Enciclopedia virgiliana. DE-IN [Vol. 2]

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ISTITUTO

DELLA

ENCICLOPEDIA ITALIA A FONDATA

DA

GIOVANNI TRECCANI

ROMA

PROPRIETÀ ..

.ART:IST1CA E

LETlE&A&IA R.I.5ERVATA

COPTiliGHT BY

ISTrnJTO DELLA [ENCIC'LOP'EDIA ITALIANA FONDN.,TA

DA

GIOVANNI

1985

TltECCANI,

ENCICLOPEDIA ITALIANA ISTITVTO DELLA

FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI

PRESIDENTE GIUSEPPE ALESSI

VICEPRESIDENTI GIULIANO VASSALLI - GIANNINO PARRAVICINI

CONSIGLIO SCIENTIFICO MASSIMILIANO ALOISI; LUIGI AMERIO; ARNALDO M. ANGELINI; ROSARIO ASSUNfO; BARTOLOMEO AT­ TOUCO; SAVERIO AVVEDUTO; PAOLA BAROCCHI; GILBERTO BERNARDINI; ITALO BORZI; UMBERTO BO­ SCO; VITTORE BRANCA; GUIDO CALOGERO; RENZO CANESTRARI; MARIO CONTI; SERGIO COTTA; LUIGI DADDA; AUGUSTO DEL NOCE; ALESSA NDRO FAEDO; DOMENICO FAZIO; FRANCESCO GABRIELI; EUGE­ NIO GARIN; LMO GRATTON; TULLIO GREGORY; FRANCO LOMBARDI; GIOVANNI BATTISTA MARINI­ BETTOLO MARCONI; GIUSEPPE MONTALENTI; GIUSEPPE MORUZZI; SABATINO MOSCATI; GIUSEPPE PA­ DELLARO; BRUNO PARADISI; GIANNINO PARRAVICINI; MASSIMILIANO PAVAN; MARIO PEDINI; GIORGIO PETROCCHI; GIAN DOMENICO PISAPIA; PIETRO PRINI; GIOVANNI PUGLIESE CARRATELLI ; ANGIOLA MARIA ROMANINI; SERGIO ROMANO; ROSARIO ROMEO; LUIGI ROSSI BERNARDI; CARLO RUBBIA; FRAN­ CESCO SANTORO PASSARELLI ; GIOVANNI SARTORI; GWSEPPE SCHIAVINATO; FRANCESCO SISINNI; GIO­ VANNI SPADOLINI; PAOLO SYLOS-LABINI; ROBERTO TUCCI; GIULIANO VASSALLI; SALVATORE VILLARI; ANTONINO ZICHICHI

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ARISTIDE SAVIGNANO, in rappresentanza del Banco eli Napoli; CIRO DE MARTINO, Presidente onorario del Banco di Sicilia; GIOVANNI CODA NUNZIANfE, in rappresentanza del Monte dei Paschi eli Siena; MARIO FORNARI, Direttore Generale dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni; ROSARIO LANZA, in rappresentanza dell'Istituto Poligraiico e Zecca

dello Stato

DIRETIORE GENERALE VINCENZO CAPPELLETTI

COLLEGIO SINDACALE PASQUALE CAROPRESO - CARLO BELLANI; FRANCO CASAMASSIMA; ANfONIO MAROTTI; TOMMASO PALMISANI. FERDINANDO IZZI, Delegato della Corte dei Conti

DmETIORE

COMITA:TO DIRE111VO FERDINANDO CASTAGNOLI

MASSlMIUANO PA.VAN- GIORGIO PETROCl:HI



UMBERTO COZZOLI

Prepanz ione dei testi� SiEllENA ANDI.E01T I RAvAGUOU1 Revisi­ ,is el perpetua adflotatione iUustratus a

WETMORE

FoRBIGER

coliques, Paris 1925;

Géorgiques,

Paris

1926; É11éide 1-6 (Goclzcr-Bcllcsson), 1925; 7-12 (Durand-Bcllcsson), 1936; 1961-197010,

H. Mcrguet (H. Frisch), Lexiko, z:u Vergilius mit Angabc siimtlichcr Stcl­ len, Lipsiae 1909; 1912; rist. Hildes­ hcim 1960. M. N. Wetmorc, l11dex verborum Vergi­ lia,us, Ncw Havcn-London-Oxford 1911; Ncw Havcn 19301; rist. Hildcs­ hcim 1960. W. Ott, RUdtliiufige r Worti11dex zu

Vergil. Bucolica, Georgica, Ae11eis, Tu­

bingcn 1974.

