L' alfabeto scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura 9788884837103

L'alfabeto è disegnato, nel cielo notturno, con i tratti delle costellazioni boreali. La prima metà dell'alfab

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Italian Pages 150 [125] Year 2009

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L' alfabeto scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura
 9788884837103

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GIUSEPPE SERMONTI

L'ALFABETO SCENDE DALLE STELLE Sull'origine della scrittura

MIMESIS

© 2009 - Mimesis Edizioni (Milano- Udine) www . mi mesisedizioni .it l www. mimesisbookshop.com Via Risorgimento, 33 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono e fax: +39 02 89403935 E-mail: mimesised@tiscal i.it Via Chiamparis, 94 - 330 1 3 Gemona del Friuli ( UD ) E-mail: info. [email protected]

INDICE

PREFAZIONE di José Fernandez Quintano

p.

INTRODUZIONE

p.

9

l. IL TELAIO INCANTATO

p.

15

2. ANTICHI CIELI

p.

23

3. L'ALFABETO ZODIACALE

p.

37

4. LA LUNA PERDE LA STRADA

p.

51

5 . LA CINTURA DI PERSEO

p.

61

6. L'ALFABETO TOTALE

p.

75

7. PRIMA DELL'ALFABETO

p.

85

8. EPILOGO: SOTTO LE STESS E STELLE

p.

93

TAVOLE

p.

99

I NDICE DEI NOMI

p. 1 1 3

I NDICE DELLE COSTELLAZIONI E ALTRI ASTERISMI

p. 1 1 5

Ad Alberto e Adele Masani

Josf:

fERNANDEZ QUINfAN01 PREFAZIONE

LA SCRITIURA CUSTODE DI FORME CELESTI

Per secoli , nel l ' antica Mesopotamia, gli osservatori notturni disposti sulle terrazze degli zigurrat scrutavano il cielo, e al mattino riferivano i loro rappor­ ti astronomici alla corte, dove gli esperti interpretavano le loro osservazioni . Per secol i i l cielo è stato un l ibro aperto, e ali ' uomo non spettava altro che comprendere i l significato delle sue i ndicazioni . Era i l sentiero degli dei , e la loro dimora. Il destino dei governanti , e quindi dei loro popoli . Col tempo, divenne il destino di ogni uomo. Il presente, il futuro. Ci fu un periodo di tempo concreto, durante il quale le relazioni fra gli uomini e il cielo avevano una grande forza. I governanti non assumeva­ no nessuna decisione senza prima consultare gli astrologi . Come riporta Erodoto nella sua Storia un'ecli ssi di Sole predetta quel l ' anno dal savio e filosofo Talete di Mileto, pose fine alla guerra tra i medi e i lidi. Si tratta di un' epoca durante la quale viene tracciata l a mappa del cielo, dividendolo i n costellazioni, e si danno nomi e qualifiche persino morali a i corpi erranti , ai pianeti . Si defini sce la relazione tra l 'anno solare e le lunazioni. Le imbar­ cazioni navi gano assumendo come punto di riferi mento le stelle notturne. Si riesce a ottenere un regi stro dei cicli del le ecl issi . Si fissa il momento del parto ad i ndice del carattere e del destino del neonato, e appaiono gli oroscopi , intesi come la posizione dei pianeti nel cielo al momento della nascita. L' inizio del calendario, le stesse festività nazionali e popolari , ven­ gono vincolati a momenti precisi del! 'anno, che siano, secondo la cultura, il sol stizio d ' inverno, l 'equinozio di primavera o, come nel caso del! ' Egitto, la levata eliaca di Siri o nel mese di l uglio, preveggente del! 'annuale inon­ dazione del Nilo, e del ! ' arri vo del nuovo l i mo che tanto generosi rendeva i raccolti l ungo i l gran fiume. È un'epoca subl ime, che va dal fiorire di Babilonia al l ' i nizio del secon­ do mil lennio, fino alla maturità del l ' Impero Romano; un periodo di tempo come nessun altro nel la storia umana, durante il quale l ' uomo si sentiva legato al cielo. Di rettore della rivista Beroso.

II

Stelle alfabetiche

Soprattutto è questo l ' humus dal quale sorgerà la cultura greca, che già nei suoi miti , nei suoi dei , integrerà una buona parte del pantheon sumero­ accadico. Ora il prof. Sermonti ci presenta un nuovo legame, che si aggi unge a questa lista eccelsa. Un 'equazione che pone i n relazione le lettere degli al ­ fabeti fenicio e greco con le costel lazioni celesti , e lega al la grafia del cielo la grafia della scrittura. Come ho già avuto modo di commentare quando pubblicai due suoi articoli sulla ri vista che dirigevo, l 'aspetto strano del la sua proposta non è la proposta i n sé, ma che essa susciti sorpresa; che me­ ravigl i , quando i l suo paradigma di riferi mento è quel lo in cui la relazione col celeste impregnava la totalità del le manifestazioni cultural i , social i , pol itiche e reli giose. Il prof. Sermonti , gentil mente, i nizia il suo l i bro ricor­ dando quella mia osservazione. Conobbi il prof. Sermonti a Roma, presso l ' Osservatorio di Monte Porzio Catone, nel giugno del 2001. Senza dubbio, un luogo adeguato per stabilire questo tipo di collaborazioni culturali . Dal 2003, quando vennero pubblicati i due articol i , fino ali 'edizione di questo li bro, il prof. Sermonti ha ampliato la propria ricerca, e soprattuto, come accade sempre in tutta la storia della scienza, ha dovuto tenere testa ali ' i ndifferenza e alla critica. È i l cammino di ogni i nnovatore. Per quanto paia paradossale, senza dubbio, i secoli anti­ chi furono l 'epoca migliore per le ipotesi celesti . Migliori del nostro stesso tempo. D' altronde è anche certo che l 'uomo ha migliorato da al lora le pro­ prie condizioni di indagi ne. E in relazione al passato possiamo, con opere come questa, comprendere meglio le forme assunte dal pensiero. Riguardo a questo lavoro, posso dire che esso si presenta strutturato i n modo perfetto, è un' opera compi uta. V i s ' i ncontra al l ' i nizio un'all usione molto fel ice, relativa a un possibile isti nto astrale degli uccell i mi gratori . Ancora una volta, sorprendente non è che alcuni uccel li possano assumere come riferimento una determinata posizione astrale, ma è sorprendente che ciò possa venir escluso; di fatto, conformemente a quanto leggiamo nel contributo di Sermonti , un tale istinto ci risulta ovvio, e ci sembra ora la cosa più naturale . . . Il li bro prosegue con una disamina degli antecedenti astronomici più an­ tich i . Incl ude ritrovamenti di anni recenti , che ai utano a considerare come plausibile un' astronomia nel Paleol itico, idea al la quale al giorno d'oggi si conti nua a opporre resi stenza principal mente a causa della scarsità di testi monianze, che rendono speculative le conclusioni . La stessa cosa è accaduta a Marshack quando produsse quello studio che al momento costi ­ tuisce la nostra prima base, e la più ferma, ri guardo al i ' i potesi che possibi li vestigia astronomiche possano ri sal ire al Paleol itico.

Prefazione di José Fermindez Quintano

III

Il grosso dell 'opera è costituito dal contri buto personale dell 'Autore, laddove presenta il legame grafico e visuale tra le costellazioni e le lettere del! 'alfabeto. In temi come questo, che appartengono ali ' ermeneutica culturale di pe­ riodi in cui la scrittura non descri ve le sue proprie i ntenzioni , ri sulta diffici­ le considerare in maniera unanime e uni versale la validità di tali proposte, come altrettanto, ovviamente, respingerle. Il lavoro del prof. Sermonti apre una strada di ricerca culturale, sempre la più difficile. E fino a quando le indagi ni archeologiche non avranno por­ tato alla l uce nuove testimonianze capaci di lastricare tale strada, continue­ remo a dipendere dal i ' esame storico-comparato del le ipotesi . Attualmente quest'opera si erge come riferimento iconografico impre­ scindibile per lo svolgimento di questo tipo di ricerche sugli antecedenti astronomici del ! ' Antichità. Per duemila anni l ' uomo ha vissuto unendo il suo desti no, le sue spe­ ranze, la sua disperazione, al movimento dei corpi celesti . Soltanto alla l uce di tale paradigma culturale ci diviene final mente possibile giungere a comprendere che la scrittura creata dali ' uomo custodisce, come propone il prof. Sermonti , una relazione intima con le forme celesti . Una scrittura che - non dimentichiamolo - appena creata, la prima cosa che va a metter per scritto è proprio l ' i nterdipendenza del! ' uomo con il cosmo, tale come a quei tempi era vissuta.

Traduzione dallo spagnolo di Stefano Serafmi

INTRODUZIONE

Commentando i miei lavori sul! 'alfabeto stellare, pubbl icati dalla ri vi sta spagnola Beroso, il Di rettore José Fermindez Qui ntano scrive, sul la rivi­ sta stessa (2003): "Lo extraiio de este tipo de propuestas no es que sean extraiias, sino que resulten tan extraiias a los ojos de la actual comuni­ dad cienti.fica." "Tra le i nteressanti proposte - prosegue - figura quella di

reintegrare, come costellazioni culturalmente importanti , costellazioni non zodiacali , il che offre un margine ancora maggiore al loro presunto valore, in un'antichità ancora più remota." In sintesi, le mie ricerche del! 'alfabeto tra le stelle mi hanno permesso di correlare morfologicamente 24 lettere del! ' alfabeto greco a dodici costella­ zioni zodiacali e altre dodici costel lazioni (non zodiacali) disposte in buon ordine sulla Via Lattea. Il mio lavoro è comparso in vari articol i su alcune ri vi ste nostrane di cul ­ tura, ma è stato rifiutato da una rivista ital iana di astronomia per il parere contrario di due refe ree. Il primo scri ve: "a mio parere l 'argomento trattato dovrebbe i nteressare di più una rivista di li ngui stica. Inoltre ( . . . ) perché solo 1 2 lettere coincidono con le costellazioni zodiacali ?". L'altro puntua­ lizza che " . . . l 'alfabeto sembra stato ideato nel la pri ma metà del secondo mil lennio a. C., mentre l ' identificazione dello zodiaco a 1 2 segni risale al qui nto secolo a. C." La faccenda della datazione è i l tormento di archeologi e paleontologi . Sono evidenti due tendenze: quel la prevalente tende ad avvicinare l ' i nizio della prei storia, l 'altra ad al lontanarla. L' una considera l ' antichità remota come periodo di ignoranza e barbarie ( l ' età del la pietra grezza), l ' altra la considera il tempo della massima espressione dello spi rito (in qualche Atlantide o Eldorado perduti ), seguita dali 'offuscamento e dal la decadenza. Ricordo una conversazione sulla modernità tra Elémire Zolla e Armando Plebe nel mio salotto ai Pariol i . Concl use Zolla: quel lo che tu consideri il pri ncipio io lo considero la fine. Il mio libro si è sviluppato tra due testi fondamentali : uno dell 'egitto­ logo inglese James Mel laart su un antichissimo sito anatol ico risalente a circa dieci mila anni fa, i ntitolato çatal Hiiyiik, A neolithic town in Anato­ lia , l ' altro del l ' archeologo americano Alexander Marshack: The roots of

10

Stelle alfabetiche

Civilization, su reperti paleolitici franco-cantabrici ed est-europei , in gran parte ritrovati dal i ' Ab bé B ruei l . Mellaart presenta la fantastica iconografia di una città "che non doveva esserci ", Marshack restaura con microscopica dili genza i rozzi tentati vi pittorici del l ' uomo dei ghiacci . Alla datazione delle epoche del Paleol itico superiore (Aurignaciano, Gravettiano, Mag­ daleniano . . . ) dedica una bella tavola su due pagine, i ntitolata Chronology. Ma la riga superiore, nomi nata DATE B.P. (data pri ma del presente) , imma­ gi no dopo non poche perplessità, è stata ri solta con una stri scia nera senza numeri . Mellaart, i nsieme a Hudo Hirsh e Belki s Bal pinar, ha prodotto per Eskenazi ( 1 989) The Goddess from Anatolia , tre volumi di testo e tavole colorate, che ri producono una vasta e sorprendente iconografia dei sette livell i di Catai Hi.iyi.ik, comparata ai ricami su sempl ici tappeti senza nodi (i kil i m), tessuti da montanare anatoliche, in ri spetto a millenarie tradizioni .

