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Italian Pages 160 [155] Year 2019
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Feltrinelli
Titolo dell'opera originale
THE ECONOMIC HISTORY OF WORLD POPULATION
© Carlo M. Cipolla 1962, 1964, 1965, 1967, 1970, 1974 Traduzione dall'inglese di
FRANCO PRAUSSELLO
La traduzione delle integrazioni è di Libero Sosia © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Prima edizione italiana marzo 1966 Seconda edizione riveduta nell' "Universale Economica" gennaio 1977 Prima edizione in "Campi del sapere" febbraio 1987
Terza edizione riveduta e corretta nell'" Universale Economica" ottobre 1989
ISBN 88-07-81103-0
Prefazione
Manlio, dilectissimo fratri, probo viro necnon medico praeclaro, in amni parte humanitatis versato D.D.D.
Una delle principali conseguenze della. Rivoluzione Industriale è stata la riduzione del costo e l'aumento della velocità dei trasporti. Le distanze si sono ridotte ad un .ritmo stupefacente. Giorno per giorno il mondo sembra diventare sempre piu piccolo e società che da millenni si ignoravano praticamente a vicenda si tro vano all'improvviso a contatto - o in conflitto. Nel nostro modo di agire, sia nel campo politico che in quello economico, sia nel settore dell'organizzazione sa nitaria che in quello della strategia militare si impone un nuovo punto di vista. Nel passato l'uomo ha do vuto abbandonare il punto di vista cittadino o regio nale per acquisirne uno nazionale. Oggi dobbiamo uni formare noi stessi e la nostra maniera di pensare ad un punto di vista globale. Come scrisse recentemente Bertrand Russell, "Il mondo è diventato uno, non solo per l'astronomo, ma anche per il normale cittadino." Questo libro tenta di descrivere da un punto di vista globale l'evoluzione del genere umano nel suo sviluppo numerico e nel progredire delle sue condizioni di' vita. Sempre dallo stesso punto di vista globale, ha cercato di sfiorare alcuni degli allarmanti problemi che l'uma5
nità si trova oggi a dover affrontare quali l'esplosione demografica, il crescente bisogno di risorse energetiche, la diffusione del sapere tecnico, e il ruolo dell'istruzione in una società di tipo industriale. Scrivere questo libro è stato un compito molto am bizioso,- ma potevo fare assegnamento sull'aiuto di dotti amici e colleghi, che ho sfruttato con pertinacia inde corosa. Tra le vittime piu illustri devo qui ricordare Miss Phyllis Deane, Gregory Grossman, Alexander Gershenkron, Harvey Leibenstein, Martin Hofbaum ed Henry Rosovsky. Adam Pepelasis e George Richardson hanno esaminato il manoscritto nella sua interezza e mi hanno formulato tutta una serie di osservazioni e di suggerimenti preziosi. I miei amici fohn Guthrie e fohn Scott ed i miei allievi Victoria Chick, Elizabeth Conner, Walter Abbott, Harold fackson e Hans Palmer mi hanno aiutato ad esprimermi in un inglese migliore. La mia segretaria Franca Zennaro si è piu che mai con vinta che l'epoca della schiavitu non è ancora termi nata. A tutti desidero esprimere la mia gratitudine, mentre li tranquillizzo dichiarando che nessuno di loro deve considerarsi responsabile delle opinioni espresse in questo libro. CARLO M. CIPOLLA Berkeley, California. Ottobre 1960.
Prefazione alla terza edizione Desidero estendere i miei ringraziamenti agli amici Len nort Jorberg e V. Faretti che mi hanno gentilmente aiu tato ad aggiornare alcune delle statistiche pubblicate in questo libro. La presente traduzione italiana è stata effettuata sul te6
sto della terza edizione inglese dal Dr. Franco Praussello. che desidero qui ringraziare assieme al prof. G. Felloni, che cortesemente rivide la traduzione stessa. Pavia, gennaio 1966.
c.c.
Prefazione alla quinta edizione Questa quinta edizione è stata interamente riveduta e aggiornata. Desidero ringraziare per i loro consigli e per l'aiUto prodigatomi Mary Bergen, W. Chamberlain, il pro fessar Kwang-chih e il professar Gregory Grossman. Berkeley, California, estate 1969.
c.c.
Prefazione alla sesta edizione La popolazione mondiale cresce costantemente, le no stre conoscenze sui tempi storici e preistorici continuano a espandersi e l'umanità è travagliata da un numero sempre crescente di problemi apparentemente insolubili. La reda zione di questo libro è stata a suo tempo un compito sicu ramente piu facile che non quello di preservarlo da quel rapido invecchiamento che minaccia noi e le cose che ci circondano in un mondo che si trasforma a un ritmo al lucinante. Eugene, Oregon, estate 1972.
c.c.
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Ringraziamenti
Ho un debito di gratitudine nei confronti di editori e autori che mi hanno concesso di citare passi e ripro durre tabelle e diagrammi. In particolare desidero espri mere la mia riconoscenza a : Abelard-Schuman Ltd d i Londra per il permesso di citare un passo da Man the Maker di R. J. Forbes ( London-New York 1958); Doubleday & Co. di New York per il permesso di citare un passo da Back of History di W. Howells ( New York 1954); Harper & Brothers di New York per il permesso di citare un passo dalle Adventures with the Missing Link di R. A. Dart ( New York 1959); George G. Harrap & Co. di Londra e la Indiana University Press per il permesso di riprodurre le figure 16 e 75 di Power and Produc tion (Enefgy for Man nell'edizione americana) di H . Thirring; i l professar Dudley Kirk per i l permesso di riprodurre la figura 46 dal suo libro Europe's Popula tion in tbe Interwar Years ( New York 1946 ) ; la Viking Press di New York per il permesso di citare un passo da The Challenge of Man's Future di H. Brown ( New York 1954).
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Capitolo primo
Le due rivoluzioni
Ci sono nove pianeti principali che ruotano intorno al sole. Uno di essi è la Terra. La Terra è uno dei pianeti piu piccoli, a giudicare dal suo diametro, e uno di quelli a piu alta densità, se non quello avente la densità piu elevata. La Terra è ricoperta da una sottile pellicola di ma teria chiamata vita; "il velo è straordinariamente te nue, cosf sottile che il suo peso può superare di poco un miliardesimo di quello del pianeta che lo sostiene . . . È u n velo cosf sottile che d a u n altro pianeta l o si . potrebbe percepire solo con estrema difficoltà e passe rebbe certamente inosservato ad. un Osservatore posto in un altro punto qualsiasi della nostra galassia. . . È incorporeo, flaccido e delicato al massimo grado, tanto che un lieve riflusso cosmico sarebbe capace di distrug gerlo rapidamente. Eppure, in guisa perennemente mu tevole, questo involucro di materia vivente ha conti nuato ad esistere per gran parte della storia terrestre. "1 "L'uomo " fa parte di questo involucro sottile ed ani mato, ma la sua comparsa risale ad un'epoca piuttosto recente. I vermi erano già sulla terra 450 milioni di anni fa, i molluschi vi sono da 400 milioni, gli scor pioni da 350, i pesci vertebrati da 300, gli anfibi da ' BROWN, 1954, p . 3 . (Per maggiori dettagli circa i libri men zionati nelle note, consultare la bibliografia).
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270, i rettili da 250, gli insetti alati da 225, le caval lette da 2 1 5, gli uccelli da 140 e i marsupiali da 80.2 L'uomo, nella sua forma attuale di Homo sapiens, com parve probabilmente mezzo milione dl anni fa. Fece la sua apparizione quando molte altre specie erano già scomparse e quando tutte le specie ancor oggi esistenti erano già sulla terra da tempo immemorabile.
La Rivoluzione Agricola
Per molte migliaia di anni, l 'uomo visse alla stregua di un animale da preda. La caccia, la pesca, la raccolta di frutti selvatici e il cannibalismo costituirono per lungo tempo le sole sue fonti di sostentamento. Come rammenta efficacemente un antichissimo testo sumero, " quando il genere umano comparve, non conosceva né pane, né panni. L'uomo camminava con le mani e coi piedi. Si cibava d'erba come gli animali e beveva l'ac qua dei torrenti. "3 Nel corso del tempo l 'uomo scopr! particolari tecniche e sviluppò certe capacità, come la lavorazione della pietra, la fabbricazione di armi e la costruzione di rudimentali mezzi di trasporto. Ma tutto ciò rimase nel quadro generale di un'economia di tipo predatorio. Le nuove tecniche servivano all'uomo sem plicemente per aumentare la sua efficienza nella caccia, nella pesca e nell'omicidio. " L'uomo visse in maniera brutalmente primitiva, cacciando e raccogliendo frutti ed erbe selvatiche, per ben il novantanove per cento dell'intera sua presumibile esistenza. "4 Fu solo in epo ca piuttosto recente che, in qualche punto della terra 2
3 •
lO
ZEUNER, 1958, p. 365. Cit. da PIRENNE, 1950, vol. l, p. 4. HowELLS, 1959, p. 143 .
e secondo modalità ancora essenzialmente ignote, ebbe luogo la prima grande rivoluzione economica: la sco perta dell'agricoltura e dell'allevamento degli animali. Nel Vicino Oriente gli inizi della coltivazione e della domesticazione si svilupparono dopo il 1 0 000 a.C.5 :È d 'uso oggi distinguere fra due fasi principali, il Prato neolitico, che copre approssimativamente il periodo compreso fra il 9000 e il 7000 a .C., e il Neolitico, che corrisponde press'a poco all'intervallo compreso fra il 7000 e il 5500 a.C. Dal punto di vista dell'economia, il Protoneolitico è il periodo in cui si trovano indica zioni del fatto che la Rivoluzione neolitica dalla rac colta alla produzione di cibo era già avviata . Nel Neo litico l 'agricoltura e l 'allevamento erano ormai ben consolidati ed era stato raggiunto il livello elementare della · comunità agricola effettiva di villaggio. Elenchia mo qui di seguito alcune fra le scoperte piu importanti . Ossa di ovini addomesticati sono venute in luce nella parte superiore dello strato B, nella caverna di Shani dar ai piedi della catena di montagne dello Zagros. Ri correndo al test del radiocarbonio è stato possibile da tare i resti all'8500 a.C. circa. Press'a poco alla stessa epoca allevavano ovini anche gruppi di individui che abitavano in siti scavati a Karim Shahir e a Zawi Che mi Shanidar.6 Scavi compiuti sulle alture interne del l'arco montagnoso dello Zagros hanno fornito prove dell'esistenza di una comunità agricola di villaggio a Jarmo nell'Iraq. Il villaggio fu abitato a quanto pare fra il 7000 e il 6500 a.C.7 Gli abitanti di Jarmo addo-
' Per quanto segue si vedano BRAIDWOOD e WILLEY, 1962, e MELLAART, 1965. 6 MELLAART, 1965, p. 20; CLARK, 1969, pp. 84-85. 7 BRAIDWOOD, 1961, p. 130.
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mesticavano capre e coltivavano orzo e due tipi diversi di grano.8 Nella pianura del Mar Morto, in Palestina, scavi com piuti nell'oasi di Gerico portarono in luce i resti spet tacolari di un insediamento protoneolitico preceramico.
Fig. l a. - Le località del Vicino Oriente in cui ebbe inizio la Rivoluzione Agricola.
