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Italian Pages 872 [876] Year 2005
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Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften
Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur Archiv für die Ausgabe der Griechischen Christlichen Schriftsteller der ersten Jahrhunderte
(TU) Begründet von O. von Gebhardt und A. von Harnack herausgegeben von Christoph Markschies Band 154
Ioannis Antiocheni Fragmenta ex Historia chronica
Introduzione, edizione critica e traduzione a cura di
Umberto Roberto
Walter de Gruyter · Berlin · New York
Herausgegeben im Auftrag der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften im Einvernehmen mit der Patristischen Kommission der Akademien der Wissenschaften in Berlin, Düsseldorf, Göttingen, Heidelberg, Leipzig, München und der Akademie der Wissenschaften und der Literatur in Mainz von Christoph Markschies Gutachter dieses Bandes: Hanns Christof Brennecke und Christoph Markschies
® Gedruckt auf säurefreiem Papier, das die US-ANSI-Norm über Haltbarkeit erfüllt.
ISBN-13: 978-3-11-018687-1 ISBN-10: 3-11-018687-X Bibliografische Information Der Deutschen Bibliothek Die Deutsche Bibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.ddb.de abrufbar.
ISSN 0082-3589 © Copyright 2005 by Walter de Gruyter GmbH & Co. KG, 10785 Berlin Dieses Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Ubersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany Einbandentwurf: Christopher Schneider, Berlin Druck und buchbinderische Verarbeitung: Hubert & Co. GmbH & Co. KG, Göttingen
Α Mariangela, Pietro e Giovanni
PREMESSA
Giä Theodor Mommsen, pochi anni dopo l'edizione di C. Müller (FHG IV), esortava alio studio di Giovanni di Antiochia (1872). Segui un quarantennio di ricerche e di confronto scientifico. A ridosso della Prima guerra mondiale, il materiale raccolto per l'edizione della'Ιστορία χρονική era ingente: sarebbe occorso un ultimo sforzo di sintesi per arrivare ad un nuovo testo critico. Ma vennero la guerra e i lunghi anni di crisi della cultura europea, e il patrimonio dei risultati raggiunti tra il 1871 e il 1914 cadde in oblio. II 1989 e l'anno della ripresa degli studi sulla 'Ιστορία χρονική. In Italia L. Zusi ripubblica il lungo excerptum presente nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812, scoperto dal Lambros. Ma sono soprattutto le ricerche di P. Sotiroudis che, nello stesso anno, ridestano l'attenzione verso l'Antiocheno. Sotiroudis sintetizza i risultati della precedente stagione di studi, e svolge una precisa ricognizione della tradizione manoscritta per l'edizione del testo critico. Dopo il lavoro di Sotiroudis, una nuova edizione di Giovanni di Antiochia era impresa da affrontare con urgenza. Ε difficile in poche parole ringraziare tutti coloro che, in quasi dieci anni di studio, mi sono stati vicini. II mio primo ringraziamento va al prof. Mario Mazza, maestro e guida costante del mio lavoro di ricerca. Nel settembre 1996, in una conversazione durante le giornate del Convegno messinese sulla Tarda Antichitä, per la prima volta egli mi invito a lavorare su Giovanni. Negli anni seguenti le mie ricerche sulla Ιστορία χρονική proseguirono nell'ambito del dottorato di cultura dell'etä romanobarbarica' di Macerata, in un clima di vivace confronto interdisciplinare, reso possibile dall'instancabile attivitä del prof. Innocenzo Mazzini. In quegli anni, preziosa e stata la supervisione alla tesi di dottorato del prof. Bruno Luiseiii, soprattutto per approfondire il contesto storico-culturale dell'etä di Giovanni. Una svolta nel lavoro ha rappresentato la possibilitä di continuare le mie ricerche in Germania, inizialmente grazie ad una borsa di studio della Alexander-von-Humboldt Stiftung (2002-2003). Voglio sottolineare l'impegno della AvH Stiftung per assicurare ai suoi borsisti la massima concentrazione nella ricerca, sollevandoli da ogni problema di carattere pratico e agevolando in ogni modo il loro inserimento nelle istituzioni universitarie tedesche. Ho avuto la fortuna di svolgere la mia attivitä di borsista presso l'Institut für Altertumswissenschaften della Friedrich-Schiller-Universität di Jena. Di questo sono grato al prof. Meinolf Vielberg e alla dott.ssa Rosa Maria Piccione, che hanno reso possibile il mio soggiorno. Ringrazio per i consigli e la discussione di numerosi
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Premessa
problemi delledizione, il prof. Walter Ameling e il prof. Jürgen Hammerstaedt. Sincera gratitudine esprimo anche al prof. Martin Wallraff che, fin dai primi giorni del nostra incontro a Jena, ha mostrato grande interesse per le mie ricerche su Giovanni; prezioso e stato il suo aiuto anche nella preparazione del testo per la stampa. Sono anche grato al prof. Ch. Markschies per aver accolto in questa prestigiosa collana il mio lavoro. In questi anni, tra Italia e Germania, ho avuto modo di confrontarmi su question! giovannee con molti studiosi e amici. Ringrazio in modo particolare il prof. Enrico Maltese, per la sua grande disponibilitä ad ogni mia richiesta; come pure i proff. Riccardo Maisano, Luigi Tartaglia, Daniela Taormina. Un grazie sincero anche a tutti gli amici che hanno seguito in questi anni il mio lavoro, sostenendomi con il loro consiglio: John Thornton, Daniela Motta, Pietrina Pellegrini, Rosa Maria Piccione, Gregor Staab, Christof Kraus. Dedico questo lavoro a mia moglie Mariangela, e ai miei figli Pietro e Giovanni. Jena, 6 ottobre 2005
Umberto Roberto
INDICE PREMESSA
VII
INTRODUZIONE XI I. Personalita dell'autore e carattere dell'opera XI 1. Identita di Giovanni di Antiochia XI 2. Carattere e struttura dell'opera XXI II. La trasmissione della Ιστορία χρονική XXXI 1. Excerpta Constantiniana XXXI 1.1 La tradizione manoscritta XXXI 1.2 Importanza degli Excerpta Constantiniana XXXVII 1.3 Problemi del Codex Scorialensis Ω I 11 XLII 1.4 La tesi Maas sui rapporti tra Teofane e Giovanni di Antiochia XLV 2. Gli Excerpta del Codex Parisinus gr. 1630 XLV 3. Gli Excerpta Salmasiana LIII 3.1 Excerpta Salmasiana I e II LIII 3.2 La tradizione manoscritta LVII 3.3 L'anonima epitome degli Excerpta Salmasiana II LXI 3.4 La sezione di Exc. Salm. II sull'etä imperiale (fr. 73-200 Mü.) LXIV 3.5 Conclusioni LXXIII 3.6 Gli Excerpta Salmasiana I LXXIV 4. Patria Constantinopolitana LXXVII 5. II lessico della Suda LXXIX 5.1 II lessico della Suda e gli Excerpta Constantiniana LXXIX 5.2 Caratteri generali dei lemmi da Giovanni di Antiochia LXXXVI 5.3 Attribuzione dei lemmi LXXXIX 6. Excerpta Planudea CI 6.1 Gli Excerpta Planudea 6-44 Boiss. di Giovanni Antiocheno CI 6.2 La tradizione manoscritta CVII 6.3 Importanza degli Excerpta Planudea CX 6.4 Excerptum Planudeum 2 CXI 7. II frammento del Codex Athous 4932 = Iviron 812 CXI 7.1 II testo e i criteri di attribuzione del Lambros CXI 7.2 Importanza dell'excerptum CXV 8.1 «Wiener Troica» nel Cod. Vindob. hist. gr. 99, ff. 8V-14V CXVII 9. La Ύπόθεσις dell'Odissea nel Cod. Heidelb. Pal. gr. 45 CXXII
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Indice
III. Fonti e fortuna della Ιστορία χρονική 1. Le fonti 1.1 Le fonti della Ιστορία χρονική 1.2 II metodo di lavoro di Giovanni sulle fonti 2. La fortuna di Giovanni Antiocheno
CXXV CXXV CXXV CLV CLVII
IV. Le edizioni 1. L'edizione di C. Müller 2. La presente edizione
CLXIX CLXIX CLXX
V. Abstract VI. Bibliografia VII. Conspectus siglorum et notarum
CLXXV CLXXXI CCVII
IOANNIS ANTIOCHENI FRAGMENTA EX HISTORIA CHRONICA Fragmenta e libro primo de archaeologia Fragmenta e libro secundo de archaeologia Fragmenta e libro de bello Troiano Fragmenta e libro de Urbe condita Fragmenta e libro primo de consulibus Fragmenta e libro secundo de consulibus Fragmenta e libro tertio de consulibus Liber quartus de consulibus Fragmenta e libro quinto de consulibus Fragmenta e libris de Caesaribus
1 2 42 80 120 148 188 204 222 246 266
Excerpta Salmasiana ex altera archaeologia (fr. 1 Mü. = Ps. Io. Ant.)
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INDICI I. Nomina propria II. Nomina geographica III. Verba ad res Romanas spectantia IV. Index verborum memorabilium V. Index locorum VI. Index nominum ex excerptis Ps. Ioannis Antiocheni VII. Index locorum ex excerptis Ps. Ioannis Antiocheni
577 579 604 612 617 618 650 652
COMPARATIO NUMERORUM
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INTRODUZIONE I. Personalitä dell'autore e carattere dell'opera 1. Identitä di Giovanni di Antiochia Giovanni di Antiochia e autore di una 'Ιστορία χρονική, una storia universale cristiana che si estende da Adamo fino all'ascesa al trono dell'imperatore Eraclio (5 ottobre 610 d.C.)· II titolo dell'opera e sicuramente attestato negli Excerpta Constantiniana de virtutibus et vitiis (cod. Turonensis C 980, XI sec.): έκ της 'Ιστορίας 'Ιωάννου Άντιοχέως χρονικής άπό Αδάμ e nella tradizione degli Excerpta Constantiniana de legationibus: περι πρέσβεων 'Ρωμαίων πρός εθνικούς έκ της χρονικής 'Ιωάννου 'Ιστορίας. II titolo e abbreviato negli Excerpta Constantiniana de insidiis (cod. Scorialensis Ω I 11, XVI sec.): έκ τής 'Ιστορίας 'Ιωάννου Άντιοχέως. Una versione diversa del titolo, perche riferita alia sola parte iniziale dell'opera, e quella presente nella tradizione degli Excerpta Salmasiana: άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Una situazione analoga si presenta il titolo che precede gli excerpta giovannei nel Cod. Paris. 1630, f. 234r, 16: άπό τής έκθέσεως 'Ιωάννου Άντιοχέως τής περι χρόνων και κτίσεως κόσμου 1 . Ii lessico Suda menziona'Ιωάννης Άντιοχεύς come fonte del lemma Δ 1000, Διήγε. Unaltra citazione e conservata dagli Scriptores originum Constantinopolitanarum III 149 (263-264 Preger): καθώς φησιν 'Ιωάννης ό Άντιοχεύς. Sull'identitä dell'autore sappiamo solo quanto si puö ricavare dalla lettura dei frammenti. In primo luogo per quanto riguarda la datazione: Giovanni termino di scrivere la sua opera nei primi anni del regno di Eraclio, probabilmente tra il 610 eil 6262.
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Precedente ed unica edizione di una parte dei frammenti: C. Müller, Fragmenta Historicorum Graecorum IV, Parisiis 1851, 535-622; con una integrazione in Fragmenta Historicorum Graecorum V, Parisiis 1870, 27-38. Per l'indicazione del titolo cf. Müller, FHG IV 535 e H. Haupt, Über die Herkunft der dem Bio Cassius beigelegten planudischen Excerpte, «Hermes» 14, 1879, 36-64, 291-297, partic. 37. Sui problemi relativi al titolo della raccolta di Excerpta Salmasiana giovannei cf. infra LIII-LVII. Le numerose citazioni di un 'Ιωάννης ό Άντιοχεύς in Giovanni Tzetze sono da riferire a Giovanni Malala e non a Giovanni di Antiochia, cf. E. Patzig, Malalas und Tzetzes, ByzZ 10, 1901, 385-393, che corregge l'ipotesi di Müller, FHG IV 535. Partendo dai risultati della critica al testo di Müller, K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur von Justinian bis zum Ende des oströmischen Reiches, München 18972, 334-337, elaboro una Scheda che ha rappresentato un modello per tutte le successive ricostruzioni della biografia di Giovanni di Antiochia. Se si esclude la sua adesione alia tesi Patzig (ΰίοέ l'identifi-
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Intro duzione
Ε possibile giustificare questa datazione in primo luogo per motivi interni all'opera. Infatti, gli ultimi frammenti a nostra disposizione nella tradizione degli Exc. Constantiniana descrivono eventi del regno di Foca: cf. fr. 320 = EV 75; e nella piü complessa tradizione degli EI attribuiti a Giovanni, Fultimo excerptum 110 (fr. 321) riguarda l'arrivo di Eraclio a Costantinopoli e l'estremo castigo dell'usurpatore Foca, il 5 ottobre del 6103.
cazione del 'vero' Giovanni con il solo testo degli Excerpta Salmasiana, poi ritrattata), Krumbacher propone interessanti spunti di ricerca che meritano di essere sviluppati. In particolare, egli sottolinea la provenienza di Giovanni da un «Kreis der syro-palästinischen Litteraten, die im 6. und 7. Jahrhundert in den Geschichtschreibung und Chronistik wie in der Rhetorik und Hagiographie mächtig hervortreten»; inoltre, έ ancora valida, a mio parere, l'interpretazione che lo studioso offre dei rapporti tra Giovanni di Antiochia e la precedente opera di Malala. Krumbacher e convinto che la lettura della Chronographia di Malala abbia rappresentato uno degli stimoli storiografici piü forti alia composizione della 'Ιστορία χρονική. Per la mancanza di una nuova edizione critica, dalla Scheda di Krumbacher non sono stati fatti molti passi in avanti sull'identitä di Giovanni. Tra i contributi comunque utili dopo Krumbacher, cf. G. Moravcsik, Byzantinoturcica, I, Budapest 1942, 171-174: lo studioso ribadisce l'appartenenza di Giovanni all'ambito siriaco ma ipotizza, senza veriflca diretta dei frammenti, che Giovanni abbia scritto vivendo nella temperie culturale antiochena, e soprattutto ponendo Antiochia e la Siria al centro della sua visione storiografica. Ancora in generale cf. M.E. Colonna, Gli storici bizantini dal IV al XV Secolo. I. Storici profani, Napoli 1956, 64-65; H. Hunger, Die hochsprachliche
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profane Literatur der Byzantiner I, München 1978, 326-328; J. Karayannopulos-Weiss, Quellenkunde zur Geschichte von Byzanz (324-1453), 1-2, Wiesbaden 1982, 2, 306; L. Zusi, L'etä mariano-sillana in Giovanni Antiocheno, Roma 1989, 7-17. Piü recentemente, A. Karpozilos, Βυζαντινοί ιστορικοί και χρονογράφοι, I, Athina 1997, 574-578. Per la datazione della 'Ιστορία χρονική ai primi decenni del VII secolo (dopo I'awento di Eraclio), cf. Müller, FHG IV 536; A. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate fontibus auctoritate, diss., Bonn 1871, 4; Th. Mommsen, Bruchstücke des Johannes von Antiochia und des Johannes Malalas, «Hermes» 6, 1872, 323-383, partic. 323; Colonna, Gli storici bizantini, cit., 64; Hunger, Die hochsprachliche profane Literatur, I, cit., 326; L. Zusi, Roma arcaica nella tradizione bizantina, CS 15, 1978, 1-43, partic. 1; Id., Romolo in Giovanni Antiocheno, AIV 137, 1978-1979, 285-310, partic. 285-286; E. Jeffreys, The attitudes of Byzantine chroniclers towards ancient history, «Byzantion» 49, 1979, 199-238, partic. 230; M. DiMaio, The Antiochene Connection: Zonaras, Ammianus Marcellinus, and John ofAntioch on the Reigns of the Emperors Constantius II and Julian, «Byzantion» 50, 1980, 158-185, partic. 166; Karayannopulos-G. Weiss, Quellenkunde, cit., 306. Del tutto infondata, sul versante filologico e su quello storiografico, e la tesi recentemente proposta da P. Sotiroudis, Untersuchungen zum Geschichtswerk des Johannes von Antiocheia, Thessaloniki 1989, 151-154: secondo lo studioso, Giovanni compose la'Ιστορία χρονική negli anni 520-530; e si ripropone l'ipotesi (giä presentata da R. Pallmann, Die Geschichte der Völkerwanderung von der Gothenbekehrung bis zum Tode Alarichs, II, Weimar 1864, partic. 268-270; come pure da G. Sotiriadis, Zur Kritik des Johannes von Antiochia, JCPh, Suppl. 16, 1888, 1-126, partic. 82-83) che Giovanni di Antiochia possa essere identificato con il Giovanni Retore citato da Evagrio Scolastico e autore di una cronaca che arrivava fino al 526. Tornerö piü avanti sulla questione (cf. infra CXXVII-CXXIX), premettendo che, a parte la distanza cronologica tra i due personaggi, e soprattutto la prospettiva storiografica che rende impossibile questa identificazione. Come giä dimostrato dal Valesius, i frammenti dell'opera di Giovanni Retore, citati da Evagrio, sono tutti dedicati ad Antiochia, e lasciano pensare che la citta fosse al centro della sua ricostruzione. Oggi si tende ad identificare Giovanni Retore con
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Personality dell'autore e carattere dell'opera
Vi sono, inoltre, motivi storiografici che inducono a questa datazione: a) Giovanni di Antiochia conosce sicuramente la Chronographia di Giovanni Malala (che nella sua prima versione appartiene agli anni trenta del VI secolo, e viene poi continuata fin dopo la morte di Giustiniano nel 565). La 'Ιστορία χρονική prosegue oltre l'eta giustinianea la narrazione di Malala 4 . b) La Ιστορία χρονική e una ricostruzione della storia umana fondata sopra una intensa riflessione politica. Vi sono, infatti, alcuni nodi del pensiero che tornano costanti, come temi centrali: il profondo interesse alia natura del potere, nelle sue forme legittime e in quelle oppressive della tirannide e della usurpazione; la negativitä del τύραννος nei rapporti con i sudditi; la ricerca di un modello politico di buon governo, che si concentra intorno alia definizione delI'optimus princeps e all'analisi della differenza tra βασιλεία e μοναρχία; la valutazione delle cause che portano alia destabilizzazione dell'equilibrio dello Stato, soprattutto sul versante politico e sociale. Molto significativa e la scelta dell'Antiocheno di studiare questi temi, arricchendo la struttura della sua cronaca (che ha come modello di riferimento la Chronographia di Malala) con una ricca sezione di storia romana repubblicana. In questa parte tutta la vicenda storica e ricostruita intorno alio scontro tra έλευθερία conquistata dai cittadini, e conservata attraverso il sistema di equilibrio delle magistrature (del consolato, in particolare), e τυραννίς. Per l'abuso dei poteri previsti dalla dittatura (prima ad
Giovanni Malala. Al contrario, in Giovanni Antiocheno (nonostante la sua provenienza) sono prima Roma, poi Costantinopoli, le due cittä che polarizzano l'interesse storico. Antiochia e la Siria svolgono un ruolo marginale nella 'Ιστορία χρονική. Per la critica alia tesi Sotiroudis cf. M. Whitby, Greek Historical Conrad, The Byzantine
Writing after Procopius:
Variety and Vitality, in Av. Cameron-L.I.
and Early Islamic Near East, I, Princeton 1992, 2 5 - 8 0 , partic. 62, n. 173.
Sulla complessa questione dell'identitä di Giovanni Retore cf. E. Patzig, Unerkannt kannt gebliebene of the Historian in Malalaswerke, Patriarchen
Malalas-Fragmente, John Malalas,
EHR 7, 1892, 291-301; C.E. Gleye, Über monophysitische
ByzZ 8, 1899, 312-327 e J. Haury, Johannes
Johannes
und
Scholastikas?,
unbe-
Progr. Thomassch., Leipzig 1891; E.W. Brooks, The Date Malalas
identisch
Spuren mit
dem
RyzZ 9, 1900, 337-356. Un tentativo di conciliare la tesi So-
tiroudis con la contrapposta evidenza filologica e storiografica dei frammenti giovannei (che appunto arrivano fino ad Eraclio) έ stato compiuto riflettendo sull'ultima parte degli
Excerpta
de insidiis da Giovanni. Essi presentano caratteri stilistici e lessicali diversi rispetto alla restante tradizione costantiniana proveniente dalla 'Ιστορία χρονική. Partendo da questo dato, e stata formulata la tesi che l'opera di Giovanni terminasse al 518 d.C.; successivamente un anonimo avrebbe continuato la narrazione fino all'epoca di Foca, tuttavia con lingua e stile diversi: cf. C. Mango-R. Scott, The Chronicle
of Theophanes
Confessor,
Oxford 1997 e infra
Poichi questa parte della 'Ιστορία χρονική e utilizzata pure dal Breviarium
XLII-XLIV.
del patriarca Nicefo-
ro, che sembra seguire questa fonte fino al 641, e stato pure ipotizzato che la'Ιστορία χρονική fosse stata ulteriormente continuata dalla morte di Foca fino a tutta l'etä di Eraclio: cf. C. Mango, The Breviarium of the Patriarch
Nicephorus,
in Byzance.
Athines 1986, 539-552; e successivamente: Nikephoros,
Patriarch
Hommage
a A.N.
Stratos,
of Constantinople,
Short
History, ed. tr. and comm. C. Mango, Washington, DC, 1990, 13-14. 4
Per il rapporto di continuity storiografica tra Giovanni di Antiochia e Malala, cf. Whitby, Greek Historical
Writing, cit., 62 ed infra C X X V I I - C X X I X .
XIV
Introduzione
opera di Silla, poi con Cesare e infine con Augusto). i Romani persero la libertä e vennero condannati ai duri eccessi della μοναρχία. Molto importante e quindi la distinzione costante che l'autore opera tra μοναρχία, direttamente collegata al concetto di τυραννίς, da un parte; e, dall'altra, βασιλεία, un sistema politico che, sotto la guida άεΐΐ'άριστος βασιλεύς, garantisce la libertä dei sudditi anche in un regime monarchico. Sotto molti punti di vista la riflessione politica nella 'Ιστορία χρονική prosegue, nello spazio storico della vicenda di Roma, il dibattito sulla natura della βασιλεία di epoca giustinianea. In particolare sembrano polarizzare l'attenzione di Giovanni la funzione del senato e la collegialitä delle magistrature come garanzia di libertä in etä repubblicana; e, per l'etä imperiale, il ruolo dei funzionari e delle figure intermedie tra βασιλεύς e αρχόμενοι. Naturalmente si tratta di un pensiero che emerge durante la serrata esposizione degli eventi, e viene dunque compresso secondo le esigenze (e i limiti) della narrazione di una cronaca5. II problema del rapporto βασιλεία/libertä attraversa tutta la riflessione di Giovanni sulla storia romana, dall'originale rappresentazione del dispotismo di Romolo (fr. 59) alia tirannia di Foca (fr. 318-320). A mio parere, tale interesse e di grande attualitä per un autore (e per il suo pubblico) dell'epoca immediatamente successiva al τύραννος Foca: in quel momento, infatti, il nuovo imperatore Eraclio doveva confermare la sua legittimitä attraverso una svolta politica che rimediasse agli abusi del suo predecessore6.
5
Nella sua riflessione storiografica Giovanni mostra forti punti di contatto con la visione politica della βασιλεία presente nei libri De Magistratibus di Giovanni Lido; in Pietro Patrizio (sul quale cf. V. Valdenberg, Les idees politiques dans les fragments attribues ά Pierre le Patrice, «Byzantion» 2, 1925, 55-76, partic. 66-71 per l'importanza del rapporto tra senato e βασιλεία). Sicuramente da approfondire e pure la trasmissione di idee politiche per l'organizzazione di una βασιλεία temperata dall'ambiente culturale dove, negli anni '30-'40 del VI secolo, fu composta l'opera dell'anonimo Περί πολιτικής έπιστήμης, fino a Giovanni di Antiochia. Soprattutto di grande interesse e in quest'opera la questione del ruolo di un'aristocrazia che afflanchi il βασιλεύς nella gestione della πολιτεία; in generale sull'anonimo trattato di etä giustinianea, oltre all'edizione del testo (Menae patricii cum Thoma referendario De scientia politica dialogus, quae exstant in codice Vaticano palimpsesto, ed. C.M. Mazzucchi, Milano 1982), cf. C.M. Mazzucchi, Per una rilettura del palinsesto vaticano contenente il dialogo 'sulla scienza politica' del tempo di Giustiniano, in G.G. Archi (a cura di), L'imperatore Giustiniano. Storia e mito, Milano 1978, 237-247; G. Fiaccadori, Intorno all'anonimo vaticano περί πολιτικής έπιστήμης, PP 34, 1979, 127-147; e piü in generale, sul dibattito politico di etä giustinianea cf. M. Mazza, Eternitä ed universalitä dell'impero romano da Costantino a Giustiniano (1983), poi in Id., Le maschere del potere. Cultura e politica nella tarda antichita, Napoli 1986, 211-254. In generale, Giovanni descrive le forme di comportamento del τύραννος, mostrando nei diversi contesti storici la tipologia di vizi e malvagitä che il pensiero storico e politico antico avevano da lungo tempo consolidato. Cf. sul tema lo studio di L.R. Cresci, Appunti per una tipologia del τύραννος, «Byzantion» 60, 1990, 90-129; e i saggi contenuti in F. Paschoud-J. Szidat (Hrsgg.), Usurpationen in der Spätantike, Stuttgart 1997. Per un'analisi dei topoi che caratterizzano il τύραννος, e la sua fine, cf. T. Arand, Das schmähliche Ende, Frankfurt a.M. 2002.
6
Si tratta di una visione politica comune ad altri autori dell'epoca: si vd. ad es. il proemio dell'opera storica di Teofilatto Simocatta, sul quale: J.D.C. Frendo, History and Panegyric in the Age
XV
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
c) Un forte vigore antibarbarico caratterizza la visione di Giovanni, che insiste spesso sulla pericolositä dei barbari per l'ecumene romano-cristiana. Si tratta di un atteggiamento che induce a collocare l'opera in un epoca segnata dallemergenza per una straordinaria pressione barbarica. Ε d'altra parte, a questa valutazione cosi drammatica dello scontro tra Romani e barbari si ricollega il richiamo insistente nella 'Ιστορία χρονική alia vocazione militare deM'optimus princeps. Per Giovanni l'imperatore deve possedere virtü militari ed esperienza, e deve essere pronto a difendere l'impero assumendo personalmente il comando dell'esercito in guerra. Di nuovo, gli eventi e gli eroi della storia repubblicana vengono presi a modello: nel fr. 145.2, 8 - 1 1 , ad es., Giovanni rielabora il passo eutropiano sulla paura dei Romani alia notizia del disastro di Arausio (105 a.C.) e drammatizza fortemente il racconto della sua fonte, anche attraverso la scelta lessicale: significativo e il ricorso alia parola δέος per la piü attenuata espressione di Eutropio; oppure la descrizione dell'indole selvaggia di Cimbri e Teutoni. Alio stesso tempo viene esaltata la figura di Mario, comandante che salva Roma dal disastro 7 .
of the Histories of Theophylact
Simo-
catta, DOP 42, 1988, 143-156; e piü in generale: D.M. Olster, The Politics of Usurpation
of Heraclius:
The literary Background
to the Composition
in the
Seventh Century, Amsterdam 1993. Nell'analisi politica degli eventi il pensiero dell'Antiocheno emerge spesso attraverso il lavoro di contaminazione delle fonti. Il carattere politico della ricostruzione giovannea έ segnalato da Zusi, Romolo
in Giovanni Antiocheno,
cit., 2 8 5 - 3 1 0 , partic.
306-308, per quanto riguarda l'atteggiamento dispotico di Romolo; e Id., L'etä regia lea in Giovanni
Antiocheno,
post-romu-
AIV 138, 1979-1980, 433-452, partic. 450-451, per la figura di
Tarquinio il Superbo come modello di τύραννος. Significativo e pure il giudizio sul governo di Antonino Pio, realizzato con la contaminazione tra Eutropio e un motivo della storiografia tucididea (fr. 198); piü in generale, sulla valutazione della guerra sociale ( 9 1 - 8 8 a.C.) cf. Zusi, L'etä mariano-sillana,
cit., 6 3 - 6 9 e 117. In altre occasioni Giovanni interviene nella narrazione in
maniera diretta. Un tema che cattura la sua riflessione e quello del sorgere della τυραννίς nel sistema politico della repubblica, fondato sulla ελευθερία dei cittadini. Si vedano, ad es., i due passi dove l'Antiocheno individua nella degenerazione della dittatura la causa della fine della liberty fr. 145.2, 273-276, sulla dittatura di Silla; e ancora, fr. 150.1, 2 - 6 , con la suggestiva valutazione dei mali causati dalla guerra civile e dalla conquista del potere da parte di Cesare; sui due passi cf. U. Roberto, L'immagine tiocheno,
di Roma repubblicana
nella 'Ιστορία χρονική di Giovanni
in I. Mazzini (a cura di), La cultura dell'etä romanobarbarica
degli ultimi 20 anni. Bilancio
e Prospettive,
nella ricerca
An-
scientiflca
«Romanobarbarica» 18, 2003-2005, 351-370. Intor-
no alia riflessione sul rapporto τυραννίς-έλευθερία in Giovanni, condivido le osservazioni di Zusi, L'etä mariano-sillana, 7
cit., 119-120.
Sul fr. 145.2, 8 - 1 1 cf. Zusi, L'etä mariano-sillana,
cit., 51 e 55-59, dove si parla di 'partecipa-
zione emotiva' di Giovanni nella narrazione di queste vicende. A mio parere lo studioso ha ragione; Giovanni emerge attraverso la drammatizzazione del racconto realizzata con la contaminazione delle versioni di Eutropio e Plutarco; questa partecipazione emotiva dell'autore (evidentemente e condivisa dal suo pubblico) indica che il problema barbarico era molto forte ai tempi della composizione della 'Ιστορία χρονική. Infatti, in tutta l'opera la valutazione dei βάρβαροι si presenta drasticamente negativa. Sulla percezione della minaccia barbarica nei primi decenni del VII secolo e, in particolare, sull'esaltazione di Eraclio come difensore dell'ecumene cf. G.J. Reinink, Heraclius,
the new Alexander.
Apocalyptic
Prophecies
during the Reign of Hera-
XVI
Introduzione
Η. Geizer ha identificato Giovanni con il patriarca di Antiochia del periodo 631-649, Giovanni I Sedra. Krumbacher segue questa tesi. Sulla base della subscripts del Turonensis C 980 (sec. XI: si tratta del piü antico testimone a nostra disposizione di excerpta della'Iaxopia χρονική), dove si riporta: τέλος της 'Ιστορίας 'Ιωάννου μονάχου, Krumbacher ritiene che l'opera sia stata composta da Giovanni appunto durante la sua condizione di μοναχός, cioe tra il 610 (ascesa di Eraclio) e il 631, quando questi divenne patriarca di Antiochia. Anche se lo spazio cronologico, grosso modo, coincide con la mia ipotesi di datazione, l'identificazione di Geizer e a mio giudizio insostenibile. Nell'opera non vi sono indizi per affermare l'appartenenza dell'autore al culto monofisita; al contrario, Giovanni segue la dottrina calcedonense, come si evince da taluni frammenti; soprattutto, egli seleziona fonti ostili ai monofisiti e ne mantiene il carattere polemico, come mostra, ad es., una tradizione utilizzata per il regno di Anastasio, con la dura critica all'imperatore e al suo prefetto Marino (pure monofisita, fr. 313). Ed ancora: nessun indizio si trova nei frammenti per affermare che Giovanni fosse un monaco; al contrario, egli mostra un carattere e una prospettiva storiografica decisamente laici8.
clius, in G.J. Reinink-B.H. Stolte (ed. by), The Reign ofHeraclius
(610-641):
Crisis and
Confron-
tation, Leuven-Paris-Dudley, MA 2002, 81-94; piü in generale cf. Av. Cameron, The Provinces
in the 7th Century A.D. Hellenism and the Emergence
Eastern
of Islam (1991), in Ead., Chang-
ing Cultures in Early Byzantium, Aldershot 1996, IV, 287-313. 8
cf. H. Geizer, Die politische
und kirchliche Stellung von Byzanz, Verhandlungen der 33. Versam-
mlung deutscher Philologen zu Gera, Leipzig 1879, 47 n. 32; Krumbacher, Geschichte, H.W. Haussig, Kulturgeschichte
cit., 334.
von Byzanz, Stuttgart 1959, 37. II carattere decisamente laico
dell'analisi storica di Giovanni έ giä sottolineato da C. de Boor, Zu Iohannes
Antiochenus,
«Hermes» 20, 1885, 321-330, partic. 324; interessante al riguardo mi sembra pure l'osservazione in Chronicon
Paschale,
transl. with Notes and Introduction by Μ. Whitby and Μ. Whitby,
Liverpool 1989, XXII e 113, dove si ricorda che l'anonimo autore del Chronicon
Paschale,
attivo
negli stessi anni a Costantinopoli nella cerchia del patriarca Sergio, non tenne conto della 'Ιστορία χρονική come fonte per la sua opera, conclusa nel 630. Evidentemente Giovanni non aveva rapporti con l'ambiente culturale del patriarca Sergio. Dal punto di vista metodologico, la presunta appartenenza delle cronache bizantine ad un ambito culturale esclusivamente monastico e respinta da H.G. Beck, Zur byzantinischen im Spiegel von Geschichtsschreibung
Mönchschronik,
und Geschichtsdeutung,
in Speculum Historiale.
Geschichte
München 1965, 188-197; e, del re-
sto, la stessa condizione di μοναχός non implica automaticamente un livello culturale uniforme: molti entravano, infatti, negli ordini monastici in etä matura ο avanzata. Sul tema cf. B. Bleckmann, Die Reichskrise schichtsschreibung,
des III. Jahrhunderts
in der Spätantiken
und byzantinischen
Ge-
München 1992, 6 - 9 , ad introduzione del suo studio su Giovanni Zonara.
Per quanto riguarda, dunque, l'indicazione di Giovanni come μοναχός nella subscriptio
del
Turonensis C 980, l'unico dato ricavabile dai frammenti έ, a mio parere, che la presunta condizione monastica di Giovanni non gioca alcun ruolo nella composizione della 'Ιστορία χρονική. Volendo escludere che si tratti di un'aggiunta arbitraria, nulla vieta di pensare che, come poi Teofane e Zonara, cosi pure Giovanni abbia abbracciato la vita monastica nella parte finale dell'esistenza, dopo la composizione della sua opera storica.
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
XVII
Un altro problema e rappresentato dall'origine antiochena di Giovanni. In realtä a giudicare dai frammenti, Giovanni scrive a Costantinopoli, che e il centra della sua ricostruzione storica a partire da Costantino; per il periodo precedente l'attenzione e focalizzata su Roma, in chiara sintonia storiografica. Giovanni ha una visione ecumenica della storia del Mediterraneo antico, che si protrae oltre la divisione politica deH'impero. Nel V secolo, ancora fino alla morte di Odoacre, Roma e Costantinopoli sono i due poli della sua riflessione9. Naturalmente, il legame di Giovanni a Costantinopoli non esclude la sua provenienza da Antiochia; anzi, e molto probabile, a mio parere, che Giovanni abbia ricevuto la sua formazione culturale in ambito siriaco10. Ma la 'Ιστορία χρονική e
9
Sull'interesse della storiografia d'Oriente alle vicende d'Occidente tra V e VII secolo cf. M.A. Wes, Das Ende des Kaisertums im Westen des römischen Reiches, s'Gravenhage 1967 e W.E. Kaegi, Jr., Byzantium and the Decline of Rome, Princeton 1968; inoltre, L. Cracco Ruggini, Pubblicistica e storiografia bizantine di fronte alla crisi dell'impero romano, «Athenaeum» 51, 1973, 146-183; Ead., Come Bisanzio vide la fine dell'impero di Occidente, in La fine dell'impero romano di Occidente, Roma 1978, 71-82. Significativo e l'interesse dello storico Olimpiodoro alle vicende d'Occidente fino al 425: cf. A. Baldini, Ricerche di tarda storiografia (da Olimpiodoro di Tebe), Bologna 2004. In partic. per Giovanni: U. Roberto, La libertä degli Armoricani e la storiografia deWOriente romano, in M. Rotili (a cura di), Societä multiculturali nei secoli V-IX. Scontri, convivenza, integrazione nel Mediterraneo occidentale, Napoli 2001,193-201.
10
II dato che, a mio parere, rende credibile l'ipotesi della sua formazione in ambito siriaco e soprattutto il grande interesse alia Chronographia di Malala, prodotto dell'ambiente antiocheno. Un altro aspetto da approfondire έ la sua ricostruzione storiografica degli eventi del V secolo d.C. Per quanto riguarda la prima metä del secolo, Giovanni mantiene una prospettiva ecumenica: le sorti di Occidente e Oriente appaiono ancora intrecciate; e grande rilievo e dato alle ricerca delle cause che p o r t a n o alia rovina dell'impero in Occidente: l'ostilitä tra Aezio e Valentiniano III, l'aggressivitä dei barbari nella prefettura gallica (barbari esterni, i Visigoti; barbari interni, gli Armoricani), l'intelligenza politica di Geiserico. Al contrario, anche se bisogna sempre tener presente che il testo e in frammenti, e possibile rilevare che le vicende del regno di Marciano (tanto importante nella prospettiva storica Orientale e bizantina) siano poco sviluppate; ed invece, tra gli eventi centrali del regno di Leone, e narrata la fine deU'unitä imperiale, che Giovanni descrive attraverso la sventurata sorte di Antemio. Solo a partire dal regno di Zenone, l'attenzione dell'Antiocheno si concentra sulle vicende d'Oriente. Si tratta, tuttavia, di una visione fortemente drammatica che ha i suoi punti di maggiore intensitä nella descrizione delle lotte di potere tra Zenone e l'aristocrazia isaurica, e nell'usurpazione di Illo e Leonzio, evento che vide Antiochia come centro del potere contrapposto a Costantinopoli. Questa visione culmina nel duro giudizio sul regno di Anastasio che, dopo u n inizio di grande moderazione, si volse al monofisismo, scatenando la rivolta di Vitaliano. Purtroppo n o n ci έ giunta l'opinione di Giovanni sul regno di Giustino. Ma e lecito pensare che dovesse trattarsi di u n giudizio favorevole, a giudicare dall'elogio di Giustino come vincitore del τύραννος Vitaliano (fr. 311,116-119). In conclusione e possibile ipotizzare che l'interpretazione fortemente negativa del periodo tra Zenone e Giustino, come pure l'importanza data al regno di Anastasio (segnato dalla svolta monofisita degli ultimi anni 512-518), siano caratteri dell'opera che r i m a n d a n o ad ambienti della storiografia (in lingua greca e siriaca) della Siria tra la fine del V e l'intero VI secolo; α ο έ a quei circoli letterari siro-palestinesi di cui giä parlava Krumbacher. Sui temi della storiografia di ambiente siriaco tra V e VI sec., cf. S. Ashbrook Harvey, Remembering Pain: Syriac Historiography and the Separation of the Churches, «Byzantion» 58, 1988, 295-308: i disa-
XVIII
Introduzione
stata scritta a Costantinopoli, tra la fine del VI secolo e la prima parte del regno di Eraclio. In essa l'Oriente, ed Antiochia, non svolgono un ruolo tale da lasciar pensare che Giovanni si trovi nella cittä al momento della stesura; e, soprattutto, che stia scrivendo per un pubblico antiocheno. Al contrario: la sua attenzione si concentra su Costantinopoli, e su quanto accade nella capitale. Egli si serve di fonti informate sugli eventi della cittä (come, ad esempio, le feste ο le ricorrenze religiose); e offre una quantitä di informazioni topografiche, evidentemente comprensibili anche ai suoi lettori11. Di particolare interesse, al riguardo, e l'ultimo frammento sull'arrivo di Eraclio e la morte di Foca, dove l'insistenza sui luoghi e sui tempi dell'azione lasciano pensare a ricordi personali, vividi nella memoria dell'autore e dei suoi lettori12.
stri narrati nella cronaca di Josua Stilita e le aspettative millenaristiche present! nei testi provenienti dalla regione sono espressione del grande disagio vissuto durante il regno di Anastasio; si tratta, a mio parere, di temi che probabilmente caratterizzavano anche altri ambienti culturali della Siria. Si pensi alia Χρονική επιτομή di Eustazio di Epifania, che scandiva la sua ricostruzione della storia universale chiudendo il primo libro con la presa di Troia, cioe il prologo alia fondazione di Roma con la fuga di Enea in Occidente; e il secondo libro con l'assedio di Amida da parte dei Persiani nel 502. Sulla temperie storiografica dell'etä di Anastasio: P.J. Alexander, The Oracle of Baalbek. The Tiburtine Sibyl in Greek Dress, Washington, D.C. 1967; e W. Brandes, Αναστάσιος ό δίκορος. Endzeitwartung und Kaiserkritik in Byzanz um 500 n. Chr., ByzZ 90, 1997, 24-63. 11 In un caso queste informazioni sono utili perfino per confermare la datazione dell'opera alla prima etä di Eraclio. Nel fr. 63 Giovanni ricorda che la parola τό νούμερον come nome per la prigione ha origine dal re Numa, che per primo fece costruire a Roma tale ediflcio. Questa etimologia di τό νούμερον per indicare il carcere e comprensibile solo per un autore che vive nell'etä di Eraclio, poiche questi trasformö in prigione i cosiddetti Νούμερα, un corpo di guardia fatto costruire a Costantinopoli dall'imperatore Costantino: cf. Script, orig. Constant. III 14: T ä Νούμερα καΐ τήν Χαλκήν ό Μέγας Κωνσταντίνος έκτισε· καΐ διά τό είναι αργά, έποίησεν αύτα φυλακήν ό 'Ηράκλειος, καΐ οί καθεξής. Cf. sulla questione Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 12-13 e n. 28: ripropone questa datazione all'etä d'Eraclio anche per l'analisi dei dati presenti in fr. 58. Sulla trasformazione dei Νούμερα in prigione nell'etä di Eraclio, oltre all'ulteriore menzione in Scriptores Orig. Constantin., I 144 Preger, cf. pure A. Banduri, Imperium Orientale sive antiquitates Constantinopolitanae, II, Venetiis 1729, 363; L. Brehier, Le monde byzantin. II: Les Institutions de l'impire byzantin, Paris 1949, 245; J.F. Haidon, Byzantine Praetorians, Bonn 1984, 256-265 e 524-527. L'attenzione all'etimologia del toponimo e perfettamente in sintonia con l'interesse alla topografia di Costantinopoli che caratterizza la 'Ιστορία χρονική. 12 Questa impressione ricava giä R. Spintier, De Phoca imperatore Romanorum, Diss., Jena 1905, 15, occupandosi di tali testi. Nota inoltre A. Cameron, Circus Factions. Blues and Greens at Rome and Byzantium, Oxford 1976, 284-285, che a differenza degli altri due resoconti di Teofane e del Chronicon Paschale, Giovanni ricostruisce la vicenda offrendo importanti notizie sulla partecipazione al conflitto delle fazioni popolari, dei Verdi e dei Blu. In base alle informazioni ricavabili in altri frammenti, Cameron conclude che, come Malala, cosi pure Giovanni era un ardent follower' delle fazioni circensi, cf. 298; e il suo interesse non e solo per Costantinopoli, ma anche per Roma, cf., ad. es., fr. 58; cf. pure P. Maas, Metrische Akklamationen der Byzantiner, ByzZ 21, 1912, 28-51, partic. 29-31. L'ipotesi che Giovanni sia originario di Antiochia non mi sembra in contraddizione con l'evidenza del suo soggiorno e della sua attivitä professionale e intellettuale a Costantinopoli, all'epoca della stesura della 'Ιστορία χρονική. Anzi, la sua
XIX
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
Abbondante e la quantitä di fonti utilizzate e citate nella Ιστορία χρονική. A prescindere dalle citazioni di seconda mano, mi pare evidente che Giovanni ha avuto la possibilitä di leggere molte di queste fonti in versione originale (ad es. Cassio Dione, Erodiano, Prisco di Panion, Malala); oppure di arricchire la lettura di una fonte con la verifica degli autori in essa citati. Cosi, ad es., per ricostruire le vicende della guerra di Troia Giovanni segue la versione di Malala, ma la contamina con notizie da Ditti Cretese, appunto l'autore citato da Malala come sua fonte; e vi aggiunge anche notizie da Omero e da Virgilio. Questa abbondanza di citazioni dirette lascia pensare che lo storico ebbe a sua disposizione un'importante biblioteca di Costantinopoli 13 . II livello stilistico della 'Ιστορία χρονική e in generale caratterizzato dal rispetto per le regole sintattico-morfologiche. Dal punto di vista lessicale, curata e la scelta dei vocaboli, che derivano dalla citazione dei piü importanti autori classici della storiografia (in particolare Erodoto e Tucidide), della poesia (Omero), della tragedia. Non mancano le citazioni di vocaboli ricercati, come mostra del resto l'abbondanza di lemmi che la Suda trae dalla 'Ιστορία χρονική. Questi caratteri dell'opera mostrano che tanto Giovanni, quanto il suo pubblico, appartenevano ad una fascia medio-alta della cultura costantinopolitana 14 . provenienza da ambito antiocheno ο siriaco, potrebbe spiegare l'interesse alia cronaca di Malala, e la sua volontä di rielaborare le grandi linee della Chronographia
spostando la prospettiva
storiografica su Costantinopoli. Ritengo, anzi, che in questo modo si possa accettare l'ipotesi di Krumbacher: pur scrivendo a Costantinopoli, Giovanni proviene da un ambito culturale antiocheno. Questo ambiente era, nell'epoca che va dall'etä di Giustiniano fino a Foca, fecondissimo dal punto di vista storiografico; conosciamo infatti, oltre a Malala, l'opera di Evagrio di Epifania e di Giovanni di Epifania, entrambi al servizio del patriarca Gregorio di Antiochia. L'attivitä del nostro Giovanni a Costantinopoli risente sicuramente di contatti con il «Kreis der syro-palästinischen Litteraten, die im 6. und 7. Jahrhundert in den Geschichtschreibung und Chronistik wie in der Rhetorik und Hagiographie mächtig hervortreten», secondo la tesi di Krumbacher. Non condivido le osservazioni di Moravcsik, Byzantinoturcica,
I, cit., 171-172; per
quanto riguarda R. Ciocan-Yvanescu, Sur le röle d'Antioche du point de vue iconomique,
sociale
et culturel au VIe siecle, «Byzantion» 39, 1969, 53-73, partic. 66: le sue considerazioni sul fatto che la vitalitä intellettuale di Antiochia έ dimostrata dall'attivitä storiografica di Giovanni Malala e di Giovanni di Antiochia, mi trovano d'accordo solo nel senso che il nostro Giovanni si e formato nell'ambiente antiocheno ο siriaco, prima di recarsi a Costantinopoli. 13
Sulla disponibilitä di fonti da parte di Giovanni cf. giä Zusi, L'etä mariano-sillana, realtä, nella maggior parte dei frammenti di Giovanni provenienti dagli Exc.
cit., 116. In Constantiniana,
molte citazioni di fonti sono state tagliate perche non ritenute importanti dall'excerptor. Al contrario, altre tradizioni che trasmettono frammenti giovannei hanno conservato questa tendenza alla citazione (anche di seconda mano, per fonti evidentemente non vedute), secondo un atteggiamento giä presente nella Chronographia 14
di Malala: cf. Jeffreys, Attitudes, cit., 220-222.
Per uno studio dei caratteri linguistici e lessicali dell'opera di Giovanni, condotto sugli Exc. Constantiniana,
cf. Sotiriadis, Zur Kritik des Johannes
von Antiocheia,
cit., partic. 3 8 - 4 7 e
55-67. La tesi di fondo del Sotiriadis έ quella di una unitä stilistico-lessicale della 'Ιστορία χρονική in tutte le sue parti. Questa tesi, tuttavia, non tiene conto di diversi fattori che rendono la questione piü complessa. Pur mantendosi costante nella sua attenzione alia morfologia e alla sintassi, il lessico di Giovanni cambia per influsso delle fonti che egli utilizza; in secondo luogo,
XX
Introduzione
Evidenti sono l'interesse e la precisione di Giovanni per le indicazioni relative alle istituzioni politiche, alle carriere militari e burocratiche, al diritto e al funzionamento dell'amministrazione statale tra l'etä di Roma repubblicana e l'impero di Costantinopoli. II lessico Suda ha conservato un buon gruppo di lemmi da Giovanni che riguardano le magistrature di Roma arcaica e repubblicana. Si tratta di testi che spiegano le antiche istituzioni romane, secondo interessi giuridico-antiquari che appaiono giä molto sviluppati all'epoca di Giustiniano, in particolare negli anni della composizione del De magistratibus di Giovanni Lido15. Ε ancora: Giovanni cita spesso autori latini, sfoggiando conoscenza dei classici; tra le sue fonti vi sono il Breviarium di Eutropio e le Res gestae di Ammiano Marcellino. Inoltre, frequente appare lo sforzo di tradurre per il suo pubblico di lingua greca i termini latini che si potevano incontrare nella lettura della sua opera. Tutti questi elementi consentono di affermare che Giovanni conobbe il latino (almeno in maniera scolastica). Ε lecito supporre che egli se ne servisse per la sua professione. Infatti, l'impostazione laica della sua visione storica; l'interesse costante alia politica, e alle forme tecniche della prassi politica; e ancora, la familiaritä con il latino e la cultura letteraria latina, consentono di supporre che Giovanni appartenesse ai ranghi della burocrazia imperiale; ο, quantomeno, svolgesse l'ufficio di segretario al servizio di un importante esponente dell'aristocrazia senatoria ο di corte16.
non possiamo escludere (anche per gli Exc. Constantiniana) l'intervento 'normalizzatore', ο le correzioni di excerptores e copisti; ed ancora, pensare ad unitä di lingua e di stile dell'opera significa dare per scontato che la 'Ιστορία χρονική venne pubblicata tutta intera e dopo una unitaria revisione dell'autore. Non abbiamo nessun indizio che confermi questa ipotesi. Gli evidenti problemi nelle diverse tradizioni dei frammenti lascerebbero pensare che la pubblicazione della 'Ιστορία χρονική, ο forse di gran parte di essa, abbia avuto un percorso assai piü problematico. Anzi, non b da escludere che l'opera, nella sua sezione finale, sia perfino rimasta in fase di redazione (cf. infra XLII-XLIV). Ancora sullo stile e sulla lingua di Giovanni: Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 121-122. 15 Sulla questione, cf. G. Zecchini, La storia romana nella Suda, in G. Zecchini (a cura di), II lessico Suda e la memoria delpassato a Bisanzio, Bari 1999, 75-88, partic. 76-77. 16 La conoscenza del latino a Costantinopoli nell'etä tra la fine del regno di Giustiniano e quello di Eraclio e ancora viva. Ne e una significativa testimonianza l'attivitä di Corippo, al tempo di Giustino II. Anche Teofilatto Simocatta mostra di conoscere ancora le sfumature del lessico politico latino: B. Baldwin, Theophylact's Knowledge of Latin, «Byzantion» 47, 1977, 357-361; e, dopo la sospensione dell'insegnamento universitario del latino nella capitale per volontä di Foca, nell'eta di Eraclio e di nuovo attestata a Costantinopoli la presenza di un professore di latino, Stefano di Alessandria; cf. sul tema, B. Baldwin, Virgil in Byzantium (1982), in Id., Studies on Late Roman and Byzantine History, Literature and Language, Amsterdam 1984, 445-451, partic. 90-91, che ricorda come, almeno nell'ambito della diplomazia, la lingua latina continuo ad essere utilizzata. Anche per questi dati έ lecito pensare che Giovanni abbia conosciuto, almeno a livello di base, il latino. Egli si pone come mediatore tra cultura latina e cultura greca, condividendo questo atteggiamento con altri intellettuali attivi nella burocrazia di Costantinopoli durante il VI secolo. Penso in particolare a Giovanni Lido. L'affinitä culturale tra i due autori e tanto nello sforzo di rimediare alia progressiva ignoranza del latino, spiegando le forme lessicali
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
XXI
2. Carattere e struttura dell'opera Complessa e la struttura storiografica della 'Ιστορία χρονική. In primo luogo, mi pare certamente condivisibile l'ipotesi di Krumbacher, secondo il quale la Chronographia di Giovanni Malala e uno dei modelli piü forti per la rappresentazione 'laica' della storia universale presente in Giovanni di Antiochia. Ε tuttavia, e evidente la volontä del nostro Giovanni di distinguersi dall'autore della Chronographia. Per scelta dei temi, per carattere storiografico, per selezione delle fonti utilizzate, per livello stilistico e lessicale, la 'Ιστορία χρονική e opera di significativa originalitä. Si tratta, certamente, di un opera che rientra nella tradizione della cronaca cristiana (secondo il modello di Africano-Eusebio, rinnovato da Malala); ma si sviluppa in forma 'dotta', prendendo a riferimento im-
provenienti da questa lingua (quella dei Romani, contrapposta a quella dei Greci); quanto nell'interesse profondo per le istituzioni, la religione, la cultura e le tradizioni dell'antica Roma. Ε evidente, a mio giudizio, che sia Giovanni di Antiochia, sia Giovanni Lido, appartengono alio stesso ambiente culturale (a distanza, certo, di alcuni decenni tra loro); e anche il loro pubblico e lo stesso, cio£ gli esponenti della burocrazia costantinopolitana. In generale, su Giovanni Lido e la cultura del suo tempo, cf. M. Maas, John Lydus and the Roman Past, London 1991; e M. Mazza, L'uso del passato: temi della politica in etä giustinianea, in E. Acquaro (a cura di), Alle soglie della classicitä. II Mediterraneo tra tradizione e innovazione, Studi in onore di S. Moscati, I, Pisa-Roma 1996, 307-329. Sulla difesa del latino cf. Β. Rochette, Justitien et la lingue latine, ByzZ 90, 1997, 413-415. Se Giovanni di Antiochia abbia utilizzato Giovanni Lido come fonte, e questione da approfondire in altra sede. In linea generale non esduderei questa possibilitä: se non ha fatto uso direttamente delle opere di Lido, Giovanni mostra in alcuni frammenti di conoscere la tradizione di questo autore, in particolare del De Magistratibus e del De Mensibus. Ε ancora per il rapporto con le fonti latine: a differenza di Malala, Giovanni mostra di aver controllato le sue citazioni da Virgilio. Si tratta, tuttavia, di una conoscenza di base, perche evidenti sono gli errori di interpretazione dell'Antiocheno, cf. Di Maio, The Antiochene Connection, cit., 166-168 e 173. Lo studioso ritiene che Giovanni abbia tradotto personalmente tanto il Breviarium di Eutropio, quanto le Res Gestae di Ammiano, commettendo errori poi ricopiati ancora da Giovanni Zonara nel XII secolo. La questione, anche per il rapporto Ammiano-Zonara tramite Giovanni di Antiochia, mi sembra da approfondire. Ritengo, in ogni caso, che lo sforzo di mediare il linguaggio tecnico derivato dal latino per il suo pubblico, attraverso etimologie e spiegazioni di parole, sia un ulteriore elemento per la datazione di Giovanni all'epoca di Eraclio. Questi sforzi, infatti, rendono evidente che il latino diventava sempre piü incomprensibile al pubblico di opere storiche come la 'Ιστορία χρονική. Sul problema del latino a Costantinopoli, nell'etä da Giustiniano ad Eraclio, cf. per un'introduzione, oltre ai lavori di L. Hahn (per cui, ad es., Zum Gebrauch der lateinischen Sprache in Konstantinopel, in Festgabe für M. von Schanz, Würzburg 1921, 173-183), G. Dagron, Aux origines de la civilisation byzantine: Langue de culture et langue d'ßtat, RH 241, 1969, 23-56; M. Gigante, II latino a Bisanzio (1976), Napoli 1981, 55-63; e per la progressiva sostituzione del latino con il greco nella burocrazia e nel diritto durante il VI secolo: M.T. Fögen, Diritto bizantino in lingua latina, «Index» 23, 1995, 251-259; e R. Nicosia, II praefectus Vigilum nella Nov. XIII di Giustiniano. Bilinguismo a Costantinopoli tra ideologia ed ermeneusi testuale, MediterrAnt 6, 2003, 469-510.
XXII
Introduzione
portanti modelli della storiografia classicheggiante 17 . Si possono individuare taluni caratteri che chiariscono il tenore elevato dell'opera di Giovanni. a) L'intervento personale di Giovanni nel testo e assai limitato. La presenza dell'autore si awerte molto piü sensibilmente attraverso la selezione e la contaminazione delle fonti, la rielaborazione stilistica, la scelta lessicale 18 . b) Come mostrano il gruppo degli Excerpta Constantiniana-Excerpta Planudea e il frammento del Codex Athous (le tradizioni piü attendibili della 'Ιστορία χρονική, sotto questo versante), lo stile e il lessico sono influenzati dai modelli classici. Giovanni utilizza espressioni ο parole che rievocano le sue letture degli storici (Erodoto e Tucidide in particolare), ma anche di Omero, dei tragici e di Piatone. Appare evidente dalla analisi di questi frammenti un buon livello di παιδεία; ed e lecito pensare che il pubblico della Ιστορία χρονική condividesse questa base culturale 19 . c) Nella contaminazione e nell'uso delle fonti uno dei criteri guida e l'accostamento di autori con posizioni storiografiche diverse, spesso antitetiche. Si
17
Sulla storiografia classicheggiante dopo Procopio e fino all'epoca di Giovanni cf. Whitby, Greek Historical
Writing, cit., 31-66. Sul modello tradizionale della cronaca cristiana cf. in generale:
A. Mosshammer, The Chronicle
of Eusebius
1979; e W. Adler, Time immemorial. from Julius Africanus
and Greek chronographic
tradition,
Lewisburg
Archaic history and its sources in Christian
Chronography
to George Syncellus, Washington 1989. Sul carattere 'dotto' della 'Ιστορία
χρονική, che pone Giovanni tra i piü illustri rappresentanti di un fdone della cronachistica seguito successivamente da Giorgio Sincello e da Giovanni Zonara, cf. E. Gerland, Die lagen der byzantinischen
Geschichtsschreibung,
Bleckmann, Die Reichskrise,
Grund-
«Byzantion» 8, 1933, 9 3 - 1 0 5 , partic. 96-105;
cit., 5-15. Sull'impostazione classicheggiante della 'Ιστορία χρονι-
κή, cf. Ciocan-Yvanescu, Sur le röle dAntioche,
cit., 66; e Zusi, L'etä mariano-sillana,
cit., 125.
In generale sul peso della tradizione classica nella storiografia bizantina cf.: E.V. Maltese, La storiografia,
in Lo spazio letterario
della Grecia antica, vol. II: la ricezione
e l'attualizzazione
del
testo, Roma 1995, 355-388, partic. 375-378: la 'Ιστορία χρονική, generalmente 'classificata come cronaca, e uno degli esempi piü significativi della difficoltä di chiudere nello spazio predefinito di una tipologia letteraria (cronaca, piuttosto che storiografia classicheggiante) le diverse espressioni della produzione storiografica a Costantinopoli. Da un punto di vista stilistico e storiografico, il confine tra storiografia classicheggiante e cronaca non e sempre di facile individuazione. 18
Cf. Zusi, L'etä mariano-sillana, Byzantine
Historiography,
cit., 120; e piü in generale R. Scott, The Classical
in Μ. Mullett-R. Scott (ed. by), Byzantium
Tradition
and Classical
in
Tradition,
Birmingham 1981, 61-74, partic. 63-64. 19
R.C. Blockley, The Fragmentary
Classicising Historians
of the Later Roman Empire I, Liverpool
1981, 8 6 - 9 4 , partic. 9 0 - 9 1 ; e H. Hunger, On the Imitation Literature,
(μίμησις) of Antiquity
in
Byzantine
DOP 23-24, 1969-1970, 17-38, partic. 2 6 - 2 8 e 3 0 - 3 2 per le scelte linguistiche; piü
in generale per alcuni aspetti della cultura del VII secolo a Costantinopoli, cf. R.J.H. Jenkins, The Hellenistic
Origins of Byzantine
Literature,
DOP 17, 1963, 37-52, partic. 4 1 - 4 2 . Sulla παι-
δεία degli scrittori di cronache, non diversa generalmente da quella degli storici classicheggianti', cf. R. Maisano, II problema
della forma
letteraria
78, 1985, 329-343, partic. 336-340; Maltese, Storiografia,
nei proemi
storiograflci
bizantini,
ByzZ
cit., 377-378: la stesura di un'opera
storica nello stile non 'colto' della cronaca e spesso da intendere come scelta culturale dell'autore, che vuole raggiungere cosi un pubblico piü vasto.
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
XXIII
tratta di una precisa scelta, realizzata per rispetto del criterio di oggettivitä e di imparzialitä; l'autore, lontano dagli eventi, intende dare al lettore una visione quanto piü vicina al vero. Laddove le versioni dei fatti ο i giudizi divergono significativamente, Giovanni sceglie di dare insieme le diverse fonti20. d) Forte appare l'interesse di Giovanni per le note di carattere geografico e, nel caso delle grandi cittä dell'impero, topografico. Si tratta di un interesse che lo porta spesso ad integrare in modo significativo le sue fonti21. e) L'impostazione laica e la riflessione politica che sta alia base della sua opera inducono Giovanni a trascurare le vicende relative alia storia del cristianesimo. Non manca una tensione religiosa che emerge nello sviluppo narrativo. Giovanni, ad es., e interessato alle profezie che anticipano giä in epoca remotissima l'awento di Cristo, ο affermano il dominio della Trinitä sul mondo visibile e invisibile; ma si tratta a mio parere di una piü generale tendenza a riferire ogni forma di interpretazione profetica e oracolare del corso della storia. Ε lo stesso atteggiamento che lo spinge, ad esempio, a citare i vaticini degli Etruschi sulla durata dell'impero romano. In generale, Giovanni evita espliciti giudizi in chiave cristiana; alio stesso modo, se si escludono taluni frammenti dell'epoca tra Tiberio e Nerone, la presenza di notizie sui cristiani e, dopo la svolta costantiniana, sulla storia ecclesiastica e insignificante. Ε possibile che anche questo carattere della 'Ιστορία χρονική sia da interpretare come scelta storiografica, secondo l'indirizzo degli storici classicheggianti22. f) L'impostazione storiografica dell'opera di Giovanni si fonda sulla continuity con i temi e i problemi della storiografia classica e 'classicheggiante' tardoantica. Basti solo pensare all'attenzione ai problemi politici dell'impero; soprattutto, al rapporto tra sudditi e potere centrale (con collegate polemiche sul carico fiscale, ο sul ruolo dei funzionari come intermediari dell'imperatore); e ancora, alia sua visione fortemente negativa dei barbari, che si concretizza nella ripresa dei topoi presenti in tutta la tradizione antica23. Occorre sottolineare che, per altri versi, Giovanni si allontana dai modelli classicheggianti. In particolare, per quanto riguarda la presenza di un lessico tecnico della politica, della burocrazia e dell'amministrazione civile e militare romana, egli tende a conservare e a spiegare i termini tecnici, secondo un atteg20 Cf. infra CLV-CLVII; e Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 121. 21 Cf. E. Patzig, Die Abhängigkeit des Jo. Antiochenus von Jo. Malalas, ByzZ 10, 1901, 40-53, 45. 22 Atteggiamento che non esclude, owiamente, l'appartenenza alia fede cristiana: cosi per Giovanni, come per Procopio ed Agazia prima di lui. Sulla questione, soprattutto dal punto di vista stilistico e letterario, cf. Av. & A. Cameron, Christianity and Tradition in the Historiography of the Late Empire, CQ 58, 1964, 316-328; Blockley, The Fragmentary Classicising Historians II, cit., partic. 86-89; M. Cesa, Tendenze della storiografia profana in lingua greca tra il IV e il VI secolo d.C., AUS 8, 1983-1984, 93-114, partic. 108-114. Per l'interesse di Giovanni alia concezione della storia nella cultura etrusca si cf. U. Roberto, Giovanni di Antiochia e un'interpretazione etrusca della storia, «Salesianum» 2005 (in stampa). 23 Blockley, The Fragmentary Classicising Historians, II, cit., partic. 91-93.
XXIV
Intro duzione
giamento ben evidente giä in Olimpiodoro di Tebe, in Socrate di Costantinopoli e, in parte, in Prisco di Panion. A giudicare dalle tradizioni soprawissute, e dai frammenti a nostra conoscenza (in particolare dai due lunghi frammenti contenuti nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812 e nel Vind. hist. gr. 99), la'Ιστορία χρονική doveva essere opera di considerevole estensione, articolata in molti libri e con una struttura storiografica complessa24. Ho tentato una ricostruzione della struttura dell'opera partendo dalle notizie contenute nella tradizione manoscritta; in particolare, il Parisinus gr. 1630 menziona un λόγος β' della αρχαιολογία e il Codex Athous 4932 = Iviron 812, riporta un λόγος δ' των ύπατων per intero; e la prima parte del λόγος ε' των υπάτων. La prima parte dell'opera, άρχαιολογία, appare dunque articolata su almeno due libri, che trattano della storia arcaica dell'umanita, attraverso un significativo sincronismo tra storia giudaica, storia greca e storia delle civiltä orientali (Assiri, Egizi, Persiani). Ε importante no tare che il primo libro si apre con Adamo, e giunge fino ad Abramo; il secondo procede da Abramo alia guerra di Troia. Si deve inoltre tener presente che, a differenza della struttura di Malala, le vicende di storia ebraica fino alia cattivitä babilonese vengono poste da Giovanni prima dei fatti di Troia25. 24 Che si tratti di un'opera di notevoli dimensioni pare confermato anche dalla quantity delle fonti utilizzate. Giovanni lesse alcune delle opere prese a riferimento in versione integrale, e ne realizzö delle epitomi: cosi sicuramente per l'opera di Cassio Dione, per Erodiano, per Prisco di Panion e Candido Isaurico. Si tratta di un lavoro di confronto diretto con le fonti che distingue l'Antiocheno dalla prassi di molti autori di cronache e Breviaria, interessati alia sintesi, e inclini piuttosto a servirsi di epitomi ο di citazioni indirette. Emblematico, al riguardo, e l'uso da parte di Giovanni del Breviarium di Eutropio; egli se ne serve come secca cornice da integrare costantemente con altre fonti. Le dimensioni considerevoli della 'Ιστορία χρονική spiegano la decisione di un anonimo lettore di realizzare, in un periodo tra VII e XII secolo, un riassunto dell'opera, donde furono tratti gli Excerpta Salmasiana II: cf. infra LXI-LXIV. Piü in generale sulla produzione e la circolazione di epitomi e συνόψεις, cf. Maisano, II problema della forma letteraria, cit., partic. 341-342. 25 Ε lecito pensare che, secondo la prassi della storiografia, pure l'opera di Giovanni si aprisse con un proemio. Purtroppo nulla ci έ giunto di questa parte dell'opera. Vi erano probabilmente citati gli autori piü utilizzati nella 'Ιστορία χρονική: ad es., Eutropio e Erodiano che, pur assai utilizzati, non sono mai espressamente menzionati nei frammenti. Piü problematico e il caso di Giovanni Malala. Apparentemente Malala non viene mai citato; ma difficoltä di interpretazione suscita la inscriptio che precede gli excerpta del Cod. Parisinus gr. 1630 (f. 234 r , 16-18): Από τής εκθέσεως 'Ιωάννου Αντιοχέως τής περί χρόνων και κτίσεως κόσμου πονηθείσης, ώς φησιν, άπό βίβλων Μωσέως, Αφρικανού, Εύσεβίου, Παππίου καΐ Διδύμου καϊ έτερων. Questi excerpta provengono da una sezione dell'opera di Giovanni che trascrive molto dai libri I-IV della Chronographia di Malala, e il testo della inscriptio mostra evidente corrispondenza con il proemio di Giovanni Malala (cf. p. 3,1-14 della edizione Thum). Date queste premesse, non e facile stabilire a) se si tratti di una inscriptio per la sezione di excerpta da Giovanni di Antiochia, posta dall'Excerptor del Parisinus, cosicche 'Ιωάννης Αντιοχεύς sarebbe da identificare con il nostro Giovanni (e la somiglianza con il proemio di Malala sarebbe dovuta all'uso della Chronographia come fonte per questa sezione della 'Ιστορία χρονική); ο invece, b) se il testo vada considerato non inscriptio, ma parafrasi, realizzata da Giovanni di Antiochia, del proemio di Giovanni Ma-
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
XXV
Ai due libri (almeno) della αρχαιολογία seguono, poi, le vicende della guerra di Troia e dei nostoi degli eroi greci, narrate attraverso la contaminazione di Malala con una delle sue fonti, Ditti Cretese. E, appunto sul modello della Chronographia di Malala, ho ipotizzato che pure nella 'Ιστορία χρονική si trovasse un libro esclusivamente dedicato a questi fatti. Nella ricostruzione dell'etä arcaica, infatti, la guerra di Troia (con le sue conseguenze) svolge un ruolo centrale poiche, attraverso la fuga di Enea, introduce alia fondazione di Roma. Sui libri della αρχαιολογία, attestati nella tradizione manoscritta, e sul libro delle vicende troiane si articola a mio giudizio la struttura della prima parte della 'Ιστορία χρονική. In corrispondenza della fondazione di Roma si presenta una svolta nell'assetto dell'opera. Ancora seguendo il modello di Malala, e lecito pensare che Giovanni Antiocheno abbia dedicato un libro alle vicende di Roma arcaica da Romolo a Tarquinio il Superbo. L'ordine degli excerpta nelle diverse tradizioni (conservato pure dalla tradizione dello Ps. Simeone, strettamente connesso a Giorgio Cedreno) dimostra che al racconto delle imprese dei re di Roma fino alla cacciata dei Tarquini faceva seguito in questo libro la narrazione delle gesta di Alessandro Magno in Oriente. Nello stesso contesto narrativo veniva dunque realizzato un significativo sincronismo storiografico tra le due personalitä che, nella visione di Giovanni, segnano la storia del mondo antico tra Occidente e Oriente, appunto Romolo e Alessandro. Ritengo, dunque, che la trattazione di storia romana si aprisse con un libro sulla fondazione di Roma, esteso da Romolo fino alla cacciata dei Tarquini e alla istituzione della repubblica (cioe del potere dei consoli); ad integrazione delle vicende di Occidente (che da questo momento fino al V secolo d.C. diviene lo spazio di riferimento della narrazione giovannea), l'Antiocheno inseri nella parte finale del libro una sintesi delle gesta di Alessandro Magno. Questa struttura per la quale ogni libro ha come centro della narrazione la storia di Roma, e si chiude con notizie sulle monarchic ellenistiche e sulTOriente, si ripete nei successivi cinque libri dei consoli26. La ricostruzione della strut-
lala, cosicche 'Ιωάννης Άντιοχεύς sarebbe da identificare con Giovanni Malala. Sulla questione cf. E. Jeffreys, The Transmission of Malalas' Chronicle, in E. Jeffreys-B. Croke-R. Scott (eds.), Studies in John Malabs, Sydney 1990, 245-268, partic. 251-252. In generale sulla struttura dei proemi nella storiografia bizantina, oltre al classico H. Lieberich, Studien zu den Proömien in der griechischen und byzantinischen Geschichtsschreibung, München 1900, cf. pure Maisano, II problema della forma letteraria, cit. 26 Ε forse, sostituendo la storia greca alla storia di Roma come centro della narrazione, έ possibile ritenere che questa struttura caratterizzi giä il libro sulla guerra di Troia. Infatti, nella successione narrativa degli excerpta giovannei a noi pervenuti, ai frammenti sulle vicende troiane fanno seguito vicende di storia persiana. Giovanni non sembra concedere molto spazio alla storia della Grecia classica. Al contrario, evidente e l'interesse per le monarchie ellenistiche. Sull'interesse per la storia greca ed ellenistica nella cronachistica bizantina cf. C. Mango, Discontinuity
XXVI
Introduzione
tura di questa parte dell'opera e stata resa possibile dalla fortunata scoperta, nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812, di un lungo frammento giovanneo contenente la parte finale del λόγος γ' των υπάτων (con notizie sulle monarchic ellenistiche); un λόγος δ' των ύπατων, cosi attestato dalla tradizione manoscritta, sul periodo di Mario e Silla (ancora con notizie sui regni ellenistici nella parte finale); e l'inizio di un λόγος ε' των ύπατων, anch'esso attestato dal manoscritto. Ε importante notare che l'inizio e la narrazione del λόγος δ' των ύπάτων corrispondono per struttura a quella del libro V del Breviarium di Eutropio; e ancora, l'inizio del λόγος ε' των ύπάτων di Giovanni corrisponde all'inizio del libro VI di Eutropio. Questo importante frammento dal codice atonita conferma la struttura dei λόγοι giovannei di storia repubblicana romana, che si puo ricostruire anche analizzando la sequenza narrativa degli Exc. Constantiniana e degli Exc. Planudea. I λόγοι των ύπάτων contenevano prevalentemente notizie sulla storia di Roma: la cornice eutropiana era da Giovanni arricchita (e sostanzialmente rimodellata) attraverso la contaminazione di molteplici tradizioni storiografiche; solo nella parte conclusiva l'Antiocheno aggiungeva un sunto degli eventi piü significativi nelle monarchic ellenistiche e in Oriente27. Attraverso i dati sulla struttura dei λόγοι δ'-ε' conservati nel Cod. Athous 4932 e possibile, a mio giudizio, ricostruire anche la struttura dei primi tre λόγοι α'-γ' των ύπάτων. Vi si ritrova, quindi, la corrispondenza tra Giovanni e i libri del Breviarium di Eutropio, per la storia romana; e l'alternanza tra storia romana e storia ellenistica ad analogia dei libri a noi noti. Ne consegue, secondo la mia ipotesi di ricostruzione, che il λόγος α' των ύπάτων si estende dai primi anni del consolato fino alia vicende della prima guerra punica, laddove termina il libro II di Eutropio. II λόγος β' των ύπάτων, dalla fine della prima guerra punica alia fine della seconda guerra punica, cioe alia fine del libro III di Eutropio; si noti che nell'ordine delle diverse serie di frammenti a noi giunti, alle vicende provenienti dal libro III di Eutropio seguono un gruppo di frammenti sulle monarchic ellenistiche, che dovevano trovarsi, secondo la mia ricostruzione, alia fine del libro. Ne consegue che l'alternanza 'storia di Roma/storia delle monarchic' viene confermata dalla sequenza dei frammenti. Ε infatti, dopo la sezione di storia ellenistica, il successivo excerptum costantiniano di storia romana, il fr. 133 su Lucio Emilio e Perseo, corrisponde ad un passo del libro IV di Eutropio e rappresenta pertanto, nella mia ricostruzione, il primo frammento del λόγος γ' των ύπάτων. Per quanto riguarda questo λόγος, l'ordine dei frammenti derivati dagli Exc. Constantiniana rispetta lo stesso schema: dopo un gruppo di brani di storia romana (fr. 133-142) seguono testi di storia ellenistica (fr. 143-145.1), fino al brandello sugli Attalidi e le vicende d'Oriente, che il framwith the Classical Past in Byzantium, in M. Mullett-R. Scott (ed. by), Byzantium and the Classical Tradition, Birmingham 1981, 48-57, partic. 53-55. 27 Cf. per la struttura dei λόγοι di storia repubblicana le riflessioni di F.R. Walton, Λ Neglected Historical Text, «Historia» 14, 1965, 236-251, partic. 237-238.
Personalitä dell'autore e carattere dell'opera
XXVII
mento del Codex Athous 4932 ci ha conservato come termine del λόγος γ' των υπάτων. Segue il λόγος δ' των ύπάτων per intero, che corrisponde alia cornice cronologica del libro V di Eutropio (riccamente contaminato da altre fonti) e presenta alia fine un breve compendio di storia ellenistica. Del λόγος ε' των ύπάτων abbiamo l'inizio, che corrisponde all'inizio del libro VI di Eutropio; e lecito pensare che, con analoga struttura, il λόγος ε' των ύπάτων comprendesse tutta la narrazione contenuta nel sesto libro di Eutropio, dunque fino alia morte di Cesare nel 44 a.C. Seguendo lo schema eutropiano ho pensato di chiudere il λόγος ε' των ύπάτων in corrispondenza del lungo frammento 150.1, sulle vicende fino alia morte di Cesare. Non e possibile essere certi della esatta collocazione dei frammenti relativi all'ascesa di Ottaviano; ma ho deciso di inserire questi testi nella piü generale sezione de Caesaribus (150-152), da una parte per la corrispondenza con il libro VII di Eutropio; e inoltre, per le notizie ricavabili, ad es., dal fr. 80.1, 10-13 ο 150.1, 4-6, nei quali Giovanni pone l'inizio della μοναρχία a Roma sotto Cesare e, appunto, Ottaviano 28 . Dopo il λόγος ε' των ύπάτων inizia la narrazione della βασιλεία a Roma. Purtroppo non e possibile ricostruire la struttura del testo per questa massa di frammenti. Forse la struttura eutropiana puo aver ancora costituito un modello. D'altra parte, mi pare evidente l'attenzione di Giovanni al valore simbolico del regno di Marco Aurelio e del suo successore, Commodo; considerando pure il suo intenso impiego di Erodiano, e lecito pensare che una cesura della narrazione della storia imperiale potesse essere rappresentata dalla morte dell'optimus princeps Marco e dall'awento al trono di suo figlio, il tiranno Commodo. Altra probabile cesura si deve ipotizzare per le vicende finali, relative alia conquista del potere da parte di Foca, al suo crudele dispotismo, al suo ultimo castigo ad opera di Eraclio. In mancanza di dati utili, tuttavia, ho preferito lasciare la questione sospesa, raggruppando l'intera massa di frammenti sotto un unico (e certo insoddisfacente) titolo di storia imperiale, de Caesaribus. Ne consegue che per la sezione iniziale della αρχαιολογία e per le vicende dalla guerra di Troia ai re di Roma, la Chronographia di Malala e il modello di riferimento per la struttura della 'Ιστορία χρονική. A partire dalle vicende di Roma repubblicana, Giovanni espande la narrazione, che in Malala si concentra in un unico λόγος των ύπάτων, e costituisce cinque λόγοι των ύπάτων, facendo uso del Breviarium di Eutropio come cornice per organizzare la narrazione. Malala ed Eutropio sono dunque le due fonti per comprendere la struttura cronologica dell'opera di Giovanni, almeno fino alia sezione di storia imperiale. Ricollegandosi alle forme tradizionali della cronaca universale cristiana, secondo la struttura elaborata giä da Giulio Africano per le sue Chronographiae, Giovanni interviene anche sulla struttura cronologica delle fonti a sua disposizione. In particolare, egli integra le datazioni consolari che scandiscono la nar-
28
Cf. infra fr. 151.
XXVIII
Introduzione
razione eutropiana con la tradizionale datazione greco-ellenistica delle Olimpiadi. E, soprattutto, accetta la visione di Africano che pone la creazione di Adamo come punto di inizio della storia. Attraverso Malala, e altre fonti a noi ignote, la parte iniziale dell'opera preserva pure il sincronismo tra la storia biblica e la storia greca prima della guerra di Troia; ma, probabilmente a conferma del carattere laico della 'Ιστορία χρονική, non si trova traccia nei frammenti giovannei di una complessiva riflessione sullo sviluppo dei tempi dalla creazione alia παρουσία del Cristo, secondo i moduli consueti della cronachistica cristiana e bizantina 29 . Quando sulla storia biblica si innesta la storia greca (che per Giovanni trova un inizio 'scientificamente' verificabile con la guerra di Troia) la Ιστορία χρονική si allinea sul modello della storiografia universale e della cronografia ellenistiche. Nell'opera, infatti, e presente lo schema consueto della storia universale ellenistica (rielaborato dalla cronachistica cristiana) della translatio imperii, anche se con una significativa Variante. Giovanni, infatti, spezza la tradizionale successione delle monarchic, introducendo, dopo la narrazione della guerra di Troia (che chiude la αρχαιολογία), la storia della repubblica romana. Si tratta di una Variante storiograficamente fondamentale: a mio giudizio, i cinque λόγοι των ύπατων celebrano la ελευθερία della repubblica e la sua potenza, che su questa libertä si fonda; e descrivono un modello politico e storico che Giovanni presenta come scelta di buon governo per Eraclio, e il suo entourage, dopo le vicende della tirannia di Foca 30 . Ε d'altra parte, e opportuno sottolineare la scelta, molto originale per una cronaca, di considerare la storia romana repubblicana come una delle fasi fondamentali della storia del mondo antico. Giovanni di Antiochia, infatti, si contrappone con questa sua originale visione alia tradizio-
29
Sul computo cronologico nella 'Ιστορία χρονική cf. Haupt, Über die Herkunft,
cit., 39-40. cf., ad
es., fr. 138 e 141. Per alcuni problemi nella cronologia dei primi anni della repubblica in Giovanni, cf. M. Capozza, Giovanni
Antiocheno
frgg.
«Historia» 26, 1977,
44, 47, 61 Müller,
385-414. In generale sui problemi di cronologia e di sistemazione dei materiali nella composizione di una storia universale in ambito ellenistico cf. K. Clarke, Universal Perspective in Ch. Shuttleworth Kraus (ed. by), The Limits
riography,
in Histo-
Leiden-Bo-
of Historiography,
ston-Köln 1999, 249-279. Per la nuova visione del tempo in chiave cristiana: S. Mazzarino, II pensiero
storico classico, III, Roma-Bari 1990 2 , 412-461; in particolare per la visione del tempo
in Giulio Africano: O. Andrei, La formazione
di un modulo storiografico
ne cosmico alle Chronographiae di Giulio Africano, rale: M. Wallraff, Protologie christlicher
Universalgeschichte,
phie und Theologie, 30
und Eschatologie
cristiana:
dall'esamero-
«Aevum» 69, 1995, 147-170: e piü in gene-
als Horizonte
der Kirchengeschichte?
in W. Kinzig-V. Leppin-G. Wartenberg (hrsg. v.),
Das
Erbe
Historiogra-
Leipzig 2004, 153-167.
Sull'importanza storiografica e politica dei λόγοι των υπάτων per approfondire l'identitä, la datazione e gli interessi dell'Antiocheno, cf. G. Greatrex, The Classical Historians,
in L. Hardwick-S. Ireland (ed. by), The Reception
past
in
Classicising
of Classical Texts and Images, The
Open University 1996, 40-56, partic. 44-45; Roberto, L'immagine
di Roma
repubblicana,
cit.
Importanti spunti di ricerca, ad es. sul rapporto tra δήμος e istituzioni nel pensiero di Giovanni, in Capozza, Giovanni Antiocheno,
cit., 393 n. 46.
XXIX
Personality dell'autore e carattere dell'opera
ne della cronachistica cristiana, che da Giulio Africano ad Eusebio, attraverso gli autori di V secolo, confluisce nella Chronographia di Malala. Per questo filone storiografico la storia della repubblica e piuttosto marginale. In Africano, e soprattutto in Eusebio, non mancano notizie sulle piü significative vicende dalla caduta dei Tarquini a Cesare. Ma, anche per owie ragioni di struttura narrativa, non si trova in questi autori un'esposizione organica e storiograficamente orientata come quella realizzata da Giovanni di Antiochia. Nel concedere tanta importanza alia storia della repubblica romana, FAntiocheno compie dunque una precisa scelta, che lo distingue dal modello della Chronographia di Malala; e dallo schema storiografico che ancora pochi anni dopo venne ripreso a Costantinopoli, nella cerchia del patriarca Sergio, dall'autore del Chronicon Paschale31. In conclusione: la 'Ιστορία χρονική e opera che conferma come il tentativo di chiudere in definizioni preconcette le diverse espressioni della produzione storiografica bizantina sia impresa di infeconda semplificazione. Storia e Cronaca: nessuna tra queste due forme di scrivere storia e idonea a spiegare la complessa ricostruzione della storia universale realizzata da Giovanni di Antiochia. La 'Ιστορία χρονική e lavoro originale e di grande significato culturale. Attraverso lo studio dei frammenti e possibile cogliere l'eco dei grandi problemi che attraversano la cultura nelTOriente romano, durante il suo passaggio dall'epoca tardoantica a quella bizantina; in particolare durante i decenni che scorrono dalla morte di Giustiniano alia morte di Foca e all'awento di Eraclio (565-610). Siamo alia fine del mondo antico, al crepuscolo dell'unita mediterranea. Come altri suoi contemporanei, Giovanni e uomo e intellettuale che sente intensa-
31
Sulla scelta di Malala (e della tradizione che deriva dalla Chronographia) repubblicana romana cf. R. Scott, Malalas'
di ignorare la storia
View of the Classical Past, in G. Clarke (ed. by),
Reading the Past in Late Antiquity, Sydney 1990, 147-167. Su Malala modello per il Paschale
Chronicon
cf. Jeffreys, Attitudes, cit., 229-230: il giudizio della studiosa, che vede una analoga di-
pendenza della 'Ιστορία χρονική dalla Chronographia
di Malala, έ a mio parere da problematiz-
zare appunto ragionando sul maggiore spazio offerto alia storia repubblicana nella visione storiografica e politica di Giovanni. Sulla questione cf. pure Whitby, Greek Historical
Writing, cit.,
6 2 - 6 5 . Piü in generale sulla riflessione politica nelle cronache bizantine, cf. (in chiave molto semplificata) J. Irmscher, Die Monarchie in Actes du Colloque
International
im Geschichtsbild
der byzantinischen
sur l'idäologie monarchique
Chronographie,
dans l'Antiquiti,
Cracovie-Mo-
gilany, 2 5 - 2 6 octobre 1977, Warszawza-Kraköw 1980, 143-149. Enorme έ la differenza tra la 'Ιστορία χρονική e il Chronicon
Paschale, nonostante i pochi anni che separano Giovanni dall'a-
nonimo. Si tratta infatti di opere che appartengono a due diverse stagioni culturali del VII secolo: Giovanni έ ancora fortemente rivolto al mondo antico; il Chronicon
Paschale,
invece, si in-
tende nel piü generale contesto di trasformazioni dell'etä di Eraclio. Sulla questione cf. Av. Cameron, Byzantium
and the Past in the Seventh
Century:
the Search for Redefinition,
Fontaine-J.N. Hillgarth (ed. by), The Seventh Century: Change and Continuity,
in J.
London 1992,
250-276, partic. 259-260. Si vd. per un'introduzione di carattere storico all'etä di Eraclio: la raccolta di saggi in G.J. Reinink-B.H. Stolte, The Reign ofHeraclius frontation,
(610-641):
Crisis and
Leuven-Paris-Dudley, MA 2002; e la monografla di W.E. Kaegi, Heraclius:
of Byzantium,
Cambridge, MA 2003.
Con-
emperor
XXX
Introduzione
mente le trasformazioni del suo tempo; e si ripiega a riflettere sulla storia del mondo mediterraneo. La sua opera rispecchia le angosce e le attese che accompagnano questa transizione32.
32
La necessity di studiare Giovanni come testimone del passaggio epocale di VII secolo, tra Tarda antichitä e Bisanzio, e chiara a tutti coloro che, da Müller (FHGIV
535) a Th. Mommsen in poi,
hanno approfondito lo studio della 'Ιστορία χρονική. Come pure nitida έ la percezione dell'importanza di Giovanni per la storia della cultura: cf. giä W. Härtel, Eutropius
und Paulus
Diaco-
nus, SAAW, Phil.-hist. Classe 71, 1872, 227-310, partic. 234: «Es ist die Chronik des Johannes von Antiochia, die in der späteren griechischen Literatur einen ähnlichen Platz einnimmt wie Livius in der lateinischen; das Epitomiren des Werkes und wieder der Epitomen desselben einer- und das Fortsetzen andrerseits ist die Geschichtsschreibung dieser Epoche; und eines der wichtigsten Glieder in dieser Kette ist Johannes von Antiochia». Sulla questione cf. pure Gerland, Die Grundlagen,
cit., 100-105. Piü in generale, sulla temperie culturale in cui vive e la-
vora Giovanni si cf. Av. Cameron, Images of Authority:
Elites and Icons in Late
Sixth-Century
«Past&Present» 84, 1979, 3-35. II pensiero storico di Giovanni rispecchia esatta-
Byzantium,
mente le trasformazioni di valori in atto alia fine del VI secolo. In particolare, per un approfondimento sul versante culturale e spirituale, rinvio pure ai saggi di P. Lamma, Oriente e te nell'opera
storica
di Agazia,
in Id., Oriente e Occidente
90-131; D. Brodka, Die Geschichtsphilosophie Prokopios
von Kaisareia,
Agathias
in der spätantiken
von Myrina und Theophylaktos
e, piü in generale, S. Mazzarino, L'era costantiniana' gno, in II passaggio
dal Mondo antico al Medioevo
Historiographie. Simokattes,
Occiden-
Padova 1968,
nell'alto Medioevo,
Studien
zu
Frankfurt 2004;
e la 'prospettiva storica' dt Gregorio
Ma-
da Teodosio α San Gregorio Magno, Atti dei
Convegni Lincei 45, Roma 1980, 9 - 2 8 : in un'epoca che segna la fine del mondo antico Giovanni condivide la sensibilitä di personaggi come Agazia e Gregorio per i molti problemi che caratterizzano la transizione dal tardoantico ad una nuova epoca.
II. La trasmissione della 'Ιστορία χρονική La 'Ιστορία χρονική di Giovanni di Antiochia e giunta a nostra conoscenza in via indiretta, attraverso diverse tradizioni di excerpta ο di frammenti. Nel complesso all'interno dell'intera tradizione giovannea e possibile distinguere due grandi gruppi: a) excerpta della 'Ιστορία χρονική attribuiti nella tradizione manoscritta a Giovanni Antiocheno: Excerpta Constantiniana (e corrispondenti lemmi della Suda), Excerpta Salmasiana II, excerpta dal Cod. Parisinus gr. 1630; un frammento della raccolta dei Patria Constantinopolitana. b) excerpta e frammenti attribuiti alla 'Ιστορία χρονική per analogia con gli excerpta sicuramente giovannei del primo gruppo. Di seguito saranno descritte in primo luogo le tradizioni di excerpta ο frammenti sicuramente attribuiti alla 'Ιστορία χρονική. Si tratta, con qualche eccezione, dei testi raccolti da C. Müller per la sua edizione dei FHG IV. Seguiranno i numerosi testi che, sulla base del primo gruppo di frammenti certamente giovannei, gli studiosi, dopo Müller, hanno attribuito a Giovanni di Antiochia 1 . 1. Excerpta
Constantiniana
1.1 La tradizione manoscritta I volumi degli Excerpta Constantiniana de virtutibus et vitiis, de insidiis, de legationibus, realizzati a Costantinopoli a metä del X secolo sotto la supervisione di Costantino VII Porfirogenito, contengono la parte piü numerosa dei frammenti sicuramente attribuibili alla 'Ιστορία χρονική di Giovanni Antiocheno. In particolare: a) 75 Excerpta de virtutibus et vitiis sotto il titolo: έκ της'Ιστορίας'Ιωάννου Άντιοχέως χρονικής άπό Αδάμ. Si tratta di excerpta che coprono quasi tutta l'estensione dell'opera, partendo dall'interpretazione in chiave evemeristica delle fatiche di Ercole (fr. 6.2, 30-38) fino all'epoca del tiranno Foca (fr. 320). — Unico testimone di questa tradizione e il Cod. Turonensis C 980 (= T), membranaceo, 360-270 mm. (superficie scritta 270 χ 190 mm.), minuscola, XI sec. A margine vi sono numerose annotazioni. Consta di 333 fogli + 2 pagine iniziali (= 666 + 2 pp.) aggiunte da Duboz (e stato tuttavia calcolato dal Büttner-Wobst che originariamente il codice contava 337 fogli + 58 pagine (= 678 + 58 = 736 pp.). Ogni pagina contiene 32 righe. A partire dal f. 106r l'ordine dei fogli e interrotto: ne deriva una confusa sequenza degli excerpta dei diversi
1
Di seguito s o n o utilizzate le seguenti abbreviazioni: Exc. Constant. EV = Excerpta Romanorum
de virtutibus
et vitiis; EI = Excerpta
= Excerpta
de insidiis; ELR = Excerpta
ad Gentes; Exc. Salm. I-II = Excerpta Salmasiana
I-II; EPl = Excerpta
Constantiniana-, de
legationibus Planudea.
XXXII
Introduzione
autori. II codice contiene unicamente la prima parte degli EV tratti dai seguenti storici dell'antichitä: Giuseppe Flavio (ff. 4 r -64 v ); Giorgio Monaco (ff. 65 r -81 v ); Giovanni Malala (ff. 81v-85r); Giovanni di Antiochia (ff. 85 r -102 v , inscriptio: έκ της'Ιστορίας Ιωάννου Άντιοχέως χρονικής άτιό Αδάμ, subscriptio: Τέλος ιστορίας 'Ιωάννου μονάχου); Diodoro Siculo (ff. 103r-105r; 208r-223v; 324r-331v; 176r-183v; 277r-284v; 245r-252v; 261r-268v); Nicoiao Damasceno (ff. 224 r -229 r , senza inscriptio perche il codice e in questa sezione mutilo); Erodoto (ff. 164 r 167v; 184r-190v); Marcellino, εις τον Θουκυδίδου βίον (ff. 190ν-191ν; 230r); Tucidide (ff. 230 r -235 r ); Senofonte, Cyropaedia (ff. 235v-244v; di seguito il codice e di nuovo mutilo: manca la subscriptio, tutta la sezione di Arriano, che era contenuta nel volume secondo l'introduzione, e la inscriptio di Dionigi di Alicarnasso); Dionigi di Alicarnasso (ff. 253r-257v); Polibio (ff. 257v-260v; 106r-121v; 316r-323v; 300r-315v; 293r-299v; 269r-273r); Appiano (ff. 273r-276v; 285 r -288 r ); Cassio Dione (ff. 122r-153v; 288v-292v; 168r-175v; 192r-207v; 145; 150; 151; 149; 147; 152; 153; 146; 122r-124v; 148; 125r-128v; 131r-133v; 129; 130; 134r-144v; 332r-334v, mutilo nella sezione finale). II codice e scritto da una sola mano. Si riconoscono, tuttavia, altre cinque mani piü recenti che intervengono con talune correzioni nelle sezioni di Giuseppe, Giorgio Monaco, Tucidide, Polibio, Diodoro. Una sesta mano, che utilizza inchiostro verde scuro, corregge sei passi in Diodoro. Assai numerose sono le annotazioni a margine. Questi sono i piü significativi caratteri paleografici del testo: il codice e scritto accuratamente per tredici pagine; poi il copista comincia a mostrare qualche negligenza. In particolare: non sempre appaiono corretti, ο indicati, spiriti e accenti; iota sottoscritto e talora indicato, talora omesso; vi e uno scambio nelle vocali e nei dittonghi foneticamente analoghi (ad es., per iotacismo ει per η, ι, οι; η per ι, ει, οι; ι per η, ει, οι; e ancora: ο per ω; ε per αι; η per ε e αι; ecc.); l'uso del ν efelcistico e molto irregolare; non si indica il raddoppiamento delle liquide; anche l'interpunzione appare piuttosto confusa, talora arbitraria; il copista, inoltre, unisce ο separa parole che non comprende (ad es., sempre: τό σοϋτοσ, το σοϋτον, ecc., δι' ö, δι' δτι, ecc.; e talora assimila la terminazione della parola che segue a quella precedente; Büttner-Wobst, che indica taluni esempi, parla al riguardo di socordia legendi, XXVI-XXVII)2. Ii manoscritto venne acquistato a Cipro, tramite un mercante marsigliese, da N. Peiresc alia fine del 1627. Per questa ragione era in passato conosciuto come Cod. Peirescianus. Dopo esser passato nelle mani del Puteanus e del Sal-
2
Per una piü accurata descrizione del codice, e dei suoi problemi, rimando ai numerosi studi sul manoscritto. In particolare, alia descrizione in H. Omont, Catalogue des manuscrits grecs des Ddpartements, Paris 1886, 63-64; e a Th. Büttner-Wobst, Der Codex Peirescianus. Ein Beitrag zur Kenntnis der Excerpte des Konstantinos Porphyrogennetos, «Berichte über die Verhandlungen der königl. Sächs. Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig» (phil.-hist. Kl.), 45, 1893, 261-352; cf., inoltre, Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 165-173.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XXXIII
masius, finalmente Valesius ne euro la pubblicazione a Parigi nel marzo del 1634; oltre al testo degli excerpta, egli aggiunse una traduzione latina e un breve commento. Per quanta posso rieavare dalle mie ricerche, questa pubblicazione del Valesius rappresenta l'inizio dell'interesse e degli studi su Giovanni Antiocheno in etä moderna 3 . Per l'edizione moderna di riferimento si veda: Excerpta de virtutibus et vitiis, ed. Th. Büttner-Wobst, Berlin 1906, cf. 1 6 4 - 2 0 6 per gli excerpta giovannei. b) 110 Excerpta de insidiis sotto il titolo έκ της 'Ιστορίας 'Ιωάννου Άντιοχέως presenti nel Cod. Scorialensis Ω I 11, ff. 107 r -154 v (XVI sec.) e nel Cod. Parisinus gr. 1666, ff. 9 7 r - 1 4 6 r (XVI sec.). Si tratta di excerpta che vanno dal regno di Davide (fr. 33) fino alia morte di Foca nel Cod. Scorialensis Ω I 11 (fr. 321); ma solo fino al regno di Zenone (fr. 306, 63) nel mutilo Parisinus gr. 1666.
ΕΙ
— Cod. Scorialensis Ω I 11 (= S), giä I Ζ 2/1 Κ 3, cartaceo, ff. IX + 353 (+ 175a; - 2 1 3 ) , 3 5 4 - 2 3 5 mm. (superficie scritta 240 x 140 mm.), righe 31 (ff. 1-196; ff. 3 2 6 - 3 5 3 righe 30), metä del XVI secolo (ff. l r - 7 2 v , data: 12 marzo 1543). Ii codice contiene: Eliano, Varia Historia (ff. l r - 6 7 v ) ; excerpta di Eraclide Lembo dalla Politica di Aristotele (ff. 67 v -72 v ); Excerpta Constantiniana de insidiis (ff. 74 r -196 v ), in particolare: da Nicolao Damasceno (ff. 74 r -105 r ); dalla 'Ιστορία di Giovanni di Antiochia (ff. 107 r -154 v , inscriptio·. περι επιβουλών κατά
s
3
In realtä sporadiche notizie su Giovanni di Antiochia sono giä presenti in alcuni passi del Salmasius, Historiae
Augustae Scriptores
VI, Paris 1620, 51, 89, 135, 291, 360, 463 e 482; e Id.,
in Caii Iulii Solini Polyhistora:
Plinianae
Exercitationes,
veteribus
libris emendatus
item Caii Iulii Solini Polyhistor
ex
(1629), Traiecti ad Rhen. 1689, partic. 100, 407, 634, 637, 647, 111,
872. Per la storia del manoscritto dal suo acquisto a Cipro, al suo arrivo a Tours nel maggio del 1716, fino alia sua ultima destinazione, la Biblioteca municipale di Tours, negli anni della rivoluzione, cf. la praefatio virtutibus,
di Th. Büttner-Wobst alia sua edizione degli Excerpta
I X - X X e X X V I I - X X I X ; e Sotiroudis, Untersuchungen,
Constantiniana
de
cit., 169-171. II Salmasius
realizzö una trascrizione di alcuni passi del Turonensis, oggi conservati nel manoscritto Paris, gr. 2250. Tra questi estratti non vi sono testi da Giovanni di Antiochia, cf. Th. Büttner-Wobst, Die Bearbeitung
der Excerpta
περι αρετής καΐ κακίας durch Salmasius,
Per la pubblicazione dei frammenti nel 1634 cf. H. Valesius, Polybii, Damasceni,
Dionysii Halicar., Appiani Alexand.,
ctaneis
Constantini
Latine
vertit,
Augusti Porphyrogenetae.
notisque
illustravit.
ByzZ 14, 1905, 756-793. Diodori
Dionis et Joannis Antiocheni Heinricus
Siculi,
excerpta
Valesius nunc primum
Nicolai
ex Colle-
Graece
edidit,
Parisiis 1634. Traendo spunto da una nota del Valesius,
Büttner-Wobst dimostra che gli EV vennero usati pure dall'autore del Lessico della Suda-, e che la Suda ebbe a disposizione un manoscritto owiamente piü antico del Turonensis C 980. Per questa ragione, i lemmi della Suda trascritti dagli EV sono da considerare come tradizione parallela al Turonensis C 980, in alcuni casi piü accurata e capace di rimediare a luoghi corrotti in T, cf. praefatio,
X X I X - X X X V I I I . Sui problemi di datazione del Turonensis cf. Sotiroudis,
Untersuchungen,
cit., 169, che, insieme a Büttner-Wobst e a Omont, ritiene il manoscritto del
secolo XI; per una datazione al X secolo, cf. giä J. Wollenberg, Excerpta librum Peirescianum
e Joanne Antiocheno
ad
a se excussum emend., Programme du coll. royal, fran^., Berlin 1861, 2 e J.
Irigoin, Pour une Hude des centres de copie byzantins, «Scriptorium» 13, 1959, 177-181; e da respingere l'ipotesi di J.M. Moore, The Manuscript
Tradition
che considera il Turonensis come codice autografo degli EV.
of Polybius,
Cambridge 1965, 130,
XXXIV
Introduzione
βασιλέων γεγονυιών, a margine: έκ της 'Ιστορίας 'Ιωάννου Άντιοχέως. Manca la subscriptio, e l'inizio della sezione successiva e mutilo); da Giovanni Malala (ff. 155r-168v, subscriptio: τέλος της 'Ιστορίας 'Ιωάννου τοϋ έπικλήν Μαλέλα· περί έπιβουλών); da Giorgio Monaco (ff. 169r-175v); da Diodoro Siculo (ff. 176r—187v); da Dionigi di Alicarnasso (ff. 188r-188v, 15 e 190v, 7-196 v ); da Polibio (ff. 188v, 15-190v, 7). Altre opere contenute: Strategica di Polieno (ff. 198 r 324 v ); Constitutio
militaris XIX de navali proelio dell'imperatore Leone VI (ff.
326 r -334 r ); Geographica Informatio di Agatamero (ff. 334v-337v); Anonymi ratio geographiae in sphaera intelligendae (ff. 337 v -340 v ); Anonymi Geographia Compendiaria (ff. 341 r -348 r ); S. Justini Philosophi confutatio quorundam Ari-
stotelis dogmatum (ff. 349r-353v). I fogli 73r, 106r, 197r, 286r, 325r, 105v, 348v sono vuoti. II manoscritto fu commissionato dall'umanista e aristocratico spagnolo Diego Hurtade de Mendoza (1503-1575) per la sua ricca biblioteca, donata alia morte alla biblioteca reale dell'Escorial. II manoscritto fu copiato da mani diverse a Venezia nel 1543 da un codice che circolava allora in cittä. Sono individuabili almeno cinque diversi copisti (tre dei quali sicuramente al servizio di Mendoza negli anni 1542-1543): Andronico Nukkios di Corfu (ff. l r -72 v data: 12 marzo 1543); Nicoiao Murmuris (ff. 74 r -105 r , al servizio di Mendoza dal 1541 al 1543); Giovanni Mauromates (ff. 107r-196v, a Venezia al servizio di Mendoza dal 26 gennaio 1542 a tutto il 1543); Pietro Karnabakas (ff. 198r-324v); segue la mano di un copista non identificato (ff. 326r-353v). Gli excerpta giovannei vennero dunque copiati dal manoscritto originale ad opera di Giovanni Mauromates. Pur essendo di maggiore importanza rispetto al mutilo Paris, gr. 1666, il manoscritto Scorialensis presenta un testo di qualitä deteriore: vi compaiono infatti lacune ed errori con frequenza maggiore rispetto al Parisinus; lo iota sottoscritto e generalmente indicato; a margine, in inchiostro rosso, sono contenute annotazioni che si riferiscono, per lo piü, ai personaggi di cui si parla nel testo. Una seconda (S2) e una terza mano (S3, piü tarda, XVII sec.) hanno apportato correzioni ο integrazioni a margine. La piü antica delle due mani e da identificare con quella dell'umanista Arlenius Peraxylus (ca. 1510-1574), bibliotecario del Mendoza e probabile supervisore della copiatura del codice4.
4
Per una piü accurata descrizione dello Scorialensis cf. G. de Andres, Catälogo de los codices griegos de la Real Biblioteca de El Escorial, III, Codices 421-649, Madrid 1967, 131-133; C. de Boor, Excerpta de insidiis, Berlin 1905, V-XII; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 174-178. Per il confronto tra gli excerpta giovannei nei due manoscritti: de Boor, Excerpta de insidiis, cit., nella Praefatio, XIII-XV; e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 181-184. Un terzo manoscritto degli EI era il Berolinensis gr. 382, perduto durante la seconda guerra mondiale. Si trattava in realtä di una copia dei fogli 148'-168 v dello Scorialensis, commissionata da Th. Mommsen a I. Geppert per la preparazione di un suo lavoro in «Hermes» 1872: cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 173 n. 34: il manoscritto autografo di Geppert potrebbe trovarsi nella Biblioteca Universitaria di Cracovia. Piü in generale su Diego Hurtade de Mendoza e la donazione della sua biblioteca a
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XXXV
— Cod. Parisinus gr. 1666 (= P), giä Fontebl.-Reg. 2540, cartaceo., ff. III + 146 (148), 289-213 mm. (superficie scritta 210-143 mm.; ff. 97 r -146 r scritto 225-128 mm.), 34 righe (ff. 97 r -146 r , 30 righe), XV-XVI sec. II codice contiene solo Excerpta Constantiniana de insidiis: da Diodoro Siculo (ff. l r -96 v ); da Giovanni di Antiochia (ff. 97r-146r; inscriptio·. περί έπιβουλών κατά βασιλέων γεγονυιών, manca l'attribuzione all'autore; il testo si interrompe mutilo dopo le parole ύπομιμνήσκων αύτόν, dunque in corrispondenza di fr. 306,63 = EI 98, p. 138,21 dB.). Ii codice e diviso in due parti, scritte da due mani diverse. La sezione di excerpta da Diodoro presenta caratteri paleografici del XIV secolo. La sezione giovannea proviene da un accurato copista del XVI secolo. Lo iota sottoscritto e omesso5. In generale, per la parte relativa a Giovanni di Antiochia, i due codici mostrano spesso gli stessi errori, le stesse lacune ο le stesse omissioni. Ma si tratta di due testimoni autonomi, anche se appartenenti alia stessa famiglia. Il Parisinus e piü corretto, sebbene piü lacunoso e alia fine mutilo; lo Scorialensis Integra questa parte mancante e si presenta in linea generale piü completo; un importante miglioramento del testo e pure da attribuire alle correzioni apportate da Arlenius Peraxylus (S2). I due manoscritti discendono con ogni probabilitä da uno stesso testimone della tradizione degli Excerpta de insidiis. Questo testimone potrebbe essere il codice presente a Venezia presso la biblioteca del Mendoza nel 1542-15436. Per l'edizione moderna di riferimento si veda: Excerpta de insidiis, ed. C. de Boor, Berlin 1905, in partic. 58-150 per gli excerpta da Giovanni di Antiochia. II testo giovanneo del Parisinus Gr. 1666 venne inizialmente pubblicato da J.A. Cramer nel 1839, che per primo riconobbe i testi come Excerpta Constantiniana de insidiis da Giovanni Antiocheno. C. Müller confronto l'edizione Cramer con il manoscritto parigino, ma trascuro di impiegare lo Scorialensis per il testo dei FHG IV. Solo successivamente si rese conto del suo errore: non pote correggere la lettura dei frammenti desunti dal Parisinus alia luce del testo migliore dello Scorialensis; ma almeno pubblicö in FHG V gli undici excerpta dello Scorialensis, che mancano nel mutilo Parisinus (1870)7. Negli stessi anni Th. Mommsen sottolineo l'importanza degli ultimi EI giovannei contenuti nello
5
6 7
quella dello Escorial cf. Ch. Graux, Essai sur les origines dufonds grec de l'Escurial, Paris 1880, partic. 163-273. Per una piü approfondita descrizione del Parisinus cf. H. Omont, Inventaire sommaire des manuscrits grecs de la Bibliotheque nationale, 2, Paris 1888, 118; de Boor, Excerpta de insidiis, cit., V-XXI; Sotiroudis, Untersuchungen, ext., 178-181. Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 181-184, partic. 183 per le correzioni di Arlenius in S. J.A. Cramer, Anecdota Graeca e codd. manuscriptis Bibliothecae regiae Parisiensis, II, Oxonii 1839, 3-86. Müller FHG IV 535 appare consapevole dell'importanza del codice: «Hunc codicem cum editione Crameriana, quam in Hispaniam non attuleram, comparare mihi non licuit. Quod tanto magis doleo, quam codex Parisinus, ut sero vidi, in fine mutilus sit. Nam eclogae codicis Paris, in regno Zenonis subsistunt; in cod. Escor, usque ad Iustinianum pertinent».
Ρ
XXXVI
Introduzione
Scorialensis. Ii testo di Giovanni si interrompe bruscamente nel Parisinus con un excerptum sul regno di Zenone (fr. 306, 63). Nello Scorialensis lo stesso frammento e completo, e ad esso seguono altri importanti testi sul regno di Zenone e sull'awento di Giustino. Dopo una problematica lacuna relativa ai regni di Giustiniano, Giustino II e Tiberio, la narrazione riprende con gli eventi che descrivono la morte di Maurizio ad opera dell'usurpatore Foca e, soprattutto, il castigo dello stesso Foca per mano di Eraclio8. c) 1 excerptum de legationibus Romanorum ad Gentes Si tratta di u n unico excerptum de legationibus Romanorum
ELR
ad Gentes di
storia repubblicana romana, conservato sotto il titolo περί πρέσβεων 'Ρωμαίων πρός έθνικούς έκ της χρονικής 'Ιωάννου ιστορίας. La tradizione manoscritta dell'excerptum e costituita dai seguenti testimoni: — Scorialensis R III 14, f. 11 (= E), an. 1574, dalla mano di A. Darmarios. — Vaticanus gr. 1418, f. 181r (= V), seconda metä del XVI sec., dalla mano di A. Kalosynas. — Parisinus gr. 2463, f. 113 (= R), seconda metä del XVI sec. — Bruxellensis 11301-16, f. 8 (= B), seconda metä del XVI sec., dalla mano di A. Kalosynas. — Monacensis 267, f. l l v (= M), seconda metä del XVI sec., dalla mano di A. Darmarios. — Vaticanus Pal. 413 f. Τ (= Ρ), seconda metä del XVI sec., dalla mano di A. Darmarios a partire dal f. 95r. Secondo de Boor, il manoscritto da cui derivano tutti i testimoni ad oggi ancora esistenti era lo Scorialensis Β I 4, distrutto nell'incendio deU'Escorial del 1671. Da questo manoscritto Darmarios copio diversi apografi: di essi si e conservato il solo Scorialensis R III 14 (= E)9. La tradizione degli Excerpta de legationibus a noi giunta per la sezione di Giovanni di Antiochia e mutila. Nei manoscritti e conservato un unico frammento da Giovanni che si interrompe bruscamente; il testo e tuttavia ricostruibile grazie a due lemmi della Suda che conservano lo stesso passo, ma copiato da Exc. Constant, provenienti da volumi dell'enciclopedia storica oggi non piü disponibili. All'unico excerptum di Giovanni seguono excerpta dall'opera di Dionigi di Alicarnasso 10 . Per l'edizione moderna di riferimento si veda: Excer8
Cf. Th. Mommsen, Bruchstücke des Johannes von Antiochia und des Johannes Malalas, «Hermes» 6,1872, 323-383, partic. 325-366. 9 Per un approfondimento sui codici degli ELR, cf. la Praefatio di de Boor alia sua edizione, e lo stemma codicum che accolgo anche per la presente edizione; cf. pure Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 185-186. Per lo Scorialensis Β I 4, bruciato nel 1671: G. de Andres, Catälogo de los codices griegos desaparecidos de la Real Biblioteca de El Escorial, El Escorial 1968, 43, 77. 10 Müller, FHG IV 535a non ha inserito questo excerptum de legationibus nella sua edizione, credendo che fosse da attribuire a Dionigi di Alicarnasso. Per l'attribuzione a Giovanni cf. giä C. de Boor, Zu den Excerptsammlungen des Konstantin Porphyrogennetos, «Hermes» 19, 1884, 123-148, partic. 125-129. Un gruppo di Excerpta Constantiniana de sententiis, acefali, relativi a
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
pta de legationibus
Romanorum
XXXVII
ad gentes, ed. C. de Boor, Berlin 1903, 6, in
partic. 24-29 (= ELR 6). 1.2 Importanza degli Excerpta Constantiniana Ogni tentativo di ricostruzione del testo e della struttura della 'Ιστορία χρονική deve esser fondato sugli Exc. Constant., che sono i piü preziosi testimoni dell'opera di Giovanni di Antiochia. L'affidabilita degli Exc. Constant, deriva dalla qualitä dei testi e dal metodo di raccolta e costituzione degli excerpta. In un periodo compreso tra il 945 e il 959 l'imperatore Costantino Porfirogenito si pose alia guida di una commissione di studiosi, chiamati ad una gigantesca impresa storiografica11. Costantino ordino che le opere storiche dall'antichitä ai suoi giorni, giunte a Costantinopoli da tutte le biblioteche dell'impero, venissero distribuite e divise tra un gruppo di Excerptores. Ogni Excerptor doveva 'tagliare excerpta seguendo l'ordine dei 53 argomenti scelti per la selezione. Su 53 libri, in piü volumi, sono arrivati fino a noi gli excerpta di solo 4 titoli: excerpta de virtutibus
et vitiis (la prima parte), de insidiis (in parte), de
legationi-
bus (in parte), de sententiis (in parte). Degli altri libri possiamo ricostruire, per una serie di rimandi interni, il titolo, ma non il contenuto, e neppure l'elenco degli autori antichi e bizantini selezionati. I quattro titoli superstiti testimoniano tuttavia il metodo di lavoro e gli interessi di questa equipe di studiosi12.
vicende di storia imperiale da Augusto a Costantino (e fortemente dipendenti da Cassio Dione) sono stati attribuiti in passato alia tradizione di Giovanni di Antiochia (cf. Excerpta de sententiis, ed. U. Ph. Boissevain, Berlin 1906, 241-271). L'attribuzione proposta da A. Mai, e ribadita da Th. Mommsen (Über die dem Cassius Dio beigelegten Theile, cit., 89-91) έ stata respinta prima da B.G. Niebuhr, Dexippi, Eunapii, Petri Patricii, Prisci, Malchi, Menandri Hist, quae supersunt, Bonn 1829, XXIV; poi da Müller, FHG IV 191-199; quindi da U. Ph. Boissevain, De Excerptis Pianudeis et Constantinianis, Progr. Erasmianisches Gymnasium, Rotterdam 1884; e infine Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 29-30. Questi excerpta sono invece da attribuire a Pietro Patrizio: cf. C. de Boor, Römische Kaisergeschichte in byzantinischer Fassung, ByzZ 1, 1892, 13-33; e piü recentemente Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 37-38. Interessante anche la tesi di S. Mazzarino, L'Anonymus post Dionem e la 'topica' delle guerre romano-persiane 242/4 d.C.-283/(4?) d.C. (1970), in Id., Antico, tardo antico ed era costantiniana, II, Bari 1980, 61-103: lo studioso rifiuta l'attribuzione a Pietro Patrizio e pensa piuttosto a Eustazio di Epifania. 11 Per la temperie storica e culturale nella quale vennero composti gli Exc. Constant., cf. A. Dain, La transmission des textes littiraires classiques de Photius ά Constantin Porphyrogenete, DOP 8, 1954, 33-47; Jenkins, The Hellenistic Origins of Byzantine Literature, cit.; P. Lemerle, Le premier humanisme byzantin. Notes et remarques sur enseignement et culture ά Byzance des origines au Xe siecle, Paris 1971, partic. 280-288; N.G. Wilson, Scholars of Byzantium, London 1983, ed. ital., Filologi bizantini, Napoli 1989, 230-235; A. Markopoulos (ed. by), Κωνσταντίνος Ζ' ό Πορφυρογέννετος και ή εποχή του/Constantine VII Porphyrogenitus and his Age, Athens 1989; R.M. Piccione, Scegliere, raccogliere, ordinäre. Letteratura di raccolta e trasmissione del sapere, «Humanitas» 58, 1,2003, 44-63, partic. 54-55. 12 Per un approfondimento della struttura degli Exc. Constant., cf. H. Wäschke, Über die Reihenfolge der Excerpte Konstantins, «Philologus» 41, 1882, 270-283; e soprattutto Th. Büttner-
XXXVIII
Introduzione
Gli Excerptores lavorarono seguendo un criterio di rigorosa conservazione del testo originale. Ε quanto risulta dal confronto tra il testo degli storici utilizzati nella raccolta, e a noi pervenuti attraverso altre tradizioni, e il corrispondente testo presente negli Exc. Constant. C'e un atteggiamento di rispetto e di rigore filologico che esclude ogni personale intervento ο contaminazione rispetto al testo originale da eccerpire. La commissione, sotto la personale guida dell'imperatore, era composta da diversi Excerptores. A ciascuno fu assegnato il testo di uno o, piü probabilmente, piü autori su cui lavorare. Ogni Excerptor ebbe il compito di leggere l'opera e di selezionare i brani che in modo piü significativo corrispondessero alle diverse sezioni dell'enciclopedia. Dopo aver scelto un brano attinente al titolo del volume, 1'Excerptor lavorava a costituire il testo in forma di excerptum autonomo e comprensibile. Da questa necessitä derivano i principali e piü frequenti interventi sul testo. Essi possono essere in generale descritti nel seguente modo: a) un minimo intervento attivo di arrotondamento' del testo. L'intervento e sicuramente evidente nella costituzione di ciascun excerptum: dunque nelle primissime righe all'inizio (a seguito, ad es., dell'introduzione dello δτι e talora nelle ultime parole alia fine del testo). In quest'opera di costituzione, tuttavia, risalta sempre un nucleo, di varia estensione, che viene esattamente trascritto daU'originale. Oltre all'introduzione di οτι, 1'Excerptor elabora la prima parte del testo, inserendo gli elementi necessari a dare autonomia al discorso: dunque nomi propri, una datazione, talora una brevissima premessa di quanto si trova nella parte precedente della narrazione. Ε evidente che in questa operazione possono essersi verificati numerosi errori, soprattutto per i nomi di persona ο le datazioni. Questi errori vengono dal Müller generalmente attribuiti a Giovanni Antiocheno; al riguardo sarei piü prudente. Alcuni casi mostrano, a mio parere, fraintendimenti da attribuire chiaramente al lavoro deü'Excerptor: ad es., fr. 139 (EI 24), 140 (EI 25), dove l'assassinio di Tiberio Gracco nel 133 a.C. e attribuito a Scipione Africano, e non a Scipione Nasica. Ritengo che la fonte di questa svista sia la rielaborazione deü.'Excerptor. b) L'intervento piü frequente, e piü incisivo, dell'Excerptor e la sintesi, cioe il taglio delToriginale: in questa operazione il criterio di accordo tematico interagisce con l'esigenza di brevitä. Ne deriva che quanto non essenziale alia narrazione viene solitamente eliminato. Anche in questi casi possono verificarsi interventi di razionalizzazione, ο di aggiustamento sintattico del testo stesso13.
Wobst, Die Anlage der historischen Encyklopädie des Konstantinos Porphyrogenitos, ByzZ 15, 1906, 88-120, partic. 97-98, per una valutazione del materiale effettivamente giunto a nostra conoscenza (a suo parere 6 volumi su circa 212 che costituivano l'insieme dei 53 libri). 13 Al fine di snellire i brani che appaiono particolarmente lunghi, il taglio del testo, anche drastico, e sicuramente preferito all'epitome per rispetto del criterio di conservazione dell'originale; cf. C. de Boor, Suidas und die Konstantinsche Exzerptsammlung, I, ByzZ 21, 1912, 381-424, partic. 399: lo studioso nota che un intervento di forte epitome da parte deU'Excerptor si verifi-
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XXXIX
c ) A l t r a o p e r a z i o n e e la f r a m m e n t a z i o n e in piü excerpta
a u t o n o m i di u n te-
sto n a r r a t i v a m e n t e piü c o m p l e s s o e d esteso . 14
d ) P e r r a g i o n i di sintensi, 1 'Excerptor
t e n d e ad e l i m i n a r e la c i t a z i o n e delle
fonti che, al c o n t r a r i o , a p p a r e m o l t o frequente nelle altre t r a d i z i o n i di
excerpta
ο f r a m m e n t i giovannei. Tutela e c o n s e r v a z i o n e del testo, sintesi e a t t i n e n z a al t e m a del v o l u m e : s o n o questi e s s e n z i a l m e n t e i criteri di l a v o r o degli Excerptores
costantiniani15.
