I Concetti di Ankh, Ba e Ka 9791281135000


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I Concetti di Ankh, Ba e Ka
 9791281135000

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LEONA RDO PAOL O LOVA RI

I Concetti di Ankh, Ba e Ka

© Tutti i diritti riservati a Anubi Magazine Divisione Digitalsoul di Leonardo Paolo Lovari,

Partita !va: 02277550519

Sede Legale in Località Musignana 38 50022 Greve in Chianti (FI) Direttore Editoriale Paola Agnolucci www.anubi.org [email protected] I fatti e le opinioni riportate in questo libro impegnano esclusivamente l'Autore. Possono essere pubblicati nell'Opera varie informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.

2022© Impaginazione ed elaborazione grafica: Paola Agnolucci

ISBN: 9791281135000

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I concetti di Ankh, Ba e Ka

l concetti di ka, ba e akh vennero formulati per la prima volta all'interno dei Testi delle Piramidi. Questi testi sono una raccolta di formule funerarie atte alla protezione e alla rinascita del faraone nell'Aldilà. Le for­ mule rappresentano un rituale volto a per­ mettere il passaggio del defunto nel mondo oltremondano, dove si avrà la sua trasfor­ mazione in Osiride, ma permettono anche al sovrano di superare i pericoli durante il tragitto.

4

Queste formule erano inizialmente appan­ naggio del solo Faraone, ma questa esclu­ sività viene meno già alla fine dell'Antico Regno, in quanto vengono utilizzate anche nelle piramidi delle regine; nel periodo suc­ cessivo saranno adottate l'uso anche nelle tombe private. Gli incantesimi che com­ pongono i testi dovevano essere, in origine, rituali che venivano recitati dai sacerdoti lettori nel ruolo del figlio del defunto, pro­ babilmente durante il funerale.

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Ka

l rituali sono inscritti sulle pareti delle tom­ be, in modo da assicurare la loro efficacia, anche se privi di un "lettore", perché collo­ cati nella parte inaccessibile del sepolcro.

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Questo si collega strettamente alla perfor­ matività che permeava la cultura egizia, in quanto vi era la credenza che un testo scritto agisse sul reale e fosse sempre agente. Nel caso dei Testi delle Piramidi questi assu­ mono anche un carattere sacro, dato che si rapportano alle concezioni oltremondane. I testi contengono tre gruppi principali di

rituali: Rituali di Offerta (e Celebrazione), Rituale di Resurrezione e Rituale del Matti­ no. I primi sono presenti, all'interno di tutte le piramidi, sulla parete Nord della camera sepolcrale; generalmente appaiono come un unico incantesimo, sebbene in origine dovevano essere divisi in due rituali diverSI.

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Ba

8 Il Rituale dell'Offerta accompagnava i ri­ tuali atti a provvedere nutrimento al defun­ to, come la libagione. Per quanto riguarda il Rituale della Celebrazione, invece, vi era l'offerta di abiti regali e insegne reali alla statua del defunto, che in seguito veniva presentata agli dei durante una processione.

Ucijat, Ankh e Djed. Il Rituale della Resurrezione vemva m­ scritto nella parete Sud della camera se­ polcrale ed è costituito da lunghi incante-

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simi atti a far sì che lo spirito del defunto si liberare del proprio attaccamento verso il corpo e la terra, affinché potesse unirsi alle divinità. Questo rituale sembra venis­ se eseguito dopo i rituali di offerta. L'ul­ timo gruppo, ovvero il Rituale del Matti­ no, sembra legarsi alla cerimonia in cui il sovrano, in vita, veniva svegliato, vestito e nutrito.

È

stato rinvenuto solo all'inter­

no di quattro piramidi e, in tutte, associato all'Est. Nelle tombe di Teti e Pepi I, lo rin­ veniamo nel Serdab, in quella di Merenra nella parete Est dell'anticamera, mentre in quella di Pepi II nella camera sepolcrale. Ka "la forza vitale dell'uomo". Concet­ to spirituale del nutrimento, ka al plurale, kau, significava infatti nutrimento, cibo. La tomba era luogo di trasfigurazione, sakhu,

lO

nel quale in base ai riti il defunto s i trasfor­ mava in akh lo "spirito trasfigurato". La conservazione del corpo era parte essen­ ziale per l'ascensione al cielo, ove nell'e­ misfero settentrionale risiedeva l'akh che brillava insieme alle stelle "che ignorano la fatica", cioè le stelle circumpolari. L'al­ tro concetto spirituale era il "ba", la mani­ festazione animata e personale del morto, la capacità cioè di muoversi ed assumere qualsiasi forma voluta dal defunto. Il ba era spesso raffigurato come uccello a testa uma­ na. Il Ka era sempre rappresentato come un uccello con la testa umana Altri elementi della personalità umana che permettevano la sopravvivenza dell'uomo erano l'ombra, l'energia

(hekau), il cuore ed il nome.