Una preci sa rappresentazione delle costel lazioni attuali e delle loro stel ­ le l ' ho derivata da un magnifico album , The Luminous Star Finder, che ho acquistato a New York e che ho quasi di strutto dimenticandolo sotto le stelle. Non sono riuscito a scovare il simile in Ital ia, dove ho trovato e ricostruito globi celesti e sfere armillari , di cui è ornato il mio studio. Non avrei potuto concepire il lavoro senza l 'insostituibile soccorso del voi u­ rne di Richard Hinckley Allen "Star Names, their Lore and Meaning" (nomi di stelle, il loro folklore e significato), Dover edition, 1 %3. Da quel librone con la copertina scarlatta ho mietuto e spigolato i molti (sin troppi) nomi delle costel­ lazioni , delle loro stelle e delle mansioni lunari, con i loro miti millenari . Di dotto riferimento è stata per me una corposa opera di cui mi fece dono E. Zol la: "Il l i bro di istruzioni negli elementi del l ' arte dell 'ASTRO­ LOGIA" di Al B i runi , scritto a Ghaznach nel 1 029 A.D., in arabo, e pub­ bl icato con versione inglese a fronte da Luzac & Co. di Londra nel 1 934 . Tanta dottri na (530 pagine) mi ha infine convi nto di omettere la trattazione del l 'astrologia e il riferimento ai pianeti dal presente lavoro. Gli antichi alfabeti e gerogl ifici mi sono piovuti addosso 9a enciclope­ die, libri su li 'ori gine o su li ' i nvenzione de li 'alfabeto, articol i , musei e inter­ net, con tanta dovizia da farmi dubitare, in qualche momento, che trovare una somi glianza tra il di segno di una costellazione e una lettera equivalente di una qualche l ingua antica fosse sin troppo facile. Un grosso problema è emerso dal confronto tra alcune costellazioni zodiacal i e le lettere alfabeti ­ che corrispondenti . Superato agevolmente il confronto tra le pri me tre let­ tere (greche A, B, r) ci si i mbatte in costellazioni (p.es. il leone, la vergine, Io scorpione . . . ) troppo vaste e complicate per comporre il semplice glifo di una lettera (una il, una E, una H . . . ).

Introduzione

Il

Mi ha aiutato a questo punto l 'idea di Bausani di raffrontare le lettere del l 'alfabeto non al le 12 costellazioni ma alle loro parti , alle 28 case lunari , cioè ai tratti percorsi dalla l una sullo zodiaco nel suo percorso siderale (28 giorni), notte dopo notte. 28 segni risultavano però troppi in confronto alle 22 lettere dell 'alfabeto fenicio, tanto che Bausani ha rinunciato a trovare le corrispondenze. Qui sono ricorso a un espediente salvifico, quell o di adottare una sola mansione l unare per ciascuna delle dodici costellazioni zodiacali (alcune, come il leone, ne contengono sino a quattro). Il metodo ha funzionato ed è anche risultato che diversi popol i scelsero una diversa mansione dal la stessa costel lazione per rappresentare lo stesso suono. Per­ fetto, ma dodici lettere non fanno un alfabeto. B isognava i nvesti re altre dodici costellazioni, ma qual i ? Ma in quale pla­ ga della notte cercarle? La sol uzione è venuta dalle mie precedenti ricerche sulla iconografia di çatal Htiytik. Alcune belle costellazioni , discipli nata­ mente all ineate l ungo la Via Lattea, mi avevano già colpito per la loro or­ dinata somiglianza alle ultime lettere del l 'alfabeto fenicio, particolarmente Perseus alla "pe" (e ancor più alla "O" greca) , Cassiopeia alla "shin" ( gre­ ca l:), Cygnus alla "taw" (greca T) ( Sermonti , Il Mito della Grande Madre, 2002). Gli accostamenti delle costellazioni "galattiche" alle ultime lettere de li 'alfabeto semitico risultarono così gratificanti da condurmi al la conclu­ sione che, i n cerca di un alfabeto fenicio tra le stel le, ne erano emersi due, semplicemente da accodare uno, il galattico, al i ' altro, lo zodiacale. Era anche ri sultato che l 'alfabeto greco era più adeguato e più completo, come calendario astrale, del suo precursore cadmeo. Molto utile, per riordinare le mie idee sugli alfabeti , mi è stato Marc­ Aiai n Ouaknin, con i l suo "Misteri dell 'Alfabeto, le Origini della Scrittu­ ra". Mi resi conto, tuttavia, che io non ero veramente interessato all ' ori­ gine, agli adattamenti e alle evoluzioni degli alfabeti , ma ad una finale Anatomia Comparata tra asterismi e lettere, a qualche Tavola Pitagorica dei ciel i , istituita da un dimenticato sapiente, o da un Prometeo che avesse rubato agl i dei i sacri sal mi dei cieli per farne una filastrocca mnemonica. Grida il Prometeo legato di Eschilo (trad. E. Romagnol i): Sperti li resi a consultar le stelle E il sorger loro ed i tramonti arcani . E poi rinvenni , a lor vantaggio, il numero Somma tra le scienze e le compagini Di lettere, ove la memoria serbasi , che madre operatrice è tra le Muse.

Stelle alfabetiche

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Dal le stelle alle lettere, così discendono le conoscenze che il titano pu­ nito ha trasferito dagli dei agl i uomini . L' ultima trovata, la scrittura, è un furto, un peccato. Forse i l peccato originale. Tra i numerosi alfabeti di cui disponevo ho utilizzato ampiamente i l gre­ co recente, dapprima per banali ragioni grafiche, essendo l ' unico alfabeto, oltre all 'europeo moderno, disponibile sul mio computer. Man mano che procedevo nel mio lavoro mi rendevo conto, i noltre, che le ventiquattro lettere greche fornivano il migl ior raccordo con ventiquattro costel lazioni , le dodici zodiacal i , più al tre dodici alli neate sulla Via Lattea. Nessun altro alfabeto copiava e rassettava così bene le mansioni l unari del lo Zodiaco e dodici costellazioni galattiche. Vi si avvicinava pi ù di ogni altro l ' etrusco, mentre al lati no difettavano quattro lettere final i . Il greco antico offre sei lettere (Y, Z, , X, '1',0), a l d i là del la finale "taw" fenicia, ben corri spondenti a costel lazioni galattiche. Ma la via lattea contiene altre costel lazioni, tra 'l' € O, cui non corrisponde alcuna lettera. Sono costellazioni austral i (Cna, Carina, Vela, Puppis . . . ) che non appa­ iono mai sopra l 'orizzonte dei greci , ricordi di una nave che ha percorso il nero ponto degli inferi , la Argo di Giasone e dei suoi Argonauti . *

*

*

L'astrofisica studia le forze che hanno composto il nostro universo. Que­ ste presentano valori e rapporti che non avrebbero potuto essere - neppure di poco - differenti da quelli che furono, che sono e che saranno. Altrimenti non si sarebbero potuti formare gli elementi , la vita e l ' uomo. Se la forza di gravità fosse stata solo un poco pi ù forte, l ' universo sarebbe col lassato, se pi ù debole, si sarebbe dissolto in una fuga senza galassie. E ancora, se le forze forti e quelle deboli fossero state solo un po' più intense rispetto all ' elettromagnetismo, l ' idrogeno e tutto il seguito degli atomi non sareb­ bero potuti esistere. Come asserisce il Principio Antropico Forte (B randon Carter, 1978), l ' uni verso parrebbe fatto così com 'è per "consentire" Io svi­ luppo della materia, della vita e del l ' uomo. Ma quale variabile cosmica è stata così preci samente modulata da accogliere specificamente le forme, il pensiero e la parola umana? Prenderei in considerazione una variabi le morfologica e più particolarmente la topografia astronomica, vi sta dalla particolare prospettiva terrestre. Se la Terra non avesse Luna, la percezione terrena del cielo sarebbe stata privata di un i ndice di lettura del le costel ­ lazioni disposte sul l 'eclittica, quel le che sarebbero divenute i dodici segni dell o Zodiaco, i dodici apostoli del Sole.

Introduzione

13

E ancora, se la Terra non fosse situata al l 'estremo di un raggio di una galassia a spirale, i suoi abitanti non vedrebbero nelle notti una stri scia grigia, la Via Lattea, sulla quale si affollano gruppi di stel le come accordi sul rigo musicale. La presenza di figure celesti , che l ' uomo avvertì insieme agli uccelli migratori , propose l ' esi stenza di immagini senza corpi , come oggetti mu­ sical i , e inaugurò il pensiero simbolico. Come quelle risonanze astrali po­ terono divenire gl ifi, lettere alfabetiche e i nfine la lingua greca è il tema di questa operetta, che è un esplorazione in un passato così remoto da sapere di eternità, tra distanze di anni l uce composte in figurine, su cui gl i uomini hanno Ietto il destino, scritto favole, storie e transazioni . "Catasterizzare" significa attri buire i l nome di un animale, o di un eroe, a una costellazione: il leone, Perseo, le orse, Andromeda. Non c'è un ter­ mine per il processo i nverso, l 'adozione di un asterisma per nominare un essere terreno. Questo passaggio ebbe luogo quando la Luna prestò i l suo volto alle vergini umane, quando il Sole rappresentò Dio e l ' orsa pola­ re (apx-mcr) dette nome a re Artù. Tutte le fiabe raccontano le fasi del ­ la l una - nascita, splendore, passione e resurrezione . . . -, "ergo nuntiavit luna mysterium Christi (Sant'Ambrogio) ." La topografia astrale, con la sua logica compositiva, integra il principio antropico, aggi ungendo al le forze cosmiche la forma, guida del pensiero umano e, per altre vie, del volo degli angeli e delle migrazioni degli uccell i . L' introduzione non può chi udersi che con u n omaggio commosso a quel l ' ignoto astronomo-letterato greco che, due millenni e mezzo fa, ha predisposto i tabulati che io spero oggi di avere decentemente ricomposti . Grazie pure ai numerosi miei anni, che hanno consentito a un pischello ottuagenario di cogl iere stelle dalle spal le di Atlante e ordinarie sul suo quaderno di cal l igrafia.

l

IL TELAIO INCANTATO

A . Il volo della capinera Quando si approssimano i primi freddi del l ' i nverno, gli uccel li migratori si preparano al loro viaggio di migliaia di miglia verso il sud. Partono in stormi verso il loro destino, per itinerari dai pi ù mai pri ma conosci uti , e viaggiano giorno e notte. Ci si è chiesti come facciano a tracciare il cam­ mino nel nero della notte: leggono il cielo. È accertato che i silvidi, come capi nere e beccafichi , riconoscono e si orientano su alcune costellazioni circumpolari particolarmente l uminose: Cassiopeia, le Orse, la Lira (con Vega) , il Ci gno e costeggiano la striscia del la Via Lattea. Il riferimento degli uccel li alle stel le è stato provato con esperimenti compiuti in quei model li del la volta celeste che sono i planetari Zeiss. In questi è possi bile proiettare su una cupola i l firmamento, ed anche schermare i ciel i lasciando brillare solo alcune del le costellazioni . L' uccello è tenuto in una gabbietta dalla quale può vedere solo la parte non schermata della volta planetaria. Nella stagione della migrazione, agli uccellini in gabbia è offerta, sulla vol ­ ta del planetario, l a vista delle costel lazioni d i riferimento; essi manifesta­ no una condizione di eccitazione e urgono, nelle loro gabbie, verso l ' esatta direzione del la corrente migratoria del la propria specie. Il riconoscimento astrale si verifica anche per uccellini che per la prima volta vedono le stelle e sono stati tenuti in oscura solitudine dal momento della schi usa. Adolf Portmann (Le forme viventi, Adelphi 1989) ne deduce che "l 'orientamento notturno dei silvidi in fase migratoria deve essere innato." È l ' i mmagine del cielo con le sue costellazioni a contenere i fattori direzionali . L' uccello è emi nentemente un essere vi sivo e sa orientarsi in base al la disposizione delle stel le di specifiche costellazioni. Se uno solo degli asterismi di rife­ rimento è schermato, l ' esseri no perde il filo. " Un animale con innata l 'im­ magine del firmamento!", commenta Portmann. "Nell 'interiorità dell 'uc­ cello - prosegue - vi deve essere una organizzazione atta alla misurazione del cielo e alla elaborazione dei dati astronomici". Deve esserci nel! ' uc­ cello, ed anche nel l ' uomo arcaico, "una percezione originaria e immediata

