Guerriglia partigiana a Roma. Gap comunisti, Gap socialisti e Sac azioniste nella Capitale 1943-'44 8896487587, 9788896487587

Duecentosettantuno giorni di occupazione nazista, migliaia di caduti civili e militari, quasi quattromila partigiani inq

196 17 6MB

Italian Pages 405 [410] Year 2016

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Recommend Papers

Guerriglia partigiana a Roma. Gap comunisti, Gap socialisti e Sac azioniste nella Capitale 1943-'44
 8896487587, 9788896487587

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

All’interno del perimetro urbano della capitale, il Partito comunista, il Partito socialista e il Partito d’azione, si dota¬ rono di reparti armati (i Gruppi d’Azione Patriottica

dina)

e le

Squadre

d’Azione Citta¬

che diedero vita ad

un

conflitto

asimmetrico, direttamente collegato con le forze Alleate, in grado di infliggere all’esercito nazista gravi danni strategici

pesanti perdite materiali. ogni zona della città, centinaia di azioni di guerriglia e sabotaggio vennero realizzate dai partigiani delle formazioni di Pei, PdAe Psiup lungo tutti i nove mesi di occupazione, confliggendo aper¬ e

In

tamente contro l’ordine pubblico crimi¬ nale dei nazifascisti

gestito

attraverso la

pratica militare della «guerra ai civili» fatta di rastrellamenti e deportazioni (ca¬ rabinieri, ebrei, quartieri popolari), di stragi (Pietralata, Forte Bravetta, Fosse Ardeatine, La Storta) e di “cameredi tor¬ tura”(via Tasso e le Pensioni Oltremare e

Jaccarino). La Resistenza

romana ruppe, con la

«irregolarità» propria

della

guerriglia

ur¬

bana, il monopolio della forza esercitato dalle truppe «regolari» tedesche e rap¬

presentò

il fattore

politico-militare più

portante ed incidente della storia contemporanea della città. Le otto

im¬

zone

cui i tre partiti della sinistra del CLN divisero la capitale divennero campo di battaglia accidentato e pericoloso per in

fascisti grazie alla solidarietà, al sostegno fattuale e all’appoggio ideale nazisti

e

Davide Conti

GUERRIGLIA PARTIGIANA A ROMA GAP comunisti, GAP socialisti e

SAC azioniste 1943-44

Jfk ODGADEK

A Lucia Ottobrini e Linda Bimbi, due donne che hanno scelto.

Walter Fischer (Weissbach bei Zschopau 1911- Chemnitz 1982), pittore e grafico, nel 1944 diserta dalla Wehrmacht e partecipa attivamente alla lotta partigiana nella zona di Rolo, R. E., con la 77*' Brigata SAR

In copertina, elaborazione grafica di Appuntamento nella notte, Italienisch Par¬ tisanen, 1944-45, di Walter Fischer (coll. ANPI Reggio Emilia).

© 2016 ODRADEK edizioni via

san

Quintino 35

-

s. r.

1.

00185 Roma

tei./fax 06 7045 1413 e

mail: [email protected]

ISBN 978-88-96487-58-7

-

sito Internet: www.odradek.it

Indice

9

Introduzione

49

Nota sulle fonti

PARTE I 1

2

-

-

-

IL PARTITO D’AZIONE E LA GUERRIGLIA

Riccardo Bauer, Giovanni Ricci e Fernando Levi Mortera: la visione azionista della guerriglia nella Roma occupata

L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella I zona La guerriglia ed il sabotaggio delle Squadre d’Azione Cittadina

2.1

-

11

L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella II Le Squadre d’Azione Cittadina della 11 zona nelle battaglie di Porta San Paolo e del 4 giugno 3.2 Sabotaggio e Informazione di guerra: il fulcro dell ’attività della 11 zona 3.1

67

-

della I zona

3

51

zona

80

-

82

-

4

-

L’Organizzazione Militare 4.1

4.2 4.3 5

-

-

-

-

5.2

-

-

del Partito d’Azione nella III

Lo sbandamento della III zona

e

la

sua

87

La caduta del febbraio 1944

L’attivitàmilitare

Infiltrati,

e

e

la

guerriglia

dagli

Civitacastellana

del Partito d’Azione nella IV

zona

e

95

98

99

dirigenti: suo

capo-militare 101

la rete di spie intorno al PdA

107

giudiziaria Governale: 110

esiti del processo all ’amnistia

L’Organizzazione Militare -

a

la caduta della IVzona

arresti e caduta dei

5.4- La vicenda

6.1

riorganizzazione 91

5.3 -L’arrestodi Pilo Albertelli

-

85

La III zona-bis ed i «GAP» del PdA di Montesacro- Val Melaina

la crisi della IVzona nella relazione del Giovanni Cecchetti

6

zona

fino alla Liberazione di Roma

L’Organizzazione Militare 5.1

83

del Partito d’Azione nella V

La «Banda autonoma Piras»

a

Pietralata

zona

114

122

5

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

6.2 -L’arrestodei e

7

-

capi-zona, la questione della delazione

le torture della Banda Koch

123

L’Organizzazione Militare del Partito d’Azione nella VI La «Squadra Speciale», gli attentati dinamitardi

7.1

130

zona

-

e le «Santabarbara» nei conventi: la VI zona come sede del Centro Militare del PdA 7.2

8

9

-

-

-

Arresti

e

131

caduta della VI zona

138

L’Organizzazione Militare

del Partito d’Azione nella VII

L’Organizzazione Militare

del Partito d’Azione nella Vili

9.1

9.2

-

-

Gli arresti dei dirigenti nel novembre 1943

e

141

zona

zona

146

la caduta della Vili zona 149

La formazione «Antiochia», la «Banda Caserta» e le azioni contro i Comandi di Kesserling

PARTE II

-

IL PARTITO SOCIALISTA DI

UNITÀ

152

PROLETARIA

E LA GUERRIGLIA 1

2

3

4

-

-

-

-

Dalla rifondazione del Psiup all’8 settembre: i socialisti a Porta San Paolo I nove mesi di guerriglia socialista a Roma: una lettura dalle carte dell’Ufficio Storico del

Strutture

-

organigramma centrale dell’Organizzazione Militare del Psiupl87 I

193

-

del Partito socialista della II

Dalla liberazione dei prigionieri ai conflitti

con i

zona

-

L’Organizzazione Militare 6.1

6.2

-

-

Dagli e

6

arresti dei

Saverio Tunetti

201

del Partito socialista della III

Dalla strage di Pietralata alla nella III zona socialista

quadri

200

repartifascisti:

la guerriglia nella II zona 6

191

zona

-

L’Organizzazione Militare 5.1

171

Psiup

L’Organizzazione Militare del Partito socialista della Le azioni di guerriglia socialista nella I zona

4.1

5

e

163

guerriglia

zona

208

urbana

210

all’assassinio di Eugenio Colorni 216

Indice

I

-

L’Organizzazione Militare del Partito socialista della IV zona La guerriglia urbana nella IVzona e gli arresti dell ’aprile 1944

7.1

8

-

-

L’Organizzazione Militare del Partito 8.1 La guerriglia della Vzona

socialista della V

zona

-

del Partito socialista della VI

L’Organizzazione Militare 9.1

-

Dall ’8settembre alla caduta del la guerriglia nella VI zona

marzo

-

zona

II

232

zona

236

-

L’Organizzazione Militare del Partito socialista Dall ’opposizionepopolare al fascismo al rastrellamento punitivo del Quadraro: la «guerriglia di massa» della Vili zona. 11.2 Le perdite tra guerriglia e rastrellamenti

-

11.1

228

230

L’Organizzazione Militare del Partito socialista della VII Dagli scontri armati agli attentati ai treni nazisti: la guerriglia socialista nella VII zona

10.1

224

1944:

9.2-11 «maledetto marzo»: dalla caduta della VI zona alle stragi alle Ardeatine e La Storta 10

220

227

-

9

218

della Vili

237

zona

244

-

246

-

11.3

-

ed il profüo «di massa» dell 'organizzazione clandestina della Vili zona socialista

253

Composizione, identità, arresti e azione delle cellule «modello GAP» del Psiup nella Vili zona

256

Appendice: La smobilitazione, i dati della

delle

Brigate

Matteotti

PARTE III

a

-

guerriglia

Roma

e

socialista

e

l’organigramma

nell’Italia centrale.

259

I GRUPPI D’AZIONE PATRIOTTICA

DEL PARTITO COMUNISTA

Prologo: 1 2

-

-

estate

1941, i giovani gappisti prima dei GAP dell’8 settembre

I comunisti, il crollo del fascismo

e

Dall’ideadello «scontro risolutivo»

all’obbligo della

la

vigilia

«lunga guerriglia»

267 268 272

7

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

3

4

5 6

7 8

-

-

-

-

-

-

Dalla divisione in otto zone alla nascita dei GAP centrali: la riorganizzazione «di massa» del Pei ed i primi passi della guerriglia comunista a Roma

276

«Audacia, audacia, sempre audacia»: l’iniziodifficile della guerriglia comunista

290

a

Roma

La fine del 1943: i GAP all’attacco Lo sbarco di Anzio

e

lo

scioglimento

Gli arresti, la prima «caduta» dei GAP

304

dei GAP

e

il

piano d’assalto a

317 via Tasso

322

Da Teresa Gullace alle Fosse Ardeatine: crimini nazisti e

guerriglia partigiana

9-11 tradimento di Guglielmo Blasi e la seconda «caduta» dei GAP: la fine della guerriglia urbana e la mancata insurrezione della capitale

332

348

Appendice:

8

1 gappisti dopo i GAP. Processi, Guerra Fredda e medaglie: un’eredità ingombrante per l’Italia post-fascista

367

Indice dei nomi

387

Introduzione

Affrontare il

tema della Resistenza antifascista a Roma, e specifica¬ questione della guerriglia urbana nella capitale, pone di fronte a due tipi di necessità: quella della ricostruzione fattuale degli eventi del «mito» e quella della critica storica del mito stesso. Le «narrazioni» della lotta armata partigiana organizzate da un lato tamente la

sulla struttura istituzionale della retorica celebrativa contestazione di

dall’altro sulla

professa pressione lizzazione dello studio e del dibattito nello spazio pubblico di un feno¬ meno, quello della guerriglia urbana, per sua natura asimmetrico, corso

degli anni,

legittimità

e

«l’altra storia» hanno, nel convergente alla margina-

di chi

determinato

una

eterodosso, multiforme eppure progressivamente sempre più centrale nell’età contemporanea. La guerriglia urbana del 1943-45 si configura come espressione interna di

un

conflitto intrinsecamente

1939-1945

e

la

problematica

legato

alla «guerra totale» combattuta nel sua «narrazione» e trasmissione

relativa alla

nella società nazionale italiana si connette

con

la memoria

pubblica

lace¬

rante della guerra civile tra partigiani e saioini e della «guerra ai civili» militarmente disposta dai nazifascisti nei territori occupati. In questo qua¬ dro la natura della

ciale

a)

e

guerriglia

militare di Roma

la

fuga

in rapporto al contesto storico, politico, so¬ caratterizzata da alcuni fattori peculiari:

venne

della monarchia sabauda l’8 settembre 1943, la

guente eclissi del potere politico-istituzionale

e

conse¬

l’abbandono della po¬

polazione civile all’occupazione nazista; b) la battaglia per Roma delle giornate 9-10 settembre che anziché risolversi, come sperato dai partiti antifascisti, in un «urto definitivo» i tedeschi si rivela una testimonianza storicamente essenziale ma

con

politicamente non incidente sui destini della capitale; c) l’occupazione tedesca della città e rimpianto delle misure militari naziste di controllo dell’ordine pubblico caratterizzate da deportazioni, stragi e fame; d) la presenza del Vaticano come unico potere politico-istituzionale rimasto nella capitale.

9

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Questi fattori nistica definita

si collocavano, inoltre, entro una conformazione urba¬ misura identitaria precipuamente perseguita dal

su una

regime fascista: tale adattamento aveva un aspetto sociale (creazione di una città amministrativa priva di classe operaia organizzata che potesse disturbare l’esercizio del potere su scala nazionale e locale); un aspetto politico-urbanistico (rafforzamento di de¬ terminati gruppi professionali fedeli al regime, sistemazione delle classi meno abbienti nelle borgate periferiche, costruzione degli edifici secondo lo stile «ro¬ mano») e un aspetto ideologico (diffusione, specialmente tra i giovani, del mito

di Roma «faro di luce per tutte le genti»).1

Roma, in sostanza,

non era un centro

omogeneo né un’area caratte¬

composizione di classe di natura operaia fortemente de¬ finita come erano invece le grandi città del nord industriale di Genova, Torino e Milano. Questo assetto urbano determinò in maniera signifi¬ cativa anche la formazione, la diffusione (più o meno ampia) nonché la forma e la tipologia di guerriglia che si svilupparono nelle diverse aree e zone della capitale: rizzata da

una

C’è una Roma del centro in cui apparentemente nulla è mutato [...] una Roma dei quartieri popolari, da Trastevere all’Esquilino, in cui sono evidenti i segni della vitalità clandestina [...] e infine la Roma assurda delle borgate [...] in cui fermenta uno spirito di ribellione simile a quello che s’era manifestato nelle Quat¬ tro Giornate napoletane. Le borgate di Tor Pignattara, Centocelle, Quadraro,

Quarticciolo, Gordiani, Giardinetti minacciano le vie di comunicazione della ca¬ pitale e sono in stato di assedio permanente [...] le prime razzie fasciste vengono respinte

a

furor di

popolo.2

La seconda guerra mondiale,

con il suo correlato di guerra civile eu¬ in attraversò modalità trasversale Stati e comunità dividendo su ropea, base valoriale i popoli all’intemo delle stesse società nazionali.

L’Europa degli anni ’40 divenne, dunque, campo conflittuale totale all’internodel quale si fronteggiarono schieramenti e apparati ideologici militarizzati.

1

:

10

G.Caputo, Problemi e documenti della Resistenza romana, L’Europa Letteraria, Roma, R.Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1970, p. 236.

1966, p. 4.

Introduzione

In Francia i Franc-tireurs et

partisans (FTP) rappresentarono

il nucleo

d’origine entro cui si formarono non solo i combattenti francesi ma quei dirigenti antifascisti italiani, diversi dei quali già reduci dall’esperienza della guerra civile in Spagna, che furono poi in grado di tradurre sul piano nazionale interno un’esperienza di lotta armata di carattere e natura europei che nel nostro Paese non aveva precedenti storici.31 timori, le difficoltà organizzative, le remore umane dei mili¬ tanti nonché i limiti e le criticità politico-militari assunsero la signifianche

canza

di nodi centrali che costitutivo dei

patrimonio reparti della guerriglia Di

una

volta sciolti in Francia divennero

principi organizzativi

urbana italiana

e

e

di combattimento dei

di Roma:

giovane ma rotto alle esperienze illegali, era avanti a noi, piccolo tavolino di vimini, in un sottoscala eletto ad ufficio di Partito e parlava col suo furore umano. [...] «anche in Francia andava così: un’or¬ ganizzazione vasta, dopo l’invasione tedesca si va sfasciando perché non trova il modo di vivere con compiti precisi e praticamente vive nella più piena illega¬ lità». Alcuni compagni responsabili vanno a colloquio con i dirigenti e dicono nuovo il compagno

seduto dietro

un

sempre che non va, che nessuno vuol combattere davvero, che tutto si sfascerà. Ma questo non è vero: è soltanto un modo istintivo di quegli stessi compagni re¬ sponsabili per non porre prima d’ogni altro sé stessi davanti alla necessità di get¬ tare il dado una volta per tutte. (Così eravamo anche noi mentre parlavamo col compagno giovane

in Francia

ma consumato

un compagno russo, un

alle esperienze illegali). A un certo punto arriva funzionario molto qualificato. La prima volta

che gli fanno il discorso del non va, nessuno ha voglia di fare sul serio egli prende con sé l’interlocutoree gli dice «io ho una bomba. Stasera andiamo insieme io e te

a

metterla sotto il muso dei tedeschi». È tutto mutato. All’interlocutore si di¬

struggono gli ultimi inceppi. La sera il colpo è fatto. Riesce in pieno. A Marsiglia comincia una nuova vita di combattimento clandestino: e i tedeschi in breve tempo si vedranno circondati di guerra partigiana: attentati, sabotaggi, terrore, giustizia popolare in tutta la Francia. Anche a Roma questo incominciò (non ter¬

minava la lettera della Direzione del Pei ai compagni romani

con le

parole di

Danton «audacia, audacia, sempre audacia»?).4 Il numero, la continuità, la forma

guerriglia

urbana francese dei FTP

la

metodologia militare della rappresentò un terreno materiale di e

3

S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano

4

«L’Unità» 16 luglio 1944, "Storia eroica dei GAP

e

Resistenza, Einaudi, Torino, 2014, pp. 32-33. "

di Antonello Trombadori «Giacomo».

11

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

formazione che determinò in mata

nelle città italiane ed in

larga parte caratteri e profili particolare nella capitale:

della lotta

Furono, nell’inverno ’42-’43,settimane di intensa attività nelle quali si

ar¬

vennero

gli ani¬ matori dei GAP [...] l’esperienza di lotta armata vissuta a Marsiglia fu molto im¬ portante per gli sviluppi futuri della guerra partigiana in Italia. [...] molte azioni condotte a Roma dai GAP sono state la replica dei modelli marsigliesi.5 formando militanti che porteranno in Italia questa esperienza

e saranno

Proprio nell’inverno 1942-43 si verificò un’intensificazione del lume di fuoco

e

della

capacità operativa

di

vo¬

dei FTP in tutta

sabotaggio

la Francia. A Lille

ricreativo per i soldati tedeschi viene attaccato con lancio di granate provocando la morte di sei militari. In un altro at¬ tacco ad uno stabilimento tedesco in rue Bethune vengono uccisi 15 soldati

e

uno

spazio

rimangono feriti. Gestapo viene ucciso ad Avion mentre a Maubeuge è

20

Un agente della

Sailly,

tre

tensione elettrica. A Caruin nate

e

rimangono

Bassée, cinque tedeschi

a

abbattuto

un

brothel viene attaccato

pilone

a

dell’alta

lancio di gra¬ uccisi due ufficiali tedeschi. Diversi sabotaggi di fili un

dell’alta tensione, di linee telefoniche fabbriche vengono

regolarmente

e

impianti

effettuati

a

con

d’illuminazione delle

Valenciennes, Louvroil,

Maubeuge-Aunoye. A Falaise vengono

foniche

e sono

tagliati

i fili sotterranei delle comunicazioni tele¬

effettuate distruzioni di

depositi

di

esplosivi,

uccisioni

di ufficiali tedeschi, posa di mine sotto i treni nazisti (che provocano la distruzione dei vagoni e la morte dei soldati trasportati), attacchi alle

auto tedesche in transito nelle vie AToul nate;

a

sono

colpiti

principali.

distaccamenti militari tedeschi

Homicourt viene fatta

esplodere

una

con

mina sotto

un

lancio di gra¬ mezzo di tra¬

sporto tedesco con morti e feriti tra i soldati. A Pompey con un attentato dinamitardo viene dato fuoco ad

lone, cinque

auto tedesche e una locomotiva sono

l’azione provoca 78 morti tedeschi in

5

12

G.Amendola, Lettere

a

maggioranza

un

pi¬

gettate nel fiume ufficiali.

Milano, Editori Riuniti, Roma, 1976, pp. 60-62.

e

Introduzione

A Chatellerault in un attacco ad un distaccamento tedesco vengono

cinque militari; ad Angers un lancio di granate in un bar causa la morte di 15 tedeschi; a Bouger due agenti della Gestapo vengono uccisi; a Nantes sono eliminate due spie; a Lorient viene dato fuoco ad un ri¬ uccisi

provocando la morte di otto tedeschi; a Morlaix il comando Legione tedesca insediato in un hotel viene attaccato; a Brest in

storante

della

cinema tedesco vengono eliminati 6 soldati; a ST. Brieuc un ristorate viene dato alle fiamme e 5 soldati tedeschi sono uccisi; a Mans viene un

fatta esplodere una bomba in un luogo di ritrovo tedesco provocando diversi morti; a Parigi numerosi distaccamenti ed edifici occupati dai

nazisti vengono attaccati con lancio di granate in diverse zone e vie della città; a Grenoble è attaccato con bombe a mano un bar frequentato da fascisti italiani; a Marsiglia vengono lanciate granate contro ufficiali tedeschi all’ingresso del Grand Hotel in Boulevard Garibaldi con un tedesco che rimane ucciso ed altri ufficiali gravemente feriti. In tutte le città vengono fatti deragliare treni, sabotate linee di co¬

capitano

municazione La

bruciati garage e stabilimenti tedeschi.6 guerriglia urbana organizzata a Roma dai tre partiti della sinistra e

(Pci-Psiup-PdA) del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) prese origine, soprattutto da parte comunista, dall’esperienza francese.7 Tuttavia la lotta armata urbana italiana mantenne un suo tratto speci¬ fico, definendo una sua peculiare adattabilità alla disposizione militare

6

Le azioni della guerriglia francese contro le truppe tedesche sono riportate nel Comunicato n. 20 (FTP) 8-20 gennaio 1943 pubblicato in W.J.Pomeroy (a cura di). Guerrilla, Warfare and Marxism, International Publisher, New York. 1968, pp. 155-157. [Ndr: testo in lingua inglese tra¬ dotto in sintesi da chi scrive. La presente esposizione non riporta nel dettaglio l’elenco completo

presentato nel documento dei FTP.] 7

Fernand Grenier (combattente dei Francs-Tireurs et Partisans Français che operò durante la Resistenza in collegamento con i Comandi Alleati) ha ricostruito struttura, organizzazione, compiti ed azioni dei FTP. I FTP erano composti da squadre, distaccamenti e compagnie, organizzandosi poi progressi¬ vamente in battaglioni. Ogni squadra era formata da sette membri alla cui guida erano posti: a) un responsabile dell’equipaggiamento che aveva il compito di procurare armi, munizioni ed esplosivi da utilizzare nell’ambito del sabotaggio delle linee ferroviarie, dei carri merci, delle linee telefoniche e degli impianti di energia elettrica. b) un responsabile del lavoro informativo con il compito di raccogliere notizie su persone, fer¬ rovie, impianti elettrici, comandi e caserme di polizia e truppe speciali.

13

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

che le

era

necessaria ed alla conformazione storica del contesto in cui si

quest’ottica anche il caso italiano mantiene il senso della non individuabilità di un paradigma unico della guerriglia al quale poter conferire aprioristicamente validità assoluta, per cui essa viene concepita e concretamente realizzata secondo una logica flessibile regolata in base alle condizioni date in un determinato Stato, contesto, società, popolo nonché alle specifiche caratteristiche politiche, economiche e sociali. sviluppò.

In

La guerriglia anti-nazista, in ultima istanza, nella sua manifestazione materiale coniuga la ricerca in atto e «l’espressione di una ragione», ri¬

compositi di un processo politico in corso. All’intemo stesso dei partiti antifascisti (vale a dire dei soggetti or¬ ganizzativi che concretarono la lotta armata in città) le singole eredità storico-politiche e le varie matrici culturali disegnarono profili identitari diversi nello scenario della guerriglia urbana a Roma durante i 271 giorni di occupazione nazista della città. Per conto degli azionisti fu il responsabile militare del PdA a Roma, flettendo

gli

elementi

Riccardo Bauer, ad indicare la centralità del principio della «irregola¬ rità» della lotta clandestina come la base d’intervento e pianificazione

quella guerriglia che si sarebbe dovuta sviluppare in città contro un esercito «regolare» come quello tedesco. All’interno di questa traspo¬ sizione del piano del conflitto Bauer e gli azionisti sottolinearono la ne¬ cessità di una marginalizzazione della vecchia nomenclatura del regio esercito e la parallela costruzione di una misura politico-militare (in¬ carnata dalle costituende seppur ancora gracili reti dei partiti antifasci¬ sti) di carattere asimmetrico svincolata dagli ordini gerarchici dei generali del ventennio fascista: di

Per ragioni di sicurezza e compartimentazione ogni squadra era divisa in due gruppi di tre ele¬ menti ciascuno in modo da evitare la conoscenza dell’identità reciproca da parte dei membri dei FTP. Tre squadre componevano un distaccamento all’intemo del quale operava, insieme con i re¬ sponsabili militari, un commissario politico. Ogni distaccamento presente in una regione veniva posto sotto il comando del Comitato militare regionale e nel caso operassero tre distaccamenti in una sola regione il Comitato militare regionale provvedeva ad organizzare una compagnia la cui guida era affidata ad un comandante, ad un commissario politico e ad un tecnico operativo nel campo dell’informazionee dei collegamenti. 11 Comitato militare regionale coordinava le proprie attività attraverso il Comitato interregionale a sua volta facente capo al Comando nazionale. Cfr. F.Grenier, «French Partisans in World War 11» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 154-155. [Ndr: testo in lingua inglese tradotto in sintesi da chi scrive.]

14

Introduzione

Appena arrivato [a Roma] [...] il primo compito che dovetti affrontare fu quello di partecipare alla Giunta Militare del Comitato di Liberazione Nazionale. [...] allibii quando li sentii proporre e approvare l’idea di affidare ad un generale il comando unitario delle forze popolari che andavano armandosi clandestinamente. Roma era piena di ufficiali superiori che essendo stati incapaci di opporre ai te¬

dignitosa resistenza con le truppe di cui disponevano [...] si erano [...] lo ero ben conscio che la loro pur sempre tanto modesta tec¬ nica militare ben poco servisse in un campo nel quale a forze militari perfetta¬ mente inquadrate solo si poteva opporre astuzia e agilità di movimento operando di sorpresa per poi scomparire. Solo una tecnica rivoluzionaria non napoleonica poteva dare qualche frutto: fatta di iniziativa, di audacia, di mobilità, di decen¬ tramento della organizzazione e del comando, non certo uno schieramento orga¬ nico quale poteva essere concepito dal cervello di un generale. [...] Inoltre non deschi

una

imboscati.

-

-

potevo ammettere che delle formazioni politiche fossero valutate e portate a noscenza di un relitto dell’esercito fascista. [...] Amendola, Pertini ed io

co¬ av¬

feconda consuetudine, quella cioè di trovarci la sera, dopo il coprifuoco [...] non mi fu difficile riprendere con loro [...] la questione che era stata posta nella Giunta portandoli a riconoscere la inopportunità della soluzione viammo

che [...]

una

era stata avanzata

Quello di

Bauer ad

dai liberali

una

e

dai democristiani.8

«tecnica rivoluzionaria

non

napoleonica»

fu

al conflitto tra l’esercito regolare francese di Na¬

richiamo esplicito poleone ed i piccoli gruppi di guerriglia locale delle formazioni spa¬ gnole durante l’occupazione della penisola iberica del 1808.9 D’altrocanto il retaggio e l’eredità politico-culturale azionista affon¬ davano le radici nelle esperienze storiche concrete e nelle elaborazioni strategico-militari dello stesso ’800 risorgimentale italiano. un

Aveva scritto nel 1833 Mazzini nel

suo

celebre Della guerra d'insur¬

rezione conveniente in Italia: In due modi si combatte un nemico: o adottando ordini conformi a quei che per lui s’adoprano o adottandoli diversi. [...] perché valga il secondo, è d’uopo che i metodi di guerra adottati siano non solo diversi, ma direttamente contrari agli usati dal nemico, tali che ne annullino o scemino l’efficacia, tali che le forze nemiche

8

R.Bauer, Quello che ho fatto. Trent 'anni di lotte

e

di ricordi, Cassa di Risparmio delle pro-

vincie lombarde, edizioni Laterza, Roma-Bari, 1986, pp. 150-152. 9 C.Schmitt, Teoria del partigiano. Integrazione al concetto del politico, Adelphi, Milano, 2005, pp. 13-16.

15

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

distruggerli. [...] Nel sistema di guerra in oggi general¬ mente adottato dalle potenze europee, le masse e le artiglierie fanno legge. [...] possiamo noi insorgendo adottare un sistema siffatto, reggere l’urto del nemico, si adattino difficilmente a

riurtarlo con altrettanta forza, e ricacciarlo oltre le Alpi? No, non

possiamo.10

Su questa rivendicata radice d’origine si innestò nella matrice azio¬ nista un impianto politico influenzato sia dalla natura contemporanea della seconda guerra mondiale sia dal processo stesso di formazione del PdA in Italia, dopo la caduta del regime fascista, con l’ingresso nella dorsale del

partito

della componente di «Giustizia

e

Libertà»:

l’altrofatto

nuovo che, nei quarantacinque giorni, intervenne a modificare in pro¬ fondità la fisionomia del personale politico azionista fu il ritorno alla politica attiva dei militanti giellisti. L’equazione giellismo=PdA, sulla quale allora insisteva

Lussu

forzatura: La Malfa, Parri, Tino, tutti i protagonisti della fase costi¬ la continuità con GL avevano sempre insistito sulla necessità rivendicando tuente, era una

del superamento di quell’esperienza. [...] il rilievo non investiva personaggi come Fancello o Bauer ma era riferito, in particolare, a Lussu.11

Proprio

Emilio Lussu nella

Svizzera nel 1936

critico di fondo di

sua

Teoria dell’insurrezione, scritta in

in Francia,

pubblicata all’impianto teorico e

e

aveva

pratico

sviluppato

un

esercizio

mazziniano della guerra

guerriglia: Nel suo scritto della guerra d’insurrezioneconveniente all ’Italia, che è del 1833, che fa seguire dalle Istruzioni per le bande nazionali, egli [Mazzini] aveva tentato di fissare dei principi. Ma i presupposti da cui partiva non erano esatti e tutta la costruzione ne rimaneva viziata. [... ] Egli credeva nelle bande [... ] Le Istruzioni per le bande nazionali, sono un’opera tecnica. Esse si ispirano allo scritto di Carlo Bianco, stampato in Francia nel 1830. Si tratta dello stesso Bianco, generale nella spedizione di Savoia. Le bande sono le avanguardie armate, i precursori della nazione, che la chiamano ad insorgere. Sono i primi nuclei del futuro eser¬ cito nazionale. [...] Dopo quegli scritti, Mazzini non si occupò più di teorizzare sull’insurrezione [...] la spedizione di Savoia fu il suo primo grande esperimento. Essa dal punto di vista militare fu un vero disastro.12

10 G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, (scritto nel 1833) ristampa del 1849, S.I., p. 10.

16

11

G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, Utet, Milano, 2006, pp. 70-72.

12

E.Lussu, Teoria dell'insurrezione, De Carlo editore, Roma, 1950, pp. 47-55.

Introduzione

Un’eterodossia

analitica, quella del politico sardo, che

assunse un

significativo perché introdusse dall’interno del campo culturale azionista elementi di giudizio e considerazioni, sull’esperienza mazziniana della guerra per bande, che erano state proprie della tradi¬ zione politica del socialismo sia utopistico che scientifico: anche

carattere

Mazzini, contrariamente a Engels, Blanqui

Lenin,

particolare politico. [...] passione Militarmente, fu un miscuglio di errori imperdonabili. Le stesse deficienze nella tecnica dell’organizzazione si riscontreranno in tutti i successivi tentativi diretti da Mazzini. La preparazione vi è sempre insufficiente, con la costante speranza che il popolo corregga, con il suo intervento, le manchevolezze delle avanguardie audaci. Ma il popolo non è una macchina automatica che scatti a volontà. [...] l’avanguar¬ per l’artemilitare.

e a

non aveva nessuna

la spedizione in Savoia ebbe un alto valore

dia armata che inizia l’insurrezione deve essere reale

immaginaria.11

e non

Tuttavia le condizioni storiche materiali determinatesi

con

l’armistizio

dell’8 settembre 1943 posero il Partito d’Azione, così come il Pei e il Psiup, di fronte a problematiche di struttura e a limiti oggettivi che fecero emergere una realtà in cui da un lato l’ipotizzato nesso unitario tra esercito regio svincolato dal fascismo e insurrezione popolare anti-tedesca trovò un

riscontro minoritario nelle

giornate dell’armistizio; dall’altro una

dif¬

ficoltà concreta (anche sul piano strettamente culturale e politico-teorico) ad organizzare una misura di lotta armata immediatamente «non conven¬ zionale» per rispondere all’occupazione nazista della capitale. Alla base del concetto stesso della Guerra di Liberazione rappresentato per parte -

azionista dalla formule

mazziniane13 14-

vi

era

l’ideadi

una

battaglia diretta,

definitivo» contro l’esercitodella Wehrmacht, in una pro¬ iezione storica e politico-militare rivolta alle insurrezioni risorgimentali

«un urto

più che Nella

finale

al

nuovo contesto

cronaca di

le 5 giornate»

13

e

-

della guerra totale

quelle giornate

e

della

tornavano reminiscenze

guerriglia partigiana:

risorgimentali

-

«rifare

alimentate da appassionati riferimenti alla stessa tradizione del

Ivi.

«Ogni guerra d’indipendenza ha da porre in moto, ad ottenere un trionfo, due elementi; il e l’irregolare, nucleo d’esercito e l’insurrezione. All’esercito provvede lo Stato all’insur¬ rezione il popolo». G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit. Introduzione alla ristampa del 1849. 14

regolare

17

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

volontariato

garibaldino

e

ripetendone, quindi, anche una complessiva subalter¬ popolo, popolo ed esercito affermava un

nità all’esercitodinastico: «Esercito e

volantino azionista del 9 settembre

-

-

1 cittadini debbono aiutare l’esercito col

sorreggerlo con il loro affetto, segnalargli le mete comuni della libertà. L’esercito sappia che ha dietro di sé, come unico blocco, il popolo italiano che

braccio,

vede in lui lo scudo del paese in quest’ora decisiva». [...] a Roma [...] nei com¬ battimenti che infuriarono fino al pomeriggio del 10 settembre, cadde l’azionista

Raffaele Persichetti, quasi il simbolo di un intervento costretto alla testimonianza all’olocausto individuale per rompere una cappa soffocante di immobilismo,

e

sprovvedutezza e viltà.15

giornate dell’8-10 settembre 1943, con lo sbando del regio esercito e l’occupazione tedesca del Paese, obbligarono l’antifa¬ scismo ad un ripensamento complessivo dell’azione armata. In contesti cittadini come quello di Roma questo aggiornamento assunse la forma della guerriglia urbana che finì, dunque, per configurarsi come Gli esiti delle

fattore di mutamento delle strutture storiche dei partiti contribuendo organi e sistemi di azione politica che concorsero a de¬

un

alla costituzione di terminare caratteri

e

peculiarità della Guerra

di Liberazione in Italia:

Bisogna esaminare con spirito critico le affermazioni secondo cui la guerra parti¬ giana disorganizza il movimento. Ogni nuova forma di lotta, accompagnata da nuovi pericoli e da nuovi sacrifici, «disorganizza» inevitabilmente le organizza¬ zioni che non vi sono preparate. Il passaggio all’agitazione ha disorganizzato i no¬ stri vecchi circoli di propagandisti. In seguito, il passaggio alle dimostrazioni ha disorganizzato i nostri comitati. In qualsiasi guerra ogni azione introduce

una certa

disorganizzazione nelle fila dei combattenti, ma non bisogna dedurne che non bi¬ sogna combattere. Bisogna dedurne che si deve imparare a combattere. E basta.16 I

partiti

antifascisti nel

quadro

di

questi

mutamenti in itinere

e

dopo

la presa d’attodi come l’idea originaria dello «scontro risolutivo»17 con i tedeschi fosse venuta meno col farsi concreto della storia, avviarono nel Paese,

e

in condizioni

particolari

a

Roma, questo complesso pro-

15

G.De Luna, Storia del Partito d‘Azione, cit., pp. 76-77. V.I.Lenin scritto apparso su «Proletari», n. 5, 30 settembre 1906 ora in Id., Opere complete, vol. XI, pp. 194-204, Editori Riuniti, Roma, 1962. 16

17

Sull’ideadello «scontro risolutivo» immaginato da tutti i partiti antifascisti vedi la testimo¬ nianza di Antonello Trombadori in «L’Unità», 7 giugno 1980, L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazisti, di Arminio Savioli.

18

Introduzione

cesso di trasformazione pur mantenendo al loro interno forme

zative visibilmente distinte

riguardo

la lotta clandestina nella

organiz¬ capitale:

GL in particolare, aveva operato [...] considerando in alternativa solo progetti insurrezionali legati all’ipotesi della «presa del potere» o, comunque, del rove¬ sciamento di

un

regime intero, privi di soluzioni operative per

una lotta contro

di occupazione; e, successivamente, da parte dei protagonisti della fase costituente del PdA, era stata scarsa l’attenzione prestata ai modelli di guerra

un esercito

partigiana effettivamente realizzati nel contesto del secondo conflitto mondiale. [...] solo attraverso un faticoso intreccio tra le istituzioni politico-militari del¬ l’antifascismo organizzato, la spontaneità del movimento partigiano e le condi¬

zioni oggettive in cui l’originalità e

la

esso

si sviluppò concretamente, finì col delinearsi

specificità dell’esperienza della Resistenza italiana.18

L’eredità storico-politica dell’azionismo, che vedeva la guerra di po¬ polo

come

il PdA

a

elemento insieme spontaneo ed educativo delle masse, portò a dare una forma organizzativa alla propria guerriglia

Roma

urbana ed alla

propria struttura clandestina incline ad una integrazione organica politica e ambito militare che invece i comunisti man¬ tennero rigorosamente distinte distaccando completamente i GAP cen¬ trali dal resto dell’organizzazione armata di massa. Giovanni Ricci, uno dei principali responsabili militari del Partito d’Azione nella capitale, ha scritto: tra sfera

gennaio l’organizzazione procede col ritmo più intenso sia nel politico. Ed è forse questo uno dei meriti maggiori del Partito d’Azione, di aver voluto sempre mantenere il più intimo contatto pos¬ Fra dicembre

e

campo militare che in quello

d’azione, dando anche all’attività militare, pur coi gravi ri¬ schi che questa importava, uno spirito di solidarietà e comprensione reciproca

sibile tra le due sfere

fra capi e gregari che un sistema più rigido non avrebbe permesso. La disciplina nasceva spontanea dal comune lavoro.19

spontaneità della guerra di popolo ed alla convinzione delle capacità politicamente educative insite all’intemo dell’esperienza della guerra per bande, traeva origine dalla radice mazziniana che il PdA mantenne come dote storica e politico-culturale: Il richiamo alla

18 19

I,

n.

G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, cit., p. 77.

G.Ricci, Azioni del Partito d Azione in «Mercurio. Mensile di politica 4, dicembre 1944, p. 260.

arte e

scienza»,

anno

19

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

popolo libero verrà agli italiani da questa [...] perché in questa guerra per bande gli animi s’educano singolarmente all’indipendenza e a quella vita attiva, potente che fa grandi i popoli. E quando ogni Italiano avrà una eredità di memorie da difendere e trasmettere ai figli [...] quando i nostri monti saranno sacri per fossa dei forti miste all’ossa del barbaro chi ardirà violarli quei monti? O Italiani!, guardate alle vostre montagne; perché su quelle stanno forza e vittoria immancabile. Guardate alle vostre montagne, perché là nelle rapide e prolungate evoluzioni delle vostre bande, nella catena di guerra che voi formerete, sta il E potenza e fiducia ed educazione di

guerra

germe della fratellanza futura.20

Questa impostazione segnerà

problematiche e destini e

comunista

a

non

profonde differenze ma anche strutture della guerriglia azionista

solo

diversi per le

Roma:

e rapporti con esponenti degli altri partiti dei rischi presentava grossi cospirativi, in quanto non si poteva esercitare sugli

l’intreccio fra attività di partito [il Pei]

altri il controllo che veniva osservato nella nostra attività di partito. Infatti i rischi maggiori venivano dai contatti con i rappresentanti degli altri partiti, colpiti da serie di arresti fin dalle prime settimane: Pertini e Saragat in ottobre, Leone Ginzburg, Manlio Rossi Doria, Stefano Siglienti in novembre.21 una

Tuttavia se da un lato l’intreccio tra sfera

nerà

politica

e

indebolimento della forma clandestina delle

militare determi¬

del PdA, favorendo una loro repressione più rapida e dura da parte della polizia politica fascista, dall’altro rimpianto di netta separazione del gappismo un

squadre

dell’organizzazione del Pei porterà come ve¬ all’emersione di altre e non meno complesse contraddizioni.

comunista dal resto dremo

-

-

In seno all’antifascismo, tuttavia, la questione della «spontaneità» nella guerra di popolo non ebbe una matrice unicamente azionista pre¬ sentandosi

come

elemento interno anche

socialiste che trovarono in

Eugenio

a

quelle

Colomi

un

correnti di

esponente

pensiero

certamente

significativo. Muovendo dalla base concettuale caratterizzata dal rapporto conflit¬ «ragione critica e fede morale» secondo Norberto Bobbio

tuale tra

20 21

20

-

G.Mazzini. Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit., p. 38. G.Amendola, op. cit., pp. 174-175.

