto in cui sono O[ssigeno] e flogisto.) [132]. Tutto ciò che è mistico è personale- e in tal senso una variazione elementare del cosmo. 133. Ogni convinzione è indipendente dalla verità natu­ rale- Si rapporta alla verità magica o prodigiosa. Dalla veri­ tà naturale si può venire convinti - solo nella misura in cui divenga verità prodigiosa. Ogni prova poggia sulla convin­ zione, e non è dunque che un ripiego nel caso in cui si man­ chi di una verità prodigiosa comune. Ogni verità naturale ri­ posa dunque per lo stesso motivo su verità prodigiose. 134. L'atto del saltare oltre se stessi è ovunque il piu alto - il punto originario -la genesi della vita. La fiamma non è che un simile atto - La filosofia comincia dunque li, dove il

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filosofante filosofa se stesso - cioè, al contempo consuma (determina, costringe) e torna a rinnovare (non determina, lascia libero) - La storia di questo processo è la filosofia. Ogni moralità vitale comincia allora dal mio agire virtuoso contro la virtu-inizia cosi la vita della virtu, tramite la quale forse aumenta all'infinito la capacità, senza perdere il limite -vale a dire la condizione di possibilità della sua vita. I35· Ogni vita è uno straboccante processo di rinnova­ mento che soltanto lateralmente ha l'aspetto di un processo di annientamento. n precipitato della vita è qualcosa di vita­ le-di suscettibile di vita-Come la fiamma si rapporta al ca­ lore, cosi fa la x con la vita. L'un fattore è qualcosa di vitale (eccitabile) -l'altro, vita (stimolo) (la x è vita subalterna, ancora riposta sotto il limite -o meglio effetto incomp[leto] della vita). Il prodotto è vita. Entrambi i fattori sono relativi e mutabili. -Ne deriva una serie della vita. La vita in generale agisce in ogni cosa. Ciò la cui eccitazione non raggiunge il limite, si chiama - morte natura morta. La x è l'eccitazione e ciò che eccita la natura morta. La capaci[tà] mat[eria] (ossigeno, sostanza organica) è di­ versa-per questo vi è una scala della vita. Forse la pianta ha una vita semplice, l'animale una duplice, l'uomo una triplice ecc.

136. La cosa piu essenziale della vita è il fluire incessante, uniforme di Z attraversoy. Nel passare attraverso, z fornisce alla capacità una nuova energia-una nuova energia repulsi­ va contro la Z esteriore. Z sopraffày + z -lo infiamma-semplicemente con la su­ periorità di Z su z-Ma proprio nell'attimo della sopraffazio­ ne al momento u, Z perde qualcosa iny + z-qualcosa di esso se ne va-e cosi la vita, attraverso lotta e vittoria sempre nuo­ ve, prosegue day + z- attraverso il momento u, prolungato. I37· Ogni disperazione è deterministica - ma anche il determinismo è un elemento del cosmo filosofico, o sistema. L'isolamento e la falsa fede nella realtà degli elementi sono la

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fonte della massima parte, forse di tutti gli errori commessi finora. *

*

*

138. * Ogni uomo che si isoli, che sembri affetto in ma­ niera comune, è tuttavia un uomo in cui si agita un principio fondamentale. Ogni condotta innaturale è il sintomo di una massima cri­ stallizzata. L'autonomia deve iniziare nell'affezione. Ogni morale inizia nell'affezione - Essa impone affettazione. Ogni inizio è impacciato. 139. Per dare una direzione qualsiasi a un colloquio ba­ sta attenersi al fine. Ci si avvicina a esso gradualmente - la sua forza d'attrazione diviene infatti operante. Tramite que­ sta attenzione per un pensiero eterogeneo sorgono spesso i transiti piu arguti, le connessioni piu garbate. Spesso si arri­ va piu veloci di quanto si pensi. 140. L'esser contemporaneo di 2 e piu pensieri nella co­ scienza - conseguenze. 141. Anche il linguaggio è un prodotto dell'impulso for­ m[ativo] organico. Come quest'ultimo forma ovunque le stesse cose nelle circostanze piu diverse, del pari anche il lin­ guaggio, tramite la cultura, una crescente istruzione e vita­ lizzazione, si sviluppa in espressione profonda dell'idea di organizzazione, in sistema della fil[osofia]. L'intera lingua è un postulato. È di origine positiva, libera. Ci si deve accordare a pensare determinate cose con deter­ minati segni, a costruire intenzionalmente in se stessi qual­ cosa di determinato. 142. Chi si ingegnò per primo a contare fino a due- scor­ se, benché proseguire fosse difficile anche per lui, la possibi­ lità di una prosecuzione infinita secondo gli stessi principi. I 4 3.

L'astrazione indebolisce - la riflessione rafforza.

144.

*

A causa di una riflessione troppo frequente su se

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stesso l'uomo si intorpidisce e perde la sana sensibilità nei suoi propri confronti. 145. Calore passionale- freddezza passionale. 146. * Autogiudicarsi secondo le azioni reali- secondo la superficie- non secondo la trama interiore. Quant'è bella la superficie del corpo, e quant'è invece ributtante la sua es­ senza interiore. 147. La possibilità della fil[osofia] riposa sulla possibili­ tà di produrre pensieri secondo regole- di pensare in manie­ ra veramente comunitaria. lArte di filosofare assieme [sym­ philosophiren]/ Se è possibile un pensiero comunitario, allo­ ra è possibile un volere comunitario, la realizzazione di idee grandi e nuove. 148. Diritti del colloquio- /gioco assoluto./ Una vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di idee, sentimenti e pensieri identici. 149. Chi reca con sé un carattere apprenderà difficil­ mente a comprendersi. 150. Meriti della libera passività - mistici ortodossi. Fichte sceglie i meriti opposti. 1 51. Soltanto l'incompiuto può essere compreso- può condurci oltre. Ciò che è compiuto viene soltanto goduto. Se vogliamo comprendere la natura dobbiamo porla come incompiuta per approdare in tal modo a un membro dello scambio sconosciuto. /Ogni determinazione è relativa./ 152. Tendenza a render frivola ogni cosa. 153· Diventare uomo è un'arte. 154. * Lo scherzo preserva e conforta - specialmente contro i miasmi del fascino femminile.

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155. * Nel bel mondo la liquefazione va perciò temuta meno dell'irrigidimento. Lo scherzo frivoleggia. 156. Descrivere 2 tipi d'uomini-il poetico e lo scientifi­ co. Il primo offre soltanto un elemento assolutamente indi­ viduale - ex ungue leonem. Il secondo deduce completa­ mente. 157. La fantasia geognostica o paesaggistica non viene neppure sfiorata nel Meister. Gothe fa collaborare molto di rado la natura. Una volta all'inizio della quarta parte, nella scena dell'aggressione dei masnadieri, Gothe accenna sol­ tanto di passaggio alle romantiche cime della foresta. n mondo esterno è generalmente raro - compare piu di fre­ quente nella quarta parte. 158. * Ogni ricordo è presente. In un elemento piu puro ogni ricordo ci apparirà come un necessario preannuncio poetico. 1)9· * Begli hogarthismi poetici', ad esempio l'amore. I fogli di Hogarth sono romanzi. Le opere di Hogarth sono raffigurazioni argute-vere satire romane per l'occhio. Cosi come una vera fantasia musicale dovrebbe essere una satira per l'orecchio. * Hogarth è il primo poeta di satire -lo Shakespear del suo genere. 160. * n poema lirico è per gli eroi-rende eroi- Il poe­ ma epico è per gli uomini. L'eroe è lirico -l'uomo epico. Il genio è drammatico. L'uomo è lirico. La donna epica. Il ma­ trimonio drammatico. 161. I simboli sono niistificazioni. 162. * L'uomo completo dovrebbe essere una bella sati­ ra-in grado di conferire a ogni cosa una forma a piacere-di colmare ogni forma con la vita piu svariata, e di muoverla. 163. Realizzazione della teoria. Rendere i pensieri suscettibili di essere sentiti. Legge - pensiero sentito. 164. Ogni uomo ha il suo linguaggio. n linguaggio è espressione dello spirito. Linguaggi individuali. Genio lin-

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guistico. Capacità di tradurre in e da altre lingue. Ricchezza ed eufonia di ogni lingua. L'espressione pura produce l'idea chiara. Appena si possiede il giusto nome si possiedono le idee. Espressione trasparente, conduttrice. 165. Chi non può essere attivo premeditatamente, secon­ do un piano e con attenzione, tradisce debolezza. L'anima diviene troppo debole a causa della scomposizione. Senza at[tenzione] a ciò che fa, le riesce molto. Piu nulla, invece, appena deve dividersi, nonostante ogni sforzo. Qui deve so­ prattutto cercare di irrobustirsi. Spesso la causa risiede nella cattiva abitudine. L'organo dell'at[tenzione] è stato eserci­ tato a spese dell'organo attivo-pre formato, reso eccessiva­ mente eccitabile. Ed esso attrae a sé ogni forza, cosf che ne scaturisce questa sproporzione [cfr. n. 208]. 166. Tutto deve diventare un mezzo per la vita. Arte di estrarre vita da ogni cosa. Vitalizzare ogni cosa è lo scopo della vita. Piacere è vita. Dispiacere è mezzo per il piacere come la morte è mezzo per la vita. Anastomosi dell'individuo discorsivo. L'intuizione è simmetrica. La discorsività è variabile. 167. Scene vere e proprie-soltanto esse sono teatrali. l Persone allegoriche-la maggior parte le vedono soltanto in­ torno a sé. I fanciulli sono speranze-le fanciulle sono desi­ deri e preghiere. Per chi è pieno di spirito tutto è uno -per chi ha talento, ogni cosa è singolare. Uomini definenti e infinenti [Defini­

rende und in/inirende Menschen]. Il mondo dipende dalla fede. Fede e pregiudizio sono la

stessa cosa. Come assumo una cosa, cosf essa è per me. Illusione Illusione [Wahn] della transustanziazione fondamentale. Poesia soggettiva- poesia idiosincrasica. Il primo uomo è il primo a vedere spiriti -per lui tutto è spirito [cfr. n. 193].

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168. Può la lettera convenire allo spirito e vicev[ersa]? 169. Leggi dell'associazione. III fil[osofo] traduce il mondo reale in mondo ideale, e viceversa, per conferire a entrambi un senno [Verstand]. Addestramento degli animali al lavoro nei campi e nelle fabbriche. /Ogni città un emporio./ 170. Ogni vero mezzo è la componente essenziale di uno scopo; perciò è immutabile e durevole, come questo. Proce­ dimento inverso-dove il mezzo è la cosa principale e il risul­ tato -diviene secondario -procedimento bello./ 171. Lo stimolo esterno è stimolo indiretto-quello inter­ no è diretto- Il primo presuppone l'irritabilità. L'irritabilità è vita indeterminata- azione oscillante- Stimolo indiretto­ eliminazione dell'equilibrio - eterogeneizzazione -direzio­ ne determinata. La vita nasce, come la malattia, da un rista­ gno -limitazione - contatto. !Ristagno - pregiudizio - presensazione - inconseguenza l 172. Nella pura eufonia la cosa piu ordinaria è degna di eterna contemplazione. Nelle lingue straniere si sente con maggiore vivacità che ogni discorso dovrebbe essere una composizione. Si procede troppo alla leggera con il parlare e lo scrivere. Il discorso ideale rientra nella realizzazione del mondo ideale. 173. Nell'intuiz[ione] intellettuale è la chiave della vita. 174. L'uomo- metafora. 175. Lo stesso individuo in variazioni-Natalie -l'anima bella [cfr n. 198]. q6. Il giorno del Giudizio Universale è la sintesi della vi­ ta attuale e (della vita dopo la morte) della morte. 177. Soltanto un artista può spiegare il senso della vita. 178. Ogni cosa ha il suo tempo. Precipitazione.

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179. Le attese di Hemsterhuis di un organo morale sono veramente pro/etiche. 180. Stimolo- forse impedimento o animazione dell'im­ pulso. Impulso - stimolo originario. 181. Giudizio - analisi. 182. È soltanto a causa della debolezza dei nostri organi che non ci riconosciamo in un mondo di fate [cfr. n. 195]. 183. L'attività di un vero prodotto è ininterrottamente sintetica. [184]. puro sistema a priori - sorto senza la condizione di uno stimolo esterno- L'Intelligenza deve-produrre ogni cosa-senza e contro la facoltà organica - puro mondo idea­ le - immediata cosc[ienza] dell'intero mondo. Cosi però anche per i sensi-mondo immaginale indipen­ dente -/Bellezza./ nato e sussistente senza influsso ideale. /Compenetrazione, catena di entrambi/ 185. Immagine- non allegoria-non simbolo di qualcosa di estraneo -simbolo di se stesso. 186. L'umanità è per cosi dire il senso superiore del no­ stro pianeta - l'occhio che esso alza al cielo - il nervo che congiunge questo membro con il mondo superiore [cfr. n. 201]. 187. La filosofia non deve spiegare la natura, ma se stes­ sa. Ogni soddisfacimento è un'autodissoluzione. Il bisogno nasce dalla scissione - influsso esterno - violazione. Deve nuovamente riequilibrarsi. L'autodissoluzione dell'impulso -quest'autocombustione dell'illusione- del problema illu­ sorio è precisamente l'aspetto piacevole del soddisfacimen­ to dell'impulso. Non avviene diversamente per la vita. La di­ sperazione, la paura della morte è proprio una delle illusioni piu interessanti di questo tipo. Inizia in maniera stenica, co­ me nel dramma [Trauerspiel]- e termina astenicamente, tra­ sformandosi proprio perciò in un sentimento di soddisfazio­ ne - una pulsazione della nostra vita sensitiva.

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Può anche iniziare ast[enicamente] e terminare st[enica­ mente]. È lo stesso. Un dramma che lasci dietro di sé troppa mestizia, non ha iniziato abbastanza stenicamente. Ogni sto­ ria contiene una vita - un problema che dissolve se stesso. Ogni vita è cosi una storia. L'Amleto termina in maniera perfetta - inizia ast[enica­ mente]- e termina stenicamente. Il Meister termina con la sintesi delle antinomie- poiché è scritto da e per l'intelletto. Chi vede la vita in maniera diversa da un'illusione che an­ nulla se stessa, è ancora prigioniero della vita. La vita non dev'essere un romanzo che ci viene dato, ma che noi facciamo. 188. Tutto è seme di grano. 189. Tocchi di una bacchetta magica. /Frizione- effetto laterale./ [cfr. n. 2oo]. 190. Quanto piu semplicemente l'uomo vive e viene sti­ molato, tanto piu egli si lega a qualcosa. Che sia una legge universale della coerenza? 191. In realtà si sa e si fa interiormente sempre quel che si vuole sapere e fare. Rendersene conto è però estremamente difficile. Una precisa osservazione del primo momento della velleità- che è per cosi dire il germe, ci persuaderà che vi è già contenuto tutto quel che poi si limiterà a svilupparsi [cfr. n. 203]. 192. La spiegazione chimica del calcolo algebrico fornita da d'Aubuisson '. Questi segni non fluiscono l'uno nell'al­ tro, come i numeri, ma in ogni composizione si scorgono an­ cora gli elementi, i loro rapporti e il metodo della composi­ zione. Ils s'associent, mais ils ne se confondent pas.

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193. Il primo uomo è il primo a vedere spiriti. Per lui tut­ to è spirito. Cos'altro sono i fanciulli, se non primi uomini? Il fresco sguardo del fanciullo è piu entusiasta del presenti­ mento del piu energico visionario [cfr. n. 167]. 194. La siesta del regno degli spiriti è il mondo dei fiori. In India gli uomini si assopiscono ancora, e il loro sacro so­ gno è un giardino circondato da zucchero e !aghetti di latte. 195. È soltanto a causa della debolezza dei nostri organi, e dell'autocontatto, che non ci riconosciamo in un mondo di fate. Ogni fiaba non è che il sogno di quel mondo natale che è dovunque e in nessun luogo. Le potenze superiori che so­ no in noi, e che un giorno, come Geni, realizzeranno il no­ stro volere, sono ora Muse che ci ristorano con dolci ricordi lungo questo faticoso cammino [cfr. n. 182]. 196. Scultura, musica e poesia hanno lo stesso rapporto di epos, lirica e dramma. Sono elementi inseparabili, assie­ me in ogni arte libera e uniti però in proporzioni diverse, a seconda delle caratteristiche. 197. Cos'è l'uomo? Un perfetto tropo dello spirito. Ogni vera comunicazione è dunque plasmabile dai sensi- e le ca­ rezze non sono dunque vere comunicazioni? 198. Tutti gli uomini sono variazioni di un unico indivi­ duo compiuto, cioè di un matrimonio. Un accordo di varia­ zioni è una famiglia - nella quale occorre ricomprendere ogni società intimamente collegata. Se una variazione cosi semplice, come N atalie e l'anima bella, produce già un senso di benessere cosi profondo, come dovrà essere infinito quel-

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lo di chi percepisce la totalità nella sua potente sinfonia! [Cfr. n. 175]. 199. Un raggio di luce si frange in qualcos'altro di com­ pletamente diverso dai colori. Il raggio di luce è capace quanto meno di un'animazione in cui l'anima si frange in colori psichici. A chi non viene irt mente lo sguardo dell'a­ mata? 200. Ogni contatto spirituale è simile al tocco d'una bac­ chetta magica. Ogni cosa può diventare strumento d'incan­ to. A chi sembrino però troppo favolosi gli effetti di un simi­ le tocco, troppo meravigliosi quelli di una formula magica­ costui si rammenti soltanto del primo sfiorar la mano della sua amata - del suo primo, significativo sguardo, in cui la bacchetta magica è il raggio di luce infranto- del primo ba­ cio, della prima parola d'amore - e si chieda se la magia e l'incanto di questi momenti non siano del pari favolosi e mi­ racolosi, indissolubili ed eterni! [Cfr. n. 189]. 201. L'umanità è il senso superiore del nostro pianeta, il nervo che congiunge questo membro con il mondo superio­ re, l'occhio che esso alza al cielo [cfr. n. 186]. 202. (Il filosofo vive di problemi come [!']uomo di cibi. Un pr[oblema] insolubile è un cibo indigesto [... ] alimento digeribile, cosftutto deve[ ... ] diventare-. Quel che le spezie sono nei cibi è il paradosso nei problemi. Un problema viene davvero risolto se viene annientato come tale- Lo stesso con i cibi. In entrambi i casi il guadagno è l'attività che entrambi eccitano. Ci sono tuttavia anche problemi nutrienti e cibi nutrienti - i cui elementi divengono un accrescimento della mia intelligenza. Tramite il filosofare, in quanto esso è un'o­ perazione assoluta, la mia intelligenza viene però anche co­ stantemente migliorata, oltre a essere sempre rinnovata- ciò che nel caso dei cibi avviene soltanto fino a un certo punto. Un immediato miglioramento della nostra intelligenza è so­ spetto quanto un rinvigorimento improvviso. Il vero ritmo della salute e del miglioramento è lento - benché anche qui si diano serie diverse di velocità a seconda delle differenti

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costituzioni. Come non si mangia per acquisire sostanze del tutto nuove, estranee - del pari non [si] filosofa per trovare verità del tutto nuove, estranee. Si filosofa proprio per lo stesso motivo per cui si vive. Se si dovesse un giorno arrivare - a vivere senza alimenti dati, [allora] si giungerà anche - a filosofare [senza] problemi dati, a meno che alcuni non vi siano già giunti.) 203. [Si] sa e si fa in realtà [soltanto] quel che si vuole sa­ pere e fare. La difficoltà sta soltanto nel trovarlo. Una preci­ sa osservazione del primo momento del manifestarsi della velleità, che è per cosi dire il germe, ci persuaderà che qui è già contenuto tutto quel che poi si limiterà a svilupparsi e a chiarificarsi [cfr. n. 191]. *

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204. Platner raccontava che il viennese Sonnenfels, du­ rante un viaggio che lo portò a passare per Lipsia, ascoltò una sua lezione e, uscendo dall'aula, avrebbe detto a chi lo accompagnava: è vero, Platner parla stupendamente. Mi sembrava di sentire parlare me stesso - e aggiunse - Pensi com'è presuntuoso quest'uomo vanesio! 205. Aneddoti arguti, significativi, sentimentali, morali, scientt/ici, politici, storici, individuali (caratteristici), faceti, o ridicoli, artistici, umoristici, romantici, tragici, poetici.

La storia è un grande aneddoto. * Un aneddoto è un elemento storico- una molecola, o epigramma storico. Una storia in aneddoti- Voltaire ha pro­ dotto qualcosa di simile- è un'opera altamente interessante. La storia, nella forma consueta, è una serie di aneddoti sal­ dati reciprocamente - oppure defluita in un continuo. Cosa è superiore, il continuum o il discretum? Un indivi­ duo grandioso- oppure una moltitudine di piccoli individui - Infinito il primo - determinati, finiti, indirizzati i secondi. Un maestro di aneddoti deve saper trasformare ogni cosa in aneddoto. Schlegel ha ragione, il vero romanzo dev'essere una satira. * Si potrebbe scrivere per il W[ilhelm] Meister un Com­ mento simile a quello di Lichtenberg su Hogarth ". Finora una recensione avrebbe dovuto essere una perfetta quintes­ senza, l'estratto, di quanto è possibile scrivere e dire di un li­ bro- e ciò anche in senso metodico- sistematico. Ma siamo ben lungi dall'esserci arrivati. Se fosse almeno una satira. Si

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cominci col suddividere questa pretesa nelle sue varie parti­ Un libro, come ogni cosa, attiva migliaia di sensazioni e fun­ zioni- Determinate- e libere. 206. Un'ampia classe di aneddoti è costituita da quelli che evidenziano in maniera singolare, vistosà, una qualità umana-ad esempio astuzia, magnanimità, valore, volubili­ tà, bizzarria, crudeltà, arguzia, fantasia, bonarietà, morali­ tà, amore, amicizia, saggezza, limitatezza ecc. In breve, una galleria di azioni molteplici, umane- una caratteristica del­ l'umanità. Sono aneddoti per la scienza l'uomo, quindi di­ dattici. Un'altra classe molto ampia comprende quelli che producono effetti miranti a impegnare piacevolmente l'im­ maginazione. Forse li si potrebbe chiamare in generale aned­ doti poetici, anche se soltanto in minima parte sono poesia bella (assoluta) Avremmo dunque cosi 2 classi principali- aneddoti ca­ ratteristici- e poetici. I primi impegnano la nostra conoscen­ za- i secondi, la nostra facoltà appetitiva- sit Venia Verbis. Entrambi possono essere mescolati-e in certo modo do­ vrebbero esserlo. Quanto piu gli aneddoti caratteristici sono poetici, tanto meglio. All'opposto tutti gli aneddoti poetici­ almeno come opere d'arte e materia poetica, in relazione alla poetica-ovvero alla scienza della natura della poesia, sono caratteristici. Il viaggio di Gothe con Kraus 11 contiene un interessante contributo all'arte di poetizzare la vita di tutti i giorni. Arte di fare aneddoti. Un vero aneddoto è in sé già poeti­ co - Impegna l'immaginazione. E non è l'immaginazione, l'organo superiore, il senso poetico per eccellenza? Solo, non è poesia pura se l'immaginazione viene eccitata in funzione dell'intelletto, della facoltà della conoscenza. L'aneddoto arguto consiste nell'eccitare l'attenzione tensione-e incitazione o Nonincitazzòne. Nella seconda ca­ tegoria rientrano tutti gli aneddoti che procurano z'llusorietà. /Risa, spasimo- stimolo, Nonstimolo./ Smorzare qualcuno/. * Il racconto contiene spesso un avvenimento comune, ma intrattiene-Mantiene l'immaginazione in stato di oscil­ lazione o di intermittenza-la pone in una condizione arti/i-

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cialmente febbrile, liberandola, quando è perfetto, con un rinnovato senso di benessere. /febbre persistente,febbre in­ termittente./ 207. .;, Ogni poesia interrompe la condizione consueta -la vita comune, quasi come l'assopimento, per rinnovarci­ e per mantenere cosi sempre attivo il nostro sentimento vi­ tale. * Malattie, incidenti, eventi strani, viaggi, compagnie, hanno in certa misura effetti simili. Purtroppo tutta la vita dell'umanità è stata finora l'effetto di una poesia irregolare, incompleta. * Quella che chiamiamo fede della riconciliazione non è che fiducia in una compiuta saggezza poetica nei destini del­ la nostra vita. * Padroneggiando l'accordatoio del nostro organo supe­ riore trasformeremo noi stessi nel nostro fato poetico-e poe­ tizzeremo e potremo far poetizzare a piacere la nostra vita. I miei aneddoti devono essere arguti, umoristici, fantasti­ ci, faceti, filosofici, drammatici (poetici). * Un dialogo è in realtà un aneddoto-se è assolutamen­ te breve. Gli aneddoti caratteristici si riferiscono a una materia in­ teressante -hanno soltanto un interesse esteriore -l'aned­ doto puramente poetico si riferisce a se stesso-Esso interes­ sa per se stesso. Aneddoti matematici sugli scacchi. * Metamorfosi di un aneddoto in un compito indeterminato. *

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208. {.. nulla. Deve in generale cercare di irrobustirsi. Spesso ne è causa anche una cattiva abitudine-l'organo del­ l'attenzione, se cosi mi è concesso dire, è stato esercitato a spese di quello attivo-preformato, reso eccessivamente ec­ citabile. Ed esso attrae a sé ogni forza, cosi che ne scaturisce questa sproporzione.) [Cfr. n. 165]. .

