L'entusiasmo. La critica kantiana della storia


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L'entusiasmo. La critica kantiana della storia

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Saggi 15

JEAN-FRANçOIS LYOTARD

LENTUSIASMO La critica kantiana della storia

GUERINI E ASSOCIATI

Volumi pubblicati:

Proust

di Ferraris, 1. Maurizio nuove stelle mondi, Nuovi 'immaginosi. Damiani, Rolando ne 2. saggisulla filosafia dell Quattro dei lampi. notte La Maurizio Ferraris Piana, Giovanni Cio 3. Vercellone, Elho Franzini, Ermeneutica

4. Tonino Griffero, che l'autore non sa

5. 6.

Federico

l'inconscio Occidente Civita, La volontà e estetica tra Oriente e Grazia Marchianò, La cognizione economica ricchezza. Saggi di storia Del buon uso della

Alfredo

7. Emilio Gabba, mondo antico Ricerche logiche 8. F.L. Gottlob Frege, visibilità. Per un'estetica dei fenomeni complessi 9. Fulvio Carmagnola, La costante a Socrate

di ironia in riferimento

10. Søren Kierkegaard, Sul delle idee 11. Edmund Husserl, Storia critica cura di David Meghnagi) concetto

12. Studifreudiani (a La lingua tra scienza e mito 13. Pavel Florenskij, Attualità della parola. 14. Jean-Martin Charcot, Lezioni alla Salpêtrière

e

sociale del

SAGGI 15

1989 Edizioni Angelo Guerini e Associati s.r.l. Via A Sciesa 7 20135 Milano Prima edizione: novembre 1989

Titolo dell'edizione originale: L'enthousiasme. La critique kantienne de l'histoire

O1986 Editions Galilée, Paris Traduzione dal francese di Fosca Mariani Zini Copertina di Beppe Re Fraschini Printed in Italy ISBN 88-7802-108-3

Jean-François Lyotard L'ENTUSIASMO La critica kantiana della storia

GUERINI E ASSOCIATI

INDICE

9 PREMESSA 11 ARGOMENTO 15

27

I. IL CrITIcO È ANALOGO AL POLITICO

II. L'ArCiPELAGO

37 III. Ciò

CHE SI SPRIGIONA

NELL' ENTUSIASMO

61 IV. DuE mETODI E UNA MANIERA PER PORRE IN FRASI LO STORICO-POLITICO

79

V. CIò CHE SI SPRIGIONA IN UN SENTIMENTo DEL NOSTRO TEMPO

87 NoTA AL TESTO di Fosca Mariani Zini

LEGENDA

KRV

KRP

Kritik der reinen Vernunft, in Kant's gesammelte Schriften, Preus sische Akademie de Wissenschaften, Berlin 1911; tr. it. di

G. Gentile e di L. Lombardo-Radice, riveduta da V. Ma thieu, Critica della ragione pura, Laterza, Bari 1959. Kritik der praktischen Vernunft, in Kant's gesammelte Schrifien, tr. it. di F. Capra, Critica della ragrone pratica, Laterza, Bari

1947. KUK

Kritik der Urteilskraft, in Kant's gesammelte Schriften, cit.; tr. it. di A. Gargiulo, riveduta da V. Verra, Critica del Giudizio,

Laterza, Bari 1979. Conflitto

Der Streit der politischen Fakultät mit der juristichen, in Der Streit der Fakultäten, Meiner, Hamburg 1959; tr. it. di G. Solari e di G. Vidari, Il conflitto delle facoltà filosofiche con il giuridico, in Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, Utet, Torino

1965.

Pace

Risposta Idea

Zum

ewigen Frieden,

in

Kleinere Scrhiften

Geschichtsph1loso phie. Ethik und Politik, Meiner, Hamburg 1969; tr. it. di Solari e diG. Vidari, Per la pace perpetua, in Scriti politici, Cl der Frage: Was ist Beantwortung Aufklärung?, in Kant's gesamn te Schriften, cit., tr. it. di G. Solari e di G. Vidari, Rspostu u zur

domanda: che cos'è l'Illuminismo?, in Scritti politict, cit. aee zu ener allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Abscnt. i

Aant's gesammelte Schrifien, cit., tr. it. di G. Solari e di G. vi dar,

ldea di

una

storia universale dal punto di vista cOsmop

Scritti politici, cit.

Congetture Mutmasslicher

der geschichte, in Kant's Menschenge. teSchriften, cit.,Anfang tr. it. di G. e di G. Vidari,

sull'origine della storia, in ScrittiSolari politici,

cit.

in

ammel-

ongetture

PREMESSA

Il presente studio è servito da supporto a una relazione pronunciata il 27 aprile 1981 al «Centro di ricerche filosofiche sul politico», istituito all'« Ecole normale supérieure» della

rue d'Um su iniziativa di Philippe Lacoue-Labarthe e di Jean-Luc Nancy nel novembre 1980 e da loro stessi sospeso nel novembre 1984.

Una parte è stata pubblicata sottoil titolo «Introduction à une étude du politique selon Kant» [Introduzione a uno stu dio sul politico in Kant] nella prima raccolta di lavori del detto Centro intitolata Rejouer la politique (Galilée, 1981) con studi di E. Balibar, L. Ferry, P. Lacoue-Labarthe e J. Nancy. Un'altra versione, anch'essa abbreviata, è stata pubblicata in Recherches sur la philosophie et le langage [Ricerche sulla filosofia e sul linguaggio], Presses Universitaires de Grenoble 1983, con il titolo: «L'archipel et le signe (sur la pensée politique kantienne de l'historico-politique)» [L'arcipelago e il segno (sul pensiero kantiano storico-politico)]. In-

fine si ritroveranno nel Le Differénd [Il dissidio], Minuit 1984, delle risonanze, in particolare nelle «Notices Kant». Nella presente edizione, la sola completa, il testo iniziale è stato del tutto riveduto, ma in conformità con lo spirito che

10 animava

lo

al

momento

mentre

1980-81,

del La regola

dell o r i g i n a r i a

preparavo

is scrittura. ttura, ccioè nel

Le Différend.

Centro esigeva

che l'autore

della

rela.

qualche settimana n e a, si è riprodor,

partecipanti, circolare fra i facesse a v r e b b e detto: di cið che un «argomento» studio i n

guisa di Abstrac questo anticipava quello che nel teoe tanto nell «argomento» quanto testo, ritroveranno, Si a v e v a n o avuto luo che e discussioni allusioni a relazioni la prima parte Centro. In particolare, precedentemente al del

testo

è la confutazione di

un

aspetto

dell argomentazione

alla relazione di J. Nancy sul monarca opposta da L. Ferry a v e v a sostenuto il primo hegeliano. Il solo metodo corretto, filosofico (all'occorrenza testo in materia di letture di un strettamente alla critica inquello hegeliano) è di attenersi terna.

testo dell'«Apertura», pronunciato da P. Lacoue

Labarthe eJ. Nancy, e la relazione di questi su Hegel, sono nella raccolta Rejouer la politique. Sfortunatamente

reperibili

la discussione in questione non vi è stata riprodotta.

Ringrazio Christine Pries per l'aiuto nella stesura del testo.

Giugno 1986

ArGOMENTO

I. Ci si riferisce ai testi kantiani relativi allo storico-politico, tralasciando la dottrina del diritto. Perché? C'è un'affinità fra il critico (il «tribunale» della critica, il «giudice» che esa

mina la validità delle pretese delle diverse famiglie di frasi-e spressione deliberatamente presa in prestito da Wittgenstein) e lo storico-politico: entrambi vanno giudicati senza avere la regola del giudizio, a differenza del giuridico-politico (che ha la regola del diritto, in via di principio). In altri termini: come il critico in Kant non deve dar luogo a dottrina ma a critica, così deve esserci dottrina dello storico-politi-

co. La relazione è forse, più che un'affinità, un'analogia: il critico (sempre in senso kantiano) è forse il politico nell'uni-

verso delle frasi filosofiche, e il politico, forse, il critico (in senso kantiano) nell'universo delle frasi soci0-storiche. 2. Si determina il critico in generale come riflessivo. Non di-

pende da una facoltà ma da una quasi-facoltà o facoltà «come se» (la facoltà di giudizio, il sentimento) per quanto la sua regola di determinazione degli universi pertinenti comporti dell'indeterminato (libero gioco delle facoltà fra loro).

Il critico decide della legittimità delle rispettive pretese (al

12 di frasi (chiamata «facoltà») sulla profamiglia senso) di ogni universo di frasi («oggetto» in Kant, desti. di sti pria famigliaseconda e terza Critca). Egli d i s t i n u e d en natario nella delle differe cosi famirivelando te, della scienza, delle Idee, della (dell'esperienza, frasi di glie delle «transazioni» (KUR A, 1791 esso compie l'incommensurabilità

tica).

Inoltre

solo può riconoscere lalocale legalità di a B, 1786) del «passagg» tra regioni anche suggerire miglia di frasi, ma a regole «eterogenee» In. d'oggetto rispettivamente sottoposte e non

ventario di qualche parola che contrassegna questi «passaggi ldeale della ragione, Ideale esempio, schema, simbolo, tipo, historicum... dellasensibilitàomonogramma, signum 3. Si cerca di fare una recensione delle differenti famiglie di frasi in gioco nelle presentazioni dello storico-politico; de-

scrittiva (esperienza), esplicativa (intelletto), dialettica (Idea della ragione speculativa e/o pratica), deontica (Tdea regola trice dell'imperativo pratico: «la totalità degli esseri ragione-

voli»), teleologica (ldea della finalità della natura nell' uomo; il progresso), fittizia (ldea della immaginazione: romanzo

delle

origini,

romanzo

dei

fini).

Kant

stesso

(?)

scrive

gene

ralmente riflessivamente (come critico) sullo storico-politico: egli determina la legittimità di queste diverse frasi presentanti questo universo, suggerisce delle transazioni possibil1 fra loro, cioè dei «passaggi»: segni di ogni genere, grazie a cui si ristabilisce un'unità dello minata. Di

delle

conseguenza

frasi) obbedisce,

il

storico-politico,

suo

stesso testo

ma

indeter

(la dispoS1zione

volta, alle regole di questa 0 d Infine, quale che sia la famiglia d frasi «scelta», questi scritti si presentano a loro volta ome dei contributi C alla effettuazione dello storico-politico (ruolo dei filosofi, necessità della za Oeffentlichkeit): dunque immane all' universo che essi quella

famiglia

a sua

di frasi.

nen-

presentano.

.1

«recesso» della rebbe in

politica (tema questa problematica il inaugurale del Centro sollevata da recesso di una vana pre questa o da quella famiglia di frasi per pre

tesa

enta

13 re, essa sola, tutto il politico; dunque, il recesso della dottri-

na politica, quale che sia. Questo recesso non cessa di essere cancellato dalla richiesta di una unicità ben regolata, esigen za che alimenta l'orrore e l'angoscia davanti all' incommen-

surabilità (battezzata distruzione del legame sociale, o «dele-

gittimazione»). La filosofia del politico, cioè la critica o la riflessione «libere» sul politico, si rivela a sua volta politica

proprio discriminando le famiglie di frasi eterogenee che presentano l'universo politico, e orientandosi sui «passaggi» («filo conduttore», scrive Kant) che si rinviano l'uno all'altro (per esempio l'«entusiasmo» nel 1968 con quello anali1z zato da Kant nel

1789?).

lL CRITICO È ANALOGO AL POLITIcO

Non si potrebbe esporre la politica, le idee politiche, la filosofia politica di Kant se non si sapesse già ciò che è politicoe ciò che non lo è, che cosa è kantiano e cosa non lo è. Proprio

in base a determinati testi di pugno kantiano, da alcuni considerati politici da altri no, è forse possibile determinare il politico, che non è affatto la mera politica, bensi il politico per così dire nel suo «recesso» (ossia ciòoche si è cercato di «frasare» nella dichiarazione inaugurale di questo Centro) secondo una prospettiva, una Abs1cht, non necessariamente

kantiana, ma di cui ci si può vantare che sia secondo Kant, nel senso in cui egli stesso intendeva l'espressione der Idee nach, in modo ideale. Come dire, insomma, che anche la scelta» di tale taglio, in base a cui si privilegiano taluni scritti del corpus kantiano, dipende a sua volta da una «deciSione politica». Se potessi giustificare tale decisione saprei già che cosa intendere per legittimazione di una decisione, cioè di un giudiz1O, e di conseguenza sarei a buon punto nella comprensione

del politico, e anche di molto più che il politico. In ogni caso, posso almeno far capire il motivo per cui i testi sul diritto, in

particolare la Dottrina del diritto e in specifico del diritto pub-

16 sembrare

blico, che può considerazione prendere in

impertinente nel

e

irrive rer

corpuS kantiano del

polis.

vengano in questa sede, se non 1gnorati, sicuramente trascuci conduce intatti direttament. al rati. Il problema del corpus nel dibattuto corso é si dise della usnocciolo del tema di cui

sione sulla relazione di Nancy, quando gli si é rimproveratr

di

attenersi alla critica interna del testo hegeliano. La frase filosofica secondo Kant ë un analogo della frase non

politica secondo Kant, ma solo perché è critica e non dottri.

nale. La frase dottrinale o sistematica deve succedere a quella critica in quanto ha la propria regola nella regolazione in-

dicata dall'idea di sistema; è una frase legittimata', un orga-

no della dottrina quale corpo organico di frasi. Per stabilire tale frase occorre giudicare la sua pretesa di validità, ossia se rivendica di dire il vero si giudicherà come e se vi perviene; medesima operazione nel caso essa si pronunzi giustao buo

na. L'opera della critica è costituita dunque, da un lato, dai

giudizi relativi alla pretesa rispettiva delle diverse famiglie di frasi (cognitiva, etica, giuridica ecc.), dall'altro, dai verdetti in grado di stabilire la rispettiva validità di ciascuna nel suo campo, territorio, dominio. E noto che Kant paragona spesso l'attività critica a quella di un tribunale o di un

ce,

il

quale però, propriamente parlando,

giudi

non

può

identifi-

«Poiché se sotto il nome generale di filosofia, un tale sistema (che è possibile compiere interamente edè della più alta per l'uso della ragione, sotto ogni riguardo) dovrà essere compiuto,importanza che bisogna prima la critica esploratoil terreno di

abbla per questo edificio, tanto da scoprire 1 della facoltà dei prim principi dalla esperienza, perche esS non crolli da qualche la qual cosa parte, del tutto» porterebbe inevitabilmente alla rovind Prefazione alla prima I n base alla p. 5).

profondamente indipendenti

fondamenti

(KUK,

ticolare p. 14.

edizione, nomenclatura dell'Introduzione della

Facoltà

del giudizio, In pai

Jean-Luc Nancy, «Lapsus judicii», Communications, 26, 1977, p. 82. leggendo questo importante articolo di Nancy alo, mi rendo conto che il mio non ne è che il una volta terminato l presci modesto parente, e quanto sia dc ore, 1OSS anche inconsciamente. Centrati dicare differiscono per due aspetti. Daun

entrambi sul problema del caso aa lato, terza seguendo le lezioni della sec e degli studi storico-politici, caso» a delle presentazioni che, io estendo l'esame d late né da esempi né da schemi.stando allo stesso Kant, non rego possono co Dall' altro, mi rifiuto di Nancy, 1 modi e le maniere e ne fare pendere, della presentazione dal lato della «figurazi01 della della

Critica kantiane

17 carsi ce

magistrato, dato che non dispone né di un codi giudiziario, penale o civile, né di una raccolta di giuricon un

sprudenza per condurre le proprie inchieste e formulare i re lativi verdetti. Egli dunque non può giudicare le pretese in base a una legge fissa e inconfutabile. Ha invece il compito

di esaminare questa medesima legge. Da questo punto di vista la filosofia critica si trova nella condizione di una istanza che debba dichiarare: E questo il caso, questa la frase valida (quanto al vero, al bello, al bene o al giusto), più che nella

pretesa, davvero pretenziosa e del tutto illusoria per lo stesso Kant, di poter solamente applicare, senza nessun'altra forma di procedimento, a ogni nuovo dato una regola di valuta-

zione già stabilita. Ciò non significa che tale istanza non di-

sponga di alcun criterio di giudizio, bensi solo che l'applicabilità della regola al caso è a sua volta soggetta a valutazione. Di conseguenza, o si ammette una ricerca regressiva all'inti-

nito dei criteri di criteri, il che impedirebbe de facto il giudiz10, oppure ci si deve affidare a questo «dono della natura», il giudizio, che consenta di affermare: E questo il caso. Orbe-

ne, secondo Kant, è il caso della filosofia come critica a cui spetta dire: E il caso. Nell'«Architettonica» della Critica della ragion pura, Kant propone un «concetto scolastico (di scuola, Schulbegrif) della filosofia» in base a cui questa debba costruire l'unità siste«finzione»; mi pare, per avervi ricorso altrove, che tali termini dipendano dalla problematica dell'origine o del fondamento. Oral'accento posto da Kant sul giudizio, perfettamente inteso da Nancy, è l'indice di un rovesciamento della proble matica dell'origine a beneficio della questione dei fini, esposta da Kant sotto il nome di Idee. Considerati da questo punto vista, i «come se» nella loro eterogeneità non si sostituiscono alla frase ontologica, la cui sintesi è difettosa (lapsus): essi sono dei «passaggi» fra «aree» di legittimità (è il termine impiegato da Nancy dove io uso «isole»). Per cogliere la «rivoluzione» kantiana nel suo programma, mai preparato e mai affisso, bisogna riuscire a mettere in frasi questi «passaggi» non co

me semplici supplenti destinati a congiungere i frammenti di un'origine, Essere o soggetto, dislocata. Sono invece a mio parere, già in Kant, il linguaggio (che se si vuole èl'essere senza illusione) che sta fissando le diverse famiglie di legittimità, il linguaggio critico, senza regole certo, in via di formulazione delle regole dei diversi giochi di frasi, ivi compreso il suo. E in questo senso che la problematica kantiana mi pare più «politica» che giuridica, sebbene questa divergenza di opinioni con Nancy possa essere ricomposta.

18 conoscenze,

matica delle conoscenza»: ica della

a o

«la cioe ragg1ungere

cio

pero Oppone

cosmico,

perfezione.lo-

un «concetto

Weltbegrif

),

secondo

CO cui

smologico» (mondano di ogni conoscenza si della r e l a z i o n e scienza la è «la filosofia umana eleologra rationis hi ma(1 della ragione essenziale fine il filosofo è «un arti

nae)» (ibid. ).

tista

Secondo il Schulbegrilf,

secondo

il

Weltbegrif

ragione» (ein Vernunftkunstler); ma il legislatore della ragione uma « n o n è un ragionatore, der menschlchen Vernunft) (1bid.). Questo f. na» (der Gesetzgeber s'individual1zza nell'«ideale del filo. losofo è u n «prototipo» e filosofo ideale. Egli è il «maestro» del sofo», vale a dire nel di cui si serve Come strumatematico, del fisico, del logico

della

«

menti per promuovere i fini essenZiali della ragione umana»

(ibid.). Si ha la tentazione di reperire dei nomi per questo

ideale, ma lo stesso Kant aggiunge:

«Soltanto costui do-

vremmo dire filosofo; ma poiché esso non si trova in nessun

luogo, e l'idea invece della sua legislazione si trova da per tutto nella ragione umana, conviene attenerci unicamente a questa, e determinare più precisamente quale unità sistematica, dal punto di vista dei fini, la filosofia prescrive secondo questo concetto cosmico» (KRV, p. 634). L'ideale filosofico non consiste nell' edificare sistemi, bensì nel giudicare le pretese di validità di ogni «conoscenza» (che io chiamo frase), in particolare nei loro rispettivi rap porti con i fini essenziali della ragione umana. Per questa valutazione il critico ha gli occhi, o almeno un occhio, rivolti verso un tipo, che è un ideale, il filosofo. L'ideale non è l'l dea: precisamente «Come l'idea dà la regola, così l'ideale, in tal caso, serve di modello alla

copia [...]» (KRV, Scarto fra il

ne

critica,

modo O

453).

risultato teorico

Esso consente di misurare o

E il caso.

io

pratico raggiunto dall'indagi

la perfezione del giudizio; significa poter di una

appropriato

giusta:

della

e

p.

perfetta determinazione della dire

frase che rivendichi di essere veld L'ideale è un modo della presentazion

KRV, p. 634. La definizione di Weltbegriffsi trova all'inizio dell'« Antinot ragione pura» (ibid., p. 341).

19 (Darstellung) di un oggetto, che può fungere da intuizione per un concetto della ragione che, per definizione, non può averne, cioè per un'Idea: esso consente di determinare la co-

pia adeguata ma di per sé riposa su una indeterminazione, dato che è la proiezione in un ordine, in questo caso quello delle Idee, di una presentazione pertinente a un altro, ovve-

ro la presentazione di un individuo, il filosofo. Questo ideale permette al filosofo di determinare chiaramente lo scarto fra il suo pensiero critico attuale e quello filo-

sofico assoluto, ossia legislatore della ragione umana, poiché stabilisce le regole di formazione e di convalida di tutte le

frasi possibili. E sotto il sigillo di tale ideale, della presentazione di ciò che non è immediatamente presentabile, che la filosofia esce dalla scuola e diviene ciò che dovrebbe essere, filosofia nel mondo. La posta in gioco non è infatti una tec-

nologia dei sistemi ma una legislazione delle possibilità conoscitive. Tuttavia non è possibile che il filosofo, quale legislatore perfetto, determinabile a sufficienza, sia presentabile direttamente, sotto forma di esempio, cioè di un'intuizione che presenti direttamente l'oggetto di un concetto empirico

(KUK, pp. 215-216). Egli dunque non è nemmeno localizzabile in concreto (KRV, p. 634), ma allo stesso modo dell'ideale della ragione pratica, ossia del sapiente secondo lo stoico, è reperibile solo «in ndividuo, cioè come una cosa particolare,

determinabile o a dirittura determinata soltanto mediante l'idea» (ibid., p. 452). Tale individuo non è da nessuna parte mentre l'Idea, di cui è una specie di schema nell'ordine che gli è proprio, «si trova da per tutto nella ragione umana»,

come abbiamo già avuto modo di leggere nel testo kantiano. Guidato dall'ideale del filosofo, il pensatore critico potrà dire di una frase che si pretenda filosofica se essa sia davveroo

caso. Eppure il suo giudizio non è determinante poiché è retto da una regola di presentazione indiretta dell' oggetto delPIdea, e non da una regola di presentazione diretta, come uno schema.