L'insediamento era circondato da un solido muro di pietra profondo quasi due metri e alto in taluni punti fin oltre metri 3 ,6 ; all'interno della cinta una torre cir colare, ancora esistente, raggiungeva i nove metri di altezza. Secondo la datazione al radiocarbonio il villag•
12
Ibid., p. 127.
gio si sarebbe sviluppato dopo 1'8000 a.C. La torre e la cinta difensiva risalgono al 7000 a.C. circa.9 Nell'altopiano anatolico, a Hacilar, i resti di un sito neolitico sono stati datati col radiocarbonio al 7000 a.C. circa. Press'a poco cinquecento anni dopo una grande città neolitica stava fiorendo a çatal Hiiyiik .10 Le ricerche archeologiche nell'Asia sud-occidentale stanno progredendo con un ritmo molto rapido e le pubblicazioni in proposito sono soggette a un altret tanto rapido invecchiamento.11 Si può nondimeno affer mare, con una certa sicurezza, che le fondamenta della vita sedentaria nel vecchio mondo furono gettate dap prima nell'Asia sud-occidentale nel periodo compreso fra il IX e il VII millennio a.C. Il fenomeno ebbe luogo a quanto pare là dove esistevano allo stato selvatico i " prototipi " delle piu antiche forme animali e vegetali addomesticate .e dove il concentrarsi dell'interesse su specie particolari come fonti di cibo fu stimolato dai mutamenti ecologici che segnarono la transizione al cli ma neotermale.12 Sul continente americano furono investigate quattro aree, e precisamente il Sud-ovest americano, l'area me ridionale del Tamaulipas, la Valle del Tehuacan e la costa peruviana ( si veda la fìg. lb). Pare che una qual che sorta di sperimentazione nella domesticazione di piante possa avere avuto luogo nella Mesoamerica fra il 7000 e il 5000 a.C., ma il fenomeno acquistò una 9 KENYON, 1960, p. 44. Si veda anche .KENYON, 1957, pp. 82-84 e KENYON, 1959, p. 9. I O MELLAART, 1967, pp. 15-66. 11 L'edizione piu recente della classica opera del professar Clark sulla World Prehistory offre un compendio utilissimo delle scoper te archeologiche recenti e delle sempre piu frequenti datazioni al radiocarbonio. 12 CLARK, 1969, p. 84.
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certa importanza solo dopo il 5000 a .C. e, lungo la co sta peruviana, dopo il 4000 a.C.13 Rispetto al Vicino Oriente, gli sviluppi americani furono non soltanto po-
Fig. l b. - Le aree del continente americano in cui ebbe inizio la Rivoluzione Agricola. l . Sud-ovest americano. 2 ) Tamaulipas me ridionale. 3 ) Valle del Tehuacan. 4) Costa peruviana. 13
14
MACNEISH, 1964, e MAcNEISH, 1965.
steriori ma anche lentissimi. Nella Valle del Tehuacan la domesticazione delle piante era ben avviata nel pe riodo 5000-.3500 a.C., ma fra il .3500 e il 2300 a .C. le piante selvatiche e la cacciagione rappresentavano an cora circa il 70 per cento della dieta degli esseri umani c un'efficace produzione di cibo e un'agricoltura di villaggio efficiente non apparvero fino al 1 500 a .C. cir ca.14 In Peni villaggi veramente permanenti non com parvero prima del 750 a.C.15 D'altra parte la popola zione neolitica della Mesoamerica ha il merito di aver domesticato una fra le piante piu produttive note al l'uomo. Le piu antiche pannocchie di mais domestico trovate a nord di Città del Messico e nella città stessa risalgono al 3000 a.C. circa; quelle trovate nella Valle del Tehuacan sono state datate al 5000 a.C. circa.16 Nel Peru l 'influenza mesoamericana nella forma del mais domesticato si fece sentire attorno al 1400 a.C.17 Quale fu l 'origine degli sviluppi americani ? L'agri coltura americana fu introdotta da immigrati neolitici ? Oppure fu il prodotto di una· scoperta indigena indi pendente? Gli studiosi propendono a favore della se conda ipotesi. E che cosa si può dire dell'Oriente ? Non c'è dubbio . che la Rivoluzione Neolitica si sia diffusa verso est a partire dal Vicino Oriente. Presso le rive del Mar Ca spio, attorno al 5800 a.C., gli uomini che vissero nel la Belt Cave addomesticavano capre e pecore. Attorno al 5300 la caverna era abitata certamente da uomini che avevano cominciato a produrre ceramica e a col tivare il grano, oltre che ad allevare maiali e, piu 14
MACNEISH, 1964, pp. 20-28. MACNEISH, 1965, p. 89. " MAcNEISH, 1964, pp. 6-7. 11 BRAIDWOOD e WILLEY, 1962, p. 335. 13
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tardi, bovini.18 Alla fine del sesto millennio la Rivo luzione Neolitica aveva raggiunto Djeitum, nel Turk menistan meridionale. Prima del .3500 a.C. era perve nuta al Belucistan settentrionale dall'Iran passando per il Seistan e per la valle del fiume Hilmand.19 Attorno al 2000 a.C. grandi parti dell'India all'esterno del Sind, del Panjab, dell'Uttar Pradesh, del Saurastra - e an che all'interno di queste regioni - avevano una cul tura agricolo-pastorale.20 Nell'Asia Orientale la Cina presenta un problema irrisolto, poiché qui l'invenzione indipendente e l'importazione dall'esterno sono altret tanto plausibili.2 1 La Rivoluzione Neolitica fu intro dotta nell'Asia Orientale da immigranti neolitici dal l'Occidente oppure si formò qui un'altra area indipen dente d'irradiazione della Rivoluzione Agricola ? Se una Rivoluzione Agricola indipendente ebbe luogo in Cina, potrebbe essere avvenuto nella Cina settentrionale.22 La piu antica cultura neolitica a noi nota in Cina è quella chiamata Yang-shao dal nome di un villaggio nell'Honan occidentale. La cultura Y ang-shao sembra essere emersa nel V millennio a ..C. o probabilmente anche prima. Nella Thailandia settentrionale, vicino al confine col Burma, scavi effettuati nel sito denominato Spirit Cave, circa ses santa kilometri a nord di Mae Hongom, hanno rivelato tracce di piante addomesticate che possono essere fatte risalire a circa il 7000 a.C. Sono tutti indizi significativi ma c'è bisogno di molto ulteriore lavoro prima di poter pervenire ad un quadro sufficientemente preciso degli 11
CooN, 1957, cap. 4; 1958, p. 143: FAISERVIS, 1956, p. 356; MASSON, 1961, pp. 203-205; CLARK, 1969, p. 208. 20 SANKALIA, in BRAIDWOOD e WILLEY, 1962, p. 7 1 . " CLARK e PIGGOTT, 1965, p . 156. 22 CHANG, in BRAIDWOOD e WrLLEY, 1962, pp. 179-80. Cfr. an che FAISERVIS, 1959, p. 1 39; BrsHoP, 1933, pp. 389-404; CHANG, 1963, e CHANG, 1967. 19
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inizi dell'addomesticamento delle piante e degli animali · in Estremo Oriente. Rispetto agli sviluppi cinesi, quelli che ebbero luogo in Giappone furono relativamente tarA&i" Or:r:idrnlale
Egeo e levante Egilio. 84/c'ilnl; 1/ c o �
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Fig. 3 a. · La diffusione dell'agricoltura in Europa dall'Asia sud-occidentale raffigurata sulla carta sulla base di datazioni al radiocarbonio (da CLARK, World Prehistory, 1969, p. 121, per gentile concessione della Cambridge University Press).
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coltivazione di piante, e forse anche la domesticazione, non raggiunsero le proporzioni della produzione effi cace di cibo fino all'inizio del primo millennio a .C.25 Nel frattempo, dall'area di irradiazione nel Vicino Oriente, la Rivoluzione si diffuse in Europa. Il Danu bio e il Mediterraneo furono le vie principali lungo le quali il nuovo modo di vita invase l'Occidente (fig . 3 a ).26 Fra i l 4500 e i l 2000 a.C. un'economia agricola si sviluppò nei paesi oggi noti come Balcani, Italia, Francia, Spagna, Ungheria, Svizzera, Germania, Olan da, Danimarca, arcipelago britannico e Scandinavia. At torno al 1500 a.C. le ultime roccheforti europee di un'economia predatoria si riducevano alle zone di tun dra e di foreste di conifere estese dalle coste norvegesi lungo tutta l'Eurasia settentrionale.27 Coll'andar del tempo, la Rivoluzione Agricola si dif fuse in tutto il mondo. I cacciatori divennero " mar ginali " in tu tti i sensi della parola. " Alcuni erano ma r.. ginali in quanto vivevano appartati ed isolati letteral mente ai confini del mondo, come i boscimani suda fricani, gli indigeni dell'Australia, delle isole Andamane nel Golfo del Bengala e della Terra del Fuoco all'estre mità del Sud America. Quasi tutti erano marginali in quanto lo erano le loro risorse e il loro territorio e sono sopravvissuti sino ai giorni nostri perché ciò che possedevano non interessava a nessuno, come è il caso dell'ultima roccaforte boscimana del deserto di Kalahari 25
CLARK, in BRAIDWOOD and WILLEY, 1962, pp. 27 e 28. Cfr. HAWKES e WOLLEY, 1963, pp. 238-54. 27 Cfr. in generale GORDON CHILDE, 1958, specie per il secondo e terzo capitolo; PIGGOT, 1954; CLARK-GonwiN, 1962, p. 2 1 ; Nou GIER, 1950; BAILLOUD, 1955; ZEUNER, 1958, pp. 72-109, e l 'impor tante bibliografia scandinava citata e riassunta nell'opera di BECKER, 1955, pp. 749-66. 26
19
Fig. 3 b.
-
Diffusione della Rivoluzione Agricola in Europa.
o delle terre sterili e delle zone artiche della Siberia e del continente americano . "28 Verso il 1 780, quasi tutto il genere umano aveva ormai abbandonato da lungo tempo lo stadio dell'eco nomia predatoria. E gli " agricoltori " facevano trion falmente irruzione nelle poche roccheforti degli ultimi cacciatori. La Rivoluzione Industriale
Poi, verso la fine del Settecento, ebbe inizio la se conda rivoluzione: la Rivoluzione Industriale.29 Sorta " HowELLS, 1954, p. 120. 29 Sulla Rivoluzione Industriale si vedano fra gli altri MANToux, 1928; AsHTON, 1950; DEANE, 1967; HARTWELL, 1967; LANDES, 1969; MATHIAS, 1969.
20
in Inghilterra, la sua diffusione fu rapida. Nel 1 850 era penetrata in Belgio, Francia, Germania e negli Stati Uniti. Nel 1 900 aveva raggiunto la Svezia, l'Italia set tentrionale e la Russia. Il Giappone, che era stato len tissimo quando si era trattato di importare la Rivolu zione Agricola dalla terraferma cinese prima dell'èra volgare, fu il primo paese asiatico a importare la Rivo luzione Industriale nel XX secolo d.C. Dopo il 1 950 l a Rivoluzione Industriale si diffuse ·in India, in Cina, in Sudamerica e in Africa (fig. 4 ) . Ovunque sia penetrata, la Rivoluzione Industriale
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Francia
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Germania
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Gran Bretagna
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Canada
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·
La diffusione della Rivoluzione Industriale.
21
introdusse nella struttura sociale una serie di muta menti che fecero dell'industria, in luogo dell'agricoltu ra, il settore produttivo predominante. L'espansione degli agricoltori fu arrestata e trasformata in un ra pido regresso. Nel 1 700 la proporzione della popola zione attiva mondiale occupata nell'agricoltura supe rava molto probabilmente 1'80 per cento. Nel 1 950 era di circa il 60 per cento (vedi tabelle l e 2 ) ed è tuttora in continua, rapida contrazione. Non è probabilmente molto lontano il giorno in cui la proporzione degli agri coltori nel mondo non sarà piu elevata di quella dei cacciatori paleolitici verso la fine del diciottesimo secolo. Sebbene l 'industria tenda attualmente a predominare, non si può dire che il mondo tenda ad essere abitato da individui impiegati nel settore industriale. La maggior parte della popolazione attiva di una società agricola è addetta ad occupazioni agricole. In una società indu striale, gli individui impiegati effettivamente nell"' in dustria " costituiscono una percentuale di gran lunga in feriore che varia dal 30 al 50 per cento. Gran parte dei rimanenti sono invece impiegati in quel composito settore costituito dall'amministrazione degli affari pub blici, dall'attività bancaria e assicurativa, dalle profes sioni liberali e dalla produzione di ogni genere di ser vizi, ossia in quel gruppo che gli economisti e gli sta tistici, in mancanza di un termine piu appropriato, de nominano " settore terziario. "30 L'ulteriore sviluppo del l'" automazione " ridurrà probabilmente ancora la per centuale della popolazione attiva impiegata nel settore ., industriale. "31 3° Circa il concetto di "settore terziado," vedi CLARK, 1957; BAUER e YAMEY, 195 1 , pp, 741-55 ; MrNKES, 1955, pp. 366-73. 31 FouRASTIÉ, 1949, p. 74.