209. Nobilitazione della passione -tramite la sua stessa applicazione, come mezzo, tramite la sua stessa libera con-

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servazione, come veicolo di una bella idea, ad esempio di un profondo rapporto con un Io amato. Collera ecc., sono sgarberie, maleducazioni- errori di de­ cenza morale, veramente umana. 210. * Unilateralità artistica- opere d'arte solo per arti­ sti - popolarità - opere d'arte anche per non artisti. 2II. (Il pensare rientra negli stimoli spirituali - nella classe dei mezzi antiastenici.) 212. n romanzo tratta della vita- rappresenta la vita. Sa­ rebbe un mimo soltanto in relazione al poeta. Spesso contie­ ne avvenimenti di una mascherata - un avvenimento ma­ scherato fra persone in maschera. Si tolgano le maschere sono avvenimenti noti- persone note. n romanzo, in quanto tale, non contiene nessun risultato determinato- non è l'im­ magine o il fatto di un principio. È un'esecuzione intuitiva la realizzazione di un'idea. Ma un'idea non si fa catturare in un principio. Un'idea è un'infinita serie di principi- una grandezza irrazionale - inattuabile (music[almente]) - in­ commensurabile. (E se ogni irrazionalità fosse relativa?) La legge della sua progressione è però enunciabile - ed è secondo questa che un romanzo va criticato. 213. * Il ditirambo, fra le azioni sensuali, è l'abbraccio. Deve perciò essere giudicato secondo le sue leggi di natura. 214. Giudizio- prodotto e oggetto del senso per i sensi­ del senso universale. * Favola- massimo della esposizione poetica, popolare, della filosofia del Primo periodo- ovvero della filosofia allo stato naturale - dei filosofemi isolati della Prima civiltà, o formazione- non poesia pura, originaria- ma filosofia artifi­ ciale- divenuta poesia. Non rientra nell'arte bella- È tecni­ ca - prodotto dell'intenzione - conduttrice di uno scopo. Perciò l'arbitrio intenzionale nella scelta della materia- Una materia forzata tradisce intenzione- il piano di un essere ra­ zionale. L'uomo si sente obbligato ad aggiungere mental-

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mente un pensiero quale supplemento di questo fenomeno. Lo stesso inventore, per rendersi facilmente comprensibile, ha escogitato un avvenimento- pensato esclusivamente allo scopo di risvegliare velocemente e senza ambiguità in chi ascolta il pensiero che si ha di mira. Forse ha dovuto impie­ gare molta fatica per trarre questo risultato dagli avvenimen­ ti scomposti e torbidi che egli ha vissuto- per ottenere que­ sto giudizio, questo principio, e convincersi della sua esat­ tezza. Ciò gli diede l'occasione per inventare la fiaba- Com­ pose un avvenimento - una formula geroglifica - che non conteneva altro che il principio ed era cosi eloquentemente fisiognomica da non potersene equivocare l'anima - da co­ stringere, ascoltandola, in questa operazione d'imitazione spirituale, a imitare necessariamente il principio in essa cela­ to - e a doverlo isolare tramite l'attenzione, a riconoscerlo immediatamente quale scopo dell'opera, poiché a essere imitata è consapevolmente un'opera dell'uomo, il prodotto di un'intenzione. Quanto piu rozza è l'arte, tanto piu sor­ prendente è la costrizione della materia. L'artista primitivo non ripone alcun valore nella bellezza e nella regolarità in­ terna della forma - Egli aspira soltanto a un'espressione si­ cura del suo scopo- il suo fine è una comunicazione intelle­ gibile-. Meno il senso generale è esercitato a separare, meno svelto è l'intelletto a capire, tanto piu dev'essere breve e semplice il suo operare, tanto meno velata, tanto piu libera­ mente legata l'intenzione, il pensiero con la materia. L'ani­ ma dell'opera d'arte deve mostrarsi il piu possibile alla su­ perficie - deve farsi invadentemente riconoscere nei movi­ menti e nelle modificazioni esagerate e innaturali della mate­ ria, nella caricatura. Da un uomo, per quest'epoca, ragione e divinità non par­ lano in maniera sufficientemente distinta, sorprendente devono essere le pietre, gli alberi, gli animali a parlare, per­ ché l'uomo senta se stesso e torni a conoscersi. La prima arte è geroglifica. Comunicazione, arte della conoscenza di sé o linguaggio, arte rappresentativa e figurativa, o poesia, sono ancora uni­ te. Soltanto in seguito questa rozza massa si separa- e allora nasce l'arte della denominazione, linguaggio in senso vero e

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proprio- filosofia- e l'arte bella, arte creativa, poesia in as­ soluto. La sapienza degli enigmi, ovvero l'arte di celare la sostan­ za sotto le sue qualità - di confondere misticamente le sue caratteristiche, rientra in questo periodo come esercizio del­ la sagacia giovanile.È possibile che parole mistiche, allegori­ che, abbiano costituito l'inizio della popolarizzazione di questi antichi teoremi- anche se la conoscenza in assoluto non è venuta al mondo in questa forma popolare. Le para­ bole sono di formazione ben piu tarda. Nella poesia artifi­ ciale, o tecnica in generale, rientra quella retorica. Il caratte­ re della poesia artificiale è la conformità a uno scopo- inten­ zione esterna- Il linguaggio in senso stretto rientra nell'am­ bito della poesia artificiale. Il suo scopo è una determinata comunicazione. Se dunque si vuole chiamare il linguaggiol'espressione di un'intenzione, allora l'intera poesia artificia­ le è linguaggio - il suo scopo è una comunicazione determi­ nata- eccitazione di un pensiero determinato. Il romanzo rientra nella poesia naturale - l'allegoria, in quella artificiale. La poesia naturale può spesso avere, senza danno, l'aspet­ to di quella artificiale- dzdattica- Deve soltanto esservi col­ legata casualmente, liberamente.Quest'apparenza allegori­ ca le conferisce uno stimolo ulteriore- ed essa non può ave­ re stimoli (incitazioni d'ogni genere) a sufficienza. Musica- scultura e poesia sono sinonimi.

215. * Le normali favole con le loro morali sono simili al­ le immagini al fondo delle quali l'autore deve scrivere ciò che debbono significare.In Lessing troviamo spesso un epi­ gramma che chiude la favola, ed è benvenuto. 216. (Pittura retorica- artificiale.) 217. (Musica retorica- artificiale.) 218. Alla metafisica è accaduto lo stesso che a molti bam­ bini ricchi, trascurati- ecc.la sua apparente ignoranza e po­ vertà. [219]. (poesia epica è flemmatica (Indirettamente aste­ nica)- Poesia lirica è eccitabile (Direttamente astenica). (La

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drammatica è quella stenica in maniera diretta e indiretta ovvero quella irascibile e melanconica.) Quella drammatica è completamente sana, autenticamente mista.) 220. ( r. Costituzione con irritabilità insufficiente. (indi­ rettamente ast[enica]). 2. Cost[ituzione] con irritabilità superflua (direttamente ast[enica]). a. C[ostituzione] con incitazione superflua (direttamente stenica). b. C[ostituzione] con incitazione insufficiente (indiretta­ mente stenica). r. o a. sono esposte prevalentemente a paralisi- infiam­ mazioni indirette- 2. o b. a stenie, o a infiammazioni dirette. Le infiammazioni dirette sono paralisi indirette - e vice­ versa. Incitamento e irritabilità si determinano reciprocamente. Nessuno senza l'altro- e precisamente fin dall'inizio.) 221. (Patologia dei vasi e degli umori- incitamentismo e irritabilitismo sono assolutamente identici - o uniti - mem­ bro intermedio sintetico.) 222. (Non c'è alcun temperamento puro. Ogni tempe­ ramento è misto- e soltanto guastato o viziato.) 223. (Un temperamento puro sarebbe una malattia per­ manente.) 224. (E se infine ogni domanda del tipo- Cos'è questo? e Perché? fosse una domanda stupida?) [225]. Già per Platone 121' amore è figlio della mancanza, del bisogno- e dell'abbondanza. 226. * Come il pittore guarda gli oggetti visibili con oc­ chi completamente diversi da quelli dell'uomo comune- del pari il poeta fa esperienza degli eventi del mondo interiore ed esteriore in maniera molto diversa dall'uomo normale. In nessun altro luogo- come nella musica- è però piu evidente che è soltanto lo spirito a poetizzare gli oggetti, le modifica-

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zioni della materia, e che il bello, l'oggetto dell'arte, non ci viene consegnato né è presente già pronto nei fenomeni. Ogni suono prodotto dalla natura è aspro- e privo di spirito -soltanto all'anima musicale il fremere del bosco-il sibilare del vento, il canto dell'usignolo, il mormorare del ruscello, appaiono spesso melodiosi e significativi. Il musicista trae da se stesso l'essenza della propria arte- né può sfiorarlo anche il piu piccolo sospetto d'imitazione. La natura sembra do­ vunque compiere in precedenza già tutto il lavoro del pitto­ re-costituire comunque il suo modello irraggiungibile- Ma in realtà l'arte pittorica nasce in maniera cosf indipendente, cosf a priori, come l'arte musicale. Il pittore non fa che ser­ virsi di un linguaggio segnico infinitamente piu complesso di quello musicale - il pittore dipinge in realtà con l'occhio­ La sua arte consiste nel vedere con regolarità e in modo bel­ lo. Il vedere è qui del tutto attivo- un'attività assolutamente formativa. Il suo quadro è soltanto la sua cifra - la sua espressione -Il suo strumento di riproduzione. Si paragoni - la nota a questa cifra artificiale. Il musicista potrebbe poi ancor piu contrapporre al quadro del pittore il molteplice movimento delle dita, dei piedi e della bocca. Anche il musi­ cista ascolta in modo attivo-Egli ascolta dal di dentro. Cer­ tamente, per i piu quest'uso inverso dei sensi è un mistero, ma ogni artista ne sarà piu o meno chiaramente cosciente. Quasi ogni uomo è in piccolo grado già artista - In effetti, egli vede dal di dentro e non verso l'interno- Sente dal di dentro e non verso l'interno. La differenza fondamentale è la seguente; l'artista ha animato nei suoi organi il germe della vita autoformativa- ne ha aumentato l'irritabilità per lo spi­ rito ed è perciò in grado di far fuoriuscire attraverso di essi idee a piacere- senza sollecitazioni esterne- Di usarli come strumenti per modificare a piacere il mondo reale- al con­ trario, in chi non è artista, essi reagiscono soltanto dietro l'intervento di una sollecitazione esterna, e lo spirito, come la materia inerte, sembra stare, ovvero assoggettarsi, alle leg­ gi fondamentali della meccanica, secondo le quali ogni mo­ dificazione presuppone una causa est�rna, e azione e reazio­ ne devono sempre bilanciarsi. È quanto meno di conforto sapere che questo comportamento meccanico è innaturale

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per lo spirito, e, come ogni innaturale condizione dello spiri­ to, temporaneo. Neppure negli uomini piu volgari lo spirito è completa­ mente soggetto alle leggi della meccanica- e sarebbe perciò possibile sviluppare in chiunque questa superiore disposi­ zione e capacità degli organi. Per tornare alla differenza fra pittura e musica, è subito evidente che nella musica la cifra, lo strumento e la materia sono separati, mentre nella pittura sono uniti, e che proprio perciò in essa ogni elemento, considerato astrattamente, sembra tanto incompiuto. Credo sia allora certo che la pittu­ ra è di gran lunga piu difficile della musica. Che essa sia per cosi dire piu vicina di un gradino della musica al santuario dello spirito, e per questo, se posso dir cosi, piu nobile della musica, è possibile anche ricavarlo dal comune argomento encomiastico dei suoi estimatori, secondo i quali la musica produrrebbe un effetto molto piu potente e universale. Tale grandezza fisica non dovrebbe però essere l'unità di misura dell'altezza intellettuale delle arti, quanto piuttosto esserle controindicativa. (Già gli animali conoscono e possiedono una musica- ma della pittura non hanno sentore. La contra­ da piu bella, l'immagine piu incantevole, essi in realtà non la vedranno. Un oggetto, dipinto e tratto dalla cerchia di quelli che essi conoscono, li ingannerà soltanto - Ma, visto come quadro, non ne avranno alcuna sensazione.) Un buon attore è in effetti uno strumento plastico e poeti­ co. Un'opera, un balletto sono effettivamente concerti pla­ stico-poetici- opere d'arte collettive di parecchi strumenti plastici. /Senso attivo del sentimento. Poesia.! 227. (Compenetrazione di scultura e musica- non sem­ plice mediazione.) [228]. (Sull'arte espositiva fichtiana. Mio colloquio con Sillig ". Punti rivelatori. Senso divinatorio - serie di forme individuali. Scienze a priori degli altri pianeti.) 229. (Curva della vita spirituale- e della vita fisica.!) 230. (Ogni inizio di vita dev'essere antimeccanico -

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un'irruzione potente-un'opposizione al meccanismo-ma­ teria assoluta - primitivo elemento dello spirito anima.) =

231. {Ogni vita è un flusso ininterrotto-la vita proviene soltanto dalla vita e cosf via. Spiegazione superiore della vita.) ,� Soltanto se noi, come uomini, potessimo confrontarci con altri esseri razionali, sapremmo che cosa in realtà siamo, a quale livello siamo. 232. * L'ideale della moralità non ha rivale piu perico­ loso dell'ideale della forza superiore-della vita piu possente -che si è denominato anche ideale di estetica grandezza, so­ stanzialmente molto giusto, ma molto sbagliato quanto all'i­ dea -È il massimo della barbarie - e ha purtroppo raccolto moltissimi seguaci fra i piu codardi, in tempi di imbar­ barimento culturale come i nostri. L'uomo, con questo idea­ le, diviene uno spirito animale-una mescolanza, la cui bru­ tale arguzia esercita una brutale forza d'attrazione proprio sui codardi. 233. Fra piu stimoli che si presentano, è il piu forte ad avere effetto, secondo le immutabili leggi del meccanismo, sull'essere irrazionale. L'essere irrazionale lo assorbe, anche a costo di esserne annientata. L'essere razionale possiede proprio nella sua ragione un principio che riposa al di là dei limiti della legislazione meccanica. Quanto piu dunque è ra­ zionale, tanto meno il suo agire dipenderà dagli effetti delle leggi meccaniche. E quando, per realizzare il proprio pro­ getto, per manifestare l'idea della propria esistenza, ha biso­ gno di una materia meccanica come strumento, essa non sa­ rà tenuta a scegliere lo stimolo piu potente fra quelli che so­ no necessari per muovere e mantenere il suo strumento, a meno che non rientri nel piano dei movimenti e delle modi­ ficazioni del suo strumento: al contrario, essa costringerà il proprio strumento -a patto che questo sia, com'è nei pre­ supposti, del tutto pervaso dalla ragione e perciò completa­ mente dominato da essa- ad accogliere lo stimolo che è piu confacente al movimento, nella sua conformità allo scopo, e alle sue modificazioni. Ecco la spiegazione di quella costri­ zione. È il caso di piu stimoli contemporaneamente insor-

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genti- ma varrà anche per il caso che sia disponibile soltanto uno stimolo. Qui l'essere razionale deve possedere la forza di integrare, ricorrendo al rafforzamento dell'irritabilità del­ lo strumento, quanto forse in essa si perde per l'incitamento necessario; e invece, ricorrendo a una diminuzione, a un ab­ bassamento dell'irritabilità dell'organo, di temperare quan­ to di forza eccedente partecipa al suo interno. Scomposizione di uno stimolo in parecchi, attraverso un'accoglienza lenta, graduale. Unificazione di parecchi sti­ moli in un unico attraverso una- accoglienza simultanea, ve­ loce. 2 34· �' Moralità e filosofia sono arti. La prima è l'arte di scegliere conformemente, a priori, fra i motivi per le azioni di un'idea morale, di un'idea artistica, e di riporre in tal mo­ do un significato grande e profondo in ogni azione- di con­ ferire alla vita un significato superiore, e di ordinare, di uni­ ficare cosi a regola d'arte in una totalità ideale la massa delle azioni interne ed esterne l Interni sono i principi e le risolu­ zioni/. La seconda è l'arte di procedere in modo simile con i pensieri, di scegliere fra di essi - l'arte di produrre tutte le nostre rappresentazioni secondo un'idea assoluta, artistica, e di pensare a priori, dalle profondità del nostro spirito, un sistema universale e di usare attivamente l'organo del pen­ siero per esporre un mondo puramente intelligibile.

/La metodica è l'arte di divenire filosofi - l'ascetica l'arte di divenire uomini morali./ In ogni vera arte viene realizzata un'unica idea- un unico spirito- viene prodotto dall'interno verso l'esterno- il mon­ do degli spiriti. Per l'occhio esso è il mondo visibile a priori­ per l'orecchio, il mondo udibile a priori- per l'organo mora­ le, il mondo morale a priori - per l'organo del pensiero, il mondo del pensiero a priori, e cosi via. Tutti questi mondi non sono che espressioni diverse di strumenti diversi di un unico spirito e del Suo mondo. 2 35. L'unificazione della massima irritabilità e della mas­ sima energia dovrebbe essere la caratteristica della costitu-

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zione piu perfetta. Possono essere unificate, come ogni estremo, soltanto tramite una reale libertà, tramite la volon­ tà vale a dire- deve esserci nell'uomo una possibilità, una fa­ coltà di regolare a piacere l'irritabilità - e di modificare a piacere l'impressione- una facoltà di indirizzare a piacere l'irritabilità. Questa facoltà la avvertiamo nel modo piu chia­ ro già nelle modificazioni del sistema degli organi che chia­ miamo anima. L'attenzione è un'espressione di questa facol­ tà- per mezzo suo siamo in grado di far agire sull'uno o sul­ l'altro senso interno, in modo potente o debole, lungamente o brevemente, un oggetto a piacere. L'attenzione aumenta e diminuisce, regola dunque l'irritabilità di questi organi. La capacità di astrazione le è molto collegata, forse identica Essa elimina a piacere la sollecitazione di alcuni incitamenti - Individualizza l'organo e rende in tal modo a piacere lo sti­ molo specifico o individuale. Questa facoltà consiste dun­ que nella capacità di localizzare l'irritabilità nell'organo- di suddivider/a a piacere all'interno di esso - Di concentrarla in un unico punto o in piu punti - di fare di questi ultimi dei contenitori (conduttori)- ovvero anche di scomporla in infiniti punti reciprocamente indipendenti, di diffonderla (Nonconduttori). Decomponendo, dividendo, la facoltà d'a­ strazione diminuisce l'irritabilità- riunificando, concentran­ do, essa la rafforza. Qualcosa di molto simile deve in parte già accadere anche nel corpo - il sistema degli organi piu grossolani -, in parte esservi possibile, dietro esercizio appropriato, a un grado ben superiore. Lo scopo dell'arte medica deve perciò essere quello di svi­ luppare compiutamente questa facoltà. Non mancano esempi di simili capacità. - -236. (Dialoghi su Herder- sulla nona e decima raccolta delle sue lettere sull'umanità".) 237· * n mondo dei libri è in effetti soltanto la caricatu­ ra di quello reale. Entrambi scaturiscono da un'unica fonte­ n primo si manifesta però in un mezzo piu libero, mobile-

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perciò tutti i suoi colori sono piu netti-meno tinte interme­ die-i movimenti piu vitali-i contorni dunque piu sorpren­ denti-l'espressione iperbolica. Il primo si manifesta soltan­ to frammentariamente- il secondo, totalmente. Per questo il primo è piu poetico - piu pieno di spirito - interessante pittoresco- ma anche meno vero-non filosofico- immora­ le. La maggior parte degli uomini, compresa la maggior par­ te dei dotti, hanno soltanto una visione libresca-una visione frammentaria del mondo reale -e allora questo soffre degli stessi difetti, godendo però anche degli stessi vantaggi del mondo libresco. Molti libri non sono del resto altro che esposizioni di tali visioni individuali, frammentarie, del mondo reale. Di piu sul rapporto fra il mondo libresco (mondo letterario) e quello reale. 238. * La maggioranza non si rende conto di quant'è in realtà interessante e di quante cose interessanti in realtà di­ ce. Una vera esposizione del loro Sé- una connotazione e un giudizio dei loro discorsi li meraviglierebbe enormemente di se stessi e li aiuterebbe a scoprire un mondo completamente nuovo al loro interno. * Gli scrittori sono cosi unilaterali, come tutti gli artisti di un unico tipo- e persino piu ostinati. Fra gli scrittori di professione ci sono sorprendentemente pochissimi uomini liberali - specialmente quando vivono esclusivamente del loro mestiere. Vivere della scrittura è un'impresa estrema­ mente azzardata persino per la vera formazione spirituale e la libertà. 239. * Nonostante ogni lacuna e ogni incompletezza delle sue conoscenze, necessariamente implicite nel modo del suo apprendimento, un autodidatta ha tuttavia il grande vantaggio che ogni nuova idea di cui egli si appropria entra subito nella comunità delle sue conoscenze e pensieri, me­ scolandosi con il tutto nel modo piu profondo e dando cosf occasione a collegamenti originali e a scoperte molteplici e nuove.

240. {Nella cost[ituzione] irritabile l'irritabilità cresce e

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decresce velocemente- In quella non irritabile -lentamente.

È una caratteristica fondamentale.)

241. * Quanto piu lo spirito vuol essere quieto- e pron­ to-tanto piu deve cercare di impegnare il corpo contempo­ raneamente in maniera insignificante- È per cosi dire la ca­ tena negativa, quella che abbandona a terra per poter diven­ tare ben piu attivo ed efficace-musica- cibo, ovvero mezzi stimolanti in assoluto-belle immagini per l'occhio- profu­ mi - frizioni - oppure andare in giro. 242. Sarà compiuto al massimo grado, puramente szste­ matico, quell'individuo che è reso tale soltanto da un unico as[soluto] caso- ad esempio dalla sua nascita. In questo caso

tutti i suoi restanti casi, l'infinita serie delle sue condizioni, devono ritrovarsi inseriti, o, meglio, essere determinati co­ me suoi casi, sue condizioni. Derivazione di una vita indivi­ duale da un unico caso - da un unico atto arbitrario. Suddivisione di un unico caso - di un unico, grande atto d'arbitrio, in molteplici- infiniti- attraverso un inserimento graduale - una penetrazione lenta - graduale - un accadi­ mento. *Uno scrittore di romanzi [Romanschrez"ber] opera una sorta di bouts rimes-trasformando un dato insieme di casi e situazioni - in una serie ben ordinata, regolare -facendo si che un solo individuo attraversi tutti quei casi fino a un pre­ ciso scopo. Deve avere un individuo peculiare, che determi­ ni gli avvenimenti e ne venga determinato. Questo scambio, ovvero le modificazioni di un solo individuo - in una serie continuativa, formano la materia interessante del romanzo. Un poeta del romanzo [Romandichter] può procedere in di­ versi modi - Ad esempio egli può dapprima escogitare un insieme di avvenimenti-e poi immaginare un individuo che lo animi /un insieme di stimoli, e poi una costituzione che sia per essi particolare e li modifichi variamente, specificando­ li./ oppure, all'opposto, può fissare dapprima un individuo peculiare e inventare per lui un insieme di avvenimenti. Può dunque presentare: a. avvenimenti e individuo in connessione, e precisamente I. o la modificazione degli av-

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venimenti, dei casi, tramite un individuo, oppure 2.le modi­ ficazioni dell'individuo attraverso gli avvenimenti, oppure ancora 3· entrambi mentre si modificano scambievolmente -o: b. entrambi reciprocamente indipendenti- e precisamen­ te 1. mentre si incrociano-2. in un parallelismo 3· del tutto separati. Gli avvenimenti possono però essere 1. o azioni in­ terdipendenti di un essere razionale (vi rientra anche il Fato) -oppure casi isolati, oppure entrambi mescolati. Nel primo caso abbiamo: B. 1. rappresentazione di una lotta-B. 2. rap­ presentazione di una comunità- B. 3· rappresentazione di mondi doppi-che possiede l'unità massimamente pittorica, poetica. Nel secondo caso abbiamo: B. r. lotta con la sfortu­ na- B. 2. comunione con la fortuna- B. 3· come nel primo caso. Le regole del terzo caso si ricavano da ambedue i pri­ mi. Quando si conosce quale classe di queste diverse rappre­ sentazioni abbia scelto il poeta, tutto al suo interno deve po­ tersi dedurre e giustificare da questo concetto. Ogni rappre­ sentazione deve avere un'unità- se vuol essere una rappre­ sentazione unitaria- una totalità unitaria- e non invece es­ sere per principio priva di forma nel complesso e soltanto singolarmente dotata di forma poetica. Ma allora non sareb­ be un'opera d'arte- bensf una bisaccia piena di frammenti artistici. Quanto piu il poeta è grande, tanto minori sono le libertà che si concede, e tanto piu è filosofico. Egli si accontenta della scelta arbitraria del primo momento e sviluppa in se­ guito soltanto la predisposizione di quel seme-fino alla sua dissoluzione. Ogni seme è una dissonanza- una discrepanza che a poco a poco deve equilibrarsi. Questo momento inizia­ le comprende i membri dello scambio in un rapporto - che non può rimanere tale - ad esempio nel Meister- Tensione verso ciò che è superiore e condizione da commerciante. Non può rimaner cosi-Uno dei due deve aver ragione del­ l'altro- Meister deve abbandonare il commercio oppure il suo anelito dev'essere annientato - Si potrebbe ancor me­ glio dire- senso per l'arte bella- e vita di società si combat­ tono in lui per il predominio. Il primo e il secondo- la bel­ lezza e l'utilità sono le dee che gli appaiono talvolta in forme

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diverse al bivio. Infine giunge Natalie-e i due sentieri si ti­ congiungono, assieme alle due forme. n poeta, accettando parecchi punti arbitrari-che cerca di collegare, si facilita, per quanto paradossale possa sembrare -il proprio lavoro-Riempire un tale boutrimé è in effetti piu semplice-che sviluppare a priori e rigorosamente da un se­ me iniziale la sequenza che ne scaturisce-È piu difficile pro­ cedere logicamente da un concetto semplice fino a un uni­ verso fisico-che viceversa. Nel primo caso lo spirito dev'es­ sere attivo in maniera ben piu intensa e pura che nel secondo -dove la sua attività è di gran lunga piu passiva- mista. Qui viene rinvigorito da altre forze -li deve lavorare da solo con­ tro forze che gli si oppongono. Ogni cosa ha una tendenza centrifuga- è lo spirito a renderle centripete-nel primo ca­ so lo spirito agisce contro ogni naturale inclinazione degli or­ gani e li costringe a unificarsi in un'unica formazione [,] per consolidare un unico punto-costruisce un mondo dal nulla -costruisce per primo ciò che è solido. Ma se ha in partenza a che fare con una gran quantità di corpi solidi-si rafforza già con un'attività spirituale-le attività degli altri spiriti, oppure la sua stessa attività precedente-gli tornano utili-I corpi so­ lidi seguiranno una tendenza ottenuta artificialmente per collegare in maniera molto piu semplice, e operare una riuni­ ficazione sistematica attorno a un centro. ((il mondo fisico si rapporta al mondo dell'anima-come i corpi solidi a quelli areiformi, o, meglio, alle forze).)

243. Per natura, gli organi non hanno alcuna tendenza ad essere determinanti e fissati-ovvero a riunirsi per forma­ re un unico corpo individuale-solo attraverso lo spirito essi ricevono punti centrali comuni - e vengono tramite questi costretti ad alcune funzioni regolari, immutabili-L'occhio, dove la mano sente e l'orecchio ode, deve dunque formare un determinato colore, un profilo determinato, appropria­ to, e viceversa -Senza spirito non ci sono colori, e profili nessuna diversità di suoni ecc. -né diversità di sentimenti o superfici determinate e limiti ecc. {Ogni corpo viene tenuto unito e determinato da una monade.)

