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Italiano Pages 91 [87] Year 1989
Saggi 15
JEAN-FRANçOIS LYOTARD
LENTUSIASMO La critica kantiana della storia
GUERINI E ASSOCIATI
Volumi pubblicati:
Proust
di Ferraris, 1. Maurizio nuove stelle mondi, Nuovi 'immaginosi. Damiani, Rolando ne 2. saggisulla filosafia dell Quattro dei lampi. notte La Maurizio Ferraris Piana, Giovanni Cio 3. Vercellone, Elho Franzini, Ermeneutica
4. Tonino Griffero, che l'autore non sa
5. 6.
Federico
l'inconscio Occidente Civita, La volontà e estetica tra Oriente e Grazia Marchianò, La cognizione economica ricchezza. Saggi di storia Del buon uso della
Alfredo
7. Emilio Gabba, mondo antico Ricerche logiche 8. F.L. Gottlob Frege, visibilità. Per un'estetica dei fenomeni complessi 9. Fulvio Carmagnola, La costante a Socrate
di ironia in riferimento
10. Søren Kierkegaard, Sul delle idee 11. Edmund Husserl, Storia critica cura di David Meghnagi) concetto
12. Studifreudiani (a La lingua tra scienza e mito 13. Pavel Florenskij, Attualità della parola. 14. Jean-Martin Charcot, Lezioni alla Salpêtrière
e
sociale del
SAGGI 15
1989 Edizioni Angelo Guerini e Associati s.r.l. Via A Sciesa 7 20135 Milano Prima edizione: novembre 1989
Titolo dell'edizione originale: L'enthousiasme. La critique kantienne de l'histoire
O1986 Editions Galilée, Paris Traduzione dal francese di Fosca Mariani Zini Copertina di Beppe Re Fraschini Printed in Italy ISBN 88-7802-108-3
Jean-François Lyotard L'ENTUSIASMO La critica kantiana della storia
GUERINI E ASSOCIATI
INDICE
9 PREMESSA 11 ARGOMENTO 15
27
I. IL CrITIcO È ANALOGO AL POLITICO
II. L'ArCiPELAGO
37 III. Ciò
CHE SI SPRIGIONA
NELL' ENTUSIASMO
61 IV. DuE mETODI E UNA MANIERA PER PORRE IN FRASI LO STORICO-POLITICO
79
V. CIò CHE SI SPRIGIONA IN UN SENTIMENTo DEL NOSTRO TEMPO
87 NoTA AL TESTO di Fosca Mariani Zini
LEGENDA
KRV
KRP
Kritik der reinen Vernunft, in Kant's gesammelte Schriften, Preus sische Akademie de Wissenschaften, Berlin 1911; tr. it. di
G. Gentile e di L. Lombardo-Radice, riveduta da V. Ma thieu, Critica della ragione pura, Laterza, Bari 1959. Kritik der praktischen Vernunft, in Kant's gesammelte Schrifien, tr. it. di F. Capra, Critica della ragrone pratica, Laterza, Bari
1947. KUK
Kritik der Urteilskraft, in Kant's gesammelte Schriften, cit.; tr. it. di A. Gargiulo, riveduta da V. Verra, Critica del Giudizio,
Laterza, Bari 1979. Conflitto
Der Streit der politischen Fakultät mit der juristichen, in Der Streit der Fakultäten, Meiner, Hamburg 1959; tr. it. di G. Solari e di G. Vidari, Il conflitto delle facoltà filosofiche con il giuridico, in Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, Utet, Torino
1965.
Pace
Risposta Idea
Zum
ewigen Frieden,
in
Kleinere Scrhiften
Geschichtsph1loso phie. Ethik und Politik, Meiner, Hamburg 1969; tr. it. di Solari e diG. Vidari, Per la pace perpetua, in Scriti politici, Cl der Frage: Was ist Beantwortung Aufklärung?, in Kant's gesamn te Schriften, cit., tr. it. di G. Solari e di G. Vidari, Rspostu u zur
domanda: che cos'è l'Illuminismo?, in Scritti politict, cit. aee zu ener allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Abscnt. i
Aant's gesammelte Schrifien, cit., tr. it. di G. Solari e di G. vi dar,
ldea di
una
storia universale dal punto di vista cOsmop
Scritti politici, cit.
Congetture Mutmasslicher
der geschichte, in Kant's Menschenge. teSchriften, cit.,Anfang tr. it. di G. e di G. Vidari,
sull'origine della storia, in ScrittiSolari politici,
cit.
in
ammel-
ongetture
PREMESSA
Il presente studio è servito da supporto a una relazione pronunciata il 27 aprile 1981 al «Centro di ricerche filosofiche sul politico», istituito all'« Ecole normale supérieure» della
rue d'Um su iniziativa di Philippe Lacoue-Labarthe e di Jean-Luc Nancy nel novembre 1980 e da loro stessi sospeso nel novembre 1984.
Una parte è stata pubblicata sottoil titolo «Introduction à une étude du politique selon Kant» [Introduzione a uno stu dio sul politico in Kant] nella prima raccolta di lavori del detto Centro intitolata Rejouer la politique (Galilée, 1981) con studi di E. Balibar, L. Ferry, P. Lacoue-Labarthe e J. Nancy. Un'altra versione, anch'essa abbreviata, è stata pubblicata in Recherches sur la philosophie et le langage [Ricerche sulla filosofia e sul linguaggio], Presses Universitaires de Grenoble 1983, con il titolo: «L'archipel et le signe (sur la pensée politique kantienne de l'historico-politique)» [L'arcipelago e il segno (sul pensiero kantiano storico-politico)]. In-
fine si ritroveranno nel Le Differénd [Il dissidio], Minuit 1984, delle risonanze, in particolare nelle «Notices Kant». Nella presente edizione, la sola completa, il testo iniziale è stato del tutto riveduto, ma in conformità con lo spirito che
10 animava
lo
al
momento
mentre
1980-81,
del La regola
dell o r i g i n a r i a
preparavo
is scrittura. ttura, ccioè nel
Le Différend.
Centro esigeva
che l'autore
della
rela.
qualche settimana n e a, si è riprodor,
partecipanti, circolare fra i facesse a v r e b b e detto: di cið che un «argomento» studio i n
guisa di Abstrac questo anticipava quello che nel teoe tanto nell «argomento» quanto testo, ritroveranno, Si a v e v a n o avuto luo che e discussioni allusioni a relazioni la prima parte Centro. In particolare, precedentemente al del
testo
è la confutazione di
un
aspetto
dell argomentazione
alla relazione di J. Nancy sul monarca opposta da L. Ferry a v e v a sostenuto il primo hegeliano. Il solo metodo corretto, filosofico (all'occorrenza testo in materia di letture di un strettamente alla critica inquello hegeliano) è di attenersi terna.
testo dell'«Apertura», pronunciato da P. Lacoue
Labarthe eJ. Nancy, e la relazione di questi su Hegel, sono nella raccolta Rejouer la politique. Sfortunatamente
reperibili
la discussione in questione non vi è stata riprodotta.
Ringrazio Christine Pries per l'aiuto nella stesura del testo.
Giugno 1986
ArGOMENTO
I. Ci si riferisce ai testi kantiani relativi allo storico-politico, tralasciando la dottrina del diritto. Perché? C'è un'affinità fra il critico (il «tribunale» della critica, il «giudice» che esa
mina la validità delle pretese delle diverse famiglie di frasi-e spressione deliberatamente presa in prestito da Wittgenstein) e lo storico-politico: entrambi vanno giudicati senza avere la regola del giudizio, a differenza del giuridico-politico (che ha la regola del diritto, in via di principio). In altri termini: come il critico in Kant non deve dar luogo a dottrina ma a critica, così deve esserci dottrina dello storico-politi-
co. La relazione è forse, più che un'affinità, un'analogia: il critico (sempre in senso kantiano) è forse il politico nell'uni-
verso delle frasi filosofiche, e il politico, forse, il critico (in senso kantiano) nell'universo delle frasi soci0-storiche. 2. Si determina il critico in generale come riflessivo. Non di-
pende da una facoltà ma da una quasi-facoltà o facoltà «come se» (la facoltà di giudizio, il sentimento) per quanto la sua regola di determinazione degli universi pertinenti comporti dell'indeterminato (libero gioco delle facoltà fra loro).
Il critico decide della legittimità delle rispettive pretese (al
12 di frasi (chiamata «facoltà») sulla profamiglia senso) di ogni universo di frasi («oggetto» in Kant, desti. di sti pria famigliaseconda e terza Critca). Egli d i s t i n u e d en natario nella delle differe cosi famirivelando te, della scienza, delle Idee, della (dell'esperienza, frasi di glie delle «transazioni» (KUR A, 1791 esso compie l'incommensurabilità
tica).
Inoltre
solo può riconoscere lalocale legalità di a B, 1786) del «passagg» tra regioni anche suggerire miglia di frasi, ma a regole «eterogenee» In. d'oggetto rispettivamente sottoposte e non
ventario di qualche parola che contrassegna questi «passaggi ldeale della ragione, Ideale esempio, schema, simbolo, tipo, historicum... dellasensibilitàomonogramma, signum 3. Si cerca di fare una recensione delle differenti famiglie di frasi in gioco nelle presentazioni dello storico-politico; de-
scrittiva (esperienza), esplicativa (intelletto), dialettica (Idea della ragione speculativa e/o pratica), deontica (Tdea regola trice dell'imperativo pratico: «la totalità degli esseri ragione-
voli»), teleologica (ldea della finalità della natura nell' uomo; il progresso), fittizia (ldea della immaginazione: romanzo
delle
origini,
romanzo
dei
fini).
Kant
stesso
(?)
scrive
gene
ralmente riflessivamente (come critico) sullo storico-politico: egli determina la legittimità di queste diverse frasi presentanti questo universo, suggerisce delle transazioni possibil1 fra loro, cioè dei «passaggi»: segni di ogni genere, grazie a cui si ristabilisce un'unità dello minata. Di
delle
conseguenza
frasi) obbedisce,
il
storico-politico,
suo
stesso testo
ma
indeter
(la dispoS1zione
volta, alle regole di questa 0 d Infine, quale che sia la famiglia d frasi «scelta», questi scritti si presentano a loro volta ome dei contributi C alla effettuazione dello storico-politico (ruolo dei filosofi, necessità della za Oeffentlichkeit): dunque immane all' universo che essi quella
famiglia
a sua
di frasi.
nen-
presentano.
.1
«recesso» della rebbe in
politica (tema questa problematica il inaugurale del Centro sollevata da recesso di una vana pre questa o da quella famiglia di frasi per pre
tesa
enta
13 re, essa sola, tutto il politico; dunque, il recesso della dottri-
na politica, quale che sia. Questo recesso non cessa di essere cancellato dalla richiesta di una unicità ben regolata, esigen za che alimenta l'orrore e l'angoscia davanti all' incommen-
surabilità (battezzata distruzione del legame sociale, o «dele-
gittimazione»). La filosofia del politico, cioè la critica o la riflessione «libere» sul politico, si rivela a sua volta politica
proprio discriminando le famiglie di frasi eterogenee che presentano l'universo politico, e orientandosi sui «passaggi» («filo conduttore», scrive Kant) che si rinviano l'uno all'altro (per esempio l'«entusiasmo» nel 1968 con quello anali1z zato da Kant nel
1789?).
lL CRITICO È ANALOGO AL POLITIcO
Non si potrebbe esporre la politica, le idee politiche, la filosofia politica di Kant se non si sapesse già ciò che è politicoe ciò che non lo è, che cosa è kantiano e cosa non lo è. Proprio
in base a determinati testi di pugno kantiano, da alcuni considerati politici da altri no, è forse possibile determinare il politico, che non è affatto la mera politica, bensi il politico per così dire nel suo «recesso» (ossia ciòoche si è cercato di «frasare» nella dichiarazione inaugurale di questo Centro) secondo una prospettiva, una Abs1cht, non necessariamente
kantiana, ma di cui ci si può vantare che sia secondo Kant, nel senso in cui egli stesso intendeva l'espressione der Idee nach, in modo ideale. Come dire, insomma, che anche la scelta» di tale taglio, in base a cui si privilegiano taluni scritti del corpus kantiano, dipende a sua volta da una «deciSione politica». Se potessi giustificare tale decisione saprei già che cosa intendere per legittimazione di una decisione, cioè di un giudiz1O, e di conseguenza sarei a buon punto nella comprensione
del politico, e anche di molto più che il politico. In ogni caso, posso almeno far capire il motivo per cui i testi sul diritto, in
particolare la Dottrina del diritto e in specifico del diritto pub-
16 sembrare
blico, che può considerazione prendere in
impertinente nel
e
irrive rer
corpuS kantiano del
polis.
vengano in questa sede, se non 1gnorati, sicuramente trascuci conduce intatti direttament. al rati. Il problema del corpus nel dibattuto corso é si dise della usnocciolo del tema di cui
sione sulla relazione di Nancy, quando gli si é rimproveratr
di
attenersi alla critica interna del testo hegeliano. La frase filosofica secondo Kant ë un analogo della frase non
politica secondo Kant, ma solo perché è critica e non dottri.
nale. La frase dottrinale o sistematica deve succedere a quella critica in quanto ha la propria regola nella regolazione in-
dicata dall'idea di sistema; è una frase legittimata', un orga-
no della dottrina quale corpo organico di frasi. Per stabilire tale frase occorre giudicare la sua pretesa di validità, ossia se rivendica di dire il vero si giudicherà come e se vi perviene; medesima operazione nel caso essa si pronunzi giustao buo
na. L'opera della critica è costituita dunque, da un lato, dai
giudizi relativi alla pretesa rispettiva delle diverse famiglie di frasi (cognitiva, etica, giuridica ecc.), dall'altro, dai verdetti in grado di stabilire la rispettiva validità di ciascuna nel suo campo, territorio, dominio. E noto che Kant paragona spesso l'attività critica a quella di un tribunale o di un
ce,
il
quale però, propriamente parlando,
giudi
non
può
identifi-
«Poiché se sotto il nome generale di filosofia, un tale sistema (che è possibile compiere interamente edè della più alta per l'uso della ragione, sotto ogni riguardo) dovrà essere compiuto,importanza che bisogna prima la critica esploratoil terreno di
abbla per questo edificio, tanto da scoprire 1 della facoltà dei prim principi dalla esperienza, perche esS non crolli da qualche la qual cosa parte, del tutto» porterebbe inevitabilmente alla rovind Prefazione alla prima I n base alla p. 5).
profondamente indipendenti
fondamenti
(KUK,
ticolare p. 14.
edizione, nomenclatura dell'Introduzione della
Facoltà
del giudizio, In pai
Jean-Luc Nancy, «Lapsus judicii», Communications, 26, 1977, p. 82. leggendo questo importante articolo di Nancy alo, mi rendo conto che il mio non ne è che il una volta terminato l presci modesto parente, e quanto sia dc ore, 1OSS anche inconsciamente. Centrati dicare differiscono per due aspetti. Daun
entrambi sul problema del caso aa lato, terza seguendo le lezioni della sec e degli studi storico-politici, caso» a delle presentazioni che, io estendo l'esame d late né da esempi né da schemi.stando allo stesso Kant, non rego possono co Dall' altro, mi rifiuto di Nancy, 1 modi e le maniere e ne fare pendere, della presentazione dal lato della «figurazi01 della della
Critica kantiane
17 carsi ce
magistrato, dato che non dispone né di un codi giudiziario, penale o civile, né di una raccolta di giuricon un
sprudenza per condurre le proprie inchieste e formulare i re lativi verdetti. Egli dunque non può giudicare le pretese in base a una legge fissa e inconfutabile. Ha invece il compito
di esaminare questa medesima legge. Da questo punto di vista la filosofia critica si trova nella condizione di una istanza che debba dichiarare: E questo il caso, questa la frase valida (quanto al vero, al bello, al bene o al giusto), più che nella
pretesa, davvero pretenziosa e del tutto illusoria per lo stesso Kant, di poter solamente applicare, senza nessun'altra forma di procedimento, a ogni nuovo dato una regola di valuta-
zione già stabilita. Ciò non significa che tale istanza non di-
sponga di alcun criterio di giudizio, bensi solo che l'applicabilità della regola al caso è a sua volta soggetta a valutazione. Di conseguenza, o si ammette una ricerca regressiva all'inti-
nito dei criteri di criteri, il che impedirebbe de facto il giudiz10, oppure ci si deve affidare a questo «dono della natura», il giudizio, che consenta di affermare: E questo il caso. Orbe-
ne, secondo Kant, è il caso della filosofia come critica a cui spetta dire: E il caso. Nell'«Architettonica» della Critica della ragion pura, Kant propone un «concetto scolastico (di scuola, Schulbegrif) della filosofia» in base a cui questa debba costruire l'unità siste«finzione»; mi pare, per avervi ricorso altrove, che tali termini dipendano dalla problematica dell'origine o del fondamento. Oral'accento posto da Kant sul giudizio, perfettamente inteso da Nancy, è l'indice di un rovesciamento della proble matica dell'origine a beneficio della questione dei fini, esposta da Kant sotto il nome di Idee. Considerati da questo punto vista, i «come se» nella loro eterogeneità non si sostituiscono alla frase ontologica, la cui sintesi è difettosa (lapsus): essi sono dei «passaggi» fra «aree» di legittimità (è il termine impiegato da Nancy dove io uso «isole»). Per cogliere la «rivoluzione» kantiana nel suo programma, mai preparato e mai affisso, bisogna riuscire a mettere in frasi questi «passaggi» non co
me semplici supplenti destinati a congiungere i frammenti di un'origine, Essere o soggetto, dislocata. Sono invece a mio parere, già in Kant, il linguaggio (che se si vuole èl'essere senza illusione) che sta fissando le diverse famiglie di legittimità, il linguaggio critico, senza regole certo, in via di formulazione delle regole dei diversi giochi di frasi, ivi compreso il suo. E in questo senso che la problematica kantiana mi pare più «politica» che giuridica, sebbene questa divergenza di opinioni con Nancy possa essere ricomposta.
18 conoscenze,
matica delle conoscenza»: ica della
a o
«la cioe ragg1ungere
cio
pero Oppone
cosmico,
perfezione.lo-
un «concetto
Weltbegrif
),
secondo
CO cui
smologico» (mondano di ogni conoscenza si della r e l a z i o n e scienza la è «la filosofia umana eleologra rationis hi ma(1 della ragione essenziale fine il filosofo è «un arti
nae)» (ibid. ).
tista
Secondo il Schulbegrilf,
secondo
il
Weltbegrif
ragione» (ein Vernunftkunstler); ma il legislatore della ragione uma « n o n è un ragionatore, der menschlchen Vernunft) (1bid.). Questo f. na» (der Gesetzgeber s'individual1zza nell'«ideale del filo. losofo è u n «prototipo» e filosofo ideale. Egli è il «maestro» del sofo», vale a dire nel di cui si serve Come strumatematico, del fisico, del logico
della
«
menti per promuovere i fini essenZiali della ragione umana»
(ibid.). Si ha la tentazione di reperire dei nomi per questo
ideale, ma lo stesso Kant aggiunge:
«Soltanto costui do-
vremmo dire filosofo; ma poiché esso non si trova in nessun
luogo, e l'idea invece della sua legislazione si trova da per tutto nella ragione umana, conviene attenerci unicamente a questa, e determinare più precisamente quale unità sistematica, dal punto di vista dei fini, la filosofia prescrive secondo questo concetto cosmico» (KRV, p. 634). L'ideale filosofico non consiste nell' edificare sistemi, bensì nel giudicare le pretese di validità di ogni «conoscenza» (che io chiamo frase), in particolare nei loro rispettivi rap porti con i fini essenziali della ragione umana. Per questa valutazione il critico ha gli occhi, o almeno un occhio, rivolti verso un tipo, che è un ideale, il filosofo. L'ideale non è l'l dea: precisamente «Come l'idea dà la regola, così l'ideale, in tal caso, serve di modello alla
copia [...]» (KRV, Scarto fra il
ne
critica,
modo O
453).
risultato teorico
Esso consente di misurare o
E il caso.
io
pratico raggiunto dall'indagi
la perfezione del giudizio; significa poter di una
appropriato
giusta:
della
e
p.
perfetta determinazione della dire
frase che rivendichi di essere veld L'ideale è un modo della presentazion
KRV, p. 634. La definizione di Weltbegriffsi trova all'inizio dell'« Antinot ragione pura» (ibid., p. 341).
19 (Darstellung) di un oggetto, che può fungere da intuizione per un concetto della ragione che, per definizione, non può averne, cioè per un'Idea: esso consente di determinare la co-
pia adeguata ma di per sé riposa su una indeterminazione, dato che è la proiezione in un ordine, in questo caso quello delle Idee, di una presentazione pertinente a un altro, ovve-
ro la presentazione di un individuo, il filosofo. Questo ideale permette al filosofo di determinare chiaramente lo scarto fra il suo pensiero critico attuale e quello filo-
sofico assoluto, ossia legislatore della ragione umana, poiché stabilisce le regole di formazione e di convalida di tutte le
frasi possibili. E sotto il sigillo di tale ideale, della presentazione di ciò che non è immediatamente presentabile, che la filosofia esce dalla scuola e diviene ciò che dovrebbe essere, filosofia nel mondo. La posta in gioco non è infatti una tec-
nologia dei sistemi ma una legislazione delle possibilità conoscitive. Tuttavia non è possibile che il filosofo, quale legislatore perfetto, determinabile a sufficienza, sia presentabile direttamente, sotto forma di esempio, cioè di un'intuizione che presenti direttamente l'oggetto di un concetto empirico
(KUK, pp. 215-216). Egli dunque non è nemmeno localizzabile in concreto (KRV, p. 634), ma allo stesso modo dell'ideale della ragione pratica, ossia del sapiente secondo lo stoico, è reperibile solo «in ndividuo, cioè come una cosa particolare,
determinabile o a dirittura determinata soltanto mediante l'idea» (ibid., p. 452). Tale individuo non è da nessuna parte mentre l'Idea, di cui è una specie di schema nell'ordine che gli è proprio, «si trova da per tutto nella ragione umana»,
come abbiamo già avuto modo di leggere nel testo kantiano. Guidato dall'ideale del filosofo, il pensatore critico potrà dire di una frase che si pretenda filosofica se essa sia davveroo
caso. Eppure il suo giudizio non è determinante poiché è retto da una regola di presentazione indiretta dell' oggetto delPIdea, e non da una regola di presentazione diretta, come uno schema.
