Il papa rosso Karl Kautsky [Vol. 2] 8835921759, 9788835921752


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Il papa rosso Karl Kautsky [Vol. 2]
 8835921759, 9788835921752

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1 edizione: settembre 1980 © by Marek Waldenberg Titolo originale Wzlot i upadek Karula Kautsky'ego, Wydawnictwo Literackie Kraków, 1972 Traduzione di Maria Di Salvo © Copyright by Editori Riuniti via Serchio 9/11 • 00198 Roma Impostazione grafica di Tito Scalbi CL 63-217M

Parte seconda

VII. La poietnica con Rosa Luxemburg

1. La Germania e l’SPD negli anni 1910-1914 Gli anni 1910-1914 costituiscono un capitolo a sé nella biografia politica di Kautsky e più in generale nella storia tedesca: fu allora che si addensarono i sintomi della crisi politica interna e crebbe il pericolo di guerra. Sul piano politico, la tensione suscitata dalla celebre intervi­ sta di Guglielmo II al Daily Telegraph\ pur rilevando uno scon­ tento pressoché generale verso l’imperatore, non rappresentò uno sti­ molo al progresso politico. I socialdemocratici dichiararono che l’esi­ genza del momento era di rendere i ministri responsabili davanti al Reichstag e di subordinarne la nomina al parlamento, ma invano. Il conflitto politico che ne derivò portò solamente al congedo di Biilow e rafforzò addirittura la posizione dell’imperatore12. Contemporaneamente, dato l’aumento della tensione internazio­ nale, cui la politica estera tedesca non era certo estranea, il problema della guerra divenne la questione dominante nella vita nazionale: la que­ stione marocchina aveva infatti accresciuto la tensione con la Francia, lo sviluppo degli armamenti navali aveva peggiorato i rapporti con l’Inghilterra, mentre le guerre balcaniche turbavano i rapporti russo­ tedeschi. 1 L’intervista apparve alla fine di ottobre 1908. In essa l’imperatore espri­ meva affermazioni offensive nei riguardi degli inglesi, pur proclamando la sua amicizia per l’Inghilterra; sosteneva che al tempo della guerra dei Boeri le aveva suggerito la concezione strategica da applicare e alla quale il comando britannico si era in effetti attenuto; dichiarava che lo sviluppo della flotta tedesca non era diretto contro la Gran Bretagna, cui proponeva invece la collaborazione in Estremo Oriente. Perfino il partito conservatore, in una pubblica dichiarazione, consigliò aH’imperatore una maggiore riservatezza e l’intervista venne generalmente consi­ derata un grave errore politico. Cfr. F. Klein, Deutschland von 1897-98 bis 1917, cit., p. 212. 2 Cfr. G. Mann, Storia della Germania moderna 1789-1958, Firenze, 1964, p. 369.

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Anche Li situazione economica della classe operaia non offriva mo­ tivi di soddisfazione: questo periodo era si contraddistinto da una favorevole congiuntura economica, ma era molto diffusa nelle file del proletariato la convinzione che i salari reali stessero diminuendo per il rincaro dei generi alimentari; anche nel campo delle riforme sociali vi era il piu completo ristagno. Nella socialdemocrazia crebbe in questo periodo lo scontento per la politica fino ad allora seguita: nemmeno la vittoria del partito alle elezioni de! 1912 aveva infatti portato alcun sostanziale mutamento nella situazione sociale e politica. Si rafforzava il senso dell’impotenza della SPD e si poneva con energia la questione dell’utilizzazione posi­ tiva del consenso ottenuto 3. Mentre riformisti e revisionisti si facevano sempre più audaci nel richiedere la formazione di un blocco dell’SPD con una parte dei partiti borghesi, la maggiore novità politica all’interno del partito era costituita dalla formazione di un’ala rivoluzionaria, auto­ noma dal centro marxista, che si sforzava di definire una tattica com­ pletamente nuova. Nelle polemiche che percorsero a quel tempo l’SPD, fu ancora Kautsky ad assumere un ruolo di primo piano. La sua attività pubblici­ stica, nell’ambito del riavvicinamento tra centro e destra del partito sotto gli attacchi della sinistra, si andò indirizzando sempre piu contro gli esponenti radicali del partito. La prima polemica fu quella con Rosa Luxemburg, che già prima del 1910 aveva cominciato a mostrare preoccupazione per l’evoluzione del movimento operaio tedesco. Fin dal 1904 scriveva ad Henriette Roland-Holst: « Ma per un movimento rivoluzionario non andare avanti equivale a ritirarsi. L’unico modo per condurre un attacco radicale con­ tro l’opportunismo è di avanzare, di rafforzare l’aspetto rivoluzionario del movimento [...]. Qui in Germania quella di avanzare è una neces­ sità urgente, che non tollera ritardi. Ma ad avvertirla sono molto po­ chi Non ho bisogno di dirvi che non penso ad una improvvisa discesa in piazza o a qualche azione avventurosa e artificiosa. Ma il lavoro deve assumere un ruolo diverso, più profondo, deve crescere la coscienza della propria forza »4. La rivoluzione del 1905 rafforzò an­ 3 Si veda in particolare W. Kolb, Das Problem der Taktik, in Sozialistische Monatsbefte, 1910, 3. p. 1186 e M. Maurenbrecher, Ein Aktionsprogramm, ibidem, 1911, 1, p. 559. R. Ililfcrding non aveva torto a rilevare che gli umori politici del momento erano abbastanza simili a quelli emersi all’inizio degli anni '90 subito dopo l’abolizione delle leggi antisocialistc; R. Hilferding, Der Pariettag in Magdeburg, in NZ, XXVIII, 2, p. 894. * Cfr. H. Roland-Holst, Posa Luxemburg. Jbr Leben und Wirken, Zurich, 1937, p. 216. In questa lettera definiva l’opportunismo come « erba di palude », che cresceva rapidamente nello stato di ristagno del movimento operaio.

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cora di piò in lei questa convinzione: in una lettera a Klara Zetkin del­ l’inizio del 1907, scriveva: « Mi sento (dopo il mio ritorno dalla Rus­ sia) piuttosto isolata [...]. In parole povere la situazione è questa: August [Bebel-MW], e ancor piò tutti gli altri, si sono dati comple­ tamente al parlamentarismo. Al minimo cambiamento, che esuli dal­ l'ambito del parlamentarismo, si terranno in disparte, anzi, cercheranno di concludere tutto tornando nell’ambito del parlamentarismo, c per­ ciò lotteranno appassionatamente, come contro nemici del popolo, con­ tro tutti e chiunque voglia uscirne. Le masse, e soprattutto una buona parte dei compagni, dentro di sé hanno chiuso col parlamentarismo: ho questa sensazione. Essi saluterebbero con gioia una ventata d'aria nuova nella tattica, ma le vecchie autorità pesano ancora su di loro, e ancor piò le classi alte dei direttori di giornali, dei deputati e dei dirigenti sindacali. Il nostro compito è ora semplicemente quello di opporci, protestando il più aspramente possibile, al rilassamento di queste auto­ rità, ed in ciò avremo contro sia gli opportunisti, sia il Vorstand e August. Finché si tratta di difendersi da Bernstein e compagni, August e compagni accettano volentieri la nostra compagnia ed il nostro aiuto [...], ma quando si viene ad un’offensiva contro l’opportunismo, i vecchi si schiereranno con Ede [Bernstein], Vollmar e David contro di noi »5. A partire dal 1910, gli scritti della Luxemburg cominciavano a ren­ dere pubbliche le sue preoccupazioni evidenziando il disaccordo fra i principali esponenti del marxismo. Questa data costruisce un momento $ Cit. da J. Schlcifstein, op. cit., pp. 283-284. In questa lettera Netti vede già abbozzata per sommi capi la tattica che la sinistra avrebbe seguito nei sette anni a venire; cfr. il suo Rosa Luxemburg, cit., v. I, p. 414. Ricordiamo qui come una curiosità il passo di una lettera di Rosa Luxemburg a Tyszka, scritta poco dopo il congresso deU’SPD di Jena del 1905: « Ieri sera August [Bebel] ha ammesso con me di essere favorevole alla nostra partecipazione alle ele­ zioni per la Duma (di certo l'ha lavorato Adler), e si mette a discutere con me. E il mio Karolus [Kautsky]? Timidamente, ma è già d’accordo anche lui. Questo ha un po’ irritato. N.B. August mi ha accusato (ma in modo molto amichevole) di ultraradicalismo, ed ha esclamato: “Passi auf, wenn die Revolution in Deutschland kommt, dann steht die Rosa auf der linken Seite und ich auf der rechten!” [Vedrete, quando verrà la rivoluzione in Germania, Rosa sarà a sinistra e io a destra!]. Dopo di che ha aggiunto scherzosamente: “Aber wir hàngen sie auf, wir lassen uns nicht von ihr die Suppc versalrzcn" [Ma noi la impiccheremo, non lasccremo che ci sali troppo la minestra]. E io ho .ribattuto tranquillamente: “Sie wissen ja noch nicht. wer wen dann aufhàngen wird" [Non sapete ancora chi sarà impiccato per primo]. Significativo». (R. Luksemburg, Listy do Leona Jogìcbesa-Tyszki, cit.. v. II pp. 493-494). La traduzione delle frasi in tedesco, che F. Tych ha pubblicata nelle note, è citata, in questo e negli altri casi, fra parentesi.