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244. (Chiamiamo concetto la sensazione, o intuizione della monade individuale. La rappresentazione della mona­ de è il concetto letterale.) 245. (L'anima è la monade le cui espressioni sono mona­ di molteplici-il senso, sit Venia Verbis, che attiva e riunisce i rimanenti sensi attraverso dei punti centrali. Lo spirito in­ dirizza questo senso monadico-Attiva e puntualizza a pia­ cere la monade originaria.

l

(Punto) puntato

-

(linea) lineato

-

(superficie) appianato

-

(corpo) animato.

l

L'animazione precede-lo spirito, nella misura in cui ani­ ma, si chiama anima; tramite l'animazione divengono possi­ bili-l'appianamento -la lineatura e la puntatura.)

246. (2 tipi estremamente importanti (diversi) di uso dei sensi -e dei relativi sentimenti) -Quello attivo -e quello passivo-Direttamente attivo- indirettamente attivo- indi­ rettamente passivo -direttamente passivo. (Si dovrebbero contemplare tutte le cose come si osserva il proprio Io-co­ me attività propria. Con l'Io, si procede solo nel modo piu semplice- è l'inizio, il principio di quest'uso). 247. * Allo stesso modo in cui poniamo in movimento a piacere il nostro organo del pensiero-modifichiamo a pia­ cere il suo movimento-lo osserviamo assieme ai suoi pro­ dotti-e lo esprimiamo molteplicemente-allo stesso modo in cui portiamo al linguaggio i moti dell'organo del pensiero -in cui li esprimiamo nei gesti-li fermiamo nelle azioni, in cui in generale d muoviamo e ci arrestiamo a piacere- riu­ niamo e separiamo i nostri movimenti - proprio allo stesso modo dobbiamo apprendere a muovere, frenare, riunire e separare anche gli organi interni del nostro corpo. Tutto il nostro corpo è suscettibile di essere posto a piacere in movi­ mento dallo spirito. Gli effetti della paura, del terrore-della tristezza, della collera- dell'invidia-della vergogna, della gioia, della fantasia ecc. lo indicano a sufficienza. Ci sono poi sufficienti esempi di uomini -che hanno raggiunto un dominio volontario su alcune parti del loro corpo, generai-

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mente sottratte all'arbitrio. Ciascuno diverrà cosi il proprio medico -e potràraggiungere un sentimento completo, sicu­ ro ed esatto del proprio corpo -e l'uomo stesso diverràvera­ mente indipendente dalla natura, in grado forse di attivare nuovamente persino le membra perdute, di morire sempli­ cemente volendolo, e di ottenere in tal modo una vera cono­ scenza del corpo - dell'anima -dell'universo, della vita­ della morte e del mondo degli spiriti. Dipenderà forse allora soltanto da lui animare una materia - Costringerài suoi sensi a produrreper lui la forma che egli vuole -e potrà vivere nel suomondo nel senso piuproprio della parola. Saràallora ca­ pace di separarsi dal suo corpo -se lo riterrà opportuno -e vedrà [,] ascolterà -e sentirà -ciò che vuole, come vuole e nella connessione voluta. Fichte ha insegnato l'uso attivo dell'organo del pensiero­ e lo ha scoperto. Forse Fichte ha scoperto le leggi dell'uso at­ tivo degli organi in generale. L'intuizione intellettuale non è altro che questo. 248. Cos'è la natura? -un indice, o un piano enciclope­ dico e sistematico del nostro spirito. Perché vogliamo ac­ contentarci del semplice elenco dei nostri tesori - fateceli esaminare a noi stessi -ed elaborare, e utilizzare molteplice­ mente. * n fato che ci opprime è l'inerzia del nostro spirito. Am­ pliando ed educando la nostra attività trasformeremo noi stessi in fato. Tutto sembra rifluire verso il nostro interno, perché noi non rifluiamo all'esterno. Siamo negativi perché vogliamo quanto piu positivi diventeremo, tanto piu sarà negativo il mondo che ci circonda -finché da ultimo non vi sarà piu al­ cuna negazione -ma saremo tutto in tutto.

Dio vuole dei. 1, Se il nostro stesso corpo non è altro che un effetto cen­ trale comune dei nostri sensi -e noi dominiamo i sensi -li possiamo attivare a piacere -li possiamo collettivamente in­ dirizzare verso il centro, allora dipende soltanto da noi darci il corpo che vogliamo. E se i nostri sensi non sono che modificazioni dell'organo

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del pensiero - dell'elemento assoluto - allora, contempora­ neamente al dominio su questo elemento, noi potremo mo­ dificare e indirizzare a piacere anche i nostri sensi.

249. * Il pittore possiede già in certo modo l'occhio -il musicista l'orecchio - il poeta l'immaginazione - l'organo della lingua, e la sensazione -o piuttosto parecchi organi al contempo -e dirige i loro effetti riunificati all'organo della lingua, o alla mano- (il filosofo l'organo assoluto)- in suo potere - e agisce a piacere tramite essi, rappresenta tramite essi un mondo degli spiriti a piacere- il genio non è altro che lo spirito in quest'uso attivo degli organi- Finora abbiamo avuto soltanto geni individuali-lo spirito deve però divenire genio in senso totale. Fichte ha iniziato a realizzare soltanto un'unica idea di questo tipo -l'idea di un st'stema di pensiero. Chi vuol dun­ que divenire partecipe di quest'idea-deve imitarlo- si capi­ sce, attraverso la spontaneità nei confronti di quest'idea. Nel­ l'idea deve esserci la legge compiuta della sua soluzione. 250. * A uno riusd-egli sollevò il velo della dea di Sais­ Ma cosa vide? vide - miracolo dei miracoli - Se Stesso. 251. (Il principio chimico-l'idea della chimica- i mate­ riali della chimica sono membra sparse dell'originaria idea della chimica- il principio animatore- tramite cui la chimi­ ca diviene l'arte a priori - devo aggiungere.) 252. * Regola-indicazione della direzione e della misu­ ra-modello, prefigurazione, tracciato di rapporti e direzio­ ni determinati. Idee - liberi progetti, modelli, proiezioni del genio. Arte-capacità di produrre in maniera determinata e libe­ ra - determinatamente - secondo una regola determinata un'idea determinata già altrove, che si chiama concetto- in­ determinatamente, secondo un'idea pura vera e propria. *

*

*

253. L'arte, se si vuole, si divide in arte reale l compiuta, attuata, per mezzo degli organi esterni attivi (conduttori) l-

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e in arte immaginata l trattenuta mentre è in cammino negli organi interni (d[agli] organi interni, come N[on]C[ondut­ tori], isolatt)), e attiva soltanto per mezzo di questi/. Que­ st'ultima è la scienza nel significato piu ampio. Entrambe si suddividono in due partizioni fondamentali - nell'arte determinata dagli oggetti - ovvero già indirizzata da altre funzioni centrali dei sensi, determinata da concetti, finita, limitata, comunicabile- e nell'arte indeterminata, li­ bera, immediata, originale, non derivata, ciclica, bella, auto­ noma, che realizza idee pure, vivificata da idee pure. La prima è soltanto il mezzo per uno scopo- scopo che in sé è l'attività appagantesi dello spirito, un autogodimento dello spirito. Gli eruditi praticano la scienza nel significato piii ampio­ sono i maestri dell'arte determinata - e i filosofi - i maestri dell'arte indeterminata, libera. L'arte kat exoxin, o reale (esterna), la praticano gli arti­ giani- i maestri della parte determinata- e gli artisti kat exo­ xin, i maestri della classe libera. L'erudito raggiunge il massimo nella sua scienza tramite la massima semplificazione- delle regole e in tal modo della materia- Se riesce a dedurre tutte le regole determinate- da un'unica regola determinata- a ridurre tutti gli scopi deter­ minati ad un unico scopo ecc., ha condotto la propria scien­ za al massimo grado di completezza. L'erudito enciclopedi­ co, che fa ciò nell'ambito di tutte le scienze determinate­ trasformando in tal modo tutte le scienze determinate in un'unica scienza determinata, è l'erudito per eccellenza. L'arte determinata potremmo chiamarla scienza in senso stretto {Lo stesso per il filosofo.) La filosofia può essere definita l'arte libera, immaginata. Il filosofo, che nella sua filosofia trasforma ogni singolo filo­ sofema in un'unità- che può trasformare ogni individualità in un'individualità unica, raggiunge il massimo della sua fi­ losofia. Diventa il filosofo per eccellenza quando riunisce ogni filosofia in un'unica filosofia. Lo stesso per l'artigiano e per l'artista. 254- L'erudito e l'artigiano procedono semplificando in maniera meccanica- Riuniscono forze scomposte- e scom-

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pongono nuovamente in maniera metodica tale forza e dire­ zione riunite. n filosofo e l'artista procedono organicamente -se cosi posso esprimermi-Riuniscono liberamente tramite un'idea pura e separano secondo un'idea libera. n loro prin­ cipio-la loro idea riunificatrice-è un seme organico-che si sviluppa, si perfeziona liberamente in una forma infinita­ mente individuale, completamente plasmabile e contenente individui indeterminati - un'idea ricca di idee. 255. {Materia-materia pura-veicolo dell'efficacia piu libera dello spirito-elemento verace della libertà-assoluta­ mente eccitabile per lo spirito. Idea pura, assoluta funzione di questa materia -idea determinata - da altre funzioni di questa materia - sua funzione determinata.) 256. Forma originaria individuale-carattere del mio vo­ lere originario. Carattere, per istinto- carattere, perp rincipf.

* Tanto piu la volontà è dipendente dal caso e dalle circo­ stanze- tanto meno sarà determinata, sviluppata-applicata. Quanto piu è applicata, tanto piu sarà indipendente. L'arte di diventare onnipotente-l'arte di realizzare com­ pletamente la nostra volontà. Dobbiamo avere in nostro po­ tere sia il corpo sia l'anima. n corpo è lo strumento per for­ mare e modificare il mondo-Dobbiamo dunque cercare di sviluppare il nostro corpo in un organo capace di qualunque cosa. Modificazione del nostro strumento è modificazione del mondo.

257. {Cos'è il mondo? A quale scopo lo produciamo con i nostri punti di vista?) 258. {Vivificazione degli organi interni-tramite assoàa­ zione organica nel sonno- (In massima parte situazioni spia­

cevoli, sgradevoli).)

259· * n pubblico è una persona infinitamente grande, molteplice, interessante - una persona misteriosa d'inesti­ mabile valore-il vero e proprio stimolo assoluto dell'attore. 260. (Amore attivo- amare dentro [herein und hinein]. Amore stenico -astenico. Amore perfetto.)

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261. Corteggiare

=

sforzarsi di risvegliare l'attenzione.

26\62. (Diverse temperature delle parti del corpo. Principio del calore e della vita.) 263. �' Trovare un'idea- cioè andare a tentoni nel mon­ do esterno, fra molteplici sentimenti - guardare fuori da molteplici visuali- giungere a conoscere all'esterno da mol­ teplici esperienze e dati di fatto- scegliere- da piu pensieri il pensiero giusto - individuare col pensiero lo strumento dell'idea- distinguere. Si richiede per ciò un senso fisiogno­ mico per le molteplici espressioni, strumenti dell'idea. Devo comprendere l'arte di pervenire dall'idea alla sua manifesta­ zione. 264. * Linguaggio alla seconda potenza. Ad esempio la favola è l'espressione di un pensiero nella sua totalità- e rientra nella dimensione geroglifica alla seconda potenza nel linguaggio dei suoni e della scrittura2 figurale. Ha meriti poetici e non è retorica - subalterna - se è un'espressione compiuta - se è eufonica2 - esatta e precisa - se è per cosi dire un'espressione con, finalizzata all'espressione stessa se quanto meno non appare come mezzo - ma è in se stes­ sa una produzione compiuta della facoltà linguistica supe­ riore. /Linguaggio, in senso stretto, è funzione di uno stru­ mento in quanto tale. Ogni strumento esprime, reca l'impronta dell'idea di chi lo usa./ Se un organo è al servizio di un altro, allora ne è la lingua­ la gola, la bocca. Lo strumento che piu docilmente è al servi­ zio dello spirito, che è piu facilmente suscettibile di molte­ plici modificazioni, ne diviene lo strumento linguistico pri­ vilegiato - da ciò il linguaggio della bocca e delle dita.

[265]. Inventa aneddoti./ Come scrittore, bisogna saper fare ogni tipo di rappresentazione. Prima impara a cono­ scerli attentamente - analizzali con cura - studia i migliori modelli già esistenti- poi mettiti al lavoro. A poco a poco si diviene maestri in ogni genere.

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266. (La materia è forza dipendente- determinata da al­ tra forza- forza reattiva - spirito negativo). 267. * Sappiamo qualcosa soltanto - in quanto possia­ mo esprimerla- cioè farla. Quanto piu siamo in grado di pro­ durre, di eseguire qualcosa in modo compiuto e variato, tan­ to maggiormente la conosciamo- La conosciamo completa­ mente se possiamo comunicarla, suscitarla ovunque e co­ munque - se possiamo provocarne un'espressione indivi­ duale in ogni organo. 268. È identico- dirigersi verso le cose o dirigere le cose verso di sé. 269. I nostri Stati non sono quasi altro che istituzioni giu­ ridiche - istituti di difesa. Non sono, purtroppo, istituzioni educative - accademie - e società artistiche, ovvero lo sono in maniera quanto meno molto incompleta. Per supplirvi, gli uomini devono perciò ricorrere ad associazioni particola­ ri. Bisognerebbe cercare di rimpiazzare attraverso associa­ zioni private anche le istituzioni di polizia difettose. 270. Ogni oggetto dovrebbe procurare sensazioni e fun­ zioni determinate e libere. [271]. Un matrimonio è un epigramma politico. Epi­ gramma non è che un'espressione poetica elementare- un elemento poetico - un poema primitivo. 272. Scherzetti sulle molecole. 273. Tutto ciò che non è arbitrario dev'essere trasforma­ to in qualcosa di arbitrario. 274. La forza centripeta- è l'aspirazione sintetica - la forza centrifuga - è l'aspirazione analitica dello spirito Tensione verso l'unità- tensione verso la molteplicità- tra­ mite la determinazione scambievole reciproca di entrambi­ viene prodotta quella sintesi superiore di unità e molteplici­ tà- tramite cui uno è in tutto e tutto è in uno. 275. (Sulla costruzione delle lingue antiche. Come lin-

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guaggi sonori, le nostre lingue perdono in maniera straordi­ naria.) 276. {Lirica. Pindaro - Klopostock - Orazio - mondo modulato -leggi dell'associazione.) Forse epos-lirica-e dramma [Drama] sono soltanto i 3 elementi di ogni poema-e l'epos per eccellenza, soltanto do­ ve l'epos si presenta in maniera prioritaria, e cosi via. Monotonia -politonia -armonia. {Discorso - canto - recitativo - o, meglio, recitativo (epos), canto (lirica), declamazione pura (dramma).) La perfetta Opera [musicale] è una libera riunificazione di tutti [quelli], il livello piu alto del dramma. L'epos non è che un dramma incompiuto. L'epos è un dramma poetico raccontato. 277. (L'origine dell'epos è nei racconti delle vecchie donne -il poema lirico -l'espressione dei loro affetti. Immaginazione tesa, rilassata, lieve, consistente. Il movi­ mento involontario è uno spasmo-quello volontario, un'in­ fiammazione. L'immaginazione grezza è ora volontaria-ora involontaria. L'infiammazione tramite uno spasmo è la cosid[detta] stenia indiretta. Lo spasmo tramite infiammazione è in real­ tà la cosid[detta] astenia indiretta. Reazione dello spasmo; uno stimolo assecondato- diviene infiammazione-reazione all'infiammazione-attraverso sti­ moli non assecondati-spasmo. Tutti gli stimolanti sono tali in quanto calore-mezzi che producono attività. Tutti i mezzi non stimolanti-sono tali in quanto freddo, in quanto mezzi che producono e causano inattività. Caldo e freddo sono i principi della farmacia. Spiegazioni del galvanismo. Cosa unisce caldo e freddo?- ! ! ! Il freddo separa-il calore riunisce.) [278]. (Misterioso.)! * Elevare al livello di mistero. L'i­ gnoto è lo stimolo della facoltà conoscitiva. Ciò che è noto non stimola piu. Assolutamente ignoto stimolo assoluto. Io pratico. La facoltà conoscitiva è per se stessa lo stimolo su=

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premo-l'assolutamente ignoto. Ignote altezze nelle scienze. Mistificazione.

279. Nell'Io - nel punto di libertà siamo tutti in effetti completamente identici- è a partire da li che ogni individuo si separa. L'Io è il luogo complessivo as[soluto] - il punto centrale. 280. * La poesia è l'eroe della filosofia. La fil[osofia] ele­ va la poesia a principio. Ci insegna a conoscere il valore della poesia. La fil[osofia] è la teoria della poesia. Ci mostra quel che la poesia è, che essa è uno e tutto. 28r. * L'abborracciatore non è esperto di nessun'arte di cui si parla - scimmiotta - e non possiede alcun senso per l'essenziale dell'arte. Il vero pittore è perfettamente in grado di distinguere ovunque ciò che è pittorico da ciò che non lo è. Lo stesso vale per il poeta, per il romanziere, per chi descrive viaggi. Chi scrive cronache è l'abborracciatore in campo sto­ rico- vuole dar tutto e non dà nulla. E cosi in assoluto. Ogni arte ha la sua sfera individuale - chi non la conosce bene e non ne possiede il senso -non diverrà mai artista. 282. Sono un uomo assolutamente non giuridico- privo di senso e di bisogno per il diritto. 283. Cosa sono i proverbi? 284. Ogni vero inizio è un secondo momento. Tutto ciò che è presente, si manifesta, è e si manifesta soltanto in se­ guito a una presupposizione- Il suo fondamento individuale, il suo Sé assoluto lo precede-deve quanto meno essere pen­ sato prima di lui. A ogni cosa devo far precedere il pensiero di un che di assoluto -presupporlo - E non anche ripensar/o, pospor/o? l Pregiudizio. Proposito. Presentimento. Prototi­ po. Pre fantasia. Progetto./ 285. Una cosa è o diviene come io la pongo, presuppon­ go. Cosi la limitazione del Sé e tutto il resto. [286]. * Il mago è poeta. Il profeta sta al mago come l'uomo di gusto al poeta.

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287. Una nota al testo ecc. è ben piu piccante del testo. 288. * Il gustare e il lasciar fare sembrano in effetti piu nobili del fabbricare, del produrre-lo stare a guardare-del­ l'operare - il pensare del realizzare, o dell'essere! ! ! ! 289. Non dovrebbe esserci un'unica, assoluta necessità­ che permettesse direttamente di escludere le rimanenti amore, vita completa con le persone amate? L'attività ci consente di dimenticare nel modo piu facile i nostri affanni, ma è giusto dimenticare ogni perdita? /Dove­ ri immaginari - il loro valore - la loro persistenza./ Accordature [Stimmungen]- ad esempio in musica. Atti­ mi grandiosi, energici- sensazioni doverose. Sensazioni rese eterne dalla ragione. Senza queste accordature si è cosi indif­ ferenti, cosi morti. [290]. {Io ho molta volontà- ma poca vera irritabilità. /Incitabilitas indirecta, spuria./) 29r. {Strano- che la debolezza locale di un organo spes­ so scompaia istantaneamente quando un altro organo si mo­ stra in quella condizione altrettanto improvvisamente - La causa della debolezza dev'essere dunque migratoria-erran­ te - transitoria.) 292. L'aria contiene tutti gli stamina rerum, persino quelli organici - seme aeri/orme -aria organizzata. 293. Spirito,. debole- forte. 294. * Corpo - anima e spirito sono gli elementi del mondo - come epos, lirica e dramma quelli del poema. 295. Cosa devo imparare? Che cosa può essere soltanto appreso? Dall'apprendere e dal produrre nasce la formazione scientifica.

296. piccolo.

,�

Il vero poeta è onnisàente

-

è un mondo reale in

297. i< Una definizione è un nome reale, o generante. Un nome comune è soltanto un'annotazione.

ANEDDOTI

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298. * Schemhamphorasch- nome dei nomi. La defini­ zione reale è una parola magica. Ogni idea ha una scala di no­ mi- quello supremo è assoluto e innominabile. I nomi, verso la metà, diventano troppo comuni e trapassano infine in no­ mi antitetici - il piu alto dei quali è di nuovo privo di nome. 299. Sulla natura, come un corpo conchiuso- come un al­ bero - del quale noi siamo le gemme in /z'ore, (le nature sono simili essenze- in cui l'intero è al servizio delle parti- in cui le parti sono scopi in sé- autonome. Nelle persone invece- ha luogo il rapporto inverso. Dove entram­ be le cose si necessitano scambievolmente e ognuna ovvero nessuna è scopo in sé, abbiamo essenze intermedie fra natu­ ra e persona. Questi sono gli estremi, connessi da molteplici anelli di congiunzione). [3oo]. Un'idea e una legge vengono sentite [ge/iihlt]. /realtà./ 301. Sul mondo misterioso si veda a p. 95 del secondo fa­ scicolo d[ell'] «Athenaeum» ". 302. * Produzione di frammenti mutili e dimostrazione che dietro a ogni opinione e pensiero efficaci vi sono fram­ menti del mondo quotidiano. 303. Scioglimento di un paragone- /equazione- valore as[soluto] di un'equazione./ 304. Tutto ciò che è amabtle è un oggetto [Gegenstand] (una cosa [Sache])- ciò che è infinitamente amabile è una cosa infinita- qualcosa che si può avere soltanto attraverso un'atti­ vità incessante, infinita. Si può possedere soltanto una cosa. 305. una troppo pronunciata intollerabtlità di ciò che è

incompleto è debolezza.

306. {Attenzione e amore.) l {Non vi ripongo il mio onore.) Si può riporre il proprio onore in ogni cosa- e lo si deve riporre soltanto in una. [307]. I sapienti comandanti francesi hanno compiuto un tiro maestro riuscendo ad attribuire alla loro guerra il

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credito di una guerra d'opinione. È stato cosi soltanto nelle speculazioni da salotto e per pochissimi luoghi e individui fenomeni accessori, non originari.

308. Matematica e filosofia superiori lovvero teoria delle idee, dell'infinito ecc./ hanno molte analogie. /Curve- se­ rie./ Elementi. 3 assi. Baader è uno psicologo reale e parla il vero linguaggio psicologico. psicologia reale è forse il campo destinato an­ che a me. 3 grandezze mutevoli e qualità o forze. Se io ne sono una, anche le altre devono dipendere da me. 309. I fenomeni sono i differenziali delle idee. Differen­ ziare le idee- e integrare i fen[omeni] è molto difficile. 310. Vantaggi del macrologismo- di chi vede in grande e lontano- e vantaggi del micrologismo, dei miopi e di chi ve­ de in piccolo. [vr]. ,� Il mondo è in ogni caso il risultato di un effetto di scambio fra me e la divinità. Tutto quel che è e sorge- sor­ ge da un contatto tra spiriti.

312. La sollecitazione esterna è soltanto una mancanza di autoeterogeneizzazione interna - e di contatto! ! ! ! ! 313· Il piu importante accresce la forza centripeta nel meno importante. 314· L'idea di microcosmo è quella piu alta per l'uomo. /Noi siamo parimenti cosmometri./ 315. Differenza fra caratteristica, o lingua, arbitraria, sintomatica e mimica. 316. Tutto ciò di cui facciamo esperienza è una comuni­ cazione. Il mondo è dunque in effetti una comunicazione- ri­ velazione dello spirito. Non è piu il tempo in cui lo spirito di Dio era comprensibile. Il senso del mondo è andato perduto. Siamo rimasti alla lettera. Abbiamo perduto ciò che appare oltre il fenomeno. Essenza del formulario [Formularwesen].

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ANEDDOTI *

*

*

3!7· (Secondo il sistema di Brown, i purganti devono es­ sere al contempo rinvigorenti e indebolenti- se indebolisco­ no- significa potenziamento dell'eccitabilità- se rivingori­ scono - significa diminuzione dell'eccitabilità - e secondo Brown non può significare nient'altro. In molti purganti mi sembra che il rinvigorimento, o eccitazione, sia piu notevole della diminuzione). 318.t Quel che in queste pagine è cancellato- avrebbe bisogno ancora di qualche correzione, persino come proget­ to. Qualcosa è del tutto errato- qualcosa irrilevante- qual­ cosa strabico. Quanto è fra parentesi è di una verità altamen­ te problematica - inutilizzabile in questa forma. Del rimanente solo poche cose sono mature per la stampa -ad esempio come frammento. La gran parte è ancora grez­ za. Molto - moltissimo rientra in un'unica grande idea, estremamente importante. Non credo che fra ciò che non è cancellato vi sia qualcosa di irrilevante. Quello che è con­ trassegnato con un * avrei voluto ricomprenderlo in una raccolta di frammenti nuovi e completarlo a tale scopo. Il re­ sto dovrebbe attendere un'esposizione ben piu ampia. Man mano che si procede, molto diviene superfluo - e tante cose appaiono sotto una luce diversa- cosi che, prima di esporre l'idea grande, che modifica tutto, avrei completato malvolen­ tieri qualcosa di individuale. Ciò che è incompiuto ap_pare, come frammento, nella veste piu accettabile- questa forma di comunicazione va dunque consigliata a chi non è ancora pronto nel complesso- e ha tuttavia da offrire alcune singole opinioni rilevanti. 319. La non verità possiede, da un punto di vista piu alto, un aspetto ancora peggiore di quello consueto. Essa è il fon­ damento di un mondofalso- il fondamento di un'indissolu­ bile catena di travisamenti e imbrogli. La non verità è la fon­ te di ogni male e sventura. !Porre as[soluto] dello sbaglio. er­ rore eterno.lUna non verità partorisce all'infinito. Una non verità posta assol[utamente] è dunque infinitamente diffici­ le da sradicare. *

*

*

FRAMMENTI DI TEPLITZ

I.

320. Sentimento del sentimento è già sensazione- sensa­ zione della sensazione - e cosi via. 2. 321. Ogni membro del corpo è soggetto a tutte le malat­ tie alle quali è soggetto ciascuno degli altri. 3· 322. Meister è un romanzo puro - non, come altri ro­ manzi, con un attributo. visione storica del Meister./ [Cfr. n.445]. 4· 323. Osservazioni al margine della vita. 5· 324· Rielaborazione tetica del Nuovo T[estamento] o della religione cristiana. Forse l'abbraccio è in qualche modo simile alla Sacra Ce­ na.Di piu sulla Sacra Cena. 6.

