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Italian Pages 405 [410] Year 2016
All’interno del perimetro urbano della capitale, il Partito comunista, il Partito socialista e il Partito d’azione, si dota¬ rono di reparti armati (i Gruppi d’Azione Patriottica
dina)
e le
Squadre
d’Azione Citta¬
che diedero vita ad
un
conflitto
asimmetrico, direttamente collegato con le forze Alleate, in grado di infliggere all’esercito nazista gravi danni strategici
pesanti perdite materiali. ogni zona della città, centinaia di azioni di guerriglia e sabotaggio vennero realizzate dai partigiani delle formazioni di Pei, PdAe Psiup lungo tutti i nove mesi di occupazione, confliggendo aper¬ e
In
tamente contro l’ordine pubblico crimi¬ nale dei nazifascisti
gestito
attraverso la
pratica militare della «guerra ai civili» fatta di rastrellamenti e deportazioni (ca¬ rabinieri, ebrei, quartieri popolari), di stragi (Pietralata, Forte Bravetta, Fosse Ardeatine, La Storta) e di “cameredi tor¬ tura”(via Tasso e le Pensioni Oltremare e
Jaccarino). La Resistenza
romana ruppe, con la
«irregolarità» propria
della
guerriglia
ur¬
bana, il monopolio della forza esercitato dalle truppe «regolari» tedesche e rap¬
presentò
il fattore
politico-militare più
portante ed incidente della storia contemporanea della città. Le otto
im¬
zone
cui i tre partiti della sinistra del CLN divisero la capitale divennero campo di battaglia accidentato e pericoloso per in
fascisti grazie alla solidarietà, al sostegno fattuale e all’appoggio ideale nazisti
e
Davide Conti
GUERRIGLIA PARTIGIANA A ROMA GAP comunisti, GAP socialisti e
SAC azioniste 1943-44
Jfk ODGADEK
A Lucia Ottobrini e Linda Bimbi, due donne che hanno scelto.
Walter Fischer (Weissbach bei Zschopau 1911- Chemnitz 1982), pittore e grafico, nel 1944 diserta dalla Wehrmacht e partecipa attivamente alla lotta partigiana nella zona di Rolo, R. E., con la 77*' Brigata SAR
In copertina, elaborazione grafica di Appuntamento nella notte, Italienisch Par¬ tisanen, 1944-45, di Walter Fischer (coll. ANPI Reggio Emilia).
© 2016 ODRADEK edizioni via
san
Quintino 35
-
s. r.
1.
00185 Roma
tei./fax 06 7045 1413 e
mail: [email protected]
ISBN 978-88-96487-58-7
-
sito Internet: www.odradek.it
Indice
9
Introduzione
49
Nota sulle fonti
PARTE I 1
2
-
-
-
IL PARTITO D’AZIONE E LA GUERRIGLIA
Riccardo Bauer, Giovanni Ricci e Fernando Levi Mortera: la visione azionista della guerriglia nella Roma occupata
L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella I zona La guerriglia ed il sabotaggio delle Squadre d’Azione Cittadina
2.1
-
11
L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella II Le Squadre d’Azione Cittadina della 11 zona nelle battaglie di Porta San Paolo e del 4 giugno 3.2 Sabotaggio e Informazione di guerra: il fulcro dell ’attività della 11 zona 3.1
67
-
della I zona
3
51
zona
80
-
82
-
4
-
L’Organizzazione Militare 4.1
4.2 4.3 5
-
-
-
-
5.2
-
-
del Partito d’Azione nella III
Lo sbandamento della III zona
e
la
sua
87
La caduta del febbraio 1944
L’attivitàmilitare
Infiltrati,
e
e
la
guerriglia
dagli
Civitacastellana
del Partito d’Azione nella IV
zona
e
95
98
99
dirigenti: suo
capo-militare 101
la rete di spie intorno al PdA
107
giudiziaria Governale: 110
esiti del processo all ’amnistia
L’Organizzazione Militare -
a
la caduta della IVzona
arresti e caduta dei
5.4- La vicenda
6.1
riorganizzazione 91
5.3 -L’arrestodi Pilo Albertelli
-
85
La III zona-bis ed i «GAP» del PdA di Montesacro- Val Melaina
la crisi della IVzona nella relazione del Giovanni Cecchetti
6
zona
fino alla Liberazione di Roma
L’Organizzazione Militare 5.1
83
del Partito d’Azione nella V
La «Banda autonoma Piras»
a
Pietralata
zona
114
122
5
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
6.2 -L’arrestodei e
7
-
capi-zona, la questione della delazione
le torture della Banda Koch
123
L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella VI La «Squadra Speciale», gli attentati dinamitardi
7.1
130
zona
-
e le «Santabarbara» nei conventi: la VI zona come sede del Centro Militare del PdA 7.2
8
9
-
-
-
Arresti
e
131
caduta della VI zona
138
L’Organizzazione Militare
del Partito d’Azione nella VII
L’Organizzazione Militare
del Partito d’Azione nella Vili
9.1
9.2
-
-
Gli arresti dei dirigenti nel novembre 1943
e
141
zona
zona
146
la caduta della Vili zona 149
La formazione «Antiochia», la «Banda Caserta» e le azioni contro i Comandi di Kesserling
PARTE II
-
IL PARTITO SOCIALISTA DI
UNITÀ
152
PROLETARIA
E LA GUERRIGLIA 1
2
3
4
-
-
-
-
Dalla rifondazione del Psiup all’8 settembre: i socialisti a Porta San Paolo I nove mesi di guerriglia socialista a Roma: una lettura dalle carte dell’Ufficio Storico del
Strutture
-
organigramma centrale dell’Organizzazione Militare del Psiupl87 I
193
-
del Partito socialista della II
Dalla liberazione dei prigionieri ai conflitti
con i
zona
-
L’Organizzazione Militare 6.1
6.2
-
-
Dagli e
6
arresti dei
Saverio Tunetti
201
del Partito socialista della III
Dalla strage di Pietralata alla nella III zona socialista
quadri
200
repartifascisti:
la guerriglia nella II zona 6
191
zona
-
L’Organizzazione Militare 5.1
171
Psiup
L’Organizzazione Militare del Partito socialista della Le azioni di guerriglia socialista nella I zona
4.1
5
e
163
guerriglia
zona
208
urbana
210
all’assassinio di Eugenio Colorni 216
Indice
I
-
L’Organizzazione Militare del Partito socialista della IV zona La guerriglia urbana nella IVzona e gli arresti dell ’aprile 1944
7.1
8
-
-
L’Organizzazione Militare del Partito 8.1 La guerriglia della Vzona
socialista della V
zona
-
del Partito socialista della VI
L’Organizzazione Militare 9.1
-
Dall ’8settembre alla caduta del la guerriglia nella VI zona
marzo
-
zona
II
232
zona
236
-
L’Organizzazione Militare del Partito socialista Dall ’opposizionepopolare al fascismo al rastrellamento punitivo del Quadraro: la «guerriglia di massa» della Vili zona. 11.2 Le perdite tra guerriglia e rastrellamenti
-
11.1
228
230
L’Organizzazione Militare del Partito socialista della VII Dagli scontri armati agli attentati ai treni nazisti: la guerriglia socialista nella VII zona
10.1
224
1944:
9.2-11 «maledetto marzo»: dalla caduta della VI zona alle stragi alle Ardeatine e La Storta 10
220
227
-
9
218
della Vili
237
zona
244
-
246
-
11.3
-
ed il profüo «di massa» dell 'organizzazione clandestina della Vili zona socialista
253
Composizione, identità, arresti e azione delle cellule «modello GAP» del Psiup nella Vili zona
256
Appendice: La smobilitazione, i dati della
delle
Brigate
Matteotti
PARTE III
a
-
guerriglia
Roma
e
socialista
e
l’organigramma
nell’Italia centrale.
259
I GRUPPI D’AZIONE PATRIOTTICA
DEL PARTITO COMUNISTA
Prologo: 1 2
-
-
estate
1941, i giovani gappisti prima dei GAP dell’8 settembre
I comunisti, il crollo del fascismo
e
Dall’ideadello «scontro risolutivo»
all’obbligo della
la
vigilia
«lunga guerriglia»
267 268 272
7
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
3
4
5 6
7 8
-
-
-
-
-
-
Dalla divisione in otto zone alla nascita dei GAP centrali: la riorganizzazione «di massa» del Pei ed i primi passi della guerriglia comunista a Roma
276
«Audacia, audacia, sempre audacia»: l’iniziodifficile della guerriglia comunista
290
a
Roma
La fine del 1943: i GAP all’attacco Lo sbarco di Anzio
e
lo
scioglimento
Gli arresti, la prima «caduta» dei GAP
304
dei GAP
e
il
piano d’assalto a
317 via Tasso
322
Da Teresa Gullace alle Fosse Ardeatine: crimini nazisti e
guerriglia partigiana
9-11 tradimento di Guglielmo Blasi e la seconda «caduta» dei GAP: la fine della guerriglia urbana e la mancata insurrezione della capitale
332
348
Appendice:
8
1 gappisti dopo i GAP. Processi, Guerra Fredda e medaglie: un’eredità ingombrante per l’Italia post-fascista
367
Indice dei nomi
387
Introduzione
Affrontare il
tema della Resistenza antifascista a Roma, e specifica¬ questione della guerriglia urbana nella capitale, pone di fronte a due tipi di necessità: quella della ricostruzione fattuale degli eventi del «mito» e quella della critica storica del mito stesso. Le «narrazioni» della lotta armata partigiana organizzate da un lato tamente la
sulla struttura istituzionale della retorica celebrativa contestazione di
dall’altro sulla
professa pressione lizzazione dello studio e del dibattito nello spazio pubblico di un feno¬ meno, quello della guerriglia urbana, per sua natura asimmetrico, corso
degli anni,
legittimità
e
«l’altra storia» hanno, nel convergente alla margina-
di chi
determinato
una
eterodosso, multiforme eppure progressivamente sempre più centrale nell’età contemporanea. La guerriglia urbana del 1943-45 si configura come espressione interna di
un
conflitto intrinsecamente
1939-1945
e
la
problematica
legato
alla «guerra totale» combattuta nel sua «narrazione» e trasmissione
relativa alla
nella società nazionale italiana si connette
con
la memoria
pubblica
lace¬
rante della guerra civile tra partigiani e saioini e della «guerra ai civili» militarmente disposta dai nazifascisti nei territori occupati. In questo qua¬ dro la natura della
ciale
a)
e
guerriglia
militare di Roma
la
fuga
in rapporto al contesto storico, politico, so¬ caratterizzata da alcuni fattori peculiari:
venne
della monarchia sabauda l’8 settembre 1943, la
guente eclissi del potere politico-istituzionale
e
conse¬
l’abbandono della po¬
polazione civile all’occupazione nazista; b) la battaglia per Roma delle giornate 9-10 settembre che anziché risolversi, come sperato dai partiti antifascisti, in un «urto definitivo» i tedeschi si rivela una testimonianza storicamente essenziale ma
con
politicamente non incidente sui destini della capitale; c) l’occupazione tedesca della città e rimpianto delle misure militari naziste di controllo dell’ordine pubblico caratterizzate da deportazioni, stragi e fame; d) la presenza del Vaticano come unico potere politico-istituzionale rimasto nella capitale.
9
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Questi fattori nistica definita
si collocavano, inoltre, entro una conformazione urba¬ misura identitaria precipuamente perseguita dal
su una
regime fascista: tale adattamento aveva un aspetto sociale (creazione di una città amministrativa priva di classe operaia organizzata che potesse disturbare l’esercizio del potere su scala nazionale e locale); un aspetto politico-urbanistico (rafforzamento di de¬ terminati gruppi professionali fedeli al regime, sistemazione delle classi meno abbienti nelle borgate periferiche, costruzione degli edifici secondo lo stile «ro¬ mano») e un aspetto ideologico (diffusione, specialmente tra i giovani, del mito
di Roma «faro di luce per tutte le genti»).1
Roma, in sostanza,
non era un centro
omogeneo né un’area caratte¬
composizione di classe di natura operaia fortemente de¬ finita come erano invece le grandi città del nord industriale di Genova, Torino e Milano. Questo assetto urbano determinò in maniera signifi¬ cativa anche la formazione, la diffusione (più o meno ampia) nonché la forma e la tipologia di guerriglia che si svilupparono nelle diverse aree e zone della capitale: rizzata da
una
C’è una Roma del centro in cui apparentemente nulla è mutato [...] una Roma dei quartieri popolari, da Trastevere all’Esquilino, in cui sono evidenti i segni della vitalità clandestina [...] e infine la Roma assurda delle borgate [...] in cui fermenta uno spirito di ribellione simile a quello che s’era manifestato nelle Quat¬ tro Giornate napoletane. Le borgate di Tor Pignattara, Centocelle, Quadraro,
Quarticciolo, Gordiani, Giardinetti minacciano le vie di comunicazione della ca¬ pitale e sono in stato di assedio permanente [...] le prime razzie fasciste vengono respinte
a
furor di
popolo.2
La seconda guerra mondiale,
con il suo correlato di guerra civile eu¬ in attraversò modalità trasversale Stati e comunità dividendo su ropea, base valoriale i popoli all’intemo delle stesse società nazionali.
L’Europa degli anni ’40 divenne, dunque, campo conflittuale totale all’internodel quale si fronteggiarono schieramenti e apparati ideologici militarizzati.
1
:
10
G.Caputo, Problemi e documenti della Resistenza romana, L’Europa Letteraria, Roma, R.Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1970, p. 236.
1966, p. 4.
Introduzione
In Francia i Franc-tireurs et
partisans (FTP) rappresentarono
il nucleo
d’origine entro cui si formarono non solo i combattenti francesi ma quei dirigenti antifascisti italiani, diversi dei quali già reduci dall’esperienza della guerra civile in Spagna, che furono poi in grado di tradurre sul piano nazionale interno un’esperienza di lotta armata di carattere e natura europei che nel nostro Paese non aveva precedenti storici.31 timori, le difficoltà organizzative, le remore umane dei mili¬ tanti nonché i limiti e le criticità politico-militari assunsero la signifianche
canza
di nodi centrali che costitutivo dei
patrimonio reparti della guerriglia Di
una
volta sciolti in Francia divennero
principi organizzativi
urbana italiana
e
e
di combattimento dei
di Roma:
giovane ma rotto alle esperienze illegali, era avanti a noi, piccolo tavolino di vimini, in un sottoscala eletto ad ufficio di Partito e parlava col suo furore umano. [...] «anche in Francia andava così: un’or¬ ganizzazione vasta, dopo l’invasione tedesca si va sfasciando perché non trova il modo di vivere con compiti precisi e praticamente vive nella più piena illega¬ lità». Alcuni compagni responsabili vanno a colloquio con i dirigenti e dicono nuovo il compagno
seduto dietro
un
sempre che non va, che nessuno vuol combattere davvero, che tutto si sfascerà. Ma questo non è vero: è soltanto un modo istintivo di quegli stessi compagni re¬ sponsabili per non porre prima d’ogni altro sé stessi davanti alla necessità di get¬ tare il dado una volta per tutte. (Così eravamo anche noi mentre parlavamo col compagno giovane
in Francia
ma consumato
un compagno russo, un
alle esperienze illegali). A un certo punto arriva funzionario molto qualificato. La prima volta
che gli fanno il discorso del non va, nessuno ha voglia di fare sul serio egli prende con sé l’interlocutoree gli dice «io ho una bomba. Stasera andiamo insieme io e te
a
metterla sotto il muso dei tedeschi». È tutto mutato. All’interlocutore si di¬
struggono gli ultimi inceppi. La sera il colpo è fatto. Riesce in pieno. A Marsiglia comincia una nuova vita di combattimento clandestino: e i tedeschi in breve tempo si vedranno circondati di guerra partigiana: attentati, sabotaggi, terrore, giustizia popolare in tutta la Francia. Anche a Roma questo incominciò (non ter¬
minava la lettera della Direzione del Pei ai compagni romani
con le
parole di
Danton «audacia, audacia, sempre audacia»?).4 Il numero, la continuità, la forma
guerriglia
urbana francese dei FTP
la
metodologia militare della rappresentò un terreno materiale di e
3
S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano
4
«L’Unità» 16 luglio 1944, "Storia eroica dei GAP
e
Resistenza, Einaudi, Torino, 2014, pp. 32-33. "
di Antonello Trombadori «Giacomo».
11
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
formazione che determinò in mata
nelle città italiane ed in
larga parte caratteri e profili particolare nella capitale:
della lotta
Furono, nell’inverno ’42-’43,settimane di intensa attività nelle quali si
ar¬
vennero
gli ani¬ matori dei GAP [...] l’esperienza di lotta armata vissuta a Marsiglia fu molto im¬ portante per gli sviluppi futuri della guerra partigiana in Italia. [...] molte azioni condotte a Roma dai GAP sono state la replica dei modelli marsigliesi.5 formando militanti che porteranno in Italia questa esperienza
e saranno
Proprio nell’inverno 1942-43 si verificò un’intensificazione del lume di fuoco
e
della
capacità operativa
di
vo¬
dei FTP in tutta
sabotaggio
la Francia. A Lille
ricreativo per i soldati tedeschi viene attaccato con lancio di granate provocando la morte di sei militari. In un altro at¬ tacco ad uno stabilimento tedesco in rue Bethune vengono uccisi 15 soldati
e
uno
spazio
rimangono feriti. Gestapo viene ucciso ad Avion mentre a Maubeuge è
20
Un agente della
Sailly,
tre
tensione elettrica. A Caruin nate
e
rimangono
Bassée, cinque tedeschi
a
abbattuto
un
brothel viene attaccato
pilone
a
dell’alta
lancio di gra¬ uccisi due ufficiali tedeschi. Diversi sabotaggi di fili un
dell’alta tensione, di linee telefoniche fabbriche vengono
regolarmente
e
impianti
effettuati
a
con
d’illuminazione delle
Valenciennes, Louvroil,
Maubeuge-Aunoye. A Falaise vengono
foniche
e sono
tagliati
i fili sotterranei delle comunicazioni tele¬
effettuate distruzioni di
depositi
di
esplosivi,
uccisioni
di ufficiali tedeschi, posa di mine sotto i treni nazisti (che provocano la distruzione dei vagoni e la morte dei soldati trasportati), attacchi alle
auto tedesche in transito nelle vie AToul nate;
a
sono
colpiti
principali.
distaccamenti militari tedeschi
Homicourt viene fatta
esplodere
una
con
mina sotto
un
lancio di gra¬ mezzo di tra¬
sporto tedesco con morti e feriti tra i soldati. A Pompey con un attentato dinamitardo viene dato fuoco ad
lone, cinque
auto tedesche e una locomotiva sono
l’azione provoca 78 morti tedeschi in
5
12
G.Amendola, Lettere
a
maggioranza
un
pi¬
gettate nel fiume ufficiali.
Milano, Editori Riuniti, Roma, 1976, pp. 60-62.
e
Introduzione
A Chatellerault in un attacco ad un distaccamento tedesco vengono
cinque militari; ad Angers un lancio di granate in un bar causa la morte di 15 tedeschi; a Bouger due agenti della Gestapo vengono uccisi; a Nantes sono eliminate due spie; a Lorient viene dato fuoco ad un ri¬ uccisi
provocando la morte di otto tedeschi; a Morlaix il comando Legione tedesca insediato in un hotel viene attaccato; a Brest in
storante
della
cinema tedesco vengono eliminati 6 soldati; a ST. Brieuc un ristorate viene dato alle fiamme e 5 soldati tedeschi sono uccisi; a Mans viene un
fatta esplodere una bomba in un luogo di ritrovo tedesco provocando diversi morti; a Parigi numerosi distaccamenti ed edifici occupati dai
nazisti vengono attaccati con lancio di granate in diverse zone e vie della città; a Grenoble è attaccato con bombe a mano un bar frequentato da fascisti italiani; a Marsiglia vengono lanciate granate contro ufficiali tedeschi all’ingresso del Grand Hotel in Boulevard Garibaldi con un tedesco che rimane ucciso ed altri ufficiali gravemente feriti. In tutte le città vengono fatti deragliare treni, sabotate linee di co¬
capitano
municazione La
bruciati garage e stabilimenti tedeschi.6 guerriglia urbana organizzata a Roma dai tre partiti della sinistra e
(Pci-Psiup-PdA) del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) prese origine, soprattutto da parte comunista, dall’esperienza francese.7 Tuttavia la lotta armata urbana italiana mantenne un suo tratto speci¬ fico, definendo una sua peculiare adattabilità alla disposizione militare
6
Le azioni della guerriglia francese contro le truppe tedesche sono riportate nel Comunicato n. 20 (FTP) 8-20 gennaio 1943 pubblicato in W.J.Pomeroy (a cura di). Guerrilla, Warfare and Marxism, International Publisher, New York. 1968, pp. 155-157. [Ndr: testo in lingua inglese tra¬ dotto in sintesi da chi scrive. La presente esposizione non riporta nel dettaglio l’elenco completo
presentato nel documento dei FTP.] 7
Fernand Grenier (combattente dei Francs-Tireurs et Partisans Français che operò durante la Resistenza in collegamento con i Comandi Alleati) ha ricostruito struttura, organizzazione, compiti ed azioni dei FTP. I FTP erano composti da squadre, distaccamenti e compagnie, organizzandosi poi progressi¬ vamente in battaglioni. Ogni squadra era formata da sette membri alla cui guida erano posti: a) un responsabile dell’equipaggiamento che aveva il compito di procurare armi, munizioni ed esplosivi da utilizzare nell’ambito del sabotaggio delle linee ferroviarie, dei carri merci, delle linee telefoniche e degli impianti di energia elettrica. b) un responsabile del lavoro informativo con il compito di raccogliere notizie su persone, fer¬ rovie, impianti elettrici, comandi e caserme di polizia e truppe speciali.
13
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
che le
era
necessaria ed alla conformazione storica del contesto in cui si
quest’ottica anche il caso italiano mantiene il senso della non individuabilità di un paradigma unico della guerriglia al quale poter conferire aprioristicamente validità assoluta, per cui essa viene concepita e concretamente realizzata secondo una logica flessibile regolata in base alle condizioni date in un determinato Stato, contesto, società, popolo nonché alle specifiche caratteristiche politiche, economiche e sociali. sviluppò.
In
La guerriglia anti-nazista, in ultima istanza, nella sua manifestazione materiale coniuga la ricerca in atto e «l’espressione di una ragione», ri¬
compositi di un processo politico in corso. All’intemo stesso dei partiti antifascisti (vale a dire dei soggetti or¬ ganizzativi che concretarono la lotta armata in città) le singole eredità storico-politiche e le varie matrici culturali disegnarono profili identitari diversi nello scenario della guerriglia urbana a Roma durante i 271 giorni di occupazione nazista della città. Per conto degli azionisti fu il responsabile militare del PdA a Roma, flettendo
gli
elementi
Riccardo Bauer, ad indicare la centralità del principio della «irregola¬ rità» della lotta clandestina come la base d’intervento e pianificazione
quella guerriglia che si sarebbe dovuta sviluppare in città contro un esercito «regolare» come quello tedesco. All’interno di questa traspo¬ sizione del piano del conflitto Bauer e gli azionisti sottolinearono la ne¬ cessità di una marginalizzazione della vecchia nomenclatura del regio esercito e la parallela costruzione di una misura politico-militare (in¬ carnata dalle costituende seppur ancora gracili reti dei partiti antifasci¬ sti) di carattere asimmetrico svincolata dagli ordini gerarchici dei generali del ventennio fascista: di
Per ragioni di sicurezza e compartimentazione ogni squadra era divisa in due gruppi di tre ele¬ menti ciascuno in modo da evitare la conoscenza dell’identità reciproca da parte dei membri dei FTP. Tre squadre componevano un distaccamento all’intemo del quale operava, insieme con i re¬ sponsabili militari, un commissario politico. Ogni distaccamento presente in una regione veniva posto sotto il comando del Comitato militare regionale e nel caso operassero tre distaccamenti in una sola regione il Comitato militare regionale provvedeva ad organizzare una compagnia la cui guida era affidata ad un comandante, ad un commissario politico e ad un tecnico operativo nel campo dell’informazionee dei collegamenti. 11 Comitato militare regionale coordinava le proprie attività attraverso il Comitato interregionale a sua volta facente capo al Comando nazionale. Cfr. F.Grenier, «French Partisans in World War 11» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 154-155. [Ndr: testo in lingua inglese tradotto in sintesi da chi scrive.]
14
Introduzione
Appena arrivato [a Roma] [...] il primo compito che dovetti affrontare fu quello di partecipare alla Giunta Militare del Comitato di Liberazione Nazionale. [...] allibii quando li sentii proporre e approvare l’idea di affidare ad un generale il comando unitario delle forze popolari che andavano armandosi clandestinamente. Roma era piena di ufficiali superiori che essendo stati incapaci di opporre ai te¬
dignitosa resistenza con le truppe di cui disponevano [...] si erano [...] lo ero ben conscio che la loro pur sempre tanto modesta tec¬ nica militare ben poco servisse in un campo nel quale a forze militari perfetta¬ mente inquadrate solo si poteva opporre astuzia e agilità di movimento operando di sorpresa per poi scomparire. Solo una tecnica rivoluzionaria non napoleonica poteva dare qualche frutto: fatta di iniziativa, di audacia, di mobilità, di decen¬ tramento della organizzazione e del comando, non certo uno schieramento orga¬ nico quale poteva essere concepito dal cervello di un generale. [...] Inoltre non deschi
una
imboscati.
-
-
potevo ammettere che delle formazioni politiche fossero valutate e portate a noscenza di un relitto dell’esercito fascista. [...] Amendola, Pertini ed io
co¬ av¬
feconda consuetudine, quella cioè di trovarci la sera, dopo il coprifuoco [...] non mi fu difficile riprendere con loro [...] la questione che era stata posta nella Giunta portandoli a riconoscere la inopportunità della soluzione viammo
che [...]
una
era stata avanzata
Quello di
Bauer ad
dai liberali
una
e
dai democristiani.8
«tecnica rivoluzionaria
non
napoleonica»
fu
al conflitto tra l’esercito regolare francese di Na¬
richiamo esplicito poleone ed i piccoli gruppi di guerriglia locale delle formazioni spa¬ gnole durante l’occupazione della penisola iberica del 1808.9 D’altrocanto il retaggio e l’eredità politico-culturale azionista affon¬ davano le radici nelle esperienze storiche concrete e nelle elaborazioni strategico-militari dello stesso ’800 risorgimentale italiano. un
Aveva scritto nel 1833 Mazzini nel
suo
celebre Della guerra d'insur¬
rezione conveniente in Italia: In due modi si combatte un nemico: o adottando ordini conformi a quei che per lui s’adoprano o adottandoli diversi. [...] perché valga il secondo, è d’uopo che i metodi di guerra adottati siano non solo diversi, ma direttamente contrari agli usati dal nemico, tali che ne annullino o scemino l’efficacia, tali che le forze nemiche
8
R.Bauer, Quello che ho fatto. Trent 'anni di lotte
e
di ricordi, Cassa di Risparmio delle pro-
vincie lombarde, edizioni Laterza, Roma-Bari, 1986, pp. 150-152. 9 C.Schmitt, Teoria del partigiano. Integrazione al concetto del politico, Adelphi, Milano, 2005, pp. 13-16.
15
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
distruggerli. [...] Nel sistema di guerra in oggi general¬ mente adottato dalle potenze europee, le masse e le artiglierie fanno legge. [...] possiamo noi insorgendo adottare un sistema siffatto, reggere l’urto del nemico, si adattino difficilmente a
riurtarlo con altrettanta forza, e ricacciarlo oltre le Alpi? No, non
possiamo.10
Su questa rivendicata radice d’origine si innestò nella matrice azio¬ nista un impianto politico influenzato sia dalla natura contemporanea della seconda guerra mondiale sia dal processo stesso di formazione del PdA in Italia, dopo la caduta del regime fascista, con l’ingresso nella dorsale del
partito
della componente di «Giustizia
e
Libertà»:
l’altrofatto
nuovo che, nei quarantacinque giorni, intervenne a modificare in pro¬ fondità la fisionomia del personale politico azionista fu il ritorno alla politica attiva dei militanti giellisti. L’equazione giellismo=PdA, sulla quale allora insisteva
Lussu
forzatura: La Malfa, Parri, Tino, tutti i protagonisti della fase costi¬ la continuità con GL avevano sempre insistito sulla necessità rivendicando tuente, era una
del superamento di quell’esperienza. [...] il rilievo non investiva personaggi come Fancello o Bauer ma era riferito, in particolare, a Lussu.11
Proprio
Emilio Lussu nella
Svizzera nel 1936
critico di fondo di
sua
Teoria dell’insurrezione, scritta in
in Francia,
pubblicata all’impianto teorico e
e
aveva
pratico
sviluppato
un
esercizio
mazziniano della guerra
guerriglia: Nel suo scritto della guerra d’insurrezioneconveniente all ’Italia, che è del 1833, che fa seguire dalle Istruzioni per le bande nazionali, egli [Mazzini] aveva tentato di fissare dei principi. Ma i presupposti da cui partiva non erano esatti e tutta la costruzione ne rimaneva viziata. [... ] Egli credeva nelle bande [... ] Le Istruzioni per le bande nazionali, sono un’opera tecnica. Esse si ispirano allo scritto di Carlo Bianco, stampato in Francia nel 1830. Si tratta dello stesso Bianco, generale nella spedizione di Savoia. Le bande sono le avanguardie armate, i precursori della nazione, che la chiamano ad insorgere. Sono i primi nuclei del futuro eser¬ cito nazionale. [...] Dopo quegli scritti, Mazzini non si occupò più di teorizzare sull’insurrezione [...] la spedizione di Savoia fu il suo primo grande esperimento. Essa dal punto di vista militare fu un vero disastro.12
10 G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, (scritto nel 1833) ristampa del 1849, S.I., p. 10.
16
11
G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, Utet, Milano, 2006, pp. 70-72.
12
E.Lussu, Teoria dell'insurrezione, De Carlo editore, Roma, 1950, pp. 47-55.
Introduzione
Un’eterodossia
analitica, quella del politico sardo, che
assunse un
significativo perché introdusse dall’interno del campo culturale azionista elementi di giudizio e considerazioni, sull’esperienza mazziniana della guerra per bande, che erano state proprie della tradi¬ zione politica del socialismo sia utopistico che scientifico: anche
carattere
Mazzini, contrariamente a Engels, Blanqui
Lenin,
particolare politico. [...] passione Militarmente, fu un miscuglio di errori imperdonabili. Le stesse deficienze nella tecnica dell’organizzazione si riscontreranno in tutti i successivi tentativi diretti da Mazzini. La preparazione vi è sempre insufficiente, con la costante speranza che il popolo corregga, con il suo intervento, le manchevolezze delle avanguardie audaci. Ma il popolo non è una macchina automatica che scatti a volontà. [...] l’avanguar¬ per l’artemilitare.
e a
non aveva nessuna
la spedizione in Savoia ebbe un alto valore
dia armata che inizia l’insurrezione deve essere reale
immaginaria.11
e non
Tuttavia le condizioni storiche materiali determinatesi
con
l’armistizio
dell’8 settembre 1943 posero il Partito d’Azione, così come il Pei e il Psiup, di fronte a problematiche di struttura e a limiti oggettivi che fecero emergere una realtà in cui da un lato l’ipotizzato nesso unitario tra esercito regio svincolato dal fascismo e insurrezione popolare anti-tedesca trovò un
riscontro minoritario nelle
giornate dell’armistizio; dall’altro una
dif¬
ficoltà concreta (anche sul piano strettamente culturale e politico-teorico) ad organizzare una misura di lotta armata immediatamente «non conven¬ zionale» per rispondere all’occupazione nazista della capitale. Alla base del concetto stesso della Guerra di Liberazione rappresentato per parte -
azionista dalla formule
mazziniane13 14-
vi
era
l’ideadi
una
battaglia diretta,
definitivo» contro l’esercitodella Wehrmacht, in una pro¬ iezione storica e politico-militare rivolta alle insurrezioni risorgimentali
«un urto
più che Nella
finale
al
nuovo contesto
cronaca di
le 5 giornate»
13
e
-
della guerra totale
quelle giornate
e
della
tornavano reminiscenze
guerriglia partigiana:
risorgimentali
-
«rifare
alimentate da appassionati riferimenti alla stessa tradizione del
Ivi.
«Ogni guerra d’indipendenza ha da porre in moto, ad ottenere un trionfo, due elementi; il e l’irregolare, nucleo d’esercito e l’insurrezione. All’esercito provvede lo Stato all’insur¬ rezione il popolo». G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit. Introduzione alla ristampa del 1849. 14
regolare
17
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
volontariato
garibaldino
e
ripetendone, quindi, anche una complessiva subalter¬ popolo, popolo ed esercito affermava un
nità all’esercitodinastico: «Esercito e
volantino azionista del 9 settembre
-
-
1 cittadini debbono aiutare l’esercito col
sorreggerlo con il loro affetto, segnalargli le mete comuni della libertà. L’esercito sappia che ha dietro di sé, come unico blocco, il popolo italiano che
braccio,
vede in lui lo scudo del paese in quest’ora decisiva». [...] a Roma [...] nei com¬ battimenti che infuriarono fino al pomeriggio del 10 settembre, cadde l’azionista
Raffaele Persichetti, quasi il simbolo di un intervento costretto alla testimonianza all’olocausto individuale per rompere una cappa soffocante di immobilismo,
e
sprovvedutezza e viltà.15
giornate dell’8-10 settembre 1943, con lo sbando del regio esercito e l’occupazione tedesca del Paese, obbligarono l’antifa¬ scismo ad un ripensamento complessivo dell’azione armata. In contesti cittadini come quello di Roma questo aggiornamento assunse la forma della guerriglia urbana che finì, dunque, per configurarsi come Gli esiti delle
fattore di mutamento delle strutture storiche dei partiti contribuendo organi e sistemi di azione politica che concorsero a de¬
un
alla costituzione di terminare caratteri
e
peculiarità della Guerra
di Liberazione in Italia:
Bisogna esaminare con spirito critico le affermazioni secondo cui la guerra parti¬ giana disorganizza il movimento. Ogni nuova forma di lotta, accompagnata da nuovi pericoli e da nuovi sacrifici, «disorganizza» inevitabilmente le organizza¬ zioni che non vi sono preparate. Il passaggio all’agitazione ha disorganizzato i no¬ stri vecchi circoli di propagandisti. In seguito, il passaggio alle dimostrazioni ha disorganizzato i nostri comitati. In qualsiasi guerra ogni azione introduce
una certa
disorganizzazione nelle fila dei combattenti, ma non bisogna dedurne che non bi¬ sogna combattere. Bisogna dedurne che si deve imparare a combattere. E basta.16 I
partiti
antifascisti nel
quadro
di
questi
mutamenti in itinere
e
dopo
la presa d’attodi come l’idea originaria dello «scontro risolutivo»17 con i tedeschi fosse venuta meno col farsi concreto della storia, avviarono nel Paese,
e
in condizioni
particolari
a
Roma, questo complesso pro-
15
G.De Luna, Storia del Partito d‘Azione, cit., pp. 76-77. V.I.Lenin scritto apparso su «Proletari», n. 5, 30 settembre 1906 ora in Id., Opere complete, vol. XI, pp. 194-204, Editori Riuniti, Roma, 1962. 16
17
Sull’ideadello «scontro risolutivo» immaginato da tutti i partiti antifascisti vedi la testimo¬ nianza di Antonello Trombadori in «L’Unità», 7 giugno 1980, L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazisti, di Arminio Savioli.
18
Introduzione
cesso di trasformazione pur mantenendo al loro interno forme
zative visibilmente distinte
riguardo
la lotta clandestina nella
organiz¬ capitale:
GL in particolare, aveva operato [...] considerando in alternativa solo progetti insurrezionali legati all’ipotesi della «presa del potere» o, comunque, del rove¬ sciamento di
un
regime intero, privi di soluzioni operative per
una lotta contro
di occupazione; e, successivamente, da parte dei protagonisti della fase costituente del PdA, era stata scarsa l’attenzione prestata ai modelli di guerra
un esercito
partigiana effettivamente realizzati nel contesto del secondo conflitto mondiale. [...] solo attraverso un faticoso intreccio tra le istituzioni politico-militari del¬ l’antifascismo organizzato, la spontaneità del movimento partigiano e le condi¬
zioni oggettive in cui l’originalità e
la
esso
si sviluppò concretamente, finì col delinearsi
specificità dell’esperienza della Resistenza italiana.18
L’eredità storico-politica dell’azionismo, che vedeva la guerra di po¬ polo
come
il PdA
a
elemento insieme spontaneo ed educativo delle masse, portò a dare una forma organizzativa alla propria guerriglia
Roma
urbana ed alla
propria struttura clandestina incline ad una integrazione organica politica e ambito militare che invece i comunisti man¬ tennero rigorosamente distinte distaccando completamente i GAP cen¬ trali dal resto dell’organizzazione armata di massa. Giovanni Ricci, uno dei principali responsabili militari del Partito d’Azione nella capitale, ha scritto: tra sfera
gennaio l’organizzazione procede col ritmo più intenso sia nel politico. Ed è forse questo uno dei meriti maggiori del Partito d’Azione, di aver voluto sempre mantenere il più intimo contatto pos¬ Fra dicembre
e
campo militare che in quello
d’azione, dando anche all’attività militare, pur coi gravi ri¬ schi che questa importava, uno spirito di solidarietà e comprensione reciproca
sibile tra le due sfere
fra capi e gregari che un sistema più rigido non avrebbe permesso. La disciplina nasceva spontanea dal comune lavoro.19
spontaneità della guerra di popolo ed alla convinzione delle capacità politicamente educative insite all’intemo dell’esperienza della guerra per bande, traeva origine dalla radice mazziniana che il PdA mantenne come dote storica e politico-culturale: Il richiamo alla
18 19
I,
n.
G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, cit., p. 77.
G.Ricci, Azioni del Partito d Azione in «Mercurio. Mensile di politica 4, dicembre 1944, p. 260.
arte e
scienza»,
anno
19
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
popolo libero verrà agli italiani da questa [...] perché in questa guerra per bande gli animi s’educano singolarmente all’indipendenza e a quella vita attiva, potente che fa grandi i popoli. E quando ogni Italiano avrà una eredità di memorie da difendere e trasmettere ai figli [...] quando i nostri monti saranno sacri per fossa dei forti miste all’ossa del barbaro chi ardirà violarli quei monti? O Italiani!, guardate alle vostre montagne; perché su quelle stanno forza e vittoria immancabile. Guardate alle vostre montagne, perché là nelle rapide e prolungate evoluzioni delle vostre bande, nella catena di guerra che voi formerete, sta il E potenza e fiducia ed educazione di
guerra
germe della fratellanza futura.20
Questa impostazione segnerà
problematiche e destini e
comunista
a
non
profonde differenze ma anche strutture della guerriglia azionista
solo
diversi per le
Roma:
e rapporti con esponenti degli altri partiti dei rischi presentava grossi cospirativi, in quanto non si poteva esercitare sugli
l’intreccio fra attività di partito [il Pei]
altri il controllo che veniva osservato nella nostra attività di partito. Infatti i rischi maggiori venivano dai contatti con i rappresentanti degli altri partiti, colpiti da serie di arresti fin dalle prime settimane: Pertini e Saragat in ottobre, Leone Ginzburg, Manlio Rossi Doria, Stefano Siglienti in novembre.21 una
Tuttavia se da un lato l’intreccio tra sfera
nerà
politica
e
indebolimento della forma clandestina delle
militare determi¬
del PdA, favorendo una loro repressione più rapida e dura da parte della polizia politica fascista, dall’altro rimpianto di netta separazione del gappismo un
squadre
dell’organizzazione del Pei porterà come ve¬ all’emersione di altre e non meno complesse contraddizioni.
comunista dal resto dremo
-
-
In seno all’antifascismo, tuttavia, la questione della «spontaneità» nella guerra di popolo non ebbe una matrice unicamente azionista pre¬ sentandosi
come
elemento interno anche
socialiste che trovarono in
Eugenio
a
quelle
Colomi
un
correnti di
esponente
pensiero
certamente
significativo. Muovendo dalla base concettuale caratterizzata dal rapporto conflit¬ «ragione critica e fede morale» secondo Norberto Bobbio
tuale tra
20 21
20
-
G.Mazzini. Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit., p. 38. G.Amendola, op. cit., pp. 174-175.