WARYICK

Lipsiac 17671775; n cdit., l-IV, Lipsiac 1788-1789; 111 cdit., I·Vt, Lipsiac 1800 (111 cdit... cur. N. E. Lcmairc, I·VIII, Parisiis 1819-1822); IV cdit. cur. G. Ph. Wa­ gner, 1-v, Lipsiac-Londini 1830-1841;

Chr. G. Hcync,

rist. Hildcshcim 1963. H. Goclzer - R Durand, Virgilc, Bu-

LESSIO

ED�ONICOMNffiNTATE

HEYNE

.

Sabbadini er A. Castigloni i ree. M. Gcymonat, Augustee Taurinorurn 1973.

C EliDA

CoNrNGTON

Th. Ladewig - C. Schaper - P. Jahn - P. Deutickc, Vergils Gedichte, 1-111, Berlin 1850-1853; rist. Dublin-Ziirich 1973. The Works o/ Virgil with a commcn­ tary by }. Conington, l·lll, London 1858-1871; 1, Ed., Georg., rcv. and cnlargcd by H. Ncttlcship, 18814, rcv by F. Haverficld, 18985; n, Ae11. 1-6, rcv by H. Ncttlcship, 18844; m, Ae11. 7-12, rcv. by H. Ncttlcship, 18833;

J-tv,

compilcd by H. H. Warwick, with the technical assi­ stance of R. L. Hotchkiss, Minneapo­ lis 1975.

A Vergil COflcordaflce,

1, 1830, Bue., Georg.; n, 1832, Am. 1-6; 111, 1833, Ae11. 7-U; IV, 1832, Carmina Minora cd. I. Sillig; rist. I·IV, Hildcshcim 1968.

BUCOUCHE

Opera. .. ,

EDIZIONI, COMMENTI E INDICI

A.

Forbiger, P. Vergili Maronis cd. perpetua et aliorurn et sua adnoutionc illustravit, dissertatio­ ncm dc Vergilii vita et carminibus... adiccit, 1-111, Lipsiac 1836-1839; 1872-

18754; 1, 1872, Bue., Georg.; n, 1873, Ae11. 1-6; 111, 1875, Ae11. 7-12; Car­

mina minora; Indcx.

USTIGI.IONI· SABBADINI COJ.EMAN

Castiglioni et R Sabbadini, Augustae Taurinorum 1945; 19601; risL 1963. Edogues, by R Coleman, Cambridge Bucolica, Georgica, rccc. L.

1977.

Xl

LECROMPE

R

Lecrompe, Virgile, Bucoliques. In­

dex

Verborum.

Alpha-Omega

Rekvés

XXIV,

statistiques,

Hildesheim

1970.

ENEIDE

EDIZIONI E COMMENTI HENRY

cal and aesthetical remarks on the Ae­ neid, 1-v, 1873-1892; 1, London-Leip­ zig 1873, Aen. l; n, Dublin 1878, Aen. 2-4; 111 e IV, Dublin 1889, Aen.

GEORGICHE

EDIZIONI E COMMENTI SABBADINI

Georgicon libri quattuor. Ree., praefa­

tus est, append. crit. instt. R Sabba­ Augustae Taurinorum 1921; rist.

dini,

SABBADINI

1931.

BrLLIARD

J. Henry, Aeneidea or criticai, exegeti­

ùs Géorgiques. Texte et trad. avec

une introd. et de notes par R Billiard, Paris 1931; rist. 1933. DELLA CoRTE ù Georgiche, commento di F.. Della Corte, I·IV, 1942-1960; 1, Firenze 19462; n, Firenze 1942; 111, Torino 19.57; rv, Torino 1960; rist. delle ri­ spettive lntrodiQ.ioni in F. Della Corte, Opuscula 111, Genova 1973, pp. 41-97. CASTIGLION!· Bucolica, Georgica, recc. L. Castiglioni SABBADINI et R Sabbadini, Augustee Taurinorum 194.5; 19602; rist. 1963. DE SAINT-DENIS Géorgiques, Texte établi et ttad. par E. de Saint-Denis, Paris 19.56; 19602. RlcHTER Georgica, hrsg. u. erklirt von W. Richter, Miinchen 19.57.

