Introduzione alla filosofia della tecnica. Una prospettiva fenomenologico-evoluzionistica


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Introduzione alla filosofia della tecnica. Una prospettiva fenomenologico-evoluzionistica

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Rostrum

Bernhard Irrgang

Introduzione alla filosofia della tecnica Una prospettiva f eno1nenologico-evolitZion-istica ParTes

11SCH1BBOLETH

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Filosofia della tecnica: la prospettiva di Bemhard Irrgang Introduzione di Federica Buongiorno

Tra le tradizioni filosofiche più solide nel panorama accademico tedesco figurano, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, gli studi di Technikphilosophie. Sebbene una definizione stringente di cosa sia "filosofia della tecnica" possa risultare difficile da delineare, lo sviluppo storico di questo settore di studi ha assunto sin dall'inizio in Germania contorni nettamente disciplinari, configurando un ambito di ricerca definito, con metodologie e ordini di problemi specifici e una costante (auto)riflessione sullo statuto e sui compiti stessi della filosofia nell' epoca del capitalismo tecnologico 1• 1. Una tradizionealtrettanto forte in filosofia della tecnica/ della tecnologia è riscontrabile, all'interno del panorama europeo, nei Paesi Bassi: anche qui si rileva l'istituzionalizzazione della filosofia della tecnica presso le numerose Uni-

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La storica centralità dell'insegnamento filosofico nell'Università tedesca e la sua tradizionale osmosi con il tessuto economico e sociale e con le sue richieste, specialmente nel periodo della Ricostruzione post-bellica e a seguito della Riunificazione, ha condotto alla fondazione sistematica di Università tecniche, nelle quali l'insegnamento e lo studio di discipline scientifiche tecniche si è accompagnato e integrato alla riflessione teorica e filosofica2: in molti casi, Istituti di versità tecniche presenti nel Paese, dove è particolarmente forte - diversamente che in Germania - l'orientamento fenomenologico e "post-fenomenologico" sviluppato sulla scia delle ricerche del filosofo della tecnica americano Don Ihde, riprese e ulteriormente elaborate, in particolare, da Peter-Paul Verbeek presso il "Design Lab" da questi fondato e diretto all'Università tecnica di Twente. Cfr. https://postphenomenology.orgl (visitato il 02-09-2020). 2. Esistono, a oggi, quindici Università tecniche in Germania, la più grande delle quali per numero di immatricolazioni (la Rheinisch-WestHilische Technische Hochschule Aachen) conta circa 46 mila studenti iscritti. Istituti di Filosofia, Dipartimenti o corsi di studi in fìlosofìa sono presenti presso le Università tecniche di Monaco, Berlino, Dortmund, Dresda, Darmstadt, presso il KIT di Karlsruhe, a Braunschweig, Kaiserslautem, Chemnitz, Amburgo e Cottbus. Cfr. https://www.studis-online.de/Hochschulen/ TU/ (visitato il 02-09-2020).

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Filosofia sono stati creati presso tali Università, centralizzando le cattedre di Technikphuosophie, le quali svolgono ricerche (sia fondamentali che interdisciplinari) per lo più nei due macro-ambiti della teoria della scienza, nelle sue molteplici declinaziom, e dell'etica applicata. Una prima generazione di filosofi della tecnica, che ha contribuito ali'elaborazione e alla definizione della Technikphuosophie come disciplina autonoma, ha compreso, tra gli altri, Max Bense (1910-1990), Hans Poser (1937), Gemot Bohme (1937), Walther C. Zimmerli (1945), Rafael Capurro (1945) e Gtinter Ropohl (1939-2017). Lo sviluppo progressivo della disciplina ha portato a una strutturazione delle ricerche in ambiti specifici, pur connessi tra loro, quali la filosofia della scienza (Gregor Schiemann, Brigitte Falkenburg), la filosofia della natura (Lothar Schafer, Emst Oldemeyer), la filosofia dei media (approfondita, sulla scia dell'insegnamento di Friedrich Kittler, da Sybille Kramer, Gerhard Gramm e altri), e in misura minore la fenomenologia (sulla scorta del pensiero di Hans Blumenberg). In questo panorama variegato, la figura di Bemhard Irrgang (1953) assume un rilievo particolare, sia per la peculiarità della sua formazione - al