Tuttavia solo giudicando di ogni frase se si tratti oppure no del caso, il filosofo guidato in modo non determinato dal-
20 1'ideale del
filosofo non
e
la
filosofia
valere
stante
il
mondo
per
entrare
a n c h e in e
come
icamente
pratica. Ciòo
di una to di
sé l'o, è di per
mondo
mon
Idea'
m a solo a ina diretta, ma tazione diretta, eSenta. più modi modi pOssibil: possibili di i n o Itre l t r e più
una
resenta
Esistono
indiretta.
zione indiretta,
sofopresenta
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dà luog
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soltanto ad ad essere essere teo teore l i m i t a ,soitanto
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il mondo
cOme
venire
ratterizzato può senziali della ragione
una
giudicato
umana», come
presen-
n concerne l'ideal l'ideale natura', poiché sol COsi Ca
che fra cui quello
concerne
commisurabile sa:
econdo
secondo
fini es-
cui si l si regola la
regola
legislatore.
L'attivit 'attività
valu
critica
del filosofo e s c l u s i v a m e n t e dall'ideale del filo non è guidata filosofo del modo non immedlatamente determinato nato, sofo, sebbene in non riiuta al giudizi che di una natura, tazione ideale
ma
anche dall'Idea
indirettamente, degli oggetti di fisica m a anche umana). Ancui possa dire: E il caso (natura come per I'ideale del filoso0che di questa natura si deve dire, cio non é presentabile per info, che non è in nessun luogo,
di presentargli, foss
anche
tuizione; aggiungendo
inoltre che allo stesso
modo dell'Idea
di filosofia si presenta «da per tutto nella ragione umana». Si argomenti dunque nel modo seguente: in primo luogo,
filosofare come criticare non significa solo descrivere le regole che presiedono alla formazione delle differenti famiglie di frasi, bensi presentare anche degli oggetti per ognuna che consentano di giudicare: E il caso. Ma anche ciò che si è ap-
pena pronunciato è, a sua volta, un giudizio che afferma che siffatto è il caso per la frase critica; nel qual caso cioè il caso che si puo presentare non è un oggetto dell'intuizione, ma
nel
Lidea del «tutto matematico di tutti i fenomeni e la totalità della loro sintesi grande come nel piccolo»
(KRV, p. 348). Ma questo stesso mondo è detto natura, in quanto viene considerato c un tutto dnamico, e non si guarda e nello
all'aggregazione
spazio nelte
me er
realizzarlo quantità, ma all'unità nell' dei feno nto di mondo e natura se considerato (come nella terza e esistenza quarta Antinomla)uax VIsta dinamico: dell'assoluto assoluto della causalità (Antinomia soluto della totalità della e la delle condizioni Essere (Antinomia dell' " supP considerazione dell'esistenza dei fenomeni introduce in compito d questo Inou.ca dare conto di ciò che resta del dato, (Anal una volta formulata la ca ldea della natura dinamica in frase s in KRV conducea quella teleolog** XUK. come una
21 l'oggetto di una Idea (della filosofia) di cui rimane da determinare il modo di presentazione. Infine quale che sia il modo, esso presuppone in ogni caso (dunque ancora a titolo di
oggetto d'ldea) che ogni frase possa incontrare, dalla parte degli oggetti, un oggetto che le sia possibile presentare tale da convalidarla. Significa, in altri termini, che l'insieme degli oggetti è, in modi ancora da precisare, affine all'esigenza di presentazione propria della critica: proprio tale affinità
della totalità degli oggetti con la possibilità del giudizio rende questo insieme una natura.
Questa allora è la condizione di una filosofia che pensa per Weltbegriff. Se non la si accetta si rimane "prigionieri della scuola, si perfeziona la logica dei si_temi e non ci si cura dei «fini essenziali della
cifica
e
ragione umana». Ecco allora la resa paincondizionata a quel cruccio che minaccia ogn1 pen-
satore e che dipende dal sospetto che il pensiero sia incommensurabile ai propri oggetti: è la «spiacevole rappresentazione» di una «eterogeneità» fra mondo degli oggetti e pensiero, tale che nessuna frase oltrepassante l'esperienza mune potrebbe trovarsi convalidata da alcuna presentazio-
ne. Ritroveremo questo argomento, se cosi si può chiamare, a proposito della frase politica kantiana, in relazione alla minaccia del disgusto. Ne va dell'interesse della ragione. Se ciò nonostante non ci si lascia intimorire da tale minaccia, si domandi pure a Kant come il filosofo critico possa giudicare che: E il caso, dal momento che non si può presentare
per il caso alcuna intuizione. Nella Critica del giudizio Kant di stingue due modi di presentazione o ipotiposi. Per i giudizi determinanti, nel caso di frasi descrittive oppure apparte
nenti alla esperienza (concetti empirici), l'intuizione presenta loro degli oggetti come esempi; se sono invece frasi conoscitive (concetti puri a priori), l'intuizione pura presenta loro
degli oggetti come schemi (KUK, p. 215). Nel caso delle Idee, dove per definizione l'intuizione non può presentare nulla come oggetto, la presentazione avviene indirettamente per
analogia: «L'ipotesi (esibizione) |...] è simbolica quando, ad un concetto che può essere pensato solo dalla ragione, e a cui
22
alcuna
tuizione sensibile vien
intuizione
adeguata non
ione, nei cui onfronti il procedimen c u i confronti
essere
può
ne
u n ' i n t u i z i o
sottoposta
soltanto
analogo
Giudizio è del la forma Si ibera
(ibid.).
(lo
schema) dal
mancante,
empirica, c o m e se
vi
si
schemnto
intuitivo,
sottopone
un'altra intuizione
Caso
ualmente
uga
convalidare mma di convalidare
'Idea
insomma
che
fosse
consentirebbe
un
concetto
dell 'intelletto.
In altri ta termini
cognitiva (descrittiva, la frase avrebbe «come se», quale referente senta
un
e
nto schenmatismo» azione del modo modo in o v poiché è, in aue
quello dello llo
presentazione
di
conternuto
a
alla frase
non
tiva: questa presentazione
indiretta
si
dialettics se fosse co ma
e chiamata simbolic,
tramite smbolo.
Cosi il filosofo critico non se, anche quando
può
giudicare una fra. empirici direttamente
continuare a
vi sono casi
presentabili per convalidarla: questo
modo di
presentazione
lo preserva dal cadere nella tecnologia dei sistemi o corpo
alla critica interna. Tramite l'analogia, ogni frase propriamente filosofica, cioè critica, opera come un critico esterno ed è così che deve, se
dottrinale, e di attenersi
miserabilmente
vuole adeguarsi alla sua Idea. Proprio perché l'analogia dein particolare reperire gli analoga (simboli o tro) da presentare per le sue Idee (ivi compresa la propria), ve
giudicare e
non
si
può apprendere
al
la
filosofia,
ma
«lutt'al piu
si
puo
imparare soltanto a filosofare» (KRV, p. 633). In compenso, essere appresa e attualmente n0
la dottrina del diritto può ha bisogno di giudizio,
presupponendone, anzi, l'esercizlo preliminare nella frase critica: ciò risulta implicito per Kant nel titolo stesso di Dottrina del diritto. Kesta,
ne
su
primo punto, da argomentare l'asserz per cu questa condizione riflettente, che condanna o questo
a perazione analogica la presentazione degli oggetti di rase, che si è
stabilito compito del critico secondo Kant, quella del politico secondo Kant. Proprio taic tazione
ga
a
sla
a
nen-
costituisce il nocciolo adio: studio. essenziale del limiterò stimo naturale evidenza di a ricordare un testo c c tale analogia. Dovendo presentare la Critica della
per il momento mi nia la
presente
timo
ragione purd,
23 prima «Prefazione», abbozza un quadro del suo contesto e tesse un racconto della sua genealogia. All'inizio, racconta,
il dogmatismo regnava come un despota sulla metafisica la cui legislazione « serbava ancora traccia dell'antica barbarie»
(KVR, p. 6). Più tardi, «per guerre intestine», tale dispotismo diede origine a «una completa anarchia» e «gli scettici, sorta di nomad1, nemici giurati di ogni stabile cultura della
terra, rompevano di tanto in tanto la concordia sociale (die
birgerliche Vereinigung)» (ibid.). In seguito si credette, nei tem pi moderni, che con la «fisiologia dell'intelletto umano» di Locke, la «legittimazione» delle rispettive pretese fosse acquisita: non era invece che un ritorno del dogmatismo. «Orm a i - prosegue Kant -
dopo aver tentato inutilmente (se
n'è convinti) tutte le vie, impera sovrano il fastidio (Ueberdruss, la sazietà, Taedium), e un totale indifferentismo, padre
del caos e della notte, nelle scienze, ma a un tempo origineo almeno preludio (das Vorspiel) di un loro prossimo rinnova mento e rischiaramento, mentre uno zelo male impiegato le
aveva rese oscure, confuse e inservibili» (KRV, p. 6). Kant osserva allora di sfuggita che tale atteggiamento, che attetta
indifferenza, è impossibile nel caso di ricerche «il cui oggetto non può mai essere indifferente alla natura umana» (ibid.). Poi, apparentemente incoerente, egli afferma che l'indifferenza, la Gleichgültigkeit, è «un fenomeno (Phänomen) che merita at-
tenzionee riflessione (Nachsinnen)» (ibid.). E prosegue sostenendo che «Non è certo per eftetto di leggerezza (des Leicht-
sinns), ma del giudizio maturo dell'età moderna, che non vuole più oltre farsi tenere a bada da una parvenza di sape-
invito alla ragione di assumersi nuovamente il più grave degli uffici, cioè la conoscenza di sé (Selbstverständnis) e di erigere un tribunale, che la garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno fonda-
re, ed è
un
arbitrariamente, ma secondo le sue eterne e immutabili leggi; e questo tribunale non può essere se non la
mento,
non
critica della ragione pura stessa» (ibid., p. 7). Contesto politico, geneologia secondo un ritmo compulsi-
vo ripetitivo a due tempi. La metafisica è un Kampfplatz
24 (ibid., p. 5), un campo di battaglia in cui si1 affrontano le
tese di legittimità. Fra il despota e il nomade, scrive Kantpreio
seguo «questa via, l'unica che rimanesse» (tbid., p. 8). Que sta serie di posizioni metafisiche, che stocia nella Gleichgülti
keit, prepara l'ora della Critica. Se si e potuto riunire il tri.
bunale per esaminare le richieste delle due parti avverse. le
medesime giudicate nell'« antitetica», è solo perché il ro è passato in primo luogo per I'imparzialita disincantata del «tutto si equivale». Lo stato d'indifferenza libera e maturare la potenza e la facoltà di distinguere e di operare la cioè di che forza suddivisioni, è, per il pensiero, giudicare la forza di Il pensiero che presenta l'istituzione del tribunale critico è una forse nulla più che u n «romanzo». Come narrazione,
pensie-
fa
giudicarsi.
interpretarlo? In termini critici, cioè dal punto di vista dello stesso
giudice:
Kant
cora,
dialettica
(Idea
avvale per perorare la causa del criticismo davanti al tribunale, contro i due querelanti, il dogmatismo e lo scetticismo. Poiché la sua arringa contiene una narTatio, va esaminata sotto il regime della domanda: di che caso si tratta? Forse una frase d'esperienza (storiografica)? Oppure conoscitiva (storica nel senso di Historie)? O an-
maginazione)?
In
se ne
della
ogni
ragione)
o
poetica (Idea dell'im-
caso, il racconto è
effetto, cioè l'istituzione del logia nel corso dei conflitti tribunale,
metafisici,
e
finalizzato
suppone
istanza
una
al
suo
teleo-
cui fa leva bunale della critica. Ma il legittimare 1l'istituzione del trigiudice non ha di legittimazione per giudicare, dato che la facoltà bisogno del: E il caso, non potrebbe per sostenere la
sua
pretesa
su
a
ammettere una genealogia esente per principio E con che il racconto della Hegel è
suo esame.
Weligericht
al
tempo
stesso il
dal
del generazione giudizio emesso
dal tribunale. ha del bisogno racconto, perché Kant fa ricorso? Occorre in realtà vi rovesciare la questione: dovrebbe interdirlo? Si perche sensata, che è possibile tratta di una di frasi Se il
non
disposizione
argomentare, e per certi frasi si pos presentare degli oggetti dell' non esperienza. Dove si è sicuri presentare un'intuizione come oggetto che permetta
sono di
giudice
25 di valutare la frase, è nel caso della totalità del racconto, dato che, come si è già detto, l'insieme della narrazione è dato
solo in relazione all Idea di fine, cioè dell'istituzione del tribunale critico, che sarebbe causa per concetto, retroattiva mente, dello sviluppo dei conflitti metafisici: insomma bisogna giudicare le modalità di presentazione dell'avvenimento della critica, dato che probabilmente ciò avviene in base a più famiglie di frasi: il giudice dovrà allora esaminare ciascuna secondo il criterio di presentazione corrispondente. II racconto come totalità apparirà altrove, come una specie di
narrazione «dolce», in grado cioè di procurare piacere e di far sperare in un senso finale, laddove parrebbe assente, cioè
sul campo di battaglia delle dottrine. Altre presentazioni del l'istituzione del tribunale devono essere ancora possibili. II giudice non le esclude a priori, ma le accoglie, e le esamina fissando per ognuna le corrispondenti regole di validità. In
una parola, egli riconosce l'eterogeneità, le une alle altre, delle famiglie di frasi: le districa, ne ritaglia ireciproci confini, ma ammette, con riserva di esame, la loro coesistenza: opera delle transazioni. Il Kampfplatz resta aperto ma il giu-
dice sostituisce le dottrine, con le loro pretese di legittimità non criticate, con le famiglie di frasi, le cui regole rispettive sono fissate al: E il caso, che ne limita la validità. Ecco allora che la battaglia avrà luogo fra le famiglie di frasi su un camcritico. (Il luogo preciso, nel mio po di battaglia questa volta racconto della storia della filosofia, è laddove Wittgenstein nelle Untersuchungen dà il cambio e rileva il criticismo. Per questo motivo preferisco usare l'espressione famiglia di frasi
là dove Kant dice rappresentazione). Se, infine, ci si chiede da dove il giudice derivi la sua auto-
rità, si deve rispondere che non la deriva affatto, piuttosto egli è da questa atteso, dato che la frase: E il caso che è lo stesso filosofare critico, presuppone di per sé, come si è nota-
to, la
famiglia delle Idee,
della filosofia
e
della
natura
che ha
diritto solo a presentazioni indirette, senza schemi né esempi, solo tramite simboli.
Spero
con
questo
commento al testo della «Prefazione»
di
26 avere criticato ciò che poteva sembrare «andare da sé» nella analogia fra il critico e il politico e, al tempo stesso, di avere
spiegato i motivi per cui la Dottrna del diritto non mi è Darso
un testo pertinente per lo studio del politico in Kant.
II
L'ARCIPELAGO
I testi storico-politici di Kant sono reperibili grosso modo nelle tre Critiche e in una decina di Opuscoli. La Critica della ragione politica non è mai stata scritta. E legittimo, in limiti ancora da stabilire, rintracciare in tale dispersione, quale che ne sia la «causa» (a cui fa appello sconsideratamente la frase cognitiva dell'intelletto), il segno di una particolare eterogeneità del politico come «oggetto» di frasi. Tale eterogeneità investe già la terza Critica, dove la facoltà di giudizio si
trova ad avere non un oggetto solo bensì almeno due, l'arte e la natura. Dico almeno perché è un problema, forse il problema, sauna facoltà. Kant in pere se questa facoltà di giudicare sia precedenza ha assegnato alla parola il senso specifico di po-
tenziale di frasi sottomesse a un gruppo di regole di formazione e di rappresentazione (in senso kantiano) quando si trattava della sensibilità, dell'intelletto e della ragione per il il giudizio Di teoretico, della ragione per il pratico. voltafatto, che si tratti di e necessariamente ogni
interviene già
dire: E il caso, per convalidare una frase, quindi per presentare un oggetto che permette questa convalida, il che avviene per le cognitive sotto il regime dello schema, per le argo-
28 del simbolo, per le prescr: sotto quello dialettiche mentative della moralità della responsabilità e nella valutazione
zioni, sotto il regime del tipo.
Nell'«Introduzione»
famiglie di frasi
alla
solo
non
terza
viene
Critica,
la
dispersione
riconosciuta m a
anche
delle
dram-
problema di trovare dei frasi eterogenee. La «fa(Uebergange) tra queste della sua ubiquità, cioè proprio in virtü
matizzata al punto che
si
il
pone
passaggi» coltà» di giudicare, per il fatto che ra convalidare
viene chiamata
in causa
ogni qualvolta
occor-
presentazione, Vi appare di operare « passaggi» fra le facolcome una potenza in grado riconosciuto un maggiore privilegio tà, tant'è che le verrà stess0 un magdi unificazione, e al tempo
per la
sua
una
frase
con u n a
capacità
conoscere un
di
oggetto che
gior difetto quanto alla capacità le sia proprio, dato che tale facoltà non ha un oggetto deter
minato. E per questo che ci si può chiedere se si tratti di una facoltà conoscitiva in senso kantiano. In tutte le famiglie di frasi, per quanto eterogenee siano le u n e alle altre, cio che
Kant si ostina a chiamare facoltà di giudizio (ma potrebbe
essere la sua problematica a intestardirsi al posto suo) è la determinazione del modo di presentazione dell' oggetto che conviene rispettivamente a ciascuna di queste tamiglie. Se occorresse presentare a sua volta un oggetto per 1'ldea
della demoltiplicazione delle facoltà, intese come capacità di conoscenza in senso ampio, in grado cioè di avere degli oggetti, siano essi campi, territori, domini (KUK, p. 23), log-
getto adeguato da presentare non potrebbe essere a sua volta
che un simbolo, io proporrei, un arcipelago. Ogni famiglia di frasi sarebbe un'isola, e la facoltà di giudicare, almeno in una
certa
zasse
misura,
un
armatore
da un'isola all'altra delle
o un
ammiraglio che organiz-
spedizioni destinate a presen-
tare all' una quanto trovato (inventato nel vecchio senso) nel-
T'altra e potesse servirle da «intuizione come se» per convalidarla. Questa forza di intervento, bellica o commerciale, non ha oggetto, né alcuna propria isola, ma esige un mezzo, un elemento intermedio- il mare
-
l'Archepelagos, il mare
principale, così come un tempo era chiamato l'Egeo. Nella
.
29
ntroduzione»
della terza
Critica, questo mare è chiamato altrimenti, precisamente ampo, das Feld: «I concetti hanno un loro campo, in quanto sono riferiti a oggetti, a re dalla prescindepossibilità della conoscenza degli oggetti stessi; e questo campo è determinato ro
oggetto
con
la nostra
(KUK,
unicamente dal rapporto del lofacoltà di conoscere in generale»
p. 23). Al termine di questa ne, Kant asserisce che tale facoltà
medesima «Introduziodi conoscere in
generale facoltà di giudizio e Sarebbe giusto e certo contorme a quanto indica la ragione. «serie graduata» delle rappresentazioni, redatta alla fine della sezione «Delle
comprende intelletto,
Idee in generale» nella Dialettica della prima Critica, aggiungere anche la sensibilità (KRV, p. 303). Tutte queste facoltà trovano il loro un
territorio,
oggetto nel campo, le une delimitando
in
essoo
le altre un dominio, mentre quella del giudizio non trova né l'uno né l'altro, assicurando piuttosto i passaggi fra quelli degli altri. Essa è la facoltà del mezzo, dell' ele-
mento
di
intermedio,
da cui
sono
bagnate tutte le circoscrizioni
legittimità. più, essa permette di delimitare i territori e i domini e stabilisce l'autoritàà di ogni famiglia sulla Ancor
propria isola, proprio grazie al commercio o alla guerra che ingaggia con esse. Non mancano dunque argomenti per si-
tuare tali passaggi; ne indicherò solo qualcuno senza preten-
dere di esaurire la lista, o di analizzarne i singoli regimi. Prendiamo per esempio l'illusione trascendentale: come sappiamo che le frasi dialettiche, che hanno la forma di frasi co-
gnitive, non sono cognitive? E che il territorio della validità del ragionamento non coincide con il dominio di legislazione dell'intelletto? La risposta è semplice: noi non possiamo presentare per le frasi argomentative un oggetto intuibile, dato Cioè nello spazio e nel tempo. La ragione è spinta dal suo bi-
$ogno (Bedürfnis) di potenziare al massimo il concetto,
essa
obbedisce a una «semplice prescrizione logica» (eine bloss logiSche Vorschrift) (KRV, p. 302) di andare verso l'incondizionato. Ciò che è presentabile alla frase della ragione come ogget-
to capace di legittimarla non può essere un fenomeno. Una
volta identificata la regola di formazione della frase (ragiona-
30 concludere per mezzo dell'universale), la criti. ca consiste, in questo caso, nel far giocare la regola di presenre
equivale
a
tazione, dopo di che la frase dialettica è «isolata» (insulariz. zata) da quella dell'intelletto. L'illusione trascendentale, tuttavia, non si dissipa ma viene chiaramente delimitata. Il «co me se», fonte di tale illusione, viene corretto, in modo che la frase dialettica opera come se si riferisse a dei fenomeni, mentre la critica esige si indirizz1 a «fenomeni come se», cioè a simboli, fra cui quello or ora incontrato -
l'ideale.
