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Italian Pages 280 [266] Year 2020
Franco Manzi
IL CAVALIERE, L'AMATA E SATANA Sentieri odierni del Vento ne/tApocalisse
Queriniana
AI. e aF.
in cammino verso Gerusalemme) seguendo il Cavaliere bianco
© 2020 by Editrice Queriniana, Brescia
via Ferri, 75-25123 Brescia (Italia!UE) tel. 030 2306925- fax 030 2306932 e-mail: [email protected] Tuni i diritti sono riservati. È pertanto vietata la riproduzione, l'archiviazione o la trasmissione, in qualsiasi for ma e con qualsiasi mezzo, comprese la fotocopia e la digitalizzazione, senza l'autorizzazione serina dell'Editrice Queriniana. - Le fotocopie per uso personale possono essere effettuate, nei limiti dd 15% di ciascun volume, dietro pagamento alla SIAE dd compenso previsto dall'art. 68, commi 4-5, della Legge n. 633 del22 aprile
1941. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale, o comunque per uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi (www.clearedi.org).
ISBN 978-88-399-2030-0
www.queriniana.it Stampato da Mediagraf spa- Noventa Padovana (PD) - www.printbee.it
Passi iniziali
ATTUALITÀ, COMPLESSITÀ E CREATIVITÀ
«Vorrei tanto che ci fosse un libro di cucina anche per la vita, con tutte le ricette che ti dicono come affrontarla nel modo giusto! Lo so, adesso lei mi dirà: ((Si impara sbagliando, Kate!". No, quello che stavo per dirle, e lei lo sa meglio di tut# è che sono le ricette che uno si inventa quelle che funzionano meglio di tutte!>> Film «Sapori e dissapori»
l. Con gli studiosi della Bibbia
contro i «profeti di sventura» Senza dubbio, parlare dell'Ap ocalisse di questi tempi è di notevole attualità ! È un libro sacro e misterioso, che parla di angeli e demoni, visioni celesti e sciagure terrene. Intriga gli spiriti religiosamente più curiosi, gli inquieti e anche i superstiziosi. I più suggestionabili, che corrono spesso il rischio di lasciarsi impressionare da maghi, veggenti e fattucchiere, trovano in quest'opera enigmatica della Bib bia molteplici conferme alle loro ingenue previsioni sulla fine del mondo. Il fatto stesso che per la Chiesa questo libro contenga parole ispirate da Dio ne accresce la capacità di suggestionare gli individui psichicamente più fragili. Non è escluso che anche alcuni cristiani si lascino irretire da interpretazioni subdole dell'opera, propinate loro da loschi figuri ! A questo proposito, torna in mente la schietta raccomandazione di Giovanni XXIII di non lasciarsi abbindolare dai «profeti di sven tura»: Nell'esercizio quotidiano del nostro ministero pastorale - osservava quel santo Papa - Ci feriscono talora l'orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione
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e rovina [ . . . ] . A Noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo1•
In positivo, da qualche decennio a questa parte, biblisti e teologi hanno investito tante energie nello studio dell'Apocalùse, non di rado accantonata in passato come poco attualizzabile nella vita spirituale e difficilmente utilizzabile nelle argomentazioni dogmatiche. Si è sco perto così che quest'ultimo libro del canone scritturistico appartiene a una corrente molto variegata di opere letterarie, che invece non sono entrate in gran parte nel canone stesso. Fiorito negli ultimi seco li dell'Antico Testamento e sviluppatosi fino al II secolo d.C., questo filone di pensiero ha prodotto numerose altre opere, indubbiamente poco note al grande pubblico. Sta di fatto che, a livello scientifico, sono stati pubblicati in diverse lingue articoli, monografie, miscel lanee e commentari non solo sull'Apocalisse, ma anche su altri libri apocalittici, sui quali però non possiamo soffermarci.
2.
Il "bilinguismo" dell'Apocalisse
La creatività immaginativa delprofeta scrittore Certamente, l'Apocalisse si presenta come un libro misterioso, col mo com'è di visioni profetiche e di segni celesti. Non ci illudiamo di riuscire a decifrarli tutti. In ogni caso, ci preme aiutare i lettori a superare la tentazione di un approccio fondamentalista, cioè di una lettura alla maniera dei testimoni di Geova ! Solo superando questa tentazione, si evita di cadere in una serie di equivoci, in grado di pervertire la stessa verità rivelata nell'Apocalisse.
1 GIOVANNI XXIII, Discorso di Giovanni XXIII all'apertura del concilio [ll.X. 1962 ] , in E . LoRA - B. TESTACCI (edd .), Concilio Ecumenico Vaticano II. Costituzioni, decretz; dichiarazioni e messaggi, EDB, Bologna 2001' ( 1 992) , §§ *40-*42, p. 92 .
Attualità, complessità e creatività
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n rischio è accresciuto da una scelta metodologica dell'autore, il
quale, tra l'altro, è circondato da un'aura di mistero: forse ricorrendo all'espediente letterario della pseudonimia2, tipico della letteratura apocalittica, lo scrittore si presenta a più riprese come Giovanni (Ap 1 , 1.4.9; 22 ,8) . Ammesso pure che si chiamasse così\ sembra comun que che non fosse il noto apostolo, fratello di Giacomo e figlio di Zebedeo (cfr. Mt 4 ,2 1 e par. ; Gv 2 1 ,2 ) . Sarebbe piuttosto un suo discepolo, appartenente - come sostengono alcuni biblisti - alla co siddetta "scuola giovannea" . In realtà, non si trattava di una scuola di pensiero, bensì di un gruppo di discepoli dell'apostolo. Tra costoro c'erano anche alcuni teologi e scrittori di talento, che si rifacevano alla sua singolare esperienza credente e mistica, nonché alla sua au torevole testimonianza oculare su Cristo4• Sta di fatto che nell'alveo della tradizione ecclesiale giovannea, il profeta scrittore dell'Apocalisse (cfr. 10, 1 1 : propheteusai) , ha utilizza to, dalla prima all'ultima parola della sua opera, il linguaggio simbo lico. Sulla scia delle tradizioni profeti che e apocalittiche dell'Antico Testamento e del giudaismo del Secondo Tempio, questo tipo di linguaggio per "segni" , già in parte utilizzato nel Quarto Vangelo (cfr. , ad es. , Gv 2 , 1 1 . 18.23 ; 3 ,2 ) , sarà parso a Giovanni il più adeguato per raccontare le visioni, che dichiara di aver avuto. Che cosa intendiamo per linguaggio simbolico? Con qualche sem plificazione, possiamo cominciare a distinguere il linguaggio simboli co da quello realistico. Quest'ultimo utilizza termini che, all'interno di un determinato contesto socio-culturale e religioso, designano significati comunemente condivisi. Ad esempio, se si menziona il termine «rosa», è prevedibile che nella mente dell'interlocutore si 2 Così, ad es. , J. BECKER, Pseudonymitiit der ]ohannesapokalypse und Ver/asser/rage, in Biblische Zeitschrz/t - Neue Folge 13 ( 1 969) 1 0 1 - 12 1 : 1 0 1 - 102. 3 Di questo parere è , ad es., G . BIGU ZZI, Apocalisse. Nuova versione, introduzione e commento (= I Libri Biblici; Nuovo Testamento 20), Paoline, Milano 201 12 (2005 ) , 39. 4 Tra i numerosi sostenitori di questa ipotesi, ricordiamo spec. U. VANNI, I.:Apocalisse. Ermeneutica, esegesi, teologia (= Associazione Biblica Italiana; Supplementi alla Rivista Biblica 17), EDB, Bologna 1 99 1 , 76; ID., Apocalisse. Una assemblea liturgica interpreta la storta (= Leggere Oggi la Bibbia 2 . 15 ) , Queriniana, Brescia 19906 ( 1979), 12- 13 .
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lO
dipinga l'immagine di quel determinato fiore, con quel tipo di petali, colori, foglie, spine, tubi pollini ci . . . Il linguaggio simbolico, invece, predilige "parole-segno" . La loro specificità è di rinviare dal signi ficato realistico a un livello semantico differente, benché connesso in qualche modo con esso. Torniamo all'esempio della «rosa»: se al livello realistico il sostantivo indica la nota pianta, sul piano dei simboli potrebbe designare, a causa della sua bellezza e delle sue spine, qualsiasi esperienza positiva che implica comunque aspetti spiacevoli: «Non c'è rosa senza spine ! ». A un altro livello ancora, la medesima parola, usata in ambito amoroso, potrebbe evocare la grazia affascinante di una donna, alla quale l'innamorato dichiara: «Sei la rosa della mia vita ! ».
La
creatività interpretativa dei lettori cristiani
Pur essendo stato scritto in greco, l'Apocalisse è un libro bilin gue, nel senso che vi si registra un costante passaggio dal linguaggio realistico a quello simbolico. Senza dubbio, questa traslazione di significati è frutto della geniale creatività immaginativa dell'autore ispirato. Allo stesso tempo, però, il ricorso consistente e simultaneo a vari tipi di simboli esige dai lettori (o dagli ascoltatori) una note vole dose di creatività interpretativa. È necessario che anche i lettori diventino "bilingui" come Giovanni. Per lo meno, devono cercare di capire entrambe le lingue da lui correntemente utilizzate. Se non altro, per evitare di confondere il linguaggio simbolico con quello realistico, e viceversa. In effetti il limite del linguaggio simbolico sta proprio nel suo essere facilmente fraintendibile. A onore del vero, però, va aggiunto che nell'Apocalz5se sono reperibili multiformi indizi letterari, che consentono agli interpreti di decodificare con coerenza i differenti segni. In particolare si deve tenere conto, a questo proposito, di un'altra puntualizzazione sul linguaggio simbolico dell'Apocalisse: i simboli possono essere distinti - talvolta, in modo non così nitido - tra "na-
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turali" e " convenzionali" . I primi sono comprensibili a ogni persona di qualsiasi luogo e di qualsiasi tempo, radicandosi nella realtà stessa dell'essere umano. Si pensi, ad esempio, alla sete fisica in grado di esprimere l'anelito di ogni essere umano alla felicità, all'amore e alla vita. I simboli convenzionali, invece, sono tipici di una determinata cultura, per cui sono comprensibili solo da coloro che la conoscono. Ad esempio, il colore del lutto varia, a seconda delle epoche e delle latitudini, dal nero al bianco, dal rosso al viola e persino al giallo. Ebbene, lo scrigno simbolico dell'Apocalisse è ricco di segni conven zionali e, più esattamente, di segni radicati nell'Antico Testamento e nel giudaismo anteriore o coevo5• Ciò detto, andrebbe ulteriormente precisato che vari segni convenzionali che Giovanni attinge dalla let teratura anticotestamentaria e giudaica sono a loro volta riconducibili allo zoccolo duro dell'esperienza umana in quanto tale. In ogni caso, però, un criterio interpretativo fondamentale per cogliere il significa to dei segni dell'Apocalisse è cercarne il sostrato anticotestamentario, giudaico, neotestamentario e specialmente giovanneo. Emblematico, da questo punto di vista, è l'oracolo di Ap 7 , 16- 17: Non avranno più fame né avranno più sete, [ . . . ] perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono, [ . . . ] li guiderà alle fonti delle acque della vita.