E s i s t o n o casi nei quali e possibile r e n d e r s i b e n c o n t o del l a v o r o ptor, c o n f r o n t a n d o t r a l o r o excerpta
dell'Excer-
derivanti d a v o l u m i diversi della e n c i c l o p e -
dia: si t r a t t a di b r a n i c h e r i e l a b o r a n o u n o stesso testo di G i o v a n n i m a p r o v e n g o n o d a v o l u m i diversi dell'enciclopedia; cf„ ad es., fr. 3 3 (EV 5 ~ EI 1); fr. 2 0 6 (EV 3 9 « EI 5 0 ) ; fr. 2 2 4 (EV 4 8 - EI 5 7 ) ; fr. 2 4 6 (EV 51 ® EI
71).
In p a r t i c o l a r e , a d u n c o n f r o n t o t r a testi analoghi in EV e d EI, p e r c h e tagliati dallo stesso p a s s o originale, si p r e s e n t a n o i seguenti casi ο caratteri: — la p a r t e t e r m i n a l e di u n b r a n o d a EV/EI a d u n ' a l t r a parte, di u n d i v e r s o EV/EI. s u t u r a t r a i d u e excerpta
c o r r i s p o n d e alia p a r t e iniziale, ο
In questo caso, a l m e n o p e r lo s p a z i o di
e spesso possibile r i c o s t r u i r e la c o n t i n u i t ä del t e s t o di
G i o v a n n i . Cf., ad. es., il fr. 2 0 6 : le righe 1 - 5 s o n o t e s t i m o n i a t e d a EV 3 9 ( 1 8 9 , 2 2 - 2 9 B W . ) e d a EI 5 0 ( a p a r t i r e d a 9 0 , 3 3 dB.). Si vede c h e EI 5 0 ( 9 0 , 3 3 - 3 4 d B . ) d a p p r i m a r i a s s u m e f o r t e m e n t e q u a n t o c o n t e n u t o in EV
39 (189,
22-28
B W . ) ; a riga 5, la fräse έκ ταύτης της αιτίας οϊ τε στρατιώται ήγανάκτουν e il p u n t o di s u t u r a t r a i d u e excerpta,
EI 5 0 ( 9 0 , 3 4 - 3 5 d B . ) e EV 3 9 ( 1 8 9 , 2 8 - 2 9 ) .
ca quando lo stesso testo, in versione integrale, e presente in un altro titolo dell'enciclopedia. Insomma, 1'Excerptor risparmia, dal momento che ha inserito lo stesso brano altrove. 14 Mossi dall'esigenza di editare gli Exc. Constant, (e non gli autori in essi contenuti), i due successivi editori degli EV (Büttner-Wobst) e degli EI (de Boor) hanno conservato la redazione offerta dagli Excerptores, senza intervenire per ristabilire la presunta forma originale del testo di Giovanni. Ne consegue che, in taluni casi, il testo presente negli EV/EI appare in queste edizioni in una diversa presentazione rispetto a quella dei FHG di Müller. Questi tende, infatti, a riunire i diversi excerpta provenienti dalla frammentazione di un testo. Dai due diversi modi di approccio critico al testo degli Exc. Constant, deriva, ad es., che agli EV 56 e 57 BW. corrisponde il testo continuo del fr. 172 Mü., ricostruito nella sua integritä in analogia alio sviluppo narrativo della fonte da cui dipende, cioe Eutropio X 6. In questa edizione ho preferito lasciare i due testi distinti, dal momento che non possiamo essere certi della loro effettiva unitä narrativa nella 'Ιστορία χρονική (fr. 257-258). 15 Naturalmente, questi dati sul lavoro degli Excerptores si rieavano dal confronto tra Exc. Constant. ed excerpta di altre tradizioni relativi alio stesso brano di Giovanni Antiocheno. In generale per il metodo di lavoro degli Excerptores: cf. de Boor, Zu den Excerptsammlungen, cit., con particolare riferimento agli excerpta degli autori presenti nei volumi de legationibus e de sententiis; e Id., Suidas und die Konstantinsche Exzerptsammlung, II, ByzZ 23, 1914-1920, 1-127, partic. 4-12. P.A. Brunt, On Historical Fragments and Epitomes, CQ 74, 1980, 477-494, partic. 483-485, che riflette sui rischi di fraintendimenti ed errori indotti dalle sintesi degli excerptores rispetto alia versione originale di un autore. Per un'analisi del lavoro degli Excerptores sul testo di Cassio Dione cf. Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani Historiarum Romanorum quae supersunt 111, cit., 767-775.
XL
Introduzione
Ne consegue che, attraverso la sovrapposizione dei due EV 39 e EI 50, e possibile ricostruire una parte del testo di Giovanni molto vicina all'originale. Per questa ragione nel fr. 206 ho unito EV 39 con EI 50: per quanta riguarda le righe 1-5, EV 39 riporta il testo in una versione molto vicina all'originale, mentre EI 50 riassume drasticamente. Dopo la parte in comune, che e il punto di sutura tra i due excerpta (206, 5-6), il testo di EI 50 conserva meglio l'originale di Giovanni; a partire da riga 7 EV 39 termina. Almeno nel punto di sutura il testo di Giovanni, a mio parere, viene ristabilito16. Un caso analogo si presenta nel fr. 224, 15-16, dove le ultime righe di EV 48 (195, 7-8) corrispondono a quelle iniziali di EI 57 (103, 6 - 7 dB.)17· — Un brano da EV/EI corrisponde ad una parte di un altro brano da EVIEI, ma offre piü testo. In questo caso, se possibile, e di grande aiuto il confronto con la fonte di riferimento di Giovanni. Se da questa operazione si capisce che la parte di testo presente nell'excerptum X integra quanta presente in forma epitomata nell'excerptum Y, allora e possibile ristabilire il testo giovanneo in forma piü completa. Cf., ad es., fr. 206, alle righe 18-20. II testo si ricava integrando EI 50 (91, 13-14 dB.) con EV 40, che riporta la versione integrale: la conferma che, almeno in questo caso, i due excerpta preservano un testo continuo dell'originale di Giovanni di Antiochia (testo che poi prosegue in EI 50) viene dal confronto dello stesso passo giovanneo con la fonte da lui utilizzata, cioe Erodiano II 9, 2-3. L'importanza degli Exc. Constant, non e solo limitata al versante filologico, per la ricostruzione e la critica del testo. Grande e pure la loro importanza storiografica per l'interpretazione dell'opera di Giovanni. In particolare, e possibile fare le seguenti osservazioni:
16 Una conferma importante di questa affermazione proviene dalla lettura della fonte che Giovanni sta in questo punto seguendo, cioe Erodiano II 7, 2: οϋτε γαρ οίκοθεν ήν αύτψ τοσαϋτα χρήματα οσα ήλαζονεύσατο, οϋτε μήν οί δημόσιοι τι θησαυροί εΐχον, άλλα πάντα προκεκένωτο τη Κομόδου άσωτίςι και άφειδέσι καΐ άκρίτοις άναλώμασιν. έκ δέ ταύτης της τόλμης καΐ της αιτίας οϊ τε στρατιώται σφαλέντες των ελπίδων ύπηγανάκτουν, ö τε δήμος αίσθόμενος τής γνώμης των στρατιωτών εΐχον αύτόν έν καταφρονήσει, ώς προϊόντα τε κακώς άγορεύειν έπ' αίσχραΐς τε κα'ι άμφιβόλοις ήδοναϊς σκώπτειν. Si noti che per meglio utilizzare EV 39 ho ritenuto opportuno spezzare il piü lungo EI 50 in due frammenti: 205 (corrispondente a EI 50, 90, 1-33 dB.) e, appunto, 206 (corrispondente a EV 39 + EI 50, 90, 34-92, 26 dB.). Non ho ritenuto, invece, prudente realizzare dall'intero EI 50 + EV 39 un unico frammento, semplicemente incastonando EV 39 ad un certo punto della narrazione di EI 50. Infatti, nulla assicura che dopo αναγορεύεται seguisse subito, nell'originale di Giovanni, il testo di EV 39. Tanto per questo punto di EI 50, quanto per l'inizio di EV 39, 1 'Excerptor potrebbe aver omesso altro materiale giovanneo. Ne consegue la scelta di creare un frammento 205 autonomo, con la prima parte di EI 50 (90, 1-33 dB.); e un nuovo frammento 206, costituito all'inizio da EV 39, e che si unisce a riga 5 con quanto segue di EI 50. 17 Ε di nuovo si vede il drastico taglio realizzato daWExcerptor per costituire lo EI: infatti il complemento di causa espresso dalla coppia di sostantivi δια τήν τραχύτητα κα'ι όμώτητα Μαξιμίνου sintetizza quanto narrato prima da Giovanni nel testo conservato da EV 48.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XLI
— Per quanto riguarda la struttura della 'Ιστορία χρονική, le due raccolte di EI/EV presentano gli awenimenti in una medesima sequenza. Questa corrispondenza tra l'ordine degli EV e quello degli EI ci aiuta a ricostruire la struttura stessa dell'opera originale. Intendo dire che 1'Excerptor, creando excerpta dalla 'Ιστορία χρονική per le diverse sezioni dell'enciclopedia, costrui la sua raccolta e 'taglio' i testi senza alterare la sequenza cronologica e narrativa dell'opera originale a sua disposizione. Possiamo cosi renderci conto della struttura narrativa e storiografica data da Giovanni alia sua esposizione. — In relazione alle diverse sezioni dell'opera, il 'taglio' degli Exc. Constant, e realizzato in modo disomogeneo. Ad esempio, l'estensione della prima parte, la αρχαιολογία in due libri (a noi nota attraverso gli excerpta del Parisinus gr. 1630), non e percepibile a giudicare dal numero esiguo di Exc. Constant, giunti per questa sezione. Infatti, dal primo libro della αρχαιολογία, da Adamo ad Abramo, si conserva negli EV solo un frammento che tratta di Eracle (fr. 6.2); negli EI la gran parte della άρχαιολογία e assente, e il primo frammento riguarda il re Davide (fr. 33). Piü in generale, appare significativo il confronto tra il lungo frammento del Cod. Athous 4932 e i due EV (17 e 18) che provengono dalla stessa sezione della'Ιστορία χρονική. Si capisce subito che l'intervento di taglio del testo da parte dell'Excerptor e stato dawero ingente. I due EV, infatti, non restituiscono in alcun modo l'estensione e la complessitä del λόγος δ' των ύπάτων, come appare conservato nel Cod. Athous 4932. Nessun EI, d'altra parte, e tratto da questo λόγος, che pure si estende per parecchie pagine. In conclusione: pur offrendo un'utile visione della struttura dell'opera e dei temi trattati, non e possibile farsi un'idea dell'estensione complessiva della 'Ιστορία χρονική solo a giudicare dagli Exc. Constant. Ε lecito pensare che questi excerpta risultano in generale tagliati da contesti molto piü articolati18. Abbiamo giä segnalato che, in alcuni casi, sono evidenti errori attribuibili al lavoro dell 'Excerptor. Questi errori tendono a verificarsi spesso nella parte iniziale degli excerpta, dove si riporta la datazione dei fatti narrati. Si veda, ad es., fr. 115 (= EV 14): le prime due righe riportano la datazione consolare del 222 a.C. Segue tuttavia, per evidente guasto del testo, la descrizione della rivolta servile di Volsinii nel 265 a.C. La stessa confusione appare nel fr. 138 (= EI 23): la datazione che pone in sincronia l'Olimpiade con la datazione consolare romana corrisponde al 113 a.C. Gli eventi che vi sono narrati si riferiscono invece alia
18 Non e possibile quantificare il numero di excerpta da Giovanni nei 49 volumi (divisi in piü libri) dell'enciclopedia per noi perduti. Non v'e dubbio che tanto per gli EV, quanto per gli EI, I'Excerptor ha attinto in abbondanza alia 'Ιστορία χρονική; tuttavia, nel volume de sententiis non abbiamo excerpta da Giovanni, mentre dal volume de legationibus si e salvato un solo excerptum sull'etä repubblicana. Come si vede, la distribuzione di materiale giovanneo nelle diverse sezioni doveva essere piuttosto disomogenea; nel costituire excerpta per i diversi volumi, la scelta dell 'Excerptor era evidentemente influenzata dal carattere storiografico dell'opera sulla quale lavorava. Sulla questione cf. de Boor, Zu den Excerptsammlungen, cit., 123-129.
XLII
Introduzione
rivolta servile della Sicilia negli anni 134-132 a.C.19. In generale, per quanto riguarda la datazione delle vicende, bisogna tener presente che, quando il testo viene dagli Exc. Constant., e ben possibile che il taglio operato dall'Excerptor conduca ad un errore rispetto alia datazione effettivamente attribuita dall'Antiocheno ad un determinato evento; questo vale soprattutto per brani che riguardano eventi molto vicini tra loro nel tempo, laddove la costituzione di un excerptum puö aver eliminato l'ordine cronologico presente in origine nella 'Ιστορία χρονική, associando eventi ben distinti neU'originale. 1.3 Problemi del Codex Scorialensis Ω 111 Gli EI tratti da Giovanni Antiocheno presentano un problema relativo alia trasmissione e al carattere stilistico-lessicale degli undici importanti excerpta presenti nello Scorialensis ma perduti nel mutilo Parisinus. Si tratti dei testi sull'eta da Giustiniano a Foca, che piü precisamente riguardano in prevalenza l'ultima parte del regno di Maurizio e quello di Foca (602-610). Come premessa generale alia questione, e da tener presente che la trasmissione degli Exc. Constant, da Giovanni si trasforma a partire dai brani sul regno di Anastasio. Per i regni di Giustino I, Giustiniano, Giustino II e Tiberio, infatti, possediamo solo due brevissimi EI. Sembra quasi che la narrazione si interrompa. II problema si spiega, a mio parere, ipotizzando che guasti e lacune fossero giä presenti nel manoscritto giovanneo a disposizione deU'Excerptor costantiniano. La lacuna, infatti, e presente tanto nella tradizione degli EI, quanto in quella degli EV. A conferma di cio, si puo osservare che non ci sono lemmi del Lessico Suda corrispondenti agli ultimi EI. Come giä sottolineato da Th. Mommsen, non si possono avere dubbi sulla autenticitä storiografica di questi excerpta: essi appartengono alia tradizione di Giovanni Antiocheno. Altra cosa e la questione della redazione testuale nella quale questi testi sono giunti fino a noi. Ε infatti evidente, fin da una prima lettura, che si tratta di testi senza sviluppo narrativo: quasi fossero appunti o, meglio ancora, un riassunto per nuclei tematici. Sono infatti presenti caratteri costanti: a) la continua ripetizione di ούν, quasi a introduzione di diverse sequenze tematiche; b) l'abbondante ricorso a forme implicite, soprattutto per quanto riguarda i verbi all'infinito; c) La frettolosa redazione degli excerpta che, pur nella loro essenzialitä, abbondano di ripetizioni. Chi e l'autore di questa apparente Bearbeitung del materiale giovanneo? Si puo ipotizzare che la redazione in tale forma sia da attribuire alio stesso Excerptor preoccupato dell'essenzialitä del testo da inserire nella sua raccolta. Egli individuo l'importanza dei testi sul versante tematico; ma, per motivi di spazio, ο 19 Per l'errore di datazione presente in fr. 91 (= Suid. X 305), che riporta l'anno 438 a.C. invece dell'anno 388, dato dalla fonte del frammento, cioe Eutr. II 1, 3, non e possibile dire se la confusione dipenda da una cattiva trasmissione della cifra al lessicografo della Suda, ο se fosse giä nel testo degli Exc. Constant.
XLIII
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
di fretta, ne contrasse drasticamente lo sviluppo narrativo 20 . Del resto, esistono altri casi negli Exc. Constant, dove evidente appare l'intervento dell'Excerptor che riduce il testo portandolo ad un tal grado di essenzialitä da renderlo quasi incomprensibile. II caso che mi pare piü evidente e quello del fr. 277 (= EI 77), relativo al regno di Valente. Una seconda ipotesi e che questi excerpta siano stati lasciati in forma di abbozzo, ο di riassunto per temi, dallo stesso Giovanni. Ne deriverebbe che la 'Ιστορία χρονική non raggiunse mai una forma definitiva; oppure l'autore realizzö diverse redazioni almeno di alcune parti dell'opera (e si badi che sovente, nella sezione conclusiva delle cronache, l'autore emerge con i suoi ricordi personali nella ricostruzione delle vicende a lui contemporanee). Una terza ipotesi e che la 'Ιστορία χρονική arrivasse solo fino a dove sono attestati Exc. Constant, stilisticamente omogenei e articolati nella narrazione; dunque fino al fr. 313 (EV 74) relativo al 518, cioe fino all'etä di Anastasio. In seguito, secondo una prassi comune nella produzione storiografica del periodo, l'opera sarebbe stata continuata da un anonimo autore che, tuttavia, utilizzo uno stile e un lessico assai inferiori a quello dell'Antiocheno. Quando gli Excerptores di Costantino Porfirogenito si volsero alla 'Ιστορία χρονική essi non distinsero tra l'originale e la sua continuazione; da questa svista deriverebbe l'errata tradizione, sotto il solo nome di Giovanni, anche dei frammenti sull'eta da Giustiniano a Foca contenuti nell'opera del presunto continuatore 21 .
20
Per l'attribuzione di questa forma della redazione
Excerptor
costantiniano, cf. giä Müller,
FHG V 38: «ceterum tota haec narratio excerptorem redolet in postrema operae suae parte festinantiorem». Questa tesi έ ribadita da Mommsen, Bruchstücke, 21
Per questa ipotesi, cf. giä Mango, The Breviarium, Mango-R. Scott, The Chronicle ofTheophanes
Confessor,
cit., 365.
cit., ripresa piü recentemente in C. Oxford 1997, LXXXI. Non condivido
l'affermazione che la 'Ιστορία χρονική arrivasse solo fino al termine dell'etä di Anastasio; e che i frammenti dopo Anastasio siano da attribuire ad un continuatore. Anche per la conseguente ipotesi del Mango, che la continuazione di Giovanni di Antiochia arrivasse fino al 641, ritengo che, in mancanza di prove sicure, tutto rimanga nell'ambito della congettura. Assolutamente inaccettabile, invece, έ a mio giudizio la tesi formulata da oltre un secolo da Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 5 3 - 6 7 , e ripresa poi da Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 3 9 - 4 3 , per la quale la 'Ιστορία
χρονική arrivava solo fino all'etä di Anastasio, e Giovanni sarebbe da collocare nel periodo di Giustino (o nel 530 al piü tardi). Di conseguenza, secondo questi due studiosi, la migliore soluzione ai problemi presentati dagli EI conservati nel solo Scorialensis sarebbe eliminare questi testi dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική. Soluzione comoda, ma assolutamente priva di fondatezza filologica e storiografica. Sotiriadis prima, Sotiroudis poi, motivano la loro scelta con la chiara diversitä della 'sprachliche Beschaffenheit' degli altri Exc. Constant,
rispetto a questo
gruppo. Ε vero che questi excerpta dello Scorialensis mostrano carattere di forte sintesi, e che la lingua ne viene fortemente influenzata; ma έ sorprendente che tanto il Sotiriadis, quanto il Sotiroudis, non abbiano pensato ad approfondire la questione riflettendo sulla complessitä della costituzione e della trasmissione degli Exc. Constant.·, senza considerare, appunto, che il carattere riassuntivo potrebbe rimandare al metodo di lavoro dell 'Excerptor;
oppure, rimandare di-
rettamente all'Antiocheno, qualora si ipotizzi che egli non terminö la sua opera. Inoltre, essi non considerano che anche in taluni EV ο EI, anterior! al regno di Anastasio, il drastico caratte-
XLIV
Introduzione
R i t e n g o c h e s i a n o piu verosimili la p r i m a e la s e c o n d a delle ipotesi f o r m u l a te. In p a r t i c o l a r e , u n c o n f r o n t o t r a i passi di G i o v a n n i A n t i o c h e n o e passi c o r r i s p o n d e n t i di altri autori c h e n a r r a n o le v i c e n d e di F o c a e d E r a c l i o c h i a r i s c e c h e gli EI p r e s e n t a n o u n a r a c c o l t a di i n f o r m a z i o n i t a l o r a di g r a n d e originalitä. Si t r a t t a e v i d e n t e m e n t e di u n riassunto, forse realizzato d a l l ' E x c e r p t o r , forse p r e sente giä in tale f o r m a e p i t o m a t a nel m a n o s c r i t t o g i o v a n n e o c h e gli
Excerptores
c o s t a n t i n i a n i utilizzarono. Inoltre, al di la dei p r o b l e m i di t r a s m i s s i o n e , r i t e n g o c h e i c a r a t t e r i s t o r i o g r a f i c i c o s t a n t i in tutta la 'Ιστορία χρονική (in p a r t i c o l a r e l'insistenza sul t e m a della τυραννίς), siano decisivi p e r a s s e g n a r e questi testi a G i o v a n n i di A n t i o c h i a , c o n t e m p o r a n e o all'etä di F o c a ed E r a c l i o . N o n vi e d u b bio c h e i f r a m m e n t i dell'etä d a Giustiniano a F o c a v a n n o c o n s i d e r a t i
come
g r u p p o a se stante nell'insieme dei testi giunti fino a n o i dalla 'Ιστορία χρονική. Ε t u t t a v i a essi a p p a r t e n g o n o alia t r a d i z i o n e d e l l ' A n t i o c h e n o , t a n t o nel c a s o in c u i essi s i a n o d a c o n s i d e r a r e a b b o z z o di lavoro, realizzato dallo stesso G i o v a n n i e m a i sviluppato; q u a n t o nel c a s o in c u i ( c o m e c r e d o ) si tratti di u n r i a s s u n t o m a l d e s t r o a d o p e r a dt\\Excerptor
c o s t a n t i n i a n o . Di c o n s e g u e n z a h o s i c u r a m e n -
te i n s e r i t o questi E I nel testo c r i t i c o dei f r a m m e n t i della 'Ιστορία χρονική 2 2 .
re riassuntivo rende talora il testo di difficile comprensione (cf. fr. 277 = EI 77). Insomma, la soluzione Sotiriadis-Sotiroudis e decisamente improponibile perche priva di fondamento filologico e storiografico. Ε colpisce vedere come, nel caso del Sotiroudis, il criterio stilistico-lessicale venga ancora preso come unico fondamento per una tesi dalle enormi conseguenze filologiche e storiografiche per lo studio della 'Ιστορία χρονική. Egli, infatti, elimina tutta la sezione di EI dall'eta di Giustiniano a Foca; e riafferma che il vero Giovanni di Antiochia έ solo quello conservato fino all'etä di Anastasio; e che dunque Giovanni abbia realizzato la sua opera nell'eta di Anastasio. Per fare questo, tuttavia, egli έ costretto ad eliminare anche il frammento su Foca presente negli ΕV, un testo che conferma — se dawero ve ne fosse bisogno — che la 'Ιστορία χρονική arrivava fino all'etä di Foca ed Eraclio (cf. fr. 320 = EV 75). Sotiroudis non ha problemi a tagliare questo testo, cosi scomodo per l'impianto della sua tesi, cf. p. 42: «Seinen Inhalt und seine sprachliche Beschaffenheit hat Sotiriadis genau untersucht und ist zum Ergebnis gekommen, daß dieses Stück sich eher als ein Rest Malalas als des Johannes erweist. Für mich steht fest, daß Fr. 219 Μ auf keinen Fall Johannes zugeschrieben werden darf. Ich glaube aber, daß es auch nicht aus Malalas geflossen sein kann. Das letzte Malalasexzerpte dieser Sammlung bezieht sich auf Anastasios I». Sotiroudis afferma le sue convinzioni senza tuttavia dare alcuna giustificazione scientifica alia decisione di tagliare EV 75 dalla tradizione di Giovanni. Le conseguenze della sua ipotesi cosi determinata, che Giovanni sia vissuto all'epoca di Giustino I, lo portano ad escludere che questi abbia letto ed utilizzato l'opera di Giovanni Malala. Di conseguenza, come giä Sotiriadis, Sotiroudis taglia dall'autentica tradizione della 'Ιστορία χρονική anche tutti gli Exc. Constant, che mostrino di derivare dalla Chronographia di Malala: pp. 43-50. L'infondatezza di tutta la ricostruzione del Sotiroudis e tanto evidente da non giustificare ulteriori commenti. 22
L'ipotesi che questi EI rappresentino una forma epitomata del piü esteso racconto di Giovanni e giä affermata da Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 7-12: confrontando le diverse tradizioni sul periodo dalla morte di Maurizio all'awento di Foca, Patzig dimostra che tanto Teofane, quanto Manasse, e gli autori che attingono a Giovanni tramite la Leoquelle (la fonte comune di Cedreno, Giorgio Monaco e Leone Grammatico) rielaborano il testo degli excerpta present! nello Scorialensis.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XLV
1.4 La tesi Maas sui rapporti tra Teofane e Giovanni di Antiochia Un altro problema da considerare riguarda la tesi formulata nel 1912 da P. Maas, Metrische Akklamationen, cit., 29-31. A suo giudizio i testi di Teofane relativi ad acclamazioni nel circo da parte delle fazioni costantinopolitane, nel periodo 532-610, provengono tutti dalla 'Ιστορία χρονική. Queste acclamazioni sono riferite anche da Teofilatto Simocatta, ma Teofane presenta varianti che rimandano ad una fonte diversa. Ε opportuno fare le seguenti osservazioni: a) e evidente che Teofane ha utilizzato Giovanni di Antiochia come fonte per l'etä di Foca; b) in due casi le acclamazioni presenti in Teofane sono testimoniate anche dai frammenti di Giovanni di Antiochia (Theoph. 282, 16 = EI 148, 7 = fr. 317 e Theoph. 289, 29 = EI 149, 6 = fr. 318, 26-28); c) questi documenti originali sulle fazioni popolari sono riportati da Teofane solo fino al 610, cioe fino all'anno della morte di Foca, evento che chiude la'Ιστορία χρονική. Da queste osservazioni Maas conclude che tutte le acclamazioni delle fazioni testimoniate da Teofane hanno come fonte Giovanni di Antiochia. Si tratta dei seguenti passi: Theoph. 181, 30-184, 1; 236, 3; 282, 16; 287, 18; 288, 16; 289, 29; 296, 25 (sulla questione si veda pure M.J. Jeffreys, The Nature and Origins of the Political Verse, DOP 28, 1974, 142-195, partic. 188-189). Sul lungo testo di Theoph. 181, 30-184, 1 (un dialogo tra Verdi e Azzurri al cospetto di Giustiniano), Cameron (Circus Factions, cit., 318-329) rifiuta l'ipotesi di Maas, per il quale il dialogo sarebbe databile al periodo immediatamente precedente alia rivolta di Nika (inizio del 532), e propone una datazione anteriore, all'inizio del regno di Giustiniano. Inoltre, Cameron considera possibile che la fonte originale del dialogo possa essere Giovanni di Antiochia, in quanto autore fortemente interessato alle lotte tra fazioni a Costantinopoli (cf. 327-329). La questione e da approfondire attraverso lo studio della fortuna di Giovanni (anche in relazione ai rapporti, ad es., tra Chronicon Paschale e 'Ιστορία χρονική). In sede di edizione critica dei frammenti sicuramente giovannei ho, di conseguenza, preferito escludere questi passi presenti in Teofane, considerandoli dubia. 2. Gli Excerpta del Codex Parisinus gr. 1630 Come gia indicate da Müller, il Cod. Parisinus gr. 1630 contiene una raccolta di excerpta dalla prima sezione della 'Ιστορία χρονική di Giovanni Antiocheno. Gli excerpta procedono dall'inizio dell'opera, la creazione di Adamo, fino alia guerra di Troia; conservano dunque una significativa parte dei primi due libri della αρχαιολογία. La narrazione segue la struttura cronologica e narrativa dei primi libri della Chronographia di Giovanni Malala, che tuttavia viene integrata con altre fonti, in particolare una fonte di storia giudaica. Si realizza, dunque,
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Ε
Introduzione
un sincronismo tra storia giudaica-orientale e storia greca che e caratteristico della tradizione cronografica cristiano-bizantina 23 . — Cod. Parisinus gr. 1630 (= E), giä Fontebl.-Reg. 3502, cartaceo, ff. XXVII + 278 (immo 270), 157 χ 113 mm. (superficie scritta 140 χ 100 mm.), 2 7 - 3 2 righe, XIV secolo 24 . Gli excerpta da Giovanni di Antiochia si trovano ai ff. 234 r -239 v . Si tratta di un codice miscellaneo. All'inizio il codice contiene pagine segnate a numeri arabi, dove sono presenti: tabelie di calcolo, un catalogo dei patriarchi di Costantinopoli fino al 1302 di Niceforo Callisto Xanthopoulos, una rosa dei venti, un indice del manoscritto. Seguono poi: scritti di argomento medico (ff. l r - 4 2 v ; 196 r -200 r ; 215 r -218 r ); scritti di argomento religioso e teologico (ff. 43 v -76 r ; 116V— 134 v ; 184 r -186 r ; 189 r ; 194 v ; 201 r -202 r ; 202 v -210 r ; 211 v -212 r ; 213 v -214 r ; 219 r -222 r ; 240 r -244 v ; 269 r -278 r ); scritti di materia scientifica (ff. 76 v -85 v ; 103r—115v; 194 rv ; 195 rv ; 222 v ; 245 r -246 r ); excerpta da vari autori di storia e filosofia (ff. 86 r -101 v ; 223 r -239 v ); scritti di genere sentenzioso, letterario e poetico (ff. 135 r -183 v ; 186 v -188 v ; 189 v ; 193 v ; 246 v -268 r ). II codice e scritto da una sola mano, ad eccezione dei ff. 269 r -276 v . Una nota all'interno del manoscritto ricorda che esso appartenne alTumanista Antonio Eparchus di Corfu (1491-1571); nel 1537 egli porto il manoscritto con se a Venezia; piü tardi ne fece dono al re di Francia Francesco I (1515-1547) 2 5 . Per quanta riguarda la sezione di excerpta da Giovanni (234 r -239 v ), il codice presenta le seguenti caratteristiche: vi sono numerose abbreviazioni che non rendono sempre agevole la comprensione del testo; lo iota sottoscritto e omesso; 23
Cramer, Anecdota Parisina, II, cit., 379-381, ha per primo pubblicato la inscriptio e tre degli excerpta contenuti nel Parisinus gr. 1630, attribuendoli tuttavia a Malala. Gli excerpta sono poi attribuiti a Giovanni di Antiochia da Müller, FHG IV, partic. 535, 540-541. Ad una contaminazione tra Malala e Giovanni Antiocheno (a partire, tuttavia, dal fr. 6, 14 Mü.), come fonti di una cronaca anonima da cui provengono gli excerpta del Parisinus gr. 1630, pensa E. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 3. Una posizione di compromesso nel problema della attribuzione έ quella recente di Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 19-25, che attribuisce all'Antiocheno solo gli excerpta che mostrano un'evidente corrispondenza con gli Exc. Constant. dalla 'Ιστορία χρονική. Tutti gli altri brani, anche quelli evidentemente corrispondenti ad Exc. Salm. II ο a lemmi della Suda, sono da Sotiroudis attribuiti a Malala. 24 Descrizione del codice in Omont, Inventaire sommaire, cit., II, 109-112; A. Diller, Pausanias in the Middle Ages, TAPhA 87, 1956, 84-97, partic. 91-92; K. Weierholt, Zur Überlieferung der Malalaschronik, Stavanger 1965, 21-22; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 213-215; I. Thum, Ioannis Malalae Chronographia, Berlin-New York 2000, 6 * - 8 \ Dal Parisinus gr. 1630 proviene il Paris. Fran^. 9467, ff. 27 r -33 v . Si tratta di una trascrizione, senza note, del Parisinus gr. 1630, come conferma un'annotazione alia fine del testo: «hactenus Cod. Reg. 3502, fol. 234»; forse autore della copia έ il Du Cange, che fu proprietario del codice: cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 215. Dal Parisinus gr. 1630 fu trascritto pure il Cod. Voss. gr. 15 ad opera di I. Vossius (1618-1689), che tuttavia non riporta excerpta dalla sezione di Giovanni: K.A. de Meyier, Codices Vossiani Graeci et Miscellanei, Leiden 1955, 215-218. In entrambi i casi si tratta di codici che non devono essere presi in considerazione. 25 Cf. H. Omont, Catalogue des manuscrits grecs d'Antoine Eparche, Paris 1892.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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all'inizio di ogni foglio, tra le righe 1 e 8, si presenta una lacuna dovuta ad umiditä, che interessa il margine interno destro ed esterno sinistra di ogni foglio. La lacuna coinvolge poche lettere (fino ad un massimo di otto lettere), cosicche e quasi sempre possibile procedere ad una integrazione. Gli excerpta dalla Ιστορία χρονική sono introdotti dalla inscriptio (f. 234r, 16-18): άπό της εκθέσεως 'Ιωάννου Άντιοχέως της περί χρόνων και κτίσεως κόσμου πονηθείσης, ώς φησιν, άπό βίβλων Μωσέως, Αφρικανού, Εύσεβίου, Παππίου καΐ Διδύμου και έτερων26. Ii testo ai ίϊ. 234Γ-239ν del Parisinus gr. 1630 e costituito da un gruppo di excerpta dei primi libri della 'Ιστορία χρονική. L'Excerptor ha fatto uso di Giovanni di Antiochia come unica fonte, procedendo in alcuni casi alla trascrizione letterale degli excerpta; talvolta ad epitomi piü ο meno forti del testo giovanneo. Ε in ogni caso chiaro che, almeno nella parte iniziale del primo libra della sua άρχαιολογία (fino al fr. 10), Giovanni si e servito della Chronographia di Malala, realizzandone un'epitome, talora molto vicina all'originale. La vicenda della attribuzione di questi excerpta alla 'Ιστορία χρονική suscitö un vivace dibattito tra gli studiosi del secolo scorso, appunto a causa della forte dipendenza di Giovanni di Antiochia dalla Chronographia di Malala. La questione e inoltre complicata dal fatto che il primo libra della Chronographia e pervenuto mutilo. Dopo Cramer, C. Müller non ebbe dubbi ad attribuire la raccolta a Giovanni di Antiochia; e la sua ipotesi venne accolta anche da U.Ph. Boissevain27. Solo in seguito, E. Patzig sollevo talune obiezioni, sostenendo che Giovanni e fonte delYExcerptor parigino solo per il frammento 6.2 su Eracle; e poi per i frammenti a partire dal fr. 10. Per gli excerpta precedent! al fr. 10 la fonte del Parisinus sarebbe la Chronographia di Malala e non la rielaborazione dell'Antiocheno28.
26 Jeffreys, The Transmission of Malalas' Chronicle, cit., 251-252, ritiene che questa inscriptio rielabori il titolo della Chronographia di Malala. 27 U.Ph. Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, «Hermes» 22, 1887, 161-178, partic. 175, considera autore degli excerpta Giovanni di Antiochia, che ha rielaborato e contaminato Malala. A conferma di questa sua ipotesi, Boissevain verifica la corrispondenza tra molti excerpta del Parisinus gr. 1630 e gli Exc. Salm. II. 28 Cf. E. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 3, e Id., Die Hypothesis, cit., 17. Naturalmente Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 19-25, per la sua teoria che Giovanni Antiocheno, attivo nell'etä di Giustino I, non puö aver utilizzato Giovanni Malala, esclude la gran parte degli excerpta del Parisinus gr. 1630 dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική. Vorrei discutere solo un punto della sua ipotesi che, come giä affermato, rifiuto fortemente. Tra le cause, che inducono il Sotiroudis ad escludere la gran parte dei testi del Parisinus dalla tradizione giovannea, c'£ la convinzione che il testo sia del tutto appiattito sullo stile e sulla lingua di Malala. Ad una attenta analisi degli excerpta si vede che non έ cosi. Infatti, anche se Giovanni si mostra in linea generale assai fedele al suo modello, egli interviene sulla forma stilistica e sul lessico della Chronographia·, e i suoi interventi presentano il carattere 'colto', che abbiamo visto come caratteristico della sua opera. Si cf., per es., fr. 13.2, cioe 1'excerptum su Medusa (Parisinus gr. 1630, 237', 10-22, trasmesso pure nel lemma Μ 406 del lessico della Suda e in Exc. Salm. II 13). Rispetto a Giovanni Malala II 11 (26, 46-49 Thurn), sua fonte di riferimento, l'Antiocheno rende
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Introduzione
Diversi fattori consentono, a mio giudizio, di confermare l'attribuzione a Giovanni di Antiochia di tutti gli excerpta del Parisinus gr. 1630. La dipendenza storiografica di Giovanni da Malala e a tal punto evidente che i frammenti dal primo libro della αρχαιολογία dell'Antiocheno (conservati appunto dal Parisinus gr. 1630) sono stati riutilizzati per ricostruire il testo critico del primo libro della Chronographia di Malala. Ma ritengo che gli excerpta del Parisinus debbano essere distinti dalla tradizione autentica di Malala e riconosciuti, invece, come tradizione autentica della 'Ιστορία χρονική. Da una parte, e possibile osservare la corrispondenza di questi testi con passi degli Exc. Salm. II, ο con numerosi lemmi della Suda (che testimoniano l'impiego di questa sezione di storia arcaica in volumi perduti degli Exc. Constant.); dall'altra, appunto la presenza di errori e autonomi caratteri filologici e storiografici (che accomunano gli excerpta del Parisinus e le altre tradizioni di Giovanni di Antiochia) mi ha indotto a respingere la tesi Patzig sugli excerpta del Parisinus gr. 1630. In sintonia con il giudizio di Müller, considero tutti gli excerpta del Parisinus gr. 1630 come provenienti dalla 'Ιστορία χρονική. Considero inoltre evidente che Giovanni di Antiochia abbia fatto abbondante uso della Chronographia di Malala per questa sezione iniziale, arrivando sovente a trascriverne il testo con leggere varianti. Si tratta, del resto, di un metodo usato dall'Antiocheno anche nella rielaborazione di Erodiano; e che tuttavia nulla toglie alia autonomia delle sue scelte storiografiche 29 .
il testo piü compatto. Inoltre, da un punto di vista lessicale, il confronto tra gli aggettivi utilizzati da Malala e quelli invece dell'Antiocheno dimostra che il nostro Giovanni ha rielaborato il testo di Malala seguendo il suo gusto e le sue inclinazioni stilistiche. Rispetto infatti alia formula di Malala, μία παρθένος, κόρη χωρική, άγριας έχουσα τας τρίχας καΐ οφθαλμούς, la coppia di aggettivi presenti in Giovanni (fr. 13.2, 3-4), παρθένον κόρην αϋχμηράν τε και δυσειδή, rimanda alia lingua dei tragici, cosi presente nel lessico di Giovanni Antiocheno. Ed infatti: a) l'aggettivo αυχμηρά in riferimento ad una capigliatura orrenda e selvaggia έ, ad es., giä in Sofocle, Oetiomaus, fr. 475 Pearson: διά ψήκτρας σ'όρώ/ξανθήν καθαίρονθ' ϊππον αϋχμηρας τριχός. Rilevante per il nostro passaggio έ pure un verso da Euripide, Or. 387: ώς ήγρίωσαι πλόκον αύχμηρόν, τάλας; b) l'aggettivo δυσειδής in riferimento al corpo έ presente, ad es., ancora in Sofocle, Aleadai, fr. 88, 9 Pearson: και γάρ δυσειδές σώμα κα'ι δυσώνυμον/γλώσση σοφόν τίθησιν εΰμορφον τ' ίδεΐν. Ε attestazioni si hanno anche in Erodoto VI 61. Si noti, inoltre, che lo stesso aggettivo compare nel fr. 16, 17 allorche viene descritta la Sfinge: καθ' öv χρόνον και ή λεγομένη Σφίγξ άνεφάνη γυνή δυσειδές και θηριώδης τήν φΰσιν, tanto nella tradizione del Parisinus gr. 1630, quanto in quella della Suda Οι 34, Οιδίπους (IV 616 Adler), a dimostrazione dell'unitä stilistico-narrativa della 'Ιστορία χρονική. Come si vede, la rielaborazione del testo di Malala, condotta da Giovanni Antiocheno, e rielaborazione originale e, talora, di carattere colto. Altro caso significativo, il confronto tra Malala I 3 e fr. 2, 12-16. 29
Per i rapporti tra Giovanni ed Erodiano, cf. infra CXXXVIII-CXXXIX. Per l'utilitä degli excerpta giovannei del Parisinus gr. 1630 nella ricostruzione del testo di Malala, cf. Jeffreys, The Transmission of Malalas' Chronicle, cit., 252, che considera questa trascrizione dell'Antiocheno: «Almost as another manuscript of Malalas Text». Ed infatti, per ricostruire il primo libro di Malala K. Weierholt ha fatto abbondante uso del testo del Parisinus gr. 1630 come testimone. Thurn, che prosegui l'opera di edizione di Malala, ha accettato questa prospettiva di lavoro. Per
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La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
A partire dal secondo libro (fr. 17) Giovanni di Antiochia realizza una chiara contaminazione tra la Chronographia di Malala e altre fonti. Di particolare rilievo e l'impiego di una cronaca che epitoma la Bibbia e riferisce sulla storia giudaica. Un elemento da tener presente nell'analisi di questa ignota fonte e la corrispondenza tra brani di Giovanni di Antiochia e brani di Giorgio Cedreno, per passi nei quali Cedreno non ha solo trascritto Malala (cf., ad. es., fr. 19 ~ Cedr. 50, 6 - 7 con la complessa struttura del racconto della vita di Melchisedek e delle notizie sul fiume Giordano). Un'altra tradizione storiografica che appare evidentemente nota a Giovanni di Antiochia e quella di Charax di Pergamo. In particolare, nel fr. 26.3 Giovanni contamina Malala IV 9, con una spiegazione del significato del 'vello d'oro' che corrisponde a quella tramandata da Eustazio di Tessalonica come tradizione di Charax di Pergamo (cf. FGrHist 103 F 37) 30 . Ε inoltre opportuno tener presente che in Giovanni di Antiochia il testo degli oracoli orfici, ο di quelli attribuiti a Ermete Trismegisto, presenta talune importanti varianti, ο aggiunte, che non si trovano in Malala. Cf., ad es., fr. 7.3 dove viene riportato l'oracolo dato al re Thulis. Giä Patzig notava che dal testo di Giovanni si ricavano notizie assenti nella tradizione di Malala: cioe che Thulis chiamo con il proprio nome un'isola nell'oceano; e che l'oracolo da Thulis consultato era quello di Serapide31. Dopo aver confermato l'autonomia degli excerpta del Parisinus gr. 1630 dalla tradizione di Malala, e possibile definire meglio i criteri dell'attribuzione di questi testi a Giovanni Antiocheno e sottolineare i rapporti con le altre tradizioni della 'Ιστορία χρονική: a) Alcuni excerpta del Parisinus gr. 1630 corrispondono a Exc. Constant. dello stesso Giovanni Antiocheno. Cf., ad es., fr. 6.2 (Paris, gr. 1630, f. 236 r = EV 1 BW): si noti che in questo caso Yexcerptum Parisinum restituisce pure il contesto narrativo da cui e tratto il corrispondente EV32. Altri casi: fr. 17 (Cod. Pa-
la rielaborazione sul testo di Malala, si puö a grandi linee dire che l'Antiocheno presta accortezza ad evitare le ripetizioni; trasforma il lessico, adeguandolo al piü alto livello letterario della 'Ιστορία χρονική; rielabora l'ordine narrativo per renderlo piu fluido: questo awiene per singole frasi all'interno di un brano, ma anche per interi episodi aU'interno di un capitolo (cf. fr. 6.2). Talora il testo di Giovanni Antiocheno sembra procedere al taglio di notevoli parti della Chronographia,
ma non possiamo dire se questa operazione sia da attribuire al nostro autore o,
piuttosto, alia mano delYExcerptor. 30
Su Charax di Pergamo cf. O. Andrei, A. Claudius Charax di Pergamo: chitä cittadine
interessi antiquari
e anti-
nell'etä degli Antoninu Bologna 1984.
31
Cf. Patzig, Die Abhängigkeit
32
Si veda la corrispondenza dell'excerptum dal Parisinus e di EV 1 BW., rispetto al luogo corrotto:
des Jo. Antiochenus
von Jo. Malalas, cit., 44-45.
τόν υίόν της φαύλης επιθυμίας, da emendare in τόν γήϊνον της φαύλης επιθυμίας άγώνα. Le due tradizioni conservano lo stesso errore; ne consegue che 1 'Excerptor del Parisinus e gli Εxcerptores costantiniani hanno fatto uso di un testimone dell'opera giovannea appartenente ad una stessa famiglia di manoscritti, con lo stesso luogo corrotto.
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Introduzione
risinus gr. 1630, f. 237v, 14-25 = EV 2); fr. 29, (Cod. Paris, gr. 1630, f. 239r, 15-16 = EV 3): in questo caso il brano del Parisinus e un riassunto del testo preservato nella tradizione degli EV. b) £ evidente che la corrispondenza testuale di excerpta del Parisinus gr. 1630 con lemmi della Suda, provenienti dagli Exc. Constant., e la prova di una comune derivazione dal testo di Giovanni Antiocheno. In taluni casi e possibile ottenere una conferma della trasmissione di questi testi attraverso gli Exc. Constant. a noi noti. Cf. fr. 17 (Cod. Paris, gr. 1630, f. 237r, 14-25 « Suid. Σ 253, Σερούχ = EV 2)33. La piü significativa differenza tra gli excerpta del Parisinus gr. 1630 e i lemmi della Suda e che questi ultimi mostrano i caratteri tipici degli Exc. Constant., poiche da questi il lessicografo deriva la conoscenza della 'Ιστορία χρονική. Al contrario, gli excerpta dal Parisinus sono confezionati secondo esigenze e prospettive diverse. Ne consegue, ad es., che mentre nei lemmi della Suda non vengono citate le fonti, perche tagliate in origine dall'Excerptor costantiniano, gli excerpta del Parisinus conservano, nei passi a questi lemmi corrispondenti, la menzione delle fonti indicate nell'originale da Giovanni. Cf., ad es., fr. 20 (Cod. Paris, gr. 1630, 237v, 29-238, 5 « Μ 546, Μελχισεδέκ): la citazione della fonte a conclusione del brano, καθώς Ίώσηπος ιστορεί, e presente nell'excerptum del codice parigino, ma omessa nei corrispondente lemma del lessico della Suda, perche probabilmente giä tagliata negli Exc. Constant. c) Esiste, in molti casi, una corrispondenza tra gli excerpta del codice parigin o e gli Exc. Salm. II.
d) In altri casi l'attribuzione a Giovanni Antiocheno e possibile per ragioni storiografiche. Esistono infatti interpretazioni di Giovanni, ο suoi errori di lettura delle fonti, che ritornano tanto nei testo degli excerpta del Parisinus, quanta nelle altre tradizioni giovannee. Cf., ad es., il caso di fr. 17, 12-15. In questo passo si ricorda il passaggio all'idolatria degli uomini e il culto del gigante Hellen: ήδη γαρ ήσαν ούτοι την τοιαύτην άναδεξάμενοι πλάνην, και τιμήσαντες Έλληνα τον γίγαντα, τον από φυλής τοϋ Ίάφεθ καταγόμενον και τής πυργοττοιίας κοινωνόν γενόμενον. Rispetto al passo di Malala II 18, e all'intera tradizione che ritorna pure in Eusebio (e in Giorgio Sincello), il testo di Giovanni di Antiochia compie un errore di interpretazione; infatti, il gigante non prese parte alia costruzione della torre di Babele, ma fu piuttosto precettore di Ioaneus, un altro gigante che partecipo effettivamente all'impresa. L'errore torna in tutte le tradizioni giovannee superstiti: nell'excerptum del Paris, gr. 1630 (f. 237v, 22-24; nei lemma Suid. Σ 254, Σεροΰχ (IV 343 Adler); in Exc. Salm. II 15. Ε si puo forse spiegare con il salto di una riga in un manoscritto capostipite dei testimoni da cui dipendono il Parisinus gr. 1630, gli Exc. Constant, (che sono letti dalla Suda) e gli Exc. Salm. II. Si tratterebbe, dunque, di un errore intervenuto nei testo in una fase molto antica della sua trasmissione, sicuramente
33
Per una lista dei lemmi della Suda corrispondenti a passi del Parisinus gr. 1630 cf. infra XCIII.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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anteriore alia metä del X secolo. D'altra parte, si puö pensare che l'errore derivi da una svista dello stesso Giovanni nella lettura della sua fonte. Un altro caso significativo e rappresentato da fr. 6.2, 37-38. II passo riporta una corrotta trascrizione di Malala I 14. Invece della corretta versione ένίκησεν τόν της φαύλης έπιθυμίας , le tradizioni di Giovanni Antiocheno (EV 1, donde Suid. Η 475, da un altro excerptum costantiniano; e Cod. Paris, gr. 1630, f. 236r, 12-13), riportano la fräse: ένίκησεν τόν υίόν της φαύλης έπιθυμίας. Ne consegue che, rispetto al testo di Malala, due tradizioni della 'Ιστορία χρονική, gli Exc. Constant, e il Parisinus gr. 1630, conservano lo stesso luogo corrotto, che si e formato in una fase molto antica della trasmissione del passo. Anche in questo caso, mi pare evidente che il Parisinus gr. 1630 e gli Exc. Constant, provengono da una famiglia di manoscritti che rimanda ad un capostipite comune (anteriore alla metä del X secolo). Sul versante storiografico, consideriamo il caso di fr. 21, 3-4 che corrisponde a Cod. Paris, gr. 1630, f. 238r, 7-8. Ii passo ricorda la discendenza degli Isauri da Esaü. Questa notizia accomuna il testo del Paris, gr. 1630 con una sezione del riassunto che Fozio realizzo dell'opera di Candido Isaurico, storico del V secolo d.C. Infatti, la menzione della discendenza degli Isauri da Esaü era nel testo di Candido Isaurico, come sottolinea Fozio, cod. 79: ούτος ισχυρίζεται την Ίσαυρίαν από τοϋ Ήσαϋ λαβείν την έπωνυμίαν (162, 30-31 Henry); e piü oltre: λεπτομερής τε της Ίσαύρων γενεαλογίας άφήγησις· και ώς εϊησαν απόγονοι τοϋ Ήσαϋ, πολλή σπουδή καΐ διήγησις (I 163, 21-164, 1 Henry). D'altra parte, Candido e senza dubbio una delle fonti piü importanti per la sezione di Giovanni relativa a questa parte del V secolo (il regno di Zenone e, probabilmente, l'inizio di Anastasio), testimoniata da un cospicuo gruppo di Exc. Constant.; e la 'Ιστορία χρονική e, insieme al riassunto di Fozio, Tunica opera nella quale e possibile stabilire un uso certo degli Ίσαυρικά di Candido, ο della sua tradizione. La presenza di questa citazione dalla tradizione di Candido Isaurico in uno excerptum del Parisinus gr. 1630 si spiega con il fatto che 1'excerptum deriva appunto da Giovanni di Antiochia, che conosceva Candido 34 . e) Ancora sul versante storiografico, la sequenza narrativa e l'ordine degli excerpta del Parisinus gr. 1630 corrispondono alio sviluppo narrativo delle altre tradizioni giovannee della αρχαιολογία. In particolare: rispetto alla Chronographia di Malala, sua fonte principale, Giovanni Antiocheno nella prima parte dell'opera, da Adamo alla guerra di Troia, accentua fortemente il sincronismo tra storia biblica, Orientale e storia greca arcaica. Inoltre egli ricorre a piü fonti che integrano le notizie di Malala. Questa stessa struttura storiografica e narrativa accomuna gli excerpta del Parisinus gr. 1630 con passi degli Exc. Constant. 34
Ε attraverso Giovanni A n t i o c h e n o questa notizia di C a n d i d o sulla discendenza degli Isauri da Esaü riemerge nella tradizione di Simeone Logoteta (Leo Gr. 117, 3 - 5 = Ps. Th. Mel. 21, 3 - 4 ) . Cf. U. Roberto, Sulla
tradizione
storiografica
685-727, partic. 697, e infra CXLVI-CXLIX.
di Candido
Isaurico,
M e d i t e r r A n t 3, 2000,
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Introduzione
e degli Exc. Salm. II. Si tratta di tre tradizioni che presentano un modello di αρχαιολογία comune (cioe quello di Giovanni); e differiscono con uguali caratteristiche dalla ricostruzione della storia delle origini presente in Malala35. Di grande rilievo, per la comprensione della struttura cronologica di Giovanni rispetto alio schema della Chronographia di Malala, appare la precisa corrispondenza nella posizione dei brani sulla storia dei re d'Israele nel Parisinus gr. 1630 (cf. fr. 34-35) e negli Exc. Constant, giovannei. A differenza di Malala, Giovanni tratta dei re biblici prima delle vicende della guerra di Troia. Nel Parisinus gr. 1630, infatti, la narrazione di storia greca si interrompe con il mito di Ganimede (fr. 27); seguono i passi sui giudici e sui re d'Israele (fr. 28-36); e solo a partire dal fr. 37 l'attenzione torna sugli antenati di Elena, moglie di Menelao. Esattamente la stessa struttura e presente negli Exc. Constant. Infatti, i frammenti 33 (= EV 5), 35 (= EV 6), 36 (= EI 2) riportano le vicende da Davide ad Ezechia, e precedono gli excerpta dedicati alia guerra di Troia. Ne consegue che nella 'Ιστορία χρονική tutte le vicende relative ai re d'Israele erano poste prima delle vicende della guerra di Troia; al contrario, Malala riferisce dei re d'Israele solo dopo la guerra di Troia. Ε importante segnalare che lo stesso ordine narrativo di Giovanni di Antiochia, re d'Israele-guerra di Troia, si trova in Cedreno. Da sottolineare mi sembra pure il fatto che il secondo libro della άρχαιολογία abbia inizio, secondo la precisa attestazione del Parisinus gr. 1630, con l'eta di Abramo: dunque secondo un ordinamento cronologico estraneo alia struttura della Chronographia di Malala, dove la vicenda di Abramo e descritta a partire da II 18. Anche l'idea di sviluppare il primo libro della άρχαιολογία da Adamo ad Abramo e una scelta storiograficamente emblematica della visione di Giovanni. Sui versante stilistico-lessicale, gli excerpta giovannei contenuti nel Parisinus gr. 1630 presentano carattere piuttosto disomogeneo. In numerosi casi si tratta di excerpta molto simili nella fattura agli ottimi Exc. Constant., dunque caratterizzati da lieve rielaborazione dell'inizio e della fine del testo. In altri casi, tuttavia, il confronto con le altre tradizioni giovannee dimostra che YExcerptor del Parisinus ha realizzato una forte epitome del testo originale, senza tuttavia procedere a contaminazioni. Si veda, per un esempio, il fr. 6.1a. In questo caso il confronto con il corrispondente lemma di Suid. Θ 417, Θούρρας (= fr. 6.1b, che proviene da uno excerptum giovanneo in un volume per noi perduto degli Exc. Constant.) mostra in che modo il Parisinus abbia realizzato un epitome del testo giovanneo. Indubbiamente il testo del Parisinus e piü accurato, ma sono state tagliate informazioni invece conservate dalla Suda. 35 Vi sono passi dove la struttura stessa della narrazione di Giovanni Antiocheno conservata dal Parisinus gr. 1630 appare molto piü ordinate e comprensibile rispetto a quella presente nella tradizione autenticamente derivata dalla Chronographia di Malala. Cf., ad es., nel fr. 6.2 l'ordine della sequenza narrativa su Hermes in Egitto e poi su Eracle rispetto alia versione piü confusa presente in Malala I 14-15.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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In conclusione, gli excerpta presenti nel Parisinus gr. 1630, da Adamo alla guerra di Troia, sono tutti derivanti da Giovanni di Antiochia, che in questa sezione dell'opera utilizza come fonte principale il primo libro della Chronographia di Malala36. La maggior parte dei brani sono excerpta che, al confronto con le altre tradizioni giovannee (soprattutto con gli Exc. Constant.), si presentano piuttosto fedeli all'originale. Certamente vi sono tagli, e una diffusa tendenza all'epitome; ma la 'Ιστορία χρονική e Tunica fonte da cui sono tratti questi excerpta. Sono da escludere, a mio giudizio, contaminazioni ο interventi personali dell'Excerptor. In generale il testo del Parisinus appare affidabile testimone del testo giovanneo. Anche sul versante storiografico e possibile confermare che gli excerpta del codice parigino conservano la struttura e l'ordine espositivo dei primi libri della 'Ιστορία χρονική. 3. Gli Excerpta
Salmasiana
3.1 Excerpta Salmasiana I e II
Gli Excerpta Salmasiana sono una raccolta di frammenti storici dall'etä del Diluvio alla morte dell'imperatore Valentiniano III (455 d.C.), giunti alia nostra epoca sotto il nome di Giovanni di Antiochia. La loro trasmissione e molto complessa. Si tratta, infatti, del gruppo di excerpta da Giovanni che presenta il maggior numero di problemi di attribuzione, tanto sul versante del testo, quanta sul versante storiografico. All'inizio del XVII secolo, il Salmasius copio nella biblioteca palatina di Heidelberg un gruppo di excerpta provenienti dalla tradizione di Giovanni di Antiochia. II testo da lui copiato e oggi conservato nel codice Parisinus gr. 1763. II codice contiene solo excerpta storici sotto il seguente titolo: αρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Questi excerpta vennero per la prima volta pubblicati da J.A. Cramer (Anecdota Parisina, II, Paris 1839, 383-401, 10), che riconobbe la mano del Salmasius e Ii chiamo, appunto, Excerpta Salmasiana da Giovanni di Antiochia. Lavorando all'edizione della 'Ιστορία χρονική per i FHG IV, C. Müller volse la sua attenzione agli Exc. Salm. Egli notö che i passi contenuti nei fogli 1-3 (pp. 383-386, 11 Cramer) del Parisinus gr. 1763 contenevano excerpta dall'epoca di Mose fino all'etä ellenistica; tuttavia, a partire dal f. 4 e fino al 23 (pp. 386, 11-401, 10 Cramer) iniziava una nuova serie di excerpta dall'etä di Noe fino all'imperatore romano Valentiniano III. Inoltre, Müller comprese che gli Exc. Salm, della prima sezione del Parisinus gr. 1763 (pp. 383-386, 11 Cramer) ap-
36 Cf. recentemente sulla questioner E.M. Jeffreys, The Chronicle of John Malalas, Book I: a Commentary, in P. Allen-E.M. Jeffreys (ed. by), The Sixth Century. End or beginning?, Brisbane 1996, 52-74, partic. 53-54.
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Introduzione
partenevano ad una tradizione diversa rispetto alia tradizione storiografica che invece e alia base degli Exc. Salm. della seconda sezione (pp. 386, 11-401, 10 Cramer). Dunque egli decise di pubblicare la prima sezione di Exc. Salm. come unico frammento, cioe fr. 1 Mü. (FHG IV 538-540), notando la corrispondenza di questi excerpta con la tradizione delle Chronographiae di Giulio Africano, del Chronicon di Eusebio, e di Giorgio Sincello che da entrambi deriva le sue informazioni; considerö, invece, come derivati dalla tradizione di Giovanni di Antiochia solo la seconda sezione di Exc. Salm. (pp. 386, 11-401 Cramer) e accosto questi testi alle altre tradizioni note della 'Ιστορία χρονική, cioe gli Exc. Constant. e gli excerpta del Parisinus gr. 163 0 37 .
Questo risultato della ricerca del Müller e un dato inconfutabile. La tradizione degli Exc. Salm. e divisa in due tronconi. Di conseguenza, definiro d'ora in poi il primo gruppo di testi, corrispondenti al fr. 1 Mü„ come Exc. Salm. I; tutti gli altri testi trasmessi, Exc. Salm. II. La controversa attribuzione degli Exc. Salm. ha rappresentato uno degli aspetti piü complessi e dibattuti della Johannesfrage, cioe della discussione scientifica intorno alia identitä di Giovanni Antiocheno e intorno alia affidabilitä delle diverse tradizioni manoscritte a lui attribuite. Come dicevo, la gran parte degli studiosi concordano sopra un punto con il Müller: pur copiati dal Salmasius sotto lo stesso nome di Giovanni di Antiochia, gli Exc. Salm. I e gli Exc. Salm. II appartengono a due tradizioni storiografiche diverse. Ε evidente che il primo obiettivo della ricerca fu quello di comprendere quale dei due gruppi di Salmasiana fosse da attribuire all'autentica tradizione di Giovanni; owero, quale fosse la relazione tra Exc. Constant., considerati come autentica tradizione della 'Ιστορία χρονική, e gli Exc. Salm. I e IP8.
37 Sulla questione cf. giä Müller, FHG IV 540, che in riferimento al suo primo frammento afferma: «Quae hucusque de priscis Graecorum barbarorumque temporibus legimus optime conveniunt cum melioris notae chronicis Africani, Eusebii, Syncelli. Exspectaveris excerptorum istorum Seriem iisdem ducibus iam ad certiorem historiam nos deducturam esse. At non ita se res habet. Nam quae deinceps in Salmasii codice leguntur, denuo redeunt ad antiquissimam Assyriorum, Aegyptiorum, Graecorum memoriam, eamque eodem plane modo explicant, quem ex deterioris farinae chronologis, ex Malala, Cedreno, similibus, bene novimus. Ad posteriorem hanc antiquae historiae expositionem pertinent, quae ex Ioanne excerpta praebent Tituli Constant. Περί αρετής et Περί επιβουλών, nec non codex Paris. 1630. Quae quum ita sint, haud temere contendere mihi videor Excerpta ista Salmasiana ex duobus chronicis fluxisse eorumque partem priorem, quam modo apposui, ab Ioanne nostro alienam esse». 38 Per esigenze di sintesi non approfondirö in questa sede tutti i diversi aspetti e le diverse soluzioni proposte nell'ambito della Johannesfrage. Si tenga presente che al problema del rapporto tra Exc. Salm. I e II si sovrappose il problema se riconoscere il Vero' Giovanni Antiocheno nel gruppo degli Exc. Constant, (di evidente impostazione classicheggiante e scritti in greco corretto ed elegante) ο in quello degli Exc. Salm. II (di livello meno elevato per stile e per lingua). Rimando per la questione a Ε. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, Progr. Thomasschule, Leipzig 1892, 1-2, awertendo, fin da adesso, che non condivido la soluzione di questo studioso.
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La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
Partendo dalla considerazione che l'autentica tradizione della 'Ιστορία χρονική e quella conservata dagli Exc. Constant, si giunse, soprattutto attraverso gli studi di U.Ph. Boissevain e C. de Boor, ai seguenti important! risultati: a) Gli Exc. Salm. I (= fr. 1 Mü.) rappresentano un gruppo di testi del tutto slegato dalla tradizione dei Constant, e degli excerpta del Paris, gr. 1630, che trasmettono frammenti dai primi due libri della αρχαιολογία di Giovanni di Antiochia. Da un punto di vista testuale e narrativo, nessuno degli Exc. Salm. I trova corrispondenza in almeno uno degli Exc. Constant, ο del Paris, gr. 1630. Ε soprattutto questa corrispondenza non esiste neppure dal punto di vista delle fonti utilizzate. £ dunque da condividere la decisione di Müller di pubblicare tutti gli excerpta come unico frammento (fr. 1 Mü.), sottolineandone l'estraneitä rispetto alia tradizione di Giovanni. b) Rispetto alle altre tradizioni, gli Exc. Salm. II presentano problemi di trasmissione. Come indico Boissevain in un importante studio (1887), gli Exc. Salm. II mostrano nella sezione iniziale, fino alia guerra di Troia e dei nostoi, una evidente corrispondenza con le altre tradizioni giovannee, Exc. Constant, e excerpta del Paris, gr. 1630. Questa corrispondenza e talvolta testuale, e quasi sempre narrativa (stessa sequenza degli awenimenti) e storiografica (uso delle stesse fonti). Tuttavia e evidente che non si tratta della trasmissione di un testo identico. Gli Exc. Salm. II sono infatti scritti in una lingua assai meno elegante e curata degli Exc. Constant., ο di quella degli excerpta del Parisinus gr. 1630. Inoltre, prosegue Boissevain, a partire dall'eta di Cesare (fr. 73 Mü. = 150.2) gli Exc. Salm. II sembrano privi di alcuna corrispondenza con gli Exc. Constant.39. C. de Boor affronto il problema degli Exc. Salm. I e II sul versante della tradizione manoscritta. Egli studio il manoscritto Vaticanus gr. 96 (XII sec.), capostipite della tradizione a nostra disposizione e fece un'importante scoperta. Infatti, all'inizio della sezione corrispondente agli Exc. Salm. I (ff. 99 r -100 v ) a margine a inchiostro rosso e indicato il titolo che anche il Salmasius copio dal manoscritto a sua disposizione nel Parisinus gr. 1763: άρχαιολογία Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων (Vat. gr. 96, f. 99Γ)· Tuttavia, nel punto in cui gli Exc. Salm. I terminano (e hanno inizio gli Exc. Salm. II) il copista del Vat. gr. 96 inseri, sempre a margine, l'annotazione: έτερα άρχαιολογία (Vat. gr. 96, f. 100 v ). Poiche il Salmasius non distingue nel Parisinus gr. 1763 tra le due sezioni, bisogna dedurne che egli copio da un manoscritto dove la distinzione tra άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων e έτέρα άρχαιολογία non era piü indicata; al contrario, tutto il materiale era trasmesso sotto il nome di Giovanni di Antiochia, sotto l'unico titolo άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Per de Boor la chiara distinzione presente nel Vat. gr. 96 consente di chiudere il problema: egli attribuisce la prima sezione degli Exc. Salm. I (cioe il
39
Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus
zugeschriebenen
Excerpta Salmasiana,
cit.
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fr. 1 Mü.) a Giovanni di Antiochia, traendo conferma dal titolo della sezione stessa: άρχαιολογία 'Ιωάννου Αντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Gli Exc. Salm. II deriverebbero, a suo giudizio, da una έτερα άρχαιολογία, e dunque non da Giovanni Antiocheno. Questa tesi contrasta con il giudizio di Müller e di Boissevain 40 . In realtä, ad uno studio approfondito degli Exc. Salm. II si coglie la debolezza della soluzione de Boor. Riprendendo il lavoro di Boissevain, E. Patzig confermo che gli Exc. Salm. II (quelli indicati come provenienti da una έτερα άρχαιολογία) nella parte da Noe Tino a Cesare mostrano sicura corrispondenza con la prima parte delle altre tradizioni autenticamente giovannee, Exc. Constant. ed excerpta dal Parisinus gr. 1630; anche se naturalmente si tratta di gruppi di excerpta che presentano caratteri stilistici e storiografici diversi. Dopo ulteriori approfondimenti, Patzig riaffermö le tesi giä formulate da Müller-Boissevain: 1) gli Exc. Salm. I (fr. 1 Mü.) non appartengono alia tradizione di Giovanni di Antiochia; si tratta di testi che vanno attribuiti ad uno Ps. Giovanni di Antiochia come Ps. Io. Ant. 2) gli Exc. Salm. II, almeno fino alia sezione sulla fondazione di Roma, appartengono alla tradizione della Ιστορία χρονική ma in una forma 'mediata. Come giä diceva Boissevain, a differenza degli Exc. Constant., gli Exc. Salm. II sono tratti da un opera che ha epitomato e rielaborato (volgarizzandola) l'opera di Giovanni 41 . Questi due risultati sono il punto di partenza per ogni ulteriore ricerca sugli Exc. Salm. II. D'accordo con la tesi Boissevain (e, per questo aspetto, anche con 40
Cf. C. de Boor, Zu Johannes Antiochenus, «Hermes» 34, 1899, 298-304, 480; cf. partic. 299, utile anche per la descrizione del codice. Lo studioso dice che attraverso il Vat. gr. 96 si evince che gli Exc. Salm. II non appartengono a Giovanni Antiocheno, ma ad una έτέρα αρχαιολογία di un altra cronaca. Se la precisa indicazione marginale di Vat. gr. 96 si fosse conservata anche nel Parisinus gr. 1763 utilizzato da Cramer e Müller, non si sarebbe mai generata la confusione tra Exc. Salm. II e tradizione del vero Giovanni Antiocheno (p. 301). 41 Bisogna tener presente che Patzig sviluppö la sua tesi dai risultati Müller-Boissevain. Partendo dal rapporto tra Exc. Constant, ed Exc. Salm. II, lo studioso concentrö i suoi sforzi nel dimostrare che il 'vero Giovanni di Antiochia fosse quello trasmesso dagli Exc. Salm. II, e non quello degli Exc. Constant. D'accordo con Boissevain, egli sosteneva che il Giovanni 'Salmasiano' e quello 'Costantiniano' avevano in comune una parte iniziale. A partire dal frammento su Cesare (fr. 73 Mü. = 150.2), quando i due gruppi di excerpta sembrano allontanarsi, Patzig sosteneva che solo gli Exc. Salm. II rappresentassero l'autentica tradizione della 'Ιστορία χρονική. Gli Exc. Constant, sarebbero, secondo Patzig, da escludere, perche espressione di un ambiente culturale piü tardo, successivo all'epoca di Fozio. Α suo giudizio, ad un certo punto nella tradizione manoscritta comparve un testo che confondeva la parte iniziale e finale del vero Giovanni 'salmasiano' con la tarda rielaborazione costantiniana, creando un ibrido storiografico. Di nuovo sulla questione Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 361. Vorrei qui solo notare che l'approccio del Patzig alla 'Ιστορία χρονική era dettato dal rigido pregiudizio che, trattandosi di una cronaca, l'opera di Giovanni non poteva mostrare l'aspetto colto, invece presente nell'opera da cui derivano gli Exc. Constant. Ad uno scrittore di cronache dell'etä di Eraclio molto meglio si addice, secondo Patzig, la forma, lo stile e la scelta di testi presente negli Exc. Salm. II: cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 32.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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Patzig), considero solo gli Exc. Salm. II come provenienti dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική, anche se attraverso la mediazione di un'epitome. Ho invece inserito in appendice gli Exc. Salm. I, l * - 3 8 * (= fr. 1 Mü.), attribuendoli per il momento ad uno Ps. Giovanni di Antiochia. Questi testi costituiscono una raccolta omogenea di excerpta provenienti in parte dai libri III e IV delle Chronographiae di Giulio Africano; e per qualche ragione legata alla trasmissione manoscritta della Ιστορία χρονική, confluirono nella tradizione di Giovanni. Cerchero, di seguito, di approfondire pure la questione degli Exc. Salm. II per la sezione da Cesare a Petronio Massimo. Anticipo fin da adesso che, come risultato delle mie ricerche, condivido la tesi Müller: tutti gli Exc. Salm. II derivano da un'epitome volgarizzata della 'Ιστορία χρονική. 3.2 La tradizione manoscritta Gli Exc. Salm. I e II sono trasmessi dai seguenti testimoni: — Cod. Vaticanus graecus 96 (= V) giä 103, cartaceo, ff. IV + 229, 244 χ 175 mm. (superficie scritta varia: 180 χ 105, 187 χ 112, 195 χ 197 mm.), 2 8 - 3 5 righe. Metä del XII secolo. Si tratta di un codice miscellaneo che contiene opere di Flavio Filostrato, Polemone, Ps. Esichio, excerpta da Diogene Laerzio, Eraclide Pontico, Claudio Eliano, Agazia e da altre opere anonime. Ai ff. 99 r -102 v + 106r—11 l v + 103™ si trovano excerpta dalla άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων (l'indicazione si trova a margine in inchiostro rosso), a margine del f. 100v, 24 il copista ha aggiunto l'indicazione marginale (con inchiostro rosso): ετέρα άρχαιολογία42. II manoscritto e copiato quasi interamente da una sola mano, in modo accurate e senza errori. A margine, in inchiostro rosso, si trovano numerose annotazioni e glosse. II f. 109r, che contiene Exc. Salm. II giovannei sull'etä giulio-claudia, riporta nel margine inferiore alcuni versi scritti da una seconda mano relativi all'etä di Caligola e Nerone 43 . Mani diverse e piü tarde hanno apportato ulteriori annotazioni a margine. In possesso di diversi intellettuali, tra cui Niceforo Gregora e Matteo Kamariotes, il manoscritto fu conservato a Costantinopoli fino alia fine del XV secolo. Nel 1518 e giä attestato nel patrimonio della Biblio42
Per il codice cf. A. Biedl, Das große Exzerpt Φ, Roma 1955, 52-60; G. Mercati-P. Franchi de' Cavalieri, Codices Vaticani Graeci, I, codd. 1-329, Roma 1923, 108-109; P. Canart-V. Peri, Sussidi bibliograflci per i manoscritti greci della Biblioteca Vaticana, Roma, Cittä del Vaticano, 1970, 370. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 187-188. Ε da condividere la datazione alla metä del XII secolo proposta da N. Wilson, Scholarly Hands of the middle Byzantine Period, in J. Glenisson (ed. par), La paleographie grecque et byzantine, Colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientifique, Paris 21-25 octobre 1974, Paris, 1977, 221-239, partic. 235-237. Piü in particolare per i problemi rispetto alia tradizione giovannea, cf. de Boor, Zu Johannes Antiochenus, cit., partic. 299-301. 43 Cf. P. Sotiroudis, Unedierte Verse aus dem Codex Vat. gr. 96, JÖB 33, 1983, 249-254. Seguendo unindicazione paleografica di Wilson, lo studioso data i versi al periodo 1250-1280.
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teca Vaticana. Per gli Exc. Salm. I e II il Vat. gr. 96 e da considerare come Stammvater dell'intera tradizione manoscritta a nostra disposizione44. — Cod. Vaticanus Palatinus 93 (= A), cartaceo, ff. II + 191 (192), 278 χ 199 mm., (superficie scritta 246 χ 163 mm.), 29-42; metä del XII sec. Si tratta di un codice miscellaneo. Gli Exc. Salm. I sono contenuti a ff. 47 r -47 v , 30 (titolo: αρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων); a ff. 47ν, 30-52 ν si trovano gli Exc. Salm. II (nessuna indicazione a margine distingue i due gruppi, come invece nel Vat. gr. 96)45. II manoscritto e copiato con molti errori e omissioni, da una ο, al massimo, due mani. Wilson lo data ad un periodo precedente al 1152. Le indicazioni presenti in una cronaca cittadina (nel f. 191bv) consentono di affermare che il codice rimase a Costantinopoli almeno fino al XIV secolo. Nel 1584 e a Heidelberg nella Biblioteca Palatina. Da qui passa a Roma nel 1623. Gli studi del Biedl, confermati da Sotiroudis, dimostrano che per quanto riguarda gli Exc. Salm. I e II il testo del Vat. Pal. 93 deriva da Vat. gr. 9646. In particolare: a) gli errori presenti in V si ripetono in A; unica eccezione, che verrä segnalata in apparato, e in Exc. Salm. 125*: V riporta la cifra ,ξψοζ' che e chiaramente errata; il copista in A corregge in ,ζψοζ'; b) a margine di A si trovano note che sono copiate da annotazioni giä presenti in V; copiando da V anche Α riporta al termine degli Exc. Salm. II un excerptum su Arione che e evidentemente inserito in un luogo sbagliato rispetto alia sua collocazione cronologica. Dopo aver preso visione del codice, e aver constatato il carattere delle varianti, ritengo di poter condividere la tesi che Α deriva da V. Di conseguenza non indichero in apparato le varianti tra i due codici, con la sola esclusione di quella sopra menzionata presente nell'Exc. Salm.
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Introduzione
125*.
— Cod. Parisinus graecus 1763 (= D), giä Delamare.-Reg. 3005, 3, cartaceo, pp. 24, 206 χ 155 mm., (superficie scritta 190 χ 135 mm.), 23-30 righe. Databile intorno al 1606. II codice contiene, sotto l'unico titolo αρχαιολογία 'Ιωάννου Αντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων, gli Exc. Salm. I (pp. 1-3) e gli Exc. Salm. II (di seguito ai Salm. I) a pp. 4-23; la p. 24 e bianca47. Si tratta
44
Cf. de Boor, Johannes Antiochenus,
cit., 299 e 302-304, utile anche per la descrizione del codice.
II testo degli Exc. Salm. II presenti in V, e attinenti alia tradizione di Cassio Dione, e pubblicato nel vol. Ill dell'edizione di Cassio Dione a cura di U.Ph. Boissevain (Berlin 1901). 45
Per la descrizione del codice e la sua derivazione da V cf. Biedl, Das große Exzerpt 60-70; Η. Stevenson, Codices manuscripti 46; Canart-Peri, Sussidi bibliograflci,
Palatini graeci Bibliothecae
Vaticanae,
cit., 242. Sotiroudis, Untersuchungen,
Φ, cit.,
Roma 1885,
cit., 188-191. Per i
problemi di datazione; Wilson, Scholarly Hands, cit., 237, con il quale concorda C. Giannelli, Vat. gr. 504, SBN 5, 1939, 459-464, partic. 463 n. 1. Piü in particolare, per i problemi rispetto alia tradizione della Ιστορία χρονική, cf. de Boor, Zu Johannes Antiochenus, 46
cit., 303-304.
Per un elenco delle piü significative varianti di A rispetto al capostipite V, cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 190-191.
47
Descrizione del codice in Omont, Inventaire sommaire, cit., II 137, che considera tuttavia gli excerpta pertinenti alia tradizione di Malala. Edizione del testo in Cramer, Anecdota
Graeca e
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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di una copia che Salmasius fece intorno al 1606 del Vat. Pal. 93, allora ad Heidelberg. Tra le prove piü evidenti della dipendenza di D da A: a) la mancanza di indicazione per distinguere tra i due diversi gruppi di excerpta, compresi sotto il titolo άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων; b) il lungo scolio da Filostorgio presente a margine dei f. 102rv in V e erroneamente inglobato nel testo degli Exc. Salm. II tanto da A, quanto da D. Le varianti testuali e le correzioni degli errori presenti in A sono dunque da attribute al Salmasius stesso. Ne consegue che il codice, copia di A (a sua volta derivato da V), puo essere escluso dalla costituzione del testo critico degli Exc. Salm. Indichero tuttavia in apparato le piü importanti varianti e correzioni proposte dal Salmasius. — Cod. Neapolitanus graecus 166 [II D 4] (= N), cartaceo, mm. 273 χ 166, ff. I + 242 + I, (ff. 115-237 e 238-242 in origine da un codice diverso), XIII secolo. Sono presenti piü mani, note e glosse marginali ed interlineari. Ii codice proviene dalla Biblioteca del Monastero di S. Giovanni a Carbonara, e appartenne a Giano Parrasio. Si tratta di un codice miscellaneo, contenente opere di argomento poetico, letterario e sentenzioso. Al f. 81r si trovano gli Exc. Salm. I introdotti dal titolo: αρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα καΐ διασάφησιν των μυθευομένων; ai fogli 82 v -86 r , si trovano gli Exc. Salm. II, sotto il titolo: έτερα άρχαιολογία. La tradizione degli Exc. Salm. II e mutila; il testo si interrompe in corrispondenza dell'excerptum sulla adolescenza di Augusto: τρεφομένου δε τοϋ παιδός έν άγρω καταπτάς (f. 86r = fr. 78, 1 Mü.)48. Nel manoscritto compaiono almeno dodici mani diverse. La sezione degli Exc. Salm, e scritta da una sola mano. Vengono impiegati molti segni di abbreviazione; rari sono gli errori di ortografia; lo iota sottoscritto e sempre omesso. II codice appare guastato da umiditä e parassiti nei due margini superiore ed inferiore. Per quanto riguarda la tradizione Ν deriva da V49. Le correzioni presenti in Ν sono con ogni probability da attribuire al copista. Le varianti sono derivate da errori ο congetture dello stesso copista. Ne consegue che il codice e da escludere nella costituzione del testo critico degli Exc. Salm. — Cod. Parisinus gr. 3026 (= B), gia Memmiano-Bigot.-Reg. 3248, 2; cartaceo, ff. 79 (81), 222 χ 144 mm. (superficie scritta varia tra 140 χ 80, 155 χ 85 codd. manuscriptis Bibliothecae regiae Parisiensis, II, cit., 383-401, trascritta da Müller, con talune correzioni, nei FHG IV. Per le caratteristiche del codice cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 191-193. 48 Per la descrizione del codice cf. Codices graeci mss. Regiae Bibliothecae Borbonicae, descripti atque illustrati a Salvatore Cyrillo II, Neapoli 1832, 43-44, 155-157; A. Ludwich, Über die Handschriften des Epikers Musäos, Königsberg 1896, 1-16; G. Pierleoni, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Nationalis Neapolitanae, I, Roma 1962; P. Eleuteri, Storia della tradizione manoscritta di Museo, Pisa 1981, 17-18, e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 193-197. 49 Cosi giustamente Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 195. Seguendo un'osservazione di H. Geizer (Zu Africanus und Iohannes Malalas, ByzZ 3, 1894, 394), de Boor, Johannes Antiochenus (1899), cit., 304 afferma erroneamente che Ν e copia di A.
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G
Introduzione
mm.), 17-26 righe; metä del XV secolo. Si tratta di un codice miscellaneo che contiene opere attribuite ad un Ioannes Dokeianos; opere di carattere letterario, epistolografico, sentenzioso; frammenti di opere poetiche. Ai ff. 23 r -25 r si trovano gli Exc. Salm. I, sotto il titolo:'Ιωάννου Άντιοχέως άρχαιολογία έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. La tradizione e mutila, dal momento che il primo excerptum inizia con la vicenda della Gorgone: ή Γοργών έταιρα ήν, in corrispondenza dunque di fr. 1, 8 Mü (= fr. 8*). Ai ff. 25 r -31 r si trovano gli Exc. Salm. II; anche in questo caso, tuttavia, la tradizione e mutila, poiche il testo si interrompe con il passo: δεδιότα δε αύτόν άνακτησάμενος έκεϊνος τοις (fr. 78, 6 Mü.)50. II codice e composto da cinque parti, scritte da cinque mani appartenenti al XV secolo. La sezione del codice ai ff. 23 r -30 r e considerata dal Sotiroudis come la piü antica del manoscritto. Si tratta appunto della sezione che contiene gli Exc. Salm. In questa parte la scrittura e ben leggibile e vi sono molte abbreviazioni. Per quanto riguarda la costituzione del testo critico degli Exc. Salm., Β mostra di derivare da V e non presenta varianti ο lezioni importanti per la critica del testo. Ne consegue che il codice non e da considerare nella costituzione del testo critico. — Cod. Heidelbergensis palatinus gr. 129 (= G), cartaceo, ff. IV + 141 (142; f. 44 bis) + II, 226 χ 150 mm., 28-41 righe, inizio del XIV secolo (1310-1320)51. Per il suo contenuto miscellaneo il codice e stato definito da Biedl come 'Notizensammlung eines byzantinischen Gelehrten, identificato dallo stesso studioso con Niceforo Gregora52. Ai ff. 73r, l-73 v , 4 il manoscritto contiene una selezione di Excerpta Salmasiana da Giovanni di Antiochia. Per la corrispondenza di lezioni ed errori, G mostra di derivare da V; ne consegue che il codice non e da considerare nella costituzione del testo critico. Come si vede, la trasmissione manoscritta degli Exc. Salm, e completa nei soli tre codici VAD. Poiche condivido la tesi, giä di de Boor, per cui V e capostipite di tutta la tradizione, ai fini dell'edizione critica del testo prendero in considerazione V come testo di riferimento, inserendo in apparato le varianti piü si-
50
Descrizione del codice: Omont, Inventaire sommaire, cit., III, 95; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 197-200. Per le varianti rispetto al testo dei Salmasiana edito da Cramer e presenti nel codice, cf. G. Vitelli, Frammenti della Archeologia di Giovanni Antiocheno nel cod. Paris, gr. 3026, SIFC 3, 1895, 382-384. 51 Per la descrizione del codice cf. Stevenson, Codices manuscripti, cit., 61-62; A. Biedl, Der Heidelberger cod. Pal. Gr. 129-die Notizensammlung eines byzantinischen Gelehrten, WJA 3, 1948, 100-106; Id., Das große Exzerpt Φ, cit., 83-85; Canart-Peri, Sussidi bibliografici, cit., 246; W. Bühler, Zenobii Athoi Proverbia, I, Göttingen 1987, 79-88; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 200-201. II codice trasmette anche una breve selezione di Excerpta Planudea da Giovanni di Antiochia, cf. infra CX. 52 Cf. Biedl, Der Heidelberger cod. Pal. Gr. 129, cit.; attribuzione confermata da A. Diller, Pausanias in the Middle Ages, TAPhA 87, 1956, 84-97, partic. 92.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXI
gnificative p r e s e n t i in D, c i o e nella c o p i a c h e il Salmasius fece ad H e i d e l b e r g d a A (anch'esso derivato da V). 3 . 3 L ' A n o n i m a e p i t o m e degli Excerpta
Salmasiana
O g n i lettore c h e c o n f r o n t i le tradizioni degli Exc. si a c c o r g e c h e i d u e g r u p p i di excerpta p a r t i c o l a r e gli Exc.
Constant,
II Constant,
e degli Exc. Salm.
II
n o n p r o v e n g o n o dalla stessa o p e r a . In
a p p a i o n o c o r r e t t i nello stile e nel lessico, a c c u r a t i
nel c o n t e n u t o e n e l l ' i m p i a n t o storiografico. Gli Exc.
Salm.
II, al c o n t r a r i o , p r o -
v e n g o n o d a u n a m b i e n t e culturale di livello inferiore. L i n g u a e s t r u t t u r a n a r r a tiva r i m a n d a n o , infatti, a f o r m e m e n o eleganti della c r o n a c h i s t i c a b i z a n t i n a ; e il taglio degli excerpta
p r o p o n e a r g o m e n t i c h e insistono sul p a r t i c o l a r e a n e d d o t i -
c o ο privato, s e n z a a l c u n a t e n s i o n e politica 5 3 . C o m e giä o s s e r v a t o , il m i o p u n t o di p a r t e n z a e la tesi Boissevain. D a t o c o m e p r e s u p p o s t o c h e la t r a d i z i o n e testuale piü attendibile del t e s t o di G i o v a n n i A n t i o c h e n o e quella c o n s e r v a t a negli Exc. Constant.,
c o n s i d e r o gli Exc. Salm. II c o -
m e p r o v e n i e n t i d a u n ' a n o n i m a e p i t o m e della
'Ιστορία χρονική di G i o v a n n i .
C o n o s c i a m o q u e s t a e p i t o m e i n t e r m e d i a solo a t t r a v e r s o gli Exc.
Salm.
II e gli
autori piü t a r d i c h e a t t r a v e r s o di essa attinsero alia t r a d i z i o n e di G i o v a n n i 5 4 .
53 Naturalmente Müller si accorse della incongruenza tra gli Exc. Salm, e gli Exc. Constant., tuttavia non approfondl la questione; piuttosto si limitö a distinguere due diversi gruppi di Exc. Salm., costituendo il fr. 1 (articolato in 28 excerpta) e ritenendolo spurio; per quanto riguarda il secondo gruppo, quando l'incongruenza tra Exc. Salm. II e altre tradizioni era piü evidente, riguardo ad un medesimo evento ο personaggio, Müller giustificava il fatto affermando che il metodo storiografico di Giovanni Antiocheno prevedeva un accostamento dialettico di tradizioni da fonti diverse, e talora in antitesi. Questo giudizio sul metodo storiografico di Giovanni di Antiochia έ confermato da Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 29: «Saepius enim apud Ioannem de iisdem rebus duae narrationes leguntur quae ex diversibus fontibus fluxerunt neque inter se congruunt». Nell'osservazione di Müller, ripresa da Köcher, c'e del vero, ma non si puö applicare solo questo criterio per spiegare la differenza (che non e solo storiografica, ma soprattutto stilistica) tra Exc. Constant, ed Exc. Salm. II. Sulla stessa linea di Müller e Köcher appare la trattazione degli Exc. Salm. II in H. Geizer, Iulius Africanus I, cit., 78-82 e 121-137: Geizer έ convinto che l'intero gruppo di Exc. Salm. (I + II) siano da attribuire alia 'Ιστορία χρονική e secondo questa prospettiva riutilizza la tradizione di Giovanni per la ricostruzione delle Chronographiae di Giulio Africano. 54 Cf. Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit.; lo studioso, tuttavia, era convinto che solo la prima sezione degli Exc. Salm. II (386, 11-392, 24 = 3-73 Mü.) fosse da attribuire alia tradizione di Giovanni di Antiochia, cf. 177-178: «Der Excerptor Salmasianus hat die Urgeschichte etwa bis fr. 29 aus Iohannes von Antiochia geschöpft, die Fragmente zwischen 29-73 wahrscheinlich nicht; die römische Kaisergeschichte aber, vom fr. 73 an, ist sicherlich aus einer andern Quelle geflossen. Von da an sind die Excerpta Salmasiana aus dem Bestände der echten Fragmente des Antiocheners auszuscheiden». Sulla questione anche Patzig, Die Hypothesis, cit., 415-416. Α mio giudizio, invece, tutti gli Exc. Salm. II provengono dalla tradizione di Giovanni Antiocheno, epitomata e volgarizzata. Per la tesi degli Exc. Salm. II come 'Paraphrase' della 'Ιστορία χρονική, cf. pure Jeffreys, The Transmission of
LXII
Intro duzione
La data di composizione della anonima epitome e da porre, owiamente, dopo la composizione della Ιστορία χρονική e prima della redazione del cod. Vat. gr. 96, della metä del XII secolo, cioe del primo manoscritto a noi noto che conserva gli Exc. Salm. II. Inoltre brani dell'epitome sono presenti nella tradizione di Simeone Logoteta della metä del X secolo. Ne consegue che l'epitome fu realizzata tra la metä del VII e i secoli X-XI. Si trattava di un'opera storiograficamente autonoma basata sull'uso della tradizione di Giovanni di Antiochia. A giudicare dagli Exc. Salm. II, l'anonimo epitomatore ha largamente riassunto la voluminosa opera di Giovanni di Antiochia; soprattutto ha rielaborato la forma stilistica e lessicale del materiale riutilizzato, 'volgarizzando' il testo per un pubblico meno colto 55 . Altro dato di grande importanza: abbiamo appena ricordato che Γ anonima epitome che rielaboro la 'Ιστορία χρονική non e solo testimoniata da quanto soprawive negli Exc. Salm. II. L'impiego evidente di quest'opera (in modo sicuro per la sezione da Cesare a Petronio Massimo) e verificabile pure in alcuni esponenti della cronachistica bizantina a partire dalla metä del X secolo: la tradizione di Simeone Logoteta (Leone Grammatico e lo Ps. Teodosio Meliteno), Costantino Manasse, la tradizione di Ps. Simeone-Cedreno. In queste opere si ritrovano passi che corrispondono esattamente ad Exc. Salm. II56. Attraverso il confronto con la tradizione proveniente da Giovanni di Antiochia, cioe gli Exc. Constant., e possibile approfondire taluni caratteri degli Exc. Salm. II nella prima sezione dall'epoca del Diluvio a Cesare. In particolare: a) A differenza delle altre tradizioni considerate (Exc. Constant. + Suda, excerpta dal Parisinus gr. 1630, EPl), gli Exc. Salm. II rappresentano, nella maggior parte dei casi, una forte epitome dell'originale di Giovanni Antiocheno.
Malalas' Chronicle,
cit., 251-252. Per un approfondimento dei temi di ricerca di Boissevain, cf.
Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 5-28: i risultati di questo studio non sono da me condivisi. Confermando la tesi di Boissevain e Sotiriadis, C. de Boor individuö negli Exc. Salm. II testi provenienti da un'opera anonima e tagliati da un excerptor nella forma a noi giunta attraverso la tradizione manoscritta. Lo studioso definisce questa opera anonima come un 'bescheidenes Kompendium', un mediocre compendio di storia universale. Interesse destö in de Boor il successo di questa tradizione nella cronachistica bizantina, dal momenta che l'anonima opera da cui furono estratti gli Exc. Salm. II appare fonte, ad es., di Simeone Logoteta, di Giorgio Cedreno, di Constantino Manasse. Sulla questione cf. C. de Boor, Römische scher Fassung. III. Die Salmasischen
und Treuschen Exzerpte,
Kaisergeschichte
in
byzantini-
«ByzZ» 2, 1893, 195-211; come
giä detto sopra (cf. n. 40), de Boor έ convinto che gli Exc. Salm. II non derivino dalla 'Ιστορία χρονική. A suo giudizio provengono da Giovanni i soli Exc. Salm. I. 55
Ε possibile pensare che questa anonima epitome rielaborasse in forma di σύνοψις la 'Ιστορία χρονική. Sintesi del materiale e semplificazione della lingua e del testo: gli interventi dell'anonimo epitomatore sull'originale di Giovanni corrispondono perfettamente alle esigenze di essenzialitä e chiarezza di una parte della cultura storiograflca bizantina, dall'epoca di Giorgio Monaco in poi, cf. Maisano, Ilproblema
56
della forma
letteraria, cit., 336-343.
Sulla questione cf. giä Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus Salmasiana,
zugeschriebenen
Excerpta
cit., 168-172, che offre una tabella delle corrispondenze tra queste tradizioni.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXIII
Si veda ad esempio il fr. 4, ove gli Exc. Salm. II 1-3 epitomano fortemente il passo presente in Paris, gr. 1630, f. 235r, 15—235v, 10. Tuttavia, e da notare che Exc. Salm. II 2 riporta uninformazione relativa all'etimologia del toponimo Africa che non e presente nel testo del Paris, gr. 1630: και εσχεν υίόν Άφρον· ώπερ έδωκε την Αιβύην· έξ ού και ή Αφρική. Altri casi significativi: fr. 8 (Exc. Salm. II 11 = Paris, gr. 1630, f. 236r, 32-236v, 2 « Suid. Σ 867, Σώστρις); fr. 71 (EI 10 = Exc. Salm. II 42). In taluni casi gli Exc. Salm. II e le altre tradizioni di Giovanni Antiocheno corrispondono per la presenza di errori comuni, a conferma della loro provenienza da un'unica fonte: cf., ad es., il giä citato errore nel fr. 17, 13-14, laddove Giovanni ricorda la partecipazione del gigante Hellen alia costruzione della torre di Babele, mostrando una cattiva comprensione della sua fonte Malala II 18. L'errore sul gigante Hellen torna in tutte le tradizioni giovannee superstiti: nell'excerptum del Paris, gr. 1630, fol. 237v, 14-25, nel lemma Suid. Σ 254, Σερούχ, e, appunto, in Exc. Salm. II 15. Come giä sottolineato per i rapporti tra gli Exc. Constant, e le altre tradizione giovannee, anche nel caso degli Exc. Salm. II taluni testi sono utili per rimediare ai tagli operati dagli Excerptores costantiniani: cosi, ad es., cf. fr. 19 (Paris, gr. 1630, fol. 237v, 28-29 ~ Suid. I 422,'Ιορδάνης « Exc. Salm. II 16), laddove 1'Exc. Salm, consente di integrare la citazione della fonte, tagliata nel lemma della Suda (che deriva dagli Exc. Constant.), e in Parisinus gr. 1630, e permette di migliorare il testo57. b) Al confronto con le altre tradizioni giovannee, appare molto forte l'intervento di rielaborazione stilistica e lessicale dell'anonimo autore, che e evidentemente rivolto ad 'abbassare' il livello dotto della 'Ιστορία χρονική, forse per esigenze del pubblico al quale l'epitome era destinata58. c) Da un punto di vista storiografico, l'ordine degli Exc. Salm. II consente di fare alcune osservazioni sulla struttura dell'epitome. Naturalmente si tratta solo di osservazioni generali, dal momento che l'arbitraria selezione dell'Excerptor non permette troppa precisione sull'articolazione della fonte degli excerpta. Senza dubbio, tuttavia, gli Exc. Salm. II conservano per la sezione della άρχαιολογία solo testi attinenti alia mitologia greca e alle vicende dell'Oriente. Se non si tratta di una precisa scelta delYExcerptor, e lecito supporre che pure l'anonima epitome non offrisse molto spazio alia storia biblica. Assai piü verificabile 57 A margine di questo Exc. Salm. II venne inserita una lunga nota con citazione άπό της 'Ιστορίας Φιλοστοργίου che il Vat. gr. 96 ancora conserva nel margine inferiore del testo (f. 102rv). Nei manoscritti successivi la nota e entrata nel testo e come tale e stata erroneamente pubblicata da Müller, fr. 10. 58 In generale sulla questione cf. Maltese, La storiografla, cit., 383-384: soprattutto nell'ambito della 'matura cronografia di XI-XII secolo, molto forte fu la necessity di rendere leggibili ad un vasto pubblico testi storici di elevata fattura linguistica e compositiva (come, ad es., la 'Ιστορία χρονική). Questo indusse, da una parte, alla costituzione di συνόψεις che rielaboravano, epitomandole, le grandi opere del passato; dall'altra, alla diffusione di metafrasi di testi puristici: «Ossia di trasposizioni di opere in 'lingua dotta' a un livello letterario meno dominato dalla tradizione dotta».
LXIV
Introduzione
(anche dal confronto con le tradizioni che, parallelamente agli Exc. Salm. II, hanno utilizzato la 'Ιστορία χρονική) appare l'ipotesi che l'anonimo autore abbia completamente trascurato la sezione piü originale dell'intera 'Ιστορία χρονική, cioe le vicende della repubblica romana nei λόγοι των ύπατων. Ed infatti tutte le tradizioni che mostrano di aver utilizzato l'epitome, inclusi gli Exc. Salm. II, passano direttamente dall'etä dei re di Roma a quella di Cesare, con la stessa sequenza degli Exc. Salm. II. Nel suo disinteresse per le questioni di storia repubblicana romana l'anonimo epitomatore non solo si adegua ad una consuetudine del genere della cronaca bizantina (secondo il modello ben evidente nella Chronographia di Malala), che ignora quasi del tutto la repubblica romana; egli mostra pure di appartenere ad un milieu culturale ben lontano dalla rinascita degli interessi per la storia romana repubblicana, testimoniata dagli Exc. Constant., dalla Suda e da Zonara, appunto nei secoli X - X I I 5 9 . 3.4 La sezione di Excerpta Salmasiana
II sull'etä imperiale (fr. 73-200 Mü.)
Come giä detto, l'attribuzione della seconda sezione degli Exc. Salm. II, brani dall'etä di Cesare fino all'epoca di Petronio Massimo e Marciano (455 d.C.), e questione che ha rappresentato un filone fecondo della Johannesfrage. Riprendiamo la tesi Boissevain: gli Exc. Salm. II presenti in FHG IV a partire dal fr. 73 Mü. in poi devono essere esclusi dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική. Secondo Boissevain, dall'etä di Cesare in poi l'epitome, donde provengono i Salmasiana, smise di utilizzare Giovanni di Antiochia e si servi di un'altra fonte 60 . In particolare, Boissevain fondö la sua tesi sopra le seguenti osservazioni: a) Nessuno degli Exc. Salm. II a partire da Cesare e pure conservato negli Exc. Constant, di Giovanni Antiocheno. Inoltre, quando le due tradizioni riferiscono di una stessa vicenda, gli Exc. Salm. II mostrano una versione dei fatti che contrasta con quella degli Exc. Constant. b) I due Exc. Salm. II sul periodo da Commodo a Gordiano III provengono dalla tradizione di Cassio Dione; al contrario, gli Exc. Constant, di Giovanni, con due 'insignificanti eccezioni', seguono per la stessa sezione la sola tradizione di Erodiano. c) Eutropio e una delle fonti principali seguite da Giovanni di Antiochia per l'etä imperiale. Gli Exc. Constant, abbondano di passi da una versione greca del Breviarium. Al contrario, solo due su circa venti Exc. Salm. II di etä imperiale seguono la tradizione di Eutropio.
59
Sulla questione cf. Boissevain, Über die dem Joannes Salmasiana,
60
Cf. Boissevain, Über die dem Joannes 168.
Antiochenus
zugeschriebenen
Excerpta
cit., 162-168 e 177. Antiochenus
zugeschriebenen
Excerpta
Salmasiana,
cit.,
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXV
d) Gli Exc. Salm. II di etä imperiale sono privi della tensione politica, e del vigore storiografico presenti negli Exc. Constant. Si presentano piuttosto come una semplice raccolta di aneddoti, relativi in particolare alia vita privata degli imperatori ο al loro carattere61. In base a queste osservazioni, Boissevain considera gli Exc. Salm. II di storia imperiale (a partire dal fr. 73 Mü.) estranei alla tradizione di Giovanni di Antiochia. Anticipo subito che la mia posizione e contraria a quella di Boissevain. Ε evidente che da un punto di vista stilistico e lessicale, gli Exc. Salm. II presentano enormi differenze rispetto ad altre tradizioni giovannee; soprattutto rispetto agli Exc. Constant. Tuttavia taluni caratteri sul versante storiografico (scelta delle fonti e organizzazione del racconto) mi hanno indotto a recuperare l'ipotesi di Müller sugli Exc. Salm. II, considerandoli pertinenti alla tradizione della 'Ιστορία χρονική, anche se provenienti da una epitome dell'opera. Dalla critica alle osservazioni di Boissevain deve partire l'indagine sulla seconda sezione degli Exc. Salm. II, in particolare sul loro rapporto con la tradizione storiografica di Giovanni di Antiochia 62 . Consideriamo, dunque, le argomentazioni di Boissevain: 1) In linea generale, un presupposto fondamentale da tener presente nel confrontare il contenuto degli Exc. Constant, con quello degli Exc. Salm. II e che noi non possediamo il testo completo della 'Ιστορία χρονική. Tutte le nostre osservazioni sono fatte su un'opera nota in modo frammentario. Certo possediamo una massa cospicua di frammenti, ma la 'Ιστορία χρονική era opera di notevoli dimensioni; inoltre, per l'etä imperiale, non abbiamo neppure un testo continuo di una certa entitä, come, ad es., il frammento del Cod. Iviron 812 per l'etä repubblicana, ο i frammenti del Vindob. hist. gr. 99, per le vicende troiane. Anche alla luce del confronto tra gli Exc. Constant, e queste tradizioni citate che Boissevain non conosceva, ritengo piuttosto azzardato formulare giudizi su quello che la 'Ιστορία χρονική contenesse ο non contenesse; su quali fonti abbia utilizzato e quali trascurato; e su quanto fosse estesa la narrazione di un certo periodo, evento ο regno.
61
Lo stesso Boissevain (p. 167) si rende conto che la mancanza di interesse per la storia repubblicana negli Exc. Salm. II e un criterio poco probante per affermare la provenienza di questi brani da una tradizione diversa da quella della 'Ιστορία χρονική. Non e assolutamente possibile stabilire se tale disinteresse sia da attribuire all'uso di una fonte diversa dalla 'Ιστορία χρονική, ο (piuttosto) al lavoro di rielaborazione deH'anonimo epitomatore che fece uso di Giovanni di Antiochia; senza considerare che, naturalmente, un ruolo ulteriore nella trasmissione puo aver giocato l'arbitrio dell'Excerptor Saltnasianus.
62
Del resto, lo stesso Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit., 178, riconosceva che i risultati della sua ricerca provenivano dallo studio dei due gruppi di Exc. Constant, e Exc. Salm. II e necessitavano di una piü approfondita indagine, soprattutto per i rapporti tra gli Exc. Salm. II e le tradizioni che mostrano di aver utilizzato l'epitome: Simeone Logoteta, Costantino Manasse, Ps. Simeone-Giorgio Cedreno.
LXVI
Introduzione
A partire dal frammento 73 Mü. su Cesare esiste un solo caso in cui uno Exc. Salm. II56 si presenta come rielaborazione di un EI 44 (cf. fr. 190.1). Al di fuori di questo frammento, le due tradizioni, Exc. Salm. II ed Exc. Constant., non coincidono piü. Ε tuttavia, appunto dopo la scoperta del Cod. Athous 4932 (o l'attribuzione dei frammenti in Cod. Vindob. hist. gr. 99), mi chiedo se questa mancanza di testi corrispondenti nelle due tradizioni possa dawero svolgere un qualche ruolo nella attribuzione degli Exc. Salm. II. Intendo dire che la 'Ιστορία χρονική era opera di dimensioni piuttosto considerevoli. Per quanto riguarda l'intero λόγος δ' των ύπατων, che si sviluppa su quattordici fogli del manoscritto atonita, gli Exc. Constant, conservano due soli brani: EV 17 e 18. Da questi due unici brani non e possibile capire quanto articolata e ricca sia la narrazione nel λόγος δ', fortunatamente conservata dal Cod. Athous 4932. Ε dunque metodologicamente rischioso giudicare i caratteri generali della 'Ιστορία χρονική dall'analisi dei soli Exc. Constant. Nulla vieta di pensare che tanto il caso, quanto, soprattutto, la diversitä di interessi e di approccio dei due Excerptores (il Salmasianus e il Constantinianus), abbiano favorito la creazione di due gruppi quasi del tutto diversi di excerpta, Salm. II e Constant. Del resto, anche nella sezione da Adamo a Tarquinio il Superbo, che viene sicuramente considerata pertinente alia 'Ιστορία χρονική, gli Exc. Salm. II corrispondono, per testo (rielaborato) e argomento, solo in due occasioni a equivalenti Exc. Constant.: nel fr. 17, su Seruch e le origini della idolatria (Exc. Salm. II15 » EV 2); e nel fr. 40, sulla giovinezza di Paride (EV 8 = Exc. Salm. II25). 2) Dopo gli studi di Boissevain, soprattutto le ricerche di C. de Boor hanno rivelato il contributo del lessico della Suda alia ricostruzione del testo di Giovanni. Come vedremo, il lessicografo riutilizzo numerosi passi di Giovanni prendendoli non direttamente dalla 'Ιστορία χρονική, ma da volumi degli Exc. Constant, a noi non pervenuti. Ε importante allora verificare che, sebbene le due tradizioni di Exc. Salm. II ed Exc. Constant, non si intreccino piü, vi sono taluni Exc. Salm. II della sezione imperiale che corrispondono precisamente a lemmi del lessico della Suda. Cf„ ad es., fr. 163 su Caligola (Suid. Κ 516 ~ Exc. Salm. II50); fr. 209.2 e 209.3 sulle mura di Bisanzio (Suid. Β 588 = Exc. Salm. II 63); fr. 250 sulle origini del trionfo a Roma (Suid. Θ 498 = Exc. Salm. II69). Se si dovesse escludere la pertinenza degli Exc. Salm. II a Giovanni, come potremmo spiegare la presenza nella Suda di testi quasi del tutto corrispondenti ad Exc. Salm. II. Si potrebbe forse pensare che l'opera da cui sono stati ricavati gli Exc. Salm. II di storia imperiale sia stata scritta prima della metä del X secolo; e, dunque, sia stata utilizzata dalla Suda come fonte storica per i suoi lemmi. A me sembra piü semplice pensare che la Suda attinga questi testi dalla stessa fonte dell'opera da cui provengono gli Exc. Salm. II, cioe appunto Giovanni di Antiochia. Si tratta dunque di testi che la Suda ha tratto da volumi perduti degli Exc. Constant.·, e che erano pure presenti nell'epitome della 'Ιστορία χρονική da cui derivano gli Exc. Salm. II.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXVII
3) Boissevain (162-164) porta alcuni esempi (fr. 38-39 Mü. « fr. 71; fr. 107-108 Mü. = fr. 189.1; fr. 200-201 Mü. « 293.1-2) per dimostrare come vi siano Exc. Salm. II che contraddicono, per stile e per contenuto, corrispondenti Exc. Constant. Per quanto riguarda l'aspetto stilistico e lessicale, e evidente che l'anonima epitome ha posto come uno dei suoi obiettivi la volgarizzazione del testo 'dotto' presente nella 'Ιστορία χρονική (e in altre tradizioni che la compilano: Exc. Constant., EPl, frammento del Cod. Athous, lessico della Suda). Per quanto riguarda l'accostamento di testi che si contraddicono, ο presentano una diversa versione dello stesso evento, sono d'accordo con Müller e Köcher nel ritenere che questo accostamento sia da spiegare con il metodo di lavoro dell'Antiocheno. Ne abbiamo del resto prova in molteplici casi. Oltre ai passi con il giudizio su Teodosio II (fr. 285-288), si veda, ad es., nel λόγος δ' dal Cod. Iviron 812, la presentazione della doppia, contraddittoria versione di Plutarco e di Diodoro, sull'arrivo a Roma di notizie relative ad incursioni barbariche nelle province durante la dittatura di Silla: fr. 145.2, 303-30963. 4) Boissevain (pp. 164-165) afferma che gli Exc. Constant, per il periodo tra Commodo e Gordiano III trascrivono Erodiano; al contrario, gli unici due Exc. Salm. II sullo stesso periodo derivano da Cassio Dione. Ne deriva, secondo lo studioso, che gli Exc. Salm. II mostrano come l'anonima epitome, per questo periodo, non segua piü la 'Ιστορία χρονική (dove la tradizione dominante e Erodiano), ma un'altra fonte (che seguiva invece Cassio Dione). Di nuovo, Boissevain fa i suoi ragionamenti senza tener conto del fatto che gli Exc. Constant. restituiscono brani di testo, ma non danno una visione completa dell'originale giovanneo. C'e, inoltre, un dato sicuro riportato pure dal Boissevain: sebbene gli Exc. Constant, da Giovanni sembrino costantemente seguire Erodiano, anche in essi emerge, in almeno due casi, la contaminazione di questa fonte con Cassio Dione: nei fr. 203, 91-94 (= EV 38) e 204, 4-5 (= EI 49). Ε indubbio che Erodiano e la fonte di riferimento in questa parte dell'opera ma questo non esclude che Giovanni abbia tenuto ancora presente Cassio Dione, ο altre fonti64.
63
Cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni Aetate, cit., 29. Si tratta di un aspetto metodologico che caratterizza l'attivitä di Giovanni pure nella scelta e neiraccostamento delle fonti per narrare una vicenda ο un periodo. Secondo questa prospettiva si puö, ad es., interpretare la scelta di riferire la vittoria del cristiano Teodosio su Eugenio e Arbogaste utilizzando come fonte il pagano Eunapio, integrato con Socrate, cf. fr. 280 e U. Roberto, II barbaro e ilpotere: storiografia e ideologia nel frammento 187 Mü. di Giovanni di Antiochia, in M. Rotili (a cura di), Memoria del passato, urgenza delfuturo. II mondo romanofra V e VII secolo, Atti delle VI giornate di studio sull'etä romanobarbarica, Benevento, 31 maggio-2 giugno 1998, Napoli 1999, 157-165. Evidentemente Giovanni considerava l'accostamento di voci diverse (talora in dissonanza) come essenziale per garantire obiettivitä alia narrazione, secondo uno dei moduli caratteristici della storiografia classicheggiante. Del resto, in sintonia con la tradizione antica, la tensione alia άλήθεια έ uno dei pilastri fondamentali della produzione storiografica a Costantinopoli. Cf. sul tema Maltese, La storiografia, cit., 361-363. 64 Un caso significativo per il problema sono i fr. 209.2 e 209.3 (Suid. Β 588, Βυζάντιον = Exc.
LXVIII
Introduzione
5) Un'altra osservazione di Boissevain (pp. 165-167) e che, per la storia imperiale, gli Exc. Salm. II sembrano ignorare la tradizione di Eutropio, mentre al contrario Eutropio e una delle fonti principali degli Exc. Constant, in questa sezione. Se gli Exc. Salm. II fossero di Giovanni, secondo lo studioso, ci si dovrebbe aspettare una pari attenzione al testo di Eutropio. Su questo punto il giudizio di Boissevain mostra una conoscenza superficiale dell'intreccio storiografico nella 'Ιστορία χρονική, anche a voler solo considerare gli Exc. Constant. A mio parere, gli Exc. Salm. II restituiscono perfettamente la selezione delle fonti che Giovanni opera per questa sezione dell'opera. Infatti, nella sezione da Cesare a Commodo la maggior parte degli Exc. Constant, derivano da Cassio Dione; ο da una contaminazione tra Cassio Dione ed Eutropio. Il Breviarium di Eutropio mantiene il suo ruolo di cornice cronologica, ma la gran massa delle informazioni proviene da Cassio Dione. Nulla di strano, dunque, se i 17 Exc. Salm. II derivano tutti da Cassio Dione. D'altra parte, come hanno dimostrato gli studi del Patzig, non e esatto dire che la tradizione degli Exc. Salm. II ignori Eutropio per la storia imperiale: cf., ad es., fr. 244 (= Exc. Salm. II 67) da Eutr. IX 18, 2; e fr. 245 (= Exc. Salm. II 68) da Eutr. IX 19, l 65 . 6) Riguardo alia dipendenza degli Exc. Salm. II da Cassio Dione ritengo sia possibile fare un'ulteriore osservazione di carattere metodologico. Giovanni di Antiochia e uno dei principali canali di trasmissione del testo di Cassio Dione, dopo Pietro Patrizio e prima di Xifilino e di Zonara. Ed infatti l'opera e fonte di riferimento per Giovanni, insieme ad Eutropio, per tutta l'epoca dalla tarda repubblica fino, appunto, all'etä di Commodo. Gli Exc. Salm. II per l'etä imperiale sono testi estratti da Cassio Dione; Boissevain, tuttavia, ritiene che questi Exc. Salm. II, che attingono alia tradizione di Cassio Dione, non derivino dalla 'Ιστορία χρονική, ma da un'altra fonte a disposizione dell'anonimo che utilizzö Giovanni di Antiochia solo fino all'etä di Cesare. Se le cose stanno come ritiene Boissevain, l'autore dell'anonima epitome, da cui vengono gli Exc. Salm. II, avrebbe deciso di non servirsi piü di Giovanni proprio a partire dal punto in cui (etä di Cesare) piü forte e l'uso di Cassio Dione nella 'Ιστορία χρονική. Ε dunque avrebbe desunto i suoi brani di derivazione dionea da un opera diversa da Giovanni. Da un punto di vista metodologico la domanda viene spontanea: perSalm. II 63), che presenta una digressione sulle mura di Bisanzio al tempo di Settimio Severo. Ii testo appare testimoniato da un Exc. Salm, che usa come fonte Cassio Dione LXXIV14, 5-6; e da un corrispondente lemma della Suda, che tuttavia e piü completo deWExc. Salm., e fa precedere al testo di Cassio Dione un brano tratto da Herod. III 1, 6. La provenienza da Giovanni di questo frammento riceve maggiore conferma proprio dal processo di contaminazione tra Erodiano e Cassio Dione. 65 Cf. E. Patzig, Die römischen Quellen des salmasischen Johannes Antiochenus, ByzZ 13, 1904, 13-50, partic. 21: la ricerca, tuttavia, si basa sulla tesi, che non condivido, che il 'vero' Giovanni di Antiochia sia quello testimoniato dagli Exc. Salm. II. Patzig (pp. 26-27) considera pure il fr. 200, sulla vendita di beni organizzata da Marco, come proveniente da una tradizione latina, e non da Cassio Dione.
LXIX
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
che l'anonimo autore avrebbe scelto di non utilizzare l'ottima epitome di Cassio Dione presente nella 'Ιστορία χρονική, cercando in unaltra fonte quello che in Giovanni di Antiochia era di facilissima portata? 66 7) Certamente esatta e l'osservazione di Boissevain (pp. 167-168) che gli Exc. Salm. II non presentano affatto quel vigore storiografico e quella tensione politica che animano gli Exc. Constant, della 'Ιστορία χρονική. Si tratta per lo piü di aneddoti sulla vita degli imperatori e di digression! su argomenti singolari ο curiosi. Ma di nuovo: dedurre da questa osservazione che gli Exc. Salm. II non possono provenire da Giovanni di Antiochia e dawero una posizione poco prudente, dal momento che non possediamo la 'Ιστορία χρονική in forma integrale. D'altra parte, Boissevain non conosceva il λόγος δ' dal Cod. Iviron 812. Proprio da questo lungo frammento, dove fortissima e la prospettiva politica, si capisce quanto varia e articolata fosse l'opera di Giovanni. Accanto alle riflessioni sul valore eversivo della dittatura per la έλευθερία dei Romani, si trovano notizie aneddotiche e digressioni sulla vita di Silla, tratte da Plutarco e da altre fonti. Insomma, dato il carattere assai complesso e articolato dell'opera di Giovanni, il contenuto degli excerpta non dice nulla sulla provenienza dalla 'Ιστορία χρονική. Esso dipende invece dal gusto, dagli interessi, dal pubblico di chi Ii ha realizzati. Di nuovo, il confronto tra il Cod. Athous 4932 = Iviron 812 e i due EV 17 e 18, ci fa capire quanto l'interesse al solo aspetto politico abbia influito sulla selezione di testi presente negli Exc. Constant. Ε, nel caso degli Exc. Salm. II, bisogna pensare alla sovrapposizione dei gusti e degli interessi di due persone: in primo luogo, l'anonimo che epitomo la 'Ιστορία χρονική; in secondo luogo l'Excerptor dei Salmasiana che costitui la sua raccolta dall'anonima epitome. 8) Ancora un'osservazione sulla selezione delle fonti negli Exc. Salm. II. Al confronto tra questi testi e gli Exc. Constant, di etä imperiale, si vede che i due gruppi mostrano significative analogie. Abbiamo giä visto che ad una sezione degli Exc. Constant, sull'etä da Cesare a Commodo, derivati per la maggior parte dalla tradizione di Cassio Dione contaminata con Eutropio, corrispondono Exc. Salm. II derivati quasi tutti dallo stesso Cassio Dione. Questa corrispondenza storiografica prosegue anche oltre: agli Exc. Constant, relativi al terzo secolo, derivati prevalentemente da Eutropio e Zosimo, corrispondono Exc. Salm. II derivati pure da Eutropio e Zosimo. Ed ancora, tanto gli Exc. Constant., quanto gli Exc. Salm. II sull'etä da Costantino a Gioviano mostrano di aver utilizzato la tradizione di Ammiano Marcellino. Ε piü in lä, per le vicende della prima metä di V secolo, tanto gli Exc. Constant., quanto gli Exc. Salm. II derivano dalla tradizione di Prisco di Panion 67 . 66
Per l'uso di Cassio Dione nella tradizione degli Exc. Salm. II, cf. Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 7 - 9 e
67
Cf. in particolare, Exc. Salm. II 67 (= fr. 242), 68 (= fr. 244), 69 (= fr. 245): si tratta di Exc. Salm.
14-17; e piü recentemente, con una simile prospettiva, Bleckmann, Die Reichskrise,
cit., 47.
