La filosofia di Levinas: Alterità e trascendenza


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La filosofia di Levinas: Alterità e trascendenza

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I

LA FILfOSO ~IA DI LEVINAS AL ERITÀ E1TRASCENDENZA

!

DUBBIO&. SPERANZA

-

INDICE

Sigle usate per le opere di Levinas 13 Presentazione 17 Avvertenu. per la seconda edizione 9

19 19 22 28 32 35

1.

Biografia intellettuale L Gli anni giovanili e la formazione ebraico-lituana (1900-1923) 2. Studente di filosofia a Strasburgoe Friburgo (1923-1930) 3- Prime pubblicazioni e attività a Parigi ( 1930-1939)

4 Gli anni della guerra e della prigionia (1939-1945) 5 Il primo dopoguerra: direttore della Scuola normale israelita orientale a Parigi (1946 ss.)e scoperta delTalmud 6 La produzione filosofico-letteraria fino a Totalità e Infinito ( 1947-1961) -,. Professore universitario ( 1964-1979) e nuova produzione filosofica fino ad Altrimenti che essere & L'ultima fase della sua attività ( 1979-1995)

38

LE OPERE GIOVANILI

51 51 59 65 70 77 77 78 80 84 90

2.

L'interpretazione di Husserl e Heidegger L L'interpretazione di Husserl inl..a teoria dell'intuizione (1930) 2. Sviluppo dell'interpretazione di Husserl in L'opera di Ed,nund Hus$erl (1940) 3- L'interpretazione dell'ontologia di Heideggcr 4 Il paI.

Difficile Liber1é. Essais sur le judaisme, Albin Miche!, Paris, 19762 (x• cd. 1963); trad. it. Difficile liberlà. Saggi sul giudaim10, a cura di S. Facioni, Jaca Book, Milano, 2004.

a

I Ndlccitmoni, dopolasigla primonwncm si rifc:rise.Ciglia, Marietti, Casale Monferrato, 1984

ss

Du Sacré au Saint. Cinq nouvelles leaures tal,nudiques Minuit, Paris, 1977; trad. it. Dal Sacro iJ Santo. Cinque nuove le11u,e 1aJrnudiche, a cura di O.M. Nobile Ventura, con introd. di S. Cavalletti, Città Nuova, Roma, 1985.

DVI

De Dieu qui uient à l'idée, Vrin, Paris, 1982; trad. it. Di Dio che viene all'idea, a cura di S. Petrosi.no, trad. di G. Zcnnaro, Jaca Book, Milano, 1983.

l'J

Ethique et ln/ini. Dialogues avec Philippe Nen10, Fayard et Radio France, Paris, 1982; trad. it. Etica e Infinito. Dialoghi ron Phi/ippe Nen,o, a cura di E. Baccarini e con introd. di G. Mura, Città Nuova, Roma, 1984

ADV

L'au-delà du verse/. Leau,es et discours talrnudiques, Minuit, Paris, 1982; trad. it. L'a/Jilàdel verse/lo. Le11u,ee discorsitalrnudici,a cura di G . Lissa, Guida, Napoli, 1986.

11U

T,anscendence et intelligibilité, Labor et Fidcs, Genèvc, 1984; trad. it. T,ascendefl1.II e intelligibilità, a cura di F. Camera, Marietti, Genova, 1990.

1IS

Hors Sujet, Fata Morgana, Montpcllicr, 1987, trad. it. Fuori dal Soggello, a cura di F.P. Ciglia, Marictti, Genova, 1992.

IIN A l'heu,edes nations, Minuit, Paris, 1988; trad. it. Nell'ora del/e navoni, a cura di S. Facioni, Jaca Book, Milano, 2000. o

IO

De l'oblitération, Entretien aver E Annengaud à propos de l'oeuure de Sosno, La Différencc, Paris, 1990.

liN

Entre nous. Essais surkpe11ser-à-l'011tre, Grasset, Paris, 1921; trad. it. T 112 noi. Saggisul pensare-all'altro, a cura di E. Baccorini,Joca Book, Milano, 1998.

1».rr Dieu, la Mori e k Te111ps,Grasset, Établissementdu texte, notes et postfoce dc J. Rolland, Paris, 1993; trad. it. Dio, la morie e il le,npo, o cura di S. Petrosino, trad. di S. Petrosino e M. Odorici,Jaca Book, Milano, 1996. u;

Liberté et comn111nde,nenl, Fata Morgana, Paris, 1924 (or. fr. 195J), trad. it. par..:ialc Libertà e comando, in E. Lcvinas e A. Pepcr.r.ak, Etica co,ne fi/,osofia prima, a cura di F. Ciaramelli, Guerini e associati, Milano, 1989, pp. 15-29-

111

Les in,prévus de l'histoire, Fata Morgana, Paris, 1994.