325. Misticismo del sano intelletto umano. Kleinjogg. Campe.Asmus". Plurimi.

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7· 326. Nome individuale, dato autonomamente, di ogni cosa. 8. 327. Osservazioni sulla vita quotidiana. Sull'andare a dormire-l'ozio-mangiare. Sera. Mattino. L'anno-la setti­ mana. occupazioni quotidiane e società. Ambiente. Arreda­ mento. Contrada, vestiario ecc. 9· 328. Titoli ai frammenti. Cosa dev'essere un titolo? una parola organica, indivi­ duale-oppure una definizione genetica- oppure il piano in una parola sola - una formula gen[erale]. Può però essere ancora di piu -nonché qualcosa di completamente diverso. IO.

329. Dove si può trovare il seme originario, il tipo di tut­ ta la natura? La natura della natura ecc.? II.

330. Ogni fatto specifico è la fonte di una scienza par[ti­ colare]. !2. 331. Cos'è il contadino? 13. 332. Che tipo di costituzione mista o intermedia possie­ dono piu uomini assieme, salute-malattia- Li si può curare complessivamente- come un solo individuo, secondo le in­ dicazioni di tale malattia composta? 14. 333· La pretesa di considerare il mondo contemporaneo come il migliore e quello assolutamente proprio è esatta-

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mente uguale a quella di ritenere la propria sposa come la migliore e a vivere del tutto per lei, in lei. Ci sono molte altre pretese ed esigenze simili -del cui riconoscimento si fa un dovere-chi possiede un rispetto assoluto per tutto ciò che è accaduto- chi è storicamente religioso -il fedele assoluto e il mistico della storia in assoluto-il vero amante del destino. n fato è la storia resa mistica [mysti/icirte Geschichte]. Ogni amore arbitrario è, nel significato comune, una reli­ gione -che ha e può avere un unico apostolo, evangelista e fedele-e può essere una religione scambievole-ma non ha bisogno di esserlo. Dove l'oggetto, per sua natura, esclude la gelosia-si ha la religione cristiana -l'amore cristiano.

15. 334· Concetto di filologia - senso per la vita e l'indivi­ dualità di una gran quantità di lettere. Indovino di cifre-àu­ gure di lettere. Un integratore. La sua scienza prende a pre­ stito molto dalla tropica materiale. n fisico, lo storico, l'arti­ sta, il critico ecc. rientrano tutti nella stessa classe./ Il cam­ mino dal singolo all'intero-dall'apparenza alla verità et sic porro. Di tutto si occupano l'arte e la scienza, di giungere dall'uno al tutto-e cosi dall'uno al tutto-in maniera rapso­ dica o sistematica-l'arte spirituale di viaggiare-l'arte della divinazione. 16. 335· Per lo spirito nulla è piu raggiungibile dell'infinito17. 336. Sofia, ovvero sulle donne. 18. 337· Prefazione e motto ai frammenti.

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19. 338. Rapporti fra titolo, piano e indice. Necessità di una

post/azione. 20. 339· Forse lo stimolo esterno è necessario soltanto all'ac­ quisizione della coscienza - L'effetto non avviene ora, ma ora noi ne diveniamo soltanto consapevoli- Ci sembra come se accadesse soltanto ora- e precisamente tramite una solle­ citazione esterna. L'intelletto separa soltanto per il proprio scopo, la c[oscienza]. 21. 340. Con gli scrittori scadenti e mediocri si potrebbe guadagnare ancora qualche bella corona d'alloro. Su di essi si posseggono finora quasi soltanto cose scadenti e mediocri -mentre una filosofia dello scadente, del mediocre e del vol­ gare sarebbe della massima importanza. 22. 341. Un romanzo è una vita in forma di libro. Ogni vita ha un motto-un titolo-un editore-una prefa­ zione-un'introduzione-un testo-delle note-ecc., ovvero può averli. 23. 342. La filologia in gen[erale] è la scienza della letteratu­ ra. Tutto ciò che tratta di libri è filologico. Sono filologici le note, i titoli, i motti, le prefazioni, le critiche, le esegesi, i commentari, le citazioni. È pura filologia quando si ha a che fare esclusivamente con libri, ci si riferisce soltanto a essi-e non ci si rivolge assolutamente in maniera diretta all'origina­ le. I motti sono testi fil[ologici]. Essa è in parte filosofica, in parte storica-la prima è la sua parte pura -la seconda, quella applicata. L'erudito in senso stretto è soltanto il filologo. La diplomazia è filologica-e an­ che la storia.

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24. 343· La filosofia della vita contiene la scienza della vita indipendente, autonoma, in mio potere- e rientra nella dot­ trina dell'arte di vivere - o nel sistema delle prescrizioni per approntarsi una vita del genere. Tutto ciò che è storico si riferisce a qualcosa di dato- cosi come, all'opposto, quel che è fil[osofico] a qualcosa di/atto. Ma anche la storia ha una parte fil[osofica]. 25.

La nostra opinione, fede, convinzione a proposito della difficoltà, della facilità, della possibilità concreta e teo­ rica o meno, del successo o dell'insuccesso ecc. di un'intra­ presa, di un'azione, in effetti la determina- ad esempio è pe­ noso e nocivo credere che è cosi e via di seguito. Persino il successo del sapere poggia sulla forza della fede- In ogni sa­ pere v'è fede. 344·

26.

I principi universali non sono che formule algebri­ che. La fil[osofia] pura è perciò come i caratteri dell'algebra. Una simile formula può essere un segno di genere, di classe, locale- un nome metodico di una definizione realmente ge­ netica. La definizione è un fatto. La designazione di tale fatto è la cosiddetta definizione normale. 345·

/In modo simile a quello in cui i logaritmi si riferiscono alle progressioni geometr[iche], il meccanismo può ri­ ferirsi all'organismo- in maniera semplicemente desi­ gnativa./ 27.

Anche la grammatica è parzialmente filologica l'altra parte è filosofica. 346.

28. 347· L'introduzione dell'educazione femminile è molto favorevole alla vita e alla felicità domestiche perché l'uomo,

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con il quale le ragazze entreranno successivamente in inti­ mità, eserciterà su di loro un'impressione profondissima e senza pari, cosa che è indispensabile per il matrimonio - La prima impressione è quella piu potente e fedele, destinata a ripresentarsi sempre, anche se può sembrare cancellata da tempo.

29. 348. La vera poesia d'arte [Kunstpoe'sie] è retribuibile. La poesia che scaturisce da un bisogno-la poesia come trat­ to caratteriale - espressione della mia natura, in breve, la poesia sentimentale, se la fa però retribuire soltanto un indi­ viduo indelicato, rozzo. 30. 349· Il mondo è un tropo universale dello spirito- Una sua immagine simbolica. 3L 350. L'epigramma è la monade centrale della letteratura e della cultura francese antiche. 32. 351. Caratteri come quelli di Teofrasto non devono esse­ re veri, ma assolutamente arguti [witzig]. Devono essere una gran quantità di idee improvvise-che rappresentino per lo spirito un carattere all'incirca- come le lettere, in un dise­ gno scritto, rappresentano una testa o qualcos'altro ancora. 33· 352. Il carattere massimamente compiuto sarebbe quello trasparente - /autonomamente comprensibile - infinita­ mente semplice e naturalmente brillante, assolutamente no­ to, perciò inavvertito, inapparente l ed elastico. 34· 353· Ciò che è noto, cui il fil[osofo] deve ridurre ogni co­ sa e da cui deve prendere le mosse, dev'essere ciò che è origi-

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nariamente noto -l'ass[olutamente] noto. Tutto ciò che è compiuto è per noi naturalmente e assol[utamente] noto. 35· 354· Tratt[amento] simbolico delle scienze naturali. Che cosa simboleggia la nostra vita quotidiana? È un processo di conservazione. 36. 355· Ogni incantesimo è una follia artificialmente eccita­ ta. Ogni passione è un incantesimo-Una fanciulla attraente è un'incantatrice molto piu reale di quel che si crede. 37· 356. Sul detto: il volere dell'uomo è il suo Paradiso. 38. 357· Tout est Vanité - è l'idealismo empirico. C'est la Philosophie des Esprits forts, des Gens du Monde -le Pre­ cipitat d'une Vie vague et variée au possible. Tous le Viel­ lards, surtout, qui ont bien joui de leur Vie, prechent çe sys­ tème. Le jeune homme vigoreux l'entend et va préferer une Vanité gaie a una Verité triste. Une Verité triste n'est aussi qu' une Vanité, qui a perdu son teint frais et coloré, ses Lè­ vres vermeilles, et la marche Legère. Laideur de la Viellesse est çe qu'elle est donc plus réelle, que la beuté du premier Age-parcequ'elle est la dernière? C'est donc le dernièr, qui a toujours Raison "? 39· 358. Ogni libro scritto dall'uomo con o senza tale speci­ fica intenzione -che non sia dunque tanto libro, quanto piuttosto pensieri scritti, descrizioni di caratteri-può essere giudicato in maniera molteplice quanto l'uomo stesso. A es­ sere competente non è qui l'artista, ma il vero conoscitore di uomini- Non è pertinenza di un foro artistico, ma antropo­ logico. Questi scritti vengono giudicati in maniera altrettan­ to unilaterale, ingiusta, arbitraria e inumana-quanto gli uo-

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mini. C'è cosi poco senso maturo per l'umanità universale che non ci si può meravigliare delle critiche a questi scritti. Proprio la loro parte migliore viene ignorata piu facilmente. Anche qui il conoscitore, per il quale l'uomo esiste realmen­ te soltanto quando diviene sotto i suoi occhi, rinviene sfu­ mature infinite, armonie e aspetti ben riusciti- soltanto egli sa apprezzarli, e in uno scritto molto mediocre, o persino ap­ parentemente scadente, ammirerà forse una combinazione strana e uno sviluppo di inclinazioni umane -la superba arte naturale di uno spirito che gli si rivela in una forma bar­ barica soltanto perché non possedeva il talento dell'espres­ sione scritta, oppure la ha trascurata. 40. 359· Frammenti sull'uomo. 41. 360. Il sistema di infiacchimento e di repressione dei ri­ gidi moralisti e asceti non è altro che il finora ben noto siste­ ma curativo della medicina. Bisogna contrapporre a entram­ bi un sistema rinvigorente browniano. Qualcuno ci ha già provato. Anche in questo caso avranno un ruolo importante i veleni e le sostanze eccitanti, e caldo e freddo si scambieran­ no del pari i ruoli. 42. 361. Una ragione irritabile è debole - delicata. Perciò i moralisti e gli osservatori sono cosi spesso dei cattivi uomini pratici. 43· 362. Les femmes sono il polo attorno al quale ruotano l'esistenza e la philosophie dei saggi aristocratici, perché es­ se affettano contemporaneamente il corpo e l'anima. An­ ch'Essi amano l'indivisione- e ripongono un valore illimita­ to in questo godimento misto - questo gusto pervade ogni cosa -il letto dev'essere morbido -la forma e i ricami carini - il cibo delicato, ma anche stuzzicante, e cosi sempre.

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Anche il loro intelletto letterario si sfrega volentieri con le femmes, perciò ne hanno scritto cosi tanto. Ciascuno vede dovunque la propria immagine- perciò la vanità trova tutto vano. N on v'è immagine piu indovinata di quella della condizio­ ne cui conduce la philosophie du monde, e che inavvertita­ mente e in modo realmente ingenuo dipingono di sé e della propria mentalità nei loro scritti e nei loro discorsi i consunti e consumati uomini di mondo. Davvero non consolante né allettante- un'età rafforzata da una triplice noia- cosi come all'opposto la gioventu era stata tre volte pepata. La vraie philosophie rientra fra le scienze passive della vi­ ta - È un effetto naturale antitetico di questa vita vissuta non però un libero prodotto della nostra magica facoltà in­ ventiva. Anche nel peggio c'è una progressione. Se ci si lascia an­ dare, nasce gradualmente un mostro nel suo genere. Lo stes­ so nella brutalità, nella crudeltà, nella voluttà, nella bigotte­ ria ecc. 44· 363. Ogni attività dev'essere affrontata artisticamente, se deve riuscire in maniera sicura, duratura e completamen­ te conforme allo scopo. 45· 364. Gente come Ligne, Voltaire e Boufflers si ritengo­ no esprits assoluti- e credono di mostrare involontariamen­ te se stessi come esprits. Mangiano, sognano e fanno perfi­ no delle sciocchezze con esprit. Creatori e annientatori del­ l'esprit". 46. 365. Brown è il medico del nostro tempo. La costituzio­ ne dominante è quella delicata- astenica. Il sistema curativo è il prodotto naturale della costituzione dominante- perciò deve mutarsi assieme a questa.

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47· 366. La Memoire ne se comporte pas bien avec la sensibi­ lité- comme avec le Jugement- ce qui devient clair par le fait, qu'une grande douleur l'affaiblit. du Prince de Ligne ". 48. 367. Psicologia browniana. 49·

368. Con medici e sacerdoti non si hanno molti scrupoli a presentarsi in pubblico e in atteggiamento amichevole chiunque li incontri percepisce infatti altrettanto bene quanto loro l'indispensabilità di tali persone in ore inelutta­ bili. 50.

369. Soltanto chi non ha bisogno di compagnia è bon com­ pagnon. Soltanto costui si rende indipendente dalla società. Poterla avere, molteplicemente stimolarla, e trattarla secondo un piano arbitrario. Gli altri vengono posseduti da lui- e non lo possiedono. La società non deve stimolarmi se voglio stimo­ larla. Essa deve avere appetito per me e io devo potermi accor­ dare alla sua costituzione, dono che in gen[erale] potrebbe chiamarsi tatto. Devo soltanto possedere la volontà passiva di sacrificarmi, di farmi gustare, di comunicarmi. 51.

370. Les femmes non devono lamentare ingiustizia. Pec­ cato che ci fosse una donna! I beauxesprits hanno piena­ mente ragione per quel che riguarda le femmes. Chi scam­ bierà però les femmes con le donne! 5 2.

371. Les femmes sono modelli della costituzione piu de­ licata, piu femminea- supremamente asteniche- con un mi­ nimum di ragione. In tal modo divengono molto comprensi­ bili. Annichilatrici della ragione. Sulla moda. Forse il massimo stimolo per un astenico è un'astenica? e viceversa.

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53· 372. Sensi di prima, seconda, terza mano ecc. 54· 373· Non potrebbe esserci una signora che faccia gran toletta per puro amore- che si vesta bene per un gusto disin­ teressato? 55· 374· Certo scetticismo non è altro che idealismo imma­ turo. È realista quell'idealista che non sa nulla di se stesso­ L'idealismo grezzo - quello di prima mano è il realismo. . 56. 375· Somiglianza e differenza fra Asmus, Ligne e Voltai­ re. AncheJacobi rientra fra gli empirici trascendenti. È empi­ rico: colui il cui modo di pensare è un effetto del mondo esterno e del fato - il pensatore passivo -cui la sua filosofia viene data. Voltaire è un puro empirico è cosi parecchi filo­ sofi francesi - Ligne propende impercettibilmente per gli empirici trascendenti. Questi costituiscono il passaggio ai dogmatici -Da qui si procede verso gli entusiasti [Schwar­ mern] -o dogmatici trascendenti-poi verso Kant- da qui a Fichte - e infine si arriva all'idealismo magico. 57· 376. La storia dei filosofi rientra nella filosofia filologica. Finora si è fatta sempre confusione fra storia dell'educa­ zione dell'umanità, storia dei filosofi e storia della filosofia­ si è ricercata soltanto la completezza lessicografica e in tal modo nascono appunto gli ibridi-e i mostri- nel senso che ad esempio sotto la voce filosofia si fa comparire tutto ciò che la filosofia appena sfiora, in cui appena compare il ter­ mine filosofia ecc. -

5 8. 377· Di quanti pochi popoli è possibile una storia! È un merito che Qn popolo acquisisce soltanto tramite una lette�

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ratura, o attraverso opere d'arte, altrimenti cosa ne resta di individuale, di caratteristico. È naturale che un popolo di­ venga storico quando si trasforma in un pubblico - è dun­ que l'uomo storico prima di essere maggiorenne e presentare una natura propria? 59· 378. I paradossi mettono sempre in imbarazzo- per que­ sto sono anche cosf screditati. 6o. 379· Sarebbe loro la pili gradita colei che rappresentasse la virtu piu luminosa agli occhi altrui e il piacere pili eccitan­ te per loro- e la despota per tutti, ovunque implorata, fosse soltanto nei loro confronti la schiava implorante. 6I. 380. Si può provare fedeltà assoluta anche nei confronti di uomini -allo stesso modo che di donne. /un carattere aperto, nobile -visibile ovunque. l 62. 381. Il cuore è la chiave del mondo e della vita. Si vive in questa condizione penosa per amare -e sentirsi obbligati verso gli altri. Si diviene capaci di agire su altri attraverso l'incompiutezza -e tale effetto estraneo è lo scopo. Nelle malattie debbono e possono aiutarci soltanto altri. Da questo punto di vista, Xsto è senza dubbio la chiave del mondo. 63. 382. L'economia in senso ampio comprende anche la dottrina dell'organizzazione della vita. È la scienza pratica nel complesso. Tutto quel che è pratico è economico. 64. 383. Avere sensazione di se stessi-come pensare se stes­ si-è un sentire [Emp/inden] attivo. Si prende possesso del­ l'organo della sensazione come di quello del pensiero.

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65. 384. Per chi in un certo senso ha molta ragione, tutto di­ venta unico - Le sue passioni, la sua condizione, i suoi av­ venimenti, le sue attitudini, in breve, tutto ciò che lo tocca diventa assoluto - un fato. 66. 385. La vera innocenza va perduta tanto poco quanto la vera vita. L'innocenza compare di solito solo una volta, co­ me l'uomo- e ritorna tanto poco quanto questo. Chi, come gli dei, ama le primizie, non troverà mai nella seconda inno­ cenza lo stesso gusto della prima- a prescindere dal fatto che la seconda sia superiore alla prima. Alcune cose possono manifestarsi soltanto una volta- perché l'unicità rientra nel­ la loro essenza. La nostra vita è al contempo assoluta e di­ pendente. Noi moriamo soltanto per certi aspetti. La nostra vita deve dunque essere in parte-la componente di una vita piu ampia, comune. 67. 386. Un naufragio in comune ecc. è uno sposalizio d'a­ micizia o d'amore. 68. 387. L'ipocondrùz spiana la strada all'autoconoscenzaji'­ sica- autodominio- autovitalizzazione. 69. 388. Va preferito il vedere alleggere o viceversa? L'arte di far vedere - l'arte di scrivere. 70. 389. On dedaigne la Boue - pour quoi? Ne Sommes nous pas de la boue parvenue- Partout de la boue- rien que de la boue - et on s'etonne, que la boue n'a pas changé de Nature20•

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71. 390. S'il faut, que Dieu nous aime, et que Dieu est tout­ il faut bien aussi, que nous soyons rien 21•

72. 391. Une forte quantité d'opinions est fondé sur le prin­ cipe - que nous sommes rien. Les Meilleurs ajoutent, que nous sommes pourtant susceptibles d'une certaine Espèçe de Valeur absolue - en nous reconnoissant pour rien, et en croyant a l'amour de Dieu 21•

73· 392. La vita ordinaria è un servizio sacerdotale - quasi come quello delle Vestali. Siamo occupati esclusivamente a mantenere una fiamma sacra e misteriosa- doppia, a quanto sembra. Dipende da noi come la accudiamo e ne abbiamo cura. Il modo di questa cura è forse il metro della nostra fe­ deltà, del nostro amore, della nostra premura per ciò che v'è di piu alto- il carattere della nostra essenza? Fedeltà alla vo­ cazione? segno simbolico della nostra religiosità- e cioè del­ la nostra essenza? (Adoratori del fuoco). 74· 393· L'homme en Generai est un Alcibiade: A Forçe d'Amabilité il est partout l'enfant flatteur de la Nature. Par Complaisance envers elle il est Nègre et Esquimau, Euro­ péen et Tatare, Jameo et Grec selon l'usage du pai:s 22•

75· 394· Si può sempre ammettere che l'uomo abbia un'in­ clinazione predominante al male- tanto migliore è per natu­ ra - solo i diversi infatti si attraggono. 76. 395· I malvagi devono far male ai malvagi per odio. Ri­ tengono che tutto sia malvagio- e allora la loro inclinazione distruttiva è molto naturale - come infatti il bene è ciò che

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conserva, il male distrugge. Quest'ultimo si logora infine da solo, e si contraddice perfino concettualmente, mentre il primo conferma se stesso e consiste e perdura in sé. I malva­ gi devono agire malvagiamente al contempo contro e con la loro volontà. Sentono che ogni colpo è per loro, ma non pos­ sono però smettere di colpire. La malvagità non è che una malattia dell'animo che ha la propria sede nella ragione - e che per questo è cosi ostinata e guaribile soltanto con un mi­ racolo. 77·

396. Lo sforzo in generale conduce a termine un'opera­ zione soltanto come stimolo indiretto, propedeutico. Nella giusta disposizione d'animo che può scaturirne, tutto riesce da sé. La mancanza di piu idee, contemporaneamente pre­ senti ecc., ha origine dalla debolezza. Nella disposizione d'animo piu completa tutte le idee sono ugualmente con­ temporanee- Né vi è possibile una passione, un affetto- In essa si sta davvero nell'Olimpo - e il mondo ai nostri piedi. In essa, l'autodominio si attiva da sé. In breve tutto sembra avvenire da sé- se è disponibile il mezzo giusto- se l'impedi­ mento viene eliminato. Ogni costruzione è dunque indiret­ ta. On ne fait pas, mais on fait, qu'il se puisse faire. A una certa altezza della sensazione si è da sé, senza intervenire, virtuosi e geniali. 78. 397· Tutta la nostra vita è servizio divino-79· 398. La maggior parte degli scrittori sono al contempo i loro lettori - scrivendo - e per questo affiorano nelle opere tante tracce del lettore- tante considerazioni critiche- qual­ cosa che pertiene al lettore e non allo scrittore. Trattini- pa­ role evidenziate - passi messi in risalto- tutto ciò rientra nel campo del lettore. n lettore pone l'accento arbitrariamente­ di un libro fa in realtà quel che vuole (Come Schleg[el] ha tratt[ato] il Meister).

/Non è ogni lettore un filologo?/

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Non c'è una lettura universalmente valida, nel senso con­ sueto. Leggere è un'operazione libera. Come e cosa devo leggere nessuno può prescrivermelo. /Non deve lo scrittore essere contemporaneamente fi­ lologo fino all'ennesima potenza- oppure non esserlo affatto? Nel secondo caso possiede l'innocenza lettera­ ria/. 8o.

Gli elementi della componente e quelli dell'indivi­ duo vanno distinti in modo netto -un individuo può essere infatti al contempo una componente. 399·

81. 400. Sui caratteri (avari, superbi, vanitosi, ecc.-Nel be­ ne, nel male e in molteplici variazioni). 82.

Un'idea è tanto piu pura e individuale- e stimolante -quanti piu pensieri, mondi e disposizioni d'animo si incro­ ciano e si sfiorano al suo interno. Se un'opera possiede diverse motivazioni, diversi signifi­ cati, molteplici interessi, in generale piu aspetti - piu modi di essere compresa e amata, allora è di certo estremamente interessante- una vera emanazione della personalità. Come in certa misura si assomigliano gli uomini migliori e i meschi­ ni, quelli comprensibili nel modo piu alto e nel modo piu or­ dinario-lo stesso avviene per i libri. Forse il libro supremo è simile a un abbecedario. Per i libri e in genere per ogni cosa accade quel che accade per gli uomini. L'uomo è una fonte di analogie per l'universo. 401.

83. 402. Sull'illusorietà e sull'onninterpretabilità di ogni sin­ tomo. Nonostante ciò, anch'essi non sono che a doppio sen­ so -e con un giudizio disgiuntivo si coglierà sempre nel se­ gno. (Ogni cosa è suscettibile di essere interpretata al grado piu alto, a quello piu basso e neutralmente).

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

84. 403. L'innocenza del re e d[ella] regina. L'inizio del go­ verno. Le pretese nei suoi confronti. Un re ha molto bisogno di occuparsene. Prospettive della Prussia. Finanze. Sul mio saggio. Fantasia del re. 85. 404. Il postulato del misticismo femminile è un luogo co­ mune. Tutti pretendono dalle donne un amore incondizio­ nato nei confronti di chi è stato primo e piu caro. Quale alta opinione della libera potenza e della capacità autonoma­ mente creativa del loro spirito viene in tal modo presuppo­ sta! 86. 405. La movenza dell'occhio consente un'espressione estremamente variata. Le rimanenti movenze del volto, o at­ teggiamenti, non sono che consonanti per le vocali degli oc­ chi. La fisionomia è dunque il linguaggio mimico del volto. Possiede molte fisionomie significa - Il suo viso è un organo linguistico completo,felice e idealizzante. Soprattutto le don­ ne possiedono una fisionomia idealizzante - Esse sono in grado di esprimere le sensazioni in maniera non solo autenti­ ca, ma anche stimolante, e bella, ideale. Una lunga pratica insegna a comprendere il linguaggio dèl volto. La fisionomia piu perfetta dev'essere comprensibile univer[salmente] e as­ so![ utamente]. Gli occhi li si potrebbe definire un pianoforte luminoso. L'occhio si esprime in maniera simile alla gola, at­ traverso suoni alti e bassi, le vocali l attraverso illuminazioni piu deboli e piu intense. Non potrebbero i colori essere le consonanti della luce? 87. 406. Disposizioni d'animo -sensazioni indeterminate sensazioni e sentimenti non determinati rendono felici. Ci si sentirà bene quando non si avvertiranno impulsi particolari -pensieri particolari e serie di sensazioni. Come la luce, que­ sto stato è parimenti soltanto piu chiaro o piu scuro. Pensieri spect/ià e sensazioni sono le sue consonanti. Li si chiama co-

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scienza- Della c[oscienza] Qiu perfetta si può [dire] che è cosciente di tutto e di nulla. È canto-mera modulazione di stati d'animo-come quello lo è di vocali- o suoni. Il solilo­ quio interiore può essere oscuro, difficile, e barbaro-e gre­ co e italiano-tanto piu compiuto, quanto piu si avvicina al canto. L'espressione «non capisce se stesso» acquista ora una nuova luce. Educazione del linguaggio della c[oscienza], perfezionamento dell'espressione. Capacità di consultarsi con se stesso. Il nostro pensiero è dunque una bilz"ngua - il nostro sentire [Emp/inden]- simpatia. 88. 407. Il mago piu grande sarebbe chi riuscisse a incantarsi contemporaneamente in modo tale, da ritenere le proprie magie manifestazioni estranee, autonome - Non potrebbe essere il nostro caso [?] 89. 408. Stagioni, ore del giorno, vita e destini sono tutti piuttosto curiosamente assolutamente ritmici- metrici-ca­ denzati. In ogni mestiere e arte, in ogni macchina- nei corpi organici, nelle nostre faccende quotidiane-dovunque-rit­ mo- metro-cadenza- melodia. Tutto ciò che facciamo con una certa prontezza-lo facciamo ritmicamente senza notar­ lo-il ritmo è dappertutto-penetra ovunque. Ogni mecca­ nismo è metrico- ritmico. In ciò dev'essere riposto qual­ cos'altro. Che sia un mero influsso dell'inerzia? 90.

