L’organizzazione del P. N. F.

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ANTONIO

CANEPA

PROFESSORE D! STORIA E DOTTRINA DEI. FASCISM O NELLA R. UNIVERSITÀ DI PALERMO

L'ORGANIZZAZIONE DEL

P. N. F. F. CIUNI LIBRAIO EDITORE - PALERMO

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ANTONIO CANEPA PROFESSORE DI STORIA E DOTTRINA DEL FASCISM O NELLA R. UNIVERSITÀ DI PALERMO

L'ORGANIZZAZIONE DEL

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F. CIUNI LIBRAIO EDITORE - PALERMO 1939 - XVII

cr r.:

PROPRIETÀ

LETTERARIA RISERVATA

Tipografia IR ES Palermo

-

2 3 Marzo 1 93 9 X V II

Le citazioni tratte dalle opere del D u ce, ove non re­ chino particolari indicazioni, si riferiscono all’ Edizione Definitiva degli Scritti e Discorsi, pubblicata da Hoepli (M ilano). I numeri romano e arabo designano, rispettiva­ mente, il volume è la pagina. Sono invece citati dall’ edizione speciale (1933) Treves-Treccani-Tumminelli i passi relativi alla Dottrina del Fascismo (Enciclopedia Italiana, Voi. XI V) , per far me­ glio rilevare che essi sono desunti da questo fondamentale scritto.

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I

INTRODUZIONE

LINEAMENTI DELL’ ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO

INTRODUZIONE

LINEAMENTI DELL’ ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO

1. Il Partilo nulla Dottrina del Fascismo. Che il Partito fascista vada essenzialmente studiato dalla scienza che ha per oggetto la Dottrina del Fascismo non può mettersi in dubbio dopo quanto, in una trattazione più generale,! abbiamo chiarito intorno all’ oggetto, alla natura e all’ autonomia di tale scienza. Essendo un’ organizzazione di persone il Partito fascista è innanzi tutto una realtà sociale; ossia una di quelle realtà i cui differenti aspetti possono stu­ diarsi dal diritto, dalla politica, dalla sociologia, dalla storia e dalle altre scienze sociali. Ma quest’ organizzazione esiste in vista del rag­ giungimento di determinati scopi, che essa attua per1

1 A . C anepa, Sistema di dottrina del Fascismo (Rom a, Formig­ gini, 1937) Libro I : Il problema della scienza. Ivi si dimostra che questa scienza autonoma ha per oggetto lo studio di « quel complesso organico di principi in atto da cui sono caratterizzati i fenomeni tipici della civiltà mussoliniana ». Con ciò si stabilisce che la scienza della dottrina fascista è una scienza di principi; e precisamente di quei principi che caratterizzano tipicamente la civiltà mussoliniana (numeri 28 sgg.).

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mezzo di apposite funzioni; e tali funzioni risultano da un’ attività dei singoli, conforme a particolari do­ veri. Scopi, funzioni, doveri caratterizzano l ’ orga­ nizzazione: i principi in cui vengono formulati re­ golano, e quindi individuano, l’ organizzazione stessa. Avviene così che lo studio del Partito rientra nella Dottrina, la quale è scienza di principi; e rien­ tra appunto nella Dottrina del Fascismo, essendo il P.N.F. un fenomeno tipico della civiltà mussoliniana. Su queste evidenti proposizioni non è luogo a di­ scutere. Adunque, soltanto quando avremo precisato gli scopi, le funzioni, i doveri del Partito, e quindi dei componenti di esso, potremo dire di averlo vera­ mente conosciuto nei suoi requisiti essenziali, in con­ formità della sua natura dottrinale. Non è compito di chi studia la dottrina risolvere di propria iniziativa i problemi attinenti alle finalità, alle funzioni, agli obblighi particolari degl’iscritti al Partito. Ciascuno di tali problemi è stato già risolto dal Duce o, sulle direttive del Duce, dai suoi collaboratori via via che le circostanze consigliavano determinate soluzioni.2 Noi dobbiamo limitarci a prendere esatta cono­ scenza delle soluzioni stesse. Ogni altra indagine, tendente a prospettarne di nuove in luogo dei principi esistenti e operanti in seno al Partito, sarebbe illogica e incongrua.

2 « Il Fascismo è oggi nettamente individuato non solo come regime, ma come dottrina. Questa parola va interpretata nel senso che oggi il Fascismo, esercitando la sua critica su se stesso e sugli altri, ha un suo proprio inconfondibile punto di vista, di riferimento e quindi di direzione dinnanzi a tutti i problemi » M u ssolini , D ot­ trina, p. 11.

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Neppure attengono direttamente al tema, seb­ bene non debbano ignorarsi perchè fonti precipue di principi, i « fatti » del Partito : così gli episodi umili o eroici di cui la sua storia è intessuta, il nome indi­ menticabile dei caduti, dei gerarchi, degli squadristi, la serie infinita dei documenti della quotidiana attività rivoluzionaria.3 Studiare dottrinalmente il Partito imporla non fermarsi (il che d ’ altra parte non vuol dire astener­ sene) alla considerazione degli uomini che ne fanno o che ne han fatto parte, nè delle vicende cui la loro attività può aver dato luogo; ma risalire alla visione dei principi — scopi, funzioni, doveri — cui obbe­ discono questi uomini in quanto facenti parte di tale organizzazione. Siffatti principi ci interessano perchè fascisti. La circostanza che taluni di essi possano essersi tradotti in ordinamenti di diritto positivo è del tutto secon­ daria per la nostra scienza. Tale circostanza non in­ cide sul fatto, per noi essenziale, che i principi di cui ci occupiamo ineriscono alla dottrina, ossia allo spirito del Fascismo. Le questioni di mero diritto, sulle quali numerosi competenti hanno copiosamente scritto, non riguardano quindi la nostra indagine. 4

3 Si ricordino le seguenti affermazioni di M u ssolini : « Il Fa­ scismo non è soltanto azione, è anche pensiero » (IV , p . 243) ; « Le sue manifestazioni sono state le più potenti e le più decisive, ma non bisogna fermarsi ad esse » (V ili, p. 90). Sulla utilizzazione dei « fatti » com e fonti di dottrina, si veda il Libro II del nostro Sistema, num. 70 sgg. * Ci richiamiamo qui alla distinzione fra la scienza che studia la dottrina fascista e le scienze che studiano il diritto, la politica, l’economia e simili. Questa distinzione è stata da noi ampiamente sostenuta nel cit. Sistema, I, pp. 105-175. Aderendo sostanzialmente alla nostra tesi, scrive lo Spiaggia che rn VII, pp. 140 sg. e V ili, p. 273. «C h e deve fare la rivoluzione? Deve organizzarsi»: scriveva ", ' e“ P; Giuseppe F errar. 1 paniti politici italiani dal 1789 al 1848 (Citta di Castello, « II Solco », 1921) p. 185.

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sto si perpetua attraverso l’ opera di quell’ organizza­ zione non meno poderosa, disciplinata e accentrata che è la Chiesa. Il P. N. F. è l’ organizzazione, non unica ma principale e indispensabile, attraverso la quale si cu­ stodisce, diffonde e tramanda lo spirito della civiltà mussoliniana; 15 organizzazione formidabile e al tem­ po stesso estremamente capillare, numerosa, discipli­ nata, ardente, a struttura rigidamente gerarchica, che riproduce, con uno spirilo e con una forma nuova, le potenti organizzazioni che sono state, nei millenni, veicolo al trionfo delle Idee universali. Sebbene una certa analogia possa istituirsi (n u ­ merosi scrittori vi si sono soffermati) tra il Partito fa­ scista ed altre organizzazioni antiche o recenti, sif­ fatte analogie vanno accolte con molto discernimento; chi volesse dedurne qualcosa di più che una generica rassomiglianza dimostrerebbe di non intendere la per­ fetta aderenza del Partito alla realtà nazionale e ri­ voluzionaria dell’ Italia d’ oggi. ]6 Il Partito, se da un canto è fucina di coscienze

■' È stato giustamente rilevato che « il Partito, uscito dalla po­ sizione di antitesi propria di tutti i partiti, ha nel regime fascista una funzione permanente e insostituibile, quella di custodire e po­ tenziare i principi etici affermatisi nella Rivoluzione e quindi posti a base dello Stato » A . P aguaho, Il Fascismo (Roma, « Libr. di Scienze e Lettere » , 1933) p. 57. E che 1 attività del Partito è « inabolibile, perenne e immanente, non solo nel campo culturale, militare, sportivo, giornalistico, ma, e piu specialmente, nel campo sociale, econom ico, sindacale, nel sen­ so di mantenere sempre vivo, quando si spenga, o si indebolisca, o si obliteri, nell urto dei gruppi e degli interessi, il sentimento delunita » S. P anunzio, Teoria generale dello Stato fascista (Padova, redatti, 1937) p. 300. 1B « Un partito che governa totalitariamente una nazione, è un latto nuov° „ella storia. Non sono possibili riferimenti e confronti » M ussolini, Dottr., pp. 17 sg.