Tuttavia solo giudicando di ogni frase se si tratti oppure no del caso, il filosofo guidato in modo non determinato dal-

20 1'ideale del

filosofo non

e

la

filosofia

valere

stante

il

mondo

per

entrare

a n c h e in e

come

icamente

pratica. Ciòo

di una to di

sé l'o, è di per

mondo

mon

Idea'

m a solo a ina diretta, ma tazione diretta, eSenta. più modi modi pOssibil: possibili di i n o Itre l t r e più

una

resenta

Esistono

indiretta.

zione indiretta,

sofopresenta

nono-

dà luog

p r e s e n t a z i o n e e

più a

tazione

SCuola

mapuo

corretta,

non

si

dalla

soltanto ad ad essere essere teo teore l i m i t a ,soitanto

csce

il mondo

cOme

venire

ratterizzato può senziali della ragione

una

giudicato

umana», come

presen-

n concerne l'ideal l'ideale natura', poiché sol COsi Ca

che fra cui quello

concerne

commisurabile sa:

econdo

secondo

fini es-

cui si l si regola la

regola

legislatore.

L'attivit 'attività

valu

critica

del filosofo e s c l u s i v a m e n t e dall'ideale del filo non è guidata filosofo del modo non immedlatamente determinato nato, sofo, sebbene in non riiuta al giudizi che di una natura, tazione ideale

ma

anche dall'Idea

indirettamente, degli oggetti di fisica m a anche umana). Ancui possa dire: E il caso (natura come per I'ideale del filoso0che di questa natura si deve dire, cio non é presentabile per info, che non è in nessun luogo,

di presentargli, foss

anche

tuizione; aggiungendo

inoltre che allo stesso

modo dell'Idea

di filosofia si presenta «da per tutto nella ragione umana». Si argomenti dunque nel modo seguente: in primo luogo,

filosofare come criticare non significa solo descrivere le regole che presiedono alla formazione delle differenti famiglie di frasi, bensi presentare anche degli oggetti per ognuna che consentano di giudicare: E il caso. Ma anche ciò che si è ap-

pena pronunciato è, a sua volta, un giudizio che afferma che siffatto è il caso per la frase critica; nel qual caso cioè il caso che si puo presentare non è un oggetto dell'intuizione, ma

nel

Lidea del «tutto matematico di tutti i fenomeni e la totalità della loro sintesi grande come nel piccolo»

(KRV, p. 348). Ma questo stesso mondo è detto natura, in quanto viene considerato c un tutto dnamico, e non si guarda e nello

all'aggregazione

spazio nelte

me er

realizzarlo quantità, ma all'unità nell' dei feno nto di mondo e natura se considerato (come nella terza e esistenza quarta Antinomla)uax VIsta dinamico: dell'assoluto assoluto della causalità (Antinomia soluto della totalità della e la delle condizioni Essere (Antinomia dell' " supP considerazione dell'esistenza dei fenomeni introduce in compito d questo Inou.ca dare conto di ciò che resta del dato, (Anal una volta formulata la ca ldea della natura dinamica in frase s in KRV conducea quella teleolog** XUK. come una

21 l'oggetto di una Idea (della filosofia) di cui rimane da determinare il modo di presentazione. Infine quale che sia il modo, esso presuppone in ogni caso (dunque ancora a titolo di

oggetto d'ldea) che ogni frase possa incontrare, dalla parte degli oggetti, un oggetto che le sia possibile presentare tale da convalidarla. Significa, in altri termini, che l'insieme degli oggetti è, in modi ancora da precisare, affine all'esigenza di presentazione propria della critica: proprio tale affinità

della totalità degli oggetti con la possibilità del giudizio rende questo insieme una natura.

Questa allora è la condizione di una filosofia che pensa per Weltbegriff. Se non la si accetta si rimane "prigionieri della scuola, si perfeziona la logica dei si_temi e non ci si cura dei «fini essenziali della

cifica

e

ragione umana». Ecco allora la resa paincondizionata a quel cruccio che minaccia ogn1 pen-

satore e che dipende dal sospetto che il pensiero sia incommensurabile ai propri oggetti: è la «spiacevole rappresentazione» di una «eterogeneità» fra mondo degli oggetti e pensiero, tale che nessuna frase oltrepassante l'esperienza mune potrebbe trovarsi convalidata da alcuna presentazio-

ne. Ritroveremo questo argomento, se cosi si può chiamare, a proposito della frase politica kantiana, in relazione alla minaccia del disgusto. Ne va dell'interesse della ragione. Se ciò nonostante non ci si lascia intimorire da tale minaccia, si domandi pure a Kant come il filosofo critico possa giudicare che: E il caso, dal momento che non si può presentare

per il caso alcuna intuizione. Nella Critica del giudizio Kant di stingue due modi di presentazione o ipotiposi. Per i giudizi determinanti, nel caso di frasi descrittive oppure apparte

nenti alla esperienza (concetti empirici), l'intuizione presenta loro degli oggetti come esempi; se sono invece frasi conoscitive (concetti puri a priori), l'intuizione pura presenta loro

degli oggetti come schemi (KUK, p. 215). Nel caso delle Idee, dove per definizione l'intuizione non può presentare nulla come oggetto, la presentazione avviene indirettamente per

analogia: «L'ipotesi (esibizione) |...] è simbolica quando, ad un concetto che può essere pensato solo dalla ragione, e a cui

22

alcuna

tuizione sensibile vien

intuizione

adeguata non

ione, nei cui onfronti il procedimen c u i confronti

essere

può

ne

u n ' i n t u i z i o

sottoposta

soltanto

analogo

Giudizio è del la forma Si ibera

(ibid.).

(lo

schema) dal

mancante,

empirica, c o m e se

vi

si

schemnto

intuitivo,

sottopone

un'altra intuizione

Caso

ualmente

uga

convalidare mma di convalidare

'Idea

insomma

che

fosse

consentirebbe

un

concetto

dell 'intelletto.

In altri ta termini

cognitiva (descrittiva, la frase avrebbe «come se», quale referente senta

un

e

nto schenmatismo» azione del modo modo in o v poiché è, in aue

quello dello llo

presentazione

di

conternuto

a

alla frase

non

tiva: questa presentazione

indiretta

si

dialettics se fosse co ma

e chiamata simbolic,

tramite smbolo.

Cosi il filosofo critico non se, anche quando

può

giudicare una fra. empirici direttamente

continuare a

vi sono casi

presentabili per convalidarla: questo

modo di

presentazione

lo preserva dal cadere nella tecnologia dei sistemi o corpo

alla critica interna. Tramite l'analogia, ogni frase propriamente filosofica, cioè critica, opera come un critico esterno ed è così che deve, se

dottrinale, e di attenersi

miserabilmente

vuole adeguarsi alla sua Idea. Proprio perché l'analogia dein particolare reperire gli analoga (simboli o tro) da presentare per le sue Idee (ivi compresa la propria), ve

giudicare e

non

si

può apprendere

al

la

filosofia,

ma

«lutt'al piu

si

puo

imparare soltanto a filosofare» (KRV, p. 633). In compenso, essere appresa e attualmente n0

la dottrina del diritto può ha bisogno di giudizio,

presupponendone, anzi, l'esercizlo preliminare nella frase critica: ciò risulta implicito per Kant nel titolo stesso di Dottrina del diritto. Kesta,

ne

su

primo punto, da argomentare l'asserz per cu questa condizione riflettente, che condanna o questo

a perazione analogica la presentazione degli oggetti di rase, che si è

stabilito compito del critico secondo Kant, quella del politico secondo Kant. Proprio taic tazione

ga

a

sla

a

nen-

costituisce il nocciolo adio: studio. essenziale del limiterò stimo naturale evidenza di a ricordare un testo c c tale analogia. Dovendo presentare la Critica della

per il momento mi nia la

presente

timo

ragione purd,

23 prima «Prefazione», abbozza un quadro del suo contesto e tesse un racconto della sua genealogia. All'inizio, racconta,

il dogmatismo regnava come un despota sulla metafisica la cui legislazione « serbava ancora traccia dell'antica barbarie»

(KVR, p. 6). Più tardi, «per guerre intestine», tale dispotismo diede origine a «una completa anarchia» e «gli scettici, sorta di nomad1, nemici giurati di ogni stabile cultura della

terra, rompevano di tanto in tanto la concordia sociale (die

birgerliche Vereinigung)» (ibid.). In seguito si credette, nei tem pi moderni, che con la «fisiologia dell'intelletto umano» di Locke, la «legittimazione» delle rispettive pretese fosse acquisita: non era invece che un ritorno del dogmatismo. «Orm a i - prosegue Kant -

dopo aver tentato inutilmente (se

n'è convinti) tutte le vie, impera sovrano il fastidio (Ueberdruss, la sazietà, Taedium), e un totale indifferentismo, padre

del caos e della notte, nelle scienze, ma a un tempo origineo almeno preludio (das Vorspiel) di un loro prossimo rinnova mento e rischiaramento, mentre uno zelo male impiegato le

aveva rese oscure, confuse e inservibili» (KRV, p. 6). Kant osserva allora di sfuggita che tale atteggiamento, che attetta

indifferenza, è impossibile nel caso di ricerche «il cui oggetto non può mai essere indifferente alla natura umana» (ibid.). Poi, apparentemente incoerente, egli afferma che l'indifferenza, la Gleichgültigkeit, è «un fenomeno (Phänomen) che merita at-

tenzionee riflessione (Nachsinnen)» (ibid.). E prosegue sostenendo che «Non è certo per eftetto di leggerezza (des Leicht-

sinns), ma del giudizio maturo dell'età moderna, che non vuole più oltre farsi tenere a bada da una parvenza di sape-

invito alla ragione di assumersi nuovamente il più grave degli uffici, cioè la conoscenza di sé (Selbstverständnis) e di erigere un tribunale, che la garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno fonda-

re, ed è

un

arbitrariamente, ma secondo le sue eterne e immutabili leggi; e questo tribunale non può essere se non la

mento,

non

critica della ragione pura stessa» (ibid., p. 7). Contesto politico, geneologia secondo un ritmo compulsi-

vo ripetitivo a due tempi. La metafisica è un Kampfplatz

24 (ibid., p. 5), un campo di battaglia in cui si1 affrontano le

tese di legittimità. Fra il despota e il nomade, scrive Kantpreio

seguo «questa via, l'unica che rimanesse» (tbid., p. 8). Que sta serie di posizioni metafisiche, che stocia nella Gleichgülti

keit, prepara l'ora della Critica. Se si e potuto riunire il tri.

bunale per esaminare le richieste delle due parti avverse. le

medesime giudicate nell'« antitetica», è solo perché il ro è passato in primo luogo per I'imparzialita disincantata del «tutto si equivale». Lo stato d'indifferenza libera e maturare la potenza e la facoltà di distinguere e di operare la cioè di che forza suddivisioni, è, per il pensiero, giudicare la forza di Il pensiero che presenta l'istituzione del tribunale critico è una forse nulla più che u n «romanzo». Come narrazione,

pensie-

fa

giudicarsi.

interpretarlo? In termini critici, cioè dal punto di vista dello stesso

giudice:

Kant

cora,

dialettica

(Idea

avvale per perorare la causa del criticismo davanti al tribunale, contro i due querelanti, il dogmatismo e lo scetticismo. Poiché la sua arringa contiene una narTatio, va esaminata sotto il regime della domanda: di che caso si tratta? Forse una frase d'esperienza (storiografica)? Oppure conoscitiva (storica nel senso di Historie)? O an-

maginazione)?

In

se ne

della

ogni

ragione)

o

poetica (Idea dell'im-

caso, il racconto è

effetto, cioè l'istituzione del logia nel corso dei conflitti tribunale,

metafisici,

e

finalizzato

suppone

istanza

una

al

suo

teleo-

cui fa leva bunale della critica. Ma il legittimare 1l'istituzione del trigiudice non ha di legittimazione per giudicare, dato che la facoltà bisogno del: E il caso, non potrebbe per sostenere la

sua

pretesa

su

a

ammettere una genealogia esente per principio E con che il racconto della Hegel è

suo esame.

Weligericht

al

tempo

stesso il

dal

del generazione giudizio emesso

dal tribunale. ha del bisogno racconto, perché Kant fa ricorso? Occorre in realtà vi rovesciare la questione: dovrebbe interdirlo? Si perche sensata, che è possibile tratta di una di frasi Se il

non

disposizione

argomentare, e per certi frasi si pos presentare degli oggetti dell' non esperienza. Dove si è sicuri presentare un'intuizione come oggetto che permetta

sono di

giudice

25 di valutare la frase, è nel caso della totalità del racconto, dato che, come si è già detto, l'insieme della narrazione è dato

solo in relazione all Idea di fine, cioè dell'istituzione del tribunale critico, che sarebbe causa per concetto, retroattiva mente, dello sviluppo dei conflitti metafisici: insomma bisogna giudicare le modalità di presentazione dell'avvenimento della critica, dato che probabilmente ciò avviene in base a più famiglie di frasi: il giudice dovrà allora esaminare ciascuna secondo il criterio di presentazione corrispondente. II racconto come totalità apparirà altrove, come una specie di

narrazione «dolce», in grado cioè di procurare piacere e di far sperare in un senso finale, laddove parrebbe assente, cioè

sul campo di battaglia delle dottrine. Altre presentazioni del l'istituzione del tribunale devono essere ancora possibili. II giudice non le esclude a priori, ma le accoglie, e le esamina fissando per ognuna le corrispondenti regole di validità. In

una parola, egli riconosce l'eterogeneità, le une alle altre, delle famiglie di frasi: le districa, ne ritaglia ireciproci confini, ma ammette, con riserva di esame, la loro coesistenza: opera delle transazioni. Il Kampfplatz resta aperto ma il giu-

dice sostituisce le dottrine, con le loro pretese di legittimità non criticate, con le famiglie di frasi, le cui regole rispettive sono fissate al: E il caso, che ne limita la validità. Ecco allora che la battaglia avrà luogo fra le famiglie di frasi su un camcritico. (Il luogo preciso, nel mio po di battaglia questa volta racconto della storia della filosofia, è laddove Wittgenstein nelle Untersuchungen dà il cambio e rileva il criticismo. Per questo motivo preferisco usare l'espressione famiglia di frasi

là dove Kant dice rappresentazione). Se, infine, ci si chiede da dove il giudice derivi la sua auto-

rità, si deve rispondere che non la deriva affatto, piuttosto egli è da questa atteso, dato che la frase: E il caso che è lo stesso filosofare critico, presuppone di per sé, come si è nota-

to, la

famiglia delle Idee,

della filosofia

e

della

natura

che ha

diritto solo a presentazioni indirette, senza schemi né esempi, solo tramite simboli.

Spero

con

questo

commento al testo della «Prefazione»

di

26 avere criticato ciò che poteva sembrare «andare da sé» nella analogia fra il critico e il politico e, al tempo stesso, di avere

spiegato i motivi per cui la Dottrna del diritto non mi è Darso

un testo pertinente per lo studio del politico in Kant.

II

L'ARCIPELAGO

I testi storico-politici di Kant sono reperibili grosso modo nelle tre Critiche e in una decina di Opuscoli. La Critica della ragione politica non è mai stata scritta. E legittimo, in limiti ancora da stabilire, rintracciare in tale dispersione, quale che ne sia la «causa» (a cui fa appello sconsideratamente la frase cognitiva dell'intelletto), il segno di una particolare eterogeneità del politico come «oggetto» di frasi. Tale eterogeneità investe già la terza Critica, dove la facoltà di giudizio si

trova ad avere non un oggetto solo bensì almeno due, l'arte e la natura. Dico almeno perché è un problema, forse il problema, sauna facoltà. Kant in pere se questa facoltà di giudicare sia precedenza ha assegnato alla parola il senso specifico di po-

tenziale di frasi sottomesse a un gruppo di regole di formazione e di rappresentazione (in senso kantiano) quando si trattava della sensibilità, dell'intelletto e della ragione per il il giudizio Di teoretico, della ragione per il pratico. voltafatto, che si tratti di e necessariamente ogni

interviene già

dire: E il caso, per convalidare una frase, quindi per presentare un oggetto che permette questa convalida, il che avviene per le cognitive sotto il regime dello schema, per le argo-

28 del simbolo, per le prescr: sotto quello dialettiche mentative della moralità della responsabilità e nella valutazione

zioni, sotto il regime del tipo.

Nell'«Introduzione»

famiglie di frasi

alla

solo

non

terza

viene

Critica,

la

dispersione

riconosciuta m a

anche

delle

dram-

problema di trovare dei frasi eterogenee. La «fa(Uebergange) tra queste della sua ubiquità, cioè proprio in virtü

matizzata al punto che

si

il

pone

passaggi» coltà» di giudicare, per il fatto che ra convalidare

viene chiamata

in causa

ogni qualvolta

occor-

presentazione, Vi appare di operare « passaggi» fra le facolcome una potenza in grado riconosciuto un maggiore privilegio tà, tant'è che le verrà stess0 un magdi unificazione, e al tempo

per la

sua

una

frase

con u n a

capacità

conoscere un

di

oggetto che

gior difetto quanto alla capacità le sia proprio, dato che tale facoltà non ha un oggetto deter

minato. E per questo che ci si può chiedere se si tratti di una facoltà conoscitiva in senso kantiano. In tutte le famiglie di frasi, per quanto eterogenee siano le u n e alle altre, cio che

Kant si ostina a chiamare facoltà di giudizio (ma potrebbe

essere la sua problematica a intestardirsi al posto suo) è la determinazione del modo di presentazione dell' oggetto che conviene rispettivamente a ciascuna di queste tamiglie. Se occorresse presentare a sua volta un oggetto per 1'ldea

della demoltiplicazione delle facoltà, intese come capacità di conoscenza in senso ampio, in grado cioè di avere degli oggetti, siano essi campi, territori, domini (KUK, p. 23), log-

getto adeguato da presentare non potrebbe essere a sua volta

che un simbolo, io proporrei, un arcipelago. Ogni famiglia di frasi sarebbe un'isola, e la facoltà di giudicare, almeno in una

certa

zasse

misura,

un

armatore

da un'isola all'altra delle

o un

ammiraglio che organiz-

spedizioni destinate a presen-

tare all' una quanto trovato (inventato nel vecchio senso) nel-

T'altra e potesse servirle da «intuizione come se» per convalidarla. Questa forza di intervento, bellica o commerciale, non ha oggetto, né alcuna propria isola, ma esige un mezzo, un elemento intermedio- il mare

-

l'Archepelagos, il mare

principale, così come un tempo era chiamato l'Egeo. Nella

.

29

ntroduzione»

della terza

Critica, questo mare è chiamato altrimenti, precisamente ampo, das Feld: «I concetti hanno un loro campo, in quanto sono riferiti a oggetti, a re dalla prescindepossibilità della conoscenza degli oggetti stessi; e questo campo è determinato ro

oggetto

con

la nostra

(KUK,

unicamente dal rapporto del lofacoltà di conoscere in generale»

p. 23). Al termine di questa ne, Kant asserisce che tale facoltà

medesima «Introduziodi conoscere in

generale facoltà di giudizio e Sarebbe giusto e certo contorme a quanto indica la ragione. «serie graduata» delle rappresentazioni, redatta alla fine della sezione «Delle

comprende intelletto,

Idee in generale» nella Dialettica della prima Critica, aggiungere anche la sensibilità (KRV, p. 303). Tutte queste facoltà trovano il loro un

territorio,

oggetto nel campo, le une delimitando

in

essoo

le altre un dominio, mentre quella del giudizio non trova né l'uno né l'altro, assicurando piuttosto i passaggi fra quelli degli altri. Essa è la facoltà del mezzo, dell' ele-

mento

di

intermedio,

da cui

sono

bagnate tutte le circoscrizioni

legittimità. più, essa permette di delimitare i territori e i domini e stabilisce l'autoritàà di ogni famiglia sulla Ancor

propria isola, proprio grazie al commercio o alla guerra che ingaggia con esse. Non mancano dunque argomenti per si-

tuare tali passaggi; ne indicherò solo qualcuno senza preten-

dere di esaurire la lista, o di analizzarne i singoli regimi. Prendiamo per esempio l'illusione trascendentale: come sappiamo che le frasi dialettiche, che hanno la forma di frasi co-

gnitive, non sono cognitive? E che il territorio della validità del ragionamento non coincide con il dominio di legislazione dell'intelletto? La risposta è semplice: noi non possiamo presentare per le frasi argomentative un oggetto intuibile, dato Cioè nello spazio e nel tempo. La ragione è spinta dal suo bi-

$ogno (Bedürfnis) di potenziare al massimo il concetto,

essa

obbedisce a una «semplice prescrizione logica» (eine bloss logiSche Vorschrift) (KRV, p. 302) di andare verso l'incondizionato. Ciò che è presentabile alla frase della ragione come ogget-

to capace di legittimarla non può essere un fenomeno. Una

volta identificata la regola di formazione della frase (ragiona-

30 concludere per mezzo dell'universale), la criti. ca consiste, in questo caso, nel far giocare la regola di presenre

equivale

a

tazione, dopo di che la frase dialettica è «isolata» (insulariz. zata) da quella dell'intelletto. L'illusione trascendentale, tuttavia, non si dissipa ma viene chiaramente delimitata. Il «co me se», fonte di tale illusione, viene corretto, in modo che la frase dialettica opera come se si riferisse a dei fenomeni, mentre la critica esige si indirizz1 a «fenomeni come se», cioè a simboli, fra cui quello or ora incontrato -

l'ideale.