II

PRESENTAZIONE

L'opera offre una delineazione globale della filosofia di Emmanuel Levinas, morto recentemente a quasi novant'anni sul finire del 1995 e ormai da annoverarsi tra le grandi figure non solo della filosofia ma dell'intera cultura del novecento. Il metodo scelto è stato quello di seguirne lo sviluppo storico. Si parte dai primi studi, in cui egli si confronta con Husserl e Heidegger ascoltati a Friburgo negli anni 1928- 1929, si passa agli scritti degli anni immediatamente seguenti la seconda guerra mondiale, che offrono la prima formulazione autonoma del suo pensiero, si giunge ai capolavori Totalità e Infinito del 1961 e Altrimenti che essere del 1974, in cui abbiamo l'esposizione organica più matura della sua filosofia. Nell'analisisonotenuti presenti anche importanti saggi di passaggio dal primo al secondo capolavoro, come pure gli scritti posteriori che ne prolungano le tematiche; e non mancano i riferimenti ai lavori di carattere non strettamente filosofico, come i suoi originali commenti al Talmud. L'opera è così tra le prime presentazioni complessive della filosofia di Levinas, che ne segue con impegno analitico-interpretativo tutto losviluppo. Normalmente si sono avute trattazioni per temi settoriali o tentativi, più o meno riusciti, di presentarne le strutture di fondo sganciandola dal suo divenire. La biografia intellettuale chepremettiamo nelcapitoloiniziale, vuole essere una sintetica presentazione della figura del filosofo e un collegamento tra il suo pensiero e le fondamentali esperienze di vita in cui si radica: l'ebraismo lituano in cui fu educato e lo studio del Talmud cui si appassionò in età matura, l'incontro con Husserl e Heideggere con la cultura universitaria francese, gli orrori delle due guerre mondiali, della prigionia, dell'Olocausto del suo popolo ecc. Esperienze prefilosofiche che non spiegano certo il sorgere del suo pensiero ma sono indispensabili per comprenderlo. In appendice abbiamo infine dato un esempio del dibattito critico che egli ha suscitato: il dialogo-confronto con Derrida. Forse l'episodio più rilevante di tale dibattito ma anche il modello del tipo di risposta che l'opera di Levinas provoca. Non solo

IJ

la vigilanza critica circa le argomentazioni in giocobma anche la libera accenazionedi un dono di cui si diviene responsa ili. Lo stile del nostro lavoro cerca di coniugare la rigorosità scientifica dell'interpretazione con un'esposizione piana e progressiva, rivolta anche ai non filosofi di professione e acli studenti universitari. Per un verso si è quindi cercato di evitare labanalizzazione di Levinas in poche formule stereotipe: fenomenologo del volto altrui come assoluta trascendenza, filosofo dell'etica in alternativa ad Heidegger filosofo dell'ontologia, "pensa-tore ebraico" che ha rimesso in circolazione la figura biblica del Dio della legge ecc. Formule che estrapolate dal contesto e dalla trama di concetti che ne determinano il significato, finiscono più per tradire che per introdurre alla ricchezza e alla forza provocante del suo pensiero. Un pensiero che, maturatosi in quel crogiuolo di idee che si è avuto nel passaggio dalla fenomenologia di Husserl all'esistenzialismo ontologico di Heidegger, si presenta come una delle proposte più originali e feconde della filosofia del novecento, sfuggendo all'alternativa, in essa dominante, tra totalizzazione o frammentazione del senso, centralità del soggeno o morte dell'uomo, metafisica tradi:i'Jonale o nichilismo. Per altro verso, coscienti della complessità del pensiero e della scrittura di Levinas, si è cercato di condurre progressivamente a leggere e gustare direnamente le sue opere fondamentali, ormai veri e propri "classici" ma di difficile lenura e comprensione per chi non vi fosse preparato in modo appropriato. Il nostro lavoro, messo alla prova in alcune sue parti in forma di dispense universitarie, si presenta quindi anche come un'introduzione alla lenura di tali opere e come un loro commentario. La scelta che abbiamo fano di concentrarci sull'itinerario "filosofico" di Levinas, lasciando in secondo piano gli scritti sul Talmud o d'impegno teologico-confessionale nasce dalla convinzione che egli sia riuscito nell'intento, più volte dlchiarato, di elaborare un pensiero veramente filosofico, che si fa valere non arpeggiandosi a dogmi di fede oa testi ritenuti sacri, ma per la forza de suo stesso procedimento fenomenologico-argomentativo. Nei suoi scritti Levinas fa certamente risuonarci! grido degli antichi profeti e quello delle vittime della violenza antisemita, presentandone l'istanza imperativa come la contestazione decisiva del corso prevalentedella cultura occidentale, ove ha dominato l'ontologia totalitaria, la storia ha schiacciato gli individui, la guerra è stata il momento risolutivo delle relazioni umane, l'altro è stato visto anzitutto come il nemico. Ma è altrettanto vero che egli ha cercato di "tradurre" nel linguaggio greco della filosofia la portata universalmente umana di tali voci,