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nuove e di costumi nuovi, d ’ altro canto è figlio dei tempi; è, cioè, organizzazione moderna, snella, pra­ tica, efficace, per niente ricalcata su antichi modelli, ma rispondente alle esigenze del momento storico che attraversiamo. Non è quindi da paragonare, se non molto alla lontana, a talune organizzazioni dei secoli scorsi, come lo Stato-partito medievale della Repub­ blica di Venezia studiato dal Maranini, 17 o ad altre organizzazioni tuttora vitali, ma con caratteri ben di­ versi, come la Chiesa cattolica ricordata tra i vari dal Maraviglia e dal Panunzio. 18 T>a storia d’ Italia successiva all’ unificazione non ha esempio (Puna organizzazione sul genere di quella fascista, sebbene qualche spirito solitario ne preve­ desse o auspicasse l ’ avvento.19 Anche dalle forme attuali di partiti unici esi­ stenti in altre Nazioni il Partito fascista, come abbia­ mo già accennato, si differenzia nettamente, se si ec-

' ' Uno Stato-Partito nel Medioevo italiano, nella raccolta Dot­ trina e politica fascista (Perugia-Venczia, « La Nuova Italia », 19301 contenente le prolusioni di vari autori all’ Università di Perugia. 18 M. M araviglia, A lle basi del regime, cit., p. 3 8 ; S. P a n u n ­ t o , Teoria generale ecc., cit., pp. 45 sg; A . T esauro , Corso di ist. di dir. pubbl. (Napoli, Mirelli, 1933) Intr.: Il P. N. F. nel dir. pubbl. italiano; e, più accentuatamente, W . K ein , D ie Nationale Faschislische Partei (Leipzig, Buske, 1935). 19 Così il Bonghi e il Marielli auspicavano l’ unione degli spiriti e la fondazione di un partito nazionale nel quale i vari partiti si fondessero: cfr. R . D e M attei, Dai partiti al partito (in «Civiltà Fascista », 1934, pp. 25 sgg.). Ma sopra tutti F A rcoleo precisava (esigenza di un partito di governo: « n o n già quello che. ricco di voti e povero d’ ideali, è fatto, non fa il Governo; mendica dal­ l’ alto favori, li prodiga in basso; cresce e si moltiplica nei giorni di lesta, si appiatta in quelli di prova o di lavoro; assiste all’ epitala­ mio del ministero, dilegua ai funerali, pronto alla fuga nelle batta­ glie come alla parata nelle riv iste»; ma un partito che rispondesse al « bisogno di uscire da questo marasma che avvelena le sorgenti della vita pubblica » e che riuscisse a « ripristinare l’ idea dello Stato, l’ autorità del potere centrale » Forme vecchie, idee nuove (Bari, Laterza, 1909) p. 267.

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cettuano il Partito nazionalsocialista e forse qualche altro, modellati sull’ esempio italiano. Interessa osservare che, mentre qualche partito unico, come quello comunista russo, o anche qualche partito non unico benché di governo, può avere fun­ zioni in parte simili a quelle del Partito fascista, una tale analogia, anche parziale, è da escludere per quan­ to riguarda lo scopo. Il principio che determina lo scopo dei P. N. F. caratterizza questo Partito distinguendolo da qua­ lunque altro; e lo distingue persino da partiti simili, come quello hitleriano, il quale, nonostante profonde analogie di temperamento e di forma, tende caratte­ risticamente alla grandezza, alla potenza del popolo tedesco. Dimostratane la necessità e l’ originalità, passia­ mo a considerare brevemente l ’efficacia del principio stesso. Non v’ è funzione, non v’ è organo del Partito che non si ispiri e subordini, direttamente o indiret­ tamente, alla norma enunciata: da essa tutti i prin­ cipi dei quali ci occuperemo ricevono la conferma della loro intrinseca bontà. L ’ attitudine e l’ idoneità del P. N. F. di fronte alle mutevoli circostanze nelle quali è chiamato a operare si misurano quindi alla stregua della conformità e aderenza di esso al principio esprimente lo scopo; che si aderge così al di sopra di ogni altro principio organizzativo del Partito. Come abbiam visto nella parte storica, l ’ indefet­ tibile aspirazione alla potenza nazionale che costitui­ sce la meta ultima del P. N. F. si è via via diversamente concretata nei vari tempi a seconda della situa­ zione politica interna o internazionale : in un primo momento si trattò di conquistare il potere; poi di con­ servarlo e di consolidarlo; successivamente di coope­ rare alla fondazione dell Impero; oggi di curare il

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raggiungimento pieno dell'autarchia in qualunque settore, la valorizzazione economica dell’ Africa italia­ na, l ’ attuazione d’ una più alta giustizia sociale, la salvaguardia biologica e l ’ esaltazione spirituale della razza nell’ attesa fecon da.20

20 11 4 ottobre 1938, all’ V i li Convegno Volta, l ’aecademieo O heSTANO, occupandosi dell’ Africa « che natura, storia e politica asse­ gnano all’ Europa come suo necessario complemento fisico, economico, demografico », degnamente illustrava « l ’ odierno calmo richiamo ita­ liano a visioni prossime e lontane di possibilità europee illimitate, di accrescimenti solidali, di collaborazione pacifica » Discorso nella Se­ duta inaugurale in Campidoglio (Roma, R. Accademia d’ Italia, 1938) PP- 3 sg. dell’Estratto. E il 30 novembre successivo G aleazzo Ciano , innanzi alla Ca­ mera plaudente, poneva il problema delle « naturali aspirazioni del popolo italiano » sulle quali soprattutto s’ impernia la nostra politica estera del tempo imminente.

II. LE FUNZIONI

23. Rilevazione dei principi relativi alle funzio­ ni del Partito. L ’ art. 3 dello Statuto 1938 1 dispone : « I compiti del P. N. F. sono : a) la difesa e il potenziamento della Rivoluzio­ ne fascista; b) l’ educazione politica degli Italiani ». Sebbene opportunamente lo Statuto abbia messo in rilievo la funzione educativa del Partito, questa rientra, a ben guardare, nella espressione compren­ siva di «potenziamento della Rivoluzione».

Oltre alte fonti indicate nel num. 19, altre successive e di vario genere contribuiscono alla rilevazione dei principi riguardanti il • . ’ *• Fer un? "« « O n e tecnica di tali fonti si veda il Libro II del nostro Sistema di dottrina del Fascismo (Roma, Formiggini, 19371. Naturalmente un particolare interesse per la nostra indagine ri­ vestono gli Statuti del Partito; il valore dottrinale degli Stau 1 e dato, prima ancora che dall’ approvazione legislativa (peraltro so o a partire dal 1929), dalla loro fisonomía di « pronuncie dei supreim organi collegiali del Regime » e precisamente del Gran Configlio. Cfr. il cit. Sistema, II, pp. 101 sgg. Si sono succeduti a tutt’ oggi cinque Statuti; il primo, del 1921 ha valore prevalentemente storico; il secondo è del 1926 e possiedg‘ a numerosi caratteri di attualità (Segretario unico del P. N. F „

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Può quindi affermarsi che lo Statuto vigente con­ templa due funzioni essenziali del Partito: a) una funzione presidiaria o difensiva; b) una funzione di potenziamento o espansiva. Vedremo subito che esiste una terza funzione, implicita all unicità del Partito ma pur esercitantesi oggimai attraverso nuovi organi costituzionali: c) una funzione d ’ immissione del popolo nello Stato o rappresentativa. 2 Quando si parla di funzione presidiaria o difen­ siva propria del Partito, bisogna tener presente che questo è una Milizia civile; nè l’ organizzazione nè la funzione vanno quindi affatto confuse con la M. V. S. N. e con i compiti che ad essa sono specifici.3 ¡Nell’ aprile 1926 il Duce avverte: « I l Partito è la riserva politica e spirituale del R e g im e »;4 nel set­ tembre 1929 definisce il Partito « forza spirituale del Regime ». « Con la sola presenza della sua massa inquadrata (spiega il Duce in quest’ ultimo discorso) esso rappre­ senta l ’ elemento definitivo, caratterizzato, controllato in mezzo al popolo. È il Partito con la massa dei suoi gregari che dà all’ autorità dello Stato il consenso vo­ lontario e l’ apporto incalcolabile di una fede » : 5 ecco in qual senso il P. N. F ., col fatto della sua esistenza,

nomina delle cariche dall’alto, ecc.); il terzo è del 1929; il quarto del 1932; il quinto, attualmente in vigore, del 1938. Ogni nuovo Sta­ tuto, oltreché adeguarsi alle successive tappe dell’ organizzazione del Partito, presenta notevoli progressi sullo Statuto precedente, anche dal punto di vista dell ordine formale e della proprietà dei termini. - Lo Statuto 1938, pur non soffermandosi a indicare questa terza (unzione, vi si riferisce, come vedremo, in vari articoli. 3 La distinzione viene analizzata più oltre, al num. Ì 5. ‘ M ussolini , V , p. 308. Insediando il Direttorio del P . N. F. M u sso lin i , V II, pp. 140 sgg. A l Gran Rapporto del Fascismo.

