L'oroscopo di Cristo


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La coda di paglia 71

GEROLAMO CARDANO

L'OROSCOPO DI CRISTO a cura di Armando Torno testo latino a fronte

Prima edizione: aprile 2022 Proprietà letteraria riservata © 2022 La Vita Felice - Milano Titolo originale dell'opera: Genesis !esu Christi ISBN 978-88-9346-572-4 www.lavitafelice.it [email protected]

INTRODUZIONE

Dopo un trentennio mi è stato chiesto di ristam­ pare L'oroscopo di Cristo di Gerolamo Cardano, un lavoro che dovetti curare nel 1990 in seguito a un incalzante invito degli amici della Philobiblon, casa editrice che realizzava in poche copie, stam­ pandoli in gran parte con il torchio, titoli raffinati. In particolare me lo domandarono con insistenza Angelo Mondini, Francesco Riggi e Piero Cigada; quest'ultimo si sobbarcò la parte più ingrata del lavoro, cominciando a revisionare il testo latino ricavato dall'edizione diLione. Era necessario par­ tire dai l O volumi pubblicati nel1663, che restano ancora oggi un riferimento per le opere di Carda­ no, anche se gli errori di stampa non mancano. Il testo latino fu comunque confrontato con quello del 1554: lo scritto non nacque come opera a sé , ma si trovava nel capitolo IX dei Commentari al Tetrabiblos di Tolomeo. Cardano lo realizzò per dimostrare come gli assunti dell'antico astronomo fossero esenti da errori. Dopo quel lavoro, che fu la prima traduzione italiana dell'Oroscopo di Cristo del medico, pen5

satore e letterato cinquecentesco, l'argomento fu affrontato anche da altri: Omelia Pompeo Faraco­ vi, per esempio, pubblicava nel 1999 con Marsilio un volume dedicato ai diversi "oroscopi di Cristo" (quello di Cardano fu il più celebre, ma non il solo) e nel2002 la medesima studiosa ritornava in libreria con La natività del Salvatore e l'astrologia mondiale (Mimesis). L opera che ora viene ristampata non ha varianti rispetto all'originale Philobiblon, anche perché la postfazione cercava di inquadrare il problema nel pensiero cinquecentesco e i riferimenti dati allora potrebbero essere soggetti soltanto a un aggiorna­ mento bibliografico, ma lo scrivente li lascerebbe tali. Altra e ben più complessa questione è, invece, stabilire il giorno e l'ora della nascita di Cristo, riferimento fondamentale per l'oroscopo; tutta­ via, si tratta di coordinate pressoché impossibili da definire. Proprio sul giorno non furono d'ac­ cordo i Padri della Chiesa e, per citare un sommo intellettuale, basterà ricordare che Keplero nel De nativitate Christi ha interpretato la congiunzione Giove-Saturno come la stella dei Magi, anticipan­ do di alcuni anni- rispetto all'ipotetico e mal cal­ colato anno O la nascita del Salvatore. Va anche aggiunto che un antico commentario alla Scrittura del rabbino Abarbanel, ritrovato dall'astronomo, -

rammenta una credenza ebraica secondo cui il 6

Messia sarebbe apparso quando Giove e Saturno avessero unito la loro luce in cielo nel segno dei Pesci. Poi, studiando le mille ipotesi, ci si accorge come queste si contraddicano, continuino ad ali­ mentarsi; a volte possono nascere addirittura da aggiustamenti fantasiosi. Riferiamo, tra le innu­ merevoli, soltanto quella dell'americano reverendo DonJacobs ( 1927-8 1 ), biblista oltre che astrologo, il quale giunse a stabilire con precisione matemati­ ca la data e l'ora della nascita di Gesù Cristo: do­ menica l o marzo7 a.C. , a Betlemme, alle ore1 .21 . Senz'altro sappiamo che il 25 dicembre fu un giorno scelto dai cristiani, e quasi sicuramente per comodità . Sostituiva quello in cui l'impera­ tore Aureliano fissò la festa del Dies natalis Solis

invicti. Chiaro, Cardano non si pose tali questio­ ni: il pensatore cinquecentesco scrisse l'Oroscopo soltanto per confermare le ragioni delle ricerche diTolomeo, non certo per tentare una cristologia utilizzando riferimenti astronomici. Armando Torno

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L'OROSCOPO

DI

CRISTO

In effetti al tempo di Cristo l'equinozio primaverile cadeva al 23 di marzo; Plinio, a cui bisogna prestar fede, sulla base verisimilmente delle osservazioni compiute da Sosigene per ordine di Caio Giulio Cesare, lo poneva al 25 di marzo, come poneva il solstizio d'inverno al 25 di dicembre; ora invece l'equinozio primaverile cade al 10 di marzo sicché il sole risulta pressappoco anticipato di quindici giorni. Pare del resto che le stelle fisse siano avan­ zate di diciannove gradi, per cui dalla natività di Cristo a oggi poco differiscono i giorni dell'anno nei quali il sole risultava congiunto alle stelle fis­ se del tempo di Cristo rispetto appunto al nostro tempo, sicché ci sono pressappoco cinque giorni di differenza perché il sole al nostro tempo raggiunga una determinata stella fissa rispetto al tempo di Cristo. Esempio: alla data delle none di gennaio (cioè al 5 di gennaio) si trova scritto in Tolomeo: «Sorge la Lira, tramonta l'Aquila, il Delfino emerge completamente e si verifica uno scontro di venti»; noi diremmo che tali fatti si verificheranno verso il 10 di gennaio, e lo si vedrà più avanti a suo luogo. Il