impegnandosi a mostrare che l'istanza della giustizia reclamata dal povero, dallo straniero, dall"'altro", è alla base di ogni significato e di ogni intelligibilità umanamente rilevanti. Anzihegli ha anche cercato di ricuperare e far valere in modo nuovo que a tradizione filosofica alternativa, presente a sprazzi nd corso stesso del pensiero occidentale, che ha posto «il Bene al di là dell'Essere», insegnando ad andare oltre l'immanenza dd logoso l'orizzonte delle varie ontol(?gie. E cosl non ha semplicemente contrapposto l'esperienza religiosa alla filosofia, ma ha cercato di scoprire nella prima le valenze umanamente universali e di riportare la seconda alla sua tradizione più valida. La scelta di concentrarci sull'itinerario "filosofico" di Levinas non ha quindi il significato di lasciare da parte un aspetto del suo pensiero, bensl qudlo di andare alla sua sostanza, studiandolo e analizzandolo per quello che ha voluto essere: un pensiero valido p_er tutti e comunicabile a tutti. L'opera appare nella collana Et-et/aut-aut, impegnata a illustrare il rapporto spesso conflittuale, che nella modernità si è avuto tra pensiero filosofico e tradizione ebraico-cristiana. Di tale rapporto il pensiero di Levinas costituisce certamente un modello caratteristico, a un tempo di aut-auJ e di et-e/. Di auJ-auJ in quanto per Levinas l'ebraismo, ripensato tramite un'interpretazione del Talmud all'altezza dei tempi, costituisce una radicale alternativa al pensiero greco ontologico-contemplativo, esploso nelle sue virtualità totalizzanti e immanentistiche soprattutto nella modernità. Di et-et, in quanto egli è convinto non solo che sia possibile "tradurre" il pensiero religioso ebraico nel linguaggio "greco" della filosofia, ma anche che esso spinga a ricuperare ndla tradizione filosofica occidentalequegli elementi sommersi di rimando alla trascendenza che in essa pur sono presenti. Il sottotitolo che abbiamo dato al lavoro, «alterità e trascendenza», è stato scelto, tra altri possibili, per esprimere qudlo che ci pare essere il nucleo tematico centrale della filosofia di Levinas. Questa è infatti indubbiamente una filosofia che vuole salvaguardare l'alterità altrui, anzitutto l'alterità dell'altro uomo, non riconducendola alle categorie del soggetto conoscente o all'orizzonte dell'essere quale orizzonte della coscienza. E al tempo stesso essa vuole ricuperare il senso vero e proprio della trascendenza, dopo la crisi della metafisica ontoteologica. Impegnandosi in una ricerca filosofica tesa a «intendere un Dio non contaminato dall'essere» (AE X; 2) e riscoperto come assoluta santità/ alterità e come kéno.rinella "passione" del suo popolo, Levinas ha offerto alle stesse teologie confessionali una via per ripensare la trascendenza divina dopo la morte del Dio «abitante dietro i mondi» (Nietzsche) o ridotto a semplice «enfasi dd mondo» (Barth). I termini di alterità e di trascendenza sono quindi stati scelti più

come cifre di un pensiero impegnato a riscoprirne e a rinnovarne il significato originario, che non come indici della ripresa di una tematica obsoleta. Levinas non intende infatti né rinverdire l'antica via della trascendem:a metafisica, almeno nel senso della metafisica criticata da Heide.sger o dichiarata morta da Niet'.lSche, né imboccare la nuova via dell'immanenza, che ha dominato il campo della filosofia moderna culminando in Hegel ed estendendosi fino ad Husserl e allo stesso Heidegger. Egli intende piuttosto inaugurare come una "ter.ta via", ove sia l'alterità sia la trascendem:a significhino in termini etici e non più ontologico-metafisici. Nelle sue opere egli ha quindi tentato di "dire la trascendenza" non tanto come una verità da esporre o contemplare in un libro o in un sistema filosofico/teologico, ma come provocazione a udirne e accoglierne l'appello nelle tracce enigmatiche che essa ha lasciato nel nostro linguaggio. In Levinas i termini di alterità e di trascendenza si colorano quindi di sensi nuovi rispetto alla tradizione, coinvolgendone! loro ripensamento e ridefinizione tutte le principali categorie filosofiche: quella moderna di "soggettività" anzitutto, che ben avrebbe potuto figurare nel sottotitolo e a cui abbiamo prestato particolare attenzione; e poi quelle di linguaggio, tempo, libertà, verità, essere, intelligibilità, sensibilità, attività, passività, finito e infinito ecc., cui di volta in volta abbiamo dedicato appositi paragrafi. Il senso generale di tale ripensamento ha il suo fulcro nella loro modulazione in chiave di "relazione etica", elevando così l'etica a vera e propria "filosofia prima" ovvero a orizzonte ultimo del senso. Come tutte le opere dei classici, anche le opere di Levinas sono più ricche delle singole interpretazioni o esposizioni che se ne possono tentare. A chi si mette in ascolto del loro messaggio esse sono in grado di dare a pensare sempre nuovamente, suggerendo ogni volta ulteriori e più profonde interpretazioni dell'umanità che è in noi e della trascendem:a che l'interpella alla radice. Per questo ci auguriamo che il presente lavoro possa essere un'effettiva introduzione e un invito cordiale a una loro fruttuosa lettura. Torino, 6 gennaio 1996.

