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Italian Pages 412 [411] Year 2006
IL MANICHEISMO a cura di Gherardo Gnoli conl'assistenza di Andrea Piras
Piano del!'opera Volume I MANI E IL MANICHEISMO
con la collaborazione di Luigi Cirillo, Serena Demaria, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Elio Provasi, Alberto Ventura, Peter Zieme Volume li IL MITO E LA DOTTRINA. I TESTI MANICHEI COPTI E LA POLEMICA ANTIMANICHEA
con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Riccardo Contini, Serena Demaria, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Alberto Ventura VolumeIIl IL MITO E LA DOTTRINA. 'If'.STI MANICHEI DELL' ASIA CENTRALE E DELLA CINA
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con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Elio Provasi, Alois van Tongerloo, Peter Zieme Volume IV I RITI, LA POESIA E LA CHIESA
con la collaborazione di Serena Demaria, Claudia Leurini, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Elio Provasi, Alois van Tongerloo, Alberto Ventura
IL MANICHEISMO Volume II IL MITO E LA DOTTRINA. I TESTI MANICHEI COPTI E LA POLEMICA ANTIMANICHEA
Introduzione e cura di Gherardo Gnoli con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Riccardo Contini, Serena Demaria, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Alberto Ventura e con l'assistenza di Andrea Piras
FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Questo volume è stato pubblicato grazie alla collaborazione della Fondazione Cariplo
I testi e le traduzioni di Agostino sono pubblicati per gentile concessione del!'editrice Città Nuova
ISBN 88-04-54922-X
Grafica di Vittorio Merzi:o ©Fondazione Lorenzo Valla 2006 I edizione ottobre 2006
www.librimondadori.it
INDICE
XI XLIX LI LXI
Introduzione Nota bibliografica Abbreviazioni bibliografiche Avvertenze TESTI E TRADUZIONI Parte Prima
Testi copti I Capitoli del Maestro
17 21
I. Ke. Il: Il secondo (Capitolo) sulla parabola degli alberi 2. Ke. IV: Dei quattro grandi giorni, che uscirono l'uno
23
3. Ke. VI: Dei cinque depositi che scaturirono dall'inizio
28 30
4. Ke. XVII: Il Capitolo dei tre tempi 5. Ke. XVI: Delle cinque Grandezze che uscirono contro
35 36 41 41 44
6. Ke. XXXII: Delle sette opere dello Spirito Vivente
dall'altro insieme alle quattro notti dalla terra della Tenebra; i cinque Arconti, i cinque spiriti, i cinque corpi, i cinque gusti
45 48 53
la Tenebra 7. Ke. XLVIII: Dei filamenti 8. Ke. XLIX: Della ruota e dei filamenti 9. Ke. XLIV: Del gigante del mare lo. Ke. XXXVI: Della ruota che si trova davanti al Re dell'Onore l l. Ke. LXIX: Dei dodici dello Zodiaco e delle cinque stelle 12. Ke. LXX: Del corpo che è a immagine del mondo 12. Ke. LXIV: Di Adamo
INDICE
VIII
55
I Salmi degli erranti
59
I. Salmo dei quattro giorni perfetti
63
II. Salmo del Padre della Grandezza
7.0 75
IV. Salmo dell'inno a Sethel
77
V. Salmo del risveglio dell'anima
79
VI. Salmo della rinascita dell'anima
8l
VII. Salmo del dialogo tra l'anima e suo padre
III. Salmo della costanza
82
VIII. Salmo della guida dei sensi
