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Ancient Greek/Italian Pages 81 Year 1997
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Platone Τutte le opere ίη cinque volumi Edizioni integrali con testo greco a fronte Α
cura dί Enrico V. Maltese Con un saggio di Francesco Adorno VOLUME PRIMO Eutίfrone
- Apologia di Socrate - Critone Fedone - Cratίlo - Teeteto - Sofista
Premesse, traduzioni e note di Gίπο
Gίardίni
VOLUME SECONDO Politίco - Parmenide - Fίlebo - Simposίo - Fedro Alcίbίade - Alcibiade secondo - /pparco - Amantί
Premesse,
traduzionί
Gίονaίιπί Caccίa, Enrίco
Umberto Bultrίghίnί, Gίπο Gίardinί, Rosa Marίa Paπίnello, Pegone, Daniela Ternavasίo e note
dί
VOLUME TERZO
Teagete - Carmide - Lachete - Liside - Eutidemo Protagora- Gorgia - Menone - /ppia maggiore Ippia minore - Ione - Menesseno - Clitofonte Premesse, traduzίoni e note dί Uιnberto Bultrίghini, Laura Calίrί, Raffaella Falcetto, Augusta Festί, Rosa Marίa Parrinello, Alessandra Riminuccί VOLUME QUARTO Repubblίca
- Tίmeo - Crizia
Premesse, traduzioni e note Gίονaππί Caccίa,
dί
Umberto Bultrίghίnί, Enrico Pegone
VOLUME QUINTO
Minosse - Leggί - Epίnomide - Lettere Premesse, traduzioni e note dί Umberto Bultrίghίni, Enrίco Pegone, Stefania Rubatto, Daniela Ternavasίo
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1ncopertina: Testadi Platone,Roma, Musei Vaticani (particolare) Titoli originali: Πολιτικός, Παρμενίδης, Φίληβος, Συμπόσιον, Φαίδρος, 'Αλκιβιάδης, 'Αλκιβιάδης δεύτερος, 'Ίππαρχος, Έρασταί
Traduzioni di Enήco Pegone (Politico,Parmenide,Filebo),Gino Giardini (Simposio), Giovanni Caccia (Fedro),Umberto Bώtήghini (Alcibiade,Alcibiadesecondo), Daniela Temaνasio (lpparco),Rosa Maήa Parήnello (Amantι) Prima edizione: ottobre 1997 Grandi Tascabili Economici Newτon Divίsione della Newton & Compton editori s.r.l. © 1997 Newton & Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214 ISBN 88-8183-746-J Stampato su carta Ensobook della Cartiera di Anjala distήbuita da Enso Italia s.r.l., Milano
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Platone
Tutte le opere ** Politico - Parmenide - Filebo - Simposio - Fedro Alcibiade - Alcibiade secondo - lpparco - Amanti Α
cura di Enrico V. Maltese Con un saggio di Francesco Adorno Premesse, traduzioni e note di Umberto Bultrighini, Giovanni Caccia, Gino Giardini, Rosa Maria Parrinello, Enrico Pegone, Daniela Ternaνasio
Edizioni integrali con testo greco a fronte
Graήdi Tascabίli
Economici Newton
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Παρμενίδης
/ Parmenide
Jl Parmenide appartiene all'ultima fase degli scrittί platonici e νiene collocato fra le cosiddette opere della νecchiaίa. Rispetto agli altri scrittί di questo periodo, esso segna, dal punto di νista dello stile, un ritorno alla forma del dialogo narrato alla terza persona: tale struttura narrativa, adoperata negli scritti della maturitd, come ad esempio nella Repubblica, nel Protagora, nel Simposio, nel Fedone, era stata successiνamente abbandonata in luogo di quella drammatica, per essere in seguito rίpresa, come nel Parmenide appunto, probabilmente per ragioni di comodίtd espositiva. Degna di nota e anche l'assenza del personaggίo dί Socrate, probabίlmente motivata dal desίderίo