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AVVERTENZA PER LA SECONDA EDIZIONE

La seconda edizione di quest'opera risponde ali'esigenza di renderne più fruibile il contenuto con due principali aggiornamenti. Quello che riguarda i rimandi, nelle citazioni,anche alle opere di Levinasuscite nel frattempo in traduzione italiana; e quello delle indicazioni bibliografiche circa le opere su di lui, che negli ultimi quattordici anni si sono enormemente moltiplicate, nelle lingue più disparate e sui temi e raffronti più vari: chiara attestazione della fecondità e attualità generalizzate del suo pensiero. Il contenuto essenziale dell'opera rimane invariato. Essendo uscita in contemporanea con la morte di Levinas, essa aveva potuto tener conto di tutta la sua produzione edita, proponendone una lettura e interpretazione integrale che rimane, a nostro avviso, pienamente valida. Anche in base ai molteplici riconoscimenti avuti nelle successive ristampe, l'opera si conferma come un'utile introduzione, chiara e complessiva, alla filosofia di Levinas, nonchéalla lettura diretta delle sue principali opere. Queste, com'è noto soprattutto a chi ne ha fatto esperienza nell'insegnamento universitario, non sono sempre di facile accesso ai i>rincipianti. L'offerta di uno sguardo complessivo e ben informato sullo sviluppo e la struttura del pensiero di Levinas, può peraltro servire come utile punto di partenza per analisi più settoriali o per particolari approfondimenti. Questi divengono ora possibili anche alla lucedegli inediti che dal 2009 iniziano a essere pubblicati, dando l'avvio a una nuova e promettente fase negli studi levinassiani. Ci auguriamo che questa seconda edizione sia di utile ausilio a coloro che vi si dedicheranno, oltre che a quanti intendono comunque arricchirsi umanamente con la lettura di questo grande pensatore, ormai parte imprescindibile del nostro orizzonte culturale. Torino,

25 mai-lo 2010.

17

1. BIOGRAFIA INTELLETTUALE

1.

Gli anni giovanili e la formazione ebrairo-lituana ( 1906-1923)

Emmanuel Levinas nasce a Kaunas, in Lituania (allora sotto la dominazione russa), il 12 gennaio 19o6 (secondo il calendario giuliano, allora vigente in Russia, era il 30 dicembre 1905). La famiglia d'origine appaniene alla piccola borghesia ebraica; suo padre è canolaio e libraio•. Kaunas verrà descritta da Levinas come una cittadina abitata prevalentemente da ebrei, soprattutto nella pane più antica, con numerose sinagoghe e centri di studio. L'ebraismo lituano, nonostante le persecuzioni e le discriminazioni che aveva dovuto subire, si presentava tra i più sviluppati dell'Europa orientale, con un alto livello di studi sul Talmud e tutta una vita basata su questo studio e vissuta per questo studio. In Lituania aveva operato, nel sec. XVIII, il famoso Rabbl Eliyah ben Selemoh Zalman ( 1720-1797), Gaon di Vilna. «Ultimo talmudista di genio» - come lo definirà Levinas - aveva giocato un ruolo decisivo nella resistenza op~ta dall'ebraismo orientale all'espansione del hassidismo, che egli giunse a scomunicare ufficialmente nel 1796. Pur senza cedere alle tentazioni dell'illuminismo razionalistico occidentale, egli si era

1

Il cognome del padre era, originariamente, Levyne, divenuto Levinas per l'aggiunta della desinenza lituana in as. Per idati bi~afici di Levinas,l'ojlera più completa è ora quella di M.-A. l.escourret, Emmanuel Liùinas, Flammarion, Paris, 1994 Oa citeremo con lasìgla: 1.escourret). Molti dati erano peraltro già disponibili in interviste concesse da Levinas, come quelle che sì trovano in E. Levinas, &hique el lnfini. Dialogi= avec l'bilippe Nemo, Fayard et Radio France,Paris, 1982; trad it. Elica e lnfinilO. Dialoghi ron l'bilippe Nemo, a cura di E. Baccarinie con introd. di G. Mura,Cinà Nuova, Roma, 1984 (sigla: I~); S.Malka,U,e Levinas,Cerf, Paris, 1984;trad it. Lef.i.ereLevinas, a cura di E. Baccarini, Queriniana, Brescia 1986 (sigla: Malka); F. Poirié, Emmanuel Levinas. Qui flt!s-vous?, LaManufacture, Lyon, ,9?,7. (sigla: Poirié).Senza dimenticare la prima sintetica autobiografia intellettuitlestesa eia Levìnasstesso con il titolo di Sig,u11ure, che si trova in Ol.)7)·.)79;)61-366.