-

Introduzione

«per un uomo come Colomi la

che da

una

dottrina

o

da

una

politica

è azione ed è azione

concezione

generale

guidata, più

della società, da

una

scelta etica».2223Colomi, che fu nello stesso tempo intellettuale, dirigente del partito socialista e uomo d’azione nella rete clandestina della Resi¬

stenza

Roma, già nel 1937 tracciò

una definizione del rapporto tra in cui spontaneità organizzazione espresse rilievi critici alle strutture del comunista e di partito rigide quello socialista sciogliendo la contrap¬ tra l’azione delle masse e quella dei partiti aH’intemo di una posizione a

e

relazione che

inquadrava

la

spontaneità

come

forma di

organizzazione:

partiti si sono sempre comportati di fronte alle masse partendo dal concetto organizzare secondo le proprie forme e i propri metodi. La spontaneità è sempre stata considerata un segno al tempo stesso di maturità delle masse e di debolezza del partito. Si sono contrapposte, come due antitesi, azione «spontanea» I nostri

di doverle

e azione «organizzata». Si è pensato troppo poco però che in ogni azione politica delle masse c’è un elemento di organizzazione magari difficilmente afferrabile, ma che è importantissimo per noi conoscere per farlo servire ai nostri scopi. Noi chiamiamo comunemente spontanea ogni azione che non sia diretta da un partito. Non ci siamo accorti che la spontaneità è una forma di organizzazione.2’

Una lettura che, rapportata al delle otto

guerriglia urbana in al¬ partigiani divisero Roma

contesto della

in cui i comandi

operative l’occupazione nazista, avrebbe rappresentato senz’altro una chiave interpretativa centrale della realtà popolare della Resistenza nella capitale. In particolare nelle aree periferiche delle borgate l’opposizione so¬ ciale e civile (composta in larga parte da proletariato e sottoproletariato urbano) mantenne sempre i suoi caratteri molecolari, difformi, contrad¬ dittori e non certo inquadrabili entro schemi rigidi, rappresentando tut¬ tavia un’espressione visibile e materiale di estraneità, refrattarietà e rifiuto del fascismo e dell’ordine nazista durante i 271 giorni di occu¬ pazione della città. cune

zone

durante

22

Così Norberto Bobbio nella sua introduzione al volume E.Colomi, Scritti, La Nuova Italia,

Firenze, 1974. 23 E.Colomi, “Laspontaneità è una forma di organizzazione”articolo pubblicato sul «Nuovo Avanti!» edizione di Parigi 12 giugno 1937 e firmato con lo pseudonimo di «Anseimi», in L.Solari, Eugenio Colomi. Ieri e sempre, Marsilio, Venezia, 1980, p. 121.

21

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

I legami, i contatti tra uomo e uomo, fra gruppo e gruppo, esistono già indipen¬ dentemente dai partiti. Sono legami di vecchia amicizia o parentela o collabora¬ zione che ogni operaio ha con altri operai, sono legami del lavoro comune, della reciproca fiducia, della consuetudine quotidiana. Lo spirito delle masse è così omogeneo che si può dire che ogni operaio, ogni borghese, ha un suo modo di

assumere informazioni, di esprimere pareri, di commentare fatti; ha insomma

un

personale ambiente politico del quale si sente sicuro, e che non vorrebbe cambiare con altri sistemi regolati e provati. [...] ma possono facilmente evol¬ suo

versi

a

forme molto più serie.24

Questo tipo di modulazione sociale appare particolarmente significa¬ perché coglie con largo anticipo alcuni aspetti affatto marginali di (i legami parentela o amicizia; la frequentazione di ambienti comuni o la consuetudine quotidiana) della formazione degli stessi reparti combat¬ tenti a Roma, come si vedrà in seguito per i casi delle formazioni socia¬ liste e azioniste nonché per gli stessi GAP centrali comunisti. tivo anche

Colomi, coautore del «Manifesto di Ventotene» nonché capo della III del Psiup a Roma ucciso dalla banda Koch, lesse anche nel rapporto

zona

tra guerra mondiale, masse popolari e guerriglia un nesso teorico ed un terreno della prassi in grado da un lato di far abbandonare al socialismo

posizioni verso

di

«generico pacifismo»

e

dall’altro di

guardare

e muovere

la trasformazione della guerra fascista in guerra rivoluzionaria:

Dovremo anche evitare ogni posizione di generico pacifismo [...] la guerra sarà tutt’unocol fascismo, sarà il suo sbocco fatale, inevitabile, e come tale noi la do¬ vremo prendere. Non opposizione alla guerra per la guerra, dunque, ma opposi¬ zione alla guerra fascista [...] questa guerra può costituire un formidabile passo in avanti verso la fine del fascismo. Opposizione alla guerra dalfintemo della guerra stessa. Essa armerà il popolo italiano [...] ci darà l’occasionedi far sentire alle masse che la loro responsabilità storica coincide col loro interesse. [...] la nostra

parola d’ordine non

deve essere pura e

semplice opposizione

alla guerra,

ma la trasformazione della guerra nella rivoluzione.25

Un’impostazione, quella di Colomi, che trovò in esponenti di primo piano del Psiup, del Pei e del PdA, come Carlo Rosselli, Pietro Nenni, 24 25

Ivi. «I problemi della guerra», articolo di Eugenio Colomi firmato con lo

pseudonimo «Agostini» pubblicato nell’agosto 1935 nell’edizione di Parigi di «Politica Socialista», L.Solari, op. cit., pp. 103-104.

22

Introduzione

Eugenio Curiel e Francesco Fancello, una condivisione di fondo sul piano dell’analisi storica, della definizione della linea dei partiti antifa¬ scisti e dell’organizzazione concreta dell’azione da sviluppare nel qua¬ dro del conflitto mondiale che avrebbe coinvolto l’Italia.26 Queste posizioni riprendevano più o meno esplicitamente il richiamo alla linea di condotta politica di stampo leninista della «trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria» che il leader bolsce¬ vico aveva espresso nell’agosto del 1915 durante la prima guerra mon¬

diale. Tuttavia sola

ipotesi dopo

bando

di

-

come

uno

il 21

ha

giustamente notato

scenario simile

Claudio Pavone

«era stata messa

giugno 1941»,27ovvero dopo

La guerra ha indubbiamente generato la crisi più

-

anche la

definitivamente al

l’attaccotedesco all’Urss:

acuta ed ha aggravato in modo

[...] tutto ciò [...] crea inevitabilmente nelle masse degli stati d’animo rivoluzionari. È nostro dovere contribuire a rendere coscienti questi stati d’animo [...] questo compito è espresso in modo giusto sol¬ tanto dalla parola d’ordinedi trasformare la guerra imperialista in guerra civile; ed ogni lotta di classe conseguente in tempo di guerra, ogni tattica di «azione di massa» seriamente applicata, conduce inevitabilmente a questo.28 inverosimile la miseria delle masse.

generale Eugenio Colomi come notò uno dei suoi allievi, Leo Solari aggiunse una dimensione soggettiva che appare al¬ trettanto significativa rispetto alla scelta della partecipazione all’azione Alla

sua

analisi

-

-

diretta ed alla Resistenza armata: Non si trattò, per quanto riguarda Colomi, di

un

bisogno di esprimere

una pre¬

potente pulsazione vitale [...] oppure di un’aspirazione a risolvere problemi esi¬ stenziali attraverso le tensioni della cospirazione e con l’immergersi nell’attività gruppo per una ricerca di rassicurazione dall’operare «insieme». [...]

di

In Colomi l’azione doveva bensì concepirsi come il modo di testimoniare a sé stessi prima che agli altri le proprie convinzioni, di creare ciò in cui si crede, di completare la «conoscenza» saldandola con la volontà, di essere, insomma, in¬

teramente se stessi.29

26

Per gli interventi di Rosselli, Nenni, Curiel e Fancello cfr. C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino, 1994, pp. 66-69. 27 Ibidem, p. 306. 2* V.l.Lenin, Il socialismo e la guerra, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 30-31. 29 L.Solari, op. cit., p. 74.

23

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Una lettura

d’insieme, quella dell’intellettuale socialista, che

se com¬

quella parata dirigenti gappismo comunista, Franco Calamandrei, evidenzia tratti caratteriali soggettivi diversi che pure confluirono all’intemodi un perimetro storico-temporale comune, quello dei nove mesi della guerriglia a Roma. di

con

uno

Nei suoi appunti per

maginando

dei

di rilievo del

sulla Resistenza Calamandrei, im¬ gappista, descrive il rapporto critico

un romanzo

altro

dialogo oggettiva della guerriglia urbana e misura soggettiva del guerrigliero che la pratica. È lungo questo delicato crinale (quello che lo porterà ad uccidere «a sangue freddo» il nemico) che si muove in ul¬ tima istanza il partigiano, il cui sforzo riflessivo ed esistenziale si ma¬ nifesta come la ricerca di una ragione di senso complessivo ad un evento che rappresenta un trauma ed una rottura preminentemente individuale sul piano umano: un

con un

tra dimensione

perché hai ucciso quell’uomo? Perché gli hai sparato? E perché hai fatto tutto quello che stai facendo? Tu lo fai [...] per partecipare, per intervenire. Lo fai cioè per uscire da una condizione di indifferenza, di astrazione, di non intervento

giudichi, e che è, colpevole. Lo fai insomma per salvarti, per salvare la tua anima. Lo fai insomma per combattere c uccidere il male non già in quanto è ne¬ mico di tutti gli uomini c di te in mezzo a loro, ma in quanto è in te stesso [...]

che

lo fai per distruggere il male non già in quanto sorte comune, ma in quanto tua sorte. [...] In questo senso tu sei interessato. [...] Tu lotti da solo, contro il tuo peccato particolare, per darti la condizione di uomo.10

Sull’idea, sul rapporto

e

suH’immagine del

nemico Rosario Bentive-

gna ha scritto parole capaci di esprimere un piano personale che tuttavia pare ben rappresentare la sostanza del portato valoriale partigiano ri¬ spetto al rapporto con «l’altro». Nonostante la brutalità del conflitto bel¬ lico e le lacerazioni della guerra civile un uomo della Resistenza, un gappista, un guerrigliero urbano «irregolare» mantiene lucidità e forza

d’animo per umana

non

disconoscere al fascista

o

al soldato tedesco un’identità

individuale, rifuggendo da figurazioni evocative

o

da

espedienti

,0 F.Calamandrei, La vita indivisibile. Diaro 1941-1947, Editori Riuniti, Roma. 1984. pp. 243244. Una comparazione suggestiva e differenziale tra Calamandrei e Colomi si riscontra anche

sul tema del rischio della morte per un

op. cit.. p. 76

24

partigiano impegnato nella lotta clandestina. Cfr. L.Solari,

e F.Calamandrei, op. cit., p. 244.

Introduzione

letterari

propri più

delle narrazioni del

dopoguerra

che

non

dei

lunghi

mesi in cui si combattè sul campo: Non ho mai condiviso Uomini mici,

ma

e no

di Elio Vittorini. Consideravo i fascisti ne¬

vedevo in loro anche uomini che

potuto portare nel mio campo [...]

fetti, pensieri

e

una

e alle loro

sensazioni, in grande misura

diversa serie di eventi avrebbe

spalle vedevo donne, bambini, af¬

non diversi dai

miei.31

È possibile rilevare in queste righe un affrancamento sostanziale da quella nozione del «nemico assoluto» che Cari Schmitt associa alla fi¬ gura del partigiano secondo l’interpretazione degli scritti di Lenin del 1906 sulla guerriglia: Lenin ha trasferito sul piano politico il fulcro concettuale della guerra. Vale a dire la distinzione tra amico e nemico. [...] in quanto rivoluzionario di professione

della guerra civile mondiale [...] fece del In

vero

questa dimensione il partigiano,

nemico il nemico assoluto.32

attraverso

l’irregolarità della

sua

azione militare concreta, avrebbe svolto la funzione di detonatore del processo di costruzione del nemico assoluto: La guerra dell’inimicizia assoluta non conosce alcuna limitazione. [...] La sola questione è dunque questa: esiste un nemico assoluto [...] l’avversariodi classe. [...] la sua [di Lenin] comprensione del partigiano si fonda sul fatto che quest’ul¬

timo [...] è dunque chiamato

a

realizzare la vera inimicizia. [...] l’irregolarità

della lotta di classe mette in discussione non soltanto struzione dell’ordinamento

politico

un

quadro

un

piano. Bensì l’intera co¬

sociale.33

della seconda guerra mondiale storico di riferimento «curiosamente»34 assente nella Teo¬

Tuttavia si deve notare come

sia

e

quello

ria del partigiano schmittiana. Il ruolo sistenza

e

non

le funzioni del

del «nemico assoluto»,

1111

32

partigiano

e

della

sembrano coincidere tout court nemmeno

guerriglia

con

quando questo

durante la Re¬

la nozione determinata si incarni nel nazismo.

R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù. Einaudi, Torino, 2011,

p. 233.

C.Schmitt, op. cit., p. 129.

33 C.Schmitt, op. cit., pp. 74-75. 34 Cfr. la post-fazione di Franco Volpi

alla Teoria del partigiano nell’edizioneAdelphi, cit. p. 170.

25

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Al contrario la stare

proprio

categoria

della «inimicizia totale» sembra

alla dottrina

politica

ed alla

pratica

statale

potersi e

III Reich, caratterizzate dalle politiche razziali di sterminio da e dalla guerra ai civili dall’altro.35 Su questo assume una

produrre

piano

analitico anche la

valenza ed

una

un

profilo

acco¬

militare del un

lato

questione della violenza partigiana

storico-identitario che finiscono col

differenziazione di fondo del valore da attribuire al

signi¬

ficato dell’usodella forza all’intemodelle dimensioni duali regolare/ir-

regolare; legale/illegale; legittimo/illegittimo: La grande differenza di valore simbolico che ha la violenza esercitata dagli uo¬ mini della Resistenza rispetto a quella praticata dagli eserciti e dai corpi di polizia

regolarmente costituiti discende dalla violenza.15 16

rottura

del

monopolio statale della

monopolio della forza che per sua natura produce una grammatica delegittimante da parte degli eserciti occupanti e che se sul piano semantico richiama la differenza tra soldato in divisa e combat¬ tente in abiti civili su quello storico deve essere collocato nel quadro della guerra totale e della guerra ai civili di cui gli stessi eserciti nazi¬ fascisti si resero unici protagonisti: Una rottura del

I comandi tedeschi definirono i

[...]

e “franchitiratori” partigiani “ribelli”, “irregolari”

certo combattevamo alla macchia contro un nemico in uniforme e non por¬

segni fissi e riconoscibili a distanza, come voleva regolamento della guerra terrestre, fissato all’Aja nel 1907. Ma quel trattato era stato scritto in un’epoca in cui a fronteggiarsi erano solo gli eserciti, sui campi di battaglia, senza alcun coinvolgimento delle popo¬ lazioni civili, come avveniva nella “guerratotale”.17 tando apertamente le armi o una vecchia clausola del

15 Per una critica di fondo all’elaborazionedi Schmitt su questo aspetto cfr. C.Pavone, op. cit., in particolare pp. 124-125; 206. Sottolinea Pavone: «Altezza di impegno etico e rischio totalizzante convivevano dunque nella guerra partigiana condotta contro un nemico il fascismo e il nazismo -

-

che aveva tutti i requisiti per essere qualificato come nemico totale. Si sono fatti notare il carattere disumano che assume il nemico visto nella prospettiva di annientamento e la disumanità che in tal modo esso tende a riverberare su chi, proprio per quel suo carattere, gli si oppone. [...] da questo groviglio non si può uscire invocando una rigorosa autonomia del politico, nel cui ambito la guerra dovrebbe essere circoscritta», ibidem, p. 423.

26

16

C.Pavone, op. cit., p. 415.

17

R.Bentivegna, op. cit., p. 109.

Introduzione

Peraltro, pur all’interno della consapevolezza di combattere in

un

di guerra totale, il visibile portato critico e lacerante delle azioni di eliminazione del nemico da parte dei partigiani mantenne evi¬ contesto

dente la lontananza del concetto schmittiano della inimicizia assoluta. Una distanza valoriale emersa nella realtà concreta della

chiamata

più

guerriglia

e

volte ed in modo diretto dai membri dei GAP centrali

ri¬

co¬

munisti di Roma

e dagli stessi dirigenti del Pci. Giorgio Amendola a rappresentare, in chiave anti-retorica, le remore umane ed i travagli interiori del ristretto numero di gappisti a cui fu demandato l’incarico di colpire il nemico:

È stato

Colpire il tedesco anche individualmente

era

più facile

a

dirsi che

a

farsi. Mi ri¬

cordo i primi tentativi difficili. Vidi un compagno (non importa il nome) tornare tutto avvilito da un’azione: era arrivato vicino a un tedesco, il viale era vuoto, si

poteva sparare

senza eccessivi

pericoli,

ma

aH’ultimo momento il dito si era fer¬

mato sul grilletto. È difficile, mi disse, uccidere non si conosce.18

a sangue

freddo

un uomo che

Ancora più esplicito Bentivegna quando, in un’altra riflessione sul¬ l’esperienza umana della guerriglia, segna una distanza netta dal con¬ cetto del «nemico assoluto» come motore dell’azione partigiana, individuando al contrario la spinta alla lotta armata in quella che il gap¬ pista romano definisce l’etica della responsabilità: La guerra fatta sul serio la porti dentro come una sporcizia, per sempre. [...] tutte le volte che ho dovuto sparare ho avuto voglia di tirarmi indietro. Perché affron¬ tarsi uomo

colui che

a uomo

avevo

è duro, ed è inutile dirsi: “èun tedesco”o “èun fascista”; in

davanti, anche

se era il

nemico,

non

potevo fare

a meno

di ritro¬

vare parte della mia umanità. [...] eppure da quella lotta non mi sono mai tirato indietro. La nostra etica della responsabilità derivava dalla convinzione di dover lottare per ristabilire la libertà che ci avevano tolto.19

esperienze concrete e le evidenti operatività nella guerriglia urbana, cioè

Attraverso le mento ed

di tedeschi

e

fascisti, i caratteri del gappismo

58

G.Amendola, op. cit., p. 225.

19

R.Bentivegna, op. cit., p. 97.

difficoltà di recluta¬

l’eliminazione fisica

romano

comunista (ovvero

27

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

quelle formazioni combattenti concettualmente connesse con l’ideo¬ logia di matrice leninista e dunque secondo Schmitt espressione or¬ ganica della dimensione del «nemico assoluto») evidenziano come la concezione della «inimicizia totale» trovi profonde difficoltà ad essere intesa come la dorsale interpretativa fondamentale dell’agire di quei re¬ parti partigiani.40 D’altra parte è evidente come con il disconoscimento e la delegitti¬ mazione dei partigiani in quanto combattenti e la brutalizzazione della popolazione civile fossero i nazisti, cioè un esercito «regolare», ad ap¬ plicare il concetto schmittiano alla loro metodologia di condotta bellica. di

-

-

Ciò

non

vuol dire

logiche che

mossero

non

riconoscere la forza delle basi ideali ed ideo¬

il movimento della Resistenza nella

sua

espres¬

significa non vincolarne esclusivamente il carattere ad un canone totalizzante come quello del «nemico assoluto» che, in ultima istanza, rischia di semplificarne la complessità, escludendo dalla sua analisi i particolarismi, le peculiarità e le differenze sociali, culturali, geografiche e individuali dei singoli combattenti. Il tema dirimente dell’usodella violenza era questione centrale della riflessione politica e della organizzazione concreta e materiale della guerriglia partigiana e richiamava una convergenza di analisi, in termini di lungo periodo, sul ruolo e sulla funzione del movimento operaio in relazione all’uso organizzato e sistematico della forza come misura fon¬ damentale del conflitto politico.41 Le difficoltà e le remore nello spostare la linea della lotta politica an¬ tifascista sul piano del conflitto armato erano state un punto di contrad¬ sione armata

ma

dizione che Pietro Secchia dell’azione del movimento Il

aveva

operaio

dirigente comunista aveva

ratori italiani

una

indicato

sufficiente

come uno

nella fase di

sottolineato

dei limiti centrali

sviluppo

come non

del fascismo.

esistesse «tra i lavo¬

preparazione mentale, psicologica

e

ideale

4U Lo stesso Bentivegna nelle sue memorie racconta di un episodio accaduto sui Monti Prenestini nella zona di Palestrina in cui i partigiani dopo una strage di civili perpetrata dai nazisti ave¬ vano pensato di fucilare dei loro prigionieri tedeschi per una contro-rappresaglia. Bentivegna si

oppose alla fucilazione e dopo un duro scontro interno venne stabilito di non uccidere i militari della Wehrmacht. Cfr. Ibidem, pp. 172-173. 41

Sul punto cfr. S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza, Einaudi, Torino, 2014,

pp. 54-62.

28

Introduzione

alla lotta armata» e come ciò fosse dovuto all’assenza «nel sua stessa

avanguardia

in ultima istanza,

popolo e nella

di tradizioni insurrezionali». Questo stato di fatto,

«aveva

43Secchia riprendeva in

pesato anche negli anni 1921-1922».42

sostanza

gli

elementi analitici di fondo

all’intemo della riflessione di Angelo Tasca sulla nascita del fascismo in Italia: La rapidità e l’ampiezza del crollo del «sistema» socialista, sistema aveva basi antiche e solide, non si

e

presenti

l’avvento

in regioni ove questo

spiega però interamente

con le cause

notate fino ad ora.

Bisogna aggiungervi

ancora il carattere militare dell’offensiva

fascista, che le

as¬

superiorità indiscutibile, poiché porta la lotta su di un l’avversario, potente e superiore sotto tanti riguardi, non ha alcuna

sicura, fin dagli inizi

una

piano, su cui seria preparazione. L’offensivafascista prende subito sionante il carattere di una guerra di movimento.41

Alla

tolineò

vigilia della guerra (il suo proprio attraverso la

come

il fascismo fosse riuscito ad

superiorità

crescendo impres¬

scritto è del 1938),

Angelo Tasca sot¬ guerriglia mobile operaio un’immensa

modulazione di una

avere

sul movimento

tramite le

zione basate sposto da

e con un

un

«sue possibilità di spostamento e di concentra¬ tattica militare». In questo quadro il combinato di¬ lato dei caratteri dell’aggressione fascista e dall’altrodella su una

pressoché totale assenza di attitudine militare nel movimento operaio italiano, avevano determinato la rapida affermazione dello squadrismo: Trenta, cinquanta fascisti armati sono, in ciascun paese, al momento in cui arri¬ vano, più forti dei lavoratori locali. 1 fascisti sono quasi tutti degli arditi e degli ex combattenti, guidati da ufficiali; sono spesso trapiantati, come lo si è al fronte, e possono vivere ovunque. I lavo¬ ratori, al contrario, si agglomerano intorno alla Casa del Popolo [...] sono legati alla loro terra [...] questa situazione lascia al nemico tutte le superiorità: quella della offensiva sulla difensiva, quella della guerra di movimento sulla guerra di sono ancora, da parte dei lavoratori, altre inferiorità psicologiche il militante [...] operaio per il solo fatto di tirar fuori la rivoltella dalla sua tasca

posizione. [...] vi

si pone e si sente fuori della legge [...] il fascista invece si sente protetto, è sicuro dell’impunità anche quando uccide e incendia.44

42

Per le considerazioni di Secchia cfr. S.Peli, op. cit., p. 55.

43

A.Tasca, Nascita e avvento Ibidem, pp. 222-223.

44

del

fascismo, La Nuova Italia, Firenze, 2002, p. 220.

29

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Da

questo punto di vista, pur dovendo

biamo accennato, la Resistenza

attraversare le difficoltà cui ab¬

rappresentò

anche

questo tipo di retaggio del movimento operaio modificando le forme tradizionali di espressione dei soggetti sociali ed individuali attraverso un principio di radicalizzazione dell’azione pubblica

una rottura

connessa con

con

l’azione armata.

A rappresentare questo passaggio dirimente saranno, per ciò che con¬ cerne il contesto di Roma, di nuovo le esperienze di gappisti «borghesi» Franco Calamandrei:

come

Dopo che avrà ucciso [il gappista] proverà un sapore di vittoria su

anche

Ha incominciato

a

se stesso,

perché,

vincere il peccato dentro di sé. vincere la lacerazione del dolore che è nella vita, è incominciato

se non se ne rende conto, ha

incominciato

a

ad entrare nella vita [...] poi gli risalirà nell’animo l’angoscia che lo ha preso subito dopo l’uccisione, il frastuono, le grida, lo scompiglio, la lacerazione. Ed il suo or¬

ormai fatto più forte dell’immaginazione, del sapore conosciuto, insorgerà più stringente di fronte ai gesti futuri. Tutto questo perché non viene mai alla coscienza come stiano le cose. Solo in fondo capirà tutto, e allora sarà liberato.-45 rore

La

guerriglia

urbana di Roma,

tivazione ideale ed non

con

la

sua

ideologica rappresentò

prassi specifica

un

e

la

sua mo¬

elemento di rottura storica

solo all’interno del movimento comunista

e

socialista italiano

ma

anche nel rapporto tra le istituzioni monarchiche dello Stato e quella parte della popolazione che partecipò alla Resistenza armandosi, soste¬ nendo

gli

armati

o

consentendo loro di vivere

e

muoversi nei diversi

contesti cittadini. La lotta armata

«irregolare» dispose

conflittuale ed incompatibile

con

un

rapporto necessariamente

la monarchia.

Quest’ultima se

sul

al fianco delle truppe Alleate contro i nazifascisti dall’altro, attraverso l’attendismo particolarmente presente a Roma, non accettò mai pienamente la prassi della guerriglia

piano generale, dopo l’armistizio, operò

partigiana evidenziando in questo modo un fattore già storica¬ mente individuato, proprio per il caso italiano, da Friedrich Engels a proposito del conflitto con l’Austria del 1848-49: urbana

Un popolo che vuole conquistarsi la

dei mezzi militari

4545

30

consueti.

F.Calamandrei, op. cit., p. 245.

sua

indipendenza

non

può limitarsi all’uso

Introduzione

guerriglia ovunque, questo è l’unico piccolo popolo potrà fronteggiare vittoriosamente un nemico superiore. [...] la rivolta in massa, l’insurrezione generale del popolo sono mezzi Insurrezione di massa, guerra rivoluzionaria,

mezzo con cui un

dal cui impiego la monarchia rifugge. Sono mezzi di cui solo la repubblica può valersi [...] Sono mezzi la cui applicazione presuppone generalmente il terrorismo rivoluzionario;

Lo

e

dove mai è esistito

un monarca che

potrebbe decidersi

a

questo?46

questione militare aveva menzionato i casi dei conflitti e delle guerriglie in strada del 1848 (tra gli esempi eroici ma perdenti di scontri sulle barricate citava quelli di Parigi nel giugno 1848; di Vienna nell’ottobre 1848 e di Dresda del mag¬ gio 1849) sottolineando la non ripetibilità di tale esperienza, intesa come scontro aperto tra forze regolari dell’esercito e gruppi di insorti. Ciò si collocava entro la riflessione sullo sviluppo dei rapporti di relazione nelle società moderne rispetto all’introduzione del suffragio universale. Quest’ultimo modificava (in senso progressivo e vantaggioso per le classi popolari) il quadro di riferimento politico, economico e sociale in cui il proletariato veniva collocato, mutando anche alcune forme dello stesso conflitto di classe che trovava espressione nell’ambito della de¬ mocrazia rappresentativa borghese.47 Queste considerazioni di Engels appaiono a Schmitt come un elemento a cui «un certo revisionismo po¬ stesso

Engels

trebbe richiamarsi»

nei suoi scritti dedicati alla

e su

questo punto si opererebbe

una rottura con

Lenin

che invece (considerando «inevitabile il ricorso alla violenza e a sangui¬ nose guerre rivoluzionarie sia civili che interstatuali») «fu il primo a ve¬ dere nel

partigiano

una

figura

decisiva della guerra civile nazionale ed oggettivamente molto stretto il

intemazionale».48 Tuttavia, pur essendo nesso

guerra civile-rivoluzione,

proprio Lenin,

nell’ambito della

pole-

46 F.Engels, La sconfìtta dei piemontesi, «Neue Rheinische Zeitung» 31 marzo, 1 -4 aprile 1849 in W.Hahlweg. Storia della guerriglia. Tattica e strategia della guerra senza fronti, Feltrinelli. Milano, p. 99. 47 F.Engels, «Barricade Tactics» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 68-69, 48

Riferendosi al citato articolo di Lenin

su

«Proletari» del 30 settembre 1906, Schmitt scrive:

«Lo scritto di Lenin sul partigiano affronta il tema della tattica da adottare nella guerra civile per il socialismo e si oppone all’idea, allora molto diffusa tra i socialdemocratici, che la rivoluzione

proletaria, in quanto movimento di

giunto il

suo scopo per forza

paesi della democrazia parlamentare avrebbe rag¬ quindi il metodo del ricorso alla violenza era ormai

massa, nei

propria,

e che

sorpassato», C.Schmitt, op. cit., pp. 71-72.

31

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Kautsky sul sostegno nazionalista da dare o meno al governo russo nel quadro della prima guerra mondiale, si era curato di precisare i termini ed il senso che distinguevano a suo giudizio mica con Plekhanov e

-

-

guerra borghese-progressista e di liberazione nazionale da una guerra imperialista, richiamando la «deformazione» che i cosiddetti «socialsciovinisti» avevano fatto delle parole di Marx ed Engels.49 Su questo punto lo stesso obiettivo strategico del Pei in Italia durante la Resistenza era stato chiarito in modo esplicito dalla dirigenza comu¬ nista e richiamato con costanza dallo stesso Togliatti: una

Ricordarsi sempre che l’insurrezione che noi vogliamo non ha lo scopo porre trasformazioni sociali e politiche in senso socialista o comunista come scopo la

Il una

liberazione nazionale

e la

di im¬ ma ha

distruzione del fascismo.50

in

segretario del Pei, che guardava all’ingresso del proprio partito politica italiana rinnovata ed incentrata sulla democrazia

di

società

massa, sembrava portare a sintesi elementi colti da un lato dall’analisi di Engels sulle possibilità conferite al movimento operaio dal suffragio uni¬ versale

e dall’altrodalla concezione della guerra di liberazione nazionale menzionata dallo stesso Lenin. Per sconfessare le spinte nazionaliste dei

partiti socialdemocratici russi e distinguere il senso del nazionalismo da quello delle guerre di liberazione nazionale il capo bolscevico aveva por¬ tato l’esempio di alcuni paesi come la Cina o l’India in cui: Si è sviluppata, nel

di decine

corso

degli ultimi decenni,

una

politica di risveglio nazionale

centinaia di milioni di uomini, di liberazione dall’oppressione delle «grandi» potenze reazionarie. Su questo terreno storico, una guerra può essere anche oggi borghese-progressiva, di liberazione nazionale.51 e

Come aveva immaginato Eugenio Colomi da Parigi nel 1935, in Italia la trasformazione della guerra fascista in Guerra di Liberazione aveva aperto la possibilità di un «risveglio nazionale» delle masse e i dirigenti

antifascisti,

32

che

non

si

erano

schierati per

«senso

nazionalista»

con

w

V.l.Lenin, Il socialismo

5U

Appello di «Ercoli» (Paimiro Togliatti) del 5 agosto 1944 in S.Peli, op. cit., p. 116.

51

V.l.Lenin, Il socialismo

e la guerra,

e la guerra,

cit, pp. 24-25. cit., p.20.

il

re-

Introduzione

italiano nella guerra al fianco di Hitler, si posero alla guida del mo¬ vimento armato della Resistenza che divenne perciò stesso l’innescodi un

girne

processo storico

riglia)

liberazione contro il tedesco In questo

la guer¬ la guerra di

(da qui l’urgenza di avviarlo sul piano fattuale con

di affrancamento dall’eredità fascista concretatosi

quadro

e con

quella

civile contro i

con

repubblichini.

l’obiettivo strategico unitario dichiarato fin dall’ini¬

zio dalle forze della sinistra fu la rottura sistemica, in chiave democratica, degli equilibri politico-sociali esistenti in Italia (argomento a parte quello

dell’assetto istituzionale) sia prima che durante il regime di Mussolini. La questione dell’insurrezione rappresentò il tema all’ordine del

giorno per tutte le forze antifasciste, sia per quelle che vi si opponevano (De, liberali, monarchici) sia per quelle che la indicavano come approdo storico-politico necessario alla segnatura di una linea di faglia col pas¬ sato fascista ed alla proposizione di nuovi soggetti (i partiti organizzati di massa) alla guida dello Stato democratico. Il nesso tra guerra di liberazione nazionale e insurrezione popolare non era certo nuovo

razione principale

pubblicane

e

nel 1943 e, come noto, aveva rappresentato l’aspi¬ la tendenza innovatrice delle forze progressiste re¬

durante il

Per parte azionista,

Risorgimento. e non

solo, il

contesto del 1943-1945 tornò a ren¬

irregolare

dere visibili le evocazioni mazziniane della «guerra

bande» di fronte ad

un

per

esercito straniero occupante:

è d’uopo ricorrere ad un altro metodo di guerra [...] è d’uopo sia metodo che uti¬ lizzi e somministri una via d’attività a tutti gli elementi, a tutte le forze che la na¬ zione insorta racchiude [...] che condanni all’inutilità una parte delle forze nemiche, costringa l’altraad ordini nuovi che tragga il nemico sovra un terreno -

insolito [...] che sopravviva ad una e più disfatte, ad uno o più tradimenti che non richieda abitudini lunghe di milizia ed esperienza di molte battaglie, che non -

dipendere da un errore la causa che legittimi fin la fuga, e non la converta disperazione, ma in arte che non trascini seco la necessità d’un vasto e regolare materiale di guerra che giovi all’esercito e se ne giovi, ma non ne dipenda e non ne faccia condizione della propria esistenza che s’aiuti di faccia

in terrore o

-

-

-

tutto, con tutto, e per tutti, s’alimenti da se, cada, risorga, e si perpetui sino al giorno in che cessino l’armi. Questo metodo esiste [...] è la guerra d’insurrezione per bande.52

52

G.Mazzini, Della guerra d'insurrezione conveniente in Italia, cit., pp. 20-21.

33

Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944

Eugenio Colomi,

Dal canto suo

esplicitamente tere che lazioni

ne

con

il

successo

nel novembre 1943, aveva connesso dell’insurrezionein Italia con l’assettodi po¬

sarebbe potuto conseguire anche i vincitori Alleati:

Il problema del potere

(benché naturalmente

non si

rispetto

alle successive

re¬

deve porre nella forma: monarchia

non si possa

partecipare al potere

con la

o repubblica monarchia) ma

nella forma: la partecipazione al potere ci offrirà i mezzi per condurre con mano ferma il nostro Paese nella crisi europea che si aprirà con la caduta della Germa¬ nia? [...] il potere sotto occupazione inglese significherebbe necessariamente fare la politica dell’Inghilterra [...] Ricordiamoci che l’unica carta in mano ai Paesi vinti è la carta insurrezionale; è questa che dobbiamo prepararci

Il

tema in realtà si

vista militare

ma

a

giocare.51

presentò assai complesso non solo dal punto di quello politico. Prima di tutto per l’opposi¬

anche da

fronte anti-insurrezionale (partiti antifascisti mode¬ rati, monarchia, Vaticano e Alleati) e poi per le visioni non sempre simmetriche e convergenti delle stesse forze della sinistra del CLN. zione di

un

ampio

L’insurrezione poneva

un

problema

anche

di natura militare nella

sua con¬

di direzione

organizzazione soprattutto questione politica e di finalità del movimento popolare rispetto agli obiettivi pre¬ fissati da raggiungere. Anche in questo caso le differenze storiche delle ma

creta

matrici antifasciste Tasca

aveva

fattore militare

già

non

e

rappresentavano

sottolineato

non

una

bastasse

a

un

elemento secondario.

il solo processo d’impianto del rendere comprensibile la natura delle come

questioni di fondo dell’urtostorico con il fascismo e che fosse indispen¬ sabile, per non ripetere gli errori del passato, chiarificarne il senso e la direzione politica: Ma il fattore militare del successo fascista è diventato decisivo nella misura in

operaia, il movimento socialista hanno perduto la partita sul terreno avvenimenti che vanno dalla seconda metà del 1921 all'ottobre 1922 Gli politico. dimostrano ancor più chiaramente che l’inferiorità militare della classe operaia italiana è stata la conseguenza di un’inferiorità politica, dovuta all’atmosfera «massimalista nella quale essa era immersa». L’azione fascista è stata, molto cui la classe

51

E.Colomi. «Lettera agli amici federalisti in Svizzera» firmata gelo» novembre 1943, in L.Solari, op. cit., p. 155

34

con lo

pseudonimo di

«An¬

Introduzione

prima delle grandi adunate, un’azionedi squadre di piccoli gruppi, di quel genere di azioni a cui gli arditi si erano allenati facendo il servizio di pattuglia al fronte [...] l’impotenza a tradursi sul piano politico condannava fin dall’inizio l’azione armata della classe operaia, anche se essa avesse potuto organizzarsi, e se tale impotenza, a sua volta, non le avesse impedito di organizzarsi.5-4

Le modalità della direzione politica dello stesso processo risorgimen¬ tale furono al centro della riflessione di Antonio Gramsci che nei Qua¬ derni

non

lesinò rilievi critici al Partito d’Azione

e

a

Mazzini.54 55

Interrogandosi su caratteri e senso politico dei termini concettuali di «guerra di posizione» (associata alla «rivoluzione passiva») e «guerra manovrata» (associata all’iniziativa popolare) in relazione al Risorgi¬ mento

italiano, il fondatore del PCd’I comparava la condotta di Cavour

rapportandola al necessario principio di storico e all’opportunità di una sua interpretazione quei dirigenti: e

Mazzini

realtà del momento di fondo da parte di

Un problema è questo: nella lotta Cavour-Mazzini, in cui Cavour è l’esponente della rivoluzione passiva-guerra di posizione e Mazzini dell’iniziativa popolare-

guerra 54

manovrata non sono

indispensabili ambedue nella

stessa

precisa misura?

A.Tasca, op. cit., pp. 223-224.

55

Gramsci sviluppa considerazioni analitiche molto critiche sul rapporto politicamente subal¬ terno tra Cavour e Mazzini: «Tra il Partito d’Azionee il Partito moderato quale rappresentò le ef¬ fettive «forze soggettive» del Risorgimento? Certo il Partito moderato, e appunto perché ebbe consapevolezza del compito anche del Partito d’Azione. Per questa sua consapevolezza la sua «soggettività» era di una qualità superiore e più decisiva. Nell’espressione, sia pure da sergente maggiore di Vittorio Emanuele II: “IlPartito d’Azione l’abbiamo in tasca”c’è più senso storico¬

politico che in tutto Mazzini». A.Gramsci, Quaderni del carcere, quaderni 12-29 (1932-1935), edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino, vol. Ili, p. 1782. La

stessa misura critica viene espressa da matrici culturali diverse. Scrive Alfredo Oriani

[...] dava al problema italiano un’irresistibile popolarità [...] il conte Cavour, oppu¬ spinta talvolta alla perversità il partito rivoluzionario, persuadeva i governi dell’attitudine degli italiani ad un ordinato vivere politico, compatibile con gli interessi dinastici dominanti in Europa. L’opposizione rivoluzionaria doveva, dunque, vedere fatalmente nel Pie¬ monte il maggiore nemico. La gloria conquistata dal Piemonte nella guerra di Crimea stabiliva la sua egemonia sull’Italia». A.Oriani, La lotta politica in Italia, Universale Cappelli, San Casciano, 1969, p. 193. In ultimo, nelle pagine dedicate all’Italia, Karl Marx scrive:«In quanto al suo valore politico la questione è diversa. Da parte mia penso che Mazzini sbagli tanto nell’opinione che ha del popolo piemontese, quanto nei suoi sogni di una rivoluzione italiana, la quale, secondo lui, dovrebbe attuarsi non già grazie alle possibilità favorevoli che offrono le complicazioni europee [la guerra di Crimea ndr], ma grazie all’azione individuale di cospiratori italiani che agiscano di sorpresa». Cfr. K.Marx-F.Engels, Opere, XII, p. 537. «Se Mazzini

gnando

con destrezza

35

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

bisogna tener conto che Cavour era consapevole del suo compito [...] in quanto comprendeva il compito di Mazzini, Mazzini non pare fosse consape¬ vole del suo e di quello del Cavour; se invece Mazzini avesse avuto tale consa¬ pevolezza, cioè fosse stato un poco realista e non un apostolo illuminato [...] l’equilibrio risultante dal confluire delle due attività sarebbe stato diverso, più Tuttavia

favorevole al mazzinianesimo: cioè lo Stato italiano si sarebbe costituito meno arretrate e

su

basi

più moderne.56

Si può rilevare che nelle condizioni storiche successive all’8settembre 1943 il Pei si sia attestato su una posizione attinente alle riflessioni gram¬ sciane attraverso: la con una

politica della «svolta di Salerno» rispetto al rapporto la monarchia; la linea dell’unitàdel CLN, in cui i comunisti svolsero funzione «mediana» tra le posizioni moderate della De e del Pii e del PdA

quelle «intransigenti»

e

del

Psiup;

la

priorità conferita all’orga¬

nizzazione della lotta armata, che consentiva al Pei l’esercizio di un’in¬ fluenza politica egemonica basata sulla forza reale delle sue formazioni

partigiane;

il richiamo continuo della Resistenza

razione, il cui carattere avrebbe conferito al Pei

come

una

Guerra di Libe¬

funzione nazionale.