84
IX. Salmo a Gesù
85
X. Salmo dell'Intelletto
87
XI. Salmo della corona
89
XII. Salmo della preghiera per aprire il Paradiso
90
XIII. Salmo delle litanie di Gesù
91
XIV. Salmo della povertà
93
XV. Salmo dello Spirito
94
XVI. Salmo del banchetto spirituale
96
XVII. Salmo del cuore santo
97
XVIII. Salmo del numero cinque
99
XIX. Salmo dell'anima vittoriosa
ro l
XX. Salmo dell'assemblea
103
XXI. Salmo dei pericoli che insidiano il fedele
ro5
XXII. Salmo delle litanie di Gesù
106
XXIII. Salmo dell'ascesa in cielo
108
XXIV. Salmo dell'amore del Padre
ro9
XXV. Salmo dello spirito della Luce
lll
XXVI. Salmo degli Eletti
l l3
XXVII. Salmo della pecora
l l5
XXVIII. Salmo dell'Intelletto di Luce
116
XXIX. Salmo dell'anima santa
l 17
XXX . Preghiera dell'anima al salvatore
l l8
XXXI. Salmo del comandamento
121
XXXII. Salmo dell'anima vittoriosa
122
XXXIII. Salmo dei lamenti
128
XXXIV . Salmo dell'anima che ricorda
129
XXXV. Salmo delle regole
l 30
XXXVI. Salmo della gioia degli angeli
132
XXXVII. Salmo della sorgente di vita
l 33
XXXVIII. Inno all'Amen
INDICE
IX
Parte Seconda
Testi greci l 37
e
latini
Alessandro di Licopoli, Contro le dottrin(( di Mani
149
Egemonia, Acta Arche/ai (in Epifanio, Panarion 25-3 l)
171
Agostino, de natura boni; Contra,Faustum Parte Terza
Testi siriaci 207
Mani e il Manicheismo nella tradizione siriaca
222
Teodoro bar Konay, Libro degli Sc�li
229
Efrem Siro, Selezione di brani dalla polemica antimanichea in prosa Parte Quarta
Testi medio-persiani 23 7
Le fonti zoroastriane sul Manicheismo
241
Mardanfarrox I Ohrmazd-dadan, Skand Gumanlg Wizar XVI
246
DenkardIII 199-200 Parte Quinta
Testi arabi 25 l
La dottrina manichea nella tradizione islamica
260
Muqammad ibn l�qaq al-Nadim, Libro dell'Indice
27i
Abu 1-Fatq Mul_iammad al-SahrastanI, Libro delle religioni e delle credenze COMMENTO
279 323 336 344 347
Testi copti Testi greci e latini Testi siriaci Testi medio-persiani Testi arabi
INTROpUZIONE di Gherardo Gnoli
1.
Salvezza e gnosi
Divorato l'Uomo Primordiale insieme con i suoi cinque figli dal Re delle Tenebre, si conclud� la prima creazione, emanata dal Pa dre della Grandezza che, per soccorrere la vittima che si era vo lontariamente immolata, aveva evocato la Madre della Vita, a sua volta evocatrice dell'Uomo Primordiale1• È a questo punto che il mito manicheo introduce una seconda creazione, con cui si avvia il processo salvifico che si svilupperà poi con la terza evocazione, dominata dalla figura del Terzo Inviato. La divina potenza che, secondo le versioni siriache, copte, gre che, latine, medio-persiane, partiche, sogdiane, turche, cinesi e arabe del mito, chiamiamo Spirito Vivente2, il Demiurgo di Ales sandro di Licopoli3 o il Dio Mihr (Mithra) dello Sahuhragan4, è il protagonista di tale seconda creazione, che si snoda in tre succes sive evocazioni: quella dell'Amico delle Lud da parte.del Padre della Grandezza, quella del Grande Architetto da parte dell'Ami co delle Luci e quella, appunto, dello Spirito Vivente da parte del Grande Architetto5• .
1
Cfr. voi. I, p.
XLVI.