-
Introduzione
«per un uomo come Colomi la
che da
una
dottrina
o
da
una
politica
è azione ed è azione
concezione
generale
guidata, più
della società, da
una
scelta etica».2223Colomi, che fu nello stesso tempo intellettuale, dirigente del partito socialista e uomo d’azione nella rete clandestina della Resi¬
stenza
Roma, già nel 1937 tracciò
una definizione del rapporto tra in cui spontaneità organizzazione espresse rilievi critici alle strutture del comunista e di partito rigide quello socialista sciogliendo la contrap¬ tra l’azione delle masse e quella dei partiti aH’intemo di una posizione a
e
relazione che
inquadrava
la
spontaneità
come
forma di
organizzazione:
partiti si sono sempre comportati di fronte alle masse partendo dal concetto organizzare secondo le proprie forme e i propri metodi. La spontaneità è sempre stata considerata un segno al tempo stesso di maturità delle masse e di debolezza del partito. Si sono contrapposte, come due antitesi, azione «spontanea» I nostri
di doverle
e azione «organizzata». Si è pensato troppo poco però che in ogni azione politica delle masse c’è un elemento di organizzazione magari difficilmente afferrabile, ma che è importantissimo per noi conoscere per farlo servire ai nostri scopi. Noi chiamiamo comunemente spontanea ogni azione che non sia diretta da un partito. Non ci siamo accorti che la spontaneità è una forma di organizzazione.2’
Una lettura che, rapportata al delle otto
guerriglia urbana in al¬ partigiani divisero Roma
contesto della
in cui i comandi
operative l’occupazione nazista, avrebbe rappresentato senz’altro una chiave interpretativa centrale della realtà popolare della Resistenza nella capitale. In particolare nelle aree periferiche delle borgate l’opposizione so¬ ciale e civile (composta in larga parte da proletariato e sottoproletariato urbano) mantenne sempre i suoi caratteri molecolari, difformi, contrad¬ dittori e non certo inquadrabili entro schemi rigidi, rappresentando tut¬ tavia un’espressione visibile e materiale di estraneità, refrattarietà e rifiuto del fascismo e dell’ordine nazista durante i 271 giorni di occu¬ pazione della città. cune
zone
durante
22
Così Norberto Bobbio nella sua introduzione al volume E.Colomi, Scritti, La Nuova Italia,
Firenze, 1974. 23 E.Colomi, “Laspontaneità è una forma di organizzazione”articolo pubblicato sul «Nuovo Avanti!» edizione di Parigi 12 giugno 1937 e firmato con lo pseudonimo di «Anseimi», in L.Solari, Eugenio Colomi. Ieri e sempre, Marsilio, Venezia, 1980, p. 121.
21
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
I legami, i contatti tra uomo e uomo, fra gruppo e gruppo, esistono già indipen¬ dentemente dai partiti. Sono legami di vecchia amicizia o parentela o collabora¬ zione che ogni operaio ha con altri operai, sono legami del lavoro comune, della reciproca fiducia, della consuetudine quotidiana. Lo spirito delle masse è così omogeneo che si può dire che ogni operaio, ogni borghese, ha un suo modo di
assumere informazioni, di esprimere pareri, di commentare fatti; ha insomma
un
personale ambiente politico del quale si sente sicuro, e che non vorrebbe cambiare con altri sistemi regolati e provati. [...] ma possono facilmente evol¬ suo
versi
a
forme molto più serie.24
Questo tipo di modulazione sociale appare particolarmente significa¬ perché coglie con largo anticipo alcuni aspetti affatto marginali di (i legami parentela o amicizia; la frequentazione di ambienti comuni o la consuetudine quotidiana) della formazione degli stessi reparti combat¬ tenti a Roma, come si vedrà in seguito per i casi delle formazioni socia¬ liste e azioniste nonché per gli stessi GAP centrali comunisti. tivo anche
Colomi, coautore del «Manifesto di Ventotene» nonché capo della III del Psiup a Roma ucciso dalla banda Koch, lesse anche nel rapporto
zona
tra guerra mondiale, masse popolari e guerriglia un nesso teorico ed un terreno della prassi in grado da un lato di far abbandonare al socialismo
posizioni verso
di
«generico pacifismo»
e
dall’altro di
guardare
e muovere
la trasformazione della guerra fascista in guerra rivoluzionaria:
Dovremo anche evitare ogni posizione di generico pacifismo [...] la guerra sarà tutt’unocol fascismo, sarà il suo sbocco fatale, inevitabile, e come tale noi la do¬ vremo prendere. Non opposizione alla guerra per la guerra, dunque, ma opposi¬ zione alla guerra fascista [...] questa guerra può costituire un formidabile passo in avanti verso la fine del fascismo. Opposizione alla guerra dalfintemo della guerra stessa. Essa armerà il popolo italiano [...] ci darà l’occasionedi far sentire alle masse che la loro responsabilità storica coincide col loro interesse. [...] la nostra
parola d’ordine non
deve essere pura e
semplice opposizione
alla guerra,
ma la trasformazione della guerra nella rivoluzione.25
Un’impostazione, quella di Colomi, che trovò in esponenti di primo piano del Psiup, del Pei e del PdA, come Carlo Rosselli, Pietro Nenni, 24 25
Ivi. «I problemi della guerra», articolo di Eugenio Colomi firmato con lo
pseudonimo «Agostini» pubblicato nell’agosto 1935 nell’edizione di Parigi di «Politica Socialista», L.Solari, op. cit., pp. 103-104.
22
Introduzione
Eugenio Curiel e Francesco Fancello, una condivisione di fondo sul piano dell’analisi storica, della definizione della linea dei partiti antifa¬ scisti e dell’organizzazione concreta dell’azione da sviluppare nel qua¬ dro del conflitto mondiale che avrebbe coinvolto l’Italia.26 Queste posizioni riprendevano più o meno esplicitamente il richiamo alla linea di condotta politica di stampo leninista della «trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria» che il leader bolsce¬ vico aveva espresso nell’agosto del 1915 durante la prima guerra mon¬
diale. Tuttavia sola
ipotesi dopo
bando
di
-
come
uno
il 21
ha
giustamente notato
scenario simile
Claudio Pavone
«era stata messa
giugno 1941»,27ovvero dopo
La guerra ha indubbiamente generato la crisi più
-
anche la
definitivamente al
l’attaccotedesco all’Urss:
acuta ed ha aggravato in modo
[...] tutto ciò [...] crea inevitabilmente nelle masse degli stati d’animo rivoluzionari. È nostro dovere contribuire a rendere coscienti questi stati d’animo [...] questo compito è espresso in modo giusto sol¬ tanto dalla parola d’ordinedi trasformare la guerra imperialista in guerra civile; ed ogni lotta di classe conseguente in tempo di guerra, ogni tattica di «azione di massa» seriamente applicata, conduce inevitabilmente a questo.28 inverosimile la miseria delle masse.
generale Eugenio Colomi come notò uno dei suoi allievi, Leo Solari aggiunse una dimensione soggettiva che appare al¬ trettanto significativa rispetto alla scelta della partecipazione all’azione Alla
sua
analisi
-
-
diretta ed alla Resistenza armata: Non si trattò, per quanto riguarda Colomi, di
un
bisogno di esprimere
una pre¬
potente pulsazione vitale [...] oppure di un’aspirazione a risolvere problemi esi¬ stenziali attraverso le tensioni della cospirazione e con l’immergersi nell’attività gruppo per una ricerca di rassicurazione dall’operare «insieme». [...]
di
In Colomi l’azione doveva bensì concepirsi come il modo di testimoniare a sé stessi prima che agli altri le proprie convinzioni, di creare ciò in cui si crede, di completare la «conoscenza» saldandola con la volontà, di essere, insomma, in¬
teramente se stessi.29
26
Per gli interventi di Rosselli, Nenni, Curiel e Fancello cfr. C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino, 1994, pp. 66-69. 27 Ibidem, p. 306. 2* V.l.Lenin, Il socialismo e la guerra, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 30-31. 29 L.Solari, op. cit., p. 74.
23
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Una lettura
d’insieme, quella dell’intellettuale socialista, che
se com¬
quella parata dirigenti gappismo comunista, Franco Calamandrei, evidenzia tratti caratteriali soggettivi diversi che pure confluirono all’intemodi un perimetro storico-temporale comune, quello dei nove mesi della guerriglia a Roma. di
con
uno
Nei suoi appunti per
maginando
dei
di rilievo del
sulla Resistenza Calamandrei, im¬ gappista, descrive il rapporto critico
un romanzo
altro
dialogo oggettiva della guerriglia urbana e misura soggettiva del guerrigliero che la pratica. È lungo questo delicato crinale (quello che lo porterà ad uccidere «a sangue freddo» il nemico) che si muove in ul¬ tima istanza il partigiano, il cui sforzo riflessivo ed esistenziale si ma¬ nifesta come la ricerca di una ragione di senso complessivo ad un evento che rappresenta un trauma ed una rottura preminentemente individuale sul piano umano: un
con un
tra dimensione
perché hai ucciso quell’uomo? Perché gli hai sparato? E perché hai fatto tutto quello che stai facendo? Tu lo fai [...] per partecipare, per intervenire. Lo fai cioè per uscire da una condizione di indifferenza, di astrazione, di non intervento
giudichi, e che è, colpevole. Lo fai insomma per salvarti, per salvare la tua anima. Lo fai insomma per combattere c uccidere il male non già in quanto è ne¬ mico di tutti gli uomini c di te in mezzo a loro, ma in quanto è in te stesso [...]
che
lo fai per distruggere il male non già in quanto sorte comune, ma in quanto tua sorte. [...] In questo senso tu sei interessato. [...] Tu lotti da solo, contro il tuo peccato particolare, per darti la condizione di uomo.10
Sull’idea, sul rapporto
e
suH’immagine del
nemico Rosario Bentive-
gna ha scritto parole capaci di esprimere un piano personale che tuttavia pare ben rappresentare la sostanza del portato valoriale partigiano ri¬ spetto al rapporto con «l’altro». Nonostante la brutalità del conflitto bel¬ lico e le lacerazioni della guerra civile un uomo della Resistenza, un gappista, un guerrigliero urbano «irregolare» mantiene lucidità e forza
d’animo per umana
non
disconoscere al fascista
o
al soldato tedesco un’identità
individuale, rifuggendo da figurazioni evocative
o
da
espedienti
,0 F.Calamandrei, La vita indivisibile. Diaro 1941-1947, Editori Riuniti, Roma. 1984. pp. 243244. Una comparazione suggestiva e differenziale tra Calamandrei e Colomi si riscontra anche
sul tema del rischio della morte per un
op. cit.. p. 76
24
partigiano impegnato nella lotta clandestina. Cfr. L.Solari,
e F.Calamandrei, op. cit., p. 244.
Introduzione
letterari
propri più
delle narrazioni del
dopoguerra
che
non
dei
lunghi
mesi in cui si combattè sul campo: Non ho mai condiviso Uomini mici,
ma
e no
di Elio Vittorini. Consideravo i fascisti ne¬
vedevo in loro anche uomini che
potuto portare nel mio campo [...]
fetti, pensieri
e
una
e alle loro
sensazioni, in grande misura
diversa serie di eventi avrebbe
spalle vedevo donne, bambini, af¬
non diversi dai
miei.31
È possibile rilevare in queste righe un affrancamento sostanziale da quella nozione del «nemico assoluto» che Cari Schmitt associa alla fi¬ gura del partigiano secondo l’interpretazione degli scritti di Lenin del 1906 sulla guerriglia: Lenin ha trasferito sul piano politico il fulcro concettuale della guerra. Vale a dire la distinzione tra amico e nemico. [...] in quanto rivoluzionario di professione
della guerra civile mondiale [...] fece del In
vero
questa dimensione il partigiano,
nemico il nemico assoluto.32
attraverso
l’irregolarità della
sua
azione militare concreta, avrebbe svolto la funzione di detonatore del processo di costruzione del nemico assoluto: La guerra dell’inimicizia assoluta non conosce alcuna limitazione. [...] La sola questione è dunque questa: esiste un nemico assoluto [...] l’avversariodi classe. [...] la sua [di Lenin] comprensione del partigiano si fonda sul fatto che quest’ul¬
timo [...] è dunque chiamato
a
realizzare la vera inimicizia. [...] l’irregolarità
della lotta di classe mette in discussione non soltanto struzione dell’ordinamento
politico
un
quadro
un
piano. Bensì l’intera co¬
sociale.33
della seconda guerra mondiale storico di riferimento «curiosamente»34 assente nella Teo¬
Tuttavia si deve notare come
sia
e
quello
ria del partigiano schmittiana. Il ruolo sistenza
e
non
le funzioni del
del «nemico assoluto»,
1111
32
partigiano
e
della
sembrano coincidere tout court nemmeno
guerriglia
con
quando questo
durante la Re¬
la nozione determinata si incarni nel nazismo.
R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù. Einaudi, Torino, 2011,
p. 233.
C.Schmitt, op. cit., p. 129.
33 C.Schmitt, op. cit., pp. 74-75. 34 Cfr. la post-fazione di Franco Volpi
alla Teoria del partigiano nell’edizioneAdelphi, cit. p. 170.
25
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Al contrario la stare
proprio
categoria
della «inimicizia totale» sembra
alla dottrina
politica
ed alla
pratica
statale
potersi e
III Reich, caratterizzate dalle politiche razziali di sterminio da e dalla guerra ai civili dall’altro.35 Su questo assume una
produrre
piano
analitico anche la
valenza ed
una
un
profilo
acco¬
militare del un
lato
questione della violenza partigiana
storico-identitario che finiscono col
differenziazione di fondo del valore da attribuire al
signi¬
ficato dell’usodella forza all’intemodelle dimensioni duali regolare/ir-
regolare; legale/illegale; legittimo/illegittimo: La grande differenza di valore simbolico che ha la violenza esercitata dagli uo¬ mini della Resistenza rispetto a quella praticata dagli eserciti e dai corpi di polizia
regolarmente costituiti discende dalla violenza.15 16
rottura
del
monopolio statale della
monopolio della forza che per sua natura produce una grammatica delegittimante da parte degli eserciti occupanti e che se sul piano semantico richiama la differenza tra soldato in divisa e combat¬ tente in abiti civili su quello storico deve essere collocato nel quadro della guerra totale e della guerra ai civili di cui gli stessi eserciti nazi¬ fascisti si resero unici protagonisti: Una rottura del
I comandi tedeschi definirono i
[...]
e “franchitiratori” partigiani “ribelli”, “irregolari”
certo combattevamo alla macchia contro un nemico in uniforme e non por¬
segni fissi e riconoscibili a distanza, come voleva regolamento della guerra terrestre, fissato all’Aja nel 1907. Ma quel trattato era stato scritto in un’epoca in cui a fronteggiarsi erano solo gli eserciti, sui campi di battaglia, senza alcun coinvolgimento delle popo¬ lazioni civili, come avveniva nella “guerratotale”.17 tando apertamente le armi o una vecchia clausola del
15 Per una critica di fondo all’elaborazionedi Schmitt su questo aspetto cfr. C.Pavone, op. cit., in particolare pp. 124-125; 206. Sottolinea Pavone: «Altezza di impegno etico e rischio totalizzante convivevano dunque nella guerra partigiana condotta contro un nemico il fascismo e il nazismo -
-
che aveva tutti i requisiti per essere qualificato come nemico totale. Si sono fatti notare il carattere disumano che assume il nemico visto nella prospettiva di annientamento e la disumanità che in tal modo esso tende a riverberare su chi, proprio per quel suo carattere, gli si oppone. [...] da questo groviglio non si può uscire invocando una rigorosa autonomia del politico, nel cui ambito la guerra dovrebbe essere circoscritta», ibidem, p. 423.
26
16
C.Pavone, op. cit., p. 415.
17
R.Bentivegna, op. cit., p. 109.
Introduzione
Peraltro, pur all’interno della consapevolezza di combattere in
un
di guerra totale, il visibile portato critico e lacerante delle azioni di eliminazione del nemico da parte dei partigiani mantenne evi¬ contesto
dente la lontananza del concetto schmittiano della inimicizia assoluta. Una distanza valoriale emersa nella realtà concreta della
chiamata
più
guerriglia
e
volte ed in modo diretto dai membri dei GAP centrali
ri¬
co¬
munisti di Roma
e dagli stessi dirigenti del Pci. Giorgio Amendola a rappresentare, in chiave anti-retorica, le remore umane ed i travagli interiori del ristretto numero di gappisti a cui fu demandato l’incarico di colpire il nemico:
È stato
Colpire il tedesco anche individualmente
era
più facile
a
dirsi che
a
farsi. Mi ri¬
cordo i primi tentativi difficili. Vidi un compagno (non importa il nome) tornare tutto avvilito da un’azione: era arrivato vicino a un tedesco, il viale era vuoto, si
poteva sparare
senza eccessivi
pericoli,
ma
aH’ultimo momento il dito si era fer¬
mato sul grilletto. È difficile, mi disse, uccidere non si conosce.18
a sangue
freddo
un uomo che
Ancora più esplicito Bentivegna quando, in un’altra riflessione sul¬ l’esperienza umana della guerriglia, segna una distanza netta dal con¬ cetto del «nemico assoluto» come motore dell’azione partigiana, individuando al contrario la spinta alla lotta armata in quella che il gap¬ pista romano definisce l’etica della responsabilità: La guerra fatta sul serio la porti dentro come una sporcizia, per sempre. [...] tutte le volte che ho dovuto sparare ho avuto voglia di tirarmi indietro. Perché affron¬ tarsi uomo
colui che
a uomo
avevo
è duro, ed è inutile dirsi: “èun tedesco”o “èun fascista”; in
davanti, anche
se era il
nemico,
non
potevo fare
a meno
di ritro¬
vare parte della mia umanità. [...] eppure da quella lotta non mi sono mai tirato indietro. La nostra etica della responsabilità derivava dalla convinzione di dover lottare per ristabilire la libertà che ci avevano tolto.19
esperienze concrete e le evidenti operatività nella guerriglia urbana, cioè
Attraverso le mento ed
di tedeschi
e
fascisti, i caratteri del gappismo
58
G.Amendola, op. cit., p. 225.
19
R.Bentivegna, op. cit., p. 97.
difficoltà di recluta¬
l’eliminazione fisica
romano
comunista (ovvero
27
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
quelle formazioni combattenti concettualmente connesse con l’ideo¬ logia di matrice leninista e dunque secondo Schmitt espressione or¬ ganica della dimensione del «nemico assoluto») evidenziano come la concezione della «inimicizia totale» trovi profonde difficoltà ad essere intesa come la dorsale interpretativa fondamentale dell’agire di quei re¬ parti partigiani.40 D’altra parte è evidente come con il disconoscimento e la delegitti¬ mazione dei partigiani in quanto combattenti e la brutalizzazione della popolazione civile fossero i nazisti, cioè un esercito «regolare», ad ap¬ plicare il concetto schmittiano alla loro metodologia di condotta bellica. di
-
-
Ciò
non
vuol dire
logiche che
mossero
non
riconoscere la forza delle basi ideali ed ideo¬
il movimento della Resistenza nella
sua
espres¬
significa non vincolarne esclusivamente il carattere ad un canone totalizzante come quello del «nemico assoluto» che, in ultima istanza, rischia di semplificarne la complessità, escludendo dalla sua analisi i particolarismi, le peculiarità e le differenze sociali, culturali, geografiche e individuali dei singoli combattenti. Il tema dirimente dell’usodella violenza era questione centrale della riflessione politica e della organizzazione concreta e materiale della guerriglia partigiana e richiamava una convergenza di analisi, in termini di lungo periodo, sul ruolo e sulla funzione del movimento operaio in relazione all’uso organizzato e sistematico della forza come misura fon¬ damentale del conflitto politico.41 Le difficoltà e le remore nello spostare la linea della lotta politica an¬ tifascista sul piano del conflitto armato erano state un punto di contrad¬ sione armata
ma
dizione che Pietro Secchia dell’azione del movimento Il
aveva
operaio
dirigente comunista aveva
ratori italiani
una
indicato
sufficiente
come uno
nella fase di
sottolineato
dei limiti centrali
sviluppo
come non
del fascismo.
esistesse «tra i lavo¬
preparazione mentale, psicologica
e
ideale
4U Lo stesso Bentivegna nelle sue memorie racconta di un episodio accaduto sui Monti Prenestini nella zona di Palestrina in cui i partigiani dopo una strage di civili perpetrata dai nazisti ave¬ vano pensato di fucilare dei loro prigionieri tedeschi per una contro-rappresaglia. Bentivegna si
oppose alla fucilazione e dopo un duro scontro interno venne stabilito di non uccidere i militari della Wehrmacht. Cfr. Ibidem, pp. 172-173. 41
Sul punto cfr. S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza, Einaudi, Torino, 2014,
pp. 54-62.
28
Introduzione
alla lotta armata» e come ciò fosse dovuto all’assenza «nel sua stessa
avanguardia
in ultima istanza,
popolo e nella
di tradizioni insurrezionali». Questo stato di fatto,
«aveva
43Secchia riprendeva in
pesato anche negli anni 1921-1922».42
sostanza
gli
elementi analitici di fondo
all’intemo della riflessione di Angelo Tasca sulla nascita del fascismo in Italia: La rapidità e l’ampiezza del crollo del «sistema» socialista, sistema aveva basi antiche e solide, non si
e
presenti
l’avvento
in regioni ove questo
spiega però interamente
con le cause
notate fino ad ora.
Bisogna aggiungervi
ancora il carattere militare dell’offensiva
fascista, che le
as¬
superiorità indiscutibile, poiché porta la lotta su di un l’avversario, potente e superiore sotto tanti riguardi, non ha alcuna
sicura, fin dagli inizi
una
piano, su cui seria preparazione. L’offensivafascista prende subito sionante il carattere di una guerra di movimento.41
Alla
tolineò
vigilia della guerra (il suo proprio attraverso la
come
il fascismo fosse riuscito ad
superiorità
crescendo impres¬
scritto è del 1938),
Angelo Tasca sot¬ guerriglia mobile operaio un’immensa
modulazione di una
avere
sul movimento
tramite le
zione basate sposto da
e con un
un
«sue possibilità di spostamento e di concentra¬ tattica militare». In questo quadro il combinato di¬ lato dei caratteri dell’aggressione fascista e dall’altrodella su una
pressoché totale assenza di attitudine militare nel movimento operaio italiano, avevano determinato la rapida affermazione dello squadrismo: Trenta, cinquanta fascisti armati sono, in ciascun paese, al momento in cui arri¬ vano, più forti dei lavoratori locali. 1 fascisti sono quasi tutti degli arditi e degli ex combattenti, guidati da ufficiali; sono spesso trapiantati, come lo si è al fronte, e possono vivere ovunque. I lavo¬ ratori, al contrario, si agglomerano intorno alla Casa del Popolo [...] sono legati alla loro terra [...] questa situazione lascia al nemico tutte le superiorità: quella della offensiva sulla difensiva, quella della guerra di movimento sulla guerra di sono ancora, da parte dei lavoratori, altre inferiorità psicologiche il militante [...] operaio per il solo fatto di tirar fuori la rivoltella dalla sua tasca
posizione. [...] vi
si pone e si sente fuori della legge [...] il fascista invece si sente protetto, è sicuro dell’impunità anche quando uccide e incendia.44
42
Per le considerazioni di Secchia cfr. S.Peli, op. cit., p. 55.
43
A.Tasca, Nascita e avvento Ibidem, pp. 222-223.
44
del
fascismo, La Nuova Italia, Firenze, 2002, p. 220.
29
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Da
questo punto di vista, pur dovendo
biamo accennato, la Resistenza
attraversare le difficoltà cui ab¬
rappresentò
anche
questo tipo di retaggio del movimento operaio modificando le forme tradizionali di espressione dei soggetti sociali ed individuali attraverso un principio di radicalizzazione dell’azione pubblica
una rottura
connessa con
con
l’azione armata.
A rappresentare questo passaggio dirimente saranno, per ciò che con¬ cerne il contesto di Roma, di nuovo le esperienze di gappisti «borghesi» Franco Calamandrei:
come
Dopo che avrà ucciso [il gappista] proverà un sapore di vittoria su
anche
Ha incominciato
a
se stesso,
perché,
vincere il peccato dentro di sé. vincere la lacerazione del dolore che è nella vita, è incominciato
se non se ne rende conto, ha
incominciato
a
ad entrare nella vita [...] poi gli risalirà nell’animo l’angoscia che lo ha preso subito dopo l’uccisione, il frastuono, le grida, lo scompiglio, la lacerazione. Ed il suo or¬
ormai fatto più forte dell’immaginazione, del sapore conosciuto, insorgerà più stringente di fronte ai gesti futuri. Tutto questo perché non viene mai alla coscienza come stiano le cose. Solo in fondo capirà tutto, e allora sarà liberato.-45 rore
La
guerriglia
urbana di Roma,
tivazione ideale ed non
con
la
sua
ideologica rappresentò
prassi specifica
un
e
la
sua mo¬
elemento di rottura storica
solo all’interno del movimento comunista
e
socialista italiano
ma
anche nel rapporto tra le istituzioni monarchiche dello Stato e quella parte della popolazione che partecipò alla Resistenza armandosi, soste¬ nendo
gli
armati
o
consentendo loro di vivere
e
muoversi nei diversi
contesti cittadini. La lotta armata
«irregolare» dispose
conflittuale ed incompatibile
con
un
rapporto necessariamente
la monarchia.
Quest’ultima se
sul
al fianco delle truppe Alleate contro i nazifascisti dall’altro, attraverso l’attendismo particolarmente presente a Roma, non accettò mai pienamente la prassi della guerriglia
piano generale, dopo l’armistizio, operò
partigiana evidenziando in questo modo un fattore già storica¬ mente individuato, proprio per il caso italiano, da Friedrich Engels a proposito del conflitto con l’Austria del 1848-49: urbana
Un popolo che vuole conquistarsi la
dei mezzi militari
4545
30
consueti.
F.Calamandrei, op. cit., p. 245.
sua
indipendenza
non
può limitarsi all’uso
Introduzione
guerriglia ovunque, questo è l’unico piccolo popolo potrà fronteggiare vittoriosamente un nemico superiore. [...] la rivolta in massa, l’insurrezione generale del popolo sono mezzi Insurrezione di massa, guerra rivoluzionaria,
mezzo con cui un
dal cui impiego la monarchia rifugge. Sono mezzi di cui solo la repubblica può valersi [...] Sono mezzi la cui applicazione presuppone generalmente il terrorismo rivoluzionario;
Lo
e
dove mai è esistito
un monarca che
potrebbe decidersi
a
questo?46
questione militare aveva menzionato i casi dei conflitti e delle guerriglie in strada del 1848 (tra gli esempi eroici ma perdenti di scontri sulle barricate citava quelli di Parigi nel giugno 1848; di Vienna nell’ottobre 1848 e di Dresda del mag¬ gio 1849) sottolineando la non ripetibilità di tale esperienza, intesa come scontro aperto tra forze regolari dell’esercito e gruppi di insorti. Ciò si collocava entro la riflessione sullo sviluppo dei rapporti di relazione nelle società moderne rispetto all’introduzione del suffragio universale. Quest’ultimo modificava (in senso progressivo e vantaggioso per le classi popolari) il quadro di riferimento politico, economico e sociale in cui il proletariato veniva collocato, mutando anche alcune forme dello stesso conflitto di classe che trovava espressione nell’ambito della de¬ mocrazia rappresentativa borghese.47 Queste considerazioni di Engels appaiono a Schmitt come un elemento a cui «un certo revisionismo po¬ stesso
Engels
trebbe richiamarsi»
nei suoi scritti dedicati alla
e su
questo punto si opererebbe
una rottura con
Lenin
che invece (considerando «inevitabile il ricorso alla violenza e a sangui¬ nose guerre rivoluzionarie sia civili che interstatuali») «fu il primo a ve¬ dere nel
partigiano
una
figura
decisiva della guerra civile nazionale ed oggettivamente molto stretto il
intemazionale».48 Tuttavia, pur essendo nesso
guerra civile-rivoluzione,
proprio Lenin,
nell’ambito della
pole-
46 F.Engels, La sconfìtta dei piemontesi, «Neue Rheinische Zeitung» 31 marzo, 1 -4 aprile 1849 in W.Hahlweg. Storia della guerriglia. Tattica e strategia della guerra senza fronti, Feltrinelli. Milano, p. 99. 47 F.Engels, «Barricade Tactics» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 68-69, 48
Riferendosi al citato articolo di Lenin
su
«Proletari» del 30 settembre 1906, Schmitt scrive:
«Lo scritto di Lenin sul partigiano affronta il tema della tattica da adottare nella guerra civile per il socialismo e si oppone all’idea, allora molto diffusa tra i socialdemocratici, che la rivoluzione
proletaria, in quanto movimento di
giunto il
suo scopo per forza
paesi della democrazia parlamentare avrebbe rag¬ quindi il metodo del ricorso alla violenza era ormai
massa, nei
propria,
e che
sorpassato», C.Schmitt, op. cit., pp. 71-72.
31
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Kautsky sul sostegno nazionalista da dare o meno al governo russo nel quadro della prima guerra mondiale, si era curato di precisare i termini ed il senso che distinguevano a suo giudizio mica con Plekhanov e
-
-
guerra borghese-progressista e di liberazione nazionale da una guerra imperialista, richiamando la «deformazione» che i cosiddetti «socialsciovinisti» avevano fatto delle parole di Marx ed Engels.49 Su questo punto lo stesso obiettivo strategico del Pei in Italia durante la Resistenza era stato chiarito in modo esplicito dalla dirigenza comu¬ nista e richiamato con costanza dallo stesso Togliatti: una
Ricordarsi sempre che l’insurrezione che noi vogliamo non ha lo scopo porre trasformazioni sociali e politiche in senso socialista o comunista come scopo la
Il una
liberazione nazionale
e la
di im¬ ma ha
distruzione del fascismo.50
in
segretario del Pei, che guardava all’ingresso del proprio partito politica italiana rinnovata ed incentrata sulla democrazia
di
società
massa, sembrava portare a sintesi elementi colti da un lato dall’analisi di Engels sulle possibilità conferite al movimento operaio dal suffragio uni¬ versale
e dall’altrodalla concezione della guerra di liberazione nazionale menzionata dallo stesso Lenin. Per sconfessare le spinte nazionaliste dei
partiti socialdemocratici russi e distinguere il senso del nazionalismo da quello delle guerre di liberazione nazionale il capo bolscevico aveva por¬ tato l’esempio di alcuni paesi come la Cina o l’India in cui: Si è sviluppata, nel
di decine
corso
degli ultimi decenni,
una
politica di risveglio nazionale
centinaia di milioni di uomini, di liberazione dall’oppressione delle «grandi» potenze reazionarie. Su questo terreno storico, una guerra può essere anche oggi borghese-progressiva, di liberazione nazionale.51 e
Come aveva immaginato Eugenio Colomi da Parigi nel 1935, in Italia la trasformazione della guerra fascista in Guerra di Liberazione aveva aperto la possibilità di un «risveglio nazionale» delle masse e i dirigenti
antifascisti,
32
che
non
si
erano
schierati per
«senso
nazionalista»
con
w
V.l.Lenin, Il socialismo
5U
Appello di «Ercoli» (Paimiro Togliatti) del 5 agosto 1944 in S.Peli, op. cit., p. 116.
51
V.l.Lenin, Il socialismo
e la guerra,
e la guerra,
cit, pp. 24-25. cit., p.20.
il
re-
Introduzione
italiano nella guerra al fianco di Hitler, si posero alla guida del mo¬ vimento armato della Resistenza che divenne perciò stesso l’innescodi un
girne
processo storico
riglia)
liberazione contro il tedesco In questo
la guer¬ la guerra di
(da qui l’urgenza di avviarlo sul piano fattuale con
di affrancamento dall’eredità fascista concretatosi
quadro
e con
quella
civile contro i
con
repubblichini.
l’obiettivo strategico unitario dichiarato fin dall’ini¬
zio dalle forze della sinistra fu la rottura sistemica, in chiave democratica, degli equilibri politico-sociali esistenti in Italia (argomento a parte quello
dell’assetto istituzionale) sia prima che durante il regime di Mussolini. La questione dell’insurrezione rappresentò il tema all’ordine del
giorno per tutte le forze antifasciste, sia per quelle che vi si opponevano (De, liberali, monarchici) sia per quelle che la indicavano come approdo storico-politico necessario alla segnatura di una linea di faglia col pas¬ sato fascista ed alla proposizione di nuovi soggetti (i partiti organizzati di massa) alla guida dello Stato democratico. Il nesso tra guerra di liberazione nazionale e insurrezione popolare non era certo nuovo
razione principale
pubblicane
e
nel 1943 e, come noto, aveva rappresentato l’aspi¬ la tendenza innovatrice delle forze progressiste re¬
durante il
Per parte azionista,
Risorgimento. e non
solo, il
contesto del 1943-1945 tornò a ren¬
irregolare
dere visibili le evocazioni mazziniane della «guerra
bande» di fronte ad
un
per
esercito straniero occupante:
è d’uopo ricorrere ad un altro metodo di guerra [...] è d’uopo sia metodo che uti¬ lizzi e somministri una via d’attività a tutti gli elementi, a tutte le forze che la na¬ zione insorta racchiude [...] che condanni all’inutilità una parte delle forze nemiche, costringa l’altraad ordini nuovi che tragga il nemico sovra un terreno -
insolito [...] che sopravviva ad una e più disfatte, ad uno o più tradimenti che non richieda abitudini lunghe di milizia ed esperienza di molte battaglie, che non -
dipendere da un errore la causa che legittimi fin la fuga, e non la converta disperazione, ma in arte che non trascini seco la necessità d’un vasto e regolare materiale di guerra che giovi all’esercito e se ne giovi, ma non ne dipenda e non ne faccia condizione della propria esistenza che s’aiuti di faccia
in terrore o
-
-
-
tutto, con tutto, e per tutti, s’alimenti da se, cada, risorga, e si perpetui sino al giorno in che cessino l’armi. Questo metodo esiste [...] è la guerra d’insurrezione per bande.52
52
G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit., pp. 20-21.
33
Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944
Eugenio Colomi,
Dal canto suo
esplicitamente tere che lazioni
ne
con
il
successo
nel novembre 1943, aveva connesso dell’insurrezionein Italia con l’assettodi po¬
sarebbe potuto conseguire anche i vincitori Alleati:
Il problema del potere
(benché naturalmente
non si
rispetto
alle successive
re¬
deve porre nella forma: monarchia
non si possa
partecipare al potere
con la
o repubblica monarchia) ma
nella forma: la partecipazione al potere ci offrirà i mezzi per condurre con mano ferma il nostro Paese nella crisi europea che si aprirà con la caduta della Germa¬ nia? [...] il potere sotto occupazione inglese significherebbe necessariamente fare la politica dell’Inghilterra [...] Ricordiamoci che l’unica carta in mano ai Paesi vinti è la carta insurrezionale; è questa che dobbiamo prepararci
Il
tema in realtà si
vista militare
ma
a
giocare.51
presentò assai complesso non solo dal punto di quello politico. Prima di tutto per l’opposi¬
anche da
fronte anti-insurrezionale (partiti antifascisti mode¬ rati, monarchia, Vaticano e Alleati) e poi per le visioni non sempre simmetriche e convergenti delle stesse forze della sinistra del CLN. zione di
un
ampio
L’insurrezione poneva
un
problema
anche
di natura militare nella
sua con¬
di direzione
organizzazione soprattutto questione politica e di finalità del movimento popolare rispetto agli obiettivi pre¬ fissati da raggiungere. Anche in questo caso le differenze storiche delle ma
creta
matrici antifasciste Tasca
aveva
fattore militare
già
non
e
rappresentavano
sottolineato
non
una
bastasse
a
un
elemento secondario.
il solo processo d’impianto del rendere comprensibile la natura delle come
questioni di fondo dell’urtostorico con il fascismo e che fosse indispen¬ sabile, per non ripetere gli errori del passato, chiarificarne il senso e la direzione politica: Ma il fattore militare del successo fascista è diventato decisivo nella misura in
operaia, il movimento socialista hanno perduto la partita sul terreno avvenimenti che vanno dalla seconda metà del 1921 all'ottobre 1922 Gli politico. dimostrano ancor più chiaramente che l’inferiorità militare della classe operaia italiana è stata la conseguenza di un’inferiorità politica, dovuta all’atmosfera «massimalista nella quale essa era immersa». L’azione fascista è stata, molto cui la classe
51
E.Colomi. «Lettera agli amici federalisti in Svizzera» firmata gelo» novembre 1943, in L.Solari, op. cit., p. 155
34
con lo
pseudonimo di
«An¬
Introduzione
prima delle grandi adunate, un’azionedi squadre di piccoli gruppi, di quel genere di azioni a cui gli arditi si erano allenati facendo il servizio di pattuglia al fronte [...] l’impotenza a tradursi sul piano politico condannava fin dall’inizio l’azione armata della classe operaia, anche se essa avesse potuto organizzarsi, e se tale impotenza, a sua volta, non le avesse impedito di organizzarsi.5-4
Le modalità della direzione politica dello stesso processo risorgimen¬ tale furono al centro della riflessione di Antonio Gramsci che nei Qua¬ derni
non
lesinò rilievi critici al Partito d’Azione
e
a
Mazzini.54 55
Interrogandosi su caratteri e senso politico dei termini concettuali di «guerra di posizione» (associata alla «rivoluzione passiva») e «guerra manovrata» (associata all’iniziativa popolare) in relazione al Risorgi¬ mento
italiano, il fondatore del PCd’I comparava la condotta di Cavour
rapportandola al necessario principio di storico e all’opportunità di una sua interpretazione quei dirigenti: e
Mazzini
realtà del momento di fondo da parte di
Un problema è questo: nella lotta Cavour-Mazzini, in cui Cavour è l’esponente della rivoluzione passiva-guerra di posizione e Mazzini dell’iniziativa popolare-
guerra 54
manovrata non sono
indispensabili ambedue nella
stessa
precisa misura?
A.Tasca, op. cit., pp. 223-224.
55
Gramsci sviluppa considerazioni analitiche molto critiche sul rapporto politicamente subal¬ terno tra Cavour e Mazzini: «Tra il Partito d’Azionee il Partito moderato quale rappresentò le ef¬ fettive «forze soggettive» del Risorgimento? Certo il Partito moderato, e appunto perché ebbe consapevolezza del compito anche del Partito d’Azione. Per questa sua consapevolezza la sua «soggettività» era di una qualità superiore e più decisiva. Nell’espressione, sia pure da sergente maggiore di Vittorio Emanuele II: “IlPartito d’Azione l’abbiamo in tasca”c’è più senso storico¬
politico che in tutto Mazzini». A.Gramsci, Quaderni del carcere, quaderni 12-29 (1932-1935), edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino, vol. Ili, p. 1782. La
stessa misura critica viene espressa da matrici culturali diverse. Scrive Alfredo Oriani
[...] dava al problema italiano un’irresistibile popolarità [...] il conte Cavour, oppu¬ spinta talvolta alla perversità il partito rivoluzionario, persuadeva i governi dell’attitudine degli italiani ad un ordinato vivere politico, compatibile con gli interessi dinastici dominanti in Europa. L’opposizione rivoluzionaria doveva, dunque, vedere fatalmente nel Pie¬ monte il maggiore nemico. La gloria conquistata dal Piemonte nella guerra di Crimea stabiliva la sua egemonia sull’Italia». A.Oriani, La lotta politica in Italia, Universale Cappelli, San Casciano, 1969, p. 193. In ultimo, nelle pagine dedicate all’Italia, Karl Marx scrive:«In quanto al suo valore politico la questione è diversa. Da parte mia penso che Mazzini sbagli tanto nell’opinione che ha del popolo piemontese, quanto nei suoi sogni di una rivoluzione italiana, la quale, secondo lui, dovrebbe attuarsi non già grazie alle possibilità favorevoli che offrono le complicazioni europee [la guerra di Crimea ndr], ma grazie all’azione individuale di cospiratori italiani che agiscano di sorpresa». Cfr. K.Marx-F.Engels, Opere, XII, p. 537. «Se Mazzini
gnando
con destrezza
35
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
bisogna tener conto che Cavour era consapevole del suo compito [...] in quanto comprendeva il compito di Mazzini, Mazzini non pare fosse consape¬ vole del suo e di quello del Cavour; se invece Mazzini avesse avuto tale consa¬ pevolezza, cioè fosse stato un poco realista e non un apostolo illuminato [...] l’equilibrio risultante dal confluire delle due attività sarebbe stato diverso, più Tuttavia
favorevole al mazzinianesimo: cioè lo Stato italiano si sarebbe costituito meno arretrate e
su
basi
più moderne.56
Si può rilevare che nelle condizioni storiche successive all’8settembre 1943 il Pei si sia attestato su una posizione attinente alle riflessioni gram¬ sciane attraverso: la con una
politica della «svolta di Salerno» rispetto al rapporto la monarchia; la linea dell’unitàdel CLN, in cui i comunisti svolsero funzione «mediana» tra le posizioni moderate della De e del Pii e del PdA
quelle «intransigenti»
e
del
Psiup;
la
priorità conferita all’orga¬
nizzazione della lotta armata, che consentiva al Pei l’esercizio di un’in¬ fluenza politica egemonica basata sulla forza reale delle sue formazioni
partigiane;
il richiamo continuo della Resistenza
razione, il cui carattere avrebbe conferito al Pei
come
una
Guerra di Libe¬
funzione nazionale.