.5-9 e 10-12; v, Meissen 1892, Indices; rist. voU. J.IV, Hildesheim 1969. R. Sabbadini, P. Vergili Maronis Ae­ neis commentata, I·VI, Torino 18841888; l, 1884, 19205, 1-3; Il, 1885, 191()3, 4-6; 111, 1887, 19082, 7-9; 1888, 10; v, 1888, I l ; VI, 1888, 12.

anche l'edizione in 4 voU.: 1,

IV,

MAcKAIL

J. W. Mackail, The Aeneid, ed. with

WrLLIAMS

R

PERRET

Virgile, Énéide, éd. par J. Perret, Paris

introd. and commentary, Oxford 1930. D. Williarns, The Aeneid of Virgil, ed. with introduction and notes, Hl, Basingstoke/London 1972-1973; 1, 1972, 1-6; Il, 1973, 7-12.

1977-1980; l, 1977, 1-4; Il, 1978, .5-8; lll, 1980, 9-12.

PARATORE

Virgilio, Eneiik, a c. di E. Paratore, trad. di L. Canali, I-VI, Milano 19781983; l, 1978, 1-2; Il, 1978, 3-4; 111, 1979, .5-6;

Orr

190mi dcUa t• c 3• dcci. greca, c hanno favorito, per coerenza flessiva, l'inserimento nd si· stcma dell'ace. Achilkm, già noto dd resto sino da Pleuto. Quanto all'altra fonna di gcn. in .; (o -l'i), attestato da V. coi nomi dci primi due eroi c inoltre con queUi di Orontes c persino di Achates (la cui attesa forma in -ae ricoJTC tuttavie in E IO, 344), si può definire scn­ z'altro arceismo, fonc derivato dell'originarie flessione di questi nomi in -is secondo le ,. dcci., ma poi assorbiti, agli inizi dell'età letterarie, deDa 3°: .; sarebbe dunque secondario da -Ft c poi -l'i, di cui sono presenti in V. soltanto le due ultime fasi: Achillei, G 3, 91; E 6, 839; Achi//i, t, 30; 2, 275; 3, 87; Ulixi, B 8, 70; E 2, 7, 90 c 436; 3, 273, 613 c 691; Oronti, E l, 220; Achati, l, 120 secondo un'autorevole testimonianza dcUa tredizionc indirette. Poiché tali forme in V. si riscontrano solo se precedute da parole con silleba interna o finale in sibilante, si può supporre che loro ufficio fosse di non dar luogo a fenomeni di sigmotismo; l'ipoccsi di Nordcn ( 1902,

411) che servissero a evitare omotdcuto � insoddisfaccntc, perché si adatta a una minoranza di esse c si richiama a un canone stilistico tutt'altro che velido in assoluto. I femminili dcOa t• dcci., uscenti in greco al nominativo per .; c per ·'l· in V. presentano rispcnivementc nel nom. ..i c -i; nel gcn. c det. ..re; nell'ecc. ..,, c -in; nell'ebl. -4; nel voc. ..i c -i; sicch gli esiti grecanici dcUa flesis one si riducono ai soli casi diretti dci nomi in .;. Dei quali buone pene subisce il trat­ tlmento dei temi in ..i: antroponimi già saldamente radicati ncUa tradizione letteraria, come Hecub.r (letinizzato enchc ncUa veste fo­

