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Italian Pages 98 Year 1884
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C. -A-IR/LI-A.
MILANO LIBRERIA DI EDUCAZIONE E D’ISTRUZIONE 3DI
PAOLO
O A. IR R-A. R A.
Yia S. Margherita, N. 1104.
PROPRIETÀ LETTERARIA DELL’EDITORE
Milane, 1834 — Tipografia L. P. Cogliati — Via Pantane, 26
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UN PO’ DI PREFAZIONE
Queste Giunte erano state preparate per aver posto ai loro luoghi via via che avrei atteso alla ristampa del Lessico, se il signor Carrara, che di esso è il proprielf tario, avesse voluto, come da prima parve, farne una terza edizione. Ma avendo egli di poi reputato opportuno di non farla per ora, e invece dar fuori le sole Giunte, eccole tutte in questo libretto raccolte per modo e forma che esso può ben unirsi a quello del Lessico, specialmente della seconda edizione, alla quale corrispondono i richiami che sono stati fatti a’ temi nell’ uno e nelle altre trattati, salvo a metterle a’loro posti quando potrà farsi la terza edizione. Il metodo che fu tenuto nel compilare il Lessico, ho pur seguito nel presente lavoro, perchè non avevo ra¬ gione da dover mutare. Sicché a coloro i quali piacesse, come ad altri già piacque, o privatamente o pubblica¬ mente osservare che la tal voce la tal maniera ripresa fu usata dal tale o dal tal altro scrittore; a costoro, io dico, fin da ora posso ripetere quello che altre volte fu detto, cioè che l’esempio contrario alla regola, che è la ragione, non vale,* e che con molta ponderazione e discre-
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zione e’bisogna servirsi di quelli che ci danno gli scrit¬ tori dal Secento in qua. Tal norma posero a sè i compi¬ latori del Lessico, e l’attuarono nel loro lavoro; onde non c’ è via di mezzo : o si accetta questo con la dottrina ivi seguita, e allora non c’è luogo ad osservazioni; o non si accetta, e allora si lasci da parte il Lessico, e si regoli, cui piace, o con gli esempj, o coll’uso qualunque esso sia, o con altrettale norma che meglio creda buona. La teorica qua su esposta fu sempre propugnata dal Fanfani, e da lui ampiamente esposta nel dialogo posta in principio del Lessico; sicché dovrebbe esser notis¬ sima; e pure uno, discorrendo de’francesismi che oggidì insozzano la nostra lingua, oppugnando « la norma pol¬ trona degli esempj » (come la disse un valent’ uomo) scrisse: « Ma con gli esempj che cosa non si giustifica « dal Bartoli sino al Fanfani? » (1) Ah, come spesso si sentenzia a occhio e croce! e, quel eh’è peggio ancora, senza aver letto l’opera di uno scrittore! A queste Giunte han dato argomento le voci e le ma¬ niere errate o non buone o non prettamente nostrali, che ' già sono divenute, o quasi, di uso comune; e ho lasciato dietro tutte quelle voci e tutte quelle maniere che ad alcuno, ovvero anche a più d’ uno scapparono o dalla penna o dalla bocca, vuoi per inavvertenza, vuoi per non sapere, vuoi infine che deliberatamente le scrissero o per capriccio o per darsi l’aria di novatori e di legislatori nel fatto della lingua. Tali, dirò così, sviste o tentativi mi parvero fuochi fatui; mi parvero ragazzate che non meritano nessun conto, come di fatto nessun conto ne fa il popolo, vo’ dire i ben parlanti, perchè la lingua non varia secondo il figurino della moda o il capriccio di chi l’adopra; e nè meno per pretesa ragion di etimologia a di analogia, egli è permesso di mutar la forma delle pa¬ role o estenderne oltre a’ giusti limiti il significato cornu¬
ti) Jlivista Europea, voi. IX, pag. 275.
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nemente inteso, se pur non vuoisi aver taccia di oscuro, e dar noja a chi legge o ascolta, o far rider le brigate. E sventuratamente, nello stato presente delle cose della lingua, io temo che non s’abbia a dire di noi . Non uno Era di tutti il grido nè la voce, Ma di lingue un mistfo (1).
A cotali acciarponi, novatori e barattatori, io qui vo’ far presente quel che il Giordani a tal proposito assen¬ natamente avvertiva, dicendo : « Mutare le fogge del ve« stire è senza pericolo; emendare i difetti delle leggi « è con profitto; ma la lingua è edificio di lungo lavoro « che si può ampliare e abbellire; chi lascia consumarlo « e cadere, prepara molti secoli di vivere selvatico, e « altri molti di penosi sforzi per ricomporre una ci« viltà. » Fu osservato ancora, che nel Lessico come erano re¬ gistrate alcune voci di lingue straniere comunemente adoperate; così avrebber dovuto pure trovar posto altre, anch’esse straniere e di uso non meno comune. L’os¬ servazione fu giusta; sicché ho cercato, anche per questa parte, rendere il lavoro compiuto per quanto mi è stato possibile; perocché a Yocaholarii e a’simiglianti lavori lessicografici ben si attaglia il proverbio che dice: al molino ed alla sposa sempre manca qualche cosa. E qual cosa forse manca tuttora, e qualche altra è forse da correggere nel Lessico, al che potrò attendere quando se ne farà la ristampa. Non per tanto e difetti e mancanze non impedirono che parecchi se ne giovas¬ sero togliendo a soggetto di discussioni, ovvero per lun¬ gamente scriverci su e voci e maniere in esso regi¬ strate, servendosi senza complimenti, ma senza citarne la (1) Monti, Iliade, lib. IV.
fonte, delle ragioni ivi esposte, anzi fingendo d’ignorare il Lessico! Altri poi alla libera ne trassero utile per le loro ricompilazioni, seguendo la norma stessa qua su ac¬ cennata; e altri infine a faccia fresca ne fecero de’magri e smilzi compendii. Oh, come si lavora bene quando si trova la pappa bella e scodellata! A un di sì fatti compendiatori, che costantemente tra la parola cattiva e la buona pose un « si dice, » oppure « guardatevi dall’usare per.... » oppure « l’usano certi vezzeggini » (1), si potrebbe giustamente opporre: « Questo è un po’troppo. « Che siete voi qua forse il legislatore o il riformatore « delle Pandette della Lingua? o, come direbbe il Bar« toli, l’imperatore dell’alta e bassa Grammatica, da « pretendere che si parli sol come piace a voi, e da non « volere in questo paese che ci si batta moneta, s’ella « non ha il vostro bel ceffo nel conio ? » (2). E però ogni tema nel Lessico e in queste Giunte ha la sua ragione, la sua giustificazione del perchè ivi è registrato, affinchè gli studiosi della lingua non abbiano a credere per solo atto di fede: il dommatismo in questa materia non dee aver luogo. Se le ragioni e le giustificazioni poi siano buone o no, giudichi chi sa. Firenze, 15 agosto 1884.
(1) Vezzeggini: dice proprio così, forse volea dire Vagheggini. Ma che cosa i vagheggini abbiano a fare con la lingua, non l’intendo davvero: essi a tutt’altro attendono ! (2) Risposta di A. G. Branchi a Giovan Paolo Lucardesi. Firenze, Giovannelli, 1754, pag. 67.
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A. Vedi il Lessico, § I e aggiungi : La relazione però di unione tra marito e moglie essendo quella di compagnia, si rappresenta dalla pre¬ posizione Con e non dalla preposi¬ zione A. Sicché rettamente si dirà, per es.: Donna maritata con un cattivo soggetto. — La Luisa si maritò con un giovane per bene. — Quel vec¬ chio si sposò con una giovanetto, ; e non a un cattivo soggetto; a un gio¬ vane per bene; a una giovanetto. ABBORDARE. Vedi quello che è detto a questa voce nel Lessico, e poi ag¬ giungi : § Abbordare un argomento, Ab¬ bordare un rischio e simili locuzioni che ora hanno tanta voga, sono bar¬ bare , barbarissime, anche a parere del Tommasèo, perchè 1'argomento si tratta, si svolge, e al rischio si va j incontro; sicché Abbordare in questo ' senso è da bollare, e, così bollato, si : dèe metter da parte.
CCOMPAGNATORIA. Vedi quanto è detto nel Lessico alle voci Accom¬ pagnare e Accompagno e aggiungi il seguente § Dànno questo nome alla lettera con cui si spedisce un atto, un inserto, insomma qualcos’altro; vedi g. : La citazione fu spedita con V accompa¬ gnatoria del dì 4 corrente. — Mi trasmetta il corpo del delitto con un’accompagnatoria dichiara*iva,— Chi ami la proprietà della lingua, visto che tal voce ha il peccato d’o¬ rigine del verbo Accompagnare, lascerà da parte Accompagnatòria, e dirà: La citazione fu spedita con la lettera. — Spedisca il corpo del de¬ litto con una relazione, o con un atto dichiarativo, ecc. Chi poi non la guarda tanto pel sottile, faccia pure; certo non sarò io colui che, sedendo prò tribunali, lo condannerò a pena alcuna; ma badiamo ve’, pur¬ ché la lettera, la relazione, l’atto e 1’ altra cosa che si manda vadano in¬ sieme.
ACCAMPARE. 0 perchè i nuovi or¬ dinamenti militari ci fanno tutti sol¬ ACQUASANTIERA. Vedi Acquasandati, o perchè il parlar metaforico va T1N0. sempre più prendendo il sopravvento sulla parola schietta e naturale, o ACQUASANTINO. Ho visto segnata per qualsivoglia altra ragione, oggi questa voce con un interrogativo non rammento ora dove; il che dà a di¬ Si accampano le ragioni; Si accam¬ vedére che si dubita sur essa. Acquapano le pretensioni , i pretesti, gli argomenti, in iscambio del proprio santino veramente vorrebbe dire Abi¬ tante di Acquasanta, paese là nelle Addurre, Esporre. Diciamo quindi Marche, e invece s’intende quel.... Ma v. g.: Il reo addusse a sua discolpa quel che s’intende sentiamolo dalla di essere stato insultato. — Ma sen¬ bocca del eh. sig. prof. C. Gargiolli. tite che argomenti ha esposto in giu¬ « Da una parola, (egli scrisse) che ò stificazione della domanda, ecc. Ac¬ viva in più d’ un dialetto, si è presa campare e Accamparsi lasciamoli al j la voce Acquasantino, la quale viene linguaggio militare. Arlìa.
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usata assai comunemente in alcune rica italiana si affermò per la prima provincie per significare quello che volta con Guido Guinicelli. — L’Italia i ben parlanti dicono Pila dell’acqua si afferma sempre più potente. — Il benedetta, cioè quel Vaso di pietra, Deputato Tale nel discorso d’ieri di marmo o di bronzo che si trova si affermò Capo della maggioranza. presso la porta dentro le chiese cat¬ Il Ministero si è affermato contra¬ toliche, e che serve a contenere rio alla proposta. Muta in questi l’acqua benedetta per uso de’ fedeli, esempj il verbo con uno di quelli come pure quella Piletta o Pilettina qua su proposti, secondo che il senso di porcellana, di cristallo, di argen¬ vuole, e vedrai che con tutta la pro¬ to, ècc., che i cattolici tengono al prietà andranno diritti come un fuso. medesimo fine nelle loro camere ac¬ canto a’ loro letti. Nè mi sembra AGGETTIVO. Vi sono delle locuzioni quindi che vi sia bisogno nient’ af¬ nelle quali il porre prima o dopo del fatto deìY Acquasantino, e tanto meno nome l’aggettivo che lo qualifica, si dell’Acquasantiera, voce anche meno altera grandemente il concetto della bella, che trovo essere adoperata in proposizione; onde mi pare opportuno altre provincie. La Pila, la Piletta di recar qui quello che il Fanfani e la Pilettina bastano da (sè) sole a espose nel Borghini (An. V, p. 150) chi voglia parlare e scrivere italia¬ nello scritto Di una proprietà sin¬ namente. » (Il Borghini,An. I, p. 387). golare di certi addettivi, perchè gli Benissimo, e io mi sottoscrivo. So¬ è una regola necessaria a sapersi. lamente aggiungo, che qui in Firenze « Non mi è venuto fatto di trovar c’ è alcuno che la dice La secchio¬ notata appresso verun grammatico, lina dell’acqua santa. Di fatti in uno una singoiar proprietà di certi qua¬ scherzo comico una donna, invitata lificativi, la quale, non avvertita da’ da un’ amica a bere un po’ di vino, non Toscani, o da’ forestieri, può dar risponde: materia a confusione ed errore. Tal — Due dita mi basta. proprietà sta in questo, che il qua¬ — Che hai paura che non gli c’en¬ lificativo, posposto al nome, significa tri in codesto corpone ? la qualità naturale e intrinseca; an¬ — Non è per quello; gli è che mi teposto, modifica la sua significazione, fa male allo stomaco. o pigliandola figurata, o qualche volta — Come tu se'delicata! Io poi lo in senso contrario, come si prova per suzzo fin che m’arriva alle tonsille. questi pochi esempj, i quali potreb¬ — Già: tu ritiri tutto da tuo padre, bero moltiplicarsi. Pigliamo la voce bon’anima. Come e’ gli piacea! e’ lo povero: nel suo proprio ed intrinseco tenea fin nella secchiolina dell’acqua significato vale privo di facoltà e di santa per segnarsi.... e poi morì di denaro; e quando sì dice che un tale vino!... è un uomo povero, s'intende in que¬ sto significato e non altrimenti; ma AFFARISTA. Vedi il Lessico e ag¬ se il qualificativo l’antepongo e ne fo giungi: pover’ uomo, non accenno per niente Se Faccendiere e Cavalocchi non a privazione di facoltà e di denaro, ti piacciono, sappi, lettore, che c’ è ma significo un’ idea di compassione, anche Procacciante, che appunto si¬ e posso riferirlo anche ad uomo ric¬ gnifica Chi adopra tranelli, lacciuoli, chissimo. Quando dicesi che uno ha coperte vie, insomma ogni mezzo e la céra buona, s’intende che esso modo disonesto pur di far quattrini. ha l’aspetto di sanità; se dicesi che V. g. : Guardati da colui, eh’è uno fa buona céra, s’intende ch’e’ man¬ dei primi procaccianti. — Un galan¬ gia, beve e sta allegro. Galante si¬ tuomo Arsenio ? Grullo, che tu non gnifica chi sta sulla galanteria; e se’altro ! egli è il re de’ procaccianti. questa idea si significa quando si dice Da questa malnata genia, di che ora che un tale è uomo galante; ma se c’ è le sette peste, Libera nos, Do¬ ne significa una ben diversa dicen¬ mine ! dosi un galant’ uomo ; chè molte volte 1’ uomo galante è il rovescio del ga¬ lant’ uomo. Il dire che uno è compa¬ AFFERMARSI per Mostrarsi, Di¬ gno buono, è spesso cosa molto di¬ mostrarsi, Atteggiarsi, Dichiararsi, versa dal dire eh’ è buon compagno ; Stabilirsi, ecc., 1’ usano i Francesi, come spesso è troppo diverso Y uomo e coloro che gli scimmiottano, ma gli buono dal buon uomo. Ma lasciamo italiani no, o almeno non dovrebbero. altri esempj per fermarci sopra Yacquo. Quelli di fatti dicono, per es. : La li-
dolce e la .dolce acqua o le dolci acque. Quando si dice acqua dolce, così assolutamente, s’intende, nè si può intendere altrimenti, per con¬ trapposto dell'acqua salata del mare; si vuole insomma significare la for¬ male qualità cosmologica, la natura di essa acqua; ed è continuo il dire anche adesso Bagni d’acqua dolce, Pesci d’acqua dolce; e farebbe mo¬ rir dalle risa i lettori o gli uditori chi scrivesse o dicesse Bagni di dolce acqua, Pesci di dolce acqua. Fu os¬ servato sempre tal uso dagli antichi scrittori, i quali volendo dare 1’ ap¬ pellativo di dolce all’acqua di fiumi o fonti, per significare certe sue qua¬ lità o pregi speciali, non. solamente anteponevano l’appellativo, ma le no¬ minavano in plurale dicendo le dolci acque, come disse il Petrarca Chiare fresche e dolci acque,
ed altrove Con sì soavi odor con sì dolci acque,
e come disse il Casa, parlando di una fonte, Quando fia mai che quella fonte viva Le sue dolci acque un giorno a me non nieghi?
stesso poi mi dà ragione, aggiungendo che « la pietra dello scandalo inque« sto abuso è stato Victor Hugo, tra « i cui difetti di stile, notati dal fi« nissimo critico Montégut, vi è pur « quest’abuso, appellato da lui le ma« riage violent et bizarre de sub* stantifs accolès ensemble, dont l’un * est pris comme adjectif, et sert de « qualificatif à l’autre. » Dunque chi vuole parlare italiano è avvertito: e’ dèe fuggire questa specie di agget¬ tivi e dire regolarmente: Egli è un uomo che nuota come un pesce, ov¬ vero: Egli per nuotare è un pesce. — Impiegato spicciolo, Impiegato addetto a lavori manuali. Impiegato a uso macchina, ecc. § II. E pur troppo non finisce qui l’avvertimento! E’ bisogna che chi vuole parlare italianamente sia pure avvertito di non seguire l’altro abuso di ridurre ad aggettivo ogni voce di rapporto, come v. g.: invece di Voce di dialetto, far Voce dialet¬ tale, di Atti del processo, Atti proces¬ suali, e peggio palaja processa li; di Legge su i tributi. Leggi tributarie; di Sentenza del tribunale, Sentenza tribunalizia, di Elenco di partite, Elenco partitario — di Dichiarazio¬ ne, Relazione de’ periti, Dichiara¬ zione e Relazione peritale e così va dicendo ; perocché, come assennatamente avvertì il prof. Veratti, egli è questo « uno de’ principali e più efficaci modi di neologismo, e che solo provano il pessimo gusto e l’igno¬ ranza di chi gl'inventò. » Parole sante, che io raccomando di aver sempre presenti. Finalmente da’ pure una guardatina alla Voce Ella in queste Giunte.
