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Italian Pages [553] Year 1994
ERNST BLOCH
Il principio speranza Scritto negli USA fra il 1938 e il 1947 riveduto nel 1953 e nel 1959
Introduzione di Remo Bodei
GARZANTI
! ella stesso autore: Tracce \
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_____ dizione: aprile 1994 Seconda edizione: ottobre 1994
Collaborazione redazionale di Laura Uccelli Traduzione dal tedesco di Enrico De Angelis (primo e terzo volume) e Tomaso C avallo (secondo volume) Titolo originale dell ' opera: Das Prinzip Hojfnung
© 1 959 Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main ISBN 88- 1 1 -5997 7-6
© Garzanti Editore s.p . a., 1 994 Printed in Italy
IL PRINCIPIO SPERANZA VOLUME TERZO CAPITOLI 43-55
QUINTA PARTE
(Identità) IMMAGINI DI DESIDERIO ' DELL ATTIMO ADEMPIUTO
( MORALE, MUSICA, IMMAGINI DI MORTE, RELIGIONE, ' LA NATURA COME TERRA D ORIENTE, IL SOMMO BENE )
Il Tutto nel senso dell'identificazione è l 'assoluto di ciò che gli uomini fonda mentalmente vogliono. Perciò questa identità giace nel fondo oscuro di tutti i sogni a occhi aperti, di tutte le speranze e utopie, ed è allo stes so modo il fondo d'oro su cui le utopie concrete sono segnate. Ogni sogno a occhi aperti serio intende questo duplice fondo come patria; esso è il non-ancora-sperimentato, non ancora trovato, esperito in ogni esperienza finora divenuta. Ernst Bloch, Il principio speranza, p.
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43. NON IN CHIARO CON SE STESSI
V a dove ti pare. Adagio
Fin da prestissimo si vuole trovare se stessi . Ma non sappia1 1 10 chi siamo . Chiaro appare solo che nessuno è quel che vor n·bbe o potrebbe essere . Da qui l ' invidia comune , quella per e e i l o ro che sembrano avere o addirittura essere quel che spetta a noi . Da qui però anche la voglia di cominciare cose nuove , C"hc hanno inizio proprio con noi . Si è sempre tentato di vivere adeguatamente a noi stessi . È nascosto in noi quel che potremmo diventare . Si fa vivo C"on l ' insofferenza per non avere una meta precisa. Di questo smtimento la gioventù è solo la manifestazione più evidente , non l ' unica. Vi rientra la fanciulla che si adorna per l' amato lwne , che pure non conosce . Vi rientra il ragazzo che si sente t c�nuto a essere questo bene , a fare grandi imprese ; solo che 1 1on sa ancora in che campo . In tale condizione l ' uomo ha se stesso sulla punta della lingua, solo non sa che sapore abbia. 'I 'utto quel che finora è stato sa di ostacolo , al massimo d ' invo l ucro provvisorio , che pertanto cade . L' interno cerca di metter si in moto, cerca l ' azione che gli dia una forma autentica volta :dl'esterno . Ma la gioventù non fa che spiattellare le cose , il e hc vale dovunque un uomo non sia ancora condotto a termi ne. Anche l ' adulto, ammesso che non sia scadente o rozzo, spesso arrotonderà la sua vita, ma non la concluderà mai ; del n·sto né lo vuole né lo può . Il desiderio è di portare alla luce e cli avere quel nostro che oscuramente si è e si pensa. Questa faccenda la si cerca da soli o in due o in gruppo, in ogni istante C"omunque si vuole una vita da cui non siano espunte le nostre 1077
inclinazioni e forze . Una cosa del genere è vaga, poiché la maggior parte della gente non ha familiarità nemmeno con le proprie inclinazioni e poi soprattutto perché nessuno può arri vare a essere in chiaro con se stesso se tutti i rapporti fra gli uomini sono confusi . E tuttavia si chiede qui, nell' ambito del proprio comportamento , che cosa sia da cercare e che cosa da fuggire . Si fa luce l'uomo che vorrebbe avere un peso e poiché per lo più vorrebbe averlo solo così diventa possibile nel con tempo che altri possano persuaderlo di come dovrebbe volere se stesso . Sotto tutti gli aspetti l' uomo è ben lungi dall' essere in forma. Ma tutti possono uscire dalla loro pelle perché nessuno la porta già. 44. CASA E SCUOLA FANNO DA GUIDA
Davanti a ciascuno sta un'immagine di come deve diventare. Riickert
Il ragazzo deve diventare qualcosa, se ne deve fare qualcosa. La gioventù viene educata, la carne cruda non è appetibile . Perciò viene fatta in spezzatino o bollita, trasformata nei nomi che poi stanno nel menu . Un brav ' uomo , un uomo come si de ve , d ' accordo , niente in contrario , anzi c'è del pro . Altrimenti non potrebbe esserci vita comune , ci deve essere uno zelo affi dabile . Ma l 'utile uomo borghese lo si vuole piccolo, partico larmente modesto , artificialmente privo di faccia, del tutto sco lorito . Non fuma, non beve , non gioca a carte, non guarda le ragazze , deve coltivarsi ed essere coltivato come kitsch morale . Il brav'uomo pensa per ultimo a se stesso, « e adesso pover'uo mo ,, è perciò la regola. Anche se ormai ne ha proprio abba stanza, deve essere ancora giudizioso . Nessuno è già nato così, è nelle stalle che si viene resi così . Veramente ci sono nel giovane molti processi arditi, dalla dire zione ancora incerta. Ma a casa e a scuola vengono normaliz zati ; nessuno s ' incurva precocemente , dato che nessuno vuole andare con la gobba . Ma per gli ammaestratori in casa e a scuola si tratta veramente di conseguire qualcosa di inverosimi le: che gli uomini accettino di buon grado quel che poi si fa di 1 078
loro. La volontà viene bonariamente distolta o severamente spezzata, finché trapassa in sorriso e assenso . L' intelletto viene 1 · scrcitato a non straripare mai più dalle convenute domande e risposte della vita che aspetta l ' impiegato . Per lo più nella pro s pettiva borghese si ha come scopo solo dei servitori e ovvia1 1 1cnte non ciò che sarebbe molto più vicino all ' oppresso : dei vendicatori . In generale l ' allievo va riportato al comun deno1 1 1 inatore del tempo in cui è nato . In particolare al comun de nominatore del ceto cui appartiene tramite i suoi genitori; co1 1 1c ceto , come stato cui si addicano leggere e scrivere non ven1 1c considerato per lungo tempo il terzo, per tacere del quarto . E se la società borghese , che ha bisogno di mano d ' opera molto p i ù istruita che non la società feudale , ha posto una base più rnmune nel leggere , scrivere e far di conto , l'ha posta però tale < ' he l ' operaio vi debba restare , mentre il signore , che è da più , ;1rriva alle lingue e ad altro . Ma tutto infine cospira nell' imma Kine-guida dell ' impiegato, la più slavata che ci sia. Certo ogni i struzione punta a un ' immagine- guida, solo da questa discende il tipo di educazione , solo verso di quella va il tipo di via for1 1 1ativa. Nella sua forma più lassista l'educazione deriva dal tipo borghese decadente , divenuto incerto; nella forma severa dal I i po più antico , che ancora imitava o falsificava una noblesse < ' he oblige . L 'educazione lassista si chiama negli ultimi tempi a nche progressista perché non morde nessuno , però nemmeno a f fonda i denti in niente . Essa rende superficiali e ignoranti sotto parvenza di scienza; da questo tipo di scuola proviene il playboy. Invece dalla scuola severa alla vecchia maniera, dalla scuola delle bestie da soma, proviene pur sempre l ' uomo pro vato . La via dell 'istruzione in entrambe corrisponde , come scuola l ccnico-scientifica alla vita capitalistica immediata, come cosid < letta scuola umanistica quasi sempre alle dismesse muse di Kcsso , che vanno prodotte o tramandate tutt ' intorno a questa v ita perché essa non ci guardi così brutta e priva d' anima. Lo scopo della preparazione , passi questa più attraverso cose utili e, più attraverso versi greci, resta però sempre il membro sotto1 1 1esso della società borghese . Uno che non rimpiange mai quel me fedeltà corretta e corposa da chi non ha alcun diritto alla kdeltà. E proprio lì dove la causa è quella giusta il cedere e l 'Oncedere può essere un mezzo per imporla. Chi è deciso a tale scopo, cede eventualmente nel piccolo per imporsi nel grande . 11 cedere deve certamente limitarsi al piccolo e anche in questa l i mitazione accade sempre per causa del grande e serio . Poiché ('i sono prezzi che non si pagano , nemmeno tatticamente . Un prezzo del genere è evidentemente tutto ciò che ha a che fare rnn la cosa stessa per via della quale eventualmente e provviso riamente si può cedere sul piano tattico . Il discrimine qui è sot1 ilc e la decenza lo percorre , quando non è evitabile , sia con in1 dligenza sia senza ondeggiamenti . Altrimenti , come è facile v l'dere , lo scaltro non sarebbe anche il migliore che ride per ul1 imo. 1091
Fabio ovvero il temporeggiatore nell 'azione
Chi si decide troppo rapidamente spesso desidera non averlo fatto . Ma anche chi è perplesso, rinvia e riflette troppo a lun go , non sempre dà l ' impressione di capacità. Sulla sua insegna c'è scritto chi va piano va sano e ·tutt' intorno c ' è l ' occasione mancata. Fabio fu il primo a diventar celebre, ma al tempo stesso anche famigerato, come temporeggiatore ; per causa sua Roma arrivò vicino alla fine . Questo console rifletteva troppo a lungo , mancava le occasioni, ma Annibale non si piegava per questo . Da allora sono comparsi molti Fabi ma assai raramente hanno ottenuto qualcosa. Nella volontà troppo soppesata, trop po contemplata, alla fine si spegne la volontà stessa, si rimpic ciolisce come l ' ira contemplata. Anche nell' azione rivoluziona ria e nella sua rabbia, quella volontà diventa attendismo e gra dita ai tiepidi . Ne risulta il movimento rivoluzionario striscian te ovvero il rivolgimento che lascia tutto come stava. Il nome giusto per queste cose è quello della società fabiana inglese ov vero del Partito laburista, che è pieno della sua dolce limonata. La societa fabiana, fondata da Sidney Webb nel 1884, almeno non ebbe allora bisogno di far da freno ma espresse soltanto la flemma inglese ; ma dal 1918 la socialdemocrazia tedesca scelse chiaramente Fabio come vanificatore . Il rivolgimento avviene allora con dolcezza e si chiama soltanto sviluppo , la proprietà privata viene abolita quando i tempi sono all' uopo così sicuri come un uomo con un conto in banca. In tal modo l ' azione viene rinviata sempre di nuovo ai figli e ai nipoti, e per questa specie di rinvio la via è tutto e la meta nulla. « Non so che cosa vuol dire » , diceva in Fontane il consigliere di commercio Trei bel, « questo è un problema da sollevare senz' altro in ogni mo mento, soprattutto durante le gite in campagna » . Per chi pre dica vino e beve acqua il socialismo è, o è stato , sempre e sol tanto cosa futura, terra per i figli, e la strada a quella volta non conosce decisioni ma soltanto mille cautele . Fino alla conclusio ne che a uno che discute in eterno la meta, quando è in vista, mette terrore . Questo terrore naturalmente è dovuto non sol tanto all' immagine- guida del rinvio ma al contagio borghese : i riformisti fuggono la rivoluzione come il peccato , e non solo nell' atto ma anche nel contenuto . Dunque Fabio si stupisce in modo estremamente spiacevole ogni volta che un compratore 1092