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crocevia tra filosofia e teologia, una combinazione non inusuale nei percorsi di studi accademici in Germania, ma dagli esiti sorprendenti se declinata in TechnikphilosO'phie e, in particolare, nell'etica applicata-, sia per la straordinaria ampiezza della sua ricerca che ha toccato, con esiti ugualmente innovativi e pioneristici, campi molto vari (dalla teoria culturale e antropologica della tecnica alla teoria evoluzionistica applicata all'intelligenza artificiale e alla cibernetica; dalla tecnologia genetica e informatica alla biomedicina e biotecnologia; dalla bioetica alla robotica; per giungere sino all'elaborazione di una metaepistemologia della tecnologia iper-moderna). Il primo interesse filosofico di Irrgang, oggetto della sua tesi di dottorato (conseguito a Wurzburg nel 1982), ha investito la teoria della scepsi e dell'Illumirusmo3; un tema che attraverserà, in maruera più o meno esplicita, l'intera sua elaborazione, assumendo i contorni di una cautela epistemologica esercitata sui fondamenti metodologici della stessa TechnikphilosO'phie. Nel 1991 Irrgang consegue, tra Wurzburg e Monaco,

3. Cfr. B. Irrgang, Skepsis in der Aujklarung, Haag + Herchen, Frankfurt a.M. 1982.

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un secondo dottorato in teologia con una tesi su Christliche Umweltethik, cui segue, nel 1996 a Bamberg, l'abilitazione alla docenza universitaria con una dissertazione su Forschungsethik, Gentechnik und neue Biotechnol.ogie4 : quest'ultima opera si concentra su uno dei temi più cari a Irrgang, ossia le implicazioni tecnologiche eticamente rilevanti nel corrente sviluppo della genetica e della biotecnologia. Tra il 1982 e il 1993 Irrgang è stato alternativamente attivo presso gli Istituti di Filosofia o di Teologia delle Università di Wtirzburg, Braunschweig, Monaco e Siegen, fino ali' assunzione della cattedra di Technikphil.osophie presso l'Università tecnica di Dresda nel 1993, dove ha svolto la sua intera carriera - ricoprendo, negli anni, numerosi incarichi di rilievo nazionale e internazionale presso istituzioni, centri di ricerca, comitati sia ministeriali che indipendenti, sino al pensionamento awenuto nel 2019.

4. Cfr. B. Irrgang, Forschungsethik, Gentechnik und neue Biotechnologie. Entwurf einer anwendungsorientierten Wissenschaftsethik unter besonderer Beriicksichtigung oon gentechnologischen Projektenan Pflanzen, Tierenund Mikroorganismen, Hirzel-Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft, Stuttgart-Leipzig 1997.

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La proposta filosofica di Irrgangpunta, nel testo che qui presentiamo come in tutta la sua produzione5, all'elaborazione di un'ermeneutica della tecnica basata sulla combinazione tra prospettiva fenomenologica (riprendendo e riformulando alcune nozioni fondamentali, come quelle di Lebenswelt, Gestell, Alltiiglichkeit, Berechenbarkeit) e teoria della conoscenza implicita (tacit knowledge), derivata dall'opera di Michael Polanyi. Questi riferimenti vengono applicati criticamente alla tendenza evoluzionistica che sostiene lo sviluppo della tecnica iper-modema, con particolare riferimento alle questioni legate al design industriale e alle sue implicazioni economiche, sociali, etiche e politiche. La filosofia della tecnica è una disciplina recente, che vanta appena 130 anni di storia: prima della contemporaneità, il tema delle capacità tecniche e della loro esecuzione pratica, del loro successo (o fallimento) e delle loro finalità, era rimasto sostanzialmente marginale sul piano filosofico, come un aspetto inerente alla dimensione della 5. Per un elenco completo delle pubblicazioni di Bemhard Irrgang e ulteriori informazioni relative alla sua attività scientifica e accademica, cfr. il suo sito personale: http:// bemhard-irrgang.eu/ (visitato il 15-10-2020).

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vita quotidiana poco significativo sul piano teorico. Ma proprio la quotidianità nel suo orizzonte di immediata evidenza e scontatezza è stata riappropriata criticamente dalla fenomenologia al discorso filosofico: Lebenswelt (Husserl) eAlltiiglichkeit (Heidegger) diventano, anzi, le due categorie significative fondamentali ai fini della comprensione del mondo. La "questione della tecnica" è rientrata di diritto in questa riconsiderazione, giacché proprio la tecnica è diventata uno dei fattori dominanti nella vita quotidiana del genere umano in una misura assolutamente impensata nelle epoche precedenti. Inizialmente (nell'antichità premodema) associata, come ripercorre Irrgang nel testo, alla nozione di "arte" o "artigianato", la tecnica descrive le misure, i processi e i metodi attraverso cui l'uomo produce oggetti mediante l'appropriazione delle leggi e delle risorse naturali, che vengono così rese disponibili per la produzione. L'ermeneutica della tecnica proposta da Irrgang punta a comprendere la tecnica in riferimento alle tradizioni tecniche e alle manifestazioni che queste hanno assunto storicamente. In quest'ottica, la tecnica presenta almeno tre forme significative sul piano conoscitivo: 1) conoscenza delle capacità costruttive e produttive di arte-