22
N \.;>
Fig. 5.
-
Percentuale della popolazione dipendente dall'agricoltura in Europa, verso il 1930 (da KIRK, 1946).
Tabella l. Percentuale della 'popolazione attiva occupata nell'agricoltura in taluni Paesi negli anni 1 850, 1900 e 1 950 Paesi
1850 circa
1900 circa
1950 circa
AFRICA
Algeria Egitto Marocco francese Sud Africa Tunisia
70 60
81 65 67 33 70
AMERICA
Argentina Brasile Canada Messico Stati Uniti
65
42 70 38
25 61 20 61 13
ASIA
Cina India Giappone Malacca Pakistan Tailandia
71
70 74 48 65 80 86
EUROPA
Austria Belgio Cecoslovacchia Danimarca Francia Germania Gran . Bretagna Grecia Irlanda 24
50
60 27
22
47 42 35 9
48
45
49 52
33 12 38 25 30 24 5 48 40
segue Tabella l
1850 circa
Paesi
Italia Iugoslavia Norvegia Olanda Polonia Portogallo Spagna Svezia Svizzera Turchia
65 44 82
1900 circa
1950 circa
60
42 78 26 20 57 48 50 21 16 86
41 31 77 65 68 54 35
70 65
OCEANIA
Australia Nuova Zelanda URSS
90
25 30
22 18
85
56
Tabella 2. Percentuale della popolazione attiva occupata nel l'agricoltura per continenti, nel 1900 e nel 19 50 Percentuale della mano d'opera occupata nell'agricoltura nel 1950 1900 1800 1700
Europa America Settentrionale America Latina Asia Sud-orientale Africa Settentrionale Russia Mondo
51 38 76 81
79
80 70
39 13 54 75 73 45 60
Fonti: Bairoch e Limbor, 1968 ; Bairoch, 1971, p. 965. 25
Che tipo di rivoluzione?
Gli storici hanno troppo spesso dato eccessivo ri lievo ai mutamenti che si verificano costantemente nel la storia, dando loro il nome di " rivoluzioni . " Essi hanno individuato una " rivoluzione urbana " agli albori della storia, una " rivoluzione commerciale " nel secolo undicesimo in Europa e una " rivoluzione industriale " nel tredicesimo secolo in Inghilterra. Ma, dal nostro punto di vista almeno, tutte queste " rivoluzioni " fu rono scarsamente rivoluzionarie. Esse introdussero al cuni mutamenti, ma non alterarono affatto il fondamen tale carattere economico delle società interessate. Quan do sorsero le prime " città, " le società che sperimen ·tarono questo nuovo fenomeno continuarono a rima nere fondamentalmente ancorate all'agricoltura e le " cit tà " stesse altro non erano che semplici organi di un mondo agricolo piu complesso, spesso niente di piu che centri di raccolta di prodotti agricoli. Come è stato ben rilevato dal prof. Frankfort, " la grande diversità tra città e campagna, tra sistema di vita rurale e siste ma di vita cittadina, è, nella forma che siamo abituati a concepire, un prodotto della Rivoluzione Industria le. "32 Analogamente, l'entusiasmo e l'abilità impiegati dagli studiosi di storia medievale nel descrivere i mer canti, i banchieri e la vita cittadina, hanno avuto nella maggior parte dei casi il risultato di mascherare alle persone di media cultura, e spesso agli studiosi stessi, il fatto che anche le piu sviluppate società europee del Medioevo rimasero fondamentalmente agricole. La percentuale della popolazione attiva e delle risorse im piegate nel commercio e nell'industria era ridotta; gran 32
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fRANKFORT, 1951, p. 57.
parte dello stesso commercio si basava sui prodotti agricoli; i celebri banchieri ed i famosi mercanti erano generalmente anche proprietari terrieri (come quasi tutti gli artigiani e i marinai erano non solo a tempo perso anche contadini); infine - come vedremo piu oltre l'energia usata proveniva per la massima parte dal l'agricoltura. La Rivoluzione Agricola dell'ottavo millennio a.C. e la Rivoluzione Industriale del diciottesimo secolo crearono invece due profonde fratture nella continuità del processo storico. Con ciascuna di queste due Rivo luzioni, si inizia una " nuova storia, " una storia com pletamente e drammaticamente diversa da quella pre cedente. Tra l'uomo delle caverne e i costruttori delle piramidi non esiste continuità, come non esiste conti nuità alcuna tra l 'antico agricoltore e il moderno ope ratore di una centrale atomica. In questo contesto, il termine " rivoluzione " non è certo impiegato per indicare che i mutamenti relativi rappresentarono fatti improvvisi ed accidentali, indi pendenti dalle tendenze e dalle situazioni precedenti. È generalmente riconosciuto che la Rivoluzione Indu striale fu il prodotto di mutamenti culturali, sociali ed economici che ebbero luogo nell'Europa Occidentale fra l'undicesimo e il sedicesimo secolo.33 E sebbene non si sappia quasi nulla circa l 'origine della Rivoluzione Agricola, si è generalmente convinti che il suo terreno sia stato preparato dai mutamenti nel " livello della cultura " cosi come nella " condizione naturale dell' am biente. "34 Ogni " rivoluzione " ebbe le sue radici nel Jl
CIPOLLA, 1967, pp. 15-36. BRAIDWOOD, 196 1 , p. 100, e 1960, p. 134. Descrivendo !"'in venzione dell'agricoltura" nel Vecchio Mondo, il professar Clark scrisse che " trattare un periodo cosi esteso e implicante un muta34
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passato, ma ogni "rivoluzione" creò anche una pro fonda frattura con quello stesso passato. La prima "ri voluzione" trasformò cacciatori e raccoglitori in pastorì ed agricoltori; la seconda mutò agricoltori e pastori in operatori di " schiavi meccanici" alimentati da energia inanimata.
mento cosi sottile nell'atteggiamento dell'uomo nei confronti degli animali e delle piante nello stesso modo in cui si tratta un'inven zione o anche una serie di invenzioni nel campo della tecnologia significa certamente fraintenderne la natura." Egli conclude che "la Rivoluzione neolitica non fu né una rivoluzione né neolitica: essa fu piuttosto una trasformazione iniziata dalle comunità paleolitiche piu evolute e portata avanti da com_unità mesolitiche" (Clark, 1969, pp. 71-72). In una vena simile, riferendosi alla sequenza di Tehuacan nel Nuovo Mondo (si veda qui sopra, p. 1 5 ), il dottor MacNeish scrisse che "ci vollero circa 6000 anni perché i caratteri neolitici si evolvessero in un complesso unico. Questa situazione suggerireb be certo piu un'evoluzione neolitica che non una Rivoluzione neo litica" (MacNeish, 1965; p. 93). Non discuto la fondatezza delle osservazioni di Clark e di MacNeish. Tutte le definizioni sono ad hoc e la loro validità dipende da ciò che si vuoi dimostrare. In que sto libro io uso l'espressione Rivoluzione neolitica o agricola non in relazione alla velocità bensf al carattere rivoluzionario di un mutamento che, indipendentemente dalla sua rapidità o meno, tra sformò cacciatori e raccoglitori in pastori e agricoltori.
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Capitolo secondo
Le fonti di energia
L'uomo sperimenta un vasto complesso di " bisogni. " Vi .sono bisogni fisiologici fondamentali come il bisogno di nutrirsi e di dissetarsi. Altri ancora sono di natura elementare, come il bisogno di coprirsi e di riscaldarsi. Altri, infine, sono connessi ad un piu elevato tenore di vita, come il bisogno di istruirsi, di ascoltare buona musica, di viaggiare, di svagarsi, ecc. I bisogni dell'uo mo non hanno un limite superiore, ma ne hanno uno in feriore : il minimo di nutrimento necessario alla prose cuzione della vita fisica. La natura, l'ampiezza e la forma dei bisogni umani variano in relazione alle condizioni culturali e geofisi che dell'ambiente, alla classe sociale, all'età, alla cor poratura, al sesso, e al genere e al grado di attività svolta. Il margine di variazione dei bisogni meno ele mentari è ampio, ma anche per quelli strettamente fondamentali le differenze sono abbastanza notevoli.1 1 Di due popolazioni aventi identica struttura demografica e fi. sica, quella. che viva ad una temperatura media annua di 25 gradi centigradi richiede una quantità di calorie inferiore di circa il sette per cento a quella di cui ha bisogno una popolazione equivalente che viva ad una temperatura media di 10 gradi centigradi. L'influen za del fattore fisico è tale che, a parità di altre condizioni, una po polazione i cui maschi adulti pesino in media 65 chilogrammi ri chiederà circa il quindici per cento in piu di calorie di una popola zione in cui l'uomo medio pesi solo 50 chilogrammi. A parità di cor· .poratura, le femmine adulte richiedono una quantità di calorie in feriore di circa il venti per cento a quella di cui hanno bisogno i maschi adulti della stessa età. Si valuta inoltre che tra adulti di
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L'uomo soddisfa i suoi svariati bisogni in modi molto diversi, per mezzo di un insieme estremamente vario di beni e di servizi quali il pane, la carne, il vino, il latte, il cotone, la lana, i combustibili, la carta, l'acciaio, l'elettricità, la benzina e cosi via. Uno dei modi per misurare in termini reali questo complesso straordinariamente eterogeneo consiste nel far riferi mento al valore energetico di ciascuno dei suoi compo nenti. i..' unità di misura generalmente usata è la " ca loria. " Una chilocaloria (Cal o kcal) rappresenta l'equi valente della quantità di calore che si richiede per far salire di un grado centigrado la temperatura di un chi logrammo d'acqua. Un chilowattora (kwh) è equiva lente a 860 chilocalorie.2 Lo horsepower-hour (cavallo vapore ora o cavallo ora " inglese, " simbolo HPh) equi vale a 64 1 ,7 chilocalorie e una (British) Thermal Unit (BTU) a 0,252 chilocalorie. Nonostante la sua apparente semplicità, questo si stema di calcolo è un po' problematico e può essere usato solo con un margine di approssimazione abbaidentica costituzione fisica, il bisogno di calorie diminuisca al tas so di circa il cinque per cento per ogni decade, a partire dall'età di trent'anni. (KEYS, 1958, pp. 28-9). Assumendo come uomo medio un individuo di 25 anni, 65 chili, sano, adatto per un lavoro attivo, residente in una zona temperata ( temperatura media annuale di l0°C) e impegnato otto ore al giorno in un'occupazione non seden taria, che tuttavia richieda soltanto qualche occasionale periodo di duro lavoro fisico, possiamo presumere che tale individuo consumi in media 3200 kcal al giorno per la durata dell'intero anno. Il la voro di un minatore non ha mai richiesto un dispendio giornaliero di kcal superiore alle 4000. Questa cifra va presa come il limite mas simo del fabbisogno di energia. All'estremo opposto, gli impiegati sedentari consumano circa 2400 kcal al giorno ( PASSMORE, 1962, p. 388). 2 Quando si calcola il numero di chilowattore prodotti in una centrale termoelettrica sulla base delle chilocalorie di combustibile bruciato, si adotta generalmente il rapporto di 2700 kcal kwh. Questo rapporto è però convenzionale e arbitrario perché il rapporto reale varia secondo il tipo di combustibile usato e il tipo e l'età della centrale. =
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stanza grande. Una delle principali difficoltà consiste nello stabilire le equivalenze energetiche. La loro stima comporta calcoli arbitrari sia nel tentativo di espri mere una forma di energia nei termini di un'altra, che nel valutare le efficienze medie ed i fattori di carico delle piu importanti applicazioni pratiche nonché le potenze medie dei vari motori. "Esattamente come una pallina di celluloide in equi librio su uno zampillo d'acqua vi rimane finché c'è dell'energia che la sostiene, cosi la vita dipende da un flusso di energia analogo. "3 L'energia è la capacità di compiere lavoro . Si riconoscono varie forme di energia ma quelle piu importanti per gli organismi viventi sono l 'energia meccanica, chimica, radiante e termica. Tutti gli organismi devono compiere del lavoro per vivere e hanno perciò bisogno di un'energia potenziale da utilizzare. Anche l'uomo, come tutti gli altri orga nismi viventi, ha bisogno di energia, ma egli stesso ne produce. L'energia chimica che lo alimenta è parzial mente trasformata -dall'uomo stesso in energia mecca nica, sotto forma di lavoro muscolare. Gran parte del l 'energia assorbita col cibo va dispersa sotto forma di calore, parte si consuma in processi chimici e parte (circa il dieci per cento) viene espulsa dall'organismo come prodotto di scarto. Ma un'altra parte si manifesta come attività nervosa e meccanica . È estremamente dif ficile misurare il valore energetico dell'attività nervosa ma si può misurare con relativa facilità la quantità di energia espressa dall'attività meccanica. Si è calcolato che il rendimento della " macchina " umana vari dal l O al 25 per cento in relazione al tipo di lavoro, alla ve locità di esecuzione e all'abilità di chi lo esegue. L'ad3