II su vicende del regno di Aureliano, Probo e Numeriano che provengono da Eutropio (68, 69) e da Zosimo (67), cioe esattamente dalle stesse fonti utilizzate dagli Exc. Constant,
giovannei
LXX
Introduzione
La selezione delle stesse fonti che accomuna i due gruppi di excerpta non e, a mio giudizio, casuale, ο da attribuire alia consuetudine storiografica. Essa rimanda alia provenienza delle due tradizioni da una fonte comune, cioe la 'Ιστορία χρονική. 9) Vi e infine un ultimo, significativo punto da trattare, in parte giä anticipate da Boissevain. Come giä ricordato, la tradizione dell'anonima epitome di Giovanni non si ritrova solo negli Exc. Salm. II. Esistono altre opere della storiografia bizantina che riportano molti dei passi conservati negli Exc. Salm. II: di particolare importanza sono la tradizione di Simeone Logoteta, Costantino Manasse, la tradizione di Ps. Simeone-Giorgio Cedreno. Per queste evidenti corrispondenze, giä Boissevain concludeva che queste tradizioni utilizzarono come fonte per la storia romana da Cesare in poi l'anonima epitome, donde furono tratti gli Exc. Salm. ΙΙ6Ά. Naturalmente, bisogna ricordare che, sempre secondo Boissevain, l'epitome non usa piü la 'Ιστορία χρονική di Giovanni proprio a partire dall'etä di Cesare; donde l'estraneitä degli Exc. Salm. II di etä imperiale rispetto alia tradizione di Giovanni contenuta negli Exc. Constant. Partirei proprio da questa osservazione per andare oltre i risultati proposti da Boissevain. Dunque, a suo giudizio, l'anonima epitome, donde provengono gli Exc. Salm. II, cambia fonte per l'etä imperiale. Se cosi fosse, ne dovremmo concludere che anche le tre tradizioni storiografiche da noi sopra indicate — Manasse, Ps. Simeone = Cedreno, Simeone Logoteta (Leone Grammatico = Ps. Teodosio Meliteno ~ Ps. Giulio Polluce) —, derivando dall'anonima opera da cui provengono gli Exc. Salm. II, non presentino piü traccia della tradizione della 'Ιστορία χρονική nella loro narrazione a partire da Giulio Cesare. Ma, come osservato giä da tempo da altri studiosi, non e cosi69. Anche dopo l'etä di Cesare, le tre tradizioni mostrano di conoscere la
per questa sezione. Per quanta riguarda Exc. Salm. II69 (= fr. 245) dalla tradizione di Eutropio, cf. Bleckmann, Reichskrise, cit., 47, che nota la corrispondenza della tradizione eutropiana tra Exc. Salm. II e Exc. Constant.·, e tuttavia, lo studioso non considera questa corrispondenza sufflciente per decidere sulla provenienza deü'excerptum dalla 'Ιστορία χρονική. Ed ancora, per l'etä da Diodeziano a Gioviano: Exc. Salm. II 73 (= fr. 263), 75 (= fr. 266), 74 (= fr. 265), 77 (= fr. 268), 78 (= fr. 269), 79 (= fr. 270): provengono da una tradizione storiografica ben informata sul regno di Giuliano e che appare favorevole all'Apostata. Infine, Exc. Salm. II 80 (= fr. 275); 81 (= fr. 290); 82 (= fr. 293.2): si tratta di frammenti che mostrano la loro provenienza dalla tradizione di Prisco di Panion, utilizzata in questa sezione pure negli Exc. Constant. 68 Cf. Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit., 169-172: «Die kaisergeschichtlichen Notizen der Exc. Salm, finden sich alle mit unbedeutenden Ausnahmen und fast immer in derselben Reihenfolge und mit gleichen Worten bei den obengennanten Chronisten wieder, und andererseits haben diese von den meisten Kaisern nicht mehr als diese armseligen Anecdoten. (...) Nur bleibt die Frage, auf wen diese Anecdotensammlung, denn viel mehr ist es nicht, zurückgeht». Boissevain non approfondisce la questione, ma, come giä osservato, esclude che si possa trattare dello stesso Giovanni Antiocheno. 69 Sulla questione cf. A. Markopoulos.'H Χρονογραφία τοϋ Ψευδοσυμέων καΐ oi πηγές της, Diss.,
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXXI
tradizione storiografica di Giovanni Antiocheno, perche riportano notizie conservate nei soli Exc. Constant, giovannei, spesso mescolate a notizie presenti invece negli Exc. Salm. II. In un caso la conoscenza della Ιστορία χρονική da parte delle tre tradizioni e indubbia. Si veda il fr. 176 = EV 28 (= Suid. Ο 82). Giovanni ricostruisce la vicenda dell'imperatore Otone dalla tradizione di Eutropio VII 17, 2-3 e afferma: "Οθων ό μετά Γάλβαν βασιλεύσας, γένους άσημου και άφανοϋς ών. Si tratta di un evidente errore da parte dell'Antiocheno, poiche e noto che Otone era di famiglia patrizia. I corrispondenti passi nella tradizione di Simeone Logoteta (Leo Gr. 63, 20-21 « Ps. Theod. Mel. 50, 15-16), in Manasse e in Cedreno 379, 15-16 riportano significativamente la stessa notizia di derivazione eutropiana che Otone ή ν γένους άσημου. Si tratta di un evidente errore che connette la tradizione degli Exc. Constant, di Giovanni di Antiochia (EV 28) con quella di questi autori. £ chiaro, dunque, che per questa sezione di storia imperiale le tre tradizioni continuano a conoscere e a utilizzare la tradizione di Giovanni di Antiochia. Un altro caso molto significativo e rappresentato dalle informazioni intorno a Giulio Cesare, ugualmente presenti in Simeone Logoteta (Leo Gr. 54, 9-15 ~ Ps. Theod. Mel. 45, 9-16), in Costantino Manasse (1780-1786, 1823-1830), in Ps. Simeone 74v, 16-23 = Cedreno 299, 22-300, 21. In questa passo le tre tradizioni riportano notizie sulla vita di Cesare che derivano dalla tradizione di Cassio Dione e corrispondono perfettamente a Exc. Salm. II 44 (fr. 150.2). Ε tuttavia, nelle tre tradizioni il passo su Cesare si apre con l'osservazione che: ούτος και δικτάτωρ εκλήθη, ö έστι μονάρχης· δικτάτωρ δέ έστιν άρχή άνυπεύθυνος. In Cassio Dione la dittatura non viene mai definita άρχή άνυπεύθυνος; al contrario, questa defmizione e uno dei concetti politici fondamentali della riflessione di Giovanni di Antiochia sulla dittatura; basti cf. il fr. 80.1, 9 sull'istituzione della dittatura, ο il fr. 145.2, 280 e 291 sulla dittatura di Silla. In questo passo, dunque, le tre tradizioni mostrano nuovamente di conoscere e utilizzare tanto notizie riscontrabili negli Exc. Constant. (EV 17) e nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812, quanto notizie riscontrabili in Exc. Salm. II44. £ evidente, a mio parere, la provenienza da una unica fonte che si e servita della tradizione di Giovanni di Antiochia per narrare la storia della morte di Cesare. Un altro caso di grande importanza e quello di un passo sulTimperatore Gioviano, fr. 273.2, 21-22. La narrazione presente nella tradizione di Simeone Logoteta (Leo. Gr. 95, 10-11 = Ps. Th. Mel. 68, 14-15) e in Ps. Simeone 94r, 39-94 v , 1 = Cedreno 539, 10-15, riporta per l'imperatore Giovano un testo che accosta l'aneddoto contenuto nell'Exc. Salm. II 77 con la notizia della morte di Gioviano a causa di un fungo awelenato, conservata dallo EV 64 = Suid. I 401
Ioannina 1978, in generale 66-73, 91-96 e 72-73, per una lista di passi giovannei confluiti nella cronaca; e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 15.
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Introduzione
( - fr. 273.2, 21-22). Si tenga presente che questa notizia della morte di Gioviano a causa di un fungo velenoso e riferita dal solo Giovanni di Antiochia. Ne consegue che, pure in questo caso, le tre tradizioni traggono dalla epitome notizie che si ritrovano tanto negli Exc. Constant, giovannei (EV 64), quanto in Exc. Salm. II 77. Ε evidente che, ancora per l'etä di Gioviano, Giovanni di Antiochia e fonte per l'epitome da cui derivano gli Exc. Salm. II. La provenienza della notizia a questi autori dalla 'Ιστορία χρονική, attraverso l'anonima epitome, mi sembra evidente, anche per il fatto che Giovanni e l'unico autore a dare questa informazione 70 . Un'altra prova della conoscenza da parte di questi autori dell'intera tradizione della 'Ιστορία χρονική e data dall'impiego di Candido Isaurico come fonte. Dal confronto tra il riassunto degli Ίσαυρικά fatto da Fozio con i frammenti sull'etä di Zenone si ricava che Giovanni di Antiochia ha fatto uso di Candido Isaurico come fonte. In aggiunta a questo dato, e importante notare che esistono significative corrispondenze tra il riassunto di Fozio e la narrazione contenuta nella tradizione di Simeone Logoteta (Leone Grammatico e lo Ps. Teodosio Meliteno), da una parte; e quella di Ps. Simeone-Cedreno, dall'altra. Queste tradizioni posteriori, dunque, conobbero la tradizione di Candido Isaurico; tuttavia, a mio giudizio, attraverso la mediazione di Giovanni di Antiochia. Un caso sicuramente illuminante e dato dalla derivazione del nome stesso di Isauri. Fozio informa, in due diversi passi del suo riassunto, che Candido Isaurico tento di dimostrare Forigine del nome "Ισαυροι da Ήσαϋ nel I libro degli Ίσαυρικά (cf. Cand. Isaur. I apud Phot., cod. 79 [I 162, 29-31 e I 163, 21-164, 1 Henry]); nella tradizione storiografica, questa etimologia ritorna nel frammento 21, 3-4 di Giovanni (dalla tradizione del Cod. Parisinus gr. 1630); e nella tradizione di Simeone Logoteta (Leo Gr. 117, 3-9). Ε lecito pensare che la tradizione del Logoteta riceva questa notizia (insieme ad altre sugli Isauri) attraverso la mediazione, appunto, della 'Ιστορία χρονική71. In linea generale, poiche le tre tradizioni ripetono gli stessi brani nella stessa sequenza narrativa, non e possibile pensare che essi abbiano indipendentemente realizzato una contaminazione tra la 'Ιστορία χρονική e altre fonti; ne e possibile pensare che la contaminazione sia attribuibile ad una delle tre tradizioni, e poi copiata dalle altre. Costantino Manasse, infatti non sembra aver rapporti con la tradizione di Ps. Simeone = Cedreno, e di Simeone Logoteta. Ε dunque possibile superare la tesi di Boissevain sugli Exc. Salm. II: l'anonima epitome da cui provengono tanto gli Exc. Salm. II, quanto le tradizioni sopra citate, non abbandona Giovanni di Antiochia a partire dall'eta di Cesare. Al contrario, l'impiego della tradizione della 'Ιστορία χρονική prosegue evidente.
70 71
Cf. S. Ratti, /erome et Nicomaque Flavien: sur les sources de la Chronique pour les annees 357-364, «Historia» 46, 1997, 479-508, partic. 503. Sulla questione, cf. Roberto, Sulla tradizione storiografica di Candido Isaurico, cit., 697 n. 18.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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In conclusione: abbiamo considerato passi comuni alle tre tradizioni sopra citate dove taluni brani, conservati pure dagli Exc. Salm. II, sono intrecciati a informazioni conservate dagli Exc. Constant, di Giovanni di Antiochia. Per il fatto che questi brani sono ripetuti nella struttura e nel lessico in queste tradizioni (e in precisa corrispondenza con i testi degli Exc. Salm. II) e possibile affermare, a mio giudizio, che questo intreccio era presente nella fonte comune alle tre tradizioni, cioe l'anonima epitome, che mostra di seguire Giovanni anche oltre l'etä di Cesare. Sulla base, dunque, di queste osservazioni, ritengo che gli Exc. Salm. II da Cesare a Petronio Massimo sono da attribuire alla tradizione dell'Antiocheno; non ci sono Exc. Constant, che ad essi corrispondono; e tuttavia, esistono corrispondenze con taluni lemmi del lessico della Suda·, e, soprattutto, le notizie degli Exc. Salm. II emergono mescolate a notizie sicuramente desunte da Giovanni nelle tre tradizioni che attingono alia epitome della 'Ιστορία χρονική72. 3.5 Conclusioni La mia critica alla tesi Boissevain fonda sull'ipotesi che l'anonima epitome, donde provengono gli Exc. Salm. II, continua a conoscere ed utilizzare la 'Ιστορία χρονική anche per la narrazione del periodo posteriore Cesare. Gli Exc. Salm. II sono dunque da attribuire alla tradizione di Giovanni di Antiochia. Ε proprio insistendo sul concetto di tradizione considero legittima questa scelta, contro levidenza di una forte differenza stilistico-lessicale tra Exc. Constant, e Exc. Salm. II. Poiche conosciamo la 'Ιστορία χρονική solo attraverso frammenti trasmessi da tradizioni diverse, e evidente che la mia ipotesi di ricostruzione del testo e condizionata da questo intreccio di tradizioni. Ho cercato di dimostrare, d'accordo con la maggior parte degli studiosi, che, dal punto di vista stilistico e lessicale, gli Exc. Constant, (con la collegata tradizione del lessico della Suda) rappresentano la tradizione piü attendibile per la trasmissione della 'Ιστορία χρονική; ma giä dal punto di vista della struttura e dello sviluppo narrativo, il confronto con altre tradizioni (come, ad es., il Cod. Athous 4932 ο i frammenti dal Cod. Vindob. hist. gr. 99) consente di affermare che gli Exc. Constant, non permettono di ricostruire in modo completo la struttura originaria dell'opera di Giovanni. Inseguire l'obiettivo di trovare il Vero' Giovanni di Antiochia attraverso gli Exc. Constant, e, a mio parere, operazione fuorviante e priva di senso. Ogni gruppo di excerpta, infatti, presenta caratteristiche di maggiore ο minore affidabilitä per la ricostruzione del testo; ma l'intervento dell'Excerptor porta sempre un'alterazione rispetto all'originale (quantomeno nell'operazione di ta72
Per la fortuna di Giovanni di Antiochia nella cultura bizantina, cf. infra CLVII-CLIX, e Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit., 168-169: lo studioso segue inoltre la corrispondenza dei testi degli Exc. Salm. II con le tradizioni di Giorgio Monaco e Glycas, 169-172.
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Introduzione
glio). A meno che non awenga in future una fortunata scoperta, noi continueremo a conoscere 1'opera di Giovanni solo per trasmissione di frammenti, tra loro diversi per origine, natura e destinazione culturale. Considerando questi fattori ho deciso di lasciare sotto il nome di Giovanni di Antiochia tutti gli Exc. Salm. II. Essi provengono evidentemente dalTepitome che rielaboro la 'Ιστορία χρονική, opera che venne realizzata a Costantinopoli nel periodo tra VII e XI secolo, e si presenta con i caratteri della σύνοψις, cioe della rielaborazione volta ad essenzialitä e chiarezza, tipica di una stagione della cronachistica bizantina. Si tratta, in ogni caso, di una tradizione giovannea 'me· diata' da un altro autore. Indubbiamente questi excerpta, da un punto di vista testuale e lessicale, sono ben lontani dall'attendibilitä degli Exc. Constant., realizzati da Excerptores che intendevano conservare il testo nello stile e nella lingua. Sul piano della tradizione storiografica, tuttavia, non vedo differenze tra gli Exc. Constant, e gli Exc. Salm. II. I due gruppi di excerpta, infatti, restituiscono le idee, gli interessi e, sotto aspetti diversi, il contenuto della Ιστορία χρονική e e contribuiscono alia conoscenza dell'opera73. 3.6 Gli Excerpta Salmasiana
I
Gli Excerpta Salmasiana I sono una raccolta di 37 excerpta storici träditi sotto il titolo άρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Si tratta di testi che contengono notizie di storia ebraica, egizia, greca arcaica ed ellenistica74. Essi condividono la stessa tradizione manoscritta degli Exc. Salm. II: in tutti i testimoni della tradizione manoscritta di Exc. Salm. a nostra disposizione, questi excerpta precedono gli Exc. Salm. I. Ε tuttavia, come giä osservato, il confronto con le altre tradizioni di excerpta appartenenti, ο attribuiti, alia 'Ιστορία χρονική, consente di escludere che questi Exc. Salm. I siano derivati dall'opera di Giovanni di Antiochia. Al contrario, C. Müller pubblicö questo gruppo di testi come fr. 1 della sua raccolta, separandoli dal resto dei
73
Rispetto alia edizione Müller ho escluso dalla tradizione degli Exc. Salm. II i seguenti frammenti che si presentano come note a margine del Vat. gr. 96, ο come probabili scolii al testo: 1) Exc. Salm. II 388, 20-389, 18 Cr. = fr. 10, 4-31 Mü„ FHG IV 546-547: si tratta di una nota da Filostorgio; 2) Exc. Salm. II400, 12-14 Cr. = fr. 197 Mü„ FHG IV 612, si tratta di una nota del copista; 3) anche le sette righe iniziali di fr. 134 Mü., con l'indicazione degli anni di regno degli imperatori da Caracalla a Massimino sono da considerare note marginali realizzate utilizzando le notizie della cronaca. Cf. pure de Boor, Zu Johannes Antiochenus, cit., 303-304. 74 Ed in particolare: 21 frammenti di argomento mitologico greco, di tenore evemeristico e talora in sincronismo con eventi della storia ebraica; 2 frammenti eziologici su talune feste elleniche; 8 frammenti di antichitä siro-egizie; 4 frammenti su celebri atleti e vincitori di giochi; 1 frammento di storia ebraica; 1 frammento di storia ellenistica. Sul significato del titolo cf. le osservazioni di Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 366-367: le due indicazioni a margine del Vat. gr. 96 (έχουσα καΐ διασάφησιν των μυθευομένων/έτέρα αρχαιολογία) sono evidentemente da attribuire all'Excerptor, ο ad un copista.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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frammenti di Giovanni; inoltre, egli noto la corrispondenza di questi testi con la tradizione delle Chronographiae di Giulio Africano e del Chronicon di Eusebio75. Le successive ricerche di H. Geizer hanno dimostrato che alcuni tra questi 37 excerpta trascrivono, piü ο meno esattamente, frammenti dai libri III e IV delle Chronographiae di Giulio Africano. Dopo aver nuovamente escluso l'attribuzione a Giovanni di Antiochia del fr. 1 Mü„ Patzig spiegö la presenza di questa raccolta di testi in accostamento alia tradizione degli Exc. Salm. II (appartenenti alia tradizione di Giovanni) ragionando sul titolo nel manoscritto capostipite, il Vat. gr. 96: αρχαιολογία'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν των μυθευομένων. Patzig ritiene che, rispetto alia άρχαιολογία Ιωάννου Άντιοχέως, rappresentata dagli Exc. Salm. II, la raccolta di Exc. Salm. I costituisca la διασάφησις τών μυθευομένων. Si tratta sostanzialmente di un'appendice agli excerpta dalla άρχαιολογία di Giovanni di Antiochia (chiaramente indicata dal participio έχουσα); e l'appendice e appunto realizzata estraendo materiale dai libri III e IV di Giulio Africano 76 . Non e possibile stabilire, invece, chi abbia composto questa dotta appendice alia αρχαιολογία di Giovanni di Antiochia. Potrebbe essere lo stesso anonimo epitomatore che arricchi in questo modo le notizie desunte dalla Ιστορία χρονική; oppure l'autore degli Exc. Salm. II; ο ancora, un colto copista che, ad un certo punto della trasmissione, realizzo una nota marginale poi scivolata nel testo degli Exc. Salm. II. Ricapitolando, Patzig spiega in questo modo la trasmissione manoscritta: a) L'annotazione αρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν τών μυθευομένων si riferisce in realta all'intero gruppo degli Exc. Salm. I + II. Gli Exc. Salm. II sono preceduti dal gruppo di excerpta corrispondenti al fr. 1 Mü., quelli che considero Exc. Salm. I. Questi Exc. Salm. I provengono (con certezza, in buona parte dei casi) dalla tradizione dei libri III e IV delle Chronographiae di Giulio Africano; e costituiscono la διασάφησις μυθευομένων prevista dal titolo della raccolta. b) Gli excerpta provenienti effettivamente dalla 'Ιστορία χρονική hanno inizio solo quando a margine di f. 100v, 24 del Vat. gr. 96 viene inserita la nota ετέρα άρχαιολογία. Anche se la nota del copista e fuorviante, questa έτέρα άρχαιολογία e effettivamente quella di Giovanni di Antiochia, e corrisponde alia parte iniziale degli Exc. Salm. IF7.
75 Cf. Müller, FHG IV 540. 76 Questa tesi e giä accennata in Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 2. 77 Cf. Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 366-367. Esistono altre possibili ipotesi per spiegare la presenza di questi excerpta dalla tradizione di Africano in Giovanni di Antiochia: a) essi appartengono ad un altra redazione della 'Ιστορία χρονική, diversa da quella che viene qui pubblicata (tesi sostenuta da H. Gelzer); b) essi appartengono ad un'altra opera di Giovanni di Antiochia, appunto una αρχαιολογία 'Ιωάννου Άντιοχέως έχουσα και διασάφησιν τών μυθευομένων, e solo in seguito confluirono nella trasmissione dei frammenti della 'Ιστορία χρονική.
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Intro duzione
In conclusione, al di lä dei difficili problemi di trasmissione e sovrapposizione tra le due tradizioni storiografiche, di Africano e dell'Antiocheno, e certo che gli Exc. Salm. I non vanno considerati nella tradizione dei frammenti della 'Ιστορία χρονική. Come giä presso Müller FHG IV (dove gli excerpta sono pubblicati tutti insieme come fr. 1), anche in questa edizione gli Exc. Salm. I sono pubblicati in appendice ai frammenti di Giovanni di Antiochia, e attribuiti ad uno Ps. Giovanni Antiocheno. Ε possibile approfondire alcuni aspetti di questo gruppo di excerpta. H. Geizer, il piü importante studioso di Giulio Africano nel XIX secolo, si dedico all'analisi di questi testi. A suo giudizio, gli Exc. Salm. I del fr. 1 Mü. rappresentano la fonte principale (insieme alia cronaca alessandrina conservata nella versione latino-merovingica degli Excerpta Barbari) per ricostruire la struttura della trattazione che Giulio Africano conduce della storia greca arcaica, in sincronia con la storia giudaica, nel terzo libro delle Chronographiae (fr. 1, 1-20 Mü.); e per la ricostruzione della struttura del quarto libro (fr. 1, 21-28 Mü.)78. Per quanto riguarda il rapporto tra gli Exc. Salm. I e le altre tradizioni della 'Ιστορία χρονική, Gelzer non ritiene di dover escludere i testi del fr. 1 Mü. dalla tradizione di Giovanni di Antiochia; a suo parere, la cultura bizantina conosce due versioni dell'opera di Giovanni Antiocheno: una originale, l'altra rielaborata; gli Exc. Salm. I sarebbero desunti dalla αρχαιολογία nella versione originale della 'Ιστορία χρονική. Dunque, secondo Gelzer, Giovanni di Antiochia (limitatamente agli Exc. Salm. I = fr. 1 Mü.) sarebbe, insieme ad Eusebio e Giorgio Sincello, uno dei principali canali di conoscenza della perduta opera di Giulio Africano 79 . D'accordo con Gelzer, anche P. Sotiroudis ha recentemente ribadito la tesi per cui gli Exc. Salm. I derivano dalla prima sezione della 'Ιστορία χρονική, e testimoniano una parte dell'opera non trasmessa dagli Exc. Constant,80 Come si vede dalla ricostruzione del testo critico, sono del tutto contrario a questa ipotesi. Piü interessanti mi sembrano le osservazioni di Sotiroudis sulle forme di trasmissione del materiale. Come mai l'anonimo epitomatore (o qualunque lettore sia intervenuto a costituire questa raccolta di excerpta) da cui provengono gli Exc. Salm. attinse ai soli libri III e IV delle Chronographiae di Giulio Africano? Non avendo probabilmente a disposizione una copia di Africano, e possibile in primo luogo pensare che l'autore degli Exc. Salm. I disponesse solo di un florilegio di excerpta autentici, in particolare un florilegio di excerpta dai libri III e IV di Giulio Africano; oppure che si sia servito di una fonte intermedia, di una cronaca, per esempio, che avesse fatto uso dei soli libri III e IV di Giulio Africano, citandoli tuttavia fedelmente. 78 Cf. Gelzer, Iulius Africanus I, cit., 118-167: i frammenti di Giovanni restituirebbero l'ordine della narrazione del terzo e del quarto libro di Africano, cf. pp. 123 e 164. 79 Cf. Gelzer, Iulius Africanus I, cit., 238. 80 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 139-141.
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Per quanto riguarda l'argomento dei frammenti, tanto Geizer, quanto Patzig, hanno osservato che la selezione di testi da Giulio Africano non e casuale: almeno per primo il gruppo, 1-20 Mü., la scelta risponde al titolo stesso della raccolta, come viene riportato nella tradizione manoscritta: διασάφησις των μυθευομένων. Si tratta infatti di testi che spiegano in chiave razionalistico-evemeristica (διασάφησις) taluni miti81. Ma c'e anche un altro carattere di alcuni excerpta che rimanda all'impostazione di Africano: il costante tentativo di costituire sincronismi tra storia greca arcaica e storia ebraica. Cf., ad es., i frr. l*-3* (= 1, 1 Mü.) per il sincronismo tra Mose ed il re dell'Attica Ogige; fr. 15* (= 1, 11 Mü.) per il sincronismo tra Sansone ed Eracle; e ancora fr. 21* (= 1, 18 Mü.) per il sincronismo tra David e i poeti Omero ed Esiodo. Altri significativi caratteri che rinviano ad Africano sono: le notizie sulle dinastie egizie, tratte da una rielaborazione di Manetone (frr. 25*-32* = 1, 21-24 Mü.); e le notizie sull'inizio dei principal! agoni in Grecia e sui vincitori alle Olimpiadi (frr. 23*-24*; 35*-38* = 1,19-20; 27 Mü.). 4. Patria
Constantinopolitana
In questa opera e conservato un frammento sull'epoca della fondazione di Bisanzio sotto il nome di Giovanni di Antiochia. I Patria Constantinopolitana (Πάτρια Κωνσταντινουπόλεως) sono un anonima raccolta di testi in quattro libri, contenenti notizie ed excerpta sulla storia, sulla topografia e sugli edifici di Costantinopoli. Particolare attenzione e rivolta alle leggende sulla fondazione della cittä; all'edificazione di edifxci e monumenti, alia loro ubicazione in cittä, all'uso e alle trasformazioni nei secoli dello spazio urbano. L'autore della raccolta e ignoto. In passato (cf. ancora Müller in FHG IV), si pensava a Giorgio Codino, ma l'attribuzione e stata smentita. I Patria vennero realizzati tra la fine del X e Finizio del secolo XI (probabilmente nel 995), a ridosso dunque dell'epoca di grandi lavori enciclopedici come gli Exc. Constant, ο il lessico Sudaiz.
81 Cf. Geizer, Iulius Africanus I, cit., 124-125; Patzig, Die έτέρα άρχαιολογία, cit., 366-367. 82 L'attribuzione della raccolta a Giorgio Codino έ stata smentita da Th. Preger, Beiträge zur Textgeschichte der Πάτρια Κωνσταντινουπόλεως, Programm des k. Max-Gymnasiums 1894/1895, München 1895. Per il testo, cf. Scriptores originum Constantinopolitanarum, cur. Th. Preger, Bd. 2, Lipsiae 1907. Notizie generali: Krumbacher, Geschichte, cit., 423-424 (ancora sotto il nome di Giorgio Codino); Colonna, Storici bizantini, cit., 21-22; Hunger, Die hochsprachliche profane Literatur, cit., I, 536-537. Affrontano le questioni relative alia costituzione e alla trasmissione della raccolta, alia sua collocazione nella tradizione patrografica, agli aspetti di storia culturale: G. Dagron, Constantinople imaginaire, Paris 1984, partic. 21-60; e A. Berger, Untersuchungen zu den Patria Konstantinupoleos, Bonn 1988, partic. 29-86. Importante, anche sul versante metodologico, lo studio dei rapporti tra i Patria e una delle sue fonti in Av. Cameron-J. Herrin (ed. by), Constantinople in the Early Eighth Century: the Parastaseis Syntomoi Chronikai, Leiden 1984, partic. 3-8, sui criteri di rielaborazione del piü antico testo delle Parastaseis da parte dell'anonimo autore dei Patria.
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Introduzione
Inserendosi sul filone del genere patrografico, i Patria mostrano di condividere l'impostazione enciclopedica della letteratura di raccolta dei secoli X-XI. Ed infatti, tradizioni diverse, e piü antiche, confluiscono nei Patria e sono rielaborate e arricchite dail'anonimo autore. In particolare: il primo libro dei Patria rielabora i Πάτρια dello Ps. Esichio di Mileto (composti tra la fine del V e l'inizio del VI secolo); la maggior parte del secondo libro rielabora le Παραστάσεις Σύντομοι Χρονικαί di un anonimo autore del secolo VIII; il quarto libro dei Patria e prevalentemente costituito da una trascrizione della Διήγησις περί της άγιας Σοφίας, della metä del secolo VIII. Oltre a queste opere, molte sono le fonti antiche che l'anonimo utilizza per integrare le tradizioni di base della sua raccolta. Ad es., frequente e il ricorso alia tradizione del De mensibus di Giovanni Lido. Inoltre, nel III libro si trova una sezione di 215 paragrafi, dedicati alle leggende della fondazione e alia costruzione degli edifici della cittä, che provengono da fonti storiche e dalla cronachistica costantinopolitana. Tra gli autori citati nel libro III dei Patria compare anche Giovanni di Antiochia83. Il passo, espressamente attribuito α'Ιωάννης ό Άντιοχεύς, riferisce una leggenda sulle origini del toponimo Bosforo. Non e possibile stabilire le forme della trasmissione dalla 'Ιστορία χρονική ai Patria attraverso la sola testimonianza di questo breve excerptum. In particolare non si puo accertare se l'accostamento tra la notizia presa da Giovanni e la notizia sul luogo della vendita del bestiame, fino all'epoca di Costantino V Copronimo (741-775), debba essere riferita ad una fonte dei Patria, ο sia frutto delle ricerche dell'anonimo compilatore dei Patria stessi. Dal fatto che Giovanni (fonte ricca di notizie sull'assetto urbano e monumentale di Costantinopoli) appare citato una sola volta, e lecito, tuttavia, pensare che l'autore dei Patria Constantinopolitana non ebbe conoscenza diretta della 'Ιστορία χρονική; probabilmente egli trasse la notizia giovannea come citazione di seconda mano da una delle sue fonti84. Per quanto riguarda la posizione del frammento, condivido la scelta di Müller, che ha inserito tale notizia nella sezione pertinente all'epoca di Costantino. Egli ipotizza che, riferendo della fondazione di Costantinopoli da parte di Co-
83
Cf. § 149, pp. 2 6 3 - 2 6 4 Preger. Per la mia edizione riproduco il testo di Preger, come pure il testo, in parte divergente, del manoscritto Vat. gr. 162. Per il valore di questo manoscritto nella trasmissione del testo dei Patria rimando alia Praefatio di Preger, XII-XIIII.
84
Cf. sul problema: Karayannopulos-Weiss, Quellenkunde,
cit., II, 38-39, ritiene che i Patria co-
noscono Giovanni, ma in tradizione indiretta. Piü in generale sulla composizione e le fonti del libro terzo dei Patria, si vd. Berger, Untersuchungen zu den Patria, cit., 7 4 - 8 3 e 175-180; Berger respinge l'ipotesi formulata da Preger, per la quale gran parte delle notizie contenute in questo libro III deriverebbero da una sola cronaca conosciuta dall'autore. La questione e, secondo il Berger, piü complessa: oltre a Giovanni di Antiochia, sono infatti sicuramente attestati nei Patria passi provenienti da Giovanni Malala, Teofane, Giorgio Monaco e dalla tradizione di Simeone Logoteta. A suo parere e lecito pensare che l'autore dei Patria abbia attinto ad un'antologia di passi, una compilazione da diverse opere realizzata secondo la tendenza enciclopedica dei secoli X-XI, cf. p. 75.
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stantino, Giovanni abbia realizzato una breve digressione sulle origini della cittä. Purtroppo, data l'esiguitä del testo, non e possibile essere piü precisi 85 . Da un punto di vista storiografico, mi pare interessante notare che nei Patria sia conservato materiale proveniente dalla 'Ιστορία χρονική. La scelta dell'anonimo, ο della sua fonte, e dipesa, a mio parere, dalla spiccata prospettiva costantinopolitana dell'opera di Giovanni. Dopo Roma, Costantinopoli e la cittä per la quale Giovanni mostra maggiore interesse: tanto come centra della sua visione storiografica; quanto come realtä urbana e monumentale. Ε da questo consegue un numero cospicuo di notizie e indicazioni su Costantinopoli e i suoi edifici, soprattutto nei frammenti a partire dall'etä di Zenone. 5. II lessico della Suda 5.1 II lessico della Suda e gli Excerpta
Constantiniana
II Lessico della Suda e fonte di primaria importanza per la ricostruzione del testo della 'Ιστορία χρονική86. Giovanni di Antiochia (Ιωάννης Άντιοχεύς) e espressamente citato come fonte del lemma Δ 1000, Διήγε87. Questa citazione e, piü in generale, l'importanza del lessico della Suda per il testo della 'Ιστορία χρονική si spiegano per la connessione tra i lemmi di argomento storico della Suda e gli Exc. Constant. Infatti, e stato da tempo dimostrato che il lessicografo attinge la gran parte dei suoi lemmi di argomento storico dagli Exc. Constant. II lessico della Suda, dunque, ha quasi sempre una conoscenza di seconda mano dei testi citati: il lessicografo trascrive i testi tagliati dagli Excerptores costantiniani, senza apportare, nella maggior parte dei casi, significative alterazioni 88 .
85
Cf. Müller, FHG IV, 603, adn. ad fr. 171a. Sul passo cf. pure Berger, Untersuchungen zu den Patria, cit., 424-426, con utili considerazioni sull'origine della leggenda. 86 Per i lemmi della Suda ho utilizzato il testo pubblicato nell'edizione di A. Adler, Suidae Lexicon, I-V, Leipzig 1928-1938. Per la tradizione manoscritta e la trasmissione del testo si rinvia dunque alia praefatio dell'opera, partic. VIII-XI. 87 Da Δ 1000 lo stesso lessicografo ha derivato il lemma A 1528. Cf. fr. 119. 88 Come noto il lessico della Suda έ una vasta opera compilatoria, probabilmente da collocare verso la fine del X secolo (975-980, secondo Wilson: forse, per essere piü sicuri, nell'etä di Basilio II, 976-1028). Si tratta di un singolare intreccio tra un dizionario e un'enciclopedia (un Konversations-Lexicon lo definisce H. Hunger); dunque un'opera di larga diffusione perche molto utile al lettore bizantino. Nelle sue 30.000 voci per ordine alfabetico confluiscono una quantitä impressionante di notizie e citazioni su ogni aspetto della cultura antica. Ii lessico della Suda έ un testimone prezioso anche per la storiografia antica. Come soprattutto i lavori di de Boor hanno esaustivamente chiarito la Suda deriva la gran parte dei numerosi estratti storici (di autori dell'antichitä e della tarda antichitä) dalla trascrizione diretta degli Exc. Constant. II compilatore (o i compilatori) del lessico ebbe a disposizione i volumi degli Excerpta, ο perche Ii consultö privatamente, ο perch£ (come ipotizza Wilson) in qualche forma partecipö alla loro redazione. In ogni modo, gli articoli di argomento storico della Suda a motivo di questa mediazione del testo degli excerpta risultano di grande valore, ad esempio pcrche vi si possono recu-
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Introduzione
Giovanni di Antiochia e uno degli autori piü utilizzati dalla SudaS9. Ε tuttavia, secondo uno schema valido per la maggior parte dei lemmi storici, il lessicografo non e un testimone diretto, ma conosce la 'Ιστορία χρονική solo attraverso la mediazione dei volumi degli Exc. Constant. Dunque i brani del lessico della Suda che riportano testo di Giovanni provengono tutti dai volumi degli Exc. Constant. Si tratta di testo tagliato e rielaborato d&W'Excerptor costantiniano, generalmente in modo piuttosto fedele all'originale. Talora, come si e sopra indicato, un qualche lieve intervento e ipotizzabile anche da parte del lessicografo della Suda. Tuttavia egli si limita, solitamente, a rielaborare la parte iniziale del testo, per introdurre il lemma ο per agevolare la comprensione del lettore. In ogni caso, questi interventi sono quasi sempre ben individuabili. E, per i casi in cui sia possibile una verifica, di norma il testo del lemma corrisponde (con poche significative varianti) a quello presente negli Exc. Constant.90 perare molti frammenti di autori altrimenti perduti. Sul lessico della Suda in generale, cf. oltre all'articolo di A. Adler, Suidas, RE IV, 1 A, 1931, 615-717, il saggio di H. Hunger, Was nicht in der Suda steht, oder: Was konnte sich der gebildete Byzantiner des 10./11. Jahrhunderts von einem «Konversations-Lexicon» erwarten?, in W. Hörandner-E. Trapp (hrsgg. von), Lexicographica Byzantina, Wien 1991, 137-153; e N.G. Wilson, Filologi bizantini, Napoli 1990 (London 1983), 236-238, per la datazione. Per il valore del lessico della Suda come mediatore di testi degli storici antichi e tardoantichi, attraverso la trascrizione degli Exc. Constant., si veda giä Büttner-Wobst, Die Anlage der historischen Encyklopädie, cit., 119-120. Ε in seguito, i fondamentali saggi di de Boor, Suidas, I, cit., 381-424; e Id., Suidas, II, cit., 1-127; in realtä, la tesi di questi due saggi appare, a grandi linee, giä anticipata in Id., Die Chronik des Georgius Monachos, «Hermes» 21, 1886, 1-26, dove lo studioso dimostra che il lessico della Suda non solo non conobbe direttamente la cronaca di Giorgio Monaco, ma utilizzö solo gli excerpta dalla cronaca presenti nella raccolta di Costantino; inoltre, sottolineando il tema quasi uniforme di questi lemmi confluiti nella Suda, egli ritiene che tali excerpta fossero presenti nei soli due titoli περί αρετής καΐ κακίας e περί εκκλησιαστικών. La tesi di de Boor appare rafforzata da una densa analisi della tradizione manoscritta per la maggior parte degli storici confluiti nel lessico ad opera di J. Becker, De Suidae Excerptis historicis, Diss., Bonn 1915. Recentemente sulla questione, anche per un tentativo di discussione critica sul piano storiografico del lavoro di de Boor, cf. i saggi in G. Zecchini (a cura di), II lessico Suda e la memoria del passato a Bisanzio, Atti della giornata di studio (Milano, 29 aprile 1998), Bari 1999, partic. sul piano metodologico, L. Prandi, Tipologia e struttura dei lemmi di argomento greco nella Suda, 9-28. 89 Su Giovanni fonte della Suda cf. giä dall'edizione del Bernhardy, Vorrede, LX; «Hoc tarnen loco repetendum, non paucas narrationes de viris claris et Caesaribus imperii Romani, quas Dio Cassius eiusque sectatores usque ad aetatem Iustiniani tradunt, Suidam ex annalibus Ioannis Antiocheni transtulisse» (cf. pure p. 1981, dove si trova una lista di lemmi giovannei che έ da integrare con i risultati dei successivi studi). 90 In appendice sono presentati i casi in cui έ possibile verificare la dipendenza del lessico della Suda dai corrispondenti Exc. Constant. Come si vedrä, ho approfondito l'analisi dei lemmi della Suda anche con il confronto con altre tradizioni giovannee. Si tratta di un lavoro assente in Müller. Questi, infatti, non trascura di segnalare lemmi della Suda che corrispondono a brani da altre tradizioni della 'Ιστορία χρονική. In taluni casi, anzi, assegna pure al lemma della Suda valore di frammento. Ε tuttavia, pur conoscendone bene l'importanza, Müller si e servito poco del contributo della Suda per l'edizione del testo critico. Come si puö vedere dall'appendice che segue, ho quasi sempre accolto nella mia edizione lemmi del lessico della Suda che sono
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
LXXXI
II lessicografo della Suda ebbe a disposizione tutti i volumi (o, comunque, un numero cospicuo) degli Exc. Constant, per ricavare lemmi dalla 'Ιστορία χρονική. Di conseguenza, d'accordo con la tesi di Büttner-Wobst, ritengo che tutti i lemmi da Giovanni derivano dai volumi di EV, EI, ELR-, e dagli altri volumi di Exc. Constant, non piü in nostro possesso. Frequenti sono pure i casi nei quali e possibile verificare come, rispetto ad un excerptum giovanneo di un volume a noi noto, esistono lemmi della Suda piü ο meno simili per testo, ma differenti per 'taglio' ed estensione: si tratta di lemmi che provengono appunto da volumi degli Exc. Constant, diversi rispetto a quelli a noi noti 91 . Nel suo ancora fondamentale studio sulla dipendenza dei lemmi storici del lessico della Suda dagli Exc. Constant., C. de Boor conferma la tesi che la Suda conosce la gran parte di lemmi da storici antichi e bizantini attraverso gli Exc. Constant.; ma, a suo giudizio, non attraverso tutti i volumi. Contro il parere, ad esempio, di un altro editore degli Exc. Constant., Th. Büttner-Wobst, de Boor riteneva che la Suda avesse a disposizione solo alcuni volumi della raccolta, e cerco di attribuire la gran parte dei lemmi derivati dai Constant, a questo ristretto gruppo di titoli. In particolare, egli pensava al περι αρετής και κακίας, al περι πρέσβεων, al περί έκκλησιαστικών, al περί στρατηγημάτων e al περι ανδραγαθημάτων. Questa ipotesi, tuttavia, si rivelö, giä al de Boor, insostenibile in relazione ai lemmi della Suda provenienti da Giovanni; e quindi egli considera il rapporto tra Giovanni e il lessico della Suda come un caso anomalo. Ad esempio, de Boor ritiene che nessun lemma degli storici confluiti nella Suda provenga dagli EI; ma alcuni lemmi giovannei presenti nella Suda sono evidentemente trascritti dal volume degli EI. Ne consegue che de Boor parla di un altro 'canale' per spiegare i rapporti tra la Suda e Giovanni Antiocheno, lasciando intendere che il lessicografo abbia attinto direttamente a Giovanni. A continuazione dei suoi lavori de Boor annunciö uno studio dei rapporti tra Giovanni Antiocheno e la Suda che purtroppo non venne mai realizzato92. Da parte mia, sono giunto alla conclusione che l'ipotesi di un altro 'canale' per chiarire i rapporti tra il lessico della Suda e Giovanni Antiocheno non sia necessaria. Questi rapporti, infatti, possono essere spiegati considerando che la
stati attribuiti a Giovanni dai maggiori studiosi di questa tradizione. Solo in pochissimi casi, per evidenti affinitä testuali ο di tradizione, ο di metodo storiografico, ho attribuito taluni lemmi ancora dubbi ο non inseriti nella tradizione della 'Ιστορία χρονική. 91 Si vd., ad es., il fr. 33. Esistono due versioni dello stesso testo giovanneo negli Exc. Constant.: quella costituita per la raccolta degli EV 5, dalla quale il lessicografo della Suda realizzd il lemma Δ 95; e quella costituita per la raccolta degli EI 1. 92 Cf. de Boor, Suidas, I, cit., 397-401; e II, cit., 127. In realtä l'ipotesi era giä stata formulata da Bernhardy nella Vorrede alia sua edizione della Suda, p. LX. Adler, Suidas, cit., 706, condivide la tesi de Boor di un canale di trasmissione alternativo agli Exc. Constant, per Giovanni, ma non approfondisce la questione. Ultimamente Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 57-69 e 82-83, riprende la tesi de Boor di un altro 'canale' e afferma che il lessicografo della Suda conobbe sicuramente il testo originale della 'Ιστορία χρονική.
LXXXII
Introduzione
Suda deriva i suoi lemmi giovannei da diversi volumi degli Exc. Constant., dove erano contenuti testi dalla 'Ιστορία χρονική. Purtroppo, e possibile verificare questa dipendenza solo nel caso degli EV e in due casi degli EL Esistono almeno due prove, secondo me inoppugnabili, di questa trasmissione del testo giovanneo al lessico della Suda attraverso i 'soli' Exc. Constant.: a) In primo luogo, in taluni casi la Suda presenta versioni diverse dello stesso brano di Giovanni. Questa presenza di testi assai simili, ma non identici, si puö spiegare solo pensando che le diverse varianti corrispondono in realtä a due diversi Exc. Constant, trascritti nella Suda. Sono diversi perche rappresentano il risultato del 'taglio' e della rielaborazione eseguita dall'Excerptor sullo stesso testo giovanneo, ma per volumi diversi degli Exc. Constant. Cosi, ad es., la narrazione su Seruch e l'idolatria nel fr. 17 e trasmessa attraverso molteplici tradizioni giovannee. Lo stesso brano appare nella versione del Paris, gr. 1630; nello EV 2; in Exc. Salm. II15; e compare nella Suda in due diversi lemmi Σ 253 e Σ 254. Mentre le diversitä nelle altre tradizioni si spiegano per rintervento di un Excerptor, difficile sarebbe spiegare la presenza di due diverse versioni della Suda, se considerassimo valida l'ipotesi del 'terzo canale formulata da de Boor. Come spiegare, infatti, che la Suda, pur attingendo direttamente all'originale di Giovanni Antiocheno mostra due versioni diverse dello stesso brano? La piü logica soluzione potrebbe apparire: in uno dei due lemmi abbiamo il testo originale di Giovanni; nell'altro un lemma tratto da qualche autore che usa Giovanni come fonte, o, tutt'al piü, una rielaborazione dello stesso lessicografo. Ma ad un confronto diretto tra i testi appare evidente una significativa corrispondenza. Infatti, da una parte e evidente che 1'excerptum del Paris, gr. 1630 e il lemma Σ 254 dipendono con lievi varianti da una stessa fonte originale, cioe Giovanni Antiocheno93. D'altra parte, pure l'altro lemma Σ 253 proviene senza alcun dubbio dall'opera di Giovanni. Esso, infatti, corrisponde con lievi varianti al testo dello EV 2 dalla Ιστορία χρονική. Ma le sue prime righe non corrispondono al testo che abbiamo invece conservato nel Paris, gr. 1630 e nel lemma Σ 254. La spiegazione che, a mio giudizio, si deve dare di tale problema conferma l'ipotesi sulla trasmissione di Giovanni finora sostenuta. Dunque: la Suda conosce il testo di Giovanni solo attraverso gli Exc. Constant. Nel caso di Σ 253 abbiamo un lemma che ricopia lo EV di Giovanni Antioche93 A controprova della provenienza dei due testi dalla 'Ιστορία χρονική si osservi che lo stesso brano e presente nel riassunto elaborato in Exc. Salm. II15: Σϊρούχ τις έκ τής'Ιάφεθ φυλής ένομοθέτησεν, ώς δει τοϋς άριστεύσαντας άνδρας καΐ αποθανόντος, δι' εικόνων τιμάσθαι κα! προσκυνεΐσθαι κατ' έτος· ένθεν γέγονεν ή πολυθεΐα, καΐ κατεκράτησε μέχρι Θάρρα τοϋ πατρός Αβραάμ, ούτος γάρ άγαλματοποιός ήν. μάλιστα δέ μετέσχε ταύτης ή 'Ελλάς, τιμήσασα Έλληνα τόν γίγαντα τόν τής πυργοποιίας άρξαντα· δι' ήν μερισθεισών των γλωσσών, οί άνθρωποι μέροπες έκλήθησαν. L'errore sul gigante Helles, presente alia costruzione della torre, caratterizza la versione di Giovanni Antiocheno rispetto alia tradizione della sua fonte di riferimento, cioe Malala. Questo errore consente di affermare con sicurezza che Exc. Salm. II 15 discende dalla tradizione di Giovanni Antiocheno e non da quella di Malala.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
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no. Nel caso del lemma Σ 254 abbiamo invece un lemma che attinge ad uno Exc. Constant, in un volume dell'Enciclopedia a noi non pervenuto. Ma la rielaborazione dell'Excerptor nel caso del testo trascritto da Σ 254 e molto piü lieve e rispettosa dell'originale; da qui la forte analogia di questo testo con la tradizione del Paris, gr. 1630, che non ha nessuna connessione con il lessico della Suda. Insomma, i due lemmi Σ 254 e Σ 253 provengono entrambi dalla 'Ιστορία χρονική, ma attraverso due diversi Exc. Constant, dello stesso brano dell'Antiocheno: donde la loro differenza. A mio giudizio, il lessicografo non era in possesso dell'originale di Giovanni Antiocheno, altrimenti avrebbe dato un unico testo94. Un altro caso che illustra il valore dei lemmi della Suda per la ricostruzione del testo di Giovanni (e la loro relazione con gli Exc. Constant.) e rappresentato dal rapporto tra il lemma Y 169, Ύπατοι e lo EI 9 (= fr. 69). Ii testo dello EI 9 riferisce della cacciata da Roma di Tarquinio e della sua famiglia. Dopo aver descritto la drammatica vicenda di Lucrezia, la narrazione di EI 9 si conclude cosi: καθ' öv δή χρόνον ή πόλις απελύθη της τυραννίδος· έπτά μεν δυναστών εφεξής άνασχομένη, τρία δέ και μ' και σ' κατά μοναρχίαν έτη πολιτευσαμένη, συνεσταλμένων αυτή των τής άρχής όρων έτι, ού πέρα τε σταδίων ρ', ένθα δή μήκιστον, έκτισμένων. έντεϋθεν έγένοντο β' κονσοϋλοι, οϋς οί Έλληνες υπάτους δια τήν ύπεροχήν έκάλεσαν. La costituzione di EI 9 appare precisa, e non lascia individuare alcun taglio od omissione. Ma il brano e da porre in relazione con il lemma Υ 169 sulla istituzione del consolato: άποσεισαμένη γαρ τήν δουλείαν ή πολιτεία μετά θάνατον Ταρκυνίου δύο στρατηγοΐς ένιαυσιαίαν έχουσιν άρχήν τήν έξουσίαν έπέτρεψε· τω μεν άριθμω των άνδρών τον τής μοναρχίας διωθουμένη φόβον, τω δέ συνεσταλμένα) τής έξουσίας μετρίους τούς έν τή προστασία
94 Un caso analogo in fr. 6.2. II testo giovanneo e conservato dal Parisinus gr. 1630, e in parte da EV 1; ed ancora in due lemmi della Suda, Η 454 e Η 475. Tuttavia l'£V taglia la prima parte, riassumendo con una piccola introduzione quanto precede. Inoltre, 1'excerptum del Parisinus gr. 1630 si conclude con la citazione del passo da Erodoro (e non Erodoto, come emendato dal Lobeck in un passo corrispondente di Cedreno); 1 'Excerptor costantiniano, fedele al suo metodo di lavoro, taglia la citazione. Di grande rilievo per lo studio della trasmissione di Giovanni e la presenza del testo corrotto τόν υίόν τής φαύλης επιθυμίας in entrambe le tradizioni. Come gia indicato dal Büttner-Wobst, la lettura esatta έ τόν γήϊνον τής φαύλης επιθυμίας άγώνα (secondo il confronto con la tradizione diretta della fonte di Giovanni, cioe lo. Mal. I 14, da cui proviene Cedr. 33, 14). Come giä detto, il dato della stessa corruzione del testo nelle due tradizioni mostra che il Parisinus gr. 1630 utilizza lo stesso manoscritto di Giovanni, ο un manoscritto della stessa famiglia di quello utilizzato dagli Exc. Constant. A conferma della derivazione dagli Exc. Constant., il testo corrotto torna anche in Η 475: [...] δια γαρ τοϋ ροπάλου τής καρτερικής ψυχής καΐ τής δοράς τοϋ θρασυτάτου καΐ σώφρονος λογισμού ένίκησε τόν υίόν τής φαύλης επιθυμίας φιλοσοφήσας άχρι θανάτου. Questo lemma proviene dunque dagli Exc. Constant., poiche ne riporta appunto lo stesso luogo corrotto, ma da un excerptum diverso da quello de virtutibus a noi conosciuto. Si tratta dello stesso brano giovanneo tagliato tuttavia per un altro volume degli Exc. Constant. Donde le varianti e il diverso ordinamento di alcune parti del testo. Analogamente unaltra redazione, cioe un altro taglio, dello stesso testo per un altro volume degli Exc. Constant, e quello conservato in Η 454.
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Introduzione
των κοινών άπεργαζομένη. ό γάρ νϋν ύπό πελέκεσί τε και ράβδοις δορυφορούμενος και στρατοπέδων έξηγούμενος, της μετ' ολίγον μεταβολής εις εννοιαν καθεστάμενος, μέτριόν τε και δημοτικόν παρείχεν εαυτόν τοις άρχομένοις. εΐ δ' άρα τις βαρέως τε και άλαζονικώς χρώτο τη δυναστεία, ραδίως ούτος ύπό θατέρου των ηγεμόνων, ισόπαλη δύναμιν έχοντος, γυμνοϋται τοϋ φρονήματος, τούτω δή ούν τω τρόπω τής πολιτείας φυγούσης τυραννίδος βαρύτητα και δημοκρατίας άκολασίαν, προχειρίζεται πρώτους στρατηγούς αύτοκράτορας άνδρας δύο, κονσούλους αύτούς όνομάσασα, οία δή προβούλους καΐ προηγόρους τινάς- οϋς "Ελληνες μετά ταύτα δια την ύπεροχήν τής εξουσίας ύπάτους προσηγορεύκασι. Giä C. Müller e Α. Adler erano convinti della derivazione di questo lemma da Giovanni Antiocheno, in diretta relazione con Ιο EI 995. Ε a ragione: abbiamo infatti un ottimo caso per chiarire il metodo deW'Excerptor costantiniano. II taglio impercettibile presente in EI 9, diviene chiaro al confronto con il lemma della Suda. Le righe che nel lemma precedono la nota sulla nomina dei consoli sono testo di Giovanni che il lessicografo restituisce trascrivendo uno excerptum diverso dallo EI 9 a noi conosciuto. Si tratta dunque di un brano da integrare nella tradizione di Giovanni. In EI 9 questo testo e stato tagliato dalYExcerptor perche non pertinente al tema del volume. b) La seconda prova per l'uso da parte del lessicografo degli Exc. Constant, e non dell'originale giovanneo, e il fatto che, nel caso dei numerosi lemmi che corrispondono ad EV, la Suda talora presenta un testo piü corretto; ma sovente conserva in molti passi gli stessi luoghi corrotti, errori, e varianti presenti pure nei frammenti. Questo fatto consente di fare due affermazioni: da una parte, e sicuro che la Suda si serve di un manoscritto degli EV diverso dal Turonensis, e probabilmente migliore; dall'altra, per la ripetizione di errori e lacune, non e possibile affermare che la Suda abbia fatto uso dell'originale giovanneo. Ε se, come ritiene Sotiroudis, il lessicografo ha utilizzato tanto gli EV quanto l'originale giovanneo, dawero diventa difficile capire per quale motivo egli non abbia deciso di intervenire e correggere i passi corrotti ο gli errori presenti nel suo codice di EV. II fatto che la Suda conservi taluni errori e lacune presenti anche nel Turonensis; ο che talvolta ometta parole ο frasi, invece contenuti nel Turonensis, significa che il lessicografo sta utilizzando un altro testimone degli EV, e non l'originale giovanneo. Ne consegue, a mio parere, un dato valido anche per tutti gli altri lemmi: essi sono estratti da volumi diversi degli Exc. Constant., non dall'originale giovanneo96.
95 Cf. Müller, FHG IV 554, app. ad fr. 37, che cosi giustifica la relazione tra i due testi: «Plenius haec (ex Exc. Joannis) tradit Suidas»; Adler, Suidae Lexicon, IV 646: «ad Io. Antioch. Fr. 37 recte rettulit Müller». 96 £ quindi da rifiutare l'ipotesi di Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 82-84, per la quale la Suda avrebbe utilizzato sia gli EV, sia il testo originale di Giovanni. In questa sede intendo rimediare ad un errore di valutazione in U. Roberto, Note sulla memoria e sull'uso della storia antica nel lessico della Suda, MediterrAnt 4, 2001, 249-270, partic. 262-266, dove concordavo con la tesi
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Si veda, ad es., il fr. 85 su Cincinnato. Dallo EV 13 il lessicografo ha tratto il lemma Κ 2732. Riferendo del trionfo di Cincinnato e della cattura del comandante nemico, il Turonensis C 980 degli EV riporta la lezione corrotta: και τόν στρατηγόν των Έκανών δέσμιον έπι την πομπήν κατάγει την έπινίκιον. La lezione era evidentemente nel manoscritto a disposizione dell'Excerptor costantiniano, dal m o m e n t o che anche il testo della Suda Κ 2732 in quel punto si presenta problematico e sostituisce significativamente l'incomprensibile Έκανών con έναντίων. Come giä notava Büttner-Wobst la congettura piuttosto infelice (anche se comoda e risolutiva) rappresenta l'intervento del lessicografo sull'excerptum a sua disposizione, che era giä corrotto. Si noti, a conferma che la corruzione era nel manoscritto a disposizione degli Excerptores costantiniani, che anche nel lemma Λ 846, proveniente da uno excerptum che taglia lo stesso passo giovanneo per un altro volume degli Exc. Constant., al posto della lezione corrotta troviamo πολεμίων; di nuovo evidente e l'intervento del lessicografo, m a con una variazione rispetto ad έναντίων, da lui giä utilizzato nel lemma Κ 2732. Insomma il lessicografo non capisce la lezione Έκανών presente negli Exc. Constant. da lui trascritti, e allora corregge ricorrendo anche alia variazione. L'errore era nel codice di Giovanni a disposizione degli Excerptores Costantiniani, che trascrissero Έκανών al posto della forma corretta Αΐκανών (secondo la giusta lettura restituita, in base a Dionigi di Alicarnasso, da Büttner-Wobst). Altro esempio significativo nel fr. 80.1. Al confronto tra EI 14 e il lemma Δ 1112 si nota che la Suda omette un'intera frase, presente invece nella tradizione degli EI (fr. 80.1, 3). Se partiamo dall'idea che la Suda ha utilizzato per la costituzione di questo lemma un manoscritto originale dell'Antiocheno, allora la mancanza della frase e inspiegabile (oppure spiegabile solo pensando che il manoscritto giovanneo a disposizione della Suda, qui come in molti altri casi, fosse lacunoso e corrotto); molto piü semplice mi sembra ipotizzare che la Suda ometta la frase perche trascrive un lemma da un altro volume degli Exc. Constant., costituito dairExcerptor senza la frase in questione, perche non necessaria al contesto del volume. Ε importante tenere presente che molti lemmi della Suda sono stati nel tempo attribuiti all'opera di Giovanni, oltre quelli corrispondenti agli EV, EI, ELR. Si tratta infatti di lemmi che mostrano la loro provenienza dalla 'Ιστορία χρονική per la corrispondenza con frammenti ο excerpta delle altre tradizioni di Giovanni Antiocheno; in primo luogo, con gli excerpta del Paris, gr. 1630 e gli Exc. Salm. II.
de Boor-Sotiroudis, secondo la quale la Suda conobbe 1'originale di Giovanni; o, quantomeno, attinse a Giovanni attraverso un 'canale' diverso da quello degli Exc. Constant. Durante il lavoro di edizione critica, il confronto tra le diverse tradizioni e la corrispondenza di errori e imprecisioni nella tradizione della Suda e degli Exc. Constant., mi hanno convinto che la Suda non ha conosciuto l'originale della 'Ιστορία χρονική.
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Introduzione
Sulla base dei lemmi che derivano da Giovanni (al confronto, soprattutto, con EV e EI) sono stati fatti importanti progressi nelTanalisi del rapporto tra 'Ιστορία χρονική e Suda. A questo riguardo, considero importanti gli studi di P. Sotiroudis sulla derivazione dalla 'Ιστορία χρονική di numerosi lemmi che restituiscono la tradizione del Breviarium di Eutropio (nella traduzione greca utilizzata da Giovanni); e ai problemi dei lemmi della Suda derivanti dalla tradizione di Erodiano. In particolare, ho accettato, in sede di edizione, la tesi che i lemmi della Suda di derivazione eutropiana e erodianea sono da considerare brani giovannei, che la Suda ha trascritto dagli Exc. Constant.97 5.2 Caratteri generali dei lemmi da Giovanni di Antiochia Nella trasmissione di Exc. Constant, al lessico della Suda sono stati individuati taluni caratteri metodologici che si ripetono con frequenza, anche per i lemmi dalla 'Ιστορία χρονική: a) In primo luogo, il lessicografo compie normalmente un'operazione di Bearbeitung dell'excerptum da lui riutilizzato per 'costituirlo' come lemma. Nella maggior parte dei casi, questo intervento si limita alia prima parte del lemma: quella che introduce, attraverso la spiegazione della parola, il testo tratto da Giovanni Antiocheno. Di regola il lessicografo elimina I'iniziale οτι degli Exc.
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Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 57-75. Sui lemmi eutropiani nella Suda cf. giä Müller, FHG IV 557, app. ad fr. 49. Per quanto riguarda i lemmi derivanti dalla tradizione di Erodiano, gia Adler, Suidas, cit., 704, considera Giovanni Antiocheno mediatore tra Erodiano e la Suda·. «Die Stellen aus Herodians Geschichte sind durch Joh. Antiochenus hineingekommen, nicht durch direkt Benutzung»; osservazione ripresa da E. Dopp, Herodianus 3, RE VIII 1, Stuttgart 1912, 959. La tesi έ discussa da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 69-75: lo studioso analizza i lemmi che mostrano di provenire dalla tradizione di Erodiano, e Ii considera corrispondenti in realtä ad Exc. Constant, di Giovanni Antiocheno. Inoltre, seguendo la tesi Adler έ possibile anche att r i b u t e Σ 181, Σεβήρος (IV 334, 18-23 Adler) e Σ 181, Σεβήρος (IV 334, 23-25 Adler) alia rielaborazione di Giovanni di Antiochia, piuttosto che a Erodiano stesso (cf. fr. 208 e 211). Alio stesso tempo, Sotiroudis individua i casi in cui la derivazione da Giovanni Antiocheno e meno certa. Tenendo presente le sue osservazioni ho ritenuto di escludere dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική i seguenti lemmi: A 1043 = Herod. VIII 2, 3; A 1407 = Herod. VIII 1, 5; A 1507 = Herod. I 17, 11; Ε 1915 = Herod. VII 8, 9 (gli ultimi due lemmi sono dubbi anche secondo Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 77). A mio giudizio, questi testi della tradizione di Erodiano derivano alia Suda senza la mediazione di Giovanni di Antiochia. Da condividere e anche 1'attribuzione proposta da Sotiroudis dei seguenti lemmi: Ai 87, Κ 1708, A 688 (hinc Κ 1885), Π 2056, cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 76-79. Al contrario rispetto a questo studioso, ritengo che l'essenzialitä del testo, e la mancanza di un contesto, non consentano di attribuire con certezza a Giovanni i seguenti lemmi: Οι 4; A 4568; Π 394. Concordo invece con la necessitä di considerare dubia i seguenti lemmi: Δ 779; Κ 831; Κ 1006; Ν 242; Ν 252; Ν 572. Da approfondire sarebbe invece la questione della derivazione dalla 'Ιστορία χρονική di Γ 21. A ragione lo studioso, 76-77, rivede alcune attribuzioni della Adler ed esclude i seguenti lemmi dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική: I 431 (attribuito a Giovanni da Geizer, Iulius Africanus I, cit., 110); Σ 220 (attribuito a Giovanni da Geizer, Iulius Africanus I, cit., 73); Σ 1343; Φ 142.
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Constant, e muta le prime parole. II lemma inizia spesso con un pronome dimostrativo ο relativo. In altri casi l'intervento del lessicografo sulla parte iniziale deü'excerptum e assai piü incisivo98. b) Esistono lacune ο luoghi corrotti negli EV/EI che si ripresentano identici nei lemmi della Suda, a testimonianza del fatto che la Suda ha estratto i suoi lemmi esattamente da questi volumi. In alcune situazioni la Suda non offre ipotesi di correzione della lacuna ο del luogo corrotto. Altre volte la lacuna ο il luogo corrotto vengono integrati, ma non sempre in modo accettabile". c) In altri casi, tuttavia, il confronto tra la Suda e gli EV/EI mostra che il lessicografo disponeva di un testimone migliore degli Exc. Constant, rispetto ai manoscritti a nostra disposizione. In particolare per gli EV, giä Büttner-Wobst indicava che il manoscritto del lessicografo della Suda (che, ricordiamolo bene, lavoro a ridosso della redazione degli stessi Exc. Constant.) e un testimone piü affidabile del nostra Turonensis C 980. Ε naturalmente piü antico, perche il lessicografo trascrisse dagli Exc. Constant., terminati a metä del X secolo: dunque l'anonimo testimone che emerge alia lettura dei lemmi della Suda, provenienti dagli EV, venne eseguito entro la prima metä del X secolo; il Turonensis C 980 e invece di XI secolo100. d) Al confronto con altre tradizioni disponibili, i lemmi della Suda confermano la loro diretta provenienza dagli Exc. Constant, per il fatto che vengono frequentemente omesse le citazioni delle fonti. Abbiamo infatti osservato che questo e uno dei tagli piü frequenti nel metodo di selezione e costituzione degli excerpta da parte degli Excerptores costantiniani 101 . e) Naturalmente, quando la Suda attinge i suoi lemmi da altri volumi degli Exc. Constant, e possibile che il testo giovanneo trädito sia migliore ο privo di corruzioni rispetto a quello a noi noto attraverso i nostri testimoni degli Exc. Constant. Si veda al riguardo il fr. 105 (assente nell'edizione Müller). All'unico ELR tratto da Giovanni di Antiochia corrispondono due lemmi Λ 834 e Τ 464. L'excerptum costantiniano appare lacunoso nella sua parte finale: infatti, in riferimento all'offesa fatta a Lucio Postumio, il testo di ELR 1 riferisce: Ποστομίου τε τοϋ ναυαρχήσαντος τήν τήβεννον άλλα [***]. La lacuna e facilmente colmabile attraverso il confronto con il lemma Λ 834: πρέσβεις ήτίμασαν τήν τήβεννον λύμασιν άνθρωπείοις μολύναντες. Ε con l'altro lemma Τ 464: Ταραντίνοι 98
Sul metodo di lavoro del lessicografo rispetto al testo degli Exc. Constant., cf. pure Büttner·Wobst, praefatio, XXX-XXXIII. 99 In particolare per i Iuoghi corrotti del manoscritto della Suda al confronto con il Turonensis C 980, cf. apparato ai fr. 6.2, 38-39; 85, 10; 165, 14. 100 Per alcuni casi dove il testo dei lemmi della Suda presenta una versione corretta, ο piü completa, rispetto al testo degli stessi EV trasmesso da Turonensis C 980, cf. fr. 33, 1; 35, 2; 133, 9-11.16; 199, 12; 273.1, 24; 312, 10. Cf. pure Büttner-Wobst, prae/atio, XXXV-XXXVIII. 101 Cf. ad es. il testo del fr. 20, 5: tanto Suid. Μ 546, quanto l'excerptum del Parisinus gr. 1630 riportano la vicenda di Melchisedek; tuttavia solo l'excerptum del Parisinus cita Giuseppe come fonte di riferimento, mentre la Suda taglia la citazione della fonte.
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Introduzione
δέ Ποστουμίου την τήβεννον λύμασιν ανθρώπων έμόλυναν. Ε evidente che i due lemmi sono tratti da due distinti volumi degli Exc. Constant, utilizzati dalla Suda; e che dunque la lacuna in ΕLR 1 riguarda la trasmissione dei manoscritti degli ELR e non il manoscritto di Giovanni a disposizione degli Excerptores. In questo manoscritto il testo, in questo punto, non era corrotto 102 . f) In taluni casi appare evidente che il lessicografo della Suda ha personalmente realizzato lemmi per il suo lessico copiando da lemmi giovannei provenienti dagli Exc. Constant.103. g) Altri caratteri del lavoro del lessicografo, notati da Büttner-Wobst al confronto con gli EV sono: — la quasi costante trasformazione della preposizione ές dei Constant, in εις (anche in composizione con i verbi). — La trasformazione di alcune parole del testo originale alio scopo di una migliore comprensione. Per quanto riguarda Giovanni, cf., ad. es., fr. 219, 5 (EV 45 = A 1124 Αλέξανδρος): pur copiando dallo stesso testo degli EV, il lessicografo interviene sull'espressione presente in EV ές τεσσαρεσκαιδέκατον ούν έλάσας έτος της βασιλείας mutandola in ές τεσσαρεσκαιδέκατον ούν άρξας έτος της βασιλείας. — L'inversione dell'ordine delle parole: cf., ad. es., in apparato ai fr. 157.1, 36; 195, 2; 221, 6 104 . In conclusione. II testo giovanneo conservato nei lemmi della Suda proviene sempre dalla trascrizione di Exc. Constant, della 'Ιστορία χρονική. La trasmissione degli stessi errori e luoghi corrotti nei lemmi della Suda corrispondenti ad EV/EI, rende impossibile l'ipotesi che la Suda si sia servita dell'originale giovanneo; owero che si sia servita tanto dell'originale quanto degli Exc. Constant.; in tal caso non si potrebbe spiegare perche, pur avendo a disposizione l'originale, la Suda non abbia corretto gli errori e le lacune dei corrispondenti Exc. Constant. Quando, al contrario, il testo della Suda appare corretto, ο piü completo, significa che il lessicografo attinge ad Exc. Constant, di altri volumi a noi non pervenuti; e che dunque la lacuna ο l'errore presenti negli EV/EI e attribuibile alia sola tradizione di questi volumi degli Exc. Constant. Negli altri volumi il testo era conservato correttamente, e per questo appare corretto nella Suda·, oppure, come seconda ipotesi, i lemmi hanno un testo migliore perche il mano102 Un caso analogo e rappresentato da fr. 80.1, costituito attraverso due diverse tradizioni: EI 14 e il l e m m a Δ 1112. Il l e m m a della Suda έ tagliato dalla stessa sezione dell'Antiocheno da cui proviene E I 14; ma, destinato ad u n altro volume dell'enciclopedia costantiniana, n o n omette, come EI 14, la descrizione dei poteri della dittatura. Questa parte έ sicuramente di Giovanni perche, oltre a proseguirne u n testo, e anche storiograficamente costruita attraverso la contaminazione di Eutropio con Dionigi di Alicarnasso, cioe attraverso le fonti utilizzate per la ricostruzione della storia repubblicana. 103 Sul f e n o m e n o cf. L. Prandi, Tipologia e struttura dei lemmi di argomento greco nella Suda, in G. Zecchini (a cura di), II lessico Suda e la memoria delpassato a Bisanzio, cit., 9 - 2 5 , partic. 24-25. 104 Cf. Büttner-Wobst, praefatio, XXXI-XXXIII.
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scritto usato dalla Suda e un testimone migliore rispetto a quelli in nostro possesso. Dal momento che derivano da una tradizione cosi autorevole, come appunto gli Exc. Constant., i lemmi del lessico della Suda sono di grande importanza per l'edizione del testo critico dei frammenti. 5.3 Attribuzione dei lemmi 105 a) Lemmi che trascrivono EV dalla 'Ιστορία χρονική106: A 527, Αδριανός (I 55, 11-14 Adler) = EV 35 A 1124, Αλέξανδρος (1 103, 22-32 Adler) = EV 45 A 2077, Αναστάσιος (1187, 8-19 Adler) = EV 73 A 2077, Αναστάσιος (1 187, 19-27 Adler) = EV 74 A 2762, Άντωνινος (I 248, 18-249, 3 Adler) = EV 36 A 4458, Αύρηλιανός (1416 Adler) = EV 50 Β 246, Βεσπασιανός (1468, 15-21 Adler) = EV 30 Γ 12, Γάϊος (I 503, 27-504, 4 Adler; hinc Ο 596) = EV 23 Γ 427, Γρατιανός (I 539 Adler) = EV 66 Δ 95, Δαυίδ (II 10, 14-18 Adler) = EV 5107 Δ 193, Δέκιος (II 19 Adler) = EV 49 Δ 1156, Διοκλητιανός (II 104, 18-30 Adler) = EV 52 « X 280, 1-2, Χημεία (IV 804 Adler) Δ 1351, Δομετιανός (II 126 Adler) = EV 33 Ε 3018,'Ερκούλιος (II 411 Adler) = EV 53 Ε 3777, Εύτρόπιος (II 476, 7-20 Adler) = EV 68 = Y 169, Ύπατοι (IV 646, 24-647, 2 Adler) Αι 200, Αιμίλιος (II 170-171 Adler) = £ 7 1 6 = EPl 32 I 438,'Ιουλιανός (III 643-644 Adler) = EV 39 Κ 391, Καρΐνος (III 33, 24-30 Adler) = EV 51 ~ Π 401, Παρανάλωμα (IV 38 Adler) Κ 2007, Κόμοδος (III 150 Adler) = EV 38 Κ 2732, Κύντιος Κικιννάτος Δικτάτωρ (III 216 Adler) = EV 13 = Λ 846, Λυπρά (III 300, 18-23 Adler) A 686, Λούκιος Σέργιος Κατιλίνος (III 284 Adler) = EV 19 105 Cf., in generale, Adler, Lexicon SuidaeV, 89: Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 52-81. Per la corrispondenza con i frammenti giovannei in questa edizione si veda nell'index locorum, sotto la voce Lexicon Suidae. 106 Rispetto alia lista di Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 54-55, distinguo tra lemmi che trascrivono esattamente dagli EV, e che sono contenuti in questa sezione; e lemmi che invece sono attribuibili a Giovanni di Antiochia, perche presentano un testo simile ma non uguale a quello degli EV, e provengono in realtä da altri volumi della enciclopedia costantiniana. 107 Si noti che in questo caso possediamo lo stesso frammento in due diverse redazioni degli Exc. Constant., infatti: EI 1 = EV 5. II lemma della Suda si rivela al confronto tra i due excerpta sicuramente dipendente da EV.
xc
Intro duzione
Μ 172, Μαξιμινος (III 321, 13-21 Adler) = EV 46 Μ 215, Μάρκος (III 328, 25-329, 6 Adler) = EV 37 Ο 82,Όθων (III 511-512 Adler) = EV 28 Ο 762, Ούαλεντινιανός (III 574 Adler) = EV 65 Π 815, Παΰπερ (IV 70 Adler) = £V54 = Κ 2451, Κοίλον (III 200 Adler) Π 2025, Πομπήιος (IV 169-170 Adler) « EV 54 Σ 87, Σαμψών (IV 320 Adler) = EV 3108 Σ 96, Σαούλ (IV 320 Adler) = EV 4 Σ 182, Σεβήρος (IV 335, 20-23 Adler) = EV 40 = A 2363, Άνέχει (I 211, 14-15 Adler) Σ 182, Σεβήρος (IV 335, 23-28 Adler) = JBV41 Σ 253, Σερούχ (IV 343 Adler) = EV 2 Σ 515, Σθενέβοια (IV 371 Adler) = EV 1 Σ 773, Σολομών (IV 396, 10-19 Adler) = EV β Τ 125, Ταρκύνιος Σούπερβος (IV 505 Adler) = EV 31 Τ 691, Τίτος (IV 564, 1-6 Adler) = EV 31 Τ 691, Τίτος (IV 564, 6-11 Adler) = EV 32 Τ 902, Τραϊανός (IV 582, 24-31 Adler) = EV 3 Φ 567, Φολουία (IV 748 Adler; hinc Κ 1594) = EV 20 b) Lemmi attribuibili a Giovanni per analogia con gli EV: A 1124, Αλέξανδρος (1 103, 32-104, 2 Adler) « £V44 A 2363, Άνέχει (I 211, 14-15 Adler) « EV 40 = Σ 182, Σεβήρος (IV 335, 20-23 Adler) A 3089, Άπετρύετο (I 277, 4-5 Adler) ~ EV 29 ~ Κ 500,'Ηρεΐτο (II 586 Adler) = Β 309, Βιτέλλιος (1473 Adler) A 3654, Άποχρησάμενος (I 329 Adler) = EV 55 ~ Η 500,'Ηρεΐτο (II 586 Adler) = Π 278, Παραβαλλόμενος (IV 27 Adler) Β 309, Βιτέλλιος (I 473 Adler) = EV 29 ~ Η 500, Ήρεϊτο (II 586 Adler) = A 3089, Άπετρύετο (I 277 Adler) Γ 422, Γραμματιστής (I 538, 22-23 Adler) = EV 58 Ε 395,'Εκδιαίτησις (II 216, 13-14 Adler) = EV 28 = Ο 82,"Οθων (III 511 Adler) Ε 2351, Έπικαλών (III 358, 24-26 Adler) = EV 26 = Ν 254, Νέρων (III 455, 19-456, 15 Adler; hinc Κ 122) Ε 281,'Εζημίωσεν (II 208 Adler) = A 4458, Αύρηλιανός (I 416 Adler) = EV 50 Η 454, Ηρακλέους αγαλμα (II 580, 22-28 Adler) = EV 1 « Cod. Paris, gr. 1630, f. 236r, 3-13 = Η 475,Ηρακλής (II 584 Adler)
108 Si noti che la tradizione del fr. 29 su Sansone di Giovanni appare divaricata: da una parte il ramo EV-Suda, dall'altro il Parisinus gr. 1630 (f. 239r, 15-16). Vexcerptum del Parisinus e in realtä un forte riassunto del testo giovanneo, meglio conservato nella tradizione degli Exc. Costant.
XCI
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
Η 475,'Ηρακλής (II 584 Adler) » EV 1 « Cod. Paris, gr. 1630, f. 236 r , 3 - 1 3 = Η 454,Ηρακλέους αγαλμα (II 580, 22-28 Adler) Η 500, Ήρεΐτο (II 586 Adler) = EV 29 ~ Β 309, Βιτέλλιος (I 473 Adler) = A 3089, Άπετρύετο (I 277 Adler) Θ 145, Θεοδόσιος (II 694, 27-695, 6 Adler) = EV72m I 401,'Ιοβιανός (II 638, 25-639, 18 Adler) = EV 6 4 n o Κ 1708, Κλαύδιος (III 125, 23-34 Adler) = EV 24 « Φ 142, Φαύλος (IV 705, 28-706, 2 Adler) Κ 2541, Κοίλον (III 200 Adler) » EV 54 * Π 815, Παϋπερ (IV 70 Adler) A 846, Λυπρά (III 300, 18-23 Adler) « EV 13 = Κ 2732, Κύντιος Κικιννάτος δικτάτωρ (III 216 Adler) Μ 751, Μέταιτος (III 373 Adler) = EV 12 Ν 254, Νέρων (III 455, 19-456, 15 Adler; hinc Κ 122) ~ EV 26 = Ε 2351, Έπικαλών (II 358, 24-26 Adler) Π 278, Παραβαλλόμενος (IV 27 Adler) = EV 55 = A 3654, Άποχρησάμενος (I 329, 16-29 Adler) Π 401, Παρανάλωμα (IV 38 Adler) ~ EV 51 = Κ 391, Καρΐνος (III 33 Adler) Σ 798, Σούπερβος (IV 399, 10-17 Adler) = EV 10 Τ 551, Τιβέριος (IV 545, 10-22 Adler; hinc Κ 1201) « EV 22 (178, 2 - 5 BW.) Τ 552, Τιβέριος (IV 545, 23-546, 3 Adler) * EV 22 « Τ 553, Τιβέριος (IV 546, 12-18 Adler) Τ 553, Τιβέριος (IV 546, 12-18 Adler) ~ EV 22 - Τ 552, Τιβέριος (IV 545, 23-546, 3 Adler) Φ 142, Φαϋλος (IV 705, 28-706, 2 Adler) » EV 24 « Κ 1708, Κλαύδιος (III 125, 2 3 - 3 4 Adler) Υ 169,Ύπατοι (IV 646, 24-647, 2 Adler) * EV 68 - Ε 3777, Εύτρόπιος (II 476, 7 - 2 0 Adler) 111 109 Per l'attribuzione del lemma a Giovanni, cf. Bernhardy, I 850; Müller, FHG IV 194. Riprendendo l'attribuzione di Niebuhr, de Boor, Suidas, II, cit., 19-20, ha considerato il lemma come frammento di Prisco, ma attraverso la mediazione del secondo volume degli EV, oggi perduto. Al di la delle corrispondenze testuali con EV 72, la struttura stessa del frammento, che esprime un veloce giudizio complessivo sul regno di Teodosio, mi induce a ritenere il testo piü adeguato ad un opera di sintesi come la 'Ιστορία χρονική, piuttosto che all'opera storica di Prisco, che dedica la gran parte dei suoi libri a descrivere fatti e vicende del regno di Teodosio II. 110 Attribuito da Müller, FHG IV 606: Adler II 638; cf. pure de Boor, zu Johannes 329-330; Patzig, Johannes
Antiochenus,
cit.,
Antiochenus fr. 200 Salm, und Prokop, cit., 593; Sotiroudis, Untersu-
chungen, cit., 76. Determinante per l'attribuzione del lemma e la corrispondenza tra le ultime due righe ( 2 1 - 2 5 ) e £ V 6 4 . Inoltre, poiche queste due righe derivano da Eutr. X 18, 3, ne risulta una contaminazione storiografica tra la tradizione del Breviarium
e quella di Socrate di Costan-
tinopoli, attribuibile con ogni probabilitä a Giovanni. 111 D.F. Buck, Eunapius,
Eutropius and the Suda, RhM 135, 1992, 365-369, partic. 368, ipotizza che
l'intero lemma Τ 169 derivi da Eunapio. Non condivido questa ipotesi: lo studio approfondito del lemma dimostra che έ stato realizzato attraverso la contaminazione di molteplici tradizioni storiografiche. Queste tradizioni rimandano alle fonti utilizzate da Giovanni. Nella prima sezio-
XCII
Introduzione
X 280, 1 - 2 , Χημεία (IV 804 Adler) = EV 52 = Δ 1156, Διοκλητιανός (II 104 Adler) c) Lemmi che trascrivono EI dalla 'Ιστορία χρονική112: A 2900, Απαντώσιν (I 262, 1 7 - 1 8 Adler) = EI 103, 2 1 - 2 2 Ε 1471,'Εντείναντες (II 295, 1 8 - 1 9 Adler) = £7 87, 1 2 - 1 3 1 1 3 Ε 2683,'Επιτήδευσις (II 387 Adler) = EI 22, 2 8 - 2 9 Μ 664, Μεσοβασιλεύς (III 366 Adler; hinc Κ 2624 et fortasse Σ 1077) = £ 7 6 d) Lemmi attribuibili a Giovanni per analogia con gli EI: A 1121, Αλέξανδρος (I 103, 7 - 1 3 Adler) = EI 12 1 1 4 Β 396, Βορίανθος (I 481 Adler; hinc Ε 2241, Επιβολή) ~ Ε Ι 2 2 ~ EPl 35 1 1 5 Δ 95, Δαυίδ (II10, 1 4 - 1 7 Adler) = ΕΙ 1 = EV 5 Δ 397, Δηλάτωρ (II 37 Adler) = ΕΙ 100 Δ 1112, Δικτάτωρ (II 99 Adler) = ΕΙ 14 = EPl 5 1 1 6 Δ 1352, Δομετιανός (II 127, 1 3 - 1 8 Adler) = £ 7 4 4 I 38,"Ιανός (II 604 Adler) = ΕΙ 58 Κ 119, Καθοσιούμενος (III 11 Adler) = EI 57 = A 1874, Ανάθεσις (I 168 Adler) 1 1 7 Κ 122, Καθοσίωσις (III 11, 1 0 - 1 3 Adler) « £ 7 7 8 Μ 4, Μαγγανεία (III 305, 10-11 Adler) = £ 7 9 1 Ο 404, Όνωρία (III 543 Adler) * EI 84 1 1 8 Π 2024, Πομπήιος (IV 169 Adler) = £ 7 2 9 ne (IV 646, 9 - 2 4 Adler = E I 9) sull'istituzione del consolato, Giovanni contamina Eutropio con Dionigi di Alicarnasso; nella parte sull'eunuco Eutropio (IV 646, 24-647, 2 Adler = EV 68 = Ε 3777) la tradizione eunapiana si collega a quella di Socrate (e tale contaminazione esclude la derivazione dal solo Eunapio). Inoltre, le osservazioni di Buck sui rapporti tra i due lemmi Τ 169 (IV 646, 2 4 - 6 4 7 , 2 Adler) e Ε 3777 non tengono presente i risultati da tempo acquisiti sui rapporti tra Giovanni, Exc. Constant, e Suda. £ vero che Ύ 169 deve essere letto come lemma di autonoma struttura; ma, nella sua unitä, questo testo rimanda a Giovanni, e alia sua contaminazione di diverse tradizioni. Si tenga pure presente che, attraverso le tradizioni di Eunapio e di Prisco, nella 'Ιστορία χρονική la polemica contro il potere degli eunuchi έ ripresa, ed anzi amplificata, soprattutto per i regni di Arcadio e di Teodosio II. 112 Anche per i lemmi derivati dagli EI cf. supra n. 106. Cf. sulla questione Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 56. 113 II lemma e da Adler attribuito per errore a Eliano. 114 Ii lemma della Suda appare piü importante rispetto ad EI, poiche riporta un excerptum,
da un
altro volume costantiniano, piü elaborato. 115 Si noti che la tradizione della Suda ripete lo stesso errore sui nome Caepio negli EL Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten
del testo presente
Theile, cit., 86 n. 2
116 Cf. Müller, FHG IV 555-556; Adler II 99; de Boor, Suidas, II, cit., 399; Sotiroudis,
Untersuchun-
gen, cit., 56. 117 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 74 n. 258.
118 Non condivido l'ipotesi di de Boor, Iohannes Niebuhr, fa derivare il lemma da Prisco.
Antiochenus
(1885), cit., 328-329, che, come giä
La trasmissione della Ίοτορία χρονική
XCIII
Y 169,Ύπατοι (IV 646, 9-24 Adler) = £79 e) Lemmi che trascrivono ELR dalla 'Ιστορία χρονική: Λ 834, Λύματα (III 299 Adler) = Τ 464, Τήβεννος (IV 537 Adler) « ELR 1 f) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική corrispondenti ad excerpta del Paris, gr. 1630: Δ 250, Δέρας (II 24 Adler) = 239r, 6-11 119 Ε 3038,Έρμης ό Τρισμέγιστος (II 413-414 Adler) = 236v, 2-18 Η 476,'Ηρακλής (II 584, 17-20 Adler) = 237r, 4 - 7 Η 661,Ήφαιστος (II 598 Adler) « 236r, 13-18 Θ 415, Θοϋλις (II 721-722 Adler) = 236r, 28-32 Θ 417, Θούρρας (II 722 Adler) = 235v, 10-14 I 320,'Ίλιον (II 631-632 Adler) = 239r, 11-12 120 I 422,'Ιορδάνης (II 640 Adler) = 237v, 28-29 = Exc. Salm. II 16 I 453,Ίώ (II 646 Adler) « 236v, 18-237 r , 3 « Exc. Salm. II 12121 Κ 2078, Κόρη (III 157, 4-12 Adler) = 238r, 25-30 « Exc. Salm. II 19122 Μ 406, Μέδουσα, (III 346-347 Adler) = 237r, 10-28 = Exc. Salm. II 13123 Μ 546, Μελχισεδέκ (III 358, 20-24 Adler) = 237v, 29-238, 5 124 Ν 472, Νομοθέται (III 476 Adler) = 238v, 8-11 Ο 660, Όρφεύς (III 565-566 Adler) ® 238v, 11-15 125 Π 2506, Προμηθεύς (IV 214 Adler) « 238v, 1 - 8 « Exc. Salm. II 20-21 126 Π 1500, Πήκος (IV 124 Adler) = 235v, 14-236 r , 3 = Exc. Salm. II 6 - 7 Σ 254, Σερούχ (IV 343 Adler) « 237v, 14-27 Σ 867, Σώστρις (IV 409 Adler) « 236r, 32-236 v , 2 Οι 34, Οιδίπους (IV 616 Adler) = 237r, 31-237 v , 14127 X 79, Χαναάν (IV 785 Adler) « 238r, 20-21 128 g) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική che corrispondono ad Exc. Salm. II: A 4126, Άσσάρια (I 378 Adler) = Exc. Salm. II40129 Β 588, Βυζάντιον (I 500 Adler) = Exc. Salm. II 63130
119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130
Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Die έτέρα άρχαιολογία, cit., 361. Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Die έτέρα άρχαιολογία, cit., 361. Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 20. Cf. Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 361. Cf. Patzig, Die έτέρα άρχαιολογία, cit., 361. Cf. Müller, FHGIV 553; Adler I 378; Zusi, L'etä regia, cit., 435. Attribuito da Müller, FHG IV 588; Adler I 500; Zecchini, La storia romana nella Suda, cit., 86, ritiene che il lemma possa provenire da Giovanni ο da Cassio Dione.
XCIV
Intro duzione
Αι 23, Αιγαίον πέλαγος (II 157 Adler) = Exc. Salm. II 24131 Κ 216, Καλλιγόλας (III 18 Adler; hinc Τ 11) = Exc. Salm. II 50 Ζ 160, Ζωροάστρης (II 514 Adler) = Exc. Salm. IIA Θ 494, Θρίαμβος (II 729, 9-16 Adler) « Exc. Salm. II 70 1453, Ί ώ (II 646 Adler) = Exc. Salm. II 12
Ρ 146,'Ρήσος (IV 292 Adler) « Exc. Salm. II 30132 Τ 7, Τάβλα (IV 494 Adler) « Exc. Salm. II 26133 h) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική che corrispondono ad Excerpta Planudea134: A 1685, Άμύσσειν (I 150, 15-20 Adler) « EPl 13 « Κ 1307, Κελτοί (III 93, 10-23 Adler)135 A 2452, Αννίβας ό Καρχηδόνιος ούτως έκαλεΐτο (I 219,14-18 Adler) ~ ΕΡΙ27 Α 3375, Άπολαβόντες (I 301, 21-23 Adler) = ΕΡΙ 16 « Ζ 191, Ζυγώ (II 516 Adler)136 Α 3566, Άποστυγοϋντες (I 322-323 Adler) « ΕΡΙ 22 ~ Φ 5, Φαβρίκιος (IV 690-691 Adler; hinc Υ 734)137 Β 396, Βορίανθος (1481 Adler; hinc Ε 2241) = ΕΙ 22 = ΕΡΙ 35 Β 451, Βουολοϋσκοι (1487 Adler; hinc Μ 211) = ΕΡΙ 6 Δ 1112, Δικτάτωρ (II 99 Adler) * ΕΡΙ 5 = ΕΙ 14 Αι 200, Αιμίλιος (II 170-171 Adler) = EV 16 = ΕΡΙ 32 Ζ 191, Ζυγώ (II 516 Adler) - ΕΡΙ 16 « Α 3375, Άπολαβόντες (I 301, 21-23 Adler) Κ 341, Καπιτώλιον (III 28-29 Adler) = EPl 2 Κ 1307, Κελτοί (III 93, 10-23 Adler) = EPl 13 = A 1685, Αμύσσειν, (I 150, 15-20 Adler) Κ 2070, Κορβίνος (III 156, 11-12 Adler) * EPl 13 A 491, Λίβερνος (III 267-268 Adler) = EPl 12 Μ 105, Μάλλιος (III 314 Adler) = EPl 15 Π 1371, Περσεύς Μακεδών (IV 115, 5-7 Adler) « EPl 33 Ρ 126,'Ρήγουλος (IV 290-291 Adler) « EPl 25138 Σ 1337, Σύλλας (IV 455-456 Adler) = Cod. Athous 4932, f. 4V, 12-6V= EPl 37 Τ 791, Τορκουάτος (IV 573 Adler) * EPl II 139 Φ 184, Φεβρουάριος (IV 710, 27-711, 7 Adler; hinc Β 536, 0 517)= EPl 10140 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140
Per l'attribuzione a Giovanni cf. Patzig, Johannes Antiochenus Attribuito da Patzig, Die Hypothesis, cit., 423; Id., Die Troica, Attribuito da Bernhardy, II 1014; Patzig, Die Hypothesis, cit., Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 56-57. Cf. Mommsen, Ueberdie dem Cassius Dio beigelegten Theile, Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 79. Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten Theile, Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten Theile, Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten Theile, Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten Theile,
und Johannes Malalas, cit., 20. cit., 26. 423-424; Adler IV 494. cit., 86 n. 2. cit., cit., cit., cit.,
86 86 86 86
n. n. n. n.
2. 2; Adler IV 290. 2. 2.
xcv
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
Φ 5, Φαβρίκιος (IV 6 9 0 - 6 9 1 Adler; hinc Y 734) = EPl 22 = A 3566, Άποστυγοϋντες (I 3 2 2 - 3 2 3 Adler) 141 i) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική che corrispondono a passi dal Cod. Athous 4932 = Iviron 812 1 4 2 : A 3416, Απολλωνίας λίμνη (I 306 Adler) = 3 r , 1 - 5 A 4316, Άτταλος (I 399, 1 7 - 2 0 Adler) = 3 r , 5 - 1 1 Γ 212, Γεφυρίζων (I 521 Adler) = 6 r , 7 - 8 Σ 1337, Σύλλας (IV 4 5 5 - 4 5 6 Adler) = 4V, 1 2 - 6 V = EPl 37 1) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική che corrispondono a passi dal Cod. Vindob. hist. gr. 99: Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 1 7 - 2 8 Adler) = 14v = Exc. Salm. II 32 Π 652, Πάριον (IV 56, 2 9 - 5 7 , 12 Adler) = 8 V -9 V « £ V 8 1 4 3 m ) Lemmi dalla 'Ιστορία χρονική che corrispondono a passi dal Cod. Heidelb. Pal. gr. 45: Κ 2722, Κυνός σήμα (III 215 Adler) « 230 r 1 4 4 Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 3 2 - 5 , 2 Adler) « 230 r X 144, Χάρυβδις (IV 792, 4 - 1 1 Adler) * 230 v 1 4 5 n) Altri lemmi provenienti da Exc. Constant, dalla 'Ιστορία χρονική: A 971, Ακραιφνές (I 8 9 - 9 0 Adler) 146 A Α Α Α
1121, 1121, 1121, 1121,
Αλέξανδρος Αλέξανδρος Αλέξανδρος Αλέξανδρος
(1 102, (I 102, (1103, (I 103,
2 6 - 3 4 ) ~ Δ 74 Δαρείος (II 7, 1 2 - 1 5 Adler) 147 3 4 - 1 0 3 , 3 Adler) 148 3 - 7 Adler) 149 7 - 1 3 Adler) 150
141 Attribuito alia tradizione di Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, 142 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 68.
cit., 53. Anche il brevissimo lemma A 1512, Άμαχεί (I 135
Adler) έ da Sotiroudis attribuito a Giovanni attraverso il confronto con Iviron 812. Tanto per questo lemma, quanto per gli altri lemmi Ε 180, Έγχειρίδιον ξίφος (II 201 Adler), Π 1728, Πλευρΐτις (IV 146 Adler), Ρ 83,'Ρέα (IV 287 Adler), la brevitä del testo non consente di confermare l'ipotesi della derivazione dalla 'Ιστορία χρονική. 143 Cf. Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 361. 144 Cf. Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 361. 145 Cf. Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 361. 146 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, 147 Cf. Müller, FHGIV
cit., 68.
555; Adler 1102, II 7; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 54.
148 Cf. Adler I 102; Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 95; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 54: il
lemma έ attribuito anche attraverso il confronto con il testo dello Ps. Simeone, f. 72 v , 4 - 7 . 149 Cf. Adler I 102; Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 95, 11-21; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit.,
54: il lemma e attribuito anche attraverso il confronto con il testo dello Ps. Simeone, f. 72 v , 4 - 7 . 150 Cf. Adler I 103; Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 95; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 54: il
lemma e attribuito anche attraverso il confronto con il testo dello Ps. Simeone, ff. 72', 39-72 v , 3.
XCVI
Introduzione
A 1528, Αμβλύνω (1137, 1 - 3 Adler) = Δ 1000, Διήγε (II 89-90 Adler) A 2452, Αννίβας ό Καρχηδόνιος ούτως έκαλεΐτο (I 219, 18-22 Adler) = Σ 577, Σκηπίων (IV 377, 1 - 6 Adler) 151 Α 3199, Άππία όδός (I 286 Adler) 152 Α 4648, Αφρικανός (1434 Adler; hinc Β 593) 153 Β 237, Βενεβεντός (I 467-468 Adler) 154 Β 246, Βεσπασιανός (1468, 21-31 Adler; hinc Ε 805) 155 Δ 23, Δακία χώρα (II 2 Adler) 156 Δ 74, Δαρείος (II 7, 15-17 Adler) 157 Δ 729, Διαρρήδην (II 70 Adler) 158 Δ 1000, Διήγε (II 89-90 Adler) * Α 1528, Αμβλύνω (1137, 1 - 3 Adler) 159 Δ 1156, Διοκλητιανός (II 104, 31-105, 2 Adler) 160 Αι 87, Αίδοι εϊκων (II163 Adler) 161 151 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. I due lemmi appaiono perfettamente corrispondenti nella struttura e non ν'έ possibility di affermare che uno sia derivato dall'altro. Si noti, inoltre, l'analogia stilistico-lessicale tra questo lemma e il fr. 106 (= EPl 19). 152 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. 153 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. 154 Attribuito da Patzig, Dictys Cretensis, cit., 138, e Id., Die έτερα αρχαιολογία, cit., 362. Condivido l'analisi di Patzig. II testo presente nel lemma, infatti, e il riassunto del corrispondente, e piu ricco, passo di Giovanni Malala VI 22 (128, 44-59 Thurn). La struttura e il lessico della sintesi della Suda si ritrovano nel brano di Cedreno 234, 12-17. Cedreno non ha utilizzato la Suda, dal momenta che la sua versione έ molto piü dettagliata. Ne consegue che la Suda e Cedreno derivano per questa informazione da una fonte comune che, a sua volta, ha realizzato un riassunto del testo di Malala. L'ipotesi che questa fonte, come ritiene Patzig, sia Giovanni di Antiochia e confermata dal fatto che in questa sezione della sua opera Cedreno usa frequentemente la 'Ιστορία χρονική come fonte alternativa a Malala. Naturalmente v'e la possibility che tutto il brano di Cedreno conservi la versione di Giovanni di Antiochia, tagliata invece dagli Exc. Constant., ai quali attinge il lessicografo della Suda. A giudicare dalla posizione della notizia nella struttura narrativa di Cedreno (che segue in questa sezione quella di Giovanni di Antiochia), il brano su Diomede έ da porre nella sequenza dei nostoi, e in particolare prima del racconto della follia di Oreste. Per evitare di spezzare l'uniti narrativa dello EI 3 (fr. 49.1), ho scelto di dividere il frammento 49 in due parti; έ evidente che il brano su Diomede έ da inserire subito dopo la narrazione della morte di Agamennone, Egisto e Clitemnestra; ο subito dopo la narrazione delle vicende di Oreste. 155 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 60-61 e 68; ma la fonte del lemma έ un Exc. Constant, a noi non giunto. Cf. pure Müller, FHG IV 578; de Boor, Suidas, II, cit., 22. 156 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68; e in via ipotetica giä da Adler II2. 157 Cf. Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 94, 28-30; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 54: il lemma e attribuito anche attraverso il confronto con il testo dello Ps. Simeone. 158 Attribuito da Adler II 70; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. 159 II lemma έ espressamente attribuito dal lessicografo a Giovanni di Antiochia. 160 Attribuito a Giovanni in via ipotetica da Adler II 104; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. Questa tesi έ condivisibile, dal momento che il lemma presenta una contaminazione tipica di Giovanni per questa sezione dell'opera. Infatti le notizie sulla abdicazione di Diocleziano provengono da Eutr. IX 27-28, e sono integrate con dati desunti da Zos. II 8 e 10, 5. 161 Attribuito a Giovanni da Adler II163; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 76.
XCVII
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
I 522,"Ιππαρχος (II 6 5 7 - 6 5 8 Adler) 162 Κ 1708, Κλαύδιος (III 125, 34-126, 6 Adler) 163 Λ 688, Λούκουλλος (III 285 Adler; hinc Κ 1885) 1 6 4 Μ 230, Μαρσύας (III 331, 5 - 1 1 Adler) 165 Μ 1223, Μονιτάριοι (III 4 0 8 - 4 0 9 Adler) 166 Ν 469, Νομογράφοι (III 476 Adler) 167 Ν 515, Νουμας Πομπίλιος (III 480-481 Adler) 168 Ω 246, Ώστία (III 627, 14-18 Adler) 169 Π 1130, Περιέσεσθαι (IV 97 Adler) 170 Π 2056, Πόπλιος Σκιτιίων Αφρικανός (IV 175 Adler) 171 Π 2239, Πραίτωρ (IV 191 Adler) 172 Ρ 247,'Ρωμαίων πόλις (IV 303 Adler; hinc Suid. Υ 340) 1 7 3 162 Attribuito a Giovanni da Adler II 657; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 68.
163 Cf. Boissevain, Cassius Dio, III 2; Adler III 125; Sotiroudis, Untersuchungen, 164 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 76.
cit., 76; e in via ipotetica giä Adler III 285. Concordo con l'at-
tribuzione perche il lemma presenta una contaminazione di alcuni passi di Plutarco, Luc., con un passo di Cassio Dione X X X V I l b . Unaffermazione del re Tigrane alia battaglia di Tigranocerta e riportata con le parole di Plut., Luc., 27, 4; a questo passo e accostato il giudizio di Cassio Dione sul detto del re. Questa operazione non e, a mio parere, da attribuire al lessicografo della Suda; rimanda, invece, al lavoro di Giovanni sulle sue fonti per questa sezione, appunto Plutarco e Cassio Dione. 165 Cf. fr. 15,1 Mü., FHGIV
548; e Patzig, Johannes Antiochenus
166 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
und Johannes
Malalas, cit. 20.
cit., 68. Le fonti sulla rivolta degli operai della zecca sotto Au-
reliano si dividono in due gruppi: da una parte, le fonti latine, tra cui Eutr. X 14, che indicano Roma come luogo della rivolta; dall'altra, Malala XII 30, unica fonte greca, che invece menziona Antiochia. II lemma, che attribuisco con Sotiroudis a Giovanni, pur seguendo la tradizione eutropiana omette il luogo della rivolta. Puo trattarsi, certo, di un taglio della notizia, awenuto nella trasmissione del frammento; unaltra spiegazione, tuttavia, potrebbe essere che l'Antiocheno, al quale erano note le due versioni di Eutropio e di Giovanni Malala, trovandosi di fronte ad una contraddizione delle sue fonti sul luogo della sommossa, risolva il problema omettendo il dato. In ogni caso, per questa significativa omissione il lemma della Suda non mi pare del tutto dipendente dalla tradizione latina, come ritiene M. Peachin, Iohannes Moneyers' Revolt, in C. Deroux (ed. by), Studies in Latin Literature
Malalas
and
the
and Roman History, Bruxel-
les 1983, 3 2 5 - 3 3 5 , partic. 332 n. 33; in generale sull'evento cf. pure R. Turcan, Le delit des monitaires rebellis contre Aurilien,
«Latomus» 28, 1969, 948-959.
167 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 68; e in via ipotetica da Adler II 476.
168 Cf. Müller, FHG IV 553; Geizer, Iulius Africanus II, cit., 379; Adler III 480; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 59. Condivido l'attribuzione per i seguenti motivi: a) l'accenno alia fine del governo dei μεσοβασιλείς indica che il lemma prosegue la narrazione del fr. 59; b) l'intreccio delle fonti corrisponde a quello di Giovanni in questa sezione (Eutropio, Dionigi e Plutarco); c) una parte del lemma corrisponde a Cedreno 259, 17-20. 169 Attribuito da Patzig, Johannes
Antiochenus
und Johannes
Malalas,
za del lemma con Cedr. 260, 14; cf. pure Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 19, per la corrispondencit., 68.
170 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 68.
171 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 80-81.
172 Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 68; e in via ipotetica da Adler IV 191.
173 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 66-68. Problematico il rapporto tra questo lemma e Ρ 248,
XCVIII
Introduzione
Ρ Σ Σ Σ Σ
248,'Ρώμη (IV 303 Adler) 1 7 4 181, Σεβήρος (IV 334, 1 8 - 2 3 Adler; hinc Π 1207) 1 7 5 181, Σεβήρος (IV 334, 2 3 - 2 5 Adler) 1 7 6 231, Σεννάτορες (IV 341 Adler) 177 577, Σκηπίων (IV 377, 1 - 6 Adler) = Α 2452, Αννίβας ό Καρχηδόνιος οϋτως έκαλείτο (1219, 1 8 - 2 2 Adler) Σ 1404, Συμφέρεται (IV 461, 2 8 - 2 9 Adler) 178 Φ 3, Φάβιος (IV 690 Adler) 1 7 9 Φ 627, Φούριος Κάμιλλος (IV 753 Adler) 180 Χ 305, Χιλίαρχος (IV 806 Adler) 181 Χ 333, Χλαμύς (IV 809 Adler; hinc Σ 1351) 1 8 2
'Ρώμη (IV 303 Adler), che Adler attribuisce a Giovanni: discussione in Soutiroudis, Untersuchungen, cit., 66-67. A mio giudizio questi due lemmi provengono dalla stessa fonte, cioe la 'Ιστορία χρονική; la diversa versione del testo e dovuta al 'taglio' degli Excerptores di Costantino Porfirogenito: il lessicografo della Suda ha dunque tratto lo stesso testo giovanneo da due volumi diversi degli Exc. Constant. Ho inserito entrambi i testi sotto la comune indicazione di fr. 110, 1 e 110,2. 174 cf. supra n. 173. 175 Cf. Müller, EHG IV 588; cf. Herodiani ab Excessu Divi Marci Libri octo, ed. L. Mendelssohn, Leipzig 1883, 227; Adler IV 334; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 73. 176 Cf. Adler IV 334; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 73-74; Mendelssohn, Herodiani, cit., 227. 177 Cf. Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 18; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68; e in via ipotetica da Adler IV 341; cf. pure Zusi, Romolo in Giovanni Antiocheno, cit., 305; Zecchini, La storia romana nella Suda, cit., 77. Almeno due motivi consentono di confermare l'attribuzione a Giovanni di questo lemma: a) la contaminazione delle fonti (Eutr. I 2, 1; Dion. Hal. II 12, 1; Plut., Rom. 13) richiama Giovanni Antiocheno; b) il testo si trova anche in Cedreno 257, 12-19, che in questa parte della sua opera segue Giovanni. 178 Attribuito da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68. 179 Attribuito in via ipotetica da Adler IV 690; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 69. 180 Attribuito da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 69. Condivido l'attribuzione anche perche, da uno studio piix approfondito delle fonti, si comprende che il testo unisce alia tradizione di Eutropio I 20, 2 quella di Dionigi di Alicarnasso XIII 6. Si tratta di una contaminazione delle fonti che corrisponde a quella seguita da Giovanni in questa sezione. 181 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, 68; cf. pure Zecchini, La storia romana, cit., 77. 182 II lemma e attribuibile per diverse ragioni storiografiche: a) la parte finale del lemma coincide con la parte iniziale dell 'Exc. Salm. II39: entrambi ricordano la presenza sui calzari dei senatori della lettera corrispondente al kappa dei Romani, cioe C; come giä indicate in apparato all'edizione Bernhardy della Suda, la C si spiega con il fatto che i senatori erano inizialmente cento; e interessante notare che 1'Exc. Salm. II39 semplifka in modo non immediatamente comprensibile il testo della Suda, dicendo che il kappa romano equivale al rho greco: evidentemente il riferimento c ai segni numerali e non alle lettere (C = p')· In ogni caso i due testi si integrano e si chiariscono reciprocamente; b) il lemma e realizzato attraverso la contaminazione tra Malala II 8 e una fonte piü colta che ricorda la presenza del segno C sui calzari. Questa tradizione e testimoniata attraverso Plutarco, Aet. Rom. 76, p. 296AB Bernardakis, come derivante da Castore di Rodi (FGrHist 250 F 16). Tuttavia in Plutarco non troviamo l'interpretazione numerica del segno presente in Giovanni. Questa notizia έ invece presente in un brano di Isidoro, Orig., XIX 34, 4 e in Zon. VII 9, 8-9; questi testi derivano dalla tradizione del perduto libro di Svetonio,
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
XCIX
ο) Altri lemmi provenienti da Exc. Constant, e attribuiti nella presente edizione: Κ 1708, Κλαύδιος (III 126, 6 - 1 1 Adler) 183 Τ 615, Τιμητής (IV 556 Adler; hinc Κ 1524) 184 Π 2047, Ποντίφιξ (IV 172 Adler; hinc Ν 456) 1 8 5 ρ) Lemmi dubbi 186 A 1043, Άκυληΐα (I 96, 4 - 5 Adler) 187 Περι ονομάτων κυρίων και ιδέας έσθημάτων κα'ι υποδημάτων και των άλλων οϊς τις άμφιέννυται (cf. C. Suetoni Tranquilli, Praeter Caesarum libros Reliquiae, ed. A. Reifferscheid, Lipsiae 1860, fr. 166 e 169). Non possiamo stabilire se Giovanni abbia conosciuto direttamente la tradizione di Svetonio (che, ad es., nel fr. 62 viene citato espressamente come fonte), ο se la sua conoscenza awenga attraverso un intermediario. In ogni caso, non c'e dubbio che il lemma in questione unisce alia tradizione di Malala quella di Svetonio: si tratta dunque delle fonti che Giovanni sta utilizzando in questa sezione della sua opera; c) abbiamo visto che la notizia sul kappa sopra i calzari dei patrizi έ riportata anche in Isidora e in Zonara; questi due autori, tuttavia, fanno risalire l'uso alla volontä di sovrani diversi: Romolo, nel caso di Isidoro; Servio Tullio, nel caso di Zonara. Solo 1'Exc. Salm. II 39 e il lemma della Suda fanno risalire questa usanza a Numa: έ lecito pensare che i due testi provengano entrambi da una sola fonte, cioe Giovanni di Antiochia, che attribuiva l'innovazione appunto a Numa. Sulla questione cf. Zusi, L'etä regia, cit., 435, che attribuisce il lemma X 333 a Giovanni; d) un passo che corrisponde al lemma della Suda e presente anche in Cedr. 260, 1-2, che in questa sezione segue Giovanni come fonte; il passo di Cedreno non deriva da Malala II 8, poiche questa tradizione appare invece compilata a pp. 34, 16-35, 6; e) il lemma presenta interessi antiquari tipici della trattazione di Roma arcaica e repubblicana in Giovanni. Per l'attribuzione cf. giä Geizer, Iulius Africanus I, cit., 233-234; Patzig, Iohannes Antiochenus und Iohannes Malalas, cit., 19. 183 Ii frammento e da me attribuito perche presenta una contaminazione tra due fonti usate da Giovanni per la sezione imperiale, Giuseppe Flavio (Ant. lud. XX 137 e XVIII 3, 3) e Malala X 25-26. Si tenga pure presente che nella sezione imperiale Malala e sovente impiegato da Giovanni per notizie relative agli Ebrei e ai cristiani. Ulteriore prova per l'attribuzione e la presenza del passo nella tradizione di Cedreno (343, 1 - 4 e 347, 3-4), e in quella di Simeone Logoteta. Si tratta di autori che attingono alla tradizione di Giovanni. 184 Ho attribuito il lemma per motivi stilistici e storiografici. In generale ritengo significativa l'analogia tra la struttura e il tema di questo lemma e i lemmi sicuramente giovannei sul dictator, fr. 80.1, 1-2, e sul consolato, fr. 70. Piü in particolare, sul versante stilistico, il lessico rinvia a mio giudizio alla 'Ιστορία χρονική, e soprattutto ai passi dove vengono chiariti il significato e il funzionamento delle istituzioni romane. Dal punto di vista storiografico έ possibile osservare che: a) il lemma Τ 615 integra la riflessione presente in A 3199, su Appio Claudio censore; b) si tratta di un breve passo che risponde perfettamente agli interessi politici e antiquari di Giovanni sulle magistrature romane; c) soprattutto, il lemma appare realizzato attraverso la contaminazione di Dionigi di Alicarnasso XIX 17, 3 con Giovanni Lido, Mag. I 39 e 43; si tratta di una contaminazione che, insieme al carattere eziologico, rimanda ad altri luoghi di Giovanni. 185 II lemma έ attribuibile a Giovanni perche integra le notizie presenti in Ν 515, citandone pure una frase; inoltre, il contesto rimanda agli interessi antiquari dell'Antiocheno. 186 Si tratta di lemmi che, pur mostrando corrispondenze con la 'Ιστορία χρονική, non possono essere attribuiti senza riserve. Ε necessaria un'ulteriore analisi, lemma per lemma. 187 II lemma rielabora Herod. VIII 2, 3; Adler I 96 attribuisce il lemma a Giovanni. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 72, pensa ad un uso diretto di Erodiano da parte del lessicografo.
c
Introduzione
A 1407,'Άλπεις (I 126, 13-15 Adler) 188 A 1507, Άμάστης (1135 Adler) 189 A 4426, Άυθέντης (1412, 21-26 Adler) 190 A 4568, Αφ'αίματος (I 427 Adler) 191 Γ 21, Γαλάται (I 505 Adler; hinc Σ 257) 192 Δ 776, Διατάγματα (II 74 Adler) 193 Δ 1352, Δομετιανός (II 127, 5 - 1 0 Adler) 194 Δ 1352, Δομετιανός (II 127, 10-13 Adler) 195 Δ 1591, Δυσανασχετοϋσι (II 147 Adler) 196 Ε 550,Έκπαγλούμενος (II 226 Adler) 197 Ε 1915,Έτταγγέλλει (II 326 Adler) 198 I 324,'Ίλλος (II 632 Adler) 199 1431,'Ιουδήθ (II 641 Adler) 200 Θ 412, Θορός (II 721 Adler) 201
188 II lemma rielabora Herod. VIII 1, 5; Adler I 126 suggerisce come ipotesi l'attribuzione a Giovanni. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 72, pensa ad un uso diretto di Erodiano. 189 II lemma rielabora Herod. I 17, 11; Adler 1135 ipotizza l'attribuzione a Giovanni. 190 Ii lemma rielabora Eutr. V 5; Adler I 412 ipotizza l'attribuzione a Giovanni. La questione e da approfondire, poiche investe il problema della trasmissione del Breviarium al lessico Suda. Inoltre sono da chiarire i rapporti tra questo lemma e il corrispondente passo del Cod. Athous 4932 (fr. 145.2, 107-110). Se si accetta la provenienza del lemma dalla 'Ιστορία χρονική, allora si deve dedurre che, almeno in quel punto, il testo Athous 4932 non conserva esattamente il resoconto di Giovanni, ma έ epitomato. Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 69. 191 192 193 194 195
Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 78. Attribuito a Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 78. Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 79, che considera il lemma tra i dubia. Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 79-81, che considera il lemma tra i dubia. II lemma έ una traduzione di un passo di Eutr. VIII 6, 2. L'attribuzione a Giovanni non e scontata. 196 Attribuito in via ipotetica a Giovanni da de Boor, Suidas, II, cit., 90, che ipotizza in alternativa la derivazione da Nicoiao Damasceno; cf. pure Adler II 147; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 77. Nel frammento έ evidente la corrispondenza con Diod. IV 36, 3. 197 II lemma riporta un giudizio di Pirro sul valore dei Romani ed έ stato attribuito a Giovanni da Adler, II 226 e da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 68; Non sono convinto dell'attribuzione. Adler, in realtä, si ricollega ad una nota nell'edizione eutropiana di Droysen ( M G H , AA, II 37) e fa corrispondere il lemma ad Eutr. II 14, 2: dunque 'Ρωμαίοις μέν γάρ έκπαγλούμενος ό Πύρρος ταϋτά φησι sarebbe la versione in Giovanni della frase eutropiana tum rex admiratus eum dixisse fertur; questo, a suo parere, non e possibile, dal momenta che attraverso due tradizioni, ά ο έ Suid. Φ 5 e EPl 22, possediamo l'autentica versione presente in Giovanni: άγασθείς δή οΰν τό πραχθέν ό Πύρρος άναβοήσαι λέγεται (fr. 109, 7-8). II lemma dunque non e la versione di Eutr. II 14,2 nella 'Ιστορία χρονική. 198 199 200 201
Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 74-75, inserisce il lemma tra i dubia. II lemma e attribuito da Adler II 632 a Giovanni, ο a Malco. Cf. Geizer, Iulius Africanus I, cit., 110; ma contra Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 76. Attribuito da de Boor, Suidas, II, cit., 91 n. 4, che, tuttavia, pensa pure alia tradizione di Nicolao Damasceno.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CI
Κ 831, Κατατρεχόντων (III 62 Adler) 202 Κ 1006, Κατέτρεχεν (III 72 Adler) 203 Κ 2029, Κονδυλίσας (III 152 Adler) 204 A 3, ΑαβαΙς (III 225, 1 0 - 1 2 Adler) 205 Ν 242, Νεώτερα (III 4 5 4 Adler) 206 Ν 252, Νέρβας (III 455 Adler) 207 Ο 453,'Όπιμα (IV 547 Adler) 208 Π 394, Παραλύσας (IV 38 Adler) 209 Π 572, Παρεστήσαντο (IV 52 Adler) 210 Π 2069, Πορθμεύειν (IV 175 Adler) 211 Σ 220, Σεμίραμις (IV 339 Adler) 212 Οι 4, Οί (IV 614 Adler) 213 Ψ 157, Ψυχαγωγεί (IV 852 Adler) 214 6. Excerpta
Planudea
6.1 Gli Excerpta Planudea 6 - 4 4 Boiss. da Giovanni Antiocheno Gli Exc. Planudea sono un gruppo di 335 frammenti di storia romana, da Romolo all'etä Graziano, presenti nella tradizione manoscritta di Planude, insieme
202 Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 80-81, inserisce il lemma tra i dubia.
203 Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 80-81, inserisce il lemma tra i dubia.
204 Attribuito da de Boor, Suidas, II, cit., 90 n. 4; possibile, secondo lo stesso studioso, anche l'attribuzione a Nicoiao Damasceno. 205 L'attribuzione a Giovanni mi sembra molto incerta: cf. Müller FGH IV 554. Giä Adler III 225 riteneva che il lemma potesse pure derivare dalla tradizione di Eliano (cf. Varia Historia, fr. 37). 206 Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 80-81, inserisce il lemma tra i dubia.
207 Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 80-81, inserisce il lemma tra i dubia.
208 L'attribuzione in via ipotetica a Giovanni έ suggerita da Zecchini, II lessico Suda, cit., 88. La vicenda di Cosso, vincitore contro i Galli, e degli spolia opima, έ narrata nella Suda in due lemmi: Κ 458, Κάσος, da Eliano; e Ο 453, che rimanda ad un'altra tradizione storiografica. Zecchini non esclude che questa seconda e diversa tradizione sulla vicenda possa essere giunta alia Suda tramite l'Antiocheno. 209 Attribuito alia tradizione di Giovanni da Sotiroudis, Untersuchungen, 210 Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 7 8 - 7 9 .
cit., 80-81, inserisce il lemma tra i dubia.
211 Attribuito in via ipotetica a Giovanni da de Boor, Suidas, II, cit., 90 n. 4; secondo lo stesso studioso, e possibile pure l'attribuzione a Nicoiao Damasceno. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit.,
77, inserisce il lemma tra i dubia. 212 Attribuito alia tradizione di Giovanni nell'edizione della Suda a cura di Küster (Cantabrigiae 1705); cf. pure Geizer, Iulius Africanus
I, cit., 73; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 7 6 - 7 7 , rifiuta
l'attribuzione per motivi stilistico-lessicali. 213 II lemma sembra rielaborare Cassio Dione XLII 7, 2. L'attribuzione a Giovanni e possibile, ma non certa, data l'esiguitä del testo: cf. Adler IV 614; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 76.
214 L'attribuzione del lemma a Giovanni di Antiochia e ipotizzata da Adler IV 852. Cf. contra Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 77-78.
CH
Introduzione
ad altri testi, in una raccolta dal titolo: Συναγωγή συλλεγεϊσα άπό διαφόρων βιβλίων παρά τοϋ σοφωτάτου και λογιωτάτου καΐ τιμιωτάτου έν μοναχοϊς κυρίου Μαξίμου τοϋ Πλανούδου, πάνυ ώφέλιμος. Si tratta di brani raccolti da Massimo Planude da fonti di storia romana per realizzare un'opera di scopo didascalico 215 . Poiche Planude ricorre prevalentemente alla tradizione di Cassio Dione, il primo editore di questi testi, A. Mai, ritenne che tutti gli excerpta di storia romana provenissero da questo autore. Dalla critica alia tesi Mai si giunse, attraverso le ricerche di Th. Mommsen, H. Haupt, U.Ph. Boissevain e S. Kugeas, alla attribuzione degli EPl6-44 Boiss. alla 'Ιστορία χρονική. Nel II tomo della Nova collectio (Roma 1827) il cardinale Angelo Mai pubblico per primo alcuni excerpta d'argomento storico contenuti nei due codici Vat. pal. 141 (= A) e Vat. gr. 951 (= B)216. Gli excerpta di storia romana da Romolo a Graziano provengono da un'opera di compilazione composta da Massimo Planude, che attinse in buona parte dalla tradizione di Cassio Dione. Donde lo studio e l'interesse per questo testo presso gli editori dello storico d'etä severiana 217 . Dopo aver riconosciuto Cassio Dione come fonte della seconda parte di questi excerpta, Mai penso che pure la prima parte di essi provenisse dai primi libri di Cassio Dione (I-XXXV): a suo giudizio i codici vaticani contenevano testimonianza di una parte dell'opera di Cassio Dione allora ancora ignota 218 . Una svolta nell'attribuzione degli EPl venne dalle ricerche di Th. Mommsen. In «Hermes» del 1872 egli riconsidero le attribuzioni di A. Mai, tanto riguardo agli excerpta del Planude, quanto riguardo alla tradizione dionea contenuta nel Vat. gr. 93. Per quanto riguarda gli EPl di storia romana, Mommsen osservo che nella prima parte di questi brani vi sono molti rimandi a Plutarco piuttosto che a Cassio Dione; e soprattutto, che il testo plutarcheo e spesso alternato ad una traduzione greca di Eutropio, diversa da quella a noi nota di Peanio. Ne
215 Cf. in generale: C. Wendel, Planudes, REXX2, Stuttgart 1950, 2202-2253, partic. 2232-2235; S. Kug£as, Analekta Planudea, ByzZ 18, 1909, 106-146, partic. IX. Zu den historischen Exzerpten des Planudes, 126-146. La sigla Boiss. rinvia alla numerazione secondo l'edizione Boissevain. 216 A. Mai, Scriptorum veterum nova collectio. Τ. II., historicorum Graecorum partes novas complectens, Romae 1827, 527-555. 217 Sul valore della raccolta critico e il giudizio di E. Piccolomini, Intorno ai collectanea di Massimo Planude, RFIC II, 1873, 101-117, partic. 102; ma cf. pure Kugias, Analekta Planudea, cit„ partic. 144-146. 218 Mai, Scriptorum veterum nova collectio, cit., 527 n. I. Mai sosteneva la sua ipotesi sui seguenti argomenti; a) negli stessi excerpta compare per tre volte il nome di Cassio Dione; b) la maggior parte di questi excerpta corrispondevano a brani di Cassio Dione, secondo l'edizione ai suoi tempi pubblicata; per analogia egli pensö che la prima parte degli excerpta provenisse dalla sezione perduta dell'opera; c) una parte degli excerpta risultano corrispondenti ad altre tradizioni del testo dioneo: al palinsesto vaticano contenente gli excerpta de sententiis-, ad alcuni lemmi del lessico della Suda, attribuibili a Cassio Dione; ai florilegi editi da Antonius Melissa e da Arsenius; al florilegio di S. Massimo Confessore (Vat. gr. 739) d) gli excerpta appaiono pure corrispondenti al testo di Zonara, che fece uso di Cassio Dione.