Un altro caso insigne dell' operazione di «passaggio» è indicato al paragrafo 59 della terza Critica, dove si deve dimo-
strare che «il bello è simbolo del bene morale» (KUK, p. 217): da qui l'analisi dell'operazione simbolica a cui ci si è precedentemente riferiti. L'operazione simbolizzante è, in
generale, doppia e si chiama «analogia»: in essa «il Giudizio compie un doppio ufficio, in primo luogo di applicare il concetto all' oggetto di una intuizione sensibile, e poi, in secondo luogo, di applicare la della riflessione su
semplice regola
quella intuizione ad un oggetto del tutto diverso, di cui il primo non è che il simbolo» (ibid., p. 126). Kant dà due esempi (ma in che senso «esempi»? Nel senso in cui sono stati intesi prima? Ma possono esservi delle presentazioni intuitive di simboli, che sono indirette? Va
nato come un caso di
dunque, una
si
diceva,
presentazioni
«passaggio»
su un
Kant presenta due macchina semplice, il mulino a
giare
uno stato
volontà»;
un
esami-
«passaggio»)-
esempi di simbolo: braccia, può simboleg-
monarchico «dominato da un'unica assoluta corpo organizzato può invece
simboleggiare monarchico «governato da leggi popolari sue». In entrambi i casi, non vi è alcuna somiglianza fra loggetto simbolizzato e quello che è «tutt'altro». Vie invece identità fra la simboleggiante, regola della riflessione al seuno stato
applicata quella che si applica al primo. Cosi stanno le cose per quel che riguarda il bello e bene. La passaggio di condo
e
regola
e
fra
questi due oggetti disinteresse, liberuniversalità, sebbene immediatezza, la sua in applicazione
presenta i medesimi tratti: tà
riflessione
su
differisca
31 certi punti. L'immediatezza si applica al sensibile nel caso del bello, al concetto in quello del bene. La libertà nel giudizio di gusto è quella dell'immaginazione che si accorda al
concetto, nel giudizio morale invece è quella della volontà che si accorda con se stessa ecc. L'analogia qui all' opera non è tuttavia identica a quella presentata dal mulino a bracia o
dal corpo organico come simboli di regimi politici, tanto è vero che è impossibile considerare l'oggetto del gusto come un fenomeno allo stesso titolo del mulino a braccia o del cor-
po organizzato. Questi ultimi possono essere dati da una Versinnlchung, un'operazione della sensibilità accordata alle sole leggi dell'intelletto; ma Kant è il primo a sottolineare che la Sinnlichkeit e l'intelletto da soli non possono cogliere
(quindi costituire) l'oggetto del gusto. Con il problema del bello, scrive Kant: «èl'Intelligibile ciò a cui mira il gusto [...]. In questa facoltà di Giudizio questi non si vede, come quan-
do è empirico, sottoposto all'eteronomia delle leggi dell'esperienza. |...| Il Giudizio si vede legato a qualche cosa [...]
che non è natura né libertà [...] vale a dire col soprasensibile» (KUK, p. 217). Inoltre se vi è «sensazione» za del bello è in un senso completamente differente da quello stabilito dall'« Estetica trascendentale» della prima Critica: «Quando si chiama sensazione una determinazione del sentimento di piacere o dispiacere, la parola ha un significato diverso da quando viene ad esprimere la rappresentazione di una cosa (mediante i sensi, in quanto ricettività inerente alla facoltà di conoscere)» (KUK, p. 46). Se il bello è simbolo del bene, non è perché sia un fenomeno suscettibile di un'intuizione diretta che potrebbe sostituirsi, per analogia, a tutt'altro oggetto, il bene di cui non è
nell'esperien-
possibile alcuna intuizione. L'analogia porta piuttosto sul-
l'inverso, cioè sul fatto che il bello non è un oggetto dell'esperienza, nel senso in cui non vi è neanche presentazione sensibile; esso è invece determinato da una certa disposizione delle facoltà (secondo le quattro operazioni testé citate), la quale, a sua volta, si ritrova, secondo le medesime operazioni ma applicate diversamente, quando lo spirito è rivolto al be-
32 E una oggetti m a
ha «simbolica» che
ne.
attraverso
luogo
permutazioni
intra-facoltà: un
per SOstituzione di (ransfert e rotazione) d non
gruppo di
regole di form:
dispositivo isolate da Kant) è trasfe. operazioni zione di frasi (le quattro d ' i n t l u e n z a del sentimento dalla zona alterazione, rito, dopo della facoltà del desiderie rio, a quella di dispiacere e di piacere diretta. Seh. mai parlare di presentazione senza che si possa da un'isola all'al. «commercio» e «passaggio» un
bene vi sia
tra e, se
qui si vuole, «presentazione»
nell'etica di
qualcosa che
tratta tuttavia di u n oggetto intui. appartiene al gusto, non si si trova ampliata bile. L'accezione del termine presentazione Giudizio nelle isole in modo che le spedizioni della facoltà di vicine non riportino solo dei dati empirici ma anche delle regole di frasi, del tutto «logiche» o formali. Le prove del reato, quelle che permettono di dire: E il caso, si complicano.
Cosi stanno le cose anche per un altro caso di « passaggioO»
non meno eminente, che Kant chiama tipo nella « Tipica del
giudizio puro pratico», nel secondo capitolo dell'«Analitica della ragione pura pratica». Vi si legge che: «Se la masima
dell' azione non è tale da reggere al confronto con la forma di una legge naturale in genere, essa è moralmente impossibile» (KPV, p. 86). Perché? Così Kant: «Così
prosegue giudical'intelletto più comune, poiché la legge naturale è sempre al la base di tutti i suoi giudizi più consueti, anche di quelli empirici. Esso l'ha dunque sempre alla mano; ma nei casi in cui dev'essere giudicata la causalità della libertà, fa di
ge
quella leg-
naturale
ché
se
semplicemente il tipo di una legge della libertà, non avesse sotto mano qualcosa
per-
capace di
servirg1 empirico, potrebbe procurare alla legge di una ragione pura pratica 'uso nella sua applicazione» (KPV, p. 86-87). Non traspone quindi sul piano etico le intuizioni, bensi
d'esempio
nel
caso
non
solo «la forma della
conformità genere» (Gesetzmässigkeit, della «a misura della legge») (ibid., p. 88). Questo passaggio
è
dunque
etica in
abituale, perché es1ge sla gettata una testa di ponte, di per più ra all'ambito della libertà? Senza il paradossale, dalla natutipo, risponde Kant, la legge della ragione pura pratica non avrebbe «l'uso ma
nell'appl
33
Quando
cazione».
la
legge
è
teoretica, lo schema si prende dell' al carico applicazione dato intuitivo, e guida il giudizio, il quale determina se: E il caso. Ma sul piano pratico il giudi zio deve regolars1 sull'ldea del bene e non vi sono schemi per tale Idea: «Ma alla legge della libertà di una
(come legge
ca
sualità non condizionata sensibilmente), e quindi anche al
concetto dell'incondizionatamente buono, non può essere sottoposta nessuna intuizione, e quindi nessuno schema per
la sua applicazione in concreto» (ibid., p. 86). A operare il passagsgio non è la forma dell'intuizione o schema ma la torma della legge o piuttosto della Gesetzmässig-
keit. Il giudizio etico prende a prestito tale forma dal teorico per orientarsi quando si tratta di stabilire il caso: «Domanda a te stesso se l'azione che hai in mente, la potresti considerare come possibile mediante la tua volontà, se essa dovesse accadere secondo una legge di natura, della quale tu fossi
una parte» (KPV, p. 86). II tipo della legalità guida formal la massima della volontà nella formulazione dell'imvalutazione dell'azione perativo categorico e anche nella so dunque intendere il so dass dello Handelt
mente
giusta. Bisogna
che
come un
di
dass dell'imperativo come u n come se piuttosto effettivamente non può essere modo che: infatti 1'universalità dalla massima, bensì solo presentata tratta come conclusa che ne viene fatta. indirettamente alla valutazione anche Proprio questo tipo spiega blematica etica
di
u n a natura
nea, di tosse u n a
una
ldea, che di per sé
soprasensibile. Se
a natura meccanica» a
Soprasensibile
può
non
essere
una natura
della
trasferire
non
vi
nella pro-
parrebbe
ci fosse il
la
estra-
« c o m e se
legalità dall'am-
I'ldea di
avrebbe alcuna tramite
un
«insieme
pertinenza nel un «passaggio»
modo, morale, né allo stesso in quello di u n a società cosmopolita
Supplementare, 1'Idea storico-politico. Grazie anche
non
quello morale,
bito della degli esseri ragionevoli» conoscenza
dominio
l'introduzione
è
a
solo
tale
tipo di legalizzazione
l'oggetto di
presentata
come
una
mondo sensibile
natura
possibile,
ma
archetipale (urbildliche) per
che è ectipale (nachgebildete)
prima nel
Idea
la
(ibid.,
copia (Gegenbild) tematica 55). La
una
p.
34
D pro
Lacoue-Labarthe)
direbbe come
del
(tipografica da Platone,
tipo
viene
certamente
blematica e
ma
centrata
ad
invece
tutto
del
che tali lacci avventurosi
i legami
volte
a
di dispositivi non
fra le
sono
non
paradossali poiché stesso cano, e al tempo
o
la loro
perché
in
una pro.
attatto: e s s a
lo
facoltà c o n o s c i t i v e
che
pro
postcartesiana
tes esa
al punt
dei ei
«passaggi»,
è
transfert
pertinenti
sono
ciò
nonostante
in
Non è possibile
l'inventario
ripresa
necessariamenforme, di prestiti ai domini a cui si appli-
te
circoscrizione.
non
visto che
sul soggetto, allentare
tanto
non
diversa,
viene
indispensabili
questo frangente
alcuni
dei «passaggi»:
al.
sono
meno
proseguire a titolo informativo interessanti. Segnalo non m e n o m a noti, a presenche Kant si arrischia passaggio» quel particolare « sensibilità» de«ldeale della
prima Critica c o m e un nominato monogramma (KRV, p. 453).
tare nella
disedi un fanmezzo a esperienze diverse», gno ondeggiante in tasma incomunicabile» nei giudizi di pittori e fisionomisti, Si
tratta
di
«un
«
di «un modello irraggiungibile di possibili intuizioni empiriche», e pure non offre «nessuna regola suscettibile di spiegazione e di esame» (tbid.). Un che di evanescente, Kant ne fa
una creazione dell'immaginazione. Eppure tale immagina-
rio non è un'Idea dell'immaginazione ma un Ideale della sensibilità, dato che si tratta di una specie di schema, uno «schema come se» dell'Idea dell'immaginazione nel nio (o nel campo?) dell' esperienza sensibile. Qui ancora non
domi
è propri0
una
regola,
ma una
«regola come
se»,
una
trasp0
sizione regolatrice, dall'immaginazione alla sensibilità. Inol-
tre, più semplicemente, l'Idea dell'immaginazione stessa si costituisce solo con un passaggio per rovesciamento dalla ragione all'immaginazione: intuizione senza concetto al posto del concetto senza intuizione. E un « pasaggio» decisamente
importante
ai fini della
to che lo P. ris
comunicazione
fra la
teleologia sog oggettiva. Sorvolo su questo argomento, dariprenderemo con altri esempi nel campo storico
gettiva quella e
Lacoue-Labarthe, «Typographie», in Mimesis, Aubier-Flammarion,
1975, pp. 165-270.
Pa-
35
nolitico. Un'ultima osservazione, hella «Osservazione finale sulla tuttavia, sull'arcipelago soluzione delle idee
matico-trascendentali delle idee
7ione
sgg.), Kant
e
avvertenza
preliminare
dinamico-trascendentali»
osserva che
quando
si tratta di
mate
per la solu-
(KRV,
p.
4255 e
ro le prime, il gudice è obbligato a rinviaredistinguere fra loentrambe le parti dato che nessuna della due è in grado di oggetto che permetta di legittimare le loro presentare, come rispettive frasi, tesi e antitesi, altro che delle «condizioni del
fenomeno», che: «nelle due idee trascendentali matematiche noi avevamo altro oggetto che quello del fenomeno»
così
an-
non
(KRV, p. 426). Entrambe le parti non sono in di grado presentare un oggetto del genere poiché la loro frase è propria dell'Idea, non del concetto dell'intelletto. Ma «una prospettiva affatto nuova» si apre con le antinomie dinamiche (quelle della libertà e dell' essere supremo): qui «supplendo il giudice alla
(Ergänzt den Mangel) dei principi giuridici (der Rechtsgründe) disconosciuti da ambo le parti», il conflitto «in
mancanza
cui la
ragione
è intricata
|...] può
essere
composto, sebbene
precedentemente respinto, con soddisfazione (Genugtuung) da entrambe le
parti,
transazione (Vergleich)» (ibid.). In definitiva è soltanto l'esposizione delle condizioni della con una
Sintesi dell'eterogeneo. Ma è condotta in modo tale che è chiaro che tale sintesi non è de jure: la transazione operata dal
giudice non è qui autorizzata da alcuna regola, eccetto il principio per cui l'eterogeneità deve essere rispettata positivamente. Questo intatti sarà l caso della risoluzione dell'an-
tinomia della facoltà del Giudizio nei paragrafi 69-71 della terza Critica. In particolar modo perché vi si dice, sulla linea della «mancanza dei principi giuridici» della Antinomia della prima Critica, che «il Giudizio deve servire da principio a
Se stesso» (KUK, p. 256); inoltre, proseguendo sul prolunga-
mento della «transazione» trovata fra le due parti nella pri-
ma Critica, si afferma che tale disposizione fra la tesi finalistica e l'antitesi meccanicistica, fra la tesi della natura e quella
del mondo, è possibile perché la prima, propria della facoltà del Giudizio e propriamente riflettente, è «autonoma» (ibid. ,
36 p.
260) e
non
toglie nulla all'uso «eteronomo»
id.) della fa-
coltà determinante che la parte avversa difende. de. Ouesto Questa transazione è denominata «filo conduttore» (Leitfaden) ed è
modo in cui il giudizio riflettente, attento alle singolarità la. sciate da parte della frase cognitiva, «spiando per in esse un ordine ve lo presuppone liberamente, in cercare altri ter.
mini, giudica come
è
perché
ha
rettamente
un
se ce ne
fosse
uno.
Se il filo è
fine, sebbene questi non
come un
oggetto: questa
conduttore
sia presentabile dicausalitá secondo fini «è
semplice idea, quale non si pretende affatto di attri buire realtà» (KUK, p. 259). Ancora una volta il giudice delimita i confini delle legittimità delle pretese alla così facendo delimita al temvalidità, po stesso il soggetto trascendentale in facoltà insulari e il campo di tutti gli oggetti possibili come arcipelago. Ma egli si prodiga anche nella ricerca di «passaggi» che attestino una
alla
la coesistenza delle famiglie e che eterogenee, permettono le transizioni con la soddisfazione delle parti in gioco. Se in questo modo il giudice si mostra «
poiché opera transazioni, è perché è a sua voltatransigente», la facoltà di giudizio, la critica, la quale può reperire i rispettivi limiti solo a condi-
zione di poter intervenire su tutte le isole dell' «passare» almeno senza regola, «davanti» alle arcipelago e di regole, analoo
gicamente altrimenti, per stabilirle.
III
CId
L'importanza
CHE
SI
SPRIGIONA NELL' ENTUSIASMO
della filosofia del bello
del sublime risiede, nella prima parte della terza Critica, nella derealizzazione dell' oggetto dei sentimenti estetici e al tempo stesso nella e
mancanza di una facoltà di conoscere propriamente estetica.
Cosi avviene anche, e forse più radicalmente, sia nel caso
dell' oggetto storico-politico, che come tale non ha realtà, sia in quello di una facoltà di conoscenza politica che deve restare inesistente. Solo i fenomeni hanno realtà, condizionati o condizionanti (cioè qualcosa per il cui concetto si possono presentare delle intuizioni), la cui serie, mai data in sé e per Se, costituisce la storia, non naturale ma solamente cosmolodell'umanità. La serie non è mai data, ma costituisce
gica,
T'oggetto di
una
Idea
e
ricade,
a
titolo di mondo
umano, sot-
to la medesima antitetica della serie cosmologica in genere. la frase d'intel-
Certamente, letto, cioè
come
nel
dell'esperienza, scientifica, è sempre possibile per
caso
una c o n o s c e n z a
le sequenze della serie di cui si possono avere delle presentaZ1oni
intuitive. Ma
per
Z1onanti e condizionati
CES1,
e
non se n e
di condidefinizione queste sequenze ripe devono essere regolar1, dunque
potrebbe
trarre u n
divenire,
sia esso
pro-
38 La frase gresso, regressione, nella serie, sia questa l'oggetto di che significa la ripetizione è legittima a condizioo discendente, ascendente u n a sintesi nel fenocorrispondenti siano presentati eterno ritorno
ne
gli oggetti
che
meno.
«L'uomo
è
un
per
an1male che ha
stagnazione'.
bisogno di
un
padrone,
se
Ma questo padrone è sua specie.|...] vive fra altri esseri della animale che ha bisogno dì u n padroa sua volta u n essere la schiavitu, ma o c c o r r e una nuova ne». «L'uomo detesta O ancora, per respinschiavitù per sopprimere la prima». attraverso l'educazione: u n progresso gere la speranza di «Ma
siccome sono
lizzare questa
educati
a
ciò
pur sempre
educazione,
|...]» (Idea,
p.
e
uomini
quindi
quelli
che devono
tali che devono
rea-
essere
129). Queste regolarità non
sono
delle leggi soltanto empiriche: si possono stabilire attraverso
statistiche (ldea, p. 129) che mettono in evidenza il carattere a prnori delle categorie che servono a sintetizzare i dati in se-
rie, quelle di casualità (meccanica) e di azione reciproca. La frase cognitiva, con il suo doppio criterio di pertinenza in rapporto alla negazione (principio di contraddizione) e alla presentazione intuitiva, è in Kant generalmente contrap posta alle vane speranze, alle talse promesse, alle profezie. Essa infatti viene impiegata per respingere il diritto all'in-
surrezione e condannare la sostituzione violenta di una nuo Si veda la critica sostenuta da queste tre ipotesi nel Conflitto delle facoltà filosofiche con il giuridico [si veda la Legenda, NaT] pf. III. Per gli opuscoli raccolti in questa edizione, ci siamo riferiti ai testi tedeschi: Kleinere zur
Schriften
Geschichtephilosophie, Ethik und Politik, Meiner, Hamburg 1973; Ausgewählte kleine Schriften, Meiner, Hamburg 1969; Uber den Gebrauch teleologischer Prinzipien in der Philosophie (1788), in Werke, v. VI1, Meiner, Leipzig 1922, pp. 129-160; Der Streit der Fakultäten, Meiner, Hamburg 1959. Si veda anche Le Conflit des Facultés, tr. fr. Gibelin, Vrin, Paris 1973.
Sämtliche
2Beobachtungen
melte Schrifien, cit.; blime, in Scritti
über das tr.
Gefühl des Schönes und Erhaberen (1764), in Kant's gesamCarabellese, Osservazioni sul sentimento del bello e del su-
it. di P.
precritici, Laterza,
Bari 1953. Il testo di Kant èil seguente: Niente per che il dover subordinare le azioni alla volontà proprie di un altro. Nessuna avversione è più naturale di quella che un uomo sente per la Schiavitü. E per questo che un bambino piange e si irrita è costretto a fare C1ó che gli altri vogliono senza preoccuparsi di sapere se èquando d'accordo. I suo unicoO è di desiderio,
è
più terribile
«
un uomo
allora, diventare un uomo per disporre di séa proprio piacidivenirlo, occorrerà un'altra potere nuova schiavitù: quella proveniente dalle cose» (p. 73). mento. Ma per
39 va
autorita alla precedente.
stenza
una
dell'essere comune
fras
cognitiva
gica
obiettiva
prossim
L'argomento è il seguente: l'esi-
(das gemeine Wesen) è il referente di o, nel
(d'intelletto) (finalità
al bene di
questo
negli
migliore dei casi,
esseri
essere s1
organizzati). in
giudica
una
te-
La
frase
te-
ologica soggettiva (Tinalnta negli esseri ragionevoli). manda in frantumi (Abbruch) un essere La rivoluzione morale
comu e esistente e un altr non può non sostituirlo (legge natura1eL'eterogeneità delle due famiglie di frasi non è modificata. La politica rivoluzionaria riposa su una illusione trascendentale nell'ambito politico: essa confonde ciò che è presentabile come oggetto per una frase cognitiva con ciò che lo è
er una frase speculativa e/o etica, in altri termini, schemi o esempi con analoga. ll progresso di un essere comune verso il
Per
meglio non si giudica su ntuizioni empiriche ma su segni.
Nel caso della serie discendente, alla difficoltà relativa alla
sintesi della serie ascendente (di cui totalitàe cominciamento si aggiunge il problema delnon sono passibili di intuizione) n o n si sono ancora prodotla concatenazione degli effetti che come per le n o n è possibile esibire documenti, i quali per ti, sintesi delle sesi può a m m e t t e r e che la cause. Ancor peggio, non esiga alcuna a rie discendenti (cioè dei fenomeni venire) dell'indefinito speculativa. L'antinomia cominciamento delle serie cosmologidel il problema pone Critica: Kant scrive nella prima fine. loro del n o n che, m a di una tale
ldea
trascendentale
Se noi Sintesi
della totalità ci facciamo un'idea
(del progressus)
per
esempio
tutti i della serie intera di è un ente di ragione
mondo, questo
cambiamenti fuluri del n o n è pensato 7s Tationis) che
se n o n
arbitrariamente,
necessariamente»
dalla ragione
presupposto Non discuterò
P314).
C oe
rapporto di
C Pna
Vlene e s a m i n a t o
Crilica
in
questa
sede,
(ibid.,
p.
un
concetto
nell'ultima
182).
benché
senza
fra l'Idea (concetto
ragione, che è
assoluta
(KRV,
sia importan-
intuizione)
vuoto e
e non
senza
e un Es-
oggett0, della
analitica pagina dell' a davanti
Speculativamente
cosmologico,
almeno nel tempo nulla, determinato. 8etto né come concetto
né
noi
come og*
40 alle pretese della frase teorica A queste limitazioni opposte se ne aggiunge un'altra, su sulla serie cosmologica u m a n a solennità nell'articolo Sull'uso cui Kant insiste con u n a certa
dei principi teleologici in filosofia (1788), a proposito della natura. Vi si legge che è necessaria una distinzione fra descrizione della natura e storia della natura stessa, fra fisiografia e fi
siogonia; questi due ambiti «sSono totalmente elerogenei», dato che mentre la descrizione della natura si mostra in tutto lo
splendore di un grande sistema, la storia della natura «per il momento non può che esibire frammenti o ipotesi vacillanti», un «abbozzo di scienza» in cui «per la maggior parte del le questioni può lasciarsi uno spazio in biancO» (segue una lunga apologia di Kant da parte di Kant contro Forster sul tono: mi sono adoprato molto a impedire che le scienze scon-
finino l'una
sull'altra).
