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Italian Pages 247 Year 1978
Pietro Redondi
Epistemologia e storia della scienza. Le svolte teoriche da Duhem a Bachelard
Feltrinelli Editore
Milano
Prefazione
Ci sembra plausibile sostenere che l'apparizione dell'opera di Bachelard abbia rappresentato un punto di svolta nell'epistemologia storica contemporanea. Ciò è dimostrato del resto dalla vitalità di questa disciplina presso l'attuale generazione francese di filosofi della scienza, che in maggioranza non esitano a riconoscersi nell'eredità bachelardiana, anche se sotto programmi e metodi profondamente diversi. Noi ci accingiamo tuttavia ad esaminare i contenuti di questa svolta non dal punto di vista dei suoi epigoni, bensf da quello dei suoi piu diretti e significativi predecessori, affrontando, in altre parole, il contesto culturale francese dal quale tale svolta è scaturita e si è sviluppata. Questo lavoro è dunque, prima che un'analisi di alcuni aspetti del pensiero di Bachelard, una storia dell'epistemologia storica francese, cioè della principale tradizione europea di questo settore della filosofia, e dei suoi rapporti con le altre forme dell'epistemologia del nostro secolo. Alcuni nodi della formazione del pensiero bachelardiano, che fu un rapporto insieme di fedeltà e di polemica trasgressione rispetto al passato, sono già stati oggetto di studi e di discussioni ~ quali faremo riferimento. Per esempio, il rapporto tra la posizione realista di Meyerson e la filosofia di Bachelard è suffìcientemen te noto e analizzato da esimerci dal riprenderlo per esteso e dal dedicare a Meyerson una discussione specifica, limitandoci a farlo ricorrere nel nostro discorso. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il rapporto ben piu importante tra Brunschvicg e Bachelard, al quale potremo cosf limitarci ad accennare in un paragrafo di carattere interpretativo. _Ciò che tuttavia rimproveriamo a questi studi è l'aver spesso lasciato tali rapporti teorici sostanzialmente ,isolati, di non averli calati nella loro dimensione storica piu generale e reale, che è 9
Prefazione
quella della cultura filosofica francese nel suo complesso. Ci siamo pertanto proposti di dare un contributo che permettesse di ricucire il "tessuto connettivo" di questa cultura, mostrando la latitudine non solo gnoseologica, ma filosofica e storica e, piu in generale, culturale e politica del pensiero francese implicato nella nostra tematica. Abbiamo inoltre puntato l'analisi su altri nodi di cui era finora carente anche l'informazione di carattere piu generale. Intendiamo riferirci all'opera di Duhem e di Le Roy nel campo dell'epistemologia del convenzionalismo e dello spiritualismo, alla filosofia e alla storiografia di Abel Rey, nonché al rapporto tra il razionalismo positivista e storiografico francese e il neopositivismo attraverso i contatti che ebbero queste due correnti di pensiero. Si tratta, come si vede, di aspetti forse poco noti, perché sotterranei e subalterni rispetto alle versioni dominanti della recente filosofia della scienza. Li riteniamo però altamente significativi, non solo per la comprensione della maturazione dell'epistemologia storica bachelardiana e della sua fortuna in Francia, ma per una conoscenza dello sviluppo recente dei complessi problemi concettuali della filosofia della scienza e della storia della scienza. Pensiamo cosi che questa indagine possa contribuire a dare una presentazione storica e, se non organica, almeno problematica, di alcuni aspetti del rapporto tra epistemologia e storia della scienza. Abbiamo voluto ricordare ciò per sottolineare che la nostra ricerca è stata elaborata anche in relazione a quelle trattazioni recenti della convergenza tra l'epistemologia e la storia della scienza, in cui la spontaneità e la ricerca di una formulazione originale e esaustiva hanno prevalso sulla riflessione critica di interrogativi posti precedentemente. Alla trattazione dell'epistemologia francese nel periodo fra le due guerre mondiali abbiamo fatto seguire alcuni capitoli analitici sull'opera di Bachelard, senza dare una descrizione sistematica dei suoi concetti, che sono ormai universalmente noti, ma privilegiandone lo studio delle origini e dell'interna articolazione. A questo fine ci si è rivolti eminentemente alle prime opere dell'autore, sia perché le riteniamo piu vicine alle fonti ispiratrici del suo pensiero, sia perché piu ricche di elaborazione rispetto alle fasi "assestate" della produzione finale. Non sfuggirà così che esiste una certa differenza tra i primi capitoli, di carattere prevalentemente storico, e i seguenti, a carattere piu analitico e teoretico. Ci siamo sforzati, in particolare, di illustrare il significato sia 10
Prefazione