Questa linea di «pragmatismo radicale» guardava, appunto, alla co¬ struzione di un assetto più avanzato dell’ordinamento statale ed istitu¬ zionale del Paese come

recuperando però l’esperienzadegli

raccomandato dallo stesso Gramsci

zioni: «Poiché in

ogni

di scienza

e

se non

di arte

errori del passato, sue considera¬

chiosa delle

evento storico si verificano

zioni simili, è da vedere

generale

a

quasi sempre situa¬ qualche principio

si possa trarre da ciò

politica».57

Sulla base delle condizioni storiche

oggettive,

determinate dall’oc¬

cupazione tedesca del Paese, l’azionedel Pei cercò di sostanziarsi nella guerriglia e nella lotta di liberazione nazionale. La linea unitaria promossa

e

praticata

dai vertici comunisti mirò

a

portare sul terreno, per loro «impervio», della Resistenza anche le forze conservatrici, onde determinare uno spostamento complessivo dell’asse

A.Gramsci. Quaderni del carcere. cit.. vol. III. p. 1767. Gramsci toma più volte sulla que¬ stione della direzione politica del processo risorgimentale sviluppando un’analisi critica dell’ope¬ rato di Mazzini. Sul problema delle «piazze d’armi per radunate organiche» cfr. pp. 1772-1773; sul problema dell’assenza, per il Partito d’Azione, di una classe sociale specifica di riferimento

sulla quale poggiare la propria iniziativa politica cfr. p. 2010. 57

36

Ivi.

Introduzione

degli equilibri politici nazionali e del contesto, per cui: a) i guerriglieri «irregolari» combattevano sullo stesso fronte militare del regio esercito «regolare»; b) i tedeschi erano occupatori stranieri; c) i fascisti erano niente di più che collaborazionisti dell’invasore. I partigiani diventavano così, in una grammatica nazista semanticamente rovesciata, i «comunisti badogliani»58 ovvero i banditi comunisti del governo monarchico legittimo. Ho sempre rivendicato con orgoglio di aver intitolato al patriota Carlo Pisacane [... ] il G AP affidatomi dal comando delle Brigate Garibaldi [... ] e di essere stato dai nazisti che definirono i miei compagni e me “criminalicomunisti “insultato” badogliani”.Queste sigle sarebbero bastate, credo, a riportare alla mente dei troppi smemorati che l’unitànazionale antifascista è sempre stata alla base della

politica del Pci.59 La guerriglia

e

«irregolare» di popolo si sarebbero configurate, partiti antifascisti organizzati, come fonte di legit¬

la lotta

sotto la direzione dei

nuovo assetto di potere statale nazionale secondo un processo storico individuato, per ciò che riguardava la cultura e la matrice politica comunista, da Engels già nella Prussia in guerra con la Francia nel 1813:

timità del

II fatto che noi sentimmo la perdita del mammo senza

gemmo

a

aspettare il grazioso

porsi alla

e

patrimonio nazionale, che ci ar¬ principi, e anzi li costrin¬

nostra testa, insomma il fatto che per un momento noi ci

costituimmo come fonte del potere

più alta

sacro

consenso dei nostri

statale,

come

popolo

sovrano:

questa fu la

significativa conquista di quegli anni.60

La funzione della guerriglia

a

Roma nella

prospettiva

dell’insurre-

zione plasmò la guerra condotta dalle piccole unità combattenti comu¬ niste, azioniste e socialiste sulla base dell’obiettivodello scontro finale con

l’esercitotedesco in ritirata dalla

come uno e non tro armato

il solo

mezzo

capitale, interpretando

di lotta

sulla base della potenza di

e

la

guerriglia

modulando il livello dello

appoggio

scon¬

Alleata cui l’azionedei

partigiani corrispose:

58 Così recitò il celebre comunicato dell’agenzia Stefani pubblicato su «Il Messaggero» del 25 marzo 1944 che annunciava l’avvenuta esecuzione della strage delle Fosse Ardeatine.

59

R.Bentivegna, op. cit., p. 341.

60

Cfr. F.Engels, Ernst Moritz Arndt, citato in W.Hahlweg, op. cit, p. 104.

37

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Le azioni

tagna,

partigiani della mon¬ d’avanguardia collegare più saldamente la spinta delle masse popolari.61

gappiste,

per quanto audaci, e anche le azioni dei

non possono

alle quali

occorre

esaurire l’orizzonte della lotta,

sono azioni

D’altro canto la proiezione della mobilitazione di della

urbana

massa come

ap¬

la considerazione di

prodo guerriglia quest’ultima come un passaggio o un processo d’innesco di una misura insurrezionale più ampia avevano rappresentato da sempre i fattori centrali dell’interpre¬ tazione dei dirigenti politici e militari che l’avevano praticata. «Il partito del proletariato scriveva Lenin non può mai considerare la guerra partigiana come l’unico e nemmeno il principale mezzo di lotta; questo mezzo deve essere subordinato agli altri, deve essere adeguato ai prin¬ cipali mezzi di lotta».62 Lo stesso Carl von Clausewitz dopo aver sottolineato come il popolo potesse valersi in modo razionale della guerriglia onde «trovarsi in re¬ lativo vantaggio rispetto a quelli che la trascurano» poneva la questione di come utilizzare al meglio questa risorsa: e

-

-

La guerra di popolo, quella cioè nata dalla popolazione civile che impugna le armi, nell’Europa civilizzata è un fenomeno del XIX secolo. [...] perciò non ci chiediamo più: Quanto costa, ad un popolo, la resistenza che esso può opporre, armi alla mano? e ci chiediamo invece: Quale influenza può avere questa resistenza? Quali sono le condizioni per poterla attuare e in

qual modo è possibile valersene?63

Su quanto la guerriglia in Italia d’incideresi è spesso discusso, fin troppo generici.

a

e a

Roma abbia avuto la

livello di

opinione pubblica,

capacità

in termini

spesso tacciate di scarso peso militare e di una sostanziale inutilità vista la vicinanza delle truppe Alleate sul fronte di Anzio-Nettuno ed il loro prossimo arrivo nella ca¬ Le azioni dei

partigiani

di Roma

sono state

D’altraparte uguale e contraria è stata l’accusadi aver provocato azioni violente ed evitabili (come gli «attentati») le rappresaglie sui civili, come se il conflitto non fosse una guerra totale scatenata dai

pitale. con

61

R.Battaglia, Storia della Resistenza italiana. Einaudi, Torino, 1970, p. 216.

62

V.I.Lenin, «Proletari»,

'’¦*

n.

5, 30 settembre 1906.

C.von Clausewitz, Della guerra, vol. II, Mondadori. Milano, 1970. pp. 630-637.

38

Introduzione

pubblico nazista su Roma fosse da considerarsi pacificazione legittima. L’inconsistenza di fondo di tali argomen¬ tazioni è resa esplicita dalle considerazioni non solo di chi la guerriglia praticò ma anche di chi ne venne colpito. Il generale tedesco Lothar Rendulitsch scrisse a proposito del ruolo assunto dalla lotta partigiana: nazifascisti e l’ordine una

la storia della guerra non registra un solo esempio in cui il movimento partigiano un ruolo così importante come nell’ultima guerra mondiale. [...]

abbia giocato

esso è divenuto nozione della guerra

Di una

totale.64

«importanza simbolica» più che

militare della

guerriglia nella

seconda guerra mondiale ha scritto Gaston Bouthoul che tuttavia ne ri¬ conobbe la temibilità e l’effettodeleterio nei confronti degli eserciti oc¬

cupanti

in ritirata:

La guerriglia opera essenzialmente per dei

rapidi colpi di

mano. Essa

può

mezzo della sorpresa, dell’imboscata e

essere temibile per la sua

sporadicità

e

mobi¬

lità, soprattutto quando attacca le retroguardie appesantite [...] il suo effetto è ancora più deleterio quando si sia in presenza di eserciti in ritirata, demoralizzati dalle sconfitte. [...] per mantenersi

lungo contro una forte occupazione stra¬ appoggio esterno, oltre a quello che le viene dalla popolazione. [...] i guerriglieri non hanno che un’importanza simbolica.65 niera, la guerriglia ha bisogno di

a

un

Tuttavia è partendo dalla distinzione dei piani della come

questa si manifesta in città, in montagna

e

in

guerriglia (per campagna) e della

Resistenza armata (per come essa estende il suo campo d’azione, il nu¬ mero delle forze operative e le tecniche impiegate) che questa lettura della guerra irregolare come semplice fattore simbolico viene farsi concreto del conflitto bellico:

meno

nel

quindi ad operare

una fondamentale distinzione tra guerriglia e resistenza si tratta in pratica di due differenti modi nei quali può concretizzarsi e nell’ultimo conflitto si è concretizzata l’opposizione al nemico occupante,

toma

armata:

-

-

64

Nota del curatore Renato Aimo al testo di G.Bouthoul, La Guerra. Guerriglia, guerra ur¬

bana e terrorismo, Armando editore, Roma 1975, p. 141. 65

G.Bouthoul, La Guerra. Guerriglia, guerra urbana

e

terrorismo, Armando editore, Roma

1975, pp.133-135.

39

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

prima, da cui, però, va diversificandosi sia sotto il profilo strutturale-organizzativo, sia sotto anche se, non di rado, la seconda costituisce il naturale sbocco della

l’aspettooperativo. E se è esattissimo affermare che in alcuni paesi d’Europa tra il 1941 ed il 1945, i movimenti di opposizione all’invasoretedesco si sono limitati [...] a mere azioni di guerriglia, peraltro non prive di importanza, occorre anche riconoscere che in altri paesi dalla fase iniziale di «guerriglia», prima manifesta¬ zione di opposizione all’esercito occupante da parte di un’organizzazione clan¬ destina, si passa alla resistenza armata «aperta», compiti assai onerosi.66 In

questo

contesto di

con

approdo progressivo

obiettivi assai più vasti,

della

guerriglia dapprima

alla resistenza armata ed in ultimo all’insurrezione popolare si collocano le misure

e

le indicazioni

politico-militari

emerse

nell’ambito del

se¬

condo conflitto mondiale che confermano la centralità assunta dalla lotta armata Subito

non

dopo

la

convenzionale

o

asimmetrica.

battaglia di Stalingrado,

28 febbraio 1943 denominato

in

«norme

foglio di propaganda del gli sloveni», Stalin emanò un

per delle indicazioni militari per i partigiani che nei Balcani affrontavano l’esercitotedesco occupante. Traendo spunto dall’esperienza appena vis¬

suta sul campo, i vertici sovietici indicarono proprio nel combattimento irregolare una delle chiavi di volta dello scontro campale sostenuto con¬ tro i nazisti e

quello

non

convenzionale

portare le truppe della Wehrmacht per

il terreno

specifico poterle sconfiggere: come

su

cui

strategia è venuta meno. [...] i precisi nelle loro azioni quando l’azione permette di rag¬

nemmeno i tedeschi hanno tutto in ordine. La loro

tedeschi

sono

capaci

e

giungere le norme che l’artedella guerra stabilisce. In ciò consiste la forza dei te¬ deschi. Essi divengono incapaci quando la situazione diventa difficile, e quando non possono contare più sulle norme militari e nel momento in cui sono giunti, allorché la situazione non era preveduta da queste regole militari. Ed in ciò consiste la loro debolezza. Queste sono le cause che hanno cagionato la disfatta delle unità tedesche ed il successo dell’Armata Rossa in questi ultimi tre mesi. [...] i lavora¬ tori ed i Commissari politici dell’ArmataRossa debbono ricordarsi bene della dot¬

trina di Lenin: primo, non lasciarsi sopraffare: secondo, consolidarsi: terzo, battere il nemico sino alla fine. [...] Dichiaro: Ravvivare la fiamma dei nostri partigiani, perché questi conducano la lotta alle spalle del nemico:

distruggere le sue comunicazioni; far saltare in aria i ponti di ferro; impossibilitare il passaggio

66

40

Nota del curatore Renato Aimo al testo di G.Bouthoul, cit., pp. 139-141.

Introduzione

di aiuti alle forze nemiche, nonché il trasporto di armi e delle munizioni; incendiare e distruggere i depositi nemici; prestare tutte le forze affinché il nemico non possa

paesi e, infine, fare di tutto per aiutare l’Armata Rossa. principalmente la nostra forza. Firmato J.V. Stalin.67

incendiare i nostri

consiste

In ciò

Nel quadro della «Grande Guerra Patriottica», attraverso l’innesto della componente militare irregolare della guerriglia, Stalin «riuscì a combinare il forte potenziale della resistenza nazionale e patriottica vale a dire la forza tellurica, essenzialmente difensiva, della lotta contro -

un

invasore straniero

-

con

l’aggressività della

rivoluzione comunista

mondiale. L’unione di queste due forze eterogenee è ogni lotta partigiana in tutto il mondo».68

oggi

alla base di

Dal punto di vista anglo-americano la guerriglia era stata considerata fin dal 1938, e ancor di più con l’iniziodel secondo conflitto mondiale, un fattore al centro della strategia anti-nazista. Nel

spalle

1940 allo scopo di alimentare la guerra irregolare alle delle truppe tedesche nei territori da loro occupati, su impulso di

maggio

Special Operation Executive (SOE) che nel foglio d’ordini il sabotaggio e la guerriglia come le forme principali di resistenza nei paesi invasi dalla Wehrmacht.69 Il sostegno della Gran Bretagna alla guerriglia si concretizzò nei ri¬ fornimenti di armi, esplosivi e materiale d’equipaggiamento ed inoltre nell’addestramento dei partigiani alle tecniche di guerriglia, ovvero al¬ l’azione di «piccoli gruppi d’assalto formati da uomini decisi [che] at¬ taccheranno il nemico con esplosivi».70 La nuova centralità della guerra asimmetrica, conferita alla guerriglia Churchill, venne 1942 indicava in

creato

lo

un

dalla forma che il secondo conflitto mondiale assunse, determinò la

sua

67 Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), MI. Dir. Gen. Ps, Div. Affari Generali Ri¬ servati, PS 1943, b. 79. Norme per gli sloveni, 28 febbraio 1943. 68

C.Schmitt, op. cit., p. 78.

W.Hahlweg, op. cit, pp. 181 -182. Il testo del foglio d’ordini inglese è riportato a pagina 194 nota 112 mentre a pagina 175 si menziona un foglio d’ordini relativo alla «guerra irregolare» dei partigiani francesi. Sulla specifica attenzione del governo della Gran Bretagna alla guerriglia in chiave anti-tedesca cfr. nello stesso testo di Hahlweg il cap. 6 par. 4 Organizzazione e condotta M

della guerriglia da parte della Gran Bretagna (1940-1945). 70

Ibidem, foglio d’ordini cit., p. 194.

41

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

diffusione in tutta

l’Europaoccupata dalla Jugoslavia alla Grecia, dalla Belgio all’Italia e colse impreparate le truppe

Polonia alla Francia, dal d’occupazione tedesche: Il fatto che i tedeschi

non abbiano

di lotta dipendeva essenzialmente, zioni

e

documenti alleati, da

saputo affrontare come

con successo

questa forma

dimostrano piani, operazioni, pubblica¬

una fatale mancanza di

esperienza. E da gravi errori

commessi proprio nel campo politico.1' La comprensione di questi «errori nel campo politico» risiede, di nuovo, nel rovesciamento del concetto di «nemico assoluto» (rispetto alle parti in

chi lo adottò

ideologicamente) che applicato come politiche di ster¬ minio dei civili «obbligò» le popolazioni occupate ad una difesa imper¬ niata sull’uso di ogni mezzo per la propria sopravvivenza: causa e a

dottrina totale dall’esercito del III Reich attraverso le

La disumana tracotanza dei tedeschi, e soprattutto il principio dello spietato an¬ nientamento di interi popoli e delle loro culture, suscitarono dal profondo della coscienza civile di questi popoli forze di reazione che non potevano essere sof¬ 72 focate da rappresaglie “periferiche”.71

La «sorpresa» che l’estendersi intemazionale della guerriglia costituì per i comandi della Wehrmacht si riscontra anche dall’analisi dei mate¬

riali

strategici prodotti,

a

partire dagli

anni ’30 e

poi

in

piena

seconda

guerra mondiale, dallo Stato Maggiore tedesco nel corso delle occupa¬ zioni territoriali condotte dalle truppe del III Reich. Il punto di partenza da cui mossero tali elaborazioni militari fu quello di un contesto di guerra totale in cui l’esercito nazista si sarebbe trovato una

volta invaso il territorio nazionale straniero.

In questo quadro la misura della guerra non convenzionale sarebbe divenuta preponderante rispetto al conflitto con il nemico e le bande

partigiane

sarebbero divenute lo strumento di lotta

Attenzione e

nel

per i territori di montagna

42

71

Ibidem, p. 185.

72

Ivi.

e

degli

Stati invasi.

posta sui paesi dell’Urss e della Jugoslavia

particolare complesso fu elaborata venne

una

dottrina di

campagna.

controguerriglia pensata

Introduzione

Non è

presente, al contrario,

nessuna

specifica predisposizione

rela¬

tiva alla guerriglia urbana nelle grandi città e ciò evidenzia come questo tipo di attività partigiana (sul modello dei GAP) non fosse codificata dall’elaborazione tedesca e cogliesse un punto debole dell’operatività e

delle

ad

disposizioni

esse sottesa.71

militari

d’occupazione, nonché

della stessa dottrina

* 73

A questo aspetto si aggiungeva poi un altro errore strategico insito nella concezione nazista della controguerriglia, quello della pratica delle rap¬

presaglie e dei crimini di guerra contro le popolazioni civili come forma di controllo dell’ordine pubblico dei territori posti sotto occupazione: Pretendere di soffocare la guerriglia con mezzi militari o polizieschi o con un in¬ tensificato terrorismo costituisce uno dei più gravi errori che il comando supremo politico c militare tedesco abbia compiuto durante la seconda guerra mondiale. [...] La problematica fondamentale viene chiaramente sintetizzata dalle parole di Henri Michel [...] la guerriglia esasperava l’invasore e lo spingeva a sanguinose

rappresaglie. Ma al di là di un certo limite le rappresaglie divenivano contropro¬ ducenti poiché spingevano tutti i ceti della popolazione ad accomunarsi nella sof¬ ferenza e a sollevarsi contro la potenza occupante. [...] l’eccessiva durezza delle rappresaglie rendeva impossibile 1’esistenza stessa delle forze di

occupazione.74

Dunque in larga parte fu proprio l’impostazione ideologica della guerra del III Reich (molto più conforme a quella che Schmitt avrebbe

poi definito dottrina del nemico assoluto in riferimento ai partigiani) a produrre la radice della guerriglia europea come risposta sia allo stermi¬ nio di popoli e comunità considerate di razza inferiore (la rivolta del ghetto di Varsavia ne fu un esempio) sia alla guerra ai civili, intesa come diffuso metodo delle stragi preventive perpetrate anche in assenza di azioni partigiane. La guerriglia in Europa assunse, inoltre, il carattere storico di riscatto sociale, politico e nazionale a seguito della rotta e della capitolazione di molti eserciti regolari (come quello italiano dopo P8 settembre) travolti in modo rapido e definitivo dalle armate naziste in tutto il continente:

71

Cfr. la documentazione tedesca presente in A.Politi. Le dottrine tedesche di controguerriglia 1936-1944, Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 1996. 74

W.Hahlweg, op. cit, pp. 185-186.

43

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

popolo si lasciava sottomettere solo perché i suoi eserciti non erano capaci di resistere, si esponeva al disprezzo generale, come una nazione di vigliacchi; ma ogni volta che un popolo intraprendeva valorosamente questa re¬ sistenza irregolare, gli invasori scoprivano ben presto che era impossibile mettere in pratica il vecchio codice di fuoco e di sangue.75

Quando un stati

*La «urgenza» di

creare

il movimento

partigiano

italiano derivò da

questo quadro intemazionale di riferimento e la guerriglia urbana a Roma rappresentò, già dall’8 settembre 1943 il primo nesso esplicito con

i fenomeni di Resistenza

già sviluppatisi

sia in Europa che in Asia:

to be observed, were mainly in the nature of by Marx and Engels, in which whole popula¬ against foreign invaders. [...] The forms taken by guerrilla

These guerrilla struggles, it needs the national resistance wars noted

tions

were aroused

during World War II varied greatly from country to country [...] in the Asian countries under Japanese occupation they were mainly peasant-based, although activity in the cities and towns was not neglected. In Western Europe, movements

particulary in France and Italy, the reverse was the case, with most guerrilla action striking at German and Italian fascists in the cities and towns (from which, also, the struggle itself was directed by its leaders). Paris was liberated by an insur¬ rection organized by guerrilla forces.™ Per

queste ragioni diviene impossibile,

se

si vuol

comprenderne

la

na¬

tura, isolare il contesto della guerriglia urbana nella capitale dal resto d’Europa. Questo criterio contestualizzante e comparativo rende evidente, inoltre, la sterilità e la strumentalità, tutta ideologica, delle argomentazioni cui sempre più spesso si è assistito ad un tentativo di delegittimare quando non di criminalizzare la guerra irregolare nelle città. In Italia la guerriglia si sviluppò sulla base di alcune direttrici con

d’azione fondamentali: da e

metodi fattuali

e

un

lato attraverso l’individuazione di

dall’altrotramite l’attribuzionedi valore

e

prassi significato

colpire. In questo senso l’attentato, il sabotaggio, il l’insurrezionedivenivano gradi diversi dell’estensione,

dell’obiettivo da

colpo di

mano e

pratica irregolare del conflitto, nella come approdo della guerra condotta

dell’intensità e dell’efficaciadella

prospettiva

44

dell’azione di

massa

75

Citazione da F.Engels, «Der Kamp in Frankreich» in W.Hahlweg, op. cit, p. 103.

7

W.J.Pomeroy (a

cura

di) op. cit., pp. 23-24.

Introduzione

(come fu quello della Resistenza) parallelo a convenzionale.77 quello La questione dell’insurrezione e del suo mancato verificarsi a Roma da un esercito volontario

chiama storicamente in

causa una

molteplicità

di fattori: l’efficacia ed

al tempo stesso le disfunzioni della guerriglia nella capitale; la forza reale ed i limiti dei partiti antifascisti; il peso politico esercitato da istituzioni come la Chiesa cattolica; l’espressione materiale dei rapporti di forza, nel contesto nazionale di

La

guerriglia

di Roma,

tutta l’areadella

un

paese vinto come l’Italia, con gli Alleati. i suoi attacchi e la sua disposizione lungo

con

città, riuscì per i

nove

mesi di

occupazione

a mantenere

materialmente esteso il territorio da controllare all’occupante tedesco. Questo obiettivo prioritario, che significava smascherare l’inganno na¬ zista della formula della «città aperta», fu certamente raggiunto. Roma fu trasformata in un terreno urbano di lotta armata, configurandosi come un fattore direttamente connesso alle forze Alleate ovvero alla «potenza

d’appoggio». La guerriglia in ultimo riuscì a rappresentare (in una città da dove il re era fuggito e l’esercito si era sbandato) una contestazione di legittimità militare, politica e sociale dell’ordine nazista, costituendo capace d’influire sulla condotta e sulle stesse scelte militari dei comandi tedeschi. Tuttavia i suoi limiti oggettivi, le un

elemento incidente

e

sul campo dei combattenti e la peculiarità del contesto di Roma determinarono il mancato approdo della guerriglia al suo ultimo e de¬

perdite

finitivo stadio, l’insurrezione popolare: Se l’insurrezioneè di germinazione spontanea sono le forze stesse della guerriglia e quelle dell’eventuale esercito amico che devono imbrigliarla, altrimenti essa, come una corrente impetuosa, strariperebbe per travolgere tutto, anche il bene sino ad allora compiuto. Se essa deve scoppiare secondo i piani prestabiliti, allora il compito di prepararla, guidarla e contenerla nell’alveo delle finalità da rag¬ giungere, spetta proprio ai capi della guerriglia. [...] Contrariamente alla guerri¬ dalla montagna verso il piano e le città, l’insurrezione invece glia che “scende” va

dal centro alla periferia. [...] l’insurrezioneè quindi prima di tutto organizzata

significati e delle prassi di «attentato», «sabotaggio», guerriglia in Italia. Documenti della Resistenza militare italiana. (Introduzione di Pietro Secchia), Feltrinelli, Milano, 1969 e C.Armati (a cura di) Il libretto rosso della Resistenza. La teoria e la pratica di guerriglia antifascista attraverso i 77

Per la definizione dei termini, dei

«colpo di

mano» e «insurrezione» si rimanda a La

documenti militari dei

partigiani italiani, Red Star Press, Roma, 2012, pp. 100-126.

45

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

[...] L’insurrezione, che è sempre preceduta dall’intensificazione gra¬ guerriglia, [...] si manifesta con: 1) l’azione contemporanea di tutte le unità della guerriglia e delle formazioni

nella città

duale dell’attività di

clandestine contro gli obiettivi vitali del nemico; 2) l’eliminazione o dei presìdi.78

*Nelle in

sue

assenza

di

riflessioni sulla liberazione di Roma da parte degli Alleati un moto popolare cittadino, Giorgio Amendola ha presen¬

tato le condizioni materiali di fascisti della

già

l’isolamento

giunta

militare

dalle ultime settimane di

grande difficoltà nelle quali i partiti anti¬ (Pci-PdA-Psiup) si trovarono ad operare aprile:

Sulla mancata insurrezione di Roma si è scritto molto. È stata presentata come il «miracolo» delle forze conservatrici e attesiste annidate dentro il CLN. Certo queste forze erano possenti. Il Vaticano non voleva l’insurrezione e intendeva chiudere il periodo di occupazione tedesca presentandosi come garante della si¬ curezza della città [...] i partiti della destra del CLN non volevano la insurrezione. Socialisti e azionisti, che avrebbero voluto l’insurrezione, giungevano all’appun¬ tamento stremati colpiti fino agli ultimi giorni [...] Anche noi comunisti eravamo giunti alla fine, stremati e duramente colpiti, con una crisi dell’organizzazione militare, denunciata dall’affievolimento della nostra azione gappista nel corso del mese di

aprile.7y

Nella stessa matrice politico-culturale comunista era fortemente presente

un’interpretazione dell’azione insurrezionale incentrata sulla misurazione rapporti di forza e dei contesti in cui questa avrebbe dovuto aver luogo per produrre un vantaggio oggettivo per il movimento partigiano: dei

Noi marxisti ci siano sempre gloriati di calcolo delle forze delle masse

goroso

aver e

saputo determinare, mediante

un ri¬

dei rapporti di classe, l’opportunità di

quella forma di lotta. Dicevamo: non sempre è opportuna l’insurrezione, presupposti nelle masse è un’avventura; molto spesso abbiamo con¬ dannato come inopportune e dannose dal punto di vista della rivoluzione perfino questa

o

senza certi

le forme più eroiche di resistenza individuale.80

78 7g

Ibidem, pp. 123-126. G.Amendola, op. cit., pp. 325-326. V.I.Lenin, Rivoluzione in occidente

80 e infantilismo di sinistra, Editori Riuniti, Roma, 1971, 12. Sulla questione dell’insurrezione e sulla linea seguita in Italia dal Pei Giorgio Napolitano, p. che curò la prefazione allo scritto di Lenin, scrisse: «su questi temi, sui possibili caratteri della

46

Introduzione

In

questa dimensione, viste le condizioni di debolezza in cui

la Resistenza

versava

già dal mese di aprile 1944, lo stesso vertice del Pei partito sostenne con costanza la necessità della solleva¬ zione popolare a Roma e rappresentò poi la dorsale fondamentale delle giornate insurrezionali nelle grandi città del centro-nord Italia) decise di si non imprimere una forzatura che a giudizio dei dirigenti comunisti sarebbe rivelata controproducente sul piano dei rapporti di forza reali: (che

pure

romana

come

-

-

Giungerà, inoltre, tare nulla da soli.

un

[...]

telegramma di Togliatti, ma è inutile cercare

di Togliatti. [...] Nella polemica che

che inviterà i comunisti a non ten¬

alibi,

come si è

fatto, in questa direttiva

tenta essenzialmente di ricercare nelle cause

politiche, nel compromesso di Salerno, nella direttiva Togliatti e nelle pressioni vaticane, le ragioni della mancata insurrezione, si manifesta ancora una volta il rifiuto di prendere atto dei rapporti di forza spessa e

e il

tentativo di coprirli sotto

una

ingannevole coltre ideologica.81

In ultima istanza, dunque, il «pragmatismo radicale» che aveva ca¬ ratterizzato la matrice comunista della guerriglia urbana a Roma portò

partito a scegliere, proprio sul terreno dell’insurrezione, una posizione «prudente» che concesse spazio di manovra alla componente moderata del CLN, alla monarchia ed allo stesso Vaticano, ovvero a quelle forze che tanto avevano contestato la pratica della lotta armata nella capitale. Una Resistenza che anche nelle difficili condizioni deH’aprile-maggio 1944 aveva continuato a manifestarsi fino alle giornate della libe¬ il

razione di giugno: Le squadre d’azione partigiana nondimeno continuavano [...] l’opera loro di sa¬ botaggio, ma ovviamente in condizioni sempre più difficili. [...] 11 Comando al¬ leato, per altro, aveva chiesto che le forze partigiane nella città restassero con Tarma al piede sino ad un ordine che sarebbe stato dato a tempo opportuno e ciò

intempestivo movimento i tempi stabiliti per la mano¬ poi emanato e fu forse ingenuità ottemperare a quella che era una manovra politica per evitare in Roma

per non intralciare

con un

vra d’attacco a sud di Roma. L’ordine promesso non fu

costruzione socialista, della società socialista in un paese come l’Italia e sul modo di “preparare” la rivoluzione [...] insurrezionale che neppure esso deve necessariamente ripetere il “modo” -

realizzatosi in Russia 81

-

avrebbero appunto lavorato a lungo Gramsci e Togliatti». Ibidem, p. XIII.

G.Amendola, op. cit., pp. 327-328.

47

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

una insurrezione

popolare che impauriva

il Vaticano e

quanti

ad esso guardavano

informando la propria condotta alle sue direttive.82

Le diverse considerazioni espresse dai

scismo di Roma

capitale mava

la

e

sulla

sull’approdo conclusivo

dirigenti militari dell’antifadella guerriglia urbana nella

insurrezione» (che evocativamente richia¬ difesa» dell’8-10 settembre) non deve né vuole rifluire nella storiografia dei delusi»8384ma serve, in¬

sua «mancata

sua «mancata

essere «un

invito

a

vece, a rappresentare una figurazione non meccanica dei processi storici ed una loro complessità di fondo che anziché fornire risposte «imma¬ nenti» alimenta domande

polisemiche,

confermando

l’interpretazione

di Lussu secondo cui: Ogni insurrezione ed ogni rivoluzione hanno la loro fisionomia. Non esistono né insurrezioni né rivoluzioni identiche. Ogni paese le esprime a suo modo, con il suo carattere, con i suoi mezzi, con la sua anima. Lo studioso, dando uno sguardo al passato, anche per il suo paese, può solo abbozzarne uno schema per l’avve¬ nire, ma la storia dell’umanità sfugge alle previsioni scientifiche.8-4

82 83 84

48

R.Bauer, op. eit., pp. 188-189. C.Pavone, op. eit., p. 71. E.Lussu, op. cit., p. 315.

Nota sulle fonti

guerriglia urbana nella

Roma occupata dai nazifascisti nel 1943-1944 ha fenomeno in tutta la città, coinvolgendo in modo di¬ diffuso rappresentato retto alcune migliaia di persone ed in modo indiretto un numero di abitanti an¬ La

un

maggiore. Ricostruirne

cora

sul piano storico la dimensione, la natura e la capacità d’azione militare ha posto due ordini di problemi: quello della scelta dei soggetti politici di cui occuparsi e quello delle fonti documentali da utilizzare. La scelta dei

soggetti politici è ricaduta sui tre partiti della sinistra del Comitato

di Liberazione Nazionale (Partito d’Azione, Partito Socialista di Unità Proletaria e Partito Comunista Italiano) ed è stata operata secondo due criteri fondamentali: a) La pratica della guerriglia urbana organizzata sistematicamente come mi¬ sura

militare della Resistenza al nazifascismo. Un fattore che distinse

nisti, socialisti

comu¬

azionisti dal resto dei partiti antifascisti del CLN (De, Democrazia del Lavoro e Pii) tanto da determinare la nascita della «Giunta e

disposizione di Squadre d’azione e GAP in tutte le otto zone in partigiano divise la città di Roma. L’intemità dei tre partiti al CLN e la loro dimensione politica non solo

Tripartita»

e

la

cui il movimento

b) cittadina

ma nazionale. Caratteristiche che differenziarono il Pei, il Psiup e il PdAda un’altrafondamentale formazione antifascista di Roma: il Movimento

Comunista d’Italia noto nella

capitale

come

«Bandiera Rossa».

Rispetto questione delle fonti, la ricerca è stata basata sulla compara¬ zione e l’intersezionedi una pluralità di documentazioni di origine e natura di¬ alla

versa.

Le fonti interne

partigiane (provenienti dagli archivi

dell’Istituto Romano

per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, della Fondazione Antonio Gramsci e dal Circolo Giustizia e Libertà di Roma) hanno rappresentato il nu¬

cleo centrale del materiale utilizzato, pur nella consapevolezza della loro com¬ plessità di lettura e della necessità della verifica di affidabilità e attendibilità delle informazioni contenute al loro interno. In

quest’ottica le fonti partigiane sono state comparate con quelle di polizia (provenienti prevalentemente dall’Archivio Centrale dello Stato e dal fondo Documenti Resistenza Romana dell’Irsifar), con il fondo documentale del Mi¬ nistero della Difesa «Riconoscimento qualifiche per le ricompense ai partigiani della Regione Lazio» (conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato), con quelle giudiziarie (Archivio di Stato di Roma), con la stampa antifascista clan¬ destina

e con

quella «ufficiale» fascista, nonché con

i fondi documentali

privati 49

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

versati dai membri dei GAP centrali di Roma all’Archivio Storico del Senato della

Repubblica: Bentivegna, Capponi, Fiorentini, Ottobrini, (dei quali

scrive ha curato il riordino

Alle fonti scritte

sono

forma delle interviste

e

delle autobiografie dei protagonisti degli eventi storici

trattati.

Le otto

50

zone

chi

l’inventariazione) Calamandrei, Regard. state, infine, affiancate quelle orali e memoriali nella e

operative in cui

era stata suddivisa la città.

Parte I

Il Partito d’Azione e

1

-

la guerriglia

Riccardo Bauer, Giovanni Ricci

e

Fernando Levi Mor-

tera: la visione azionista della guerriglia nella

Roma

OCCUPATA

Una figurazione d’insieme delle caratteristiche del contesto storico, della formulazione delle misure e dei dispositivi della guerriglia urbana, nonché dello stesso processo d’impianto delle Squadre d’AzioneCitta¬ dina (SAC) in seno alle formazioni GL del Partito d’Azione a Roma fu¬ rono

rappresentate dai documenti

e

dalle carte

prodotte,

nell’immediato

dopoguerra, da tre dirigenti del movimento azionista: il massimo re¬ sponsabile militare del partito Riccardo Bauer; uno degli esponenti di

dell’organizzazione combattente, Giovanni Ricci; un quadro di alto livello politico-fiduciario, Fernando Levi Mortera. Responsabile del Partito d’Azione a Roma e nel Centro-sud1 e rap¬ vertice

presentante del PdA in seno alla Giunta Militare del Comitato di Libe¬ razione Nazionale della capitale, Riccardo Bauer stilò una relazione di

profilo storico, politico e militare assunto dalla gielliste in città, indicando i quadri delle le formazioni, origini della composizione delle otto zone dirigenti e le convergenze strategiche con il Pei ed il Psiup: sintesi che delineò il

Resistenza armata svolta dalle SAC

1

G.De Luna, Storia del Partito d'Azione, cit., p. 75.

51

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

A Roma fii costituita una Commissione militare composta da Giovanni Ricci, Tommaso Carini, Furio Lauri, Ferdinando Lucchini, intorno alla quale si venne

imbastendo la prima organizzazione sistemativa delle forze cittadine e delle forze foresi (Castelli Romani, Tolfa, Monte Gennaro). Oltre alla prima schematica or¬

ganizzazione

l’organizzazione stessa grado anzi di poter ef¬ fettuare rifornimenti ad alcune bande che operavano fuori Roma. Collaborò a romana, è merito di questa commissione se

fu, sin dal principio, in possesso delle armi necessarie

e in

questa sistematica raccolta di armi

e munizioni tutto il nucleo che rappresentò poi i quadri del movimento: fra gli altri si distinsero Angelo Latini, Fernando Norma, i due fratelli Augusto e Renato Cecchini, Guglielmo De Ritis, Dante

Giannotti, Cencio Baldazzi

e Mario Chierici. Due furono i depositi principali: l’uno, dentro la città, nel laboratorio del falegname Vincenzo Gallarello; l’altro fuori città, nei pressi delle Catacombe di S.Callisto, affidato al sacerdote Don

Fernando Giorgi, che tanto ha aiutato la nostra organizzazione romana. Tale Com¬ missione passò 1’1 ottobre 1943 sotto il comando di Riccardo Bauer [...] Il primo compito della Commissione militare del partito fu quello di stabilire intimi con¬ tatti con le similari

organizzazioni degli altri partiti. Contatto costante, tenuto agli stessi criteri l’azione pratica delle rispettive organiz¬

allo scopo di orientare

zazioni, fu preso e

e tenuto

anzitutto coi comitati clandestini del partito comunista

del partito socialista.2

Il

primo

elemento che si pose all’ordinedel giorno per le formazioni e dunque per la conformazione stessa della guerra di guer¬

combattenti,

fu

dell’individuazionedi criteri

organizzativi in grado, pur nel mantenimento delle rispettive autonomie politiche, di disporre mo¬ dalità di lotta il più possibile uniformi tra i partiti antifascisti: riglia,

quello

Verso la metà di ottobre il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale dava vita ad un Comitato Esecutivo che sotto il nome di Giunta militare centrale doveva accentrare in sé la direzione delle forze attive antifasciste della città di Roma

e

dell’Italia centrale. L’azione di questa Giunta militare è stata varia e complessa e si è svolta secondo l’unicocriterio imposto dalle circostanze e ciò con l’intento a tutto il movimento della resistenza degli orientamenti comuni, senza peraltro costringerli entro un rigido schema organizzativo destinato, qualora fosse stato tentato, a spezzarsi di fronte allo scoglio delle circostanze [...] della seve¬

di dare

rissima

organizzazione di controllo stradale ed amministrativo, oltre che polizie¬

sco, dell’esercito tedesco schierato in linea di combattimento. Nel seno della

2 Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza (d’ora in poi Irsifar), Fondo Documenti e Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte Riccardo

Bauer.

52

Parte I

Giunta militare centrale i

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

rappresentanti del Partito d’azione, del Partito agivano costantemente di conserva.’

comu¬

nista e del Partito socialista

I

passaggi

delineati dalla «relazione Bauer» oltre

a mostrare

i

processi

interni alla costruzione del movimento armato di resistenza evidenziano le difformità dro

che,

in seno al fronte antifascista e restituiscono un qua¬ dalle formule retorico-celebrative che avrebbero in se¬

presenti

scevro

guito definito i

crismi del discorso

pubblico sulla «unità della Resistenza», diverso carattere delle istanze politiche dei

pone in evidenza quanto il dentro e fuori il CLN fosse in grado di incidere anche sulla misura militare della guerriglia, segnando una linea di faglia tra l’attendismo (che

partiti

in ultimo

era

riconducibile ad

una

linea di

esplicito

richiamo alla conti¬

nuità dello Stato) ed il proponimento di rottura e rinnovamento delle strut¬ ture istituzionali e politico-sociali che passava attraverso l’organizzazione fattuale della Resistenza armata ai nazifascisti: II primo problema che si pose nella giunta militare centrale fu quello di mando unico che,

su

proposta dei liberali, avrebbe dovuto

essere

un co¬

affidato

a un

generale. Per l’opposizione del rappresentante del Partito d’azione, anche contro l’opinione dei rappresentanti comunista e socialista, prevalse il concetto di man¬ tenere coi rappresentanti del centro militare badogliano dei contatti informativi e

coordinativi; di

non

confondere invece le forze rispettive data la diversità po¬

e governo Badoglio. Il rappresentante del Partito d’azione in seno alla giunta militare, Bauer, fu incaricato di tenere costanti contatti [...] col Col. Montezemolo, comandante del centro clandestino a Roma. [...] va ri¬

litica esistente tra CLN

cordato che il centro militare aveva allora come direttiva, nei limiti della città di Roma, l’impedimento di ogni azione che potesse turbare la vita della città nel

quella alleata. Parola d’ordinedel centro mi¬ pubblico; lasciar sfilare i tedeschi senza re¬ sistenza perché il passaggio della città dall’occupazione tedesca a quella alleata avvenisse senza incidenti.-4 trapasso dall’occupazione tedesca

a

litare era: mantenimento dell’ordine

Nelle considerazioni del

responsabile

impostazione politica figura, dunque, come il perno attorno sentazione dell’antifascismo politico e

questa

3 43

Ivi.

