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Italian Pages [245]
di ospitalità e di
ENN IO DOMENICO AUGENTI
rmumenti (1904), elle piante imogra-
stotica e a11tiq11a'o, Roma 201 4.
'zjone di 11na casa
IL BAMBINO ....
) anilo Laccetti,
IN ETA ROMANA
·di Lir;g,o ArgentiRoma 201 4. latino e la Domus
DALLA NASCITA ALL'ADOLESCENZA
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tica distribuita nelle :aco, Roma 201 5. io e il foro Olitorio,
rpitalità e intratteni-e adiacenti (mitreo, t
Garda Barraco,
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ARBOR SAPIENTIAE E
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·o con cena di allattamento dal arcofago di Cornelio tazio, II ecolo d.C., Parigi, :\fu eo del Loun:e.
In copertina: de
I..:autore, in qualità di proprietario scientifico dell'opera, si fa carico di eventuali responsabilità relative ai contenuti presenti nella pubblicazione e al loro©.
© Collana «Antichità Romane» a cura di Maria Elisa Garcia Barraco Impaginazione e grafica a cura di Denise Sarrecchia
© 2016 - Arbor Sapientiae Editore sede legale: via Bernardo Barbiellini Ami dei, 80 - 00168 Roma rei. + 39 - 06/87567202 - [email protected] www.arborsapienriae.com lSB 978-88-97805-94-6
I DICE
Jfago di Cornelio
INTRODUZIO E
pera, si fa carico di nella pubblicazione
I.
NASCITURI Soppressi e sopravvissuti Concepiti: viscere materne o individui? Gravidanze e aborti Ceduti prima di nascere
10 13 18 21 25
II.
I FANTES
31 33 38 40 43 45 47 51 54 59 62 64 69 72 76 86 93
ascita Seconda nascita e prime cure Linfanzia Il bagno .C allattamento Il giorno lusrrale Dichiarazione di nascita La bulla, un pendaglio contro il malocchio Labico e acconciatura Bambini schiavi Bambini orfani Malattie e terapie ascite anomale e infanticidio Bambini esposti Vice genitori Prime parole e primi passi
Garcia Barraco
168 Roma e.com
8
III. PUERI La puerizia Emancipati Adottati Il gioco Leducazione La scuola
117 119 122 123 125 135 139
IV
\.
PlJBERE
173
La pubertà Arti ità sporri,·a e spirito associativo Amori fidanzamenti nozze
173 181 18 5
I.:ADDIO I riti funebri Le i crizioni funerarie ed epitaffi
195 197 200
Bibliografia essenziale Indice dei passi ci caci Elenco deUe illustrazioni Indice analitico
217
221 229 233
1 3 1 3 181 185 195 197 200 217 221 229 233
Ai miei nipoti
o- ~onLti della \--Ìta quotidiana in .:o la ·a ori donne e chiavi, ma re ca,a n,o i: ro10 tll ere e r il bambino la cui pre enza do,·e,a ·c ame e -a: p e di qu ll a.i tico cenario. Co ' anni -a ho _elezionaro e ,erificato fonti letterarie, epigrafiche e archeolo ·che per illustrare que ca figura provTedendo a pubblicare per onalmen e un'opera che finalmente rice,e ora te nella ,e te editoriale preun'accoglienza pi' deg;o...a ed el entata dalla C a Edicrice Arvor Sapientiae di Roma. Il la,oro muo,e da un"indagme u aYVer ici e o tacoli incontraci per il concepimento e la na cita di e eri umani in pre enza del timore di molte donr1e imenziona e a opprimere ogni perariza di \-ica per non correre a emaci alla loro bellezza e vero irnili ri chi letali in occa ione del parco. :.ledici, filosofi fattucchiere e peculatori si impegnano a suggerire fancasio i consigli, a fornire prodotti anticoncezionali o abortivi e ad applicare uperscizio e e inefficaci pratiche magiche per raggiungere l'obiettivo di di cruggere ogni forma di vita na ceme nella donna. In eci repubblicana il feto non è considerato un essere umano e fino al momento della na cita l'embrione è un tutt'uno con le vi cere materne perramo la ua eliminazione non è punica come reato. :,fa in età imperiale l etica stoica che condanna l'abor o come inten-emo innaturale finisce con l'influenzare il diritto tesso che in un ca o decreta l'esilio della donna che si procura un volontario aborro. Infine con Giustiniano l'aborto rientrerà nel reato di omicidio. Pur uscendo ,-incitore della sua prima battaglia per la vita, il bambino sarà definito dai Romani in vari modi (conceptus, nasciturus, qui in utero est ecc.) che rivelano come persista nella pubblica opinione una continua incertezza sulla reale esistenza e sullo status di questa creatura fino alla sua nascita. Quando il tempo è scaduto, il nascituro, che si nutre di sua madre come una pianta della terra, non trova più nutrimento.
otidiana in ;chiavi, ma :esenza doterarie, epirovvedendo e riceve ora itoriale preostacoli in:ri umani in . sopprimere loro bellezza mpegnano a tnticoncez101caci pratiche e ogni forma o essere urna-
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La fame lo spinge ad uscire e, tra le alte grida e le frementi inrncazioni della partoriente alla dea Lucina, questo essere si apre decisamente una via verso la luce e va a nascere. Così quella speranza di vita, quel qualcosa di invisibile, che pure esisteva, mostra finalmente il suo volto umano. Al momento del parto nella stanza entrano improvvisamente le divinità protettrici del neonato, mentre la levatrice, intenta a calmare la partoriente, volge di lato il capo evitando, secondo le prescrizioni mediche dell'epoca, di guardare con insistenza le parti genitali di lei, che per pudore potrebbe istintivamente contrarre le gambe (ne pariens verecundia se concluda!). Per illustrare nel saggio la scena del parto non potevo trovare nulla di meglio della realistica immagine del rilievo proveniente dalla tomba della levatrice Scribonia Attice nella Necropoli di Porto. Dopo il rituale riconoscimento paterno del bambino, definito una " seconda nascita" sono descritte le operazioni del bagno, dell'allattamento, della vestizione di una toga speciale, della sospensione al collo di un ciondolo in funzione apotropaica, dell'acconciatura che lo deve distinguere da schiavi e liberti e della cerimonia lustrale nella quale gli è attribuito il nome e viene presentato alla comunità. Il saggio si sofferma anche sui bambini orfani, su quelli schiavi, su quanti provengono da nascite definite "anomale", sugli adottati, sugli emancipati, sui malati e in particolare sui bambini esposti, vittime delle precarie condizioni economiche dei genitori, che temono di consegnare il neonato alla povertà e preferiscono abbandonarlo per eYitargli una vita misera. Per costoro l'esposizione di,-iene un atto di amore e gb scrittori stoici devono ammettere che la povertà attenua la colpa dell'abbandono. La teoria pitagorica dei gradi di evoluzione umana che nell'uomo si presenta con cadenze settennali ci fa abbandonare l'infanzia del bambino al compimento dei suoi sette anni. Più cresce, più si allontanano da lui le numerose divinità protettrici della primissima infanzia. Con le prime parole e i primi passi il bambino entra nella puerizia, uno stato di purezza prepuberale. I giochi del bambino romano, descritti nel libro anche con l'apporto di numerose -9-
fo~ti
illustr~i~ni,. oddi fano i istinti fanciullescru del suo spinto d mutazione di compeuz1one e di uno spiccato senso di proprietà, tipici di que ta età. La sua immaginazione, originata da un suo misterioso contatto con il sovrannaturale, lo carica di entusiasmo, appropriato termine questo, tratto dall'etimo greco: en e theòs (che ha un dio dentro di sé). È nel gioco che questo entusiasmo trova il suo migliore e più completo sfogo. Del resto l'innegabile esistenza di un contatto tra il bambino e il divino è provata dall'usanza dei sacerdoti romani di celebrare i sacrifici as istiti da bambini (camil!t) e verrà evidenziata nei messaggi evangelici: "lasciate che i bambini vengano a mi' e "chi non accoglie il Regno di Dio come un
bambino, non vi entrerà'.
L'educazione del bambino punta su obiettivi come le virtù della modestia, della pudicitia, della verecundia e della pietas, in cui risiedono i valori del sen o della misura, del rispetto di sé e degli altri, della castità femminile contrapposta al vizio, della consapevolezza di una dovuta subordinazione all'autorità degli dèi e a quella paterna. Il capitolo sulla puerizia si conclude con la preparazione scolastica impartita al bambino anche mediante punizioni corporali inflitte da un manesco maestro. Intorno ai quattordici anni dalla na cita il bambino comincia ad avvertire in sé insoliti cambiamenti con i quali il suo corpo si prepara a divenire un corpo adulto. Dentro di lui infanzia e puerizia stanno cedendo il passo all'adole cenza e lo condurranno presto alla pubertà. Attività sportin, spirito associativo, amori, fidanzamenti e nozze caratterizzano un bambino divenuto ormai un adulto. L'ultimo capitolo illumina gli acerbi e silenziosi riti funebri notturni di bambini e riporta alcune delle commoventi iscrizioni funerarie e di epitaffi scritti da parenti e letterati. Come quello del poeta Stazio, il quale al bambino defunto che incontra Caronte, il mitologico noccruero che vuole traghettarlo sull'altra sponda del fiume infernale, invia questo accorato invito: "digli che non sei morto!" (periisse nega.0 E. D omenico Augenti
- 10 -
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10
co Augenti
I. ASCITURI
Maxima debetur puero reverentia (G1ovE ALE, Sat., XIV, 47)
Soppressi e sopravvissuti Nel mondo romano il bambino per venire a naturale esistenza nel grembo materno e svilupparsi fino a raggiungere il momento in cui nascerà deve superare spesso pericolosi ostacoli e sfuggire a mortali attentati. egli ultimi secoli dell'età repubblicana molte donne, nel timore di correre personalmente rischi letali, sopprimono ogni speranza di vica 1• Sono i rapporti sessuali precoci, le gravidanze in età appena post-puberale e soprattutto la scarsa competenza dei medici, incapaci di far fronte ad emorragie post partum, ad esporre a morte per gravidanza e parto un gran numero di donne2, molte delle quali adottano pertanto pratiche anticoncezionali per sopprimere ogni elemento di vira ad esseri che possono anche rivelare il vergognoso frutto di una relazione illecita e comunque vergognosa intrattenuta da una moglie infedele, da una donna nubile o da una prostituta, sempre al di fuori di un regolare rapporto matrimoniale (fig. I).