il«'ciso conclude l ' affare nonostante tutto . Il temporeggiatore si •1.alva da molte sciocchezze tranne dalla maggiore : arrivare 1 rnppo tardi. Questa non sarebbe una vera disgrazia se i fabia11 i se ne stessero semplicemente da parte , ben indietro nel loro i.mio cantuccio . Ma i fabiani hanno prodotto fra l ' altro anche Li cosiddetta parte ragionevole del mondo operaio e la dirigo111 1 . In tal modo furono utili a quegli attori risoluti che appunto •Tano la violenza e dei quali i temporeggiatori avevano detto ' lie avrebbero ceduto a lei e a lei soltanto . Non fu una violenza 11 1ssa, come è noto , fu una violenza del putsch veloce , del colpo 111ortale inferto senza scrupoli , della decisione reazionaria. E 1 e 1 sì i temporeggiatori del bene tennero le staffe proprio ai gol p i s t i del male ; un esempio storico che vale per molti . I lenti • nngiurarono quasi sempre coi veloci della parte opposta, con1 rn voglia, ma a volte , nelle latebre del cuore, anche insieme e cm loro . Il passo leggero è altrettanto astratto dello sfondare le p1 1rte , di cui diremo subito , e gli corrisponde , sebbene sia da .iggiungere che anche lo sfondare le porte operato dai fascisti si c·st'rcitò solo sulle capanne , mentre invece coi palazzi seppe esi1 .1 rc alla perfezione. A questa veloce azione eroica viene così 1 1 1 l to molto di astratto ; ancor più che agli astuti , lenti fabiani . 1 '1 1iché costoro pazientarono invece di agire , tutti quelli da loro K1 1 idati dovettero realmente sopportare e niente di più . Sorel, Machiavelli ovvero dinamismo e ruota della fortuna
Tutt' altra impressione dà l' uomo forte ; egli colpisce con la lèir za stessa. Non tergiversa per non scottarsi, piuttosto agisce rnn impulso , irrompe come un lupo nella notte . Agisce anche 1 11 circostanze sfavorevoli e contro di loro ; « circostanze » sono plio per l ' eternità del ricordo » (Entweder/Oder, 1, Werke, I llC'dcrichs, 1 , p . 38) . 1 Su questo terreno non è possibile comu1 1 11 azione , tranne quella tra solitari , da un castello all' altro del L1 loro permanente solitudine ; l ' immagine di desiderio cristia1 11 1 n arcisistica va qui in pezzi . E diventa egoismo , anche se in "'· 1 1 so sublime ; l ' anima solitaria e il suo Dio non vivono del tut1 1 1 i mpunemente nell ' anarchia capitalistica. Non del tutto inno ' 1 · 1 1 l cmcnte, consegue da qui una parte della sua disperazione e " n l u zione , della sua felicità nella pena e della sua evidenza. I . ' . . rnnomia privata incoraggia fin dall' inizio l ' estremizzazione I c : 1r . S. Kierkegaard , Enten-Eller, a cura di A. Cortese, Milano , Adelphi, I ' > l i / 1 , voi . 1, p. 1 0 3 .
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dell 'egoismo ; tutta egoismo era l ' anima dell ' affarista e anche alle anime più decisamente aliene d�gli affari l 'egoismo pre scrisse la via di fuga, verso l ' isolamento più estremo o più pro fondo . La solitudine ha talmente sopraffatto anche l ' imprendi tore attivo nel mondo , che questi è diventato un eremita del suo interesse . Il capitalismo della libera concorrenza ha propo sto una quantità di stiliti negativi, di veri demoni stiliti della lo ro azienda. Ma appunto , per quanto l ' economia privata abbia saputo premiare il privato in tutta la sua ampiezza, non ha in ventato però la solitudine, per non dire la fuga in essa, intesa come raccoglimento e asilo , e meno che mai l ' antichissima im magine di desiderio della compressione corporea, dell' indistur bato essere-presso-di-sé . Essa è stata esagerata così come l ' indi viduo stesso , ma non è soltanto artificiosa o reificata, non è sol tanto astrazione coagulata. Diversamente dalla felicità dei sensi e dalla pace dell' anima, la solitudine , con la sua alternativa alla socievolezza, si mantiene anche nella società ordinata, fino a nuo vo ordine . Certo con una funzione diversa e con un' immagine di desiderio che non ha più bisogno di essere un' immagine di fuga. Sarà invece un' immagine di quella cella senza cui anche l ' uomo più felicemente socializzato non perviene a se stesso . Se risorse e ricorsi di questa specie restassero disabitati, la comu nità diverrebbe quasi altrettanto vuota quanto la solitudine di venta cieca senza la comunità. La vera immagine di sogno del la solitudine , che non invecchia né è torre d' avorio ma crea forti pause energetiche , volontaria e non misantropa, ha anco ra molto lavoro davanti a sé . Tutti i bambini nascono soli, grandi però lo diventano sem pre insieme . Proprio i primissimi uomini vissero socievolmen te , costituirono un gruppo . Il singolo era qui il reietto e questo , in tempi di terre completamente selvagge , significava la morte . La tribù era sostegno del corpo e contenuto dell ' io debolmente sviluppato . Di conseguenza all'inizio dell' organico c'è un io corporeo che si riferisce a se stesso , ma al principio della storia c'è la comunità . E a questa, in epoche in cui è minacciata, si volgono desideri altrettanto ardenti che alla solitudine . Desideri di sicurezza che non hanno nemmeno bisogno di contraddire la solitudine ma al contrario la inglobano, almeno nella piccola, calda cerchia dell 'amicizia . Questa è al tempo stesso l' elemento più importante di un amore che mira alla durata e all' abitudi1 1 16
1 1 1 . ( ' la maggior parte dei matrimoni fallisce non per mancan , , , d ' a more ma per mancanza d ' amicizia. Essa si sviluppa più i . 1 1 d 1 , però , come dice appunto Werther, essa è « quel che pro1 l i 1 1 , . frutti invece che foglie vizze » . Anche l ' individuo , che si è 1 l i l i - .� 1 1 dai grandi corpi sociali, celebrava e idealizzava un collet1 1 1 " 1 1clla cerchia più ristretta. Lì dove la società era diventata o l 1 d 1 l 1ia , contemporaneamente all' immagine di desiderio della '" ol 1 1 1 u I ine emergeva quella dell' amicizia: non come fuga ma 1 1 1 1 1 ! ' sostitutiva della società e sua migliore forma domestica. \ • l ' I w la fine del Settecento il fine Christian Garve scrisse la " 1 1 " ri flessione , doppia o alternativa, Sulla socievolezza e la solitu , /, ,,,. , e l ' amicizia la vinse sull' isolamento : « L ' aria che non si 1 1 1 1 1 1 l i i a diventa sempre mefitica; la disposizione d' animo non 1 1 1 1 1 1 l 1 i ata da sensazioni esterne , di cui quelle che provengono i l 1 d l ' 1 1omo sono sempre e soltanto le più forti e vivaci, diventa "' 1 1 1 pre un po ' triste » . E sebbene l ' amicizia in un primo mo1 1 11 · 1 1 1 0 volesse sostituire il collettivo , chiaramente però , e a dif1 1 1 1 · 1 1 za dalla solitudine , proprio in tempi di integro sentimento i l 1 · I L 1 polis ne divenne alleata. La più ampia celebrazione del I ' 1 1 1 1 1 ic iz ia è del resto opera di Aristotele , un pensatore che defi1 1 1 v" l ' uomo come zoon politikon e che fece sfociare completa1 1 w 1 1 1 c l 'etica dell' amicizia in quella dello stato . Egli per la veri1 1 1 1 11 1 11 fornì un ' utopia allo stato ma la diede all' amicizia, con 1 1 1 1 · i 1 11 magine di bellezza che fa risaltare l ' amicizia presente . I . ' 1 1 1 1 avo e nono libro dell' Etica nicomachea sono dedicati a que � 1 1 1 rn11creta idealizzazione , e precisamente in un modo per cui 11 1 mo 11 politikon è un animale umano innanzitutto e primaria1 1 1 1 · 1 1 1 c nell ' amicizia. All ' amicizia, quale archivio e letto di ripo �" dd con-noi , è essenziale che « ci si voglia reciprocamente be1 11 · 1· ci si auguri il bene , senza che questo reciproco sentimento 1 1 1 1 1 ; 1 1 1 ga nascosto » . Quest ' ultima asserzione significa che l ' a1 1 1 1 1 izia comincia lì dove essa regge alla prova, il che nella mag H ' ' or parte dei casi significa lì dove essa costa qualcosa, per cui 1\ 1 1 si o tele , sia nell' Etica nicomachea sia nella sua Politica ( n, 5), 1 1 1 n i l proverbio poi molto usato per il comunismo conventuale : ., I r a amici tutto è comune » ovvero « Bene di amico , bene co1 1 1 1 1 1 1 !' » . Comunque questa eguaglianza, quale elemento dell' a1 1 1 1 1 i zi a , non supera la piccola cerchia; Aristotele raccomanda l i i p ro prietà privata perché altrimenti scomparirebbe la virtù i l. . l l . 1 g-enerosità. Nel suo compimento , la cerchia di amici è co•