o se pure posponevano il dolce in tal senso figurato, mai non lo dicevano in modo assoluto, nè in singolare, ma solo in plurale, e con qualche altro qualificativo. » E altrove, a proposito della locu¬ zione di anima grande posta in un’e¬ pigrafe nel senso di persona segna¬ lata e famosa, lo stesso Fanfani [Il Borghini, An. IV, p. 89) tornò su questo argomento, e avvertì che « nell’iperbato italiano, il dire anima grande argomenta altra anima pic¬ AGIBILITÀ. Vedi quello che è regi¬ strato nel Lessico sulla voce Agire cola, e il concetto voluto significare e poi aggiungi, che Agibilità per è da significarsi dicendo la grand’a¬ Apertura, dicendosi, v. g.: Si tratta nima, e non Vanima grande. » Dun¬ dell’agibilità dell’Apollo nella pros¬ que, occhio alla penna se non si vosima stagione. — L’agibilità del ser¬ glion fare equivoci da far ridere a raglio delle bestie feroci è differito crepapelle la gente che sa. a quest'altra settimana; ovvero per § I. Un abuso gravissimo qui debbo Adatto alle rappresentazioni, come notare che è quello di apporre ad un per es. : Gli architetti hanno dato nome sostantivo un altro come qua¬ parere contrario all’agibilità del Po¬ lificativo dicendo, v. g. : Uomo pe¬ liteama, è una pàpera grande quanto sce , Impiegato macchina, Podere la cupola del Duomo. Dunque, chi modello, ecc. Il valente prof. E. Marvuole dir delle pàpere, faccia pure: cucci già notò che « questi saranno chi no, è avvertito come rettamente modi dittici o usati come casi appo¬ ha a dire. sitivi, ma non hanno alcun buono esem¬ pio. » E non lo possono avere, sog¬ giungo io, perchè questa non è forma ALGOOLISMO. L’abuso smoderato che oggi si fa degli spiriti, onde segue ha di costrutto italiano. Se non che egli
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Ubriachezza, e quindi la lenta distru¬ formate per ascenderò sulle Alpi. Al¬ zione della persona, per eufemismo lo tri però, e forse con più precisione, addimandano Alcoolismo. Cosi, v. g.: propose la voce Montanista (La NaEgli è vittima dell’alcoolismo. — zione, 24 agosto 1880), come quella L’alcoolismo va diffondendosi sem¬ che indica un Ascensore di monti. A pre più, e così via via. Però chi vuol chi piace questa voce di buon conio, dire pane al pane e vino al vino si si serva pure; per altro, mi pare che serva pure di Ubriachezza, di Abuso questo sia il caso di dire: a cosa di spiriti, chè esattamente manife¬ nuova, parola nuova. sterà la sua idea sur un viziaccio così tristo, spregevole e ributtante, che, ALTRO. Nel Lessico fu trattato que¬ specialmente presso alcuni, pur troppo sto tema, avvertendo che è errore è in molto favore! usarlo per Uno. Ora aggiungi che è parimenti errore usarlo per Due, Tre, ecc. come v. g. : De’ tre malfat¬ ALFABETISMO. Parola moderna mo¬ tori altri furono presi, ma sì bene dernissima per indicare la Istruzione De’ tre malfattori ne fu preso un popolare, o, come dicesi, obbligatoria; altro o furon presi due altri. ma assennatamente osservò il profes¬ § Altro va poi usato riferente a sor Yeratti (Studj filologici, Strenna persona ocosa d’un medesimo genere pel 1884, Modena) che « la desinenza con quella da cui è diverso, per es. : in ismo suole per lo più indicare in Questo è un altro soldato; none quello italiano una viziosa applicazione del che venne ieri a casa. — Questa carta concetto significato dalla parola alla non mi piace, dammene altra. Mal quale si trovi aggiunta. «> Onde Filo¬ però si direbbe: Il duca è stato spo¬ sofismo, Razionalismo, Naturalismo, gliato da altri assassini se si vuol Tradizionalismo « sono termini do¬ dire che con quello preso ve ne erano vuti adottare (continua egli a dire) degli altri, perchè si escluderebbe perchè degli errori de’ razionalisti, costui. di non pochi studiosi della natura e della tradizione ecc. alcuno non sia indotto al dispregio della buona Filo¬ ALTRUISMO. Tempo fa lessi in un sofia razionale e della ragione, della libretto, fra i tanti che ogni giorno Storia Naturale e della Natura, della vengon fuori: « Ammetto che voi siate Tradizione.... ». Sicché « l’alfabetismo de’migliori fra coloro, che conoscono significa acconciamente la cura ecces¬ l’altruismo. » Altruismo! o che si siva, e si direbbe quasi morbosa che vuol significare con questa parola? Ci feci il capo grosso per intenderla ; i preposti aH’insegnamento obbliga¬ almanaccai almanaccai, ma alla fine torio pongono in fare che tutti im¬ parino l’alfabeto. » Da questo ognuno feci fico: onde conchiusi che pro¬ uò trarre la conseguenza quanto di babilmente la era una voce coniata udn conio sia questa voce per signi¬ dallo scrittore per suo uso e consumo. ficare, come ho notato di su, l'istru¬ Oramai ognuno ha messo su zecca, e tira a coniar parole e maniere con¬ zione popolare. E però, invece della locuzione tutta moderna e rimbom¬ traffatte. Ma eccoti dopo qualche bante, come per es. : L’ alfabetismo giorno mi capitò di sentire: « Non è acquista sempre più terreno. — La a dire quanto profondo fosse nell’acausa dell’ alfabetismo è la causa ifimo suo l’altruismo cristiano. » Tor¬ della civiltà, e simili frasacce e acce nai di nuovo a stillarmi il cervello bene; si può sensatamente dire: L'i¬ un bel pezzo; tirai ad indovinarne il struzione si diffonde, o va diffon¬ significato, ma non ne rimasi certo. dendosi nel popolo, o nel popolino. Di poi, apro un giornale, che passa — L’istruzione è uno de'fondamenti, per uno de’ meglio scritti, ed ecco lì ovvero un efficace elemento di civil anche « l’altruismo umano della no¬ progresso o pure della civiltà. stra epoca che subentra all’altruismo cattolico, ecc.; » e allora fui chiaro , o almeno mi parve, che la voce non ALPINISTA. Nuova parola, con cui si era già di uso privato di un solo, denomina colui il quale o per istru¬ ma di più, e possibilmente diventerà zione o per diletto sale sulla cima di uso generale; e che il significato delle più alte montagne. Essa forse datogli è quello di Sentimento, di prese origine da che i primi viaggia¬ Carità o Amore verso altri o verso tori e le prime ascensioni furono sulle il prossimo come si diceva nella lin¬ Alpi, ovvero da che la formazione gua , oramai vecchia, italiana — delle compagnie di tali curiosi furono
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AM Piaudite, cives, alla nuova voce del¬ l’avvenire ; e perchè la non si sciupi, mettetela in un bell’astuccio con del cotone in falda, e della canfora per¬ chè non la s’intigni. ALTRUISTICO. Come da Egoismo fu tratto Egoistico, così da Altruismo han pur tratto Altruistico; «orribile parolaidice il prof. Veratti — Studi Filol., Strenna pel 1884)inventata per fare riscontro ed opposizione ad egoistico, ed insegnare che « il sentimento mo« rale è il risultato delle lenti e gra« duali trasformazioni de’ sentimenti « egoistici, i soli che si abbiano da « Natura, in sentimenti altruistici e « sociali. » E qui il Veratti, da quel valent’uomo che è, giustamente sog¬ giunse: « Nè qui voglio altro fare che « applaudire alla bellissima lingua no« stra, la quale condanna chi vuol dire « bestialità, non pensabili in italiano, « ad usare termini anche più barbari « che nuovi. » — Parole sante; e tu, lettore, fanne prò, e data un’occhiatina qua su ad Altruismo, troverai le parole proprie belle e italiane, che ti potranno occorrere.
AP preso dall’ uso, anzi dico meglio, dal gergo dell’afa società francese; ed è derivato, come registra il Littrè, dalla commedia del Molière Anphytrion, III, 5, dove uno fra gl’ inter¬ locutori dice : Le vóritable Amphytrion Est l’Amphytrion où l’on dine.
Da questo bisticcio i francesi co¬ minciarono a dire per antonomasia Anfitrione colui che invita altri a pranzo; e noi da loro, secondo il so¬ lito, abbiamo preso, come ho detto di sopra, questa voce di gergo, alla quale però possiamo sostituire le no¬ stre maniere di dire e le nostre voci. Così per es. : Oggi sono a pranzo dal marchese di Bibnna. — Il conte Ber¬ tolino spesso e volentieri dàde’pranzi luculliani agli ornici. — Oggi sarò ospite di alquanti amici, o vero, Do¬ mani avrò a tavola o a desinare, o a pranzo parecchi signori. Non son questi tutti be’ modi da lasciare a’ Francesi Anfitrione, Alcmena, Gio¬ ve, Sosia, Birria, Geta e che so io, e noi servirci della roba nostra?
AMMISSIBILE. Dicono certuni sen¬ ANORMALE. Questo aggettivo ha ori¬ tendo, per es., raccontare qualche gine recente; formato da Normale, grossa fandonia: Oh, poi questa non (vedi nel Lessico) premessovi Va greca è ammessane ; o vero al racconto di privativa o negativa, cioè non se¬ qualche sopruso, o di altro gran fatto condo, non conforme alla norma: di prepotenza esclamano: Ma que¬ e però Anormale, anziché dal la¬ sto non è ammessibile con le libere tino abnormis, che sarebbe Enorme, a istituzioni. E’ dicon male, chè c’ è noi ci viene dal francese anormal. Io un baratto di significati, anzi, dico credo che ci potrebbe bastare Irrego¬ meglio, è un gallicismo bello e buono. lare, come comunissimamente basta a Sicché nel primo esempio va messo coloro i quali non barattano gli oc¬ Credibile, e nel secondo Tollerabile, chi per la coda come fece la talpa Comportabile. con la bòtta; e invece di : Questo stato anormale di cose non può durare, dire stato irregolare. E’ sarebbe peg¬ ANALFABETISMO. È il contrario di gio che peggio poi se Anormale si Alfabetismo, cioè la Ignoranza po¬ usasse negli stessi significati, ma ne¬ polare, o meglio del volgo. Se Alfa¬ gativamente, dati a Normale. Come betismo è di cattivo conio, figurarsi v. g. : Ha da più tempo una. salute Analfabetismo, che altro non signi¬ anormale. — Questo è un fatto anor¬ fica se non la non conoscenza delmale, ecc. dove la negativa, per ferma Valfabeto, ma questo, anche sapen¬ regola della nostra grammatica, dèe dosi, non constituisce mica la persona essere anteposta al verbo, salvo al¬ istruita. cuni speciali casi, e poi la Salute è Non buona, Cattiva, Guasta, Male ANFITRIONE. Spesso si dà il nome andata; ed il Fatto è Straordinario, di Anfitrione a colui che invita altri Fuori del solito. Non solito, ecc. a pranzare con sé, onde dicesi, per es. : Il marchese B. è uno de’primi Anfi¬ trioni. — Il nostro Anfitrione, finito di pranzare, ci aveva preparato molti e svariati divertimenti. L’uso di tal voce in questo senso è stato
APOSTROFARE. Sissignori, vale Ri¬ volgersi direttamente a persona o cosa di cui si parla, ed un esempio, senza mentovare il Ciceroniano Quousque
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tandem, l’abbiamo nel Gingillino, là dove il Frate Professore Gran seiupateste d’Università,
dopo aver lodato ed encomiato il dot¬ tor Gingillino, Calandosi a concluder finalmente Di dotta carità tutto rovente;
comincia « l’apostrofe barocca.»: Vattene, figlio, del bel numer’uno, ecc.
Ma badiamo che ad Apostrofare non si dèe mica dare il senso del Rivol¬ gersi sdegnato, o irato, Redarguire, Sgridare, e peggio ancora per Fare un* invettiva; Fare una partaccia, o partacciona o partaccina; Fare una sgridata, una bella lavata di capo ed altri cento simili modi; chè allora si farebbe una confusione maledetta. Dunque, occhio alla penna per non confondere gli ebrei co’ samaritani : ognuno per sè e Dio per tutti, dice il proverbio.
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però invece si dirà, per es.: A furia di lunghe vigilie e di restrizioni ho potuto mettere insieme un discreto patrimonio, — Lello accanitamente lavorando ha raggruzzolato un bel capitaluccio, e non sono arrivato a farmi; è arrivato a farsi, ecc. ARRIVEDERLO. Non pochi invece di A rivederla nel prender commiato dicono Arrivederlo. Il Fanfani, inter¬ rogato se così stèsse bene, rispose : « L’arrivederlo è uno sproposito. Quando si dà del Lei si parla non con la persona ma con. la signoria della persona: la persona è femminino, e se le si dà il pronome ella, come dar le si dee, anche la particella prono¬ minale debb’esser femminina. E poi provi a sciogliere a rivederlo, non le' viene a riveder lui? Lo scriver poi ogni cosa attaccato è cosa stra¬ na. » (Dall’Epistolario). Ma, dirà al¬ cuno : 11 Giusti nel Delenda Cartago dà appunto del Lei al Presidente del Buon Governo, e poi finisce u E non vogliara Tedeschi. Arrivederlo.
0 dunque? — Bisogna che tu, Si¬ APPARECCHIO. Nelle scienze fìsiche gnor mio, sappia che « Arrivedello e altre simili usa Apparecchio invece è forma popolare e ironica per A ri¬ di Congegno, Macchina, Ordigno, vederla, » come lo stesso Fanfani pose Arnesi che occorrono, ed è V Appareil nelle annotazioni al Giusti. Vedi. francese : voce che non occorse a’ no¬ stri Accademici del Cimento, nè a’no¬ stri antichi scienziati. Ma quelli eran ARTICOLI. Lettore, abbi pazienza se qui torno a ripicchiare sulla sconcezza, altri tempi, e però il comun dettato oramai divenuta tanto generale, di soggiunge: altri uccelli, altre can¬ porre l’articolo a’nomi d’uomo, di che zoni. Per es.: I nuovi congegni del gasse non mi sembrano gran cosa. già fu trattato nel Lessico al § I di — Quella è una nuova macchina questo stesso tema Chi sa che, pic¬ chiando e ripicchiando sur essò, alla elettrica non si direbbe bene? Oc¬ fine non riesca a fare intendere che corre proprio Monsù Appareil? quello è un errore marchiano ? Egli è per questo, che qui riproduco quel APPENA. Aggiungi al Lessico. Par¬ che su ciò ampiamente scrissi nel Borlandosi ancor di tempo i buoni scrit¬ ghini (An. VII, p. 161) tanto più che tori di ogni secolo usarono Appena riassume tutte le ragioni contro tale sempre col tempo passato e non mai abuso. col futuro. Così v. g. si dirà bene : Ap¬ « In un giornale della nostra città pena pubblicato il libro ne fu scritta (Firenze) fu pubblicata, sono alquanti e messa fuori un' acerba critica; ma giorni, la rassegna di un romanzo invece si dirà male: Appena pubbli¬ scritto da una signora, e tra le al¬ cherò il libro, tu ne avrai un esem¬ plare. L’Appena qui va mutato in tre osservazioni notai questa : « È Come prima, o Subito che, ecc. che « anche da condannarsi quel deploappunto denotano tempo futuro. « rabile vezzo di toscaneggiare, il « quale consiglia a molti egregi siARRIVARE. Vedi il Lessico e ag¬ « gnori un abuso smodato di articoli, giungi: « che appioppati ai nomi maschili ci « stanno proprio come il prezzemolo § Nel significato di Raggruzzo¬ « nelle polpette. Vènia pel paragone lare, Mettere insieme, è il gallico « grossolano: ma come rendere altriParvenir, donde il Parvenu per Vii« menti l’effetto che proviamo nel lan rifatto, o Povero riunto, ecc. E
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« sentir chiamare un galantuomo « L'Enrico, L’Eugenio, IL Loren« zinoì » « Sebbene la rassegna sia in un gior¬ nale fiorentino, tuttavia e’ pare che 10 scrittore non debba esser di qui, o vero non debba conoscer bene l’uso toscano circa agli articoli preposti ai nomi delle persone, altrimenti non avrebbe scritto che è « un deplore¬ vole (!) vezzo di toscaneggiare * quello di premettere ai nomi di uomo l’ar¬ ticolo; perocché, se non grossamente sbaglio, le sue parole sonano questo, che in Toscana si premette l’articolo a’ nomi di uomo. Se questo è stato l’intendimento dello scrittore, mi per¬ metta di dirgli che non è punto così. — Su questo argomento II Borqhini ne discorse ampiamente nell’Àn. I, p. 75; e di quello che ivi fu detto, se ne fece nel Lessico della infima e corrotta italianità, alla voce Arti¬ colo, questo suntino. « Ripetiamo al¬ cune osservazioni note lipgis et tonsoribus, e pure non osservate ! « § I. In primis il nome d’uomo non riceve articolo, sia che per la prima volta si nomini, sia che si ri¬ peta; e però errano coloro i quali scrivono l’Antonio, il Cesare, il Pie¬ tro. L’uso comune, avvalorato dalla autorità de’ classici, lo dà quasi sem¬ pre a’ nomi di donna, specialmente nel parlar familiare: così la Lucia, la Marta, VAdele. « § IL II cognome, anche per uso co¬ stante e comune, prende l’articolo; per es.: Il Machiavelli, il Petrarca, 11 Villani, il Cellini, ecc. Il vezzo di scrivere i casati senza articolo lo ebbe tra gli altri il Giordani, ed oggi piace ad un rinomato critico ecc.... « E dopo parecchi altri §§ si con¬ chiuse così: « Queste sono le regole più sane e conformi all’uso de’buoni scrittori, e de’ buoni parlanti in To¬ scana; chi vuol dar retta a pochi esempj contrari, faccia pure il piacer suo. » « Dunque la signora, che scrisse il romanzo, non toscaneggiò per diritto, toscaneggiò a rovescio, per non dire che l’abuso di apporre l’articolo a no¬ mi di uomo è roba delle provincie set¬ tentrionali, indi abboccato con tanti altri (come dirò? vada pure) errori nelle altre. Chè poi vi sieno de’ to¬ scani cui fa afa il pan di casa pro¬ pria, e piace in cambio il pan vecciato di casa altrui, pazienza : nesciunt quid faciunt. « Ma la ragione, per la quale si dà
AR l’articolo al cognome e a’ nomi di donna e non a quelli di uomo quale è? Lascio che per me risponda l’a¬ bate Fabriani. Egli nella quarta delle sue Lettere Logiche (1) pag. 52, di¬ scorrendo dell’articolo, ecc. scrisse così: « Dal medesimo valore di gene¬ ralizzare un’ idea d’ altra parte circoscritta, e perciò di presentarla come antonomasticamente unica, resulta la ragione perchè al cognome, adoperato a foggia di nome proprio, si voglia pre¬ messa la determinante distintiva (2), che, generalizzando ed unificando l’i¬ dea, estrae da tutti gl’individui se¬ gnati pel cognome medesimo quell’uno che s’intende solo antonomastica¬ mente rappresentare, trascurando gli altri che non possono con lui venire a pari; onde i modi l’Allighieri, il Petrarca, il Tasso, l’Ariosto. Di qui ancora la ragione delle frasi: Ales¬ sandro il Grande, Catone il Vecchio, Scoto il sottile, Perotto il Piccardo, Isotta la bionda (3), perchè la deter¬ minante distintiva, generalizzando ed unificando la qualificante seguente viene a distinguere la rispettiva per¬ sona di un’antonomastica qualità. » Poi a pag. 55 egli continuò così: « Più forte è la eccezione che presentata ci viene da’ nomi proprj delle donne, che nel discorso familiare e nell’umile prosa vogliono essere preceduti dal così detto articolo, del quale godono di andare liberi, come i nomi proprj degli uomini, nelle nobili prose e nella poesia. E cresce la difficoltà ponendo mente a’diversi usi ne’diversi dia¬ letti, anzi e nelle diverse lingue; per¬ chè ora vi si trova l’articolo attri¬ buito anche a’ nomi proprj degli uo¬ mini, ora negato agli uni ed agli altri, ed ora chiamato in uso con varietà di usi. A sciogliere un sì bizzarro pro¬ blema sarebbe essenziale conoscere la ragion primitiva dei diversi nomi proprj degli uomini e delle donne nelle diverse provincie e nazioni e tempi : e forse allora si troverebbe attribuita pel linguaggio la determinante distin¬ tiva a nomi per natura comuni, li quali volevasi determinatamente ci significassero l’individuo; onde nel¬ l’uso volgare e nella semplice prosa (1) Modena, 1857, 2.» ediz. (2) Intendi l'articolo determinante, perchè a quel valentuomo piacque usare una termi¬ nologia tutta sua. (3) E però il titolo dell’operetta, La belle Hélene fu spropositatamente tradotto La bell'Elena, ma"regolarmente doveva essere Siena la bella.
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introdotto e confermato il costume di accompagnarlo e distinguerlo pel così detto articolo. Ma la prosa nobile e l’alia poesia, mirando sempre a per¬ sonificare le idee, trovar dovea una ragione di bellezza nel prendere come proprj que’ nomi appellativi. Perciò, come osserva il Salviati, usò il Boc¬ caccio negare l’articolo ai nobilitati nomi di Pampinea, Filomena, Euge¬ nia, Cassandra, ecc., e donarlo ai nomi umili della Giannetta, della Bertella, della Nicolosa. Il Petrarca poi non solo i nomi eroici di Procri, Ar¬ temisia, Deidamia, Mirra, ecc., ma quelli ancora di Ginevra, d'Isotta, di Beatrice ei nomina senza la deter¬ minante. Similmente operò l’Alighieri, il quale, come nota il lodato Salviati, solo una volta per eccezione diede l’articolo a nome di donna nel verso: Tidi
Cammilla e la Pentesilea;
ma questa eccezione rientra nella re¬ gola, perchè se negò l'articolo a Cam¬ milla, come a nobile nome proprio latino, attribuillo a Pentesilea come ad antonomastico nome greco appel¬ lativo.... » E poi il Fabriani sog¬ giunge che di ciò avendo discorso col signor Conte Galvani, « tosto mi trasse dal tesoro della sua erudizione intorno alla lingua latina italica, la ragion di fatto, onde al nome proprio delledonne derivò l’accompagnamento dell’articolo, perchè la donna, presso i romani, entrava nel novero delle cose, prima del padre poi del marito; mancava perciò del nome individuale, e la sua denominazione veniva ad es¬ sere un appellativo. » Poiché non è facile trovare questa dotta e importantissima lettera su tale tèma, io qui la reco (1), perchè stimo di far cosa grata a’lettori: « Al Chiarissimo Signor Professor Don Severino Fabriani a Modena. « In risposta al quesito di Lei per¬ chè i nomi personali femminili siano ne’ volgari italiani preceduti dall’ar¬ ticolo, i maschili non così, ecco le po¬ che cose che mi sovvengono, e che io qui le scrivo per segno di obbedienza e di buon volere in servirla. « La Donna presso i Romani anti¬ chi entrava nel numero delle cose, prima del padre poi del marito; e però, (1 ) L* Educatore Storico e Varietà di Scienze, Lettere e Belle Arti Anno 4.®, Dispensa 3.a, Modena 1.® ottobre 1847, pag. 149.