Per i nomi dello Spirito Vivente nelle diverse espressioni dd Mànicheismo ved. Asmussen, Studies, p. 23 nt. 4% W. Sundermann, «The five Sons of the Manichaean God Mithra», in Bianchi, Mysteria, p. 777 (=Id., Manichaica Iranica, p. 799). 3 Ve d. p. 147 e cfr. A. Villey,Alexandre de Lycopolis. Contre la doctrinede Mani, Pa: ris 1985, pp. 59, 143 sgg., 29osgg. Ved. inoltre Lieu,Manichaeism, pp. 240 e 277, per il Demiurgo della formula di abiura bizantina Capita VII contra Manichaeos (3, 74). 4 Cfr. Sundermann, op. cit. alla nota 2, p. 777 sg.; Id., Namen, pp. 101, 109, 126 nt. 157. 5 Cfr. voi. I, p. XLVI sg. 2
XIV
GHERARDO GNOLI
Lo Spirito Vivente compie un atto che ha un grande valore pa radigmatico: scende verso l'abisso in cui si trova imprigionato l'Uomo Primordiale e gli tende la mano destra: «Allora, lì negli abissi, le Tenebre strinsero in tremendi vincoli l'Uomo Primor diale. Se il Padre non avesse udito la sua invocazione e non avesse emanata dalla sua sostanza e inviata una seconda potenza, chia mata lo Spirito Vivente; se questi, disceso negli abissi, non gli avesse offerta la sua mano destra e non l'avesse tratto su dalle Te nebre, l'Uomo Primordiale, da quel primo momento, sarebbe ri masto prigioniero e in grave pericolo»1• Il motivo della mano destra protesa verso l'essere che risponde ali' appello di chi viene a liberarlo dalle sue pesanti catene ha un evidente valore simbolico, più volte illustrato nella letteratura ma nichea con espressioni altamente poetiche2• La stretta di mano è un gesto che suggella lAppello del Salvatore e la Risposta di chi implora di essere salvato. Grazie alla natura intellettualistica e di dascalica che esso ha, il mito lo spiega in un modo assolutamente chiaro e inequivocabile. Il linguaggio mitologico del Manichei smo, infatti, per lo più coincide, pur con il suo complesso e crudo immaginario, con quello dell'esposizione dottrinale, e assume va lenze specifiche, in armonia con l'insegnamento di Mani sulla sal vezza dell'Anima caduta nella Materia e liberata dal suo Nous, unico e onnipresente tema del mito manicheo3• Cosicché la stretta della mano destra
-
ùe!;lcomç, dextrarum iunctio
Parti davano il valore di
un
-,
a cui Persiani e
segno di alleanza e concordia4, simbo
licamente significa nel Manicheismo il provvidenziale incontro
1 Egemonia, Acta Arche/ai VII 4 (ed. Beeson, GCS 16, p. lo): Hegemonius, Acta Arche/ai (The Acts o/Archelaus), trad. M. Vermes, Lovanii 2001, p. 48 e nt. 44. Qui si segue la traduzione di C. Riggi, Epifanio contro Mani, Roma 1967, pp. l l 5-7, per cui ved. sotto, p. l 55 sg. 2 Puech, Manichéisme, pp. 78, 170 nt. JI7, con numerosi riferimenti ai testi copti, oltre che al Panarion di Epifanio di Cipro. 3 Cfr. voi. I, p. XIV e notar. 4 F. Cumont, Textes et monuments figurés relati/s aux Mystères de Mithra I, Bruxel
les 1899, p. 173 e nt. 6, il quale segnalava opportunamente anche la stretta delle mani destre sui bassorilievi del Nimrud Dag tra Zeus, Helios, Eracle e il re Antioco di Commagene. Il motivo è stato studiato tenendo conto di testimonianze palmire ne e romane: cfr. H. Waldmann, Der kommagenische Mazdaismus, Tiibingen 1991, p. 181 sg.
INTRODUZIONE
XV
dello Spirito Vivente e dell'Uomo Primordiale che, Salvatore sal vato, ascende al Paradiso delle Luci, uscendo dallo stato di soffe renza, di torpore e d'angoscia in cui era caduto in seguito al suo eroico sacrificio1• Non molto dissimile dovette essere nel Mitrai smo il significato della stretta di mano tra Mithras e Sol2, un giu ramento di fedeltà a un patto sancito, come quello appunto tra syndexi, e cioè tra iniziati uniti dalla stretta della mano destra3• Si pensi, a tal proposito, che il Manicheismo ebbe una sua teologia solare4, di capitale importanza per le sue valenze soteriologiche, in cui il Sole, «secondo illuminatore» (cpw01;�g)5, compie quotidia namente la sua missione liberatrice, spazzando via le tenebre