CHI
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
consegue che almeno gli excerpta dalla fondazione di Roma alla guerra contro Viriato non possono essere stati compilati dal testo di Cassio Dione. Planude attinse invece a passi dall'opera di un tardo compilatore che lavoro su Plutarco ed Eutropio, dunque un compilatore attivo dopo il 370 d.C. (data di composizione del Breviarium). Per primo Mommsen identifica in Giovanni di Antiochia la fonte della prima parte degli EPl da Romolo a Viriato. Premesso che giä Mai aveva notato la corrispondenza tra gli EPl e alcuni lemmi del lessico della Suda, egli osserva che 1ΈΡΙ 80 Dindorf = 35 Boiss. corrisponde al lemma della Suda Β 396, Βορίανθος; poiche questo lemma corrisponde a sua volta al testo degli EI 22 di Giovanni d'Antiochia, Mommsen trovö una sicura attribuzione per almeno uno degli EPl (cf. fr. 137). Questa ipotesi appare al Mommsen confermata, su un piano piü generale, dall'uso nel testo di Giovanni di Antiochia proveniente dagli Exc. Constant, di una traduzione di Eutropio diversa da quella di Peanio219. Un fondamentale contributo alla comprensione dei rapporti tra gli EPl e la 'Ιστορία χρονική e costituito dalle ricerche di E. Piccolomini; e, soprattutto, da quelle di H. Haupt220. Partendo da una sintonia di fondo con la tesi di Mommsen, Haupt chiarisce la complessa struttura della raccolta planudea. In particolare: a) la tesi di Mommsen riceve piena conferma: gli EPl, da Romolo a Viriato, provengono senza dubbio da Giovanni di Antiochia. Haupt aggiunge altre prove e soprattutto individua un aspetto metodologicamente fondamentale: Giovanni non si limita ad utilizzare una traduzione di Eutropio diversa da quella conosciuta di Peanio; egli rielabora il testo eutropiano arricchendolo con tradizioni provenienti da altri autori: Plutarco prevalentemente, ma anche Dionigi di Alicarnasso221; b) anche gli EPl sull'etä tardorepubblicana, sono da attribuire alla tradizione di Giovanni, che rielabora elegantemente il testo plutarcheo della Vita di Silla. Di conseguenza, secondo Haupt, quasi tutti gli EPl, dalle origini di 219 Cf. Mommsen, Ueber die dem Cassius Dio beigelegten
Theile, cit., 8 2 - 9 1 , partic. 86-88. Signifi-
cativa έ pure l'intuizione di Mommsen intorno alla possibile derivazione della sezione di storia tardorepubblicana (compilata dalla Vita di Silla di Plutarco) sempre dall'opera di Giovanni di Antiochia. Mommsen esprime grande fiducia nella possibilitä di arricchire la conoscenza di Cassio Dione attraverso gli excerpta
di Giovanni Antiocheno. Piü in generale, sul complesso
degli EPl di storia romana Mommsen osserva, d'accordo con Dindorf, l'aderenza di sei excerpta ( 3 7 - 4 2 Mai) all'opera di Plutarco; attribuisce la sezione piü importante della raccolta, da Mitridate ad Elagabalo, all'epitome di Xifilino; riconosce un anonimo autore, continuatore di Cassio Dione per i successivi frammenti fino a Graziano. Da sottolineare έ pure la corrispondenza da lui individuata tra questo anonimo autore e gli Exc. Salm, IT giovannei, 89-91. 220 Cf. Piccolomini, Intorno
ai collectanea,
cit.; Haupt, Über die Herkunft,
cit.; cf. pure Id., Neue
des Dio Cassius, ibid., 431-446, in partic. 443-446; e una brevissi-
Beiträge zu den Fragmenten
ma nota sulla questione sempre da parte di H. Haupt, Zum planudischen
'Continuator
Dionis',
«Hermes» 15, 1880, 160. 221 Cf. Haupt, Über die Herkunft,
cit., 38-42; e Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani
I, cit., CXII; sulla
questione dei rapporti tra Eutropio e il testo di Giovanni cf. U. Roberto, Eutropio, cio e Giovanni Antiocheno,
in «Medioevo Greco» 4, 2003, 241-270.
Capitone
Li-
CIV
Introduzione
Roma a Lucullo, derivano dalla 'Ιστορία χρονική222; c) Haupt indaga la complessitä della raccolta planudea recuperando le diverse tradizioni storiografiche che vi confluiscono. Giovanni di Antiochia e quindi la fonte principale per le vicende relative alia storia repubblicana romana; nella seconda parte della sua raccolta, Planude sceglie come fonte di riferimento la tradizione di Cassio Dione, attraverso la mediazione di Xifilino. In tutta la raccolta, accanto a queste due tradizioni, Giovanni e Cassio Dione, si trovano testi derivanti da altre opere: excerpta che rimandano all'opera di Costantino Manasse; excerpta dalla traduzione eutropiana di Peanio e da Giovanni Lido. Come risultato delle sue ricerche sugli EPl da Romolo a Lucullo, Haupt arriva alia conclusione che: gli excerpta 1 e 2 (Boiss.) derivano dall'opera di Costantino Manasse; gli excerpta 3 e 4 (Boiss.) provengono dalla traduzione eutropiana di Peanio; tutti gli altri EPl, da Romolo a Lucullo, appartengono alia tradizione della Ιστορία χρονική (5-44 Boiss.) 223 . Sulla base di questi risultati U.Ph. Boissevain ripubblico il testo degli EPl 1 - 4 4 nella sua edizione di Cassio Dione, attribuendo a Giovanni Antiocheno gli excerpta 6-44 2 2 4 . Una significativa conferma della provenienza degli EPl 6 - 4 4 dalla tradizione di Giovanni Antiocheno si ottenne dopo la pubblicazione di un lungo frammento giovanneo dal manoscritto Athous 4932 = Iviron 812. In un importante articolo del 1909, S. Kugeas opera un confronto sistematico tra gli EPl e la nuova tradizione giovannea 225 . II risultato di questo studio conferma significativamente la brillante intuizione di Th. Mommsen: in sette casi il testo degli EPl appare corrispondente a quello del manoscritto Iviron 812; accostando a questo risultato l'evidenza di due excerpta (32 e 35 Boiss.), altrettanto corrispondenti a
222 Cf. gik Piccolomini, Intorno
ai Collectanea,
cit., 109-110, che operando lo stesso confronto,
presente poi in Haupt, tra il testo di Plutarco (Vita di Silla), Giovanni Antiocheno ed EPl, arriva alia stessa conclusione della provenienza di questi testi dall'Antiocheno; cf. pure Haupt, Über die Herkunft,
cit., 40-42. Interessante il confronto che Haupt imposta tra la rielaborazione gio-
vannea e la compilazione dello stesso testo della Vita di Silla di Plutarco contenuto negli Excerpta Valesiana
e Ursiniana.
223 Haupt, Über die Herkunft,
cit., 4 2 - 4 3 e 291-297. L'osservazione che Planude usa la tradizione
eutropiana di Peanio έ giä presente in W. Pirogoff, De Eutropii Breviarii bus, Berlin 1873, in particolare appendix
I: De Maximo
Planude,
ab U.c. indole ac fonti-
90. Planude mostra di aver at-
tinto alia traduzione di Peanio anche nella seconda sezione della sua opera, alternando la tradizione eutropiana a quella di Cassio Dione, cf. 55-57; e il riferimento alia traduzione di Peanio e evidente pure nella parte della raccolta che prosegue oltre l'epoca trattata da Cassio Dione: cf. i frammenti 1 e 2 post Dionem del Mai che corrispondono rispettivamente a Eutr. IX 1 e X 2. 224 Cf. U.Ph. Boissevain, De Excerptis Pianudeis go Cassio Dioni attribuuntur,
et Constantinianis
ab Angelo Maio editis, quae
vul-
Programmi gymnas. Erasmiani, Rotterdam 1884. Ulteriore riela-
borazione nella nota al testo critico degli excerpta·. Id., Cassii Dionis Cocceiani
I, cit., CXI-CXIV
e CXIV-CXXIII. 225 Cf. Kugias, Analekta
Planudea,
cit. Una nota che anticipa i risultati di Kugias e pubblicata da
Th. Büttner-Wobst, Planudesexzerpte
aus Johannes
von Antiochia,
BPhW 11, 1905, 365.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CV
due Exc. Costant. (rispettivamente EV 16 BW. e EI 22 dB.) se ne ricava finalmente che il testo di nove EPl tra quelli nella sezione 6-44 della raccolta rimanda all'opera di Giovanni. Inoltre, la sequenza dei sette EPl corrispondenti rispetta pure la struttura narrativa del testo del manoscritto Iviron 8 1 2226. Dunque Planude non solo si e certamente servito di Giovanni di Antiochia; ma, secondo lo studioso, per l'evidente corrispondenza di lingua e di sviluppo narrativo degli EPl con i passi del manoscritto Iviron 812, si deduce che gli EPl derivano da un manoscritto appartenente alla stessa famiglia dello Iviron 812227. Inoltre Kugeas precede ad una nuova analisi dei primi cinque excerpta non giovannei. In particolare: proseguendo una critica mossa all'ipotesi di Haupt egli attribuisce i frammenti 1-2 Boiss. alla tradizione di un'opera utilizzata tanto da Costantino Manasse, quanto da Planude; e ribadisce la derivazione degli excerpta 3-4 dalla traduzione eutropiana di Peanio228. Piü complessa la questione dell'origine dell'£P/. 5 Boiss. Molto importante, anche per le forme del reimpiego di Giovanni Antiocheno nella successiva cultura bizantina, e Fattribuzione che del testo propone Kugeas: si tratta infatti di un breve brano che, secondo lo studioso, e uno scolio compilato dallo stesso Planude da corrispondenti passi di Giovanni Lido, De magistratibus, piü un riferimento a Giovanni di Antiochia. Kugeas osserva opportunamente lo sforzo di Planude di costituire un testo utile alia comprensione in lingua greca di alcuni termini del lessico politico romano. Planude interviene almeno in due occasioni, rispetto al testo di Giovanni Lido. In primo luogo semplifica l'espressione di Lido: ότι κήνσον μεν την άπογραφήν των άρχαιών (Mag. II 30 [85, 22 Wü.]) scrivendo: κήνσος γαρ ή τοϋ πλήθους άπαρίθμησις; inoltre, per spiegare il termine δικτάτωρ, contamina l'elenco desunto da Lido con uninformazione pro-
226 Cf. Kugeas, Analekta Planudea, cit., 128-132: EPl 37 Boiss. = 17, 10 Lamb.; EPl 38 Boiss. = 20, 5 Lamb.; EPl 39 Boiss. = 21, 16 Lamb.; EPl 40 Boiss. = 25, 24 Lamb.; EPl 41 Boiss. = 26, 24 Lamb.; EPl 42 Boiss. = 28, 9 Lamb.; EPl 43 Boiss. = 30, 3 Lamb. Per il frammento dal Cod. Athous 4932 = Iviron 812, cf. infra CXII-CXVIII e fr. 145.1-3. 227 Sui rapporti di'parentela' tra i codici degli EPl e il codice Athous 4932 = Iviron 812, secondo la ricostruzione di Kugias, cf. infra CXV e Kugias, Analekta Planudea, cit., 132 e 138-146: Kugeas contraddice l'affermazione di Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 51, che esclude un impiego diretto da parte di Planude dell'opera dell'Antiocheno, e ritiene piü verosimile la mediazione di un piü tardo epitomatore della 'Ιστορία χρονική. 228 Cf. Kugeas, Analekta Planudea, cit., 134-136; in realtä, una critica all'attribuzione Haupt degli EPl 1 - 2 direttamente a Costantino Manasse έ giä in Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 51-52; Kugias ribadisce l'ipotesi di questo studioso, del comune reimpiego da parte di Costantino Manasse e di Planude di una stessa fonte in prosa, che appare inoltre nota pure a Giorgio Cedreno, all'anonimo epitomatore degli Exc. Salm. II e ad altri cronachisti bizantini. Sulla questione cf. pure C. de Boor, Römische Kaisergeschichte in byzantinischer Fassung II, ByzZ 2, 1893, 1-21; Id., Römische Kaisergeschichte in byzantinischer Fassung III, ibid., 195-211; sull'esistenza di un'opera storica in prosa, che sembra una parafrasi di Manasse, ma che deriva in realtä dalla stessa fonte utilizzata tanto da Planude, quanto da Manasse, cf. K. Praechter, Eine vulgärgriechische Paraphrase der Chronik des Konstantinos Manasses, üyzZ 4,1895, 272-313.
CVI
Introduzione
veniente da Giovanni di Antiochia. Egli infatti inserisce una equivalenza: ό δε δικτάτωρ εισηγητής, che sostituisce alia spiegazione di Giovanni Lido, τον καλούμενον — άντι τοϋ μεσοβασιλέα (cf. Mag. I 36 [36, 22 Wü.]), e των δικτατόρων ήτοι μεσοβασιλέων (Mag. I 38 [40, 22 Wü.]), una interpretazione del termine latino che si ritrova in Giovanni Antiocheno, cf. fr. 80.1,7-8: [...] δικτάτορα, ος καθ' 'Ελλάδα γλώτταν κληθείη άν εισηγητής των λυσιτελών. Sul versante storiografico questa contaminazione conferma ancora una volta l'alta considerazione di Planude per Giovanni Antiocheno. Componendo infatti uno scolio didascalico sulle magistrature romane, egli integra la versione di Giovanni Lido con l'opera dell'Antiocheno. Si tratta, a mio giudizio, di un segno importante del valore attribuito a Giovanni come storico della repubblica romana; un atteggiamento che, del resto, accomuna Planude al lessicografo della Suda, che ricorre diffusamente a brani di Giovanni per chiarire termini politici della storia romana 229 . In conclusione, e possibile svolgere alcune considerazioni riassuntive: a) Per la critica del testo giovanneo le ricerche di Haupt, di Boissevain e di Kugeas (dopo l'attribuzione del frammento nel Cod. Iviron), hanno ad oggi dimostrato che gli EPl 6 - 4 4 Boiss. derivano da Giovanni di Antiochia 230 . b) Dal confronto tra i brani contenuti tanto negli EPl, quanto nel codice Iviron 812, si comprende che Planude si e servito direttamente dell'opera di Giovanni, leggendone la parte relativa alla repubblica romana in un manoscritto mutilo nella sua parte iniziale, e che probabilmente costituisce il testimone di base per la famiglia di manoscritti da cui proviene anche il codice atonita. Date, infatti, le corrispondenze tra i due testi e le lievi differenze, Kugeas ha affermato che il manoscritto usato da Planude e il 'padre' ο un 'fratello' dell'Athous 4932 = Iviron 812. c) Sul versante storiografico, la scelta di Planude di servirsi di Giovanni, come autore di riferimento per la storia repubblicana, conferma la sua importanza come fonte per la successiva cultura bizantina, testimoniata, del resto, dall'ab-
229 Perche per i primi 5 excerpta Planude sostituisce al testo della 'Ιστορία χρονική altre tradizioni? Kugeas, Analekta Planudea, cit., 136, ipotizza che Planude utilizzasse un manoscritto di Giovanni di Antiochia mutilo all'inizio. Per quanto riguarda EPl 5, la provenienza dell'excerptum andrebbe rivista approfondendo i rapporti tra Giovanni Lido e Giovanni di Antiochia. In particolare, sarebbe importante comprendere se Planude abbia estratto lo scolio non da Giovanni Lido, direttamente, ma attraverso la mediazione della 'Ιστορία χρονική. 230 Per quanto riguarda gli altri EPl di storia romana cf. Kugias, Analekta Planudea, cit., 136-138: 269 provengono dall'epitome di Xifilino e ne seguono regolarmente lo sviluppo narrativo; 18 sono excerpta che derivano dalla traduzione eutropiana di Peanio, anche se si presentano in numero disomogeneo nei diversi manoscritti; 4 provengono dall'anonimo bizantino in prosa, poi fonte di Costantino Manasse. L'EPl 83 έ stato da Kugeas attribuito alla tradizione di Flavio Giuseppe, Ant. lud. XIX 204, anche se lo studioso awerte che tale excerptum non e presente nel manoscritto piü antico dei Planudea, il Laurentianus plut. 59, 30, e dunque potrebbe essere una piü tarda aggiunta alla raccolta planudea.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CVII
bondante impiego della Ιστορία χρονική da parte degli Excerptores costantiniani e del lessicografo della Suda; e dalla scelta dell'anonimo compilatore del manoscritto Iviron 812 (solo a voler citare il filone dotto della sua fortuna) 231 . 6.2 La tradizione manoscritta232 I manoscritti contenenti gli excerpta di storia romana dalla Συναγωγή planudea sono divisibili in due gruppi: a) Ii primo gruppo comprende i seguenti codici: Laurentianus plut. 59, 30; Vat. Pal. 141; Vat. gr. 951; Paris, gr. 1409; Neapolitans gr. 165 (II.F.9| Questi cinque manoscritti contengono interamente (o quasi) gli excerpta della Συναγωγή di Massimo Planude. Secondo Diller, il Laur. plut. 59, 30, che risale alla fine del XIII secolo, potrebbe essere l'archetipo degli altri manoscritti; il Neapolitanus gr. 165 e il Vat. Pal. 141 provengono da un milieu planudeo; il Paris, gr. 1409 e il Vat. gr. 951 sono piü tardi. Ii titolo dell'opera planudea e conservato nel solo Vat. Pal. 141, poiche Laur. plut. 59,30 e Paris, gr. 1409 sono acefali; mentre nel Vat. gr. 951 il titolo e stato aggiunto da un tardo catalogatore nel XVII secolo233. — Cod. Laurentianus plut. 59, 30 (= L), cartaceo, ff. 346, sec. XIII (ex.)-XV. Si tratta del codice piü antico a noi pervenuto. Ε acefalo, mutilo almeno di un foglio; le note secondarie (poste a margine degli excerpta da un anonimo correttore) sono state individuate dal Diller anche negli altri successivi manoscritti. La Συναγωγή e presente ai ff. l r -103 v , scritta da un'unica mano del secolo XIV ο dell'inizio del XV, secondo il Piccolomini; da un'unica mano della fine del XIII secondo il Diller (e giä prima Kugeas). Diller prosegue notando che la parte del codice contenente il testo di Planude consiste di tredici quaternioni di carta Orientale, diversi per materiale e scrittura dal resto del codice. Gli excerpta provenienti da Giovanni si trovano ai ff. 30r-32r234.
231 A mio giudizio l'importanza di Giovanni e sottolineata pure dall'accostamento della sua tradizione per la storia di Roma dalle origini a Lucullo, con quella di Cassio Dione per l'etä tardorepubblicana e imperiale; e dalla contaminazione tra Giovanni Antiocheno e Giovanni Lido relativamente al lessico politico romano, testimoniata da EPl 5. Evidentemente la 'Ιστορία χρονική forniva a Planude (colto compilatore che doveva realizzare un manualetto di storia romana ad uso didattico) un ottimo testo, piü ricco della scarna tradizione eutropiana e stilisticamente piü elegante delle traduzioni greche circolanti; e alio stesso tempo, dotato di solida struttura narrativa e storiografica, tale da consentire un suo accostamento alla tradizione dionea. 232 Cf. Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit„ LIII-LIV; A. Diller, Codices Planudei, ByzZ 37, 1937, 295-301; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 202-213. 233 Diller, Codices Planudei, cit., 297. 234 Descritto da A. Bandini, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Laurentianae, II, Firenze 1768 (ND Leipzig 1961), 549-553; Piccolomini, Intorno ai Collectanea, cit., 101-117 e 149-163; Diller, Codices Planudei, cit., 297-301, che lo considera il capostipite della tradizione della Συναγωγή; ma cf. l'opposto giudizio di Wendel, Planudes, cit., 2022. Cf. pure Boissevain, Cassii
L
CVIII A
Introduzione
— Cod. Vaticanus Palatinus 141 (= A), cartaceo, ff. 378, 210 χ 145 mm., righe 35-37, sec. XIV-XV, mutilo nella parte finale. Nei ff. 150r-288r si trova la sezione sotto il titolo: Συναγωγή συλλεγεϊσα άπό διαφόρων βιβλίων παρά τοϋ σοφωτάτου και λογιωτάτου καΐ τιμιωτάτου έν μοναχοΐς κυρίου Μαξίμου τοϋ Πλανούδου, πάνυ ώφέλιμος. Questo codice e stato utilizzato da A. Mai, per la editio princeps degli EPl in Nova Collectio, II (1827); e da Boissevain (= A). Gli
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excerpta da Giovanni si trovano ai ff. 188r-190v235. — Cod. Vaticanus graecus 951 (= B), cartaceo, ff. 260, righe 29-30, sec. XV. Si tratta di un codice miscellaneo. Nei ff. 9V-152V si trova la sezione sotto il titolo: Μαξίμου μονάχου τοϋ Πλανούδη Συναγωγή έκλεγεΐσα άπό διαφόρων βιβλίων πάνυ ώφέλιμος. Gli excerpta da Giovanni sono nei ff. 56 v -59 r . Questo codice e stato utilizzato da A. Mai per l'edizione in Nova Collectio, II (1827); e da Boissevain (= B)236. — Cod. Parisinus graecus 1409 (= R), giä Fontebl.-Reg. 3367, cartaceo, ff. A-D + 161, 210 χ 140 mm., righe 22-38, sec. XIV-XV. Ii codice e acefalo, privo di un foglio all'inizio, come il Laurentianus. La συναγωγή si trova ai ff. l r -129 v . Gli excerpta da Giovanni di Antiochia sono ai ff. 44 r -47 r . Ii manoscritto e stato realizzato da quattro mani diverse. La mano Α ha copiato la gran parte del codice (inclusi gli EPl) e appare databile al XIV secolo. Riguardo agli excerpta di storia romana, il codice contiene tutti quelli pubblicati dal Mai dai tre manoscritti vaticani, ad eccezione dello EPl 61 Mai = 34 Boiss. In compenso, per l'etä imperiale il codice restituisce molti excerpta (da Xifilino) non presenti nei manoscritti utilizzati dal Mai237. — Cod. Neapolitanus gr. 165 (= II.F.9) (= H), cartaceo, ff. 238, 308 χ 233 mm., sec. XIV (± 1330). Si tratta di un codice importante per la tradizione manoscritta di Euripide e Sofocle, e per gli scolii eseguiti da Manuele Moscopulo, da Planude e Tommaso Magister alle tragedie in esso contenute. Fu probabilmente compilato da un discepolo di Planude, interessato alio studio di Sofo-
Dionis Cocceiani I, cit., CXIV; Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LIII-LIV; Kugeas, Analekta Planudea, cit., 137-138; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 202-203. 235 Cf. per la descrizione del codice: Diller, Codices Planudei, cit., 297; Piccolomini, Intorno ai Collectanea, cit., 102; Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani I, cit., CXIII-CXIV; Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LII-LIII; Stevenson, Codices manuscripti, cit., 71-73; Canart-Peri, Sussidi bibliograflci, cit., 248; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 205-206. 236 Haupt, Über die Herkunft, cit., 446; Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani I, cit., CXIV; Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LH; Canart-Peri, Sussidi bibliografici, cit., 516; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 206-207. 237 Omont, Inventaire, II, cit., 39; G. Kramer, Strabonis Geographica, I, Berolini 1844, XLV-XLVII; Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LII-LIII; Piccolomini, Intorno ai Collectanea, cit., 102; Haupt, Über die Herkunft, cit., 46-48; Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 50 n. 10; Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani I, cit., CXIV (ma non sembra averlo visto). Cf., inoltre, Haupt, Über die Herkunft, cit., 46-48, dove viene offerta una selezione di testi di Xifilino non presenti nei manoscritti vaticani. Cf. pure Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 207-209.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CIX
cle, secondo gli interessi del tempo. Molte sono le note marginali. Gli Exc. Planudea di storia romana sono ai ff. 5 r -85 r ; ai ff. 27 v -29 v e la sezione di excerpta da Giovanni238. b) II secondo gruppo comprende i codici: Cod. Ottobonianus gr. 345; Cod. Pal. Heidelbergensis 129; Cod. Vat. Pal. gr. 209; Questi codici contengono una versione incompleta degli excerpta della Συναγωγή. — Cod. Ottobonianus graecus 345, cartaceo, s. XVI. Contiene solo una parte degli EPl. Si tratta, secondo il Wünsch, del terzo codice utilizzato dal Mai nella sua lettura della Συναγωγή di Planude; e ad esso il Mai non dava importanza: «Tertius alius Planudeus pauciora Dionis fragmenta habet». L'ipotesi Wünsch e accettata dal Kugeas. Diller nota la concordanza di questo manoscritto con il Vat. Pal. 141. II manoscritto non interessa la presente edizione, perche non contiene excerpta da Giovanni Antiocheno239. — Cod. Palatinus Heidelbergensis 129 (= G), sec. XV ο XVI. Haupt indica che il codice nella sezione degli EPl e acefalo. Gli excerpta sono in sequenza continua; il nome dell'autore da cui sono tratti gli excerpta e scritto nel testo ο a margine. Gli excerpta dalla Συναγωγή sono ai ff. 90 r -97 r ; quelli di storia romana sono ai ff. 93r, 3-93 v , 17. II codice contiene dunque solo una parte degli excerpta pubblicati dal Mai (e da Giovanni i soli EPl 10, 29, 43); inoltre, il testo appare assai simile a quello del Cod. Ottobonianus gr. 345. Haupt ritiene il manoscritto dipendente dagli altri Vaticani ο dal Paris. 1409; secondo Diller il manoscritto dipende dal Laur. plut. 59, 30240. — Cod. Vaticanus Palatinus gr. 209. Si tratta di un codice citato da Wünsch e da Diller. Contiene ai ff. 263 r -266 r molti excerpta della Συναγωγή planudea (in prevalenza dal De mensibus di Lido, ff. 263v-265r), di mano di I. Ruthenus. Ii testo degli excerpta concorda con quello del Vat. gr. 951. Ii manoscritto non contiene excerpta da Giovanni di Antiochia241.
238 Cf. S. Cyrillus, Codices graeci mss. Regiae Bibliothecae Borbonicae II, Neapoli 1832, 146; cf. pure C.G. Cobetius, praefatio, IX-X in J. Geel, Euripidis Phoenissae, Lugduni Batavorum 1846; Boissevain, Cassii Dionis Cocceiani I, cit., CXIV, ma Boissevain non lo ha visto. Sul manoscritto cf. R. Aubreton, Demetrius Triclinius et les recensions midievales de Sophocle, Paris 1949, 72-79; A. Turyn, The Sophocles Recension of Manuel Moschopoulos, TAPhA 80, 1949, 94-173, partic. 114-119; Id., The Byzantine Manuscript Tradition of the Tragedies of Euripides, Roma 1970, 54-56. Per la datazione: A. Tuilier, Recherches critiques sur la tradition du texte d'Euripides, Paris 1968, 275 n. 4. 239 Cf. Mai, Nova Collectio II, cit., XXV e 552; Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LH; Diller, Codices Planudei, cit., 297 n. 1. Kugeas, Analekta Planudea, cit., 126 n. 8. 240 Per la descrizione cf. supra LXII. Per la sezione di EPl di storia romana cf. Haupt, Über die Herkunft, cit., 48-49 e 59-60; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 209 e 212-213. Piü in generale sul codice: Fr. Creuzer, Meletemata e disciplina antiquitatis, I, Lipsiae 1817, 98; K.K. Müller, Zu den Planudischen Excerpten im Codex Palatinus 129, RhM 36, 1881, 145-149, con utili contributi sulle caratteristiche del manoscritto; Diller, Codices Planudei, cit., 297 n. 1. 241 Wünsch, loh. Laurentii Lydi, cit., LIV; Diller, Codices Planudei, cit., 297 n. 1.
cx
Introduzione
In conclusione: per stabilire il testo critico degli EPl sono da considerare solo i cinque manoscritti del primo gruppo (che riportano gli excerpta interamente ο in massima parte). Gli altri manoscritti vanno esclusi perche non pertinenti. La collazione di questi manoscritti e di grande importanza, dal momento che l'attuale testo degli EPl, che risale a Boissevain, e fondato solo sulla lettura dei codici Vat. Pal. 141 e Vat. gr. 951. Esistono due edizioni degli EPl di storia romana: 1 'editio princeps di Angelo Mai del 1827 e quella di U.Ph. Boissevain del 1895. II lavoro di Boissevain e sicuramente valido sul versante dell'identificazione storiografica degli excerpta, dal momento che si appoggia sulla linea di ricerca Mommsen-Piccolomini-Haupt, con original! contributi alia esatta definizione del testo giovanneo. In apparato, inoltre, si trovano per ciascun excerptum utili richiami ad altri luoghi della tradizione giovannea (Exc. Constant, e Suda) e alle fonti utilizzate da Giovanni. Meno soddisfacente si presenta l'edizione Boissevain sul versante filologico. Come si ricava dalla sua breve nota introduttiva, Boissevain ha ripubblicato gli excerpta rivedendo i codici vaticani Vat. Pal. 141 (A) e Vat. gr. 951 (B), giä visti da Mai; e in realtä il suo intervento sul testo si limita ad una revisione critica del testo pubblicato da Mai. Dunque Boissevain non tiene conto delle varianti presenti negli altri codici che contengono gli EPl di storia romana; soprattutto, egli non tiene conto del codice Laurentianus che e il piü autorevole testimone della Συναγωγή, secondo il giudizio di molti studiosi. 6.3 Importanza degli Excerpta Planudea II valore degli EPl per l'edizione dei frammenti di Giovanni di Antiochia e notevole. Essi, infatti, offrono un gruppo di testi relativi alia storia repubblicana romana che consente di approfondire la struttura e la prospettiva storiografica di questa sezione tanto importante della 'Ιστορία χρονική. Dal confronto tra gli EPl e i testi corrispondenti delle altre tradizioni della 'Ιστορία χρονική (Exc. Constant., lemmi della Suda, Cod. Athous 4932 = Iviron 812) si possono ricavare i seguenti caratteri: a) Nella maggior parte dei casi gli EPl presentano un forte riassunto, al quale segue il testo che interessa 1'Excerptor, che viene trascritto con talune varianti e omissioni, ma senza contaminazioni ο interventi personali. Anche lo stile e il lessico restano inalterati. Cf., ad es., nel fr. 97 il confronto tra le due diverse tradizioni (EPl 15 « Μ 105, Μάλλιος): 1'excerptum trascrive il testo di Giovanni e, di conseguenza, la corrispondenza tra i due brani e quasi completa; e vd. ancora fr. 82 (EPl 6 = Β 451, Βουολοϋσκοι); fr. 93 (EPl 11 = Τ 791, Τορκουατος); fr. 95 (EPl 13 « Κ 2070, Κορβϊνος = Κ 1307, Κελτοί = Α 1685, Άμύσσειν): Yexcerptum e inizialmente una trascrizione epitomata rispetto ai lemmi della Suda·, la narrazione si trasforma in trascrizione letterale per spiegare l'etimologia del cognomen Corvinus. In taluni casi gli EPl presentano un testo migliore rispetto alle
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CXI
altre tradizioni a nostra disposizione: cf., ad es., fr. 134 (EPl 33 = Π 1371, Περσεύς Μακεδών); e fr. 120 (EPl 27 » A 2452, Αννίβας ό Καρχηδόνιος οϋτως έκαλεϊτο). Talora vi sono excerpta che presentano un testo capace di correggere passi lacunosi ο corrotti di altre tradizioni. Cf., ad es., fr. 137, dove il lemma della Suda e gli EPl risolvono un luogo corrotto della tradizione degli EI. b) In altri casi il confronto evidenzia come l'originale testo di Giovanni viene epitomato dall'Excerptor, soprattutto se questi, interessato ad un solo aspetto della narrazione, elimina l'intero contesto. Cf., ad es., fr. 90 (EPl 10 = Φ 184, Φεβρουάριος); fr. 94 (EPl 12 ~ Λ 491, Λίβερνος); fr. 99 (EPl 16 = A 3375, Άπολαβόντες + Ζ 191, Ζυγω): il testo di EPl e un compendio che restituisce il contesto della narrazione dei due lemmi della Suda; fr. 109 (EPl 22 = Φ 5, Φαβρίκιος = A 3566, Αποστυγοϋντες): i lemmi della Suda riportano un testo che appare invece compendiato in EPl 22. Il compendio si interrompe con la citazione letterale della frase di Pirro. Casi analoghi per fr. 113 e fr. 120. 6.4 Excerptum
Planudeum
2
II fr. 68 spiega il toponimo Capitolium facendo riferimento ad un prodigio. Il testo e presente in EPl 2 e corrisponde alia parte finale del lemma della Suda Κ 341, Καπιτώλιον (III 28 Adler) = fr. 57. Anche se i due testi rappresentano un compendio di Giovanni, sono del parere che la loro derivazione dalla 'Ιστορία χρονική sia sostenibile. L'attribuzione a Giovanni e fondata, da una parte, sulla corrispondenza dei due testi sul versante della tradizione della 'Ιστορία χρονική; dall'altra, su ragioni storiografiche: il lemma della Suda appare infatti una contaminazione tra Malala, Dionigi di Alicarnasso e Plutarco. Lo stesso Dionigi e fonte dello EPl che integra il racconto del lemma della Suda. Dionigi, Malala, e Plutarco (insieme ad Eutropio) sono le fonti che Giovanni utilizza per ricostruire la storia romana della monarchia e della repubblica. Ne consegue che EPl 2 e, a mio parere, da recuperare nella tradizione dellAntiocheno, e da porre in corrispondenza con Κ 341, Καπιτώλιον242. 7. II frammento del Codex Athous 4932 = Iviron 812 7.1 Ii testo e i criteri di attribuzione del Lambros Un lungo frammento dalla 'Ιστορία χρονική e stato scoperto da S. Lambros nei ff. 3 r -6 v e l l r - 1 4 v del Cod. Athous 4932 = Iviron 812. Si tratta di unimportante 242 Haupt, Über die Herkunft, cit., 291-297, ipotizza che la fonte di Planude per EPl potesse essere Manasse. Secondo Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 50-52, la fonte per EPl 2 non e Manasse stesso, ma un autore che e comune a Planude e a Manasse. D'accordo con questa tesi έ Kugeas, Analekta Planudea, cit., 135, che nota come questa fonte comune sia conosciuta pure da Cedreno. Cf. pure Praechter, Eine vulgärgriechische Paraphrase, cit., 294-299.
CXII
I
Introduzione
sezione dell'opera di Giovanni, che ha consentito di verificare i risultati delle ricerche condotte sugli Exc. Constant, e sugli EPl. — Cod. Athous 4932 = Iviron 812 (= I), cartaceo, ff. 301, 253 χ 165 mm. (superficie scritta 210 χ 120 mm.), righe 3 2 - 3 5 (f. 34 sqq., 2 3 - 2 5 ) (sezione da Peanio); 255 χ 170 mm. (superficie scritta 196 χ 120 mm.), righe 30 (sezione da Giovanni di Antiochia); 225 χ 175 mm. (superficie scritta 208 χ 120 mm.), righe 2 4 - 2 8 (epitome dionea); X I V sec. Contiene: ff. l r - 2 v + 7 r - 1 0 v + 15 r -92 r (seconda metä): Παιανίου μετάφρασις της Εύτροπίου ρωμαϊκής 'Ιστορίας, ερμηνεία της 'Ρωμαϊκής ιστορίας ην εγραψεν Εύτρόπιος, ή δε φράσις Παιανίου. Inc. Τής 'Ρωμαϊκής βασιλείας έν προοιμίοις ουδέν έγένετο μεϊόν τι και ταπεινότερον κτλ.; des. όθεν ήδη και μώμον έκ τής τινών έσχε συνουσίας, μάλιστα δέ δικαιοσύνης (mutilo alia fine)243; ff. 3 r - 6 v + l l r - 1 4 v : frammento dalla 'Ιστορία χρονική di Giovanni di Antiochia; ff. 92 r (seconda metä)-98 v : frammento acefalo da uno scritto Περί τοϋ καισαρείου γένους. Inc. ένεχθείσης αύτω κατά τήν έπιδημίαν κτλ.; des. ώς μηδένα τήν των 'Ρωμαίων άναλαμβάνειν ήγεμονίαν, εί μη τω Καίσαρος ονόματι καλοίτο 244 ; ff. 99 r -301 v : 'Επιτομή τής Δίωνος 'Ρωμαϊκής ιστορίας. Inc. Κληρουμένων δή των υπάτων κτλ.; des. μακρότερον γαρ έκ μηχανών βέλη τινά έξέκρουον (mutilo alia fine). I fogli 155 v , 187 v , 189 v , 190 v , 198 v sono vuoti 245 . Nel codice sono presenti quattro mani diverse. La prima mano ha copiato la sezione della versione eutropiana di Peanio e la sezione del Περί τοϋ καισαρείου γένους. La seconda mano ha copiato il frammento dalla 'Ιστορία χρονική. La terza mano il testo di Xifilino. La quarta mano ha scritto i soli ff. 208 e 215. A margine sono presenti tre diverse mani, che intervengono per segnalare omissioni, ο per brevi note di commento al testo 246 . La sezione dalla 'Ιστορία χρονική presenta i seguenti caratteri paleografici costanti: mancanza di iota sottoscritto; le particelle enclitiche, τε in particolare, sono sempre accentate.
243 Per l'edizione di questa parte del manoscritto cf. S. Lambros, Ein neuer Kodex des Päanius,
CR
11, 1897, 382-392; S. Kugeas, Νέος κώδιξ τοϋ Ξιφιλίνου, «Αθηνά» 15, 1903, 485-489; S. Lambros, Παιανίου μετάφρασις εις τήν τοϋ Εύτροπίου 'Ρωμαικήν ίστορίαν, «Νέος Έλληνομνήμων» 9, 1912, 1-115. 244 Per l'edizione di questa parte del manoscritto, cf. S. Lambros, Ανέκδοτον απόσπασμα συγγραφής Περί τοϋ καισαρείου γένους, «Νέος Έλληνομνήμων» 1, 1904, 129-155, che ha pure dato il titolo alla sezione del codice. 245 Sul codice cf. ancora S. Lambros, Κατάλογος των έν ταΐς βιβλιοθήκαις τοϋ Αγίου "Ορους 'Ελληνικών κωδίκων, II, Cambridge 1900, 228; Kugeas, Analekta tagliata analisi di Sotiroudis, Untersuchungen,
Planudea,
cit., 138-139; e la det-
cit., 159-164. Come gii notato da Walton (1965),
e da Sotiroudis (1989) il codice έ gravemente danneggiato, soprattutto nella sezione derivata da Giovanni di Antiochia. Osserva giustamente Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 162, che la mag-
gior parte dei danni debbono essersi verificati durante il X X secolo, poiche Lambros era in grado di leggere passi oggi ridotti in brandelli. 246 Cf. l'analisi di Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 162: la prima mano, quella che ha copiato Pea-
nio e il Περί τοϋ καισαρείου γένους, έ a giudizio dello studioso la piü antica.
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
CXIII
Durante i lavori del XII Congresso internazionale degli Orientalisti, svoltosi a Roma nel 1898, Sp. Lambros annuncio d'aver individuato nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812 (XIV sec.) un importante frammento dell'opera di Giovanni di Antiochia. Promise, quindi, una rapida pubblicazione del testo, attesa dai numerosi studiosi allora coinvolti nella cosiddetta Johannesfrage. In realtä, il testo usci solo nel 1904 nella rivista greca Νέος Έλληνομνήμων, privo del commento promesso247. Partendo dall'esatta corrispondenza tra alcune sezioni del manoscritto e gli EV 17 e 18 dell'Antiocheno, il Lambros afferma che ai fogli 3 r -6 v e ll r -14 v del codice e conservato il testo di una sezione della 'Ιστορία χρονική. Si tratta non solo del piü lungo frammento in nostro possesso; questa parte relativa alla storia repubblicana romana fornisce anche un'importante testimonianza della struttura dell'opera. Infatti il testo, mutilo all'inizio e alia fine, riporta poche righe di un λόγος γ' των ύπατων; l'intero λόγος δ' των ύπατων sul conflitto tra Mario e Silla con esatta indicazione del titolo del libro; e, analogamente, l'inizio del λόγος ε' των ύπατων. Siamo, dunque, in possesso della narrazione continua di una parte della 'Ιστορία χρονική. Lambros scopri il testo di Giovanni mentre stava studiando la traduzione greca di Eutropio curata da Peanio. Egli attribui il lungo frammento a Giovanni Antiocheno, verificando che il testo di due EV dalla 'Ιστορία χρονική (17 e 18 BW = 67 e 68 Mü.) era corrispondente a quello del manoscritto. S. Kugeas dimostro nel 1909 che pure la tradizione degli EPl, con brillante intuizione attribuita giä da Mommsen a Giovanni di Antiochia, corrispondeva in sette punti al testo scoperto da Sp. Lambros248. Kugeas cerco di precisare la corrispondenza tra queste due tradizioni. Gli EPl di storia romana sono tratti da Giovanni (per l'eta repubblicana), dalla traduzione eutropiana di Peanio, dall'epitome dionea di Xifilino, e da una quarta fonte ignota. La'Ιστορία χρονική, la traduzione eutropiana di Peanio, e Xifilino sono esattamente gli autori contenuti nel Cod. Athous 4932 = Iviron 812, ed il fatto che tale manoscritto sia mutilo all'inizio e alla fine lascia pensare che potesse conservare anche brani della quarta fonte presente nella raccolta di Planude. Ed ancora: i testi di Giovanni, di Xifilino e di Peanio trasmessi dal Cod. Iviron 812 corrispondono quasi sempre a quelli presenti negli EPl: le due tradizioni restituiscono lezioni e varianti comuni rispetto ad altre tradizioni delle stesse opere. In particolare nel caso dell'opera dell'Antiocheno, alcune lezioni del codice atonita e degli EPl sono comuni rispetto, ad esempio, alle varianti present! nel lessico della Suda ο negli Exc. Constant. Date
247 S. Lambros, Άνέκδοτον άπόσπασμα Ιωάννου του Άντιοχέως, «Νέος Έλληνομνήμων» 1, 1904, 7-31; ulteriori aggiunte e correzioni al testo edito: pp. 244, 495-498; ibid. 2, 1905, 240-241, 503-506; 3, 1906, 124-126. Sulla reazione alla scoperta cf. Walton, A Neglected Historical Text, cit., 236-251; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 11-12. 248 Cf. Kugeas, Analekta Planudea, cit., 128-133; e prima giä Büttner-Wobst, Planudesexzerpte aus Johannes von Antiochia, cit.
CXIV
Intro duzione
queste corrispondenze, di contenuto e di tradizione del testo, Kugeas afferma lesistenza di una connessione tra Iviron 812 e il manoscritto utilizzato da Planude per costituire excerpta di storia romana da Giovanni, da Xifilino, da Peanio. Non e possibile pensare, secondo Kugeas, che l'autore degli EPl abbia realizzato i suoi excerpta direttamente dal testo presente nel Cod. Iviron 812, poiche alcune varianti nelle due tradizioni non consentono questa ipotesi; piuttosto bisogna ritenere che il manoscritto da cui sono tratti gli EPl di Giovanni, di Xifilino e di Peanio apparteneva alia stessa famiglia del Cod. Iviron 812: ne era forse il 'padre' ο un 'fratello'. Kugeas prosegue cercando di ricostruire il contenuto di questo perduto manoscritto da cui vennero tratti gli EPl, e che risulta imparentato con Iviron 812. Si tratterebbe di un manoscritto che conteneva solo testi di storia romana. Non v'era l'intera opera di Giovanni Antiocheno, come riteneva il Lambros, bensi solo la sezione dalle origini a Lucullo. Kugeas ritiene che Giovanni terminasse laddove aveva inizio l'epitome dionea di Xifilino. Alia sezione giovannea seguiva la sezione eutropiana nella traduzione di Peanio, poi Xifilino. Se e lecito pensare che nel codice vi fosse poi un quarto testo di storia romana, questo non era la sezione chiamata da Lambros Περί τοϋ καισαρείου γένους (che rientra nel Cod. Iviron 812 solo per un successivo errore), bensi l'opera che rimanda negli EPl alia tradizione di Manasse. L'accostamento di queste tradizioni in un unico scritto puo essere awenuta solo dopo il secolo XI, cioe dopo la composizione dell'epitome dionea ad opera di Xifilino. Lo scopo della raccolta di testi testimoniata dal Cod. Iviron 812, e in forma di selezione dagli EPl, era la costituzione di un corpus di storia romana ad uso didascalico. Kugeas ipotizza che il creatore di questa originale raccolta possa essere proprio Planude, assai attivo nel costituire antologie tematiche raccogliendo molteplici tradizioni in un unico volume. In conclusione, secondo Kugeas, il Cod. Athous 4932 = Iviron 812 e una copia di un manoscritto piü antico (ma posteriore al secolo XI) contenente una raccolta di testi di storia romana; su questo manoscritto piü antico lavorö senza dubbio Massimo Planude, e da esso (o da un apografo comunque diverso dal nostro I) hanno origine pure gli EPl relativi alla storia romana, poi confluiti nella Συναγωγή. Questa comune derivazione da uno stesso manoscritto spiega la parentela cosi stretta tra le due tradizioni, tanto riguardo a Giovanni Antiocheno, quanto riguardo a Xifilino e Peanio249.
249 Cf. Kugeas, Analekta Planudea, cit., 144; e poi Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 163-164. Lo studioso espone alcune perplessitä sull'idea che il codice possa essere copia di un piü antico manoscritto; esse derivano dall'osservazione del lavoro di mani diverse (almeno quattro, di cui una piü antica delle altre), come pure dei segni di successive alterazioni del codice; ma alia fine concorda con la tesi di Kugeas. In particolare egli riprende l'ipotesi, avanzata con cautela da Kugeas, che autore del manoscritto piü antico, contenente una raccolta di testi di storia romana, sia lo stesso Massimo Planude. Condivido questa ipotesi e rimando per questa sezione alio Stemma codicum giä costituito dal Sotiroudis (218), dove egli lascia discendere le due tradizioni
La trasmissione della 'Ιστορία χρονική
cxv
Un'ulteriore conferma dell'appartenenza del testo in Iviron 812 alia tradizione giovannea proviene dalla corrispondenza quasi letterale tra passi del frammento e taluni lemmi della Suda, che trascrivono Exc. Constant. dell'Antiocheno. Si tratta dei seguenti passi: A 3416, Απολλωνίας λίμνη (I 306 Adler) = f. 3 r , 1 - 5 (fr. 145.1, 2-6); A 4316, Ατταλος (I 399, 17-20 Adler) = f. 3r, 5-11 (fr. 145.1, 6-9); Γ 212, Γεφυρίζων (I 521 Adler) = f. 6 r , 7-8 (fr. 145.2, 124-129); Σ 1337, Σύλλας (IV 455-456 Adler) « f. 4V, 6-26 (fr. 145.2, 61-74) 250 . Dal confronto e possibile ricavare numerose informazioni per la ricostruzione del testo della 'Ιστορία χρονική, soprattutto perche i lemmi della Suda colmano le lacune, ο rimediano ai danni causati dal pessimo stato di conservazione del codice. Significativo il caso dei due lemmi A 3416, Απολλωνίας λίμνη e A 4316, Άτταλος che corrispondono alia narrazione di f. 3r, 1-11. Insieme i testi consentono di ricostruire il fr. 145.1, che rappresenta la conclusione del libro terzo dei consoli. Ed anzi, in questo caso il manoscritto giovanneo da cui deriva il testo della Suda (cioe il manoscritto utilizzato dagli Excerptores costantiniani) e piü accurato del Cod. Athous 4932 = Iviron 812. Infatti in corrispondenza di fr. 145.1, 8 il testo conservato da A 4316, Άτταλος e omesso nel codice atonita, che sembra aver saltato almeno una riga. Non possiamo dire se l'errore sia da addebitare al copista del codice, ο fosse giä nella tradizione manoscritta da cui Athous 4932 = Iviron 812 discende 251 . 7.2 L'importanza dell'excerptum Nonostante 1'interesse suscitato dall'annuncio del ritrovamento, il testo del frammento ha seguito lo stesso destino dell'intera opera dell'Antiocheno durante il XX secolo. Se si esclude il fondamentale contributo di Kugeas del 1909 (come pure la conoscenza del testo da parte di Büttner-Wobst per l'edizione degli EV; e di A. Adler per l'edizione del Lessico della Suda), per decenni non vi furono studi di rilievo ne intorno al documento, ne soprattutto intorno alia sua importanza per la tradizione della 'Ιστορία χρονική 252 .
del Cod. Athous 4932 = Iviron 812 e degli EPl dal lavoro di Planude su una copia υ (che egli presume della seconda metä del XII secolo) dell'archetipo giovanneo ω. 250 Secondo Lambros sono da ricollegare all 'excerptum atonita anche i lemmi: Ε 180, Έγχειρίδιον ξίφος (II 201 Adler), = 145.2, 296; Π 1728, Πλευρΐτις (IV 146 Adler) = fr. 145.2, 203; Ρ 83,'Ρέα (IV 287 Adler) = 145.2,297. 251 Cf. Walton, A Neglected Historical Text, cit., 239-240: lo studioso sembra distinguere erroneamente tra il testo di Giovanni di Antiochia e i lemmi della Suda. La tradizione presente nella Suda e evidentemente derivata da Giovanni, attraverso i volumi degli Exc. Constant, per noi perduti. 252 Come giustamente osserva Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 13, la scoperta del frammento e la sua concorde attribuzione a Giovanni hanno dimostrato l'infondatezza di una delle tesi piü importanti di E. Patzig. Egli riteneva, come giä detto, che rispetto alle due diverse tradizioni della 'Ιστορία χρονική, quella presente negli Exc. Constant, e quella presente negli Exc. Salm. II, il
CXVI
Introduzione
In realta, la storia degli studi sul frammento rispecchia il destino di oblio che ha awolto Giovanni di Antiochia per molti decenni. Solo a partire dalla fine degli anni ottanta gli studiosi si sono nuovamente rivolti all'analisi di questo testo253. Di seguito a taluni studi dedicati a Giovanni Antiocheno, come storico di Roma arcaica e repubblicana, Luigi Zusi ha pubblicato nel 1989 una monografia dove viene riproposto il testo edito da Lambros con una traduzione e un commento storico. Si tratta di un lavoro significativo per l'impegno di cogliere nel testo il metodo di rielaborazione delle fonti; e, conseguentemente, gli interessi storiografici dell'Antiocheno. Accanto alio studio di Zusi, in quello stesso anno apparve il lavoro di P. Sotiroudis che ha rivisto il manoscritto in previsione della sua edizione critica254. A seguito delle ricerche di questi due studiosi, presento il testo di Athous 4932 = Iviron 812 ricollegandolo alle altre tradizioni storiografiche che trasmettono i frammenti della 'Ιστορία χρονική. In generale, al confronto con le altre tradizioni giovannee (soprattutto i due lunghi Exc. Constant.) si puo affermare che il testo di Iviron 812 conserva gran parte del testo originale della 'Ιστορία χρονική. Non e possibile, tuttavia, avere la certezza che nel lungo frammento sia a nostra disposizione una trascrizione esatta dell'autentico testo giovanneo. In particolare, data l'unicita del testimone, non e possibile stabilire se anche in questo testo siano stati apportati tagli ο rielaborazioni. Tuttavia, credo che si possano escludere con sicurezza forti epitomi ο contaminazioni del testo. Al confronto con le altre tradizioni giovanee, il testo di Iviron 812 si presenta piü completo, sebbene non sempre piü accurato ο corretto. Anche il pessimo stato del manoscritto contribuisce a rendere lacunosi taluni passi, che vanno ristabiliti attraverso la lettura delle tradizioni corrispondenti. Si veda ad es. fr. 145.1 (Cod. Iviron 812, f. 3r, 1-11 = Suid. A 3416, Απολλωνίας λίμνη ~ Suid. A 4316, Άτταλος): i due lemmi della Suda contribuiscono a ristabilire il testo, fortemente corrotto, del manoscritto (e si presentano anche piü accurati, dal momenta che nel manoscritto e omessa per errore una riga); la testimonianza del
vero Giovanni di Antiochia fosse quello testimoniato dagli Exc. Salm. II. Gli Exc. Constant. (con i corrispondenti lemmi della Suda) erano invece da attribuire all'opera di un tardo compilatore di IX secolo. II lungo testo di Iviron 812 dimostra che gli Exc. Constant, sotto il nome di Giovanni di Antiochia derivano in realta da un opera storica dalla struttura complessa; l'ipotesi di una tarda compilazione, dunque, cade. 253 Dal 1909 fino all'epoca dell'articolo di Walton (1965), il codice atonita appare menzionato anche da T. Büttner-Wobst, Attalos II und Nikomedes Monodus, «Klio» 5, 1905, 103; C. Wendel, Planudes, REXX2, Stuttgart 1950, 2232-2236 254 Cf. Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., con scarsa cura della critica del testo. Al contrario, dedica molta attenzione al versante filologico e paleografico, Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 11-13 e 162: come giä Walton (1965), lo studioso lamenta il pessimo stato di conservazione del manoscritto. Danni di notevole entitä (provocati dalTumiditä e dai parassiti), soprattutto ai fogli contenenti l'excerptum giovanneo, hanno reso illegibili parti del manoscritto, ancora visibili da Lambros e dai suoi collaboratori.
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codice atonita consente di attribuire i due lemmi alia tradizione del λόγος γ' των ύπατων di Giovanni di Antiochia. Un caso analogo, dove il lemma della Suda, attribuito a Giovanni, risolve i problemi testuali del manoscritto si ha in corrispondenza di fr. 145.2, 124-129: il lemma Γ 212, Γεφυρίζων integra infatti il lacunoso passo del Cod. Iviron 812, f. 6r, 7-8. Come logico, il testo di Iviron 812 integra la tradizione degli Exc. Constant, e dei lemmi della Suda, da questi derivati, quando rimedia ai tagli dell'Excerptor costantiniano; ad es., quando restituisce le fonti citate da Giovanni, e sovente tagliate dagli Exc. Constant. L'ipotesi della derivazione degli EPl e del frammento di Iviron 812 da una stessa famiglia di manoscritti e confermata dall'analisi di errori e corrispondenze, soprattutto al confronto con le altre tradizioni giovannee. 8.1 «Wiener Troica» nel Codex Vindobonensis hist. gr. 99, ff. 8V-14V Si tratta di un gruppo di excerpta sulle vicende della guerra di Troia. Questi excerpta, conosciuti sotto il nome di «Wiener Troica» ο «Troica di Giovanni Antiocheno», si trovano nei ff. 8V-14V del Cod. Vindobonensis hist. gr. 99. — Cod. Vindobonensis hist. gr. 99, cartaceo, ff. 36, 215 χ 155 mm., 28-30 righe, XIV secolo. Caratteri del manoscritto: non compare mai iota sottoscritto; molto frequente e lo scambio tra ο e ω, e il fenomeno dello iotacismo; frequente appare anche lo scambio tra η ed ει. Sovente e possibile trovare abbreviazioni255. Come gia evidenziato dal Sotiroudis, i Troica sono inseriti in un testo che si presenta come una raccolta di excerpta storici. Una sommaria esposizione di storia universale dalla creazione e presente nei ff. l r -8 v del manoscritto. Quest'opera appare nel manoscritto per due volte attribuita ad un Ιωάννης Σικελιώτης. Le ricerche paleografiche di O. Kresten hanno tuttavia chiarito che questo nome e una falsificazione attribuibile a Α. Darmarios (ca. 1540-ca. 1587). Giovanni Siceliota, dunque, non e mai esistito256. Questa sezione di storia universale (ff. l r -8 v ) che precede i Troica mostra notevole corrispondenza con la parte iniziale della Σύνοψις χρονική del Cod. Marcianus gr. 407, nota come Σύνοψις di Sathas257. Secondo gli studi di Heisenberg, questa anonima cronaca pubblicata da Sathas e da attribuire a Teodoro Scutariota, vescovo di Cizico, vissuto nella seconda metä del XIII secolo258. Seguendo questa attribu-
255 Per la descrizione del codice: H. Hunger, Katalog der griechischen Handschriften der Österreichischen Nationalbibliothek. Teil 1: Codices historici. Codices philosophici et philologici, Wien 1961, 107-108. 256 O. Kresten, Phantomgestalten in der byzantinischen Literaturgeschichte, JÖB 25, 1976, 207-222, partic. 213-217. 257 Theodoros Skutariotes, Synopsis chronike, ed. C. Sathas, Μεσαιωνική Βιβλιοθήκη VII, Venedig-Paris 1894, 1-556, partic. 4-19. 258 A. Heisenberg, Analekta. Mitteilungen aus italienischen Hss. Byzantinischer Chronographen, München 1901, 7-18. Su Teodoro Scutariota cf. Krumbacher, Geschichte, cit., 388-390; Colon-
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Introduzione
zione dello Heisenberg a Teodoro Scutariota, e verificando la corrispondenza tra il testo della Σύνοψις e il testo del nostra codice Viennese, Kresten ha sostenuto che il manoscritto Viennese e un altro testimone della Σύνοψις dello Scutariota. Con numerosi argomenti Sotiroudis ha rifiutato questa ipotesi. Il testo del codice Viennese non e un nuovo testimone dello Scutariota. Si tratta di due opere indipendenti che mostrano di avere una fonte in comune, ma che appartengono a due tradizioni diverse 259 . II testo contenuto nei ff. l r - 8 v (fino alia r. 17) si interrompe con un giudizio su Cleopatra e la sottomissione dell'Egitto all'impero romano. Segue poi la sezione di Troica che occupa i ff. 8V-14V del manoscritto. Al f. 15r inizia una nuova opera:'Επιτομή άρχής της 'Ρωμαίων έπικρατείας, κάκ τίνος κατάγονται κα! πώς 'Ρωμαίοι εκλήθησαν. Con inchiostro rosso viene indicato l'autore del testo, τοϋ άκροπολίτου κυροϋ και μεγάλου λογοθέτου, cioe Costantino Acropolita. Sotiroudis ha giustamente chiarito la composizione del manoscritto nei suoi ff. l r -15 r affermando che, dopo la sezione dalla storia arcaica fino a Cleopatra, la narrazione ricomincia dalla guerra di Troia perche questi eventi sono considerati connessi all'origine di Roma, attraverso la figura di Enea. In questo modo si deve dunque spiegare l'inserimento dei Troica, che sembrano spezzare l'unitä narrativa delTopera; ma che, secondo questa interpretazione, sono storiograficamente funzionali alia descrizione delle origini di Roma 260 . Esiste unedizione con brevissime note a cura di A. Heinrich (1892) della sezione del manoscritto sulla guerra di Troia (ff. 8V-14V)261. Si tratta di un testo non continuo, ma composto da una sequenza di excerpta ordinati in coerente successione narrativa e cronologica. Le fonti principal! del gruppo di excerpta sulla guerra di Troia sono evidentemente Malala e Ditti Cretese. Ε piü precisamente: sopra una parafrasi di Malala si innestano brani di approfondimento estratti in parte dalla fonte stessa di Malala, cioe Ditti. Questo tipo di contaminazione storiografica (fonte + fonte della fonte) e giä un indizio utile per l'attribuzione, perche corrispondente al metodo di Giovanni. Non mancano pure notizie provenienti da Omero e dalla tradizione di Virgilio 262 . Ε inoltre da tener
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na, Storici Bizantini, cit., 126-127; Moravcsik, Byzantinoturcica, cit., 526-528; Hunger, Hochsprachliche profane Literatur, cit., 1,477-478. Cf. Kresten, Phantomgestalten, cit., 217; e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 31-32: lo studioso afferma che i due testi, quello presente in Vindob. hist. 99, l r - 8 v e la corrispondente sezione della Σύνοψις χρονική del Marc. gr. 407, provengono da due opere diverse che h a n n o seguito una fonte comune. Nessuna ipotesi viene fatta sull'identitä di questa fonte. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 32-33. Lo studioso nota pure che nella Σύνοψις del Marcianus, cioe in Teodoro Scutariota, tale sezione manca, a ulteriore dimostrazione dell'appartenenza del manoscritto Viennese ad una tradizione indipendente. A. Heinrich, Die Chronik des Johannes Sikeliota der Wiener Hofbibliothek, «Jahresbericht des k.k. ersten Staats-Gymnasiums in Graz» 1892, 1-11. La derivazione dei «Wiener Troica» giovannei anche dalla Chronographia di Malala e argomento controverso, proprio perche il testo di Giovanni di Antiochia si dimostra assai piü ricco della
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presente che la struttura stessa del racconto di Giovanni rielabora l'ordine narrativo di Ditti, integrando con numerosi episodi l'esposizione della Chronographia; oppure rimediando a talune incongruenze presenti nella versione di Malala. Cf., ad es., la diversa organizzazione del catalogo delle navi (che Giovanni, inoltre, realizza utilizzando direttamente l'Iliade) nella narrazione di Malala V 11 e in Giovanni, fr. 40, 70-86. Ε ancora, fr. 44, 1-2, dove Giovanni anticipa la narrazione della visita di Priamo ad Achille con la menzione dei funerali di Patroclo, assente nel racconto di Malala. Del resto, lo stesso Giovanni afferma tanto in EV 8, quanto in Exc. Salm. II 27 (= fr. 42), di aver fatto uso dell'opera di Ditti Cretese. Evidenti prove dell'uso di questa fonte nella 'Ιστορία χρονική sono, ad es., nel fr. 47.2, 23-24 (= Suid. Π 34, Παλλάδιον = Exc. Salm. II 33), dove alia definizione del Palladio che si trova presso Malala e la sua tradizione si accosta un'ulteriore tradizione: οί δέ άλλοι ποιητικά γράψαντες έκ τοϋ αέρος εΐπον τό παλλάδιον τοϋτο κατενεχθήναι τω Τρωί, τω βασιλεΐ των Φρυγών. Questa seconda tradizione appare in sintonia con quanto conservato nella versione latina di Ditti Cretese V 5263. £ naturalmente il confronto testuale tra la tradizione degli Exc. Constant, e alcuni di questi excerpta che consente l'attribuzione a Giovanni di Antiochia. A maggiore conferma viene pure l'evidenza di forti corrispondenze (spesso a livello di citazione letterale) tra brani del Vindobonensis hist. gr. 99 e le altre tradizioni attribuite a Giovanni: in particolare la Suda e gli Exc. Salm. II. Vediamo subito le piü significative corrispondenze: cf. fr. 40 (f. 8V, 17-ll v , 1 « EV 8 = Suid. Π 652, Πάριον = Exc. Salm. II 25). Appare evidente che, rispetto al testo dt\Y excerptum Viennese, il testo degli EV e realizzato secondo il metodo di sintesi degli Excerptores costantiniani. Ε tuttavia, i due testi corrispondono, soprattutto se posti a confronto con la tradizione di Malala, che tace intorno al sogno di Ecuba. La successiva narrazione della gioventü di Paride e tagliata negli EV; ma il lemma Π 652, Πάριον, riporta un testo che segue alia lettera il testo dell'excerptum Viennese. Spieghiamo questa significativa corrispondenza nel modo seguente. L'excerptum Viennese e il lessico della Suda attingono entrambi all'Antiocheno. Ii lessico della Suda accede a Giovanni attraverso gli Exc. Constant. In Π 652, Πάριον compare dunque ai nostri occhi il testo di un altro Exc. Constant., tratto dall'opera di Giovanni Antiocheno e presente in uno dei narrazione di Malala, nella redazione a noi pervenuta. Sul punto cf. E. Patzig, Die Troica des Johannes Antiochenus, ByzZ 4, 1895, 23-29, convinto assertore nei suoi lavori di questa corrispondenza tra l'Antiocheno e Malala; contrario a questa ipotesi έ C.E. Gleye, Beiträge zur Johannesfrage, ByzZ 5, 1896, 422-464, partic. 451-460: il confronto tra i «Wiener Troica» e Giovanni Malala (tanto in versione greca, quanto in versione slava) mostra la maggiore ricchezza de\l'excerptum Viennese; ne deriverebbe, per Gleye, che n o n si p u ö considerare Malala come fonte per questo testo; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 35, έ d'accordo con la tesi Gleye. 263 Cf. fr. 47.2, 23-24 (Suid. Π 34, Παλλάδιον = Exc. Salm. II 32. Patzig, Die Hypothesis, cit., 427, ritiene che Giovanni abbia utilizzato le due fonti senza contaminarle, ma semplicemente accostandole, secondo un metodo attestabile anche altrove nella 'Ιστορία χρονική.
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volumi per noi perduti dell'enciclopedia. Che si tratti di uno excerptum di derivazione costantiniana si capisce dalla struttura stessa del lemma. All'inizio e alia fine del lemma, infatti, compare la tipica rielaborazione effettuata dagli Excerptores costantiniani per sistemare in forma adeguata il testo selezionato. Ma la parte centrale del lemma corrisponde perfettamente al testo conservato nel testimone Viennese dalla 'Ιστορία χρονική. In questo modo ritengo di poter affermare che, attraverso la corrispondenza diretta con EV 8, e quella indiretta con il lemma della Suda Π 652, questa parte de\X excerptum Viennese e da attribuire alia 'Ιστορία χρονική; ed anzi, poiche gli Excerptores costantiniani (e la Suda, che da essi trascrive) tagliavano, ma non alteravano il testo selezionato, c'e ragione di credere, per l'analogia cosi precisa con Π 652, che Xexcerptum Viennese e in questa sezione una compilazione molto fedele dell'originale di Giovanni Antiocheno. Anche il confronto con la tradizione presente negli Exc. Salm. II chiarisce la derivazione di altre parti del codice dalla 'Ιστορία χρονική: cf., ad es., fr. 42 (Vindob. hist. 99, f. l l v , 1 - 5 = Exc. Salm. II27): la corrispondenza tra i due testi e molto forte, anche perche gli Exc. Salm. II citano la fonte di Giovanni, cioe Ditti, che e la stessa fonte insieme a Malala del lungo excerptum del codice Viennese. Ε ancora, sulla morte di Polidoro, fr. 44, 26-30, (Vindob. hist. 99, 12r, 15-18 = Exc. Salm. II 29). Inoltre, nota il Patzig, la sequenza narrativa che gli Exc. Salm. II offrono delle vicende di Troia rispecchia esattamente l'ordine della narrazione conservata negli excerpta del codice Viennese264. La tesi che la raccolta di excerpta del Vindobonensis provenga dalla 'Ιστορία χρονική e stata sostenuta da E. Patzig nel 1895. Condivido questa attribuzione. Egli ha ragione anche quando sostiene che il frammento Viennese rappresenta unottima tradizione del testo di Giovanni. Ma lo stesso Patzig sottolinea che non si tratta di una perfetta trascrizione; c'e, infatti, la mediazione di un compilatore/epitomatore che, pur non contaminando il testo, lo ha tagliato e rimaneggiato nella sua estensione. I «Wiener Troica», dunque, non restituiscono il testo di Giovanni di Antiochia nella sua completa estensione; ma solo per excerpta, selezionati senza continuitä 265 .
264 Cf. Patzig, Die Troica, cit., 26. 265 Cf. Patzig, Die Troica, cit., 23-29, con indicazione delle lacune certe. In questo m o d o Patzig spiega per quale motivo talune notizie presenti negli Exc. Salm. II siano assenti nei corrispondenti excerpta dal codice Viennese: cosi, ad es., l'indicazione della presenza di Ditti all'assedio di Troia tra le t r u p p e al seguito di Idomeneo di Creta, presente in Exc. Salm. II27 (= fr. 42.2), ma tagliato dal corrispondente passo dal codice Viennese (fr. 42.1). L'attribuzione degli excerpta έ stata piü volte riconfermata dallo stesso Patzig, Die έτέρα αρχαιολογία, cit., 362; da C.E. Gleye, Beiträge zur Johannesfrage, ByzZ 5, 1896, 422-464, partic. 452; e J. Fürst, Untersuchungen zur Ephemeris des Diktys von Kreta, «Philologus» 60, 1901, 229-260 e 330-359, partic. 251-256; da K. Praechter, Das griechische Original der rumänischen Troika, ByzZ 4, 1895, 519-546; cf. pure Krumbacher, Geschichte, cit., 335; Moravcsik, Byzantinoturcica, cit., 173; e Kresten, Phantomgestalten, cit., 216 n. 33, che n o n approfondisce tuttavia la questione dell'attribuzione.
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Questo carattere e evidente in alcuni punti dove la sutura tra gli excerpta non e perfetta. Cosi, ad es., al racconto della morte di Ettore (fr. 43) segue direttamente nel Vindobonensis la decisione di Achille di far seppellire il corpo di Patroclo (fr. 44, 1-2). Ε evidente che nella struttura del racconto e saltato qualcosa, tagliato dall'Excerptor del Vindobonensis. Da qui la mia decisione di far iniziare a questo punto un nuovo frammento, appunto il 44. E, d'altra parte, la menzione dei funerali di Patroclo ad apertura del fr. 44, 1-2 lascia comprendere che nell'originale della 'Ιστορία χρονική doveva trovarsi anche il racconto della morte di Patroclo, episodio tagliato dall'Excerptor del Vindobonensis. Anche lo stile e la lingua degli excerpta del frammento Viennese mostrano corrispondenza fortissima con le altre tradizioni giovannee. Si tratta dello stile e del lessico che caratterizzano la prima sezione della 'Ιστορία χρονική, dove molto forte e l'influenza di Giovanni Malala. Negli excerpta viennesi sono presenti espressioni e parole che rimandano non solo al lessico, ma anche alia visione storica e spirituale dell'Antiocheno. Cf., ad es., fr. 40, 12-14 (Vindob. hist. 99, 8V): την γαρ Άφροδίτην έπιθυμίαν εΐπεν, έξ ής τίκτεται πάντα τα κακά τοις άνθρώποις. Ii giudizio su Afrodite e interessante. Esso si ritrova tanto neW'excerptum Viennese, quanto in un corrispondente lemma della Suda (dagli Exc. Constant); e va considerato un segno della lettura personale di Giovanni rispetto alia sua fonte, Malala. Infatti, in corrispondenza dello stesso passo, riguardo ad Afrodite come metafora della επιθυμία, Malala V 2 (68, 29-33 Thum) afferma: δια τοϋτο ίστοροϋσιν, cm ό Πάρις έκρινε μεταξύ Παλλάδος και Ή ρ α ς κα'ι Αφροδίτης, και τή Αφροδίτη έδωκε το μήλον, ö έστι την νίκην, ειπών, οτι ή επιθυμία, ö έστι ή Αφροδίτη, πάντα τίκτει καΐ τέκνα και σοφίαν και σωφροσύνην και τέχνας και τά άλλα πάντα έν λογικοίς και άλόγοις· μείζον δε αύτής και βέλτιον μή είναι. La celebrazione di Afrodite come simbolo della έπιθυμία appare del tutto rovesciata in Giovanni Antiocheno, in un modo tanto drastico rispetto al contesto che giä uno dei primi editori della Suda, il Toup, emendö la lezione di tutti i codici della Suda da πάντα τά κακά in πάντα τά καλά. L'emendazione, sebbene logica nel contesto di lode ad Afrodite, appare smentita dal passo dell'excerptum Viennese che stiamo analizzando. Si tratta di un giudizio da ricondurre alio stesso Giovanni che considera dunque la έπιθυμία, cioe la passione, come elemento negativo e capace di turbare la pace degli uomini. Del resto, questo concetto appare pienamente in sintonia con il pensiero di Giovanni, dal momento che e giä espresso nel fr. 6.2, 31-34 su Eracle, sicuramente giovanneo, e trasmesso tanto dagli EV (e dalla connessa tradizione della Suda), quanto dal Paris, gr. 1630. Vi si dice infatti che: απερ τρία μήλα άφελέσθαι αυτόν έμυθολόγησαν τω ροπάλω φονεύσαντα τον δράκοντα, τουτέστι νικήσαντα τον πολυποίκιλον της πονηρός έπιθυμίας λογισμόν δια τοϋ ροπάλου τής φιλοσοφίας, έχοντα περιβόλαιον φρόνημα ώς δοράν λέοντος. La έπιθυμία e dunque πονηρά, e solo attraverso la filosofia Eracle trionfa su di essa: και οΰτως άφείλετο τά τρία μήλα, δπερ έστι τάς τρεις άρετάς,
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τό μή όργίζεσθαι, τό μή φιλαργυρειν, τό μή φιληδονεΐν. δια γαρ τοϋ ροπάλου της καρτερικής ψυχής και τής δοράς τοϋ θρασυτάτου και σώφρονος λογισμού ένίκησε τον γήϊνον τής φαύλης έπιθυμίας φιλοσοφήσας άχρι θανάτου. Giovanni e dunque coerente nel presentare la επιθυμία come carattere negativo della natura umana (cf. pure fr. 7.2, 9-10). II passo dell'excerpt um Viennese e quindi da riferire alia tradizione giovannea tanto per la corrispondenza tra diverse tradizioni dell'opera; quanto per motivi che attengono all'intera visione storiografica (e in questo caso morale) di Giovanni. Per ragioni di corrispondenza testuale, stilistica e storiografica con le altre tradizioni giovannee, il gruppo di excerpta in Vindob. hist. 99, ff. 8 v -14 v e da attribute alia 'Ιστορία χρονική266. Per la struttura del racconto delle vicende di Troia in Giovanni, Patzig considera di grande rilievo il lemma della Suda Π 34, Παλλάδιον, in quanto costituisce una struttura di sutura tra gli excerpta del Vindobonensis e I'excerptum con un riassunto dell'Odissea conservato dal codice di Heidelberg. Ε tuttavia, tra la fine del Vindobonensis e la narrazione sulla lite intorno al possesso del Palladio, narrata in Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 28-32 Adler) = fr. 48.1, Patzig ritiene che si trovasse un altra parte di narrazione, conservata dal solo Exc. Salm. II 31, divergente dalla narrazione del Vindobonensis (cf. fr. 47.2, 1-4), e corrispondente invece ad un passo di Cedreno (230, 1) derivato dalla Ιστορία χρονική. Secondo Patzig, 1'Exc. Salm. II 31 insieme a Cedreno 230, 1 consentono di ricostruire le parti della 'Ιστορία χρονική non conservate dalla tradizione del Vindobonensis e dalla prima parte del lemma Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 17-28 Adler). La mia ipotesi e che la rielaborazione del testo giovanneo presente in Exc. Salm. II 31 e caduta nel Vindobonensis; per questo motivo ho deciso di dividere in due parti il fr. 47, considerando come fr. 47.1 il testo di Exc. Salm. II 31; e come fr. 47.2, il testo tagliato dd&'Excerptor e contenuto nel Vindobonensis e nella prima parte di Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 17-28 Adler)267. 9. La Ύπόθεσις dellOdissea nel Codex Heidelb. Pal. gr. 45 F
La Ύπόθεσις τής ολης 'Οδύσσειας nel Cod. Heidelb. Pal. gr. 45, ff. 230 r -231 r , e un breve riassunto delle vicende narrate nellOdissea, realizzato attraverso la contaminazione della tradizione di Giovanni Malala con quella di Ditti Cretese. Ii codice venne realizzato nel 1201 da Palagano di Otranto e rappresenta uno dei testimoni piü antichi dell'Odissea-, ai fogli 225 r -229 v e contenuta pure la Ba-
266 Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 33 e 35-36, non ha dubbi nel respingere l'attribuzione degli excerpta viennesi a Giovanni, nonostante l'evidente corrispondenza con gli Exc. Salm. II. La sua teoria si mostra ancor piü ardita quando, di fronte all'evidente corrispondenza tra EV 8 ed excerptum Viennese, egli afferma che anche \'EV 8 deve essere espulso dal corpo dei frammenti dell'Antiocheno («aus sprachlichen Gründen»!). 267 Patzig, Die Troica, cit., 28-29.
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CXXIII
tracomiomachia; seguono due Υποθέσεις deWOdissea: quella contenuta appunto ai ff. 230 r -231 r e una έτερα ύπόθεσις περί'Οδυσσέως (ff. 231v-233r)268· L'attribuzione del testo alia tradizione della 'Ιστορία χρονική deriva dal confront*) con le altre tradizioni giovannee. Giä Ph. Buttmann segnalo la corrispondenza tra il testo della'Ync^o^ e la tradizione della Chronographia di Giovanni Malala; tuttavia, egli noto pure che nella Ύπόθεσις confluiscono notizie non presenti nel testo di Malala a noi noto attraverso il mutilo Cod. Baroccianus 182. Queste notizie, secondo Buttmann, sono piuttosto da attribuire alia tradizione di Ditti Cretese. In ogni caso lo studioso non aveva grande considerazione del testo: «Nugax hoc argumentum e nugacissimi scriptoris Jo. Malalae de Ulysse narratione breviatum esse dicas. Obstat tamen quod extrema de Alcinoo, Telegono, etc. ibi non extant, sed cum iis quae apud Dictyem leguntur fere conspirant. Atqui Malalas sua etiam ilia e Dictye se hausisse testatur, quae tamen in Dictye nostra Latino non inveniuntur. Illis itaque qui criticam horum auctorum tractant, non inutilis fortasse erit haec lacinia»269. Müller non conosce ^Ύπόθεσις del codice di Heidelberg. L'attribuzione a Giovanni di Antiochia e in realtä proposta per la prima volta da E. Patzig270. A completamento delle sue ricerche sulla tradizione di Ditti Cretese, e a confutazione di alcune tesi successivamente esposte sull'argomento da F. Noack271, Patzig afferma che la Ύπόθεσις e un riassunto realizzato unendo le due tradizioni di Giovanni Malala e di Ditti Cretese, nella sua versione originale greca: esattamente le fonti che Giovanni utilizza per ricostruire le vicende della guerra troiana. Sul versante testuale, questa attribuzione mi pare confermata, in primo luogo, dal fatto che a sezioni del testo conservato nel Cod. Heidelb. Pal. 45, ff. 230 r -231 r corrispondono gli Exc. Salm. II 33-34; e tre lemmi della Suda: Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 32-5, 2 Adler); Κ 2722, Κυνός σημα (III 215 Adler); Χ 144,
268 Sul codice cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 25; e A. Jacob, Les 0critures de Terre d'Otrante, in J. Gl£nisson (id. par), La paUographie grecque et byzantine, Paris 1977, 269-281, 273 e 278. II testo venne pubblicato per la prima volta da Ph. Buttmann, Scholia antiqua in Homeri Odysseam: maximam partem e Codicibus Ambrosianis ab Angelo Maio prolata, nunc e Codice Palatino et aliunde auctius et emendatius edita, Berolini 1821, 3-6; e ristampato in W. Dindorf, Scholia Graeca in Homeri Odysseam, I, Oxonii 1855, 3-6, senza correzioni ο integrazioni; ulteriore edizione έ in A. Ludwich, Zwei byzantinische Odysseus-Legenden, (hrsg. von A.L., Verzeichnis der auf der Kgl. Albertus-Universität zu Königsberg im Winterhalbj. 1898/99 zu haltenden Vorlesungen), Königsberg 1898, partic. 8-14 (sul quale, cf. la Besprechung di E. Patzig, ByzZ 9, 1900, 523-526): lo studioso dedica poco spazio al problema delle fonti, accenando solamente al legame tra la Ύπόθεσις e la tradizione di Malala. 269 Cf. Ph. Buttmann, Scholia, cit., 3; Ludwich, Zwei byzantinische Odysseus-Legenden, cit., 2-3, considera come autore del testo un anonimo epitomatore di Malala. Sotiriadis, Zur kritik, cit., 35 attribuisce ^'Υπόθεσις alia tradizione dell'anonimo di IX sec. da cui provengono anche gli Exc. Salm. II e gli excerpta del Parisinus gr. 1630. 270 Cf. Patzig, Die Hypothesis, cit., in partic. 423-424. 271 Cf. F. Noack, Der griechische Diktys, «Philologus» Suppl. 5, 1892, 401-500; lo studioso considera la Ύπόθεσις come pertinente alia tradizione della cronaca di Sisifo di Coo, 405.
CXXIV
Intro duzione
Χάρυβδις (IV 792, 4-11 Adler). Ε soprattutto, Patzig considera Cedreno come testimone decisivo per l'attribuzione di questo testo a Giovanni. Cedreno mostra di aver utilizzato in questa sezione della sua opera la 'Ιστορία χρονική, sia ad integrazione delle notizie che egli trovo nell'altra sua fonte, cioe Malala; sia come modello per la struttura narrativa e per il versante stilistico-lessicale. £ opportuno segnalare le piü importanti corrispondenze tra il testo della Ύπόθεσις e Cedreno. Ad es., Cedr. 232, 13-16 riferisce l'episodio della morte di Ecuba e la conseguente creazione del toponimo Κυνός σημα seguendo (anche dal punto di vista lessicale) la tradizione di Giovanni di Antiochia, che e testimoniata in questo caso tanto dal codice di Heidelberg, quanto dal lemma della Suda Κ 2722, Κυνός σημα. Tutta la vicenda e narrata in Ditti Cretese V 16, ma sconosciuta a Malala. Analoga situazione si ottiene al confronto tra Cedr. 233, 2-10 e la corrispondente sezione dello Heidelb. e X 144, Χάρυβδις. Anche in questo caso Cedreno conserva perfino la struttura lessicale del testo presente nella Suda e nel codice. Si tratta di notizie trasmesse in parte pure da Ditti VI 5, ma ignote alla tradizione di Malala. Anche riguardo al ritorno di Odisseo ad Itaca, e alle vicende della sua morte, Cedr. 233, 10-22 utilizza Giovanni Antiocheno come fonte; la tradizione di Malala non conosce questi fatti. Un'altra osservazione di Patzig e la continuitä narrativa tra Cedreno 232, 3-234, 8 e la sequenza che si ottiene accostando la Ύπόθεσις di Heidelberg con il fr. 49.1 (= EI 3): in entrambi i casi dalla morte di Odisseo si passa al racconto della morte di Agamennone. Si tratta di un ordine narrativo originale, poiche sia nella tradizione di Ditti, sia in Malala (e nelle tradizioni collegate), gli episodi, se presenti, sono disposti diversamente. Per Patzig e questa unulteriore conferma che il racconto della Ύπόθεσις proviene da un'opera storica utilizzata pure da Cedreno; l'opera in questione e la 'Ιστορία χρονική272. In considerazione della forte corrispondenza tra Exc. Salm. II, lemmi della Suda ε'Υπόθεσις, da una parte; e della chiara analogia tra questo testo e la versione presente in Cedreno, accetto la tesi di E. Patzig, e considero la Ύπόθεσις come frammento dell'opera di Giovanni Antiocheno273.
272 Cf. Patzig, Die Hypothesis, cit., 423-424. Dal confronto con Cedreno deriva pure l'attribuzione a Giovanni di Suda Β 237, Βενεβέντος: cf. supra XCVI n. 154. La narrazione dei fatti dell'Odissea e dei nostoi έ funzionale alla struttura complessiva dell'opera non solo a scopo di intrattenimento; soprattutto la vicenda dell'arrivo di Enea e del Palladio in Italia (fr. 57) vale come introduzione alla storia della fondazione di Roma. Sull'importanza delle vicende troiane nella cronografia ellenistico-romana, e poi cristiana cf. Mazzarino, II pensiero storico classico III, cit., 427-438. Sullo studio dei poemi omerici a Costantinopoli cf. per una introduzione: W. Greif, Die mittelalterlichen Bearbeitungen der Trojanersage, Marburg 1886; e R. Browning, Homer in Byzantium, «Viator» 6, 1975, 15-33. 273 Contro l'attribuzione cf. Fürst, Untersuchungen, cit., 337-338, che ritiene la Ύπόθεσις frutto di un anonimo cronografo che ha utilizzato diverse tradizioni, tra cui anche Malala e Giovanni di Antiochia. D'accordo con Fürst έ Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 25-29.
III. Fonti e fortuna della Ιστορία χρονική 1. Le fonti 1.1 Le fonti della 'Ιστορία χρονική Nel rapporto con le sue fonti Giovanni non e un semplice compilatore. II suo contributo originale all'opera si realizza, da una parte, attraverso il lavoro di scelta, contaminazione e arricchimento dei suoi modelli con una quantitä ingente di altre fonti; dall'altra, attraverso la rielaborazione personale dello stile, del lessico e, soprattutto, della interpretazione storiografica 1 . La scelta delle fonti dice molto intorno alia identitä storiografica dello storico. Dietro la selezione si Celano, infatti, non solo la formazione e l'ambiente culturale, ma pure gli interessi e gli obiettivi dell'autore. Giovanni sceglie come modelli di riferimento la Chronographia di Giovanni Malala, per la sezione dalla creazione alia guerra di Troia, e il Breviarium di Eutropio, per la sezione dalla fondazione di Roma a Valentiniano I. Da questi due autori-guida egli ricava una cornice cronologica e una struttura narrativa essenziale, sulle quali sovrappone la citazione di numerose altre fonti. Ε inoltre importante sottolineare che Giovanni attinge spesso in modo diretto agli autori che cita e utilizza, non accontentandosi del ricorso ad epitomi 2 . Emblematico, a questo riguardo, il rapporto di Giovanni con Cassio Dione ed Erodiano per la storia romana. Per la parte di storia tra Giuliano e Foca, il nostro autore ripropone uno schema analogo, anche se nessuna delle fonti scelte (Eunapio, Prisco, Candido Isaurico) mi pare rivestire unimportanza paragonabile a quella di Malala ed Eutropio per la prima sezione 3 . Procedero di seguito fornendo in primo luogo unindicazione di carattere generale delle fonti della 'Ιστορία χρονική; si tratta degli autori sicuramente in1
2
3
II problema dell'originalitä di una cronaca, cioe della possibility di trasformare un'opera di compilazione in prodotto originale e storiograficamente autonomo, e recentemente ridiscusso, dal punto di vista metodologico e culturale, da Bleckmann, Die Reichskrise, cit., 5-15. Evidente, ad es., la sua scelta di consultare direttamente Prisco e non l'epitome priscana realizzata da Eustazio di Epifania; oppure di non accontentarsi della citazione di seconda mano di Ditti Cretese che egli trovava in Malala: cf. infra CXXVII-CXXX. Anche per la scelta di consultare direttamente le fonti, la 'Ιστορία χρονική rappresenta un modello di cronaca colta, che si ripropone anche nella successiva storiografia bizantina. Cosi, ad es., Sincello, che interviene spesso per discutere criticamente i testi da lui utilizzati (si veda, ad es., il confronto tra le Chronographiae di Giulio Africano e il Chronicon di Eusebio; sul metodo di Sincello: cf. The Chronography of George Synkellos, A Byzantine Chronicle from the Creation, trans. W. Adler and P. Tuffin, Oxford 2002, XLVIII-LV); cf. anche Zonara, all'inizio del XII secolo: Bleckmann, Die Reichskrise, cit., 11-15. Questo anche perche, per il periodo V-VI secolo, Giovanni utilizza opere di impostazione classicheggiante, nelle quali il carattere monografico (e dunque cronologicamente limitato) della narrazione fa parte delle regole del genere.
CXXVI
Introduzione
dividuabili ad un prima lettura dei frammenti. In secondo luogo svolgero alcune considerazioni sul rapporto tra Giovanni e alcune sue fonti principali4. In generale, sono da considerare fonti principali della 'Ιστορία χρονική: — fonti dei due libri della άρχαιολογία: Giovanni Malala, libri I-IV della Chronographia; almeno una cronaca cristiana conosciuta pure da Cedreno; la tradizione di Charax di Pergamo; la tradizione di Candido Isaurico, libro I degli Ίσαυρικά (cf. fr. 21); Flavio Giuseppe5. — Fonti sulla guerra di Troia e i nostoi·. Giovanni Malala; Ditti Cretese; Omero; Virgilio; una fonte cristiana per il sincronismo tra David e Omero6. — Fonti su Roma arcaica e repubblicana, e sulla storia ellenistica: Eutropio; Dionigi di Alicarnasso; Plutarco; Diodoro Siculo; Cassio Dione; Giovanni Lido; Giovanni Malala; Dexippo; tradizione di Pompeo Trogo-Giustino; tradizione eusebiana e Gerolamo; la tradizione di talune opere minori di Svetonio. — Fonti sull'impero romano da Augusto a Marco Aurelio (fino al 180 d.C.): Eutropio; Cassio Dione; Giovanni Malala; Flavio Filostrato; Flavio Giuseppe. — Fonti da Commodo a Massimino Trace (dal 180 al 238 d.C.): Erodiano; Cassio Dione. — Fonti da Gordiano III a Anastasio I (dal 238 al 518 d.C.): Eutropio; Eunapio; Zosimo; Ammiano Marcellino, Prisco di Panion, Socrate di Costantinopoli, Candido Isaurico; per l'eta di Anastasio, due fonti: per la prima parte del regno, una fonte favorevole (tradizione di Eustazio di Epifania?); per la seconda parte, una fonte ostile, antimonofisita e favorevole all'imperatore Giustino.
4
Müller offre important! indicazioni sulle fonti di Giovanni in apparato ai frammenti, ma spesso non approfondisce la questione. Unanalisi piü attenta venne condotta alcuni anni piü tardi (1871) da A. Köcher, De Ioannis Antiochetii aetate, cit., 7-42. Questi individua le linee di lavoro dell'Antiocheno, sottolineando lo spessore storiografico della 'Ιστορία χρονική. Lo studio delle fonti e stata ripresa da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 85-147, che appare molto dettagliato, ma sembra non tener conto del carattere di excerpta dei testi di Giovanni. In particolare, egli attribuisce a Giovanni scelte di organizzazione del testo che potrebbero invece derivare dalla sovrapposta operazione di taglio della 'Ιστορία χρονική da parte dell'Excerptor costantiniano. La sua analisi sul metodo di lavoro di Giovanni non risulta sempre convincente.
5
Non έ sempre possibile distinguere tra autori che Giovanni conosce per citazione indiretta da Malala; e testi ο autori che, pur presenti in Malala, il nostro storico ha personalmente ricontrollato. Cosi, ad es., per l'opera di Charax di Pergamo cf. fr. 26, 3, corrispondente a FGrHist 103 F 37. Conferma la conoscenza da parte di Giovanni della tradizione di Charax, Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 146. In generale sulle fonti della guerra di Troia, cf. Patzig, Die Abhängigkeit des Jo. Antiochenus von Jo. Malalas, cit., 48: II. XXIV 324 ss. e fonte per la narrazione della visita di Priamo ad Achille (cf. fr. 44, 3-15); Patzig ritiene che pure per l'episodio della morte di Patroclo Giovanni attinga ad Omero, cf. Patzig, Die Hypothesis, cit., 426: lo studioso coglie taluni aspetti del metodo di lavoro di Giovanni riferendosi a questo episodio della visita di Priamo e Polissena presso Achille. Egli nota che Giovanni apre il racconto secondo la struttura di Malala-Ditti, che pongono la visita all'inizio del giorno (τη έξης ήμέρα/iMcis principio)·, poi, inserendo il brano dall'fliade, l'Antiocheno sposta tutta la vicenda alia notte, seguendo appunto Omero.
6
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXXVII
— Fonti da Giustino I a Foca (dal 518 al 610 d.C.): brevi accenni favorevoli a Giustino in una fonte utilizzata per la seconda parte del regno di Anastasio; la tradizione di Malala (nella versione continuata) e fonte per il fr. 314 sull'epoca di Giustiniano; per l'etä da Maurizio a Foca Giovanni e probabilmente testimone personale dei fatti. La seguente descrizione dei rapporti tra Giovanni e alcune delle sue fonti ha solo valore di introduzione. La discussione di numerosi aspetti e problemi che caratterizzano questi rapporti sono da approfondire in altra sede. Giovanni
Malala
Giovanni Malala e una delle fonti piü importanti della 'Ιστορία χρονική, tanto per la quantitä delle notizie riutilizzate, quanto per la riflessione storiografica svolta da Giovanni di Antiochia sulla Chronographia7. Giä Mommsen, pioniere degli studi su Giovanni, aveva chiarito alcune differenze tra l'Antiocheno e Malala nel suo articolo in «Hermes» del 1872. Da parte sua Krumbacher, analizzando gli Exc. Constant, giovannei, ne sottolineava la grande diversitä rispetto alia Chronographia: una prospettiva veramente universale in confronto alia visione antiochena di Malala; un piü preciso interesse alia storia ebraica e a quella romana; una selezione piü accurata delle fonti. Ed in veritä, ogni lettore che accosti Chronographia e 'Ιστορία χρονική s'accorge immediatamente di osservare due diverse tradizioni storiografiche, due diverse formazioni culturali, due forme di stile e di lessico e, di conseguenza, due livelli di pubblico diversi8.
7
Sul teraa cf. giä Boissevain, Über die dem Ioannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit., 161-178; Jeffreys, The Transmission of Malalas' Chronicle, cit., 251-252; Karpozilos, Βυζαντινοί ιστορικοί, cit., 555. Con il comune uso di Malala si spiega la corrispondenza tra alcuni passi della 'Ιστορία χρονική e brani di altri autori di cronache, come ad es. Giovanni di Nikius: cf. H. Zotenberg, Memoire sur la chronique byzantine de Jean iveque de Nikiou, «Journal Asiatique» VII sir., 10, 1877, 451-517; 12, 1878, 245-317; 13, 1879, 291-385; e A. Carile, Giovanni di Nikius, cronista bizantino-copto del VII secolo, in Byzance. Hommage ä A.N. Stratos, Athenes 1986, 352-398, partic. 362-363. In generale su Malala: Krumbacher, Geschichte, cit., 325-334, cf. Impellizzeri, La letteratura bizantina, cit., 243-245, 433; Hunger, Die hochsprachliche profane Literatur, I, cit., 319-326; e, piü recentemente, E. Jeffreys-B. Croke-R. Scott, Studies in John Malalas, Sydney 1990 (opera che segue ad una traduzione in lingua inglese della Chronographia: cf. E. Jeffreys-M. Jeffreys-R. Scott [eds.], The Chronicle of John Malalas, Melbourne 1986); cf. pure l'introduzione a Ioannis Malalae Chronographia, rec. I. Thurn, Berlin-New York 2000, l*-4*. La corrispondenza di Giovanni di Antiochia con Malala e tanto stretta che si έ perfino ipotizzato che Malala avrebbe composto la Chronographia compilando la 'Ιστορία χρονική: cf. Gleye, Beiträge zur Johannesfrage, cit., partic. 452: l'ipotesi e priva di qualsiasi fondamento: cf. Patzig, Die Abhängigkeit des Jo. Antiochenus von Jo. Malalas, cit., 42-43.
8
Cf. Mommsen, Bruchstücke, cit.; Krumbacher, Geschichte, cit., 334, ricordando tuttavia che lo studioso all'epoca considerava gli Exc. Constant, non pertinenti alia tradizione dell'Antiocheno, ed infatti a pp. 321-322 riteneva Giovanni Antiocheno continuatore del genere della Volksmässige Weltchronik distinguendo tra 'vero' Giovanni di Antiochia (quello dei soli Exc. Salm. II) e ps. Giovanni. La Chronographia di Malala si rivela di grande importanza anche per stile e lingua. In particolare, da lungo tempo la lingua di Malala e stata riconosciuta come contributo
CXXVIII
Intro duzione
Nonostante le profonde differenze di pensiero e metodo storico, l'opera di Malala influenzo molto Giovanni Antiocheno. Ed in particolare: — Come e stato osservato, la Chronographia, almeno per la sezione della storia da Adamo alia guerra di Troia, rinnovö il genere della cronaca universale cristiana, soprattutto rispetto alia tradizione di Giulio Africano (confluita in Eusebio, Anniano e Panodoro). Attraverso una nuova struttura cronologica e narrativa, Malala costrui un modello che influenzo profondamente i successivi autori di cronache universali. Ed infatti, Giovanni si servi di questo modello per tutta la prima parte della 'Ιστορία χρονική9. — Al di lä del diverso metodo di lavoro e di prospettiva storiografica, esistono interessi comuni a Malala e a Giovanni di Antiochia. La sintonia e forte, ad es., per il problema dei segni e degli oracoli che nella storia antica anticipano il cristianesimo. Giovanni, infatti, condivide l'interesse di Malala per i tentativi degli uomini di conoscere Dio prima della rivelazione: (cf. fr. 7.3 per l'oracolo di Thulis; fr. 9 su Ermes Trismegistos; fr. 25 su Orfeo); o, ancora, ne segue la spiegazione evemeristica della mitologia greca e Orientale10.
originale alio sviluppo del greco-bizantino verso il neo-greco. Cf. K. Weierholt, Studien Sprachgebrauch
des Malalas,
Oslo 1963; S.A. Sophroniu, Studies in the Vocabulary
dieval Greek, with Special Reference
to John Malalas,
and the De administrando Imperio of Constantine gi di A. James (Language of Malalas, lalas, 2: Formulaic
Phraseology,
Chronicon
Paschale,
Porphyrogenitus,
1: General Survey, 217-225),
im
of Early Me-
Theophanes
Confessor
PhD., London 1965; e i sagM. Jeffreys (Language of Ma-
225-231), E. and M. Jeffreys (Language
2 3 1 - 2 4 4 ) in Jeffreys-Croke-Scott (eds.), Studies in John Malalas,
of Malalas,
3:
Portraits,
cit. Giovanni Antiocheno re-
cepisce solo in parte questi aspetti linguistici e stilistici dell'opera di Malala; al contrario, proprio quando riutilizza testi dalla Chronographia,
egli ne trasforma le movenze stilistiche e il les-
sico secondo modelli piü eleganti. 9
Sull'importanza della Chronographia
come modello storiografico cf. Patzig, Die Hypothesis,
cit.,
436-437: lo studioso parla di una nuova tendenza storiografica, parallela alia tendenza classicheggiante, che parte da Giovanni Malala, passa attraverso Pietro Patrizio, e trova suoi importanti rappresentanti in Giovanni Antiocheno e nel Chronicon che Whitby, Greek Historical
Paschale.
Sulla questione cf. an-
Writing, cit., 59-62. Malala e modello di molte cronache tra fine
VI e VII secolo: Giovanni di Efeso, Giovanni di Nikius, Giovanni di Antiochia e il Paschale:
Jeffreys, The Transmission
nique de Jean Malalas
Chronicon
of Malalas' Chronicle, cit., 252; e Z.V. Udal' tsova, La Chro-
dans la Russie de Kiev, «Byzantion» 35, 1965, 575-591. Ε da rilevare che,
senza dubbio, la Chronographia
di Malala rappresenta un modello che innova la redazione di
queste opere; e tuttavia la perdita della cronachistica di V secolo impedisce di valutare il peso di autori come Eustazio di Epifania nella trasformazione del genere. 10
Per quanto attiene alia dipendenza da Malala si puö affermare che Giovanni di Antiochia si pone sulla linea della tradizione antiochena; ad esempio per quanto riguarda i molti problemi di interpretazione posti dalla storia sacra nei primi libri della Bibbia. Cf., ad es., A. Bauer, Die Chronik des Hyppolitos
im Matritensis gr. 121, Leipzig 1905, partic. 209-222: attraverso Malala,
Giovanni di Antiochia restituisce la versione antiochena' del diamerismos
presente nella Cro-
naca di Ippolito. In generale, sull'atteggiamento evemeristico di Malala, cf. E. Hörling, Mythos und Pistis. Zur Deutung heidnischer
Mythen in der christlichen
Weltchronik
des Johannes
Mala-
las, Lund 1980; per il reimpiego in Malala di esponenti della letteratura mitografica ellenistico-romana (spesso present! in citazione indiretta pure in Giovanni di Antiochia), cf., ad es., per
CXXIX
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
— Per tutta la vicenda della guerra di Troia Giovanni di Antiochia integra la narrazione di Malala con l'uso della tradizione di Ditti Cretese, di Omero, e di altre fonti. Dopo il racconto delle vicende troiane, la presenza di Malala e piü sporadica, ma ancora rilevabile. Si veda, ad es., il fr. 76.2, su Alessandro e la regina indiana Candace, che corrisponde ad un riassunto di Malala VIII 3; e il fr. 90 (EPl 10 = Suid. Φ, Φεβρουάριος). Anche per l'etä imperiale romana Malala rimane fonte di Giovanni, soprattutto per quanto riguarda le vicende relative alia nascita del cristianesimo e alia sua diffusione. Mostrano una rielaborazione di passi da Malala: i fr. 160, sulla morte di Erode Antipa (cf. Io. Mal. X 13) e 161, sulla passione e risurrezione di Cristo (cf. Io. Mal. X 14); il fr. 193, sull'ordine di Traiano di sospendere le persecuzioni dei Cristiani. Nel complesso fr. 172, sulla giovinezza di Nerone, lepisodio del confronto tra Simon Mago, Pietro e Pilato al cospetto di Nerone sembra una rielaborazione di Io. Mal. X 3 0 - 3 3 . Per le vicende del VI secolo, e possibile individuare la presenza della tradizione di Malala (nella sua versione continuata) come fonte del fr. 314, sulla rivolta dei Samaritani all'epoca di Giustiniano 11 .
Pisandro di Laranda: R. Keydell, Die Dichter mit Namen Peisandros, 311; e F. D'Alfonso, Pindaro/Pisandro Thum),
e i giganti anguipedi
«Hermes» 70, 1935, 3 0 1 -
in Giovanni
Malala
(pp.
5,47-6,65
MEG 4, 2004, 119-136. Giovanni di Antiochia condivide la riflessione di Malala sul
passato raitico dei Greci e dei popoli orientali, soprattutto per quanto riguarda il rapporto castitä-civiltä e l'interesse per i segni che in etä arcaica anticipano il cristianesimo: cf. Scott, Malalas' View, cit., 148-159. 11
In generale su Malala come fonte di storia greca ed ellenistica, cf. G. Marasco, Giovanni e la tradizione
ellenistica,
Malala
MH 54, 1997, 29-44: lo studioso sottolinea la prospettiva locale, siria-
co-antiochena, della Chronographia.
Sulla presenza di Malala in questa sezione dell'opera di
Giovanni Antiocheno, cf. Haupt, Über die Herkunft,
cit., 4 2 - 4 3 (con particolare interesse alia
tradizione degli EPl). I problemi di trasmissione della sezione sull'etä successiva a Giustino I nella 'Ιστορία χρονική impediscono di cogliere l'influenza di Malala su Giovanni di Antiochia. Per il fr. 314, cf. Patzig, Johannes le, Cameron, Circus Factions,
Antiochenus
und Johannes
Malalas,
cit., 19-20. Piü in genera-
cit., 327-329. Quale redazione della Chronographia
di Malala co-
nobbe Giovanni Antiocheno? Probabilmente la redazione continuata fino al termine del regno di Giustiniano. Come spunto per successivi approfondimenti, e possibile osservare che, in riferimento agli Exc. Salm. II35-38
(= fr. 5 3 - 5 5 e 58), e evidente la rielaborazione da parte di Gio-
vanni Antiocheno della struttura di Malala. Infatti, seguendo la tradizione di Charax, Malala riferisce in sequenza continua sulle origini dei giochi circensi: prima dell'istituzione dell'ippodromo a Roma έ riferita la gara ippica organizzata in Grecia da Enomao (cf. Io. Mal. VII 4 - 5 Thurn); nel contesto del collegamento tra Enomao e Romolo, Malala ricorda pure che inventore del carro a due cavalli fu Enialio; successivamente Erittonio introdusse nei giochi circensi l'uso della quadriga: Malala riprende la notizia da Charax (FGrHist 103 F 34). Giovanni Antiocheno rielabora le notizie di Malala. Tuttavia, l'ordine degli Exc. Salm. II ci fa comprendere che, a differenza della struttura narrativa di Malala, Giovanni inserisce le notizie su Enomao e Enialio prima della fondazione di Roma. Infatti tra Exc. Salm. II35
(= fr. 53), dove si parla di Eno-
mao, e Exc. Salm. II 38 (fr. 58), dove si parla della fondazione del circo da parte di Romolo, si trovano non solo i due Exc. Salm. II36 e 37, ma pure le notizie sulla fondazione della cittä e l'istituzione degli organismi religiosi e politici. Un altro punto relativo al contenuto e importante. A differenza di Malala, che riprende Charax, Giovanni di Antiochia elimina la notizia che Erit-
cxxx
Introduzione
Unafonte cristiana di storia biblica egiudaica Si tratta di una fonte che Giovanni utilizza nella sezione da Abramo fino alia guerra di Troia per integrare Malala. Ε evidente che in quest'opera la lettura della Bibbia viene arricchita con indicazioni cronologiche e notizie di storia Orientale e giudaica: la struttura lascia dunque pensare ad una cronaca universale cristiana. Sotiroudis ha recentemente formulato l'ipotesi che questa fonte possa essere Giulio Africano. II suggerimento di Sotiroudis e interessante, ma da approfondire. Soprattutto, la mia impressione e che, eventualmente, si debba piuttosto parlare di un autore che conserva la tradizione delle Chronographiae di Giulio Africano; non del testo originale di Giulio Africano, dal momento che non ci sono corrispondenze dirette tra i frammenti di Africano e quelli della 'Ιστορία χρονική. Inoltre le indicazioni cronologiche dalla creazione di Adamo presenti in Giovanni non coincidono con quelle di Africano. La questione e aperta a nuovi studi, dal momento che tracce di questa stessa fonte sembrano emergere in Cedreno e Giorgio Monaco 12 . Ditti Cretese Insieme a Malala, Giovanni di Antiochia e anello fondamentale per la fortuna dell'opera di Ditti Cretese. Infatti, le fonti principali del gruppo di excerpta di Giovanni sulla guerra di Troia sono Malala e Ditti Cretese, e la struttura del racconto mostra una forte contaminazione tra una parafrasi di Malala e la tradizione di Ditti Cretese. L'originale greco di Ditti non e giunto a nostra conoscenza, se non attraverso pochi frammenti in papiri. Da un confronto con la traduzione latina fatta da Lucio Settimio, e possibile verificare che Giovanni trae da Ditti numerose notizie, estranee alia tradizione di Malala; e soprattutto un modello
tonio fu l'inventore della quadriga, e attribuisce invece la scoperta ad Enomao. Ε interessante notare che pure altri autori, che usano la tradizione di Malala, riportano questa notizia e spostano l'invenzione della quadriga da Erittonio ad Enomao: cosi il Chron. Pasch. 207, 19-208, 1, quasi contemporaneo di Giovanni Antiocheno, ma di alcuni anni piü tardo; e il piü tardo anonimo compilatore della 'Εκλογή Ίστορίων. Volendo escludere che queste due fonti attingano da Giovanni di Antiochia, se ne potrebbe dedurre che i tre autori utilizzarono come loro fonte una versione rielaborata di Malala, dove giä era awenuta l'attribuzione ad Enomao e non a Erittonio dell'invenzione della quadriga. Sulla questione, cf. Andrei, A. Claudius Charax di Pergamo, cit., soprattutto 50-51: Giovanni semplifica la tradizione di Charax attribuendo a Romolo anche la ricerca delle analogie tra ippodromo e cosmo, che invece sono ancora attribuite ad Enomao da Charax; e la semplificazione passa a Cedr. 258, 11-259, 3, che si serve di Giovanni per questa sezione dell'opera. 12 Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 145-146, partic. 146 n. 131. Naturalmente Sotiroudis e rafforzato nella sua ipotesi dal fatto che egli ritiene gli Exc. Salm. I (estratti in parte dai libri III e IV delle Chronographiae di Giulio Africano) come autentica tradizione della 'Ιστορία χρονική. Come sopra esposto, gli Exc. Salm. I non appartengono alia tradizione di Giovanni di Antiochia. Cf. pure Patzig, Die Abhängigkeit des Jo. Antiochenus von Jo. Malalas, cit., 42-43.
CXXXI
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
per dare un'organizzazione diversa e piü articolata della sua esposizione rispetto alia Chronographia13. Lo stesso Giovanni afferma in fr. 44, 26 di aver fatto uso dell'opera di Ditti Cretese (e l'affermazione e riportata anche in Exc. Salm. II 2 7 - 2 9 ; cf. fr. 42.2). Nel testo della 'Ιστορία χρονική sono presenti caratteri tipici dell'opera di Ditti: cosi, ad es., peculiare e l'accostamento Antenore-Enea, sconosciuto a Malala (fr. 46, 39; 47.2, 1 6 - 1 7 ) . Altre prove della presenza di questa fonte sono, ad es., nel fr. 43, dove l'agguato di Achille ad Ettore e ricostruito conservando le diverse sfumature presenti in Ditti III 15, con un risultato piü ricco rispetto alia scarna narrazione di Malala V 24. Ε ancora, nel fr. 47.2, 19-29, dove alia definizione del Palladio che si trova presso Malala e la sua tradizione, si accosta un'ulteriore tradizione che appare in sintonia con quanto preservato in Ditti V 5 1 4 . Eutropio Fino alia narrazione del regno di Gioviano (fr. 2 7 3 . 1 - 2 , in parte da Eutr. X 17-18), il Breviarium di Eutropio rappresenta per Giovanni una valida epitome per l'intero arco di storia romana. L'Antiocheno ha rielaborato e integrato una traduzione greca di Eutropio, ma l'operazione e per lo piü condotta con chiaro rispetto della cornice eutropiana; anzi, la fedeltä alia fonte lo conduce talora a seguirne pure le sviste e gli errori 15 . In effetti, nel suo abbondante ricorso ad Eutropio, Giovanni condivide il consenso per il Breviarium nell'ambito della cul-
13
Cf. Patzig, Dictys Cretensis, cit., 139-140; E.M. Jeffreys, The Judgement
of Paris in Later
Byzan-
tine Literature,
«Byzantion» 48, 1978, 112-131, partic. 120. Su Ditti Cretese cf. pure S. Merkle,
Die Ephemeris
belli Troiani des Diktys von Kreta, Frankfurt 1989. Oltre alia tradizione indiretta
tardogreca e bizantina, conosciamo l'opera di Ditti attraverso frammenti papiracei (P. Tebt. II 268, del III sec. d.C.; P. Oxy. 2539): e attraverso la versione epitomata in latino di Lucio Settimio, cf. W. Lapini, I libri dell'«Ephemeris» 14
Cf. Patzig, Die Hypothesis Antiochenus
di Ditti Settimio, ZPE 117, 1997, 85-89.
in Dindorfs Ausgabe, cit., 437; cf. pure Id., Die Abhängigkeit
von Jo. Malalas,
cit., 42-43. Con argomenti di sicuro interesse, Fürst,
des Jo. Untersu-
chungen, cit., 254-256, ha cercato di dimostrare che Giovanni di Antiochia non conobbe direttamente il testo di Ditti, bensi la sua tradizione attraverso la mediazione di una cronaca cristiana. Soprattutto il sincronismo presente nel fr. 42 tra Davide e Priamo andrebbe inteso nella direzione proposta dal Fürst. 15
Cf. Köcher De Ioannis Antiocheni Zusi, L'etä mariano-sillana,
aetate, cit., 17-24; Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 110-117;
cit., 13-15, con riferimento al λόγος δ'; Roberto, Eutropio,
tone Licio e Giovanni Antiocheno,
Capi-
cit., 241-247 e 249-253. Sull'uso di Eutropio nella letteratura
storica bizantina, cf. D.N. Triboles, Eutropius Historicus καΐ οί "Ελληνες μεταφρασταί του Breviarium
ab Urbe condita, Athine 1941; E. Malcovati, Le traduzioni
greche di Eutropio,
1943-1944, 273-304; e per l'etä piü tarda G. Bonamente, II paganesimo nianze di Niceforo
Gregora e di Peter Lambeck,
di Eutropio:
le
RIL 76, testimo-
AFLM 18, 1985, 257-272. Giovanni mostra di
apprezzare Eutropio non solo come utile cornice narrativa per la storia romana. Esiste anche un'evidente sintonia nella visione storiografica. Per il signiflcato culturale e politico del Breviarium di Eutropio, e la sua celebrazione del valore della civilitas, ancora condiviso da Giovanni, cf. N. Scivoletto, La Civilitas del IV secolo e il signiflcato
del Breviarium di Eutropio,
1970, 15-45; G. Bonamente, Giuliano l'Apostata e il 'breviario' di Eutropio, Roma 1986.
GIF 22,
CXXXII
Introduzione
tura tardogreca e bizantina. Lopera di Eutropio ebbe una prima traduzione greca a cura di Peanio, poco tempo dopo la pubblicazione; seguirono altre traduzioni: il lessico della Suda, ad. es., menziona una traduzione ad opera di Capitone Licio. La traduzione utilizzata dall'Antiocheno e a noi sconosciuta, e si rivela molto distante da quella di Peanio. II Valesius (1634) ipotizzo che Giovanni avesse utilizzato Capitone Licio, ma non esiste alcuna prova attendibile per questa identificazione. Nonostante do, l'autoritä di Valesius ha trasformato questa ipotesi in 'dato' scientifico. Sono intervenuto sulla questione del rapporto Eutropio-Capitone-Giovanni Antiocheno in unaltra sede. In breve, non credo vi sia possibilitä (e neppure necessitä) di confermare questa identificazione tra la versione eutropiana di Giovanni e Capitone Licio. L'intervento dell'Antiocheno sul testo di Eutropio a sua disposizione e tanto forte e incisivo che impossibile mi pare ogni tentativo di risalire ad una fonte originale, purificandola dai segni della rielaborazione 16 . Ε possibile indicare alcuni caratteri dell'impiego della tradizione eutropiana nella 'Ιστορία χρονική. In particolare: — l'Antiocheno ha lavorato molto sul testo della versione eutropiana a sua disposizione, soprattutto per arricchirlo attraverso la contaminazione con altre fonti. Non e possibile estrapolare la 'traduzione del presunto Capitone Licio da passi della 'Ιστορία χρονική che appaiono fortemente rielaborati e contaminati, secondo i precisi interessi storiografici dell'Antiocheno. Sono numerosi i casi in cui la traduzione del testo di Eutropio in Giovanni mostra una forte rielaborazione storiografica. Si veda, ad es., fr. 145.2, 8-11: il passo eutropiano suU'arrivo a Roma della notizia del disastro di Arausio e riportato amplificando molto il senso di angoscia dei Romani. Si tratta di una drammatizzazione del racconto eutropiano che rimanda al chiaro atteggiamento antibarbarico dell'Antiocheno. Cf. ancora fr. 150.1, 1-6, che rielabora Eutr. VI 19, 1: riflettendo sulle trasformazioni indotte nella storia romana dall'ascesa al potere di Cesare, Eutropio scrive: etiam populi
Romani
fortuna
mutata
est. Questa affermazione, tutto
sommato essenziale, appare storiograficamente e politicamente articolata nel te-
16
Cf. Roberto, Eutropio,
Capitone
Licio e Giovanni Antiocheno,
cit., 247-249. Per l'attribuzione a
Capitone cf. Valesius, Polybii, Diodori Siculi, cit., 115, e Mommsen, Ueber die dem Cassius beigelegten
Dio
Theile, cit., 85. Riflettendo sull'ipotesi Mommsen, H. Droysen (MGH, AA II, Berlin
1878) nella praefatio
alia sua edizione di Eutropio (p. XXV) mostra dubbi sulla possibilitä di
identificare il testo eutropiano presente in Giovanni di Antiochia con la versione di Capitone; tuttavia, nel testo segue questa identificazione. Ancora convinto dell'impiego di Capitone in Giovanni e Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 57-69, 110: lo studioso pensa che Giovanni abbia
trascritto la versione greca di Eutropio realizzata da Capitone; e tuttavia ritiene che l'elegante rielaborazione stilistica e la contaminazione storiografica del testo greco rispetto all'originale latino siano da attribuire al solo Giovanni (115-117). Si puö osservare che, a giudicare dagli EPl, Planude utilizza contemporaneamente Peanio e Giovanni Antiocheno per comporre il suo compendio di storia romana. £ lecito pensare che Planude non considerasse Giovanni come semplice compilatore di una traduzione di Eutropio alternativa a quella di Peanio.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXXXIII
sto di Giovanni: και ή τύχη τοϋ δήμου τοϋ 'Ρωμαίων έκ τοϋ ηγεμονικού μετέστη πρός τό ύπήκοον. — I segni di un profondo intervento sopra il testo di Eutropio sono evidenti pure sul versante stilistico-lessicale, dal momento che la tradizione eutropiana appare rielaborata secondo lo stile dell'Antiocheno. Da questo punto di vista e dawero impossibile 'purificare' il testo eutropiano dal lavoro di Giovanni (cf., ad es., fr. 198, dove il testo di Eutropio e rielaborato attraverso scelte lessicali che richiamano Tucidide III 56, 6). — L'aderenza all'originale latino da parte di Giovanni e molto piü spiccata rispetto a quella della versione di Peanio, ο a quella usata da Teofane nel secolo IX17. £ possibile dare alcune indicazioni per il rapporto tra la traduzione eutropiana presente in Giovanni e la traduzione di Peanio. In molti casi, infatti, la versione di Giovanni presenta errori ο varianti estranei a Peanio: cosi, ad es., nel fr. 225, 8-9: parlando delle vittorie di Gordiano sui Persiani, Eutr. IX 2, 2 dice: proeliisque
ingentibus
Persas adflixit. Giovanni sostituisce a Persas l'espressione
Παρθικάς δυνάμεις accogliendo una lezione presente nella versione eutropiana a sua disposizione. Questa Variante Parthos e nota, ad es., attraverso il manoscritto Gothanus 1101 di Eutropio (X secolo), e torna in Orosio VII 19,4. Un altro esempio da considerare e il fr. 119. 2: in riferimento ad Annibale, il testo di Eutr. Ill 10, 1, callidum et impatientem ducem, viene reso con l'espressione: ού γαρ έτέρως περιέσεσθαι στρατηγού θερμοϋ τε και άμαχου παντάπασιν. L'immagine di Annibale στρατηγός θερμός non e un'invenzione di Giovanni. La traduzione a sua disposizione, infatti, mostra in questo passo di seguire una famiglia di manoscritti del Breviarium dove il testo dice: calidum et impatientem ducem. Dunque la Variante callidus/calidus nella tradizione eutropiana spiega θερμός in Giovanni. Esistono tuttavia casi in cui la corrispondenza di errori ο interpretazioni tra il testo eutropiano di Giovanni e Peanio e evidente. Cosi, ad es., fr. 247: l'identitä dei ribelli Quinquegentiani in Eutr. IX 22, 1 viene male compresa tanto da Peanio, che ha Γεντιανοϋ, πέντε δέ ήσαν ούτοι, quanto da Giovanni: και ή Αφρική πρός ε' ανδρών Γεντιανών την προσηγορίαν έπεπολέμητο. Altro interessante esempio: nella traduzione di Eutr. VII 14, 1 sulla ferocia di Nerone contro il senato, Peanio taglia nella versione la fräse: infinitam senatus partem interficit,
bonis omnibus
hostis fuit. Lo stesso 'taglio' nella traduzione si h a nel
corrispondente passo di Giovanni fr. 172.