4

Ivi.

del PdA il rovesciamento di

della lotta contro l’esercitotedesco si al

quale impostare

una

militare che in termini

con¬

rappre¬

generali

53

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

distingueva

due letture del futuro dell’Italiamolto diverse tra loro. Ciò

nello specifico perimetro di Roma assumeva un carattere strategico es¬ senziale visto il contesto in cui si andava configurando la Resistenza nella città, aveva verno

dine

ovvero

quello

di

una

capitale

dove: la guerra del fascismo

portato la distruzione dei bombardamenti Alleati sui civili; il go¬ Badoglio si era preoccupato più di mantenere il controllo dell’or¬

pubblico

con

misure draconiane

come

la «circolare Roatta»5 che

di preparare politicamente una pace separata e una resistenza mili¬ tare ai tedeschi senza lo sbando che invece caratterizzò l’annuncio del¬ non

l’armistizio; la fuga del re e del governo F8 settembre 1943 associato al crollo nazionale la sostanziale assenza di un qualsiasi riconosciuto dello Stato, simboleggiata dalla sbocchi di Porta San Paolo:

battaglia

nobile

aveva

potere

ma senza

Questa tesi [l’attendismondr] in seno alla Giunta militare del CLN era sostenuta dai rappresentanti della De, del Pii e della Democrazia del Lavoro. Per iniziativa e del Psiup questo orientamento fu successivamente rovesciato; fu ammesso che l’uscita dei tedeschi dalla città di Roma non doveva essere pa¬

del PdA, del Pei

cifica; che il popolo

romano doveva essere chiamato a

contribuire combattiva¬

mente alla cacciata dei tedeschi.6

significanze politiche che la lettura di Bauer fornisce, i confini temporali (settembre 1943-giugno 1944) oltre a de¬ finire il perimetro cronologico dell’occupazione nazifascista della ca¬ pitale si configurano come i crocevia della storia della Resistenza di Roma segnando da un lato la sua «mancata difesa» l’8-10 settembre Nella costruzione delle

5 II 26 luglio 1943. all’indomani del Gran Consiglio del fascismo che aveva deposto Mussolini, il generale Mario Roatta aveva emanato una circolare che disponeva misure draconiane per il con¬ trollo dell’ordine pubblico in Italia: «qualunque pietà e riguardo nella repressione è un delitto scrisse Roatta Poco sangue versato inizialmente risparmia fiumi di sangue in seguito. Ogni mo¬

-

-

vimento deve essere inesorabilmente stroncato in origine. Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire come in combattimento». Lo stato d’assedio disposto contro le manifestazioni popolari organizzate contro il regime fascista e contro la guerra provocò «oltre 80 morti. 300 feriti e 1500 arresti». Per la parte del testo della direttiva Roatta vedi C.Bermani. Il nemico interno. Odradek, Roma, 1997. pp. 274-275. Le stime su morti, feriti e arresti sono tratte da A.G.Ricci,

Aspettando la Repubblica. 6

I governi della transizione 1943-1946, Donzelli, Roma, 1996, p. 4.

Irsifar, Fondo Documenti Riccardo Bauer.

54

e

Ricerche, sottoserie Partito d’Azione,busta 25, fase. AX8. Carte

Parte I

-

Il Partito d‘Azione e la guerriglia

(con la fuga della monarchia l’altrola

e la battaglia di Porta San Paolo) e dal¬ insurrezione» il 4 giugno strettamente connessa, le scelte politiche e militari delle forze Alleate:

sua «mancata

quest’ultima, con

poi il 4 giugno l’organizzazione militare clandestina romana non poté contri¬ buire attivamente, se non con piccoli fatti sporadici alla cacciata dei tedeschi, ciò fu dovuto a precise disposizioni emanate dal Comando supremo alleato per se

mezzo di radio Anzio che costrinsero le forze armate a rimanere con le armi al

piede in

attesa di promesse

dre armate in campagna, litate e combatterono.7

In

questo

senso

a

disposizioni che non sud come

a

furono emanate, mentre le squa¬

nord di Roma, furono attivamente mobi¬

lo sbarco di Anzio-Nettuno del 22

gennaio

1944 rap¬

un passaggio cruciale, in senso negativo, per le forze partigiane di Roma facendo pensare ad una prossima liberazione della città e por¬ tando «allo scoperto» molte delle reti clandestine della guerriglia suc¬

presentò

cessivamente sgominate dalla e nazista:

repressione

della

polizia politica

fascista

Dopo lo sbarco di Anzio, l’attivitàdivenne febbrile. Uomini delle squadre sabo¬ tatori percorsero la via Ardeatina, la Laurentina e le due Appiè, disseminandole di chiodi. Più di 200 automezzi tedeschi, sulla sola Ardeatina, furono bloccati truppe alla linea del fuoco. Purtroppo la speranza della li¬ berazione creduta vicina fece scoprire troppi uomini. E cominciò allora il periodo mentre conducevano

degli arresti/ Tuttavia

dalla presa visione delle disposizioni emanate dai PdA, del Pei e del Psiup, preparate nella fase dello

proprio

comandi militari del

sbarco di Anzio-Nettuno, è possibile acquisire elementi utili alla lettura della ramificazione delle reti clandestine e delle modalità operative dei

«centri di fuoco» della

tre

partiti

della

Riservato ai soli

capi¬

guerriglia urbana organizzata dai

sinistra del CLN. In questo zona dei tre

7 K

I,

n.

senso

il documento

partiti»

«Segretissimo.

intitolato Istruzioni per i capi-zona presente nelle

Ivi.

G.Ricci, Azioni del Partito d'Azione in «Mercurio. Mensile di politica 4, dicembre 1944, p. 260.

arte e

scienza»,

anno

55

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

carte di Fernando Levi Mortera9 contribuisce alla ricezione di elementi

tipologia di guerriglia urbana che, una volta consolidato il suo processo d’impianto generale, prese corpo in termini fattuali entro il perimetro urbano ed extraurbano della capitale. Le direttive (sintetizzate in otto punti) connettono istanza politica, misura militare ed obiettivo strategico richiamando innanzi tutto le Squadre d’Azione Cittadina del PdA, i Gruppi d’Azione Patriottica di Pei e Psiup e gli organismi militari delle otto zone dei tre «partiti popo¬ storici in

grado

di definire la

lari» alla costituzione di

un

«Fronte unico attivo per la definitiva

ciata dei tedeschi dalla città di Roma» diretto da

Centrale

espressione

unica dei

Capi

dei tre

un

partiti». capi-zona

Al momento dell’insurrezione della città tutti i otto

zone

cac¬

«Comitato Militare di tutte le

avrebbero ricevuto ordini direttamente dal Comitato Militare

Centrale, emanando

a

loro volta direttive unitarie

con

«valore esecutivo

per tutti i componenti dei tre partiti nelle rispettive zone giurisdizionali». La necessità di elaborare comuni piani d’azione poneva l’obbligo di

ogni tipo di «rivalità, antagonismi, particolarismi fiduciaria del capo-zona venivano demandati «po¬ partito». figura teri assoluti nella zona di propria giurisdizione» ed essi «come tali di¬ condannare ed eliminare di

Alla

spongono e impongono, con ogni mezzo, nel quadro delle direttive e degli ordini del Comitato Militare Centrale». La centralità politico-militare con¬

capi-zona, che nel corso dei mesi avevano reso operativa la mi¬ sura della guerriglia nonché la rete clandestina di contatti, restituisce anche la peculiare tipologia di lotta che caratterizzò la capitale durante l’occupazione tedesca. Una forma di Resistenza in grado di coniugare, pur nella consistenza dei suoi limiti oggettivi, il piano armato dei gruppi di fuoco GAP e SAC con quello della resistenza civile della popolazione; il sostegno sociale di classi e ceti dislocati in aree molto diverse (dalla cinta delle borgate al centro storico della città) ed un territorio di lotta espressione di un continuo rapporto città-campagna che fece anche dei paesi a ridosso della capitale dei punti di riferimento della guerriglia anti¬ ferita ai

tedesca.

l)

Irsifar. Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948. busta 75. fase. B. XIII. 1. Il documento risale

al gennaio 1944 fase dello sbarco Alleato di Anzio-Nettuno e prepara l'insurrezione di Roma. La stessa circolare, comune ai partiti della sinistra Pei, PdA e Psiup, è presente anche in Archivio Fon¬

dazione Istituto Gramsci (d'ora in poi AFIG). Fondo PCI Direzione Nord, b.

56

9 fase. «Roma 1944».

Parte I

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

Il capo-zona, in questo quadro, rappresentava la figura di sintesi a cui il «Centro» dei partiti antifascisti delegava la realizzazione concreta

di

quell’insieme di

scelte

e

complesso avrebbero do¬ processo politico-sociale rappresen¬

decisioni che nel

vuto sistematizzare sul territorio il

tato dall’obiettivo finale dell’insurrezione cittadina: La riuscita dell’azione è affidata alla iniziativa, al buon

senso e alle facoltà rea¬

lizzatrici dei capi-zona dei tre partiti. Prontezza nelle decisioni, irruenza nella esecuzione. Ricordarsi che una volta presa la decisione, anche se errata, si pos¬ sono ottenere ugualmente ottimi risultati purché si conduca l’azionefino in fondo con violenta volontà. L’oraattesa con trepidazione e con affannosa speranza per più di 4 mesi è final¬ mente giunta. Sta a noi, solamente a noi, non mandare deluse le nostre speranze. Ognuno sappia che, nell’azione generale, ha una parte importantissima. Primi

fra tutti hanno

una

parte decisiva i capi-zona dei tre partiti riuniti in

blocco. Ognuno sia intimamente persuaso della importanza

un

unico

e del valore della

propria personalità, nel quadro complessivo della collettività dei tre partiti, in un unico sforzo. Una è la divisa per tutti: fede, coraggio, sacrificio.10

uniti

11Nel suo scritto Bauer indica innanzitutto il criterio politico-organiz¬ zativo, i compiti militari e la divisione territoriale che guidarono l’atti¬ vità di guerriglia esercitata dalle formazioni del PdA a Roma, non mancando di menzionare figure centrali della struttura clandestina come Pilo Albertelli o Giorgio Candeloro e militanti di base come il fabbro Enrico Ferola, costruttore materiale dei celebri chiodi

a

quattro punte,

poi fucilato alle Fosse Ardeatine: Ricorderemo soltanto quella che è stata l’attività delle forze armate del Partito. In armonia alle disposizioni precise della Giunta militare centrale queste forze armate furono organizzate in 8 zone alle dipendenze di un Comitato Centrale. Compito delle forze armate in ciascuna di queste zone: l’attuazione di colpi di mano contro le forze presidianti tedesche e la creazione di una rete armata che potesse, al mo¬ mento opportuno, rispondere all’ordinedi insurrezione che doveva essere dato." Sul

litare,

10 11

piano «politico-ideologico» alle necessità proprie del campo mi¬ ovvero la distinzione tra gruppi di fuoco specializzati da un lato

Ivi.

Irsifar, Fondo Documenti Riccardo Bauer.

e

Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte

57

Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944

organizzazione

ed

Bauer non

armata «diffusa»

dall’altro, la sintesi espressa da

prassi specifica di una guerriglia con¬ dotta all’intemodello scenario urbano di una capitale europea (che basa la sua stessa esistenza sul concetto della «guerra condotta da piccole manca

di

coniugare

la

von Clausewitz del 1810) con di diretta derivazione mazziniana:

unità» secondo la definizione di

altipo

di «guerra di

popolo»

un

ide-

L’attività operativa di queste forze si svolge secondo un duplice criterio; quello di far partecipare ai singoli episodi di combattimento il massimo numero di ag¬ gregati a scopo di allenamento e di affidare ad attivisti specializzati certe imprese che dovevano più a fondo colpire l’avversario. A questo secondo scopo sono state organizzate delle squadre di specialisti alle quali va il merito di aver portato a una serie di imprese di non piccola importanza. L’organizzazione, l’addestramentoe la direzione di queste squadre speciali di sa¬ botatori furono affidate a Giovanni Ricci che, fin dal principio di ottobre, aveva

compimento

assunto la carica di Capo di Stato Maggiore di Riccardo Bauer. Facevano parte di queste squadre: Cecchini Renato; Augusto Cecchini; Raoul De Marchi, Gu¬ glielmo De Ritis.12

Un’impostazione della lotta che trova riscontro negli scritti di Gio¬ vanni Ricci, uno dei principali dirigenti militari in seno all’organizza¬ zione azionista: La squadra di punta [...] è quella del Centro Militare del Partito d’Azionee com¬ posta dai fratelli Augusto e Renato Cecchini, Guglielmo De Ritis e da Raoul De Marchi [...] Fra dicembre e gennaio l’organizzazione procede con ritmo più in¬ tenso sia nel campo militare che in

quello politico.13

L’evoluzione dei rapporti tra i partiti antifascisti ed il governo della monarchia, ridefinendo la fisionomia del quadro politico nazionale, mo¬ dificò anche le relazioni tra le formazioni clandestine legate al regio esercito

le strutture della

guerriglia partigiana. In questo senso l’in¬ gresso dei partiti antifascisti nel secondo governo Badoglio (17 aprile 1944) costituì un elemento di nuova collaborazione tra le componenti militari del CLN e le forze monarchiche, entrambe, peraltro, già attra-

12 15

I,

58

n.

e

Ivi.

G.Ricci, Azioni del Partito d'Azione in «Mercurio. Mensile di politica arte 4, dicembre 1944, pp. 259-260.

e

scienza»,

anno

Parte I

versate

da

una

profonda crisi

-

Il Partito d’Azionee la guerriglia

dovuta alla caduta di molti

quadri dirigenti

il comandante del Fronte Militare Clandestino di Resistenza

(tra i quali

Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, arrestato il 25 poi fucilato alle Fosse Ardeatine) dopo lo sbarco di Anzio:

colonnello

gennaio

e

questa nuova intelaiatura [successiva agli arresti dei dirigenti del PdA ndr] fu portata a compimento dal Comando clandestino, sempre mantenendo stretto con¬ tatto e con le analoghe formazioni degli altri partiti e col centro militare il quale, caduto il Col. Montezemolo, era andato riorganizzandosi intomo al Gen. Odone ed assumendo, nei rapporti col CLN. una diversa fisionomia politica in quanto nell’aprile i partiti del CLN erano entrati a far parte del governo Badoglio per cui la collaborazione sul terreno militare poteva diventare più stretta e continua.14

quella in città anche la lotta armata nei Castelli Ro¬ un’organizzazione ed un’estensione di particolare rilievo, al¬ lestendo su tutto il territorio un diffuso dispositivo di guerriglia per bande e realizzando il 20 dicembre 1943 il più importante attacco militare della Resistenza di Roma e provincia per numero di tedeschi colpiti e per riu¬ scita dell’operazione rispetto agli obiettivi strategico-logistici: Parallelamente

a

mani ebbe

Mentre così si svolgeva l’attivitàdelle forze clandestine del Partito nella città di Roma, il Comitato militare clandestino del Partito continuava a svolgere [...] la

operanti a sud c a nord di Roma organizzato del Partito operante in intimo contatto coi socialista era quello dei Castelli Romani.15

sua opera di direzione delle formazioni militari

[...] il nucleo più forte nuclei comunista e

e

Il quadro complessivo che si compone attorno alla costruzione del¬ l’attacco ai treni delle linee Roma-Formia e Roma-Cassino del 20 di¬ cembre 1943 delinea un’azione Resistenza in con

la

di

congiunta

di tutte le forze della

il lavoro informativo di

coniugare grado capacità organizzativa dei gruppi

intelligence

di fuoco. Le formazioni

comu¬

azioniste operarono, infatti, di concerto con il Fronte Militare Clandestino di Montezemolo che anche se seguiva come scrisse

niste

e

-

Bauer di

-

ogni 14

«la direttiva nei limiti della città di Roma, dell’impedimento azione che potesse turbare la vita della città nel trapasso dal-

Irsifar, Fondo Documenti

e

Ricerche, sottoserie Partito d’Azione, busta 25, fase. AX8, Carte

Riccardo Bauer. 15

Ivi.

59

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

l’occupazione tedesca a quella alleata» collaborò con le bande partigiane di Genzano, Marino e Albano, fornendo informazioni sui treni da dotazioni di armi (trasportate a Montesavello di Albano dai comunisti Salvatore Capogrossi e Neglio Lommi) per portare a compi¬

colpire

e

mento un’azione di guerra che per la sua

stessi nazisti pensarono fosse opera dell’esercitoAlleato.16

L’attacco sulla Roma-Formia

giane composte

una

non

venne

grande rilevanza militare gli partigiani ma dell’aviazione

dei

effettuato da due

da Ferruccio Trombetti

e

squadre partiGiorgi e l’altra Cavaglione.

Alfredo

da Enzo D’Amico, Giuseppe Mannarino e Pino Levi L’attaccosulla Roma-Cassino fu eseguito da Marco Aurelio Trovaluci, Amedeo Bianchi, Dante Appetiti e Ippolito Silvagni. Ha scritto nelle sue memorie il comandante

partigiano

del Pei, Salvatore

Capogrossi:

Il periodo più intenso delle attività partigiane si svolse dal 10 al 24 dicembre 1943 [...] in quel periodo le bande dei Castelli romani organizzarono e portarono a segno uno dei più importanti attentati di tutta la Resistenza italiana; furono fatti saltare, contemporaneamente, due treni sulle due linee che collegano Roma

con

Napoli. Un treno carico di soldati tedeschi provenienti dal fronte fu fatto saltare sul Ponte Setteluci della linea Roma-Formia-Napoli: la maggior parte dei quat¬ morirono, e il resto rimasero feriti [...] Sulla linea ferroviaria Roma-Cassino invece, nelle vicinanze di Colonna S.Cesareo, saltò un treno merci che trasportava armi e munizioni varie verso il fronte; per tutta la notte si susse¬ trocento soldati

guirono esplosioni che da lontano sembravano fuochi d’artificio.17

I due

piccoli

nuclei delle

squadre partigiane che realizzarono

l’azione

sulla linea Roma-Formia furono comandati dall’azionista Pino Levi Ca¬

vaglione,

una

delle

figure più

note della Resistenza armata nei Castelli

Romani, che nell’immediato dopoguerra ricostruì l’intera dinamica dell’attacco: La nostra grande azione si è finalmente realizzata con un esito di gran lunga su¬ periore alle nostre attese previsioni. Il lavoro materiale di intasamento dell’esplo¬ sivo, lavoro duro e penoso [...] è stato compiuto da Ferruccio [Trombetti] e

1(1

Sull’ordine del CLN di mantenere il riserbo circa la matrice

sciando intendere ai comandi tedeschi che l’azione fosse

stata opera

partigiana degli attacchi la¬ degli Alleati cfr. P.Levi Ca¬

vaglione, Guerriglia nei Castelli Romani, Einaudi editore, Roma, 1945, p. 97. 17 S.Capogrossi, Storie di antagonismo e Resistenza, Odradek, Roma, 1996, pp. 158-159.

60

Parte I

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

Giorgi sul Ponte Sette Luci e da Marco Aurelio [Trovaluci] e Amedeo [Bianchi] sulla linea Cassino. [...] il treno, proveniente dal sud, avanza con sner¬ vante lentezza [...] l’ansia mi serra la gola. [...] All’improvviso un’altacolonna vermiglia si alza dalla testa del treno e il locomotore si impenna e scompare, mentre lungo tutto il convoglio le fiammate rosse delle esplosioni squarciano l’oscurità. Uno schianto terribile e un fragore prolungato [...] un’altra fiammata Alfredo

illumina per un istante enormi cataste di ferro, vagoni rovesciati e infranti [...] una tregua di silenzio rotto immediatamente dalle urla disumane che si alzano acute laggiù da quelle macchine nere e informi [...] un rombo rauco da oltre le

colline che nascondono Genzano ci avverte che anche all’altra squadra il colpo è riuscito. [...] Dalla campagna circostante strisce lucenti di riflettori frugano le nuvole. No, dannati tedeschi, questa volta il colpo non vi è venuto dal cielo, dagli aviatori inglesi. Vi è venuto da noi!.18

non

vi è venuto

preparazione possibile insurrezione di Roma riportata nel documento dei tre partiti della sinistra CLN (conservato nelle carte di Levi Mortera), evi¬ denzia le caratteristiche assunte dalla lotta partigiana nella capitale tra il settembre ed il gennaio 1944 configurandone il profilo di guerriglia connessa ad una «Potenza di appoggio», ovvero l’esercito Alleato; la prassi specifica data dal contesto urbano del suo sviluppo; la base ideale su cui poggiava ed il significato che i partiti antifascisti le conferivano, interpretandola come fattore di mutamento della struttura istituzionale e delle relazioni politiche, economiche e sociali del paese. L’«Ordine di preparazione» (diviso in 12 punti) predisposto da Pei, PdA e Psiup dispose la costituzione di «Centri di fuoco» composti da 23 elementi collocati in tutti i punti strategici delle otto zone e lungo tutte le principali vie di collegamento della città, secondo un itinerario pre¬ stabilito che comprendeva, tra l’altro, i territori della via Ostiense e di Porta San Paolo; di Piazza del Popolo e Ponte Milvio; del quartiere Sa¬ lario e del Colosseo; di Torpignattara e Porta Maggiore; dello scalo di Lo sbarco Alleato di Anzio-Nettuno e la contestuale

della

San Lorenzo

18

e

di viale del Verano; di via Tiburtina

e

del Portonaccio.19

P.Levi Cavaglione, op. cit., pp. 91-96.

Irsifar, Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948, busta 75, fase. B. XIII. 1. «Istruzioni per i capi-zona. Segretissimo. Riservato ai soli capi-zona dei tre partiti». 19

61

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

compiti principali dei «Centri di fuoco» figuravano «l’azione bersaglio contro qualsiasi forza od elemento nemico, sia isolato che in gruppo» nonché la costituzione di «squadre d’assalto per azioni pu¬ nitive contro i gruppi rionali fascisti». Sul piano del controllo territoriale, oltre a stabilire dei punti di ritrovo dei gruppi armati, si ordinava di disporre una «fitta rete di sorveglianza e di segnalazione, nell’ambito delle rispettive zone», al fine di monitorare ogni movimento di truppe e soldati nemici ed approntare, simultanea¬ mente, le squadre d’assalto«allo scopo di poter tendere attorno ad essi una comoda serie di agguati e imboscate al momento dell’azione generale». Tra i

di

La struttura di riferimento centrale dell’insurrezione sarebbe stata il Comitato Militare Centrale in

di attacco contro

«quegli

d’intervenire direttamente in

grado

obiettivi che, per

essere

sede di

caso

importanti

co¬

enti tedeschi, possono essere oggetto di una azione di assalto, per la quale si ritenga che sia necessario [...] invio di rinforzi o per coordinamento di azioni con zone contigue». mandi

o

La durata dell’insurrezionerimaneva

un

dato

imprecisato e per questa

sé, al momento del¬ [avesse] disponeva «ogni l’iniziodell’azione generale, almeno 3 giornate di viveri già confezionati e conveniente scorta d’acqua» e fossero «distribuiti per squadre tutti i materiali di pronto soccorso e di medicazione, che attualmente sono già in possesso delle rispettive zone». Ogni zona, infine, era incaricata di predisporre un piano-relazione dettagliato delle squadre d’azione ope¬ rative, dei punti di ritrovo e degli obiettivi nemici da colpire.20 Se l’«Ordine di Operazione» configurava sul piano generale obiettivi e caratteristiche di quella che sarebbe dovuta essere l’insurrezione ro¬ mana, la parte concernente la «Modalità Esecutiva» rappresentava un tipo di lotta che pur nel quadro della mobilitazione generale dell’insurrezione cittadina avrebbe mantenuto la piena caratteristica della guerriglia urbana di piccoli gruppi, evitando (ed in questo coincidendo con le note scritte da Engels a proposito del conflitto all’intemo delle città)21 grandi con¬ centramenti, barricate o battaglie frontali con le truppe nazifasciste.

ragione

62

si

che

uomo

con



Ibidem, paragrafo «Ordine di Operazione»

21

Cfr. F.Engels «Barricade Tactics» in W.J.Pomeroy (a cura di), op. cit., pp. 68-69.

.

Parte I

In questa

logica

«Centri di fuoco» collocati in lì

in

e

Il Partito d'Azione e la guerriglia

le leve operative dell’insurrezione sarebbero stati i organizzati sull’impronta dei GAP e delle SAC ma

un contesto

sperimentato

-

di combattimento diverso

rispetto

a

quello

fin

vissuto.

I «Centri di fuoco», infatti, sarebbero stati utilizzati in un quadro ed condizione materiale molto diversa rispetto all’iniziodell’occu¬

una

pazione una

tedesca di Roma. Avrebbero

città in stato di

di attacco

e

agito cioè non più nel vincolo di occupazione nemica (il che presupponeva una logica

allontanamento immediati

e

transitori,

ovvero non

finaliz¬

zati alla vittoria risolutiva) ma nell’ambito di una ritirata delle truppe occupanti che avrebbero lasciato il campo alle forze partigiane insorte per la liberazione della

capitale:

di tutta l’azioneche sta per es¬ di uomini (2-3) armati di è costituito da un ristretto numero Esso intrapresa. fucili, pistola, bombe a mano, appostati e riparati sempre e comunque dentro case, I ) Il centro di fuoco rappresenta l’ossatura generale

sere

pubblici edifici, cantine, sottotetti, ricoveri antiaerei; 2) 11 centro di fuoco entra in azione di propria iniziativa, a intervalli o continuamente, non appena gli viene a tiro un qualsiasi elemento tedesco. Il centro di fuoco agisce senza tener conto della entità e della

3)

specie delle forze avversarie. La sua azione è azione di tiro a bersaglio; [...] debbono essere numerosissimi. [...] in condizione di po¬

I centri di fuoco,

tersi appoggiare, sostenere e difendere fra loro pur sempre restando autonomi e in¬ dipendenti; 4) Il centro di fuoco se individuato o scoperto, deve avere una o più vie preventivamente studiate, per poter sfuggire alla reazione avversaria ed al pe¬ ricolo di essere catturato. Il centro di fuoco che in questo modo si è sottratto alla reazione avversari, deve conoscere la località dove nuovamente entrare in azione. II centro di fuoco deve evitare in

qualsiasi modo di

entrare in contatto diretto con

riparato e protetto; 5) l’azionedel centro di fuoco è azione d’imboscata, di agguato, di sorpresa. È affidata all’iniziativa e all’astuzia dei componenti i singoli centri di fuoco.22 l’avversario in campo aperto; cioè deve sempre essere

Ai

capi-zona dei

tre

partiti

era

demandata

«Centri di fuoco» in relazione alla all’indicazionedei loro zioni

o

compiti

ed

l’organizzazione dei singoli designazione dei loro componenti, ai nascondigli preposti per le opera¬

le ritirate.

22 Irsifar, Carte Fernando Levi Mortera 1943-1948, busta 75, fase. B. XIII. 1. «Istruzioni per i capi-zona. Segretissimo. Riservato ai soli capi-zona dei tre partiti», paragrafo «Modalità Esecu¬

tiva».

63

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

La «presa» degli edifici e dei comandi nazifascisti, infine, raffigura in¬ sieme le laceranti condizioni della guerra civile (di cui le violenze insur¬ rezionali non sono che l’epilogo necessariamente tragico), la crudezza

della dimensione della guerra casa per casa-strada per strada ed in ultimo la coniugazione delle forme della guerriglia urbana (piccoli gruppi che in modo

rapido e sfuggente) con la logica insurrezionale che presuppone l’occupazione, numericamente fortificata e politicamente im¬ piantata, dei centri nevralgici della città da parte delle forze combattenti: agiscono

1 ) Le sedi dei gruppi rionali fascisti debbono immediatamente

essere messe sotto

sorveglianza [...]; 2) le squadre d’assalto debbono essere com¬ poste, per numero di uomini e di armamento, in relazione alla importanza del gruppo ed alla forza difensiva; 3) Deve essere compilato per ogni gruppo rionale fascista, un progetto di assalto [...]; 5) Prima dell’assalto l’edificiorionale fasci¬ oculata

e stretta

sta deve

essere contornato da una serie di centri di fuoco aventi il compito di pro¬ teggere le spalle ed i fianchi delle squadre che assaltano l’edificio; 6) L’azione deve essere condotta con massima energia e decisione e con netta superiorità di

forze nei riguardi di chi si difende. Ogni mezzo e ogni inganno è preventivamente autorizzato. Non deve assolutamente essere consentita nessuna prolungata resi¬ stenza che la propaganda avversaria potrebbe trasformare in eroica; 7) La rea¬ zione contro i difensori del gruppo rionale deve essere immediata, violenta, spietata, sommaria. Non è ammessa nessuna pietà. Non sono ammessi prigionieri.

È solo ammesso il rispetto ai morti che debbono essere composti lungo la via prospiciente il gruppo rionale; 8) Preso l’edificio, sede del gruppo rionale fascista, esso deve immediatamente essere trasformato in fortilizio. I documenti ed altro materiale che in esso vengono trovati debbono essere accuratamente conservati per poi essere consegnati al Comitato centrale; 9) Per il rapido assalto a detti gruppi rionali si faccia libero uso di materiale

esplosivo ed incendiario.23

Significativa appare la comparazione, che

ne

evidenzia la radicale

disposizioni per l’insurrezione di Roma impartite alle organizzazioni militari da Pei, PdA e Psiup ed alcune linee d’in¬

differenza, tra le

proprie

dirizzo discusse tra i vertici

politici

della De

romana e

il

«Gruppo

d’Azione Democratico-Cristiano» (GA-Dc) all’indomani dello sbarco Alleato di Anzio-Nettuno: A seguito dei contatti avuti dai suoi rappresentanti

con alcuni

esponenti della

De¬

mocrazia Cristiana il Gruppo d’Azione Democratico-Cristiano fissa nei seguenti termini la sua linea d’azione nelle attuali contingenze: 23

64

Ibidem, paragrafo «Modalità Esecutiva».

Parte I

1 ) Coordinare i

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

compiti delle proprie squadre d’azioneal

momento di emergenza

con la Sezione Militare della Democrazia Cristiana e a mezzo di questa con la Giunta Militare del Comitato di Liberazione per:

a) contributo al mantenimento dell’ordine pubblico edifici

fughi

e

e alla

difesa di abitati, ponti

impianti industriali di pubblico interesse; b) assistenza ai patrioti, ai pro¬ ai colpiti dalle immediate contingenze della guerra; c) apprestamento di

e

un centro sanitario; d) servizio informazioni e

collegamento.2-4

Secondo questo schema la liberazione di Roma si sarebbe dovuta svolgere senza combattimenti e nel quadro di un trapasso di poteri dai comandi nazisti a quelli Alleati in cui l’azione dei partiti antifascisti e delle loro

organizzazioni

militari

partigiane

si sarebbe dovuta limitare

al mantenimento dell’ordine pubblico nel ridotto lasso di tempo inter¬ corrente tra la ritirata tedesca e l’arrivodelle truppe anglo-americane.24 25

Dopo

una

serie di contatti avuti

con

Armando

Spataro, rappresentante

della De presso la Giunta Militare del CLN,26 il Gruppo d’AzioneDemo¬ cratico-Cristiano chiese di poter essere accolto nel seno del partito catto¬

poter «collaborare totalmente ai fini superiori del Movimento», assicurando «la volontà di rappresentare in seno alla Democrazia Cri¬ stiana la pattuglia di punta nel campo della propaganda e dell’azione».27 lico e di

24 Archivio Istituto Luigi Sturzo (d’ora in poi AILS), Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33, Verbale della seduta del 30 gennaio 1944.

25 Questa stessa linea d’indirizzo è ribadita e rivendicata dal presidente del CLN nazionale Ivanoe Bonomi nella circolare interna indirizzata ai membri del Comitato organizzativo e della Giunta Militare il 25 gennaio 1944. Cfr. AILS, Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33. 26 Armando Spataro, rappresentante della De nella Giunta Militare del CLN di Roma nel 1944 divenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi Bonomi del ’44 e del ’45 poi sottosegretario all’Interno nel governo Parri del 1945 e nel primo governo De Gasperi. Più volte

ministro delle Poste, della Marina Mercantile e dei Lavori Pubblici fu infine nominato ministro dell’Intemo nel governo Tambroni del 1960 caduto dopo i gravi fatti di ordine pubblico del giu¬ gno-luglio 1960 a seguito dell’autorizzazione concessa dall’esecutivo allo svolgimento del con¬ gresso nazionale del Movimento Sociale Italiano a Genova città medaglia d’orodella Resistenza. Molto duro il giudizio di Riccardo Bauer su Spataro a proposito di un mancato versamento di fondi di quest’ultimo alla Giunta Militare. Il responsabile militare del Partito d’Azionescrisse che Spataro aveva ricevuto da un imprenditore romano un finanziamento a sostegno della Resistenza ma aveva consegnato l’interasomma soltanto alla Democrazia Cristiana. Emersa la vicenda grazie alle conoscenze di Vincenzo «Cencio» Baldazzi il denaro venne restituito e distribuito tra i partiti antifascisti. Cfr. R.Bauer, Quello che ho fatto. Trent ’annidi lotte e di ricordi, cit., pp. 154-155. 27

AILS, Fondo Spataro, serie CLN, scatola 7, fase. 33, Verbale della seduta del 30 gennaio

1944.

65

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

In vista della liberazione di Roma, considerata a torto prossima dopo lo sbarco anglo-americano, il GA-Dc insieme ad una serie di iniziative quali la stampa di un giornale «d’impronta democratica cristiana», l’oc¬ cupazione di una delle sedi rionali del partito fascista e «l’istituzione di una sezione femminile con compiti di assistenza, propaganda e infor¬ mazioni» non mancò di discutere e proporre ipotetiche misure armate

da attivare contro le formazioni della sinistra del CLN nel

caso

di

una

iniziativa di queste ultime per giungere all’insurrezione della capitale. In questo modo gli stessi gruppi che sostenevano l’opzione di una ritirata

nazista da Roma vatissimi

combattimenti

erano

i movimenti democratici per

pronti

una

ad

«approcci

eventuale azione

riser¬

comune

i movimenti sovversivi».28

contro

In

con

senza

un

da limiti

d’insieme composto da condizioni materiali difficili, slanci dell’antifascismo romano e dalla prospettiva politica

quadro e

frustrata della insurrezione, si venne configurando quella pe¬ guerriglia urbana del Partito d’Azionedi Roma che pur sul convergendo piano organizzativo con le formazioni comuniste e so¬ «alta»

ma

culiare forma di

cialiste (le otto zone, le SAC, il coordinamento di alcune importanti azioni in città ed in provincia) mantenne una sua autonomia politica e militare ricercando la

maggiore armonizzazione possibile tra il proprio profilo identitario, già reso complesso dalle differenti componenti in¬ terne gielliste, repubblicane e azioniste,29 e l’istanza dell’agire antifa¬ scista connaturata al partito stesso. Ciò finì per tradursi in un percorso complesso e denso di elementi contraddittori che caratterizzarono in modo significativo l’esperienza della guerriglia azionista nella capitale, differenziandone la misura non solo in comparazione con le formazioni del Pei e del Psiup ma anche con i corrispettivi gruppi del PdA presenti in altre città d’Italia: «Il PdA affermò Emilio Lussu nel dopoguerra non fu in grado di creare neppure uno dei piccoli gruppi di azione cittadina, i GAP, che i nostri compagni di Firenze seppero invece organizzare».30 -

2K

Ivi.

29

G.De Luna, Storia del Partito d'Azione. Utet, Milano, 2006, pp. 27-34. E.Lussu. Sul Partito D'Azione e gli altri, Mursia. Milano, 2009, p. 63.

,0

66

-

Parte I

Tuttavia

se

è

vero

che «il terrorismo

-

-

II Partito d’Azione e la guerriglia

come

scrisse

ancora

Lussu

-

freddo»31 rimane indiscutibile, sul piano storico-politico, l’importanza rivestita dal Partito d’Azione ed il ruolo svolto dalle sue

non

si

crea a

formazioni «Giustizia processo d’impianto urbana in tutte le otto

e

e

Libertà»

poi

zone

nella

«Squadre d’Azione Cittadina» nel pratica realizzazione della guerriglia

in cui

e

venne

divisa Roma

e

nelle tante

aree

della sua provincia, cominciare dai Castelli Romani, dove nacque si sviluppò la Resistenza. a

2

-

L’Organizzazione Militare

del

Partito

e

d’Azione

NELLA I ZONA32

svilupparono, per la consistenza nu¬ Squadre d’Azione Cit¬ tadina nonché per la presenza di molti tra i principali esponenti della Resistenza azionista come Vincenzo Baldazzi,33 Ugo Baglivo, Fernando Norma e Virgilio Olmeda, la I zona rappresentò nello stesso tempo il nucleo d’origine delle formazioni di Giustizia e Libertà a Roma ed un «perimetro» politico-militare in cui la guerriglia urbana giellista riuscì a divenire da un lato un fattore rilevante e consustanziale alla più com¬ plessiva misura strategica della lotta dietro le linee nemiche e dall’altro una contestazione di legittimità dell’ordine nazifascista sulla città. La battaglia di Roma del 9-10 settembre 1943 vide l’organizzazione e la partecipazione attiva di un significativo numero di combattenti azio¬ nisti guidati da Vincenzo «Cencio» Baldazzi, storica figura dell’antifa¬ scismo repubblicano che nei giorni immediatamente successivi alla Per le vicende storiche che vi si

merica

e

l’incidenza militare dell’attività delle

31

Ibidem, p. 67.

32

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona». La ricostruzione della struttura,

delle azioni e dell’organigramma della I zona è tratta dalla comparazione dei documenti (non sem¬ pre coincidenti in vari punti rispetto alla disposizione dei settori) denominati «Relazione I Zona»; «Organizzazione Militare del Partito d’Azione» e «Relazione Virgilio Olmeda». 33 Sulla figura di Vincenzo Baldazzi vedi G.Ferro (a cura di), «Cencio». Vincenzo Baldazzi, Fondazione Cesira Fiori, Roma, 1985, con interventi di Max Salvadori, Giuliano Vassalli, Edoardo Volterra.

67

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

1943

luglio

caduta di Mussolini del 25

aveva

ricostituito,

come

ricorda

Emilio Lussu, le cellule azioniste in città: In città,

ancora

Dante

prima di settembre si

GL originaria, attorno Giannotti e a tanti altri.

partenenti

a

costituita

era a

una

serie di piccoli gruppi ap¬

Cencio Baldazzi,

a

Giuseppe Bruno,34

a

Il collegamento con Federico Comandini, Guido Calogero, Pilo Albertelli, Gior¬ gio Candeloro, Vittorio Gabrielli, e altri che, a loro volta, avevano collegamenti

compagni, avvenne rapidamente. Ai primi di settembre i compagni del Partito d’azione, che dovevano prendere poco dopo la denominazione di gruppi di GL, erano oltre 300.35 con altri

Il 30 agosto 1943, presso la sede del Credito Sardo, l’esecutivo del Partito d’Azioneconferì a Vincenzo Baldazzi il comando militare delle

formazioni GL

Roma nel

della riunione

cui

parteciparono quest’ultimo che trasformò la sede dell’istituto di cui era direttore in una base logi¬ stica36 dell’attivitàclandestina della Resistenza nella capitale: Emilio Lussu,

Appena

a

corso

Francesco Fancello

e

Stefano

tomato dal confino dell’isoladi San Domino

al Credito Sardo, di cui

a

Siglienti

[...] la

con

sera stessa mi

recai

direttore Stefano Siglienti, poi ministro delle Finanze, ed ebbi l’altra immensa gioia di abbracciare Lussu e Fancello. Fu lì che l’esecu¬ era

tivo del Partito d’Azione mi investì di

una grave responsabilità, la direzione, in assenza del caro Riccardo Bauer, delle formazioni gielliste.37

34

Avvocato antifascista e membro del Pri, venne confinato a Lampedusa, Lipari, Ustica. Espo¬ nente della componente liberal-socialista partecipò al congresso nazionale del PdA di Firenze del settembre 1943 come delegato della Calabria. Designato dall’amministrazioneAlleata come Pre¬ fetto di Enna, dopo la liberazione di Roma divenne amministratore provinciale della capitale. Nel I governo Bonomi rivestì l’incaricodi sottosegretario ai Lavori Pubblici, ruolo che mantenne anche nei governi Parri e De Gasperi. Dopo lo scioglimento del PdA aderì al Psi. Nel corso degli anni ’50 fu eletto consigliere provinciale di Roma e dal 1956 al 1961 fu Presidente della Provincia di Roma. Nel 1965 fu nominato Consigliere di Stato. Un sintetico profilo biografico è riportato in G.Lestini, «L’attività di Giuseppe Bruno», in G.Giannini (a cura di), L'opposizione popolare al fascismo, Atti del convegno 27-28 ottobre 1995, Centro Studi Difesa Civile, Quaderno n.3, Edi¬ zioni Qualevita, L’Aquila, 1996, pp. 123-125. 15

E.Lussu, Sul Partito d'Azione

e

gli altri. Note critiche, Mursia, Milano, 2009, p. 59.

36

«Giravo con un documento falso che mi era stato preparato dalla sezione tecnica del Partito d’azionee personalmente dall’avvocato Stefano Siglienti, che del suo ufficio al Credito fondiario sardo in via Arcione aveva fatto un centro di preparazione di documenti falsi a disposizione di mi¬ litanti anche non membri del Partito d’azione». G.Amendola, Lettere a Milano, Editori Riuniti,

Roma, 1976, p. 174.