Sul vero e proprio indebolimento da dissolutezza. Da molte ast[enie] ind[irette] finisce per formarsi- una di­ sposizione direttamente astenica. Ciò rafforza l'opinione di Brown sull'eccitabilità quantitativa. 409.

9!.

Sonno - alimentazione -vestimento e pulizia - oc­ cupazioni orali, scritte, e tangibili (per me, per lo Stato, per la mia cerchia privata, per gli uomini, per il mondo). -Socie­ tà - movimento - divertimento -attività artistica. 410.

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92. 4n. Funzione religiosa meccanica. La religione cattolica è ben piu visibile - piu inserita e familiare di quella prote­

stante. Eccezion fatta per i campanili e le vesti religiose- pe­ raltro già molto secolarizzate- non se ne scorge nulla. 93·

412. Ogni distrazione indebolisce. Io vengo distratto da oggetti estranei- che mi stimolano senza soddisfarmi- su­ perficialmente. La distrazione mi dà quindi fastidio, perché mi debilita- È utile nei casi di stenia- Contro la serietà e la passione può essere usata con profitto. /In futuro gli uomini dovranno andare maggiormente d'accordo dal punto di vista della medicina./ 94· 413. Medicina e terapia fini a se stesse. Bella medicina e bella terapia. Ambedue non devono produrre nulla. Si usa, per adoperarla - Si prende la medicina solo per prenderla. 95· 414. Prefazione e critica ai frammenti in frammenti. 96. 415. Animo -armonia di tutte le forze spirituali - Uguale

disposizione d'animo e gioco armonico di tutta l'anima. Iro­ nia modalità dell'animo. =

97· 416. Donne- fanciulli- esprit des baggatelles. Modo di

conversare con loro. I modelli di femminilità ordinaria sen­ tono molto precisamente i limiti sempre presenti nell'esi­ stenza - e si guardano consapevolmente dall'oltrepassarli da ciò la loro celebrata ordinarietà - gente di mondo pratica. Non vogliono permettersi neppure finezze, raffmatezze, ve­ rità, virtu e inclinazioni eccessive- Amano variare l'ordina­ rietà- La novità del comune- nessuna idea nuova, ma vesti­ ti nuovi. Nel complesso, uniformità- eccitazione superficia­ le. Amano la danza soprattutto perché è leggera, futile, sen-

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suale. L'eccessiva arguzia è loro fatale-come ogni bellezza, grandezza, nobiltà. Letture mediocri, persino cattive, attori, brani, ecc., questo fa per loro. 98. 417.

Sul pagliaccio [Hanswurst] e sui ruoli comici in ge­

nerale. 99·

Uomini ordinari senza saperlo e volerlo - Uomini ordinari per intenzione e scelta. Istinto felice di ordinarie­ tà -. (Sint[esi] di u[omo] ordin[ario] e straord[inario]). 418.

100. 419.

Dominatori d'uomini nati. IO I.

420. Ipocondria assoluta - l'ipocondria deve diventare un'arte -o un'educazione. 102. un mucchio. 421. Differenza fra usi e costumi. l Noia e mancanza di stimoli della vita psichica-si ripercuotono nei diari di viag­ gio. l Industria, il miglior surrogato della religione e antidoto contro ogni passione. Industria della necessità, malattia e inerzia-industria del superfluo, della forza e salute, o indu­ stria dell'arte. l Alcuni diventano arguti soltanto dopo aver mangiato molto, quando sono stanchi- oppure molto pigri -o comodamente spensierati-quando l'esuberante cresci­ ta, la ressa dei loro pensieri è posta a freno-e sono in gene­ rale fisicamente soddisfatti- quando sono in tale stato di bi­ sogno -da essere al di là di esso -quando non hanno piu nulla da perdere ecc.

103. 422. I semplici pensieri, senza una certa attenzione, e de­ dizione, nei loro confronti, hanno lo stesso effetto minimo dei semplici oggetti. Un senso viene affinato- diventa irrita­ bile -se si pensa di frequente e attivamente agli oggetti che

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

lo stimolano. Se si pensa spesso a cose lascive gli o[rgani] g[enitali] divengono piu sensibili -lo stomaco con pensieri di pietanze appetitose -la testa nello stesso modo e cosi in generale. Metodi per migliorare una costituzione debole. (Eserci­ zio, graduale). !04. 423. Le cosid[dette] false tendenze sono i mezzi migliori

per conseguire una formazione poliedrica. !05. 424. Amore senza gelosia non è amore personale, (-·a­

more diretto, bensi amore indiretto)-si può dire amore ra­ zionale-che in questo caso non si ama come persona ma co­ me membro dell'umanità-Si ama piu il rivale dell'oggetto. *

*

*

[ INTEGRAZIONI

AI FRAMMENTI DI TEPLITZ ]



42 5. Ci sono 3 categorie principali di uomini- selvaggibarbari civilizzati- Europei. L'Europeo sovrasta il Tedesco di quanto questi il Sassone- e il Sassone l'abitante di Lipsia. Piu in alto di lui c'è il cosmopolita. Tutto quel che è naziona­ le, limitato, locale, individuale, può essere universalizzato, e in tal modo canonizzato e reso generale. Xsto è un cittadino nobilitato di questo tipo. Questa coloritura individuale del­ l'universale è il suo elemento romanticizzante. Cosi, ciascu­ no è nazionale, e persino il Dio personale è un universo ro­ manticizzato. La personalità è l'elemento romantico dell'Io.



426. Diversità sostanziale fra Antico e Nuovo Testamen­ to. Perché la Palestina e gli Ebrei furono prescelti per fonda­ re la relig[ione] Xst[iana]. Come gli Ebrei ne andarono in rovina, lo stesso i Francesi nell'attuale Rivoluzione. l Visuale medica della Rivol[uzione] Frane[ese] -Come dovevano es­ sere curati- Il loro piano di guarigione-Come veniamo cu­ rati noi indirettamente da loro? Astenia dei Cinesi- Ingerenza dei Tatari. Tratt[amento] medico della st[oria] dell'umanità./

8.

427. Non ci mancano le possibilità di contemplare gli uomini fuori dal mondo - e precisamente prima e dopo il

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

mondo- fili [Stamina] destinati a uomini o meno. I primi­ fanciulli - i secondi, vecchi.

17.

Forse a favore della superiorità delle donne parla la circostanza che gli estremi della loro formazione sono ben piu sorprendenti dei nostri. L'individuo piu abbietto non è cosi differente dal migliore degli uomini quanto invece lo è una donna miserabile da una nobile. Nonché dalla circo­ stanza che molto di buono è stato detto sugli uomini e quasi nulla sulle donne. 428.

17.

Non sono simili all'infinito per il fatto di non poterle ele­ vare al quadrato, e di poterle trovare soltanto tramite ap­ prossimazione? E a quanto v'è di supremo, perché ci sono assolutamente vicine e tuttavia sempre cercate- ass[oluta­ mente] comprensibili, eppure ancora non comprese, ass[o­ lutamente] indispensabili, e di cui tuttavia si sente il piu del­ le volte la mancanza, simili a un essere superiore, perché ap­ paiono cosi infantili, usuali, oziose e giocose. 17·

Anche la loro maggiore incapacità le rende migliori di noi -come anche la loro maggiore prontezza ad aiutarsi- il loro maggiore talento di schiave e di despote- e in tal modo sono assolutamente superiori e inferiori a noi, e in ciò piu coerenti e indivisibili di noi. 17.

E le ameremmo anche se non fosse cosi. L'amore è nato con le donne, e con le donne l'amore- per questo non si ca­ pisce l'uno senza le altre. A chi vuole trovare le donne senza l'amore e l'amore senza le donne capita come a quei filosofi che hanno preso in considerazione l'impulso senza l'oggetto e l'oggetto senza l'impulso- e non videro entrambi, contem­ poraneamente, nel concetto di azione.

[INTEGRAZIONI AI FRAMMENTI DI TEPLITZ]

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Materiali per il I7. n loro circolo. Quello che ancora non è a leur portée, non è ancora maturo. Le loro occupazioni. Cosa sono per ciascu­ na età. La loro educazione. Come gli aristocratici Romani, esse ci sono non per produrre risultati, ma per goderne- Per provare-non per tentare. Chevalerie. La sua struttura-la sua bellezza. Sono un grazioso mistero - solo velato - non serrato. I Misteri fil[osofici] affascinano alla medesima maniera. Ete­ rismo. Le loro forze psichiche. Sguardi al futuro. L'atto dell'abbraccio. Le dee greche. Madonna. Ogni popolo, ogni epoca possiede i propri caratteri femminili preferiti. Le don­ ne nella poesia. Essere amate è per loro originariamente es­ senziale. Sulle stagioni femminili. Solo l'intelletto separa donne e amore. 8.

429. Il mangiare è solo una vita accentuata. Mangiare bere - respirare corrispondono alla triplice ripartizione dei corpi in solidi, liquidi e areiformi. Tutto il corpo respira­ soltanto le labbra mangiano e bevono- proprio lo stesso or­ gano che sceglie in molteplici suoni quel che lo spirito ap­ pronta e ha ricevuto attraverso gli altri sensi. Le labbra rap­ presentano moltissimo per la socievolezza, e perciò meritano il bacio. Ogni rialzo tenero e delicato è un desiderio simboli­ co di contatto. Tutto in natura ci invita dunque figuralmente e a goderne semplicemente - e dunque l'intera natura po­ trebbe ben essere femminile, Vergine e Madre al contempo. 17· 430. La bella misteriosità della vergine, ciò che la rende per l'appunto cosi ineffabilmente attraente, è il presenti­ mento della maternità- il presagio di un mondo a venire che è assopito in lei e che da lei deve svilupparsi. È il ritratto piu felice del futuro. 17. 431. Un beniamino della sorte" bramava ardentemente di comprendere l'ineffabile natura. Cercò la misteriosa di-

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

mora di Iside. Abbandonò la propria patria e i suoi cari e nell'impulso della sua passione non si curò dell'affanno dell'amata. A lungo durò il suo viaggio. I disagi furono gran­ di. Alfine incontrò una fonte con dei fiori, che preparavano un cammino per una famiglia di spiriti. Gli rivelarono la strada per il santuario. Entusiasta di gioia pervenne al porta­ le. Entrò e vide - la sua amata, che lo accolse sorridendo. Guardando attorno si ritrovò nella sua camera da letto - e una graziosa musica notturna suonava da sotto alle sue fine­ stre sciogliendo dolcemente il mistero. 8.

La luce è il simbolo della vera illuminazione [Beson­ nenheit]. La luce è dunque per analogia- azione- dell'auto­ risvegliarsi della materia. Il giorno è dunque la coscienza del pianeta, e mentre il sole, come un Dio, anima il centro in eterna spontaneità, un pianeta dopo l'altro chiude per un tempo piu o meno breve l'unico occhio e ci ritempra dor­ mendo per nuove vite e contemplazioni. Dunque anche qui religione - è forse la vita dei pianeti qualcosa di diverso da un culto del sole? Anche qui ci vieni dunque incontro tu, an­ tichissima religione dei Parsi - e noi troviamo in te la religio­ ne dell'universo. 432.

8. 433· Quanto piu oggetto- tanto maggiore l'amore per es­ so- a un oggetto assoluto si fa incontro un amore ass [ oluto]. A te io torno, o nobile Keplero, il cui intelletto superiore ha creato per sé un universo spiritualizzato, morale, anziché quello che oggigiorno viene ritenuto saggio - annientare ogni cosa, umiliare ciò che è alto invece di innalzare ciò che è inferiore - e persino piegare lo spirito dell'uomo alle leggi del meccanismo. 8. 434· Cos'è dunque il sole? Un corpo che può essere ecci­ tato soltanto autonomamente - perciò sempre spontaneo, eternamente rilucente - e un pianeta -? un corpo relativa­ mente eccitabile, disposto a eccitazioni esterne.

[INTEGRAZIONI AI FRAMMENTI DI TEPLITZ) 8. 435· La luce è il veicolo della comunità- dell'universo­ e questa vera illuminazione non avviene forse parimenti nel­ le sfere spirituali?

8. 436. Come noi, anche le stelle fluttuano alternando luce e oscurità- ma nella condizione dell'oscurità è concesso, a noi come a loro, un bagliore di speranza e di consolazione, da una stella comune che rischiara e illumina. 8. 437· Le comete sono nature realmente eccentriche- ca­ paci di luce e di oscurità estreme-un vero Ginnistan"-abi­ tate da potenti spiriti benigni e maligni-ricolme di corpi or­ ganici che si espandono fino a divenire gas-e possono esse­ re condensati in oro. 8. 438. La notte è duplice-Astenia indiretta e diretta-La prima viene per abbagliamento-Luce eccessiva -la secon­ da, per mancanza di luce sufficiente. E c'è anche un'assenza di illuminazione [Unbesonnenheit] per mancanza di autosti­ molazione-e un'assenza di illuminazione per eccesso di au­ tostimolazione-nel primo caso un organo troppo grezzo nel secondo, troppo sensibile. La prima viene eliminata tra­ mite una riduzione della luce o dell'autostimolazione-la se­ conda, tramite un suo aumento-oppure tramite un indebo­ limento e un rafforzamento dell'organo. La notte e l'assenza di illuminazione per mancanza sono le piu frequenti. L' as­ senza di illuminazione per eccesso è detta follia. La diffe­ rente direzione dell'autostimolazione eccessiva modifica la follia. 8. 439· Il mangiare in comune è un'azione simbolica d'unione. Ogni unione all'infuori del matrimonio è un'azio-

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ne indirizzata in maniera determinata, determinata da un oggetto, e, per reciprocità, determinante quest'ultimo. Il matrimonio è un'unione indipendente, totale. Ogni gustare, appropriarsi, assimilare è mangiare, o, piuttosto, mangiare non è che un'appropriazione. Ogni godimento spirituale può dunque essere espresso tramite il mangiare-. Nell'am!­ cizia ci si ciba in effetti del proprio amico, o si vive di lui. E un vero tropo quello di sostituire il corpo con lo spirito - e, nel corso di un pasto commemorativo di un amico, mangiare a ogni morso la sua carne, bere il suo sangue a ogni sorso, ri­ correndo a un'immaginazione ardita, sovrasensibile. Ciò ap­ pare certamente molto barbaro al gusto rammollito della nostra epoca - ma nessuno la obbliga a pensare subito al sangue e alla carne cruda e in putrefazione. L' appropriazio­ ne corporea è sufficientemente misteriosa per essere una bella immagine dell'opinione spirituale- e sono poi davvero sangue e carne qualcosa di tanto disgustoso e impuro? In ve­ rità qui c'è qualcosa di piu di oro e diamanti, né è ormai lon­ tano il tempo in cui si possiederanno concetti piu alti del corpo organico. Chi conosce la simbolicità sublime del sangue? Proprio ciò che delle componenti organiche è disgustoso fa intuire in esse qualcosa di sublime. Rabbrividiamo dinanzi a esse co­ me dinanzi a fantasmi, e in questa insolita mescolanza pre­ sentiamo con terrore infantile un mondo misterioso, che po­ trebbe essere una vecchia conoscenza. Ma, per tornare al pasto commemorativo- non è pensabi­ le che il nostro amico sia ora un'esistenza la cui carne po­ trebbe essere pane e il cui sangue potrebbe essere vino? Cosi gustiamo ogni giorno il Genio della Natura e ogni pasto diviene un pasto commemorativo- un pasto che nutre l'anima cosi come mantiene il corpo - mezzo misterioso di una trasfigurazione e di una divinizzazione sulla terra- di un rapporto vivificante con ciò che è assolutamente vitale. Ciò che è senza nome lo mangiamo nel sonno - Ci destiamo co­ me fanciulli sul seno materno e capiamo che ogni ristoro e vigoria ci è venuta dalla benevolenza e dall'amore, e che l'a­ ria, le bevande e il cibo sono le componenti di un'ineffabile, cara persona.

[INTEGRAZIONI AI FRAMMENTI DI TEPLITZ] 17.

Il carbone di legna e il diamante sono un'unica so­ stanza-eppure quanto diversi- E se per l'uomo e la donna fosse la stessa cosa? Noi siamo argilla-e le donne sono opali e zaffiri ugualmente fatti di argilla. 440.

8. 441. Soltanto il bere celebra la poesia? E se anche la poe­ sia fosse un'anima fluida? Il cibo risveglia l'arguzia e l'umore - perciò gourmands e persone grasse sono tanto arguti - e mangiando lo scherzo e una conversazione allegra nascono facilmente. Ma ha effetto anche su altre durevoli capacità. A tavola si disputa e si ragiona volentieri, e molte verità sono state trovate a tavola. L'arguzia è elettricità spirituale -per­ ciò le sono necessari corpi solidi-Anche le amicizie vengo­ no facilmente strette a tavola-Nella maniera piu facile fra persone ferree- chi non sospetta in ciò un magnetismo psi­ chico? La tavola è il periodo piu rilevante del giorno-e for­ se lo scopo-la fioritura del giorno. La colazione è la gemma. Anche in ciò gli Antichi la sapevano piu lunga sulla filosofia della vita -Mangiavano soltanto una volta -eccezion fatta per la colazione-e precisamente verso sera, a faccende ulti­ mate. Il pasto doppio indebolisce l'interesse. Nel corso del pasto - spettacoli -musica e letture - Il pasto è esso stesso una curva, secondo una corretta dottrina dell'educazione della vita. All'inizio le pietanze piu leggere-poi in ascesa- e infine si chiude di nuovo con quelle piu leggere. Il pasto de­ ve durare a lungo-piu della digestione-e il sonno segna la conclusione. 8.

/Sonno. Alzarsi. Mattino ecc./ Il sonno è un arresto dell'organo superiore - un rifiuto dello stimolo spirituale- dello stimolo che dovrebbe ass[o­ lutamente] essere. L'arbitrio è frenato-. Il sonno come ana­ logo della morte. sonno breve-ma piu frequente. Il suo ef /etto ristoratore. È un segno che si è dormito bene-se ci si sveglia subito. Quanto meno si ha bisogno di dormire-tan442.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

to piu si è completi. Un'interruzione momentanea rinforza quasi piu di una lunga. Mezza c[oscienza] nel sonno. Le strane immagini dei sogni. La vita un sogno. !Il tempo fonde assieme gli oggetti./ Ogni prospettiva futura piena di vita potente e varia è mattutina. La curva poetica del sole. Come il giorno, e un perfetto dramma, la vita termina- malinconi­ camente-ma con una sublime speranza. La sera è sentimen­ tale, come il mattino è ingenuo. Il mattino dev'essere severo e operoso-la sera esuberante. Anche il lavoro dev'essere cre­ scente verso il mezzogiorno e in diminuzione con l'avvici­ narsi del pasto. Niente riunioni sul presto. Al mattino si è giovani, e vecchi alla sera. Ogni sera deve trovare il nostro testamento- e le nostre cose in ordine. Un legame suggellato anche per la morte-è uno sposalizio-che ci dà una compa­ gna per la notte. Nella morte l'amore è dolcissimo; per gli amanti la morte è una notte di nozze - un mistero di dolci Misteri. Non è saggio cercare per la notte un piacevole giaci­ glio? Perciò è saggio - chi ama anche i dormienti. Il crepuscolo- è sempre un'ora malinconica, come l'alba lo è felice, piena di attesa. *

*

*

443· [ CRITICA

DEI FRAMMENTI

DELL'«ATHENAEUM

»]

«ATHENAEUM» SECONDO FASC [ ICOLO ]

26

3·3 L'espressione è criticabile [3]. 3·4 Non capisco. non è neanche un frammento [4]. 5-4 Non Uquet [15]. 6.3 confuso [17]. 8.2 Mistico arbitrario e peculiare e dunque incompren­ sibile [22]. 10.2 Non è un frammento- assolutamente incomprensibile [27 ]. 13.4 Incomprensibile [44]. 14.4 Il primo periodo è incomprensibile (5r]. r5.2 non abbastanza personale- perciò I[n]C[comprensibile] (52]. r8.5 Nescio [69]. 19.4 Non è un frammento. arido. Incomprensibile [74]. 19.5 Garbato- ma finto [75]. 20.2 Non lo capisco bene ed è troppo scolastico [76]. 20.6 Non è il conc[etto] esatto di profeta [8o]. 21.2 Confuso e incomprensibile nei dettagli [82]. 22.2 troppo scolastico e I[n] C[omprensibile] [83]. 23.3 Non Liquet [89]. 23.5 Nescio [9!]. 25.3 Non è un frammento - e I[n]C[omprensibile] [wo].

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

25.5 Come lo sai Tu? [ro2]. 28.1 Non è un frammento [n3]. 28.4 Troppo tirato in senso peculiare-non genetico-o generante -l'ultima frase elimina completamente quanto c'era in precedenza [n6]. 31.2 Non capisco [120]. 31·3 Un po' oscuro al centro [121]. 33.2 Nescio [123]. 34.2 Nescio [126]. 38.1 Non capisco la moralità di Omero [145]. 73· 3 sbagliato [263]. 73.6 I[n]C[omprensibile] [266]. 90.2 Non capisco la musica di Kant [322]. 99·4 Bello- ma oscuro [339]. 102.2 I[n]C[omprensibile] [347]. 107.2 Buono, ma sonnolento [362]. no.

La fede non mi piace, come un frammento dall'A­ gnes v[on] Lillien [364] ".

n1.2 non capisco [365]. III.3 Non è un vero frammento, e in parte non liquet [366]. n5.1 ll cieco dei colori [377]. n8.3 Non è un frammento- e I[n]C[omprensibile] [385]. n9.3 a nulla, su nulla e per nulla - e persino sbagliato [388]. 120.2 non capisco- oppure è confuso e falso [390]. 122.5 Nulla di giusto [398]. 122.6 Anche questo non lo avrei inserito [399]. 124.2 non capisco [404]. 126.5 I[n]C[omprensibile] [4n]. 127.3 I[n]C[omprensibile] [414].

[ CRITICA

DEI FRAMMENTI DELL'«ATHENAEUM»

]

567

130.2 A nulla e per nulla- un rien, in una parola [420]. 134·3 non lo capisco bene [426]. 135.2 I[n]C[omprensibile] [427]. 140.3 non abbastanza personale [432]. 143.1 Nel complesso, I[n]C[omprensibile] [439]. 143.2 I[n]C[omprensibile] [44o]. 144.3 Non capisco [445]. 145!2-3-4 Tutti e 3 non li capisco bene [447, 448, 449].

444· TITOLI DEI FRAMMENTI

I.

Su cui di rado si fil[osofa]. 2.

Noia e aria soffocante. un paragone. 3·

Il Kant negativo. 4· Critica, con un esempio, della mancanza di suddivisioni della poetica. 5· Parabola della cosid[detta] buona società. 6. Una critica come contributo alla critica della vita dome­ stica del critico. 7·

Postulato e contropostulato. 8.

Risposta ai panegiristi della letteratura antica e moderna. 9·

Sventura, se la poesia attendesse la teoria. IO.

Cos'è il dovere per Kant- insieme a un episodio.

TITOLI DI FRAMMENTI II.

Cibi a base di latte per il mondo di Parigi. 12.

L'amabile libro privato. Un passaggio. 13.

Ciò che si segue danzando e ciò che si giudica sono due cose diverse.

Chi può essere scurrile?

Sul suicidio. 16. Nuova scoperta sul Xstianesimo. 17·

Motivi sulla forma drammatica. 18.

n cane pigro al girarrosto. 19.

Mezzo sicuro e collaudato per essere incomprensibile. 20.

Valore e valori dell'attività dello scrittore. 2!.

La filosofia di Kant e una lettera sbagliata, un paragone. 22.

Cos'è un progetto? 23.

Del far stampare - con un sollievo alla fine.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

24. Frammenti nati e divenuti.

25. Innocenza dell'esegeta.

26. Perché la germanicità possiede tanta forza attrattiva per i caratterizzatoti.

Ci sono pochi esistenti.

28. I desiderata piu importanti.

29. Cosa sono le idee argute.

30. n simbolo piu stimolante della buona volontà. 3!. La pruderie e la sua causa.

32. Arguzia.

32. [34] ". Non c'è ancora nessun matrimonio, né prospettive di tempi migliori.

33· [35]. n cinico e l'ipercinico come proprietari. 34· [36]. Si pretende troppo dalla poesia retorica o di scena.

35· [37]. Pensieri che si rivedono.

571

TITOLI DI FRAMMENTI

36. [38]. Pazienza et État d'Épigramme. un'equazione proporzionale.

Profili di pensieri. 38. [40]. Note a una poesia. Un paragone. 39· [4!]. Proposizione disgiuntiva sugli interpreti kantiani. 40. [42]. Buoni drammi- in quale rubrica di Materia Medica deb­ bono stare? 41. [43]. La filosofia non deve procedere linearmente. 42. [44]. Cosa dev'essere inoltre una recens[ione] fil[osofica]? 43· [45]. Nuovo o non nuovo? La domanda suprema e l'infima. 44· [46]. Cos'è per molti un sistema? 45· [47]. Perché la fil[osofia] dei kantiani si chiama critica? 46. [49]. Le donne nella nostra poesia. 47· [50]. Vero amore.

Ingenuità.

572

LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

49· [52]. Entusiasmo della noia.

50. [53]. Veleno spirituale e controveleno.

5!. [54] . Quel che si può soltanto divenire, ma non essere.

52. [55]. Classificazioni caratteristiche.

53· [56]. Critica della filos[ofia] come rappresaglia.

54- b?J. Anche nell'attività letteraria è tutta fortuna, solo fortuna.