1
Lo stesso Cristianesimo predicherà in seguito la conrinenza sessuale, ben vista da donne provare da gravidanze premature, difficili e spesso mortali. 2
mo, Le cere 1991, fig.
1a
Si è calcolato che circa il 5-10% delle partorienti muore per parto o per le sue conseguenze (A. Rousselle, La politica dei corpi in P Schmitt Pamel [a cura di], Storia delle donne. L'Antichità, Laterza, Bari 1994, pag. 319; K. Hopkins, On the probable age structure of the Roman population, in «Population Srudies», 20, 1966, pp.
245-264).
- 13 -
Ci sono poi donne che temono di vedere alterata con un parto la propria bellezza e, per paura di imbruttire o per il terrore che, sotto il peso e la fatica della gravidanza, il liscio ventre si raggrinzisca e si afflosci, tentano ogni mezzo per evitare dapprima il concepimento o sopprimere poi con l'aborto il bambino che, sfuggito ad ogni pratica anticoncezionale, fosse sul punto di nascere3. I metodi di soppressione a cui la donna ricorre sono quelli indicati dalla scienza medica, che le ha insegnato la differenza tra rimedi anticoncezionali e aborrivi , che essa neppure sa distinguere volendo praticare di tutto pur di raggiungere il risultato voluto. Comincia così col tentare di individuare il periodo meno propizio alla fecondazione, ma non mancano insuccessi e delusioni dovute all'errata conoscenza del suo ritmo fisiologico. Ricorre raramente alla pratica del coitus intemtptus, ritenuta dannosa5 e impiega un primitivo profilattico consistente in una vescica di capra. Per essere più sicura vuole evirare ogni rapporto sessuale con il marito e invoca la virtù matronale della continenza, mostrandosi tollerante nei confronti delle scappatelle del coniuge6. Ingerisce ogni sorta di pozioni e si fa applicare impiastri e prodotti validi non solo come anticoncezionali, ma·anche come abortivi (purganti, emetici, diaframmi antifecondativi, ecc.), avvalendosi, pur
Noctes Atticae, XII, l. Gynaeceia, I, 20. 5 A. RoussELLE, La politica dei corpi: tra procreazione e continenza a Roma, in Storia delle donne. L'antichità, cir., p. 331. 6 PLUTARCO, Coniugalia praecepta, 140 b. S VETONIO, Augusto, 71. Forse coltiva alternativi rapporti omosessuali, ma di donne "che si cavalcano a turno" disponiamo solo di un'unica, e come tale insufficiente, fonte letteraria, quella di G10VE ALE, Satire, VI, 311;
3 GELLIO,
4 SORANO,
cfr. 306-313. . l
.
I.
:a con ctire o ianza, ) ogni ,o pprid ogni
e3. :e sono ;egnato vi4 , che mo pur col tenl fecon1 dovute Ricorre uta dan;tente in orto seslella conelle scapzioni e si come anmti, emetdosi, pur
continenza a Augusto, 71. i donne "che e come tale itire, VI, 311;
NASCITCRJ
di sopprimere definitivamente ogni eventuale concepito, ei fantasiosi consigli impartiti dai medici del tempo e di uggerimenti superstiziosi e ignoranti che a lei tramanda una schiera di madri, parenti anziane, nutrici, levatrici e fattucchiere. Così ritiene di poter sopprimere ogni elemento di vita se, due giorni prima del termine del ciclo mestruale, si sottopone ad applicazioni che impiegano urina di mula, fiori di granato e assenzio. Per ridurre la velocità degli spermatozoi si unge, prima del rapporto sessuale, i genitali con olio di oliva vecchio, con miele, vino o resina di cedro e vi infila un fiocco di lana o dei tamponi astringenti da tenere per qualche ora. Nel momento culminante del coito trattiene il respiro, si alza subito in piedi e repentinamente si accoccola, si provoca starnuti, beve acqua fredda, solleva oggetti pesanti. Dopo il rapporto si pratica immediate lavande vaginali, irrigazioni intestinali con acqua salata, si spalma di aceto, si spinge fino ad impiegare l'estratto di phalangium, un ragno velenoso7 • Crede di essersi liberata definitivamente di ogni sgradita presenza indossando amuleti con presunti effetti magici8 (fig. 2). Per una schiava, sulla quale più vigile è il controllo del padrone, ogni pratica contraccettiva risulta invece assai più difficoltosa. Quelli che questa concepisce da un rapporto, spesso intrattenuto proprio con il padrone, scampati ad ogni tentativo di soppressione, sono attesi come graditi nascituri. Se nascono in città in una familia urbana, sono detti vernae, guardati con simpatia sia in famiglia, che dalla pubblica opinione e valutati sotto l'aspetto dei servizi domestici che da loro ci si attendono. Se invece nascono nella familia rustica di un'azienda agricola, sod7 SoRA..NO,
Gyna.ewa, I, 20; Pu:-;10, Naturalis Historia, XXIX, 85.
B SORANO,
ibùkm.
E;-.;~10
D0 ~1E>;1co
A t: GE~TI
disfano l'interesse che ha il padrone di far moltiplicare la servitù, come il bestiame9. In età imperiale altri elementi di vita, sopravvissuti ad ogni distruzione e fatti intenzionalmente accedere, come concepiti, nella definitiva categoria dei nascituri sono quei bambini la cui nascita la donna e il marito hanno fortemente voluto, come avveniva nei primi secoli di Roma. Ma in quest'epoca l'interesse alla nascita di figli è motivato da materiali attese di mera convenienza. I coniugi vogliono solo poter godere dei privilegi che la legislazione sociale di Augusto, nata per contrastare la situazione di impressionante denatalità venutasi a creare con il crescente benessere, concedono alla donna che ha generato almeno tre o più figli liberi 1°. Giovenale. Sui letti ornati d'oro non si vedono più donne incinte, tanto sono efficaci le pratiche e i veleni che le rendono sterili ed uccidono a pagamento i bambini nel ventre materno (Saturae, Vl, 594-596). Minucio Felice. Io vedo delle donne soffocare nelle loro stesse viscere la nascita di un essere che sta per venire al mondo e, ingerendo apposite droghe, uccidere il figlio prima ancora di averlo partorito (Octavius, XXX). Ovidio. La donna che per prima mappò da sé il tenero frutto per tale fatto meritava la morte.[ . .. ] Perché togli il fiorire alla rigogliosa vigna e con mano crudele mappi i frutti ancora acerbi? Cadono da soli se maturi, fai che cresca ciò che è nato. [ .. . J Perché vi bucate con i ferri le viscere dal basso, somministrando atroci veleni a creature non ancora nate? [ ... ] on fecero altrettanto le tigri dell' Arme-
Il kvoro schiavile, Quasar, Roma 2008, p. 5. "diritto dei tre figli" (ius trium liberorum) è previsto in una legge del 9 d.C. , la Lex Papia Poppaea. Di questo diritto finirà col fruire anche Livia, la moglie di Augusto, che di figli ne mette al mondo
9 D. AucENTI, 10 Il
soltanto due.
- 16 -
I.