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col documento della sua fede, con l’ esempio della sua devozione, con l’ imponente manifestazione del suo volontario consenso, è il piedistallo, non unico pe­ raltro, 6 del Regime. La funzione di potenziamento o espansiva è, tra le varie funzioni del Partito, la più complessa, la più dinamica e forse la più rivoluzionaria. « I l Partito deve fascistizzare la Nazione dal basso all’ alto e dal­ l ’ alto al basso» ammonisce Mussolini nel 1 9 2 6 ;7 e nel 1930 : « Noi dobbiamo scrostare e polverizzare, nel carattere e nella mentalità degli Italiani, i sedi­ menti depostivi da quei tre terribili secoli di deca­ denza politica, militare, morale, che vanno dal 1600 al sorgere di N a p o le o n e »;8 e nel ’ 32: «O ccorre fa­ scistizzare ancora più quelli che io chiamo gli angoli morti della vita n a zion a le»;9 e nel ’ 34: «Sarà cura del Fascismo di ammobiliare un po’ meno sontuosa­ mente il cervello degli italiani per curare un po’ più profondamente il loro carattere».10 Si tratta quindi, sostanzialmente, di un’ opera educativa : bisogna educare non soltanto la classe di-

'' « Per quanto lo Stato fascista presupponga la forza politica del Partito fascista, la sua base è molto più ampia e più vasta di quella, che potrebbe essergli offerta dal solo Partito fascista » F. E rcole, Storia del Fascismo (Padova, Cedam, 1938) p. 32. 7V , p . 308. ' M ussolini , VII, p. 231. E continua: « È una fatica grandiosa. Il risorgimento non è stato che l ’ inizio, perchè fu opera di troppo esigue minoranze; la guerra mondiale fu invece profondamente educativa. Si tratta ora di continuare, giorno per giorno, in questa opera (li rifacimento del carattere degli italiani » . Ribadiva in tal modo quanto aveva già affermato in un precedente Messaggio: «D o p o aver cambiato le leggi, bisogna riformare il costume. I sedimenti della vecchia piccola Italia demodiberale devono essere spietatamente scrostati dalle anime e distrutti pr sempre » (V , p. 440). Nel primo discorso per il Decennale, tenuto a Roma, il 17 ot­ tobre X, dinanzi a 25 mila gerarchi (V ili, p. 1211 10IX, p. 82.

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rigente, ma tutta la giovinezza, e non soltanto la gio­ vinezza, ma tutti gl’italiani. 11 L opera educativa non basta però ad assicurare la fascistizzazione integrale della Nazione; essa viene completata da un’opera direttiva di tutta l’ attività na­ zionale e da un’ opera ispettiva o di controllo politico sia sulle organizzazioni aggregate al Partito che su quelle dipendenti e su tutte le altre esistenti nel Paese. Sulla funzione rappresentativa lo Statuto 1938 non si sofferma espressamente. Soltanto l ’ ultimo com­ ma dell art. 14 dispone che « i l Segretario del P.N.F. rappresenti il P. N. F. a tutti gli e ffe t t i» ;12 siffatta rappresentanza si esercita in più modi, ma, per quanto ci riguarda, si esercita significativamente con la par­ tecipazione del Segretario del Partito alle sedute dei supremi organi collegiali di cui egli fa parte a norma dello stesso art. 14, comma 3. E si eserciterà d ’ oggi innanzi, con maggiore ampiezza, attraverso la parte­ cipazione del Consiglio Nazionale del Partito alla Ca­ mera dei Fasci e delle Corporazioni. 14

« Ne si traila di educare soltanto la classe dirigente. La Na­ zione vive in tutti ì ceti e in tutte le categorie dei cittadini, c tutti, nessuno escluso, sono tenuti a dare l’ opera loro per la gran­ dezza della Patria comune, tutti cioè hanno una funzione necessaria nella vita nazionale A m . R ossi, Il Partito, nella raccolta a cura del Fantini , / / Partito nella dottrina e nella realtà politica (Roma, « Uni­ versità Fascista », 1931) p. 35. '-' Analogamente Pari. 23, comma 12, dispone che il Segretario federale « rappresenta il P. N. F. nella provincia a tutti gli effetti ». . . M. . Segretono del P. N. F. rappresenta il Partito nel Consiglio dei Ministri nel Gran Consiglio del Fascismo, nella Commissione Suprema di Difesa, nel Consiglio Nazionale delle Corporazioni, nel Comitato Corporativo Centrale, nel Comitato Permanente del Grano, nel Consiglio Nazionale dell’ Educazione, delle Scienze e delle Arti e, per piu titoli, nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Art. 18 dello Statuto 1938. Acutamente osserva il C asini che “ Ct rattef e r?pPrese"'?.ti™. della nuova ^ m e r a è tanto diverso dai vecchi schemi elettoralistici da rendere persino poco opportuno l’ uso

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L’ esigenza di questa funzione rappresentativa, esigenza pienamente sentita dal Regime, si riconosce nelle parole del Duce: «N o i stiamo a contatto con­ tinuo e diretto col popolo che lavora. Nello Stato, il popolo circola. Oggi i diritti del popolo sono ricono­ sciuti, tutelati, arm onizzati».15 Ed anche: «Questo Stato si esprime in una democrazia accentrata, orga­ nizzata, unitaria, nella quale democrazia il popolo circola a suo agio, perchè, o voi immettete il popolo nella cittadella dello Stato, ed egli la difenderà, o sarà al di fuori, ed egli l’ assalterà».16 Nella Dottrina del Fascismo ritorna con la massima chiarezza la frequen­ te affermazione : « È lo Stato che trascendendo il li­ mite breve delle vite individuali rappresenta la co­ scienza immanente della N a z io n e »;17 ma nel marzo 1934 si ha un’ ulteriore precisazione: « I l Partito è oggi lo strumento formidabile, e al tempo stesso estre­ mamente capillare, che immette il popolo nella vita politica generale dello Stato ». 18 E al Gran Rapporto dell’ ottobre 1937, quasi preludendo all’ immissione del Partito nel supremo organo legislativo e rappresen­ tativo della Nazione, Mussolini avverte: «N on è ge­ rarca colui che non sa scendere in mezzo al popolo, raccoglierne i sentimenti e interpretarne i bisogni ». Al Partito dunque, prima e dopo le riforme ri­ voluzionarie in corso, è stata assegnata dal Duce la grande funzione di « andare verso il popolo », di « pe-

del vocabolo « rappresentanza»: Note sulla Camera dei Fasci e delle Corp. (in « Le Assicurazioni Sociali », 1938, pp. 731 sg.). M u sso lin i , V, p. 4 4 8 ; parlando al popolo di Roma il 28 ot­ tobre 1926. " ’ M ussolini , VI, p. 77; nel discorso dell’ Ascensione (26 mag­ gio 1927). 17 M ussolini , Dottr., p. 19. 18 M u ssolini , IX, p. 33.

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netrare profondamente nelle masse, farsi tramite ed interprete dei loro bisogni e delle loro aspirazioni » . 19 In ciò si riassume la terza decisiva funzione del P N. F. 24. Funzione presidiano o difensiva. In uno scritto ormai storico del marzo 1923 sul tema Forza e consenso, Mussolini scriveva: « G li uomini sono forse stanchi di libertà. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciano al crepuscolo mat­ tinale della nuova storia ci sono altre parole che eser­ citano un fascino molto maggiore, e sono: ordine, gerarchia, disciplina ». 20 In quel tempo gl’ iscritti al P. N. F. non erano neppure una quinta parte di quanti sono oggi; tuttavia quelle centinaia di migliaia di uomini formavano il partito non solo più numeroso e agguerrito che mai abbia avuto l ’ Italia, ma altresì quello che per la sua spiritualità, per la sua fede, per il sangue versato, per 1 ideale altissimo di rinnova­ mento nazionale cui si era votato costituiva l ’ unica forza sana della Nazione di fronte ai resti dei vecchi partiti aggrappati alla politica dell’ antinazione. 21 Da quelle masse d’ iscritti traeva dunque il Regime la forza e insieme il consenso; poiché erano le masse della giovinezza che confortavano con la loro fede e, spesso, con il loro sangue la verità dell’ asserto mus-

"conoscim ento « ordine morale che non metta sullo stesso piano il partito che esalta la diserzione e quello che — invece — esalta il sacrificio per la Patria» Sialo, anti-Stato e Fascismo, i„ « Gerarchia » del 25 giugno 1922.