di Platone di νoler approfondίre e allargare /Όrizzonte delle sue speculazίoni, introducendo nel suo sistema filosofico quelle questίoni che furono al centro del dibattito della scuola eleatica (che fu appunto fondata da Parmenide di Elea alla fine del νι secolo a.C., e che fra i suoi esponentί ebbe anche quello lenone dί cuί sί fa menzίone nel corso del dίalogo). Il Parmenide rappresenta dunque una definίzίone, ο meglίo una ridefinίzίone, della celebre dottrίna delle idee che, come sappίamo, costίtuisce uno deglί elementί fondamentalί della metafιsίca platonica:nella prima parte le idee νengono definίte, ίn prίmo Luogo, in base alla relazione che stabίliscono fra loro, ίn secondo luogo, ίn base al rapporto che istίtuiscono con le cose ο glί oggetti singolί; nella seconda parte, ίnνece, l'ίntera questίone νίene rίconsίderata secondo L'analisί dialettica del rapporto uno-molti. Il dialogo si apre con ίl racconto dί Cefalo, che, giunto ad Atene da Clazomene ίnsίeme ad altrί filosofi, sί fa accompagnare α casa dί Antίfonte. Quί ίnίzία ίl resoconto della dίscussίone aνvenuta tra Socrate, Parmenίde, e Zenone durante le Grandi Panatenee. Dopo aνer notato una certa affinitd fra le tesί dί Zenone - νolte α negare la molteplίcίtd- e quelle dί Parmenίde - tendentί ad affermare l'esistenza dell'uno -, Socrate cerca dί risolvere l'antίnomia ίn cui e caduto il ragionamento di Zenone, e spiega che se sί νolesse dimostrare che glί oggettί simili, ίn quanto simίli, sono dissίmilί, sί direbbe qualcosa dί assurdo e di incredibίle, ma che se si νolesse affermare che gli oggettί simili sono tali perche partecipano della specie della somίglianza, e quelli dissίmili sono dissimilί perche partecίpa no della specie della dissomiglianza, si affermerebbe un principio assolutamente ragioneνole. ~mmessa l'esistenza dί queste specie, meglio conosciute con ίl terSιne di "ίdee", occorre domandarsί dί qualί oggettί νί siano le ίdee. o_cr~terisponde che νί sono le idee della somίglianza e della dissomιglιanza, dell'uno e deί moltί, della quίete e del moto, e, ancora, www.scribd.com/Filosofia_in_Ita3
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PARMENIDE
del giu.sto, del bene, e del bello, ma relatίvamente ad oggettί come quellί dell'uomo, del fuoco, e dell'acqua, ammette dί essersί trovato spesso ίn difficoltti, mentre dinanzi ad oggettί dί alcun valore come ίl capello, ίl fango, ίl sudicίume, Socrate non ha dubbί e nega con fermezza che per talί oggettί possano esίstere delle ίdee corrispondenti. Questo atteggίamento provoca l'affettuoso rimprovero dί Parmenide: essendo ancora gίovane, Socrate presta pίiι attenzίone alle οpίnίοnί degli uomini che α//α filosofia, dalla quale evidentemente non sί eancora lasciato coinvolgere; e dunque, soltanto dopo che sί sara lasciato totalmente coinvolgere da essa, non negherti piu nessuna idea dί nessun oggetto. Qui sorge tutta una serίe dί difficolta legate alla partecipazione deί singoli oggetti alle ίdee. /n che misura, domanda Parmenide, ί singoli oggettί partecipano dell'idea? L'idea, infatti, se e una, non puό partecipare dί cίascun oggetto, e, del resto, se fosse presente in moltί oggetti, non sarebbe pίiι una ma moltep/ice. D'altra parte il rapporto tra