Un altro caso insigne dell' operazione di «passaggio» è indicato al paragrafo 59 della terza Critica, dove si deve dimo-

strare che «il bello è simbolo del bene morale» (KUK, p. 217): da qui l'analisi dell'operazione simbolica a cui ci si è precedentemente riferiti. L'operazione simbolizzante è, in

generale, doppia e si chiama «analogia»: in essa «il Giudizio compie un doppio ufficio, in primo luogo di applicare il concetto all' oggetto di una intuizione sensibile, e poi, in secondo luogo, di applicare la della riflessione su

semplice regola

quella intuizione ad un oggetto del tutto diverso, di cui il primo non è che il simbolo» (ibid., p. 126). Kant dà due esempi (ma in che senso «esempi»? Nel senso in cui sono stati intesi prima? Ma possono esservi delle presentazioni intuitive di simboli, che sono indirette? Va

nato come un caso di

dunque, una

si

diceva,

presentazioni

«passaggio»

su un

Kant presenta due macchina semplice, il mulino a

giare

uno stato

volontà»;

un

esami-

«passaggio»)-

esempi di simbolo: braccia, può simboleg-

monarchico «dominato da un'unica assoluta corpo organizzato può invece

simboleggiare monarchico «governato da leggi popolari sue». In entrambi i casi, non vi è alcuna somiglianza fra loggetto simbolizzato e quello che è «tutt'altro». Vie invece identità fra la simboleggiante, regola della riflessione al seuno stato

applicata quella che si applica al primo. Cosi stanno le cose per quel che riguarda il bello e bene. La passaggio di condo

e

regola

e

fra

questi due oggetti disinteresse, liberuniversalità, sebbene immediatezza, la sua in applicazione

presenta i medesimi tratti: tà

riflessione

su

differisca

31 certi punti. L'immediatezza si applica al sensibile nel caso del bello, al concetto in quello del bene. La libertà nel giudizio di gusto è quella dell'immaginazione che si accorda al

concetto, nel giudizio morale invece è quella della volontà che si accorda con se stessa ecc. L'analogia qui all' opera non è tuttavia identica a quella presentata dal mulino a bracia o

dal corpo organico come simboli di regimi politici, tanto è vero che è impossibile considerare l'oggetto del gusto come un fenomeno allo stesso titolo del mulino a braccia o del cor-

po organizzato. Questi ultimi possono essere dati da una Versinnlchung, un'operazione della sensibilità accordata alle sole leggi dell'intelletto; ma Kant è il primo a sottolineare che la Sinnlichkeit e l'intelletto da soli non possono cogliere

(quindi costituire) l'oggetto del gusto. Con il problema del bello, scrive Kant: «èl'Intelligibile ciò a cui mira il gusto [...]. In questa facoltà di Giudizio questi non si vede, come quan-

do è empirico, sottoposto all'eteronomia delle leggi dell'esperienza. |...| Il Giudizio si vede legato a qualche cosa [...]

che non è natura né libertà [...] vale a dire col soprasensibile» (KUK, p. 217). Inoltre se vi è «sensazione» za del bello è in un senso completamente differente da quello stabilito dall'« Estetica trascendentale» della prima Critica: «Quando si chiama sensazione una determinazione del sentimento di piacere o dispiacere, la parola ha un significato diverso da quando viene ad esprimere la rappresentazione di una cosa (mediante i sensi, in quanto ricettività inerente alla facoltà di conoscere)» (KUK, p. 46). Se il bello è simbolo del bene, non è perché sia un fenomeno suscettibile di un'intuizione diretta che potrebbe sostituirsi, per analogia, a tutt'altro oggetto, il bene di cui non è

nell'esperien-

possibile alcuna intuizione. L'analogia porta piuttosto sul-

l'inverso, cioè sul fatto che il bello non è un oggetto dell'esperienza, nel senso in cui non vi è neanche presentazione sensibile; esso è invece determinato da una certa disposizione delle facoltà (secondo le quattro operazioni testé citate), la quale, a sua volta, si ritrova, secondo le medesime operazioni ma applicate diversamente, quando lo spirito è rivolto al be-

32 E una oggetti m a

ha «simbolica» che

ne.

attraverso

luogo

permutazioni

intra-facoltà: un

per SOstituzione di (ransfert e rotazione) d non

gruppo di

regole di form:

dispositivo isolate da Kant) è trasfe. operazioni zione di frasi (le quattro d ' i n t l u e n z a del sentimento dalla zona alterazione, rito, dopo della facoltà del desiderie rio, a quella di dispiacere e di piacere diretta. Seh. mai parlare di presentazione senza che si possa da un'isola all'al. «commercio» e «passaggio» un

bene vi sia

tra e, se

qui si vuole, «presentazione»

nell'etica di

qualcosa che

tratta tuttavia di u n oggetto intui. appartiene al gusto, non si si trova ampliata bile. L'accezione del termine presentazione Giudizio nelle isole in modo che le spedizioni della facoltà di vicine non riportino solo dei dati empirici ma anche delle regole di frasi, del tutto «logiche» o formali. Le prove del reato, quelle che permettono di dire: E il caso, si complicano.

Cosi stanno le cose anche per un altro caso di « passaggioO»

non meno eminente, che Kant chiama tipo nella « Tipica del

giudizio puro pratico», nel secondo capitolo dell'«Analitica della ragione pura pratica». Vi si legge che: «Se la masima

dell' azione non è tale da reggere al confronto con la forma di una legge naturale in genere, essa è moralmente impossibile» (KPV, p. 86). Perché? Così Kant: «Così

prosegue giudical'intelletto più comune, poiché la legge naturale è sempre al la base di tutti i suoi giudizi più consueti, anche di quelli empirici. Esso l'ha dunque sempre alla mano; ma nei casi in cui dev'essere giudicata la causalità della libertà, fa di

ge

quella leg-

naturale

ché

se

semplicemente il tipo di una legge della libertà, non avesse sotto mano qualcosa

per-

capace di

servirg1 empirico, potrebbe procurare alla legge di una ragione pura pratica 'uso nella sua applicazione» (KPV, p. 86-87). Non traspone quindi sul piano etico le intuizioni, bensi

d'esempio

nel

caso

non

solo «la forma della

conformità genere» (Gesetzmässigkeit, della «a misura della legge») (ibid., p. 88). Questo passaggio

è

dunque

etica in

abituale, perché es1ge sla gettata una testa di ponte, di per più ra all'ambito della libertà? Senza il paradossale, dalla natutipo, risponde Kant, la legge della ragione pura pratica non avrebbe «l'uso ma

nell'appl

33

Quando

cazione».

la

legge

è

teoretica, lo schema si prende dell' al carico applicazione dato intuitivo, e guida il giudizio, il quale determina se: E il caso. Ma sul piano pratico il giudi zio deve regolars1 sull'ldea del bene e non vi sono schemi per tale Idea: «Ma alla legge della libertà di una

(come legge

ca

sualità non condizionata sensibilmente), e quindi anche al

concetto dell'incondizionatamente buono, non può essere sottoposta nessuna intuizione, e quindi nessuno schema per

la sua applicazione in concreto» (ibid., p. 86). A operare il passagsgio non è la forma dell'intuizione o schema ma la torma della legge o piuttosto della Gesetzmässig-

keit. Il giudizio etico prende a prestito tale forma dal teorico per orientarsi quando si tratta di stabilire il caso: «Domanda a te stesso se l'azione che hai in mente, la potresti considerare come possibile mediante la tua volontà, se essa dovesse accadere secondo una legge di natura, della quale tu fossi

una parte» (KPV, p. 86). II tipo della legalità guida formal la massima della volontà nella formulazione dell'imvalutazione dell'azione perativo categorico e anche nella so dunque intendere il so dass dello Handelt

mente

giusta. Bisogna

che

come un

di

dass dell'imperativo come u n come se piuttosto effettivamente non può essere modo che: infatti 1'universalità dalla massima, bensì solo presentata tratta come conclusa che ne viene fatta. indirettamente alla valutazione anche Proprio questo tipo spiega blematica etica

di

u n a natura

nea, di tosse u n a

una

ldea, che di per sé

soprasensibile. Se

a natura meccanica» a

Soprasensibile

può

non

essere

una natura

della

trasferire

non

vi

nella pro-

parrebbe

ci fosse il

la

estra-

« c o m e se

legalità dall'am-

I'ldea di

avrebbe alcuna tramite

un

«insieme

pertinenza nel un «passaggio»

modo, morale, né allo stesso in quello di u n a società cosmopolita

Supplementare, 1'Idea storico-politico. Grazie anche

non

quello morale,

bito della degli esseri ragionevoli» conoscenza

dominio

l'introduzione

è

a

solo

tale

tipo di legalizzazione

l'oggetto di

presentata

come

una

mondo sensibile

natura

possibile,

ma

archetipale (urbildliche) per

che è ectipale (nachgebildete)

prima nel

Idea

la

(ibid.,

copia (Gegenbild) tematica 55). La

una

p.

34

D pro

Lacoue-Labarthe)

direbbe come

del

(tipografica da Platone,

tipo

viene

certamente

blematica e

ma

centrata

ad

invece

tutto

del

che tali lacci avventurosi

i legami

volte

a

di dispositivi non

fra le

sono

non

paradossali poiché stesso cano, e al tempo

o

la loro

perché

in

una pro.

attatto: e s s a

lo

facoltà c o n o s c i t i v e

che

pro

postcartesiana

tes esa

al punt

dei ei

«passaggi»,

è

transfert

pertinenti

sono

ciò

nonostante

in

Non è possibile

l'inventario

ripresa

necessariamenforme, di prestiti ai domini a cui si appli-

te

circoscrizione.

non

visto che

sul soggetto, allentare

tanto

non

diversa,

viene

indispensabili

questo frangente

alcuni

dei «passaggi»:

al.

sono

meno

proseguire a titolo informativo interessanti. Segnalo non m e n o m a noti, a presenche Kant si arrischia passaggio» quel particolare « sensibilità» de«ldeale della

prima Critica c o m e un nominato monogramma (KRV, p. 453).

tare nella

disedi un fanmezzo a esperienze diverse», gno ondeggiante in tasma incomunicabile» nei giudizi di pittori e fisionomisti, Si

tratta

di

«un

«

di «un modello irraggiungibile di possibili intuizioni empiriche», e pure non offre «nessuna regola suscettibile di spiegazione e di esame» (tbid.). Un che di evanescente, Kant ne fa

una creazione dell'immaginazione. Eppure tale immagina-

rio non è un'Idea dell'immaginazione ma un Ideale della sensibilità, dato che si tratta di una specie di schema, uno «schema come se» dell'Idea dell'immaginazione nel nio (o nel campo?) dell' esperienza sensibile. Qui ancora non

domi

è propri0

una

regola,

ma una

«regola come

se»,

una

trasp0

sizione regolatrice, dall'immaginazione alla sensibilità. Inol-

tre, più semplicemente, l'Idea dell'immaginazione stessa si costituisce solo con un passaggio per rovesciamento dalla ragione all'immaginazione: intuizione senza concetto al posto del concetto senza intuizione. E un « pasaggio» decisamente

importante

ai fini della

to che lo P. ris

comunicazione

fra la

teleologia sog oggettiva. Sorvolo su questo argomento, dariprenderemo con altri esempi nel campo storico

gettiva quella e

Lacoue-Labarthe, «Typographie», in Mimesis, Aubier-Flammarion,

1975, pp. 165-270.

Pa-

35

nolitico. Un'ultima osservazione, hella «Osservazione finale sulla tuttavia, sull'arcipelago soluzione delle idee

matico-trascendentali delle idee

7ione

sgg.), Kant

e

avvertenza

preliminare

dinamico-trascendentali»

osserva che

quando

si tratta di

mate

per la solu-

(KRV,

p.

4255 e

ro le prime, il gudice è obbligato a rinviaredistinguere fra loentrambe le parti dato che nessuna della due è in grado di oggetto che permetta di legittimare le loro presentare, come rispettive frasi, tesi e antitesi, altro che delle «condizioni del

fenomeno», che: «nelle due idee trascendentali matematiche noi avevamo altro oggetto che quello del fenomeno»

così

an-

non

(KRV, p. 426). Entrambe le parti non sono in di grado presentare un oggetto del genere poiché la loro frase è propria dell'Idea, non del concetto dell'intelletto. Ma «una prospettiva affatto nuova» si apre con le antinomie dinamiche (quelle della libertà e dell' essere supremo): qui «supplendo il giudice alla

(Ergänzt den Mangel) dei principi giuridici (der Rechtsgründe) disconosciuti da ambo le parti», il conflitto «in

mancanza

cui la

ragione

è intricata

|...] può

essere

composto, sebbene

precedentemente respinto, con soddisfazione (Genugtuung) da entrambe le

parti,

transazione (Vergleich)» (ibid.). In definitiva è soltanto l'esposizione delle condizioni della con una

Sintesi dell'eterogeneo. Ma è condotta in modo tale che è chiaro che tale sintesi non è de jure: la transazione operata dal

giudice non è qui autorizzata da alcuna regola, eccetto il principio per cui l'eterogeneità deve essere rispettata positivamente. Questo intatti sarà l caso della risoluzione dell'an-

tinomia della facoltà del Giudizio nei paragrafi 69-71 della terza Critica. In particolar modo perché vi si dice, sulla linea della «mancanza dei principi giuridici» della Antinomia della prima Critica, che «il Giudizio deve servire da principio a

Se stesso» (KUK, p. 256); inoltre, proseguendo sul prolunga-

mento della «transazione» trovata fra le due parti nella pri-

ma Critica, si afferma che tale disposizione fra la tesi finalistica e l'antitesi meccanicistica, fra la tesi della natura e quella

del mondo, è possibile perché la prima, propria della facoltà del Giudizio e propriamente riflettente, è «autonoma» (ibid. ,

36 p.

260) e

non

toglie nulla all'uso «eteronomo»

id.) della fa-

coltà determinante che la parte avversa difende. de. Ouesto Questa transazione è denominata «filo conduttore» (Leitfaden) ed è

modo in cui il giudizio riflettente, attento alle singolarità la. sciate da parte della frase cognitiva, «spiando per in esse un ordine ve lo presuppone liberamente, in cercare altri ter.

mini, giudica come

è

perché

ha

rettamente

un

se ce ne

fosse

uno.

Se il filo è

fine, sebbene questi non

come un

oggetto: questa

conduttore

sia presentabile dicausalitá secondo fini «è

semplice idea, quale non si pretende affatto di attri buire realtà» (KUK, p. 259). Ancora una volta il giudice delimita i confini delle legittimità delle pretese alla così facendo delimita al temvalidità, po stesso il soggetto trascendentale in facoltà insulari e il campo di tutti gli oggetti possibili come arcipelago. Ma egli si prodiga anche nella ricerca di «passaggi» che attestino una

alla

la coesistenza delle famiglie e che eterogenee, permettono le transizioni con la soddisfazione delle parti in gioco. Se in questo modo il giudice si mostra «

poiché opera transazioni, è perché è a sua voltatransigente», la facoltà di giudizio, la critica, la quale può reperire i rispettivi limiti solo a condi-

zione di poter intervenire su tutte le isole dell' «passare» almeno senza regola, «davanti» alle arcipelago e di regole, analoo

gicamente altrimenti, per stabilirle.

III

CId

L'importanza

CHE

SI

SPRIGIONA NELL' ENTUSIASMO

della filosofia del bello

del sublime risiede, nella prima parte della terza Critica, nella derealizzazione dell' oggetto dei sentimenti estetici e al tempo stesso nella e

mancanza di una facoltà di conoscere propriamente estetica.

Cosi avviene anche, e forse più radicalmente, sia nel caso

dell' oggetto storico-politico, che come tale non ha realtà, sia in quello di una facoltà di conoscenza politica che deve restare inesistente. Solo i fenomeni hanno realtà, condizionati o condizionanti (cioè qualcosa per il cui concetto si possono presentare delle intuizioni), la cui serie, mai data in sé e per Se, costituisce la storia, non naturale ma solamente cosmolodell'umanità. La serie non è mai data, ma costituisce

gica,

T'oggetto di

una

Idea

e

ricade,

a

titolo di mondo

umano, sot-

to la medesima antitetica della serie cosmologica in genere. la frase d'intel-

Certamente, letto, cioè

come

nel

dell'esperienza, scientifica, è sempre possibile per

caso

una c o n o s c e n z a

le sequenze della serie di cui si possono avere delle presentaZ1oni

intuitive. Ma

per

Z1onanti e condizionati

CES1,

e

non se n e

di condidefinizione queste sequenze ripe devono essere regolar1, dunque

potrebbe

trarre u n

divenire,

sia esso

pro-

38 La frase gresso, regressione, nella serie, sia questa l'oggetto di che significa la ripetizione è legittima a condizioo discendente, ascendente u n a sintesi nel fenocorrispondenti siano presentati eterno ritorno

ne

gli oggetti

che

meno.

«L'uomo

è

un

per

an1male che ha

stagnazione'.

bisogno di

un

padrone,

se

Ma questo padrone è sua specie.|...] vive fra altri esseri della animale che ha bisogno dì u n padroa sua volta u n essere la schiavitu, ma o c c o r r e una nuova ne». «L'uomo detesta O ancora, per respinschiavitù per sopprimere la prima». attraverso l'educazione: u n progresso gere la speranza di «Ma

siccome sono

lizzare questa

educati

a

ciò

pur sempre

educazione,

|...]» (Idea,

p.

e

uomini

quindi

quelli

che devono

tali che devono

rea-

essere

129). Queste regolarità non

sono

delle leggi soltanto empiriche: si possono stabilire attraverso

statistiche (ldea, p. 129) che mettono in evidenza il carattere a prnori delle categorie che servono a sintetizzare i dati in se-

rie, quelle di casualità (meccanica) e di azione reciproca. La frase cognitiva, con il suo doppio criterio di pertinenza in rapporto alla negazione (principio di contraddizione) e alla presentazione intuitiva, è in Kant generalmente contrap posta alle vane speranze, alle talse promesse, alle profezie. Essa infatti viene impiegata per respingere il diritto all'in-

surrezione e condannare la sostituzione violenta di una nuo Si veda la critica sostenuta da queste tre ipotesi nel Conflitto delle facoltà filosofiche con il giuridico [si veda la Legenda, NaT] pf. III. Per gli opuscoli raccolti in questa edizione, ci siamo riferiti ai testi tedeschi: Kleinere zur

Schriften

Geschichtephilosophie, Ethik und Politik, Meiner, Hamburg 1973; Ausgewählte kleine Schriften, Meiner, Hamburg 1969; Uber den Gebrauch teleologischer Prinzipien in der Philosophie (1788), in Werke, v. VI1, Meiner, Leipzig 1922, pp. 129-160; Der Streit der Fakultäten, Meiner, Hamburg 1959. Si veda anche Le Conflit des Facultés, tr. fr. Gibelin, Vrin, Paris 1973.

Sämtliche

2Beobachtungen

melte Schrifien, cit.; blime, in Scritti

über das tr.

Gefühl des Schönes und Erhaberen (1764), in Kant's gesamCarabellese, Osservazioni sul sentimento del bello e del su-

it. di P.

precritici, Laterza,

Bari 1953. Il testo di Kant èil seguente: Niente per che il dover subordinare le azioni alla volontà proprie di un altro. Nessuna avversione è più naturale di quella che un uomo sente per la Schiavitü. E per questo che un bambino piange e si irrita è costretto a fare C1ó che gli altri vogliono senza preoccuparsi di sapere se èquando d'accordo. I suo unicoO è di desiderio,

è

più terribile

«

un uomo

allora, diventare un uomo per disporre di séa proprio piacidivenirlo, occorrerà un'altra potere nuova schiavitù: quella proveniente dalle cose» (p. 73). mento. Ma per

39 va

autorita alla precedente.

stenza

una

dell'essere comune

fras

cognitiva

gica

obiettiva

prossim

L'argomento è il seguente: l'esi-

(das gemeine Wesen) è il referente di o, nel

(d'intelletto) (finalità

al bene di

questo

negli

migliore dei casi,

esseri

essere s1

organizzati). in

giudica

una

te-

La

frase

te-

ologica soggettiva (Tinalnta negli esseri ragionevoli). manda in frantumi (Abbruch) un essere La rivoluzione morale

comu e esistente e un altr non può non sostituirlo (legge natura1eL'eterogeneità delle due famiglie di frasi non è modificata. La politica rivoluzionaria riposa su una illusione trascendentale nell'ambito politico: essa confonde ciò che è presentabile come oggetto per una frase cognitiva con ciò che lo è

er una frase speculativa e/o etica, in altri termini, schemi o esempi con analoga. ll progresso di un essere comune verso il

Per

meglio non si giudica su ntuizioni empiriche ma su segni.

Nel caso della serie discendente, alla difficoltà relativa alla

sintesi della serie ascendente (di cui totalitàe cominciamento si aggiunge il problema delnon sono passibili di intuizione) n o n si sono ancora prodotla concatenazione degli effetti che come per le n o n è possibile esibire documenti, i quali per ti, sintesi delle sesi può a m m e t t e r e che la cause. Ancor peggio, non esiga alcuna a rie discendenti (cioè dei fenomeni venire) dell'indefinito speculativa. L'antinomia cominciamento delle serie cosmologidel il problema pone Critica: Kant scrive nella prima fine. loro del n o n che, m a di una tale

ldea

trascendentale

Se noi Sintesi

della totalità ci facciamo un'idea

(del progressus)

per

esempio

tutti i della serie intera di è un ente di ragione

mondo, questo

cambiamenti fuluri del n o n è pensato 7s Tationis) che

se n o n

arbitrariamente,

necessariamente»

dalla ragione

presupposto Non discuterò

P314).

C oe

rapporto di

C Pna

Vlene e s a m i n a t o

Crilica

in

questa

sede,

(ibid.,

p.

un

concetto

nell'ultima

182).

benché

senza

fra l'Idea (concetto

ragione, che è

assoluta

(KRV,

sia importan-

intuizione)

vuoto e

e non

senza

e un Es-

oggett0, della

analitica pagina dell' a davanti

Speculativamente

cosmologico,

almeno nel tempo nulla, determinato. 8etto né come concetto



noi

come og*

40 alle pretese della frase teorica A queste limitazioni opposte se ne aggiunge un'altra, su sulla serie cosmologica u m a n a solennità nell'articolo Sull'uso cui Kant insiste con u n a certa

dei principi teleologici in filosofia (1788), a proposito della natura. Vi si legge che è necessaria una distinzione fra descrizione della natura e storia della natura stessa, fra fisiografia e fi

siogonia; questi due ambiti «sSono totalmente elerogenei», dato che mentre la descrizione della natura si mostra in tutto lo

splendore di un grande sistema, la storia della natura «per il momento non può che esibire frammenti o ipotesi vacillanti», un «abbozzo di scienza» in cui «per la maggior parte del le questioni può lasciarsi uno spazio in biancO» (segue una lunga apologia di Kant da parte di Kant contro Forster sul tono: mi sono adoprato molto a impedire che le scienze scon-

finino l'una

sull'altra).