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lasciando i tempi primitivi, non avea nome individuale, ma veniva designata comunemente col gentilizio inflesso a desinenza femminile : Porcia, Corne¬ lia, Tulia, Tullia; appunto come chi dicesse: la Gaivana, la Fabriana. Ma poi che troppe potevano essere queste Giulie e queste Tullie nelle fa¬ miglie, ancorché qualche volta s’an¬ teponesse loro un nome discretivo or¬ dinale come Prima, Seconda, Terza, Quarta, od un discretivo accidentale come Rutilla, Burra, Postuma ; pare il più spesso si posponesse, come chi dicesse la Gaivana Rossa, la Fabria¬ na Postuma. Passata dalla propria famiglia in quella del marito, la sua designazione le venivaordinariamente da lui, e però si diceva Livia Au¬ gusti quella Livia, che dall’essere mo¬ glie d’Augusto prendeva distinzione da tutte le altre Livie. Questa condi¬ zione appellativa quasi servile veniva in seguito modificata bensì per un os¬ sequio verso le Matrone, concedendo, secondo alcuni, ch’esse potessero tutte prenominarsi Caje, ma appunto l’u¬ niversalità del prenome non portava alcuna individualità nella persona de¬ signatane, e riusciva ad un titolo co¬ mune all’ordine, come chi dicesse: la Nobile tale, o la Cittadina tal'altra: conciossiachè ancora questo istesso prenome non accennava ad altra cosa, se pur è vera la sottile sentenza di Giulio Cesare Scaligero al c. XXXVIII. De caussis L. L., il quale mostran¬ dovi asserire essere i Caii o Gaii detti quasi yYj'ta o yatot, cioè gli opposti degli Hostii od Hostilii, ne persuade¬ rebbe poi che le Matrone sarebbero state dette Caje soltanto per premiar le vere cittadine Romane, e non le pe¬ regrine o di altra terra. Che se in se¬ guito la benefica influenza del Cristia¬ nesimo, il quale intese a far degli uomini un collegio di fratelli, e però a togliere ogni schiavitù, aumentò poi nella donna anche le apparenze della ingenuità accrescendole i nomi; pur nullameno questi tali accrescimenti furono dal linguaggio del popolo male avvisati, e la legge dei barbari sor¬ venuti, i quali sottoposero la donna ad un mundio perpetuo, fecero di lei novamente una legale persona re¬ lativa, e non una persona assoluta. « Uno però de’cangiamenti civili più importanti accaduti nel Mondo Romano per l’azione combinata dei Barbari suoi vincitori e del Cristia¬ nesimo, era lo spegnersi delle vecchie qualità, tenaci e sopravviventi rappre-
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sentanze delle curie o delle consor¬ terie, che avevano prestati gli ele¬ menti alle primitive colletizie nazio¬ nalità. Il Romano spodestatoe avvilito dimenticava d’onde era, ed il Santo, che ne nominava i figliuoli sul fonte battesimale, diventava la sua tutela ed il simbolo solo che lo uguagliava innanzi a Dio al vincitore fortunato e superbo; e nel mentre che questi amava nel nominarsi in faccia degli uomini di ascendere sino agli àtavi più lontani, il Romano quasi sempre do¬ vette restar contento a designarsi dal padre, dicendosi Pietro di Giovanni e simili (1). « Nell’uomo però stava legalmente la rappresentanza assoluta di sè e dei suoi, e la sua denominazione era per conseguenza veramente nome; nella donna era la rappresentanza di una persona dipendente o con relazione ad altre persone, e la sua denomina¬ zione veniva spontaneamente ad es¬ sere un appellativo. « Corrompevasi frattanto il latino, rimutandosi a poco a poco in quei volgari che crebbero col tempo a nuove lingue, ed era sua proprietà l’anteporre agli appellativi un indizio che li campasse fuori dalla generalità del discorso, ed isolandoli li applicasse alle singolarità del medesimo, e que¬ st’indizio era ciò che poscia impro¬ priamente fu detto articolo. Tutti i cognomi entravano nella schiera degli appellativi, e però non solo si diceva: Federico il Barbarossa, Guglielmo il Lungaspada,ma si disse poco stante, quando i cognomi individuali diven¬ nero progeniali, TAlighieri lo scrisse, 10 Scaligero fece; ma non si potè dire 11 Dante, il Cane; perchè se quelli eran cognomi, cioè relativi con accidenti, questi erano nomi, cioè assolutamente compenetrati coll’individuo. Ora se¬ guitando singolarmente tra il popolo ad aversi la donna per una persona relativa, ossia senza legale rappreseutanza in capo proprio, ne doveva con¬ seguire che anche i nomi di lei fos¬ sero intesi come altrettanti cognomi, e che quella figlia di Pietro che si appellava per Teresa, fosse detta la Teresa, come si direbbe la bionda, la grande e simili ; e che quella mo¬ ti) Quest’antico uso continua, o almeno fino a pochi anni dietro continuava, in alcuni paesi dell’Abruzzo, e tuttavia il popolo, specialmente i contadini, almeno qui in Toscana, non dicon altrimenti che La Tonta di Beco, Giulio di Bistorte, ecc. Tanto il. popolo è conservatore de’suoi usi e de’suoi costumi!
AR glie di Giovanni che si appellava per Carlotta, fosse detta la Carlotta, sem¬ pre per l’istessa ragione. « Sorsero di ricapo tra i Normanni le obliate gentilità, cioè le idee di no¬ biltà di sangue e di origine, e però dovette accadere che anche i nomi delle donne palesassero nelle attuali favelle le accettate differenze di social posizione. L’articolo innanzi il nome di famiglia restò sempre e per tutto alle donne; poiché quello non è nome ma cognome, ossia come si disse un appellativo; l’articolo innanzi al nome personale femminile restò invece tra il popolo e ne’ dialetti, perchè l’uno è memore, gli altri sono espressione delle opinioni antichissime; e mancò per contrario tra’ cittadini e nella loro lingua illustre, perchè quelli rimutano prontamente la stima delle cose, e ne riceve condizione conseguente di mu¬ tevolezza il linguaggio loro. « E perciò s'io verrò parlando di Caterina Sforza o di Beatrice d’Este, non iscriverò mai: la Caterina ascese impavida la muraglia, oppure, la Beatrice cambiò lietamente la por¬ pora nel cilizio, ma bensì Caterina ascese, e Beatrice cambiò; conciossiachè con quell’articolo innanzi mo¬ strerei svilirle e ridurre il loro nome ad un appellativo o ad un sopranno¬ me, mentre scriverò e dirò nobilmente: la Sforza ascese, l’Estense cambiò. \ Laddove per opposito, se il mio di¬ scorso prenderà a disegnare una po¬ polana od una forese, dir>p al tutto spontaneamente : L’Annetta entrò re¬ candomi un mazzolino di ori. — La Bettaruppe torcetto ritornando dalla fontana. — La Rosa faggi dietro la siepe, e più non lo. vidi. « Nel desiderio di averle dato, co¬ munque in iscarico, una soluzione pro¬ babile del quesito propostomi, La prego coll’avermi sempre pel suo servitor vero Giovanni Galvani. »
Dopo questa discussione e queste ragioni, mi pare che si abbia fonda¬ tamente a conchiudere, che non segue l'uso Toscano e de’buoni scrittori, vai quanto dire che sgrammatica male¬ dettamente colui, il quale pone l’ar¬ ticolo al nome di uomo. Sopra questo tèma occorre, a quanto fu detto nel Lessico, aggiungere an¬ cora il seguente § Poiché la lettera J è per noi una consonante (Le ragioni puoi vederle
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esposte alla voce J nel Lessico) l’arti¬ colo che la precede nelle parole che in¬ cominciano per essa dev’ essere il o lo? Il eh. prof. R. Fornaciari nella sua Grammatica delV Uso Moderno (Eti¬ mologia, pag. 78) nello stabilire le re¬ gole dell’uso dell’articolo determinato, pose: « Si usa la seconda forma (sing. lo, plur. gli) davanti a nome maschile che cominci per s impura o per z o peri. Per es.: Lo stùdio, gli stùdii; 10 scòglio, gli scògli; lo zucchero, gli zuccheri ; lo Jònico, gli Jònici. » E sta benissimo. Alcuni però, (la¬ sciando stare quelli che scrivono 1’«To¬ meo, YJodio, VIoduro, ecc. perchè tengon per fermo che la J sia vocale, ed è veramente un piacere poi a ve¬ derne le contrazioni muscolari che fanno con la bocca e la lingua quando hanno a pronunziare ì'jodio, {'.iodu¬ ro, ecc.) alcuni, dico, usano il ionio, 11 joduro, il godio, e non male.
AT andando per via con l’asino innanzi, arrivato a un punto scosceso e peri¬ coloso della strada l’asino gli cascasse, e si conciasse malamente: per la qual cosa ogni volta che ripassava di lì, diceva fra sè : Qui mi cascò l’asino, e si studiava di usare ogni diligenza e fatica per evitare il pericolo. Se dunque tal modo proverbiale è ordi¬ nato, com’ è, a farci accorti di un pericolo, nel quale altri è già caduto e si studi di non ricadere, è evidente che si dee usare nel tempo passato. * Gli esempi cantan chiaro, e molti ne sono registrati ne’ Vocàbolarii. Qui vo’ solamente recarne due del Doni che ne’ Marmi (I, 293, Ed. Barbèra) scrisse: « Agnolo. Chi t’ha mosso a odiare il tale N? o chi t’inddce a scriver sempre contro di lui? — Vit¬ torio. Qui mi cascò l’ago. Io per me non conosco cotestui, nè so chi egli sia », e poi ne’ Pistolotti Amorosi, pag. 75: « Qui è dove voleva cadérmi l’ago », per notare che anticamente si disse ago e non asino. Nè mancano altri esempj.
ARTIERO. Sapete la nuova? L’agget¬ tivo Artigiano ha avuto le pere per detto e fatto de’ parlatori dell’.... av¬ venire, e Artiero ne ha preso il po¬ sto. Sicché, o voi del sodalizio che ATTACCHINO. È colui che facilmente Attaccalite,o Attaccabrighe, e non co¬ fu finora detto Fratellanza Artigiana, lui che con la pasta va affiggendo per mutate il titolo in Fratellanza Arle cantonate manifesti, avvisi e car¬ tiera, e voi componenti La Banda telloni; il quale si chiama AffiggitArtigiana, v’avete a dire Banda Artore. Per es. : Stravizio fa l’affiggitiera. Ma bene, ma bene! Ah, se in tore all1 Uffizio di pubblicità. — Il vece di mutar le parole si attendesse Matto campa col mestiere delVaffiga mutar qual cos’altro!... Artiero è gitore. semplicemente nome sostantivo, e, come notò il Gargiolli (Primo saggio del parlare degli artigiani di Fi¬ ATTENDIBILITÀ. È la figliuola di At¬ tendibile, e il proverbio canta; quale renze, p. 2) denota colui che vive il padre tale il figlio. Epperò erro¬ dell’esercizio di un’arte d’industria, neamente dicono, specialmente coloro e fa manualmente lavorare gli arti¬ che scrivono su per i giornali, per giani. es. : Ignoro quanta attendibilità ab¬ bia questa notizia. — Dubito che la ASINO. Il proverbio Qui mi cascò ra¬ voce corsa meriti alcuna attendibi¬ sino, ora lo cucinano in mille modi, lità. — Non garentisco Vattendibi¬ che non sono conformi al suo signi¬ lità della promessa. Ne’ quali esempj ficato; e però qui riporto quello che quella voce rettamente va sostituita notò il Fanfani. « Qui mi cascò ra¬ con le voci Fede, Credito, Fonda¬ sino (egli scrisse) è modo comune mento, Attendere, dicendo, v. g. : per significare grave difficoltà, opera Ignoro quanto fondamento abbia que¬ di molta gelosia e fatica, come disse sta notizia, o pure, più alla buona^se Virgilio: Hoc opus, hic labor est; sia o no vera. — Dubito che la voce per esempio: Far quattordici versi corsa meriti alcuna fede, o credito. rimati è cosa da tutti; ma fare un — Non entro mallevadore che la pro¬ buon sonetto, qui mi cascò l’asino. » messa sarà attenuta o mantenuta. Molti non Toscani ed anche qualche Toscano usano impropriamente tal modo proverbiale nel tempo presente: ATTIVARE. È un verbo di cui si fa molto jiso e consumo oggidì. Dicono, Qui mi casca l’asino; e la impro¬ v. g.: È stato attivato un ufficio di po¬ prietà si vede facilmente, chi pensi sta a Peretola. — Si attiverà un altro che esso proverbio ci vuol mettere treno diretto sulla linea di Firenze innanzi gli occhi un uomo, il quale
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a Napoli. — Bisogna attivare i la¬ vori nell1 Arsenale, perchè le navi sian pronte e allestite in primavera. Or se in così fattiv parlari invece si dicesse, per es. : È stato aperto un Uffizio di posta a Peretola. — Si at¬ tuerà un altro treno diretto, ecc. — Bisogna accrescere l’attività, ovvero Bisogna sollecitare, o affrettare i lavori, ecc., non si parlerebbe con tanto più di proprietà che non ha At¬ tivare, il cui significato se mai al¬ tro non è se non quello di Rendere attivo?
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masèo : « le parole con questa ter« minazione spesso sono a noi de’ fran« cesismi. * Per esempio dicendosi : Il ministro Cantillo esagera il prin¬ cipio d’autorità; ovvero: è inflessibile, è rigoroso fino alla crudeltà, non sarebbe forse una maniera ita¬ liana da sostituire a quel parolone brutto e sesquipedale?
ATTIVITÀ. È abusivamente usato per Entrata, Rendita, Guadagno, Cre¬ dito, per non dire oh’ è addirittura un BACHICOLTURA. Vedi Coltura. barbarismo. V. g.: Jl Marchese di Petriolo ha ogni anno un’attività di un BACHICOLTORE. Colui che alleva i bachi da seta, italianamente si dice milione. — Ha delle attività quel Bacajo. Vedi Coltura. possidente, ma le passività son mag¬ giori. Cambia Attività nel primo esem¬ pio con Rendita o Entrata, e nel se¬ BAGNAROLA. Dicono in alcune parti d’Italia quella Vaschettina odi marmo, condo con Guadagno, e vedrai quanto o di latta, o anche di doghe, in cui si più chiaro ed elegante è il parlare. si fa il bagno: il suo vero nome è Ti¬ nozza, chè Bagnajuolo e Bagnajuola, ATTIVO. Sost. Dicono v. g. : L'attivo (che altrove si pronunziano Bagna¬ quest’ anno supera il passivo. — Il rola e Bagnarola) sono Colui, o Co-f bilancio si chiude con un maggiore lei che assistono gli uomini o le donne attivo. — La Società edificatrice ha che vanno a fare i bagni. Per es. : Pu¬ un attivo di cento milioni. Molto lisci bene la tinozza perchè è sudi¬ meglio si direbbe: L’entrata que¬ cia. — A’ bagni delle Terme le ti¬ st'anno supera l’uscita. — Il bilan¬ nozze son di marmo bianchissimo. cio si chiude con una entrata mag¬ — Il bagnajuolo ha promesso d’in¬ giore. — La Società edificatrice ha segnarmi a nuotare. — Quanto dai un capitale di cento milioni. 0 non tu per mancia alla bagnajola? c’ è anche II dare e l’avere, con cui si mettono a riscontro le partite? V. g.: Questo è il tuo dare, e questo è BANALE. Dicono : Discorso banale ; il mio avere; resti debitore di 12 Uomo banale e simili scambio di Di¬ lire. scorso sciocco; Babbione,Citrullo, ecc. Soggiungo che tal voce è sulla bocca ATTUALITÀ. Alla prima parte di que¬ di coloro che non san dir tre parole sto tèma nel Lessico aggiungi: senza dirne quattro francesi. Poveri Dicono per es. : L’argomento è di citrulli ! grande attualità. — Ci vorrebbe una ragione di attualità per opporla alla BASE. Vedi questa voce nel Lessico, sua; ma è sgarbatissimo ed erratis¬ e poi aggiungi: simo modo, invece ben si direbbe : § II. Ed è pur da fuggire A base L’argomento è opportunissimo, o fa invece Composto con, come v. g.: Sa¬ al casissimo. — Ci vorrebbe una ra¬ pone a base di glicerina. — Inchio¬ gione calzantissima per opporla, ecc. stro a base di vegetali, ecc. AUTORITARISMO. È una voce co¬ BIVACCARE. L’Ugolini notò: «Voce niata per indicare il Rigore, la In¬ tolta di pianta dai francese, traspor¬ flessibilità, la Severità eccessiva che tata senza bisogno nella lingua del si pone neU’amministrare la cosa pub¬ sì: lasciala a’ nostri vicini, e conten¬ blica nel fine di mantenere inalterato tati del Fermarsi, Far alto. » — E il generai d’Ayala: « Bivaccare. — il principio d’autorità. È brutta voce; Serenare, Alloggiare allo scoperto, già della terminazione in ismo, di cui Dormire a campo, Stare o Essere o, ora si abusa tanto, non è a fare gran oste, Osteggiare al sereno. — L’eserconto, perchè, come avvertì il Tom-
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.cito bivaccò (stette al sereno, o dormì con parole nostre significare i diversi al sereno) in S. Lucia per più notti. » sensi che a questa parola han dato Con buona pace del Generale, di i francesi? tutti questi verbi proposti in vece di Bivaccare, se ne togli Serenare e BLANDIZIARE. Abbiamo Blandire Dormire.alsereno, tutti gli altri hanno per Lusingare Accarezzare, ma Blanun significato ben diverso da quello diziare non l’ebbero i Latini, e quindi di Bivaccare. Poiché questo verbo è non possiamo regolarmente averlo noi. formato da Bivacco vedi questa voce, E però male scrisse colui che pose dove più distesamente se ne tratta; in certo suo libro « Non bisogna chè quello che ivi è detto torna an¬ blandiziare i giovani nelle loro pas¬ che a Bivaccare. sioni; là dove tornava d’incanto Lu¬ singare; e male fanno coloro che hanno abboccata tal voce. BIVACCO. L’Ugolini dice che « a ra¬ gione il Lissoni chiama barbara que¬ sta voce avendo noi Fermata, Ripo¬ BOHÈME. Poiché i nostri abboccasata, Riposo. » 11 generai d’Ayala re¬ tutto han presa questa voce dal fran¬ gistrò : « Bivacco. Serenamento, Cielo cese, e tengono ad onore di esseré ad¬ scoperto. Guardia doppia, Campo. — ditati col significato di essa, facciamo I reggimenti stettero quattro giorni capo al Littrè per sapere che cosa la al bivacco, cioè al sereno, ovvero a significa. Egli registra come primo e cielo scoperto. — I fuochi del bivacco vero significato quello di: « Nom de (campo) indicavano il numero dell’o¬ « bandes vagabondes, sans domicile ste. — 11 Grassi, andando all’uso più « fixe, sans métier régulier, et se mècomune di questa operazione, che « lant souvent de dire la bonne avensuole farsi sulla fronte di un campo « ture; on leur donne aussi le nom in gran vicinanza dell’inimico, ha « d’Egyptiens et de Zingaris »; e poi usato Guardia doppia, siccome dice 2.Q « par extension Vagabond qui est anche la parola tedesca beiwache. » « de moeurs déréglées. Mener une Sicché da ciò sappiamo che la voce « vie de boheme. » Fissato così il si¬ Bivacco ha origine tedesca; che vale gnificato, egli è à sapere che ne’ se¬ Guardia doppia; e che passata in Fran¬ coli XVI e XVII, cioè quando in Italia cia, prima la voce bivouac serbò il pri¬ fu raffermata la servitù, e ad essa il mitivo significato di sentinella ; ma decadimento di ogni senso morale, poi, cosa che spesso accade nel pas¬ civile, e quindi anche letterario tenne sare una voce o una locuzione da una dietro, allora una gioventù, non ignara lingua ad un’ altra, se n'estese il si¬ punto delle lettere, la détte per mezzo gnificato alla fermata di un corpo d’e¬ ad ogni sorta di sregolatezza, di vizio sercito in un luogo per passarvi la e di corruzione. Tal compagnia fu notte ; poi alla fermata stessa in qua¬ detta La Scapigliatura, della quale, lunque ora. Noi l’avemmo con tante tra gli altri, Girolamo Leopardi, nei e tante altre voci al tempo dell’ultimo suoi Capitoli e Canzoni piacevoli dominio francese, però gli Ordina¬ (Firenze, Sermartelli, 1636, 3.a ediz.) menti militari ora in vigore, non fece la esatta descrizione nelle due hanno nè Bivacco nè Bivaccare, ma Canzoni col titolo: La scapigliatura italianamente (Dio volesse così sem¬ degli uomini e La scapigliatura delle pre!) Piccolo alto, Grand’alto, Atten¬ donne; e, fatta ragione de’ tempi di damento e Accampamento. — Sicché allora a’nostri, chi le legge noterà si dice, per es.: Dopo due ore di cam¬ tuttavia più di un riscontro. Anzi mino il reggimento fece un piccolo vo’ qui recare un passo del capitolo: alto a Bibbiena. — La Divisione alte De’ Finimondoni o Affannoni pur del 4 di sera farà grand’ alto a S. Mau¬ Leopardi, dove l’autore accenna ap¬ rizio fino al giorno appresso. — punto a tal razza di gente : Quando tre anni fa due corpi di eser¬ cito fecero in Mugello lo, finta bat¬ Adesso ognun vuol far lo spasimato, E cavar lor tutte quante le voglie, taglia, poi vennero ad accamparsi Etiam col rovinare il proprio stato, (1) alle Cascine per la gran rassegna. — Non so quel che si sien bolle nè doglie, Che è tutta quella gente laggiù? — Lo sanno ben questi moderni amanti, C’è attendato un reggimento che do¬ Che n’hanno più che non ha maggio foglie. mani partirà per Livorno. — Guarda che gran fochi i soldati fanno nel campo! — Ci servon forse Bivacco o (1) Oggi per eufemismo si dice Dissesti nanziarii. Bivaccare, se possiamo bene e meglio
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Questi mutano spesso i risi in pianti ; Molti ne son nelle Stinche serrati, (l) E nelle cameracce tanti tanti. Costor gli chiaman oggi Scapigliati, Era più proprio nome rompicolli. Come pe’ tempi addietro eran chiamati.
