Storia linguistica della Sardegna [Reprint 2012 ed.] 9783111329116, 348452202X, 9783484522022


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Table of contents :
PREFAZIONE
I DALLE ORIGINI FINO AI FENICI (IX sec. a.C.)
1 Sguardo storico
2 L’età pre-nuragica
3 L’età media e finale del Bronzo: il Nuragico arcaico
4 L’età del Ferro. Generalità sulla civiltà nuragica
5 La lingua nuragica
6 Caratteristiche della lingua nuragica
II DAI FENICI AI ROMANI (238 a.C.)
7 Sguardo storico
8 Relitti punici in sardo
III DAI ROMANI ALLE INVASIONI GERMANICHE (455)
9 La romanizzazione della Sardegna
10 Il latino in Sardegna
11 Tratti fonetici arcaici del sardo
12 Tratti morfosintattici arcaici del sardo
13 L’arcaicità del lessico sardo
14 Arcaismi lessicali
15 Analisi qualitativa degli arcaismi lessicali
16 Analisi quantitativa degli arcaismi lessicali sardi
17 Il carattere rustico del latino in Sardegna
18 La romanizzazione del centro montano
19 Il latino cristiano e volgare di Lucifero da Caralis
IV DAI VANDALI ALL’AMMINISTRAZIONE BIZANTINA (534)
20 Le invasioni germaniche
21 L’influsso germanico sul sardo
V DALL’AMMINISTRAZIONE BIZANTINA AI GIUDICATI SARDI (sec. VIII–IX)
22 Sguardo storico
23 L’influsso greco sul sardo
VI DAI GIUDICATI ALL’INTERVENTO PISANO E LIGURE (1016)
24 Sguardo storico
25 Il sardo del periodo giudicale e dei condaghi
26 Fonematica del sardo antico
27 Morfosintassi del sardo antico
28 Il lessico del sardo antico
VII DALLA DOMINAZIONE PISANA E GENOVESE ALL’INTRUSIONE CATALANA (1323)
29 Sguardo storico
30 Lingua toscana in Sardegna
VIII DALLA DOMINAZIONE CATALANA ALL’AMMINISTRAZIONE SPAGNOLA (1479)
31 Sguardo storico
32 La lingua catalana nei dialetti sardi
IX DALLA DOMINAZIONE SPAGNOLA FINO ALL’AMMINISTRAZIONE SABAUDA (1718)
33 Sguardo storico
34 La lingua spagnola in Sardegna
X DALL’AMMINISTRAZIONE PIEMONTESE ALL’UNITÀ (1861)
35 Sguardo storico
36 Piemontese e ligure in Sardegna
XI DALL’UNITÀ SINO AI NOSTRI GIORNI
37 Sguardo storico
38 Sardo ed italiano nella Sardegna del Novecento
XII DIALETTOLOGIA SARDA. LE STRUTTURE DEI DIALETTI SARDI MODERNI
39 Nozioni introduttive
40 Il problema della classificazione dei dialetti
41–76 Analisi linguistica dei proverbi
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ABBREVIAZIONI, SEGNI, SIMBOLI
INDICE DEI TEMI PER PARAGRAFI
INDICE DELLE VOCI
CARTE
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Storia linguistica della Sardegna [Reprint 2012 ed.]
 9783111329116, 348452202X, 9783484522022

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BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FÜR ROMANISCHE PHILOLOGIE BEGRÜNDET VON GUSTAV GRÖBER FORTGEFÜHRT VON WALTHER VON WARTBURG H E R A U S G E G E B E N VON KURT BALDINGER

Band 202

Eduardo Blasco Ferrer

STORIA LINGUISTICA DELLA SARDEGNA

MAX NIEMEYER VERLAG T Ü B I N G E N 1984

La pubblicazione dell'opera e statu finanziata da mio padre, D. Manuel Blasco Salas, e dall'Amministrazione Comunale de IIa Cittä di Carbonia. La Regione Autonoma della Sardegna ha finanziato la ricerca preliminare.