Stelle alfabetiche

16

del mondo, sulla quale si basa l 'orientamento." Questa capacità diverrà

mediata nell ' uomo del Neolitico quando, abbandonata la vita di nomade sotto le stelle adotterà quella di sedentario tra geometrie agrarie e tessili. Le specializzazioni del l ' uomo sono le stelle, l ' alfabeto e la tecnica, come sono per l ' uccello il canto, il volo e il nido: modi per colloquiare col mondo e per trasformar[ o. Anche i grilli ( Grillus bimaculatus) sanno usare riferimenti visivi ester­ ni per orientarsi verso un l uogo ambito, sono cioè capaci di registrare il paesaggio rispetto al quale disegnare i l loro tragitto. (J. Wessnitzer et al ., Piace of memory i n crickets, i n Proc. Biol. Sci, Apri i 2008). B. Una regione per le forme I neurobiologi hanno i ndi viduato negli uccell i mi gratori alcune aree ce­ rebrali coinvolte nel riconosci mento della posizione del le stelle. È plausi­ bile che esse siano riferibi li ad alcune regioni del cervel lo umano implicate nel la riconoscimento di grafemi e di lettere alfabetiche. Il danneggiamento di una di queste aree rende l ' uomo affetto incapace di leggere. Dal mo­ mento che la lettura - e la scrittura - ri sal gono a poche migliaia di anni fa, mentre quelle regioni cortical i sono antiche di mil ioni di anni , dobbiamo supporre che esse avessero originariamente la funzione di stabilire generici riferi menti geometrici , come abbiamo vi sto fare agli uccclli migratori in rapporto alle stelle. II neurobiologo francese Stanislav Dehaene, operando ad Orsay, presso Pari gi , ha concentrato le ricerche su una piccola regione del cervel lo che condiziona i pri mi stadi del la lettura. L' ha chiamata "regione della forma visuale del mondo ( Visual World Form Region)". Persone offese in quel la regione soffrono del la sindrome nota come "alexia". Gli alexici o dislessici sanno scrivere parole, ma non riescono a leggerle. Essi non hanno difficol ­ tà con il linguaggio parlato. Come definire la funzione del la regione per la Visione della Forma? Per il neurobiologo francese essa sarebbe impe­ gnata ad analizzare e memorizzare la serie del le lettere che compongono la parola, per forni rla ad altre regioni cerebral i che dotano queste serie di significato. La parola è "letta" in silenzio pri ma di essere "recitata". Sono infatti irri levanti per la lettura i caratteri adottati : è indifferente se la parola sia scritta CANE o cane. La dotazione di senso non è innata ma culturale: segni di versi sono ricondotti ad eguale significato. "Non c'è maggiore so­ miglianza - scrive Dehaene - tra 'A' ed 'a' che tra 'A' ed 'e' ." Certi neuroni reagi scono indifferentemente ad una 'A' , ad una 'a' o ad una 'a' .

Il telaio incantato

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Ma, se la Regione per la Forma opera solo su caratteri grafici , a che cosa serviva mil ioni di anni prima della scrittura? Dehaene ritiene che essa ope­ rasse nel riconosci mento di forme visual i . Quando, in tempi relativamente recenti , si è prodotto il fenomeno culturale della scrittura, la regione ha co­ minciato a dedicarsi appassionatamente al la "lettura". Essa sapeva leggere prima del l ' ori gine della scrittura, altrimenti la scrittura non sarebbe mai nata. Anche nei Primati sono state indi viduate regioni omologhe a quel ­ la per la Forma, che sembrano dedicate escl usivamente al riconoscimento visuale. Due ricercatori giapponesi (K. Sakata e M. Tanifuj i ) hanno studiato nel­ le scimmie quale fosse la semplificazione massima che consentisse alla Regione per la Forma di riconoscere un oggetto. Risultò che questo poteva essere reso in forma estremamente sempl ice. Per esempio, una testa di gat­ to poteva essere riconosciuta come tale anche se ridotta a un tondo con due orecchie, o persi no a due di schetti bianchi su fondo nero. L'osservazione dei due studiosi per noi più interessante fu che i disegni minimali cui ri ­ spondono le scimmie "somigliano alle nostre lettere", come A , C, U . . . Si può dunque postulare negli uccell i , nei pri mati e nel l ' uomo e forse in tutti gli animal i , un sistema fondamentale di elaborazione formale della realtà. Che esso abbia un correlato neuronale non vuoi dire che i l si stema sia i scritto e ri solto nella corteccia cerebrale. Questa potrebbe agire come recettore, conduttore o i nterruttore di un ' informazione spaziale che presie­ de alla configurazione degli oggetti e alla loro percezione: una geometria con cui gli oggetti sono scelti , montati e decrittati , "un telaio i ncantato" ca­ pace di sostenere sul suo ordito trame ordinate. Una capinera di slessica si perderebbe nel la notte. Nel la costruzione del l 'alfabeto i nostri primi scri bi hanno captate, composte e tessute queste lettere innate e le hanno adottate per alfabetizzare l 'esperienza. C. Le case della luna Perché una serie di segni componga in un discorso è necessario che entri in gioco il fattore tempo. Un tracciato di segni deve essere "percorso", con il movi mento del l ' i ndice o con lo sguardo, per esprimersi e, in certo senso, "vivere". La grande passeggiatrice del le notti è la luna. Essa ci accompagna nella nostra passeggiata notturna scorrendo sui tetti o sui boschi . Ma, notte dopo notte, si sposta di fronte al firmamento e cambia aspetto (Fig. l a) . Ogni notte ruota con le stel le, m a lentissi mamente scorre rispetto ad esse e stabil isce le sue "case" o "mansioni", che sono appunto le stelle "percorse"

18

Stelle alfabetiche

i n una notte. Quando ha gi rato tutto il cielo (360°) ed è tornata alle stelle di partenza sono trascorsi ventotto giorni scarsi (più preci samente 27 giorni , 7 ore e 43 mi nuti). Ella ha concluso una " ri voluzione" o "ci clo si derale", cioè "delle stelle" (lat. Sidera).

Il telaio incantato

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Compiendo i l suo viaggio tra le stel le, la l una cambia il suo bagaglio di l uce: da una sottile falce a destra si trasforma in quarto di l una, in mezzalu­ na, in tre quarti , i n ultima falce a sinistra e scompare come l una nera. Sono passati trenta giorni . Questo ciclo è chiamato "ciclo sinodico" o "delle con­ giunzioni" (lat. Synodalis) . Per la disperazione dei primi computatori celesti , i due cicli hanno di­ versa durata. Termi nato il suo ciclo siderale, la luna impiega un paio di giorni per chiudere il suo ciclo sinodico e tornare alla fase di partenza. Qui incontra altre stel le di quelle abbandonate ali 'inizio della sua rassegna sinodica. Seguiamo la l una quando è nuova in Sagittario: essa percorrerà tutto lo Zodiaco e concl uderà il suo ciclo siderale i n Sagittario, ma i l suo ciclo sinodico non è concluso e tornerà nuova quando avrà percorsi altri 13° e raggiunta la prossima costellazione zodiacale, il Capricorno. Mentre il ciclo delle fasi è vistoso, quello siderale è così i ncospicuo che nessuno, che non sia uno special ista, saprebbe dire tra quali stelle (in che casa) si trova la luna. Il ciclo siderale non innamora o i mmalinconi sce nessuno. La "luna i n ciel" a cui il poeta dà del tu è quella del ciclo si nodico. Che cosa sapevano di cicli l unari gl i uomini del Paleolitico Superiore? Alexander Marshack, nel suo "The Roots of Civilization", del 1991, ha riportato l 'osservazione di sequenze di trattini paral leli incisi su ossa o cor­ na, datate al Paleol itico Superiore. Si tratta di serie di tacche intercalate da brevi i ntervalli e, talvolta, da figurine. L'osso che per primo ha attratta la sua attenzione proveniva da lshango, nel Congo, e ri saliva al Mesolitico. Su di esso erano incise serie di tacche paral lele, che Marshack ha i nterpre­ tato come notazioni l unari , i mmaginando una o più persone i ntente a com­ pitare i giorni del la lunazione (ciclo si nodico). I conteggi delle tacche nelle sottoserie (p.esempio, 7, 5 , 5 , 10; 8, 4, 6, 3) gli hanno suggerito scansioni l unari , collegate attraverso una qualche pri mitiva esercitazione matemati ­ ca. Più suggestivo un osso i nciso proveniente da Blanchard, in Dordogna, di epoca auri gnaciana. Qui le incisioni in serie non sono trattini parallel i , m a piccoli scavi curvil inei , e non in u n semplice ordine l ineare, m a dispo­ sti lungo percorsi sinuosi . Marshack vi ri ntraccia le fasi del la luna, cioè il ciclo si nodico, esteso per sei mesi . Di grande interesse ri sulta un osso proveniente da una cava di Cueto de la Mina, presso Oviedo nelle Asturie. Qui le notazioni lunari sono i ntercalate ad immagini ani mali o vegetali , che Marshack classifica come "decorative" o "stagional i". Fermiamoci su due testoline frontali di stambecco (ibex) , forse una maschile e una femminile, intervallate da 14 + 7 + (4) tacche, che Marshack interpreta come i giorni di un ciclo si nodico, da una luna piena, attraverso una l una nuova, sino a un' altra luna piena. A noi sembra che le i nci sioni si adattino meglio ad un

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ciclo siderale, che i nizi dalla costellazione zodiacale di Ariete (ibex) e i n Ariete termini (Fig. l b).

Fig. l b. Mansioni lunari nel Paleolitico (Cueto de la Mina), da Marshack 1 99 1 , part. I trattini indicano le mansioni lunari , a partire da ds. I di segni di un ventre di pesce ( sec. B rueil, piante sec. Marshack) e le due teste di stambecco rappresentano ( sec. noi ) le costellazioni dei Pesci e dell 'Ariete. I numeri , i mesi e le l unette sono da Marshack

Questa interpretazione chiamerebbe in causa la fascia zodiacale, cioè una formazione astrale che Marshack non ritiene possa essere stata co­ nosci uta nel Paleolitico Superiore. Nella sua ricostruzione, le successive tacche si collegherebbero a strane forme all ungate e spinose, che l 'Ab­ bé B reui l interpreta come il ventre molle (underbelly) di pesci con pinne pel viche e anali . Marshack le considera pi uttosto piante di diverse spe­ cie. L' i nterpretazione di B reui l rafforza la nostra ipotesi che gli uomini del ghiaccio adottassero un tratto di zodiaco simile al nostro. Ariete e Pesci sono in continuità: l 'Ariete apre lo Zodiaco, i Pesci lo chi udono. Il breve tratto di cielo che la luna percorre, da una notte ali ' altra, e che abbiamo nomi nato "casa" o "mansione" lunare, è la più costante, la più an­ tica, la più uni versale partizione del la fascia zodiacale. Immutata nei mesi del l ' anno, insensi bi le alla Precessione degl i Equinozi , ordinatrice di stel le, ogni casa ha la misura fissa di 360° : 27,5 = 1 3° . Corrisponde allo spazio tra due tacche sul l ' osso di Queta de la Mina. In questo li bro (Cap. 3), le mansioni lunari saranno le chiavi per risolvere alcune complessità di quel lo che chiameremo "l 'alfabeto zodiacale". Le case dello zodiaco sono 12 e sono disposte sulla stessa fascia del le 28 mansioni lunari ; ogni segno zodiacale i nclude da una a quattro mansioni , ciascuna delle qual i è contrassegnata da 1 -5 stelle. In quattro notti la luna percorre il grande Leone (Fig. l c): le sue case (9-12) accolgono l , 4, 2 e l stel la. Quando la mansione non contiene alcuna stella di rilievo, per i ndi vi­ duare la casa "vuota", gli astronomi si rivolgono a qualche stella fuori pista, sullo stesso meridiano, in genere a nord. Per esempio, i Pesci contengono, nelle loro tre case, solo pallide stelle, al massimo di quarta grandezza, e i

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••

9

occhio

se neva

Fig. le. La luna e il leone. Scorrendo sul l 'ecl ittica, la luna percorre le stazio­ ni 9- 1 2 del Leone. I nomi di queste sono tradotti dal i ' arabo.

loro riferimenti sono trasferiti al la splendide stel le delle sovrastanti costel ­ lazioni di Pegaso e Andromeda. La 27a casa, chiamata 'cavità posteriore del pesce' , ha il suo faro a Nord, nella splendente y di Pegaso. La 28a e ultima casa, nota come "pancia del pesce", ha la sua fiaccola di riferi mento nella bella � di Andromeda. In quasi ogni caso trovare nella notte una man­ sione l unare è impresa ardua se lo stesso grande astronomo arabo Al B i runi (c. anno 1 000), parlando degli astronomi i ndiani , confessa: Non ne ho mai incontrato uno che riconoscesse a occhio nudo le singol e stelle delle stazioni lunari, e fosse capace di indicarmele col dito.