Dunque se abbiamo la parola pro¬ pria nostra, possiam lasciare a’Fran¬ cesi la loro bohème. BORDO. Vedi questa voce nel Lessico, e aggiungi che Bordo per Orlo è an¬ che un francesismo. 11 Tasso (Gerus. IÀber. I, 3) scrisse : Così all’egro fanciul porgiamo aspersi Di soave licor gli orli del vaso.
BOUQUET. Da’ leziosi e altri simili parlanti avrai certamente udito, per esempio : Senti che bel bouquet ha questo caffè ? — Il Madera ha un bou¬ quet che non ha verun altro vino. O che occorre ricorrere alla Francia perchè ci presti Monsieur Bouquet, come se noi non ci si avesse Fra¬ granza, q Aroma ì — Senti che belVaroma ha questo caffè ? — Il Madera ha una fragranza che non ha ve¬ run altro vino. BRACCONIERE. Dicon colui che s’in¬ troduce furtivo a cacciare nelle ban¬ dite, o là dove c’ è della selvaggina riservata. È il francese Braconnier che in italiano dicesi Cacciator in frodo. V. g.: Nella tenuta di Goltano furono presi sul fatto due cacciatori in frodo. — Un cacciatore in frodo ieri a Tombolo uccise due daini.
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siano piacevoli e degni i brindisi, è brutto spagnolismo il verbo Brin¬ dare. Se non v’ aggrada la frase Far brindisi, e voi approfittatevi dei verbo Brindezare o Brindezzare, che per voi a’ suoi tempi coniò il Chiabrera, e il Tommasèo per l’autorità di quello pose nel Dizionario. Che se vi sonasse meglio Brindisare, servi¬ tevi, come in Sicilia si servono del Brinnisari, chè ni uno ve ne farà rimprovero; ma il brindare (usato an¬ che troppo da’ gazzettieri) lasciatelo nel suo paese natio. »• Io noto in primo luogo che la voce Brindisi altri la fa derivare direttamente dal gallico Brinder; che Brin¬ disare è voce piuttosto comunissima; che essa è preferibile così per la parte etimologica come per la parte eufonica a Brindizare e Brindezzare, il quale non solo dal Tommaseo ma anche è registrato dal Fanfani nel Voc. della Linq. Ital., però è peso quanto un macigno; che Brinnisari, variamente, secondo le diverse pro¬ nunzie, alterato non è solamente del dialetto siciliano, ma ancora di altri dialetti italici; e che cui tal voce non piacesse, potrebbe dire Bere alla sa¬ lute, alla prosperità, all’incremen¬ to, ecc., e Propinare. Così v. g.:Nel convito degli Artisti si bevve ripetu¬ tamente all’ incremento delle Belle Arti. — Ne’banchetti inglesi prima si propina alla salute della Regina, e poi di altri. Ma grullo che non sono altro ! Brindisi, Brindisare e tutte queste altre parole oramai le son troppo vili: Toast vuol essere: e così tra parole francesi, inglesi, spagnuole, tedesche, e.... delle France maremme, sappiatemi dire se la lingua nostra non par tale quale il vestito d’Arlec¬ chino !
BRINDARE. Poiché oggi com’oggi i pranzi succedono a’ pranzi, e i con¬ viti a’ conviti, e si banchetta a tutto spiano in modo da non dar un po’ di riposo alle mandibole, egli è naturale che dopo lo strippo si brindi; e però non sarà mica fuor di luogo di sapere BUROCRATIZZARE. Vedi quello che fu detto alla voce Burocratico nel quello che il dotto cav. Veratti scrisse Lessico, e aggiungi: su questa voce (Studj Filologici, E la gogna con qualche nerbata per Strenna pel 1883). giunta meriterebbero coloro, che da « Brindare. Far brindisi. Voce poco Burocratico hanno fatto questa gioja usata, dallo spagnuolo Brindar, e di verbo, e scrivono: per es.: « Questo questo dal germanico Bringen, por¬ anno le conferenze furono burocra¬ tare. Sarà molto bella e gustosa l'u¬ tizzate nel modo più infelice. » — sanza di Fare brindisi; ed intro¬ L’amministrazione tale burocratizza dotta in certi solenni conviti, potrà a tutt’ andare; intendendo dire, mi essere ancora di grande importanza immagino, che le Conferenze furono poetica e diplomatica. Ma per quanto regolate pedantescamente ; furono tenute in ristretti limiti; furono 0) Stinche diceansi le prigioni di Firenze rimpiccinite ; e che L’amministra¬ quelle per i debitori specialmente. Ora si può zione è miticolosa, seccante, bada far debiti a tutto spiano senza punto pagarli. ad ogni minima minuzia; non esce Cameracce, eran anche le prigioni.
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dalla solita 'pratica. Ma sì! togli il neologismo a certa gente, e sappimi dir che resta. BUROLISTA. In un cartello teatrale, attaccato per le cantonate di questa città (Firenze) nell’inverno 1883, si lesse, che i biglietti d’ingresso si ven¬ devano dal Barolista tal de’ tali. — Qua se ne rise; e un mio carissimo amico, ma capo ameno la su’ parte, scrisse al Capo comico facendogli sa¬ pere come qualmente il nome di chi vende i biglietti d’ingresso alle rap¬ presentazioni teatrali è Bullettinajo; e lo pregò di serbare pe’ suoi posti quella gemma di Burolista, figliuol legittimo e naturale del gallico Bu¬ reau, e adattarsi a parlare e scrivere un po’ italiano. Immagino che altrove Burolista sia voce comune; se non è, tanto meglio.
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e non vi basta? Ci avete anche Chie¬ suòla, voce nuova novissima; in que¬ st’ultimi tempi fu anche esteso a cat¬ tivo significato il primitivo di Con¬ sorteria, e neppur questo vi basta? Siete davvero incontentabili. Via, la¬ sciamo a ognuno il suo: agli Spagnuoii Camarilla, a’Francesi Cote¬ rie, e noi teniamoci in santa pace quelle gioje di voci qua su indicate, e coccoliamoci anche con la cosa si¬ gnificata.
CANALIZZAZIONE. Spesso sulle can¬ tonate si legge l’avviso, ripetuto poi da’giornali, che nella tale strada, nella tal piazza è vietato il passaggio a qualunque veicolo, perchè si esegui¬ sce la Canalizzazione dell'acqua po¬ tabile, ovvero la Canalizzazione del gasse, ecc. ecc. Avendo nella nostra lingua il verbo Incanalare, e non Ca¬ ndidare’, perchè quell’ in appunto ac¬ cenna all’azione del ridurre i fluidi ad andare per un canale; si desiderebbe sapere da’ nostri ingegneri se non abbia a dirsi e scriversi Inca¬ nalamento anziché Canalizzazione. Vero è che questa voce è registrata nel Vocabolario francese, ma forse CALIGINE. Non par vero, e pure egli per questo la dèe essere accolta da¬ è vero verissimo che « da molti (come gli italiani? notò il chiariss. prof. C. Gargiolli) e anche da taluno che ha studiato un CAPITARE. Ha i suoi significati, se¬ po’ più dell’abbiccì, sono spesso ado¬ condo la sua natura di verbo intran, perate 1’ una per l’altra le due voci assol., di Arrivare, Giungere, Venire Caligine e Fuliggine, che hanno oria un luogo, ecc., ma non ha quello di ginee significato tra loro diversi. Se Accadere e di Occorrere. Sicché ma¬ lamente dicesi, v. g. : In tanti anni i bravi giovanetti (Solo i giovanetti ?) non mi è mai capitato un fatto si¬ non vogliono far ridere il prossimo mile. — Quel che capita a me è cosa delia loro ignoranza, procurino di guardarsi per tempo da siffatti errori ; sempre strordinaria. — Sentite che e purché si prendano l’incomodo di mi capitò ieri alle Cascine; rettamente dèe dirsi : In tanti anni non sfogliare frequentemente il dizionario mi è accaduto mai ecc. — Quel che della nostra lingua (Che! fosser mat¬ accade a me è sempre ecc. — Sentiteti); di leggere con amore i nostri scrittori (Non quelli di questo pe¬ quel che mi occorse ieri alle Cascine. riodo, ve’!) impareranno un mondo CARNETTO. Finora c’ era bastata la di cose, e tra l’altre che la Caligine voce Taccuino per addimaadare quel è una Nebbia fitta, un denso vapore Librettino di fogli bianchi su cui col che esala dalla terra ed oscura l’aria, lapis brevemente si segna per ricordo e talora l’oscurità stessa, mentre Fu¬ qualcosa da dover poi fare, o dire, o liggine e Filiggine dicesi quella Ma¬ serbarne memoria; ma ora essa ha teria nera e spessa che lascia il fumo perduto tutto il suo pregio, e i par¬ attaccata su pe’camini.» (IlBorghini, lanti e gli scriventi la lingua dell’av¬ An. I, p. 386). venire le han dato le pere, e invece di quella ci han regalato la voce gallica, CAMARILLA. 0 che davvero occorre Carnet italianizzata in Cornetto: una far sì lungo viaggio, passando i Pire¬ vera sciupatura, da buttarsi, per far nei, ovvero navigando tanto mare, per la rima, alla spazzatura. farci prestar dagli Spagnuoli questa voce? Dio buono! Avete in casa Cric¬ CARROZZINO. Quel valentuomo che ca, Combriccola e Criocca, e, sven¬ fu il prof. Marc’ Antonio Parenti (che turatamente, con esse anche la cosa,
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per mera svista non so in qual luogo Vero, verissimo, specialmente del Lessico dissi che fu buon prete, quando si tratta di far comprare allo laddove avevo a dire buon padre di fa¬ Stato certi manoscritti preziosissimi, miglia); il Parenti, dico, in una delle statue e quadri unici di Raffaello, o di sue assennate Esercitazioni Filologi¬ Michelangelo; quando s’istituiscono che (n. 17), ragionò su questa voce ufizj per designate persone; quando così: « Carrozzino. Carrozza piccola. si fanno contratti pe’ quali poi oc¬ Menz. Sat. 7. E fa del grande Con corre pagare tre o quattro volte di lacchè con staffieri e carrozzino. più il valor vero della, cosa, ec. ec. Giunte Veronesi. — Uno spiritoso Ma la maniera Giocar di scherma, giornal torinese, parlando, a mezzo con la coscienza è un parlar figurato ; quest’anno (1861) di certo contratto chè se mai tu volessi la parola vera lesivo, nel quale s’erano illaqueati i che risponda a Carrozzino o Carroz¬ finanzieri supremi, lo chiamava un zoni serviti di Rigiro, di Truffa che carrozzino ; ma per ajutare l’intel¬ son le vere e proprie. ligenza di questa metafora presso i lettori di altri paesi italiani vi appo¬ CARTA. A questo tema nel Lessico neva la nota seguente : « Per i nostri aggiungi il seguente « fratelli annessi diremo, che noi della § « Sta tutto bene: convengo pie¬ « capitale chiamiamo carrozzino quanamente nella proposta; però la sa « lunque contratto rovinoso per una che non posso da me solo decidere : debbo sentire se mio padre accon¬ « parte e lucroso per l’altra. È ciò sente. E però ella la metta in carta.... « che i Toscani chiamano uno scroc« Impossibile! « chio, od anche un babbo morto, « Come impossibile? « tolto da’ contratti fatti da’ figliuoli * Sicuro va: come mai si può in¬ « di famiglia, da pagarsi dopo che il voltare le parole nella carta? 0 che * babbo sarà morto. » E in nota poi il le sono salacchini? Parenti aggiunse : « I Toscani dicono, « Ah! ho capito: lei vuol far la o dicevano, anche Trabalzo, Ritranburletta. Avevo a dire Scrivere, Sten¬ gola. Barocco, Baroccolo, ecc., ai dere, Esporre.... quali nomi, degni delle bolge infer¬ « Per l’appunto: ma non dubiti che nali, fa tra noi bel riscontro lo Strozzo, stasera metterò in iscritto la propo¬ onde ognuno intende la metafora ed sta, e domattina la l’avrà. » agevolmente riconosce l’origine. » L’avvertimento è opportuno perchè La voce metaforica Carrozzino è la frase è propria de’ bottegai, dei * una di quelle che ha fatto fortuna mereiai e de’ venditori di galanterie ; essendo oramai intesa in tutta Italia, per altro non posso negare che si perchè sventuratamente i carrozzini possa usare, come usano tante altre via via sono andati crescendo di nu¬ voci e maniere non proprie nè ele¬ mero non solo, ma sono stati fatti ganti. di tali stempiate dimensioni, che sono addirittura divenuti e sono di fatti addimandati Carrozzoni: questo è CENSUISTICO. Finora per indicare che un podere, uno stabile, un bosco quanto alla cosa. Quanto alla filo¬ e che so io era sottoposto ad un peso, logia poi l’Inzunnia (il P. Tanzini) sia in danaro, sia in natura, in prò nei descrivere Un grande spetta¬ di uno, e specialmente in prò d’una colo teatrale, appunto di ciò facendo Chiesa, di un Pio Istituto, ecc., si motto, scrisse: « Artigiani scioperati, diceva, Rendita censuaria, Podere gente povera che vuol divenir ricca censuorio, ecc. Ora questa voce non giocando di scherma; » frase che è piace più, e di Gensuario fanno Cenpiù compiuta ne’ versi del Giusti là suistico. Primieramente la termina¬ nel Brindisi di Girella: zione istico è nuova di zecca, e, se mai, va usata proprio quando non si può farne di meno; e qui abbiamo la Con mezzi onesti Barcamenandomi voce propria. Secondariamente noto Tra il vecchio e il nuovo, che, mutando mutando, arriveremo Buscai da vivere, a non raccapezzarci più nel fatto Da farmi il covo. della lingua. La gente ferma Piena di scrupoli, Non sa coll’anima Giocar di scherma, Non ha pietanza Dalla Finanza.
CERICOLTORE. Cerasolo si dice co¬ lui che estrae la cera e la manipola. CERICOLTURA. Vedi
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CERTEZZA in senso di Avvedutezza, Accortezza, Accorgimento è uno sva¬ rione, perchè altro è lo stato in cui si trova lo spirito, allorché non ha più luogo a dubitare, e altro è la Perspicacia, la Sagacità di giudicare, nel prevedere le conseguenze di un fatto. Sicché il prof. Ranalli (Am¬ massi, di Lett.Yo\. IL Lernonnier 1856) meritamente censurò quell’ epigrafe scritta in onore di un dottor di medi¬ cina, là dove dicea « per certezza di prognostici maravigliosi; » perchè il Prognosticare è tanto mai fallace che mal s’accompagna con la Certezza. Se non che l’egregio p. A. F. Gazzo mi suggerisce che l’usar Certezza per Accortezza, eco. è uno spagno¬ lismo scrivo scrivo, perchè gli Spagnuoli « usano Aderto, e tino, non« chè i verbi Acertar, Atinar che « corrispondono agli italiani Indovi« nare, Imbroccare, Apporsi bene, « Azzeccare e simili. » Ragione di più, dico io, di aver V occhio alla penna.
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mente Italianissimi si dlcon coloro che sono dello stesso sentire. Occor¬ rendo si può far capo a questa voce, e dire, v. g., in questa forma: L'autore di questo libro si dichiara troppo ita¬ lianissimo. — La carità di patria è cosa sacra, ma l'essere italianissimo poi sa di vizioso. Si può anche far capo alla voce Campanile, alla quale si dà figuratamente più esteso signi¬ ficato; onde Amor di campanile ,— Idee di campanile, ecc. Possiamo dun¬ que lasciare la parola chauvinisme a’ Francesi, e con essa anche la cosa significata. Vo’ intanto aggiungere che tal sen¬ timento esagerato in quanto ad una città o regione pur troppo ha la'sua voce. Di fatti qui in Firenze, come notò il Fanfani ( Voc. e Man. del par¬ lar fior.), « Cupolino suol dirsi di chi è affezionatissimo alla Cupola, cioè Fiorentino appassionato, e che null’altro luogo gli è caro se non Firenze, perchè Firenze suole spesso nomi¬ narsi dalla Cupola del Duomo. Es.: Eh ! lui gli è cupolino spaccato, e si imbuschera dell'Italia. » De’ Romani si suol dire che un tale è Romano de Roma {de così nella pronunzia Roma¬ nesca invece di di); di un Torinese, pel quale non c’ è altro al mondo che Torino, ho sentito addimandarlo vero figlio di Gianduia; di un Milanese vero Meneghino ; e forse così per al¬ tre città.