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munque più piccola della polis più piccola: « Amicizia in senso pieno non può essere con molti, allo stesso modo che non ci si può innamorare contemporaneamente di più persone » . E l ' a micizia come completamento sociale sta al disopra dell' amore : « Infatti c ' è anche amore per ciò che è inanimato , il vino, l ' oro ; l ' amicizia invece vive solo fra uomini e presuppone la corre sponsione » . E da ultimo dall' ideale del piccolo collettivo viene addirittura tratto il cemento del collettivo grande , in maniera sorprendente : « È anche l ' amicizia a conservare gli stati ed essa sta a cuore al legislatore più della giustizia. La concordia le è infatti manifestamente affine e l ' attenzione principale dei go vernanti è rivolta a quest ' ultima, mentre sono massimamente preoccupati di bandire la discordia perché è inimicizia » (Etica nicomachea, vm , 1) . Quel che la giustizia esige , l ' amicizia lo for nisce senza costrizione; essa produce quella concordia in cui non si verifica più una violazione dei diritti reciproci e dunque non c ' è più occasione nemmeno di pensare alla giustizia. Quindi, come nel principio inter amicos omnia communia, l ' u topia aristotelica sfocia di nuovo nella cerchia di amici prece dente lo stato ; la concordia politica, un bene indiscusso , che già la società schiavile non poteva mostrare , trovava nell' amici zia il suo asilo . Presto anche il suo luogo di declamazione ; ecco per esempio il Laelius de amicitia di C icerone ovvero Castore e Polluce quale epoca d 'oro a due , sempre perseguibile . Le tre manifestazioni che Aristotele ascrisse all ' amicizia: benevolenza, concordia, beneficenza, la resero utopica in tutta evidenza; di conseguenza l ' amicizia si mantenne, al di là di quella di cop pia, per lo più soltanto in gruppi anch' essi di carattere utopico o dai fini utopici . Viveva in circoli , sètte , conventicole , che non semplicemente sostituiscono un collettivo ma lo prefigurano in forma rimpiccolita o lo vogliono facilitare in forma regionale . Da qui il sogno d ' amicizia in tutte le utopie anarchiche e fede rative , nella scomposizione dell' edificio sociale in atti di aiuto reciproco . In piccole comunità autogestite in cui ogni membro si conosce e il fine sapore liquoroso di un' antica amicizia pene tra senza sforzo . Questo agognato sentimento di fraternità compare ancora, a prezzi scontati, in Filadelfie fatte tutte di piccoli insediamenti , nell' etica del vicinato diffusa nell 'America degli inizi : il mondo feudale era stato abbandonato , la lotta per l ' esistenza era ancora più con la natura selvaggia che con gli 1 1 18
1 1 1 1 1 1 1 i ni . Il collettivo appariva quasi ancora palpabilmente fatto q u el materiale che la Bibbia, su base non del tutto dissimile , . i µ, 1 : i rio-democratica, aveva chiamato il prossimo . Che natural1 1 w 1 1 1 c tutto questo non potesse reggere davanti alla nuda co �1 1 11. ione a pagare , risultò in America presto, nonostante fosse 1 1 1 1 1 a sto il gesto della community; in Europa la mera immagine i l i desiderio dell' amicizia si rivelò in parte come l ' amarezza • 1 11 1 cui veniva misurata la sua esistenza effettiva. Il noto chiac , l w ri ccio sugli assenti, anche se appartenenti alla cerchia di 1 1 1 1 1 ÌC ' Ì , mostrava la tensione con l ' ideale , molto maggiore che 1 w l la schietta solitudine ; è qui pertinente anche la glaciale os �1 · 1 v azione di La Rochefoucauld: « Dans l ' adversité de nos 1 1 w i l l curs amis nous trouvons toujours quelque chose qui ne 1 1 1 1 1 1 s déplait pas » . E Schopenhauer in questa occasione non ' ''' ' K ,. guardare indietro » . E nel 1 82 3 dice il vecchio Goethe al 1 1 1 1 1 < d l iere von Miiller: « Non c'è passato di cui si debba desi o l o 1 . 1 n · il ritorno , c ' è solo un eterno nuovo , che si configura con 11 1 1 < ' 1 1 · r nenti ampliati del passato , e l ' anelito autentico deve es �· 1 ,. se mpre produttivo , creare un meglio che sia nuovo >> . C iò I I n s1 1:ssa cosa di quell' intenzione e presenza della produttivi1 1 1 , 1 1 1ai venuta meno nella vecchiaia di nessuno che fosse dota1 1 1 o l i !-{enio . Le eccezioni (per esempio Klopstock, Schopen1 1 1 1 1 1 1 ' 1 ) sono poche , la regola (con stupefacenti travalicamenti 1 1 1 1 1 1 < · i n Verdi) mostra una magistrale forza giovanile . Le doti I 'nù
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significative danno nel loro autunno contemporaneamente fiori e frutti ; anche i progetti e gli abbozzi della gioventù , che Goe the più fortemente e con più interruzioni di altri ha lasciato ai suoi tardi anni , vennero non solo elaborati, non solo mediati con l ' ampiezza mondana degli anni di mezzo e con la profon dità della vecchiaia, ma vennero trasformati e infine, mediante fonti che in gioventù si limitavano a bisbigliare , fecondati in un' allegoria e simbologia in cui solo professori di letteratura particolarmente classicisti sentirono la mancanza di freschezza sensuale . Nessuna poesia del primo Goethe vale il Beato anelito, l 'Elegia detta di Marienbad, Pandora, le scene di Elena e del cielo nel Faust . Dovunque qui il giovane Goethe agisce nel vec chio , molto più vitalmente di quanto non l ' abbia fatto in quello di mezzo ; al poeta veggente s ' è aggiunto il visionario , alla fre schezza dell'espressione emotiva la trasparenza dell' espressione sapiente . Margherita non è meno essenziale , ma certo nemme no più essenziale di Elena; l ' ostessa del Leone in Arminio e Do rotea, la Donna sul modello di Demetra non è - se non si cono sce solo l 'omerico nella grande poesia - più ricca di forma della stessa Macaria degli Anni di apprendistato , la Donna urania. Lo stesso stile della vecchiaia è un novum, come in Rembrandt, Beethoven, Platone così anche in Goethe . Esso indica solo un oltrepassamento ora del tutto inatteso , un'utopia del tutto pa radossale per la vecchiaia, che appunto si aggira in figure sin golarmente lontane , strane , del tutto non arrotondate . Nel Werther l ' atteggiamento mentale era come un ' ostinazione della produttività: « Perché la corrente del genio erompe così di ra do , così di rado vi inonda sonora in alti flutti e scuote la vostra anima stupita? C ari amici, là abitano i placidi signori su en trambi i lati della riva, le cui casette da giardino , le aiuole di tulipani e i campi di verdura andrebbero in malora e che per ciò per tempo sanno ovviare con dighe e canali alla minaccia del pericolo » . Certamente il Goethe maturo non ascoltò e fece fruttificare questa corrente solo alla sua foce ; nonostante il suo padiglione in giardino , nonostante la paura della rivoluzione di luglio e la repulsione per il vulcanismo (eccettuate la sua pro pria natura, Napoleone e Byron) . Proprio le opere della vec chiaia di Goethe hanno dato fastidio per tutto il secolo scorso e molto oltre ai rivieraschi , che dalla lettura di Goethe volevano estrapolare un distinto idillio borghese o anche una specie di 1 1 58
cosmico-animalesca, quanto più possibile priva di spi1 1 1 1 1 . 1 1 1 1 a cosiddetta sfera di forze . Non solo il neo-classicismo 1 1 • ' ' �', h i ano, costituito così , ma anche quello del secolo scorso , i l 1 1 ' 1 1 1 1 1 0 completamente piccolo borghese , non ancora comple1 o 1 1 1 1 c · 1 1 t t· estinto , finisce male col Goethe vero, cioè profondo . 1 1 , 1 1 1 1 1 hc il vecchio Goethe , eminentemente lui, in possente al1 , 1 ', • • 1 1 ; 1 e simbolismo , ha niente in comune con questa specie di 11 1 1 1 1 11 l e · semplicità, piccolezza silenziosa, bellezza pensionata, e 1 . , p . i c T eterna è per lui solo nel Signore Iddio . Ma della sera , i , l l i 1 v i ta Goethe dice : « Allo spirito raccolto sorgono pensieri 1 1 1 1 1 1 1 : 1 i mpensabili ; essi sono come demoni beati che si posano • 1 • k 1 1 c l1·nti sulla vetta del passato » . Non soltanto si posano nel 1 1 1 1 �•1. i t o ; infatti, poiché ogni passato già grande ha vette , an' 1 l 1 1 · Hso con queste , come tutto ciò che si erge ed è montano , •1 1 1 1 w l futuro, e tutte le montagne s ' intendono sempre bene ' 1 1 1 1 l ' a urora e il nuovo giorno . Non altrimenti da come sono la " ' •1 11 . i cosa la via in discesa e quella in salita, se si tratta del far •I ' l 1 i : 1 ro , del suo vero carpe diem . E mai il presente , proprio ' l ' ' c ' Hl o , venne esperito in maniera più partecipe che in Goethe . I tJ, l i i n fatti non lo svalutò per amore di un futuro che se ne al l1 1 1 1 t 1 1 1 1 ava, ma già nel Werther il « grande tutto albeggiante » era I " 1 h 1 i una via verso ogni formazione vicina e inscritto nella 1 1 1 1 1 � H i 1 11 it à
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·1 4 1 . FIGURE-GUIDA DELL'OLTREPASSAMENTO DEL LIMITE FAUST E LA SCOMMESSA SULL'ATTIMO ADEMPIUTO
Se Karl gli rappresentava tragiche nubi temporalesche da Shakespeare , Goethe , Klinger, Schiller e la vita si osser vava colossale nell' ingrandente specchio poetico , si desta vano tutti i giganti addormentati del suo intimo , veniva no suo padre e il suo futuro, perfino il suo amico era lì di nuovo , come tratto da quella splendida, fantastica epoca infantile , dove l' aveva sognato in queste parti, e nell ' in teriore corteo degli eroi veniva collocata perfino la nuvola che nuotava nel cielo e la ronda che si allontanava mar ciando per il mercato. Jean Paul , Titano, 54° ciclo
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Possono esser viste come spirituali uomini con le ali quel · le nature che , con energiche espressioni, ci accennano ciò che , sebbene spesso con tratti solo deboli e non riconosci· bili, è inscritto in ogni petto umano . Goethe , "Appendice" a Benvenuto Cellini
Non paglia umida
C ' è però la paura di non esserci . In essa, il tarlo che anche quel che ti succede non vada bene . C iò si può esprimere come arrivismo , ma anche come forza che si fa posto . Con un salto si innalza dall' uniformità, che non è neanche facile da conserva· re . Comincia tutto un altro colore , non disperso , colorato del proprio desiderio , e sboccia. Cose del genere sono state dette già dell' alberello che voleva foglie diverse . Non gli andò bene, le foglie non erano mai quelle giuste . Si tratterebbe del verdeg· giare giusto , finalmente . In ciò rientra la forza di portarsi all' aperto . Ciò non è cosl semplice nella vita, ma sulla paziente pagina gli uomini, qu al i oggetto di racconto , sono più facilmente impazienti . Nella fia· ba dell' acciarino Andersen presenta un soldato che , uno , due, uno, due , se ne marcia per la via. Una strega lo fa ricco , egli si tiene il raro acciarino che era andato a prendere per lei. Gli ba· sta percuoterlo per ottenere da tre cani giganteschi tutto ciò che desidera. Le persone in marcia, di cui ora occorre parlare , agi· scono tutte come se avessero , anzi fossero , l ' acciarino . Ci sono fra loro poveri diavoli e grandi signori, però tutti oltrepassano ciò che è loro adeguato e schizzano in alto co rhe fuoco . In ma· niera folle , oppure che ci riguarda tutti , essi perseguono il pro· getto che essi stessi sono e che al tempo stesso si sono posto . L' alberello che voleva foglie diverse è frequente tra gli uomini , ma solo pochi reggono in vita con tale insoddisfazione . Cose del genere appaiono , per lo più , più che inventate , proiettate sulla parete in una luce multicolore . Però in modo da uscire as· sai facilmente , in ardito oltrepassamento , dal libro al lettore , e sempre senza conclusione addomesticata. Hanno qui il loro po· s,to coloro che cercano di godersi la vita, di viverla fino in fon· do ; che cercano nel senso del semplice sedurre ma soprattutto della sortita, del Nonostante , contro il perché dell' abituale , che condiziona solo perché abituale . Figure di tale specie viaggia· 1 1 60