Se poi assumessimo il moto medio delle stelle fisse in base al quale si ha un avanzamento di un grado in 136 anni, il calcolo si adatterebbe alla perfe­ zione; di fatto il moto precedentemente era più veloce. Da questi ragionamenti finalmente arrivò a quello che vale come esempio massimo di tutto quanto è stato detto: è appunto la genesi di nostro Signore Gesù Cristo, nella quale si vedranno tanti e tanto grandi miracoli da dover concludere che, quand'anche ci si limitasse a insistere solo su ragio­ namenti naturali, la natività di Cristo fu miracolo­ sa e che la natura attribuì a Lui quanto il concorde influsso di tutti i cieli avrebbe potuto produrre; da dover quindi concludere che la nostra legge è legge di pietà, giustizia, fede, semplicità, carità e fonda­ ta nel migliore dei modi, una legge che non avrà mai fine, se non dopo il ritorno delle eclittiche nel quale si realizzerà uno stato nuovo dell'universo. Non si creda che io intenda dire che o la divinità in Cristo o i suoi miracoli o la santità della sua vita o la promulgazione della legge dipendono da­ gli astri. Ma piuttosto che, come da una parte la natura lo dotò di ottimo carattere, di bellezza fisi­ ca, di stabile salute, di gravità di sguardo (aspetti che quasi tutti si ricavano dalla testimonianza di Flavio Giuseppe nella Guerra giudaica), così pure Dio ottimo e glorioso volle adornare la sua genesi di un'ottima e ammirevole disposizione di astri. Se 13

invece avesse voluto che tale disposizione si veri­ ficasse senza scopo, ne sarebbe derivata una delle due seguenti possibilità: o che la Chiesa non osser­ vasse affatto con tanta attenzione il giorno e l'ora della sua natività, anzi addirittura l' istante esatto e che tutti questi aspetti non mantenessero la loro notorietà per tanti secoli con uguale attenzione oppure che ali'atto della sua nascita tutta la realtà non avesse assunto caratteristiche tanto straordi­ narie, stupefacenti, gloriose e degne dell'accorrere di tanta gente. E, del resto, queste caratteristiche furono tanto congruenti con quanto accadde in rapporto alla santità della sua vita, alla severità dei suoi costumi, alla sua saggezza, alla persecuzione da lui subita, alla promulgazione della migliore delle leggi, alla sua maestà e all'accorrere dei po­ poli, infine alla sua morte e al tempo di essa, che non si sarebbe potuto trovare una corrispondenza più precisa. Io ho perciò affrontato questo argo­ mento con la fiducia che la mente divina voglia per un qualche suo scopo che sia divulgata questa verità così immensa che, pur avendoci lavorato da vent'anni e più, non ho però osato renderla pub­ blica per scrupolo religioso. Non ho comunque ritenuto di dover adattare al calcolo numerico la maestà così immensa della luce, ma ho preferito inserirla a questo punto perché in queste pagine venivano esposti i fatti di massima importanza e 15

generalità. Senza dubbio niente di più decisivo si è mai verificato sulla terra della promulgazione della legge cristiana (tralascio per il momento l'aspetto divino della faccenda) sia per la diffusione della stessa che ha abbracciato tutta la terra, sia per la sua durata in quanto si è mantenuta e si mantiene da millecinquecento anni, sia perché si è diffusa combattendo contro gli imperatori romani signori della terra (non è facile ammetterlo), sia perché è maggiore delle altre per quanto concerne la lotta contro i peccati. Per cui non dovrebbero troppo gloriarsi quelli che, allentate le briglie a favore di una vita troppo libera, hanno diffuso in breve tem­ po su territori più ampi il proprio dogma, come Maometto e gli altri: è evidentemente facile tra­ scinare con sé con un simile allettamento uomini già propensi a scivolare nei peccati a causa del forte impulso di una natura lasciva. Al contrario, com­ battere contro l'inclinazione della natura, contro la leggerezza e l'avidità degli uomini, questo solo è un atto divino, è un dono di Dio. Pertanto, tornando alla genesi, nel suo ascen­ dente cinque sono gli aspetti di straordinaria im­ portanza, rarità e spicco. Il primo è la congiun­ zione stessa dei capi della Libra dell'ottava e della nona sfera nella sezione delle eclittiche col circolo dell'equinozio così come anche il fatto che il capo dell'Ariete del piccolo circolo dell'ottava sfera si 17

trovava alla medesima longitudine col capo dell'A­ riete che costituisce il centro del piccolo circolo appunto della nona in presenza, non dico tale che si sia presentata in anticipo (infatti al tempo di Cri­ sto si presentò perfettamente); tale congiunzione, d'altronde, come s'è precedentemente dimostrato, è la più illustre per la presenza contemporanea di tante stelle luminosissime nell'ottava sfera ed esten­ de almeno per trentaseimila anni il suo effetto.

6 giorni c 12 ore llrima dd· la radice degli astrologi, cltc pon110no l'inizio dell'anno al primo di �nnaio, cioè 6 giorni c 12 ore dopo l'inizio dell'anno ccdcsiastiro. Sot· to l'ahcuAJ del Polo C 32.

Latitudini del moto l. 4 � Veloce MA l. 50 '2!. Medioc. SA l. 31 Q Velociss. MA 2. O d Medioc. SA O. 31 )) Veloce SO 4. 22 8 Veloce

ft Rctrog. MA

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Il secondo aspetto è la presenza appunto di quel­ la fulgidissima cometa che diffondeva perturba­ zione in tutto il mondo e divenne così famosa. Il terzo aspetto era Giove il cui influsso si caratteriz­ zava come pacatezza di comportamento, onestà e mansuetudine unite a eloquenza e saggezza; da ciò derivò il fatto che, essendo tale pianeta in ascen­ dente, egli a dodici anni disputò nel tempio: Giove appunto in tale posizione dona saggezza precoce. Insomma, senza anticipare troppo, Giove offriva grazia, eloquenza e dolcezza e la cometa divulgava rapidamente tutto ciò come una folgore attraver­ so tutti i popoli; inoltre, la più alta congiunzione rafforzava ciò nell'animo degli uomini con tanta efficacia che né a causa della infamante morte che ebbe a subire né in conseguenza degli editti im­ periali poté essere cancellata la memoria di chi lo aveva conosciuto. Il quarto aspetto fu la spiga della Vergine, una stella di prima grandezza, caratte­ rizzata da una natura simile a quella di Venere e, almeno in parte, a quella di Marre: essa dapprima fu ascendente di solo tre gradi, poi di due gradi di latitudine australe e allora, poiché ascendeva il vero punto dell'equinozio, donava eloquenza e grazia presso le genti e una naturale conoscenza del futu­ ro. Benché infatti la natura divina fosse insediata più profondamente, tuttavia quella saggezza che negli umani è al di sopra dell'umano deriva dalla 21