HA1\TLEY, 1950, p. 105. 31
destramento può incrementare notevolmente il rendi mento meccanico del lavoro muscolare. Nella letteratura scientifica si citano rendimenti dell'ordine del 37 per cento; in genere, però, si ammette che in condizioni di lavoro prolungato, il rendimento umano possa valu tarsi a circa il 1 8 per cento dell'energia assorbita.4 L'uomo può impiegare l'e�ergia che produce per dominare ed utilizzare altre forme di energia. Quanto piu gli riesce di far ciò, tanto piu riesce ad imporsi al suo ambiente naturale e a raggiungere fini diversi da quelli strettamente inerenti alla pura esistenza ani male.5 " L'uomo, " scrisse Carlyle, " è un animale che usa utensili. Di per sé debole e piccolo di statura, pog gia su una base che nel migliore dei casi, quando ha suole molto piatte, non supera i 5 decimetri quadrati ed è quindi piuttosto insicura . . . Tre quintali sono per lui un peso terribile; il bue che lavora nei campi è in grado di scagliarlo in aria come un sacco di stracci. Egli sa però usare utensili. Senza utensili non è nulla. Con gli utensili è tutto. "
La conversione dell'energia
L'uomo riesce ad utilizzare l'energia nella misura in cui ne conosce le fonti ed è capace di dominarle eco nomicamente. Sotto questo aspetto, uno dei principali problemi consiste nel trovare i mezzi che consentano di trasformare ad un costo conveniente l'energia in par ticolari forme, in un dato tempo ed in un dato luogo. Per risolvere questo problema, l'uomo deve far uso •
AJ!A,AR, 1920, pp. 186-98; PYKE, 1950, p. 27. ' Per una trattazione generale della materia vedi OsTWALD, 1909; ZIMMERMANN; 1951, cap. 5; WHITE, 1954. 32
di vari tipi di convertitori. Una macchina a vapore, ad esempio, è un convertitore che trasforma il calore in energia meccanica, nel tempo e nel . luogo desiderati. Occorre rammentare che ogni trasformazione di ener gia comporta un consumo e delle dispersioni. L'ener gia utile ( cioè quella ottenuta nella forma finale desi derata) è sempre minore dell'energia immessa. L'effi cienza tecnica di un convertitore è .espressa appunto dal rapporto aritmetico tra energia utile sviluppata ed ener gia totale immessa. Molto spesso, per ottenere energia nella forma e nel momento desiderati sono necessarie diverse successive trasformazioni. Ciò comporta, natu ralmente, delle perdite successive che dipendono dai tassi di efficienza tecnica dei diversi convertitori suc cessivamente impiegati.6 Impiegando, ad esempio, 100 tonnellate di carbone per produrre prima vapore e poi elettricità, possiamo ottenere, · poniamo, un tasso di efficienza tecnica del 23 per cento. Ma per estrarre, la vorare e trasportare le cento tonnellate di carbone energia dobbiamo consumarne altre dieci . Il trasporto dell'elettricità al convertitore finale può comportare del le perdite che si aggirano, poniamo, sul 1 5 per cento. Infine, la trasformazione dell'elettricità in energia mec canica per mezzo del convertitore finale può implicare una ulteriore dispersione, diciamo del l O per cento. Il tasso di efficienza tecnica dell'intero sistema di converl 00 . . . . . . ' li tlton 1mp1egat1 sara a ora pan a 1TO X 0,23 X x 0,85
0,90 = 1 6 % . L'efficienza economica di un convertitore è misurata dal costo unitario dell'energia utile ottenuta, costo che dovrà essere raffrontato al prezzo di mercato . dell'ex
' C.E.C.A . , 1957. pp. 14-15.
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nergia prodotta. Il costo dell'energia utile ottenuta da un convertitore dipende da un complesso di variabili costituite dall'efficienza tecnica del convertitore in esame, dal suo costo di produzione, dalla sua durata media, dalla sua obsolescenza,* dal suo costo di eser cizio e dal prezzo corrente della fonte di energia che utilizza. Dal nostro punto di vista, è giustificato considerare piante e animali come convertitori. Il sole è la fonte di energia primaria. Esso libera energia nel corso della trasmutazione nucleare dell'idrogeno in elio e da que sta energia dipende la vita sulla Terra. La quantità di energia solare che entra nell'atmosfera terrestre equi vale approssimativamente a 1 5 , 3 X 108 cal/m2/anno. Sol-l tanto le piante verdi sono in grado di utilizzare que st'energia per costruire composti organici complessi. Le piante, grazie al processo della fotosintesi, tra sformano la luce solare, l 'acqua; l'anidride carbonica od i minerali in materie organiche che contengono in proporzioni variabili i tre principali componenti del l'alimentazione umana: i carboidrati, le proteine ed i grassi. Le piante, insomma, sono essenzialmente dei con vertitori che trasformano la luce solare in forme varie di energia chimica. Gli animali commestibili sono convertitori nella mi sura in cui trasmutano una forma di energia chimica in un'altra che l 'uomo considera piu adatta ai suoi fini o piu preziosa. In effetti, gli animali commestibili pos sono assimilare piante o parti di piante che l'uomo non riuscirebbe a digerire ed a trasformarle in proteine e grassi animali, facilmente assimilabili dall'organismo * Termine tecnico che indica l'attitudine di un bene capitale nd essere sostituito, in seguito al progresso tecnico, da nuovi modelli piu convenienti. [ N.d.T. ]
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umano. Inoltre, dato che le proteine animali hanno un valore nutritivo superiore a quello dei carboidrati, l'uo mo può a volte trovare conveniente impiegare gli ani mali comè convertitori, anche quando li nutre con piante che potrebbe consumare direttamente. Gli ani mali da tiro sono convertitori che trasformano energia chimica in energia meccanica. Da un punto di vista puramente tecnico, la mas sima parte delle piante e degli animali non sono con vertitori molto efficienti. L'efficienza con cui varie spe cie vegetali convertono l 'energia radiante del sole in energia chimica del protoplasma delle piante viene de signata come efficienza fotosintetica. In popolazioni na turali di piante, l'efficienza fotosintetica è di solito del l 'ordine dell' l -5 per cento. Gli animali nel costruire i loro tessuti corporei, i quali possono servire come cibo per l'uomo, di�sipano gran parte dell'energia chimica del protoplasma delle piante sotto forma di calore. La efficienza di accrescimento di bovini allevati su pascoli si aggira attorno all' 1 1 per cento netto e 4 per cento lordo.7 Cibandosi di piante, l 'uomo assimila solo una fra zione (dall ' l al 5 per cento) dell'energia solare da esse assorbita; nutrendosi di animali, egli incamera solo una parte dell'energia chimica contenuta nelle piante con sumate dagli animali, vale a dire una frazione di una frazione dell'energia originariamente captata dalle pian te. Il convertitore combinato pianta-animale, dal punto di vista della quantità di energia utile prodotta, è quindi meno efficiente a causa di un doppio ordine di 7 L'efficienza di accrescimento lorda è il rapporto delle calorie dell'accrescimento alle calorie consumate, mentre l 'efficienza di ac crescimento netta è il rapporto delle calorie di accrescimento alle calorie assimilate. Per tutti questi problemi si veda PHrLLIPSON,
1969.
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perdite. Si è calcolato che l'allevamento dei bovini, ri spetto alla coltivazione del granoturco, abbia appena un'efficienza di circa il dieci per cento nella utilizza zione del terreno per la produzione di calore di ener gia. In altri termini, per produrre un dato numero di calorie animali (carne bovina) occorre un terreno dieci volte piu ampio di quello occorrente a produrre la stessa quantità di calorie vegetali ( granoturco). Que sta è la ragione fondamentale per cui le società po vere fanno assegnamento piu sui carboidrati vegetali che sulle proteine animali. Di fatto una pianta può essere mangiata da un animale, il quale viene mangiato a sua volta da un altro; questo può essere mangiato a sua volta da un terzo animale e cosi via. Una tale sequenza di eventi è nota come " catena alimentare. " Supposta un'efficienza ecologica media del 1 0 per cen to, per ogni 1 000 calorie di materiale vegetale consu mato da erbivori, soltanto 1 00 calorie vengono tra smesse ai carnivori e di queste soltanto l O calorie raggiungono il livello di carnivori successivo. Questi semplici fatti spiegano perché : a) il numero di anelli in ogni catena alimentare è raramente superiore a cinque; b ) al fine di utilizzare al massimo, nella produzione di cibo, l'energia solare fissata dalle piante, l'uomo do vrebbe diventare erbivoro; c) nel caso che l'uomo rimanga onnivoro, l 'uso piu economico dell'energia solare convertita nell'energia chimica di proteine animali è il consumo di carne di animali erbivori. La maggior parte degli animali dome stici la cui carne è utilizzata dall'uomo come cibo sono di fatto erbivori.8 ' Per tutto quanto precede si veda PHILLIPSON, 1969. 36
L'uomo si serve però degli animali non soltanto sotto forma di cibo. Gli animali domestici forniscono all'uomo energia meccanica. L'efficienza degli animali da tiro nel loro ruolo di convertitori di energia chi mica (foraggio) in energia meccanica può essere stimata dell'ordine del 3-5 per cento.9 Quando l'Homo sapiens apparve sulla faccia della terra, i convertitori animali e vegetali esistevano già. Per migliaia di anni - in realtà per gran parte della sua storia - l'Homo sapiens non riusd a far nulla di meglio che scorrazzare in lungo e in largo tentando di raccogliere o di catturare ogni pianta o animale comme stibile a portata di mano. La sua conoscenza era fon damentalmente limitata a ciò che era commestibile e a ciò che non lo era. Una situazione del genere non poteva essere di certo molto comoda. L'uomo impiegava tutto il suo tempo e tutta la sua energia cercando cibo, e faceva affida mento soprattutto sulla buona sorte e sulla sua abilità nell'uccidere animali feroci od altri uomini. La fame costituiva una costante minaccia e costringeva gli uo mini all'infanticidio e al cannibalismo . Inoltre, dal mo mento che l'uomo non aveva ancora imparato ad addo mesticare gli animali10 e non conosceva altra fonte di energia, i suoi muscoli costituivano l'unica forza mec canica di cui potesse disporre. In numerosi miti, si attribuisce agli animali il pos sesso del fuoco in un'epoca che precede l'uso di que·
9 BAUM, 10
1955, pp. 289-91 ; PIRIE, 1962, p. 408. Il cane era già addomesticato in tempi mesolitici, almeno nel l'ottavo millennio a.C., ma come sottolinea PIGGOT, 1965, pp. 33-34, "la domesticazione non implica in questo caso alcun mutamento nell'economia di base, bensf si limita a intensificare e a rendere piu efficienti le tecniche della caccia, come l'invenzione di un nuovo tipo di trappola o di un amo per pesci perfezionato. " Cfr. anche ZEUNER, 1963 .