" " 1 1 ·s1 ano fedeli all' inquietudine finché non si trova quel che l " i 1 1 . . l 1 I )(' acquietarla. E poiché proprio questo non c ' è , tali uo1 1 1 1 1 1 1 1 1 u l omiti non tornano indietro . ., , , , , ,,,, , ,. il liuto e vuotare i bicchieri
qui si mostra di essere assolutamente pronti allo un allontanamento dal borghese che è pittoresco e . 1 ' L 1 l i ' allontanamento semplicemente zingaresco a quello con 1 1 1 1 11 1 1 1 0 proprio , fin troppo proprio . Già la vaga parola « vita » I " • 1 1 1 I 1 I w darne la parola d ' ordine , come ha fatto in fine secolo . 1 1 I 1 1 1 1 na lacerazione intraborghese tra la casa paterna e i figli " 11 I 1 Rl i e interessanti . Lo J ugendstil contrassegnò l ' epoca di l 1 1 1 1 1 1 1 1 ra di queste artistiche immagini umane , dall ' incedere se ' • • H1 1 1 1 1 1 i s ta o distese ora tra modesti anemoni, ora tra costose " " l 1 1 c l ( 'c . Ma l ' esigenza del volto proprio e della vita a esso , , , i , 11, 1 1 ; 1 1 a poteva essere assai poco da arte applicata. Tale lo • 11 1 1 1 1 1 c l o e la negante retrospettiva che nel Gianni felice Pontop1 1 1 i L 1 1 1 atlribuisce al suo eroe , ricco di sfaccettature , che tutto I " 1 1 I .. e stranamente vince . Finito in un ambiente stantio , il 11 1 1 1 1· 1 1 1 1 1 · recupera da libero pensatore : « E davvero mai come in ' 1 1 1 1 •il 1 1 momento aveva sentito così chiaramente che non era di ' · • � · • L i Rg-iù nella stanza semibuia e opprimente , dove ora sede , 1 1 1 1 1 1 suo padre e i fratelli cantando canti religiosi e recitando 1 1 t 1 1 1 1 1 1 1 sc preghiere in mezzo allo splendore favoloso dell' inver1 11 1 1 1 1 1a specie di personaggi sotterranei, ciechi allo splendore d1 1 1 1 1 l uce , pieni di orrore di fronte alla vita e alla sua magnifi1 1 1 1 1 1 1 . Così si sentiva migliaia di miglia lontano da loro , in tut1 1 1 1 1 1 ; 1 contrada del cielo , alleato col sole e le stelle e le nubi ve l 1 1 '.f', 1 . 1 1 1 l i » . Qui dunque parla un tipo nel quale il personale , 1 1 " I ' I '" personale voler uscire , vuol essere fatto di forza, altez • 1 1 . f•, r ; i nde condizione , anche sensualità e denaro , e ciò pur �1 1 1 1 p 1 ·1 · in modo autentico , non decorativo . Gianni felice è un l 1 1 1 1 1 1 1 1 w nto assai retto di esistenza contro la putrefazione e per di p 1 1 1 , come si vede nel seguito , è a sua volta troppo buono e 1 1 1 1 d 1 1 1 u lo per non andar perduto al mondo capitalistico , e pur l l 1 ' ( 1 po a ogni mondo . Altrimenti stanno le cose con le figure 11 1 1 1 : . 1 1 1 · di quello che allora era godersi la vita, soprattutto lì d 1 1 1 , . .�i rispecchiava nel personale non certo un oltrepassamen '" 1 1 1 1 rn ra fresco , bensì quello imperialistico incipiente . Ciò già I > o 1 p p rima
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o 1 1 1 1 1 . con
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in molte immagini di artista, selvaggiamente atteggiate oppure drappeggiate , di fine secolo : la grande attrice, il grande poeta, e sotto non c'è niente che valga. Il romanzo di D 'Annunzio Il fuoco tratteggia, esagerandolo , l ' eroe J ugendstil in un' onda opalescente eppure gonfia. « Ecco , tutto quel che trema piange spera anela » , dice qui il poeta Stelio all' attrice Foscarina, « de· lira nell' immensità della vita » . Anche nel vago fraseggiare in cui la parola « Cosmico » amplia la parola « moderno » , opera il gong peculiare e vuotamente strapieno della secessione . Tutti intesi a essere nervosi, un gesto di godimento a ogni costo , co· me se il godimento lo si potesse comprare così . Quel che il tardo borghese cercava di nuovo , nel primo era davvero fresco . Guidare la propria vita, in modo illimitata• mente nuovo, allora era cosa quasi del tutto progressista. Vi si annunciava l' imprenditore , che operava individualmente ; cose finora esistenti diventavano gravose . Il soggetto che non vuole proprio spuntarsi le corna appariva variamente lodato nello Sturm und Drang e poi all' epoca del cosiddetto dolore cosmico titanico . In tyrannos, certo , però in tale grido , con scambio contemporaneo, spesso pericolosamente oscuro , c' era anche il grido : contro i filistei. E così via fino all' iniziale superuomo anarchico , ma anche fino alla nuova repulsione rivoluzionaria rispetto al juste milieu borghese , soprattutto se esso si spaccia• va, diciamo così , per normalmente umano . Lo psichiatra sviz· zero Bleuler definiva il filisteo modello , com' è noto , in questo modo : « Se avessimo dovuto creare noi Adamo lo avremmo fat• to sintono , con una leggerissima irritazione maniacale, che l'a• vrebbe etichettato come natura solare » . Quanto lontane sono le azzimate o addirittura le autentiche figure-limite della borghe• sia ancora rivoluzionaria, perfino romantica, quanto più urna• ni appaiono perfino i loro eccessi ! Indomiti personaggi esigenti e amari personaggi originali trovarono posto sul limine e me· glia ancora nessun posto : il maestro di cappella hoffmannianu Kreisler, lo Schoppe e il Vult di Jean Paul si collocano qui. I drammi di Grabbe riuniscono senza eccezione artisti dell 'esa• gerazione e significativamente quelli cui manca ogni colpa: so• no sempre e soltanto cause esterne , ottusa resistenza del mon• do , ciò da cui vengono abbattuti . Questi Gothland, Silla, An· nibale , anche Don Giovanni e Faust in Grabbe devono esserll eccentrici , proprio perché ruotano così completamente intorno 1 1 62
.� 1 1 '.ssi . In quest' epoca nasce l ' immagine di vita dell' interes che oltrepassa la zona temperata; quanto più solitario , 1 o 1 1 1 1 1 1 p i ù decorativo , quanto più tropicale tanto più efficace co1 1 1 1 �H •!-{getto . Ma vera esplosione è lì dove il suo poeta stesso ' ' l ' l ' · ' "I ' come inventato , dove non soltanto entra nell ' opera dal l 1 1 1 1 o l1 1 , con una lanterna, come Grabbe in Scherzo, satira, ironia e 1 1 1:11 1//1.ato profondo . Dove - lontano dal letterato rispecchiato - il ""fl.fl. come Lenau , di un ribelle anarchico come Grabbe , del 1 1 1 1 1 1 1 1 elettivamente affine di Byron . Invece del freddo egoista, ' l i ' l • . t rc ora il portatore di felicità o l 'elemento incondizionato di 1 1 1 1 s1 · 1 1 timento unico e illimitato ; il Don Juan di Byron, impo .. 1 1 1 1 1 1 l u t to come satira dell ' ipocrisia, della reazione , della bigot " 1 1 . 1 , appunto per questo (« to sail in the wind ' s eye ») dà a co1 1 1 1 � 1 ne il titano della gioia: « There ' s not a meteor in the polar .. 1 . 1· I ( )[ such trascendent and more fleeting flight » . Con la tra ·i l 1 1 1 1 1 1azione romantica emerse anche l ' affinità con tutti gli altri 1 1 p 1 d i ostinazione , cioè del persistere non solo nel proprio indi , 1 o l 1 1 a l1� essere-così ma in uno stimolo incondizionato e che mi1 1 1 1 1 1 1 ' incondizionato . Emerse l' affinità di Don Giovanni con I 1 1 1 1 s 1 , del radicale impulso amoroso nell'uno , del radicale im1 • 1 1 I N1 1 alla conoscenza e all'esperienza nell' altro . Anzi le due 1 w1 H 1 1 m i non restarono nemmeno separate l ' una dall' altra e i l 1 1 1 1 1 p 1 c distribuite fra i loro tipi: Faust viene collegato in modo . 1 11 111 ol 1 1 1 amente organico con la vicenda di Margherita e Don I i 1 1 1 v : 1 1m i , almeno nella versione di Lenau , così profonda, mo •i l 1 1 1 l i mpulso alla conoscenza. Qui egli cerca esclusivamente I 1 1 1 1 a , l ' idea della donna, e l ' infedeltà empirica è suprema fe di 1 1 ; 1 amorosa, e precisamente nei confronti dell' essere in cui 1 11 11 1 .. l ibe riposare . Lenau rappresenta un Don Giovanni tanto 1 1 1 1 1 v nsale nella sua specie e tanto bisognoso di approdo quanto I· 1 1 1 1 s 1 : « Lo spirito che tutto vuole abbracciare , I nel particolare " I H1 · 1 1 1 c incarcerato e abbandonato ; I è lui che fa di me un eter1 1 1 1 . 1 ssctato I e rovinosamente mi spinge da una donna all' al1 1 1 1 . . Perciò quest' altro Don Giovanni corre attraverso « il cer ' 1 1 1 1 1 1 1 1agico smisuratamente ampio I di molte belle donne in1 1 1 1 1 1 1 · v oli » , così come Faust attraversa i circoli cosmici : en l 1 1 1 1 1 1 h i a caccia dell' attimo che non diventi nausea o noia 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 sia stato attinto . Certo le stazioni di Don Giovanni in q 1 l f ' s l a ricerca sono sia più numerose sia meno concluse , anzi 1 1 1 1 1 1 1 1cludibili . Solo in Spagna ha milletré di queste stazioni 1 1\ 1nkcgaard fa notare molto finemente che è un numero di ij l ' ' " i ) e , per quel che riguarda la conclusione , questa avviene , l,1