Tra i vari segni menzionati in quest'oracolo, che troverà il suo compimento definitivo nella nuova Gerusalemme (cfr. 2 1 ,6), si sta gliano quelli della sete e dell'acqua, indubbiamente definibili come naturali. Ma per comprenderne tutta la portata simbolica, occorre considerare i passi anticotestamentari che qui riecheggiano in modo esplicito (cfr. specialmente Is 49, 10), nonché l'approfondimento sim bolico che il Vangelo secondo Giovanni fa della sete e dell'acqua 5 Per C. DOGLIO, L'Apocalisse di Giovanni. Linee di interpretazione, i n S. DIANICH (ed . ) , Sempre Apocalisse. Un testo biblico e le sue risonanze storiche ( I Saggi ) , Fiemme, =
Casale Monferrato (Alessandri a) 1998, 3 9-83 : «nell'Apocalisse sono pochissimi i simboli natu rali, perché quasi tutto il patrimonio letterario delle immagini è derivato dall'Anti co Testamento e dall a cultu ra giudaica del I secolo» (56) .
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in riferimento a Cristo e al suo Spirito (cfr. soprattutto Gv 4 ,7 - 15 ; 7 ,3 7 -38; 19,34). Già tenendo conto di questi semplici rilievi, ci accorgiamo che non è vero che di ogni versetto si possa dare in modo arbitrario qualsiasi interpretazione. Facciamo il caso che un lettore ritenga che il cavallo bianco, che per due volte entra in scena nel libro (Ap 6,2; 1 9, 1 1 . 14. 19), simbo leggi la purezza. Ad esempio, nel suo commento di taglio meditativo all'Apocalisse, la mistica svizzera Adrienne von Speyr ( 1 902- 1 967) si rende conto subito che «i colori dei cavalli e i simboli dei cavalieri permettono di individuarne la natura»6• Ciò nonostante, non usan do criteri esegetici di interpretazione dei simboli cromatici, arriva a sostenere che il bianco del primo destriero sia il «colore dell'in nocenza». Di conseguenza, il suo cavaliere sarebbe «il puro, che su incarico del Signore combatte per lui»; sarebbe «la fede pura, come il principio, la quintessenza del " cristianesimo"»7• In realtà, per non scivolare in una lettura arbitraria del primo ca valiere, è necessario che il lettore si chieda: nelle ricorrenze di questo personaggio simbolico sono reperibili indizi letterari che, all'interno dell'Apocalisse o anche di altri scritti biblici, possano supportare una determinata ipotesi interpretativa? Se non si trovasse alcuna confer ma, sarebbe molto probabile che a sbizzarrirsi come un cavallo senza briglie sia stata soltanto la fantasia del lettore !
6 A. VON SPEYR, L'Apocalisse. Meditazioni sulla rivelazione nascosta. Tomo I. Con una introduzione di Hans Urs von Balthasar (= Già e non ancora 1 0 1 ) , Jaca Book, Mil ano
1983 , 3 15 (orig. tedesco: 19762; 1950), 202 . lbid. , 200.
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Il primo sentiero
L'ALFABETO DEI SIMBOLI: ASTRI, NUMERI E COLORI
«Abbiamo parole per vendere, parole per comprare, parole per /are parole, ma ci servono parole per pensare. Abbiamo parole per uccidere, parole per dormire, parole per /are il solletico, ma ci servono parole per amare» Gianni Rodari
1. «Ci sarà sempre qualche cosa di nuovo»
Illustrando come procedere nell'interpretazione della Bibbia, sant'Dario, vescovo di Poitiers nel IV secolo d.C., raccomandava in termini generali di non confondere il significato storico di un brano con quello "tipologico" , ossia simbolico: Di frequente vi abbiamo avvertito che nella lettura delle divine Scritture è opportuno impiegare un'intelligenza capace di discernere, con un esame approfondito e con un giudizio non infondato, quando si deve inten dere il racconto degli avvenimenti storici nella sua semplicità [storica] piuttosto che nel suo significato tipologico, perché non avvenga che, abusando dell'uno o dell'altro senza regola e senza scienza, li rendiamo ambedue inutili agli ascoltatori: o guastando la conoscenza dei semplici avvenimenti con la vuota pretesa di trovarvi delle prefì.gurazioni, oppure misconoscendo la forza delle prefìgurazioni con l'affermazione opinabile che si tratti di semplici avvenimenti!.
Questo avvertimento vale soprattutto per un'opera come l'A pocalisse, in cui quasi in ogni frase il linguaggio realistico e quello simbolico s'intessono in modo indisgiungibile e la storia concreta 1 ILARIO DI PorTIERS, Trattato sui misteri, Libro secondo, XI, inJ. -P. BrussoN (ed.), Hilaire de Poitiers, Traité des mystères (= Sources Chrétiennes 19), Cerf, Paris 1 947, 156- 159 [ traduzion e n ostra] .
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delle Chiese giovannee del I secolo d. C. assurge a profezia per tutte le comunità cristiane a venire. Ma tenendo conto che sempre «il simbolo dà a pensare» - secondo la fortunata espressione del filo sofo francese Paul Ricoeur ( 19 13 -2005 )2 -, possiamo già prevedere che le "parole-segno" dell 'Apocalisse siano in grado di spingere i lettori cristiani di ogni tempo a riflettere sui propri itinerari di vita, per discernervi i {(segni di rivelazione" della volontà salvifica di Dio. Certo è che proprio in questa sollecitazione incessante a decifrare le "parole-segno " delle visioni spesso inquietanti del libro sta tutto il suo fascino indiscreto. I lettori di questo scritto enigmatico della Chiesa delle origini sono sollecitati, pagina dopo pagina, a rimettersi instancabilmente in cammino per coglierne il messaggio di speranza incentrato sul Signore risorto. In questo senso, il simbolo dell'Apocalisse, confrontato con un linguaggio realistico, presenta una frangia di indeterminatezza. Ci sarà sempre qualche cosa di nuovo, un di più che aggiungerà il soggetto interpretante. La storia dell'esegesi ci mostra quanto sia ampia, varia e anche contraddittoria in molti dettagli la gamma interpretativa dell'Apocalisse. Si è percepito il dinamismo del simbolo, ma - ed è stato questo il limite - la spinta creativa che esso contiene e comunica non si è sviluppata sempre nella linea che il simbolo stesso esaminato più da vicino avrebbe indicato. Ma proprio una determinatezza rigida sarebbe limitante: lo sviluppo da parte del soggetto proprio per quel nuovo e quel di più che richiede e che suscita, permette al simbolo di avere un'aderenza continuata alle situazioni sempre nuove della storia3 •
Tutto sommato, la singolare specificità stilistica dell'Apocalisse va individuata nella sua natura di «libro profetico» (Ap 22, 1 9; cfr. 1 ,3 ; 22 ,6-7 . 10. 18) dai tratti genuinamente apocalittici, il quale trasmette le visioni di Giovanni con un linguaggio simbolico del tutto coe-
2 P. RICOEUR, Il simbolo dà a pensare (= n Pellicano Rosso; Nuova Serie 8), Morcelli ana, Brescia 20062 (2002; orig. francese: 1959) . 3 U . VANNI, Apocalisse. Ermeneutica, cit., 6 1 .
L'alfabeto dei simboli
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rente con esse. A causa del suo "bilinguismo " , chiunque intendesse leggerlo, deve mettere in conto che non riuscirà ad accedere al suo autentico messaggio rivelato, senza prima averne studiato con cura l'alfabeto simbolico. Convinti di ciò, ci limitiamo a illustrare tre tipi principali di simboli che pullulano in quest'opera, vale a dire i simboli cosmici, quelli numerici e quelli cromatici.
2. Gli astri simbolici
Cominciamo a inoltrarci nel sentiero ripido e spettacolare dei sim boli dell'Apocalisse, focalizzando l'attenzione sui segni astrali, che peraltro vanno per la maggiore ai nostri giorni. Quante persone si lasciano incuriosire e suggestionare, di prima mattina, dai respon si fantasiosi dell'oroscopo ! Quanti cristiani preferiscono attingere dall'oroscopo suggerimenti per le proprie scelte quotidiane, piuttosto che chiedere luce allo Spirito santo ! Sta di fatto che - citando un insegnamento anonimo attribuito al filosofo cinese Confucio (VI-V secolo a. C.) - nell'Apocalisse «le stelle sono piccole fessure attraverso le quali fuoriesce la luce dell'infinito». Effettivamente nelle visioni di Giovanni le stelle e gli altri astri sono simboli dal «senso nascosto» (Ap 1 ,20), che rinviano, il più delle volte, a realtà celesti. Anzi, sono soprattutto i simboli cosmici a spri gionare scintille di rivelazione trascendente, così lapidariamente rese da Eugenio Montale ( 1 896- 1 98 1 ) nella lirica Maestrale, in cui scrive: Sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»4•
4 E. MoNTALE, Maestrale, vv. 17-20, in Io., Tutte le poesie, A. Mondadori, Milano 1977, 99.
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Il primo sentiero
A più riprese, nelle visioni del profeta dell'Apocalisse compaiono il «cielo», il «sole», la «luna», le «stelle» e altri segni astrali. In quanto "segni", sono da interpretare non tanto sul piano realistico, quanto piuttosto su quello simbolico.