68

Parte I

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

Intorno al costituendo gruppo dirigente, la confluenza di componenti politiche di diversa impostazione concorsero, inoltre, alla formazione

di

PdA contestualmente compenetrato dalle istanze dei giovani liberal-socialisti (Paolo Solari e Carlo Muscetta)37 38 e da quelle del gruppo un

repubblicano di Oronzo Reale e Bastianina Musu.39 Nel quadro della ricostruzione di una nuova dorsale cittadina del PdA, che implicava lo sviluppo rapido oltre che efficiente di un pro¬ cesso di riorganizzazione armata della lotta antifascista, la I zona rivestì un ruolo fondamentale rappresentando in modo significativo quel par¬ ticolare profilo identitario che caratterizzò il partito a Roma rispetto al¬ l’istanza azionista presente nel nord-Italia. La ricomposizione di una rete organica del PdA

romano

si determinò

alla convergenza delle relazioni tra esponenti storici dell’antifa¬ scismo laico ed i nuovi gruppi giovanili, portando a sintesi il rapporto

grazie

tra ambienti sociali

popolari e della media borghesia intellettuale e de¬ finendo così una perfetta simmetria identitaria tra il profilo interclassista delle formazioni GL e la conformazione politico-sociale della capitale: Organizzazione del

PdA per lo più basata su rapporti personali fra esponenti pre¬ e della cultura: Oronzo Reale, Giuseppe Bruno, Stefano

stigiosi delle professioni

Siglienti, Guido De Ruggiero, Sergio Fenoaltea, Bruno Visentini, Achille Batta¬ glia, Vincenzo Torraca, Umberto Marra di Lavriano, Mario Berlinguer, Federico Comandini. Un gruppo di giovani era intorno a Ugo Baglivo, partigiano trucidato alle Fosse e si era formato per incontri avvenuti in occasione di un convegno a

Ardeatine,

Roma promosso dal ministro fascista Bottai, al quale erano intervenuti antifascisti stranieri del gruppo cattolico di Espirit.40

37

Stralcio della testimonianza di Vincenzo Baldazzi, «L’8 settembre a Roma», in M.Musu-

E.Polito, Roma Ribelle. La Resistenza nella capitale 1943-1944, Teti, Milano, 1999, p. 54. 38

Carlo

Muscetta, professore universitario

e critico letterario aderì al gruppo liberal-socialista

Capitini. Entrò nel PdA nel 1942. Dal novembre 1943 fu direttore dell’organo ufficiale del partito «Italia Libera». Arrestato dalla banda Koch nella redazione clandestina del giornale. Nel dopoguerra aderì al Pei che lasciò a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria del 1956. Sul¬ l’esperienza de «L’ItaliaLibera» durante il periodo clandestino cfr. C.Muscetta, La sventurata Italia di Aldo

Libera, in «Mercurio. Mensile di politica arte

e

scienza»,

39

G.De Luna, op. cit., pp. 43-44.

40

Lo stralcio selezionato di Carlo Ludovico

italiana, Nistri Lischi, Pisa, 1962 è conservato A.XII.2.

in

anno

Ragghiami

1,

n.

4, dicembre 1944, pp. 212-217.

tratto da

Disegno della Liberazione e Documenti, b. 28, fase.

Irsifar, Fondo Ricerche

69

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Proprio a Roma si era sviluppato un filone d’inchiesta della polizia aprile ed agosto del 1943, a cavallo tra gli ultimi mesi del regime fascista e l’avvento del governo Badoglio, aveva fatto emergere la rete nazionale delle cellule azioniste, tra cui quella tra la capitale ed il gruppo pugliese.41 Il 28 aprile 1943 venne fermato a Gaeta lo studente ventenne di Bari Giuseppe Loiacono in possesso di manifesti del Partito d’Azione che tra

e

di

una

lettera riservata indirizzata ad «Enzo».

Loiacono la lettera da

aveva

ricevuto il manifesto dal Luisi

prof.

Giulio Buttici di Roma

e

anch’egli studente ventenne di Bari in servizio

Giuseppe capitale. Sia Buttici che Luisi furono subito arrestati dalla

militare nella

Questura di Roma. Loiacono, che era un aderente al movimento liberal-socialista, avrebbe dovuto recapitare la lettera a Vincenzo Fiore, tenente me¬ dico di Giustizia

e

Libertà. Le

indagini portarono alla cattura a Bari di 14 responsabili Tommaso Fiore ed i suoi

membri del movimento GL tra cui i due

figli Vincenzo e Vittore.

tatto

causò

Ruggero

a

e a

L’emersionedell’esistenzadi

una rete

professori Guido Calogero Michele Cifarelli e Giuseppe Laterza.42

Roma l’arresto dei

Bari di

e

di

con¬

Guido De

41

Poco prima della caduta del regime, tra aprile e maggio 1943, furono arrestati e denunciati al Tribunale Speciale molti dirigenti azionisti, tra gli altri: Mario Vinciguerra e Antonio Zanotti a Milano; Carlo Fumo a Firenze; Federico Comandini, Sergio Fenoaltea e Bruno Visentini a Roma.

Giuseppe Laterza, all’epoca giovane di 22 anni sergente dell’8° Battaglione di sanità di interrogato a Roma dal commissario di Ps Armado Stampacchia presso l'Ufficio Politico della Questura in merito alle manifestazioni di gioia succedutesi dopo la caduta del fascismo del 25 luglio 1943. Laterza aveva partecipato ai cortei in divisa soccorrendo un ragazzo ferito durante una sparatoria in via Palermo (Laterza abi¬ tava in quella strada al numero civico 73) tra manifestanti e militi dei reparti di Difesa Contro Aerea Territoriale (Dicat). Stampacchia interrogò Laterza anche in merito ad una lettera da lui scritta e indirizzata a Nicola Milella ed intercettata dalla polizia riguardo lo studente universitario Umberto Wenzel (figlio del vice-Questore di Bari). Wenzel aveva denunciato al GUF l’esistenza a Bari di un’organizzazione antifascista guidata da Cifarelli e Fiore concorrendo all’arresto dei due ed all’aggravamento della loro posizione nell’ambitodell’inchiestasul movimento liberal-socialista. Laterza nella lettera aveva domandato informazioni su una possibile punizione del Wenzel da parte degli antifascisti dopo la fine del regime. Laterza nell’interrogatorio non nascose, anzi ri¬ vendicò, a Stampacchia il suo «senso di animosità» nei confronti di Wenzel e venne proposto per 42

stanza a Roma, e studente universitario di medicina, venne

la diffida. Cfr. le carte dell’inchiesta in ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 89, fase. «Movimento Liberal-Socialista». In particolare per l’interrogatorio di Giu¬ seppe Laterza ad opera del commissario di Ps Armando Stampacchia vedi il verbale del 18 agosto 1943 ed il rapporto di PS del 22 agosto 1943. Stampacchia sarà ucciso nella GAP comunisti della Vili zona a

70

Torpignattara il

4 marzo 1944.

sua abitazione dai

Parte I

-

II Partito d'Azione e la guerriglia

L’articolazione del corpo sociale, la composizione di classe del terri¬ torio urbano, il retaggio storico delle eredità politiche libertarie, anticle¬ ricali e repubblicane, nonché la necessità di costruire un dispositivo di lotta armata armonizzato alle caratteristiche della

guerriglia

in città

con¬

in modo rilevante alla convergenza all’intemo della cultura po¬ litica delle formazioni GL di matrici popolari, artigiane, borghesi e

corsero

piccolo borghesi Trionfale

di Roma. In

particolare

Testaccio il PdA riuscì

in rioni storici

come

Trastevere,

propria presenza in ra¬ da un lato delle di alcuni suoi dirigenti di primo biografie personali gione e come dall’altro la di Baldazzi, piano, per capacità aderenza verso quei ceti popolari urbani (artigiani e piccolo commercio) che avevano rap¬ o

presentato sta di

e

quelle

rappresentavano il zone

militare della IV

della

zona

radicare la

tessuto connettivo dell’humus antifasci¬

capitale.

Scrive Mario

Leporatti,

comandante

dei GAP comunisti:

Il Partito d’Azioneebbe il carcere che durante il

a

suo

nucleo centrale nel gruppo di reduci dall’esilio e

fascismo

dal

aveva dato vita al movimento Giustizia e Libertà.

A questi si erano aggiunti, dopo il 25 luglio, altri elementi provenienti dall’antico partito repubblicano e dalle file degli intellettuali rimasti in Italia ma attratti da GL,

o, ancora, dal movimento liberal-socialista. Il PdA disponeva di uomini attivi, de¬ cisi, dotati di spirito di sacrificio e di iniziativa ed era stato capace di crearsi vari legami con ambienti popolari. Riuscì a reclutare e organizzare squadre militari nei quartieri di Trastevere, Cavalleggeri, Borgo, San Giovanni. A sua disposizione si pose, inoltre, l’organizzazione clandestina della Guardia di Finanza che, datasi alla macchia dopo gli arresti operati dai tedeschi nel mese di ottobre, si sottrasse alla direzione del Centro militare [monarchico ndr] e sotto la guida del capitano Giu¬ seppe Armentano e del

brigadiere Dino Staderini, si schierò

con il

PdA.41

Baldazzi, grazie all’aiuto di alcuni ufficiali del regio si esercito, impossessò di un autotreno carico di armi incaricandosi della Il 9 settembre

loro distribuzione per la resistenza ai nazisti. Le zone operative rifornite furono quelle di S.Giovanni (VI zona in¬ sieme a Chierici, Aldo Eluisi e Vittorio Buttaroni), Testaccio (VII zona) Trastevere (II zona) mentre combattimenti contro reparti tedeschi da parte di gruppi GL si ebbero anche alla Magliana (VII zona). e

4343

M.Leporatti, Breve profilo storico della Resistenza romana, in M.Musu-E. Polito, capitale 1943-ì 944, Teti, Milano, 1999, p. 51.

Roma Ri¬

belle. La Resistenza nella

71

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Nella I zona «Cencio» venne fermato da militari del

regio

esercito

mentre un

organizzava gli armati per la difesa di Porta San Paolo e soltanto accordo concertato tra Emilio Lussu ed il generale Sabato Martelli

permise alle formazioni gielliste (composte tra gli altri da Danilo Mariottini, Cataldo Diaferia, Armando Passalacqua, Otello Fuso, Alberto Ghiglioni e Turchetti)44 di proseguire e raggiungere Porta San Paolo per la battaglia in difesa di Roma: Nella treno

[dell’8 settembre ndr] riuscii ad impossessarmi di un auto¬ fortuna di conoscere i quartieri di Roma come le giacca, mi recai a distribuirle nella zona di San Giovanni [...] il

stessa mattina

carico di armi

tasche della mia

e avendo la

momento più drammatico di quella giornata si verificò al Trionfale e precisamente alle Medaglie d’Oro. Dopo aver consegnato le armi ai volontari [...]

fummo circondati da reparti militari che ci intimarono la restituzione delle armi. [...] non le avrei mai riconsegnate, specialmente a chi reputavo ancora fascista. Il tempestivo intervento conciliatore del generale Martelli [...] di Bavero, di Gazzoni e di Lussu scongiurò il pericolo. [...] Noi ci appostammo vicino alla Pira¬ mide, sul lato destro di Porta San Paolo, nei pressi della Piazza di Porta Catena e sulla destra del Mattatoio.45

Il 10

settembre, dopo la firma della tregua

e

l’occupazione tedesca

di Roma, si tenne la prima riunione della dirigenza azionista al Credito Sardo per organizzare la resistenza nella «città aperta», a prendervi parte

furono Stefano

Siglienti, Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Sergio Fenoaltea e Francesco Fancello, quest’ultimo sarebbe divenuto membro della Giunta militare del CLN e responsabile dell’organo clandestino del par¬ tito «L’Italia Libera». successivo Vincenzo Baldazzi per Giustizia e Libertà, Pom¬ pilio Molinari e Antonello Trombadori per il Pei organizzarono un’azione di sabotaggio delle colonne corazzate tedesche utilizzando nella zona di Il

giorno

Porta San Paolo chiodi a quattro punte ed altri materiali di sabotaggio fomiti da Enrico Ferola, fabbro e militante del Partito d’Azione che sa¬ rebbe stato in

seguito

ucciso alle Fosse Ardeatine il 24

marzo

1944.

44

Per il numero e l’identità dei partigiani di GL della I zona che presero parte alla battaglia di Porta San Paolo vedi l’elenco presente in Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione IZona». «Attività militare operativa contro elementi nazifascisti». 45

Stralcio della testimonianza di Vincenzo Baldazzi, «L’8 settembre

E.Polito, op. cit., p. 54.

72

a Roma» in M.Musu-

Parte I

Una

squadra

Aldo Eluisi

e

-

Il Partito d'Azione e la guerriglia

d’azione di GL comandata da Baldazzi

e

composta da

Vittorio Buttaroni

di alcuni

operò per la collocazione in sedi sicure della resistenza clandestina tra cui il generale mo¬

esponenti Bencivenga, il comunista Giovanni Roveda e l’azio¬ nista Manlio Rossi-Doria. Contemporaneamente attraverso l’azionee le conoscenze di Baldazzi vennero disposte le reti comunicative e di con¬ tatto tra i vertici dei partiti antifascisti ed i quartieri popolari di Roma, un’operazione fondamentale e prodromica alla divisione militare in otto zone del territorio urbano della capitale nella quale i dirigenti antifascisti coinvolti furono Luigi Longo, Giorgio Amendola, Fabrizio Onofri, Ro¬ berto Forti, Pompilio Molinari, Emilio Lussu, Bruno Buozzi, Ercole Chiri ed Edoardo Volterra.4647La stessa operazione venne affidata a Bal¬ narchico Roberto

dazzi per l’area dei Castelli Romani, di Tivoli e di Civitavecchia. Un punto di riferimento centrale per la riorganizzazione non soltanto

delle formazioni azioniste

ma

di tutte le forze antifasciste della I

zona

fu

Virgilio Olmeda, primo capo-zona dell’areache comprendeva i quartieri Mazzini, delle Vittorie, Prati, Trionfale, Borgo e Monte Mario, raggiun¬ gendo il confine del rione Trastevere. Le squadre militari furono costruite sulla base della preesistente organizzazione politica clandestina che pro¬ prio nei locali di proprietà di Olmeda non aveva mai cessato di esistere: Il mio laboratorio, sito in via Leone IV n. 38, fu sempre ritrovo di compagni. Con la liberazione di Baldazzi, divenne il ritrovo di tutti i condannati e fuoriusciti po¬ litici di tutti i partiti. Una delle prime riunioni fu tenuta nello studio del nostro compagno Concetti, con 1’interventodi Oronzo Reale, Bruno, Baldazzi, Gualemi, Piccioni, Giannotti ed il sottoscritto. La prima rassegna di forze fu fatta al Gianicolo con l’interventodel compagno Lussu, la seconda a Viale Medaglie d’Oro, per la I zona, con l’intervento di Baldazzi e Guardati.-47

prima embrionale struttura della I zona vide assegnare a Fernando responsabilità del settore «Organizzazione», a Franco Bugliari48 quello «Politico» e ad Olmeda quello «Militare». La

Norma la

46 Edoardo Volterra, fu tra i fondatori del PdA di Bologna nel 1942. Arrestato nel 1943 venne liberato dopo il 25 luglio. Trasferitosi a Roma operò a stretto contatto con Riccardo Bauer. Meda¬ glia d’argento al Valor Militare, dopo la guerra diverrà Rettore dell’Universitàdi Bologna e giudice costituzionale. 47

Circolo Giustizia

48

Franco Bugliari, indicato come responsabile del Settore Politico nella «Relazione Virgilio

e Libertà di

Roma, «Relazione / Zona», «Relazione Virgilio Olmeda».

73

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Dopo la battaglia di Porta San Paolo al nucleo originario si aggiun¬ De Giorgio, Ugo Baglivo e Fernando Pesoli e l’area venne riorga¬

sero

nizzata

con

nuovi incarichi:

Fernando Norma; «Organizzazione» Carlo De Giorgio (fu¬ cilato alle Fosse Ardeatine); «Politico» Ugo Baglivo (fucilato alle Fosse

Capo-zona

Ardeatine); «Stampa» Nel

Virgilio

Olmeda.

mesi di occupazione nazifascista della città la guida della zona si modificarono più volte in seguito ad arresti e uccisioni dei dirigenti partigiani del PdA: 1) Virgilio Olmeda, dalla costituzione sino a settembre 1943 2) Fernando Norma, dal settembre 1943 al 25 gennaio 1944, poi fu¬ corso

struttura

e

dei

Fernando Pesoli; «Militare»

nove

la stessa

cilato alle Fosse Ardeatine. Durante questo periodo Norma fu coadiu¬ vato da Ugo Baglivo che ricoprì la carica di Capo-zona politico e che

poi

venne

fucilato alle Fosse Ardeatine

3) Guglielmo Rizzo, dal 26 gennaio 1944 al 3 marzo 1944 4) Luigi Rossetti, dal 4 marzo 1944 al 4 giugno 1944.49 Nel perìodo di massima estensione ed efficacia organizzativa la forza numerica

degli

effettivi di GL nella

zona

si attestò tra i 250 ed i 300

uo¬

mini, per la maggior parte civili, ed il rappresenta il

La

numero di caduti combattenti, 38, alto per le formazioni azioniste a Roma.50 divisa in Settori: Borgo; Cavalleggeri; Mazzini; Monte

più

zona venne

Mario; Prati; Primavalle; Trionfale.

Ogni

comprendeva uno o più inquadrata con un responsabile settore

quartieri e l’organizzazione di GL vi era politico, un responsabile militare e un addetto alla diffusione della stampa. a) Settore Borgo:

Capo-settore politico Giulio Giuli e capo-settore militare Ferruccio Mugnai. Operavano nel settore 3 squadre guidate rispettivamente da Anacleto Gagliardini (6 membri); Umberto Astolfì (7 membri); Alfredo Tonelli (6

membri).

politico-militare anche nella IV zona. Catturato, tradotto nel designato alla deportazione in Germania. Riuscì a liberarsi Bologna durante il trasporto.

Olmeda», sarà operativo

come capo

carcere di via Tasso e torturato venne e

fuggire w

a

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona».

so Nelle carte presenti in Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona» sono riportati lunghi e dettagliati elenchi dei partigiani azionisti arrestati e fucilati dai nazifascisti nei nove mesi di occupazione di Roma.

74

Parte I

-

II Partito d'Azione e la guerriglia

b) Settore Cavalleggeri: Capo-settore politico Otello Bongirolami, capo-settore militare Vit¬ torio Buttaroni (poi fucilato alle Fosse Ardeatine), addetto stampa Ger¬ mano

Lunadei.

Operavano nel settore 3 squadre guidate da Renato Bongirolami (12 membri); Alfredo Sasselli, poi ucciso dai fascisti, (6 membri); Michele De Cenzo (12 membri).

c) Settore Mazzini: Capo-settore politico Mario Canepa; capo-settore militare Elio Bernabei (poi fucilato alle Fosse Ardeatine). Operavano nel settore 5 squa¬ dre guidate da Duccio Rossetti (4 membri); Luciano Ventura (5 membri studenti liceo

(5 membri); In seguito

Mamiani); Filiberto Cassoni (4 membri); Giuseppe Oliva

Edmondo Fondi, fucilato alle Fosse Ardeatine. alla morte di Fondi

non

fu

possibile

ricostruire

numero e

identità dei membri della

squadra. dipendeva il quartiere

Vittorie in cui operarono da Romolo Raoul De Marchi (fucilato alle Muccioli, squadre guidate Fosse Ardeatine) e Mario Intreccialagli (fucilato alle Fosse Ardeatine) Dal settore Mazzini

3

complessivi 24 membri.51 Era inoltre affidato alla squadra un de¬ posito di armi della zona in Via della Giuliana 35 presso Franco Antiper

nucci.

d) Settore Monte Mario: Capo-settore Mario Pescatori e capo-squadra Cosimo Di Micco (fu¬ cilato). A seguito dell’arresto e della fucilazione di Di Micco, per l’in¬ filtrazione di una spia, il settore venne scompaginato e non riuscì a ricostituirsi nonostante la presenza di molti «gregari». e) Settore Prati: Capo-settore politico Cesare Leonelli (fucilato alle Fosse Ardeatine), capo-settore militare Danilo Mariottini, addetto stampa Vincenzo Saccottelli (fucilato alle Fosse Ardeatine).52

51

Cfr. «Relazione quartiere delle Vittorie» in Circolo Giustizia

e Libertà di

Roma, «Relazione

I Zona». 52 Vincenzo Saccottelli, falegname di militanza repubblicana, aderì al PdA nel settembre 1943. Fece parte dell’organizzazione militare del partito e fu arrestato il 7 marzo. Venne fucilato alle Fosse Ardeatine.

75

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Operavano nel settore 3 squadre guidate da Cataldo Diaferia (7 mem¬ bri); Armando Passalacqua (6 membri); Alberto Ghiglioni e Claudio Frascani, arrestati nel gennaio 1944 e sostituiti da Otello Fuso (4 membri). f) Settore Primavalle: Capo-settore Giuseppe Lotti (fucilato alle Fosse Ardeatine). A seguito della fucilazione di Lotti il settore venne sgominato. Numero e identità dei membri nonché le azioni realizzate in seguito non furono, per questa ragione, ricostruibili. g) Settore Trionfale: Capo-settore politico Carlo De Giorgio sostituito da «Walter Di Franco» (in realtà un spia fascista infiltrata di nome Francesco Argentino che pro¬ vocò l’arrestodi molti membri della zialmente indicato

come

zona)53 e poi da Fernando Pesoli ini¬ Stampa. Operavano nel settore 6 squadre membri); Giovanni Lazzazzera (4 membri

Addetto

da Fernando Pesoli (5 [Savino] Lotti e Ulderico Uberti morti in campo di concen¬ tramento in Germania); Giulio Bonaventura (5 membri tra cui Giovanni

guidate

tra cui Lollo

Alberto Di Giacomo morti in campo di concentramento in Antonio Micucci (5 membri tra cui Aldo Eluisi, Bruno e Um¬ Germania); berto Bucci tutti fucilati alle Fosse Ardeatine); Alberto Baldazzi (4 mem¬ Gallinella

e

bri); Egidio Renzi, fucilato alle membri

non

Franco» che

gregari

della

Nella

furono ricostruiti rese zona

zona

400

colpi

seguito

e

identità dei

della delazione di «Walter Di

per ragioni di sicurezza, ogni contatto dei al di fuori del capo-settore Renzi poi fucilato.

impossibile,

Fernando Pesoli

moschetti, 4 fucili modello 91 ;

sivi,

Fosse Ardeatine. Numero a

organizzò

un

deposito

contenente: 14

300 bombe a mano, 2 cassette di

esplo¬

per moschetto.

5151 Francesco Argentino fu membro di spicco del Reparto speciale di polizia meglio noto come Banda Koch operante a Roma e Milano. Dopo essere stato componente dell’ufficio«S» del S1M, Argentino riuscì ad infiltrarsi nelle fila del Partito d’Azione, sotto la falsa identità di Walter Di

Franco, divenendo addirittura capo-settore nel quartiere Trionfale. Come componente della Banda Koch fece arrestare quadri dirigenti e militanti attivi del PdA come Fernando Norma, Bruno e Umberto Bucci, Pilo Albertelli, Ugo Baglivo, Vincenzo Saccottelli, Alberto Baldazzi, Angelo La¬ tini. Cfr. deposizione del capo banda Pietro Koch in Archivio di Stato di Roma (d’ora in poi ASR), Corte d’Appello -Sezione Istruttoria- fase. 323. Estratto dell’interrogatorio di Pietro Koch del 23 maggio 1945 presso Regina Coeli. Per una biografia completa di Francesco Argentino e più in ge¬ nerale per uno studio storico sul Reparto cfr. M.Griner, La Banda Koch. Il Reparto speciale di po¬ lizia 1943-1944, Bollati Boringhieri, Torino, 2000.

76

Parte I

Il Partito d'Azione e la guerriglia

-

Le formazioni GL scelsero di fornire ai due settori

più forti

della

zona

consigliere militare. Per questa ragione il colonnello Aristide Fatto¬ rossi venne inviato nel settore Trionfale ed il maggiore Lelio D’Alesun

sandris nel settore Mazzini. Sul

piano dell’armamento complessivo

le formazioni GL della

zona

si dichiararono in possesso di 200 moschetti modello 91; 70 mitra; 60 pistole di vario tipo; 4 casse di bombe a mano CTC e scorte di muni¬ zioni per circa due

2.1

giornate

di fuoco.54

La guerriglia ed il sabotaggio delle Squadre

-

d’Azione Cit¬

tadina della I zona

La guerriglia urbana di matrice giellista ebbe certamente nella I una

delle

sue

più

incidenti

disposizioni

militari-territoriali ed il

zona

numero

delle azioni di guerra condotte dalle SAC nei vari settori in cui venne di¬ visa l’area operativa, nonché l’elevato numero di partigiani caduti e arre¬

stati, evidenziano il rilievo della forza del PdA con

le

nisti,

corrispettive

e con

come

e

la simmetria

formazioni combattenti del Pei

loro comunisti

e

del

Psiup.

strategica Gli azio¬

socialisti, interpretarono infatti la guerriglia

intendimento fattuale dell’antifascismonella

surrezione cittadina,

e

connessa ma

precedente

prospettiva di

una

in¬

l’arrivo degli Alleati

a

Roma, in grado di conferire legittimità ad un’amministrazionedella città espressione dei partiti della Giunta Militare del CLN della capitale: Il Comando Generale delle squadre di tutti i settori, in vista di un’azione conclu¬ siva che doveva sferrarsi per decisione presa il 30 maggio 1944 contro le retroguardie tedesche incalzate dalle truppe alleate, con itinerario già segnalato, fu affidato prima al Generale [Francesco] Zani della Brigata Sassari da tempo in in¬ tesa con Giuseppe Bruno e il Capo Zona Rossetti e poi al Maggiore D’Alessandris Lelio. Il fulmineo concludersi dell’attacco liberatrici impedì alle nostre

54

55

L’organigramma è

squadre

a

Roma da parte delle forze

la realizzazione del

più ambito sogno.55

tratto da Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona».

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione / Zona».

11

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

relazione presentata nel dopoguerra sono, infine, indicate le principali azioni di guerra di Giustizia e Libertà nella I zona: Nella

-

29 settembre 1943: la

da Lelio

squadra composta

e

Fernando Giu-

Fernando Levi Mortera, Carlo Matera, Alberto Benedetti Marcello Raimo incendiò un camion tedesco in Viale Tiziano.

seppetti, -

2 ottobre 1943: la stessa

a mano un

squadra attaccò

con

e

lancio di tre bombe

gruppo di soldati tedeschi in Viale Giulio Cesare ucciden¬

uno e ferendo gli altri due. 10 ottobre 1943: la squadra comandata da Cataldo Diaferia (set¬ tore Prati) in un’azione congiunta con le squadre comandate da Vir¬

done -

gilio Olmeda e Fernando Pesoli (Trionfale) e Duccio Rossetti (settore Mazzini) attaccò un carro armato tedesco in sosta all’altezza del Km 3 della via Cassia, uccidendo tre soldati e riportando la ferita di un partigiano. 15 ottobre 1943: la squadra comandata da Cataldo Diaferia (settore -

Prati) attaccò sulla via Flaminia un carro armato tedesco uccidendo soldato nazista e danneggiando il mezzo. -

rendone

una

uno.

15 novembre 1943:

girolami, Ugo Colelli, Buttaroni attaccò manici -

partigiani Passalacqua, Perra, Mariottini e pattuglia tedesca uccidendo due soldati e fe¬

12 novembre 1943: i

Tancredi attaccarono

-

un

e

una

un carro armato

distruggendo

il

tedesco uccidendo tre militari ger¬

mezzo.

Nel novembre 1943: il

partecipò

squadra composta da Renato e Otello BonGuglielmo De Ritis e Vittorio

Dante Dioadori,

partigiano

della I

zona

ad un’azione di guerra presso il paese di

GL Giulio Durante

Fogliano dopo

che

occupato dai tedeschi. Venne organizzata un’imboscata

questo era stato e 4 militari germanici furono uccisi. -

dato -

squadre dei settori Trionfale, Mazzini camion tedesco di rifornimento viveri uccidendo

8 dicembre 1943: le

attaccarono e

un

distruggendo

il

e

Prati

un

sol¬

mezzo.

8 dicembre 1943: il

settore Prati attaccarono

capo-squadra Passalacqua e Ghiglioni del pattuglia tedesca ferendone un compo¬

una

nente. -

15 dicembre 1943: alle

Prati)

78

ore

18 Mariottini

e

Franco Diaferia (Settore

attaccarono sulla via Cassia un camion tedesco.

Parte I

-

21 dicembre 1943: sulla via Cassia

una

Il Partito d’Azione e la guerriglia

-

squadra composta

da Ma-

riottini, Raffaele Moretti, Antonio Micucci, Armando Stella, Otello Fuso, Mario Spinetti, Alberto Baldazzi attaccò con bombe a mano un

camion tedesco in transito facendolo

esplodere.

Due

partigiani

rimasero

Prati

Trionfale

feriti nell’azione. -

30 dicembre 1943: sulla via Aurelia le

squadre

attaccarono un’autovettura tedesca incendiandola

e

e

disarmando i tre

soldati che si trovavano all’interno. 1944: la squadra del settore Borgo composta da Vincenzo Vittorio Baldazzi, Buttaroni, Alfredo e Attilio Tonelli e Fernando Norma fece esplodere due vagoni merci tedeschi nella stazione Ostiense. -

1

gennaio

gennaio 1944: la squadra del settore Borgo fece saltare in aria vagoni merci a San Lorenzo nei pressi della stazione Termini. 17 gennaio 1944: dodici componenti della zona attaccarono un gruppo di militi fascisti dopo un rastrellamento in via delle Medaglie -

3

due

-

d’oro liberando 12 uomini. -

con

22

gennaio

1944: sulla via Flaminia,

un’azione congiunta le

squadre

a

circa 5 Km da Ponte Milvio,

Trionfale

e

Prati fecero saltare 2

camion tedeschi. -

24

gennaio

1944: la

squadra guidata da Vincenzo Baldazzi

torio Dezi incendiò due camion tedeschi

zista in Piazza della

e una

e

balilla del Comando

successivamente, insieme

Vit¬ na¬

Giulio

e Regina Romolo Nuccioli, fece esplodere una bomba a Palazzo Braschi (sede della banda fascista nota come Pollastrini-Bardi). Per i giorni immediatamente precedenti la Liberazione di Roma erano stati preparati piani operativi di offesa e difesa ai quali, stante la rapida avanzata Alleata, non fu possibile dare attuazione. 4 giugno 1944: la squadra Cassoni (settore Mazzini) nella notte del 3 giugno asporta armi dalla caserma «Mussolini» della Milizia. 4 giugno 1944: Antonio Martucci, Antonio Cella, Fernando Pesoli e Virgilio Olmeda attaccarono il carcere di via Tasso nel momento della ritirata tedesca acquisendo importanti documenti consegnati successi¬ vamente ad un ufficiale alleato del Psycological Warfare Branch (PWB) e

a

-

-

che rilasciò loro regolare ricevuta. 4 giugno 1944: Arturo Bianchi, Minotti Tobruch, Filiberto Cassoni, Romolo Boccitto, Raul Fratini e Duccio Rossetti parteciparono ad uno -

79

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

scontro con elementi tedeschi e della PAI a Via

cando 2 morti Nel

e

Magnanapoli

provo¬

3 feriti al nemico.56

quadro operativo generale

di

occupazione

di

pubblici

edifici la

squadra «Mamiani» (settore Mazzini) formata da Franco Antinucci, Lucio Bruscoli, Umberto Dieci, Franco Raparelli, Luciano Ventura e dal

capitano Battaglia, occupò l’edificiodella GIL di via Fomovo.57 Sul piano del sabotaggio, infine, le principali e più incisive attività delle I zona svolte durante l’occupazione nazifascista della capitale fu¬ rono: l’ampio numero di spargimento di chiodi a quattro punte sulle

principali vie di transito dei mezzi nemici; il ripetuto taglio di fili elet¬ trici e cavi telefonici collegati ai comandi nazisti; la costruzione di bloc¬ chi stradali

lungo le vie consolari; i danneggiamenti e la distruzione automezzi tedeschi in transito e sosta; la distruzione (ad opera di degli Duccio Rossetti e Alberto Benedetti) di documenti e lettere indirizzati al comando SS della città nonché la distruzione di mandati di cattura condanne alla leva

3

-

e

emesse

e

dal Tribunale militare di Roma contro civili renitenti

militari disertori.

L’Organizzazione Militare

del

Partito d’Azione

NELLA II ZONA58

Nella II zona,

comprendente

nuovo, Monteverde vecchio formazioni GL sul

piano

e

i

quartieri Trastevere,

Portuense, la

combattente si

Monteverde

struttura e l’azione delle

sviluppò,

nella

sua

misura

più

estesa, intorno alle date dell’inizio (8-10 settembre 1943) e della fine (4 giugno 1944) dell’occupazione nazifascista di Roma. Non mancò,

56

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione I Zona»', Relazione «Organizzazione del

Partito d'Azione». 57

Cfr. la relazione «Attività Squadra Mamiani» presente in Circolo Giustizia e Libertà di

Roma, «Relazione I Zona». 5X

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione II Zona». La ricostruzione della struttura,

e dell’organigramma della II zona è tratta dalla comparazione dei documenti (non coincidenti in vari punti rispetto alla disposizione dei settori) denominati «Elenco dei compagni che nel periodo clandestino hanno partecipato alla lotta contro i nazifascisti nelle Squadre militari

delle azioni

80

Parte I

peraltro,

Il Partito d'Azione e la guerriglia

un’articolazione costante di attività di

mesi di

nella

sabotaggio

durante i

guerriglia capitale tuttavia fu soprattutto l’intensa ramificata opera informativa e di collegamento che fece delle squadre

nove e

-

cittadine del PdA della II

zona uno

e

dei centri di

maggior

rilievo

e

inte¬

per i comandi Alleati in rapporto alle azioni militari coordinate contro i tedeschi. resse

Al comando dell’area operativa si alternarono, in

subiti

delle

e

ragione degli

riorganizzazioni interne, quattro capi capo-zona politico-militare

1) Dante Giannotti, alla data del

suo arresto avvenuto

zona:

dal settembre 1943

nel novembre 1943. Scarcerato da

Coeli nel

gennaio 1944 riassunse il ruolo di da marzo a giugno 1944. 2) Vittorio Gabrielli, capo-zona politico-militare Regina

arresti

capo-zona

politico

dal dicembre 1943

al febbraio-marzo 1944. 3) Raffaello marzo a

Flugi D’Aspermont, capo

giugno

zona

politico

dal febbraio-

1944

4) Alberto Corsi, capo-zona militare dal

marzo

al

giugno

1944

dopo

capo-settore militare delle due Squadre d’AzioneCittadina di Monteverde nuovo. essere stato

La II

zona venne

chio, Monteverde sivamente 13

divisa in quattro settori Trastevere, Monteverde vec¬ Portuense-Magliana dove operarono comples¬

nuovo,

Squadre

d’Azione Cittadina

a) Trastevere: Capo-settore Vincenzo Nenni. Operavano nel settore 5 squadre gui¬ date da Lucio Rinaldi (6 membri), Nicola Cavallucci (5 membri), Al¬ berto Midei (6

membri), Mazzini Marini (6 membri), Fratti Mazzini (9

membri). b) Monteverde nuovo: Capo-settore Alberto Corsi. Operavano nel settore 2 squadre guidate da Umberto Cecchettani (5 membri) e Mario Di Nuzzo (6 membri).

del PdA» e «Relazione II Zona». Attraverso il primo documento sono sta integrati nomi, funzioni e cronologia dei capi-zona succedutisi alla guida delle formazioni GL. Dal secondo documento (più completo) sono state riprese l’organizzazione per settori, l’elenco delle azioni militari, delle attività di sabotaggio e d’informazione.

81

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

c) Monteverde vecchio: Capo-settore Armando Benefialle. Operavano nel

settore 4

squadre

da Matteo Rita (6 membri), Balilla Mercuri (5 membri), Fran¬ Ronchese (6 membri), Teobaldo Galassi (6 membri).

guidate cesco

d) Portuense: Capo-settore Cesare Belardi. Operavano nel settore 2 squadre guidate da Otello Rosa (8 membri) e Ernesto Rinaldi (5 membri). La forza numerica della zona fu di 102 effettivi compresi i due re¬ sponsabili dell’assistenza sanitaria alle formazioni partigiane, il medico Vincenzo Calderato (che dopo la Liberazione di Roma venne paraca¬ dutato dagli Alleati al nord-Italia oltre le linee nemiche per operare nell’organizzazione militare del PdA)59 e l’infermiera Libera Santilla. L’armamento constava di 100 moschetti, 40 pistole di vario tipo, 8 mitragliatori tipo “Breda30”,centinaia di caricatori per i moschetti, mi¬ tragliatori e tre casse di bombe a mano SRCM e OTO. 3.1

-

Le Squadre

d’Azione Cittadina della II zona nelle battaglie

di Porta San Paolo

e

del 4 giugno

appartenenti alla II zona (Francesco Ron¬ chese, Balilla Mercuri, Luigi Marini, Balilla Frate, Armando Benefialle e Cesare Belardi) presero parte alla battaglia per Roma del 9-10 settem¬ bre 1943 nei quartieri Ostiense e San Giovanni, dove avvenne la distri¬ Diversi elementi del PdA

buzione delle armi da parte di Vincenzo Baldazzi. Nello stesso mese di settembre Luigi Marini intervenne contro due fascisti, ferendoli, durante

perquisizione in un deposito di armi clandestino delle SAC. dell’occupazione, secondo quanto riportato dalla relazione della II zona, «vi furono scontri senza entità con pattuglie nazifasciste una

Nei mesi

sempre durante l’affissionedi manifestini sero

e

iscrizioni murali»

a

cui pre¬

parte Corsi, Gabrielli, Flugi D’Aspermont, Belardi, Marini

Ronchese

con

la

sua

squadra.

Per il resto l’attività della II

zona

e

poi

si arti-

Circolo Giustizia e Libertà di Roma. «Relazione li Zona». «Elenco dei compagni che nel periodo clandestino hanno partecipato alla lotta contro i nazifascisti nelle Squadre militari del PdA».

82

Parte I

-

Il Partito cPAzione e la guerriglia

prevalentemente sul piano informativo e del sabotaggio «fino alla notte del 4/6/44 non vi fu nessun altro scontro».60

colò

giorno

Il

della

e

dunque

dell’entrata in Roma delle forze Alleate, invece, tutte le SAC mobilitate: Ronchese a capo dell’interaIII Squadra del

zona vennero

settore Monteverde vecchio attaccò alcuni automezzi tedeschi in ritirata mettendone fuori

uso uno e

comando della IV

e

Aventino nuclei di

ferendo

l’equipaggio; Flugi D’Aspermont al

III Squadra del settore Trastevere attaccò presso Ponte paracadutisti tedeschi catturando 5 soldati e consegnan¬

doli alle autorità Alleate; Corsi, Benefialle

bombe

a mano

e

Tacconi attaccarono

un’autoblindatedesca sul Ponte Sublicio mettendo in catturando

con

fuga

di guerra che venne consegnato agli Alleati insieme al mezzo; Nenni, Corsi e Benefialle al comando delle Squadre I e II del settore Trastevere e della I Squadra del settore Monte-

l’equipaggio e

un

prigioniero

gruppo di fascisti e tedeschi nei pressi di Piazza San Cosimato, catturandone 4 e mettendo in fuga il resto del gruppo nonostante il ferimento subito ad una gamba da Nenni; Cesare Be-

verde

nuovo

si scontrarono

lardi al comando della I

e

con un

II

Squadra

del settore Portuense sostenne

uno

fuoco presso l’ospedale «Cesare Battisti» con un gruppo di fa¬ scisti del battaglione «San Marco» disarmando e catturando 7 militi; infine scontro a

tutti i restanti

reparti GL, guidati dai rispettivi capi-squadra, furono disposti e Magliana dove attaccarono colonne tedesche

le strade Portuense

lungo in fuga catturando 3.2

-

10 soldati ed incendiando 3 autocarri.

Sabotaggio e Informazione di guerra: ilfulcro dell9attività

della II zona

L’appartenenza del fabbro Enrico Ferola61 alla II tamente le forme di chiodi

a

sabotaggio

delle

quattro punte da lui costruiti

e

Squadre

zona

collega

diret¬

di GL all’utilizzo dei

fomiti alle formazioni

partigiane.

60

Circolo Giustizia e Libertà di Roma, «Relazione li Zona».

19

CORNALBPEL

»AUTITO

S Q çtA L ,,

m,Attiro, una

' r>

,

O

mA mNAmui

Ol

UNITA

_

Tire a regno

Patti di unità d’azione con il Partito Comunista e

con

il

Movimento

Cristiano

Unità Proletaria ZnV“úlmZ!!!!

glORN

DEl

A 1 E

ferra bruciala »«>“ "< Dopo «"« «*

L tsaiifiñü

I

Vn“/“C""

tiretti* nell ultimi* anello «l«i e,ntaun Ai ihdlllL.