Questa linea di «pragmatismo radicale» guardava, appunto, alla co¬ struzione di un assetto più avanzato dell’ordinamento statale ed istitu¬ zionale del Paese come
recuperando però l’esperienzadegli
raccomandato dallo stesso Gramsci
zioni: «Poiché in
ogni
di scienza
e
se non
di arte
errori del passato, sue considera¬
chiosa delle
evento storico si verificano
zioni simili, è da vedere
generale
a
quasi sempre situa¬ qualche principio
si possa trarre da ciò
politica».57
Sulla base delle condizioni storiche
oggettive,
determinate dall’oc¬
cupazione tedesca del Paese, l’azionedel Pei cercò di sostanziarsi nella guerriglia e nella lotta di liberazione nazionale. La linea unitaria promossa
e
praticata
dai vertici comunisti mirò
a
portare sul terreno, per loro «impervio», della Resistenza anche le forze conservatrici, onde determinare uno spostamento complessivo dell’asse
A.Gramsci. Quaderni del carcere. cit.. vol. III. p. 1767. Gramsci toma più volte sulla que¬ stione della direzione politica del processo risorgimentale sviluppando un’analisi critica dell’ope¬ rato di Mazzini. Sul problema delle «piazze d’armi per radunate organiche» cfr. pp. 1772-1773; sul problema dell’assenza, per il Partito d’Azione, di una classe sociale specifica di riferimento
sulla quale poggiare la propria iniziativa politica cfr. p. 2010. 57
36
Ivi.
Introduzione
degli equilibri politici nazionali e del contesto, per cui: a) i guerriglieri «irregolari» combattevano sullo stesso fronte militare del regio esercito «regolare»; b) i tedeschi erano occupatori stranieri; c) i fascisti erano niente di più che collaborazionisti dell’invasore. I partigiani diventavano così, in una grammatica nazista semanticamente rovesciata, i «comunisti badogliani»58 ovvero i banditi comunisti del governo monarchico legittimo. Ho sempre rivendicato con orgoglio di aver intitolato al patriota Carlo Pisacane [... ] il G AP affidatomi dal comando delle Brigate Garibaldi [... ] e di essere stato dai nazisti che definirono i miei compagni e me “criminalicomunisti “insultato” badogliani”.Queste sigle sarebbero bastate, credo, a riportare alla mente dei troppi smemorati che l’unitànazionale antifascista è sempre stata alla base della
politica del Pci.59 La guerriglia
e
«irregolare» di popolo si sarebbero configurate, partiti antifascisti organizzati, come fonte di legit¬
la lotta
sotto la direzione dei
nuovo assetto di potere statale nazionale secondo un processo storico individuato, per ciò che riguardava la cultura e la matrice politica comunista, da Engels già nella Prussia in guerra con la Francia nel 1813:
timità del
II fatto che noi sentimmo la perdita del mammo senza
gemmo
a
aspettare il grazioso
porsi alla
e
patrimonio nazionale, che ci ar¬ principi, e anzi li costrin¬
nostra testa, insomma il fatto che per un momento noi ci
costituimmo come fonte del potere
più alta
sacro
consenso dei nostri
statale,
come
popolo
sovrano:
questa fu la
significativa conquista di quegli anni.60
La funzione della guerriglia
a
Roma nella
prospettiva
dell’insurre-
zione plasmò la guerra condotta dalle piccole unità combattenti comu¬ niste, azioniste e socialiste sulla base dell’obiettivodello scontro finale con
l’esercitotedesco in ritirata dalla
come uno e non tro armato
il solo
mezzo
capitale, interpretando
di lotta
sulla base della potenza di
e
la
guerriglia
modulando il livello dello
appoggio
scon¬
Alleata cui l’azionedei
partigiani corrispose:
58 Così recitò il celebre comunicato dell’agenzia Stefani pubblicato su «Il Messaggero» del 25 marzo 1944 che annunciava l’avvenuta esecuzione della strage delle Fosse Ardeatine.
59
R.Bentivegna, op. cit., p. 341.
60
Cfr. F.Engels, Ernst Moritz Arndt, citato in W.Hahlweg, op. cit, p. 104.
37
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Le azioni
tagna,
partigiani della mon¬ d’avanguardia collegare più saldamente la spinta delle masse popolari.61
gappiste,
per quanto audaci, e anche le azioni dei
non possono
alle quali
occorre
esaurire l’orizzonte della lotta,
sono azioni
D’altro canto la proiezione della mobilitazione di della
urbana
massa come
ap¬
la considerazione di
prodo guerriglia quest’ultima come un passaggio o un processo d’innesco di una misura insurrezionale più ampia avevano rappresentato da sempre i fattori centrali dell’interpre¬ tazione dei dirigenti politici e militari che l’avevano praticata. «Il partito del proletariato scriveva Lenin non può mai considerare la guerra partigiana come l’unico e nemmeno il principale mezzo di lotta; questo mezzo deve essere subordinato agli altri, deve essere adeguato ai prin¬ cipali mezzi di lotta».62 Lo stesso Carl von Clausewitz dopo aver sottolineato come il popolo potesse valersi in modo razionale della guerriglia onde «trovarsi in re¬ lativo vantaggio rispetto a quelli che la trascurano» poneva la questione di come utilizzare al meglio questa risorsa: e
-
-
La guerra di popolo, quella cioè nata dalla popolazione civile che impugna le armi, nell’Europa civilizzata è un fenomeno del XIX secolo. [...] perciò non ci chiediamo più: Quanto costa, ad un popolo, la resistenza che esso può opporre, armi alla mano? e ci chiediamo invece: Quale influenza può avere questa resistenza? Quali sono le condizioni per poterla attuare e in
qual modo è possibile valersene?63
Su quanto la guerriglia in Italia d’incideresi è spesso discusso, fin troppo generici.
a
e a
Roma abbia avuto la
livello di
opinione pubblica,
capacità
in termini
spesso tacciate di scarso peso militare e di una sostanziale inutilità vista la vicinanza delle truppe Alleate sul fronte di Anzio-Nettuno ed il loro prossimo arrivo nella ca¬ Le azioni dei
partigiani
di Roma
sono state
D’altraparte uguale e contraria è stata l’accusadi aver provocato azioni violente ed evitabili (come gli «attentati») le rappresaglie sui civili, come se il conflitto non fosse una guerra totale scatenata dai
pitale. con
61
R.Battaglia, Storia della Resistenza italiana. Einaudi, Torino, 1970, p. 216.
62
V.I.Lenin, «Proletari»,
'’¦*
n.
5, 30 settembre 1906.
C.von Clausewitz, Della guerra, vol. II, Mondadori. Milano, 1970. pp. 630-637.
38
Introduzione
pubblico nazista su Roma fosse da considerarsi pacificazione legittima. L’inconsistenza di fondo di tali argomen¬ tazioni è resa esplicita dalle considerazioni non solo di chi la guerriglia praticò ma anche di chi ne venne colpito. Il generale tedesco Lothar Rendulitsch scrisse a proposito del ruolo assunto dalla lotta partigiana: nazifascisti e l’ordine una
la storia della guerra non registra un solo esempio in cui il movimento partigiano un ruolo così importante come nell’ultima guerra mondiale. [...]
abbia giocato
esso è divenuto nozione della guerra
Di una
totale.64
«importanza simbolica» più che
militare della
guerriglia nella
seconda guerra mondiale ha scritto Gaston Bouthoul che tuttavia ne ri¬ conobbe la temibilità e l’effettodeleterio nei confronti degli eserciti oc¬
cupanti
in ritirata:
La guerriglia opera essenzialmente per dei
rapidi colpi di
mano. Essa
può
mezzo della sorpresa, dell’imboscata e
essere temibile per la sua
sporadicità
e
mobi¬
lità, soprattutto quando attacca le retroguardie appesantite [...] il suo effetto è ancora più deleterio quando si sia in presenza di eserciti in ritirata, demoralizzati dalle sconfitte. [...] per mantenersi
lungo contro una forte occupazione stra¬ appoggio esterno, oltre a quello che le viene dalla popolazione. [...] i guerriglieri non hanno che un’importanza simbolica.65 niera, la guerriglia ha bisogno di
a
un
Tuttavia è partendo dalla distinzione dei piani della come
questa si manifesta in città, in montagna
e
in
guerriglia (per campagna) e della
Resistenza armata (per come essa estende il suo campo d’azione, il nu¬ mero delle forze operative e le tecniche impiegate) che questa lettura della guerra irregolare come semplice fattore simbolico viene farsi concreto del conflitto bellico:
meno
nel
quindi ad operare
una fondamentale distinzione tra guerriglia e resistenza si tratta in pratica di due differenti modi nei quali può concretizzarsi e nell’ultimo conflitto si è concretizzata l’opposizione al nemico occupante,
toma
armata:
-
-
64
Nota del curatore Renato Aimo al testo di G.Bouthoul, La Guerra. Guerriglia, guerra ur¬
bana e terrorismo, Armando editore, Roma 1975, p. 141. 65
G.Bouthoul, La Guerra. Guerriglia, guerra urbana
e
terrorismo, Armando editore, Roma
1975, pp.133-135.
39
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
prima, da cui, però, va diversificandosi sia sotto il profilo strutturale-organizzativo, sia sotto anche se, non di rado, la seconda costituisce il naturale sbocco della
l’aspettooperativo. E se è esattissimo affermare che in alcuni paesi d’Europa tra il 1941 ed il 1945, i movimenti di opposizione all’invasoretedesco si sono limitati [...] a mere azioni di guerriglia, peraltro non prive di importanza, occorre anche riconoscere che in altri paesi dalla fase iniziale di «guerriglia», prima manifesta¬ zione di opposizione all’esercito occupante da parte di un’organizzazione clan¬ destina, si passa alla resistenza armata «aperta», compiti assai onerosi.66 In
questo
contesto di
con
approdo progressivo
obiettivi assai più vasti,
della
guerriglia dapprima
alla resistenza armata ed in ultimo all’insurrezione popolare si collocano le misure
e
le indicazioni
politico-militari
emerse
nell’ambito del
se¬
condo conflitto mondiale che confermano la centralità assunta dalla lotta armata Subito
non
dopo
la
convenzionale
o
asimmetrica.
battaglia di Stalingrado,
28 febbraio 1943 denominato
in
«norme
foglio di propaganda del gli sloveni», Stalin emanò un
per delle indicazioni militari per i partigiani che nei Balcani affrontavano l’esercitotedesco occupante. Traendo spunto dall’esperienza appena vis¬
suta sul campo, i vertici sovietici indicarono proprio nel combattimento irregolare una delle chiavi di volta dello scontro campale sostenuto con¬ tro i nazisti e
quello
non
convenzionale
portare le truppe della Wehrmacht per
il terreno
specifico poterle sconfiggere: come
su
cui
strategia è venuta meno. [...] i precisi nelle loro azioni quando l’azione permette di rag¬
nemmeno i tedeschi hanno tutto in ordine. La loro
tedeschi
sono
capaci
e
giungere le norme che l’artedella guerra stabilisce. In ciò consiste la forza dei te¬ deschi. Essi divengono incapaci quando la situazione diventa difficile, e quando non possono contare più sulle norme militari e nel momento in cui sono giunti, allorché la situazione non era preveduta da queste regole militari. Ed in ciò consiste la loro debolezza. Queste sono le cause che hanno cagionato la disfatta delle unità tedesche ed il successo dell’Armata Rossa in questi ultimi tre mesi. [...] i lavora¬ tori ed i Commissari politici dell’ArmataRossa debbono ricordarsi bene della dot¬
trina di Lenin: primo, non lasciarsi sopraffare: secondo, consolidarsi: terzo, battere il nemico sino alla fine. [...] Dichiaro: Ravvivare la fiamma dei nostri partigiani, perché questi conducano la lotta alle spalle del nemico:
distruggere le sue comunicazioni; far saltare in aria i ponti di ferro; impossibilitare il passaggio
66
40
Nota del curatore Renato Aimo al testo di G.Bouthoul, cit., pp. 139-141.
Introduzione
di aiuti alle forze nemiche, nonché il trasporto di armi e delle munizioni; incendiare e distruggere i depositi nemici; prestare tutte le forze affinché il nemico non possa
paesi e, infine, fare di tutto per aiutare l’Armata Rossa. principalmente la nostra forza. Firmato J.V. Stalin.67
incendiare i nostri
consiste
In ciò
Nel quadro della «Grande Guerra Patriottica», attraverso l’innesto della componente militare irregolare della guerriglia, Stalin «riuscì a combinare il forte potenziale della resistenza nazionale e patriottica vale a dire la forza tellurica, essenzialmente difensiva, della lotta contro -
un
invasore straniero
-
con
l’aggressività della
rivoluzione comunista
mondiale. L’unione di queste due forze eterogenee è ogni lotta partigiana in tutto il mondo».68
oggi
alla base di
Dal punto di vista anglo-americano la guerriglia era stata considerata fin dal 1938, e ancor di più con l’iniziodel secondo conflitto mondiale, un fattore al centro della strategia anti-nazista. Nel
spalle
1940 allo scopo di alimentare la guerra irregolare alle delle truppe tedesche nei territori da loro occupati, su impulso di
maggio
Special Operation Executive (SOE) che nel foglio d’ordini il sabotaggio e la guerriglia come le forme principali di resistenza nei paesi invasi dalla Wehrmacht.69 Il sostegno della Gran Bretagna alla guerriglia si concretizzò nei ri¬ fornimenti di armi, esplosivi e materiale d’equipaggiamento ed inoltre nell’addestramento dei partigiani alle tecniche di guerriglia, ovvero al¬ l’azione di «piccoli gruppi d’assalto formati da uomini decisi [che] at¬ taccheranno il nemico con esplosivi».70 La nuova centralità della guerra asimmetrica, conferita alla guerriglia Churchill, venne 1942 indicava in
creato
lo
un
dalla forma che il secondo conflitto mondiale assunse, determinò la
sua
67 Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), MI. Dir. Gen. Ps, Div. Affari Generali Ri¬ servati, PS 1943, b. 79. Norme per gli sloveni, 28 febbraio 1943. 68
C.Schmitt, op. cit., p. 78.
W.Hahlweg, op. cit, pp. 181 -182. Il testo del foglio d’ordini inglese è riportato a pagina 194 nota 112 mentre a pagina 175 si menziona un foglio d’ordini relativo alla «guerra irregolare» dei partigiani francesi. Sulla specifica attenzione del governo della Gran Bretagna alla guerriglia in chiave anti-tedesca cfr. nello stesso testo di Hahlweg il cap. 6 par. 4 Organizzazione e condotta M
della guerriglia da parte della Gran Bretagna (1940-1945). 70
Ibidem, foglio d’ordini cit., p. 194.
41
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
diffusione in tutta
l’Europaoccupata dalla Jugoslavia alla Grecia, dalla Belgio all’Italia e colse impreparate le truppe
Polonia alla Francia, dal d’occupazione tedesche: Il fatto che i tedeschi
non abbiano
di lotta dipendeva essenzialmente, zioni
e
documenti alleati, da
saputo affrontare come
con successo
questa forma
dimostrano piani, operazioni, pubblica¬
una fatale mancanza di
esperienza. E da gravi errori
commessi proprio nel campo politico.1' La comprensione di questi «errori nel campo politico» risiede, di nuovo, nel rovesciamento del concetto di «nemico assoluto» (rispetto alle parti in
chi lo adottò
ideologicamente) che applicato come politiche di ster¬ minio dei civili «obbligò» le popolazioni occupate ad una difesa imper¬ niata sull’uso di ogni mezzo per la propria sopravvivenza: causa e a
dottrina totale dall’esercito del III Reich attraverso le
La disumana tracotanza dei tedeschi, e soprattutto il principio dello spietato an¬ nientamento di interi popoli e delle loro culture, suscitarono dal profondo della coscienza civile di questi popoli forze di reazione che non potevano essere sof¬ 72 focate da rappresaglie “periferiche”.71
La «sorpresa» che l’estendersi intemazionale della guerriglia costituì per i comandi della Wehrmacht si riscontra anche dall’analisi dei mate¬
riali
strategici prodotti,
a
partire dagli
anni ’30 e
poi
in
piena
seconda
guerra mondiale, dallo Stato Maggiore tedesco nel corso delle occupa¬ zioni territoriali condotte dalle truppe del III Reich. Il punto di partenza da cui mossero tali elaborazioni militari fu quello di un contesto di guerra totale in cui l’esercito nazista si sarebbe trovato una
volta invaso il territorio nazionale straniero.
In questo quadro la misura della guerra non convenzionale sarebbe divenuta preponderante rispetto al conflitto con il nemico e le bande
partigiane
sarebbero divenute lo strumento di lotta
Attenzione e
nel
per i territori di montagna
42
71
Ibidem, p. 185.
72
Ivi.
e
degli
Stati invasi.
posta sui paesi dell’Urss e della Jugoslavia
particolare complesso fu elaborata venne
una
dottrina di
campagna.
controguerriglia pensata
Introduzione
Non è
presente, al contrario,
nessuna
specifica predisposizione
rela¬
tiva alla guerriglia urbana nelle grandi città e ciò evidenzia come questo tipo di attività partigiana (sul modello dei GAP) non fosse codificata dall’elaborazione tedesca e cogliesse un punto debole dell’operatività e
delle
ad
disposizioni
esse sottesa.71
militari
d’occupazione, nonché
della stessa dottrina
* 73
A questo aspetto si aggiungeva poi un altro errore strategico insito nella concezione nazista della controguerriglia, quello della pratica delle rap¬
presaglie e dei crimini di guerra contro le popolazioni civili come forma di controllo dell’ordine pubblico dei territori posti sotto occupazione: Pretendere di soffocare la guerriglia con mezzi militari o polizieschi o con un in¬ tensificato terrorismo costituisce uno dei più gravi errori che il comando supremo politico c militare tedesco abbia compiuto durante la seconda guerra mondiale. [...] La problematica fondamentale viene chiaramente sintetizzata dalle parole di Henri Michel [...] la guerriglia esasperava l’invasore e lo spingeva a sanguinose
rappresaglie. Ma al di là di un certo limite le rappresaglie divenivano contropro¬ ducenti poiché spingevano tutti i ceti della popolazione ad accomunarsi nella sof¬ ferenza e a sollevarsi contro la potenza occupante. [...] l’eccessiva durezza delle rappresaglie rendeva impossibile 1’esistenza stessa delle forze di
occupazione.74
Dunque in larga parte fu proprio l’impostazione ideologica della guerra del III Reich (molto più conforme a quella che Schmitt avrebbe
poi definito dottrina del nemico assoluto in riferimento ai partigiani) a produrre la radice della guerriglia europea come risposta sia allo stermi¬ nio di popoli e comunità considerate di razza inferiore (la rivolta del ghetto di Varsavia ne fu un esempio) sia alla guerra ai civili, intesa come diffuso metodo delle stragi preventive perpetrate anche in assenza di azioni partigiane. La guerriglia in Europa assunse, inoltre, il carattere storico di riscatto sociale, politico e nazionale a seguito della rotta e della capitolazione di molti eserciti regolari (come quello italiano dopo P8 settembre) travolti in modo rapido e definitivo dalle armate naziste in tutto il continente:
71
Cfr. la documentazione tedesca presente in A.Politi. Le dottrine tedesche di controguerriglia 1936-1944, Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 1996. 74
W.Hahlweg, op. cit, pp. 185-186.
43
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
popolo si lasciava sottomettere solo perché i suoi eserciti non erano capaci di resistere, si esponeva al disprezzo generale, come una nazione di vigliacchi; ma ogni volta che un popolo intraprendeva valorosamente questa re¬ sistenza irregolare, gli invasori scoprivano ben presto che era impossibile mettere in pratica il vecchio codice di fuoco e di sangue.75
Quando un stati
*La «urgenza» di
creare
il movimento
partigiano
italiano derivò da
questo quadro intemazionale di riferimento e la guerriglia urbana a Roma rappresentò, già dall’8 settembre 1943 il primo nesso esplicito con
i fenomeni di Resistenza
già sviluppatisi
sia in Europa che in Asia:
to be observed, were mainly in the nature of by Marx and Engels, in which whole popula¬ against foreign invaders. [...] The forms taken by guerrilla
These guerrilla struggles, it needs the national resistance wars noted
tions
were aroused
during World War II varied greatly from country to country [...] in the Asian countries under Japanese occupation they were mainly peasant-based, although activity in the cities and towns was not neglected. In Western Europe, movements
particulary in France and Italy, the reverse was the case, with most guerrilla action striking at German and Italian fascists in the cities and towns (from which, also, the struggle itself was directed by its leaders). Paris was liberated by an insur¬ rection organized by guerrilla forces.™ Per
queste ragioni diviene impossibile,
se
si vuol
comprenderne
la
na¬
tura, isolare il contesto della guerriglia urbana nella capitale dal resto d’Europa. Questo criterio contestualizzante e comparativo rende evidente, inoltre, la sterilità e la strumentalità, tutta ideologica, delle argomentazioni cui sempre più spesso si è assistito ad un tentativo di delegittimare quando non di criminalizzare la guerra irregolare nelle città. In Italia la guerriglia si sviluppò sulla base di alcune direttrici con
d’azione fondamentali: da e
metodi fattuali
e
un
lato attraverso l’individuazione di
dall’altrotramite l’attribuzionedi valore
e
prassi significato
colpire. In questo senso l’attentato, il sabotaggio, il l’insurrezionedivenivano gradi diversi dell’estensione,
dell’obiettivo da
colpo di
mano e
pratica irregolare del conflitto, nella come approdo della guerra condotta
dell’intensità e dell’efficaciadella
prospettiva
44
dell’azione di
massa
75
Citazione da F.Engels, «Der Kamp in Frankreich» in W.Hahlweg, op. cit, p. 103.
7
W.J.Pomeroy (a
cura
di) op. cit., pp. 23-24.
Introduzione
(come fu quello della Resistenza) parallelo a convenzionale.77 quello La questione dell’insurrezione e del suo mancato verificarsi a Roma da un esercito volontario
chiama storicamente in
causa una
molteplicità
di fattori: l’efficacia ed
al tempo stesso le disfunzioni della guerriglia nella capitale; la forza reale ed i limiti dei partiti antifascisti; il peso politico esercitato da istituzioni come la Chiesa cattolica; l’espressione materiale dei rapporti di forza, nel contesto nazionale di
La
guerriglia
di Roma,
tutta l’areadella
un
paese vinto come l’Italia, con gli Alleati. i suoi attacchi e la sua disposizione lungo
con
città, riuscì per i
nove
mesi di
occupazione
a mantenere
materialmente esteso il territorio da controllare all’occupante tedesco. Questo obiettivo prioritario, che significava smascherare l’inganno na¬ zista della formula della «città aperta», fu certamente raggiunto. Roma fu trasformata in un terreno urbano di lotta armata, configurandosi come un fattore direttamente connesso alle forze Alleate ovvero alla «potenza
d’appoggio». La guerriglia in ultimo riuscì a rappresentare (in una città da dove il re era fuggito e l’esercito si era sbandato) una contestazione di legittimità militare, politica e sociale dell’ordine nazista, costituendo capace d’influire sulla condotta e sulle stesse scelte militari dei comandi tedeschi. Tuttavia i suoi limiti oggettivi, le un
elemento incidente
e
sul campo dei combattenti e la peculiarità del contesto di Roma determinarono il mancato approdo della guerriglia al suo ultimo e de¬
perdite
finitivo stadio, l’insurrezione popolare: Se l’insurrezioneè di germinazione spontanea sono le forze stesse della guerriglia e quelle dell’eventuale esercito amico che devono imbrigliarla, altrimenti essa, come una corrente impetuosa, strariperebbe per travolgere tutto, anche il bene sino ad allora compiuto. Se essa deve scoppiare secondo i piani prestabiliti, allora il compito di prepararla, guidarla e contenerla nell’alveo delle finalità da rag¬ giungere, spetta proprio ai capi della guerriglia. [...] Contrariamente alla guerri¬ dalla montagna verso il piano e le città, l’insurrezione invece glia che “scende” va
dal centro alla periferia. [...] l’insurrezioneè quindi prima di tutto organizzata
significati e delle prassi di «attentato», «sabotaggio», guerriglia in Italia. Documenti della Resistenza militare italiana. (Introduzione di Pietro Secchia), Feltrinelli, Milano, 1969 e C.Armati (a cura di) Il libretto rosso della Resistenza. La teoria e la pratica di guerriglia antifascista attraverso i 77
Per la definizione dei termini, dei
«colpo di
mano» e «insurrezione» si rimanda a La
documenti militari dei
partigiani italiani, Red Star Press, Roma, 2012, pp. 100-126.
45
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
[...] L’insurrezione, che è sempre preceduta dall’intensificazione gra¬ guerriglia, [...] si manifesta con: 1) l’azione contemporanea di tutte le unità della guerriglia e delle formazioni
nella città
duale dell’attività di
clandestine contro gli obiettivi vitali del nemico; 2) l’eliminazione o dei presìdi.78
*Nelle in
sue
assenza
di
riflessioni sulla liberazione di Roma da parte degli Alleati un moto popolare cittadino, Giorgio Amendola ha presen¬
tato le condizioni materiali di fascisti della
già
l’isolamento
giunta
militare
dalle ultime settimane di
grande difficoltà nelle quali i partiti anti¬ (Pci-PdA-Psiup) si trovarono ad operare aprile:
Sulla mancata insurrezione di Roma si è scritto molto. È stata presentata come il «miracolo» delle forze conservatrici e attesiste annidate dentro il CLN. Certo queste forze erano possenti. Il Vaticano non voleva l’insurrezione e intendeva chiudere il periodo di occupazione tedesca presentandosi come garante della si¬ curezza della città [...] i partiti della destra del CLN non volevano la insurrezione. Socialisti e azionisti, che avrebbero voluto l’insurrezione, giungevano all’appun¬ tamento stremati colpiti fino agli ultimi giorni [...] Anche noi comunisti eravamo giunti alla fine, stremati e duramente colpiti, con una crisi dell’organizzazione militare, denunciata dall’affievolimento della nostra azione gappista nel corso del mese di
aprile.7y
Nella stessa matrice politico-culturale comunista era fortemente presente
un’interpretazione dell’azione insurrezionale incentrata sulla misurazione rapporti di forza e dei contesti in cui questa avrebbe dovuto aver luogo per produrre un vantaggio oggettivo per il movimento partigiano: dei
Noi marxisti ci siano sempre gloriati di calcolo delle forze delle masse
goroso
aver e
saputo determinare, mediante
un ri¬
dei rapporti di classe, l’opportunità di
quella forma di lotta. Dicevamo: non sempre è opportuna l’insurrezione, presupposti nelle masse è un’avventura; molto spesso abbiamo con¬ dannato come inopportune e dannose dal punto di vista della rivoluzione perfino questa
o
senza certi
le forme più eroiche di resistenza individuale.80
78 7g
Ibidem, pp. 123-126. G.Amendola, op. cit., pp. 325-326. V.I.Lenin, Rivoluzione in occidente
80 e infantilismo di sinistra, Editori Riuniti, Roma, 1971, 12. Sulla questione dell’insurrezione e sulla linea seguita in Italia dal Pei Giorgio Napolitano, p. che curò la prefazione allo scritto di Lenin, scrisse: «su questi temi, sui possibili caratteri della
46
Introduzione
In
questa dimensione, viste le condizioni di debolezza in cui
la Resistenza
versava
già dal mese di aprile 1944, lo stesso vertice del Pei partito sostenne con costanza la necessità della solleva¬ zione popolare a Roma e rappresentò poi la dorsale fondamentale delle giornate insurrezionali nelle grandi città del centro-nord Italia) decise di si non imprimere una forzatura che a giudizio dei dirigenti comunisti sarebbe rivelata controproducente sul piano dei rapporti di forza reali: (che
pure
romana
come
-
-
Giungerà, inoltre, tare nulla da soli.
un
[...]
telegramma di Togliatti, ma è inutile cercare
di Togliatti. [...] Nella polemica che
che inviterà i comunisti a non ten¬
alibi,
come si è
fatto, in questa direttiva
tenta essenzialmente di ricercare nelle cause
politiche, nel compromesso di Salerno, nella direttiva Togliatti e nelle pressioni vaticane, le ragioni della mancata insurrezione, si manifesta ancora una volta il rifiuto di prendere atto dei rapporti di forza spessa e
e il
tentativo di coprirli sotto
una
ingannevole coltre ideologica.81
In ultima istanza, dunque, il «pragmatismo radicale» che aveva ca¬ ratterizzato la matrice comunista della guerriglia urbana a Roma portò
partito a scegliere, proprio sul terreno dell’insurrezione, una posizione «prudente» che concesse spazio di manovra alla componente moderata del CLN, alla monarchia ed allo stesso Vaticano, ovvero a quelle forze che tanto avevano contestato la pratica della lotta armata nella capitale. Una Resistenza che anche nelle difficili condizioni deH’aprile-maggio 1944 aveva continuato a manifestarsi fino alle giornate della libe¬ il
razione di giugno: Le squadre d’azione partigiana nondimeno continuavano [...] l’opera loro di sa¬ botaggio, ma ovviamente in condizioni sempre più difficili. [...] 11 Comando al¬ leato, per altro, aveva chiesto che le forze partigiane nella città restassero con Tarma al piede sino ad un ordine che sarebbe stato dato a tempo opportuno e ciò
intempestivo movimento i tempi stabiliti per la mano¬ poi emanato e fu forse ingenuità ottemperare a quella che era una manovra politica per evitare in Roma
per non intralciare
con un
vra d’attacco a sud di Roma. L’ordine promesso non fu
costruzione socialista, della società socialista in un paese come l’Italia e sul modo di “preparare” la rivoluzione [...] insurrezionale che neppure esso deve necessariamente ripetere il “modo” -
realizzatosi in Russia 81
-
avrebbero appunto lavorato a lungo Gramsci e Togliatti». Ibidem, p. XIII.
G.Amendola, op. cit., pp. 327-328.
47
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
una insurrezione
popolare che impauriva
il Vaticano e
quanti
ad esso guardavano
informando la propria condotta alle sue direttive.82
Le diverse considerazioni espresse dai
scismo di Roma
capitale mava
la
e
sulla
sull’approdo conclusivo
dirigenti militari dell’antifadella guerriglia urbana nella
insurrezione» (che evocativamente richia¬ difesa» dell’8-10 settembre) non deve né vuole rifluire nella storiografia dei delusi»8384ma serve, in¬
sua «mancata
sua «mancata
essere «un
invito
a
vece, a rappresentare una figurazione non meccanica dei processi storici ed una loro complessità di fondo che anziché fornire risposte «imma¬ nenti» alimenta domande
polisemiche,
confermando
l’interpretazione
di Lussu secondo cui: Ogni insurrezione ed ogni rivoluzione hanno la loro fisionomia. Non esistono né insurrezioni né rivoluzioni identiche. Ogni paese le esprime a suo modo, con il suo carattere, con i suoi mezzi, con la sua anima. Lo studioso, dando uno sguardo al passato, anche per il suo paese, può solo abbozzarne uno schema per l’avve¬ nire, ma la storia dell’umanità sfugge alle previsioni scientifiche.8-4
82 83 84
48
R.Bauer, op. eit., pp. 188-189. C.Pavone, op. eit., p. 71. E.Lussu, op. cit., p. 315.
Nota sulle fonti
guerriglia urbana nella
Roma occupata dai nazifascisti nel 1943-1944 ha fenomeno in tutta la città, coinvolgendo in modo di¬ diffuso rappresentato retto alcune migliaia di persone ed in modo indiretto un numero di abitanti an¬ La
un
maggiore. Ricostruirne
cora
sul piano storico la dimensione, la natura e la capacità d’azione militare ha posto due ordini di problemi: quello della scelta dei soggetti politici di cui occuparsi e quello delle fonti documentali da utilizzare. La scelta dei
soggetti politici è ricaduta sui tre partiti della sinistra del Comitato
di Liberazione Nazionale (Partito d’Azione, Partito Socialista di Unità Proletaria e Partito Comunista Italiano) ed è stata operata secondo due criteri fondamentali: a) La pratica della guerriglia urbana organizzata sistematicamente come mi¬ sura
militare della Resistenza al nazifascismo. Un fattore che distinse
nisti, socialisti
comu¬
azionisti dal resto dei partiti antifascisti del CLN (De, Democrazia del Lavoro e Pii) tanto da determinare la nascita della «Giunta e
disposizione di Squadre d’azione e GAP in tutte le otto zone in partigiano divise la città di Roma. L’intemità dei tre partiti al CLN e la loro dimensione politica non solo
Tripartita»
e
la
cui il movimento
b) cittadina
ma nazionale. Caratteristiche che differenziarono il Pei, il Psiup e il PdAda un’altrafondamentale formazione antifascista di Roma: il Movimento
Comunista d’Italia noto nella
capitale
come
«Bandiera Rossa».
Rispetto questione delle fonti, la ricerca è stata basata sulla compara¬ zione e l’intersezionedi una pluralità di documentazioni di origine e natura di¬ alla
versa.
Le fonti interne
partigiane (provenienti dagli archivi
dell’Istituto Romano
per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, della Fondazione Antonio Gramsci e dal Circolo Giustizia e Libertà di Roma) hanno rappresentato il nu¬
cleo centrale del materiale utilizzato, pur nella consapevolezza della loro com¬ plessità di lettura e della necessità della verifica di affidabilità e attendibilità delle informazioni contenute al loro interno. In
quest’ottica le fonti partigiane sono state comparate con quelle di polizia (provenienti prevalentemente dall’Archivio Centrale dello Stato e dal fondo Documenti Resistenza Romana dell’Irsifar), con il fondo documentale del Mi¬ nistero della Difesa «Riconoscimento qualifiche per le ricompense ai partigiani della Regione Lazio» (conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato), con quelle giudiziarie (Archivio di Stato di Roma), con la stampa antifascista clan¬ destina
e con
quella «ufficiale» fascista, nonché con
i fondi documentali
privati 49
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
versati dai membri dei GAP centrali di Roma all’Archivio Storico del Senato della
Repubblica: Bentivegna, Capponi, Fiorentini, Ottobrini, (dei quali
scrive ha curato il riordino
Alle fonti scritte
sono
forma delle interviste
e
delle autobiografie dei protagonisti degli eventi storici
trattati.
Le otto
50
zone
chi
l’inventariazione) Calamandrei, Regard. state, infine, affiancate quelle orali e memoriali nella e
operative in cui
era stata suddivisa la città.
Parte I
Il Partito d’Azione e
1
-
la guerriglia
Riccardo Bauer, Giovanni Ricci
e
Fernando Levi Mor-
tera: la visione azionista della guerriglia nella
Roma
OCCUPATA
Una figurazione d’insieme delle caratteristiche del contesto storico, della formulazione delle misure e dei dispositivi della guerriglia urbana, nonché dello stesso processo d’impianto delle Squadre d’AzioneCitta¬ dina (SAC) in seno alle formazioni GL del Partito d’Azione a Roma fu¬ rono
rappresentate dai documenti
e
dalle carte
prodotte,
nell’immediato
dopoguerra, da tre dirigenti del movimento azionista: il massimo re¬ sponsabile militare del partito Riccardo Bauer; uno degli esponenti di
dell’organizzazione combattente, Giovanni Ricci; un quadro di alto livello politico-fiduciario, Fernando Levi Mortera. Responsabile del Partito d’Azione a Roma e nel Centro-sud1 e rap¬ vertice
presentante del PdA in seno alla Giunta Militare del Comitato di Libe¬ razione Nazionale della capitale, Riccardo Bauer stilò una relazione di
profilo storico, politico e militare assunto dalla gielliste in città, indicando i quadri delle le formazioni, origini della composizione delle otto zone dirigenti e le convergenze strategiche con il Pei ed il Psiup: sintesi che delineò il
Resistenza armata svolta dalle SAC
1
G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, cit., p. 75.
51
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
A Roma fii costituita una Commissione militare composta da Giovanni Ricci, Tommaso Carini, Furio Lauri, Ferdinando Lucchini, intorno alla quale si venne
imbastendo la prima organizzazione sistemativa delle forze cittadine e delle forze foresi (Castelli Romani, Tolfa, Monte Gennaro). Oltre alla prima schematica or¬
ganizzazione
l’organizzazione stessa grado anzi di poter ef¬ fettuare rifornimenti ad alcune bande che operavano fuori Roma. Collaborò a romana, è merito di questa commissione se
fu, sin dal principio, in possesso delle armi necessarie
e in
questa sistematica raccolta di armi
e munizioni tutto il nucleo che rappresentò poi i quadri del movimento: fra gli altri si distinsero Angelo Latini, Fernando Norma, i due fratelli Augusto e Renato Cecchini, Guglielmo De Ritis, Dante
Giannotti, Cencio Baldazzi
e Mario Chierici. Due furono i depositi principali: l’uno, dentro la città, nel laboratorio del falegname Vincenzo Gallarello; l’altro fuori città, nei pressi delle Catacombe di S.Callisto, affidato al sacerdote Don
Fernando Giorgi, che tanto ha aiutato la nostra organizzazione romana. Tale Com¬ missione passò 1’1 ottobre 1943 sotto il comando di Riccardo Bauer [...] Il primo compito della Commissione militare del partito fu quello di stabilire intimi con¬ tatti con le similari
organizzazioni degli altri partiti. Contatto costante, tenuto agli stessi criteri l’azione pratica delle rispettive organiz¬
allo scopo di orientare
zazioni, fu preso e
e tenuto
anzitutto coi comitati clandestini del partito comunista
del partito socialista.2
Il
primo
elemento che si pose all’ordinedel giorno per le formazioni e dunque per la conformazione stessa della guerra di guer¬
combattenti,
fu
dell’individuazionedi criteri
organizzativi in grado, pur nel mantenimento delle rispettive autonomie politiche, di disporre mo¬ dalità di lotta il più possibile uniformi tra i partiti antifascisti: riglia,
quello
Verso la metà di ottobre il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale dava vita ad un Comitato Esecutivo che sotto il nome di Giunta militare centrale doveva accentrare in sé la direzione delle forze attive antifasciste della città di Roma
e
dell’Italia centrale. L’azione di questa Giunta militare è stata varia e complessa e si è svolta secondo l’unicocriterio imposto dalle circostanze e ciò con l’intento a tutto il movimento della resistenza degli orientamenti comuni, senza peraltro costringerli entro un rigido schema organizzativo destinato, qualora fosse stato tentato, a spezzarsi di fronte allo scoglio delle circostanze [...] della seve¬
di dare
rissima
organizzazione di controllo stradale ed amministrativo, oltre che polizie¬
sco, dell’esercito tedesco schierato in linea di combattimento. Nel seno della
2 Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza (d’ora in poi Irsifar), Fondo Documenti e Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte Riccardo
Bauer.
52
Parte I
Giunta militare centrale i
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
rappresentanti del Partito d’azione, del Partito agivano costantemente di conserva.’
comu¬
nista e del Partito socialista
I
passaggi
delineati dalla «relazione Bauer» oltre
a mostrare
i
processi
interni alla costruzione del movimento armato di resistenza evidenziano le difformità dro
che,
in seno al fronte antifascista e restituiscono un qua¬ dalle formule retorico-celebrative che avrebbero in se¬
presenti
scevro
guito definito i
crismi del discorso
pubblico sulla «unità della Resistenza», diverso carattere delle istanze politiche dei
pone in evidenza quanto il dentro e fuori il CLN fosse in grado di incidere anche sulla misura militare della guerriglia, segnando una linea di faglia tra l’attendismo (che
partiti
in ultimo
era
riconducibile ad
una
linea di
esplicito
richiamo alla conti¬
nuità dello Stato) ed il proponimento di rottura e rinnovamento delle strut¬ ture istituzionali e politico-sociali che passava attraverso l’organizzazione fattuale della Resistenza armata ai nazifascisti: II primo problema che si pose nella giunta militare centrale fu quello di mando unico che,
su
proposta dei liberali, avrebbe dovuto
essere
un co¬
affidato
a un
generale. Per l’opposizione del rappresentante del Partito d’azione, anche contro l’opinione dei rappresentanti comunista e socialista, prevalse il concetto di man¬ tenere coi rappresentanti del centro militare badogliano dei contatti informativi e
coordinativi; di
non
confondere invece le forze rispettive data la diversità po¬
e governo Badoglio. Il rappresentante del Partito d’azione in seno alla giunta militare, Bauer, fu incaricato di tenere costanti contatti [...] col Col. Montezemolo, comandante del centro clandestino a Roma. [...] va ri¬
litica esistente tra CLN
cordato che il centro militare aveva allora come direttiva, nei limiti della città di Roma, l’impedimento di ogni azione che potesse turbare la vita della città nel
quella alleata. Parola d’ordinedel centro mi¬ pubblico; lasciar sfilare i tedeschi senza re¬ sistenza perché il passaggio della città dall’occupazione tedesca a quella alleata avvenisse senza incidenti.-4 trapasso dall’occupazione tedesca
a
litare era: mantenimento dell’ordine
Nelle considerazioni del
responsabile
impostazione politica figura, dunque, come il perno attorno sentazione dell’antifascismo politico e
questa
3 43
Ivi.