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solo con la morte di Don Giovanni, non col presentimento di una felicità suprema, come è noto . Ciononostante il Don Gio· vanni di Lenau , nel suo cerchio magico di donne , rappresenta in questo campo , per quanto più angusto , il pendant non elu· dibile , e dopo di allora chiaramente elaborato, dell' impulso faustiano all' adempimento . L ' eccentrico Grabbe ha accoppiato Don Giovanni e Faust addirittura in un unico dramma, ha di· stribuito fra due incondizionati le due anime nel petto di Faust. Il Don Giovanni di Grabbe è divenuto Faust nella regione « dcl sud della vita » , il Faust di Grabbe è Don Giovanni « nella zona fredda » . Il ricordo del delinquente di corte di Molière è dun· que del tutto scomparso : « 0 terra tropicale della cocente forza d ' amore ! I O magica foresta vergine di profonda passione ! » questa non è una corte dell' ancien régime né la felicità del vi• zio , vista con gli occhi della costumatezza borghese . Una stra· na dislocazione , in effetti, una dislocazione del cavaliere a tita• nico bohémien ambiguamente titaneggiante contro l ' avvenuto impicciolimento che si chiama bourgeois . E proprio contro quest'ultimo si innalzò la nuova immagine di Don Giovanni, innanzi a tutte quella di E . Th .A. Hoffmann: come sì alla gioia, no al filisteismo e anche a tutte le statue di un passato estinto . Questo è il motivo più profilato in questa figura, e tale da collegare addirittura il carpe diem alla impietas nei confron· ti del morto (padre , antenati) . Vengono cercati il vivere l'ora fino in fondo, la corrente immobile della felicità, non l' abdica· zione del più naturale di tutti gli eccessi di fronte alla tradizio· ne , all' abitudine , al divenuto e all' alienazione . Invece di ciò, Don Giovanni e Faust cercano , in smisurata sortita, l ' attimo in cui potrebbero finalmente esserci le nozze , finalmente e solen· nemente . Il fulmine di Don Giovanni , in cui egli appare e re· sta, è la luce , certo non la più chiara ma certo la più cruda, per l' inadeguato nell' uomo . Faust, macrocosmo, " Fèrmati dunque, sei così bello " L ' impulso all' ora e al qui non è mai limitato al proprio luo· go interiore . Lì viene solo sentito per primo e anche risolto , ma solo in modo che proprio ogni esteriorità venga davvero racco!· ta e organizzata in tale prossimità. Ciò unifica le figure dell'ir· requietezza non appena esse si fanno e ottengono spazio intor· 1 1 72
sé . Nel cammino verso il pieno esse sperimentano il mon scompigliando le donne e tutte le altre cose , alla ricerca di ' " l 'he plachi il loro anelito . Nella maniera più visibile fa que . . 1 . . la figura maestra dell' irrequietezza, che ora appare all ' al i • 11.a e al centro di tutte le altre : il dottor Faust , ovvero l ' in ' 1 1 1 1d i zionatezza al tempo stesso intensiva ed estensiva. Egli è l ' 1 1l 1 rcpassatore del limite per eccellenza, però , quando lo ha ol1 1 1 · passato, sempre arricchito di esperienza e infine salvato nel •1 1 11 1 l cndere . Così egli rappresenta il supremo esempio dell ' uo1 1 11 1 u topico , il suo nome resta il migliore e il più istruttivo . C o '" ' l ' he a quest' eroe non aveva predetto proprio nessuno , al • 1 1 1 1 1 rario , il primo libro su Faust condannava questo « gran 11 1 11 · �cme che voleva farsi delle ali d ' aquila per scrutare i misteri dd c ielo e della terra » . Nemmeno i successivi scenari per ma1 11 1 1 1ctte fecero eccezione e mostrarono l ' esecuzione della sen1 1 · 1 1 1.a infernale in modo commovente ma ammonitore . Né il l · . 1 1 1 st prototipo del 1 587 era lo Stiirmer und Dranger, successi ' • 1 < ' protestante , l 'uomo libero , senza freni , indagatore , bensì L 1 1aricatura di uno scolastico cattolico . Protestante era la rap i ' ' mmessa. Il centro faustiano va attraverso il cielo e il 1 1 1 1 1 1 1 1 10 , in progressiva mediazione entrambi gli fanno da sim1 11 1 1 1 , ma certo , in ultima analisi , nemmeno il mondo e il suo 1 1..!1 1 abbracciano ancora questo centro eccentrico . I h mque questo io è dovunque in viaggio , fino all'ultimo non 1 k pc me il mantello . Faust mette se stesso alla prova, impara l i 1 1 1 f-', l l la via, una via sempre oggettualmente animata. Egli am-
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11. • 1 1 ivismo ,
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plia il suo sé sia a esistenza che è o potrebbe essere concessa a tutti gli uomini, sia a cameratismo con il bosco, il prato , la tempesta, il fuoco , la stella. L ' infinito lo raggiunge chi nel fini to si dirige verso tutti i lati; perciò il soggetto entra in sempre nuovi gironi del mondo e li lascia, tanto arricchito quanto non sazio . La vicenda del Faust è quella di un viaggio dialetti co , nel quale ogni godimento raggiunto viene cancellato da una nuova, peculiare brama che in esso si desta. E ogni meta rag· giunta viene confutata da un nuovo movimento che la contrad dice ; infatti qualcosa manca, l 'attimo bello non c 'è ancora . Nella ta· verna di Auerbach Faust nota che il godimento rende volgari, nella tragedia di Margherita dall' amore nasce la colpa, nell' an· tichità di Elena penetra la guerra: niente di incondizionato è arrivato al traguardo . C apitalistica in modo presago è l 'ultima scena terrena, quella della fondazione di un paese , mescolata di rapina e omicidio - « il mio possesso supremo non è puro » . I l dialettico viaggio cosmico d i Faust ha u n solo parallelo in queste sue incessanti correzioni: la Fenomenologia dello spirito di Hegel . Faust muta col suo mondo , il mondo muta col suo Faust, una prova e una essenzializzazione in sempre nuovi strati , finché l ' io e l ' altro possano essere puramente consoni . In Hegel ciò si chiama crescente determinazione reciproca del soggetto sull ' oggetto e dell ' oggetto sul soggetto , finché il sog· getto non è più affetto dall'oggetto come da un elemento estra neo . Da questa volontà dell' ora adempiuto e dell' essere-per-sé deriva appunto il motore della scommessa, che nel poema muove se stessa e il mondo usque ad finem. Alla scommessa Goethe diede una esatta formulazione giuridica e la più pro· fonda formulazione utopica: Il «fermati dunque, sei così bello », det to all 'attimo, indica l 'utopia katexochen dell 'esser-ci. Dovunque man· ca ancora l ' attimo che dà pace , l ' esser-ci che si obiettiva fer· mandosi: nel formarsi di una terra paradisiaca il fermati dun· que appare esso stesso come terra. Nel suo presentimento viene toccata la vera Itaca, congruente all' anelito, la coincidenza del motore dell' intenzione umana col suo contenuto . Tale presente non ha niente in comune , neanche marginalmente , con la fu. gacità che vive giorno per giorno o anche attimo per attimo. Afferrare se stessi e padroneggiare l ' essere non è ca�e diem; se no Faust finirebbe già nella cantina di Auerbach . È diventa· to inoltre chiaro che anche il piacere basilare e penetrante , la 1 1 76
in cui viene mostrato Don Giovanni, personaggio così Faust, anche la nuit et le moment, restano ancora nel1 . 1 1 1 1 irnmera dell ' attimo effettivo . Faust almeno fra le braccia i l i l\ l argherita e perfino di Elena, dunque perfino nella bellezza 1 1 1 1 1 1 ; i e presente , non ha espresso il presentimento che gli fa I " 1 d ne la scommessa e vincere la beatitudine . Il motivo del t 1. • 11 l 1 1 1 1ento dell ' attimo supremo è infine posto , anche se solo in 1 1 1 v i caria, solo come azione che acquisisce terra, però appun ' " 1 1 1 1 a terra paradisiaca, e vi è intrecciata la fondazione che la . i 1 . i p pa alla palude . Viene segnalata una nave che infine sta I " 1 < ·sscre qui , e qui va inteso « il capolavoro dello spirito uma1 11 1 .. , una cosa da settimo giorno della creazione . Se Don Gioe i 1 1 1 1 1 i mette in giro il dionisiaco , in Faust vive Prometeo : non •11 1 1 1 . 1 11 1 0 quello titanico , ma quello rivolto all 'uomo . L 'ultima . 1 ; 11 1 1 1t: di Faust avviene tutta in questa prospettiva, cioè in vici1 1 1 1 1 1 1.a dell 'uomo , anzi è questa stessa vicinanza; il macrocosmo i l 1 1. . - 1 1 ta popolo libero in una terra libera, pura opera umana. I 1 1 q 1 1esta il macrocosmo , ovvero l ' ampliamento cosmologico di l · , 1 1 1 s1 , compie il suo arco verso l ' unica cosa necessaria: la mo1 1 d c . Tutto ciò che è effettivamente incondizionato approda 1 1 1 I L 1 moralità e ha in questa la sua prassi tangibile , che anzi 1 "' • o�lie tutto il mondo in un punto fermo . L' incondizionato . i , I l t ' l 1dere non è l ' infinito , né il cattivo infinito come un andar " 1 . 1 1 1 1 i eternamente vuoto e formale , come fuga oltre il limitato l w , come dice Hegel , « non si raccoglie in sé e non sa ricon i l 1 1 1 r< ' il negativo al positivo » ; né l ' incondizionato del tendere è • p 1 . d rnsa di contenutisticamente infinito che , se lo si chiama I l i • 1 , debba trovarsi da qualche parte in estranea trascendenza. I , , 1 pura opera umana che Faust infine inscena e in cui speri1 1 w 1 1 1 a il presentimento dell ' attimo supremo è piuttosto la mo1 , i l 1 1 ;' 1 della fine ; infatti ogni fine , se le cose vi accadono in mo . i , , �ostanziale , è moralità. Ciò che viene pensato come Dio o I 11 I l < ' supremo inclina, anche per Faust come in ogni intenzione 1 1 1 1 1 rn t ica dell' incondizionato , al regnum hominis . È questa in ' 1 1 1 1 d i zionatezza e il suo riallacciamento alla vicinanza umana • l w si fanno visibili alla fine del Faust e che fanno ancora dire a l\ , 1 1 1 1 : « Dio e l ' altro mondo sono l ' unica meta di tutte le ricer ' l w li losofiche » , però gli fa concludere « E se Dio e l' altro mon ' 1, • 1 1 < m avessero a che fare con la moralità, non servirebbero a 1 1 1 rn l t' » . Poiché all ' attimo faustiano manca lo sfondo supral 1 1 ···• 1 1 ria, ilI11w