é

netica), H�kntt, ecc., c più numerosi toponimi, Cr�la, Spttrltt, Eu­ ropa, Prochyttt, già accolti dal parlar quocidiano: persino nomi reri, che in V. compaiono una lttnlum c forse da riponare a fonnazioni secondarie greche in -a, come Amtttm di E '· 718 (cf. Stcph. Byz. s. v. 'A> >. t n eteroclisia, cui sono sottoposti i nomi di eroi uscenti in greco al nom. per ·rlls < ·iloçl, che n i V. seguono questa flessione: nom. -61; gen. -ii; dat. ·iO, ·lì; ace. ii, li; abl. non att. 4°, nclla quale VUIO spaz.ÌO (pp. XtV·XXVII) � dedicato al problema deU. seconda redazione e dò rapporti con i libri 1° e 6° dcU'Enri.U (le condusioni, risolutive e convincenti, alle pp. XXVt·XXVII), Ricolleghiamo ai commenti la versione dell'Eneide, uscita nel 1%7 e più volte ristampata: la Presentazione che la precede (pp. 5-12: riprodona in Opuscula III, 99-107), pur nella sua essenzialità, passa in rassegna con completezza le problematiche relative al poema, studiandolo nella genesi ideologica, nei rapponi col grande modello omerico e ripercorrendolo alla luce di una ripanizione in tre grandi blocchi, organizzati ri­ spettivamente intorno alle figure di Didone, di Enea, di Turno. La versione, piana e scorrevole, ma non priva di momenti di più risentita tensione poetica, tende generalmente aDa coincidenza dei versi italiani con quelli dell'originale latino. Le due canine (I/ vag­ i gio di Enea e Il Laz.io ai tempi di Enea) che precedono (pp. 17-18) la versione, e la nota che le commenta (p. 16) ci offrono lo spunto per illustrare un aspetto del­ l'interesse critico del d. C. per V. che ci sembra par­ ticolarmente fecondo di risultati, queDo per gli aspetti spazio-temporali del poema, che trova il suo culmine nel volume La mappa dell'Eneide (1972) e conosce una 18

ripresa in occasione del bimiUenario virgiliano: ià nel g 1966 il saggio I giorni dell'« Eneide» (ora ripubblicato in Opuscula III, 113-20), ci mostrava la fecondità di un'indagine topografica per chiarire aspetti panicolari del poema. Nel 1971, il minuto esame del lib. � alla luce della collocazione topografica degli avvenimenti in esso narrati (Commento topografico al IX dei­ I'«Eneide», ora ripubblicato in Opuscula Ili, 121-41), conduce alla conclusione che «almeno . per c il IX libro, V. ha studiato direttamente la topogr a fia del Lazio e, fino dove gli era possibile, ha tenuto conto deUe loca­ lità e delle distanze nel procedere aDa 'tiberizzazione' del racconto» (p. 157). La prospettiva spaziale e tem­ porale si allarga con questo volume del 1972, che se­ gue il personaggio Enea n i tutte le località da lui toc­ cate, fino all'approdo nel Lazio, dedicando ampio spa­ zio alla coDocazione topografica degli avvenimenti de­ scriui nei lib. 7°-12° del poema. In reluione con le recenti sropene erchcol08iche di Lavinio, il d. C. esamina e descrive il processo di 'tibcri.uazionc' dd racronto compiuto d. V., spostando il teatro deUe vicende tra la foce del Te­ vere e il Palatino e •localizzando nel bacino imbrifero del Tevere• •l'immaginaria e mai esistita cittA dì uum11um•. L'eutore evita di pulare di lopographia, preferendole il termine di 1opo1hm'a •che si contrappone alla topografia reale e geogrefica in quento è la topo­ grafia fantastiCI dei poeti •· Anche il problema deUa composizione dcU'Eneide, neUe sue componenti modali e tctnporali, acquista nuova luce d. questa n i dagine, che si vale, per la ricost�ne dcUa senesi nd poeta dcUo sfondo topografiro dei (ani namti, anche dd rontnbuto dò dati fomiti dall'ercheoloaia. A questa ricerca di più ampio respiro si riroUesano i ll&8i l.4 w/J� Ja T�r� e D� locis V"gilitms, i qw� Tibm /lt�ml-,� adlt�unlur, che mostrano, special­ mente il primo, la validitA del rapporto trs testo poetico e luosJU teatro dqli avvenimenti descritti, considersti enche autoptiCimente nd loro aspetto attuale. Nel 11&8io. n i fine, S,.zio/lempo n•mllillo neii'•Enei�ione agli Ateniesi e provocandone una grande espansione urbanisrica, ancora solo parzialmente nOta. Ma la guerra tra Roma e Mitridate, re dd Pomo, nell'88 a. C., e il saccheggio di Atenodoro, alleato di Mitri· date, nel 69 a. C., incidono profondamente nella vita di D.. che, an­ che a seguito ddla convergenza di fattori polirico-economici, cessa

di svolgere quel predominante ruolo commerciale e inizia una lento crisi, che, durante l'lmpero, riduce progressivamente l'estensione dell'area abitata, il volume dei traffici, nonché il suo antichissimo prestigio rdigioso.