dell'influenza sia del distacco teorico tra Duhem e Bachelard, ma soprattutto abbiamo voluto far emergere alcuni significativi segmenti di pensiero scientifico che contribuirono alla genesi del discorso bachelardiano. Confidiamo infatti che una delle maggiori novità del presente volume risieda nella tesi, sviluppata nel capitolo terzo, di una decisiva influenza esercitata su Bachelard dall'opera di Riemann. · La storia della scienza viene riconosciuta_ da parte degli studiosi strutturalisti del pensiero di Bachelard come- l'ambito in cui confluisce il rinnovamento concettuale della tematica epistemologica. Questo rinnovamento equivarrebbe a una posizione ~ttpositivista, cioè antievolutiva, della storia della scienza e ciò grazie alla messa in opera di nuove categorie interpretative capaci di dare spessore teorico a una storiografia altrimenti erudita e filosoficamente neutrale. In generale, tuttavia, questo tipo di valutazioni viene stipulato sulla base delle formulazioni metodologiche o, piuttosto, programmatiche, consegnate da Bachelard in opere a carattere pressoché conchiuso, nella fase finale del pensiero dell'autore. Noi proporremo in questo volume una diversa riflessione sulla storia della scienza bachelardiana, seguendone la produzione a partire dalle opere di storia della termologia e di storia della chimica e mostrandone i contenuti al fine di valutare la matrice di quelle idee programmatiche. Ciò ci permetterà di riconoscere, avvicinandoci il piu possibile ad essa, che una fonte del pensiero bachelardiano e della richiesta di una storia della scienza in grado di far parte della scienza e della filosofia della scienza risaliva al "nucleo fourierista" (M. Serres) del positivismo comtiano. Noi dovremo cosf riconoscere un'evoluzione dalla fiducia nel carattere razionale dell'esperienza come fondamento dell'oggettività scientifica - fìducia che Bachelard condivise in questi primi lavori di storia della scienza proprio sulle tracce di Comte - , fino al razionalismo antiempirico come destino astratto della scienza, espresso da Bachelard nella fase finale del suo pensiero. Esamineremo cosi'. il percorso da quella fase di ricerca che noi definiremo il contesto teoretico della scoperta, fino a ciò che lo stesso Bachelard rivendicava come il dinamismo psichico della ragione scientifica. Sarebbe poi superfluo ricordare che studiando la sola compo?ente epistemologica dell'opera bachelardiana ed escludendo quella immaginativa e letteraria, non possiamo pretendere di dare una 11
Prefazione
trattazione minimamente esaustiva del pensiero bachelardiano. Siamo inoltre consapevoli della parzialità della tesi che implicitamente si afferma nella nostra indagine, cioè che si possa studiare l'epistemologia bachelardiana lambendo soltanto la problematica immaginativa. Pensiamo che dall'opera bachelardiana nel suo complesso debba risultare una complementarità inscindibile, alla luce di un'antropologia integrale, tra mondo scientifico e mondo immaginativo, mondi che si corrispondono negativamente e comunicano tra loro. Ma auspichiamo pure che la discontinuità tra essi, discontinuità costantemente affermata da Bachelard, possa consentire cli studiare l'autonomia interna di uno dei due mondi. La complessità e l'estensione di un panorama culturale e di un autore, strettamente implicati nel periodo dei mutamenti concettuali fra i piu profondi della nostra epoca, consentiranno anche di comprendere i limiti dell'indagine che ci siamo proposti. Anche l'esiguità di monografie storiche sullo sviluppo dell'epistemologia permette del resto di misurare facilmente l'insufficienza cli quegli approfondimenti, di quelle sintesi e di quelle sfumature interpretative che il nostro lavoro avrebbe richiesto e che auspichiamo possano venirci suggeriti dalle critiche che esso riceverà .. Se i difetti specifici di tale indagine vanno imputati unicamente all'autore, egli sente tuttavia di dover manifestare la propria riconoscenza anzitutto al professor Ludovico Geymonat, che ha propiziato questa vicerca incitandone costantemente lo sviluppo e la messa a punto attraverso la discussione del manoscritto. Il piu vivo ringraziamento va pure ai docenti e ai colleghi ricercatori degli istituti di Filosofia e di Storia della filosofia dell'Università Statale di Milano, con i quali l'autore ha compiuto i propri studi filosofici e di storia della scienza, oltre che ai partecipanti ai seminari, svoltisi, a partire almeno dal 1970 nell'ambito del gruppo di Milano di Filosofia della scienza. Si ringrazia inoltre la rivista "Scientia," nonché gli storici del Centro per la storia della tecnica del CNR e dell'istituto di Storia moderna presso l'Università di Genova. La gratitudine dell'autore si rivolge anche al professor Michel Fichant dell'Université de Paris I - Sorbonne, per le preziose indicazioni sulla metodologia bachelardiana. Le considerazioni conclusive, oltre che risultare dall'interno della riflessione critica di questo lavoro, scaturiscono dall'attività di ricerca sul piano della storia della scienza che ha affiancato e guidato in questi anni gli interessi filosofici dell'autore. Se questa 12
Pre/azio11e
esperienza parallela gli è stata possibile è grazie all'insegnamento degli storici della scienza del Centre Alexandre Koyré, Écoles des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, in particolare P. Costabel, Direttore di Studi all'E.H.E.S.S e M. D. Grmek, Direttore di studi alla IV sezione dell'École Pratique des Hautes Études, sotto la direzione dei quali l'autore ha svolto la propria formazione postuniversitaria. Egli vorrebbe che le pagine finali testimoniassero loro, almeno in parte, il suo debito intellettuale e 1a sua riconoscenza. Desidera ugualmente ringraziare il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Domus Galilaeana di Pisa e l'Università Statale .di Milano per avergli dato la possibilità, grazie a borse di studio e missioni, a partire dal 1974, di dedicarsi in questi anni alla ricerca.