CHAUVINISME. In libri e in giornali spesso si legge, e anche spesso si sente dire lo Sciovinismo italiano, lo Scio¬ vinismo inglese, ecc. Si dice bene? Occorre far ricorso alla lingua fran¬ cese per significare quello che con tal parola intendono gl’italiani? Vedia¬ molo. Il Littré dichiara questa voce « sentiments du chauvin; » e poi alla voce Chauvin, spiega « Nom d’un per« sonnage de quelques dessins popu- CHELLERINA. È la *voce tedesca Kelluerinen, che vale Serva, Ser¬ « laires qui, exprimant des sentiments vente, Cameriera, e che è stata resa « d’un patriotismeaveugleet étroit au italiana per denominare quella Donna « sujet des succès et des revers de Napiù o meno giovane, e più o meno « poleon 1/ est devenu le nom de ammaliziata che nelle botteghe da « celui qui a des sentiments exagécaffè, nelle Birrerie, e nelle Trattorie « rés et ridicules de patriotisme et de o ne’Ristoratori attende a servire gli « guerre. » Dunque il significato della avventori: con la novità della cosa parola è quello di denotare un sen¬ non nostra nè secondo i nostri co¬ timento esagerato di amor di patria, stumi hanno introdotto anche la voce che divien ridicolo in quanto che ogni corrispondente. Noi però abbiamo la cosa oltre il giusto segno cade nel ridi¬ voce propria per tali persone, ed è colo. Or bene un sentimento così esa¬ Tavoleggiante, la quale come pel ma¬ gerato di sè e delle loro cose a me schile può bene ancor usarsi pel fem¬ pare che non hanno gli Italiani; anzi minile, e dire. v. g.: Nel Caffè La loro si fa l’accusa di essere troppo Rosa Bianca hanno messo le tavoleg¬ facili ad accettare usi, costumi, ve¬ gianti per richiamo. — Quella ra¬ sti, lingua, a scimmiottare insomma gazza eh’ è lì, è una tavoleggiante gli stranieri, e specialmente i Fran¬ della trattoria II Giglio. Mi par dun¬ cesi, salvo che in questo. Vero è però que a me che la voce tedesca non ci che o per qualche eccezione manifesta¬ servi davvero. tasi, o per sentimento tutt’altro che patriottico, e quindi con significato ir¬ CIRCOLARE, verbo. Vedi il Lessico risorio, fu coniata la parola Italianis¬ a questa Voce, e aggiungi : simo per denotare appunto alcuno di § « Io circolerò tra pochi giorni sentimenti esagerati, e più comune¬
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un quistionario » ci è toccato leg¬
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il piano più lungo, si potrebbe dir anche Greppina. La diversità mini¬ ma nella forma non dovrebbe por¬ tare una diversità di voce quando la non è necessaria; e pure!...
gere in una circolare spedita di To¬ scana. Questo uso attivo dei verbo Circolare per Iscrivere (e anche Spe¬ dire) una circolare, non potè essere preveduto da’ compilatori del Lessico citato. Lo addito loro per la terza CLARINO. , Anche nel linguaggio musi¬ edizione dall'utile loro opera. » Così cale (si dirà da alcuno) si spropo¬ l’egr. cav. Veratti negli Studj Filol., sita?— E come! Sentite quel che dice Strenna del 1882. su questa voce il valente sig. G. A. Questo badiale sfarfallone, eccolo qua Biaggi nella Nazione, An. XXV, n. 282, bello e registrato, egregio sig. profes¬ del 9 ottobre 1883. « Due o tre setti¬ sor Veratti. No, esso non fu notato nel mane sono, annunziando sotto la ru¬ Lessico, perchè questo mostricino non brica Arti e Teatri, il concorso al po¬ avea fatto ancor capolino; e i com¬ sto di sonatore ed insegnante di Cla¬ pilatori non avrebbero mai potuto rino nella Banda Artiera (ved. questa prevederlo, perchè fidarono sul buon voce) di Scliio, noi, in parentesi, absenso, ma chi si fida resta ingannato, biam domandato : Clarino o Clari¬ dice il proverbio. In quanto poi al netto? E giorni sono un gentile ano¬ luogo della nascita dello spropositato nimo di Venezia ci scrisse: « Qui da Circolare, la guardi bene se, benché « noi e in quasi tutta la provincia il luogo sia stato in Toscana, il « veneta il dire e lo scrivere clarino babbo non sia nato e cresciuto al¬ « per clarinetto è d’uso generale. Non trove. Ci piove qua tanta mai gente! « altrimenti che a Schio, s’è scritto « e stampato clarino per clarinetto « anche pei concorsi aperti dal nostro CIRCOSTANZA.. Il suo significato pro¬ « Liceo Marcello. Ebbene è un erprio è quello di cosa Stante intorno, « rore? Un grave e grosso errore? » di Luogo contiguo, e per estensione « Non è un errore, rispondiamo, nè quello di Cosa accessoria, di Cosa grave, nè grosso ; ma è un errore ; e che ha relazione con un'altra ; ma l’uso di Venezia e della provincia ve¬ non ha punto il significato di Occor¬ neta, tuttoché generale, non può giu¬ renza, Bisogno, Caso, Necessità. Sic¬ stificarlo in nessun modo. ché non è regolare il dire, v. g.: Egli « L’errore sta in questo, che que’ mi ha soccorso in ogni mia circo¬ due vocaboli significano due strumenti stanza. — Fatevi carico delle mie musicali diversi. Giovanni Cristoforo circostanze, ecc. Però gli esempiai Denner (valente fabbricatore di stru¬ vociano: « Ma il Pallavicino.... » Sì, menti a fiato, che fiorì a Norimberga o miei riveriti Signori, il Pallavicino negli ultimi anni del secolo XVII e fu Cardinale di Santa Madre Chie¬ ne’ primi del XVIII), togliendo a per¬ sa; scrisse la Storia del Concilio di fezionare il rozzo Chalumeau, di per¬ Trento; scambiò alle due parole i fezionamento in perfezionamento, e loro significati: insomma tutte que¬ senza quasi avvedersene, come affer¬ ste cose sono note anche a’ muricióli; mano i suoi biografi, riuscì a farne ma forse perchè e’fu Cardinale s’ha uno istrumento affatto nuovo ; cui a stabilire che quello che fece, o per dette nome, desumendolo dalla tem¬ isvista, o per abuso abbia a esser pra superlativamente chiara della sua legge contro la naturai legge della sonorità, di Clarinetto. Il nuovo stru¬ lingua? Vedi Occorrenza.. mento venne universalmente accet¬ tato ; e con lo strumento il nome. Il CISLONGA. « Tal voce è un orribile fatto dell’accettazione universale do¬ gallicismo, anzi è una sciocca corru¬ vrebbe bastare, crediam noi, a qua¬ zione della Chaise longue francese. lificare l’alterazione, di quel nome, Dico sciocca, perchè non volendo dir come arbitraria, oziosa e inopportuna. altro Chaise longue che Sedia lunga, Ma c’ è di più. non so perchè anche noi non s’abbia « C’ è, che molto prima dell’inven¬ a dir Sedia lunga, e s’abbia a usar zione del Clarinetto, ed egualmente invece quella stroppiatura nè fran¬ per consenso universale, il nome di cese, nè italiana. » Così osservò, e Clarino è stato dato alla tromba di¬ bene, il Fanfani; se non che questa ritta ed a squillo, per distinguerla specie di sedia, essendo della forma dalla tromba propriamente detta. In stessa di quella detta Agrippina, e molte partiture, in fatti, quelle trombe corrottamente Greppina, salvo che ha, si trovano designate col nome di A rlìa. Giunte.
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■Clarini (e talvolta Clarine, e Chia¬ o Stanzone ; sicché la voce Club non rine). ci serve per nessun verso. Ma sì, « Non si tratta, ripetiamo, di un l’hanno anche messa nelle iscrizioni !... errore nè grave, nè grosso, ma per piccolo, ad quid ? Per rendersi sin¬ COLTURA. Il Fanfani nel Vocabolario golari ? o per risparmiare una sillaba ? de’ Sinonimi dichiarò che « Dovendo « Dal momento che tutti i di^ioporre un divario tra Coltura e Cul¬ narii musicali, e specialmente gli stra¬ tura, potrebbe dirsi, che la prima si nieri, registrano sotto Clarinetto lo riserba a significare quella de’ campi strumento del Denner, e sotto Clade’fiori ecc , e la seconda quella me¬ vino la tromba a squillo, è facile ca¬ taforica dell’ingegno, la quale non si pire che Fuso improprio del vocabolo, sostituirebbe con la voce Coltivazione, può essere causa d’incomodi e ridicoli come si può far di Coltura ; benché equivoci. » per altro la Coltivazione si riferisca Benissimo, benissimo ; le son parole più specialmente alla teorica e all’atto d'oro queste qui; e le ho riprodotte, del Coltivare, e Coltura sia il risultato perchè sono conformi ai principi propu¬ di essa. » Essendo questo il signifi¬ gnati nel Lessico e in queste Giunte, cato della voce Coltura è egli lecito e perchè in molti Vocabolarj della domandare se sian regolari, o pur nostra lingua è registrato che Cla¬ tanti spropositi madornali le nuove rinetto e Clarino sono la stessa cosa ! voci composte di Pescicoltura, à\ Pol¬ licoltura, di Bachicoltura, e peggio CLUB. Di questa voce fu trattato nel ancora di Ostricoltura, e peggio che peggio di Cericoltura? I pesci, i polli, Lessico; qui vo’ aggiungere soltanto due esempi della voce, che adoprai bachi, le ostriche, la céra o che son rono i nostri antichi per nominare forse cavoli, rape e cose simili che appunto un luogo siffatto di riunione si seminano, si piantano, e si colti¬ vano per i campi? Quando si parlava per onesti e leciti divertimenti. Fa¬ attendendo a dir propriamente quel mose (Intendiamoci ve’; famose per che si diceva, i polli, i pesci e i ba¬ coloro che studiano e leggono le sto¬ chi si allevavano: onde Allevamento rie nostre, e i libri de’ nostri anti¬ de' polli, ne’pollaj; Allevamento de’ chi scrittori). Famose, dico, sono le pesci e delle ostriche, (e non ostri, due Compagnie o Potenze, come alche vuol dir tutt’altro) ne’vivaj ; Al¬ lor si diceva, de’ Piacevoli e de’Piatlevamento dei bachi nella bacherfa telli ; la storia delle quali fu scritta o bigattaja (Lambruschini), e la céra da Giulio Dati nel libretto intitolato poi si estraeva dal favo. Oggi poi, « Disfida di caccia tra i Piacevoli tempi nuovi, lingua nuova, ossia e Piattelli. ■» Firenze, per il Ma¬ spropositata. E dire che si spendon gherà, 1824. Ivi a pag. xxvii della pre¬ tanti e tanti quattrini a scuole, a fazione è riprodotto un ricordo tolto istituti, a ginnasi, licei, et similia da un Diario manoscritto che dice co¬ per averne que’ be’ frutti che accer¬ si : « Piglio questo ricordo ad onore tano le relazioni annuali su gli esami ! de’ Cacciatori Piacevoli, poiché la sera Poveri miei quattrini ! del di 6 novembre 1661 venne alla loro Stanza il sereniss. Arciduca d’Inspruch, e si compiacque non solo di COME. « Alcuni si trovano imbrogliati, essere ascritto al libro della loro Com¬ nè sanno risolversi se debba dirsi: pagnia, ma vi si scrisse di proprio Come tu o Come te ; Come me o Come pugno. » E a pag. 24 il Dati: « Ma io. Certi precettori insegnano pariveggendo di poi li Piacevoli starsi menti cotali regole cervellotiche, se¬ quieti che così appariva, mentre che condo le quali, in certi casi si do¬ facevano segrete consulte, delle quali vrebbe dire anche Come io ; così per es.: Fate com’io qualche volta. Stia non si era scoverto l’ultima delibe¬ razione, mandarono Roderigo Alidosi, certo lo studioso, che se alcuno di¬ cesse o si scrivesse: Fate com’io qual¬ e Bettino Ricasoli allo Stanzone dei che volta, farebbe ridere. Non si nega Piacevoli, acciò sotto colore di proi¬ che, in certi casi, gli antichi e i bire la radunanza, gl’irritassero a fare loro imitatori pedanti non dicessero li primi movimenti di scoperta guer¬ qualche volta Così com’io e simili; ra. » Veggano dunque i nostri con¬ ma la proprietà della lingua, e l’uso cittadini che per indicare la somma dei Socj, c’ è la voce bella e italiana comune accettò ora solamente il Come me. Come te, Come lui in ogni caso, di Compagnia, e che il luogo dove e il dire altrimenti parrebbe o lezioeglino si radunano, ben si dice Stanza
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saggine o pedanteria. » Così il Fanfani, e disse bene. COMMERCIO. Dicono con isgarbata frase Commercio epistolare, o Com¬ mercio di lettere, scambio della bella e buona voce Corrispondenza ; il per¬ chè ognun può da se conoscerlo ba¬ dando ai significato della voce Com¬ mercio. Ripeto che è sgarbata ma• niera, ma non po’poi da scomunicare chi, non la guardando tanto pel sot¬ tile, volesse usarla. COMPIEGARE per Inchiudere, Alli¬ gare, Unire, Aggiungere una lettera o altro scritto dentro un’altra è spesso e volentieri usata nelle provincie del mezzogiorno. Così per es. : In que¬ sta mia vi compiego, o troverete com¬ piegata un’ altra per il Presidente. — La fattura la compiegai nell’altra mia, ecc. Il verbo Compiegare non è finora nel Vocabolario, e per un pezzo non ci avrà posto, perchè per tirar Piegare al significato di Acchiu¬ dere, Alligare, ecc., ci voglion gli argani. Vedi Accludere. COMPLEANNO. Gli Spagnuoli dicono Compleannos il giorno anniversario della nascita di uno, quello che per noi sarebbe II giorno natalizio. E vero che la voce è di uso comune : ma è pur vero che da non pochi la si pronunzia Compleannos per ser¬ barle la sua origine. Noi dovremmo smetterla addirittura, pensando eh’ è un residuo della nostra servitù.Giorno natalizio, Giorno genetliaco ci ba¬ stano. Per es. : Dotnani è il giorno natalizio della mia figliuola. — Il giorno genetliaco del Re certo si farà grazia a molti condannati. CONDURRE. Non ebbe mai il signi¬ ficato di Dirigere, Amministrare, Possedere e simili; sicché si erra di¬ cendo per es. : Quella bottega è con¬ dotta dal tal de’ tali. — Francesco conduce la tipografia II Giglio, per¬ chè la tipografia e la bottega non sono mica portate qua e là a spasso. Sicché rettamente va detto: Il tal de’ tali amministro (d’onde Ministro) quella bottega. — Il Landi dirige la Tipografia L’Arte della Stampa. CONFERENZA. Se Conferire vale Co¬ municare altrui le proprie idee, Trattare di un argomento con altri, o perchè alcuni pulirnanti hanno a fare il viso brusco quando sentono o leggono, per es.: Oggi il professor Ri-
CO gogolo farà una conferenza sopra il miglior modo di coltivar le patate. — Domani a sera nel Circolo Filo¬ logico l’avv. Lucherino farà una con¬ ferenza su’ Castelli di Val di Strulla ì I sullodati signori pulirnanti si com¬ piacciano di aprire un Vocabolario della lingua italiana, cerchino della voce Conferenza, e la troveranno di¬ chiarata per Discorso o Discussione sopra un argomento di scienza o di religione recitato dalla cattedra o dal pergamo; e poi mi sappian eglino dire, perchè la voce Conferenza è da scomunicarsi co’ ceri gialli, quando la è fatta non da un prete o da un professare, ma da uno scienzia¬ to, da un avvocato, o da un lette¬ rato, o letteruto; non gratis, ma a pago; non da sul pergamo o dalla cattedra, ma da su una predella e con un tavolino innanzi coperto da un tappeto verde? Convengo che sarebbe più propria la voce Lettura, come si era cominciato a dire, e come al¬ cuni difatti tuttora dicono, perchè ap¬ punto in tali occasioni il discorso, già scritto, si legge da sur un quaderno agli uditori. E poiché nil sub sole novum, Anneo Seneca ci fa sapere che Pollione recitava al pubblico i suoi scritti (reci/ationes) ; è che Labieno, lingua tabana numero uno, le chiamava declamationes (1). Sicché, se egli è desiderabile che per maggior esattezza di linguaggio si dicesse Lettura, o Lezione quel Trattenimento, o Discorso sopra un argomento già prefisso, non si dèe gridar po’ poi la croce addosso a chi usa Conferenza. — Magari Dio fosser tutti così gli spropositi di lingua! CONFERENZIERE. Essendoci Confe¬ rente, sa non piace la voce di Lettore, mi pare che gli si faccia torto non usandolo sostantivamente; come per es. : Il conferente domani a sera sarà il signor Lucherino. — Il conferente ha molta grazia nel discorrere ; per (1) Pollio Asinius numquam admissa multi tudine declamavi!; nec illi ainbitio in studii's defuit : primus enim omnium Romanoruin advocatis hominibus scripta sua recitavit, et inde est quo J Labienus, homo mentis quarn lingua amarioris, dicit : ille triumphalis senex àxpoàasic suas [id est declamationes) nunquam popuìo coinmisit: sive quia parum in illis habuit fìduciain, sive — quod raagis crediderim — tantus orator inferius id opus ingenio suo duxit, et exerceri quidem ilio volebat, gloriari fastidiebat. Annsei Seneca Oratorutn et Rhetorum Senten¬ tix, etc. Lipsie, 1872, Lib. IV excerpta coutrov. in prcem.
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preferirgli invece la voce nuova Con¬ ferenziere, che non ci bisogna. Quanto poi a Conferenzajo, o questa voce sì che davvero la ci bisogna, e però ci sto anch’ io.
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ferenze, Mitingi, Gare et similia, ne ride saporitamente, e ne bolla i componenti e i promotori co’ nomi di Congressai, di Conferenziai, Mitin¬ gai, ecc. Seriamente parlando, io non ho finora altrimenti sentito dire se non : Quegli è uno del Congresso. — Lei è tra quelli del Congresso. — È un componente delle Conferenze pe¬ dagogiche; ma Congressista in bocca a’ ben parlanti non 1’ ho sentito. *
CONFORTO. Su questa voce vedi il Lessico. Or ci ritorno su per confer¬ mare quello che ivi fu notato, perchè tanto oggi se ne abusa, e per mostrare come la stessa cosa bene e propria¬ mente sapevano dirla i nostri antichi. « Ma ben proveddero alcuni dei CONQUISTA. Il significato di questa principali Piattelli all'avversità del voce è quello di Acquistare, Far sua tempo, e meglio che far potevano; qualche cosa con la forza delle armi, perciocché a Quinto in villa di Luca ovvero altrimenti contrattando, la¬ Torrigiani alloggiarono una quantità sciando da parte il significato metafo¬ di quei Filanti, e a Sesto, luogo di rico familiare. Ora un dipinto qualun¬ Bardo Corsi, fu non solo gran numero que, sia anche buono, è una conquista di nobiltà, ma ancora molta gente dell’arte ; una memoria archeologica, bassa di fila con comodo, e grato un opuscolo sur un punto di storia, albergo, delizie e ricreazioni di risto¬ un librucciaccio di versi, un roman¬ rare la passata noja, e fatica dell’af¬ zacelo et similia, è bandito a’quattro fannoso cammino per la pioggia con¬ venti una conquista della storia, o tinua, non vi mancarono ; anzi in que¬ della letteratura, o dell’archeolo¬ sti luoghi da ogni stanchezza loro gia, ecc. Son colpi di gran cassa, e presero agiato e dolce riposo e mas¬ nient’altro, del rifatto Secento. La¬ simamente alla villa del Torrigiani. » sciamo le conquiste a’conquistatori ; Così scrisse Giulio Dati, vissuto nel se¬ e noi serviamoci delle parole proprie colo XVII, nella Disfida di caccia tra e occorrenti. V. g.: La memoria del i Piacevoli e i Piattelli, Firenze per prof. B. ha chiarito bene quel punto il Magheri, 1824, a pag. 70. Uno scrit¬ controverso di storia. — La memo¬ tore del secolo XIX, specialmente della ria archeologica del prof. C. ha ri¬ seconda metà, invece delle parole « co¬ soluta la quistione circa alle terme di modo e grato albergo, delizie e ricrea¬ Agrippa. — Di quel romanzo si van¬ zioni di ristorare, » e poi invece di taggia di molto la letteratura, ecc. « agiato e dolce riposo » avrebbe detto Non torna bene il dir così? all’inglese, « ogni conforto » e festa! CONTESTABILE. Questa voce che nel CONGRESSISTA. Poiché ogni anno là Vocabolario è registrata solamente nell’autunno come alle prime acque come sostantivo, altro significato non sbucan fuori i funghi, così qua e là ha se non quello di dignità, di uffiper l’universo mondo si radunano Con¬ ziale; ora ne han fatto un aggettivo; gressi scientifici, letterarii, peda¬ e vada pure; ma usarlo per Incerto, gogici, e.... d’ogni genere. Per de¬ per Poco credibile, per Meritare poca nominare i Componenti di tali ra¬ fede, e una pàpera madornale, perchè dunate hanno coniato la voce Con¬ la Contestazione, il Contrasto, la Con¬ gressista. Il prof. Veratti, che ha buon troversia, non ci hanno punto che ve¬ naso, mise in quarantena questa voce, dere. Sicché il dire, per es.: Quel che e bonariamente domandò: « Vorrem¬ mi dite è contestabile. — Sissignore, mo sapere se questa denominazione Gigi mi assicurò di aver pagato il abbia fatta fortuna in Toscana; non debito, ma la sua parola è contesta¬ tra le schiere de’ giornalisti, ne’quali bile ; fa sorgere l’equivoco, se Con¬ non riconosciamo nessuna autorità in testabile così adoperato accenni a con¬ fatto di lingua, ma presso del vero trasto o a incertezza ; onde è neces¬ popolo; parendoci che all’orecchio to¬ sità, che sia a quest’aggettivo lasciato scano più che Congressista avesse a il significato che gli viene dal verbo sonar meglio Congressa.jo (Studi Fi¬ Contestare, e fermi lì. lologici, Strenna pel 1881) » Per quanto io sappia l’egregio Fi¬ CONTRARIO. Il modo avverbiale Al contrario vale L’opposto, Il rovescio, lologo non si è mica ingannato: chè così per es.: Si mise il mantello al il vero popolo vede e nota quali sono contrario senz’accorger sene, ed uscì i frutti di tutte queste lustre, di tutti fuori. — Al contrario di quello che questi aggeggi detti Congressi, Con¬
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io gli avevo detto ieri, me lo vidi tra’ piedi. E sta bene ; ma sta male dicendo, come pur troppo, alcuni, e non pochi ve’, oggi fanno. Per es.: Chiesi al fa¬ miglio i guanti, e lui al contrario mi portò il portafogli. — Mandai a Gino un mazzo di tordi, e la donna sbagliò l'uscio, e al contrario li portò a Bista. In tali casi occorre In vece; In cambio. Chi poi non voglia dar retta, faccia pure il piacer suo, chè oggi com’ oggi non stonerebbe, E quanto parla peggio ò più lodato.