impegnato in una lettura critica del Talmud sulla base della ragione e delle scienze positive e aveva sostenuto il primato di tale studio sulle pratiche rituali e le esperienze mistiche. Un suo allievo, Rabbì Haim di Volo-.line (1759-1821), ne aveva continuato l'opera, fondando a Volo-.line, una borgata vicino a Kaunas, una scuola di alti studi talmudici. Pur confermando il primato dello studio del Talmud, egli aveva mitigato il rigore "giansenista" del maestro, rivalutando l'importanza della preghiera accanto a quella dello studio e aprendo le porte delle sue case di studio (jeshivoth) a quelli, tra i hassidim, che ne sollecitavano l'entrata. In tal modo egli aveva contribuito a riconciliare le varie correnti dell'ebraismo dell'Est e a riabilitare gli studi talmudici anche in seno al hassidismo. L'ebraismo in cui Levinas fu educato fin dalla più tenera età - benché in casa si parlasse russo, la famiglia gli assicurò un insegnante di ebraico fin dall'età di sei anni- era quindi un ebraismo sobrio, tendente alla disciplina intellettuale, impegnato a seguire la dialettica del pensiero rabbinico attraverso i commentari dei commentari che si svilupparono attorno al Talmud e nello stesso Talmud, convinto dell'importanza della propria cultura originaria; non quindi un ebraismo mistico o principalmente rituale, né un ebraismo facile preda delle tentazione di assimilarsi alla cultura circostante. Levinas lo caratteriizerà in sintesi con queste parole. Pur subendo la seduzione dcll'Occidente e deUa sua cultura razionalistica, il giudaismo dcU'Est restava, nella sua maggior pane, immune dalle tentazioni della pura e semplice assimilazione al mondo circostante. Esso si rifiutava di trattare come secondario il mondo spirituale dclle sue origini e di dubitare dcUa Eiena maturità e outonomio dello cultura ebraica tradizionale, anche quando si allontanavo 11 poco 11 poco nella sua vita e nelle sue preoccupazioni inteUettuali dalle strette regole tramandate dallatradi7Jonc. Questa fedeltà alla Toròhcome cu/Jura, e una coscienztJ nazionale funxio11ale a questa cu/Jura , restarono, nel seno di una vita di stile occidentale, il segno distintivo dell'cbrcodcll'Est ... (,\DV 183- 184: 238-239, cn)l.

L'ebraismo lituano è la predileiione per una certa sobrietà. Non contro il sentimento, ma contro una certa ubriacatura dello spirito al livello popolare. Un certo intellettualismo anche... Il Gaon di Vilna era un grande cabbalista, ma egli pensava che lo Zohar era sempre in

2

La citazione è tratta da un saggio del 1978. che Levinas ha dedicato all'o~ra

postuma di

Rabbì Haim di Vololine intitolata Ne/esh Ha'Haim (Anima della vita) e scritta a Vilna nel 1824 (traci. fr. a cura di B. Gross, Verdier, Lagra.s:se, 1~.

20

accordo con il Talmud. Per pane mia continuo a pensare che la vera misura dello spirito ebraico e della stessa Cabbala sia il Talmud,.

La religiosità ebraica di Levinas, indubbiamente la prima fonte d'ispirazione del suo pensiero, rimarrà fondamentalmente radicata in tàle fonna di ebraismo, ripreso e approfondito, come vedremo, in età matura. Con lo scoppio della primaguerra mondiale, la famiglia di Levinas emigra a Kharkov, in Ucraina, ove nel 1916 Levinas è ammesso per concorso a uno dei pochi posti destinati agli alunni ebrei nel ginnasioliceo statale. Ha cosl la possibilità di essere introdotto alla cultura russa, considerata dalla famiglia come l'avvenire per la gioventù. Si appassiona soprattutto ai classici della letteratura russa, PusKin, Lermontov, Gogol,Dostoevskij, Tolstoj, Tu~, ma anche a quelli della letteratura occidentale, in particolare a Shakespeare. In essi scopre le problematiche metafisico-esistenziali che lo orienteranno alla filosofia, non presentecometale nell'insegnamento liceale. Dei romanzieri russi, i cui personaggi s'interrogano incessantemente sul "senso della vita", dirà che possono essere «una buona preparazione a Platone e a Kant» (Et 17; 45 ); di Shakespeare affennerà: «talora mi sembra che tutta la filosofia non sia che una meditazione della sua opera» (TA 60; 43). Tra le citazioni dei romanzieri russi, ritornerà moltospesso nellesue opere una celebre frase di Dostoevskij nei Fratelli Karamazov: «Ciascuno di noi è colpevole davanti a tutti per tutti e io più degli altri»◄• Egli ne vedrà l'espressione paradigmatica della propria concezione della soggettività come responsabilità etica spinta fino alla sostituzione nella espiazione per altri. Gli eventidella rivoluzionecomunista del 1917vengono vissuti con trepidazione dalla famiglia, ebrea e borghese; ma non senza interesse da pane del giovane Emmanuel per le prospettive di rinnovamento messianico che sembravano aprire. Terminata la guerra, la famigliaritorna nel 1920 aKaunas, nella Lituania divenuta dal 1919 indipendente dalla Russia. Ivi il giovane Levinas conclude gli studi medi superiori nel liceo ebraico della città. Anche tramite l'insegnamento del Don. Moses Schwabe, un ebreo tedesco assimilato che dirigeva la scuola, viene introdotto allo studio della lingua e della letteratura tedesca, in particolare a Goethe, e in generale alla cultura occidentale. Il fascino per la cultura tedesca fa slche, ottenuta la maturità, egli cerchi di iscri-

'O. un'intervista dd 1?31, riponato in Malica 103; 114. 4 CTr.,

pcrcs., AE 186; 183, l:J 105;115, l:N

123•12$ t)9-t41.