P. R. Milano, dicembre 1977
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Introduzione
L'autentica verità scientifica è nella curva storica. Non è mai in un punto cli_ que~ta ·curva. ABEL
fu:y
Tra l'adesione alla prassi scientifica e la dinamica dei "programmi di ricerca," l'epistemologia contemporanea è ancora alla ricerca di se stessa. L'impressione principale è tuttavia che la riflessione filosofica e metodologica sulla scienza studi oggi nelle scienze i caratteri delle soluzioni storicamente oggettive rispetto ai sistemi di ipotesi e ai relativi rivestimenti ideologici. In tal senso è la dimensione storica che si presenta come denominatore comune, a "riempire" dei suoi interrogativi l'epistemologia contemporanea, in modo che alla soluzione neopositivista del problema della demarcazione di ciò che è scienza da ciò che non lo è, si è sostituita la nozione procedurale delle scelte che conducono all'edificazione storica delle scienze. Negli stessi decenni recenti, durante i quali la filosofia non ha talora esitato, non senza cinismo, a portare il lutto di sé medesima, si è assistito invece, nel campo dell'epistemologia, a un rigoglio delle ricerche e a una nuova identificazione, entrambe appunto propiziate dall'incontro tra la riflessione metodologica sulla scienza e la disamina storica dello sviluppo di questa. Questo incontro ci sembra cosi uno fra gli aspetti piu significativi che assume l'accezione contemporanea del termine "epistemologia": in ogni caso, è questo il significato che ha attirato la nostra indagine. Sembra inoltre che nella cultura occidentale siano dominanti due correnti di riflessione critica sulla scienza, due correnti di diversa e lontana estrazione, dai metodi e dai linguaggi assolutamente inconciliabili. Esse sono la metodologia falsifìcazionista che ha proseguito la lezione della filosofia di Popper nel campo del\a storia della scienza, e, nell'Europa continentale, la metodol~g1a st~utturalista, la quale ha ottenuto dalla filosofia di Bachelard I 1~cent1vo a rivolgere anche alla storia della scienza la duttilità de1 propri strumenti interpretativi, già collaudati su altri settavi 15
Introduzione
delle scienze umane. È dunque legittimo sostenere che la storia della scienza ha assunto un ruolo essenziale per entrambe queste due distinte correnti della piu recente epistemologia. È proprio questa coincidenza, a prima vista insospettabile, sul piano dell'interesse storico da parte di due punti di vista filosofici tanto diversi, che ci ha incitato a riesaminare storicamente lo sviluppo dei rapporti tra epistemologia e storia della scienza. Il nostro viaggio attraverso l'epistemologia storica ci condurrà per la verità a riconoscere, in sede conclusiva, quale sia il significato della coincidenza da noi riscontrata. Esso consiste in uno slittamento della tematica critica sulla scienza dal problema filosofico e conoscitivo della sua dinamica verso lo studio delle sue forme, siano queste le forme logiche e metodologiche di una procedura razionale, siano invece queste le forme di una pratica sociale legate alle ideologie e ai poteri. La storia della scienza è diventata pertanto l'interprete di una problematica epistemologica eminentemente preoccupata di far emergere, da sotto la realtà storica della scienza del passato, quelli che devono essere gli schemi generali di interpretazione di un sapere. Riteniamo che in ciò l'epistemologia abbia sottoposto alle proprie esigenze di generalità il ruolo oggettivo della storia della scienza e dovremo a quel punto rivolgere alcune critiche agli esiti dell'epistemologia storica. Delineeremo cosi alcune considerazioni in nome di una storia della scienza capace di propri compiti conoscitivi e interpretativi, che è ciò che definiremo l'oggettività della storia della scienza. Dopo aver illustrato a grandi linee le motivazioni della nostra indagine e aver descritto le esigenze che essa dovrebbe soddisfare, dobbiamo prospettare i criteri che abbiamo seguito dedicandoci all'epistemologia storica francese e incentrando su Bachelard le parti piu analitiche del nostro discorso. Il concetto di epistemologia cui si farà qui riferimento esprime il significato che tale parola ha assunto nella sua notevole fortuna entro la filosofia francese, quello cioè dello studio e della natura dei procedimenti dell'attività scientifica. Va sottolineato tuttavia che si tratta ancora di una defìnizione troppo vasta per avere l'ambizione di esaminarla criticamente in tutta la sua complessità. Si affronterà pertanto solo una prospettiva, quella che si de.finisce come "epistemologia storica". In essa la teoria generale della conoscenza consiste in una riflessione critico.filoso.fica avente come riferimento essenziale la stol'ia della scienza 16
Introduzione