della notte. Così in un Kephalaion dedicato al Sole: «Ma la salvezza sia per voi, miei diletti. Salvezza per le vostre anime, perché voi avete riconosciuto il mistero del giorno e della notte; voi avete compre so che il giorno corrisponde al mistero della Luce e la notte invece a quello della Tenebra, le quali non esistono se non l'una in ragio ne dell'altra. Salvezza per colui che riconoscerà questo mistero e distinguerà (ùLUXQtVELV) le due nature (o'Ùata) della Luce e della Tenebra - le quali non esistono se non l'una in ragione dell'altra perché egli erediterà la Vita eterna»6• L'episodio dello Spirito Vivente che salva l'Uomo Primordiale non è che una delle molte forme che assume nel mito manicheo l'evento principe della liberazione della Luce dalle Tenebre. Strettamente analogo è quello dell'Amico - il Nous, Gesù-Splen dore, Ohrmezd o lo stesso Uomo Primordiale - che sveglia Ada mo da un sonno profondo, gli apre gli occhi, lo fa alzare in piedi e
1
Cfr. vol. I, p. XLVII. Cumont, op. cit., p. 173, e il vol. II della stessa opera, Bruxelles 1896, p. 338. Cfr. M. V.ermaseren, Corpus inscriptionum et monumentorum religionis Mithriacae II, Hagae Comitis 1960, pp. 81, 92, 119, 161, 193 e le figure 296, 340, 366, 400. Ved. inoltre: Id., Mithra, ce dieu mystérieux, Paris-Bruxelles 1960, pp. 81, u8; R.-A. Turcan, Mithra et le mithriacisme, Paris 1981, p. 52; R. Merkelbach, Mitra, Genova 1988, pp. 37-9. 3 P. Scarpi (ed.), Le religioni dei misteri II, Roma-Milano 2002, pp. 396, 564. 4 J. Ries, «Théologie solaire manichéenne et cu!te de Mithra», in Bianchi, Mysteria, pp. 761-75. 5 Ke. LXV, p. 163, 15. 6 Ibid., p. 164, l-8. Ved. ora anche, per la glorificazione manichea del Sole, S.G. Richter, «Ein manichaischer Sonnenhymnus», in StMan IV, pp. 481-93. 2
XVI
GHERARDO GNOLI
lo rende consapevole dell'origine divina della sua anima e della natura infernale del suo corpo1: «Allora Adamo esaminò sé stesso e seppe chi egli era»2• In una tale consapevolezza consiste la gnosi che redime, poiché per il Manicheismo per salvarsi bisogna cono scere, non credere, come recita il titolo del Kephalaion CXLII: «L'uomo non deve credere (m>, in Enciran XI 2002, p. 364; Boyce, Reader, p. 182. 6 Cfr. U. Bianchi, Il dualismo come categoria storico-religiosa, «Rivista di storia e let teratura religiosa>> IX 1973, p. 13; Id., «Aspects of modem Parsi theology>>, in Id.,. Selected Essays on Gnosticism, Dualism and Mysteriosophy, Leiden 1973, p. 413; I.P. Couliano, I miti dei dualismi occidentali, Milano 1989, p. 35. 7 P. de Lagarde (ed.), Titus Bostrenus syriace et graece, Leipzig 1859, p. 3, 24 (Ver sio Graeca I 4). Lo stato di mescolanza (XQéiOLç, µU;tç in greco) è espresso nelle 2
INTRODUZIONE
XVII
nelle loro distinte e contrastanti nature: solo chi discerne l'uno dall'altro, la luce dalla tenebra, il bene dal male, può entrare a far parte della nuova Chiesa, speranza di vita rivelata dall'Apostolo della Luce1• Tale discernimento è condizione indispensabile per la separazione definitiva delle due sostanze nel terzo tempo della cosmologia manichea, soteriologicamente finalizzata all'apocata stasi e cioè alla ricostituzione delle due nature2•
Il dualismo radicale dei due principi, coevi e irriducibilmente contrapposti, domina la visione del mondo del Manicheismo, come pure quella dello Zoroastrismo, anche nella sua variante dello Zur vanismo. La dottrina dei due principi e dei tre tempi è tanto zoroa striana quanto manichea: lo stato di mescolanza succede a uno stato di separatezza originaria che, a sua volta, viene superato dalla sepa razione dei due Poteri contrapposti; la mescolanza, inoltre, sia nello Zoroastrismo sia nel Manicheismo è il risultato dell'attacco sferrato da Ahreman o dalla Materia alla creazione di Ohrmezd o al Regno della Luce, il male e la tenebra essendo caratterizzati da una cieca e stolta bramosia e da un desiderio di distruzione e di morte che H.