CREMARE. Essendo stato rimesso in uso 1’ abbruciamento de’ cadaveri, i fautori di esso hanno creduto qui tra noi di non servirsi del verbo Bruciare, ma invece son corsi al latino Crema¬ re, senza badare al rischio d’indurre in equivoco la gente, che di latino non sa, coll'intendere che i poveri morti sono ridotti a crema! I nostri vecchi, che volevano essere italiani in tutto e massime quanto a pro¬ prietà di parlare, sentite come dissero. Andrea da Barberino Storia di Ugone d’Avernia. Voi. I, pag. 304, Ed. Ro¬ magnoli, Bologna: « E ritornaronsi poi nel palazzo, e puosonsi a man¬ giare in grandissima festa, e per tutta la terra fu fatta grande allegrezza, e’ morti furono tutti consumati col fuoco e chi soppellito ». Ciampolo di Meo degli Ugurgeri nell’Eneide di Virgi¬ lio volgarizzata, Firenze, Le Monnier, 1858, pag. 188, tradusse l’episo¬ dio di Miseno così: « Nientemeno i Trojani sempre piangevano nella riva Miseno, e allo ingrato cenere facevano l’ultimo officio. In prima fecero e com¬ posero la pira grande grande.... E ardono (il crematur di Virgilio) molto incenso comulato nell’arpata, e molti vasi d’oleo. E poi che il corpo fue di¬ sfatto e cessoe la fiamma: lavaro le reliquie col vino e le bibule faville, ecc. » E il Caro (Eneide, Libro VI, pag. 258, Ed. Barbèra) elegantemente questo stesso episodio volse così: Poiché fu pianto (Miseno) in una ricca bara Lo collocaro, e di purpuree vesti, De’ suoi più noti e più graditi arnesi Gli feron fregi e mostre intorno. Altri (pietoso e tristo ministero) Il gran.feretro agli omeri addossarsi; Altri, com’è de’più stretti congiunti Antica usanza, vólti i vólti indietro, Tenner le faci e dier foco alla pira; E gran copia d’incenso e di liquori E di cibi e di vasi ancor con essi. Siccome è l’uso antico, entro gittàrvi. Poiché cessar le fiamme, e* incenerirsi Il rogo e il corpo, ecc.
CR Dunque i nostri antichi volgarizza¬ rono il verbo Cremare con Bruciare, Consumare, Disfare, Ardere, Ince¬ nerire, secondo che era la cosa che si dava fuoco: da noi la si cremai Per allietare un po’ la materia, e an¬ che per vie più mostrare che il po¬ polo vuol sempre rimanere, come si dice, ne’ suoi cenci, e di forestierume non vuol saperne una saetta; mi sia permesso di riprodurre qui una sce¬ netta appunto sulla Cremazione, ‘die nel novembre passato, nella ricor¬ renza della Commemorazione de’ De¬ funti, pubblicò in vernacolo un faceto e brioso giornaletto di qui, la quale, 10 volgerò in lingua, perchè sia me¬ glio intesa; versione per altro faci¬ lissima e senza alterazioni, perchè il vernacolo non differisce dalla lingua se non in qualche storpiatura di pa¬ rola. Dunque, due giovanette eran là su ai Monte alle Croci e andavano tra loro discorrendo sulla tassa un po’ forte che si riscote per essere sep¬ pellito lassù. « Perchè non vi fate cremare? » dice un signore che aveasentito il discorso. « Ma che ha egli quel coso? Tu non senti Nunzia; e’ci vuol far cremare ! « Non l’ha poco il muso di crema! « Sapete che cos’ è la cremazione ? « L’ è quella che fanno i caffettieri nell’ estate. Nojaltre si chiama sor¬ betto! « Ma che sorbetto ! Un diavolo che vi pigli. « Lei la pigli il diavolo. Guarda bellino! Neanche se gli si fosse dato noja. « La cremazione si fa in apposito forno. « Venite via, donne! Vo’ non sen¬ tite che gli ha dato balta il cervello? E’ vuol far la crema in forno ! « Non capite niente. Voglio istruirvi. 11 forno è un ambiente dove s’intro¬ duce il morto.... « Sicché da morti c’infornerebbero? « Appunto così. « Da’ retta : va, e’ ci ha presi per chiffelli! Ma la non sa che gli disse la dama al damo? Tu mi pari un bel babbione. « S’io ti sposassi ! rispose lui. « To’ ! che le sa anco lei queste cose ! « Tu non vedi che gli è un merlo che cerca il core, » disse la Nunzia all’amica; e costei : « Ma l’ha fatta bassina! Io ce l’ho, ma non per dargliene a lui. « No. Ascoltate. Quando la salma
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è entrata nell'ambiente si accende il ga-sse, e il corpo brucia. « Madonna! chi sa che sito! « Nessun odore cattivo. Allorché il caidavere è bruciato, i parenti pren¬ dono la cenere, e se ne vanno. « E’ sarà un bel lavoro, ma non mi svaga punto. Soltanto l’idea di doventare un rosbiffe la mi sconvolge le budella. « 0 lei che è di quelli che vanno all’ambiente? » domandò la Nunzia. « Sicuro. « Allora può girar lirgo. « Non avete senso comune, » rispose lui a tale intimazione; ma colei botta e risposta: « La 1’ ha tutto lei il senso ! » e l’al¬ tra cui non moriva mica la lingua in bocca rintostò: « Ma no' altre non ci coce, e l’am¬ biente la se lo può friggere ; * e, dan¬ dogli la baja, riprese la Nunzia: « A rivedello, sor Ambiente! »
CU M. Buoni, ragazzi! A lei: via, sen¬ tiamo. S. 2. Dagli foco! S. 1. Ecco, io dico così.... S. 3.Sputò, tossì, E poscia a dire incominciò così. S. 1. Sor Maestro! La vede . . . M. Tira via: non dargli retta. S. 1. La voce Mente, tra gli altri suoi significati, ha pur quello di Me¬ moria sicché quando diciamo Im¬ parare a mente, e così in tutte le altre locuzioni simili formate con la vocè Mente, s’intende la Memoria; cioè quella facoltà per mezzo della quale l'anima conserva e ridesta in sé stessa la ricordanza di checchessia. S. 3. Sapevamcelo, disser que’ da Capraja. M. Allora dica lei, sor Censore. S. 3. Io dico che ben si pone Mente per Cuore, e valga solo l'esempio del primo verso della Canzone di Dante: Amor che nella mente
CREMAZIONE. Vedi Cremare. Il risultamento del ridurre in cenere, ita¬ lianamente Incenerazione, Inceneramento, Arsione, Abbruciamento, tengon luogo di quel verbale di natura non italiana. Così, per es.: Ieri si eseguì Vabbruciamento del cadavere del povero amico. — Lanceaerazione del cadavere sarà domani. CUORE. — Imparare a cuore. Sarà meglio che io qui riporti tal quale un dialoghino che su questo argomento sentii già è qualche tempo, fare tra un maestro e alcuni suoi scolari. Maestro. Ragazzi, badate, a non più Imparare a mente la lezione, ma sì bene Imparatela a cuore. Scol. 1. 0 che la dice, signor mae¬ stro? M. Dico quello che uno scrittore, ma di que’ di cartello ve’ ! scrisse non è guari, e che altri, imitandolo, ora ripetono. S. 2. Eh, non basta dire, ma biso¬ gna dir bene ! S. 1. Ed è italiano questo signore? M. 0 come c’ entra questa do¬ manda ?
Questo Se viziare, egregio Professore, non è roba giovane , ma è più vec¬ chia del primo topo, e in pari tempo è fresca come ruta, perchè la roba cattiva, o in un modo o in un altro, trova sempre chi la svecchia, se la crogioli e la tenga in onore. I soliti difensori delle cause spallate certa¬ mente anche qui diranno ; « 0 per¬ chè da Sevizie non si può fare Sevi¬ ziare? Perchè? Il perchè è questo; Sevizie è voce della lingua latina, la quale non ebbe Seviziare ma Saevire, d’onde poi Sevities ei ; e d’ una lingua morta si hanno a prendere quelle voci e quelle locuzioni che ha, e come le sono. Seviziare la lingua nostra non ha, sì bene Incrudelire, onde il Giusti scrisse nella Rasse¬ gnazione e proponimento di cambiar vita : A che serve incrudelir co’morti ? Farce sepulto.
C’ è anche Torturare, e figurata¬ mente Cruciare, Angariare, e se « Per l’appunto, codesto. altri. Non bastano tutti questi verbi? « Ma, veniamo all’ergo, se le piace. Alcuno domanderà : « 0 non si può « Ecco qua ; questo Sevire che si¬ usar Sevire? » Vedi questa voce al gnifica ? suo posto. « È voce latina. « Volevo ben dire io ! E, di grazia, che significa ? SEGRETERRE. Vedi questa voce nel « Incrudelire. Lessico. Per confermare l’osserva¬ « A che tanto latinorum se bastava zione ivi esposta circa l’abuso di que¬ usare la voce propria, che ogni festa voce francese, ecco come è deno¬ minato questo mobile nel Fior di del cristiano intende ? 0 che noi Virtù, Ediz. Pagliarini, XVII, 85. siam forse latini ! « Quando venne in su la mezza notte, « Mah ! Son gusti. « Nòe, nòe, chi scrive per il pub¬ l’angelo si levò pienamente e scon¬ blico, e vuol’essere inteso, dee usare ficcò un forziere, e tolse una coppa la lingua corrente, spicciola, e mas¬ che v’era entro. » sime poi i giornali.... « Che servono ad illuminare.... SEMPRECCHÈ. Vedi il Lessico e ag¬ « Sie, come prete Cujo, Che con giungi : di molti lumi facea bujo. » L'eg. P. A. F. Gazzo osservò: « Ma la regola così secca secca non per¬ Vedi qui sotto la voce Seviziare. suade, perchè si dice pure soprac¬ carta, soprannaturale , ecc. Questa eccezione è per molti causa d’ in¬ 'SEVIZIARE. Col titolo Un nuovo mo¬ ciampo. » La regola, per la quale non stro il bravo prof. Cerquetti scrisse
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si raddoppia la lettera c di sopraché, è quella esposta nel Lessico ; quella poi, per la quale le voci composte della preposizione sopra e anche contra raddoppiano la consonante del nome o del verbo che loro si unisce, salvo che se incominci con s impura, è tutt’altra (Ved. Fornaciari , Gram. dell1 uso modermo , Voi. I, part. Ili, Cap. X, §§ 4 e 11). L’uso buono, cioè quello de’ ben par¬ lanti ha fatto di ciò una regola di retto parlare ; regola che non ha forza per le voci composte con la preposizione contro. E però si dice bene Sopraccarta, Sopraccapo, So¬ praddetto, Sopravveste, ecc. e Con¬ traddire, Contraddizione, Contrap¬ peso, Contraccassa , ecc., e invece controprova, controscena, controsto¬ maco, ecc. Vi sono stati lessicografi o filologi che hanno dato norme di¬ verse attenendosi ad altri principii, ma pare che le loro dottrine non siano state molto seguite, e invece prevalga l’uso buono, del quale qua sopra è discorso.
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rarlo puoi, per es., dire : Se non ti sfranchisci , sappi che nel mondo non farai fortuna. — Poiché il mondo è di chi se lo piglia, e'biso¬ gna avventurarsi. SLANCIATO. Aggiungi a quanto è detto nel Lessico a questa voce il seguente § Dicono per es.: Quella donnina ha un bel personale slanciato. — Una donna così slanciata non mi piace davvero, ec.c. Slanciato è la versione della voce francese Elancè: noi per significare lo stesso, cioè Donna alta e di bella persona, si dice Bell'asta o Bell'asta di donna, di fatti il Pananti nel Poeta di Tea¬ tro III, 1, scrisse : Trovavasi fra quelle virtuose Una tal, la più bella asta di donna Che si possa veder con un par d’occhi. Io presi una passione, ma co’fiocchi.
Si dice anche altrimenti, v. g. Guar¬ da com'è sveltina quella giovinetta ; ovvero L’Ida con quel personalino così svelto innamora.
SFALCIO. E cominciato lo sfàlcio del grano. — In tempo dello sfàlcio ac¬ cadde uno sciopero Questo Sfalcio SOCIETARIO. Ma se lo dico io che fra è tutta roba di verso le parti setten¬ poco non ci s’intenderà più davvero trionali. A que’nostri cari concittadini davvero! Sociale, nel significato di facciam sapere, in primis, che Sfal¬ appartenente ad una compagnia, sa¬ cio non si sa di colore sia, perchè da pete voi la nuova? ha avuto le pere che esiste la lingua italiana non fu per detto e fatto de’ socialisti della mai vivo: poi , che è sempre vivo e lingua, e in sua vece eccoti bello e verde Falciatura, da Falciare , e scodellato Societario. Sicché non più si ha dire Capitale sociale — Tipo¬ finalmente che del grano, delle cigrafia sociale — Interessi sociali, vaje, del fieno, ecc. si fa la Mietitura o la Segatura. ma Capitale societario, Tipografia societaria, Interessi societarii. Ev¬ viva a’ nuovi riformatori ! SISTEMARE. Vedi il Lessico , e ag¬ giungi : E neppure torna questo verbo gal¬ SOGGIUNGERE. Il Vocabolario c’inlico per i nostri Pareggiare, Met¬ segnache significa Aggiugnere nuove tere in regola, Aggiustare, Saldare parole alle dette, Aggiugner cosa a i conti, ecc. Onde dicon male, v. g. cosa ; sicché il dire Le soggiungo ancora che andai, ecc., ovvero Sog¬ Col sarto ho sistemato il conto di parecchi anni. — Livio da me non giungo anche alla S. V., ecc. perchè ha avere nulla : da un pezzo fu¬ alla persona di chi si parla o si scrive rono sistemati i nostri conti. Il Si¬ non si aggiunge nulla. E però si dirà stema o Metodo qui non ci han pro¬ rettamente, per es.: A quanto ho prio che fare ; e però regolarmente detto finora soggiungo, ecc. Si ram¬ è da usarsi, secondo il caso, uno di menti la S. V. che oltre a questo, soggiunsi poi, ecc. que’ verbi qua su indicati. SLANCIARSI per Avventurarsi , SOLIDALE. Per colui che è obbligato a pagar una data somma o a far Sfranchirsi e simili è il francese altra cosa con altri, certo egli è me¬ s’èlancer. E però, lasciando a Slan¬ glio detto Solidario, come v. g. Deciarsi il suo proprio significato, a un bitor solidario — Obbligazione soligiovane timido, peritoso, per inco-
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daria, giusta il parere del Tommaseo , e di altri filologi, perchè la termina-1 zione degli aggettivi in ario signi- j fica provenienza o maniera di essere, j come ereditario, santuario, immagi- j nario, umanitario, ecc. Per altro ! Solidale oramai è di uso comune dal secolo passato in qua, e avendo preso ! posto alla predica, difficilmente si ! può le vario di lì.
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dell’avvenire, lasciate che se la póppino i caldeggiatori di quella lingua, e noi teniamoci contenti di dire : Ma questo, caro mio, è un concetto veramente strano. — Nel discorso il professore espose idee inattuabili. Ma aspettate un momento : il Giusti, a questo proposito nel sonetto 11 Duca Pelagrue scrisse di costui : E dice cose.... cose tutte suo.
SORTIZIONE. Dicono ; Oggi è la sortizione del lotto — È stato pubbli¬ SPECULARE. Dell’uso non buono, che cato l'ordine per la sortizione della oggi si fa di questo verbo, fu discorso leva — Non fui punto fortunato nel Lessico. Or qui aggiungo che, nella sortizione de' premii nella quanto a colui che cerca modo di far Fiera di beneficenza ; ma il verbale danari, come sarebbe adire per es.; Sortizione è nuovo di zecca ; non Il Ministro delle Finanze specula, mica della zecca legale vè, sì bene una nuova imposizione da sostituire di quella che lavora di contrabbando. al macinato. — In ogni Comune si E non solo lo dico io, ma lo dice an¬ speculano nuove gravezze, ecc., si che l’eg. prof. E. Bartoli, il quale può bene adoperare Escogitare, o scrisse così : « A cavar fuori nomi o pure dire col Segni (Storie Fioren¬ simili dalle urne all’effetto di distri¬ tine, Lib. II, pag. 336, Ed. Milano, buire uffici, o della leva militare, ci 1805) : « Avea egli in gran pregio serviamo di questa mademoiselle « tutti quegli uomini che sapevano tutta chic, tutta elegante de’ trip les « girandolare modi di far denari. * extraits del Pinaud ; certi grulli però Girandolare, a me come a me, mi i quali vorrebbero che ogni cosa an¬ parebbe il casissimo. dasse come a’tempi de’loro nonni, la guardano bieco , e rimpiangono le SPENDITA. Han coniata questa voce mani rattrappite dalla gotta di quella per indicare La Spendizione o Lo vecchiaccia di madonna Estrazione, *• Spendimento de’fogli di Banca falsi e io aggiungo, del barboggio, ma o della moneta falsa ; sicché la è roba sempre verde e fresco come ruta di da Codice penale, e però vitanda. Sorteggio. Così per es,,: Il tale è stato condan¬ nato per ispendita di moneta falsa. SPECIALISTA. Ora, per lo sminuzza¬ — Non son mica pochi i processi per mento delle scienze, dicon così colui ispendita di fogli di Banca falsi. Al che attende ad una determinata parte verbo Spendere bastan i due verbali della scienza, o disciplina ; come per qua su indicati. es.: Il professor tale è uno specia¬ lista per le malattie degli occhi. — Bisogna che tu senta uno specialista SPORTIVO. Bada, che non vuol dire Cosa che sporga o Esce fuori, oltre per il mal di stomaco. Il Tommaseo il limite, ma è un aggettivo fresco avvertì che, lasciando da parte il fresco tratto dalla voce britannica neologismo, di costoro si potrebbe Sport, facendo Notizie sportive, Se¬ dire : Gli speciali scienziati, Tale o rate sportive , Riunioni sportive, tale specie di scienziato. Veramente scambio di Notizie de’ divertimenti, a me pare che più ellitticamente Serate di Spasso, di sollazzo, Riu¬ si potrebbe dire a mo’d’es.: Pel mal nioni geniali, ecc. E poiché con le di stomaco e’bisogna che tu consulti Notizie sportive più specialmente in¬ un medico speciale. •— Nella facoltà tendono quelle concernenti alle Corse di medicina ci son due bravi dot¬ de’cavalli, o alle Gite, o Partite di tori speciali per le malattie con¬ caccia, mi parrebbe che il porre così tagiose. non sarebbe male. Ma va e fa inten¬ dere la ragione a chi non la vuole SPECIALISTICO. Questo nuovo ag¬ intendere ! gettivo ha dato il gambetto al vec¬ chio Speciale, Strano, Inattuabile, e però sentiamo spesso : Concetto , STAMPO. Presto, correggete il fa¬ moso verso La fè natura, e poi ruppe specialistico, Idee specialistiche, Ala stampa, perché questa voce ha zione specialistica. Essendo voce |
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mutato sesso, come accadde alla Reina d’Oriente che, essendo a cac¬ cia, un angiolo le disse : Subitamente alla Città ritorna, E con la sposa fa ciò ch’è mestieri, Chò tu se’maschio, per grazia di Dio, Ed hai ciò che bisogna, e poi sparlo.