e della filosofia ad essa connessa. La prerogativa che privilegiamo mostra pure per quale motivo abbfamo espressamente studiato questa ~~ciplina nel pensie_ro ~r,ancese: questo ne fu infatti il croO'iuolo pm capace, se non il pm fecondo. 0 Questa prospettiva rende inoltre plausibile l'esclusione delle altre correnti dell'epistemologia sviluppatesi nello stesso periodo da noi esaminato, che è approssimativamente quello della prima metà del nostro secolo. Alludiamo alle ben note c~rrenti rivolte a questioni generali di validità e di giùstificaziÒne del sapere scientifico o a problemi di carattere genetico della conoscenza scientifica. Ciò vale in particolare proprio per l'epistemologia ·gehetica, che pure ha conosciuto una grande risonanza in Francia. Abbiamo prima indicato di aver accentrato la nostra indagine sulla prima metà del secolo. È parso infatti che tra le due guerre mondiali la problematica epistemologica avesse semplicemente disertato il pensiero francese sotto il peso di correnti filosofiche spiritualiste, inclini a svalutare la conoscenza scientifica. Confidiamo che le pagine che seguono possano mostrare la falsità di questo giudizio affrettato, dato che si è cercato di mostrare come fu dal territorio culturale francese che scaturf quel fenomeno certamente discutibile, ma altrettanto rivoluzionario per la filosofia della scienza del nostro secolo, rappresentato dal pensiero epistemologico bachelardiano. L'esame dello sviluppo teorico presente nella filosofia della scienza del nostro secolo in Francia porta di fatto a riconoscervi, in misura probabilmente piu profonda, l'instaurarsi della precisa consapevolezza che lo studio della dinamica storica è necessario per comprendere l'assetto conoscitivo della scienza in generale. Questo indirizzo si differenzia perciò dal neopositivismo austro-tedesco, e poi dal fìsicalismo americano. È noto infatti che questi ultimi affondavano le loro radici interpretative del sapere scientifico nel sottile s~rato, anche se rigorosamente definito in ogni sua parte, dei risultati sistematizzati delle discipline e condividevano una visione s?stanzialmente cumulativa e continua del sapere oltre che, success~va~ente, un'ipotesi riduzionista. Allo stesso tempo tale indirizzo si differenzia dalle piu recenti teorie del metodo scientifico svilupp~tesi nelle prospettive antinduttivistiche sopravvenute al neopositivismo, teorie che hanno contribuito in modo originale a soJlecitare un'esigenza metodologica rigorosa, attraverso la quale la storia d~lla scienza serve a riconoscere la specificità conoscitiva della scienza.
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I ntrodu:r.ione
La rilevanza teorica e culturale assunta dagli itinerari del pensiero francese, nella consapevolezza prima descritta, viene del resto riconosciuta esplicitamente proprio da parte dei metodologi post-neopositivisti, come un debito verso i temi convenzionalistici e verso quelli di Meyerson, di Helène Metzger, di Koyré. È infatti attraverso la riflessione anche di queste problematiche complessivamente aliene dall'induttivismo logico o dal fisicalismo, che si è imposta per le scienze una forma di esame critico innegabilmente nuova rispetto al passato recente, dove appunto la disamina metodologica e concettuale si fonda sulla processualità storica della conoscenza scientifica attraverso alcune necessarie scansioni di carattere operativo, interpretativo e inteHettuale. I due punti di riferimento relativi che abbiamo adottato per definire storicamente questo sviluppo concettuale, e cioè quello convenzionalista e quello razionalista del bachelardismo che preludeva all'epistemologia strutturalista, manifestano contenuti teorici di particolare rilievo. Noi abbiamo tuttavia adottato, per metterne in luce le componenti, un atteggiamento interpretativo che si discosta dal metodo delle discussioni normative con cui la "epistemologia comparata" di alcuni studiosi con temporanei valuta criticamente, ma in modo sostanzialmente astorico, le virtu e i paradossi interpretativi delle teorie epistemologiche. Riteniamo infatti che l'inquadramento storico e culturale delle epistemologie valga anzitutto a rompere il cerchio specialistico di norme e terminologie di un settore della ricerca critica il quale, proprio grazie al suo stesso sviluppo, rischia di isolarsi dai quadri concettuali e culturali piu vasti in cui una riflessione sulla scienza deve invece essere costantemente inserita e capace di intervenire. In ogni caso il rapporto privilegiato instauratosi nella cultura francese tra storiografia della scienza ed epistemologia non potrebbe essere capito astrattamente in virtu delle proprie interne prospettive metodologiche. Nel campo della critica storica delle epistemologie, se cosf la si vuole chiamare, una storia "esterna" ci sembra godere di una fecondità interpretativa maggiore di quanto non abbia saputo mostrare una storia esterna delle teorie scientifiche vere e proprie. Difficilmente si potrebbe infatti apprezzare lo sviluppo di una sintesi quale quella in parola, tra storiografia e epistemologia, senza apprezzare l'incidenza che su tale sintesi svolse, nella cultura filosofica e scientifica francese, l'assenza del neopositivismo, alieno dalla lezione storiografica di Mach, come pure l'assenza di consapevolezza logica da parte della scuola mate18
I11trodu:t.ione
atica francese dei primi decenni del nostro secolo.