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sto elemento da parte dell'uomo. Sebbene sembrino fantastici, questi miti contengono probabilmente un bri ciolo di verità. Archeologi moderni non escludono la possibilità che gli Australopitechi sub-umani conosces sero il fuoco, sebbene la questione sia ancora aperta. Prove indiscutibili dell'impiego del fuoco ci provengono dai resti fossili di un gruppo di Sinantropi trovati nel la caverna di Ciukutien in Cina. Ciò proverebbe che il fuoco era utilizzato in Asia in un'epoca compresa tra il 450 .000 e il 350 .000 a .C. In Europa la tecnica giun se probabilmente molto piu tardi. I primi sicuri indizi provengono da zone archeologiche inglesi e spagnole che risalgono al 250.000-200 .000 a .C.11 Sebbene la sua scoperta risalga ad un'epoca molto remota, non tutti i gruppi umani del Paleolitico per vennero a conoscere e ad utilizzare il fuoco. Alcuni cacciatori lo impiegavano ed altri no. Si è anche sta bilito che coloro che facevano uso del fuoco nei tempi piu remoti lo impiegavano soprattutto per riscaldarsi o per proteggersi dagli animali feroci. L'utilizzazione del fuoco per cucinare fu un progresso che si ebbe solo nel tardo Pleistocene. Il fuoco permise all'uomo di utilizzare a suo vantag gio anche le piante non commestibili, aumentando quin di l'energia a sua disposizione. L'impiego di questa energia nel riscaldamento gli permise inoltre di avven turarsi in zone sino ad allora inabitabili. Nel corso del tempo, l 'Homo sapiens fece progressi in altre direzioni. Come si è visto nel capitolo prece dente, l'uomo perfezionò i suoi sistemi di caccia e di uccisione e sviluppò particolari attitudini nella lavora zione della pietra, nell'apprestamento di utensili pri11 0AKLEY, 1955, pp. 36-48. 0AKLEY, 1956, pp. 102-107. Sullo Australopiteco, in particolare, cfr. anche DART, 1959, pp. 156·58.
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mitivi, e nell'addomesticare il cane.12 Tuttavia, mediante tutte queste scoperte, compresa quella dell'uso del fuoco, l'uomo non fece che aumentare la sua efficienza nell'uso parassitario dei due gruppi di convertitori bio logici, ossia le piante e gli animali. Essenzialmente l'uo mo rimaneva un parassita, sebbene lo fosse in maniera via via piu efliciente.13 In questa situazione, l'" econo mia" poteva espandersi senza pregiudizio per la sua futura prosperità fino al punto in cui la distruzione annua di animali e di piante fosse uguale al ritmo con cui animali e piante erano in grado di colmare i vuoti operati dall'uomo. Ogni espansione oltre questo punto cruciale avrebbe potuto aver luogo solo a costo di una futura contrazione. Per superare questa strozzatura l'uomo doveva tro vare la tecnica di incrementare la quantità disponibile di piante e di animali, o scoprite nuove fonti di ener gia . Questi due problemi dovevano essere rispettiva mente risolti dalla Rivoluzione Agricola e da quella In dustriale.
La Rivoluzione Agricola
La Rivoluzione Agricola consistette appunto nel pro cesso mediante cui l'uomo pervenne ad aumentare le quantità disponibili di piante e di animali. u Per un primo esame dell'argomento si veda BoRAZ, 1959, pp. 36-52, e l 'importante bibliografia da lui citata alle pp. 104-6. Sul significato dell'addomesticamento del cane si veda sopra, p. 37, nota 10. " La misura del grado di efficienza che il "parassita" poteva rag giungere ci è fornita dalla vastità dei depositi di ossa animali lascia ti dai cacciatori del Paleolitico. A Solutré, in Francia, sono stati contati piu di diecimila scheletri di cavalli e a Predmost , in Cecoslo vacchia, sono stati trovati poco meno di mille scheletri di mammut.
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Come si è già osservato nel capitolo I , non sappia mo perché e come la Rivoluzione sia avvenuta. Sap piamo solo che si sviluppò dopo la fine dell'ultima era glaciale. È molto probabile che i mutamenti climatici abbiano svolto un ruolo importante nella genesi dei nuovi sviluppi. È anche ragionevole supporre che gli uomini che iniziarono per primi ad allevare an1mali e piante avessero sviluppato migliori capacità di osser vazione e di sperimentazione : con ogni verosimiglian za, la Rivoluzione Agricola fu preceduta da progressi di carattere culturale. Tentando di valutare le principali conseguenze del la Rivoluzione ci muoviamo su un terreno piu solido. La capacità di regolare la disponibilità dei due gruppi di convertitori biologici - piante ed animali - si gnificò in primo luogo la possibilità di ottenere una piu vasta e varia provvista di cibo. I primi animali a es sere addomesticati, oltre al cane, furono la pecora e la capra. La produzione di latticini ebbe inizio in Meso potamia almeno a partire dal 3000 a.C. La domestica zione intesa non solo alla semplice produzione di carne, latte e cuoio ma anche al trasporto fu uno sviluppo relativamente posteriore. Il riconoscimento della castra zione come mezzo per ammansire il toro, la cui forza era difficile da controllare, ebbe luogo nell'Asia occi dentale prima del 4500 a.C. La domesticazione del ca vallo della steppa non si verificò prima della prima metà del secondo millennio a .C. ( corso inferiore del Volga e regione ungherese). L'addomesticamento del cavallo della foresta ebbe luogo all'inizio del secondo millennio a.C. in Svezia e potrebbe essersi verificato anche altrove.14 Majumdar colloca la comparsa del ca" ZEUNER 1963 , pp. 201-44 ' 36 e 95-97.
40
e
299-337; PtGGOTT, 1965, pp. 35-
vallo in India attorno al 2500 a.C.15 "La domesticazione del toro e del cavallo dette all'uomo una sorgente com pletamente nuova di energia meccanica. Nella domesti cazione delle piante, una fra le ragioni principali del l 'importanza dei cereali risiedeva nel fatto che essi po tevano essere immagazzinati per lunghi periodi senza deteriorarsi. La quantità totale di energia di cui la specie umana poté disporre - energia chimica da piante e animali commestibili, calore da legname, potenza da animali da tiro - aumentò a un ritmo inconcepibile nelle . società del Paleolitico inferiore.16 Le popolazioni si sviluppa rono oltre ogni " tetto " precedente. Sorsero villaggi ed emerse una vita comunitaria. Divenne possibile cosi l 'accumulo di un'eccedenza sociale, la quale creò le con dizioni della comparsa di gruppi sociali liberati dall' as sillo di una ricerca continua del cibo. Con la divisione del lavoro divennero possibili forme piu elevate di at tività e di speculazione, Si dischiusero allora nuove e vaste possibilità storiche. Per usare un termine gene ralmente adottato da archeologi e antropologi, lo stadio 11
16
MAJUMDAR, 1965, vol. I, p. 198. A questo punto è opportuno sottolineare il carattere pecu
liare e singolare degli sviluppi del Vecchio Mondo rispetto a quelli dell'America preistorica. In America un'agricoltura mista, impli cante la domesticazione di mammiferi di grande mole oltre che la coltivazione di cereali, non fu mai realizzata fino all'epoca moderna e ai primi contatti con europei. L'assenza di specie selvatiche adatte a fornire attraverso la domesticazione animali da tiro efficienti in grado di creare un'alternativa alla trazione e al lavoro umani ebbe la conseguenza che la civiltà quale poté essere fondata in America poggiò necessariamente su un grande dispendio di lavoro umano, per il quale non poterono essere escogitati alternative o miglioramenti. Cfr. CLARK e PrGGOTT, 1965, pp. 172-73. Nell'Account dei viaggi da lui compiuti nella Nuova Inghilterra nel 1638 e 1663, John Jos selyn osservò acidamente lp. 99): "(l nativi) non posseggono ani mali domestici, tranne pidocchi c cani . " 41
" selvaggio " della storia umana apparteneva ormai al passato. I dieci millenni circa che separano l'inizio della Ri voluzione Agricola dal sorgere della Rivoluzione Indu striale furono testimoni di numerosissime scoperte ed innovazioni che aumentarono il controllo dell'uomo sul le fonti di energia. Innumerevoli furono i miglioramenti apportati al l'agricoltura. Si iniziò la coltivazione di nuove piante ed altre furono diffuse e adattate a diversi tipi di ter reno e a diverse condizioni climatiche. Di tutte le pian te si migliorarono le qualità naturali. Un ottimo esem pio di miglioramento produttivo ci è offerto dal grano turco, che in seimila anni o poco meno si trasformò gradualmente da erba selvatica, le cui minuscole pan· nocchie non erano piu grosse di una fragola dei nostri tempi, in uno dei cereali piu produttivi del mondoY Nello stesso tempo si idearono nuove tecniche e si costruirono nuovi attrezzi. In un'epoca compresa tra il 6000 e il 3000 a.C., si migliorarono la zappa e l'ara tro.18 Gli aratri preistorici e dell'antico Oriente erano costruiti in legno e non potevano essere adoperati se non nei cosiddetti "terreni leggeri. " Ma ben presto si scoprf la tecnica della lavorazione dei metalli. Verso il 3000 a.C. in Mesopotamia si fondevano saltuariamente minerali di ferro. Nella città sumerica di Ur e nel me dio Egitto sono stati rinvenuti oggetti in ferro che possono farsi risalire al 3000 a.C. Dopo il 1 400 a.C., il ferro fu prodotto e lavorato su vasta scala. L'adozione e la diffusione degli aratri in ferro e di altri nuovi at11
MANGELSDORF, 1954, p. 410. " Sulla storia della vanga, della zappa, dell'aratro e delle di verse tecniche agricole cfr., tra le altre, le pagine molto belle di FORDE, 1955, pp. 378-9.3 e 432-37. 42
trezzi agricoli metallici aprirono i " terreni duri " alla coltivazione. Le civiltà della Grecia e dell'Italia non sarebbero state possibili senza questi progressi. Innovazioni e progressi si ebbero ·-anche nei sistemi . di irrigazione, nel campo della concimazione e in quello della rotazione dei terreni. Il sistema di rotazione dei tre campi era probabilmente già noto nella Grecia clas sica sin dal quarto secolo a.C.19 Tutte queste innova zioni furono perfezionate attraverso i secoli dell'epoca classica e medievale, da società differenti a seconda dei particolari bisogni e delle diverse condizioni ambien tali. Si trattò di una lenta ma irresistibile accumula zione di conoscenze, che si arricchiva giorno per giorno mediante l 'esperienza e l'osservazione pratica e che si trasmetteva di generazione in generazione e da una zona all'altra. Nello stesso tempo, l'uomo fece analoghi progressi nello sfruttamento delle creature " non sapienti." Il nu mero degli animali addomesticati crebbe di continuo20: essi furono migliorati mediante l 'ibridazione e diffusi su aree geografiche sempre piu vaste. Importanti pro· gressi furono pure conseguiti nell'impiego dell'energia meccanica delle bestie da tiro. La scoperta della ruota e delle briglie e l'invenzione del ferro di cavallo furono eventi di somma importanza. Non sappiamo esattamente quando sia stata scoperta la ruota. Sappiamo però che veicoli a ruote erano usati a Sumer e nella Valle dell'lodo attorno al 3000 a.C. Il loro uso si diffuse in Egitto, e forse anche in Cina, prima del 1 500 a.C. L'esemplare piu antico di una ruota da carro in legno in Europa è stato rinvenuto 19 20
1963.
HEICHELHEIM, 1956, p. 326. Sulla storia dell'addomesticamento degli animali, vedi ZEUNER,
43
lungo un itinerario neolitico in Olanda ed è stato da tato provvisoriamente al 1 900 a.C. Fino a tempi re centi, però, veicoli a ruote non furono usati diffusa mente nei trasporti terrestri a causa della mancanza di strade e ponti idonei.21 L'uomo apprese molto presto come attaccare cavalli e buoi a carri e aratri. Fu questo un grande passo avanti nell'utilizzazione dell'energia meccanica degli animali da tiro e la tecnica dell'attacco fu perfezionata gradual mente nel corso del tempo. Il bue fu attaccato molto piu facilmente del cavallo. Poiché il collo del bue spor ge in avanti dal corpo dell'animale, a differenza della testa del cavallo che è piu eretta verso l'alto, e poiché la colonna vertebrale del bue forma una struttura ossea alla quale può essere attaccato facilmente un giogo, un equipaggiamento soddisfacente per il bue fu escogitato facilmente già in epoca molto antica. Questa soluzione non era però applicabile al cavallo. Il tipo piu antico di finimenti per il cavallo, quelli alla gola e al sotto· pancia, consisteva in una cinghia che passava attorno al ventre e alla parte posteriore della regione delle co stole, e il punto di trazione era fissato nella parte supe riore della cinghia . Per evitare che la cinghia scorresse lungo il corpo dell'animale verso la parte posteriore, gli antichi la combinarono a un collare di gola che in crociava diagonalmente il garrese e circondava il collo dell'animale. La conseguenza inevitabile era che quando l'animale era impegnato in una trazione vigorosa, il 21 NEEDHAM, 1954, p. 83. Lo sterzo anteriore non fu scoperto che nel quattordicesimo secolo della nostra era (GILLE, 1956, p. 79) e in ogni caso i carri non potevano essere impiegati ampiamente per il trasporto prima che fosse costruita una soddisfacente rete eli stra de. Fino a tempi molto recenti, il mulo e il cavallo da soma, l 'ele fante e il cammello portarono la maggior parte delle merd via terra.