CIP-Kurztitelaufnahme der Deutschen Bibliothek Blasco Ferrer, Eduardo: Storia linguistica della Sardegna / Eduardo Blasco Ferrer. Tübingen : Niemeyer, 1984. (Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie ; Bd. 202) N E : Zeitschrift für romanische Philologie / Beihefte ISBN 3-484-52202-X

ISSN 0084-5396

© Max Niemeyer Verlag Tübingen 1984 Alle Rechte vorbehalten. Ohne Genehmigung des Verlages ist es nicht gestattet, dieses Buch oder Teile daraus photomechanisch zu vervielfältigen. Printed in Germany. Satz: Licht-Satz Bernhard Weiss, Tübingen Druck: Allgäuer Zeitungsverlag GmbH, Kempten Einband: Heinrich Koch, Tübingen

Alia mia A su populu

Letizia sardu

La storia delle lingue e storia delle innovazioni linguistiche, ma queste innovazioni non sono individuali (come avviene nell'arte), ma sono di un'intiera comunitd sociale che ha innovate la sua cultura, che ha storicamente .... Antonio Gramsci: «Antonio Pagliaro, Sommario di linguistica arioettropea», in Quaderni del Carcere VIII

V

INDICE DEL VOLUME

PREFAZIONE I

DALLE ORIGINI FINO AI FENICI (IX sec. a.C.) ι 2 3 4 5 6

II

IX

Sguardo storico L'etä pre-nuragica L'etä media e finale del Bronzo: il Nuragico arcaico L'etä del Ferro. Generalitä sulla civiltä nuragica La lingua nuragica Caratteristiche della lingua nuragica

ι ι 2 3 4 6

DAI FENICI AI ROMANI (238 a.C.) 7 Sguardo storico 8 Relitti punici in sardo

III

DAI ROMANI ALLE INVASIONI GERMANICHE (455) 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

IV

14 15

La romanizzazione della Sardegna II latino in Sardegna Tratti fonetici arcaici del sardo Tratti morfosintattici arcaici del sardo L'arcaicitä del lessico sardo Arcaismi lessicali Analisi qualitativa degli arcaismi lessicali Analisi quantitativa degli arcaismi lessicali sardi II carattere rustico del latino in Sardegna La romanizzazione del centro montano II latino cristiano e volgare di Lucifero da Caralis

16 20 24 26 32 34 39 40 41 46 $0

DAI VANDALI ALL'AMMINISTRAZIONE BIZANTINA (j 3 4 ) 20 Le invasion! germaniche 21 L'influsso germanico sul sardo

V

53 $3

DALL'AMMINISTRAZIONE BIZANTINA AI GIUDICATI SARDI (sec. VIII-IX) 22 Sguardo storico 23 L'influsso greco sul sardo

VI

j6 j7

DAI GIUDICATI ALL'INTERVENTO PISANO Ε LIGURE (1016) 24 Sguardo storico 25 II sardo del periodo giudicale e dei condaghi

62 64

VII

z6 Fonematica del sardo antico 27 Morfosintassi del sardo antico 28 II lessico del sardo antico

65 79 125

VII DALLA DOMINAZIONE PISANA Ε GENOVESE ALL'INTRUSIONE CATALANA (1323) 29 Sguardo storico 30 Lingua toscana in Sardegna

130 132

VIII DALLA DOMINAZIONE CATALANA ALL'AMMINISTRAZIONE SPAGNOLA (1479) 31 Sguardo storico 32 La lingua catalana nei dialetti sardi

140 143

IX DALLA DOMINAZIONE SPAGNOLA FINO ALL'AMMINISTRAZIONE SABAUDA (1718) 33 Sguardo storico 34 La lingua spagnola in Sardegna

X

DALL'AMMINISTRAZIONE PIEMONTESE ALL'UNITÄ (1861) 35 Sguardo storico 36 Piemontese e ligure in Sardegna

XI

167 168

DALL'UNITA SINO AI NOSTRI GIORNI 37 Sguardo storico 38 Sardo ed italiano nella Sardegna del Novecento

XII

160 162

170 171

DIALETTOLOGIA SARDA. LE STRUTTURE DEI DIALETTI SARDI MODERNI 39 Nozioni introduttive 40 II problema della classificazione dei dialetti 41-76 Analisi linguistica dei proverbi