Ma lo stesso
:ale per l'influen~a P_?S~tiva del sig~cato ancora vivo 1e_ila .tradi·one comtiana, d1 cw c1 sforzeremo d1 mostrare le capacita d1 temil soggettivismo volontaristico della reazione filosofica al ~itivismo, e ~aie anche per i caratteri filosofici del pre-intuizionismo matematico. .
z~rare
L'assoluta interdipendenza, cioè la simbiosi tra positivismo e idealismo, simbiosi certamente imperfe_tta e mol~o discutibile, quale abbiamo voluto riconoscere attraverso l'analisi .interna di alcune parti dell'opera bachelardiana, è in certo modo il risultato culturale e storico di un'idea di scienza, prima di essere tina condizione astrattamente metodologica. D'altro lato una lezione saliente della moderna epistemologia storica consiste proprio nel riconoscere, rispetto a precedenti filosofie della scienza, che le metodologie interpretative del sapere scientifico sono internamente ispirate dai quadri procedurali e conoscitivi delle stesse teorie scientifiche secondo le diverse fasi del loro sviluppo. Scaturiti da due diverse epoche di grande accelerazione del movimento teorico delle scienze fisiche e matematiche, convenzionalismo e bachelardismo, se riconosciuti sul terreno del loro dispiegamento concettuale, tracciano una curva interpretativa. Essa può cosi farci comprendere un fatto molto semplice: che le epistemologie e le storie delle scienze, avanzando di pari passo con l'affinarsi dei metodi e l'estendersi delle teorie scientifiche, possiedono un oggettivo progresso. Questa condizione è probabilmente tanto banale, anche senza bisogno di ricorrere al dettato bachelardiano secondo cui la "scienza istruisce la ragione," da essere spesso trascurata. . Lo _sviluppo delle teorie della scienza, nonché della loro storia, riposa infatti sul progresso generale del sapere scientifico. Si pensi alla storia della scienza scaturita dalle categorie illuministiche: P_er esempio, all'interesse propriamente epistemologico per la storia della scienza che manifestava Kant nella prefazione alla sed~da edizione della Critica della ragion pura, identificando le mo. ttà assolute, astoriche della ragione. Si pensi alla storia della sci~~ in Comte, secondo le tappe legate al progresso conoscitivo e 5 1 0C: e. Non si può evitare di misurare un'evoluzione filosofica, un evoluzione destinata ad articolarsi maggiormente, se si pensa ancora all'individuazione compiuta da Mach, attraverso la storia della meccanica, della non-assolutezza delle forme della ragione mecca19
I ntrod111.ione
rucisuca settecentesca, oppure se si pensa alla posizione bachelardiana che, sulla base della storia della scienza del nostro secolo fondava una tesi di discontinuismo epistemologico del progress~ scientifico. La relatività storica come forma dell'oggettività conoscitiva del sapere scientifico è implicita nel percorso intellettuale della scienza e poteva venire rivelata pienamente solo da un'epistemologia che fosse adeguata non soltanto alle scienze che le erano contemporanee, ma anche al problema della storicità della scienza. Solo drammatizzando sul palcoscenico della storia della scienza i conflitti conoscitivi del passato, ad esempio nelle modalità proposte da Bachelard, si sarebbe imposta la dimensione della processualità storica della scienza come condizione nuova di sapere critico. Non basta tuttavia riconoscere l'esito fìnale di uno sviluppo interpretativo senza riallacciarne i fili interni, cosi da riconoscerne la coerenza. Solo nella continuità di alcuni problemi è dato infatti riconoscere le rotture operate da alcuni concetti. In particolare, il contributo epistemologico e storiografico che il bachelardismo può avere svolto nell'evoluzione complessiva prima descritta, contributo che a prima vista infrange in inodo radicale le forme tradizionali della riflessione filosofica sulla scienza, delinea invece i caratteri di una filiazione dal convenzionalismo come condizione per il superamento delle posizioni di quest'ultimo. Non sarebbe stato necessario riesaminare il pensiero epistemologico bachelardiano attraverso alcuni sondaggi analitici della sua opera, data la grande diffusione che in Francia e all'estero ha arriso alle sue principali categorie, se il pensiero di Bachelard epistemologo non fosse stato divulgato attraverso una lettura eminentemente strutturalistica. Senza negare le capacità penetrative di questa lettura, si deve tuttavia riconoscere che, come è noto, una lettura strutturalista teorizza, né potrebbe fare altrimenti, un principio interpretativo generale in base al quale il significato di un discorso si trova altrove rispetto alla formulazione originale sotto cui si presenta testualmente o storicamente. Se se ne volesse un esempio particolarmente bello e immediato, basterebbe ricordare l'affascinante decifrazione dell'enigmatico messaggio del quadro Las Meninas di Velasquez con cui si aprono Les mots et les choses di Foucault. Abbiamo invece ritenuto di dover maggiormente restituire al piano storico l'interpretazione di questa epistemologia assumendo un criterio di lettura del dettato originale e rfounciando a guardare 20