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importante nello studio della formazione del pensiero di Rosa Luxem­ *burg e soprattutto dell’evoluzione di quello di Kautsky. 2. Le circostanze e l’oggetto della polemica Un’interessante caratteristica di quella polemica è il fatto che molti contemporanei non le attribuirono inizialmente grande importanza, con­ siderandola più un dissenso sulla valutazione della situazione socio-poli­ tica o sulle concezioni tattiche che non una radicale divergenza di vedute politiche o teoriche. Invece gli interpreti posteriori vi ravvisa­ rono 'a nascita di correnti diverse nella socialdemocrazia, di profonde divergenze teoriche e metodologiche, oltre che del passaggio del « gran­ de inquisitore del marxismo ortodosso » su posizioni riformiste e revi­ sioniste. Ci troviamo dunque di fronte ad una situazione diversa rispet­ to al dibattito fra Kautsky e Bernstein. La grande polemica politica fra Rosa Luxemburg e Kautsky, ini­ ziatasi nel 1910, non è stata ancora analizzata in modo sistematico’; eppure lo studioso del pensiero di Kautsky, se accetta l’opinione che egli cambiò radicalmente le sue idee, si trova di fronte ad una difficoltà, a suo modo interessante: fin dall’inizio del 1909 apparve infatti La via al potere, generalmente ritenuta la più radicale delle sue pubblicazioni. Quali furono dunque le cause ed il meccanismo di un mutamento di vedute cosi improvviso e strano, dato che la situazione non presentava le caratteristiche di una netta svolta storica? Questa polemica può essere considerata come la manifestazione di un radi­ cale mutamento di orientamento politico e teorico di Kautsky? « Naturalmente, tutto il mondo ride del conflitto fra Rosa e Karl, che venivano considerati una sorta di fratelli siamesi », scriveva nel­ l’agosto del 1910 August Bebel a Victor Adler8 e veramente la pole­ mica fra i due vecchi compagni d’armi e (come si riteneva in genere) amici e soprattutto il suo tono pieno di acredine, suscitarono grande stupore. Ci si domanda se le divergenze di opinioni furono, come affermò in seguito Luise Kautsky, cosi profonde da non poter essere sanate ♦ Netti ritiene che la rottura con Kautsky nel 1910 abbia significato la fine di una fase ben precisa dello sviluppo dei suo pensiero politico; cfr. Rosa Luxemburg, cit., v. II, p. 77. ’ J.P. Netti le ha dedicato relativamente molto interesse; cfr. op. cit., v. I, pp. 456-489. Se ne occupa ampiamente anche Annelics Laschitza, in Deutsche Unke im Kampf fur cine demokratùche Republik, Berlin, 1969. • V. Adler, Uricfwechsel..., cit., p. 515.

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neppure dairamicizia personale o se invece non si trattò di risentimenti di carattere personale sopravvenuti ad approfondire discordanze di vedute reali, ma inizialmente secondarie. La corrispondenza conservata e le opinioni di testimoni diretti di quegli avvenimenti forniscono una base sufficiente per rispondere a questa domanda. Rosa Luxemburg e Kautsky si erano avvicinati l’una all’altro nel corso della polemica con Bernstein; era stato Kautsky a prendere l’iniziativa di stringere rapporti d’amicizia, come dimostra la corrispondenza di Rosa con Tyszka: in queste lettere, Rosa Luxemburg parlava di Kautsky con una certa causticità e disprezzo . * Gli rimproverava ad esempio la mancanza di originalità e indipendenza di pensiero, considerava fiacchi i suoi primi articoli polemici contro Bernstein e giunse addirittura ad affermare che Kautsky temeva di essere messo in ombra da lei1*. Tuttavia parlava spesso a Tyszka delle manifestazioni di affetto ricevute da Kautsky e da sua moglie 11 e fin dai primi giorni del 1900 gli scriveva: « Nono­ stante, e addirittura contro la mia volontà, sono rimasta invischiata in un’amicizia personale con Karl Kautsky » ,a. La ragione della benevo­ lenza di Kautsky la individuava nel fatto che, scriveva, « sa Dio che cosa si aspetta da me »13 ; e poco tempo prima: « Egli sente in me il futuro leader e vuole appoggiarsi a me »M. La corrispondenza di Kautsky non offre grandi possibilità di verificare queste opinioni: già nell’autunno del 1898 egli infatti si pronunciava in modo molto iro­ nico e malevolo su Rosa Luxemburg in una lettera a Bernstein 15; que­ sti glielo ricordò meno di un anno dopo, dubitando della possibilità di una durevole collaborazione fra i due w. Ma nel marzo del 1899, alla vigilia dell’uscita del libro di Bernstein, Kautsky scriveva alla Luxem­ burg: « Vorrei pregarvi di venirci a trovare più spesso. Noi marxisti • « Bisogna tenere sempre presente — osserva F. Tych nell’introduzione all’edizione in tre volumi di quel carteggio — che si tratta di rapide impressioni, di opinioni frammentarie, come spesso avviene nelle lettere ad intimi [...] si tratta di impressioni talora coscientemente messe in caricatura » (R. Luksemburg, Lìsty do Leona Jogicbesa-Tyszki, cit., v. I, p, XVII). Questa caratteristica di ogni genere di corrispondenza è, a nostro modo di vedere, particolarmente evidente nelle lettere di Rosa Luxemburg, dato il suo temperamento e altri aspetti della sua personalità. Si può anche supporre che Rosa, innamorata di Tyszka, avesse la tendenza ad ingigantire i successi da lei riportati nella socialdemocrazia tedesca c a manifestare un atteggiamento di sufficienza verso i « grandi » che vi erano venerati. 10 Cfr. ad esempio R. Luksemburg, Lìsty..., cit., v. I, pp. 316, 405-417. 11 Ibidem, v. I, pp. 535, 581-582. 12 Ibidem, v. II, p. 18. 13 Ibidem, v. 1, p. 581. M Ibidem, v. I, p. 527. 18 Kautsky a Bernstein, 29 ottobre 1898, IISG, KN. C 210. 18 Bernstein a Kautsky, 3 agosto 1899, IISG, KN, D V 482.

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non siamo in Germania cosi numerosi da non avere, durante la crisi attuale, ogni ragione per tenerci in più stretto contatto » ”. Nonostante le critiche di Rosa Luxemburg a Kautsky, il quale pure riteneva, come scriveva nel 1902 ad Adler, che anch’ella avesse i suoi « lati sgradevoli » ”, a cavallo fra i due secoli essi passavano per intimi collaboratori ed amici1’. Rosa aveva stretto amicizia con tutta la famiglia dei Kautsky e i suoi rapporti con Karl, secondo una sua biografia, si fondavano prima di tutto sull’accordo politico20, nono­ stante la diversità dei loro temperamenti e l’antipatia di alcuni amici di Kautsky nei suoi confronti”. Luise Kautsky scrisse che le divergenze si erano già manifestate nel 1906 a proposito della questione dello sciopero generale: Rosa Luxemburg aveva infatti cercato di trasferire sul terreno tedesco le esperienze della rivoluzione del 1905 in Russia, mentre Kautsky rite­ neva che le diverse condizioni della Germania richiedessero metodi di­ versi. Secondo la testimonianza della moglie di Kautsky, la questione era stata causa di discussioni ad ogni loro incontro22; malgrado ciò, fino al 1910 nulla avrebbe turbato l’amicizia tra suo marito e la Luxemburg. Questa affermazione è però smentita dalle fonti d’archivio che rivelano già in precedenza l’esistenza di contrasti su questioni di carattere personale”. I materiali d’archivio non chiariscono invece se prima dell’aperto manifestarsi della polemica esistesse o meno una concordanza politica tra i due e quando ebbe quindi inizio il loro dissidio. Negli anni 1907-1909, Rosa Luxemburg si espresse relativamente poco in pub­ blico su temi teorici e sui problemi del movimento operaio tedesco verso cui cresceva la sua delusione: la grande maggioranza delie sue pubblicazioni riguardava il movimento operaio polacco. Secondo il testo citato da R. Luxemburg, in Listy..., cit., v. I, p. 395. ” V. Adler, Briefwechsel..., cit.» p, 405. 19 Ancora ne! 1904 Kautsky definiva in una lettera ad Adler la propria amicizia con Rosa Luxemburg c con Mehring « molto calorosa » (sehr laue)’, cfr. V. Adler, Briefweekset..., cit., p. 435; secondo Netti, questa amicizia rag­ giunse il culmine nel 1906, dopo il ritorno di Rosa Luxemburg da Varsavia; cfr. Rosa Luxemburg, cit., v. I, p. 410. 80 Cfr. H. Koland-Holst, op. cit., p. 49. 81 Molto maldisposto nei suoi confronti era V. Adler, la cui opinione Kautsky apprezzava in modo particolare. 82 Cfr. L. Kautsky, Rosa Luxemburg. Ein Gedcnkbucb, Berlin, 1929, p. 35. 83 A questo proposito, cfr. J. P. Netti, Rosa Luxemburg, cit., v. I, p. 415 e v. II, p. 460. I^a questione era quella della crisi matrimoniale di Kautsky che rese ancora piu complicata la tensione sul piano politico, perché Rosa Luxemburg sembrò deliberatamente minare i rapporti fra Karl e Luise. Vedi anche l’inter­ vento di Bebcl in A. Behels Briefwechsel mit K. Kautsky, cit., pp. 192-194.