55· (58]. Ritratto senza nome.

56. [59]. Lamento reciproco sulla tirannide.

57· [6o]. Libertà e bellezza al singolare e plurale.

58. [6r]. Epidemia antikantiana, una malattia inglese.

59· [62]. Dare alle stampe e stanza d'una puerpera, un'equazione proporzionale.

6o. [63]. Mancanza di cultura e autocaricatura.

Moderatismo?

573

TITOLI DI FRAMMENTI

62. [65]. Apologeti ingenui, antitetici. 63. [66]. Fare e giudicare. 64. [67]. Presupposto diverso nel filosofo e nel poeta - insieme a un'eccezione. 65. [68]. Sintomo di vero amore per l'arte. 66. [69]. Quel che non è piu presente singolarmente, ma nel com­ plesso. 67. [7o]. Nessun giudice, nessun accusatore. 68. [7!]. Anatomia e innamoramento vero e proprio. Lo stesso del 65. 69. [72]. Modo moderno di trascurare. 70. [73]. Popolazione e verità. Una similitudine. 7!. [74l Del probabile. 72. [75]. Grotteschi filosofici- Uno smascheramento. 73· [76]. Imperativo categorico della teoria. 74· [77]. Dialogo, lettera e memorabilia, una serie geometrica.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

75· [78]. Da dove proviene in massima parte il non comprendere? 76. [79]. Follia e grandezza. una distinzione felice per molti. 77· [8o]. Il profeta rivolto all'indietro. Una persona nota. 78. [81]. Cosa tutti sanno e per cosa però hanno cosi poco sensoinsieme a una conseguenza interessante. 79· [82]. Dimostrazioni, deduzioni e definizioni- ovvero i titolari fil[osofici]- insieme a un'asserzione per l'asserire. 8o. [83]. Un'azione negativa ripetuta contro il cidevant principio di contraddizione. 8I. [84]. Fil[osofia] ed epos. Una similitudine. 82. [85]. Principi e istruzioni del Consiglio di Guerra di Corte. 83. [86]. Dove si dirige la vera benevolenza? 84. [87]. La prima cosa nell'amore, e la suprema. 85. [88]. Sui Signori del No. 86. [89]. Surrogato della matematica morale. 87. [90]. L'oggetto della storia.

575

TITOLI DI FRAMMENTI

88. [9!]. Logica - quel che essa è e non è. 89. [92]. Quando tornerà la grammatica. 90. [93]. Quale dottrina pone in rapporto fil[osofia] e filologia. 91. [94]. Esegesi assolutamente originale dei grandi filosofi. 92. [95]. Quel che la filosofia può fare temporaneamente in eterno e perché lo può?

Il sofista. 94· [97]. Insurrezione logica e anarchia. 95· [98]. Cos'è completamente filosofico? 96. [99]. Sulla fil[osofia], come proprietà. 97· [wo]. Apparenza d'az[ioni] e gioco di rappresentazioni. 98. [wr]. Dove qualcosa non accade mai o sempre. 99· [!02]. Quel che le donne hanno e quel che non hanno. IOO.

(103].

La vera filosofia ha la natura della fenice.

576

LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI IOI.

[104).

Kantiani secondo il concetto universale, scolastico e uno antico.

102. [105]. La fil[osofia] di Schelling e il Prometeo di Eschilo.

103. [106]. Dove vige completamente la buona volontà e dove per nulla? Resta al lettore la conclusione per la sua patria, secondo un ben noto proverbio.

104. [107]. Il primo postulato delle armonie dei vangeli kantiani. IOJ.

(108].

Quel che al contempo eccita e deprime.

106. [109]. Macromicrologia e fede maestra nell'autorità.

107. [no]. Del gusto delle cose di seconda mano.

108. [n!]. Il romanzo didattico.

109. [112]. Simpatia filosofica.

110. [113]. Classificazione- quid? III.

[114].

Della definizione di poesia.

112. [I I J) . La retribuzione fa il poeta o lo annienta?

577

TITOLI DI FRAMMENTI

II3. (II6]. Poesia universale progressiva.

II4. (II?]. Le vere opere d'arte devono essere personali.

II5. [n8]. Costituzione repubblicana del romanzo.

n6. [n9]. Significato profondo della lingua, insieme a un esempio.

II7. [I2o]. Spregiatori dell'arguzia, owero matematici confusi.

n8. [12r]. L'idea e l'ideale individuale. un sistema di frammenti.

II9. (I22]. Cittadini su libri tiepidi.

I20. (I23]. Cosa .deve la poesia ai drammi?

I2I. (I24]. Non consequenzialità dei lettori di romanzi psicologici.

I22. (I25]. Nuova epoca della letteratura, owero prassi comune uni­ versale.

I22. (!26]. Mimi romanticizzati.

I23. (r27]. ll poeta di scambio [Wechselpoet] e il grammatico.

I24. (!28]. Cos'è la cosa piu miserevole?

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

125. [129). Ricordo di alcuni teorizzatori per la bella menzogna.

126. [130]. Cosa c'è ancora -? con un esempio.

127. [131]. Chi ha poca necessità del filosofo e di chi il filosofo neces­ sita molto? Eterni narcisi.

129. [133). Le mani e gli strumenti, ovvero le donne e gli uomini.

130. [134]. La sequenza genealogica dei Nairi Speranza nel miglioramento del genere maschile. 29•

131. [135). I nuovi pedagoghi, fornitori della materia del dramma moderno.

132. [136). Spiriti rigidi, ovvero il trapano come lesina.

133· [137]. La retorica materiale - la sublime amica di Rousseau e Fichte. Drammi profetici.

135· [139). n punto di vista corretto per le mostruosità della poesia. 136. [140]. Generosità e amore ovvero il poeta drammatico e quello lirico.

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TITOLI DI FRAMMENTI

137· [141]. La grande offesa, ovvero le tragedie francesi.

138. [142]. Hemsterhuis e Jacobi.

139· [143]. Si può costringere qualcuno a una fede filologica?

140. [144]. L'oro geniale e l'irreprensibile argento.

J4I. (145]. Morale come poeta, immorale come insegnante di mo­ rale.

142. (146]. Satira e romanzo. una similitudine.

143· [J47]. Chi aspira a produrre l'antichità, e cosa è indispensabile a tal fine?

La massima antitesi.

145· [149]. L'inventore della dottrina materiale dell'antichità.

146. [150]. A proposito di una canonizzazione storica dell'antichità.

147· [151]. Cosa trova ciascuno negli Antichi?

148. [152]. Cicerone, cos'era, cosa non era e non poté essere.

149· [153]. Popolarità e romantismo [Romantismus].

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

150. (154). L'Olimpo della commedia e la canzonatura romantica. 151. [!55]. I Romani, mistici del dispotismo. 152. [!56]. Omero e Archiloco - in connessione chimica. 153· (157). Ovidio ed Euripide. una similitudine. 154· [!58]. Marziale, come Catullo. 155· [!59]. L'antiquariato antico nell'antichità moderna. 156. [I6o]. E i primi diverranno gli ultimi. un paradosso filologico e personale. 157· (16!]. Personificazione di una maniera fil[osofica]- in Platone e Aristotele. 158. [!62]. Mitologia greca - il fondamento della sua formazione con un accordo fil[osofico] conclusivo. 159· [163]. La storia dei primi Cesari romani, come tema musicale. 160. [164]. istinto filosofico dei sofisti greci. 161. [165]. Platone, modello dei prosatori greci.

TITOLI DI FRAMMENTI

162. [166). Svetonio il critico e Tacito il poeta. 163. [167]. Forme patologiche dei giudizi artistici. 164. [168]. La filosofia per il poeta. 165. [169]. La beatitudine della dimostrazione a priori. 166. [qo]. Scrivere romanzi, e recitare romanzi, ovvero le Inglesi e le Francesi. 167. [17!]. Stupidità dirompenti, con esempi. 168. [172]. Chi sa piu di quel che sa di sapere. 169. [173]. n geroglifista.

qo. [174]. Musica vaporizzata e pittura fluttuante. una sintesi. 171-189. [175-193]. Dalle Arti/igurative. 171. [175]. Chi contempla con occhi chiusi. 172. [q6]. Dov'è tutto rose e fiori? n poeta di quadri.

174· [178]. L'atrio tedesco al tempio di Raffaello.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

I75· (I79]. Consolazione per il gusto olandese.

r76. [r8o]. La specifica pudicizia degli artisti greci.

I77· [r8r]. Peccato che era un Fiammingo.

I78. (I82]. Vero lusso imperiale. Un liberale frammento inglese con­ tro Diderot.

I79· (r83]. Hogarth il bizzarro.

r8o. (r84]. Coloni olandesi in Italia.

I8I. [r85]. L'oggetto e le dimensioni.

I82. [r86]. I Cinesi e i Cimmeri,

I83. (r87]. Un antivenereo.

r84. [r88]. Un'osteria e un bicchiere d'acquavite, owero il cammino particolare verso l'artista originale.

I85. (r89]. Il Saggio di Diderot sulla pittura.

r86. [r9o]. Educazione antitetica degli artisti.

I87. (I9I]. Scultura in miniatura

-

il suo fondamento.

TITOLI DI FRAMMENTI

188. [192]. n destino dell'arte - un revenant.

189. [193]. I poeti plastici.

190. [194]. Il numismatico del genere umano, ovvero della ruggine nobile.

191. [195]. Monumento a Condorcet.

192. [196]. Classificazione degli autobiografi.

193· [197]. Prova letteraria che siamo degli Iperborei.

194· [198]. Natura e Ideale, ovvero, gli inseparabili.

195· [199]. Chi ha notato per primo la sublimità del carattere nazio­ nale inglese?

196. [2oo]. Cartapesta da scritti kantiani, insieme a una citazione. una supposizione.

197· [201]. La sfacciata verità, ovvero il giusto Diderot e la sua consi­ derazione.

198. [202]. L'uccello dell'ideale e il sale dell'estetica.

199· [203]. Moritz. un saggio alla maniera di Moritz.

200. [204]. Dove manca la gioia migliore?

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

20!. [205]. La critica in persone. Un ritratto. 202. [2o6]. n riccio - un ideale. 203. [207]. La scala del libero pensiero. 204. [2o8]. Anime di pensiero. un'anima di pensiero. 205. [209]. Una domanda in relazione a un linguaggio povero, bloc­ cato. 206. [2ro]. La Marsigliese - assassina dei suoi fratelli. 207. [2n]. Quel che si deve e non si deve fare con la massa- secondo la legge giuridica ed etica. 208. [2!2]. La dignità della libertà. 209. [2!3]. Vera aristocrazia. *

*

*

(SU GOETHE] 445· Gothe è un poeta interamente pratico. Nelle sue opere egli è- come la merce inglese-estremamente sempli­ ce, grazioso, comodo e resistente. Nella letteratura tedesca ha fatto ciò che Wedgwood Jo ha fatto nel mondo artistico in­ glese - Come gli Inglesi, possiede un gusto naturalmente economico e uno nobile, acquisito intellettualmente. Ambe­ due si accordano molto bene e hanno una stretta affinità, in senso chimico. Nei suoi studi di fisica diviene completamen­ te chiaro che egli propende a ultimare qualcosa di insignifi­ cante-a renderlo fine e piacevole al massimo grado, piutto­ sto che a iniziare un mondo e fare qualcosa di cui si può sa­ pere in precedenza che non lo si porterà a compimento, che certamente resterà parziale e che mai vi si raggiungerà un'as­ soluta maestria. Anche in questo campo egli sceglie una ma­ teria romantica oppure altrimenti convenientemente intrec­ ciata. Le sue considerazioni sulla luce, sulla metamorfosi delle piante e degli insetti, confermano e contemporanea­ mente provano nel modo piu convincente che persino un'e­ sposizione dotta e compiuta rientra nell'ambito artistico. Si potrebbe poi in un certo senso affermare a ragione che GO­ the è il primo fisico del suo tempo -e che in effetti faccia epoca nella storia della fisica. Non si discute qui della vastità delle conoscenze, né poi le scoperte dovrebbero determina­ re la statura del naturalista. La questione è se si considera la natura come un artista considera l'antichità -la natura è in­ fatti qualcosa di diverso da un'antichità vivente. Natura e comprensione della natura nascono insieme, come antichità e conoscenza dell'antichità: ché si erra profondamente se si crede che ci siano antichità. Soltanto adesso inizia a sorge­ re l'antichità. Essa prende forma sotto gli occhi e l'anima

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

dell'artista. I resti antichi non sono che stimoli specifici per la formazione dell'antichità. L'antichità non viene fatta con le mani. Lo spirito la produce attraverso l'occhio- e la pietra scolpita non è che un corpo che acquista significato soltanto mediante essa, diventandone la manifestazione. Come il fisi­ co Gothe sta agli altri fisici, cosi il poeta agli altri poeti. Su­ perato qua e là in ampiezza, varietà e profondità, chi gli è pe­ rò paragonabile quanto all'arte di plasmare? In lui tutto è azione - come negli altri tutto è solo tendenza. Egli compie realmente qualcosa, mentre gli altri si limitano soltanto a rendere qualcosa possibile- e necessaria. Creatori necessari e possibili lo siamo tutti - ma quanto pochi lo sono reali. Il filosofo di scuola forse definirebbe ciò empirismo attivo. Noi ci accontentiamo di contemplare il talento artistico di Gothe e di gettare ancora uno sguardo sul suo intelletto. Vi si può riconoscere sotto una luce nuova il dono dell'astrazio­ ne. Egli astrae con una precisione rara, ma mai senza con­ temporaneamente costruire l'oggetto cui l'astrazione corri­ sponde. Non è che filosofia applicata - e perciò in fondo, con non poco stupore, lo ritroviamo anche nell'aspetto di un filosofo applicativo, pratico, come del resto è sempre stato ogni vero artista. Anche il filosofo puro sarà pratico, benché il filosofo applicativo non abbia bisogno di dedicarsi alla fi­ losofia pura- questa è infatti un'arte a sé. /Il Meister di Go­ the./ n sito dell'arte vera e propria è esclusivamente l'intel­ letto. Questo costruisce secondo un concetto peculiare. La fantasia, l'arguzia e il giudizio vengono requisiti soltanto da esso. n Wilhelm Meister è dunque un prodotto completa­ mente artistico - un'opera dell'intelletto. Da questo punto di vista, si ritengono opere d'arte alcune composizioni molto mediocri - al contrario, la maggior parte degli scritti molto apprezzati viene esclusa. Gli Italiani e gli Spagnoli hanno ben piu frequentemente di noi un talento artistico. Persino i Francesi non ne sono privi - gli Inglesi ne hanno già molto meno e ci sono simili nel possedere talento artistico estrema­ mente di rado - benché noi, fra tutte le nazioni, siamo i piu forniti di quelle capacità- che l'intelletto impiega per le pro­ prie opere. Questo eccesso di requisiti artistici rende certo i pochi artisti fra di noi cosf unici- e cosf di spicco, e possia-

[SU GOETHE] mo essere sicuri che tra di noi sorgeranno le opere d'arte piu splendide, poiché nessuna nazione può esserci pari quanto a energica universalità. Se ben comprendo i piu recenti esti­ matori della letteratura antica, la loro richiesta di imitare gli scrittori classici non ha altro scopo che renderei artisti-ri­ svegliare in noi il talento artistico. Nessuna nazione moder­ na ha posseduto un intelletto artistico elevato quanto quello degli Antichi. Tutto è per loro opera d'arte-ma forse non si esagera affermando che lo sono o possono diventarlo soltan­ to per noi. La letteratura classica è come l'antichità; in realtà essa non ci è data-non è disponibile-ma dev'essere prima prodotta da noi. Per noi una letteratura classica nasce sol­ tanto mediante uno studio attento e profondo degli Antichi - gli stessi Antichi non la possedevano. Gli Antichi dovreb­ bero assumersi un compito inverso-il mero artista è infatti un uomo unilaterale, limitato. A rigore, Gothe è ben dietro gli Antichi -ma li supera quanto a contenuto -merito che però non è suo. Il suo Meister è sufficientemente vicino agli Antichi - è infatti un romanzo e basta, senza aggettivi - e quanto conta oggi! [Cfr. n. 322]. Gothe verrà e deve essere superato-ma solo come posso­ no essere superati gli Antichi, per contenuto e forza, varietà e profondità-non però come artista-owero soltanto di po­ chissimo, perché la sua precisione e il suo rigore sono forse già piu esemplari di quanto sembri.

446. I filos[ofi] consumati si imbattono facilmente nel principio - Anche la filosofia è vana - e cosf per tutte le scienze. 447· Arte di vivere- contro la macrobiotica. 448. volontà irritabile. /Ogni stimolo attrae -la stimola­ zione identifica. Io - N[on]I[o] - Prodotto. Ogni stimolo pensato unitariamente è Io e N[on]I[o]. /Teoria della ma­ gia. /Definizioni individuali./ 449· Composizioni del discorso. tratt[amento] musicale dell'attività di scrittore.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

450. Quanto piu rilassato; tanto piu irritabile - quanto piu serrato, tantp piu suscettibile di stimolo. [451]. Un Primo Ministro, un Principe, un Direttore in genere, hanno bisogno soltanto di uomini e artisti- carattere e cognizione del talento. 452. Ai pensieri veramente universali succede come al predicatore di campagna della seconda P[arte] degli Anni d'apprendistato di Wilhelm Meister - Sembrano tanto noti perché hanno l'aspetto di pensieri univ[ersali] dell'uomo, e non di pensieri di Tizio o Caio". 453· Psicologia universale. Non si potrà spiegare l'orga­ nismo senza presupporre un'anima del mondo, né il proget­ to dell'universo senza il presupposto di un essere razionale universale. Non andrà lontano chi, nella spiegazione dell'organismo, non prende in alcuna considerazione l'anima e il misterioso legame che essa ha con il corpo. Forse la vita non è altro che il risultato di questa unione -l'azione di questo contatto. Come la luce scaturisce dallo sfregamento dell'acciaio sulla pietra, il suono dal contatto dell'archetto sulla corda, lo spasmo dalla chiusura e dall'apertura della catena galvanica, del pari la vita proviene forse dal risveglio (penetrazione) della materia organica. /Costruzione indiretta. La cosa giusta si mostra autono­ mamente quando subentrano le condizioni della sua manife­ stazione. L'operazione meccanica si comporta, nei confronti del risultato superiore, esattamente come l'acciaio, la pie­ tra e il contatto nei confronti della scintilla. llibera coopera­ zione/ Ogni effetto è accompagnato da un genio superiore. L'anima individuale deve diventare conforme all'anima del mondo. Signoria dell'anima del mondo e partecipazione a essa dell'anima individuale. 454· Dei molteplici modi di produrre un effetto o di sti­ molare-(tramite ingerenza, urto, contatto, contatto media­ to, semplice esistenza, esistenza possibile, ecc.).

(SU GOETHE]

455· Modalità narrativa drammatica. Favola e Meister. Toujours en état de Poesie. 456. Alto valore della matem[atica] come scienza attiva. Interesse privilegiato della meccanica. (Scienza del contatto. Acustica). Molteplici modi di contatto- e di tangenti. tan­ genti attive e passive. Angoli dei contatti. Velocità dei con­ t[atti] o cadenze. Serie di cadenze e conseguenze. Cadenze di linee. Cadenze di punti. Cadenze di superfici. Cadenze di masse. Cadenze persistenti.

457· Fondamenti della geognosia e della orittognosia. Critica delle caratteristiche. 458. Dottrina degli strumenti- ovvero organologia. 459· La luce è in ogni caso azione-la luce è come la vita, effetto attivo qualcosa che si rivela soltanto nel concorso delle condizioni necessarie. La luce produce il fuoco. La lu­ ce è il genio del processo di combustione. La vita, come la luce, è suscettibile di elevazione e di inde­ bolimento, e di graduale negazione. Si rifrange anch'essa, come quella, in colori? n processo nutritivo non è causa ma soltanto conseguenza della vita. -

460. Ogni effetto è passaggio. In chimica entrambi si tra­ sformano reciprocamente l'uno nell'altro, modificandosi. Non cosi invece in quello che si chiama influsso meccanico. 461. Caratteristica della malattia-l'istinto di autodistru­ zione-Cosf tutto ciò che è incompiuto-cosf perfino la vita -o meglio la sostanza organica. Eliminazione della differenza fra vita e morte. Annienta­ mento della morte. 462. Non potrebbe ogni modificazione, che i corpi pro­ ducono reciprocamente, essere una mera modificazione del­ la capacità e della irritabilità, e tutte le operazioni e gli influs-

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

si chimici possedere tale unità generale, cosi da modificare l'irritabilità e la capacità di ogni sostanza? L'ossigeno, ad esempio, agisce cosf nel processo di combustione. Tutti gli elementi chimici si accordano indirettamente. Le caratteristi­ che e i fenomeni di tutte le sostanze dipendono dalla loro ec­ citabilità. Ogni modificazione della mescolanza è in relazio­ ne alla capacità e all'eccitabilità dei corpi. I corpi si diversifi­ cano mediante la loro molteplice eccitabilità. O potrebbe dirsi che i corpi sarebbero classificati nel mo­ do piu naturale come stimoli ricorrendo ai loro molteplici rapporti con l'eccitabilità? Tutto ciò concorda molto bene con il galvanismo. La chi­ mica è già galvanismo- galvanismo della natura priva di vita. Il fuoco è semplicemente un sussidio - un dotto mezzo del chimico. (L'autoinfiammazione è galvanizzazione). (La calce me­ tallica non è stata ancora sufficientemente applicata in medi­ cina.) Il calore agisce chimicamente? In senso stretto no-favo­ risce soltanto le galvanizzazioni. 463. Il freddo è uno stimolo indiretto- nei corpi sani atti­ ra all'esterno molteplice calore. Nulla mantiene un corpo completamente sano in attività vitale quanto l'alternanza fra mancanza e eccesso di stimoli-la mancanza lo stimola al ri­ cambio-l'eccesso lo porta a moderare e a frenare la funzio­ ne, lo determina a diminuire l'attività. La mancanza pone il corpo sano in attività- e l'eccesso in quiete. /E se le opere d'arte non fossero che prodotti di una sana inattività?/ [464]. L'impulso all'organizzazione è l'impulso a tra­ sformare ogni cosa in strumento e mezzo. 465. I giornali sono in realtà già libri comuni. Lo scrivere in società è un sintomo interessante- che fa presagire anche una grande educazione dell'attività dello scrittore. Forse un giorno si scriverà, si penserà e si agirà in massa -Intere co­ munità, persino nazioni, intraprenderanno un'unica opera.

[SU GOETHE]

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466. Ogni persona che consti di persone è una persona alla seconda potenza- o un genio. In questo senso si può ben dire che non c'è stato nessun Greco, ma soltanto un genio greco. Un Greeo erudito fu opera sua soltanto molto indi­ rettamente, e soltanto per una piccolissima parte. Ciò spiega la grande e pura individualità dell'arte e della scienza gre­ che, benché non vada negato che in alcune zone di confine il misticismo egiziano e orientale l'abbia aggredita e moder­ nizzata. Nella fonia si osserva la morbida influenza del caldo cielo dell'Asia, mentre nella massa dorica piu antica si perce­ piscono la misteriosa ritrosia e la severità delle divinità egi­ ziane. Scrittori successivi hanno spesso abbracciato que­ st'antica maniera seguendo un istinto romantico e moderno, animando quelle grezze figure con uno spirito nuovo, ren­ dendole contemporanee, per trattenerle nel corso spensiera­ to della civilizzazione e per rivolgere la loro attenzione all'in­ dietro, verso santuari abbandonati. 467. Anticamente vissero soltanto nazioni- o geni. /Ge­ nio alla seconda potenza. l Gli Antichi vanno perciò consi­ derati in massa. 468. La domanda sul fondamento, sulla legge di un feno­ meno ecc., è una domanda astratta, cioè lontana dall'oggetto e rivolta allo spirito. Mira all'appropriazione, all'assimilazio­ ne dell'oggetto. Nella spiegazione l'oggetto cessa di essere estraneo. Lo spirito tende ad assorbire lo stimolo. Lo eccita ciò che è estraneo. Trasformazione dell'estraneo in proprio, appro­ priazione è dunque l'occupazione incessante dello spirito. Un giorno non ci dovrà essere piu alcuno stimolo né alcun­ ché di estraneo-lo spirito deve divenire estraneo ed eccitan­ te nei propri confronti, o poterlo fare con intenzione. Ora lo spirito è tale per istinto- uno spirito naturale- dev'essere uno spirito razionale, spirito per avvedutezza e arte. (La natura deve diventare arte, e l'arte una seconda na­ tura). 469. Il punto controverso fra patologi umorali e dei nervi

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

è un punto controverso comune ai fisici. Questa disputa toc­ ca i massimi problemi della fisica. I p[atologi] umor[ali] corrispondono ai moltiplicatori delle sostanze-i profeti della sostanza. I pat[ologi] dei nervi ai profeti della forma, atomisti e meccanici. I veri attivisti, come Fichte ecc., riuniscono entrambi i sistemi. Questi ulti­ mi li si può definire contemplatori creativi, creatori visivi. Entrambi quelli sono gli inerti diretti e indiretti -fluidità e rigidità. li concetto di azione si suddivide nel concetto di materia e di movimento (urto). Anche l'attivista si suddivide in umora­ lista e neurista -Sono i suoi elementi vicini -le sue compo­ nenti piu prossime.

470. Similitudine di geognosia stor[ica] e oritt[ognosia] con la filologia. 471. Le scienze si suddividono in scienze-i sensi in sen­ si. Quanto piu limitati e determinati, tanto piu pratici. Sulla tendenza degli eruditi a universalizzare la loro scienza. Og­ getti diversi divengono un unico oggetto in quanto sensi di­ versi divengono un unico senso. 472. Rappresentazione di un oggetto in sequenze - (se­ quenze di variazioni-modificazioni ecc.). Di questo tipo ad esempio la rappresentazione dei personaggi nel Meister, l'a­ nima bella e Natalie-Nell' autoriflessione-nelle cose di pri­ ma, seconda, terza mano e cosi via. Cosi ad esempio una se­ quenza storica è una raccolta di calcografie dal piu rozzo ini­ zio dell'arte fino al suo compimento e cosi via -di forme, dalla rana fino ad Apollo ecc.