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soliniano riposante nel trinomio: ordine, gerarchia, disciplina.22 7 ributando, nel febbraio 1925, il famoso Elogio di gregari, il Duce era portato a riconoscere che « la disciplina nel Fascismo-ha veramente aspetti di reli­ gion e»; onde, quattro mesi dopo, al quarto Congres­ so del Partito, poteva affermare: «T u tto il potere a tutto il Fascismo. Ormai il P. N. F. è granitico e una­ nime come non fu mai. Ora è tempo di procedere ri­ soluti ». 23 Come si vede, gli sviluppi della Rivoluzio­ ne sono dunque intimamente connessi alla constatazio­ ne della forza del Partito; quanto più esso è granitico e unanime, tanto più è possibile procedere risoluti; con l'accrescersi del consenso, e perciò della forz a ,24 si accrescono le possibilità di marcia della Rivoluzio­ ne. Anche ponendoci esclusivamente sul terreno sto­ rico si manifesta tutta l’ importanza della funzione presidiaria del Partito; ma tale funzione acquista una importanza sempre maggiore col crescere, respander­ si e l’ approfondirsi dell’organizzazione. Oggi, il Partito arriva dovunque : non vi è quar­ tiere di città che non abbia il suo Gruppo rionale o il suo Settore nè villaggio che non abbia il suo Fascio di Combattimento;2j e ciò per limitarci all’ organizzazione

« Nessun partito d’ Italia, nessun movimento nella storia re­ cente italiana può essere confrontato al Fascismo: nessun ideale è stato, come quello fascista, consacrato dal sangue di tanti giovinetti » M u ssolini , II, p. 233. 23 M u ssolini , V , pp. 29 e 109-117.

* La forza e il consenso sono veramente termini antagonisti­ ci. Affatto. Nella forza c’ è già un consenso, e il consenso è la forza in sè e per sè » : sono parole di M u sso lin i (III, p. 198). - ’ Scrive il M arpicati: « I l Partito è dappertutto; ogni borgata, come ha la sua casa Comunale e la sua Parrocchia, ha un suo Fa­ scio di combattimento... Se fossimo in vena di ripetere le brutte frasi fatte del passato, dovremmo dire, che mai come oggi, il vecchio

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prettamente di Partito, prescindendo dalle altre nu­ merose organizzazioni che dipendono più o meno di­ rettamente dal Partito. Oltre dieci milioni di tesserati se aglbscntti al P. N. F. si aggiungono gl’ inquadrati nella G. I. L ., nei G. U. F. e nei Fasci Fem m inili.26 «M a l’ importante è di stabilire (com e ha dichia­ rato il Duce al Gran Rapporto del 1937) che dietro a queste cifre ci sono milioni di uomini, pronti a tut­ to ». 2 Su questa base magnifica per fede, per disci­ plina, per capacità, il Regime costruisce tranquilla­ mente le sue più ardite innovazioni rivoluzionarie, ben sapendo che nessuna forza di eventi, nessuna vo­ lontà di uomini può menomamente scalfire una così formidabile unità di spiriti e di energie. 28 Mediante il Partito, mediante le organizzazioni

Fasci di Combattimento: Gruppi Fascisti Universitari: Gioventù Italiana del Littorio: Fasci Femminili: Massaie rurali:

2.430.352 93.175 7.577.381 743.786 1.191.086

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sindacali, mediarne le varie associazioni che a questi due grandi nodi istituzionali variamente si allacciano, « nello Stato circolano tutte le forze politiche, eco­ nomiche, spirituali della Nazione » . 293 0Ma, come ha os­ servato l’ Èrcole, è soprattutto nel Partito che si ac­ centua il carattere popolare nazionale dello Stato fa­ scista : 311 nel Partito, il ricco e il povero, il capitalista e l’operaio, il funzionario e il bracciante, il gerarca e il gregario, vengono parificati dalla fraternità di una fede sentita, dal cameralismo di un combattimen­ to volontariamente accettato, con lutti i doveri, i sa­ crifici e le incognite che esso comporta. Mentre il Par­ tito comunista russo viene reclutato nel seno di una classe artificiosamente stabilizzata e perpetuata,31 il Partito fascista trae le sue linfe da tutta la giovinezza italiana ed è quindi, non solo nel suo essere, ma anche nel suo divenire, istituzione politica prettamente po­ polare e perciò nazionale, costituendo Popolo e Na­ zione nello Stato e con lo Stato fascista una triplice indissolubile unità. 32

29 M u sso lin i , Dottr., p. 21. 30 L’insigne storico scrive che il Partito è « l’organo di unifica­ zione politica della Nazione » e aggiunge che « quello spirito di col­ laborazione tra le classi e di solidarietà economica fra le varie ca­ tegorie produttive che è compito dell’ Ordinamento giuridico corpo­ rativo di realizzare, è, nel seno del Partito, realtà vivente e operante sulle coscienze» La Rivoluzione Fascista (Palermo, Ciuni, 1936) pp. 483, 487 sg. 31 rROTZKY infatti scriveva che « i comunisti esprimono gli interessi fondamentali della classe operaia » Terrorisme et Communisme (Paris, Rieder,^ 1920) p. 146. E Z inovieff precisava che in Russia il partito « e un’ organizzazione politico, formante parte integrante di una data classe» Histoire du parti communiste russe (Paris, « Bureau d éditions », 1926) pp. 13 sg. 32 « Attraverso un processo vogliamo identificare la Nazione con lo btato » diceva M u sso lin i nel 1921 (I I , p. 202). Nel 1927 spiegava: « E solo lo Stato che dà l’ ossatura ai popoli. Se il popolo è organiz­ zato, il popolo è uno Stato » (VI, p. 76). Nel 1929: « È lo Stato che, trascendendo il limite breve delle vite individuali, rappresenta la coscienza immanente della N azione» (V II, p. 27). E nel 1934: « N e l

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Questo consenso, però, non diviene inai super­ fluo; anzi la funzione presidiaría del Partito, nel senso spirituale che abbiamo chiarito, invece di esau­ rirsi in qualche solenne riconoscimento come potreb­ be essere un plebiscito, è necessario che perduri con assoluta stabilità. II perdurare di questa funzione è una conseguenza diretta del carattere rivoluzionario del fascism o: una Rivoluzione continua, una Rivo­ luzione cioè che si evolve indefinitamente, che ad ogni meta raggiunta propone mete ulteriori e ad ogni successo, ad ogni conquista, ad ogni realizzazio­ ne, nuovi sviluppi consoni ai nuovi tempi o alle mu­ tate circostanze, una siffatta Rivoluzione perenneniente giovane dev’ essere accompagnata e sorretta in tutte le sue fasi di progresso da un alone di simpatia e di entusiasmo. 33 Nel memorabile discorso per lo Stato corporativo il Duce precisava così « la terza ed ultima e più im ­ portante condizione : occorre vivere un periodo di al­ tissima tensione ideale». Ed aggiungeva: «N o i vi­ viamo in questo periodo di alta tensione ideale. Ecco perchè noi, grado a grado, daremo forza e consistenza a tutte le nostre realizzazioni, tradurremo nel fatto tutta la nostra dottrina ». 34 Il Partito che è l’ avanguardia della Nazione, la parte politicamente più consapevole, selezionata, di­ sciplinata, zelante, eroica, custodisce soprattutto in

concetto fascista il popolo è Stato e lo Stato è popolo » (IX . p. 32). Sul graduale processo di immedesimazione dello Stato con la Na­ zione, vedi V . Sinacra, Princ. del nuovo diritto costituzionale italiano (Koma, Athenaeum, 1936) pp. 35 sgg. 33 « I l Partito ha tuttora il compito di adeguare continuamente gli animi e la realta dei fatti allo spirito della Rivoluzione » G. B ot­ tai , Esperienza Corporativa, 1929,1934 (Firenze, Vallecchi, 19341 p. 64 34 M u sso lin i , V ili, p. 273.

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se stesso la fiamma di questa tensione id eale;35 finché la terrà alta nel proprio spirito, finché insomma assol­ verà ottimamente la sua funzione presidiaria riviven­ do nella propria coscienza le conquiste rivoluzionarie e così partecipando attivamente alla vita dello Stato, le fortune avvenire della Rivoluzione e insieme quelle della Patria saranno assicurate. 25. Funzione di potenziamento o espansiva: a) compiti direttivi. Il P. N. F ., appunto perchè costi­ tuisce Paristocrazia politica della Nazione, esercita un’ effettiva direzione su tutta l ’ attività nazionale. Questa direzione si esplica in più modi. Lo Statuto 1921 fissava tra i compiti politici del 1 . IN. F. quello di «stimolare e valorizzare gli inge­ gni particolari riunendoli secondo le attitudini in Gruppi di competenza ». 36 È noto quale importanza abbia raggiunto qualcuno di tali Gruppi di compe­ tenza, particolarmente quello per la riforma costitu­ zionale, detto poi «Commissione dei 1 8 » , che con­ tribuì ad orientare la politica del Regime verso le leg­ gi fascistissime del ’ 25 e del ’ 26. 37 3 Nell’ottobre 1923 il Gran Consiglio « afferma che d P. N. F. ha appena iniziato la sua funzione storica

Non si dimentichi che, anche quando il termine «tensione ideale » viene riferito a collettività più o meno ampie quali il Par­ tito, i Istituzione sindacale-corporativa, la Nazione, questa tensione ideale non e che la risultante del sentimento che anima gl’ individui. 11 fascism o non trascura l’ individuo, non lo ignora e non lo an­ nulla; anzi lo potenzia elevandolo a membro consapevole della co­ munità nazionale. Cfr. su ciò le considerazioni di G iorgio D el V ecchio ndm duo, Stato e Corporazione, nel volume Saggi intorno Uo Stato (Roma, « Ist. di Filosofìa del Dir. », 1935) pp. 138 sg. Vedi anche, più oltre, la nota 40.