Si tratta tuttavia della sintesi regres-
siva, orientata verso gli inizi della storia del mondo. Se deb bono restarvi dei bianchi è perché bisognerebbe presentare alla frase fisiogonica delle intuizioni per tutte le esistenze singole inscritte nella serie, per la qual cosa l'esempio non è
sufficiente, lo schema poi ancor meno. L'esigenza di presentazione stringe dappresso la sensazione, preme per avere do-
cumenti per tutto, eppure la serie non è che un'Idea! Lo stesso vale per un' antropogonia. La frase cognitiva, in breve, non può dire granché della storia che possa essere convalidato dal giudice critico. Difatti ignora lo è poiché sottoposta alla regola della
storico-politico presentazione intuitiva. Restano molte altre famiglie di frasi possibili, le cui regole di presentazione sono diverse. Ci si può attendere di vedervi operare mente, il «passaggio». Non sarà l'analogia o, più generalqui possibile recensire esaurientemente i termini che tra-facoltà del campo to
dell' oggetto
una
contrassegnano la ripartizione in storico-politicoe che designano dal ladeterminazione contraddittoria 0, per
cosi dire, indeterminata. Di tutta la lativa allo
kantiana restorico-politico ho accolto lessicologia solo due termini di im-
portanza diseguale, l'uno, ilfilo conduttore (Leitfaden) frequenimpiegato nell' Idea del 1784, l'altro il segno storico
temente
41 Cachichiszeichen) reperibile in particolare nel Conflitto con la
facola di diritto del 1797. Entrambi servono a mettere in frasi storico-politico, ma non appartengono al medesimo livel-
lo storico-pol
dato che il primo e un simbolo, il secondo la denominazione in senso proprio ritica di un importante punto di pas-
lo, dato
saggio intra facoltà.
L ldea di una storta universale dal punto di vista cosmopolita 1784) argomenta nel modo seguente la natura del discorso
a1ullo storico-politico: Se ci si attiene al dato intuitivo imme diato, la storia politica e un caos. Suscita un Unwillen (un ri-
sentimento, un crucCio) perché suggerisce che questo deso lante spettacolo derivi da una natura «che gioca senza sco-
pO» (zwecklos spielende), in modo che «il caos sconfortante (das
trosttose Ungefähr) regna in luogo della ragione» (Idea, p. 125). Ora, non è giusto, nel senso della critica, rassegnarsi alla te-
traggine del desolante qualsiasi, cioè alla constatazione del non-senso. Perché? L'affetto che accompagna tale laconica descrizione è per sé un segno: se c'è un sentimento di dispia cere relativo al campo storico-politico «frasato» in base all'assurdo, è l'indice negativo che tutt'altra capacità di «frasare», quella delle Idee, e un diverso genere di discorso pos-
sibile, quello che ha come posta l'Idea della libertà, non puòo concatenare su questo mondo a causa della sua assurdità.
Linteresse pratico della ragione consiste almeno nel far sì che a questa capacità non venga interdetta la frase storicopolitica. Da questo punto di vista, si osserva che effettivamente esistono nella specie umana della disposizioni naturali che sono in consonanza (abgezielt) conl'uso della come del storia la Se filosofia. estimonia l'esistenza stessa della umanità non fosse altro che rumore e furore, si dovrebbe
ragione,
amme
che la natura stessa, pur dotando I'uomo di alcu-
ne disposizioni e depositandovi i «germi» dello sviluppo del 24ragione, gliene avrebbe d'altra parte rifiutato i mezzi
pd., p. 138). Suprema assurdità: «f...] se la parte del gran eatro della suprema sapienza, cioè la storia della specie
ana, che contiene lo scopo di tutto questo» (Idea, p. 138), TOsse solo una crudele seduzione.
42 Il giudice critico, guardiano dell' interesse della ragione
dev'essere sensibile a questa indignazione: cgli convoca le due parti, quclla che sostiene che la storia umana sia
un semplice disordine, e quella che la ritiene ordinata da una
natura provvidenziale. Egli spiega alla prima, come già ah.
biamo notato, che se ci si attiene a frasi cOgnitive e si posso-
no fornire esempi e controesempi per ogni frase di tale famiglia, allora si è legittimati a parlare di disordine ma solo nei limiti, precedentemente indicati, che sono propri alla fa-
miglia delle cognitive in materia di storia. Con ciò si potrà fare solo una politica pragmatica, una politica della pruden-
za, fondata, come spiega Per una pace perpetua, sul fatto che: tutte le forme di governo (Regierungsarte) offrono nella storia degli esempi che si contrappongono» (Pace, p. 325). Ec co allora il moralista politico e non il politico morale
(ibid. ).
II
giudice dice all' altra parte: voi presupponete l'ldea di una finalità della natura che agisce eminentemente nella storia dell'umanità conducendo a un fine ultimo che solo la libertà può compiere (KUK, pp. 311-313). Si possono allora artico lare frasi non secondo la della regola presentazione diretta propria alle cognitive, ma in base alla regola della presentazione analogica libera a cui sono tenute le frasi dialettiche in generale. Per quanto ci si possa richiamare ad alcuni fenomeni dati nell'intuizione, essi non possono tuttavia avere valore in
questa
di esempi o di argomentazione segni simili. Collegandoli insieme non schemi, o di si otterrebbe una legge di altri
sviluppo né meccanico né organico, ma solo un conduttore. Come spiega la Critica del Giudizio, il filo conduttore, che è riflessivo, non toglie niente zione delle alla sussunintuizioni sotto concetti, alla regola della frase cognitiva. Sono due famiglie dicioèfrasi compatibili. Il medesimo referente, un eterogenee e filo
fenomeno qualsias1 preso dal campo della storia umana, potrà servire, comne esempio, a presentare del loggetto zione ma, come disperaframmento del filo discorso della a conduttore, presentare l'oggetto del discorso Con dell'
analogicamente questo
filo
conduttore
si
emancipazione. potrà realizzare una politica
43 nalogicamente repubblicana ed essere un politico morale tesi
nona). L'altra espressione, quella di segno storico, introduce un ul-
(Idea,
tesi
prima
e
teriore grado di complessita nei «passaggi» che occorrono
in frasi lo storico-politico. La questione posta la facoltà di diritto) è se si possa affermare che la
articolare
per articolare
per
contro
spe-
cie umana sia in costante progresso verso il meglio e, nel qual caso, come ciò sia possibile. E un problema che anche
Der noi non è mai stato posto (ma solo risolto) nella Idea del 1784, ossia se esistano delle «disposizioni naturali della spe-
cie umana in conformità con l'uso della ragione». Tali di-
sposizioni vanno presentate non dal lato del soggetto tra-
scendentale
della conoscenza
della moralità, ma su questa entità zoologica che è la specie umana. La prima difficoltà risiede nel fatto che si tratta di una fra se che ha come referente una parte della storia umana ancora di là da venire, quindi una frase di Vorhersagung, di anticipazione e di prognostico. Kant la distingue dalla frase di o
Weissager (del profeta), ricordando che (in base alle regole delle cognitive) non ci possono essere delle presentazioni dirette dell' oggetto di tale frase dato che essa porta sull' avvenire (quand' anche, e non è escluso da Kant stesso, credesse di
avere i mezzi, cioè il potere, di costringere gli eventi ulteriori a
confermare i vaticini). Per la dimostrazione richiesta si dovrebbe cambiare fami-
glia di frasi, cercando nell' esperienza dell'umanità non un dato intuitivo (un Gegebenes) che può solo convalidare la frase che lo descrive, ma ciò cui Kant dà nome di Begebenheit, un
evento, un fatto di «sprigionarsi» che sarebbe al contempo anche un fatto diliberarsi, un dare come di chi distribuiscele
carte. Più precisamente, spiega Kant, questa Begebenheit indicherebbe (hinweisen) ma non proverebbe (beweisen) che l'uma-
nita è capace di essere sia la causa (Ursache) sia l'agente (Urheber) del suo progresso. Più precisamente, spiega Kant, Occorre che tale Begebenheit che si sprigiona nella storia umana Indichi una causa tale che l'occorrenza del suo effetto resti non determinata (unbestimmt) nei confronti del tempo (in An-
44 sehung
der Zeit);
casualità
sta
dalle
si potrà
il
del
di
indipendenz a za
della
lo meccanic meccanico. Que
mondo
d i a c r o n i c h e
serie
può
casualità
sottolinea
si
la
riconosce
clausola
momento
intervenire
manoscritto
estendere
la
in
Cracovia),
di
possibilitá
(irgendwan
ognl
di
e solo a
intervento
futuro (Conflitto,
questo
Drer
di questaca
a
e sgg.). p. 169
al e s s e r e la causa del n o n deve Begebenheit tutto: la un Geschichts2ei. Ma n o n è indice (hindeulend), suo il m a solo storico, vale progresso, i n t e n d e c o n segno cosa che prOgnostucum», La chen. Kant precisa demonsirativun,
anche
al passato
e
a
dire:
«signum
rememnorativum,
«presentare» ricercata dovrà
la casualità
libera
se. e-
Begebenheit passato, presente, futuro. temporal1, direttrici condo le tre fatse n o n contraddittorio, enigmatico, Ma che cos'è questo che qualche Ci si potrebbe aspettare «sprigionarsi»? to di cui spetta atteil «dare» ricercato molto significativo sia fatto
libera. Ma tale
evento
è
ancora
il potere della casualità diverse letture (la trase descrittiva, solo un dato: accetta in precedenza a proposito dialettica), come si è detto stare
quella dell'Idea,
m a non
frasi possono
giudice
cogliere,
critico
va
oggetto equivoco che entrambe le indifferentemente. Qui l'esigenza del
è che
un
oltre la
semplice conciliazione,
tanto
da
apparire paradossale. Non gli è sufficiente rinviare le parti senza dare spiegazioni, né all'alfiere del determinismo né al portavoce della libertà, grazie a un accomodamento che accontenti entrambi; li costringe invece a esercitare insieme e positivamente un condominio sull'avvenimento cercato. Data se non dall' esperienza almeno nell'
esperienza, «sprigio
natasi», la Begebenheit deve essere l'indice e, come tale (lo si
vedrà), probante, dell' Idea di casualità libera. Con essa ci si deve avvicinare quanto più alle sponde dell'abisso, per poi superarlo, posto a precipizio fra meccanicismo e liberta o nalità, fra il dominio del mondo sensibile e il campo del soMa prasensibile. per superare l'ostacolo senza sopprimerlo Occorre fissare lo statuto dello
storico-politico, per quanto indeterminato, inconsistente possa essere, eppure dic1bile probante. S1Zione
E
questo
naturale
e
il prezzo per poter provare che la
dispo dell'umanità a far uso della ragione specula"
45
u
in effetti
ochio di errore
un
real1zzars1,
che si
e
può anticipare senza riprogresSO continuo nella
sua
meglio.
Kant r
storia verso il
pare allora imboccare una deviazione Dresentare la detta Begebenheit, tale da
inaspettata
permettere però la ninuziosa identificazione dell'oggetto «come se» che è lo
storico-politico, rigorosamente fedele alla sua complessità.
Ma tale avvenimento non è un fatto eclatante, né tanto meno le rivoluzioni: «trattasi solamente del modo di pensare
(Denksungsart) degli spettatori (Zuschauer) che si rivela (sich verrät) pubblicamente (ötfentlhich) nel gioco dei grandi sconvolgimenti (Umwandlungen) come le rivoluzioni e che manifesta
una partecipazione (Teilnehmung) universale e tuttavia disinteressata dei giocatori di un partito contro quelli dell'altro,
malgrado il pericolo del danno che può ad essi derivare da tale spirito partigiano; ma (per la sua universalità) dimostra
(beweist) almeno a
titolo di
disposizione (Anlage) un carattere
della specie umana in generale e ad un tempo (per il suo dine dimostra un carattere morale (moralisch) fonda-
sinteresse) mentale, che fa
glio,
ma
solo sperare nel progresso verso il mecostituisce di per sé un tal progresso nella misura in non
cui esso può essere attualmente raggiunto» (Conflitto, p. che la recente rivoluzione di un popolo Kant
aggiunge in spirito (geistreich),
170).
cosi ricco SCire,
accumulare miserie e
trova «nei
cuori
(in den
fallireo riuper quanto possa crudeltà ciò n o n di m e n o essa
Gemütern nel
non ta) di tutti gli spettatori (che
partecipazione co) dem Wunsche nach) che una
anche
se
la
sua
secondo rasenta
di: calmare gli spiricoinvolti in questo gio-
senso
sono
il desiderio
(eine Teilnehmung
l'entusiasmo
andava manifestazione n o n
(Enthusiasmus),
disgiunta da pealtra
causa
che
avere può conseguenza che e per Tcolo, u m a n a » (tbid. ). della specie una disposizione morale riassume un testo che di Non voglio e n t r a r e nei dettagli non
e
kantiano sullo storic0-politiConcentra sulla n a t u r a della prima osservazioni, nell'eMi imiterò a tre valore c o m e Begebenheit s u o sul c o n il entusiasmo, l'altra t e r z a sul rapporto
forse
tutto
il pensiero
CO.
Sperienza
storica
dell'umanità,
la
46 saranno
tutte
c o n s i d e r a z i o n i
Critico.
della
Tali
clausola
che il
del. l'elaborazione del segno frasi tutte le frasi storia, cioè pertin ha luogo solo sulla n o n ha l'elaborazione
che
storico, cio
domina
della «senso»
storico-politico,
campo
Svolte all'inseg
sol
eclatanti e
nei
mistatti
nenti degli attoriche oScuri e
al scena s na storica, degli a g e n t ioo
nei fatti spettatori oscuri ma a n c h e negli illustrano, si della storia) che li stanno a guardare, li vi platea li intendono (ae nel che distinguono
negli sp
rumore e
lontani ardare, intendono, delle
nel furore
zec
e
ae
che
che n o n lo è. è giusto e ciò
L'entusiasmo degli spettatoni osservazione. Prima Kant una modalità del sentimento sublime. Del sentimento Per super
blime più che del sublime (e con ciò delimita la questionedel. l'oggetto «come se»), dato che, a quanto si legge nella .
terza
Critca, «Per conseguenza, è da chiamare sublime non 'o. getto, ma la disposizione d'animo, la quale risulta da una certa rappresentazione che occupa il Giudizio rilettente
og-
(KUK, p. 99). L'immaginazione tenta di fornire una presen tazione per una Idea della ragione (poiché il tutto è un oggetto dell' Idea, per esempio la totalità degli esseri ragione voli pratici) senza tuttavia ruscirci, sperimentando cosi la
propria impotenza ma,
al
contempo,
la
propria destinazione di quella realizzare il suo accordo con le ldee della ragione attraverso una presentazione conveniente. Da questo rapporto contrastato risulta che invece di pro vare un sentimento per l'oggetto si prova, di fronte a questo stesso un
(Bestimmung),
che è
oggetto,
sentimento «per 1'Idea dell'umanitá in noi soggetti» (ibid., p. 96). Nel menta il paragrafo 25 Kant co sentimento del rispetto, ma sentimento sublime in l'analisi vale per ogni la sostituzione di una quanto esso comporta una «o ptton, olazio ne) fra le facoltà in regolazione (che è una un non-ies olazione fra un come
soggetto
e
un
Si noti che oggetto.
soggetto,
a
una
regolaZ1O
questa esigenza enza kantiana di ricondurre il pro Diema del «passaggio» kantiana di rico etica, i posto dalla particolare in sul
In
rapporto al sublime, presentazione getto di riflessivo all'interno mente del non sublime come gli impedisce d parlare costante oggetto, per esempio in per esemp modo
ntazione estetica, no
un
questa «de-
47 scrizione»: il su subllme è: «un oggelto (della natura) la cui rappresentazione zione deter determina l'ana l nimo a pensare come un 'esibizione di idee l'imSsibilità di raggungere la natura» (KUR, pp. 120-121). Questa posstbilit
tazione, ma ve ne sono altre, è propria di una filosofia che
ncia in in due senza appello fra ciò che appartiene al soggettrancia toe ciò che attiene all'oggetto. Per la critica tuttavia è ogget genere ciò che e presentabile in una famiglia di frasi al-
lo scopo di convalidarla e, nel caso della frasi estetiche, la nresentazione è solo indiretta per mezzo di una procedura analogica che ha sede nel soggetto. La riflessività del giudi-
zio in questo e in altri casi sottolinea l'importanza della regola, foss'anche Iibera, dalla presentazione adeguata; in
questo senso 'oggetto non è che l'occasione del rovesciamento sulla regolazione.
La regolazione del sublime è una non-regolazione. A differenza del gusto, la regolazione del sublime è buona quan-
do è cattiva. II sublime comporta la finalità di una non-fina «Noi troviamo u n a certa finalità nel dispiacere sentito in funzione necessaria per adedell' estensione della immaginazione, facoltà di ragione, guarsi a ciò che è illimitato nella nostra nella non-finacioe l'Tdea del tutto assoluto, di conseguenza l'incommensurabilità quanto al fine) del
lità
(Unzweckmässigkeit)
e
piacere
il
di
un
dispiacere:
lità (la non-affinità, le Idee della ragione e per il per dell'immaginazione potere in quanto subliesse [..]. L'oggetto di (Erweckung) risveglio me, è accolto
diante
un
Anche un
con
piacere, il quale
dispiacere» (KUK, l'immaginazione
oggetto che
possa
pp.
più
non
è possibile
se non
me
109-110).
fervida
non
può
presentare
lldea: convalidare, «realizzare»,
ecco
allora
gioia il dispiacere, l'incapacità di presentare. Quale non se si innesta ciò malgrado su questo dispiacere,
qucla
di
allora
Sta e
scoprire
una
certa
affinità nella
discordanza?
Que-
ciò che si presenta coanche che fatto nel affinità consiste umana e quella compresa natura (ivi molto grande nella rivoluzio
uclia
storia naturale dell'uomo,
c o m e una
grande
alle Idee
della ra-
inadeguato s a r a sempre «piccolo, così non solo la portata nti Si SOne» (bid., scopre 105). p.
48
qualsiasi
a
a
dlel e l soggetto, ldee, destinazione
soggetto,
delle
nita
anche ma
quella
che è
zione
fornire f ornire
la
e
di
può
là di
nel
delle Idee,
caso
il
a
non
di si
per
da Kant «
sorta
è
parlato,
fallisce,
si così dire si
ma per per cosi
resentazione paradossale paradossal
una semplicemente
«una
presentazione c a r a t t e r i z z a t a
con
astrazione»
di
dell'infinito»
c o m e una
«presentazione ci i n c o n s i s t e n t e che
il «passaggio» più Ció passare. si può non dove le,
sublime: tando la
r rovescia, s'in
presentazione
fornire verte
andare al
solo fallisc
ma
cui
ziOne per
estremo del
sua
p r e s e n t a z i o n e
tensione di
di
delle
estremo modo volta un
L'entusiasmo
tentativo
destina
una p r e s e
p r e s e n t a r s i .
ciò che è
tutto
ntazione,
dover
quindi,
l'impresentabile
presenta «nostra»
qualsias
incommensurabili 1surabili
chiamata
negatir.
u n a certe
(KUK.
n
190
Ecco
S1a, 1il passo invalica
nonostante
Kant osa perfi
darne due esempi: «Forse non v'ê nel libro delle legoi degli ebrei
un
passo
più
sublime di
ti farai alcuna immagine
non
o
questo comandamento: "T figura di ciò che è in cielo. a
in terra, o sotto la terra ecc.'. Questo solo precetto può spDie-
gare l'entusiasmo che sentiva il popolo ebreo per la propria
religione, nel suo periodo migliore, quando si paragonava
con gli altri popoli; può spiegare quella fierezza che ispira la religione di Maometto. Lo stesso vale per la rappresentazione della legge moralee per la nostra disposizione alla morali tà»
(ibid.,
128). (E questo il punto in cui ricordarsi
p.
cosa
questo entusiasmo suscitato dall'astrazione diverrà, sete o otto
anni
forte
dopo,
sotto
la penna del
giovane Hegel a Franco
quando egli traccerà «lo spirito dell' ebraismo:
il
trassegno della schiavitù, la realizzazione della bruttura,conun tratto di esistenza animale ...]». Tutto ciò attribuito al esplicitamentc
tempo stesso al kantismo.)
r questa presentazione
maginazione buon Se
è che essa «si punto di
partenza per l'estetica romantica è
astratta cid che si
illimiti»
esige dall
(unbegrenzt). (ECCO
un
filosofia dell'arte a del sublime, l'arte detta strettamente connessa aua *filosofia manazione più astrattaa potrebbe forse esse non ci si radicale, forse la ia via di uscita. Agli:antipodi, stupisce che Kojève abbiacercato al tematizz cercato di una
astratta.
in
hegeliano,
senso, come he
tal tal s
relativo
concreto»,
49 in un
breve testo dal titolo «Perprime
alle
«Astrazioni»
di
sky.)
Kandin-
esta gioia sofferente estrema,
l'entusiasmo, è un Affekt. ffezione forte e come tale cieca e non può «meritare in la mOdo alcur benevolenza (en Wohlgefallen) della ragione» E (ibnd.,p. 126). anzi, una dementia, un un'affe
maginazion
bile
è
l'entusiasmo
1'intelletto più
e
Wahnsinn, dove l'imnfreno». Stando cosi le cose, è preferi come «accider transitorio che
«senza
sano», alla
Schwärmerei,
può colpi-
al tumulto dell'e-
saltazione che e un Wannwitz, una insanitas, una «malattia rofondamnente
radicata nell'animo»,
una
«sregolatezza»
dell'immaginazione. La Schwärmerei si accompagna all'illu-
sione di «vedere qualcosa al di là di tutti i limiti della sensibilità» (KUK, p. 129), di credere cioè che vi sia presentazione diretta quando non ve n'è alcuna, essa opera un passaggio non
critico, paragonabile all'ilusione trascendentale (conoscere qualcosa al di là di tutti i limiti della conoscenza). L'entusiasmo invece di per sé non vede niente, anzi vede il nulla e lo all'impresentabile. Per quanto condannabile etica-
rapporta mente mente
patologico, 1'entusiasmo «considerato esteticaè sublime, perché è una tensione delle forze prodotta come
uno slancio di gran lunga idee, le quali danno all'animo che deriva da rappresenpiù potente e durevole dell'impulso
da
tazioni sensibili» (ibid., p. 126). L'entusiasmo
al limite della destorico-politico è dunque e come tale privo attacco patologico
menza, è un autentico che l'etica di valore etico dal momento
esige l'affrancamento
consente
solo
quel pathos apa-
essa ogni pathos motivante; n o n l'Afektche è la stima, se l'obbligo nco che accompagna sublime, che Kant c o n c a t e n a subito conser entusiastico 5gket a n c o r a troppo il pathos Tuttavia allo studio del sublime. validità estetica, poi-
da
a
nella
sua sfrenatezza
episodica
una
tensore
del
Wunsch.