473· Crimini religiosi, morali, spirituali, poetici ecc./ La poesia è il reale veramente assoluto. Questo è il nucleo della mia fil[osofia]. Quanto piu poetico, tanto piu vero. /li bello è neutro [?]/ Su concetti univ[ersali]- Sono neutri, mesco­ lanze o quid? IFacilità e popolarità./ Saggio sul denaro /Poe­ tizzazione delle scienze finanziarie./ Critica dei fisici fino a oggi./ U. W.] Ritter. /Concetto di erudizione./ Un lessico universale delle scienze positive- è il miglior manuale./ Cosa

(SU GOETHE]

593

c'è di piu della vita? - culto della vita, come culto della luce./

Animali come attributi di dei. ITeofrasto e il tratt[amento] dell'astrologia degli astrologi./ La storia della fisica di Mur­ hard" l Forma di rete. IMatematicità dell'analogia./ Sulla su­ perficie come sintesi./ Sugli esperimenti./ Tempo e spazio trattati in maniera piu vitale./ Natura- Qualcosa di nato- al­ lusione alla procreazione l divisione-astronomico - geogno­ stica dei corpi in luminosi e non luminosi./ Elettricità elet­ trometrica- assoluta- relativa./ Essai sui teoretici e sull'uti­ lità delle scienze speculative. *

*

*

[ STUDI

DI ARTE FIGURATIVA

)

474· (Le Horen di Gries ".) 475· Sulle sensazioni del pensiero nel corpo. 476. Antichi. La Madonna. l L'uomo è un individuo sto­ rico determinato per sé. Umanità graduale. Quando l'uma­ nità avrà raggiunto il massimo gradino ciò che è superiore si rivelerà e si presenterà autonomamente. l Panorama della storia dell'u[manità] - il mucchio -le nazioni -le società-i singoli u[omini]. l lnnalzamento della meccanica. La chimi­ ca intellettuale di Fichte. La chimica è il te"eno passionale. La chimica è la formazione piu rozza e primitiva. /Descrizio­ ni di dipinti ecc. l Sulla pittura di paesaggio -e sulla pittura contro la scultura in generale. l Tutto deve al contempo farsi e non farsi elevare al quadrato. L'utilità, l'uso è infinitamente graduale - come la misurazione. l Paesaggi - superfici strutture - architettoniche. Paesaggi rupestri. Atmosfere, paesaggi di nuvole. Tutto il paesaggio deve formare un unico individuo - vegetazione e natura inorganica-fluidi, solidi maschile -femminile. paesaggi geognostici. Variazioni natu­ rali. l Scultura e pittura non devono essere simbolici [?] l La galleria di dipinti è una dispensa di stimoli indiretti d'ogni genere per il poeta. l Necessità di ogni opera d'arte. l Ogni o[pera] d'a[rte] possiede un ideale a priori- una necessità in sé di esserci. E cosi che diviene in primo luogo possibile una vera critica del pittore. l Suite di Madonne. Suite di eroi. Suite di sapienti. Suite di geni. Suite di dei. Suite di uomini. l Gli Antichi ci costringono a trattarli come santuari./ Tipi particolari di anime e spiriti. Che abitano alberi, pae­ saggi, pietre, dipinti. Un paesaggio lo si deve guardare come

[ STUDI

DI ARTE FIGURATIVA

]

595

Driade e Oreade. Un paesaggio lo si deve sentire come un corpo. Ogni paesaggio è un corpo ideale per un particolare tipo di spirito. l Il sonetto. l L'arguzia. l Senso per l'antichità destato d[agli] Antichi. l 477· Il poeta prende in prestito ogni materiale, persino le

immagini. l Su Fried[rich] Schlegel- ecc. l Carattere, senso. l

[478]. Eterne vergini - donne nate. l L'apoteosi fich­ tiana della fil[ osofia] kantiana. l Pensare al pensiero insegna certamente a dominare il pensiero- perché cosi apprendia­ mo certamente ciò che vogliamo e come vogliamo. l Univer­ so interiore, estremamente vasto, infinito- analogia con l'e­ steriore - luce - gravitazione./ 479· Se tutti gli uomini devono essere uomini, potrebbe­ ro esistere anche esseri completamente diversi dall'uomo in forma umana. l L'essere virtuoso degli educatori è il princi­ pio indirettamente positivo dell'a[rte] di educ[are]. l uni­ versale abilità di scrittore. l Su chi pensa molte cose - e chi pensa una cosa sola - [Friedrich] Schlegel ad esempio e Fichte./ Volgarizzazione del divino e apoteosi della volgari­ tà./ Noi siamo fuori dall'epoca delle/orme universalmente valide - l Influsso della materia scolpita sulla figura - e sul suo effetto. L'effetto piu attraente e forte di materie piu/ini e rare non dovrebbe essere galvanico? l La coercizione è uno stimolo per lo spirito - la coercizione possiede qualcosa di ass[olutamente] stimolante per lo spirito. l Applicazione medica di buona e mala sorte. l Sulla neutralizzazione- ma­ lattie complicate-malanni locali- sistemi di riproduzione. l Ogni dubbio, ogni bisogno di verità- soluzione- sapere è conseguenza di grossolanità ed eccessiva educazione- sinto­ mo di una costituzione incompleta. Ogniformazione scienti­ fica mira perciò a rendere capaci - esercizio - Ogni cura scient[ifica], a ristabilire la salute dove non si ha alcun biso­ gno scient[ifico]./ 480. Rivoluzionamento ed elaborazione della matemati­ ca. l Lettera sull'arte e gli Antichi a Schlegel senior". Poesie l Lettera a F[riedrich] S[chlegel]. l La sintesi di Fichte- una

5 96

LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

pura mescolanza chimica. Oscillare. l Individualità e gene­ ralità degli uomini e delle malattie. l Sul necessario auto/imi­ tarsi- infinita versalità dell'intelletto istruito- ci si può trar­ re da tutto- girare e voltare ogni cosa come si vuole. l I geni della forza. l Titoli delle parti principali in lettere ecc. l Sugli inchiostri - e sul suono - analogamente in senso morale. l Sulla corretta condizione del dialogo. Sulla genialità speri­ mentale. l n vero uomo d'affari ha meno bisogno di cogni­ zioni e di abilità che di spirito storico e di educazione. l Me­ tri spirituali. l Sulla meccanica. l Dotte conferenze - il loro scopo. l Le nozze sono per lo piu separazioni. l La mimica in annotazioni. l Arguzia in grande./ Religione sperimentale e filosofia./ Come in genere ha effetto su di me la compagnia nel senso di Brown./ Stimolo diventa qualcosa di irritabile­ ecc. fisiologia. l Concetto di neutralizzazione. È il neutro la cosa suprema - Neutr[o] neg[ativo] neut[ro] posit[ivo] e sintesi l Sulla trasformaz[ione] della storia in tradizione. Quest'ultima è superiore. *

481. Tutto quel che è visibile aderisce all'invisibile- L'u­ dibile al non udibile- Il sensibile [Fiihlbare] a ciò che non è sensibile [Unfiihlbaren]. Forse il pensabile all'impensa­ bile-. Il cannocchiale è un organo artificiale, invisibile. /Reci­ piente./ L'immaginazione è quel senso meraviglioso che può rim­ piazzare per noi tutti i sensi- e che è già tanto in nostro pote­ re. Se i sensi esterni sembrano essere completamente sotto­ posti a leggi meccaniche -l'immaginazione è invece eviden­ temente indipendente dalla presenza e dal contatto degli sti­ moli esterni. 482. La Plastik diHerder, p. 7"· Si insegnava a chi era nato cie­ co e aveva riacquistato la vista a riconoscere visivamente i propri sentimenti - Dimenticava spesso i significati dei simboli del senti­ mento- finché il suo occhio non fu in grado di osservare figure spa­ ziali e immagini di colori come lettere di precedenti sentimentifisici, di paragonarle velocemente a queste ultime e di leggere gli oggetti attorno a sé.

( STUDI

DI ARTE FIGURATIVA]

597

483. L'unità dell'immagine, della forma, delle composi­ zioni pittoriche, riposa su rapporti fissi, come l'unità dell'ar­ tl}onia musicale. l Armonia e melodie. l 484-

Spazio. Tempo. Forza.

Scultura. Musica. Poesia.

Vista. Udito. Sentimento.

Superficie. Suono. Corpo. Herder.

485. Il nostro corpo è una parte del mondo- Membro, per meglio dire: Esprime già l'autonomia, l'analogia con l'in­ tero - in breve, il concetto di microcosmo. L'intero deve corrispondere a questo membro. Tanti sensi, altrettanti Mo­ di dell'universo-l'universo, un completo Analogon dell'es­ senza umana nel corpo-anima e spirito. Nel secondo caso abbreviazione, nel primo, prolungamento, della stessa so­ stanza. Nel complesso non devo e non voglio agire arbitraria­ mente sul mondo-per questo ho il corpo- Mediante modi­ ficazione del mio corpo modifico per me il mio mondo Non agendo sul recipiente della mia esistenza, formo del pari indirettamente per me il mio mondo. 486. L'albero può diventare per me una fiamma in fiore -l'uomo, una fiamma parlante -l'animale, una fiamma che cammina. 487. Tutto quel che viene percepito, lo è in ragione della sua forza repulsiva. Spiegazione del visibile e dell'illuminato -in analogia al calore avvertibile. Lo stesso con i suoni. Forse anche con i pensieri. *

*

*

1

Novalis si riferisce aiBeytrage zur Elementar-Phisiologie di Franz von Baa­ der (Hamburg 1797), volume che egli possedeva.

2

Novalis si riferisce al testo Herrn C. Bonnets Philosophische Palingenesie, trad. di J. C. Lavater, Ziirich 1770, parte l, cap. xxr, p. 69.

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LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

' La composizione è intitolata A Chloe, su testo diJohann G. Jacobi, ed è del 24 giugno 1787. ' Novalis si riferisce ai Wilhelm Meisters Lehrjahre, libro Vll, cap. m, ove compare la frase citata nel frammento.

' n riferimento è al saggio di F. Forberg (177o-1848) dal titolo Brie/e iiber die neueste Philosophie, pubblicato nell'autunno del 1797 nel «Philo­ sophischesJournal>> di Niethammer, vol. VI, quaderno 1. 6

Altri riferimenti a Goethe; si vedano a tal proposito le lettere di Novalis ad A. W. Schlegel del 26 dicembre 1797 e del 12 gennaio e 24 febbraio 1798.

7

Gli Herrnhuter sono seguaci dello Zinzendorf; traggono il loro nome dal­ la località di Herrnhut (protezione del Signore) in Sassonia. Della loro co­ munità faceva parte anche il padre di Novalis.

8

n riferimento è ai cicli satirici del pittore inglese William Hogarth (1697-

1764). 'Jean François d'Aubuisson de Voisins (r769-r84r) era l'insegnante di ma­ tematica di Novalis a Freiberg. 10

Georg Christoph Lichtenberg (1742-99) pubblicò, nel 1794, un commen­ to ad alcune opere di Hogarth.

11

Goethe viaggiò nello Harz in compagnia del pittore Melchior Kraus dal I0 al 16 settembre del 1784; dato però che all'epoca in cui Novalis scrisse questo frammento non erano stati pubblicati resoconti di quel viaggio, è possibile che Novalis ne sia stato informato dallo stesso Goethe nel corso del loro colloquio del 29 marzo del 1798.

12

Cfr. Simposio, 203-A sgg.

13

È il figlio del pastore}. G. Sillig; fu precettore di Novalis a Freiberg e suc­

cessivamente privato della sua carica a causa dei suoi orientamenti demo­ cratici e mistici. 14

Si tratta dei Briefe zur Be/6rderung der Humanitat, Riga 1797.

" n riferimento è a un frammento di Schleiermacher pubblicato nella rivista

romantica e concernente la« fede» in un mondo«altro>> che l'uomo deve «cercare» al di là di quello sensibile.

16

Asmus è lo pseudonimo dello scrittore Matthias Claudius (I740-r815). Joachim Heinrich Campe (1746-r8r8) fu pedagogo e scrittore. Kleinjogg è il soprannome del contadinoJakob Gujer; questi visse nei pressi di Zuri­ go e la sua figura di coltivatore modello fu celebrata da Hans C. Hirzel (r725·1833) nel suo volume Die Wirtscha/t eines philosophischen Bauers (Zurigo 1774). Cfr. NS, vol. V, p. 871.

17

Tutto è vanità [ ... ]. È la filosofia degli spiriti forti, dei geni del mondo- il precipitato di una vita incerta e quanto mai varia. Tutti gli anziani, soprat­ tutto quelli che nella loro vita hanno gioito, predicano tale sistema. n gio­ vane vigoroso lo comprende, e preferisce una gaia verità a una verità tri­ ste. Una verità triste non è che una verità che ha perso il suo colore fresco e luminoso, le sue lacrime vermiglie e l'incendere leggero. La bruttezza della vecchiaia sta nel fatto che essa è piu reale della bellezza della prima età- perché è l'ultima? È dunque l'ultimo ad avere sempre ragione?.

NOTE

599

18

I frammenti nn. 362,364, 366, 375 fanno implicitamente riferimento all'o­ pera, edita a Dresda dal 1795 in poi, Melanges Militaires, Littéraires, et Sentimentaires, del Principe de Ligne (1735·1814). Stanislas-Jean, Mar­ chese di Boufflers (1738-1815),fu un raffmato ed elegante poeta di corte, emigrato durante la Rivoluzione.

19

La memoria non si comporta affatto nei confronti della sensibilità- né con il giudizio- cosa che diviene chiara per il fatto che un grande dolore l'af­ fievolisce.

"' Si disprezza il fango- perché? Non deriviamo forse dal fango [?]- Fango dappertutto - Nient'altro che fango - e ci si stupisce che il fango non ha cambiato natura. 21

22

Se è necessario che Dio ci ami, e che Dio sia ogni cosa- è dd pari necessa­ rio che noi siamo nulla. Un gran numero d'opinioni poggia sul principio- che noi siamo nulla. I migliori aggiungono che pertanto noi siamo suscettibili d'una certa specie di valore assoluto- riconoscendo di essere nulla e credendo nell'amore di Dio.

" L'uomo in generale è un Alcibiade: a forza di amabilità è ovunque il giova­ ne adulatore della natura. Per compiacerla egli è Negro ed Eschimese, Europeo e Tataro, Giamaicano e Greco, a seconda degli usi del paese. 2 4

È il primo abbozzo della favola Giacinto e Fiordirosa, poi sviluppata da Novalis ne Gli adepti di Sais.

" Ginnistan: indica il regno degli spiriti e delle fate nelle fiabe arabe. Nova­ lis conosceva il termine dalla raccolta di Widand, Dschinnistan oder aus­ erlesene Feen und Geister-Miirchen (1768-89); è anche il nome del perso­ naggio che ndl'Ofterdingen compie assieme a Eros il viaggio alla volta della luna. 26

Le cifre riportate a sinistra sono di Novalis, e si riferiscono alla pagina del fascicolo dell'«Athenaeum» (1798) nonché al numero del frammento corrispondente. I numeri fra parentesi quadre rimandano invece alla nu­ merazione dei frammenti in questione pubblicati nell'edizione curata dal Minor (F. Schlegel, Seine prosaischen Jugendschrzften, Wien 1882,vol. II, pp. 203·88).

17 li riferimento è al romanzo Agnes von Lilien, apparso anonimo nel 1796 28

nelle Horen di Schiller e attribuito a Caroline von Wolzogen (1763-1847), sordla della moglie di Schiller e autrice di una Vita di Schiller (1830).

A partire da questo frammento Novalis, che fino a ora aveva proceduto correttamente nella numerazione, si sbaglia. Tra parentesi quadre viene quindi inserita l'indicazione numerica dell'edizione Minor (Schlegel, Sei­ ne prosaischen Jugendschri/ten cit., vol. Il, pp. 205-88).

29

Il frammento dell'Athenaeum cui si riferisce Novalis è di August Wilhelm e parla della popolazione dei Nairi. Si tratta della casta Indu dei Malayali, la quale era organizzata socialmente in senso matrilineare.

'0

Josiah Wedgwood (1730-95) è un ceramista inglese di impronta classici­ sta, che decorava le sue opere con motivi antichi; fondò l'industria inglese delle ceramiche.

6oo

LAVORI PREPARATORI PER RACCOLTE DI FRAMMENTI

H

Novalis si riferisce al sacerdote di cui Filina dice che egli ha soltanto l'a­ spetto di una persona conosciuta, perché sembra un uomo, e non Tizio o Caio (Meister, libro II, cap. x).

32

Friedrich W. A. Murhard pubblicò a Gottingen una Storia della fisica in due volumi (1798-99).

n

Johann D. Gries (1775-1842) fu poeta e traduttore; conobbe Novalis nel 1796 e soggiornò a Dresda nel 1798 in ambienti romantici.

34

Cfr. la lettera di Novalis del9 (?) settembre del 1798 a Caroline Schlegel (NS, vol. IV, pp. 260 sgg.).

" ]. G. Herder, Plastik. Einige Wahrnehmungen iiber Form und Gesta/t aus Pygmalions bildendem Traume, Riga 1778.

Sezione VII Dialoghi e Monologo 1798-1799

Si ritenga che l'idea di scrivere brevi dialoghi sia venuta a Novalis da precedenti letterari, oppure da un'implicita, interna vicinanza con la «dialogicità» del pensiero in quanto tale 1, resta il fatto che il poeta, facendo prevalere proprio nei dialoghi quell'ironia che altro­ ve non aveva pressoché trovato spazio, ci offre di questa forma espressiva un'immagine relativamente «parziale». Lo stato dei ma­ noscritti ha permesso di concludere 2 che i primi cinque dialoghi so­ no stati composti nel 1798; essi devono ritenersi compiuti al loro in­ terno, relativamente pronti dunque per una pubblicazione, ciò che può dedursi anche dalle rielaborazioni del testo e dalle molteplici correzioni. n manoscritto del sesto dialogo è invece stato ritrovato soltanto parzialmente, cosicché la sua datazione risulta incerta; tut­ tavia il Samuel lo fa risalire a un periodo successivo al febbraio del 1799'· n primo e il secondo dialogo, il cui argomento è il senso e il valo­ re dei libri, della stampa e della letteratura, sembrano costituire un gruppo a sé, come forse anche i successivi, dal terzo al quinto com­ preso, che hanno a tema la brevità della vita, il piacere-desiderio e il rapporto interiore-esteriore. In particolare, è stata osservata una re­ lazione fra le tematiche dei primi due dialoghi e alcuni frammenti della raccolta Polline, nonché fra i successivi tre e alcuni dei Teplit­ :zer Fragmente'. Nel secondo caso specialmente l'intuizione-base dell'idealismo magico costituirebbe un elemento di identificazione importante. Ben piu rilevante, tuttavia, ci appare l'improvvisa scomparsa del tono ironico alla conclusione del quinto dialogo, quando cioè uno degli interlocutori giunge a parlare del valore e del senso dell'ipotesi rispetto alla mera esperienza. n carattere mobile e al contempo conoscitivo dell'immaginazione torna istantaneamen­ te a mostrarsi come dimensione veritativa in grado di fugare scetti­ cismi e ironie. La «luce» dell'immaginazione collega indissolubil­ mente, polarmente, idea ed esperienza: l'emergere dell'analogia scaccia l'ironico distanziarsi dal mondo. L'ironia ritorna, quasi grottescamente, nel sesto dialogo, che prende di mira la moda della

DIALOGHI E MONOLOGO 1798-1799

filosofia della natura e probabilmente lo stesso Schelling. È interes­ sante che proprio la riflessione sull'aspetto organico della natura, compiuto e autosviluppantesi, offra a Novalis da un lato lo spunto per pungenti ironie, e, dall'altro, la possibilità di uno sguardo pro­ fondo e attento sull'essenza delle cose. Le «cose» vengono «det­ te». Torna in scena il linguaggio, il quale, se era stato indirettamen­ te tematizzato nella scelta del dialogo come, appunto, particolare forma linguistico-discorsiva, viene ora prepotentemente in primo piano nel brano conclusivo di questo volume, il Monologo. Anche del Monologo manca il manoscritto'. Di questo breve scritto, vi sia presente o meno un tratto ironico 6- noi riteniamo sia preferibile parlare di una certa «levità», quasi una scherzosità da eccessiva profondità nello sguardo -, può innanzitutto osservarsi il paragone fra la lingua e la matematica, che offre a Novalis la possi­ bilità di indicare l'autonomia del linguaggio rispetto alle «cose» che esso «dice», o che, nella mentalità comune, «dovrebbe dire». Come le formule matematiche, dunque, il linguaggio si preoccupa soltanto di se stesso. Taie affermazione attirò l'attenzione di Martin Heidegger, il quale, in Unterwegs zur Sprache, concordava con il ca­ rattere monologico del linguaggio rinvenuto da Novalis, pur affer­ mando che il «profilo del Dire originario[ . ] non può identificarsi col "monologo" che ha in mente Novalis, perché Novalis concepi­ sce il linguaggio sul fondamento della soggettività nella prospettiva dell'idealismo assoluto»'. In realtà, Heidegger sembra condividere l'idea della monologicità del linguaggio espressa da Novalis, ma a partire dall'Eigentiimliches del linguaggio stesso, che è, si, per No­ valis la sua monologicità, mentre, per Heidegger, nel suo rapportar­ si alla Sage, è Dire originario, manifestazione dell'essere storico nel­ la lingua. L'Eigentiimliches di Novalis, in altre parole, serve a Hei­ degger per giungere al «peculiare», al «piu proprio» del rapporto essere-lingua, che egli chiama anche Ereignis, e allora diviene alme­ no in parte piu comprensibile il giudizio restrittivo sul punto di par­ tenza novalisiano, il« fondamento della soggettività nella prospetti­ va dell'idealismo assoluto»'. Non è questo il luogo per mostrare co­ me la distinzione storico-spirituale fra idealismo e romanticismo co­ stituisca un punto di passaggio indispensabile per valutare erme­ neuticamente la posizione di Novalis nei confronti della «soggetti­ vità poetica», dell'«Io lirico», e per interpretare il percorso novalisiano nel suo complesso alla luce di quella stessa posizione. Tuttavia, il Monologo ci pone dinanzi la questione della separazione Io-Mondo, che il linguaggio riesce secondo Novalis a «colmare» solo nella misura in cui esso (e noi uomini, come «dicenti») «parla per sé», non per le cose. Ancora una volta sembra essere l'intuizio..

NOTA DI LETTURA

ne dell'oscillazione fra Io e Mondo a guidare Novalis. li«compito» di quest'oscillazione, che costituisce anche l'essere «senza patria» del poeta rispetto al suo offrire, nella lingua, una patria al « popo­ lo»', è il compito della poesia e dell'immaginazione, la facoltà uma­ na per eccellenza, la«guida». Non è casuale che, nella seconda par­ te del suo monologo, Novalis usi il termine «poesia» come sinoni­ mo di «lingua»: ciò dà chiaramente a intendere - o almeno sembra farlo - che la poesia sia il linguaggio della soggettività, la quale, oscillando fra configurazione logica ed esperienza pura del mondo, rinviene in tale oscillazione, nel punto«zero» dell'esistenza, l'origi­ ne della lingua e della parola. Questa origine, in cui spazio e realiz­ zazione, parola e cosa coincidono, è poesia.

1

Cfr. Samuel, NS, vol. Il, p. 655, che accenna ai precedenti di Hemsterhuis e di Chamfort.

2

Samuel ha preso a tal proposito in considerazione elementi materiali dei manoscritti, nonché osservazioni calligrafiche, tutti concordanti.

' Il criterio è un cambiamento nel modo di scrivere las da parte di Novalis, criterio affidabile perché dotato di riferimenti a testi precisamente databi­ li. Vaie anche la pena di osservare che il breve frammento pubblicato fra il quinto e il sesto dialogo (2. La dottrina della natura) non ha nulla a che ve­ dere con i dialoghi ma sembra essere un progetto di prosecuzione dei Lehrlinge :r.u Sais (NS, vol. II, p. 656), casualmente presente sullo stesso fo­ glio. 'Ibid., p. 658.

' I curatori tedeschi, in tali casi, riproducono i brani mancanti dall'edizione delle opere di Novalis curata nel 1846 da Biilow, il quale era invece quasi certamente ancora in possesso dei manoscritti. ' Cfr. Samuel, NS, vol. Il, p. 66o, il quale rinvia anche alla posizione di I. Strohschneider·Kohrs (Die romantische Ironie in Theorie und Gestal­ tung, Tiibingen 196o, pp. 249-73). 7

Trad. it. a cura di A. Caracciolo, Milano 1973, p. 209.

8

Abbiamo cercato di discutere il giudizio heideggeriano, nell'ambito della piu generale interpretazione del problema della soggettività poetica in Novalis, nel nostro L'estetica di Novalis cit., pp. 120·21.

' La «patria» è per l'appunto la lingua. Novalis è in tal senso vicinissimo a Holderlin.

DIALOGHI

I.

A. B. A. B. A. B.

A. B.

n nuovo catalogo dell'esposizione? Ancora fresco di stampa. Che fardello di lettere-che inaudito tributo del tempoMi sembri un omarista '-se è possibile chiamarvi secon­ do il piu coerente tra voi. Non farai il panegirico di questa calamità libresca. Perché il panegirico?- Però mi rallegro veramente del fatto che si accresca annualmente questo articolo - al quale l'esportazione reca soltanto onore-ma l'importa­ zione un guadagno netto. Ci sono in circolazione tra noi piu idee vere e solide che tra tutti i nostri vicini. La sco­ perta di queste imponenti miniere in Germania, maggio­ ri di quelle di Potosi e del Brasile', e che certamente sa­ ranno enormemente piu rivoluzionarie della scoperta dell'America, cade alla metà di questo secolo. E quanto da allora noi non siamo già cresciuti per produzione scientifica, ampliamento ed eccellente e utile elaborazio­ ne! Ora raccogliamo ovunque metalli grezzi o belle for­ mazioni-rifondiamo i primi e siamo in grado di imitare e di superare le seconde. E tu pretenderesti che noi riseppellissimo tutto e tornas­ simo all'assoluta povertà dei nostri padri! Non è almeno un'occasione per essere attivi? E non è forse ogni attività lodevole? Non c'è nulla da controbattere, ma osserviamo piu atten­ tamente la grande arte e il metallo nobile. L'argomento che condanna l'intero a partire dalla preca-

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A.

B.

A.

B.