195 196 201

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

285

ABBREVIAZIONI, SEGNI, SIMBOLI

319

INDICE DEI TEMI PER PARAGRAFI

324

INDICE DELLE VOCI

327

CARTE

345

VIII

PREFAZIONE

La storia della Sardegna e la storia di un popolo isolano ed isolato, di una cultura lacerata e permeata dagli interminabili influssi esogeni, di una lingua frammista alle componenti estranee che vi giungono: insomma, di una costante dialettica tra forze autoctone consuetudinarie e esterne innovatrici. Ma la lotta fra tradizionale e nuovo, processo che si ripete in Sardegna sin dall'arrivo dei Fenici, non puö spingere lo storico a ferrei schematismi ne a deduzioni superficiali. A differenza dell'uomo siciliano, che resta, in quanto entitä definibile in base ad una cultura propria, tuttora un interrogativo aperto (e semmai chiuso in epoca normanna, come vuole Alberto Värvaro), mi pare indubbio che il Sardo non sia il risultato diretto di un melting pot di molteplici etnie, culture, religioni e lingue, ma piuttosto un osservatore di prima linea degli eventi che si susseguono sull'isola nel decorso dei secoli, dei ruoli che giuocano i diversi protagonisti che la dominano, ma che restano sempre alieni alia sua fisionomia soggiacente. Cultura di pastori sin dal primo Neolitico, arricchito in tempo punico e romano da una componente duratura ed emblematica, quella contadina, il popolo sardo fornirä un'estrinsecazione palese della sua identitä autonoma in epoca giudicale, erigendosi in stato (quadricefalo, ma solidariamente unito), emanando leggi proprie e formulando un codice linguistico autoctono e particolarissimo. Fu un'epoca gloriosa, il periodo piu splendido della storia politica della Sardegna, che va dalla nascita dei Giudicati fino alPintrusione toscana: un'epoca che non avrä riscontri ηέ con la dominazione pisana-genovese, ne con quella catalana e poi spagnola, per tacere del brevissimo iato piemontese. Tutti elementi che si integreranno nella fisionomia del sardo, malgrado la riluttanza intrinseca dei popolatori ai mutamenti, e ridimensioneranno l'impalcatura esterna, senza poter tuttavia erodere l'alveo. Piu che nei segni esterni, l'architettura, i riti, la religione, i progressi della tecnica del lavoro, e nella lingua che si riflette il graduale adattamento della originaria semantica sottostante, che si denunciano i passi (lentissimi, quasi rasentassero l'immobilismo) che fa una cultura legata ad un ritmo di vita scandito per lo piu dalle incombenze rutinarie della campagna. Il presente lavoro intende esemplificare precisamente questi passi, evidenziare quali sono stati gli influssi esercitati dai diversi dominatori sulla cultura, e dunque sulla lingua, dominata. Il confronto finale tra la lingua sarda antica dei Giudici e IX

dei Condaghi e la lingua sarda moderna, frantumata piü che mai dai continui bombardamenti iberici ed italiani, porrä in evidenza da una parte la rilevanza tipologica dei cambiamenti osservabili, ma dall'altra il carattere effimero che essi hanno avuto, nella loro incidenza complessiva, sulle strutture linguistiche organizzative piü profonde. Se, fino a jo anni fa, il ristagno plurisecolare dell'isola era pienamente awertito dall'acuta osservazione dell'illustre linguista ed etnologo Max Leopold Wagner (si vedano ad esempio le accurate descrizioni dell'interno della Sardegna che si ricavano dalle lettere inedite scritte a Karl Jaberg e ora pubblicate da Heinimann), il quadro che emerge dalla situazione attuale e tutt'altro che confortante: la massiccia emigrazione e il concomitante abbandono deH'habitat tradizionale, la piü rigida scolarizzazione, la sempre piü crescente fruizione dei mass-media e l'inarrestabile italianizzazione del mondo burocratico hanno promosso lo scardinamento delle strutture tradizionali della vita e del pensiero, e di conseguenza, anche della lingua sarda. £ forse questo il punto terminale dell'iter evolutivo del pastore paleosardo del Wagner, che, da contadino romano, combattente dell'Arborea e co-protagonista delle vicende catalano-spagnole e sabaude, diviene ora vivo interrogativo, preda di un processo connesso alia vita moderna e tendente ad uniformare in tutti gli aspetti le comunita e gli individui?. 1.1.1984

Eduardo Blasco Ferrer Dr. Phil. M. A. Docente di Lingua Catalana nell'Universita di Cagliari.