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Rituale Apertura della Bocca

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I teologi egizi si sono serviti di soluzioni diverse per tentare di risolvere il comples­ so problema vita-morte. Teologie che, se anche alle volte diverse, erano valide sotto un determinato aspetto. I teologi non han­ no elaborato una teoria unica, rifuggendo da ogni sistematicità e proponendo invece solo "verità limitate". Nel rituale dell'aper­ tura della bocca, nella scena 71, il dio Thot annuncia a Ra che ha modellato la statua del re . . . gli ha dato il soffio della vita, gli ha aperto la bocca affinché possa divenire un akh eccellente e il suo nome possa dura­ re neli'eternità:

"Egli proteggerà le membra di colui che gli verserà l 'acqua. Egli avrà potere sul pane, potere sulla birra. Egli uscirà come

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ba vivente, egli compirà le sue trasforma­ zioni secondo il suo volere, in ciascuno dei luoghi o ve è il suo ka ". Gli egizi erano turbati dall'idea di cosa po­ tesse accadere nell'aldilà, ne troviamo te­ stimonianze sia nel "Dialogo di un dispera­ to con il suo ba" e nelle diverse versioni del "Canto dell'Arpista". In quest'ultimo testo, per la prima volta apparso nella tomba del re Antef, si legge:

"lo ho ascoltato i bei discorsi di Imhotep e di Herdedef, riferiti nelle loro parole ed in modo completo, ma dove sono mai (le loro tombe)? Le loro mura sono distrutte, le loro sedi non ci sono più, come se non fossero mai

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esistite. Nessuno è mai tornato di là, per raccontarci la propria condizione e situa­ zione, per placare il nostro cuore .finché non andremo nel luogo dove loro sono (già) andati. Quando a te rallegra il tuo cuore, per dimenticare il mio stato d'a­ nimo, è meglio per te. Segui il tuo cuore finché vivi, poni mirra sulla tua testa ... Fai in modo che la tua felicità si accresca, non è ancora stanco il tuo cuore. Segui il tuo desiderio ed il tuo godimento, agisci sulla terra come comanda il tuo cuore. (Quando) viene per te quel giorno del la­ mento, Osiride non ascolta certo il loro la­ mento, ché il loro lamento non ha mai libe­ rato il cuore di un uomo nellafossa. Passa un giorno felice e non staccartene,

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osserva, non c 'è nessuno al quale sia sta­ to concesso di prendere le sue cose con sé (nel/ 'aldilà), osserva, non c 'è nessuno che sia tornato di qua o che ritornerà di nuovo".

La Psicostasia (Pesatura del Cuore)

Per gli antichi egizi i rischi connessi alla "seconda morte" erano conseguenza della

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distruzione del corpo e dell'annullamento della personalità qualora non fossero stati eseguiti correttamente i rituali. In ciò ve­ devano un destino non solo di tormenti, ma di totale oblio. Solo la fede religiosa pote­ va aiutare l'uomo a superare i tanti ostacoli che incontravano nel difficile cammino at­ traverso il Duat, cioè il mondo sotterraneo. A partire dal Nuovo Regno si evidenzia la netta distinzione tra terra e cielo e il Duat dove l'oscurità regna sovrana ed il mondo appare a volte rovesciato, tanto che a volte si è costretti a camminare a testa in giù e dove il defunto può essere privato del suo ba. Secondo i Libri dell'Oltretomba, per il sovrano questo mondo era ostile, popolato di entità nemiche e mostri terribili. !denti-

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ficato con il dio Ra, il faraone per mezzo di formule magiche poteva superare i mol­ ti pericoli durante la notte e risorgere con il dio-sole che respingendo l'attacco del serpente Apophis, ogni giorno all'alba as­ sicurava la vittoria della vita sulla morte e deli'ordine sul caos.