idee e singole cose non puo essere inteso come rapporto tra modelli e copie, perche questo rapporto richίederebbe l'intervento della somίglianza che costituirebbe dunque una terza ίdea tra l'ίdea in se e ίl singolo oggetto; ma questa terza idea darebbe luogo ad un'altra somiglianza e sί procederebbe cosi all'ίnfinίto. Jnfine le idee non possono essere considerate come pensieri che sono ne/la mente deglί uominί. All'uomo, infatti, appartiene /α conoscenza relatίva al/'esperienza sensίbi/e e agli oggetti di questo mondo: l'uomo, ad esempio, e in grado di conoscere ίl rapporto che si puo stabίlire tra un padrone e uno schίavo, ma non possίede /α conoscenza che sί riferίsce α/ rapporto ίn generale, preso ίn se stesso, fra /'essere schiavi e l'essere padronί. Quest'ultimo genere dί conoscenza appartίene ad una "scienza ίn se" che nοί non possediamo ma che e proprίa soltanto del/a divίnita. Ε /α dίνίnίtα, α sua volta, non potrά conoscere /e cose dί questo mondo: sicche le idee, prese ίn se, sarebbero inconoscibίli al/'uomo, e si troverebbero su dί un piano parallelo rispetto αg/ί oggetti dί questo mondo. Le obίezioni dί Parmenίde /ascίano assai dίsorίentato ίl giovane Socrate: non possίbile infatti negare totalmente /'esistenza delle idee, perche, se cosi sί facesse, sί arriverebbe quasi α negare /'esi· stenza e /e finalίta de/la stessa fi/osofia. Sί prospetta /α necessita di rίconsiderare /'ίntera questione, percorrendo una strada diversa rίspetto α quella seguita sino α que/ momento: adottando dunque ίl metodo del/'analisί dia/ettίca, bisogna stabίlίre un'ipotesi intorno all'uno (ovvero all'idea in se), e osservare, anche alla luce del suo rapporto con ί molti (ovvero alla molteplicita degli oggetti), quali conseguenze scaturiscono dalla negazione e dal/'affermazione dί quella ipotesi. La discussione viene affidata α Parmenide che si sce· glie come interlocutore il piiι giovane dei presenti, Aristotele: pren· de cosi αννίο quella seconda parte del dialogo di cui sί dicev~ prima, la quale, messa da parte ogni connotazione narrativa, sι svolge ίn un rapido e serrato su.sseguίrsi dί brevi domande e rispo· ste che cί conducono sino alla conclu.sione del dialogo stesso. La discu.ssione si articola intorno α nove ipotesi. La prima si pro·
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pREMESSA
pone di esaminare tutte /e determinazioni che conseguono α//α proposizione: «se /'uno e uno». Se /'uno e uno, esso non ha ne principio, ne mezzo, ne fine; non ha forma circo/are ο rettilinea; non e in a/cun /uogo; non si muove e non sta fermo; non e ίdentίco ne α se stesso ne a/le altre cose; non e ne piu giovane ne piu vecchio, e neppure coetaneo di se stesso ο di altri, e pertanto «non ha nome, ne discorso, ne scienza, ne sensazione, ne opinione» (142a). La seconda ipotesi prevede ίnνece ί/ caso in cui «/'uno e». Se /'uno e, esso prende parte de/l'essere ed e fornito di parti; e limitato e finito; ha principio, mezzo e fine, e forma, e in se stesso e in altro da se, si muoνe e sta fermo, e identico α se e al/e altre cose e diverso da se e dalle a/tre cose, e piu vecchio, piu giovane, e coetaneo sia rispetto α se stesso, sia rispetto a/le altre cose. Dunque, se /'uno e, «ci potra essere