17 cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 112-113, e giä de Boor, Zu Johannes Antiochenus (1885), cit., 324-326, che confronta l'originale di Eutr. X 1 con il testo del fr. 252 dell'Antiocheno, e la versione pure presente in Theoph. 10, 19-26. Cf. pure E. Patzig, Die römischen Quellen des salmasianischen Johannes Antiochenus, ByzZ 13, 1904, 13-50, partic. 20. II Walton, A Neglected Historical Text, cit., 237 n. 7 ipotizza che Giovanni abbia tradotto da se il Breviarium; ma contra cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 110 n. 55.
CXXXIV
Introduzione
In Conclusione, Eutropio e una delle fonti principali della Ιστορία χρονική tanto sul versante storiografico, quanto sul versante della struttura cronologica e narrativa18. Dionigi
di
Alicarnasso
La tradizione di Dionigi di Alicarnasso costituisce, insieme alle Vitae plutarchee, la fonte di maggiore importanza che Giovanni usa per integrare la scarna narrazione di Eutropio per l'etä arcaica e per la storia del primo periodo repubblicano. A partire dalla tarda repubblica Dionigi e sostituito con Cassio Dione. Dionigi non e solo un serbatoio di notizie: l'Antiocheno si mostra in numerosi casi in sintonia storiografica con la sua fonte. Ad esempio, per l'importanza data alia componente etrusca nella cultura e nella religione di Roma arcaica e repubblicana. Ε sul versante politico, per l'interpretazione storiografica di alcune vicende, ο di alcune istituzioni politiche. Emblematica e pure la sintonia deH'Antiocheno con Dionigi riguardo alia pericolositä della dittatura, magistratura molto vicina alia μοναρχία19. Diodoro
Siculo
Anche la tradizione di Diodoro Siculo e fonte importante per la Ιστορία χρονική, soprattutto per integrare le vicende di storia romana con le vicende di storia ellenistica, che nel suo ordine narrativo Giovanni pone a conclusione dei diversi λόγοι sulla storia di Roma. Non e possibile stabilire se l'Antiocheno abbia conosciuto direttamente il testo di Diodoro, pure in una sua versione epitomata; o, piuttosto, se derivi la sua conoscenza per la mediazione di un altra fonte20. Insieme a Dexippo, e all'epitome di Giustino da Trogo, la tradizione di
18 Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 14-15, osserva che, nonostante l'importanza di Eutropio come fonte di riferimento per la storia romana, in nessun frammento il nome dello storico e citato. Si puö pensare che il caso, ο l'inclinazione al taglio degli Excerptores costantiniani, abbiano causato la perdita di queste citazioni; ma anche interessante mi sembra l'osservazione dello studioso, secondo il quale ο nel proemio, ο in un luogo non pervenuto del libro sulla fondazione di Roma, Giovanni avrebbe indicato il suo debito nei confronti dell'autore del Breviarium. 19 Sulla sintonia tra Giovanni e la tradizione di Dionigi, cf. Capozza, Giovanni Antiocheno frg. 44, 47, 61 Müller, cit., 390-392 e 394-399; L. Zusi, Roma arcaica nella tradizione bizantina, CS 15, 1978, 1-43, partic. 5, 7, 9, 20-23, 35, 38; e Id., Romolo, cit., 301, 302-307. Sul pensiero politico di Dionigi: E. Gabba, Dionigi e la dittatura a Roma, in Id. (a cura di), Tria Corda. Scritti in onore di A. Momigliano, Como 1983, 215-228; e Id., Dionysius and the History of Archaic Rome, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1991, partic. 190-216. 20 Diodoro e citato come fonte nel fr. 145.2, 64.306. Per l'uso di Diodoro Siculo da parte di Giovanni cf. M. Capozza, II brigantaggio nelle fonti della prima rivolta servile siciliana, AIV 133, 1974-1975, 27-40; Zusi, L'eta mariano-sillana, cit., 16. Per l'ipotesi dell'impiego di un epitome di Diodoro, cf. Capozza, Giovanni Antiocheno frg. 44, 47, 61 Müller, cit., 406, 414. In ogni caso έ evidente che, soprattutto in ambito siriaco e antiocheno, nella tarda antichitä Diodoro έ autore conosciuto e apprezzato soprattutto dai cronachisti, cf. G. Zecchini, La conoscenza di Diodoro nel tardoantico, «Aevum» 61, 1982, 43-52, partic. 51-52: tutta la fortuna di Diodoro in am-
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
cxxxv
Diodoro e fonte di riferimento di Giovanni per la vicenda di Alessandro Magno, nella seconda parte del libro sulla fondazione di Roma. Ma in questa sezione Giovanni non cita testualmente Diodoro; piuttosto lo rielabora e lo contamina 21 . La tradizione di Diodoro torna sovente nella narrazione della storia di Roma tra II e I sec. a.C.; Ad es. Diod. XXXIV 2 e fonte per la ricostruzione della rivolta servile in Sicilia, secondo la narrazione del fr. 138: Giovanni rielabora secondo la sua prospettiva storiografica le informazioni di Diodoro 22 . Rilevante e pure fr. 145.2, 63-73, dove si descrive l'interpretazione etrusca dei prodigi a w e nuti prima del conflitto tra Mario e Silla. Si tratta di un brano dove Giovanni cita Diodoro come sua fonte insieme a Livio. Ii passo, che corrisponde a Diod. XXXVI11 /XXXIX 5, e noto anche attraverso Plut., Vita di Silla 7, 6 che tuttavia non cita Livio e Diodoro come fonti. Questa attribuzione e fornita dal solo Giovanni 23 . Ε ancora: Diodoro appare espressamente citato come fonte in un episodio di difficile interpretazione storiografica, relativo alia presunta 'seconda' dittatura di Silla, cf. 145.2, 308-311; anzi, secondo una procedura metodologica consueta all'Antiocheno, le notizie tratte da Diodoro sono poste come versione alternativa alia fonte principale utilizzata da Giovanni, cioe Plutarco 24 . Un ruolo importante svolge la tradizione di Diodoro anche nelle sezioni che riassumono i principali eventi relativi alle monarchic ellenistiche e all'Oriente nei libri dalla fondazione di Roma al λόγος ε' των ύπάτων. Cf., ad es., fr. 145.1, 8 - 9 dove e citata la profezia della Pizia a Attalo I, conservata da Diodoro XXXIV/XXXV 13.
21
22
23
24
bito cristiano parte dal reimpiego che ne fanno Giulio Africano e Origene; e si consolida attraverso l'interesse di Eusebio di Cesarea. L'indicazione di Dexippo come fonte di riferimento per Alessandro, conservata da Cedreno in un passo che compila Giovanni di Antiochia (FGrHist 100 F 10; cf. fr. 74), lascerebbe pensare che questa conoscenza della tradizione diodorea passi a Giovanni appunto attraverso Dexippo; forse attraverso la Χρονική Ιστορία, ο attraverso l'epitome in quattro libri che Dexippo realizzö dei Μετά τόν Άλέξανδρον di Arriano. La questione e controversa e da approfondire: cf. in generale Zecchini, La conoscenza, cit., 50-51 sulla fortuna di Diodoro in ambito storiografico pagano. Sui rapporti tra i lemmi giovannei della Suda su Alessandro e la tradizione arrianea cf. C. Bearzot, La storia greca nella Suda, in Zecchini, II lessico Suda, cit., 35-74, partic. 59. Per il lavoro di Giovanni sulla tradizione di Diodoro: cf. Capozza, Giovanni Antiocheno frg. 44, 47, 61 Müller, cit., 405-414: riguardo alla struttura narrativa della 'Ιστορία χρονική non bisogna mai trascurare, tuttavia, che ogni riflessione sulla consistenza della narrazione giovannea deve tener conto che negli Exc. Constant, sono tagliate larghe sezioni dei passi originali riutilizzati. Cf. Walton, A Neglected Historical Text, cit., 241-244, che tuttavia rifiuta l'attribuzione del passo a Diodoro e pensa piuttosto che Giovanni abbia inventato la dipendenza di queste notizie dalla tradizione diodorea; in rcaltä secondo lo studioso la sua unica fonte sarebbe Plutarco. Cf. sul tema Roberto, Giovanni di Antiochia e un'interpretazione etrusca della storia, cit. Per l'interpretazione del passo cf. Walton, A Neglected Historical Text, cit., 244-251: nonostante l'infondatezza della notizia di una seconda dittatura di Silla, lo studioso ritiene che, forse con taluni fraintendimenti, l'Antiocheno abbia tratto le sue informazioni anche dalla tradizione diodorea. Walton e comunque propenso a credere che la conoscenza di Diodoro da parte di Giovanni sia indiretta, probabilmente attraverso un'epitome. Sul passo cf. anche Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 97-102.
CXXXVI
Introduzione
II Chronicon di Eusebio di Cesarea e la sua
tradizione
Per quanto riguarda le vicende delle monarchic ellenistiche e dell'Oriente nell'eta della repubblica romana, Giovanni di Antiochia mostra significativi punti di contatto con la tradizione del Chronicon di Eusebio. Vi sono numerosi casi, infatti, nei quali la 'Ιστορία χρονική restituisce informazioni note ai maggiori esponenti della tradizione del Chronicon eusebiano, da Gerolamo all'Anonymus Matritensis. Cf. ad es. alia fine del λόγος δ' των υπάτων (145.2, 325-331) l'evidente corrispondenza tra Giovanni e Gerolamo (da Eusebio) sulle vicende degli Ebrei fino alia conquista Romana25. Cassio Dione
Dopo Pietro Patrizio, Giovanni di Antiochia e uno degli anelli fondamentali per la fortuna di Cassio Dione nella cultura bizantina. Attraverso il reimpiego di Giovanni, soprattutto nella sezione di storia repubblicana, si consolida infatti l'importanza e la conoscenza di Cassio Dione nella cultura tardoantica e bizantina. L'importanza di Giovanni per la tradizione di Cassio Dione si spiega per il fatto che l'Antiocheno lesse lo storico in versione originale; ο comunque in una compilazione assai fedele. Ne consegue che in molti passi il testo di Giovanni Antiocheno e ottimo testimone per ristabilire le parti perdute di Cassio Dione; in alcuni casi anche piü accurato dell'epitome di Xifilino e di Zonara26. Segni evidenti deH'impiego di Cassio Dione sono giä nel frammento sulla morte di Romolo (fr. 59); ma e soprattutto nella sezione repubblicana che sua la presenza diviene percepibile. L'utilizzo da parte di Giovanni e costante per la sezione di storia imperiale fino a Commodo, dove Cassio Dione e la fonte piü usata per integrare Eutropio27.
25 Cf. sul passo Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 113-114. 26 Cassio Dione έ citato direttamente come fonte nel fr. 172, 87; cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 10-15 e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 93-103. La rielaborazione di Cassio Dione da parte di Giovanni e condotta attraverso una forte contaminazione con altre fonti: la ricchezza di informazioni di Giovanni non e da attribuire all'impiego da parte sua di una versione di Cassio Dione interpolata: cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 10-12; ma ai caratteri stessi del suo metodo storiografico cf. Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 48-50. 27 Nel fr. 59 Giovanni intreccia Dionigi di Alicarnasso con Plutarco, e poi afferma che Giulio Proculo, giunto a Roma ad annunciare l'ascensione al cielo di Romolo-Quirino, era un άνήρ ίππεϋς. In tutta la tradizione sui fatti questa notizia e presente solo in Zon. VII 4 e proviene da una parte perduta di Cassio Dione (cf. tuttavia Cass. Dio LVI 46, 2). Plutarco considera Proculo uno dei πατρίκιοι. Cf. pure Zusi, Romolo in Giovanni Antiocheno, cit., 300-302 e 307-308; sono convinto che Giovanni cogliesse il significato politico della ricostruzione dei fatti in Cassio Dione: e il cavaliere Proculo che media tra il gruppo dei senatori e l'alleanza πλήθος-στρατιώται, evitando in questo modo la guerra civile. Cf. su Giovanni lettore di Cassio Dione: Müller, FHG IV 538; e l'edizione di Boissevain, per i molti passi di Cassio Dione dove l'uso di Giovanni e fondamentale per la ricostituzione del testo: cf., ad es., Cass. Dio. LXI 17, 4 e LXI 19, 2 nella doppia versione di Io. Ant. fr. 172, 45-52 e di Xifilino. Ε ancora LXI 22, 2 - 3 (ricostruito attra-
CXXXVII
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
Plutarco
Un ruolo di rilievo svolge la tradizione plutarchea (non solo delle Vitae) nella ricostruzione delle vicende di Roma arcaica. In particolare, Giovanni e in perfetta sintonia storiografica con la visione plutarchea della tirannide di Romolo 28 . Molte opere di Plutarco, soprattutto le Vitae, sono utilizzate da Giovanni per integrare le notizie provenienti dalle sue fonti principali sull'epoca repubblicana. II λόγος δ' των υπάτων (fr. 145.2) mostra l'importanza delle Vitae plutarchee nella ricostruzione giovannea degli eventi. Nel frammento la Vita di Silla e insieme a Eutropio la fonte di riferimento, e Plutarco e citato direttamente sette volte; inoltre, attraverso Plutarco Giovanni opera citazioni di seconda mano di fonti a lui non note: cosi, ad es., per il caso dei Commentarii di Silla citati attraverso la testimonianza della Vita Sullae di Plutarco (fr. 145.2, 121.139) 29 . Filostrato
Nei frammenti sull'impero di Tito si trovano due brani che rimandano a passi della Vita Apollonii di Filostrato: fr. 186, sull'omaggio a Tito dei popoli confinanti con la Giudea, dopo la cattura di Gerusalemme, che corrisponde a VA VI 29; e fr. 188, 3-8, sulla profezia della morte di Tito, che corrisponde a VA VI 32. In entrambi i casi, Giovanni epitoma il testo della sua fonte ma, data la precisione, e lecito pensare che i due brani provengano da una conoscenza diretta del testo di Filostrato (o di una sua antologia). Nel fr. 190.1, 24-28 vengono ricordate le parole di Apollonio di Tiana alia morte di Domiziano, ma la citazione, in verso il fr. 201 di Giovanni) e il commento di Boissevain a LXI 31, 1; 31, 5 a . In taluni casi Boissevain ristabilisce la tradizione di Cassio Dione attraverso il solo testo di Giovanni: cf., ad es., Cass. Dio LXVIII 16, l a = fr. 194; LXI 17, 4; LXVI 19 3 b -3 c . Interessante la tesi di DiMaio, The Antiochene
Connection,
cit., 174-183, per la quale Zonara contaminö in alcuni punti la versione
originale di Cassio Dione servendosi della rielaborazione di Giovanni; cf. infra
CLXVII-
CLXVIII. 28
Plutarco e citato direttamente nei frammenti: 2, 9; 19, 2; 145.2, 88.152.176.194.212.243.263.306. Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, Zusi, Romolo
29
cit., 102-109; per la tradizione plutarchea su Roma arcaica cf.
in Giovanni Antiocheno,
cit., 307.
Non ci sono dubbi sulla conoscenza da parte di Giovanni dell'intera Vita di Silla: cf. giä Boissevain, Cassius Dio, cit., I, XCIII; Walton, A Neglected Historical
Text, cit., 237. Attraverso le in-
formazioni derivate da Plutarco, Giovanni elabora un originale rappresentazione del carattere di Silla e del significato storico della sua carriera militare e politica: cf. Zusi, L'etä
mariano-sil-
lana, cit., 104-106; lo studioso (116-117) spiega la presenza di notizie che integrano la tradizione plutarchea su Silla con la possibilitä che Giovanni abbia utilizzato un edizione compendiata della Vita di Silla, arricchita con notizie provenienti direttamente dai Commentarii
sillani. Le
Vitae di Plutarco sono strumento utile per l'Antiocheno, anche nel suo sforzo di arricchire le notizie sui vincoli di parentela dei diversi personaggi: cf., ad es., fr. 145.2, 152: su Diogene, figlio di Archeiao. L'interesse ai vincoli di parentela e molto forte in tutta la 'Ιστορία χρονική: si vd., ad es., il fr. 280, 1-11, sulla parentela tra Teodosio e Valentiniano II; ο la precisa menzione di nomi altrimenti scomparsi nella tradizione storiografica: cosi il nome della figlia di Antemio che ando sposa a Ricimero, Alipia, e conservato da Giovanni fr. 301, 2.
CXXXVIII
Introduzione
questo caso, sembra tratta da Cassio Dione LXVII 18, 1. La conoscenza e il reimpiego della Vita Apollonii nella 'Ιστορία χρονική si spiegano considerando il valore della riflessione politica di Flavio Filostrato sulla monarchia 30 . Erodiano Giovanni di Antiochia utilizza Erodiano come fonte principale per tutta l'epoca dalla morte di Marco Aurelio fino a Massimino il Trace (161-238 d.C.)· Per l'etä di Commodo, tuttavia, gli Exc. Constant, mostrano che Giovanni ha operato una contaminazione di Erodiano con notizie da Cassio Dione. A partire dal periodo successivo alia morte di Commodo, Erodiano appare unica fonte di riferimento, che viene sporadicamente contaminata con interventi personali dell'Antiocheno ο con brevissime notizie da altre fonti31. II testo di Erodiano viene certo epitomato e adattato alia sintesi di una storia universale; e tuttavia in molti punti la trascrizione appare assai fedele. Inoltre Giovanni subisce la forte influenza di Erodiano anche dal punto di vista stilistico e lessicale. Questo rapporto cosi stretto di Giovanni con la sua fonte e piuttosto singolare, dal momento che di norma, egli contamina ed integra le sue fonti. L'atteggiamento di Giovanni verso il testo di Erodiano trova come unica corrispondenza l'uso di Malala nella sezione della αρχαιολογία32. II rapporto cosi stretto tra Giovanni e Erodiano e significativa anche dal punto di vista storiografico. Evidentemente l'autore della Ιστορία χρονική sente la narrazione e la prospettiva storiografica di Erodiano come piü vicina ai suoi interessi, al suo ambiente, alia sua sensibilitä. In particolare, Giovanni sembra 30
Cf. sul pensiero politico di Filostrato: Mazzarino, Pensiero storico classico, III, cit., 288-290; M. Mazza, L'intellettuale come ideologo: Flavio Filostrato ed uno "Speculum principis" del III secolo d.C., in P. Brown, L. Cracco Ruggini, M. Mazza (a cura di), Governanti e intellettuali. Popolo di Roma epopolo di Dio (I-VIsecolo d.C.), Torino, 1982,93-121. 31 Su Erodiano fonte di Giovanni cf. giä Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta, cit., 164-165; e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 86-93. Per la contaminazione tra Erodiano e Cassio Dione, cf. fr. 203, 91-94, dove nell'epitome del testo di Herod. I 14, 8 viene inserito un brano da Cass. Dio. LXXII 20, 1; e fr. 204, 4 - 5 , dove nel testo di Herod. I 17 viene inserito un breve passo da Cass. Dio LXXII 15, 3. Cf. pure Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 91-92: l'indicazione di Παπιανός ό νομοθέτης come prefetto del pretorio, ad integrazione del testo di Erodiano, potrebbe venire da Eutr. VII 23, tuttavia con un fraintendimento da parte del copista tra Παπιανός e Ούλπιανός. Sotiroudis ha ragione quando ritiene l'integrazione autenticamente giovannea, e non una nota marginale successivamente scivolata nel testo. 32 La compilazione giovannea e a tal punto fedele che talora la 'Ιστορία χρονική έ utile per ristabilire il testo di Erodiano. In linea di massima, bisogna considerare che di Giovanni possediamo in realtä solo excerpta, dunque testi a loro volta tagliati e rielaborati. Ne consegue che non sempre έ possibile farsi un'idea precisa dell'effettivo intervento di sintesi sul testo di Erodiano. Per quanto riguarda l'inclinazione di Giovanni ad assimilare anche lo stile e il lessico di Erodiano in altre parti della 'Ιστορία χρονική, puö aiutare a comprendere questa scelta il piü tardo giudizio di Fozio (cod. 99 [II 69-70 Henry]) sulla μεσάτης di Erodiano come cifra stilistica in equilibrio tra gli eccessi della storiografia influenzata dalla retorica e lo stile volgare. Sulla questione della lingua nella storiografia bizantina, cf. Maltese, La storiografia, cit., 363-366.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXXXIX
condividere il pessimismo di Erodiano, che descrive l'etä di Commodo e dei Severi come stagione di decadenza dopo l'etä prospera degli Antonini e, soprattutto, dell'optimus princeps Marco33. Per queste ragioni l'Antiocheno passa drasticamente dall'uso di Cassio Dione, come fonte di riferimento per integrare Eutropio, all'uso quasi esclusivo di Erodiano. Solo in corrispondenza del termine dell'opera di Erodiano (238 d.C.). Eutropio riprende il suo ruolo guida in Giovanni, integrato da altre fonti. Dexippo L'uso della tradizione di Dexippo in Giovanni di Antiochia e stata da tempo segnalato 34 .1 seguenti frammenti attingono alia tradizione di Dexippo: il fr. 74 su Alessandro Magno corrisponde al testo di Cedreno 265, 5-11 e, in parte, alia testimonianza di Giorgio Sincello 318, 7-9. Tanto nel testo di Cedreno, quanto in quello di Sincello viene espressamente citato Dexippo come fonte della notizia presente pure nell'Antiocheno 35 . La tradizione di Dexippo appare anche nella sezione imperiale, nelle notizie sulla morte di Filippo e sulla successione al trono di Decio, secondo la narrazione di fr. 226. In particolare Giovanni mostra un atteggiamento neutro nei confronti di questo imperatore, secondo una prospet33 Sulla visione storica di Erodiano cf. Mazzarino, II pemiero storico classico III, cit., 205-208; M. Zimmermann, Kaiser und Ereignis: Studien zum Geschichtswerk Herodians, München 1999. 34 Cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 25; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 142-143. Di Dexippo sono noti frammenti di Σκυθικά, opera che copre il periodo 238-274; e frammenti da una cronaca in 12 libri, intitolata Χρονικά ο Χρονική ιστορία ο Σΰντομον ιστορικόν, dalle origini all'imperatore Claudio II (268-270). Dai frammenti a noi giunti e lecito pensare che Giovanni conoscesse queste opere. Si puö anche ipotizzare che la Χρονική ιστορία di Dexippo possa aver attirato l'interesse dell'Antiocheno per la sua struttura di cronaca universale, di impostazione non cristiana; e per lo sforzo di sincronismo tra storia greca e storia romana. Sulla Χρονική ιστορία cf. F. Jacoby in FGrHist IIc, 305; F. Millar, P. Herennius Dexippus: the Greek World and the Third-Century Invasions, JRS 59, 1969, 12-29, partic. 15-16; R.C. Blockley, Dexippus of Athens and Eunapius ofSardis, «Latomus» 30, 1971, 710-715, partic. 710-712; condivido l'opinione di D.F. Buck, A Reconsideration of Dexippus' Chronica, «Latomus» 43, 1984, 596-596: come giä Jacoby, lo studioso ritiene che la Χρονική ιστορία fosse un Geschichtswerk, e non una cronaca, in forma di tabelle cronologiche integrate da secche notizie. Sul ruolo di Dexippo nella storiografia di III secolo, cf. E.V. Maltese, I μετά Άλέξανδρον di Dexippo, ASNP 8, 1978, 349-419; Baldini, Storie perdute, cit., 43-51. 35 Cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 144-145. Si puö approfondire la questione notando che Cedreno deriva, insieme a Ps. Simeone, dallo stesso Giovanni di Antiochia (Sincello, al contrario, non ha contatti con la 'Ιστορία χρονική). Cedreno ha un testo migliore di quello conservato nel frammento giovanneo a noi giunto per la seguente ragione: il fr. 74 di Giovanni e costituito da due lemmi della Suda, A 1121 (I 102, 26-34 Adler) = Δ 74 (II 7, 12-15 Adler); questi due lemmi non restituiscono il testo della 'Ιστορία χρονική, come Cedreno; al contrario, trascrivono Exc. Constant, da volumi per noi perduti. Ne consegue che, pur essendo una fedele compilazione dell'originale, sono rielaborati e sottoposti al taglio dell'Excerptor. E, rispetto al testo presente in Cedreno (e confermato in modo indiretto da Sincello), i due lemmi della Suda non conservano l'indicazione: ώς γαρ Δεξίππος ιστορεί (i lemmi sono trascritti dagli Exc. Constant. che sovente omettono le citazioni).
CXL
Introduzione
tiva che riappare tanto nei frammenti dello stesso Dexippo (FGrHist 100 F 26), quanta nella tradizione dei Getica 16, 90 di Iordanes36. Zosimo
Zosimo viene utilizzato da Giovanni di Antiochia per ricostruire gli eventi storici a partire dalla metä del III secolo. Insieme ad Eutropio, il primo libro di Zosimo diviene dunque fonte di riferimento per la ricostruzione delle vicende dopo il 238, cioe dopo Erodiano, e almeno fino all'eta della tetrarchia37. Giovanni attinge al testo originale di Zosimo senza mediazioni. Probabilmente la sua opera, insieme a quella di Eustazio di Epifania (dell'inizio del VI secolo) e di Evagrio (fine VI secolo), costituisce il tramite storiografico per la conoscenza di Zosimo nella successiva cronachistica bizantina38. La forte sintonia storiografica tra Zosimo e Giovanni e dimostrata dal fatto che, almeno per il 36 Sulla tradizione di Dexippo come fonte del frammento cf. S. Duäanic, The End of the Philippi, «Chiron» 6, 1976, 427-439. Sono in generale d'accordo con lo studioso; non credo, tuttavia, si possa accettare la sua forzatura del testo riguardo all'identificazione alia r. 5 di αύτός con Decio. Continuo a seguire l'opinione di Müller, per il quale αύτός e da riferire a Filippo. In generale, sull'importanza di Dexippo come fonte per gli eventi del III secolo dopo Erodiano, cf. Bleckmann, Die Reichskrise, cit., 20-32. 37 Cf. Mendelssohn, Herodiani, cit., XXVI; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 126-129, giustamente afferma la conoscenza diretta di Zosimo da parte dell'Antiocheno contro la tesi di Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 33, che invece ritiene la corrispondenza tra Zosimo e Giovanni dovuta alia trascrizione di passi da una stessa fonte, cioe Eunapio di Sardi. Sulla questione cf. pure R.C. Blockley, The Fragmentary Classicising Historians of the Later Roman Empire I, Liverpool 1981, 98. I passi utilizzati da Giovanni provengono in gran parte dal primo libro di Zosimo: cf. Zos. I 39, 2 nel fr. 231, su Odenato; Zos. I 40 nel fr. 232, sulla morte di Gallieno; Zos. I 41 nel fr. 233, su Aureolo; Zos. I 47 nel fr. 234, sulla morte di Quintillo; Zos. I 56, 3 nel fr. 235, su Aureliano; Zos. I 63 (ad integrazione di Eutropio) nel fr. 239, su Tacito; Zos. I 64, 4 nel fr. 240, su Probo; Zos. I 66 nel fr. 241, su Probo; Zos. I 71, 4 - 5 nel fr. 243, sulla morte di Probo; Zos. I 72-73 nel fr. 246, su Carino e Diocleziano. Ma la conoscenza non si limita al primo libro: nel fr. 280, sulla rivolta di Eugenio ed Arbogaste contro Teodosio, έ evidente la citazione di Zos. IV 35, 3-4. Su Zosimo fonte per gli eventi di III secolo cf. Baldini, Storie perdute, cit., 207-240. Sull'uso di Giovanni come tradizione indiretta per ricostruire le parti lacunose del Vat. gr. 156, unico testimone di Zosimo, cf. Paschoud, Zosime, I, cit., XXVII-XXVIII. 38 Sulla questione cf. F. Paschoud, Zosime I, cit., LXXXVII-LXXXVIII; Bleckmann, Die Reichskrise, cit., 37. Bleckmann, p. 39 n. 153, accetta la tesi di Sotiroudis sulla datazione di Giovanni al 520-530; di conseguenza egli afferma che solo fino al 530-535 sarebbe possibile pensare ad una conoscenza diretta del testo del pagano Zosimo, prima della sua riscoperta nel IX secolo. Per la mia ipotesi di datazione di Giovanni all'etä di Eraclio, ritengo che questa conoscenza diretta vada spostata almeno fino al primo ventennio del VII secolo. Del resto, la conoscenza dell'opera di Zosimo έ significativamente attestata nei decenni di svolta tra VI e VII secolo a Costantinopoli: prima di Giovanni, Evagrio, che pubblicö la sua Storia Ecclesiastica nel 593-594, prende posizione critica sulla visione storiografica di Zosimo. Ne consegue che almeno nel periodo tra Evagrio e Giovanni (fine VI-inizio VII), l'opera di Zosimo non έ solo conosciuta, ma anche dibattuta in alcuni ambienti culturali della capitale; sulla critica di Evagrio a Zosimo cf. L. Cracco Ruggini, Pubblicistica e storiografia bizantine di fronte alia crisi dell'impero romano, «Athenaeum» 13, 1973, 146-183, partic. 171-173.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXLI
primo libro, l'Antiocheno trascrive i passi della sua fonte in modo assai fedele. Indifferente all'atteggiamento anticristiano, Giovanni si volge all'uso diretto di Zosimo per diverse ragioni: in primo luogo stilistiche e di impostazione storiografica, dal momento che Zosimo non solo e uno dei rappresentanti dell'indirizzo classicheggiante della storiografia tardoantica; appartiene pure a quel gruppo di autori che in successione temporale dedicano monografie alia storia dell'impero romano, e che Giovanni utilizza per la 'Ιστορία χρονική: Dexippo, Eunapio, Prisco di Panion, Candido Isaurico e Zosimo, appunto. A mio parere vi sono poi affinitä nella visione complessiva della storia romana: come giä nel caso di Erodiano, anche Zosimo esprime un pessimismo sulle sorti dell'impero che attira l'interesse di Giovanni; al di lä dell'impostazione religiosa, e soprattutto il pensiero di Zosimo intorno al rapporto tra μοναρχία e libertä politica che richiama uno dei temi centrali della 'Ιστορία χρονική39. Ammiano
Marcellino
La conoscenza di Ammiano Marcellino e attestata tanto dalla tradizione degli Exc. Constant., quanto da quella degli Exc. Salmas. IIi0. Giovanni utilizza Ammiano (o la sua tradizione) soprattutto per il periodo tra Costanzo II e Giuliano, insieme ad unaltra fonte. M. DiMaio ha ipotizzato che questa seconda tradizione sia identificabile con una parte perduta dell'opera dello stesso Giuliano. Si tratta in ogni caso di una fonte che riporta aneddoti su Giuliano, come intellettuale e imperatore pagano, senza alcun vigore polemico41. Eunapio di Sardi
Giovanni di Antiochia utilizzo Eunapio come fonte della 'Ιστορία χρονική. L'uso diretto e testimoniato dal confronto tra alcuni Exc. Constant., alcuni lemmi del lessico della Suda attribuiti a Giovanni e i frammenti dell'opera di Euna39 Per l'interpretazione del pessimismo, su base religiosa e politica, di Zosimo si vd. L. Cracco Ruggini, Zosimo, ossia il rovesciamento delle 'Storie Ecclesiastiche', «Augustinianum» 16, 1976, 23-36, partic. 26-30; sulle posizioni antimonarchiche di Zosimo cf. Paschoud, Cinq itudes sur Zosime, cit., 1-23. Sulla ricezione di Zosimo, come interprete non cristiano della crisi dell'impero romano, cf. il cap. VI in S. Mazzarino, La fine del mondo antico, Milano 1959. 40 La tesi e giä in E. Patzig, Die römischen Quellen des salmasischen Johannes Antiochenus, ByzZ 13, 1904, 13-50, partic. 27-38, che tuttavia trascura gli Exc. Constant. Patzig afferma che Giovanni conobbe l'intera opera di Ammiano e che la conoscenza della tradizione di Ammiano in Zonara passa attraverso la mediazione di Giovanni Antiocheno. Per i passi dipendenti da Ammiano cf. fr. 264, 15-16 da Amm. Marc. XXI 15, 2 (e piü in generale l'intero frammento si presenta costruito attraverso la contaminazione di Ammiano, Zosimo e Eutropio); fr. 263 da Amm. Marc. XV 8,17; fr. 265 da Amm. Marc. XXI14, 1. 41 Cf. DiMaio, The Antiochene Connection, cit., 163-166, per Zon. XIII 10, 16-20: lo studioso rielabora la tesi Patzig, integrandola con l'ipotesi che Giovanni abbia contaminato Ammiano ricorrendo direttamente ad opere di Giuliano, oggi perdute. Pure da approfondire έ l'ipotesi che Giovanni avrebbe personalmente tradotto tanto il Breviarium di Eutropio, quanto le Res gestae di Ammiano, con errori di interpretazione che si riscontrano in alcuni passi.
CXLII
Introduzione
pio 42 . In alcuni casi Giovanni trascrive il solo testo di Eunapio. Ad esempio, dal confronto tra Eunap. fr. 63 Mü., Zos. V 1, 1 - 3 e il fr. 283 di Giovanni si comprende il valore della compilazione dell'Antiocheno per il recupero del testo eunapiano 43 . In altre circostanze, Giovanni rielabora e contamina il materiale eunapiano. Cosi, giä nel fr. 274 il ritratto dai toni encomiastici di Valentiniano I ricava probabilmente la parte politica da Eunapio: lo conferma la lettura della stessa tradizione in Zos. IV 3, 2 - 5 ; nello stesso frammento la parte religiosa dell'encomio deriva, invece, da Socr. IV 11-12. La contaminazione della tradizione di Eunapio con brani dell'opera del cristiano Socrate, rappresenta il dato piü costante e storiograficamente significativo del lavoro di Giovanni su questa fonte. Non si tratta solo di arricchire la narrazione: spesso Giovanni intuisce la carica polemica ed apologetica della storiografia pagana di Eunapio; il suo intervento sul testo si rivela allora necessario per attenuare questo carattere, e Socrate diviene utile strumento ai suoi scopi 44 . Purtroppo la frammentarietä dei testi,
42
Su Giovanni lettore di Eunapio cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni
aetate, cit., 31-34; Blockley,
FCH, I, cit., 9 8 - 9 9 , che rifiuta l'ipotesi di A. Cameron, per il quale Giovanni avrebbe utilizzato solo Eunapio per ricostruire la storia dei regni di Teodosio I e Arcadio; Sotiroudis, chungen,
Untersu-
cit., 129-135. Nonostante la sua linea anticristiana, Eunapio venne utilizzato come
fonte da numerosi storici successivi: Sozomeno e Filostorgio, tra i cristiani; tra i pagani Zosimo, soprattutto, ne ebbe grande considerazione: cf. Blockley, FCH,
I, cit., 1 - 2 7 e soprattutto
97-100; per i rapporti tra Eunapio e Zosimo cf. R.T. Ridley, Eunapius 9 - 1 0 , 1969-1970, 574-592; L. Cracco Ruggini, Simboli di battaglia smo (Roma, Atene, Costantinopoli;
Numa, Etnpedocle,
and Zosimus,
ideologica
«Helikon»
nel tardo
Elleni-
Cristo), in Studi storici in onore di O. Ber-
tolini I, Pisa 1972, 177-300, partic. 272-300; Paschoud, Cinq etudes, cit., e Zosime. Histoire velle, I, cit. (2003 2 ), X X X V I - L X X I V ; ancora A. Baldini, Ricerche sulla storia di Eunapio
nou-
di Sardi,
Bologna 1984, in partic. 19-74; per l'impiego di Eunapio nella storiografia successiva cf. per Filostorgio: L. Jeep, Quellenuntersuchungen
zu den Griechischen
Kirchenhistorikern,
«JClPh»
Suppl. 14, 1885, 53-178, in partic. 53-64; attenua la posizione del Jeep, J. Bidez (hrsg. v.), Philostorgius. Kirchengeschichte,
Leipzig 1913, CXXXVIII; per la presenza della tradizione eunapiana
in Sozomeno: G. Schoo, Die Quellen des Kirchenhistorikers 43
Sozomenos,
Berlin 1911, 80.
Ed infatti Blockley, FCH II, cit., considera come testo eunapiano anche gli altri frammenti dell'Antiocheno sulle vicende del periodo: fr. 274, 1 - 8 e 281, come compilazione; fr. 280 e 282, come possibile compilazione. Per quanto riguarda il versante storiografico, la prospettiva di Blockley e in parte condivisibile, poiche Giovanni conserva temi eunapiani; al contrario, i testi in questione sono da attribuire all'opera di Giovanni per il versante filologico. Per quanto riguarda Eunap. fr. 63 Mü. = Suid. Ρ 240, 'Ρουφΐνος, non scarterei l'ipotesi che il testo riportato dal lessicografo sia in realtä un frammento di Giovanni di Antiochia. Almeno due argomenti mi inducono a tale riflessione: in primo luogo la corrispondenza tanto forte tra il testo di EV 67 (= fr. 281) e quello del lemma attribuito ad Eunapio. In secondo luogo, e soprattutto, mi pare che la citazione finale nel lemma, τά δέ πολλά κατά 'Ρουφίνου εΰροις έν τη τοϋ Σαρδιανοϋ Εύναπίου Χρονογραφία, non sia argomento decisivo per escludere che la Suda stia ricavando materiale non direttamente da Eunapio (e in tal caso la frase sarebbe allora un'aggiunta del lessicografo stesso), bensl da un autore che cita Eunapio, cioe, secondo la mia ipotesi, Giovanni.
44
Cosi nel fr. 277, dove attraverso una complessa rielaborazione storiografica viene accostata la tradizione eunapiana con quella di Socrate per amplificare la crudeltä di Valente; numerose pure le integrazioni nei frammenti 279 e 280; nel fr. 283, per descrivere la malvagitä dell'eunuco
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXLIII
tanto di Eunapio, quanto di Giovanni, ostacola una comprensione piü approfondita di questo lavoro. In ogni caso, Eunapio e fonte importante della'Ιστορία χρονική, apprezzata per il patrimonio di notizie, per le forme stilistico-narrative, per la scelta lessicale45. Socrate di Costantinopoli Socrate rappresenta la piü importante fonte di versante cristiano che Giovanni utilizza per la sezione tardoantica. II dato piü significativo del suo impiego nella 'Ιστορία χρονική e la quasi completa assenza di notizie sulla storia della Chiesa: viene selezionata solo la parte politica dell'opera di Socrate, e accostata alia tradizione di Eunapio e di Prisco. Abbiamo giä avuto modo di sottolineare come l'impostazione storiografica di Giovanni sia laica; e del tutto laico e il suo impiego di Socrate che, tuttavia, faceva della συμπλοκή tra storia politica e storia religiosa uno dei presupposti della sua riflessione storiografica 46 . Giovanni appare in sintonia storiografica con Socrate e trascrive cospicue sezioni della sua opera. Concorde e il giudizio positivo dei due storici su Valentiniano e Teodosio I (fr. 274-277). Emblematica e pure la corrispondenza tra Socrate e Giovanni neH'immagine di Teodosio che prega la sera della battaglia del Frigido (fr.
Eutropio; e nel fr. 282, dove la condanna eunapiana di Rufino, uomo di Teodosio, viene amplificata dalle considerazioni di Socr. V I 1 , 6 - 7 intorno alia sua sfrenata ambizione. 45 In particolare per il versante stilistico-lessicale, si vd. la descrizione del barbaro Arbogaste nel fr. 280, 15-18. Giovanni deriva da Eunapio il suggestivo attributo φλογοειδής, che rappresenta una qualifica insieme fisiognomica e caratteriale del barbaro. In questo caso Giovanni segue la sua fonte pure nella disinvolta scelta lessicale, che giä il patriarca Fozio segnalava in Eunapio discutendo delle sue capacity stilistiche; infatti, la tendenza di Eunapio a realizzare comparazioni costruendo neologismi genera confusione nell'uso dei sufflssi -ώδης (-ώδες) e -οειδής (-οειδές); infatti nell'uso corretto con il primo suffiso -ώδης si procede alia comparazione di carat teri e natura; con il secondo suffisso -οειδής alia comparazione di forma e figura. Ne deriva che l'aggettivo φλογοειδής e da annoverare tra le espressioni lessicali anomale di Eunapio, laddove nel caso di Eunap. fr. 83 (= Io. Ant. 280, 17) piü corretta sarebbe la forma φλογώδης in riferimento al carattere del barbaro. Giovanni mostra dunque aderenza alia fonte eunapiana anche nell'uso delle sue particolaritä stilistiche e lessicali. Cf. C.G. Cobet, Ad Eunapii Fragmenta, «Mnemosyne» 9-10, 1881-1882, 27-41, partic. 38. 46 Cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 31-34; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 117-126 e Hansen, Sokrates, cit., XXXVII. Per il carattere laico della 'Ιστορία χρονική cf. supra XVI. Unica eccezione in Giovanni, la menzione dei vescovi presenti all'epoca di Valentiniano e Valente nelle principali sedi episcopali (fr. 274, 9-11): probabilmente si tratta di una notizia che va inserita in un contesto di ricostruzione cronologica. Non sono d'accordo con Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 119, che addebita agli Excerptores la mancanza di queste notizie di storia ecclesiastica. Sulla visione storiografica di Socrate cf. M. Mazza, Lo storico, lafede ed il principe. Sulla teoria della storiografla ecclesiastica in Socrate e Sozomeno (1980) in Id., Le maschere delpotere, Napoli 1986, 255-318; e piü in generale: Η. Leppin, Von Constantin dem Grossen zu Theodosius II. Das christliche Kaisertum bei den Kirchenhistorikern Socrates, Sozomenus und Theoderet, Göttingen 1996; M. Wallraff, Der Kirchenhistoriker Sokrates. Untersuchungen zu Geschichtsdarstellung, Methode und Person, Göttingen 1997.
CXLIV
Introduzione
280, 60 da Socr. V 25, 12), perche il passo dello storico cristiano e inserito in un contesto narrativo quasi del tutto desunto dalla tradizione pagana di Eunapio-Zosimo. L'opinione dei due storici diverge intorno ai successori di Teodosio il Grande. Nel brano che Giovanni utilizza come fonte per il fr. 284, Socrate loda Arcadio come strumento della πρόνοια divina contro la minaccia del malvagio Gainas, e per due volte celebra la sua capacitä di agire per il bene dell'impero (VI 6, 8 e 6, 26-27); da parte sua, Giovanni omette nella compilazione ogni riferimento all'intervento di Arcadio, ed anzi sottolinea che la πρόνοια divina agi sovrapponendosi alia indecisione dell'imperatore. Un rovesciamento di interpretazione storiografica che si ripresenta nel fr. 289 nella rielaborazione di Socr. VII 23, 3: l'imperatore Teodosio II e rappresentato in preda all'angoscia per la notizia di una rivolta in Occidente. Una forte convergenza tra l'Antiocheno e Socrate si coglie di nuovo intorno al giudizio sui barbari e sulla loro pericolositä per la pace nell'impero. Anche sul versante stilistico e lessicale, Giovanni mostra di apprezzare il testo di Socrate; in particolare l'Antiocheno conserva alcuni termini, relativi al lessico della burocrazia, della vita politica e dell'esercito, impiegati da Socrate47. Prisco
di
Panion
Giovanni lesse ed utilizzo la versione originale dell'opera storica di Prisco. La tradizione di Prisco e la fonte principale della 'Ιστορία χρονική per il periodo tra Teodosio II e Leone I, e la sintonia e alio stesso tempo storiografica e stilistico—lessicale48. 47 Sul lessico di Socrate come prodotto della sua formazione culturale e giuridica cf. E. Dovere, Stabilizzazione giuridica e acquisizione culturale nel Teodosiano: spunti in Socrates Scholastikas, «Koinonia» 18, 1, 1994,79-99. 48 Sull'impiego di Prisco nella 'Ιστορία χρονική cf. Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 34-37; Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 135-139; e U. Roberto, Prisco e una fonte romana del V secolo, Rombarb 17, 2000, 117-159. Giä pochi decenni dopo la pubblicazione degli otto volumi di Prisco, Eustazio di Epifania ne realizzö unepitome per la seconda parte della sua cronaca: molti autori successivi conoscono la tradizione priscana solo attraverso l'epitome di Eustazio. Al contrario, l'Antiocheno attinge direttamente a Prisco, e non ad Eustazio. Ne consegue che la 'Ιστορία χρονική e importante testimone per ristabilire la tradizione del testo priscano: cf. giä Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 38; G. Zecchini, Aezio. L'ultima difesa dell'Occidente romano, Roma 1983, 54-57; e Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 138. Su Eustazio di Epifania come intermediario della tradizione di Prisco per gli storici di VI secolo e di epoca piü tarda, si vd. Jeep, Quellenuntersuchungen, cit., 160-161 sui rapporti tra Evagrio e Eustazio; e Id., Die Lebenszeit des Zosimos, RhM 37, 1882, 425-433, partic. 429. L'utilitä dell'opera di Eustazio derivava, in particolare, dalla sua attivitä di epitomatore di tradizioni storiografiche: oltre a Prisco, pure quella di Flavio Giuseppe, cf. P. Allen, An Early Epitomator of Josephus: Eustathius of Epiphaneia, ByzZ 81, 1988, 1-11; d'altra parte, de Boor, Suidas, I, cit., 414-415, ipotizza che tra le altre tradizioni trasmesse dall'opera di Eustazio vi fosse pure quella dello storico di IV secolo Eusebio, a noi noto solo per una citazione di un suo nono libro in Paris. Suppl. gr. 607. Sul problema cf. pure S. Mazzarino, Sulla storiografia greca intorno alia grande crisi del III secolo d.C. (1973), in Id., II basso impero, II, cit., 26-32. La conoscenza del testo di Eustazio prosegui a lun-
CXLV
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
Prisco e un autorevole esponente del ceto amministrativo dello Stato tardoromano, formato da uomini di solida παιδεία49. Giovanni apprezza soprattutto la prospettiva politica della storiografia priscana e mostra, in piü casi, l'impiego diretto di questa fonte nella Ιστορία χρονική. Si vd., ad es., la tendenza polemica verso gli ultimi esponenti della dinastia teodosiana (fr. 292; 293.1); oppure la sintonia nell'interpretazione del conflitto tra l'impero e Geiserico (fr. 2 9 5 - 2 9 6 ) ; ed ancora il giudizio negativo sul regno di Leone I (298). Una sicura corrispondenza con la frammentaria tradizione di Prisco presentano ancora i fr. 288 e 292; il fr. 294, dove la datazione del regno di Avito in 8 mesi corrisponde alia datazione che Evagrio riprende da Prisco, attraverso la mediazione di Eustazio di Epifania; e il fr. 300, che proviene dalla stessa fonte di Evagrio II 16 50 . Per la
go nella cultura bizantina: rileva P. Maas, Eine Handschrift von Epiphaneia,
der Weltgeschichte
des
Eustathios
ByzZ 38, 1938, 350, che nel catalogo della biblioteca del monastero di Patmos
(settembre 1200) era ancora ricordata la presenza di un manoscritto con brani tratti dall'opera storica di Eustazio. Per tornare al suo rapporto con Prisco, Blockley, FCH, I, cit., 114-117, sottolinea l'influsso di Eustazio come mediatore di Prisco fino a Niceforo Callisto Xanthopulo, ma erroneamente annovera Giovanni tra coloro che lessero Eustazio invece di Prisco. Sicuramente delTepitome si servi invece Malala per descrivere le vicende dell'epoca di Teodosio II, cf. Jeffreys, Malalas'
Source, cit., 180; Sui rapporti tra Eustazio e Marcellino Comes cf. Zecchini,
Aezio, cit., 4 8 - 5 2 ; J. Haury, Procopii Caesariensis
opera omnia, Leipzig 1962 (rist.), ricorda l'uso
di Eustazio da parte di Procopio e dello Ps. Zaccaria Retore; XII e X I X - X X ; e da parte di Teofane; Hunger, Hochsprachliche
Profane Literatur, I, cit., 337, ricollega le notizie priscane di Teofa-
ne ad Eustazio, sottolineando pure la diffusione del suo testo ancora nel XII secolo. R.C. Blockley ha intuito l'importanza dell'Antiocheno pubblicando come testo proveniente da Prisco la maggior parte dei frammenti della 'Ιστορία χρονική per il periodo da Teodosio II a Leone I. Sebbene esageratamente scettico riguardo all'autonomia storiografica dell'Antiocheno (non ritiene infatti necessario distinguere i sicuri interventi di Giovanni dal materiale autenticamente priscano), Blockley ha il merito di aver recuperato la tradizione di studi ottocentesca che indicava nello studio della 'Ιστορία χρονική una nuova via per awicinarsi a Prisco. In generale su Prisco e la sua fortuna nella cultura bizantina cf. G. Moravcsik, Byzantinoturcica, 480-483; B. Baldwin, Priscus ofPanium,
«Byzantion» 50, 1980, 19-61; E.V. Maltese, A
I, cit., proposito
dell'opera storica di Prisco di Panion, QS 9, 1979, 297-320. 49
Come assistente, forse adsessor, di Massimino, Prisco viaggiö alia Corte di Attila nel 448/449 (fr. 8 Mü.), a Roma nel 450 (fr. 16 Mü.); poi si recö a Damasco (fr. 20 Mü.), ed infine in Egitto, dove partecipö alle trattative con le tribü della frontiera meridionale (fr. 21 Mü.). Dopo la morte di Massimino nel 453, Prisco soggiorno per un certo periodo ad Alessandria, poi trovö in Eufemio, magister
ofpciorum,
un nuovo patrono, che lo condusse presso la corte di Gobazes,
sovrano dei Lazi (fr. 26 Mü.). Nulla si conosce della sua attivitä dopo il 456/457, sebbene abbia vissuto durante l'intero regno di Leone I. Per un'adeguata ricostruzione della carriera diplomatica di Prisco, cf. W. Ensslin, Maximinus
und sein Begleiter,
der Historiker
Priskos,
BNJ 5,
1926-1927, 1-9. Baldwin, Priscus, cit., 2 - 2 5 , pensa ad un ruolo non ufficiale di Prisco durante i suoi viaggi al seguito di Massimino ed Eufemio, ma ipotizza che abbia potuto partecipare ('somehow') alia commissione impegnata nella stesura del Codex Theodosianus
(appunto per la
sua familiaritä con Massimino). 50
Per il fr. 292, 1 3 - 2 9 Giovanni compila da Prisco la vicenda di Onoria: tanto forte e la vicinanza al testo priscano (fr. 15-16 Mü.) che, nonostante gli evidenti interventi dell'Antiocheno, de
CXLVI
Introduzione
ricostituzione del testo di Prisco e pure importante la testimonianza dei due fr. 285 e 286 sulla giovinezza di Teodosio II. Ε stato giustamente notato che, almeno nel caso del fr. 285, l'immagine di Teodosio II come princeps puer dominato dagli eunuchi proviene da una fonte che Giovanni contrappone a Socrate. Ε molto probabile che questa fonte sia appunto Prisco. La questione riveste una certa importanza, perche l'opera di Prisco e giunta frammentaria; a partire, infatti, da Niebuhr si considera come data d'inizio della narrazione il 433/434, ma solo perche a quest'anno rimanda il primo frammento conservato. In base a questi due testi giovannei ritengo si possa affermare che, almeno in forma di digressione (o flashback), la prima parte dell'opera di Prisco contenesse notizie sulla giovinezza di Teodosio II e la sua condizione di princeps puer51. La prospettiva politica di Prisco si articola su temi che vengono recepiti da Giovanni di Antiochia. Di particolare rilievo e la sintonia tra i due storici nell'interesse per le vicende d'Occidente tra Aezio e Antemio. Nei frammenti non e rimasto molto, ma tutta la tradizione di Prisco, quella derivata dall'originale e quella mediata da Eustazio di Epifania, ci rivela che grandissima era la sua considerazione per le sorti dell'Occidente. In continuitä con Olimpiodoro, Prisco svolge la sua analisi sulla debolezza dell'istituzione imperiale in Occidente e condensa la riflessione su taluni punti: l'attivitä di Aezio come 'baluardo' dell'impero, fino al suo assassinio irresponsabilmente perpetrato da Valentiniano III; l'intelligenza politica di Geiserico e la forza del regno dei Vandali, posto a cerniera tra Mediterraneo occidentale e Orientale; l'arroganza di Ricimero e la drammatica vicenda di Antemio che, insieme alia morte di Aezio, sembra segnare la fine dell'impero d'Occidente. Queste linee storiografiche vengono accolte e rielaborate da Giovanni. Del resto, l'interesse alle vicende dell'Occidente e uno dei caratteri piü importanti dell'opera dell'Antiocheno che, infatti, considera ancora la storia del Mediterraneo come storia di un'ecumene culturale e politica 52 .
Boor defini 'sklavisch' l'atteggiamento del nostro Giovanni verso Prisco. In realtä, anche nell'impiego del testo priscano, l'Antiocheno rielabora e contamina la sua fonte. 51 Cf. sulla questione giä Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 35; confermato da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 136; scettico sulla possibilitä di attribuire questi frammenti giovannei alia tradizione priscana e Blockley, FCH, I, cit., 114 n. 3, che riafferma la datazione al 433/434 come punto d'inizio dell'opera. Recentemente B. Girotti, Spunti per la continuitä tra Olimpiodoro di Tebe e Prisco di Panio, «Historia» 54, 2005, 355-358, considera l'anno 425 come punto di partenza di Prisco (in continuitä con l'opera di Olimpiodoro). 52
Sull'importanza dell'Occidente nella storiografia di Prisco, e in quella di Giovanni, cf. Roberto, Prisco e una fonte romana del V secolo, cit., e Baldwin, Priscus, cit., 26-27: in Oriente esisteva un pubblico interessato alle vicende d'Occidente, e del resto i 'continuatori' della linea classicheggiante dopo Prisco, cio£ Malco di Filadelfia e Candido Isaurico, conservano questo interesse. Sul tema cf. pure Zecchini, Aezio, cit., 26-30. Giovanni e in sintonia con questa posizione. Su Olimpiodoro cf. J. Matthews, Olympiodorus of Thebes, JRS 60, 1970, 79-97 e Baldini, Ricerche di tarda storiografia, cit. Altro tema che Giovanni condivide con Prisco e l'interesse per le popolazioni barbariche: cf. Moravcsik, Byzantinoturcica, II, cit., 173.
CXLVII
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
Candido Isaurico L'importanza della fonte utilizzata da Giovanni per le vicende del regno di Zenone si rivela nella sorprendente abbondanza di notizie dei fr. 302-307, inserite in un contesto storiografico che l'Antiocheno conserva nella sua rielaborazione. Si tratta di Candido Isaurico, testimone diretto degli eventi e autore di Ίσαυρικά, che proseguivano la narrazione di Prisco coprendo gli anni 457491 53 . Dal confronto tra i frammenti di Giovanni e il riassunto di Fozio degli Ίσαυρικά {cod. 79), si puö concludere che Giovanni ha utilizzato brani dai λόγοι I e II di Candido Isaurico giä a partire dal fr. 302; anche in relazione alle congiure contro Zenone negli anni 477-481 (fr. 303), e alle vicende narrate nei fr. 304306, il riassunto di Fozio da Candido e il testo di Giovanni sono fonti uniche e tra loro complementari per la maggior parte delle notizie riferite54. Anche se Giovanni rielabora la sua fonte sul versante dello stile e del lessico, e con ogni probabilitä la contamina con altri autori, ritengo che la 'Ιστορία χρονική consenta di recuperare alcuni temi della storiografia di Candido Isaurico, evidenti pure nell'epitome foziana. Ricorda Fozio che Candido fu ύπογραφεύς των έν Ίσαύροις πλείστον ίσχυσάντων (I 162 Henry). La notizia chiarisce alcuni caratteri del testo confluito nell'Antiocheno: ad es., di taluni personaggi (altrimenti ignoti al resto della storiografia) si ricorda non solo il rango, ma pure la carriera, attraverso il ricorso a un lessico che rivela la conoscenza delle strutture burocratiche e militari; una competenza comprensibile per Candido, ύπογραφεύς al servizio di esponenti della corte imperiale55. La tradizione di 53
Cf. giä Cramer, Anecdota
Graeca, cit., II, 79; Müller, FHG IV, cit., 538, non si esprime sull'iden-
titä della fonte di Giovanni, sebbene rilevi la sua autorevolezza e la sua esattezza («quicumque fuerit, fuit optimus»); Köcher, De Joannis Antiocheni
aetate, cit., 4 0 - 4 1 , ripropone l'ipotesi che
Giovanni compili Candido Isaurico; della stessa opinione Brooks, The Emperor recentemente: Sotiroudis, Untersuchungen, for the reign of the emperor
cit., 142, e A. Laniado, Some problems
Zenon, cit. Piü in the
sources
Zeno, BMGS 15, 1991, 147-173, partic. 153-154. In generale sulla
questione cf. Roberto, Sulla tradizione Fozio cf. J. Schamp, Photios
Historien
storiografica
di Candido
Isaurico,
cit. Sul riassunto di
des lettres. La bibliotl^que et ses notices
biographiques,
Paris 1987, 180-184. 54
Köcher, De Joannis Antiocheni
aetate, cit., 41, ipotizza che pure il fr. 298, 1 - 6 derivi in parte dal
I libro di Candido Isaurico. L'osservazione e interessante: tuttavia, non e facile distinguere in questo complesso frammento la trama delle diverse tradizioni storiografiche: sicuramente presente, ad es., e quella di Prisco di Panion. Sotiroudis, Untersuchungen,
cit., 142, esclude che
Giovanni abbia tratto queste notizie da Candido, in quanto decisamente sfavorevoli agli Isauri. 55
La descrizione delle congiure contro Illo, conservata in fr. 303, aggiunge nuove inforraazioni sull'attivitä storiografica di Candido. Infatti, Giovanni compila un brano dal libro II di Candido che restituisce con precisione i tempi e i luoghi della rivolta. L'autore sembra rievocare esperienze personali, ο aver ascoltato i fatti da testimoni oculari: riferisce dell'atmosfera gravida di minaccia che awolgeva i quartieri del palazzo imperiale poco prima dell'irruzione degli insorti; e mostra notevole conoscenza delle strade e dei luoghi di Costantinopoli. Giovanni conserva la precisione topograflca di Candido, utilizzando talora toponimi desueti all'inizio del VII secolo. La competenza topografica, soprattutto per la struttura del palazzo imperiale, potrebbe inten-
CXLVIII
Introduzione
Candido mostra, inoltre, precisa conoscenza dei gruppi di potere intorno a Zenone; soprattutto, appare informata sul ruolo di Illo, e sulla sua lunga stagione di supremazia politica a Costantinopoli e in Isauria; a tal punto che e lecito, quantomeno, sospettare la vicinanza (se non l'appartenenza) di Candido all'entourage di Illo. Del resto, e noto che Illo si circondava di intellettuali e filosofi, come, ad es., il filosofo Pamprepio, duramente criticato dallo stesso Candido per il suo paganesimo. Non sorprenderebbe dunque la presenza al seguito di Illo di uno storico isaurico, impegnato a celebrare le imprese del suo mecenate e a narrare le vicende della Stirpe isaurica. La tradizione di Candido, infatti, presenta un vigore celebrativo-apologetico del magister e della sua azione politica che non puo certo essere attribuita all'Antiocheno, lontano oltre un secolo dagli eventi56. L'appartenenza politica e culturale di Candido al gruppo di Illo (o a un gruppo a questo collegato) potrebbe spiegare la sua accurata conoscenza dei nemici del magister e delle trame destinate a provocarne la rovina. Ad esempio, Candido offre significative informazioni sul conflitto tra Illo e gli Ostrogoti al servizio dell'impero, e sui loro capi Teoderico Strabone e Teoderico l'Amalo. La sua tradizione descrive queste vicende servendosi di ottime fonti, che illuminano l'intreccio tra parentela e potere alia base dell'autorita dei capi nei gruppi germanici57. Da parte sua, l'Antiocheno dimostra una completa sintonia con questo carattere della storiografia dell'Isaurico, anche perche egli e sempre molto interessato alia connessione tra parentela e potere nel mondo romano, come nel mondo germanico (una sintonia giä manifestata, del resto, nell'impiego del testo di Eunapio e di Prisco)58.
dersi come conferma della frequentazione della corte e dei suoi ambienti da parte dello ύπογραφεύς Candido. 56 Cf. Roberto, Sulla tradizione storiografica di Candido Isaurico, cit., 725-727. Sul gruppo di potere di Illo cf. Brooks, The Emperor Zenon, cit., 216-231; W.D. Burgess Jr., Isaurian Factions in the Reign of Zeno the Isaurian, «Latomus» 51, 1992, 874-880, partic. 877-880; e H. Elton, Illus and the imperial Aristocracy under Zeno, «Byzantion» 70, 2000, 393-407; su Pamprepio: R. Asmus, Pamprepios, ein byzantinischer Gelehrter und Staatsmann des 5. Jahrhundert, RyzZ 22, 1913, 320-347, partic. 327-329. 57 Nel complesso Candido si mostra ostile ai barbari. L'Antiocheno, secondo la sua visione storica, inasprisce i toni della polemica antibarbarica di Candido. Giovanni non mostra punti di contatto con la tradizione di Malco; al contrario, da un confronto emergono numerosi i punti di contrasto nella interpretazione storiografica e nella ricostruzione degli awenimenti: cf. Blockley, FCH, I, cit., 124-125; Heather, Goths and Romans, cit., 237-238; Μ. Errington, Malchos von Philadelphia, Kaiser Zenon und die zwei Theoderiche, MH 40, 1983, 82-110, partic. 99-100, confronta la cronologia di Malco con quella dell'Antiocheno. 58 Si veda, ad es., la narrazione dell'accidentale morte di Teoderico Strabone nel 481 (fr. 303, 84-91): Candido-Giovanni ricostruiscono l'evento soffermandosi sulle conseguenze politiche, sia per i rapporti interni al gruppo, sia per le relazioni tra impero e Ostrogoti. L'attenzione si concentra, infatti, sulle tensioni Sorte tra il figlio di Teoderico, Recitach, contrapposto all'autoritaria pressione degli zii paterni al momento della successione. Candido-Giovanni accennano
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CXLIX
D a C a n d i d o confluisce nella 'Ιστορία χρονική a n c h e la rappresentazione dei rapporti t r a l'imperatore Z e n o n e e Illo. Giovanni condivide la descrizione della debolezza di Z e n o n e , rappresentato sempre s u c c u b o dell'arroganza altrui, sec o n d o le linee della tradizione di Candido. Solo Illo riesce a p a r a r e le c o n t i n u e pressioni di u s u r p a t o r i e τύραννοι m e n t r e l'imperatore indugia, ο si a b b a n d o n a a fughe precipitose. Infine lo stesso Illo, t r a s c i n a t o dalla s c o n s i d e r a t a ostilitä di Z e n o n e , t e n t a l'usurpazione. Significativamente, nei passi dedicati alia m o r t e di Illo la n a r r a z i o n e di Giovanni c o n s e r v a toni fortemente apologetici, che richiam a n o la descrizione di u n martirio. Si tratta di un a t t e g g i a m e n t o singolare p e r l'Antiocheno, al c o n t r a r i o sempre fortemente ostile ai τύραννοι; e che si spiega solo se trascritto d a u n a tradizione decisamente favorevole ad Illo, a p p u n t o dalla tradizione di C a n d i d o Isaurico 5 9 . Le fonti sull'eta di
Anastasio
L a piü recente storiografia sull'eta di Anastasio I ( 4 9 1 - 5 1 8 ) h a segnalato l'imp o r t a n z a della tradizione di Giovanni A n t i o c h e n o per alcuni episodi della storia politica e militare dell'epoca 6 0 . Ε possibile individuare a l m e n o due principal!
ad una situazione emblematica dei rapporti di parentela nella famiglia di Stirpe germanica. Gli zii paterni si arrogano per vincolo agnatizio il diritto di condividere il potere sugli Ostrogoti. Un'impostazione storiografica che torna nella descrizione dell'assassinio di Recitach ad opera del cugino Teoderico l'Amalo nel 484 (fr. 306, 19-24). I due erano cugini, ma, su istigazione di Zenone, Teoderico compie una vendetta familiare, piü che un delitto politico; un gesto che intreccia le ambizioni di potere al riscatto per le offese subite dal gruppo di parentela dell'Amalo ad opera del gruppo di Recitach. Sul valore di Giovanni come fonte per la storia degli Ostrogoti cf. Heather, Goths and Romans, cit., 237-238. 59 Cf. Brooks, The Emperor Zenon, cit., partic. 230-231. Gli aspetti religiosi del conflitto tra Illo e Zenone emergono in questo episodio. Giovanni, infatti, conserva il forte vigore apologetico di Candido che, per testimonianza di Fozio, era un fervente ortodosso. Anche Illo era di fede ortodossa, e talune tradizioni storiografiche piü tarde (Malala, Evagrio e Teofane) ricordano la sua attivitä a favore dell'ortodossia. Ne consegue che la ricostruzione della morte di Illo in Candido, conservata da Giovanni, e chiaramente da intendere come episodio della resistenza calcedoniana alia politica religiosa di Zenone. £ importante sottolineare che attraverso la 'Ιστορία χρονική di Giovanni la tradizione storiografica di Candido Isaurico passa alia tradizione di Simeone Logoteta e a quella di Ps. Simeone-Cedreno. 60 Sono da condividere le osservazioni di Müller (riprese da Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 151-152) secondo il quale una delle due principali fonti a disposizione di Giovanni (quella per le vicende della prima parte del regno) e molto accurata, e tanto informata da far ritenere che possa trattarsi di un testimone diretto delle vicende. Che questa fonte sia lo stesso Giovanni di Antiochia έ congettura ardita del Sotiroudis, fondata, come giä detto, sopra una errata datazione della 'Ιστορία χρονική. Del resto l'intreccio storiografico tra le fonti rimanda ad una precisa interpretazione dell'intero regno di Anastasio. Sull'importanza di Giovanni come storico di questo periodo cf. pure Karpozilos, Βυζαντινοί ιστορικοί, cit., 578-582. Cf. in generale sulle fonti dell'etä di Anastasio: C. Capizzi, L'imperatore Anastasio I, Roma 1969, 7-13, che tuttavia semplifica la posizione di Giovanni, considerandolo come seguace della corrente storiografica ostile all'imperatore (tuttavia, 246 n. 46); e, piü recentemente, D. Motta, L'imperatore Anastasio tra storiografia e agiografia, MediterrAnt 6, 2003, 195-234, partic. 221-222.
CL
Introduzione
tradizioni storiografiche presenti in Giovanni. Per la prima parte del regno di Anastasio I egli si serve di una fonte autorevole, ben informata e favorevole all'imperatore Anastasio. Si tratta di una tradizione che richiama quella utilizzata da Malala e Evagrio Scolastico. Si puo ipotizzare che questa tradizione sia da identificare, ο da far derivare, dalla cronaca del contemporaneo Eustazio di Epifania. Essa contiene tratti storiografici che corrispondono nella narrazione di Giovanni e in quella di Malala-Evagrio: elogio di Anastasio per la riduzione del carico fiscale (cf. Evagr. Ill 39, che tuttavia biasima i successivi mutamenti nella gestione del fisco, III 42); elogio per la moderazione negli affari religiosi e in quelli politici; menzione della ristrutturazione delle mura di Costantinopoli (cf. Evagr. Ill 38); e ancora: la tradizione presente in Giovanni tace delle crudeltä di Anastasio alia fine della guerra isaurica, e descrive l'ostilita del popolo costantinopolitano contro Fimperatore senza porre la questione religiosa come causa principale (cf. Evagr. III 44)61. Interessante e pure la corrispondenza tra la fonte giovannea e i frammenti del Περι πολιτικής καταστάσεως di Pietro Patrizio. In particolare: la parte iniziale del fr. 308 di Giovanni evoca il passo sulla incoronazione di Anastasio in Pietro Patrizio (conservato attraverso Costantino Porfirogenito, De caerimoniis I 92); significativa la corrispondenza dell'invocazione contro i delatores·, e la conoscenza dell'attivitä di Giuliano, prefetto di Costantinopoli nel 491. Questi caratteri confermano l'uso in Giovanni di una fonte autorevole e contemporanea agli eventi; soprattutto, una fonte di carattere laico che, sulla scia di Pietro Patrizio ο di Giovanni Lido, valorizza le riforme politiche e amministrative di Anastasio62. Per la seconda parte del regno, Giovanni utilizza una tradizione storiografica ostile ad Anastasio. Di particolare importanza e il fr. 311 che riferisce sulla rivolta di Vitaliano (513-515). In questo, e nei successivi frammenti, l'imperatore viene duramente criticato per la sua inettudine, per la sua inclinazione ai vizi, e per la sua fede monofisita. Ε il tenore fortemente antimonofisita della fonte di Giovanni emerge anche per le forti critiche rivolte al prefetto Marino (monofisita come Anastasio) e alia sua famiglia. La stessa fonte appare invece favorevole a Giustino, del quale si seguono i primi successi militari e politici come comandante degli excubitores (fr. 311, 117-119). Questa notizia di Giovanni e un dato di grande rilievo storiografico, poiche consente di distinguere le diverse tradizioni. Infatti, secondo Malala XVI 16 e Evagrio III 43, il terzo assedio di Vitalia-
61
Sulla tradizione eustaziana che confluisce in Malala-Evagrio cf. i saggi di E. ί ernousov, itudes sur Malalas. tpoque d'Anastase Dicoros, «Byzantion» 3, 1926, 65-72; e dello stesso autore, Des Evagrios Scholastikas Kirchengeschichte als eine Quelle für die Zeit Anastasios' I. Dikoros, ByzZ 27, 1927, 29-34. Le nostre informazioni sull'opera di Eustazio di Epifania derivano da Evagrio Scolastico che utilizzö la 'Ιστορία χρονική. Per i frammenti cf. Müller, FHG IV, 138-142; HGM I, 353-363. Sulla posizione di Eustazio nella storiografia tarda cf. supra n. 48. 62 Cf. Motta, L'imperatore Anastasio, cit., 221, sottolinea la sintonia tra Giovanni, Pietro Patrizio e la Vita di Daniele Stilita nel giudizio sull'esordio del regno di Anastasio.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CLI
no a Costantinopoli (515) e risolto con una decisiva battaglia navale, ma l'artefice della vittoria e il monofosita Marino. Nelle tradizioni di Teodoro Lettore-Teofane, Vittore di Tunnuna, e in quella di Marcellino Comes-Iordanes, la vittoria navale contro Vitaliano e assente. Al contrario, la sola tradizione di Giovanni esalta Giustino come difensore della capitale contro l'usurpatore. Ε allora possibile affermare che la sua tradizione intendeva celebrare Giustino ricollegando al suo valore militare la salvezza di Costantinopoli. Giovanni segue, dunque, una fonte calcedoniana che scrive sotto Giustino ο Giustiniano con chiari intenti panegiristici nei confronti del successore di Anastasio. Del resto, Giustino era giä stato menzionato da Giovanni tra gli ufficiali che, al comando di Giovanni lo Scita e Giovanni il Gobbo, avevano partecipato alia sconfitta in campo aperto dei ribelli isaurici nella battaglia di Cotyaeum (fr. 308, 48). Nella tradizione seguita dall'Antiocheno la personalitä di Giustino e segnata da un attitudine al comando che gli consente una brillante carriera militare. Si tratta di una rappresentazione che, inoltre, contrappone storiograficamente la pavida debolezza di Anastasio alle qualitä morali di Giustino, rivelando cosi le premesse della sua successiva ascesa al trono imperiale. D'altra parte, in Giovanni la narrazione della lotta tra Vitaliano e Anastasio e quasi del tutto priva di sfumature religiose; al contrario, le fonti contemporanee ο vicine agli eventi (Marcellino, Teodoro Lettore, da cui Teofane, e sul versante monofisita Malala) ricostruiscono i fatti insistendo sulle cause religiose del conflitto. Al di la delle possibili omissioni per i tagli dell'Excerptor, il tenore 'laico' della narrazione e frutto di una rielaborazione giovannea, che probabilmente stempera la carica polemica della sua fonte ortodossa, ostile ai monofisiti Anastasio e Marino 63 . In conclusione: Giovanni utilizza per il regno di Anastasio almeno due tradizioni principali: una fonte di carattere laico per i primi anni di regno, che valuta positivamente l'azione politica e amministrativa di Anastasio; poi un'altra fonte ostile ad Anastasio, favorevole invece a Giustino. L'intervento dell'Antiocheno e chiaro, poiche la polemica di carattere religioso, con ogni probabilitä
63 Una analoga interpretazione laica della rivolta di Vitaliano e in Evagrio (che segue Malala), e in Iordanes. Su Giovanni fonte per la rivolta cf. P. Peeters, Jacques de Saroug appartient-il ά la secte monophysite?, AB 66, 1948, 134-198; e Id., Hypatius et Vitalien. Autour de la succession de l'empereur Anastase, in AlPh 10, 1950, 5-51 (poi in Id., Recherches d'Histoire et de Philologie orientales, t. II, Bruxelles 1951, 234-275): sicuramente da condividere la posizione dello studioso, che considera il resoconto di Giovanni come unica fonte attendibile per una ricostruzione della vicenda di Vitaliano, in quanto alternativa alle tradizioni monofisite ostili a Vitaliano. D'altra parte va sottolineata a mio giudizio la posizione laica di Giovanni: al di lä delle contese religiose (che Giovanni vive da testimone lontano nel tempo), Vitaliano έ una figura negativa per l'Antiocheno, in quanto τύραννος rispetto al legittimo imperatore Anastasio; su Giovanni fonte della rivolta cf. pure G. Greatrex, Flavius Hypatius, quem vidit validum Parthus sensitque timendum. An Investigation of his Career, «Byzantion» 66, 1996, 120-142, partic. 132-135, che sottolinea il carattere spiccatamente favorevole a Giustino della fonte di Giovanni.
CLII
Introduzione
alia base di questa seconda fonte, viene attenuata in favore di una interpretazione laica del governo di Anastasio durante gli ultimi anni di regno. La tradizione storiografica di Procopio di Cesarea
La conoscenza da parte di Giovanni di Antiochia dell'opera di Procopio di Cesarea (o della sua tradizione) e questione di non facile soluzione, soprattutto perche problemi di trasmissione comuni tanto alia tradizione degli Exc. Constant., quanto a quella degli Exc. Salm. II, hanno fatto giungere a nostra conoscenza solo due brevi frammenti sull'etä di Giustino I e Giustiniano64. Tracce della tradizione storiografica di Procopio, tuttavia, sono state segnalate in altre sezioni della 'Ιστορία χρονική. In particolare, nel fr. 22.2 (sull'insediamento dei Cananei in Africa, in seguito alia loro cacciata da parte di Giosue) si trova un informazione che sembrerebbe suggerire un rapporto tra Giovanni e Procopio. II frammento di Giovanni e trasmesso da Exc. Salm. II18 e dal lemma della Suda X 79, Χαναάν. Vi si riportano informazioni estranee alia tradizione di Malala; piuttosto, il testo giovanneo corrisponde alia tradizione di Procopio BV II 10, 13-2265. In realtä, il brano di Giovanni appare diversamente organizzato rispetto alia notizia di Procopio, nonostante il comune riferimento all'iscrizione fatta incidere dalle popolazioni scacciate da Giosue. L'ipotesi piü verosimile sarebbe che Giovanni abbia utilizzato in questa sede una fonte comune a Procopio: da qui le analogie tra i due brani. C'e tuttavia una notizia di Evagrio di Epifania, giä notata da Patzig, che rende la questione piü complessa. In riferimento alio stesso passo di Procop., BV II 10, 13-22, la testimonianza di Evagr. IV 18 dice che Procopio riporta il testo sui Cananei riferendolo a un iscrizione fenicia che lo stesso storico avrebbe letto (δπερ και άναγνώναί φησι τοις Φοινίκων γράμμασι συγκειμένον); inoltre, Evagrio sostiene che prima di Procopio nessuno avrebbe riportato questa informazione (ήκιστα μην ίστορηθέν άχρις αύτοϋ). Dunque, secondo Evagrio, la fonte originale di questa iscrizione sui Cananei in terra d'Africa sarebbe il solo Procopio. Nonostante l'affermazione di Evagr. IV 18 mi pare difficile credere all'ipotesi di una conoscenza di Procopio da parte di Giovanni, appoggiandosi solo su questa testimonianza. In particolare, Giovanni non presenta un testo del tutto dipendente da Procopio. In Procopio manca il riferimento ai Χαναναΐοι nell'iscrizione, come riportato da Giovanni e, per altre vie, dalla tradizione armena di Mose di Khorenat' si I 19. Ne consegue che que-
64
Sulla questione cf. de Boor, Römische Kaisergeschichte in byzantinischer Fassung, III, cit., 204-208, che esclude una conoscenza diretta dell'opera di Procopio da parte di Giovanni e pensa piuttosto ad una fonte comune. Ha ribadito un'opinione contraria, e favorevole dunque all'uso di Procopio in Giovanni, E. Patzig, Johannes Antiochenus fr. 200 Salm, und Prokop, ByzZ 2, 1893, 591-598: in linea con la sua tesi di fondo su Giovanni (il 'vero' Giovanni e quello degli Exc. Salm.), la sua analisi si limita alio studio dei soli Exc. Salm. II. 65 Cf. Patzig, Die Abhängigkeit des Jo. Antiochenus von Jo. Malalas, cit., 45-48. In generale sull'uso di Procopio in Evagrio: P. Allen, Evagrius Scholasticus, cit.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CLIII
sti due autori rielaborano una fonte indipendente da Procopio, per quanto a lui parallela66. Dunque, ritengo piü opportuno parlare di una tradizione comune, conosciuta tanto da Giovanni, quanto da Procopio. Del resto le affermazioni di Evagrio, secondo cui Procopio e primo testimone dell'iscrizione, sono smentite dallo stesso Procopio, che nulla dice di una sua personale autopsia del documento. Ε comunque, a voler ugualmente concordare con Evagrio, si puo anche accettare che, ancora nel periodo di pubblicazione della Storia ecclesiastica (593/594), la notizia fosse nota solo attraverso il testo di Procopio. In realtä non e impossibile pensare che Giovanni di Antiochia (che scrive circa venti anni piu tardi di Evagrio) abbia ripreso la sua informazione da una fonte intermedia, forse ignota ad Evagrio 67 . Giovanni sull'etä di Foca ed Eraclio Per l'eta da Maurizio a Foca, Giovanni di Antiochia e testimone diretto degli eventi e rappresenta una delle fonti di riferimento per la successiva storiografia. La sua ricostruzione degli eventi riemerge, ad es., giä nel Breviarium di Niceforo per le circostanze della morte di Foca; e nella Chronographia di Teofane: questi utilizza la Ιστορία χρονική ad integrazione di Teofilatto per il regno di Maurizio, e come tradizione di riferimento per le vicende del regno di Foca 68 .
66
Sull'intera questione cf. Gleye, Beiträge zur Johannesfrage, cit., 460-464. Sulla tradizione in ambito armeno cf. A. Carriire, Nouvelles sources de Moise de Khoren, Suppl., Wien 1894, 30. 67 Patzig, Johannes Antiochenus fr. 200, cit., ritiene che tracce di Procopio sarebbero evidenti non solo nel fr. 22.2, ma anche nei fr. 290 e 293.2. Riguardo a questi due testi, condivido Tipotesi de Boor di una fonte comune per Giovanni e per Procopio; e ritengo che questa fonte sia da collocare nella tradizione dell'opera di Prisco di Panion. Parlo di tradizione priscana perche, a differenza di Giovanni, Procopio si servi della Epitome di Eustazio di Epifania: cf. Haury, Procopii Caesariensis opera omnia I, cit., XII e XIX-XX. Pure dalla tradizione priscana deriva Suid. Θ 389, Θλαδίας (II 719 Adler) che riporta notizie presenti pure in Procopio e nel fr. 293.2 di Giovanni. Queste notizie su Petronio Massimo rimandano a Prisco come fonte comune, ο piuttosto ad una sua versione epitomata. Data la corrispondenza tra la versione di Procopio e il fr. 293.2 giovanneo, e dal momento che Procopio trae le sue notizie da Eustazio di Epifania, e lecito chiedersi se Eustazio sia stato consolidato pure da Giovanni, che lo impiegherebbe insieme alla versione originale di Prisco, rielaborata nel fr. 293.1. 68
Cf. Mango-Scott, The Chronicle of Theophanes Confessor, cit., LXXXI e infra CLX. Nel caso in cui gli EI siano da considerare un riassunto realizzato dall'Excerptor costantiniano e lecito pensare che Teofane (e Niceforo I 1) abbiano fatto uso della versione originale del racconto dell'Antiocheno. Sul valore di Giovanni come fonte sul periodo cf. Spintier, De Phoca imperatore, cit., 9-17. Traendo spunto dai risultati di O. Adamek (Beiträge zur Geschichte des byzantischen Kaisers Mauricius (582-602), I, «Jahresbericht des k.k. ersten Staats-Gymnasiums in Graz», 1890, 9-23), Spintier afferma l'esistenza di una fonte comune a Giovanni, Teofane e Giorgio Monaco. Inoltre, sarebbe pure da considerare l'uso da parte di Giovanni di una fonte comune al Chronicon Paschale. Si tratterebbe di Annales Constantinopolitani che offrivano dettagliate informazioni sugli eventi in cittä durante il regno di Maurizio e Foca, cf. p. 17. Sulla questione si vd. pure Freund, Beiträge, cit., 52-53. Per il lessico politico dei frammenti giovannei cf. F. Winkelmann, Zur politischen Rolle der Bevölkerung Konstantinopels von der nachjustiniani-
CLIV
Introduzione
In uno studio sulle fonti di Teofane per il periodo da Giustino II a Maurizio, M. Whitby ipotizzava che, per questa sezione, Giovanni di Antiochia facesse uso di una cronaca costantinopolitana, scritta prima del 620, perche utilizzata anche da Teofilatto Simocatta. Questa stessa fonte, insieme ad una tradizione agiografica sull'assassinio di Maurizio, avrebbero costituito la base per la narrazione presente nella fonte di Teofane, il cosiddetto μέγας χρονογράφος dell'ottavo secolo. Al di lä dei problemi relativi all'identitä del μέγας χρονογράφος, rimane da stabilire se dawero Giovanni abbia fatto uso di una cronaca costantinopolitana per l'etä da Maurizio a Foca. Whitby parte dall'ipotesi che Giovanni scrivesse ad Antiochia e per un pubblico antiocheno: per questo egli si servi di una cronaca informata sui fatti di Costantinopoli. Ma come giä ribadito, dai frammenti si comprende che Giovanni scrisse a Costantinopoli e per un pubblico costantinopolitano: non e dunque necessario pensare che egli abbia fatto uso di una fonte intermedia per narrare vicende vissute in prima persona, insieme al suo pubblico69. Le citazioni da fonti
latine70
Virgilio e fonte conosciuta e citata da Giovanni. In primo luogo ad integrazione delle tradizioni di Malala e Ditti Cretese nella descrizione delle vicende di Troia; ma importante e pure il rimando a due versi dell'opera Culex in relazione all'origine del termine Liburnus (fr. 47.2,6 e fr. 94, 13)71. Sallustio e citato come fonte nel λόγος δ' των υπάτων dal Cod. Athous 4932 = Iviron 812 (145.2, 269). II passo richiama Cat. 11, 4. Le citazioni di Livio nello stesso λόγος δ' dal Cod. Athous 4932 (145.2, 63; e in fr. 147, 16) appartengono ad una parte dell'opera liviana a noi non pervenuta, e non sono dunque verificabili. £ probabile, tuttavia, che Giovanni abbia ricavato notizie sulla tradizione liviana da una fonte intermedia72.
69
70
71
72
sehen Zeit bis zum Beginn des Bilderstreites, in H. Köpstein-F. Winkelmann, Studien zum 7. Jahrhundert in Byzanz, Berlin 1976, 101-119, partic. 106-115. Cf. Whitby, Theophanes' Chronicle Source, cit., 338-340 e 343-344. Esclusa la mediazione del μέγας χρονογράφος, Mango-Scott, The Chronicle of Theophanes Confessor, cit., LXXXI, considerano Giovanni come fonte di Teofane (insieme a Teofilatto) sull'etä di Maurizio. Per la probabile conoscenza del latino, almeno a livello di base, da parte di Giovanni, cf. supra XX. Nell'etä tra Giustiniano ed Eraclio, la familiaritä con la lingua latina έ tipica di un intero milieu culturale e politico, che trova i suoi piü significativi rappresentanti nell'anonimo Περί πολιτικής επιστήμης, in Giovanni Lido, fino appunto a Giovanni Antiocheno. Cf. Patzig, Die Troica, cit., 27; in generale sulla conoscenza di Virgilio nella cultura bizantina: B. Baldwin, Vergil in Byzantium (1982), in Id., Studies on Late Roman and Byzantine History, Literature and Language, Amsterdam 1984, 445-451. Per l'ambito antiocheno ancora B. Baldwin, Dio Cassius and John Malalas: two ancient Readings of Vergil, «Emerita» 55, 1987, 85-86. Walton, A Neglected Historical Text, cit., 238, crede che Giovanni non abbia direttamente conosciuto Sallustio; cf. anche Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 96, che ricorda tuttavia la conoscenza di Sallustio presso gli storici bizantini. Cf. pure E. Bolaffi, Sallustio e la sua fortuna nei secoli, Roma 1949, 242-243. Sulla conoscenza di Livio, Walton, A Neglected Historical Text, cit., 238.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CLV
La conoscenza della tradizione di Svetonio da parte di Giovanni e attestabile per quanto riguarda alcuni passi del Περί ονομάτων κυρίων και ιδέας έσθημάτων και υποδημάτων και των άλλων οϊς τις άμφιέννυται (fr. 61.1 e 61.2); e del De regibus libri tres (fr. 60.1, 62 con citazione diretta, e 67.2); in particolare per l'etä regia, risulta evidente il legame con la tradizione di Svetonio per 1'interesse alle istituzioni e alia cultura di Roma arcaica. Ε probabile che la conoscenza di Svetonio da parte di Giovanni sia in realtä mediata da un opera in greco 73 . Nelle parti di storia ellenistica e Orientale che Giovanni dedica a conclusione di ogni libro sulla storia repubblicana si trovano corrispondenze con la tradizione di Pompeo Trogo-Giustino. Ad es., Giovanni, come Giustino, non esita ad attribuire la morte di Alessandro ad una cospirazione ordita da Antipatro e Cassandro (fr. 77, 5 - 6 che richiama lust. XII 13, 8-10). Altro luogo parallelo tra le due tradizioni e nel fr. 145.2, 315-318: la descrizione delle catastrofiche conseguenze del terremoto in Siria e complementare a lust. XL 2, 1. Non e possibile dire se queste ed altre corrispondenze siano da attribuire all'uso in comune di una ο piü fonti, ο piuttosto a consultazione diretta. Merita certo un approfondimento la sintonia tra la visione della storia romana di Giovanni e l'impostazione storiografica di Trogo, storico antiaugusteo e contrapposto alia visione romanocentrica di Livio. In tale visione assume senza dubbio importanza la rappresentazione dei Parti che con il loro impero contendono ai Romani l'egemonia sulT ecumene (lust. XLI 1, 1; 7). Si tratta di una significativa Variante alia concezione ellenistica (e poi cristiana) della Translatio imperii che Giovanni recepisce nella sua riflessione storica 74 . Numerose sono pure le citazioni di seconda mano di autori latini: Ovidio, Met. II 151-162 (fr. 2, 9 da Malala); di Servio (fr. 2, 14 da Malala); Fenestella (fr. 145.2, 212 da Plutarco) 75 . 1.2 II metodo di lavoro di Giovanni sulle fonti Secondo le necessitä della sua opera di storia universale, Giovanni seleziona con cura le fonti per la diverse epoche storiche e le riutilizza, talora compilandole, talora rielaborandole anche attraverso processi di contaminazione.
73
cf. C. Suetoni Tranquilli, Praeter Caesarum libros Reliquiae, ed. A. Reifferscheid, Lipsiae 1860, fr. 178-180, (De regibus libri tres); fr. 166 e 169 (Liber de genere vestium). Si noti che Giovanni condivide talune notizie con le Etymologiae di Isidoro, dipendenti da Svetonio: cf. A. Schmekel, Isidorus 27, RE XVII-XVIII, Stuttgart 1914, 2078, e Zusi, L'etä regia, cit., 433-440. Gelzer, Iulius Africanus I, 236, ritiene che l'intermediario greco di questa tradizione svetoniana per Giovanni sia Giulio Africano. 74 Cf. su Trogo: O. Seel, Die Praefatio des Pompeius Trogus, Erlangen 1955; e Id., Pompeius Trogus und das Problem der Universalgeschichte, ANRW II 30.2, 1982, 1363-1423; la tesi di Seel e discussa da Mazzarino, Pensiero storico classico, III, cit., 484-491. Si vd. pure E. Malaspina, Uno storico filobarbaro, Pompeo Trogo, RomBarb 1, 1976, 135-158; J.M. Alonso-Nünez, An Augustan World History. The Historiae Philippicae of Pompeius Trogus, G&R 34, 1987, 56-72. 75 Sulla citazione di Servio cf. O. Rossbach, Servius bei Johannes Malalas, BPhW 37, 1917, 30-32.
CLVI
Intro duzione
II lavoro di raccolta e reimpiego si rivela importante anche per la qualitä delle fonti selezionate. Ed infatti, larga parte della storiografia a cavaliere tra Ottocento e Novecento considera Giovanni come custode della precedente tradizione e veicolo di trasmissione di testi altrimenti perduti 76 . Ε possibile cogliere taluni caratteri del lavoro dell'Antiocheno sulle fonti 77 . Al presupposto fondamentale che il lavoro di selezione e contaminazione delle fonti si svolge sempre secondo una precisa coscienza storiografica, e una riflessione critica sul valore dei diversi autori, si puo aggiungere che: a) L'esigenza di sintesi induce Giovanni a ridurre la compilazione della fonte prescelta, realizzandone talora una forte epitome. Ma quando la narrazione si concentra intorno ad un argomento che desta l'interesse dell'autore, allora la prosa si dilata, si arricchisce di particolari e dettagli; e l'autore integra i suoi dati procedendo alia contaminazione delle fonti di riferimento con altre opere 78 . b) Come regola generale, Giovanni valuta criticamente le informazioni della sua fonte. Di conseguenza, egli integra ο corregge una fonte con testimonianze provenienti da altri autori, da lui ritenuti piü obiettivi; talora si osservano omissioni rispetto alle fonti di riferimento, ma non e possibile attribuire con certezza questi tagli a Giovanni, piuttosto che al metodo di lavoro degli Excerptores. c) Solo nel caso di Malala, per i libri della αρχαιολογία, e di Erodiano, Giovanni realizza una trascrizione fedele, alternata ad epitome, della fonte di riferimento, che inoltre viene scarsamente contaminata. L'intervento dell'Antiocheno e comunque costante sul versante delle scelte stilistico-lessicali.
76
Cf. Härtel, Eutropius
und Paulus Diaconus,
cit., 234. Giovanni, tuttavia, non e un semplice
compilatore. La sua opera di selezione e contaminazione di fonti storiche non έ mai neutra, e neppure muta: si tratta piuttosto di un'operazione storiografica: l'autore sceglie le fonti; le trascrive secondo il suo gusto e le sue esigenze; le manipola e le accosta come tessere di un mosaico: accostati insieme, questi frammenti di storiografia realizzano immediatamente una nuova opera storiografica, che ha un suo creatore, una sua ragione, un suo pubblico. Sul metodo della compilazione nella storiografia tardoantica, particolarmente in Giovanni, drastico έ il giudizio di Haupt, Über die Herkunft, cit., 43-44; svolge critiche considerazioni sugli abusi dei cronachisti pure Krumbacher, Geschichte, Wahrheit
cit., 319-320; piü approfondita la riflessione di H. Peter,
und Kunst. Geschichtschreibung
und Plagiat im klassischen
Altertum,
Leipzig-Berlin
1911, partic. 416-455. Esorta a distinguere le diverse stagioni della storiografia, Mazzarino, II pensiero
storico classico, III, cit., 469-471; per una valutazione del metodo compilatorio cf. pure
M. Mazza, Politico e ortodossia Cassiodoro,
in Id., Le maschere
77
Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
78
Cf. Sotiroudis, Untersuchungen,
nella Tarda Antichitä. Metodi e scopo della Historia delpotere,
Tripartita
di
Napoli 1986, 319-373.
cit., 85-147; Zusi, L'etä mariano-sillana,
cit., 124-125.
cit., 86-93. Giovanni έ sovente indotto alla contaminazione
delle fonti dai suoi molteplici interessi; cf., ad es., fr. 280, 1-11: ad introduzione della guerra tra Arbogaste e Teodosio si trova una descrizione del rapporto di parentela tra l'imperatore d'Oriente e Valentiniano II, realizzato accostando notizie di Socrate con quelle della tradizione di Eunapio. Analogo fenomeno di contaminazione si veriflca per fornire informazioni geografiche ο topografiche: cf. Patzig, Die Abhängigkeit
des Jo. Antiochenus
von Jo. Malalas, cit., 45.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CLVII
d) In taluni casi Giovanni menziona due diverse tradizioni intorno ad uno stesso evento. Si tratta evidentemente di una scelta che risponde a criteri di oggettivitä e di ricerca del vero storico. In generale, l'atteggiamento di Giovanni si spiega con la volontä di preservare la άλήθεια, di conservare criteri di veritä nella ricostruzione dei fatti, secondo una prospettiva comune a tutta la tradizione storiografica antica e bizantina 79 . e) Giovanni cita frequentemente le fonti che utilizza. Ε inoltre possibile verificare che, quando sono a sua disposizione, egli si preoccupa di approfondire personalmente la lettura di fonti citate dalle sue fonti di riferimento. Cosi, ad es., egli attinge direttamente a Ditti, che Malala cita come sua fonte per le vicende di Troia; alio stesso modo, sembra aver preso visione di Charax di Pergamo, altra fonte da lui incontrata nella lettura di Malala. In altri casi, Giovanni cita di seconda mano, senza verifica diretta 80 . 2. La fortuna di Giovanni Antiocheno La fortuna della 'Ιστορία χρονική nella cultura bizantina e questione ancora da esplorare. Ε evidente che Giovanni fu apprezzato come storico e venne letto e riutilizzato in ambienti culturali molto diversi tra loro. I primi segnali dell'impiego della tradizione di Giovanni sono giä attestabili nel Breviarium del patriarca Niceforo, e nella Chronographia di Teofane, dunque nel periodo tra la fine del secolo VIII e l'inizio del secolo IX. Non e da escludere (ma da approfondire altrove) la possibilitä che giä il Chronicon Paschale abbia fatto uso di Giovanni per la sezione relativa al VI secolo, fino all'awento di Eraclio. Ma e soprattutto nell'etä della rinascita culturale di I X - X secolo che 1'opera di Giovanni riscuote grande apprezzamento. Ε infatti possibile individuare un primo gruppo di lettori della 'Ιστορία χρονική in alcuni tra i piü significativi esponenti delTumanesimo bizantino. Si tratta di un filone 'dotto' della fortuna di Giovanni che ha consentito la salvezza di gran parte dei frammenti dell'opera. Grazie, infatti, all'interesse di Costantino Porfirogenito sono giunti fino a noi il cospicuo gruppo di Exc. Constant., sicuramente attribuibili a Giovanni; e, almeno a giudicare dalla presenza di Giovanni negli EV e negli EI, la 'Ιστορία
79
Secondo questa procedura si spiega l'accostamento tra due testi in contrasto intorno alia personality di Teodosio II: il fr. 287, celebrazione del sovrano tratta Socrate, e il fr. 288, di tradizione priscana e polemico. Sull'accostamento di fonti tra loro contrapposte cf. giä Müller, FHG IV 538; Köcher, De Ioannis Antiocheni aetate, cit., 29; e ancora Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta, cit., 164; e Zusi, L'etä mariano-sillana, cit., 124-125, su fr. 145.2, 306-310. Altro significativo caso e la diversa versione della morte di Valentiniano III: fr. 293.1 e fr. 293.2.
80
Come giä osservato, per alcune sezioni della 'Ιστορία χρονική non e possibile farsi unesatta idea delle fonti citate da Giovanni, poiche gli Exc. Constant, hanno tagliato le citazioni delle fonti negli autori selezionati.
CLVIII
Intro duzione
χρονική fu fonte importante per la costituzione dell'enciclopedia storica, realizzata a metä del X secolo a Costantinopoli 81 . Attraverso gli Exc. Constant. Giovanni divenne una delle fonti storiografiche piü preziose per il lessicografo della Suda, attivo nella seconda metä del X secolo, che mostra interesse all'opera anche per le sue caratteristiche stilistico-lessicali. Per rimanere nel filone della letturatura colta, Massimo Planude dedico grande attenzione alia 'Ιστορία χρονική nel passaggio tra XIII e XIV secolo: gli excerpta pervenuti dalla Συναγωγή confermano che Giovanni era ritenuto fonte di grande valore per la storia della repubblica romana. Accanto a questa linea, che dal X al XIV secolo testimonia l'interesse e il reimpiego da parte di un ambito 'colto', e possibile seguire la ricezione della 'Ιστορία χρονική anche nell'ambito della letteratura di epitomi e sinopsi, destinata ad un pubblico piü esteso. Di grande importanza e la realizzazione, da parte di un anonimo autore, di un'epitome della 'Ιστορία χρονική: il testo di Giovanni venne volgarizzato e 'tagliato', secondo le forme consuete del genere, in un periodo compreso tra metä VII e X secolo. A partire dal XII secolo, infatti, si puö seguire lo sviluppo di questa tradizione Volgare' della 'Ιστορία χρονική, derivante dall'anonima epitome: il primo manoscritto di Exc. Salm. II, il Vat. gr. 96, risale alia metä del XII secolo. Ma anche precedentemente e possibile individuare l'uso dell'epitome: e evidente che a questa tradizione 'volgare' attingono: la tradizione di Simeone Logoteta (Ps. Teodosio Meliteno e Leone Grammatico), Costantino Manasse, la tradizione di Ps. Simeone-Cedreno 82 . In generale, considero il periodo tra la metä del X secolo e tutto il sec. XI come epoca di 'riscoperta' della 'Ιστορία χρονική nella cultura bizantina. Credo che, pure sul piano della fortuna letteraria, la scelta di Costantino Porfirogenito di selezionare excerpta da Giovanni per la sua enciclopedia abbia rimesso in moto la circolazione e la diffusione dell'opera, soprattutto in ambito costantinopolitano. Si tenga infatti presente che, per quanto riguarda la linea autentica (cioe non mediata da un'epitome) della tradizione della 'Ιστορία χρονική, gli Excerptores e il lessico della Suda sono sicuramente attivi a Costantinopoli a partire dalla seconda metä del X secolo; inoltre il piü antico manoscritto contenente Exc. Constant, da Giovanni di Antiochia, il Turonensis C 980, e appunto realizzato in questi ambienti della capitale nel secolo XI. Anche per quanto riguarda l'epitome e la tradizione volgare' dell'opera di Giovanni, il piü antico manoscritto di Exc. Salm. II a nostra disposizione, il Vat. gr. 96, e di provenienza costantinopolitana e risale al XII secolo (ma la tradizione di Simeone Logoteta, del X sec., giä conosce l'epitome di Giovanni).
81
Ii piü antico manoscritto in nostro possesso di frammenti dalla 'Ιστορία χρονική e, appunto, il Turonensis C 980 del secolo XI, l'unico testimone degli EV. 82 Cf. Boissevain, Über die dem Joannes Antiochenus zugeschriebenen Excerpta Salmasiana, cit., 168-169 e Gerland, Die Grundlagen, cit., partic. 100-105.
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
CLIX
R i n v i a n d o ad u n o s t u d i o piü a p p r o f o n d i t o sulla f o r t u n a della 'Ιστορία χρονική nella c u l t u r a bizantina, s i a n o sufficienti in q u e s t a sede a l c u n e n o t e sui casi piü significativi p e r la r i c e z i o n e di G i o v a n n i A n t i o c h e n o 8 3 . II B r e v i a r i u m di
Niceforo
II p a t r i a r c a di C o s t a n t i n o p o l i N i c e f o r o ( 7 5 8 - 8 2 9 ) e autore di u n a 'Ιστορία σύντομος από της Μαυρικίου βασιλείας 8 4 . L'opera si a r t i c o l a in d u e sezioni: la prim a v a dal 6 1 0 al 6 4 1 ( r e g n o di E r a c l i o ) ; la s e c o n d a dal 6 6 8 al 7 6 9 . Per q u a n t o rig u a r d a la n a r r a z i o n e del r e g n o di Eraclio, N i c e f o r o n o n d i p e n d e dalle t r a d i z i o n i c h e s o n o fonti del Chronicon
Paschale
di G i o v a n n i e fonte c e r t a del Breviarium
e di Teofane; d'altra parte, la t r a d i z i o n e p e r le v i c e n d e della m o r t e di F o c a : cf.
N i c e p h . , Brev. 3 - 5 d e B o o r (I 1 M a n g o ) ~ fr. 3 2 1 . C. M a n g o h a i p o t i z z a t o c h e il Breviarium
di N i c e f o r o nella p r i m a p a r t e ( p e r gli a n n i 6 1 0 - 6 4 1 ) utilizzi c o m e
fonte la t r a d i z i o n e della 'Ιστορία χρονική. M a n g o distingue, tuttavia, t r a u n a v e r s i o n e originale della 'Ιστορία χρονική ( c h e arriva fino all'etä di A n a s t a s i o ed e scritta in g r e c o classicheggiante); e u n a c o n t i n u a z i o n e dell'opera fino al 6 4 1 , c o m p o s t a d a u n a n o n i m o c h e utilizzo u n a lingua e u n o stile m e n o eleganti. N i c e f o r o a v r e b b e fatto u s o di questa c o n t i n u a z i o n e della 'Ιστορία χρονική; d a p a r te loro, gli Excerptores
c o s t a n t i n i a n i c o n s i d e r a r o n o le due p a r t i (la v e r s i o n e ori-
ginale fino all'etä di A n a s t a s i o , piü la c o n t i n u a z i o n e in f o r m a v o l g a r e fino al 6 4 1 ) c o m e t r a d i z i o n e u n i c a s o t t o il n o m e di G i o v a n n i di A n t i o c h i a 8 5 .
83 Naturalmente, per gli esponenti piü significativi della linea colta (Exc. Constant., Lessico della Suda, Planude), rimando a quanto scritto sopra. Ε evidente che questa trasmissione e stata ben studiata nel secolo scorso; c'e invece molto da lavorare relativamente al gruppo di autori piü ο meno dipendenti dalla 'Ιστορία χρονική (e della sua epitome), e appartenenti anche a tradizioni letterarie di livello meno elevato. In particolare, la possibilitä, in futuro, di conoscere meglio l'opera di Giovanni (e forse di aggiungere nuovo materiale ai testi giä noti) puö awenire, ad es., dall'approfondimento della ricezione nella cronachistica bizantina fino all'epoca piü tarda. 84 In generale sull'opera e sulla datazione cf. Mango, The Breviarium, cit., partic. 551: lo studioso considera il Breviarium come oeuvre dejeunesse di Niceforo; cf. pure Id., Nikephoros, cit., 8-12. 85 Con questa ipotesi Mango sembra conciliare una sua precedente tesi, secondo cui la 'Ιστορία χρονική giungeva fino al 641 (cf., ad es., The Breviarium, cit., 543), con la tesi del 1989 di P. Sotiroudis. Come giä detto, nulla posso dire sulla estensione della 'Ιστορία χρονική oltre il 610, poiche non vi sono frammenti giovannei posteriori a questa data; al contrario, sono convinto che Giovanni appartenga all'etä di Eraclio, e che la sezione finale degli EI non sia frutto di un anonimo continuatore; le differenze di stile e lingua (ma, si badi, non di prospettiva storiografica) presenti in questi excerpta sono da attribuire ai problemi di trasmissione della 'Ιστορία χρονική. Sulla questione cf. supra XLII-XLIV. Un'altra ipotesi sulle fonti del Breviarium έ che Niceforo abbia utilizzato per l'etä di Eraclio la continuazione di Giovanni piü un'altra fonte fino al 641: cf. l'introduzione di Mango a Nikephoros, cit., 13-14; tesi ripresa da Whitby, Greek Historical Writing, cit., 62 e n. 174. L'ipotesi della conoscenza da parte di Niceforo di Giovanni Antiocheno (tuttavia nella sua versione 'Salmasiana') έ giä in Patzig, Johannes Antiochenus und Johannes Malalas, cit., 14-15; cf. anche Olster, Politics of Usurpation, cit., 10-11 e 132-133.
CLX
Introduzione
Teofane
Teofane utilizzö la parte finale della 'Ιστορία χρονική ad integrazione della sua fonte principale, Teofilatto Simocatta, per la ricostruzione del regno di Maurizio. Non e da escludere che anche talune notizie di Teofane sul regno di Giustino II e Tiberio derivino dalla 'Ιστορία χρονική. Per quanto riguarda, invece, il regno di Foca, Giovanni di Antiochia e fonte di riferimento di Teofane86. La tradizione di Simeone Logoteta, la Leoquelle e la tesi Patzig
Ii rapporto tra Giovanni di Antiochia e la tradizione di Simeone Logoteta (X secolo) e problema storiografico e filologico ancora tutto da investigare. In molti passi e evidente che la tradizione di Simeone Logoteta ha attinto alia tradizione di Giovanni ma, a mio parere, per via indiretta. Ritengo, infatti, che Simeone Logoteta abbia conosciuto Giovanni attraverso la mediazione della stessa epitome da cui provengono gli Exc. Salm. IIs7. Fondamentale, per fare luce su tutta la
86
Cf. sui rapporti tra Giovanni di Antiochia e Teofane cf. Adamek, Beiträge zur Geschichte, cit., 12-23; e Spintier, De Phoca, cit., che, tuttavia, considera improbabile un uso diretto della 'Ιστορία χρονική da parte di Teofane; egli pensa piuttosto all'uso di una fonte comune all'Antiocheno, a Giorgio Monaco e a Teofane, pp. 12-14. Piü recentemente sulla questione: A. Proudfoot, The Sources ofTheophanes for the Heraclian Dynasty, «Byzantion» 44, 1974, 367-439; P. Speck, Das geteilte Dossier. Beobachtungen zu den Nachrichten über die Regierung des Kaisers Herakleios und die seiner Söhne bei Theophanes und Nikephoros, Bonn 1988, 58-61; Olster, Politics of Usurpation, cit., 8-11; Mango-Scott, The Chronicle ofTheophanes Confessor, cit., LXXXI; riprendendo Spintier, Whitby, Theophanes' Chronicle Source, cit., 338-340 e 343-344, ritiene che per l'etä da Maurizio a Foca Giovanni abbia fatto uso di una cronaca costantinopolitana, scritta prima del 620, e utilizzata pure dalla fonte di Teofane per il periodo da Giustino a Foca, cioe il cosiddetto μέγας χρονογράφος, di cui rimangono estratti a margine del Vat. Gr. 1941, ff. 241 v -242 v e 272v, (il codice del Chronicon Paschale). Giä Freund, Beiträge, cit., 38-53, e E. Patzig, Leo Grammaticus und seine Sippe, V>yzZ 3, 1894, 470-497, partic. 470-471, sostenevano che il μέγας χρονογράφος sarebbe vissuto nell'ottavo secolo, prima della composizione della Chronographia di Teofane. Whitby conferma questa ipotesi (cf. pure L.M. Whitby, The Great Chronographer and Theophanes, BMGS 8, 1982-1983, 1-20) e ritiene che il μέγας χρονογράφος utilizzö la fonte costantinopolitana compilata pure da Giovanni di Antiochia e una fonte agiografica sulla morte dell'imperatore Maurizio, che έ alia base della Vita di S. Maurizio in siriaco (ed. a cura di L. Leroy-F. Nau, Patrologia Orientalis, 5, 1910, 773-778). Mango, The 'Breviarium', cit., ha dimostrato che il μέγας χρονογράφος έ un compilatore di Teofane, e di conseguenza e da collocare non prima della metä del IX secolo. Esclusa la mediazione del μέγας χρονογράφος, rimane l'importanza di Giovanni come fonte di Teofane per il periodo tra Maurizio e Foca. Per la provenienza da Giovanni delle notizie presenti in Teofane sull'attivitä delle fazioni popolari a Costantinopoli cf. Maas, Metrische Akklamationen, cit., 28-30: lo studioso ritiene Giovanni fonte di tutti i passi di Teofane che riportano acclamazioni metriche delle fazioni di Costantinopoli, dal momento che questi testi non vengono piü registrati da Teofane proprio a partire dal 610, cioe dalla data in cui presumibilmente termina la 'Ιστορία χρονική; al riguardo da considerare anche la discussione in Cameron, Circus Factions, cit., 318-329 e supra XLV.
87 Sull'epitome, da cui vennero tratti gli Exc. Salm. II, cf. de Boor, Römische Kaisergeschichte III, cit. Sulla linea di Boissevain, C. de Boor individuö negli Exc. Salm. II testi provenienti da un'opera anonima e tagliati da un Excerptor nella forma a noi giunta attraverso la tradizione mano-
CLXI
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
questione, e l'attesa pubblicazione di un testo critico della tradizione di Simeone Logoteta, che trova tra i suoi piü importanti testimoni Leone Grammatico, lo Ps. Teodosio Meliteno e lo Ps. Giulio Polluce88. Alia fine del X I X secolo E. Patzig ha condotto uno studio introduttivo sul problema. Confrontando le diverse versioni presenti in tre autori dalle tradizioni indipendenti, Giorgio Monaco, Leone Grammatico (che appartiene alia tradizione di Simeone Logoteta) e Cedreno, E. Patzig formulo l'ipotesi che alia base di questi tre autori vi fosse una fonte comune. Egli chiamo questa fonte Leoquelle. Da questa fonte avrebbero tratto materiale pure Zonara e Teofane. Secondo Patzig, la Leoquelle sarebbe l'anello fondamentale di congiunzione tra Giovanni Antiocheno 'Salmasiano' e il resto della tradizione storiografica bizantina che mostra di aver utilizzato la 'Ιστορία χρονική: infatti, una delle fonti principali della Leoquelle sarebbe appunto l'opera di Giovanni di Antiochia 89 . La linea di ricerca individuata dal Patzig e evidentemente da approfondire per comprendere le vie della trasmissione del testo di Giovanni, soprattutto nella forma mediata che si osserva anche negli Exc. Salm. II. In una fase successiva, Patzig rielaboro la sua tesi affermando che la Leoquelle non e un mediatore di Giovanni Antiocheno 'Salmasiano', ma e lo stesso Giovanni 90 . A mio parere sono necessarie alcune correzioni di valore generale alia sua ipotesi. In primo luogo, non esiste una differenza
scritta. Lo studioso definisce questa opera anonima come un 'bescheidenes Kompendium' di storia universale. 88
Sulla tradizione di Simeone Logoteta cf. in generale S. Wahlgren, Symeott the Logothete: Philological
Remarks,
tica di una parte della tradizione del Logoteta, cf. Id., Original und Archetypus: kommen
und
Logothetes),
Some
«Byzantion» 71, 2001, 251-262: lo studioso sta lavorando all'edizione cri-
Transformation
einer
byzantinischen
Weltchronik
zu
Zustande-
(Pseudo-Polydeukes/Symeon
RyzZ 96, 2003, 267-277. Cf. pure Kresten, Phantomgestalten,
cit., 2 0 8 - 2 1 2 che, ri-
guardo alia versione della cronaca del Logoteta presente nel Monacensis gr. 218 (XI secolo), dimostra la falsitä della sua attribuzione a Teodosio Meliteno. Anche l'attribuzione ad un Giulio Polluce di un'altra versione della stessa cronaca del Logoteta risulta, in realtä, una falsificazione di A. Darmarios: cf. Th. Preger, Der Chronist Iulios Polydeukes. Darmarios, 89
Eine Titelfälschung
des
Andreas
ByzZ 1, 1892, 342-343.
Naturalmente Patzig parte dal presupposto che occorra dividere la tradizione di Giovanni in due grandi filoni: il 'vero' Giovanni, che per lux corrisponde a quello trasmesso dagli Exc. Salm. II; e uno Ps. Giovanni, quello trasmesso dagli Exc. Constant, e dalle tradizioni ad essi collegate: cf. Patzig, Johannes
Antiochenus
und Johannes
Malalas, cit., 5: con una tabella dei passi di storia
imperiale romana che da Giovanni 'Salmasiano' confluiscono attraverso la Leoquelle
in Leone
Grammatico, Cedreno, Giorgio Monaco. Per quanto riguarda Manasse, Patzig έ convinto che questi rielaborö direttamente l'opera di Giovanni 'Salmasiano' senza mediatori. In generale sulla Leoquelle
cf. Patzig, Leo Grammaticus,
1 8 9 6 , 2 4 - 5 3 ; Gerland, Die Grundlagen, 90
cit.; Id., Über einige Quellen
des Zonaras,
ByzZ 5,
cit., 101-102.
La complessitä dei problemi legati a questo ramo 'mediato' della trasmissione di Giovanni έ evidenziata dalle riflessioni di Patzig, Leo Grammaticus, to tra i diversi riutilizzatori della Leoquelle.
l'identitä tra Giovanni Salmasiano e la Leoquelle, schen Iohannes Antiochenus,
cit., 15.
cit., dove lo studioso affronta il rappor-
Per la successiva evoluzione della tesi Patzig, αοέ cf. Patzig, Die römischen
Quellen des
salmasi-
CLXII
Introduzione
di identitä storiografica tra Fautore testimoniato dagli Exc. Constant, e quello testimoniato dagli Exc. Salm. II; al contrario, si tratta di due gruppi di excerpta che, diversi per forma, impostazione e canali di trasmissione, rimandano tuttavia alio stesso autore, cioe a Giovanni di Antiochia. Infatti, come abbiamo visto, e priva di fondamento la tesi che la Leoquelle (intesa nel senso di Patzig come fonte di Simeone) abbia conosciuto il solo Giovanni 'Salmasiano', cioe quello testimoniato dagli Exc. Salm. II. Nella tradizione di Simeone Logoteta (che dalla Leoquelle deriva) sono infatti evidenti tracce tanto del Giovanni 'Costantiniano', quanta del Giovanni 'Salmasiano' (cf. supra LXX-LXXIII). Non condivido dunque il successivo sviluppo della tesi Patzig che fonda l'equivalenza Leoquelle = Giovanni di Antiochia. La Leoquelle (volendo mantenere la formula di Patzig) e, a mio parere, un opera che media tra l'originale versione della 'Ιστορία χρονική e la successiva storiografla91. Costantino Manasse Nel periodo di fioritura culturale dell'eta dei Comneni, Costantino Manasse compose a Costantinopoli una cronaca universale in versi. Si e da tempo dimostrata la conoscenza della tradizione di Giovanni di Antiochia da parte di Manasse. Ε evidente, tuttavia, che egli non attinse direttamente alia 'Ιστορία χρονική, ma fece uso dell'epitome che e fonte della tradizione giovannea pure per la tradizione di Simeone Logoteta, e dalla quale provengono gli Exc. Salm. IP2.
91
Le ragioni della mia affermazione si spiegano con l'ipotesi di un epitome della 'Ιστορία χρονική donde vengono tratti gli Exc. Salm. II, e alia quale attingono le tradizioni di Simeone Logoteta, di Ps. Simeone-Cedreno, di Costantino Manasse. Ulteriori ricerche sulla questione potrebbero cercare di approfondire se la Leoquelle
coincide con l'epitome da cui sono tratti gli Exc.
Salm.
II. Sulle corrispondenze tra Giorgio Monaco e gli Exc. Constant, intorno agli imperatori giulioclaudi e della dinastia flavia cf. Patzig, Johannes
Antiochenus
und Johannes
cit., 15-17.