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collare gli premeva sulla gola soffocandolo e diminuen do quindi la sua effiCienza. Nonostante i suoi limiti, l'attacco gola-sottopancia ebbe una grande diffusione nel tempo e nello spazio. Lo troviamo in raffìgura zioni caldaiche dall'inizio del terzo millennio a.C. in avanti, a Sumer, in Assiria e in Egitto dal 1 500 a.C. L'Europa Occidentale e l'Islam non conobbero altro tipo di attacco fino al 600 d.C. Esso era ancora in uso in talune parti del vecchio mondo · negli ultimi secoli del Medioevo. Nel · corso del tempo furono sviluppati però tipi piu efficaci di finimenti per cavalli. In Cina il collare da traino apparve attorno al terzo secolo a.C. Fu ancora in Cina che apparvero, nel primo secolo a.C., gli efficienti finimenti a collare, i quali si diffusero in Europa attorno al IX secolo d.C.22 Un altro importante progresso fu la scoperta del fer ro di cavallo. Scavi compiuti in Austria suggeriscono che il ferro di cavallo sia stato inventato dalle popola zioni celtiche che abitavano le Alpi verso il 400 a.C./3 ma esso divenne di uso generale in Europa solo molto piu tardi. Senza di esso, un cavallo o un bue impie gato su di un terreno duro e roccioso consumava rapi damente i suoi zoccoli ed una ferita di poco conto alle zampe poteva inutilizzare per sempre un animale altri menti utile e sano. L'uso dei ferri, fissati mediante chiodi, rese di gran lunga piu efficienti e duraturi i buoi e i cavalli. Dobbiamo anche ricordare gli attrezzi quali il mar tello, le tenaglie, Ia sega, il tornio da vasaio, il telaio, il torchio, i vari tipi di utensili, in particolare la leva, la vite, il cuneo, la puleggia ( che sembra esser stata sconosciuta ai costruttori delle piramidi). 12 21
NEEDHAM, 1954, vol. IV, parte 2, pp. 304-30. HEICHELHEIM, 1956, p. 325.
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L'esemplare piu antico di ruota di vasaio che si sia conservato proviene da Ur ed è datato al 3250 a.C. Questo utensile era regolarmente in uso a Creta al l'inizio del Minoico Medio e fu diffuso .nell'area me diterranea da coloni greci, etruschi e punici. Non ci sono attestazioni della filatura e della tessitura prima del Neolitico, anche se le antiche popolazioni di cac ciatori usavano corde e fili per allacciare, legare e cu cire. Fibre vegetali e lana furono fra i piu antichi ma teriali filati e tessuti in tutto il Medio Oriente e l'Egit to. Frammenti di tele di lino risalenti al 4500 a .C. circa furono rinvenuti al Fayum. Il piu antico tessuto di cotone che si conosca proviene da Mohenjodaro, in India, e risale al 2500 a.C. La scoperta di tali tecniche e dei loro perfezionamenti rimane purtroppo anonima e appartiene al capitolo della storia piu buio.24 Quanto precede illustra il carattere fondamentale dei progressi che si verificarono nel periodo compreso tra la Rivoluzione Agricola e quella Industriale: tali pro gressi si limitarono ad aumentare l'efficienza dell'uso dell'energia muscolare dell'uomo e dei convertitori ve getali ed animali. L'umanità, insomma, impiegò secoli e millenni a perfezionare la scoperta fondamentale del Neolitico. A questa tendenza generale si ebbero tutta via alcune eccezioni, di cui le piu importanti furono il mulino ad acqua, il mulino a vento e la barca a vela. La storia dell'invenzione del mulino ad acqua è com plicata. Come scrive il professar Needham, " forse la ruota ad acqua orizzontale e la ruota ad acqua verticale furono due invenzioni del tutto distinte." D 'altra parte la datazione comparata dell'utilizzazione dell'energia " DERRY e WILLIAMS, 1960, pp. 244-60; NEEDHAM, 1954, vol. IV, parte 2; CoLE, 1965. 46
idrica in Cina e in Occidente ci fornisce un caso imba razzante di approssimativa simultaneità. I mulini ad acqua erano noti in Occidente nel primo secolo a.C. ma almeno per due secoli il loro numero rimase esiguo.25 Secondo alcuni autori il mulino ad acqua fu adottato in tutta l'Europa Occidentale solo quando la mano d'opera servile cominciò a scarseggiare.26 Questa spie gazione potrebbe essere troppo semplicistica ma è un fatto che la svolta ebbe luogo nel Medioevo. Nell'Eu ropa medievale i mulini ad acqua non vennero usati piu solo per macinare il grano e per spremere le olive ma furono applicati ad altre attività produttive come la produzione di tessuti, carta e ferro.27 Grazie all'uso di mulini ad acqua nella produzione di tessuti la mani fattura tessile conobbe uno sviluppo straordinario nel l'Inghilterra del · Duecento.28 Alla fine del Settecento in Europa c'erano piu di mezzo milione di mulini ad ac qua, e un grl:!n numero di essi avevano piu di una ruota. In Cina la comparsa del mulino ad acqua fu press'a poco contemporanea alla sua comparsa in Oc cidente. Abbastanza paradossalmente, però, la prima menzione dei mulini ad acqua in Cina non è connessa alla rotazione di macine ma al compito complesso di gonfiare mantici per la metallurgia.29 I mulini a vento comparvero in Persia nel settimo secolo d.C. Il mulino persiano aveva un asse verticale. I cinesi del nord devono aver acquistato familiarità col mulino a vento persiano nel corso del Duecento. In Europa i mulini a vento fecero la loro comparsa " MoRITZ, 1958, pp. 134-39; -52 . 26 BLOCH, 1935, pp. 538-63 ; 27 GILLE, 1954, pp. 1-15. " CARUS-WILSON, 1941, pp. 29 NEEDHAM, 1954, vol. IV,
DERRY e WrLLIAMS, 1960, pp. 250 GILLE, 1956, pp. 67-69. 39-50.
parte 2, pp. 366-4.3 5.
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verso la fine del dodicesimo secolo. Una tradizione te nace ha sostenuto che l'idea dei mulini a vento fu in trodotta dall'Oriente dai primi crociati. Il mulino a vento occidentale, con l 'asse orizzontale, fu però fin dal principio cosi diverso da quello persiano da farne un'invenzione quasi completamente nuova.30 Esso si dif fuse rapidamente dalla Normandia all'intera Francia, all'Inghilterra, ai Paesi Bassi, alla Germania settentrio nale e all'area del Baltico, mentre nell'Europa Centrale e Orientale . fece la sua apparizione solo dopo il Quat trocento. Imbarcazioni a vela comparvero molto presto e si diffusero in breve tempo in quasi tutti i paesi del mon do. Il primo indizio sicuro della loro esistenza si con serva al British Museum : su due vasi predinastici di stile amraziano provenienti dal medio Egitto, sono di pinte figure che rappresentano senza dubbio imbarca zioni a vela. Questi vasi risalgono probabilmente a circa il 3500 a.C. Molte altre prove indicano che im barcazioni a vela solcavano il Mediterraneo orientale attorno al 3000 a .C.31 La scoperta e la diffusione di questi tre convertitori - il mulino ad acqua, il mulino a vento e la nave a vela - permisero all'uomo di imbrigliare l'energia pro dotta dall'acqua e dal vento. La nave, in particolare, si dimostrò atta a fornire notevoli contributi allo svi luppo economico. Non è per puro caso che tutte le grandi civiltà del passato si sono sviluppate presso fiu mi o sulle sponde di piccoli mari interni facilmente navigabili. 30 UsHER, 1959, pp. 172-73; NEEDHAM, 1954, vol. IV, parte 2, pp. 555-68; DERRY e WILLIAMS, 1960, p. 254. " LE BARON BoWEN, 1960, pp. 1 17-31. I due vasi sono catalo gati ai numeri 36326 e 35324.
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Ciò nonostante, l 'importanza dei tre nuovi converti tori non dev'essere sopravvalutata. Fino al Medioevo l'uomo non fece un uso molto esteso dei mulini ad acqua e a vento e , anche quando essi incontrarono mag giormente il favore generale, le loro caratteristiche tec niche ne limitarono rigorosamente l 'adozione a certe aree geografiche e a particolari settori dell'attività eco nomica. Inoltre sia i mulini ad acqua sia i mulini a vento avevano una potenza unitaria limitata. Nel Due cento i mulini ad acqua in Occidente avevano ruote di diametro compreso fra metri l e 3 ,5, con una potenza corrispondente di l 3 ,5 HP. Nel Seicento era possi bile costruire ruote di dieci metri di diametro ma la maggioranza dei mulini venivano costruiti ancora con ruote di 2-4 metri di diametro. I costruttori preferi vano moltiplicare il numero delle ruote piuttosto di dover affrontare tutti i problemi connessi alla concen trazione dell'energia su una singola ruota. I mulini a vento avevano una potenza maggiore, raggiungendo fa cilmente i 1 0-30 HP unitari, ma per ovvie ragioni non divennero mai cosi comuni e familiari come i mulini ad acqua. L'imbarcazione a vela aveva una gamma molto maggiore di possibilità, ma fino al Quattrocento la na vigazione, in parte per motivi tecnici e in parte a causa di èsigenze difensive, continuò a fondarsi prevalente mente sulla forza lavoro dell'uomo, facendo ricorso alla vela solo come sorgente di energia complementare.32 -
3' Si vedano gli esempi delle galere fenicie e romane, delle navi vichinghe, delle galee mediterranee del Medioevo, e delle piroghe polinesiane. Vale anche la pena di notare che le vele ci misero molto tempo a raggiungere i mari settentrionali. È attestato che esse ap parvero in Olanda nel primo secolo d.C. e ancora nel 560 d.C. lo scrittore bizantino Procopio scrisse degli inglesi: " quei barbari non usano la vela ma si servono interamente dei remi. " L'uso delle vele prese piede fra i Vichinghi durante il sesto e l'ottavo secolo d.C. (BRONDSTED, 1960, p. 18).
