Engels cento anni dopo 8886521243


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Engels cento anni dopo
 8886521243

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ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

ENGELS CENTO ANNI DOPO A

cura

di

STEFANO GARRONl

LA CITTÀ DEL SOLE

Traduzione e cura di Stefano Garroni. Titoli originali dei saggi:

H.H. Holz, Friedrich Engels - das Konzept einer wissenscha/tlichen Weltanschauung. Topos n. 5-1995. J. Lensli.nk, Materialistiche Dialektik: Aufhebung der Philosophie ueberhaupt? Topos n. 5-1995. D. Losurdo, Nach dem Zusammenbruch; Rueckkehr zu Marx? Topos n. 5-1995. G. Oldrini, Die Beziehung Marx-Engels in Perspektive. Topos n. 51995. K. Rintelen, Ueber Friedrich Engels, die Grosse Prognose und die Grosse Analyse. Topos n. 5-1995. G. Stiehler, Der durchgehende Grundgedanke des Mam/estes. Marxistische Blaetter, n. 4-1995. P. Strutynski, F. Engels als Realpolitiker: "Kann Europa abrUsten?" Marxistischen Blaetter, n. 4-1995. R. Wahsner, Was bleibt van Engels' Konzept einer Dialektik der Natur? Marxistischen Blaetter, n. 4-1995.

Copyright © 1995

by ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI Napoli, Palazzo Serra di Cassano

EDIZIONI «LA CITTA DEL SOLE» Via Monte di Dio, 73 - 74 Napoli

ISBN 88-86521-24-3

INDICE

PRESENTAZIONE

di Stefano Garroni

pag.

7

fRIEDRICH ENGELS: IL CONCETTO DI UNA WELTANSCHAUUNG SCIENTIFICA

di Hans Heinz Holz

15

DIALETTICA MATERIALISTICA: SUPERAMENTO DELLA FILOSOFIA IN GENERALE?

di Jos Lenslink

53

DOPO IL «CROLLO», RITORNO A MARX?

di Domenico Losurdo

89

SUL RAPPORTO MARX-ENGELS, IN PROSPETTIVA

di Guido Oldrini

119

Su FRIEDRICH ENGELS, LA GRANDE PROGNOSI E LA GRANDE ANALISI

di Karlludwig Rintelen

133

IL PENSIERO FONDAMENTALE, CHE IL MANIFESTO SOTTENDE

di Gottfried Stiehler

167

FRIEDRICH ENGELS COME PENSATORE POLITICO REALISTICO:

Può

L'EUROPA DISARMARE?

di Peter Strutynski

187

CHE COSA RESTA DEL CONCETTO ENGELSIANO DI UNA DIALETTICA DELLA NATURA?

di Renate Wahsner

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PRESENT AZIONE

Pubblichiamo qui gli studi che la rivista internazionale di filosofia Topos (n. 5-1995), per iniziativa di Hans Heinz Holz e di Domenico Losurdo e con la collaborazione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e del Centro di Studi Filosofici di S. Abbondio, dedica a Friedrich Engels, in aggiunta) raccogliamo anche alcuni articoli sullo stesso tema apparsi su un)altra rivista di lingua tedesca: Marxistische Blatter n. 4-1995. L'omogeneità dell'ispirazione teorica di fondo - come anche del!' uso che vien fatto, nei due casi delf occasione celebrativa - ci sembrano fornire un quadro adeguatamente articolato dei risultati (in un certo senso) a cui giunge l'odierna riflessione su Engels. La prima osservazione da fare è che) se l'occasione è celebrativa (il centenario della morte di Engels), non è tale invece la maniera, in cui l'argomento vien trattato dai diversi autori. E ·questo, ovviamente, è positivo. Sappiamo bene quanto, in realtà, quel certo costrutto

storico che, fino a ier~ era detto la «cultura marxista-leninista» avesse a suo fondamento Engels più che Marx, in aggiunta ad un certo Lenin. Sarebbe facile, di conseguenza, assumere, oggi; uno di questi due opposti atteggiamenti: o ribadire la fondamentale validità di quel costrutto storico, quali che siano stati i suoi destini politici; oppure, appellandosi esattamente agli eventi tragici degli anni Ottanta e Novanta del nostro secolo, coinvolgere nel «crollo politico» lo stesso patrimonio teorico del marxismo ed, in particolare, la riflessione engelsiana. 7