fulgidissima stella di Venere e dalle stelle rese più luminose dalla sua natura. Il quinto aspetto era il punto dell'equinozio autunnale; infatti, come ho detto, nacque un po' prima, anzi un attimo prima della mezzanotte, come si riconosce anche dalla direzione della luna inclinata verso l'angolo d'occidente. Per tale motivo risulta che il tropico estivo era nel mezzo del cielo e, di conseguenza, secondo la testimonianza di Tolomeo, particolar­ mente favorevole alla promulgazione della legge. Nello stesso punto si trovava anche l' insigne stella nota come Ercole, una stella di seconda grandezza, della stessa natura di Marce, la quale dimostrava che tanti nobili dovevano essere gettati a morire in maniera atroce: parlo di tanti martiri egregi, di tante schiere di soldati di Giovanni, di Giacomo, di Michele, di Pietro, di Paolo e ancora di Teutoni­ ci, di Portaspada e di altri. A partire dal tramonto inoltre un aspetto particolare, cioè la gran con­ giunzione che si presentò nella terza parte dell'A­ riete il sesto anno prima della natività del Salva­ tore, quando per la prima volta Saturno e Giove si unirono nel erigono del Cancro; perdipiù essa si produsse presso i capi dell'Ariete di entrambe le sfere, che, esattamente come ho detto, si trovavano collocate nell'angolo d'occidente. Questo è dunque l 'ottavo aspetto importante di questa genesi, dal quale risultava determinata una morte pubblica 23

e infame in conseguenza della congiunzione dei capi dell'Ariete, sia per ordine di Principi sia per sedizione popolare a causa della congiunzione di Saturno e Giove. Significava anche che in conse­ guenza della morte doveva essere promulgata una legge poiché la congiunzione dei capi degli Arieti si verificava sulla linea stessa dell'occidente. Due altri aspetti erano particolarmente importanti dal fondo del cielo: la presenza del Sole che indicava una morte gloriosissima e un nome reso famosis­ simo dalla morte; inoltre Mercurio, pure presente in quel luogo, ascendente col Sole e anche volto retrogrado, dimostrava intelligenza e straordinaria abilità e solerzia nell'azione; al punto che, a quanto riferisce il Vangelo, le folle di solito rimanevano stupite di fronte alle sue risposte che evidentemente non discendevano dalla sapienza divina (che non ha bisogno di tale aiuto), ma da quella umana. Questi sono i dieci aspetti rilevanti e rarissimi di tale genitura; dal loro concomitante presentarsi in un certo senso voluto da Dio venne indicata in an­ ticipo una specie di immagine delle opere che era­ no già state fissate dall'eterna vicenda della realtà. Aggiungiamo ora gli altri aspetti concordan­ ti. Mercurio, nell'apice del piccolo circolo, velo­ cissimo, congiunto col Sole, nell'angolo, signore dell'ascendente da una parte e nel quadrato di Giove e di Marte donò un' intelligenza acutissima 25

e una somma prudenza. Il fatto che Giove fosse in opposizione a Marte e Marte nella sua casa in occidente indicavano contrasti, emulazioni, insidie e gravissimi pericoli. Il Sole nel fondo del cielo, ostile all'ascendente con Mercurio e in quadrato con Marte, segnalava una potenza regale nemica. E ciò fin dali' inizio, tanto che Erode uccise i neonati convinto che egli si trovasse tra di loro. Inoltre il fatto che la Luna fosse preannunciatrice di vita essendo Sole e Sorte collocati sotto la Terra, il fatto che essa dovesse pervenire all'inizio del 34o anno alla linea dell'occidente in direzione conversa e che tale luogo cadesse solo al tramonto, indicavano che egli sarebbe morto in quel tempo. Trovandosi poi in quel luogo Marte, ostile alla Luna e all'ascen­ dente, indicava che sarebbe morto crudelmente e violentemente; ancora, trovandosi in quel luogo i raggi di Giove opposto, che ciò sarebbe accaduto per sentenza di un giudice, mentre i raggi del Sole quadrato che ciò sarebbe accaduto col consenso del potere reale; infine, trovandosi in quel luogo la congiunzione delle sfere, ne derivava che ciò sarebbe accaduto anche con una grave sedizione popolare e col consenso della gente. Ecco dunque le grida della plebe: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». È poi evidente che il Sole coi suoi raggi indicava una morte pubblica. Il carro di Saturno in ascendente, in quanto possedeva in quel luogo altezza, trigo27

no e fine, lo rese mesto e taciturno, al punto che Giuseppe giunse a dire che i suoi occhi piangevano troppo spesso e che non rideva mai. Ma anche per questo motivo egli sembrava più grande della sua età; lo spirito triste infatti prosciuga via ciò che si odia. Perciò i Giudei erano convinti che egli avesse superato i quarant'anni quando dissero: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». La stes­ sa situazione con Venere che lo rendeva macchiato in volto, come riferisce Giuseppe definendolo «len­ tigginoso in volto». Se tutto fosse partito da Dio, che scopo c'era che fosse creato con le lentiggini? Del tutto libere sono infatti le cose che partono da Dio. Ma come il fatto di aver fame, di aver sete, di essere affaticato, di soffrire per i colpi subiti, di morire per la perdita del calore naturale, così pure il fatto di nascere macchiato in conseguenza del dominio di Saturno e di Venere e tutti gli altri fatti che capitano a tutti gli uomini, gli è capitato di sof­ frirli naturalmente; eccetto unicamente il fatto di essere nato da una vergine. L'integrità e la bellezza fisica gli sono derivate dalla radiazione trigona di Saturno e Venere signori dell'oroscopo in direzione dell'oroscopo stesso e della presenza di Giove. Es­ sendo poi la Sorte abbandonata sotto la Terra nei territori di Saturno, ecco segnalata la sua povertà. Perciò di se stesso disse: «Il figlio dell'uomo non ha dove appoggiare il capo». La Luna e Marte nell'an29