37 r t

Gr A ' Chiurc0’ Stori" della Rivnluz. fase., cit.. I li, p. 646. , ,? • y°^ PE> Storia del movimento fascista (Milano, Treves, p. 115; A . M arpicati, Il Partito fascista, cit., p. 74.

9 ' C a n b p a , L 'o rg a n iz z a z io n e d e l P . N . F .

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che è quella di dare una nuova classe dirigente alla Nazione, in vista del raggiungimento di quegli obiet­ tivi che costituiscono le mete supreme del Fascismo». E nell’ aprile 1926 Mussolini assegna al P. N. F ., tra gli altri, il seguente compito : « Il Partito deve dare le classi dirigenti fasciste, per tutte le istituzioni mag­ giori o minori del Regime » . 38 Per conseguenza le Norme 'illustrative dello Statuto 1926 stabiliscono: « 7° I Segretari federali si assicureranno che i diri­ genti di organizzazioni sindacali — Presidenti e Se­ gretari e preferibilmente anche i membri del Diretto­ rio — siano iscritti al Partito». Queste varie norme prescrivono dunque tassativa­ mente che il P. N. F. deve assumere la direzione di tutte le masse inquadrate ed anche, dando la classe dirigente alla Nazione, di quelle masse che restino al di fuori di ogni organizzazione. Dispone infatti lo Statuto 1929 che il Fascio de­ ve raccogliere intorno al Gagliardetto gl’ italiani più sicuri non solo per fedeltà, onestà e coraggio, ma an­ che per intelletto (a r t.l, comma 2). Ciò evidentemen­ te affinchè costoro siano in grado per doti di mente oltreché per doti di cuore di esplicare la loro attività direttiva in tutti i casi e in tutti i luoghi. Oltre all’ attività direttiva generica, consistente nel porre delle provate Camicie Nere in tutti gli u f­ fici di qualche importanza, vi è un’ attività direttiva

38 V , p. 308. Altrove, si rivolge alle Camicie Nere che dirigono le sorti dei Comuni: « Il Partito deve agire nei suoi cinquemila Co­ muni, facendo della buona, della saggia, della onesta amministra­ zione » (IV , p. 222). E altrove dichiara che «tu tte le organizzazioni economiche riconosciute, garantite, tutelate nello Stato corporativo, vivono nell’orbita comune del Fascismo: accettano cioè la conce­ zione dottrinale e pratica del Fascismo. Sono guidate da uomini iscritti regolarmente al Partito. Nè potrebbe essere altrimenti » (V , p. 371).

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specifica la quale viene compiuta dai gerarchi del Par­ tito in dipendenza della loro stessa carica. Questa rete di compiti direttivi è fissata chiaramente dallo Sta­ tuto 1938: il Segretario del P. N. F. ha alle sue di­ rette dipendenze i Gruppi dei fascisti universitari, la Gioventù Italiana del Littorio, i Fasci femminili, le Associazioni del P. N. F. (Scuola, Pubblico Impie­ go, Ferrovieri, Postelegrafonici, Addetti alle Aziende dello Stato), l ’ Unione Naz. Fase, del Senato, l’ Isti­ tuto Naz. di Cultura fascista, ecc. (art. 14, penultimo comma); nomina o designa i dirigenti di queste e di numerose altre organizzazioni (art. 15); compiti ana­ loghi, limitatamente alla Provincia, spettano al Se­ gretario federale (art. 23) e, limitatamente al terri­ torio in cui opera il Fascio di combattimento, al Se­ gretario politico di ogni Fascio (art. 24). Mediante questa complessa opera di direzione si assicura l’ assoluta persistenza della disciplina politica c morale predicata dal Fascismo; e la si assicura sia nelle organizzazioni fasciste dipendenti più o meno dal Partito, sia negl’ innumerevoli Enti economici, cultu­ rali, artistici e in ogni altro campo in cui si esplichi la vita nazionale. La necessità di tale funzione confe­ risce un nuovo argomento, se mai ve ne fosse biso­ gno, al permanere del Partito nella struttura politica del Regime. 26. Funzione di potenziamento o espansiva : b) compiti educativi. Tutti i partiti, unici o non, posseg­ gono una loro stampa periodica, dispongono di pro­ pagandisti, svolgono un’ attività che, a prima vista, può sembrare analoga alla funzione educativa eserci­ tata dal Partito fascista. Ma l ’ analogia non va oltre i mezzi adoperati; apparentemente simile, l’ azione del P. N. F. è invece sostanzialmente diversa, anzi è

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tale da caratterizzare il Partito fascista differenzian­ dolo da ogni altro. 39 Mentre *i partiti hanno unicamente obiettivi di propaganda, non di educazione, tendono cioè soltan­ to a persuadere la gente sulla opportunità del loro particolare programma sia per ottenere il voto sia per accrescere il numero degl’ iscritti, per scopi insomma che si esauriscono nell’ immediato vantaggio dèi par­ tito stesso, il Partito fascista al contrario non tende nè a far proseliti nè ad accattar voti, non ha in mente il proprio vantaggio o il proprio incremento numeri­ co, non si limita a quanto esprime il vecchio termine cc propaganda » , abusato dal politicantismo elettora­ listico, ma vuol educare le coscienze nella loro inte­ grità, vuol rifare i costumi, vuole permeare d’ uno spi­ rito nuovo tutta la condotta degl’ individui, vuole creare un tipo d’italiano che sia l ’ uomo del Fasci­ smo. 40 Una funzione dunque che non mira al torna­

39 Vedi la chiara sintesi delle funzioni educative del Partito fa­ scista fatta dal C urcio , Contenuto, funzioni ed aspetti politici del P. N. F. (in « Lo Stato », 1934, pp. 169 sgg.). 40 « L’ individuo ha una personalità che il Regime può control­ lare e disciplinare ma non distruggere, perchè dalla forza dei sin­ goli nasce la vittoria. 11 grande segreto della politica sta nel sapere abbracciare con lo sguardo i più complessi problemi nazionali e in­ ternazionali, economici e religiosi, senza trascurare i problemi in­ dividuali. Occorre preoccuparsi dell’ individuo ; ...il Partito, formato di uomini atti a servire l’ Idea, tende a sua volta a preparare i gio­ vani che entreranno domani nelle sue file e a migliorare coloro che già ne fanno parte » : scrive molto assennatamente il F an tini , L’ uo­ mo e il Partito, nella cit. raccolta 11 Partito nella dottrina e nella realtà politica, p. 89. E, da un punto di vista speculativo, il M aggiore perviene ad ana­ loghe conclusioni: « Dove e come opera questa energia creativa onde il Partito ha l ’ esclusivo possesso? Col costruire il nuovo tipo d’ in­ dividuo. Il problema dell’ individuo è stato fin troppo negletto dai teorici del Fascismo. Portati a reagire contro l’ individualismo ec­ cessivo, i dottrinari del Fascismo hanno finito per dimenticare che il problema dell’ individuo o dell’ individuazione (cioè del determinarsi dell’ universale nel singolo) è il problema fondamentale della filoso­ fia da Aristotele in poi » Il Partito e l’ individuo, ivi, p. 39.

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conto della parte ma al vantaggio del tutto; che non chiede l ’ elemosina di un voto o di un contributo ma la dedizione di un’ anima a una legge superiore; che non si completa in un successo di partito ma nella fonda­ zione di una civiltà nuova la quale affondi le sue ra­ dici sulla rinnovata coscienza dei cittadini. 41 Perciò, nella Relazione al Senato sulla Legge per l’ordinamento e le attribuzioni del Gran Consiglio, il Duce definiva il P. N. F. « strumento fondamentale del Regime nella sua azione di propaganda e di edu­ cazione politica e sociale del popolo italiano » ; 42 e nel 1929 precisava : « Più che esercitare un’ autorità, esso esercita un apostolato » . 43 Perciò l ’ art. 3 dello Sta­ tuto 1938, prescrivendo i compiti del Partito, dopo aver indicato la difesa e il potenziamento della Rivo­ luzione, aggiunge « l’ educazione politica degl’ italia­ n i » ; sebbene l ’ educazione non sia che una forma di potenziamento della Rivoluzione, è però di tale im ­ portanza da meritare un’ esplicita m enzione.44 Le differenze tra l ’ attività direttiva e l ’ attività educativa sono evidenti : la prima ordina, mentre la seconda persuade; con la prima il Partito si sostitui­ sce, per così dire, alla volontà degli Enti che ne di­ pendono e agisce per loro, in loro vece; con la secon­ da tende a far sì che ogni volontà si orienti da sè in una direzione prettamente fascista; con la prima pre­ scinde dalle disposizioni di spirito degl’ individui pur« La storia non si fa soltanto promulgando nuove leggi, crean­ do nuove istituzioni..., ma anche (e propriamente) sviluppando nuovi stati d animo, nuove idee, e formando insomma nuovi uomini e uno spirito nuovo » G . G entile , Origini e dottrina del Fascismo (Roma, « Libr. del Litt. » , 1929) p. 61. 42 Vedi « Le Leggi », 1928, p . 1208. 44 ^ ar^and ° al Gran Rapporto del Fascismo (V II, p. 141). « Il problema educativo è oggi al centro di tutta l’ azione del artito » A m . R ossi, Il Partito, nella cit. raccolta II Partilo nella dot­ trina e nella realtà politica, p. 34.