Ma il caso è che la ha mutato non per forza soprannaturale, ma sì bene per dato e fatto de’parlatori a vànvera, che non sanno quali significati ha stampo; onde dicon Uomo di vecchio stampo, Cosa di nuovo stampo. — No, signo¬ rini belli ; se non vi piace sproposi¬ tare di proposito, avete a dire Stam¬ pa. Mano agli esempj. Il Doni (Pi¬ stolotti Amorosi p. 103) « Tutti i moti dell’huomo hanno laforma a stampa.» L’Allegri (Rime e Prose, Amsterdam, p. 31) « Servono per lo più a’ mo¬ derni baccalari i poeti della migliore stampa ad allungar la vita de’ nomi loro nelle bottiglie del tempo. » 11 Ricciardi, Lo Sposalizio fra le tombe, At. II, se. 21, al servitore che aspetta in un luogo fissato gli amanti per fuggire insieme, fa dire: « Povero padrone ! Che razza di fratellini della stampa vecchia! » E basti questo. STESSO. Vedi Medesimo qui e nel Lessico. STOCK. Vedi il Lessico e aggiungi. I nostri scrittori d’Economia, dimenti¬ chi forse delle voci Partita, Partitina, Provvista di merci, derrate e che so io, tutte vive e italiane , ri¬ corsero alla lingua inglese, e presero Stock, ripetuto poi pappagallesca¬ mente dagli abboccatutto etsimilia. Onde dicono : Ci ho un bel stock di seta. — Ho venduto stamani uno stock di baccalà,. — In questi giorni Neri ha ricevuto parecchi stock di derrate. Vi par regolare il dir così ? 0 non sarebbe tanto meglio il dire : Ci ho una bella partita di seta. — Il fondaco di Neri in questi giorni si è provvisto di molte derrate, o pure Neri ha fatto provvista, ecc. ? A me parrebbe di sì : e a voi ? SU. Lettore, dà un’occhiatina a quello che fu scritto nel Lessico su questa preposizione specialmente nel §, e poi per contentino ti sia caro di leggere questo dialoghetto del prof. Cerquetti, il quale ti fa toccar con mano quanta fiducia s’ ha a porre agli esempj ; e però sappigline grado. Il dialoghetto
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fu edito nel n. 6, An. VI del gior¬ nale La Sentinella del Musone, ed ha per interlocutori Giovannino e il suo Babbo. Giov. Sandrino mi ha detto che, secondo il Lessico dell’infima e cor¬ rotta italianità, è condannato il dire per es.: su di una torre, per su una torre ; e seco lui, per con esso lui. — È vero ? Babb. Sì, e la condanna è giustis¬ sima, benché ce ne sia qualche esem¬ pio ; ma l’esempio non fa legge con¬ tro la ragione. 0 che cosa preten¬ derebbe il tuo Sandrino ? È ancora, si può dire, a’ fuscellini là nel Liceo, e vuol metter bocca sull’opera di due valentuomini ? Giov. Veramente Sandrino non ha censurato nulla: mi ha osservato soltanto.... Babb. Ah, ti ha osservato.... Giov. Ho errato, La ha ragione; mi correggo subito. Sandrino mi ha fatto osservare che contro la condanna data dal Fanfani e dall’Arlia, sta la Vita di Benvenuto Cellini e l'Episto¬ lario di Galileo Galilei. Babb. Impossibile, impossibile. Giov. In prova e’ mi ha dato que¬ ste due schede. Di grazia, le legga. Babb. Impossibile , ti ripeto ; ma leggiamole pure : « Erasi messo in su di una sedia e dormiva. » Cellin. Vit. 106. (Ediz. Crusc.). * Fui su¬ bito presentato dal Commissario a monsignor Vitrici Assessore, e seco lui trovai due religiosi Domenicani. » Galil. (Sta nel Man. Lett. ital. dell’Ambrosoli, III, 56 ; Barbèra, 1863). — Ma no, ma no ! Questa non è roba nè del Cellini nè del Galilei. Eccoti il Cellini (ediz. Crusc.) : apri a p. 106, e leggi. Giov. « Erasi messo in su una se¬ dia e dormiva. » Oh!... Babb. Leggi a pag. 237. Giov. « In su dua legnetti. » Babb. Leggi a pag. 442. Giov. « In su uno di que’ carri. » Babb. « Eccoti anche 1’ Orificeria (ediz. Crusc.) : apri a pag. 34, e leggi. Giov. «In su una piastra di ferro. » Babb. A pag. 111. Giov. « In su una pulita pietra. » Babb. A pag. 196. Giov. « In su una croce di marmo. » Babb. A pag. 203. Giov.« In su questo imbasamento.* Babb. Hai veduto come scrive il Cellini ? Giov. Mi faccia vedere la Gram-
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matica del Moise, dove mi par certo « si riferiva su tutti gli esemplari, e di aver letto questi due esempj. « da tutti gli editori di questa letBabb. Vedi pure. « tera) esistesse l’autografo nella liGiov. Ecco, pag. 832. « Erasi messo « breria del Duca Gaetani ; dopo in su di una sedia e dormiva. » « molte ricerche fu trovata la lettera, Babb. Che io lo vegga. — Questo « la quale ben lontano dall’ essere di non ce lo mise il Cellini. il Moise, « 1’ originale di Galileo , portava in è, come tutti sanno, un valoroso « fondo una confessione, in cui diceGrammatico, ma è un uomo. Ricor¬ « vasi essere stata scritta a bella dati dell’ oraziano quandoque bonus « posta da un Duca Gaetani ad ogdormitat Homerus. — Ora che ti ho « getto d’ingannare il Tiraboschi. — fatto vedere che questo di non è del « Noi ad ogni modo abbiamo stimato Cellini, vo’ farti veder ancora che nè « bene di pubblicarla, siccome quella meno questo seco lui è del Galilei. « che ha servito ad altri di docuRileggimi la scheda. « mento nei giudizj portati intorno « il processo di Galileo. » Giov. « Fui subito presentato dal Babb. Se’ persuaso ? Commissario a monsignor Vitrici As¬ sessore, e seco lui trovai due reli¬ Giov. E come no ? Io La ringrazio giosi Domenicani. » cordialmente di questa lezione; ma Babb. Dimmi ; anche questo esem¬ la prima volta che Sandrino mi s’im¬ pio F hai veduto nella Grammatica panca a giudice, vo’dargli del teme¬ rario e dell’ a.... del Moise? Giov. A punto. Eccolo a pag. 274. Babb. Codesto poi no ; è un giova¬ Babb. Questa volta però il Moise netto come te, e va compatito. In¬ vece con buone maniere fagli notare è più scusabile ; perchè, come puoi vedere dalla sigla (Gol.), l’esempio lo che a’giovinetti non istà punto bene ha dato sulla fede altrui. assumere l’autorità di giudici e cen¬ surare le opere di coloro che con Giov. Dunque l’esempio non è del l’ingegno e co’lunghi e pazienti studj, Galilei? Babb. No, da vero. acquistarono il diritto alla publica stima. E tu leggi e rileggi quel pre¬ Giov. S’ingannò anche l’Ambrosoli zioso libro che è il Lessico dell’ in¬ che fu uno de’primi letterati? fima e corrotta italianità, che che Babb. S’ingannò, perchè anche i ne raglino in contrario certi Saladotti s’ingannano ; e prima di lui si moni, i quali osano parlar di lingua erano ingannati anche altri. senza intenderne straccio. Giov. Possibile? Babb. Possibilissimo. La lettera, onde fu tolto 1’ esempio, non è del SUBORNO. È un mozzicone di Subor¬ Galilei ; ma fu scritta un secolo e nazione,, e per di più reso maschile; più dopo la sua morte. Prendimi il trasmutazione che la grammatica non VII volume delle O-pere del Galilei, acconsente, nè l’acconsente neppure pubblicate da Eugenio Albèri, e ti il Codice penale che della Suborna¬ sarà tutto chiaro. zione fa un delitto con severa pena Giov. Eccola qua. punito. Dunque sia Subornazione di Babb. Apri a pag. 40: leggi e con¬ testimoni, Subornazione di periti, sidera bene la nota apposta alla let¬ e tutto va per la piana. tera dove è l’esempio di .seco lui. Giov. « Intorno questa lettera ecco « quanto si legge in fine all’ Indice SUDDITÉLA. Finora s’ era avuta la voce Sudditanza, e c’era bastata; ma « del Tomo 5 della Part. I dei mss. essa è della lingua del passato, e poi « Galileiani. — Nacque il dubbio al che tutto dee rinnovarsi per l’avve¬ « signor Pietro Giordani, che questa nire, ecco qua la Sudditéla che fa « lettera, pubblicata prima dal Tiracapolino. Que’però che sono del credo « boschi, poi dal Gamba e da molti vecchio continueranno certamente a « altri sempre col nome di Galileo, tener dalla vecchia Sudditanza, e « non fosse stata veramente scritta lasceranno la novellina Sudditéla e « da quel filosofo, sembrandogli che a nuovi riformator della lingua. « specialmente alcune espressioni fos« sero improprie alio stile di lui. Ma« nifestato questo dubbio a S. A. SVILUPPARE. Vedi questo tema nel Lessico, e aggiungi : « il nostro Gran Duca, Egli fece su§ Sgarbata frase è quella che oggi « bitamente scrivere a Roma, affinchè usa, dicendo a mo’d’ es.: L'ingegno « si riscontrasse se veramente (come
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gli si sviluppò tardi — La memoria si sviluppa presto ne’bambini, dove ben la si può sostituire con Fiorire, Prender forza, Manifestarsi, e poi rammentiamoci « dell’ ala dell’ inge¬ gno » di Dante. Sicché guardate se non torna più elegante dicendo Al Vico fiorì tardi l’ingegno. — Ne’ bambini prima a manifestarsi è la memoria. — L’ingegno di quel gio¬ vane ogni giorno prende vie più forza.
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midando presento questo libro alla S. V. — Eran soli; ma egli timidava di darle un bacio. Io registro questo nuovo vocabolo affinchè co¬ loro i quali l’usano, anziché di rim¬ provero, siano piuttosto lodati e presi a modello. Io però credo che sian meritevoli di compassione per aver consumato più vino che olio; altri¬ menti capirebbero che da Temere deriva Timido, e che da’verbali non si posson formare altri verbi. Peri¬ tarsi, Vergognarsi, sono i verbi proprii; sicché regolarmente va detto : Peritoso, o Peritandomi presento ecc. — Eran soli, ma egli peritavasi, o vergognavasi, ecc. TOAST. Vedi
Brindare.
TRAMVIA. Vedi quello che fu regi¬ TEMPO. A questo tema trattato nel strato nel Lessico, dove la dichiara¬ Lessico, aggiungi ancora : zione al tema finì con dire : « Noi § III. Quel tanto di tempo che, di¬ stiamo col popolo » che, cioè, dice, sbrigato ciò che ci premeva o eravamo e dice bene tranvai. Ma sì, va e fa in dovere di fare , ci resta da poter intender la ragion a certe zucche attendere ad altro, è tempo avanzato frataje, volevo dire agli ufìziali di un e non perduto. Del tempo avanzato si certo pubblico Ufizio, i quali con una può trarre utile, ed è quello che con costanza degna di miglior causa per¬ graziosa metafora si dice Ritaglio di fidiano a dire tramvia, dove che il tempo, o pure Briciolo, o Briciolino, popolo « Dal Cenisio insino al mar » o Tagliolino di tempo. Il tempo per¬ dice Tranvai. Eh, signorini belli, un duto è bell’ e andato, e nessun utile imperador Romano cercò in tutti i può trarsene. Onde non è proprio il modi di far ricevere una voce da lui dire, v. g., La sera desino , poi sto inventata, e fece fico, ed era un immezz’ora a fare il chilo, e a tempo peradore! figuriamoci se riuscirete perduto una giratina. — Oggi a voi altri! Via, leviamo l’unto, come tempo perduto ho scritto un sonetto. dice il popolino, e dite come esso Si noti che Perdere e Avanzare non dice se non volete essere canzonati hanno lo stesso significato, anzi lo fine fine. hanno opposto; ciò è chiaro come la luce del giorno, eppure ci si scap¬ TRASFORMISMO. È una voce bar¬ puccia tanto ! bara, cui, con altre compagne, « la politica, la grande corruttrice d’ogni TERMINE. Vedi questa voce nel Les¬ cosa (come assennatamente si nota sico, e aggiungi: nella Nazione, num. del 25 ott. 1883), § Dicono : Bisogna trovare un ha conferito ildiritto di cittadinanza;... mezzo termine per uscire da questo cui si sottintende facilmente il signi¬ imbroglio. — Il Vespro siciliano fu ficato di Voltafaccia, di Abjura, di il mezzo termine per liberar l’isola Apostasia. » Dunque, lasciando ai dalla Signoria straniera. Questo politici e ai politicanti il loro barbaro Mezzo termine è un gallicismo, e, linguaggio, col quale spesso e volen¬ come fu avvertito in Misura, (Vedi) tieri sotto la bella veste nascondono Mezza misura e Mezzo termine sono disegni e idee, quando non si tratta fra loro una zuppa e un pan molle. E veramente di Trasformazioni o di però tu puoi, per non dir devi, mutare Metamorfosi come quelle che cantò in Ripiego, Pretesto, Scappatoia, Via, il fluido Ovidio, invece di Trasfor¬ (A proposito, qua in Firenze c’è la mismo qua su tu hai le voci buone Via di mezzo), e ci guadagnerai un da adoperare. tanto di proprietà e d’italianità. TIMIDARE. Ho letto e sentito: Ti-
TRASFORMISTA. È voce nata ad un parto con Trasformismo ; sicché sono
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una coppia ed un pajo. Lasciandola solo per uso e consumo di coloro che attendono al bene della patria, per dir come si dice ; tu , se mai ti oc¬ corresse di manifestar l’idea che a questa voce dànno, bada che ci hai Voltafaccia, Giubba rivolta, Apo¬ stata, Mancator di fede e simili ; tutta roba che sul listino commerciale fa prezzi alti, perchè dà grassi guadagni.
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quel solenne critico che fu Benedetto Fioretti, lo pose nientemeno che nelle sue Osservazioni di creanza , scri¬ vendo nel § 207. « La forma del fa« vellare sia ben ordinata non infru« scata ; il qual vizio si palesa quando « si traspongono le parole dal pro« prio luogo tra separate e lon« tane. »
TRINCERARE. Att. rifles. Sebbene usato metaforicamente, tuttavia il TRASPOSIZIONE. Certi credono pre¬ dire, v. g. : Eugenio trinceratosi die¬ gio di stile, e quindi che dia venustà tro quest’ argomento fu impossibile e solennità alla composizione, il tra¬ persuaderlo. — Quando Silvio ha spostar le parole, senza badare che manifestato un’opinione, vi si trin¬ ciò gli è lo stesso che slogare, o altri¬ cierà fermamente ; passa il segno. menti distrarre le membra di un corpo; Sicché lasciando le trincee e il trin¬ e però di tal modo va fatto uso rara¬ cerarsi all’ arte della guerra, a me mente e con molta avvedutezza per pare che sarebbe miglior partito at¬ non trarre il lettore in equivoco, e tenuare la metafora, ovvero non abu¬ fargli intendere una cosa per un’ al¬ sarne, e nell’ ordinario parlare poi tra. Così v. g. se dicessi : Fra tonte servirsi di Fermare, Addurre, ov¬ incertezze e danni non lievi, che vero darle altro giro, per il quale davano argomento apresagirne mag¬ diverrebbe più regolare, come per es. giori nel tempo avvenire, sorgevano Egli, forte di questo argomento, non nell'animo di molti superstiziosi ti¬ si lasciò rimuovere. — Fermo in mori ; la giacitura delle quattro ul¬ questa idea, volle assolutamente par¬ time parole dà ad intendere che « i tire. superstiziosi timori erano di molti » là dove dee intendersi che « nell’ animo di molti sorgevano gli super¬ TROVARE. Nel Lessico fu avvertito l’uso improprio di questo verbo in stiziosi timori. » — Gli amici consi¬ cambio di altri ; or qui debbo notare gliarono e persuasero a disciogliere che l’abuso è ito sempre più cre¬ la Società per la scavazione delle scendo tanto, che ora tutte le carte zolfaje Giorgio Deri ; questo nome le fa lui. V. g. Oggi mi trovo in in coda alla preposizione pare che sia grado di fare una passeggiata. — quello dato alle zolfaje ; e non è così, Gino trovava ieri sera che il bel sì bene dee intendersi che « gli amici tempo volesse durare, e da stamani consigliarono e persuasero Giorgio piove. — Il sig. Presidente trova Deri a sciogliere, ecc. » Mi si op¬ giusta la domanda di spedire il porranno esempj di autori di cartello : mandato. — Ho trovato saporita la ma se a costoro piacque di uscire vivanda : insomma Trovare è dive¬ dal retto sentiero, dovremmo anche nuto il padron del baccellajo. Ma noi seguirli ne’tragetti, e pe’ luoghi questa è una usurpazione bell’ e impervii col rischio di fiaccarci il buona, contro alla quale si richia¬ naso ? Il Colombo, per es., invece di mano gli altri verbi ; e non si può scrivere « Collocato avendolo anzi non dar loro ascolto , perchè han nel novero del bestiame, che della dalla loro la ragione. Di fatti la pro¬ sua prole » non avrebbe fatto meglio : prietà e il retto modo sarebbe; Oggi « Avendolo collocato nel novero del mi sentirei disposto a fare una pas¬ bestiame anziché della sua prole? » seggiata. — Gino diceva, o progno¬ E il Colletta invece di scrivere « Una sticava che il bel tempo volesse du¬ azione rara.... fu della loro ingannata rare dell’ altro, ecc. — Il sig. Presi¬ speranza bella ed alta cagione, » me¬ dente reputa giusta la domanda, ecc. glio avrebbe detto « Un’ azione rara — La vivanda era molto saporita. fu bella ed alta cagione della loro E specialmente poi egli è necessario ingannata speranza. » Non aggiungo che si temperi 1’ abuso di usar Tro¬ altri esempj per mostrare che vo¬ vare invece dell’ ausiliario Essere : gliono essere fuggite le trasposizioni v. g. Mi trovo in gran faccende. — quando rendono contorto il periodo Questa voce si trova registrata ne’ e ne fanno dubbio il senso ; e che vocabolarii, ecc. — Meglio sono in la chiarezza è il primo e principal gran faccende. — È registrata, ecc. pregio dello stile. Questo precetto
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TU. Circa all’abuso di ripetere spesso questo pronome, vedi in queste Giunte Pronomi personali.
u UCCELLANDA. Dicono nelle province lombarde quel Ristretto di piante sel¬ vatiche, accomodate con cert’ordine, per chiapparvi con la pania gli uccel¬ letti ; insomma quel luogo che ita¬ lianamente si dice o Frasconaja o Uccellatojo. Mi pare che questi due vocaboli di comune intelligenza ba¬ stino. Qosì v. g. Nel mio 'podere ho fatto una frasconaja, e ogni giorno chiappo un venti uccelletti. — Eh, quest’anno ho una disdetta ; per il mio uccellatojo non passa neppur un uccellino per medicina. ULTIMA. — 1 terreni finora incolti e paludosi saranno addetti alla col¬ tivazione e alla pastorizia, la quale ultima vi è ora esercitata in poca parte. — La Commissione è stata in Genova, Livorno, e Napoli, dalla quale ultima città partì per Messina, lfultima c’ è di più ; ed è una sgar¬ batezza; basta il solo pronome rela¬ tivo la quale, che si riferisce al nome prossimo pastorizia e Napoli.
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Era villan figliuol di un gentil uomo, Ed era come un moro rosso e bianco ; Era fratello di un gigante nano, Che correa per la posta, e andava piano.
Il dire dunque che un bambino, un ragazzetto , un giovine è vecchio di tanti anni, sarà forse modo proprio di qualche dialetto, gabellato per modo di lingua, ma certo italiano non è. Supplisce, anzi le voci proprie da usare sono maggiore o grande , o ponendo l’età con la preposizione di. Per es.: A C.... si era formata una combriccola di malfattori, il mag¬ gior , o il più grande de’ quali non ha che 16 anni. — TJna giovinetta di appena 14 anni per brutale malva¬ gità ha ucciso una bambina bellis¬ sima di 3 anni e mezzo. Dunque cui piace di parlare a strambottoli, faccia pure ; cui no, metta da parte questo modo. VEDUTA. A questa voce registrata pur nel Lessico aggiungi : § E neppur userai Veduta per Istru¬ zioni, Ordini, e simili ; come : Ho eseguito le vedute di V. S. — Se¬ condo le superiori vedute sono state spedite due compagnie di soldati a Campi. Qua non ci hanno proprio che vedere le Vedute, ma, come ho detto, sì bene gli Ordini, le Istruzioni, le Disposizioni, ecc. Per carità, non ba¬ rattiamo i significati alle parole, se no il tempo della famosa Torre ri¬ torna, e già un indizio lo abbiamo. VERSIONARE. Siamo alla solita sto¬ ria de’verbi formati da’verbali, cioè alle discendenze spurie. Da Vertere si fa Versione, e da questa Versionare, e poi bada a ire all’infinito. E poiché a Versione hanno appioppato il senso di Narrazione, Racconto, Esposizione, per conseguenza Rac¬ contare , Esporre, Narrare hanno avuto il benservito, e Versionare n’ha preso il posto. Onde dicono gli abboccatutto : Il fatto è stato versionato così. — Bisogna versionare il fatto al Ministro. 0 animali.... gra¬ ziosi e benigni, quando mai farete senno, che Dio v’ajuti ?
VECCHIO. Ho spesso osservato che, discorrendosi di ragazzi o di giovani, e dovendosene additare la età, si dice da parecchi : Il più vecchio fra loro non ha 6, IO, 15 o 20 anni; ovvero : La più vecchia delle sco¬ lare ha appena 10 anni, e simili. Che uno nell’ infanzia, nell’ adole¬ scenza, o nella pienezza della gio¬ ventù si abbia a dir vecchio, voce che significa 1’ età che corre tra la virilità e la decrepitezza, ed è oppo¬ sta a quelle , non è punto regolare, nè proprio ; e mi sembra che si parli VERSIONE, Quando un fatto è nar¬ tale e quale come lo strambottolo, rato diversamente nella sua cagione che dice : o ne’ suoi particolari, dicono, v. g. Del caso son varie le versioni. — C’era una volta ùn ricco poveruomo Non è questa la vera versione del Che cavalcava un nero cavai bianco, fatto. Versione, verbale di Vertere, Salì scendendo in cupola del duomo, vale Traduzione da una lingua in Reggendosi dal destro lato manco. Arli'a. Giunte.