Mentre il voltafaccia del mimo si nodico è sfrontato, i l ciclo siderale della l una è quasi imperscrutabile. Ciò nondimeno è opinione comune che esso sia stato conosci uto prima, molto prima, delle costellazioni e del lo zodiaco. Gli Hindu chiamano i giorni l unari Nakshatras (asterismi ), gli arabi Manazil (sing. Manzi!, riposo, del cammello), i cinesi Sieu (case) e iniziano la serie con Kio, a e (4) 2) B G•rnìni (7) 3) r Cancer (8J �l A U.> 0 0) 5 ) E Virj,to ( l �) 6J Z Lib.... < l 6) 7) H Sc.11rpio (l 7)

8) F

Sogiuari u.s (20) 9) e C..primrnus (22) IO) l Aquarius C2�) K K'/'iwu (26) A IIRtl.-.-.la (27) M C.asiopti" < 2 7) I l ) N Pi..-.-. (2N) 12) Y Arics ( l )

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La A del Toro apre lo zodiaco, mentre la Y /UN de l i ' Ariete apre le stazioni

lunari e gl i oroscopi . La Z (variante della G), che si è frapposta tra le due, divide, e unisce, maschio (UN) e femmina (A) , come fa la G tra Vergine (E) e Scorpione (H). Arri va così a compimento la serie "zodiacale" di dodici lettere-costel la­ zioni , tra le qual i si sono i ntromesse tre lettere "galattiche" (tra parentesi) a formare questa sequenza, i n versione greca: A B r Ll E Z H F 8 I (K AM)NY . . . . . Le lettere sono l e iniziali delle parole che compongono l a parte zodia­ cale del l 'alfabeto fenicio. La sequenza riportata è quella di un alfabeto non concl uso, un mezzo alfabeto. Esso sarà completato da un'altra serie di lettere-costellazioni, alli neate l ungo un altro arco celeste, sul quale ci sposteremo nel prossimo capitolo (Fig. 4e). In breve. Scorrendo sullo scorpione la l una affonda i n un dilagamento della via lattea e va a raggiungere 8.sagittario (cfr. fig 6c), con la freccia incoccata (semitica " waw " , arco) e i l sacro mestolo del latte (greca "digam­ ma") sul dorso. Emersa dal lago, la l una incontra il meridiano solstiziale su 9.capricorno (fenicia "thet", greca "theta", 8). Prosegue per il l ungo e sinuoso l O.acquario, la cui lettera è una barretta verticale ("iod" -"iota" (1)), forse un nilometro (Fig 4c) . A questo punto le case lunari arabe abban­ donano la luna e si spostano a nord sulle stelle di Pegaso, sovrastate da tre costellazioni, Kefeo, Andromeda e Cassopeia, che aggiungono lettere ali 'alfabeto (greche K, A, M), ma non segni al lo zodiaco. La luna ritrova le sue case scendendo l ungo gli l l .pesci (greca "N") e raggiungendo la piccola 1 2.ariete (greca "Y"), ultima lettera del l 'alfabeto zodiacale e primo segno dello zodiaco astrologico.

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LA CINTURA DI PERSEO

A. Astronomia a çatal-Hiiyiik Nel 1 967 1 'egittologo James Mellart pubbl icò una sorprendente opera di archeologia: "çatal Hiiyiik: a Neolithic Town in Anatolia." Venti anni dopo fu fornita una vasta documentazione iconografica i n tre volumi (Mellaart et al. , 1 989) . Il sito era stato scavato in una doppia coll i na (questo il senso delle due parole turche) nel cuore dell 'Anatol ia (moderna Turchia) e datato a sei -settemila anni pri ma di Cristo, al l ' i nizio del Neolitico. La sola idea che nel periodo neol itico potesse esistere un centro abitato con muri di mattoni non cotti che pretendesse il nome di "città" (town) sollevò dubbi e scettici smo. La cittadi na anatolica, che "non avrebbe dovuto esserci" con­ tava ci rca 30.000 anime e aveva la peculiarità di non avere strade, usci e finestre. Alle stanze-templi -tombe che la componevano, addossate le une alle altre, si accedeva dalle terrazze superiori attraverso scale a piol i e bo­ tole. Le pareti i nterne di alcune stanze erano affrescate con pitture colorate, dipinte su uno strato di intonaco, periodicamente ridisteso e ridi pinto con nuove scene. Si tratta di sempl ici immagini veriste o di complesse deco­ razioni geometriche, come su arazzi o tappeti . Queste ultimi scenari sono ricamati ancora ai nostri giorni , dopo quasi dieci millenni , su poveri tappeti senza nodi (kilim) , da mani di montanare che non ne conoscono il significa­ to e forse per questo non le hanno alterate per centinaia di generazioni . Un moti vo domi nante, sia ai margini dei campi affrescati che nel la loro tessitura, è la canal izzazione celeste, ora l ineare ora zigzagante, che contor­ na o supporta serie di figure o personaggi (Fig. Sa). La tesi che sosterremo nelle pagi ne che seguono è che quelle stri sce azzurre e i disegni che vi si appoggiano (e i tori che le sorseggiano) rappresenti no la parte boreale del la Via Lattea, con le costellazioni che oggi vi riconosciamo (Fig. Sb). Quelle costellazioni ci serviranno di riferi mento per collocare i personaggi del grigio alveo fl uviale che ci acci ngiamo a percorrere. Una serie ordinata di figure abita i locali della cosiddetta "sala del le set­ te caverne" (tempio AIII/ 1 1 , Fig. Se). L'affresco che ne decora la parete nord raffigura sette nicchie pentagonali : dal soffitto di ognuna pendono

Fig. 5a. La via Lattea a çaral Hiiyiik. Ricostruzione di una pittura parietale del Tempio E.I V/4. Partendo da dee assise agli estremi laterali, l 'acqua azzurra scorre a zig-zag formando canali cui si abbeverano piccole teste taurine (da J . Mellaart, U . Hirsh e B. Balpinar, The Goddes from Anatolia, Eskenazi, 1 989).

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( ��-�- - --· Fig. 5b. Costellazioni sulla Via Lattea. Il corso della Via Lattea ( bordi trat­ teggiati) con le costellazioni che vi si bagnano o la affiancano: Draco e Ursa Minor. Si notino, tratteggiate a sin. , Taurus e Andromeda.

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Fig. Se. Le nicchie centrali dell 'affresco de "Le Sette Caverne ", a çatal Hiiyiik. Ricostruzione di Mellaart et al, 1 979. Al centro la G rande Madre (Danae?) assisa su due leopardi ; a ds. un gi gante (Orione), che ha catturato due uccell i ; a sin., testa di toro gemicante acqua dalle narici. Dalla volta delle grotte calano stalattiti .

una venti na di stalattiti nere. La caverna centrale è occupata dal la Grande Dea assisa su due leopardi dal volto umano. La caverna al la sua destra presenta una testa di Toro, l ' animale sacro, i l grande fecondatore. In quel la alla sinistra della dea si erge un cacciatore che ha catturato due uccelli dal breve col lo e dal le vaste ali . Nella successiva lo stesso cacciatore tiene per la col lottola il mantello di due felini maculati (le macchie sono si mbolo di stel le). Chi è questo gi gante, predatore di uccel li e cacciatore di bestie feroci ? La testa è cornuta, le spalle ampie e robuste, le gambe dischi use. Alla vita è evidente una breve cintura. Una costellazione riferibile a quel colosso splende nel cielo invernale: è la gi gantesca Orione, la più bel la e mi nacciosa del firmamento, foriera di tempeste. Vi rgi lio chiamò l 'asteri ­ sma aquosus, nimbosus e saevus, Plinio horridus sideribus, Orazio tristis e nautis infestus. Il carattere procelloso del la costellazione era ricordato dagl i antichi Hi ndu e dai pri mi Eufratici . La leggenda lo descrive cieco, per casti go di Era. Il gi gante si stagl ia tra le stelle come un grande rettan­ golo: ampie si stendono le spal le, tra Betelgeuse e Bellatrix (l 'amazzone) e possenti le ginocchia divaricate, con la lumi nosa Rigel. Al centro del ret­ tangolo è la famosa "cintura" composta di tre stel le al l ineate, le cui dispo­ sizione e proporzione corri spondono a quelle delle tre pi ramidi di Gi za. Il bracci o sini stro sostiene una serie di sette stel le nota come "pelle di leone".

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Il destro solleva una clava (o una spada) che si immerge nella via Lattea, tra il Toro e i Gemell i , laddove si colloca la "porta d ' ingresso" della grigia fiumana. La "testa", sulle spalle, è rappresentata dalla stella doppia 'A , trai cui nomi c'è quello arabo di Andhaka, che v uoi dire "cieco". B . Lettere sulla Via Lattea Il raffronto tra il gi gante nel la caverna e la costel lazione di Orione è significativo, ma non esauriente. Un secondo confronto, che prescinde dal i 'icona, è ancora pi ù sorprendente: quello tra la costellazione e la lettera "esi" greca (3) (Fig. Sd). Questa è composta di tre tratti orizzontali parai lel i , il centrale (la cintura) pi ù breve, più l unghi quelli riferibil i alle spal le e alle ginocchia. Tre li nee orizzontali sono tagliate da un tratto verticale nella samek fenicia e nel greco arcaico (sigma), simulando un costato o un cedro. Il gerogl ifico egizio disegna un serpente. Nel latino la forma "3" è sempl ificata in "X", che scompare nel l ' italiano. Prenderemo le mosse dal cacciatore gigante al la ricerca di associazioni eroe-costellazione-lettera, nel tentati vo di comporre una serie alfabetica "galattica" (Fig. Sd) appoggiata al la costellazioni disposte sulla pista au­ tunnale. Subito a nord di Orione, traversata anch 'essa dalla Via Lattea e appoggiata ali 'eclittica, splende la pentagonale costellazione di Auriga (Fig. Se, ds. e Sd, prima a si n.). È la tomba del cocchiere preci pitato, sia esso Fetonte o Cicno, Bellerofonte, Ippolito o Erittonio, e la Via Lattea è la stri scia di cenere lasciata dali 'eroe riarso dal sole nel la sua caduta precipi ­ tosa. La stel la pi ù l uminosa d i Auri ga, Capella (capretta), ricorda la capra Amalthea, col cui latte fu nutrito Zeus e con il quale fu tracciato, con uno schizzo ascendente, il bianco fiume del la Via Lattea. In altro mito, quel lo schizzo fu prodotto da una testata del neonato Ercole sul seno di Era che lo al lattava. Accanto a Capella sono due stel line note come "i capretti". Il ter­ zetto ha fatto assegnare al i ' i ntera costellazione il nome di Custos caprorum o Habens capellas. Come il Sagittario al i 'altro i ncrocio della via lattea con I 'eclittica, Auriga porta le armi di guerrieri temerari ed offre la mammel la di latte tiepido al firmamento. Nel la iconografia di çatal Hi.iyi.ik, il tempio-tomba parrebbe corrispon­ dere al la caverna stalattitica entro cui siede la Grande Madre vergine, la mitica Danae. Questa troneggia come un B uddha sulle sue grandi cosce­ natiche, le ginocchia appoggiate su due felini dal volto umano (Fig. Sd, seconda icona) . La cella è i l luogo dove sarà concepito Perseo, attraverso la "rugiada di Zeus", che filtra dal soffitto come nuvola d'oro. Questa discesa

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di vina si può i ntravedere nelle stalattiti nere che pendono dal soffitto. Se si curvano le linee che formano gl i angoli del pentagono di Auri ga si disegna una figura ovale, che suggerisce una "omicron" greca (''O") e una '"Ayin" O (o '"Oyin") semitica, con i l significato di "occhio" o "sorgente". Possiamo i ntravedervi lo sgorgo della Via Lattea dal latte versato dalla capretta Amalthea. (O forse i nvece la "O" disegna le Pleiadi situate lì accanto a formare un cerchietto di sette stel le?)