C. Puech ha felicemente comparato in termini psicologici alla libi do3. Lo schema di queste due concezioni dualistiche è quindi lo stesso, sebbene esse si differenzino, nel Manicheismo, per l'identi ficazione del principio negativo col mondo materiale e corporeo, concepito come contiguo al Regno della Luce, per l'idea tipicamen te gnostica della consustanzialità del Dio trascendente con l'anima umana, per il valore salvifico della gnosi e, infine, per il modo in cui esso viene sconfitto dal principio positivo4. È certo, in ogni caso, che la figura di Az, arcidemonessa della concupiscenza e della bra ma, domini il mondo delle potenze malefiche tanto zoroastriane quanto manichee, pianifestando con ciò uno stretto legame tra le due religioni dualistiche, anche se non è chiaro né se nello Zoroa strismo essa, presente in testi zurvaniti, fosse entrata in epoca relati-
versioni iraniche del Manicheismo da un termine tecnico comune anche allo Zoroa strismo, gumeziin: voi. I, p. XLII. 1 Cfr. voi. I, pp. XII sg., XLI e nota r. 2 Cfr. voi. I, p. XL!!. 3 Puech, Essais, pp. 36, 66. 4 Cfr. voi. I, p. XLI sg.
XVIII
GHERARDO GNOLI
vamente tarda proprio per influenza manichea, né se sul Manichei smo si fosse originariamente esercitato l'influsso di analoghe conce zioni buddiste1•
2.
Non-violenza
Il Regno della Luce viene dunque invaso dal male, proprio come nello Zoroastrismo, che, come si è detto, fornisce al Manicheismo lo schema della sua concezione di dualismo radicale, fondamento dell'intera dottrina manichea. Ma il grande debito che il Manichei smo ha nei confronti dello Zoroastrismo, per quanto concerne l'idea dualistica, sembra arrestarsi qui. Il modo, infatti, in cui si svolge la lotta delle due nature e il modo in cui il bene finisce con l'aver ragione del male differiscono profondamente nell'uno e nell'altro. Nello Zoroastrismo Ohrmezd reagisce all'attacco del male combattendo l'invasore per un tempo prestabilito d'intesa con lo stesso Ahreman, risultandone alla fine vincitore, mentre nel Ma nicheismo l'Uomo Primordiale - in testi iranici proprio Ohrmezd - insieme coi suoi cinque figli, l'Aria, il Vento, la Luce, l'Acqua e il Fuoco, si lascia divorare dal Re delle Tenebre e dai suoi cinque demoniaci rampolli2. Da una parte, quindi, un'intesa tra i due po-
1 Ved., con diversi punti di vista: G.C.O. Haas, «The Zoroastrian Demon Az in the Manichaean Fragments from Turfan», in Indo-Iranian Studies in Honour o/ Shams ul-Ullama Dastur Darab Peshotan Sanjana, London 1925, pp. 193-5; R.C. Zaehner, Zurvan. A Zoroastrian Dilemma, Oxford 1955, p. 166 sgg.; G. Widengren, «Ein leitung», in Id. (ed.), Der Manichiiismus, Darmstadt 1977, p. XVIII; W. Sunder mann, «Some more remarks on Mithra in the Manichaean Pantheon», in Études Mithriaques, Actes du 2• Congrès International Téhéran, du I" au 8 septembre I975 (Aclr 17), Téhéran-Liège 1978, p. 497; Id., «Manichaeism meets Buddhism: The Problem of Buddhist Influence on Manichaeism», in P. Kieffer-Piilz - J.-U. Hart mann (edd.), Bauddhavidyii.sudhii.karap. Studies in Honour o/ Heinz Bechert on the Occasion o/ his 65th Birthday, Swisstal-Odendorf 1997, p. 651_(= Id., Manichaica Iranica, p. 549); Id., Namen, p. 150 nt. 133; J.P. Asmussen. «Az», in Enciran III !_989, p. 168 sg.; H.-P. Schmidt, «Vom awestischen Diimon Azi zur manichaischen Az, der Mutter aller Damonen», in StMalJ. IV, pp. 517-27; W. Sundermann, «The Zoroastrian and the Manichaean Demon Az», in S. Adhami (ed.), Paitimii.na Essays in Iranian, Indo-European, and Indian Studies in Honor o/ Hans-Peter Schmidt, Co sta Mesa, California 2003, pp. 243-74 2 Cfr. voi. I, p. XLVI.