Le stelle del cielo Nell'Apocalisse le stelle, oltre ad avere un significato astrologico, rinviano - come in vari passi dell'Antico Testamento (cfr. , ad es. , Gb 22 , 12 ; Abd 1 ,4) - alla trascendenza divina. In quest'ottica simbolica, Giovanni precisa, fin dall'inizio del libro, che «le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese» (Ap 1 ,20) . Il veggente intende dire così che le comunità cristiane, pur essendo ben radicate in un determinato contesto socio-culturale e religioso, mantengono un costante anelito spirituale verso Dio. Difatti è lo stesso Risorto che, rendendosi spi ritualmente presente nelle comunità cristiane, ne ravviva la tensione verso il Cielo. In questo senso, il titolo «stella» è applicato originaria mente a Cristo che, entrando in contatto con le Chiese attraverso il profeta Giovanni, si presenta come «la stella luminosa del mattino» (22, 16; cfr. 2 ,28) . Va aggiunto però che in un'altra visione il segno della stella evoca addirittura una realtà demoniaca, «caduta dal cielo sulla terra» (9, 1 ) . In effetti, anche le entità sataniche percepite in visione dal profeta, pur agendo in questo mondo per i loro scopi perversi, sono comun que trascendenti rispetto ad esso, enigmatiche per la ragione, in gran parte incomprensibili persino ai credenti in Cristo. Le stelle si trovano in «cielo». Fin dagli stadi più arcaici della re ligione israelitica, come in tutte le altre religioni della terra, il cielo designa una realtà non solo fisica, ma anche metafisica. Pure nell'A pocalisse si menziona il cielo in modo realistico (cfr. 6,14; 16,2 1 ) . Ma nella maggior parte dei casi, rappresenta l'ambito della trascendenza divina (cfr. , ad es. , 3 , 12; 4 , 1 .2 ) .
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Gli sconvolgimenti cosmici L'interpretazione dei segni astrali diventa più ardua quando Gio vanni vi ricorre per raccontare alcune sue visioni completamente segnate da sconvolgirnenti di portata universale. Un esempio paradig matico si trova nella visione di Ap 6, 12-17, collocata nell'ampia cor nice della seconda parte dell'opera (4, 1-22,5 ) . A questo punto della proclamazione dell'Apocalisse, le Chiese dell'Asia Minore - l'attuale Turchia - della fine del I secolo d.C., alle quali il libro era originaria mente destinato5, hanno già avuto la possibilità di interiorizzare le sette "lettere" che il Risorto ha indirizzato loro, mediante il profeta Giovanni (2 , 1-3 ,22 ) . Cominciano qui ad ascoltare la seconda parte dell'opera, costituita da una complessa interpretazione profetica del la storia della salvezza, che sfocia in un epilogo dalle intense tonalità autobiografiche e liturgiche (22 ,6-2 1 )6• Le multiformi visioni profe tiche di questa seconda parte sono organizzate in tre settenari, che si susseguono in modo incalzante: il settenario dei sigilli (6, 1-7 , 1 7 ) , quello delle trombe (8, 1-1 1 , 14) e quello delle coppe ( 1 1 , 15-16, 16). A introdurre queste tre serie di rivelazioni è una solenne manifestazione di Dio, «seduto sul trono» della sua gloria (4, 1-5 , 14) e contemplato dal veggente come il Signore onnipotente della storia. Giovanni ha potuto assistere a questa scena teofanica perché - come dichiara per la seconda volta (4,2 ; cfr. 1 , 10)7 - ha ricevuto un dono straordinario. Lo descrive letteralmente così: «Divenni in Spirito» (eghen6men en
5 Sono convincenti, anche se non necessitanti, i motivi (sintetizzati in modo esauriente da G. BrGuzzr, Apocalùse, cit., 3 1-33 ) per cui la maggior parte dei biblisti odierni colloca la st esura dell'Apocalisse durante il regno di Domiziano (81 -96 d.C.) , pi uttosto che in quello di Nerone (54-68 d.C.). 6 A supporto di questa str uttura letter aria della seconda parte dell'Apocalùse (4 , 1-22,5 ),
rinviamo all'analisi molto accurata di U. VANNI, La struttura letteraria dell'Apocalisse ( Aloisiana; Pubblicazioni della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale - Sezione S. Luigi; Napoli 8a) , Morcelliana, Br escia 19802 ( 1970), spec. 1 9 1 - 195 (terza sezione) e 195-202 (quarta sezione). 7 Anche in Ap 17,2 e 2 1 , 10 l'espressione sarà ripetuta con lo stesso signifi cato, pur essendo formulata in modo più conciso: en Pnéumati («in Spirito») . =
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Pnéumati, 4 ,2 ) . È come se fosse stato assunto in cielo. Condividendo così il punto di osservazione trascendente del Risorto sull'umanità, Giovanni ha avuto la possibilità di esercitare la capacità tipicamente pro/etica di intravvedere il senso salvifico degli avvenimenti, che avreb bero continuato a dissestare la storia, fino all'edificazione escatologi ca della «nuova Gerusalemme» (3 , 12 ; 2 1 ,2 ) . Tra questi sconvolgimenti i più virulenti sono quelli dalla portata cosmica, come già risulta dal brano di Ap 6,12-17, all'interno della sezione dei sette sigilli ( 6, 1-7 , 17 ) . L'Agnello di Dio, sgozzato ma ritto in piedi (cfr. 5 ,6) , ossia il Crocifisso risorto, ha preso in mano un rotolo misterioso che contiene i desideri storico-salvifici di Dio8• Il senso del libro è sigillato a tutti, tranne che a Cristo, che difatti inizia a sciogliere, uno dopo l'altro, i sette sigilli del libro. Grazie a lui, criterio insuperabile del bene e del male, Giovanni e i suoi let tori riescono gradualmente a intuire il senso salvifico della storia dal punto di vista dell'Onnipotente.
Lo scioglimento del sesto sigillo In Ap 6,12 Giovanni ricorda lo scioglimento del sesto sigillo:
Cfr. Ap 5,5 .9; 6, 1 .3 .5.7.9. 12. Che questo >) con Ger 28(5 1 ) ,34 (LXX) : «Egli mi ha divorata (katéphagén me), Nabucodonosor [ . . . ] come un drago (drdkon) [ . ]». 62
63 Cfr.
. .
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scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo [ . . . ]» (Ap 20,9- 10) . Da quel momento in poi - come Giovanni aveva già annunciato, citando Sal 2,9 -, Cristo «pascerà» finalmente «tutte le genti» (Ap 12,5 ) .
La fuga della donna nel deserto Così, nella visione celeste di Ap 12, il neonato è salvo. E la donna? La donna invece fuggì nel deserto, dove ha un luogo approntato da Dio, in modo tale che là la nutrano per milleduecentosessanta giorni (v. 6, traduzione letterale) .
In diversi passi dell'Antico Testamento il deserto era per il popolo di Israele il luogo del "primo amore" : lì la " donna Israele" aveva conosciuto il Signore; lì aveva vissuto con lui una meravigliosa "luna di miele " con lui (cfr. Ger 2 ,2) e aveva stretto con lui un'alleanza nuziale. Soprattutto il profeta Osea ha descritto in questi termini il deserto, in un canto particolarmente affascinante per la plasticità erotica delle sue immagini: [ .. .] ecco, io la sedurrò - aveva promesso il Signore a riguardo della " sposa Israele" -, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore [ . . . ] . Là [la mia sposa] mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. E awerrà, in quel giorno - oracolo del Signore mi chiamerai: «Marito mio», e non mi chiamerai più: «Baal, mio padrone» (Os 2 , 16- 1 8).
D'altro canto, in varie pagine anticotestamentarie il deserto cambia volto, trasformandosi per la " sposa Israele" nel luogo della prova d'amore, delle tentazioni (cfr. Es 14, 12; Nm 20,3 -5) , dell'incredulità
Il parto del "Cristo totale"
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e dell'infedeltà a Dio, suo sposo (cfr. Es 16,2 -3 ; Nm 2 1 ,5 ; Sal 78,171 9 .40; 95 ,8-9; Os 9,10). Formatosi alla scuola dell'Antico Testamento, il veggente dell'A p ocalisse vede fuggire la donna-popolo di Dio proprio nel deserto. Il Signore lo ha predisposto per lei come rifugio temporaneo (cfr. Ap 12 ,6. 14) per metterla al riparo dalle insidie mortali del drago.
La vicinanza misteriosa di Dio Nel deserto la donna non sarà abbandonata alla tentazione. Dio stesso si prenderà cura di lei, come già fece con gli antichi Israeliti durante l'esodo verso la terra promessa (cfr. Es 13 , 1 8; Dt 2 ,7 ) , disse tandoli (cfr. Es 15 ,22-25 ; Nm 20,7 - 1 1 ) e nutrendoli (cfr. Sal 78,26-29) persino con il «pane del cielo», la manna (cfr. Es 16,4-3 6; Sal 78,24 ) . I l libro dell'Esodo racconta che, d i fronte alle persistenti proteste degli Israeliti contro di lui, il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"». La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo» (Es 16,1 115; cfr. Nm 1 1 ,7-9; Sal 78,24 ) .
In modo simile, il Signore aveva nutrito nel deserto il profeta Elia (cfr. l Re 17,4 ; 19,5-8), braccato dal re Acab e dalla regina idolatra Gezabele, proprio come i cristiani dell'Asia Minore, perseguitati da Roma idolatra. Al profeta Elia, ormai in preda alla disperazione, [ . ] fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Gior. .
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dano. Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare». Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabi lirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente ( 1 Re 17,2-6) .