golo d'occidente in un segno terrestre indicano pellegrinaggi quasi continui e attraverso la terra: da bambino fu trasportato in Egitto e, quando fu tornato, compì quasi tutta la sua predicazione in viaggio. La Luna vicina alle Pleiadi significava tumulti e folle di popoli, con l'aggiunta di contrasti e pericoli, poiché tali stelle sono anche della natura di Marte a causa dei raggi vicendevolmente ostili di Marte e del Sole. Da qui deriva il famoso det­ to di Simeone nel Vangelo: «Costui è stato posto come segno di contraddizione». La condizione di Saturno, collocato nel nono luogo e retrogrado, preannunciava l' impegno appassionato a stravol­ gere la legge in cui era nato; del resto stravolge la legge solo chi vuole fondarne una nuova. Anche se egli agì in questo senso per divina volontà, tuttavia da un punto di vista puramente naturale fu proprio l'astro di Saturno a segnalare questo impegno e a renderlo senza sosta intento a tale fine. L'essersi verificate le congiunzioni dei capi nell'ascendente e nell'occidente indicava che sia nell'immediato sia alla fine del mondo doveva essere osservata la legge della giustizia, che si presenta ancor più verso la fine a causa della congiunzione di Giove e Saturno presso l'angolo d'occidente. Ciò corrisponde alle sue parole: «Quando sarà giunto il figlio dell'uomo, pensi che troverà fede sulla terra?». Alla metà della vita del! 'universo, anzi, gli uomini osserveranno la 31

legge nel peggiore dei modi. Infatti in quel periodo vi è la massima differenza tra le eclittiche e vi sono, sempre in quel periodo, i raggi ostili del Sole, di Giove, di Mercurio e di Marre, il che accadrà per la paura suscitata dai re come effetto del Sole, per la disonestà dei sacerdoti come effetto di Giove, per la forza persuasiva degli empi come effetto di Mercurio, per la violenza e le guerre come effetto di Marte. Pertanto, vedano quanti affermano che non si tratta di autentica scienza se siamo stati noi a modificare il tempo o se abbiamo identificato in modo errato la posizione degli astri o se abbiamo stravolto qualcosa nel riferire i decreti rispetto al parere di Tolomeo. Che rimane loro d'altro se non riconoscere che Tolomeo, il quale non ebbe forse notizia di questa nascita, inventò di sana pianta tutto questo modello al solo scopo di dar credibi­ lità alla sua scienza? lo per me non capisco che cosa si possa dire o escogitare di più stupido o assurdo di una simile affermazione.

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PosTFAZIONE E NOTA

Tra le pieghe di un oroscopo mentre ero in viaggio lungo la Loira, per riempire il tempo scrissi nel 1552 il commento al Quadripartito di Tolo­ meo >> « ••.

...

Cardano, De propria vita liber, XLV

Vi sono alcuni passi nel De vita di Marsilio Ficino che spiegano l'influenza delle stelle sul mondo. Si leggono nel terzo libro, intitolato significativamen­ te De vita coelitus comparanda. Il filosofo usa la si­ militudine dell'arpa: le corde di questo strumento, quando sono pizzicate, fanno vibrare allo stesso tempo anche quelle non toccate; similmente esiste nel cosmo un'influenza delle stelle sulle pietre, sul­ le piante, sul carattere e sul talento umano. Ficino aveva fiutato questa visione in Averroè. Il sapiente arabo riteneva che l'anima del mondo comunicasse le sue vibrazioni alle anime grazie ai raggi delle stelle. E Ficino e Averroè, inseguendo il sogno di una visione unitaria del cosmo, si erano immersi, forse senza accorgersene, in quelle antiche sistema­ zioni care agli orfici, ai pitagorici e agli stoici, in cui si contemplava un universo totalmente vibrante, le cui minime parti riflettevano la sensibilità del tutto. 35

L'uomo, in questa sorta di gioco fra le stelle e le anime, usciva vittorioso. Poteva "accordare" se stes­ so con l'arpa vibrante del mondo; la sua armonia diventava molecola di un'armonia universale, nella cui legge il tutto era uguale alla parte e viceversa. Si aprivano orizzonti senza limiti. I testi conferma­ vano. Già Nicolò da Cusa nel suo Idiota de Mente aveva accarezzato l' idea che l'anima individuale, per quanto infinitesima parte dello spazio, potesse mettersi in accordo con il mondo intero; mentre Giordano Bruno negli Eroicifurori approfittava di questo varco per spiegare il suo panteismo, affasci­ nato anch'egli da codesta fusione col tutto, da que­ sto «furioso quasi inebriato di bevanda de' dei». La divinità diventava l' Uno nel Tutto. E Bruno parve non accontentarsi, giacché volle geometrizzare la visione antologica: «... Come nella sfera tutte le dimensioni sono non solamente uguali (essendo tanta la lunghezza, quanta è la profondità et lar­ ghezza) ma ancora medesime ... Cossì è nell'altezza de la sapienza divina, la quale è medesima che la profondità de la potenza et latitudine de la bon­ tade. Tutte queste perfezioni sono uguali, perché sono infinite». Percorrendo il testo si rimane ammaliati. L'argo­ mento è talmente capace di ghermire l'attenzione che il lettore non si accorge di essere sempre allo stesso punto. Così quando Bruno, scegliendo come 36

simbolo l'orbita del sole, traccia un diagramma con due cerchi, uno interno e uno esterno all'or­ bita, egli non vuol altro dimostrare che, quando il corpo celeste è in moto, tale corpo è al tempo stesso movente (cerchio interno) e mosso (cerchio esterno); e che in ogni istante del suo moto si tro­ va in tutti i punti dei due cerchi, giacché moto e immobilità, cose suddite del tempo e cose eterne, coincidono. Bruno ritiene che il sole, contraria­ mente a quel che in genere si crede, non compia la sua rotazione intorno alla terra in ventiquattr'o­ re; né passa attraverso lo zodiaco durante l'anno, producendo le quattro stagioni. «Ma è tale che» osserva il filosofo, «per essere la eternità istessa e conseguentemente una possessione insieme tutta e compita, insieme insieme comprende l'inverno, la primavera, l'estade, l'autunno, insieme insieme il giorno e la notte, perché è tutto per tutti et in tutti gli punti et luoghi.» Questi discorsi continuerebbero senza fine se non li troncassimo con un'altra citazione, che è poi il succo del nostro discorso, nel quale ci siamo incamminati accudendo a questo brandello delle opere di Gerolamo Cardano. La troviamo nel Dic­ tionary of the History of !deas, alla voce Astrology, vergata da David Pingree. In essa si sostiene che, essendo «l'astrologia lo studio dell' incidenza dei corpi celesti sul mondo sublunare», essa «presuppo37