Malalas,
Alcuni anni fa, inoltre, B. Bleckmann ha riaperto la discussione sul problema, sostenendo che la Leoquelle
deriva non da Giovanni di Antiochia, ma da Pietro Patrizio, da identificare con YAno-
nymus post Dionem
di taluni Exc. Constant, de sententiis:
cf. Bleckmann, Die Reichskrise,
cit.,
4 3 - 5 3 e 410-415. Non έ questa la sede per la discussione approfondita delle tesi esposte in questo stimolante libro; di particolare interesse mi sembra, al di Ιέ dei rapporti tra Leoquelle
e Gio-
vanni di Antiochia, l'ipotesi che Pietro Patrizio abbia utilizzato una fonte latina, conosciuta anche da Ammiano Marcellino; questa fonte latina di Pietro Patrizio potrebbe essere Nicomaco Flaviano. Sulla questione e intervenuto anche F. Paschoud, Nicomaque byzantine
(Pierre le Patrice et Zonaras):
Flavien et la
connexion
ά propos du livre recent de Bruno Bleckmann,
AntTard
2 , 1 9 9 4 , 7 1 - 8 2 , che conferma sostanzialmente l'ipotesi di Bleckmann. 92
Sull'uso di Giovanni Antiocheno in Manasse cf. de Boor, Römische nischer Fassung, III, cit.; Patzig, Jo. Antiochenus 4 2 3 - 4 2 4 ; Id., Johannes
Antiochenus
126-131; Ead., Attitudes,
und Jo. Malalas,
Kaisergeschichte
in
byzanti-
cit., 5; Id., Die Hypothesis,
fr. 200, cit., 592-593; Jeffreys, The Judgement
cit.,
of Paris, cit.,
cit., 208. La conoscenza da parte di Manasse della tradizione di Gio-
vanni e particolarmente evidente per quanto riguarda le vicende della guerra di Troia (w. 1107-1471): cf. sulla questione, Patzig, Jo. Antiochenus Cretensis, cit., 139; Id., Die Hypothesis, freys, The Judgement
of Paris, cit., 126.
und Jo. Malalas,
cit., 12-13; e Id., Dictys
cit., 423-424; Fürst, Untersuchungen,
cit., 253 e 337; Jef-
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
Giovanni
CLXIII
Tzetze
Prima Müller, poi Patzig nel 1892, osservarono che nei molti luoghi dove Tzetze cita dall'opera di'Ιωάννης Άντιοχεύς fosse possibile supporre che questi fosse il nostro Giovanni di Antiochia, autore della 'Ιστορία χρονική, piuttosto che Giovanni Malala, anch'egli di Antiochia, autore della Chronographia. L'ipotesi si appoggiava sul fatto che in taluni casi la narrazione di Tzetze riporta notizie non presenti in Malala; anche se la mancanza del corrispondente passo dalla 'Ιστορία χρονική non consentiva una conferma dell'attribuzione, secondo il metodo dello argumentum e silentio si considerava quanto non presente in Giovanni Malala come derivato da Giovanni di Antiochia. Ε veniva affermata l'equivalenza tra il 'Ιωάννης Άντιοχεύς citato da Tzetze e il nostro Giovanni93. In realtä uno studio piü approfondito e mirato dello stesso Patzig, successivo alle sue ricerche sulla narrazione della guerra di Troia nella 'Ιστορία χρονική, ha chiaramente dimostrato che Ιωάννης Άντιοχεύς nella maggioranza dei casi citati significa per Tzetze Giovanni Malala. Quando i passi citati da Tzetze come derivati appunto da questo Giovanni Antiocheno (Malala) si mostrano piü ricchi del testo presente nella Chronographia, bisogna pensare che Tzetze abbia contaminato la narrazione di Malala con altre fonti. Dunque l'ipotesi Müller (ripetuta da molti altri studiosi, come Köcher, Krumbacher e Moravcsik) che il 'Ιωάννης Άντιοχεύς di Tzetze sia il nostro Giovanni di Antiochia, e non Giovanni Malala, e da respingere; o, nei casi piü complessi, quantomeno da approfondire secondo le linee proposte da Patzig94. La tradizione storiografica dello Ps. Simeone e di Giorgio Cedreno
Sotto il nome dello Ps. Simeone e noto il testo di una cronaca bizantina, da Adamo al 963, presente unicamente nel manoscritto Paris, gr. 1712, ff. 18v-272r. Si tratta dell'opera di un anonimo del X secolo e rappresenta una versione molto contaminata della cronaca di Simeone Logoteta. Quest'opera mostra notevoli affinitä con Giorgio Cedreno che sembra avervi attinto almeno per una larga sezione di storia arcaica95. A. Markopoulos considera Giovanni di Antiochia una
93 Cf. Müller, FHG, 535-536, e Köcher, De Ioannis Antiocheni, cit., 4-5; Krumbacher, Geschichte, cit., 336; Moravcsik, Byzantinoturcica I, cit., 173. Sülle confusioni indotte dalla trasmissione del nome 'Ιωάννης Άντιοχεύς cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 20. Negli Exc. Constant, la confusione e evitata distinguendo tra 'Ιωάννης Άντιοχεύς e 'Ιωάννης τό έπίκλην Μαλέλας. 94 Ε dunque da considerare spurio il fr. 72a dell'edizione Mü., cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 51. Cf. Patzig, Malalas und Tzetzes, cit. Dapprima lo studioso aveva creduto, seguendo Müller, che Tzetze conoscesse la tradizione di Giovanni di Antiochia, in particolare per gli eventi relativi alia guerra di Troia: Patzig, Jo. Antiochenus und Jo. Malalas, cit., 17; Id., Dictys Cretensis, cit., 139. In realtä giä alcuni anni prima delle ricerche di Patzig, Sotiriadis, Zur Kritik, cit., 90, aveva affermato che Tzetze conobbe solo l'opera di Giovanni Malala, e non quella di Giovanni di Antiochia. Sulla questione cf. pure Jeffreys, Byzantine Chroniclers, cit., 228-229. 95
Per primo Ducange si accorse dell'esistenza di questa cronaca nel Paris, gr. 1712 e la utilizzö per
CLXIV
Introduzione
delle principali fonti dello Ps. Simeone per la parte dell'opera da Adamo a Cesare96. La tradizione della 'Ιστορία χρονική appare utilizzata in riferimento alia sezione della αρχαιολογία: in particolare si veda ff. 27v, 32-28 r , 9 ~ fr. 9, per l'interpretazione evemeristica dei miti greci e per le notizie di storia egizia. A partire dalla sezione relativa alle vicende troiane e ai nostoi, lo Ps. Simeone innesta passi della 'Ιστορία χρονική sulla tradizione della Chronographia di Malala: cf., ad es., ff. 41v, 38-42 r , 2 ~ fr. 41, per le notizie su Palamede. Di grande rilevanza e la corrispondenza tra 'Ιστορία χρονική e Ps. Simeone per quanto riguarda le vicende della monarchia romana. L'uso di Giovanni (quasi a livello di trascrizione) e evidente per il regno di Romolo, cf. f. 70r, 20-23 = fr. 58; di Tarquinio il Superbo, cf. f. 71r, 10-27 = fr. 69; e nel lungo brano di ff. 71v, 22-72 v , 19 sulla vicenda di Filippo e Alessandro Magno97. Ε evidente che ogni progresso nello studio dei rapporti tra lo Ps. Simeone e Giovanni (anche in relazione a Giorgio Cedreno) e subordinato alia pubblicazione, attesa ormai da decenni, del testo critico dell'anonima cronaca presente nel Paris, gr. 1712. Autore di una cronaca fino al 1057, Giorgio Cedreno mostra di conoscere la tradizione della Ιστορία χρονική, poiche numerosi suoi passi corrispondono a frammenti di Giovanni. Geizer ha avanzato l'ipotesi che Cedreno abbia conosciuto Giovanni non in via diretta, ma attraverso la cronaca dello Ps. Simeone. Le differenze che in taluni casi rendono il testo di Cedreno piü ricco e preciso della versione a noi nota dello Ps. Simeone, rispetto alla tradizione di Giovanni, sono spiegate da Geizer con il fatto che Cedreno utilizzö un manoscritto dello Ps. Simeone migliore del Parisinus 1712, nostra unico testimone 98 . arricchire l'apparato critico della sua edizione del Chronicon Paschale (cf. Chron. Pasch. II 233); lo studioso attribul la cronaca a Simeone Logoteta. Dopo l'accurata analisi di Geizer, Iulius Africanus II, cit., 280 e 357-384, si e compreso che in realtä questa tradizione, quantunque collegata, h indipendente da quella che trasmette l'opera di Simeone Logoteta. A partire da Geizer si diffuse la denominazione di Ps. Simeone. Cf. lo studio di Markopoulos, Χρονογραφία, cit., e Wahlgren, Symeon the Logothete, cit., 260-262. 96 Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 66-73. 97 Markopoulos, Χρονογραφία, cit., 93-95. Questo lungo frammento sulla morte di Filippo e la successione al trono di Alessandro mostra tali corrispondenze con il testo di Giovanni di Antiochia da far pensare che lo Ps. Simeone abbia certamente compilato la 'Ιστορία χρονική. La questione έ complessa, soprattutto per l'aspetto metodologico. Infatti, anche se la corrispondenza tra il testo dello Ps. Simeone e i frammenti giovannei conservati dagli Exc. Constant, e dalla Suda e evidente per lo sviluppo narrativo, occorre, a mio giudizio, ancora approfondire la questione delle fonti dello Ps. Simeone, prima di poter concludere che l'intero passo sia da attribuire a Giovanni. Inoltre, sempre attraverso la pubblicazione di un testo critico si potrebbe stabilire in che modo lo Ps. Simeone interviene sul testo, anche da un punto di vista stilistico-lessicale. Non ν e dubbio che il passo in questione potrebbe contenere molto materiale dalla 'Ιστορία χρονική, tagliato invece dagli Excerptores costantiniani; ma sono necessarie ulteriori ricerche sul testo. Sulla questione cf. Sotiroudis, Untersuchungen, cit., 16-17, che a ragione rileva come si tratti in ogni caso di tradizione indiretta della 'Ιστορία χρονική. 98 Cf. sulla questione Geizer, Iulius Africanus II, cit., 380; in precedenza era stata giä formulata la tesi di una conoscenza indiretta dell'opera di Giovanni da parte di Cedreno da Haupt, Über die
CLXV
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
La tradizione di Giovanni pare giä nota a Cedreno nella sezione dell'opera relativa alia storia biblica e greca arcaica, dove tuttavia egli segue come principale fonte Malala. Si vd., ad es., il fr. 19 ~ Cedr. 50, 6-7: il passo sulle origini del nome del fiume Giordano e conservato in Giovanni Antiocheno e in Cedreno, ma non in Malala. Per la narrazione della guerra di Troia, Cedreno utilizza prevalentemente la tradizione di Malala per la prima parte del racconto, fino alia caduta di Troia. A partire dall'episodio del furto del Palladio, Cedreno si volge pure alia tradizione di Giovanni Antiocheno. Nella descrizione dei nostoi degli eroi greci, la corrispondenza tra Cedreno e la 'Ιστορία χρονική e chiara, sia per la scelta degli episodi e per la struttura narrativa, sia pure per la scelta lessicale". La corrispondenza tra Cedreno e la 'Ιστορία χρονική e evidente anche per la sezione relativa alia fondazione di Roma. Inoltre, la struttura di Cedreno 257, 3-272, 21 corrisponde alio sviluppo narrativo conservato in Giovanni. In particolare, Cedreno ripropone il sincronismo storiografico tra la fondazione di Roma e le gesta di Alessandro presente in Giovanni. Ε emblematico, inoltre, che Cedreno utilizzi in questa sezione di storia romana arcaica le stesse fonti della 'Ιστορία χρονική, cioe prevalentemente Eutropio (nella traduzione usata da Giovanni Antiocheno), Dionigi di Alicarnasso e Plutarco100. Herkunft, lenkritische
99
cit., 38. In generale sull'opera storica di Cedreno e le sue fonti cf. K. Praechter, QuelStudien zu Kedrenos
(cod. Paris, gr. 1712) SBAW, 1897, 2.1, 1-107; e piü recente-
mente R. Maisano, Note su Giorgio Cedreno
e la tradizione
studi bizantini e slavi» 3, 1983 (= Miscellanea
Agostino Pertusi, vol. 3, Bologna 1984), 227-248.
Cf. Patzig, Dictys Cretensis, cit., 135-139; Id., Die Hypothesis,
storiografica
bizantina,
«Rivista di
cit., 413, 4 2 3 - 4 2 9 ; Id., Die
Troica,
cit., 2 5 - 2 9 : secondo questo studioso, le tradizioni di Malala e di Giovanni Antiocheno sarebbero note a Cedreno attraverso la mediazione dello Ps. Simeone. Solo per la narrazione dei viaggi di Oreste e del suo incontro con Ifigenia, Cedreno 232, 8 - 2 3 7 , 21 sembra tornare all'uso di Malala V 3 1 - 3 7 come fonte principale. Un giudizio definitivo sulla questione e tuttavia ostacolato dal fatto che la tradizione di Giovanni Antiocheno (fr. 49.1) e conservata da un EI, dove appare tagliato molto testo in originale. Interessante, in ogni caso, e osservare che Cedreno conserva una struttura narrativa diversa da quella presente in Ditti; e piü completa rispetto a quella di Malala (dove, ad es., manca il racconto della morte di Ecuba); nella sequenza degli episodi, inoltre, Cedreno corrisponde alia tradizione giovannea. Ε lecito dunque ritenere che la struttura dei nostoi (da Ulisse ad Agamennone) in Giovanni di Antiochia sia conservata dal racconto di Cedreno 232, 3-234, 8, sebbene questi riassuma sensibilmente la sua fonte per taluni episodi, come, ad es., nella vicenda dei Ciclopi (cf. Cedr. 232, 17-21). Per lo studio dei numerosi casi di corrispondenza tra Giovanni e Cedreno cf. Fürst, Untersuchungen, 331-337; Gleye, Beiträge, cit., 459. II denso studio di Noack, Der griechische
cit., 257-260,
Dictys, cit., intende
dimostrare che Cedreno deriva la sua conoscenza della tradizione di Ditti da fonti diverse, in particolare da una cronaca indipendente dalla tradizione di Malala e di Giovanni di Antiochia. 100 Cf. Boissevain, Über die dem Ioannes 168-169; Patzig, Johannes
Antiochenus
Antiochenus
zugeschriebenen
Excerpta
Salmasiana,
tazione della storia romana arcaica e repubblicana in Cedreno cf. Maisano, Note su Cedreno,
cit.,
und Johannes Malalas, cit., 18. Piü in generale sulla tratGiorgio
cit., 230-231: Cedreno ricostruisce la storia romana di questo periodo servendosi di
almeno due tradizioni-guida: una che affronta canonicamente lo sviluppo della storia romana dalla monarchia fino ad Augusto; ed una che interpreta questo sviluppo secondo una prospettiva Orientale: dal rapporto tra Roma e i regni ellenistici a Pompeo e Cesare in Oriente. Ε inoltre
CLXVI
Introduzione
Soprattutto per questa sezione di storia romana arcaica, Cedreno offre contributi utili per confermare l'attribuzione di lemmi della Suda alia tradizione della 'Ιστορία χρονική101. L'importanza di Cedreno e inoltre legata alia sua conoscenza di un testo dell'Antiocheno attraverso un manoscritto che talora consente di colmare le lacune ο i luoghi corrotti delle altre tradizioni storiografiche, soprattutto degli Exc. Constant. Questo significa che la tradizione giovannea giunge a Cedreno attraverso un canale diverso dalla famiglia di manoscritti che accomuna Exc. Constant, (e lessico della Suda) ed excerpta del Paris, gr. 1630 1 0 2 . In conclusione: la tradizione dello Ps. Simeone-Cedreno ha sicuramente conosciuto la 'Ιστορία χρονική. Ε questione da approfondire se i due autori l'abbiano conosciuta in via diretta ο indiretta: in particolare bisogna approfondire i rapporti tra Ps. Simeone-Cedreno e la tradizione di Simeone Logoteta. Inoltre, e da indagare se e, eventualmente, in che modo Cedreno abbia attinto alia 'Ιστορία χρονική, indipendentemente dallo Ps. Simeone 103 .
interessante notare che Cedreno conosce Eutropio attraverso la mediazione della 'Ιστορία χρονική. Lo conferma la presenza in Cedreno di errori comuni alia traduzione eutropiana di Giovanni. Cf., ad es., la datazione sulla morte di Servio: allontanandosi dalla tradizione di Eutropio, Giovanni Antiocheno inserisce il dato che Servio fu ucciso al quarantaquattresimo anno di regno. Cedreno si allinea con Giovanni, anche se cita come anno il quarantesimo, cf. Härtel, Eutropius und Paulus Diaconus, cit. Altro errore della traduzione eutropiana in Giovanni, e conservato da Cedreno, e quello sull'origine non nobile dell'imperatore Otone in fr. 176 = Cedr. 379, 15-16: ancora una volta la corrispondenza awiene su un testo sicuramente giovanneo. Ε interessante notare che compilando da Giovanni, Cedreno conserva pure le rielaborazioni delle fonti present! nella 'Ιστορία χρονική: in particolare Giovanni semplifica la tradizione di Charax FGrHist. 103 F 34, trasmessa da Malala, e attribuisce a Romolo stesso, e non ad Enomao, la ricerca di analogie tra cosmo e ippodromo in occasione dell'invenzione delle gare ippiche; la stessa semplifkazione caratterizza Cedr. 258, 11-259, 3. 101 Importante e la corrispondenza tra passi di Cedreno e lemmi di storia romana della Suda, da attribuire all'uso di Giovanni come fonte comune: cf. ad es., Suid. Ν 515 = Cedr. 259, 17-20 (fr. 60.1); Suid. X 333 = Cedr. 260, 1-2 (fr. 61.1); Suid. A 4126 = Cedr. 260, 2-8 (fr. 62); Suid. Ω 4126 = Cedr. 260, 12-17 (fr. 64); ο relativi alle gesta di Alessandro Magno, cf., ad es., Suid. A 1121 (I 102, 26-34 Adler) = Cedr. 265, 5-11 (fr. 74); Suid. A 74 (II 7, 15-17 Adler) = Cedr, 266, 8-10 (fr. 75). Da approfondire anche la corrispondenza tra passi giovannei provenienti dagli EPl e analoghi passi di Cedreno. 102 Cf., ad es., fr. 69 = Cedr. 262, 6-263, 2. II testo di Cedreno consente di rimediare agli errori presenti nella tradizione manoscritta dello EI 9. Anche rispetto ai frammenti provenienti dagli Exc. Salm. II, Cedreno mostra di possedere un testimone migliore della 'Ιστορία χρονική. Cosi, ad es., nel fr. 58: al confronto tra le due tradizioni, il testo dello Exc. Salm. 58 appare tagliato rispetto alia versione presente in Cedreno 258, 11-259, 3, che appare come una trascrizione piü completa del passo giovanneo. 103 Da approfondire έ il rapporto tra Cedreno e Giovanni di Antiochia, soprattutto per recuperare alia tradizione della 'Ιστορία χρονική frammenti ο testi non conservati dalle tradizioni a nostra disposizione. Mi riferisco in particolare ai numerosi passi dove Cedreno mostra di utilizzare Eutropio. Vi e una fondata possibilitä che questi passi siano tutti da attribuire alia mediazione della 'Ιστορία χρονική. Appunto per la necessity di una riflessione piü approfondita sul lavoro dello Ps. Simeone, e su quello di Cedreno, rispetto alia tradizione della 'Ιστορία χρονική; e
Fonti e fortuna della 'Ιστορία χρονική
Giovanni
CLXVII
Zonara
Le ricerche condotte da E. Patzig e M. DiMaio presentano l'ipotesi che Zonara abbia utilizzato in molti passi della sua opera Giovanni di Antiochia. In particolare, evidente sarebbe la dipendenza dalla tradizione deirAntiocheno per numerose informazioni relative alia storia degli imperatori di terzo e quarto secolo. Ε ancora, secondo questi due studiosi, Zonara conoscerebbe tanto la tradizione del Breviarium di Eutropio, quanto, soprattutto, le Res gestae di Ammiano Marcellino proprio attraverso la mediazione di Giovanni. Condivido l'ipotesi che Zonara abbia fatto uso della 'Ιστορία χρονική: se non direttamente dell'originale, quantomeno della sua tradizione mediata. Ritengo invece piü problematico ricavare dal testo di Zonara nuovi frammenti di Giovanni, senza conferme per tali attribuzioni in altri rami della tradizione della Ιστορία χρονική. Ii problema e piuttosto chiaro nel caso della presenza di testi di derivazione eutropiana ο ammianea in Zonara. Partendo dall'analisi del fr. 244, che deriva da Eutr. IX 18, 2, Patzig cerca di dimostrare che Zonara XII 30 deriva a sua volta dalla rielaborazione di Giovanni; e formula la tesi per cui Zonara attinge alia tradizione eutropiana attraverso la mediazione di Giovanni. Analogamente, Patzig e convinto che la conoscenza di Ammiano Marcellino da parte di Zonara sia pure da attribuire alia mediazione di Giovanni104. Soprattutto lavorando sulla presenza di notizie ammianee in Zonara, DiMaio identifica altri passi che sarebbero, a suo giudizio, da restituire alia tradizione di Giovanni. Interessante mi sembra pure la sua analisi di alcuni passi della tradizione di Cassio Dione riutilizzati da Giovanni e presenti pure in Zonara. Ε evidente che Zonara conobbe direttamente sezioni originali dell'opera di Cassio Dione. Ε tuttavia, egli disponeva pure della 'Ιστορία χρονική, che per molti passi di storia romana realizzo un'ottima rielaborazione stilistica e storiografica di questa stessa opera. Alcune corrispondenze narrative e lessicali fanno ipotizzare al DiMaio che, riutisoprattutto, in attesa della pubblicazione del testo critico di Ps. Simeone e della nuova edizione di Cedreno (in preparazione ad opera di R. Maisano e L. Tartaglia), ho segnalato i passi dove Cedreno mostra di aver utilizzato Giovanni, ma ho evitato di considerare questi passi come semplice compilazione di Giovanni. Sulla questione cf. pure: Zusi, L'etä regia, cit., 441. 104 Patzig, Die römischen Quellen des salmasischen Johannes Antiochenus, cit.; in questo lavoro lo studioso ipotizza la dipendenza da Giovanni di molti altri passi di Zonara, oltre a quelli provenienti da Eutropio e da Ammiano. Α suo giudizio questi passi sono da restituire alla tradizione di Giovanni Antiocheno 'Salmasiano'. Non ho inserito questi brani tra i frammenti di Giovanni di Antiochia perche le affermazioni di Patzig poggiano su ipotesi non sempre attendibili. Anche la tesi che tutto il materiale eutropiano e ammianeo in Zonara derivi a questo autore dall'uso della 'Ιστορία χρονική non mi ha indotto automaticamente a considerare frammenti giovannei questi stessi passi. Contrariamente al caso della Suda, le linee di trasmissione del materiale eutropiano e ammianeo a Zonara possono rivelarsi assai piü complesse di quanto supposto da Patzig e, in parte, da DiMaio. In generale, per i passi di Zonara che mostrano chiara dipendenza da Giovanni Antiocheno cf. pure DiMaio, The Antiochene Connection, cit., 159 n. 7. Ho segnalato questi passi in apparato.
CLXVIII
Intro duzione
lizzando Cassio Dione, Zonara abbia contaminate in alcuni punti la versione originale dionea con la versione rielaborata dello stesso passo ad opera di Giovanni di Antiochia 105 . La questione del rapporto tra Zonara e Giovanni e complessa e non affrontabile in questa sede. Recentemente, inoltre, B. Bleckmann ha riaperto la discussione sostenendo che la conoscenza di informazioni note anche ad Ammiano e a Eutropio deriverebbe a Zonara dall'uso di una tradizione latina contenuta in Pietro Patrizio, che, secondo lo studioso, e la fonte principale di Zonara per gli eventi di III e IV secolo. In via ipotetica Bleckmann riconosce in questa fonte latina utilizzata da Pietro Patrizio e da Zonara l'opera di Nicomaco Flaviano106.
105 Cf. DiMaio, The Antiochene
Connection,
cit., 164-173; in particolare per i due passi di Zon.
XIII 12, 12 da Amm. X X I I 4, 9 e Zon. XIII 13, 14 da Amm. X X V 3, 4, la tesi di DiMaio che vede in Giovanni il mediatore (non sempre corretto nella traduzione) tra il latino di Ammiano e Zonara mi sembra interessante. Per Zon. XIII 13, 2 - 9 che, attraverso la mediazione di Giovanni, riempirebbe una lacuna presente in Ammiano X X I V 7, 2, cf. M. DiMaio, Infaustibus ductoribus praeviis: the Antiochene
Connection,
part II, «Byzantion» 51, 1981, 502-510; anche se ben
argomentata, la tesi di DiMaio appoggia sopra una catena di congetture che mi inducono, in sede di edizione critica dei frammenti sicuri di Giovanni, ad escludere il passo di Zonara dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική. Per i rapporti tra Cassio Dione e Zonara, attraverso la parziale mediazione di Giovanni di Antiochia, cf. 174-183, e part. n. 68: una ragione per questa contaminazione tra originale dioneo e Giovanni potrebbe essere, secondo lo studioso, il fatto che Zonara non disponesse dell'intero originale di Cassio Dione; e che, dunque, integrasse il suo incompleto originale dioneo appunto con l'Antiocheno. Come giä per le ipotesi di Patzig, anche in questo caso ho preferito escludere questi testi identificati dal DiMaio in via ipotetica; e evidente che essi debbono essere ripresi in considerazione in un piü generale lavoro di studio della fortuna di Giovanni. 106 La complessitä delle tradizioni che si intrecciano nell'opera storica di Zonara (per il periodo tra Costantino e Giuliano) e stata di recente analizzata da un sostenitore della tesi Patzig: cf. M. DiMaio, Smoke of Rhodes
in the Wind: Zonaras' use of Philostorgius,
in his Narrative
on the Neo-Flavian
Emperors,
Zosimus, John of Antioch,
and
John
«Byzantion» 58, 1988, 230-255. Ne
consegue che la tesi Patzig sui rapporti tra Giovanni di Antiochia e Zonara e da sottoporre a severo vaglio storiografico per ogni singolo passo in discussione.
IV. Le edizioni 1. L'edizione di C. Müller (1851-1870) La prima edizione dei frammenti di Giovanni di Antiochia venne realizzata da C. Müller per il volume IV dei FHG (1851). Sul versante filologico Müller procede con rigore e capacitä di critica testuale. La scoperta di successive tradizioni dell'Antiocheno ha consentito di verificare l'esattezza di molte sue congetture. Ε di grande importanza e anche il suo lavoro sulle fonti utilizzate nella 'Ιστορία χρονική. Soprattutto da un punto di vista storiografxco, Müller mostra acuta comprensione dell'importanza dell'Antiocheno. Infatti, la decisione di inserire i frammenti giovannei nel volume IV dei FHG, deriva da una lucida valutazione del valore di Giovanni come intellettuale e come storico, soprattutto di Roma repubblicana e imperiale. Come giä indicato, l'edizione Müller ha stimolato ricerche e successive attribuzioni di frammenti alia Ιστορία χρονική, in misura tale da rendere oggi il testo degli FHG IV decisamente insufficiente per una chiara analisi della personality degli interessi e degli obiettivi di Giovanni. Nel complesso, l'edizione Müller si fonda sulla raccolta degli Exc. Constant, (esclusi tuttavia gli ELR), degli Exc. Salm. II, dei brani del Paris, gr. 1630, di alcuni lemmi della Suda e del frammento conservato nei Patria Constantinopolitana. Le altre tradizioni prese in considerazione nella presente edizione vennero attribuite successivamente e sono quindi assenti nel testo dei FHG. Dall'analisi dell'edizione Müller emergono caratteri che si spiegano con la natura del grande lavoro di sintesi che lo studioso realizzo nella sua raccolta. Nel presentare gli excerpta da Giovanni, non sempre 1'editore si sforza di ristabilire il testo critico, collazionando le diverse tradizioni. Del resto, Müller non lavoro su tutti i codici a disposizione giä alia sua epoca. Ad esempio, per la tradizione degli EI egli si servi del solo Paris, gr. 1666, che offre una tradizione mutila dei frammenti Giovanni Antiocheno; quando si accorse dell'esistenza di un numero superiore di excerpta giovannei nello Scorial. Ω I 11 cerco di rimediare, pubblicando questo materiale in appendice a FHG V (1871). Superficiale e inoltre la sua considerazione dei rapporti tra la Suda e Giovanni. Pur avendo compreso l'importanza del lessico, Müller si limita solo a informare sulle corrispondenze tra i testi. In conclusione, l'edizione Müller deve essere necessariamente aggiornata poiche non consente di comprendere in profondita la ricchezza e la complessitä della 'Ιστορία χρονική. Necessaria e l'inclusione tra i testi autenticamente giovannei delle tradizioni successivamente attribuite tra il 1870 e l'inizio del XX secolo: EPl e frammenti dai codici Athous 4932 = Iviron 812, Vindob. hist. gr. 99, Heidelb. Pal. gr. 45. £ necessario pure eliminare dalla tradizione giovannea alcuni testi evidentemente non pertinenti. Ε tuttavia, al di la dei problemi, sorti
CLXX
Introduzione
per i progressi della ricerca, l'edizione Müller puö essere presa a punto di partenza per ogni tentativo di fornire un nuovo testo critico della'Ioxopia χρονική1. 2. La presente edizione Con questa nuova edizione dei frammenti di Giovanni Antiocheno spero di raggiungere due obiettivi principali. In primo luogo, procedere all'aggiornamento dell'ormai insufficiente edizione Müller (FHG IV-V). In particolare, attraverso l'inserimento delle tradizioni giä da lungo tempo attribuite a Giovanni: Exc. Planudea, frammento del Codex Athous 4932 = Iviron 812; excerpta dai codici Vindob. hist. gr. 99 e Heidelb. Pal. 45. In secondo luogo, fornire agli studiosi una base solida per proseguire, ο meglio riprendere, l'attivitä di ricerca intorno a Giovanni di Antiochia e alia sua opera, tanto sul versante filologico, quanto su quello storiografico. Data la necessitä di ulteriori studi sulla questione, ho deciso di non inserire una sezione di frammenti dubia, in appendice ai frammenti pertinenti alia tradizione della 'Ιστορία χρονική. Al riguardo, sarebbe importante uno studio esaustivo sull'intero Lessico della Suda (cf. supra XCIX-CI); sulla tradizione dello Ps. Simeone, e su quella collegata di Giorgio Cedreno; sui rapporti tra Giovanni di Antiochia, Teofane e Zonara. Nella presentazione di ciascun frammento ho osservato i seguenti criteri: a) Rispetto all'edizione Müller, ho sempre cercato di selezionare la piü affidabile tra le tradizioni a nostra disposizione per lo stesso passo di Giovanni. Questo mi ha indotto a scegliere, di norma, una sola tradizione, di cui viene presentato il testo. II testo da me selezionato e naturalmente integrato ο corretto con il contributo delle altre tradizioni disponibili. Ogni frammento riporta tra parentesi quadre le tradizioni giovannee che trasmettono lo stesso testo ma in forma abbreviata ο modificata dall'Excerptor; donde la scelta di utilizzare il segno = (corrisponde a) per queste tradizioni, tutte derivanti dalla Ιστορία χρονική, ma non identiche tra loro. In linea generale, ho mantenuto un criterio di prudenza nell'accostamento di testi simili, ma non uguali. Inoltre la particolare natura di excerpta delle diverse tradizioni giovannee, mi ha sempre indotto a considerare con cautela l'opportunita di sovrapporre meccanicamente i testi per 1
Sono da esdudere dalla tradizione giovannea i seguenti frammenti della edizione Müller: fr. 10, 4-31, FHG IV 546-547 (si tratta di uno scolio da Filostorgio a margine del Vat. gr. 96, ff. 102™, poi scivolato nel testo dei testimoni successivi degli Exc. Salm. II); fr. 78, 2-4, FHG IV 568 (anche in questo caso si tratta di aggiunte marginali da parte di un'altra mano in Vat. gr. 96); fr. 197, FHG IV 612 (nota di un'altra mano a margine del Vat. gr. 96); i fr. 217 e 218, FHG IV 621-622 (sono espressamente attribuiti ad Agazia in Vat. gr. 96); fr. 72a, FHG IV 567: lo 'Ιωάννης Άντιοχεύς indicate da Tzetze έ Giovanni Malala, non il nostro Giovanni di Antiochia. Si noti che il fr. 1 di FHG IV e considerato giä dallo stesso Müller costituito da materiale non proveniente dalla tradizione della 'Ιστορία χρονική (cf. p. 540). Nella presente edizione il testo del fr. 1 corrisponde agli Exc. Salm. I, pubblicati in appendice (fr. Γ - 3 7 * , pp. 556-575).
Le edizioni
CLXXI
tentare di ricostruire la struttura narrativa delToriginale. Anche nel caso di excerpta che sembrano da un punto di vista narrativo complementary c'e sempre la possibilitä che qualcosa sia stato omesso ο tagliato nella rielaborazione da parte dell'Excerptor. Non e possibile, nella maggior parte dei casi, avere la certezza di ricostruire un testo completo semplicemente accostando uno ο piü excerpta. Ho talora inserito questi excerpta sotto una comune numerazione, dividendo il frammento in sezioni autonome: il caso piü significativo al riguardo mi sembra quello del fr. 24.1-4. b) Anche nel caso di excerpta che appaiono tra loro simili, ma non identici (tanto sul versante del contenuto, quanto sul versante stilistico-lessicale), ho ritenuto opportuno comprendere i testi sotto una sola numerazione, distinguendo tuttavia il frammento in sezioni autonome: cf., ad es., fr. 293.1 e 293.2. c) In tre casi (fr. 6.1ab; 16ab; 23.2ab) ho presentato le diverse tradizioni di uno stesso brano giovanneo su colonne. Si tratta di situazioni complesse in cui le scelte dei diversi Excerptores si completano a vicenda per la ricostruzione delToriginale giovanneo. d) Per alleggerire la lettura degli apparati non ho inserito l'indicazione dei manoscritti utilizzati per ciascun frammento. Rimando per ogni chiarimento al Conspectus siglorum. Del resto, solo nel caso degli EI puö insorgere qualche difficoltä di comprensione: si deve tener presente che a partire dal fr. 306, 63 termina la tradizione del codice Ρ (Parisinus gr. 1666) e unico testimone rimane il solo codice S (Scorialensis Ω 111). Nell'apparato critico, la sigla EV equivale, naturalmente, al testo trasmesso dal solo testimone Τ (Turonensis C 980). e) Ho inserito in un apposito apparato il testo delle tradizioni che riportano il brano giovanneo considerato, ma in forma epitomata ο tagliata. In carattere corsivo ho indicato i luoghi dove queste tradizioni parallele si allontanano dal testo allestito. f) La presenza nel testo di passi in corpo minore indica una rielaborazione del testo di Giovanni da parte di un compilatore successivo. Siamo dunque in presenza di parole ο frasi che si riferiscono alia tradizione storiografica dell'Antiocheno ma che, tuttavia, rappresentano una forte sintesi ο una parafrasi; oppure rappresentano un intervento successivo, ad opera delYExcerptor ο del copista. I casi piü frequenti si verificano per i frammenti giovannei provenienti dalla Suda: soprattutto nella parte iniziale e evidente il lavoro di rielaborazione del lessicografo. g) Per agevolare la lettura ho inserito in uno stesso apparato: le fonti utilizzate da Giovanni di Antiochia; i brani di autori successivi all'epoca di Giovanni, che mostrano di aver fatto uso della 'Ιστορία χρονική; i passi di altri autori antichi che possono aiutare alia comprensione del testo giovanneo. In questi ultimi due casi i testi sono introdotti dalla formula cf.'. Di norma, nel citare le fonti ο gli altri passi da autori antichi ho adottato il criterio cronologico. L'ordine cro-
CLXXII
Introduzione
nologico puo saltare nel caso di passi di grande rilievo per la tradizione giovannea. £ chiaro che questo apparato e solo una base di partenza per lo studio delle molteplici tradizioni storiografiche (o letterarie) che, frammento per frammento, sono intrecciate nel lavoro di Giovanni. Per le abbreviazioni ho fatto uso delYlndex del Thesaurus Linguae Latinae per gli autori latini; e, per molti degli autori cristiani di versante greco, di quelle proposte da G.W.H. Lampe, A Patristic Greek Lexicon, Oxford 1961.
h) Per agevolare la comprensione del lettore ho escluso dall'apparato critico dei frammenti quanto non evidentemente connesso alia trasmissione del testo giovanneo; oppure quanto non essenziale al lavoro di edizione critica del testo. In particolare: — le annotazioni paleografiche, ad esclusione di quelle pertinenti ad antroponimi e toponimi. Di norma, per questi nomi ho mantenuto nel testo le forme presenti nei manoscritti, indicando in apparato (e nella traduzione) la lettura corretta. In generale, le piü comuni caratteristiche paleografiche dei singoli manoscritti sono descritte nella corrispondente sezione dei Prolegomena. — Le annotazioni marginali, le glosse, le postille presenti nei codici, quando non necessarie alia comprensione del testo. i) Nel caso dei lemmi della Suda, l'apparato critico ricopia quello corrispondente dell'edizione Adler. Ho tuttavia ritenuto di escludere le varianti dei singoli manoscritti della Suda che non abbiano particolare significato per la costituzione del testo giovanneo. In particolare le varianti paleografiche; ο le varianti presenti in un unico manoscritto e prive di rilevanza al confronto con le altre tradizioni giovannee. In questo modo l'apparato di taluni lemmi appare molto ridotto e, tuttavia, di piü agevole lettura. Talora la Suda rielabora, a partire da un excerptum giovanneo, il contenuto del testo creando un nuovo lemma. Secondo le indicazioni giä offerte da A. Adler ho segnalato questi lemmi di sicura derivazione dal lessicografo senza darne (se non in casi di evidente rilevanza) il testo. Ho segnalato questi lemmi 'doppioni' creati dal lessicografo ponendoli tra parentesi, preceduti dalla formula hinc. 1) La numerazione degli Excerpta Planudea segue quella utilizzata da Boissevain, anche se il testo e stato da me rivisto considerando i manoscritti non veduti da Boissevain. Per quanto riguarda la traduzione italiana, occorre segnalare che ho conservato la forma latina della gran parte dei termini relativi alle istituzioni politiche, militari e religiose romane, ripresi da Giovanni e spiegati al suo pubblico di lingua greca. Per quanto riguarda le note alia traduzione italiana si tratta di: — rimandi a luoghi dei Prolegomena dove i singoli frammenti vengono presentati ο discussi. — rimandi a lavori dove il frammento viene preso in considerazione in maniera particolare; o, nel caso dei lemmi della Suda, discusso e attribuito. Non si
Le edizioni
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tratta d u n q u e di una bibliografia completa di tutte le possibili citazioni del f r a m m e n t o nella letteratura; sono indicati solo i contributi che possono servire all'approfondimento della ricerca. Nel caso delle monografie citate, l'indicazione rimanda alia bibliografia generale, secondo l'anno di pubblicazione. Per la citazione delle riviste mi sono attenuto alle sigle presenti nell'indice dell'Annee Philologique, e nel volume di S. Schwertner, Internationales Abkürzungsverzeichnisfür Theologie und Grenzgebiete, Berlin-New York 1974. Per quanto riguarda gli aspetti lessicali dei f r a m m e n t i giovannei mi sono limitato ad inserire u n breve Index verborum memorabilium. La scelta di n o n costituire u n lessico della 'Ιστορία χρονική e stata indotta da molteplici ragioni. Si tratta, tuttavia, di u n o studio che deve necessariamente essere realizzato.
V. Abstract The Author and the Work John of Antioch is the author of the'Ιστορία χρονική, a history of the Christian world, from Adam until the accession of Heraclius (October 610 AD). About the identity and the personality of the author we only know what we are able to glean from reading the fragments. Historical references within the work itself, allow us to date the composition of the work to the early years of the reign of Heraclius (610-626 AD). It is probable that John came from Antioch and that he had received his education in a Syrian community and that later he moved to Constantinople. The Ιστορία χρονική was written in Constantinople for a public that lived in the capital of a great empire. The sources used by the author in the 'Ιστορία χρονική are abundant. Apart from indirect quotes, it is evident that John not only had access to many of these sources in their complete form, but that he was also able to enrich his reading of them by verifying the authors to whom his sources referred. One can only conclude that the author had at his disposition a rich library in the capital itself. The stylistic level of his work is stamped with syntactical and grammatical rigour; his words are carefully chosen. Such characteristics demonstrate that John, just as much as his public, belonged to the upper middle class of Constantinopolitan society. John's interests are as numerous as they are varied: political institutions, military careers, state bureaucracy, law, even the mechanics of state administration from Republican Rome to the founding of Constantinople. John's curiosity does not stop here: he often cites Latin authors and openly flaunts his knowledge of the classics. Indeed, he often goes to great effort to translate or to explain the Latin terms encountered in his history for his Greek-speaking readership. His knowledge of Latin is good, if not scholarly. All these elements suggest that John was a member of the imperial administration, or, at the very least, some high-ranking secretary in one of the capital's more important institutions, if not a personal aide to an influential member of the imperial court. The 'Ιστορία χρονική possesses a complex historical structure. Judging from the fragments that have come down to us, the work must have been of considerable length, and, as a consequence, subdivided into many books. According to a perspective that was evidently Christian (John was most probably Orthodox) the starting point of the history is the creation of Adam. Of the αρχαιολογία, two books survive and these narrate events till the fall of Troy, before going on, via Aeneas, to relate the origins of Rome itself. During John's description of the foundation of Rome, the work takes on a new angle. It is possible that John had written a book concerning the archaic history of Rome from the times of Romulus to Tarquinius Superbus. Moreover, the order of the excerpta, in the various versions that have come down to us, demonstrate how his history of the
CLXXVI
Abstract
Kings of Rome follows on from the narration of Alexander the Great in what must have constituted a single book. The context here underlines a significant historical synchronism between two major events, which, in the eyes of John, define the history of the antique world, that is the foundation of Rome in the West and the conquests of Alexander in the East. It is a structure which repeats itself in the five λόγοι των υπάτων (Books of the consuls) dedicated to the Roman Republic. Each book has, as a prevalent part of the narration, the history of Rome (the analytical framework is borrowed from Eutropius) and closes with descriptions of the Hellenistic monarchy and a study of the Orient. There then follows a narration on the Roman Empire, from the death of Caesar to the death of Phocas. The historical structure of the work adheres to that of the universal Hellenistic history borrowed from Christian chroniclers. John reproduces the Translate imperii but with one important difference. John in fact cuts into the usual succession of monarchs by inserting a long section devoted to the Roman Republic. This is a fundamental element in John's historiography. In making this choice, the work is in fact making a bold political statement: the έλευθερία/freedom of the republic (itself founded upon a pact between the magistrates and the senate) and its very power, upon which this liberty is based, are described as a political model. After the tyranny of Phocas, John's wish was to present this model to the new sovereign Heraclius as an example of good government. Textual transmission and criticism The 'Ιστορία χρονική of John of Antioch has come down to us indirectly, through collections of excerpts or fragments. Within this tradition it is possible to distinguish two large groups of texts upon which the present critical edition is founded: a) Excerpta which definitely come from the Ιστορία χρονική, and that are clearly attributed to John of Antioch. b) Excerpta and other fragments that can confidently be attributed to the 'Ιστορία χρονική, on the basis of analogy with the other Excerpta that are known to be those of John of Antioch. a) The following traditions belong to the first group: 1) Excerpta Constantiniana. A collection of texts produced in Constantinople during the mid tenth century at the request of the emperor Constantine Porphyrogenitus. The following have been identified as belonging to John of Antioch: — 75 Excerpta de virtutibus et vitiis, conserved in Codex Turonensis C 980, 11th Century (ff. 85 f -102 v ), entitled: έκ της ιστορίας 'Ιωάννου Άντιοχέως χρονικής άπό Αδάμ.
Abstract
CLXXVII
— 110 Excerpta de insidiis, entitled: έκ της ιστορίας Ι ω ά ν ν ο υ Άντιοχέως, preserved in Codex Scorialensis Ω I 11, ff. 107 r -154 v (16 th Century) and also in the Codex Parisinus gr. 1666 (16 th Century). — 1 exc. de legationibus Romanorum ad Gentes. Any attempt at reconstructing the text and the structure of the 'Ιστορία χρονική must be based on the Exc. Constantiniana, which represent the most precious testimony to the work of John of Antioch. The trustworthiness of these excerpta derives f r o m the m e t h o d used to collect and produce the texts. The Excerptores, in fact, worked according to rigorous criteria regarding the conservation of the original text. Apart f r o m very slight alterations (in order to give an a u t o n o m o u s nature to the excerpta of every selected section), all personal remarks or other possible forms of contamination f r o m other sources do not in general occur. Indeed, the Excerptores are extremely incisive, by virtue of the synthetic nature of their work. The latter do not abridge but simply eliminate that which they consider to be unessential to the narration. It is for this reason that it is not always possible to reconstruct the precise progression of the narrative or follow the complex development of themes within the 'Ιστορία χρονική. 2) Excerpta f r o m the Codex Parisinus gr. 1630. The text consists of a collection of excerpta taken f r o m the first section of the work, the αρχαιολογία, and conserved in Cod. Paris, gr. 1630, ff. 234 r -239 v . The apparent dependence of a large part of these excerpta on the tradition of the Chronographia of John Malalas has provoked m u c h debate in the past concerning their authenticity. These problems n o w appear to be solved: the Paris, gr. 1630 conserves a group of excerpta f r o m the 'Ιστορία χρονική, f r o m a section where John of Antioch virtually summarises the Chronographia of John Malalas. The character of these excerpta is not homogeneous. The Excerptor has in fact selected sections of John's work by occasionally resorting to summaries and by simplifying both the style and the vocabulary. However, in my opinion, there are n o traces of contamination with other sources. Even in comparison with the Exc. Constantiniana, this tradition goes back exclusively to the Ιστορία χρονική. 3) Excerpta Salmasiana I and II. In the transmission of the 'Ιστορία χρονική, this group of excerpta present us with the greatest n u m b e r of textual and historical problems. Here it is necessary first of all to distinguish between two branches within this tradition : Exc. Salmasiana I and II. — Excerpta Salmasiana I correspond to fragment 1 of the Müller edition, and that does not come f r o m John of Antioch. The latter represent a collection of historical data f r o m the historiographical tradition of Julius Africanus, initially m a d e in the f o r m of marginal notes (or scholia), which were then incorporated in the transmission of the Salmasiana II. — Excerpta Salmasiana II constitutes, however, the group of passages that derive f r o m the 'Ιστορία χρονική. The relationship of these texts with the others in the John of Antioch tradition is clear. The correlation is occasionally textual
CLXXVIII
Abstract
but more often than not narrative (that is to say the order in which the events are related) and also historical (the use of the same sources). However, the Exc. Salmasiana II do not derive directly from John of Antioch. It is more likely that they originate from a later summary of the 'Ιστορία χρονική. The summary was produced in Constantinople sometime during the 7 t h - 12th Centuries. Apart from the synthetic nature of the work, we are also able to observe a major simplification of the original text both in style and vocabulary. In every case, one appears to be dealing with a "mediated" version of the original. Undoubtedly these excerpta give a rendering, both in terms of style and vocabulary, which it is far removed from that of the Exc. Constantiniana. That being said, on a historical level, the Exc. Salmasiana II replicate not only the ideas, but also the same interests of the 'Ιστορία χρονική. In a synthetic form, they also bear the same contents. As a consequence, just like Müller in the FHG IV, I too have elected to include them in the present edition. 4) A fragment of the work of John of Antioch is conserved in the Patria Constantinopolitana. The passage is explicitly attributed to 'Ιωάννης ό Άντιοχεύς and refers to a legend concerning the founding of Constantinople. The latter is most probably an indirect quotation. It is unlikely that the author of the Patria had access to the 'Ιστορία χρονική. b ) The following traditions belong to the second group: 5) Lexicon Suidae. The Souda Lexicon is a work of great importance for those wishing to reconstruct John of Antioch's work. In the lemma Δ 1000, Διήγε the author is actually cited as the source. Not only in this instance but also for many other entries in the Lexicon where correlation can be shown to exist between the Souda and the excerpta of John, the relationship between the two can be explained by the intermediary of the Exc. Constantiniana. It has long been demonstrated how the author(s) of the Souda Lexicon copied a large part of its historical quotes from divers volumes of the Exc. Constantiniana. Even in the case of John of Antioch, the lexicographer is never actually drawing from him directly, but via the work contained within the Exc. Constantiniana. It is therefore safe to conclude that the passages of the Souda which contain parts of John's work, derive from the volumes of the Exc. Constantiniana, where his work is faithfully reproduced. It is important to bear in mind that the lexicographer of the Souda had at his disposition all the volumes of the Exc. Constantiniana. This explains the following points: — the presence of tracts within the Souda which are identical to those coming from the extant volumes of Exc. Constantiniana — evidently the author of the Souda copied these tracts from the volumes de virtutibus, de insidiis and de legationibus; — the presence of other tracts within the Souda which reveal a narrative structure similar to that found in those extant parts of the Exc. Constantiniana,
Abstract
CLXXIX
but which offer more information, if not more text. In this case the author of the Souda appears to have taken sections of John's work from those volumes of the Exc. Constantiniana which have not survived. In brief, the Souda lexicon conserves, via the excellent intermediary of the Exc. Constantiniana some very important parts of the 'Ιστορία χρονική. 6) Excerpta Planudea 6-44 Boiss. The latter represents a group of texts concerning the history of Republican Rome conserved in the Συναγωγή of Planudes together with other excerpta of Roman history taken from other historians. In comparison with the other lines of transmission, the excerpta 6 - 4 4 Boiss., have been attributed to the 'Ιστορία χρονική of John of Antioch. For the most part, the different introductions found within the Exc. Planudea have all been heavily abridged. The texts that follow are transcribed by the Excerptor with only a few added variations and omissions, but without any contamination with any other source. As a result, both the style and the vocabulary remain almost unaltered. 7) Codex Athous 4932 = Iviron 812, ff. 3 r -6 v , l l r - 1 4 v . The manuscript not only contains a long narration about the history of Rome from John of Antioch (the wars of Marius and Sulla), but also contains other episodes of roman history taken from various authors. Through comparison with the Exc. Constantiniana and the Exc. Planudea, this section of the Codex Athous, has been attributed to the 'Ιστορία χρονική. This latter section not only represents the longest continuous section in our possession, but also provides us with an invaluable insight into the structure of the entire work. The text, mutilated from beginning to end, carries in fact a few lines of a λόγος γ' των ύπατων (third book of the consuls), the entire λόγος δ' των ύπατων (fourth book of the consuls, together with indications concerning the title of the book) and in the same way, the beginning of the λόγος ε' των ύπατων. As in so many other cases, it has not been possible to ascertain if cuts have been made to this text as well. Nevertheless, one can exclude with certitude all possibility of abridgements or contamination with any other source. Moreover, the narrative development appears to have come down to us largely intact. This fragment thus provides us with a large section of the 'Ιστορία χρονική in a form that is almost continuous. 8) "Wiener Troica" in the Codex Vindobonensis hist. Gr. 99, fcp. 8 V -14 V . The latter represents a group of excerpta which deal with the Trojan War. The comparison with the Exc. Constantiniana and the Exc. Salmasiana II, and the constant use of John Malalas and Dictys of Crete as sources, has allowed us to attribute this section of the Vienna codex to John of Antioch 9) Ύπόθεσις της ολης 'Οδύσσειας in the Cod. Heidelb. Palat. Gr. 45, f. 230 r 23 Γ. The latter is a brief summary of the feats narrated in the Odyssey. The fragment was identified via comparisons with the Exc Salmasiana II. The fact that the fragment uses the same sources as John (John Malalas and Dictys of Crete) to construct this section, confirms this hypothesis.
CLXXX
Abstract
Characteristics of the present edition This new edition of the 'Ιστορία χρονική has been compiled on the basis of the different traditions described above. As in the previous Müller edition (FHG IV 1851; FHG V 1870), the fundamental nucleus of the entire reconstruction still remains that of the texts found within the Exc. Constantiniana. All other possible traditions have been evaluated in accordance with these texts. After over a century of research and attribution of different texts, the principal objective of my work has been to update the edition of Müller. All the new material presented in this edition — and thus absent from the FHG — has been carefully examined and validated by various scholars. Only in the case of a few lemmata in the Souda, have I personally attributed new texts to the Ιστορία χρονική tradition. As regards the transmission of the texts, it is evident that many are still problematic and leave many questions unanswered. Much work still needs to be done concerning the origin of certain lemmata found within the Souda. It is quite possible that some of them come from the Ιστορία χρονική. A great deal could still be learned from future research, in particular by studying the relationship between the 'Ιστορία χρονική and later Byzantine authors who, over the centuries, have consulted John's work. I am thinking in particular of the relationship with Cedrenos, with Constantine Manasses and with John Zonaras. It is for this reason that I decided to write a chapter dealing with the popularity and dissemination of John of Antioch's work. Before initiating any further in-depth research on John of Antioch, it was first necessary to establish everything that we already knew about him and his work. With this new edition I hope to create a solid philological and historical base from which more general studies of John of Antioch can occur.
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CLXXXII
Introduzione
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CLXXXIV
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Introduzione
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CCIV
Introduzione
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ccv
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CCVI
Introduzione
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VII. Conspectus siglorum et notarum Codices 1) Excerpta Constantiniana ex Historia chronica Ioannis Antiocheni Excerpta de virtutibus et vitiis (= EV) Τ Cod. Turonensis C 980 (olim Peirescianus), s. XI BW. = Excerpta de virtutibus et vitiis, ed. Th. Büttner-Wobst, Berlin 1906. Va. = Polybii, Diodori Siculi, Nicolai Damasceni, Dionysii Halicar., Appiani Alexand., Dionis et Joannis Antiocheni excerpta ex Collectaneis Constantini Augusti Porphyrogenetae. Henricus Valesius nunc primum Graece edidit, Latine vertit, notisque illustravit. Parisiis 1634. Wo.= J. Wollenberg, Excerpta e Joanne Antiocheno ad librum Peirescianum a se excussum emend., Programme du Coll. royal, fran«;., Berlin 1861, 1-26. Excerpta de insidiis (= EI) Ρ Cod. Parisinus gr. 1666 (mutilus, des. in fr. 306, 63), s. XV/XVI S Cod. Scorialensis Ω 111, s. XVI S2 Arlenius Peraxylus correxit (1543) dB. = Excerpta de insidiis, ed. C. de Boor, Berlin 1905. Cr. = J.A. Cramer, Anecdota Graeca e codd. manuscriptis Bibliothecae regiae Parisiensis, II, Oxonii 1839, 3-86. Momms. = Th. Mommsen, Bruchstücke des Johannes von Antiochia und des Johannes Malalas, «Hermes» 6, 1872, 323-383. Excerpta de legationibus Romanorum ad gentes (= ELR) Ε Cod. Scorialensis R III 14, a. 1574 V Cod. Vaticanus gr. 1418, s. XVI R Cod. Parisinus gr. 2463, s. XVI Β Cod. Bruxellensis 11301 -16, s. XVI Μ Cod. Monacensis 267, s. XVI Ρ Cod. Palatinus Vaticanus gr. 413, s. XVI Ο omnium codicum consensum declarat X Codicum BMP consensum indicat dB. = Excerpta de legationibus Romanorum 1903.
ad gentes, ed. C. de Boor, Berlin
CCVIII
Introduzione
2) Excerpta e Cod. Parisino gr. 1630 Ε Cod. Parisinus gr. 1630, s. XIV E2 Cod. Parisinus gr. 1630, altera manus
3) Excerpta Salmasiana
V D
I-II
Cod. Vaticanus gr. 96, s. XII Cod. Parisinus gr. 1763, Salmasii manu exaratus, ± 1606
Cr. = J.A. Cramer, Anecdota
Graeca e codd. manuscriptis
Bibliothecae regiae Pa-
risiensis, II, Oxonii 1839, 383-401. 4) Patria Constantinopolitana Preger = Scriptores originum
Constantinopolitanarum,
cur. Th. Preger, vol. II,
Lipsiae 1907. 5) Suidae Lexicon (ed. A. Adler I-V, Lipsiae 1928-1938) A Codd. Parisinorum 2625 et 2626 vetus manus Aac A ante correctionem ec A A e correctione Β Cod. Parisinus 2622 F Cod. Laurentianus 55,1 G Cod. Parisinus 2623 I Cod. Angelicanus 75 Μ Cod. Marcianus 448 Τ Cod. Vaticanus 881 V Cod. Vossianus Fol. 2 Bas. = ed. Basileensis, a. 1549 Bhd. = ed. Bernhardyi, a. 1834-1853 ed. pr. (= Chalc.) = ed. Chalcondylis, a. 1499 Kust. = ed. Kusteri, a. 1520 Port. = ed. Porti, a. 1630 6) Excerptum e Cod. Athous 4932 = Iviron 812, ff. 3 r -6 v ; ll v -14 v I Cod. Athous 4932 = Iviron 812 Lamb. = S. Lambros, «Νέος Έλληνομνήμων» I, 1904,13-31. Ge = F. Georgontas leg. apud Lambros, I.e. Ku = S. Kugeas leg. apud Lambros, I.e. Pa = S. Papagianopoulos leg. apud Lambros, I.e.
Conspectus Siglorum
CCIX
7) Excerpta Planudea A Cod. Vaticanus Palatinus 141, s. XIV/XV Β Cod. Vaticanus gr. 951, s. XV L Cod. Laurentianus pi. 59, 30, s. XIII/XIV Η Cod. Neapolitans gr. 165, s. XIV (± 1330) R Cod. Parisinus gr. 1409, s. XIV/XV Mai = A. Mai, Scriptorum veterum nova collectio e Vaticanis codicibus edita. T. II. historicorum Graecorum partes novas complectens, Romae 1827. Boiss. = Cassii Dionis Cocceiani Historiarum Romanarum quae supersunt, ed. U.Ph. Boissevain, I, Berolini 1895. 8) Excerpta e Cod. Vindobon. hist. gr. 99, ff. 8 V -14 V C Codex Vindobonensis historicus gr. 99, s. XIV Hein. = Α. Heinrich, Die Chronik des Johannes Sikeliota der Wiener Hofoibliothek, «Jahresbericht des k.k. ersten Staats-Gymnasiums in Graz» 1892, 1-10.
9) Excerptum e Cod. Heidelbergensi Pal. gr. 45, ff. 230 r -231 r F Codex Heidelbergensis Palatinus gr. 45, 1201 Buttm. = Ph. Buttmann, Scholia antiqua in Homeri Odysseam: maximam partem e Codicibus Ambrosianis ab Angelo Maio prolata, nunc e Codice Palatino et aliunde auctius et emendatius edita, Berolini 1821. Dind. = W. Dindorf, Scholia Graeca in Homeri Odysseam, I, Oxonii 1855, 3-6. Lud. = Α. Ludwich, Zwei byzantinische Odysseus-Legenden, hrsg. von A.L., Verzeichnis der auf der Kgl. Albertus-Universität zu Königsberg im Winterhalbj. 1898/99 zu haltenden Vorlesungen, Königsberg 1898.
ccx
Introduzione
Editiones Mü.= C. Müller, Fragmenta Historicorum Graecorum IV, Parisiis 1851, 535-622; Fragmenta Historicorum Graecorum V 1, Parisiis 1870, 27-38. Editores, Emendatores, Viri docti Mend. = Herodiani ab excessu Divi Marci libri octo, ed. L. Mendelssohn, Lipsiae 1883, 215-251 (fragmenta Antiocheni ex Herodiano). Boiss. = Cassii Dionis Cocceiani Historiarum Romanarum quae supersunt, ed. U.Ph. Boissevain, Berlin 1895-1901 (fragmenta Antiocheni e Cassio Dione). Blockley, FHC = R.C. Blockley, The Fragmentary Classicising Historians of the Later Roman Empire, I, Liverpool 1981; II, Liverpool 1983. HGM = Historici Graeci Minores, ed. L. Dindorf, vol. I—II, Lipsiae 1870-1871. PLRE = A.H.M. Jones-J.R. Martindale-J. Morris, The Prosopography of the Later Roman Empire, I, Cambridge 1971; J.R. Martindale, The Prosopography of the Later Roman Empire, II, Cambridge 1980; J.R. Martindale, The Prosopography of the Later Roman Empire, IILA-B, Cambridge 1992. Salm. = Salmasius Seal. = Scaliger Whitt. = C.R. Whittaker, Herodian, I-II, Cambridge, Mass., 1970.
[] {} t
add. cf. cod. cett. codd. coni. corr. del. fort. edd. expl. ibid. i.e. lac. I.e.
litterae additae litterae in codicibus deperditae coniectura suppletae litterae deletae lacuna loci corrupti similiter etiam addidit confer codex ceteri codices coniecit correxit delevit fortasse editores explevit ibidem id est lacuna(m) loco citato
Conspectus Siglorum
mg. om. rest. sc. s. acc. suprscr. suppl. transcr. transpos.
margo, in margine omisit restituit scilicet sine accentu supra scriptum vel scripta supplevit transcripsit transposuit
CCXI
ΙΩΑΝΝΟΥ ΑΝΤΙΟΧΕΩΣ ΙΣΤΟΡΙΑ ΧΡΟΝΙΚΗ
2
Ioannes Antiochenus
Fragmenta e libro primo de archaeologia l.
Cod. Paris, gr. 1630, f. 234r,18 - 234v,7 Πρώτος έκ γης άνθρωπος πλασθείς από Θεοϋ είχε μέτρον ήλικίας ποδών ς' μετά της αύτοϋ κεφαλής, ώς είναι την αύτοϋ ήλικίαν δακτύλων ρς'> ή δέ σπιθαμή αύτοϋ είχε δακτύλους ις', ό δέ πήχυς αύτοϋ δακτύλους κδ', ό δέ ποϋς ις'. έζησε δέ έτη ?)λ'. ή δέ τούτου γυνή έλέγετο Εύα καΐ έγέννησεν υιούς τον Κάϊν, τον 5 Άβελ και τον Σήθ, και θυγατέρας τήν Αζούραν και τήν Άσουάμ. Ό δέ Αδάμ κατά μίμησιν Θεοϋ έθηκεν ονόματα πάσι τοις τετραπόδοις και πετεινοις και άμφιβίοις και έρπετοΐς και ίχθϋσι και τοις έαυτοϋ τέκνοις· το γάρ αύτοϋ όνομα και τής αύτοϋ γυναικός άγγελος κυρίου εΐπεν αύτοϊς. Ό δέ υιός αύτοϋ Σήθ είχε σοφίαν άπό Θεοϋ, και κατά κέλευσιν Θεοϋ έθηκεν ίο ονόματα τοις άστροις πασι και τοις ε' πλανήταις εις τό γνωρίζεσθαι | ύπό τών ανθρώπων και μόνον- και τον μέν πρώτον πλανήτην έκάλεσε Κρόνον, τόν [β'] Ζήνα, τόν γ' Άρεα, τόν δ' Άφροδίτην, και τόν ε'Έρμήν· τους δέ β' φ[ωστήρας] τούς μεγάλους αύτός ό Θεός έκάλεσεν. ό αύτός δέ Σήθ εύρε και τά ζ' φωνήεντα] έκ τών ε' άστέρων και τών β' φωστήρων, και τάΈβραϊκά γράμματα. 15 Έλα[βε δέ] Σήθ εις γυναίκα τήν έαυτοϋ άδελφήν Άσούαμ, καΐ Κάϊν Άζουράν, και έγέν[ετο] αύτών γενεά πολλή έν τή γή ανδρών τε και γυναικών, έν τοις μέσοις ούν τούτων χρόνοις μετετέθη Ένώχ, έβδομος ών άπό Αδάμ.
1 - 1 6 Ιο. Mal. I 1 1 - 5 cf. Gen 2,7; 4,1-2; 4,25 6 - 8 cf. Gen 2,19-20; Const. Man. 250-251 9 - 1 1 cf. Const. Man. 373-374 13s cf. Agapius Mabbugensis, Kitab Al-'Unvan, 587 Vasiliev (ex Iulio Africano) 16s Io. Mal. I 2; cf. Gen 5,24 Inscriptio cod. Paris, gr. 1630, f. 234 r ,16-18: Από της έκθέσεως'Ιωάννου Αντιοχέως τής περί χρόνων και κτίσεως κόσμου πονηθείσης, ώς φησιν, άπό βίβλων Μωσέως, Αφρικανού, Εύσεβίου, Παππίου και Διδύμου κα'ι έτέρων 1 ό Αδάμ marg. 6 κατά κέλευσιν Θεοϋ Mü. ex Ιο. Mal. (cod. Paris, gr. 1336) 8 έαυτοϋ όνομα Mü. 11 μέν om. Mü. | ß'suppl. Mü. 12 και om. Mü. | φωστήρας suppl. Mü. 13s φωνήεντα suppl. Mü. 15 Έλαβε δέ suppl. Mü. | εις om. Mü. | τήν ... Κάϊν om. Mü.
Fragmenta e libro primo de archaeologia
3
Frammenti dal libro primo della Archeologia l.
II primo uomo che Dio creo dalla terra era alto 6 piedi, compresa la testa, cioe misurava 96 dita di altezza; la mano misurava 16 dita, il braccio 24, il piede 16. Visse 930 anni. Sua moglie si chiamava Eva e generö come figli Caino, Abele e Seth, e come figlie Azoura e Asouam. Adamo, ad imitazione di Dio, diede nome a tutte le creature quadrupedi, agli uccelli, alle creature anfibie, ai rettili, ai pesci e ai propri figli; un angelo del Signore disse loro il suo nome e quello di sua moglie. Seth, suo figlio, ebbe da Dio sapienza e, secondo il comando di Dio, mise nome a tutti gli astri e ai cinque pianeti perche fossero conosciuti dagli uomini, e solo per questa ragione. Ε chiamö il primo pianeta Cronos, il secondo Zeus, il terzo Ares, il quarto Afrodite e il quinto Hermes. Dio stesso diede nome alle due grandi stelle luminose. Seth, invece, scopri le sette vocali, dai cinque astri e dalle due stelle luminose, e le lettere ebraiche. Seth prese in moglie sua sorella Asouam e Caino Azoura, e la loro discendenza sulla terra fu ricca di uomini e donne. Nel mezzo dei loro tempi fu portato via Enoch, che era il settimo da Adamo1.
1
Fr. 2, 1 - 6 Mü„ FHG IV 540; cf. supra XXIV n. 25; Cramer, Anecd. Paris. II 379; Jeffreys 1996, 57-59
4
Ioannes Antiochenus
2. Cod. Paris, gr. 1630, f. 234 v ,7 - 235r,8
5
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25
«Ίδόντες δέ οί υίοί τοϋ Θεοϋ τάς θυγατέρας των ανθρώπων, ότι καλαί εϊσιν, ελαβον έαυτοις γυναίκας άπό πασών, ών έξελέξαντο», ώς έφη Μώσης. καΐ έγέννησαν έαυτοΐς υιούς τους γίγαντας, έτη τότε άπό Αδάμ ,βρκβ'. Έν τοις χρόνοις τούτοις σφαΐραν πυρός έπεμψε ν ό Θεός έκ τοϋ ουρανού κατά τών όντων έν Tfj Κελτική χώρα γιγάντων, και έκαυσεν αύτήν και αύτούς. και εις τον Ήριδανόν ποταμόν ένεχθεϊσα ή σφαίρα έσβέσθη. τούτο ίστορούσι τό πύρ . Ή δέ Λιβύη γαμηθεΐσα Ποσειδώνί τινι έτεκεν έξ αύτοϋ παϊδας γ', Άγήνορα, Βήλον και Ένυάλιον. ό Βήλος γαμήσας Σίδην έσχε δύο υιούς, Αϊγυπτον και Δα15 ναόν· έξ ού Αίγυπτος καΐ Σιδών ώνομάσθησαν. ό δέ Άγήνωρ ήγαγε την Τυρώ· έξ ού Τύρος πόλις· καΐ έσχεν υιούς δ' | καΐ θυγατέρα μίαν, Κάδμον, Φοίνικα, Σύρον και Κίλικα και Εύρώπην· και έλαχον τάς έπωνύμους χώρας Καδμείαν τήν Θήβης, τήν Φοινίκην, τήν Συρίαν, τήν Κιλικίαν και τήν Εύρώπην. τήν Εύρώπην δέ άρπάσας Ταύρος, βασιλεύς Κρήτης, έτεκεν Μίνωα.
1 3 - 1 9 Ιο. Mal. II 7; cf. Ps. Sym. 28 r ,28-34 = Cedr. 38,9 - 39,12
11. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 r ,4-7 [= Suid. Η 476,'Ηρακλής (II 584,17-20 Adler)] Έν τούτοις τοις χρόνοις άνεφάνη τις έν Τύρω άνήρ σοφός ονομα'Ηρακλής, δς εύρε τήν [βα]φήν, τήν καλουμένην κογχύλην, ίδών κύνα ποιμενικόν έσθίοντα κογχύλην και τον [ποι]μένα έκμάσσοντα μετά πόκου προβάτου τό τοϋ κυνός στόμα, και προσαγαγών τόν πόκον Φοινίκι τω βασιλεΐ, .
1 - 5 Ιο. Mal. II 8 (ex Palaephato); cf. Ps. Sym. 28",13-15 = Cedr. 34,4-6 1 - 5 haec brevius leguntur apud Suid. Η 476: άνεφάνη δέ im Μίνωος 'Ηρακλής Τύρίος, δς εύρε τήν βαφήν τής καλουμένης κογχύλης από κυνός αίμαχθέντος τάς σιαγόνας και προσήγαγε Φοίνικι τω βασιλεΐ, δς πρώτος έφόρεσε πορφύραν. 1 κατά τούτους τους χρόνους Mü. 4 Φοίνικι om. Mü. 4s δς ... πορφύραν addidi e Suid.
Fragmenta e libro primo de archaeologia
29
Iopolis e rimasero li fino alia morte, celebrando il rito della memoria: battendo alle porte gli uni degli altri ogni anno dicevano: «Ιο, Ιο». Libia, sposa di un certo Poseidone, generö da lui tre figli: Agenore, Belo e Enialio. Belo sposo Side ed ebbe due figli, Egitto e Danao; donde ebbero nome l'Egitto e Sidone. Agenore sposo Tiro: donde la cittä di Tiro; ed ebbe quattro figli e una figlia: Cadmo, Fenice, Siro, Cilice ed Europa; ed essi ottennero le regioni che ne portano il nome: la Cadmea di Tebe, la Fenicia, la Siria, la Cilicia, l'Europa. Tauro, re di Creta, rapi Europa e generö Minosse1.
11.
In quel tempo apparve a Tiro un uomo sapiente di nome Eracle, il quale scopri la tintura della cosiddetta conchiglia di porpora, quando vide un cane da pastore che mangiava una conchiglia e il pastore che con un fiocco di lana di pecora puliva il muso del cane; allora porto il fiocco al re Fenice che per primo indosso la porpora 2 .
1 2
Fr. 6,14-15 Mü„ FHG IV 544; Patzig, ByzZ 9, 1900, 361; Patzig, ByzZ 10, 1901, 45 Fr. 6,16 Mü„ FHG IV 544
30
Ioannes Antiochenus
12.
Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 r ,7-8 Ό δέ Σύρος εύρε τήν άριθμητικήν, έδόξασε δέ και άσωμάτους αρχάς και μεταβολήν τών ψυχών εις έτερα ζώα.
Is Ιο. Mal. II 9; cf. Cedr. 35,7-11 1 Σύρος Mü. Τύρος Ε
13.
13.1 Cod. Paris, gr. 1630, f. 237r,8-10 Κατά τούς χρόνους τούτους έγνωρίζετο Φαλέκ, ό υιός Έβερ, περί ού Μωσής έγραψε, και έτερος υιός τοϋ Πίκου Διός άπό Δανάης γενόμενος ονόματι Περσεύς, öv έδίδαξεν ό πατήρ πάσας τάς μυστικάς φαντασίας.
1 - 3 Ιο. Mal. II 10-11 Is cf. Gen 11,16-17
Fragmenta e libro primo de archaeologia
31
12.
Siro scopri l'aritmetica e immaginö pure incorporei poteri supremi e il passaggio delle anime in altre entitä viventi1.
13. 13.1
In quel tempo divenne noto Falek, figlio di Eber, riguardo al quale ha scritto Mose, e un altro figlio di Zeus Pico, generato da Danae, di nome Perseo, al quale il padre insegno tutte le arti misteriche dell'apparizione2.
1 2
Fr. 6,17 Mü., FHG IV 544 Fr. 6,18,1-5 Mü„ FHG IV 544
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Ioannes Antiochenus
13.2 Suid. Μ 406, Μέδουσα (III 346,15 - 347,1 Adler) [= Cod. Paris, gr. 1630, f. 237r, 10-22 = Exc. Salm. II 13] Περσεύς, ό Δανάης καΐ Πήκου υιός, διδαχθείς πάσας τάς μυστικάς φαντασίας, ιδίαν βουλόμενος έαυτω καταστήσαι βασιλείαν κατεφρόνησε της των Μήδων· καΐ δια πολλής ερχόμενος γης, είδε παρθένον κόρην αύχμηράν τε και δυσειδή· και άποβλέψας είς αύτήν έρωτα, τίς καλείται· ή δε είπε, Μέδουσα· και άποτεμών αύτής την κεφαλήν έτέλεσεν αύτήν ώς έδιδάχθη, καΐ έβάσταζε, καταπλήττων πάντας και άναιρών τους ορώντας· ην τινα κεφαλήν έκάλεσε Γοργόνην διά τήν οξύτητα τής ένεργείας. έκείθεν δε έλθών είς χώραν βασιλευομένην ϋπό Κηφέως εύρεν έν τω ίερώ παρθένον κόρην, τήν λεγομένην Άνδρομέδαν, ήν έγημε· και κτίζει πόλιν είς κώμην λεγομένην Άμανδραν, στήσας καΐ στήλην βαστάζουσαν τήν Γοργόνην. αϋτη μετεκλήθη Ίκόνιον, διά τό άπεικόνισμα τής Γοργόνης. έπολέμησε δε καΐ Ίσαύροις και Κίλιξιν, και κτίζει πόλιν, ήν έκάλεσε Ταρσόν, τοπρίν λεγομένην Άνδρασόν. χρηματισθεις δε οτι μετά τήν νίκην έν φ τόπω άποβάς άπό τοϋ ίππου τόν ταρσόν τοϋ ποδός άπόθηται, έκεΐ ύπέρ των νικητηρίων κτίσαι πόλιν, ταύτην ούν έκάλεσε Ταρσόν. νικήσας δε καΐ τους Μήδους ήμειψε τό ονομα τής χώρας καΐ έκάλεσεν αύτήν Περσίδα, έδίδαξε δε καΐ τήν μυσαράν
1-17ΙΟ. Mal. II 11; cf. Ps. Sym. 28v,23 - 29r,12 = Cedr. 3 9 , 1 5 - 4 1 , 5 1 - 2 0 paucis mutatis, brevius haec in cod. gr. Paris. 1630: "Οστίς βουλόμενος έαυτφ καταστήσαι βασιλείαν και διά πολλής έρχόμενος γής, είδε παρθένον κόρην αύχμηράν τε και δυσειδή ονόματι Μέδουσαν- και λαβών άπέτεμεν αύτής τήν κεφαλήν, και τελέσας αύτήν, ώς έδιδάχθη, έβάσταζε καταπλήττων πάντας καΐ άναιρών τούς ορώντας· ήντινα κεφαλήν έκάλεσε Γοργόνα διά τήν οξύτητα τής ένεργείας. [***] γυναικός Ανδρομέδας, και καταλαβών κώμην λεγομένην Άμάνδραν, έποίησεν αύτήν πόλιν, στήσας έαυτφ στήλην βαστάζουσαν τήν Γοργόνα· αύτη μετεκλήθη έως νΰν Ίκόνιον διά τό άντεικόνισμα τής Γοργόνος. έπολέμησε δέ καϊ Ίσαύροις και Κίλιξιν, ένθα πόλιν κτίζει ήν έκάλεσε Ταρσόν λεγομένη Άνδρασώ. χρηματισθείς (έχρηματίσθη coni. Mü.) γαρ κατ' övap (κατόναρ Ε corr. Mü.) οτι έν τ φ τόπψ μετά τήν πρός πολεμίους νίκην άποβάς έκ τοϋ 'ίππου τόν ταρσόν άπόθηται (απωθείται Ε corr. Mü. ex Exc. Salm. II 13) τοϋ ποδός, έκεΐ ύπέρ των νικητηρίων κτίσει (κτίσαι Mü.) πόλιν, και κτίσας ταύτην έκάλεσε Ταρσόν. μετά δέ ταύτα καΐ Μήδους νικήσας έκάλεσε τήν χώραν Περσίδα, έδίδαξε δέ καΐ πολλούς τών Περσών τάς έπ'ι της Γοργόνος τελετάς. καθ' δν δή χρόνον κατηνέχθη σφαίρα πυρός έκ τοϋ ούρανοϋ, έξ ης έλαβεν ό Περσεύς πϋρ καϊ παρέδωκε τιμάν αύτό. brevius haec leguntur etiam in Exc. Salm. II 13: Περσεύς παρά τοϋ πατρός Διός τάς μνσαράς τελετάς μαθών, εύρών γυναικά τινα Μέδουσαν άνεϊλεν αύτήν, καϊ τελέσας ώς έδιδάχθη, έβάσταζεν, άναιρών δι' αύτής τούς ορώντας· ήν Γοργόνα έκάλεσαν, διά τό τής ένεργείας όξύ. έλθών δέ είς Άμάνδραν, έποίησε πόλιν, στήσας στήλην βαστάζουσαν τήν Γοργόνα· καϊ έκλήθη ή πάλι ς Ίκόνιον. χρηματισθείς δέ κτίσαι πόλιν, ένθα πρώτον μετά τήν κατά τών πολεμίων νίκην άπόθηται τόν ταρσόν τοϋ ποδός, έκτισε τήν νϋν λεγομένην Ταρσόν. ούτος έδίδαξε πολλούς τάς μυσαράς τελετάς, καϊ έκάλεσεν αύτούς μάγους, και σφαίρας πυρός κατενεχθείσης έλαβε, καϊ παρέδωκε τοις άπ' αύτοΰ κληθεϊσι Πέρσαις τιμάν αύτό. 1 ante Περσεύς add. Lexicographus Μέδουσα- ή και Γοργόνη κληθεϊσα άντεικόνισμα Ε
10 άπεικόνισμα Suid.
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13.2
Perseo, il figlio di Danae e Pico, istruito in tutte le arti magiche dell'apparizione, avendo in animo di fondare un proprio regno per se, rinuncio a quello dei Medi; e durante i suoi viaggi per molte terre vide una giovane vergine dall'orrenda chioma, e deforme; le rivolse lo sguardo e chiese come si chiamasse; e quella rispose Medusa. Le tagliö allora la testa e la consacro secondo il rito magico, come gli era stato insegnato; e la portava con se, terrorizzando tutti e uccidendo coloro che la guardavano. Egli chiamo Gorgone la testa per la sua veloce efficacia. Quando si reco nella terra governata dal re Cefeo e trovo nel tempio una giovane vergine chiamata Andromeda, che sposo. Ε fondo una cittä sul luogo del villaggio chiamato Amandra, dopo aver innalzato pure una stele che teneva sospesa la Gorgone. Questa cittä cambio il nome in Iconio, a motivo dell'immagine della Gorgone. Combatte anche gli Isauri e i Cilici, e fondo una cittä che chiamo Tarso, prima chiamata Andraso. Poiche un oracolo gli aveva detto di fondare una cittä a ringraziamento nel luogo in cui, dopo la vittoria, sceso da cavallo, avesse messo la pianta del piede, egli chiamo quella Tarso. Dopo aver vinto anche i Medi cambio il nome della regione e la chiamo Persia. Insegno
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Ioannes Antiochenus
τελετήν την έπί τη Γοργόνη τινάς των Περσών, ους έκάλεσε μάγους. Καθ' οϋς χρόνους και σφαίρα πυρός κατηνέχθη έκ τοϋ οϋρανοϋ, έξ ής ελαβε πϋρ ό Περσεύς καΐ παρέδωκε τοις τοϋ έθνους φυλάττειν και τιμάν, ώς έκ τοϋ ούρανοΰ κατενεχθέν.
1 6 - 1 9 Ιο. Mal. II 12
13.3 Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 r ,21-27 [= Suid. Μ 406, Μέδουσα (III 347,1-5 Adler)] Καθ' öv δη χρόνον κατηνέχθη σφαίρα πυρός έκ τοϋ ούρανοϋ, έξ ής έλαβεν ό Περσεύς πϋρ και παρέδωκε τιμάν αυτό· και μέχρι νΰν φυλάττουσι. συνέβαλε δε τω Κηφεΐ, τω πατρ'ι Ανδρομέδας, τυφλώ οντι ϋπό τοϋ γήρως, και προεβάλετο, καθ' οπερ είχεν έθος, εις βοήθειαν την κεφαλήν Γοργόνος· ό δε μή βλέπων ούκ 5 έ[θανε]· ό δέ Περσεύς δι' ην αίτίαν έξέφυγεν εκείνος τόν άπό της Γοργόνος θάνατον, και νομίσας μηκέτι ένεργεΐν τήν ύπ' αΰτοϋ φερομένην κεφαλήν, στρέψας εις εαυτόν και ταύτην έωρακώς έτελεύτα. Βασιλεύει μετ' αύτόν Περσών ό υιός αύτοϋ Μέρρος, δστις έκαυσε τήν μυσαράν έκείνην κεφαλήν της Γοργόνος.
1 - 9 Ιο. Mal. II 13; cf. Ps. Sym. 29 r ,24-3I = Cedr. 41,17 - 42,3 2 - 9 haec brevius apud Suid. Μ 406: Συμβαλών δέ πόλεμον τψ Κηφεΐ, τοϋ δε δια το γήρας μή βλέποντος και της κεφαλής μή ενεργούσης, δοκών αυτήν ανωφελή είναι, έπιστρέψας προς εαυτόν ό Περσεύς και ταύτην θεασάμενος αποθνήσκει, ταύτην ύστερον έκαυσεν ό υ'ιύς αύτοϋ Μέρρος. 5 έθανε suppl. Mü. | άγνοών add. Mü. ex Ιο. Mal.
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pure l'abominevole pratica misterica utilizzata per la Gorgone ad alcuni tra i Persiani, che chiamo magi. In quei tempi, inoltre, cadde dal cielo una sfera di fuoco dalla quale Perseo prese del fuoco e lo diede a quel popolo, perche lo custodisse e lo onorasse, in quanto venuto giü dal cielo1.
13.3
In quel tempo cadde dal cielo una sfera di fuoco, dalla quale Perseo prese del fuoco e lo diede loro, perche gli rendessero onore; e fino ad oggi lo custodiscono. Combatte pure contro Cefeo, padre di Andromeda, che era cieco a causa della vecchiaia, e mise avanti in suo aiuto (come era solito fare) la testa della Gorgone. Ma quello, poiche non vedeva, non mori. Perseo, ignorando per quale motivo Cefeo avesse scampato la morte causata dalla Gorgone, credette che la testa da lui portata non avesse piü efficacia; allora la volse verso di se, la guardo e mori. Dopo di lui regno sui Persiani suo figlio Merros, che brucio quell'abominevole testa della Gorgone2.
1 2
Fr. 6,18 - 18*,3 Mü., FHGIV 544; cf. supra XLVII; Adler III 346; Patzig, ByzZ 9, 1900, 361, 368 Fr. 6,18*-20 Mü., FHG IV 544-545
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Ioannes Antiochenus
14. Exc. Salm. II 14
Διόνυσος πολεμήσας Πενθεί τω έξαδέλφω δέσμιος ήχθη· Άγαυή δέ ή μήτηρ Πενθέως έπεισεν αύτούς σπείσασθαι ένώπιον τοϋ πάππου Κάδμου- ό δέ Διόνυσος ένετείλατο τοις οίκείοις άνελείν Πενθέα· και έμυθεύθη οτι ή Αγαυή τον οίκεϊον υίόν διεσπάραξεν, οία τοϋ θανάτου αύτοϋ αιτία γενομένη, στασιασάν5 των δέ των πολιτών έπι τω θανάτω Πενθέως, Διόνυσος μέν άπελαύνετο, προχειρίζεται δέ Λυκοϋργος.
1 - 6 Ιο. Mal. II 15; Ps. Sym. 29 r ,38 - 29v,29 = Cedr. 42,22 - 43,23 4 υίόν om. Cr.
15. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 r ,29-31 Μετά δέ Κάδμον έβασίλευσε της Βοιωτίας Νυκτεύς, ού θυγάτηρ Καλλιόπη έκ μίξεως Θεοβοίου Ζήθον και Άμφίονα έτεκεν, οϊ ριφέντες και παρά άγροίκου άνατραφέντες κρατοϋσι της Βοιωτίας, έπανάσταντες τω Νυκτεϊ, και κτίζουσι πόλιν την πρώην ούσαν κώμην καΐ καλουμένην Έγχέλειαν, και ώνόμασαν αύ5 την Θήβας εις δνομα τοϋ πατρός αυτών.
1 - 5 Ιο. Mal. II 16; Ps. Sym. 29 ν ,31 - 30r,14 = Cedr. 43,23 - 45,1 1 Καλλιόπη Ε Αντιόπη Ιο. Mal. II16 4 Εύθαλείαν Ε corr. Mü.
Fragmenta e libro primo de archaeologia
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14.
Durante la guerra contro il cugino Penteo, Dioniso fu preso prigioniero e messo in catene. La madre di Penteo, Agave, convinse questi a far pace davanti al nonno Cadmo. Dioniso, tuttavia, comando ai suoi di uccidere Penteo; e si racconta nel mito che Agave fece a pezzi il proprio figlio, per il fatto che ella fu responsable della sua morte. Poiche invero i cittadini si ribellarono a motivo della morte di Penteo, Dioniso fu scacciato, e venne scelto Licurgo1.
15.
Dopo Cadmo fu re di Beozia Nitteo, la figlia del quale, Calliope, generö Zeto e Anfione dall'unione con Teoboo. Dopo essere stati abbandonati e allevati da un contadino, questi si impadronirono della Beozia, essendosi sollevati contro Nitteo; e fondarono una cittä su quello che prima era un villaggio, chiamato Encheleia, e le diedero nome Tebe, secondo il nome del loro padre2.
1
2
Fr. 7 Mil., FHGIV 545
Fr. 8,1 Mii., FHG IV 545
38
Ioannes Antiochenus
16. 16a. Suid. Οι 34, Οιδίπους (IV 616 Adler)
16b. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 r ,31 237v,14
Λάιος, ό Θηβών βασιλεύς, έσχε γυναίκα Ίοκάστη ν, έξ ής γέγονεν αύτώ παις Οιδίπους, τούτου γεννηθέντος, χρησμόν έλαβεν ό πατήρ ότι τη Ιδία 5 αύτοϋ μητρι μιγήσεται ό παις· και κελεύει αύτόν εις όρος ριφήναι και ξύλω περικλεισθήναι τους πόδας αύτοϋ· δν εύρηκώς γεωργός ονόματι Μελίβοιος άνεθρέψατο και Οίδίποιο δα ώνόμασε δια τό ώγκωμένους έχειν τούς πόδας ύπό τοϋ ξύλου, τοϋ καλουμένου κούσπου. γεγονώς δε ανδρείος έλήστευε. Καθ' ον χρόνον και ή λεγομένη 15 Σφιγξ άνεφάνη, γυνή δυσειδής καΐ θηριώδης τήν φύσιν· άποβαλοϋσα γαρ τόν άνδρα, και συναγαγοϋσα χείρα καΐ τόπον καταλαβοϋσα δύσβατον τους παριόντας έφόνευεν.
Τούτων απόγονος | Λάιος, άφ' ού Οιδίπους γεννηθείς, έξετέθη ξύλω τούς πόδας περικλεισθείς, Οιδίπους ώνομάσθη διότι ώγκωμένους εϊχε τούς πόδας, γέγονε δέ ανδρείος και τήν κώμην έλήστευε.
20
Ό ούν Οιδίπους δεινόν τι βουλευσάμενος δίδωσιν έαυτόν μετ' αύτής ληστεύειν· καΐ έπιτηρήσας 25 καιρόν, δν ήβούλετο, λόγχη άναιρεΐ αύτήν και τους μετ' αύτής. οί δε Θηβαίοι θαυμάσαντες άναβοώσιν αύτόν βασιλέα. Ό γοϋν Λάϊος άγανακτήσας κατ' 30 αυτών τούτοις έπάγει πόλεμον κα'ι λίθω βληθεις τήν κεφαλήν τελευτά. Ή δε Ίοκάστη φοβουμένη τής βασιλείας έκπεσεϊν άγει τόν Οιδίποδα, και χειροτονεί βασιλέα· και γί35 νεται τούτου γυνή, άγνοοϋσα ότι
5
Καθ' ον δή χρόνον και ή λεγομένη ΣφΙγξ έφάνη, γυνή δυσειδής 15 καΐ θηριώδης τήν φύσιν, ήτις [άποβαλοϋσα] τόν άνδρα, και ληστρικήν συναγαγοϋσα χείρα και τόπον καταλαβοϋσα δύσβατον τούς [παριόντας] έφόνευε καΐ τάς Θήβας τών 20 άναγκαίων έστένου. Ό ούν Οιδίπους δεινόν τι βουλευσάμενος [δίδωσιν] έαυτόν μετ' αύτής ληστεύειν καΐ έπιτηρήσας καιρόν λόγχη άναιρεΐ ταύτην, καΐ προ- 25 άγει τή πόλει. οί δέ Θηβαίοι θαυμάσαντες άναβοώσιν αύτόν βασιλέα. Μάχης δέ γενομένης Λάιος λίθω τήν κεφαλήν βληθείς αναιρείται·
30
Ίοκάστη δέ φοβουμένη τής βασιλείας έκπεσεϊν άγει τόν Οιδίποδα, και χειροτονεί βασιλέα, και θεραπεύει τό πλήθος, και βασιλεύει χρό-
35
1 - 5 7 Ιο. Mal. II 17; Ps. Sym. 30r,14 - 30v,4 = Cedr. 45,1 - 46,17 I i s cf. Io. Lyd., Mag. I 46,4
Fragmenta e libro primo de archaeologia
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16a. Laio, re dei Tebani, ebbe come moglie Giocasta. Da questa gli nacque come figlio Edipo. Dopo la sua nascita, il padre seppe da un oracolo che il figlio si sarebbe unito a sua madre. Allora ordino che fosse abbandonato sopra un monte e che gli fossero bloccati con un bastone i piedi. Un contadino, di nome Melibeo, lo trovo, lo allevö e lo chiamo Edipo, per il fatto che aveva i piedi gonfi a causa del bastone, detto cuspis. Edipo divenne un uomo forte e si mise a fare il predone. In quel tempo visse anche la cosiddetta Sfinge, donna deforme e di natura selvaggia. Costei, infatti, dopo aver perso il marito, raccolse una schiera di uomini e, avendo preso possesso dun luogo inaccessibile, uccideva i viandanti che vi capitassero. Edipo, che tramava qualcosa di astuto, si diede a razzie insieme a lei; e, dopo aver atteso l'occasione che desiderava, la uccise con una lancia insieme ai suoi uomini. I Tebani, ammirati, lo proclamarono re. Ε dunque Laio, adirato contro i Tebani, mosse loro guerra, e, colpito da una pietra alia testa, mori. Giocasta, allora, per timore di perdere il potere regio, prese come sposo Edipo e lo fece eleggere re; e divenne sua moglie, ignorando che era sua madre.
16b. Discendente di questi fu Laio, dal quale nacque Edipo. Questi fu esposto e, poiche gli erano stati bloccati con un bastone i piedi, fu chiamato Edipo, per il fatto che aveva i piedi gonfi. Divenne poi un uomo forte e si mise a depredare il villaggio. In quel tempo visse anche la cosiddetta Sfinge, donna deforme e di natura selvaggia. Costei, infatti, dopo aver perso il marito, raccolse una schiera di banditi e, avendo preso possesso d'un luogo inaccessibile, uccideva i viandanti che vi capitassero e privava Tebe dei beni necessari al sostentamento. Edipo, che tramava qualcosa di astuto, si diede a razzie insieme a lei; e, dopo aver atteso l'occasione che desiderava, la uccise con una lancia insieme ai suoi uomini, e ne porto il corpo a Tebe. I Tebani, ammirati, lo proclamarono re. Awenne una battaglia e Laio, colpito da una pietra alia testa, fu ucciso. Giocasta allora, per timore di perdere il potere regio, prese come sposo Edipo e lo fece eleggere re. Ed egli ebbe cura del popolo e governo per 19 anni.
40
Ioannes Antiochenus
μήτηρ αύτοϋ έστιν. έσχε δέ αύτοϋ υιούς δύο, Έτεοκλέα Πολυνείκη·
απ' και
Ύστερον δέ τούτο μαθοϋσα, δτι νιος αυτής έστιν, έίπεν αύτο τω παιδί. Ό δέ άκούσας έλαβεν ήλους και πήξας τοις όφθαλμοις αύτοϋ έτελεύτα, έάσας την βασιλείαν τοίς δύο υίέσιν, οϊ έβασίλευον παρ' ένιαυτόν· και εις έχθραν έλθόντες έπολέμησαν άλλήλοις, και έδιώχθη ύπό'Ετεοκλέους και άπελθών Πολυνείκης είς τό Άργος έγημε τοϋ βασιλέως Αδράστου την θυγατέρα καΐ στρατεύσας ήλθεν επί τάς Θήβας και μονομαχήσας Έτεοκλει άναιρει αύτόν και αυτός άνηρέθη ύπ' αύτοϋ· οί δέ σύμμαχοι άνεστράφησαν οϊκοι.
νους ιθ', και τίκτει μετ' Ίοκάστης υιούς β' και θυγατέρας β', μετά δέ τινα χρόνον έρωτησάσης Ίοκάστης περι των γονέων αύτοϋ, είπε Μελίβοιον τον θρεψάμενον· ή δέ μετεστείλατο αύτόν και είπε μή είναι τούτου υίόν, άλλ' έν τη ϋλη εύρεϊνκαι μαθοϋσα χρόνον εύρεν δτι υιός αύτής ύπήρχε, κα'ι είπε τω Οίδίποδι. Ό δέ άκούσας έλαβεν ήλους καΐ πήξας τούς οφθαλμούς τελευτά άφείς τήν βασιλείαν τοις τούτου υίοΐς Διοκλεϊ και Πολυνείκη· οϊ πολεμοϋντες έτι' άλλήλοις άπέθανον άμα τή μητρι Ίοκάστη.
Fragmenta e libro primo de archaeologia
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(16a.) Ebbe da Edipo due figli, Eteocle e Polinice. In seguito, dopo aver saputo che Edipo era suo figlio, ella glielo rivelo. Edipo, dopo aver appreso la cosa, prese dei chiodi, se li conficco negli occhi e mori, lasciando il regno ai due figli, che regnarono ad anni alterni. Poi divenuti nemici si fecero guerra. Polinice fu scacciato da Eteocle, ando ad Argo e sposo la figlia del re Adrasto. Organizzata dunque una spedizione, questi avanzo contro Tebe e battendosi in duello uccise Eteocle, e fu da quello a sua volta ucciso. Allora gli alleati se ne tornarono alle proprie case1.
(16b.) Ebbe da Giocasta due figli e due figlie. Dopo qualche tempo, Giocasta gli domando dei suoi genitori, ed egli disse che Melibeo era colui che lo aveva allevato. Allora Giocasta lo mando a chiamare. Melibeo disse che Edipo non era suo figlio, ma che lo aveva raccolto nel bosco. Quando venne a conoscenza dellepoca, ella scopri che Edipo era suo figlio, e glielo rivelo. Edipo, dopo aver appreso la cosa, prese dei chiodi, se li conficco negli occhi e mori, lasciando il regno ai due figli, Diocle e Polinice. Questi si fecero guerra e morirono, insieme alia madre Giocasta2.
1
Cf. supra XLVIII n. 28: Adler IV 616; Patzig, ByzZ 9, 1900, 361, 368; Patzig, ByzZ 2, 1893, 420-421; Scott 1990, 150-152 2 Fr. 8,2 Mü., FHGIV 545
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Ioannes Antiochenus
Fragmenta e libro secundo de archaeologia 17. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 v ,14-25 « Suid. Σ 254, Σερούχ (IV 343 Adler) [= EVI (164,14-18 BW.; hinc Suid. Σ 253, Σερούχ [IV 343,5-8 Adler]) « Exc. Salm. II 15] ΛΟΓΟΣ ΔΕΥΤΕΡΟΣ 'Επειδή δέ άναγκαϊον ειπείν όπως οί τότε άνθρωποι πολυθεΐαν έτίμησαν, λεκτέον ήμϊν έντεϋθεν άρχομένοις. Σερούχ τις, έκ της τοϋ'Ιάφεθ φυλής καταγόμενος, δόγμα παραδέδωκε τιμασθαι τους πάλαι τελευτήσαντας άριστεύ5 σαντας άνδρας ή διά εικόνων ή διά ανδριάντων, και τούτους προσκυνεΐσθαι κατ' έτος ώς έτι ζώντας, και μνήμας αύτών έκτελεϊν και έν ταϊς ίερατικαϊς άναγράφεσθαι βίβλοις, καΐ θεούς αυτούς όνομάζειν ώς εύεργέτας. . τούτο δέ διέμεινε παρ' αύτοϊς μέχρι τών χρόνων Θάρρα, τοϋ πατρός Αβραάμ, ην γάρ άγαλματοποιός και άπό διαφόρων ίο ϋλών τή πόλει εικόνας έργαζόμενος και λέγων τούτους είναι θεούς και όφείλειν προσκυνεΐσθαι ώς αιτίους τών άγαθών. εντεύθεν δέ διέδραμεν ή τοιαύτη δόξα εις τά πλείστα τών άνθρώπων γένη, μάλιστα δέ έν 'Ελλάδι, ήδη γάρ ήσαν ούτοι τήν τοιαύτην άναδεξάμενοι πλάνην, και τιμήσαντες "Ελληνα τόν γίγαντα, τόν άπό φυλής τούΊάφεθ καταγόμενον, καΐ τής πυργοποιΐας κοινωνόν γενό15 μενον, δι' ην έμερίσθησαν αί γλώτται τών άνθρώπων, καΐ έκλήθησαν μέροπες.
2 - 1 5 Ιο. Mal. II 18; cf. Iubil. 11; Epiph., Pan. I 177,11-18; Georg. Mon. 57,14 - 58,2; 92,17 - 93,3; Const. Man. 484-496; Cedr. 8 1 , 1 4 - 8 3 , 4
3 cf. G e n i i , 2 2
9 cf. G e n i i , 2 6
3 Σερούχ τις] incipit Suid. Σ 254: Σερούχ ούτος έκ τής κτλ. Σϊρούχ τις έκ τής Ίάφεθ φυλής ένομοθέτησεν,
3 - 1 5 haec brevius in Exc. Salm. II 15:
ώς δει τούς άριστεύσαντας άνδρας και
άποθανόντας,
δι' εικόνων τιμασθαι και προσκυνεΐσθαι κατ' ετος· ένθεν γέγονεν ή πολυθεΐα, και κατεκράτησε χρι Θάρρα τοϋ πατρός Αβραάμ, ούτος γάρ άγαλματοποιός ήν. μάλιστα δέ μετέσχε
ταύτης
μέ-
ή 'Ελλάς,
τιμήσασα
Έ λ λ η ν α τόν γίγαντα τόν τής πυργοποι'ΐας άρξαντα•
άνθρωποι
μέροπες έκλήθησαν. Haec brevius leguntur etiam in EV 2 (164,14-18 BW.; hinc Suid. Σ
253): ότι ή είδωλολατρεία σαντος
εΐκόσιν
ήρξατο
καϊ άνδριάσι
τοΰτο επεκράτησε
δι' ήν μερισθεισών
άπό Σερούχ τίνος καταγομένου έκ τής φυλής τοϋ'Ιάφεθ,
οί
δογματί-
τιμασθαι τούς πάλαι άριστεύσαντας και τιμασθαι ώς εύεργέτας. και
μέχρι τών χρόνων Θάρρα τοϋ πατρός Αβραάμ.
4 παραδέδωκε Ε 2 Suid. Σ 254 AGFV παρέδωκε Ε Suid. Σ 254 Μ | και add. Mix. μίζειν Suid. Σ 254
τών γλωσσών,
7 όνομάζειν Ε νο-
7s έντεϋθεν ... ειδωλολατρίαIoanni redd. Mü. e Suid. Σ 254 ora. Ε
Ε corr. Mü. | και om. Suid. Σ 254 πων Ε έθνών Suid. Σ 254
10 τή πόλει om. Suid. Σ 254
11 δέ om. Suid. Σ 254
13 τήν τοιαύτην πλάνην άναδεξάμενοι Suid. Σ 254
didi e Suid. Σ 254 | πυργοποίας Mü.
9 άβραάμ 12 άνθρώ-
14 τής Ioanni red-
Fragmenta e libro secundo de archaeologia
43
Frammenti dal libro secondo della Archeologia 17.
LIBRO SECONDO Poiche e necessario riferire come gli uomini di allora iniziarono a seguire il politeismo, bisogna che ne parli di seguito, mentre mi trovo ancora all'inizio. Un tal Seruch, della tribü di Iafet, ordino che gli uomini morti da tempo, che si erano distinti per valore, fossero onorati con immagini ο con statue; che si rendesse loro omaggio ogni anno, come fossero ancora vivi; che si celebrasse memoria di loro, che fossero iscritti nei sacri libri e che fossero chiamati dei in quanto benefattori. Da qui ebbero origine politeismo e idolatria. Questa credenza rimase presso di loro fino ai tempi di Tare, padre di Abramo. Questi era scultore e produceva immagini per la cittä da diversi materiali, dicendo che queste erano divinitä e che si doveva rendere loro omaggio, in quanto origine di ogni bene. Da qui si diffuse tale credenza alia maggior parte delle umane stirpi, ma soprattutto in Grecia. Ε infatti i Greci avevano giä accolto tale errore, poiche veneravano il gigante Hellas, della tribü di Iafet, che aveva pure partecipato alia costruzione della torre, a causa della quale le lingue degli uomini furono divise ed essi furono chiamati Meropi1.
1
Fr. 8,5 Mü., FHG IV 545-546; cf. supra XLIX-LI; LXIII; LXXXII n. 93; Boissevain, «Hermes» 22, 1887, 175-176; Patzig, Progr. 1892, 20-21; Patzig, ByzZ 2, 1893, 416-417; Adler, JThS 41, 1990, 484-486, 500 η. 18
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Ioannes Antiochenus
18. EV 2 (164,18 - 165,11 BW.; hinc Suid. Σ 253, Σερούχ [IV 343,8-19 Adler]) [« Cod. Paris, gr. 1630, f. 237v,25-28] Αβραάμ δέ δίκαιος γενόμενος και εις θεογνωσίαν έλθών, και λογισάμενος, δτι ό πατήρ αύτοϋ τούς ανθρώπους πλανά, παρασκευάζων αύτούς είδώλοις και άγάλμασι προσκυνεΐν και ποιητήν απάντων μή γνωρίζειν Θεόν, συντρίψας τά τοϋ πατρός έργα άνεχώρησεν άπό Καρρών, δρων Χαλδαίων της μέσης των πο5 ταμών χώρας, και ωκησεν εις τά μέρη της νυνί καλουμένης Παλαιστίνης, πέραν τοϋ Ίορδάνου ποταμοϋ, αύτός και οί αύτοϋ συγγενείς και Λώτ, ό υίός τοϋ αδελφού αύτοϋ, ε' και ο' έτει της έαυτοϋ ζωής. ΕίσΙν ούν άπό τοϋ κατακλυσμού έως Αβραάμ έτη ,αυγ', άπό δέ τοϋ Αδάμ έως τοϋ Αβραάμ έτη ,γψμε'. έγένετο δέ Αβραάμ πλούσιος σφόδρα έν κτήνεσι ίο πολλοίς, και ούκ έχώρει αύτούς ή συνοικία αύτών· και έδωκε Λώτ οίκεϊν τά πέραν τοϋ Ίορδάνου.
1 - 1 1 cf. Gen 12,5; 13,2.6.11; Ιο. Mal. Ill 1; Iubil. 12; Georg. Mon. 93,16 - 95,4; Sym. Log. (Leo Gr. 19,10 - 20,1 = Ps. Th. Mel. 21,3-31 = Ps. Iul. Pol. 84,1-20) 8s Io. Mal. Ill 3 1 - 9 haec brevius etiam in Cod. Paris, gr. 1630: Αβραάμ St καταγνούς ώς ηλάνου τοϋ πατρός αύτών, καΐ συντρίψας τά έργα αύτοϋ, άνεχώρησεν άπό Καρρών (Καρών Ε corr. Mü.), δ εστίν ΰρος Χαλδαίας, και φκησεν εις τά μέρη της Παλαιστίνης, αμα Λώτ τφ υίφ τοϋ άδελφοϋ αύτοϋ. καΐ είσΐν άπό τοϋ κατακλυσμοϋ έως Αβραάμ ετη ,γψμε'. 4 Καρρών Suid. καρρων s.acc. EV 7 έτει Suid. AF ετη EV et Suid. GVM
Fragmenta e libro secundo de archaeologia
45
18.
Abramo, che era un giusto e che era giunto alia conoscenza di Dio, dopo aver compreso che suo padre ingannava gli uomini, poiche faceva in modo che quelli rendessero omaggio a idoli e a statue, e non conoscessero Dio, creatore di tutte le cose, distrusse le opere del padre; poi parti da Carrhae, terra dei Caldei nella regione tra i due fiumi, e si ando ad insediare nella regione delFodierna Palestina, oltre il fiume Giordano, lui, che aveva 75 anni, i suoi consanguinei e Lot, figlio di suo fratello. Erano dunque trascorsi dal diluvio fino ad Abramo 1403 anni, da Adamo ad Abramo 3745 anni. Abramo divenne molto ricco di numerose greggi, e la loro terra non riusciva a contenerli insieme; Abramo, allora, concesse a Lot di abitare i territori oltre il Giordano1.
1
Fr. 9 M ü „ FHG IV 546; Boissevain, «Hermes» 22, 1887, 176; Patzig 1892, 20-21; Patzig, ByzZ 2,
1893, 416-417; Adler, JThS 41, 1990, 4 8 7 - 4 8 8
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Ioannes Antiochenus
19. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 v ,28-29 [= Suid. I 422, Ιορδάνης (II 640 Adler) - Exc. Salm. II 16] 'Ιορδάνης δέ ποταμός ούτω λέγεται διά τό συμμίγνυσθαι δύο αμα, Ίόρ τε και Δάνην, .
Is cf. Cedr. 50,6-7 2 cf. Plut.,/r. 187.2 Bern. Is haec etiam in Exc. Salm. II 16:'Ιορδάνης λέγεται ό ποταμός, διότι δύο αμα μίγνννται ποταμοί, Ίόρ τε κα'ι Δάνης, και άποτελοϋσιν αύτόν, ώς φησι Πλούταρχος (sequitur in V glossa ex Historia Philostorgii cf. de Boor, «Hermes» 34, 1899, 303); et brevius haec etiam apud Suid. I 422: Ιορδάνης ό ποταμός εκλήθη διά τό συμμίγνυσθαι δύο αμα ποταμούς,"Ιορ τε και Δάνην. 2 κα'ι... Πλούταρχος addidi ex Exc. Salm. II 16
20. Cod. Paris, gr. 1630, f. 237 v ,29 - 238r,5 [= Suid. Μ 546, Μελχισεδέκ (III 358,20-24 Adler) = EV 2 (165,11-13 BW.; hinc Suid. Σ 253, Σερούχ [IV 343,20-22 Adler])] Καθ' öv δη χρόνον και Μελχισεδέκ έγνωρίζετο, άνήρ θεοσεβής, , καταγόμενος έκ τοϋ γένους Σίδου, | υίοϋ Αιγύπτου βασιλέως της Λιβύης· δστις γενόμενος Ιερεύς καΐ βασιλεύς των Χαλδαίων εκτισε πόλιν έν τω ορει τω λεγομένω , και καλέσας αύτήν 'Ιερουσαλήμ, όπερ έστίν ειρήνης πόλις, έβασί5 λευσεν έν αύτη ετη ριγ', καθώς Ίώσηπος ιστορεί. Κατά τούτον τον χρόνον άπώλοντο δύο πόλεις Σόδομα τε και Γόμορρα, θείου πυρός καταρραγέντος έπ' αύτάς, διότι τους παριόντας ένύβριζον ξένους.
1 - 5 Ιο. Mal. III 2; cf. Gen 14,18 5 los., Ant. lud. 1 179-182 6s Gen 19,24 1 - 5 haec etiam apud Suid. Μ 546 6s haec etiam in EV2 (165,11-13 BW.; hinc Σ 253) 1 Καθ' ... έγνωρίζετο] ούτος ό Μελχισεδέκ έπΐ Αβραάμ ήκμαζε Suid. Μ 546 | θεοσεβής Suid. Μ 546 ("cf. Ιο. Mal. III 2) εύσεβής Ε | έθνικός Ioanni restitui e Suid. Μ 546 (spatium in Ε) 2 τοϋ om. Ε 3 γινόμενος Suid. Μ 546 | Χαναναίων Suid. Μ 546 4 Σιών Ioanni rest. Mü. e Suid. Μ 546 (spatium in E) | καλέσας Ε έκάλεσεν Suid. Μ 546 | 'Ιερουσαλήμ Suid. Μ 546 | post πόλις add. κα'ι Suid. Μ 546 5 έτη ριγ' Ε Suid. Μ 546 VM ριγ' έτη Suid. Μ 546 AGFE | καθώς ... ιστορεί om. Suid. Μ 546 6 καθ' δν δή χρόνον EV \ δύω Suid. Σ 253 | τε om. Ε | Γόμορρα Ε Suid. Σ 253 Γόμορα EV
Fragmenta e libro secundo de archaeologia
47
19.
II flume Giordano si chiama cosi per il fatto che due fiumi vi confluiscono, lo lor e il Danes, e danno luogo a questo fiume, come dice Plutarco1.
20.
Ε in quel tempo divenne anche famoso Melchisedek, uomo pio, un gentile della Stirpe di Sido, figlio di Egitto, re di Libia. Questi, divenuto sacerdote e re dei Caldei, fondo una cittä sul monte detto Sion, la chiamo Gerusalemme, cioe cittä della pace, e regno in essa per 113 anni, come racconta Giuseppe. In quel tempo andarono in rovina due cittä, Sodoma e Gomorra, dopo che su di loro s'era abbattuto il fuoco divino, poiche avevano molestato gli stranieri che vi erano capitati2.
1 Fr. 11,1 Mü., FHG IV 546; cf. supra XLIX; LXIII n. 57; Boissevain, «Hermes» 22, 1887, 176-177; de Boor, «Hermes» 34, 1899, 303; Patzig 1892, 20-21; Patzig, ByzZ 2,1893,416 2 Fr. 11,1-2 Mü., FHG IV 546; cf. supra L; LXXXVII n. 101; Patzig 1892, 3, 20-21; Patzig, ByzZ 2, 1893,416-417; Patzig, ByzZ 9, 1900, 361, 368
48
Ioannes Antiochenus
21.
Cod. Paris, gr. 1630, f. 238 r ,5-17 [« Exc. Salm. II 17] Αβραάμ δέ έγέννησε τόν Ισαάκ έκ της Σάρρας και τον Ισμαήλ έκ της παιδίσκης της Άγαρ· έξ ών Σαρακηνοί τε καΐ Ίσμαηλΐται προσαγορεύονται. 'Ισαάκ δέ έγέννησε τόν'Ιακώβ, τόν κληθέντα'Ισραήλ, και τόν Ήσαϋ, άφ' ού "Ισαυροι καΐ Ίσραηλϊται μετωνομάσθησαν. 'Ιακώβ δέ έγέννησεν υιούς ιβ'· έκ τούτων αί νϋν φυλαι τοϋ 'Ισραήλ και τό των ιερέων γένος άπεδείχθη, οϊ τε Εβραίοι πάλαι λεγόμενοι 'Ιουδαίοι τότε προσηγορεύθησαν. Καθ' ον χρόνον έγνωρίσθη παρ' Έλλησιν 'Ησίοδος, άνήρ σοφός, . τότε δέ και έν τη χώρα των Καρών έγένετό τις Ένδυμίων ονόματι, όστις διά μυστικών εύχών άπό της σελήνης έβούλετο μαθεϊν τό τοϋ θεού όνομα, και δι' ονείρου μαθών άπέψυξε. και μϋθός έστι μέχρι τοϋ νϋν τό τούτου λείψανον δονεϊσθαι κατά τήν Καρών χώραν. άχρι της βασιλείας Θεστίου. ό 5 Θέστιος έσχε θυγατέρας γ', την Λήδαν, την Κλυτίαν καΐ την Μελανίππην. έσχεν ούν ή Λήδα Τυ[νδαρέα], έξ ού έσχε θυγατέρα Κλυταιμνήστραν την γαμηθεΐσαν Άγαμέμνονι. ή τοίνυν Λήδα μοιχευθεϊσα ύπό τίνος άνδρός επιφανούς Κύκνου, έκύησεν άμα παΐδας τρεις, Κάστορα και Πολυδεύκην καΐ Έλένην την Μενελάου γυναίκα.
1 - 9 Ιο. Mal. IV 12; Ps. Sym. 39 ν ,11-29 = Cedr. 211,19 - 212,14 3s κ α ι . . . τινές add. Mü. ex Ιο. Mal. 4 δέ add. Mü. Mü. I Τυνδαρέα suppl. Mü. 8 Κυάνου Ε corr. Mü.
5 Μελανίππην Mü. μελίτην Ε
6 ανδρα add.
38. EV 7 = Suid. Σ 515, Σθενέβοια (IV 371 Adler) "Οτι Σθενέβοια ή Προίτου γυνή φιλήσασα τόν Βελλεροφόντην καΐ μη έπιτυχοϋσα δια την τούτου σωφροσύνην, τούναντίον διέβαλεν αύτόν τω Προίτω, ώς βουλόμενον αυτήν μοιχεύσαι. και άγανακτήσας ό Προϊτος έπεμψεν αύτόν τω Ίοβάτη, τω πατρί της Σθενεβοίας, ϊνα έκεϊνος αύτόν φονεύση. ό γαρ Προΐτος 5 άνελεΐν αύτόν ούκ ήβουλήθη, επειδή έν τάξει τέκνου άνεθρέψατο αύτόν. αΐσθόμενος δέ ό'Ιοβάτης, οτι ψευδής έστιν ή κατ' αύτοΰ κατηγορία, έφείσατο τοϋ Βελλεροφόντου. Μετά δέ την βασιλείαν τοϋ Προίτου Ακρίσιος έβασίλευσε.
1 - 7 Ιο. Mal. IV 13; cf. Ps. Sym. 39v,33 - 40r,9 = Cedr. 212,18 - 213,10 40 r ,10 = Cedr. 213,10-11
8 Io. Mal. IV 14; cf. Ps. Sym.
1 -8 haec etiam apud Suid. Σ 515, paucis mutatis: Σθενέβοια· Προίτου γυνή. αΰτη φιλήσασα τόν Βελλεροφόντην κτλ. 2 τούτου EVSuid.
έκείνου Mü. | αύτόν Suid. αύτώι EV 8 έβασίλευε Suid.
Fragmenta e libro secundo de archaeologia
77
37.
Nella terra dei Greci il re Lapato ebbe due figli, Acheo e Lacone; alia sua morte egli divise tra loro il regno; e Acheo chiamö la sua parte Acaia, Lacone la chiamo Laconia. Ε dopo quello altri furono re dei Laconi fino al regno di Testio. Testio ebbe tre figlie: Leda, Clizia e Melanippe. Ε Leda ebbe come marito Tindaro, da cui ebbe come figlia Clitemnestra, quella sposata ad Agamennone. Leda, dunque, spinta ad adulterio dal nobile Cicno, concepi tre figli: Castore, Polluce ed Elena, la moglie di Menelao1.
38.
Stenebea, moglie di Preto, era innamorata di Bellerofonte; tuttavia, poiche non aveva successo a motivo della castitä di quello, lo calunnio agli occhi di Preto, come se volesse costringerla ad adulterio. Preto, allora, si infuriö e lo mando al padre di Stenebea, Iobate, perche lo uccidesse. Preto, infatti, non voile ucciderlo, dopo averlo allevato come un figlio. Iobate, poiche comprese che l'accusa contro di lui era falsa, risparmio Bellerofonte. Dopo Preto fu re Acrisio2.
1 2
Fr. 20 Mü., FHG IV 549 Fr. 21 Mü., FHG IV 549-550
78
Ioannes Antiochenus
39. Suid. Αι 23, Αιγαίον πέλαγος (II 157 Adler; hinc Suid. A 3865) [= Exc. Salm. II 24] Θησεύς ό Αίγέως υιός, βασιλέως της Αττικής, βασιλεύει Κρητών και διώκει τον Μινώταυρον εις την λαβυρίνθων χώραν και κρυπτόμενον αυτόν έν σπηλαίω άνεϊλε και λαμβάνει την Άριάδνην γυναίκα, την άπό τοϋ Μίνωος τεχθεϊσαν τη Πασιφάη, και ούτω κρατεί της Κρήτης, εΐτα ήτησεν άπελθεΐν προς τόν έαυτοϋ 5 πατέρα τόν Αιγέα και την έαυτοϋ νίκην την κατά τοϋ Μινωταύρου άπαγγεΐλαι. ώς ούν επλει έπι τήν Άττικήν χώραν, προλαβών τις των διά θαλάσσης εμπορευομένων έψεύσατο τόν τούτου πατέρα, είρηκώς αύτω δτι παρέβησαν οί Κρήτες τόν Θησέα (έχουσι γάρ και ψευδόμενων υπολήψεις) και προδεδώκασι τω Μίνωϊ τοϋτον εις θυσίαν. πιστεύσας δε ό Αίγεύς και κατολιγωρήσας ερριψεν ίο έαυτόν άπό τής άκρωρείας εις τήν θάλασσαν και άπεπνίγη. διόπερ έκεινο τό πέλαγος μέχρι τής σήμερον Αιγαίον έκλήθη. έλθών ούν ό Θησεύς εύρεν αύτόν τελευτήσαντα και καταφρονήσας τής βασιλείας τής Κρήτης και τής έαυτοϋ γυναικός Αριάδνης έβασίλευσεν άντι τοϋ πατρός έν τή Αττική.
1 - 1 3 Ι ο . Mal. IV 18 6 - 1 1 ώς ... έκλήθη] haec brevius leguntur in Exc. Salm. II 24: Αίγεύς, άγγελθέντος αύτω ψευδώς ότι ό υιός αύτοϋ Θησενς ύπό Μινωταύρου ωλετο, ερριψεν έαυτόν εις τήν θάλασσαν και έκλήθη ό τόπος Αιγαίος.
Fragmentum incertae sedis de archaeologia 39bis. Exc. Salm. II 83 (cod. Vat. gr. 96, f. 103v, 26-28) "Οτι Αρίων, ό ύπό δελφίνος εις Ταίναρον διασωθείς, ό παρ' ήμϊν'Ιωνάς είναι λέγεται.
Is cf. Hdt. I 23; Eus.-Hier., chron. 97k; Sync. 254,1-2
Fragmenta e libro secundo de archaeologia
79
39.
Teseo figlio di Egeo, re dell'Attica, fu re dei Cretesi e insegui il Minotauro nella regione dei labirinti; lo uccise mentre si nascondeva in una grotta e prese in moglie Arianna, generata da Minosse insieme a Pasifae, e cosi divenne signore di Creta. Poi chiese di partire alia volta di suo padre Egeo e di annunciare la sua vittoria contro Minotauro. Mentre era in navigazione verso l'Attica, uno di quei mercanti che viaggiano sul mare lo prevenne, inganno con una falsitä suo padre e gli disse che i Cretesi avevano tradito Teseo (infatti costoro hanno fama di mentitori) e lo avevano consegnato a Minosse in sacrificio. Egeo presto fede a queste cose e, tenendo in poco conto la vita, si getto nel mare dalla scogliera e annego. Percio quel mare ancora oggi e chiamato Egeo. Teseo, dunque, al suo arrivo trovo il padre morto; allora, non dandosi cura del regno di Creta e della moglie Arianna, regno in Attica al posto del padre1.
Frammento di incerta collocazione dalla Archeologia 39bis.
Arione, che fu portato sano e salvo fino a Tenaro da un delfino, si dice che sia il nostro Giona2.
1
Fr. 22 Mü., FHG IV 550; Patzig, ByzZ 3, 1892, 20; Patzig ByzZ 6, 1897, 353
2
de Boor, «Hermes» 34, 1899, 304
80
Ioannes Antiochenus
Fragmenta e libro de bello Troiano 40. Cod. Vind. hist. gr. 99, f. 8V,17 - l l v , l [= EV 8 « Suid. Π 652, Πάριον (IV 56,29 - 57,12 Adler) = Exc. Salm. II 25] Πρίαμος δέ ό των Φρυγών βασιλεύς συνελθών 'Εκάβη τή ιδία γυναικί έσχεν έξ αυτής προς άλλοις παισι πλείστοις και Πάριν τόν και Άλέξανδρον. έδοξεν έν όράματι λαμπάδα πυ[ρός τί]κτειν, ήτις διαδραμοϋσα πασαν τήν Τροίαν κατακαύσει. τοϋτο μαθών Πρίαμος εις τό μαντεΐον ύπό τοϋ ονείρου ταρασσό[μένος ήλθε] καΐ λαμβάνει χρησμόν οτι τριακοντούτης ό τούτου παις [Πάρις] γενόμενος άπολέσει τήν Τροίαν και τά βασίλεια αύτής [καταλύ]ση. όπερ άκούσας ό Πρίαμος μετεκάλεσεν αύτόν Άλέξα[νδρον] καΐ επεμψεν αύτόν εις άγρόν άνατρέφεσθαι ονόματι Ά[μαν]δρον, τόν μετακληθέντα Πάριον. έκεϊ τε διατρίψας [Άλέ]ξανδρος τούς τριάκοντα ένιαυτούς φύσεως τε δεξιάς τε[τυ]χηκώς πασαν έπαιδεύθη σοφίανΈλληνικήν. έξέθε[το δέ καΐ] | λόγον εις έγκώ- f. μιον τής Αφροδίτης, λέγων μείζονα αύτήν εΐναι τής Αθηνάς καΐ τής Ή ρ α ς . τήν γαρ Άφροδίτην έπιθυμίαν εΐπεν, έξ ής τίκτεται πάντα τά κακά τοις άνθρώποις. έντεϋθεν εϊρηται μϋθος, οτι Πάρις εκρινε μεταξύ Παλλάδος, Ή ρ α ς και Αφροδίτης, και Αφροδίτη δέδωκε τό μήλον, ö έστι τήν νίκην. εΐπε δέ και ΰμνον είς αύτήν, τόν λεγόμενον κεστόν. ταύτην γράφουσι τήν αίτίαν άφορμήν
1 - 8 Const. Man. 1118-1144
4 - 2 8 Ιο. Mal. V 2 1 1 - 1 3 cf. supra fr. 7.2,9-10
1 - 3 Πρίαμος ... τίκτειν] haec etiam in EV 8, paucis mutatis: οτι Πρίαμος ό Φρυγών βασιλεύς κτλ. 3 - 1 6 ήτις ... πολέμου] haec brevissime in EV: και έπερωτήσας είς τό μαντεΐον ό Πρίαμος έλαβε χρησμόν, οτι τριακονταετής γενόμενος απολέσει τήν Τροίαν. και τοϋτον άπέπεμψεν είς τό Πάριον λεγόμενον. 7 - 2 0 κ α ΐ . . . ίεροΐς] haec leguntur etiam in Suid. Π 652 (IV 56,29 - 57,10), paucis mutatis: Πάριον· Ονομα άγροΰ, άπό Πάριδος τοϋ και Αλεξάνδρου κληθέν· έκεϊσε γαρ επεμψεν αύτόν Πρίαμος ό πατήρ τρέφεσθαι· τοπριν δέ έκαλεϊτο 'Άμανδρος ό τόπος, έκεϊ τε διατρίψας κτλ. 1 0 - 1 5 έξέθετο ... κεστόν] haec leguntur brevius etiam in Exc. Salm. II25: ό Πάρις έγκώμιον έξέθετο τής Αφροδίτης, ήγουν τής επιθυμίας, και συγκρίνας αύτήν μετά "Ηρας και Αθηνάς, δέδωκεν αυτή τό μήλον, ήτοι τήν νικωσαν, είπε δέ είς αύτήν καΐ ϋμνον τόν λεγόμενον Κεστόν. 1 τή ιδία γυναικι om. EV 2 πρός άλλοις παισι πλείστοις om. EV | Πάριν τόν και Άλέξανδρον EV τόν Πάριν Άλέξανδρον mg. C 2s ήτις έγκυος ούσα supplevi ex EV 3 έν όράματι om. EV | πυρός τίκτειν reddidi ex EV 5 ήλθε suppl. Hein. 6 Πάρις supplevi 8 Άμανδρον suppl. Hein, e Suid. 12 τήν reddidi e Suid. \ τά κακά C Suid. τά καλά coni. Toup (sed cf. supra fr. 7.2,9-10; 6.2,32-33) τοις om. Suid. 13 εϊρηται C φέρεται Suid. \ ό Πάρις Suid. \ καΐ "Ηρας Suid. 14 τή reddidi e Suid. 15 είς ΰμνον είς C correxi e Suid. Exc. Salm. II25 | άφορμήν om. Suid.