4
Ivi.
del PdA il rovesciamento di
della lotta contro l’esercitotedesco si al
quale impostare
una
militare che in termini
con¬
rappre¬
generali
53
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
distingueva
due letture del futuro dell’Italiamolto diverse tra loro. Ciò
nello specifico perimetro di Roma assumeva un carattere strategico es¬ senziale visto il contesto in cui si andava configurando la Resistenza nella città, aveva verno
dine
ovvero
quello
di
una
capitale
dove: la guerra del fascismo
portato la distruzione dei bombardamenti Alleati sui civili; il go¬ Badoglio si era preoccupato più di mantenere il controllo dell’or¬
pubblico
con
misure draconiane
come
la «circolare Roatta»5 che
di preparare politicamente una pace separata e una resistenza mili¬ tare ai tedeschi senza lo sbando che invece caratterizzò l’annuncio del¬ non
l’armistizio; la fuga del re e del governo F8 settembre 1943 associato al crollo nazionale la sostanziale assenza di un qualsiasi riconosciuto dello Stato, simboleggiata dalla sbocchi di Porta San Paolo:
battaglia
nobile
aveva
potere
ma senza
Questa tesi [l’attendismondr] in seno alla Giunta militare del CLN era sostenuta dai rappresentanti della De, del Pii e della Democrazia del Lavoro. Per iniziativa e del Psiup questo orientamento fu successivamente rovesciato; fu ammesso che l’uscita dei tedeschi dalla città di Roma non doveva essere pa¬
del PdA, del Pei
cifica; che il popolo
romano doveva essere chiamato a
contribuire combattiva¬
mente alla cacciata dei tedeschi.6
significanze politiche che la lettura di Bauer fornisce, i confini temporali (settembre 1943-giugno 1944) oltre a de¬ finire il perimetro cronologico dell’occupazione nazifascista della ca¬ pitale si configurano come i crocevia della storia della Resistenza di Roma segnando da un lato la sua «mancata difesa» l’8-10 settembre Nella costruzione delle
5 II 26 luglio 1943. all’indomani del Gran Consiglio del fascismo che aveva deposto Mussolini, il generale Mario Roatta aveva emanato una circolare che disponeva misure draconiane per il con¬ trollo dell’ordine pubblico in Italia: «qualunque pietà e riguardo nella repressione è un delitto scrisse Roatta Poco sangue versato inizialmente risparmia fiumi di sangue in seguito. Ogni mo¬
-
-
vimento deve essere inesorabilmente stroncato in origine. Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire come in combattimento». Lo stato d’assedio disposto contro le manifestazioni popolari organizzate contro il regime fascista e contro la guerra provocò «oltre 80 morti. 300 feriti e 1500 arresti». Per la parte del testo della direttiva Roatta vedi C.Bermani. Il nemico interno. Odradek, Roma, 1997. pp. 274-275. Le stime su morti, feriti e arresti sono tratte da A.G.Ricci,
Aspettando la Repubblica. 6
I governi della transizione 1943-1946, Donzelli, Roma, 1996, p. 4.
Irsifar, Fondo Documenti Riccardo Bauer.
54
e
Ricerche, sottoserie Partito d’Azione,busta 25, fase. AX8. Carte
Parte I
-
Il Partito d‘Azione e la guerriglia
(con la fuga della monarchia l’altrola
e la battaglia di Porta San Paolo) e dal¬ insurrezione» il 4 giugno strettamente connessa, le scelte politiche e militari delle forze Alleate:
sua «mancata
quest’ultima, con
poi il 4 giugno l’organizzazione militare clandestina romana non poté contri¬ buire attivamente, se non con piccoli fatti sporadici alla cacciata dei tedeschi, ciò fu dovuto a precise disposizioni emanate dal Comando supremo alleato per se
mezzo di radio Anzio che costrinsero le forze armate a rimanere con le armi al
piede in
attesa di promesse
dre armate in campagna, litate e combatterono.7
In
questo
senso
a
disposizioni che non sud come
a
furono emanate, mentre le squa¬
nord di Roma, furono attivamente mobi¬
lo sbarco di Anzio-Nettuno del 22
gennaio
1944 rap¬
un passaggio cruciale, in senso negativo, per le forze partigiane di Roma facendo pensare ad una prossima liberazione della città e por¬ tando «allo scoperto» molte delle reti clandestine della guerriglia suc¬
presentò
cessivamente sgominate dalla e nazista:
repressione
della
polizia politica
fascista
Dopo lo sbarco di Anzio, l’attivitàdivenne febbrile. Uomini delle squadre sabo¬ tatori percorsero la via Ardeatina, la Laurentina e le due Appiè, disseminandole di chiodi. Più di 200 automezzi tedeschi, sulla sola Ardeatina, furono bloccati truppe alla linea del fuoco. Purtroppo la speranza della li¬ berazione creduta vicina fece scoprire troppi uomini. E cominciò allora il periodo mentre conducevano
degli arresti/ Tuttavia
dalla presa visione delle disposizioni emanate dai PdA, del Pei e del Psiup, preparate nella fase dello
proprio
comandi militari del
sbarco di Anzio-Nettuno, è possibile acquisire elementi utili alla lettura della ramificazione delle reti clandestine e delle modalità operative dei
«centri di fuoco» della
tre
partiti
della
Riservato ai soli
capi¬
guerriglia urbana organizzata dai
sinistra del CLN. In questo zona dei tre
7 K
I,
n.
senso
il documento
partiti»
«Segretissimo.
intitolato Istruzioni per i capi-zona presente nelle
Ivi.
G.Ricci, Azioni del Partito d'Azione in «Mercurio. Mensile di politica 4, dicembre 1944, p. 260.
arte e
scienza»,
anno
55
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
carte di Fernando Levi Mortera9 contribuisce alla ricezione di elementi
tipologia di guerriglia urbana che, una volta consolidato il suo processo d’impianto generale, prese corpo in termini fattuali entro il perimetro urbano ed extraurbano della capitale. Le direttive (sintetizzate in otto punti) connettono istanza politica, misura militare ed obiettivo strategico richiamando innanzi tutto le Squadre d’Azione Cittadina del PdA, i Gruppi d’Azione Patriottica di Pei e Psiup e gli organismi militari delle otto zone dei tre «partiti popo¬ storici in
grado
di definire la
lari» alla costituzione di
un
«Fronte unico attivo per la definitiva
ciata dei tedeschi dalla città di Roma» diretto da
Centrale
espressione
unica dei
Capi
dei tre
un
partiti». capi-zona
Al momento dell’insurrezione della città tutti i otto
zone
cac¬
«Comitato Militare di tutte le
avrebbero ricevuto ordini direttamente dal Comitato Militare
Centrale, emanando
a
loro volta direttive unitarie
con
«valore esecutivo
per tutti i componenti dei tre partiti nelle rispettive zone giurisdizionali». La necessità di elaborare comuni piani d’azione poneva l’obbligo di
ogni tipo di «rivalità, antagonismi, particolarismi fiduciaria del capo-zona venivano demandati «po¬ partito». figura teri assoluti nella zona di propria giurisdizione» ed essi «come tali di¬ condannare ed eliminare di
Alla
spongono e impongono, con ogni mezzo, nel quadro delle direttive e degli ordini del Comitato Militare Centrale». La centralità politico-militare con¬
capi-zona, che nel corso dei mesi avevano reso operativa la mi¬ sura della guerriglia nonché la rete clandestina di contatti, restituisce anche la peculiare tipologia di lotta che caratterizzò la capitale durante l’occupazione tedesca. Una forma di Resistenza in grado di coniugare, pur nella consistenza dei suoi limiti oggettivi, il piano armato dei gruppi di fuoco GAP e SAC con quello della resistenza civile della popolazione; il sostegno sociale di classi e ceti dislocati in aree molto diverse (dalla cinta delle borgate al centro storico della città) ed un territorio di lotta espressione di un continuo rapporto città-campagna che fece anche dei paesi a ridosso della capitale dei punti di riferimento della guerriglia anti¬ ferita ai
tedesca.
l)
Irsifar. Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948. busta 75. fase. B. XIII. 1. Il documento risale
al gennaio 1944 fase dello sbarco Alleato di Anzio-Nettuno e prepara l'insurrezione di Roma. La stessa circolare, comune ai partiti della sinistra Pei, PdA e Psiup, è presente anche in Archivio Fon¬
dazione Istituto Gramsci (d'ora in poi AFIG). Fondo PCI Direzione Nord, b.
56
9 fase. «Roma 1944».
Parte I
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
Il capo-zona, in questo quadro, rappresentava la figura di sintesi a cui il «Centro» dei partiti antifascisti delegava la realizzazione concreta
di
quell’insieme di
scelte
e
complesso avrebbero do¬ processo politico-sociale rappresen¬
decisioni che nel
vuto sistematizzare sul territorio il
tato dall’obiettivo finale dell’insurrezione cittadina: La riuscita dell’azione è affidata alla iniziativa, al buon
senso e alle facoltà rea¬
lizzatrici dei capi-zona dei tre partiti. Prontezza nelle decisioni, irruenza nella esecuzione. Ricordarsi che una volta presa la decisione, anche se errata, si pos¬ sono ottenere ugualmente ottimi risultati purché si conduca l’azionefino in fondo con violenta volontà. L’oraattesa con trepidazione e con affannosa speranza per più di 4 mesi è final¬ mente giunta. Sta a noi, solamente a noi, non mandare deluse le nostre speranze. Ognuno sappia che, nell’azione generale, ha una parte importantissima. Primi
fra tutti hanno
una
parte decisiva i capi-zona dei tre partiti riuniti in
blocco. Ognuno sia intimamente persuaso della importanza
un
unico
e del valore della
propria personalità, nel quadro complessivo della collettività dei tre partiti, in un unico sforzo. Una è la divisa per tutti: fede, coraggio, sacrificio.10
uniti
11Nel suo scritto Bauer indica innanzitutto il criterio politico-organiz¬ zativo, i compiti militari e la divisione territoriale che guidarono l’atti¬ vità di guerriglia esercitata dalle formazioni del PdA a Roma, non mancando di menzionare figure centrali della struttura clandestina come Pilo Albertelli o Giorgio Candeloro e militanti di base come il fabbro Enrico Ferola, costruttore materiale dei celebri chiodi
a
quattro punte,
poi fucilato alle Fosse Ardeatine: Ricorderemo soltanto quella che è stata l’attività delle forze armate del Partito. In armonia alle disposizioni precise della Giunta militare centrale queste forze armate furono organizzate in 8 zone alle dipendenze di un Comitato Centrale. Compito delle forze armate in ciascuna di queste zone: l’attuazione di colpi di mano contro le forze presidianti tedesche e la creazione di una rete armata che potesse, al mo¬ mento opportuno, rispondere all’ordinedi insurrezione che doveva essere dato." Sul
litare,
10 11
piano «politico-ideologico» alle necessità proprie del campo mi¬ ovvero la distinzione tra gruppi di fuoco specializzati da un lato
Ivi.
Irsifar, Fondo Documenti Riccardo Bauer.
e
Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte
57
Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944
organizzazione
ed
Bauer non
armata «diffusa»
dall’altro, la sintesi espressa da
prassi specifica di una guerriglia con¬ dotta all’intemodello scenario urbano di una capitale europea (che basa la sua stessa esistenza sul concetto della «guerra condotta da piccole manca
di
coniugare
la
von Clausewitz del 1810) con di diretta derivazione mazziniana:
unità» secondo la definizione di
altipo
di «guerra di
popolo»
un
ide-
L’attività operativa di queste forze si svolge secondo un duplice criterio; quello di far partecipare ai singoli episodi di combattimento il massimo numero di ag¬ gregati a scopo di allenamento e di affidare ad attivisti specializzati certe imprese che dovevano più a fondo colpire l’avversario. A questo secondo scopo sono state organizzate delle squadre di specialisti alle quali va il merito di aver portato a una serie di imprese di non piccola importanza. L’organizzazione, l’addestramentoe la direzione di queste squadre speciali di sa¬ botatori furono affidate a Giovanni Ricci che, fin dal principio di ottobre, aveva
compimento
assunto la carica di Capo di Stato Maggiore di Riccardo Bauer. Facevano parte di queste squadre: Cecchini Renato; Augusto Cecchini; Raoul De Marchi, Gu¬ glielmo De Ritis.12
Un’impostazione della lotta che trova riscontro negli scritti di Gio¬ vanni Ricci, uno dei principali dirigenti militari in seno all’organizza¬ zione azionista: La squadra di punta [...] è quella del Centro Militare del Partito d’Azionee com¬ posta dai fratelli Augusto e Renato Cecchini, Guglielmo De Ritis e da Raoul De Marchi [...] Fra dicembre e gennaio l’organizzazione procede con ritmo più in¬ tenso sia nel campo militare che in
quello politico.13
L’evoluzione dei rapporti tra i partiti antifascisti ed il governo della monarchia, ridefinendo la fisionomia del quadro politico nazionale, mo¬ dificò anche le relazioni tra le formazioni clandestine legate al regio esercito
le strutture della
guerriglia partigiana. In questo senso l’in¬ gresso dei partiti antifascisti nel secondo governo Badoglio (17 aprile 1944) costituì un elemento di nuova collaborazione tra le componenti militari del CLN e le forze monarchiche, entrambe, peraltro, già attra-
12 15
I,
58
n.
e
Ivi.
G.Ricci, Azioni del Partito d'Azione in «Mercurio. Mensile di politica arte 4, dicembre 1944, pp. 259-260.
e
scienza»,
anno
Parte I
versate
da
una
profonda crisi
-
Il Partito d’Azionee la guerriglia
dovuta alla caduta di molti
quadri dirigenti
il comandante del Fronte Militare Clandestino di Resistenza
(tra i quali
Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, arrestato il 25 poi fucilato alle Fosse Ardeatine) dopo lo sbarco di Anzio:
colonnello
gennaio
e
questa nuova intelaiatura [successiva agli arresti dei dirigenti del PdA ndr] fu portata a compimento dal Comando clandestino, sempre mantenendo stretto con¬ tatto e con le analoghe formazioni degli altri partiti e col centro militare il quale, caduto il Col. Montezemolo, era andato riorganizzandosi intomo al Gen. Odone ed assumendo, nei rapporti col CLN. una diversa fisionomia politica in quanto nell’aprile i partiti del CLN erano entrati a far parte del governo Badoglio per cui la collaborazione sul terreno militare poteva diventare più stretta e continua.14
quella in città anche la lotta armata nei Castelli Ro¬ un’organizzazione ed un’estensione di particolare rilievo, al¬ lestendo su tutto il territorio un diffuso dispositivo di guerriglia per bande e realizzando il 20 dicembre 1943 il più importante attacco militare della Resistenza di Roma e provincia per numero di tedeschi colpiti e per riu¬ scita dell’operazione rispetto agli obiettivi strategico-logistici: Parallelamente
a
mani ebbe
Mentre così si svolgeva l’attivitàdelle forze clandestine del Partito nella città di Roma, il Comitato militare clandestino del Partito continuava a svolgere [...] la
operanti a sud c a nord di Roma organizzato del Partito operante in intimo contatto coi socialista era quello dei Castelli Romani.15
sua opera di direzione delle formazioni militari
[...] il nucleo più forte nuclei comunista e
e
Il quadro complessivo che si compone attorno alla costruzione del¬ l’attacco ai treni delle linee Roma-Formia e Roma-Cassino del 20 di¬ cembre 1943 delinea un’azione Resistenza in con
la
di
congiunta
di tutte le forze della
il lavoro informativo di
coniugare grado capacità organizzativa dei gruppi
intelligence
di fuoco. Le formazioni
comu¬
azioniste operarono, infatti, di concerto con il Fronte Militare Clandestino di Montezemolo che anche se seguiva come scrisse
niste
e
-
Bauer di
-
ogni 14
«la direttiva nei limiti della città di Roma, dell’impedimento azione che potesse turbare la vita della città nel trapasso dal-
Irsifar, Fondo Documenti
e
Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte
Riccardo Bauer. 15
Ivi.
59
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
l’occupazione tedesca a quella alleata» collaborò con le bande partigiane di Genzano, Marino e Albano, fornendo informazioni sui treni da dotazioni di armi (trasportate a Montesavello di Albano dai comunisti Salvatore Capogrossi e Neglio Lommi) per portare a compi¬
colpire
e
mento un’azione di guerra che per la sua
stessi nazisti pensarono fosse opera dell’esercitoAlleato.16
L’attacco sulla Roma-Formia
giane composte
una
non
venne
grande rilevanza militare gli partigiani ma dell’aviazione
dei
effettuato da due
da Ferruccio Trombetti
e
squadre partiGiorgi e l’altra Cavaglione.
Alfredo
da Enzo D’Amico, Giuseppe Mannarino e Pino Levi L’attaccosulla Roma-Cassino fu eseguito da Marco Aurelio Trovaluci, Amedeo Bianchi, Dante Appetiti e Ippolito Silvagni. Ha scritto nelle sue memorie il comandante
partigiano
del Pei, Salvatore
Capogrossi:
Il periodo più intenso delle attività partigiane si svolse dal 10 al 24 dicembre 1943 [...] in quel periodo le bande dei Castelli romani organizzarono e portarono a segno uno dei più importanti attentati di tutta la Resistenza italiana; furono fatti saltare, contemporaneamente, due treni sulle due linee che collegano Roma
con
Napoli. Un treno carico di soldati tedeschi provenienti dal fronte fu fatto saltare sul Ponte Setteluci della linea Roma-Formia-Napoli: la maggior parte dei quat¬ morirono, e il resto rimasero feriti [...] Sulla linea ferroviaria Roma-Cassino invece, nelle vicinanze di Colonna S.Cesareo, saltò un treno merci che trasportava armi e munizioni varie verso il fronte; per tutta la notte si susse¬ trocento soldati
guirono esplosioni che da lontano sembravano fuochi d’artificio.17
I due
piccoli
nuclei delle
squadre partigiane che realizzarono
l’azione
sulla linea Roma-Formia furono comandati dall’azionista Pino Levi Ca¬
vaglione,
una
delle
figure più
note della Resistenza armata nei Castelli
Romani, che nell’immediato dopoguerra ricostruì l’intera dinamica dell’attacco: La nostra grande azione si è finalmente realizzata con un esito di gran lunga su¬ periore alle nostre attese previsioni. Il lavoro materiale di intasamento dell’esplo¬ sivo, lavoro duro e penoso [...] è stato compiuto da Ferruccio [Trombetti] e
1(1
Sull’ordine del CLN di mantenere il riserbo circa la matrice
sciando intendere ai comandi tedeschi che l’azione fosse
stata opera
partigiana degli attacchi la¬ degli Alleati cfr. P.Levi Ca¬
vaglione, Guerriglia nei Castelli Romani, Einaudi editore, Roma, 1945, p. 97. 17 S.Capogrossi, Storie di antagonismo e Resistenza, Odradek, Roma, 1996, pp. 158-159.
60
Parte I
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
Giorgi sul Ponte Sette Luci e da Marco Aurelio [Trovaluci] e Amedeo [Bianchi] sulla linea Cassino. [...] il treno, proveniente dal sud, avanza con sner¬ vante lentezza [...] l’ansia mi serra la gola. [...] All’improvviso un’altacolonna vermiglia si alza dalla testa del treno e il locomotore si impenna e scompare, mentre lungo tutto il convoglio le fiammate rosse delle esplosioni squarciano l’oscurità. Uno schianto terribile e un fragore prolungato [...] un’altra fiammata Alfredo
illumina per un istante enormi cataste di ferro, vagoni rovesciati e infranti [...] una tregua di silenzio rotto immediatamente dalle urla disumane che si alzano acute laggiù da quelle macchine nere e informi [...] un rombo rauco da oltre le
colline che nascondono Genzano ci avverte che anche all’altra squadra il colpo è riuscito. [...] Dalla campagna circostante strisce lucenti di riflettori frugano le nuvole. No, dannati tedeschi, questa volta il colpo non vi è venuto dal cielo, dagli aviatori inglesi. Vi è venuto da noi!.18
non
vi è venuto
preparazione possibile insurrezione di Roma riportata nel documento dei tre partiti della sinistra CLN (conservato nelle carte di Levi Mortera), evi¬ denzia le caratteristiche assunte dalla lotta partigiana nella capitale tra il settembre ed il gennaio 1944 configurandone il profilo di guerriglia connessa ad una «Potenza di appoggio», ovvero l’esercito Alleato; la prassi specifica data dal contesto urbano del suo sviluppo; la base ideale su cui poggiava ed il significato che i partiti antifascisti le conferivano, interpretandola come fattore di mutamento della struttura istituzionale e delle relazioni politiche, economiche e sociali del paese. L’«Ordine di preparazione» (diviso in 12 punti) predisposto da Pei, PdA e Psiup dispose la costituzione di «Centri di fuoco» composti da 23 elementi collocati in tutti i punti strategici delle otto zone e lungo tutte le principali vie di collegamento della città, secondo un itinerario pre¬ stabilito che comprendeva, tra l’altro, i territori della via Ostiense e di Porta San Paolo; di Piazza del Popolo e Ponte Milvio; del quartiere Sa¬ lario e del Colosseo; di Torpignattara e Porta Maggiore; dello scalo di Lo sbarco Alleato di Anzio-Nettuno e la contestuale
della
San Lorenzo
18
e
di viale del Verano; di via Tiburtina
e
del Portonaccio.19
P.Levi Cavaglione, op. cit., pp. 91-96.
Irsifar, Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948, busta 75, fase. B. XIII. 1. «Istruzioni per i capi-zona. Segretissimo. Riservato ai soli capi-zona dei tre partiti». 19
61
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
compiti principali dei «Centri di fuoco» figuravano «l’azione bersaglio contro qualsiasi forza od elemento nemico, sia isolato che in gruppo» nonché la costituzione di «squadre d’assalto per azioni pu¬ nitive contro i gruppi rionali fascisti». Sul piano del controllo territoriale, oltre a stabilire dei punti di ritrovo dei gruppi armati, si ordinava di disporre una «fitta rete di sorveglianza e di segnalazione, nell’ambito delle rispettive zone», al fine di monitorare ogni movimento di truppe e soldati nemici ed approntare, simultanea¬ mente, le squadre d’assalto«allo scopo di poter tendere attorno ad essi una comoda serie di agguati e imboscate al momento dell’azione generale». Tra i
di
La struttura di riferimento centrale dell’insurrezione sarebbe stata il Comitato Militare Centrale in
di attacco contro
«quegli
d’intervenire direttamente in
grado
obiettivi che, per
essere
sede di
caso
importanti
co¬
enti tedeschi, possono essere oggetto di una azione di assalto, per la quale si ritenga che sia necessario [...] invio di rinforzi o per coordinamento di azioni con zone contigue». mandi
o
La durata dell’insurrezionerimaneva
un
dato
imprecisato e per questa
sé, al momento del¬ [avesse] disponeva «ogni l’iniziodell’azione generale, almeno 3 giornate di viveri già confezionati e conveniente scorta d’acqua» e fossero «distribuiti per squadre tutti i materiali di pronto soccorso e di medicazione, che attualmente sono già in possesso delle rispettive zone». Ogni zona, infine, era incaricata di predisporre un piano-relazione dettagliato delle squadre d’azione ope¬ rative, dei punti di ritrovo e degli obiettivi nemici da colpire.20 Se l’«Ordine di Operazione» configurava sul piano generale obiettivi e caratteristiche di quella che sarebbe dovuta essere l’insurrezione ro¬ mana, la parte concernente la «Modalità Esecutiva» rappresentava un tipo di lotta che pur nel quadro della mobilitazione generale dell’insurrezione cittadina avrebbe mantenuto la piena caratteristica della guerriglia urbana di piccoli gruppi, evitando (ed in questo coincidendo con le note scritte da Engels a proposito del conflitto all’intemo delle città)21 grandi con¬ centramenti, barricate o battaglie frontali con le truppe nazifasciste.
ragione
62
si
che
uomo
con
2Ü
Ibidem, paragrafo «Ordine di Operazione»
21
Cfr. F.Engels «Barricade Tactics» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 68-69.
.
Parte I
In questa
logica
«Centri di fuoco» collocati in lì
in
e
Il Partito d'Azione e la guerriglia
le leve operative dell’insurrezione sarebbero stati i organizzati sull’impronta dei GAP e delle SAC ma
un contesto
sperimentato
-
di combattimento diverso
rispetto
a
quello
fin
vissuto.
I «Centri di fuoco», infatti, sarebbero stati utilizzati in un quadro ed condizione materiale molto diversa rispetto all’iniziodell’occu¬
una
pazione una
tedesca di Roma. Avrebbero
città in stato di
di attacco
e
agito cioè non più nel vincolo di occupazione nemica (il che presupponeva una logica
allontanamento immediati
e
transitori,
ovvero non
finaliz¬
zati alla vittoria risolutiva) ma nell’ambito di una ritirata delle truppe occupanti che avrebbero lasciato il campo alle forze partigiane insorte per la liberazione della
capitale:
di tutta l’azioneche sta per es¬ di uomini (2-3) armati di è costituito da un ristretto numero Esso intrapresa. fucili, pistola, bombe a mano, appostati e riparati sempre e comunque dentro case, I ) Il centro di fuoco rappresenta l’ossatura generale
sere
pubblici edifici, cantine, sottotetti, ricoveri antiaerei; 2) 11 centro di fuoco entra in azione di propria iniziativa, a intervalli o continuamente, non appena gli viene a tiro un qualsiasi elemento tedesco. Il centro di fuoco agisce senza tener conto della entità e della
3)
specie delle forze avversarie. La sua azione è azione di tiro a bersaglio; [...] debbono essere numerosissimi. [...] in condizione di po¬
I centri di fuoco,
tersi appoggiare, sostenere e difendere fra loro pur sempre restando autonomi e in¬ dipendenti; 4) Il centro di fuoco se individuato o scoperto, deve avere una o più vie preventivamente studiate, per poter sfuggire alla reazione avversaria ed al pe¬ ricolo di essere catturato. Il centro di fuoco che in questo modo si è sottratto alla reazione avversari, deve conoscere la località dove nuovamente entrare in azione. II centro di fuoco deve evitare in
qualsiasi modo di
entrare in contatto diretto con
riparato e protetto; 5) l’azionedel centro di fuoco è azione d’imboscata, di agguato, di sorpresa. È affidata all’iniziativa e all’astuzia dei componenti i singoli centri di fuoco.22 l’avversario in campo aperto; cioè deve sempre essere
Ai
capi-zona dei
tre
partiti
era
demandata
«Centri di fuoco» in relazione alla all’indicazionedei loro zioni
o
compiti
ed
l’organizzazione dei singoli designazione dei loro componenti, ai nascondigli preposti per le opera¬
le ritirate.
22 Irsifar, Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948, busta 75, fase. B. XIII. 1. «Istruzioni per i capi-zona. Segretissimo. Riservato ai soli capi-zona dei tre partiti», paragrafo «Modalità Esecu¬
tiva».
63
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
La «presa» degli edifici e dei comandi nazifascisti, infine, raffigura in¬ sieme le laceranti condizioni della guerra civile (di cui le violenze insur¬ rezionali non sono che l’epilogo necessariamente tragico), la crudezza
della dimensione della guerra casa per casa-strada per strada ed in ultimo la coniugazione delle forme della guerriglia urbana (piccoli gruppi che in modo
rapido e sfuggente) con la logica insurrezionale che presuppone l’occupazione, numericamente fortificata e politicamente im¬ piantata, dei centri nevralgici della città da parte delle forze combattenti: agiscono
1 ) Le sedi dei gruppi rionali fascisti debbono immediatamente
essere messe sotto
sorveglianza [...]; 2) le squadre d’assalto debbono essere com¬ poste, per numero di uomini e di armamento, in relazione alla importanza del gruppo ed alla forza difensiva; 3) Deve essere compilato per ogni gruppo rionale fascista, un progetto di assalto [...]; 5) Prima dell’assalto l’edificiorionale fasci¬ oculata
e stretta
sta deve
essere contornato da una serie di centri di fuoco aventi il compito di pro¬ teggere le spalle ed i fianchi delle squadre che assaltano l’edificio; 6) L’azione deve essere condotta con massima energia e decisione e con netta superiorità di
forze nei riguardi di chi si difende. Ogni mezzo e ogni inganno è preventivamente autorizzato. Non deve assolutamente essere consentita nessuna prolungata resi¬ stenza che la propaganda avversaria potrebbe trasformare in eroica; 7) La rea¬ zione contro i difensori del gruppo rionale deve essere immediata, violenta, spietata, sommaria. Non è ammessa nessuna pietà. Non sono ammessi prigionieri.
È solo ammesso il rispetto ai morti che debbono essere composti lungo la via prospiciente il gruppo rionale; 8) Preso l’edificio, sede del gruppo rionale fascista, esso deve immediatamente essere trasformato in fortilizio. I documenti ed altro materiale che in esso vengono trovati debbono essere accuratamente conservati per poi essere consegnati al Comitato centrale; 9) Per il rapido assalto a detti gruppi rionali si faccia libero uso di materiale
esplosivo ed incendiario.23
Significativa appare la comparazione, che
ne
evidenzia la radicale
disposizioni per l’insurrezione di Roma impartite alle organizzazioni militari da Pei, PdA e Psiup ed alcune linee d’in¬
differenza, tra le
proprie
dirizzo discusse tra i vertici
politici
della De
romana e
il
«Gruppo
d’Azione Democratico-Cristiano» (GA-Dc) all’indomani dello sbarco Alleato di Anzio-Nettuno: A seguito dei contatti avuti dai suoi rappresentanti
con alcuni
esponenti della
De¬
mocrazia Cristiana il Gruppo d’Azione Democratico-Cristiano fissa nei seguenti termini la sua linea d’azione nelle attuali contingenze: 23
64
Ibidem, paragrafo «Modalità Esecutiva».
Parte I
1 ) Coordinare i
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
compiti delle proprie squadre d’azioneal
momento di emergenza
con la Sezione Militare della Democrazia Cristiana e a mezzo di questa con la Giunta Militare del Comitato di Liberazione per:
a) contributo al mantenimento dell’ordine pubblico edifici
fughi
e
e alla
difesa di abitati, ponti
impianti industriali di pubblico interesse; b) assistenza ai patrioti, ai pro¬ ai colpiti dalle immediate contingenze della guerra; c) apprestamento di
e
un centro sanitario; d) servizio informazioni e
collegamento.2-4
Secondo questo schema la liberazione di Roma si sarebbe dovuta svolgere senza combattimenti e nel quadro di un trapasso di poteri dai comandi nazisti a quelli Alleati in cui l’azione dei partiti antifascisti e delle loro
organizzazioni
militari
partigiane
si sarebbe dovuta limitare
al mantenimento dell’ordine pubblico nel ridotto lasso di tempo inter¬ corrente tra la ritirata tedesca e l’arrivodelle truppe anglo-americane.24 25
Dopo
una
serie di contatti avuti
con
Armando
Spataro, rappresentante
della De presso la Giunta Militare del CLN,26 il Gruppo d’AzioneDemo¬ cratico-Cristiano chiese di poter essere accolto nel seno del partito catto¬
poter «collaborare totalmente ai fini superiori del Movimento», assicurando «la volontà di rappresentare in seno alla Democrazia Cri¬ stiana la pattuglia di punta nel campo della propaganda e dell’azione».27 lico e di
24 Archivio Istituto Luigi Sturzo (d’ora in poi AILS), Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33, Verbale della seduta del 30 gennaio 1944.
25 Questa stessa linea d’indirizzo è ribadita e rivendicata dal presidente del CLN nazionale Ivanoe Bonomi nella circolare interna indirizzata ai membri del Comitato organizzativo e della Giunta Militare il 25 gennaio 1944. Cfr. AILS, Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33. 26 Armando Spataro, rappresentante della De nella Giunta Militare del CLN di Roma nel 1944 divenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi Bonomi del ’44 e del ’45 poi sottosegretario all’Interno nel governo Parri del 1945 e nel primo governo De Gasperi. Più volte
ministro delle Poste, della Marina Mercantile e dei Lavori Pubblici fu infine nominato ministro dell’Intemo nel governo Tambroni del 1960 caduto dopo i gravi fatti di ordine pubblico del giu¬ gno-luglio 1960 a seguito dell’autorizzazione concessa dall’esecutivo allo svolgimento del con¬ gresso nazionale del Movimento Sociale Italiano a Genova città medaglia d’orodella Resistenza. Molto duro il giudizio di Riccardo Bauer su Spataro a proposito di un mancato versamento di fondi di quest’ultimo alla Giunta Militare. Il responsabile militare del Partito d’Azionescrisse che Spataro aveva ricevuto da un imprenditore romano un finanziamento a sostegno della Resistenza ma aveva consegnato l’interasomma soltanto alla Democrazia Cristiana. Emersa la vicenda grazie alle conoscenze di Vincenzo «Cencio» Baldazzi il denaro venne restituito e distribuito tra i partiti antifascisti. Cfr. R.Bauer, Quello che ho fatto. Trent ’annidi lotte e di ricordi, cit., pp. 154-155. 27
AILS, Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33, Verbale della seduta del 30 gennaio
1944.
65
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
In vista della liberazione di Roma, considerata a torto prossima dopo lo sbarco anglo-americano, il GA-Dc insieme ad una serie di iniziative quali la stampa di un giornale «d’impronta democratica cristiana», l’oc¬ cupazione di una delle sedi rionali del partito fascista e «l’istituzione di una sezione femminile con compiti di assistenza, propaganda e infor¬ mazioni» non mancò di discutere e proporre ipotetiche misure armate
da attivare contro le formazioni della sinistra del CLN nel
caso
di
una
iniziativa di queste ultime per giungere all’insurrezione della capitale. In questo modo gli stessi gruppi che sostenevano l’opzione di una ritirata
nazista da Roma vatissimi
combattimenti
erano
i movimenti democratici per
pronti
una
ad
«approcci
eventuale azione
riser¬
comune
i movimenti sovversivi».28
contro
In
con
senza
un
da limiti
d’insieme composto da condizioni materiali difficili, slanci dell’antifascismo romano e dalla prospettiva politica
quadro e
frustrata della insurrezione, si venne configurando quella pe¬ guerriglia urbana del Partito d’Azionedi Roma che pur sul convergendo piano organizzativo con le formazioni comuniste e so¬ «alta»
ma
culiare forma di
cialiste (le otto zone, le SAC, il coordinamento di alcune importanti azioni in città ed in provincia) mantenne una sua autonomia politica e militare ricercando la
maggiore armonizzazione possibile tra il proprio profilo identitario, già reso complesso dalle differenti componenti in¬ terne gielliste, repubblicane e azioniste,29 e l’istanza dell’agire antifa¬ scista connaturata al partito stesso. Ciò finì per tradursi in un percorso complesso e denso di elementi contraddittori che caratterizzarono in modo significativo l’esperienza della guerriglia azionista nella capitale, differenziandone la misura non solo in comparazione con le formazioni del Pei e del Psiup ma anche con i corrispettivi gruppi del PdA presenti in altre città d’Italia: «Il PdA affermò Emilio Lussu nel dopoguerra non fu in grado di creare neppure uno dei piccoli gruppi di azione cittadina, i GAP, che i nostri compagni di Firenze seppero invece organizzare».30 -
2K
Ivi.
29
G.De Luna, Storia del Partito d'Azione. Utet, Milano, 2006, pp. 27-34. E.Lussu. Sul Partito D'Azione e gli altri, Mursia. Milano, 2009, p. 63.
,0
66
-
Parte I
Tuttavia
se
è
vero
che «il terrorismo
-
-
II Partito d’Azione e la guerriglia
come
scrisse
ancora
Lussu
-
freddo»31 rimane indiscutibile, sul piano storico-politico, l’importanza rivestita dal Partito d’Azione ed il ruolo svolto dalle sue
non
si
crea a
formazioni «Giustizia processo d’impianto urbana in tutte le otto
e
e
Libertà»
poi
zone
nella
«Squadre d’Azione Cittadina» nel pratica realizzazione della guerriglia
in cui
e
venne
divisa Roma
e
nelle tante
aree
della sua provincia, cominciare dai Castelli Romani, dove nacque si sviluppò la Resistenza. a
2
-
L’Organizzazione Militare
del
Partito
e
d’Azione
NELLA I ZONA32
svilupparono, per la consistenza nu¬ Squadre d’Azione Cit¬ tadina nonché per la presenza di molti tra i principali esponenti della Resistenza azionista come Vincenzo Baldazzi,33 Ugo Baglivo, Fernando Norma e Virgilio Olmeda, la I zona rappresentò nello stesso tempo il nucleo d’origine delle formazioni di Giustizia e Libertà a Roma ed un «perimetro» politico-militare in cui la guerriglia urbana giellista riuscì a divenire da un lato un fattore rilevante e consustanziale alla più com¬ plessiva misura strategica della lotta dietro le linee nemiche e dall’altro una contestazione di legittimità dell’ordine nazifascista sulla città. La battaglia di Roma del 9-10 settembre 1943 vide l’organizzazione e la partecipazione attiva di un significativo numero di combattenti azio¬ nisti guidati da Vincenzo «Cencio» Baldazzi, storica figura dell’antifa¬ scismo repubblicano che nei giorni immediatamente successivi alla Per le vicende storiche che vi si
merica
e
l’incidenza militare dell’attività delle
31
Ibidem, p. 67.
32
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona». La ricostruzione della struttura,
delle azioni e dell’organigramma della I zona è tratta dalla comparazione dei documenti (non sem¬ pre coincidenti in vari punti rispetto alla disposizione dei settori) denominati «Relazione I Zona»; «Organizzazione Militare del Partito d’Azione» e «Relazione Virgilio Olmeda». 33 Sulla figura di Vincenzo Baldazzi vedi G.Ferro (a cura di), «Cencio». Vincenzo Baldazzi, Fondazione Cesira Fiori, Roma, 1985, con interventi di Max Salvadori, Giuliano Vassalli, Edoardo Volterra.
67
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
1943
luglio
caduta di Mussolini del 25
aveva
ricostituito,
come
ricorda
Emilio Lussu, le cellule azioniste in città: In città,
ancora
Dante
prima di settembre si
GL originaria, attorno Giannotti e a tanti altri.
partenenti
a
costituita
era a
una
serie di piccoli gruppi ap¬
Cencio Baldazzi,
a
Giuseppe Bruno,34
a
Il collegamento con Federico Comandini, Guido Calogero, Pilo Albertelli, Gior¬ gio Candeloro, Vittorio Gabrielli, e altri che, a loro volta, avevano collegamenti
compagni, avvenne rapidamente. Ai primi di settembre i compagni del Partito d’azione, che dovevano prendere poco dopo la denominazione di gruppi di GL, erano oltre 300.35 con altri
Il 30 agosto 1943, presso la sede del Credito Sardo, l’esecutivo del Partito d’Azioneconferì a Vincenzo Baldazzi il comando militare delle
formazioni GL
Roma nel
della riunione
cui
parteciparono quest’ultimo che trasformò la sede dell’istituto di cui era direttore in una base logi¬ stica36 dell’attivitàclandestina della Resistenza nella capitale: Emilio Lussu,
Appena
a
corso
Francesco Fancello
e
Stefano
tomato dal confino dell’isoladi San Domino
al Credito Sardo, di cui
a
Siglienti
[...] la
con
sera stessa mi
recai
direttore Stefano Siglienti, poi ministro delle Finanze, ed ebbi l’altra immensa gioia di abbracciare Lussu e Fancello. Fu lì che l’esecu¬ era
tivo del Partito d’Azione mi investì di
una grave responsabilità, la direzione, in assenza del caro Riccardo Bauer, delle formazioni gielliste.37
34
Avvocato antifascista e membro del Pri, venne confinato a Lampedusa, Lipari, Ustica. Espo¬ nente della componente liberal-socialista partecipò al congresso nazionale del PdA di Firenze del settembre 1943 come delegato della Calabria. Designato dall’amministrazioneAlleata come Pre¬ fetto di Enna, dopo la liberazione di Roma divenne amministratore provinciale della capitale. Nel I governo Bonomi rivestì l’incaricodi sottosegretario ai Lavori Pubblici, ruolo che mantenne anche nei governi Parri e De Gasperi. Dopo lo scioglimento del PdA aderì al Psi. Nel corso degli anni ’50 fu eletto consigliere provinciale di Roma e dal 1956 al 1961 fu Presidente della Provincia di Roma. Nel 1965 fu nominato Consigliere di Stato. Un sintetico profilo biografico è riportato in G.Lestini, «L’attività di Giuseppe Bruno», in G.Giannini (a cura di), L'opposizione popolare al fascismo, Atti del convegno 27-28 ottobre 1995, Centro Studi Difesa Civile, Quaderno n.3, Edi¬ zioni Qualevita, L’Aquila, 1996, pp. 123-125. 15
E.Lussu, Sul Partito d'Azione
e
gli altri. Note critiche, Mursia, Milano, 2009, p. 59.