21

versi a un'università tedesca; ma nonostante vari tentativi il progetto non riesce. La maturità ottenuta in un liceo ebraico lituano non fu giudicata sufficiente; e forse il pregiudizio razziale ebbe già in questo episodio la sua parte. Ripiegherà così sull'università francese più vicina alla Lituania, Strasburgo.

2.

Studente difilcsofza a Strasburgo e Friburgo (z92rz930)

Nel 19231 a diciotto anni, Emmanuel giunge così in Francia, a Strasburgo,per rrequentarvi l'università. Finiràper rimanere definitivamente in Francia, ottenendone la cittadinanza nel 1930 e scegliendo la lingua francese per la sua produzione letteraria. Strasburgo, con tutta I' Alsazia, era da pochi anni ritornata alla Francia, in seguito all'esito della prima guerra mondiale. La sua università, reintegrata nell'istituzione accademica francese, era stata particolarmente potenziata in mezzi e professori per assicurare il reinserimento di tutta l'Alsazia-Lorena nella cultura francese e per fame un centro di diffusione di questa cultura in Europa. D'impostazione essenzialmente "laica", quando non atea, essa restava pursempre un luogo di mediazione tra la cultura francese e quella tedesca. All'università di Strasburgo, iscrittosi ai corsi di filosofia, Levinas incontra docenti di prestigio. Tra questi egli ricorderà con ammirazione e riconoscenza soprattutto Maurice Pradines, p_rofessore di filosofia generale, che aveva elaborato un'originale "filosofia della sensazione"; Charles Bionde!, professore di psicologia e fortemente antifreudiano; MauriceHalbwachs, sociologo,che morirà martire sotto l'occupazione nazista; Henry Carteron, professore di filosofia antica, d'impostazione aristotelico-tomista, che rappresentava ai suoi occhi il pensiero cattolico. Le quattro persone che ho incontrotoa Strasburgo comeprofessori di filosofia, maestri che univano ai miei occhi ingenui, o forse megUo perspicaci, tutte le virtù della nostro università, sono rimasti per me i veri uomini, gli indimenticabili! Mi ricordo che alla Sorbona, prima di andare in pensione, li ho menzionati dicendo pressappoco cosl: «ecco, erano degli uomini!» (in Poirié So).

Da questi suoi maestri viene iniziato ai grandi filosofi classici: Platone, Aristotele, Cartesio, Kant; ma ammira soprattutto Durkheim e Bergson, particolarmente vivi nell'insegnamento dei docenti e nell'attenzione degli studenti. Durkheim era percepito come l'elaboratore di una "so-

ciologia razionale", in grado di individuare le categorie fondamentali del sociale. L'attenzione alla vita sociale e ai suoi fondamenti ultimi, che costituirà una delle costanti del pensiero di Levinas, può essere fatta risalire anche all'influsso di questo grande sociologo. Bergson era a quel tempo considerato in Francia come l'esponente della nuova filosofia emergente. Levinas saprà far proprio il senso di tale novità, individuandola soprattutto nella concezione del tempo come «durata»; una concezione che la rompe con il primato del tempo lineare e omogeneo degli orologi, il tempo della scienza e del meccanismo universale ove tutto è ferreamente predeterminato, per dischiudere la prospettiva di una temporalità capace di aprire al nuovo e di liberare dalla solidità fissa delle sostanze. Ancora nel 1986 agli dirà: Penso che tutte le novità deUa filosofia moderna e post-moderna, e in pa.nicolare la venerabile novità di Heidegger, non sarebbero state possibili senza Bcrg:son (in Poirié 72).

A Strasburgo, nell'ambiente assai vivace della vita universitaria Levinas fa le sue prime vere e proprie amicizie francesi, tra le qu;;i'i eccelle quella, per più versi determinante, con Maurice Blanchot. Nonostante la diversità delle idee politiche - Blanchot era a quel tempo attivamente impegnato con il movimento didestra dell'Aclion Jrançaise, mentre Levinas simpatizzava per le posizioni pacifiste - inizia con lui una feconda e lunga amicizia. Blanchot cli fa conoscere Proust e Valéry. Egli, da parte sua, introduce Blanchot allafenomenologia e alla filosofia di HeideB&1,r. Spesso negli scritti dell'uno si troveranno rimandi alle opere deU'altro e viceversa, con la ricorrenza di temi e concetti simili: il neutro il y a, l'alterità, l'infinito, la pazienza, la "verità nomade", la rottura della totalità. Durante l'occupazione tedesca di Parigi, Blanchot concorrerà in modo determinante a salvare dallo sterminio nazista la moglie e la figlia di Levinas. Riandando agli anni di Strasburgo, Levinas ne ricorda la figura in questi termini: Ho avuto subito l'impressione di un'inteUigenzastraordinaria, di un pensiero che si presentava come aristocrazia; benché moltolontano politicamente da me a queU'epoca, egli era monarchico, avemmo subito apertura reciproca. [ ... ) Ben presto egli mi ha fottoconoscere Proust e Valéiy: se ben ricordo, non parlammo molto disurrealismo. Le nostre conversazioni sivolsero anche all'interesse che egli ebbe ben presto per le tematiche fenomenologiche [ ...J le cui nozioni molto astratte rivelavano, parlandone con lui, degli squarci ina11esi e le cose acquisivano cosl in lui un nuovo destino. [ ... ) Egli fu in qualche modo pcrmeanche l'espressione deU'ecceUenzafranccsc: non tanto a motivo delle sue idee quanto per una certa possibilità di dire le cose,