Si tratta tuttavia della sintesi regres-

siva, orientata verso gli inizi della storia del mondo. Se deb bono restarvi dei bianchi è perché bisognerebbe presentare alla frase fisiogonica delle intuizioni per tutte le esistenze singole inscritte nella serie, per la qual cosa l'esempio non è

sufficiente, lo schema poi ancor meno. L'esigenza di presentazione stringe dappresso la sensazione, preme per avere do-

cumenti per tutto, eppure la serie non è che un'Idea! Lo stesso vale per un' antropogonia. La frase cognitiva, in breve, non può dire granché della storia che possa essere convalidato dal giudice critico. Difatti ignora lo è poiché sottoposta alla regola della

storico-politico presentazione intuitiva. Restano molte altre famiglie di frasi possibili, le cui regole di presentazione sono diverse. Ci si può attendere di vedervi operare mente, il «passaggio». Non sarà l'analogia o, più generalqui possibile recensire esaurientemente i termini che tra-facoltà del campo to

dell' oggetto

una

contrassegnano la ripartizione in storico-politicoe che designano dal ladeterminazione contraddittoria 0, per

cosi dire, indeterminata. Di tutta la lativa allo

kantiana restorico-politico ho accolto lessicologia solo due termini di im-

portanza diseguale, l'uno, ilfilo conduttore (Leitfaden) frequenimpiegato nell' Idea del 1784, l'altro il segno storico

temente

41 Cachichiszeichen) reperibile in particolare nel Conflitto con la

facola di diritto del 1797. Entrambi servono a mettere in frasi storico-politico, ma non appartengono al medesimo livel-

lo storico-pol

dato che il primo e un simbolo, il secondo la denominazione in senso proprio ritica di un importante punto di pas-

lo, dato

saggio intra facoltà.

L ldea di una storta universale dal punto di vista cosmopolita 1784) argomenta nel modo seguente la natura del discorso

a1ullo storico-politico: Se ci si attiene al dato intuitivo imme diato, la storia politica e un caos. Suscita un Unwillen (un ri-

sentimento, un crucCio) perché suggerisce che questo deso lante spettacolo derivi da una natura «che gioca senza sco-

pO» (zwecklos spielende), in modo che «il caos sconfortante (das

trosttose Ungefähr) regna in luogo della ragione» (Idea, p. 125). Ora, non è giusto, nel senso della critica, rassegnarsi alla te-

traggine del desolante qualsiasi, cioè alla constatazione del non-senso. Perché? L'affetto che accompagna tale laconica descrizione è per sé un segno: se c'è un sentimento di dispia cere relativo al campo storico-politico «frasato» in base all'assurdo, è l'indice negativo che tutt'altra capacità di «frasare», quella delle Idee, e un diverso genere di discorso pos-

sibile, quello che ha come posta l'Idea della libertà, non puòo concatenare su questo mondo a causa della sua assurdità.

Linteresse pratico della ragione consiste almeno nel far sì che a questa capacità non venga interdetta la frase storicopolitica. Da questo punto di vista, si osserva che effettivamente esistono nella specie umana della disposizioni naturali che sono in consonanza (abgezielt) conl'uso della come del storia la Se filosofia. estimonia l'esistenza stessa della umanità non fosse altro che rumore e furore, si dovrebbe

ragione,

amme

che la natura stessa, pur dotando I'uomo di alcu-

ne disposizioni e depositandovi i «germi» dello sviluppo del 24ragione, gliene avrebbe d'altra parte rifiutato i mezzi

pd., p. 138). Suprema assurdità: «f...] se la parte del gran eatro della suprema sapienza, cioè la storia della specie

ana, che contiene lo scopo di tutto questo» (Idea, p. 138), TOsse solo una crudele seduzione.

42 Il giudice critico, guardiano dell' interesse della ragione

dev'essere sensibile a questa indignazione: cgli convoca le due parti, quclla che sostiene che la storia umana sia

un semplice disordine, e quella che la ritiene ordinata da una

natura provvidenziale. Egli spiega alla prima, come già ah.

biamo notato, che se ci si attiene a frasi cOgnitive e si posso-

no fornire esempi e controesempi per ogni frase di tale famiglia, allora si è legittimati a parlare di disordine ma solo nei limiti, precedentemente indicati, che sono propri alla fa-

miglia delle cognitive in materia di storia. Con ciò si potrà fare solo una politica pragmatica, una politica della pruden-

za, fondata, come spiega Per una pace perpetua, sul fatto che: tutte le forme di governo (Regierungsarte) offrono nella storia degli esempi che si contrappongono» (Pace, p. 325). Ec co allora il moralista politico e non il politico morale

(ibid. ).

II

giudice dice all' altra parte: voi presupponete l'ldea di una finalità della natura che agisce eminentemente nella storia dell'umanità conducendo a un fine ultimo che solo la libertà può compiere (KUK, pp. 311-313). Si possono allora artico lare frasi non secondo la della regola presentazione diretta propria alle cognitive, ma in base alla regola della presentazione analogica libera a cui sono tenute le frasi dialettiche in generale. Per quanto ci si possa richiamare ad alcuni fenomeni dati nell'intuizione, essi non possono tuttavia avere valore in

questa

di esempi o di argomentazione segni simili. Collegandoli insieme non schemi, o di si otterrebbe una legge di altri

sviluppo né meccanico né organico, ma solo un conduttore. Come spiega la Critica del Giudizio, il filo conduttore, che è riflessivo, non toglie niente zione delle alla sussunintuizioni sotto concetti, alla regola della frase cognitiva. Sono due famiglie dicioèfrasi compatibili. Il medesimo referente, un eterogenee e filo

fenomeno qualsias1 preso dal campo della storia umana, potrà servire, comne esempio, a presentare del loggetto zione ma, come disperaframmento del filo discorso della a conduttore, presentare l'oggetto del discorso Con dell'

analogicamente questo

filo

conduttore

si

emancipazione. potrà realizzare una politica

43 nalogicamente repubblicana ed essere un politico morale tesi

nona). L'altra espressione, quella di segno storico, introduce un ul-

(Idea,

tesi

prima

e

teriore grado di complessita nei «passaggi» che occorrono

in frasi lo storico-politico. La questione posta la facoltà di diritto) è se si possa affermare che la

articolare

per articolare

per

contro

spe-

cie umana sia in costante progresso verso il meglio e, nel qual caso, come ciò sia possibile. E un problema che anche

Der noi non è mai stato posto (ma solo risolto) nella Idea del 1784, ossia se esistano delle «disposizioni naturali della spe-

cie umana in conformità con l'uso della ragione». Tali di-

sposizioni vanno presentate non dal lato del soggetto tra-

scendentale

della conoscenza

della moralità, ma su questa entità zoologica che è la specie umana. La prima difficoltà risiede nel fatto che si tratta di una fra se che ha come referente una parte della storia umana ancora di là da venire, quindi una frase di Vorhersagung, di anticipazione e di prognostico. Kant la distingue dalla frase di o

Weissager (del profeta), ricordando che (in base alle regole delle cognitive) non ci possono essere delle presentazioni dirette dell' oggetto di tale frase dato che essa porta sull' avvenire (quand' anche, e non è escluso da Kant stesso, credesse di

avere i mezzi, cioè il potere, di costringere gli eventi ulteriori a

confermare i vaticini). Per la dimostrazione richiesta si dovrebbe cambiare fami-

glia di frasi, cercando nell' esperienza dell'umanità non un dato intuitivo (un Gegebenes) che può solo convalidare la frase che lo descrive, ma ciò cui Kant dà nome di Begebenheit, un

evento, un fatto di «sprigionarsi» che sarebbe al contempo anche un fatto diliberarsi, un dare come di chi distribuiscele

carte. Più precisamente, spiega Kant, questa Begebenheit indicherebbe (hinweisen) ma non proverebbe (beweisen) che l'uma-

nita è capace di essere sia la causa (Ursache) sia l'agente (Urheber) del suo progresso. Più precisamente, spiega Kant, Occorre che tale Begebenheit che si sprigiona nella storia umana Indichi una causa tale che l'occorrenza del suo effetto resti non determinata (unbestimmt) nei confronti del tempo (in An-

44 sehung

der Zeit);

casualità

sta

dalle

si potrà

il

del

di

indipendenz a za

della

lo meccanic meccanico. Que

mondo

d i a c r o n i c h e

serie

può

casualità

sottolinea

si

la

riconosce

clausola

momento

intervenire

manoscritto

estendere

la

in

Cracovia),

di

possibilitá

(irgendwan

ognl

di

e solo a

intervento

futuro (Conflitto,

questo

Drer

di questaca

a

e sgg.). p. 169

al e s s e r e la causa del n o n deve Begebenheit tutto: la un Geschichts2ei. Ma n o n è indice (hindeulend), suo il m a solo storico, vale progresso, i n t e n d e c o n segno cosa che prOgnostucum», La chen. Kant precisa demonsirativun,

anche

al passato

e

a

dire:

«signum

rememnorativum,

«presentare» ricercata dovrà

la casualità

libera

se. e-

Begebenheit passato, presente, futuro. temporal1, direttrici condo le tre fatse n o n contraddittorio, enigmatico, Ma che cos'è questo che qualche Ci si potrebbe aspettare «sprigionarsi»? to di cui spetta atteil «dare» ricercato molto significativo sia fatto

libera. Ma tale

evento

è

ancora

il potere della casualità diverse letture (la trase descrittiva, solo un dato: accetta in precedenza a proposito dialettica), come si è detto stare

quella dell'Idea,

m a non

frasi possono

giudice

cogliere,

critico

va

oggetto equivoco che entrambe le indifferentemente. Qui l'esigenza del

è che

un

oltre la

semplice conciliazione,

tanto

da

apparire paradossale. Non gli è sufficiente rinviare le parti senza dare spiegazioni, né all'alfiere del determinismo né al portavoce della libertà, grazie a un accomodamento che accontenti entrambi; li costringe invece a esercitare insieme e positivamente un condominio sull'avvenimento cercato. Data se non dall' esperienza almeno nell'

esperienza, «sprigio

natasi», la Begebenheit deve essere l'indice e, come tale (lo si

vedrà), probante, dell' Idea di casualità libera. Con essa ci si deve avvicinare quanto più alle sponde dell'abisso, per poi superarlo, posto a precipizio fra meccanicismo e liberta o nalità, fra il dominio del mondo sensibile e il campo del soMa prasensibile. per superare l'ostacolo senza sopprimerlo Occorre fissare lo statuto dello

storico-politico, per quanto indeterminato, inconsistente possa essere, eppure dic1bile probante. S1Zione

E

questo

naturale

e

il prezzo per poter provare che la

dispo dell'umanità a far uso della ragione specula"

45

u

in effetti

ochio di errore

un

real1zzars1,

che si

e

può anticipare senza riprogresSO continuo nella

sua

meglio.

Kant r

storia verso il

pare allora imboccare una deviazione Dresentare la detta Begebenheit, tale da

inaspettata

permettere però la ninuziosa identificazione dell'oggetto «come se» che è lo

storico-politico, rigorosamente fedele alla sua complessità.

Ma tale avvenimento non è un fatto eclatante, né tanto meno le rivoluzioni: «trattasi solamente del modo di pensare

(Denksungsart) degli spettatori (Zuschauer) che si rivela (sich verrät) pubblicamente (ötfentlhich) nel gioco dei grandi sconvolgimenti (Umwandlungen) come le rivoluzioni e che manifesta

una partecipazione (Teilnehmung) universale e tuttavia disinteressata dei giocatori di un partito contro quelli dell'altro,

malgrado il pericolo del danno che può ad essi derivare da tale spirito partigiano; ma (per la sua universalità) dimostra

(beweist) almeno a

titolo di

disposizione (Anlage) un carattere

della specie umana in generale e ad un tempo (per il suo dine dimostra un carattere morale (moralisch) fonda-

sinteresse) mentale, che fa

glio,

ma

solo sperare nel progresso verso il mecostituisce di per sé un tal progresso nella misura in non

cui esso può essere attualmente raggiunto» (Conflitto, p. che la recente rivoluzione di un popolo Kant

aggiunge in spirito (geistreich),

170).

cosi ricco SCire,

accumulare miserie e

trova «nei

cuori

(in den

fallireo riuper quanto possa crudeltà ciò n o n di m e n o essa

Gemütern nel

non ta) di tutti gli spettatori (che

partecipazione co) dem Wunsche nach) che una

anche

se

la

sua

secondo rasenta

di: calmare gli spiricoinvolti in questo gio-

senso

sono

il desiderio

(eine Teilnehmung

l'entusiasmo

andava manifestazione n o n

(Enthusiasmus),

disgiunta da pealtra

causa

che

avere può conseguenza che e per Tcolo, u m a n a » (tbid. ). della specie una disposizione morale riassume un testo che di Non voglio e n t r a r e nei dettagli non

e

kantiano sullo storic0-politiConcentra sulla n a t u r a della prima osservazioni, nell'eMi imiterò a tre valore c o m e Begebenheit s u o sul c o n il entusiasmo, l'altra t e r z a sul rapporto

forse

tutto

il pensiero

CO.

Sperienza

storica

dell'umanità,

la

46 saranno

tutte

c o n s i d e r a z i o n i

Critico.

della

Tali

clausola

che il

del. l'elaborazione del segno frasi tutte le frasi storia, cioè pertin ha luogo solo sulla n o n ha l'elaborazione

che

storico, cio

domina

della «senso»

storico-politico,

campo

Svolte all'inseg

sol

eclatanti e

nei

mistatti

nenti degli attoriche oScuri e

al scena s na storica, degli a g e n t ioo

nei fatti spettatori oscuri ma a n c h e negli illustrano, si della storia) che li stanno a guardare, li vi platea li intendono (ae nel che distinguono

negli sp

rumore e

lontani ardare, intendono, delle

nel furore

zec

e

ae

che

che n o n lo è. è giusto e ciò

L'entusiasmo degli spettatoni osservazione. Prima Kant una modalità del sentimento sublime. Del sentimento Per super

blime più che del sublime (e con ciò delimita la questionedel. l'oggetto «come se»), dato che, a quanto si legge nella .

terza

Critca, «Per conseguenza, è da chiamare sublime non 'o. getto, ma la disposizione d'animo, la quale risulta da una certa rappresentazione che occupa il Giudizio rilettente

og-

(KUK, p. 99). L'immaginazione tenta di fornire una presen tazione per una Idea della ragione (poiché il tutto è un oggetto dell' Idea, per esempio la totalità degli esseri ragione voli pratici) senza tuttavia ruscirci, sperimentando cosi la

propria impotenza ma,

al

contempo,

la

propria destinazione di quella realizzare il suo accordo con le ldee della ragione attraverso una presentazione conveniente. Da questo rapporto contrastato risulta che invece di pro vare un sentimento per l'oggetto si prova, di fronte a questo stesso un

(Bestimmung),

che è

oggetto,

sentimento «per 1'Idea dell'umanitá in noi soggetti» (ibid., p. 96). Nel menta il paragrafo 25 Kant co sentimento del rispetto, ma sentimento sublime in l'analisi vale per ogni la sostituzione di una quanto esso comporta una «o ptton, olazio ne) fra le facoltà in regolazione (che è una un non-ies olazione fra un come

soggetto

e

un

Si noti che oggetto.

soggetto,

a

una

regolaZ1O

questa esigenza enza kantiana di ricondurre il pro Diema del «passaggio» kantiana di rico etica, i posto dalla particolare in sul

In

rapporto al sublime, presentazione getto di riflessivo all'interno mente del non sublime come gli impedisce d parlare costante oggetto, per esempio in per esemp modo

ntazione estetica, no

un

questa «de-

47 scrizione»: il su subllme è: «un oggelto (della natura) la cui rappresentazione zione deter determina l'ana l nimo a pensare come un 'esibizione di idee l'imSsibilità di raggungere la natura» (KUR, pp. 120-121). Questa posstbilit

tazione, ma ve ne sono altre, è propria di una filosofia che

ncia in in due senza appello fra ciò che appartiene al soggettrancia toe ciò che attiene all'oggetto. Per la critica tuttavia è ogget genere ciò che e presentabile in una famiglia di frasi al-

lo scopo di convalidarla e, nel caso della frasi estetiche, la nresentazione è solo indiretta per mezzo di una procedura analogica che ha sede nel soggetto. La riflessività del giudi-

zio in questo e in altri casi sottolinea l'importanza della regola, foss'anche Iibera, dalla presentazione adeguata; in

questo senso 'oggetto non è che l'occasione del rovesciamento sulla regolazione.

La regolazione del sublime è una non-regolazione. A differenza del gusto, la regolazione del sublime è buona quan-

do è cattiva. II sublime comporta la finalità di una non-fina «Noi troviamo u n a certa finalità nel dispiacere sentito in funzione necessaria per adedell' estensione della immaginazione, facoltà di ragione, guarsi a ciò che è illimitato nella nostra nella non-finacioe l'Tdea del tutto assoluto, di conseguenza l'incommensurabilità quanto al fine) del

lità

(Unzweckmässigkeit)

e

piacere

il

di

un

dispiacere:

lità (la non-affinità, le Idee della ragione e per il per dell'immaginazione potere in quanto subliesse [..]. L'oggetto di (Erweckung) risveglio me, è accolto

diante

un

Anche un

con

piacere, il quale

dispiacere» (KUK, l'immaginazione

oggetto che

possa

pp.

più

non

è possibile

se non

me

109-110).

fervida

non

può

presentare

lldea: convalidare, «realizzare»,

ecco

allora

gioia il dispiacere, l'incapacità di presentare. Quale non se si innesta ciò malgrado su questo dispiacere,

qucla

di

allora

Sta e

scoprire

una

certa

affinità nella

discordanza?

Que-

ciò che si presenta coanche che fatto nel affinità consiste umana e quella compresa natura (ivi molto grande nella rivoluzio

uclia

storia naturale dell'uomo,

c o m e una

grande

alle Idee

della ra-

inadeguato s a r a sempre «piccolo, così non solo la portata nti Si SOne» (bid., scopre 105). p.

48

qualsiasi

a

a

dlel e l soggetto, ldee, destinazione

soggetto,

delle

nita

anche ma

quella

che è

zione

fornire f ornire

la

e

di

può

là di

nel

delle Idee,

caso

il

a

non

di si

per

da Kant «

sorta

è

parlato,

fallisce,

si così dire si

ma per per cosi

resentazione paradossale paradossal

una semplicemente

«una

presentazione c a r a t t e r i z z a t a

con

astrazione»

di

dell'infinito»

c o m e una

«presentazione ci i n c o n s i s t e n t e che

il «passaggio» più Ció passare. si può non dove le,

sublime: tando la

r rovescia, s'in

presentazione

fornire verte

andare al

solo fallisc

ma

cui

ziOne per

estremo del

sua

p r e s e n t a z i o n e

tensione di

di

delle

estremo modo volta un

L'entusiasmo

tentativo

destina

una p r e s e

p r e s e n t a r s i .

ciò che è

tutto

ntazione,

dover

quindi,

l'impresentabile

presenta «nostra»

qualsias

incommensurabili 1surabili

chiamata

negatir.

u n a certe

(KUK.

n

190

Ecco

S1a, 1il passo invalica

nonostante

Kant osa perfi

darne due esempi: «Forse non v'ê nel libro delle legoi degli ebrei

un

passo

più

sublime di

ti farai alcuna immagine

non

o

questo comandamento: "T figura di ciò che è in cielo. a

in terra, o sotto la terra ecc.'. Questo solo precetto può spDie-

gare l'entusiasmo che sentiva il popolo ebreo per la propria

religione, nel suo periodo migliore, quando si paragonava

con gli altri popoli; può spiegare quella fierezza che ispira la religione di Maometto. Lo stesso vale per la rappresentazione della legge moralee per la nostra disposizione alla morali tà»

(ibid.,

128). (E questo il punto in cui ricordarsi

p.

cosa

questo entusiasmo suscitato dall'astrazione diverrà, sete o otto

anni

forte

dopo,

sotto

la penna del

giovane Hegel a Franco

quando egli traccerà «lo spirito dell' ebraismo:

il

trassegno della schiavitù, la realizzazione della bruttura,conun tratto di esistenza animale ...]». Tutto ciò attribuito al esplicitamentc

tempo stesso al kantismo.)

r questa presentazione

maginazione buon Se

è che essa «si punto di

partenza per l'estetica romantica è

astratta cid che si

illimiti»

esige dall

(unbegrenzt). (ECCO

un

filosofia dell'arte a del sublime, l'arte detta strettamente connessa aua *filosofia manazione più astrattaa potrebbe forse esse non ci si radicale, forse la ia via di uscita. Agli:antipodi, stupisce che Kojève abbiacercato al tematizz cercato di una

astratta.

in

hegeliano,

senso, come he

tal tal s

relativo

concreto»,

49 in un

breve testo dal titolo «Perprime

alle

«Astrazioni»

di

sky.)

Kandin-

esta gioia sofferente estrema,

l'entusiasmo, è un Affekt. ffezione forte e come tale cieca e non può «meritare in la mOdo alcur benevolenza (en Wohlgefallen) della ragione» E (ibnd.,p. 126). anzi, una dementia, un un'affe

maginazion

bile

è

l'entusiasmo

1'intelletto più

e

Wahnsinn, dove l'imnfreno». Stando cosi le cose, è preferi come «accider transitorio che

«senza

sano», alla

Schwärmerei,

può colpi-

al tumulto dell'e-

saltazione che e un Wannwitz, una insanitas, una «malattia rofondamnente

radicata nell'animo»,

una

«sregolatezza»

dell'immaginazione. La Schwärmerei si accompagna all'illu-

sione di «vedere qualcosa al di là di tutti i limiti della sensibilità» (KUK, p. 129), di credere cioè che vi sia presentazione diretta quando non ve n'è alcuna, essa opera un passaggio non

critico, paragonabile all'ilusione trascendentale (conoscere qualcosa al di là di tutti i limiti della conoscenza). L'entusiasmo invece di per sé non vede niente, anzi vede il nulla e lo all'impresentabile. Per quanto condannabile etica-

rapporta mente mente

patologico, 1'entusiasmo «considerato esteticaè sublime, perché è una tensione delle forze prodotta come

uno slancio di gran lunga idee, le quali danno all'animo che deriva da rappresenpiù potente e durevole dell'impulso

da

tazioni sensibili» (ibid., p. 126). L'entusiasmo

al limite della destorico-politico è dunque e come tale privo attacco patologico

menza, è un autentico che l'etica di valore etico dal momento

esige l'affrancamento

consente

solo

quel pathos apa-

essa ogni pathos motivante; n o n l'Afektche è la stima, se l'obbligo nco che accompagna sublime, che Kant c o n c a t e n a subito conser entusiastico 5gket a n c o r a troppo il pathos Tuttavia allo studio del sublime. validità estetica, poi-

da

a

nella

sua sfrenatezza

episodica

una

tensore

del

Wunsch.