36
«Giravo con un documento falso che mi era stato preparato dalla sezione tecnica del Partito d’azionee personalmente dall’avvocato Stefano Siglienti, che del suo ufficio al Credito fondiario sardo in via Arcione aveva fatto un centro di preparazione di documenti falsi a disposizione di mi¬ litanti anche non membri del Partito d’azione». G.Amendola, Lettere a Milano, Editori Riuniti,
Roma, 1976, p. 174.
68
Parte I
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
Intorno al costituendo gruppo dirigente, la confluenza di componenti politiche di diversa impostazione concorsero, inoltre, alla formazione
di
PdA contestualmente compenetrato dalle istanze dei giovani liberal-socialisti (Paolo Solari e Carlo Muscetta)37 38 e da quelle del gruppo un
repubblicano di Oronzo Reale e Bastianina Musu.39 Nel quadro della ricostruzione di una nuova dorsale cittadina del PdA, che implicava lo sviluppo rapido oltre che efficiente di un pro¬ cesso di riorganizzazione armata della lotta antifascista, la I zona rivestì un ruolo fondamentale rappresentando in modo significativo quel par¬ ticolare profilo identitario che caratterizzò il partito a Roma rispetto al¬ l’istanza azionista presente nel nord-Italia. La ricomposizione di una rete organica del PdA
romano
si determinò
alla convergenza delle relazioni tra esponenti storici dell’antifa¬ scismo laico ed i nuovi gruppi giovanili, portando a sintesi il rapporto
grazie
tra ambienti sociali
popolari e della media borghesia intellettuale e de¬ finendo così una perfetta simmetria identitaria tra il profilo interclassista delle formazioni GL e la conformazione politico-sociale della capitale: Organizzazione del
PdA per lo più basata su rapporti personali fra esponenti pre¬ e della cultura: Oronzo Reale, Giuseppe Bruno, Stefano
stigiosi delle professioni
Siglienti, Guido De Ruggiero, Sergio Fenoaltea, Bruno Visentini, Achille Batta¬ glia, Vincenzo Torraca, Umberto Marra di Lavriano, Mario Berlinguer, Federico Comandini. Un gruppo di giovani era intorno a Ugo Baglivo, partigiano trucidato alle Fosse e si era formato per incontri avvenuti in occasione di un convegno a
Ardeatine,
Roma promosso dal ministro fascista Bottai, al quale erano intervenuti antifascisti stranieri del gruppo cattolico di Espirit.40
37
Stralcio della testimonianza di Vincenzo Baldazzi, «L’8 settembre a Roma», in M.Musu-
E.Polito, Roma Ribelle. La Resistenza nella capitale 1943-1944, Teti, Milano, 1999, p. 54. 38
Carlo
Muscetta, professore universitario
e critico letterario aderì al gruppo liberal-socialista
Capitini. Entrò nel PdA nel 1942. Dal novembre 1943 fu direttore dell’organo ufficiale del partito «Italia Libera». Arrestato dalla banda Koch nella redazione clandestina del giornale. Nel dopoguerra aderì al Pei che lasciò a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria del 1956. Sul¬ l’esperienza de «L’ItaliaLibera» durante il periodo clandestino cfr. C.Muscetta, La sventurata Italia di Aldo
Libera, in «Mercurio. Mensile di politica arte
e
scienza»,
39
G.De Luna, op. cit., pp. 43-44.
40
Lo stralcio selezionato di Carlo Ludovico
italiana, Nistri Lischi, Pisa, 1962 è conservato A.XII.2.
in
anno
Ragghiami
1,
n.
4, dicembre 1944, pp. 212-217.
tratto da
Disegno della Liberazione e Documenti, b. 28, fase.
Irsifar, Fondo Ricerche
69
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Proprio a Roma si era sviluppato un filone d’inchiesta della polizia aprile ed agosto del 1943, a cavallo tra gli ultimi mesi del regime fascista e l’avvento del governo Badoglio, aveva fatto emergere la rete nazionale delle cellule azioniste, tra cui quella tra la capitale ed il gruppo pugliese.41 Il 28 aprile 1943 venne fermato a Gaeta lo studente ventenne di Bari Giuseppe Loiacono in possesso di manifesti del Partito d’Azione che tra
e
di
una
lettera riservata indirizzata ad «Enzo».
Loiacono la lettera da
aveva
ricevuto il manifesto dal Luisi
prof.
Giulio Buttici di Roma
e
anch’egli studente ventenne di Bari in servizio
Giuseppe capitale. Sia Buttici che Luisi furono subito arrestati dalla
militare nella
Questura di Roma. Loiacono, che era un aderente al movimento liberal-socialista, avrebbe dovuto recapitare la lettera a Vincenzo Fiore, tenente me¬ dico di Giustizia
e
Libertà. Le
indagini portarono alla cattura a Bari di 14 responsabili Tommaso Fiore ed i suoi
membri del movimento GL tra cui i due
figli Vincenzo e Vittore.
tatto
causò
Ruggero
a
e a
L’emersionedell’esistenzadi
una rete
professori Guido Calogero Michele Cifarelli e Giuseppe Laterza.42
Roma l’arresto dei
Bari di
e
di
con¬
Guido De
41
Poco prima della caduta del regime, tra aprile e maggio 1943, furono arrestati e denunciati al Tribunale Speciale molti dirigenti azionisti, tra gli altri: Mario Vinciguerra e Antonio Zanotti a Milano; Carlo Fumo a Firenze; Federico Comandini, Sergio Fenoaltea e Bruno Visentini a Roma.
Giuseppe Laterza, all’epoca giovane di 22 anni sergente dell’8° Battaglione di sanità di interrogato a Roma dal commissario di Ps Armado Stampacchia presso l'Ufficio Politico della Questura in merito alle manifestazioni di gioia succedutesi dopo la caduta del fascismo del 25 luglio 1943. Laterza aveva partecipato ai cortei in divisa soccorrendo un ragazzo ferito durante una sparatoria in via Palermo (Laterza abi¬ tava in quella strada al numero civico 73) tra manifestanti e militi dei reparti di Difesa Contro Aerea Territoriale (Dicat). Stampacchia interrogò Laterza anche in merito ad una lettera da lui scritta e indirizzata a Nicola Milella ed intercettata dalla polizia riguardo lo studente universitario Umberto Wenzel (figlio del vice-Questore di Bari). Wenzel aveva denunciato al GUF l’esistenza a Bari di un’organizzazione antifascista guidata da Cifarelli e Fiore concorrendo all’arresto dei due ed all’aggravamento della loro posizione nell’ambitodell’inchiestasul movimento liberal-socialista. Laterza nella lettera aveva domandato informazioni su una possibile punizione del Wenzel da parte degli antifascisti dopo la fine del regime. Laterza nell’interrogatorio non nascose, anzi ri¬ vendicò, a Stampacchia il suo «senso di animosità» nei confronti di Wenzel e venne proposto per 42
stanza a Roma, e studente universitario di medicina, venne
la diffida. Cfr. le carte dell’inchiesta in ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 89, fase. «Movimento Liberal-Socialista». In particolare per l’interrogatorio di Giu¬ seppe Laterza ad opera del commissario di Ps Armando Stampacchia vedi il verbale del 18 agosto 1943 ed il rapporto di PS del 22 agosto 1943. Stampacchia sarà ucciso nella GAP comunisti della Vili zona a
70
Torpignattara il
4 marzo 1944.
sua abitazione dai
Parte I
-
II Partito d'Azione e la guerriglia
L’articolazione del corpo sociale, la composizione di classe del terri¬ torio urbano, il retaggio storico delle eredità politiche libertarie, anticle¬ ricali e repubblicane, nonché la necessità di costruire un dispositivo di lotta armata armonizzato alle caratteristiche della
guerriglia
in città
con¬
in modo rilevante alla convergenza all’intemo della cultura po¬ litica delle formazioni GL di matrici popolari, artigiane, borghesi e
corsero
piccolo borghesi Trionfale
di Roma. In
particolare
Testaccio il PdA riuscì
in rioni storici
come
Trastevere,
propria presenza in ra¬ da un lato delle di alcuni suoi dirigenti di primo biografie personali gione e come dall’altro la di Baldazzi, piano, per capacità aderenza verso quei ceti popolari urbani (artigiani e piccolo commercio) che avevano rap¬ o
presentato sta di
e
quelle
rappresentavano il zone
militare della IV
della
zona
radicare la
tessuto connettivo dell’humus antifasci¬
capitale.
Scrive Mario
Leporatti,
comandante
dei GAP comunisti:
Il Partito d’Azioneebbe il carcere che durante il
a
suo
nucleo centrale nel gruppo di reduci dall’esilio e
fascismo
dal
aveva dato vita al movimento Giustizia e Libertà.
A questi si erano aggiunti, dopo il 25 luglio, altri elementi provenienti dall’antico partito repubblicano e dalle file degli intellettuali rimasti in Italia ma attratti da GL,
o, ancora, dal movimento liberal-socialista. Il PdA disponeva di uomini attivi, de¬ cisi, dotati di spirito di sacrificio e di iniziativa ed era stato capace di crearsi vari legami con ambienti popolari. Riuscì a reclutare e organizzare squadre militari nei quartieri di Trastevere, Cavalleggeri, Borgo, San Giovanni. A sua disposizione si pose, inoltre, l’organizzazione clandestina della Guardia di Finanza che, datasi alla macchia dopo gli arresti operati dai tedeschi nel mese di ottobre, si sottrasse alla direzione del Centro militare [monarchico ndr] e sotto la guida del capitano Giu¬ seppe Armentano e del
brigadiere Dino Staderini, si schierò
con il
PdA.41
Baldazzi, grazie all’aiuto di alcuni ufficiali del regio si esercito, impossessò di un autotreno carico di armi incaricandosi della Il 9 settembre
loro distribuzione per la resistenza ai nazisti. Le zone operative rifornite furono quelle di S.Giovanni (VI zona in¬ sieme a Chierici, Aldo Eluisi e Vittorio Buttaroni), Testaccio (VII zona) Trastevere (II zona) mentre combattimenti contro reparti tedeschi da parte di gruppi GL si ebbero anche alla Magliana (VII zona). e
4343
M.Leporatti, Breve profilo storico della Resistenza romana, in M.Musu-E. Polito, capitale 1943-ì 944, Teti, Milano, 1999, p. 51.
Roma Ri¬
belle. La Resistenza nella
71
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Nella I zona «Cencio» venne fermato da militari del
regio
esercito
mentre un
organizzava gli armati per la difesa di Porta San Paolo e soltanto accordo concertato tra Emilio Lussu ed il generale Sabato Martelli
permise alle formazioni gielliste (composte tra gli altri da Danilo Mariottini, Cataldo Diaferia, Armando Passalacqua, Otello Fuso, Alberto Ghiglioni e Turchetti)44 di proseguire e raggiungere Porta San Paolo per la battaglia in difesa di Roma: Nella treno
[dell’8 settembre ndr] riuscii ad impossessarmi di un auto¬ fortuna di conoscere i quartieri di Roma come le giacca, mi recai a distribuirle nella zona di San Giovanni [...] il
stessa mattina
carico di armi
tasche della mia
e avendo la
momento più drammatico di quella giornata si verificò al Trionfale e precisamente alle Medaglie d’Oro. Dopo aver consegnato le armi ai volontari [...]
fummo circondati da reparti militari che ci intimarono la restituzione delle armi. [...] non le avrei mai riconsegnate, specialmente a chi reputavo ancora fascista. Il tempestivo intervento conciliatore del generale Martelli [...] di Bavero, di Gazzoni e di Lussu scongiurò il pericolo. [...] Noi ci appostammo vicino alla Pira¬ mide, sul lato destro di Porta San Paolo, nei pressi della Piazza di Porta Catena e sulla destra del Mattatoio.45
Il 10
settembre, dopo la firma della tregua
e
l’occupazione tedesca
di Roma, si tenne la prima riunione della dirigenza azionista al Credito Sardo per organizzare la resistenza nella «città aperta», a prendervi parte
furono Stefano
Siglienti, Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Sergio Fenoaltea e Francesco Fancello, quest’ultimo sarebbe divenuto membro della Giunta militare del CLN e responsabile dell’organo clandestino del par¬ tito «L’Italia Libera». successivo Vincenzo Baldazzi per Giustizia e Libertà, Pom¬ pilio Molinari e Antonello Trombadori per il Pei organizzarono un’azione di sabotaggio delle colonne corazzate tedesche utilizzando nella zona di Il
giorno
Porta San Paolo chiodi a quattro punte ed altri materiali di sabotaggio fomiti da Enrico Ferola, fabbro e militante del Partito d’Azione che sa¬ rebbe stato in
seguito
ucciso alle Fosse Ardeatine il 24
marzo
1944.
44
Per il numero e l’identità dei partigiani di GL della I zona che presero parte alla battaglia di Porta San Paolo vedi l’elenco presente in Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione IZona». «Attività militare operativa contro elementi nazifascisti». 45
Stralcio della testimonianza di Vincenzo Baldazzi, «L’8 settembre
E.Polito, op. cit., p. 54.
72
a Roma» in M.Musu-
Parte I
Una
squadra
Aldo Eluisi
e
-
Il Partito d'Azione e la guerriglia
d’azione di GL comandata da Baldazzi
e
composta da
Vittorio Buttaroni
di alcuni
operò per la collocazione in sedi sicure della resistenza clandestina tra cui il generale mo¬
esponenti Bencivenga, il comunista Giovanni Roveda e l’azio¬ nista Manlio Rossi-Doria. Contemporaneamente attraverso l’azionee le conoscenze di Baldazzi vennero disposte le reti comunicative e di con¬ tatto tra i vertici dei partiti antifascisti ed i quartieri popolari di Roma, un’operazione fondamentale e prodromica alla divisione militare in otto zone del territorio urbano della capitale nella quale i dirigenti antifascisti coinvolti furono Luigi Longo, Giorgio Amendola, Fabrizio Onofri, Ro¬ berto Forti, Pompilio Molinari, Emilio Lussu, Bruno Buozzi, Ercole Chiri ed Edoardo Volterra.4647La stessa operazione venne affidata a Bal¬ narchico Roberto
dazzi per l’area dei Castelli Romani, di Tivoli e di Civitavecchia. Un punto di riferimento centrale per la riorganizzazione non soltanto
delle formazioni azioniste
ma
di tutte le forze antifasciste della I
zona
fu
Virgilio Olmeda, primo capo-zona dell’areache comprendeva i quartieri Mazzini, delle Vittorie, Prati, Trionfale, Borgo e Monte Mario, raggiun¬ gendo il confine del rione Trastevere. Le squadre militari furono costruite sulla base della preesistente organizzazione politica clandestina che pro¬ prio nei locali di proprietà di Olmeda non aveva mai cessato di esistere: Il mio laboratorio, sito in via Leone IV n. 38, fu sempre ritrovo di compagni. Con la liberazione di Baldazzi, divenne il ritrovo di tutti i condannati e fuoriusciti po¬ litici di tutti i partiti. Una delle prime riunioni fu tenuta nello studio del nostro compagno Concetti, con 1’interventodi Oronzo Reale, Bruno, Baldazzi, Gualemi, Piccioni, Giannotti ed il sottoscritto. La prima rassegna di forze fu fatta al Gianicolo con l’interventodel compagno Lussu, la seconda a Viale Medaglie d’Oro, per la I zona, con l’intervento di Baldazzi e Guardati.-47
prima embrionale struttura della I zona vide assegnare a Fernando responsabilità del settore «Organizzazione», a Franco Bugliari48 quello «Politico» e ad Olmeda quello «Militare». La
Norma la
46 Edoardo Volterra, fu tra i fondatori del PdA di Bologna nel 1942. Arrestato nel 1943 venne liberato dopo il 25 luglio. Trasferitosi a Roma operò a stretto contatto con Riccardo Bauer. Meda¬ glia d’argento al Valor Militare, dopo la guerra diverrà Rettore dell’Universitàdi Bologna e giudice costituzionale. 47
Circolo Giustizia
48
Franco Bugliari, indicato come responsabile del Settore Politico nella «Relazione Virgilio
e Libertà di
Roma, «Relazione / Zona», «Relazione Virgilio Olmeda».
73
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Dopo la battaglia di Porta San Paolo al nucleo originario si aggiun¬ De Giorgio, Ugo Baglivo e Fernando Pesoli e l’area venne riorga¬
sero
nizzata
con
nuovi incarichi:
Fernando Norma; «Organizzazione» Carlo De Giorgio (fu¬ cilato alle Fosse Ardeatine); «Politico» Ugo Baglivo (fucilato alle Fosse
Capo-zona
Ardeatine); «Stampa» Nel
Virgilio
Olmeda.
mesi di occupazione nazifascista della città la guida della zona si modificarono più volte in seguito ad arresti e uccisioni dei dirigenti partigiani del PdA: 1) Virgilio Olmeda, dalla costituzione sino a settembre 1943 2) Fernando Norma, dal settembre 1943 al 25 gennaio 1944, poi fu¬ corso
struttura
e
dei
Fernando Pesoli; «Militare»
nove
la stessa
cilato alle Fosse Ardeatine. Durante questo periodo Norma fu coadiu¬ vato da Ugo Baglivo che ricoprì la carica di Capo-zona politico e che
poi
venne
fucilato alle Fosse Ardeatine
3) Guglielmo Rizzo, dal 26 gennaio 1944 al 3 marzo 1944 4) Luigi Rossetti, dal 4 marzo 1944 al 4 giugno 1944.49 Nel perìodo di massima estensione ed efficacia organizzativa la forza numerica
degli
effettivi di GL nella
zona
si attestò tra i 250 ed i 300
uo¬
mini, per la maggior parte civili, ed il rappresenta il
La
numero di caduti combattenti, 38, alto per le formazioni azioniste a Roma.50 divisa in Settori: Borgo; Cavalleggeri; Mazzini; Monte
più
zona venne
Mario; Prati; Primavalle; Trionfale.
Ogni
comprendeva uno o più inquadrata con un responsabile settore
quartieri e l’organizzazione di GL vi era politico, un responsabile militare e un addetto alla diffusione della stampa. a) Settore Borgo:
Capo-settore politico Giulio Giuli e capo-settore militare Ferruccio Mugnai. Operavano nel settore 3 squadre guidate rispettivamente da Anacleto Gagliardini (6 membri); Umberto Astolfì (7 membri); Alfredo Tonelli (6
membri).
politico-militare anche nella IV zona. Catturato, tradotto nel designato alla deportazione in Germania. Riuscì a liberarsi Bologna durante il trasporto.
Olmeda», sarà operativo
come capo
carcere di via Tasso e torturato venne e
fuggire w
a
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona».
so Nelle carte presenti in Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona» sono riportati lunghi e dettagliati elenchi dei partigiani azionisti arrestati e fucilati dai nazifascisti nei nove mesi di occupazione di Roma.
74
Parte I
-
II Partito d'Azione e la guerriglia
b) Settore Cavalleggeri: Capo-settore politico Otello Bongirolami, capo-settore militare Vit¬ torio Buttaroni (poi fucilato alle Fosse Ardeatine), addetto stampa Ger¬ mano
Lunadei.
Operavano nel settore 3 squadre guidate da Renato Bongirolami (12 membri); Alfredo Sasselli, poi ucciso dai fascisti, (6 membri); Michele De Cenzo (12 membri).
c) Settore Mazzini: Capo-settore politico Mario Canepa; capo-settore militare Elio Bernabei (poi fucilato alle Fosse Ardeatine). Operavano nel settore 5 squa¬ dre guidate da Duccio Rossetti (4 membri); Luciano Ventura (5 membri studenti liceo
(5 membri); In seguito
Mamiani); Filiberto Cassoni (4 membri); Giuseppe Oliva
Edmondo Fondi, fucilato alle Fosse Ardeatine. alla morte di Fondi
non
fu
possibile
ricostruire
numero e
identità dei membri della
squadra. dipendeva il quartiere
Vittorie in cui operarono da Romolo Raoul De Marchi (fucilato alle Muccioli, squadre guidate Fosse Ardeatine) e Mario Intreccialagli (fucilato alle Fosse Ardeatine) Dal settore Mazzini
3
complessivi 24 membri.51 Era inoltre affidato alla squadra un de¬ posito di armi della zona in Via della Giuliana 35 presso Franco Antiper
nucci.
d) Settore Monte Mario: Capo-settore Mario Pescatori e capo-squadra Cosimo Di Micco (fu¬ cilato). A seguito dell’arresto e della fucilazione di Di Micco, per l’in¬ filtrazione di una spia, il settore venne scompaginato e non riuscì a ricostituirsi nonostante la presenza di molti «gregari». e) Settore Prati: Capo-settore politico Cesare Leonelli (fucilato alle Fosse Ardeatine), capo-settore militare Danilo Mariottini, addetto stampa Vincenzo Saccottelli (fucilato alle Fosse Ardeatine).52
51
Cfr. «Relazione quartiere delle Vittorie» in Circolo Giustizia
e Libertà di
Roma, «Relazione
I Zona». 52 Vincenzo Saccottelli, falegname di militanza repubblicana, aderì al PdA nel settembre 1943. Fece parte dell’organizzazione militare del partito e fu arrestato il 7 marzo. Venne fucilato alle Fosse Ardeatine.
75
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Operavano nel settore 3 squadre guidate da Cataldo Diaferia (7 mem¬ bri); Armando Passalacqua (6 membri); Alberto Ghiglioni e Claudio Frascani, arrestati nel gennaio 1944 e sostituiti da Otello Fuso (4 membri). f) Settore Primavalle: Capo-settore Giuseppe Lotti (fucilato alle Fosse Ardeatine). A seguito della fucilazione di Lotti il settore venne sgominato. Numero e identità dei membri nonché le azioni realizzate in seguito non furono, per questa ragione, ricostruibili. g) Settore Trionfale: Capo-settore politico Carlo De Giorgio sostituito da «Walter Di Franco» (in realtà un spia fascista infiltrata di nome Francesco Argentino che pro¬ vocò l’arrestodi molti membri della zialmente indicato
come
zona)53 e poi da Fernando Pesoli ini¬ Stampa. Operavano nel settore 6 squadre membri); Giovanni Lazzazzera (4 membri
Addetto
da Fernando Pesoli (5 [Savino] Lotti e Ulderico Uberti morti in campo di concen¬ tramento in Germania); Giulio Bonaventura (5 membri tra cui Giovanni
guidate
tra cui Lollo
Alberto Di Giacomo morti in campo di concentramento in Antonio Micucci (5 membri tra cui Aldo Eluisi, Bruno e Um¬ Germania); berto Bucci tutti fucilati alle Fosse Ardeatine); Alberto Baldazzi (4 mem¬ Gallinella
e
bri); Egidio Renzi, fucilato alle membri
non
Franco» che
gregari
della
Nella
furono ricostruiti rese zona
zona
400
colpi
seguito
e
identità dei
della delazione di «Walter Di
per ragioni di sicurezza, ogni contatto dei al di fuori del capo-settore Renzi poi fucilato.
impossibile,
Fernando Pesoli
moschetti, 4 fucili modello 91 ;
sivi,
Fosse Ardeatine. Numero a
organizzò
un
deposito
contenente: 14
300 bombe a mano, 2 cassette di
esplo¬
per moschetto.
5151 Francesco Argentino fu membro di spicco del Reparto speciale di polizia meglio noto come Banda Koch operante a Roma e Milano. Dopo essere stato componente dell’ufficio«S» del S1M, Argentino riuscì ad infiltrarsi nelle fila del Partito d’Azione, sotto la falsa identità di Walter Di
Franco, divenendo addirittura capo-settore nel quartiere Trionfale. Come componente della Banda Koch fece arrestare quadri dirigenti e militanti attivi del PdA come Fernando Norma, Bruno e Umberto Bucci, Pilo Albertelli, Ugo Baglivo, Vincenzo Saccottelli, Alberto Baldazzi, Angelo La¬ tini. Cfr. deposizione del capo banda Pietro Koch in Archivio di Stato di Roma (d’ora in poi ASR), Corte d’Appello -Sezione Istruttoria- fase. 323. Estratto dell’interrogatorio di Pietro Koch del 23 maggio 1945 presso Regina Coeli. Per una biografia completa di Francesco Argentino e più in ge¬ nerale per uno studio storico sul Reparto cfr. M.Griner, La Banda Koch. Il Reparto speciale di po¬ lizia 1943-1944, Bollati Boringhieri, Torino, 2000.
76
Parte I
Il Partito d'Azione e la guerriglia
-
Le formazioni GL scelsero di fornire ai due settori
più forti
della
zona
consigliere militare. Per questa ragione il colonnello Aristide Fatto¬ rossi venne inviato nel settore Trionfale ed il maggiore Lelio D’Alesun
sandris nel settore Mazzini. Sul
piano dell’armamento complessivo
le formazioni GL della
zona
si dichiararono in possesso di 200 moschetti modello 91; 70 mitra; 60 pistole di vario tipo; 4 casse di bombe a mano CTC e scorte di muni¬ zioni per circa due
2.1
giornate
di fuoco.54
La guerriglia ed il sabotaggio delle Squadre
-
d’Azione Cit¬
tadina della I zona
La guerriglia urbana di matrice giellista ebbe certamente nella I una
delle
sue
più
incidenti
disposizioni
militari-territoriali ed il
zona
numero
delle azioni di guerra condotte dalle SAC nei vari settori in cui venne di¬ visa l’area operativa, nonché l’elevato numero di partigiani caduti e arre¬
stati, evidenziano il rilievo della forza del PdA con
le
nisti,
corrispettive
e con
come
e
la simmetria
formazioni combattenti del Pei
loro comunisti
e
del
Psiup.
strategica Gli azio¬
socialisti, interpretarono infatti la guerriglia
intendimento fattuale dell’antifascismonella
surrezione cittadina,
e
connessa ma
precedente
prospettiva di
una
in¬
l’arrivo degli Alleati
a
Roma, in grado di conferire legittimità ad un’amministrazionedella città espressione dei partiti della Giunta Militare del CLN della capitale: Il Comando Generale delle squadre di tutti i settori, in vista di un’azione conclu¬ siva che doveva sferrarsi per decisione presa il 30 maggio 1944 contro le retroguardie tedesche incalzate dalle truppe alleate, con itinerario già segnalato, fu affidato prima al Generale [Francesco] Zani della Brigata Sassari da tempo in in¬ tesa con Giuseppe Bruno e il Capo Zona Rossetti e poi al Maggiore D’Alessandris Lelio. Il fulmineo concludersi dell’attacco liberatrici impedì alle nostre
54
55
L’organigramma è
squadre
a
Roma da parte delle forze
la realizzazione del
più ambito sogno.55
tratto da Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona».
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione / Zona».
11
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
relazione presentata nel dopoguerra sono, infine, indicate le principali azioni di guerra di Giustizia e Libertà nella I zona: Nella
-
29 settembre 1943: la
da Lelio
squadra composta
e
Fernando Giu-
Fernando Levi Mortera, Carlo Matera, Alberto Benedetti Marcello Raimo incendiò un camion tedesco in Viale Tiziano.
seppetti, -
2 ottobre 1943: la stessa
a mano un
squadra attaccò
con
e
lancio di tre bombe
gruppo di soldati tedeschi in Viale Giulio Cesare ucciden¬
uno e ferendo gli altri due. 10 ottobre 1943: la squadra comandata da Cataldo Diaferia (set¬ tore Prati) in un’azione congiunta con le squadre comandate da Vir¬
done -
gilio Olmeda e Fernando Pesoli (Trionfale) e Duccio Rossetti (settore Mazzini) attaccò un carro armato tedesco in sosta all’altezza del Km 3 della via Cassia, uccidendo tre soldati e riportando la ferita di un partigiano. 15 ottobre 1943: la squadra comandata da Cataldo Diaferia (settore -
Prati) attaccò sulla via Flaminia un carro armato tedesco uccidendo soldato nazista e danneggiando il mezzo. -
rendone
una
uno.
15 novembre 1943:
girolami, Ugo Colelli, Buttaroni attaccò manici -
partigiani Passalacqua, Perra, Mariottini e pattuglia tedesca uccidendo due soldati e fe¬
12 novembre 1943: i
Tancredi attaccarono
-
un
e
una
un carro armato
distruggendo
il
tedesco uccidendo tre militari ger¬
mezzo.
Nel novembre 1943: il
partecipò
squadra composta da Renato e Otello BonGuglielmo De Ritis e Vittorio
Dante Dioadori,
partigiano
della I
zona
ad un’azione di guerra presso il paese di
GL Giulio Durante
Fogliano dopo
che
occupato dai tedeschi. Venne organizzata un’imboscata
questo era stato e 4 militari germanici furono uccisi. -
dato -
squadre dei settori Trionfale, Mazzini camion tedesco di rifornimento viveri uccidendo
8 dicembre 1943: le
attaccarono e
un
distruggendo
il
e
Prati
un
sol¬
mezzo.
8 dicembre 1943: il
settore Prati attaccarono
capo-squadra Passalacqua e Ghiglioni del pattuglia tedesca ferendone un compo¬
una
nente. -
15 dicembre 1943: alle
Prati)
78
ore
18 Mariottini
e
Franco Diaferia (Settore
attaccarono sulla via Cassia un camion tedesco.
Parte I
-
21 dicembre 1943: sulla via Cassia
una
Il Partito d’Azione e la guerriglia
-
squadra composta
da Ma-
riottini, Raffaele Moretti, Antonio Micucci, Armando Stella, Otello Fuso, Mario Spinetti, Alberto Baldazzi attaccò con bombe a mano un
camion tedesco in transito facendolo
esplodere.
Due
partigiani
rimasero
Prati
Trionfale
feriti nell’azione. -
30 dicembre 1943: sulla via Aurelia le
squadre
attaccarono un’autovettura tedesca incendiandola
e
e
disarmando i tre
soldati che si trovavano all’interno. 1944: la squadra del settore Borgo composta da Vincenzo Vittorio Baldazzi, Buttaroni, Alfredo e Attilio Tonelli e Fernando Norma fece esplodere due vagoni merci tedeschi nella stazione Ostiense. -
1
gennaio
gennaio 1944: la squadra del settore Borgo fece saltare in aria vagoni merci a San Lorenzo nei pressi della stazione Termini. 17 gennaio 1944: dodici componenti della zona attaccarono un gruppo di militi fascisti dopo un rastrellamento in via delle Medaglie -
3
due
-
d’oro liberando 12 uomini. -
con
22
gennaio
1944: sulla via Flaminia,
un’azione congiunta le
squadre
a
circa 5 Km da Ponte Milvio,
Trionfale
e
Prati fecero saltare 2
camion tedeschi. -
24
gennaio
1944: la
squadra guidata da Vincenzo Baldazzi
torio Dezi incendiò due camion tedeschi
zista in Piazza della
e una
e
balilla del Comando
successivamente, insieme
Vit¬ na¬
Giulio
e Regina Romolo Nuccioli, fece esplodere una bomba a Palazzo Braschi (sede della banda fascista nota come Pollastrini-Bardi). Per i giorni immediatamente precedenti la Liberazione di Roma erano stati preparati piani operativi di offesa e difesa ai quali, stante la rapida avanzata Alleata, non fu possibile dare attuazione. 4 giugno 1944: la squadra Cassoni (settore Mazzini) nella notte del 3 giugno asporta armi dalla caserma «Mussolini» della Milizia. 4 giugno 1944: Antonio Martucci, Antonio Cella, Fernando Pesoli e Virgilio Olmeda attaccarono il carcere di via Tasso nel momento della ritirata tedesca acquisendo importanti documenti consegnati successi¬ vamente ad un ufficiale alleato del Psycological Warfare Branch (PWB) e
a
-
-
che rilasciò loro regolare ricevuta. 4 giugno 1944: Arturo Bianchi, Minotti Tobruch, Filiberto Cassoni, Romolo Boccitto, Raul Fratini e Duccio Rossetti parteciparono ad uno -
79
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
scontro con elementi tedeschi e della PAI a Via
cando 2 morti Nel
e
Magnanapoli
provo¬
3 feriti al nemico.56
quadro operativo generale
di
occupazione
di
pubblici
edifici la
squadra «Mamiani» (settore Mazzini) formata da Franco Antinucci, Lucio Bruscoli, Umberto Dieci, Franco Raparelli, Luciano Ventura e dal
capitano Battaglia, occupò l’edificiodella GIL di via Fomovo.57 Sul piano del sabotaggio, infine, le principali e più incisive attività delle I zona svolte durante l’occupazione nazifascista della capitale fu¬ rono: l’ampio numero di spargimento di chiodi a quattro punte sulle
principali vie di transito dei mezzi nemici; il ripetuto taglio di fili elet¬ trici e cavi telefonici collegati ai comandi nazisti; la costruzione di bloc¬ chi stradali
lungo le vie consolari; i danneggiamenti e la distruzione automezzi tedeschi in transito e sosta; la distruzione (ad opera di degli Duccio Rossetti e Alberto Benedetti) di documenti e lettere indirizzati al comando SS della città nonché la distruzione di mandati di cattura condanne alla leva
3
-
e
emesse
e
dal Tribunale militare di Roma contro civili renitenti
militari disertori.
L’Organizzazione Militare
del
Partito d’Azione
NELLA II ZONA58
Nella II zona,
comprendente
nuovo, Monteverde vecchio formazioni GL sul
piano
e
i
quartieri Trastevere,
Portuense, la
combattente si
Monteverde
struttura e l’azione delle
sviluppò,
nella
sua
misura
più
estesa, intorno alle date dell’inizio (8-10 settembre 1943) e della fine (4 giugno 1944) dell’occupazione nazifascista di Roma. Non mancò,
56
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona»', Relazione «Organizzazione del
Partito d'Azione». 57
Cfr. la relazione «Attività Squadra Mamiani» presente in Circolo Giustizia e Libertà di
Roma, «Relazione I Zona». 5X
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione II Zona». La ricostruzione della struttura,
e dell’organigramma della II zona è tratta dalla comparazione dei documenti (non coincidenti in vari punti rispetto alla disposizione dei settori) denominati «Elenco dei compagni che nel periodo clandestino hanno partecipato alla lotta contro i nazifascisti nelle Squadre militari
delle azioni
80
Parte I
peraltro,
Il Partito d'Azione e la guerriglia
un’articolazione costante di attività di
mesi di
nella
sabotaggio
durante i
guerriglia capitale tuttavia fu soprattutto l’intensa ramificata opera informativa e di collegamento che fece delle squadre
nove e
-
cittadine del PdA della II
zona uno
e
dei centri di
maggior
rilievo
e
inte¬
per i comandi Alleati in rapporto alle azioni militari coordinate contro i tedeschi. resse
Al comando dell’area operativa si alternarono, in
subiti
delle
e
ragione degli
riorganizzazioni interne, quattro capi capo-zona politico-militare
1) Dante Giannotti, alla data del
suo arresto avvenuto
zona:
dal settembre 1943
nel novembre 1943. Scarcerato da
Coeli nel
gennaio 1944 riassunse il ruolo di da marzo a giugno 1944. 2) Vittorio Gabrielli, capo-zona politico-militare Regina
arresti
capo-zona
politico
dal dicembre 1943
al febbraio-marzo 1944. 3) Raffaello marzo a
Flugi D’Aspermont, capo
giugno
zona
politico
dal febbraio-
1944
4) Alberto Corsi, capo-zona militare dal
marzo
al
giugno
1944
dopo
capo-settore militare delle due Squadre d’AzioneCittadina di Monteverde nuovo. essere stato
La II
zona venne
chio, Monteverde sivamente 13
divisa in quattro settori Trastevere, Monteverde vec¬ Portuense-Magliana dove operarono comples¬
nuovo,
Squadre
d’Azione Cittadina
a) Trastevere: Capo-settore Vincenzo Nenni. Operavano nel settore 5 squadre gui¬ date da Lucio Rinaldi (6 membri), Nicola Cavallucci (5 membri), Al¬ berto Midei (6
membri), Mazzini Marini (6 membri), Fratti Mazzini (9
membri). b) Monteverde nuovo: Capo-settore Alberto Corsi. Operavano nel settore 2 squadre guidate da Umberto Cecchettani (5 membri) e Mario Di Nuzzo (6 membri).
del PdA» e «Relazione II Zona». Attraverso il primo documento sono sta integrati nomi, funzioni e cronologia dei capi-zona succedutisi alla guida delle formazioni GL. Dal secondo documento (più completo) sono state riprese l’organizzazione per settori, l’elenco delle azioni militari, delle attività di sabotaggio e d’informazione.
81
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
c) Monteverde vecchio: Capo-settore Armando Benefialle. Operavano nel
settore 4
squadre
da Matteo Rita (6 membri), Balilla Mercuri (5 membri), Fran¬ Ronchese (6 membri), Teobaldo Galassi (6 membri).
guidate cesco
d) Portuense: Capo-settore Cesare Belardi. Operavano nel settore 2 squadre guidate da Otello Rosa (8 membri) e Ernesto Rinaldi (5 membri). La forza numerica della zona fu di 102 effettivi compresi i due re¬ sponsabili dell’assistenza sanitaria alle formazioni partigiane, il medico Vincenzo Calderato (che dopo la Liberazione di Roma venne paraca¬ dutato dagli Alleati al nord-Italia oltre le linee nemiche per operare nell’organizzazione militare del PdA)59 e l’infermiera Libera Santilla. L’armamento constava di 100 moschetti, 40 pistole di vario tipo, 8 mitragliatori tipo “Breda30”,centinaia di caricatori per i moschetti, mi¬ tragliatori e tre casse di bombe a mano SRCM e OTO. 3.1
-
Le Squadre
d’Azione Cittadina della II zona nelle battaglie
di Porta San Paolo
e
del 4 giugno
appartenenti alla II zona (Francesco Ron¬ chese, Balilla Mercuri, Luigi Marini, Balilla Frate, Armando Benefialle e Cesare Belardi) presero parte alla battaglia per Roma del 9-10 settem¬ bre 1943 nei quartieri Ostiense e San Giovanni, dove avvenne la distri¬ Diversi elementi del PdA
buzione delle armi da parte di Vincenzo Baldazzi. Nello stesso mese di settembre Luigi Marini intervenne contro due fascisti, ferendoli, durante
perquisizione in un deposito di armi clandestino delle SAC. dell’occupazione, secondo quanto riportato dalla relazione della II zona, «vi furono scontri senza entità con pattuglie nazifasciste una
Nei mesi
sempre durante l’affissionedi manifestini sero
e
iscrizioni murali»
a
cui pre¬
parte Corsi, Gabrielli, Flugi D’Aspermont, Belardi, Marini
Ronchese
con
la
sua
squadra.
Per il resto l’attività della II
zona
e
poi
si arti-
Circolo Giustizia e Libertà di Roma. «Relazione li Zona». «Elenco dei compagni che nel periodo clandestino hanno partecipato alla lotta contro i nazifascisti nelle Squadre militari del PdA».