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mondano, il carattere di vicinanza utopicamente umano si ri· vela in maniera particolarmente inconfondibile . Senza pregiu· dizio del proseguimento celeste, ovvero delle sfere superiori, ovvero dell ' irrequietezza superiore : infatti anche nell' alta man· tagna trascendente del cielo faustiano Margherita porta con s� l'attimo . Nell' eterno femminino Goethe definisce anche l' eros, che ha dato inizio a tutto , come anche l'humanum più bello, in cui il momento di irrequietezza di ciò che dà inizio a tutto sim· boleggia un approdo . Dunque col contenuto di approdo della scommessa di Faust Goethe ha reso riconoscibile in generale il problema finale umano-mondano ; l ' adeguamento di ciò che più profondamente intende , rende intensivo e realizza nell' ora e qui (l' attimo adempiuto) del suo contenuto . L ' attimo è l 'e· nigma del fatto-che dell' essere , nascosto in ogni momento sotto forma di tale momento , e che vorrebbe finalmente pervenire alla soluzione del suo che-cosa, ovvero del suo contenuto . « Fèr· mati , sei così bello » , detto all' attimo : qui è la tavola-guida metafi· sica per l 'esistenza piena e senza mondo ulteriore. Il brivido è il me· glio dell' umanità; e precisamente quando le figure dell' irre· quietezza risuonano insieme col cantus firmus dell'hic et nunc nel mondo , in questo nunc stans intenzionato . Faust, la " Fenomenologia » di Hegel e l 'evento La fame di una vita adempiuta non stette ad aspettare che la descrivessero . Ma il movimento borghese montante la rese par· ticolarmente ricca, e risuonante in ampia giovinezza. Non è un caso che , da Marlowe giù giù fino a Lenau , Faust sia stato ri preso in mano senza tregua. Non è un caso che egli, quando l'io dello Sturm und Drang cominciò a rompersi le corna, ini ziasse dei rapporti con l' incipiente romanzo pedagogico . Il poe ma di Goethe vive di entrambi, dell ' assalto al mondo e di edu cazione restaurativa a opera del mondo ; nel corso del suo farsi è passato dall'uno all' altra. A parte l' argomento , esso ha poco in comune col Faust bramoso di potere di Marlowe e solo gli accordi finali coincidono col dramma della grazia di C alder6n, in cui lo sforzo del tendere riceve il suo premio . Invece il Faust di Goethe venne rischiarato dal buono , dal meglio che, sia cro· nologicamente sia materialmente , gli era tanto vicino , ed è del tutto indifferente che Goethe l ' abbia conosciuto o no : dal concet1 1 78
e hc la via dallo Sturm und Drang al romanzo pedagogico 1 1 1 1 ; l l linto . Come è stato sottolineato nel precedente paragrafo, 1 1 1 d i namica di Faust è quanto mai prossima a quella della Feno1111·1111/ogia dello spirito hegeliana. Il movimento della coscienza in • p 1 IC'l a attraverso quella mobile galleria che è il mondo , l ' insuf1 1 1 ll' nte come divenire in direzione dell' accadimento : questa 1 1 1 1 pl"l uosa storia del lavoro e della cultura fra soggetto e oggetto • 1 il lq{a Faust con la Fenomenologia . Nel modo più visibile nel i l w 1 1 1 s nella mediazione immanente , quale accade a livelli sem i ' " ' superiori fra cammino dell' uomo e cammino del mondo . :\ I l a base c'è la partenza, ovvero l 'erompere del soggetto bor � l ll's1· che da situazioni per lui diventate strette esce all' aperto . .'\ l 1 1 wno lo Sturm und Drang conduce in Germania un' opposi1 11 1 1 w ; ed ecco Gotz, Karl Moor, il piacere di scatenarsi, il di1 1 1 1 1 1 infinito del cuore , l ' impegno personale . Ma un contrappe � " d iventa l ' età adulta che si va rafforzando nel mondo borghe1w , i nsieme con la stessa crescita di questo : il corso del mondo re p l 1 c a a questa immediatezza e diseducazione . Questa reazione 1· 1 1 · 1 1c espressa appunto nel romanzo pedagogico , col soggetto 1 1 1 1 c·so come capacità di recezione e con l' itinerario attraverso 1 1 1 1 1 1 i di apprendistato . Il Wilhelm Meister diventò così per certi 1 1 � 1 w 1 ti un anti-Werther e un anti-Gotz nella stessa misura in 1 1 1 1 la società presente si creava una coscienza buona, anzi im pni osa, o addirittura così come il feudalesimo si risollevava 1 1 11 1 ! ro il giacobinismo . L ' oggetto storico-sociale si sollevò con1 1 1 1 il soggetto , certo però in modo che il soggetto restò in lui p1 c·scnte . Con l'uscita da sé medesimo , che si era conquistata, , 1 1 1 1 quell' index del viaggio lontano e dell' esperienza integrale ' l i i ' esso stesso aveva posto , con la ratio che diveniva « Concre1 1 1 " 1'. davanti alla quale ciò che era divenuto e che teneva del 1 1 11 1n 1a però da tutt ' altro lato , da quello dell' astratta purezza, I >C 1 1 1 Chisciotte è fondatamente il patrono dei social-idealisti one1 f({ 1111:nte astratti. Nella misura in cui questi trascinano in basso 1 l 1 · l l1· cose alte , per lo più troppo alte , per guarire o addirittura 1 1 1wsciare con la morale ciò che è affrontabile solo nell ' econo1 1 1 i : i , nell ' omogenea sporcizia della cosa. Il candeliere a sette I 11 : l 1 1 1 1 Chisciotte ; il caballero venne concepito da Marx come 1 1 1 1 : 1 concezione globale del mondo e come suo destino . Proprio 1 w l senso, come dice Marx , che già Don Chisciotte aveva scon1 . 1 1 C l l ' errore di aver ritenuto la cavalleria errante ugualmente 1 209
compatibile con tutte le forme economiche della società . Per cui anche Marx presenta Don Chisciotte come un' incarnazione della falsa coscienza, dell ' interpretazione del mondo attraverso princìpi astratti. Ed è l ' astrattezza che in ultima analisi rende unico , come incondizionatezza poetica, l' ingegnoso cavaliere - in istruttivo contrasto con l ' altra figura di sogno della partenza, Faust . Anche Faust era irrequieto , disgustato e pieno di incerte intuizioni , ma cerca di adattarsi alle contrade che attraversa; grazie a loro rafforza e istruisce il suo soggetto . Il suo viaggio sul mantello magico attraverso il mondo si presenta come pro gressiva concrezione , il mantello magico diventa veicolo del trovare e lasciare , di un' esperienza oggettiva integrale . Ciono nostante la volontà che ha Faust di esistere pienamente non si arrende davanti a ciò , egli non capitola, il grande attimo non viene mai scambiato con le sue tracce nella sporcizia, nemme no con la sua leggenda o con la sua cattedrale . Invece il don chisciottismo resta quasi dovunque nel pre-mondo , sìa della bohème sia del romanticismo politico sia dell 'utopia idealistica; il sogno non approda qui oppure solo per breve tempo, in quanto distolto dai suoi fini oppure leggendario . Nel sogno del l' incondizionato vive bensì, particolarmente in Don Chisciotte, la coscienza perfettamente religiosa secondo cui il dato non può essere il convincentemente vero e secondo cui al disopra della logica dei fatti esistente c'è anche un' evidenza scomparsa e se polta, in cui soltanto abita la verità della speranza come mondo per noi. Ma nel donchisciottismo come metodo crolla anche la passione della purezza che vuol ricondurre un mondo adeguato a se stessa verso l ' innocuo o nel gonfiato , nell' inessenziale e stravagante . Sulle allegre scappate dell' ingegnoso cavaliere non va pertanto esercitata la pedanteria, a parte quella che Cervan tes stesso esercita nelle sue numerose esegesi umoristiche . Do vunque è il vapore di un contenuto onirico non pertinente , at traverso cui un uomo splendido e un ' intenzione preziosa si perdono nel comico . In comicità lì per lì , in romanticismo poli tico poi, quando il capitale monopolistico indossa l' armatura e i cavalieri d' industria si spacciano per cavalieri del cielo . Molte cose appaiono malinconiche nel cavaliere e tuttavia se ne può ridere . Con tanta maggior sicurezza quanto più ampia mente egli intende il fatto suo e quanto più zelantemente lo persegue , con armi e bagagli. Il presentarsi grandioso , anzi lo 1 2 10
·d1 1 1 1do significativo sono importanti in ogni effetto comico ; " 1 1 za una meta importante e un corrispondente , penoso restar 1 1 1c l ictro non ci sarebbe effetto comico . Perciò delle mele , essen ' i. 1 ( 1uel che sono , non si può fare la caricatura; lo si può invece l 1 · 1-\ l i animali poiché sono sulla linea verso l ' uomo o almeno I " 1�sono essere considerati così , ma a maggior ragione lo si può 1 l l ' I semieroi, dei cavalieri dalla triste figura. Di costoro ride 1 1 1 1 1 1 soltanto il piccolo borghese , con la cattiveria e la gioia ma l q.1, 1 1 a che si ritiene appagata dalla disgrazia e dalla caduta di un 1 1 po problematicamente significativo . Ride anche un aspetto ' l w nell' uomo si sente altrimenti sicuro , anzi pio ; che prende la 1 1 1 1 " 1 a troppo sul serio per prendere sul serio i Don Chisciotte 1 1 11 1 1c combattenti per essa; in breve, che non sopporta né può �1 1pportare le finte . Quel che Don Chisciotte intendeva, i veri ' 11 v alieri lo hanno già fatto meglio , dunque è superfluo . Quel ' l w Don Chisciotte intendeva, con lo sfondo dei suoi sogni , , 11 u'· il regno della giustizia, non è mai stato avvantaggiato da 1 1 1 1 astratto batticuore per il bene dell' umanità, anzi spesso è � t . 1 1 0 discreditato ; infatti la magnanimità ignorante non è un ' 11 1 1 1 pione utile a questo regno . E così la commovente morte di I 11 11 1 Chisciotte non fa dimenticare la commedia da lui recitata. :\ c ld irittura adesso sa lui stesso di essere stato un eroe comico , ' 1 T rto così cessa di esserlo ; infatti solo l ' eroe tragico sa e sop p1 1 rl a di sapere di essere tragico ; l ' eroe comico non lo sa mai , e � 1 · ciò gli perviene alla coscienza allora la commedia cessa an ' l w per lo spettatore . Ma tutta quanta la comicità delle sue ge � 1 1 1 precedenti rimane ; col cadere della pazzia da Don Chisciot1 1 · morente , come Cervantes la espone , con una serietà che 1 1 1 1 u 1ve alle lacrime , Don Chisciotte non entra automaticamen1 1 ' 11cl tragico . In compenso entra nel dramma storico : compas •1 11 1 1 1 c , piangente contemplazione , dolorosa simpatia sono per l 1 1 ì disponibili in questo finale . Per Alonso Chisciano il Buono , ' 1 1 1 1 1c il morente ora si chiama, per la vittima nobile e indifesa d 1 l anti infiniti tormenti, volgarità, delusioni in questo mondo . � : iononostante Don Chisciotte si fa concepire come singolare e ' ' 1 1 1 1 ico nel completo , spietato piacere di prendergli le misure � 1 1 l l a distanza tra il volere e il potere , la direzione e la meta. N 1 · I complesso un uomo che si atteggia a magnifico ed eroico 1i l li mda nella celia delle sue esagerazioni e follie , attore senza l 1 1 1 t i , cercatore senza risposta. Finché dunque il soccorrevole '