Fragmenta e libro de bello Troiano
81
Frammenti dal libro della guerra di Troia 40.
Priamo, re dei Frigi, si uni a sua moglie Ecuba ed ebbe da lei, oltre a moltissimi altri figli, anche Paride, detto pure Alessandro. Mentre era gravida le parve in sogno di generare una torcia di fuoco che attraversava di corsa tutta Troia e la incendiava. A queste notizie, Priamo si recö all'oracolo, turbato dal sogno, e ottenne come responso che, giunto all'eta di 30 anni, suo figlio Paride avrebbe mandato in rovina Troia e avrebbe distrutto 0 regno. Dopo aver appreso cio, Priamo gli cambiö nome in Alessandro e lo invio in un luogo di campagna detto Amandro, che cambiö nome in Parion, perche vi fosse allevato. Alessandro visse colä quei trenta anni e, dotato di naturale talento, fu istruito in ogni parte della sapienza greca. Compose pure unorazione in lode di Afrodite, dicendo che era superiore ad Atena e a Era. Affermo, infatti, che Afrodite e la passione, da cui vengono agli uomini tutte le cose cattive. Da qui proviene la favola che Paride giudicö tra Pallade, Era ed Afrodite, e diede ad Afrodite il pomo, cioe la vittoria. Canto pure un inno in onore di quella, il cosiddetto TCestos'1. Si dice che questa fu l'origine della guerra. Quando, infatti, il trentesimo anno di Pa-
1
Cf. supra CXX-CXXI; Praechter, ByzZ 5, 1895, 542-544
82
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γενέσθαι τοϋ πολέμου, ώς γαρ λ' παρήλθεν ένιαυτός τω Παρίδι και τα των χρησμών ένομίσθησαν πεπαϋσθαι, μεταστειλάμενος τοϋτον ό πατήρ έν Τροία έορτήν έπετέλεσε, και δεδωκώς αύτω δώρα καΐ πρός τούς τοπάρχας έπιστολάς και ρ' άνδρας έπιλέκτους άπέλυσεν αυτόν θυσιάσαι τοις κατά την Ελλάδα ίεροϊς. όστις παραγενόμενος εις Σπάρτην ύπό Μενελάου τότε βασιλεύοντος . ό γάρ Μενέλαος υιός μεν έγένετο Πλεισθένους, συνανετράφη [δε] Άγαμέμνονι, υίώ τοϋ Άτρέως βασιλεύοντι των Μυκηναίων, [έδει] δέ και τόν Μενέλαον πλεϊν έπι την Κρήτην τάγματος [ένεκα] και θυσίας έξ έθους προσαγομένης παρ' αύτοϋ τη [Ευρώπη], έξ ης έλεγεν έχειν τό γένος, ό τοίνυν Μενέλαος ώς [έδέξατο] τόν Άλέξανδρον και τα γράμματα τοϋ Πριάμου και [τά παρ'] αύτοϋ πεμφθέντα δώρα, έν τιμή τε έποιήσατο τόν [άνδρα], και καταστήσας αύτόν έν τω παλατίω διαιτάσθαι [ητησεν] αύτόν άναμεΐναι ολίγας ημέρας, μέχρις άν αύτός [την εύχήν] έκπληρώσας άπό της Κρήτης έπανέλθη. Ούτω [τοίνυν] τοϋ Αλεξάνδρου έν τή Σπάρτη ένδιατρίβοντος, συ[νέβη τήν] Έλένην τήν τοϋ Μενελάου γυναίκα γνωριζομένην [έν τω βασιλικ]ώ παραδείσω ΰπ' αύτοϋ θεαθήναι, συνήσαν δέ [αύτη] Αίθρα τε καΐ Κλυμένη, έκ τοϋ γένους καταγόμεναι Πέλοπος [και Εύ]ρώπης. ώς ούν είδε τό κάλλος τήςΕλένης ό Πάρις, I έρωτι βληθεις εις αύτήν, δια τής Αίθρας και Κλυμένης ύπονοθεύει ταύτην f. 9ν και φεύγει διά τών πλοίων, ών είχε, λαβών καΐ αύτήν μετά χρημάτων λιτρών τ' και άργύρου πολλοϋ καΐ κόσμου τών β' γυναικών, καΐ άποπλεύσας είς Σιδώνα, έκεϊθέν τε εις Αϊγυπτον πρός βασιλέα Πρωτέα έμεινεν άχρι τινός καιροϋ παρ' αύτοϋ, καταφρονήσας ών έκελεύσθη θυσιών, ώς ούν έγνώσθη τοϋτο τοις
2 9 - 4 1 Ιο. Mal. V 3; Diet. I 3; Const. Man. 1211-1213 16-35 ώς ... γυναικών] haec brevius apud Suid. Π 652 usque ad finem: συντελεσθέντων τών λ' ένιαυτών, μεταστειλάμενος τοϋτον ό πατήρ έπεμψεν εις θυσίας, ος έλθών έν Σπάρτη και εύρών τήν Έλένην ήρπασεν αύτήν. 16-42 ώς ... αύτω] haec etiam in EV, paucis mutatis: παρελθόντος δέ τοϋ τριακοστού ένιαυτοϋ, μεταστειλάμενος τοϋτον ό πατήρ κτλ. 18 έπετέλεσε EV έπιτελέσαι C | έπιστολάς coni. Hammerstaedt (cf. etiam infra 25 et Ιο. Mal. V 2 (68,47 Thum]) έπιστείλας C άποστείλας EV 19 και ρ' ανδρας έπιλέκτους om. EV | άπέλυσεν C άπέστειλεν EV [sed. cf. Io. Mal. V 2 (68,48 Thurn)] 20 και παραγενόμενος EV | είς Σπάρτην EV έν Σπάρτη C | βασιλευομένης EV βασιλευομένην BW. 21 έδέχθη supplevi 21s ό ... Μυκηναίων om. EV 21 δέ suppl. Hein. 22 έδει supplevi εύρε £^συνήβη Hein. | δέ και om. EV 23 μέλλοντα post πλεϊν add. EV | ενεκα suppl. Hein, sicut in EV | έξέθους C corr. Hein. 24 Εύρώπη reddidi ex EV 25 έδέξατο reddidi ex EV 25s τά παρ' suppl. Hein, sicut in EV 25s τά 2 ... δώρα] τά δώρα EV 26 άνδρα reddidi ex EV 26s καταστήσας C κατέστησεν EV 27 παλλατίψ C corr. Hein, sicut in EV I καί ητησεν EV \ τάς ολίγας EV 28 μέχρις C άχρις EV | τήν εύχήν suppl. Hein, sicut in EV έκπληρώσας C έκτελέσας EV 29 τοίνυν reddidi ex EV \ τοϋ om. EV \ διατρίβοντος έν τή Σπάρτη EV I συνέβη τήν suppl. Hein, sicut in EV 30 Έλένην EV corr. Va. et infra \ τοϋ om. EV 30s γυναίκα ούσαν έν παραδείσω θεαθήναι EV 30 έν τω βασιλικώ suppl. Hein. 31 αυτή reddidi ex EV 32s ό Πάρις τό κάλλος τής 'Ελένης EV 34 ούν αύτήν EV 35 τών β' γυναικών om. EV | άπέπλευσεν EV 36 τόν reddidi ex EV | και έμεινεν EV \ καιροϋ om. EV 37 παρ' αύτφ EV | έγνωρίσθη EV 37s τοις τήν βασιλικήν φυλάττουσιν αύλήν EV
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ride fu trascorso, e si considerarono cessate le cose profetizzate dall'oracolo, il padre lo mando a chiamare e fece celebrare una festa a Troia; poi gli consegno doni e lettere per i sovrani, e insieme a 100 uomini scelti lo mando a fare sacrifici nei santuari in Grecia. Al suo arrivo a Sparta Paride fu accolto da Menelao che era in quel tempo re. Menelao era figlio di Plistene, ma era stato allevato insieme ad Agamennone, figlio di Atreo, che era re di Micene. Ed invero bisognava che Menelao partisse per Creta, a motivo di un qualche impegno e di un sacrificio che era da lui compiuto abitualmente per Europa, dalla quale diceva che traesse origine la sua Stirpe. Dopo aver dunque accolto Alessandro, la lettera di Priamo e i doni da lui inviati, Menelao lo tenne in grande considerazione; inoltre, dispose che egli soggiornasse a palazzo e gli chiese di trattenersi per pochi giorni, fintantoche, celebrato il rito, egli fosse tomato da Creta. Cosi, mentre Alessandro soggiornava a Sparta, accadde che Elena, moglie di Menelao, fu vista da lui nel giardino reale. Erano con lei Aitra e Climene, discendenti dalla Stirpe di Pelope ed Europa. Allorche Paride vide la bellezza di Elena, sconvolto da passione d'amore per lei, la sedusse con l'aiuto di Aitra e di Climene e fuggi con le sue navi, portando via Elena insieme a trecento libbre di ricchezze, molto argento e l'ornamento delle due donne. Dopo aver fatto vela verso Sidone, e da li verso I'Egitto, alia volta del re Proteo, rimase presso di quello per qualche tempo, trascurando i sacrifici che gli erano stati ordinati. Quando i fatti furono noti ai guardiani della reggia di Menelao, subito essi
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την βασιλικήν αύλήν φυλάττουσι τοϋ Μενελάου, παραχρήμα απέστειλαν τινα έν Γορτύνη, πόλει της Κρήτης, άπαγγελοϋντα Μενελάω τό γεγονός, ό δε άκούσας έπανήκεν ευθέως έν τή Σπάρτη, πέμπων εις άναζήτησιν αύτών έν παντί τόπω. οτε δε έμαθε τούς περί τον Πάριδα και τήν Έλένην καταλαβειν την Τροίαν, έπεμψε έκεΐ κατασκόπους άπαγγεϊλαι τήν άλήθειαν οφείλοντας αύτω. Ώς ούν είδε Πρίαμος τήνΈλένην κάι τό κάλλος αυτής, θαμβηθείς έπύ[θετο] παρ' αυτής πόθεν άγει τό γένος, ή δε έφη· «έξ υμών». Δαν[αοϋ] γαρ και Άγήνορος των Σιδωνίων γέγονε παις Ηλέκτρα, [έξ ής ό] Δάρδανος και οί λοιποί τής Ιλίου βασιλείς, άπό δε Άγήνορ[ος] Φοίνιξ, ού έγγονος Δύμας, ό Εκάβης πατήρ, έκ τοϋ γέν[ους δέ] Δύμαντος και τήν εαυτής μητέρα τήν Λήδαν άπέφην[εν ώστε άπαρ]νεΐσθαι μεν αύτήν τό προς τόν Μενέλαον γένος, καθή[κειν δέ] εις τό τοϋ Πριάμου και τής 'Εκάβης, και ταΰτα είπ[οϋσα ώμοσε] αύτω μή προδοθήναι τούς "Ελληνας· ούδέ γαρ έχειν αύτών [χρή]ματα ώμολόγει, άλλα τά ϊδια μόνα λαβείν και άποφυγείν. [Τούτων] δέ κατά τήν Τροίαν πραττομένων, ίδού πρέσβ[εις ήλθον] Μενελάου αιτούντες άποδοθήναι αύτοΐςΈλένην μετά [τών] χρημάτων, άπράκτων δέ έπανελθόντων, δευτέραν έ[ποιή]σατο πρεσβείαν αύτός ό Μενέλαος, έλθών άμα τω Όδυσσεΐ [καί] Παλαμήδει μετά καΐ γραμμάτων προς αύτήν γενομένων παρά I άδελφής αύτής τής Κλυταιμνήστρας, τής τοϋ Αγαμέμνονος γυναικός, ώς ούν f. ior και ούτοι ούδέν έδρασαν, ταραττομένης ήδη τής πόλεως, τών μέν άρχόντων και τοϋ δήμου προσταττόντων άποδοθήναι τήν Έλένην μετά και τών σύν αύτη πάντων, τών δέ περί Πρίαμον θάνατον τοίς ταϋτα λέγουσιν άπειλούντων, βουλομένων δέ καί τόν Μενέλαον άνελείν, καταλιμπάνει και αύτός άπρακτον τήν πρεσβείαν. καί προς τά οικεία έπανελθών άμα καί Άγαμέμνονι τω βασιλεί περιήει τούς τοπάρχας τών Ελλήνων, παρακαλών μηδέ τήν ϋβριν παριδείν τής Ελλάδος, μηδέ τήν άρπαγήν τήν έπ' αύτοϋ γενομένην, άλλά συμμαχείν αύτω καί συναγωνίσασθαι κατά τών ταΰτα τολμησάντων. όθεν εύθύς παραγενόμενοι 4 3 - 5 3 Ιο. Mal. V 4; Diet. I 9 5 3 - 7 0 Ιο. Mal. V 5; Diet. I 4-11 4 3 - 5 1 h a e c o m . £ V 5 2 - 8 6 Τούτων ... ,αρπς'] haecbrevissime traditEV: και αποστέλλει πρέσβεις ό Μενέλαος μετά χρημάτων άποδοθήναι αϋτοίς τήν Έλένην. άπράκτων δέ τούτων έπανελθόντων, πάλιν άπέστειλεν. ώς δέ ουδέν έδρα (ταραττομένου τοϋ δήμου προς το άποδοθήναι αυτήν, οί τοϋ Πριάμου παίδες άνθίσταντο), ό δέ Μενέλαος ύποστραψε'ις σύν Αγαμέμνονι τω βασιλεί περιήει τοΰς τοπάρχας τής χώρας, παρακαλών μή παριδείν τήν ϋβριν τής 'Ελλάδος, άλλά συμμαχείν αύτώ και συναγωνίσασθαι κατά τών ταϋτα τολμησάντων βαρβάρων, και συνήγαγον βασιλείς και τοπάρχας, καθώς φησιν Όμηρος και Δίκτυς. Post haec des. EV 8 39 Γορτύνη £ ν γ ο ρ τ ί ν η C eorr. Hein. | τή πόλει EV \ άπαγγελοϋντα EV άπαγγέλοντα C 40 έπανήκεν C έπανήλθεν EV 41 καί δτε έμαθε τούτους είναι έν τή Τροία EV 42 έκεϊ om. EV \ οφείλοντας αύτψ τήν άλήθειαν άπαγγεϊλαι EV 43 οίδε C corr. Hein. 45 έξ ής ό suppl. Hein. 47s ώστε άπαρνεΐσθαι supplevi 48 καθήκειν δέ supplevi 49 είποϋσα ώμοσε supplevi 52 Τούτων suppl. Hein. | ήλθον suppl. Hein. 53 τών supplevi 58 έλένην C corr. Hein. 59 τών ... άπειλούντων Hein, τόν ... άπειλούντα C 62 περιήει... παρακαλών EV περί τους τοπάρχας τών'Ελλήνων παρακαλών C
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inviarono qualcuno a Gortina, cittä di Creta, perche annunciasse l'accaduto a Menelao. Avendo saputo la cosa, Menelao fece subito ritorno a Sparta e invio uomini alia ricerca di quelli per ogni luogo. Ε quando venne a sapere che Paride ed Elena erano giunti a Troia, vi mando spie che gli riferissero la veritä. Quando Priamo vide Elena e la sua bellezza, sbalordito le chiese da dove avesse origine la sua Stirpe. Ed ella rispose: «Da voi». Infatti, figlia dei sidonii Danao e Agenore era Elettra, dalla quale ebbero origine Dardano e gli altri re di Ilio. Da Agenore nacque Fenice, discendente del quale fu Dimante, padre di Ecuba. Dichiaro che dalla Stirpe di Dimante proveniva anche sua madre, Leda, cosicche affermava di non appartenere alia Stirpe di Menelao, ma piuttosto a quella di Priamo e di Ecuba. Dopo queste parole, giuro a quello che i Greci non erano stati traditi, e dichiaro infatti di non avere beni di quelli, ma di aver preso solo le sue cose e di essere fuggita1. Mentre a Troia si svolgevano queste cose, ecco giungere ambasciatori di Menelao a chiedere che fosse loro restituita Elena, insieme alle ricchezze. Dal momenta che tornarono a mani vuote, Menelao organizzo una seconda ambasceria e ando di persona insieme a Odisseo e a Palamede, portando una lettera per lei da parte di sua sorella Clitemnestra, moglie di Agamennone. Anche questi non realizzarono nulla, mentre la cittä giä era in agitazione, poiche i magistrati e il popolo volevano consegnare Elena e tutte quante le sue cose, e invece i figli di Priamo minacciavano di morte coloro che sostenevano queste cose; e poiche avevano pure in animo di assassinare Menelao, questi concluse 1'ambasceria senza risultati. Tomato allora in patria, si mise a visitare i sovrani dei Greci insieme al re Agamennone, esortandoli a non trascurare l'oltraggio contro la Grecia e la rapina commessa ai suoi danni, ma ad unirsi in alleanza con lui e a combattere contro coloro che avevano osato tali cose. Ε percio, appena giunti pres-
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Gleye, ByzZ 5, 1896, 454
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65 πρός Πηλέα πείθουσιν αύτόν πέμπειν εις συμμαχίαν Αχιλλέα, τόν άπό Θέτιδος αύτώ γεννηθέντα, εγγονον δε Χείρωνος τοϋ φιλοσόφου, πατρός Θέτιδος, ήδη δέ ήν Αχιλλεύς την Λυκομήδους τοϋ βασιλέως θυγατέρα γεγαμηκώς Δηιδάμειαν καΐ μ ε τ ' αύτής διατριβών έν τοις βασιλείοις τοϋ κηδεστοϋ. [ό το]ίνυν Αχιλλεύς άμα χιλιάσι πέντε των καλουμένων Μυρμιδό[ν]ων καΐ Φοινίκι και Πατρό70 κλω, ϋποστρατηγοϊς αύτοΰ, έπλευσε [πε]ρί την Αυλίδα μετά πλοίων ν', ό Αγαμέμνων μετά τοϋ Μενελάου, [υιοί] Άτρέως, και Αερόπης των Κορινθίων και Μυκηναίων [μετ]ά πλοίων ρ ξ ' , ων τα ξ' Μενελάου μετά Σπαρτιατών καΐ Λακώνων. [Νέ]στωρ, υιός Νηλέως και Χλώριδος, των άπό της Πύλου μετά [νε]ών φ'· Αϊας ό Τελαμώνιος, ό παις τής'Εριβοίας, άπό της νήσου [Σαλ]αμινος μετά νεών 75 ιβ'. Πηνέλευς και Λήιτος μετά τοϋ [Άρκε]σιλάου, Προθοήνωρ και Κλονίος, οι πέντε άπό της χώρας τών [Θ]ηβών, μετά πλοίων ν'. Άσκάλαφος καΓΙάλμενος, υιός 'Άρεως και Αξιόχης, μετά πλοίων λ'. Σχέδιος καΓΕπίστροφος συν [ν]αυσι μ'. Μόγις έκ Δολιχίου συν ναυσι μ'. | Άντίλοχος σύν ναυσΐ μ'. Θόας σύν ναυσι μ', f. ιον Ευμηλος σύν ναυσι ια'. Νιρεύς συν ναυσι ξ'. Κάλχας συν ναυσι μ'. Λεοντεύς και 80 Πολυπείτης σύν ναυσι μ'. Άμφιγένης σύν ναυσι μβ'. Μενεσθεύς έξ Αθηνών σύν ναυσι ν'.'Ιδομενεύς και Μεριόνης έκ Κρήτης σύν ναυσι π'. 'Οδυσσεύς έξ'Ιθάκης σύν ναυσιν ιβ'. Τληπόλεμος άπό της 'Ρόδου σύν ναυσι θ'. Αϊας ό Λοκρός σύν ναυσι θ', Πρωτεσίλαος και Ποδάρκης σύν ναυσΙ μ', ό Παλαμήδης σύν ναυσι ιβ'. Φ ι λ ο κ τ ή τ η ς σύν ναυσιν ξ'. Άντιφος σύν ναυσ'ι κβ'. Διομήδης έξ Άργους μετά 85 πλοίων ο'. Άρκεσίλαος και Προθοήνωρ έξ Εύβοιας μετά πλοίων ν'. Έλεφήνωρ μετά πλοίων ξ', γίνονται πάσαι αί τών Ε λ λ ή ν ω ν νήες ,αρπς'. Ώ ς τοίνυν καταλείπουσι τήν Αυλίδα, αϋτη δέ ήν παραλία πόλις της Βοιωτίας, έκείθέν τε παραγεγόνασιν εις τήν Σκυθίαν καΐ βουλήν έποιοϋντο περί τοϋ πολέμου, μελλόντων τοίνυν τών Έλ[λήνων] είς τήν της Τροίας άποβαίνειν, 90 άντίστασις έγένετο τών Τ[ρώων] και φόνος έξ άμφοτέρων τών μερών, έν οίς και Πρω[τε]σίλαος έσφάγη και άλλοι πλείστοι άριστοι τών Έλλή[νων. ώς] ούν έξέβησαν τών πλοίων, οί μεν Τρώες έπΐ τήν π[όλιν] εαυτών όρμήσαντες τάς πύλας ήσφαλίσαντο, [οί δέ Έ λ ] λ η ν ε ς καλύβας έαυτοΐς κατεσκεύαζον. πολλοί [συνέτρε]χον είς βοήθειαν τών Τρώων, τών παρά τ ή ν [Τροίαν οί]κούντων, έν 95 οίς και Κύκνος έκ της Μαιάνδρου πό[λεως] έλθών μετά πλήθους, ος συμβολών τω Άχιλλεΐ νυ[κτός] συναπόλλυται μετά τών ιδίων, τούτο ίδώντες [οί λοιποί] είς άμηχανίαν και τροπήν έφέροντο. έντεϋθεν [έδοξεν] τοις Έ λ λ η σ ι τάς περικειμένας πόλεις τ ή Τροία [παραλαβεΐν], ώς μή δύνασθαι αύτοΐς έξωθεν βοη-
7 0 - 8 6 Ιο. Mal. V 11; Diet. I 17; II. II 493-759; cf. Const. Man. 1220-1243 Diet. II 10-13; 16-17; cf. Const. Man. 1244-1281 69 71 90 vi 98
8 7 - 1 0 7 Io. Mal. V 6;
καλουμένων correxi e κηνυμιων C 69s πατρούλψ C corr. Hein. 70 αύλίαδα C corr. Hein. υιοί suppl. Hein. 72 μυκηνέων C corr. Hein. 80 μενισθέν C corr. Hein. 83 προτοσίλαος C Τρώων suppl. Hein. 91 ώς suppl. Hein. 92 έπέβησαν C corr. Hein. 94 συνέτρεχον supple| Τροίαν supplevi 96 νυκτός suppl. Hein. | οί λοιποί supplevi 97 εδοξεν suppl. Hein. παραλαβεΐν supplevi (cf. Io. Mal. V 6 [72,68 Thum]) | αύτοΐς Hein, αύτοϋς C
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so Peleo lo persuasero a inviare come alleato Achille, che gli era stato partorito da Teti, nipote del filosofo Chirone, padre di Teti. Era Achille giä sposato a Deidamia, figlia del re Licomede, e viveva con lei nella reggia del suocero. Dunque Achille, insieme a cinquemila dei cosiddetti Mirmidoni, a Fenice e a Patroclo, suoi comandanti subordinati, navigo verso Aulide con 50 navi. Agamennone insieme a Menelao, figli di Atreo, ed Aerope dei Corinzi e dei Micenei, con 160 navi, delle quali 60 di Menelao con Spartani e abitanti della Laconia. Nestore, figlio di Neleo e Cloride, da Pilo, con 90 navi. Aiace Telamonio, figlio di Eribea, dall'isola di Salamina, con 12 navi. Peneleo e Leito insieme ad Arcesilao, Protoenore e Clonio, i cinque dalla terra di Tebe, con 50 navi. Ascalafo e Ialmeno, figlio di Ares e Assioche, con 30 navi. Schedio ed Epistrofo con 40 navi. Mogis da Dolichio con 40 navi. Antiloco con 40 navi. Toante con 40 navi. Eumelo con 11 navi. Nireo con 60 navi. Calcante con 40 navi. Leonteo e Polipete con 40 navi. Anfigene con 42 navi. Menestieo da Atene con 50 navi. Idomeneo e Merione da Creta con 80 navi. Odisseo da Itaca con 12 navi. Tlepolemo da Rodi con 9 navi. Aiace di Locri con 9 navi. Protesilao e Podarce con 40 navi. Palamede con 12 navi. Filottete con 60 navi. Antifo con 22 navi. Diomede da Argo con 70 navi. Arcesilao e Protoenore da Eubea con 50 navi. Elefenore con 60 navi. Complessivamente le navi dei Greci erano 1186. Ε quindi essi lasciarono Aulide (era questa una cittä costiera della Beozia), e da qui si recarono in Scizia e tennero un consiglio di guerra. Allora, quando i Greci si trovavano sul punto di sbarcare nella regione di Troia, i Troiani attaccarono e vi fu grande strage da entrambe le parti, e tra i morti vi furono anche Protesilao e moltissimi altri nobili dei Greci. Quando questi riuscirono a sbarcare dalle navi, i Troiani fecero ritorno alia loro cittä e chiusero le porte; i Greci, invece, si misero a preparare le proprie tende. Molti vennero in soccorso dei Troiani, tra quelli che abitavano nei dintorni di Troia; tra questi anche Cicno, che usci dalla cittä di Meandro con una schiera di uomini, si scontro di notte con Achille e peri insieme ai suoi. A questa vista, gli altri si volsero alio sconforto e alia fuga. Di conseguenza, i Greci decisero di prendere le cittä vicine a Troia, perche non fosse loro possibile accorrere in aiuto dalTesterno alia cittä.
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θείαν έπιρρειν [τη πόλει] και άφορίζουσιν εις τοϋτο Αϊαντα και Αχιλλέα καΐ [Διομήδην], | και πρώτον παραλαμβάνουσι τοϋ Κύκνου πόλιν Μαίανδρον και f. τούς β' υιούς τοΰ Κύκνου, Κώβην και Κόκαρκον, και την θυγατέρα αύτοϋ Γλαύκην. μετά ταϋτα την Λέσβον, βασιλευομένην ύπό Φόρβαντος, συγγενούς τοΰ Πριάμου, και παραλαμβάνουσι πάντα τα της βασιλείας αύτού, και την θυγατέρα αύτού Διομήδην και τον Φόρβαντα κατασφάττουσιν. είτα λαμβάνουσι την Λυρνησόν και φονεύουσι τον κρατούντα αύτοΐς'Ηετίωνα, αϊρουσι δέ καΐ την θυγατέρα Χρύσου, τού ιερέως Απόλλωνος, ονόματι Αστυνόμην, την μετονομασθεισαν Χρυσηίδα. εκείθεν δέ λαμβάνουσι πόλιν ονόματι Λέλεγον, βασιλευομένην ύπό Βρίσου, άδελφού Πριάμου, και κατασφάττουσιν αύτόν τε και τούς παϊδας αύτοϋ, και την αύτοϋ θυγατέρα Βρισηίδα αίχμάλωτον λαμβάνουσιν, πρότερον Ίπποδάμειαν λεγομένην, καΐ öv εΐχεν άνδρα Μενέτην άνειλον. την δέ Βρισηίδα έωρακώς ό Άχιλλεύς εύπρεπή και ώραίαν ιδίαν ποιείται γυναΐ[κα], μηδενι θαρρήσας των συστρατευομένων αύτω έξάρχων- [δι]όπερ λυπηθέντες διέβαλον αύτόν πρός τόν Αγαμέμνονα, δθ[εν αύ]τοΐς άρχή γέγονεν της έχθρας, καΐ ταύτας μεν ό [Αχιλλ]εύς έπόρθησεν τάς πόλεις, ό δέ Αϊας τάς έν Κύπρω [και'Ισ]αυρία. εκείθεν δέ έπι την Θράκην καΐ Χερρόνησον [έπο]λιόρκει και τόν αύτόν βασιλέα Πολυμήστορα. ό δέ Πολυ[μήστ]ωρ φοβηθείς την τοϋ άνδρός δύναμιν συνθήκας έποι[ήσατ]ο πρός αύτόν, ώστε παρασχεΐν αύτω χρυσίον καΐ σΐτον [πολύν] και Πολύδωρον, τόν υίόν τοϋ Πριάμου, αύτω γάρ ό βασιλεύς [Πρίαμο]ς παρέθηκεν μικρόν οντα μετά τών χρημάτων, [ϊνα αύ]τός περισωθή της πόλεως αύτοϋ μελλούσης καταστρέψεσθαι. έκεΐθεν τοίνυν ό Τελαμώνιος Αϊας την Τεύθραντος [πα] ραλαμβάνει πόλιν και την Τέκμησσαν, την τούτου θυγατέρα, | και ποιείται γυναίκα. f.
1 0 7 - 1 1 5 Ιο. Mal. V 7; Diet. II 17.19 1 1 5 - 1 2 2 Ιο. Mal. V 8; Diet. II 18-19 99 έπιρεϊν C corr. Hein. | τη πόλει supplevi 100 Διομήδην suppl. Hein. 101 δβην C eorr. Hein. 102 Γλαύκην corr. Hein, e πλάκαν C 106 Χρύσου Hein, χλύσι C 109 άβρισηίδα C corr. Hein. 110 ίπποδάμνειαν C corr. Hein. 115 καί'Ισαυρία suppl. Hein. | Χερόνησον C corr. Hein. 118 πολύν supplevi 119 ϊνα αύτός suppl. Hein. 121 τεάμησαν C corr. Hein.
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Di questa missione incaricarono Aiace, Achille e Diomede. Per prima cosa essi presero Meandro, la cittä di Cicno, i due figli di questo, Cobe e Cocarco, e la figlia Glauca. In seguito presero Lesbo, dove regnava Forbante, parente di Priamo, si impadronirono di tutto il regno e della figlia Diomeda, e uccisero Forbante. Poi presero Lirnesso e uccisero il sovrano di quel luogo, Eetione; catturarono pure la figlia di Crise, sacerdote di Apollo, Astinome, che cambio nome in Criseide. Quindi presero una cittä di nome Lelego, dove regnava Briso, cugino di Priamo, uccisero questo e i suoi figli, presero prigioniera la figlia Briseide, prima chiamata Ippodameia, e uccisero suo marito Menete. Quando vide Briseide, nobile e bella, Achille ne fece la propria donna, senza volerla cedere ad alcuno dei comandanti che combattevano insieme a lui. Offesi per questa ragione, quelli lo accusarono presso Agamennone, e da qui ebbe inizio la loro inimicizia. Dunque Achille espugno queste cittä. Aiace, invece, quelle a Cipro e in Isauria. Quindi si reco in Tracia e si mise ad assediare Chersoneso e lo stesso re Polimestore. Per paura della sua potenza, Polimestore scese a patti con lui e gli consegno oro, molto grano, e Polidoro, figlio di Priamo. A lui infatti il re Priamo lo aveva affidato, ancora piccolo, insieme a dei beni di valore, perche si salvasse mentre la sua cittä stava per soccombere. Quindi Aiace Telamonio prese la cittä di Teutranto e Tecmessa, sua figlia, e ne fece la propria donna 1 .
1 Fr. 23-24,1 Mii., FHG IV 550; Patzig, ByzZ 4, 1895, 25; Gleye, ByzZ 5, 1896, 453-455; Patzig, ByzZ 9, 1900, 362-366; Patzig, ByzZ 10, 1901, 45
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Ioannes Antiochenus
41. Suid. Τ 7, Τάβλα (IV 494 Adler) [= Exc. Salm. II 26] ταύτην έφεϋρε Παλαμήδης εις διαγωγήν τοΰ Ελληνικού στρατοϋ συν φιλοσοφία πολλή· τάβλα γάρ έστιν ό γήινος κόσμος, ιβ' δέ κάσοι ό ζωδιακός αριθμός, τό δέ ψηφοβόλον και τά έν αύτώ ζ' κοκκία, τα ζ' άστρα των πλανητών· ό δέ πύργος τό ϋψος τοΰ ούρανοϋ, έξ ού άνταποδίδοται πάσι 5 και κακά. άλλοι δέ λέγουσι [***]. Τάβλα· δνομα παιδιάς.
1 - 5 cf. Ps. Sym. 41 ν ,38 - 42Γ,2 = Cedr. 220,8-13; Isaac Porphyrog. 82,12 - 83,5 1 - 5 haec brevius tradit Exc. Salm. II26: ό Παλαμήδης διά της τάβλας (ταύλας VD corr. Mü.) τόν γήϊνον κόσμον ήνίξατο, τόν ζωδιακόν κύκλον διά των δώδεκα κάσων, διά τοΰ ψηφοβόλου καΐ των έν αύτώ έπτά κοκκίων τά έπτά άστρα των πλανήτων· διά δέ τοϋ πύργου τό ϋψος τοΰ ούρανοϋ, έξ ού δίδοται πασι καλά τε και φαύλα. 1 διαγωγήν Suid. GMw άπαγωγήν Suid. AVM έπαγωγήν Suid. F (cf. Bhd. in apparatu vocis) 5 καλά Ioanni reddidi ex Exc. Salm. cf. etiam Io. Mal. V 9 (77,93 T h u m ) πολλά Suid.
42. 42.1 Cod. Vind. hist. gr. 99, f. l l v , l - 5 Φέρονται δέ γράμματα παρά Πριάμου γενόμενα προς Ταυτάνην, τόν βασιλέα Άσσυρίων και πρός Δαυίδ, τόν βασιλέα 'Ιερουσαλήμ, έν οίς περί βοηθείας έδεήθη· και ό μέν Δαυίδ ού προσίετο, ό δέ Ταυτάνης τόν Τιθωνόν έπεμψε τόν Μέμνονα μετά πλήθους 'Ινδών.
1 - 4 cf. supra fr. 34,1-2; Diod. II 22,2; Cephalion FGrHist 93 F 1 Eus.-Hier., chron. 59a; 60f; Const. Man. 1108-1109; 1357-1368; cf. Praechter, ByzZ4, 1895, 530,19 - 531,3 2 Άσυρίων C corr. Hein. 3 καΐ 2 add. Hein.
42.2 Exc. Salm. II 27
Δίκτυς ό μετά'Ιδομενέως συστρατεύσας έπΐ Τροίαν φησιν οτι Πρίαμος έπεμψε και πρός τόν Δαυίδ πρεσβείαν, και πρός Ταυτάνην βασιλέα Άσσυρίων· και ό μέν Δαυίδ ού προσήκατο ταύτην, ό δέ Ταυτάνης έπεμψε τόν Τιθωνόν και τόν Μέμνονα μετά πλήθους Ινδών.
Fragmenta e libro de bello Troiano
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41.
Palamede la invento con sapiente ingegno come passatempo per l'esercito greco. La tavola rappresenta infatti il mondo terreno; le dodici caselle, il cerchio dello zodiaco; il bossolo e i sette sassolini in esso, i sette pianeti; la torretta, Faltezza del cielo, donde sono a tutti dispensate le cose buone e quelle cattive. Altri dicono invecef***]1. Tabula·, n o m e di u n gioco.
42.1 Si narra pure di lettere di Priamo a Tautane, re degli Assiri, e a Davide, re di Gerusalemme, nelle quali veniva fatta richiesta di soccorso. Davide non acconsenti; Tautane, invece, inviö Titone e Memnone con una massa di Indiani 2 .
42.2 Ditti, che partecipo alia spedizione contro Troia insieme a Idomeneo, dice che Priamo inviö ambasciatori a Davide e a Tautane, re degli Assiri. Davide non accolse la richiesta di Priamo; Tautane, invece, inviö Titone e Memnone con una massa di Indiani.
1
Fr. 24,2 Mii., FHG IV 550; Bernhardy, Suid. II 1014; Adler IV 494; Patzig, ByzZ 2, 1893, 423-424;
Patzig ByzZ 9, 1900, 362 2
Fr. 24,3 M ü „ FHG IV 550; cf. supra CXXI n. 265; CXXXI n. 14; Patzig, ByzZ 1, 1892, 135; Patzig
ByzZ 4, 1895, 26-27; Fürst, «Philologus» 60, 1901, 255-256, 330-340, 354
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Ioannes Antiochenus
43. Cod. Vind. hist. gr. 99, f. ll v ,5-15 [= Exc. Salm. II 28] Ό δέ Άχιλλεύς κρατήσας τινάς των κατασκόπων και γνούς έξ αύτών, ώς ύπαντήσει δια νυκτός Έκτωρ τη βασιλίδι Πενθεσιλεία εις βοήθειαν αύτής έρχόμενος, λαθών αύτός και ύποκρύψας τούς ιδίους μέλλοντι περασθαι "Εκτορι ποταμόν έπιβαίνει, και άπογνόντας κτείνας τοϋτον και τούς σύν αύτω. ένα μόνον κατέ5 λιπεν, öv άκρωτηριάσας έπεμψε τω Πριάμω. τό δέ τούτου λείψανον έλκύσας δια των ι'ππων ήγαγε έπΐ τάς σκηνάς, και μυρίας πληγάς αύτω προσενεγκών άνήρτησεν έπΐ τοϋ δίφρου, άκούσας δέ Πρίαμος ό βασιλεύς τοσούτον ώλόλυξε μετά της πόλεως, ώς και τα πετεινά ταραχθήναι, και τούς Έλληνας άκοϋσαι της άπό τού θρήνου κραυγής.
1 - 9 Ιο. Mal. V 24; Diet. III 15-16 1 - 4 haec brevius in Exc. Salm. II 28: φησί (seil. Δίκτυς) δέ και οτι "Εκτορι εις ύπάντησιν Πενθεσιλείας της Άμαζόνος έξερχομένω νυκτός έπιθέμενος Άχιλλεύς αυτόν τε και τούς σύν αύτω άπέκτεινεν. 1 τινάς scripsi τινά C 4 άπογνόντας scripsi άπογνοϋς C
44. Cod. Vind. hist. gr. 99, f. ll v ,15 - 12v,20 [« Exc. Salm. II29] Ό δέ Αχιλλεύς τούτον έάσας κεισθαι τόν έππτάφιον έπετέλεσε Πατρόκλω και πολλούς παρασκευάσας αγώνας πυρϊ παρέδωκε τό [τού] Πατρόκλου σώμα. ό δέ Πρίαμος τή έξής πένθιμον [φορών σχή]μα και έπιβάς αμάξης αρματος τετράτροχου, χρυσ[όν πο]λύν και κόσμον και έσθήτα λαμπράν έπαγόμενος [***] και 5 Πολυξένην, τήν ιδίαν θυγατέρα, παραγίνεται νυκτός [εις την] τοϋ Άχιλλέως καλύβην, πάντων έκθαμβουμένων [έπι τή] τούτου τόλμη, και ρίψας έαυτόν τοις ποσι τού Άχιλλέως ίκέτευσεν λαβείν τό τού "Εκτορος σώμα. Πολυξένη [δέ περί] πλακείσα τοις ποσι τοϋ Άχιλλέως έδέετο δουλεύειν αύ[τώ καΐ] παραμένειν τώ τοϋ "Εκτορος σώματι, οί δέ περί τόν'Ιδ[ομενέα] καΐ Νέστορα παρεκάλουν
Is Diet. III 17; cf. Cedr. 223,14-19 3 - 1 5 Ιο. Mal. V 24; Diet. III 20; 24; II XXIV 324 3 φορών σχήμα suppl. Hein. 4 χρυσόν πολύν supplevi Hein. 9 'Ιδομενέα suppl. Hein.
5 εις τήν suppl. Hein.
6 έπι τή suppl.
Fragmenta e libro de bello Troiano
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43.
Achille catturö alcuni esploratori e seppe da loro che quella notte Ettore si sarebbe incontrato con la regina Pentesilea, per venirle in aiuto. Achille, allora, in agguato con i suoi uomini, aggredi Ettore che era in procinto di attraversare il fiume, e uccise lui e i suoi uomini, privi di ogni speranza di salvezza; uno solo ne lascio vivo e, dopo averlo mutilato, lo rimando a Priamo. Poi trascino il cadavere di Ettore con i cavalli, lo condusse alle tende e, dopo averlo percosso con moltissimi colpi, lo attacco al carro. Quando venne a sapere queste cose, il re Priamo a tal punto gemette insieme alia cittä che perfino gli uccelli furono disturbati, e i Greci riuscirono a percepire le urla del pianto funebre 1 .
44.
Achille permise che Patroclo venisse deposto e ne celebro Felogio funebre; dopo aver organizzato molti giochi diede fuoco al corpo di quello 2 . Priamo, il giorno seguente, indosso una veste funebre, sali sopra un carro a quattro ruote e, portando molto oro, ornamenti, una veste magnifica [***] insieme a Polissena, sua figlia, si presento di notte alia tenda di Achille, lasciando tutti sbalorditi per la sua audacia; allora si getto ai piedi di Achille e supplico di poter riprendere il corpo di Ettore. Polissena, abbracciata ai piedi di Achille, chiedeva di divenire sua serva e di poter rimanere presso il corpo di Ettore 3 . Idomeneo e Nestore
1
Fr. 24,4 Mü., FHG IV 550; cf. supra CXXXI; Gleye, ByzZ 5, 1896, 456
2
Cf. supra CXXII e CXXXI; Gleye, ByzZ 5, 1896, 456
3
Patzig, ByzZ 10, 1901, 4 8 - 4 9
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Ioannes Antiochenus
ίο τόν Αχιλλέα δέξασθαι τά δώρα και [τόν] Πρίαμον μετά των ικετών, οίς τοίνυν πεισθείς ό Άχιλλεύς [έφη]| πρός τόν Πρίαμον ταϋτα· «έδει σε κρατεΐν έξ αρχής f. 12Γ τών σών παίδων και μή συνεξαμαρτάνειν αύτοϊς, άλλ' είχε μάλλον έρως σε καΐ τών αλλότριων πραγμάτων, δότε ούν δίκας άνθ' ων ήσεβήσατε· σωφρονιζέσθωσαν δι' υμών Έλληνες τε και βάρβαροι», οϋτως ειπών τόν Πρίαμον αμα τη 15 Πολυξένη άνίστησι τοϋ εδάφους και προσετράπη γεύσασθαι συν αύτώ καΐ τόν νεκρόν αύτοΐς επαγγέλλεται δοθήναι. ό δέ Πρίαμος τω φόβω κεκρατημένος μετέλαβε βρωμάτων καί, πολλών έν μέσω λαληθέντων, έπεισε τόν Αχιλλέα δέξασθαι τά λύτρα καί δοθήναι τό λείψανον, παρεκάλει δέ καί την Πολυξένην καταλιπεϊν αύτώ δουλεύειν. ό δέ Άχιλλεύς άνεβάλλετο αίσχυνόμενος τούς Έλ20 ληνας κρατήσαι τότε την Πολυξένην, ειπών μετ' ολίγον αύτήν όπάσεσθαι. Οϋτω δή Πρίαμος λαβών τό τοϋ Έκτορος σώμα έπανήλθεν εις την "Ιλιον, καί κηδεύσας τόν νεκρόν και τάς νενομισμένας τοϋ πένθους τελέσας ημέρας έμαθε την Πενθεσίλειαν καταλαβείν την Τροίαν μετά πλήθους Αμαζόνων, οϋπω τήν τοϋ Έκτορος έγνωκυΐαν θάνατον, ό δέ Πάρις ύπήντησεν [αύτ]ή μετά δώ25 ρων πολλών και πείθει ταύτην είσελθεΐν έν τή Τροία έλπίδι τοϋ δι' αύτής περισωθήναι τήν πόλιν. τ[αΰτα] πάντα ό Δίκτυος ιστορεί, έν δέ τω μέλλειν τήν Πενθεσίλειαν καταλαμβάνειν τήν πόλιν, οΐ Αχαιοί τόν Πο[λύδω]ρον προ τοϋ τείχους τής πόλεως άναγαγόντες διεκηρυ[κεύοντο] πρός τούς βαρβάρους άποδοϋναι τήν Έλένην και [λαβείν τόν] Πολύδωρον. ώς ούν ούκ ήβουλήθησαν 30 όρώντων [πάντων] κατετόξευσαν τόν νέον. ή τοίνυν Πενθεσίλεια [κατα]λαβοΰσα τήν Τροίαν έταξε τάς Αμαζόνας μετά τών [Θρακ]ών, ών έκ τής Χερρονήσου διήγαγε, συμβαλεϊν τοις προμάχοις τών Ελλήνων, καί πολλών έκατέρωθεν πεσόντων, | τέλος είς φυγήν ώρμησε τό γένος τών Αμαζόνων, καί τήν Πεν- f. 12ν θεσίλειαν χειρωσάμενος ζώσαν ό Άχιλλεύς Σκαμάνδρω ταύτην τώ ποταμώ ή35 κόντισε. 'Ολίγων δέ διελθουσών ήμερών ιδού καί Μέμνων ύπό Ταυτάνου, τοϋ βασιλέως τών Άσσυρίων, έκπέμπεται καί παραγίνεται μετά πλήθους Ινδών, καί Τιθωνοΰ, βασιλέως αύτών, ώστε μηδέ τό "Ιλιον αύτούς χωρεΐν, όπλα ξένα φέροντας καί σφενδόνας καί ζώων παραδόξων ιδέας, όπερ έωρακότες οί Έλληνες,
1 4 - 2 0 Ιο. Mal. V 25; Diet. III 25-27 2 1 - 3 5 Ιο. Mal. V 25-26; Diet. IV 1-3; cf. Const. Man. 13541356 2 6 - 3 0 Ιο. Mal. V 8; Diet. II 27 37-49 Ιο. Mal. V 27; Diet. IV 4-9; cf. Const. Man. 1367-1377 2 6 - 3 0 haec leguntur etiam in Exc. Salm. II29: ό αύτός λέγει ότι και τόν παρά Πολυμνήστορος φυλαττόμενον Πολύδωρον Πριάμου παϊδα ελαβεν Αίας ό μέγας πολέμων Πολυμνήστορι. άναγαγόντος ούν αύτόν, οί Έλληνες πρό τοϋ τείχους τής πόλεως διεκηρυκεύοντο λαβείν τήν Έλένην και δούναι τόν παϊδα· ώς δ' ούκ έπείθοντο, πάντων όρώντων κατετοξεύθη. 10 μετών ικετών C corr. Hein. 18 παρεκάλλει C corr. Hein. 20 όπάσεσθαι scripsi οψευσθαι C 26 ταϋτα suppl. Hein. 29 λαβείν τόν suppl. Hein. 30 πάντων reddidi ex Exc. Salm. 30s καταλαβοϋσα supplevi 31 Θρακών suppl. Hein. 31s χερονήσου C 39 ζφων correxi ζώον C
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esortavano Achille ad accogliere i doni e Priamo insieme ai supplici. Persuaso dunque da questi Achille cosi parlo a Priamo: «Sarebbe stato opportuno che tu avessi dominato fin da principio i tuoi figli e non avessi sbagliato insieme a loro; ma piuttosto ti colse il desiderio delle cose altrui. Espiate dunque la punizione per le colpe che avete commesso. Che Greci e barbari imparino a moderarsi per mezzo del vostro esempio». Dopo queste parole, Achille fece alzare da terra Priamo e Polissena, li prego di mangiare insieme a lui e promise che il cadavere sarebbe stato consegnato loro. Priamo, pur dominato dalla paura, condivise il cibo e, dopo aver parlato di molte cose, convinse Achille ad accettare il riscatto e a consegnare il corpo; poi chiese di poter lasciare Polissena come sua schiava. Achille rimando la cosa, poiche aveva vergogna davanti ai Greci di prendere in quel momento Polissena, e disse che di li a poco l'avrebbe presa con se. Cosi Priamo prese il corpo di Ettore e torno a Troia. E, dopo aver seppellito il cadavere e aver fatto trascorrere i giorni previsti del lutto, venne a sapere che Pentesilea aveva raggiunto Troia con una massa di Amazzoni, ancora ignara della morte di Ettore. Paride le ando incontro con molti doni e la convinse ad entrare a Troia nella speranza di salvare per mezzo di lei la cittä. Tutte queste cose le racconta Ditti. Mentre Pentesilea stava per raggiungere la cittä, gli Achei condussero Polidoro davanti alle mura della cittä e proposero ai barbari di consegnare Elena e di prendere Polidoro. Poiche quelli rifiutarono, essi uccisero a colpi di frecce il giovane, davanti agli occhi di tutti1. Dopo aver raggiunto Troia, Pentesilea ordino alle Amazzoni insieme ai Traci, che aveva portato dal Chersoneso, di attaccare i capi dei Greci. Molti caddero da entrambe le parti, e alia fine la Stirpe delle Amazzoni si volse alia fuga. Achille, che aveva catturato viva Pentesilea, la uccise presso il fiume Scamandro con un colpo di lancia2. Trascorsi dunque pochi giorni, ecco giungere Memnone, inviato da Tautane, re degli Assiri, con una grande schiera di Indiani e con Titone, loro re, al punto che Ilio non era in grado di contenerli; questi portavano armi straniere, fionde, e straordinarie specie di animali. A questa vista i Greci, spaventati dalla
1 2
Fr. 24,5 Mü., FHG IV 550; Gleye, ByzZ 5, 1896, 457 Patzig, ByzZ 4, 1895, 26-27; Patzig, ByzZ 10, 1901, 50
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Ioannes Antiochenus
καταπλαγέντες τώ πλήθει και τη θέα των βαρβάρων, άνεβάλλοντο προς μάχην· έπιλαβόμενης δέ νυκτός, συνελθόντες έδοκίμασαν διελθειν τον στρατόν, και τοϋς μεν περί Αϊαντα καΐ Τεϋκρον, τον άδελφόν αύτοϋ, ύπαντήσαι τω Μέμνονι, τον δέ Αχιλλέα και τους άλλους προμάχους κατά τοϋ πλήθους όρμήσαι. ώς ούν εις μονομαχίαν ό Αϊας τε καΐ Μέμνων συνήλθον, τοϋ πλήθους έξωθεν άναιρουμένου των ιδίων, κρύψας αυτόν Άχιλλεύς τω δόρατι πλήττει τόν βάρβαρον, γυμνωθέντος τοϋ τένοντος· καΐ πεσόντος αύτοϋ γίν[εται] φυγή των 'Ινδών και φόνος πολύς, ώς πληρωθήναι [τών] σωμάτων τόν ποταμόν. και παίδες τοϋ Πριάμου [β' Λυ]κάων και Τρωίλος.
45 ύπό add. Hein. Patzig I.e.
47 τ ώ ν suppl. Hein.
|
επεσον suppl. Patzig ByzZ 10, 1901, 50
48 β'suppl.
45.
Suid. Ρ 146,'Ρήσος (IV 292 Adler) [= Exc. Salm. II 30] 'Ρήσος {όνομα κύριον}· στρατηγός τών Βυζαντίων, τάς οικήσεις έχων πρό τής πόλεως έν τόπω έπιλεγομένω 'Ρησίω, ένθα νϋν ό οίκος τοϋ μεγάλου μάρτυρος Θεοδώρου γνωρίζεται, ήλθεν εις συμμαχίαν τών Τρώων, και καταλύσας έν τω πεδίω τώ πρό τής πόλεως κειμένω, άτυχώς άπήλλαξε· δια νυκτός γαρ Διομήδης και 'Οδυσσεύς τοϋτον κατασφάζουσι.
3 - 5 Diet. II 45 1 - 5 haec brevius in Exc. Salm. II 30: 'Ρήσος τάς οικήσεις είχεν έν Βνζαντίω σίω, Ö7TOV νϋν έστιν ό τ ο ϋ μεγαλομάρτυρος άγιου Θεοδώρου ναός.
έν τ ό π ω λεγομένω 'Ρη-
2s τ ο ϋ μεγάλου Θεοδοσίου Suid. V
46.
Cod. Vind. hist. gr. 99, f. 12v,20 - 14r,17 Οί Τρώες ούν λοιπόν άσθενήσαν[τες] ήτησαν άνακωχήν γενέσθαι τοϋ πολέμου, έφ' ω και το[ύς νε]κρούς αύτών πυρι παραδοϋναι. έφθασε δέ έγγύς και ή [τών ά]ναθημάτων έορτή, έν ή γέγονε τής άνέσεως προσθήκ[η]. ώς ούν εκατέρωθεν
1 - 3 0 Ιο. Mal. V 28; Diet. IV 10-12; cf. Const. Man. 1377-1415; Praechter ByzZ 4, 1895, 531-533
Fragmenta e libro de bello Troiano
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massa e dallo spettacolo dei barbari, rimandavano la battaglia. Sopraggiunta la notte, si radunarono e stabilirono di attaccare l'esercito nemico, e che Aiace e suo fratello Teucro dovevano andare incontro a Memnone; Achille e gli altri comandanti, invece, dovevano assalire la massa dei nemici. Mentre dunque Aiace e Memnone si scontravano a duello, e la moltitudine degli stranieri era massacrata dai suoi uomini, Achille, che stava in agguato, colpi il barbaro con la lancia, quando il tendine del collo apparve scoperto. Caduto Memnone si verifico la rotta degli Indiani e una strage enorme, al punto che il fiume fu riempito di cadaveri. Caddero anche due figli di Priamo, Licaone e Troilo1.
45. Reso, comandante dei Bizantini, che aveva casa davanti alia cittä nel luogo chiamato Resio, dove ora si trova la chiesa del gran martire Teodoro, giunse in aiuto ai Troiani; ma fermatosi nella pianura, davanti la cittä, fini in modo sventurato. Di notte, infatti, Diomede e Odisseo lo trucidarono 2 .
46.
Dunque i Troiani, assai indeboliti, chiesero che vi fosse una tregua delle ostilitä, durante la quale dare alle flamme i loro morti. Ma subito giunse pure la festa delle Offerte, durante la quale vi fu un prolungamento della tregua. Mentre invero da entrambe le parti si facevano i consueti sacrifici, accadde che Achille
1
Praechter, ByzZ 4, 1895, 531; Patzig, ByzZ 10, 1901, 48-50
2
Fr. 24,6, FHG IV 551; Patzig, ByzZ 2, 1893, 423; Patzig, ByzZ 4, 1895, 26
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τάς είθισμένας θυσίας έπετέλο[υν], συνέβη τον Αχιλλέα εις τό τοϋ Απόλλωνος ιερόν μετά [τής'Ε]κάβης θεάσασθαι την Πολυξένην και άνανεώσαι [τον] προς αύτής έρωτα, δήλοι ούν τω Πριάμω περί αύτής, ό δε πέμπει Ιδαίον τόν κήρυκα λόγους ποιοϋντα περί | της Πολυξένης, öv έωρακότες οί Έλληνες ιδιάζοντα τω f. 13Γ ΆχιλλεΙ έμαρτύροντο τόν δια Διομήδους και Αϊαντος και Όδύσσεως μή προδοϋναι τό στράτευμα μηδέ πιστεύειν έαυτόν τοις Τρωσί. και πρός μεν αύτους ήρνήσατο, σύνταξιν δέ λαθραίαν ποιείται συνελθεΐν άμα Δηιφόβω και Πάριδι εις τό ιερόν τοϋ άλσαίου Απόλλωνος, και συνδραμόντων έκατέρων έκει όρκων τε βέβαιων δοθέντων, περιπτύσσεται δόλω τόν Αχιλλέα Δηίφοβος, και συμπλακείς αύτώ νεύει κρυπτομένω τω Πάριδι· δστις λάθρα έλθών πλήττει τόν Αχιλλέα κατά της πλευράς· δευτέραν δέ πάλιν έπαγαγών αύτώ πληγήν φεύγει συν τω Δηιφόβω έπί τοϋ τείχους της πόλεως, ό δέ Άχιλλεύς έκλυτος γενόμενος έπεσεν. ίδών δε αυτούς ό 'Οδυσσεύς έφη πρός τόν Αϊαντα και τόν Διομήδην· «ούκ άγαθόν τί ε'ισιν έργασάμενοι, ότι δι' άλλης όδοΰ βάλλοντες τρέχουσιν· είσέλθωμεν εις τό άλσος πρός Αχιλλέα», είσελθόντων ούν όρώσι κείμενον αυτόν [έ]τι εμπνέοντα, και εΐπε πρός αύτόν ό Αίας· «ην άρα [δυ]νατόν ώς άληθώς όστις άνθρώπων έδύνατο άνελείν σε;», ό [δέ] είπε· «δόλω είργάσατό με ό Δηίφοβος και Πάρις διά Πολυξένην», και τελευτά. νεκρόν δέ αύτόν γενόμενον [έ]βάστασεν Αϊας και έφερε μετ' οιμωγής εις τάς σκηνάς. [οί δέ Τρώ]ες έδραμον άφαρπάσαι τό σώμα και ούκ ίσχυσαν, [οί τοίνυν] "Ελληνες πενθήσαντες αύτόν πικρώς και τεφρώσαντες και έν υδρία βαλόντες έφύλαξαν άχρις ού παρα[γέγονε] ό υιός αύτοϋ Πύρρος, ό άπό Δηιδαμείας, έπαγόμενος [μετ' α]ύτοϋ και Φιλοκτήτην τοξότην άριστον, τόν ύπ' έχίδνης βλαβέντα και καταλελειμένον παρά των Αχαιών έν Λήμνω τή νήσω. τοϋ τοίνυν Πύρρου σύν τοις προμάχοις γενομένου | και πολιορκοΰντος τοις βαρβάροις, γίνεται και αύθις συμβολή των f. 13ν στρατευμάτων, Δηιφόβου και Αλεξάνδρου προηγουμένων των Τρώων. |Πύρρος δέ καθ' ή ν | [***] ό Φιλοκτήτης πέμπει κατά τοϋ Πάριδος και βάλλει τήν άριστεράν αύτοϋ χείρα, έτι δεύτερον άκοντίσας έπήρωσε τόν δεξιόν αύτοϋ όφθαλμόν. τό δέ τρίτον κατά των ποδών αύτοϋ βαλών [***] Ιέτερον ξίφος ρίπτει!. και φεύγουσιν οί Τρώες άρπάσαντες αύτόν έτι ζώντα και άπαγαγόντες έθηκαν έν οί'κω. ό μεν ούν Πάρις είσελθών έκάλεσε τούς τρεις υιούς αύτοϋ, ους εΐχεν έκ τής'Ελένης, Βούνιμον, Κορυθαΐον και'Ιδαίον, και στενάξας άπέδωκε τό πνεϋμα. ή δέ προτέρα γυνή αύτοϋ, ή Οίόνη, έαυτήν άνήρτησε βρόχω. έλαβε δέ τήν'Ελένην γυναίκα Δηίφοβος, ό τοϋ Πάριδος άδελφός.
2 6 s Diet. II 14 3 0 - 3 7 Ιο. Mal. V 13; Diet. IV 15; 19 5 άνανιώσαι C Const. Man. 1391)
10 δ ι η φ ό β ψ C corr. Hein.
12 περιπτήσεται C corr. Hein.
28 [100,81 T h u m ] ) 28 [82,49 T h u m ] ) έπήρε C
(cf. Io. Mal. V V
8 αύτόν coni. Hein, τ ό ν C
11 άλσαίου recte C (cf.
2 2 οί δέ Τρώες suppl. Gleye B y z Z 5, 1896, 458
23 οί τοίνυν suppl. Gleye I.e.
31 έπήρωσε correxi (cf. Io. Mal.
Fragmenta e libro de bello Troiano
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vide al tempio di Apollo Polissena insieme ad Ecuba e gli torno la passione d'amore per lei. Allora ne informo Priamo, e quello invio l'araldo Ideo a discutere la questione di Polissena1. Quando lo videro che parlava a parte con Achille, i Greci fecero dichiarare a questo, attraverso Diomede, Aiace, Odisseo, di non tradire l'esercito e di non affidarsi ai Troiani. Ma mentre egli negava con loro, s'accordo segretamente di incontrarsi con Deifobo e Paride al tempio di Apollo boscoso. Essendo entrambe le parti convenute in quel luogo, e dopo lo scambio di saldi giuramenti, Deifobo afferro con l'inganno Achille, e mentre era a lui avvinghiato fece cenno a Paride che stava nascosto. Questi venne di soppiatto e colpi Achille al fianco; e dopo avergli assestato un secondo colpo fuggi con Deifobo verso le mura della cittä. Achille, privo di forze, cadde. Alia vista di costoro, Odisseo disse ad Aiace e Diomede: «Non hanno fatto nulla di buono, perche se ne vanno correndo per unaltra via. Andiamo al bosco da Achille». Entrati videro dunque Achille, a terra, che ancora respirava. Aiace allora gli disse: «Ma era dunque dawero possibile che qualcuno tra gli uomini potesse ucciderti?». Ε quello rispose: «Con l'inganno mi hanno sorpreso Deifobo e Paride a causa di Polissena», e mori. Aiace sollevo Achille, ormai divenuto cadavere, e lo porto con grande gemito alle tende. Ε i Troiani subito corsero per cercare di prendere il corpo, ma non vi riuscirono. I Greci, dunque, lo piansero con lacrime amare; poi ne bruciarono il corpo, deposero le ceneri in un'urna e le custodirono fino a quando giunse suo figlio Pirro (avuto da Deidamia), che conduceva con se l'ottimo arciere Filottete, quello che era stato morso da una vipera e abbandonato dai Greci nell'isola di Lemno2. Mentre dunque Pirro si trovava con i comandanti greci all'assedio dei barbari, awenne una nuova battaglia tra gli eserciti; e Deifobo e Paride si trovavano in quel momento al comando dei Troiani. Pirro, mentre [***] Filottete tiro contro Paride e ne colpi la mano sinistra, quindi assesto un secondo colpo di lancia e lo privö dell'occhio destro. Quando per la terza volta ne colpi i piedi, [***] gett0 la spada. I Troiani si diedero alia fuga, dopo aver sottratto Paride ancora vivo; lo portarono via e lo deposero in casa. Al suo ingresso Paride fece chiamare i tre figli, che aveva avuto da Elena, Bonimo, Coriteo e Ideo, e gemendo esalo l'ultimo respiro. La sua prima moglie, Enone, si impicco. Deifobo, fratello di Paride, prese Elena in moglie.
1 2
Fürst, «Philologus» 60, 1901, 252-253 Gleye, ByzZ 5, 1896, 457-458; Fürst, «Philologus» 60, 1901, 254
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Άχρι μεν ούν τούτου αί συμβολαί τοϋ πολέμου, λοιπόν πρεσβεύειν έπειρώντο και παρακαλεϊν άποδοϋναι τήνΈλένην μετά χρημάτων, Αντήνορος μάλιστα και Αινείου αύτώ προσκειμένων τω Πριάμω. οί δε περι Δηίφοβον και τους άλλους αύτοϋ παΐδας ού συνεχώρουν καταλυθήναι τον πόλεμον αχ ρις ούν συναπόλ[λυνται τη] πόλει. τότε μεν εις πρεσβείαν Άντήνωρ έκπέμπε[ται ίκε]τεύων τούς Έλληνας και λέγων τάδε· «βασιλείς ο[ντες] φίλων έργα διαπράξασθε καΐ ού πολεμίων· πάν [τα έπά]θομεν α έχρήν παθεϊν τούς ήμαρτηκότας· άνθ' ών [γαρ Άλέ]ξανδρος Μενέλαον ήδίκησε, δίκας έδωκε τό "Ιλιον κ[αί] μαρτυρούσιν οί τάφοι των έν ταΐς μάχαις άπολωλό[των], οί ούν περιλειφθέντες ήμεΐς λύτρα φέρομεν ύπέ[ρ θεών], ύπέρ πατρίδος, ύπέρ παίδων, άλλ"Έλληνες τούς πρ[ότερον μεν] άπειθεΐς βαρβάρους, νϋν δέ οίκέτας σώσατε χρ[ημάτων] τυπουμένων δσον βούλεσθε». οί τοίνυν Έλληνες πε[ισθέν]|τες έπεμψαν 'Οδυσσέα και Διομή- f. 14Γ δην προς Πρίαμον τυπώσαι την ποσότητα τών χρημάτων, καΐ είσελθόντες πρός αύτόν έτύπωσαν χρυσίου τάλαντα ,β' και αργυρίου τοσαϋτα και λαβόντες ταύτα έπανήλθον. τούτου δέ μεταξύ τών έξάρχων πραττομένων, ιδού και 'Ελένη νυκτός εις οίκον Αντήνορος παραγίνεται δεομένη δι' αύτού σωθήναι καΐ προσπεσεΐν Μενελάω, όπερ δι' Αντήνορος γέγονε. προσέθηκε δέ και τούτο τοις πάκτοις και τοίς ορκοις. Τότε και τοϋ Πριάμου παις Έλενος προσφεύγει τοις Αχαιοϊς λόγον αίτήσων αύτοις διά Χρύσου, τού ιερέως Απόλλωνος, δς και τούς χρησμούς αύτής της άλώσεως της Τροίας έμήνυσε και τά περί τοϋ ίεροΰ παλλαδίου καϊ τοϋ κατά τό "Ιλιον τελέσματος έν τω τείχει και της καθαιρέσεως της πύλης, δι' ής ό ξύλινος ι'ππος εισήχθη, συνέβη δέ καϊ έτερον τότε έν τή Τροία γενέσθαι, τών γάρ Αλεξάνδρου παίδων τω οϊκω καθευδόντων, ή τε γη κατενεχθεϊσα τούς τρεις [δι]έφθειρεν άμα. καϊ γίνεται θρύλλος πολύς έν τή πόλει.
3 8 - 5 2 Ιο. Mal. V 14; Diet. IV 22 52-55 Diet. V 4 6 0 - 6 2 Diet. V 5 40 προσκειμένων corr. Hein, ex αύτοκειμένων C 42 πρεσβείαντήνωρ C corr. Hein. 43 όντες supplevi ex Ιο. Mal. V 14 (83,79 Thum) | διαπράξασθε correxi ex Ιο. Mal. V 14 (83,80 Thum) 44 πάντα έπάθομεν suppl. Hein. | α Hein, δ C 45 γαρ supplevi ex Io. Mal. V 14 (83,81 Thum) 46 ΰμεΐς C corr. Hein. 47 ύπέρ θεών suppl. Hein. 47s πρότερον μέν suppl. Hein. 48 χρημάτων supplevi ex Io. Mal. V 14 (84,85 Thum) 49 βούλεσθαι C corr. Hein. | πεισθέντες suppl. Hein. 51 ,ß' correxi ex Io. Mal. V 14 (84,89 Thum) δύο C
Fragmenta e libro de bello Troiano
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Fino a questo momento dunque vi furono battaglie nella guerra. Poi i Troiani cercarono la via delle trattative per restituire Elena con le ricchezze: soprattutto Antenore ed Enea facevano pressione sullo stesso Priamo per questa ragione1; Deifobo, invece, e gli altri figli di Priamo non accettavano di concludere la guerra finche non fossero periti insieme alia cittä. Fu allora inviato in ambasceria Antenore che si presento supplice al cospetto dei Greci con queste parole: «O voi che siete re, fate opere da amici non da nemici. Abbiamo sofferto fino in fondo, quello che meritavano di soffrire coloro che hanno sbagliato. Per le cose, per cui Alessandro arreco offesa a Menelao, Ilio ha espiato il castigo, come testimoniano i sepolcri dei caduti in battaglia. Noi dunque soprawissuti portiamo il prezzo del riscatto per gli dei, per la patria, per i figli. Ο Greci, risparmiate i barbari un tempo ribelli, ora tuttavia servi, grazie pure alia consegna di tutto il denaro che volete». Cosi persuasi, i Greci inviarono Odisseo e Diomede da Priamo a coniare la quantitä di ricchezze. Ε giunti presso di lui coniarono duemila talenti d'oro e duemila d'argento; quindi li presero con se e tornarono indietro. Nel frattempo, mentre i capi facevano queste cose, ecco anche Elena si presento di notte a casa di Antenore a chiedere d'esser da lui salvata e di essere assegnata a Menelao; cosa che awenne, per mediazione di Antenore. Egli aggiunse anche questa clausola ai patti e ai giuramenti2. In quel tempo pure Eleno, un figlio di Priamo, fuggi presso gli Achei per chiedere loro un colloquio per mezzo del sacerdote di Apollo Crise; e questi rivelo gli oracoli della caduta di Troia, le cose riguardanti il sacro palladio, il rito a Troia all'interno delle mura, e la distruzione della porta, attraverso la quale fu condotto il cavallo di legno3. Anche unaltra cosa si verifico in quel tempo a Troia. Ed infatti, mentre i figli di Alessandro dormivano in casa, la terra si spacco e Ii uccise tutti e tre insieme. Grande gemito vi fu allora in cittä4.
1 2 3 4
Fürst, «Philologus» 60, 1901, 254 Praechter ByzZ 4, 1895, 539-540; Gleye, ByzZ 5,1896,458 Fürst, «Philologus» 60, 1901, 356-357 Greif 1900, 27-28: Patzig, ByzZ 10, 1901, 51-52
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Ioannes Antiochenus
47.1 Exc. Salm. II 31 Έν τω μέλλειν την Τροίαν άλίσκεσθαι, κατά την έορτήν των αναθημάτων, τό τοις θύμασιν έπιβαλλόμενον πϋρ ούχ ήπτεν, άλλ' έσβέννυτο· τοϋτο ειπών 'Οδυσσεύς τοις Έλλησιν, ήδη άπαγορεύσασιν καΐ μέλλουσιν ύποχωρεϊν, έθάρρυνεν αυτούς.
Is Ιο. Mal. V 14; Diet. V 5; cf. Cedr. 230,1
47.2 Cod. Vind. hist. gr. 99, f. 14r,18 - 14v,28 [« Suid. Π 34, Παλλάδιον (IV 4, 17-28 Adler) = Exc. Salm. II 32] καιρώ των άναθημάτων και των θυσιών έπιτελουμένων έν τοις βωμοις, ούκ άνεδίδου τό πϋρ άλλα κατέσβη. βουλής δέ καΐ αύθις γενομένης τοις Άχαιοΐς, [πέμπον]ται προς Πρίαμον λέγοντες οτι τά της μάχης [***] πέπαυται. δώρον δέ προσαγαγόντες τη Αθηνά 5 [***]κριθα της Τροίας, και κατασκεύασαντες ϊππον [ξύλι]νον μέγα διακοσμοϋσιν αύτόν λαμπρώς, έσωθεν [έντιθέ]ντες άνδρας έπιλέκτους θ', καθάπερ ό Βιργίλιος ό "Ρωμαίων ποιητής έξέθετο. καΐ τούτον παραστή[σαντες ] τω πλήθει της πόλεως έδοξαν άποπλείν εις τά οικεία, πρός Τενέδω δέ τή νήσω γενόμενοι καΐ έαυτούς άπο|κρύψαντες έμενον τά περί τον ϊππον μαθεΐν. ώς ούν έγνωσαν οτι f. 14ν ίο καταλύσαντες τό τείχος διά τό τού ϊππου μέγεθος και είσήγαγον έν τή πόλει, παιανίζοντες και χαίροντες δι' όλης τής νυκτός, ύποστρέψαντες αιφνιδίως οί Έλληνες λαμβάνουσιν τήν πόλιν κάι πυρπολοϋσιν αύτήν, τόν δέ βασιλέα Πρίαμον πρότερον άποσφάξαντες, Δηίφοβον δέ τόν αύτοϋ υίόν άναιρούσι, πρότερον αύτοϋ χείρας και πόδας κόψαντες. τούς δέ λοιπούς αύτοϋ παϊδας άπαντας 15 σιδήρω διαφθείρουσιν. 'Εκάβην δέ και Άνδρομάχην μετά τών άλλων Τρωάδων δορυαλώτους λαμβάνουσιν, και τήν Πολυξένην τω τοϋ Άχιλλέως τάφω Πύρρος, ό υιός αύτοϋ, κατασφάττει, Αντήνορος καΐ Αινείου μόνων διασωθέντων.
Is Ιο. Mal. V 14; Diet. V 5; cf. Cedr. 230,1 6s Verg., Aen. II 261-262 3 πέμπονται supplevi 8 τήν έδω δέ τη νήσψ C corr. Hein. 9 τά Hein, τούς C
Fragmenta e libro de bello Troiano
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47. 47.1 Nel tempo in cui Troia era sul punto di essere conquistata, in occasione della fiesta delle Offerte, il fuoco appiccato alle vittime non prese, e si spense. Ulisse riferi questo episodio ai Greci, che erano giä sul punto di rinunciare e di ritirarsi, e cercava di rinfrancarli 1 .
47.2
In occasione della festa delle Offerte, mentre si celebravano sacrifici sugli altari il fuoco non prese, ma si spense. I Greci tennero di nuovo un consiglio e fecero sapere a Priamo che le ostilitä [***] erano cessate. Dopo che ebbero portato un dono ad Atena [***] di Troia e preparato un grande cavallo di legno, lo ornarono splendidamente e vi collocarono all'interno nove uomini scelti, come narra il poeta romano Virgilio. Lasciarono questo come offerta alia popolazione della cittä e fecero mostra di partire per le loro case. Ma giunti presso l'isola di Tenedo si nascosero in attesa di conoscere le vicende del cavallo. Appena seppero che i Troiani avevano abbattuto parte delle mura, a motivo della grandezza del cavallo, e 1'avevano introdotto a Troia, in giubilo e in festa per tutta la notte, i Greci improwisamente tornarono indietro, conquistarono la cittä e le diedero fuoco. Per prima cosa assassinarono il re Priamo, poi uccisero Deifobo, suo figlio, avendogli prima tagliato mani e piedi. Ε passarono a fil di spada tutti i figli di Priamo che erano soprawissuti. Presero pure prigioniere Ecuba e Andromaca insieme alle altre Troiane. Ε Pirro, suo figlio, uccise Polissena sul sepolcro del padre Achille. Si salvarono, invero, i soli Antenore ed Enea.
1
Fr. 24,8 Mii., FHG IV 551; cf. supra CXXIII
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Μερισάμενοι δέ τά της αιχμαλωσίας οί έξαρχοι έφιλονείκουν περι τοϋ παλλαδίου ειδώλου, τοϋτο δέ ήν ζώδιον μικρόν ξύλινον, δπερ ελεγον άναφυλάττειν την βασιλείαν της Τροίας· [έδό]θη δέ Τρωί τ ω βασιλεϊ κτίζοντι την πόλιν [ύπό Ά]σίου τινός φιλοσόφου καΐ τελεστοϋ- διό δη εις τιμ[ήν Ά]σίου ύπ' οψιν άγαγεΐν τοις οϊκοι Καρχηδονίοις μηχανώμενος, τρεις μεδίμνους Αττικούς πλήρεις χρυσών δακτυλίων εις την Λιβύην άπέπεμψεν, οϋς τοις ίππικοΐς τε και βουλευτικοις άνδράσι κατά τόν πάτριον νόμον περικειμένοις 5 σκυλεύσας τά σώματα τών πεπτωκότων άνήρητο.
1 - 5 Eutr. III 11,2 1 Αννίβας om. Suid. Is το ... συμφοράς Ioanni reddidi e Suid. τάς 'Ρωμαίων συμφοράςbrevius EPl 1 της τοϋ Άννίβου νίκης Suid. 2 οϊκοι om. Suid. 3 λιβύην EPl L Suid. λίμνην EPl cett. codd. | άπέπεμπεν Suid. AF EPl 3 - 5 ους ... άνήρητο] οϋς άρα τούς ιππικούς καΐ βουλευτικούς άνδρας σκυλεύσας άνήρητο Suid. 4 περικειμένοις EPl ABHR Boiss. περικειμένους EPl L
Fragmcnta e libro secundo de consulibus
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119.1
Nel deporre la carica, Fabio esortava Emilio a fiaccare con lunghe azioni diversive del conflitto l'indole spregiudicata e incontenibile di Annibale 1 .
119.2
Non altrimenti avrebbe infatti vinto un comandante impetuoso e del tutto insuperabile 2 .
120.
Poiche intendeva mostrare ai Cartaginesi in patria la grandezza della vittoria contro i Romani e la rovina degli awersari, Annibale invio in Africa tre medimni attici pieni di anelli d'oro che raccolse, dopo aver spogliato i cadaveri dei caduti, dai cavalieri e dai senatori, che Ii portavano secondo il costume patrio 3 .
1
Sotiroudis 1989, 68
2
Cf. supra CXXXIII; Sotiroudis 1989, 68 Cf. supra CXI; Adler I 219; Sotiroudis 1989, 68
3
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121. Suid. Al 87, Α'ιδοΐ εϊκων (II 163 Adler) Και χρυσοϋν στέφανον έπέβαλεν αίδοι τοϋτο δρών της περι τον Μάρκελλον άρετής.
Is cf. Plut., Marc. 30,2; Val. Max. V 1 (ext. 6); Liv. XXVII 28,2
122. EI 17 Ό τ ι κατά τον χρόνον, οτε Αννίβας έπολέμει τοις "Ρωμαίοις, Αντίοχος ό της Συρίας βασιλεύς ύπό Πτολεμαίου τοϋ Αιγυπτίων άρχοντος πολεμούμενος, Ξέρξη τω Αρμενίων τυράννα) την έαυτοϋ άδελφήν συνοικήσας, εκείνον μεν δια της άδελφής διεχρήσατο, την δε Περσών βασιλείαν αύθις άνεκτήσατο.
l - 4 c f . Polyb. VIII 23,5 3 εκείνος Ρ corr. Mü.
123. EP/34 "Οτι Σκηπίων ό νέος δ' και κ' έτών έστρατήγησεν.
XEutr.III 15,2 Χ hoc fragmentum om. R
Fragmenta e libro secundo de consulibus
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121.
Ε aggiunse una corona d'oro, facendo cio per rispetto della virtu di Marcello1.
122.
Nel tempo in cui Annibale combatteva contro i Romani, Antioco III re di Siria, che era stato attaccato da Tolomeo, sovrano degli Egiziani, dopo aver dato in sposa sua sorella a Serse, tiranno degli Armeni, fece uccidere questo dalla sorella e si impossesso di nuovo del regno dei Persiani2.
123.
Scipione il Giovane ottenne un comando in guerra all'eta di ventiquattro anni.
1 2
Adler II 163; Sotiroudis 1989, 76 Fr. 53 Mü., FHG IV 557; Schmitt 1964, 28; Walbank 1967, 98-100
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Ioannes Antiochenus
124. EP/28 "Οτι Πτολεμαίος Αιγύπτου βασιλεύς στάσεως γενομένης ολίγου μεν τίνος έξέπεσεν, έπαναλαβών δ'αύθις δειναΐς αίκίαις τον δήμον έτιμωρήσατο, έψων τε και παροπτών τά των κρατουμένων σώματα, δίκας τε μετ' ού πολύ της ώμότητος ύποστάς νόσω χαλεπή μεταλλάττει τον βίον.
4 έπιστάς Β
125. ΕΡΙ29 "Οτι έπι Πτολεμαίου τοϋ Επιφανούς 'Ιησούς ό τού Σιράχ Ίουδαίοις την πανάρετον σοφίαν έξέθετο.
Is cf. Sir 50,27; Eus., dem. ev. VII 2,71; Eus.-Hier., chron. 133c; Sync. 333,22-25; Cedr. 290,13-14
126. EPl 30 Ό τ ι Σκηπίων χρηστότητι τρόπων ούδέν μείον ή τοις οπλοις άθρόον άποκλϊναι πρός αύτόν απασαν σχεδόν την Ίβηρίαν παρεσκεύασεν.
Is Eutr. III 15,5
127. EPl
31
Ό τ ι ό των'Ιβήρων βασιλεύς άλούς ύπό Σκηπίωνος τά "Ρωμαίων ε'ίλετο, εαυτόν
1 - 4 Eutr. III 17
Fragmenta e libro secundo de consulibus
197
124.
Tolemeo, re d'Egitto, fu scacciato per breve tempo in seguito ad una rivolta. Tuttavia, di ritorno al potere, puni il popolo con terribili tormenti, arrivando ad arrostire e a bollire i corpi dei prigionieri. Non molto tempo dopo sconto il castigo per questa crudeltä e mori a causa di una terribile malattia.
125.
Durante il regno di Tolomeo Epifane, Giosue, figlio di Sirach, espose agli Ebrei la sapienza ricca di tutte le virtü.
126.
Con la benevolenza, non meno che con le armi, Scipione volse a suo favore quasi tutta la Spagna.
127.
Catturato da Scipione, il re degli Iberi abbracciö il partito dei Romani, consegno
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τε και την οίκείαν έπικράτειαν διδούς, όμηρους τε παρέχειν έτοιμος ών. ό δε Σκηπίων την συμμαχίαν τοϋ ανδρός άποδεξάμενος ομήρων ούκ έφη δεΐσθαι· τό γάρ τοι πιστόν έν τοίς οίκείοις έχειν δπλοις.
128. Suid. Α 2452, Αννίβας ό Καρχηδόνιος οΰτως έκαλεΐτο (I 219,18-22 Adler) = Suid. Σ 577, Σκηπίων (IV 377,1-6 Adler) "Οτι άνδρες τινές Καρχηδονίων έπΐ κατασκοπή των εναντίων σταλέντες ύπό Άννίβου τοις 'Ρωμαίοις περιπίπτουσιν. ους άχθέντας ώς αυτόν ό Πόπλιος κακόν μεν ούδέν είργάσατο, περινοστήσαι δε κελεύει τό στρατόπεδον και δειπνον έλομένους άποχωρεΐν σώους, άπαγγελοϋντας Αννίβα τά περί την στρατιάν ώς 5 έχει 'Ρωμαίοις.
1 - 5 Eutr. III 22,2; cf. supra fr. 106 2 'Ρωμαίοις Chalc. coni. a p u d Suid. A 2452 et Suid. Σ 577 'Ρωμαίων o m n e s Suid. A 2452
4 ύποχω-
ρεΐν Chalc. a p u d Suid. Σ 577 5 εχει Suid. A 2452 et Σ 577 G εχοι Suid. Σ 577 A F V M
129. EI 18
"Οτι Πτολεμαίου {Άγαθόκλειαν} την έαυτοϋ γυναίκα έκβαλόντος και μια τινι των έταιρίδων συναφθέντος, είτα τελευτήσαντος Πτολεμαίου, ή Αγαθόκλεια Άρσινόην διαφθείρει δόλω· και ταύτης σύν τοις βασιλείοις διαφθαρείσης, πολλής τε ταραχής έντεϋθεν Αίγυπτίοις άναφθείσης, ö τε της Συρίας 5 βασιλεύς Σέλευκος και τής Μακεδονίας Φίλιππος έλπίδι τοϋ κρατήσειν τής χώρας σύν προθυμία στρατεύουσιν. ους δή 'Ρωμαίοι φθάσαντες τής έγχειρήσεως την των Αιγυπτίων έμφύλιον άπέσβεσαν έπανάστασιν, Πτολεμαϊον τον 'Επιφανή αύτοκράτορα τοϋ έθνους άποδείξαντες, Προυσίου τότε των Βιθυνών βασιλεύσαντος.
1-4 cf. Polyb. XV 25,3 1 Α γ α θ ό κ λ ε ι α ν e r r o r e m excerptoris Constant, vel scribae in PS uncis incl. Mü. I s Άγαθοκλεία add. Mü. 3 σύν τ ή ς βασιλείοις Ρ corr. Cr. 5 Σέλευκος] 1. Ά ν τ ί ο χ ο ς 8 βιθυνών S 2 corr. ex αίθυνών S
Fragmenta e libro secundo de consulibus
199
se stesso e il proprio regno, e si mostro pronto a fornire ostaggi. Dopo aver accettato l'alleanza di questo, Scipione disse che non aveva bisogno di ostaggi: infatti possedeva come garanzia le sue armi.
128.
Alcuni Cartaginesi, inviati da Annibale a spiare gli awersari, caddero in mano ai Romani. Publio non fece alcun male a questi, quando furono condotti da lui; al contrario, ordinö che visitassero l'accampamento e, dopo aver pranzato, che partissero incolumi per riferire ad Annibale le condizioni dell'esercito romano 1 .
129.
Tolemeo ripudio sua moglie e si uni ad una cortigiana, Agatoclea. In seguito, alia morte di Tolemeo, Agatoclea uccise a tradimento Arsinoe. Dopo che questa fu eliminata insieme con la reggia e che, di conseguenza, era divampata in Egitto una grande sommossa, il re di Siria Antioco e Filippo di Macedonia iniziarono una guerra con grande impegno, nella speranza di impadronirsi di quella terra. Prevenendone tuttavia Fimpresa, i Romani domarono la rivolta interna degli Egiziani, e designarono come sovrano di quel popolo Tolemeo Epifane, nel tempo in cui Prusia era re dei Bitini2.
1 2
Sotiroudis 1989, 68 Fr. 54 Mil., FHG IV 558; cf. supra XCVI n. 151; Schmitt 1964, 203-208; 238; Walbank 1967, 482
200
Ioannes Antiochenus
130. EI 19 "Οτι Άντιόχου, ού επώνυμος έστι πόλις παρά Άσσυρίοις, υιοί Σέλευκος και Άντίοχος ό έπικληθείς Θεός· ά λ \ ' ό μεν Σέλευκος έπιβουλεύειν υποπτευθείς τω πατρι κατακτείνεται.
1 - 3 Ιο. Mal. VIII 20; cf. Pomp. Trog., prol. lib. XXVI
131. EI 20 "Οτι Δημήτριος υιός ήν Φιλίππου τοϋ Μακεδόνων βασιλέως, ον οί 'Ρωμαίοι ομηρον έσχον· συμμαχήσαντος δέ Φιλίππου τοις 'Ρωμαίοις, τοϋτον αμειβόμενοι της εύνοιας άφιασι τον παΐδα της όμηρείας. έπανελθόντα δέ τον Δημήτριον εκποδών ό Φίλιππος έποιήσατο, πρώτος τών άπό τοϋδε τοϋ γένους μιαιφονήσας 5 ές τούς οικείους.
1 - 3 cf. Polyb. XVIII 39,5; XXI 3; Pomp.Trog.,prol. lib. XXXII
132. EI 21
Ό τ ι Άντίοχος ό της Συρίας βασιλεύς τον Σελεύκου τοϋ άδελφοΰ παΐδα ύποτοπήσας διέφθειρεν, έτέροις τον τούτου φόνον έπενεγκών, ους δή και διά φόβον διεχρήσατο· αύθίς τε προς Πτολεμαϊον στρατεύει άναπαλαίειν ταΐς συνθήκαις έπιχειροϋντα. και πολεμήσας αύτώ κατά τό Πηλούσιον κρατήσας τε
1 - 3 Diod. X X X 7,2 1 τ ό ν PS u n d e dB. τ ο ϋ cett. edd.
Fragmenta e libro secundo de consulibus
201
130.
Figli di Antioco, del quale una cittä in Siria porta il nome, erano Seleuco e Antioco, chiamato il dio; ma Seleuco, sospettato di complottare contro il padre, fu ucciso1.
131.
Figlio di Filippo, re dei Macedoni, era Demetrio, che i Romani avevano in ostaggio; tuttavia, dopo che Filippo ebbe combattuto a fianco dei Romani, questi liberarono il figlio dalla condizione di ostaggio come ricompensa dell'amicizia. Filippo, tuttavia, si sbarazzö di Demetrio che era tomato, primo tra quelli di questa Stirpe a macchiarsi del sangue dei suoi parenti2.
132.
II re di Siria Antioco uccise un figlio del fratello Seleuco, poiche nutriva sospetti contro di lui, e addosso la responsabilitä di questo delitto su altri, che pure uccise per timore. Ε di nuovo fece guerra a Tolemeo che s'accingeva a rigettare gli accordi. Lo affronto in battaglia a Pelusio, lo sbaraglio completamente in campo
1 2
Fr. 55 Mü., FHG IV 558 Fr. 56 Mü., FHG IV 558
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Ioannes Antiochenus
παντελώς τοις οπλοις, φυγείν έπι την Άλεξάνδρειαν ήνάγκασεν. και ό μεν Πτολεμαίος ού προσδεχθείς ύπό των Αιγυπτίων προσφεύγει τω γαμβρώ Άντιόχω. ό δέ τοϋτον πάλιν εις την βασιλείαν άποκαθίστησιν, εκείθεν τε κατάΊουδαίων όρμήσας αίρει μεν αύτό τό άστυ καΐ τους θησαυρούς άπαντας και τά ιερά σκεύη, καΐ τούς ναούς συλήσας συνέχεε τά τοϋ έθνους νόμιμα, δειναΐς τε τιμωρίαις τούς άνδρας ύποβαλών έλληνίζειν ήνάγκαζε, τόν τε πάτριον αύτών άφελόμενος κόσμον Διός 'Ολυμπίου άνέστησεν άγαλμα· έντεϋθέν τε ώς έπΙ την Σαμάρειαν άνήλθε καΐ Διός Ξενίου τέμενος φκοδόμησεν. και Ματθίας Άσαμωνέου παις την ίερατείαν παρείληφεν έν'Ιερουσαλήμ και τούς Άντιόχου στρατηγούς διεχρήσατο. άλλ' ό μεν άπό Σαμαρείας ήκων αύτόν τε τόν Ματθίαν άναιρει και τούς λεγομένους Μακκαβαίους κολάζει τό τε ιερόν χοιρείοις αϊμασι βέβηλο! και στρατηγούς ιδίους άρχειν τοϋ έθνους καθίστησιν. αυτός τε έπι την Συρίαν άνελθών μεταλλάττει τόν βίον, Άντιόχου τοϋ Εύπάτορος την άρχήν διαδεξαμένου. 'Επειδή δέ Δημήτριος Άντιόχου τοϋ 'Επιφανούς υιός παρά'Ρωμαίοις όμηρεύων τόν τοϋ πατρός έπύθετο θάνατον, και τήν βασιλείαν προς τοϋ Εύπάτορος άρπαγεΐσαν, ίκετεύσας τήν βουλήν και πολλής έπικουρίας τυχών έπι τήν Συρίαν επανέρχεται, και κατακτείνει μεν τόν Εύπάτορα δύω έτεσιν έπιτρυφήσαντα, άναλαμβάνει τήν βασιλείαν· και σύμμαχος τοϋ 'Ρωμαίων δήμου κληθείς βεβαίως άπήλαυσε της ήγεμονίας. ένιαυτούς δέ β' προς τοις δέκα βασιλεύσας ύπό Αλεξάνδρου δολοφονείται, τοϋ και τήν άρχήν διαδεξαμένου.
6-18 2 Macc. 5,11 - 6,10; 8,1- 9,28; 10,11; cf. los., Ant. lud. XII 248-265; Eus.-Hier., chron. 139c; Io. Mal. VIII 22; Anon. Matr, 32,9-17 1 6 - 1 8 cf. 1 Macc. 6,1-17 1 9 - 2 5 1 Macc. 7,1-4; 10,1-50; cf. Polyb. XXXI 11-15; 33 8 αύτο τό S αύτώ τώ Ρ 9 συλήσας Ρ συκλήσας S 10 ύποβαλών S2 ex ύπολαβών S 13 τοις άντιόχου στρατηγοΐς PS corr. Mü. 14 ήκων S οίκων Ρ 17 βίον Cr. αιον PS 22 δύο S 23 δέ add. Mü. I δήμου S dB. γένους Ρ 24 βεβαίως PS dB. βεβαίας cett. edd. | βασιλεύσας Mü. βιώσας PS
Fragmenta e libro secundo de consulibus
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aperto, e lo costrinse a fuggire ad Alessandria. Dal momento che non venne accolto dagli Egiziani, Tolemeo fuggi presso Antioco, suo parente. Questi lo rimise di nuovo sul trono; poi si volse contro gli Ebrei e prese la cittadella stessa, tutti i tesori e i sacri paramenti; e dopo aver saccheggiato il tempio, violo le leggi del popolo, costrinse gli uomini a praticare la vita e il culto dei Greci, e li sottopose a terribili castighi; e dopo averli privati delle istituzioni patrie innalzö una statua a Zeus Olimpio. Ε recatosi a Samaria vi edificö pure un santuario di Zeus Xenios. Mattia, allora, figlio di Asmoneo, prese la carica di sacerdote a Gerusalemme e uccise gli ufficiali di Antioco. Ma questi, giungendo da Samaria, uccise lo stesso Mattia, puni i cosiddetti Maccabei, profano il tempio con spargimento di sangue di maiale e stabil! propri ufficiali al governo del popolo ebraico. Di ritorno in Siria, egli mori e Antioco V Eupatore ottenne in successione il potere. Ε tuttavia, quando Demetrio, figlio di Antioco Epifane che era ostaggio presso i Romani, seppe della morte del padre, e che il regno gli era stato sottratto per rapina da Eupatore, si presento supplice al senato, ottenne grande assistenza e fece ritorno in Siria; e li uccise Eupatore, che abusava del potere da due anni, e riprese possesso del regno. Ricevuto il nome di amico del popolo romano, Demetrio governo saldamente. Ma, dopo dodici anni di regno, fu ucciso con l'inganno da Alessandro, che ottenne in successione il potere1.
1
Fr. 58-59 Mü., FHGIV 558-559
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Fragmenta e libro tertio de consulibus 133. 133.1 EPl 32 ( 1 - 3 Boiss.) "Οτι Περσεύς, ύστατος βασιλεύς Μακεδονίας, καταλιμπανόμένος έν τω πρός 'Ρωμαίους πολεμώ ύπό των οικείων, άπογνούς φέρων ένεχείρισεν εαυτόν Αιμιλία) Παύλω.
1 ύστατος om. Β | βασιλεύς Μακεδονίας] περσών βασιλεύς Η 3 πώλω Η
133.2 EV 16 = Suid. Αι 200, Αιμίλιος (II 170-171 Adler) [= EPl 3 2 , 3 - 5 Boiss.] "Οτι Αιμίλιος ό ύπατος, ό τον Περσέα τόν των Μακεδόνων βασιλέα χειρωσάμενος, άνήρ ήν σώφρων και φέρειν εύπραγίας είδώς και ικανός ων. άμα γάρ βασιλική θεραπεία τόν άνδρα ύπεδέξατο, πεσεΐν τε βουληθέντα πρός τοις γόνασιν αύτοϋ άναστήσας και έπειπών- «άνθρωπε, τί μου καταβάλλεις τό κατόρθωμα;», 5 επί τίνος βασιλικού θρόνου πάρεδρον έαυτώ κατεστήσατο. Μακεδόνας δέ και 'Ιλλυριούς της πρόσθεν δουλείας άπηλλαγμένους έλευθέρους εΐναι και αύτονόμους προστάττει τό συνέδριον δασμόν τε φέρειν βραχύν και πολλώ τινι τοϋ πάλαι κομιζομένου τοις έκατέρων βασιλεϋσι καταδεέστερον, ώς άν όμολογοϊτο πρός άπάντων, {ότι} 'Ρωμαίους των ύπαρξάντων εις αύτούς αδικημάτων ήπερ 10 έφέσει της Μακεδόνικης ήγεμονίας έξενηνοχέναι τόν πόλεμον. ό γάρ Αιμίλιος ες την άπάντων των παρόντων άκοήν (ήσαν δέ πολλοί και έκ πολλών έθνών συνειλεγμένοι) τό της βουλής έξενεγκών δόγμα έλευθέρους είναι τούς άνδρας άπεφήνατο· τούς τε παρ' αύτόν άφικομένους τών Εύρωπαίων έθνών πρέσβεις είστία πολυτελώς, τη λαμπρότητι τοϋ συμποσίου φιλοτιμούμενος. έλεγε γάρ δή
2 - 5 Eutr. IV 7,2; Plut., Aemil. 26,8 - 27,1; cf. Liv. XLV 7; Zon. IX 23 5 - 1 6 Eutr. IV 7,3; Plut., Aemil. 28,6-10; cf. Liv. XLV 29; 32,11 1 - 5 Ό τ ι . . . κατεστήσατο] eadem etiam in EPl 32 ( 3 - 5 Boiss.): ό δέ πεσεΐν βουληθέντα κτλ. 1 "Οτι om. Suid. Va. AGITF
2 γάρ om. EV add. e Suid. Va.
4 έπι n, ές παν έπεξιόντος τοϋ Σύλλου τοις άντιστασιώταις, ώς την Μαρίου τελευτήν ούκ άπαλλαγήν άλλα μεταβολήν τυραννίδος, ή Πλούταρχος φησί, νομισθήναι'Ρωμαίοις. τά μεν γαρ πρώτα τους έχθίστους οΐ των πολιτών έκποδών ποιήσασθαι έγνωκώς, δια πάσης ώμότητος έπεξήει τήν τε πόλιν και την άλλην Ίταλίαν. τελευτών δέ έστιν ους χρημάτων ή κτημάτων ένεκα έπ' ωφελεία τών έαυτοϋ φίλων [διέφθειρεν]. λέγεται γοϋν Κόϊντον άνδρα επιφανή, έπιεική τε και σώφρονα, ούδετέρας μεν γεγονότα στάσεως, άδοκήτως δέ έν τοις προγεγραμμένοις θεασάμενον εαυτόν· «οϊμοι, τάλας» ειπείν «διώκει με τό έν Άλβανοίς χωρίον», και όρθώς γε Σαλούστιος ό 'Ρωμαΐος συγγραφεύς έφη καλοίς αύτόν έγχειρήμασιν κάκιστον έπενηνοχέναι [τό] τέλος, εί μέν γάρ τήν Μαρίου καταβολών δυναστείαν, άνδρός άρχήθέν τε χαλεπού και έπιτείναντος έν τή έξουσία τήν φύσιν, παρέδωκε τή βουλή καΐ τω δήμω τήν πολιτείαν, θαυμαστός αν ήν· νύν δέ μέτριος τά πρώτα και πολιτικός φανείς κα'ι δόξαν δημωφελοΰς ήγεμόνος παρασχών, έπειδή τών έναντίων έκράτησεν αύτός άντ' έκείνων ήν, και τυραννίδα φάσκων έλαύνειν έκ της πόλεως έτέραν εισήγε χαλεπωτέραν. δικτάτορα μέν [γάρ άν]εΐπεν έαυτόν· έμπληκτα δέ καΐ άπάνθρωπα ές τε τούς πολίτας και τούς άλλους ύπηκόους έπ! πολύ διεπράττετο· ού μήν άλλά κα! ούτω γε τή τύχη κα|τεπίστευε πρός άπασαν αύτοΰ μετα- f. 13V βολήν δεξιώς έπομένη, ώστε πολλούς μέν άνηρηκότα, καινότητα δέ τοσαύτην εις τήν πολιτείαν είσενεγκάμενον, άποθέσθαι τήν άνυπεύθυνον άρχήν, κα! τον δήμον αύθις τών ύπατικών άρχαιρεσίων άποφήναι κύριον, καίτοι Λεπίδου παρελθεϊν εις τήν ύπατείαν διά τήν Πομπηίου περ! τόν άνδρα σπουδήν προσδο-
2 6 0 - 2 6 3 Plut., Sulla 30,5; Mar. 46,6 2 7 1 - 2 7 8 Plut., Sulla 30,5-7
266-269 Plut., Sulla 31,11-12
2 6 9 - 2 7 1 cf. Sali., Cat. 11,4
2 6 0 - 3 0 9 Ληξάντων ... άπήλλαξε] eadem leguntur etiam in EV 18 et in EPl 41, paucis mutatis: ΰτι Σύλλου και Μαρίου στασιασάντων κα! τυραννικώτερον τών πραγμάτων άπτομένων μετά τήν τοϋ Μαρίου τελευτήν ές παν κτλ. 260 ληξάντων δέ ποτε I ότι ληξάντων EV 18 | έμφυλίων EV18 είρημένων I 260s φόνοι ...'Ρώμην Ioanni reddidi ex EV 18 om. I 261 έπεξιόντος τοϋ σύλλου I EV 18 ές παν έπεξήει Σύλλας ΕΡΙ 41 I συλλόγου EV18 corr. Va. 261s άντισαστιώταις I corr. Lamb. 262 ούκ άπαλλαγήν άλλά om. EPl 41 Β 263 ή Πλούταρχος φησί om. EV 18 EPl 41 | "Ρωμαίοις om. EPl 41 2 6 3 - 2 6 5 τά ... Ίταλίαν] πάση γάρ εις αύτούς ώμότητι χρώμενος brevius EPl 41 264 έγνωκώς I διεγνωκώς EV 18 265 ή χρημάτων ή EV 18 266 διέφθειρεν Ioanni Lamb. redd, ex EV 18 έτιμορείτο EPl 41 om. I 267 κόυϊντον EV 18 corr. Va. | ούδετέρας EV 18 EPl 41 ούδέ ετέρας I 269 άλαβανοΐς EV corr. Va. 269s 'Ρωμαίος EV 18 ρωμαίων I corr. Lamb. 270 τό Ioanni redd. Lamb, ex EV 18 om. I 271 καταλαβών EV corr. Va. 273 θαυμαστόν I 274 δημοφελοϋς EV 18 corr. BW. (vd. Plut., Sulla 30,6) δημοτελοϋς I | έπειδάν Mü. 275 έκείνων I EV 18 έκείνου Mü. 276 γάρ άνεϊπεν suppl. Lamb, ex EV 18 εϊπεν I | έμπληκτα EV 18 έκπληκτα I corr. Lamb. 278 καΐ om. EV 18 | τη τύχη EV 18 ή τύχη I corr. Lamb. | κ α τ ε π ί σ τ ε υ ε £ ν ΐ 8 | αύτοΰI αύτφEV 18 279 έπομένη I έπομένηνEV 18 corr. Va. 281 άρχαιρεσίων corr. Va. ex άρχαισίων EV 18 αρχαιρεσιών I 282 διά τοϋ Πομπηίου Mü.
Liber quartus de consulibus
241
Una volta cessate le guerre civili, si abbatterono su Roma stragi e proscrizioni delle famiglie nobili, perche Silla si vendicava piü che poteva dei suoi awersari, al punto che — come dice Plutarco — la morte di Mario fu dai Romani considerata non termine, ma trasformazione d'una tirannide. Infatti, all'inizio Silla decise di sbarazzarsi dei cittadini a lui piü ostili e imperversö con ogni crudeltä nell'Urbe e nel resto dell'Italia. Alia fine vi furono quelli che egli uccise a causa delle loro ricchezze ο dei loro beni per favorire i suoi amici. Si dice, per esempio, che Quinto, uomo nobile, moderato e prudente, che pure non era stato sostenitore di alcuna delle due fazioni, quando inaspettatamente si scopri tra colore che erano stati proscritti abbia esclamato: «Ο me sventurato, mi perseguita la tenuta di Alba!». Ε a ragione, dunque, Sallustio, storico romano, affermava che Silla aveva dato un pessimo esito a nobili imprese 1 . Se infatti, dopo aver abbattuto il dominio di Mario, uomo fin da principio terribile e che nel potere aveva esasperato la sua natura, avesse consegnato lo Stato al senato e al popolo, sarebbe stato degno di ammirazione. Ed invece, mostratosi da principio moderato e civile, e avendo offerto l'apparenza di capo favorevole al popolo, dopo aver vinto gli awersari Silla prese il posto di quelli, e pur affermando di scacciare una tirannide dalla cittä, ne introdusse una piü dura. Si proclamö, infatti, dittatore, e per lo piü intraprendeva azioni assurde e disumane nei confronti dei cittadini e degli altri sudditi. Confidava, nondimeno, nella fortuna che lo assecondava in ogni sua impresa, al punto che, dopo aver ucciso molti uomini e aver introdotto una tale trasformazione nello Stato, depose il potere assoluto e di nuovo rese il popolo arbitro delle elezioni dei consoli, sebbene ci si
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Zusi 1989, 84-93; Zecchini 1993, 97-98
242
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Ioannes Antiochenus
κωμένου, άνδρός θρασυτάτου τε και αύτώ μάλιστα πολεμίου· άλλ' όμως έν ίδιώτου τάξει και ισηγορία τοις πολλοίς έντεϋθεν ήν. άποδειχθέντος δε ύπάτου Λεπίδου, χαίροντα τω γεγονότι [τον] Πομπή ιον ίδών- «εύγε», έφη, «της σπουδής, ώ νεανία, δτι [καΐ] Κατούλου πρότερον άνηγόρευσας Λέπιδον, τοϋ πάντων άριστου των πολιτών [τον έμπληκτότατον]· ώρα μέντοι σοι σκοπείν όπως ίσχυρόν γεγονότα καταγωνίση τον άντίπαλον». τοϋτο μεν ούν ό Σύλλας ώσπερ άπεθέσπισε. μετ' ολίγον γαρ έξυβρίσας ές τήν αρχήν ό Λέπιδος πολέμιος κατέστη τοις περι τόν Πομπή ιον. Κινήσεως τε αύθις εμφυλίου γενομένης, Σύλλαν έπί τήν άνυπεύθυνον άρχήν ή 'Ρωμαίων βουλή προεβάλετο· τών γαρ ιππέων άμα πάντων συμφραξαμένων και μάλλον άρχειν ή περ άρχεσθαι βουλομένων, πολλάκις τε σύν τή συγκλήτω βουλή ές έναντίωσιν έλθεϊν πειρωμένων, ούκ άνεκτόν ήν τοις έν τέλει, ό μεν ούν Σύλλας έπι τήν είρημένην αύθις διελθών άρχήν, σύνθημα τοις κατά τήν Ίταλίαν άνδράσι λαθών άπαντας τους τής 'Ρώμης έδωκεν, έγχειρίδιά τε αύτούς ξίφη κομιζομένους είσελθειν εις τήν πόλιν προσέταξεν, όπηνίκα τήν 'Ρέας ήμέραν ό 'Ρωμαίων δήμος πανηγυρίζειν άρξεται (αϋτη δε κατά τήν πρώτην Ίαννουαρίου μηνός εϊωθεν άγεσθαι), ώς αν δι' αύτών τους τής πόλεως ιππείς διαχρήσηται. ό μεν ούν περι τήν Ίταλίαν όχλος έναντία τοις στρατιώταις φρονών | f. 14Γ κατά τήν ώρισμένην ύπήντησεν· άρξάμενός τε τής εμφυλίου κινήσεως, άμα τε και τον δήμον προσλαβόμενος, πολλούς τών ιππέων διέφθειρε, τούτων δε κατά τήν πόλιν πραττομένων, μηνύσεις έκ τών πανταχόθεν ύπηκόων είς τήν 'Ρώμην άφίκοντο, βαρβάρων τε έπιδρομάς άποφαίνουσαι καΐ τούς ύπάτους και στρατηγούς 'Ρωμαίων τήν ταχίστην καταλαβεϊν τάς χώρας ύπομιμνήσκουσαι. και ταύτα μεν έκ τών Πλουτάρχου είρήκαμεν. ώς δέ φησι Διόδωρος, ούδέν τούτων άπηγγέλθη, άλλ' ό Σύλλας, βουληθείς τόν οχλον τής έμφυλίου ταραχής άποστήσαι, ταύτα διεσοφίσατο. και εύθέως άναλαβών άπαντα τά στρατεύματα έπιστήσας τε αύτοίς στρατηγούς τοϋ παντός πλήθους τήν πόλιν άπήλλαξε.
284-290 Plut., Sulla 34,7-9 284-290 άποδειχθέντος ... Πομπήιον] vd. etiam EPl 42: ό'π άποδειχθέντος ύπάτου τοϋ Λεπίδου χαίροντα Σύλλας κτλ. 283 αύτψ I οϋτω EV 18 corr. BW. 285 τόν supplevi ex EV 18 (cf. Plut., Sulla 34,8) om. I EPl 42 286 και suppl. Lamb, ex EV 18 om. I EPl 42 287 τών om. EPl 42 | τόν έμπληκτότατον suppl. Lamb, ex EV 18 om. I EPl 42 288 ούν om. EPl 42 289 προεθέσπισε EPl 42 R 292 προεβάλλετο I 293s καΐ... πειρωμένων om. EV 18 295 αύθις διελθών I έλθών EV 18 | σύνθεμα I corr. Lamb. 297 έν τη πόλει I corr. Lamb. 297s τήν 'Ρέας ήμέραν Basis («Νέος Έλληνομνήμων» II 1905,125) τήν ρέαν ήμέρα I τής'Ρέας ήμέραν EV18 τήν 'Ρέαν μητέρα coni. Lamb. 298 ό ... άρξεται I πανηγυρίζουσι 'Ρωμαίοι EV18 298s αύτη ... άγεσθαι om. EV 298 δέ Dragoumi «Νέος Έλληνομνήμων»! 1904, 495) τε I 299 τούς τής πόλεως ίππεύσι Mü. τοις τής πόλεως ίππεϋσι I EV 18 300 όχλος EV18 unde Lamb. corr. δήμος I 301 ύπήντησεν I άπήντησεν EV 18 303-307 μηνύσεις ... άπηγγέλθη om. EV 18 308 ταύτα om. £V 18 | post διεσοφίσατο t r a d i t i o 18: μηνύσεις τινός έκ τών πανταχόθεν ύπηκόων, βαρβάρων έπιδρομάς έπιφαινούσας
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aspettasse che subentrasse al consolato, a motivo degli sforzi di Pompeo per lui, Lepido, uomo assai audace e particolarmente ostile a Silla. Nondimeno questi rimase da quel momento in poi nella condizione di privato e con pari diritti rispetto alia maggioranza dei cittadini. Dopo l'elezione di Lepido a console, alia vista di Pompeo che si rallegrava per l'accaduto, Silla esclamo: «Complimenti per l'impegno, giovanotto! Hai fatto nominare Lepido anche prima di Catulo, il piu volubile davanti al migliore fra tutti i cittadini. Bada, tuttavia, di stare attento a come vincere un awersario divenuto potente». Silla quasi profetizzo questo fatto. Poco tempo dopo, infatti, rivelando la sua arroganza al potere, Lepido divenne nemico di Pompeo 1 . Poiche si era nuovamente verificata un'insurrezione civile, il senato designo Silla per il potere assoluto. Dal momento, infatti, che i cavalieri si erano uniti compatti, con l'intenzione piuttosto di comandare che di essere comandati, e che spesso cercavano lo scontro con l'assemblea senatoria, la situazione era divenuta insostenibile per i magistrati. Allora Silla, tomato di nuovo alia suddetta carica, prese accordi con gli Italici, di nascosto da tutti coloro che erano a Roma; e ordino loro di recarsi nell'Urbe portando pugnali, appena il popolo romano iniziasse a celebrare il giorno di Rea (questo suole essere celebrato il primo di gennaio), per eliminare per mezzo di loro i cavalieri di Roma. Ε dun que la massa degli Italici, ostile ai soldati, si mosse al momento concordato, diede inizio all'insurrezione civile e, assicurandosi contemporaneamente l'appoggio del popolo, massacro molti cavalieri. Mentre queste cose venivano compiute nell'Urbe, giunsero rapporti a Roma dalle province d'ogni parte deH'impero, che annunciavano incursioni dei barbari e sollecitavano consoli e pretori a raggiungere quanto piü velocemente le regioni. Ho narrato la vicenda secondo la testimonianza di Plutarco. Diodoro, invece, dice che nulla di cio fu annunciato ma che, al contrario, Silla inventö queste cose con l'intenzione di sciogliere la massa degli insorti. Ε subito raduno tutte le truppe, assegnö loro comandanti e libera la cittä da tutta quella folia 2 .
1
Zusi 1989, 93-97; Roberto, MEG 3, 2003, 254-266; Roberto, Rombarb 2003-2005, 363-365 rr. 260-309 = Fr. 68 Mü„ FHG IV 552; cf. supra LXVII; Walton, «Historia» 14, 1965, 244-251; Katz 1975,123; Sotiroudis 1989, 11-13, 53, 104-105; Zusi 1989, 97-102
2
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Καθ' öv δή χρόνον, κεραυνού κατά τό Καπιτώλιον ένεχθέντος, ö τε ιερός οΐκος ένεπρήσθη καΐ τά έν αύτω σκεύη χρυσά τε και άργυρά καΐ πάσης πολυτελούς ϋλης ήρπάγη, οϊ τε των Σιβυλλείων χρησμοί διεφθάρησαν και πολλοί των της πόλεως οϊκων συγκατεφλέχθησαν- ώς και έν άπορία τινάς έλάσαντας συγχώρησιν των όφλημάτων λαβείν, ηγεμονεύοντος της Συρίας Αντιόχου τού έπικληθέντος Κυζικηνοϋ. έφ' οΰ σεισμού μεγίστου κατά την έω γενομένου, πολλαι μυριάδες των Σύρων διεφθάρησαν ή τε κατά την παράλιον Τύρος ύπό της θαλάσσης κατεκλύσθη, κομήτης τε έπΐ ολίγας ημέρας έκλάμψας τούτω μέν τό τοϋ θανάτου προεσήμανε τέλος, ού πολλω δ' ύστερον Φιλίππου τήν ήγεμονίαν διαδεξαμένου ή των Σύρων άρχή ύπό Γαβινίου τού 'Ρωμαίων στρατηγού κατελύθη ετεσι σλ' άπό της Σελεύκου διαρκέσασα βασιλείας, έπαρχία τε τοϋ 'Ρωμαίων δήμου προσηγορεύθη. Ό δέ της Αιγύπτου βασιλεύς Πτολεμαίος Κλεοπάτραν έπι|πλάστοις έγκλή- f. 14V μασι κατακτείνας απελαύνεται ύπό των Αιγυπτίων της χώρας, 'Ρωμαίοις τε ικέτης καταφεύγει, τούτον ό στρατηγός Πομπήιος έπι τήν αύτού έπανάγει, φόβω τους Αιγυπτίους καταπλήξας. Ύρκανός δέ καΐ Αριστόβουλος οί των Ιουδαίων ήγούμενοι, νεωτερίζειν άρξάμενοι, βασιλικόν περιεβάλλοντο κόσμον. έξ ού γάρ δή έπι Ναβουχοδονόσορ τοϋ βασιλέως Μήδων εις Βαβυλώνα κατήχθησαν, π[***] τοΙς κατά Συρίαν βασιλεύσιν ύπείκειν ήναγκάζοντο. έτών δέ δ' και π' πρός τοις υ' άπό της τοιαύτης αιχμαλωσίας διαγεγονότων αύτοί τε καινοτομεϊν ήρξαντο και μετά τούτους Αλέξανδρος τε και Αλεξάνδρα, έφ' ων καΐ τά 'Ιουδαίων πράγματα συνεχύθη.
310-313 Dion. Hal. IV 62,6; Eus.-Hier., chron. 209a 315-318 cf. lust. XL 2,1 318-321 cf. Eus.-Hier., chron. 150a"b; Io. Mal. VIII 33; Exc. Barb. 318,6 - 320,2; Sync. 349,23 - 350,6; Anon. Matr. 43,4; Cedr. 339,19-24 322-325 cf. Cass. Dio XXXIX 12-16; Plut., Cat. 35,4; Pomp. 49,9-13; Ant. 3,4 325-331 cf. Eus., chron. (Armen.) 61,11-21; Eus.-Hier., chron. 148c; 153f; Exc. Barb. 322, 26 - 324,12; Sync. 355,22 - 356,6 330s cf. los., Ant. lud. XIII 407.430.433; Eus.-Hier., chron. 152f; Anon. Matr. 33,12 310-312 κεραυνού ... διεφθάρησαν] eadem brevius in EPl 43: ön κεραυνοϋ έπι τό Καπιτώλιον (Καπετώλιον G) ένεχθέντος άλλα τε πολλά και οί των Σιβυλλείων χρησμοί διεφθάρησαν 310 έναχθέντος I corr. Lamb. 312 Σιβυλλείων EPl 43 Σιβυλλίων I 322 έπ'ιπλαστοΐςΐ
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In quel tempo, a causa di un fulmine che si era abbattuto sul Campidoglio, brucio il sacro tempio e furono distrutti gli arredi d'oro, d'argento e di ogni altra materia preziosa, che in esso si trovavano; andarono persi pure gli oracoli sibillini e insieme furono arse dal fuoco molte case della cittä; al punto che taluni, ridotti in povertä, ottennero un condono dei debiti, al tempo in cui era sovrano della Siria Antioco detto Ciziceno1. Sotto questo re, a causa di un terribile sisma in Oriente, molte migliaia di Siriani perirono e la cittä di Tiro, sulla costa, fu sommersa dal mare. Inoltre, una cometa, che risplendette per pochi giorni, gli preannuncio la morte. Ed invero, non molto tempo dopo, subentrato Filippo al potere, il regno di Siria fu distrutto da Gabinio, comandante dei Romani, dopo esser durato 230 anni a partire dal regno di Seleuco, e la Siria fu dichiarata provincia del popolo romano. II re d'Egitto Tolemeo, poiche aveva ucciso Cleopatra con false accuse, fu scacciato dalla regione dagli Egiziani e riparo supplice presso i Romani. Il comandante Pompeo lo ricondusse nel suo regno, dopo aver intimidito con il terrore gli Egiziani. Ircano e Aristobulo, capi dei Giudei, diedero inizio ad una rivoluzione e cinsero l'ornamento regio. Ed invero, da quando, sotto Nabucodonosor, re dei Medi, furono condotti a Babilonia, [***] furono costretti a sottomettersi ai re di Siria. Trascorsi 484 anni da quella prigionia, essi cominciarono a introdurre mutazioni, e dopo questi Alessandro e Alessandra, sotto i quali lo Stato della Giudea fu sconvolto da grave crisi2.
1 2
Zusi 1989, 107-110 Zusi 1989,110-114
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Ioannes Antiochenus
Fragmenta e libro quinto de consulibus
145.3 Cod. Iviron 812, f. 14v, 14-32 ΛΟΓΟΣ ΥΠΑΤΩΝ Ε' Μάρκου τε {και} Αιμιλίου Λεπίδου και Κοΐντου Κατούλου κατά τους είρημένους τρόπους την ϋπατον αρχήν κληρωσαμένων, άρτι τοϋ Σύλλα μετά την έμφύλιον ταραχήν καθισταμένου την πολιτείαν, πολλοί τε και αθρόοι παρά τό δο5 κηθέν έξήφθησαν πόλεμοι, ό μεν κατά την Ίβηρίαν, έτερος δέ κατά την Λυκίαν καΐ Παμφυλίαν καΐ Ίσαυρίαν καΐ Κιλικίαν, τρίτος δέ κατά Μακεδονίαν, ό δέ δ' κατά την Ίλλυρίδα. Σερτώριος μέν γάρ, δς της Μαριανής ύπελέλειπτο στάσεως, δείσας τάς των ήδη διεφθαρμένων Μαρίου φίλων τε και συνωμοτών τύχας, άπασαν έκίνησε τήν Ίβηρίαν. έφ' öv εστάλησαν στρατηγοί 'Ρωμαίων Λούιο κιος Δομέτιος καΐ Κόϊντος Κεκίλιος Μέτελλος, Μετέλλου παις τοΰ πάλαι κατά τήν Νουμιδίαν άριστα τω Ίουγούρθα προσπολεμήσαντος. άλλ' ό μέν Δομέτιος Βοϊετολίω συμπεσών ύποστρατήγω τινι διαφθείρεται τοϋ Σερτωρίου μακρω προσπολεμήσας χρόνω. έπειδή δέ τοϋ Δομετίου διεφθαρμένου μο[***]
2 - 1 3 Eutr. VI 1,1-2 10s cf. supra fr. 142,24-31 2 Κοΐντου Lamb, κυντίλου I 5 Ίβηρίαν] ίσαυρίαν I corr. Lamb. ος I corr. Lamb, etiam infra 12 10 κεκίλλιος I corr. Lamb.
6 ό δέ Lamb, έν δέ I 7 σερτόρι-
146. EPl 44 Ότι Λούκουλλος έλεγεν ώς ένα βούλοιτο αν έξελέσθαι κινδύνου 'Ρωμαίων ή πάντα τά των πολεμίων άμαχει λαβείν.
Is Plut., Luc. 8,3 1 λούκουλος LH
Fragmenta e libro quinto de consulibus
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Frammenti dal libro quinto dei consoli
145.3 LIBRO Q U I N T O DEI CONSOLI Dopo che Marco Emilio Lepido e Quinto Catulo ebbero ottenuto per elezione il 78 potere consolare, come descritto, e non appena Silla ebbe ristabilito lo Stato a.c. dopo la sommossa civile, s'accesero numerose guerre, e tutte insieme oltre ogni previsione: una in Iberia, unaltra in Licia, Pamfilia, Isauria e Cilicia, una terza in Macedonia, la quarta in Illiria. Sertorio, infatti, che era uno dei superstiti del partito mariano, poiche temeva la stessa sorte degli amici e dei congiurati di Mario giä uccisi, fece insorgere tutta la Spagna. Contro Sertorio furono inviati come comandanti dei Romani Lucio Domizio e Quinto Cecilio Metello, figlio del Metello che aveva anni addietro combattuto ottimamente contro Giugurta in Numidia. Ma imbattutosi in un comandante di Sertorio, Boietolio, Domizio fu ucciso dopo un lungo combattimento. Dopo Feliminazione di Domizio [***].