82
Parte I
-
Il Partito cPAzione e la guerriglia
prevalentemente sul piano informativo e del sabotaggio «fino alla notte del 4/6/44 non vi fu nessun altro scontro».60
colò
giorno
Il
della
e
dunque
dell’entrata in Roma delle forze Alleate, invece, tutte le SAC mobilitate: Ronchese a capo dell’interaIII Squadra del
zona vennero
settore Monteverde vecchio attaccò alcuni automezzi tedeschi in ritirata mettendone fuori
uso uno e
comando della IV
e
Aventino nuclei di
ferendo
l’equipaggio; Flugi D’Aspermont al
III Squadra del settore Trastevere attaccò presso Ponte paracadutisti tedeschi catturando 5 soldati e consegnan¬
doli alle autorità Alleate; Corsi, Benefialle
bombe
a mano
e
Tacconi attaccarono
un’autoblindatedesca sul Ponte Sublicio mettendo in catturando
con
fuga
di guerra che venne consegnato agli Alleati insieme al mezzo; Nenni, Corsi e Benefialle al comando delle Squadre I e II del settore Trastevere e della I Squadra del settore Monte-
l’equipaggio e
un
prigioniero
gruppo di fascisti e tedeschi nei pressi di Piazza San Cosimato, catturandone 4 e mettendo in fuga il resto del gruppo nonostante il ferimento subito ad una gamba da Nenni; Cesare Be-
verde
nuovo
si scontrarono
lardi al comando della I
e
con un
II
Squadra
del settore Portuense sostenne
uno
fuoco presso l’ospedale «Cesare Battisti» con un gruppo di fa¬ scisti del battaglione «San Marco» disarmando e catturando 7 militi; infine scontro a
tutti i restanti
reparti GL, guidati dai rispettivi capi-squadra, furono disposti e Magliana dove attaccarono colonne tedesche
le strade Portuense
lungo in fuga catturando 3.2
-
10 soldati ed incendiando 3 autocarri.
Sabotaggio e Informazione di guerra: ilfulcro dell9attività
della II zona
L’appartenenza del fabbro Enrico Ferola61 alla II tamente le forme di chiodi
a
sabotaggio
delle
quattro punte da lui costruiti
e
Squadre
zona
collega
diret¬
di GL all’utilizzo dei
fomiti alle formazioni
partigiane.
60
Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione li Zona».
19
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Copie dell'«Avanti!» clandestino di Roma del 9 novembre 1943, del 21 febbraio 1944, dopo la Liberazione di Roma e con l'annuncio dell'uccisione di Bruno Buozzi nella strage di La Storta.
265
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Piantina dell'azione dinamitarda del GAP socialista Edoardo Vurchio del 18 febbraio 1944 alla Stazione Ostiense (lrsifar. Fondo Ricerche
266
e
Documenti, b.l, fase. A.I.3
e
A.1.5).
Parte III
I Gruppi d’Azione Patriottica del
Prologo:
1941,
estate
Il 23 giugno 1941 Roma
una
gatorio
Partito Comunista
i giovani gappisti prima dei
organizzata dagli
venne
manifestazione, 3-4.000 persone,
GAP
studenti universitari di
contro il richiamo obbli¬
alle armi ed in rivendicazione del «18 militare». Durante la di¬
mostrazione furono lanciati manifestini
e
stelle filanti
con
impressi
contrari alla guerra e la protesta venne repressa con slogan l’interventodella polizia contro gli studenti e con la chiusura della città antifascisti
e
universitaria. Le autorità della
polizia
fascista
segnalarono prontamente
nel loro
rapporto che «l’azione meticolosamente preparata» faceva capo ad una «combutta sovversiva [...] formata da elementi operai e intellettuali, in
intimi contatti
comunista».1 loro
emerse
tra
loro,
con
Chi fossero nel
corso
le modalità caratteristiche usate dal
gli
partito
elementi sovversivi in intimo contatto tra
dell’inchiesta che nel settembre 1941
l’incriminazione e all’arresto di numerosi
portò
al-
giovani comunisti (tra loro come Antonello Trombadori,
figurava anche il socialista Cérilo Spinelli) Pompilio Molinari, Paolo Bufalini, Antonio
Giolitti, Roberto Forti, Ro¬
1 L’episodio della manifestazione del 23 giugno 1941 è raccontato in R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, Einaudi Torino. 2011. pp. 67-70. Nello stesso testo Bentivegna riporta la cronaca
del suo successivo arresto
(settembre 1941 ), deH’interrogatorio subito in questura
e
dell’intervento
in suo favore del capo dell’Ovra Guido Leto (amico di famiglia dei Bentivegna), pp. 72-73.
267
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
Bentivegna, Amato Bei e Mario Leporatti. Molti dei fermati fu¬ sottoposti a processo davanti al Tribunale Speciale della Difesa dello Stato che prosciolse per insufficienza di prove 27 imputati con¬ sario
rono
dannando invece al confino Trombadori, Bufalini, Giolitti (tutti a 2 anni) e Leporatti (a 6 mesi) i quali tuttavia beneficiarono di un atto di clemenza di Mussolini.2 *Appena due anni dopo quel gruppo di studenti ed operai sarebbe di¬ venuto la dorsale delle formazioni dei GAP del Pei a Roma.
1
-
I COMUNISTI, IL CROLLO DEL FASCISMO E LA VIGILIA DELL’S
SETTEMBRE
Già alla fine del 1942 le evidenti difficoltà militari
avevano
avviato
processo irreversibile di frattura in seno allo Stato monarchico-fa¬ scista che sarebbe culminato nove mesi dopo con la destituzione e l’ar¬ un
resto di Mussolini. Il 27 ottobre 1942 il re incontrò il duce per una discussione generale sulle condizioni del paese e sulla situazione bellica. Tuttavia Vittorio Ema¬ nuele III, dopo alcune consultazioni con il vice-comandante dei carabinieri Azolino Hazon, aveva già delineato un piano di mantenimento dell’ordine pubblico nell’eventualitàdi un cambio della guida del governo e di possi¬ bili turbamenti interni dovuti ad
una
reazione della milizia fascista:
Il 27 ottobre il re giunse a Roma e ricevette Mussolini quella mattina stessa. Non seppe «nulla di particolare» ma «parlò chiaramente con lui della situazione in¬ tema». Non è senza significato che il principale informatore della corte fosse in
quel tempo il generale Hazon,
un alto ufficiale dei carabinieri, il corpo veramente responsabile del mantenimento dell’ordine pubblico, dalla tradizione e dai sen¬ timenti profondamente monarchici. Nell’eventualità di qualche disordine il suo
intervento sarebbe stato di primaria importanza.-
2
La documentazione completa del processo, comprendente tutti gli interrogatori degli imputati e le note informative della polizia, è conservata in ACS, MI, Dir. Gen., Div. Affari Riservati, Ps 1943, b. 79. '
268
F.W.Deakin, Storia della repubblica di Salò, Einaudi, Torino, 1963, p. 55.
Parte ///
-
/ Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista
Il tema della sostituzione di Mussolini si sarebbe
poi ripresentato
con
sempre più urgenza nelle settimane successive tanto da indicare già al¬ l’iniziodel 1943 la figura di Pietro Badoglio come possibile nuovo capo
gennaio il maresciallo Caviglia annotava nel suo dia¬ Badoglio si muove per la successione a Mussolini. Egli avrebbe già preparato il suo ministero».4 In questo quadro il Pei aveva avviato alla fine del 1942 una più or¬ ganica base collaborativa con il Psiup e con GL nella prospettiva sempre più concreta di uno scontro frontale con il fascismo in crisi e di un con¬ flitto da organizzare intorno all’opzione politica della lotta armata: del governo: «In rio: «Anche
Risulta che il partito comunista, il movimento «Giustizia
socialista si
e Libertà» e il
partito
accordati per svolgere in Italia una politica in comune, sulla base di un patto d’unità d’azione concluso nel 1941. Di tale accordo si è avuta conferma in recenti fogli di istruzioni del partito comunista, destinatari i mag¬ sono
giorenti del partito
stesso, per lo
svolgimento dell’attività propagandistica e anche
esclusione di mezzi, sia pure i più violenti e micidiali. Evidentemente il patto è una conseguenza della situazione politica intemazionale
rivoluzionaria,
senza
dai fogli suddetti deducesi che è aperto all’adesione di altri partiti, movimenti, sette ed organizzazioni antifasciste che abbiano qualche rilevanza e che comunque possano concorrere ad attentare alla saldezza del fronte interno, il cui crollo è at¬ e
tualmente l’obiettivoimmediato di tutti i nemici del Regime. [...] Richiamandosi le molteplici circolari relative al partito comunista ed ai partiti antifascisti in genere e particolarmente la circolare 3 luglio 1941 [...] nella quale fu previsto il passaggio dalla fase propagandistica a quella dell’azione da parte dei comunisti pregasi di tener presenti, per le conseguenti disposizioni di vigilanza e di indagini, gli attuali stretti rapporti che legano i suddetti partiti ed i partiti stessi col nemico.5
Pochi
giorni dopo
il crollo del fascismo del 25
luglio
1943 il Pei
avviò, sul piano della propaganda popolare e della strutturazione di par¬ tito, la disposizione di misure organizzative di lotta armata nella pro¬ spettiva della resistenza anti-nazista: In seguito ad informazione fiduciaria [...] relativa
nonché
a
al trasporto in Marino (Roma) la sera del 27
prossima azione comunista [luglio] decorso di quattro
4
Ibidem, p. 238. ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 89, «Movimento Socialista». Nota Informativa della Divisione Affari Generali Riservati di PS, 26 novembre 1942 5
a firma del ministro dell’Interno Carmine
Roma, alle
zone Ovra ed alla
Senise
e diretta a tutte le
prefetture, alla Questura di
polizia della Dalmazia.
269
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
e munizioni provenienti da Torrespaccata (Roma) trasportate da elementi comunisti ritenuti di Marino, militari dell’Arma con ausilio di agenti di Ps a scopo rintraccio predette armi e arresto detentori effettuavano notte del 29
mitragliatrici
andante cinquanta perquisizioni nelle abitazioni delle persone politicamente pre¬ giudicate e sospette e a quelle maggiormente indiziate noti fatti del 26 [...] dalle
perquisizioni effettuate rinvenivasi soltanto materiale e oggetti vari asportati da locali devastati. Procedevasi altresì al fermo di ventisei uomini e undici donne tradotti in carceri di Albano Laziale.6
del Pei la
prospettiva non rinviabile della lotta armata organico e non scindibile alla scelta strate¬ gica della linea di unità e indipendenza nazionale che, connessa con la parallela lotta contro l’attendismo, venne collegata alla presentazione Nella
politica
anti-tedesca si unì in modo
di
una
funzione nazionale dei comunisti:
Amendola fu uno di quelli che subito, prima ancora dell’8 settembre (verso il 20 agosto) pose il problema dell’organizzazione della lotta armata dando a questa prospettiva
un contenuto
*In questo quadro
un
politico unitario, nazionale, patriottico, democratico.7 rilievo
fu rappresentato dal «recu¬ dalla loro immissione nelle fila
significativo
pero» di diversi militari di carriera della nascente Resistenza:
e
In via fiduciaria si sono avuti gli uniti tre manifestini, stampati presumibilmente Roma, dai comunisti, incitanti a cacciare, anche con la forza, i tedeschi. In proposito è stato anche riferito che i comunisti starebbero per creare un inqua¬ dramento militare e che, all’uopo, si stanno trovando elementi, ufficiali e sottuf¬ a
ficiali, che abbiano attitudini militari.”
propria riorganizzazione interna la prima linea dirigenti comunisti come «preminente necessità» quella della «lotta per attuare l’unitàpolitica del partito»9 ovvero co¬
NeH’ambito della
d’indirizzoassunta dai
fu
6 ACS, Ml, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Rapporto dei carabinieri di Frascati, 29 luglio 1943. 7
«L’Unità», 7 giugno 1980, "L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazisti ”, di Arminio Savioli. x
ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto del 4 agosto 1943 inviato poi dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943. I manifestini antifascisti sono riprodotti a pp. 385-386. 9
270
G.Amendola, op. cit., p. 137.
Parte ///
struire,
non
solo in
seno
-
/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
ai militanti del Pei
ma
anche nei
gruppi giova¬
nili di tendenze comuniste che vi si avvicinavano, un’uniformità d’in¬ terpretazione della lotta imperniata concretamente sulla politica dell’unità nazionale
e
della guerra contro l’esercito nazista:
Avveniva nel nord quello che io
avevo potuto constatare a Roma: la ricerca da esistenti di gruppi organizzati già da molto tempo, del collegamento col parte partito. [...] Ma quasi tutti i gruppi, con cui veniva stabilito un contatto, rivela¬ vano un orientamento settario ed
Questa situazione poneva attuare l’unità del
come
estremista, in contrasto
con
preminente la necessità di
la linea del centro.
una lotta
politica per
partito.10
11In termini fattuali queste indicazioni si tradussero in una presa di di¬ stanza netta da parte del Pei da iniziative ritenute avventate o lesive di
quel
carattere unitario e nazionale della lotta antifascista su cui
da subito la direzione comunista. Ciò anche in funzione di
un
puntò
progres¬
allargamento della sua base di massa, che aveva già registrato significativa crescita, e di una sua preparazione all’azione armata: sivo
una
NeH’ambiente comunista si deplora che, ad opera di elementi isolati, ritenuti agenti provocatori, sono stati diffusi manifestini incitanti gli operai a sospendere ogni attività lavorativa l’I settembre. [...] nessun aderente al partito comunista ha accettato o diffuso copie di detti manifestini [...] i comunisti intensificano in¬ vece la loro attività per la riorganizzazione del partito mantenendo tatti con
i
maggiori esponenti. Infatti, si rileva,
con
frequenti
con¬
soddisfazione in detto
ambiente, il facile sviluppo dell’organizzazione romana, che avrebbe raggiunto circa mille aderenti."
Il 30
agosto 1943 la costituzione della giunta militare Pci-Psiup-PdA
significato politico, espresso da un ordine del giorno votato il 2 settembre da tutti i partiti del CLN, di una pressione sul governo Bado¬ glio per la dichiarazione di guerra contro la Germania mentre le forma¬ assunse
il
zioni comuniste, socialiste ed azioniste preparavano la Resistenza a Roma attraverso l’inquadramento delle squadre militari dei loro militanti:
10
Ivi.
11
ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Pro-Memoria Questura di Roma 29 agosto 1943.
271
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
partito, Longo prese in mano la preparazione militare. Trombadori, Gerratana Onofri avevano svolto un buon lavoro. L’inquadramento di compagni in squa¬
Nel e
dre
era a buon
appuntamento
punto. 11 pomeriggio del 7 [settembre] (o forse fu il 5?) fu dato a un gruppo di militanti
di trovarsi sul Lungotevere che
va
da Ca¬
poi all’iniziodella Lungara. Longo passò svelto, accompagnato da Trombadori, quella che poteva essere considerata una stel S.Angelo all’ospedale S.Spirito sorta di rivista. Il materiale umano
rienza
2
-
e
e
c’era, pronto
e
volenteroso. Mancavano l’espe¬
soprattutto le armi.12
Dall’idea dello «scontro risolutivo» all’obbligo
DELLA «LUNGA GUERRIGLIA» Nella lettura comunista le vicende politiche comprese tra la caduta del regime fascista e la proclamazione deH’armistizio avrebbero deter¬ minato un quadro militare caratterizzato da una frattura verticale con il
passaggio
dell’Italia nel campo Alleato
truppe naziste di
armato con le Pensavamo
ci fu,
-
ricorda Trombadori
ma a un
cambiamento
-
e un
stanza nella
non a una
conseguente duro
scontro
penisola:
lunga guerriglia,
come
poi invece
tedeschi, in seguito a un brusco di fronte, che per noi comunisti era inevitabile e necessario, e al durissimo, rapido
scontro con i
quale lavoravamo con tutte le nostre
energie.13
Fu, dunque, in questa prospettiva d’insurrezioneanti-tedesca
e
di urto
dispo¬ inqua¬
piuttosto
che di
ste tra fine
agosto
inizio settembre 1943 le forze militarmente
drate dal Pei
e
dai
e
partiti
guerriglia
di
che furono
risolutivo,
lunga durata,
antifascisti di sinistra nella
capitale:
partito comunista, i vari gruppi politici organizzazione garibaldina a sfondo militare,
7 settembre 1943: [...] ad iniziativa del
d’azionestarebbero preparando
una
per lottare per l’allontanamento di tutti i tedeschi dall’Italia.14
12
G.Amendola, op. cit., p. 157. «L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti”,di Arminio Savioli. 13
14 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto inviato dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943.
272
Parte III
-
/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
proclamazione delParmistizio ed alla fuga Maggiore, l’assenzadi ordini per i militari rimasti nella capitale, i conflitti tra i generali monarchici ed i partiti an¬ tifascisti e la conseguente scarsezza di armi fomite ai partigiani volon¬ tari decisero l’inevitabile esito della battaglia per Roma del 9-10 settembre 1943 determinando sul piano oggettivo una nuova e diversa necessità organizzativa per il Pei: Lo sbando successivo alla
del
re e
dei vertici dello Stato
E le armi? Le armi
-
ricorda Trombadori, all’epoca «aiutante maggiore» di
generali monarchici. Legalmente? In un certo senso si. «Pensavamo ad una battaglia campale, a un’in¬ surrezione popolare. Il popolo in armi doveva affiancare ufficiali e soldati in uno Longo
-
non dovevamo «rubarle». Ce le dovevano dare i
i generali non poteva che esserci una la linea di cui Amendola fu uno dei più convinti assertori». [...] Venne l’8 settembre, il re fuggì, l’insurrezione non ci fu, l’unità fra esercito e popolo si realizzò per un momento glorioso ma breve. scontro risolutivo con i
tedeschi. Tra noi
e
piena convergenza di interessi. Questa fu
A Porta San Paolo. Poi, «tutti
a
casa».15
scompaginamento successivo all’occupazione nazista di Roma affrontato dalla dirigenza comunista con una riorganizzazione complessiva della struttura clandestina del partito, lavorando alla non dispersione del processo costitutivo della struttura di «massa» avviato prima dell’armistizio ed articolando sopra ad esso un dispositivo pro¬ priamente politico-militare che fu operativo, con tutti i limiti e le diffi¬ coltà del caso, già dalla metà del settembre 1943: Lo
venne
4 ottobre 1943: Prima ancora del 9 settembre i vari partiti sovversivi e partico¬ larmente i comunisti, avevano presa l’iniziativa di costituire delle formazioni di
tipo militare, allo
scopo di lottare per l’allontanamento dei tedeschi. [...] dopo la data suddetta si ha notizia che il movimento si è accentuato [...] esso si svol¬
gerebbe, per lo più, nelle campagne, dove si sono
rifugiati buona parte degli ele¬
menti sovversivi. 6 ottobre 1943: Dopo lo sbandamento avvenuto nei giorni immediatamente dopo l’entrata in Roma dei tedeschi, i comunisti stanno cercando di riallacciare le fila dei
dispersi.16
15 «L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli. I6ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto inviato dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943.
273
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
Già al 22 settembre le informazioni fomite dalle fonti della
segnalavano
la formazione di cellule comuniste
polizia compartimentate ope¬
ranti in diversi settori della città: L’Organizzazione comunista ha ripreso altri
a
funzionare
con a capo alcuni
noti ed
noti individui. Certo Mandela funziona da capo-settore e ha frequenti incontri con il noto Bombacci. Vengono costituite cellule di pochi individui che non
non si conoscono tra loro. Vi è un deposito di armi in via Margutta, credesi negli scantinati del circolo Tedesco, con la complicità di elementi italiani comunisti. Si è informati che armi dovrebbero essere ritirate tra giorni a Pistoia presso un
reparto dei Paracadutisti della Divisione Nembo, presso un fiduciario, certo Carlo con l’Ufficiale del reparto che ha in consegna
Nencioni, che fa il collegamento le armi. Roveda è nominato si
come il capo ma non si è
presentato alle riunioni
parla anche di Buozzi [...]. Si attendono arrivi dalla Francia,
di studenti comunisti, che è insistentemente richiesta con articoli firme di
e
e
la liberazione
su
giornali
con
compiacenza.17
Coincidente
temporale
segnalazioni di polizia dell’epoca è l’indicazione dopoguerra dai diversi dirigenti comunisti, tra cui responsabile dei GAP centrali Antonello Trombadori: con
le
fornita nel
il comandante
Nella seconda metà di settembre del 1943 la Federazione le strutture e
romana del Pei si dette
l’inquadramento militari che organizzarono durante i
nove
mesi
dell’occupazione tedesca di Roma la lotta armata. [...] furono creati un Comitato militare cittadino e un Comitato militare provinciale. Del Comitato militare cit¬ tadino fecero parte Valentino Gerratana, Fabrizio Onofri e Antonello Trombadori. Esso era collegato con Antonio Cicalini (Comitato federale) e Alfio Marchini (Comando Italia Centrale). La responsabilità del Comitato militare provinciale
fu affidata a Pompilio Molinari. Di esso Germania Roberto Forti. Alle riunioni e
fece
parte fino alla
sua
deportazione in
decisioni dei due Comitati partecipava per la Direzione del Pei Giorgio Amendola.18
Composto l’organigramma del «Lavoro militare» il Pei aveva pro¬ ceduto anche alla riorganizzazione della struttura della Federazione af¬
17 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Div. Affari Generali Riservati, Ps 1943, b. 80, «Partito Comunista». Nota fiduciaria, 22 settembre 1943. IK
A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata e «Quaderni della Resistenza laziale», n.6, Roma, 1979, p. 221.
alla liberazione nazionale a Roma e nel Lazio, in
274
Parte III
-
I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista
fidata a Vittorio Mallozzi, Giulio Rivabene,19 Giulio Turchi, Pietro Be¬ nedetti (fucilato a Forte Bravetta il 29 aprile 1944), Salvatore Capo¬ grossi, Severino Spaccatrosi e Pietro Ingrao. Mario Alicata e Aldo Natoli vennero incaricati della redazione de «L’Unità», alla guida dei Gruppi di Difesa della Donna si posero Laura Lombardo Radice, Adele Bei, Emma Turchi
e
Giorgio Amendola già nell’agosto 1943, da Gio¬
Giovanna Marturano mentre
raggiunto alla guida del partito, proveniente da Milano. L’azione politico-militare del Pei di Roma venne imperniata lungo due direttrici fondamentali: la prima fu senz’altro la spinta alla pratica attiva della lotta armata interpretata come fattore essenziale del processo era stato
vanni Roveda
di liberazione nazionale nella guerra contro il nazifascismo e come leva centrale per la sconfitta della linea «attendista» dell’antifascismo mo¬
derato; la seconda direttrice fu rappresentata dall’impostazione della linea unitaria (all’interno del CLN) e nazionale (nella relazione con le
questione istituzionale) della Guerra di Li¬ dirigenza comunista riuscì ad imporre proprio grazie all’indiscussa preminenza del suo ruolo nell’ambito della lotta armata forze monarchiche
e
sulla
berazione che la anti-tedesca:
Amendola, subito,
senza
con uno scopo che era al
un’esitazione, propose di prendere le armi tempo stesso militare
l’azione nell’azione, le forze conservatrici che
ad
una guerra da
e
di usarle;
politico: per sconfiggere con parlavano solo di «preparazione» e
fare «dopo», cioè dopo l’arrivo degli angloamericani e sotto nacquero i GAP. In polemica sia con una destra
l’egemonia di questi. [...] Così
con l’ultrasinistra (Bandiera Rossa) che attiva nella Resistenza di¬ sapprovava però la politica di unità nazionale e accusava i comunisti di «tradi¬
attendista, sia
mento» degli «interessi di classe».20
19 Dopo la Liberazione Antonello Trombadori scoprì, attraverso documentazione fornitagli dal maresciallo di Ps Alberto Quagliotta l’attività di informatore della polizia politica fascista svolta da Rivabene. Cfr. le testimonianze del dirìgente del Pei Aldo Natoli in C.De Simone, op. eit., p. 180 e M.Musu-E.Polito, op. cit., pp. 259-260. Il caso Rivabene-Quagliotta è riprodotto in sintesi, ed inquadrato entro una chiave di lettura crìtica, in S.Corvisieri, op. cit., pp. 73-79.
20
«L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibilefondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli.
275
Guerriglia partigiana a Poma 1943*1944
3
-
Dalla divisione in otto zone alla nascita dei GAP cen¬
trali: La riorganizzazione
«di massa» del
Pci
ed i primi
PASSI DELLA GUERRIGLIA COMUNISTA A ROMA.
In forma
corrispondente
alle linee d’indirizzoconcordate
anche il Pci divise in otto
il
con
il PdA
l’area della città di
operative Psiup organizzando ogni zona in settori. Già da prima della fine di settembre ogni zona venne affidata ad un comitato direttivo formato da almeno tre componenti tra i quali un re¬ sponsabile politico e un responsabile militare, a quest’ultimo spettava il compito della scelta e della suddivisione degli uomini e delle donne da impiegare nelle attività di guerriglia. Sul piano organizzativo il Pci dispose in modo più capillare, rispetto alle altre forze antifasciste, la propria rete clandestina in città potendo trasformare le sue cellule pre¬ senti sul territorio in squadre militari collegate ai comandi di zona ed investite del compito di sabotaggio e preparazione dell’insurrezione e
zone
Roma
anti-tedesca.21
rispettivi comandi vennero così suddivise: (Prati, Trionfale, Monte Mario, Borgata Ottavia) responsa¬ bili: Fulvio Jacchia, Angelo Antonini, Fortunato Di Crescenzio e Filippo Di Pasqua. Le
-
zone
ed i
I Zona
II Zona (Trastevere, Monteverde Vecchio, Monteverde Nuovo) re¬ sponsabili: Vittorio Mallozzi (fucilato a Forte Bravetta il 31 gennaio -
1944),22 Amato
Bei, Emilio Pazzini, Dario Puccini.
:I
Cfr. R.Bcntivegna, Achtung Banditen!. Mursia, Milano, 2004, p. 37. Vittorio Mallozzi, operaio nacque ad Anzio nel 1909 e trasferitosi a Roma aderì al Pci clan¬ destino. Nel 1932, scoperto dalla polizia fascista fuggì in Jugoslavia e poi in Svizzera stabilendosi ::
in Francia e riallacciando il contatto con l'emigrazione antifascista a Parigi. Prese parte alla guerra di Spagna divenendo capitano delle Brigate Garibaldi e Comandante di Battaglione. Ferito in bat¬ taglia a Barcellona rientrò a Parigi riprendendo il lavoro politico. Allo scoppio della guerra tra Italia e Francia fu arrestato a Lione mentre teneva un comizio, tradotto al Forte di S.Caterina e poi trasferito al campo di concentramento del Venet. Dopo l'invasione italiana della Francia fu rimpatriato e spedito al confino di Ventotene da dove venne liberato il 20 agosto 1943. Dirigente della Resistenza antifascista a Roma, il 20 dicembre fu arrestato e tradotto a via Tasso. Il 31 gennaio 1944 venne fucilato. Cfr. «L’Unità» 31 gennaio 1944, “Il sangue dei martiri è fecondo”'.«L’Unità» 23 giugno 1944, "Ricordo del compagno Vittorio Mallozzi" e torio Mallozzi ”.
276
«
L’Unità» 31 gennaio 1945, "Vit¬
Parte III
-
I Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista
(Flaminio, Parioli, Salario, Ponte Milvio) responsabili: Egle Gualcii. Stazione Termini, Piazzale Flaminio, Colosseo) responsabili: Pietro Amendola, Gastone Manacorda, Ferruc¬ cio Masi, Mario Leporatti, Edoardo Pema. V Zona (Montesacro, San Lorenzo, Tiburtino) responsabili: Otello Nannuzzi, Augusto Raponi, Pio Taticchi. VI Zona (San Giovanni, Appio, Monti, Esquilino, Latino Metronio) responsabili: Giulio Mazzocchi, Carlo Salinari, Aldo Pinci VII Zona (Ostiense, Portuense, San Saba, Testaccio) responsabili: Virgilio Bologna, Giuseppe Regis, Giovanni Valdarchi. Vili Zona (Prenestino, Centocelle, Borgata Gordiani, Quadraro, Tor Pignattara, Quarticciolo) responsabili: Luigi Forcella, Nino Fran-
Ili Zona
Mario Carrani, Alvaro Marchini, IV Zona (Piazza del Popolo, -
-
-
-
-
chellucci.23 In questa prima fase dell’occupazione tedesca di Roma il partito co¬ munista definì una disposizione iniziale poggiante in larga parte sul¬
l’organizzazione della nuova «base di massa» costituitasi dopo e la proclamazione dell’armistizio:
la caduta
del fascismo
Durante i quarantacinque giorni il partito s’era allargato
su tutta
la città, un af¬
flusso continuo, era diventato numeroso: di questo bisogna parlare. Ma nessuno, entrando nel partito pensava a quel lavoro [il gappista ndr]. Anche le armi dell’8
settembre; ci rimasero in
mano
dopo che i tedeschi furono entrati in città
e non
si sapeva a che cosa potevano servire [...] Roma fu divisa in sei zone, poi in otto, e ogni zona fornita di armi. [...] Non erano azioni di GAP ancora [...] e quei
duemila, adesso, ch’erano entrati nel partito durante i 45 giorni, erano incerti e impacciati, senza scioperi né agitazioni alle spalle, senza lotta viva, ma solo si¬ lenzio e oppressione per vent’anni, alle
Stante la divisione in
spalle.24
otto zone della città la realizzazione delle azioni
armate contro i tedeschi incontrò nelle
prime
settimane delle
oggettive
L’organigramma è ricostruito in A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata, cit., pp. 221 -222. Nel testo redatto e già pubblicato da Trombadori sono riportati tutti i nomi e le qualifiche politico-militari dei partigiani combattenti e dei patrioti del Pei in tutte le otto zone e per questa ragione nel presente volume non verranno di nuovo ripro¬ dotte. 2525
24
F.Onofri, "GAP di zona (Roma, settembre '43-giugno '44 ", «Rinascita»,
anno
li,
n.
4, aprile
1945.
277
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
difficoltà pur riuscendo nell’esecuzionedi atti di sabotaggio e nell’attacco del 18 ottobre contro il corpo di guardia della MVSN fascista in Viale Mazzini (lancio di bombe a mano gettate da un partigiano in bicicletta). Per rispondere alla «urgenza» dell’azione armata, indicata come la
priorità assoluta dalla dirigenza comunista di
Roma, nella seconda metà di ottobre del 1943 iniziò il processo costitutivo di reparti spe¬ ciali che assunsero il nome di GAP centrali. del
mese
Sulla nel
tempistica e la modalità della loro costituzione si sono registrati degli anni delle indicazioni difformi da parte degli stessi diri¬
corso
genti
comunisti.
Antonello Trombadori, che afferma: verso la fine
ne
fu il
primo
comandante
responsabile,
dell’ottobre 1943 l’organizzazione militare del Pei promosse la for¬
speciale reparto con il compito di tradurre più incisivamente in la pratica parola d’ordine della Resistenza europea «rendere la vita impossibile all’occupante». Questo speciale reparto prese il nome di GAP centrali del Pci. mazione di
uno
Furono quattro così denominati: «Giuseppe Garibaldi», «Carlo Pisacane», «An¬ tonio Gramsci», «Gastone Sozzi» [...] alla organizzazione e alla pianificazione
del lavoro dei GAP centrali del Pci collaborarono agli inizi, Antonio Cicalini, Alfio Marchini
e
con Antonello
Trombadori,
Roberto Forti. Col Comando dei
GAP centrali del Pci collaborarono operativamente Giorgio Formiggini, Fulvia Trozzi, Gino Mangiavacchi, Vincenzo Gentile, Guido Rattoppatore. [...] A seguito delle azioni dei GAP centrali furono organizzati alle dirette dipendenze del Comitato militare cittadino del Pci i GAP di zona, il cui coordinamento fu curato in particolare da Fabrizio Onofri.25
Giorgio Amendola colloca simmetricamente la formazione delle otto dei rispettivi GAP di zona, indicando dopo la giornata di mobi¬
zone e
litazione del 7 novembre 1943 la nascita dei GAP centrali:
più spedito [...] decisiva fu la particolarmente curati e addestrati, staccati dal¬ l’organizzazione militare di massa. [...] ogni zona aveva una sua formazione di avanguardia, i GAP di zona. Poi, per avere a disposizione del comando uno stru¬ Dopo il 7 novembre la lotta
armata prese un ritmo
formazione di un gruppo di GAP
mento
che ci permettesse di intervenire direttamente, formammo i GAP centrali.26
25 A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pci alla lotta annata cit., pp. 222-223. 26 G.Amendola, Lettere a Milano, cit.. pp. 226-227.
278
Porte III
-
/ Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista
Diverse le ricostruzioni di altri
dirigenti
della Resistenza
a
Roma.
Per Fabrizio Onofri la formazione dei GAP centrali è databile al dicem¬ bre 1943:
punto,
«a un certo
verso
Furono gli uomini migliori, furono tolti dalle zone e
ebbero
[...]
non
solo
un contatto
più
una
dicembre, si formano i GAP centrali. ventina, che si staccarono dalle zone:
organizzati a parte, ebbero due anche tre artificieri con gli altri compagni, con nessuno,
alcun contatto
col centro».27
Bentivegna, comandante del GAP centrale «Carlo Pisacane», sovrapposizione di fatto tra le attività militari delle prime settimane e la successiva configurazione gappistica della guerriglia ur¬ bana nella capitale: «I GAP centrali furono organizzati prima dei GAP di zona, anche se l’attivitàche fu detta poi gappistica era sorta sponta¬ Rosario
indica
una
neamente e si andava affermando sotto lo stimolo dei comandi di zona sia al centro sia nella
periferia
della città».28
Stante queste difformità nella ricostruzione ex-post della composi¬ zione «ufficiale» dei GAP (frutto delle particolari condizioni in cui que¬
sto processo di costituzione ebbe luogo) la direzione del Pei fu senza dubbio chiara sulla funzione politica e la natura organizzativo-militare dei GAP centrali che rappresentarono l’avanguardia combattente di una linea politica definita nel suo indirizzo di fondo e nelle sue forme tatti¬
che
e
strategiche. quadro
In questo
furono costituite
denominate GAP formate da
pochi
quelle «speciali
unità
operative
elementi accuratamente selezionati
quei patrioti che, militando nelle organizzazioni del CLN, si erano maggiormente distinti nel corso di azioni contro i tedeschi e i fascisti». La ragione fondamentale della formazione dei GAP fu, ancora una volta, indicata nella lotta alle tendenze attendiste e nella necessità poli¬ tica e militare di dare vita ad una guerriglia armata in grado di emanci¬ pare sul piano dell’iniziativa anti-tedesca il movimento di Resistenza dalla dipendenza assoluta e subordinata alle tempistiche ed alle modalità di conflitto delle truppe anglo-americane: tra
27
F.Onofri, "GAP di zona (Roma, settembre ’43-giugno ’44", «Rinascita»,
anno
II, n.4, aprile
1945. 2X
R.Bentivegna, Achtung Banditen!, cit., p. 39.
279
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
ristagno dell’avanzata alleata, organizzazioni della re¬ attendiste che qualora fossero prevalse avrebbero
Tale decisione avvenne in un momento in cui, per il
si
stavano
pericolosamente affermando,
sistenza romana, alcune correnti
già
reso Roma non
un settore
svago per le truppe
tra le fila delle
del fronte antitedesco bensì una città di riposo e di
occupanti.29
I compiti conferiti alle squadre GAP furono: a) indebolire il poten¬ ziale bellico tedesco attraverso attacchi militari diretti; b) impedire l’uti¬
lizzo di Roma verso
come
il nord-Italia; c) minare il morale delle truppe
traverso attacchi
di
transito delle colonne naziste
e
dei rifornimenti
d’occupazione at¬
militari; d) organizzare piccoli nuclei gappisti in grado
importanti reparti militari nazisti; e) at¬ ufficiali fascisti; f) creare le condizioni potenziali per insurrezione della città in appoggio alle truppe Alleate.30
mettere fuori combattimento
taccare militi una
II
e
possibile profilo delle
funzioni militari dei GAP
e
la natura dell’azione ar¬
cui furono destinati; le condizioni della composizione di classe del tessuto sociale di Roma; il significato politico che avrebbe assunto mata a
sul piano nazionale la modalità pitale, rappresentarono i fattori politica del Pei nella città:
della lotta centrali
su
e
della Liberazione della
cui
venne
ca¬
articolata la linea
Nella provincia di Roma, alla vigilia della guerra, secondo il censimento indu¬ striale e commerciale del 1937-1940, gli addetti all’industria erano soltanto 70 ogni mille abitanti, di fronte ai 191 della Lombardia e ai 177 del Piemonte. Ma dei 160.000 addetti alla industria (su una popolazione attiva di 500.000 persone) più di 60.000 erano addetti all’edilizia e soltanto 30.000 al settore metalmecca¬
nico. [...] Dopo l’8settembre [...] le poche attività industriali erano più o meno paralizzate [...] la città era come assediata [...] retrovia immediata delle linee di combattimento tedesche, specialmente dopo lo sbarco di Anzio. [...] In essa per¬ sisteva una forte tradizione antifascista [...] su questo vecchio ceppo popolare si era innestato il
[...] questa
giovane movimento degli studenti e degli intellettuali comunisti. politica della resistenza romana.31
era la base
:
«Voce Partigiana». “Perchési formarono i Gruppi d'Azione Patriottica ”,numero speciale 25 aprile 1947, in ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Documentazione e pubblicazioni sulla Resi¬ stenza, busta 7, fase. «GAP»
280
,0
Ivi.
11
G.Amendola, op. cit., pp. 184-186.
Parte III
Stante questo
militare
a
tipo
-
I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista
di condizioni materiali
Roma, la Resistenza
non
poteva
«era
chiaro che sul terreno
assumere un carattere
di
massa»3233e in questo quadro già dall’ottobre 1943 la Direzione del partito definì con un lungo documento A tutti i compagni dell ’organizzazionedi Roma le linee di analisi del contesto storico, le condizioni date riguardo la situazione politica ed i conseguenti compiti dei comunisti romani.
Cari compagni, riteniamo urgente
e necessario rivolgervi direttamente la nostra parola per richia¬ mare la vostra attenzione sulla eccezionale importanza della situazione politica che si è creata a Roma e dei compiti che essa pone a voi, comunisti romani. Mal¬
grado la volontà di resistenza della popolazione, Roma è
stata abbandonata con
capitolazione all’occupazione nazista. [...] La popolazione ha atteggiamento di ferma resistenza e di solidarietà nazionale di
una vergognosa
conservato un
fronte allo straniero occupante. Compito dei comunisti romani è diventare l’animadi questa resistenza, i promo¬ tori e gli organizzatori della lotta armata contro i tedeschi, per colpirli nel modo
più efficace, subito,
con tutti i
mezzi.13
Nel contesto nazionale ed intemazionale determinatosi con l’armistizio dell’8 settembre e con la dichiarazione di guerra alla Germania
Badoglio, il Pei delineava ai suoi senso politico della conduzione quadri giovani della Lotta di Liberazione nazionale; le ragioni di fondo dell’impellenza nella messa in pratica della guerriglia urbana anti-tedesca (ovvero il nuovo molo che avrebbero assunto le classi popolari); l’assoluta neces¬ sità dell’unitàdi tutte le forze del CLN in ragione della contrapposizione tra esse e le forze monarchico-badogliane: del 13 ottobre da parte del governo
ed ai
nuovi militanti il
Sul fronte della lotta di liberazione nazionale è schierata oggi la grande maggio¬ ranza del popolo italiano. Ma essendo diverso il modo di concepire e condurre tale lotta da parte delle diverse classi, si pone il problema di quali classi o forze sociali funzione direttiva o ausiliaria. Ciò determina un duplice schieramento: da una parte la coalizione di tutte le forze tradizionalmente antifasciste aventi per base le grandi masse popolari; dall’altrai gruppi della grande borghesia, del capitale fi¬
avranno
32 «L’Unità», 7 giugno 1980, “Z.'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli. 33 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21.