ne un universo geocentrico e finito». Un universo che esiste soltanto nella storia. Eppure è con questa idea che dobbiamo incam­ minarci per conoscere le radici del nostro sapere. Guardiamo il mondo fisico con occhi diversi da quelli di Gerolamo Cardano, di Bruno o di Fici­ no, ma le nostre conoscenze passano a volte dalle stesse intuizioni; o meglio, potremmo ripetere con l'aurore degli Eroici furori, che «insieme insieme» battiamo le orbite di un sole che viola le leggi fisi­ che per inseguire quelle molto più complesse del­ la conoscenza. Si diventa tolemaici per capire. Si rilegge Bruno per vivisezionare ancora una volta quel deposito di idee che nasce con l'anima, che non rispetta le cronologie, le evidenze, gli universi che si occhieggiano nei telescopi. Probabilmente nel regno delle idee è valido ancora quel che si legge nel De doctrina promiscua di Galeotto Mar­ zio da Narni, in questo saggio scritto intorno al 1490, ingiustamente dimenticato, dove si può one­ stamente sostituire il termine "medico" con il più attuale "storico della filosofia": «Nascendo moria­ mo e la nostra fine dipende dal nostro principio... Sono medici di nome, e non di fatto, quelli che ignorano l'astrologia». Ma, detto questo, non è facile penetrare nel sistema del pensiero astrologico; in particolare nessuno studioso è riuscito a conciliare le parti 38

dell'opera astrologica di Cardano con le restanti considerazioni più o meno scientifiche, comunque degne di essere prese in considerazione nei saggi dedicati alla cultura del Cinquecento. In genereed è già una procedura onesta - si esamina il De subtilitate, che permette di accedere alla filosofia della natura espressa da Cardano. E in questo si è anche facilitati, poiché il De subtilitate ebbe un clamoroso successo già nel secolo XVI: tenendo presente che la prima edizione è del 1550, ed è stampata a Norimberga, si hanno già nel 155 1 due ristampe a Parigi, nel 1554 appaiono l 'edizione di Lione e quella di Basilea. È affascinante seguire su tali impressioni i mutamenti, il cambio di dedica, le risposte agli attacchi che venivano organizzan­ dosi. Per dare l'idea di quanto sia complessa la procedura per l'analisi di quest'opera- la quale è soltanto un fascicolo dei dieci volumi in-folio di Lione del 1663 , ove è raccolta buona parte di quel che Cardano ha scritto- si tenga presente che nella seconda edizione lionese sopravvive la frase fami­ gerata «igitur his arbitrio victoriae relictis», la quale muta nel volume stampato a Basilea nel 1560, che si può già considerare una terza edizione. Ma solo pochi mesi prima una ristampa di Lione - datata 1559 - la lasciava inalterata. Tuttavia, quella che vide la luce a Basilea è importante ai fini della comprensione dell'opera, giacché reca una risposta 39

all'attacco sferrato contro Cardano da Giulio Ce­ sare Scaligero (en passant, il dotto Gerolamo muta anche la dedica: dagli omaggi a Ferrante Gonzaga passa a quelli per Luis Fernandez de C6rdoba). Inutile inseguire un successo che non ebbe requie: abbiamo trovato edizioni di Lione del 1580, di Basilea del 1582 , 16 1 1 , 1664 ; e così di seguito. Non manca copia di quest'opera nella biblioteca di Don Ferrante. Ritorniamo sui nostri passi. Il De subtilitate è un saggio-campione di come si conosca il Cardano. Va detto che gli storici della filosofia tirano diritto dinanzi ai mille problemi di un'opera che è anche problematica in sé. Ed è naturale che nel caso del Commento al Quadripartito di Tolomeo, dove egli intendeva rivisitare l'astrologia dalle fondamenta, lo smarrimento sia naturale. Perché ben pochi si sono avventurati in quei dieci volumi in-folio e quasi nessuno - eccezione è Alfonso Ingegno ha studiato nella sua globalità il problema della filosofia di Cardano. Ma anche qui non si deve di­ menticare che l'esame dell'opera astrologica è stato evitato. Certo, Ingegno ricorda l'Oroscopo di Cristo, e lega la fama del Commento al Tetrabiblos a quelle poche pagine; ma il problema è molto più vasto: nelle migliaia di passaggi ave Cardano chiosa To­ lomeo, il caso del famigerato oroscopo è da inserire in un contesto che vanta un centinaio di biografie 40

astrologiche; le quali non avevano un' importanza fondamentale, perché erano degli esempi con il compito di mettere in luce il disegno dell'opera. In tal modo, se volessimo inserire questo scan­ daloso indagare la natura del Cristo nell'ambito del Commento al Quadripartito, otterremmo ben poca cosa: perché non è la personalità di Dio guidata e stabilita dalle stelle che interessa Cardano, quanto l'applicabilità delle proprie deduzioni da Tolomeo anche al personaggio per eccellenza della nostra storia. In breve: il filosofo usa una biografia illustre per far collimare i vari ingranaggi del suo sistema con la realtà. Non gli interessa sollevare scandali. Non gli interessano nemmeno particolari scoperte. Cristo in queste pagine resta un esempio. Anche se è un esempio che scatena i roghi, gli anatemi, i dibattiti e tutto quello che preti, frati e fedeli si diedero la briga di organizzare. Ora, chi leggerà questo oroscopo, si meraviglie­ rà della fama che l' ha accompagnato. In esso non si trova alcuna critica alla Bibbia o alla genealogia proposta dal Vangelo di Matteo o da quello di Luca; né Cardano rileva- come poi faranno con ironia gli illuministi- le discordanze e i vuoti. Gli stessi dati che mette in gioco sono in buona parte invenzio­ ni. Valga per tutti il passo ave Cardano parla del­ l'«ottimo carattere» del Cristo, nonché della bellezza fisica o della gravità dello sguardo, che egli afferma 41