E

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Fig. 5d. Icone, costellazioni e lettere. Sei figure murali a çatal HUytik: da sin.: Ori one, Danae (nella tomba di Auri ga) Perseo, Cassiopea, Cefeo, Avvol­ toio (Cigno) : seconda fila: le corri spondenti costellazioni ; terza fila, la lettera greca derivata da ciascuna.

Sulla coperti na del l 'opera di Mellaart è riprodotta la foto a colori di un affresco su roccia che rappresenta un cacciatore in movi mento. Si tratta di una figura maschile frontale, le gambe in posizione laterale di corsa, capo ri volto a destra, le braccia larghe, la destra armata di un piccolo arco e la vita attraversata da uno strano lembo bianco a pois neri . N eli 'affresco di una stanza denomi nata "Santuario del la Caccia" si osservano decine di fi­ gure simi l i , nel l 'atto di cacciare grossa sel vaggi na: cervi, tori o cinghial i . Il cacciatore è certamente lui , i l greco Perseo, che abbiamo incontrato, fuori scena, nel ruolo di sal vatore di Andromeda. Se si osserva la volta del le notti autunnal i (Fi g. 5b), è facile ri ntracciarlo in una vasta costellazione denomi nata Perseus (Fig. 5e). Questa è marcata

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Fig. 5e. Perseo: i mmagine a çatal Hliylik e relativa costellazione.

superiormente da una l i nea leggermente curva aperta verso nord-est, il co­ siddetto "segmento di Perseo", composto dalle stelle 8, 'lf, 0', a, y ed 11 Persei. Da 8 e a di scendono, come "gambe", due tratti verticali . Il braccio destro, che inizia dalla 8 e termi na in una formazione ad arco, identificata nel falcetto, o arpè, con cui Perseo decapitò la Gorgone Medusa. Sulla gamba sinistra lampeggia una stella ( � Persei) , chiamata "il diavolo" o "la testa della Gorgone". Le figure del Perseo anatolico sono state datate a 6.500 anni a. C. Esse illustrano un mito che la Grecia classica continuerà a raccontare dopo quattro millenni . È la leggenda del l 'eroe Perseo, virgulto di Danae e del la "rugiada" di Zeus, l ' uccisore di Medusa, che sal va dal le fauci del mostro marino Cetus la bella Andromeda, figlia dei regnanti abis­ sini Cefeo e Cassiopea, uti lizzando contro Cetus la testa da l ui mozzata di Medusa, che di Cetus è figlia. La testa mozza ha conservato la facoltà di pietri ficare i nemici con lo sguardo. Andromeda sacrificai e era in una situa­ zione non diversa da quella del suo salvatore, mandato ad un 'impresa im­ possibile dal nonno Acri si o, ammonito da un oracolo che gli aveva predetto la morte per mano di un di scendente. Andromeda è mandata a morte dal regnante padre Cefeo, cui l ' oracolo di Ammone aveva promesso salvezza per la città in cambio del sacrificio della' figlia del re. La salvata vuole spo­ sare il salvatore, ma si oppone la madre, Cassiopea, che le ha riservato un altro sposo: "Perseo deve morire !" L'eroe si allontana, e tornerà i n Argo per parteci pare a giochi funebri . Durante questi un disco, da l ui lanciato, va accidental mente a colpire il capo di nonno Acri si o che, come anticipato dal l 'oracolo, muore per mano del nipote. N eli ' iconografia anatolica è Ce­ feo a finire decapitato (Fig. 5f). Conosciamo un altro mito in cui l 'eroe è

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CYGNUS

(VULTUR)

Fig. 5f L 'avvoltoio divora il re. L' esposizione del morto agli avvoltoi sulla "torre del silenzio" fu praticata dal lo zoroastri smo e si conosce ancora in India (Bombay). Da Mel laart, 1 989: tempio degl i Avvoltoi . A ds., la stessa letta nelle costel lazioni .

mandato incontro a un mostro invincibile, dal lo zio cui un oracolo ha pre­ detto la morte per mano di un di scendente. È il mito di Giasone, coperto da una pelle di pantera (come un personaggio del la via stellata) e con un piede nudo. Giasone è figlio del re di lolco, Esone, in lite col fratello Pel i a. Questi era stato ammonito da un oracolo di diffidare "dell ' uomo calzato a un solo piede". Quando Giasone si presenta a Iolco nel suo strano abbi gliamento, Io zio Pelia ha paura e convi nce il nipote ad una i mpresa impossibile: la conqui sta del Vello d' oro, sorvegl iato da un terri bi le drago. Giasone, con i suoi argonauti , riesce nel l ' impresa e, rientrato a lolco, uccide l o zio usur­ patore, con l ' ai uto del la mogl ie incantatrice, la fatale Medea. Un re che sacri fica il discendente per non esserne detronizzato è situa­ zione ricorrente nel mito. Lo troviamo nel rito del re del bosco di Nemi, costretto a difendersi dal suo successore (cfr. Il ramo d 'oro, di J . C .Fraser, Einaudi 1 950) . Nel nostro percorso è Acri sio, padre di Danae, che manda ad un ' i mpresa mortale il nipote Perseo. Lo stesso fa Pel i a con Giasone. Pa­ rimenti è Cefeo che espone sullo scoglio fatale la figlia, per sal vare i l paese. Acri sio, Pel ia e Cefeo saranno ucci si, l ' uno da un disco, l ' altro nel l ' acqua bol lente, il terzo in battaglia. Mandare a morte il di scendente per salvare il trono è nella tradizione titanica. Il titano Crono sapeva che sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli e, per evitarlo, li i nghiottiva man mano

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che nascevano. Per un inganno della moglie Rea, l ' ultimo figlio, Zeus, vie­ ne salvato e, fatto grande, abbatterà, dopo l unga guerra (Titanomachia), i l padre antropofago. Nella tradizione orfica Zeus s i riconcil ierà poi con il padre e andrà a vivere nel l 'Isola dei Beati . Queste vicende assimilano, in qualche misura, Cefeo a Crono. Il tema del l ' eroe che combatte il mostro per salvare la fanciulla è univer­ sale, dal nord-Europa precristiano, ali ' Europa cristiana, dalla Ci na ali ' Ame­ rica (Wi m v an Bisbergen, 2002). Il nome di Perseo ri suona ne l i ' Africa interna, col legato al mostro Ketos e ali ' eroina Andromeda, a Canaan in Israele, a Ugarit in Si ria, dove surroga il nome di Yahveh, combatte i l Le­ viatano o Satana e l ibera Andromeda o Cassiopeia. N eli ' Europa cristiana è San Giorgio salvatore della fanci ulla dal Drago. Giorgio ()'EOO") è la Terra: con la sua lancia i ncl inata di 23 gradi , come l ' asse terrestre, uccide il Sole e le bestie zodiacal i , avvolgendole come un serpente, le cui "corna" sono Arcturus e Spica. Che cos'è quel lo strano drappo a macchie di leopardo che attraversa il nostro cacciatore e copre Giasone monosandalo? La risposta ci viene dal i ' osservazione del la costel lazione Perseus (Fig. Se). Questa è attraver­ sata dal la fascia della Via Lattea, che in quel tratto si assottiglia e passa sotto le "ascelle" del cacciatore. Perseus è la più grandiosa tra le .costellazioni il che adornano stri scia stel lata. Aratos la nomina "perimeketos", l ' altissi mo, e la considera il centro del l ' universo. La costellazione di Perseus rassomi­ glia chiaramente al la "pi greca" (n) Fig Sd. 3a fila. Sono state quelle stelle (Cfr. Fi g. Se) a suggeri rmi per la pri ma volta, che le costellazioni sulla via lattea fossero "lettere", di un antichissimo alfabeto. C. Il mito di Cefeo Poco a Nord di Perseus, completamente i mmersa nella Via Lattea (Fig. Sb), si stagl ia la costel lazione di Cassiopeia, regina abissina, madre della principessa Andromeda, la salvata da Perseo. La costel lazione è la stessa che il seguace della luna aveva costeggiata nel percorso zodiacale, scaval ­ cando i Pesci . Essa è disegnata su cinque l umi nose stel le, unite da una l inea spezzata. La lettera (tsade) che le corri sponde nel protosi naitico (Fi g. Sg) ricorda la donna a gambe larghe delle immagini di çatal Htij tik. I greci considerarono Cassiopea come una regina punita da Era e costretta a ruo­ tare su una sedia intorno al polo Nord celeste. Alla femmi na aperta è stato offerto un significato più profondo (E. Ma­ gl i , Sulla dignità della donna, 1 983). Ella si offre al Nord, che è il punto

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i mmoto, eterno, dei ciel i . In quella posa ella si rende uscio verso l ' al di là, aperto a ricevere il mi stero del figlio e ad espri merlo nel parto. Il marito, L Cefeo, fa da mediatore (Fig, Se). Prolungando oltre al polo Nord l 'asse che unisce la vulva della madre galattica (meridiano l ) si raggi unge si raggiunge la stel la Spica della Vergi­ ne zodiacale (meridiano 1 3) che è "chiusa" ri spetto alla minaccia maschi le, rappresentata dallo scorpione. Si aprirà per diventare regina di un al di là infero. La (t)sade fenicia, raffigurata in varie forme negli alfabeti medio-orien­ tali e mediterranei (Fig. 5g) manca spesso nel catalogo delle lettere greche. Nel fenicio è espressa da un segmento verticale su cui è appoggiata in alto una piccola spezzata, con il valore di "tagliare", un compito che si addice a Perseo, particolarmente se lo colleghiamo al valore della prossima lettera, la qof(Q), che vale "testa (di fronte o di dietro)". La costel lazione di Cefeo, cui corrisponde la "Q" era stata anch 'essa avvistata sotto forma di kappa (K), dal navi gatore lunare sbandato durante i l percorso zodiacale.

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Fig. 5g. Variazioni su un tema materno. La costellazione Cassiopeia e le lettere di alcuni alfabeti .

Nel la serie zodiacale, la l una accosta, tra Cefeo (K) e Cassiopea (M), la leggiadra Andromeda (A). La principessa è i nvece assente nel la serie galat­ tica, tra Qof e tSade. Sulle pri me avevo accolto con di sappunto questa di­ screpanza, che ora mi appare significativa. Cefeo e Cassiopeia "zodiacali " sono molto diversi dagli stessi personaggi "galattici". I pri mi sono i saggi genitori della bel la Andromeda, che si sono portata a nord per sal varla dal drago marino. I personaggi sulla via lattea sono due amanti trascinati nella tempesta, che ruotano avvinti nel vortice del settentrione. Paolo e Fran­ cesca microasiatici . Così sono rappresentati nei dipinti di çatal Hi.iyi.ik, ruotanti l ' uno rispetto ali ' altra, a formare uno dei moti vi grafici conduttori

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degli affreschi murali e delle riproduzioni sui tappeti senza nodi , i kil i m (Cfr. Sermonti , 1 999) . Questa situazione rimanda a i tempi in cui Cefeo reggeva l ' asse terrestre nel suo castel lo polare. L' imperatore del palazzo dalle cinque porte finirà col "perdere la testa". Poco a Nord di Cassiopeia troneggia Kepheus (o Cefeo ) . La costellazione, che abbiamo già i ncontrata nel viaggio zodiacale della luna, ha forma pentagonale ed è "bagnata" su un angolo dalla Via Lattea. Essa è stata risolta i n una "K" nel dominio zodiacale ed in una "Q" in quello galattico (Fig. Sd, Sa fila) . Ke pheus giace prossimo a l Polo Nord, e 26.000 anni fa ospitò l ' asse del mondo nel suo grande palazzo dei cinque imperatori . Nel la epopea astro­ nomica, Cefeo è il re sconfitto, decapitato (Fig. Sf). Per millenni aveva tenuto nel suo palazzo lo scettro del mondo, cioè l 'asse della Terra, finché, per la precessione dei Poli , questo si era spostato verso il regno femminile del le figure alate: ci gno, lira-avvoltoio e aquila. A çatal Htijtik i l re è raf­ figurato, la testa tagliata, di fronte a un avvoltoio che si accinge a divorar­ lo, come nel l ' uso zoroastriano di esporre i morti sulle "torri del silenzio" (Fig. Sf) . Nel fenicio corri sponde alla lettera " Qof' (un tondo tagliato da un segmento verticale) ,con il significato di "testa (frontale)" da cui deriva la "coppa" greca (Q).

