Il decennio Moro-Berlinguer. Una rilettura attuale 8884908868, 9788884908865

Il decennio tra il maggio 1974 e il giugno 1984, tra il referendum sul divorzio e la morte di Enrico Berlinguer, è stato

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Italian Pages 312 [321] Year 2006

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Il decennio Moro-Berlinguer. Una rilettura attuale
 8884908868, 9788884908865

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Sono passati poco più di vent'anni dalla morte di Enrico Berlinguer, il padre del compromesso storico, della questione mora­ le, della presa di distanze dall 'imperialismo sovietico, e della politica di responsabilità nazionale durante i sanguinosi anni di piom­ bo. Una morte improvvisa che chiudeva il decennio forse più travagliato del dopoguer­ ra eppure ricco di spinte sociali progressiste - con i «SÌ» al divorzio e all'aborto - che pro­ dussero l'avanzamento elettorale del Pci, al suo massimo storico nel '76, ma non una po­ litica riformista e una vera alternanza. Sareb­ bero andate diversamente le cose se Moro non fosse stato ucciso dalle Br? Gli si è attri­ buito un grande progetto di modifica degli equilibri politici che avrebbe allarmato gli Usa, ma in realtà tra il '74 e il '78 Moro go­ deva della completa fiducia di Kissinger, an­ che perché il suo disegno era di mantenere il Pci a «metà del guado» in attesa di ricollo­ carlo all'opposizione, come poi avvenne. Forse con Moro la Dc si sarebbe pres"entata alla soglia degli anni Novanta meno logorata dalla corruzione, più lucida nel tentare un possibile rinnovamento ist.ituzionale, ma avrebbe solo ritardato il crollo poi verificato­ si con Tangentopoli. Il quadro storico-politico entro cui hanno operato i due leader e i loro partiti è quello di una «democrazia bloccata» dai suoi stessi giochi di potere, e ciò non tanto per l'ostilità degli Stati Uniti alla presenza dei comunisti al governo, ma per la resistenza conservatrice della maggioranza dei cattolici e ·I' esitazione· . del Pci che non seppe cogliere l'opportunità datagli dai successi elettorali di sostituire la Dc alla guida del Paese, come nelle. socialde­ mocrazie europee sorte in quegli anni. Que­ ste le ragioni di fondo dell'anomalia italiana,

che permangono irrisolte anche nel decennio da Mani Pulite a oggi, pur in uno scenario con soggetti politici diversi e un bipolarismo di breve vita. Il futuro dell'Italia, quindi, di­ penderà anche e soprattutto da come l'odier­ na sinistra riuscirà a gestire il suo rapporto con i cattolici, dalle scelte economiche alle conquiste civili. Con riflessioni sull'oggi parallele a una sele­ zione di articoli del 197 4-84 (apparsi su «la Repubblica» e «Panorama») Galli congegna un, libro che diventa rilettura ragionata di quel cruciale decennio, quasi una summa del suo pensiero di politologo e testimone atten­ to della nostra storia politica Un'analisi luci­ . da e imparziale, che sa chiarire l'evoluzione di un sistema politico assai farraginoso, mu­ tato negli ultimi trent'anni come tutto il Pae­ se, ma forse solo superficialmente.

Giorgio Galli, politologo e saggista, ha inse­ gnato per molti anni Storia delle dottrine po­ litiche all'Università di Milano. Ha condotto ricerche per la Fondazione Agnelli, l'Istituto Cattaneo del Mulino ed è stato consulente della Commissione stragi negli anni 1994-95. Tra i suoi ultimi libri ricordiamo: I partiti po·litici italiani (1943-2004), Il prezzo della de­ mocrazia, I.:Impero americano e la crisi della democrazia, e, per Baldini Castoldi Dalai edi­ tore, Piombo rosso (2004) ed Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano (2005).

..