INTRODUZIONE
XIX
teri1, uno preveggente e uno sviato dalla sua «conoscenza a poste riori» o dalla sua ignoranza delle cause2; dall'altra il sacrificio di chi non si oppone con violenza alla violenza, dal momento che nel mondo della Luce ci si trova impreparati alla lotta, non essendovi alcun fuoco distruttore, alcun ferro tagliente, alcuna arma con cui si possa contrastare l'impetuoso assalto del male3. Con toni e con accenti diversi, da Alessandro di Licopoli ad Agostino, a Teodo reto di Ciro, a Severo di Antiochia, le testimonianze sono chiare4: la bontà divina, per così dire, sconfina nell'impotenza, di fronte all'attacco sferrato dalla potenza demoniaca. Per il Padre della Grandezza non v'è altro modo di combattere il male se non quel lo del sacrificio della sua stessa sostanza divina5. Ora, il sacrificio disé si ispira manifestamente al cristianesimo. Mani, apostolus Iesu Christi, il Paraclito promesso da Gesù, inter preta gnosticamente la figura del Figlio di Dio, che viene da lui de storicizzata in quella del Gesù-Splendore o nel Nous6, mentre il Ge sù Cristo storico resta un suo predecessore nella catena dei grandi Inviati, dopo Zoroastro e Buddha. Ma, sia pure nella prospettiva che lo Gnosticismo derivò dalla cristologia paolino-giovannea7 e
1 BundahiJn I 26: C.G. Cereti - D.N. MacKenzie, «Except by battle: Zoroastrian cosmogony in the l" chapter of the Greater BundahiSn», in C.G. Cereti et al., Reli gious themes and texts o/pre-Islamic Iran and Centra! Asia. Studies in honour o/Pro fessor Gherardo Gnoli on the occasion o/ his 651h birthday on 61h December 2002, Wiesbaden 2003, p. 35. 2 Taie sembra essere il valore del medio-persiano pas-dani'fnih che ricorre in Bun dahiSn I, 3 e l 5, per cui ved. Cereti - MacKenzie, op. cit., pp. 33 e 34. 3 Cumont-Kugener, Recherches Il, p. 142; Adam, Texte, p. 14; Bi:ihlig, Gnosis, pp. 127-8, 136. 4 Per i riferimenti bibliografici ved. Puech, Manichéisme, p. 166 nt. 304. 5 Ibid., p. 76 sg. 6 Cfr. voi. I, p. XLIX. 7 Oltre alla classica monografia di Waldschmidt-Lentz, Stellung Jesu, per la cristo logia manichea ved.: E. Rose, Die manichiiische Christologie (StOr 5), Wiesbaden 1979; N.A. Pedersen, «Early Manichaean Christology, primarily in Western Sour ces», in ManSt, pp. l 57-90; A. Viciano, >, in J. Ries et al., Le Epistole Paoline nei Manichei, i Donatisti e il primo Agostino, Roma l 989, pp. 29-83 (=Id., Essais, p. 89 sgg.); Id., Giustificazione e salvezza dell'«uomo nuovo» secondo Faust11s manicheo, «Augustinianum» XXX 1990, pp. 21-9 (=Id., Essais, p. 107 sgg.); E. Feldmann, >, in R. Rollinger C. Ulf (edd.), Commerce and Monetary Systems in the Ancient World: Means o/Transmission and Cultura! Interaction (Melammu Symposia 5), Miinchen 2004, pp. 385-401, special mente p. 392 sg. 2 Cfr. voi. I, p. LXIII. Cfr. X. Tremblay, Pour une histoire de la Sérinde. Le Manichéi sme parmi les peuples et religions d'Asie Centrale, Wien 2001, pp. 97 sgg., l l l sgg.; T. Moriyasu, «History of Manichaeism among the Uighurs from the 8th to the l lth Centuries in Centrai Asia», in World History Reconsidered through the Silk Road, Osaka 2003, pp. 23-1 l r. 3 Voi. I, p. LVIII sgg. 4 Deut. 17, 2-5. Ved. Ke. LXV, p. l 59, 1-4. Cfr. Gardner, Kephalaia, p. 168. 5 Agostino, Contra Faustum XIV l; XVI 5 (ed. Zycha, CSEL 25/r, pp. 401 e 443 sg.): Opere polemiche XIV/r, pp. 222-3, 274-5. I riferimenti sono a Deut. 21, 23 e a Ep. Gal. 3, 13. Cfr. F. Decret, «La doctrine du Iesus patibilis dans la polémique antijuda'ique des Manichéens d'Afrique», in Id., Essais, p. 252 sgg.; G. Sfameni Gasparro nell'Introduzione generale ad Agostino, Opere polemiche XIIlh, p. 50 nt. 203. 6 Ke. I 12, 26-13, 14. Cfr. Gardner, Kephalaia, p. 18 sg., e ved. voi. I, p. 147· -