281
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
nanziario, dei ceti reazionari. I
primi
sono
rappresentati dal Comitato di
Liberazione
Nazionale; i secondi dal connubio reazionario Badoglio-Monarchia. Alle spalle della guerra comune ai tedeschi e ai fascisti si svolge una vera e propria lotta politica, dal cui esito dipenderà se saranno le classi popolari oppure le classi reazionarie che assumeranno la direzione della lotta di liberazione del paese sua ricostruzione. La sua ragion d’essere sta nel fatto che solo una direzione
e la
po¬
polare dà le maggiori garanzie di successo per la liberazione nazionale, la radicale distruzione del fascismo e la conquista effettiva dell’indipendenza nazionale.34 All’intemodi questa lotta politica insisteva il documento del Pei l’interesse della classe operaia si identificava con l’interesse nazionale -
-
ed anzi
era proprio nella forma storicamente data dalla guerra di libe¬ razione nazionale che si manifestava la lotta di classe. Per queste ragioni il Pei si sarebbe speso a fondo per l’unitàdei partiti del CLN contro il
blocco monarchico governo
ricompostosi
attorno alla corona dei Savoia ed al
Badoglio:
la manovra politica che in questo momento si delinea da parte di Badoglio e della monarchia [è] tendente a trarre a sé alcuni partiti del CLN a spezzame l’unità, e con essa la forza politica, e creare le condizioni per una soluzione monarchico conservatrice. Operano pure nella situazione influenze intemazionali. Ma alla fine la parola decisiva potrà essere detta dal popolo romano: e noi dobbiamo far sì che sia proprio esso a determinare la soluzione della quistione. [...] Questo è il problema che si porrà al momento della Liberazione di Roma. E la sua risolu¬ zione dipenderà in gran parte dalla misura in cui, noi, qui a Roma, sapremo mo¬ bilitare le masse e con l’appoggio delle forze armate popolari, sapremo condurre l’azionearmata antitedesca e sventare nello stesso tempo tutte le manovre e i ten¬ tativi reazionari, e imporre la soluzione politica la più rispondente agli interessi
popolari ed alla classe operaia.35 La contrapposizione strategica presente all’internodel fronte antifa¬ scista non avrebbe dovuto determinare, da parte del Pei e delle sue for¬ mazioni combattenti, né una frattura nel CLN né lotta militare delle componenti monarchiche.
una
esclusione dalla
Il carattere prioritariamente nazionale della lotta avrebbe consentito una unità di fondo tra le diverse anime dell’antifascismoed entro questo
282
34
Ivi.
35
Ivi.
Parte III
-
I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
perimetro comune i comunisti avrebbero esercitato una funzione ege¬ mone grazie alla forza ed alla preponderanza della loro capacità militare, che diveniva in questo modo strumento d’azione armata contro il nazi¬ fascismo e leva politica nel conflitto interno al CLN e con la monarchia: Gli obiettivi fondamentali al
momento sono: la liberazione dal dominio tedesco
e la distruzione del fascismo.
[...] Ad essi deve perciò subordinarsi ogni altra
funzione della classe operaia nel momento attuale è di porsi all’avanguardia della lotta per la liberazione nazionale. [...] con ciò è indicata la
esigenza. Compito e
politica del partito comunista: noi partecipiamo al CLN e nel suo seno portiamo la voce del proletariato [...] ma pur con la piena consapevolezza dei limiti im¬
posti dalla situazione obiettiva. Al Comitato tendiamo ad assicurare la più larga base e la maggiore influenza politica. Non rifiutiamo il concorso nella lotta di forze ad esso estranee, siano pure di Badoglio e del re, ma nell’interesse nazionale e dell’esito stesso della lotta rivendichiamo per il Comitato la funzione dirigente contro la direzione monarchico-conservatrice di Badoglio e del re.™
politica
comunista consisteva nella
forza sul
militare della
Il nucleo centrale della linea
pacità
di
esprimere
la
propria
piano
ca¬
guerriglia
unitario (cioè contrario alle posizioni settarie delle componenti «estremiste») questa prevalenza ed esercitando contempo¬ raneamente un ruolo di avanguardia, in senso egemonico, sul piano po¬ declinando in
litico in
seno
senso
al CLN ed in rapporto col governo
Badoglio:
rimane sempre il CLN la base della soluzione politica che noi oggi dobbiamo so¬ stenere e appoggiare. Sono chiari il senso e i limiti della nostra azione politica al di là dei
quali si cadrebbe
in
gravi errori. [...] è
errore di
infantile estremismo
volere oggi la scissione del CLN riducendolo ai soli partiti di si¬ nistra; oppure addirittura la uscita da esso del partito comunista e la identifica¬ zione delle sue parole d’ordinecon le rivendicazioni della rivoluzione proletaria [...] auspicare
e
[...] Questi errori rivelano incomprensioni del carattere nazionale della lotta che oggi combatte il proletariato italiano, dell’identificarsi dei suoi interessi con quelli generali della nazione, del compito e della funzione storica che esso è oggi chia¬ 17 mato ad assolvere nelle lotte nazionali di tutti i paesi.16
In una
quest’ottica la lotta politica del
Pei si
sconfitta decisa dell’attendismo e
16
Ivi.
17
Ivi.
poi
dispiegava
innanzitutto
tanto verso la
verso
marginalizza-
283
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
sinistra (come il MCd’I)quanto alla ri¬ duzione «ausiliaria» della funzione delle forze monarchico-badogliane: zione
delle
componenti
Per reazione a tali errori
[...]
alla
sua
può sorgere la deviazione opposta in
senso
opportunista
alle esigenze di quelle la monarchia sono espressione, ed alle quali
e per un malinteso senso di unità accedere e consentire
forze reazionarie di cui Badoglio e può riconoscersi funzione ausiliaria,
direttiva, nella lotta
ma non
contro il fasci¬
[...] Ma non è tanto in questa forma oggi che si manifesta l’opportunismo, quanto nell’altra deH’«attesismo», secondo cui il proletariato non dovrebbe partecipare al movimento di liberazione nazionale an¬ titedesca e dovrebbe restare passivo, in attesa che la lotta tra fascismo e antifa¬ scismo borghese si sviluppi fino all’esaurimentodei contendenti, per passare poi alla lotta per le rivendicazioni proletarie. Come se l’esitodella lotta antifascista smo e per la liberazione nazionale.
fosse indifferente alla classe operaia, come se essa non fosse strettamente legata alla guerra mondiale in cui è impegnata l’Unione Sovietica; come se vi possa es¬ sere
oggi
un solo
problema della proletariato.
nostra vita nazionale a cui non sia immediata¬
mente interessato il
Tale articolata impostazione politica al farsi concreto della storia
senza una
non
forte
avrebbe potute «reggere» di combattimento
capacità
militare da parte delle formazioni del Pei. La centralità della misura militare della
guerriglia urbana diveniva, dunque, fattore determinante dello sviluppo degli equilibri politici na¬ zionali (in particolare nell’otticadell’insurrezionedi Roma) coniugando la radicalità della pratica della lotta armata con un pragmatico empiri¬ smo
di fondo che diventerà
uno
dei tratti caratteristici dei comunisti du¬
rante la Resistenza: noi dobbiamo metterci in grado, insieme agli altri partiti popolari del CLN, di realizzare una mobilitazione di massa capace di far sentire ed imporre la volontà delle forze popolari. [...] Il piano di tale azione dovrà riferirsi particolarmente alla fase di transizione fra l’evacuazione tedesca e l’occupazioneanglo-americana
[...] Sarà innanzitutto di grande importanza che alla liberazione di Roma con¬ alleati, attaccando con azioni di guerriglia partigiana le forze tedesche in ritirata. L’azione armata si imporrà anche per la difesa della città e della vita dei cittadini. [...] nella fase di confusione ed interregno in cui i tedeschi non si ci saranno più e gli anglo-americani non sa¬ ranno ancora arrivati, le forze popolari dovrebbero occupare e prendere nelle loro
corrano le forze popolari prima dell’arrivo degli
M
284
Ivi.
Parte III
/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
pubbliche della città [...] Il CLN sarà alla testa del popolo poteri straor¬
mani Istituti e funzioni
[...] così questo potrà
-
sorgere come un Governo straordinario con
dinari, il quale concentrando nelle proprie mani tutti i poteri dello Stato, rinvierà al giudizio del popolo italiano la soluzione del problema monarchico dopo av¬ venuta la
liberazione di tutto il
paese.19
Un ultimo centrale punto di questa linea di «pragmatismo-radicale», che teneva in conto i rapporti di forza nazionali e le relazioni politiche
intemazionali,
dunque, rappresentato
venne,
dalla connessione che il
Pei fece tra la necessità dell’insurrezione nella
capitale (e dell’instau¬ razione di un governo provvisorio del CLN prima dell’arrivo degli Al¬ leati) ed il rimando della soluzione della questione istituzionale a dopo la fine della guerra, in un’anticipazione della «svolta di Salerno» che non a caso non rappresentò una sorpresa per i gappisti romani: La politica unitaria che Amendola ha portato avanti giorno per giorno
con
pas¬
tenacia, si rivelerà vincente. [...] E quando Togliatti compirà la svolta di Salerno, noi comunisti, noi gappisti romani non saremo colti di sorpresa [...]
sione
e
Amendola avrà dato
un
grande contributo personale a
rendere
quella politica pra¬
ticabile ed efficace.40
peculiari della natura della guerriglia capitale un osservatorio originale da cui
L’evidenza di alcuni caratteri
urbana
a
Roma fanno della
poter esaminare il fenomeno della lotta armata in Italia. Il quadro storico entro cui nacque e si collocò il gappismo
romano
quello del collasso dello Stato monarchico dell’8 settembre 1943; della fuga del re; dell’abbandono della popolazione da parte dei vertici fu
istituzionali
e
militari; della battaglia
a
Porta San Paolo, ed in molte
altre zone, sostenuta volontariamente da reparti dell’esercito e da civili contro le truppe naziste. Questo contesto e l’occupazione militare della città da parte delle
forze
germaniche
fecero di Roma
zionale riconosciuto per questa
5959
ragione
e
una
capitale
senza un
potere istitu¬
riconoscibile, fatta eccezione per il Vaticano,
le formazioni armate dei
partiti
e
antifascisti del Co-
Ivi.
40
«L’Unità», 7 giugno 1980, “Z.'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti”,di Arminio Savioli.
285
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
quelle esterne al CLN legate progressivo dispiegarsi delle azioni
mitato di Liberazione Nazionale e
MCd’I rappresentarono,
guerriglia urbana,
con
il
l’emersionedi
un nuovo e nascente
al
di
contropotere po¬
litico-militare opposto alle forze nazifasciste. I GAP a Roma, pur nell’esiguità del numero, nell’asprezza della clan¬
gravi difficoltà operative, riuscirono ad incarnare in ma¬ niera piena e organica l’espressione di questa dimensione complessiva. Combattere il nemico nazista senza tregua e senza esclusione di colpi si¬ gnificò delegittimarne il potere e l’ordine «pacificato» imposto alla città. Un ordine pubblico che nei nove mesi di occupazione produsse, men¬ zionando soltanto alcuni dei fatti più noti, il rastrellamento di oltre 2.000 carabinieri il 7 ottobre 1943; quello di 1.024 ebrei il 16 ottobre 1943; destinità
e
nelle
la strage di Pietralata; le fucilazioni di Forte Bravetta; l’istituzionedelle camere di tortura in via Tasso, alle pensioni Jaccarino e Oltremare; la
strage delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944; il rastrellamento del Qua¬ drare il 17 aprile; la strage a La Storta il 4 giugno. La
percezione dell’urgenzadell’azionearmata antifascista
di contestazione dell’ordine nazista
e
in funzione
la necessità di forzare le tendenze
alle forze moderate della Resistenza rap¬ della vicenda dei GAP a Roma che due elementi centrali presentarono venne caratterizzata anche dalla peculiare composizione sociale dei qua¬ «attendiste»
presenti
dri di vertice
in
seno
dell’organizzazione. In
altri
grandi
centri urbani d’Italia
Milano, Genova e Torino la presenza popolare
proletaria nonché Spagna rappresentarono fattori esperienze incidenti e decisivi per la costituzione, l’organizzazione e la capacità di azione militare delle cellule partigiane di città. A Roma i giovanissimi quadri dirigenti e comandanti delle squadre gappiste, che per ragioni d’età non avevano partecipato alla lotta in difesa della Repubblica spa¬ gnola, erano espressione di un’estrazione sociale elevata ed intellettuale sia sul piano economico che su quello culturale. Erano giovani studenti di medicina, Rosario Bentivegna, e letteratura, Carlo Salinari; proveni¬ vano da famiglie di importanti artisti, Antonello Trombadori, o di grandi giuristi, Franco Calamandrei; erano professori di storia e filosofia, Gio¬ acchino Gesmundo, o giovani attivi nel mondo del teatro e dell’arte, Mario Fiorentini; il loro comandante militare era Giorgio Amendola fi¬ come
l’ereditàdi
come
e
la guerra di
glio del deputato liberale Giovanni, ucciso dai fascisti nel 1926.
286
Parte III
Il
repubblicanesimo
e
-
I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
gli ideali democratici di
Mazzini e Garibaldi sono centrali
nella mia iniziale formazione politica. E non sono stato l’unico gappista ad aver avuto
questo patrimonio politico alle spalle. Il
nonno
romano
di Rosario Benti-
aveva combattuto a Calatafimi con Garibaldi ed era stato pro-sindaco della giunta Nathan. La madre di Marisa Musu, Bastianina Martini, [...] era una maz¬ ziniana che frequentava i repubblicani di Sassari. Era amica di Mario Berlinguer e Mariuccia Loriga (genitori di Enrico e Giovanni) di Emilio Lussu e Stefano Si-
vegna
glienti. Maria Teresa Regard era cresciuta in un ambiente antifascista di origine liberale e socialista [...] lo zio Ottavio [...] era cognato di Edoardo RufTini [...] Franco Calamandrei [...] era figlio del noto giurista del Partito d’Azione Piero
Calamandrei.41 Questa mobilitazione della forza intellettuale si configurò anche come spia di una definitiva leva di frattura interna al consenso al regime,
segnando
la rottura culturale ed etica
zione nata
e
con
il fascismo di
cresciuta durante il ventennio ed
per combatterlo.42 Sul piano semantico
ora
quella disposta ad
genera¬ armarsi
simbolico i nomi scelti per i quattro GAP centrali unirono l’identità comunista dell’organizzazione («Antonio Gramsci» e e
retaggio storico risorgimentale «Giuseppe Garibaldi»), conferendo un’impronta e motivazionale alle azioni di guerra compiute contro la
«Gastone Sozzi») («Carlo Pisacane»
con
il recupero del
e
logica anche «pacificazione» dell’ordine nazista su Roma. Un’ultima e caratterizzante peculiarità dei GAP romani fu la decisiva azione combattente delle donne. Carla Capponi, Maria Teresa Regard, una
Lucia Ottobrini litare
Marisa Musu rappresentarono tanto una dorsale mi¬ furono insignite di una medaglia d’oro (Capponi) e tre
e
operativa, d’argento(Ottobrini-Musu-Regard) al Valor Militare, quanto una rottura dei radicati e regressivi termini politico-culturali che marginai izzavano il ruolo della donna nella società e nella sfera pubblica. La loro doppia emancipazione, dal fascismo e dalle rigide conven¬ zioni sociali, compose un’altracaratteristica di notevole peso sul piano storico della guerriglia urbana a Roma.
41
M.Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana. La Resistenza dei Gap
a
Roma, Odradek,
Roma, 2015, pp. 19-20.
Questa transizione esistenziale è rappresentata in modo molto significativo in R.Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Einaudi, Torino, 1948. 42
287
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
La connessione di tali elementi concorse in modo sostanziale anche alla costruzione delle reti dei GAP e delle formazioni delle cellule
composizione delle coppie Bentivegna-Capponi, Fiorentini-Ottobrini e Calamandrei-Regard coincise con una disposizione interna di compiti e azioni organiche, ed allo stesso tempo disorganiche, alle regole stesse della compartimentazione clan¬
d’azione sul territorio tanto che la
destina.43 Tra la fine di ottobre
e
l’iniziodel novembre 1943 la
riorganizzazione
della struttura comunista nella
capitale si poteva dire completata nelle sue grandi linee (tenendo sempre presente i forti limiti e le gravi diffi¬ coltà date dal contesto bellico e clandestino) e la segreteria del Pei poté emanare
direttive
precise
a tutte
le cellule
e
le
squadre
del
partito
di¬
sposte sul territorio cittadino, sottolineando la differenziazione fondamentale intercorrente tra l’organizzazione militare delle otto zone, intesa come rete capillare attiva nel sabotaggio anti-tedesco e nella pre¬ parazione dell’insurrezione generale, ed i GAP concepiti come reparti completamente distaccati dal resto dell’organizzazione ed operativi entro l’esclusiva dimensione della guerriglia urbana:
1 ) Solo una parte dei membri delle Squadre e dei gruppi è permanentemente mo¬ bilitata per l’azione immediata contro i tedeschi e i fascisti (GAP). 2) I compagni che non sono permanentemente mobilitati (come al n.l) devono dedicare tutto il loro tempo al lavoro politico nella cellula di
3) Il lavoro organizzativo
massa.
tecnico per il perfezionamento della nostra Organiz¬ zazione Militare deve però continuare. L’inquadramento e i collegamenti restano. 4) I lavori più rischiosi dell’Organizzazione Militare (trasporti di armi, ecc..) sa¬ e
ranno eseguiti dai GAP (vedi al
n. 1 ). 5) I compagni prescelti (come è detto al
n. 1
) per l’azione immediata
saranno or¬
ganizzati a parte; essi devono quindi essere svincolati sia dalla cellula che dalla squadra. 6) Lavoro politico nei GAP. La Segreteria della Federazione Laziale deve provvedere per avvisare le zone.44
Ai
Come è noto al termine della guerra tutte le tre coppie si sposarono.
44
AFIG, Fondo Pei, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Segreteria del Pei, ottobre 1943. Appunti per Direttive Verbali ai capi-zona, capi-settore militari, capi-squadra e
capi-gruppo.
288
Parle ///
-
I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
Pur attraverso il filtro delle direttive di
ziale della rete
di
occupazione
partito
la strutturazione ini¬
illegale del Pei, in special modo nelle prime settimane di Roma, fu tutt’altro che «verticistica».
Riscontrate le difficoltà di rendere immediatamente fattuale
una
vi¬
opposizione armata anti-tedesca, la direzione comunista, per dis¬ sipare ogni tendenza interna aH’attendismo e per «assicurare l’efficienza del partito nei momenti dell’azione», invitò cellule e organismi di base ad assumere direttamente l’iniziativa sul piano della guerriglia senza dover necessariamente attendere ordini superiori o indicazioni specifi¬ che su come e dove colpire il nemico: sibile
prima misura da prendere è di carattere politico. Bisogna combattere con energia e prontezza l’opinione secondo cui le organizzazioni di partito ed i compagni possono agire solo se ricevono direttive dal centro. [...] Bisogna che ogni organizzazione e ogni compagno si renda conto che il partito attende da essi il massimo di iniziativa e di audacia. [...] ogni organizzazione deve sen¬ una
estrema
tirsi responsabile dell’azionedel partito. [...] Un’altramisura di carattere più or¬ ganizzativo è la costituzione in ogni provincia, città, zona, settore ecc.. di comitati
dirigenti che siano in grado di dare continuità a caso di rottura dei collegamenti.45
D’altro canto
la ricostruzione stessa del
trasformazione da
ganizzazione
«di
organismo
massa»
testo), si incentrò
possibile quella del
tutta l’azionedel
di
quadri
partito anche
partito, che avviava professionisti
clandestini
in
la ad
(stante le debite proporzioni rapportate al
sua
or¬
con¬
d’ordine volte alla costruzione il più orizzontale del nuovo Pei. La prima indicazione di fondo fu su
parole
rinnovamento
generazionale:
Primo elemento di una buona organizzazione è il giudizio degli uomini: saper mettere ciascuno al suo posto di lavoro secondo le sue attitudini e capacità. [...] Bisogna svecchiare l’organizzazione chiamando a funzioni responsabili giovani compagni che diano affidamento, oltre che di giusto orientamento politico, di spirito d’iniziativa, di serietà, risolutezza e coraggio personale. Nella scelta bi¬
sogna
45
tenere nel massimo conto il
giudizio dei compagni di base.46
«L’Unità» 10 ottobre 1943, “Assicuriamol'efficienza del Partito nei momenti dell 'azione ”.
Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. Direttive «A tutti i compagni dell’organizzazione di Roma», ottobre 1943. 46
289
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
corrispondenza col processo di rinnovamento si collocava la tendenza a sviluppare la massima partecipazione possibile della base anche attraverso una reinterpretazione in chiave flessibile di alcuni dei dogmi fondativi della stessa organizzazione politica comunista come la disciplina o il centralismo democratico: In diretta
non ci permettono una larga attuazione della democrazia, bisogna saper applicare il principio del centralismo democratico con quella elasticità che permette la maggiore possibile partecipazione dei compagni alla nomina dei dirigenti nella cellula, nella zona, nel settore. Ovunque è possibile bisogna fare in modo che da essi stessi venga l’indicazionedi coloro nei quali si
Le esigenze cospirative
ma
ripone maggior fiducia. Condizione essenziale di una efficiente organizzazione è la disciplina. Lo spirito di disciplina del militante comunista è uno degli ele¬ menti di maggiore forza della nostra organizzazione. [...] La disciplina deve es¬ sere mantenuta con fermezza c serietà, ma bisogna evitare ogni degenerazione formalistica c burocratica che sbocca in metodi “caporaleschi”,nell’imposizione
meccanica, i cui effetti sono proprio l’opposto degli scopi che ci si propone di
raggiungere.47
4
«Audacia, audacia,
-
sempre audacia»:
L’iniziodifficile
DELLA GUERRIGLIA COMUNISTA A ROMA
Al centro della nuova
dell’azione combattente del
del Pei si collocò il
principio
istanza stessa di definizione identitaria
In questo senso la guerriglia urbana promossa dai vertici co¬ materialmente realizzata da quadri e militanti rappresentava
partito.
munisti lo
organizzazione come
e
spazio
fisico
umane
e
politico
e remore
di
dove il
un
paure ruolo centrale di leva di forza del
tazione acritica
e
partigiano,
conflitto totale
e
cercando di superare le totalizzante, assumeva il
partito. Ciò non presupponeva un’esal¬ nichilista del sacrificio né l’avallodi pratiche e idealità
L’impegno in prima persona in una lotta armata non con¬ venzionale (con tutti i rischi che ciò comportava in termini di arresti, torture e uccisioni) richiamava direttamente un piano che era insieme avventuriste.
47
290
Ivi.
Parte III
-
I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista
ideologico in termini politici, l’adesione all’ideale comunista, ed estre¬ mamente concreto in termini storici, la liberazione nazionale dell’Italia dall’occupante tedesco: Nel lavoro di organizzazione bisogna sempre
tenere conto che il
è una
partito
scuola in cui si educano e si formano i combattenti rivoluzionari della classe ope¬ raia. In essa devono trovare alimento lo spirito di sacrificio e di combattività; lo
sprezzo del pericolo e l’audacia dell’azione; la fermezza e decisione nella lotta. Vi si deve però pure apprendere la necessaria prudenza e accortezza; il tempestivo sottrarsi ai colpi del nemico; le previdenti misure difensive. [...] Il militante co¬ munista è il soldato di
un esercito rivoluzionario, che può all’occorrenza occul¬ tarsi, ma non deve mai abbandonare il posto di lotta affidatogli. [...] A tutti i compagni oggi più che mai si deve ricordare il motto di Danton: audacia,
audacia, sempre audacia.4*
La
prima azione
18 ottobre 1943 carattere
umano
e
armata dei GAP
rappresentò
che,
come
una
a
Roma
venne
compiuta
iniziale rottura di quelle
vedremo, avrebbero sempre
compagnato i gappisti durante
tutta la loro attività di
e
la
sera
del
remore
di
ac¬
comunque urbana
guerriglia
capitale. L’ingresso «ufficiale» in una dimensione sospesa e lace¬ piano della coscienza individuale, quella dell’uso della vio¬ lenza armata contro il nemico, si configurò come il passo indispensabile
nella
rante sul
verso una
lotta di liberazione collettiva che
luogo
senza uno
flitto
impari
forma
e
strappo dirimente
come
avrebbe potuto avere della «scelta» di un con¬
non
quello
dei mezzi, non convenzionale sul necessariamente inesorabile e crudele. sul
piano
Ha ricordato Rosario Perché affrontarsi
piano
della
Bentivegna:
uomo a uomo è
duro, ed è inutile dirsi: “èun tedesco”o “èun se era il nemico, non potevo fare a
fascista”in colui che avevo davanti, anche
di ritrovare parte della mia umanità, di riconoscere un uomo. [...] per que¬ sto, ogni volta che ho dovuto sparare, è stata una pena. E ne sono rimasto scon¬ volto sempre. Perché quando estrai l’arma sei scoperto; sei nudo. E tirala fuori per colpire è davvero ripugnante. Non era però solo paura quella che provavo; meno
forse si può dire che fosse anche dolore.49
•,8
Ivi.
49
R. Bentivegna, Senza fare di necessità virtù. Memorie di un antifascista, Einaudi, Torino,
2011, p. 97.
291
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
combattenti
Il conflitto interiore dei
personale
e
e
la
separazione
tra
piano
etico
dimensione collettiva della guerra totale rappresentò uno ragioni della guerriglia gappista e ne definì forme
dei nodi di fondo delle e
significati peculiari
tagna. La forzatura
anche
rispetto alla
stessa lotta
partigiana
in
mon¬
rappresentò anche la rottura definitiva, sul quella tendenza diffusa all’attendismo50 che se fosse divenuta egemone in seno ai partiti antifascisti avrebbe determi¬ su se
piano collettivo,
stessi
con
diversa storia della Resistenza, della Lotta di Liberazione della futura ricostruzione politica, istituzionale e morale dell’Italia: nato
una
una sola cosa
rispondeva alla nostra coscienza:
e
la guerra. E non la guerra tanto per
le armi, in città. Al terrore dell’ingiustizia tedesca e fascista era da rispondere col terrore della giustizia del popolo. Guerra con le armi in città significava per noi: esecuzione a bruciapelo di ogni nemico che incontrassimo per
dire,
ma la guerra con
la strada in
ogni occasione propizia; significava sabotaggio dei mezzi del nemico
in ogni modo; significava assalto tattico degli alloggiamenti e dei depositi del ne¬ mico. [...] L’avanguardia della classe operaia si pose sul piano di «dire con chia¬
rezza ciò di cui il popolo ha coscienza». Ma ancora eravamo timidi, impacciati. All’urgenzadell’impulso umano e della necessità politica si poneva il freno di un allenamento alla lotta armata clandestina che non si acquista in un giomo.f..] Era faticoso però persuadere gli altri di quanto a noi stessi costava dura fatica. Il
nostro Partito
era
impegnato nella battaglia contro
l’attesismo. L’Unità
gridava col
compagno Stalin «rendere la vita impossibile all’occupante». E se la battaglia con¬ tro l’attesismoera ardua in ogni settore della vita delle masse, tanto più pareva dif¬ ficile nel settore della lotta armata. [...] Per noi comunisti romani questo iniziò il
18 ottobre 1943: quella sera la prima bomba a mano venne lanciata contro la faccia un milite fascista, di guardia alle scuole Gaetane in Viale Mazzini adibite
odiosa di
a caserma. La bomba cadde a
pochi
centimetri dallo sgherro
e
lo ferì.51
Dopo l’attacco al corpo di guardia della MVSN in Viale Mazzini del 18 ottobre i GAP comunisti realizzarono una serie coordinata di nuove azioni. Il 28 ottobre in occasione dell’anniversario della «marcia la
caserma
colpita
su
Roma»
dal lancio di
50
«L’Unità» 31 ottobre 1943, “Attesismoun 'insidia da sventare ”.
51
«L’Unità» 16 luglio 1944, “Storiaeroica dei GAP ”,di Antonello Trombadori «Giacomo» «L’Unità» 3 novembre 1943.
1:2
292
della Milizia fascista di via Brenta52 fu
Parte III
bombe
a mano,
di bombe
GAP della IV corteo
Il
nello stesso
a mano
la
zona
/ Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista
giorno
caserma
disperse
-
un
altro
attaccò
gappista
con
lancio
«Mussolini» in via Baiamonti mentre il
con
lancio di
spezzoni
e
bombe
a mano un
fascista transitante per Corso Vittorio:
partito. A repubblicano a capo del quale era il primo federale Pizzirani [...] subito dopo la cerimonia di insediamento si formò un corteo che percorse corso Vittorio diretto a Piazza Venezia, al Vitto¬ ventotto ottobre i fascisti celebrarono la data della fondazione del
Palazzo Braschi si era insediato il Partito fascista
riano, e che fu attaccato da un gruppo di partigiani, i GAP della quarta zona. Il corteo fu disperso e non si ebbe notizia del numero dei feriti né dei morti nello scontro. I partigiani, così come erano apparsi, all’improvviso scomparvero [...] Rodolfo [Coari], Guido [Rattoppatore] e Lallo [Stanislao Bruscati] erano passati da casa mia prima dell’attacco per fornirsi delle pistole che tenevamo nascoste nel caminetto della sala da pranzo.53
Dopo averli distaccati completamente da
tutto il resto della rete del
partito disposta sul territorio, la dirigenza del Pei cercò di organizzare i GAP centrali conformando il più possibile la loro struttura a quella compartimentate. Gli obiettivi della segretezza dell’iden¬ tità, della rottura dei ponti con gli ambienti familiari e della collocazione dei gappisti nella dimensione della più stretta clandestinità si rivelarono delle cellule
piuttosto complessi da realizzare visto che diversi partigiani si conoscevano già prima dell’iniziodella Resistenza e molti continuarono a frequentare ambienti familiari o a mantenere contatti diretti con amici stretti, dirigenti del partito e tra loro stessi: in realtà
Credo che i GAP centrali siano stati Resistenza romana,
ma eravamo
reparto più disciplinato della
senza dubbio il
romani anche noi
e
nella nostra città, in fatto di
disciplina e osservanza delle disposizioni superiori, tutto è molto relativo. Infatti quella sera del 7 dicembre 1943 [compleanno di Carla Capponi ndr] da Carla in¬ contrammo i nostri vecchi compagni della IV zona Guido e Lallo, Rodolfo e la
sorella Nanda [...], Mario Leporatti A ciò si
aggiungeva
e
54
e
Alvaro Marchini.54
naturalmente l’azione della
scista che attraverso il recupero di
5555
perfino Alfio
segnalazioni
polizia politica
fa¬
ed informative raccolte
C.Capponi, Con cuore di donna, 11 Saggiatore, Milano, 2000, pp. 124-125. R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., p. 114.
293
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
seguite alla caduta del regime riuscì in alcuni singoli antifascisti, poi entrati a far parte dei GAP, Grigioni:
durante le convulse ore
casi ad individuare come
Duilio
Da fonte fiduciaria è stato riferito che tali Bollati Domenico, Chiocchini e Gri¬
gioni, non meglio indicati, nella notte dal 25 in vista, con molti altri comunistoidi, negli
al 26
luglio si sarebbero messi molto
atti vandalici
e
reazionari che si
ve¬
rificarono in quella circostanza nel quartiere Celio. Interpellata al riguardo la lo¬ cale Questura ha riferito [...] Grigioni Duilio [...] portiere dello stabile in Via Marco Aurelio 42 [...] il Bollati è noto pregiudicato [...] Chiocchini noto anarchico schedato più volte [...] i pre¬ detti [...] sono da ritenersi contrari al Partito Fascista. Il Chiocchini, oltre alla casa dove abita, possiede anche appartamenti nello stabile di via Marco Aurelio 42 di cui è portiere [...]
Grigioni.55
Il 7 novembre 1943 rappresentò zazione armata del Pei che nel russa
eseguì
data significativa per l’organiz¬ dell’anniversariodella rivoluzione
una
giorno
tre attacchi armati: due con lanci di
spezzoni esplosivi
presso il punto di ristoro dei militari tedeschi dell’Officina Gas di via Ostiense e contro un’autocolonna nazista a Piazzale Ostiense; uno con
lancio di bombe incendiarie contro il
parcheggio della Wehrmacht in Piazza Regina Margherita.56 Insieme alle azioni di guerriglia i comunisti realizzarono dei «comizi volanti» per la città che per la prima volta re¬ sero
visibile ai romani Resistenza di combattere contro
gruppo militare della Resistenza occupanti nazifascisti. I più significativi un
pronto gli «comizi volanti» del 7 novembre (dei rapidi raduni di persone attorno ad un gappista che protetto da una scorta armata declamava slogan an¬ a
tifascisti invitando la
popolazione
alla
resistenza)
furono
quelli
realiz¬
zati in Piazza Fiume da Franco Calamandrei «Cola», a San Giovanni da Carlo Salinari e a Largo Tassoni da Mario Leporatti, mentre nel corso «Paolo»
della notte Rosario
Bentivegna
lizzarono
scritte murali
e contro
numerose
e
Carla
inneggianti
Capponi
«Elena»
rea¬
alla rivoluzione sovietica
i nazifascisti.57
55 ACS, MI, Dir. Gen. Ps. Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista», Divisione Polizia Politica, appunto del 25 novembre 1943.
294
56
M.Musu-E.Polito, op. cit., p. 309.
57
R.Bentivegna, Achtung Banditen. Prima
e
dopo
via Rase Ila, Mursia, Milano, 2004, pp. 82-86.
Parte III
-
Per il 7 novembre siamo riusciti ad
l’organizzazione è stata mobilitata
e
I Gruppi cl’Azione Patriottica del Partito Comunista
organizzare
una
bella manifestazione. Tutta
la città è stata coperta in una notte di scritte
inneggianti a Stalin, all’Esercito Rosso, all’Urss e incitanti alla guerra contro i tedeschi. La cosa ha fatto molta impressione in città come una manifestazione di
forza, tanto più che nel pomeriggio siamo riusciti ad organizzare qualche comizio volante [...] ben riusciti, senza incidenti o arresti.5K
Tutti
gli
effettivi di tutte le
zone
della città furono mobilitati fornendo
un’efficace prova di coordinamento, presenza della capitale:
e
capacità
d’azione in
ogni quartiere
Commemorazione del 7 novembre [...] tutti i compagni sono stati mobilitati per l’occasione [...] ecco come: 1° Zona: molte scritte sui muri in tutti i quartieri. Riu¬
nioni dei lavoratori in locali chiusi; 2° Zona: [...] issate 6 [bandiere rosse molte scritte sui muri, largamente diffuso un manifestino [...]; 3° Zona:
ndr] [...]
in tutti i
quartieri sono state scritte [...] parole d’ordine. Sono state issate 7 bandiere rosse. Il comizio volante si è tenuto alle 18.15 nella piazza principale [...]; 4° Zona: scritte una piazza importante, riuscito: hanno parlato per due minuti due compagni; 5° Zona: [...] scritte [...]; 6° Zona: [...] parecchie scritte sui muri anche con partecipazione di donne, issate bandiere rosse sul mer¬
ovunque [...] comizio volante in
cato
rionale [...]
nessun
comizio volante. Si
sono avuti tre arresti. Due durante il
dopo, a casa; 7° Zona: le scritte murali sono state fatte, molte [...] esposte 7 bandiere rosse [...]; 8° Zona: molte scritte sui muri nelle vie più transitate [...] comizio di oltre un quarto d’ora davanti a più centinaia di persone accla¬ lavoro
e uno
manti.59
respiro cittadino,60 articolata sia sul piano della guerriglia propaganda anti-nazista, ebbe un’eco rilevante non solo tra la popolazione romana, destando allerta anche nei Comandi di polizia L’azionedi
che della
della cosiddetta «Città Aperta»: ore 18.20 di ieri in Piazza
Fiume, individuo rimasto sconosciuto
montato su bi¬
pronunciava ad alta voce «Viva il ComuniSmo». Medesimo sparava un colpo in aria e lanciava una bomba a mano che esplodeva. Non si sono verificati cicletta
55*
G.Amedola, op. cit., p. 213. In realtà i documenti della Federazione del Pei riportano
tre ar¬
resti nella VI zona. 59
AFIG, Fondo Pei, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Rapporto Fede¬ razione Laziale Pei, novembre 1943. 60
«L’Unità» 10 novembre 1943, “Romaha celebrato il 7 novembre".
295
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
danni a persone. Militi PAI in servizio di
pattuglia
in via Piave et Ambasciata
germanica presso Santa Sede accorrevano sul luogo senza
però rintracciare indi¬
viduo perché dileguatosi.61 La costruzione delle reti dei GAP centrali inquadrò sul piano politico¬ militare un ristretto numero di combattenti, organizzati in cellule rispon¬ denti ad
comando unificato
un
a sua
volta direttamente
la
Complessivamente disposto: in rapporto con la Giunta Mili¬ CLN,62 massimo organismo di coordinamento della lotta armata
comunista tare del
connesso con
l’organigramma militare
direzione militare del Pci. a
anti-nazista
Roma
a
venne
Roma, vi
così
era
il Comando militare del Lazio del Pci formato
da Fabrizio Onofri, Valentino Gerratana,
Pompilio Molinari, Antonio Ci¬
calini, Antonello Trombadori, Carlo Salinari, Alfio e Alvaro Marchini. Da questo organo dipendevano i GAP centrali comandati prima da Trom¬ badori (fino al (arrestato il 28
del 2 febbraio 1944) e poi da Carlo Salinari Della direzione dei GAP centrali facevano parte
suo arresto
aprile).
Alfio Marchini, Roberto Forti,
Mangiavacchi, tura
venne
Fulvia Trozzi, Gino Guido Rattoppatore e da questa strut¬
Giorgio Formiggini,
Vincenzo Gentile
e
avviata la costruzione delle due reti comandate da Salinari
e
loro volta coordinanti l’azione dei quattro GAP «Gramsci», «Pisacane», «Sozzi» e «Garibaldi». Franco Calamandrei
a
GAP Gramsci, comandante Mario Fiorentini, componenti: Lucia Ot¬ tobrini, Franco Di Lemia, Enzo Russo, Antonio Rezza, Enzo Catenacci, Gioacchino Gesmundo, Giuseppe Felici, Marina Girelli. GAP Pisacane, comandante Rosario Bentivegna, componenti: Carla Capponi, Giordano Sangalli, Valerio Fiorentini, Umberto Scattoni, Guido Rattoppatore, Vincenzo Gentile, Duilio Grigioni, Sergio Maggi, Danilo Nidi, Corrado Noulian, Ferdinando
Vitagliano.
GAP Sozzi e Garibaldi, comandante Franco Calamandrei, compo¬ nenti: Franco Albanese, Pasquale Balsamo, Ernesto Borghesi, France¬
61 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista», rapporto del Comando Polizia Città Aperta di Roma, 8 novembre 1943. Con appunto ag¬
giunto
a
mano nello stesso documento si sottolineava come a Roma si stessero
verificando attentati
in bicicletta ponendo la questione di vietarne l'uso. Composta da Giorgio Amendola (PCI), Alessandro Pertini (PSIUP), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC)
296
e Manlio Brosio
(PLI).
Parte ///
-
/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
Curreli, Raoul Falcioni, Franco Ferri (poi GAP Gramsci), Marisa Musu, Luigi Pintor, Maria Teresa Regard, Alfredo Reichlin, Lucy Ribet, Arminio Savioli, Silvio Serra, Guglielmo Blasi (arrestato e divenuto sco
spia
della Banda Koch).
Gli artificieri dei GAP centrali furono Giulio Cortini, Antonio De¬ siderato, Laura Garroni, Giorgio Labò, Gianfranco Mattei, Gino e Mas¬ simo Mangiavacchi, Tullio Pietrocola.
Quella del
di ottobre-novembre fu
una crescita politica e orga¬ il Pei nel significativa per quadro di un processo ricom¬ una del partito che distinse prima fase iniziale, compresa tra la mese
nizzativa molto
positivo
e
la
proclamazione
organica,
da
una
caduta del fascismo mente
meno
deH’armistizio e necessaria¬
seconda di relativo consolidamento:
il Nostro Partito dal 26 luglio all’8-10 settembre [...] in un primo tempo quasi riorganizzazione di Roma [...] fu divisa in 5 zone; fu dato incarico a un compagno per ogni zona di organizzare il P. nella sua località dandogli come aiuto compagni che il Com. Fed. aveva a sua disposizione. [...] al problema della lotta armata fu dato un impulso ben marcato nel periodo che va dalla fine di agosto ai primi di settembre/’1 tutta l’attività fu concentrata alla
Dopo l’occupazione nazista di Roma la Direzione del Pei, pur nelle gravi e difficili condizioni date e nonostante i limiti della clandestinità, profuse un intenso sforzo verso la costruzione e la formazione dell’or¬ ganizzazione armata di massa. All’intemodi quest’ultima, stante il gran numero di nuovi
aderenti,
erano
evidenti le insufficienze di molti mili¬
legate in larga parte alla scarsa o nulla preparazione politica, giovane età ed alla spinta prevalentemente popolare all’adesioneal Per queste ragioni il partito si impegnò in modo sistematico nella tanti
mazione
e
carico ai
alla
Pci.
for¬
nell’inserimento organico dei nuovi iscritti affidando tale in¬
pochi quadri
zone. Questi ultimi, in costante compito di discutere e diffondere le comunista e parallelamente di preparare la
delle diverse
contatto con il centro, assolsero il
linee di fondo della politica misura dell’azione armata:
6161AFIG,
Fondo Pci, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Rapporto Fede¬
razione Laziale Pci, novembre 1943.