La strada scelta dagli autori di cui qui raccogliamo gli scritti) è - lo abbiamo accennato - tutt'altra. E lo è esattamente1 perché la prospettiva in cui tutti si inseriscono è culturale più che politica o, per essere più esatti, si colloca a quel livello, in cui ciò che la valutazione politica perde in immediatezza lo guadagna in capacità analitica e di valutazione sostanziale, storica e non contingente. Il risultato è che emerge un'immagine di Engels in realtà diversa da quel/,a che una certa tradizione aveva disegnato. Facciamo degli esempi. È ben noto che esiste un'ampia letteratura dedicata al tema del/' effettiva consonanza o dissonanza, invece, del pensiero di Engels con quello di Marx; ed è altrettanto noto che tale letteratura non :dugge, di solito, a due errori: in primo luogo, di disegnare a tutto tondo un «pensiero di Engels» che possa confrontarsi~ poz~ con un altrettanto lineare «pensiero di Marx»; in secondo luogo1 di essere ispirata - tale letteratura - ad una preoccupazione eminentemente politica (ed oggi risorgente), la quale consiste nella volontà di marcare nettamente la distanza fra valenza scientifica del marxismo (Marx) ed impegno a trarne conseguenze sul piano del!' azione storico-politica. È in questa prospettiva - per dir cosi'. di svigorimento dell'opera di Marx -, che si collocano di solito i tentativi di sottolineare le dissonanze tra Marx ed Engeù;· tentativi che - non per caso - prendono l'avvio dalla contrapposizione di Marx ad Hegel (ad un autore, dunque, che inserisce l'azione, il movimento, il cambiamento1 al centro stesso della vicenda del pensiero), per concludersi; poi, col dissociare Marx da Lenin. Le dissonanze tra Marx ed Engels a questo servono: a condurre passo passo ad una ritematizzazione di Marx, «puramente scientifica» e, dunque1 leggibile con i parametri di una cultura formalista e utilitarista («intellettuale», dunque, per dirla con Hegel), che farebbe dell'opera marxù:ma una semplice rù;erva di analisi socio-economiche1 più perspicue 8

e, dunque, più utilizzabili sul piano politico e su quello della previsione scientifica - 1 di quanto non lo siano analisi e riflessioni di una «scienza morale» borghese in evidente bancarotta. Che cosa si cava dagli scritti che pubblichiamo, rispetto a questa problematica? Uni osservazione, prima di rispondere. Liunico momento, in cui l'occasione celebrativa degli scritti pesa negativamente, è - a mio parere - nel condurre i singoli autori ad isolare in qualche misura la riflessione engelsiana da quello sfondo teorico fondamentale (Hegel e Marx), da cui invece è inseparabile. Voglio dire che - quali che siano le diverse «impronte» personali ed i differenti gradi di profondità, a cui si colloca la riflessione di ognuno dei tre pensatori - resta vero, a parer mio, che le tensioni, le complessità, le incertezze interne alla riflessione di Engels (nel nostro caso), non possono esser a /onda valutate, se non vengono subito inserite nel quadro più ampio delle tensioni e difficoltà, inscritte nella riflessione di Hegel e di J\1arx. In una certa misura, sto dicendo che è pericoloso (scientificamente non difendibile ed equivoco negli usi pratici) parlare di un «pensiero di Engels», se ciò conduce ad isolarlo dal puntuale riferimento ad un quadro teorico (ad una «problematica», se si vuole), che è quello definito da Hegel e da Marx. Fatta salva questa riserva (la quale, in realtà, va smorzata) nel senso che la tesi da me espressa, comunque, è - almeno implicitamente - presente negli scritti qui presentati), la lettura delle pagine di T opos e di Marxistische Blatter dà il senso di un complesso di ricerche, per le quali ambientare la riflessione engelsiana significa valutarla entro un corpo a corpo, intenso e fitto, con problemi teorici e politici, che ogni volta costringono ad elaborazioni determinate, a conclusioni circostanziate; tali, insomma> per cui la prospettiva teorica generale che ne risulta - e da cui fuoriescono - se estrapolata dai contesti definiti di riferimento e dalla puntualità degli 1