$****&» fa fst#& «ft ñtima *

del

wn sa

(altrui) ut (orttno i fasciai mattono vnttt * losticuni c « f e I accenta m Min turno ridotta ut rotine o su Ottona »Mmim M Marvew, Undam )r

«b

i

«fmumeì*

W«t|W

SORNALE

DEL

Sociale *

-

socialista

e... attesismo

praiéXonv m Pìeæm ßti Popolo, Dir-antio ì credenti l^g

Ä‘LTÄÄ

«•'»«•»»» e«!««. «»vteses** csstrtóa e t» -più

PARTITO

ROMA

PROLETARIA

di

due lo zchiaritìt dot proletariati di FwofXiI e ribadirla «etto */ awrtwm« f la beffa Aeiroppressore± a, se il mero armato notista mrà ugualmente tpitxsmo tie. significa tascun« offri il totopttt> pm duro e p*ù n*r erxrnrw* Bri «otto a* aås&re» per dei

7Z ***** * I***** mente* * tßmti)1 few « *tt #**»***•*? d water* pire hrtito#fcnte del sua mcmåo mio tósmurnåo Vovm wmttdUI tttHthttCta*«*!« dell« t«*©*Asrtôit- » fascanvts * » w&zij&m In. rtplo.m

Ì«r*a p |r

binate*»

proletaria

unità

ft? ìipara tm torto, spezza una enti m se no» è nuiÌiiUtßtn. organixvttu, »tatuati e ratùbtttfufo Politico $ oiit" t>l»ma non oiimbnu*r JS' in Q«mV tir«* dixUtpa ** tragica non snppinm rnr un faro forarne à* enfiali «*u«ödwli fuoco sacro dammi a «mr parimi! d»

Socialismo o sociihniaiiM

*

A promessa

»

aocUHnexiene « Come

il

LA LIBERAZIONE 01 ROMA

Ofocmti1

PARTITO

{n*ct»t*

epptlcherebb»

^ ^ W' 9 ta T A 11 A N O D 1 UNITA

SOCIìikta CIAUSTA

PRCLEl A ft

?

A

UN’ ALTRA INFAMIA DEI NAZIFASCISMO

BRUNO Il compagno

BUOZZI altre vittime, lire nomi o

chi imúavm di àt

ASSASSINATO

patri» Quando alte trenttem venne sMI«M,mpmMA.M .mo*

ma, fa un campo ài tofàiMMIONttor lo, put Mirato la.lu^v.4^LJlla3e^i

Copie dell'«Avanti!» clandestino di Roma del 9 novembre 1943, del 21 febbraio 1944, dopo la Liberazione di Roma e con l'annuncio dell'uccisione di Bruno Buozzi nella strage di La Storta.

265

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Piantina dell'azione dinamitarda del GAP socialista Edoardo Vurchio del 18 febbraio 1944 alla Stazione Ostiense (lrsifar. Fondo Ricerche

266

e

Documenti, b.l, fase. A.I.3

e

A.1.5).

Parte III

I Gruppi d’Azione Patriottica del

Prologo:

1941,

estate

Il 23 giugno 1941 Roma

una

gatorio

Partito Comunista

i giovani gappisti prima dei

organizzata dagli

venne

manifestazione, 3-4.000 persone,

GAP

studenti universitari di

contro il richiamo obbli¬

alle armi ed in rivendicazione del «18 militare». Durante la di¬

mostrazione furono lanciati manifestini

e

stelle filanti

con

impressi

contrari alla guerra e la protesta venne repressa con slogan l’interventodella polizia contro gli studenti e con la chiusura della città antifascisti

e

universitaria. Le autorità della

polizia

fascista

segnalarono prontamente

nel loro

rapporto che «l’azione meticolosamente preparata» faceva capo ad una «combutta sovversiva [...] formata da elementi operai e intellettuali, in

intimi contatti

comunista».1 loro

emerse

tra

loro,

con

Chi fossero nel

corso

le modalità caratteristiche usate dal

gli

partito

elementi sovversivi in intimo contatto tra

dell’inchiesta che nel settembre 1941

l’incriminazione e all’arresto di numerosi

portò

al-

giovani comunisti (tra loro come Antonello Trombadori,

figurava anche il socialista Cérilo Spinelli) Pompilio Molinari, Paolo Bufalini, Antonio

Giolitti, Roberto Forti, Ro¬

1 L’episodio della manifestazione del 23 giugno 1941 è raccontato in R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, Einaudi Torino. 2011. pp. 67-70. Nello stesso testo Bentivegna riporta la cronaca

del suo successivo arresto

(settembre 1941 ), deH’interrogatorio subito in questura

e

dell’intervento

in suo favore del capo dell’Ovra Guido Leto (amico di famiglia dei Bentivegna), pp. 72-73.

267

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

Bentivegna, Amato Bei e Mario Leporatti. Molti dei fermati fu¬ sottoposti a processo davanti al Tribunale Speciale della Difesa dello Stato che prosciolse per insufficienza di prove 27 imputati con¬ sario

rono

dannando invece al confino Trombadori, Bufalini, Giolitti (tutti a 2 anni) e Leporatti (a 6 mesi) i quali tuttavia beneficiarono di un atto di clemenza di Mussolini.2 *Appena due anni dopo quel gruppo di studenti ed operai sarebbe di¬ venuto la dorsale delle formazioni dei GAP del Pei a Roma.

1

-

I COMUNISTI, IL CROLLO DEL FASCISMO E LA VIGILIA DELL’S

SETTEMBRE

Già alla fine del 1942 le evidenti difficoltà militari

avevano

avviato

processo irreversibile di frattura in seno allo Stato monarchico-fa¬ scista che sarebbe culminato nove mesi dopo con la destituzione e l’ar¬ un

resto di Mussolini. Il 27 ottobre 1942 il re incontrò il duce per una discussione generale sulle condizioni del paese e sulla situazione bellica. Tuttavia Vittorio Ema¬ nuele III, dopo alcune consultazioni con il vice-comandante dei carabinieri Azolino Hazon, aveva già delineato un piano di mantenimento dell’ordine pubblico nell’eventualitàdi un cambio della guida del governo e di possi¬ bili turbamenti interni dovuti ad

una

reazione della milizia fascista:

Il 27 ottobre il re giunse a Roma e ricevette Mussolini quella mattina stessa. Non seppe «nulla di particolare» ma «parlò chiaramente con lui della situazione in¬ tema». Non è senza significato che il principale informatore della corte fosse in

quel tempo il generale Hazon,

un alto ufficiale dei carabinieri, il corpo veramente responsabile del mantenimento dell’ordine pubblico, dalla tradizione e dai sen¬ timenti profondamente monarchici. Nell’eventualità di qualche disordine il suo

intervento sarebbe stato di primaria importanza.-

2

La documentazione completa del processo, comprendente tutti gli interrogatori degli imputati e le note informative della polizia, è conservata in ACS, MI, Dir. Gen., Div. Affari Riservati, Ps 1943, b. 79. '

268

F.W.Deakin, Storia della repubblica di Salò, Einaudi, Torino, 1963, p. 55.

Parte ///

-

/ Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista

Il tema della sostituzione di Mussolini si sarebbe

poi ripresentato

con

sempre più urgenza nelle settimane successive tanto da indicare già al¬ l’iniziodel 1943 la figura di Pietro Badoglio come possibile nuovo capo

gennaio il maresciallo Caviglia annotava nel suo dia¬ Badoglio si muove per la successione a Mussolini. Egli avrebbe già preparato il suo ministero».4 In questo quadro il Pei aveva avviato alla fine del 1942 una più or¬ ganica base collaborativa con il Psiup e con GL nella prospettiva sempre più concreta di uno scontro frontale con il fascismo in crisi e di un con¬ flitto da organizzare intorno all’opzione politica della lotta armata: del governo: «In rio: «Anche

Risulta che il partito comunista, il movimento «Giustizia

socialista si

e Libertà» e il

partito

accordati per svolgere in Italia una politica in comune, sulla base di un patto d’unità d’azione concluso nel 1941. Di tale accordo si è avuta conferma in recenti fogli di istruzioni del partito comunista, destinatari i mag¬ sono

giorenti del partito

stesso, per lo

svolgimento dell’attività propagandistica e anche

esclusione di mezzi, sia pure i più violenti e micidiali. Evidentemente il patto è una conseguenza della situazione politica intemazionale

rivoluzionaria,

senza

dai fogli suddetti deducesi che è aperto all’adesione di altri partiti, movimenti, sette ed organizzazioni antifasciste che abbiano qualche rilevanza e che comunque possano concorrere ad attentare alla saldezza del fronte interno, il cui crollo è at¬ e

tualmente l’obiettivoimmediato di tutti i nemici del Regime. [...] Richiamandosi le molteplici circolari relative al partito comunista ed ai partiti antifascisti in genere e particolarmente la circolare 3 luglio 1941 [...] nella quale fu previsto il passaggio dalla fase propagandistica a quella dell’azione da parte dei comunisti pregasi di tener presenti, per le conseguenti disposizioni di vigilanza e di indagini, gli attuali stretti rapporti che legano i suddetti partiti ed i partiti stessi col nemico.5

Pochi

giorni dopo

il crollo del fascismo del 25

luglio

1943 il Pei

avviò, sul piano della propaganda popolare e della strutturazione di par¬ tito, la disposizione di misure organizzative di lotta armata nella pro¬ spettiva della resistenza anti-nazista: In seguito ad informazione fiduciaria [...] relativa

nonché

a

al trasporto in Marino (Roma) la sera del 27

prossima azione comunista [luglio] decorso di quattro

4

Ibidem, p. 238. ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 89, «Movimento Socialista». Nota Informativa della Divisione Affari Generali Riservati di PS, 26 novembre 1942 5

a firma del ministro dell’Interno Carmine

Roma, alle

zone Ovra ed alla

Senise

e diretta a tutte le

prefetture, alla Questura di

polizia della Dalmazia.

269

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

e munizioni provenienti da Torrespaccata (Roma) trasportate da elementi comunisti ritenuti di Marino, militari dell’Arma con ausilio di agenti di Ps a scopo rintraccio predette armi e arresto detentori effettuavano notte del 29

mitragliatrici

andante cinquanta perquisizioni nelle abitazioni delle persone politicamente pre¬ giudicate e sospette e a quelle maggiormente indiziate noti fatti del 26 [...] dalle

perquisizioni effettuate rinvenivasi soltanto materiale e oggetti vari asportati da locali devastati. Procedevasi altresì al fermo di ventisei uomini e undici donne tradotti in carceri di Albano Laziale.6

del Pei la

prospettiva non rinviabile della lotta armata organico e non scindibile alla scelta strate¬ gica della linea di unità e indipendenza nazionale che, connessa con la parallela lotta contro l’attendismo, venne collegata alla presentazione Nella

politica

anti-tedesca si unì in modo

di

una

funzione nazionale dei comunisti:

Amendola fu uno di quelli che subito, prima ancora dell’8 settembre (verso il 20 agosto) pose il problema dell’organizzazione della lotta armata dando a questa prospettiva

un contenuto

*In questo quadro

un

politico unitario, nazionale, patriottico, democratico.7 rilievo

fu rappresentato dal «recu¬ dalla loro immissione nelle fila

significativo

pero» di diversi militari di carriera della nascente Resistenza:

e

In via fiduciaria si sono avuti gli uniti tre manifestini, stampati presumibilmente Roma, dai comunisti, incitanti a cacciare, anche con la forza, i tedeschi. In proposito è stato anche riferito che i comunisti starebbero per creare un inqua¬ dramento militare e che, all’uopo, si stanno trovando elementi, ufficiali e sottuf¬ a

ficiali, che abbiano attitudini militari.”

propria riorganizzazione interna la prima linea dirigenti comunisti come «preminente necessità» quella della «lotta per attuare l’unitàpolitica del partito»9 ovvero co¬

NeH’ambito della

d’indirizzoassunta dai

fu

6 ACS, Ml, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Rapporto dei carabinieri di Frascati, 29 luglio 1943. 7

«L’Unità», 7 giugno 1980, "L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazisti ”, di Arminio Savioli. x

ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto del 4 agosto 1943 inviato poi dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943. I manifestini antifascisti sono riprodotti a pp. 385-386. 9

270

G.Amendola, op. cit., p. 137.

Parte ///

struire,

non

solo in

seno

-

/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

ai militanti del Pei

ma

anche nei

gruppi giova¬

nili di tendenze comuniste che vi si avvicinavano, un’uniformità d’in¬ terpretazione della lotta imperniata concretamente sulla politica dell’unità nazionale

e

della guerra contro l’esercito nazista:

Avveniva nel nord quello che io

avevo potuto constatare a Roma: la ricerca da esistenti di gruppi organizzati già da molto tempo, del collegamento col parte partito. [...] Ma quasi tutti i gruppi, con cui veniva stabilito un contatto, rivela¬ vano un orientamento settario ed

Questa situazione poneva attuare l’unità del

come

estremista, in contrasto

con

preminente la necessità di

la linea del centro.

una lotta

politica per

partito.10

11In termini fattuali queste indicazioni si tradussero in una presa di di¬ stanza netta da parte del Pei da iniziative ritenute avventate o lesive di

quel

carattere unitario e nazionale della lotta antifascista su cui

da subito la direzione comunista. Ciò anche in funzione di

un

puntò

progres¬

allargamento della sua base di massa, che aveva già registrato significativa crescita, e di una sua preparazione all’azione armata: sivo

una

NeH’ambiente comunista si deplora che, ad opera di elementi isolati, ritenuti agenti provocatori, sono stati diffusi manifestini incitanti gli operai a sospendere ogni attività lavorativa l’I settembre. [...] nessun aderente al partito comunista ha accettato o diffuso copie di detti manifestini [...] i comunisti intensificano in¬ vece la loro attività per la riorganizzazione del partito mantenendo tatti con

i

maggiori esponenti. Infatti, si rileva,

con

frequenti

con¬

soddisfazione in detto

ambiente, il facile sviluppo dell’organizzazione romana, che avrebbe raggiunto circa mille aderenti."

Il 30

agosto 1943 la costituzione della giunta militare Pci-Psiup-PdA

significato politico, espresso da un ordine del giorno votato il 2 settembre da tutti i partiti del CLN, di una pressione sul governo Bado¬ glio per la dichiarazione di guerra contro la Germania mentre le forma¬ assunse

il

zioni comuniste, socialiste ed azioniste preparavano la Resistenza a Roma attraverso l’inquadramento delle squadre militari dei loro militanti:

10

Ivi.

11

ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Pro-Memoria Questura di Roma 29 agosto 1943.

271

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

partito, Longo prese in mano la preparazione militare. Trombadori, Gerratana Onofri avevano svolto un buon lavoro. L’inquadramento di compagni in squa¬

Nel e

dre

era a buon

appuntamento

punto. 11 pomeriggio del 7 [settembre] (o forse fu il 5?) fu dato a un gruppo di militanti

di trovarsi sul Lungotevere che

va

da Ca¬

poi all’iniziodella Lungara. Longo passò svelto, accompagnato da Trombadori, quella che poteva essere considerata una stel S.Angelo all’ospedale S.Spirito sorta di rivista. Il materiale umano

rienza

2

-

e

e

c’era, pronto

e

volenteroso. Mancavano l’espe¬

soprattutto le armi.12

Dall’idea dello «scontro risolutivo» all’obbligo

DELLA «LUNGA GUERRIGLIA» Nella lettura comunista le vicende politiche comprese tra la caduta del regime fascista e la proclamazione deH’armistizio avrebbero deter¬ minato un quadro militare caratterizzato da una frattura verticale con il

passaggio

dell’Italia nel campo Alleato

truppe naziste di

armato con le Pensavamo

ci fu,

-

ricorda Trombadori

ma a un

cambiamento

-

e un

stanza nella

non a una

conseguente duro

scontro

penisola:

lunga guerriglia,

come

poi invece

tedeschi, in seguito a un brusco di fronte, che per noi comunisti era inevitabile e necessario, e al durissimo, rapido

scontro con i

quale lavoravamo con tutte le nostre

energie.13

Fu, dunque, in questa prospettiva d’insurrezioneanti-tedesca

e

di urto

dispo¬ inqua¬

piuttosto

che di

ste tra fine

agosto

inizio settembre 1943 le forze militarmente

drate dal Pei

e

dai

e

partiti

guerriglia

di

che furono

risolutivo,

lunga durata,

antifascisti di sinistra nella

capitale:

partito comunista, i vari gruppi politici organizzazione garibaldina a sfondo militare,

7 settembre 1943: [...] ad iniziativa del

d’azionestarebbero preparando

una

per lottare per l’allontanamento di tutti i tedeschi dall’Italia.14

12

G.Amendola, op. cit., p. 157. «L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti”,di Arminio Savioli. 13

14 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto inviato dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943.

272

Parte III

-

/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

proclamazione delParmistizio ed alla fuga Maggiore, l’assenzadi ordini per i militari rimasti nella capitale, i conflitti tra i generali monarchici ed i partiti an¬ tifascisti e la conseguente scarsezza di armi fomite ai partigiani volon¬ tari decisero l’inevitabile esito della battaglia per Roma del 9-10 settembre 1943 determinando sul piano oggettivo una nuova e diversa necessità organizzativa per il Pei: Lo sbando successivo alla

del

re e

dei vertici dello Stato

E le armi? Le armi

-

ricorda Trombadori, all’epoca «aiutante maggiore» di

generali monarchici. Legalmente? In un certo senso si. «Pensavamo ad una battaglia campale, a un’in¬ surrezione popolare. Il popolo in armi doveva affiancare ufficiali e soldati in uno Longo

-

non dovevamo «rubarle». Ce le dovevano dare i

i generali non poteva che esserci una la linea di cui Amendola fu uno dei più convinti assertori». [...] Venne l’8 settembre, il re fuggì, l’insurrezione non ci fu, l’unità fra esercito e popolo si realizzò per un momento glorioso ma breve. scontro risolutivo con i

tedeschi. Tra noi

e

piena convergenza di interessi. Questa fu

A Porta San Paolo. Poi, «tutti

a

casa».15

scompaginamento successivo all’occupazione nazista di Roma affrontato dalla dirigenza comunista con una riorganizzazione complessiva della struttura clandestina del partito, lavorando alla non dispersione del processo costitutivo della struttura di «massa» avviato prima dell’armistizio ed articolando sopra ad esso un dispositivo pro¬ priamente politico-militare che fu operativo, con tutti i limiti e le diffi¬ coltà del caso, già dalla metà del settembre 1943: Lo

venne

4 ottobre 1943: Prima ancora del 9 settembre i vari partiti sovversivi e partico¬ larmente i comunisti, avevano presa l’iniziativa di costituire delle formazioni di

tipo militare, allo

scopo di lottare per l’allontanamento dei tedeschi. [...] dopo la data suddetta si ha notizia che il movimento si è accentuato [...] esso si svol¬

gerebbe, per lo più, nelle campagne, dove si sono

rifugiati buona parte degli ele¬

menti sovversivi. 6 ottobre 1943: Dopo lo sbandamento avvenuto nei giorni immediatamente dopo l’entrata in Roma dei tedeschi, i comunisti stanno cercando di riallacciare le fila dei

dispersi.16

15 «L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli. I6ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 79. Appunto inviato dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione Affari Generali Riservati il 12 ottobre 1943.

273

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

Già al 22 settembre le informazioni fomite dalle fonti della

segnalavano

la formazione di cellule comuniste

polizia compartimentate ope¬

ranti in diversi settori della città: L’Organizzazione comunista ha ripreso altri

a

funzionare

con a capo alcuni

noti ed

noti individui. Certo Mandela funziona da capo-settore e ha frequenti incontri con il noto Bombacci. Vengono costituite cellule di pochi individui che non

non si conoscono tra loro. Vi è un deposito di armi in via Margutta, credesi negli scantinati del circolo Tedesco, con la complicità di elementi italiani comunisti. Si è informati che armi dovrebbero essere ritirate tra giorni a Pistoia presso un

reparto dei Paracadutisti della Divisione Nembo, presso un fiduciario, certo Carlo con l’Ufficiale del reparto che ha in consegna

Nencioni, che fa il collegamento le armi. Roveda è nominato si

come il capo ma non si è

presentato alle riunioni

parla anche di Buozzi [...]. Si attendono arrivi dalla Francia,

di studenti comunisti, che è insistentemente richiesta con articoli firme di

e

e

la liberazione

su

giornali

con

compiacenza.17

Coincidente

temporale

segnalazioni di polizia dell’epoca è l’indicazione dopoguerra dai diversi dirigenti comunisti, tra cui responsabile dei GAP centrali Antonello Trombadori: con

le

fornita nel

il comandante

Nella seconda metà di settembre del 1943 la Federazione le strutture e

romana del Pei si dette

l’inquadramento militari che organizzarono durante i

nove

mesi

dell’occupazione tedesca di Roma la lotta armata. [...] furono creati un Comitato militare cittadino e un Comitato militare provinciale. Del Comitato militare cit¬ tadino fecero parte Valentino Gerratana, Fabrizio Onofri e Antonello Trombadori. Esso era collegato con Antonio Cicalini (Comitato federale) e Alfio Marchini (Comando Italia Centrale). La responsabilità del Comitato militare provinciale

fu affidata a Pompilio Molinari. Di esso Germania Roberto Forti. Alle riunioni e

fece

parte fino alla

sua

deportazione in

decisioni dei due Comitati partecipava per la Direzione del Pei Giorgio Amendola.18

Composto l’organigramma del «Lavoro militare» il Pei aveva pro¬ ceduto anche alla riorganizzazione della struttura della Federazione af¬

17 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Div. Affari Generali Riservati, Ps 1943, b. 80, «Partito Comunista». Nota fiduciaria, 22 settembre 1943. IK

A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata e «Quaderni della Resistenza laziale», n.6, Roma, 1979, p. 221.

alla liberazione nazionale a Roma e nel Lazio, in

274

Parte III

-

I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista

fidata a Vittorio Mallozzi, Giulio Rivabene,19 Giulio Turchi, Pietro Be¬ nedetti (fucilato a Forte Bravetta il 29 aprile 1944), Salvatore Capo¬ grossi, Severino Spaccatrosi e Pietro Ingrao. Mario Alicata e Aldo Natoli vennero incaricati della redazione de «L’Unità», alla guida dei Gruppi di Difesa della Donna si posero Laura Lombardo Radice, Adele Bei, Emma Turchi

e

Giorgio Amendola già nell’agosto 1943, da Gio¬

Giovanna Marturano mentre

raggiunto alla guida del partito, proveniente da Milano. L’azione politico-militare del Pei di Roma venne imperniata lungo due direttrici fondamentali: la prima fu senz’altro la spinta alla pratica attiva della lotta armata interpretata come fattore essenziale del processo era stato

vanni Roveda

di liberazione nazionale nella guerra contro il nazifascismo e come leva centrale per la sconfitta della linea «attendista» dell’antifascismo mo¬

derato; la seconda direttrice fu rappresentata dall’impostazione della linea unitaria (all’interno del CLN) e nazionale (nella relazione con le

questione istituzionale) della Guerra di Li¬ dirigenza comunista riuscì ad imporre proprio grazie all’indiscussa preminenza del suo ruolo nell’ambito della lotta armata forze monarchiche

e

sulla

berazione che la anti-tedesca:

Amendola, subito,

senza

con uno scopo che era al

un’esitazione, propose di prendere le armi tempo stesso militare

l’azione nell’azione, le forze conservatrici che

ad

una guerra da

e

di usarle;

politico: per sconfiggere con parlavano solo di «preparazione» e

fare «dopo», cioè dopo l’arrivo degli angloamericani e sotto nacquero i GAP. In polemica sia con una destra

l’egemonia di questi. [...] Così

con l’ultrasinistra (Bandiera Rossa) che attiva nella Resistenza di¬ sapprovava però la politica di unità nazionale e accusava i comunisti di «tradi¬

attendista, sia

mento» degli «interessi di classe».20

19 Dopo la Liberazione Antonello Trombadori scoprì, attraverso documentazione fornitagli dal maresciallo di Ps Alberto Quagliotta l’attività di informatore della polizia politica fascista svolta da Rivabene. Cfr. le testimonianze del dirìgente del Pei Aldo Natoli in C.De Simone, op. eit., p. 180 e M.Musu-E.Polito, op. cit., pp. 259-260. Il caso Rivabene-Quagliotta è riprodotto in sintesi, ed inquadrato entro una chiave di lettura crìtica, in S.Corvisieri, op. cit., pp. 73-79.

20

«L’Unità», 7 giugno 1980, “L'invisibilefondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli.

275

Guerriglia partigiana a Poma 1943*1944

3

-

Dalla divisione in otto zone alla nascita dei GAP cen¬

trali: La riorganizzazione

«di massa» del

Pci

ed i primi

PASSI DELLA GUERRIGLIA COMUNISTA A ROMA.

In forma

corrispondente

alle linee d’indirizzoconcordate

anche il Pci divise in otto

il

con

il PdA

l’area della città di

operative Psiup organizzando ogni zona in settori. Già da prima della fine di settembre ogni zona venne affidata ad un comitato direttivo formato da almeno tre componenti tra i quali un re¬ sponsabile politico e un responsabile militare, a quest’ultimo spettava il compito della scelta e della suddivisione degli uomini e delle donne da impiegare nelle attività di guerriglia. Sul piano organizzativo il Pci dispose in modo più capillare, rispetto alle altre forze antifasciste, la propria rete clandestina in città potendo trasformare le sue cellule pre¬ senti sul territorio in squadre militari collegate ai comandi di zona ed investite del compito di sabotaggio e preparazione dell’insurrezione e

zone

Roma

anti-tedesca.21

rispettivi comandi vennero così suddivise: (Prati, Trionfale, Monte Mario, Borgata Ottavia) responsa¬ bili: Fulvio Jacchia, Angelo Antonini, Fortunato Di Crescenzio e Filippo Di Pasqua. Le

-

zone

ed i

I Zona

II Zona (Trastevere, Monteverde Vecchio, Monteverde Nuovo) re¬ sponsabili: Vittorio Mallozzi (fucilato a Forte Bravetta il 31 gennaio -

1944),22 Amato

Bei, Emilio Pazzini, Dario Puccini.

:I

Cfr. R.Bcntivegna, Achtung Banditen!. Mursia, Milano, 2004, p. 37. Vittorio Mallozzi, operaio nacque ad Anzio nel 1909 e trasferitosi a Roma aderì al Pci clan¬ destino. Nel 1932, scoperto dalla polizia fascista fuggì in Jugoslavia e poi in Svizzera stabilendosi ::

in Francia e riallacciando il contatto con l'emigrazione antifascista a Parigi. Prese parte alla guerra di Spagna divenendo capitano delle Brigate Garibaldi e Comandante di Battaglione. Ferito in bat¬ taglia a Barcellona rientrò a Parigi riprendendo il lavoro politico. Allo scoppio della guerra tra Italia e Francia fu arrestato a Lione mentre teneva un comizio, tradotto al Forte di S.Caterina e poi trasferito al campo di concentramento del Venet. Dopo l'invasione italiana della Francia fu rimpatriato e spedito al confino di Ventotene da dove venne liberato il 20 agosto 1943. Dirigente della Resistenza antifascista a Roma, il 20 dicembre fu arrestato e tradotto a via Tasso. Il 31 gennaio 1944 venne fucilato. Cfr. «L’Unità» 31 gennaio 1944, “Il sangue dei martiri è fecondo”'.«L’Unità» 23 giugno 1944, "Ricordo del compagno Vittorio Mallozzi" e torio Mallozzi ”.

276

«

L’Unità» 31 gennaio 1945, "Vit¬

Parte III

-

I Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista

(Flaminio, Parioli, Salario, Ponte Milvio) responsabili: Egle Gualcii. Stazione Termini, Piazzale Flaminio, Colosseo) responsabili: Pietro Amendola, Gastone Manacorda, Ferruc¬ cio Masi, Mario Leporatti, Edoardo Pema. V Zona (Montesacro, San Lorenzo, Tiburtino) responsabili: Otello Nannuzzi, Augusto Raponi, Pio Taticchi. VI Zona (San Giovanni, Appio, Monti, Esquilino, Latino Metronio) responsabili: Giulio Mazzocchi, Carlo Salinari, Aldo Pinci VII Zona (Ostiense, Portuense, San Saba, Testaccio) responsabili: Virgilio Bologna, Giuseppe Regis, Giovanni Valdarchi. Vili Zona (Prenestino, Centocelle, Borgata Gordiani, Quadraro, Tor Pignattara, Quarticciolo) responsabili: Luigi Forcella, Nino Fran-

Ili Zona

Mario Carrani, Alvaro Marchini, IV Zona (Piazza del Popolo, -

-

-

-

-

chellucci.23 In questa prima fase dell’occupazione tedesca di Roma il partito co¬ munista definì una disposizione iniziale poggiante in larga parte sul¬

l’organizzazione della nuova «base di massa» costituitasi dopo e la proclamazione dell’armistizio:

la caduta

del fascismo

Durante i quarantacinque giorni il partito s’era allargato

su tutta

la città, un af¬

flusso continuo, era diventato numeroso: di questo bisogna parlare. Ma nessuno, entrando nel partito pensava a quel lavoro [il gappista ndr]. Anche le armi dell’8

settembre; ci rimasero in

mano

dopo che i tedeschi furono entrati in città

e non

si sapeva a che cosa potevano servire [...] Roma fu divisa in sei zone, poi in otto, e ogni zona fornita di armi. [...] Non erano azioni di GAP ancora [...] e quei

duemila, adesso, ch’erano entrati nel partito durante i 45 giorni, erano incerti e impacciati, senza scioperi né agitazioni alle spalle, senza lotta viva, ma solo si¬ lenzio e oppressione per vent’anni, alle

Stante la divisione in

spalle.24

otto zone della città la realizzazione delle azioni

armate contro i tedeschi incontrò nelle

prime

settimane delle

oggettive

L’organigramma è ricostruito in A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata, cit., pp. 221 -222. Nel testo redatto e già pubblicato da Trombadori sono riportati tutti i nomi e le qualifiche politico-militari dei partigiani combattenti e dei patrioti del Pei in tutte le otto zone e per questa ragione nel presente volume non verranno di nuovo ripro¬ dotte. 2525

24

F.Onofri, "GAP di zona (Roma, settembre '43-giugno '44 ", «Rinascita»,

anno

li,

n.

4, aprile

1945.

277

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

difficoltà pur riuscendo nell’esecuzionedi atti di sabotaggio e nell’attacco del 18 ottobre contro il corpo di guardia della MVSN fascista in Viale Mazzini (lancio di bombe a mano gettate da un partigiano in bicicletta). Per rispondere alla «urgenza» dell’azione armata, indicata come la

priorità assoluta dalla dirigenza comunista di

Roma, nella seconda metà di ottobre del 1943 iniziò il processo costitutivo di reparti spe¬ ciali che assunsero il nome di GAP centrali. del

mese

Sulla nel

tempistica e la modalità della loro costituzione si sono registrati degli anni delle indicazioni difformi da parte degli stessi diri¬

corso

genti

comunisti.

Antonello Trombadori, che afferma: verso la fine

ne

fu il

primo

comandante

responsabile,

dell’ottobre 1943 l’organizzazione militare del Pei promosse la for¬

speciale reparto con il compito di tradurre più incisivamente in la pratica parola d’ordine della Resistenza europea «rendere la vita impossibile all’occupante». Questo speciale reparto prese il nome di GAP centrali del Pci. mazione di

uno

Furono quattro così denominati: «Giuseppe Garibaldi», «Carlo Pisacane», «An¬ tonio Gramsci», «Gastone Sozzi» [...] alla organizzazione e alla pianificazione

del lavoro dei GAP centrali del Pci collaborarono agli inizi, Antonio Cicalini, Alfio Marchini

e

con Antonello

Trombadori,

Roberto Forti. Col Comando dei

GAP centrali del Pci collaborarono operativamente Giorgio Formiggini, Fulvia Trozzi, Gino Mangiavacchi, Vincenzo Gentile, Guido Rattoppatore. [...] A seguito delle azioni dei GAP centrali furono organizzati alle dirette dipendenze del Comitato militare cittadino del Pci i GAP di zona, il cui coordinamento fu curato in particolare da Fabrizio Onofri.25

Giorgio Amendola colloca simmetricamente la formazione delle otto dei rispettivi GAP di zona, indicando dopo la giornata di mobi¬

zone e

litazione del 7 novembre 1943 la nascita dei GAP centrali:

più spedito [...] decisiva fu la particolarmente curati e addestrati, staccati dal¬ l’organizzazione militare di massa. [...] ogni zona aveva una sua formazione di avanguardia, i GAP di zona. Poi, per avere a disposizione del comando uno stru¬ Dopo il 7 novembre la lotta

armata prese un ritmo

formazione di un gruppo di GAP

mento

che ci permettesse di intervenire direttamente, formammo i GAP centrali.26

25 A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pci alla lotta annata cit., pp. 222-223. 26 G.Amendola, Lettere a Milano, cit.. pp. 226-227.

278

Porte III

-

/ Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista

Diverse le ricostruzioni di altri

dirigenti

della Resistenza

a

Roma.

Per Fabrizio Onofri la formazione dei GAP centrali è databile al dicem¬ bre 1943:

punto,

«a un certo

verso

Furono gli uomini migliori, furono tolti dalle zone e

ebbero

[...]

non

solo

un contatto

più

una

dicembre, si formano i GAP centrali. ventina, che si staccarono dalle zone:

organizzati a parte, ebbero due anche tre artificieri con gli altri compagni, con nessuno,

alcun contatto

col centro».27

Bentivegna, comandante del GAP centrale «Carlo Pisacane», sovrapposizione di fatto tra le attività militari delle prime settimane e la successiva configurazione gappistica della guerriglia ur¬ bana nella capitale: «I GAP centrali furono organizzati prima dei GAP di zona, anche se l’attivitàche fu detta poi gappistica era sorta sponta¬ Rosario

indica

una

neamente e si andava affermando sotto lo stimolo dei comandi di zona sia al centro sia nella

periferia

della città».28

Stante queste difformità nella ricostruzione ex-post della composi¬ zione «ufficiale» dei GAP (frutto delle particolari condizioni in cui que¬

sto processo di costituzione ebbe luogo) la direzione del Pei fu senza dubbio chiara sulla funzione politica e la natura organizzativo-militare dei GAP centrali che rappresentarono l’avanguardia combattente di una linea politica definita nel suo indirizzo di fondo e nelle sue forme tatti¬

che

e

strategiche. quadro

In questo

furono costituite

denominate GAP formate da

pochi

quelle «speciali

unità

operative

elementi accuratamente selezionati

quei patrioti che, militando nelle organizzazioni del CLN, si erano maggiormente distinti nel corso di azioni contro i tedeschi e i fascisti». La ragione fondamentale della formazione dei GAP fu, ancora una volta, indicata nella lotta alle tendenze attendiste e nella necessità poli¬ tica e militare di dare vita ad una guerriglia armata in grado di emanci¬ pare sul piano dell’iniziativa anti-tedesca il movimento di Resistenza dalla dipendenza assoluta e subordinata alle tempistiche ed alle modalità di conflitto delle truppe anglo-americane: tra

27

F.Onofri, "GAP di zona (Roma, settembre ’43-giugno ’44", «Rinascita»,

anno

II, n.4, aprile

1945. 2X

R.Bentivegna, Achtung Banditen!, cit., p. 39.

279

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

ristagno dell’avanzata alleata, organizzazioni della re¬ attendiste che qualora fossero prevalse avrebbero

Tale decisione avvenne in un momento in cui, per il

si

stavano

pericolosamente affermando,

sistenza romana, alcune correnti

già

reso Roma non

un settore

svago per le truppe

tra le fila delle

del fronte antitedesco bensì una città di riposo e di

occupanti.29

I compiti conferiti alle squadre GAP furono: a) indebolire il poten¬ ziale bellico tedesco attraverso attacchi militari diretti; b) impedire l’uti¬

lizzo di Roma verso

come

il nord-Italia; c) minare il morale delle truppe

traverso attacchi

di

transito delle colonne naziste

e

dei rifornimenti

d’occupazione at¬

militari; d) organizzare piccoli nuclei gappisti in grado

importanti reparti militari nazisti; e) at¬ ufficiali fascisti; f) creare le condizioni potenziali per insurrezione della città in appoggio alle truppe Alleate.30

mettere fuori combattimento

taccare militi una

II

e

possibile profilo delle

funzioni militari dei GAP

e

la natura dell’azione ar¬

cui furono destinati; le condizioni della composizione di classe del tessuto sociale di Roma; il significato politico che avrebbe assunto mata a

sul piano nazionale la modalità pitale, rappresentarono i fattori politica del Pei nella città:

della lotta centrali

su

e

della Liberazione della

cui

venne

ca¬

articolata la linea

Nella provincia di Roma, alla vigilia della guerra, secondo il censimento indu¬ striale e commerciale del 1937-1940, gli addetti all’industria erano soltanto 70 ogni mille abitanti, di fronte ai 191 della Lombardia e ai 177 del Piemonte. Ma dei 160.000 addetti alla industria (su una popolazione attiva di 500.000 persone) più di 60.000 erano addetti all’edilizia e soltanto 30.000 al settore metalmecca¬

nico. [...] Dopo l’8settembre [...] le poche attività industriali erano più o meno paralizzate [...] la città era come assediata [...] retrovia immediata delle linee di combattimento tedesche, specialmente dopo lo sbarco di Anzio. [...] In essa per¬ sisteva una forte tradizione antifascista [...] su questo vecchio ceppo popolare si era innestato il

[...] questa

giovane movimento degli studenti e degli intellettuali comunisti. politica della resistenza romana.31

era la base

:

«Voce Partigiana». “Perchési formarono i Gruppi d'Azione Patriottica ”,numero speciale 25 aprile 1947, in ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Documentazione e pubblicazioni sulla Resi¬ stenza, busta 7, fase. «GAP»

280

,0

Ivi.

11

G.Amendola, op. cit., pp. 184-186.

Parte III

Stante questo

militare

a

tipo

-

I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista

di condizioni materiali

Roma, la Resistenza

non

poteva

«era

chiaro che sul terreno

assumere un carattere

di

massa»3233e in questo quadro già dall’ottobre 1943 la Direzione del partito definì con un lungo documento A tutti i compagni dell ’organizzazionedi Roma le linee di analisi del contesto storico, le condizioni date riguardo la situazione politica ed i conseguenti compiti dei comunisti romani.

Cari compagni, riteniamo urgente

e necessario rivolgervi direttamente la nostra parola per richia¬ mare la vostra attenzione sulla eccezionale importanza della situazione politica che si è creata a Roma e dei compiti che essa pone a voi, comunisti romani. Mal¬

grado la volontà di resistenza della popolazione, Roma è

stata abbandonata con

capitolazione all’occupazione nazista. [...] La popolazione ha atteggiamento di ferma resistenza e di solidarietà nazionale di

una vergognosa

conservato un

fronte allo straniero occupante. Compito dei comunisti romani è diventare l’animadi questa resistenza, i promo¬ tori e gli organizzatori della lotta armata contro i tedeschi, per colpirli nel modo

più efficace, subito,

con tutti i

mezzi.13

Nel contesto nazionale ed intemazionale determinatosi con l’armistizio dell’8 settembre e con la dichiarazione di guerra alla Germania

Badoglio, il Pei delineava ai suoi senso politico della conduzione quadri giovani della Lotta di Liberazione nazionale; le ragioni di fondo dell’impellenza nella messa in pratica della guerriglia urbana anti-tedesca (ovvero il nuovo molo che avrebbero assunto le classi popolari); l’assoluta neces¬ sità dell’unitàdi tutte le forze del CLN in ragione della contrapposizione tra esse e le forze monarchico-badogliane: del 13 ottobre da parte del governo

ed ai

nuovi militanti il

Sul fronte della lotta di liberazione nazionale è schierata oggi la grande maggio¬ ranza del popolo italiano. Ma essendo diverso il modo di concepire e condurre tale lotta da parte delle diverse classi, si pone il problema di quali classi o forze sociali funzione direttiva o ausiliaria. Ciò determina un duplice schieramento: da una parte la coalizione di tutte le forze tradizionalmente antifasciste aventi per base le grandi masse popolari; dall’altrai gruppi della grande borghesia, del capitale fi¬

avranno

32 «L’Unità», 7 giugno 1980, “Z.'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti", di Arminio Savioli. 33 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21.

281

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

nanziario, dei ceti reazionari. I

primi

sono

rappresentati dal Comitato di

Liberazione

Nazionale; i secondi dal connubio reazionario Badoglio-Monarchia. Alle spalle della guerra comune ai tedeschi e ai fascisti si svolge una vera e propria lotta politica, dal cui esito dipenderà se saranno le classi popolari oppure le classi reazionarie che assumeranno la direzione della lotta di liberazione del paese sua ricostruzione. La sua ragion d’essere sta nel fatto che solo una direzione

e la

po¬

polare dà le maggiori garanzie di successo per la liberazione nazionale, la radicale distruzione del fascismo e la conquista effettiva dell’indipendenza nazionale.34 All’intemodi questa lotta politica insisteva il documento del Pei l’interesse della classe operaia si identificava con l’interesse nazionale -

-

ed anzi

era proprio nella forma storicamente data dalla guerra di libe¬ razione nazionale che si manifestava la lotta di classe. Per queste ragioni il Pei si sarebbe speso a fondo per l’unitàdei partiti del CLN contro il

blocco monarchico governo

ricompostosi

attorno alla corona dei Savoia ed al

Badoglio:

la manovra politica che in questo momento si delinea da parte di Badoglio e della monarchia [è] tendente a trarre a sé alcuni partiti del CLN a spezzame l’unità, e con essa la forza politica, e creare le condizioni per una soluzione monarchico conservatrice. Operano pure nella situazione influenze intemazionali. Ma alla fine la parola decisiva potrà essere detta dal popolo romano: e noi dobbiamo far sì che sia proprio esso a determinare la soluzione della quistione. [...] Questo è il problema che si porrà al momento della Liberazione di Roma. E la sua risolu¬ zione dipenderà in gran parte dalla misura in cui, noi, qui a Roma, sapremo mo¬ bilitare le masse e con l’appoggio delle forze armate popolari, sapremo condurre l’azionearmata antitedesca e sventare nello stesso tempo tutte le manovre e i ten¬ tativi reazionari, e imporre la soluzione politica la più rispondente agli interessi

popolari ed alla classe operaia.35 La contrapposizione strategica presente all’internodel fronte antifa¬ scista non avrebbe dovuto determinare, da parte del Pei e delle sue for¬ mazioni combattenti, né una frattura nel CLN né lotta militare delle componenti monarchiche.

una

esclusione dalla

Il carattere prioritariamente nazionale della lotta avrebbe consentito una unità di fondo tra le diverse anime dell’antifascismoed entro questo

282

34

Ivi.