si possono leggere nella Guerra giudaica di Flavio Giuseppe. In realtà non ci sono; al massimo si pos­ sono dedurre da alcuni passi del Nuovo Testamento. Né il dotto Gerolamo discute il giorno della nasci­ ta, essenziale per il suo scopo. Si limita soltanto ad accettare i dati della tradizione per poter giungere, attraverso deduzioni astrali, a ribadire la validità del Tetrabiblos di Tolomeo. O meglio: del modello fissato dall'antico astrologo. È tutto qui il suo problema. Si può leggere nelle ultime righe dell'Oroscopo. Con questo ripetiamo quel che T olomeo lasciò nelle prime pagine del Tetrabiblos: e cioè che l'a­ strologia offre delle possibilità di conoscenza, ma ha dei limiti. Scrive l'antico: «Come nel caso delle grandi verità, quali sono le verità divine, così ri­ spettiamo e riteniamoci soddisfatti delle pur li­ mitate possibili conoscenze che ci sono concesse; non richiediamo a questa scienza tutto, in maniera emotiva e perentoria, ma amiamola in tutta la sua bellezza, anche quando non può fornire esauriente risposta». Questa è, in sostanza, la verità che Car­ dano ha cercato. Il Tetrabiblos è usato come punto di partenza per il Commento ma è certo che egli voleva illuminarne le qualità allargando le tecni­ che, aggiungendo raffinatezze, non rifondando un metodo. Se ciò avesse tentato, nel De propria vita liber non ci sarebbe quel sospettoso silenzio intorno all'opera. Un silenzio che sommato a quello delle 42

«non-indagini» e delle «non-traduzioni» ha fatto di Gerolamo Cardano una sorta di sconosciuto molto citato nelle storie della cultura. Va infine ricordato che, diversamente da altri cultori di scienze irrazionali, Cardano non credeva nella stregoneria e si mostrò scettico nei confronti di sigilli, amuleti, incantesimi e pratiche magiche in genere. Ciò non gli impedì di finire in carce­ re a Bologna nel 1570 sotto l'accusa di eresia per aver scritto questo Oroscopo. Ma anche questa può essere una prova a sostegno del discorso iniziato: Cardano difendeva un metodo, non una partico­ lare verità. E i lettori di questa prima traduzione italiana dell'Oroscopo troveranno un uomo intento a far coincidere i dati, i suoi strumenti, non un semplice scrittore di biografie arrangiabili. Del resto, tale Oroscopo ha senso soltanto in questa lu­ ce; diversamente è da considerare una stravaganza mescolata con alcune bugie, scritta lungo la Loira, lontano da una buona biblioteca. In ogni caso, quel che sopravvive del commento al Quadripartito è questo insolito Cardano. L'a­ strologia verrà gettata ai margini della cultura di lì a qualche decennio. Tolomeo crollava. E con lui crollava un sapere che aveva puntato tutto su un universo affascinante, al cui centro saltellava l'uomo. John Milton, in pieno Seicento, nel suo Paradise Lost tenterà ancora di far vedere all'erede 43

di Adamo quel cielo perduto e all'arcangelo Raf­ faele farà dire, quasi col singhiozzo: «Sapere se si muove il Cielo o la Terra non importa... ». Ormai era inutile. Già nel Cinquecento si era messo a la­ vorare Tycho Brahe; quel Tycho che per dieci anni scrutò le stelle standosene su un'isola, solo con i suoi strumenti, per osservare, osservare, osservare ancora e dedurre. E infine per riferire al suo re, do­ po una così lunga penitenza con la realtà del cielo, le orbite, le nuove luci, i movimenti oblunghi delle comete e i sussulti nei moti della luna.

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NoTA BIBLIOGRAFICA

L'originale latino del cosiddetto Oroscopo di Cristo di Gerolamo Cardano si legge nel volume In Cl.

Ptolomaei Pelusiensis /III de Astrorum Iudicijs com­ mentaria. Per essere precisi, esso occupa la parte conclusiva del capitolo nono, all'interno del com­ mento al testo 54 di Tolomeo. Gli estremi bibliografici del volume che lo contiene sono i seguenti: Hieronymi Cardani Mediolanensis Medici & Philosophi praestantissimi, in Cl. Ptolomaei Pelusiensis IIII de Astrorum Iudicijs, aut, ut uulgò uocant, Quadripartitae Constructionis, libros commentaria, quae non solum Astronomis & Astrologis, sed etiam omnibus philosophiae studiosis plurimum adiumenti adferre poterunt. Nunc primùm in lucem aedita. PRAETEREA Eiusdem Hier. Cardani Geniturarum XII, et au­ ditu mirabilia et notatu digna, & ad hanc scien­ tiam recte exercendam obseruatu utilia, exempla. Atque alia multa, quae interrogationibus & elec­ tionibus praeclarè seruiunt, uanaq. à ueris rectè secernunt. Ac deniq. Eclipseos, quam gravissima 45

pestis subsecuta est, exemplum. Basileae. [ex of­ ficina Henrie Petri 1554.]

Tale edizione rarissima, ma unica completa è stata da noi consultata nell'esemplare posseduto dalla Bibliothèque Nationale di Parigi dove è ca­ talogato R. 779 . Il testo latino qui riprodotto rispecchia fedelis­ simamente l'edizione citata con tutte le sue parti­ colarità, salvo che per lo scioglimento delle abbre­ viazioni e per la correzione di alcuni evidenti errori di stampa, che a buon conto sono qui indicati: p. p. p. p. p.