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obiettivi polemici; rischia non solo di essere falsata ma1 prima ancora, di risultare difficilmente comprensibile. Sotteso a questo «taglio», a questa prospettiva di lettura, c'è - mi pare - un modo di concepire l'analisi dialettica libera da ogni formalùmo, nel senso che è consapevole del suo scopo proprio: cogliere, esprimere, descrivere - non «generali leggi di movimento», ma le movenze puntuali di «cose» determinate1 in contesti circoscritti. Proprio perché il tema (Engels) viene affrontato in questo modo, allora, diviene possibile cogliere certe difficoltà o incertezze delle analisi engelsiane. Se ad esempio, nell'affrontare definiti; circoscritti problemi politici - ma, più a fondo, la questione fondamentale dell'articolazione tattica, che la strategia socialista deve riuscire a darsi-, Engels sa giungere a conclusioni, che si giustificano per il puntuale contesto reale di riferimento (e, dunque, non sono in sé generalizzabili; pur se lo sono sotto il profilo metodologico) -, parimenti è vero che - in un diverso contesto (epistemologico, questa volta) - non sempre Engels riesce ad evitare giudizi e valutazioni che prescindono dall'effettivo svolgersi della «cosa» (l'autentica pratica scientifica) su cui egli si pronuncia. Se questo è vero1 se effettivamente (come anche a me pare) in Engels si trovano scarti di questo genere, allora è chiaro che l'assunto di un compatto pensiero di Engels da mettere a raffronto con quello di Marx è privo di fondamento. Il lavoro serio sarà un altro: considerando puntualmente opere, valutazioni; giudizi dei due, individuare1 concretamente, eventuali dissonanze. Ma, più a fondo, porsi la questione se tali dissonanze non siano significative di altro e se, dunque, più che indicare diversità fra Marx ed Engels, non segnalino qualche complessità nella costruzione dello strumento dialettico (ché, forse, non va pensato come un qualcosa che, a dir cosi: stia là sotto i nostri occhi; già definito sostanzialmente in questo o quel testo1 ma sì piuttosto qual1

cosa da elaborare in continuazione, in un continuo corpo a corpo con problemi reali, scientifici o politici che siano). Sotto questo rispetto, utilissime appaiono anche le pagine, propriamente teoretiche, che pubblichiamo. Perchè ripropongono l'immagine delta dialettica come strumento duttile, come prospettiva non dogmatica in cui collocare la stessa questione delle strutture logiche. Il che, si badz; implica sottrarre il tema della dialettica a certe tentazioni sistematiche, che - dobbiamo riconoscerlo - hanno storicamente prodotto nuove /orme di scolastziismo, di manualismo, toto coelo lontane dalla valenza critica e rivoluzionaria, che Marx - ma, forse, lo stesso Hegel - riconosceva alla dialettica appunto. Se torniamo, ora, alla questione del ruolo, che in una certa tradizione «marxista-leninista» ha avuto il riferimento ad Engels, e lo confrontiamo con l'immagine, che dello stesso ci offrono gli scritti qui pubblicati, comprendiamo un fatto fondamentale. Una certa dogmatizzazione del marxismo non deriva, in realtà, dall'imporsi di questo o quel motivo engelsiano. Sz' piuttosto, lo stesso Engels va annoverato fra le vittime di quella dogmatizzazione. Il problema, dunque, - per chi si ponga l'obiettivo di una riproposizione del marxismo, che ne esalti le capacità critico-scientifiche - non è quello di «tornare a Marx>>, facendo «cadere» Engels. Piuttosto il problema è, per così dire, liberare Engels dalla sua «leggenda», sottrarlo alla cristallizzazione che lo fissa in un certo insieme di tesi e tornare a farlo vivere, invece, in tutta la ricchezza delle sue complesse e non (sempre) lineari riflessioni. È a questo punto che possiamo scoprire - stimolati dagli autori, che presentiamo - una particolare attualità del pensiero di Engels. Si rifletta, ad esempio, ad una certa cultura, oggi larga11

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mente dominante a sinistra ed insistentemente proposta dai mass-media. Un suo assunto fondamentale è la forte valutazione di ciò che Hegel indicava come «l'astratta volontà libera». Ebbene, proprio in Engels - e perfino nell'Engels della Dialettica della natura-, troviamo gli elementi di fondo di una concezione realistica (e perciò dialettica), non solo capace di dare, poniamo alla problematica ecologica, tutto lo spessore critico - in sede teorica e in sede pratica - che le compete; ma anche gli strumenti per comprendere quanto deviante (e falsificante) sia una tematizzazione del rapporto uomo-natura, che prescinda dalla fondamentale mediazione rappresentata dal rapporto uomo-società. Ed allora comprendiamo anche quanto sia denso d 1 implicazioni quel motivo engelsiano (pure engelsiano, ma certo anche di Hegel e di Marx), secondo cui la stessa verità scientifica è affetta dalla storicità: esattamente perché Fintera vicenda-della scienza si svolge nel quadro dell'esperienza umana e, dunque, di un «campo di possibilità», definito - nel suo limite negativo da un certo nodo di rapporti sociali di produzione. Nella relazione uomo-natura1 insomma1 sono anche le «virtù» di un certo rapporto sociale1 storicamente esistente) che si esplicano; in quel determinato rapporto uomo-natura1 è la società stessa che rappresenta se stessa1 che rivela il limite delle sue capacità liberatorie nei confronti dell'uomo. Non esiste, dunque, critica ecologica (per tornare al nostro esempio) se non esiste critica sociale; non c'è progetto di una più razionale relazione fra l'uomo ed il suo ambiente naturale, se non c1è, anche, il progetto di una diversa organizzazione sociale, capace di costruire maggiore libertà nello svolgersi della vita umana collettiva. Ecco, dunque, una fondamentale lezione di razionalità, che ci viene da Engels. Lezi'one, questa1 quanto mai attuale, in un'epoca, in cui prodigiosi sviluppi scientifico-tecnologici si accompagnano, finora, ad un riprecipitare della vita sociale e individuale in 1