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fatti tecnici; 2) conoscenza della struttura, della funzione e dell'efficacia degli artefatti tecnici; 3) conoscenza delle capacità di utilizzo, pratica, appropriazione e applicazione degli artefatti tecnici. La nozione di conoscenza tacita integra questo approccio inserendo la comprensione dello Umgehen con la tecnica nell'orizzonte di un'analisi rivolta alle possibilità di applicazione dei processi e degli strumenti naturali, largamente basata su schemi e stratificazioni storicizzati e abitualizzati. Per questo, è necessario che l'interpretazione degli artefatti tecnici sia sempre ancorata al contesto della loro applicazione sociale e significatività culturale, nonché alle forme (più o meno) istituzionalizzate del loro manifestarsi. Tradizionalmente, l'interazione tra uomo e tecnica è stata compresa attraverso i concetti di lavoro e di produzione: Irrgang si sofferma, tuttavia, sulla circostanza per cui la high technol,ogy ha profondamente modificato questi concetti e, con essi, la società di riferimento. I mega-sistemi tecnici (soprattutto quelli finalizzati all'approvvigionamento di energia, all'Information TechnoÙ>gy e alla produzione di generi alimentari) hanno trasformato radicalmente la vita quotidiana delle società industriali. Le attività tecniche quotidia-

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ne ci permettono ormai di affrontare le contingenze più varie, di garantire e di soddisfare la nostra sopravvivenza grazie - in primo luogo alla conoscenza implicita di alcune forme di uso e di rapportamento alla tecnica, alla tradizione ereditata e, più occasionalmente, all'invenzione e all'innovazione tecniche. La nostraLebenswelt è ormai un sistema complesso e integrato caratterizzato dall'interconnessione e dagli effetti reciproci esercitati dal commercio e dall'artigianato, in seguito dall'industria e dalla produzione automatizzata, dalle scienze tecniche e dalla tecnologia in espansione, dalla ricerca empirica e dalle istanze politiche, economiche e sociali: una tale complessità, sottolinea Irrgang, non può essere esaurita dal solo discorso accademico ed esperto, se non a un livello preliminare e preparatorio. L'ermeneutica della tecnica deve coinvolgere, ossia interrogare, l'opinione pubblica specialmente nelle questioni legate allo sviluppo del design degli artefatti. In questo senso, l'ermeneutica della tecnica si configura non come, essa stessa, una prassi tecnica, ma come la sua penetrazione linguistica, come una riflessione e un chiarimento di tipo teoretico-operativo: essa ricerca fondamentalmente un linguaggio adeguato alla tecnica.

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Una riflessione metodologica di questo genere è quanto di più urgente vi sia per una filosofia consapevole della (propria) contemporaneità: la digitalizzazione del mondo della vita e l'ibridazione di scienza e tecnica stanno facendo emergere una seconda modernizzazione il cui epicentro è dato dalla rivoluzione micro-elettronica, che sta colonizzando progressivamente la Lebenswelt nella sua totalità. Non potendo più contare - dopo la grande svolta della teoria quantistica e in seguito alle acquisizioni apportate, in teoria della scienza, dal pensiero di Godel e di Kuhn - sulla funzione salvifica di una scienza che sarebbe capace di risolvere ogni problema, si è reso chiaro che proprio la scientificità in quanto tale manca di una comprensione esatta di sé: è a tale comprensione che mira, in ultima analisi, la filosofia della tecnica di Bernhard Irrgang.

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Premessa

La filosofia della tecnica 1 è nata come una disciplina relativamente nuova sulla scia della rivoluzione industriale. Essa riflette sugli aspetti pratici e teoretici della prassi tecnica, del sapere tecnologico e dell'abilità2 tecnica. La tecnica è tematizzata come una componente eccezionale delle culture umane sin dall'inizio della storia dell'umanità ed è considerata nella sua interazione con altri fattori culturali come, ad esempio, l'economia, la religione o la morale. Viene I. Cfr. B. Irrgang, Ari. Technikphilosophie, in P.H. Breitenstein - J. Rohbeck(a cura di), Philosophie. Geschichte, Disziplinen, Kompetenzen, Springer, Stuttgart-Weimar 2011, pp. 335-344. 2. Il termine usato dall'Autore è das Konnen: nel prosieguo del testo, il termine sarà tradotto- a seconda del contesto con "abilità" o con "poteren [N.d.T.].