I Saggi

299

Di Giorgio Galli nel catalogo Baldini Castaldi Dalai editore potete leggere:

Piombo rosso: la storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano

Giorgio Galli

Il decennio Moro-Berlinguer Una rilettura attuale

Baldini Castoldi Dalai Editori dal189 7 http://www.bcdeditore.it

e-mail: [email protected]

© 2006 Baldini Castoldi Dalai editore S.p.A. -Milano ISBN 88-8490-886-8

INDICE

Introduzione PARTE PRIMA

I Due referendum : divorzio e fecondazione II Usa e Italia: da Kissinger a Condi Rice

7 13 15 24

III Post-comunismo: cinque segretari

33

IV Il forlaniano Casini

42

v

Prodi dopo le primarie

VI Oltre il fascismo: da Rauti a Fini VII Il ritorno di Craxi? VIII Fare il punto: novembre 2005 PARTE SECONDA

I Divorzio e terremoto: 1 974-75 II L'indirllenticabile 1 97 6

52 60 66 73 81 83 103

III «la Repubblica» della fermezza

126

IV 1979: stabilizzazione elettorale

162

L'alternativa impossibile

1 80

VI 198 1 : la Polonia in Italia

1 99

v

VII Il Psi torna al governo VIII li declino della Dc IX Da Piazza Fontana a Bettino x

Craxi premier

CONCLUSIONE

ll 2006 Indice dei nomi

219 23 1 256 278 291 293 303

INTRODUZIONE

n decennio tra il maggio 1 974 e il giugno 1 984 , tra il referendum sul di­ vorzio e la morte di Enrico Berlinguer, è stato quello nel quale furono maggiori le occasioni per una evoluzione positiva del sistema politico ita­ liano. Maggiori che in ogni altro periodo dal dopoguerra a oggi. Mag­ giori rispetto anche a quella travagliata fase di passaggio dalla prima al­ la seconda Repubblica, tra l'inchiesta di «Mani Pulite» - partita nel feb­ braio 1 992 , alla vigilia delle elezioni di quell'anno - e la vittoria del cen­ tro-destra nelle elezioni del maggio 200 1 . Dal punto di vista della storia dei sistemi politici di democrazia rap­ presentativa occidentale, il nostro problema, di allora e di oggi, è la co­ struzione di un assetto bipolare, fondato su due schieramenti relativa­ mente omogenei che possano periodicamente alternarsi al governo e al­ l' opposizione. Su questa base, owiamente con evoluzioni cronologicamente diffe­ renziate tra un Paese e l'altro, ha funzionato per tre secoli e mezzo, dal­ la rivoluzione inglese di metà Seicento sino all' inizio del terzo millennio, la democrazia rappresentativa occidentale: un sistema vigente in un'area che comprende l'Europa centro-occidentale, l'America settentrionale (escluso il Messico) e i Paesi di lingua inglese, e in cui vive oggi un deci­ mo della popolazione del pianeta (600 milioni su sei miliardi). All 'inizio del XXI secolo, si può pensare che questo sistema dia se­ gni di logoramento. Ma alla metà del XX secolo appariva in pieno rigo­ glio, un modello al quale fare riferimento per verificare la funzionalità di un assetto politico basato sulla democrazia rappresentativa. In Italia un simile assetto non riusciva a trovare applicazione proprio perché «anti-sistema>> veniva defmito il Partito comunista, anti-sistema per la sua ideologia (il marxismo-leninismo, ostile all a democrazia rappresen­ tativa) e per la sua collocazione internazionale (allineata all'Urss) . Pur con queste due caratteristiche, il Pci si stava però evolvendo, ac­ quistando in misura sempre maggiore i connotati propri della social-de7