Anche i fedeli dell'Asia Minore dovranno avere fede per ricono scere con gratitudine la provvidenza quotidiana di Dio nella loro vita, persino durante le persecuzioni. Ed è proprio per sollecitare i cristiani a fare discernimento spirituale, così da giungere a questa fede nel Dio provvidente, che Giovanni non esplicita chi nutrirà la donna-popolo di Dio. In effetti: in Ap 12,6 il profeta non dice espressamente: «per ché Dio la nutra». Preferisce scrivere: «perché là la nutrano» (bina ekei tréphosin). Chi nutrirà la donna? Non è detto, anche se s'intui sce che sarà Dio. In modo analogo, al v. 14 il veggente ricorre alla forma passiva del verbo - «per esservi nutrita» (h6pu tréphetai ekei) - , sottintendendo il complemento d'agente divino65 • D'altronde, al v. 6 l'espressione verbale è al plurale («là la nutrano») per lasciare intendere che saranno diversi i modi utilizzati dal Signore per pren dersi cura della donna-popolo. Ad ogni buon conto, però, starà a lei avere almeno un «granellino di senape» di fede (Mt 17,20; Le 17,5 ) , così da riconoscere nel cibo e , più in genere, nella vita il suo «dito» (cfr. Es 8 , 1 5 ; Le 1 1 ,20) , ossia l'azione provvidente del suo Spirito (cfr. Mt 12,28).
I milleduecentosessanta giorni di persecuzione A rendere durissima la prova di fede della donna-popolo di Dio è la ferocia instancabile del drago. In effetti, stando alle visioni di Giovanni, l'arcangelo Michele e i suoi angeli scacciarono il drago dal cielo sulla terra. Perciò il mostro «si avventò contro la donna che ave-
65 Cfr. G. BrGuzzr, Apocalisse, cit. ,
248.
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va partorito il figlio maschio» (Ap 1 2 , 13 ) . Ciò nonostante, l a donna riuscì, ancora una volta, a sfuggirgli, sempre aiutata indirettamente da Dio, grazie alle «due ali della grande aquila», con cui essa volò via nel suo rifugio nel deserto (v. 14). Si tratta di un'immagine spettacolare della misteriosa provvidenza di Dio, che nell'Antico Testamento il Signore stesso aveva usato per evocare il costante soccorso da lui assi curato agli Israeliti, nel momento della fuga dagli oppressori Egiziani e durante l'intero esodo verso la terra promessa: «Questo dirai alla casa di Giacobbe - comandò Dio a Mosè - e annun cerai agli Israeliti: "Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me"» (Es 19,3 -4; Dt 32,1 1 ) .
Concludendo il racconto della sua visione celeste, il profeta dell'A pocalisse si concentra sulla reazione del drago all'invincibile soccorso assicurato da Dio alla donna-popolo: Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù (Ap 12 , 1 7 ; cfr. 14,2 ) .
Possiamo supporre che, sentendo parlare d i questa furia omicida del drago satanico, i cristiani, che stavano ascoltando in preghiera la proclamazione dell'Apocalisse, ripiombassero di colpo dalla rassere nante visione celeste nella sconsolata realtà che stavano vivendo. Or mai da anni le Chiese dell'Asia Minore erano martoriate dall'impero di Roma, solo perché volevano testimoniare Cristo (cfr. , ad es. , 1 ,9; 2 , 13 ; 6,9) e adorare l'unico vero Dio (cfr. 19,10), senza rendere culto all'imperatore divinizzato.
La profezia di speranza ai perseguitati Nonostante il ritorno traumatico di quei cristiani alla ruvida espe rienza quotidiana delle persecuzioni, il veggente dell'Apocalisse è
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riuscito a irrobustirne la fede, svelando che non erano soli nel duro combattimento contro il drago. Come in passato il Signore si era pre so cura della donna-popolo di Dio (cfr. Ap 12,6. 14-16), così anche in futuro sarebbe intervenuto misteriosamente a favore del «resto della discendenza» di lei ( 12 , 1 7 ) , sostenendo i cristiani nelle battaglie con tro «il serpente antico» e i suoi seguaci66• Ad ogni buon conto, ogni gesto caritatevole dei credenti, espressione della loro permanenza «in» Cristo per fare un tutt'uno con lui (cfr. Gv 6,56; 15 ,4-6; l Gv 2,3 -6) , già veniva «rapito» dal Signore e salvaguardato presso di lui in cielo (Ap 12,5c) . Ma soprattutto Giovanni ha ricordato ai fedeli che Gesù di Nazareth, nato dalla donna-popolo di Dio, cioè sorto da Israele (v. 5a), era già riuscito a innescare con la sua glorificazione un inarrestabile processo di signoria salvifica su «tutte le nazioni» (v. 5b; cfr. 10). Aveva ormai ridotto «all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo» (Eh 2,14; cfr. Le 10, 18 e Gv 12,3 1 ) . Di conseguenza, dopo che il drago satanico con i suoi malvagi alleati era stato scacciato dal cielo per opera dell'arcangelo Michele e dei suoi angeli (cfr. Ap 12,7 -8. 10) , anche i martiri erano sta ti capaci di sconfigger!o «grazie al sangue dell'Agnello» di Dio (v. 1 1 ) . Perciò era vero che il diavolo avrebbe combattuto senza tregua sulla terra «pieno di grande furore, sapendo che gli sarebbe restato poco tempo» (v. 12) . Ma era altrettanto vero che il suo furore sarebbe stato «solo il segno della sua impotenza»67• Di sicuro, il demonio avreb be inasprito ancora di più la sua azione rabbiosa contro l'umanità, proprio perché conscio del carattere effimero di ogni suo tentativo distruttivo. Ma appunto: ormai aveva perso la guerra «come in cielo, così in terra». Effettivamente, nelle visioni di Giovanni, la vittoria sulla bestia [ ] è stata praticata realmente tre volte, è quindi definitiva: la prima, assoluta è quella di Cristo-Agnello crocifisso e risor. . .
66
Cfr. Gen 3 , 15 . P. PRIGENT, Apocalisse, cit., 3 60, ritiene che si possa «interpretare Ap 12 come una parafrasi messianica cristiana di Gen 3 , 15 , ma a condizione di attribuire al nostro autore la paternità di quest'esegesi [ . . . ]». 67 E. LOHSE, O!fenbarung, cit., 75 [traduzione nostra] .
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to, la seconda è quella di Michele che, con i suoi angeli, ha fatto preci pitare la bestia in terra, la terza, che si attua continuamente sulla terra, è quella dei santi che vincono la bestia attraverso il sangue dell'Agnello e grazie alla parola della loro testimonianza e del loro martirio68•
Tant'è vero che, secondo il veggente dell'Apocalisse, in cielo già si proclama in canto: [ . . . ] Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo [ . . . ] ( 12, l O) .
In ogni caso, nelle ultime visioni del libro, Giovanni annuncia che, alla fine della storia, Dio stesso avrebbe sconfitto in modo completo e definitivo Satana e i suoi alleati (cfr. 20,9- 10). «Sì, ma noi siamo perseguitati ora ! »: avrebbero potuto obiettare dentro di sé i cristiani, che ascoltavano la proclamazione dell'Apo calisse nella celebrazione eucaristica. « È vero ! - sembra rispondere Giovanni -. Anch'io ! Ma soltanto per milleduecentosessanta giorni.'» (cfr. 12,6) . Stando agli indizi testuali dell'Apocalisse, possiamo riba dire la carica di speranza trasmessa da questo numero simbolico, che, senza dubbio, designa un periodo successivo alla risurrezione di Cristo, ma precedente al suo ritorno glorioso. Come abbiamo visto analizzando il simbolismo numerico dell'Apocalisse, milleduecento sessanta giorni corrispondono a quarantadue mesi, cioè a tre anni e mezzo69• Indubbiamente, milleduecentosessanta giorni sembrano un"' eternità" ! Quando si affronta qualcosa di difficoltoso o faticoso, doloroso o insopportabile, si ha l'amara impressione che il tempo non trascorra mai. Invece, il veggente dell'Apocalisse ha tenuto a rassicurare i cristiani che l'ingiusta oppressione romana non sarebbe durata per sempre, perché il drago stesso aveva ormai i giorni contati.
68 Cfr. K.F. AwAD HANNA, La passione di Cristo nell'Apocalisse (= Tesi Gregoriana; Serie Teologica 77), Pontificia Università Gregoriana, Roma 200 1 , 307-3 08. Cfr. B. MAGGIONI, Donna, cit., 407 . 69 Cfr. Ap 1 1 ,2-3 ; 12,14; 13 ,5 .
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Se Giovanni avesse profetizzato «sette anni» - o il suo corrispettivo in giorni - di persecuzioni, allora sì che i cristiani avrebbero dovuto temere uno sterminio senza fine ! Invece, si trattava ((soltanto" di tre anni e mezzo: le persecuzioni romane sarebbero finite. Difatti, morto Domiziano, il 1 8 settembre del 96 d.C., avvenne proprio così: appe na acclamato imperatore, l'anziano saggio senatore Marco Cocceio Nerva (3 0-98 d.C.) fece cessare le persecuzioni contro i cristiani, consentendo persino agli esiliati di tornare nella capitale. Infine, per quanto riguarda l'azione propriamente tentatrice del «grande drago», che per l'intera storia seguiterà comunque a «sedur re tutta la terra abitata» ( 1 2 ,9) , Agostino d'Ippona usa un paragone molto azzeccato per renderne l'idea: è vero [ . . . ] : egli fa tanto male. Ma domina soltanto i tiepidi, i negligenti e coloro che in verità non hanno timore di Dio. Di fatto egli è incatenato come un cane legato a una catena; non può mordere nessuno, se non chi gli si avvicina con una tranquillità effettivamente mortifera. [ . . ] Può abbaiare, può sollecitare, ma non può mordere se non chi lo vuole70• .
6. Maria, madre di Cristo e dei cristiani
Il ricordo di Maria di Nazareth Alla luce dell'analisi esegetica di Ap 12, possiamo concludere fa cendo memoria di Maria, Madre di Cristo e dei cristiani. Dallo studio del brano è emerso con chiarezza che di per sé nella «donna» di Ap 12 non può essere riconosciuta sic et simpliciter la Madonna. Qualche esegeta annota, ad esempio, che soprattutto il secondo "fotogramm a " della visione, che ritrae la donna nelle doglie lancinanti e durature del
70 [PsEUDO- ] AUGUSTINUS,
Sermones Supposititios. Classis prima. De Veteri et Novo Testamento 37, 6, in Patrologia Latina 39, 1820 [traduzione nostra] .