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I ntroduzio11e
. u· controluce. Non si poteva infatti ignorare che G. Canguilhem · Igen dosi· propr10 . ad un pu bblico h tesrecentemente osservato, rivo . aaliano che la divulgazione dei concetti bachelardiani "conduce a it ' . u_na considerarli e a d'1s~uter1·1 spes~o, sol?rattutto aIl'estero, m forma banalizzata, duerno asettica, priva della potenza polemica 1
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ortglll · d' aItra parte, -ehe l' ong1· · Non · si poteva nemmeno ignorare, na1ità del pensiero bachelardiano ,.. la _novità d~lle sue interpretazioni storiche ed epistemologiche ispirano, o sembrano a prima vista ispirare, una fiduciosa adesione all'eliminazione dalle sue riflessioni critiche delle filosofie precedenti. Anche il suo viaggio parallelo nei due mondi dell'immaginazione e della scienza viene soprattutto considerato, nel bene o nel male, come il segno di un'odisseica avventura oltre le colonne d'Ercole della filosofia del suo tempo. È a queste condizioni che l'epistemologia e la storia della scienza di Bachelard si trovano forse irrimediabilmente condotte a ricalcare la felicità espressiva dei propri aforismi, a cadere nell'incantesimo semantico dei propri neologismi. La distanza che Bachelard avrebbe posto tra la filosofia ed il proprio pensiero è d'altronde una condizione che ci cattura piu che coinvolgerci. Infatti, non una situazione eroica, ma reali condizioni teoriche e culturali presenti in una data fase dello sviluppo del pensiero fìlosofìco e scientifico ci danno la misura del significato oggettivo dei problemi di cui parliamo. Vogliamo dire che tenere come punto di riferimento non solo gli aspetti culturali da cui Bachelard si è piu criticamente differenziato, ma anche l'atmosfera culturale che lo ha circondato ora di spunti positivi e stimolanti, ora di giudizi riduttivi, può servire a comprendere criticamente perché di fatto Bachelard riveste, in particolare nella cultura franc~se contemporanea, l'impegnativo ruolo di eroe eponimo della rivol13:2ione epistemologica del nostro secolo. . Ct s~no molti modi infatti per spiegare come mai un insegnante _mate~1~ scientifiche in un istituto tecnico di provincia, fuori cioè f at tradizionali destini accademici, quale era Bachelard, possa aver fiÌtta propria l'esigenza di un radicale rinnovamento del discorso osofico sulle scienze. Il grande salto nella cultura e nella sensi-
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ranea' ~- j~GUILHEM, Il ruolo dell'epistemologia nella storiografia scirnti/ica co11te111poT,•cni~a ~ Te_rnica '76, A1111t111rio della EST, E11cic/op,·dia della Scienza e della è ora P~bb!'n a ~n, Milano 1976, pp, 427-436, p. 433; il testo originale Ji questo saggio ét 11d~s d'h'1stl~to in ldéo/ogie et rationalité da11s l'histoire des scienc,·s de la vie, Nouvdles o1re et de philosophie des scie11ces, Vrin, Paris 1977, pp. 11-29, p. 20.
Mc':td
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Introduzione
bilità intellettuale europee tra i pnm1 del Novecento e gli anni Venti, salto determinato dalla prima guerra mondiale, potrebbe ' fornire molte di tali spiegazioni. Noi propendiamo a riconoscerne alcune nei problemi e nei temi di quel fenomeno complesso che sono la fìlosofìa e la storia della scienza in Francia nel nostro secolo, alla luce del dibattito tra razionalismo e irrazionalismo sviluppatosi dal tema della "crisi della scienza" che aveva galvanizzato la fìlosofìa idealista e spiritualista dell'epoca. Da questo dibattito scaturisce infatti negli anni Venti la riproposta razionalista e storica del pensiero scientifico. Con ciò non si vuole esprimere la pretesa di ricondurre schematicamente la posizione di Bachelard ai contenuti e alle forme di una specifica fase della filosofia francese, che sarebbe tesi riduzionista e di valore soltanto approssimato e parziale, ma si vuole esprimere l'esigenza di fare di Bachelard l'oggetto e non il protagonista inconsapevole del discorso sul suo stesso pensiero. Un esame sufficientemente ampio del contesto reale dell'opera bachelardiana consente inoltre un apprezzamento oggettivo di quei caratteri positivi o negativi che alcuni studiosi e critici vi hanno riconosciuto. È nostro convincimento che la lezione bachelardiana non debba venir "recitata," neppure in una versione aggiornata della sua sistemazione, ma debba essere oggettivamente riconosciuta nella ' sua interna articolazione, e quindi anche attraverso la documentazione piu ampia ed esatta possibile dei suoi punti di partenza.