·care la avvissuti accedere, 1 nascituil marito :imi secoli scita di fiwenienza. legi che la LStare la sii a creare rma che ha
onne incinte, ono sterili ed (Saturae, Vl,
loro stesse vio e, ingerendo erlo partorito
1 ero frutto per : alla rigogliosa ·bi? Cadono da ~rché vi bucate :i veleni a creatigri dell'Arme-
l8, p. 5. isto in una legge finirà col fruire mette al mondo
SCITl: Rl
:-·-. ne la leonessa osò uccidere i piccoli feti.[ ... ) Ma colei che nel grembo uccide i figli spesso muore. Sì muore e la trasportano con ·ome sciolte al rogo e chi la vede grida che è stata giustamente castigata (Amores, II, 14). Sorano. Un prodotto contraccettivo è differente da uno abortivo: il primo impedisce il concepimento, il secondo distrugge quello che è stato già concepito. Distinguiamo dunque nel linguaggio ciò che "distrugge" da ciò che è "anticoncezionale"; quanto agli "espulsivi" alcuni pensano che il loro nome sia sinonimo di "distruttori", altri li distinguono dagli abortivi in ciò, che non si tratterebbe di farmaci, ma ad esempio di movimenti violenti e di salti e ciò perché dicono che Ippocrate, dopo avere prescritto gli abortivi, suggerisce nel suo libro "Natura dell'infante" l'uso del salto con colpo di tallone alle natiche per favorire l'espulsione. Ora si è levata una disputa: certi disapprovano gli aborcivi prendendo a testimone Ippocrate che dice "Io non darei abortivi a nessuna tknna" e ciò perché è proprio della medicina proteggere ciò a cui la natura dà la vita; altri invece in questa maceria introducono una distinzione, cioè rifiutano l'aborto quando una donna vuole fare scomparire il feto a seguito di un adulterio o per preservare la sua bellezza, ma lo autorizzano se si deve eliminare un danno a cui viene esposto il parto [ .. .]. Per evitare di dover distruggere un concepimento è meglio non concepire. Così per i rapporti sessuali bisogna innanzi tutto evitare le date che abbiamo detto favorevoli al concepimento come ad esempio la fine del ciclo. ( Gynaeceia, Libro I, 20 a cura di P. Burguière, D. Gourevirch e Y. Malinas, Les Belles Lemes, Paris 1988, pag. 59). Svetonio. Augusto fu sempre pronto, a quanto riferiscono, a deflorare vergini, che gli venivano procurare da ogni pane e persino da sua moglie (Augusto, LXXI). Valerio Massimo. Terzia Emilia, moglie del primo Africano e madre della Cornelia dei Gracchi, fu così gemile e paziente, che pur sapendo della simpatia nutrita da suo marito per una giovane schiava, fece finta di nulla [... ] ed il suo animo fu tanto lontano dal nutri re sentimenti di vendetta che, liberatala dopo la morte di suo marito, la diede in sposa ad un suo liberto (Factorum et Dictorum Memorabilium, VI, 7, 2).
EN:-.;ro D m,rn:-:1co A cGE~TI
Iscrizioni. Soffrì quattro giorni per partorire e finì la sua vita. Giusto, compagno di schiavitù, pose ( CIL III, 2267) Ho realizzato il mio voto. Mi sopravvive numerosa prole ... (CIL II, Suppi., 5965) Vissi venticinque anni. Causa della mia morte il parto e il fato crudele. Ma ru cessa il pianto, mio carissimo coniuge e custodisci l'amore per il comune figlio. Infatti il mio spirito è trapassato tra gli astri del cielo. (CLE, 1854; CIL, VIII, Suppl. 20288) Vivevamo in pieno accordo e felici della prima figlia, ma la seconda nascendo ha portato con sé una duplice morte. Ci siamo divisi i pegni d'amore: quella che è morra accompagna me nella morte, la prima figlia conforca il padre (CLE, 2080).
Concepiti: viscere materne o individui? Il bambino che si avvia a nascere, dopo essere uscito vincitore dalla sua prima battaglia per la vita, è definito dai Romani con vocaboli diversi e contraddittori che mostrano tutta l'incertezza nel riconoscere o negare a chi sta per nascere una sua autonoma esistenza nella realtà come essere umano distinto dalla madre già prima del momento della nascita. Così medici, filosofi e giureconsulti definiscono il futuro bambino ora con il termine "concepito" (conceptus) 11 , ora solo con quello di "nascituro" (nasciturus) 12 o ancora "colui che sta nell'utero" (qui in utero est) 13 , o "nel ventre" (qui in ventre est) oppure "parte delle viscere materne"
(pars viscerum matris) 14 . In ecà repubblicana il feto non è consideraco un essere umano, ma solo "qualcosa che vive" 15 e per il diritto l'embrione è un tutt'uno con le viscere materne e non può
11 PAOLO
in Dig., I, 5, 7; PLI
IO,
Naturalis H istoria, XXX.
Dig., XXV, 4, 11 e 2, 9, 1. 13 GrnLW o in Dig., I, 5, 26. 14 MA.RCIA,'/0 in D ig., I, 5, 5, 2. i; Dig., XXXV, 2, 9. 12
-1 -
I.
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il futueptus)11, , ancora ,, . ventre ,, 11aterne 1n essere no l'emnon può
(.
A CITl:Rl
:::er considerato un individuo se non quando si anima e ciò avviene solo al momento della nascita 16 • Con tali _ remesse la legge permette ogni pratica volta ad impedire a.'. concepito di venire al mondo per la semplice ragione che quel che si distrugge è solo parte della donna e non ancora un essere vivente. Così per il principio che chi non è ancora nato non è una persona umana 17 l'aborto posto volontariamente in atto dalla donna non può essere definito un reato e per tutto questo periodo resta impunito. Unica sanzione prevista è il ripudio della donna da parte del marito per avere quella soppresso un'attesa discendenza senza la sua autorizzazione o a sua insaputa. Eppure contro cale principio si rinvengono norme giuridiche che sembrano guardare al nascituro come ad un essere vivente già distinto dalla madre 18 . Tale ad esempio appare quella disposizione, che risale addirittura all'epoca regia o alla legge delle XII Tavole, che vieta di seppellire una donna incinta se non le è stato prima estratto il feto. Un aluo riconoscimento del nascituro come individuo autonomo, distinto dalla donna che lo porca in grembo, è pure rintracciabile nella norma che stabilisce che nessuna sventura della madre, come quella di essere divenuta schiava dopo il concepimento e prima della nascita del figlio, può nuocere al bambino, il quale in questo caso nascerà di condizione libera così com'era sua madre quando lo aveva concepito 19 . E sembra implicita un'identificazione del nascituro come individuo distinto dalla madre nelle norme che vietano che una donna incinta (pregnans), indagata di reato,
16
Dig., XXV, 4, 1, I; 2, 9, l.
17 Dig., XXXV,
2, 9.
in D,,,,. XI, 2, 2. 19 MARCIA o in :);o-.. I, 5, 5, 2.
18
MARCELLO
- 19 -
sia sottoposta ad interrogatorio con tortura, o condannata fìn quando si uova in questo stato20 • Che il concepito sia un individuo distinto dalla madre è principio chiaramente desumibile anche dalle norme che subordinano all'avvenuto parto l'esecuzione di una pena capitale a cui sia condannata la donna incinta o da quelle che, per non pregiudicare in alcun modo il concepito, rimandano all'evento della nascita ogni accusa di adulterio da muovere alla donna incinta21 • Infine la figura del concepito, come individuo esistente ancor prima della nascita, è ufficialmente ribadita nel principio secondo cui, quando si tratta di tutelare un suo vantaggio, colui che non è ancora nato deve considerarsi come se fosse già nato (in rebus humanis esse) 22 • Quest'ultimo principio e l'altro, secondo cui il nascituro va sempre salvaguardato da ogni accadimento negativo che possa colpire la madre, sono alla base del diritto agli alimenti riconosciuto al bambino che sta per nascere fino al momento della sua nascita, quale che sia il suo stato (maschio o femmina, libero o schiavo). e consegue che il pretore può giungere a nominare un curatore speciale (curator ventris) con il compito di provvedere al nutrimento alimentare della puerpera e di curare gli interessi del nascituro anche nel caso in cui, prima di nascere, questi sia stato istituito erede o legatario in un testamento, provvedendo alla conservazione dei beni attribuitigli o all'adempimento di oneri connessi al lascito23 . In linea con il principio che il nascituro esiste come persona vivente già prima della nascita e che il concepito non va in alcun modo danneggiato, la legge che, sotto Giu-
20 ULPW
21 PAOLO
o in Dig., I, 5, 18; PAOLO, Sent., I, 12, 4.
in Dig, I, 5, 7. in Dig. , I, 5, 7. in Dig. , XXXVII, 9, 5.
22 PAOL0
23 GAIO
- 20 -
l.
ASCITVRI
stiniano disciplina l'omicidio, fa finalmente rientrare in questo reato anche l'aborto e la donna che abbia volontariamente abortito è condannata alla pena dell'esilio a vita24 . Digesto. Il nascituro è una parte delle viscere materne ... non può essere considerato un essere umano prima che sia venuto al mondo (XXV, 4, 1, 1). Riguardo al ventre della schiava non è ammessa nessuna distinzione di tempo e non senza ragione perché si dice che se un parto non è ancora avvenuto non si può correttamente affermare che ci sia un essere umano (XXXV, 2, 9, 1 Pap. 19) Coloro che sono ancora nel ventre in quasi tutto il diritto civile si ritengono esistere già in natura, infatti a questi sono attribuite legittime eredità] (I, 5,26 lui. 69). Si ritiene che un concepito esiste già in natura
(XXXVIII, 16, 7 CELSO, De medicina 28).
Gravidanze e aborti
cere, !!Ilenigli o
Sulla durata normale di una gravidanza (fig. 3) regna grande incertezza. Ci sono donne che affermano di aver partorito dopo sette, otto, nove e anche dieci mesi di gestazione. I medici escludono del tutto l'ipotesi che una gravidanza possa protrarsi per undici mesi e fanno osservare che le donne calcolano in modo errato la data del concepimento. In effetti una fonte letteraria riporta il caso di una donna, ignara addirittura di essere incinta, la quale per questo motivo non adotta le necessarie cautele per portare a termine la gravidanza e perde il figlio concepito 25 •
e pernon Giu-
Per il nascituro il percorso della gravidanza è un oscuro itinerario da compiere tra la protezione di divinità soccorritrici, come Prorsa e Postverta16 , che lo seguono passo
Ul(e-
24 Digesto,
XLVIII, 8, 8; XXV, 4, 1. Epistulae, VIII, 1, 11-37; VII, 5, 41-42 e 3, 37-42 e 3, 37.