163, riga 22 163, riga 51 164, riga 24 164, riga 29 166, riga 11

nauitate corretto in natiuitate corretto in edere aedere contingit corretto in contigit Licete nim corretto in Licet enim celebratam corretto in celebratur

In pochi casi è stata aggiustata anche la pun­ teggiatura. Si è consultata anche l'edizione dell'opera omnia lionese del 1663 , curata dal medico Charles Spon, che ospita al V volume il Commento al De Astro­ rum Iudicijs: ma a essa abbiamo preferito l'edizione 1554 , giacché qualche variante si riscontra rispetto a quella del 1663 , forse a causa delle polemiche scate­ nate proprio dall'Oroscopo. Non ci risulta che dopo l'edizione lionese questo scritto sia stato ristampato. Mancando una traduzione italiana del testo, non 46

è stato possibile rifarsi a precedenti scelte o lezioni. D'altro canto, nulla è stato tradotto del Cardano astrologico sino a oggi. Le difficoltà sono dunque evidenti, anche se l'Oroscopo occupa poche pagine. Ricordiamo che si è reso «pars» con «grado>> : è stata una scelta dettata oltre che dal contesto astrologico anche dalla lezione di Alessandro Barchiesi, che così ha tradotto il termine nel II libro della Storia naturale di Plinio, pubblicata nei "Millenni" Ei­ naudi. Ragionevolmente si poteva renderlo anche con «zona», ma ciò avrebbe comportato non poche complicazioni. Le zone, infatti, astrologicamente parlando rimandano al termine «parti», e sono presenti soprattutto nell'astrologia araba ed egizia (non è una nostra scoperta; si confronti: W. Gun­ del - H.G. Gundel, Astrologoumena. Die astrolo­

gische Literatur in der Antike und ihre Geschichte, «Sudhoffs Archiv. Vierteljahrsschrift fi.ir Geschich­ te der Medizin und der Naturwissenschaften» Bei­ heft VI, Wiesbaden 1966 ). La scelta di «grado» ci è sembrata più vicina al vero. Diamo ora notizia dei testi da noi usati per il presente lavoro, cominciando dalle citazioni dell' introduzione. Non ha questa nota carattere di completezza e riguarda opere da noi possedute o che siamo riusciti a reperire con maggiore faci­ lità, e quindi le abbiamo preferite alle analoghe in edizione critica. 47

Per il De vita di Marsilio Ficino si è usata l'edi­ zione contenuta nell'anastatica delle opere del filo­ sofo, pubblicata a Torino tra il 1959 e il 1962 nei Monumenta politica et philosophica rariora; edizione che riprende quella di Basilea del 1576 in due voli. Per gli Eroici furori di Giordano Bruno abbiamo avuto sottomano l'edizione Lagarde, pubblicata a Gottinga nel 1888 ; le citazioni sono alle pp. 675 e 683 . L'incunabolo del De doctrina promiscua di Galeotto Marzio da Narni, da noi consultato per la citazione, reca il timbro della biblioteca - non aperta al pubblico- dell'Eremo di Camaldoli. Chi volesse conoscere qualcosa di questo straordinario umanista può cominciare dalle pagine di Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, t. VI, p. 35 1 ss., Venezia 1795 . Per il testo del Tetrabiblos di Tolomeo ci siamo serviti dell'edizione critica con traduzione italiana a cura di Simonetta Feraboli, pubblicata presso la Fondazione Lorenzo Valla nel 1985 . È un lavoro eccellente, che tiene conto oppor­ tunamente soltanto della tradizione antica nel com­ mento. Il che lo rende più puntuale sotto l'aspetto filologico ma non può aiutare chi, come nel nostro caso, deve spingersi anche nell'ambito medievale e rinascimentale. Il testo greco è sostanzialmente ba­ sato su quello del Boli, pubblicato nella Bibliotheca Teubner, il quale è a sua volta basato sul Codice Vaticano gr. 1038 . Chi volesse conoscere l'altra 48

tradizione del testo, basata sul Parisinus gr. 2425, deve usare l'edizione F.E. Robbins, pubblicata nella Loeb Classica! Library. In ogni caso l'edizione cri­ tica della Feraboli dà le varianti con le lezioni e le correzioni di maggior interesse, segnalando anche e soprattutto i preziosi apporti della tradizione in­ diretta. Niente, infine, è possibile aggiungere circa il testo usato da Cardano per il suo commento. La frase di Tolomeo da noi riportata è tolta da Tetrabi­ blos I,2 . E l'ultima citazione della nostra premessa, fatta proferire dal Milton all'arcangelo Raffaele, si trova nel contesto del discorso di questa creatura celeste, in Paradise Lost VIII, 70 ss. L'ambiente astrologico precedente l'opera di Cardano si legge nei saggi di Eugenio Garin, Lo

zodiaco della vita. La polemica sull'astrologia dal Trecento al Cinquecento, Bari 1976 . Tra le rico­ struzioni dell'opera filosofica del nostro, si possono utilizzare due saggi. Il primo è di Giuseppe Saitta ed è utile per una prima informazione: è contenuto ne Il pensiero italiano del!'Umanesimo e del Rina­ scimento, t. Il, Firenze 196 1, pp. 2 12-37 . L'altro si deve ad Alfonso Ingegno. È l'ampio Saggio sulla filosofia del Cardano, Firenze 1980. In nessuno dei due testi si dà però una traccia per la lettura astro­ logica del filosofo. Indispensabile è la traduzione dell'autobiografia compiuta dall'Ingegno: Gerolamo Cardano, Della 49

mia vita, Milano 1982 . Da essa è tratta la nostra citazione d'apertura. Infine, per le affermazioni relative alle credenze del Cardano, siamo debitori a Silvia Parigi, che con Paolo Rossi ci ha dato una scelta di testi in La magia naturale nel Rinascimen­ to, Torino 1989 . Un ultimo - e sotto molti aspetti inquietan­ te - problema riguarda il giorno della nascita del Cristo; problema che non ha una soluzione ancora oggi, giacché il 25 dicembre è un giorno conven­ zionale. Anticamente si celebrava in questa data il Dies natalis Solis invicti. Accettata comunque la convenzione, resta aperto un dilemma di astrologia filologica, nel quale non vale la pena addentrarsi. Chi volesse accostarsi al problema può cominciare dal saggio di Boll-Bezold-Gundel, Sternglaube und

Sterndeutung. Die Geschichte und das Wesen der Astrologie. Abbiamo sott'occhio la quinta edizione, edita a Sroccarda nel 1966 . La questione è delinea­ ta alle prime pagine del terzo capitolo.