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La polemica tra Kautsky e Rosa Luxemburg ebbe inizio in una situazione politica caratterizzata dalle grandi manifestazioni di massa contro il sistema elettorale delle tre classi, promosse dalla socialde­ mocrazia prussiana dopo il congresso del 1907. Nella fase iniziale di queste lotte, Rosa Luxemburg scrisse un articolo dal significativo titolo Was welter? che, rifiutato dal Vorwarts, inviò alla Neue Zeit. Dopo averlo letto, Kautsky le scrisse: « Il tuo articolo è assai bello e molto importante, non sono d’accordo ìd tutto e per tutto e mi riservo di polemizzarvi contro. Oggi non ho il tempo di farlo per lettera. Basta, accetto volentieri l’articolo se tu stralci le pagine da 29 in poi »M. In seguito però Kautsky fece marcia indietro e rifiutò la pubblicazione sebbene ella avesse accondisceso alla richiesta (in quella parte chiedeva che si proclamassero parole d’ordine repubblicane). Rosa Luxemburg sosteneva che Kautsky vi era stato costretto da Bebel e scriveva a Clara Zetkin: « Ieri mattina Karl mi ha informato di essere corso a chiedere il parere di August e August gli ha dichiarato che la conferenza dei dirigenti delle varie circoscrizioni con l’esecutivo, tenutasi recentemente, ha espresso il desiderio che nella stampa non si discuta affatto dello sciopero generale. Naturalmente Karl è d’accordo con questo auspicio, dato che (e qui ripete le parole di August) la situazione attuale non è del tutto matura per lo sciopero generale [...]. In poche parole: non ha il coraggio di pubblicare l’articolo ed è con­ trario alla discussione sullo sciopero generale » Alla fine di marzo Rosa Luxemburg scriveva a Tyszka: « I miei articoli e quelle inattese manifestazioni avevano talmente allarmato il Vorstand, che Bebel mi­ nacciava di farlo intervenire contro di me; allo stesso tempo hanno spedito in via confidenziale alla stampa un Wink [direttiva], secondo il quale non bisogna discutere di Massenstreik » 24 26. Ma Kautsky, che 25 24 II testo della lettera è citato da R. Luxemburg nell’articolo Die Theorie und die Praxis in Gesammelte Werke, Bd. IV, Berlin, 1928 (trad. it. in R. L., Scritti scelti, cit., p. 295). 25 Cfr. J. Schleifstein, op. cit., p. 288. Intorno al 20 marzo scriveva anche a Tyszka: « Karl Kautsky è ora stanco, ammalato, giace su un divano e afferma che im Lande ist gar keine Stimmung [nel paese non c’è lo stato d’animo adatto]. Non ha voluto accettare i miei due articoli, perché ha avuto timore; è ricorso a Bebcl per avere il permesso, e Bebel gli ha detto che non bisogna discutere di Massenstreik » (R, Luksemburg, Listy do Leona Jogicbesa-Tyszki, cit., v. Ili, pp. 104-105). 26 Ibidem, p. 108. Contro lo sciopero generale si schierò decisamente a quell’epoca la direzione dei sindacati; cfr. suU’argomento A. Laschitza. Deutsche Linke im Kampf fiir eine demokratisebe Republik, cit., pp. 247-249. Rosa Luxemburg scriveva alla fine di marzo a Tyszka che la direzione delTSPD si trovava in fin dei conti al guinzaglio della Commissione generale dei sindacati e che Legien aveva fatto delle minacce a proposito del suo articolo. Cfr. R. Luk­ semburg, Listy..., cit.. v. Ili, p. 107.

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era molto suscettibile sulla propria indipendenza di direttore della Neue Zeit, negava categoricamente di essersi conformato ad una deci' stono di Bcbel: da una lettera di questi a Kautsky del 5 agosto 1910 si desume che la decisione fu autonoma. Bebcl scriveva che Kautsky avrebbe fatto meglio, una volta respinto l’articolo della Luxemburg, a non scatenare una ]>olemica quando questa lo avesse pubblicato altrove; inoltre, poteva « dichiarare a R. Luxemburg: bene, ti pubblicherò l’articolo, ma quando lo riterrò opportuno » 27. Was weiter? apparve sulla Dortmunder Arbciterzeilung il 14 e 15 marzo 1910, e fu ristampato da altri quotidiani socialdemocra­ tici; in seguito, Rosa Luxemburg pubblicò separatamente la parte riguar­ dante la propaganda repubblicana. Nell’articolo scriveva che l’SPD, dato il movimento di massa che aveva suscitato, doveva avere un piano chiaramente definito di azioni di massa future: il suo scritto poteva essere interpretato come proposta di un simile piano. Il punto di partenza era la tesi che nella lotta politica le mani­ festazioni della volontà delle masse non si potevano mantenere a lungo e artificiosamente ad uno stesso livello, né costringere nelle stesse forme, ma necessariamente dovevano rafforzarsi e inasprirsi. Una volta scatenata, l’azione di massa doveva svilupparsi e se ai partiti che la dirigevano mancava la risolutezza per fornire le parole d’ordine necessarie, interveniva la delusione, veniva meno lo spirito combat­ tivo e l’azione falliva. Secondo Rosa Luxemburg, le dimostrazioni per le strade erano il minimo che potesse soddisfare lo sdegno delle masse e la tensione della situazione politica: « Ma per quanto tempo an­ cora? — $i domandava. — Bisogna essere ben poco sensibili alla vita spirituale della base del partito nel paese, per non accorgersi che le dimostrazioni di strada già d’un tratto, nelle ultime settimane, hanno creato con la loro logica interna stati d’animo e anche una situazione oggettiva che inevitabilmente porteranno al di là delle dimostrazioni di strada (...] rendendo necessari metodi piu violenti»24. Ma se l’SPD non si decideva a fare un passo avanti, l’ondata di dimostrazioni si sarebbe infranta e il movimento di massa di sarebbe congelato: era la base delI’SPD a dover rispondere alla domanda « e ora? »; la tattica della lotta futura avrebbe avuto la forza d’urto necessaria solo se avesse espresso la volontà della base del partito. In questo quadro lo sciopero generale, era quasi una spontanea conseguenza dcU’allarganiento dell’azione, una sua naturale, inevitabile espansione: « Lo sciopero generale deriva dalle dimostrazioni di forti 27 IISG, KN, D III 139. 24 R. Luxemburg, Gcsammclle Wcrke, cit., Bd. IV, p. 511.

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masse operate, prolungatesi per mesi interi e sempre rafforzantisi, da una situazione in cui un partito con tre milioni di voti si trova davanti al dilemma: o andare avanti ad ogni costo o l’azione di massa iniziatasi naufragherà senza ottenere nulla; questo sciopero, sorto da un’intima necessità e dalla decisa volontà delle masse scatenate, e derivante nello stesso tempo da una situazione politica divenuta più aspra, ha la sua giustificazione [...] in se stesso»2*. Lo sciopero generale naturalmente non poteva essere fine a se stesso: « In quanto unico breve sciopero dimostrativo, non è certo l’ultima parola della campagna politica ini­ ziatasi. Ma è certamente la sua prima parola allo stadio attuale » Rosa Luxemburg insisteva sull’idea che se anche il corso ulteriore, la durata, le conseguenze e anche il prezzo della lotta non potevano essere calcolate preventivamente, esistevano tuttavia situazioni in cui il dovere politico di un partito che guidava milioni di persone, era di avanzare decisamente una parola d’ordine che potesse dare impulso alla lotta ingaggiata. Ciò doveva avvenire in accordo con i sindacati che sarebbero stati a loro volta avvantaggiati da una forma di lotta quale lo sciopero generale. Anche in previsione delle elezioni del gennaio 1912, un grande sciopero politico sarebbe stato auspicabile quale stru­ mento capace di risvegliare ed educare vaste masse, accrescere la sim­ patia per le idee socialdemocratiche e determinare di conseguenza una situazione che avrebbe trasformato le imminenti elezioni in una « Wa­ terloo del sistema dominante ». Lo sciopero generale avrebbe inoltre esercitato una grande influenza sul movimento operaio intemazionale. Infine, la tesi della liberazione della classe operaia da parte della classe operaia stessa veniva interpretata dalla Luxemburg nel senso che nel partito « ogni grande e decisivo movimento non deve derivare dall’ini­ ziativa di un pugno di dirigenti, ma dalla convinzione della base ». Kautsky apri una radicale polemica con queste posizioni, introdu­ cendo la distinzione fra sciopero generale come mezzo dimostrativo e sciopero come strumento di pressione, che presupponevano condizioni e tattica diverse: lo sciopero generale, come strumento di pressione, doveva essere condotto con la massima energia finché non fossero state accolte le rivendicazioni, o, in caso di fallimento, finché le masse, ormai stanche, non fossero crollate: come mezzo dimostrativo aveva invece una durata prestabilita, indipendentemente dal fatto che riu­ scisse ad ottenere risultati pratici. Dall’articolo non risultava chiaro se Rosa Luxemburg si pronunciasse per scioperi dimostrativi locaii, o se ipotizzasse la trasformazione del movimento esistente in sciopero come29 30 29 Ibidem, p. 513. 30 Ibidem.