L'infinito

facoltà, energetico, cioè le altre ceun segno capacità, altre Gela ldea trae a sé tutte le (ibid., p. 126), caratte un

Produce Stlco

un

Affekt «di genere

del sublime. Il

valoroso»

«passaggio»,

come

si vede,

non

ha luo-

50

Passare,

pass.

are

passare

go,

si

tratta

di

un

i n c e d e r e

il cui

p a s s o

so,

i m p a s s a b i l e

una

è

ma sta per che sta per ie di di agita: agitazione sul

speCie

oilità,

al di sopra SCrive Kant, «vale a.dire

uno

l'abisso,

e

attrazioni

di ripulse è lo stato 108). Tale

ternarsi

p.

posto,. pas. nel

d e l l ' i n c o m m e n s u r a b i

« s c u o t i m e n t o

D.

il cui

del un al dell'oggetto ell' oggetto stesso»

del Gemul

degli

spettatori

della(KUK Ri k

Seconda osservazione. Tale entusiasmo èla Begebenh ri

luzione irancese

cercata nell'esperienza storica dell'umanità per

costantemente «L'umanita progredisce

la frase: cambiamenti, glio». I grandi via di principio, non sono, in getto,

sono

simili

a

onvalidare ve

fran. ncese, sublimi per se stessi,. Com quegli spettacoli della natura (6 in Come

la

Rivoluzione

occasione dei quali lo spettatore prova il sublime: «M,'Cio che d'ordinario chiamiamo sublime nella natura non è Dun.

Dun

to qualcosa che conduca a determinati principi oggettivi e a forme della natura a essi adeguate, perche anzi la natura suscita soprattutto le idee del sublime nel suo caos, nel suo

maggiore e più selvaggio disordine e nella devastazione quando però presenti insieme grandezza e potenza» (tbid. p. 93). E 1l'indeterminato, la Pormolosigkeit (ibid., p. 134), a

determinare al

meglio

il sublime: «l sublime della natura

.può essere considerato come informe e senza figura» (ibid., p. 94). Così dev' essere anche per la Rivoluzione e per tutti i grandi rivolgimenti storici: essi sono l'informe e il sen nella za-tigura natura umana storica. Da un di Visla etico,

non sono

punto

nulla di

convalidabile, al cadono colpi del giudizio critico, sono il contrario risultato di una co fusione, P'illusione politica stessa, fra la presentazione et ta del dnalofenomeno del gemeines Wesens e la gica sotto i

presentaziont dell' Idea di contratto repubblicano. come evento della natura storica dell'umanità, la volu One appartiene a

*

voltaCsIStenze, che la

frase

quel residuo di dati, composto in attesa di si

slngolavenire articolato in ira d sia da

una

cognitiva m presentazione di esempi, dei fatta carico, atuizion contenuti delle intuit sussumibili sotto regolarità. della

o,

sotto

il

la frase Questo residuo attende atte

51

ciò ciò

nonostante la mancanza di forma telcllo narlo allo Scacco assoluto. EPpure, nell'entusiasmopare desti suscitato da tale «ini nella Gemut degli informe» spettatori, anche questo di ogni finalità è finalizzato. La demenza ica ee teleologica

s c a c c o

siasmo

a proposito

ella

Rivoluzione in favore del dell'entu partito

ri l'estrema tensione avvertita dall' umaniottatrice fra la «nullità» di ciò che le viene presentato e Tdee della ragione, cio l'ldea di repubblica che coniuga in attesta

voluziona

sé quella di autonomia del popolo e di pace fra gli Stati (Con-

fitto, D. 171). In questa Begebenheit si sprigiona allora una tensione della Denkurngstart di fronte a un oggetto che è disordine pressoché puro e non ha figura alcuna, ma che ciò no-

nostante è di enorme rilievo nella natura, che inoltre è una cnecie di astrazione ribelle a ogni funzione o presentazione

tali

delinl'oggetto che le serve da occasione, questa tensione prova dubitabilmente, con la forza stessa che imprime al sentimenldealische, verso qualcosa di idea-

anche analogica.

Ma in base

a

proprietà negative

di essere þolarIZzata «aufs cioè qualcosa di puramente morarein Moralische, zwar und le, dirittoè paragonabile» (ibid., p. 172). le, a cui il concetto di che deve fungere da segno Si capisce perché la Begebenheit dalla parte della platea da cui soltanto trovarsi storico debba

to,

sconvolgimenti. Sulla

scena,

fra

guarda lo spettacolo degli tutto il pale passioni comuni, interessi, gi stessi attori, gli sociologica) sono per (psichica, empirica thos della casualità Si

sempre inestricabili e

dall'interesse

della

morale pura

Al contrarepubblicano. diritto del formano dal richiamo del1'Idea nazionali, che scene su altre I'assolutispettatori posti dove regna platea dello spettacolo, di nutrire

S la

ragione

solitamente un

interesse

sospettabili non s o n o

empirico

ma

corrono

loro simpatia, (öffentlich) la pubblica dei loro governi. Fro rendere repressione del estetico, anche il rischio di subire la almeno valore, analoun garantisce il dire sia aspetto uesto sublime e n t u s i a s m o si può il loro sentim come mento. Il loro puro,

,

co

di

un

fervore

repubblicano

è un simbolo del bene. dVore

della

platea si può

secondo

aggiungere

un

argo

52 mento.

E possibile

che

rivoluzionari l'azione dei

miri n non

della Francia sotto

costituzione politica solo alla unico via di diritto

sovrano

rità

legittimo,

ma an-

del popolo, in Stati in un progetto di pace relati degli federazione che alla Ciò n o n impedisce che la oro tutt'intera. vo all'umanità sulla s c e n a francese e che, come rilocalizzata resti azione ve

Kant,

spettatori

gli

la

stranieri-estranei

guardino

«sen: nza

di cooperare» (ohne die mindeste Absicht la minima intenzione Si sa come in base a der Mitwirkung) (Conflitto, p. 172). (Ben della sovranità popolare e della federaquesta riserva l'Idea mezzo della e zione pacifica dovranno realizzars1, fallire, per non è una par La Teilnehmung secondo il desiderio

guerra.)

cosi dato che il sentimento sublime viene, di fatto, diffuso su tutte le scene nazionali: è

tecipazione in

atto.

Ma è

meglio

immediatamente universale, almeno in potenza. Non è uni-

versale come può esserlo una frase cognitiva ben formata e convalidata poiché un giudizio conoscitivo ha le sue regole di determinazione «preesistenti», mentre la frase sublime giudica senza regole. Ma come la frase di gusto (il sentimento del bello) ha comunque una priori che non è una regola già

universalmente riconosciuta bensì una regola di attesa, di

«promessa» della sua universalità. Proprio a questa universalità in giacenza si richiama immediatamente il

estetico. Se un «sensus

legittimo, questo appello richiede

communis», cioè, scrive

meinschafilichen

Stnn,

di

Egli precisa inoltre che

che nella

sua

presentarne

un senso

il

principio di

Kant, «L'Idea comune»

conto

a

di

(KUK,

si tratta di: «Una facoltà di

riflessione tien

di tutti

giudizio una

p.

ge

150).

giudicare

priori del modo

di rap-

gli altri» (ibid.). comunitario non garantisce affatto Questo senso comune o che: «Ognuno si accordera ma che si dovrà accordare» uberenstmmen

(ibid.,

e

p.

85) (la differenza passa fra

zusammenstimmen).

E

semplicemente una ideale», «una norma indeterminata» (ibid.). Se l'en tusiasmo degli è una spettatori Begebenheit probante per la frase secondo cui l'umanità progredisce verso il megli0, e perché, come sentimento esteticamente puro, richiede un Senso comune, si appella a un «consensus che non è

«norma

»

piu u

53 minato ma di diritto, è 1golare di una repubblica un'anticipazione immediata e singo diata sentimentale. nsusindete

Terza

servazione. Questo consensus cui fa sublime (cosi come il gusto, appello il differen ritorneremo) ci pone nel bel mezzo di questa universalitàdell'arcipelago. a

entimento

sen a

za

La

su

cui

ma con una

indeterminazione

priori nel giudizio estetico è il tratto grazie a cui«ingiunta» l'antinomiaa del gusto viene risolta nella «Dialettica del giudizio estetico»

de

.

(KUK,

199

e

e

fondarsi dcontro,

devefondarsi su

sgg.). Questo giudizio, concetti, altrimenti

osserva la

tesi,

non

potrebbe disputa dovrebbe farlo, altri-

se ne

l'antitesi risponde che

nti non si potrebbe nemmeno discutere sul fatto che esso

pretenda all'universalità (tbid., p. 201). Questa antinomia

riene risolta introducendo la nozione di un concetto «indeterminato in sé e insieme indeterminabile» (ibid.). La frase

conoscitiva esige la presentazione di un'intuizione corrispondente: il concetto viene allora determinato tramite la presentazione che a esso conviene, cioè lo schema. La frase estetico, invece, «non può essere determinata da

del giudizio

alcuna intuizione», essa, «non fa conoscere nulla», «quindi il giudizio di gusto» (KUK, non fornisce alcuna prova per c'è frase estetica sia in quella speculativa

p. 202). Sia nella

trascendentale e un'illusione

un'apparenza (uno Schein) inevitabile

rispondente,

ma

cor-

pp. 201-2). estendendo la validità

(ibid.,

insolubile

teoretico, l'illusione opera attraverso determinazione della frase, la del cognitivo oltre il giudice criintuitiva. Nell'uso estetico, Nell'uso

una presentazione

cO dichiara: lacoltà unere

della la

puo

eccellenza

la frase estetica è per

presentazione,

propria

intuizione sensibile

determinare

Sua VOlta, questo

solo

campo

u n campo

si

presentazione

l'affinità,

ndeterminata

Concepire. Nel

caso

fra la

del

di

o

concetti sotto

solo al

as

dun-

dominio. A

secondo

attraverso

un

cul

immaginativa,

un ma non

determina

riflessivamente: non

PCr cosi dire, ta di u n a 1

ha

m a non

la frase della

grado,

lacommensu

concetto,

ma

tramite

e quella presentare di contiene capacità

e

affinità

sublime

si «l'in-d -afinità» di due capacità:

questa

potrebbe

dire che

essa

costi

54 tuisce getto

un non

terzo grado. è

Ma

direttamente

questa

atfinitå

è un'Idea il

ca:

che 1'1unis. non è che un'Id.

presentabile, tant'è

il bello

e

sublime

il

lea

lità a cui fanno appello mai si troverà u n a prova, cios la quale della comunità, per u n a serie di present diretta, bensi solo u n a presentazione zioni indirette.

nulla al diritto della frase cognitiiva Tutto ciò non toglie frase estetica. Nell'antinomia sui medesimi oggetti della nella soluzione delle antinomie dinamich

del

gusto, così c o m e della prima Critica, si tratta di costituire la tesi e l'antitesi in

«Per risolvere un'antinomia è necessario dimostrare che è possibile che due

paratesi. Kant scrive nella

terza Critica che:

proposizioni, in apparenza contraddittorie, in realtà non si

contraddicono, potendo sussistere l'una accanto all'altra, se anche l'esplicazione della possibilità del loro concetto tra-

scenda la nostra facoltà conoscitiva» (KUK, p. 203). Ciò che è specificatamente in gioco nella soluzione paratetica di un'antinomia sono i destinatori e i destinatari delle frasi eterogenee in conflitto. La loro situazione è in via di

principio regolata, cioè soggetta a determinazione, a secon-

da del modo in cui il referente è

presentato dalla frase: cosi prima Critica. Ma in certi

stabilisce almeno l'Analitica della

casi,

in

primo luogo

in

zione del destinatario è

quello

della frase etica, solo la situaregolata (e di conseguenza anche del

referente, l'azione prescritta dall'imperativo): destinatore e legge morale restano invece indeterminabili. ancora eil caso della frase estetica, dove la situazioneDiverso del re e

del

za o

destinatario non è regolata dalla

destinatoregola dell' esperien

dell'oggettivazione, dato non vi sono presentazion oggetto. della gola si richiama Tuttavia, questa non-regolazione accordo possibile necessario (esemplare) fra il destinatore della valutazione estetica il

determinabili per il referente o che

re

a un

e

e

essendo

suo

destinatario in occasione di un

questi direttamente

meno da

conoscere. Vi è

municabilità» (KUK,

presentazione

referente,

non

presentabile se non come feno

dunque

fra loro

p. 153), non valevole per la frase

un

legame

sottoposto

alla

di

«Co regola a

cognitiva. Questa comu

del

sentimento

55 nato dalle

forme in cui dire cosìi «per ichiesto come oggetto si un dà dovere» (ibid.l')e dà èemodo della facoltà il riflessiva che ne gusto iill a nicabilità

giudica priori. Il sennell'etica cosi come l'insieme degli esseri

mo

SUSCommunis è

nell' etica, se li si contronta ragioinsieme alla comuiva, E un richiamo alla comunità che si fa tici

n e v o .

1P0 senza determinazione, che

a

senza

priori e

che alcun concetto sussuma u n a una presentazione diretta. Tuttavia, la comunitàà su da un concetto della etica è mediata ragione, l'Idea di ta,

entre

la

comunit

liber-

estetica dei destinatori e dei destina-

ari della frase sul bello è immediatamente inscritta come

esigenza nel sentimento, nella misura in cui è condivisibile a

pror. Se ora si vuole descrivere questo consensus così « ingiunto»,

eioè prenderlo come reterenza di una frase cognitiva, si ca-

drà subito nell'antinomia in quanto costretti dalle regole del al suo la conoscenza a formularlo in modo contrario rispetto a una frase statuto: intatti, mentre ogni oggetto presentato esserlo per mezzo cognitiva allo scopo di convalidarla deve rende determinabile dal concetto, la di uno schema che lo dei destinatari richiesta dal senticomunità dei destinatori e direttamente presentabile. un oggett mento estetico o n è di un'Idea che si segnacomunità è «solo» l'oggetto Questa sentimento. II caso del «solo» tramite il la, in questo caso, differente per quanto ancora sentimento sublime è direttan o n è presentabile la quale lo statuto della comunità, diversamente da queMa, gusto. del non ri mente c o m e nel c a s o concerne

Sto, la

comunicabilità

che esige il

sentimento sublime

sensibilità o

di

immaginazione,

ben-

di intendere allora fare Occorre etica. forze al ragione pratica, di e delle grandezze S d i s m i s u r a delle la che nostra estinatario rispetto alla niente intenda cio, don a t u r a non è

uede una

comunità

destinazione

egli

d'altra parte perché perche libertà proprio da di tale Idea fungere

la

Orale, la libertà; coltivato in sé estetica, può avere cioe d quanto etica, cioè per c u l t u r a etica, lura sublime, del sensibilità nella dell'umanità

progresso indice U di un n progresso

verso il meglio»,.

56

del

nostro

temDo

« a v v e n i m e n t o

come

articola

dell'estetica

alla regola in base frasi in

L'entusiasmo

apparent ente-

Ed è a

paratetica.

semplicemente

antinomica,

e

paratetica

delle

quella

estetiche

il

luogo, fatti, in primo piacere senza

del sublime più

estrema

mente

sublime non

senza

universale

interesse

e

come

é solo,

gusto.

concetto.

un dell'antitinalità

il

e un

tn

ma

piacere del

finalità

del bello, la cui 6. al opposizione dispiacere, in dipende dal libero gioco piacere cui fine e il a fondo nalità è senza sublime, Kant si spinge il Con loro. delle facoltà fra s o l u z i o n e dell'antino-

comporta

anche

una

sentimento

nel campo del paratetico mia estetica pare più A

agli

tanto che la

sublime

difficile per il nel tutto ciò vale

che per il bello.

caso

dell'entusiasnmo.

maggior ragione

riconosce infatti che estremi del sublime. Kant

sposizione dell'animo al

sentimento

del sublime

«La di.

esige nell'ale

capacità di accogliere (eine Empfänglichkeit) alle Idee, suscetIdee» (KUK, p. 116), ossia che sia sensibile sul sutibile alle Idee. Più avanti aggiunge che: «ll giudizio

nimo

stesso

una

blime della natura (più che quello sul bello) esige una certa

cultura, anche se non è prodotto originariamente dalla cultura stessa, né è introdotto nella società da una semplice convenzione, ma ha il suo fondamento nella natura umana»

(ibid., p. 117). In questo paragrafo Kant non aggiunge altro su tale argomento. Ma questa allusione alla cultura viene

chiarita nel paragrafo della critica del che verte sul fine ultimo della natura.

giudizio teleologico

Qui

Kant confuta, co «Opuscoli politici», la tesi per cui questo fine potrebbe essere la felicità della specie umana, e si dimostra che non può che essere la sua cultura. «La produzione in un esse re della ragionevole capacità di proporsi fini arbitrari in ge nerale (e quindi nella sua libertà) è la culiura» (KUK, p. 308). La culturaè il fine ultimo perseguito dalla natura nella specie umana, come parte me

in molti

importante della sull'«ampia platea su cui agisce la

stessa natura,

posta tura infatti rende saggezza la cui gli uomini più «sensibilisuprema»: alle Idee», è la condizione che apre al Kant

distingue

nel

pensiero degli incondizionati. medesimo paragrafo la cultura della-

57 suddividendo la prima in culuella della volonta, hità daale e formale. Lo sviluppo della cultura formale esige la neutralizzaz1one dei conflitti fra le liber ndividui, grazie a quella «condizione for-

bilità da quella

Ja

tura materiale

dell'abilità

tà, le a sotto cui soltanto la natura può raggiungere il suo sco nei rapporti degli uomini fra loro costit la costituzione la inale; finale; società civile (bürgerliche Gesellin un tutto si chiama Nel caso in cui gli uomini superino 9). p. schafl)» (KUVK, A» (KUK, naturale, lo sviluppo della culprovvidenza della piano ma poiil esige la medesima neutralizzazione, tà,a

misura

po

tura

della

e

abilità

«tutto cosmopo-

un

degli Stati grazie a

misura

uiesta volta a

che sarebbe una fedeweltbürgerliches Ganzes)» (ibid.) che si esprime litico (ein tal modo l'entusiasmo In Stati. di innanzitutto ivoluzione francese, la secondo luogo Dubblicamente per sublime estremo, in questa

razione

nerché è P

sentimento

un

una

già poiché questi es1geultima

neperché forse

questa

sperare

per sé

nel

un

progresso

tal

ha

come

questo

internazionale

nella

ma

p.

in

cui

pace

civilee

allora «fa solo

entusiasmo,

misura

raggiunto» (Conflatto,

la

orizzonte

il meglio,

verso

progresso

dell'abilità, infi-

cultura formale

già di

costituisce

esso

può

essere

at-

6).

qualsiasi frase sublime estremo, è in proSolo la frase del che l ' u m a n i t à è d i m o s t r a r e (beuweisen) infatti n o n basta, bello estetica, può come il meglio. I costante proprio invece, gresso sublime, e di dirit del bene. Il pubblicamente solo il simbolo provare sentimentale, di di là dell'espe-

tualmente

non una

verso

paradosso to che

qualcosa

Za,

ralita,

ma

forse

cosmopolitica)

essa

Per

tuttavia

questo

che l'umanità

sia

il

pensare»

di

essere

sublime

«p pr ro ov va a» » «

inventare

a

occor-

segno

Questo

segno

è il

mentre

possibile,

quanto

il

suo

cultura,

Rivoluzione.

la

libe-

che af-

con

nella

di

u n segno.

frase la frase per

progredita

per stato attuale,

è

una

questo

di

presentata,

casualità

di

un

valore

già

e

dell'ldea dell'Idea

quindi

può

indicatore

soltanto

il assume anche

gresso allo

non

motivo,

fferma P poiché per il rprogr ogresso, re

se»

«presentazione

laddove

Questo segno è

al

come

(e

Esperienza.

ra,

«senza

costituisce una

Società civile

un

a forma» alluda

pro-

le

so-

58 cietà civili

sono

ben

regime repubblicano

lungi dal

e

gli Sta:

dalla confederazione mondiale.

Questo segno può essere distinto chiaramente nel pensie siero kantiano poiché non si tratta di una semplice lettura, quanto la facoltà di Giudizio all'on di una componente. Anche se

nel pensiero critico del Conflitto non appartiene alla stessa fa

miglia di frasi del sentimento popolare che discerne l'Idea di libertà nel dato storico «Rivoluzione francese», è tuttavia re-

sa possibile dal medesimo progresso nella morale. Tale segno è indicatore soltanto se valutato in base alla regola di presentazione delle frasi della conoscenza storica, una sem-

plice Begebenheit fra le Gegebenheilen, cioè un avvenimento fra i dati storici suscettibili di intuizione. Ma nella famiglia delle strane frasi del giudizio, questo segno è una prova per la frase

kantiana che

so

questa frase

mente

giudica ci sia progresso, dato che è eso stes(popolare), non certo «detta», ma pubblica-

espressa come sentimento, in via d principio, condi visibile, e in occasione di un dato «astratt0». Il G'è progresso di Kant riflette il C'è progresso dei popoli, necessariamente

implicito nel loro entusiasmo.

E così che Kant può concatenare con una certa solenn1tà: «Ora io credo, anche senza essere dotato di spirito profetico, di poter presagire (vorhersagen) per l'umanità, in base agli ele-

menti

ai

segni precorritori (Vorzeichen) dell'età nostra, realizzazione di e

so verso

(ETreichung)

il

meglio aggiunge che

«In effetti

-

non

la

questo fine e con ciò un progres conoscerà più un totale

Kant

tal

regresso».

dell' umanità non si dimentica più» fenomeno nella storia (ibid., par. 7). Nessun politico (il (vergisst sich nicht mehr) politico della politica, chiamato da Kant il -

un

«moralista politico») ha potuto tino a ogsi cose» quella propensione per meglio umana, scoperta dall'entusiasmo. la natura e «dol0 la libertà associate nella specie umana secondo principi intrinseci al «desumere

dal corso delle della natura

diritto potevano prometterlo (vernes pure, per ciò che il riguarda tempo, solo in modo indeterminato e come una

Sen),

sia

poralità

e

il

Begebenheit casuale» (ibid.). fortuito ricordano il carattere

L'atem

necessariamente

59

terminato del fra ra ( l'aspetto patologico«passaggio0» e e lai del la libertà (la scitatovi) tensione verso sentimentonatu

deter

atamente,

determinat

ivoluzione

scitassoluto,

e

l'Idea morale del suBeaspetto, universale e sentimer medesimo ento). Il giudice critico disinteressato, del derfrase: C' progresso ogni qual volta sia in può legittimare la la iras ne

come altro

re un segno che che unga da da referente

funga

referente

quando tali oggetti dire uò dire quando pu quenze

storiche

che

dati(nel migliore de

segni.