L'infinito
facoltà, energetico, cioè le altre ceun segno capacità, altre Gela ldea trae a sé tutte le (ibid., p. 126), caratte un
Produce Stlco
un
Affekt «di genere
del sublime. Il
valoroso»
«passaggio»,
come
si vede,
non
ha luo-
50
Passare,
pass.
are
passare
go,
si
tratta
di
un
i n c e d e r e
il cui
p a s s o
so,
i m p a s s a b i l e
una
è
ma sta per che sta per ie di di agita: agitazione sul
speCie
oilità,
al di sopra SCrive Kant, «vale a.dire
uno
l'abisso,
e
attrazioni
di ripulse è lo stato 108). Tale
ternarsi
p.
posto,. pas. nel
d e l l ' i n c o m m e n s u r a b i
« s c u o t i m e n t o
D.
il cui
del un al dell'oggetto ell' oggetto stesso»
del Gemul
degli
spettatori
della(KUK Ri k
Seconda osservazione. Tale entusiasmo èla Begebenh ri
luzione irancese
cercata nell'esperienza storica dell'umanità per
costantemente «L'umanita progredisce
la frase: cambiamenti, glio». I grandi via di principio, non sono, in getto,
sono
simili
a
onvalidare ve
fran. ncese, sublimi per se stessi,. Com quegli spettacoli della natura (6 in Come
la
Rivoluzione
occasione dei quali lo spettatore prova il sublime: «M,'Cio che d'ordinario chiamiamo sublime nella natura non è Dun.
Dun
to qualcosa che conduca a determinati principi oggettivi e a forme della natura a essi adeguate, perche anzi la natura suscita soprattutto le idee del sublime nel suo caos, nel suo
maggiore e più selvaggio disordine e nella devastazione quando però presenti insieme grandezza e potenza» (tbid. p. 93). E 1l'indeterminato, la Pormolosigkeit (ibid., p. 134), a
determinare al
meglio
il sublime: «l sublime della natura
.può essere considerato come informe e senza figura» (ibid., p. 94). Così dev' essere anche per la Rivoluzione e per tutti i grandi rivolgimenti storici: essi sono l'informe e il sen nella za-tigura natura umana storica. Da un di Visla etico,
non sono
punto
nulla di
convalidabile, al cadono colpi del giudizio critico, sono il contrario risultato di una co fusione, P'illusione politica stessa, fra la presentazione et ta del dnalofenomeno del gemeines Wesens e la gica sotto i
presentaziont dell' Idea di contratto repubblicano. come evento della natura storica dell'umanità, la volu One appartiene a
*
voltaCsIStenze, che la
frase
quel residuo di dati, composto in attesa di si
slngolavenire articolato in ira d sia da
una
cognitiva m presentazione di esempi, dei fatta carico, atuizion contenuti delle intuit sussumibili sotto regolarità. della
o,
sotto
il
la frase Questo residuo attende atte
51
ciò ciò
nonostante la mancanza di forma telcllo narlo allo Scacco assoluto. EPpure, nell'entusiasmopare desti suscitato da tale «ini nella Gemut degli informe» spettatori, anche questo di ogni finalità è finalizzato. La demenza ica ee teleologica
s c a c c o
siasmo
a proposito
ella
Rivoluzione in favore del dell'entu partito
ri l'estrema tensione avvertita dall' umaniottatrice fra la «nullità» di ciò che le viene presentato e Tdee della ragione, cio l'ldea di repubblica che coniuga in attesta
voluziona
sé quella di autonomia del popolo e di pace fra gli Stati (Con-
fitto, D. 171). In questa Begebenheit si sprigiona allora una tensione della Denkurngstart di fronte a un oggetto che è disordine pressoché puro e non ha figura alcuna, ma che ciò no-
nostante è di enorme rilievo nella natura, che inoltre è una cnecie di astrazione ribelle a ogni funzione o presentazione
tali
delinl'oggetto che le serve da occasione, questa tensione prova dubitabilmente, con la forza stessa che imprime al sentimenldealische, verso qualcosa di idea-
anche analogica.
Ma in base
a
proprietà negative
di essere þolarIZzata «aufs cioè qualcosa di puramente morarein Moralische, zwar und le, dirittoè paragonabile» (ibid., p. 172). le, a cui il concetto di che deve fungere da segno Si capisce perché la Begebenheit dalla parte della platea da cui soltanto trovarsi storico debba
to,
sconvolgimenti. Sulla
scena,
fra
guarda lo spettacolo degli tutto il pale passioni comuni, interessi, gi stessi attori, gli sociologica) sono per (psichica, empirica thos della casualità Si
sempre inestricabili e
dall'interesse
della
morale pura
Al contrarepubblicano. diritto del formano dal richiamo del1'Idea nazionali, che scene su altre I'assolutispettatori posti dove regna platea dello spettacolo, di nutrire
S la
ragione
solitamente un
interesse
sospettabili non s o n o
empirico
ma
corrono
loro simpatia, (öffentlich) la pubblica dei loro governi. Fro rendere repressione del estetico, anche il rischio di subire la almeno valore, analoun garantisce il dire sia aspetto uesto sublime e n t u s i a s m o si può il loro sentim come mento. Il loro puro,
,
co
di
un
fervore
repubblicano
è un simbolo del bene. dVore
della
platea si può
secondo
aggiungere
un
argo
52 mento.
E possibile
che
rivoluzionari l'azione dei
miri n non
della Francia sotto
costituzione politica solo alla unico via di diritto
sovrano
rità
legittimo,
ma an-
del popolo, in Stati in un progetto di pace relati degli federazione che alla Ciò n o n impedisce che la oro tutt'intera. vo all'umanità sulla s c e n a francese e che, come rilocalizzata resti azione ve
Kant,
spettatori
gli
la
stranieri-estranei
guardino
«sen: nza
di cooperare» (ohne die mindeste Absicht la minima intenzione Si sa come in base a der Mitwirkung) (Conflitto, p. 172). (Ben della sovranità popolare e della federaquesta riserva l'Idea mezzo della e zione pacifica dovranno realizzars1, fallire, per non è una par La Teilnehmung secondo il desiderio
guerra.)
cosi dato che il sentimento sublime viene, di fatto, diffuso su tutte le scene nazionali: è
tecipazione in
atto.
Ma è
meglio
immediatamente universale, almeno in potenza. Non è uni-
versale come può esserlo una frase cognitiva ben formata e convalidata poiché un giudizio conoscitivo ha le sue regole di determinazione «preesistenti», mentre la frase sublime giudica senza regole. Ma come la frase di gusto (il sentimento del bello) ha comunque una priori che non è una regola già
universalmente riconosciuta bensì una regola di attesa, di
«promessa» della sua universalità. Proprio a questa universalità in giacenza si richiama immediatamente il
estetico. Se un «sensus
legittimo, questo appello richiede
communis», cioè, scrive
meinschafilichen
Stnn,
di
Egli precisa inoltre che
che nella
sua
presentarne
un senso
il
principio di
Kant, «L'Idea comune»
conto
a
di
(KUK,
si tratta di: «Una facoltà di
riflessione tien
di tutti
giudizio una
p.
ge
150).
giudicare
priori del modo
di rap-
gli altri» (ibid.). comunitario non garantisce affatto Questo senso comune o che: «Ognuno si accordera ma che si dovrà accordare» uberenstmmen
(ibid.,
e
p.
85) (la differenza passa fra
zusammenstimmen).
E
semplicemente una ideale», «una norma indeterminata» (ibid.). Se l'en tusiasmo degli è una spettatori Begebenheit probante per la frase secondo cui l'umanità progredisce verso il megli0, e perché, come sentimento esteticamente puro, richiede un Senso comune, si appella a un «consensus che non è
«norma
»
piu u
53 minato ma di diritto, è 1golare di una repubblica un'anticipazione immediata e singo diata sentimentale. nsusindete
Terza
servazione. Questo consensus cui fa sublime (cosi come il gusto, appello il differen ritorneremo) ci pone nel bel mezzo di questa universalitàdell'arcipelago. a
entimento
sen a
za
La
su
cui
ma con una
indeterminazione
priori nel giudizio estetico è il tratto grazie a cui«ingiunta» l'antinomiaa del gusto viene risolta nella «Dialettica del giudizio estetico»
de
.
(KUK,
199
e
e
fondarsi dcontro,
devefondarsi su
sgg.). Questo giudizio, concetti, altrimenti
osserva la
tesi,
non
potrebbe disputa dovrebbe farlo, altri-
se ne
l'antitesi risponde che
nti non si potrebbe nemmeno discutere sul fatto che esso
pretenda all'universalità (tbid., p. 201). Questa antinomia
riene risolta introducendo la nozione di un concetto «indeterminato in sé e insieme indeterminabile» (ibid.). La frase
conoscitiva esige la presentazione di un'intuizione corrispondente: il concetto viene allora determinato tramite la presentazione che a esso conviene, cioè lo schema. La frase estetico, invece, «non può essere determinata da
del giudizio
alcuna intuizione», essa, «non fa conoscere nulla», «quindi il giudizio di gusto» (KUK, non fornisce alcuna prova per c'è frase estetica sia in quella speculativa
p. 202). Sia nella
trascendentale e un'illusione
un'apparenza (uno Schein) inevitabile
rispondente,
ma
cor-
pp. 201-2). estendendo la validità
(ibid.,
insolubile
teoretico, l'illusione opera attraverso determinazione della frase, la del cognitivo oltre il giudice criintuitiva. Nell'uso estetico, Nell'uso
una presentazione
cO dichiara: lacoltà unere
della la
puo
eccellenza
la frase estetica è per
presentazione,
propria
intuizione sensibile
determinare
Sua VOlta, questo
solo
campo
u n campo
si
presentazione
l'affinità,
ndeterminata
Concepire. Nel
caso
fra la
del
di
o
concetti sotto
solo al
as
dun-
dominio. A
secondo
attraverso
un
cul
immaginativa,
un ma non
determina
riflessivamente: non
PCr cosi dire, ta di u n a 1
ha
m a non
la frase della
grado,
lacommensu
concetto,
ma
tramite
e quella presentare di contiene capacità
e
affinità
sublime
si «l'in-d -afinità» di due capacità:
questa
potrebbe
dire che
essa
costi
54 tuisce getto
un non
terzo grado. è
Ma
direttamente
questa
atfinitå
è un'Idea il
ca:
che 1'1unis. non è che un'Id.
presentabile, tant'è
il bello
e
sublime
il
lea
lità a cui fanno appello mai si troverà u n a prova, cios la quale della comunità, per u n a serie di present diretta, bensi solo u n a presentazione zioni indirette.
nulla al diritto della frase cognitiiva Tutto ciò non toglie frase estetica. Nell'antinomia sui medesimi oggetti della nella soluzione delle antinomie dinamich
del
gusto, così c o m e della prima Critica, si tratta di costituire la tesi e l'antitesi in
«Per risolvere un'antinomia è necessario dimostrare che è possibile che due
paratesi. Kant scrive nella
terza Critica che:
proposizioni, in apparenza contraddittorie, in realtà non si
contraddicono, potendo sussistere l'una accanto all'altra, se anche l'esplicazione della possibilità del loro concetto tra-
scenda la nostra facoltà conoscitiva» (KUK, p. 203). Ciò che è specificatamente in gioco nella soluzione paratetica di un'antinomia sono i destinatori e i destinatari delle frasi eterogenee in conflitto. La loro situazione è in via di
principio regolata, cioè soggetta a determinazione, a secon-
da del modo in cui il referente è
presentato dalla frase: cosi prima Critica. Ma in certi
stabilisce almeno l'Analitica della
casi,
in
primo luogo
in
zione del destinatario è
quello
della frase etica, solo la situaregolata (e di conseguenza anche del
referente, l'azione prescritta dall'imperativo): destinatore e legge morale restano invece indeterminabili. ancora eil caso della frase estetica, dove la situazioneDiverso del re e
del
za o
destinatario non è regolata dalla
destinatoregola dell' esperien
dell'oggettivazione, dato non vi sono presentazion oggetto. della gola si richiama Tuttavia, questa non-regolazione accordo possibile necessario (esemplare) fra il destinatore della valutazione estetica il
determinabili per il referente o che
re
a un
e
e
essendo
suo
destinatario in occasione di un
questi direttamente
meno da
conoscere. Vi è
municabilità» (KUK,
presentazione
referente,
non
presentabile se non come feno
dunque
fra loro
p. 153), non valevole per la frase
un
legame
sottoposto
alla
di
«Co regola a
cognitiva. Questa comu
del
sentimento
55 nato dalle
forme in cui dire cosìi «per ichiesto come oggetto si un dà dovere» (ibid.l')e dà èemodo della facoltà il riflessiva che ne gusto iill a nicabilità
giudica priori. Il sennell'etica cosi come l'insieme degli esseri
mo
SUSCommunis è
nell' etica, se li si contronta ragioinsieme alla comuiva, E un richiamo alla comunità che si fa tici
n e v o .
1P0 senza determinazione, che
a
senza
priori e
che alcun concetto sussuma u n a una presentazione diretta. Tuttavia, la comunitàà su da un concetto della etica è mediata ragione, l'Idea di ta,
entre
la
comunit
liber-
estetica dei destinatori e dei destina-
ari della frase sul bello è immediatamente inscritta come
esigenza nel sentimento, nella misura in cui è condivisibile a
pror. Se ora si vuole descrivere questo consensus così « ingiunto»,
eioè prenderlo come reterenza di una frase cognitiva, si ca-
drà subito nell'antinomia in quanto costretti dalle regole del al suo la conoscenza a formularlo in modo contrario rispetto a una frase statuto: intatti, mentre ogni oggetto presentato esserlo per mezzo cognitiva allo scopo di convalidarla deve rende determinabile dal concetto, la di uno schema che lo dei destinatari richiesta dal senticomunità dei destinatori e direttamente presentabile. un oggett mento estetico o n è di un'Idea che si segnacomunità è «solo» l'oggetto Questa sentimento. II caso del «solo» tramite il la, in questo caso, differente per quanto ancora sentimento sublime è direttan o n è presentabile la quale lo statuto della comunità, diversamente da queMa, gusto. del non ri mente c o m e nel c a s o concerne
Sto, la
comunicabilità
che esige il
sentimento sublime
sensibilità o
di
immaginazione,
ben-
di intendere allora fare Occorre etica. forze al ragione pratica, di e delle grandezze S d i s m i s u r a delle la che nostra estinatario rispetto alla niente intenda cio, don a t u r a non è
uede una
comunità
destinazione
egli
d'altra parte perché perche libertà proprio da di tale Idea fungere
la
Orale, la libertà; coltivato in sé estetica, può avere cioe d quanto etica, cioè per c u l t u r a etica, lura sublime, del sensibilità nella dell'umanità
progresso indice U di un n progresso
verso il meglio»,.
56
del
nostro
temDo
« a v v e n i m e n t o
come
articola
dell'estetica
alla regola in base frasi in
L'entusiasmo
apparent ente-
Ed è a
paratetica.
semplicemente
antinomica,
e
paratetica
delle
quella
estetiche
il
luogo, fatti, in primo piacere senza
del sublime più
estrema
mente
sublime non
senza
universale
interesse
e
come
é solo,
gusto.
concetto.
un dell'antitinalità
il
e un
tn
ma
piacere del
finalità
del bello, la cui 6. al opposizione dispiacere, in dipende dal libero gioco piacere cui fine e il a fondo nalità è senza sublime, Kant si spinge il Con loro. delle facoltà fra s o l u z i o n e dell'antino-
comporta
anche
una
sentimento
nel campo del paratetico mia estetica pare più A
agli
tanto che la
sublime
difficile per il nel tutto ciò vale
che per il bello.
caso
dell'entusiasnmo.
maggior ragione
riconosce infatti che estremi del sublime. Kant
sposizione dell'animo al
sentimento
del sublime
«La di.
esige nell'ale
capacità di accogliere (eine Empfänglichkeit) alle Idee, suscetIdee» (KUK, p. 116), ossia che sia sensibile sul sutibile alle Idee. Più avanti aggiunge che: «ll giudizio
nimo
stesso
una
blime della natura (più che quello sul bello) esige una certa
cultura, anche se non è prodotto originariamente dalla cultura stessa, né è introdotto nella società da una semplice convenzione, ma ha il suo fondamento nella natura umana»
(ibid., p. 117). In questo paragrafo Kant non aggiunge altro su tale argomento. Ma questa allusione alla cultura viene
chiarita nel paragrafo della critica del che verte sul fine ultimo della natura.
giudizio teleologico
Qui
Kant confuta, co «Opuscoli politici», la tesi per cui questo fine potrebbe essere la felicità della specie umana, e si dimostra che non può che essere la sua cultura. «La produzione in un esse re della ragionevole capacità di proporsi fini arbitrari in ge nerale (e quindi nella sua libertà) è la culiura» (KUK, p. 308). La culturaè il fine ultimo perseguito dalla natura nella specie umana, come parte me
in molti
importante della sull'«ampia platea su cui agisce la
stessa natura,
posta tura infatti rende saggezza la cui gli uomini più «sensibilisuprema»: alle Idee», è la condizione che apre al Kant
distingue
nel
pensiero degli incondizionati. medesimo paragrafo la cultura della-
57 suddividendo la prima in culuella della volonta, hità daale e formale. Lo sviluppo della cultura formale esige la neutralizzaz1one dei conflitti fra le liber ndividui, grazie a quella «condizione for-
bilità da quella
Ja
tura materiale
dell'abilità
tà, le a sotto cui soltanto la natura può raggiungere il suo sco nei rapporti degli uomini fra loro costit la costituzione la inale; finale; società civile (bürgerliche Gesellin un tutto si chiama Nel caso in cui gli uomini superino 9). p. schafl)» (KUVK, A» (KUK, naturale, lo sviluppo della culprovvidenza della piano ma poiil esige la medesima neutralizzazione, tà,a
misura
po
tura
della
e
abilità
«tutto cosmopo-
un
degli Stati grazie a
misura
uiesta volta a
che sarebbe una fedeweltbürgerliches Ganzes)» (ibid.) che si esprime litico (ein tal modo l'entusiasmo In Stati. di innanzitutto ivoluzione francese, la secondo luogo Dubblicamente per sublime estremo, in questa
razione
nerché è P
sentimento
un
una
già poiché questi es1geultima
neperché forse
questa
sperare
per sé
nel
un
progresso
tal
ha
come
questo
internazionale
nella
ma
p.
in
cui
pace
civilee
allora «fa solo
entusiasmo,
misura
raggiunto» (Conflatto,
la
orizzonte
il meglio,
verso
progresso
dell'abilità, infi-
cultura formale
già di
costituisce
esso
può
essere
at-
6).
qualsiasi frase sublime estremo, è in proSolo la frase del che l ' u m a n i t à è d i m o s t r a r e (beuweisen) infatti n o n basta, bello estetica, può come il meglio. I costante proprio invece, gresso sublime, e di dirit del bene. Il pubblicamente solo il simbolo provare sentimentale, di di là dell'espe-
tualmente
non una
verso
paradosso to che
qualcosa
Za,
ralita,
ma
forse
cosmopolitica)
essa
Per
tuttavia
questo
che l'umanità
sia
il
pensare»
di
essere
sublime
«p pr ro ov va a» » «
inventare
a
occor-
segno
Questo
segno
è il
mentre
possibile,
quanto
il
suo
cultura,
Rivoluzione.
la
libe-
che af-
con
nella
di
u n segno.
frase la frase per
progredita
per stato attuale,
è
una
questo
di
presentata,
casualità
di
un
valore
già
e
dell'ldea dell'Idea
quindi
può
indicatore
soltanto
il assume anche
gresso allo
non
motivo,
fferma P poiché per il rprogr ogresso, re
se»
«presentazione
laddove
Questo segno è
al
come
(e
Esperienza.
ra,
«senza
costituisce una
Società civile
un
a forma» alluda
pro-
le
so-
58 cietà civili
sono
ben
regime repubblicano
lungi dal
e
gli Sta:
dalla confederazione mondiale.
Questo segno può essere distinto chiaramente nel pensie siero kantiano poiché non si tratta di una semplice lettura, quanto la facoltà di Giudizio all'on di una componente. Anche se
nel pensiero critico del Conflitto non appartiene alla stessa fa
miglia di frasi del sentimento popolare che discerne l'Idea di libertà nel dato storico «Rivoluzione francese», è tuttavia re-
sa possibile dal medesimo progresso nella morale. Tale segno è indicatore soltanto se valutato in base alla regola di presentazione delle frasi della conoscenza storica, una sem-
plice Begebenheit fra le Gegebenheilen, cioè un avvenimento fra i dati storici suscettibili di intuizione. Ma nella famiglia delle strane frasi del giudizio, questo segno è una prova per la frase
kantiana che
so
questa frase
mente
giudica ci sia progresso, dato che è eso stes(popolare), non certo «detta», ma pubblica-
espressa come sentimento, in via d principio, condi visibile, e in occasione di un dato «astratt0». Il G'è progresso di Kant riflette il C'è progresso dei popoli, necessariamente
implicito nel loro entusiasmo.
E così che Kant può concatenare con una certa solenn1tà: «Ora io credo, anche senza essere dotato di spirito profetico, di poter presagire (vorhersagen) per l'umanità, in base agli ele-
menti
ai
segni precorritori (Vorzeichen) dell'età nostra, realizzazione di e
so verso
(ETreichung)
il
meglio aggiunge che
«In effetti
-
non
la
questo fine e con ciò un progres conoscerà più un totale
Kant
tal
regresso».
dell' umanità non si dimentica più» fenomeno nella storia (ibid., par. 7). Nessun politico (il (vergisst sich nicht mehr) politico della politica, chiamato da Kant il -
un
«moralista politico») ha potuto tino a ogsi cose» quella propensione per meglio umana, scoperta dall'entusiasmo. la natura e «dol0 la libertà associate nella specie umana secondo principi intrinseci al «desumere
dal corso delle della natura
diritto potevano prometterlo (vernes pure, per ciò che il riguarda tempo, solo in modo indeterminato e come una
Sen),
sia
poralità
e
il
Begebenheit casuale» (ibid.). fortuito ricordano il carattere
L'atem
necessariamente
59
terminato del fra ra ( l'aspetto patologico«passaggio0» e e lai del la libertà (la scitatovi) tensione verso sentimentonatu
deter
atamente,
determinat
ivoluzione
scitassoluto,
e
l'Idea morale del suBeaspetto, universale e sentimer medesimo ento). Il giudice critico disinteressato, del derfrase: C' progresso ogni qual volta sia in può legittimare la la iras ne
come altro
re un segno che che unga da da referente
funga
referente
quando tali oggetti dire uò dire quando pu quenze
storiche
che
dati(nel migliore de
segni.