Q

C. Oltre il polo A l l ' altezza di Cassiopeia-Cefeo, ad ovest della Via Lattea, si staglia la piccola costellazione di Ursa minor, inclusa nella grandiosa costella­ zione di Draco, che comprendono rispetti vamente i l polo nord e i l polo p dell 'ecl ittica (Fig. Sb). Esse corri spondono negli alfabeti fenici a "Resh" (testa, di profilo) e a "Shin" (dente, monte), e sono lasciati fuori nel fenicio di Ahiran. In greco corri spondono a "Rho" (P) e "Sigma" (L' ) . Le due costellazioni fiancheggiano la via lattea, senza avvicinarlesi troppo. Offrono due lettere al l ' alfabeto fenicio e greco, senza potersi pro- / priamente dire "galattiche". La ":E", che incontriamo per la terza volta, è I l ' i mmenso Drago polare, che accogl ie il polo del l 'ecl ittica. Dunque, il fenicio ha tre sibilanti : la "samek" , derivata dal "serpen­ te" egizio, corri sponde alla greca "psi" e alla tempestosa costel lazione di Orion; la "sade" (talvolta manca nel greco) corri sponde alla zi gzagante Cassiopeia ; la "shin", greca "si gma", rimanda al grande serpente di Draco. Da quei segni discende la nostra serpentina e sibilante "esse". Al di là di Cepheo, dove la Via Lattea si sdoppia per un tratto, vola splen-

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Stelle alfabetiche

dida la costel lazione di Cygnus, il l ungo col lo ri volto a Sud, terminante nella aureo-azzurra Albireo, e nella breve coda con la brillante Deneb. Vi abbiamo riconosciuto il melanconico cigno (Cicno). Cesio ha chiamato i l ci gno "Bocca d i Rosa" (Rosamunda), m a anche, cambiando direzione di volo, "Uropi gio" (retrocoda). Se invertiamo la di rezione del volo, il col lo raccorciato e la coda all ungata fanno del candido cigno un rapace avvoltoio, che assume il nome di Vultur cadens, Avvoltoio calante, nome attri buito anche al la vicina Lyra . Cala verso i l cadavere decapitato del re Cefeo per riportarlo, brano a brano, ai ciel i (Fig 5g). La croce del Ci gno chi ude il ciclo di Perseo, per i nverare i l detto che "il ciclo del dio del l ' anno termi na con la croce" (cfr. Winkler, che però identifica la croce con la Croce del T S ud). Cygnus, guida la serie delle costellazioni galattiche oltre il polo. Ri­ corda, nella forma, la lettera semitica "taw" (croce, segno), che concl ude gli alfabeti semitici , e la "tau" greca (T) (Fi g. 5d, 6a fila) . Che una mezza dozzina e più di costellazioni, all ineate l ungo i l grigio fiume della Via Lattea, presentino ordinatamente i personaggi del mito gre­ co di Perseo, e che quel le stesse figurazioni siano reperibi li tra gli affreschi murali in una città di quasi dieci mila anni fa, è di per sé una circostanza quasi incredibile. Ma ancora pi ù stupefacente è che quel le icone, uraniche e mural i , siano riprodotte nelle ultime lettere del l 'alfabeto fenicio (da Sa­ mek a Taw, greche Csi eTau), che sarebbe comparso nel la storia dei popoli medioriental i decine di secol i dopo gl i affreschi anatolici . È notevole che nessuna del le dodici figure del lo Zodiaco compaia nel la iconografia anatol ica, con la marginale eccezione del Toro che si abbevera alla via Lattea (Fig. Sa). Come vedremo, anche le lettere che concludono l ' alfabeto greco (da Y a Q), che hanno la loro costellazione nella Via Lat­ tea, non hanno alcuna rappresentazione sugli intonaci di çatal Hi.iyi.ik. Delle 1 2 (+3) + 1 2 (+3) = trenta lettere che di scendono dal cielo stellato solo sei ornano i templi anatol ici (3, O, n, l:, Q e T). Corri spondono alle costellazioni che trapuntano la Via Lattea in una notte esti va. Da Sud a Nord: Orione, Auriga, Perseo, Cassiopeia, Cefeo e Cigno (Fig. 5b e d). Sono state quelle care costellazioni ad ispirarmi la connessione tra le lettere e le stel le e a sospi ngermi alla ricerca del le lettere "zodiacal i" nel fondo delle notti e nel le più abbordabi li mappe stel lari . In breve. Chiusa la sua tratta zodiacale, l 'alfabeto riprende il suo corso sollevandosi sulla fascia della via lattea. In una città del ! ' Anatol ia neolitica (çatal Hi.iyi.ik, 6-7000 anni a.C), sei personaggi dipi nti su i ntonaco riman­ dano a sei costellazioni "galattiche" e queste a sei lettere semitico-greche (Fig. Se). Poco a sud del toro la via lattea bagna il procel loso Orione (greca 3 ) . Scavalcata l 'ecl ittica i ncontra Auriga (greca 0) che è tomba di eroi

La cintura di Perseo

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volanti e luogo del la capretta lattifera. Vi collochiamo Danae, grande-dea e madre di Perseo, concepito dalla "rugiada" di Zeus. Ecco Perseo (greca 0), cui la via lattea, assotti gliandosi, fa da "cintura". Seguono la lubrica Cassiopeia (greca L) e la pentagonale Cefeo (greca "coppa": Q), rappre­ sentato negli affreschi i n coppia con Cassiopeia o preda di avvoltoi (Fig. 5g). Scavalcato il polo N, la via lattea ci presenta il v istoso Cigno, a forma di croce (semitica "taw", greca "tau", T), con cui si chi ude l 'alfabeto feni­ cio (Cfr. Fig. 8a).

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L' ALFABETO TOTALE

A. /l triangolo d 'estate Concluso l 'alfabeto fenicio, parrebbe che le sei lettere aggi unte dai greci a completamento del loro alfabeto dovessero essere dissociate da ogni ri­ ferimento astrale. Perché mai i fenici avrebbero dovuto lasciare una mezza dozzina di costellazioni sulla via lattea senza dar loro un nome e coglierne una lettera? Forse avevano esaurito le loro esigenze vocali o il loro mito stellare . . . Quale che sia la spiegazione, sta di fatto che l ' alfabeto greco continua, oltre la Tau, con altre sei lettere e che queste corri spondono a sei vistose costellazioni , alli neate sulla via lattea, al di là del Ci gno, a conclu­ dere un ciclo, che chiameremo "l 'alfabeto galattico" (fig. 6a) . Ciò i ndica che i greci non si l imitarono a ritoccare l ' alfabeto sbarcato dal le navi dei fenici , ma si impegnarono a dargli una nuova quadratura, rivolgendosi al cielo e alla pista lattea aperta dai fondatori micro-asiatici . Accingiamoci anche noi a continuare la strada, senza icone di riferi mento, solo appoggia­ ta alle costellazioni i nvernal i della via lattea. Subito accanto al becco del cigno, poco discosta dalla Via Lattea, splen­ de la gloriosa Vega (magnitudo 0,04), la più l uminosa stella del cielo boreale (con Arturus) , del la piccola costellazione della Lyra. Il fenicio ha finito V le sue lettere, ma nel greco classico la attende una "Y", che vagamente ricorda una lira o un uccel lo-lira. Abbiamo già notato che tra i nomi della Lyra, c'è quel lo di Vultur cadens (avvoltoio calante), che essa condi vide con Cygnus. Poco a Sud delle due si stagl ia una vasta costellazione galat­ tica, con un nome di rapace, Aquila, le ali paral lele a quel le di Cygnus, i l becco (Altair) rivolto a Nord, i n direzione d i Cefeo (Fig. 6b) . Il segno "Z", Z mutuato dal la Libra, può ricordare il profilo di un uccello posato, una 2. Deneb di Cigno, Vega di Lira e Altair di Aqui la formanç> i vertici di quel ­ lo che è noto come i l "Triangolo d 'estate", facile da riconoscere, nelle notti di agosto, alto nel cielo. Le tre costellazioni sono tre Arpie, o tre Gorgoni o forse le pennute "Fravashi" dello zoroastrismo. Sono tre vendicatrici che volano verso il detronizzato Cefeo ad annunciargli la fine del suo impero maschi le e a divorarselo. La transizione è avvenuta dai 20.000 ai 1 2.000

Fig. 6a . Fascia galattica e circolo eclittico. Le lettere indicano le costella­ zioni . Sul l ' eclittica, tra "A" e "8", la "porta d ' i ngresso" e. tra "H" ed "F", la "porta d ' uscita" della via lattea.

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Fig. 6b. Quando il Cigno circunavigava il polo (+, presso Vega), c. 1 2. 000 a.C. , convertendosi in Vultur calans, come la Lira. È tratteggiato il Triangolo d ' Estate.

L 'alfabeto totale

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a.C., quando, in virtù della Precessione, i l Polo Nord celeste transitò da a Cephei a Deneb e poi presso Vega (Fig. 6b): È noto agl i ornitologi che una sagoma di uccello avanzante, dal breve collo e dalla l unga coda , rammenta un rapace e terrorizza il pol laio. Se in­ verte la direzione di marcia procedendo col l ungo collo e la breve coda da cigno, il panico scompare. Le nostre tre arpie mi rate al sud sono tranquil­ lizzanti , rivoltate al nord (verso Cefeo) diventano terrorizzanti . Si noti che circa 1 5 .000 anni fa Cygnus era costel lazione circumpolare e ruotava nelle notti i ntorno al polo (in Cefeo) cambiando di rezione di volo (Fig. 6b). Lasciato a dritta il gracchiante triangolo d' estate, i l polo Nord, nella sua millenaria Precessione, transita sotto i piedi di Ercole (da l a 't Herculis, 1 0-8000 anni a.C.). che abbatte le tre rapaci sul lago Stenfalo. Le dodici fatiche di Ercole sono state sistemate dagli astrologi in modo da coincidere con le dodici costellazioni dello Zodiaco, a partire dal la lotta del semidio contro il leone di Nemea, che facilmente si colloca su Leo. Come quinta fatica, Ercole, nel le vesti di un sagittario, abbatte con frecce gli uccell i sti nfal idi . Si narra che questi uccellacci , con artigli , becco e al i di bronzo, fossero divoratori di uomi ni . Insediati nel la palude Stinfal ia, erano ritenuti i demo­ ni delle febbri e rappresentati a somiglianza di gru (o di spatole) o come sirene dalle gambe d' uccel lo. Pausania parla di "uccel li arabi dal potente becco", confusi poi con gli struzzi che gl i arabi cacciavano ancora al suo tempo. La mansione lunare araba 20 del Sagittario, immersa nel lago di latte, porta la strana denomi nazione di "struzzi che vengono" e "struzzi che vanno", forse proprio in relazione all ' arrivo e alla cacciata degli uccell i stinfal idi. Secondo C . F. Dupuis ( 1 742- 1 809) questi uccelli sono rappresen­ tati da Aquila, Cygnus e Vultur cadens, la nostra Lyra. Che posto spetta a questi uccel li abbattuti nei cortei letterari degl i al ­ fabeti ? Abbiamo visto che i l Ci gno è la "Taw", con cui muore l 'alfabeto fenicio. La Lira corrisponde all a "Upsilon" con cui si chi ude il rosario zo­ diacale, e che riecheggia il suono UN del l 'Ariete. La "Zeta" è la morte del l 'alfabeto latino. Espulsa dalla "G", la sostituì per decreto del console Caecus verso il 3 1 O a.C. Sono i tre uccell i -lettera abbattuti dalle frecce del Sagittario, il cui segno è, per l ' appunto, una freccia. Il gerogl ifico egizio e la lettera fenicia corri spondenti configurano un arco con freccia. La corri­ spondente "Digamma" (F) greca rimanda anch'essa a una freccia o, sotto altro profilo, a un mestolo de latte. Accadde così che, con le frecce del Sagittario, Ercole abbattesse al volo tre lettere sospese, la T, la UN e la Z, e queste finissero ai piedi degli alfabeti (fenicio, zodiacale e latino) .