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L'ALFABETO EGIZIANO E LA SUA FONETICA

In questo libro abbiamo incontrato alcuni te­ sti scritti in geroglifico, e qualche traslitterazione. Brevemente cercheremo di spiegare il meccani­ smo di quest'operazione. La scrittura geroglifica presenta solo le conso­ nanti, ignorando le vocali, come del resto la scrit­ tura araba corrente (quella letteraria le scrive). In questo modo i due sistemi si assomigliano, appar­ tenendo entrambi alla famiglia delle lingue semite e forse, in parte, a quelle africane. Ad esempio

:li /:ltp, essere soddisfatto; �vy ktb, scrivere. Probabilmente il verbo egiziano si pronuncia­ va hàtap; quello arabo si pronuncia kàtab: come si nota, mancano i segni delle vocali. La scrittura geroglifica si compone, come tutte

20

le scritture, di una serie di segni base che rappre­ sentano i suoni, come indicato nella tabella se­ guente, rappresentante l" alfabeto' egiziano come stabilito dagli egittologi. Segno l

3

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21

Fin qui tutto normale, poiché se noi vogliamo esprimere il suono ' d' scriviamo d, il greco scrive o,

l'arabo scrive ..>e l'egiziano scrive � . Quindi, sfatando un mito di mistero e di fantasie strane, gli Egiziani usavano dei loro grafemi per esprimere i suoni, né più e né meno come i vari popoli della terra. A questo punto si presenta una particolarità. Se consideriamo il termine - z, uomo e il termine - z, chiavistello, notiamo che il suono consonan­ tico è espresso alla stessa maniera. Come si faceva a distinguere il significato delle due parole (a par­ te il suono vocalico non scritto)? Dopo il fonema consonantico si poneva un segno che è stato chia­ mato 'determinativo', poiché ' determina' il vero significato di una parola. Così il segno 1 indicante il singolare, vo dell'essere umano;

-;-

0"7"

z,

-;-):{t z, presenta e ):{t determinati­ presenta il segno

1 indicante il singolare, e determinativo degli oggetti animati, e non, in legno (il grafema rap­ presenta un ramo d'albero stilizzato). Ciò come sistema base della scrittura geroglifica, senza ad­ dentrarci nella grammatica. I suoni egiziani corrispondono con una certa si0"7"

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curezza a quelli delle lingue semite, e in genere a quelli europei, ma non tutti. A causa di queste dif­ ferenze, quando si trascrive la scrittura geroglifica in caratteri latini, a determinati segni la cui trascri­ zione non corrisponde a quella europea, si asse­ gna un simbolo particolare: per questa ragione tale operazione si chiama 'traslitterazione', alla quale segue la traduzione. Va ricordato che, poiché gli scritti egiziani va­ riano di grammatica nel tempo, ogni scriba aveva il suo modo di redigere, non tutti gli scribi erano istruiti in modo perfetto e tante altre particolarità caratteristiche della scrittura geroglifica, la 'traslit­ terazione' serve a rendere un testo antico in modo ottimale, secondo le regole grammaticali deli'epo­ ca alla quale esso appartiene, e integrarne, là dove necessario, errori, dimenticanze e quant'altro. Per questa ragione facciamo notare delle ca­ ratteristiche di alcuni suoni non corrispondenti ai nostri:



3, non è una vocale. Il segno è stato parago­ nato ali'alif arabo e quindi dovrebbe pronunciarsi con una a leggermente gutturale.

23

� i, non è una vocale, così come �� ; " 1 y: en­ trambe possono assimilarsi allo yd ' arabo. �

r, è un suono simile allo rayn arabo, difficile da spiegare: una a laringale.

�;

liJ



2

w, è

un

suono simile allo wdw arabo.

h, simile all'inglese h, in hat.

l�:z, simile allo /:la ' arabo ®

b, simile allo ba ' arabo, molto raschiante gola.

m

- b, come sopra. LI�. simile al qdfarabo: una q gutturale.

'ì r), simile alla j francese. In questo modo un testo geroglifico, se neces­ sario, può essere reso solo con la traslitterazione. Qual era il suono dell'egiziano parlato? Non lo si conosce completamente, anche se sono stati compiuti studi avanzati sulla fonetica raggiungen­ do un traguardo abbastanza credibile. Il tutto si basa sulla fonetica copta, su quella dei paesi medio l

2

Il secondo segno è un'abbreviazione. Il secondo segno è un'abbreviazione.