XXXIV
GHERARDO GNOLI
manicheo. Mani - essi riportano - insegnò che «colui che parlò con Mosè, coi giudei e coi preti è il Principe della Tenebra»1 e che «la legge di Mosè non appartiene al Dio buono ma al Principe cattivo e non ha alcuna connessione con la nuova legge di Cristo, ed è co�traria ad essa e ostile, l'una essendo opposta all'altra»2• Analogamente Agostino nel Contra Faustum contesta il dogma manicheo che il Nuovo Testamento si oppone al Vecchio Testa mento, così come la Grazia si oppone alla Legge3• Inoltre, gli Acta Archelai asseriscono che Mani utilizzò l'autorità dell'apostolo Paolo affinché si ritenesse assodato che «la legge di Mosè è la leg ge di morte, mentre la legge di Gesù è la legge di vita», in confor mità alle parole dell'Apostolo secondo le quali «la lettera uccide, mentre lo spirito vivifica»4• Con la sua condanna del Dio dell'Antico Testamento il Mani cheismo si colloca in una tradizione che radicalizza il pensiero di Paolo nei confronti della Legge e che aveva in Marcione un illu stre rappresentante per la dottrina di un Dio buono, del tutto straniero a questo mondo, > LXXVII 1973, pp. 23-59. Henrichs - Koenen A. Henrichs - L. Koenen, Ein griechischer Mani-Kodex, «ZPE» V 1970, pp. 97-216. Jackson, Researches A.V.W. Jackson, Researches in Manichaeism with Special Re/eren ce to the Tur/an Fragments, New York 1932·
LN
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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LV
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LVIII
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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Sigle delle riviste e delle serie di studi «AAH» Aclr ADAW «AEPHE» «AO» «AOB» «AoF» «AOH» APAW ARWAW «BAsl» «BJRL» «BSAC» «BSL» «BSOAS» BTT «ByZ» «CA]» CII
esco CSEL «EW»
Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungari cae. Acta Iranica. Abhandlungen der Deutschen Akademie der Wissenschaften. Annuaire de l'École Pratique des Hautes Études (Section de sciences religieuses). Acta Orientalia. Acta Orientalia Belgica. Altorientalische Forschungen. Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae. Abhandlungen der (Koniglich-) Preussischen Akademie der Wissenschaften. Abhandlungen der Rheinisch-Westfiilischen Aka demie der Wissenschaften. Bulletin of the Asia Institute. Bulletin of the John Rylands University Library. Bulletin de la Société d' Archéologie Copte. Bulletin de la Société de linguistique de Paris. Bulletin of the School of Orientai and African Studies. Berliner Turfantexte. Byzantinische Zeitschrift. Central Asiatic Journal. Corpus Inscriptionum Iranicarum. Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium. Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum. East and West. ·
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
GCS «HSCP» «ICS» «]A» exli xaì. µflTÉQa xaì. 'tL 'fri]voç xaì. fi o'tÉQflOLç, à"A"A' ETEQOV 'tL nagà milm· 'tÌ]V yàg Èv exci.o'tq> 'tci'>v ov'twv èhaxwv xtvrim v, TaU'tflV v"Ariv xaÀEL. ouv 'tE'tax'frm C>è 'tcp 'frecp C>uvci.µELç hf:gaç oì:ov UJtflQÉ'tLC>aç, àya 'fràç nci.oaç, xaì. aÀÀaç TU v"Au oµotwç, nci.oaç xaxci.ç. TÒ C>è Àaµngòv xaì. 'tÒ cpci'>ç xaì. 'tÒ avw, nci.vm mil'ta o'Ùv 'tcp 'frecp ELvm, TÒ àµuC>gòv C>è xaì. TÒ ox6wç xaì. TÒ xci.Tw o'Ùv TU u"Au. dvm C>è xaì. 'tcp 'frecp ÒQÉsELç, à"AM xaì. mumç àya'frci.ç, xaì. TU v"Au oµotwç, à"AM nci.oaç xaxci.ç. 2. dç Èm 'fruµtav oùv JtO'tE 'tÌJV v"Ariv f:Mei:v eì,ç 'tÒV avw à cpLxfo'frm 'tOJtov, àcpLxoµf:vriv C>è 'frauµci.om 'tO TE Àaµngòv xaì. 'tÒ cpci'>ç ooov �v nagà 'tcp 'frecp, xaì. bi] 'frÉÀELv 'tÌ]v àgxiJv 'taU'tflV Xa'tUOXELV 'tÒV 'freòv nagwoaµÉVflV. 'tÒV C>è xaì. �E �OllÀljo'frm µÈv 'taU'tflV TLµwgi]oao'frm, ànogei:v C>è xaxoil q>
1.