Stelle alfabetiche

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B . La via lattea scavalca l 'eclittica

Dopo I ' i ncontro con gli uccell i esti v i , la Via Lattea si slarga in un ampio lago, dove giacciono due costellazioni zodiacal i , Sagittario e Scorpione, a segnare la porta d' uscita della via l attea, cioè il suo traboccamento oltre l 'ecl ittica, verso i l Sud (Fi g. 6c) . Il Sagittario corri sponde al la greca "$" (phi ), che può rappresentare una freccia ( i l tratto verticale) con arco, du­ pl icato, o un dardo di fronte ad uno scudo. Lo Scorpione corri sponde al la greca "'l'" (psi ) , chiara al l usione al la testa forcuta di Scorpio. N eli ' alfabe- \}l to greco, tra phi e psi si trova la lettera chi (X). In arabo (nashki) troviamo una sorta di 2 capovolta che ben riproduce la coda-aculeo del l 'ani male. Che si tratti del segno de li' aculeo del lo scorpione, di venuto costel lazione autonoma, non avendo la serie galattica gl i obbl i ghi stagional i di quel la zodiacale. O che antici pi i nvece la sopravveniente costellazione di Crux, X al i 'estremo sud del la Via Lattea, invisi bile sul nostro orizzonte. Crux (Croce) è composta di quattro "fiammel le", ben disposte ai quattro estremi di una piccola croce, deposta su una strettoia del la via lattea. Di esse Dante canta: . . . vidi quattro stel le non vi ste mai fuor ch'alla pri ma gente. Goder pareva il ciel di lor fi ammel le. Oh settentrlonal vedovo sito, poiché pri vato se' di mirar quelle ! PURG. I, 23-27

II percorso del grigio fiume della notte si concl ude con la funesta costel ­ lazione di Canis Major. Il cane esi bi sce sul petto la stella pi ù l uminosa del firmamento, Sirius (magnitudo - 1 .4), la stella-cane. Gloriosa tra tutte le stel le, si leva appena sul l 'orizzonte del le latitudini mediterranee, nel la seconda parte dell 'estate. Il cane è figura i nfernale, sia Argo dai cento oc­ chi , o Cerbero dalle tre teste, o il latrante Anubis testa-di-cane degli egizi . II fiume gri gio preci pita, al termine del suo corso sotterraneo, nelle gole d eli ' inferno, con un ultimo bagliore, al latrato dei cani . Un alto cane ( Canis Minor) fa eco a Siria dal l ' altro lato del la Via Lattea. La lettera che chi ude il cifrario greco, nel luogo del Cane Maggiore è la "Omega", ( Q), una "O" grande o doppia (ro), in contrapposizione alla "Omicron", la piccola "o", che abbiamo vi sto rappresentare, per gli egizi e i semi ti , l 'occhio o la sorgente. Il dio del l ' anno i nizia il suo corso come schizzo di latte dal la poppa di una capretta (o di una dea) e lo termi na con un cascata agli inferi . Il segno "Q" non ha alcuna somiglianza con il cane

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Fig. 6c. Porta d 'uscita della Via Lattea, che taglia l ' eclittica tra Sagittario (F) e Scorpione (H).

della costellazione: parrebbe piuttosto un grande astro (Sirio) al suo sorge­ re (o al suo tramonto) eliaco. La minuscola (w) pare simboleggiare la fi ne, il posteriore. Sembra che la Via Lattea sia avara di costellazioni da offrire ali 'alfabe­ to, nel percorso tra lo Scorpione e il Cane Maggiore. Quel tratto contiene numerose costel lazioni. Dopo Scorpio (3 1 5° di longitudine galattica), ab­ biamo Lupus (300°), Centaurus (290°), Crux (270°), Carina (260°) , Pup­ pis (240°), per giungere a Canis Major (230°). Esse sono tuttavia invisibili dal bacino mediterraneo e furono probabi lmente ignote agl i antichi lessi ­ cografi . Si conclude così i l giro della Via lattea e il secondo alfabeto stel lare (Fig. 6d). Per le lettere che ci propone e la maggiore fedeltà di queste alle costellazioni, lo dovremmo considerare posteriore al faticoso semi -alfabe­ to zodiacale. I gl ifi galattici , nel la versione anatol ica, precedono i nvece, storicamente, di migliaia di anni, quel l i zodiacali .

Fig . 6d. Lettere sulla galassia . Sono i ndi cate le coste l l azioni galatti c h e

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longi tudine di alcune di essa. A l l ' esterno l e l ettere greche corri s ponde n t i . I n alto, a Nord, Orsa M i nore ( P) e Drago ( I: ' ) .

L 'alfabeto totale

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C. Le lettere sbarcano i n Europa Quando i mercanti fenici raggiunsero la Grecia, vi sbarcarono le loro lettere, che i greci adottarono e adattarono. Le chiamarono phoinikéia gràmmata o anche cadméia gràmmata, dal nome del mitico Cadmo, con­ dottiero dei fenici . La trasformazione cruciale che le lettere subi rono non fu un ' innovazione, fu una perdita, "la perdita del significato". Le lettere furono i ndicate con parole che desi gnavano solo se stesse. "Alfa" perse ogni connessione di senso con tauros (il toro), "Beta" con oikos (la casa) e "Gamma" con kamelos (il cammello). Fu in virtù di questa rinuncia al significato che l 'alfabeto si fissò, si stabilizzò e divenne tecnica umana. I glottologi greci non hanno tuttavia ignorato le stel le, anzi hanno ripre­ so le misure del le lettere sul le costellazioni o sulle mansioni lunari dello Zodiaco. Come abbiamo vi sto, la 'T" rappresenta bene la parte sud della costellazione del Cancro, La "Ll'' è riferibile al la stazione lunare I O del Leone, la "Z" ricalca bene l 'aquilone del la Libra, la "M" appoggia i vertici sulle 5 stelle di Cassiopeia. La corri spondenza astrale è ancora più evidente per le lettere non zodiacal i . L' alfabeto greco si è reso pratico, laico e demo­ cratico attraverso la perdita di significato dei gl ifi semitici . Opposto è il desti no del l 'alfabeto semitico dopo i l suo approdo in Etru­ ria. Nelle varie versioni del l 'etrusco, le inizial i degli "animal i" semitici sono adottate come acronimi di divinità greco-etrusche o di personaggi mitologici . L'alfabeto è "sacralizzato" e le lettere-divinità mantengono un rapporto con le costel lazioni . Esempi : semitico Aleph (toro) Het (muro) Kaf (mano) Mem (acqua) N un (pesce) Pe (bocca) Resh (testa)

etrusco Aplu (Apollo) Hercle (Ercole) Kapi s (Capi ) Muntuca (dea danzante) Nethuns (Nettuno) Pacha (Bacco) Ruma ( Roma)

costellazione TAURUS SCORPIO CEPHEUS CASSIO PEIA PISCES PERSEUS URSA MINOR

Dopo la "Taw" (etrusco "Turan", Venere, ti ranna), che chiude l 'alfabeto semitico, gli etruschi, come i greci , proseguono con sei lettere "galattiche", chi udendo con gli infernali Fersipal (Persefone) e Charun (Caronte) cor­ rispondenti al le "Psi" e "Csi" greche. (da G.Feo e G.Ballati , "La lingua etrusca degli Dei ", Stampa alternativa, Roma 2000.)

Stelle alfabetiche

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D. Suoni in prestito Le lettere (galattiche) che concl udono l 'alfabeto greco cantano tut­ te suoni derivati da quell i di lettere zodiacali . La "Z" della Libra presta il suo suono a quella del ! ' Aquila, la "H" dello Scorpione zodiacale alla "'P" del! ' ultimo Scorpione, la "F' del Sagittario zodiacale alla "" del Sagittario galattico, la "T" del Cigno risuona nella "8" del Capricorno. La conclusione del! ' alfabeto non aggi unge suoni originali e sembra mo­ dulare suoni già vaganti nel! 'aria. Anche nel! 'estrema "Q" ri suona una lontana "0". Gli eleganti glifi della serie galattica, e segnatamente quelli successivi al la Taw che chiude l 'alfabeto fenicio, furono quindi antichissi­ mi segni astral i , promossi a lettere greche attraverso prestiti vocali ricevuti dal l 'alfabeto zodiacale. A giudicare dai nomi arabi delle mansioni 1 6-20, l 'antico scorpione comprendeva cinque case, denomi nate: chele, corona, cuore, aculeo e struzzi . Nel! 'alfabeto zodiacale greco, dal grande aracnide si staccano frontal mente le chele, dando ori gine alla Libra e caudal mente l 'aculeo-struzzi (?), che ori ginerà il Sagi ttario, con le sue frecce velenose. Da questi distacchi deriveranno due lettere fuggevoli , la "Z" del la Lira e la "F' del Sagittario, destinate a scomparire da alcuni alfabeti e ad offrire il loro suono (o sue varianti) a glifi galattici . Le lettere galattiche che concludono l ' alfabeto greco, segnatamente la /phi di Sagittario, l a lJI/psi di Scorpione e la Q/omega del Cane, sono lettere doppie e riferi bi li a consonanti zodiacali greco-semitiche, ri spettiva­ mente la F-waw di Sagittario, la H-het di Scorpione e la 0-oi n di Auri ga. I segni alfabetici di Sagittario e Scorpione della serie galattica ( e lJI, Fi g. 6d e Tav.4) sono tuttavia più antichi delle corrispondenti ' lettere' del la serie zodiacale (F e H, Tav. 3), da cui deriverebbero, lasciando supporre che essi siano stati pri ma riconosci uti come silenziosi gl ifi sulla Via Lattea e abbia­ no poi derivato i loro suoni dali ' incontro con le subentranti note zodiacal i , al la "porta d' uscita" della Via Lattea (Fi g. 6c). Singolare e affascinante è i l destino di tre lettere - K, A e M greche che appartengono ali ' alfabeto fenicio-greco, ma non alla serie zodiacale. Esse corrispondono ai tre real i etiopici - Kepheus, Andromeda e Cassio­ peia - titolari di tre costellazioni situate lontano dal i 'eclittica (cfr. Fig. 5g). Solo le due estreme, re K e regina M, sono accolte nel lessico galattico (qof e sade), essendo la centrale, principessa A , troppo di scosta dal grande fiume grigio.

Prima dell 'alfabeto

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In breve. Finite le lettere fenicie, l 'Anatolia tace e l 'alfabeto greco pro­ cede inseguendo oltre il polo stelle galattiche. Deneb, di Cigno, Vega, di Li ra, e Altair, di Aqui la, formano il 'Triangolo d' Estate" e offrono agli alfabeti le note di chiusura: T, UN e Z. I tre mitici uccell i (Fig. 6b) saranno abbattuti dalle frecce del sagittario (Fig 4a), alla "Porta di Uscita della Via Lattea" (Fig. 6c) . Al di là, la via diviene invisibile e riemerge con la splen­ dida e i nfera Sirio, nella costellazione del cane maggiore (Cerbero?) . Le parole del l ' alfabeto greco (c. 800 a.C.) non significano che se stesse. Nel coevo alfabeto etrusco le parole si alterano i nvece per assumere si gni­ ficato divino e le loro iniziali divengono gli acronimi di divinità. "A" i nizia Aplu (Apollo), "C" Cupra (Venere ciprigna), "F" Fufl un (Dioniso), etc., fino a "Ch" di Charun (Caronte), figura infernale.