scienza, opinione, e sensazione di esso» (155e). Giunto α questo punto, Parmenide esamina /α terza ipotesi: «se /'uno e e non e». Viene studiato ί/ problema de/ divenire e de/ mutamento, come ad esempio, ί/ procedere da//'essere α/ non essere, oppure ί/ passaggio dal/o stato di moto α quello dί quίete: «/α singo/are natura de/l'istante» (156d) rappresenta que//a particolare condizione che segna ί/ passaggio dell'uno da uno stato ad un a/tro. La quarta e /α quinta ipotesi sί possono formu/are ne//o stesso modo «se /'uno e, qua/e conseguenza scaturisce per le a/tre cose» -, anche se riguardano due casi diversi: nel caso della quarta ipotesi, infattί, Parmenίde conc/ude che /e a/tre cose sono identiche e diverse, in quiete e ίn moνimento, e saranno al/ora oggetto dί tutte que/le determinazioni dί cui e oggetto /'uno che e, ma se non prendono parte de//'uno (ed e ί/ caso de//a quinta ipotesi) esse non parteciperanno neppure del/e determίnazioni de/l'uno. Anche Ια sesta e /α settίma ipotesί sono formulate ne/lo stesso modo, benche riguardino due aspetti differenti del/'uno che non e: ί/ non essere dell'uno puo essere relatίvo (ed e ί/ caso prospettato nella sesta ipotesi), per cui /'uno e, ad esempio, dίssimile da//e altre cose ma simile α se stesso, disugua/e ίn re/azione al/e a/tre cose ma ugua/e α se stesso; ed asso/uto, e cίoe tota/mente privo dell'essere e di ogni a/tra determinazione. Le u/time due ipotesi riguardano le conseguenze che derivano per le a/tre cose ne/ caso in cui /'uno non sia. Se /'uno non e, infatti, le a/tre cose non possono parteciparvi, e so/o in apparenza possiedono /e determίnazioni dell'uno. Non potendo dunque le a/tre cose partecipare dell'uno, /e conc/usioni della nona ipotesί non potranno che essere negative. ll dialogo sί chίude cosi con ίl rίconoscίmento, mediante /'analisί dialettica de/ rapporto uno-molti, del/'essere e de/ non essere de//'uno e de//e a/tre cose diverse da//'uno (e α questo proposito e stato notato come sia curioso che tale riconoscimento venga da que/ Parmenίde che ne/ suo sίstema ανeνα negato ί/ non essere): «sία che l'uno sia, sia che non sia, esso stesso e le altre cose, rispetto α se stesse e fra di loro, sono tutto, in relazione ad ognί aspetto del/'essere, e non sono, e appaiono e non appaiono» (166c). ENRICO PEGONE www.scribd.com/Filosofia_in_Ita3
[126a] 'Επειδή
Άθήναζε οίκοθεν έκ Κλαζομενών άφικόμεθα, κα
τ' άγοράν ένετύχομεν Άδειμάντφ τε καί Γλαύκωνι • καί μου λα
βόμενος της χειρός ό 'Αδείμαντος, Χαiρ', έφη, ώ Κέφαλε, καί εϊ του δέτ~ τών τί]δε ών ήμεiς δυνατοί, φράζε. Άλλα μέν δή, εlπον έγώ, πάρειμί γε έπ' αύτό τούτο, δεησόμενος • • υμων.
Λέγοις αν, έφη, τήν δέησιν.
[126b] Καί έγώ είπον· Τφ άδελφφ ύμών τφ όμομητρίφ τί ην
ονομα; ού γαρ μέμνημαι. παiς δέ που ήν, δτε τό πρότερον έπ εδήμησα δεύρο έκ Κλαζομενών· πολυς δέ ηδη χρόνος έξ έκείνου. τφ μέν γαρ πατρί, δοκώ, Πυριλάμπης ονομα. Πάνυ γε, έφη. Αυτφ δέ γε; 'Αντιφών. άλλα τί μάλιστα πυνθάντ~;
Ο'ίδε, εlπον έγώ, πολi ταί τ' έμοί είσι, μάλα φιλόσοφοι, άκηκόασί τε δτι ούτος ό 'Αντιφών Πυθοδώρφ τινί Ζήνωνος έταίρφ (126c] πολλά έντετύχηκε, καί τους λόγους, οϋς ποτε Σωκράτης καί Ζή νων καί Παρμενίδης διελέχθησαν, πολλάκις άκούσας τού Πυθο δώρου άπομνημονεύει. Άληθη, έφη, λέγεις.