35

Ivi.

Parte III

-

I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

perimetro comune i comunisti avrebbero esercitato una funzione ege¬ mone grazie alla forza ed alla preponderanza della loro capacità militare, che diveniva in questo modo strumento d’azione armata contro il nazi¬ fascismo e leva politica nel conflitto interno al CLN e con la monarchia: Gli obiettivi fondamentali al

momento sono: la liberazione dal dominio tedesco

e la distruzione del fascismo.

[...] Ad essi deve perciò subordinarsi ogni altra

funzione della classe operaia nel momento attuale è di porsi all’avanguardia della lotta per la liberazione nazionale. [...] con ciò è indicata la

esigenza. Compito e

politica del partito comunista: noi partecipiamo al CLN e nel suo seno portiamo la voce del proletariato [...] ma pur con la piena consapevolezza dei limiti im¬

posti dalla situazione obiettiva. Al Comitato tendiamo ad assicurare la più larga base e la maggiore influenza politica. Non rifiutiamo il concorso nella lotta di forze ad esso estranee, siano pure di Badoglio e del re, ma nell’interesse nazionale e dell’esito stesso della lotta rivendichiamo per il Comitato la funzione dirigente contro la direzione monarchico-conservatrice di Badoglio e del re.™

politica

comunista consisteva nella

forza sul

militare della

Il nucleo centrale della linea

pacità

di

esprimere

la

propria

piano

ca¬

guerriglia

unitario (cioè contrario alle posizioni settarie delle componenti «estremiste») questa prevalenza ed esercitando contempo¬ raneamente un ruolo di avanguardia, in senso egemonico, sul piano po¬ declinando in

litico in

seno

senso

al CLN ed in rapporto col governo

Badoglio:

rimane sempre il CLN la base della soluzione politica che noi oggi dobbiamo so¬ stenere e appoggiare. Sono chiari il senso e i limiti della nostra azione politica al di là dei

quali si cadrebbe

in

gravi errori. [...] è

errore di

infantile estremismo

volere oggi la scissione del CLN riducendolo ai soli partiti di si¬ nistra; oppure addirittura la uscita da esso del partito comunista e la identifica¬ zione delle sue parole d’ordinecon le rivendicazioni della rivoluzione proletaria [...] auspicare

e

[...] Questi errori rivelano incomprensioni del carattere nazionale della lotta che oggi combatte il proletariato italiano, dell’identificarsi dei suoi interessi con quelli generali della nazione, del compito e della funzione storica che esso è oggi chia¬ 17 mato ad assolvere nelle lotte nazionali di tutti i paesi.16

In una

quest’ottica la lotta politica del

Pei si

sconfitta decisa dell’attendismo e

16

Ivi.

17

Ivi.

poi

dispiegava

innanzitutto

tanto verso la

verso

marginalizza-

283

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

sinistra (come il MCd’I)quanto alla ri¬ duzione «ausiliaria» della funzione delle forze monarchico-badogliane: zione

delle

componenti

Per reazione a tali errori

[...]

alla

sua

può sorgere la deviazione opposta in

senso

opportunista

alle esigenze di quelle la monarchia sono espressione, ed alle quali

e per un malinteso senso di unità accedere e consentire

forze reazionarie di cui Badoglio e può riconoscersi funzione ausiliaria,

direttiva, nella lotta

ma non

contro il fasci¬

[...] Ma non è tanto in questa forma oggi che si manifesta l’opportunismo, quanto nell’altra deH’«attesismo», secondo cui il proletariato non dovrebbe partecipare al movimento di liberazione nazionale an¬ titedesca e dovrebbe restare passivo, in attesa che la lotta tra fascismo e antifa¬ scismo borghese si sviluppi fino all’esaurimentodei contendenti, per passare poi alla lotta per le rivendicazioni proletarie. Come se l’esitodella lotta antifascista smo e per la liberazione nazionale.

fosse indifferente alla classe operaia, come se essa non fosse strettamente legata alla guerra mondiale in cui è impegnata l’Unione Sovietica; come se vi possa es¬ sere

oggi

un solo

problema della proletariato.

nostra vita nazionale a cui non sia immediata¬

mente interessato il

Tale articolata impostazione politica al farsi concreto della storia

senza una

non

forte

avrebbe potute «reggere» di combattimento

capacità

militare da parte delle formazioni del Pei. La centralità della misura militare della

guerriglia urbana diveniva, dunque, fattore determinante dello sviluppo degli equilibri politici na¬ zionali (in particolare nell’otticadell’insurrezionedi Roma) coniugando la radicalità della pratica della lotta armata con un pragmatico empiri¬ smo

di fondo che diventerà

uno

dei tratti caratteristici dei comunisti du¬

rante la Resistenza: noi dobbiamo metterci in grado, insieme agli altri partiti popolari del CLN, di realizzare una mobilitazione di massa capace di far sentire ed imporre la volontà delle forze popolari. [...] Il piano di tale azione dovrà riferirsi particolarmente alla fase di transizione fra l’evacuazione tedesca e l’occupazioneanglo-americana

[...] Sarà innanzitutto di grande importanza che alla liberazione di Roma con¬ alleati, attaccando con azioni di guerriglia partigiana le forze tedesche in ritirata. L’azione armata si imporrà anche per la difesa della città e della vita dei cittadini. [...] nella fase di confusione ed interregno in cui i tedeschi non si ci saranno più e gli anglo-americani non sa¬ ranno ancora arrivati, le forze popolari dovrebbero occupare e prendere nelle loro

corrano le forze popolari prima dell’arrivo degli

M

284

Ivi.

Parte III

/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

pubbliche della città [...] Il CLN sarà alla testa del popolo poteri straor¬

mani Istituti e funzioni

[...] così questo potrà

-

sorgere come un Governo straordinario con

dinari, il quale concentrando nelle proprie mani tutti i poteri dello Stato, rinvierà al giudizio del popolo italiano la soluzione del problema monarchico dopo av¬ venuta la

liberazione di tutto il

paese.19

Un ultimo centrale punto di questa linea di «pragmatismo-radicale», che teneva in conto i rapporti di forza nazionali e le relazioni politiche

intemazionali,

dunque, rappresentato

venne,

dalla connessione che il

Pei fece tra la necessità dell’insurrezione nella

capitale (e dell’instau¬ razione di un governo provvisorio del CLN prima dell’arrivo degli Al¬ leati) ed il rimando della soluzione della questione istituzionale a dopo la fine della guerra, in un’anticipazione della «svolta di Salerno» che non a caso non rappresentò una sorpresa per i gappisti romani: La politica unitaria che Amendola ha portato avanti giorno per giorno

con

pas¬

tenacia, si rivelerà vincente. [...] E quando Togliatti compirà la svolta di Salerno, noi comunisti, noi gappisti romani non saremo colti di sorpresa [...]

sione

e

Amendola avrà dato

un

grande contributo personale a

rendere

quella politica pra¬

ticabile ed efficace.40

peculiari della natura della guerriglia capitale un osservatorio originale da cui

L’evidenza di alcuni caratteri

urbana

a

Roma fanno della

poter esaminare il fenomeno della lotta armata in Italia. Il quadro storico entro cui nacque e si collocò il gappismo

romano

quello del collasso dello Stato monarchico dell’8 settembre 1943; della fuga del re; dell’abbandono della popolazione da parte dei vertici fu

istituzionali

e

militari; della battaglia

a

Porta San Paolo, ed in molte

altre zone, sostenuta volontariamente da reparti dell’esercito e da civili contro le truppe naziste. Questo contesto e l’occupazione militare della città da parte delle

forze

germaniche

fecero di Roma

zionale riconosciuto per questa

5959

ragione

e

una

capitale

senza un

potere istitu¬

riconoscibile, fatta eccezione per il Vaticano,

le formazioni armate dei

partiti

e

antifascisti del Co-

Ivi.

40

«L’Unità», 7 giugno 1980, “Z.'invisibile fondatore dei GAP nella Roma occupata dai nazi¬ sti”,di Arminio Savioli.

285

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

quelle esterne al CLN legate progressivo dispiegarsi delle azioni

mitato di Liberazione Nazionale e

MCd’I rappresentarono,

guerriglia urbana,

con

il

l’emersionedi

un nuovo e nascente

al

di

contropotere po¬

litico-militare opposto alle forze nazifasciste. I GAP a Roma, pur nell’esiguità del numero, nell’asprezza della clan¬

gravi difficoltà operative, riuscirono ad incarnare in ma¬ niera piena e organica l’espressione di questa dimensione complessiva. Combattere il nemico nazista senza tregua e senza esclusione di colpi si¬ gnificò delegittimarne il potere e l’ordine «pacificato» imposto alla città. Un ordine pubblico che nei nove mesi di occupazione produsse, men¬ zionando soltanto alcuni dei fatti più noti, il rastrellamento di oltre 2.000 carabinieri il 7 ottobre 1943; quello di 1.024 ebrei il 16 ottobre 1943; destinità

e

nelle

la strage di Pietralata; le fucilazioni di Forte Bravetta; l’istituzionedelle camere di tortura in via Tasso, alle pensioni Jaccarino e Oltremare; la

strage delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944; il rastrellamento del Qua¬ drare il 17 aprile; la strage a La Storta il 4 giugno. La

percezione dell’urgenzadell’azionearmata antifascista

di contestazione dell’ordine nazista

e

in funzione

la necessità di forzare le tendenze

alle forze moderate della Resistenza rap¬ della vicenda dei GAP a Roma che due elementi centrali presentarono venne caratterizzata anche dalla peculiare composizione sociale dei qua¬ «attendiste»

presenti

dri di vertice

in

seno

dell’organizzazione. In

altri

grandi

centri urbani d’Italia

Milano, Genova e Torino la presenza popolare

proletaria nonché Spagna rappresentarono fattori esperienze incidenti e decisivi per la costituzione, l’organizzazione e la capacità di azione militare delle cellule partigiane di città. A Roma i giovanissimi quadri dirigenti e comandanti delle squadre gappiste, che per ragioni d’età non avevano partecipato alla lotta in difesa della Repubblica spa¬ gnola, erano espressione di un’estrazione sociale elevata ed intellettuale sia sul piano economico che su quello culturale. Erano giovani studenti di medicina, Rosario Bentivegna, e letteratura, Carlo Salinari; proveni¬ vano da famiglie di importanti artisti, Antonello Trombadori, o di grandi giuristi, Franco Calamandrei; erano professori di storia e filosofia, Gio¬ acchino Gesmundo, o giovani attivi nel mondo del teatro e dell’arte, Mario Fiorentini; il loro comandante militare era Giorgio Amendola fi¬ come

l’ereditàdi

come

e

la guerra di

glio del deputato liberale Giovanni, ucciso dai fascisti nel 1926.

286

Parte III

Il

repubblicanesimo

e

-

I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

gli ideali democratici di

Mazzini e Garibaldi sono centrali

nella mia iniziale formazione politica. E non sono stato l’unico gappista ad aver avuto

questo patrimonio politico alle spalle. Il

nonno

romano

di Rosario Benti-

aveva combattuto a Calatafimi con Garibaldi ed era stato pro-sindaco della giunta Nathan. La madre di Marisa Musu, Bastianina Martini, [...] era una maz¬ ziniana che frequentava i repubblicani di Sassari. Era amica di Mario Berlinguer e Mariuccia Loriga (genitori di Enrico e Giovanni) di Emilio Lussu e Stefano Si-

vegna

glienti. Maria Teresa Regard era cresciuta in un ambiente antifascista di origine liberale e socialista [...] lo zio Ottavio [...] era cognato di Edoardo RufTini [...] Franco Calamandrei [...] era figlio del noto giurista del Partito d’Azione Piero

Calamandrei.41 Questa mobilitazione della forza intellettuale si configurò anche come spia di una definitiva leva di frattura interna al consenso al regime,

segnando

la rottura culturale ed etica

zione nata

e

con

il fascismo di

cresciuta durante il ventennio ed

per combatterlo.42 Sul piano semantico

ora

quella disposta ad

genera¬ armarsi

simbolico i nomi scelti per i quattro GAP centrali unirono l’identità comunista dell’organizzazione («Antonio Gramsci» e e

retaggio storico risorgimentale «Giuseppe Garibaldi»), conferendo un’impronta e motivazionale alle azioni di guerra compiute contro la

«Gastone Sozzi») («Carlo Pisacane»

con

il recupero del

e

logica anche «pacificazione» dell’ordine nazista su Roma. Un’ultima e caratterizzante peculiarità dei GAP romani fu la decisiva azione combattente delle donne. Carla Capponi, Maria Teresa Regard, una

Lucia Ottobrini litare

Marisa Musu rappresentarono tanto una dorsale mi¬ furono insignite di una medaglia d’oro (Capponi) e tre

e

operativa, d’argento(Ottobrini-Musu-Regard) al Valor Militare, quanto una rottura dei radicati e regressivi termini politico-culturali che marginai izzavano il ruolo della donna nella società e nella sfera pubblica. La loro doppia emancipazione, dal fascismo e dalle rigide conven¬ zioni sociali, compose un’altracaratteristica di notevole peso sul piano storico della guerriglia urbana a Roma.

41

M.Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana. La Resistenza dei Gap

a

Roma, Odradek,

Roma, 2015, pp. 19-20.

Questa transizione esistenziale è rappresentata in modo molto significativo in R.Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Einaudi, Torino, 1948. 42

287

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

La connessione di tali elementi concorse in modo sostanziale anche alla costruzione delle reti dei GAP e delle formazioni delle cellule

composizione delle coppie Bentivegna-Capponi, Fiorentini-Ottobrini e Calamandrei-Regard coincise con una disposizione interna di compiti e azioni organiche, ed allo stesso tempo disorganiche, alle regole stesse della compartimentazione clan¬

d’azione sul territorio tanto che la

destina.43 Tra la fine di ottobre

e

l’iniziodel novembre 1943 la

riorganizzazione

della struttura comunista nella

capitale si poteva dire completata nelle sue grandi linee (tenendo sempre presente i forti limiti e le gravi diffi¬ coltà date dal contesto bellico e clandestino) e la segreteria del Pei poté emanare

direttive

precise

a tutte

le cellule

e

le

squadre

del

partito

di¬

sposte sul territorio cittadino, sottolineando la differenziazione fondamentale intercorrente tra l’organizzazione militare delle otto zone, intesa come rete capillare attiva nel sabotaggio anti-tedesco e nella pre¬ parazione dell’insurrezione generale, ed i GAP concepiti come reparti completamente distaccati dal resto dell’organizzazione ed operativi entro l’esclusiva dimensione della guerriglia urbana:

1 ) Solo una parte dei membri delle Squadre e dei gruppi è permanentemente mo¬ bilitata per l’azione immediata contro i tedeschi e i fascisti (GAP). 2) I compagni che non sono permanentemente mobilitati (come al n.l) devono dedicare tutto il loro tempo al lavoro politico nella cellula di

3) Il lavoro organizzativo

massa.

tecnico per il perfezionamento della nostra Organiz¬ zazione Militare deve però continuare. L’inquadramento e i collegamenti restano. 4) I lavori più rischiosi dell’Organizzazione Militare (trasporti di armi, ecc..) sa¬ e

ranno eseguiti dai GAP (vedi al

n. 1 ). 5) I compagni prescelti (come è detto al

n. 1

) per l’azione immediata

saranno or¬

ganizzati a parte; essi devono quindi essere svincolati sia dalla cellula che dalla squadra. 6) Lavoro politico nei GAP. La Segreteria della Federazione Laziale deve provvedere per avvisare le zone.44

Ai

Come è noto al termine della guerra tutte le tre coppie si sposarono.

44

AFIG, Fondo Pei, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Segreteria del Pei, ottobre 1943. Appunti per Direttive Verbali ai capi-zona, capi-settore militari, capi-squadra e

capi-gruppo.

288

Parle ///

-

I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

Pur attraverso il filtro delle direttive di

ziale della rete

di

occupazione

partito

la strutturazione ini¬

illegale del Pei, in special modo nelle prime settimane di Roma, fu tutt’altro che «verticistica».

Riscontrate le difficoltà di rendere immediatamente fattuale

una

vi¬

opposizione armata anti-tedesca, la direzione comunista, per dis¬ sipare ogni tendenza interna aH’attendismo e per «assicurare l’efficienza del partito nei momenti dell’azione», invitò cellule e organismi di base ad assumere direttamente l’iniziativa sul piano della guerriglia senza dover necessariamente attendere ordini superiori o indicazioni specifi¬ che su come e dove colpire il nemico: sibile

prima misura da prendere è di carattere politico. Bisogna combattere con energia e prontezza l’opinione secondo cui le organizzazioni di partito ed i compagni possono agire solo se ricevono direttive dal centro. [...] Bisogna che ogni organizzazione e ogni compagno si renda conto che il partito attende da essi il massimo di iniziativa e di audacia. [...] ogni organizzazione deve sen¬ una

estrema

tirsi responsabile dell’azionedel partito. [...] Un’altramisura di carattere più or¬ ganizzativo è la costituzione in ogni provincia, città, zona, settore ecc.. di comitati

dirigenti che siano in grado di dare continuità a caso di rottura dei collegamenti.45

D’altro canto

la ricostruzione stessa del

trasformazione da

ganizzazione

«di

organismo

massa»

testo), si incentrò

possibile quella del

tutta l’azionedel

di

quadri

partito anche

partito, che avviava professionisti

clandestini

in

la ad

(stante le debite proporzioni rapportate al

sua

or¬

con¬

d’ordine volte alla costruzione il più orizzontale del nuovo Pei. La prima indicazione di fondo fu su

parole

rinnovamento

generazionale:

Primo elemento di una buona organizzazione è il giudizio degli uomini: saper mettere ciascuno al suo posto di lavoro secondo le sue attitudini e capacità. [...] Bisogna svecchiare l’organizzazione chiamando a funzioni responsabili giovani compagni che diano affidamento, oltre che di giusto orientamento politico, di spirito d’iniziativa, di serietà, risolutezza e coraggio personale. Nella scelta bi¬

sogna

45

tenere nel massimo conto il

giudizio dei compagni di base.46

«L’Unità» 10 ottobre 1943, “Assicuriamol'efficienza del Partito nei momenti dell 'azione ”.

Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. Direttive «A tutti i compagni dell’organizzazione di Roma», ottobre 1943. 46

289

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

corrispondenza col processo di rinnovamento si collocava la tendenza a sviluppare la massima partecipazione possibile della base anche attraverso una reinterpretazione in chiave flessibile di alcuni dei dogmi fondativi della stessa organizzazione politica comunista come la disciplina o il centralismo democratico: In diretta

non ci permettono una larga attuazione della democrazia, bisogna saper applicare il principio del centralismo democratico con quella elasticità che permette la maggiore possibile partecipazione dei compagni alla nomina dei dirigenti nella cellula, nella zona, nel settore. Ovunque è possibile bisogna fare in modo che da essi stessi venga l’indicazionedi coloro nei quali si

Le esigenze cospirative

ma

ripone maggior fiducia. Condizione essenziale di una efficiente organizzazione è la disciplina. Lo spirito di disciplina del militante comunista è uno degli ele¬ menti di maggiore forza della nostra organizzazione. [...] La disciplina deve es¬ sere mantenuta con fermezza c serietà, ma bisogna evitare ogni degenerazione formalistica c burocratica che sbocca in metodi “caporaleschi”,nell’imposizione

meccanica, i cui effetti sono proprio l’opposto degli scopi che ci si propone di

raggiungere.47

4

«Audacia, audacia,

-

sempre audacia»:

L’iniziodifficile

DELLA GUERRIGLIA COMUNISTA A ROMA

Al centro della nuova

dell’azione combattente del

del Pei si collocò il

principio

istanza stessa di definizione identitaria

In questo senso la guerriglia urbana promossa dai vertici co¬ materialmente realizzata da quadri e militanti rappresentava

partito.

munisti lo

organizzazione come

e

spazio

fisico

umane

e

politico

e remore

di

dove il

un

paure ruolo centrale di leva di forza del

tazione acritica

e

partigiano,

conflitto totale

e

cercando di superare le totalizzante, assumeva il

partito. Ciò non presupponeva un’esal¬ nichilista del sacrificio né l’avallodi pratiche e idealità

L’impegno in prima persona in una lotta armata non con¬ venzionale (con tutti i rischi che ciò comportava in termini di arresti, torture e uccisioni) richiamava direttamente un piano che era insieme avventuriste.

47

290

Ivi.

Parte III

-

I Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista

ideologico in termini politici, l’adesione all’ideale comunista, ed estre¬ mamente concreto in termini storici, la liberazione nazionale dell’Italia dall’occupante tedesco: Nel lavoro di organizzazione bisogna sempre

tenere conto che il

è una

partito

scuola in cui si educano e si formano i combattenti rivoluzionari della classe ope¬ raia. In essa devono trovare alimento lo spirito di sacrificio e di combattività; lo

sprezzo del pericolo e l’audacia dell’azione; la fermezza e decisione nella lotta. Vi si deve però pure apprendere la necessaria prudenza e accortezza; il tempestivo sottrarsi ai colpi del nemico; le previdenti misure difensive. [...] Il militante co¬ munista è il soldato di

un esercito rivoluzionario, che può all’occorrenza occul¬ tarsi, ma non deve mai abbandonare il posto di lotta affidatogli. [...] A tutti i compagni oggi più che mai si deve ricordare il motto di Danton: audacia,

audacia, sempre audacia.4*

La

prima azione

18 ottobre 1943 carattere

umano

e

armata dei GAP

rappresentò

che,

come

una

a

Roma

venne

compiuta

iniziale rottura di quelle

vedremo, avrebbero sempre

compagnato i gappisti durante

tutta la loro attività di

e

la

sera

del

remore

di

ac¬

comunque urbana

guerriglia

capitale. L’ingresso «ufficiale» in una dimensione sospesa e lace¬ piano della coscienza individuale, quella dell’uso della vio¬ lenza armata contro il nemico, si configurò come il passo indispensabile

nella

rante sul

verso una

lotta di liberazione collettiva che

luogo

senza uno

flitto

impari

forma

e

strappo dirimente

come

avrebbe potuto avere della «scelta» di un con¬

non

quello

dei mezzi, non convenzionale sul necessariamente inesorabile e crudele. sul

piano

Ha ricordato Rosario Perché affrontarsi

piano

della

Bentivegna:

uomo a uomo è

duro, ed è inutile dirsi: “èun tedesco”o “èun se era il nemico, non potevo fare a

fascista”in colui che avevo davanti, anche

di ritrovare parte della mia umanità, di riconoscere un uomo. [...] per que¬ sto, ogni volta che ho dovuto sparare, è stata una pena. E ne sono rimasto scon¬ volto sempre. Perché quando estrai l’arma sei scoperto; sei nudo. E tirala fuori per colpire è davvero ripugnante. Non era però solo paura quella che provavo; meno

forse si può dire che fosse anche dolore.49

•,8

Ivi.

49

R. Bentivegna, Senza fare di necessità virtù. Memorie di un antifascista, Einaudi, Torino,

2011, p. 97.

291

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

combattenti

Il conflitto interiore dei

personale

e

e

la

separazione

tra

piano

etico

dimensione collettiva della guerra totale rappresentò uno ragioni della guerriglia gappista e ne definì forme

dei nodi di fondo delle e

significati peculiari

tagna. La forzatura

anche

rispetto alla

stessa lotta

partigiana

in

mon¬

rappresentò anche la rottura definitiva, sul quella tendenza diffusa all’attendismo50 che se fosse divenuta egemone in seno ai partiti antifascisti avrebbe determi¬ su se

piano collettivo,

stessi

con

diversa storia della Resistenza, della Lotta di Liberazione della futura ricostruzione politica, istituzionale e morale dell’Italia: nato

una

una sola cosa

rispondeva alla nostra coscienza:

e

la guerra. E non la guerra tanto per

le armi, in città. Al terrore dell’ingiustizia tedesca e fascista era da rispondere col terrore della giustizia del popolo. Guerra con le armi in città significava per noi: esecuzione a bruciapelo di ogni nemico che incontrassimo per

dire,

ma la guerra con

la strada in

ogni occasione propizia; significava sabotaggio dei mezzi del nemico

in ogni modo; significava assalto tattico degli alloggiamenti e dei depositi del ne¬ mico. [...] L’avanguardia della classe operaia si pose sul piano di «dire con chia¬

rezza ciò di cui il popolo ha coscienza». Ma ancora eravamo timidi, impacciati. All’urgenzadell’impulso umano e della necessità politica si poneva il freno di un allenamento alla lotta armata clandestina che non si acquista in un giomo.f..] Era faticoso però persuadere gli altri di quanto a noi stessi costava dura fatica. Il

nostro Partito

era

impegnato nella battaglia contro

l’attesismo. L’Unità

gridava col

compagno Stalin «rendere la vita impossibile all’occupante». E se la battaglia con¬ tro l’attesismoera ardua in ogni settore della vita delle masse, tanto più pareva dif¬ ficile nel settore della lotta armata. [...] Per noi comunisti romani questo iniziò il

18 ottobre 1943: quella sera la prima bomba a mano venne lanciata contro la faccia un milite fascista, di guardia alle scuole Gaetane in Viale Mazzini adibite

odiosa di

a caserma. La bomba cadde a

pochi

centimetri dallo sgherro

e

lo ferì.51

Dopo l’attacco al corpo di guardia della MVSN in Viale Mazzini del 18 ottobre i GAP comunisti realizzarono una serie coordinata di nuove azioni. Il 28 ottobre in occasione dell’anniversario della «marcia la

caserma

colpita

su

Roma»

dal lancio di

50

«L’Unità» 31 ottobre 1943, “Attesismoun 'insidia da sventare ”.

51

«L’Unità» 16 luglio 1944, “Storiaeroica dei GAP ”,di Antonello Trombadori «Giacomo» «L’Unità» 3 novembre 1943.

1:2

292

della Milizia fascista di via Brenta52 fu

Parte III

bombe

a mano,

di bombe

GAP della IV corteo

Il

nello stesso

a mano

la

zona

/ Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista

giorno

caserma

disperse

-

un

altro

attaccò

gappista

con

lancio

«Mussolini» in via Baiamonti mentre il

con

lancio di

spezzoni

e

bombe

a mano un

fascista transitante per Corso Vittorio:

partito. A repubblicano a capo del quale era il primo federale Pizzirani [...] subito dopo la cerimonia di insediamento si formò un corteo che percorse corso Vittorio diretto a Piazza Venezia, al Vitto¬ ventotto ottobre i fascisti celebrarono la data della fondazione del

Palazzo Braschi si era insediato il Partito fascista

riano, e che fu attaccato da un gruppo di partigiani, i GAP della quarta zona. Il corteo fu disperso e non si ebbe notizia del numero dei feriti né dei morti nello scontro. I partigiani, così come erano apparsi, all’improvviso scomparvero [...] Rodolfo [Coari], Guido [Rattoppatore] e Lallo [Stanislao Bruscati] erano passati da casa mia prima dell’attacco per fornirsi delle pistole che tenevamo nascoste nel caminetto della sala da pranzo.53

Dopo averli distaccati completamente da

tutto il resto della rete del

partito disposta sul territorio, la dirigenza del Pei cercò di organizzare i GAP centrali conformando il più possibile la loro struttura a quella compartimentate. Gli obiettivi della segretezza dell’iden¬ tità, della rottura dei ponti con gli ambienti familiari e della collocazione dei gappisti nella dimensione della più stretta clandestinità si rivelarono delle cellule

piuttosto complessi da realizzare visto che diversi partigiani si conoscevano già prima dell’iniziodella Resistenza e molti continuarono a frequentare ambienti familiari o a mantenere contatti diretti con amici stretti, dirigenti del partito e tra loro stessi: in realtà

Credo che i GAP centrali siano stati Resistenza romana,

ma eravamo

reparto più disciplinato della

senza dubbio il

romani anche noi

e

nella nostra città, in fatto di

disciplina e osservanza delle disposizioni superiori, tutto è molto relativo. Infatti quella sera del 7 dicembre 1943 [compleanno di Carla Capponi ndr] da Carla in¬ contrammo i nostri vecchi compagni della IV zona Guido e Lallo, Rodolfo e la

sorella Nanda [...], Mario Leporatti A ciò si

aggiungeva

e

54

e

Alvaro Marchini.54

naturalmente l’azione della

scista che attraverso il recupero di

5555

perfino Alfio

segnalazioni

polizia politica

fa¬

ed informative raccolte

C.Capponi, Con cuore di donna, 11 Saggiatore, Milano, 2000, pp. 124-125. R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., p. 114.

293

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

seguite alla caduta del regime riuscì in alcuni singoli antifascisti, poi entrati a far parte dei GAP, Grigioni:

durante le convulse ore

casi ad individuare come

Duilio

Da fonte fiduciaria è stato riferito che tali Bollati Domenico, Chiocchini e Gri¬

gioni, non meglio indicati, nella notte dal 25 in vista, con molti altri comunistoidi, negli

al 26

luglio si sarebbero messi molto

atti vandalici

e

reazionari che si

ve¬

rificarono in quella circostanza nel quartiere Celio. Interpellata al riguardo la lo¬ cale Questura ha riferito [...] Grigioni Duilio [...] portiere dello stabile in Via Marco Aurelio 42 [...] il Bollati è noto pregiudicato [...] Chiocchini noto anarchico schedato più volte [...] i pre¬ detti [...] sono da ritenersi contrari al Partito Fascista. Il Chiocchini, oltre alla casa dove abita, possiede anche appartamenti nello stabile di via Marco Aurelio 42 di cui è portiere [...]

Grigioni.55

Il 7 novembre 1943 rappresentò zazione armata del Pei che nel russa

eseguì

data significativa per l’organiz¬ dell’anniversariodella rivoluzione

una

giorno

tre attacchi armati: due con lanci di

spezzoni esplosivi

presso il punto di ristoro dei militari tedeschi dell’Officina Gas di via Ostiense e contro un’autocolonna nazista a Piazzale Ostiense; uno con

lancio di bombe incendiarie contro il

parcheggio della Wehrmacht in Piazza Regina Margherita.56 Insieme alle azioni di guerriglia i comunisti realizzarono dei «comizi volanti» per la città che per la prima volta re¬ sero

visibile ai romani Resistenza di combattere contro

gruppo militare della Resistenza occupanti nazifascisti. I più significativi un

pronto gli «comizi volanti» del 7 novembre (dei rapidi raduni di persone attorno ad un gappista che protetto da una scorta armata declamava slogan an¬ a

tifascisti invitando la

popolazione

alla

resistenza)

furono

quelli

realiz¬

zati in Piazza Fiume da Franco Calamandrei «Cola», a San Giovanni da Carlo Salinari e a Largo Tassoni da Mario Leporatti, mentre nel corso «Paolo»

della notte Rosario

Bentivegna

lizzarono

scritte murali

e contro

numerose

e

Carla

inneggianti

Capponi

«Elena»

rea¬

alla rivoluzione sovietica

i nazifascisti.57

55 ACS, MI, Dir. Gen. Ps. Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista», Divisione Polizia Politica, appunto del 25 novembre 1943.

294

56

M.Musu-E.Polito, op. cit., p. 309.

57

R.Bentivegna, Achtung Banditen. Prima

e

dopo

via Rase Ila, Mursia, Milano, 2004, pp. 82-86.

Parte III

-

Per il 7 novembre siamo riusciti ad

l’organizzazione è stata mobilitata

e

I Gruppi cl’Azione Patriottica del Partito Comunista

organizzare

una

bella manifestazione. Tutta

la città è stata coperta in una notte di scritte

inneggianti a Stalin, all’Esercito Rosso, all’Urss e incitanti alla guerra contro i tedeschi. La cosa ha fatto molta impressione in città come una manifestazione di

forza, tanto più che nel pomeriggio siamo riusciti ad organizzare qualche comizio volante [...] ben riusciti, senza incidenti o arresti.5K

Tutti

gli

effettivi di tutte le

zone

della città furono mobilitati fornendo

un’efficace prova di coordinamento, presenza della capitale:

e

capacità

d’azione in

ogni quartiere

Commemorazione del 7 novembre [...] tutti i compagni sono stati mobilitati per l’occasione [...] ecco come: 1° Zona: molte scritte sui muri in tutti i quartieri. Riu¬

nioni dei lavoratori in locali chiusi; 2° Zona: [...] issate 6 [bandiere rosse molte scritte sui muri, largamente diffuso un manifestino [...]; 3° Zona:

ndr] [...]

in tutti i

quartieri sono state scritte [...] parole d’ordine. Sono state issate 7 bandiere rosse. Il comizio volante si è tenuto alle 18.15 nella piazza principale [...]; 4° Zona: scritte una piazza importante, riuscito: hanno parlato per due minuti due compagni; 5° Zona: [...] scritte [...]; 6° Zona: [...] parecchie scritte sui muri anche con partecipazione di donne, issate bandiere rosse sul mer¬

ovunque [...] comizio volante in

cato

rionale [...]

nessun

comizio volante. Si

sono avuti tre arresti. Due durante il

dopo, a casa; 7° Zona: le scritte murali sono state fatte, molte [...] esposte 7 bandiere rosse [...]; 8° Zona: molte scritte sui muri nelle vie più transitate [...] comizio di oltre un quarto d’ora davanti a più centinaia di persone accla¬ lavoro

e uno

manti.59

respiro cittadino,60 articolata sia sul piano della guerriglia propaganda anti-nazista, ebbe un’eco rilevante non solo tra la popolazione romana, destando allerta anche nei Comandi di polizia L’azionedi

che della

della cosiddetta «Città Aperta»: ore 18.20 di ieri in Piazza

Fiume, individuo rimasto sconosciuto

montato su bi¬

pronunciava ad alta voce «Viva il ComuniSmo». Medesimo sparava un colpo in aria e lanciava una bomba a mano che esplodeva. Non si sono verificati cicletta

55*

G.Amedola, op. cit., p. 213. In realtà i documenti della Federazione del Pei riportano

tre ar¬

resti nella VI zona. 59

AFIG, Fondo Pei, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Rapporto Fede¬ razione Laziale Pei, novembre 1943. 60

«L’Unità» 10 novembre 1943, “Romaha celebrato il 7 novembre".

295

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

danni a persone. Militi PAI in servizio di

pattuglia

in via Piave et Ambasciata

germanica presso Santa Sede accorrevano sul luogo senza

però rintracciare indi¬

viduo perché dileguatosi.61 La costruzione delle reti dei GAP centrali inquadrò sul piano politico¬ militare un ristretto numero di combattenti, organizzati in cellule rispon¬ denti ad

comando unificato

un

a sua

volta direttamente

la

Complessivamente disposto: in rapporto con la Giunta Mili¬ CLN,62 massimo organismo di coordinamento della lotta armata

comunista tare del

connesso con

l’organigramma militare

direzione militare del Pci. a

anti-nazista

Roma

a

venne

Roma, vi

così

era

il Comando militare del Lazio del Pci formato

da Fabrizio Onofri, Valentino Gerratana,

Pompilio Molinari, Antonio Ci¬

calini, Antonello Trombadori, Carlo Salinari, Alfio e Alvaro Marchini. Da questo organo dipendevano i GAP centrali comandati prima da Trom¬ badori (fino al (arrestato il 28

del 2 febbraio 1944) e poi da Carlo Salinari Della direzione dei GAP centrali facevano parte

suo arresto

aprile).

Alfio Marchini, Roberto Forti,

Mangiavacchi, tura

venne

Fulvia Trozzi, Gino Guido Rattoppatore e da questa strut¬

Giorgio Formiggini,

Vincenzo Gentile

e

avviata la costruzione delle due reti comandate da Salinari

e

loro volta coordinanti l’azione dei quattro GAP «Gramsci», «Pisacane», «Sozzi» e «Garibaldi». Franco Calamandrei

a

GAP Gramsci, comandante Mario Fiorentini, componenti: Lucia Ot¬ tobrini, Franco Di Lemia, Enzo Russo, Antonio Rezza, Enzo Catenacci, Gioacchino Gesmundo, Giuseppe Felici, Marina Girelli. GAP Pisacane, comandante Rosario Bentivegna, componenti: Carla Capponi, Giordano Sangalli, Valerio Fiorentini, Umberto Scattoni, Guido Rattoppatore, Vincenzo Gentile, Duilio Grigioni, Sergio Maggi, Danilo Nidi, Corrado Noulian, Ferdinando

Vitagliano.

GAP Sozzi e Garibaldi, comandante Franco Calamandrei, compo¬ nenti: Franco Albanese, Pasquale Balsamo, Ernesto Borghesi, France¬

61 ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati, PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista», rapporto del Comando Polizia Città Aperta di Roma, 8 novembre 1943. Con appunto ag¬

giunto

a

mano nello stesso documento si sottolineava come a Roma si stessero

verificando attentati

in bicicletta ponendo la questione di vietarne l'uso. Composta da Giorgio Amendola (PCI), Alessandro Pertini (PSIUP), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC)

296

e Manlio Brosio

(PLI).

Parte ///

-

/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

Curreli, Raoul Falcioni, Franco Ferri (poi GAP Gramsci), Marisa Musu, Luigi Pintor, Maria Teresa Regard, Alfredo Reichlin, Lucy Ribet, Arminio Savioli, Silvio Serra, Guglielmo Blasi (arrestato e divenuto sco

spia

della Banda Koch).

Gli artificieri dei GAP centrali furono Giulio Cortini, Antonio De¬ siderato, Laura Garroni, Giorgio Labò, Gianfranco Mattei, Gino e Mas¬ simo Mangiavacchi, Tullio Pietrocola.

Quella del

di ottobre-novembre fu

una crescita politica e orga¬ il Pei nel significativa per quadro di un processo ricom¬ una del partito che distinse prima fase iniziale, compresa tra la mese

nizzativa molto

positivo

e

la

proclamazione

organica,

da

una

caduta del fascismo mente

meno

deH’armistizio e necessaria¬

seconda di relativo consolidamento:

il Nostro Partito dal 26 luglio all’8-10 settembre [...] in un primo tempo quasi riorganizzazione di Roma [...] fu divisa in 5 zone; fu dato incarico a un compagno per ogni zona di organizzare il P. nella sua località dandogli come aiuto compagni che il Com. Fed. aveva a sua disposizione. [...] al problema della lotta armata fu dato un impulso ben marcato nel periodo che va dalla fine di agosto ai primi di settembre/’1 tutta l’attività fu concentrata alla

Dopo l’occupazione nazista di Roma la Direzione del Pei, pur nelle gravi e difficili condizioni date e nonostante i limiti della clandestinità, profuse un intenso sforzo verso la costruzione e la formazione dell’or¬ ganizzazione armata di massa. All’intemodi quest’ultima, stante il gran numero di nuovi

aderenti,

erano

evidenti le insufficienze di molti mili¬

legate in larga parte alla scarsa o nulla preparazione politica, giovane età ed alla spinta prevalentemente popolare all’adesioneal Per queste ragioni il partito si impegnò in modo sistematico nella tanti

mazione

e

carico ai

alla

Pci.

for¬

nell’inserimento organico dei nuovi iscritti affidando tale in¬

pochi quadri

zone. Questi ultimi, in costante compito di discutere e diffondere le comunista e parallelamente di preparare la

delle diverse

contatto con il centro, assolsero il

linee di fondo della politica misura dell’azione armata:

6161AFIG,

Fondo Pci, Direzione Nord 1943-1945, busta 9, fase. «Roma 1943», Rapporto Fede¬

razione Laziale Pci, novembre 1943.

297

Guerriglia partigiana a Poma 1943-1944

la nostra attività dal 10 settembre ad oggi [...] i primi miglioramenti organizza¬ tivi, i rafforzati contatti con tutti i gradi dell’organizzazione di base, ci hanno rivelato maggiormente l’urgenza e la grandezza del nostro compito politico. Si

è proprio trattato di una malattia di crescenza. Perciò si dovette procedere a di¬ videre la città in 8 zone anziché in 5. Si sono formati dei comitati di zona e di

settore laddove esistevano solo dei fiduciari; si sono moltiplicati i Com. Fed. con questi nuovi Comitati responsabili in modo da avere

contatti del la sicurezza

politica del P[artito] venisse sufficientemente compresa e applicata da questi organi indispensabili [...] fu questa la prima presa di contatto politico con la base, fatta contemporaneamente in tutta la l’Organizzazione di Roma; in meno di 15 giorni si sono tenute più di 300 riunioni; tante quanti sono i nuclei che la

di cellule della nostra rete. [...] Risultano iscritti a tutt’oggi 1.982

ma

si

sono

raccolti dati solo per 1.628.M

composizione generazionale e di classe del Pei dell’epoca evi¬ una dorsale nuova del partito e fotografa quasi a specchio, rap¬ presentandone un campione significativo, la realtà sociale della Roma della prima metà degli anni ’40. Il Pei si presentava come una formazione giovane con una grande mag¬ gioranza di membri appartenenti ad una fascia di età compresa tra i 22 ed i 40 anni che si erano iscritti in larga parte dopo il 25 luglio e che si an¬ davano ad aggiungere al gruppo storico clandestino rimasto in vita durate la dittatura fascista. Molti erano gli operai e non mancavano neppure la¬ voratori dei trasporti e addetti ai settori del piccolo artigianato e della ma¬ nifattura. Ridotta, ma significativa sul piano del loro utilizzo sia politico che militare, la presenza di studenti, intellettuali e professionisti: La

denzia

Divisi per età risultano: più di 50 anni compagni

gni

n.