Lo

si

grado di presenta

all' asserzione.

Ma

presenteranno, poiché le formano serie offrono dei

casi

storico-politico

agli

non se-

storici solo

statisticamente regolari), mai

si

presenta all' asserzione solo quall operan0 non come esempio, e mena ancora come Schemi, bensi quali ipotiposi complesse sicure tanto più quanto più complesse (ciò che Adorno esige va con il termine Modelle). L'entusiasmo popolare per la Riattraverso dei cas1,

1

voluzione francese offre un caso che convalida molto bene la

frase storico-politica, dunque presenta una ipotiposi molto sicura per la semplice ragione che è esso stesso una ipotiposi

molto improbabile (riconoscere cioè llIdea della repubblica in un dato empirico «informe»). Quanto alla filosofia della storia, che non troverebbe posto in un pensiero critico, è nata dall'apparenza che i segni siano degli

un'illusione esempi o degli schemi.

IV

DUE METODI E UNA

PER

PORRE

IN

FRASI

LO

MANIERA

STORICO-POLITICO

Tl filosofare», per Kant, un «criticare», un «giudicare», è un analogon del «politicare». Non si impara la politica non meno della filosofia, oppure si tratta della prudenza pragma-

tica del «moralista politico», per il quale le Idee sono mezzi e la morale una tecnica. Il politico per Kant, l'ideale dell'uoil quale deve mo politico è il «politico morale» (Pace, p. 59), solo che questi giudicare non meno del «moralista politico», se si tratti crede di detenere u n criterio valido per giudicare questo metro della frase «adatta» per il caso; generalmente importa se si di misura è il benessere o il vantaggio, poco morale» inveo Stato. Il «politico popolo tratti di individuo, Bene supremo, solo sull'ldea del orienta si non ha criteri, deve operare

e

ne

e

e la libertà come

delle distinzioni le

ud per

Volontà

principio di legislazione, quale tale frase prescrittiva,

se per

mezzo

del

indirettamente

«come

l'ideale se

di

una

una

comunità repubblicana trascu-

legge

di

natura»,

pragmatica-

risulterebbe

che

impe-

ne

cosi trova diretto vantaggio m o r a l e » si critico Il «politico il filosofo ccnicamente. come cosi conclusione interessi

rando il

mente,

fosse

la

presentare

politica, si può

Compatibilità con

massima

gnato nella Ote

guerra degli delle Scuole.

Nell'Annuncio

della prossima

62 (1796),

di

un

po

trattato

di pace in filosofa cui Kant

il la Pace perpetua, con

lemica

intende

con

Schlosser,

un sentato c o m e

pubblicato un anno

filosofico

non

Critica pareva come una

solo u n

critica.

todicamente, cioè

filosofare,

a

viene

pre.

prima Prefar a c c o n t o analogico

presentazione,

indiretta

cer

Dre. polemica della filosofia (Hang) a ragionare me-

della condizione simbolica, to, tendenza una Esiste per Kant a

fine alla no

solo il campo che nella m a cio

Kampfplatz,

zione della prima viene o r a legittimato

porre

do

controntare

le frasi

filosofi-

a «datrtbe» e ci si e si då luogo «si dispula» che, tale per cui « c o n d u r r e u n a guerra aperta». Scuole per in raggruppa inclnazione è un veche una semplice più tendenza, Questa c u i ci si combatte. un Drang, tale per ro e proprio impulso, delle frasi stesse alu n a spinta direi anche, (io frase frase contro belligerante riceve la la competizione). Questa disposizione dal «come se» di u n a natura stessa legittimazione indiretta

molto saggia, quella che Kant propone per lo stato di guerra

fra nazioni: sebbene né

gli

uomini

raggruppati

in

Stati

nééi

filosofi riuniti nelle Scuole possano istituire liberamente la essa resta tuttavia la condizione dello sviluppo della lipace,

bera ragione in tutti. Le cose stanno «come se» la natura costringesse tutti «dispoticamente» ad avvicinarsi uno all'altro per mezzo della guerra e del commercio, materiali in un caso, intellettuali nell'altro.

«Annunciando» l'istituzione della pace filosofica, Kant non intende affatto far sprofondare il pensiero nel « sonno

della morte», ma si riferisce all'istituzione del tribunale critico davanti a cui, come si legge all'inizio della terza Critica, le frasi non si presentano più armate da loro capo

a

piedi

della

validità, sotto il nome di Scuole, bensi si offrono all esame critico che le legittima in base alla forma corrispondente alla regola della famiglia di appartenenza, e secondo il relativo modo di

presentazione.

La battaglia non è finita, continuera per sempre, dato che la e la potenza delle Idee è repubblica, come l'Idea, è all'infinito. Ma il infinita campo è stato commutato (coltivato), la guerra è divenuta un processo (KRV, p. 543), ed è solo la facoltà di giudizio, non la più (sola) spin anzi

63 +a

della natura,

che

vi

esercita il

suo

potere. E noi ben lo sapa un criterio de-

oiamo. che tale facoltà giudica non in base pi terminato, ma all'ideale della filosofia

legislatrice

della

ra-

ojone umana, cio¢ sens1bile ai fini essenziali della ragione. Da ciò deriva in primo luogo che tutti gli scritti firmati da Kant sono essi stessi dei testi politici nel senso della «politica morale». Inoltre, poiché non possono fornire delle pre-

sentazioni dirette per la valutazione delle loro frasi come adeguazioni all'ldea di fine della ragione umana, devono di-

pendere da famiglie di frasi differenti e anche da disposizioni

di tali famiglie in generi di discorso a loro volta differenziati. Questi scritti devono costituire cosi un arcipelago di famiglie di frasi e di generi di discorso analogo a quello che costituisce il campo storico-politico; in particolare, il filosofo deve avere la «Scelta», per così dire, fra più maniere di mettere in

frasi questo campo quando lo assume come referente o almeno come tema semantico delle proprie frasi filosofiche. Poiché i «passaggi» destinati a presentare degli oggetti validi co-

me «realtà» in grado di convalidare la frase filosofica sullo

storico-politico sono indeterminati, ci si deve attendere che i da Kant siano di più «passaggi» presi in prestito e addotti nei di specie. Si deve dunque trovare u n a molteplicità generi

strettamente connessa altesti kantiani sullo storico-politico, indeterminata del gioco della la natura determinatamente suoi fili conduttori o dei facoltà di giudizio alla ricerca dei

suoi

segni.

di Probabilmente la frammentazione dei testi

Si questa esigenza di molteplicità. da cui porre il problema tratta anche del punto di partenza Mi accigo a presentarne tre dello stile del pensiero kantiano. Kant

è

commisurata a

casi.

universale dal titolo: Idea per una storia cioè di cittadinanza mondiale, pare punto di vista cosmopolita, kantiana. Affernatura della frase indicare chiaramente la delle Idee, la frase alla famiglia appartenenza mando la s u a n o n può che alla validità, la quale limita la propria pretesa secondo quanto

Nell' Tdea del 1784, il

essere

quella tipica

delle argomentative,

della espresso nella Dialettica

prima

Critica:

concetto

nel

suo

64 uso

semplicemente

senza

nel

intuizione medi.

conoscitivo,

suo

concatenare

le

di tratta allora Una del ragionamento.

ria. Si do la regola

giudicata fissa soggetto

mediata da uno sottopoaddittofrasi d'intelletttt

sebhe dunque dell argomentazione contropo uso alla regola senza valore

schema, sto

logico,

(un predicato

proposizionale)

sotto

correttamente

la sola

Secon.

frase è in tal

a

attrihsi

condizione h

a un

essa sia

conclusa con la mediazione di un universale; è sufficiente rientri nella condizione (uomo) ne é che Caio è mortale (KRV, he legittimamente giudichi Si tratta inoltre di ragionare allo scopo di rifiutare la che il

caso

(Caio)

.

ssi

304).

tesi

contraria.

Questo modo antitetico è nel testo del 1784 più pertinento

poiché si tratta di una allgemene Geschichte, della totalitá della serie storica umana, e di una prospettiva (Absicht) su di essa che la assume come un mondo, weltbirgerl1che. Il cosmopoliti co è una parte, eccezionalmente importante, non lo si dimentichi, del cosmologico. Non ci si stupisca allora se il testo

dell' Idea proceda per Sätze, per frasi con valore logico, per

proposizioni, che si concatenano per operatori logici alo scopo di confutare l'antitesi della tetraggine cosmica, dellUnwillen. Non sorprende se alla fine dell'opera Kant pare dubitare della portata della sua argomentazione: «E certamente un calcolo strano e all' apparenza assurdo (ungerevmi) voler redigere (abfassen) una storia secondo un'idea di ciò che dovrebbe essere il corso del mondo umano qualora dovesse

adeguarsi (angemessen) a certi fini razionali» (Idea, p. 130). Ma non ci si stupisca se si accontenta di accordargli una vai"

dità che non apparirà Sione politica: «allora

utile (wohl

minore

lettore vittima dellnu questa idea potrebbe anche riuseiu a un

brauchbar)» (ibid., p. 137).

Poiché il testo

argomenta pubblicamente che l'Tdea u ina storiauniversale non può essere dichiarata vera o Talsa, Solo utile o inutile, bisogna esaminare nei termini della lo ma

terza

SEzione

della

«Antinomia della ragione pura» (dove antitesi giudicate in base dell'interesse della rasole T'uso invocato in questo caso come criterio di Va sono

65 interesse si moltiplica in tre aspetti, pratico, speculativo e

popolare (KRV, p. 384 e sgg.) corrispondenti rispettivamen-

te al dominio dell'etica, al campo del teoretico (dialettico) e al campo del politico. Se si seguono le conclusioni kantiane della prima Critica si sosterrà che la tesi della finalità cosmopolitica della storia universale presenta un interesse pratico e popolare. Per quel che riguarda l'înteresse speculativo, per

cui all'antitesi empirica viene concesso, nella prima Critica, un vantaggio considerevole sul suo avversario dogmatico (a

condizione che lempirismo stesso non cada nel dogmatismo) pare certo che l'ldea per una storia universale ne raccolga

ugualmente il beneficio dato che espone chiaramente, come

farebbe l'empirismo, che con «le nostre Idee trascendentali non si conosce se non che non si sa nulla» (Idea, p. 387) e che

la frase dialettica non va confusa con una scientifica. Essa e dunque adatta a risvegliare lo spirito e a mantenerlo ben de sto, di conseguenza è «piena d'uso», in effetti.

La valutazione dell'utilità della frase d'ldea chiarisce sin golarmente una delle istanze di tale frase: il suo destinatario. Una possibile utilità presuppone un utilizzatore, che è appunto il suo destinatario. Chi è dunque costui, a cui sono de-

stinate le frasi dialettiche scambiate nel corso della battaglia politico-filosofica? La Risposta alla domanda: cos'è l'lluminiSmo? [Aufklärung] circoscrive il campo delle frasi del critico politico, dunque il loro presumibile effetto sul destinatario Questa Risposta non è semplicemente un testo argomentato secondo l'Idea, ma, come nel caso dell'Annuncio, fissa anche

le regole del conflitto delle Idee nel campo storico-politico. Ha dunque valore di regolazione procedurale, in particolare per quanto spetta al destinatario (lettore) degli «Opuscoli storico-politici». Poiché le frasi che si riferiscono a questo campo sono, per il loro uso possibile, frasi di questo medesi-

mo campo, cioè essi stessi eventi di pensiero storico-politici, il problema non è tanto di sapere quali regole reggano la loro formazione e legittimazione, quanto se la loro occorrenza in

questo campo debba essere, a sua volta, sottoposta a regole di procedura. Il deve designa come quasi sempre in Kant il

66 reperimento

di

fra Si distingue

(Privatgebrauch)

costritive

passivo di tarsi alla l'essere

è

in ragione, posti

della

attribuita

quello

su

l'uso «privato»

ni

ella

pubblico (öffentlich)

un u s o

canonica

quanto e

l'occorro.

moralista.

frase del politico

formula

caso

in questo un limite,

a

che volete;

ll della ragione.

«parte

una

«meccanismo»,

«Raoion

obbedite»,

Pure ure

«Oh

delle delle

macchina»

pbedire» è rescrizio

sociale

'arto

ragione deve limi del Gemeinwesens del

della

L'uso

un dell'interesse

considerazione

comune

priva ato

contrapposizione

destinatario estinatario

della

uno

n

contrapposizi

federico: ma

e

(Risposta, p. 149).

Nessuna

discussio

u n a imposizione richie esta ordine ufficiale, su della Chiesa che si serve si è preti, sul simbolo

a m m e s s a su un

dal fisco 0, se Gemenwesen, T'esercito, il Tesoro, la In caso contrario, il rischio più grave, la dissoluzione Chiesa correrebbero il dia a chicchessia l'autorità di dis. Non esiste un diritto che solvere la macchina governativa socialee qual e, e noi ne abil motivo. biamo compreso precedentemente

In compenso, considerato als Gelehrter, come uomo istruie anche il dovere, di il to, ciascuno ha «certamente» diritto,

discutere i propri argomenti sul tema delle istituzioni, e di

«ragionare» (freilich räsonnieren) (ibid., p. 148) secondo il proprio intelletto o ragione, quale «libero pensatore». In gioco allora non è direttamente, per presentazione intuitiva nel fe

nomeno, l'interesse della persistenza dell' essere comune, ma l'Aufklärung, cioè lo sviluppo della capacità di esplorare le ldee e di fornire loro una presentazione (che sarà una pre sentazione «come se») e ancor più. Lo sviluppo di tale

capa

cità delle Idee, chiamata nella Critica del giudizio suscettibilità sensibilità ra come un

suno

Idee, alle «diritto

non

sacro

ha l'autorità di

altro è che la culturae si

dell'umanità» (ibid., p.

configu

146). Nes p

violarlo, cioè di impedire blicazione delle frasi d'Idee: ciò è, scrive Kant, «assoluta mente vietato» (ibid.). filosoQui Kant impiega il «come se» più della sua grande Cioe fia dell'autorità. «La pietra di paragone (der Probrersten, 1

modo di

presentazione

la libera

consono a

questi argomenti)

ciò iò

67

può imporsi a un popolo come legge è nella questione: se un popolo potrebbe imporre a se stesso una tale legge» (tbid., D. 145). Il pensiero critico mutua il che

la

«passaggio» «come se realizzata» e considera «contraddittorio» formale decisivo nel caso della dal

repubblica fosse

(criterio

adeguata argomenti dialettici) che popoloformazione come insieme di seri ragionevoli si opponga allo sviluppo delle Idee della

degli

un

es-

gione (1bd. ).

ra-

Questo giudizio

frasi

dialettiche

basta a determinare il in cui le Idee sono,

destinatario

delle

per quanto possibile, sviluppate. E, scrive Kant, una Leserwelt, un «mondo di (ibid., p. 143). Se la discussione è pubblica, deve esserelettori» pubblicata per poter essere letta. La scrittura

permette qui di dissociare un mondo di lettori che, come tale, è l'oggetto dell'Idea dell'insiemne degli esseri ragionevoli, e un «essere co mune» che sebbene non sia, propriamente parlando, un dato intuitivo, per quanto esiga l'Idea di una finalità organica per essere pensato, non manca tuttavia di fornire una certa

quantità di fenomeni sussumibili sotto la categoria scientifica o teleologica dell'azione reciproca. L'essere comune è,

nel caso migliore, l'oggetto corrispondente a una finalità

materiale oggettiva, mentre il mondo dei lettori si richiama

all'Idea della finalità formale etica della libera repubblica. L'unificazione di questi oggetti non si determina con una presentazione diretta, ma è, a sua volta, loggetto di una ldea, quella dello sviluppo delle capacità dei fini dell'uomo come fine ultimo della natura. II movimento dei popoli verso

la costituzione repubblicana ne è un indice, ma quest'indice non è un fenomeno, è una presentazione indiretta della validità della frase teleologica suprema, e nel campo aperto da

questa frase. Attenendosi alla frase del Gemeinwesens non vi è affatto indice ed è per questo che l'uomo istruito, il filosofo, il libero natura

pensatore, ancorché annunciatore e commentatore le dei diritti naturali del popolo» non si rivolge direttamente al popolo «vertraulich, in tutta confidenza» (Conflitto, p. 175). «

Intendiamoci, a quel popolo che non è certo la Leserwelt po-

68

tenziale nel campo

cui si

comune a

l'essere

nicistica.

aperto

Eppure il

riferisce

filosoto deve

argomentazione d'ldee

etico-politica, m a . solo la frase sociologica od orgapoter pubblicare la Dros

dalla irase

aftinche

il

popolo fenomenico

lo diventi. In questo modo

ie

noumenico, losoè quello fo si conforma al proprio 1deale di pensatore del ondo, non

ragione umana: il suo lettore ore, m a n o n cessa di stare n e r non è ancora la, armondo, volta venga pubblicata o poi, ogni qual una

dunque ai come

fini supremi

della

rivare, prima nuova

argomentazione (Rsposta, p.

146).

Non spero certo in questa occasione di tracciare una lista

completa delle diverse famiglie di frasi e dei differenti generi di discorso da cui derivano i vari scritti storico-politici di

Kant. Vorrei tuttavia ritornare su una parola richiamata al-

la fine dell'Idea del 1784, come un'obiezione al valore di tale scritto. Questo pare non avere né capo né coda e ricostruisce la storia come se il suo criterio di misura fosse dato da certi fini razionali. «Sembra -

scrive K a n t - che con un tal pro-

posito si possa fare solo un romanzo» (ldea, p. 136). Questa

ipotesi, che in definitiva tutta l'ldea forse non sia che un romanzo, non è confutata e Kant concatena questo argomento: in ogni caso è utile. Si può pensare allora che fra tutte le

frasi di

famiglie

differenti che devono

tener conto

dell'arci

pelago storico-politico, quella letteraria, poetica in senso aristotelico, quella che appartiene al genere romanzesco (che

non

è

aristotelico)

si veda

accordare un posto legittimo nel genere dal giudice critico? Nelle osservazioni dell'Tdea or ora accennate, tale congettura sembrerebbe abbandonata. Ma la questione è più complessa di quanto sembri. In primo luogo, quale sarebbe il posto della frase romai zesca nel'insieme delle famiglie di frasi? Nella suddivisone delle belle arti (KUK, p. 180 e sgg.) Kant fa leva sulla sen" suo

plice

opposizione

mette solo

un

fra poeta

e

oratore; mentre il

semplice gioco di il

primo pr

azio Idee ma lascia amplo secondo promette di mettere in letto ma si opera limita a dare materia a un gioco T'immaginazione tramite la retorica (KUK, piacevoo2 pp. 181

al

pensiero,

69

Nulla si dice

del romanzo, citato solo nella

«Osservazione

generale sull'esposizione dei giudizi estetici riflettenti»

(ibid., p. 119 e sgg.), a proposito degli Affekte «valorosi» che

appartengono esteticamente al sublime. Le emozioni tenere che dilatandosi diventano degli Affekte non producono mai, da diversamente quelli valorosi, che sdolcinatezza (sensiblerie). Questa, scrive Kant, non si accorda né con quanto concerne la bellezza né «per quanto dia uno slancio

all'immaginazio-

ne, non può pretendere in alcun modo all' onore di una esibi-

zione

sublime,

se non

lascia dietro sé una disposizione che, sia

pure indirettamente, abbia influsso sulla coscienza delle proprie forze e sulla fermezza per ciò che include una finalità in-

tellettuale pura (il soprasensibile) » (ibid., p. 127). Cosa si può trovare in queste opere «sdolcinate»? Nient'altro, risponde Kant, che «Quei romanzi, quei drammi lagrimosi,

quegli insipidi precetti morali, i quali giocano con quelli che si dicono (a torto) sentimenti nobili, ma che in realtà am-

molliscono il cuore, lo rendono insensibile alla severa legge del dovere, incapace di ogni stima per la dignità umana nel-

la nostra persona, pel diritto degli uomini (che è ben diverso dalla loro felicità) e, in genere, incapace di ogni fermo principio» (ibid. ). Il romanzo è condannato perché non coltiva la volontà mostrando la grandezza degli ostacoli che la natura, quasi obbedendo a un piano, oppone alla real1zzazione dei nostri fini empirici per meglio destinarci al nostro fine etico. Il destinatario di un tale romanzo, foss' anche storico, non è illuminato da ciò che legge, né avverte quell'4jekt che è il segno della presenza dell'Idea della ragione incommensurabile a ogni presentazione, cioè il sublime, ossia l'entusiasmo.

Nella Dialettica della prima Critica (KRV, p. 452 e sgg-)si trova, a proposito della nozione di ideale, u n a condanna del romanzo che precisa quella or ora letta. L'ideale è ciò che, sotto la forma di un individuo prototipico, permette di portare a conclusione la determinazione della copia di un'Idea: «La virtù e con essa la sapienza umana, in tutta la loro pu

ideale» (tbid., pp. 452-453). Si tratta di una presentazione dell'ogrezza,

sono

idee. Ma il

sapiente (dello stoico) è

un

70 essa

Certo,

non

getto dell'Idea? degli appartiene alla famiglia Idee. Kant esempi per le

e

«una

esempi

concatena

l'ideale

in

senso)

e

poco

edificante

allora:

«Ma

non

non

.

voler real.

esempio, cioè nel fenomaw impraticab: un romanzo, è

( Wrdersinnisches. con. ntro-

limo alla perfezione dellt

(wenig Erbauliches)

continuamente

naturali, che deroganot e n t a t i v o rendono in tale

dea,

che

dato

un

(realisieren) in il saggio poniamo, come, di a s s u r d o u n che sé in ha oltracciò zare

chimera,

in

quanto

i

ogni ilusion e nell'1deale simile a una

impossibile

il bene che è sospetto però perfin Erdichtung)» (1bid., p. 453). finzione (eine blosse semplice r o m a n z a r e l'ideale è a s s u r c l a tentativo di il critica: Doppia pronria nel fenomeno di ciò che u n esempio offre perché mente

non

può

essere

«realizzato»;

tale

storzo

non

pu

che sottrarrebbe il di edificaz1one dato adempiere allo scopo d ' l d e a per tarne un oggetto di bene al s u o statuto di oggetto

fosse u n romanzo, cadrebbe sotto finzione. Se l'Idea del 1784 demoralizzasdolcinatezza, incoerenza, tre capi d'accusa: dello storico-politico pare zione. La frase r o m a n z e s c a fra le idee in gioco e le esclusa dall'arcipelago: il «passaggio» illegittimo dalla cri presentazioni fornite da e s s a è giudicato anche per gli effetti sul tica, e allo stesso tempo pericoloso di ricorso destinatario. Esiste tuttavia forse u n a possibilità termine di romanzo. Si è interpretato il per l'avvocato del della Idea del titolo dell'articolo del 1784 nel s e n s o dell'Idea trattarsi di un'ldea ragione; Si é voluto così escludere possa

dell'immaginazione?