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molto difficile da imitare e che apP.ariva come una forza di grande alte-aa. Sl, è sempre in termini di alte-aa che ione parlo (in Poirié 6S)s.

Incuriosito dalle notizie sulla fenomenologia che filtravano a Strasburgo dalla vicina Friburgo in Brisgovia, ove insegnava Husserl, Levinas va a passare l'anno accademico 1928-1929 nell'università di tale città, restandone affascinat~. Ha così la possibilità di seguire, come libero uditore, gli ultimi due semestri dell'insegnamento di Husserl: semestre estivo 1928 dedicato alla psicologia fenomenologica, semestreinvemale 1928-29(tenuto già come fuori ruolo) sul tema della costituzione dell'intersoggettività. Partecipa anche ai lavori dell'ultimo seminario diretto da Husserl, facendovi la sua relazione a fine luglio 1928, nell'ultima seduta, conchiusasi con l'allocuzione d'addio del maestro. Nel frattempo, con il semestre invernale 1928-1929Heidegger iniziava il suo insegnamento a Friburgo. Con regolare iscrizione Levinas viene ammesso a frequentarne i seminari, trovandosi così non solo nella condizione di conoscere di prima mano e tra i primi in Francia il pensiero dell'autore di Sein und Zeit, pubblicato poco prima nel 1927, ma anche di trovarsi al centro delle vive discussioni sui rapporti tra Husserl e Heidegger, che appassionavano gli studenti di Friburgo e a cui partecipavano celebri allievi di Husserl, come Eugen Fink e Ludwig Landgrebe. Su consiglio dello stesso Heidegger, riesce anche a partecipare, eletto tra la delegazione degli studenti ai Strasburgo, al secondo degli incontri franco-tedeschi di Davos, tenutosi nel mar.lo 1929- Un incontro rimasto famoso soprattutto per il dibattito che si ebbe tra Cassirer, esponente della tradizione neo-kantiana tedesca, e Heidegger, che percorreva in modo ormai del tutto personale le nuove vie aperte dalla fenomenologia.

' Biancho! si esprimerà su Levinas con lo stesso tenore: «Vorrei dire senza enfasi che l'incontro di Emmanuel Levinas, quando ero srudente all'università di Strasburg, è stato quell'incontro felice che rischiara la vita in quello che ha di più oscuro». «Senza Emmanuel Levinas non avrei potuto, neitli anni 19280 192~ incominciare a comprendere Scin und z.eit. La lettura di questo libro provocò in me un vero e proprio chocintellenuale,o (cit. in Lescourret 68, risalenti rispettivamente al 1980 e al 198$. Ed è noto che il primo romanzo di Blanchot, AmiMdab, trae il nome da quello di un fratello minore di Levinas, che morirà trucidato durante le persecw:ioni naziste. ' Si veda l'entusiasta descrizione che Levinas diede di Friburgo e della sua vita universitaria, in particolare della vivacità e novità del movimento fenomeflologico, già nello serino del 19, 1 intitolato l'rihourt., Htillt!fle, la pbt!nomt!nolof.ie ,ora in 1119,t I o6. Friburgoera«w:dtuno lacinà della fenomeflol(?8ia» (11195). «P«igiovani tedeschi che vi ho conosciuto, questa nuova filosofia è più dìé una nuova teoria, èun nuovo ideale di vita, una nuova pagina dellastoria, quasi una nuova religione» (111 10,).

La conoscenza di H usserl, come egli stesso racconta', era avvenuta a Strasburgo per puro caso, attraverso la giovane collega Gabrielle Peiffer che stava preparando una relazione sulle Ricerche logiche - l'opera di Husserl, risalente al 1900-1901, con cui questi aveva dato inizio al movimento fenomenologico - e che gliene consigliò la lettura. Allo studio di Husserl lo aveva poi incoraggiato Jean Héring, già allievo di Husserl a Gott.inga prima del 1914 e che insegnava alla Facoltà d.i Teologia protestante d.i Strasburgo. La sua opera Phénomenologie elphilosophie religieuse, del 19261, scritta con l'intento d.i menere in luce gli apporti che il movimento fenomenologico poteva dare alla ricostruzione di una filosofia della religione, era stata la prima opera ded.icata in Francia alla fenomenologia9• Levinas, in cerca d.i un orientamento sul futuro dei suoi studi, s'impegnò con grande interesse all'apJ>rofondimento della fenomenologia, scoprendo nelle difficili opere ai Husserl non tanto un'ined.ita costruzione speculativa quanto «una nuova possibilità d.i pensare», d.i «passare da un'ideaall'altra», aldilà dei metodi classici della deduzione, dell'induzione, o della dialettica, e senza peraltro abbandonarsi alla semplice intuizione, quale proposta da Bergson10• E fu indubbiamente l'incontro con Husserl ciò che decise della sua vocazione filosofica in senso professionale. È con Husscrl che io scoprii il senso concreto delle P.05Sibilità stesse di «lavorare in filosofia», senza trovarsi sin dall'inizio rinchiusi in un sistema di dogmi e nello stesso tempo senza correre il rischio di procedere per intuizioni caotiche. Espressione a un tempo di apertura e di metodo (EJ, 24; 51-52).