Nonostante gli stretti rapporti con Roma, la cono­ del mito e della realtà topografica che rivela V. (che non fu mai a D.) sembra debitrice prevalente­ mente a una lunga tradizione letteraria. t una consta­ tazione che può verificarsi nell'ambito di alcuni nuclei tematici che s'individuano nei vari interventi del poeta. Innanzitutto la genesi dell'isola e la varietà evolutiva dei suoi nomi. L'isola errante (E 3, 75-77) viene fissata in occasione della nascita di ApoDo al centro dell'Egeo (man'... medio, v. 73) in un rapporto ormai stabile con le vicine isole di Giaro e Micono. Il mito, già presente in Pindaro fr. 88 Bergk4 (in Strabo IO, 5, 2, p. 485), si sviluppa n i CaUimaco (Hymn. Del. 35 s.) e figura in vari poeti romani (Ovid. Met. 6, 333-34; 15, 336 ss.; Prop. 4, 6, 27; Stat. Theb. 3, 438-39): è alla base della convinzione della ferma stabilità dell'isola, general­ mente immune da terremoti (Herod. 6, 98, 3; Thuc. 2, 8, 3; Plin. Nat. hist. 4, 22, 66) e salda contro l'imper­ versare dei venti (E 3, 77). Connessa al mito della na­ scita è anche la varietà dei suoi nomi: Asteria, Ortigia, Delo. LatOna, incinta da Giove e inseguita da Era, trova accoglimento, al suo vagare, nell'isola fin'aUora errante, e quindi invisibile (-27, l n�/ 294-96; ). Thuillier, Clautk Lorrain � i pillori lormesi in Itaia XVll s«/ dn>r��m i,diffe""'" pl�r��mqu� poni/ �111. Ma dicmdo plt>r��mqllt', ammcn� che tra d. e il suo allotropo in V. non esiote praricameme differenza; lo dimostrano B 4, IS-16 ilk tk11m t·it•m IUdpid, divisque vitklni l P""'ixtos hmJ. Mercurio (l, 303; 4, 358, 556 (non si tratta propriamente di Mercurio. ma di un'immqinc che ne riproduce la precedente epifa­ nia) c 574), Nettuno (5, 640), Saturno (7, 204), Vulcano (12, 90 c 7391. Caronte (6, 304), Cupido (8 IO, 61; E l, 710 c 719), Fauno 112, 7801, Sonno (5, 841 c 854), Tcvue (10, 424), Ercole (7, 661; 8, 201, 275 c 365), Penati (3, 148 (JivMS) c 172 (d�J). In un caso (4, 95 UNI dolo div.m . sif�minll viclll d11orum nl) J. al masch. si applico a dtt (Giunone c Vcncrc). ln questo campo scmantico ricorro anche la stragrandc maggio­ fVIZI ddlc �c di ­

qw, p�nalibur �� Magnù Dù. U rappono tra i P�at�s e i magni di � molto discusso. Il Williams (1962, ad l.) pensa che si trani di cdut denominazioni per le stesse divinità•·