(4,
23
-5,
1
5) Dunque, tale discorso sulle dottrine di co
stui(= Mani) è giunto a noi dai discepoli di quell'uomo. Egli pose come principi Dio e la Materia1: Dio è il bene e la Materia è il male, Dio è superiore nel bene più di quanto la Materia (lo sia) nel male2• Quello che invero chiama Materia non è ciò che Platone(dice) - ciò che diviene tutte le cose ogni qualvolta assume qualità e forma -, per la qualcosa la chiama «colei che tutto accoglie», «madre» e «nutrice». (E non è ciò che intende) Aristotele, cioè l'elemento verso cui(si rapporta no) la forma e la privazione. Ma si tratta di tutta un'altra cosa. Infatti, ciò che in ciascuno degli esseri è il «movitpento disor dinato», questa la chiama Materia. Dalla parte di Dio sono schierate alcune potenze, come au siliarie, che sono tutte buone e similmente (ve ne sono) altre dalla parte della Materia, tutte quante cattive. Lo splendore, la luce, l'altezza: tutte queste sono presso Dio; l'oscurità, la tene bra, il basso sono con la Materia. Vi sono degli impulsi in Dio ma sono tutti buoni, e allo stesso modo nella Materia ma sono tutti cattivi. 2.
( 5,
1
5-6, 6) Una volta la Materià ebbe il desiderio3 di
giungere verso quel luogo elevato, e quando vi giunse si mera vigliò per q�anto splendore e luce vi era presso Dio e volle im padronirsi di questa regno4 escludendo Dio. Questi, volendo punirla, si trovò in difficoltà nel trovare del male per castigar-
144
IL MANICHEISMO
bi] xaì, 'tLµwgfiarpm· µi] yàg dvm xaxòv Ev itwu o'ixcp. rtɵ'ljlm o'Ùv 'tLVU MvaµLv, •liv uqi' �µ&v xaÀouµÉV'Y]V 'ljJU')(ftV, ErtÌ. •liv VÀ'l']V, fl•Lç aÙ'tti bLà mial]ç µL')({}ftCTE'tm· fowitm yàg •fiç UÀT]ç {}civmov 'tÒV µE'tà 'tUU'tcl rtO'tE •fiç buvciµEwç LUU't'l']ç ')(WQLaµov. ou•wç o'Ùv xmà rtgovoLav wu -frEo'ii µEµ'Lxttm •liv 'ljluxi]v •ti uÀu, àvoµmov 'tL rtgéiyµa àvoµotcp. EV bì:: •ti µt;EL auµrtatl-E'Lv •ti VÀU •iJv 'ljJU')(ftV" wartEQ yàg EV qiauÀcp àyyELq> auµµEm�aÀÀwttm rtoÀÀcixLç 'tÒ EVU:rtcigxov, ov•w bè xaì, h •ti uÀU •mou•o LL •i]v 'ljluxi]v rtattouaav rtagà •liv o'Ùaav � Àm•&attm mç w'Lç Ev LOU 'tOLç àvwµaÀwç Qa(a xexoaµ11µtv11, m-fravij :rtcivu, au A.dv È:rttXElQEL 'tOÙç UQXOV'taç 'tOÙç Èv 'tcp O'tEQEWµa'tl urtò 'tOU l;wvLOç :rtveuµmoç àvevextttv•aç xat a'tauQw-frÉv•aç, cpm voµÉv'I'] ÒÈ L01ç UQQEat {tfiA.Eta dlµoQcpoç, mì:ç ÒÈ -fr'l']A.dmç veav(aç e'Ùetòi]ç xat èmttuµ11•oç. xat ol µÈv aQxovwç 6:rt6mv '(òwmv a'Ù'tijv xexaA.A.wmaµév11v, ola'tQo'fivmt •0 cptA'tQ