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strumento di pressione. Affrontando poi le questioni strategiche fonda­ mentali, Kautsky distingueva fra « strategia del logoramento » e « stra­ tegia del rovesciamento ». La prima, a differenza della seconda, non mirava direttamente alla battaglia risolutiva, ma la preparava per un lungo periodo di tempo, indebolendo l’avversario; a questo proposito osservava che nella Introduzione alle Lotte di classe in Francia, Engels non aveva affermato che la * strategia del logoramento » fosse suffi­ ciente e potesse risparmiare alla classe operaia grandi lotte risolutive per il potere polìtico. Nello stesso tempo però sottolineava la differenza di questa concezione rispetto a quelle dei revisionisti, soprattutto per­ ché presupponeva Tinasprinaento delle contraddizioni di classe. Un mezzo per trasformare la « strategia del logoramento » in « strategia del rovesciamento » poteva essere in determinate circo­ stanze lo sciopero generale. Kautsky affermava che discutere se fosse compito del partito preparare lo sciopero generale, equivaleva a porsi la questione se fosse divenuto ormai impossibile, o pericoloso per l’SPD, continuare la « strategia del logoramento »; tuttavia, non cercò di dimostrare che lo sciopero generale non potesse diventare in Ger­ mania un elemento di questa strategia. L’accusa principale che egli muoveva alla Luxemburg riguardava il fatto che essa faceva derivare la necessità dello sciopero generale e del passaggio alla « strategia del rovesciamento » non tanto dall’analisi della situazione esistente, quanto piuttosto da considerazioni psicologiche di carattere generale, che avrebbero dovuto applicarsi ad ogni azione di massa: « Il movimento di massa, una volta iniziatosi, deve necessariamente andare avanti, dalle dimostrazioni di strada allo sciopero dimostrativo, dallo sciopero dimostrativo allo sciopero di pressione, e poi? Quale altro “inaspri­ mento” ci resta allora? »31. Kautsky non riteneva che lo sciopero generale fosse necessario per conquistare le masse alle idee socialiste o per rimediare alla loro delu­ sione nei confronti della politica in genere: « Naturalmente, il prole­ tariato aspira con tutto il cuore ad abbattere al più presto il sistema sociale esistente [...]. Se solo vedrà la possibilità di gettare a mare questo ordine sociale, nessuno potrà trattenerlo, e se la socialdemo­ crazia tentasse di farlo, esso la metterebbe con disprezzo da parte » 32. E tuttavia era dell’opinione che l’impazienza rivoluzionaria dell’SPD avrebbe potuto anche scoraggiare le masse operaie, suscitando speranze che non era in grado di realizzare. Se dunque la propaganda dello sciopero generale avesse fatto sperare in una rapida vittoria sul nemico, 31 K. Kautsky, Was nun?, in NZ, XXVIII, 2, p. 69. 32 Ibidem, p. 70.

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l’SPD si sarebbe trovata davanti al dilemma di deludere profonda­ mente le masse o di sferrare l’attacco contro il regime degli junker per vincerlo o esserne vinta. Per Kautsky la questione decisiva era stabilire se il nemico si trovasse in tali difficoltà che si potessero rapidamente ed efficace­ mente sfruttare attraverso lo sciopero generale; sottolineava che il mal­ contento delle masse aveva cause profonde, che, attive da tempo, sarebbero rimaste tali ancora per molti anni e avrebbero anche portato al crescente antagonismo fra la piccola borghesia, Vìntelligentsija, i pic­ coli capitalisti e la grande proprietà fondiaria, l'alta finanza, gli indu­ striali monopolisti. Il fermento delle masse non si sarebbe dunque arrestato davanti alle elezioni del 1912, cui peraltro attribuiva enorme importanza; prevedeva infatti che l’SPD avrebbe compiuto un grande passo avanti, dopo di che la conquista della maggioranza assoluta dei voti sarebbe stata questione di pochi anni: se ciò fosse divenuto eviden­ te, si sarebbe trattato di qualcosa di più di una normale vittoria eletto­ rale, poiché sarebbe stata la catastrofe di tutto il sistema di governo dominante. Analizzava poi le tre possibili conseguenze di un simile risultato elettorale; gli esponenti governativi avrebbero compreso che non si poteva continuare a governare con i vecchi metodi e avrebbero tentato di conquistarsi le simpatie di gran parte delle masse lavoratrici tramite delle concessioni, che, per ottenere dei risultati, avrebbero dovuto essere di una certa importanza. Tuttavia, riteneva piu verosimile che la vittoria dell’SPD sortisse l’effetto opposto, di scatenare, cioè, la repressione aperta contro un movimento cui non si poteva tenere testa con le leggi vigenti. In un’ultima analisi, però, gli sembrava più probabile che il regime dominante avrebbe perso la testa, oscillando irresoluto fra la brutalità e le concessioni, cosi che la brutalità avrebbe accresciuto l’esasperazione e le concessioni avrebbero dato l’impressione di debolezza, con ciò attizzando ancora di più il fuoco. « Comun­ que vadano le cose — concludeva Kautsky — le elezioni al Reichstag creeranno una situazione, che darà alla nostra lotta una base nuova e più vasta, una situazione che, se si presenterà una delle due ultime circostanze, per la sua intima logica si inasprirà rapidamente e sempre più, fino a che si avranno grandi lotte risolutive, che noi potremo por­ tare avanti su una nuova e più vasta base, in modo del tutto diverso da oggi. »33 Una cosa soltanto, sottolineava, poteva far sprecare una simile vantaggiosa situazione e cioè il comportamento avventato dell’SPD, se avesse voluto cogliere i frutti prima che fossero maturi, 33 Ibidem, p. 77.

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dando cosi origine ad una prova di forza su un terreno clic non dava sufficiente garanzia di vittoria. La socialdemocrazia sarebbe incorsa in un’amara sconfitta se avesse chiamato il proletariato allo sciopero generale, senza la certezza della adesione della stragrande maggioranza della classe operaia. Kautsky riteneva vicino il momento in cui la « strategia del logoramento » si sarebbe necessariamente trasformata in « strategia del rovesciamento » e collegava questa tesi all’affermazione secondo cui dalla nascita del Reich tedesco, le contraddizioni sociali, politiche ed internazionali, non erano mai state cosi aspre. Bisognava anche tener conto del fatto che la parte piu aggressiva delle classi dominanti, timorosa dei risultati, avrebbe potuto aprire la lotta ancor prima delle elezioni: in questo caso, lo sciopero generale avrebbe potuto essere uno strumento efficace per abbattere il regime esistente. Rosa Luxemburg rispose a Kautsky con l’articolo Ermaltung oder Kampf. In esso sosteneva che nell’interpretazione di Kautsky, lo scio­ pero generale avrebbe dovuto essere magari un colpo di mano, se­ gretamente ordito dal « consiglio di guerra » della socialdemocrazia. Trattandosi di un movimento di massa però, a niente avrebbe sortito la segretezza, essendo la sua forza e la sua debolezza dipendenti dalla situazione socio-politica generale, impossibile da nascondere. Bisognava invece che le masse riflettessero e prendessero posizione sulla questione dello sciopero generale: il loro atteggiamento e l’ulteriore sviluppo della situazione avrebbe chiarito se questo fosse possibile e auspicabile. Ricollegandosi all’affermazione di Kautsky, secondo cui in occasione delle elezioni avrebbero potuto verificarsi fatti che avrebbero reso necessario il ricorso allo sciopero generale, scriveva: « Se esiste una qualunque possibilità che lo sciopero generale si possa impiegare in Germania nel prossimo futuro, ne deriva ovviamente che è nostro dovere prospettare alle masse tutte le eventualità c cercare fin da ora di suscitare in ambienti sempre piu vasti del proletariato la simpatia per una simile azione [...]. Le masse devono essere preparate a tutte le eventualità politiche e decidere da sole le proprie azioni, senza aspettare “al momento opportuno” la battuta dall’alto»34. La Luxem­ burg si mostrava molto critica anche verso la distinzione tra campagna per il suffragio universale e lotte economiche di massa. A proposito del richiamo di Kautsky aW'lnlroduzione di Engels scriveva: « Che cosa, di grazia, ha in comune questo “testamento” di Engels con la situazione attuale c con la nostra questione dello scio­ pero generale? Forse che qualcuno ha mai pensato di instaurare improv54 R. Luxemburg, Gesatnmelte Wcrke, cit., Bd. 2, p. 352.

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visamente il socialismo attraverso lo sciopero generale? O forse a qual­ cuno è venuto in mente di provocare delle lotte sulle barricate, “un grande scontro con l’esercito”? O, infine, sì è forse fatto avanti qual­ cuno a contestare l’utilizzazione del parlamentarismo? » Era infatti convinta che Io sciopero generale, di cui si discuteva a proposito della campagna per la democratizzazione del sistema elettorale prussiano, non era stato inteso da nessuno come contrapposto al parlamenta­ rismo, ma come un suo complemento, strumento per la conquista dei diritti elettorali c anche per rendere più coscienti ed organizzate le masse proletarie. Rosa Luxemburg esprimeva poi dubbi nei confronti dell’aspetta’ tiva di una situazione politica completamente nuova in conseguenza delle elezioni al Reichstag, perché un cambiamento poteva « derivare da una cosa sola: da un colpo di Stato, dall’abrogazione del diritto di voto per il Reichstag » M e questo le appariva molto poco probabile. Oltre a questo, rimproverava Kautsky di tentare di giustificare la timida attività presente con la proposta di grandi azioni future; d’altra parte, egli avrebbe dovuto opporsi anche alle dimostrazioni di strada e al modo di condurre la campagna per il suffragio universale in Prussia, nella misura in cui prospettavano l’eventualità dello sciopero generale e miravano ad uno « scatenamento delle masse » in cui sarebbero stati impiegati i mezzi di lotta più estremi: tutto ciò non si inquadrava dun­ que nella « strategia del logoramento » e rappresentava il passaggio alla « strategia del rovesciamento ». Eppure « egli vuole dimostrazioni, — scriveva — che non si rafforzino e inaspriscano. Le dimostrazioni devono essere “sempre più forti”, ma non devono andare “avanti ad ogni costo”, non devono indebolirsi, ma neppure acuirsi »37. Tale concezione dell’azione di massa non teneva conto delle condizioni pra­ tiche, poiché, se al movimento non si indicavano nuove e più ener­ giche forme di lotta, prima o poi, come mostravano le esperienze pas­ sate, si sarebbe inevitabilmente disgregato. Per Rosa Luxemburg, l’unica alternativa era questa: « O si vuole provocare un “movimento popolare in grande stile” e realizzare la paro­ la d’ordine: “Nessuna pace in Prussia”, sviluppare dimostrazioni sem­ pre più forti, e si deve allora affrontare la questione decisi a portarla sino in fondo, senza cercar di evitare un eventuale inasprirsi della situazione, sfruttando per il movimento politico tutti i grandi con­ flitti economici; e si deve allora porre all’ordine del giorno anche lo 33 Ibidem, p. 360. M Ibidem, pp. 362-363. 37 Ibidem, p. 365.