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baratri di rozzezza, che si sarebbe tentati di definire medievali (se gli studi più recent1· non ci avessero mostrato una tormentata densità culturale del!' epoca medievale, che oggi sarebbe del tutto impensabile). Il cuore di questa lezione engelsiana sta nella consapevolezza che) nel suo senso pieno) la rivoluzione scientifica moderna si coniuga con un vasto processo, con una pro/on-

da volontà di liberazione umana. Insomma, che dire scienza, che collocarsi dalla parte della scienza, significa, anche, fare del lavoro, della ragione e della socialità, i perni di una moralità nuova. Ed è questo un tema che, mi pare, ritroviamo centralmente in Lenin (in quel suo Materialismo ed empiriocriticismo, male utilizzato da una certa tradizione per proporre improbabili tesi epistemologiche) e che - ciò che conta, forse, ancora di più - ritorna di vivissima attualità nel necessario scontro con l'attuale ripresa irrazionalistica (tanto presente, oggi, anche in ambito epistemologico, oltre che politico). Per concludere, valga questa osservazione: gli scritti qui presentati sanno darci un senso dell'attualità di Engels, che non è retorico, rdi maniera', esattamente perché si accompagna ad una riflessione su Engels, che nulla concede allo scolasticismo. È una lezione importante questa) che ha una valenza ulteriore rispetto al!' oggetto delle analisi, che vale - insomma - come r indicazione di un orientamento, da cui non si può prescindere, se l'impresa di un rilancio del marxismo viene assunta con serietà. Stefano Garroni

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HANS HEINZ HOLZ

FRlEDRICH ENGELS IL CONCETTO DI UNA VISIONE SCIENTIFICA DEL MONDO

Appartiene alla storia ideologica successiva alla 2" guerra mondiale, alla storia del «revisionismo» interno al marxismo ed al fenomeno di un anti-marxismo pseudomarxista, il rimuovere - negandone l'importanza -1' opera di F. Engels dallo sviluppo della teoria marxista, ridurla a mera «volgarizzazione>>, «semplificazione>> o, addirittura, diffamarla in quanto stravolgimento «antologizzante» delle genuine intenzioni di Marx. Vi sono quanti concepiscono la critica marxiana al!' economia politica come rifiuto della filosofia, come «passaggio definitivo alla critica scientifico-positiva delle pretese totalizzanti della filosofia» 1 ; vi sono quanti sostengono che Engels «è ricaduto in una metafisica dogmatica» 2 ; c'è chi afferma che «proprio perché la natura non è opera dell'uomo, non vi è in essa alcuna storia: la storicità è la negazione della naturalità»'; c'è chi vede in Engels «una forma prekantiana di ontologia (ed una) riproposizione misticheggiante del materialismo» 4 - quale che sia la tesi, tutti costoro imputano al pensiero enciclopedico di En1 Cfr. W. Goldschmidt - L. Lambrecht, «Marxismo», in Enciclopedia europea di filoso/a e scienze, a cura di H. J. Sandkiihler, Amburgo 1990, voi. 2. 2 Cfr. A. Schmidt, Il concetto di natura nel pensiero di Marx, Frankfurt/Main 1962. 3 Cfr. G. Petrovic, Filosofia e rivoluzione, Reinbeck bei Hamburg 1971. 4 Cfr. A. Wellmer, «Comunicazione ed emancipazione», in Teorie del materialismo storico, a cura di U. Jaeggi e A. Honneth, Frankfurt/ Main 1977.