25 PLINI0 IL GIOVANE,
26 G ELLIO,
Noctes Atticae, III, 16, 4. - 21 -
passo per omarlo all'influenza di potenze dannose ed un proliferare di idee preconcette e di teorie pseudo scientifiche di medici ùlo ofi. Così il sogno di una donna incinta di partorire un maschio è ritenuto di buon augurio, mentre è di pessimo augurio sognare di dare alla luce figlie femmine27 . Si crede che durante la gravidanza i nascituri maschi alloggino nella parte destra del ventre materno, mentre le femmine in quella sinistra2 . Si arriva ad affermare che, se la donna desidera un neonato con gli occhi neri, deve mangiare un sorcio29 . Si è convinti che, se la donna mostra un buon colorito e sente muovere più spesso il feto, è sicuramente in attesa di un maschio e il suo parto sarà più facile, anche se è certo che le femmine vengono partorite più in freua30 • Se poi il peso del nascituro diventa insopportabile e la spossatezza aumenta durante il plenilunio, non èè dubbio che il nascituro è una femmina31. Donne con esperienza di maternità sostengono che le femmine rendono la gravidanza più difficile di quella dei maschi, affermando che, quando erano in attesa di femmine, la gestazione era più faticosa, le nausee più forti, le macchie sul viso più accentuate e i seni mostravano la punta rivolta in alto anziché a sinisua32. Quando si partorisce un maschio o dei gemelli accade poi che il flusso di latte materno arriva in maggiore quantità, mentre è minore se il neonato sarà una femmina33 • Si è certi poi che il nascituro maschio si forma in 30-40 giorni e comincia a muoversi nel ventre materno al terzo
L'interpretazione dei sogni, I, 26; I , 31; I, 42; l , l O. Naturalis Historia,VIl, 5, 41-42 e 3, 3 29 PLINIO , Naturalis Historia, XXX, 134. 30 Pu 10, Naturalis Historia,VIl, 5, 41-42 e 3.
27 .ARTEMIDORO, 28 PLINIO,
31
Ibidem.
Epidemie, Il, 6, 15. " Pu. ·10 . : ·a,uralis Hisroria, XXVlil, 123. 2 IPPOCR.,.TE
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un
in 30-40
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mese, mentre per formarsi una femmina occorrerà un tempo maggiore: dai 40 ai 90 giorni34 e ci vorranno quattro mesi per cominciare a sentirla muovere. Tanto basta ai medici per sostenere che un aborto del!' embrione maschile o femminile può verificarsi nel grembo della madre soltanto entro questi tempi di formazione del concepito e non prima. La donna che vuole praticarsi un aborto volontario sceglie solitamente il terzo mese di gravidanza, né prima, né dopo, ma l' estremo e più sicuro mezzo per eliminare il nascituro, anche se certamente più doloroso e cruento, sarà l'intervento chirurgico abortivo, operato mediante l'inserimento nel ventre di taglienti strumenti e di sonde metalliche con grave rischio per la donna stessa35 . In età imperiale gli aborri restano frequenti fino a quando non arriva per essi la condanna dell' erica stoica, che respinge in questa mareria ogni intervento innaturale. Questa corrente filosofica in et:à imperiale finisce per influenzare il diritto stesso, che nel II sec. d. C. decreta ufficialmente la sanzione penale dell'esilio a vira alla donna che si procura un volontario aborto contro il volere del marito. Altre disposizioni sanciscono pene contro i venditori di sostanze abortive, giudicati avvelenatori, i quali, se il loro intervento determina la morte della donna incinta, vengono condannari ai lavori forzati nelle miniere o all'esilio a vita36. Di contro, alla donna che desidera proteggere il nascituro contro ogni pericolo di involontario aborto viene suggerito di bere vino con miele unito a sterco di sparviero e di usare unguenti di olio misti a cenere di riccio37,
42; N , 10. ~
. enfant a Rome, Les Belles Lemes, Paris 1984, J. P. N ERAUDAU, Etre
p. 67 ss.; PLINIO, Naturalis Historia, VII, 4. Gynaeceia, I, 20. 36 Dig., XLVIII, 19, 38. 37 Pu ro, Naturalis Historia, XXX, 123. 35 SORAN O,
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mentre è certo che il suo stato di ubriachezza durante la gravidanza rappresenta un serio rischio per il nascituro, che potrebbe nascere deforme3 . Per la donna pervenuta all'ottavo mese di gestazione si profilano una quarantina di giorni critici ancora in grado di mettere in pericolo la vita del nascituro. n bambino nato in questo periodo, secondo una tradizione che fa capo ad Ippocrate, potrebbe non nascere vitale39 . Quando il tempo è scaduto il nascituro, che si nutre di sua madre come una pianta della terra, non trova più sufficiente nutrimento. La fame lo spinge ad uscire e tra le alte grida e le frementi invocazioni di sua madre alla dea Lucina, lui si apre decisamente una via ver o la luce e va a nascere. Artemidoro. Tra i bambini apparsi in sogno, i maschi ano di buon augurio, le femmine di cattivo augurio (L'interpretazione dei sogni, I, 26; I, 31; I, 42; IV, 10).
Ovidio. Tutte le marrone temerarie con un colpo segrern per non procreare scossero via dalle viscere il peso del cresceme embrione (Fasti, I, 623-624) . Plinio U Giovane. Ti sarà doloroso l'apprendere che la rua nipote ha avuto un aborro; ché, giovine qual è, non apeva di e;;sere incinta, e per ciò non ebbe cura di usare le precauzioni che le gestanti debbono avere e prese libertà che si devono evitare ed ella ha espiato la sua colpa con sofferenze ben ammonitrici, che ha corso grandissimo pericolo (Epistulae, VIII, 1O, da PUnio il Giovane, Lettere ai Familiari a cura di G. itali, Zanichelli, Bologna 1982).
Plinio UVecchio. Se la donna mangia re;;ticoli di pollo immediatamente dopo il concepimento, dicono che nel suo grembo si formeranno dei maschi. ( ...1La cenere di riccio con olio come unguento protegge il concepito contro l'aborto. Più fadlmente partoriscono quelle che bevono sterco d'oca in due citati di acqua. ( . . .1 Se una
38 SoRAi'IO,
39 SoRA:-.O,
Gynaeceia, I, 36. ibidem. - 24 -
l.
ASCITl.! RI
donna incinta passa sopra una vipera abortirà. [.. .] Le donne incinte devono guardarsi dall'uovo di corvo perché passarvi sopra causa l'aborto (Naturalis Historia, 30, 123, 125, (43) 131 , da R. Frasca, EducazioneeformazioneaRoma, Dedalo, Bari 1996, pp. 166 e 483). Mali di testa a partire dal decimo giorno dopo il concepimento, capogiri e ottenebramenti della vista, nausea per il cibo e vomico sono il segno che ha cominciato a forma rsi un essere umano. La donna che aspetta un maschio ha un colorito migliore e un parto più facile; il feto comincia a muoversi nell'utero al quarantesimo giorno. Tutto il contrario accade per l'altro sesso; il peso è insopportabile, si ha un leggero rigonfiamento delle gambe e dell' inguine; i primi movimenti avvengono dopo novanta giorni. Ma, a prescindere dal sesso, la spossatezza maggiore si prova quando al feto spuntano i capelli e durante il plenilunio, periodo particolarmente molesto anche per i neonati (Naturalis Historia, VII, 4 1- 42 da G. Plinio Secondo, Storia Naturale, crad. e note di A. Borghini, E. Giannarelli, A Marcone, G. Ranucci, Einaudi, Torino 1983).
Ceduti prima di nascere Nel mondo romano il bambino che sta per nascere, così come la donna che gode fama di essere prolifica, può attirare la particolare attenzione di uomini privi di eredi e seriamente intenzionati a perpetuare la loro discendenza al punto da richiedere al padre naturale la cessione di un essere che non è ancora nato. Accade cioè che, secondo un'usanza documentata nel costume romano già in età repubblicana, il marito di una donna in stato di gravidanza o comunque notoriamente feconda, venga avvicinato da chi è interessato a riservare tutto per sé il frutto di quella gravidanza, o comunque desideroso di procurarselo dalla di lui moglie, e raggiunga con il paterfamilias un accordo per ottenere a fini procreativi una vera e propria cessione del ventre o dell'utero della donna. Il contenuto di questa cransazione può essere un vero e proprio prestito della donna, la quale, forse anche orgo-
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gliosa di aver contribuito alla riproduzione di un gruppo familiare, dopo il parto tornerà presso l'originario paterfamiLias, come se nulla sia accaduta. È quanto accade a Marcia, giovane e prolifica moglie di Catone l'Uticense, che da questi viene ceduta incinta all'anziano orarore Ortensio Ortalo per generargli un figlio su commissione4°. n'alua cessione della donna, sebbene questa volta non a titolo di prestiro, ma in via definitiva, si è forse verificata a favore di Augusto, quando quesc'ulcimo, privo di eredi maschi al trono, si prende in moglie una Livia ancora incinta 1 (fig. 4).
Epigrafi. Sulla tomba di una donna romana compare quesra significativa iscrizione funebre a confermare la cessione della propria moglie ad altri per fìni procreativi: "Mia moglie ha partorito un figlio che le somiglia. on è mio, né mi somiglia. Eppure vorrei che fosse mio. Anzi, volevo che fosse mio" (CIL, IV, 18 ) .
Svetonio. Augusto tolse subito Livia Drusilla a Tiberio ·erone mentre era ancora sposata con lui e di lui era gravida (Augusto, 1).
40 PLUTARCO,
Catone Uticense, 52, 5-9; 39, 5.