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slogan dello sciopero generale e diffonderlo fra le masse, poiché solo così si possono mantenere stabilmente nelle masse la sicurezza, la pre­ parazione alla lotta ed il coraggio. Oppure si vogliono solo realizzare alcune dimostrazioni, come brevi interventi spettacolari, dirette dal­ l’alto e a comando, per poi evitare l’inasprimento della lotta ed infine ritirarsi sulle sicure posizioni dei preparativi per le elezioni al Reichstag, che dovranno aver luogo fra un anno [...]. Allora non si deve minima­ mente illudersi di poter sostenere a lungo le dimostrazioni e svilupparle sempre di più » Affermando con soddisfazione che « per la prima volta abbiamo finalmente in Germania un vivace movimento di massa, per la prima volta siamo usciti dalle forme di lotta esclusivamente parlamentare e siamo riusciti a turbare l’Acheronte »w, la Luxemburg riteneva che compito dell’SPD fosse di sfruttare lo stato d’animo combattivo delle masse, lanciando parole d’ordine politiche adeguate: « Da questa situa­ zione deriva anche nel modo piu naturale che la parola d'ordine dello sciopero generale si impone, e che è dovere del partito parlarne chiara­ mente ed apertamente come di uno strumento che prima o poi deriverà necessariamente dal crescente movimento favorevole alle dimostra­ zioni e dalla ostinata resistenza della reazione. Non si tratta di dare d’un tratto, da un giorno all’altro, l’ordine dello sciopero generale in Prussia, o di “invitare” allo sciopero generale per la prossima settimana, ma di spiegare alle masse, attraverso la critica di tutti i partiti bor­ ghesi e il chiarimento della situazione generale in Germania [...] che esse non possono contare né su alleati borghesi né sull’azione parla­ mentare, ma solo su se stesse, sulla propria decisa azione di classe »38 *4041 . La propaganda dello sciopero doveva accrescere la maturità politica delle masse e suscitare in loro la volontà di lottare. Rimproverando a Kautsky la pretesa di far tornare sulla vecchia via, già battuta, del « puro parlamentarismo » un movimento politico che aveva già imboc­ cato la sua strada, concludeva cosi le proprie riflessioni: « Non la reli­ giosa attesa di una splendida rivincita fra un anno e mezzo grazie alle urne elettorali, ma fin da ora, un colpo dietro l’altro, non la soppor­ tazione, ma la lotta su tutta la linea: ecco quello che ci vuole. E lo ripeto: se tutti i compagni del partito lo capiranno e se ne renderanno conto, anche i nostri capi si troveranno al loro posto. “Le masse Io faranno” » *l. 38 38 40 41

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Ibidem, Ibidem, Ibidem, Ibidem,

pp. 371-372. p. 372. p. 372. p. 375.

Nella fase successiva della polemica, Kautsky affermava di non aver avuto nulla contro il dibattito in generale, quanto piuttosto di essere contrario alle discussioni per stabilire se fosse venuto il momento di iniziare lo sciopero, perché ormai superate dagli ultimi avvenimenti, e neppure proposte dalla Luxemburg; riteneva semmai che le riflessioni da lei suggerite, fossero necessarie, poiché, com’era ormai evidente, fra i sostenitori dello sciopero le opinioni erano divise. Cercava inoltre di giustificarsi per non aver pubblicato il primo articolo della Luxemburg sostenendo che a quell’epoca il fermento fra le masse non era ancora sufficientemente grande per assicurare la vittoria allo sciopero generale, ma abbastanza grande perché le esortazioni che vi erano contenute provocassero dei tentativi di sciopero che non avrebbero potuto che danneggiare l’autorità del partito. Era convinto che la Luxemburg recedesse senza lottare dalle posizioni precedenti42, poiché non sostene­ va la tesi che negli ultimi mesi vi erano state le condizioni per la vit­ toria dello sciopero: i fatti avevano dimostrato come avesse sopravva­ lutato la situazione. Le rimproverava poi di non aver chiarito se avesse di mira uno sciopero dimostrativo o uno sciopero di pressione e criticava le sue formulazioni circa il ruolo del partito nel provo­ care lo sciopero. Kautsky dichiarava inoltre che le idee della Luxemburg sullo sciopero erano piene di contraddizioni, per aver trascurato la differenza di condizioni in Germania e in Russia e analizzava a fondo queste differenze: in Prussia la socialdemocrazia aveva a che fare con il piu forte governo dell’epoca e in nessun altro paese c’erano un esercito ed una burocrazia cosi disciplinati; i grandi sfruttatori sostenevano com­ patti il governo e, in quanto difensori dell’ordine esistente contro ogni mutamento, erano appoggiati da vaste masse di contadini c piccolo­ borghesi. In Russia nel 1905 il governo era completamente isolato, mentre in Prussia era il proletariato a restare isolato, ogni volta che intraprendeva un’azione tendente a mettere in pericolo la situazione esistente; d’altra parte, le condizioni di vita del proletariato tedesco non erano disperate come quelle del proletariato russo prima del 1905. Data l’esistenza delle libertà politiche, i proletari tedeschi avevano la possibilità di esprimere le proprie idee senza esporsi al rischio di repres­ sioni; perciò anche in circostanze eccezionali solo i più radicali avreb­ bero affrontato il rischio di uno sciopero, se si fosse dovuto trattare di 42 Bauer defini allora il primo articolo di Rosa Luxemburg « magnificamente scritto»; il secondo conteneva per lui solamente attacchi personali; cfr. la let­ tera a Kautsky del 25 luglio 1910, IISG, KN, D II 484; cosi anche Netti, op. cìf., pp. 410411.

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una pura e semplice dimostrazione; in Germania lo sciopero generale avrebbe potu o essere efficace solo se si fosse esteso a tutto il paese. Kautsky respingeva anche la tesi che un simile sciopero servisse ad organizzare, educare c rafforzare il proletariato. A differenza della Luxemburg, poteva concepire, nella situazione tedesca, uno sciopero politico di massa solo come un fatto unico, al quale avrebbe parteci­ pato il proletariato di tutto il paese, come una lotta per la vita o la morte, che avrebbe portato alla disfatta del nemico, oppure all’indebo­ limento o al disgregamento dell’organizzazione e della forza della classe operaia: per questo considerava lo sciopero generale l’arma estrema, con la quale si sarebbe combattuta la battaglia decisiva43. Inoltre, lo sviluppo economico e l’attività dell’SPD avrebbero necessariamente fatto maturare le condizioni dello sciopero, ma fintantoché il proleta­ riato nel suo complesso fosse rimasto disorganizzato, una simile solleva­ zione a livello nazionale poteva avvenire solo sotto la spinta di avve­ nimenti violenti, tali da provocare lo sdegno della classe operaia. Kautsky definiva lo sciopero generale un fatto improvviso, inatteso, violento e sosteneva che dalla socialdemocrazia non dipendeva tanto il momento in cui sarebbe scoppiato, quanto la sua vittoria, possibile sol­ tanto se una forza organizzata avesse guidato l’esplosione spontanea dello sdegno popolare. Perciò era opportuno convincere le organizza­ zioni proletarie della necessità dello sciopero generale, ma era invece sbagliato discutere se fosse venuta l’ora, poiché il fatto stesso che esso non scoppiasse dimostrava chiaramente che il momento non era ancora giunto. Kautsky negava di aver inteso con la « strategia del logoramento » che ci si dovesse limitare all’attività parlamentare; con Ermattungsstrategie definiva tutta la prassi seguita fino allora dall’SPD, che era con­ sistita nel lottare con lo Stato e la società esistenti in modo da raffor­ zare il proletariato e da indebolire il nemico, senza provocare lo scon­ tro decisivo. La campagna di dimostrazioni dei primi dell’anno era stata un perfetto esempio della « strategia del logoramento », allorché nella situazione politica esistente non c’era altro mezzo che la vittoria di uno sciopero generale, tale da avere un peso morale analogo a quello di una grande vittoria elettorale; uno dei compiti principali dell’SPD era di diffondere nel proletariato il senso della propria forza e la fidu­ cia in se stesso. Individuava inoltre una contraddizione nelle conclu­ sioni della Luxemburg in Was wieder? rispetto a quelle di Ermattung 43 Come lo stesso Kautsky ricordava, una opinione simile la aveva già espressa nella polemica con Kelles-Krauz; cfr. Allerhand Revolutionary, in NZ, XXII, 1, p. 22.