«,

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chè si abbiano un comportamento e dei risultati con­ formi alle direttive fasciste; con la seconda le dispo­ sizioni di spirito degl’ individui sono-l’obiettivo e il solo obiettivo cui l’ opera del Partito si indirizza. Il compito educativo si rivolge a tutti, fascisti e non fascisti, giacché l’ educazione è un processo senza mai fine, che si estende continuamente in profondità e che si rinnova insieme all’ inesausto rinnovamento del contenuto rivoluzionario del Fascismo. E si avvale dei mezzi più vari e più moderni : innanzitutto l ’ esem­ pio, di cui il Partito, dal Capo all’ infimo tra i gregari, è documento vivente;45 la diffusione orale e scritta delle verità del Fascismo, diffusione imponente per quantità e via via sempre migliore anche per qualità, . compiuta in primissimo luogo dalla dominante perso­ nalità e dalla fenomenale attività del Duce, affidata inoltre a tutti i gerarchi come quotidiana missione e a tutti i gregari sia in pubblico che in privato; tale diffusione si propaga continuamente attraverso una serie di conferenzieri, attraverso la stampa periodica italiana e gran parte della stampa straniera, attraver­ so la radio, attraverso una miriade di libri e di opu­ scoli, molti dei quali pregevolissimi, attraverso infine la virtù espansiva dell’Idea che da sè s’ impone alle coscienze con l’ evidenza della verità.46

‘l5 Scrive il D elcroix che Mussolini « ha imposto una disciplina severa, ma ogni sua lezione è un esempio: egli è diventato la vittima della propria missione; si è dato in ostaggio alla vittoria futura » Un uomo e un popolo (Firenze, Vallecchi, 1928) p. 419. Cfr. inol­ tre A . C anepa, Sistema ecc., cit., II, pp. 133 sgg. Lo Starace ha messo nel dovuto rilievo la « necessità ed efficacia dell’ opera educativa, costituita soprattutto dall’ esempio » Fasci Gio­ vanili di Combattimento (Milano, Mondadori, 1933) p. 26. 16 Sarebbe lungo trattare di tutte le istituzioni grandi o piccole attraverso le quali il Partito esplica la sua funzione educativa, dal­ l’ Istituto di Cultura Fascista posto alle dipendenze di esso, ai Centri d'informazione per Stranieri costituiti presso tutte le Federazioni:

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Ma il compito educativo, se da un lato si rivolge a tutti, d’ altro lato cura particolarmente la giovinezza, sia perchè ad essa appartiene il domani, 47 sia perchè, più sensibile ai generosi impulsi, è maggiormente atta ad appassionarsi a tutto quanto di grande e nobile il­ lumina la dottrina fascista.48 Ecco perchè sul primo numero del Popolo d’ Italia (15 novembre 1914) il primo articolo di Mussolini, «A u d a cia », contiene un vibrante appello alla giovinezza d ’ Italia;49 ecco per­ chè tra gl’ inni della Rivoluzione figura al primo po­ sto il cantico della giovinezza; ecco perchè furono i giovani a consacrare col loro sangue, durante l ’ epoca

dai Corsi di preparazione politica diretti dai Segretari federali, alla Scuola di Mistica fascista Sandro Italico Mussolini, fondata a M i­ lano da Arnaldo Mussolini nove anni fa; dalle Colonie estive e dai Campeggi Dux, alle Mostre del Partito o degli Enti che ne dipendono — importantissima fra tutte la Mostra della Rivoluzione fascista, inaugurata per il Decennale e quindi stabilmente sistemata a Valle Giulia. _ Istituzioni analoghe sono sorte recentemente nella Germania hit­ leriana: così il «C am po d’ istruzione» (Schulungslager) che ha luogo durante le vacanze per educare i giovani al cameratismo e alla disci­ plina; così la « Scuola dei gerarchi del Partito » (Reichsfiihrerschnle) e l’ Istituto d’ alti studi politici (Deutsche Hochschule fiir Politi!:'. 17 Parlando il 29 novembre 1931 ai giovani della Scuola di M i­ stica fascista, A rnai.do M u sso lin i si esprimeva così: «E c c o la ra­ gione delle vostre formazioni educative che fondono in sintesi com­ piuta l’ addestramento fisico col senso della disciplina, del dovere e della fede. È necessario guadagnare secoli di storia che abbiamo per­ duto nei dedali del regionalismo e della vana deviazione dottrinale » Scritti e Discorsi: II, I discorsi (Milano, Hoepli, 1934) p. 193. 48 « I giovani costituiscono le più alte speranze del Partito e ne assicurano la continuità ideale e storica. Nella serie delle organizza­ zioni di cui sono chiamati a far parte dall’ infanzia alla giovinezza, essi hanno modo di educarsi e di affinarsi al senso della vita poli­ tica, di saggiare le loro attitudini e di prepararsi a formare la classe dirigente del domani » A . M arpicati, Il Partito Fascista, cit., p. 89. 49 « Riprendendo la marcia — dopo la sosta che fu breve — è a voi, giovani d’ Ita.lia; giovani delle officine e degli atenei; giovani d’ anni e giovani di spirito; giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha commesso di fare la storia; è a voi che io lancio il mio grido augurale, sicuro che avrà nelle vostre file una vasta risonanza di echi e di simpatie » M u sso lin i , I, p. 10.

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necessaria della lotta squadristica, la fede nel Fasci­ smo nascente. Il preambolo agli Statuti 1926 e 1929 ammoniva : « I l Fascismo vive, oggi, in funzione dell’ avvenire, e guarda alle nuove generazioni come alle forze de­ stinate a raggiungere tutte le mete segnate dalla nostra volontà » . E il Duce ha dichiarato più volte che la fede fascista «trova nei giovani la garanzia del suo sviluppo e della sua durata » , che i giovani debbono essere « pronti e decisi a continuare la nostra fatica » e che il principio della Rivoluzione continua « va af­ fidato ai giovani di anni e di cuore ». 50 Il passaggio delle organizzazioni giovanili, già in­ quadrate nell’ O. N. B ., alle dirette dipendenze del Partito mediante la costituzione della G. I. L. 515 2non costituisce un cambiamento di rotta nella politica edu­ cativa del Fascismo; ma una conferma e uno svilup­ po di quel principio organizzativo, efficiente anche prima di tale passaggio, secondo il quale tra le fun­ zioni precipue del Partito è l ’ educazione della giovi­ nezza. 5* Educazione integrale, poiché accompagna il fan­ ciullo dalla più tenera età ininterrottamente fino alla maturità, cioè fino all’ ingresso nel Partito; ma non lo abbandona neppur dopo la Leva fascista, sottopo­ 50 VII, p. 313; V ili, p. 121; IX, p. 42. Tali principi sono stati solennemente ribaditi nella recentissima Carta della Scuola. 51 Le Avanguardie Giovanili e i Gruppi Balilla si erano staccati dal Partito (con la legge 3 aprile 1926 n. 2247) costituendo l’ Opera Nazionale Balilla. Queste organizzazioni vennero assorbite dalla G io­ ventù Italiana del Littorio, istituita (con R . Decreto-legge 27 otto­ bre 1937 convertito in legge il 23 dicembre 1937 n. 2566) « in seno al P. N. F., alla diretta dipendenza del Segretario del P. N. F., M i­ nistro Segretario di Stato, cbe ne è il comandante generale» (art. 1). 52 U Gran Consiglio infatti si è frequentemente e appassionata­ mente interessato delle organizzazioni giovanili. Cfr. P. N. F., Il Gran Consiglio nei primi dieci anni dell’ Era fascista (Roma. « Nuova Europa », XI) pp. 128, 185, 196 ecc.