Lo
si
grado di presenta
all' asserzione.
Ma
presenteranno, poiché le formano serie offrono dei
casi
storico-politico
agli
non se-
storici solo
statisticamente regolari), mai
si
presenta all' asserzione solo quall operan0 non come esempio, e mena ancora come Schemi, bensi quali ipotiposi complesse sicure tanto più quanto più complesse (ciò che Adorno esige va con il termine Modelle). L'entusiasmo popolare per la Riattraverso dei cas1,
1
voluzione francese offre un caso che convalida molto bene la
frase storico-politica, dunque presenta una ipotiposi molto sicura per la semplice ragione che è esso stesso una ipotiposi
molto improbabile (riconoscere cioè llIdea della repubblica in un dato empirico «informe»). Quanto alla filosofia della storia, che non troverebbe posto in un pensiero critico, è nata dall'apparenza che i segni siano degli
un'illusione esempi o degli schemi.
IV
DUE METODI E UNA
PER
PORRE
IN
FRASI
LO
MANIERA
STORICO-POLITICO
Tl filosofare», per Kant, un «criticare», un «giudicare», è un analogon del «politicare». Non si impara la politica non meno della filosofia, oppure si tratta della prudenza pragma-
tica del «moralista politico», per il quale le Idee sono mezzi e la morale una tecnica. Il politico per Kant, l'ideale dell'uoil quale deve mo politico è il «politico morale» (Pace, p. 59), solo che questi giudicare non meno del «moralista politico», se si tratti crede di detenere u n criterio valido per giudicare questo metro della frase «adatta» per il caso; generalmente importa se si di misura è il benessere o il vantaggio, poco morale» inveo Stato. Il «politico popolo tratti di individuo, Bene supremo, solo sull'ldea del orienta si non ha criteri, deve operare
e
ne
e
e la libertà come
delle distinzioni le
ud per
Volontà
principio di legislazione, quale tale frase prescrittiva,
se per
mezzo
del
indirettamente
«come
l'ideale se
di
una
una
comunità repubblicana trascu-
legge
di
natura»,
pragmatica-
risulterebbe
che
impe-
ne
cosi trova diretto vantaggio m o r a l e » si critico Il «politico il filosofo ccnicamente. come cosi conclusione interessi
rando il
mente,
fosse
la
presentare
politica, si può
Compatibilità con
massima
gnato nella Ote
guerra degli delle Scuole.
Nell'Annuncio
della prossima
62 (1796),
di
un
po
trattato
di pace in filosofa cui Kant
il la Pace perpetua, con
lemica
intende
con
Schlosser,
un sentato c o m e
pubblicato un anno
filosofico
non
Critica pareva come una
solo u n
critica.
todicamente, cioè
filosofare,
a
viene
pre.
prima Prefar a c c o n t o analogico
presentazione,
indiretta
cer
Dre. polemica della filosofia (Hang) a ragionare me-
della condizione simbolica, to, tendenza una Esiste per Kant a
fine alla no
solo il campo che nella m a cio
Kampfplatz,
zione della prima viene o r a legittimato
porre
do
controntare
le frasi
filosofi-
a «datrtbe» e ci si e si då luogo «si dispula» che, tale per cui « c o n d u r r e u n a guerra aperta». Scuole per in raggruppa inclnazione è un veche una semplice più tendenza, Questa c u i ci si combatte. un Drang, tale per ro e proprio impulso, delle frasi stesse alu n a spinta direi anche, (io frase frase contro belligerante riceve la la competizione). Questa disposizione dal «come se» di u n a natura stessa legittimazione indiretta
molto saggia, quella che Kant propone per lo stato di guerra
fra nazioni: sebbene né
gli
uomini
raggruppati
in
Stati
nééi
filosofi riuniti nelle Scuole possano istituire liberamente la essa resta tuttavia la condizione dello sviluppo della lipace,
bera ragione in tutti. Le cose stanno «come se» la natura costringesse tutti «dispoticamente» ad avvicinarsi uno all'altro per mezzo della guerra e del commercio, materiali in un caso, intellettuali nell'altro.
«Annunciando» l'istituzione della pace filosofica, Kant non intende affatto far sprofondare il pensiero nel « sonno
della morte», ma si riferisce all'istituzione del tribunale critico davanti a cui, come si legge all'inizio della terza Critica, le frasi non si presentano più armate da loro capo
a
piedi
della
validità, sotto il nome di Scuole, bensi si offrono all esame critico che le legittima in base alla forma corrispondente alla regola della famiglia di appartenenza, e secondo il relativo modo di
presentazione.
La battaglia non è finita, continuera per sempre, dato che la e la potenza delle Idee è repubblica, come l'Idea, è all'infinito. Ma il infinita campo è stato commutato (coltivato), la guerra è divenuta un processo (KRV, p. 543), ed è solo la facoltà di giudizio, non la più (sola) spin anzi
63 +a
della natura,
che
vi
esercita il
suo
potere. E noi ben lo sapa un criterio de-
oiamo. che tale facoltà giudica non in base pi terminato, ma all'ideale della filosofia
legislatrice
della
ra-
ojone umana, cio¢ sens1bile ai fini essenziali della ragione. Da ciò deriva in primo luogo che tutti gli scritti firmati da Kant sono essi stessi dei testi politici nel senso della «politica morale». Inoltre, poiché non possono fornire delle pre-
sentazioni dirette per la valutazione delle loro frasi come adeguazioni all'ldea di fine della ragione umana, devono di-
pendere da famiglie di frasi differenti e anche da disposizioni
di tali famiglie in generi di discorso a loro volta differenziati. Questi scritti devono costituire cosi un arcipelago di famiglie di frasi e di generi di discorso analogo a quello che costituisce il campo storico-politico; in particolare, il filosofo deve avere la «Scelta», per così dire, fra più maniere di mettere in
frasi questo campo quando lo assume come referente o almeno come tema semantico delle proprie frasi filosofiche. Poiché i «passaggi» destinati a presentare degli oggetti validi co-
me «realtà» in grado di convalidare la frase filosofica sullo
storico-politico sono indeterminati, ci si deve attendere che i da Kant siano di più «passaggi» presi in prestito e addotti nei di specie. Si deve dunque trovare u n a molteplicità generi
strettamente connessa altesti kantiani sullo storico-politico, indeterminata del gioco della la natura determinatamente suoi fili conduttori o dei facoltà di giudizio alla ricerca dei
suoi
segni.
di Probabilmente la frammentazione dei testi
Si questa esigenza di molteplicità. da cui porre il problema tratta anche del punto di partenza Mi accigo a presentarne tre dello stile del pensiero kantiano. Kant
è
commisurata a
casi.
universale dal titolo: Idea per una storia cioè di cittadinanza mondiale, pare punto di vista cosmopolita, kantiana. Affernatura della frase indicare chiaramente la delle Idee, la frase alla famiglia appartenenza mando la s u a n o n può che alla validità, la quale limita la propria pretesa secondo quanto
Nell' Tdea del 1784, il
essere
quella tipica
delle argomentative,
della espresso nella Dialettica
prima
Critica:
concetto
nel
suo
64 uso
semplicemente
senza
nel
intuizione medi.
conoscitivo,
suo
concatenare
le
di tratta allora Una del ragionamento.
ria. Si do la regola
giudicata fissa soggetto
mediata da uno sottopoaddittofrasi d'intelletttt
sebhe dunque dell argomentazione contropo uso alla regola senza valore
schema, sto
logico,
(un predicato
proposizionale)
sotto
correttamente
la sola
Secon.
frase è in tal
a
attrihsi
condizione h
a un
essa sia
conclusa con la mediazione di un universale; è sufficiente rientri nella condizione (uomo) ne é che Caio è mortale (KRV, he legittimamente giudichi Si tratta inoltre di ragionare allo scopo di rifiutare la che il
caso
(Caio)
.
ssi
304).
tesi
contraria.
Questo modo antitetico è nel testo del 1784 più pertinento
poiché si tratta di una allgemene Geschichte, della totalitá della serie storica umana, e di una prospettiva (Absicht) su di essa che la assume come un mondo, weltbirgerl1che. Il cosmopoliti co è una parte, eccezionalmente importante, non lo si dimentichi, del cosmologico. Non ci si stupisca allora se il testo
dell' Idea proceda per Sätze, per frasi con valore logico, per
proposizioni, che si concatenano per operatori logici alo scopo di confutare l'antitesi della tetraggine cosmica, dellUnwillen. Non sorprende se alla fine dell'opera Kant pare dubitare della portata della sua argomentazione: «E certamente un calcolo strano e all' apparenza assurdo (ungerevmi) voler redigere (abfassen) una storia secondo un'idea di ciò che dovrebbe essere il corso del mondo umano qualora dovesse
adeguarsi (angemessen) a certi fini razionali» (Idea, p. 130). Ma non ci si stupisca se si accontenta di accordargli una vai"
dità che non apparirà Sione politica: «allora
utile (wohl
minore
lettore vittima dellnu questa idea potrebbe anche riuseiu a un
brauchbar)» (ibid., p. 137).
Poiché il testo
argomenta pubblicamente che l'Tdea u ina storiauniversale non può essere dichiarata vera o Talsa, Solo utile o inutile, bisogna esaminare nei termini della lo ma
terza
SEzione
della
«Antinomia della ragione pura» (dove antitesi giudicate in base dell'interesse della rasole T'uso invocato in questo caso come criterio di Va sono
65 interesse si moltiplica in tre aspetti, pratico, speculativo e
popolare (KRV, p. 384 e sgg.) corrispondenti rispettivamen-
te al dominio dell'etica, al campo del teoretico (dialettico) e al campo del politico. Se si seguono le conclusioni kantiane della prima Critica si sosterrà che la tesi della finalità cosmopolitica della storia universale presenta un interesse pratico e popolare. Per quel che riguarda l'înteresse speculativo, per
cui all'antitesi empirica viene concesso, nella prima Critica, un vantaggio considerevole sul suo avversario dogmatico (a
condizione che lempirismo stesso non cada nel dogmatismo) pare certo che l'ldea per una storia universale ne raccolga
ugualmente il beneficio dato che espone chiaramente, come
farebbe l'empirismo, che con «le nostre Idee trascendentali non si conosce se non che non si sa nulla» (Idea, p. 387) e che
la frase dialettica non va confusa con una scientifica. Essa e dunque adatta a risvegliare lo spirito e a mantenerlo ben de sto, di conseguenza è «piena d'uso», in effetti.
La valutazione dell'utilità della frase d'ldea chiarisce sin golarmente una delle istanze di tale frase: il suo destinatario. Una possibile utilità presuppone un utilizzatore, che è appunto il suo destinatario. Chi è dunque costui, a cui sono de-
stinate le frasi dialettiche scambiate nel corso della battaglia politico-filosofica? La Risposta alla domanda: cos'è l'lluminiSmo? [Aufklärung] circoscrive il campo delle frasi del critico politico, dunque il loro presumibile effetto sul destinatario Questa Risposta non è semplicemente un testo argomentato secondo l'Idea, ma, come nel caso dell'Annuncio, fissa anche
le regole del conflitto delle Idee nel campo storico-politico. Ha dunque valore di regolazione procedurale, in particolare per quanto spetta al destinatario (lettore) degli «Opuscoli storico-politici». Poiché le frasi che si riferiscono a questo campo sono, per il loro uso possibile, frasi di questo medesi-
mo campo, cioè essi stessi eventi di pensiero storico-politici, il problema non è tanto di sapere quali regole reggano la loro formazione e legittimazione, quanto se la loro occorrenza in
questo campo debba essere, a sua volta, sottoposta a regole di procedura. Il deve designa come quasi sempre in Kant il
66 reperimento
di
fra Si distingue
(Privatgebrauch)
costritive
passivo di tarsi alla l'essere
è
in ragione, posti
della
attribuita
quello
su
l'uso «privato»
ni
ella
pubblico (öffentlich)
un u s o
canonica
quanto e
l'occorro.
moralista.
frase del politico
formula
caso
in questo un limite,
a
che volete;
ll della ragione.
«parte
una
«meccanismo»,
«Raoion
obbedite»,
Pure ure
«Oh
delle delle
macchina»
pbedire» è rescrizio
sociale
'arto
ragione deve limi del Gemeinwesens del
della
L'uso
un dell'interesse
considerazione
comune
priva ato
contrapposizione
destinatario estinatario
della
uno
n
contrapposizi
federico: ma
e
(Risposta, p. 149).
Nessuna
discussio
u n a imposizione richie esta ordine ufficiale, su della Chiesa che si serve si è preti, sul simbolo
a m m e s s a su un
dal fisco 0, se Gemenwesen, T'esercito, il Tesoro, la In caso contrario, il rischio più grave, la dissoluzione Chiesa correrebbero il dia a chicchessia l'autorità di dis. Non esiste un diritto che solvere la macchina governativa socialee qual e, e noi ne abil motivo. biamo compreso precedentemente
In compenso, considerato als Gelehrter, come uomo istruie anche il dovere, di il to, ciascuno ha «certamente» diritto,
discutere i propri argomenti sul tema delle istituzioni, e di
«ragionare» (freilich räsonnieren) (ibid., p. 148) secondo il proprio intelletto o ragione, quale «libero pensatore». In gioco allora non è direttamente, per presentazione intuitiva nel fe
nomeno, l'interesse della persistenza dell' essere comune, ma l'Aufklärung, cioè lo sviluppo della capacità di esplorare le ldee e di fornire loro una presentazione (che sarà una pre sentazione «come se») e ancor più. Lo sviluppo di tale
capa
cità delle Idee, chiamata nella Critica del giudizio suscettibilità sensibilità ra come un
suno
Idee, alle «diritto
non
sacro
ha l'autorità di
altro è che la culturae si
dell'umanità» (ibid., p.
configu
146). Nes p
violarlo, cioè di impedire blicazione delle frasi d'Idee: ciò è, scrive Kant, «assoluta mente vietato» (ibid.). filosoQui Kant impiega il «come se» più della sua grande Cioe fia dell'autorità. «La pietra di paragone (der Probrersten, 1
modo di
presentazione
la libera
consono a
questi argomenti)
ciò iò
67
può imporsi a un popolo come legge è nella questione: se un popolo potrebbe imporre a se stesso una tale legge» (tbid., D. 145). Il pensiero critico mutua il che
la
«passaggio» «come se realizzata» e considera «contraddittorio» formale decisivo nel caso della dal
repubblica fosse
(criterio
adeguata argomenti dialettici) che popoloformazione come insieme di seri ragionevoli si opponga allo sviluppo delle Idee della
degli
un
es-
gione (1bd. ).
ra-
Questo giudizio
frasi
dialettiche
basta a determinare il in cui le Idee sono,
destinatario
delle
per quanto possibile, sviluppate. E, scrive Kant, una Leserwelt, un «mondo di (ibid., p. 143). Se la discussione è pubblica, deve esserelettori» pubblicata per poter essere letta. La scrittura
permette qui di dissociare un mondo di lettori che, come tale, è l'oggetto dell'Idea dell'insiemne degli esseri ragionevoli, e un «essere co mune» che sebbene non sia, propriamente parlando, un dato intuitivo, per quanto esiga l'Idea di una finalità organica per essere pensato, non manca tuttavia di fornire una certa
quantità di fenomeni sussumibili sotto la categoria scientifica o teleologica dell'azione reciproca. L'essere comune è,
nel caso migliore, l'oggetto corrispondente a una finalità
materiale oggettiva, mentre il mondo dei lettori si richiama
all'Idea della finalità formale etica della libera repubblica. L'unificazione di questi oggetti non si determina con una presentazione diretta, ma è, a sua volta, loggetto di una ldea, quella dello sviluppo delle capacità dei fini dell'uomo come fine ultimo della natura. II movimento dei popoli verso
la costituzione repubblicana ne è un indice, ma quest'indice non è un fenomeno, è una presentazione indiretta della validità della frase teleologica suprema, e nel campo aperto da
questa frase. Attenendosi alla frase del Gemeinwesens non vi è affatto indice ed è per questo che l'uomo istruito, il filosofo, il libero natura
pensatore, ancorché annunciatore e commentatore le dei diritti naturali del popolo» non si rivolge direttamente al popolo «vertraulich, in tutta confidenza» (Conflitto, p. 175). «
Intendiamoci, a quel popolo che non è certo la Leserwelt po-
68
tenziale nel campo
cui si
comune a
l'essere
nicistica.
aperto
Eppure il
riferisce
filosoto deve
argomentazione d'ldee
etico-politica, m a . solo la frase sociologica od orgapoter pubblicare la Dros
dalla irase
aftinche
il
popolo fenomenico
lo diventi. In questo modo
ie
noumenico, losoè quello fo si conforma al proprio 1deale di pensatore del ondo, non
ragione umana: il suo lettore ore, m a n o n cessa di stare n e r non è ancora la, armondo, volta venga pubblicata o poi, ogni qual una
dunque ai come
fini supremi
della
rivare, prima nuova
argomentazione (Rsposta, p.
146).
Non spero certo in questa occasione di tracciare una lista
completa delle diverse famiglie di frasi e dei differenti generi di discorso da cui derivano i vari scritti storico-politici di
Kant. Vorrei tuttavia ritornare su una parola richiamata al-
la fine dell'Idea del 1784, come un'obiezione al valore di tale scritto. Questo pare non avere né capo né coda e ricostruisce la storia come se il suo criterio di misura fosse dato da certi fini razionali. «Sembra -
scrive K a n t - che con un tal pro-
posito si possa fare solo un romanzo» (ldea, p. 136). Questa
ipotesi, che in definitiva tutta l'ldea forse non sia che un romanzo, non è confutata e Kant concatena questo argomento: in ogni caso è utile. Si può pensare allora che fra tutte le
frasi di
famiglie
differenti che devono
tener conto
dell'arci
pelago storico-politico, quella letteraria, poetica in senso aristotelico, quella che appartiene al genere romanzesco (che
non
è
aristotelico)
si veda
accordare un posto legittimo nel genere dal giudice critico? Nelle osservazioni dell'Tdea or ora accennate, tale congettura sembrerebbe abbandonata. Ma la questione è più complessa di quanto sembri. In primo luogo, quale sarebbe il posto della frase romai zesca nel'insieme delle famiglie di frasi? Nella suddivisone delle belle arti (KUK, p. 180 e sgg.) Kant fa leva sulla sen" suo
plice
opposizione
mette solo
un
fra poeta
e
oratore; mentre il
semplice gioco di il
primo pr
azio Idee ma lascia amplo secondo promette di mettere in letto ma si opera limita a dare materia a un gioco T'immaginazione tramite la retorica (KUK, piacevoo2 pp. 181
al
pensiero,
69
Nulla si dice
del romanzo, citato solo nella
«Osservazione
generale sull'esposizione dei giudizi estetici riflettenti»
(ibid., p. 119 e sgg.), a proposito degli Affekte «valorosi» che
appartengono esteticamente al sublime. Le emozioni tenere che dilatandosi diventano degli Affekte non producono mai, da diversamente quelli valorosi, che sdolcinatezza (sensiblerie). Questa, scrive Kant, non si accorda né con quanto concerne la bellezza né «per quanto dia uno slancio
all'immaginazio-
ne, non può pretendere in alcun modo all' onore di una esibi-
zione
sublime,
se non
lascia dietro sé una disposizione che, sia
pure indirettamente, abbia influsso sulla coscienza delle proprie forze e sulla fermezza per ciò che include una finalità in-
tellettuale pura (il soprasensibile) » (ibid., p. 127). Cosa si può trovare in queste opere «sdolcinate»? Nient'altro, risponde Kant, che «Quei romanzi, quei drammi lagrimosi,
quegli insipidi precetti morali, i quali giocano con quelli che si dicono (a torto) sentimenti nobili, ma che in realtà am-
molliscono il cuore, lo rendono insensibile alla severa legge del dovere, incapace di ogni stima per la dignità umana nel-
la nostra persona, pel diritto degli uomini (che è ben diverso dalla loro felicità) e, in genere, incapace di ogni fermo principio» (ibid. ). Il romanzo è condannato perché non coltiva la volontà mostrando la grandezza degli ostacoli che la natura, quasi obbedendo a un piano, oppone alla real1zzazione dei nostri fini empirici per meglio destinarci al nostro fine etico. Il destinatario di un tale romanzo, foss' anche storico, non è illuminato da ciò che legge, né avverte quell'4jekt che è il segno della presenza dell'Idea della ragione incommensurabile a ogni presentazione, cioè il sublime, ossia l'entusiasmo.
Nella Dialettica della prima Critica (KRV, p. 452 e sgg-)si trova, a proposito della nozione di ideale, u n a condanna del romanzo che precisa quella or ora letta. L'ideale è ciò che, sotto la forma di un individuo prototipico, permette di portare a conclusione la determinazione della copia di un'Idea: «La virtù e con essa la sapienza umana, in tutta la loro pu
ideale» (tbid., pp. 452-453). Si tratta di una presentazione dell'ogrezza,
sono
idee. Ma il
sapiente (dello stoico) è
un
70 essa
Certo,
non
getto dell'Idea? degli appartiene alla famiglia Idee. Kant esempi per le
e
«una
esempi
concatena
l'ideale
in
senso)
e
poco
edificante
allora:
«Ma
non
non
.
voler real.
esempio, cioè nel fenomaw impraticab: un romanzo, è
( Wrdersinnisches. con. ntro-
limo alla perfezione dellt
(wenig Erbauliches)
continuamente
naturali, che deroganot e n t a t i v o rendono in tale
dea,
che
dato
un
(realisieren) in il saggio poniamo, come, di a s s u r d o u n che sé in ha oltracciò zare
chimera,
in
quanto
i
ogni ilusion e nell'1deale simile a una
impossibile
il bene che è sospetto però perfin Erdichtung)» (1bid., p. 453). finzione (eine blosse semplice r o m a n z a r e l'ideale è a s s u r c l a tentativo di il critica: Doppia pronria nel fenomeno di ciò che u n esempio offre perché mente
non
può
essere
«realizzato»;
tale
storzo
non
pu
che sottrarrebbe il di edificaz1one dato adempiere allo scopo d ' l d e a per tarne un oggetto di bene al s u o statuto di oggetto
fosse u n romanzo, cadrebbe sotto finzione. Se l'Idea del 1784 demoralizzasdolcinatezza, incoerenza, tre capi d'accusa: dello storico-politico pare zione. La frase r o m a n z e s c a fra le idee in gioco e le esclusa dall'arcipelago: il «passaggio» illegittimo dalla cri presentazioni fornite da e s s a è giudicato anche per gli effetti sul tica, e allo stesso tempo pericoloso di ricorso destinatario. Esiste tuttavia forse u n a possibilità termine di romanzo. Si è interpretato il per l'avvocato del della Idea del titolo dell'articolo del 1784 nel s e n s o dell'Idea trattarsi di un'ldea ragione; Si é voluto così escludere possa
dell'immaginazione?