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parto (v. 2 ) , contrasterebbe «con la credenza tradizionale del parto indolore» della Vergine Maria71 • Ciò nonostante, - come registra il biblista e mariolo go Aristide Serra ( 193 7-) - «in elevata maggioranza, gli esegeti», pur identificando la donna direttamente con il popolo della nuova e dell'antica alleanza, proprio su questo sfondo storico salvifico intravvedono Maria72• Effettivamente, alla fine del I secolo - proprio come oggi -, la movimentata visione di Giovanni, con la potenza evocativa dei suoi vari simboli, non poteva non suscitare negli ascoltatori (e nei lettori) dell'Apocalisse il ricordo di Maria di Nazareth73 che, trovatasi «incinta (en gastrì échusa) per opera dello Spirito santo»7\ aveva dato alla luce Cristo. È difficile ammettere - osservava il biblista André Feuillet ( 1 909- 1 998) - che un cristiano, tanto più se questo cristiano è l'apostolo Giovanni, l'autore del quarto Vangelo, abbia potuto evocare la madre del Messia dimenticando Maria, la Madre di Gesù75•
Le comunità cristiane giovannee, che molto probabilmente co noscevano il Vangelo secondo Luca76 per lo meno nelle sue tradizio ni orali, già veneravano in modo del tutto singolare Maria come la vergine madre di Cristo. Inoltre, il terzo Vangelo, per mezzo di fini allusioni all'Antico Testamento, spinge i lettori a identificare in Ma ria, Madre del «Figlio dell' Altissimo»77 e del Messia di Israele (cfr. Le 2 , 1 1 .26) , la nuova arca dell'alleanza. In effetti, in modo eccedente rispetto a tutte le attese e prefigurazioni anticotestamentarie, Maria ha custodito in grembo la presenza stessa del Signore78• Anzi, con una gioia simile a quella della «figlia di Sion», dovuta alla presenza in lei
71 U. V ANNI, Apocalisse. Ermeneutica, cit., 24 1 .25 1 . 72 A . SERRA, La Madre di Gesù, in G . GHIBERTI et alii (edd.),
Opera giovannea, cit., 505 -
52 1 : 5 19. 73 Così B. MAGGIONI, Donna, cit., 405 . 74 Mt 1 , 18, cfr. Ap 12,2 (en gastrì échusa) . 75 A. FEUILLET, Messie, ci t., 302 [traduzione nostra] . 76 Così ritiene, ad es., U. VANNI, Apocalisse. Ermeneutica, cit., 346. 77 Le 1,32.35 . Cfr. il v. 35 con Es 40,35. 7 8 Cfr. E. BIANCHI, ApocaliSse, cit., 13 7 - 138.
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del Signore (cfr. Le 1 ,28; So/ 3 , 14-18a) , Maria incinta l'ha portato a Elisabetta. Analogamente, ai tempi del re Davide, l'arca dell'alleanza aveva introdotto la presenza di Dio in Gerusalemme19• Alla luce di questi particolari del Vangelo secondo Luca, diventa significativo che la visione della donna in Ap 12 sia introdotta dalla comparsa in cielo dell'arca dell'alleanza, di fronte alla quale l'inte ra creazione è scossa come nella teofania sul monte Sinai (cfr. Es 1 9 , 16. 18; Dt 4 , 1 1 - 12 ) : Allo ra si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine (Ap 1 1 , 1 9) .
Torna in mente che, nell'istante della morte di Gesù in croce, il velo del tempio di Gerusalemme, che salvaguardava la presenza divina, concentrata secoli addietro nell'arca dell' alleanza80, si era squarciato «in due, da cima a fondo» (Mt 27 ,5 1 ; Mc 15,38). Nel gesto supremo d'amore incondizionato del Crocifisso per l'umanità peccatrice si era rivelato in modo nitido e insuperabile il mistero di Dio: «Dio è agape>> ( l Gv 4,8. 16) . Ebbene, il profeta dell'Apoca lzsse vede schiudersi i cieli e, nell'at mosfera tipica delle spettacolari teofanie bibliché1, compare l'arca dell'alleanza definitiva. Questa immagine celeste è [ ] la migliore introduzione alla visione della donna incinta che grida per le doglie del parto (Ap 12,2), donna in cui si deve certamente scorgere la figlia di Sion, la rappresentante d'Israele, e poi anche, ma solo a partire . . .
79 Cfr.
Le 1 ,3 9-45 con 2 Sam 6. Per approfondire questa concezione tipologica e mariologica del Vangelo secondo Luca, si può consultare l'analisi esegetica molto raffinata e completa condotta sull' «uso della Scrittura in Luca 1 -2» e sul tema di «Maria Figlia di Sion e Tabernacolo Escatologico» nel volume di R. LAURENTIN, Structure et théologie de Luc I-II (= Études Bibliques) , Gabalda, Paris 1 964' ( 1957) , 64-92 . 148- 1 6 1 . 80 Quasi certamente l ' arca dell'alleanza f u distrutta dall'esercito b abilonese d i Nabucodonosor nel 586 a . C . e , d a quel momento, non fu più ritrovata n é rimpiazzata (cfr. Ger 3 , 16). 81 Oltre ai passi sulla teofania sinaitica, cfr. spec. l Re 8,10- 1 1 ; Sa/ 18,8- 10; Sir 16,18; Is 29,6; Ez 1,4; Dn 7 ,9-10.
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dal v. 17, la madre dei credenti in Cristo, la figura della chiesa, ma che conserva anche la valenza del riferimento alla persona di Maria, sia in quanto figura storica - la madre di Gesù - sia in quanto figura teologica che compone in sé la rappresentatività dell'Israele benedetto da cui è uscito il Messia e l'immagine della chiesa, della comunità dei credenti in Gesù il Messia82•
Tenuto conto di questi rilievi sul variopinto ventaglio di simboli di Ap 12, che molto probabilmente suscitavano già nei primi lettori (e ascoltatori) il ricordo della Madonna, si può considerare la madre di Cristo, alla luce di questa visione, come il vertice del popolo di Dio dell'antica e della nuova alleanza. La donna-popolo di Dio, che ha già dato alla luce, mediante Maria di Nazareth, il "Cristo terreno" , partorirà gradualmente lungo la storia il "Cristo totale" , destinato a rinascere con lui nel mondo dei risorti.
Il ricordo di Maria risorta Questa prospettiva interpretativa è a un tempo cristologica, ecclesio logica e mariologica, anche perché la Chiesa senza Maria mancherebbe di un punto di riferimento concreto e di una dimensione qualificante; Maria senza la Chiesa sarebbe una meteora improvvisa e inspiegabile nel cielo dell'Apocalisse, una presenza estranea e difficilmente giustificabile83 •
Non solo, ma la nostra interpretazione è perfettamente coerente con la consapevolezza di fede della Chiesa contemporanea, sintetiz zata nella Lumen gentium. Difatti, al n. 53 , la costituzione dogmatica conciliare considera Maria di Nazareth all'interno del mistero di Cri sto e della Chiesa. E, in particolare, mette in rilievo l'aiuto efficace da lei continuamente offerto ai fratelli di suo Figlio: 82 BJ
E. BIANCHI, Apocalisse, cit., 13 8.
A. VALENTINI, Il "grande segno" di Apocalisse 12.
di Gesù, in Marianum 59 ( 1997 ) 3 1-63 : 55.
Una chiesa ad immagine della Madre
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[La vergine Maria] è unita, nella stirpe di Adamo, con tutti gli uomini bisognosi di salvezza, anzi, è «veramente madre delle membra (di Cristo) . . . perché . . . ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel capo sono le membra»84• Per questo è anche rico nosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, edotta dallo Spirito santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima85•
A questa «Madre amatissima» che, ora più che mai, da risorta con il Figlio86, può agire a nostro favore, possiamo affidare con fiducia le nostre lotte - interiori ed esterne -, ma anche tutte le nostre speranze, convinti che nella sua materna carità [ella] si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata87•
84 AuGUSTINUS, De S. Virginitate 6, in Patrologia Latina 40, 3 99. 85 Lumen gentium, 53 , in Enchiridion Vaticanum. l . Documenti del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e versione italiana, EDB, Bologna 1 985 n ( 198 1 ) , §§ 284-456, pp. 120-263 :
§ 436, p. 247 . Sulla base del dogma dell'assunzione, vari teologi sostengono in modo esplicito che l'Assunta, «perfezionata» in tutta la sua persona (cfr. Eb 12,23 ), sia già pienamente conformata al Figlio risorto, per cui vive con un «corpo spirituale» come il suo (l Cor 15 ,44.46) . Si leggano, ad es., R. LAURENTIN, La Vergine Maria. Mariologia post conciliare, Paoline, Roma 1 984 6 ( 1 970; orig. francese: 1968) , 243 ; G. 0GGIONI, Maria presenza viva e segno di comunione nella Chiesa, in La Madonna 26:3 -4 ( 1 978) 17-30: 27-28; A. PIZZARELLI, Presenza, in S. DE FioREs - S. MEO (edd.) , Nuovo dizionario di mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1986, 1 16 1 - 1 169, spec. 1 1 67 - 1 168; T. TuRI, Presenza, in S. DE FIORES - V. FERRARI SCHIEFER - S.M. PERRELLA (edd. ), Mariologia (= I Dizionari San Paolo) , San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2009, 1002 - 1 0 1 2 : 1006. 1008 . 1 0 1 1 . Soprattutto s i tenga conto dei pronunciamenti d i PAOLO VI, Messaggio 86
pasquale a Roma e al mondo. La certezza cristiana della risurrezionefinale è la sola garanzia di un progresso umano autentico [ 1 8.IV. 1 976] , in Io. , Insegnamenti di Paolo VI} XIV. 1 976, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1977, 275-279, spec. 277 ; Io. ,
Il
mistero umano e divino deltAssunzione di Maria [ 15. VIII. 1973 ] , in Io. , Insegnamenti di Paolo VI} X. 1 9 72, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1 973 , 8 1 0-814, spec. 8 12-813 ; BENEDETTO XVI, Lourdes - La concelebrazione eucaristica per i malati sul sagrato della Basilica di Notre-Dame du Rosaire. La forza per i malati e i so/ferenti [ 15 .IX.2008] , in Io . , Insegnamenti di Benedetto XVI} IV, 2. 2008 (luglio-dicembre), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009, 333-33 8 (orig. francese), spec. 338. Lumen gentium, 62 , in EV l , § 436, p. 247 .