Queste due si opporrebbero come l'estensione della pre sentazione senza possibilità di concetto si oppone all esten

Sione del concetto senza possibilità di presentazione intul (KUK, p. 205). Le idee dell'immaginazione sono: «queie rappresentazioni dell'immaginazione, che danno occasion

di pensare molto, senza che però un qualunque pensier nza,

concetto possa essere loro adeguato, e, per consegc nessuna lingua possa perfettamente esprimerle e farle co n un

prensibili» (ibid., p. 173). L'idea della ragione è «indim strabile» nel senso in cui demonstrieren (ostendere, exhibere) sig gni

71 fica «presentare al tempo stesso il concetto nellintuizione».

L'Idea dell'imnmag1nazione è quanto a sé «inesponibile» nel senso in cui exþonneren è «ricondurre una rappresenta

zione dell'immaginazione ai suoi concetti» (ibid., p. 206).

Doppio passo impassabile per la facoltà dei «passaggi», o almeno cosi pare. Ma noi sappiamo che vi sono, se non

«dimostrazioni» propriamente dette per le Idee della ragio-

ne, almeno delle presentazioni indirette di «oggetti come se» di differenti specie. E possibile allora trovare delle transazioni del medesimo genere nell' altro senso quando si tratta di mettere in frasi concettuali un'eccedenza di intuizioni,

data dall'immaginazione? L'Idea estetica concerne il genio, che è a sua volta la «fa-

coltà delle Idee estetiche» (ibid., p. 207). L'immaginazione, nel suo geniale funzionamento, «oltre all'accordarsi col concetto, fornisce spontaneamente all'intelletto una materia ricca e non definita, che esso non conteneva nel concetto, che però adopera, non oggettivamente, in vista della conoscenza, ma soggettivamente ad animare le facoltà coindirettamente anche a vantaggio della conoscenza» (KUK, p. 177). Ed è infatti al genio, a questo

noscitive,

e

quindi

«talento della natura» (ibid. ) che Kant si richiama all'inizio della Idea del

«Noi

vogliamo

1784,

per scrivere la storia dell'umanità:

vedere

se

ci riesce di trovare

un filo condutto-

re di questa storia e vogliamo poi lasciare alla natura di far di valutarla

che sia in

grado Sorgere (hervorbringen) l'uomo secondo questo principio direttivo. Così la natura ha prodotto

un

Keplero, che sottomise in

eccentrico dei

pianeti

a

leggi

maniera inattesa il

determinate,

e un

corso

Newton,

che

universale»

naturale, leggi spiegò c o n una n o n possono essere (ldea, pp. 124-125). Keplero e Newton della terza CriConsiderati dei geni in base alla definizione l'arte, non per la scienza», ica («si tratta di un talento per storia universale è una KUK, p. 177) m a se l'Idea della o il Newton che daldea dell'immaginazione, il Keplero causa

queste

ranno luogo al romanzo di questa storia secondo questa

ldea,

saranno

per

forza dei

geni.

Essi

non

«esporranno»

72 senza

tale Idea

ma

la

dalla I dati forniti

senza

regola

un concas.

rapportarla a

etto.

mostreranno

storia ed

consegnano

e l a b o r a t i dall'immagina.

alla frase

romanzesca

come

one

ateria

una mate

l'intelletto n e

risultoSO-

facile giudicare cosi ricca che è tale abbondanza. finisca di pensare vraccarico e n o n del critico, ciô che rispetto all'Idea del giudice storid Agli occhi «nulla» del disordine chiamato

la ragione una

veniva

presentazione

semplicemente negatIva,

asume

nella

dell'ldea dell' immaginazione, della prospettiva esaminata l'eccedente di ciò che sovrabbondante e frase artistica, il nella frase cosenza potere esporsi non cessa di presentarsi

gnitiva.

della natura,

èaffidato

il

compito di

genio come dono dalla presentazione artistica indicare (invano) il «passaggio» alla sola natura che bisoalla frase cognitiva, m a è proprio Al

di indicare tale passo. Si può ragionevolgna lasciare la cura semente sperare che la natura compia questo «passaggio», condo l'Idea di una natura di cui sarebbe troppo doloroso una volta fornito il materiale storico di così pre-

pensare

che,

ziosi dati, non offra al contempo alla capacità di mettere in frasi il mezzo di «dimostrare» tali dati. Il genio è il nome di un «passaggio», e non dei più agevoli dato che è vietato, quello che dovrebbe condurre dalla famiglia di frasi innumerevoli dell'esperienza umana a quella della loro unificazione sotto un concetto razionale, cioè alla frase dialettica. E un passaggio analogo a quello descrittoin merito all' entusiasmo, dove con il sentimento, il senso tra

scendente, ideale, di un dato astratto

a

forza di

essere

insen

sato, si trova segnalato. Ma con il genio il dato è divenuto troppo concreto e bisogna produrre l'Idea in quanto è cio che costituirà il

segnale. Nell'entusiasmo gli uomin1 sono destinatari di un'Idea che esibiscono in occasione di un qua SI-niente, mentre nel genio sono i destinatari di un molto troppo, esponibile solo come un quasi-concetto. Per il giudice critico è un'Idea legittima, nei limiti del possibile, incuicui libero pensiero trova il proprio interesse, quella per natura fornisce e questo materiale nell' na e

esperienza

produce con con il passato, che la la

che

genio

73

il

«passaggio» in

unificherebbe

nei limiti indicat1,

modo, nei lin

un

re

la frase

vista di

KUK,

Sembrerebbe questa la

passibile

un'Idea.

di essere In questo

romanzesca potrebbe esse-

legittimo come «maniera» p. 179)- di mettere in

modo

non come

«metodo» frasi lo storico-politico. luce

adatta per far «maniera» bizzarra con cui è scritto nel Dubblicato 1786 nella Berlinische Monatschrift dal tiAnfang der

circoscrivere,

1eno

:1sto

non

ola Mutmasslicher

ll'origine

comprendere,

la

Menschengeschichte, ossia Congettu-

della storra. Lesordioè del

tutto

per ntrodurre congetture esplicito: nel processo di una storia per colmare le lacune delle informazioni disponibili, scrive Kant, Voler fare invece una storia u1anto si sia

padron1

di

«

dandola

su

congetture,

è come

tracciare

intera fon-

(fare abbozzo, Entwur) la trama di un romanzo» (Congetture, p. 195). E riprendendo un'espressione della prima Critica Kant aggiunge:

un

«Non si tratterebbe

più di una storia congetturale, ma di un semplice gioco dell'immaginazione (di una finzione, einer blosser Erdichtung)» (ibid.). Ciò malgrado, questo abbozzo per un romanzo è concesso, dichiara il giudice critico, nel caso

degli inizi della storia, della sua origine, per quanto vi sia in

gioco solo la natura, e non la libertà. Infatti la frase che racconta questi inizi, riferendosi soltanto a dati supposti naturali (della natura dell'uomo), non è una pura divagazione. Essa fa leva su un'«esperienza come se» in quanto si presupP pone che la natura non sia stata tanto diversa, né in meglio ne in peggio, da quella che essa è oggi nella nostra esperienZa presentabile tramite intuizioni. Questo presupposto che potizza la permanenza dell'esperienza naturale è legittimo

anche rispetto all'iintelletto, in quanto, scrive ancora Kant, è

Conforme alla analogia della natura» (ibid.). (Presumo con il iserva si tratti qui della prima Analogia dell' ncipio della permanenza della sostanza, estesa alla ldea

esperienza,

a

natura.) All'origine della serie dei fenomeni che costi

storia della umanità, le cose stavano sequenze di tale serie di cui abbiamo intuizioni.

Ono

la

come

agrado tale appoggio della ragione teoretica

nelle

accordato

74 dal giudice via

critico alla

frase

congetturale,

confondere

autorizzato a

tiva:

«D'altra

parte

nessuno

(Beistimmung) alle

sue

certe,

esse

questi

quest'ultima con

d e v e pretendere

non

. .

itta-

quella

facile ac

dal venire congetture. Lungi devono

a

p r e s e n t a r s i come un

nso

ocla

esercizio esere:.

dell'immaginazione (un movimento, Bewegung)e della agio mate come

ne.

utile

per

conservare

la

sanita e

il vigore

dello

ito»

è

sottono.

del testo congetturale

La frase opo(Congetture, p. 195). ma l'intelletto dell'immaginazione, sto alla regola dell'Idea cognitiva dell'ana. vi aggiungono la regolazione o la ragione il destinatario infine la posta i n gioco per natura, della logia n e m m e n o un'argomenuna c o n o s c e n z a e non è di fornirgli stato d'animo. tazione dell'Idea, m a u n migliore sottol1neato dal priQuest'ultimo aspetto è chiaramente

mo destinatario del testo che è il suo autore: «Ma pur dichia

rando di avventurarmi in un viaggio di piacere (Lustreise) chiedo il tavore che mi sia concesso di valermi della Sacra Scrittura come di un documento e di immag1nare che il cam

mino che io percorro sulle ali della fantasia, ma senza abbandonare il filo conduttore della ragione e dell'esperienza,

risponda esattamente alla via (Linie) tracciata storicamente dalla Bibbia» (ibid., p. 196). Il destinatario così sollecitato non è il compagno della una Leserwelt, ragione libera pronta a concatenare per coniu tazione su un'argomentazione speculativa. Gli è invece r chiesto di riferirsi in primo luogo al testo biblico della Genest e

di

assumerlo

simbolo cartografico per tracciare ld tramadi romanzo. Gliè richiesto inoltre, come ricevito della frase di accogliere cognitiva, l'analogia della naturd con questa. Gli si chiede infine di aver bisogno di contorto. Quale conforto? Kant Os Servazione conclusiva» specifica questo aspetto nella * delle Congetture dove si nizio con una esprime aall'i certa solennità: un dolore «L'uomo che pensa soPp orta (einen Kummer, un' ti afflizione) che gi spei (der come

un

Gedankenlose) non conoscono che può n degenerai pervertimento morale (una Sittenverderbnis): esso ende malcontento della 1 Provvidenza che governa in e

go

75

mondo»

corso de. del

p. 208). Abbiamo già identifi a la pervers1one(Congetture, che minaccia il cato pensiero

politico: perdere la speranza nella nella finalità della natura, accusando un ssere

la

causa

opera «la

opera

dei

dolori umani.

presentazione della sua all' uomo che

anDortando

E

davanti

allo sto cioè

Provvidenza,

mondo malfatto di contro un tal cruccio tal cruccio che

storia», quella delle Conget

pensa

«vantaggio e utilità in di istruzione e di pertezionamento» (ibid., p. 2099). Non la natura intatti e causa della sofferenza bensi, come si che la la libertà vedrà, natura ha dato all' uomo. Ouesta frase congetturale offre aateria

ma

complesso,

in cui 1

«passagg1»

si

dunque

un

dispositivo

moltiplicano. Dapprima soguida cartografica, poi il racconto romanzesco di tappa in tappa fa il punto della sua diegesi su

lo un

testo biblico

come

tale carta, assicurandosi che segua le indicazioni. Il testo sacro è considerato, nel campo delle frasi sulla fede ricevute (cioè in cui l'istanza determinabile è quella del destinatario,

il lettore della Bibbia) come un analogon del testo romanzesco nel campo delle frasi dell'immaginazione, che sono «inventate» (in cui l'istanza è quella del destinatore, lo scrittore che congettura). Inoltre, il testo sacro non è a sua volta il filo conduttore, altro segnale di un «passaggio». Questo filo è dato dalla ragione, come si deve, ed è il simbolo (preso nel-

l'esperienza del dedalo) di un'Idea della finalità perseguita anche dalla natura attraverso il labirinto della storia umana, è questo filo, la cui funzione In terzo ai

luogo, suoi inizi. cucito all'esperienza poiché è teso proprio trasversale, resta è fornito da un fra questa e l'Idea di fine. Questo legame umana era alcome la natura dell'analogia: giudizio, quello viceversa. Infine la congettura apTorigine, così resta oggi; o dell'immaginazione che cammino u n è r o m a n z o : partiene al materiale eccedente dell'esperienrTunisce s e n z a c o n c e t t o il dal teofferto simbolicamente 4a naturale dell'uomo storico, dal racconto consto della Genesi e ipotizzato analogicamente

getturale.

in

di frasi eterogenee disposizione ettetto La risultante di questa destinatario un sul deve avere g e n e r e , la congettura,

76 di un

conforto,

propriamente

suolo protetto

facoltà vi

trovano

etico,

si tocca

il loro

«esponibile» per

l'intelletto

che

T.

depressiva

a Su

Tutte le viè riconoseOllco vi vi

contro la perverSione rendiconto.

finalmente

Lo scenario

bibl

T analo-

costituisco

che di atti o di sequenze regolar1 immaginazion antropologica. daminio della conoscenza reso

affetti

gia le

L

aggiunge invece questo materiale, vità, il nuovo a

dominio, inatteso

in tutta

libertà

e

invene

per I'intelletto, che

trova

nella Bibbia. L'effetto ultimo e il piacere dato dal libero gi0in un accordo non regolato (o almeno co dell'immaginazione con la facoltà conoscitiva per non completamente regolato) bellezza. Infine, la ragione un piacere di concetto, dunque dà ordine a tutti i material1, quelli oggetto di presentazione intuitiva per l'intelletto, e quelli ricercati dall' immaginazione nella leggenda sacra, secondo I'ldea di un fine perseguito

dalla natura nell'uomo: cacciati dal Paradiso, votati alla sof

ferenza, gli uomini sono votati, al contempo, alla libertà. Tale è la frase della ragione. La sofferenza è presentata come una condizione imposta dalla Provvidenza aftinché la specie

progredisca verso il meglio. Il conforto deriva da questi «passaggi» intrecciati: la leggenda biblica è intellegibile, il disordine a cui si riferisce la frase storica è unificabile imma ginativamente, questa unità è argomentabile come una

causalità intelligente della natura. Chi può convincersi di una tale macchinazione di tras

Ma la posta in gioco delle Congetture non è di convincere il

lettore, bensì di soprassedere al dolore fondamentale del pensiero della storia, e di dotare il Gemüt di una emozione valorosa, della sola passione morale, se cosi si può dire.

Questa è cade

di per sé

passaggio

dal dominio patologico che sotto la regola delle frasi cognitive, in cu un

interamente un referente, a quello dell'etica, determinato solo dalla frase prescrittiva, in cui l'uomo è destinatario di un in

T'uomo è

perscrutabile destinatore. Questa passione al politico morale» ed è la virtù politica. Se c'e romanzo, e c'è

ne

«

ne non

morale appairtie-

sicuramente nelle Congetture, s bbe non a ciò, non di meno co

Si possano ridurre solo

peccano di di

del

77

E

dolce», scrive Kant nel testo dritto, dei «dolci sogni» che si forgiare utopie, in quanto possono ricamare come nche il capo dello Stato, ma tali lui solo, deve di

pecConflitto del

sdolcinatezza.

la facoltà di

con

sono

esse

esche e

mente

sforzarsi

fatto utopica:

real1zzare. Ma la frase doverosadelle il Suo eitetto vnon Congetture non calma il dolore insito

neldella stora sostituendo a quest'ultimo la scena del aG110: esso deve invece dotare il lettore dell' Afekt valoroso. ricordi che ogni attez1one del genere valoroso, quello he desta la coscienza delle nostre torze di vincere resistenza (an1mi strenui) e «esteticamente sublime». Come ogni l'Idea del cuhlime è l'analogon nella frase estetica di quella del Bene nel1a frase etica, così l'atfetto valoroso è un analogon nel Gemüt

lo

shettacolo

della

passione

del dovere

(che

è che una), attraverso la legge morale, il sentimento del dovere, il rispetto. Ma il rinon

snetto agli occhi del giudice critico è,

in via di

principio, pu-

ro, mentre T'attetto valoroso deve necessariamente essere

mischiato, condannabile se rapportato alla frase etica, perché patologico, ma legittimo in base alle regole della frase

storico-politica. Le Congetture forniscono un esempio (il testo ci è dato all'intuizione) di giudizio poiché sono costituite solo da pas saggi intra-facoltà. Ciascuno di questi riceve un nome simbolico: carta, filo conduttore, Bewegung, Lustreise. Si voga da un'isola all'altra, sul mare del sovra-sen-

nell'arcipelago

sibile. Si è

bagnati

dallo storico-politic0

senza

mai afferrarlo

Come oggetto, scorrendo solo fra segni. II periplo dei passaggi e

legittimo,

criticamente

parlando,

alla sola condizione come tale secondo le

di questi segni sia preso che congettura. cterogeneità che congiunge, o almeno che ciascuno

I destinatario no

della

esto

politica, nel

e posto

proiettato nel piel della «politica morale», poiché

dell'opuscolo

sotto

la

senso

kantiano è

considerazione eminente

dell'interesse

che del

suo interes-

popolare della ragione piuttosto non è esattamen istituisce Speculativo. Il destinatario che un dell'Aufklärung né compaC O l u i che si propone lo studio sulle Idee, in particolare O 1struito pronto ad a r g o m e n t a r e

pratico e oc

78 su su

quella di

tivo.

Qui

storia finalità della

rendere

bisognerebbe

compagno,

perchë

pensa,

il

Occorre

del

e

un

punto

«tutto

di vista

perché nel

lottarea un tale tale do

pensiero

storiael'abbandono

perversa

fascinazione

si equivale»

e

specul

Snos.

la forza di lottan

della

disgusto si aprono sottrarlo alla smo,

da

anche

dalla

del

aria

ensiero.

dell'indiffe

melanconia

rendergli l'umore

d

suhi.

valiamo nulla». Bisogna «noi n o n Solo ne S1a capace. m critico giudica di cui il giudice esei se ë v e r o che spetta agli uomini, a es anche debba coltivarlo volta che la natura vi ha messe realizzare la libertà una non

soli, il germe e le condizioni di sviluPpo: intatti, se la natura rea lizzasse la libertà al

posto dell'uomo, questa sarebbe

contraddittorio. Nelle Congetture si condizione, il che è

sotto tratta

di rendere al destinatario la capacità dei «passaggi», fosse pure alla «maniera» estetica piuttosto che al «modo» logico,

cioè la capacità di giudicare che è all' opera nel sentimento sublime, cosi come tacevano 1 popoli spettatori della Rivolu zione francese. Nel 1786 Federico muore; occorreva allora che la forza di giudicare in modo giusto senza criterio si dif. fondesse nel popolo per resistere al ritorno della reazione che brandiva il testo sacro come il proprio codice. Questa è la

destinazione

abbozzato.

legittimamente «edificante» di questo romanzo

Scrivendo le

Congetture, il giudice critico pronuncia un ver-

detto del tutto favorevole sulla pretesa sollevata dal romanzo di frasare lo La favore è che sarà un romanzo condizione ultima di questo di cultura, un nel senso critico della cultura della volontà, quella al condel suo

storico-politico.

Bildungsroman,

tempo

eroe e

del

suo

lettore.

v

Ciò IN UN

CHE SI

SPRIGIONA

SENTIMENTO DEL NOSTRO

TEMPO

Tre parole per non finire. La prima: il politico kantiano mi pare adeguato a ciò che

oggi possiamo intendere, in modo sbrigativo, con il politico. L'esperienza politica della nostra epoca, in ciò del tutto diversa da quella che conosceva Kant, si sviluppa, in via di principio, sotto forma democratica, che è una forma imperi, die Form der Beherrschung, la maniera in cui si esercita la dominazione (Pace, p. 294). Per Kant, questa maniera varia «a seconda della differenza delle persone che rivestono il potere sovrano» (ibid.). Per quel che riguarda la forma in cui il poo la polo è governato dal sovrano (Oberhaupl), Regierungsart dalla forma Jorma regiminis, non immediatamente dipendente la repubblicana e di dominazione, Kant ne distingue solo due, la duspotica, a seconda che il principio statale sia la separazio-

legislativo,

potere potere esecutivo (la Regierunge è l peseparazione, più debole forte questa è Più no. OPpure esecutivo e legislativo, piu Ticolo che vi sia confusione fra senche è la Unform, il dispotismo, Ontana è la minaccia del avvicina al modello repubblisi Ci 41orma (tbid., p. 295). ancora una due poteri: i separati tengono delle di operare O tanto più si

ne del

O1ta

1

del

principale giudice ha qui il compito

80

(repräsentai.l

una

rappresentativa

Kant

distinzioni. disposizione

fra i due

Ogni

sia,

dei

chiama

due poteri

in via di

«passaggio» democrazia è

tale che

principio, non

confusione (1'infna (l'inform

confusione

impossibile.

critico

di un caso

la

dall'uno illusione

all'altro altro

politica

illeo èè illegitti

poiché co

legiferare la capacità di a possibile, Cec quanto che il s o v r a n o , , il fonde, per geber, E dalla medesima famioli di eseguire. Essi n o n dipendono sia l'esecutore. della ragione pratica politica u n ideale è di frasi: il primo di presentazione di u n a fraa mo.