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mocrazia europea. Questa evoluzione, nel citato decennio 1 974-84 , po­ teva ritenersi tanto avanzata da rendere, appunto, possibile l'avvio a un meccanismo bipolare di schieramenti che si alternassero periodicamen­ te al governo e all'opposizione. Il bipola rismo poteva porre fine all'anomalia, rispetto al modello in­ dicato, di un primo partito per numero di voti (la Dc) permanentemen­ te al governo e di un secondo partito, tale per numero di voti (il Pci), permanentemente all'opposizione. , Questo non è accaduto. Alla conclusione del decennio 1 97 4 -84 il ruolo dei ·due partiti era rimasto immutato e tale avrebbe continuato a essere per quasi un altro decennio, sino al periodo tra la caduta del mu­ ro di B� rlino (novembre 1 989) e l'inizio delle inchieste giudiziarie di Tangen topoli. A questi due eventi sono state attribuite le trasformazioni successi­ ve, dalla scomparsa di partiti storici (la Dc, il Pci, il Psi) alla costruzione di un sistema bipolare, peraltro non ancora stabilizzato. Si potrebbero ravvisare però, è la mia tesi, ragioni di fondo, pro­ prie non solo del sistema politico ma dell'intera società italiana, che hanno reso impossibile il cambiamento nel decennio 1 974-84 . Si trat­ ta, in primo luogo, del peso del Pci che si è tradotto in una insuffi­ ciente utilizzazione della forza della sinistra, e in secondo luogo del­ l'eccessiva importanza attribuita alla presenza cattolica in un contesto di debole imprenditorialità. Sono le stesse ragioni che rendono diffici­ le un cambiamento positivo nel periodo che stiamo attraversando - nel quale, pure, l'alternativa sembra affermarsi, con una vittoria del cen­ tro-destra nel 1 994 , una del centro-sinistra nel 1 996, di nuovo del cen­ tro-destra nel 200 1 , mentre incerta appare la competizione per le ele­ zioni del 2006. Ci troviamo, quindi, di fronte a un altro decennio circa ( 1 994-2005) durante il quale, a mio avviso, pur con soggetti politici mutati, le questioni di fondo rimaste irrisolte in quel cruciale 1 974-84 permangono tali. È per questa ragione che una rilettura di quella stagione dramma ti­ ca - descritta da definizioni quali «anni di piombo» e «strategia della tensione» - è oggi di particolare utilità. Una stagione contrassegnata non solo da tragedie collettive (le vittime delle stragi e della violenza diffusa) , ma anche dalle morti in circostanze tragiche (anche se per ragioni diver­ se) di due protagonisti del dopoguerra italiano. quali il leader della :Ò c, Aldo Moro, e il leader del Pci, Enrico Berlinguer. .

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Il decennio Moro-Berlinguer

Questa rilettura può utilizzare due modalità. La ricostruzione stori­ ca di quello che avvenne, basata su fonti ormai disponibili, che ci segna­ lano gli aspetti delle vicende ancora importanti per capire quanto acca­ de oggi; ed è la prima parte di questo libro. E un particolare materiale coevo (la seconda parte del libro), dal quale è possibile dedurre che, col metodo della scienza politica, si potesse ipotizzare sin da allora sia qua­ le sarebbe stata la conclusione del decennio, sia il destino del nostro si­ stema politico in quelli successivi , sino a oggi. Questo materiale è costituito da una selezione dei commenti setti­ manali da me pubblicati, in quegli anni, nella rubrica che tenevo su «Pa­ norama» e - tra l'inizio del '77 e l'inizio del '79 - su «la Repubblica». Si tratta di una mole notevole di articoli da cui ne ho selezionato settanta­ cinque tra quelli che ho ritenuto i più indicativi per dare un'idea del pe­ riodo quale poteva essere descritto allora, settimana per settimana. All'epoca ho evitato al massimo di incontrare personalità politiche, proprio per non farmi influenzare da situazioni soggettive, mie o altrui; ma, naturalmente, ho avuto incontri e frequentato ambienti che credo mi abbiano permesso di cogliere il clima psicologico e culturale delle va­ rie fasi di quel periodo e dei loro momenti cruciali. Mi pare, in generale, di aver tenuto quei commenti a un livello di analisi puramente politica, al di là di singoli episodi condizionati dalla quotidianità. È una convinzione che mi è stata confermata dalla rilet­ tura fatta oggi e che mi auguro possa trovare riscontro nei lettori. I titoli dei singoli scritti erano redazionali. Negli anni Settanta ne fu­ rono pubblicate tre raccolte. Nel 1 977 la Mondadori editò gli scritti dell' anno prima, sotto il titolo /.}anno del 20 giugno (la data delle ele­ zioni) . Nello stesso anno «l'Espresso» inaugurò una collana di piccoli li­ bri, nella quale pubblicò le lettere che mi erano pervenute negli anni precedenti e le mie risposte sul ruolo del Pci (alcune delle quali conte­ nute qui nel capitolo «L'indimenticabile 1 976»). Tenevo, infatti, anche una corrispondenza coi lettori. Nel 1 978 l'Editrice Studio Tesi pubbli­ cava una sel�zione degli articoli apparsi su «Panorama» nel biennio 1 973 -75 (formano qui il I cap. della seconda parte) con una postfazio­ ne che concludeva: «Amarezza non significa rassegnazione». Gli scritti della seconda parte sono qui pubblicati secondo l'ordine cronologico, con alcune eccezioni. Due scritti sono del marzo e del di­ cembre 1 985 , e trattano di Gianfranco Miglio e di Bettino Craxi, perso­ nalità significative della stagione che segue il decennio 1 97 4-84 e che 9