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Capitolo primo
Convenzionalismo e spiritualismo. Duhem e Le Roy
La piramide della scienza di Berthelot La riflessione filosofica sulla scienza nasce, nel nostro secolo, dalla nuova figura che il mondo fisico ha assunto attraverso i molteplici sviluppi delle discipline scientifiche contemporanee. Se gli sviluppi teorici e applicativi della scienza non hanno infatti rappresentato soltanto un avanzamento di conoscenze squisitamente tecniche è perché una prospettiva metodologica e filosofica ha accompagnato almeno in parte l'imponente crescita della scienza avutasi nel nostro secolo. In tal modo, durante le fasi di piu acuta accelerazione degli sviluppi concettuali del pensiero scientifico recente, questa prospettiva metodologica e filosofica ha compensato il tecnicismo proprio della specializzazione scientifica e ha rinnovato larga parte della stessa tematica filosofica. Alcune situazioni problematiche di ordine concettuale, che non sarebbero state risolvibili se non per mezzo di un generale ripensamento dei fondamenti, dei metodi e della storia della ricerca scientifica, sono state infatti sottoposte alla disamina critica che è propria dell'atteggiamento filosofico. Un fattore eminentemente concettuale e storico ha cosi accompagnato e influenzato lo sviluppo scientifico della prima metà del 0 ?stro secolo, così come nella seconda metà di esso è un fattore cli _carattere eminentemente sociologico che sembra accompagnare e influenzare la problematica scientifica. Per quanto riguarda il ~a1~,:;:_ di ordine concettuale e storico, sul quale verte la nostra ~m~,. ess? era debitore, sul piano teorico e metodologico, ~ila cr1s1 de, fondamenti e dei metodi verificatasi nella filosofia scienti.fica della fine del XIX secolo. l'"d Il fa~to c?e, non paradossalmente, la messa in discussione del1 eolog1a scientifica tardo-positivista abbia innescato nella filosofia
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Epistemologia e storia della scienza
europea una reazione idealistica contro la scienza non può sminuire in nulla il seguente fatto: la critica allo scientismo positivista, e al metodo induttivista che lo governava, è stata il presagio non solo delle rinnovate epistemologie storiche e metodologiche del nostro secolo, ma anche la conditio sine qua non del progresso teorico e sperimentale delle stesse scienze fondamentali. Oltre che dalla crisi del meccanicismo, lentamente maturatasi sul piano scientifico, la crisi del positivismo nasceva, come è ben noto, dalle interne debolezze di una metodologia incline a consi- : derare che la scienza fosse pervenuta alla sua fase estrema, fase nella quale era sufficiente racchiudere i fenomeni via via accumulati nel reticolo delle leggi con cui si offrivano all'osservazione scevra di preconcetti filosofici. La realizzazione architettonica di questo disegno accumulativo era offerta dall'immagine positivista della piramide del sapere scientifico. Questo era infatti raffigurato come una piramide eretta sull'ordinato accumulo dei fenomeni naturali che garantivano la durevole solidità di questo metodo semplice e invariabile che lo ' spirito umano persegue nella scienza. Marcelin Berthelot, che fu uno dei protagonisti piu esemplari non solo della scienza, ma anche dell'età del positivismo, stabiliva nel 1886 che: 1
La fisica e la chimica sono riconducibili alla meccanica: non in virtu di considerazioni oscure ed incerte, non in seguito a ragionamenti a priori, ma per mezzo di nozioni indubitabili, costantemente fondatc sull'osservazione e sull'esperienza e che tendono a stabilire, attra\'erso lo studio diretto delle reciproche trasformazioni delle forze naturali, la loro fondamentale identità:
Era con queste certezze che il pensiero pos1t1v1sta andava in realtà incontro alla propria autodistruzione, perché rinunciava all'esigenza critica che ne aveva costituito storicamente l'affermazione, e faceva quadrato appellandosi a un meccanicismo dogmatico che tutt'attorno il discorso scientifico andava invece sgretolando da tempo. La crisi dell'epistemologia tardo-positivista risale alla rivendicazione alla scienza di una problematica e di una attività intellettuale, congetturale e di elaborazione dei dati sperimentali, che la filosofia tardo-positivista non consentiva affatto quando definiva la scienza una generalizzazione progressiva, dedotta dai fatti anteriori e verificata incessantemente con nuove osservazioni; essa guida cosi la nostr,1 conoscenza 1
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M.
BERTHELOT.
Science et pbilosophie, Paris 1886, p. 10.
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Convenzionalismo e spiritualismo. Duhem e Le Roy
. meni volgari e particolari fino alle leggi naturali piu astratte e piu dat fen:Ma nella costruzione cli questa piramide della scienza, tutti i gradini, va5te, base al vertice, riposano sull'osservazione e sull'esperienza. Uno dei da9a "pi della scienza positiva è che nessuna realtà possa essere stabilita prin~ •ooarnento. Il mondo non potrebbe essere indovinato. Tutte le volte dhal 0gt1· ragioniamo su delle esistenze, le premesse devono essere ottenute ed eJl'esperienza n · · e non d ali a nostra concezione; ancora, Ia _eone1ustone e he s1· _a 8 da tali premesse non è che probabile e mai certa: essa non diviene r1cav se non viene . . . ad un ,osservazione . certa nscontrata con f orme aIl a re_a1ta, grazie 2 diretta.
Se il mondo non poteva essere indovinato, nondimeno, come suggeriva lo sviluppo reale della geometria e della tisica nella seconda metà del XIX secolo, esso poteva essere interrogato sotto diverse condizioni ipotetiche, e questo fu l'obiettivo perseguito dall'epistemologia della fine del secolo. Essa non ebbe che da prendere atto del carattere dogmatico e metafisico di questa serena e potente facoltà umana, che contemplava lucidamente la natura attraverso i fatti e senza lasciarsi irretire dalle parole e dalle opinioni, facoltà che il positivismo chiamava la ragione scientifica mentre la scienza reale stava dimostrando il contrario. La nascita dell'epistemologia del nostro secolo fece inoltre coincidere una discussione logica e metodologica della formazione e dello sviluppo delle teorie matematiche e fisiche con una disamina storica, rinnovando cosi la tradizione comtiana che aveva fatto della storia della scienza una leva essenziale per il discorso epistemologico. Si trattava, come vedremo, di offrire attraverso la storia della scienza le prove per una concezione dinamica della scienza, in modo che essa si rivelasse come una costruzione razionale proprio perché capace di rivedere il proprio impianto fondazionale, i propri metodi e i propri risultati . .~e~a filosofia francese preesisteva una tradizione di critica al ~os1t1v~smo a carattere spiritualista, la quale sotto le forme del contmgenttsmo non mancò di influenzare la "critica della scienza" e in patti~olare _il pensiero di Poincaré. Tuttavia si deve per prima cosa esan:im:ir: ~ contributo dell'epistemologia propriamente storica al co~;tuirs1 di una filosofia post-positivistica della scienza. Alludiamo e? 1 entemente al pensiero fenomenista e storico che Mach indir ~ cont_ro il meccanicismo e, in particolare, alla importazione di ~ e pens1e~o nel convenzionalismo francese sotto le forme del segno logico e storiografico di Pierre Duhem. 2
Ibid., p. 11.