QUINTILIANO,
Institutiones, 1II, 5, 11; X, 5, 13. 41 SVETONIO, Augusto, 62. ei fatti poi il regno di Augusto sarà invece ereditato dal figlio di primo letto di Livia, Tiberio.
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I.
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Fig. 1 - Saint Germain En Laye, Museo. Letto in terracotta con coppia.
La matrona, atterrita dai rischi mortali del parto, rifiuta la prole. Fa uso di amiconcezionali come la resina di cedro, la ruta, l'elleboro e l'artemisia, ma se vuole abortire deve procurarsi il consenso del marito che la può ripudiare se scopre che gli ha somacro un figlio a sua insaputa. Le figure che vediamo abbracciate su un letto in questa terracotta con un cane che dorme ai loro piedi pnç."onn non 1'"'"'-c;;..-r,-. 'lnr1\e- r\i ,lut< r;,_HiÌuBi. A lei v:2.nno bene ~n-
che i figli concepiti in casa dal marito con una concubina. Così la disccndcnz:a e:: a.>>icuiaLa >Cli.la ,i,d1i, il pauirno11iu fallliliaic è: conservato, il marito accomemaro. A.'\0,
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Hg. 2a - Vienna, Kunstlùstorisches Museum. Mosaico con scena erotica, da Cenrocelle, I sec. d.C.
Fig. 2b - Roma, Pa-
lazzo Massimo. Affresco con scena nuziale, dalla Villa Farnesina.
Un numero suaordinariarnente grande di donne adona pratiche anticoncezionali per sopprimere ogni elemento di vita ad esseri che possono rivelare il frutto di una relazione, illecita e vergognosa, intrattenuta da una moglie infedele, da una donna nubile o da una prostituta, sempre al di fuori di un regolare rapporto matrimoniale. Dopo il rapporco la donna si pratica immed iate abluzioni dei genlrall, i,rigazioni intestinali con acqua salata, si spalma di aceto, si spinge fino ad impiegare l'esuatto di pha!.wgi11m, un ragno velenoso. li mosaico di Pompei riproduce forse la scena del momento che precede un rapporto sessuale, come sembra doversi dedurre dal fauo che a fianco alla donna sdraiata sul \erco si è venuco a sedere un uomo privo di abiti. Lancella versa da un'anfora un liquido destinato ad una probabile abluzione.
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I.
NASCITURI
Fig. 3 - Pompei, Villa dei Misteri. Scena domestica, I sec. d.C.
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Una donna in staro di gravidanza passa con un vassoio davanti a una matrona che sta controllando la corretta lettura di uno scritto da parte di un bambino. Si crede che durante la gravidanza i nascituri maschi alloggino nella pane destra del ventre materno, mentre le femmine in quella siniscra. Si arriva ad affermare che, se la donna desidera un neonato con gli occhi neri, deve mangiare un sorcio. Si è convinci che la donna che mostra un buon colorito e seme muovere più spesso il feto è sicuramente in arresa di un maschio e il suo pano sarà più facile, anche se è cerco che le femmine vengono partorire più in fretta. Se poi il peso del nascituro diventa insopporcabile e la spossatezza aumenta durante il plenilunio, non c'è dubbio che il nascituro è una femmina. Donne con esperienza di maternità sostengono che le femmine rendono la gravidanza più difficile di quella dei maschi, a/fermando che, quando erano in arresa di femmine, la gestazione era più faticosa, le nausee più farri, le macchie sul viso più accentuare e i seni mostravano la punta rivolta in alto anziché a sinistra.
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E:-.::--ro D O-"fE:s;1co AcGE:-.:TI
Fig. 4 - Cirrà del Vaticano, Museo Chiaramonti. Busco di Livia Drusilla. Nel mondo romano il bambino che sta per nascere, co ì come .a donna che gode fama di essere prolifica. può attirare la particolare arrenzione di uomini priYi di eredi e seriamenre inrenzionad a perpetuare la loro discendenza. al punro da richiedere al pad:e naturale la cessione di un essere che non è ancora nato. Av•:iene così che, il marito di una donna in stato di gravidanza o comunque notoriamente feconda, venga avvicinaco da chi è interessato a riservare rutto per sé il frurco di quella gravidanza e raggiunga con lni un accordo per una vera e propria cessione de venue o dell'utero della donna. t quanto accade a Marcia, giovane e prolifica moglie di Carone l'Uticense, che da questi viene ceduta incinta in prestito all'anziano orarore On:ensio Onalo per generargli un figlio su commissione. Cn'alcra cessione della donna, sebbene questa volta non a titolo di prestito, ma in via definitiva, si è forse verificata a favore di Augusto, quando quesr'ultimo, privo di eredi maschi al crono, si prende in moglie una Livia ancora incinta.
Il. INFANTES
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Nascita La giovanissima età delle donne romane primipare e le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui avviene il parto sono le cause maggiori di decessi perinatali Il buon esito della nascita di un bambino romano dipende perciò dall'abilità della levatrice, oltre che naturalmente dal benigno intervento della divinità. La levatrice, solitamente una schiava affrancata detta medica1 o obstetrix2, diventa una vera e propria professionista solo intorno al II secolo d.C., quando per la prima volta il medico Sorano detta minuziosamente i suoi compiti in un'opera scientifica, che, a differenza dei semplici consigli di carattere igienico e dietetico, indicati da Galeno e Celso, fornisce alle levatrici dei veri e propri insegnamenti sistematici. Per evitare al neonato il trauma di uno choc troppo violento la levatrice opera in un ambiente appena illuminato da luce soffusa ed attenuata, nel quale cominciano già a radunarsi le divinità protettrici del parto e del bambino. Prime fra tutte Mena, in greco "luna", Diana e Giunone Lucina, poi Fluonia, che si incarica di arrestare le emorragie nel malaugurato caso che la protezione di Parca (il cui nome è legato al partus), di Nona e di Decima, presenti nei due mesi in cui il parto è più
irrarro
1
2
CIL, VI, 9614-961 7; XIII, 4334. CIL, VIII, 9720, 9725; XIII, 3706. - 33 -
E. ~10 D oME~1co A t.:GE:-.: n
frequente i riveli insufficiente a risolvere positivamente la gestazione3• È già pronto l'olio per infiltrazioni e l'acqua calda per lavare le parti genitali della puerpera, le compresse per alleviare i dolori, le spugne per asciugarle i liquidi e la lana grezza per coprirla. Ci sono le bende per fasciare il bambino e un cuscino per deporlo dopo la nascita presso la madre. ella stanza si sparge un buon profumo di limone e mela cotogna a dar forza alla puerpera. È stata sistemata la sedia con l'apertura a mezzaluna nel punto in cui la donna si libererà ed i ganci sui braccioli dove lei si appoggerà durante gli sforzi delle doglie. Lo schienale è leggermente inclinato in avanti per evitare ogni tentativo della donna di tirarsi indietro durante il parto, movimento che porrebbe ostacolare l'uscita diretta del piccolo. Ai lati della partoriente sono già presenti due delle ere donne che devono calmarla con parole di conforto ed esercitarle una dolce pressione del ventre verso il basso. La terza è in piedi alle sue spalle per tenerla ferma e impedirle di civolare di lato per effetto dei dolori. Lei grida a gran voce invocazioni a Lucina: ''Aiutami, salvami, te ne prego!" 4 . La levauice5 si è seduta su un basso sgabello di fronte alla puerpera (fig. 5). La sua gamba sinisua è un poco più in basso per lasciare libera la mano di intervenire all' occorrenza. Le sue mani sono morbide per non aver mai filato la lana che le avrebbe rese ruvide e sono lisce per un uso
3 AGOSTINO,
De Civitate Dei, IV, 11; GELLIO, Noctes Atticae, III, 16,
1-5; 9-10; 12-21. Ovm10, Metamorfosi, IX, 281 ss.; AGOSTINO, De Civitate Dei, IV, 11. Lucina è identificata a vohe con Giunone, a volte con Diana: CicERO E, De natura deorum, II, 27, 68; VARRO · E, De Lingua
4
latina, V, 10, 66. s CIL, VI, 9614-961 7; XIII, 4334; VIII, 9720, 9725; XIII, 3706. - 34 -
Il .
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frequente di unguenti, secondo quanto prescritto. Le dita, lunghe e sottili con le unghie della mano destra accuratamente rase, agiscono circolarmente con decisione a dilatare l' orificio, attente ad evitare di graffiare la fragile pelle del nascituro. Durante il lavoro tiene d'occhio la partoriente e calma ogni sua apprensione, rassicurandola che non c è nulla da temere e che il parto si sta svolgendo bene. La invita a spingere il fiato verso i fianchi e a non gridare; le consente solo brevi gemiti trattenendo il respiro. Per favorire ogni spinta del fiato verso il basso le ha fatto slacciare la cintura e togliere dal petto il reggiseno ifascia pectoralis). Per procurarle una sensazione di benessere al capo le ha ordinato di sciogliere i capelli. l'.ammonisce a non cercare di evirare le doglie, ma ad accentuare anzi gli sforzi appena queste si presentano. Mentre opera volge di lato il capo, evitando di guardare con insistenza le parti genitali della partoriente, che per pudore potrebbe istintivamente contrarre le gambe6. Nella stanza entrano improvvisamente altre divinità protettrici del neonato. La dea Candelifera, che ha il compito di portare definitivamente alla luce il bambino, le dee Prorsa o Antverta, che deve curare l'uscita del feto dalla parre della testa e Postverta, che presterà la sua protezione al parto se il bambino dovesse nascere in modo innaturale, presentandosi con i piedi davanri7. Finalmente è nato. Quella speranza di vira, quel qualcosa di invisibile, che pure esisteva, ha ora finalmente un volto umano. La levatrice lo ha dolcemente tirato fuori dal ventre materno (ejfusio) e adesso, mentre è ancora unito alla madre dal cordone ombelicale, lo sta osservando attentamente per verificare se è ben formato. Sa di avere una grande responsabilità: è stata persino autorizzata a Gynaeceia, I, 2, 1-29; I, 3, 1-36; II,], 1-144. NoctesAtticae, XVI, 16, 4.