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Si dovreb)Je ancora osservare incidentalmente che, sino dai tempi piu remoti, in zone geografiche ben de limitate, carbone, asfalto, petrolio e metano furono usati come combustibili per scopi di riscaldamento ed illuminazione o militari. Si trattò, tuttavia, di casi iso lati ed eccezionali il cui apporto alla quantità totale di energia disponibile rimase assolutamente trascurabile. In conclusione, si può affermare che sino alla Rivo luzione Industriale l'uomo continuò a soddisfare il suo bisogno di energia basandosi soprattutto sulle piante e sugli animali: sulle piante, per ottenere cibo e combu stibile, sugli animali per disporre di cibo e di energia meccanica. L'impiego di altre fonti - soprattutto della forza del vento e dell'acqua - rimase nettamente li mitato. Pur non esistendo nessun dato su cui basare una esatta valutazione quantitativa, ci si potrebbe arri schiare ad affermare - tenendo conto delle caratteri stiche generali suesposte - che dall'ottanta all'ottanta cinque per cento dell'energia totale a disposizione del l 'umanità in un'epoca qualsiasi precedente la Rivolu zione Industriale era fornita dalle piante, dagli animali e dagli uomini stessi. La proporzione esatta in cui il vento e l ' acqua inte grarono le altre fonti energetiche di base variò ovvia mente da società a società e da epoca a epoca e lo stesso accadde per il grado di efficienza con cui furono sfruttate le fonti d'energia disponibili. Queste diversità dipesero dai diversi tipi di cultura e di istruzione, dai differenti livelli tecnologici, dalle condizioni di pace o di guerra e dai vari ambienti geofisici. Qualunque ne fosse la causa, la disponibilità di energia pro capite dovette variare notevolmente da una società agricola all'altra. Non occorrono particolari argomentazioni per convincersi che il consumo medio di energia pro capite 50
dell'Europa Occidentale dev'essere stato molto piu ele vato durante il tredicesimo secolo che durante il set timo, o che il romano medio del primo secolo dopo Cristo deve aver avuto a sua disposizione (pur pre scindendo dal l avoro degli schiavi) una quantità di energia di gran lunga superiore a quella di un qual siasi coltivatore neolitico di Jarmo nel quinto millen nio avanti Cristo. Ciò nondimeno, il fatto che le principali fonti di energia diverse dal lavoro muscolare dell'uomo siano rimaste limitate principalmente alle piante e agli ani mali deve aver posto un limite superiore alla possibile espansione della quantità di energia a disposizione di una qualsiasi società agricola del passato. Il fattore li mitativo, sotto questo aspetto, è dato fondamentalmen te dalla quantità di terra disponibile. Si dovrebbe aggiungere che, nonostante un progresso quasi continuo, l'efficienza con cui piante e animali fu rono sfruttati rimase relativamente bassa fino alla Ri voluzione Industriale. Ancora alla fine del Seicento i rendimenti ottenuti nella coltivazione del grano in ter reni fertili nelle aree europee piu avanzate si aggira vano attorno al 5 e all' 8 % e raramente raggiungevano il 1 0.33 È impossibile - per non dire irrilevante - deter minare il massimo teorico di energia disponibile pro capite all'interno di una società agricola preindustriale dotata di una distribuzione ottimale dei redditi, di una situazione tecnologica ottimale, delle migliori condizioni sociali e culturali, di un optimum di capitale disponi bile, e cosi via. Ma una stima molto grossolana del massimo storico non è probabilmente impossibile. In 31
SLICHER VAN BATH, 1963, p p . 47-53.
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effetti, considerando le società agricole contemporanee - in cui si è sviluppato, in una certa misura, l 'impiego di nuove fonti di energia - ci si potrebbe arrischiare a dire che, prescindendo da un numero ristretto di tribu primitive che presero l'abitudine di bruciare quan tità incredibili di legname, la maggior parte delle socie tà agricole del passato deve aver avuto un consumo complessivo pro capite di energia inferiore alle 1 5 .000 - e, probabilmente, alle 1 0 .000 - calorie giornaliere. E la quasi totalità del consumo si riferiva al cibo e al riscaldamento. La diffusione della schiavitu fu appunto una delle conseguenze di questa generale penuria di al tre forme di energia.
La Rivoluzione Industriale
Se la Rivoluzione Agricola è il processo mediante il quale l 'uomo pervenne a controllare e ad aumentare la disponibilità di convertitot:i biologici (piante ed ani mali), la RivoluZione Industriale può essere considerata come il processo che permise di intraprendere lo sfrut tamento su vasta scala di nuove fonti di energia per mezzo di convertitori inanimati.34 Esaminando le cose da questo punt di vista, ci si rende facilmente conto del ruolo decisivo avuto nel destino dell'umanità dalla 31 L'accento posto tradizionalmente sull'industria del cotone può facilmente sviarci nella valutazione della vera natura della Rivolu zione Industriale. Com'è stato opportunamente scritto, lo sviluppo delle manifatture tessili inglesi verso la fine del Settecento e all'ini zio dell'Ottocento si adatta assai meglio come appendice all'evo luzione della vecchia industria che, non come viene presentato abi tualmente, come l'inizio della nuova... Esiste una continuità fra lo sviluppo ·settecentesco del Lancashire e del West Riding e le cose del mondo anteriore àlla Rivoluzione Industriale. Anche se non ci fossero stati Crompton e Arkwright, avrebbe potuto esserci in ogni caso una Rivoluzione Industriale " (HICKS, 1969, p. 147).
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cosiddetta " rivoluzione scientifica" del sedicesimo e del diciassettesimo secolo.35 Fu infatti la " rivoluzione scien . tifica " che fornf all'uomo gli strumehti concettuali che gli permisero di dominare nuove fonti di energia. L'in vestigazione sistematica consapevole di fenomeni emer si nell'ambiente dell'uomo era diventata un tratto cul turale fondamentale dell'Europa moderna sin dal Ri nascimento. Nell'Europa nord-occidentale il Cinquecen to e il Seicento assistettero anche a un notevolissimo sviluppo mercantile che favorf l'accumulo di ricchezza fisica e di capacità imprenditoriali. In Inghilterra, questo rinnovamento culturale coin cise casualmente con la penuria di una tradizionale for ma di energia ( legno) e con la presenza di vaste scorte di carbone. Fu - come scrisse W. S. Jevons - " l 'unio ne di alcune felici qualità mentali con risorse materiali di un determinato tipo " che fornf la miscela esplosiva. Tutto cominciò col vapore. " Steam is an English man , " " il vapore è cittadino inglese , " dice un vecchio proverbio. Nella seconda metà del Settecento, James Watt, perfezionando scoperte anteriori, costruf una macchina a vapore con caratteristiche tecniche ed eco nomiche che ne permisero una larga diffusione. Watt cominciò i suoi esperimenti verso il 1765 e l'impiego commerciale della sua invenzione iniziò dopo il 1785, per imporsi in maniera decisiva dopo il 1 820.36 La macchina a vapore fu impiegata nell'industria metallur gica ed in quella tessile, oltre che nelle miniere di carbone e nei trasporti di superficie. Una maggior di'5 Per una descrizione degli sviluppi filosofici e scientifici dopo il 1500 cfr. STEARNS, 1943 ; HALL, 1954 ; ]oNES, 1961 ; DIJKSTER
Hurs, 196 1 ; BoAs, 1962; BuTTERFIELD, 1962.
:l6 A Birmingham c'erano solo sessanta macchine, per un " totale di potenza-vapore in cavalli " di 1000 nel 1820. Cfr. HARTLEY, 1950,
pp.
1 08-9 .
53
sponibilità di forza motrice permise di produrre una maggior quantità di carbone e di trasportarlo a ritmo enormemente accresciuto. Una maggior quantità di car bone, a sua volta, permise di disporre di una maggiore quantità di forza motrice. Il carbone divenne cosf un elemento strategico del sorgere della civiltà industriale e della sua diffusione.37 Possederlo voleva dire disporre di una quantità di energia rapidamente aumentabile che poteva essere im piegata per il riscaldamento, per l'illuminazione, nel trasporto per via marittima o per via terrestre e in quasi tutti i vari rami dell'attività industriale. Attorno al 1 800, la produzione mondiale di carbone ammontava a circa quindici milioni di tonnellate l 'an no. Verso il 1 860, ammontava a circa 1 32 milioni di tonnellate l 'anno per un equivalente di energia pari a circa l 057 milioni di megawattore. Verso il 1 900, la -produzione era salita a circa 701 milioni di tonnellate equivalente, in termini di energia, a circa 5606 milioni di megawattore. Nel 1 950, tali cifre erano rispettiva mente salite a 1 454 milioni di tonnellate ed a 1 1 .632 milioni di megawattore ( tabella 3 ) . U n processo d i reazione a catena s i pose ben presto in movimento'. Lo straordinario aumento della quantità di energia disponibile intensificò lo sviluppo econo mico, il quale a sua volta stimolò lo sviluppo della cul tura e della ricerca scientifica, che portarono alla sco perta di altre e nuove fonti di energia. Successivi mi glioramenti furono portati al motore alternativo a va pore, e nel 1 884 l 'uso del vapore come forza motrice fu decisamente rivoluzionato dall'invenzione della tur bina a vapore. Una turbina Parsons fu installata per 37
54
WRIGLEY, 1962.
la prima volta in una centrale elettrica a Newcastle nel 1 890 e poi a Cambridge nel 1 892. Negli anni · '50 James Young, un chimico scozzese, pose le basi per la fabbricazione della benzina . Nel 1 859, E. L. Drake perforò fino a oltre venti metri di profondità il fondo roccioso, in Pennsylvania, e diede inizio allo sviluppo dell'industria americana dei pozzi petroliferi. Nel 1 860, l'ingegnere francese J. E. Lenoir brevettò un motore a gas. Circa quindici �nni piu tardi il dottor N. A . Otto costru1 un motore a gas basato sul princi pio del ciclo a quattro tempi. Nel 1 885, cominciarono a circolare le automobili di Benz e Daimler, con motori a petrolio funzionanti seco�do il ciclo di Otto. All'inizio dell'Ottocento i fenomeni dell'elettricità presentavano un interesse puramente accademico. Nel 1 822, però, Michael Faraday fece ruotare un circuito elettrico attorno a un polo magnetico. Nel 1 8 3 1 scopri il principio del trasformatore e nello stesso anno esco gitò la possibilità di generare energia elettrica facendo ruotare un disco di rame fra i poli di un magnete. Era nata cosf l 'industria elettrica. Nel 1 870, erano già stati ottenuti modelli pratici di generatori capaci di pro durre sia corrente continua sia corrente alternata. In quello stesso periodo Edison inventò la lampadina ad in candescenza . All'esposizione di Vienna del 1 883 era no praticamente presenti tutte le applicazioni elettriche del mondo moderno : dalle padelle e dai fornelli elet trici, ai termocuscini e alle termolenzuola. Ma il grande incremento nel consumo di elettricità fu dovuto soprat tutto alla crescente diffusione della lampadina ad incan descenza, che provocò l'espansione della rete di distri buzione e la produzione di notevoli quantità di energia sino a che la conseguente riduzione del costo medio 55
per chilowattora rese economico l'impiego di altri di spositivi elettrici.38 I l primo grandioso progetto di pro duzione di energia idroelettrica fu quello delle Cascate del Niagara del 1 895 (ma era stata fatta cosf poca esperienza nella trasmissione dell'energia elettrica che all'epoca in cui fu approvato il progetto del Niagara, nel 1 886, la compagnia non aveva ancora deciso nep pure come utilizzare l 'energia elettrica ottenuta sfrut tando la caduta dell'acqua nella cascata) . Sotto la spinta d i tutte queste scoperte, i l processo cumulativo aumentò il proprio ritmo di sviluppo. Mag giore era la quantità di energia prodotta e maggiore era l'energia necessaria. L'uomo si volse all'energia so lare, a quella delle maree, del calore terrestre, dei geiser e dell'atmosfera. Poi, verso la metà del secolo ventesimo, scopri che l 'energia poteva attenersi dagli atomi mediante un pro.cesso di fusione e di fissione. Tutti questi progressi hanno aumentato in maniera straordinaria la quantità totale di energia a disposi zione dell'umanità. La tabella 3 illustra questi sviluppi e i loro componenti fondamentali. La produzione mondiale complessiva di energia com merciale proveniente da fonti non biologiche ammon tava a circa l , l miliardi di m.egawattore nel 1 860. Nel 1 900 era salita a circa 6 , 1 miliardi e nel 1 950 aveva raggiunto quasi i 2 1 miliardi. L'andamento della curva della produzione indica un tasso · medio complessivo di crescita che si aggira sul 3 ,25 per cento composto l 'anno. V 'è ragione di credere che tale curva sopravva luti l'aumento del fabbisogno d'energia relativo al pe riodo 1 860- 1 900, quando il legno combustibile tese a venir sostituito dalle fonti commerciali di energia. Per 3'
.56
FoRBES, 19.58, p. 292 .
Tabella 3. Produzione mondiale di energia inanimata dal 1 860 al 1950
Anno Carbone Lignite
IdroPetrolio carburi Metano grezzo gassosi (miliardi naturali di m')
(milioni di tonnellate) 1860 1870 1880 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950
132 204 314 475 701 1057 1 193 1217 1363 1454
6 12 23 39 72 108 158 197 319 361
1960 1970
1809 1808
874 793
l
4 11 21 45 99 197 292 523
1 ,2 6,5 6,9 13,6
..-... --..