87
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Anche mediante la «funzione salvifìca» della Madonna, sempre subordinata e finalizzata all'efficace attrazione redentrice di «Cristo, unico Mediatore»88, i cristiani si rendono conto che la perseveranza nella fede e nella lotta contro le forze del male, prima che essere un compito (Au/gabe) , è un dono (Gabe) dello Spirito del Risorto. Aiutati perciò dal Consolatore (cfr. Gv 14, 16- 17 ; 16,7 - 15 ) , i fedeli. anche quando la paura li assale, possono fare memoria del fatto che proprio come fu per la «donna» Maria del Vangelo secondo Giovanni ( 19,26-27) e per la donna-popolo di Dio dell'Apocalisse ( 12 ,2.5) - la sofferenza nella lotta per il bene è parte essenziale dell'esperienza delle doglie (cfr. Gv 16,2 1 ) . Grazie ad esse, però, è già in atto la nascita gioiosa del "Cristo totale" . Anzi, a questo processo di nuova creazione in fieri (cfr. Ap 3 , 12; 2 1 , 1 -2.5) ciascun cristiano può dare il proprio contributo, rinvigorito dalla promessa di Gesù, il cavaliere vittorioso sul destriero bianco (6,2 ; cfr. 1 9, 1 1 - 16) : Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribola zioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo (Gv 1 6,33 ) !
88
Ibid.
Il quarto sentiero
LA VITTORIA DI CRISTO E DELLA CHIESA SU SATANA
«
Vattene, dunque, Satana: vattene nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Allontanati per la fede e la preghiera della Chiesa. Fuggi per il segno della santa croce di Gesù Cristo, Signore nostro» Rito degli esorcismi
l. Dal nemico di Gesù al drago
dell'Apocalisse
Il diavolo necessario e il brusio dei demoni Nel saggio Dogma e predicazione ( 1 973 ) l'allora teologo Joseph Ratzinger ( 1927-) ha scritto: La lotta spirituale contro le potenze che rendono schiavi, l'esorcismo su un mondo abbacinato da demoni è una componente inseparabile dell'iter spirituale di Gesù e sta al centro sia della sua particolare missione che di quella dei suoi discepoli. La figura di Gesù [. . . ] viene decisamente cambiata, se si esclude da essa la lotta con la sperimentata potenza del regno dei demoni1 .
Qualche anno dopo, il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar ha ribadito un concetto simile: La realtà (extraumana) del demoniaco non si può espungere dai Van geli, anzi dall'intero Nuovo Testamento, senza insieme distruggere parti essenziali degli stessi2• 1 J. RATZINGER, Dogma e predicazione (= Biblioteca di Teologia Contemporanea 19) , Queriniana, Brescia 1974 (orig. tedesco: 1973 ) , 194 . 2 H. U. VON BALTHASAR, Teodrammatica. Volume tre: Le persone del dramma ( = Già e non ancora lOO), Jaca Book, Milano 1983 (orig. tedesco: 1978) , 456-457.
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Il quarto sentiero
In questo senso si potrebbe sostenere, parafrasando il titolo di un saggio del filosofo veneziano Massimo Cacciari ( 1 944-), I.:Angelo necessario3 , che nella rivelazione neotestamentaria il diavolo sia ((ne cessario" per comprendere pienamente la mediazione salvifica definitiva di Gesù Cristo. In effetti, l'intero Nuovo Testamento proclama in positivo la " bella notizia " (euanghélion) che il Figlio ha inaugurato definitivamente il regno dei cieli sulla faccia della terra, manifestando l'onnipotente misericordia di Dio, Abbà incondizionatamente buono. Per assolvere questa missione salvifica ricevuta dal Padre suo, il Figlio si è fatto uomo (cfr. Cv 1 , 14) e ha accettato di morire in croce preci samente «per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Eb 2 , 14-15). Sintetizzando il nucleo incandescente della fede cristiana, Simon Pietro, in una delle sue prime prediche attestate da Luca negli Atti degli Apostoli, tiene a ricordarne come aspetto essenziale lo scontro vittorioso di Cristo con il diavolo: Dio consacrò in Spirito santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale pas sò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui ( 1 0,3 8) .
Difatti, fin dalla prima fase del suo ministero pubblico, Cristo ha lottato senza requie - con guarigioni e specialmente con esorcismi contro Satana e gli spiriti maligni (cfr. Mc 1 ,34.3 9; Mt 4 ,24; 8, 16; Le 4 ,4 1) . Dalla testimonianza concorde e consistente dei vangeli risulta che l'irruzione del regno di Dio nella storia ha provocato una recru descenza dell'attività malefica del «nemico» (Mt 13 ,25 .28) , scatena tosi in molti modi contro Gesù, mediatore definitivo della salvezza di Dio. «Apparso per distruggere le opere del diavolo» ( 1 Cv 3 ,8), Gesù è stato tentato da lui dall'inizio alla fine del suo ministero, cioè sempre,
3 M . CACCIAR!,
L'Angelo necessario (= Saggi 34) , Adelphi, Milano 19862 ( 1986) .
La vittoria di Cristo e della Chiesa su Satana
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come lascia intendere l'espediente narrativo dell'inclusione: dalle tentazioni iniziali nel deserto - «Se sei Figlio di Dio, gettati giù!» (Mt 4 ,6; Lc 4,9) - all'ultima tentazione sulla croce, «momento favorevole» (kair6s) per il ritorno in scena del diavolo (Lc 4, 1 3 ) - «Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce ! » (Mt 27 ,40) . Tra i due momenti di evidente tentazione, Satana ha comunque perseverato in modo più subdolo nella sua cocciuta opposizione alla missione di Gesù. Alla tentazione diretta, sferrata contro Cristo nel deserto, il maligno ha preferito in tutti gli altri casi quella indiretta, messa in atto attraverso gli uomini. E non solo mediante gli avversari di Gesù (cfr. Mt 12,38; 1 6, 1 e par. ) , m a più slealmente persino per mezzo di Simon Pietro (Mt 16,22-23 ; Mc 8,32-33 ) e di Giuda Iscariota, nel quale alla fine Satana «entrò» (Le 22 ,3 ; cfr. Gv 6,70; 13 ,2) . Gesù stesso h a riconosciuto che il rifiuto della sua attività salvifica da parte degli oppositori fosse da ricondurre, in ultima analisi, al loro asservimento libero e consapevole al diavolo: [ . . . ] Non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il dia volo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna ( Cv 8,43 -44).
Ciò nonostante, Gesù ha accettato di affrontare la morte, abilmen te orchestrata (cfr. Gv 12,49-50) da persone che avevano «preferito le tenebre alla luce» (3 , 1 9 ) . L'ha fatto con una convinzione di fondo: «[ . . . ] Viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco [ . . . ] ( 14 ,30-3 1 ) . Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» ( 12,3 1 -32; cfr. 16, 1 1 ) .
Questo scontro " cruciale" di Gesù con Satana prese avvio nel Get semani: in quel frangente, la tentazione diabolica era tale che - come
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Il quarto sentiero
attesta il medico Luca (cfr. Ca/ 4 , 14) - Gesù cadde «in preda all'an goscia». Perciò, mentre pregava, «il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Le 22,44). Gesù giunse a implorare: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice ! » (Mt 26,39; Mc 14,36). In modo coerente con la concorde attestazione dei vangeli, la Lettera agli Ebrei insiste sul fatto che anche il Figlio è stato «provato» e «tentato» (pepeirasménon , 4 , 1 5 ; cfr. 2 , 1 8: peirasthéis) come noi. A differenza di noi, però, egli ha resistito a ogni tipo di tentazione, senza mai peccare (cfr. , ad es. , Gv 8,46; 2 Cor 5 ,2 1 ; Eb 4 , 1 5 ; 7 ,26; 9,14 ; l Gv 3 ,5 ) . Del resto, era venuto al mondo con il desiderio di fare sempre la volontà del Padre (cfr. Eb 1 0,5 -9) , cioè di portare tutti i figli di Dio alla gloria celeste (cfr. 2 , 10). Per portare a termine questa mediazione salvifica tra Dio e gli uomini, Cristo ha imparato dalle sofferenze patite a obbedire al Padre (cfr. Eh 5 ,8) «fino alla morte, e alla morte di croce» (Fil 2,8); e, d'altro canto, si è fatto solidale con i peccatori, amandoli «fino alla fine» ( Gv 13 , l ; cfr. 19,3 O). Per questo, essendo stato «costituito Figlio di Dio in potenza se condo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti» (Rm 1,4), Cristo ha donato il suo Spirito ai credenti (cfr. Gv 20,22 ; Rm 8,15; Gal 4 ,6) e ha versato la sua agape nei loro cuori (cfr. Rm 5 ,5 ) , li berandoli così dal dominio del peccato (cfr. 3 ,9) e del diavolo ( 16,20) . Giunti alla libertà dei figli di Dio grazie a Cristo e al suo Spirito (cfr. Gal 5 , 1 . 13 ) , i cristiani sono chiamati a vivere un'esistenza eccle siale come tempio dello stesso Spirito ( l Cor 6,19; l Pt 2 ,5 ) . A questo scopo, fin dalle origini, la Chiesa ha continuato a «scacciare demoni» (cfr. At 5 , 16; 16,18; 19,12), obbedendo fedelmente al comando dato ai discepoli da Gesù, sia prima (cfr. , ad es. , Mt 10, 1 .8; Mc 3 , 15; 6,7 . 13 ) che dopo la sua risurrezione (cfr. Mc 16, 1 7 ) . Più ordinariamente, nel " dramma" della storia (cfr. Rm 7 , 14-24)4, i credenti in Cristo si arrendono docilmente alla sua attrazione salvifica (Gv 12,32; cfr.
4 Nel senso della «teodrammatica» balthasariana. Cfr. spec. H.U. VON BALTHASAR, La
mia opera, in In., La mia opera ed Epilogo (= Già e non ancora 258), Jaca Book, Milano 1994 (orig. tedesco: 1990), 2 1-91 : 77.