6 SoRANo,
06.
7 GELLIO,
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valutare se il neonato presenta i requisiti per poter essere giudicato degno cli er tenuto in vita con piena facoltà di sopprimerlo in caso contrario . Ora il neonaco sollecitato da Vagitamt?, dio cuscode del pianto dei bambini emette alti vagiti. La levatrice li interpreta e informa i presenti indicando che il bambino è nato vitale, comunicando a gesti anche a quale sesso appartiene. A quell'annuncio si leva un gioioso canto di benvenuto di amici e parenti tra cui la nonna e la zia materna10 • Dopo di che, a una distanza di circa quattro dita dal ventre del piccino, con una canna affilata o con dei cocci di vetro 11 , raglia il cordone ombelicale e lo separa definitivamente dalla madre. Finalmente, avvolto in un panno, lo adagia in rerra 12 accanto a sua madre prima di praticargli le prime cure 13 • Separato da sua madre e completamente nudo, il bambino ora dipende solo da suo padre, che dovrà decidere se accordargli o negargli la vita in famiglia. Il giorno della nascita (dies natalis) viene contrassegnato con un sassolino bianco 14 o da una sardonica che il
Gynaeceia, 2, 5, 1-28. De Civitate Dei, IV, 11. 10 STAZIO, Silvae, N, 8.
8 SORANO,
9 AGOSTINO,
11 Un'usanza che forse risale all'epoca in cui non si utilizzavano ancora i metalli ERAUDAU, Etre enfant a Rome, Les Belles Lemes,
Paris 1984, p. 271). 12 Il suolo dove alla nascita venne deposto Augusto divenne alla sua morte un luogo sacro (SVETO 10, Augusto, 5). D( er~ne, che era nato all'alba, la madre Agrippina fece notare che 1 raggi del sole lo incontrarono ancor prima di illuminare la terra (SVETONIO, Nerone, 6). 13 VARRO E, fr. 848 L; SoRANO, ibidem. Oltre al ginecolo~o _Sorano (I secolo), altre prescrizioni e raccomandazi_oni d'. c~rattere 1g1e111co e dietetico su questa materia sono fornite dai med1c1 ~ufo e Celso nel I secolo d.C. e Galeno sotto Uregno di Marco Aure~10- e Comm_odo: 14 Albo signanda Lapillo, secondo l'uso di conuaddistmguere g10rn1
- 36 -
II.
lxFANTES
neonato al momento della presa della toga virile userà poi da sigillo personale 15 • Ogni anno successivo sarà in quel giorno celebrato il suo compleanno e il festeggiato, vestito di bianco, dopo un sacrificio compiuto agli dèi in una casa ornata da ghirlande di fiori, getterà grani di incenso e vino puro sull'altare domestico e riceverà regali e dolci 16 . Cicerone. La natura ha gettato l'uomo nella vita non come una madre, ma come una matrigna, dandogli un corpo senza protezione, fragile e debole (Tusculanae disputationes, IV, 27, 58). Comunico a parenti e amici che mi sono accresciuto di un fìglio (Ad Atticum, II, 1, 2). Lucrezio. E il neonato? Simile ad un marinaio che onde furiose hanno gettato sulla riva, giace tutto nudo in terra incapace di parlare, sprovvisto di tutto ciò che aiuta a vivere, da quando, lanciandolo sulle spiagge bagnate dalla luce, la natura lo strappa con forza dal ventre di sua madre: riempie lo spazio con i suoi lamentevoli vagiti, come è giusto faccia chi sa che la vira gli riserva ancora tanti malanni da attraversare (De rerum natura, V, 222-227) . Plinio il Vecchio. I.:uomo è iJ solo che la natura alla nascita getta nudo sulla terra nuda, lasciandolo dopo l'arrivo ai vagiti e ai pianti. essuno tra tanti esseri animati è ugualmente votato alle lacrime e, ciò che è peggio, proprio all'inizio della sua vita. Quanto al ridere, anche al più prematuro e precoce non gli viene mai concesso prima di almeno quaranta giorni. Dopo essere venuti alla luce ecco che ci attendono dei legacci, risparmiati persino agli animali domestici, nei quali tutto il nostro corpo viene avviluppato. Eccolo dunque questo felice neonato: è steso per terra, piedi e mani legati, tutto piagnucoloso, questo essere destinato a comandare agli altri, che inaugura la sua vita nei tormenti per la sola colpa di essere nato (Naturalis Historia, VII, 2). I.:uso di cibi troppo salati da parte della gestante fa generare bambini privi di unghie e il respirare al momento del parto lo rende più difficile. Lo sbadigliare, poi, provoca la morte del neonato, così
felici o tristi rispettivamente con sassolini bianchi e neri (PLIKIO,
Naturalis Historia, VII, 131; Prnsro, Satire, II, 1). 15 PERSIO, Satire, I, 16. 16 Ovm10, Tristia, III, 13; V, 5.
-r-
E~:,.;;ro D o.,1E::-.:1co Ai:GE::s:TI
come lo star~utire dopo l'atto sessuale impedisce il concepimento (Naturalts Htstona, VII, 42 da G. Plinio Secondo, Storia Naturale, uad. e noce di A.Borghini, E.Giannarelli, A.Marcone, G.Ranucci Einaudi, Torino 1983). '
Plutarco. Il corpicino (del bambino appena nato) è rutto così imbrattato di sangue e pieno di sporcizie da far pensare più ad un assassinio, che ad una nascita (De amore prolis). Quintiliano. Quando gli nasce un figlio un padre deve concepire nei suoi riguardi le più belle speranze (Jmtitutiones, I, I).
Seconda nascita e prime cure ell' antica Roma non basta nascere per esi tere. Il bambino non è stato ancora proteuo dalle fasce ed è in terra sanguinolento 17 , così come la levatrice lo ha estratto dal ventre materno. Si fa avanti suo padre1 , vero protagonista di questo momento solenne. Tra i poteri del paterfamilias c'è quello di decidere se farlo entrare o meno in famiglia assumendosi a tutti gli effetti la paternica. Può farlo allevare ed educare o disfarsene, abbandonandolo alla carità di terzi, vendendolo, uccidendolo o lasciandolo morire. Gli si accosta Levana19, dea protettrice del bambino, e lo sollecita ad effettuare il riconoscimento. Lui si china a prenderlo dal suolo (suscipere) e a sollevarlo in alto (tollere)20 (fig. 6). Questo suo duplice gesto ha un significato preciso: quello di riconoscere
lo definisce il Codice Teodosiano, XI, 27. Oppure, in sua assenza, chi è stato da lui incaricato. PLAUTO, Amphitruo, 501; SoRANO, Gynaeceia, I, 36. Se il padre non è presente può lasciare l'ordine che gli si salvi la vita o che venga abbandonato.
17 Sanguino/,entus 18
19 AGOSTINO,
De Civitate Dei, IV, 11. Quest'ultimo gesto è stato anche interpretato come un rito di esposizione al sole (VA GENNEP, Les rites de passage, p. 72 ss.) .
20
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11.
1::-s FA}JT ES
il bambino come suo figlio e di annunciare ai presenti
ere
:TO,
nce aro. o di
la volontà paterna di ammetterlo in famiglia 21 , attribuendogli con tale rimale una seconda nascita dopo quella naturale. È solo dopo questo annuncio che il bambino viene di nuovo affidato alla levatrice che può dedicargli ulteriori cure. Così lei lo pulisce strofinandogli addosso del sale fino e, se è maschio, verificando che il prepuzio ricopra bene il glande. Poi inizia a modellargli e rimodellargli con le mani il corpicino per renderlo fisicamente armonioso, arrotondandogli il capo, correggendo la forma del naso, perfezionando ginocchi e caviglie. Tenendolo per i piedi, fa in modo che prima un piede poi l'altro arrivino a toccargli il capo e lo sottopone ad altri esercizi che gli assicurino una sana elasticità. Esegue più volte queste manipolazioni dopo averlo liberato dalle strette fasce che, secondo i dettami dell' epoca, lo devono avvolgere completamente. Il neonato viene poi fasciato con delle bande bianche e aderenti che ne ostacolano ogni movimento e adagiato nella culla. La fasciatura integrale, che dura due o tre mesi e rende il piccino simile ad una mummia, serve a prevenire rischi di una deformazione della colonna vertebrale o di irritazioni del corpo e degli occhi provocate dal grattarsi del neonato22 • Col tempo gli verrà liberata per prima la mano destra, in modo che il bambino se ne cominci a servire prima della sinistra e non diventi mancino. Più tardi sarà libera anche la mano sinistra e i piedi, ai quali le fasce verranno tolte
Ad Atticum, XI, 9, 3. Contra K. W WEEBER, Vita quotidiana nell'antica Roma, ewton & Compcon, Roma 1995, p.