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oder Kampf; nel primo articolo essa sosteneva infatti che Io sciopero di massa avrebbe prodotto un’impressione cosi forte, da far sf che le elezioni avrebbero rappresentato la « Waterloo » dei nemici delI’SPD: queste speranze suonavano strane a Kautsky, dal momento che o lo sciopero avrebbe trionfato e sarebbe stato per ciò stesso una « Wa­ terloo » che nessuna elezione al Reichstag avrebbe potuto superare, oppure non sarebbe riuscito ed allora sarebbe stata si, una « Wa­ terloo », ma per l’SPD. Cosi riassumeva queste riflessioni: « Le nuove elezioni creeranno una situazione del tutto nuova, che ancora è indefinibile. In ogni caso una grande vittoria elettorale provocherà nelle masse un tale accresciuto senso di forza, e aumenterà tanto il nervosismo del nemico, che ne deriverà certamente un’azione di massa, la quale si chiuderà con uno sciopero generale, per la cui conclusione vittoriosa vi saranno allora condizioni molto piu favorevoli di ora »44*. La Luxemburg criticò la tesi secondò cui la Prussia aveva il go­ verno più forte e rilevò che ciò contrastava con quanto Kautsky aveva scritto nel 190648 ; una novità particolarmente importante nelle sue idee la individuava nella tendenza generale a stabilire una netta diffe­ renza fra la Russia rivoluzionaria e l’Europa occidentale parlamentare ed a presentare l’importante funzione svolta dallo sciopero generale politico nella rivoluzione russa come una conseguenza dell’arretratezza economica e politica di quel paese. « È chiaro — ammetteva la Luxem­ burg — che tutti i fattori rendono in genere impossibile lo sciopero di massa in Germania: il più forte governo del momento ed il suo presti­ gio, la cieca obbedienza degli impiegati statali, l’imperturbato, altezzoso potere delle associazioni imprenditoriali, l’isolamento politico del pro­ letariato: tutto ciò non scomparirà improvvisamente entro Tanno pros­ simo » ** . Una brutale provocazione della polizia, uno spargimento di sangue durante una dimostrazione, avrebbero potuto accrescere lo sdegno delle masse e aggravare la situazione, ma non sarebbero st'ti sufficienti per cambiare le strutture economiche e politiche della Ger­ mania. La concezione di Kautsky era perciò in sostanza una revisione della risoluzione di Jena, che ammetteva lo sciopero generale come arma del proletariato, e un graduale rifiuto degli insegnamenti della rivoluzione russa. La Luxemburg affermava che i grandi scioperi generali in Rus­ sia non erano stati provocati dall’arretratezza economica, ma, anzi, 44 K. Kautsky, Eine nette Strategie, in NZ, XXVIII, 2. pp. 420-421. 48 Cfr. K. Kautsky, Die Situation des Reiches, in NZ, XXV, 1. p. 427. 48 R. Luxemburg, La teoria e la prassi, in Scritti scelti, cìt., p. 315.

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proprio dallo sviluppo capitalistico di quel paese e dall’esistenza di una industria moderna; perciò, in quanto forme della lotta rivoluzionaria del proletariato, nell'Europa occidentale divenivano tanto piu proba­ bili quanto piu sviluppato era il capitalismo: « Tutti i fattori che Kautsky ha addotto contro lo sciopero generale sono proprio quei fattori che necessariamente renderanno ancor piu inevitabile, estesa e violenta in Germania un’azione basata sugli scioperi generali. L’altez­ zosa potenza delle associazioni imprenditoriali [...], come anche l’ob­ bedienza in cui sono tenute vaste categorie di impiegati statali in Ger­ mania, sono proprio ciò che rende sempre piu difficile una pacifica e positiva attività dei sindacati, che dà luogo a prove di forza sempre più nolente, a esplosioni in campo economico [...] che acquistano sem­ pre più carattere politico. Proprio l’isolamento politico del proletariato in Germania [...] proprio il fatto che tutta la borghesia, insieme alla piccola borghesia, si erga come un muro a difesa del governo, fanno si che ogni grande lotta politica contro il governo diventi immediatamente lotta contro la borghesia, contro lo sfruttamento. E queste stesse circo­ stanze ci garantiscono che qualsiasi energica azione rivoluzionaria di massa in Germania non assumerà le forme parlamentari del libera­ lismo, né le antiche forme di lotta della piccola borghesia rivoluzionaria, cioè le brevi lotte di barricata, ma la classica forma proletaria, cioè quella dello sciopero di massa » 47. Inoltre, obiettava a Kautsky che le sue considerazioni non si fon­ davano né sull’esperienza degli scioperi russi né di quelli avvenuti nel­ l’Europa occidentale e negli USA: nessuno di essi infatti era stato una lotta decisiva per la vita o la morte, né aveva portato alla completa vittoria degli operai, ma neppure aveva provocato la sconfitta della organizzazione e della forza del proletariato, essendo stato il successo quasi sempre parziale e non immediato. Secondo la Luxemburg, in Germania non si poteva d’altra parte giungere ad un simile grande sciopero risolutivo senza un lungo periodo di scioperi generali, di lotte di massa economiche e politiche, che avrebbero preparato il proleta­ riato allo scontro finale; nella concezione di Kautsky lo sciopero gene­ rale diventava una lotta per il potere politico, per il dominio del pro­ letariato, che veniva rinviata ad un lontano futuro, al tempo della rivoluzione sociale. Alla posizione di Kautsky essa contrapponeva quanto egli stesso aveva in precedenza scritto negli opuscoli Dìe soziale Revo­ lution e La via al potere nei quali aveva affermato che si stava ini­ ziando un periodo rivoluzionario ed aveva propagandato lo sciopero politico, gli scioperi economici essendo condannati all’insuccesso, data Ibidem, p. 323.

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la forza delle associazioni imprenditoriali. La Luxemburg sottolineava la necessità di parole d’ordine tali da risvegliare nel proletariato il mas­ simo di energia rivoluzionaria e capaci di favorire lo sviluppo degli eventi; e ricordava come all’inizio di marzo avesse già fatto notare che, se il partito voleva sviluppare il movimento, doveva porre all’ordine del giorno la parola d’ordine dello sciopero generale, preparato da uno sciopero dimostrativo. Ella aveva anche previsto che, o sì sarebbe pas­ sati a forme piu aspre di lotta o il movimento si sarebbe esaurito: in effetti le dimostrazioni per le strade erano finite, sia pure non per la scarsa combattività delle masse, bensì per decisione del direttivo. Quanto all’affermazione di Kautsky che la prova migliore del fatto che la situazione non era matura per uno sciopero generale era stata il mancato inizio dello sciopero, la Luxemburg gli rimproverava di oscil­ lare fra due estremi: di considerare lo sciopero ora come un colpo pre­ parato da un « consiglio di guerra » socialdemocratico, ora come un avvenimento spontaneo che non si poteva far altro che aspettare. Era dell’opinione, invece, che compito del partito socialdemocratico non fosse né di creare grandi piani di scioperi né di attendere che gli eventi si verificassero spontaneamente: « Gli scioperi generali (...) non si possono fare a comando delle istanze superiori, ma devono venire dalle masse. Dagli sviluppi delle loro azioni. Ma il partito può con­ durre un’azione politica, in base ad una energica tattica e ad una forte offensiva, in modo che le masse siano sempre più coscienti dei propri obiettivi. Questo è il dovere del partito »48. Il destino del movimento prussiano per il diritto elettorale sembrava dimostrare che la disciplina e l’apparato organizzativo del partito erano piu efficaci nel frenare le grandi azioni di massa che non nel guidarle, e tuttavia era convinta che una situazione di questo genere potesse verificarsi solo nella fase iniziale del movimento di massa: « Quando il periodo rivoluzionario sarà maturato del tutto, pochi capi del partito saranno in grado di agire da freno, perché allora le masse lasceranno semplicemente da parte i capi che si opporranno all’assalto » °. Rispondendo a Rosa Luxemburg, Kautsky ritornò sulla questione delle probabilità di successo dello sciopero generale, ai cui fautori non chiedeva tanto che gli dimostrassero come la vittoria fosse certa nella situazione esistente, quanto piuttosto se fosse possibile: la Luxemburg, invece, si era limitata a dimostrare che la situazione rendeva auspicabile una simile forma di lotta. Inoltre, ripeteva che, per rendere possibile in Germania uno sciopero generale cui partecipassero gli strati lavoratori *• Ibidem, p. 342. *• Ibidem, p. 344.