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un’ altra, ma non Narrazione, Rac¬ conto , Esposizione, e anche la dif¬ formità delle versioni letterarie di un medesimo testo, non giustifica il significato novello che a Versione irregolarmente si dà. Sicché rettamente dee dirsi Del caso sono varie le narrazioni. — Non è questa la vera esposizione del fatto. 0 pure, altrimenti volgendo il discorso come: Il caso di oggi chi lo racconta in un modo, chi un altro ; sicché an¬ cor non se ne è saputa la verità.— Il fatto non sta, oppure, non è dav¬ vero così. VESPRO. Il famoso moto di Palermo del 30 marzo 1282, da Dante neH’VIII del Paradiso accennato così : Se mala signoria, che sempre accuora Li popoli soggetti, non avesse Mosso Palermo a gridar : Mora, mora,
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fora è veramente accia, e va sulla falsariga francese ; il genio della qual nazione per la metafora non ha limiti. Noi possiamo dire, quando ve¬ ramente ne sia il caso, cioè quando si abbia a denotare un grave danno, o torto, o altra cosa simile, per es.: Mi han rovinato, o pure Ho tanto sofferto per l'altrui malevoglienza o calunnia; o pure: La mia rovina provenne dalla calunnia de' miei nemici. — Il marito continuamente tratta male quella giovane. — Il ministro mi ha rovinato per fare il posto a un suo favorito. Il ritratto poi marnato di certa specie di Vitti¬ me, lettore, tu l'hai nel dialogo del Giusti, I discorsi che corrono, e propriamente in fine, là dove dice: Questo, se mai, lasciatelo A noi sacrificati. A loro? a noi! Finiamola; Non tocchiamo una piaga]... Addio. Vent. (tra sè) Povera vittima. Con quel tocco di paga !
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fu sempre detto il Vespro Siciliano, perchè cominciò appunto nelle ore vespertine; e tanto l’Amari che scrisse la storia di quel moto, quanto G. B. Niccolini che la rappresentò nella tragedia Giovanni da Procida scris¬ VODVILLE. Così addimandano, ricu¬ cinando la voce francese Vaudeville, sero Il Vespro Siciliano , e non I que’pasticci teatrali misti di prosa e Vespri Siciliani alla francese, per¬ poesia, ora tanto mai accetti, nei chè la lingua francese ha il solo plu¬ quali non c’ è neppur l’ombra del rale Vépres, e non il singolare. Onde, senso comune, della decenza, e della lo spartito del Verdi italianamente lingua. Questa specie di rappresen¬ va detto II Vespro Siciliano. tazione scenica, dove la recitazione prosastica si avvicenda col canto, VIST AZIONE. Di bene in meglio.... a in lingua ha la sua voce propria, che a spropositare. Vedi nel Lessico le è Burletta, da che tali composizioni voci Vistare, Visto, e poi aggiungi: sono sempre in burla. E però La Fi¬ Oramai, non più parendo buono Visto glia di Madama Angot, Orfeo all'in¬ per Approvato, hanno i moderni par¬ ferno, Elena la Bella ( malamente tra¬ latori coniato questa gioja di Vota¬ dotta in La Bella Elena ) non sono zione. V. g. Al passaporto manca la altro che Burlette, e così dovrebbero vistazione del Prefetto. — La sottoannunziarsi al pubblico. Per altro la scrizione dev’essere autenticata con voce Vodville de’cartelloni, è, dirò la votazione del Presidente del Tri¬ così, la mostra della roba che è den¬ bunale. Le voci che ben suppliscono tro la balla. questo mostro sono Approvazione, Attestazione. VOLONTIERI « che in vece di Volen¬ tieri dicono oggidì alcuni, i quali si VITTIMA. « Al tempo degli dei falsi e fanno a credere d’aver lo spirito del bugiardi * non furono certamente im¬ Boccaccio o del Petrarca , è contro molate tante vittime, quante volte all’uso degli scrittori eccellenti e de’ ora com’ora si adopra questa parola. nobili favellatori » Così osservò già 10 son la vittima delle altrui ca¬ l’erudito Diomede Borghesi nelle sue lunnie. — Quella giovane è la vit¬ tima del marito. — Quegli è una Lettere discorsive, a pag. 58. Alla quale giusta osservazione non ho ad vittima del Ministro, ecc.ecc.,là dove aggiungere altro, se non che oggi alcuno avrà detto male di un altro; com’oggi l’uso buono italiano ha so¬ 11 marito avrà richiamato a segno la moglie ; il Ministro punito qualche lamente Volentieri. marachella travettesca. Questa meta¬
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VOLTA. Riscontra il Lessico a questa voce, e aggiungi : § Alla volta, invecé di Per volta, quando si vuol significare ripetizione di azione, è una pàpera : onde si dee dire A un per volta servirò tutti. — Le' libri te ne manderò due, tre, quattro volumi 'per volta. Anche l’autore di Marco Pacini (canto Y, ses. 58) : Questa è crudel ! gridò la turba allora, E tal parea fra gli angosciosi lutti. Che non erasi ben capito ancora Che a un po’per volta si doveva ir tutti.
Che se poi Figaro canta : Uno alla volta per carità,
non gli date retta; perchè, da prima è uno spagnuolo che parla italiano, e poi con le tante faccende che ha per il capo, pensate voi se può badare alla lingua !
Y YACHT. Voce inglese che si pronun¬ zia jot, e che vale Piccola nave di diporto. La qual voce è ricevuta da coloro che attendono agli esercizj marinareschi, e da’ giornalisti. « Eh, mio caro (mi dicea un di costoro con aria trionfale), quanto a questa voce
ya
e’bisogna striderci, e accettarla, come già V abbiamo accettata. Qual voce della nostra lingua ha lo stesso si¬ gnificato, e ne può tenere il luogo ? Dunque Yacht e buci. » « Adagio, Biagio, * gli risposi io, e, preso il libretto di Longo Sofista, Gli amori di Dafni e Cloe, tradotto dal Caro, ripigliai : « Sta un po’a sentire, » e lessi : « Uscì di Mitinia, città deioc 1’ isola medesima, una brigata di « gentiluomini, giovani e ricchi, i « quali per passar quel tempo della « vendemmia in varj luoghi, ed in « diversi piaceri, corredata una lor « barchetta di tutte le cose diletteoc voli e necessarie , e facendola a’ « proprii lor servi vogare, se n’ an« davano vogando la spiaggia de’ « Metelinesi, smontando ora a questa * ed ora a quell’altra villa vicina al « mare. » Hai tu sentito ? Che ne dici ora? oc Dunque si dovrebbe dire Nave o Barca , o Barchetta di piacere. Sta bene, ma non è una parola sola come Yacht. oc E questo che fa ? Forseddio che in tutte le lingue si può nominare ogni cosa, manifestare ogni idea con una sola parola ? L’inglese e la fran¬ cese poi abbondano di gruppi di parole per denominare una cosa: la nostra ha meno bisogno di questo ripiego. In fine va notato che alcuni Voca¬ bolari compilati da stranieri alla voce Yacht hanno messo a fronte la voce italiana Jachetto da loro coniata. Chi la vuole se la pigli, e tutti pari.
Milano — PAOLO CARRARA — editore
LA GUIDA DELLO SCOLARO SECONDO I PROGRAMMI DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE Boccaccio. Novelle scelte dal Decamerone ad uso dei gio¬ vani, annotate dal prof. R. Fornaciari. Un voi. in-16 L. Borghini, Davanzali e Della Casa. Scritti scelti ed anno¬ tati da Leone Del Prete, in-16 . . . » Caro A. Lettere scelte annotate da G. Puccianti. Un vo¬ lume .» Celimi B. La vita scritta da lui medesimo, con note di Domenico Carbone.» Costa P. Della Elocuzione e Sermoni Poetici, con annota¬ zioni del prof. R. Fornaciari . . . . » Dino Compagni. Cronaca Fiorentina, annotata dal profes¬ sore Del Lungo. Libri due.» Favole Esopiane annotate ad uso dei giovinetti da Leone Del Prete, in-16.» Pinzi prof. G. Prose di P. Giordani scelte e postillate ad uso delle scuole secondarie. Un voi. . . . » Fornaciari. Esempi di bello scrivere: Yol. I. Prosa. » — » » » » II. Poesia » Guido da Pisa. I fatti d’Enea, per cura di F. Sbigoli » Le Cento Novelle antiche annotate da G. Pierotti, in-16 » Machiavelli. Prose scelte annotate dal prof. Fornaciari, in-16, seconda edizione.» Maffei G. Storia della letteratura italiana, compendiata da I. Cutrona, e continuata sino ai giorni nostri da F. Uda, in-16.»
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OPERE SCOLASTICHE DEL PROFESSORE
O .A. IR; L O
GAIMI
Il Bello delle lettere italiane proposto ai giovinetti d’ambo i sessi; terza edizione.L. 2 50 L’Italia, cenni biografici e statistici. Un voi. . . » — 75 Compendio di Geografia descrittiva e Statistica per le scuole Ginnasiali o Tecniche. Un voi. . . » 2 50 Parentele di parole o Saggio d’Etimologia delle voci più comuni Italo-Greche. Un voi.» 1 25 Il Piccolo Cosmos descritto ai fanciulli, lezioncine di cosmo¬ grafìa e geografia fisica.» — 60
Milano —
PAOLO CARRARA
— editore
EPISTOLARI. AZEGLIO. Lettere a sua moglie Luisa Blondel, pubbli¬ cate per cura di Giulio Carcano. Seconda edizione. Un voi. in-16 con ritratto.L. — Lettere a G. Torelli, con frammenti di questi in con¬ tinuazione ai Miei Ricordi di Massimo d’Azeglio. Un voi. in-16. Terza edizione . . . . » — Lettere a suo fratello Roberto, con cenni biografici di Roberto d’Azeglio, per G. Briano. Un voi. in-i6 » — Epistolario educativo, scelto da un educatore italiano. Un voi. in-10 con ritratto.» — Lettere inedite del genero M. Ricci. Un voi. . » BARETTI. Lettere famigliari ed istruttive . . » BETTONI. Lettere famigliari e descrittive . . » Cento letterine d’augurio per capo d’anno, onomastici ed altre occasioni, per cura di un educatore italiano. Un voi. in-16.» CORBELLA. Corrispondenza commerciale e famigliare italiana. Un voi. in-16.» DE FILIPPI. La creazione terrestre. Lettere a mia figlia. Due voi. in-16.» Epistolario ad uso delle giovinette, sugli esemplari de’ più celebri autori. Un voi. in-16 . . . . » OALILEO GALILEI. Epistolario. Due voi. in-16 . » GOZZI. Scelta di lettere, premessivi gli ammaestramenti per imparare a scriverle. Un voi. . . . » LA FARINA. Epistolario. Due voi. in-16 . . » Lettere di Alessandro Manzoni pubblicate da A. Gubernatis. Un voi. in-8.» MANZONI A. Epistolario cronologico, per cura di G. Sforza con note. vDue voi.» MARTIN ALME. Lettere a Sofia sulla fisica, chimica e storia naturale. Due voi in-16 . . . . » MORANDI. Storia d’ un anno. Epistolario educativo. Un volume.» MUZZI. Corrispondenza famigliare femminile . . » NARDINI. Scelta di lettere famigliari. Un voi. . » NATANAELI. Lettere istruttive a suo nipote. Un voi. in-16.» PELLICO. Epistolario. Un voi.» PIZZIGONI. Fiori di stile epistolare italiano, tolti dal Caro, Sassetti, Giusti, Gherardini, ecc., con ritratti. Un voi. » TEDESCHI prof. P. Epistolario progressivo educativo. Un voi.» VIANI VISCONTI. Voci del Cuore. Epistolario educativo. Un voi. in-16.»
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La Libreria Editrice spedisce contro vaglia postale.
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Milano — PAOLO CARRARA — editore
DIZIONARI
broch.
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ALBERTI (Il piccolo). Nuovo dizionario italiano-francese e francese-italiano, per cura dell’ab. Lauri e De Virgile. Un voi. in-16.L. 2 50 BOISTE. Dizionario delle difficoltà che incontransi nello studio della lingua francese. Un voi. in-32 . » 1 25 CAIMI. Dizionario Etimologico Italo-Greco o parentela di > parole. Un voi.» 1 25 CERQUETTI. Appendice all’appendice del Vocabolario ita¬ liano della lingua parlata del Rigutini e Fanfani » 1 25 CHERUBINI. Vocabolario milanese-italiano. Cinque grossi volumi in-8 grande.» 35 50 CORMON e MANNI (Il nuovo). Dizionario italiano-francese e francese-italiano. Un voi. in-32 . . . » 2 50 CUSANI. Vocabolario Etimologico greco-italiano . » 3 — Dizionario spagnuolo-italiano ed italiano-spagnuolo. » 2 50 FANFANI e ARLIA. Lessico della corrotta italianità. Terza edizione. Un voi.» 4 50 — Appendice al Lessico per C. Arila. Un voi. . » 1 25 FANFANI e FRIZZI. Nuovo vocabolario metodico della lingua italiana (Domestico) .... » 6 FANFANI P. Dizionario dei sinonimi della lingua italiana. Nuova edizione. Un voi.» 3 50 GALPINOZZI. Dizionario portatile italiano-inglese e in¬ glese-italiano. Un voi. in-32 .... » 2 50 h DISSONI. Ajuto al purgato scrivere italiano. Un voi. » 1 50 MANDOSIO (Il nuovo). Vocabolario latino-italiano e ita¬ liano-latino. Un voi. in-8.» 4 50 MASCKA (Il nuovo). Dizionario portatile italiano-tedesco e tedesco-italiano. Un voi. in-32 ...» 2 50 NOEL et CHOMPRÈ. Dizionario delle favole . . » 1 25 PALMA. Vocabolario metodico italiano dell’agricoltura, pastorizia, arti ed industrie che ne dipendono. Due voi. in-16.» 5 — — Prontuario di voci e maniere di dire del linguaggio mercantile, amministrativo ed economico. Un voi. » 2 50 PASINI. Dizionario italiano-latino e latino-italiano. Due voi. in-4. Milano.» 12 — POLI OLIVIER. Dizionario storico degli uomini celebri. Due voi. in-32.» 4 25 POZZI. Dizionario delle invenzioni e scoperte principali. Due voi. in-32.» 2 — PREDARE Dizionario geografico universale. Un voi. » 4 50 s — Dizionario biografico universale. Due voi. . . » 7 50 3 PROPIAC. Dizionario di emulazione ad uso della gio¬ ventù. Un voi. in-32 . . . • • » 1 — Regia Parnassi seu Dictionarium Poeticum. Un voi. in-16 legato alla bodoniana.» SARTORIO e CUSANI. Nuovo vocabolario greco-italiano e italiano-greco. Un voi.» 3 — TRINCHERÀ. Grande vocabolario universale della lingua italiana sulle norme dei dizionari di Alberti, Fan¬ fani, Manuzzi, Tommaseo, Tramater, ecc. Un elegante volume a tre colonne.» 6 -
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PAOLO CARRARA
— editore
LIBRI EDUCATIVI DI P. FAN FANI. Una casa fiorentina da vendere. Dodicesima edizione . L. Una fattoria toscana. Fa riscontro alla Casa fiorentina . » Il fiaccheraio e la sua famiglia. Racconto fiorentino . » Novelle, Apologhi e Racconti editi ed inediti . . . » Poesie di G. Giusti annotate ad uso dei non toscani. Un voi.
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in-8 adorno di molte incisioni .» 8 ~ — Idem, edizione economica con annotazioni, in-64 . . » 2 _ Istruzione con diletto, libro di prima lettura, in-16 . » — 75 La Paolina. Novella in lingua italiana fiorentina con saggi di traduzione nei vari dialetti.» 1 _ Una bambola. Romanzetto per le bambine, con incisioni . » 1 — Lingua e nazione. Avvertimenti a chi vuol scrivere italiano, in-16 con ritratto dell’autore.» 2 50 Il plutarco femminile. Libro di lettura approvato dai Consiglio Scolastico di Firenze. Seconda edizione riveduta . . » 2 50 Il Plutarco per le scuole maschili, in-16, seconda edizione, colla biografia dell’autore e approvata da vari Consigli Scolastici » 2 50 Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana ad uso delle scuole. Un voi. in-16, nuova edizione.» 3 50Lessico della corrotta italianità. Un voi. Terza edizione . » 4 50 Voci e maniere del parlare fiorentino . . . . . x> 3 50 La Bibliografia, con molti documenti e alcune cose in rima (si può chiamare la vita letteraria dell’autore); e ci sono molti documenti, e più di cento lettere dei più illustri personaggi di questo secolo.» 4 50 ARIil A
o.
APPENDICE AL LESSICO DELLA CORROTTA ITALIANITÀ Un volume L. 1 25. P. FANFANI e G. FRIZZI
NUOVO VOCABOLARIO METODICO DOMESTICO DELLA LINGUA ITALIANA con circa novemila aggiunte all’antico del CARENA Un volume in-16 a due colonne, di pagine 874, L. 6. Legato in tutta tela L. 7. Questo lavoro incominciato da Pietro Fanfani e condotto a compimento dal suo amico e collaboratore, il professore Giuseppe Frizzi, è destinato a tener luogo a tutte le pubblicazioni di simil genere, potendosi dire che tutte quante vi sono compendiate. In esso son definite e dichiarate con esempi moltissime voci e locuzioni viventi non ancora registrate da altri vocabolari, e si rende indispensabile a chiunque voglia con facilità e con sicurezza ap¬ prendere la vera lingua viva toscana. Le novemila aggiunte non sono uno de soliti vanti bugiardi, ma rappresentano anzi una cifra minore del vero come dimostra Frizzi nella sua prefazione. Io voglio sperare che il nome il¬ lustre del Fanfani e quello del Frizzi, già noto per parecchie pubblicazioni filologiche, lodatissime dal Fanfani stesso, dal Tommaseo e da altri letterati in molta fama, sia garanzia alla S. V. onde mi faccia tenere i di Lei ambiti comandi.
POESIE Commentato da
PIETRO FANFANI
E SCELTE PER LE SCUOLE DA P. PORNAR AGGIUNTAVI LA VITA DELL’AUTORE
Un voi. in-16 L. 1 50, legato L. 2 50. Or che l’Italia è fatta e che nella sua qualità comincia a ritrova \foco ? Poc,? 11 suo riP°so> d GIUSTI, il poeta civile che tanta pai ebbe nell italica Rivoluzione politica e letteraria, non può, non dei essere più bandito dalle scuole dove s’insegna Letteratura e Stoi patria. Ma a levare l’ostracismo c’eran due impedimenti: la diffico d interpretazione pei non toscani e certe poesie o anche strofe, di ci intendiamo. Orbene, il primo è tolto dall’ illustre filologo fiorentPietro Fanfani (e chi meglio di lui poteva farlo?); del secondo p gentile consenso del Commentatore, si prese la cura l’egregio profi sore P. Fornari facendo una scelta pei giovanetti studiosi e ag^iu gendo qua e là brevi noterelle secondo lo scopo. COSTANTINO ARLIA
DIALOGHI DI LINGUA PARLATA degli Artigiani Fiorentini
L’Arrotino - La stiratora - L’OiMlajo - La Crestaia , Il Facilista - La Bozzolara - il Tappezziere - La Fiorista - Il Fiammiferaie Il Tornitore - il Figurinaio - Il Formatore. Seconda edizione, uirvolume in-16 — L. 2. « Ecco qua un piccolo saggio di quello che sa fare l’Arlia in opei di lingua; e sono 12 dialoghetti, ne’quali facendo chiacchierare operi fiorentini, ci porge in bel modo tutta la nomenclatura di questa quell’arte. Ci ha l’arrotino, la stiratora, l’ombrellajo, la crestaja, il fi ehista, la bozzolara, il tappezziere, la fiorista, il fiaramiferajo, il torni tore, il fìgurinajo e il formatore (lavori in gesso). Vedete che c’è dj abbellirsene chi ha in pregio lo studio della propria lingua. La stru tura di questi dialoghetti, la naturalezza, il brio, e quel non so et chiamato vis comica non fanno scorgere l’arte e il fine,; sì che li lego con piacere anche colui che di lingua non si cura; ma così come diss Cicerone, gli avviene, come a chi cammina al sole: Sit tamen natur; ut coleretur. » palla Guida del maestro elementare, 13 dicembre 1876: La Libreria Editrice spedisce contro vaglia postale.