21 CrcERONE,
283. Per una descrizione dei primi momenci della vira del neonato RoussELLE, dc. p. 65 ss.
cfr. A.
22 SORANO,
Gynaeceia, II, 46. - 39 -
E::-: ·10 D o~1E:s1 co A uGE::-:n
prima delle gambe. Anche liberato dalle fasce, è importante che il bambino non si srrofini gli occhi e pertanto le sue dita resteranno a lungo avvolte in piccole bande23 . Cicerone. Ti scrivo queste righe nel giorno del mio compleanno. Magari non fossi stato sollevato da mio padre nel giorno della nascita! Il mio pianto mi impedisce di scrivere altro (AdAtticum, Xl, 3). Plauto. Addio, Alcmena, e statti bene. Stai attenta alla casa come hai sempre fatto e riguardati perché il tempo della gravidanza è scaduto. Io devo panire, ma tu solleva come legittimo il figlio che na-
scerà (Amphitruo, 501).
L'infanzia La prima età della vita umana, detta infantia, ha la durata di sette anni24 . La parola infantes significa letteralmente non parlanti", essendo composta dal prefisso negativo in e dal participio presente dell'arcaico verbo fari, che significa parlare. Con il termine pueri infantes, ridottosi poi nel linguaggio corrente ad infantes, si vuole alludere sia all'incapacità di parlare dei bambini, sia alla durata del periodo di vita in cui costoro sono incapaci di parlare. Con questo stesso termine vengono ironicamente chiamati anche gli oratori privi di facondia e gli animali. Dal momento poi che un individuo non viene considerato parlante fino a quando non è in grado di dare un sionificato a quanto dice2\ U bambino viene collocato nell' ;à dell' infanzia almeno fino al compimento dei sette anni, età in cui si ottiene da lui un linguaggio proveniente da capacità intellettuali organizzate. Anche corvi e pappa-
23 A.
Ro
2; VARRO
Porneia, cit. p. 7 1 ss. Naturalis Historia, VII, 15. E, De Lingua latina, VI, 52.
ssELLE,
24 PLINIO,
II. Il\ FA~ T ES
,J.Il-
sue
ei ree eniente pappa-
galli possono infatti pronunciare delle parole di cui però non conoscono il significato. Varrone parla perciò di una differenza tra i termini latini fari e loqui. Parlare è fari se si articolano solo delle parole senza una logica sequenza, diventa invece loqui quando il linguaggio ~ esattamente impostato, cosa che si è convinti avvenga solo dopo i sette anni. Per Varrone 26 gli infantes si distinguono appena dai muti, i quali non sanno neppure articolare i suoni e Isidoro di Siviglia27 li considera simili ai folli (fatui), che non capiscono né quello che dicono, né quello che sentono dagli altri. Per poter passare dal fari al loqui l'infante con l'aiuto del dio Fabulinus2 8 ha bisogno dell'insegnamento paterno o scolastico. Così l'età scolare è precisamente quella del compimento dei sette anni e sarà la frequentazione della scuola a fare la differenza era l'età dell'infanzia e quella della puerizia, tra infantes e pueri. La permanenza dell'infanzia fino ai sette anni compiuti si spiega anche sotto un profilo fisiologico, dato che nel bambino la caduta dei denti da latte si verifica a questa età e chi non ha denti non riesce neppure a parlar bene29 . Va poi considerata la teoria pitagorica dei gradi di evoluzione umana, che nell'uomo si presentano con cadenze settennali30 • Si distinguono inoltre due periodi dell'infanzia: quello che va dalla nascita fìno ai ere anni, poetica-
26 VARRONE,
ibidem, VI, 56. Etymologiae, X, 103.
27 IsrnoRo 01 SIVIGLIA,
28 Sull'assidua presenza accanto al bambino di divinità minori in funzione protettiva, v. infra Prime parole e primi passi. 29 PLINIO, Naturalis Historia, VII, 15; IsrnoRo DI SIVIGLIA, Etymologiae, XI, 2, 9. 30 MACROBIO, Commentarii in Somnium Scipionis, I, 6, 71.
- 41 -
E N::-;-ro Dm,rn~ 1co
A uGE~ TI
mente. detto: parva in+antia31 e l'alt ro compreso era i 'J' tre e 1 sette anni . . Il compimento dei tre anni è infatti comunemente visto come una prima significativa svolta nella vita del bambino. Così per Quintiliano, che segue l'insegnamento di Platone32, si può cominciare ad educare la mente dei bambini solo dopo i ere anni di età. E Romolo33 vieta al paterfamilias di mettere a morte i propri figli prima del compimento dei tre anni. Sempre in età monarchica è vietato portare il lutto per la morte di bambini che non hanno ancora compiuto i tre anni3 . Perciò quando, a soli due anni di età, muore la figlia di Plutarco non si praticano le consuete libagioni, non si procede alla prolungata esposizione del corpo, né alle lamentazioni di prefiche35 . Il lutto per la morte di bambini che hanno più di ere anni durerà invece tanti mesi quanti sono gli anni che il bambino aveva compiuto quando è mono, con il limite massimo di dieci mesi come per gli adulti. Infine nelle stesse leggi augustee che accordano privilegi alle madri di ue figli, troviamo specificato il termine dei tre anni ad indicare un primo significativo periodo nella vita del bambino. Per quei bambini poi la cui vita non raggiunge neppure il primo anno di età, il lutto è addiritrura viecarn, così come è proibita la loro cremazione, poiché nulla resterebbe di esseri che non hanno ancora messo neppure i denti da lane36 . ell' età degli Antonini la durata dell'infanzia si allun-
31
o
10 MARCELLO,
De compendiosa doctrina, 532, 21.
o 10 MARCELLO, ibidem. 33 Dro IGI or ALrCAR ASSO, Antiquitates Romanae, II, 15.
32
Numa, Xll. Consolatio ad uxorem. Naturalis Historia, vn, 72; GIOVE
34 PLUTARCO,
35 PLUTARCO ,
36 PLIN10 ,
- 42 -
ALE,
Satire, xv, 131.
II . l" FAXTE
ga oltre i sette anni e tra l' infantia e la pueritia si inseriscono due età intermedie. Così il bambino fino a sette anni è detto admodum impubes (del tutto impubere), dai sette agli undici infantiae proximus (vicino alla prima infanzia) e infine dagli undici ai quattordici è definito pubertati proximus (vicino alla pubertà). Lattanzio. I bambini piccoli non parlano prima di avere i denti, come i vecchi sdentati biascicano e sembrano ricadere nell'infanzia
(De opificio Dei, l O, 13-14). Plutarco. urna regola anche i periodi di lutto in base ali' età. Per esempio, per un bambino di meno di tre anni non ci deve essere nessun lutto (Numa, XII). Varrone. Di un essere umano che parla per la prima volta si dice che
emette una parola dotata di significato; i bambini si dicono infantes prima che facciano la stessa cosa, ma quando lo fanno si dice che parlano (De Lingua latina, VI, 52).
Il bagno Nel corso di quei due o tre mesi di stretta fasciatura il bambino al momento del bagno ritrova il piacevole ricordo del caldo e umido universo del ventre materno, che gli sembrava ormai perduto (fig. 7). L'uso del bagno è discusso, così come la sua temperatura e frequenza. Si sostiene che, siccome ogni età, da quella del bambino appena nato a quella del resto dell'infanzia, dell'adolescenza e della vecchiaia, ha una sua propria costituzione, la temperatura e la frequenza del bagno debbano adeguarsi alle diverse età37 . Si crede che il sangue del neonato sia più caldo e umido di quello dei bambini che hanno raggiunto i sette
31.
37 SE ECA,
Epistulae, CXXI, 15-16. - 43 -
anni. Occorr; pertanto moderare differentemente la temperatura dell acq~a, in ogni caso sempre tiepida, tenendo . anche conto se s1 tratta di maschi o di femm·1 ne. La 1eme ~ma ~r~s:nta _infatti nd sangue maggiori caratteristiche d.1 um1d.1ta e di freddezza rispetto al maschio38 . Q~anto .:11a. frequenza si suggerisce39 di non praticare al bambino pm di un bagno al giorno per non indebolire il suo corpo. I bagni in acqua fredda sono praticati da altri popoli, quelli in acqua calda li usano frettolose nutrici che vogliono il bambino presto stanco e propenso a dormire, anche prima d.ell' arrivo della dea Cuba, invocata da mamme e nonne per conciliare il anno al piccolo nella culla posta sotto la protezione di Ctmina dea del sonno infantile40
(fig. 8).
Seneca. Ogni età ha la sua costituzione, che è diversa secondo che si tratti dell'infanzia, della pueri2ia o della vecchiaia. Tutti si adeguano alla costicuzione in cui si uovano. Il bambino è senza denti? Lui s"i adatta a questa sua situa2ione. I denti gli sono spumati? Si concilia con questa sua nuova costituzione (Epistu/.ae, XX., 15). Sorano, Bisogna fargli il bagno di giorno e mai di notte e non due o ue volte al giorno, salvo che non sia troppo sporco o che abbia la pelle irritata. ( ...}Si deve innanzitutto scegliere una stanzetta non uoppo calda, non uoppo fredda e non uoppo luminosa. La levatrice si siede e appoggia il neonato sull'asciugamano di lino steso sulle sue gambe. Gli toglie le fasce e gli spalma sul corpo dell'olio di oliva tiepido. Poi gli prende il braccio destro, mettendo la mano sinistra sotto l'ascella per fargli appoggiare il petto sull'avambraccio che lo sostiene. Si deve inclinare leggermente sulla destra e versare sul bambino dell'acqua ad una temperatura a lui gradita. ( .. .} Poi lo sdraia sulla schiena per lavargli le gambe, ti collo, il sedere e le ascelle, tutte parti dove si accumula la sporcizia e infine con il dito indice, immerso nell'acqua o nell'olio, gli fa uscire il muco dalla bocca e gli strofina dolcemente la lingua e le gengive e fa una leggera pressione sul basso ventre per provocargli la minzione ( Gynaeceia, II, 12, 1-42).