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di tutto il paese, dovevano intervenire atti di violenza tali da scuotere la nazione e, per dimostrare questa tesi, scriveva: « Quanto più demo­ cratica è la costituzione di un paese, tanto piti scarse sono le condizioni favorevoli allo sciopero generale, tanto meno esso è necessario alle masse, che meno se ne lasciano allcttare. Là dove esiste una legge elettorale che soddisfa il proletariato ci si può attendere uno sciopero generale solo come mezzo di difesa, come strumento per tutelare il diritto elettorale o un parlamento in cui esiste una forte rappresentanza socialista nei confronti di un governo che rifiuta di sottoporsi alla volontà dei rappresentanti del popolo » “. Ancora, secondo un’opi­ nione quasi generalmente diffusa, nel marzo del 1910 il momento non era maturo per scatenare lo sciopero generale. La fine del movimento per il suffragio universale in Prussia spiegava perché l’interesse si fosse concentrato sulle imminenti elezioni per il Reichstag, dalle quali si speravano importanti risultati. Gli ultimi interventi della Luxemburg e di Kautsky non portarono novità di rilievo alla sostanza della polemica 61, nella quale affioravano sempre più chiaramente motivi di rancore personale50 52, quanto mai 51 evidenti anche nelle lettere di Rosa Luxemburg che sono state conser­ vate. Dopo la pubblicazione del primo articolo polemico di Kautsky, infatti, scriveva 1’8 aprile a Kostja Zetkin: « Sto già preparando una degna risposta a quel vigliacco, che trova il coraggio solo per dare agli altri dei calci alle spalle, ma devo purtroppo aspettare che finisca di pubblicare quella porcheria e di essere di nuovo a casa » M. A metà luglio, all’apparizione della prima parte dell’articolo Die Theorie und die Praxis sulla Newe Ze/7, la Luxemburg informava Tyszka; « Con Kautsky siamo arrivati al punto che gli ho scritto in una lettera “zuriickweise deine Unverschàmtheit” [condanno la tua impudenza] [...]. Kautsky sembra ammalato per via di questo articolo, talmente gli è “in die Knochen gegangen” [ha spaccato le ossa]. Eppoi non è ancora uscita la seconda parte, che gli darà il colpo di grazia » Circa tre 50 K. Kautsky, Zwischen Baden und Luxemburg, in NZ, XXVIII, 2, p. 665. 51 Cfr. R. I^ixemburg, Zur Rìcbligslcllung, ibidem, pp. 494-498; K. Kautsky, Schlusswort, ibidem, pp. 760-765. 52 Nella fase conclusiva della polemica Pannekoek scriveva a Kautsky: « ...tutti i nostri amici, con i quali ho avuto l’opportunità di parlare, sentivano come una cosa molto dolorosa il fatto che voi c Rosa vi siate scagliati l’uno contro l’altra in modo cosi aspro, e soprattutto la forma della polemica fa spesso un impressione deprimente» (lettera senza data, IISG, KN, D XVIII 372). . ” R. Luksemburg, Usiy do Lcona Jogicbesa-Tyszki, cit., v. Ili, p. 111. Que­ sto passo, come molti altri delle lettere di Rosa Luxemburg a Kostja Zetkin, sono riportati in lingua originale c in traduzione polacca da F. Tych nelle note alle lettere a Tyszka. 51 Ibidem, p. 141.

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settimane dopo riferiva ancora: « Mi scrivono da Berlino che egli ha perso completamente la testa per colpa del mio articolo, “kriegt bei jedem Wort einen roten Kopf, schlàgt mie der Faust auf den Tisch und hat jeden Rest von journaDstischem Anstand und Menschcnverstand verloren” [al punto che ad ogni parola si fa paonazzo, dà pugni sul tavolo e ha perso ogni residuo di buone maniere giornalistiche e di buonsenso) »S556 . *58 La polemica pubblica di Kautsky con Bernstein del 1899 aveva posto fine alla loro lunga e profonda amicizia, provocando la rottura dei loro rapporti personali; analogo destino avrebbe avuto, senza dub­ bio, I’amicizia con la Luxemburg, meno profonda e più recente e già minata fin dagli anni 1908-1909. È vero che Luise Kautsky scrisse molti anni dopo che su molte questioni essi continuarono ad essere d’accordo in modo amichevole e, memori della loro lunga amicizia, cercarono di mantenere buoni rapporti nei limiti del possibile ma che questo rapporto fosse piuttosto tiepido lo dimostra il fatto che, quando la Luxemburg voleva ottenere da Kautsky un articolo per il giornale della SDKPIL, si rivolgeva, ad esempio, a Warski e tentava, a volte con successo, di influire attraverso Marchlewski sull'atteggia­ mento di Kautsky nei confronti della socialdemocrazia russa * ’.

3. Opinioni sulla polemica

Il capo dell’SPD, August Bebel, non nascose il proprio scontento per questa polemica3*, tanto che il 5 agosto 1910 scriveva a Kautsky che gli pareva avesse perso il controllo dei nervi e che « senza questo nervosismo la storia con Rosa sarebbe andata a finire diversamente » e aggiungeva: « Non posso dire che il partito abbia tratto un gran van­ taggio da tutta questa polemica. Se non ci fosse stata, non sarebbe 55 Ibidem, p. 158. Kautsky scriveva alla madre ITI luglio 1911: «La pole­ mica ha purtroppo superato molto rapidamente lo stadio in cui, almeno per me, è ancora interessante e stimolante. Sta diventando spiacevole, passa dallo stadio scientifico dell’aspirazione alla verità al caparbio cavillare avvocatesco. in cui Rosa ha fatto grandi cose, e difendersi dal quale è tanto difficile, quanto vano. Perciò da questa polemica non possono venire nuove conoscenze, ma solo il discredito personale di una delle parti in lotta » (cfr. A. Bebels Briefweeksei mil K. Kautsky, dt., p. 221). 56 Cfr. K. Kautsky, Rosa Luxemburg. Ein Gcdenkbuch, Berlin, 1929, p. 40. w Lo dimostra la corrispondenza con Tyszka. 58 Bcbcl prese addirittura a difendere Rosa Luxemburg contro Adler, scri­ vendo che non avrebbe voluto fare a meno di lei nell’SPD, c che alla scuola di partito era molto rispettata, come la migliore insegnante, sia dai radicali che dai revisionisti e dai sindacalisti; cfr. V. Adler, Briefusechsel..., cit., p. 513.

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stata una disgrazia » ambedue e sia pure la Luxemburg in misura maggiore, avevano infatti portato acqua al mulino dei nemici. Bebel esprimeva anche la propria soddisfazione per il fatto che la direzione del partito non si fosse lasciata coinvolgere nella polemica e0. È chiaro che non si trattava di un’opixnone passeggera, dal momento che la ripeteva un mese dopo in una lettera a Luise Kautsky: « Considero tut­ ta questa polemica del tutto inutile per il partito. Da entrambe le parti sono state dette molte cose che sarebbe stato meglio tacere » 61. Dalla corrispondenza di Bebel si ricava l’impressione che egli escludesse divergenze di fondo fra i due e attribuiva il tono aspro della polemica all’irritazione di Kautsky contro la Luxemburg per il suo intervento nelle sue questioni familiari e al carattere di Rosa, nella quale « odio e amore convivono fianco a fianco, e non c’è la ragione a dirigerla » ®. La maggior parte dei cosiddetti marxisti ortodossi del tempo si schierò con Kautsky. Anche Mehring diede un giudizio analogo della situazione: riteneva infatti che non fosse necessario cercare di far salire artificiosamente l’ondata rivoluzionaria, perché gli avvenimenti erano ugualmente carichi, e ancor più lo sarebbero stati, di elettricità rivoluzionaria; inoltre, si oppose alla propaganda della lotta contro la monarchia w. Un collaboratore fisso della Neue Zeit, G. Eckstein, scri­ veva a Kautsky già alla fine di luglio, di essere molto contento del colpo da lui inflitto alle idee della Luxemburg, pur esprimendo disap­ provazione per la forma che avevano dato alla polemica sia l’uno, che l’altraM. Parvus, il primo critico di Bernstein, pur rimproverando a Kautsky la sua ingenua attesa di una drammatica battaglia finale che un bel giorno avrebbe fatto fuori il capitalismo, oltre che il suo incita­ mento alla pazienza e alla calma nell’attesa di quell’evento, criticava anche la posizione di Rosa Luxemburg, che considerava un’avanzata alla cieca e un « fare la rivoluzione », che non teneva conto del com99 IISG, KN, D III 139. Quando nel 1911 Kautsky rispose ad un articolo in cui Rosa Luxemburg aveva aspramente criticato il suo volantino, pubblicato dalla direzione dell’SPD, sul conflitto marocchino, Bebel gli scrisse: « Ho l’im­ pressione che nonostante tutto il riposo i tuoi nervi non siano ancora a posto » e gli sconsigliava decisamente un'eventuale continuazione della polemica. Rebel non approvava l’atteggiamento assunto dalla direzione dell’SPD durante questo conflitto. Cfr. la sua lettera del 30 agosto 1911, IISG, KN, D III 185. ~ IISG, KN, D III 139. « Lettera del 4 settembre 1910, IISG, KN, D III 139. « Bebel a Kautsky, 16 agosto 1910, IISG, KN, D III 140. Nell’autunno del 1910 Rosa Luxemburg scriveva a Tyszka di avere nuovamente ricevuto un’af­ fettuosa lettera da Bcbel. 63 Cfr. J. Schleifstein, op. cit., pp. 286-291. « Lettera del 26 luglio 1910, IISG, KN, D X 52.