La vittoria di Cristo e della Chiesa su Satana
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Ap 3 ,20) , esercitata in loro dallo Spirito santo. Ricevono così l'aiuto spirituale per resistere alla distrazione ottenebrante del «dio di questo mondo» (2 Cor 4 ,4 ) . Tra brusii angelicP e distrazioni demoniache, i credenti perseverano alla sequela di Cristo nella Chiesa, cercando di combattere al suo fianco, rivestiti «dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo» (E/ 6, 1 1 ) , come incisivamente li invita a fare la Lettera agli E/esini: La nostra battaglia [ . . . ] non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. [ . ] Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del maligno (E/6, 12-16; cfr. 4,27 ; 1 Cor 7 ,5 ) . . .
In conclusione: da una rapida panoramica introduttiva su alcuni tra i più importanti passi demonologici del Nuovo Testamento appare già chiaramente un nesso inscindibile confermabile mediante inda gini più analitiche e ampié tra la mediazione salvi/ica definitiva di Cristo e la sua lotta vittoriosa contro il diavolo. Questo legame è così indissolubile che, se si tentasse di epurare i vangeli e, più in gene re, la letteratura neotestamentaria da qualsiasi riferimento a questo combattimento, si finirebbe per non comprendere più la mediazione salvifica definitiva di Cristo e nemmeno l'attività della Chiesa che vi prende parte. -
-
5 Allu diamo al saggio di sociologia della religione di P.L. BERGER,
Il brusio degli angeli
(= Saggi 95) , il Mulino, Bologna 1969 (orig. inglese: 1969), che cerca di individuare i segni di trascendenza che ancora si percepiscono nella società contemporanea. 6 Nella vasta letteratura sulla demonologia biblica, ci limitiamo a segnalare: M. CIMOSA et alii (edd. ) , Dizionario di spiritualità biblico-patristica. I grandi temi della S. Scrittura per la «lectio divina». Vol. 38: Male-Maligno-Peccato nella Bibbia, Boria, Roma 2004 (bibliografia aggiornata: pp . 72-73 . 1 60- 1 62 .2 60-264 .3 09-3 1 0 ) ; B. MARCONCINI, Parte seconda: I demom;- Capitolo quarto: La testimonianza della Sacra Scrittura, in B. MARCONCINI A. AMATo et alii, Angeli e demoni. Il dramma della storia tra il bene e il male (= Corso di Teologia Sistematica 1 1 ) , EDB, Bologna 199 1 , 203 -291 (bibliografia: pp. 284-29 1 ) ; C. FoNTINOY, Les anges et les démons de l'Ancien Testament, in ]. RIEs (ed . ) , Anges et démons. Actes du Colloque de Liège et de Louvain-La-Neuve. 25-2 6 novembre 1 987 (= Homo Religiosus 14), Centre d'Histoire des Religions, Louvain-La Neuve 1 989, 1 17 - 146; }. GIBLET, La puissance satanique selon l'Évangile de sain Jean, in ]. RIEs (éd . ) , Anges et démons, cit., 291-3 00. -
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Il quarto sentiero
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264
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Indice dei nomi
Agostino 89, 1 07s., 1 14, 133 , 164, 168, 247s.
Brownlee, W.H. 138 Briitsch, C. 20, 23 1
Allo, E.-B. 224-226, 243
Buber, M. 55
Amato, A. 144
Bultmann, R. 2 12s.
Antioco IV l'Epifane 146s. Aus, R.D. 13 7
C acciari, M. 17 4
Awad Hanna, K.F. 163
Camara, H. 2 15
Balthasar, H.U. von 12, 34, 46, 54, 83 s., 1 17 , 152, 173 , 176, 2 0 1 , 2 1 1 , 244 Barr, D.L. 60 Barreto, J. 127 Beasley-Murray, G.R. 13 1 Becker, J. 9 Benedetto, san 77 Benedetto XVI 168, 1 96 Berger, P.L. 177 Bernardo, san 144 Betz, O. 138 Bianchi, E. 20, 165 , 167
Canciani, M. 4 1 Caquot, A. 128 Casalegno, A. 60 Casel, O. 6 Cerfaux, L. 129, 240 Chagall, M. 47 Chamberlain, J.V. 138 Charles, R.H. 73 Charlier, J.-P. 217 Chesterton, G.K. 1 1 9 Chevallier, J.-J. 192 Cimosa, M. 177
Biguzzi, G. 9, 19, 59, 73 , 86, 13 1 , 144, 146, 160, 242
Clemente di Alessandria 225
Bontempelli , M. 103
Colli, G. 1 16
Colacroi, A. 60, 83 , 89, 97 , 226
Bosetti, E. 60, 83 , 89, 97 , 226
Collins, A.Y. 130, 178
Bover, J.M. 129, 240
Colombo, G. 26
Braun, F.-M. 135
Confucio 17
Brisson, J. -P. 15
Considine, J.S. 232
266
Indice dei nomi
Cothenet, É . 6 1 , 135
Guerra Smirez, L.M. 97 , 233
Cullmann, O. 127
Guthrie, D. 2 17 Gutiérrez, P. 153
De Fiores, S. 168 Delcor, M. 147
Haag, H. 205
Dianich, S. 1 1
Hauke, M. 143s.
Doglio, C . 1 1 , 47, 125, 2 1 9, 227 , 232 , 25 1
Hitler, A. 1 88, 190s.
Domiziano 19, 2 1 , 59, 6 1 , 72, 94 , 125 , 147, 157 , 164 , 1 86, 1 92, 255
Ignazio di Antiochia 60, 124, 220 llario di Poitiers 15
Dostoevskij, F. 3 0s.
Ippolito 75, 140
Dupont-Sommer, A. 138
Ireneo 75
Einstein, A. 4 1
Jankélévitch, V. 1 84 , 194 Jeremias, G. 130
Farkas, P. 123
Jorns, K.-P. 6 1
Ferrari-Schiefer, V. 168 Feuillet, A. 123 , 152, 165 , 250
Kandinskij, V. 46
Filone Alessandrino 2 1 9
Kassing, A.T. 13 1 , 13 7, 240
Fontinoy, C. 177
Kavanagh, M.A. 220
Foray, J.-M. 47
Keller, A. 105 , 1 85 , 1 93
Forte, B. 229
Klauck, H.-J. 224
Francesco, papa 78, 8 1 , 108s.
Kraft, H. 44, 24 1
Franco, E. 83
Kuhn, H. W. 130
Gandolfo, E. 248
Lambrecht, J. 24s.
Garofalo, S. 86
Lancelotti, A. 20, 43 , 75 , 150, 23 1
Gentile, E. 1 85 , 1 93
Lanza, G. 103
Gentili, D. 107, 1 14
Uiuchli, S. 9 1
Gentry, K.L.Jr. 86
Laurentin, R . 166, 168
Ghiberti, G. 125 , 134, 165
Lawrence, D.H. 69s. , 1 98
Giblet, J. 177
Le Frois, B.J. 129
Giblin, C.H. 228s.
Leopardi, G. 25 1
Gide, A. 2 14
Lewis, C.S. 180s.
Giovanni XXIII 7s.
Lods, A. 178
Giovanni Paolo II 32s., 197s.
Lohse, E. 20, 43 , 59, 73 , 75s., 162
Giustino, martire 124 , 209
Lora, E. 8
Goebbels, J. 1 9 1
Lubich, Ch. 56s.
Gollinger, I. 1 3 6 , 1 3 9 , 1 4 4 , 240
Lupieri, E. 232
267
Indice dei nomi Madurini, G. 133 Maggioni, B. 134, 138, 147 , 149, 152, 163 , 165 Mancini, I. 2 13 Manns, F. 74 ,222 Manunza, C. 124, 2 1 8 , 220, 246, 249 Manzi, F. 143
Pedroli, L. 245 Perrella, S .M. 168 Pizzarelli, A. 168 Plinio il Giovane 61 Prévost, J.-P. 140, 152 , 250 Prigent, P. 20, 80, 82 , 123s., 127 , 129, 13 1 , 140, 148, 152 , 162, 23 1
Marconcini, B. 1 17 Marino, M. 89 Marion, J.-L. 1 87 Maritain, J. 1 83 Martin, R.P. 61 Martini, C.M. 29s., 55, 81, 1 1 8 Masini, F. 1 16 Mateos, J. 127 McNamara, M. 136 Meo, S. 168 Mesters, C. 254 Metzger, B.M. 247 Michl, J. 178 Mollat, D. 80 Montale, E. 17 Montinari, M. 1 16 Mufioz Le6n, D. 2 1 7 Mussner, F. 154
Quodvultdeus 140 Radoyce, L. 223 Rahner, K. 55 Ratzinger, J. 173 , 20 1 , 204s., 209 Ravasi, G. 137, 225-227 , 229 Ricoeur, P. 16 Ries, J. 177 Rodati, G. 13 Saffrey, H.D. 130 Sartre, J.-P. 103 Semmelroth, O. 61 Serenthà, M. 28 Serra, A. 165 Singer, I.B. 156 Soggin, A. 13 7 Speyr, A. von 12, 54, 84 Stegemann, H. 130
Nabucodonosor 157 , 166 Nerone 19, 43 , 59, 72, 147, 157, 1 86, 1 92, 255 Nerva, M. Cocceio 1 64 Nietzsche, F. 1 16 Nusca, A.R. 60s., 92 Oggioni, G. 168 Osten Sachen, P. von 9 1 Panagopoulos, J. 6 1
Tertulliano 225 Testacci, B. 8 Thomas, R.L. 2 1 7 Toribio Cuadrado, ] . F. 226 Tragan, P. -R. 127 Traiano 6 1 Trapè, A . 107 , 1 14 Trulli, V 248 Turi, T. 168 Turoldo, D.M. 12 1
Paolo VI , 64s., 1 17 , 168 Paquot, F. 47
Unger, D.]. 15 1
268 Valentini, A. 167 Vanhoye, A. 129, 154 Vanni, U. 9, 16, 19s., 60, 74, 79, 82 , 899 1 , 97 , 123 , 127s., 136s., 14 1 , 143 , 145, 155 , 157, 165 , 2 1 7 , 2 1 9 , 223 , 225s., 23 1 , 239, 243 Vita, A. 13 3 , 248 Vogtle, A. 130 Wiesel, E. 98s. Wikenhauser, A. 24 1
Indice dei nomi
Indice generale
Passi iniziali. Attualità, complessità e creatività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l . Con gli studiosi della Bibbia contro i «profeti di sventura» 2 . Il "bilinguismo " dell'Apocalùse . . . . . . . . . . . . . . . . . . La creatività immaginativa del profeta scrittore La creatività interpretativa dei lettori cristiani Il primo sentiero.