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mostrato e analizzato criticamente il significato della tecnica per l'orientamento pratico (cambiamento dei valori) e per la conoscenza teoretica nell'agire e nel pensare umani (conoscenza umana di sé). La parola "tecnica" deriva dal concetto greco techné o technikosé (artigianale, abile, competente) e indica un sapere procedurale individuale o corporativo, nonché i suoi prodotti. Inizialmente equivalente al concetto di "arte" (in latino ars ), la tecnica comprende disposizioni e procedimenti con l'aiuto dei quali gli uomini, sfruttando le leggi di natura, l'energia e le materie prime, producono cose che servono al fabbisogno (necessità) e all'uso (perseguimento di scopi) umani. Nel Rinascimento il concetto di tecnologia si riferisce ancora a una terminologia linguistica, ma successivamente passa a indicare il campo della conoscenza procedurale e della dottrina tecnica della produzione. La tecnica viene compresa storicamente come abilità o competenza nell' agire tecnico (artista, medico, architetto, contadino, artigiano, coltivatore). La filosofia antica interpreta la meccanica come movimento contro natura e come una sorta di beffa nei confronti della natura: è così formulata un'opposizione tra natura e tecnica. A partire dalla modernità,

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la natura viene interrogata sperimentalmente con l'aiuto della tecnica - fin nelle sue leggi. Il Rinascimento è contrassegnato dal primo sviluppo dell'ingegneria e delle scienze tecniche. Negli Stati Uniti i concetti di "tecnica" e "tecnologia" sono considerati pressoché coincidenti. La tecnica indica l'abilità tecnica e gli artefatti da questa derivanti, così come il loro utilizzo (in modo simile ad Aristotele). La tecnologia indica il sapere tecnico e la dottrina del sapere tecnico (intorno a processi dell'agire e a circuiti funzionali), nonché le macchine e strutture tecnologiche che ne derivano3• Le due forme si sovrappongono ed esistono oggi l'una accanto ali'altra. L'insieme di tecnica e tecnologia contrassegna il mondo tecnico. Nella tradizione tecnica europea si segnala la tendenza alla razionalizzazione nel tentativo di rendere le attività tecniche calcolabili. Non da ultimo, la pressione economica allo sfruttamento funzionale dei prodotti tecnici ha innalzato le pretese di efficienza verso forme ulteriori di configurazioni tecniche culturalmente codifica-

3. Cfr. B. Irrgang, Philosophie der Technik, WBG, Darmstadt 2008.

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te. L'approccio prediletto nell'interpretazione dell'agire tecnico consisteva nella matematizzazione e razionalizzazione delle attività tecniche. La razionalizzazione matematica del riferimento alla tecnica- per esempio nella meccanica- costituisce un'ermeneutica specifica, che va di pari passo con la mancata considerazione dell' esecuzione fisica [l,eiblich] quale presupposto di tecnica e sapere implicito. Si offre, come alternativa, il concetto pragmatico di abduzione4: si tratta, in tal caso, di una generalizzazione indotta tecnicamente, che diventa un'acquisizione condivisa generalmente. Si suggerisce, così, un diverso modello per la valutazione della razionalità dell'agire tecnico. Meno formalistico è il concetto del sapere tecnico (delle competenze tecniche), della sua istituzionalizzazione in un regolamento tecnico tra4. Cfr. J. Dewey, Rifare la jiù,sofia, tr. it. di S. Coyaud, Donzelli, Roma 2008; Id., Esperienza e natura, a cura di P. Bairati, Mursia, MiJano 2014; C.S. Peirce, Pragmatism as a Princip'le and Method of Right Thinking, a cura di P.A. Turisi, State University of New York Press, Albany 1997; I. Riemer, Konzeption und Begri.lrnwng der lrnwktion. Eine Untersuchung zur Methodowgie oon Char'les S. Peirce, Kijnigshausen & Neumann, Wiirzburg 1986.