24

orientali con i quali l'antico Egitto ebbe rapporti epistolari e in piccola parte a caratteristiche delle lingue semite antiche. L'argomento non è esaltante da descriversi in questa sede, ma basterà un esem­ pio ai fini della curiosità:

il nome del re Tut-ankh-Amon �=�t® twtJnb­ imn, 3 che significa 'immagine vivente di Amon', probabilmente si pronunciava Tawéìt-anéìkh-amim. A causa dell'incertezza della fonetica, la lettura di uno scritto egiziano è soggetta a una regola uni­ versale stabilita dall'egittologia, cioè di porre una e tra le consonanti, o anteposta alle preposizioni, e altre parti grammaticali. Così ad esempio: st)m.nf, egli ha ascoltato, si legge sejemenèf wsr, potente, si legge ùser pr.i m hwt, io esco dal santuario, si legge peri em hut. Vi sono nomi di re ai quali si applica ormai da tempo la trascrizione greca, come nel caso del re Amenofis, Thuthmose, Sesostri, ecc.; o anche nel nome di divinità, quali Amon, Osiride, Isis, Satis, Uto, ecc.

3

Il nome del dio Amon è scritto all'inizio per 'trasposizione ono­

rifid

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Detto ciò, resta da dire che la lingua egiziana, come tutti gli idiomi, si trasformò nel tempo dando origine a varianti grammaticali con annessi e con­ nessi. Ormai tutti sappiamo l'esistenza dell'Anti­ co, Medio, Nuovo e Tardo Egiziano, come i tipi di scrittura geroglifica ieratica e demotica. Ciò ha fatto nascere naturalmente la realizza­ zione di adeguate grammatiche e dizionari, a parte riviste specializzate nello studio della lingua egi­ ziana, e università italiane e straniere specializzate in egittologia. Per chi volesse avventurarsi nello studio del­ la lingua egiziana, forniamo una breve lista delle opere più importanti e basilari: GRAMMATICHE

Antico Regno

Elmar E., Altiigyptische Grammatik, 2 voll. (Roma, 1955-1964. 625 pp.; Analecta Orientalia 34/39) Allen J. P., The lnjlection ofthe Verb in the Pyra­ mid Texts (Bibliotheca Aegyptia II; Malibu: Unde­ na, 1984) Medio Regno

Gardiner A. H., Egyptian Grammar; Being an In-

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troduction to the Study of Hieroglyphs (Oxford University Press, III edizione, 1957) Allen J. P., Middle Egyptian: An Introduction to the Language and Culture of Hieroglyphs (Cam­ bridge University Press, 1999) Englund G., Midd/e Egyptian: An Introduction, II edizione, (Uppsala, 1995) Lefebvre G., Grammaire de l 'Égyptien Classique (Le Caire 1955) Nuovo Regno

Erman A., Neuéigyptische Grammatik (Leipzig: Wilhelm Engelmann, II edizione 1933) M., Korostovtsev Grammaire néo-égyptien 1973) du (Moscow, Junge F., Late Egyptian Grammar: An Introduc­ tion (traduzione di David Warburton, 200 l )4

4

ritalia è arretrata in fatto di grammatiche e dizionari egiziani,

per cui si è costretti a conoscere per lo meno l'inglese, il francese e il tedesco. Nasce qui la differenza tra gli studi degli stranieri rispet­ to a quelli nostri, a livello di sistema verbale, analisi grammaticale, ecc. Nello studio dell'antico egiziano bisogna tener conto di ciò e fare sempre riferimento alla nostra lingua con il suo sistema logico e grammaticale.

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DIZIONARI

Medio Egiziano

Faulkner R.O., A Concise Dictionary of Middle Egyptian (Oxford University Press, 1996). Tutti i periodi storici

Erman A.- Grapow H., Worterbuch der aegypti­ schen Sprache, 7 voll. Akademie-Verlag, Berlin, 1971 segg. Hannig R., Groj3es Handworterbuch ;{gyptisch­ Deutsch,(Mainz, 1995).