D e s i d e r o esprimere la mia p r o f o n d a gratitudine ed i miei ringraziamenti a tutti c o l o r o , Parenti, A m i c i e C o l l e g h i , che mi h a n n o aiutato ed incoraggiato nella preparazione di questo testo. I suggerimenti dei P r o f f . ANDREA FASSO ( B o l o g n a ) , MASSIMO PITTAU (Sassari), GIULIO PAULIS (Cagliari), HEINRICH K U E N ( E r l a n g e n - D i l l i n g e n / D o n a u ) ,

H E I N Z JÜRGEN

W O L F ( B o n n ) mi s o n o stati utili nella preparazione e revisione di alcuni capitoli. U n a particolare espressione di viva gratitudine per la sua preziosa collaborazione e rivolta al P r o f . ALBERTO VARVARO ( N a p o l i ) : alia sua competente c o l l a b o r a z i o n e d e b b o molti utili consigli su vari argomenti trattati nel libro; a lui, al P r o f . MAURIZIO VIRDIS e alia Profssa. A N N A FRATTINI d e b b o inoltre la revisione del testo italiano. S o n o infine grato al P r o f . KURT BALDINGER ( H e i d e l b e r g ) p e r aver accettato L'opera nella sua collana e a l l ' E d i t o r e ROBERT HARSCHNIEMEYER per l ' i m p e g n o e la cura c o n cui e stato preparato questo manuale.

X

Capitolo primo

DALLE ORIGINI FINO AI FENICI (IX sec. a.C.)

1. Sguardo storico Data l'assenza di attestazioni scritte non e agevole il compito di descrivere accuratamente gli eventi antecedenti all'arrivo dei Fenici; e necessario percio richiamarsi alle, ormai solide, acquisizioni dell'archeologia per poter formulare un giudizio, sempre di natura probabilistica, circa le origini etno-antropologiche della Sardegna. Ci accingiamo dunque a fornire uno sguardo complessivo sui reperti archeologici e sulla loro valutazione seguendo le direttrici del Lilliu 1 .

2. L'eta pre-nuragica Si suole suddividere l'eta pre-nuragica in tre periodi: Neolitico (2.1.), Calcolitico, Eneolitico ο Eta del Rame (2.2.) e fase del Bronzo Antico (2.3.). 2.1. Non ci sono pervenute delle tracce attendibili dell'uomo paleolitico: alcune segnalazioni di Industrie clactoiane risalenti al Paleolitico inferiore nel Sassarese sono dubbie. Tuttavia, dai resti scheletrici preneolitici nei dintorni di Bonifacio sembra possibile ipotizzare la presenza di vita in Sardegna attorno al VII mil. a. C. Appartengono al periodo neolitico un piattino di clorite trovato a Locoe (Orgosolo), d'ispirazione maltese (fase Tarxien) e dei modelli d'ornato in vasi di pietra di Maronia (Lilliu 1980: 25). 2.2. A causa della ricerca del rame s'infittiscono in questa fase gli influssi provenienti dall'Anatolia. Gli abitanti si rifugiavano in caverne naturali e villaggi di capanne d'erbe palustri, e seppellivano i defunti col rito dell'inumazione in grotte naturali ο artificiali (domus de janas: ), in dolmens e circoli megalitici (nella Gallura). Si osserva uno sviluppo della civilitä agricola, connesso alia rivoluzione economica e sociale dell'Eta del Rame. Tra le manifestazioni del sacro spiccano i menhirs. Si individuano tre culture ben distinte: la cultura di Arzachena (2.2.1.), la cultura di S.Michele (2.2.2.) e la cultura del Vaso Campaniforme (2.2.3.). 1