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Epistemologia e storia della scienza
L'epistemologia storica di Pierre Duhem Mentre la seconda parte di questo capitolo sarà dedicata allo sviluppo spiritualista delle tematiche contingentiste e convenzionalistiche, le pagine che seguono esamineranno il concetto di epistemologia storica presente nell'opera di Duhem. Di essa trascureremo quindi quell'attività di fisico teorico che Duhem considerò sempre come propria, anche a costo di rinunciare alla cattedra di Storia delle scienze al Collège de France. Fu un'attività che, sulle orme di Gibbs e di Ostwald, doveva contrapporlo proprio al "pontificato" scientifico e politico di Berthelot e condurlo al! 'isolamento della cattedra di Fisica teorica di Bordeaux che Duhem riteneva non solo frutto di un ostracismo, ma una "sepoltura onorevole. "3 Il nostro obiettivo sarà perciò quello di mostrare che l'epistemologia storica nasce polemicamente dal movimento convenzionalista. Nel caso di Duhem si cercherà tuttavia di valorizzare l'aspetto di epistemologia propriamente storica della sua opera, rispetto all'uso puramente logico e metodologico che il neopositivismo, da Ph. Frank a W. V. O. Quine, ha assimilato e sviluppato in modo certamente decisivo, ma evidentemente a scapito delle fondamentali implicazioni storiografiche dell'impianto logico-interpretativo dell'epistemologia duhemiana. La grandezza del progetto storiografico di Duhem, che ha assunto con Le Système du .Monde anche il ruolo testamentario del suo pensiero, merita del resto questa riconsiderazione in chiave storico-epistemologica. Grazie ad essa potrà apparire che il suo esame logico delle strutture teoriche della scienza diviene inscindibile dalla sua storia della scienza. È in questo modo che diventa inoltre comprensibile quella lezione per cui una necessaria verifica su casi storici reali e una precisa metodologia storiografica devono essere esibite insieme alle esigenze epistemologiche. Se infatti il neopositivismo fu alieno da questa lezione di carattere storico, essa fu invece assimilata, lungo una già lunga tradizione comtiana, dai successivi epistemologi francesi. I contenuti e i metodi del pensiero duhemiano furono combattuti e declinarono rapidamente nel panorama dell'epistemologia storica francese, ma solo in quanto questa seppe presentare sotto forme nuove quello stesso rapporto fra epistemologia e storia della scienza che Duhem aveva presentato in modo originale e discutibile. ' Cfr. P. Hur.lllERT, Pierre D11bem, P,iris 1932, pp. 18 sgg.; H. Savant /ra11çais. Pierre D11hem, Paris 1936, p. 98.
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Convenzionalismo e spiritualismo. Duhem e Le Roy
La nostra ricerca di rivalutare il carattere di epistemologia rica che è un carattere filosofico dell'opera di Duhem rispetto st aspetti "tecnici" della sua analisi logica della scienza, è del agsto confortata dal giudizio che ebbe a esprimere su Duhem il re O maggiore avversario dopo Berthelot, Abel Rey. Rey, comme:orando al Centre de synthèse historique la figura di Duhem attraverso un'analisi tra le piu penetranti che si siano finora avute su questo protagonista d:I convenzionaHsn:io,·diceva 1 non senza"n~sco~dere un dissenso teorico, che Duhem aveva apportato una rivoluzione copernicana" nell'ambito della storia della scienza, rivoluzione con la quale con/ermava le sue prospettive filosofièhe generali.4 L' "imperativo epistemologico" al quale la storia della scienza deve sottomettersi, il ruolo pedagogico ed educativo della storia della scienza come fenomeno relativo del sapere razionale sono gli elementi che, al di là delle gravi debolezze filosofiche e dell'evidente unilateralità storiografica di Duhem, fanno ritenere che la stessa epistemologia di Bachelard, che fu speculare rispetto a quella di Duhem, non sia comprensibile senza essere collocata nella prospettiva aperta da Duhem. È lo stesso tema iniziale e fondante del pensiero duhemiano che suggerisce subito, peraltro, una delle ispirazioni piu caratteristiche dell'epistemologia bachelardiana. Si tratta della rinuncia per la fisica teorica secondo Duhem a cercare la spiegazione dei fenomeni attraverso ipotesi di struttura, cioè modelli meccanici e ipotesi figurative, che rinviano ad un dogmatismo ontologico di tipo materialista e determinista. Per Duhem, infatti, i modelli figurativi portano la scienza ad un realismo materialista incompatibile con la specificità della scienza. Questa richiede invece un determinismo sol~to locale, cioè fenomenologico, attraverso le sole grandezze sperunentali che appaiono entro quelle vaste coordinazioni di leggi che sono le teorie. ~che se Bachelard respingerà, come seguace di Rey, il fenom~ru.s~o duhemiano in nome dell'ontologia astratta del sapere s~1