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nendolo all’ opera educativa generica della quale ab­ biam detto innanzi. 53 Educazione integrale, ancora, perchè mira a for­ mar tutto l’ uomo, una perfetta inscindibile unità di cittadino e di combattente, fisicamente fòrte, spiritualmente sano, intellettualmente agguerrito; educazione quindi che si rivolge al corpo e alla mente, che suscita la fede, ma anche la volontà, allena al coraggio ed eccita all’ emulazione, abitua all’ ubbidienza e a quella più alta forma di disciplina interiore che è il dominio di sè; educazione, in ultima analisi, veramente ca­ pace di creare « i fascisti integrali, nati, cresciuti e vissuti interamente nel nostro clima, dotati di quelle virtù che conferiscono ai popoli il privilegio del pri­ mato nel mondo » . 54 I Littoriali della cultura e dell’ arte 55 e i Littoriali dello sport, oltre a sviluppare il senso agonistico

53 Giustamente osserva lo Spinetti : « Occorre riconoscere che è ben giusto che chi non ha fatto la rivoluzione non voglia essere fascista per esaltazione, per utile o per tradizione; ma per convin­ zione ferma, intimamente vissuta. Il Duce, infatti, dalle nuove ge­ nerazioni non attende soltanto una schiera di gagliardi cazzottatori, ma degli uomini che alla prestanza fisica uniscano una volontà fer­ ma, una virtù consapevole, una dedizione incondizionata al sacri­ ficio e alla lotta » L’ Europa verso la Rivoluzione (Rom a, « Novis­ sima », 1936) p. 24. 04 M u ssolini , IX, p. 43. In queste parole, come si vede, riaf­ fiora lo scopo a cui tende l’ educazione e tutto ciò che è Fascismo: il primato. R. R icci ha chiarito i vari aspetti dell’ educazione giovanile: « Educare il fanciullo all’ ideale della Patria. Ma bisogna anche for­ tificarlo nel corpo ed eccitarne la forza dell’ emulazione. Alla rap­ presentazione delle glorie passate e all’ addestramento fisico, è ne­ cessario associare il sentimento morale e religioso » Balilla e gio­ ventù fascista, nella raccolta Mussolini e il Fascismo (Roma, Daffinà, 1929) p. 318. S5 « I Littoriali della Cultura e dell’ Arte mettono in luce l’ ardore e la fede che la gioventù porta ai problemi culturali ed artistici del tempo attuale e la sua decisa volontà di creare una cultura e un’ arte che non siano più estranee ed agnostiche di fronte alla Rivoluzione, ma traggano anzi dal clima suscitato dalla Rivoluzione le ragioni prò-

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della gioventù, allenano ai cimenti del pensiero, della bellezza e della forza e attestano i visibili progressi della razza. ,6 Ai « Corsi di preparazione politica » , decisi e prontamente realizzati nel febbraio dell’ anno XIII, si aggiunge ora, alla soglia dell’ anno XVII, un « Centro nazionale di preparazione politica » , con se­ de in Roma (F oro Mussolini), posto alle dirette dipen­ denze del Segretario del Partito: al.Centro spetta il compito di integrare e perfezionare la formazione po­ litico-spirituale dei giovani.57 La preparazione della classe dirigente è, però, a rigor di termini un compito selettivo, cioè di edu­ cazione e di controllo insieme. 58 L ’ imprescindibile esigenza di una classe dirigente fascista venne intesa dal Regime subito dopo la Marcia su Roma : 59 il pro­ blema, affrontato risolutamente dal Partito cui la pre­ parazione dei capi era stata affidata, può dirsi oggi

fonde del proprio sviluppo, l ’essenza vera dei loro orientamenti » F. M ezzasoma , Essenza dei G. V . F. (Genova, G. U. F., XV) VII. ■’6 Nel Messaggio al popolo americano (1 gennaio 1931) Mussoi.iNi scriveva: « L a preparazione della nostra gioventù è fatta per ringagliardire la razza e darle le attitudini al Self control, al senso di responsabilità e di disciplina » (V II, p. 278). 57 La direzione dei Corsi di preparazione politica per i giovani è affidata in ogni provincia al Segretario federale (Statuto 1938, art. 23, comma 7). Al Centro nazionale possono essere ammessi: a) i giovani messi in luce dai Littoriali; b) quelli selezionati dai Corsi provinciali di preparazione politica; c) coloro che abbiano conseguito il diploma dell’ Accademia della G. I. L .; d) infine, quanti altri fossero riusciti, sopratutto attraverso la pratica quo­ tidiana della vita del Partito e delle sue organizzazioni, a porre in evidenza la propria fede e le proprie attitudini (Art. V dell’ Ordi­ namento approvato dal Direttorio Nazionale il 30 gennaio XVII). "8 Cfr. R . C antalupo , La classe dirigente (Milano, « Alpes », 1926); M. v. B in z ER, Die Fiihrerauslese ini Faschismus (Langensalz, Beyer-Sohne, 1929); F. G uai.tierotti, Tre saggi sul pensiero fascista (Firenze, « La Nuova Italia » , 1935) pp. 208 sgg. 59 A. T urati ha reso noto che « fin dal 1923, anno I dell’ Era nostra, il Duce chiedeva che il Partito fornisse Camicie Nere, cui affidare gli organi più delicati della politica statale» Una Rivolu­ zione e un Capo (Roma, « Libr. del Liti. », 1927) pp. 124 sg.

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praticamente risolto in modo soddisfacente; diecine di migliaia di Prefetti, Consiglieri Nazionali, Segre­ tari dei Fasci, diplomatici, Podestà, dirigenti sinda­ cali, funzionari dello Stato sono Camicie Nere venute dai ranghi, ottimi elementi per fede e per capacità. 60 27. Funzione di potenziamento o espansiva: c) compiti ispettivi. Accanto alla funzione che educa e a quella che dirige occorre anche quella che control­ li; è necessario accertarsi, lungo il cammino, che tutto vada bene, onde potere tempestivamente provvedere se qualcosa non andasse a seconda.61 La Norma 8 dello Statuto 1926 prescriveva : « La Segreteria politica... vigila perchè ogni attività del Partito corrisponda allo spirito del Fascismo» e ag­ giungeva : « La Segreteria politica controlla l ’ attività delle seguenti Associazioni: 1. Insegnanti fascisti; 2. Ferrovieri fascisti; 3. Postelegrafonici fascisti». Le Norme illustrative aggiunte a quello Statuto stabili­ vano inoltre (la seconda) che il Segretario federale fosse coadiuvato da sette collaboratori, uno dei quali lo sostituisse in caso di assenza, e ciascuno degli altri sei curasse il controllo d’ una delle varie attività del

1,0 « Devo dire che i Prefetti presi dal Partito funzionano splen­ didamente » M u sso lin i , VI, p. 64. «N ella loro quasi totalità i de­ putati fascisti sono stati all’ altezza della loro fede e bisogna pensare che il loro sangue fosse sanissimo perchè non si è intristito in quegli ambienti dove tutto respira il passato » M u sso lin i , V i li, p. 270. Bl Sul principio dell’ anno IX (1930-31) il D uce dava al Segre­ tario del Partito questa consegna: «D ata l ’ ampiezza e la durezza crescente della lotta tra Fascismo e antifascismo, lutto ciò che può appesantire o diminuire il Partito, deve essere represso » (VII, pa­ gina 233). E A rnaldo M u sso lin i denunciava l’ esistenza di « due categorie di gente dubbia: i prepotenti e gli insufficienti. Per questi elementi peggio che negativi [aggiungeva] deve provvedere il Partito a to­ glierli dalla circolazione» Scritti e Discorsi: V. Fascismo e Civiltà cit., p. 125.

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Regime : Sindacati, Milizia, Stampa, Organizzazioni Giovanili, Amministrazioni degli Enti Locali, Ammi­ nistrazione della Federazione; e (la quinta) che fosse « in facoltà del Segretario federale di nominare Ispet­ tori e dirigenti di Zona per semplificare il lavoro di controllo ». Lo Statuto 1929 conferiva al Segretario del Par­ tito la facoltà di avvalersi di più Ispettori (art.4, com­ ma 2); stabiliva che il Consiglio Nazionale fosse pe­ riodicamente convocato « per l ’ esame dell’ attività del Partito » (art. 5, comma 3) e che il Segretario del Par­ tito dirigesse gli organismi dipendenti « riservandosi il più ampio controllo, che esercita sia direttamente, sia a mezzo di suoi incaricati» (art. 7). Ancora più chiaramente l ’ art. 8 precisava : « Il Segretario del Par­ tito controlla il funzionamento degli organi periferici, perchè ogni loro atto corrisponda allo spirito del Fa­ scismo e collabora, con gli organi competenti, alla vi­ gilanza dell’ attività politica delle Confederazioni Naz. Fasciste dei datori di lavoro, dei lavoratori e dell’ En­ te Naz. della Cooperazione»; conseguentemente anche il Segretario federale aveva l ’ obbligo di vigilare sul­ l ’ attività dei Fasci di combattimento e su tutte le or­ ganizzazioni della Provincia dipendenti dal Partito (art. 9, comma 3). Tali disposizioni si ripetono sostanzialmente nel­ lo Statuto 1932 ed anche in quello 1938. Quest’ ultimo contempla la nomina d ’ un numero non determinato di Ispettori del P. N. F. (art. 12, 15 e 22); dispone che il Segretario del Partito eserciti « un controllo po­ litico sulle organizzazioni del Regime e sul conferi­ mento ai fascisti di cariche e di incarichi di carattere politico» (art. 15, comma 9); analogamente dispone che il Segretario federale, nei limiti della propria competenza territoriale, «controlli l ’ attività dei Fasci