v.Lilliu 1980, 1982, Atlante e LS (1983)/!: Storia, 4-12. I

2.2.1. La cultura di Arzachena ο dei circoli megalitici non sconfina dai limiti della Gallura: si tratta di un primissimo tratto differenziale di questa regione settentrionale dell'isola, che costituisce un'entitä fisica ed antropica con una fisionomia particolare e svincolata dal resto dell'isola a causa della catena granitica del monte Limbara. Caratteristiche di questa cultura sono i monumenti funerari culturali in forma di circolo di pietre fitte con casetta ο cista quadrangolare al centro e la presenza di dolmens. 2.2.2. La cultura di S. Michele si rivela di estrazione allogena e popolare. L'impronta allogena, con riscontri anatolico-egei, s'intrawede nei resti di agglomerati all'aperto, ubicati per lo piü su bassi rilievi naturali emergenti sulle alluvioni acquitrinose (sd. /kükkuru/ ). Talvolta, nel centro dell'agglomerato, si riscontrano torri troncopiramidali che rammentano i tempi a ziqqurath orientali. Ii carattere popolare di questa cultura si appalesa nella larga diffusione degli agglomerati, di tipo urbano e sedentario. Spiccano per diffusione gli ipogei scavati nella roccia e destinati a tomba collettiva (domus de janas; /foru/ < FORNU; /fureddos/ < FÜRNELLOS; /konka/ e /konkedda/ < CONCHA). 2.2.3. La cultura del Vaso Campaniforme denuncia degli apporti culturali provenienti dalla Catalogna e dal Midi della Francia e risalenti al 2000 a. C. 2.3. Non e facile delimitare i punti terminali della diaspora esistente tra l'Eta del Rame e quella del Bronzo: la nuova cultura mostra alio stesso tempo un assestamento delle correnti culturali antecedenti e di venatura Orientale e un «riflusso» di correnti occidentali. La civiltä di questo periodo sarä di carattere prettamente guerriero. II tenore «ibrido» del periodo viene evidenziato dalla co-presenza della cultura di Abealzu-Filigosa, dagli inizi di quella di Monte Claro, nonche dalla perspicua diffusione di protonuraghi (caratterizzati di fronte ai veri nttraghi dall'assenza della cupola) e di dolmens. Nel simbolismo mitologico {deα degli occhi, corrispondente alia Dea Madre mediterranea; menhirs fallici; v. Atzeni 1975-77: 1-74) si riscontrano vaghe analogie con il mondo protominoico-elladico-maltese. Quanto alla architettura religiosa, il tempio staccato dalla casa e dalla tomba riconnette nuovamente questa cultura al mondo mesopotamico (ziqqurath accadico-sumerico). Sulla scorta delle osservazioni antropometriche condotte su una ottantina di individui pre-nuragici si giunge ad una netta differenziazione tra una razza brachicefala-eurasiatica (Sardegna settentrionale, specie Gallura) ed un tipo dolicocefalo, dominante nel Sud ( H O M O SARDUS MEDITERRANEUS Ο eurafricano).

3. L'etä media e finale del Bronzo: il Nuragico arcaico Un intenso scambio culturale tra i popoli mediterranei ed il mondo egeo-anatolico si opera attorno al 1600 a. C.: ad evidenziarlo stanno il ridimensionamento della cultura maltese e l'apparizione dei tholoi nei nuraghi, questi ultimi di

2

estrazione micenea, come dimostrano i parallelismi tra le nuove pseudo-cupole nuragiche ed i tholoi minoici del Peloponneso. In questo nuovo clima culturale sorge il popolo sardo, dedito soprattutto alia pastorizia e al combattimento, e soltanto in parte all'agricoltura. Due culture contraddistinguono questo periodo: quella di Bunnänaro, caratterizzata dal tenore guerriero e dal dinamismo transumante, e quella di Monte Claro, in cui si osservano influssi culturali esogeni sullo sfondo autoctono (rawisabili ad.es., nella grazia deH'ornamento, nei vasi bollitoi e nella larga diffusione della costruzione nuragica). Dall'aggregazione di entrambe le culture emerge una civiltä articolata in funzione di esigenze cantonali e di strutture distrettuali in relazione a una effettiva presa di possesso e di controllo dei territori ο a una sorveglianza strategica e di difesa. Indipendentemente dal nucleo antropologico solidale qui delineato si sviluppa nella Gallura una cultura nuovamente «separatistica», caratterizzata dall'immissione di element! occidentali (corridoi) nei modelli nuragici a tholos.