Gli dei sono spesso menzionati nelle invocazioni. Prescinderemo dall'ampia analisi di carattere struttu­ rale compiuta da Jeanneret (1973, soprattutto 97 ss.) e divideremo le invocazioni in indirette e dirette. a) lnvocazioni indirette (senza vocativo): B l, 36 Mirabar quid ma�sla deos. Amarylh; IIOC UJnlliJ la�m ben�. garante delle riprese di V. e dello stesso Cice­ rone: Pon. &. 7, 12 Traglia) a /1. 9, 236-37 (da lui stesso adanato in un unico esametrO: prolf>"• l11ppit" bs i tkxtris /lllgorihlls edit). A un diveno tipo di orientamento convenzionale - definibile come 'scenico' o di 'rqpa' - si riferisce l'intetaaante rilievo di 1ib. Donato alla topolbesi4 (v. ANnUM) di E l, 1'9 ss. (1, 39-40 G.): intdkg� •lllmr tkbemlll (qllod in omniblll locor��m tkscriptionihlls CW!lndMm eli) loa.m ili""' 1ic poetam tkscrip1ilu "l ingr�dimtem. h1111c morrm etiam Salllllti11111 tm..Uu manifes/11111 �11 11bi muram wl laeNm dicit, • tergo et • front�. 11t u w!..t ronsistenl�m 11110 in loco /4Ciat: q1111e omnia mlllabtlnt,.r, li describen1 11111t�l 1pecimr sundi; nam, si sN� ron""t4t, fit sù1iltn q1111e tk1cript• �li dexter• et fo ÙX/"4 qwe /w"lll /aew, ecc. lùCCAADO ScARCIA dialapi. - Tra gli aspetti fondamentali della poe­ tica di V. è l'accentuazione del pathos, che il linguag­ gio della critica definisce «drammatizzazione» con pa­ rola originariamente legata a un aspetto rilevante della poesia drammatica. Anche in V. si riconosce la pre­ senza della grande lezione, specialmente, dei tragici greci, e da ciò la critica è partita soprattutto per di­ IIIOStrare una drammatizzazione dell'epos nell'Eneide. Tuttavia è opportuno precisare che la vocazione poetica di V. resta essenzialmente narrativa, estranea alla rappresentazione dei conflitti inter-soggettivi nel d. oggettivato. In V. la drammatizzazione apre la strada a un libero vagare della partecipazione sogget­ tiva dell'autore tra e dentro i punti di vista dei perso­ naggi nel modo peculiare dello stile indiretto libero. Usando un termine che ricorre nella critica a propo­ sito degli sviluppi moderni del romanzo psicologico, si potrebbe parlare di 'dialogismo', proprio in opposi­ zione all'elaborazione di una tecnica del 'dialogo' come rappresentazioné distaccata di una realtà tutta risolta nell'interazione dei personaggi. Per V_ si può parlare di d. essenzialmente soltanto come coordinamento dei discorsi diretti entro l'archi­ tettura della narrazione e in funzione dello sviluppo dell'azione. In questa direzione pare essersi sviluppata la tradizione latina dell'epillio, per cui vanno tenuti presenti i carmi 63 e, soprattutto, 64 di Catullo, e la

Ciris. Probabilmente si deve supporre anche una pa­

rallela esperienza romana nella tragedia e nella prete­ sta, di cui poco sappiamo, ma in cui l'organizzazione del d. risentl pure presumibilmente in notevole misura dell'articolazione ·retorica del contraddittorio politico. Ma prima di tutto, centralmente, bisogna considerare che la reinterpretazione dei modelli di poesia mitolo­ gica greca è nella cultura romana trattazione del mito storico e ricerca del senso della storia: nell'epica sto­ rica l'uso del discorso diretto si configura con pro­ blemi e soluzioni affini a quelli della scrittura storio­ gra6ca di tipo retorico. Nelle esperienze intrecciate di annalistica poetica e annalistica storiogra6ca (che sfo­ ciano parallelamente, con V. e Livio, nei rispettivi classici della restauratio augustea) il sermo resta una presenza implicita nello sfondo non formato, su cui si staglia la storia con i suoi simboli eroici, post.i a con­ fronto in un'essenziale contrapposizione di orationes nei modi stilizzati e rituali della contrQVersia. Dai suoi modelli, perciò, V. si allontana soprattutto per la cura posta nell'evitare scene dialogiche gustate in sé, autonome, non funzionali allo sv o gimento del­ l'azione, e per l'attenzione rivolta a conservare la di­ gnità eroica dei personaggi, portatrice del suo fonda­ mentale messagig o morale e civile. Di qui, in negativo, il dato più appariscente: l'assenza di colloqui inessen­ ziali, in particolare dei grandi d. della tradizione epica in cui si sospende l'azione, di alterchi e di momenti di comunicazione quotidiana.

l

Già ndle BIICOiich� si nota come V. si allontani dalla vivacità iro­ nica di moddl.i diaJosjci tcoaitc:ie dall'interesse verso scene dialogi­ che autonome. QuaiC��ile, Leipzig und Berlin 1915' (rist. Stungan 1965), 403 NEvJo Zor.zrm ss.; v. anche DISCORSI.