Τούτων τοίνυν, εlπον, δεόμεθα διακούσαι. Άλλ' ού χαλεπόν, έφη· μειράκιον γαρ ών αύτους εύ μάλα διεμε λέτησεν, έπεί νύν γε κατά τόν πάππον τε καί όμώνυμον πρός ίππικt'j τά πολλά διατρίβει. άλλ' εί δει, ϊωμεν παρ' αύτόν· αρτι γαρ ένθένδε οίκαδε οϊχεται, οίκεi δέ έγγυς έν Μελί ττ~-
Ταύτα είπόντες έβαδίζομεν, καί κατελάβομεν τόν Άν τιφώντα οϊιcοι, χαλινόν τινα χαλκεi έκδιδόντα σκευάσαι· έπειδή δέ έκείνου άπηλλάγη ο'ί τε άδελφοί έλεγον αύτφ ών ένεκα παρ εiμεν, άνεγνώρισέν τέ με έκ της προτέρας έπιδημίας καί με
[127a]
ήσπάζετο, καί δεομένων ήμών διελθεiν τους λόγους, τό μέν πρώ
τον ωκνει - πολυ γάρ έφη έργον εlναι - έπειτα μέντοι διηγεiτο. έφη δέ δη ό 'Αντιφών λέγειν τόν Πυθόδωρον δτι άφίιcοιντό ποτε είς Παναθήναια τα μεγάλα [127bl Ζήνων τε ιcαί Πα,Ρμενίδης. τόν μεν ούν Παρμενίδην εύ μάλα ηδη πρεσβύτην ειναι, σφόδρα πολιόν, καλόν δέ ιcάγαθόν τήν δψιν, περί έτη μάλιστα πέντε καί
1. Nulla sappiamo dί questo Cefalo che con ίΙ sυο racconto dlι l'avvio aJ dialogo: ποπ va confuso con ίΙ padre dell 'oratore Lίsia, ίπ casa del quale si svolge la Repubblica. Adimanto e Glaucone sono fratelli di Platone. 2. Citta sulle coste dell' Asia Minore. 3, Secondo maήto dί Peήctione, madre di Platone, da cυί nacque IΆntίfonte dί cυί Cefalo chiede notizie. 4. Figlio dί Isoloco e discepolo di Zenone. 5. Zenone (490-445 a.C.) fιι υπο dei massimi esponenti della scuola eleatica fondata da Parmenide (515-450 a.C.). Parmenide, che guiderfl la discussione nella seconda parte del dialogo, sosteneva che l'essere fosse υπίcο, indivisibile e immutabile. 6. Antifonte, padre di Pίrilampe. 7. Vύwww.scribd.com/Filosofia_in_Ita3
(126a] Νοη appena giungemmo ad Atene, provenendo da casa nostra, ovvero da Clazomene,2 sulla piazza incontrammo Adirnanto e Glaucone. Ε Adimanto, ιηί prese la mano e «Salve», disse, «Cefalo,ι dimmi se hai bisogno di qualcuno degli abitanti del luogo, sui qualί esercitiamo la nostra influenza».
«Νο», disse Zenone, «rna hai cornpreso bene quello che cornplessίvamente intendevo dire nel rnio scήtto». «Capisco, Pannenide», disse Socrate, «che i1 nostro Zenone ηοη solo vuole, sopra ogni altra cosa, stringersi in vίncolo di arnicίzia cοπ te, ma anche con ί1 suo scrίtto. Ha scήtto le stesse cose, per un certo verso, che hai scrίtto tu, anche se, carnbiando qualche particolare, tenta di ingannarci, corne se avesse detto qualcosa di diverso.Th nei tuoi versi affennί che il tutto e uno, [128b) e di queste affermazίoni fomisci delle prove valίde e plausibili: costui a sua νolta dίce che i rnoltί ποπ esistono, e anch'egli fornisce rnoltissirne P.rovee di consίderevole ampίezza. Poiche uno di voi affenna che ιl tutto e uno, e l'altro nega l'esistenza dei rnolti, e poίche l'uno e l'altro parlate in rnodo da sernbrare non aver detto le stesse cose, mentre press'a poco le avete dette, rni sernbra che le cose che aνete detto siano dette per superare l'intellίgenza dί noi altή». (. «Dunque, Socrate ►►, disse, «le specie, prese in se, sono divisibili, e quanto prende parte di esse partecipa di una parte, e non piu tutta la specie si trovera in ciascuno, ma vi sara una parte in ciascuno►►• «Μί sembra cosl►►• «Vorrai affermare, ο Socrate, che quella specie, che e una, si divide veramente in noi, e sara ancora una? ►► «Nient'affatto►>, disse . . «Considera questo fatto►►, disse. «Se dividerai la grandezza presa ιη se, e ciascuna delle molte cose grandi [131d) sara grande in b~se alla parte di grandezza di cui e fomita, parte che ήsultera piiι pιccola della grandezza stessa, non ti sembrera assurdo? ►> «Certamente», disse. www.scribd.com/Filosofia_in_Ita3
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ΠΑΡΜΕΝΙΔΗΣ
Τί δέ; του ίσου μέρος εκαστον σμικρόν άπολαβόν τι εξει «Νο, per Zeus ►►, disse, «ποπ mi sembra affatto semplice dare una definizione di una cosa simile►►• (