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mandato quantomeno in laboratorio e della sua abitualizzazione, ad esempio in regole tecniche empiriche. La formulazione di regole funziona, qui, come un'astrazione dagli schemi corporei e costituisce una prima forma di teorizzazone. Il "testo" dell'ermeneutica tecnica è la struttura delle azioni tecniche (della prassi tecnica), che è caratterizzato soprattutto dal sapere implicito. Scopo fondamentale di una fenomenologia della tecnica deve perciò essere quello di superare la limitazione della ricerca fenomenologica all'ambito della scienza e di mettere a fuoco la tecnica come azione (prassi). Al fine di rendere comprensibili le attività tecniche nella loro complessità, l'interpretazione della loro struttura va connessa alla questione della legittimità dell'agire tecnico. Ogni agire deve affrontare la questione della sua legittimità, non solo (ma certo soprattutto) quando le conseguenze sono dannose. La modellizzazione ermeneutica di un sapere tecnico deve implementare la riflessione sulle possibili configurazioni delle condizioni di base per lo sviluppo dell'agire tecnico. Si tratta di modelli che permettono un accordo discorsivo sull'agire tecnico e sulla sua valutazione e che devono aiutare a stimare l'accettabilità di determinate forme dell'agire tecnico (della prassi tecnica).

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I La filosofia del'la tecnica tra epistemologia trascendentale e antr?. Sullo sfondo vi è chiaramente il giudizio storico-filosofico - risalente a Socrate e Platone - sulla strumentalità. Il bios theoretikos non si occupa dei problemi della quotidianità- e quando pure se ne occupa, lo fa al prezzo del corrompimento, che implica una perdita del senso autenticamente filosofico della vita. Ma è ancora possibile mantenere a buon diritto questo giudizio millenario dinanzi alla sempre più estesa tecnologizzazione del mondo della vita?

2. Ho tentato un'interpretazione del suo significato sistematico in B. Irrgang, Technische Kwtur. Instrumentelles Verstehenund technisches Handeln, in Id., Philosophie der Technik, voi. I, Schoningh, Paderbom et al. 2001. 3. M. Heidegger, Essere e tempo, cit., p. 35.

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La svolta decisiva nell'interpretazione della tecnica consiste nel fatto che quest'ultima acquista una funzione conoscitiva persino sotto il riguardo metafisico: «Affinché il conoscere, in quanto osservazione di semplici-presenze che le determina, sia possibile, occorre prima una deficienza dell'avere-a-che-fare col mondo prendendosene cura», che si ottiene con la «sospensione di ogni manipolazione, di ogni uso [... ]», e questo è uno specifico modo dell'«apprensione»4• L'ente fenomenologicamente pre-tematico, ossia «ciò che viene usato, prodotto [ ... ]», diviene manifesto in questo «prendersi cura»5 • Le cose, i pragmata nel senso originariamente aristotelico, sono ciò con cui si ha a che fare nella prassi (praxis) che si prende cura, ovvero "mezzi". Utilizzabilità, idoneità, impiegabilità, maneggevolezza costituiscono una totalità dei mezzi, la struttura della finalità ( Um-zu )6• Mediante la ricostruzione di una «cosa d'uso» a partire da una «cosa naturale» attribuiamo valore alle cose7, che ri-

4. lvi, p. 83. 5. lvi, p. 89. 6. Cfr. ivi, p. 91. 7. Cfr. ivi, p. 126.

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cevono il marchio dello spirito. L'essere dell'utilizzabile ha il carattere della «familiarità senza sorprese»8• «Il dis-allontanare proprio della quotidianità dell'Esserci secondo la visione ambientale preveggente scopre l'essere-in-sé del "vero mondo", dell'ente presso il quale l'Esserci, in quanto esistente, è già da sempre»9 • L'uomo, che si trova a vivere nel commercio strumentale con l'utilizzabile, scopre così una via verso se stesso che va denominata filosoficamente, il commercio strumentale con la realtà. «La disposizione dell'insieme dei mezzi di un mondo deve essere preliminarmente data all'Esserci»10• Il "Ci", che sta di fronte all'Esserci come un «enigma inesorabile»11 , richiede una soluzione: comprendere è aprire. Nella comprensione si dà l'apertura del Ci. Allo sviluppo del comprendere Heidegger dà il nome di "interpretazione" (Auskgung) 12• L'interpretazione si fonda su una precognizione: il dato di fatto del circolo del com8. lvi, p. 132. 9. lvi, p. 135. 10. lvi, p. 138. 11. lvi, p. 169. 12. Cfr. ivi, p. 183.