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gels la deformazione del carattere proprio della filosofia marxista e, conseguentemente, svalorizzano il lavoro condotto in comune da Marx ed Engels per l'insieme della teoria marxista. In quanto sistema, materialismo dialettico e materialismo storico sono le due componenti di un'unità - e proprio questa fu la convinzione non solo di Engels, ma dello stesso Marx. Di contro a ciò, cosiddetti filosofi «della prassi» ed una certa «critica critica», dalla provenienza francofortese - vecchia o nuova che sia - 5 , hanno avanzato la pretesa di una realizzazione delle autentiche intenzioni di Marx, migliore di quella che viene assicurata da un sapere, che àncora i fondamenti storico-teorici di una politica rivoluzionaria nello schema di un modello universale di mondo. In realtà, per la recezione di Marx e per la determinazione del suo valore politico, questione decisiva è la seguente: si intende riportare Marx al criticismo dei giovani-hegeliani, oppure si riconosce al suo pensiero una dimensione enciclopedica, che Engels assicura completando la critica dell'economia politica e che lo stesso Marx - come lo scambio epistolare con Engels ampiamente testimonia - concepisce ed accetta come orizzonte del suo proprio pensiero? Se Marx non l'avesse condivisa, ben difficilmente Engels avrebbe pubblicato la sua recensione al Per la critica del! )economia politica1 in cui espressamente sottolinea lo sfondo hegeliano e il metodo filosofico della filosofia marxista. 6 5

Cfr. H. H. Holz, « Un filoSDfare mefistofelico», in La nuova sùiùtra dopo Adorno, a cura di W.Schoeller, Miiinchen 1969, ed ancora dello stesso, «Il dissolvimento del concetto», in Marxismo e movimento dei lavoratori, a cura di F. Deppe, W. Gcrns e H. Jung, Frnnkfurt/ Main 1980. 6 La recensione di Engels, è in K. Marx - F. Engels, Werke (d'ora in avanti MEW), Band 13, Berlin 1961.

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l. Marx-Engels-marxismo Con lo sguardo rivolto alla connessione degli individui nella totalità del mondo ed all'insieme del sapere, Marx lavorò alla sua teoria dell'economia politica,7 in cui la categoria «lavoro» funge da medio in cui si realizza l 1 incastro (Verschriinkung) di natura, uomo e storia. 8 Già Diderot, nel!' Enciclopedia, richiedeva - per un'esposizione ordinata delle trasformazioni della natura (in ordine alle quali riconosceva il ruolo primario dell'attività dell'uomo) - «un'ampia conoscenza della storia della natura ed una dialettica molto nettamente definita». 9 Il giovane Engels, poi, vide come emergesse dalla produzione industriale la necessità di una organizzazione «totalizzante» della natura, capace di tutto abbracciare; ma vide, anche, come la prima risposta a questa esigenza - quella che fu elaborata, appunto, dal!' Enciclopedia francese - non riuscisse appieno soddisfacente: «Il secolo diciottesimo raccolse i risultati della storia precedente - che si presentavano ancora l'uno separato dal1' altro e come prodotti casuali -; ne svolse la necessità e l'intima concatenazione. Furono ordinati, distinti e connessi causalmente quegli innumerevoli dati conoscitivi, che si 7 Cfr. K Marx, Per la critica dell'economia politica. Prefazione, (MEW. 13 ): «Questi studi portavano da sé, in parte, a discipline apparentemente del tutto lontane, in cui dovetti più o meno indugiare». ~ Cfr. H.H. Holz, L'unità filosofica di antropologia, filosofia della storia ed economia, nella concezione di Marx, in Dialektik, 1991. Quaderno 2. A questo incastro già Engels accenna nel suo Lineamenti di una critica dell'economia politica (v. MEW. 1), quando scrive: «In una situazione ragionevole.,.tra gli elementi della produzione compare, certamente, quello culturale ... Abbiamo, dunque, due elementi della produzione: la natura e l'uomo - quest'ultimo sia dal punto di vista fisico, che da quello culturale». I Lineamenti del giovane Engels - come d'altronde Marx riconobbe espressamente nella sua Prefazione al Per la critica del!' economia politica rappresentano, per così dire, il germe ancora immaturo del sistema categoriale dell'economia marxista. 9 D. Diderot, Scritti filosoficz; a cura di Th. Li..icke, Berlino 1961.

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davano, invece, semplicemente l'uno accanto ali' altro. Il sapere divenne scienza e· le scienze si approssimarono alla loro realizzazione compiuta, connettendosi da un lato alla filosofia e, dall'altro, alla prassi ... II pensiero dell'Enciclopedia fu caratteristico del diciottesimo secolo: il suo fonda. mento era nella coscienza che tutte quelle scienze dipendevano l'una dall'altra. Tuttavia, quel secolo non sapeva ancora definire i passaggi dall'una scienza all'altra e, dunque, poteva, solo, presentare le scienze l'una accanto all'altra». 10 Nell'Enciclopedia hegeliana, Engels trovava condotta fino in fondo la tendenza