370; da 30

con meno di 22 anni

n.

compagni n. 625; da 20 compagni n. 180

a 40 anni

13; da 40 a 30

a 50 anni compa¬

anni compagni

n

.323;

Per anzianità di Partito risultano: dalla Fondazione del P. fino alle leggi ecce¬ n. 245; iscritti dal 1927 al 1942 compagni 1943 (quasi tutti nel 2°) semestre compagni n. 1.158

zionali compagni

n.

225; iscritti dal

Per categorie sociali risultano: Operai industriali in aziende di produzione, com¬ pagni n. 773; Addetti ai Trasporti, compagni n. 217; Lavoratori di altre categorie,

compagni compagni

298

w

Ivi.

,1?

Ivi.

n. n.

483; Commercianti, compagni 38; Studenti, compagni n. 32.65

n.

85; Professionisti

e

intellettuali,

Parte III

-

I Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista

Nonostante la

significativa capacità di raccolta di nuovi iscritti, in un come quello della Roma occupata, ai dirigenti comu¬ contesto nisti non sfuggirono le grandi carenze e difficoltà incontrate dalla strut¬ tura del Pei, da un lato nell’organizzazioneparallela della rete di partito e dall’altro nella pratica della guerriglia urbana. difficile

rapporto all’organizzazionedi Roma del 20 novembre 1943 Agostino Novella, «Giulio», constatato come quella della capitale fosse Nel

suo

«un’organizzazione, dal punto di vista della composizione sociale sana maggioranza operaia» e che il numero degli iscritti fosse «superiore al previsto: solo a Roma i membri sono fra 1700 e 1800» non mancò di evidenziare i limiti, le carenze ed i margini di lavoro migliorativo della a

struttura cittadina del Pei: vi

sono contemporaneamente delle deformazioni nella struttura dell’organizza¬ zione. In primo, una deficiente divisione del lavoro. [...] Bisogna cambiare il

metodo fin qui seguito. Non è sufficiente che i membri della segreteria federale vedano, magari ogni giorno, i capi settore. Necessita che questi contatti abbiano una funzione eminentemente politica/’6 Anche le iniziative realizzate con successo, come la mobilitazione

positivi dell’or¬ [di] constatare L’attività politica era ancora

del 7 novembre avevano mostrato senz’altro «aspetti

ganizzazione»

ma

rimaneva

-

per Novella

i difetti ancora esistenti per vincerli». «estremamente

veniva

debole»

giudicato «quasi

e

-

la «necessità

lo stesso «lavoro di base» all’internodel CLN

assente».

Difficoltà erano riscontrate nell’attività sindacale

nel

settore della

ziativa per il lavoro femminile e nonché nella formazione dei nuovi membri

zione militare di

(«scarso lavoro»),

molto attiva»), nei Comitati di ini¬ del Lavoro di massa nella gioventù,

propaganda («non

massa.

Pur

consapevoli

di

inquadrati nell’organizza¬ come

le varie difficoltà in¬

contrate fossero elementi intrinsechi al processo di ricostruzione di un partito dopo vent’anni di dittatura e durante un’occupazione militare straniera, i vertici del Pei operarono una continua funzione di stimolo all’azione nei confronti della costituenda rete clandestina nelle zone,

6666

Irsifar, Fondo Ricerche

e

Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. Rapporto sull’organizzazione

di Roma, 20 novembre 1943.

299

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

nei settori e tra le

denze

e

cellule, sollecitando

costantemente a

rifuggire da ten¬

pratiche attendiste:

Tutte queste deficienze si spiegano con il fatto che ci troviamo di fronte ad una organizzazione che è cresciuta con troppa rapidità. Sono stati fatti indubbiamente

positivi, tuttavia il giudizio in generale sull’organizzazione non può positivo appunto perché vi è scarsezza di attività! [...] Altro aspetto che influisce in senso negativo sul lavoro è la eccessiva, nei fatti, importanza che viene data all’arrivo degli anglo-americani.67 numerosi atti

essere

*Nonostante i progressi aggregativi ed organizzativi trali da

sciogliere

rimaneva la

lotta contro l’esercito tedesco

partendo da questa

uno

dei nodi

del Pei sul

cen¬

della

capacità operativa piano e proprio su questo punto si concentrò,

autocritica interna, l’intervento della diri¬ genza comunista nella prospettiva di fare del partito, attraverso rincon¬ severa

militanti, il fulcro politico-militare della guerriglia della partigiana capitale: tro tra vecchi e nuovi

Misure da prendere: a) intensa attività politica di massa; b) risolvere il problema della direzione: cam¬ biare metodi e uomini; [...] c) curare ideologicamente e politicamente i nuovi

iscritti. È necessario che i vecchi dirigenti siano

in grado di tenere ben in pugno la direzione dell’organizzazione, ma ciò non deve essere visto in contrasto con la crescita ideologica-politica dei nuovi iscritti. Si deve attuare il più rapidamente

possibile un’intima fusione fra le due generazioni di cui si compone il Porsi e risolvere il problema dello sviluppo dei migliori tra i giovani.6K

Le questioni centrali

restavano la

P[artito]

disposizione della guerriglia urbana

nella città, la funzione dei GAP come avanguardia combattente in grado di contestare la legittimità dell’ordinenazista su Roma, il loro rapporto con

il resto

dell’organizzazione politico-militare

bilità attraverso le loro azioni di stabilire

la lotta armata di liberazione nazionale tuzionale

e

comunista

un nesso

e

la

possi¬

storico-fondativo tra

la ricostruzione

politica,

isti¬

morale del paese. In questa prospettiva la separazione netta tra GAP e organizzazione di massa sarebbe divenuto il perno dell’azione politico-militare del Pei di Roma: 67

Ivi. Ivi.

300

e

Parte III

-

I Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista

Una necessità che si impone e che avrà grande importanza per il lavoro in gene¬ rale è quella della divisione fra il lavoro politico e militare. La situazione attuale dal punto di vista organizzativo è anormale e pericolosa. Deve essere chiaro che per i compagni che non svolgono una concreta e permanente attività militare, il lavoro fondamentale è il lavoro politico di massa, e questo non si può ottenere a patto di una precisa divisione del lavoro. È inutile e dannoso tenere mobilitati nell’organizzazione militare una massa di compagni che non può essere utilizzata

concretamente nella direzione del lavoro militare. D’altra parte necessità cospi¬ rative molto serie impongono la netta separazione dell’organizzazione politica

da quei gruppi che svolgono attività militari. [...] la cosa deve essere definita nel senso che fanno parte dell’organizzazione militare tutti gli appartenenti alle bande operanti ed ai GAP. La vita politica di questi compagni deve svolgersi esclusivamente nell’organizzazione militare. Tutti gli altri compagni devono fare parte dell’organizzazione politica. Questo naturalmente non significa che i membri

dell’organizzazione politica non possano opportunamente essere inquadrati mi¬ litarmente in vista dei possibili sviluppi della situazione. Quello che è essenziale è che vi siano due organizzazioni distinte: una politica e una militare.69 La progressiva centralità conferita al ruolo dei GAP in città fece di questi reparti, formati in gran parte da giovanissimi, non soltanto l’avan¬ guardia di un fronte armato di lotta anti-tedesca ma la leva quasi asso¬ luta della capacità comunista di esprimere nella capitale d’Italia la nuova funzione nazionale che il partito si proponeva di svolgere e rap¬ presentare. In questa chiave di lettura la separazione netta tra Gap e resto dell’organizzazione configurava visivamente i diversi piani, na¬ turalmente interconnessi tra loro, su cui la linea del Pei si sviluppò a partire dalle settimane successive all’8 settembre. Un piano propriamente politico demandato alla dirigenza partito e legato sia agli sviluppi degli equilibri interni al CLN, di cui si conside¬ rava l’unità come elemento irrinunciabile, sia alla misura dei rapporti di relazione con gli Alleati. Un piano d’intervento legato allo sviluppo ed all’inquadramento dell’organizzazione di massa sia nella prospettiva del l’insurrezionecit¬

tadina

e

della valorizzazione massima della «Resistenza civile» sia

nell’ottica della costruzione del

69

«partito

nuovo».

Ivi.

301

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

piano militare connesso alla: a) lotta politica contro l’attesismo; b) logica combattente della guerriglia dietro le linee; c) assunzione di una responsabilità politica generale esplicitata direttamente dalla stessa Un

Direzione: è nella misura in cui in questa fase, precedente alla liberazione della città, i munisti romani sapranno giocare un ruolo di avanguardia, che essi premesse favorevoli per la soluzione di un problema di importanza

problema cioè, di sapere

a

quali forze

co¬

creeranno le

nazionale: il

sarà affidata la direzione della lotta nazio¬

nale contro i tedeschi.70

maggiore sostenitore della Giorgio Amendola, il dirigente Il

della città, che non a rapporto di Novella:

linea del distacco del Pei

accolse

caso

più

come

completo dei

interno

le dinamiche

a tutte

«molto buono

GAP fu

e

positivo»

il

Capisce l’importanza dei GAP,

e ciò anche dal punto di vista dell’organizzazione delle norme cospirative legate a tale attività. Osserva però: 1) che la costituzione dei GAP, completamente separati dall’organizzazione, svuoterebbe l’organizza¬ zione dei migliori elementi; 2) è necessario mantenere in piedi la struttura militare e

per l’emergenza. [...] Propone la soluzione di rafforzare al massimo possibile i GAP (2 gruppi per settore) e staccarli dall’organizzazione. Contemporaneamente continuare il lavoro di inquadramento militare.71

partito in merito al funzionamento dei GAP furono maggiore precisione dopo la riunione della Direzione del 23 novembre e questo nuovo impulso determinò l’avviodi un’iniziativa e di un’intraprendenza nell’azionearmata che a partire dalla fine di no¬ Le decisioni del

stabilite

vembre il

con

e

fino alla fine dell’anno 1943 avrebbe caratterizzato

profilo politico-militare

delle formazioni del Pei

ma

il

non

solo

complessivo

contesto romano: Procedere alla netta separazione dei GAP dall’organizzazione politica. 1 compa¬ gni che fanno parte dell’organizzazione militare di massa devono conservare il loro inquadramento militare, ma devono continuare a far parte dell’organizza¬

70 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.X1I.21. «A tutti i compagni dell’or¬ ganizzazione di Roma», ottobre 1943. 71 G.Amendola, op. cit, p. 221, «Dal verbale della riunione del gruppo di Direzione di Roma del 23 novembre 1943».

302

Parte III

-

I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

politica del P. e fino al momento della mobilitazione, restare denze dei comitati di zona e del Federale e la loro attività deve essere zione

alle

dipen¬

fondamen¬

talmente attività di massa. Ogni iniziativa che il comitato militare intendesse prendere allo scopo di dare ai compagni inquadrati nell’organizzazione militare massa una preparazione militare, devono essere sottoposte alla preventiva ap¬ provazione del Com. Federale. 11 federale dovrà favorire queste iniziative nella misura che nella pratica non contrastino col principio fissato che detti compagni

di

devono svolgere fondamentalmente attività di massa. Orientarsi a far svolgere tutte le attività inerenti al rifornimento militare dei GAP.72

* * * *La linea di orientamento del Pei tra i suoi militanti e

proposta d’interventosul piano generale fece della lotta del ricollocamento della

principali pubblica nazionale. La guerriglia, e con essa la lotta alla

fattori

politica

quadri

e

la

sua

armata uno dei

al centro della deva¬

stata sfera

linea dell’attesismo, diveniva una leva fondamentale tramite cui affermare il primato della politica entro l’orizzontedella ricostruzione dello Stato-Nazione ed all’internodi tale processo la nuova funzione storica del

partito

stesso nel paese:

C’è troppa gente la quale pensa che è inopportuno esporsi a rischi e pericoli della lotta armata immediata contro tedeschi e fascisti [...] che qualsiasi azione partigiana, in definitiva, non porterebbe nessun contributo apprezzabile alla guerra contro l’invasore nazista [...] si consiglia perciò la passività, l’attesa [...] quel¬ l’atteggiamento che abbiamo chiamato attesismo. Ebbene è necessario che spe¬ cialmente le classi popolari si rendano ben conto dell’errore e del significato politico di tale atteggiamento e delle conseguenze che ne derivano per i loro in¬ teressi di classe, oltre che per i più generali interessi nazionali.77 Un indirizzo, quello «contro l’attesismo», espresso fin dall’inizio della Resistenza in modo chiaro e deciso nelle pagine e nei fogli clan¬

destini del

partito

che indicavano nella

pito storico-militare che

le

guerriglia dietro le linee il com¬ forze popolari antifasciste avrebbero dovuto

assolvere in funzione dell’obbiettivodella liberazione nazionale: 72 Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. «Decisioni sulla organizza¬ zione di Roma sulla base del rapporto Giulio (Agostino Novella)», 23 novembre 1943. Una sintesi dell’interventodi Agostino Novella del 23 novembre 1943 (anche se datato 24) è riportato in P.Sec-

chia, Il Partito comunista italiano e

e la guerra di

Liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti

testimonianze, Feltrinelli, Milano, 1973. 71

«L’Unità», 10 ottobre 1943, "Contro l’attesismo”.

303

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

L’errore consiste nel non tener conto che la guerra

ampiezza ed intensità, è sempre

partigiana, qualunque sia la

elemento capace di influenzare lo svol¬ gimento delle operazioni militari [...] essa rappresenta [...] un elemento impon¬ derabile, un pericolo potenziale che incide sui piani operativi, specialmente sua

un

quando si manifesta in una grande città posta sulle retrovie dell’esercito operante. La sola possibilità ed eventualità di una sollevazione popolare alle spalle delle forze impegnate sul fronte principale [...] può avere un’influenzadecisiva esercito in ritirata come è quello tedesco ed accelerarne la ritirata stessa.74

5

-

su un

La fine del 1943: i GAP all’attacco

Dopo la realizzazione dei bre i GAP riuscirono

e

delle azioni del 7

novem¬

e costante alla guerri¬ sabotaggio cominciarono ad essere affiancati, in modalità sistematica, attacchi contro i corpi militari nazisti e agguati contro ufficiali ed alti esponenti delle milizie fasciste: a

dare

«comizi volanti» una

forma sostanziale

glia urbana. Alle diffuse operazioni

di

tagliato dai patrioti sulla via Prenestina. 1 tedeschi si sabotaggio costringendo gli abi¬ tanti della zona a partecipare alla sorveglianza delle linee telefoniche, la sera del 9 novembre nel rione Prati, una squadra di patrioti ha lanciato alcune bombe a mano contro un gruppetto di tedeschi che andava alla ricerca di donne Un

cavo telefonico è stato

illudono ora di trovare un rimedio a simili atti di

equivoche.75 Il 14 novembre alle ore 17 un carro tedesco fermo in via IV novembre venne

colpito dal

lancio di bombe

incendiarie,76

la

sera

del 27 novembre

in via Maiella il console della Milizia Vincenzo Musso fu ferito da

un

gruppo di

partigiani

formato da GAP comunisti

e

SAC

a morte

azioniste,77 spezzoni

mentre il 30 due camionette vennero centrate dal lancio di

esplosivi.78 74

Ivi.

75

«L’Unità» 17 novembre 1943.

76

«Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d'Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947, in ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Documentazione e pubblicazioni sulla Resistenza, busta 7, fase. «GAP». 77

7*

«L’Unità» 7 dicembre 1943, “Guerriglia. Traditore messo fuori combattimento ”.

Irsifar, Fondo Ricerche Roma 1943».

304

e

Documenti, busta 29, Fase. A.XI1.21. «Azioni svolte dai GAP in

Parte III

Il 20 novembre

un

-

/ Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

GAP composto da Franco Di Lemia, Rosario Bene Lucia Ottobrini attaccò ed uccise, all’altezza

Mario Fiorentini

tivegna,

di Piazza del Gesù, due fascisti facenti parte di prima da Palazzo Braschi. La sera del giorno

gruppo uscito poco dopo Bentivegna alla

un

guida di altri tre partigiani (che fuggirono impauriti e furono sostituiti dall’organizzazione)colpì un gruppo di tre ufficiali della Milizia fasci¬ sta ferendone

Pochi

a morte uno

giorni prima non

in via del Corso.79

era

riuscita la

più importante azione di guerra organizzato all’internodel tea¬

preparata dai GAP, l’attaccodinamitardo tro Adriano per il 18 novembre.

L’operazione fallì a causa esplosivo composto da circa 8

di

un

difetto di costruzione

dell’ordigno

Kg di tritolo che sarebbe dovuto esplodere durante l’adunatadel fascio romano. Alla manifestazione parteciparono

esponenti di primo piano del collaborazionismo come Rodolfo Graziani, Alessandro Pavolini, Giuseppe Pizzirani e Guglielmo Pollastrini insieme al generale nazista comandante della piazza di Roma, Rainer Stahl. Se l’attacco gappista fosse riuscito sarebbe stato certamente, per si¬ gnificato politico e impatto militare, il più importante durante l’occupa¬ zione nazifascista di Roma. Inizialmente pensata come un’azione d’assalto degli effettivi dei GAP80 l’operazione all’Adriano venne ripia¬ nificata uomini:

uno

dinamitardo

(Danilo Nidi)81

con

il

il conseguente utilizzo di quattro compito di piazzare sotto il palco del con

(Fabrizio Onofri, Mario Fiorentini e Ro¬ Bentivegna) collocati nelle adiacenze e pronti a «coprire» l’azione:

teatro sario

come attentato

un

estintore-bomba

fu un’azionetemeraria

ma

e tre

la organizzammo alla perfezione. All’Adrianodoveva

grande adunata di fascisti e nazisti. Sul palco dovevano prendere posto il federale Pizzirani, Grani, Pollastrini, Pavolini, il generale tedesco Stahl e l’intero stato maggiore tedesco di Roma, lo, Danilo Nidi e Bentivegna, ci pre¬ sentammo vestiti da operai con un estintore carico di otto chili di tritolo. Riu¬ aver luogo

79

una

Le azioni sono riportate (con una

discrepanza di data tra il 20 e 21 novembre) in R.Benti¬ e R.Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, cit., pp.

vegna, Achtung Banditen, cit., pp. 108-111 109-111. 1.0

F.Onofri, Danilo

e la

bomba all’Adriano, in «Mercurio. Mensile di politica arte e scienza»,

anno I, n. 4, dicembre 1944. 1.1

Per un profilo di Danilo Nidi Cfr.«Patria Indipendente» novembre 2012, "Danilo Nidi, il gappista romano dimenticato ”,di Massimo Sestili, pp. 19-22.

305

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

sorveglianza, a piazzarlo sotto il palco. Ma esplose. Noi, fuori, aspettammo invano.82

scimmo, nonostante la

banale, la bomba non

Il

mese

di novembre si concluse

con

l’attacco del

per un guasto

giorno

30

a

due

camionette tedesche fatte oggetto del lancio di spezzoni esplosivi.83 Quello del dicembre 1943 fu il mese in cui i GAP divennero in modo chiaro

e

visibile il fattore determinante della lotta armata

ferendo alla

guerriglia

nella

capitale un carattere ed

a

Roma

una natura

l’assoluta particolarità storica del contesto, rimane

un

con¬

che, vista

fenomeno

sco¬

nosciuto nella storia dell’età contemporanea della città e lo distingue anche in rapporto agli altri scenari urbani (Torino, Milano, Genova) dove operavano i

corrispettivi reparti

Fin dai primi mesi, in città però

sono

decisamente

non mancano

meno

numerosi,

tacchi alle forze di occupazione

L’altonumero determinarono

e

uno

sono

a

del Pei nelle stesse settimane:

gli attentati

contro militari

tedeschi,

eccezione forse di Roma, dove gli at¬

particolarmente fitti.84

l’incalzantesuccessione delle azioni di guerra gappiste scenario non previsto dalle forze di occupazione tede¬

sche tanto che le continue restrizioni sull’usodi mezzi di movimento ed il

anticipo del coprifuoco (dalle ore 24 alle

dopo il 18 dicembre) trasformarono radicalmente lo scenario di Roma imponendo anche al ne¬ mico nazifascista, e non solo alla popolazione civile, un clima di guerra:

continuo

In questi ultimi tempi si

19

stanno commettendo in Roma attentati e atti terroristici

[...] allo scopo di reprimere tale forma di attività criminale pregasi disporre i provvedimenti necessari ed esaminare l’opportunità di limitare l’usodella bicicletta.85 da persone montate in bicicletta

82

Intervista di W.Settimelli a Mario Fiorentini, «L’Unità». 24 agosto 1996, “AU'Adrianocon il tritolo ”.Il fallimento dell’operazione al teatro Adriano non venne immediatamente ricondotto ad un errore tecnico di fabbricazione della bomba ma ad un possibile sabotaggio interno ai GAP ad opera di un infiltrato. Del tradimento venne sospettato Rosario Bentivegna (uno dei partigiani del gruppo che collocò l'ordigno) che venne sottoposto ad alcune prove e verifiche da parte dei dirigenti del comando dei GAP e poi immediatamente reinserito. Cfr. R. Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, cit., pp. 99-101. 8?

Irsifar, Fondo Ricerche

Roma 1943» 84

e

Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21, «Azioni svolte dai GAP in

1943, “Guerriglia S.Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza. Einaudi, Torino, 2014. p. 65. e «L’Unità» 7 dicembre

85 ACS, MI. Dir. Gen. Ps, Divisione Affari Generali Riservati. PS 1943, b. 80, «Partito Comu¬ nista». Telegramma per il Capo della Polizia dal Ministero Interno, 16 novembre 1943.

306

Parte III

-

/ Gruppi (l’Azione Patriottica del Partito Comunista

La «Città Aperta» intesa dai nazisti

era stata

immaginata come un’area

riposo per i soldati; di transito delle truppe verso il fronte sud; di stanza dei comandi dello Stato Maggiore; di «normalizzazione» politico-am¬ di

ministrativa

e

di

«pacificazione» delPordine pubblico (soprattutto dopo e degli ebrei nella prima metà di ottobre).

i rastrellamenti dei carabinieri La

guerriglia

dei GAP, pur rimanendo caratterizzata da enormi diffi¬

limiti, ruppe il «clima di attesa» ed il tentativo di sottomissione della città all’ordine nazista; determinò una connessione materiale con le coltà

e

operazioni riuscì

militari

degli

eserciti Alleati

a

sud della

capitale

e

soprattutto

porre sul piano dell’azione concreta la questione del monopolio dell’usodella forza tanto nei confronti dei tedeschi e dei collaborazionisti a

fascisti che avevano occupato la città quanto del governo monarchico del sud che l’avevaabbandonata con la fuga dell’8 settembre: Il logoramento indotto dalla guerriglia incise profondamente sul morale dell’eser¬ cito tedesco e, soprattutto, diede alla gente la consapevolezza di avere una grande forza e di non essere disarmata e senza difesa nella mani del nemico/6 Nello

sviluppo

dell’azione gappista del

linea scelta dai vertici comunisti di

mese

di dicembre incise la

oltre che i mezzi militari ed

colpire luoghi di raduno delle truppe di occupazione tedesca anche i centri rappresentativi dell’autoritànazista nella città, pianificando mappature delle aree da attaccare e piani d’azione: i

Dopo

una

riunione tenuta

a casa, in Foro

Traiano,

con Giacomo

Pellegrini,

Mar¬

chini, Antonello Trombadori, Luciano Lusana e Gesmundo, fu stabilito che per la quarta zona si rilevassero tutti i punti dove i nazisti avevano installato i loro alloggiamenti, in modo da preparare un piano d’attacco. La decisione fu trasmessa ai GAP, dei quali ancora non facevo parte/7

Linee d’azione e cellule combattenti erano

pronte

e nonostante

l’ine¬

sperienza, le paure e le remore sempre umanamente presenti nei membri dei GAP, da quel momento l’attivitàdi guerriglia assunse una frequenza ed un’incisività88 fino ad allora sconosciute: **6

1,7

R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., p. 43. C.Capponi, op. cit., p. 134.

Itlt

L’elenco delle azioni di seguito riportate è stato composto attraverso l’incrocio, la compara¬ zione, l’integrazione e la precisazione delle fonti documentali resistenziali, poliziesche, giomali-

307

Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944

All’angolodi via Andrea Vesalio con via Malpighi il mi¬ Battaglioni «M», Mario Curzi, viene ferito con due colpi di pistola. 4 dicembre: Tre camionette tedesche vengono colpite di sera dal lancio di spezzoni incendiari in viale Ostiense. 6 dicembre: Rosario Bentivegna e Carla Capponi attaccano con due spezzoni esplosivi, preparati dall’artificieredei GAP Giorgio Labò, -

2 dicembre:

lite dei -

-

due camion tedeschi in sosta in Piazza Teatro dell’Operadanneggiando i mezzi e ferendo due militari nazisti.89 -

21 il capo squadra della Milizia addetto al Co¬ Giuseppe Pesci viene giustiziato da un GAP con tre

6 dicembre: Alle

mando

colpi

di

ore

generale pistola all’angolo tra

di Viale Giulio Cesare e via Marcantonio

Colonna.90 -

6 dicembre: In Piazza del Viminale

-

mano

un autocarro te¬

una

l’autorimessa della Milizia fascista in via

giando -

danneggiato

bomba da parte di un GAP. 8 dicembre: Alle ore 19.30 un GAP attacca con lancio di bombe

desco dal lancio di

a

Albalonga danneg¬

due automezzi.

8 dicembre: Un GAP ferma

e

giovane fascista a cui giovane età» e perché «ha di¬

disarma

un

grazia della vita per la sua chiarato di essersi arruolato per fame e di odiare i tedeschi». viene «fatta

stiche e memorialistiche. In particolare tra gli altri: Irsifar, Fondo Ricerche e Documenti, busta 29, Fase. A.XII.21. «Azioni svolte dai GAP in Roma 1943»; ASSR, Fondo Fiorentini, serie 7 Docu¬ mentazione e pubblicazioni sulla Resistenza, busta 7, fase. «GAP»; ASSR Fondo Bentivegna serie 2 Materiali a stampa e pubblicazioni, b. 11. fase. «Notizie della stampa fascista sulle azioni partigiane»; fase. «Resistenza romana»; fase. «Via Rasella-Fosse Ardeatine»; ASSR Fondo Capponi serie 5 Anpi e Resistenza, b. 11 «Carte della Resistenza romana»; ACS, MI, Dir. Gen. PS, Div. Affari Gen. Ris. 1944-1945. Rsi. b. 7, «relazioni settimanali»; ACS, MI, Dir. Gen. Ps, Div. Affari Gen. Ris. 1943, b. 80, «Partito Comunista»; A.Trombadori, Dati sul contributo delle formazioni partigiane del Pei alla lotta armata, cit. in «Quaderni della Resistenza laziale», n. 6, Roma, 1979; «Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d'Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947; M.T.Regard, Autobiografìa 1924-2000, Franco Angeli, 2009; M.Musu-E.Polito, op. cit.; R. Bentivegna, op. cit.: C.Capponi, op.cit,: R.Gabriele, L organizzazione dei GAP e le azioni parti¬ giane, in «Capitolium», numero speciale, anno XXXIX, n.6, giugno 1964; «L’Unità» clandestina; «Il Messaggero» fascista di Roma; Irsifar, Fondo Documenti Resistenza Romana, b. 48, 49, 50. *9 L’azione è descritta in C.Capponi, op. cit., pp. 134-135. Nel testo la Capponi, a riprova di una certa tendenza alla disobbedienza dei giovani gappisti almeno agli inizi della guerriglia, rac¬

conta dello scontro da lei avuto con Antonello Trombadori e della feroce reprimenda subita dal comandante dei GAP centrali. 90

308

L’azione è riportata in «Il Messaggero», 9 dicembre 1943, “Unmilite ferito

a

rivoltellate”.

Parte III

I Gruppi d'Azione Patriottica del Partito Comunista

all’angolo di via Po con via Salaria un GAP pattuglia di due militi del Battaglione «M» colpi pistola che vengono messi in fuga. Uno di loro viene ferito. 9 dicembre: I GAP attaccano con lancio di bottiglie incendiarie due camionette tedesche nel centro storico della città danneggiandone una -

8 dicembre: La

-

attacca

sera

di

a

una

-

ed incendiando l’altra. -

9 dicembre: Un ufficiale tedesco delle SS viene

GAP

con tre

colpi

di

pistola

alle

ore

18 in Viale

giustiziato Regina Elena.

10 dicembre: Vengono uccisi i militi fascisti Vincenzo Pesce stoforo Umena.91 -

da

e

un

Cri¬

Risorgimento un giovane milite viene fer¬ mato e disarmato da un GAP: «gli è stata fatta la grazia della vita in considerazione della sua giovane età e perché egli ha dichiarato di es¬ -

14 dicembre: In Piazza

preso da nella Milizia». sere stato

-

un

Riformatorio per minorenni

e

arruolato

a

forza

16 dicembre: Il capo squadra dei Battaglioni «M» Andrea Fumo giustiziato da un GAP formato da Pasquale Balsamo, Maria Te¬

viene resa -

Regard

e

Francesco Curreli in via Cola di Rienzo.92

16 dicembre: Un GAP attacca

ferendo

un

una

pattuglia

del

Battaglione

«M»

milite fascista.

pattuglia di Battaglioni «M» Spontini. Al termine del conflitto a fuoco, sostenuto con colpi di pistola e lancio di bombe a mano, muore il milite fascista Roberto Morganti mentre gli altri militi repubblichini si danno alla fuga.93 16 dicembre: I GAP piazzano una bomba ad orologeria presso la sede del Comando generale della Milizia provocando gravi danni e di¬ -

16 dicembre: Un GAP attacca

all’angolo di via Donizetti

con

una

via

-

versi feriti tra i militi fascisti. -

16 dicembre: Alle

neggiata

ore

19 un’auto tedesca viene gravemente dan¬ a mano da parte dei GAP.

dal lancio di bombe

91 «Il Messaggero», 16 dicembre 1943, "Due fascisti repubblicani vittime di elementi sovver¬ sivi" e «Il Messaggero», 18 dicembre 1943, “Solenniesequie a Cristoforo Umena ". 92 L’azione è descritta nel libro di memorie della Regard e rappresenta la sua prima azione da gappista. M.T.Regard, op. eit., p. 37.

93 Le azioni contro Andrea Fumo e Roberto Morganti sono riportate in «Il Messaggero», 18 dicembre 1943, "Ancora due attentati contro fascisti repubblicani e «Il Contemporaneo» luglio "

1964, n.74,

a.

VII, "Motivazioni per

una

medaglia ”.

309

Guerriglia partigiana a Roma 1943*1944

-

17 dicembre: Alle

ore

18 in via San Nicolò da Tolentino Rosario

la copertura di Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini, attaccano ed uccidono ufficiale tedesco portaordini del¬ l’Alto Comando della Wehrmacht sottraendogli la borsa che conteneva

Bentivegna

e

Carla

Capponi,

con

lo schema delle centraline della contraerea nazista.94 -

18 dicembre: Alle

ore

19.30

un

GAP attacca

con una

bomba ad alto

potenziale la trattoria di Via Fabio Massimo dove sono radunati militari nazisti. L’esplosione provoca 7 morti e 10 feriti tra i militari tedeschi e collaborazionisti fascisti.95

Bentivegna con la copertura di Capponi, Fio¬ rentini e Ottobrini attacca con lancio di spezzoni esplosivi un gruppo di militari tedeschi all’uscitadel cinema Barberini provocando morti e -

18 dicembre: Rosario

feriti tra i nazisti.96 -

19 dicembre: Il GAP comandato da Franco Calamandrei

da Ernesto

Borghesi

e

Maria Teresa

Regard

formato

e

attacca la sede del comando

militare tedesco presso l’Hotel Flora di via Veneto collocando

esplosivi

ordigni

sui davanzali delle finestre dell’edificio. Molti militari tede¬

schi rimangono uccisi alle 19.97

e

feriti. Il

coprifuoco

viene

anticipato

dalle 24

19 dicembre: Dando seguito alla parola d’ordine Bisogna prepa¬ rarsi all ’insurrezionenazionale per la cacciata dei tedeschi e la distru¬ -

zione dei fascisti.

squadra

GAP

armi» nella

Bisogna

con

zona

armarsi prendendo le armi dove sono>98

un’azione «audace»

conquista

«un

una

buon bottino di

di Corso Trieste.

4444 Solo dopo aver eseguito l'azione i gappisti vennero informati del contenuto della borsa (che venne consegnata a Pietro Amendola, fratello di Giorgio). L’indicazionedi colpire l’ufficialenon¬ ché la segnalazione dei suoi movimenti abituali in quella zona era arrivata ai gappisti dall’Ufficio

Informazioni di Luciano Lusana. Il giorno seguente, le cronache de «Il Messaggero» identificarono il ruolo dell’ufficiale colpito. Cfr. R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., pp. 122-123. La dinamica dei fatti è descritta in modo drammatico da Carla Capponi, nel suo libro di memorie, rappresen¬ tando questa la prima azione «contro un uomo» eseguita dalla gappista. C.Capponi, op. cit.. pp. 143-145. 95

Cifre leggermente diverse vengono riportate in «Voce Partigiana», Perché si formarono i Gruppi d’Azione Patriottica, numero speciale 25 aprile 1947, che scrive di 14 tra morti e feriti. 96 L’azione è descritta nei libri di memorie di Bentivegna, Capponi e Mario Fiorentini. 97 L’azione è descritta in M.T.Regard, op. cit., pp. 37-38; F.Calamandrei, La vita indivisibile. Diaro 1941-1947. Editori Riuniti, Roma, 1984, pp. 123-126. 9K

310

«L’Unità», 6 gennaio 1944. “Azioniper la conquista delle armi ".

Parte III

-

-

21 dicembre: Un GAP formato da Francesco Curreli

Regard

in via Barberini attacca

fascisti

provocando

-

/ Gruppi (l'Azione Patriottica del Partito Comunista

con

mano un

e

Maria Teresa

gruppo di militi

ferito.

un morto e un

21 dicembre: Un GAP attacca

bombe

bombe

con

a mano un

gruppo di mi¬

liti dei

Battaglioni «M» che vengono fermati e disarmati senza essere uccisi «in considerazione della loro giovane età e per aver dichiarato di essersi arruolati per fame e di odiare i tedeschi». -

26 dicembre: Nel

mandrei

e

pomeriggio in Piazza Montecitorio Franco Cala¬ Regard collocano nella cabina di guida di un

Maria Teresa

camion militare tedesco in sosta due bombe facendolo 28 dicembre: Utilizzando

-

esplodere."

bicicletta Mario Fiorentini, con la Ottobrini e Franco Di Lemia, attacca,

una

copertura di Bentivegna, Capponi, alle 11.50, il corpo di guardia tedesco di

Regina

8 morti

Coeli

colpendolo con seguito

diversi feriti. A

spezzone esplosivo provocando dell’azione i comandi tedeschi emettono un’ordinanza di divieto e

uno

e

asso¬

luto dell’uso delle biciclette.100 -

Bentivegna, Capponi, Di Lerspezzoni esplosivi e bombe incendiarie

29 dicembre: Un GAP composto da

nia ed Enzo Russo attacca

con

l’autorimessadel Comando tedesco di via Po dando fuoco ad alcuni

tomezzi

e

ferendo

un

militare nazista

e

au¬

due militi fascisti.101

Dopo l’azione del 17 dicembre, in cui erano venuti in possesso della mappa delle centraline della contraerea nazista, Ro¬ sario Bentivegna e Carla Capponi fanno saltare con una bomba la cen¬ -

30 dicembre:

tralina tedesca del comando D.C.A. di Roma collocata alla stazione di Trastevere.102 Come i vertici del Pei

previsto nel corso dell’elaborazione e della preparazione dei piani della guerriglia, i continui attacchi dei nuclei gappisti rompendo il monopolio dell’uso della forza generarono nei comandi tedeschi e fascisti il timore di essere esposti alle azioni di guerra partigiane. In questo senso le continue segnalazioni di veri o pre¬ sunti «sospetti» e gli allarmi lanciati dal capo della banda fascista Gino avevano

w

L’azione è descritta in M.T.Regard, op. cit., p. 38. L’azione è descritta in M.Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana, cit., pp. 62-65. 101 L’azione è descritta in R.Bentivegna, Achtung Banditen, cit., pp. 134-136. Iüü

102

L’azione è descritta in C.Capponi, op. cit., p. 152-153 e R.Bentivegna, Achtung Banditen,

cit., pp. 132-134.

311

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

questore Pietro Caruso ed al capo della Polizia Tullio Tamburini segnalarono il mutato clima nonché la paura deH’efficacia delle rapide azioni delle cellule dei GAP: Bardi al

Nei pressi dell’Acqua Fredda così denominata, sulla via Aurelia, ove esiste un Comando tedesco, sembra che con certezza molti partigiani comunisti, armati di tutto punto aspetterebbero il momento opportuno per scagliarsi contro i fascisti e i tedeschi. Poi nei pressi della Cancelleria da vari giorni gira[no] attorno al Pa¬ lazzo Braschi alcuni individui antifascisti, che osservano tutti quelli che entrano e escono dal suddetto palazzo, per poter fare vendetta.103

Pur sforzandosi di

presentare

un

«ordine

pubblico

normale» le rela¬

zioni settimanali della Questura di Roma rappresentavano in modo evi¬ dente come con le azioni dei GAP quello della capitale avesse assunto il carattere

e

la forma di

uno

scenario di guerra

non

convenzionale:

La situazione politica della decorsa settimana è caratterizzata dal vivo manifesto disappunto della popolazione, per le misure restrittive adottate dal Comando ger¬ manico in seguito ai noti attentati terroristici commessi ad opera di ignoti. Parti¬ colarmente sentito è il divieto di circolazione delle biciclette. [...] per quanto riguarda gli avvenimenti di particolare rilievo si richiamano i seguenti episodi a suo tempo segnalati: 1 ) Aggressione compiuta il 25 dicembre nel comune Genzano, in danno di un militare tedesco ad opera di uno sconosciuto, che lo

già di

colpiva

con arma

bianca al collo ed alle spalle, ferendolo; 2) lancio di bombe a dicembre davanti all’ingressoprincipale delle carceri di Re¬

mano avvenuto il 28

gina Coeli ad opera di un ciclista sconosciuto e conseguente ferimento di alcuni militari tedeschi e di altre tre persone che sostavano nelle adiacenze; 3) lancio di bombe avvenuto il 29 dicembre ad opera di ignoti presso la sede del Comando e conseguente ferimento di due civili italiani e di un te¬ desco; 4) ferimento dell’UfTiciale della polizia tedesca, in abito civile, Priewc Hemz Gunter, il quale, mentre procedeva, il 31 dicembre, al fermo di un’auto¬

della polizia germanica

mobile Fiat 1500, che gli era stata rubata poco prima in via Veneto, davanti al¬ l’albergo Flora, rimaneva colpito all’avambracciosinistro da un colpo di rivoltella sparatogli dal conducente della macchina stessa, che riusciva a darsi alla fuga; 5) atto di sabotaggio avvenuto la sera dell’1 gennaio nella cabina di controllo dei telefoni sita in Viale dei Lavatori, angolo via Orti dei Cesari.104 I

«

ritolta * il nosbopo»*». è lo

ma

di tutti noti ed è dovidr« comuni dovi» di noi re nostro, donni, adulti Udirmi uomini

giovani- combattili

pir la )M ij. birìd id li suo onori-, TOGUAiri C«l -SateJo ava UatUml S.O- wx, oc,«**,

«»«me»

4««us»e». M

ORMO CEWRAIE DEL PWTITO COMUNISTA ITALIANO «e-««» » fiUMio # Mima TMutni asm asso ui

-

ant 1 1 QiugKQ un **““» W»*4 Un*,«o~i,

r Unità Proletari di tutti i paesi, unitevi«

La liberazione di Roma apre la fase decisiva Popolo italiano contro l’oppressore LA LIBERAZIONE M

ÊUmm ì !•

DI ROMA 5

GU ARDITI DEI GAP. NON SI ARRENDONO! »*>•e.».

gtowt yenòoáduw «aide Mtt

"***

*7*

T"*»

f«*'*"»

Rendiamo la vita-

impossibile

all' oc¬

cupante. Copie de «L'Unità» clandestina di Roma del 5 aprile e 4 giugno 1944; Volantino clan¬ destino antifascista del Pci. (ACS.MI.Dir.Gen. Ps.Aff. Ris. 1944-1945, Rsi.b.16).

385

Guerriglia partigiana a Roma 1943-1944

&'Ua3t9ß

PARTITO

B**1 l** MV*

AZI'SI CTt O.A.?.

In

A t A

|P

4>! 43 4J

( 4} ! 45 >

43 43 4>

!

45

!

45

! 45 ì 4> )

Ì

R\A:VMJALI A*

OSaSRS DSLL’OPERAZTOSS S SOUS

Bisnntp

! Attero» all’» Coserà* della il d.S. I« 0O| V.SreC a i CMobrasioao iella eostlttis.anll'O.B.B.B. l8,«>7 P.FIam 20,JO V.UaJe !.. Attentato al Conu.O.H.H. Vincenzo «baso. 20 ca V.Veaa lo Att.ntato al se!Ut# ’m* Curai. ara Attsatato allo s