Il primo messaggio che Levinas ricevette da Husserl è quind.i quello della «filosofia come scienza rigorosa», secondo il celebre titolo di un saggio husserliano del1910-1911 .Egli fin.irà peròper farproprio anche il metodo fenomenologico inaugurato daHusserl, interpretandolo, criticandolo, aperofondendolo\ ma conservandolo - come vedremo - in quello che egli riterrà il nuc eo essenziale.

'CTr.Poirié73

•Cfr. J. Héring, l'bt!Mmt:nologic cl pbilosopbic rcligieusc. &udcs d'bisioirc cl de pbilosopliic rcligieuse, Alcan, Paris, 1926. • L'aYeva P.receduta solo la magistrale recensione delle Ricerche logiche pubblicata nel 1911 da Victor Delbos nella "Revuc de mt!tapbysiquc cl de morale e ricordata da Levinas stesso nella scritto del 1931 sopra citato.

'° ar. Poirié 73-

Oltre a seguirne gli ultimi corsi a Friburgo, Levinas ebbe anche modo cli frequentare di persona la casa cli Husserl, anch'egli d'origine ebraica, ma convertitosi, con la moglie, al protestantesimo. Questa gli aveva chiesto cli darle lezioni di perfe-lionamento in francese, più per offrire al giovane studente un sostegno finanziario che per vera necessità11• Significativo il ritratto sintetico che Levinas traccerà del filosofo quale gli era apparso al termine della sua carriera accademica a Friburgo, in un saggio del 1959 scritto per una miscellanea in onore di Husserl nel centenario della sua nascita. Quest'uomo, di andatura assai grave ma affabile, di tenore esteriore impeccabile ma dimentico dcli'esteriore, lontano ma non altezzoso e quasi un po' incerto nelle sue ccrter...re, evidenziava la fisionomia della sua opera, ricca di rigore e tunavia aperta, audace, sempre pronta a ricominciare come una rivoluzione permanente; s~ta a forme che a quel temJ:?, avremmo voluto meno dossichc, meno clidottichc, e o un linguaggio che avremmo preferito più drammatico e meno monotono. Opera i cui accenti veramente nuovi risuonavano solo pçr l!li orecchi affinati o esercitati, sempre obbligati a stare oppostoti per coglici-li 6,l>E 126; 142).

Nonostante gli avesse aperto la via del lavoro filosofico, Husserl finiva così per apparire al giovane studente Levinas come una realtà compiuta, ormai legata al passato, mentre Heidegger, che con grande brillantez7.a iniziava il suo insegnamentoa Friburgo, proponendo analisi nuove e inaspettate, appariva come colui che prolungava con grande fecondità la fenomenologia. La grande cosa che trovai o Friburgo fu il modo con cui la voce di Husscrl era prolungata e trasfigurata da Heidegger. Parlando in linguaggio turistico, ho avuto l'impressione di essere andato do Husscrl e di avervi trovato Heideggcr. Certo non dimenticherò mai i rapporti di Hcidcgger con Hitler. Anche se furono di breve durata, lo sono per sempre... Ma le opere di Hcidcggcr, la maniera con cui egli praticava la fenomenologia in Sein und Zeit - ho subito saputo che egli è uno dei più grandi filosofi dello storia. Come Platone, come Kant, come Hegcl, come Bcrgson (in Poirié 7~ •~. 11

CTr.

l~>C::125,n. 2.

11 Ancora

più incondizionata - com'ècomprcnsibile - ladcscrixionc dd fascino provato pcr Hcidcggcr nello scrilto sii citato dd 193, . «Sono urivato • Friburgond momc,uo in cui macsuo (Husscrl) aveva appena lascialo suo ~ c n t o rcgolàn; per consKnJ'Si alla pubblic-azjonc dei suoi numct0si manoscri1ti. [...] Luua cattedra èd::: -. Martin Hcidcggcr, suo d!S«f>OIO piùori&iftak, cui nome èora la gloria ddla ia. Di una poccnxa intdlcuualc cttc2.ÌÒnalc, il suo ùucgnamcnto e le sue opere offrono la migliore: prova ddla fecondità dd metodo fenomenologico. Ma sii un successo c:onsidcn:\-olc manifesta suo straordinario prcs'Ì8Ìo: per assicunumi un po