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INDICE

5 Introduzione di Armando Torno L'oRoscoPo m CRisTo lO

Genesis lesu Christi

1 1 L'oroscopo di Cristo 35 Postfazione e nota 4 5 Nota bibliografica

LA CODA DI PAGLIA

ULTIMI VOLUMI PUBBLICATI:

10. Giorgio Pasquali, Omero 11. Senofonte, Ierone o della tirannide, 12. Taqi al-Din AQmad Ibn Taymiyya, Lettera a un sovrano

crociato. Sui fondamenti della ''vera religione"

13. Bernardo Davanzati, Lo Scisma d1nghilterra 14. Cecco d'Ascoli, L'Acerba, a cura di Achille Crespi 15. Giambattista Martini, Storia della musica, dalla crea­

zione di Adamo fino al diluvio

16. Beauvoys de Chauvincourt, Discorso sulla licantropia o

della trasformazione degli uomini in lupia

17. Emanuel Swedenborg, Del cielo e delle sue maraviglie e

dell'inferno secondo quel che si è udito e veduto

18. L'editto di Costantino, a cura di Paolo Scaglietti 19. Cesare Lombroso, Il ciclismo nel delitto. In appendice:

Bibliografia degli scritti di Cesare Lombroso

20. Giuseppe Rensi, La filosofia dell'autorità 21. Galileo Galilei, Lettera a Cristina di Lorena sui rappor­

ti tra l'autorità della scrittura e la libertà della scienza, in appendice le lettere a padre Castelli e a monsignor Oini, nota di Giovanni Gentile 22. Donatien-Alphonse-François Marchese de Sade, Stren­ ne filosofiche, con Il sadismo di Elémire Zolla 23. Giacomo Leopardi, Storia della astronomia dalla sua ori­ gine fino all'anno MDCCCX/11 24. David Friedrich Strauss, Vita di Gesù, o esame critico della sua storia 25. Dionigi Areopagita, Corpus Dionysiacum, a cura di En­ rico Turolla 26. Giuseppe Rensi, Principi di politica impopolare

27. Cyliani, Diario di un alchimista. Sull'origine della vita 28. Johann Gottlieb Fichte, Lo Stato secondo ragione o lo

29. 30. 31. 32.

Stato commerciale chiuso. Saggio di scienza del diritto e d'una politica deljùturo, prefazione di lmmanuel Her­ mann Fichte, postfazione di Giovanni Gentile Raffaele Perrazzoni, La religione di Zarathustra nella sto­ ria religiosa dell'iran Scipio Sighele, La folla delinquente Yladimir Lossky, Teologia negativa e conoscenza di Dio in Meister Eckhart, prefazione di Étienne Gilson Francesco Usanti, Storia degli anarchici milanesi (1892-

1925) 33. Pau! Lafargue, Il diritto all'ozio 34. Octave Delepierre, L'inferno descritto da chi l'ha visto

ovvero il/ibro delle visioni

35. Giuseppe Rensi, Gorgia, con un saggio di Mario Untersteiner 36. Sant'Agostino, La musica, a cura di Maria Berretini 37. Ernesto Buonaiuti, Gioacchino da Fiore 38. Edoardo Giacomo Boner, Sui miti delle acque, introduzione di Francesco Granata 39. Antoine-Léonard Thomas, Elogio di Marco Aurelio 40. Lorenzo Da Ponte, Memorie 41. Boezio di Dacia, Sull'eternità del mondo. Sui sogni. Sul

sommo bene Mirabilis liber Henri-Clément Sanson, Giù la testa Ferdinando Bernini, Studi sul mimo Viktor Gaiduk, Cechov inedito e segreto Luca Garai, Il Tempio della Consolazione e Leonardo da Vinci 47. Blaise Pasca!, Compendio della vita di Gesù 48. Ernesto Buonaiuti, Amore e morte nei tragici greci

42. 43. 44. 45. 46.

49. Benedetto Varchi, Questione sull'alchimia 1544 nell'e­ dizione di Domenico Moreni (l 827) 50. Gabriele Rossetti, La Beatrice di Dante. Ragionamenti

critici

51. Pseudo-Democrito, Passatempi 52. Filippo Annunziata, Un Robinson Crusoe alla Borsa di Londra. The Villainy of Stock-jobbers (1701) e The Anatomy ofExchange Alley (1719) di Daniel Defoe 53. Francesco Lisanti, L1talia è su un sentiero di spine. La

storia di piazza Fontana nei documenti processuali

54. Pier Damiani, Sull'onnipotenza divina 55. Raffaele Pettazzoni, Mitologia e monoteismo, a cura di alcuni studenti 56. Teofrasto Paracelso, l sette libri dei supremi insegnamenti magici, introduzione di Costantino De Simone Minaci 58. Erasmo da Rotterdam, Il disprezzo del mondo, a cura di Carlo Carena 59. Monsieur Sanson, Viaggio e rapporto sullo stato attuale

del Regno di Persia

60. Michel de Montaigne, Viaggio in Italia. Passando per la Svizzera e la Germania 1580-81 61. Giovanni di Hildesheim, La storia dei Re Magi, a cura di Alfonso M. di Nola 62. Riccardo Saccenti, Confusi dalla vostra scienza 63. J.D.T. de Bienville, La ninfomania, o sia il furore uterino 64. Denis Diderot, Memorie per Caterina Il 65. Gaetano De Sanctis, Pericle 68. Cyrano de Bergerac, L'altro mondo o Gli stati e imperi

della luna

69. Édouard Schuré, L'evoluzione divina dalla Sfinge al

Cristo

70. Scarabocchi. l disegni di Franz Kafka, a cura di G. Quadrio Curzio

Stampato nel mese di aprile 2022 da Tempo Libro Srl - Milano