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possono fungere da raccordo tra quanto accadde allora e quanto verifi­ catosi in seguito nel nostro sistema politico, con conseguenze che si ri­ percuotono ancora alla fine del 2005 . Infine la Conclusione di questo li­ bro analizza come si è giunti alla vigilia delle elezioni del 2006 le quali, secondo tutti gli osservatori, potrebbero essere decisive per l'incerto fu­ turo di questa anomala Italia. Un'ultima osservazione concerne, per quanto riguarda il titolo, il fat­ to che Moro è un protagonista, ovviamente, solo fino alla morte, cioè per quattro dèi dieci anni della trattazione sino al l984 . Ma credo che, al di là del periodo temporale, sia importante la qualità dell'interp retazione. La tragica morte ha trasformato il leader dc in una leggenda. Gli si è attribuito un grande progetto di modifica degli equilibri politici in Ita­ lia, che avrebbe portato alla rottura con Kissinger nel '73 e poi a un gi­ gantesco complotto contro di lui, che, strumentalizzando le Br, avrebbe coinvolto gli Stati Uniti e la Cia, l'Urss e il Kgb, i servizi segreti italiani e cecoslovacchi. La documentazione che vedremo dimostra il contrario. Tra il '74 e il '78 Moro aveva riacquistato la piena fiducia degli Stati Uniti, Kissinger e la Cia compresi. Il suo disegno era di mantenere il Pci, come allora si diceva, a metà del guado, in attesa di ricollocarlo all 'opposizione, come poi avvenne. Il disegno era promosso con Andreotti, che lo portò a ter­ mine dopo la morte di Moro, conseguenza di una iniziativa delle Br, che lui definiva «partito armato». Se fosse sopravvissuto, Moro sarebbe diventato presidente della Re­ pubblica alla fine del '78 e lo sarebbe rimasto sino all'85 . Dal Quirinale, come già da leader del partito, avrebbe realizzato non già una mirabo­ lante «terza fase» della politica italiana, ma una gestione del potere da parte del suo partito, con più lungimiranza di Andreotti e Fanfani, forse in attesa di quella evoluzione socialdemocratica del Pci che avrebbe con­ sentito una possibile alternativa di governo: ma si sarebbe giunti, più o meno, alla fine degli anni Ottanta, all'implosione dell'impero sovietico, a una situazione assai simile a quella effettivamente prodottasi. Con Moro, la Dc si sarebbe forse presentata a quell' appuntamento meno logorata dalla corruzione, più lucida nel tentare la possibilità di mettersi alla testa del rinnovamento istituzionale, secondo le indicazioni di Cossiga, che, sotto questo profilo, è stato il miglior allievo di Moro, come questi era stato il miglior erede di De Gasperi. lO

Il decennio Moro-Berlinguer

È questo il filo interpretativo che la documentazione del libro sug­ gerisce, anche tra il '78 e 1'84 ; e che fa di Moro, accanto a Berlinguer, l'e­ spressione di un decennio inteso come occasione perduta.

*

Mentre iniziavo a scrivere queste note, ho letto un'intervista a Lamberto Sechi, il mio primo direttore a