5 7 8 8 10
L'alfabeto dei simboli: astr� numeri e colori . . . . . . . . . . . . . .
13
l. «Ci sarà sempre qualche cosa di nuovo» . . . . . . . . . . . 2. Gli astri simbolici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le stelle del cielo Gli sconvolgimenti cosmici Lo scioglimento del sesto sigillo La scomparsa progressiva del sole La scomparsa progressiva della luna 3 . La cornice simbolica degli sconvolgimenti cosmici . . L'Onnipotente attrae a sé per salvare Non castighi di Dio ma autocastighi degli uomini Le visioni di minaccia per le coscienze intorpidite Gli angeli e la creazione reagiscono contro i peccatori L'univoca bontà del Dio-Abbà di Gesù La silenziosa provvidenza dello Spirito di Gesù Il diavolo " distrae" da Dio per dannare La diffusione storica dei peccati e delle «strutture di peccato» La distruzione escatologica di Babilonia e del drago
15 17 18 19 20 22 23 24 24 24 26 29 29 3O 32
.
32 34
Indice generale
270
Gli sconvolgimenti cosmici procedono verso la nuova creazione La fase storica: l'autodistruzione progressiva del male La fase escatologica: il compimento definitivo del bene Le visioni pedagogiche degli sconvolgimenti cosmici I: ira antropomorfica di Dio e dell'Agnello I: inconsistente 'fantasma" di un Dio implacabilmente giusto . . . 4 . I numeri simb ol'ICI Il nome del seicentosessantasei La perfezione del sette L'imperfezione del sei La parzialità del tre e mezzo L'illimitatezza del centoquarantaquattromila 5. I colori simbolici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Risorto sul cavallo bianco La guerra sul cavallo rosso L'ingiustizia sul cavallo nero La morte sul cavallo verde La profezia dei quattro cavalli e cavalieri 6. Il fine profetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il manuale profetico per il discernimento Il carisma profetico L'epoca interpretata profeticamente La rivelazione profetica del Dio vivente Profezie per i nostri tempi •
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35 35 37 39 39 39 41 42 43 44 44 45 46 47 50 51 52 52 55 55 58 59 62 64
Il secondo sentiero. Il discernimento pro/etico della storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l . «Sete di potere» nei cristiani delle origini? . . . . . . . .
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Il superamento di un fraintendimento La necessità del discernimento 2. La storia delle Chiese dell'Asia Minore . . . . . . . . . . . Le persecuzioni Il rimprovero per la stanchezza di una Chiesa disinnamorata L'invito a tornare al primo amore per Cristo Il rimprovero per la ricchezza di una Chiesa intiepidita L'invito ad aprirsi di nuovo a Cristo 3 . La profezia mediante visioni e segni . . . . . . . . . . . . . . .
.
67 69 69 70 71 71 73 77 79 80 82
Indice generale n genere letterario apocalittico delle visioni profetiche
La realtà delle visioni di Giovanni Un linguaggio di segni incomprensibili ai persecutori Un linguaggio di segni comprensibili ai semplici Un linguaggio di segni utili al discernimento 4. Il contesto esistenziale della liturgia . . . . . . . . . . . . . . . Il prologo del profeta Il dialogo liturgico nella Chiesa 5 . La teologia della «rivelazione» del Dio vivente . . . . . . L' «apocalisse di Gesù Cristo» L'invocazione: «Fino a quando . . . ?» La rivelazione dell'azione incessante di Dio La rivelazione dell'amore efficace di Cristo La rivelazione del fine salvifico della storia 6. L' «etica del discernimento» fondata sulla speranza nel Risorto . . . . . . . . . . . . . . . . La visione di minaccia contro Babilonia La fase storica: la dz/fusione universale dell'ateismo pratico La fase escatologica: l'autodistruzione definitiva dell'ateismo pratico La visione contemplativa di «Gerusalemme». . . . . . . . La fase storica: la p reparazione della fidanzata alle nozze con l'Agnello La fase escatologica: l'amore nuziale della sposa con l'Agnello I criteri di discernimento La lettura dell'Apocalisse alla luce di Cristo La speranza nel Risorto all'interno del discernimento La conversione permanente in vista del discernimento Il terzo sentiero. Il parto del ''Cristo totale" e il suo combattimento
27 1 82 84 85 86 88 90 90 91 93 93 94 95 96 97 lOl l 02
102 105 109 1 09 1 12 1 14 1 16 118 1 19
contro il drago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12 1
l. La visione dei tre segni celesti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
123 124 126 128 128
Suoni e visioni rivissuti nella liturgia La cornice letteraria della visione 2. Il primo segno celeste: la donna vestita di sole . . . . . . . Le pietre antiche del nuovo edificio letterario
Indice generale
272
3.
4.
5.
6.
La donna-popolo di Dio "Nel" mondo, ma non "del " mondo La corona di dodici stelle Il parto travagliato Il secondo segno celeste: l'enorme drago rosso . . . . . . L'identità misteriosa di Satana e dei demoni Inferiori a Dio e superiori agli uomini La potenza astuta e distruttiva del drago La strumentalizzazione satanica degli uomini La strumentalizzazione satanica delle strutture di potere L'incessante persecuzione satanica della donna . . . . . . La percezione dell'impotenza di fronte al male Il parto del figlio La rinascita pasquale di Cristo La nascita del corpo ecclesiale di Cristo La crescita del corpo ecclesiale di Cristo L'infaticabile aiuto divino alla donna Il rapimento celeste del figlio La fuga della donna nel deserto La vicinanza misteriosa di Dio I milleduecentosessanta giorni di persecuzione La profezia di speranza ai perseguitati Maria, madre di Cristo e dei cristiani . . . . . . . . . . . . . . Il ricordo di Maria di Nazareth Il ricordo di Maria risorta
Il quarto sentiero. La vittoria di Cristo e della Chiesa su Satana. . . . . . . . . . . . . . l . Dal nemico di Gesù al drago dell'Apocalùse . . . . . . . .
Il diavolo necessario e il brusio dei demoni Il "libro dei diavoli" 2. La tattica vincente di Dio e la sconfitta completa di Satana . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dio «non può rapire, può soltanto corteggiare» La speranza della sconfitta di ogni male 3 . Le «strutture d i peccato» in ambito politico . . . . . . . La bestia-pantera dello stato totalitario La bestia-agnello della propaganda politica 4. I settori in cui s'insinua il «serpente antico» . . . . . . . .
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130 13 1 134 136 140 14 1 142 143 144 146 148 148 149 15 1 152 154 155 155 158 159 160 161 164 164 167
17 1 173 173 178 179 179 181 1 82 1 82 1 89 1 94
Indice generale
Le infiltrazioni sataniche nella società La politica z;economia Il terziario Le infiltrazioni sataniche nella Chiesa 5 . Lo svelarnento di Satana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'impossibilità di smascherare il volto " celeste" di Satana La doverosità di smascherare le trame terrene di Satana 6. La rivelazione biblica su Satana . . . . . . . . . . . . . . . . . . La vittoria di Cristo su Satana Una verità rivelata non dimenticabile
Il sentiero conclusivo. Un filo d'Arianna per l'Apocalisse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l . Un libro ben articolato da "vivere" nella liturgia . . . . .
273
194 194 195 196 1 98 201 201 202 204 204 207 2 15
2 17 2 17 Un libro enigmatico dalla discussa struttura letteraria Un libro originale dall'indiscussa tonalità liturgica 218 2 . L a struttura bipartita del libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 220 3. La prima parte (Ap 1 ,4-3 ,22) : la conversione delle Chiese 22 1 22 1 La struttura a raggiera delle sette lettere 222 Il raggio di attrazione salvifica verso il Risorto 223 La comunione delle Chiese in Cristo 223 Il rimprovero alla Chiesa di Pèrgamo 225 L'invito alla Chiesa di Pèrgamo 4. La seconda parte (Ap 4, 1-22 ,5 ) : 228 il discernimento della storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La sezione introduttiva del trono di Dio (Ap 4 , 1-5 , 14) 228 z;esperienza spirituale del pro/eta 228 23 0 Il libro dei desideri storico-salvifici di Dio La sezione dei sette sigilli (Ap 6, 1-7 , 17) 23 1 23 1 z; uomo di /ede e la sua crisi 234 Quasi un soldato nel quartiere generale La sezione delle sette trombe (Ap 8, 1-1 1 , 14) 237 23 7 La nuova creazione in atto 23 8 Le parziali conseguenze letali dei peccati La sezione dei tre segni e delle sette coppe 23 9 (Ap 1 1 , 15-1 6,16) Il parto del ((Cristo totale" e la furia di Satana 23 9 Le sette coppe e l'incremento delle alterazioni cosmiche 24 1
274
Indice generale
La sezione conclusiva della fìne dei tempi (Ap 16, 17-22,5) La fine di Babilonia e la gloria di Gerusalemme La visione della comunione eterna con Dio L'epilogo sponsale (Ap 22 ,6-2 1 ) Il desiderio sponsale della Chiesa l}esercizio del desiderio sponsale di Dio 5. L'itinerario a tappe nella storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Come una partitura musicale . . . Il complesso "teodramma" della storia 6. L'itinerario verso la «nuova Gerusalemme» . . . . . . . . . Come un viaggio nella notte . . . L'affidamento completo a Cristo
243 243 244 246 246 247 249 249 250 254 254 255
Bibliografia selezionata sull'Apocalisse . . . . . . . . . . . . . . . . . . Commentari scientifici e divulgativi Monografie e miscellanee Articoli
257 257 259 262
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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