Queste due si opporrebbero come l'estensione della pre sentazione senza possibilità di concetto si oppone all esten
Sione del concetto senza possibilità di presentazione intul (KUK, p. 205). Le idee dell'immaginazione sono: «queie rappresentazioni dell'immaginazione, che danno occasion
di pensare molto, senza che però un qualunque pensier nza,
concetto possa essere loro adeguato, e, per consegc nessuna lingua possa perfettamente esprimerle e farle co n un
prensibili» (ibid., p. 173). L'idea della ragione è «indim strabile» nel senso in cui demonstrieren (ostendere, exhibere) sig gni
71 fica «presentare al tempo stesso il concetto nellintuizione».
L'Idea dell'imnmag1nazione è quanto a sé «inesponibile» nel senso in cui exþonneren è «ricondurre una rappresenta
zione dell'immaginazione ai suoi concetti» (ibid., p. 206).
Doppio passo impassabile per la facoltà dei «passaggi», o almeno cosi pare. Ma noi sappiamo che vi sono, se non
«dimostrazioni» propriamente dette per le Idee della ragio-
ne, almeno delle presentazioni indirette di «oggetti come se» di differenti specie. E possibile allora trovare delle transazioni del medesimo genere nell' altro senso quando si tratta di mettere in frasi concettuali un'eccedenza di intuizioni,
data dall'immaginazione? L'Idea estetica concerne il genio, che è a sua volta la «fa-
coltà delle Idee estetiche» (ibid., p. 207). L'immaginazione, nel suo geniale funzionamento, «oltre all'accordarsi col concetto, fornisce spontaneamente all'intelletto una materia ricca e non definita, che esso non conteneva nel concetto, che però adopera, non oggettivamente, in vista della conoscenza, ma soggettivamente ad animare le facoltà coindirettamente anche a vantaggio della conoscenza» (KUK, p. 177). Ed è infatti al genio, a questo
noscitive,
e
quindi
«talento della natura» (ibid. ) che Kant si richiama all'inizio della Idea del
«Noi
vogliamo
1784,
per scrivere la storia dell'umanità:
vedere
se
ci riesce di trovare
un filo condutto-
re di questa storia e vogliamo poi lasciare alla natura di far di valutarla
che sia in
grado Sorgere (hervorbringen) l'uomo secondo questo principio direttivo. Così la natura ha prodotto
un
Keplero, che sottomise in
eccentrico dei
pianeti
a
leggi
maniera inattesa il
determinate,
e un
corso
Newton,
che
universale»
naturale, leggi spiegò c o n una n o n possono essere (ldea, pp. 124-125). Keplero e Newton della terza CriConsiderati dei geni in base alla definizione l'arte, non per la scienza», ica («si tratta di un talento per storia universale è una KUK, p. 177) m a se l'Idea della o il Newton che daldea dell'immaginazione, il Keplero causa
queste
ranno luogo al romanzo di questa storia secondo questa
ldea,
saranno
per
forza dei
geni.
Essi
non
«esporranno»
72 senza
tale Idea
ma
la
dalla I dati forniti
senza
regola
un concas.
rapportarla a
etto.
mostreranno
storia ed
consegnano
e l a b o r a t i dall'immagina.
alla frase
romanzesca
come
one
ateria
una mate
l'intelletto n e
risultoSO-
facile giudicare cosi ricca che è tale abbondanza. finisca di pensare vraccarico e n o n del critico, ciô che rispetto all'Idea del giudice storid Agli occhi «nulla» del disordine chiamato
la ragione una
veniva
presentazione
semplicemente negatIva,
asume
nella
dell'ldea dell' immaginazione, della prospettiva esaminata l'eccedente di ciò che sovrabbondante e frase artistica, il nella frase cosenza potere esporsi non cessa di presentarsi
gnitiva.
della natura,
èaffidato
il
compito di
genio come dono dalla presentazione artistica indicare (invano) il «passaggio» alla sola natura che bisoalla frase cognitiva, m a è proprio Al
di indicare tale passo. Si può ragionevolgna lasciare la cura semente sperare che la natura compia questo «passaggio», condo l'Idea di una natura di cui sarebbe troppo doloroso una volta fornito il materiale storico di così pre-
pensare
che,
ziosi dati, non offra al contempo alla capacità di mettere in frasi il mezzo di «dimostrare» tali dati. Il genio è il nome di un «passaggio», e non dei più agevoli dato che è vietato, quello che dovrebbe condurre dalla famiglia di frasi innumerevoli dell'esperienza umana a quella della loro unificazione sotto un concetto razionale, cioè alla frase dialettica. E un passaggio analogo a quello descrittoin merito all' entusiasmo, dove con il sentimento, il senso tra
scendente, ideale, di un dato astratto
a
forza di
essere
insen
sato, si trova segnalato. Ma con il genio il dato è divenuto troppo concreto e bisogna produrre l'Idea in quanto è cio che costituirà il
segnale. Nell'entusiasmo gli uomin1 sono destinatari di un'Idea che esibiscono in occasione di un qua SI-niente, mentre nel genio sono i destinatari di un molto troppo, esponibile solo come un quasi-concetto. Per il giudice critico è un'Idea legittima, nei limiti del possibile, incuicui libero pensiero trova il proprio interesse, quella per natura fornisce e questo materiale nell' na e
esperienza
produce con con il passato, che la la
che
genio
73
il
«passaggio» in
unificherebbe
nei limiti indicat1,
modo, nei lin
un
re
la frase
vista di
KUK,
Sembrerebbe questa la
passibile
un'Idea.
di essere In questo
romanzesca potrebbe esse-
legittimo come «maniera» p. 179)- di mettere in
modo
non come
«metodo» frasi lo storico-politico. luce
adatta per far «maniera» bizzarra con cui è scritto nel Dubblicato 1786 nella Berlinische Monatschrift dal tiAnfang der
circoscrivere,
1eno
:1sto
non
ola Mutmasslicher
ll'origine
comprendere,
la
Menschengeschichte, ossia Congettu-
della storra. Lesordioè del
tutto
per ntrodurre congetture esplicito: nel processo di una storia per colmare le lacune delle informazioni disponibili, scrive Kant, Voler fare invece una storia u1anto si sia
padron1
di
«
dandola
su
congetture,
è come
tracciare
intera fon-
(fare abbozzo, Entwur) la trama di un romanzo» (Congetture, p. 195). E riprendendo un'espressione della prima Critica Kant aggiunge:
un
«Non si tratterebbe
più di una storia congetturale, ma di un semplice gioco dell'immaginazione (di una finzione, einer blosser Erdichtung)» (ibid.). Ciò malgrado, questo abbozzo per un romanzo è concesso, dichiara il giudice critico, nel caso
degli inizi della storia, della sua origine, per quanto vi sia in
gioco solo la natura, e non la libertà. Infatti la frase che racconta questi inizi, riferendosi soltanto a dati supposti naturali (della natura dell'uomo), non è una pura divagazione. Essa fa leva su un'«esperienza come se» in quanto si presupP pone che la natura non sia stata tanto diversa, né in meglio ne in peggio, da quella che essa è oggi nella nostra esperienZa presentabile tramite intuizioni. Questo presupposto che potizza la permanenza dell'esperienza naturale è legittimo
anche rispetto all'iintelletto, in quanto, scrive ancora Kant, è
Conforme alla analogia della natura» (ibid.). (Presumo con il iserva si tratti qui della prima Analogia dell' ncipio della permanenza della sostanza, estesa alla ldea
esperienza,
a
natura.) All'origine della serie dei fenomeni che costi
storia della umanità, le cose stavano sequenze di tale serie di cui abbiamo intuizioni.
Ono
la
come
agrado tale appoggio della ragione teoretica
nelle
accordato
74 dal giudice via
critico alla
frase
congetturale,
confondere
autorizzato a
tiva:
«D'altra
parte
nessuno
(Beistimmung) alle
sue
certe,
esse
questi
quest'ultima con
d e v e pretendere
non
. .
itta-
quella
facile ac
dal venire congetture. Lungi devono
a
p r e s e n t a r s i come un
nso
ocla
esercizio esere:.
dell'immaginazione (un movimento, Bewegung)e della agio mate come
ne.
utile
per
conservare
la
sanita e
il vigore
dello
ito»
è
sottono.
del testo congetturale
La frase opo(Congetture, p. 195). ma l'intelletto dell'immaginazione, sto alla regola dell'Idea cognitiva dell'ana. vi aggiungono la regolazione o la ragione il destinatario infine la posta i n gioco per natura, della logia n e m m e n o un'argomenuna c o n o s c e n z a e non è di fornirgli stato d'animo. tazione dell'Idea, m a u n migliore sottol1neato dal priQuest'ultimo aspetto è chiaramente
mo destinatario del testo che è il suo autore: «Ma pur dichia
rando di avventurarmi in un viaggio di piacere (Lustreise) chiedo il tavore che mi sia concesso di valermi della Sacra Scrittura come di un documento e di immag1nare che il cam
mino che io percorro sulle ali della fantasia, ma senza abbandonare il filo conduttore della ragione e dell'esperienza,
risponda esattamente alla via (Linie) tracciata storicamente dalla Bibbia» (ibid., p. 196). Il destinatario così sollecitato non è il compagno della una Leserwelt, ragione libera pronta a concatenare per coniu tazione su un'argomentazione speculativa. Gli è invece r chiesto di riferirsi in primo luogo al testo biblico della Genest e
di
assumerlo
simbolo cartografico per tracciare ld tramadi romanzo. Gliè richiesto inoltre, come ricevito della frase di accogliere cognitiva, l'analogia della naturd con questa. Gli si chiede infine di aver bisogno di contorto. Quale conforto? Kant Os Servazione conclusiva» specifica questo aspetto nella * delle Congetture dove si nizio con una esprime aall'i certa solennità: un dolore «L'uomo che pensa soPp orta (einen Kummer, un' ti afflizione) che gi spei (der come
un
Gedankenlose) non conoscono che può n degenerai pervertimento morale (una Sittenverderbnis): esso ende malcontento della 1 Provvidenza che governa in e
go
75
mondo»
corso de. del
p. 208). Abbiamo già identifi a la pervers1one(Congetture, che minaccia il cato pensiero
politico: perdere la speranza nella nella finalità della natura, accusando un ssere
la
causa
opera «la
opera
dei
dolori umani.
presentazione della sua all' uomo che
anDortando
E
davanti
allo sto cioè
Provvidenza,
mondo malfatto di contro un tal cruccio tal cruccio che
storia», quella delle Conget
pensa
«vantaggio e utilità in di istruzione e di pertezionamento» (ibid., p. 2099). Non la natura intatti e causa della sofferenza bensi, come si che la la libertà vedrà, natura ha dato all' uomo. Ouesta frase congetturale offre aateria
ma
complesso,
in cui 1
«passagg1»
si
dunque
un
dispositivo
moltiplicano. Dapprima soguida cartografica, poi il racconto romanzesco di tappa in tappa fa il punto della sua diegesi su
lo un
testo biblico
come
tale carta, assicurandosi che segua le indicazioni. Il testo sacro è considerato, nel campo delle frasi sulla fede ricevute (cioè in cui l'istanza determinabile è quella del destinatario,
il lettore della Bibbia) come un analogon del testo romanzesco nel campo delle frasi dell'immaginazione, che sono «inventate» (in cui l'istanza è quella del destinatore, lo scrittore che congettura). Inoltre, il testo sacro non è a sua volta il filo conduttore, altro segnale di un «passaggio». Questo filo è dato dalla ragione, come si deve, ed è il simbolo (preso nel-
l'esperienza del dedalo) di un'Idea della finalità perseguita anche dalla natura attraverso il labirinto della storia umana, è questo filo, la cui funzione In terzo ai
luogo, suoi inizi. cucito all'esperienza poiché è teso proprio trasversale, resta è fornito da un fra questa e l'Idea di fine. Questo legame umana era alcome la natura dell'analogia: giudizio, quello viceversa. Infine la congettura apTorigine, così resta oggi; o dell'immaginazione che cammino u n è r o m a n z o : partiene al materiale eccedente dell'esperienrTunisce s e n z a c o n c e t t o il dal teofferto simbolicamente 4a naturale dell'uomo storico, dal racconto consto della Genesi e ipotizzato analogicamente
getturale.
in
di frasi eterogenee disposizione ettetto La risultante di questa destinatario un sul deve avere g e n e r e , la congettura,
76 di un
conforto,
propriamente
suolo protetto
facoltà vi
trovano
etico,
si tocca
il loro
«esponibile» per
l'intelletto
che
T.
depressiva
a Su
Tutte le viè riconoseOllco vi vi
contro la perverSione rendiconto.
finalmente
Lo scenario
bibl
T analo-
costituisco
che di atti o di sequenze regolar1 immaginazion antropologica. daminio della conoscenza reso
affetti
gia le
L
aggiunge invece questo materiale, vità, il nuovo a
dominio, inatteso
in tutta
libertà
e
invene
per I'intelletto, che
trova
nella Bibbia. L'effetto ultimo e il piacere dato dal libero gi0in un accordo non regolato (o almeno co dell'immaginazione con la facoltà conoscitiva per non completamente regolato) bellezza. Infine, la ragione un piacere di concetto, dunque dà ordine a tutti i material1, quelli oggetto di presentazione intuitiva per l'intelletto, e quelli ricercati dall' immaginazione nella leggenda sacra, secondo I'ldea di un fine perseguito
dalla natura nell'uomo: cacciati dal Paradiso, votati alla sof
ferenza, gli uomini sono votati, al contempo, alla libertà. Tale è la frase della ragione. La sofferenza è presentata come una condizione imposta dalla Provvidenza aftinché la specie
progredisca verso il meglio. Il conforto deriva da questi «passaggi» intrecciati: la leggenda biblica è intellegibile, il disordine a cui si riferisce la frase storica è unificabile imma ginativamente, questa unità è argomentabile come una
causalità intelligente della natura. Chi può convincersi di una tale macchinazione di tras
Ma la posta in gioco delle Congetture non è di convincere il
lettore, bensì di soprassedere al dolore fondamentale del pensiero della storia, e di dotare il Gemüt di una emozione valorosa, della sola passione morale, se cosi si può dire.
Questa è cade
di per sé
passaggio
dal dominio patologico che sotto la regola delle frasi cognitive, in cu un
interamente un referente, a quello dell'etica, determinato solo dalla frase prescrittiva, in cui l'uomo è destinatario di un in
T'uomo è
perscrutabile destinatore. Questa passione al politico morale» ed è la virtù politica. Se c'e romanzo, e c'è
ne
«
ne non
morale appairtie-
sicuramente nelle Congetture, s bbe non a ciò, non di meno co
Si possano ridurre solo
peccano di di
del
77
E
dolce», scrive Kant nel testo dritto, dei «dolci sogni» che si forgiare utopie, in quanto possono ricamare come nche il capo dello Stato, ma tali lui solo, deve di
pecConflitto del
sdolcinatezza.
la facoltà di
con
sono
esse
esche e
mente
sforzarsi
fatto utopica:
real1zzare. Ma la frase doverosadelle il Suo eitetto vnon Congetture non calma il dolore insito
neldella stora sostituendo a quest'ultimo la scena del aG110: esso deve invece dotare il lettore dell' Afekt valoroso. ricordi che ogni attez1one del genere valoroso, quello he desta la coscienza delle nostre torze di vincere resistenza (an1mi strenui) e «esteticamente sublime». Come ogni l'Idea del cuhlime è l'analogon nella frase estetica di quella del Bene nel1a frase etica, così l'atfetto valoroso è un analogon nel Gemüt
lo
shettacolo
della
passione
del dovere
(che
è che una), attraverso la legge morale, il sentimento del dovere, il rispetto. Ma il rinon
snetto agli occhi del giudice critico è,
in via di
principio, pu-
ro, mentre T'attetto valoroso deve necessariamente essere
mischiato, condannabile se rapportato alla frase etica, perché patologico, ma legittimo in base alle regole della frase
storico-politica. Le Congetture forniscono un esempio (il testo ci è dato all'intuizione) di giudizio poiché sono costituite solo da pas saggi intra-facoltà. Ciascuno di questi riceve un nome simbolico: carta, filo conduttore, Bewegung, Lustreise. Si voga da un'isola all'altra, sul mare del sovra-sen-
nell'arcipelago
sibile. Si è
bagnati
dallo storico-politic0
senza
mai afferrarlo
Come oggetto, scorrendo solo fra segni. II periplo dei passaggi e
legittimo,
criticamente
parlando,
alla sola condizione come tale secondo le
di questi segni sia preso che congettura. cterogeneità che congiunge, o almeno che ciascuno
I destinatario no
della
esto
politica, nel
e posto
proiettato nel piel della «politica morale», poiché
dell'opuscolo
sotto
la
senso
kantiano è
considerazione eminente
dell'interesse
che del
suo interes-
popolare della ragione piuttosto non è esattamen istituisce Speculativo. Il destinatario che un dell'Aufklärung né compaC O l u i che si propone lo studio sulle Idee, in particolare O 1struito pronto ad a r g o m e n t a r e
pratico e oc
78 su su
quella di
tivo.
Qui
storia finalità della
rendere
bisognerebbe
compagno,
perchë
pensa,
il
Occorre
del
e
un
punto
«tutto
di vista
perché nel
lottarea un tale tale do
pensiero
storiael'abbandono
perversa
fascinazione
si equivale»
e
specul
Snos.
la forza di lottan
della
disgusto si aprono sottrarlo alla smo,
da
anche
dalla
del
aria
ensiero.
dell'indiffe
melanconia
rendergli l'umore
d
suhi.
valiamo nulla». Bisogna «noi n o n Solo ne S1a capace. m critico giudica di cui il giudice esei se ë v e r o che spetta agli uomini, a es anche debba coltivarlo volta che la natura vi ha messe realizzare la libertà una non
soli, il germe e le condizioni di sviluPpo: intatti, se la natura rea lizzasse la libertà al
posto dell'uomo, questa sarebbe
contraddittorio. Nelle Congetture si condizione, il che è
sotto tratta
di rendere al destinatario la capacità dei «passaggi», fosse pure alla «maniera» estetica piuttosto che al «modo» logico,
cioè la capacità di giudicare che è all' opera nel sentimento sublime, cosi come tacevano 1 popoli spettatori della Rivolu zione francese. Nel 1786 Federico muore; occorreva allora che la forza di giudicare in modo giusto senza criterio si dif. fondesse nel popolo per resistere al ritorno della reazione che brandiva il testo sacro come il proprio codice. Questa è la
destinazione
abbozzato.
legittimamente «edificante» di questo romanzo
Scrivendo le
Congetture, il giudice critico pronuncia un ver-
detto del tutto favorevole sulla pretesa sollevata dal romanzo di frasare lo La favore è che sarà un romanzo condizione ultima di questo di cultura, un nel senso critico della cultura della volontà, quella al condel suo
storico-politico.
Bildungsroman,
tempo
eroe e
del
suo
lettore.
v
Ciò IN UN
CHE SI
SPRIGIONA
SENTIMENTO DEL NOSTRO
TEMPO
Tre parole per non finire. La prima: il politico kantiano mi pare adeguato a ciò che
oggi possiamo intendere, in modo sbrigativo, con il politico. L'esperienza politica della nostra epoca, in ciò del tutto diversa da quella che conosceva Kant, si sviluppa, in via di principio, sotto forma democratica, che è una forma imperi, die Form der Beherrschung, la maniera in cui si esercita la dominazione (Pace, p. 294). Per Kant, questa maniera varia «a seconda della differenza delle persone che rivestono il potere sovrano» (ibid.). Per quel che riguarda la forma in cui il poo la polo è governato dal sovrano (Oberhaupl), Regierungsart dalla forma Jorma regiminis, non immediatamente dipendente la repubblicana e di dominazione, Kant ne distingue solo due, la duspotica, a seconda che il principio statale sia la separazio-
legislativo,
potere potere esecutivo (la Regierunge è l peseparazione, più debole forte questa è Più no. OPpure esecutivo e legislativo, piu Ticolo che vi sia confusione fra senche è la Unform, il dispotismo, Ontana è la minaccia del avvicina al modello repubblisi Ci 41orma (tbid., p. 295). ancora una due poteri: i separati tengono delle di operare O tanto più si
ne del
O1ta
1
del
principale giudice ha qui il compito
80
(repräsentai.l
una
rappresentativa
Kant
distinzioni. disposizione
fra i due
Ogni
sia,
dei
chiama
due poteri
in via di
«passaggio» democrazia è
tale che
principio, non
confusione (1'infna (l'inform
confusione
impossibile.
critico
di un caso
la
dall'uno illusione
all'altro altro
politica
illeo èè illegitti
poiché co
legiferare la capacità di a possibile, Cec quanto che il s o v r a n o , , il fonde, per geber, E dalla medesima famioli di eseguire. Essi n o n dipendono sia l'esecutore. della ragione pratica politica u n ideale è di frasi: il primo di presentazione di u n a fraa mo.