4. L'etä del Ferro. Generalitä sulla civiltä nuragica Durante l'etä del Ferro si allargano le strutture cantonali preesistenti: ne sono indizi sicuri i nomi leggendari di popoli sardi guerrieri, quali Iolei (Pausania X : 17, 2: Iolai; Wagner 19 51: 8), nome di un dio punico, e Bälari (Pausania X: 17, 9: Balarhoi), etnico denotante i popolatori delle Baleari2. Si suole suddividere l'etä del Ferro in tre periodi: Nuragico medio I (o inferiore di Barümini: X - I X a. C.), Nuragico medio II (o superiore di Barümini: VIII-VI a.C.), caratterizzato dall'apogeo architettonico nuragico, e Nuragico finale (o Barümini II: V - I I a.C.). La civiltä dei nuraghi si riconosce dal suo tenore «cantonale» ο «compartimentale»; all'interno dei «cantoni» sembra potersi scorgere una differenziazione tra uno Strato superiore (ceti aristocratici; guerrieri) ed uno inferiore (pastori, contadini, artigiani). Alcuni rituali sacri tramandati sino ad oggi ci forniscono solidi indizi circa la natura della societä preistorica sarda. Timeo di Taormina (IV a.C.) riporta una barbara consuetudine dei Sardi indigeni, consistente nell'uccidere i vecchi padri fra risa feroci e inumane (riso sardonico)·. questo costume non puo staccarsi da una civiltä rurale permeata da motivi magico-totemistici e da influenze matriarcali (riproduzione della vita umana e di quella vegetale agricola, insieme magicamente connesse; potenza della donna madre); non sembra esclusa la larga diffusione di varietä di endocannibalismo, associate a motivazioni ritualistiche (v. Lilliu 1980: 149; Alziator 1963: 226-227). Rientra nella dimensione di una religione naturalistica la consuetudine consistente nell'osservare diversi culti 2

v. Wagner (1951: 11); Pittau (1981: 93-94). I contatti tra le Baleari e la Sardegna sono osservabili nei parallelismi architettonici tra i talayots e i nuraghi da una parte, e le navetes e le tombe deigiganti dall'altra; v. oraun riassunto in Salrach 1982: 4 9 - 5 2 : la civilitza-

ciö talaiötica.

3

betilici (tombe, pozzi sacri), totemici (alberi, pali), astrali (sole e luna; talvolta disposti in opposizioni binarie associative e con riscontri etruschi anche toro/sole vacca/luna; v. Pittau 1981: 123). Spiccano per diffusione i molteplici rituali sacri connessi all'elemento «acqua» (v. Lanternari 1963: 165-170; Lilliu 1980: 344-345) e la presenza di uno Strato religioso naturalistico e pandemonistico di carattere agrario, in cui le cose della natura si rivelano potenze demoniache antropomorfiche, zoomorfiche e miste: e una solida conferma del carattere prettamente agropastorale attribuito alia cultura nuragica (v. R. Marchi 1963: 288-313). Soggetta ad una lunga polemica e, invece, la valutazione sul ruolo da attribuire ai nuraghes: secondo alcuni studiosi esso era di carattere difensivo ( = fortezze; v. Wagner 1951: 9; Lilliu 1980: 290-294), mentre altri gli assegnano un valore religioso ( = tempi - tomba; v. Pittau 1980, specie capitoli I e II e 1981: 27 e 114). Noi preferiamo essere piu eclettici: come nel caso dei talayots (v. Salrach 1982: 50), la costruzione nuragica e suscettibile di accomunare tutti e due i ruoli, difensivo e/ο religioso; a riprova di questa ipotesi stanno gli indizi forniti da alcuni complessi nuragici, quale Serra d'Orrios (v. Lilliu 1980:231-239; Borsig-Lilliu-Fischer 1977: 15 e 100).

5.