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cavaliere fa così , finché Don Chisciotte non domina nulla, vie· ne stritolato dalle più piccole bagatelle e ciononostante da ulti· mo non impara altro se non che il suo esagerato io perisce nella mera verità del suo vuoto e il suo sogno messianico nella stari· ca evocazione di fantasmi ; questo carattere arretrato, respinto sia dalla terra sia dal cielo , non è capace d' altro che di un agi· tarsi non pericoloso , che non rappresenta nessuno , comico e in ciò umiliantemente risparmiato , davanti all ' immobile nulla e al leone nemmeno sfavillante del destino . Quasi tutto il sublime riesce qui in follia e chimera, pur se nella follia di un'esistenza piena e nella chimera di un ideale messianico . E tuttavia su quest' uomo complicato non è ancora stata det· ta l ' ultima, più pertinente parola. Nessuna figura appare tanto tutta d'un pezzo , ma nessuna diventa più ambigua se viene guardata a lungo . Al riso si aggiunge lo splendore che proma· na da Don Chisciotte e questo non viene semplicemente contraddetto dal riso , anzi dalla messa in guardia. Il cavaliere è un pazzo se· misavio , con molti buchi, con chiare intercapedini in testa. En· tra la sua follia egli agisce ponderatamente , anzi a volte stupi· sce per il suo sobrio giudizio , quasi la pazzia venisse solo finta. Sul letto di morte , allorché Sancio gli rammenta altre scioc· chezze cavalleresche e gli astanti collaborano con riguardo , Don Chisciotte dice : « Signori, andiamo piano ; non bisogna cercare uccelli nei nidi dell' anno scorso » (n , cap . 74) . Con questa frase egli anticipò tutta la successiva confutazione eco· nomico·sociale della sua cavalleria. Per la verità pronunciò la frase solo dopo essere tornato in senno , ma non sapeva Don Chisciotte forse anche prima che molti dei suoi uccelli del Pa· radiso non sono affatto nel nido? Egli li attingeva dal passato , ma solo perché questo gli appariva più umano e più degno dell 'uo· mo che non il presente privo di cavalleria . Dall 'epoca feudalt� Don Chisciotte non tira fuori la sacra decima e la sua idealo· gia, come il romanticismo politico , ma nella cavalleria errante di quell' epoca vedeva un' immagine guida comunque più nobi· le che nel bourgeois in germe . La borghesia successiva nel suo atteggiamento polemico , ancora rivoluzionario , contro il « buio medioevo » , ha trasformato Cervantes in un liberale completo e il suo proposito , ironico e di facciata, di « rendere orride le fa· volose e insensate storie dei libri di cavalleria di tutto il mon· do » venne assolutizzato . Altra cosa è certamente , come anche 1212
l\Ltrx suggerisce , parlare di coscienza dell 'utopia concreta stessa , 1 1 1 tro Don Chisciotte , sia contro il suo atteggiamento antiqua1 11 1 sia soprattutto contro il suo astratto a priori . Ma allora non ' nt o perché il cavaliere errante non fosse un hegeliano né in 1 1 11 1do da abbandonare lo spazio utopico . Al contrario la critica 1 1 1 1 1oristica avviene e finisce sempre , se vale qualcosa, nella vo l i 1 i v ità e incondizionatezza utopiche ; e così avviene anche , a d 1 1ppio fondo o cripticamente , nel grande poeta di sogni che è 1 1 1 st esso Cervantes. Questo intrecciarsi di grande divertimento ' g rande mestizia, anzi di messa in guardia e al tempo stesso obbligo •11 i · fatta valere sempre di nuovo nelle reazioni al Don Chisciotte o 1 v 1 1 t c si nei tempi successivi . Allorché un re spagnolo dalla fine11 1 1; 1 del suo castello vide un uomo che nel leggere si piegava i l . i l ridere , disse : quell ' uomo è pazzo oppure legge il Don Chi '' wtte . Ma da un' altra finestra e da un' altra prospettiva Do �l < >l'vskij nota a proposito del Don Chisciotte: « Quando si arrive1 1 1 al giudizio universale , l ' uomo non dimenticherà di prendere ' 1 1 1 1 sé questo tristissimo fra tutti i libri » . Entrambe le reazioni '" 1 1 1 0 giuste e da ultima o penultima vi si aggiunge quella ma l 1 1 1rnnico-frenetica, espressa da André Suarez: « Re dei nobili, •1 1 �·. 1 1ore degli afflitti, coronato con l ' elmo d ' oro dell' illusione , 1 11 ·ssuno è stato ancora capace di vincerti, perché il tuo scudo •11 1 1 b raccio è tutto fantasia, e tutta nobiltà la tua lancia in re '' " ' " · E un Kant al quale difficilmente si può rimproverare una 1 p 1 alunque inclinazione al romanticismo della cavalleria si sentì l '" rì1 afferrato dall ' incondizionatezza di Don Chisciotte tanto ' l w , da lettore indubbiamente non perfetto , addirittura rim p 1 1 1 vcrò al poeta il suo umorismo . Per esempio in questa strana l 1 o 1 s c tratta dagli scritti postumi di Kant : « Cervantes avrebbe l i 1 1 1 1 1 meglio se , invece di mettere in ridicolo la passione fanta • i l 11 ;i e romantica, l ' avesse diretta meglio » ( Werke, Hartenstein, 1 111 , p . 6 1 2) . In modo visibilmente comico agiscono su tutti i 1 1 1 1 ' 1ri non prevenuti le infinite bastonature che il cavaliere ri ' 1 · v 1 · in tutta la prima parte del suo romanzo , come un clown 1 1 1 ' 1 c i rco . Ma nella seconda parte , in cui le scene di botte carat1 1 · 1 1st icamente scompaiono , anche nel lettore si capovolge l ' ila1 1 1 . 1 che esse prima giustamente destavano . Infatti le botte , con 1 1 1 1 capovolgimento della quantità in qualità fortemente sma '" l ll ' rante (n , cap . 68) , vengono ora sostituite da una mandria i l i 1 1 1 a i ali, che calpesta Don Chisciotte . C iò avviene dopo l ' ab-
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bandono della cavalleria, prima della sua morte , quando la fol· lia in ritirata non formava già più uno strato protettore . Que· sta « setolosa avventura » , come la chiama Cervantes, è forse anch' essa una reazione del mondo accettabile come diverti· mento , addirittura una reazione dello sfondo del mondo all' in· sufficiente riformatore? Oppure la mandria di maiali calpestan· te è viceversa un sintomo del consueto decorso del mondo e dell ' essere indifeso di Alonso Chisciano il Buono in ogni regio· ne? Un' affinità inquietante minaccia di essere ricordata, una che era latente durante tutto il resoconto e ora appare : un ' affi· nità di quest ' altro Don Chisciotte con - Gesù ; sia per quel che riguarda lo scherno sia per il modo brusco di porre l ' ideale . Don Chisciotte ne sperimenta una miniatura deformata e non pericolosa, e tuttavia le smorfie intorno all ' ultimo cammino di Cristo e la mandria di maiali , Pilato con la divertita domanda « Sei tu il re dei giudei? » e il duca che usa Don Chisciotte come buffone di corte - non hanno facce completamente diverse . C 'è un ecce homo nella sbeffeggiata purezza del cavaliere , una spe· cie di riflesso di C risto anche nella scadente caricatura. Do· stoevskij ha inteso Don Chisciotte indubbiamente così e Turge· nev, nel suo tetro saggio su Amleto e Don Chisciotte, interpre· ta la « setolosa avventura » scopertamente come « ultimo tributo che tutti i Don Chisciotte devono pagare all ' indifferente e sfac· ciato disconoscimento » . Tanto molteplice è il modo in cui il donchisciottismo può uscire dalla comicità, quasi questa ne fos· se così poco la parte essenziale come il trucco degli incantesimi e degli spiriti . Il pazzo semisavio , il sognatore su cui passano i maiali , il perturbante ricordo di Gesù , l' aura di nobiltà e di fantasia intorno al cavaliere dalla triste figura e la sua dorata il· lusione : sono tutte sfaccettature di questo comico eroe, che dal la messa in guardia fanno venir fuori l' ammonimento , quel che non va dimenticato . La comicità resta, anche la condanna in essa implicita, alla fine però arriva un crepuscolo che illumina Don Chisciotte di molta serietà. Anzi un ' aurora, contro ogni smentita antiquaria; e in essa c'è la fondamentale figura utopi· ca katexochen con tutti i pericoli, tutti i lasciti del superamento e dell' incondizionatezza. E lì l ' utopia concreta si delimita al trettanto nettamente rispetto all'utopia astratta quanto ne ono· ra la vita di frontiera e la forza del sogno a occhi aperti . Dunque non importa soltanto quanto pazzo venga ritenuto 1214
i l • . i valiere . Ma quanto corretti si ritengano i fatti in cui e con1 1 1 1 rni cavalca. Egli combatte in avamposti perduti , certo , ma il 1 1 so che lo circonda è veramente un grido di trionfo della vi1 ,1 I . ' incipiente mondo borghese , contro cui Don Chisciotte ' ' 1 1 1rva con la lancia in resta, non è così magnifico da rendere 1 1 1 1 rn nprensibile anche una lotta insensata. L ' età cavalleresca ' 1 . i 1 1 11 po' più nobile , meno alienata, più ancora, nella seconda p 1 1 1 I < ' del romanzo , alla corte del duca, Don Chisciotte non ap p 1 1 1 1 · nemmeno del tutto un revenant da quell' epoca o dal ro1 1 1 . i 1 1 1 icismo su quell ' epoca. Perché se alla corte del duca e nella •• l • · s sa Spagna il cavaliere è ancora ben vicino al feudalesimo 1 1 1 1 1 1 trascorso e ben conservato , a un feudalesimo corrotto , I 1 1 d i a però qui quasi ancora più estraneo che tra osti e poliziot1 1 A nche davanti ai cortigiani, alla volgare frivolezza dei du ' 1 1 1 , Don Chisciotte non fa solo l ' effetto d ' un pazzo , d'un buf1 1 1 1 1 1 . , d'uno spasso di corte ; anzi il suo sogno non ha affatto 1 1 1 11 1 sbocco romantico-feudale . Il fiore e la quintessenza di tut1 . 1 Li cavalleria errante , titoli che il duca ghignando attribuisce '' I lon Chisciotte , ha ancora tutta un' altra quintessenza, anche 1 1 1 sI tanto il mondo presente della volontà ad apparire qui, nessu1 1 a nascita nuova, a parte quella attraverso l ' immaterialità del �1 1ono. Nemmeno la sinfonia di Beethoven esce per Schopen l i . i uer dalla vecchia volontà e dalla nota navigazione sottocosta, 1 1onostante tutte le sue scissioni : « Essa è rerum concordia di :Hors, immagine fedele e perfetta del mondo , che così si svolge 1· si mantiene , nell ' infinita confusione e con la continua distru1 ione di innumerevoli forme » ( Werke, 11 , p. 528) . 1 Comunque I ( : rr . A. Schopenhauer, Supplementi al u Mondo come volontà e rappresentazio ,,,. " , cit . , voi . I I , p. 467 .