La
e
contraddittorio
secondo
il
passibile che sociologia politica)
referente
cognitiva (di n e di u n padrone
la forma
la dominasi
come l'oggetto dice di lui, presentandolo E questo qui zl caso. In funzioconvalidare la frase: e
grado di ne di tale ripartizione,
in
definisce
giudica, che alla repubblica, la più di dominazione più propizia Repräsentatimonarchia. Non stupisca questa Kant conclude,
o almeno
repräsentativ è la m a i n o m e di u n «passaggio» n o n è u n a Vorstellung, che vität, che serve a contrassefra due famiglie di frasi eterogenee, a mantenere l'abisso spalancato sopra gnarne leterogeneità, il giudizio se questo sia il caso dei n o di esse. Al lettore, poi, detti democratici. stri modi di dominazione contemporanei moCiò che tuttavia è a questi attribuibile, così come alla
narchia a cui pensa Kant (quella di Federico), è che il loro funzionamento si accompagna alla deliberazione su qualche istanza di potere localizzata. Se si fa il conto delle famiglie di frasi messe in gioco nel funzionamento politico deliberativo, si ritroveranno tutte quelle isolate da Kant e poste negi scritti storico-politici. Si tratta: della frase interrogativo-pre
scrittiva: cosa dobbiamo fare? (la determinazione dei fini); della frase interrogativo-descrittiva: cosa possiamo fare: (la conoscenza dei mezzi, cioè l'analisi dei dati dell' esperienza); della frase immaginativa: ecco cosa si potrebbe fare (le simu-
lazioni, l'elaborazione dei modelli); della frase
T'altro non ha ragione, ecco il perché(il retorica: l'altro ha torto e io ho mica
dibattito);
antitetica della
frase
ragione, credetem1 (la poic
pubblica, le campagne di opinione, la propagandd della frase giudicativa: noi decidiamo che questo
mouc
la meno forn crittiva risposta (la ce
81
scorretta alla frase il
risoluzione, programma, il interrogativopresc crutini); della della frase prescrittiva: voi dovete risultato degli agire secondo questo modello (l'arresto, il decreto, la 1 legge, la circolare); della frase normativa questa è legittima (il digittima cOstituzionale); della fraseprescrizione giudiziaria: tale forme
azione non è
alla prescrizione legittima oliziesca: l'azione non conforme si liziesca: l'azio
con
zione). M Dare
(verdetto);
della frase
può reprimere (la costri-
P o t
che il
«dato»,
che è
piuttosto una Begebenheit, hel'interesse del Centro, la Begebenheit che contrassegna eià che si è chiamata e
tempo, è l
(se
sentimento
postmodernità per designare il nostro
mi di
permettete, una
ma
dovete
farlo, questo
simbolo) fissione di questo grosso nucleo politico
deliberativo. Come la Begebenheit con cui si era confrontato Kant aveva per Occasione la Rivoluzione francese, quella che noi dobbiamo pensare, come filosofi e politici morali, per nulla omologa all'entusiasmo del 1789 (poiché non risvegliata dallTdea di un fine, ma dall'Idea di più finio dalle Idee di fini eterogenei)- questa Begebenheit del nostro tempo, dunque, comporterebbe una nuova sorta di sublime, ancora più paradossale dell' entusiasmo, in cui sarebbe avvertito non solo lo scarto irrimediabile fra l'Idea e ciò che si presenta per «realizzarla», ma anche quello fra le diverse fami-
glie di frasi e le loro rispettive presentazioni legittime. Le oc casioni date a questo «senso comune» molto colto Si chiame ranno:
abisso aperto quando bisogna presentare diritti convalidare la frase dell'Idea dei di oggetto capace un davanti alla fraun abisso aperto 1956, Budapest dell'uomo;
Auschwitz,
un
Se dell'Idea del diritto dei popoli; la Kolyma, un abisso aper(illusorio) della davanti alla frase del concetto speculativo al-
O
davanti u n abisso aperto 1968, del proletariato; tatura d irase dell'illusione «democratica» che celerebbe l'eteroge
Cta
fra potere
e
sovranità.
Questi
e
altri abissi
che ognuno
resta plorati nella loro differenza; giudicare 1 0 , e che al tempo stesso bisogna
andrebbero
libera
senza
i giu-
criteo
82 che questo
sentimento, a
sentirli e per storico. Ma bisognerebbe
tica
gia
avesse «come se»
ormai
giudicare
n segno un volta, èe u questa storia nol: s .
plu nel progres della volontà, infatti non è s
1attO u n
dell'abilità e
sua
passO
in
cioè nella cultura s e n t i m e n t o indicherebbe. ma il nostro un fine che di l'Idea lo formazione e nella fine consiste nella già l'Idea che questo u n fine come comincia. delle ldee e che è esplorazione libera Ciò che non dell'infinito delle finalità eterogenee. mento
tutto Ció che si presenta come
soddisfa questa fissione del fine, «realizzazione» di un fine unico, come nel caso della frase come qualcosa che non si comdella politica, viene avvertito
la nel sentimento capacità infinita delle frasi che si sprigiona
misura
(angemessen)
e
non
è
in c o n s o n a n z a
(abgezielt)
con
suscitato da tale fissione. E questa commensurabilità è solo il
meno. Questa pretesa, noi ben lo sappiamo, puo essere mi-
nacciante al punto da imbalsamare ciò che tuttavia è già morto, come sulla piazza Rossa, o di far vivere con il terrore e il massacro una fiaba come nel terzo Reich. Pace perpetua, ma grazie alla morte della facoltà di giudicare.
Seconda parola. La performativa, di cui sono stati destinatori empirici Lacoue-Labarthe e Nancy: «Un Centro di ricerche filosofiche sul politico è aperto», era una frase che apriva un campo politico e uno filosofico. Il campo aperto è
filosofico perché il politico è posto da questa frase come un referente da significare attraverso una serie di frasi (quelle le cui occorrenze Sono state, sono e saranno poste sotto l'inse-
gna di
questo Centro, che è
una
regione
della
Oeffentlichket);
le frasi così sensibilizzate e sollecitate hanno regole non nosciute ma mirano non solo a significare il loro referente,co1 politico, ma anche le proprie regole. E per questo che sono filosofiche nel senso della filosofia critica. camp0 aperto dalla performativa inaugurale è ugual mente politico. Il filosofico in effetti (come frase che ha la propria regola per fine) è da essa come il genere di a r posto Scorso, di disposizione di frasi, giudicato come il più cons no a mettere in frasi il politico, preferendolo dunque a mo altre famiglie di frasi che pretendono di in frasi
articolare
83
politico: cito, senza soffermarmi sulle corrispettive varianti di stile e di dottrina e sulle sistemazioni particolari nei grandi discorsi, la scientifica (politologica), la narrativa (storia delle dottrine politiche o dei fatti politici),
l'epidittica (elogio
del
politico), il giuridico (diritto pubblico). Con questa conformità ipotizzata fra politico e filosofico si trova presuppo-
necessariamente anche il principio per cui il politico non si presta (o non lo fa piu) a essere messo in frasi come un dasto
to
presentabile in base alle regole di frasi di per sé già regola Tuttavia,
ciò fa parte della presupposizione, si «sprigiona». E in questo senso che è stato da Lacoue-La presentato e da barthe Nancy come «prelogico» la Schwärmeret te.
connessa a
e
(temo
questa parola. Forse «paratetico» sarebbe me-
glio). Sempre la prescrittiva inaugurale del Centro presuppone un avvenimento che coinvolga e il politico e il filosofi
co, e probabilmente anche l'Afekt valoroso. Questa presup-
posizioneè di per sé un atto politico. Lacoue-Labarthe e Nancy hanno suggerito di chiamare «rapporto» qualcosa che darebbe luogo al politico, ma vi si sono persi in quanto si sono arrischiati (a torto secondo me)
a designare con il nome di «Madre» qualcosa di affine a ciò che, seguendo il dedalo kantiano dei «passaggi», ho simbolizzato con un «mare», quello in cui l'arcipelago delle frasi è disperso, ma che tuttavia lascia aperta la possibilità di pas-
saggi dalluna all'altra,
certo
incerti
e
di cui le tracce si
can-
cellano al punto che sono da rintracciare sempre di nuovo.
Si tratta di passaggi, non di ponti, tuttavia sempre richiesti dato che è grazie a essi che una famiglia di frasi trova in un'altra cosa presentare come caso che possa convalidarla, sotto le spoglie di segno, esempio, simbolo, tipo, monogramma, ideale... necessario e contingente al Questo mare è il concatenare, m a non si hanno tempo stesso: n o n si può n o n concatenare, stabilire la prestabilite per farlo e allora bisogna, per
regole
regola, né
a
tena
concatenare.
sistemi né
a
solo le frasi
Questo
concatenamento non
E dottrine, èl'elemento critico. ma
anche i loro
universi
e
i
dà
luogo
non conca-
rispettivi desti-
84 della terza Critico
Il « s e n s o c o m u n e » destinatori e de. del c o n c a t e n a m e n t o per una designazione sua necessita e contingenza. II « r e . stinatari eterogenei, nella che ho Citato, scopre che porta 1 nomi cesso» del politico, é sempre in recesso. m a a sua volta questo element0, commensurabilità nel senso di Ultima parola. L'idea di da criterio stabi affinità senza una regola che possa fungere kantiano, in particolare rispetto le, è decisivo nel pensiero essa tempera fortemente. allo storico-politico. Per noi oggi l'avvenimento della fissione. L'e u n po' troppo fortemente, di linguaggio di splosione del linguaggio in famiglie logiochi si sappia o no, ereeteronomi è il tema che Wittgenstein, che può, neldita da Kant e che prosegue andando oltre, più II giudice kantiano la direzione di una descrizione rigorosa. m a deve dare merito alla non si accontenta di distinguere natari
e
destinatori.
coesistenza delle eteronomie: l'obbligo delle transazioni preSuppone un'attrazione,
o un'interazione
generale, delle fa-
la loro miglie di frasi l'una con l'altra, malgrado
eteronomia
o a causa di questa.
Questa spinta al commercio tipica delle frasi viene ripieche senza gata da Kant, come Idea, su quella di u n soggetto ciò si frantumerebbe, e di una ragione che sarebbe in conflitto con se stessa e non meriterebbe più il suo nome. Noi
oggi sentiamo, epoca, che
e
ciò
nostra
sprigiona in essa colpisce sia questa ragione. O almeno, ciò che resta
la fissione
questo soggetto sia
fa parte della Begebenheit della che si
d'attrazione fra le frasi della Babele postmoderna, ciò che pare verificarle, per lo meno nell'esperienza soggetta a con-
cetto e a presentazione diretta, è, noi abbiamo dopo Marx imparato a pensarlo, questo soggetto impostore e questa ra-
gione capace solo di computare ciecamente, che si chiamano
capitale in particolare quando questi si impadronisce della
stesse frasi per mercanteggiarle e farne del plus valore, nella nuova condizione del Gemeinwesens che si chiama « societàin formatica». Ma la pretesa della frase del capitale a conval dare tutte le frasi secondo il suo criterio performativo, e
l'impostura che porta il capitale al posto del giudice critico,
1scitano u un n
sentimento non nominato che io ho
erare la Begebenheit della nostra
considerar
85
proposto
di
epoca, che può in qualche mod che nodo giudicarl1, esponendo la critica e ristabilendo nei diritti il tribunale critico, che non sarà Su tuttavia suoi
lente
ltribunale
equivanon giudicarli 'Idea dell'uomo in una per filosofia del criticista. Possiamo e
mezzo
soggetto, ma «passagg1» Ira irasi eterogenee e rispettando la loro eterogeneit. E per esto che una n
base
a
eterogeneità.
filosofia delle questa Begebenhet di una filosofia delle frasi è più facoltà di n SOggetto. Ma allora che cosa può essere un tribunale critico se il giudice non può i regolare suoi giudizi sull'ideale antiano del filosoto del mondo, se non crede che, giudicando, favorisce «1 fini essenziali della ragione umana»? finire la Formulerei per direzione (il filo conduttore) che affine»
a
la Begebenheit sprigionatasi nella nostra epoca propone alla filosofia. Forse l'ideale della riflessione non è solo, come pen-
sava Kant (in parte contro se stesso), trasformare i dissidi in litigi, sostituendo il pretorio al «campo di battaglia» e l'argo-
mentazione agli idiomi. Se bisogna persistere a perseguire tale ideale, lo si faccia almeno senza l'appoggio dell' Idea che la natura persegue nella storia il fine della libertà umana, senza l'ipotesi teleologica. Forse oggi la responsabilità rifles siva deve anche discernere, rispettare e fare rispettare i dissidi, stabilire l'incommensurabilità delle esigenze trascendentali proprie alle famiglie di frasi eterogenee, e trovare infine altri linguaggi per ciò che non può esprimersi nei linguaggi esistenti. In questo modo si sarebbe fedel1, senza paradosso,
della «cultura» intesa come traccia della libertà nella realtà: essa consiste infatti, scrive Kant, «nell'attudine di proporsi in generale dei fini» (KUK, p. 308).
all'Tdea kantiana
NOTA AL TESTO
Pensato ed elaborato in concomitanza con Le Différend (Pa-
ris, Minuit 1984, tr. it. Il dissidio, Feltrinelli, Milano 1987),
L'enthousiasme (Galilée, Paris 1986) costituisce nella produzione di Lyotard un punto di svolta: incentrato, infatti, sulla considerazione della «politica» in senso ampio, segna il pas-
saggio, per usare una formula, dalla politicizzazione della fi-
losofia alla «politica filosofica». Si noti, in primo luogo, il tenore del linguaggio: non più le anse, i neologismi, i rebus delle opere precedenti e soprattutto non più il tono acido, l'irruenza iconoclasta che aveva-
no caratterizzato i tempi della rivista Barbarie et révolution, demeccanismi interventi sulla «economia libidinale» e sui cavallo fra il 1968 eil perversi del capitalismo, negli anni a
gli
1970. Alla causticità
condivisa degli anni Settanta, ampiamente Deleuze e
di filosofi francesi come generazione a anni Ottandegli di Lyotard scritti negli uattari, subentra, sce argomentativa composizione u n a d, uno stile asciutto, contraddizion1 tutta u n a
ra dal libero gioco dei cate cin
come
sintonia
fraintendimenti, dalle
provocazione.
con
Si
tratta
di
un
il tentativo, già esplicito
modo d1
in
scrive-
Le Diférend,
di
88 sofisticata
da
affrancarsi sa
implicita in
con
una
tutte
semplice
quelle
c o r r e n t i di pensiero
etichetta «neo-qui,
del là» i complessi rapporti
pensiero
nella
di come problema, fra l'altro, quale ne sia lo stile, percorre
dagli inizi alle ultime opere. stasme,
con
anche per la
sua
sia nella la
origine
no
indica un'esi.
filosofica
ibro
riflessione
Rispetto a
stes.
definira
tese a
stesura
un
scrivere
tutta
a se
l'esperienza.
sicuramente
ricerca
fine
neo-la, post qui,
un'autocritica,
quasi sia genza di rigore Sembra
e
cerebralita
u n a certa
:1
filosofia
di
di Lyotard
Le Dfërend,L'enthou-
«seminariale»
(come Lyotard
risulta più sobrio, n o n affetto da nella «Premessa»), che rende il primo, a tratti. quell'urgenza di dire e di stupire
spiega
c a u s a del s u o linguaggio ostico alla lettura lineare a tradizione filosofica. suggestioni e di echi della
ricco di
sezio Nell' Enthousiasme non compaiono, infatti, multiplededicati
ni, né quei «medaglioni», molto
amati
dall'autore,
a personaggi eterogenei del pensiero, in grado a su0 avviso
di richiamare il paesaggio dispersoe conflittuale della nostra libro si presenta coepoca attuale. Di primo acchito questo
me un breve commento critico-interpretativo di alcune coor dinate del pensiero kantiano: molte citazioni, un'argomen-
tazione attenta alle connessioni logiche e all'esplicitazione dei nessi dei passaggi più ardui, un lessico tratto dal vocabolario kantiano che non si concede creazioni linguistiche. In realtà, L'enthousiasme non è solamente un saggio brillante, ma limitato, dedicato alla filosofia kantiana della sto-
ria; costituisce, invece, un modello di filosofia in atto, il tentativo di corroborare alcune categorie kantiane sul terreno fenomenologico dell' esperienza della storia. Il punto di vista fondamentale è la descrizione dei dispositivi possibili dell' accadere storico, di ciò che ciascuno, non un mero chiunque, in un orizzonte largamente condiviso di tradizione, epoca,
appartenenza storico-sociale,
evento storico.
uesto
preferisce
è il
dell' antico
avverte
e
interpreta
presupposto metodologico tale
adottare il termine di
per
comc
cui Lyotara
sens noAlTuKóv, indicando «storico-politico», un e particolare taglio nel
nv
dell'esperienza
89 che non
Coincide
con «i fatti e i misfatti lla ma investe le storia del procedure individualie comuni di nferimento di senso a questi momenti Che non si tratti solamente di un contingenti. percorso teorico all'in n O della riflessione kantiana risulta chiaro dal fatto che Tvatard cerca di restituire alla descrizione
complesso
livello di realtà fattuale
rienza, attraverso le
non
solo le
e
le costanti di quedi verità di
indicazioni kantiane
suggestioni della filosotia del linguaggio di
espe-
ma
anche
Wittgenstein. Lvotard individua infatti una linea di continuità fra critici smo e analisi linguistica, in particolare alla
nur se
differente, attenzione al nesso
Ecco allora che il discorso di
rispetto
comune,
linguaggio-esperienza. sulla
critica kantiana Lyotard della storia viene filtrato attraverso le dinamiche e le procedure di indagine messe a punto dalla filosofia del linguaggio, a
partire dal presupposto per cui nella disposizione e
classificazione dei diversi registri di discorso e degli enunciati si depositino i modi condivisi di intendere e fraintendere le scansioni e i ritmi dell'accadere storico-politico. II linguaggio è, in ultima analisi, la testimonianza dei luoghi comuni posti nei
dispositivi culturali, sociali ecc. tramite cui vengono inter pretati e vissuti gli avvenimenti storici, da parte dei singoli e delle comunità. Due, allora, ci sembrano le linee di lettura più interessanti
di questo libro: la prima, incentrata su questo taglio interpretativo che connette kantismo e analisi linguistica, la seconda attenta alla ricognizione fenomenologica dello storico
politico. Fer quanto riguarda l'innesto
della
linguistica
sulle
coor-
dinate di pensiero kantiane, si tratta certo di un'operazione di una certa frettolosità:
Suggestiva sebbene imputabile tali da giustificaancano infatti le premesse metodologiche tra termini, per esemC alcuni passaggi teorici e «affinità» In PO quella fra «famiglia di frasi» e «rappresentazione». di mettere in 8n1 cas0, costituisce u n importante tentativo della legittimaera le indicazioni kantiane sul problema al One della conoscenza e dell'esperienza in genere. Senz
90 tro
un'indagine
è
annotazioni e
politico nelle
che permette
kantiani
dei pensieri connessioni con
la ricchez7a elle rapporto al temad s
di esibire
il
in
criticismno.
sue
s'inSeri lettura che vogliamo suggerire di via La seconda ultimi anni desta che
sce
in
un
particolare all'estero
negli pensiero più numerosi interesse: s o n o sempre
ambito
gli
di
alla studi inerenti
modalità dello storico, alle e ciascuno, di interpretare
ricognizione
insite
un
in Itali.
e
del politico
e
nell esperire, di tutti
gli avvenimenti
discutere
e
di
della
storia.
allora, il c e n s i m e n t o » da parte Su questa linea si colloca, di frasi dello storico-politico, la di Lyotard delle famiglie dei nessi sensibili fra i livelli esplicativo, messa in evidenza «
descrittivo, deontico sule del
politico degli
tempi ecc., che individui concreti in comunità. scandiscono 1
e
il dire
lavoro teso a testimoniare dello storico-politico, tocca dunque nozioni di grande rilievo sia da un punto di vi-
Questo
sta storico-ricostruttivo sia teorico; il vincolo della « pubblici-
tà» kantiano, l'idea di un «senso comune» imprescindibile nelle dinamiche di investimento di senso relative agli episodi della storia, costituiscono i cardini su cui ruotano le proce dure dell'assenso e del dissenso che danno un significato al l'agire e al patire concreto degli uomini nella loro storia. In questa prospettiva si propone un'ulteriore chiave di let-
relativa ai rapporti che intercorrono fra estetico e politico, dal momento che questo nesso costituisce un nodo centrale dell'analisi filosofica dell' Anche in tura
Enthousiasme.
si
questo
potrebbe segnalare un passaggio, nella produzione a Lyotard, dalla estetizzazione della politica degli anni Settan ta a una filosofia estetica che recupera il senso dell'ethos, del la eticità quale primo modo significativo di stare al mondo da parte degli uomini. Lyotard connette, infatti, la nozione di entusiamo di fron te ai grandi avvenimenti della storia al sentimento del sub, me, misto di terroree di eil caso
pensiero verso di smarrimento
piacere,
che dilata la percezionc
l'incondizionato, il senza-limite. E quel Se e
di seduzione al tempo stesso
avvertibi di
91 t e agli fronte
spettacoli
esta immagine
ques
di
naturali di grande potenza, spettacolo conduce a situare il
1accadere storico non tanto dal lato della scena
platea.
Nan
ma
gli eroi
o
i
vigliacchi
e
proprio
senso
del-
quanto della
almeno non solamente loro, anche gli spettatori, proprio come il giudice
nrendono
le misure
neso degli episodi,
e
o
squadrano
dei «fatti
e
la
kantiano,
qualità, l'andamento e
il
dei misfatti» della storia.
T'entusiasmo, connesso al sentimento dell'incondizionato, è molla dell' interpretazione storica, sempre di nuovo rinnovabile e rinnovata da chi è «fuori e nello campo», nel Spazio. OCosi il senso profondo di verità di un tempo violento sov-
la
vertimento
come la
Rivoluzione francese è per lo stesso Kant
consegnato più che al «furore e al rumore» delle grida, dei fatti, dell'avvento di Napoleone, al sentimento di libertà che si
sprigiona negli spettatori,
futuro migliore.
nella loro fede razionale in
un
Senza certezze metafisiche o pathos retorico, l'entusiasmo èil segno «smisurato» di un modo di registrare e interpretare gli episodi storici che è sempre politico, cioè che investe di rettamente il modo di appartenere al mondo degli individui in comunità, di comportarsi, di agire e patire il loro ethos
pubblico. Il senso dell'accadere storico-politico è sempre da riprendere, mai dato una volta per tutte, affidato, almeno in parte, a quel sentimento, a quell'Affekt che si sprigiona di ronte agli eventi che mettono in gioco la tensione fra necesSità e libertà, fra destino e scelta, al di là della logica fattuale
dell'alternativa «vincere o soccombere», C'e da che riscrivere e giudicare la storia di ieri edi oggi.
ccontingente
Fosca Mariani Zini