La

e

contraddittorio

secondo

il

passibile che sociologia politica)

referente

cognitiva (di n e di u n padrone

la forma

la dominasi

come l'oggetto dice di lui, presentandolo E questo qui zl caso. In funzioconvalidare la frase: e

grado di ne di tale ripartizione,

in

definisce

giudica, che alla repubblica, la più di dominazione più propizia Repräsentatimonarchia. Non stupisca questa Kant conclude,

o almeno

repräsentativ è la m a i n o m e di u n «passaggio» n o n è u n a Vorstellung, che vität, che serve a contrassefra due famiglie di frasi eterogenee, a mantenere l'abisso spalancato sopra gnarne leterogeneità, il giudizio se questo sia il caso dei n o di esse. Al lettore, poi, detti democratici. stri modi di dominazione contemporanei moCiò che tuttavia è a questi attribuibile, così come alla

narchia a cui pensa Kant (quella di Federico), è che il loro funzionamento si accompagna alla deliberazione su qualche istanza di potere localizzata. Se si fa il conto delle famiglie di frasi messe in gioco nel funzionamento politico deliberativo, si ritroveranno tutte quelle isolate da Kant e poste negi scritti storico-politici. Si tratta: della frase interrogativo-pre

scrittiva: cosa dobbiamo fare? (la determinazione dei fini); della frase interrogativo-descrittiva: cosa possiamo fare: (la conoscenza dei mezzi, cioè l'analisi dei dati dell' esperienza); della frase immaginativa: ecco cosa si potrebbe fare (le simu-

lazioni, l'elaborazione dei modelli); della frase

T'altro non ha ragione, ecco il perché(il retorica: l'altro ha torto e io ho mica

dibattito);

antitetica della

frase

ragione, credetem1 (la poic

pubblica, le campagne di opinione, la propagandd della frase giudicativa: noi decidiamo che questo

mouc

la meno forn crittiva risposta (la ce

81

scorretta alla frase il

risoluzione, programma, il interrogativopresc crutini); della della frase prescrittiva: voi dovete risultato degli agire secondo questo modello (l'arresto, il decreto, la 1 legge, la circolare); della frase normativa questa è legittima (il digittima cOstituzionale); della fraseprescrizione giudiziaria: tale forme

azione non è

alla prescrizione legittima oliziesca: l'azione non conforme si liziesca: l'azio

con

zione). M Dare

(verdetto);

della frase

può reprimere (la costri-

P o t

che il

«dato»,

che è

piuttosto una Begebenheit, hel'interesse del Centro, la Begebenheit che contrassegna eià che si è chiamata e

tempo, è l

(se

sentimento

postmodernità per designare il nostro

mi di

permettete, una

ma

dovete

farlo, questo

simbolo) fissione di questo grosso nucleo politico

deliberativo. Come la Begebenheit con cui si era confrontato Kant aveva per Occasione la Rivoluzione francese, quella che noi dobbiamo pensare, come filosofi e politici morali, per nulla omologa all'entusiasmo del 1789 (poiché non risvegliata dallTdea di un fine, ma dall'Idea di più finio dalle Idee di fini eterogenei)- questa Begebenheit del nostro tempo, dunque, comporterebbe una nuova sorta di sublime, ancora più paradossale dell' entusiasmo, in cui sarebbe avvertito non solo lo scarto irrimediabile fra l'Idea e ciò che si presenta per «realizzarla», ma anche quello fra le diverse fami-

glie di frasi e le loro rispettive presentazioni legittime. Le oc casioni date a questo «senso comune» molto colto Si chiame ranno:

abisso aperto quando bisogna presentare diritti convalidare la frase dell'Idea dei di oggetto capace un davanti alla fraun abisso aperto 1956, Budapest dell'uomo;

Auschwitz,

un

Se dell'Idea del diritto dei popoli; la Kolyma, un abisso aper(illusorio) della davanti alla frase del concetto speculativo al-

O

davanti u n abisso aperto 1968, del proletariato; tatura d irase dell'illusione «democratica» che celerebbe l'eteroge

Cta

fra potere

e

sovranità.

Questi

e

altri abissi

che ognuno

resta plorati nella loro differenza; giudicare 1 0 , e che al tempo stesso bisogna

andrebbero

libera

senza

i giu-

criteo

82 che questo

sentimento, a

sentirli e per storico. Ma bisognerebbe

tica

gia

avesse «come se»

ormai

giudicare

n segno un volta, èe u questa storia nol: s .

plu nel progres della volontà, infatti non è s

1attO u n

dell'abilità e

sua

passO

in

cioè nella cultura s e n t i m e n t o indicherebbe. ma il nostro un fine che di l'Idea lo formazione e nella fine consiste nella già l'Idea che questo u n fine come comincia. delle ldee e che è esplorazione libera Ciò che non dell'infinito delle finalità eterogenee. mento

tutto Ció che si presenta come

soddisfa questa fissione del fine, «realizzazione» di un fine unico, come nel caso della frase come qualcosa che non si comdella politica, viene avvertito

la nel sentimento capacità infinita delle frasi che si sprigiona

misura

(angemessen)

e

non

è

in c o n s o n a n z a

(abgezielt)

con

suscitato da tale fissione. E questa commensurabilità è solo il

meno. Questa pretesa, noi ben lo sappiamo, puo essere mi-

nacciante al punto da imbalsamare ciò che tuttavia è già morto, come sulla piazza Rossa, o di far vivere con il terrore e il massacro una fiaba come nel terzo Reich. Pace perpetua, ma grazie alla morte della facoltà di giudicare.

Seconda parola. La performativa, di cui sono stati destinatori empirici Lacoue-Labarthe e Nancy: «Un Centro di ricerche filosofiche sul politico è aperto», era una frase che apriva un campo politico e uno filosofico. Il campo aperto è

filosofico perché il politico è posto da questa frase come un referente da significare attraverso una serie di frasi (quelle le cui occorrenze Sono state, sono e saranno poste sotto l'inse-

gna di

questo Centro, che è

una

regione

della

Oeffentlichket);

le frasi così sensibilizzate e sollecitate hanno regole non nosciute ma mirano non solo a significare il loro referente,co1 politico, ma anche le proprie regole. E per questo che sono filosofiche nel senso della filosofia critica. camp0 aperto dalla performativa inaugurale è ugual mente politico. Il filosofico in effetti (come frase che ha la propria regola per fine) è da essa come il genere di a r posto Scorso, di disposizione di frasi, giudicato come il più cons no a mettere in frasi il politico, preferendolo dunque a mo altre famiglie di frasi che pretendono di in frasi

articolare

83

politico: cito, senza soffermarmi sulle corrispettive varianti di stile e di dottrina e sulle sistemazioni particolari nei grandi discorsi, la scientifica (politologica), la narrativa (storia delle dottrine politiche o dei fatti politici),

l'epidittica (elogio

del

politico), il giuridico (diritto pubblico). Con questa conformità ipotizzata fra politico e filosofico si trova presuppo-

necessariamente anche il principio per cui il politico non si presta (o non lo fa piu) a essere messo in frasi come un dasto

to

presentabile in base alle regole di frasi di per sé già regola Tuttavia,

ciò fa parte della presupposizione, si «sprigiona». E in questo senso che è stato da Lacoue-La presentato e da barthe Nancy come «prelogico» la Schwärmeret te.

connessa a

e

(temo

questa parola. Forse «paratetico» sarebbe me-

glio). Sempre la prescrittiva inaugurale del Centro presuppone un avvenimento che coinvolga e il politico e il filosofi

co, e probabilmente anche l'Afekt valoroso. Questa presup-

posizioneè di per sé un atto politico. Lacoue-Labarthe e Nancy hanno suggerito di chiamare «rapporto» qualcosa che darebbe luogo al politico, ma vi si sono persi in quanto si sono arrischiati (a torto secondo me)

a designare con il nome di «Madre» qualcosa di affine a ciò che, seguendo il dedalo kantiano dei «passaggi», ho simbolizzato con un «mare», quello in cui l'arcipelago delle frasi è disperso, ma che tuttavia lascia aperta la possibilità di pas-

saggi dalluna all'altra,

certo

incerti

e

di cui le tracce si

can-

cellano al punto che sono da rintracciare sempre di nuovo.

Si tratta di passaggi, non di ponti, tuttavia sempre richiesti dato che è grazie a essi che una famiglia di frasi trova in un'altra cosa presentare come caso che possa convalidarla, sotto le spoglie di segno, esempio, simbolo, tipo, monogramma, ideale... necessario e contingente al Questo mare è il concatenare, m a non si hanno tempo stesso: n o n si può n o n concatenare, stabilire la prestabilite per farlo e allora bisogna, per

regole

regola, né

a

tena

concatenare.

sistemi né

a

solo le frasi

Questo

concatenamento non

E dottrine, èl'elemento critico. ma

anche i loro

universi

e

i



luogo

non conca-

rispettivi desti-

84 della terza Critico

Il « s e n s o c o m u n e » destinatori e de. del c o n c a t e n a m e n t o per una designazione sua necessita e contingenza. II « r e . stinatari eterogenei, nella che ho Citato, scopre che porta 1 nomi cesso» del politico, é sempre in recesso. m a a sua volta questo element0, commensurabilità nel senso di Ultima parola. L'idea di da criterio stabi affinità senza una regola che possa fungere kantiano, in particolare rispetto le, è decisivo nel pensiero essa tempera fortemente. allo storico-politico. Per noi oggi l'avvenimento della fissione. L'e u n po' troppo fortemente, di linguaggio di splosione del linguaggio in famiglie logiochi si sappia o no, ereeteronomi è il tema che Wittgenstein, che può, neldita da Kant e che prosegue andando oltre, più II giudice kantiano la direzione di una descrizione rigorosa. m a deve dare merito alla non si accontenta di distinguere natari

e

destinatori.

coesistenza delle eteronomie: l'obbligo delle transazioni preSuppone un'attrazione,

o un'interazione

generale, delle fa-

la loro miglie di frasi l'una con l'altra, malgrado

eteronomia

o a causa di questa.

Questa spinta al commercio tipica delle frasi viene ripieche senza gata da Kant, come Idea, su quella di u n soggetto ciò si frantumerebbe, e di una ragione che sarebbe in conflitto con se stessa e non meriterebbe più il suo nome. Noi

oggi sentiamo, epoca, che

e

ciò

nostra

sprigiona in essa colpisce sia questa ragione. O almeno, ciò che resta

la fissione

questo soggetto sia

fa parte della Begebenheit della che si

d'attrazione fra le frasi della Babele postmoderna, ciò che pare verificarle, per lo meno nell'esperienza soggetta a con-

cetto e a presentazione diretta, è, noi abbiamo dopo Marx imparato a pensarlo, questo soggetto impostore e questa ra-

gione capace solo di computare ciecamente, che si chiamano

capitale in particolare quando questi si impadronisce della

stesse frasi per mercanteggiarle e farne del plus valore, nella nuova condizione del Gemeinwesens che si chiama « societàin formatica». Ma la pretesa della frase del capitale a conval dare tutte le frasi secondo il suo criterio performativo, e

l'impostura che porta il capitale al posto del giudice critico,

1scitano u un n

sentimento non nominato che io ho

erare la Begebenheit della nostra

considerar

85

proposto

di

epoca, che può in qualche mod che nodo giudicarl1, esponendo la critica e ristabilendo nei diritti il tribunale critico, che non sarà Su tuttavia suoi

lente

ltribunale

equivanon giudicarli 'Idea dell'uomo in una per filosofia del criticista. Possiamo e

mezzo

soggetto, ma «passagg1» Ira irasi eterogenee e rispettando la loro eterogeneit. E per esto che una n

base

a

eterogeneità.

filosofia delle questa Begebenhet di una filosofia delle frasi è più facoltà di n SOggetto. Ma allora che cosa può essere un tribunale critico se il giudice non può i regolare suoi giudizi sull'ideale antiano del filosoto del mondo, se non crede che, giudicando, favorisce «1 fini essenziali della ragione umana»? finire la Formulerei per direzione (il filo conduttore) che affine»

a

la Begebenheit sprigionatasi nella nostra epoca propone alla filosofia. Forse l'ideale della riflessione non è solo, come pen-

sava Kant (in parte contro se stesso), trasformare i dissidi in litigi, sostituendo il pretorio al «campo di battaglia» e l'argo-

mentazione agli idiomi. Se bisogna persistere a perseguire tale ideale, lo si faccia almeno senza l'appoggio dell' Idea che la natura persegue nella storia il fine della libertà umana, senza l'ipotesi teleologica. Forse oggi la responsabilità rifles siva deve anche discernere, rispettare e fare rispettare i dissidi, stabilire l'incommensurabilità delle esigenze trascendentali proprie alle famiglie di frasi eterogenee, e trovare infine altri linguaggi per ciò che non può esprimersi nei linguaggi esistenti. In questo modo si sarebbe fedel1, senza paradosso,

della «cultura» intesa come traccia della libertà nella realtà: essa consiste infatti, scrive Kant, «nell'attudine di proporsi in generale dei fini» (KUK, p. 308).

all'Tdea kantiana

NOTA AL TESTO

Pensato ed elaborato in concomitanza con Le Différend (Pa-

ris, Minuit 1984, tr. it. Il dissidio, Feltrinelli, Milano 1987),

L'enthousiasme (Galilée, Paris 1986) costituisce nella produzione di Lyotard un punto di svolta: incentrato, infatti, sulla considerazione della «politica» in senso ampio, segna il pas-

saggio, per usare una formula, dalla politicizzazione della fi-

losofia alla «politica filosofica». Si noti, in primo luogo, il tenore del linguaggio: non più le anse, i neologismi, i rebus delle opere precedenti e soprattutto non più il tono acido, l'irruenza iconoclasta che aveva-

no caratterizzato i tempi della rivista Barbarie et révolution, demeccanismi interventi sulla «economia libidinale» e sui cavallo fra il 1968 eil perversi del capitalismo, negli anni a

gli

1970. Alla causticità

condivisa degli anni Settanta, ampiamente Deleuze e

di filosofi francesi come generazione a anni Ottandegli di Lyotard scritti negli uattari, subentra, sce argomentativa composizione u n a d, uno stile asciutto, contraddizion1 tutta u n a

ra dal libero gioco dei cate cin

come

sintonia

fraintendimenti, dalle

provocazione.

con

Si

tratta

di

un

il tentativo, già esplicito

modo d1

in

scrive-

Le Diférend,

di

88 sofisticata

da

affrancarsi sa

implicita in

con

una

tutte

semplice

quelle

c o r r e n t i di pensiero

etichetta «neo-qui,

del là» i complessi rapporti

pensiero

nella

di come problema, fra l'altro, quale ne sia lo stile, percorre

dagli inizi alle ultime opere. stasme,

con

anche per la

sua

sia nella la

origine

no

indica un'esi.

filosofica

ibro

riflessione

Rispetto a

stes.

definira

tese a

stesura

un

scrivere

tutta

a se

l'esperienza.

sicuramente

ricerca

fine

neo-la, post qui,

un'autocritica,

quasi sia genza di rigore Sembra

e

cerebralita

u n a certa

:1

filosofia

di

di Lyotard

Le Dfërend,L'enthou-

«seminariale»

(come Lyotard

risulta più sobrio, n o n affetto da nella «Premessa»), che rende il primo, a tratti. quell'urgenza di dire e di stupire

spiega

c a u s a del s u o linguaggio ostico alla lettura lineare a tradizione filosofica. suggestioni e di echi della

ricco di

sezio Nell' Enthousiasme non compaiono, infatti, multiplededicati

ni, né quei «medaglioni», molto

amati

dall'autore,

a personaggi eterogenei del pensiero, in grado a su0 avviso

di richiamare il paesaggio dispersoe conflittuale della nostra libro si presenta coepoca attuale. Di primo acchito questo

me un breve commento critico-interpretativo di alcune coor dinate del pensiero kantiano: molte citazioni, un'argomen-

tazione attenta alle connessioni logiche e all'esplicitazione dei nessi dei passaggi più ardui, un lessico tratto dal vocabolario kantiano che non si concede creazioni linguistiche. In realtà, L'enthousiasme non è solamente un saggio brillante, ma limitato, dedicato alla filosofia kantiana della sto-

ria; costituisce, invece, un modello di filosofia in atto, il tentativo di corroborare alcune categorie kantiane sul terreno fenomenologico dell' esperienza della storia. Il punto di vista fondamentale è la descrizione dei dispositivi possibili dell' accadere storico, di ciò che ciascuno, non un mero chiunque, in un orizzonte largamente condiviso di tradizione, epoca,

appartenenza storico-sociale,

evento storico.

uesto

preferisce

è il

dell' antico

avverte

e

interpreta

presupposto metodologico tale

adottare il termine di

per

comc

cui Lyotara

sens noAlTuKóv, indicando «storico-politico», un e particolare taglio nel

nv

dell'esperienza

89 che non

Coincide

con «i fatti e i misfatti lla ma investe le storia del procedure individualie comuni di nferimento di senso a questi momenti Che non si tratti solamente di un contingenti. percorso teorico all'in n O della riflessione kantiana risulta chiaro dal fatto che Tvatard cerca di restituire alla descrizione

complesso

livello di realtà fattuale

rienza, attraverso le

non

solo le

e

le costanti di quedi verità di

indicazioni kantiane

suggestioni della filosotia del linguaggio di

espe-

ma

anche

Wittgenstein. Lvotard individua infatti una linea di continuità fra critici smo e analisi linguistica, in particolare alla

nur se

differente, attenzione al nesso

Ecco allora che il discorso di

rispetto

comune,

linguaggio-esperienza. sulla

critica kantiana Lyotard della storia viene filtrato attraverso le dinamiche e le procedure di indagine messe a punto dalla filosofia del linguaggio, a

partire dal presupposto per cui nella disposizione e

classificazione dei diversi registri di discorso e degli enunciati si depositino i modi condivisi di intendere e fraintendere le scansioni e i ritmi dell'accadere storico-politico. II linguaggio è, in ultima analisi, la testimonianza dei luoghi comuni posti nei

dispositivi culturali, sociali ecc. tramite cui vengono inter pretati e vissuti gli avvenimenti storici, da parte dei singoli e delle comunità. Due, allora, ci sembrano le linee di lettura più interessanti

di questo libro: la prima, incentrata su questo taglio interpretativo che connette kantismo e analisi linguistica, la seconda attenta alla ricognizione fenomenologica dello storico

politico. Fer quanto riguarda l'innesto

della

linguistica

sulle

coor-

dinate di pensiero kantiane, si tratta certo di un'operazione di una certa frettolosità:

Suggestiva sebbene imputabile tali da giustificaancano infatti le premesse metodologiche tra termini, per esemC alcuni passaggi teorici e «affinità» In PO quella fra «famiglia di frasi» e «rappresentazione». di mettere in 8n1 cas0, costituisce u n importante tentativo della legittimaera le indicazioni kantiane sul problema al One della conoscenza e dell'esperienza in genere. Senz

90 tro

un'indagine

è

annotazioni e

politico nelle

che permette

kantiani

dei pensieri connessioni con

la ricchez7a elle rapporto al temad s

di esibire

il

in

criticismno.

sue

s'inSeri lettura che vogliamo suggerire di via La seconda ultimi anni desta che

sce

in

un

particolare all'estero

negli pensiero più numerosi interesse: s o n o sempre

ambito

gli

di

alla studi inerenti

modalità dello storico, alle e ciascuno, di interpretare

ricognizione

insite

un

in Itali.

e

del politico

e

nell esperire, di tutti

gli avvenimenti

discutere

e

di

della

storia.

allora, il c e n s i m e n t o » da parte Su questa linea si colloca, di frasi dello storico-politico, la di Lyotard delle famiglie dei nessi sensibili fra i livelli esplicativo, messa in evidenza «

descrittivo, deontico sule del

politico degli

tempi ecc., che individui concreti in comunità. scandiscono 1

e

il dire

lavoro teso a testimoniare dello storico-politico, tocca dunque nozioni di grande rilievo sia da un punto di vi-

Questo

sta storico-ricostruttivo sia teorico; il vincolo della « pubblici-

tà» kantiano, l'idea di un «senso comune» imprescindibile nelle dinamiche di investimento di senso relative agli episodi della storia, costituiscono i cardini su cui ruotano le proce dure dell'assenso e del dissenso che danno un significato al l'agire e al patire concreto degli uomini nella loro storia. In questa prospettiva si propone un'ulteriore chiave di let-

relativa ai rapporti che intercorrono fra estetico e politico, dal momento che questo nesso costituisce un nodo centrale dell'analisi filosofica dell' Anche in tura

Enthousiasme.

si

questo

potrebbe segnalare un passaggio, nella produzione a Lyotard, dalla estetizzazione della politica degli anni Settan ta a una filosofia estetica che recupera il senso dell'ethos, del la eticità quale primo modo significativo di stare al mondo da parte degli uomini. Lyotard connette, infatti, la nozione di entusiamo di fron te ai grandi avvenimenti della storia al sentimento del sub, me, misto di terroree di eil caso

pensiero verso di smarrimento

piacere,

che dilata la percezionc

l'incondizionato, il senza-limite. E quel Se e

di seduzione al tempo stesso

avvertibi di

91 t e agli fronte

spettacoli

esta immagine

ques

di

naturali di grande potenza, spettacolo conduce a situare il

1accadere storico non tanto dal lato della scena

platea.

Nan

ma

gli eroi

o

i

vigliacchi

e

proprio

senso

del-

quanto della

almeno non solamente loro, anche gli spettatori, proprio come il giudice

nrendono

le misure

neso degli episodi,

e

o

squadrano

dei «fatti

e

la

kantiano,

qualità, l'andamento e

il

dei misfatti» della storia.

T'entusiasmo, connesso al sentimento dell'incondizionato, è molla dell' interpretazione storica, sempre di nuovo rinnovabile e rinnovata da chi è «fuori e nello campo», nel Spazio. OCosi il senso profondo di verità di un tempo violento sov-

la

vertimento

come la

Rivoluzione francese è per lo stesso Kant

consegnato più che al «furore e al rumore» delle grida, dei fatti, dell'avvento di Napoleone, al sentimento di libertà che si

sprigiona negli spettatori,

futuro migliore.

nella loro fede razionale in

un

Senza certezze metafisiche o pathos retorico, l'entusiasmo èil segno «smisurato» di un modo di registrare e interpretare gli episodi storici che è sempre politico, cioè che investe di rettamente il modo di appartenere al mondo degli individui in comunità, di comportarsi, di agire e patire il loro ethos

pubblico. Il senso dell'accadere storico-politico è sempre da riprendere, mai dato una volta per tutte, affidato, almeno in parte, a quel sentimento, a quell'Affekt che si sprigiona di ronte agli eventi che mettono in gioco la tensione fra necesSità e libertà, fra destino e scelta, al di là della logica fattuale

dell'alternativa «vincere o soccombere», C'e da che riscrivere e giudicare la storia di ieri edi oggi.

ccontingente

Fosca Mariani Zini