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prendere non va eliminato. Anche il linguaggio affonda le sue radici, in quanto fenomeno, nella costituzione esistenziale dell'apertura. A mio avviso, il concetto del comprendere strumentale non è impiegato esplicitamente da Heidegger; d'altronde, nella mia interpretazione, questo concetto si orienta piuttosto alla concezione storico-filosofica di Edmund Husserl -sebbene Heidegger si discosti da Husserl nell'interrogazione del concetto di ragione subordinata e concepisca la ragione tecnico-strumentale con una certa vividezza, come ciò che per prima abilita al commercio (alla prassi) tecnico-comprendente con gli artefatti e con la natura. Tuttavia, l'apertura strumentale delle cose è implicitamente equiparata a tutte le altre forme del comprendere, nella misura in cui il comprendere strumentale non si assolutizza esso stesso, ma apre piuttosto alla riflessione filosofica. La mia ipotesi è che in Heidegger la forma strumentale dell'apertura della realtà preceda tutte le altre forme e possa addirittura plasmarle. La comprensione di una cosa, di uno stato di cose o di una situazione si realizza nell'uso: comprendiamo noi stessi e gli oggetti in quanto usiamo le cose che incontriamo. L'analitica esistenziale mira all'accertamento del senso, all'in-

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tenzione di una situazione, ovvero a contesti d'azione più ampi. Essa elabora il significato nel senso di un contenuto d'uso e un contenuto d'esperienza, che racchiudono un campo semantico complessivo attraverso il quale è possibile comprendere una data situazione. Secondo Heidegger io non comprendo una cosa isolata, ma un intero. Nell'uso comprendente di una cosa io comprendo al tempo stesso le altre cose che appartengono a quella situazione, e neppure queste altre cose sono presenti come singole. Le altre cose di una situazione sono comprese contestualmente, in modo non tematico. L'uso di una cosa è chiamato da Heidegger Um-zu. La cosa utilizzata significa "prendersi-cura-di": si comprendeun'altra cosa, che deve a sua volta essere utilizzata. L'analitica esistenziale procede dall'idea che le cose debbano essere considerate secondo un ordine - l'ordine della relazione, che comprende la modalità di un intero relativo. Nell'intero emerge una frammentazione del comprendere: il mondo è l'orizzonte ultimo, a partire dal quale si apre l'ente e si comprende anche che le cose hanno un mondo. Il mondo è un progetto: nel comprendere progettante si costituisce un mondo. Se vogliamo comprendere delle situazioni, dobbiamo aver compreso

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l'orizzonte di queste situazioni, vale a dire: la conoscenza o il coglimento della situazione sono preceduti da una conoscenza, da un coglimento del mondo. Per poter comprendere l'utilizzo di cose in determinate situazioni, va compresa anticipatamente la totalità del mondo. Il sapere pratico è il risultato di un agire comprendente e di un comprendere strumentale, concernente il modo in cui è possibile ottenere qualcosa di determinato. Il sapere pratico è un sapere circa il modo in cui determinate azioni possano risultare efficaci con o senza utilizzo di strumenti. Si tratta, in primo luogo, di evitare incidenti e si presuppone, senza bisogno di alcuna riflessione, il controllo preciso di un attrezzo. Perciò non si tratta di un puro sapere formale, di un sapere puramente visuale. Si tratta piuttosto di un sapere nell'accezione del sensus comrnunis, owero di un senso nel quale confluiscono tutti gli altri sensi. Per poterlo intendere con precisione, si rende innanzitutto necessaria una distinzione tra sapere tecnico-pratico, scienza empirica e filosofia della tecnica ermeneutico-riflessiva. Il sapere pratico è una combinazione di esperienza nell'avere-a-che-fare con oggetti singoli e un sapere intorno alle strutture dell'avere-a-che-

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fare nel senso del "se-allora". Tale sapere è implicitamente di tipo causale, ma si riferisce a singoli contesti d'applicazione e si rivela nella pratica di utilizzo di cose naturali e artefatti. La pratica utilizzante determinati artefatti dà alla tecnica un fine nel senso di un modello. In secondo luogo, tale pratica procura un sapere pratico intorno ai mezzi, specificamente intorno agli strumenti e alle modalità di procedimento come presupposti per la realizzazione di un determinato artefatto. Ha così luogo una certa generalizz~zione nel senso di regole empiriche: ciò risulta evidente nell'espressione quotidiana che si usa per valutare il successo nell'applicazione di un determinato procedimento tecnico, quando si dice "a lume di naso", ossia si fa cenno all'accostamento di parametri esatti e sapere pratico quotidiano13 • In riferimento al reale impiego della tecnica si dice spesso, invece di ricorrere all'esatta misurazione geometrica, "a occhio e croce"14 • 13. "A lume di naso" traduce l'espressione Pi mal Daumen, che in tedesco contiene un riferimento al pi greco (ossia un parametro esatto) e al termine Daumen ("pollice"), ricorrente in espressioni fraseologiche di uso informale e non scientifico [N.d.T.]. 14. L'Autore ricorre di nuovo al termine tedesco informale Daumen (aber den Daumen gepeilt) [N .d.T.].