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era inevitabile : il piacere sorgivo oppure il sottolineato ribollire della musica romantica, sebbene abbandonasse di rado il mito della natura o la natura mitica, arrivò tuttavia a un mondo di versamente spumeggiante - nel bel mezzo del risuonante arcai smo della sua natura. La natura naturans o soggetto della na tura, se musicalmente inteso , rende sempre trasparente la mu sica descrittiva conseguitane . Non nel senso della via d'uscita o della libertà, questa in Wagner non c'è mai, nemmeno nelle sue parti cristiano-teatrali, lì forse meno che mai, bensì nel senso di un permanente traboccare nell' arcaico-utopico , in non divenuti significati di una natura miticamente incapsulata. La volontà vera e propria, cioè umana, manca comunque total mente in quest'opera naturale, a parte Sachs e Siegmund, che muore da ribelle . « Affogare , sprofondare inconsapevoli è il pia cere supremo » ; questo riferimento agli inferi, con tutta l' utopia in esso incapsulata, è l 'opposizione a Beethoven ovvero al mondo della volontà maschile . Lì dove invece la musica viene riferita all'uomo quale nocciolo della natura, diventa immanca bilmente anche riferimento a una natura fratta e dischiusa, ri schiarabile fino al regnum hominis. Col che certo si accorda il fatto che W agner, proprio a causa della sua vicinanza ai suoni sorgivi , non vi anneghi soltanto , ma in luoghi importanti li tratti anche come una specie di vicinanza supernaturante in mezzo alla natura stessa. Cioè come trasparenza di un echeg giare peculiare , rinvenibile solo qui, gettato lontano nell' oriz zonte e di là da esso , una pastorale echeggiante con meno vo lontà schopenhaueriana che con un' orbita diretta a una patria. Così nel canto finale di Briinhilde , con l' amplissimo orizzonte dei suoi archi finali , che gigantescamente si rivolgono e ritor nano . Però anche questa natura resta in Wagner seducente in modo ancora indeterminato se nel suo risuonare non si sente anche un riecheggiare , niente di beethoveniano , di fedele al l'uomo , per cui sgorga un risuonante spazio sorgivo in formato gigantesco . Invece dell ' effetto di stordimento appaiono così un effetto e una riproduzione etici mediante la musica, invece del la possente musica descrittiva di un sogno naturale grande e pri mordialmente notturno compare la moralità della musica . Anche l' uomo tra gli uomini voleva esser dipinto , e come lo si poteva fare più da vicino , meglio e migliorato se non con la musica? Con ciò il suono torna indietro dalle sue scorribande , 1 2 56
' I '" zza davanti alla propria porta e riscalda la casa. La musica i l1 · snittiva e quel che ha più stretta connessione con essa ha la ·1i 1 . 1 controparte nell ' autoritratto in musica, in un insieme • ·11 · 1 1 1 plare . Tale effetto etico della musica è stato sperato da ·1n 1 1 pre , come se anche nell 'uomo ci fossero da domare animali . , . . l v a g-gi o da rivivificare cose spente . Tale speranza va da Or lrn fino al Flauto magico ; le dame della regina della notte ne , . 1 1 1 t ano così : « Con questa puoi agire onnipossente e trasforma1 1 · l t · passioni umane » . Questa speranza va, con minore magia, d . i Platone a tutto il medioevo e ha conservato l ' antica, discus ''" attribuzione del bello al buono con uno stile notevolmente '>i q wriore a quanto non fu possibile nella letteratura, o addirit1 1 1 1; 1 nella stantia letteratura moraleggiante . In sé l ' arte di i i 1 1 ' cpoca se l'è sempre cavata megliò della semplice predica 1 1 1 1 1 rale e se si è impegnata in questa, allora ne è venuto fuori 1 1 1 1 ( ;ottsched o un far piazza pulita. Ma l ' arte non se l'è cava i . i 1 1 1eglio della rispettiva energia non filistea dell ' umanità e se ., 1 i· impegnata in questa, allora ne sono usciti uno Schiller e un l kt't hoven, che è la morale della musica in assoluto . Perfino la ·11 · 1 1 1 plice predica morale venne costretta a un livello superiore 1 L d l a capacità della musica di essere moralità. C ' è una diffe1 1 · 1 1 za tra l ' esigenza filistea di foglie di fico e la lotta platonica 1 l ( ' i padri della chiesa contro la musica sensuale , la lotta di pa i ' " Marcello contro una musica superornata. Platone cominciò d 1 1 1 1que a prendere sul serio la musica secondo la sua utopia · t 1 . 1 t ale così poco liberale ; l ' effetto rammollente dei suoni diven L i per lui uno scandalo, non una sciocchezza (libro III della Re /•1d1hlica) . Vengono espunte le tonalità lamentose e morbide , 1 n 1 g-ono privilegiate « le tonalità dei forti e ben intenzionati , ' I w possono imitare al meglio le voci degli infelici e dei felici , i l 1 · 1 l c persone ponderate e valorose » . Tutto ciò sulla base di un i i s pctto che corrisponde comunque più pertinentemente all 'og11, 1 · 1 1 0 della musica dell ' armonia delle sfere ; o piuttosto che ne 1 1 · 1 1de corretta la parte umana, l' armonia fra corpo e anima. �> 1 1 l l a base di quest' immagine di desiderio , per Platone « l ' edu ' . i i.ione musicale [ acquista] un altissimo significato , poiché rit1 1 11 1 e armonia si calano nelle profondità dell ' anima, l ' afferrano ' 1 1 1 1 tutte le forze , portano già con sé la bella forma e comuni ' . 1 1 1 0 all ' anima la bellezza, se essa ha usufruito della giusta • i l 1 i cazione » . I padri della chiesa hanno ripreso questo rigido
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ethos della musica, cambiandone l ' orientamento dall' immagi ne-meta di una polis disciplinata a quella di una civitas Dei consona alla salvezza. Qui la musica è stata sempre considerata pericolosa e da mettere sotto tutela; ci sono « canti del diavolo " (vengono descritti come un baccanale da Tannhauser) , c'è « mu sica vera » , cioè salvifica, purificante praeludium vitae aeternae secondo le lodi di Agostino . L ' immagine di Davide , che col suono della cetra guarì Saul dalla pazzia, attraversa tutta l'eti ca musicale patristica e medievale ; la « vera musica » deve orga nizzare il rapporto con la salute del mondo secondo l ' imitazio ne e l ' emulazione cristiforme . Lo Pseudo-Giustino dà le se guenti direttive alla musica morale e salmodiante : « Il canto de sta un ardente anelito connesso con piacevoli sensazioni, addol cisce i cattivi affetti eccitati dalla carne , bandisce i cattivi pen sieri ispirati da nemici invisibili, irriga l ' anima, così che i beni divini producano ricchi frutti, rende i paladini della pietà valo rosi per poter resistere ai pericoli, e per i pii è mezzo di guari gione nelle tribolazioni della vita terrena » . Scopo supremo del canto dei salmi divenne la compunctio cordis, la pentita contri zione del peccatore , ma anche la conformità alla musica angeli ca; così la « vera musica » parve innestare cose altamente desi derate in una zona sconvolta. Il riferimento al suono, con la svolta e l ' effetto etico , guida completamente verso ragioni umane , l ' autoritratto viene proposto come capace di innalzare al mondo delle essenze e di trarsi dietro la nostra essenza. E nessun musicista vi si è dimostrato più vicino di Beethoven, la sua musica è compenetrata della passione morale , dunque da quella volontà che porta alla chiarificazione , non a una vita sventata. Da qui la confessione di Beethoven : « Pochi capiscono quale trono di passione sia ogni singola frase musicale e pochi sanno che la passione stessa è il trono della musica » ; oppure : « Pochi ci arrivano ; infatti , come migliaia si sposano in grazia dell ' amore e l ' amore in queste migliaia non si rivela mai, cosl migliaia si occupano di musica e non hanno la loro rivelazione ; anche a base della musica ci sono gli alti segni del moralismo , come in ogni arte , ogni autentica scoperta vi è un progresso morale » . E così quest ' arte vicinissima all 'uomo , accanto alla dimensione caotica e di tetro scavo , che certo non manca al suo tipo di interiorità e si insedia nella sua natura mitica, mostra senz ' altro il volto umano che sorge al disopra della malia; la 1 2 58
1 1 1 1 1 s ica lo mostra anche nei grandi momenti del riferimento naromanticamente ammaliato e nonostante esso . La radice 1 1 11 1 1 u lana che seguita a svilupparsi nella musica è, da ultimo , la 1 . 11 l i!'c umana di un'esistenza mondana a essa adeguata, ed è 1 1 1 1 . 1 radice che tende assolutamente all ' utopia, non una areai ' . 1 1 1 1 cnte fissata. E il buio creatore , in cui ancora sta, non è l ' o '" m i t à della volontà schopenhaueriana ma l ' incognito dell ' ora, • l w attraversa tutto ed è nascosto nel mondo stesso . La musica ,,,.//o sua insuperabile vicinanza all 'esistenza è l 'organo più affine e più /•11 /1hlico di questo incognito quale sgorgante existere che qui cerca d 1 ri schiararsi in preludi concentrici. E il mondo ovvero l' este1 11 1 r i t à , a cui la moralitas musicae ha il suo riferimento sotter1 1 1 1 11·0, il riferimento della continua corrente sotterranea o del l l 1 1 sso sonoro ante rem , questo mondo non è quello già divenu1 1 1 . 1 11a quello che in esso va e viene e che come regnum homi1 1 1 �1 si annuncia solo nel futuro , nella paura e nella speranza. Il 1 1 q 1porto con questo mondo fa della musica addirittura un si11 1 1 11 1!.\Tafo sociale , riflette fratture sotto la superficie sociale , ' •1 p r i me desideri di cambiamento , ci dice di sperare . Certo qui 1 11 1 1 1 spunta musica angelica, nemmeno la compunctio cordis, • • 1 1 1 u· avevano sperato i padri della chiesa nella loro grande ri rnl t a epocale , ma pur sempre un incontro del sé con il disordi1 w sotto la superficie , ovvero con diagrammi di un altro ordì " ' " i n cui la coscienza non è più gravata di oggetti come se fos '" 1 1 1 estranei. Questo è il posto della musica nel mondo e il po " 1 " del mondo nella musica, anche durante il riferimento della 1 1 1 1 1 sica alla natura. Non c'è musica d' acqua, di fuoco o di sel ' . i g g i a natura romantica che non vi contenga obbligatoriamen1 1 · . attraverso lo stesso materiale sonoro , il quinto elemento : l ' 1 1 1 1 r no . La musica pone la natura e in essa la fuggevole , cerca1 , 1 , 1 1 atia Siringa, e la lampada di Ero sulle acque dell ' Ellespon1 1 1 , perfino la più chiara musica del mattino pone la sua natura 1 1 · 1 so sera, quando il mondo si spegne ed essa trapassa quasi 1 w l p re-apparire del suo futuro mistero . Lì dove la natura sor n 1 1· ; 1 della base soggettiva e dell ' indagante base mondana coo1 '1 · 1 . 1 1 1 0 in un pre-apparire che , diversamente da quello delle al1 1 1 · a rt i , ha in sé costantemente il momentum apocalittico . La J 1 i l I 1 1 ra, persino la poesia, con la loro lingua sazia di manifesta n 1 1 1 1 i e già , o già ampiamente , localizzata, possono aggirare • 1 1 1 1 · s 1 0 momentum ; la musica, col suo aperto fluire , piena degli 1 1 1 1 ;i le
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inizi di un qualcosa ancora non designabile , pone al tc 1 1 q 11 1 stesso necessariamente elementi extraterritoriali. Nessun rilrl'I mento alla natura la spunta su ciò , tranne eventualmente 1 1 1 1 1 1 al realismo delle cifre umane e dei simboli reali nella natura ; 11 1 limiti di ciò che è visibilmente noto . Solo verso di essi va ehm que il contrappunto che prende nome da Mozart, Bach, Br1• thoven e che li contiene . E solo in uno strato in cui nessun itl tra materiale esistente , e certamente nessun materiale già l i 1 1 mato , trapassa in un altro cosmo , sono di casa le categorie M 1 1 zart , Bach , Beethoven . Queste sono le figure dell 'oltrepassamento rh limiti nelle sfere sonore: sono le articolazioni dell ' esistere umano i I l una lingua dell ' intensità che s i forma, che vuole conseguire llJI ta la sua essenza nel mondo a lei pervenuto , udendosi con chin rezza ed espandendosi. Così la musica contiene dunque la m o · ralità e l' universalità di un punto centrale in quanto penetra l i temente e penetratamente intensivo . L a melodia ne elaborn l'effetto lirico , la fuga quello epico , la sonata quello dialettico drammatico , ma l ' esperimento del percepire-in-esistenza N