Diana (Diana). - L'etimologia, trasparente in rap­ pono a una radice di (base di una serie di teonimi fa­ mosi tra i quali luppiter latino e Zeus greco), inserisce D. in un gruppo interessante di divinità come Dius i , affiancata alla messapica Divana (Ri· Fidius, Dea Da bezzo, Corp. lnsCT. Mess. 80-S1; Dumézil 19742; Schil­ ling 19792, 373-75). Molte le varianti grafiche alle quali si connettono diverse spiegazioni etimologiche che la legano alla Luna, anche se il pantheon romano conosce una divinità indipendente con suo tempio sull'Aventino: Hanc (se. Lunam) ... quidam Dianam V()­

canl... el hinc quod Luna in altitudinem el latitudi"em simu/ il, Dviana i appellati (Varro De/. L. 5, 68); Dia"a dieta quia noctu quasi diem efficere/ (Cic. De nal. deor. 2, 27, 69); Danam i autem vocatam quasi Dua"am, quod luna die et "octe appareal (lsid. Or. 8, 11, 56). Ma an­ che diversamente: Varro... ail antiquos agresles vena"di pt>ritos cum p/urimum in si/vis agerent, quod veluti Dia"a duce ad i"vestigandas /eras solas el devias si/vas pelerenl, Devia"am appellasse deam (Prob. ad Bue. p.

DIANA

20); Pronunti4vit Nigidius Apo//inem Ianum me Di4namque Ianam adposita D littera (Macr. Sat. l, 9, 8).

Nelle iscrizioni il nome spesso è scritto Deana (Ce­ sano, Diz. Epigr., s. v.). Sulla cista Prenestina, Diaina (ILLRP. 1198). V. la presenta nel complesso aspetto sincretistico as­ sunto alla sua epoca: dea della caccia dd mondo silve­ stre come il modello greco di Anemide, ma anche, e specificamente, come la grande dea latina (e romana) i , triforme, assimilata o assimilabile del nemus di Arica alla cosmica Ecate, con la quale D. divide l'epiteto significante di Trivia. n Triviae... lacus (E 7, 516) è il lago della Di4na nemorensis (Phedr. l, 41), lo rpeculum Di4nae nel commento di Servio (ad l.), inse­ rito nel Triviae /ucus (E 7, 778), dove D.-Anemide na­ sconderà lppolito. La rima immagine nell'Eneide ne ripropone comunque tipo greco 'letterario': Didone appare a Enea Qua/is in Eurotae ripis aut per iuga Cynthi exercet Diana choros (1, 498-99): sono citati due luoghi classici della topografia anemica: il fiume spanano con il suo celebre santuario di Anemide Onhia in attività dall'età arcaica all'epoca romana, il Cinto, monte di Delo, isola natale dei gemelli di La­ tona e Zeus (Cynthi montis De/i, in quo natam consllll Dùmam, Serv. ad Aen. l , 498).

J' ·

Non è questa, tndizionale, p ndl'omaico Inno ad Apollo, la sala gen�oeia cODditur (Philarg. ad Bue. 4, IO); Servio Dan. (ad Bue. 4, IO) spie· ga quesco aspetto di D. ricordando come subito dopo la sua nasC'ill aiutò la madre a mettere al mondo il gemello ApoUo (cf. anche Cic. De nat. tkor. 2, 27, 68; Ovid. Fau. }, 25S). A Nemi in questa fun·

zione si confonde con Egeria. Come dea deUa nascita, ini2io e pas­ saggio fondamentale, D. si qualifica come signora di tutti i passaggi, cambiamenti di status, ecc. E se per quanco riguarda le iniziazioni adolcs....,miali, specie fc:mminW, sembra lasciare nd mondo romano il posto ad alcre dee, l uno, Macer Macuta, Fonuna, ricupera il ruolo d'iniziatrice in chiave diversa. per il mondo maschile, ponc:ndosi rome protettri