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Il sapere implicito si fonda sul sapere costruttivo e pratico nel mondo della vita, riferito ad artefatti e procedimenti tecnici. Si basa sui fenomeni del provare, cercare, trovare e adattare, dunque anche del produrre risultati. Il sapere pratico si fonda sulla comprensione dell'utilizzo, sulla comprensione implicita nell'uso. Può trattarsi dell'esperienza strumentale realizzata nell'uso; ma anche esperienza corporea nel senso della husserliana esperienza nel mondo della vita rientra in questo sapere implicito. Un'iniziale esperienza strumentale dischiude un determinato percorso, nel quale possono compiersi esperienze ulteriori. Le tradizioni tecniche del comprendere pratico sono le prime forme del comprendere nel senso del saper-utilizzare.

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Il concetto del comprendere pratico non è orientato all'immagine, bensì è caratterizzato da efficacia e successo. Possocertamente rappresentarmi in immagini gli scopi da raggiungere: esito preso di mira può stare immaginativamente dinanzi ai costruttori, come per esempio nei quaderni di schizzi degli ingegneri rinascimentali. Tuttavia, la funzionalità non si identifica con la figuratività, e la priorità stessa dell'efficacia - il necessario know-how - non si può rappresentare in immagini, poiché esibisce la struttura del

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sapere implicito. Comprendere un artefatto significa utilizzarlo nel modo utile e richiesto. A tal fine è necessario ricorrere a una tradizione del sapere implicito di tipo non-linguistico, che si manifesta nella triade: osservare, fare da sé (owero provare), ripetere. Comprendere attraverso l'azione implica un'abilità, una facoltà, un controllo del processo in questione. Tuttavia il sapere implicito non è un sapere dominante, in quanto a essere dominata è la propria abilità. La struttura del sapere implicito si può rappresentare nell'atto di piantare un chiodo. Il processo consiste nella connessione di due termini del sapere: il sapere relativo al punto nel quale il chiodo deve essere piantato (fine) e il sapere relativo a come vada utilizzato il martello per raggiungere quello scopo. Gli occhi si concentrano sulla testa del chiodo. Per raggiungere lo scopo è però più importante avere la capacità di vibrare il martello nel modo giusto. Il sapere implicito si riferisce al modo di utilizzare il martello, che tuttavia non siamo in grado di indicare in modo matematicamente esatto. Non ne sappiamo dunque esplicitamente, né si deve saperlo esplicitamente per raggiungere l'obiettivo: se ci concentriamo troppo sul movimento del martello, rivolgendo a esso il nostro sguardo,

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finiamo immancabilmente per colpire il dito che regge il chiodo. Un'ermeneutica del comprendere strumentale interpreterà il processo complessivo come fusione di orizzonti, come fusione di un orizzonte del sapere esplicito riferito al raggiungimento dello scopo (chiodo piantato) e alla situazione o ali'ambiente circostante il chiodo con un orizzonte di sapere implicito relativo al peso, alla fattura, alla conduzione del martello: nel sapere implicito confluisce l'esperienza sedimentata nell'avere-a-che-fare col martello - con o senza istruzione per mezzo della tradizione. L'approccio fenomenologico sottolinea il milieu culturale dello sviluppo tecnico. La filosofia della tecnica fenomenologica indaga le relazioni tra uomo e tecnica: l'ermeneutica culturale della tecnica è l'ermeneutica di una prassi. Il contesto pratico, nel quale si trovano chiodo e martello, implica una relazione incarnata 15• La pratica tecnica implica un mondo: per Heidegger ciò significa trattare il mondo come una risorsa16•

15. Cfr. D . Ihde, Technology and the Lifeworld. From Garden to Earth, Indiana University Press, BloomingtonIndianapolis 1990, p. 32. 16. Cfr. ivi, p. 34.