Aggiornamento

Meeks D., Année lexicographique, Égypte anci­ enne (3 voll., 1978-1980) Tardo Egiziano

Lesko L. H., A Dictionary of Late Egyptian (2 voll., II edizione, Providence 2007). Per le riviste specializzate l'elenco sarebbe enorme, per cui si consiglia di visitare il sito Web http://www.egyptologx_(Orum.org/ dell'Università di Chicago in cui si può trovare una nutrita serie di notizie sull'egittologia, oltre l'informazione setti­ manale via e-mail dopo iscrizione gratuita. Infine nel campo dell'informatica, come accen­ nato nella prefazione, un ottimo software per seri-

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vere in geroglifico è il JSESH di Serge Rosmor­ duc, (http://jsesh.qenherkhopesheforg!) messo a dispo­ sizione GRATIS di qualsiasi utente: il sistema è periodicamente aggiornabile e contiene un numero incalcolabile di grafemi disegnati magistralmente. Inoltre è semplice da usare e ha versatilità di com­ posizione dei geroglifici.

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LE DINASTIE DELL'ANTICO EGITTO

5

30

PRIMO PERIODO INTERMEDIO ca.

2118-198 0+25

Dinastie (eracleopolitane) IX e X ca.

1980+25

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2118-

:EDIO REGNO ca 198 +16-1769 16 - 94{\ dinastia (tebana) ca. 20 0� ca. 98 -1 166 Men ot.e p l ca - 67+ Inyote l :sehertauy

31

Ig�gi�f Ih�btep���u ote entu entu Rote ote

� H l�w� � mhe��ert e n me e rtusob� enusert menem et

Amenem et u�reanusert II Khakheperra

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184 5-18 37

SECONDO PERIODO INTERMEDIO

di�1�fitf���� 1630

XIII f h �en�mW:f\lit Sejefa§�Wekhotep II �y_�emr a:-kh e�'!.�Y !ro�MUi��ep ftTh�khemraa tiau y I KhasuNeferhòtep o � Ò�e IVKhKhaneferra ahotepra Q�� Ia ahte raV Ay eme erra liti erhetepre

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Ja. ?751�7748 l 737-173 3

g�: l���= l�2� ca. 1721-171 O

32

Swajtu,Ined, Hori, Dedu­ mose XIV dinastia ?

dinastia (Hyksos) ca. ?-ca. 1530 .•anXY�userenra ca. 1575-1540 ���� Aauserra Kh

XVI -XVII dinastia ca. ?-1540

Sebekhotep VIII,Nebir­ iau, Rahotep, Sobekemzaf I e II, Bebiankh f Nebukheperra oe� enakhtenra § e amo �� W�eperra

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�a:?-1540 ca. l ?'N-1515 AhmoseNV��P���ra�:.�J?�!�»l7 �ebpef:tira

ibi

enhote erkara utmose ierkara utmose utmose e erenra eperllatshepsut Maatkara Amenhotep II Aakhepe­ rnra ·1 hutmose IV Menkheperura

1479-1458 1425-1400 1400-1390

33

Amenhotep IIINebmaatra

1390-13 53

Amenhotep IVlAkhenaten 13 53-1336 �tit����rJN-efemeferu­ 1336-1334 ��Pe���R�etk- 1334-? �iNi�aatenlamunNebk- ?-1324 heperura Itrfec er Aya Kheperkhep- 1323-1320 eur ra Haremhab �if���= 129��it"9F92

weriamun IV Heqamaatra Kamesses es..Kamesses tepena lll].lvJlUsermaatra Sek heperenra �

1156-1150 1149-1146

34

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114 5-1139 1138 -1131 1130 ca. 1129-1111 ca. 1110-1107 ca. 1106-1077

TERZO PERIODO INTERMEDIO ca.

XXI. din��I:C�7i 076--944 Smendes Hejkheperra se- ca. l 076-1052 tPsusennes pe enre' I Aakheperra ca. l 051-1006 setepenamun Amenemmsut Neferkara ca · l88 25-993 c a. Amenemope Usermaatra _ 1002 s._etepoennamAakheperra uo. Usotk sete- 992-987 o enra Ne cerkheperra se- 98 6-ca. 968 �Iamun ca 96�-�44 itfues ��W� �epewra. mastia 9 43 -4;3. � Shoshenq eJ eperra- 94 Jsetepenra



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