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di combattimento e delle organizzazioni dipendenti dal P. N. F. ; controlli le organizzazioni del Regime e il conferimento ai fascisti delle cariche e degl’ incari­ chi nell’ ambito della provincia » (art. 23, comma 2), coadiuvato in tale opera da Ispettori federali, asse­ gnati a determinate Zone (art. 23, ultimo comma); lo stesso obbligo di controllo è fatto ai Segretari po­ litici dei Fasci nell’ ambito del territorio in cui ope­ rano i rispettivi Fasci (art. 24, comma 3). Altre forme di controllo non mancano: così quel­ la precipua dei Comitati Intersindacali, dei quali è presidente il rispettivo Segretario federale, sulle ripercussioni dell’ azione sindacale nel campo politico.62 Forme secondarie, quelle di natura meramente am­ ministrativa ed interna di cui agli art. 21 e 23, pe­ nultimo comma. Si hanno dunque vari controlli : uno all’ interno del Partito, ed è quello che assicura la selezione degli iscritti mercè una diuturna sorveglianza condotta da­ gl’ immediati superiori gerarchici ed assicura il per­ fetto andamento dei Fasci e delle Federazioni sia dal punto di vista politico che da quello — assai più mo­ desto ma non trascurabile — amministrativo; un se­ condo controllo è quello che si esplica sulle Associa­ zioni del Partito e su quelle dipendenti dal Partito, indicate all’ art. 10 del nuovo Statuto; un terzo con­ trollo, più vasto, si rivolge su tutte le organizzazioni sindacali, e non soltanto attraverso i Comitati testé menzionati, ma altresì e soprattutto mediante l ’ esclu-*i

62 Cfr. V . Z ancarà, Il Partito e lo Stato (Catania, « Studio Edit. M oderno», 1935) pp. 120 s g g .; L. R . L evi, l comitati intersindacali c l’azione corporativa del P. N. F. (in « Foro Italiano », 1936, II. pp. 39 s g g .); G. Salem i , L’organizzazione naz. del Partilo fascista e i suoi rapporti con lo Stato (nella « Riv. di dir. pubbl. », 1936, pp. 315 sgg.).

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siva partecipazione di sicure Camicie Nere, parte del­ le quali in rappresentanza del P. N. F ., a tutti i posti di responsabilità delle organizzazioni stesse. La vigilanza sul funzionamento dell’ organismo sindacale-corporativo è una necessità fintantoché lo spirito corporativo, cioè fascista, non prevalga defini­ tivamente nelle coscienze sull’ egoismo borghese in­ crostatovi da secoli di liberalismo economico. Tale necessaria interferenza del Partito sui Sindacati e sul­ le Corporazioni, riconosciuta da quanti fra i pensatori fascisti si siano occupati della delicata questione,63 veniva esplicitamente affermata dal Duce nella « Sin­ tesi del Regim e» del 1934: « L e Corporazioni (Egli disse) vivranno perchè la legge e, più ancora, una ne­ cessità storica e vitale le ha create e perchè il Partito manterrà attorno a loro l’ atmosfera necessaria ». 64

03 Così intatti si esprimeva A. T urati : « C h e cosa deve fare il Partito di fronte ai Sindacati? Vigilare ». E significativamente conti­ nuava: « Può darsi che venga quel giorno in cui tutti questi nuovi ordinamenti, tutta questa attività che nasce possano avere libero svi­ luppo. Noi non avremo più nessuna funzione di controllo da eserci­ tare, perchè lo spirito nostro, lo spirito del Partito, l’ Idea avrà per­ meato di sè ogni elemento della vita economica e sindacale del Paese » U n anno di vita del Partito (Milano, « Libr. d’ Italia i», 1929) p. 161. Più recentemente scriveva il G ardini : « Un funzionamento a pieno regime delle Corporazioni, senza l'effettivo intervento del Par­ tito, giungerebbe essenzialmente a un rafforzamento del pericolante sistema capitalistico, piuttosto che alla realizzazione di un ordine nuo­ vo anche sul terreno dell’ economia » Il « Partito Unico » com e stru-mento dello Rivoluzione continua (Estr. da « Gerarchia »>, maggio 1935) p. 12. E quindi aggiungeva : « Il Partito, oltre agli altri compiti es­ senziali che gli spettano all’ interno della Corporazione, deve avere anche quello di costituire il reagente che annulli e dissolva le ine­ vitabili efflorescenze di egoismo di categorie e di classi » (p. 20). Cfr. inoltre G. C asin i , Il Partito e le Corporazioni (in « Critica Fascista », 1933, n. 11) ; A . A gresti, Il Partito com e organo di con­ trollo nell’ ordinamento sindacale-corporativo (in « Lo Stato Corpo­ rativo », 1937, n. 2-3). 61 M u sso lin i , IX, p. 33.

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i1in dal 1929 Giuseppe Bottai65 dimostrò «storica­ mente, teoricamente e praticamente necessaria la più stretta connessione tra il Partito ed i Sindacati ». In particolare, poi, basta ricordare, oltre al largo fun­ zionamento dei Comitati intersindacali, i due compiti recentemente affidati al Partito : il controllo sui prez­ z i 6,1 e la più rigida disciplina per l ’ autarchia econo­ mica, 6 compiti ambedue ispettivi in massima parte, e interferenti per la loro natura sullo stesso terreno in cui opera 1 ordinamento sindacale-corporativo. 28. Funzione rappresentativa. È generalmente ammesso dagli scrittori fascisti che il Partito abbia stabilmente esercitato, da minore o maggior lasso di tempo, una funzione di vera e propria rappresentan­ za. Ma non è stato posto nel dovuto rilievo che l’ eser­ cizio di tale funzione consegue necessariamente dalla sua posizione di partito unico. Un partito unico è ve­

« *11 binomio Partito-Sindacato è la chiave di volta del Reginie. E mio profondo convincimento che se è vero, come è vero, che il 1 arato fascista non deve essere un partito chiuso, oligarchico, ma un partito di masse, i Sindacati sono gli strumenti della penetrazione delle m asse» G. Bottai, Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni (Milano, Mondadori, 19332) pp. 196 sg. « Poiché la natura del nostro sindacalismo è per gran parte po­ litica, così sarebbe assurdo tagliare tutti i ponti fra Partito e Sin­ dacati » G. B ottai, Esperienza Corporativa. 1929-1934 (Firenze, Vailecchi, 1934) pp. 57-63. 66 Con la vigilanza sui prezzi « l’attività del Partito e degli enti da esso creati riesce particolarmente apprezzabile e sta soprattutto nel creare una connessione permanente nel Regime fra gli organi dell azione politica e gli organi dell’ azione economica e sociale » G. B obtoi.otto , Politica corporativa (Milano, Hoepli, 19372) p. 361. Sugl’ importantissimi risultati ottenuti, cfr. C. T oesca e G. B inello, U Formo nella vita economica italiana (Torino, Giappichelli, 1938). " La lotta per l’autarchia economica è stata totalitariamente as­ sunta — oltreché dalle Corporazioni — dal P. N. F., come può de­ sumersi dall’ indirizzo del Segretario del Partito al Duce, in occa­ sione del XIX Annuale della fondazione dei Fasci (23 marzo 1938), nonché dalla Mostra autarchica del minerale italiano, grandiosamente organizzata dal Partito.

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ramente tale quando raccoglie in sè ed esprime l ’op i­ nione e la volontà della Nazione. 68 II Partito fasci­ sta, dunque, che è nazionale non solo a causa della sua finalità, ma altresì a motivo della sua composizio­ ne, merita il nome di partito unico ed esercita, per ciò stesso, una funzione rappresentativa dell’ intera Na­ zione. 69 Mussolini, sebbene nel 1933 trovasse concepibile che un Consiglio nazionale delle Corporazioni sosti­ tuisse in toto la vecchia Camera dei Deputati, anacro­ nistica nel suo stesso titolo,70 nel 1934 precisava che, se la Corporazione è l ’istituto con cui rientra nello Stato il mondo dell’ economia, è il Partito peraltro lo strumento formidabile che immette il popolo nella vita dello Stato. 71 E ben dieci anni prima, al Partito affidava la consegna di « andare al popolo, con ani-*S

"“ Appumo perciò in Germania l’ art. 1 della Legge per la si­ curezza dell unione tra Partito e Stato (1 die. 1933), una tra le leggi londamentali del regime nazionalsocialista, dichiara che il Partito è « d i e Tragenn des deutschen Staatsgedankens ». Cfr. G. N eesse, Das Gesetz zar Sicherung der Einheit non Partei und Staats (Dresden, N. S. D . A . P „ 1934) pp. 7 sgg. '•a « Una funzione squisitamente rappresentativa esplica il P N 1 .: funzione politica ed etica, integratrice di quella economica espli­ cata dalla organizzazione sindacale-corporativa » F. P enna varia 11 , 0e* !mC ’ as g‘ urato di continuare fortemente, implat o . C r A r * “ e T ™ da essi iniz!a,a nel c™ento conili,, p 307 A ' B eltra m elu ’ 1 uom ° ” « ° r o (Milano, Mondadori, 1933*) Gli Statuti 1926 e 1929 indicano la seguente formula: «G iuro t Senza d , -CUlere ° rdini del Du'