38 PsEUD0 ARlSTOTELE,
Problemi di medicina, IV, 28,880 a 13.
39 SoRANO , Gynaeceia, 2, 12, 1-42. 40 AGOSTINO, De Civitate Dei, IV, 11 .
11.
lX FA :-;TES
L'allattamento Il bambino è nato già da tre giorni, ma in questo periodo non si è alimentato con latte materno. Si è visco porgere un poppatoio, forgiato a forma di animale come un giocattolo, dal quale, con l'aiuto della dea Rumintf 1, ha assaggiato solo latte di capra o un poco di miele42• Ciò perché si ritiene che il primo latte della madre (cohstrum) possa danneggiarlo, coagulandosi e indurendosi nello stomaco come una pietra43 . La continua presenza di balie dimostra che poche matrone accettano di allattare i propri figli, malgrado le nobili parole di dissuasione di quanti denunciano l'indifferenza frettolosa con cui i genitori affidano il neonato alla prima balia che mostri di avere il latte necessario per quel momento. Madri legittime, zie materne e paterne, balie prezzolate e schiave si alternano così ad allattare i bambini senza distinguere tra i propri e gli altrui, creando tra fratelli di latte (collectanei) un vincolo di fatto, non riconosciuto dal diritto, ma tenace e duraturo 45 . Si è certi che, attraverso il latte, si fissano nell'anima del neonato le prime impressioni46, che la salute del bambino dipende da quella di chi lo allatta e che il latte trasmette al poppante somiglianze non solo fisiche, ma anche morali della persona che lo al1atta47 • Per questi motivi i medici del II secolo d.C. richiedono alle madri e alle balie che allattano particolari requisiti, secondo i costumi vigenti.
41
o venue per
Oa 13.
PLUTARCO, Quaestiones romanae, 57. Gli antichi chiamavano ruma la mammella: AGOSTINO, De Civitate Dei, IV, 11 ; VII, 11; VARRONE, De re rustica, II, 11 , 5. 42 0R!BASI0, Libri inc., III, 17, 18. 43 Pu IO, Naturalis Historia, Xl, 123; 237; XXVIII, 128. 44 GELuo, Noctes Atticae, XII, l; TACITO, Diafogus de oratoribus, II, 9. 45 PLUTARCO, Marco Porcio Catone, 20, 4. 46 SORANO, Gynaeceia. 47 GELuo, Noctes Atticae, XII, l .
- 45 -
E
~ 10 D o~tE~ 1co A t.:GE::-:TI
Poiché il la e macerno è consideraw sempre il migliore bisogna ri orrere ad un latte diverso soltanto se la madre no puo o non vuole allattare. Il rifiuto di farlo, caraner· ti o delle marrone dell alta società, è dovuco all'intento di non far i sfiorire il seno ed evitarsi un prematuro invecchiamento49 • Ma nella maggior pane dei casi è la madre ad offrire al poppante il suo latte, convinca com'è che solo così ci si sente veramente una madre5° (fig. 9). Il latte della madre o della balia è in ogni caso indubbiamente preferibile a quello animale, anche se quello di capra può sostituirlo senza danni per il poppante5 1 . Per quanto riguarda la durata dell' allanamenco corrono pareri discordi. C è chi adotta lo svezzamento dopo sei mesi, mentre alcuni medici consigliano di allattare fino ai due o ue anni52 • Sull' allanamenco artificiale non ci sono precise indicazioni delle fonti ma, a giudicare da vari confronti espressi tra il latte di capra e quello di vacca, si deve 8
ritenere che questo venisse praticato. I poppatoi che sono stati uovati dagli archeologi nelle sepolture di bambini (fig. 1O) venivano usati, secondo i medici moderni, solo durante il periodo dello svezzamenw. Sorano ricorda che i biberon sono dotati di una tettina di straccio. Dietro suo suggerimento, dopo un periodo breve O lungo di allattamento, al bambino verranno propinati bollici e pancotti53 .
48 PLINIO, 49
Naturalis Historia, xxvm, 123.
SoRANO, Gynaeceia, Il, 18.
Noctes Atticae, XII, 1. Naturalis Historia, xxvm. 123. . . . . Il 46· Rufo citato da Onbas10, Collecttonf" 52 SoRANO, Gynaeceta, , , . . . ., . XX 23 "uintiliano consiglia due annt. (lnstitutzo Oratori.. d me 1cae , · ~
50 GELLIO, 51 PLIN IO ,
I, 10, 32; 15, 16). 53
So RA o, ibidem. - 46 -
II.
hFANTE
Gellio. Aver nutrito nel proprio ventre col proprio sangue un non so che, qualcosa che non si vede e poi non nutrire col proprio latte qualcosa che si vede e che vive, un essere già umano, uno che implora la madre di fare il suo dovere? Ma credi davvero che la natura abbia dotato le donne di ubertose mammelle, quali aggraziate prominenze per un ornare il loro seno invece che per nutrire i propri figli? [ ... ] Molte di queste belle donne inaridiscono ed estinguono a loro stesso rischio quella sacra fonte del corpo di cui si nutre il genere umano e si adoperano per dirottare e indebolire il latte per paura che venga meno la bellezza e l'attrattiva del loro seno. [ ... ] E se è indegno e odioso alla pubblica opinione discruggere una vira umana che si sta formando ed animando nei suoi primi giorni, come si può pensare sia cosa diversa il privare un essere già generato e perfetto, un proprio figlio, dell'alimento del sangue che gli è proprio e consueto? (Noctes Atticae, XII, 1).
,ec~ndo i ezzamenna terrina 1 periodo mno pro-
7o!!ectiones 1 Oratoria,
Sorano. Dopo aver adagiato il neonato nella culla ben fasciato bisogna farlo riposare e non nutrirlo nei due giorni che seguono la nascita, perché è ancora scosso dal trauma della nascita ed il suo corpo è pieno del nutrimento materno ancora da digerire, salvo che l'appetito non sia già comparso. [...]Poi bisogna dargli da leccare del cibo, ma non del burro troppo pesante per il suo stomaco. [... ]Gli si può dare del miele appena corro, non quello crudo che gli causa flaurolenza, né troppo corro che è irritante. [ .. . ] Il miele che si è correttamente riscaldato gli ripulisce leggermente lo stomaco e il ventre. Bisogna spalmare dolcemente col dito la bocca del neonato facendo cadere qualche goccia di acqua tiepida addolcita con il mie-
le (Gynaeceia, II, 7, 34-69).
Il gi.orno fu.strale Il bambino esiste ormai nella realtà e nella famiglia, ma il volere del pater di associarlo alla comunità non è ancora noto alla sfera religiosa e sociale. Dal momento in cui questi lo ha riconosciuto come suo figlio comincia perciò una frenetica attesa del giorno (dies lustricus o solemnitas nominalium) 54 in cui il bambino, con un rituale
54
TERTULLIANO,
De idolatria, 16; Ulpiano, Dig., XV, 2 e XVI, 1. -4 -
E
:-;10 Do:-.1E:-;i co A t: GEè\Tl
~sai simile a q e o i una presentazione al tempioss, subisce un lavacro puriiìcat0rio (lustratio) in una cerimonia che prevede un sacrificio agli dèi56, e l'integrazione nella società del nuovo nata, attraverso l'attribuzione di un prenome che deve identificarlo nel gruppo. I giorni dell'attesa (primordia) 5 , sono otto per le bambine e nove per i maschi58 , e gli usi prevedono una serie di importanti riti59 principalmente indirizzati a Giunone e alle divinità che in questa periodo devono proteggere il bambino e alle quali nel quinto giorno dopo la nascita è stato offerto un sacrificio domestico60 . Cosl per l'intera durata del periodo che precede il giorno della purificazione alcuni personaggi in veste di tali divinità si aggirano incorno alla casa per impedire al violento dio Si1vano61 di avvicinarsi al neonato. C'è chi personifica la dea Intercidona e usa un'ascia con la quale percuote la soglia della porta di casa, chi fa la parte di Pilumnus, che, aiutato da Picumnus, per fare questo si serve di un maglio e chi infine in veste di dea
Deverra usa una scopa62 .
La durata di questa attesa si rifà all'analogo periodo in cui in epoca arcaica gli antenati dopo la morte di un familiare restavano in casa in attesa di cremarlo nell'ottavo giorno dal decesso e di seppellirlo nel nono63 . Sembra che
55 SVETONIO, Caligola, 25. 56 TERT LUANO, De idolatria,
16.
Ad Vergilii Bucolica, IV, l. Dies lustricus; MACROBIO, Saturnalia, I, 16, 36; FESTO . Ep., 120, 19; SVETONIO, Nerone, 6; AR OBIO, Adversu.s nationes, Il!.
57 SERVIO, 58 FESTO,
Qµaestiones romanae, l 02. o, De anima, 39. . 60 PLAUTO, Tructtlentus., 423. 61 SERVIO, Ad Vergilii Bucolica, IV, 62; TERTULL!Al'