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plesso della situazione economica e politica »M. Come risulta da una lettera della Luxemburg a Tyszka, anche Marchlewski era d’accordo con Kautsky sull’inopportunità di pubblicare l’articolo Was Waiter? e di aprire la discussione sullo sciopero generale * 6, ma non riteneva che la divergenza di idee fra i due avesse un’importanza fondamentale. Fra i pochi esponenti dell’SPD che sostennero Rosa Luxemburg vi furono Klara Zetkin, Radek, Pannekoek e Lensch. Ancora nel settem­ bre del 1911, K. Haenisch scriveva: «A causa di Rosa ho litigato con quasi tutti i radicali (soprattutto con quelli del Vorwarts), a proposito di lei ho avuto discussioni molto aspre con Mehring, sono in cattivi rapporti con Kautsky, Eckstein ecc., perché sono sempre stato dalla sua parte » I revisionisti, che volevano dall’SPD una politica decisamente ri­ formista e di collaborazione con i partiti borghesi, affermarono che le polemiche fra la Luxemburg e Kautsky avevano dimostrato chiaramen­ te il fallimento della tattica (che definivano socialrivoluzionaria) fondata sulla teoria kautskiana del crollo del capitalismo e mettevano in ridi­ colo quei corifei del marxismo . ** Uno dei maggiori pubblicisti dei Sozialistische Monatsheftei Max Maurenbrecher, scriveva che la Luxem­ burg contava suUa rivoluzione, mentre Kautsky, pur continuando a civettare con quell’idea, era però abbastanza prudente da rimandare ancora di due o tre anni l’inizio della lotta rivoluzionaria ®°. Con la posizione di Kautsky erano solidali molti esponenti degli altri partiti socialdemocratici. Victor Adler, da tempo maldisposto nei confronti di Rosa Luxemburg, scriveva a Bebel di non poter trattenere un senso di gioia nel vedere quali dispiaceri arrecava a Kautsky la sua antica amica che, prevedeva, avrebbe provocato ancora molti guai65 70. *69 Otto Bauer, il principale esponente dei giovani dirigenti della socialde­ mocrazia austriaca, scriveva a Kautsky: « Sono profondamente convinto che abbiate ragione in ogni vostra parola » e continuava: « È triste che Rosa vi metta in una situazione stupida, costringendovi ad avanzare delle obiezioni contro lo sciopero generale, cosa che non è vostro compito ». Bauer paragonava la situazione alle conseguenze dell’azione 65 Parvus (A. Helphand) a Kautsky, 14 giugno 1910, IISG, KN. D XVIII 462. Cfr. anche W. B. Scharlau, Z. A. Zeman, Freibeuter der Revolution ParvusHelphand. Etne politiscbe Biograpbie, Kòln, 1964, pp. 123-124. 60 R. Luksemburg, Lisly do Leona Jogicbesa-Tyszki, cit., v. III, p. 105. eT K. Haenisch a R. Franz, in Architi fur die Geschìcbte des Sozìalismus und der Arbe'ttcrbcwegung, XIV, Leipzig, 1929, pp. 467-468. M Cfr. W. Kolb, Das Problem der Taktik, cit., p. 1184. 69 Cfr. M. Maurenbrecher, Auf dem Weg zur Macbt, in Sozialistische Monatshefte, 1910, 2, p. 876. ’° Cfr. la sua lettera del 5 agosto 1910, V. Adler, Brieftvecbsel..., cit., p. 510.

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degli anarchie!, che avevano costretto i socialdemocratici a difendere il parlamentarismo, anche se sarebbe stato molto piu necessario criti­ carlo; l’errore della Luxemburg stava, a suo modo di vedete, nel fatto che, come la maggior parte delle persone venute dal movimento operaio russo, generalizzava in modo affrettalo le esperienze rivoluzionarie di quel paese-, inoltre, era convinto che in Germania il momento politico decisivo sarebbe venuto solo dopo le elezionin. Particolarmente vivace fu la reazione dei socialdemocratici russi: i menscevichi si schierarono apertamente dalla parte di Kautsky. Nel dicembre del 1910 Plcchanov gli scriveva: «Nella vostra polemica con Rosa Luxemburg sono completamente dalla vostra parte. Sono d'accordo con voi fin nei minimi particolari » n. Di particolare interesse è l’atteggiamento assunto da Lenin. La questione, importante anche per la storia della formazione del leninismo, all’inizio degli anni trenta è stara oggetto di una vasta discussione, alla quale Stalin pose fine nel modo che gli era solito. Gli interventi diretti di Lenin sull’argomento della discussione sono molto scarsi: pubblicamente si espresse due volte, nell’articolo Due mondi (pubblicato il 29 novembre 1910) c nell’arti­ colo Il senso storico della lotta all'interno del parlilo in Russia (scritto alla fine del 1910 e pubblicato nel maggio del 1911); alla questione faceva riferimento anche la lettera a Marchlcwski del 7 ottobre 1910. Poiché nella corrispondenza finora pubblicata non si pronunciava sul­ l’argomento, vale la pena di citare le informazioni contenute in una lettera di Trockij a Kautsky del 21 luglio 1910: « Lenin, come mi ha raccontato il mio amico Kamenev, giunto da Parigi, ritiene che abbiate avuto ragione nel valutare il momento politico, ma che il carattere della propaganda svolta dalla Luxemburg sia molto utile e importante. Per poter dichiarare del tutto giustificata la vostra posizione, Lenin chiede che al prossimo congresso del partito proponiate una risoluzione auspi­ cante una propaganda molto attiva, nella quale si dichiari inevitabile la lotta rivoluzionaria. Comunque non ho ancora incontrato un solo compagno (neppure ncB’ambientc bolscevico) che osasse solidarizzare con la Luxemburg. Quanto alla mia modesta persona, ritengo che il momento tattico che ispira la Luxemburg sia una nobile impazienza. Questa è una qualità molto bella, ma sarebbe una sciocchezza elevarla a principio-guida del partito » ’3. Nell’articolo Due mondi, dedicato al congresso di Magdcburgo dell’SPD (settembre 1910), Lenin definiva nel modo seguente la situa” Lettera se l’opinione che Lenin, rendendosi conto che Kautsky gravi” Ibtdem, v. 34. pp. 332, 330. « Ibidem, v. 1. pp. 354-355. * Cfr. A. Slutskij, lioltcviki f> ycrman-.hd utcialdeninhatii v perind predvncH no#/ krixisa [1 liolsccvkhì sulla «jciahkniocrazia tedesca nd periodo della crisi prebellica], in f'r, ritenendo che il parlamentarismo fosse il principale .strumento della lotta per il potere; nonostante ciò, tuttavia, «’date le condizioni in cui si trovava il movimento operaio e socialista tedesco e russo, gli articoli di Kautsky stillo sciojwro generale non rappresentavano ancora una ragione '■•uffi­ ciente per annoverarlo a qiieH’cjjoca fra i revisionisti tedeschi ed i menscevichi russi » *2. Considerati i meriti e i demeriti di Kaut'iky in c[tic) periodo, sarebbe .stato un errore politico sconfessarlo ed '< esclu­ derlo nel 1910 dal campo dell’ortodossia marxista»»; Poi, inoltre, rite­ neva erronea l’opinione che Lenin all’inizio della polemica non si ren­ desse ben conto della profondità del dissenso fra Kautsky e la sinistra dcll’SPD fl3. Le considerazioni tattiche sopra ricordate, che avrebbero dovuto “* Gir. Ct. Beskin, Barba s likvidalorstvam na mezdunarodnoj arene v dovoennyc y.ody j La lotta contro il liquidatorismo sull’arena internazionale negli anni prcltcllki], ibidem, 9. M K. Pel, Bolfeviki i dovoennyj If International [I bolsceviche e la Ff Internazionale prima della guerra], ìbidem, 1931, 4-5, pp. 41-42. #5 Slutskij considerava probabile che Lenin non solidarizzasse nei suoi scritti con la sinistra dcirSPD, dato anche Patteggiamento sbagliato assunto da Rosa Luxemburg sulla questione nazionale e sulla situazione all’interno della socialde­ mocrazia russa. ! .’atteggiamento critico di Rosa Fxixcinburg verso Lenin e i bolscevichi si manifestò chiaramente nelle sue lettere a Tyszka. Slutskij faceva rilevare anche come nella stampa bolscevica illegale fossero quasi completa­ mente assenti articoli riguardanti l’aspra lotta interna alI’SPD degli ultimi anni prima della guerra; la stampa bolscevica legale reagì invece a questa polemica in modo molto vivace e autore della maggior parte delle pubblicazioni suH’argo menu» fu Zinov'cv, rimasto a Cracovia in diretto contatto con Lenin. Le sue ri­ flessioni, secondo Slutskij, prendevano le mosse da due tesi di lamin: in primo luogo, clic la Germania era ormai entrata in una nuova fase di sviluppo, che avrebbe lum presto fatto sorgere la questione della lotta per il potere; in secondo luogo, che in questa situazione la lotta fra le due tendenze (opportunistica e rivoluzionaria) avrebbe assunto importanza decisiva. Rappresentanti della seconda tendenza erano per lui i marxisti rivoluzionari, con a cajx» Bebé! e Kautsky, punto di vista die si ritrova nei suoi articoli del periodo precedente lo scoppio della guerra. Zinov’cv continuava a ripetere che le divergenze fra i marxisti ri­ guardavano il ritmo di sviluppo degli eventi, erano questioni tattiche e non teo- ; richc e ine lodologiche ed anche altri Ixdsccvichi erano di questa opinione. Poi, j ritenendo impossibile che Zinov’cv seguisse sulla questione una linea jx>lkica : diversa da quella di Lenin, tentava di spiegare il suo punto di vista affer­ mando clic egli non era riuscito ad assolvere il complesso compito di mostrare, arte, i successi del movimento operaio intemazionale, dall'altra, di met­ tere in rilievo i |>cricol