7

PRIMA DELL' ALFABETO

A . Minuscole e simboli Ho lasciato l 'esame delle lettere mi nuscole, o corsive, alla fine della ricerca, come se si trattasse di un gruppo di scolaretti ignoranti al seguito delle sacerdotali maiuscole. Benché non riproducano costellazioni o case lunari , le minuscole greche sono indicative del l 'appaiamento tra i segni canonici dello zodiaco e l ' i nizio del l 'alfabeto, più di quanto lo siano le ma­ i uscole. Le prime dodici minuscole greche non somigliano più di tanto alle mai uscole. Nessuno, che incontrasse per la prima volta le lettere greche saprebbe appaiarle. "A" non somiglia ad " a" , né 'T" a "y', né "!1'' a "8", ecc. Come i segni dello zodiaco, le lettere mi nuscole sono tondeggianti e prive di quel l 'aspetto spezzato imposto dai vertici delle costellazioni al le figure astrali e evidente nelle lettere epi grafiche. Le minuscole, così come i simboli zodiacal i , sembrano derivate da uno "stampo" a l inee arrotondate, come il carattere ieratico egiziano (G.D' Amato, Taum, I dioscuri 1 9 1 31 987). Le pri me dodici lettere corsive del greco sono i nterpretabili come versione dei dodici simboli dello zodiaco, a tutti fami l iari (Fig. 7a) . Unica eccezione è la "I" de l i ' Acquario, sulla quale ci siamo già i ntrattenuti (Fig.

4c) .

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Fig. 7a. Minuscole greche e segni zodiacali. Le lettere minuscole derivano la loro forma non dalle costellazione ma dai simboli di queste (con l ' eccezione di "I" Acquario, v. fig 4c").

Stelle alfabetiche

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La simbologia dei segni zodiacali , con il loro corrispettivo alfabetico minuscolo parrebbe acquisizione recente, sempl ificazione del la scrittura epigrafica, figlia questa più diretta delle costellazioni (o delle case lunari ). Invece la incontriamo nello zodiaco di Taghit, cui è stata attri buita un'anti ­ chità di dieci mila anni , paragonabile a quel la dei coevi glifi di çatal Htiytik, che riflettono costellazioni galattiche. Come abbiamo vi sto, la seconda metà del l ' alfabeto maiuscolo greco (da 3 a Q) non ha a che fare con Io zodiaco ed è di retta derivazione delle co­ stel lazioni . Le minuscole galattiche sono miniature del le rispettive mai u­ scole, cui si raccordano senza difficoltà. Particolarmente: O n P T \f con o

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GALATTICO

Tav. 7. Tavola delle costellazioni sonore. Ogni tessera contiene una lettera greca e designa la costellazione corri spondente, nel l ' ordi ne - bustrofedico ­ i ndicato dai numeri ( 1 - 28) . Le prime due righe compongono lo Zodiaco, le ultime due le Costellazioni Galattiche. L'Alfabeto fenicio, in versione greca, occupa le prime tre righe ( 1 - 1 8) ; la tavola totale ( 1 -24) comprende l 'Alfabeto greco recente. Le lettere piccole designano costellazioni fiancheggianti ; il trian­ golo in basso ( 1 8- 1 9-20) marca il Triangolo d ' Estate.

Alfabeto zodiaca/e.

Alfabeto galattico.

Mirella Bentivoglio, L 'albero capovolto, poesia-azione, Gubbio 1 976.

Pubblicazioni di G. Sermonti sul tema 'Dalle stelle alle lettere '

1 992, (con G. Carretto). Simboli astrali a çatal Htiytik, Rivista di Biologia!Biology Forum, vol . 85 1 993 , L' uomo del l ' era glaciale conosceva le nostre costellazioni , Riv. Biol.!B. Forum, vol . 86 1 994, Le nostre costellazioni nel cielo del Paleolitico, Giornale di Astronomia, vol . 3 ° 200 1 , Alfabeti botanici e zoologici , Riv. Biol/B. Forum, vol . 94 2002a, (. Desciende l ' alfabeto de las costelaciones? Revista Beroso, n.7 2002b, Il mito della Grande Madre, Mimesis 2002c, L' alfabeto di scende dai ciel i . /st. di Cultura Italiano, Tripoli, 15 nov. 2003 , Mansiones l unares i alfabeto, Revista Beroso, n.8 2004a, Un tentativo di raffronto tra stazioni l unari e alfabeto, Riv. /tal. Archeoastronomia, vol . 20 2004b, Alfabeto: la scrittura delle stelle, Hera. n. 52 2005, Lettura archeoastronomica del di sco di Festo, Riv. /tal. Archeoastronomia, vol . 2 1 2007, L'alfabeto discende dai cieli , Istituto Accademico di Roma, Acta 2007

1 13

INDICE DEI NOMI

Agrippa E.C., 37, 43 , 49 Al B i runi , 1 0, 2 1 Allen R.H . , I O , 45 , 48 Ambrogio Santo, 1 3 Arato, 24, 69 Ballati G . , 8 1 Balpinar B . , 10, 62 Baudouin M . , 3 3 , 36 Bausani A . , I l , 39-40, 43 , 45 , 49, 92 Berosso, 57 Bi sbergen W. van, 40, 69 Bonora M . , 47 Brueil H . , 1 0, 20

Gimbutas M., 46, 56 Giovanni, 92 Godart L., 3 5 , 92 Graves R . , 47 Griaule M . , 39 Gri mm, 42 Guenon R. , 45 Hirsh H . , I O , 62 Hommel F. , 40 lpparco, 24, 42 Jung K., 45 Kelley D . B . , 40

Cabrera Darquez J . , 3 1 Carter B . , 1 2 Cesio, 72 D'Amato G . , 85 Dante, 57, 78 , 94 Dehaene, S . , 1 6- 1 7 Dechend H. von, 94 Duerer A . , 48 , 1 05 Dupuis C. F. , 77 Eschilo, I l Esiodo, 24, 28 Eudosso, 24 Feo G . , 8 1 Fermindez Qui ntano J . , 9 A udd R . , 95 Fraser J.C., 68 Frobenius L., 26-27, 36

Magli E. , 69 Manilio, 43 Marshack A . , 9- 1 0, 1 9-20, 23, 29, 3 3 , 87 Mellaart J . , 9- 1 0, 28, 6 1 -62, 64, 66, 68 Meller H . , 26 Macrobio, 57 Moorhouse A.C., 4 1 -42, 92 Moran H.A., 40 Nall ino C.A., 42, 57 Obermaier H . , 26-27, 36 Omero, 24, 26 Orazio, 64 Ouaknin M.-A . , I l , 40, 92, 94 Ovenden M . , 24, 36 Patai R., 47 Pausania, 77

1 14

Pernety Dom A.-J., 34 Pernier L., 34 Petratu C., 32 Pettinato G . , 48 Platone, 9 1 Plebe A . , 9 Plinio, 64 Portmann A . , 1 5 , 22 Puree J . , 49 Roidi nger B . , 32 Romagnol i E. , 1 1 Roy A.E., 24

Stelle alfabetiche

S axo Grammaticus, 94 Schneider M . , 86, 92 Sermonti G . , 1 1 , 34, 43-44, 7 1 , 1 021 03 , 1 1 1 Shakespeare W. , 94 Stucken E., 40 Tanifuji M . , 1 7 Therkhorn L . , 1 1 4 Tolomeo, 23-24 Virgilio, 64 Wessni tzer J . , 1 6

Sakata K., 1 7 Santillana G . de, 94

Zolla E. , 9- 1 0

1 15

INDICE DELLE COSTELLAZIONI E ALTRI ASTERISMI

Albireo, 72 Aldebaran, 44 Altair, 75 , 83 ANDROMEDA, 1 3 , 2 1 , 54, 57, 59, 6667, 69-70, 82 Arcturus, 69 AQUARIUS (Acquario), 27, 3 1 , 5 3-54, 59, 85, 88 AQUILA, 75 , 77, 82-83 , 89 ARIES (Ariete), 20, 27, 29-3 1 , 36-37, 42-43 , 45 , 5 1 , 57, 59, 77, 87-88, 96 AURIGA, 65-66, 72, 82, 86 Awwiì, 44, 46-47, 50 Bellatrix, 64 Betelgeuse, 64 BILANCIA, vedi LIB RA CANCER (Cancro, Granchio) , 26-27, 38-39, 45 , 50, 52, 8 1 , 86 CANIS MAJOR (Cane maggiore), 24, 26, 78-79, 83 Capella, 65 CARINA, 1 2, 79 CAPRICORNUS (Capricorno) , 1 9, 27, 45 , 5 1 -5 3 , 59, 82 CAS SIOPEIA, 1 1 , 1 5 , 54-56, 69-73, 8 1 -82 CEPHEUS (Cefeo) , 55-56, 67-73 , 75, 77, 8 1 , 96 CET U S , 54, 57, 67 Castore, 44 CENTAURUS, 79 CRUX, 1 2 , 78-79 CYGNUS (Cigno), 1 1 , 1 5 , 34, 36, 7273, 75 , 77, 82-83

Deneb, 72, 75, 77, 83 DRACO, 7 1 EQUULEUS (Cavallino) , 29, 3 1 , 87 GALLINA (Gallinella) , vedi CYGNUS GEMINI (Gemelli), 26, 3 1 , 3 8 , 44, 50, 65 , 96 Giove, 28 HERCULES (Ercole), 24, 26, 77 KEPHEUS, vedi CEPHEUS Iades (ladi ) , 24, 3 1 , 44 Ikl i l , 49-50, 89 LEO ( Leone), 1 0- 1 1 , 13, 20, 26, 39, 4446, 50, 77, 8 1 , 86-88 LIB RA (Libra, Bi lancia) , 26, 39, 48-50, 75 , 8 1 -82 Luna, 1 1 - 1 3 , 1 7-23 , 26, 28-29, 40, 4243 , 45 , 47, 5 1 -59, 69-7 1 , 87, 9 1 , 93 , 96 LUPU S , 79 LYRA (Lira), 1 5 , 7 1 -72, 75-77, 82-83, 89 Marte , 28 Mercurio, 28 ORION (Orione), 24, 33-34, 64-65 , 7 1 72, 86 PEGASUS (Pegaso) , 24, 26, 29, 3 1 -3 3 , 3 6 , 54-55, 5 9 , 8 8 PERSEUS (Perseo), 1 1 , 1 3 , 54-55, 6 1 , 65-73 , 8 1 , 86, 96

1 16 PISCES ( Pesci) , 20, 27, 29- 3 3 , 36, 54, 56-57, 59, 69, 8 1 , 87-88 PLEIADES (Pieiadi ) , 24, 26, 3 1 , 33-34, 36, 66 Poll uce, 14 PUPPIS, 1 2, 79 Polo (Nord), 34-36, 56, 69-73 , 77, 83

Stelle alfabetiche

Triangolo d ' Estate, 75-77, 83 , 93 Urano, 28 URSA MAJOR (Orsa maggiore) , 24 URSA MINOR, 7 1 , 8 1 URSAE (Orse), 1 3 , 1 5

Saturno, 28 , 43 SCORPIO ( Scorpione), 1 0, 26, 48-5 1 , 59, 70, 78-79, 8 1 -82, 86-87, 89 Siria, 78-79, 83 Sole, 1 2- 1 3 , 2 1 , 23, 26, 28, 42, 57, 65 , 69, 93, 96 Spica, 47, 69-70

Vega, 1 5 , 75-77, 83 Venere, 28, 48, 8 1 , 83 Via Lattea, 9, 1 1 - 1 3 , 1 5 , 36, 5 1 -57, 59, 6 1 -66, 69-75 , 78-79, 82-83 , 86, 8889, 92-94, 96 VIRGO (Vergine), 1 0, 26-27 , 39, 43 5 1 , 59, 70, 90 VULTUR CADENS , 72, 75 , 77

TAURUS (Toro), 24, 26, 37, 44, 49, 8 1

Zodiaco, passim

Finito di stampare nel mese di maggio 2019 da STAR log - Asti (A T)