1073 2334
3,8 7,1 15,3 24,0 54,2 81,8 197,0 469,0 1070,0
Energia idrica ( milioni di Totale megawattore)
6 8 11 13 16 34 64 128 193 332 689 1 144
(milioni di megawattore elettrici equivalenti) 1860 1870 1880 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950
1057 1628 251 1 3797 5606 8453 9540 9735 10904 1 1 632
15 30 58 97 179 271 394 493 798 902
1960 1970
14472 14464
2184 1982
8 43 109 213 467 1032 2045 3037 5439
14 78 83 163
---- ---
1 1 159 24274
40 75 162 254 575 867 2088
6 8 11 13 16 34 64 128 193 332
1078 1674 2623 4056 6089 9387 1 1298 13054 15882 20556
4971 1 1 342
689 1 144
33475 53206
Fonte: O.N.U., 1956, pp. 27-28. I dati per il 1960 e per il 1970 sono stati gentilmente calcolati per me dal prof. Faretti.
contro, essa sottovaluta l 'incremento del fabbisogno durante il periodo 1 900- 1 950, quando l'efficienza dei sistemi di utilizzazione dell'energia crebbe in maniera particolarmente intensa. In realtà, quindi, per i cmquant'anni compresi tra il 1 900 e il 1 950 sembra ra57
gionevole ritenere che il tasso di crescita del fabbisogno mondiale di energia utile durante i periodi non turbati da guerre o da depressioni non sia staoo inferiore al 4 per cento e che possa aver raggiunto anche il 6 per cento annuo.39 L'aumento della produzione di energia fu, nel lungo andare, di gran lunga maggiore di quello della popo lazione. In tal modo la quantità media mondiale com plessiva di energia disponibile pro capite aumentò. Le medie pro capite effettuate a livello mondiale, tutta via, significano ben poco poiché l 'aumento della quan tità disponibile di energia nelle varie parti del mondo non fu proporzionale alla distribuzione e ai movimenti relativi della popolazione mondiale. Di conseguenza si avverte oggi una forte disuguaglianza nella distribuzio ne mondiale dell'energia disponibile. Tale fatto è illu strato dalla Tabella 4, che indica per alcuni paesi · il consumo pro capite di energia proveniente da fonti non biologiche. La stessa tabella mostra in modo inequivo cabile che esiste una certa correlazione tra il reddito pro capite e il consumo pro capite di energia commer ciale. È anche evidente che i paesi industrializzati ten dono ad avere un consumo di energia pro capite supe riore ai 20 megawattore (pari a 20 .000 chilowattore) annui. Gli Stati Uniti sono in testa alla lista con circa 62 megawattore . . II loro consumo totale è tutt'ora in aumento ed un numero sempre piu elevato di paesi si sta rapidamente muovendo nella stessa direzione. Sem bra perciò ragionevole affermare che, in uno stadio di industrializzazione avanzata, il fabbisogno pro capite di energia tenda a superare il livello dei 50 megawattore annui. " O.N.U., 1956, pp. 1 1-13. 58
Tabella 4. Pmdu:done (1 950) e consumo pro capite di energia (1 952) in alcuni Paesi Produzione
Consumo di energia
pro capite
$
U.S.A. Regno Unito Francia U.R.S.S. Italia India
pro capite
A
B
1830 1133 968 816 545
1830 875 7 14 321
(megawattore)
62,1 3 6,6 1 8 ,8 1 3 ,0 5,5 2,7
Le produzioni pro capite sono valutate nella colonna A a prezzi U.S.A. e nella colonna B a prezzi relativi europei. Le cifre relative al consumo di energia comprendono il consumo di legna da ardere e di olio bituminoso.
È abbastanza importante rendersi conto che un ele · vato consumo pro capite di energia non significa solo una maggiore quantità disponibile per il consumo, per il riscaldamento, per l'illuminazione, per gli elettrodo mestici, per le automobili ecc., ma significa anche una maggiore quantità di energia disponibile per i processi produttivi, permettendo cos1 una piu elevata disponi bilità media di energia per lavoratore e quindi in defi nitiva una piu alta produttività del lavoro umano. Deve essere anche posto in rilievo il fatto che i nuovi tipi di energia prodotta hanno, rispetto a quelli ottenuti dai vecchi e tradizionali convertitori, il vantaggio di posse dere un piu alto grado di adattabilità e di essere piu agevolmente conservati e trasportati. Per scopi meramente espositivi può essere utile in trodurre una distinzione tra l'energia animata o fisio logica (generata nelle piante, negli animali, nei batteri, 59
nelle muffe, nei funghi ecc . , e distinta a sua volta in energia biotica e muscolare) e l'energia inanimata o puramente fisica ( derivata dal vento, dall'acqua, dal legno, dalla torba, dai combustibili fossili, da altri mi nerali, dal movimento della marea, dal calore terrestre, dagli elementi radioattivi, ecc . ) . . Da questo punto di vista, si può affermare che la Ri voluzione Industriale, introducendo lo sfruttamento su vasta scala di nuove fonti di energia, mutò radical mente la struttura del bilancio energetico delle società umane. Ad un livello agricolo ogni società dispone di una quantità di energia pro capite molto limitata, in gran parte di origine fisiologica . Ad un livello indu striale la quantità disponibile di energia è molto piu elevata e proviene prevalentemente da fonti inanimate. Negli Stati Uniti, ad esempio, l 'apporto del carbone, dei combustibili liquidi e gassosi e dell'energia idroelet trica al consumo globale di energia, passò da meno del 1 0 per cento del totale nel 1 850 a piu del 95 per cento nel 1 950.40 L'energia inanimata disponibile deriva in parte da fonti ricorrenti o inesauribili, quali l'energia idraulica, il vento e il legno. Anche l'energia solare diretta fa parte ovviamente di questo gruppo (usiamo l 'aggettivo diretta in quanto per esempio l'energia idraulica e il vento altro non sono - in sostanza - che energia so lare convertita). Altra energia inanimata proviene in vece da fonti esauribili, quali il carbone, la lignitè, il petrolio e il metano. SinQ ad oggi, la Rivoluzione Industriale si è essen zialmente basata sullo sfruttamento di energia inani mata proveniente da fonti esauribili. Nel 1 950, oltre "' ScHURR 60
e
NETSCHERT, 1960, p . 36.
metà della produzione mondiale di energia derivava cer tamente da risorse energetiche non durevoli. Risorse energetiche esauribili sono, si è detto, il carbone, il petrolio, il metano e la lignite. Questi beni, nati per effetto dell� radiazioni solari sull'anidride car bonica e sull'acqua contenuti nelle piante, possono rite nersi, per cosi dire, " luce solare immagazzinata . " La storia delle nostre felici generazioni può essere rias sunta nel modo seguente : per milioni e milioni di anni un tesoro fu accumulato. Poi, qualcuno nella fa miglia scoperse il gruzzolo faticosamente risparmiato e cominciò a dissiparlo. L'umanità sta oggi vivendo in un'epoca di incredibile dissipazione. Si consuma oggi in un solo anno una quantità di carbone superiore a quella prodotta in cento secoli di formazione dei combustibili solidi. A questo punto si pone il problema di sapere per quanto tempo ancora potrà durare questo sperpero. La popolazione mondiale sta oggi crescendo ad un ritmo mai raggiunto nel passato. Il fabbisogno di energia au menta con una rapidità ancor piu elevata,. a causa del l'industrializzazione dei paesi in via di sviluppo e del l'ulteriore espansione di quelli già sviluppati. Il pro blema della " vita media " probabile delle riserve di combustibile fossile sta diventando sempre piu urgente. Delle molte stime effettuate in questi ultimi anni,41 al cune sono pessimistiche e altre propendono invece per l 'ottimismo. Tutte ammettono, però, che presto o tardi le riserve di combustibile fossile si esauriranno. Nell'economia generale della storia umana, " la dipen denza dell'uomo dai combustibili fossili per il soddisfa" Si vedano ScHURR e NETSCHERT, 1960, p. 295, e HuBBERT, 1971, pp. 3 1-40.
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cimento del suo bisogno di energia non può che costi tuire un breve episodio. "42 La figura 6 illustra chiara- · mente questo punto. È necessario trovare sorgenti di energia alternative appropriate che possano sostituire il combustibile fossile per impedire all'umanità di tornare a un livello di attività agricolo che significherebbe una clamorosa e dolorosa contrazione e delle dimensioni
3000 a.C.
2000 a . c
1 0 0 0 a.c
1000 d.C.
L
2000 d . C .
Fig. 6 . Consumo di combustibile fossile visto i n lunga prospettiva storica (da THIRRING, 1958). Le due curve sono basate su stime diverse del consumo futuro di energia e delle riserve di combustibile fossile. -
dell'umanità e dei suoi livelli di vita. Le soluzioni of ferte dalle scoperte scientifiche contemporanee sono piu d'una, ma la loro utilizzazione pratica dipenderà am piamente dalla capacità delle società umane di appron tare il capitale necessario a imbrigliare economicamente i piu " difficili " tipi di energia. In effetti, " vivere sul reddito piuttosto che su capitale accumulato delle epo che geologiche comporta una fatica di gran lunga mag giore. "43 La sostituzione di sorgenti inesauribili di ener gia inanimata alle sorgenti attualmente insostituibili rappresenta uno fra i problemi principali della seconda fase della Rivoluzione Industriale. Ma non è l 'unico. Attorno al 19 52 la produzione mondiale annua di energia (comprendendo in essa combustibili di origine 42
43
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THIRRING, 1958, p. 218. DARWIN, 1953, p. 75.
vegetale ed energia animale) si avvicinava a 29 miliardi di megawattore, di cui solo l O miliardi circa effettiva mente utilizzati. Gli altri - due terzi della produzione totale - andavano perduti ( tabella 5 ) . L e dispersioni d i energia sono varie e numerose. Ci sono perdite connesse alla produzione, perdite dovute al trasporto, e perdite derivanti dal processo di inter conversione dell'energia. Dispersioni notevoli si verifi cano nella conversione dell'energia chimica in energia meccanica applicata, come nel caso della produzione di calore non richiesto, dell'evaporazione dell'acqua di re frigerazione, dell'attrito meccanico, della combustione incompleta, della trasformazione imperfetta del calore, e dell'esistenza di bassi fattori di carico. È assodato che le perdite piu elevate si riscontrano al livello del con sumo, dove quasi la metà della quantità originaria di energia viene ancor oggi dissipata nel corso della sua . utilizzazione sotto forma di calore non richiesto. Tutto ciò significa che l 'impiego dell'energia inani mata da parte dell'uomo è ancora estremamente ineffi ciente. In un certo senso noi siamo come i primi agri coltori del Neolitico . Anch'essi non riuscivano a sfrut tare in maniera conveniente i convertitori - cioè le piante e gli animali - che avevano appena imparato a controllare. Ci vollero migliaia di anni ed un'intermina bile catena di innovazioni affinché l'uomo migliorasse lo sfruttamento di quella scoperta fondamentale che fu la Rivoluzione Agricola. Analogamente, notevoli pro gressi rimangono ancora da compiersi per raggiungere un soddisfacente grado di efficienza nella utilizzazione dei convertitori inanimati. La lunga marcia è già co minciata. La macchina a vapore di Watt aveva un'effi cienza tecnica del 5 per cento, mentre le moderne tur bine a vapore raggiungono il · 40 per cento (fig. 7 ) . Il 63
Tabella 5. Produzione mondiale di energia nel 1952
PRODUZIONE
Miliardi di megawattore di elettricità equivalente
Carbone Lignite e torba Petrolio grezzo e idrocarburi gassosi naturali Metano Energia idrica Combustibili vegetali Energia animale
PERDITE nella trasformazione nel trasporto nel consumo altre
12,0 l ,3 7 ,7 2,7 0,4 4,6 O ,3 29,0 di cui 1 0,4 prodotti nel Nord America 5,5 prodotti nel l'Europa Occidentale 5,0 prodotti nel l'Europa Orientale e nell'U.R.S.S. 3 ,6 0 ,1 1 4 ,0 l ,l 18,8
PRODUZIONE NETTA
Fonte: O.N.U., 1956, pp. 3-35. 64
1 0 ,2 di cui 0,3 impiegata l 'agricoltura 0,8 impiegata trasporti 5 ,8 impiegata l'industria 3 ,3 impiegata consumi domestici
nel nei nel nei
rendimento tecnico medio delle centrali termoelettriche attorno al 1 920 era inferiore al 9 per eento e raggiun geva il 24 per cento circa nel 1 952. Si tratta di perfe zionamenti invero notevoli, ma c'è ancora molta strada da fare. Consumo o'icombvslibtle in Kgp