DIALOGHI E MONOLOGO

1798-1799

rietà e dalle carenze delle singole parti non lo ammetto. Ciò di cui parliamo va giudicato nel suo complesso. Una totalità composta da parti miserevoli è essa stessa una totalità miserevole, o, piuttosto, non è affatto una to­ talità. E se invece ci fosse un progresso con/orme a un pia­ no? se ogni libro colmasse un qualche vuoto- e ogni esposizione fosse per cosi dire una componente sistema­ tica nella catena dell'educazione? Ogni esposizione sa­ rebbe allora una fase necessaria, e infine nascerebbe, da progressi conformi a un fine, un cammino compiuto alla volta di un'educazione ideale- Un simile catalogo siste­ matico - quanto sarebbe piccolo per volume e quanto ben piu grande per importanza! Per te, e per molti, è come per gli Ebrei. Aspettano in eterno il Messia, e questi c'è già da tanto tempo. Credi ve­ ramente che il destino dell'uomo, o, se preferisci, la natu­ ra dell'umanità, abbia bisogno di frequentare le nostre aule per imparare cosa sia un sistema? A me sembra piut­ tosto che i nostri sistematici dovrebbero andare a scuola da lei. I casi fortuiti sono gli unici dati di fatto -la combi­ nazione di casi fortuiti- la loro coincidenza, non è però un altro caso fortuito, ma una legge - il risultato della saggezza piu profonda e piu conforme a un piano. Non c'è libro nel catalogo che non abbia recato frutti, anche semplicemente concimando il suolo sui cui è cresciuto. Crediamo di trovare molte tautologie. Ma lf dove sono nate hanno dato grande vita a ogni tipo di idea. Solo per l'intero, per noi, sono tautologie; il romanzo peggiore ha recato gioia quanto meno agli amici e alle amiche di chi lo ha scritto. Prediche misere e libri edificanti hanno il loro pubblico, i loro estimatori, e nell'allestimento tipografi­ co agiscono sui loro ascoltatori e lettori in maniera dieci volte piu energica- e cosi via. Mi sembri dimenticare completamente le conseguenze negative della lettura e l'enorme costo che questo artico­ lo del lusso moderno comporta. Mio caro- il denaro non è fatto per vivificare-? Perché non dovrebbe servire anche a questa necessità della no­ stra natura, far nascere e appagare la capacità di pensare?

DIALOGHI

A.

B.

A.

Riguardo alle conseguenze negative, ti invito a riflettere un poco piu approfonditamente, poiché un simile rim­ provero da parte tua quasi mi irrita. So dove vuoi arrivare, e in effetti io non desidero far mie perplessità puramente filistee, non ti sei però tu stesso la­ mentato spesso del tuo legger libri? Non hai parlato di una fatale abitudine a tutto ciò che è stampato? Può darsi che le mie lagnanze potessero dare adito a fraintendimenti - ma, a parte il fatto che generalmente si tratta di manifestazioni momentanee di malumore, in cui non si parla in assoluto, ma unilateralmente, come nel ca­ so delle passioni e dell'umore, io mi lamentavo piu dell'i­ nevitabile debolezza della nostra natura, della sua ten­ denza all'abitudine e al vizio, che non in verità del mondo delle lettere. Quest'.ultimo non può farci nulla se alla fine noi vediamo soltanto libri e piu nessun'altra cosa, ren­ dendo cosi praticamente inutili i nostri 5 sensi. Perché ci awinghiamo cosi esclusivamente, come muschi stentati, alla stampa? Se però le cose vanno avanti cosi, alla fine non si riuscirà piu a studiare nessuna disciplina li numero dei libri stampati cresce infatti a dismisura. Non credere. È l'esercizio che rende maestri, anche nella lettura. Impari presto a capire la gente con cui hai a che fare - Spesso non fai in tempo a leggere due pagine di un autore che già sai chi hai di fronte. Spesso è lo stesso tito­ lo a poter essere letto in chiave sufficientemente fisiogno­ mica. Anche la prefazione è un sottile metro letterario. I piu saggi lasciano perciò generalmente da parte quest'in­ dice che denuncia e tradisce, mentre chi se la prende co­ moda lo fa in quanto una buona prefazione è piu difficile del libro- infatti, come si esprime il giovane Lessing, il ri­ voluzionario', la prefazione è al contempo la radice e il quadrato del libro, e io aggiungo: ne è anche la vera re­ censione. Lo stile dei filologi precedenti, con le sue citazioni e i suoi commenti, era figlio della povertà di libri e dell'eccesso di spirito letterario. Però non so, i libri importanti mi sembrano comunque -

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A.

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A. B. A. B.

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troppi-Quanto non mi impegna un unico buon libro, o, piuttosto, ogni buon libro diventa il veicolo di un'impe­ gno che dura una vita intera-l'oggetto di un nutrimento inesauribile. Perché in fin dei conti tu ti limiti soltanto a pochi uomini, i migliori? Non è forse per lo stesso moti­ vo? Non è forse un nostro limite, quello di poter godere appieno soltanto di poche cose? E non è forse meglio im­ padronirsi completamente di un'unica cosa bella piutto­ sto che sfiorarne centinaia, assaggiare un po' dovunque, e cosi ottundere i sensi troppo presto con molti mezzi sa­ pori spesso contraddittori, senza averne guadagnato qualcosa di durevole? Parli come un religioso- e purtroppo parli con un pan­ teista-per il quale il mondo sconfinato è sufficientemen­ te ampio. Io mi limito a poche persone piene di spirito perché devo- Dove posso allargarmi- è con i libri. Cre­ do che la produzione di libri sia ben lontana dall'essere aumentata quanto dovrebbe. Se avessi la fortuna di esse­ re padre-di figli non ne avrei mai abbastanza- e non ro o r2 -ma a centinaia, almeno. E non anche donne, tu che vuoi possedere tanto di tutto? No, una soltanto, dawero. Che bizzarra contraddizione. Non è piu bizzarra o piu inconseguente del fatto che in me c'è soltanto uno spirito e non centinaia. Cosi come pe­ rò il mio spirito deve trasformarsi in centinaia, in milioni di spiriti, del pari la mia donna deve farlo in tutte le don­ ne che esistono. Ciascun uomo è smisuratamente mute­ vole. Come con i fanciulli, cosi con i libri. Vorrei vedere dinanzi a me un'intera collezione di libri di ogni tipo d'arte e scienza, opera del mio spirito. E cosi per tutto. Ora abbiamo soltanto-gli Anni d'apprendistato di Wil­ helm Meister - Ma ne dovremmo avere, di anni di ap­ prendistato, scritti nello stesso spirito, il numero massi­ mo- gli anni d'apprendistato di tutti gli uomini che ab­ biano mai vissuto Adesso smettila-Mi gira la testa. Proseguiremo domani. Allora sarò di nuovo in condizione di bere con te qualche bicchiere del tuo vino preferito.

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2.

A. Se oggi hai voglia di continuare a parlarmi delle tue idee sull'attività dello scrittore, o di altre-spero di poter reg­ gere a un paradosso movimentato-e se mi dai lo spunto -forse perfino ti aiuto. Lo sai infatti che il pigro, una vol­ ta che si è mosso, è anche ben piu sfrenato e ardito. B. Naturalmente: quanto piu difficilmente una cosa mani­ festa forza, tanto maggiore ne può raccogliere-e con tale osservazione ci veniamo a trovare al cospetto della lette­ ratura tedesca, che ne conferma palesemente la verità. La sua capacità è inaudita. Non la si può seriamente rimpro­ verare di essere difficilmente utilizzabile in filigrana. Va però ammesso che, come massa, è simile alle antiche masse armate del suo popolo - le quali in singoli duelli avrebbero ben sconfitto Io eserciti romani - ma appunto come massa erano facilmente superabili quanto a movi­ mento rapido e coordinato, a visione complessiva delle situazioni adatte. A. Credi tu che la sua velocità e la sua forza siano destinate ad aumentare, oppure che siano ancora in un ambito di movimento uniformemente accelerato? B. Ad aumentare, senza dubbio -e precisamente nel senso che il suo nucleo si separerà e si ripulirà di quella molle materia che la circondava e ne tratteneva il movimento. Nel caso della letteratura accade che la forza che l'ha po­ sta in moto e le ha fatto da stimolo cresce proporzional­ mente all'aumento della sua velocità, con il risultato che anche la sua capacità aumenta di conseguenza. Come ve­ di, qui si ha di mira un'infmità. Ci sono 2 fattori variabili che sono in reciproco rapporto di crescita, mentre il loro prodotto aumenta in senso iperbolico. Per esemplificare meglio quest'immagine, dobbiamo però ricordarci che non abbiamo a che fare con grandezze quali moto ed estensione ma con una nobilitante variazione (differen-

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ziazione) di condizioni, la cui essenza definiamo natura. Uno di quei fattori variabili lo chiamiamo capacità sensi­ bile- di essere organo [Organibilitiit] - capacità vitaliz­ zante- denominazione in cui è già ricompresa la variabi­ lità. L'altro è costituito dall'energia, dalla disposizione e dalla molteplicità delle potenze eccitatrici. Immaginatele entrambe in generale aumento scambievole e passa poi alla serie dei prodotti. Con la semplicità cresce l'abbon­ danza - con l'armonia, la sonorità - l'autocompiutezza del membro con quella dell'intero- La riunificazione in­ teriore con la differenziazione esteriore. A. Per quanto felice e lusinghiera possa essere l'immagine della storia del nostro mondo letterario, mi sembra co­ munque un po' troppo erudita. Io la comprendo soltanto in superficie - il che potrebbe anche essere bene- e ti pregherei, anziché fornirmi un'inspiegabile spiegazione, di lasciare piuttosto le alte vette e di discorrere con me nel modo piu elementare possibile di alcuni fenomeni occorsi ai piedi dei monti, nel regno vegetale. In tal mo­ do non saresti tanto vicino agli dei, e io non avrei da te­ mere alcun linguaggio oracolare. *

[A]. [B). [A]. [B). [A].

[B). [A]. [B).

La vita è molto breve. A me sembra molto lunga.

È breve dove dovrebbe esser lunga, e viceversa. Chi vive dunque? Lei non sosta forse presso ciò che è spiacevole fuggendo il piacevole? E proprio questo il lato peggiore, che io in ciò non posso cambiarmi, tanto poco quanto Lei. li piacevo­ le incrementa le nostre forze - ciò che è spiacevole le frenaE Lei vi osserva un'incompiutezzaPurtroppo in maniera solo eccessivamente vivida Chi le comanda di non seguire questa indicazione-

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[A]. Che indicazione? [B]. Quella per cui ciò che Lei desidera non deve attender­ selo ma andarlo a cercare- Non nota di essere richia­ mato a se stesso? [A]. Alla pazienza, lo so già da un pezzo. [B]. E non anche all'aiuto-? [A]. Il malato fa chiamare il medico perché non può aiutar­ si. [B]. E se il medico prescrive al malato come medicina pro­ prio uno sforzo intellettuale? Chi manca a se stesso può essere guarito soltanto prescrivendogli il suo Sé. (A]. Non dimentichi che noi siamo partiti dalla lunghezza e dalla brevità della vita. [B]. L'impiego è breve e semplice, come il godimento spen­ sierato- e lungo e faticoso, come la tolleranza- Nel primo caso io lo do a Lei- Nel secondo, esso resta a Sua discrezione. Moderi l'afflusso eccessivamente ve­ loce della forza nella gioia mediante riflessione- Acce­ leri la progressione inerziale- mediante un'attività re­ golare. [A]. La Sua ricetta non è però in conclusione quel che cer­ co. Lei mi prescrive una mistura diluita. Io ringrazio, e la prendo a metà. [B]. Mio caro, Lei non è un chimico, altrimenti saprebbe che attraverso una vera mescolanza nasce un terzo, che è ambedue contemporaneamente, e piu di quel che en­ trambi erano singolarmente.

(A]. Aveva ragione. La nostra conversazione mi ha condot­ to a un risultato interessante. [B]. Ora tocca dunque a me imparare- Uno scambio che ogni vero rapporto rende possibile. [A]. Attraverso il dubbio, Lei ha tracciato per me un cam

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[B]. [A].

[B].

[A].

[B].

[A].

mino che attraverso il dubbio conduce al valore del piacere. Ora comprendo che la nostra esistenza origi­ naria, se cosi posso esprimermi, è piacere. n tempo sor­ ge dall'assenza di piacere [Unlust]. Per questo ogni as­ senza di piacere è tanto lunga e il piacere è tanto breve. n piacere assoluto è eterno - al di là di ogni tempo. Il piacere relativo è piu o meno un unico momento indi­ viso. Lei mi entusiasma - ancora qualche passo e giungiamo alla vetta del mondo interiore. Capisco quali passi Lei intenda. L'assenza di piacere, come il tempo, è finita. Tutto ciò che è finito nasce dal­ l'assenza di piacere. Anche la nostra vita. Le subentro- e proseguo. n finito è finito- Cosa resta? Piacere assoluto- eternità- vita incondizionata. E cosa facciamo noi in un tempo il cui scopo è autocosàenza dell'infinità -? Ammesso poi che abbia uno scopo, poiché ben potreb­ be chiedersi se a caratterizzare l'illusione non sia pro­ prio l'assenza di scopo! Certo- ma cosa dobbiamo cercare di fare? Trasforma­ re l'assenza di piacere in piacere, e con essa il tempo in eternità, isolando arbitrariamente ed elevando lo spiri­ to, la cosc[ienza] dell'illusione in quanto tale. Si, amico, e ora abbracciamoci qui dinanzi alle Colon­ ne d'Ercole, piacevolmente convinti di contemplare la vita come una bella, geniale illusione, come uno spetta­ colo stupendo, di poter essere già qui spiritualmente nel piacere assoluto e nell'eternità, e che l'antico la­ mento, che tutto è transitorio, debba e possa diventare il piu gioioso di tutti i pensieri. Che questa concezione della vita come illusione tem­ porale, come azione drammatica, ci trasformi in una natura diversa. Le ore tristi trascorreranno infatti velo­ cissime, e la transitorietà ci apparirà enormemente attraente.

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A. Caro amico, mi delinei per favore un concetto chiaro e probante del Principe. Io mi lambicco il cervello già da tanto, ma i Principi senza speranza non mi convinconoScompaiono sotto il fuoco della mia attenzione- Non devono essere resistenti al fuoco e alla luce. Forse un concetto di Principe è come una cornice attorno a un'im­ magine dell'oscurità egiziana. B. Un genio benigno La ha condotta da me. Un caso favore­ vole mi ha insegnato questo gran mistero, che è suscetti­ bile di essere appreso, come ogni mistero, in maniera suf­ ficientemente paradossale. I Principi sono Zeri- in sé non valgon nulla, ma con i numeri vicino, che possono accrescerli a piacere, val­ gon molto. A. E infine, caro amico, che significano tutte queste ipotesi -Un'unica circostanza, osservata veracemente, ha ben piu valore dell'ipotesi piu splendida. Ipotizzare è un gio­ co rischioso - Alla fine diventa una inclinazione appas­ sionata per la non verità- e forse nulla ha nuociuto mag­ giormente alle migliori menti e alle scienze di questa mil­ lanteria dell'intelletto fantasticante. Questa lussuria scientifica ottunde completamente il senso della verità, e disabitua all'analisi rigorosa, la quale soltanto è invece la base di ogni progresso e scoperta. B. Le ipotesi san reti, pescherà soltanto chi le getta. Non si è trovata l'America con un'ipotesi? Lunga vita all'ipotesi- soltanto essa resta Nuova in eterno, per quanto spesso si sconfigga da sé. E ora prosaicamente l'applicazione concreta. Lo scettico, o amico, ha fatto poco, pochissimo, come l'empirismo volga­ re, per ampliare la scienza- Lo scettico al massimo sconvol­ ge la posizione di chi formula ipotesi, gli rende instabile il suolo; Ben strano modo di contribuire al progresso! Quanto meno, un merito molto indiretto. Chi dawero formula ipo-

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tesi è l'inventore, dinanzi agli occhi del quale già prima del­ l'invenzione la terra scoperta si agita oscuramente- colui che con un'oscura immagine si libra sull'osservazione e sul­ l'esperimento -e soltanto mediante una libera comparazio­ ne-mediante il molteplice contatto e l'attrito fra le sue idee e l'esperienza, trova infine quell'idea, che si rapporta negati­ vamente con la positiva esperienza, in maniera che entrambe siano per sempre legate-e una luce nuova, celeste, diffonda la forza venuta al mondo. *

*

*

2.

La dottrina della natura. -Cammini doppi-dal singolo-dal tutto-Dall'interno­ dall'esterno. Genio naturale. Matematica. Gothe. Schelling. Ritter. La chimica pneumatica. li Medioevo. Romanzi natu­ rali. Modo di esporre della fisica. Werner. Sperimentare. (Se una vera unità sia a fondamento della dottrina della natura.

[6]. [A]. Ascolta, è di moda dire qualcosa di ragionevole sulla natura - dobbiamo contribuire anche noi. Allora suvvia- inizia a rispondermi. [B]. Già da tanto penso a un inizio effettivamente naturale del nostro colloquio- spremo il mio intelletto naturale, ma è secco, non ha neppure una goccia di umore. [A]. Chi lo sa quale dotto, senza che tu te ne accorgessi, lo ha schiacciato, quale meraviglioso esemplare, fra le pa­ gine del suo erbario.

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[B). Sono però curioso di sapere in quale categoria lo ha in­ serito. [A]. Probabilmente in quella dei crittogamisti, ché non c'è traccia di fiori e frutti. [B). Tu sai che la natura ci ha già entusiasmati, è da allora che ci siamo inavvertitamente introdotti in essa. Tu sei un realista, o, in tedesco: sei un bruto. [A]. Hai detto il vero - una parola di consacrazione su di me. Ho una grande predisposizione a diventare Sacer­ dote della Natura. [B). Lo dici perché ti chiamiamo prete panciuto e perché la natura non è in realtà altro che una gran pancia. [A]. Vero anche questo- ma la vera predisposizione consi­ ste nella grossolanità. Guarda infatti la natura, è incre­ dibilmente e completamente grossolana - e chi voglia conoscerla realmente deve trattarla grossolanamente­ A carne di lupo - zanne di cane. Questo proverbio è fatto apposta per la dottrina della natura, che dev' èsse­ re spaccata in tal modo dall'intelletto. I nostri prede­ cessori devono essere stati dei veri conoscitori della na­ tura, perché soltanto in Germania è stata scoperta e coltivata la vera grossola�hà. [B). Si adattava bene al nostro suolo - ed è per questo che ancora adesso da noi tutto è molto spoglio, ora che questa pianta nazionale è trascurata e ci si è comportati davvero incredibilmente con questa ricchezza. Essa continua a prosperare soltanto negli uomini volgari, per i quali appunto la natura è ancora verde. Alle per­ sone distinte ha già da tempo voltato le spalle e mostre­ rà a sufficienza e volentieri in eterno il proprio sito alle persone fini. [A]. La definizione della natura è dunque il risultato del no­ stro colloquio- Essa è la quintessenza di ogni grossola­ nità. [B). Se ne possono ricavare tutte le leggi naturali- che essa è incessantemente grossolana, senza requie, che lo di­ viene sempre piu- e che nessuna grossolanità è la gros­ solanità massima, lex continuitatis.

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[A]. Che essa procede volentieri diritto e non fa tante ceri­ monie. lex Parsimoniae. [B). Si, e da questo fecondo concetto si sviluppano una gran quantità di leggi ancora ignote. Ma proprio perché noi siamo dei filosofi non abbiamo bisogno di preoccupar­ ci di esporle. Abbiamo il principio, e tanto basta-l'e­ sposizione resta compito delle teste volgari. [A). Ma dimmi, come mai la natura è cosi disperatamente rara. L'arte è in realtà ciò che è comune. [B]. Si, dev'esser rara perché, rendendosi sufficientemente comprensibile e facendo volentieri capolino con la sua essenza [Natur], dovrebbe essere in tal modo ben piii compresa. [A). Chi è posseduto da una cosi esagerata artificiosità del­ l' arte ben ritiene arte la propria grossolanità e cosi que­ sta viene fraintesa dappertutto. [B). Certamente si è nati anche per la natura- e per chi dav­ vero ha in sé molta natura - tutto è cosi naturale; e che c'è da dire. Chi ne parla, è un'insipido pasticcione, poi­ ché si parla di ciò che non si possiede; è un assioma. [A]. Perciò smettiamola di parlarne anche noi, perché altri­ menti la nostra natura ci sfugge di mano. [B). Hai ragione, la moda ci avrebbe fatto presto lo sgam­ betto-allontanandoci malignamente dalla nostra na­ tura. Andiamo in cantina - li è naturale tornare dav­ vero a essere naturali. [A]. Ma stai attento a non parlare del vino - poiché ciò di cui si parla, non lo si possiede. [B). Giusto, per questo tu parli sempre d'intelletto­ [A]. Quando tu parli di orecchie corte'! *

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*

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Nel parlare e nello scrivere accade in realtà qualcosa di folle; il vero dialogo è un semplice gioco di parole. L'errore ridicolo sta però nel meravigliarsi che la gente creda- di par­ lare per le cose. Nessuno sa che la peculiarità del linguaggio è proprio quella di preoccuparsi soltanto di se stesso. Perciò esso è un mistero cosi portentoso e fecondo, - se infatti si parla soltanto per parlare allora si pronunciano le verità piu splendide e originali. Se invece si vuol parlare di qualcosa di determinato, allora il linguaggio, questo spiritoso, ci fa dire le cose piu ridicole e insensate. Da qui discende anche l'odio che alcune persone serie provano nei confronti del linguag­ gio. Ne riconoscono la vivacità, ma non invece che il di­ sprezzabile ciarlare rappresenta l'aspetto infinitamente se­ rio della lingua. Potessimo far capire alla gente che per il lin­ guaggio accade lo stesso che per le formule matematiche Costituiscono un mondo a sé- Giocano soltanto con se stes­ se, non esprimono altro che la loro meravigliosa natura, e proprio perciò sono cosi espressive- proprio perciò vi si ri­ specchia l'insolito gioco dei rapporti tra le cose. Soltanto at­ traverso la loro libertà esse sono membri della natura e sol­ tanto nel loro libero moto si manifesta l'anima del mondo, che ne fa un criterio delicato e una proiezione delle cose. Lo stesso è con il linguaggio- chi possiede un sentimento raffi­ nato della sua diteggiatura, della sua cadenza, del suo spirito musicale, chi percepisce interiormente la lieve azione della sua natura riposta, e muove poi conformemente la propria lingua o la propria mano, sarà un profeta; chi invece è ben in grado di scrivere verità come queste, ma non possiede orec­ chio e sensibilità sufficienti per esso, sarà preso in giro dal linguaggio stesso e la gente lo deriderà, come i Troiani Cas-

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sandra. Pur ritenendo di aver indicato con ciò, nel modo piu chiaro, l'essenza e la funzione della poesia, so però anche che nessuno può comprenderle, e di aver detto delle scioc­ chezze, perché appunto ho voluto dirle, e cosi non nasce nessuna poesia. E se dovessi però parlare? e se quest'impul­ so linguistico al parlare fosse il contrassegno dell'ispirazione del linguaggio, dell'efficacia del linguaggio in me? e se poi la mia volontà volesse tutto ciò che io dovessi, ciò non potreb­ be infine essere, senza che io lo sapessi o vi credessi, poesia, e non potrebbe rendere comprensibile un mistero del lin­ guaggio? sarei dunque cosi uno scrittore nato, visto che lo scrittore non è che un entusiasta del linguaggio?*

1

2

*

*

Sembra che il Califfo Ornar I, nel 642, abbia incendiato per la seconda volta la Biblioteca di Alessandria. Similmente al personaggio A. del Dialo­ go avrebbe fondato la sua awersione per la pletora di libri con l'esistenza di un «unico buon libro». L'allusione di Novalis è alle miniere d'argento scoperte nel I547 nel Sud dell'allora peruviano (oggi sudboliviano) Certo de Potosi.

' L'ottavo frammento del «Lyceum>> di Friedrich Schlegel esprime esatta­ mente questo concetto, e sempre Schlegel, nel suo saggio Ueber Lessing, aveva considerato Lessing uno «spirito rivoluzionario».

• D riferimento, fra l'ironico e il negativo, sembra essere alle lunghe orec­ chie dell'asino (cfr. Grimm-Wiirterbuch, s. v.).

Stampato per conto della Casa editrice Einaudi dalla Fantonigrafica - Elemond Editori Associati nel mese di ottobre I99J C.L.IJJII Ristampa

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191. Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo. 1919-1920. A cura di Valentino Garra­ tana e Antonio A. Santucci.

192. Charles de Bovelles, li libro del sapien­ te. A cura di Eugenio Garin.

193. George Beole, Indagine sulle leggi del pensiero su cui sono fondate le teorie matematiche della logica e della pro­ babilità. Edizione italiana a cura di Ma­ rio Trinchero.

194. Carlo Cattaneo. Interdizioni israeliti­ che. Introduzione e note di Luigi Am­ brosoli.

Stati Uniti. A cura di Emilio Faccioli.

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195. Jonathan Swift, Scritti satirici e pole­ mici. A cura di Herbert Davis.

196. Ludwig Wittgenstein, Tractatus lo­ gico-philosophicus. Testo originale a fronte. Introduzione di Bertrand Rus­ sell. A cura di Amedeo G. Conte.

1 97. Jean-Jacques Rousseau, Saggio sul­

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205. Piero e Ada Gobetti. Nella tua breve esistenza. A cura di Ersilia Alessandro­ ne Perona.

206. Ugo Foscolo, Il sesto tomo dell'io. Edi­ zione critica e commento a cura di Vin­ cenzo Di Benedetto.

207. Antonio Gramsci, Lettere 1908-1926. A cura di Antonio A. Santucci.

208. Giovanni Verga, Mastro-don Gesualdo (1888)-(1889). A cura di Giancarlo Mazzacurati.

209. Alessandro Manzoni, Poesie prima del­ la conversione. A cura di Franco Ga­ vazzeni.

21 O. Orazio, Le satire. Traduzione di Gavino Manca. Introduzione e note di Carlo Carena.

211. Lorenzo de' Medici, Opere. A cura di Tiziano Zanato.

212. Giovan Paolo Lomazzo, Rabisch. Te­

l'origine delle lingue dove si parla della

sto critico e commento di Dante lsella.

melodia e dell'imitazione musicale. A

213. Walter Benjamin, Ombre corte. Scritti 1928-1929. A cura di Giorgio Agam­

cura di Paola Bora.

198. Francesco Carletti, Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo. A cura di Paolo Collo.

199. Erasmo da Rotterdam, li lamento della pace. Testo a fronte. A cura di Carlo Carena.

200. Jonathan Swift, Favola della botte. Scritta per l'universale progresso del­ l'umanità. A cura di Gianni Celati.

ben.

214. Novalis, Opera filosofica. (Due volu­ mi). A cura di Fabrizio Desideri e Giam­ piero Moretti.