297
Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944
la nostra attività dal 10 settembre ad oggi [...] i primi miglioramenti organizza¬ tivi, i rafforzati contatti con tutti i gradi dell’organizzazione di base, ci hanno rivelato maggiormente l’urgenza e la grandezza del nostro compito politico. Si
è proprio trattato di una malattia di crescenza. Perciò si dovette procedere a di¬ videre la città in 8 zone anziché in 5. Si sono formati dei comitati di zona e di
settore laddove esistevano solo dei fiduciari; si sono moltiplicati i Com. Fed. con questi nuovi Comitati responsabili in modo da avere
contatti del la sicurezza
politica del P[artito] venisse sufficientemente compresa e applicata da questi organi indispensabili [...] fu questa la prima presa di contatto politico con la base, fatta contemporaneamente in tutta la l’Organizzazione di Roma; in meno di 15 giorni si sono tenute più di 300 riunioni; tante quanti sono i nuclei che la
di cellule della nostra rete. [...] Risultano iscritti a tutt’oggi 1.982
ma
si
sono
raccolti dati solo per 1.628.M
composizione generazionale e di classe del Pei dell’epoca evi¬ una dorsale nuova del partito e fotografa quasi a specchio, rap¬ presentandone un campione significativo, la realtà sociale della Roma della prima metà degli anni ’40. Il Pei si presentava come una formazione giovane con una grande mag¬ gioranza di membri appartenenti ad una fascia di età compresa tra i 22 ed i 40 anni che si erano iscritti in larga parte dopo il 25 luglio e che si an¬ davano ad aggiungere al gruppo storico clandestino rimasto in vita durate la dittatura fascista. Molti erano gli operai e non mancavano neppure la¬ voratori dei trasporti e addetti ai settori del piccolo artigianato e della ma¬ nifattura. Ridotta, ma significativa sul piano del loro utilizzo sia politico che militare, la presenza di studenti, intellettuali e professionisti: La
denzia
Divisi per età risultano: più di 50 anni compagni
gni
n.
370; da 30
con meno di 22 anni
n.
compagni n. 625; da 20 compagni n. 180
a 40 anni
13; da 40 a 30
a 50 anni compa¬
anni compagni
n
.323;
Per anzianità di Partito risultano: dalla Fondazione del P. fino alle leggi ecce¬ n. 245; iscritti dal 1927 al 1942 compagni 1943 (quasi tutti nel 2°) semestre compagni n. 1.158
zionali compagni
n.
225; iscritti dal
Per categorie sociali risultano: Operai industriali in aziende di produzione, com¬ pagni n. 773; Addetti ai Trasporti, compagni n. 217; Lavoratori di altre categorie,
compagni compagni
298
w
Ivi.
,1?
Ivi.
n. n.
483; Commercianti, compagni 38; Studenti, compagni n. 32.65
n.
85; Professionisti
e
intellettuali,
Parte III
-
I Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista
Nonostante la
significativa capacità di raccolta di nuovi iscritti, in un come quello della Roma occupata, ai dirigenti comu¬ contesto nisti non sfuggirono le grandi carenze e difficoltà incontrate dalla strut¬ tura del Pei, da un lato nell’organizzazioneparallela della rete di partito e dall’altro nella pratica della guerriglia urbana. difficile
rapporto all’organizzazionedi Roma del 20 novembre 1943 Agostino Novella, «Giulio», constatato come quella della capitale fosse Nel
suo
«un’organizzazione, dal punto di vista della composizione sociale sana maggioranza operaia» e che il numero degli iscritti fosse «superiore al previsto: solo a Roma i membri sono fra 1700 e 1800» non mancò di evidenziare i limiti, le carenze ed i margini di lavoro migliorativo della a
struttura cittadina del Pei: vi
sono contemporaneamente delle deformazioni nella struttura dell’organizza¬ zione. In primo, una deficiente divisione del lavoro. [...] Bisogna cambiare il
metodo fin qui seguito. Non è sufficiente che i membri della segreteria federale vedano, magari ogni giorno, i capi settore. Necessita che questi contatti abbiano una funzione eminentemente politica/’6 Anche le iniziative realizzate con successo, come la mobilitazione
positivi dell’or¬ [di] constatare L’attività politica era ancora
del 7 novembre avevano mostrato senz’altro «aspetti
ganizzazione»
ma
rimaneva
-
per Novella
i difetti ancora esistenti per vincerli». «estremamente
veniva
debole»
giudicato «quasi
e
-
la «necessità
lo stesso «lavoro di base» all’internodel CLN
assente».
Difficoltà erano riscontrate nell’attività sindacale
nel
settore della
ziativa per il lavoro femminile e nonché nella formazione dei nuovi membri
zione militare di
(«scarso lavoro»),
molto attiva»), nei Comitati di ini¬ del Lavoro di massa nella gioventù,
propaganda («non
massa.
Pur
consapevoli
di
inquadrati nell’organizza¬ come
le varie difficoltà in¬
contrate fossero elementi intrinsechi al processo di ricostruzione di un partito dopo vent’anni di dittatura e durante un’occupazione militare straniera, i vertici del Pei operarono una continua funzione di stimolo all’azione nei confronti della costituenda rete clandestina nelle zone,
6666
Irsifar, Fondo Ricerche
e
Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. Rapporto sull’organizzazione
di Roma, 20 novembre 1943.
299
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
nei settori e tra le
denze
e
cellule, sollecitando
costantemente a
rifuggire da ten¬
pratiche attendiste:
Tutte queste deficienze si spiegano con il fatto che ci troviamo di fronte ad una organizzazione che è cresciuta con troppa rapidità. Sono stati fatti indubbiamente
positivi, tuttavia il giudizio in generale sull’organizzazione non può positivo appunto perché vi è scarsezza di attività! [...] Altro aspetto che influisce in senso negativo sul lavoro è la eccessiva, nei fatti, importanza che viene data all’arrivo degli anglo-americani.67 numerosi atti
essere
*Nonostante i progressi aggregativi ed organizzativi trali da
sciogliere
rimaneva la
lotta contro l’esercito tedesco
partendo da questa
uno
dei nodi
del Pei sul
cen¬
della
capacità operativa piano e proprio su questo punto si concentrò,
autocritica interna, l’intervento della diri¬ genza comunista nella prospettiva di fare del partito, attraverso rincon¬ severa
militanti, il fulcro politico-militare della guerriglia della partigiana capitale: tro tra vecchi e nuovi
Misure da prendere: a) intensa attività politica di massa; b) risolvere il problema della direzione: cam¬ biare metodi e uomini; [...] c) curare ideologicamente e politicamente i nuovi
iscritti. È necessario che i vecchi dirigenti siano
in grado di tenere ben in pugno la direzione dell’organizzazione, ma ciò non deve essere visto in contrasto con la crescita ideologica-politica dei nuovi iscritti. Si deve attuare il più rapidamente
possibile un’intima fusione fra le due generazioni di cui si compone il Porsi e risolvere il problema dello sviluppo dei migliori tra i giovani.6K
Le questioni centrali
restavano la
P[artito]
disposizione della guerriglia urbana
nella città, la funzione dei GAP come avanguardia combattente in grado di contestare la legittimità dell’ordinenazista su Roma, il loro rapporto con
il resto
dell’organizzazione politico-militare
bilità attraverso le loro azioni di stabilire
la lotta armata di liberazione nazionale tuzionale
e
comunista
un nesso
e
la
possi¬
storico-fondativo tra
la ricostruzione
politica,
isti¬
morale del paese. In questa prospettiva la separazione netta tra GAP e organizzazione di massa sarebbe divenuto il perno dell’azione politico-militare del Pei di Roma: 67
Ivi. Ivi.
300
e
Parte III
-
I Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista
Una necessità che si impone e che avrà grande importanza per il lavoro in gene¬ rale è quella della divisione fra il lavoro politico e militare. La situazione attuale dal punto di vista organizzativo è anormale e pericolosa. Deve essere chiaro che per i compagni che non svolgono una concreta e permanente attività militare, il lavoro fondamentale è il lavoro politico di massa, e questo non si può ottenere a patto di una precisa divisione del lavoro. È inutile e dannoso tenere mobilitati nell’organizzazione militare una massa di compagni che non può essere utilizzata
concretamente nella direzione del lavoro militare. D’altra parte necessità cospi¬ rative molto serie impongono la netta separazione dell’organizzazione politica
da quei gruppi che svolgono attività militari. [...] la cosa deve essere definita nel senso che fanno parte dell’organizzazione militare tutti gli appartenenti alle bande operanti ed ai GAP. La vita politica di questi compagni deve svolgersi esclusivamente nell’organizzazione militare. Tutti gli altri compagni devono fare parte dell’organizzazione politica. Questo naturalmente non significa che i membri
dell’organizzazione politica non possano opportunamente essere inquadrati mi¬ litarmente in vista dei possibili sviluppi della situazione. Quello che è essenziale è che vi siano due organizzazioni distinte: una politica e una militare.69 La progressiva centralità conferita al ruolo dei GAP in città fece di questi reparti, formati in gran parte da giovanissimi, non soltanto l’avan¬ guardia di un fronte armato di lotta anti-tedesca ma la leva quasi asso¬ luta della capacità comunista di esprimere nella capitale d’Italia la nuova funzione nazionale che il partito si proponeva di svolgere e rap¬ presentare. In questa chiave di lettura la separazione netta tra Gap e resto dell’organizzazione configurava visivamente i diversi piani, na¬ turalmente interconnessi tra loro, su cui la linea del Pei si sviluppò a partire dalle settimane successive all’8 settembre. Un piano propriamente politico demandato alla dirigenza partito e legato sia agli sviluppi degli equilibri interni al CLN, di cui si conside¬ rava l’unità come elemento irrinunciabile, sia alla misura dei rapporti di relazione con gli Alleati. Un piano d’intervento legato allo sviluppo ed all’inquadramento dell’organizzazione di massa sia nella prospettiva del l’insurrezionecit¬
tadina
e
della valorizzazione massima della «Resistenza civile» sia
nell’ottica della costruzione del
69
«partito
nuovo».
Ivi.
301
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
piano militare connesso alla: a) lotta politica contro l’attesismo; b) logica combattente della guerriglia dietro le linee; c) assunzione di una responsabilità politica generale esplicitata direttamente dalla stessa Un
Direzione: è nella misura in cui in questa fase, precedente alla liberazione della città, i munisti romani sapranno giocare un ruolo di avanguardia, che essi premesse favorevoli per la soluzione di un problema di importanza
problema cioè, di sapere
a
quali forze
co¬
creeranno le
nazionale: il
sarà affidata la direzione della lotta nazio¬
nale contro i tedeschi.70
maggiore sostenitore della Giorgio Amendola, il dirigente Il
della città, che non a rapporto di Novella:
linea del distacco del Pei
accolse
caso
più
come
completo dei
interno
le dinamiche
a tutte
«molto buono
GAP fu
e
positivo»
il
Capisce l’importanza dei GAP,
e ciò anche dal punto di vista dell’organizzazione delle norme cospirative legate a tale attività. Osserva però: 1) che la costituzione dei GAP, completamente separati dall’organizzazione, svuoterebbe l’organizza¬ zione dei migliori elementi; 2) è necessario mantenere in piedi la struttura militare e
per l’emergenza. [...] Propone la soluzione di rafforzare al massimo possibile i GAP (2 gruppi per settore) e staccarli dall’organizzazione. Contemporaneamente continuare il lavoro di inquadramento militare.71
partito in merito al funzionamento dei GAP furono maggiore precisione dopo la riunione della Direzione del 23 novembre e questo nuovo impulso determinò l’avviodi un’iniziativa e di un’intraprendenza nell’azionearmata che a partire dalla fine di no¬ Le decisioni del
stabilite
vembre il
con
e
fino alla fine dell’anno 1943 avrebbe caratterizzato
profilo politico-militare
delle formazioni del Pei
ma
il
non
solo
complessivo
contesto romano: Procedere alla netta separazione dei GAP dall’organizzazione politica. 1 compa¬ gni che fanno parte dell’organizzazione militare di massa devono conservare il loro inquadramento militare, ma devono continuare a far parte dell’organizza¬
70 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.X1I.21. «A tutti i compagni dell’or¬ ganizzazione di Roma», ottobre 1943. 71 G.Amendola, op. cit, p. 221, «Dal verbale della riunione del gruppo di Direzione di Roma del 23 novembre 1943».
302
Parte III
-
I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
politica del P. e fino al momento della mobilitazione, restare denze dei comitati di zona e del Federale e la loro attività deve essere zione
alle
dipen¬
fondamen¬
talmente attività di massa. Ogni iniziativa che il comitato militare intendesse prendere allo scopo di dare ai compagni inquadrati nell’organizzazione militare massa una preparazione militare, devono essere sottoposte alla preventiva ap¬ provazione del Com. Federale. 11 federale dovrà favorire queste iniziative nella misura che nella pratica non contrastino col principio fissato che detti compagni
di
devono svolgere fondamentalmente attività di massa. Orientarsi a far svolgere tutte le attività inerenti al rifornimento militare dei GAP.72
* * * *La linea di orientamento del Pei tra i suoi militanti e
proposta d’interventosul piano generale fece della lotta del ricollocamento della
principali pubblica nazionale. La guerriglia, e con essa la lotta alla
fattori
politica
quadri
e
la
sua
armata uno dei
al centro della deva¬
stata sfera
linea dell’attesismo, diveniva una leva fondamentale tramite cui affermare il primato della politica entro l’orizzontedella ricostruzione dello Stato-Nazione ed all’internodi tale processo la nuova funzione storica del
partito
stesso nel paese:
C’è troppa gente la quale pensa che è inopportuno esporsi a rischi e pericoli della lotta armata immediata contro tedeschi e fascisti [...] che qualsiasi azione partigiana, in definitiva, non porterebbe nessun contributo apprezzabile alla guerra contro l’invasore nazista [...] si consiglia perciò la passività, l’attesa [...] quel¬ l’atteggiamento che abbiamo chiamato attesismo. Ebbene è necessario che spe¬ cialmente le classi popolari si rendano ben conto dell’errore e del significato politico di tale atteggiamento e delle conseguenze che ne derivano per i loro in¬ teressi di classe, oltre che per i più generali interessi nazionali.77 Un indirizzo, quello «contro l’attesismo», espresso fin dall’inizio della Resistenza in modo chiaro e deciso nelle pagine e nei fogli clan¬
destini del
partito
che indicavano nella
pito storico-militare che
le
guerriglia dietro le linee il com¬ forze popolari antifasciste avrebbero dovuto
assolvere in funzione dell’obbiettivodella liberazione nazionale: 72 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. «Decisioni sulla organizza¬ zione di Roma sulla base del rapporto Giulio (Agostino Novella)», 23 novembre 1943. Una sintesi dell’interventodi Agostino Novella del 23 novembre 1943 (anche se datato 24) è riportato in P.Sec-
chia, Il Partito comunista italiano e
e la guerra di
Liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti
testimonianze, Feltrinelli, Milano, 1973. 71
«L’Unità», 10 ottobre 1943, "Contro l’attesismo”.
303
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
L’errore consiste nel non tener conto che la guerra
ampiezza ed intensità, è sempre
partigiana, qualunque sia la
elemento capace di influenzare lo svol¬ gimento delle operazioni militari [...] essa rappresenta [...] un elemento impon¬ derabile, un pericolo potenziale che incide sui piani operativi, specialmente sua
un
quando si manifesta in una grande città posta sulle retrovie dell’esercito operante. La sola possibilità ed eventualità di una sollevazione popolare alle spalle delle forze impegnate sul fronte principale [...] può avere un’influenzadecisiva esercito in ritirata come è quello tedesco ed accelerarne la ritirata stessa.74
5
-
su un
La fine del 1943: i GAP all’attacco
Dopo la realizzazione dei bre i GAP riuscirono
e
delle azioni del 7
novem¬
e costante alla guerri¬ sabotaggio cominciarono ad essere affiancati, in modalità sistematica, attacchi contro i corpi militari nazisti e agguati contro ufficiali ed alti esponenti delle milizie fasciste: a
dare
«comizi volanti» una
forma sostanziale
glia urbana. Alle diffuse operazioni
di
tagliato dai patrioti sulla via Prenestina. 1 tedeschi si sabotaggio costringendo gli abi¬ tanti della zona a partecipare alla sorveglianza delle linee telefoniche, la sera del 9 novembre nel rione Prati, una squadra di patrioti ha lanciato alcune bombe a mano contro un gruppetto di tedeschi che andava alla ricerca di donne Un
cavo telefonico è stato
illudono ora di trovare un rimedio a simili atti di
equivoche.75 Il 14 novembre alle ore 17 un carro tedesco fermo in via IV novembre venne
colpito dal
lancio di bombe
incendiarie,76
la
sera
del 27 novembre
in via Maiella il console della Milizia Vincenzo Musso fu ferito da
un
gruppo di
partigiani
formato da GAP comunisti
e
SAC
a morte
azioniste,77 spezzoni
mentre il 30 due camionette vennero centrate dal lancio di
esplosivi.78 74
Ivi.
75
«L’Unità» 17 novembre 1943.
76
«Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d'Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947, in ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Documentazione e pubblicazioni sulla Resistenza, busta 7, fase. «GAP». 77
7*
«L’Unità» 7 dicembre 1943, “Guerriglia. Traditore messo fuori combattimento ”.
Irsifar, Fondo Ricerche Roma 1943».
304
e
Documenti, busta 29, Fase. A.XI1.21. «Azioni svolte dai GAP in
Parte III
Il 20 novembre
un
-
/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
GAP composto da Franco Di Lemia, Rosario Bene Lucia Ottobrini attaccò ed uccise, all’altezza
Mario Fiorentini
tivegna,
di Piazza del Gesù, due fascisti facenti parte di prima da Palazzo Braschi. La sera del giorno
gruppo uscito poco dopo Bentivegna alla
un
guida di altri tre partigiani (che fuggirono impauriti e furono sostituiti dall’organizzazione)colpì un gruppo di tre ufficiali della Milizia fasci¬ sta ferendone
Pochi
a morte uno
giorni prima non
in via del Corso.79
era
riuscita la
più importante azione di guerra organizzato all’internodel tea¬
preparata dai GAP, l’attaccodinamitardo tro Adriano per il 18 novembre.
L’operazione fallì a causa esplosivo composto da circa 8
di
un
difetto di costruzione
dell’ordigno
Kg di tritolo che sarebbe dovuto esplodere durante l’adunatadel fascio romano. Alla manifestazione parteciparono
esponenti di primo piano del collaborazionismo come Rodolfo Graziani, Alessandro Pavolini, Giuseppe Pizzirani e Guglielmo Pollastrini insieme al generale nazista comandante della piazza di Roma, Rainer Stahl. Se l’attacco gappista fosse riuscito sarebbe stato certamente, per si¬ gnificato politico e impatto militare, il più importante durante l’occupa¬ zione nazifascista di Roma. Inizialmente pensata come un’azione d’assalto degli effettivi dei GAP80 l’operazione all’Adriano venne ripia¬ nificata uomini:
uno
dinamitardo
(Danilo Nidi)81
con
il
il conseguente utilizzo di quattro compito di piazzare sotto il palco del con
(Fabrizio Onofri, Mario Fiorentini e Ro¬ Bentivegna) collocati nelle adiacenze e pronti a «coprire» l’azione:
teatro sario
come attentato
un
estintore-bomba
fu un’azionetemeraria
ma
e tre
la organizzammo alla perfezione. All’Adrianodoveva
grande adunata di fascisti e nazisti. Sul palco dovevano prendere posto il federale Pizzirani, Grani, Pollastrini, Pavolini, il generale tedesco Stahl e l’intero stato maggiore tedesco di Roma, lo, Danilo Nidi e Bentivegna, ci pre¬ sentammo vestiti da operai con un estintore carico di otto chili di tritolo. Riu¬ aver luogo
79
una
Le azioni sono riportate (con una
discrepanza di data tra il 20 e 21 novembre) in R.Benti¬ e R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, cit., pp.
vegna, Achtung Banditen, cit., pp. 108-111 109-111. 1.0
F.Onofri, Danilo
e la
bomba all’Adriano, in «Mercurio. Mensile di politica arte e scienza»,
anno I, n. 4, dicembre 1944. 1.1
Per un profilo di Danilo Nidi Cfr.«Patria Indipendente» novembre 2012, "Danilo Nidi, il gappista romano dimenticato ”,di Massimo Sestili, pp. 19-22.
305
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
sorveglianza, a piazzarlo sotto il palco. Ma esplose. Noi, fuori, aspettammo invano.82
scimmo, nonostante la
banale, la bomba non
Il
mese
di novembre si concluse
con
l’attacco del
per un guasto
giorno
30
a
due
camionette tedesche fatte oggetto del lancio di spezzoni esplosivi.83 Quello del dicembre 1943 fu il mese in cui i GAP divennero in modo chiaro
e
visibile il fattore determinante della lotta armata
ferendo alla
guerriglia
nella
capitale un carattere ed
a
Roma
una natura
l’assoluta particolarità storica del contesto, rimane
un
con¬
che, vista
fenomeno
sco¬
nosciuto nella storia dell’età contemporanea della città e lo distingue anche in rapporto agli altri scenari urbani (Torino, Milano, Genova) dove operavano i
corrispettivi reparti
Fin dai primi mesi, in città però
sono
decisamente
non mancano
meno
numerosi,
tacchi alle forze di occupazione
L’altonumero determinarono
e
uno
sono
a
del Pei nelle stesse settimane:
gli attentati
contro militari
tedeschi,
eccezione forse di Roma, dove gli at¬
particolarmente fitti.84
l’incalzantesuccessione delle azioni di guerra gappiste scenario non previsto dalle forze di occupazione tede¬
sche tanto che le continue restrizioni sull’usodi mezzi di movimento ed il
anticipo del coprifuoco (dalle ore 24 alle
dopo il 18 dicembre) trasformarono radicalmente lo scenario di Roma imponendo anche al ne¬ mico nazifascista, e non solo alla popolazione civile, un clima di guerra:
continuo
In questi ultimi tempi si
19
stanno commettendo in Roma attentati e atti terroristici
[...] allo scopo di reprimere tale forma di attività criminale pregasi disporre i provvedimenti necessari ed esaminare l’opportunità di limitare l’usodella bicicletta.85 da persone montate in bicicletta
82
Intervista di W.Settimelli a Mario Fiorentini, «L’Unità». 24 agosto 1996, “AU'Adrianocon il tritolo ”.Il fallimento dell’operazione al teatro Adriano non venne immediatamente ricondotto ad un errore tecnico di fabbricazione della bomba ma ad un possibile sabotaggio interno ai GAP ad opera di un infiltrato. Del tradimento venne sospettato Rosario Bentivegna (uno dei partigiani del gruppo che collocò l'ordigno) che venne sottoposto ad alcune prove e verifiche da parte dei dirigenti del comando dei GAP e poi immediatamente reinserito. Cfr. R. Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, cit., pp. 99-101. 8?
Irsifar, Fondo Ricerche
Roma 1943» 84
e
Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21, «Azioni svolte dai GAP in
1943, “Guerriglia S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza. Einaudi, Torino, 2014. p. 65. e «L’Unità» 7 dicembre
85 ACS, MI. Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati. PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista». Telegramma per il Capo della Polizia dal Ministero Interno, 16 novembre 1943.
306
Parte III
-
/ Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista
La «Città Aperta» intesa dai nazisti
era stata
immaginata come un’area
riposo per i soldati; di transito delle truppe verso il fronte sud; di stanza dei comandi dello Stato Maggiore; di «normalizzazione» politico-am¬ di
ministrativa
e
di
«pacificazione» delPordine pubblico (soprattutto dopo e degli ebrei nella prima metà di ottobre).
i rastrellamenti dei carabinieri La
guerriglia
dei GAP, pur rimanendo caratterizzata da enormi diffi¬
limiti, ruppe il «clima di attesa» ed il tentativo di sottomissione della città all’ordine nazista; determinò una connessione materiale con le coltà
e
operazioni riuscì
militari
degli
eserciti Alleati
a
sud della
capitale
e
soprattutto
porre sul piano dell’azione concreta la questione del monopolio dell’usodella forza tanto nei confronti dei tedeschi e dei collaborazionisti a
fascisti che avevano occupato la città quanto del governo monarchico del sud che l’avevaabbandonata con la fuga dell’8 settembre: Il logoramento indotto dalla guerriglia incise profondamente sul morale dell’eser¬ cito tedesco e, soprattutto, diede alla gente la consapevolezza di avere una grande forza e di non essere disarmata e senza difesa nella mani del nemico/6 Nello
sviluppo
dell’azione gappista del
linea scelta dai vertici comunisti di
mese
di dicembre incise la
oltre che i mezzi militari ed
colpire luoghi di raduno delle truppe di occupazione tedesca anche i centri rappresentativi dell’autoritànazista nella città, pianificando mappature delle aree da attaccare e piani d’azione: i
Dopo
una
riunione tenuta
a casa, in Foro
Traiano,
con Giacomo
Pellegrini,
Mar¬
chini, Antonello Trombadori, Luciano Lusana e Gesmundo, fu stabilito che per la quarta zona si rilevassero tutti i punti dove i nazisti avevano installato i loro alloggiamenti, in modo da preparare un piano d’attacco. La decisione fu trasmessa ai GAP, dei quali ancora non facevo parte/7
Linee d’azione e cellule combattenti erano
pronte
e nonostante
l’ine¬
sperienza, le paure e le remore sempre umanamente presenti nei membri dei GAP, da quel momento l’attivitàdi guerriglia assunse una frequenza ed un’incisività88 fino ad allora sconosciute: **6
1,7
R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., p. 43. C.Capponi, op. cit., p. 134.
Itlt
L’elenco delle azioni di seguito riportate è stato composto attraverso l’incrocio, la compara¬ zione, l’integrazione e la precisazione delle fonti documentali resistenziali, poliziesche, giomali-
307
Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944
All’angolodi via Andrea Vesalio con via Malpighi il mi¬ Battaglioni «M», Mario Curzi, viene ferito con due colpi di pistola. 4 dicembre: Tre camionette tedesche vengono colpite di sera dal lancio di spezzoni incendiari in viale Ostiense. 6 dicembre: Rosario Bentivegna e Carla Capponi attaccano con due spezzoni esplosivi, preparati dall’artificieredei GAP Giorgio Labò, -
2 dicembre:
lite dei -
-
due camion tedeschi in sosta in Piazza Teatro dell’Operadanneggiando i mezzi e ferendo due militari nazisti.89 -
21 il capo squadra della Milizia addetto al Co¬ Giuseppe Pesci viene giustiziato da un GAP con tre
6 dicembre: Alle
mando
colpi
di
ore
generale pistola all’angolo tra
di Viale Giulio Cesare e via Marcantonio
Colonna.90 -
6 dicembre: In Piazza del Viminale
-
mano
un autocarro te¬
una
l’autorimessa della Milizia fascista in via
giando -
danneggiato
bomba da parte di un GAP. 8 dicembre: Alle ore 19.30 un GAP attacca con lancio di bombe
desco dal lancio di
a
Albalonga danneg¬
due automezzi.
8 dicembre: Un GAP ferma
e
giovane fascista a cui giovane età» e perché «ha di¬
disarma
un
grazia della vita per la sua chiarato di essersi arruolato per fame e di odiare i tedeschi». viene «fatta
stiche e memorialistiche. In particolare tra gli altri: Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. «Azioni svolte dai GAP in Roma 1943»; ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Docu¬ mentazione e pubblicazioni sulla Resistenza, busta 7, fase. «GAP»; ASSR Fondo Bentivegna serie 2 Materiali a stampa e pubblicazioni, b. 11. fase. «Notizie della stampa fascista sulle azioni partigiane»; fase. «Resistenza romana»; fase. «Via Rasella-Fosse Ardeatine»; ASSR Fondo Capponi serie 5 Anpi e Resistenza, b. 11 «Carte della Resistenza romana»; ACS, MI, Dir. Gen. PS, Div. Affari Gen. Ris. 1944-1945. Rsi. b. 7, «relazioni settimanali»; ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Div. Affari Gen. Ris. 1943, b. 80, «Partito Comunista»; A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata, cit. in «Quaderni della Resistenza laziale», n. 6, Roma, 1979; «Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d'Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947; M.T.Regard, Autobiografìa 1924-2000, Franco Angeli, 2009; M.Musu-E.Polito, op. cit.; R. Bentivegna, op. cit.: C.Capponi, op.cit,: R.Gabriele, L organizzazione dei GAP e le azioni parti¬ giane, in «Capitolium», numero speciale, anno XXXIX, n.6, giugno 1964; «L’Unità» clandestina; «Il Messaggero» fascista di Roma; Irsifar, Fondo Documenti Resistenza Romana, b. 48, 49, 50. *9 L’azione è descritta in C.Capponi, op. cit., pp. 134-135. Nel testo la Capponi, a riprova di una certa tendenza alla disobbedienza dei giovani gappisti almeno agli inizi della guerriglia, rac¬
conta dello scontro da lei avuto con Antonello Trombadori e della feroce reprimenda subita dal comandante dei GAP centrali. 90
308
L’azione è riportata in «Il Messaggero», 9 dicembre 1943, “Unmilite ferito
a
rivoltellate”.
Parte III
I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista
all’angolo di via Po con via Salaria un GAP pattuglia di due militi del Battaglione «M» colpi pistola che vengono messi in fuga. Uno di loro viene ferito. 9 dicembre: I GAP attaccano con lancio di bottiglie incendiarie due camionette tedesche nel centro storico della città danneggiandone una -
8 dicembre: La
-
attacca
sera
di
a
una
-
ed incendiando l’altra. -
9 dicembre: Un ufficiale tedesco delle SS viene
GAP
con tre
colpi
di
pistola
alle
ore
18 in Viale
giustiziato Regina Elena.
10 dicembre: Vengono uccisi i militi fascisti Vincenzo Pesce stoforo Umena.91 -
da
e
un
Cri¬
Risorgimento un giovane milite viene fer¬ mato e disarmato da un GAP: «gli è stata fatta la grazia della vita in considerazione della sua giovane età e perché egli ha dichiarato di es¬ -
14 dicembre: In Piazza
preso da nella Milizia». sere stato
-
un
Riformatorio per minorenni
e
arruolato
a
forza
16 dicembre: Il capo squadra dei Battaglioni «M» Andrea Fumo giustiziato da un GAP formato da Pasquale Balsamo, Maria Te¬
viene resa -
Regard
e
Francesco Curreli in via Cola di Rienzo.92
16 dicembre: Un GAP attacca
ferendo
un
una
pattuglia
del
Battaglione
«M»
milite fascista.
pattuglia di Battaglioni «M» Spontini. Al termine del conflitto a fuoco, sostenuto con colpi di pistola e lancio di bombe a mano, muore il milite fascista Roberto Morganti mentre gli altri militi repubblichini si danno alla fuga.93 16 dicembre: I GAP piazzano una bomba ad orologeria presso la sede del Comando generale della Milizia provocando gravi danni e di¬ -
16 dicembre: Un GAP attacca
all’angolo di via Donizetti
con
una
via
-
versi feriti tra i militi fascisti. -
16 dicembre: Alle
neggiata
ore
19 un’auto tedesca viene gravemente dan¬ a mano da parte dei GAP.
dal lancio di bombe
91 «Il Messaggero», 16 dicembre 1943, "Due fascisti repubblicani vittime di elementi sovver¬ sivi" e «Il Messaggero», 18 dicembre 1943, “Solenniesequie a Cristoforo Umena ". 92 L’azione è descritta nel libro di memorie della Regard e rappresenta la sua prima azione da gappista. M.T.Regard, op. eit., p. 37.
93 Le azioni contro Andrea Fumo e Roberto Morganti sono riportate in «Il Messaggero», 18 dicembre 1943, "Ancora due attentati contro fascisti repubblicani e «Il Contemporaneo» luglio "
1964, n.74,
a.
VII, "Motivazioni per
una
medaglia ”.
309
Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944
-
17 dicembre: Alle
ore
18 in via San Nicolò da Tolentino Rosario
la copertura di Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini, attaccano ed uccidono ufficiale tedesco portaordini del¬ l’Alto Comando della Wehrmacht sottraendogli la borsa che conteneva
Bentivegna
e
Carla
Capponi,
con
lo schema delle centraline della contraerea nazista.94 -
18 dicembre: Alle
ore
19.30
un
GAP attacca
con una
bomba ad alto
potenziale la trattoria di Via Fabio Massimo dove sono radunati militari nazisti. L’esplosione provoca 7 morti e 10 feriti tra i militari tedeschi e collaborazionisti fascisti.95
Bentivegna con la copertura di Capponi, Fio¬ rentini e Ottobrini attacca con lancio di spezzoni esplosivi un gruppo di militari tedeschi all’uscitadel cinema Barberini provocando morti e -
18 dicembre: Rosario
feriti tra i nazisti.96 -
19 dicembre: Il GAP comandato da Franco Calamandrei
da Ernesto
Borghesi
e
Maria Teresa
Regard
formato
e
attacca la sede del comando
militare tedesco presso l’Hotel Flora di via Veneto collocando
esplosivi
ordigni
sui davanzali delle finestre dell’edificio. Molti militari tede¬
schi rimangono uccisi alle 19.97
e
feriti. Il
coprifuoco
viene
anticipato
dalle 24
19 dicembre: Dando seguito alla parola d’ordine Bisogna prepa¬ rarsi all ’insurrezionenazionale per la cacciata dei tedeschi e la distru¬ -
zione dei fascisti.
squadra
GAP
armi» nella
Bisogna
con
zona
armarsi prendendo le armi dove sono>98
un’azione «audace»
conquista
«un
una
buon bottino di
di Corso Trieste.
4444 Solo dopo aver eseguito l'azione i gappisti vennero informati del contenuto della borsa (che venne consegnata a Pietro Amendola, fratello di Giorgio). L’indicazionedi colpire l’ufficialenon¬ ché la segnalazione dei suoi movimenti abituali in quella zona era arrivata ai gappisti dall’Ufficio
Informazioni di Luciano Lusana. Il giorno seguente, le cronache de «Il Messaggero» identificarono il ruolo dell’ufficiale colpito. Cfr. R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., pp. 122-123. La dinamica dei fatti è descritta in modo drammatico da Carla Capponi, nel suo libro di memorie, rappresen¬ tando questa la prima azione «contro un uomo» eseguita dalla gappista. C.Capponi, op. cit.. pp. 143-145. 95
Cifre leggermente diverse vengono riportate in «Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d’Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947, che scrive di 14 tra morti e feriti. 96 L’azione è descritta nei libri di memorie di Bentivegna, Capponi e Mario Fiorentini. 97 L’azione è descritta in M.T.Regard, op. cit., pp. 37-38; F.Calamandrei, La vita indivisibile. Diaro 1941-1947. Editori Riuniti, Roma, 1984, pp. 123-126. 9K
310
«L’Unità», 6 gennaio 1944. “Azioniper la conquista delle armi ".
Parte III
-
-
21 dicembre: Un GAP formato da Francesco Curreli
Regard
in via Barberini attacca
fascisti
provocando
-
/ Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista
con
mano un
e
Maria Teresa
gruppo di militi
ferito.
un morto e un
21 dicembre: Un GAP attacca
bombe
bombe
con
a mano un
gruppo di mi¬
liti dei
Battaglioni «M» che vengono fermati e disarmati senza essere uccisi «in considerazione della loro giovane età e per aver dichiarato di essersi arruolati per fame e di odiare i tedeschi». -
26 dicembre: Nel
mandrei
e
pomeriggio in Piazza Montecitorio Franco Cala¬ Regard collocano nella cabina di guida di un
Maria Teresa
camion militare tedesco in sosta due bombe facendolo 28 dicembre: Utilizzando
-
esplodere."
bicicletta Mario Fiorentini, con la Ottobrini e Franco Di Lemia, attacca,
una
copertura di Bentivegna, Capponi, alle 11.50, il corpo di guardia tedesco di
Regina
8 morti
Coeli
colpendolo con seguito
diversi feriti. A
spezzone esplosivo provocando dell’azione i comandi tedeschi emettono un’ordinanza di divieto e
uno
e
asso¬
luto dell’uso delle biciclette.100 -
Bentivegna, Capponi, Di Lerspezzoni esplosivi e bombe incendiarie
29 dicembre: Un GAP composto da
nia ed Enzo Russo attacca
con
l’autorimessadel Comando tedesco di via Po dando fuoco ad alcuni
tomezzi
e
ferendo
un
militare nazista
e
au¬
due militi fascisti.101
Dopo l’azione del 17 dicembre, in cui erano venuti in possesso della mappa delle centraline della contraerea nazista, Ro¬ sario Bentivegna e Carla Capponi fanno saltare con una bomba la cen¬ -
30 dicembre:
tralina tedesca del comando D.C.A. di Roma collocata alla stazione di Trastevere.102 Come i vertici del Pei
previsto nel corso dell’elaborazione e della preparazione dei piani della guerriglia, i continui attacchi dei nuclei gappisti rompendo il monopolio dell’uso della forza generarono nei comandi tedeschi e fascisti il timore di essere esposti alle azioni di guerra partigiane. In questo senso le continue segnalazioni di veri o pre¬ sunti «sospetti» e gli allarmi lanciati dal capo della banda fascista Gino avevano
w
L’azione è descritta in M.T.Regard, op. cit., p. 38. L’azione è descritta in M.Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana, cit., pp. 62-65. 101 L’azione è descritta in R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., pp. 134-136. Iüü
102
L’azione è descritta in C.Capponi, op. cit., p. 152-153 e R.Bentivegna, Achtung Banditen,
cit., pp. 132-134.
311
Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
questore Pietro Caruso ed al capo della Polizia Tullio Tamburini segnalarono il mutato clima nonché la paura deH’efficacia delle rapide azioni delle cellule dei GAP: Bardi al
Nei pressi dell’Acqua Fredda così denominata, sulla via Aurelia, ove esiste un Comando tedesco, sembra che con certezza molti partigiani comunisti, armati di tutto punto aspetterebbero il momento opportuno per scagliarsi contro i fascisti e i tedeschi. Poi nei pressi della Cancelleria da vari giorni gira[no] attorno al Pa¬ lazzo Braschi alcuni individui antifascisti, che osservano tutti quelli che entrano e escono dal suddetto palazzo, per poter fare vendetta.103
Pur sforzandosi di
presentare
un
«ordine
pubblico
normale» le rela¬
zioni settimanali della Questura di Roma rappresentavano in modo evi¬ dente come con le azioni dei GAP quello della capitale avesse assunto il carattere
e
la forma di
uno
scenario di guerra
non
convenzionale:
La situazione politica della decorsa settimana è caratterizzata dal vivo manifesto disappunto della popolazione, per le misure restrittive adottate dal Comando ger¬ manico in seguito ai noti attentati terroristici commessi ad opera di ignoti. Parti¬ colarmente sentito è il divieto di circolazione delle biciclette. [...] per quanto riguarda gli avvenimenti di particolare rilievo si richiamano i seguenti episodi a suo tempo segnalati: 1 ) Aggressione compiuta il 25 dicembre nel comune Genzano, in danno di un militare tedesco ad opera di uno sconosciuto, che lo
già di
colpiva
con arma
bianca al collo ed alle spalle, ferendolo; 2) lancio di bombe a dicembre davanti all’ingressoprincipale delle carceri di Re¬
mano avvenuto il 28
gina Coeli ad opera di un ciclista sconosciuto e conseguente ferimento di alcuni militari tedeschi e di altre tre persone che sostavano nelle adiacenze; 3) lancio di bombe avvenuto il 29 dicembre ad opera di ignoti presso la sede del Comando e conseguente ferimento di due civili italiani e di un te¬ desco; 4) ferimento dell’UfTiciale della polizia tedesca, in abito civile, Priewc Hemz Gunter, il quale, mentre procedeva, il 31 dicembre, al fermo di un’auto¬
della polizia germanica
mobile Fiat 1500, che gli era stata rubata poco prima in via Veneto, davanti al¬ l’albergo Flora, rimaneva colpito all’avambracciosinistro da un colpo di rivoltella sparatogli dal conducente della macchina stessa, che riusciva a darsi alla fuga; 5) atto di sabotaggio avvenuto la sera dell’1 gennaio nella cabina di controllo dei telefoni sita in Viale dei Lavatori, angolo via Orti dei Cesari.104 I
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GU ARDITI DEI GAP. NON SI ARRENDONO! »*>•e.».
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cupante. Copie de «L'Unità» clandestina di Roma del 5 aprile e 4 giugno 1944; Volantino clan¬ destino antifascista del Pci. (ACS.MI.Dir.Gen. Ps.Aff. Ris. 1944-1945, Rsi.b.16).
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Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944
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