146.
Lucullo diceva che avrebbe preferito sottrarre dal pericolo uno solo tra i Romani, piuttosto che prendere senza combattere tutte le cose dei nemici 1 .
1
Sotiroudis 1989, 108
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Ioannes Antiochenus
147. Suid. Λ 688, Λούκουλλος (III 285 Adler; hinc Κ 1885) Ό τ ι Λούκουλλος, ό ύπατος, Μιθριδάθη τω τοϋ Πόντου βασιλεΐ έπολέμει και προσοχών Τρωάδι καΐ σκηνών παρά τό της Αφροδίτης τέμενος έδοξε την Άφροδίτην νύκτωρ έπιστάσάν οί τόδε ειπείν· «τί κνώσσεις, μεγάθυμε λέον; νεβροί δέ τοι εγγύς», και δς έξαναστάς καΐ πυθόμενος ώς εϊη πλησίον ναυλοχών ό βασιλικός στόλος, έπέπλευσεν αύτώ και κρατήσας τη ναυμαχία διαφθείρει πάντας και τον στρατηγόν Ίσίδωρον. ό δέ Μιθριδάτης φεύγει προς Τιγράνην τόν των Αρμενίων βασιλέα, ό δέ Λούκουλλος καΐ προς Τιγράνην έξενεγκών πόλεμον πόλεις τε είλε πλείστας όσας καΐ τά Τιγρανόκερτα έπολιόρκει. ό δέ Τιγράνης άπιδών ές τό των 'Ρωμαίων και λογισάμενος εύαρίθμητον εΐναι, τοϋτο δη τό θρυλλούμενον άπεφθέγξατο, ώς εί μέν πρεσβευταί, πολλοί πάρεισιν, εί δέ στρατιώται, ολίγοι, άλλ' ομως ές πεΐραν έλθών των 'Ρωμαϊκών δυνάμεων έγνω τόν οχλον ούδέν ώφελεΐν δυνάμενον. Άντίοχος γοϋν ό φιλόσοφος ταύτης έπιμνησθεις της μάχης ούκ έφη τοιαύτην άλλην έωρακέναι τόν ήλιον· Στράβων δέ οΰτως άκονιτί φησι τόν πολύν έκεϊνον έργάσασθαι τούς 'Ρωμαίους φόνον, ώς μετά την πεΐραν καταγελάν έαυτών, έπ' άνδράποδα τοιαύτα οπλοις χρησαμένων. καΐ Λίβιος έφη τήνδε την μάχην έκπληττόμενος, ούδέποτε γάρ φησι τοσόνδε πολεμίων άποδέοντας 'Ρωμαίους παρατάξασθαι· είκοστόν γάρ δη μέρος οί νικώντες ήσαν τών ήττωμένων.
1 - 6 Plut., Luc. 12,1-2 8 - I I Plut., Luc. 27,4 l i s Cass. Dio XXXVI l b 13 cf. Strabo FGrHist 91 F 9 1 6 - 1 8 cf. Liv., Per. 98
1 2 - 1 8 Plut., Luc. 28,8
lKalexAsolo 2 προσοχών Bhd. προσχών omnes edd. | π α ρ ά Α π ε ρ ι β ν Μ | τέμενος Α ιερόν GVM 4 τοι Α τι GVM | πλησίον Α εγγύς GVM 12 γοϋν Α ούν GVM 13 δέ GVM (cf. Plut., Luc. 28,8) τε A 16s τοσόνδε Kust. (cf. Plut., I.e.) τοσώνδε omnes
Fragmenta e libro quinto de consulibus
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147.
II console Lucullo era impegnato nella guerra contro Mitridate, re del Ponto. Dopo essere approdato in Troade, mise le tende presso il santuario di Afrodite e gli parve, durante la notte, che la dea si presentasse a lui dicendo: «Perche dormi, leone dal grande animo? Vicini ti sono i cerbiatti». Questi si alzo e, alia notizia che la flotta reale era all'ancora li nei pressi, si getto su quella; vinse quindi una battaglia navale ed uccise tutti, anche il comandante Isidoro. Mitridate, allora, fuggi presso Tigrane re degli Armeni. Lucullo fece guerra pure a Tigrane, espugno moltissime cittä e pose sotto assedio Tigranocerta. Quando vide l'esercito romano, ritenendo che fosse esiguo nel numero, Tigrane pronuncio la famosa fräse: «Se vengono come ambasciatori, sono certo numerosi, ma se vengono come soldati, sono in pochi». Ε nondimeno ebbe modo di fare esperienza dell'esercito romano e comprese che a nulla giova una folia di soldati. II filosofo Antioco, nel far memoria di questa battaglia, diceva che il sole non ne aveva vista un altra simile. Strabone, da parte sua, dice che i Romani realizzarono quella grande strage con cosi poca fatica che, dopo l'impresa, ridevano di se stessi, perche s'erano serviti di armi contro tali schiavi. Ε Livio, stupefatto da questa battaglia, diceva che mai i Romani scesero in campo tanto inferiori di numero ai nemici; infatti quelli che vinsero erano un ventesimo di quelli sconfitti1.
1
Cf. supra XCVII n. 164; Adler III 285; Sotiroudis 1989, 76
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Ioannes Antiochenus
148.
Suid. Π 2024, Πομπήιος (IV 169 Adler) [» EI 29] "Οτι Πομπήιος ό Μέγας έπικληθείς, ύπατος καΐ στρατηγός 'Ρωμαίων, τόν προς Μιθριδάτην καΐ Τιγράνην πόλεμον άνεδέξατο. και τόν μεν Μιθριδάτην κατά την Μικράν Άρμενίαν νυκτομαχία κατηγωνίσατο, ώς τό στρατόπεδον αϋτοϋ διαρπάσαι και τρεις μυριάδας οπλιτών καταβαλεΐν. ό ούν Μιθριδάτης γυμνωθείς παντάπασι της δυνάμεως διαφεύγειν άγαπητώς άμα τή γαμέτη καΐ δύο τισιν άκολούθοις ικανός γέγονεν· εΐτα καταστασιασθεις ϋπό τοϋ παιδός Φαρνάκου παρά τοις οίκείοις στρατιώταις και πρός θάνατον άναγκαΐον έλαθείς, φάρμακον δηλητήριον έκπιών τελευτά περί τόν Βόσπορον. ό δε δη παις αύτώ Φαρνάκης γίνεται διάδοχος της αρχής, ό δε Πομπήιος έπΐ Τιγράνην άγει την στρατιάν. ό δέ Αρμένιος διά μάχης έλθεϊν τοις 'Ρωμαίοις οϋ λυσιτελές ήγησάμενος, ένδιδούς έαυτόν άφίκετο πρός Πομπήϊον καΐ πρός τοις γόνασιν αύτοϋ πεσών καΐ τό διάδημα της κεφαλής άφελών έν ταϊς εκείνου χερσί κατέθετο. οίς δή καμφθείς τόν θυμόν ό Πομπήιος άνίστησί τε αύτόν και τό διάδημα πάλιν άποδίδωσιν, αύτός τή τοϋ Αρμενίου τοϋτο περιθεις κεφαλή τά τε άλλα διά τιμής τόν άνδρα ήγεν, άφαιρέσει δέ όμως μέρους τινός τής άρχής καΐ χρήμασι πολλοίς έζημίωσε τόν Άρμένιον. Συρίαν τε γάρ καΐ Φοινίκην άπετέμετο και πεντακισχίλια τάλαντα άργυρίου τω 'Ρωμαίων , άτε χειρών άδικων άρξάμενον, προσηνάγκασε. μετά ταϋτα Αλβανούς ύπέταξε και τόν βασιλέα τών Ιβήρων Άρσάκην φεύγειν ήνάγκασε, καΐ τήν μικράν Άρμενίαν Δηϊοτάρω τω δυνάστη τής Γαλατίας έδωρήσατο, Άτταλόν τε καΐ Πυλαιμένεα έπι τήν οίκείαν άρχήν τής Παφλαγονίας κατήγαγεν, έξεληλαμένους πρός τοϋ Μιθριδάτου, Κόλχοις τε έφίστησιν ήγεμόνα. έφ' οίς Σύρους τε και Άραβας κατεστρέψατο καΐ Ιουδαίους τρίτω μηνι παρεστήσατο. έκ δέ τών τοϋ ιερού αναθημάτων ουδέν διήρπασεν, άλλά πάντα ύπό άναγραφήν ποιησάμενος Άριστοβούλω παρέδωκεν-Ύρκανόν γάρ ές τήν 'Ρωμαίων εξέπεμψε δέσμιον.
1 - 2 3 Eutr. VI 12,2 - 14,2 23-25 los., Ant. lud. XIV 29-76; los., Bell. lud. I 152; cf. Eus.-Hier. 153f; Sync. 358,31 - 359,6 6 - 8 cf. infra 150.1,82-86 6 - 8 είτα ... Βόσπορον] haec leguntur etiam in EI 29: δτι Μιθριδάτης ό τοϋ Πόντου βασιλεύς χαλεπός ων και τραχύς καταστασιασθείς κτλ. 7 και πρός Suid. πρός τε ΕΙ | συνελασθείς ΕΙ 8 αύτόν Suid. GV 13 τόν θυμόν om. Suid. GM 15 πολλής V πολλοίς τήν άρχήν G 17 δημοσίψ καταβαλεΐν Ioanni reddidi, auctore Bernhardyo καταβαλεΐν τψ 'Ρωμαίων δήμω Wolf τφ 'Ρωμαίων δοϋναι (vel διδόναι) κοινφ Hemst. δικαίω δήμω καταβαλεΐν Mü. 19 Αρσάκην] Artacen Eutr. VI 14,1 Αρτάκη ν Mü.
Fragmenta e libro quinto de consulibus
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148.
Pompeo, detto il Grande, console e comandante dei Romani, ricevette il comando della guerra contro Mitridate e Tigrane; e in una battaglia notturna in Armenia Minore sconfisse Mitridate in tale misura, che saccheggio il suo accampamento e uccise trentamila soldati. Allora Mitridate, del tutto privo di truppe, riusci a stento a fuggire insieme alia moglie e ad alcuni servi. In seguito fu rovesciato dal figlio Farnace al cospetto dei suoi soldati e, costretto a ineludibile morte, bewe un veleno mortale e mori nei pressi del Bosforo. Il figlio Farnace gli fu successore nel potere regio. Pompeo, allora, condusse l'esercito contro Tigrane. L'Armeno, ritenendo non vantaggioso dare battaglia ai Romani, si arrese e si recö presso Pompeo; si gettö quindi alle sua ginocchia, si tolse il diadema dal capo e lo depose nelle mani di quello. Mosso nell'animo da queste azioni, Pompeo lo fece alzare, gli restitui il diadema, riponendolo di persona sul capo dell'Armeno; inoltre tratto in ogni cosa quell'uomo con dignitä, ma nondimeno puni l'Armeno con la privazione di una parte del suo regno e con la requisizione di molte ricchezze. Ε infatti gli sottrasse Siria e Fenicia e lo costrinse a risarcire alTerario del popolo romano cinquemila talenti d'argento, poiche lo aveva ingiustamente provocato. In seguito sottomise gli Albani e costrinse il re degli Iberi Arsace a fuggire; dono a Deiotaro, sovrano della Galazia, l'Armenia Minore; ricondusse Attalo e Pilemene, che erano stati scacciati da Mitridate, al proprio dominio della Paflagonia e impose un sovrano agli abitanti della Colchide. Oltre a queste cose sottomise Siri e Arabi, ed in tre mesi costrinse alia resa gli Ebrei. Non trafugo nulla dal tesoro del tempio ma, dopo aver fatto una registrazione, consegno tutto ad Aristobulo; invio, invece, Ircano prigioniero a Roma 1 .
1
Fr. 69-70 Mü., FHGIV 563; Adler IV 169
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149. EV 19 = Suid. Λ 686, Λούκιος Σέργιος Κατιλίνος (IV 169 Adler) "Οτι Λούκιος Σέργιος Κατιλϊνος, άνήρ γένους μεν ών έπιφανεστάτου, άλλως δε πονηρός την φύσιν, τολμητής τε και μεγαλοπράγμων και τό ήθος ποικίλος, έπ' όλέθρω της πατρίδος συνώμοσε, τους θρασυτάτους και τολμηροτάτους των ευπατριδών ές την έαυτοϋ πίστιν ένδησάμενος. λέγεται γαρ άνθρωπον καταθύσας γεϋσαι τοϋ αίματος τούς συνωμότας, περιάγων ές πάντας την κύλικα πλήρη οίνου τε και άνθρωπείου αίματος, εϊτε καταγοητεύων τούς άνδρας τω τοιώδε ορκω, εϊτε καΐ προς πάν τόλμημα και πάσαν έθίζων άνοσιουργίαν, άτε οίκείω και πολιτικω έπιχειρών αϊματι και μεταγαγεΐν την πολιτείαν εις τυραννίδα φόνω τε πολλώ των αρίστων και καταπρήσει της πόλεως μηχανώμενος. έπήρε δε άρα τον Κατιλινον ές ταύτας τάς άτοπους έννοιας βάρη τε όφλημάτων νικώντα τό τίμημα της ούσίας και συνειδός έκθέσμων και μυσαρών πράξεων, τόν τε γάρ υίόν έτι παίδα όντα τοϋ της Όρεστίλλης ένεκα γάμου διέφθειρεν, και θυγατρΐ παρθένω συνελθών. δι' ά δή και ύπατείαν μετιών άπηλάθη, Κικέρωνος ές τήν τούδε χώραν αίρεθέντος. έξ ού δή και μάλιστα τά άτοπώτατα τών δραμάτων ό Κατιλϊνος έπι νοϋν έβάλετο, ούδαμοϋ τών κακών ιστάμενος ούδέ άναπαύων τήν γνώμην. ού μήν άλλά ό Κικέρων ειπείν τε δεινός ών καΐ τό αληθές άνευρείν ικανός γνώναί τε τό μέλλον οξύτατος πολέμιον αύτόν άποφήνας έξήλασε τής πόλεως, ό μεν γάρ ούχ ϋπομείνας τούς έλέγχους, φεύγων ώς Μάλλιον τόν συνωμότην ωχετο, συχνάς ήδη δυνάμεις περί τε Άπουλίαν και Τυρρηνίαν ήθροικότα. οί δέ κοινωνήσαντες αύτώ τών κατά τής 'Ρώμης βουλευμάτων δίκης τής προσηκούσης ές τό δεσμωτήριον έτυχον.
1 - 2 1 Eutr. VI 15; Plut., Cie. 10; Dio Cass. XXXVII 30,3; cf. Sail., Cat. 30 1 - 1 8 Ό τ ι . . . πόλεως] vd. etiam Suid. A 686 1 κατιλινός£7οοΓΓ. Mü. | επιφανέστατος Suid. A 3s ευπατρίδων EV corr. Mü. 4 ένδυσάμενος Suid.GVM 7 τήν άνοσιουργείαν EVcorr. Mü. 8 μετάγειν Suirf. 9 α ρ α £ V e t Suid. A 10 κατιλινον s. acc. EV | τάς τοιαύτας άτοπίας Suid. GVM 11 τό add. Portus ap. Suid. 11-13 τόν... συνελθών EVtöv τε γάρ παΐδα τής Άριστίλλης διέφθειρε Suid. 12 Όρεστίλλης Va. άρεστίλλης EV Άριστίλλης Suid. 12s θ υ γ ά τ ρ ι ο ν Ε ν corr. Va. 15 κατιλινος s. acc. EV corr. Mü. om, Suid. | τών κακών ούδαμοϋ Suid. 16 ού μήν άλλά ό EV ό δέ Suid. \ τάληθές Suid. 18 Μάνλιον Mü.
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149.
Lucio Sergio Catilina, uomo di Stirpe nobilissima, ma per il resto malvagio di indole, temerario, autore di grandi disegni e volubile di carattere, congiuro per la rovina della patria, dopo aver legato alia sua fiducia i piü sfrenati e audaci tra i patrizi. Si dice, infatti, che dopo aver sacrificato un uomo ne fece bere il sangue ai congiurati, facendo girare fra tutti la coppa colma di vino e sangue umano, sia per stringere con una pratica magica quegli uomini a tale giuramento; sia per abituarli ad ogni impresa audace e ad ogni sacrilegio, dal momento che attentava al sangue proprio e dei suoi concittadini, e tramava per trasformare lo Stato in tirannide con grande strage dei migliori e con l'incendio della cittä. In veritä, muovevano Catilina a questi folli propositi tanto il carico opprimente di debiti, che superava l'entitä del suo patrimonio, quanto la coscienza di spaventosi e abominevoli delitti. Ed infatti aveva ucciso il figlio di Orestilla, che era ancora un bambino, a motivo delle nozze, e si era perfino congiunto con la figlia vergine. Per questa ragione fu escluso, quando si mise ad ambire per il consolato, mentre Cicerone venne scelto al suo posto. Soprattutto a partire da questo momento, Catilina si mise in mente le piü folli azioni, e in nessun modo egli desistette dal male ο si allontano dal suo proposito. Nondimeno Cicerone, che era assai versato nel parlare, capace di scoprire il vero e assai acuto nell'intuire le cose future, lo fece dichiarare nemico e lo scacciö dalla cittä. Catilina, incapace di opporsi alle accuse, fuggi e raggiunse il congiurato Manlio, che aveva giä raccolto numerose truppe in Apulia e in Toscana. Al contrario, i suoi complici nella cospirazione contro Roma ricevettero opportuna punizione in carcere1.
1
Fr. 71 Mü„ FHG IV 563; Sotiroudis 1989, 108-109
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Ότι Κάσσιος ό ταμίας πρώτος τον τοϋ Καίσαρος φόνον έπι νοϋν έβάλετο, τούς περί Βροϋτον ές την τοϋ έργου κοινωνίαν προελόμενος. μετά δέ την τοϋ Κράσσου συμφοράν ό πολιτικός διεδέξατο πόλεμος, επάρατος τε και πολλών δακρύων γεγονώς αϊτιος, ότι δη πρός ταϊς άλλαις ταϊς κατ' αύτόν συμβεβηκυίαις συμφοραΐς καΐ ή τύχη τοϋ δήμου τοϋ 'Ρωμαίων έκ τοϋ ηγεμονικού μετέστη πρός τό ύπήκοον. Γάϊος δη Καίσαρ άναστρέφων έκ της Γαλατίας πολλών τε και άλκίμων εθνών νικητής ύπατείαν έπήγγελλεν, άναμφιλόγως οί διά τών πεπραγμένων προστεθήσεσθαι ταύτην ύπολαμβάνων. άντειπόντων δέ τή έξαιτήσει Μαρκέλλου τε τοϋ ύπατου και Βιβούλου, έτι τε Πομπηίου και τοϋ φιλοσόφου Κάτωνος, έπανιέναι πρός τήν πόλιν τάς δυνάμεις διαφεις παρατάττεται. [***] οί δέ ούχ ύπατείαν, άλλα θριάμβου καταγωγήν αίτοϋντι τω Καίσαρι έναντιωθήναι τούς περί τον Πομπή ιον· οί δέ, προσθήκην τινά τοϋ ώρισμένου χρόνου λαβείν βουλόμενον, έπι τω πάντας όμοϋ τούς βαρβάρους καταγωνίσασθαι, οϋ προσδεχθήναι μεν άπό της συγκλήτου βουλής, Κουρίωνος δέ τοϋ κατ' έκεϊνο δημαρχοϋντος μόνου ψηφισαμένου· διαλύει μεν τον πρός τούς βαρβάρους πόλεμον ό Καίσαρ, θυμωθεις δέ πολέμια κατά τής βουλής φρονειν ήρξατο. άρας δέ έξ Άριμινοϋ πόλεως, ου τάς δυνάμεις εϊχεν ήθροισμένας, συντεταγμένην έπήγε τή πόλει τήν στρατιάν. οί δέ ύπατοι και ό Πομπήιος άμα τή βουλή και παντι τών άστών γνωριμωτέρω, καταδείσαντες τήν τοϋ Καίσαρος όρμήν τήν μέν πόλιν έκλείπουσιν, ές δέ τήν Μακεδονίαν και τήν "Ηπειρον φεύγοντες ωχοντο. Και ό μέν Πομπήιος σύν τοις άπό τής βουλής ένταϋθα δυνάμεις ήθροιζε και τά πρός τον πόλεμον έξηρτύετο. Καίσαρ δέ παρελθών ές τήν 'Ρώμην, ούδενός έναντιουμένου, και άποδείξας έαυτόν δικτάτορα, τούς τε δημοσίους θησαυρούς άναρρήξας, ές τούς στρατιώτας έκένωσεν. και εύθέως πρός τάς έν Ιβηρία δυνάμεις τοϋ Πομπηίου τρέπεται, ώς μηδείς ύπολείποιτο κατά νώτου πολέμιος. 'Επειδή γάρ ό Πομπήιος έγνω προκατειλήφθαι τά έν 'Ιβηρία, έπι τό Βρεντήσιον στρατοπεδεύσας ές χείρας τώ Καίσαρι γίνεται, διαμαρτήσας δέ τής έλπίδος, αύθις έπΙ τό Δυρράχιον καταφεύγει, πολύν τε διατρίψας χρόνον άπαντα τά τοϋ πολέμου παρεσκευάζετο, καίτοι πρός μικρόν άναβαλλόμενος έπεξελθεΐν τω πολεμίω ένεκεν σημείων τινών.
Is Plut., Brut. 9-10 2 - 2 4 Eutr. VI 19 - 20,1; cf. Plut., Caes. 35,2-4; Plut., Pomp. 58; Cass. Dio XLI 17,2-3; App., BCII 27; Chron. Pasch. 354,7-19 I βάσσιος S 4 οτι sic scriptum in PS quasi novi excerpti initium fleret corr. dB. 6 καίσαρ PS et infra 22,76,82,130 7 έπήγγειλεν Ρ corr. Ρ1 8 προσθήσεσθαι PS corr. Mü. 10 ***] lac. suspicor I I φασιν addidi 13 βουλόμενον Mü. βουλόμενοι PS 15 άντιψηφισαμένου coni. Mü. 16 äpc«;S άρα Ρ 17 άριμηνοϋ PS corr. Mü. 18 στρατίαν S s.acc. Ρ 26 βριττήσιον PS corr. Mü. 29s πολέμψ PS corr. Mü.
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II questore Cassio per primo si mise in mente di assassinare Cesare e scelse Bruto come complice dell'impresa. Ε dunque, dopo il disastro di Crasso, segui la guerra civile, esecrabile e causa di molte lacrime, perche, oltre alle altre sciagure che vi awennero, perfino la sorte del popolo romano passo dalla situazione di dominio alia condizione di sudditanza. Gaio Cesare, di ritorno dalla Gallia, vincitore di molte e potenti genti, chiese il consolato, ritenendo che di buon grado gli sarebbe stato concesso a motivo delle imprese compiute. Quando alia richiesta si opposero il console Marcello, Bibulo, e ancora Pompeo e Catone il filosofo, Cesare rifiuto di far ritorno nell'Urbe dopo aver congedato le truppe. [***] Alcuni invece dicono che Pompeo si oppose a Cesare che chiedeva non il consolato, ma la celebrazione del trionfo. Altri affermano che il senato non acconsenti al desiderio di Cesare, che voleva ottenere una proroga del tempo stabilito per soggiogare tutti quanti i barbari, e il solo tribuno Curione voto contro di ciö. Allora Cesare concluse la guerra contro i barbari; quindi, infuriato, cominciö a nutrire intenzioni ostili contro il senato. Partito dalla citta di Rimini, dove aveva radunato le truppe, condusse l'esercito in assetto da battaglia contro l'Urbe. I consoli e Pompeo, insieme al senato e alia parte piü nobile dei cittadini, temendo l'avanzata di Cesare, lasciarono la cittä e fuggirono verso la Macedonia e l'Epiro. Pompeo insieme ai senatori raccoglieva in quel luogo le truppe e preparava le cose necessarie alia guerra; Cesare, invece, entro a Roma, senza incontrare opposizione alcuna, e si proclamo dittatore; inoltre fece aprire con la forza il pubblico tesoro e lo svuoto a vantaggio dei soldati. Ε subito si volse contro le truppe di Pompeo in Spagna, affinche nessun awersario rimanesse alle sue spalle. Quando Pompeo seppe che le truppe in Spagna erano state giä sopraffatte, pose il campo presso Brindisi e si scontro con Cesare. Deluso nelle sue speranze, Pompeo riparo di nuovo a Durazzo e, rimanendovi a lungo, preparava tutte quante le cose della guerra, pur indugiando un poco nel muoversi contro l'awersario a motivo di alcuni presagi.
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Αί μεν ούν 'Ρωμαίων δυνάμεις μετέωροι πρός την κατ' αλλήλων διέκειντο μάχη ν · ή τε σύγκλητος τα δίκαια της 'Ρώμης κατά την Θετταλονίκην μεταγαγοϋσα προεκάθητο των πραττομένων· αυτός τε Καίσαρ και Πομπήιος διά των οπλών έκρίνοντο. τρεις δ' ούν στρατιάς ένταϋθα καΐ μεγάλας Καίσαρ καταγωνισάμενος ύφ' ήγεμόσι ταττομένας Λουκίω τε Άφρανίω καΐ Μάρκω Πετρηίω καΐ Μάρκω Βάρωνι έν ού πολλώ χρόνω, διά μάχης έλθών τω Πομπηίω φεύγει τό πρώτον έλαττωθείς καΐ μικρόν άποσχών έλαττωθήναι παντάπασιν. ού γάρ αν ύπεξέδυ τό κακόν, εί μη νϋξ έπιγενομένη τω έργω, τον μεν άμα τοις ύπολειπομένοις τών οικείων διέσωσε, Πομπήιον δέ την στρατιάν άπάγειν θάττον ή δει παρεσκεύασεν, κατά σκότος ποιεΐσθαι την δίωξιν ού προελόμενον. φασι γοϋν τον Καίσαρα παρ' όσον ήλθε κινδύνου λογιζόμενον, πολλάκις ειπείν, ώς μάχεσθαι μεν άγαθός εϊη Πομπήιος, νικάν δέ άμαθώς έχοι· ού γάρ έν έτέρω χρόνω ή έν έκείνη τή ήμέρα γεγενήσθαι τοις έναντίοις άλώσιμος. Μετά δέ τούτο πόλεως Θεσσαλικής Φαρσάλου πλησίον μεγάλας αύθις έκάτεροι δυνάμεις άγείραντες συνήεσαν. Πομπηίω μεν ούν τέσσαρες μυριάδες οπλιτών ήσαν, καΐ ιππείς πλείους ή τετρακισχίλιοι καθ' έκάτερον τών κεράτων νενεμημένοι· προς δέ τούτοις τό έξ άπάντων τών έώων έθνών συμμαχικόν, και πάν ö ή ν έπίσημον 'Ρωμαίων εϊπετο, οϊ τε άπό της βουλής, πλήθος ούκ εύαρίθμητον ον, συνετάττοντο, έν στρατηγικοί τε και ύπατικοι άνδρες ήσαν, πολλών ήδη στρατοπέδων έξηγησάμενοι καΐ πολλούς διαπεπραγμένοι πολέμους. Καίσαρί γε μήν ούδέ δλαι τρεις μυριάδες άπεπλήρουν τήν φάλαγγα, καΐ οί ιππείς χίλιοι, ούδεπώποτε δέ τοσαίδε 'Ρωμαϊκαι συνήλθον ές τό αύτό δυνάμεις, ούδέ ύπό βελτίοσιν ήγεμόσι ταττόμεναι· αϊ ραδίως αν άπασαν έσχατιάν τής γής ύποκύψαι 'Ρωμαίοις ήνάγκασαν, εί πρός όθνείους άλλά μή πρός έμφυλίους άγώνας ήχθησαν. Τότε δ' ούν συνελθόντες έμάχοντο καρτερώς, ούδέτεροι διά τε άρετήν και τήν ές τούς έναντίους άπέχθειαν εϊκοντες. πολλής τε διαφθοράς άφ' έκατέρων γενομένης, τέλος οί περί τον Πομπήιον έκλείπουσι, καΐ πολλοί μεν αύτοϋ πίπτουσι, πολλοί δέ σποράδες άπεχώρουν, τό στρατόπεδον έρημον διαρπάσαι τοις έναντίοις παραδόντες. αύτός δέ Πομπήιος ολίγοις άμα τών έταίρων καΐ τοις φιλτάτοις άπεχώρει, Αϊγυπτον καταλαβεϊν έν σπουδή ποιούμενος, ώς άν δοθείη οί πρός τοϋ τότε δυναστεύοντος ώφέλεια, ούπερ δή πάλαι τόν πατέρα ύπό τών πολιτών φυγαδευθέντα εις τήν βασιλείαν άποκατέστησεν.
3 1 - 3 4 Dio Cass. XLI 43 3 4 - 4 2 Eutr. VI 20,1-2 62s vd. supra fr. 145.2,322-325
4 4 - 6 2 Eutr. VI 20,3 - 21,2; Cass. Dio XLII 2,4
32 θετταλονίκην PS 33 προσεκάθητο S προσεκάθη Ρ corr. Mil. 35 ήγεμόνας PS corr. Mü. | λουβίω Ρ corr. Cr. | άφρενία Ρ corr. Cr. άφρενίψ S | πετροκίψ PS πετρηίψ S3 in mg. 38 μή νϋξ Ρ μήν έξ S 38s ύπολοιπομένοις S 39s ή δή παρασκεύασεν S 44 θεσσαλονίκης PS corr. Mü. 45 μέν τό ούν PS corr. Mü. 48 άπό om. S lac. indicata έπΐ S3 49 öv PS | οίς add. Mü. 57 διαφορας PS corr. Mü. 61 ώ ς Ρ ώ π 5 62 πρός ... ούπερ] οι τη πρός τοϋτό τε δυναστεύοντος ώφελεία PS corr. Mü.
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Le truppe dei Romani, dunque, si trovavano sospese in attesa della battaglia tra loro; il senato, che aveva trasferito la sovranitä da Roma a Tessalonica, presiedeva alle azioni; Cesare e Pompeo governavano per mezzo delle armi. Ε dopo aver sconfitto in quel luogo tre ingenti eserciti, posti al comando di Lucio Afranio, Marco Petreio e Marco Varrone in un tempo non lungo, Cesare attaccö battaglia contro Pompeo una prima volta e si ritiro sconfitto, quasi sul punto di essere completamente annientato. Non avrebbe infatti potuto scampare la rovina, se la notte, sopraggiunta a concludere lo scontro, non lo avesse salvato insieme ai superstiti tra i suoi; e se, d'altra parte, non avesse indotto Pompeo a ritirare il suo esercito piü velocemente di quanto necessario, non volendo quello compiere l'inseguimento con le tenebre. Dicono in veritä che Cesare, valutando a qual grado di pericolo fosse giunto, spesso ripetesse che Pompeo era molto bravo nel combattere, ma incapace di vincere. Mai, come in quel giorno, si era infatti trovato ad essere piü facile preda per i nemici. In seguito, dopo che entrambi ebbero di nuovo raccolto grandi eserciti, si scontrarono presso la cittä di Farsalo, in Tessaglia. Pompeo disponeva di quarantamila fanti e di piü di quattromila cavalieri, distribuiti su ciascuna delle due ali; oltre a questi seguivano alleati da tutti i popoli d'Oriente e l'intera nobiltä romana; e i senatori, in non piccolo numero, prendevano posto nello schieramento: tra questi v'erano consolari ed ex-pretori, uomini che avevano giä comandato molti eserciti e combattuto molte guerre. Dalla parte di Cesare, invece, formavano la linea di battaglia meno di trentamila uomini con mille cavalieri. Mai, fino ad allora, tante truppe dei Romani erano convenute nello stesso luogo, e mai si erano trovate sotto il comando di migliori condottieri. Queste forze avrebbero facilmente costretto i popoli degli ultimi confini della terra a sottomettersi ai Romani, se fossero state guidate in guerre esterne e non civili. Giunti alio scontro, questi due eserciti combatterono aspramente, e nessuno dei due si mostro inferiore per coraggio e per odio delTawersario. Dopo grande strage da entrambe le parti, alia fine gli uomini di Pompeo iniziarono a cedere: molti caddero, molti altri si ritirarono in disordine, lasciando l'accampamento vuoto al saccheggio dei nemici. Pompeo in persona si ritiro con pochi compagni e con i suoi familiari, cercando di raggiungere l'Egitto, alio scopo di poter ricevere aiuto da colui che allora vi regnava. Pompeo stesso, infatti, aveva anni addietro ristabilito sul trono suo padre, che era stato scacciato dai cittadini.
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Ό δέ Πτολεμαίος άναπεισθεϊς υπό Θεοδότου τοϋ Χίου, πονηρού τόν τρόπον 65 ρήτορος, της των κρατούντων γενέσθαι μοίρας έν ούδενΐ δέ θέσθαι τά των φίλων άτυχούντων, πριν καταπλεϋσαι μηδέν μήτε είπόντα μήτε όδυρόμενον αναιρεί τόν Πομπήιον. ώς γαρ ήσθετο ότι οΰτε λαθείν οΰτε διαφυγεΐν δύναται, συνεκαλύψατο άμα καΐ άπώλετο. ανοσία τε πράξει μείζον έτι προστιθεις ό Πτολεμαίος άσέβημα της κεφαλής αφαιρείται τόν άνδρα. 70 Μετά δέ τό πάθος τοϋ Πομπηίου παρήν εύθύς καΐ ό Καίσαρ ές Αϊγυπτον, πάλαι μεν διώκων τόν πολέμιον, τότε δέ ώς παρά φίλον τόν Πτολεμαϊον άφιγμένος. ό δέ άρα παραπλήσια καΐ κατά τοϋ Καίσαρος έβουλεύετο, άνελεΐν τόν άνδρα λόχω διεγνωκώς. άνοιχθείσης δέ της επιβουλής, πολέμιος ό Πτολεμαίος αναφαίνεται κα'ι διά μάχης έλθών τοις 'Ρωμαίοις κατ' αυτόν τόν άγώνα δια75 φθείρεται, μικρόν γοϋν ύστερον έν τοις νεκροΐς άνευρέθη κρικωτόν θώρακα χρυσοϋν περικείμενος. Αϊγυπτον δέ Καίσαρ έλών Κλεοπάτρα τήν άρχήν παραδίδωσιν, άδελφή μέν τοϋ πρότερον βασιλεύοντος οϋση, άπό δέ τής ώρας αύτώ τοϋ σώματος εγνωσμένη, φασι γάρ αύτήν τώδε πρώτω 'Ρωμαίων ές κοινωνίαν λέχους έλθεΐν. ένδημοϋντος δέ διά ταύτην τοϋ Καίσαρος έν Αίγύπτω, λόγος 80 κατέσχε τό πλήθος, ώς καΐ έπανάστασιν αύτώ παρά τών εγχωρίων γενέσθαι, και πολλάς μυριάδας ύπό τών 'Ρωμαϊκών όπλων έντεϋθεν διαφθαρήναι. Ό δέ Καίσαρ άκούσας τόν Μιθριδάτου παΐδα Φαρνάκην αύθις νεωτερίζειν άρξάμενον άπήρε μέν άπό τής Αιγύπτου· και καταστρατευσάμενος έπ' αύτόν και περικλείσας έν τόπω τινϊ τής Θετταλίας, προς αύτόχειρα θάνατον τοϋτον 85 έλθεΐν ήνάγκασεν, ές ταύτην αύτόν άγαγών τήν τελευτήν τοϋ βίου, ές ήν αύτός πρότερον τόν πατέρα συνήλασεν. 'Επειδή ταύτα διαπραξάμενος έπανήλθεν ές τήν 'Ρώμην, τρίτον έαυτόν ΰπατον άνειπών και κοινωνόν τής άρχής προσελόμενος Μάρκον Αίμίλιον Λέπιδον, ος κατά τόν έμπροσθεν ένιαυτόν 'ίππαρχος ήν αύτώ κατά μοναρχίαν έξηγουμέ90 νω, πολλούς τε τών Πομπηιανών άνακαλεσάμενος τώ τε δήμω'Ρωμαίων μεγάλας δωρεάς και άφέσεις χρεών χαρισάμενος, στρατηγούς τε τών άναγκαίων έπιμελητάς και ιερείς ύπέρ τό νενομισμένον καταστήσας τή πόλει, τούς τε ιππέας και έκατοντάρχας άλλους τέ τινας καταλέξας, Σαλουστίω τήν πολιτικήν διοίκησιν καταλιμπάνει και τούς γεγηρακότας στρατιώτας, αύτός τε έπϊ τήν Λιβύην 95 έπεραιοΰτο, ένθα τό πολύ καϊ γνωριμώτατον τής 'Ρωμαϊκής εύγενείας συνελθόν, συμμάχω τε χρώμενον Ίώβα τω βασιλεΐ τών Μαυρουσίων, άνενεοϋτο τόν πόλεμον. Ήγοΰντο δέ τών συνεληλυθότων ένταΰθα'Ρωμαίων Πόπλιος Κορνήλιος Σκιπίων, έκ τοϋ παλαιτάτου μέν γένους Σκιπίωνος Αφρικανού γεγονώς,
6 4 - 6 9 Cass. Dio XLII 4,2; Plut., Pomp. 77,3-7; 80,2; Eutr. VI 21,3 7 0 - 8 1 Eutr. VI 22,1-2 8 2 - 8 6 Eutr. VI 22,2; vd. supra fr. 148,6-8 8 7 - 1 0 5 Eutr. VI23; Cass. Dio XLII 51 66 μήτε είπόντα om. Ρ sed coni. Mü. e Cass. Dio XLII 4 78 έγνωσμένης PS corr. Mil. | πρώτων S 79 ένδημοϋντος S2 ex ένδηλοϋντος 85 εις S 93 σαλουσστίω ex σαλοσστίψ corr. S 95s συνελθόν S συνελθών Ρ 96 ίωβατώ, βασιλεΐ PS corr. Cr. | μαυρουσιών S1 corr. ex μαυρουσών 98 Σκιπίων ... Αφρικανού om. Ρ
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Tolomeo, persuaso da Teodoto di Chio, retore di malvagia condotta, che fosse proprio degli uomini al potere di non tenere in alcun conto la sorte degli amici caduti in disgrazia, fece assassinare Pompeo, che nulla disse e di nulla si lamento, prima ancora dello sbarco. Infatti, quando capi che non era possibile nascondersi ο fuggire, si copri con la toga e peri. Aggiungendo ad un azione sacrilega un misfatto ancor piü grande, Tolemeo fece decapitare quell'uomo. Dopo la morte di Pompeo, subito arrivo in Egitto pure Cesare che, ancora poco tempo prima all'inseguimento del nemico, giungeva ora presso Tolemeo come presso un amico. Costui, tuttavia, si mise a tramare alio stesso modo contro Cesare, deciso ad assassinarlo in un agguato. Quando il complotto venne scoperto, Tolemeo si rivelo come nemico, e scontratosi con i Romani fu ucciso in quella stessa battaglia. Dopo poco tempo, infatti, fu ritrovato tra i cadaveri, con indosso una corazza d'oro ad anelli. Dopo la conquista dell'Egitto Cesare diede il regno a Cleopatra, che era sorella del precedente sovrano, ed era a lui nota a motivo della bellezza del corpo. Si dice infatti che con lui, primo tra i Romani, quella ebbe rapporti di letto. Mentre Cesare si tratteneva in Egitto a motivo di costei, la voce si sparse per la moltitudine, cosicche Cesare dovette affrontare una rivolta da parte degli abitanti del luogo, e per questo motivo molte migliaia di uomini furono massacrati dalle truppe romane. Alia notizia che Farnace, figlio di Mitridate, stava di nuovo tramando sconvolgimenti politici, Cesare parti dall'Egitto. Si volse quindi a combattere contro di quello, riusci a circondarlo in un luogo della Tessaglia, e lo costrinse al suicidio, conducendolo alia stessa morte alia quale costui aveva un tempo spinto il padre. Dopo queste imprese, Cesare fece ritorno a Roma, si proclamo per la terza 46 volta console e scelse come collega nella magistratura Marco Emilio Lepido, che a.c. l'anno prima era stato magister equitum, mentre lui aveva governato da dittatore. Richiamo inoltre molti Pompeiani, concesse molti doni e remissioni di debiti al popolo romano; nomine» ufficiali addetti all'annona e sacerdoti oltre il numero consueto per l'Urbe. Ε dopo aver scelto cavalieri, centurioni e altri uomini, lascio a Sallustio l'amministrazione dello Stato e i veterani, e di persona si reco in Africa, dove la parte piü grande e nobile dell'aristocrazia romana, che vi era convenuta e aveva come alleato Giuba, re dei Mauri, stava riaccendendo il conflitto. Erano a capo dei Romani, convenuti in quel luogo, Publio Cornelio Scipione, che apparteneva all'antichissima Stirpe di Scipione l'Africano, ed era
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κηδεστής δέ Πομπηίου τυγχάνων, και Μάρκος Πετρήιος και Κόιντος Βάρος καΐ Μάρκος Πόρκιος Κάτων ό φιλόσοφος και Κορνήλιος Φαϋστος Σύλλου τοϋ μοναρχήσαντος παις ών. οίς άντιταξάμενος ό Καίσαρ μετά πολλάς προσβολάς καΐ διαφόρους των πραττομένων τύχας κρατεί παντάπασιν· ώς Κάτωνα μεν καΐ Σκιπίωνα, Πετρήιόν τε καί'Ιώβαν αύτόχειρας σφάς αυτούς άνελειν, Φαϋστόν τε τον παϊδα Σύλλου, συνοικοϋντα θυγατρί Πομπηίου, προς αύτοϋ διαφθαρήναι τοϋ Καίσαρος. Ένιαυτόν δή ούν ύστερον άναστρέψας έπΐ την 'Ρώμην ό Γάιος, τέταρτον εαυτόν άπέδειξεν ϋπατον, και τάς δυνάμεις άναλαβών εύθύ τάς Ιβηρίας έχώρει. οί γαρ δή τοϋ Πομπηίου παίδες, έαυτοϊς τε καΐ τω πατρί καθεστώτες ομώνυμοι, Γναΐος Πομπήιος καΐ Σέξτος Πομπήιος, μεγάλας έγείραντες αύθις δυνάμεις άνενεοΰντο τον πόλεμον. έπεί γοϋν Καίσαρ άφίκετο, πολλαι μεν και καρτεραι συνίσταντο μάχαι, εσχάτη δέ πόλεως Μούνδης πλησίον γίνεται, καθ' ην φασι παρά τόσον έλθεΐν κινδύνου τον Καίσαρα ώς, παρερρηγμένης ήδη τής οικείας φάλαγγος, σπάσαι καθ' εαυτού τό ξίφος τεθνάναι βουλόμενον, πριν μετά τοσήνδε των πολεμικών έργων δόξαν ύπό χείρα δύω μειρακίων πέσοι άνήρ ήδη προς γήρας σχεδόν άφιγμένος. άνακαλεσάμενος δέ όμως τούς φεύγοντας και τάς τάξεις άνανεωσάμενος επιπίπτει τοις έναντίοις και κρατεί περιφανώς. τών δέ Πομπηίου παίδων ό μέν πρεσβύτερος έν τή παρατάξει διαφθείρεται, ό δέ νεώτερος άγαπητώς διασώζεται. Ό τοίνυν Καίσαρ, άπάντων ήδη τών έμφυλίων πολέμων κατειργασμένων, έπι τήν'Ρώμην άνεστρέφετο, τό τε φρόνημα ταϊς συνεχέσιν άνδραγαθίαις έξωγκωμένος καΐ παρά τό σύνηθες τή 'Ρωμαίων έλευθερία πρός τούς έντυγχάνοντας άλαζονευόμενος. έπει γοϋν τάς τε τιμάς και τό κύρος τοϋ δήμου παρελόμενος αύτός έπέτρεπεν οίς έβούλετο, καί, τής βουλής πρός αύτόν ίούσης, ούχ ύπανίστατο, άλλά βασιλικοϊς εϊτε άληθέστερον ειπείν τυραννικοϊς χαίρων δήλος ήν έπιτηδεύμασιν (εικόνας τε γάρ και ανδριάντας και άφιδρύματά τίνες αύτώ τών κολάκων προσέφερον, άλλοι τε και βασιλέα προσηγόρευον), ούτω τοίνυν πάντων τών έν μνήμη 'Ρωμαίων κρείττων φανείς διά τήν ύπέρ άνθρωπον δύναμιν θεός ώνομάσθη. είσι δέ άπό τών Τρωικών έπι Ίούλιον Καίσαρα ένιαυτοί χίλιοι ρκδ'. Έπεί δέ Καίσαρ ύπερόγκω φρονήματι ές τήν σύγκλητον διεγένετο, βουλεύουσι κατ' αύτοϋ θάνατον, φθόνω τε τοϋ προσήκοντος και μίσει τοϋ προτετιμημένου, άνδρες ύπέρ ξ' τών τε άπό τής συγκλήτου και τών ές τούς ιππέας τελούντων, ορκω τήν κατ' αύτοϋ σύστασιν βεβαιωσάμενοι. ένήγον δέ άρα μάλιστα πάντων τούς συνωμότας ές τήν έπιχείρησιν Βρούτοι δύω, γένους οντες άνέκαθεν αύστηροτάτου· ές γάρ δή τον παλαιόν Βροϋτον τοϋ αίματος άνέφε-
1 0 6 - 1 1 8 Eutr. V I 24
1 1 9 - 1 5 5 Eutr. V I 25
9 9 κύντος PS corr. Mü. κύριος Ρ
1 3 5 - 1 4 4 Plut., Brut. 1,6 - 2,1
112 παραρρηγμένης PS corr. Mü.
125 άφιδρύματα dB. άνιδρύματα PS
120s έξωγκώμενος PS
133 σύστασι PS corr. Mü.
122 κύρος S
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suocero di Pompeo, Marco Petreio, Quinto Varo, Marco Porcio Catone il filosofo e Cornelio Fausto, figlio di Silla il dittatore. Nella guerra contro questi Cesare consegui una vittoria schiacciante dopo molti scontri e imprese di esito alterno; tanto che Catone, Scipione, Petreio e Giuba si suicidarono, e Fausto, figlio di Silla, che era sposato alia figlia di Pompeo, fu ucciso dallo stesso Cesare. Di ritorno a Roma dopo un anno, Gaio si proclamo per la quarta volta con- 45 sole e, dopo aver radunato le truppe, avanzo subito verso la Spagna. Infatti i figli a.c. di Pompeo, omonimi tra loro e con il padre, Gneo Pompeo e Sesto Pompeo, dopo aver nuovamente raccolto truppe numerose, avevano ricominciato la guerra. Dopo l'arrivo di Cesare vi furono grandi e aspre battaglie, ma l'ultima fu vicino alia cittä di Munda. Dicono che in questa battaglia Cesare corse un tale pericolo che, rotta ormai la sua linea di battaglia, sguaino contro di se la spada desiderando morire, prima di cadere, dopo tanta gloria di imprese belliche, e giunto ormai alia soglia della vecchiaia, in mano a due giovanotti. Ε tuttavia, dopo aver richiamato i fuggiaschi e aver ricostituito i ranghi, si getto sugli avversari e vinse brillantemente. II piü anziano dei figli di Pompeo mori in combattimento, il piü giovane si salvo a stento. Al termine di tutte le guerre civili, Cesare fece ritorno a Roma e, gonfio d'orgoglio per le imprese militari, si comportava verso il prossimo con arroganza sconveniente alia libertä dei cittadini. Dopo aver preso il controllo delle cariche e della suprema autoritä del popolo romano, distribuiva il potere a suo piacere; e quando il senato si recava da lui, egli non si alzava; al contrario era evidente che si compiaceva di atteggiamenti da re o, piü esattamente, da tiranno (e infatti alcuni degli adulatori gli dedicavano immagini e statue; altri lo chiamavano perfino re); e dunque, poiche sembrava il piü potente di tutti i Romani, a memoria d'uomo, fu chiamato Dio a causa del suo potere sovrumano. Dalla guerra di Troia fino a Giulio Cesare corrono 1124 anni. Dal momento che Cesare si comportava con soverchia tracotanza verso il senato, oltre sessanta uomini, tra senatori e cavalieri, tramarono per la sua morte, per invidia della sua ricchezza e per odio della sua superioritä; e costoro consolidarono la congiura contro di quello con un giuramento. Tra tutti spingevano i congiurati all'azione in particolare i due Bruti, che appartenevano ad una Stirpe fin dalle origini integerrima. Infatti, essi facevano rimontare l'inizio della
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ρον την αρχήν, τους τυράννους έν τοις άνωτάτω χρόνοις έκβαλών πρώτος άπεδείχθη παρά'Ρωμαίοις ύπατος. καίτοι φασί τίνες δημοτικού γεγενήσθαι πατρός αυτούς άρτι και πρώην ές άρχοντας παρεληλυθότος· ού γάρ τω παλαίω γε Βρούτω λειφθήναι γένος άνελόντι τους υίέας· οίς ό φιλόσοφος άντιλέγων Ποσειδώνιος τούς μεν έν ηλικία φησίν άπολωλέναι τοϋ Βρούτου παϊδας, τρίτον δε λειφθήναι νήπιον, άφ' οΰ τό γένος εις τούσδε καθήκειν. μήτηρ δέ αύτοϊς άδελφή τοϋ φιλοσόφου Κάτωνος, δν μάλιστα 'Ρωμαίων ό πρεσβύτερος έζήλωσε Βρούτος θείον δντα και κηδεστήν ύστερον γενόμενον. Πορκία γάρ δή τή Κάτωνος συνωκησε θυγατρί, γυναικι σώφρονι και γενναία, έπΐ δέ τοις Βρούτοις Γάϊος Κάσσιος ην έν τή συνωμοσία, ό Κράσσω έπΐ Παρθυαίους συστρατευσάμενος, και Σερβίλιος Κάσκας, δς δή καΐ πρώτος σπάσαι τό ξίφος κατά τοϋ Καίσαρος λέγεται. Έπιστάντος δέ τοϋ καιρού, καθ' δν έδει τήν βουλήν συνελθούσαν χρηματίσαι τι περί τών κοινών, παρήν και ό Καίσαρ ές τό βουλευτήριον μεθέξων τών γινομένων, ώς δέ τά ξίφη διεκόμισαν έν κιβωτίω τινί κατακρύψαντες, τρόπω δέ συμβολαίων παρά τό συνέδριον ήγαγον, αύτίκα άναστάντες καΐ περιστάντες τον Καίσαρα κατετίτρωσκον. έπιθεμένων δέ αύτών, τά μεν πρώτα διώθει τούς έπιόντας και κατά δύναμιν ήμύνετο· έπε! δέ τόν Βρούτον γυμνώ τω ξίφει έπ' αύτόν χωροϋντα και σύν τοις πολεμίοις τεταγμένον έθεάσατο, έγκαλυψάμενος παρέδωκε παίειν τό σώμα. τρεις γούν και κ' πληγάς άναδεξάμενος άναλίσκεται.
140 cf. Posidon. FGrHist 87 F 40 1 4 8 - 1 5 5 Cass. Dio LIV 16; Plut., Brut. 17 136 δς add. Mü. in Ρ ους S 138 αυτούς Mü. αύτοΰ PS νος ... γενναία om. Ρ 145 κάσιος Ρ | ό έν τή PS ό del. Mü. κάσκασ δή Ρ 1 ος suprscr. corr. Cr.
139 οίς Mü. ους PS 143s Κάτω146 κάσκασος δή S 2 ex βάσκασος δή S
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loro gens a quel Bruto che nei tempi antichi scaccio i tiranni e fu nominato per primo console presso i Romani. Ciononostante alcuni dicono che questi fossero per linea paterna di estrazione plebea, di famiglia giunta alle magistrature piuttosto tardi: ed infatti, nessuna discendenza era soprawissuta all'antico Bruto, che aveva ucciso i suoi figli. Di contro il filosofo Posidonio afferma che i figli di Bruto morirono in giovane etä, ma un terzo piü piccolo soprawisse, dal quale discende la Stirpe fino a questi. Loro madre era invece la sorella di Catone il filosofo, zio e poi suocero di Bruto maggiore, che lo ammirava piü di ogni altro tra i Romani. Egli sposo infatti Porcia, figlia di Catone, donna casta e prudente. Oltre ai due Bruti partecipavano alia congiura Gaio Cassio, quello che aveva combattuto insieme a Crasso contro i Parti, e Servilio Casca, che si dice abbia estratto per primo la spada contro Cesare. Quando giunse il momento in cui il senato doveva riunirsi per discutere qualche affare pubblico, pure Cesare si presentö nella curia per partecipare alia seduta. Dopo aver portato le spade di nascosto in una urna per la votazione, e averle introdotte in senato come fossero delle tessere, subito questi si alzarono, circondarono Cesare e iniziarono a colpirlo. Ε mentre quelli si awentavano, Cesare tento dapprima di respingere gli aggressori e si difese per quanto possibile. Ma quando vide Bruto che avanzava contro di lui con la spada sguainata e schierato insieme ai nemici, si copri e lasciö che il suo corpo venisse colpito. Mori, dopo aver ricevuto ventitre colpi1.
1 Fr. 72 Mü„ FHG IV 564-567; cf. supra XXVII; CXXXII; Sotiroudis 1989, 106-107; Roberto, MEG 3, 2003, 254-266; Roberto, Rombarb 18, 2003-2005, 365-367
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150.2 Exc. Salm. 7744 ΓάϊοςΙούλιος Καίσαρ νέος ών έδοξε καθ' ύπνους συνουσιάζειν τή ιδία μητρί, και έν ταΐς άγέλαις αύτοϋ έτέχθη ι'ππος χηλάς έχων άντί όπλής, καΐ ούδένα έτερον άναβάτην έδέχετο, εί μή αύτόν μόνον, ώς ό Βουκέφαλος τον Άλέξανδρον. Προ δε μιας ημέρας τοϋ θανάτου αύτοϋ εδοξεν όραν ή γυνή αύτοϋ πεπτω5 κυιαν την οίκίαν αύτοϋ, και αύτόν τραυματίαν και αϊματι κατάρρυτον έμπεσεϊν τοις κόλποις αύτής. προϊόντι δε αύτω έδωκέ τις έν χάρτη την κατ' αύτοϋ έτηβουλήν· ό δε άλλο τι νομίσας είναι και διά τοϋτο μή άναγνούς, άλλα δούς τοις ύπογραφεϋσιν, έσφάγη, Όκτάβιον τον άνεψιόν αύτοϋ καταλιπών διάδοχον.
1 Cass. Dio XXXVII 52,2; cf. Const. Man. 1780-1782; Cedr. 300,4-5; Anon. Treu 29,25-26 2s Cass. Dio XXXVII 54,2; cf. Arr., Anab. IV 19,5; Diod. XVII 76,6; Const. Man. 1783-1786; Cedr. 300,2-4; Sym. Log. (Leo Gr. 54,9-11 = Th. Mel. 45,9-10) 4 - 6 Cass. Dio XLIV 17,1; cf. Plut., Cues. 65,1; Const. Man. 1825-1828; Ps. Sym. 74 v ,16-19 = Cedr. 300,10-12; Anon. Treu, 29,20-21 6 - 8 προϊόντι ... έσφάγη] Cass. Dio XLIV 18,3; cf. Sym. Log. (Leo Gr. 54,11-15 = Th. Mel. 45,10-16); cf. Const. Man. 1828-1830; Ps. Sym. 74 v ,20-23 = Cedr. 300,15-18 1 γάϊος έτη γ' ημέρας ζ' mg. V
Fragmenta e libro quinto de consulibus
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150.2
A Gaio Giulio Cesare, mentre era ancora giovane, parve in sogno di congiungersi con la madre; inoltre, nei suoi allevamenti nacque un cavallo che aveva zoccoli bovini al posto di zoccoli equini, e che non accettava altro cavaliere ad esclusione del solo Cesare, come Bucefalo con Alessandro. Prima del giorno della sua morte, a sua moglie parve di vedere la propria casa rovinare, e che quello cadesse ferito e tutto insanguinato sul suo ventre. Inoltre, un tale consegno a Cesare, che stava andando in senato, la notizia della congiura contro di lui in un papiro. Ma quello penso che si trattasse di qualcosa d'altro e per questa ragione non lo lesse; quindi, dopo averlo piuttosto affidato ai segretari, fu assassinato. Lasciö come successore suo nipote Ottavio1.
1
Fr. 73 Mü„ FHGIV 567; cf. supra LXXI; Boissevain, «Hermes» 22, 1887, 177
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Fragmenta e libris de Caesaribus 151. EI 30 (75,16-33 dB.) 'Ετών δέ τή πόλει μετά τον άνοικισμόν έννέα που προς τοις ψ' γεγονότων, έπειδή Καίσαρ άνηρέθη κατά τό βουλευτήριον, αύθις έμφύλιος άνήφθη πόλεμος, τους μεν γάρ αύθέντας τοϋ Καίσαρος, οία της κοινής ελευθερίας προστάτας, περιειπε τό συνέδριον· ö γε μην ύπατος Αντώνιος τοις άχθομένοις τή τοϋ Καί5 σαρος τελευτή προσθέμενος πιέζειν τους άνδρας καΐ καταναλίσκειν έκ παντός έπενόει τρόπου· και οϋ καθήκεν, άχρις οΰ φυγάδας τής πόλεως τούς περι τόν Βροϋτον κατέστησεν. οί μεν γάρ ύπεξήλθον δείσαντες τήν τοϋ Αντωνίου δύναμιν δημαγωγοΰντος κατ' αυτών τό πλήθος· ή δέ βουλή αρχάς τε και τιμάς τοις άνδράσι προσένειμεν, άρχειν Συρίας τε και Μακεδονίας ψηφισαμένη. ταραχθεί10 σης δέ τής πόλεως έν εαυτή, πολλά τε και έκνομα τόν Άντώνιον διαπραττόμενον, πολέμιον άνείπεν ή βουλή· έπί τε τή συλλήψει τοϋ άνδρός ήδη τής πόλεως σύν ταϊς οίκείαις δυνάμεσιν άπεληλυθότος Πάνσαν τε και "Ιρκτιον τούς ύπάτους έκπέμπει, τρίτον ήγεμόνα τούτοις έπιτάξασα τόν Όκταούιον έτι νέον οντα.
1 - 1 4 Eutr. VII 1 1 δέ uncis incl. Mü. dB.
7 ύπεξήλθον Mü. έπεξήλθον PS
12 ίρκτίον S ϊρκτιον sine spir. et acc. Ρ corr.
14 in fine huius excerpti legitur ζη' in textu PS et in mg. έν τω περί καισάρων, atramento nigro
in S qui reliquas eiusmodi annotationes rubro descriptas exhibet, ut vidit dB.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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Frammenti dai libri sugli imperatori romani 151.
Trascorsi dalla fondazione della cittä settecentonove anni, in seguito all'assassinio di Cesare in senato, di nuovo divampo la guerra civile. Infatti il senato, da parte sua, onoro gli assassini di Cesare come patroni della libertä pubblica; il console Antonio, invece, unitosi a quelli sdegnati per la morte di Cesare, intendeva perseguire e annientare in ogni modo quegli uomini; e non si diede pace, finche non riusci a scacciare esuli dalla cittä gli uomini di Bruto. Costoro si ritirarono per timore della forza di Antonio, che si guadagnava il favore della folia contro di loro. II senato, tuttavia, assegno a questi uomini comandi e incarichi, e decise che governassero Siria e Macedonia. Mentre l'Urbe era turbata al suo interno, il senato dichiarö nemico Antonio, che stava compiendo molte cose illegali, e inviö i consoli Pansa ed Irzio per catturarlo, dal momento che era giä partito da Roma con le sue truppe; e aggiunse come terzo comandante Ottaviano, che era ancora un giovane1.
1
Fr. 72 M ü „ FHG IV 564-567; cf. supra XXVII
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152. EV 20 [= Suid. Φ 567, Φολουία (IV 748 Adler; hinc Suid. Κ 1594)]
5
ιο
15
20
"Οτι Φολουία ή Αντωνίου γυνή Κικέρωνος τοϋ ρήτορος άποτεμοϋσα την κεφαλήν καΐ έπι τοίς γόνασι λαβοϋσα πολλά μεν ές αύτήν έξυβρίσαι και έμπτύσαι. τέλος δέ τό αύτής διανοίξασα στόμα έκείνου τε τήν γλώτταν έξελκύσαι και τή βελόνη τή κατά τήν κεφαλήν κατακεντήσαι. πολλά τε καΐ μιαρά προσφθεγξαμένη έπΙ τό βήμα τεθήναι προσέταξεν, ϊν' οθεν κατ' αύτής δημηγορών ήκούετο, έκειθεν και όρώτο. οΰτοί γε μόνοι έσώθησαν τότε, παρ' ών γε πλείονα έλαβον ήπερ τελευτησάντων εύρεϊν ήλπισαν. και "ίνα μή κεναι έν τοις λευκώμασι των ανδρών αί χώραι ώσιν, έτέρους αντέγραψαν ο τε Καίσαρ και Λέπιδος καΐ Αντώνιος, τοιαϋτα μεν περι τάς σφαγάς, πολλά δέ κα'ι περί τάς τών άλλων ούσίας συνέβαινεν. καίτοι ταϊς τε γυναιξί τών άναιρουμένων τάς προίκας και τοις τέκνοις τό δέκατον τής ούσίας μέρος παρεΐχεν ό Καίσαρ, έπορθεΐτο γοϋν πάντα άδεώς. τών μεν γάρ ένοικίων οί κτήτορες άφηροϋντο , τών δέ προσόδων τό ήμισυ, καΐ πρός γε τους στρατιώτας άπέτρεφον προίκα, δεκάτας τε αύθις είσφέρειν τών προσόδων έπιτραπέντες μόλις αύτοι δέκατον έκαρποϋντο μέρος, αύξήσεως γάρ τών τελών πολλής γενομένης, και πρός ανάγκης ές τό ναυτικόν άπαιτούμενοι παΐδας, έστιν οτε και ώνούμενοι έδίδοσαν. τάς τε όδούς οίκείοις δαπανήμασιν έπεσκεύαζον. μόνοι δέ οί τά όπλα έχοντες έπλούτουν. οί μεν γάρ τάς ουσίας τών τελευτησάντων ολας και ήτουν καΐ έλάμβανον, οί δέ καΐ ές τά τών ζώντων έτι γερόντων τε και άτέκνων γένη έσεβιάζοντο. ές τοσοϋτον γάρ άπληστίας και άναισχυντίας έχώρησαν, ώστε τινά και τήν τής Άττίας τής τοϋ Καίσαρος μητρός άποθανούσης τότε και δημοσία ταφή τιμηθείσης παρ' αύτοϋ τοϋ Καίσαρος αίτήσαι. ταϋτα οί τρεις άνδρες έποίουν Καίσαρ καΐ Λέπιδος και Αντώνιος.
1 - 9 Cass. Dio. XLVII 8,3-5 17,4-6
9 - 1 3 Cass. Dio. XLVII 14,1-3
13-22 Cass. Dio. XLVII 16,4-5;
1 - 6 vd. etiam Suid. Φ 567: Φολουία. Αντωνίου γυνή. αΰτη κτλ. 2 έμπτϋσαι EV corr. Va. 3 αϋτής Suid. Α εαυτής EV Suid. GM έξ εαυτής Suid. V 6 όρψτο Suid. (cf. Cass. Dion. XLVII 8,3) όρατο EVcort. Mü. 7 ήπερ Va. corr. ex εΐπερ EV 8 καίσαρ EV corr. Mü. et infra 23 11 παρήχεν EV corr. Va. 12 τό ολον add. ante άφηροϋντο Mü. e Cass. Dione XLVII 14,2 post άφηροϋντο recte BW. 13 άπέστρεφον EV corr. Va. 15 ές τό Va. corr. ex έστον EV 16 έ δ ί δ ω σ α ν Ε ν α ι π · . Va. 20 Άττίας Va. pro αιτίας EV 22 οϋσίαν add. Va. e Cass. Dione XLVII 17,6 I ταϋτα £V(cf. Cass. Dion. I.e.) τοιαϋτα Va.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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152.
Fulvia, moglie di Antonio, dopo aver fatto tagliare la testa dell'oratore Cicerone e averla posta sulle ginocchia, lanciava ingiurie e sputava contro di quella. Alia fine ne apri la bocca, tiro fuori la lingua di quello e si mise a trapassarla con lo spillone che portava in testa. Ε dopo molte e ripugnanti parole, ordino che fosse posta sui rostri, perche fosse veduta nel luogo da dove Cicerone era stato udito parlare contro di lei. In veritä, salvarono la propria vita in quel periodo solo quelli dai quali costoro ottenevano piü denaro da vivi, di quanto sperassero di trovarne dopo la loro morte. Ε affinche non vi fossero spazi vuoti nelle tavole di proscrizione, Cesare, Lepido e Antonio ne inserirono altri. Tali cose awennero riguardo alle stragi, ma molte ne successero pure riguardo ai patrimoni degli altri cittadini non proscritti. Ε sebbene Cesare avesse concesso alle vedove degli uccisi la dote e ai figli la decima parte del patrimonio, in realtä, tutto veniva impunemente depredato. I proprietari, infatti, venivano privati dell'intero affitto proveniente dagli immobili, e della metä delle entrate provenienti dalla terra. Ε inoltre essi prowedevano a vettovagliare gratuitamente i soldati. Costretti di nuovo a versare la decima parte delle entrate, a stento riuscivano essi stessi a conservare una decima parte del loro patrimonio. Infatti, pure a seguito di un grande aumento delle contribuzioni, venne loro imposto di fornire schiavi per la flotta, e vi furono alcuni che Ii consegnarono dopo averli comprati. Inoltre riparavano le strade a proprie spese. Solo coloro che portavano le armi s'arricchivano. Gli uni, infatti, chiedevano e ottenevano gli interi patrimoni dei morti; gli altri si intromettevano negli affari delle famiglie di quanti, pur ancora vivi, erano vecchi e senza figli. Giunsero costoro a un tal livello di insaziabilitä e sfrenatezza, che un tale arrivo a chiedere alio stesso Cesare il patrimonio di sua madre Azia, allora defunta e onorata con pubblica sepoltura. Queste cose facevano i triumviri Cesare, Lepido e Antonio1.
1
Fr. 75 Mü., FHGIV 567-568
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153. EI 31 Ό τ ι μετά τό άνελειν Βροϋτον και Κάσσιον τους αύθέντας Καίσαρος τον Αϋγουστον και διαλαχεΐν κλήρω την αρχήν, Αντώνιος ό ϋπατος πόλεμον έγνω κινεΐν κατά τήν'Ιταλίαν έμφύλιον. ήν δέ ούτος αδελφός Μάρκου Αντωνίου, τοϋ συν Καίσαρι Βρούτω και Κασσίω συμπολεμήσαντος. ού πολλω γε μην χρόνω έν Πε5 ρουσίω πόλει Τυρρηνική σφόδρα των άναγκαίων ένδεια πιεσθείς ήλω μεν, ού μην άνηρέθη, άλλ' έξηλάθη της 'Ρώμης προς τοϋ Καίσαρος σύν τη γαμέτη τοϋ Αντωνίου Φολουία· οϋς ό Καίσαρ ήλασεν ώς νεωτεροποιούς καΐ πολυπράγμονας.
1 - 6 Eutr. VII 3,4 6 - 8 Cass. Dio XLVIII 14,3 1 Καίσαρος S καίσαραν Ρ 4s Περουσία Mü. 5 ήλω μέν S ού μεν Ρ
154. EV 21 = Suid. Π 2025, Πομπήιος (IV 169-170 Adler; hinc Τ 106 et Σ 1056) Ό τ ι μετά τάς σπονδάς φασι δειπνεΐν παρά τω Πομπηΐω τω παιδί Πομπηίου τόν τε Καίσαρα Ίούλιον και Άντώνιον έν τή στρατηγίδι νηΐ παρασκευασαμένω τό δεΐπνον. τούτο γάρ εφη αύτω μόνον καταλελεΐφθαι πατρωον οικον. ήδη δέ ένδον όντων και τής συνουσίας άκμαζούσης Μηνάν τόν πειρατήν, τά πλείστου 5 άξια τω Πομπηίω ύπηρετούντα, και τότε προσελθεΐν τε αύτω ήσυχη καί- «βούλει», φάναι, «τάς άγκύρας τής νηός ύποτεμών ποιήσω σε μή Σικελίας και Σαρδώνος, άλλά τής'Ρωμαίων ήγεμονίας κύριον;»· τόν δέ Πομπήιον άποκρίνασθαι· «έδει σε, ώ Μηνά, τούτο πεποιηκέναι μή προειπόντα έμοί τήν έπιχείρησιν. νύν δέ ού προς ήμών έπιορκεΐν· τά παρόντα στέργωμεν».
1 - 9 Cass. Dio XLVIII 38; Plut., Ant. 32,4-7 Is Πομπήιος, 'Ρωμαίων στρατηγός· περί ού φασιν οτι μετά τάς σπονδάς δειπνεΐν τόν Καίσαρα καί Άντώνιον παρά Πομπηΐψ τ φ παίδι Πομπηίου έν τη στρατηγίδι κτλ. Suid. 3 τοϋτο EV Suid. Ε τούτον Suid. AGFVM | μόνον αύτω Suid. 5 τε om. Suid. 5s βούλη Va. 6 νηώς Suid. G Mü. 7 δέ om. EV 9 ού πρός ήμών γάρ έπιορκεΐν Suid. \ στέργομεν EV corr. Va.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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153.
Dopo l'uccisione di Bruto e Cassio, assassini di Cesare, da parte di Augusto e la divisione a sorte del potere, il console Antonio decise di scatenare una guerra 41 civile in Italia. Era questi fratello di Marco Antonio, quello che insieme a Cesare a.c. aveva combattuto Bruto e Cassio. Non molto tempo dopo, in veritä, duramente oppresso dalla penuria di viveri, venne catturato a Perugia, cittä etrusca, ma non fu ucciso; fu pero scacciato da Roma per ordine di Cesare, insieme a Fulvia, moglie di Antonio; Cesare li bandi in quanto autori di sommosse e intrighi1.
154.
Dopo gli accordi dicono che Cesare e Antonio banchettarono presso Pompeo, figlio di Pompeo, che aveva fatto preparare il banchetto sulla nave ammiraglia. Diceva, infatti, che questa sola cosa gli era rimasta del patrimonio paterno. Quando giä erano all'interno e nel pieno del banchetto, allora Mena il pirata, servitore di grandissimo valore di Pompeo, gli si awicinö in tutta tranquillitä e gli disse: «Vuoi che, tolte le ancore della nave, ti faccia padrone non di Sicilia e Sardegna, ma di tutto l'impero dei Romani?». Ε Pompeo rispose: «Ο Mena, bisognava che tu avessi fatto ciö senza awisarmi in anticipo dell'azione. Ora non posso essere spergiuro: accontentiamoci della situazione»2.
1 2
Fr. 76 Mü„ FHGIV 568 Fr. 77 Mii., FHG IV 568; Sotiroudis 1989, 107-108
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Ioannes Antiochenus
155. Exc. Salm. II 45
'Ημέρας μιας itpö τοϋ τεχθήναι τοϋτον, εΐδεν ή μήτηρ αύτοϋ, ώς τα σπλάγχνα αυτής έξαρπαγέντα εις ούρανόν έφέρετο· και έν τή νυκτΐ ή έγεννήθη εΐδεν ό πατήρ αύτοϋ οτι έκ των κόλπων της αύτοϋ γυναικός άνέτειλεν ό ήλιος. Νιγίδιος δέ τις βουλευτής αστρολόγος, βραδύτερον προελθόντος τοϋ πατρός αύτοϋ, ή ρώτησε τήν αίτίαν, ό δέ έφη υίόν αύτώ τεχθήναι· κάκεΐνος· «Ώ τΐ έποίησας; δεσπότην ήμίν έγέννησας» άνεβόησε. τρεφομένου δέ τοϋ παιδός έν άγρώ, άετός καταπτάς άρτον έκ των χειρών αύτοϋ άφείλετο, καΐ έπανελθών πάλιν αύτόν εις τάς χείρας αύτοϋ άπέθετο. έν παισι δέ τελούντα είδε καθ' ύπνους αύτόν Κικέρων χρυσή άλύσει δεδεμένον και μάστιγα κρατούντα έν τώ Καπιτωλίω χαλασθήναι ούρανόθεν. Έν δή τω μέλλειν αύτόν τελευταν, κεραυνός έμπεσών εις τήν εικόνα αύτοϋ τό πρώτον γράμμα τοϋ ονόματος αύτοϋ ήφάνισε καΐ προεϊπον οί μάντεις οτι άποθανεΐται.
I - 6 Cass. Dio XLV 1,3-5; cf. Const. Man. 1838-1850; Anon. Treu 29,28 - 30,4; Ps. Sym. 74 v ,28-34 = Cedr. 301,1-7; Sym. Log. (Leo Gr. 55,1-2 = Ps. Th. Mel. 45,19-21) 6 - 1 0 Cass. Dio XLV 2,1-2; cf. Const. Man. 1851-1857; Anon. Treu 30,8-13; Ps. Sym. 74 v ,34-38 = Cedr. 301,7-12 I I - 1 3 Cass. Dio LVI 29,4; cf. Sym. Log. (Leo Gr. 57,12-14 = Ps. Th. Mel. 46,34 - 47,1); Ps. Sym. 74 v ,34 - 75 r ,l = Cedr. 301,7-12 1 όκτάβιος έτη νζ' ημέρας β' mg. V | πρό ημέρας μιας VD corr. Mü. 8 τελούντος VD corr. Mü.
156. Exc. Salm. II 46
Τούτου ποτέ δικάζοντος, καΐ πολλών θάνατον καταψηφισαμένου, Μηκήνας τις άνήρ σοφός άγαπώμενος ύπ' αύτοϋ, μή δυνάμενος έντυχεϊν αύτώ δια τό πλήθος, έγραψεν έν χάρτη· «άνάστηθι, δήμιε», καΐ σημηνάμενος έρριψεν έν τώ κολ-
1 - 4 Cass. Dio LV 7,2; cf. Const. Man. 1861-1870; Sym. Log. (Leo. Gr. 55,22 - 56,4 = Ps. Th. Mel. 46,4-8); Ps. Sym. 75r, 6-10 = Cedr. 301,20 - 302,2; Zon. X 35 1 μηκίνας VD corr. Mü.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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155.
II giorno prima del parto, sua madre vide in sogno che le sue viscere, recise, erano sollevate in cielo. Ε nella notte in cui fu partorito, suo padre vide che il sole si levava dal grembo di sua moglie. Inoltre, Nigidio Figulo, senatore e astrologo, poiche suo padre era giunto con qualche ritardo, ne chiese il motivo; e quello rispose che gli era nato un figlio. Nigidio allora esclamo: «Cosa hai fatto? Hai generate il nostra padrone». Ε mentre il bambino veniva cresciuto in campagna, un aquila piombo dall'alto e gli rubo dalle mani un pezzo di pane, ma poi torno indietro e di nuovo lo depose nelle sue mani. Quando ancora era adolescente, Cicerone lo vide in sogno, mentre legato con una catena d'oro e con in mano una verga veniva calato dal cielo in Campidoglio. Nell'imminenza della sua morte, un fulmine si abbatte sopra una sua statua e fece scomparire la prima lettera del suo nome. Gli indovini predissero che sarebbe morto 1 .
156.
Un giorno, mentre Cesare si trovava ad amministrare la giustizia e stava decidendo la morte di molti, Mecenate, uomo saggio e a lui molto caro, non potendo raggiungerlo a causa della folia scrisse sopra una tavoletta: «Alzati, boia». Ε
1
Fr. 78,1 Mü., FHGIV 568
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Ioannes Antiochenus
πω αύτοϋ. όπερ άναγνούς έκεινος ανέστη και έκέλευσεν άργήσαι τα κριθέντα. Τινός ποτε των συστρατευσαμένων αύτω δεηθέντος της εις τό βουλευτήριον αύτοϋ παρουσίας, εΐπεν αύτός μεν άσχολεισθαι, έπιτρέψαι δέ τινι των φίλων παραγενέσθαι καΐ την χρείαν πληρώσαι· και ος όργισθείς έφη· «έγώ μεν τοι οσάκις της έμής έπικουρίας έδεήθης, ούκ άλλον άντ' έμοϋ έπεμψα», έρυθριάσας ούν ό Καίσαρ καΐ συναπήλθε κα'ι συνέπραξε.
5 - 9 Cass. Dio LV 4,2; cf. Ps. Sym. 75 r , 10-15 = Cedr. 302,2 - 302,15; Sym. Log. (Leo. Gr. 56,4-10 = Ps. Th. Mel. 46,9-14)
157. Exc. Salm. II47 Μανιώδης δέ ήν περί τάς αλλότριας γυναίκας, ώς καΐ τους άνδρας αύτών εξυπηρετείν τω μιάσματι. ήνίκα γαρ ήρχετό τις των βουλευτών προς αυτόν ώραίαν έχων γυναίκα, έπεμπε προς αύτόν τόν οίκείον δακτύλιον και ήξίου έμβαλεΐν την γαμετήν έν καταστέγω φορείω, και κατασημηνάμενον αύθις τόν δακτύλιον άντιπέμψαι· καΐ οϋτως δεχόμενος την γυναίκα έν τω φορείω άσελγαίνων έσφράγιζε και άνταπέστελλε. ποτέ γοΰν έκέλευσέ τινι τήν όμευνέτιν αύτω πέμψαι. ό δέ μή δυνάμενος άντειπεϊν άπωδύρετο. έπιστάς δέ ό Αθηνόδωρος ό Άλεξανδρεύς, δν ώς σοφόν άει σύνοικον και διδάσκαλον είχεν ό Καίσαρ, και τήν αίτίαν μαθών έαυτόν ητησεν έμβαλεΐν τω φορείω, καΐ κατασημηνάμενον άποστεϊλαι γυμνόν ξίφος έπιφερόμενον. άπαχθέντος δέ, δοκών ό Καίσαρ τήν τοϋ συγκλη-
1 - 1 6 cf. Ps. Sym. 75 r ,17-32 = Cedr. 302,16 - 303,11 7 - 1 6 Cass. Dio LVI 43 (= Zos. I 6; Zon. X 38); cf. Const. Man. 1871-1896; Sym. Log. (Leo. Gr. 56,10-15 = Ps. Th. Mel. 46,14-18) 4 τώ καταστέγω Mü. 8 έσχεν Mü.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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dopo aver posto il suo sigillo la getto in grembo a quello. Questi la lesse e ordino di sospendere l'esecuzione delle sentenze. Un giorno, uno dei suoi compagni d'armi gli domando la presenza in senate»; quello rispose d'essere impegnato, ma che avrebbe incaricato qualcuno dei suoi amici di essere presente e di occuparsi della faccenda. Allora il soldato indignato esclamo: «Ogni volta che tu hai chiesto il mio aiuto, io non ho inviato altri al posto mio». Rosso di vergogna, Cesare ando insieme a lui e gli presto aiuto1.
157.
Rispetto alle donne degli altri si comportava come spinto da una furia, al punto che i loro mariti erano perfino costretti a collaborare all'oltraggio. Quando infatti qualche senatore andava da lui con una bella moglie, Cesare inviava a quello il proprio anello e pretendeva che questi mettesse la moglie in una lettiga coperta, e di nuovo rinviasse l'anello dopo aver impresso il sigillo. Ε cosi accoglieva la donna nella lettiga, ne traeva piacere, apponeva di nuovo il sigillo e la rimandava indietro. Una volta, dunque, Cesare ordino ad un tale di inviargli sua moglie. Ε questi, non potendo opporsi, si lamentava grandemente. Sopraggiunse Atenodoro di Alessandria, che Cesare considerava come sapiente compagno e maestro, e, conosciuta la causa, chiese di potersi mettere nella lettiga e, dopo averla sigillata, di inviarlo solo con una spada. Al suo arrivo, poiche pensava che
1
Fr. 78,5 Mü„ FHG IV 569; DiMaio, «Byzantion» 50, 1980, 176-177
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τικοΰ είναι γυναίκα, κλείσας τάς θύρας άνέωξε τό φορειον και έξέθορε ξιφήρης ό Αθηνόδωρος και πάνυ τον Καίσαρα κατέπληξε· δεδιότα δέ αυτόν άνακτησάμενος εκείνος τοις μεγίστοις ορκοις κατέδησε μηδέποτ' άλλοτε τοϋτο πράξαι. öv τοσούτον ύπερηγάπησεν, ώστε την σύγκλητον συναγαγών και πολλά τόν Άθηνόδωρον έγκωμιάσας και τοϋτο προσέθηκεν, ώς κακόν βίον έσχηκώς ύπό Αθηνοδώρου έπηνωρθώθη. Ούτος ό φιλόσοφος ήξίου τόν Καίσαρα συγχωρήσαι αύτω εις την πατρίδα έπανελθεΐν. και μόλις πείσας, άσπαζόμενος αύτόν, έπικύψας πρός τό ούς παρεκάλει ϊνα, οσάκις όργισθη, μη πρότερον κελεύση τό πρακτέον, πριν άν καθ' εαυτόν άριθμήση τά κδ' γράμματα· ηδει γάρ αύτού τό όξύθυμον καΐ εύμετάβλητον. ό δέ Καίσαρ άσπαζόμενος έφη· «εύγε ύπέμνησάς με ώς άτελής ειμί και οϋ συγχωρήσω σοι της ένεγκαμένης τέως έπιβήναι».
1 7 - 2 2 cf. Plut., Apophteg. Rom. 207c (II 297 Bern.); Cass. Dio LH 37; Const. Man. 1897-1910; Sym. Log. (Leo. Gr. 56,15 - 57,1 = Ps. Th. Mel. 46,18-25); Ps. Sym. 75 r ,33 - 75v,3 = Cedr. 303,11-20 22 τέως της ένεγκαμένης Mü.
158. Exc. Salm. II 48
Παρεγγύησεν ό Καίσαρ ϊνα έν τή τελευτη αύτού κροτήσωσι και γελάσωσιν, ώς έπι μίμου τελευτη, δηλονότι άποσκώπτων εις τόν άνθρώπινον βίον.
Is Cass. Dio LVI 30,4; cf. Const. Man. 1921-1925; Sym. Log. (Leo. Gr. 57,17-20 = Th. Mel. 47,5-6); Ps. Sym. 7 6 M - 4 = Cedr. 321,6-10
Fragmenta e libris de Caesaribus
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fosse la moglie del senatore, Cesare chiuse le porte e apri la lettiga; Atenodoro usci con la spada in pugno e spavento Cesare moltissimo. Mentre tentava di rianimare quello, che era impaurito, egli giuro solennemente che mai avrebbe rifatto cio. Cesare a tal punto lo apprezzo che, radunato il senato, lo elogio grandemente e aggiunse anche questa cosa, che dopo aver vissuto una vita malvagia era stato riscattato da Atenodoro1. Questo filosofo chiedeva che Cesare gli consentisse di far ritorno in patria. Dopo averlo convinto con difficoltä, al momento dei saluti, si chino verso il suo orecchio e lo esorto, ogni qual volta si fosse adirato, a non dare ordini, se non avesse prima contato le 24 lettere tra se. Conosceva, infatti, il suo umore acerbo e la volubilitä della sua indole. Cesare nel salutarlo gli disse: «Bravo, mi hai ricordato che sono imperfetto, e dunque non ti concedero per un po' di tempo di tornare in patria»2.
158.
Cesare raccomandö che alia sua morte si applaudisse e si ridesse, come alia morte di un mimo, facendosi evidentemente beffe della vita umana 3 .
1 2 3
Fr. 78, 6 Mü., FHG IV 569 Fr. 78, 7 Mü., FHG IV 569 Fr. 78,7 Mii., FHG IV 569
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159. 159.1 EV 22 (176,10 - 178,2 BW) [« Suid. Τ 552, Τιβέριος (IV 545,23 - 546,3 Adler)] Ό τ ι Τιβέριος ό βασιλεύς 'Ρωμαίων ίδιωτάτη φύσει έκέχρητο· ούτε γαρ ων έπεθύμει προσεποιείτό τι και ών έλεγεν οϋδέν ώς ειπείν έβούλετο· άλλα έναντιωτάτους τή προαιρέσει τούς λογισμούς ποιούμενος παν ö έπόθει ήρνειτο καΐ πάν ö έμίσει προετίθετο. τοιούτος δή τις ών τούς άρχοντας ους ύπέρ τό διατεταγμέ5 νον λαμβάνοντας εϋρισκεν ή και τ ω δημοσίω εισφέροντας έκόλαζε λέγων· «κείρεσθαί μου τά πρόβατα, άλλ' ούκ ξυράσθαι βούλομαι». ούτω τε ές π ά ν τ α 'ίσος και ομοιος ήν, ώστε όρχηστήν τινα τού δήμου έλευθερωθήναί ποτε βουληθέντος μή πρότερον συνεπαινέσαι, πρίν τον δεσπότην αύτού πεισθήναι και την τιμήν λαβείν, τοις γε έταίροις ώς και έν ιδιωτεία συνήν, δικαζομένοις συναγωνι10 ζόμενος και θύουσι συνεορτάζων, νοσούντάς τε έπισκεπτόμενος, μηδεμίαν φρουράν επαγόμενος, άλλα και δόγμα προέθηκεν, ώστε μήτε αύτόν μήθ' έτερον τινα σηρική έσθήτι χράσθαι, τόν τε χρύσεον όλον κόσμον γυναιξί μόναις έπιτρέψας, π ο λ λ ά δε και εις έπανορθώσεις τών πόλεων δαπανήσας. τών τε 'Ιουδαίων π ο λ λ ώ ν ές τήν 'Ρώμην συνελθόντων και συχνούς τών έπιχωρίων ές τά 15 σφέτερα έθη μεθιστάντων, τούς πλείονας έξήλασε. Τοιούτος ούν τις ών αιφνιδίως εις τήν χείρονα γνώμην μετεβλήθη, ώστε αυτόν και παραφρονεΐν νομισθήναι και ύπό τίνος έλαύνεσθαι δαιμονίου, πολλού τε πάθους αϊτιος τοις 'Ρωμαίοις έγένετο, κοινή τε και ιδία προσαναλίσκων τούς άνδρας, έδοξε γ ά ρ αύτώ τάς τών κυνηγίων θέας τής πόλεως άπελάσαι. και διά 20 τ ο ϋ τ ό τίνες έξω ταύτας τελεϊν πειραθέντες αύτοίς συνδιεφθάρησαν τοις θεάτροις εκ τίνων σανίδων είργασμένοις. ό αύτός τάς τών έπισήμων άνδρών
1 - 4 Cass. Dio LVII 1,1 4 - 6 Cass. Dio LVII 10,5; cf. Suet., Tib. 32; Oros. VII 4,4; Const. Man. 1964-1970 6 - 1 1 Cass. Dio LVII 11,6-7; cf. Const. Man. 1940-1943 1 1 - 1 3 Cass. Dio LVII 15,1; 17,8 1 3 - 1 5 Cass. Dio LVII 18,5a; cf. Tac., Ann. II 85 16-21 Cass. Dio LVII 1,1»; cf. Tac., Ann. IV 62; Suet., Tib. 40; Georg. Mon. 322,11-18; Cedr. 337,22 - 338,6; Const. Man. 1935-1939 1 - 1 7 eadem leguntur etiam apud Suid. Τ 552 ( IV 545,23 - 546,1 Adler); Τιβέριος, βασιλεύς 'Ρωμαίων, ούτος ίδιωτάτη κτλ. 2 ούδέν ώς Va. e Cass. Dione LVII 1,1 ούδενός EVSuid. AV ούδέν GMw ούδενΐ Μ | άλλ' Suid. Va. 3 λόγους Mü. e Cass. Dione I.e. 4 προετίθετο Mü. προσετίθετο EV Suid. προετείνετο Cass. Dio I.e. 4s τοιούτος ... έκόλαζε] τούς περισσά έπαίροντας άρχοντας έκόλαζε κτλ. Suid. 4s διατό ύπερ (s. acc.) τε ταγμένον £ V corr. Va. 5 τά δημόσια σφετερίζοντας Va. 6 ξυράσθαι Suid. (cf. Const. Man. 1970) άποξυράσθαιEV 6s ούτω ... ήν] οΰτω δέ ήνϊσος Suid. 7 τού δήμου om. Suid. | ποτέ έλευθερωθήναί Suid. 7 βουληθέντος Va. e Cass. Dione LVII 11,6 βουληθέντα EV Suid. 9 - 1 6 τοις ... ών] τοΤς γάρ έταίροις έν ιδιωτεία ήν και συνηγωνίζετο, φρουράν μή έπαγόμενος. και παρήγειλε σηρική έσθήτι μή χρήσθαί τινα brevius Suid. 12 χρήσθαι Mü. 16 αιφνιδίως δέ Suid. μετετέθη Suid. 16s αύτόν και om. Suid.
Fragmenta e libris de Caesaribus
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159. 159.1
Tiberio, imperatore dei Romani, aveva una sua natura particolare. Dissimulava infatti riguardo alle cose che voleva, e nulla gli importava, per cosi dire, delle cose di cui parlava. Ma anzi, facendo ragionamenti assolutamente contrari alia sua intenzione, pareva negare tutto quello che bramava, e preferire quello che disprezzava. Essendo tale di carattere, egli puniva i magistrati che scopriva a riscuotere, ο anche a versare a vantaggio del pubblico erario, piü di quanto previsto con queste parole: «Voglio che le mie pecore siano tosate, non scorticate». Agiva in ogni cosa con tale equitä e imparzialitä che una volta, alia richiesta del popolo che voleva fosse liberato un attore mimo, egli non diede il suo assenso, prima che il suo padrone fosse stato convinto e avesse ricevuto il prezzo del riscatto. Manteneva i rapporti con i suoi amici come nella vita da privato cittadino: sosteneva quelli che si trovavano in giudizio, concelebrava in occasione di cerimonie religiose, visitava gli ammalati senza condurre alcuna scorta. Ed anzi decreto che ne lui in persona, ne altri portassero vesti di seta, concedendo alle sole donne ornamenti d'oro; d'altra parte, spese molto per il restauro delle cittä. Scaccio pure la maggior parte dei molti Ebrei che erano venuti a Roma e che avevano convertito numerosi Romani ai loro culti1. Dotato, dunque, di tale natura, Tiberio muto improwisamente in peggio, al punto che si credette fosse impazzito e spinto da qualche demone. Si rese responsable di grandi sofferenze per i Romani, e consumo vite umane non solo per l'interesse comune, ma anche per quello personale. Per esempio, decise di bandire gli spettacoli di caccia dalla cittä. A motivo di questa legge alcuni, che cercavano di far svolgere gli spettacoli fuori cittä, perirono negli stessi teatri, costruiti con travi di legno. Oltraggiava le mogli dei nobili, e veniva a sapere da
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Valvo 1988,138 n. 4
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ένυβρίζων γυναίκας άπαντα δι' αύτών τα κοινά κατεμάνθανε, καΐ πρός γε συνεργούς αύτάς των μιαρών πράξεων, ώς και γαμηθησομένας, έποιεϊτο. έπι τούτοις τε Μουκίαν και τον ταύτης άνδρα άμα δυσΐ θυγατράσιν άνειλεν διά την 25 πρός την αύτοϋ μητέρα φιλίαν. Σεϊανόν τε άνδρα υπ' αύτοϋ τε και της βουλής έπΙ τοις μεγάλοις άξιώμασι προαχθέντα, αυτοκράτορα τε ψηφισθέντα, παρά τάς άπάντων ελπίδας διέφθειρεν. öv γάρ αύτός και παϊδα και διάδοχον έπεκάλει, τούτον έλκεσθαι διά της αγοράς παρεσκευάκει· και öv άπαντες οί της βουλής έδορυφόρουν, τούτον έκ τοΰ συνεδρίου έπι τό δεσμωτήριον άπήγαγον, άντι 30 στεφάνου δεσμά καΐ άντι άλουργίδος τριβώνιον περιθέντες, ώς καΐ διά τούτου αύθις την άνθρωπείαν άσθένειαν κατιδεΐν. Σεϊανός μεν δη μέγιστον των προ αύτοϋ δυνηθείς τοιούτον εσχε τέλος, φίλοι δε αύτοϋ κα'ι συγγενείς άδίκως διεφθείροντο, ώς τοσούτον έκλεϊψαι την σύγκλητον, ώστε μηδέ εις τάς κατ' έθος άρχαιρεσίας διαρκεΐν. παρακαλούμενός τέ ποτε ύπό τών φίλων τοΰτο δη τό άρ35 χαϊον έφθέγξατο· «έμοϋ θανόντος γαία μιχθήτω πυρί». πολλάκις δέ και τόν Πρίαμον έμακάρισεν, οτι μετά τής πατρίδος άπώλετο καΐ τής βασιλείας.
22s Cass. Dio LVIII 4,8 10,8 - 11,1; 14,1
2 3 - 2 5 Cass. Dio LVIII 4,7; cf. Tac., Ann. IV 12
3 4 - 3 6 Cass. Dio. LVIII 23,4
2 5 - 3 2 Cass. Dio LVIII
35 cf. Nauck, TrGF, Adesp. 513; Suet., Tib. 67;
Suet., Nero 38 3 4 - 3 6 vd. eadem etiam apud Suid. Τ 552 (IV 546,1-3 Adler) 22 άνυβρίζων JSVcorr. Mü. Va.
24 Μουκίαν] Μουτίλιαν Boiss. e Cass. Dione LVIII 4,7
30 στέφανου EVcorr. Va.
Va.e Cass. Dione LVIII 11,1 δέ Suid.
33 κατ' εθος BW. κ α τ έ θ ο ς Ε Υ κ α τ ' έτος vulgo post Va.
35 πολλάκις δέ om. Suid.
27 έκάλει
31 αύθις ... κατιδεΐν] αν τις την άνθρωπείαν άσθένειαν κατεΐδε 3 4 δή EV
36 έμακάριζεν Suid. | κα'ι τής βασιλείας άπώλετο Suid.
159.2 Suid. Τ 551, Τιβέριος (IV 545 Adler; hinc Κ 1201) [= EV 22 (178,2-4 BW.)] έμπλήκτως καΐ άνοήτως την άρχήν δίωκήσατο, φοβερά μέν ώμότητι, μυσαρά δέ καΐ άθέσμω πλεονεξία, αίσχρςί τε ήδυπαθεία χρησάμενος. στρατιάν μέν γάρ άπασαν αυτός ήρνήσατο, διά δέ τών ύποστρατήγων γλίσχρως και ραθύμως τοις έναντίοις προσπολεμών. κακοήθης δέ 5 ών έστιν οϋς τών συμμάχων βασιλέων τών οικείων άρχών άπάτη μετελθών Τιβέριος, Οκτάβιου υιός, βασιλεύς'Ρωμαίων,
1 - 1 1 Eutr. VII 11,1
1 - 3 cf. Georg. Mon. 322,18 - 323,1; Cedr. 338,6-13
5 - 1 0 cf. Tac., Ann. II 47;
Suet., Tib. 37,4; Cass. Dio LVII 17,3; Eus.-Hier., chron. 172c; Io. Mal. X 10 1 - 3 έμπλήκτως ... χρησάμενος] haec brevius in EV 22: οϋτω τοίνυν την άρχήν διψκήσατο, κτλ. 2 και άθέσμψ om. £ V 2 2
Fragmenta e libris de Caesaribus
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loro tutte le cose condivise con i coniugi; ed anzi le rendeva complici di turpi imprese con promesse di matrimonio. Uccise inoltre Mutilia, suo marito e due figliolette per la loro amicizia verso sua madre. E, oltre le aspettative di tutti, elimino pure Seiano, che era stato innalzato da lui e dal senato ai piü alti onori e proclamato imperator. Questi, che lui aveva chiamato figlio e successore, fu trascinato per suo comando attraverso il foro; questi, al quale tutti quanti i senatori avevano fatto da scorta, fu condotto dal senato al carcere, dopo che gli stessi senatori gli ebbero imposto una catena invece d'una corona, un vile sacco invece della porpora, cosicche pure attraverso costui fosse di nuovo evidente l'umana fragilitä. Seiano, che era stato il piü potente tra quelli prima di lui, subi questa fine. Ma ingiustamente furono uccisi pure i suoi amici e i suoi familiari, tanto che il senato perse a tal punto consistenza da non poter assolvere alle elezioni secondo la consuetudine. Un giorno, alia domanda di alcuni amici, Tiberio rispose citando l'antico verso: «Alia mia morte la terra si mescoli al fuoco», e spesso chiamava Priamo felice, perche era perito insieme con la patria e con il regno 1 .
159.2
governo l'impero sconsideratamente e senza senno, con spaventosa crudeltä, con abominevole ed iniqua aviditä, con turpe mollezza. Ed in veritä, rifiutava di partecipare di persona ad ogni spedizione; piuttosto, per mezzo dei suoi comandanti affrontava gli awersari in modo meschino e con noncuranza. Poiche era un uomo malvagio, vi furono taluni re alleati che egli con l'inganno privo dei loro regni. Tra questi v'era Archelao re Tiberio, figlio di Ottavio, imperatore dei Romani,
1
Fr. 79 Mü., FHGIV 570
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Ioannes Antiochenus
άφείλετο· ών Αρχέλαος ήν ό Καππαδόκων βασιλεύς, δν ήπίοις και θεραπευτικοΐς καλέσας ώς έαυτόν λόγοις, ούκέτι προς την οίκείαν άπονοστήσαι συνεχώρησεν, άλλ' έπαρχίαν την Καππαδοκίαν άπέφηνε καΐ την μεγίστη ν των τήδε πόλεων Μάζακα έμπροσθεν ϋπό των έποικων όνομαζομένην, άφ' έαυτοϋ φέιο ρειν την προσηγορίαν έπέταξεν- ήπερ δη καθ' ήμάς Καίσαρος έστιν έπώνυμος. ές γήρας δε όμως μακρόν προελθών θνήσκει.
159.3 EV 22 (178,4-5 BW.) Κα! στρατεύσας κατά Περσών έπι συνθήκαις ύπέστρεψεν.
1 cf. Ιο. Mal. Χ 7
160. ΕΙ 32 Ότι Ηρώδης, ό τόν Πρόδρομον άποκεφαλίσας, γενόμενος έμπληθής έκρίνετο μήνας η', καΐ κατά τόν αύτοϋ κοιτώνα άνηρέθη ξίφει, συνειδυίας, ώς φασι, και τής γυναικός αύτοϋ.
1 - 3 cf. Ιο. Mal. Χ 13; Mt 14,1-12; Mc 6,17-29; Lc 3,19; Eus., h.e. II 4,1,1; Sync. 402,6-9 2 συνειδύας PS corr. Mü.
161.
EI 33 "Οτι έπΙ Τιβερίου τοϋ βασιλέως γενόμενος ό κύριος Ιησούς έτών λγ' ύπό των 'Ιουδαίων κατηγορεϊτο, ώς καταλύων αύτών την δόξαν και έτέραν άντεισάγων καινήν. και συναχθέντες άπαντες έν Ίεροσολύμοις στάσιν έκίνουν κατ' αύτού, βλασφημίας καταχέοντες εις τε τόν Θεόν καΐ τόν Καίσαρα, έντεύθεν παρρησίαν 5 λαβόντες και κρατήσαντες αύτόν έν νυκτι παρέδωκαν Ποντίω Πιλάτω τω ήγε-
1-10 cf. Ιο. Mal. Χ 14; cf. Mt 27,19.45.51-54; 28,1; Mc 15,33.39; Lc 23,44-45; Ιο 14,15; Act 1,10-11
Fragmenta e libris de Caesaribus
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Cappadocia: dopo averlo chiamato a se con parole miti e cortesi, non permise piü che tornasse nel suo regno; al contrario, rese la Cappadocia provincia e ordino che la piü grande cittä della regione, chiamata in precedenza dagli abitanti Mazaca, portasse il suo nome; questa, infatti, ai giorni nostri porta il nome di Cesare. Giunto nondimeno ad avanzata vecchiaia, Tiberio mori1.
159.3 Dopo aver fatto una spedizione contro i Persiani, Tiberio scese a patti2.
160.
Erode, colui che aveva fatto decapitare il Battista, divenuto obeso a causa di una malattia, governo per 5 mesi, e mori ucciso da spada nelle sue camere private, con la complicitä di sua moglie, come raccontano3.
161.
Al tempo dell'imperatore Tiberio, all'eta di 33 anni, il signore Gesii fu accusato dagli Ebrei di sowertire la loro fede e di proporne di contro una nuova. Dopo essere tutti quanti confluiti a Gerusalemme, questi si sollevarono contro di lui, spargendo calunnie contro Dio e contro Cesare. Con grande impudenza lo catturarono di notte e lo consegnarono al governatore Ponzio Pilato. Costui, sia
' Fr. 79b Mü., FHG IV 571 Fr. 79b Mü., FHG IV 571 3 Fr. 80 Mü., FHG IV 571
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Ioannes Antiochenus
μόνι· όστις εϊτε δια δειλίαν τοϋ πλήθους, εϊτε δι' έπαγγελίαν χρημάτων, μηδεμίαν αίτίαν εύρηκώς, έκέλευσεν αύτόν σταυρωθήναι. και σταυρωθέντος αύτοϋ, σεισμός έγένετο μέγας καΐ σκότος έπΐ πάσαν την γήν. γευσάμενος δέ θανάτου άνέστη άπό των νεκρών τη τρίτη ήμερα, καΐ άνελήφθη εις τους ουρανούς, μάρ10 τυρες γεγόνασι πολλοί θεασάμενοι καΐ συγγράψαντες.
162. 162.1 EV 23 = Suid. Γ 12, Γάϊος (I 503,27 - 504,4 Adler; hinc Ο 596) "Οτι ό Γάϊος μιαρώτατός τε και άνοσιώτατος έγένετο. καΐ τοσούτον όρμαθόν κακών συνειληφώς έπεκάλυψε τα τοϋ Τιβερίου μειονεκτήματα, όσα γάρ τω Αύγούστω έν πολλώ χρόνω περιεποιήθη, ούτος έν μια ήμέρα άπεκτήσατο. μοιχικώτατός τε ανθρώπων γενόμενος και γυναίκας ήρμοσμένας καΐ γεγαμημένας 5 ελάμβανε, τήν τε εαυτού τιθήνην έπιτιμήσας άνοιας ές ανάγκην εκουσίου θανάτου κατέστησεν. έχρήτο δέ και ταίς άδελφαΐς και παρανόμων έκοινώνει μίξεων, ώς και πατήρ άνοσίας καταστήναι γονής έκ μιας αύτώ τών άδελφών άποκυηθείσης. ναούς τε καΐ θυσίας ώς ήμιθέω γίνεσθαι παρεσκεύαζε. τοιούτω τε αύτοκράτορι οί 'Ρωμαίοι παρεδόθησαν, ώστε τά τοϋ Τιβερίου, έργα καίιο περ χαλεπώτατα δόξαντα γεγονέναι, τοσούτον τά τού Γαΐου, όσον τά τοϋ Αύγούστου παρά τά έκείνου παρενεγκεΐν. Τιβέριος μεν γάρ αύτός τε ήρχε και ύπηρέταις τοις άλλοις προς το έαυτοϋ βούλημα έχρήτο· Γάϊος δέ ήρχετο μέν καΐ ύπό τών άρματηλατούντων και όπλομαχούντων και σκηνικών καΐ τραγωδών, πολλάκις και αυτός ένδεικνύμενος και τήν βουλήν προς άνάγκας 15 μετακαλούμενος. είκοστόν γάρ δή και ε' άγων έτος τήν προτέραν γαμετήν εκβολών τήν Κορνηλίου Όρέστου ήρπασε θυγατέρα αύτοϊς τοις γάμοις έγγεγυημένην Καλπουρνίω. πολλούς τε διά ταύτα συκοφαντών άνήρει· τό δέ
Is Eutr.VII 12,1 2 - 6 Cass. Dio LIX 3,2-3.6 6 - 8 Eutr. VII 12,3; Cass. Dio LIX 3,6 8 Cass. Dio LIX 4,4 8 - 1 4 Cass. Dio LIX 5,1-2.5 1 5 - 1 7 Cass. Dio LIX 8,7 17s Cass. Dio LIX 10,7 1 - 1 1 "Οτι... παρενεγκεΐν] vd. etiamSuid. Γ 12: ούτος μιαρώτατόςτέκτλ. 1 τε Suid. τις EV 2 τοϋ Suid. om. EV 6 έχρήτο Suid. έχρώτο EV 7 αύτώ EV αύτών Suid. 7s άποκυηθείσης Ε^άπογεννηθείσης Suid. 8 έαυτψ addidi e Cass. Dione LIX 4,4 | γενέσθαι Suid. AGIT 9 τότε Va. add. e Cass. Dione LIX 5,1 τ ε Ε ^ ο π ι . Suid. 10 παρά Ioanni rest. Wo. e Cass. Dione I.e. | τοϋ om. Suid. 11 π α ρ α τ ά έκείνου Mü. παρ' έκείνου EV παρ' έκείνω Suid. \ παρενεγκεΐν Va. e Cass. Dione I.e. παρήνεγκαν £V Su/cf. 1 4 u ^ a d d . Mü. 16 ορεστόυ-EV | έvadd. Va. e Cass. Dione LIX 8,7 17 καλπουρίνωι EV corr. Va. e Cass. Dione I.e.
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per paura della folia, sia per una promessa di denaro, pur non avendo trovato alcuna colpa, ordino che fosse crocifisso. Ε quando fu crocifisso vi fu un potente terremoto e tenebre su tutta la terra. Egli fece esperienza della morte, risuscito dai morti al terzo giorno e sali al cielo. Molti sono stati i testimoni che videro e scrissero1.
162. 162.1 Gaio fu assai scellerato ed empio. Costui mise insieme una tale catena di malvagitä, da oscurare le nefandezze di Tiberio. Infatti, quanto Augusto aveva ottenuto in molto tempo, egli lo cedette in un solo giorno. Poiche era divenuto il piü adultero tra gli uomini, prendeva donne promesse e sposate. Avendo rimproverato di follia la sua nutrice la costrinse a volontaria morte. Ebbe relazioni anche con le sorelle e s'uni in rapporti incestuosi, tanto che divenne padre d'una sacrilega creatura a lui partorita da una delle sue sorelle. Fece in modo che gli fossero dedicati templi e sacrifici come per un semidio. In quel tempo i Romani furono consegnati ad un imperatore tale, che le imprese di Tiberio, per quanto fossero sembrate nefandissime, tanto differivano da quelle di Gaio, quanto quelle di Augusto differivano da quelle di Tiberio. Tiberio, infatti, governava di persona e usava gli altri come strumenti della sua volontä; Gaio, invece, era governato da aurighi, gladiatori, istrioni e attori tragici; ed anzi spesso era di persona sulla scena e per questa ragione mandava a chiamare con la massima urgenza il senato. All'eta di venticinque anni, dopo aver ripudiato la prima moglie, rapi, durante le nozze stesse, la figlia di Cornelio Oreste, promessa a Calpurnio. Ε per queste ragioni calunniö e uccise molti; tuttavia, a dire il vero, a
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Fr. 81 Mü., FHGIV 571
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άληθές δια τάς ουσίας, οϊ τε γαρ θησαυροί έξανάλωντο, κα'ι ουδέν αύτώ έξήρκει. αύθις δέ ταύτην έκποδών ποιησάμενος Λολλίαν Παυλΐναν ήγάγετο, αύτόν τον 20 άνδρα αύτής Μεμνόνιον 'Ρήγουλον έγγυήσαί οϊ την γυναίκα άναγκάσας, ινα μη και άνέγγυον αύτήν παρά τους νόμους λάβη. έκ δέ των μοιχειών, ώς και την πάσαν Κελτικήν και Βρεττανικήν κεχειρωμένος, αυτοκράτωρ τε πολλάκις κα'ι Γερμανικός κα'ι Βρεττανικός έπεκλήθη. έπαρθείς τε έπΐ τούτοις Ζεύς τε έλέγετο καΐ τάς εκείνου στήλας ές έαυτόν μετερρύθμιζεν. ταΐς τε γάρ βρονταΐς έκ μηχα25 νής τίνος άντεβρόντα και ταΐς άστραπαΐς άντήστραπτεν· όπου δέ κεραυνός κατέπεσε, λίθον άντηκόντιζεν.
1 9 - 2 1 Cass. DioLIX 12,1 2 1 - 2 3 Cass. Dio LIX 25,5 a 2 3 - 2 6 Cass. Dio LIX 28,3.6 19 Λολλίαν Παυλΐναν Wo. e Cass. Dione I.e. λολλίαν παυλΐναν EV Λολλίαν Va. Λολίαν Mü. 20 Μέμμιον vulgo postVa. corr. BW. e Cass. Dione I.e. αύτόν EV 25 άντέστραπτεν EV corr. Va.
| ρηγοϋλον£7ςοΓΓ. BW.
2 4 έαυτόν BW.
162.2 Exc. Salm. II 49 Γάϊος τάς δύο άδελφάς αύτοΰ διεπαρθένευσεν. ιδών δέ πηλόν έν στενωπω έκέλευσεν άχθήναι Ούεσπασιανόν άγορανόμον όντα και έμβληθήναι τον πηλόν εις τόν κόλπο ν αύτοΰ. Ούτος κυβεύων ποτέ έν Γαλλίαις και μαθών ώς ούκ έστιν αύτω άργύριον, 5 άναστάς έκέλευσε πολλούς πλουσίους άναιρεθήναι. καΐ έλθών προς τούς συγκυβευτάς είπεν· «έν φ ύμεϊς περί ολίγου φιλονεικεϊτε, έγώ πλήθος χρημάτων συνήγαγον».
1 - 3 Cass. Dio LIX 12,3; cf. supra fr. 162.1,6-8; Const. Man. 2005-2007; Ps. Sym. 76 v ,20-23 = Cedr. 346,4-8; Sym. Log. (Leo Gr. 60,13-17 = Ps. Th. Mel. 48,22-25) 4 - 7 Cass. Dio LIX 22,3-4; cf. Petr. Patr. 28 Boiss.; Const. Man. 1998-2004 1 Γάϊος ετη y' μήνας η' mg. V
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motivo del patrimonio. Infatti le casse imperiali erano vuote, e nulla gli era sufficiente. Ma in seguito, sbarazzatosi di questa, sposo Lollia Paolina, avendo imposto a suo marito Memmio Regolo di promettergli in nozze la moglie, per non prenderla illegalmente senza promessa. Ε mentre consumava gli adulteri, quasi si fosse impadronito dell'intera Germania e dell'intera Britannia, fu piü volte chiamato imperator e Germanicus e Britannicus. Insuperbito a motivo di questi fatti, si faceva chiamare Zeus e convertiva a sua immagine i monumenti di quello. Attraverso una certa macchina, infatti, rispondeva ai tuoni con tuoni, ai fulmini con fulmini; e quando cadeva un fulmine, lanciava di rimando una pietra 1 .
162.2 Caligola defloro le sue due sorelle. Avendo visto del fango in una via angusta, Gaio ordino che gli fosse condotto Vespasiano, allora edile, e che il fango fosse gettato nel suo grembo. Una volta, mentre si trovava a giocare ai dadi nelle Gallie, alia notizia che era rimasto senza denaro, Gaio si alzo e diede ordine di uccidere molti ricchi. Di ritorno presso i suoi compagni di gioco disse: «Mentre voi disputavate per poco, io ho raccolto una grande quantitä di ricchezze»2.
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Fr. 82 Mü., FHGIV 571 Fr. 83 Mü., FHG IV 572
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163. Suid. Κ 216, Καλλιγόλας (III 18 Adler; hinc Γ 11) = Exc. Salm. II 50 Καλλιγόλας· οϋτως έκαλεΐτο Γάϊος, ό βασιλεύς 'Ρωμαίων, επειδή έκ μικρός ήλικίας τα πολλά έν τω στρατοπέδω έτρέφετο καΐ τοις στρατιωτικοΐς έχρήτο ύποδήμασιν. έκ των καλλίγων ούν Καλλιγούλαν αύτόν ώνόμασαν.
1 - 3 Cass. DioLVII 5,6 1 έλέγετο δέ Καλλιγούλας, οτι έκ μικρας κτλ. Exc. Salm. II 50 Salm. II 50 3 Καλλιγόλας έλέγετο Exc. Salm. II 50
2 έν τω στρατοπέδψ τά πολλά Exc.
164. EI 34 "Οτι ποτέ τόν δήμον συνελθόντα έν τω ίπποδρομίψ καΐ τοϋτον έλέγχοντα ΰπό των στρατιωτών διέφθειρεν· έξ ούπερ πάντες έσιώπησαν, άχρις ού Κάσσιός τε Χεραίας και Κορνήλιος Σαβίνος, καίτοι χιλιαρχίας παρ' αύτοϋ πεπιστευμένοι, συνωμόσαντο, πάντες τε ώς ειπείν οί περί αύτόν ύπέρ τε σφών καΐ των κοινών έκινήθησαν· και τηρήσαντες αύτόν έκ τοϋ θεάτρου έρχόμενον, δτε δή τους έκ της Ελλάδος παιδας έπι τόν ϊδιον ϋμνον μετεπέμπετο, έν στενωπώ τινι τόπω προσπεσόντες τιτρώσκουσιν, άλλοι τε έκ τών σαρκών αύτοϋ έγεύσαντο. εύθέως τε τήν γυναίκα καΐ τήν θυγατέρα διεχρήσαντο. και τά μεν Γαΐου τοιαύτα τρισίν έτεσι καΐ μησί θ' ήμέραις τε η' καΐ κ' βασιλεύσαντος. καΐ αύτός τοις εργοις ώς ούκ ήν θεός έξέμαθεν· ύφ' ών τε καΐ μή παρών προσεκυνεϊτο, τότε κατεπτύετο, καΐ ύφ' ών τε Ζεύς και θεός ώνομάζετό τε και έγράφετο, σφάγιον έγίνετο· ανδριάντες τε αύτοϋ καΐ εικόνες έσύροντο, μεμνημένου μάλιστα τοϋ δήμου ών έπεπόνθει δεινών, οί δέ στρατιώται δσοι μέν έκ τοϋ Γερμανικού μέρους ήσαν, έθορύβουν τε καΐ έστασίαζον, ώστε και σφαγάς ποιείν· οσοι δέ άλλως πως έπΙ τή βουλή έποιήσαντο, πεισθέντες τοις ορκοις ήσύχασαν. τούτων δέ περί τόν Γάιον πραττομένων, Σέντιός τε καΐ Σεκοϋνδος οί ύπατοι εύθύς έκ τών θησαυρών τά χρήματα ές τό Καπιτώλιον μετεκόμισαν, φύλακάς τε τούς πλείους τής γερουσίας έπέστησαν και στρατιώτας ικανούς, ϊνα μή διαρπαγή ΰπό τοϋ πλήθους γένηται. ούτοί τε άμα τοις έπάρχοις και τοις περί Σαβΐνον και Χεραίαν τό πρακτέο ν έσκοποΰντο.
Is Cass. Dio LIX28.11; cf. los., Ant. lud. XIX 24-26 2 - 1 3 Cass. Dio LIX29,l a - 30,1 Dio LIX 30,1": cf. Suet., Cal. 58; Ios., Ant. lud. XIX 118 14-20 Cass. Dio LIX 30,3
13s Cass.
1 τψ om. Ρ 2s κάσσιός (κάσιος Ρ) τε καΐ χεραίας (χερέας S corr. S2) κορνήλιός τε και σαβϊνος PS corr. Mü. 4 συνομόσατο Ρ corr. Cr. 7s εύθέως ... διεχρήσαντο om. Ρ
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163. cosi era chiamato Gaio, imperatore dei Romani, poiche fin da tenera eta era vissuto per lo piü negli accampamenti e portava calzature militari. Dalle caligae lo chiamarono quindi Caligola 1 . Caligola:
164.
Un giorno fece massacrare dai soldati il popolo che s'era radunato nell'ippodromo e che lo contestava. Da allora tutti tacquero, fino a quando Cassio Cherea e Cornelio Sabino, quantunque incaricati da lui del tribunato, organizzarono una congiura, e, per dirla in breve, tutti i suoi collaboratori si mossero a difesa di se stessi e dello Stato. Costoro aspettarono che uscisse dal teatro, al tempo in cui fece venire dalla Grecia fanciulli per cantare l'inno in suo onore; allora si gettarono su di lui in un luogo stretto e lo ferirono a morte; altri perfino assaggiarono le sue carni; subito massacrarono pure la moglie e la figlia. Questa fu la fine di Gaio, che regno per tre anni, 9 mesi e 28 giorni. Costui ebbe modo di comprendere dai fatti che non era un dio: era allora preso a sputi da quanti prima gli rendevano omaggio perfino quando non era presente; e divenne vittima sacrificale ad opera di quelli che lo chiamavano, a voce e per scritto, Zeus e dio. Le sue statue e le sue immagini furono abbattute, perche il popolo, soprattutto, si ricordo delle cose terribili che aveva patito. Tra i soldati, quelli che erano della guardia dei Germani s'inquietarono e si diedero ad una sommossa, tale da provocare dei morti; ma quanti, invece, riconoscevano in qualche forma l'autorita del senato, si attennero ai giuramenti e rimasero tranquilli. Compiute queste cose riguardo a Gaio, i consoli Sentio e Secondo subito trasferirono dal pubbli- 41 co tesoro al Campidoglio le ricchezze, e vi posero a guardia la maggior parte del d.c. senato e un reparto consistente di soldati, perche non vi fosse saccheggio da parte della folia. Poi questi si misero ad esaminare le misure da prendere insieme ai prefetti, a Sabino e a Cherea 2 .
1
Fr. 83 Mü., FHG IV 572; cf. supra LXVI; Adler II 18
2
Fr. 8 4 Mü., FHG IV 572; Sotiroudis 1989, 9 9 - 1 0 0
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165. EV 24 [= Suid. Φ 142, Φαύλος (IV 705,28 - 706,2 Adler) = Suid. Κ 1708, Κλαύδιος (III 125,23-34 Adler)] Ό τ ι Κλαύδιος ό βασιλεύς 'Ρωμαίων την μεν ψυχή ν ού φαύλος έγεγόνει έν παιδεία τε ήσκητο, ώς και συγγράψαι τινά, τό δε σώμα νοσώδης ήν και τη κεφαλή και ταΐς χερσϊν ύποτρέμων. έξ ού δή καΐ τω φρονήματι έσφάλλετο. τοιούτος τε ών ύπό των δούλων και των γυναικών, αίς συνεκάθευδεν, έκακύνετο. περιφανέ5 στατα γαρ έγυναικοκρατήθη καΐ έδουλοκρατήθη, άτε έκ παίδων έν νοσηλεία και έν φόβω τραφείς, και δια τούτο έπι πλέον της αληθείας εύήθειαν προσεποιειτο, όπερ τούτο καΐ αύτός ώμολόγησε. και πολύν μεν χρόνον τη τηθη τη Λιουία, πολύν δέ και τη μητρί τη Άντωνία τοις τε άπελευθέροις συνδιαιτηθεις καΐ προσέτι και έν συνουσίαις γυναικών πλείοσι γενόμενος ούδέν έλευθεροπρε10 πες έκέκτητο. έπετίθεντο δέ αύτώ έν τε τοις συμποσίοις μάλιστα καΐ έν ταΐς συμμίξεσιν. πάνυ γάρ άπλήστως έν άμφοτέροις διέκειτο καΐ ήν έν τω καιρώ τούτω εύάλωτος. πρός δέ και δειλίαν είχεν, ύφ' ής πολλάκις έκπληττόμενος ούδέν τών προσηκόντων έξελογίζετο. έκεϊνόν τε γάρ έκφοβούντες έξεκαρπούντο, και τοις άλλοις δέος ένέβαλλον. τοιούτος ούν δή τις ών ούκ όλίγα και δεόντως 15 έπραττεν, οσάκις έξω τών είρημένων παθών έγίνετο.
1 - 1 5 Cass. Dio LX2.1 - 3,1; cf. Suid. Κ 1708 (III 125,15-23 Adler); Zon. XI 8 12s cf. fr. 166,1-2 l s Κλαύδιος ... τινά] eadem tradit etiam Suid. Φ 142: ήν δέ Κλαύδιος βασιλεύς 'Ρωμαίων ού φαύλος την ψυχήν· έν παιδείςι δέ ήσκητο, ώς καΐ γράψαι τινά 4 - 1 5 περιφανέστατα ... έγίνετο] vd. etiam Suid. Κ 1708 (III 125,23-34 Adler) l s αλλά καΐ έν παιδείςι Mü. e Suid. Κ 1708 (III 125,15-23 Adler, sed haec e Cassio Dione, LX 2,1 desumpta) 2 τεοπι. Mü. | τό τε σώμα£ν