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Il concetto husserliano di prassi si colloca in un contesto culturale più ampio: la Fenomenowgia della percezione di Maurice Merleau-Ponty (1945) distingue tra micro-percezione e macropercezione e approfondisce l'analisi di Husserl. La micro-percezione è sempre percezione cinestetica17: bisogna distinguere tra sguardo naturale e sguardo mediato tecnicamente. La percezione temporale trasforma il mondo della vita, l'orologio modifica il tempo sociale. La percezione del tempo attraverso l'orologio è una percezione ermeneutica, un'interpretazione data insieme allo strumento. Allo stesso modo si è giunti, attraverso la navigazione, a una trasformazione della percezione spaziale18. Le mappe geografiche e le mappe nautiche possono essere a loro volta comprese come percezione ermeneutica. La fenomenologia della tecnica muove da una molteplicità dei possibili usi degli artefatti tecnici19 : in particolare, essa descrive la trasformazione riflessiva della percezione mediante la tecnica20•

17. Cfr. ivi, p. 39. 18. Cfr. ivi, p. 65. 19. Cfr. ivi, p. 69. 20. Cfr. ivi, p. 72.

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Nel sapere riferito all'uso non si produce alcuna attenzione esplicita al medium tecnico. Si pensi alla tesi di Heidegger successiva alla Kehre: la tecnica precede la scienza. Si è sviluppato un modo di vedere il mondo come un fondo a disposizione (Bestand), come una risorsa. Inoltre, il metodo sperimentale va considerato come uno strumento: la fisica, intesa come sapere fondamentale, dipende da strumenti. L'analisi di Heidegger va connessa alla visione tecnicopragmatica di Dewey circa la ricerca di nuove conoscenze. Il suo strumentalismo concepisce la conoscenza come soluzione di problemi2 1• Le culture umane non sono pre-tecniche: va qui considerata una modalità molto diversa dell'incorporazione delle tecniche all'interno delle culture e delle pratiche di vita22• La tecnica trasforma l'ambiente, ma è anche incorporata culturalmente. In questa misura la tecnica è più antica di scienza e filosofia. E' impossibile comprendere un dispositivo tecnico senza una precedente esperienza pratica.

21. Cfr. D. Ihde, Philosophy ofTechnology. An Introduction, Paragon House, New York 1993, pp. 4043. 22. Cfr. ivi, p. 49.

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Quando leggo il valore di un termometro, devo già sapere che cosa significa il valore 0°: a tal fine devo disporre di un sapere metrico implicito del sistema Celsius e di una esperienza corporea dell'acqua in congelamento. Il sapere pratico permette una capacità d'azione come sviluppo ulteriore dell'abilità comportamentale cognitiva e senso-motoria, sullo sfondo di una coscienza corporea e umana di sé e del linguaggio. Con la capacità d'azione entrano in gioco questioni relative alla normatività epistemica. Pertanto, il sapere pratico umano è intriso di cultura. L'esperienza per cui la descrizione dei processi evolutivi richiede - accanto al nesso causale - un contesto condizionale, deriva in ultima analisi dall'agire umano basato sul comportamento, che nell'uomo si sviluppa ulteriormente nell'abilità di agire. Da un punto di vista filosofico, nel modello della causazione di Anassimandro e nel solco della domanda kantiana circa le condizioni di possibilità, questo principio d'azione è considerato un principio conoscitivo, quale nesso "se-allora". Il sapere sperimentalestrumentale è un ibrido tra la dimensione causale e quella epistemologica. Il comprendere è, in ultima istanza, il risultato di un'attività cognitiva e non una pura osservazione. La prospettiva cau-

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sale e quella trascendentale rappresentano due sistemi interpretativi distinti nel mondo della riflessione - bottom up e top down nella reciproca interazione. La scepsi è un pensiero che si svolge nella cornice di prospettive interpretative opposte e si dirige contro la metafisica come positivismo o materialismo. La riflessione scettica-antiscettica implica la coesistenza di prospettive diverse23: dobbiamo pertanto riconsiderare in chiave ermeneutico-scettica il modo classicamente metafisico di interpretare disposizioni e abilità, e rielaborarle daccapo. Vanno distinte una molteplicità di posizioni in sé articolate: il prospettivismo del punto di vista dell'osservatore, del punto di vista del partecipante e il prospettivismo dell'empatia. L'idea della totalità del sapere (come potenziale) fonda un certo contesto epistemologico quale concetto (ipotetico) dell'unità sistematica della natura. In virtù della possibilità 23. Cfr. B. Irrgang, Skeptisch-kritische Epistemolcgie, kontextbezogene Selbstorganisation