La lingua nuragica

Diverse, e talvolta contraddittorie tra loro, sono le ipotesi avanzate riguardo il sostrato (Vidos 1975: 248: Subsubstrat) pre-romano-fenicio in Sardegna. Le difficoltä principali risiedono nella resistenza dei toponimi e delle pochissime iscrizioni nuragiche(?) alia ermeneutica, cosi come nella mancanza di un metodo euristico eclettico e suffragato da presupposti empirici cogenti. Sono degni di rilievo, tuttavia, alcuni tentativi tradizionali e moderni, benche nel fondo la lingua «nuragica» ο «paleosarda» (Wagner 1943-44: 306: Paleosardisch) resti tuttora un enigma. 5.1. Una teoria di retaggio antichissimo considera gli originari popolatori preromani della Sardegna provenienti dallAsia Minore: secondo questa ipotesi sarebbero stati i Sardana 3 , originario della parte centrale della costa dell'Asia Minore (regione identificata dal Pittau con la Lidia, v. 1981: 37), e attestato in iscrizioni egiziane risalenti ai sec. X I V - X I I I a. C . , a colonizzare sistematicamente l'isola. A confermare questa tesi stanno alcuni fattori di carattere linguistico e culturale: 1) I molteplici toponimi ed antroponimi sardi p r o w i s t i del tema

sard-·.

Sardara, Ser-

diana, Sardori; Sardani e Serdani (Pittau: 1 9 8 1 : 3 7 con bibliografia). 2) I numerosi parallelismi archeologici e religiosi tra la Sardegna e la regione gravitante nella parte centrale anatolica.

3 v. Haarmann ( 1 9 7 3 : 163); Pittau ( 1 9 8 1 : 3 6 - 3 7 ) ; Lilliu (1980: 1 6 2 - 1 6 3 ) ; H u b s c h m i d ( 1 9 5 3 : 105).

4

Una prima deroga a questa ipotesi sembra risiedere nello sfasamento cronologico tra l'introduzione del tholds in Sardegna (datazione ottenuta col metodo del C I 4 : 1399 ± jo a.C. per Pizzinnu e 1470 ± 200 a. C. per Su Nuraxi di Barumini) ed il presunto arrivo nell'isola dei Sardana con i coloni eraclidi (verso il X sec. a. C . ; v. Lilliu 1980: 162). 5.2. Sulla scorta della metodologia comparativa strutturale alcuni studiosi, quali Hubschmid (specie 1953 e i960 e riassunto in 1978: 351-364), Bertoldi (1947: 5 38), Menghin (1953: 249-253), Millardet (1933: 246-309), Terracini (1936: 56-80 e 1957: 90-110), Wagner (1931: 207-247; 1933: 275-284; 1943-44: 3 ° 6 - 3 2 3 : I951· 273-308; ZRPh L X X I I I (1957): 332-349) ed altri (v. un riassunto in Sanna 1957: 168 e segg.) distinguono diverse correnti di (sub)sostrato pre-romano ο mediterraneo: 1) Una eurafricana (e protoiberica), che collega Hispania, Francia e Italia col Nord dell'Africa (sostrato libico) e risale all'ultima epoca del Paleolitico superiore. 2) Una seriore ispano-caucasica, originata dalle emigrazioni di popoli orientali della Penisola Iberica, alia quale risalgono i parallelismi tra voci e suffissi basco-iberici e sardi. 3) Altri collegamenti sono stati individuati col ligure (v. De Felice 1962-63: 96-98 e 1966-67 e Battisti: ne sono esempio i toponimi costieri Ilva Insula e Pupulum oppidum).

5.3. In questo contesto menzioniamo i diversi lavori del Pittau (1980, 1981, 1984), finalizzati a riconnettere la lingua nuragica all'etrusco. La teoria del Pittau, che coinvolge l'ingente problematica derivante dalla scarsa conoscenza attuale dell'etrusco (v. le introduzioni degli awiamenti di Pfiffig 1969 e Georgiev 1979, nonche il riassunto di Pallottino 1978: 156), propone tutta una serie di convergenze lessicali e morfematiche (a livello di toponimi soprattutto). Essa e stata molto discussa. Per quel che ci riguarda, su questa tematica ci limitiamo a presentare alcune considerazioni di carattere fonetico e morfologico. 5.3.1. Sul piano fonetico e curioso constatare le similitudini esistenti nel trattamento dell'occlusiva velare sorda intervocalica in alcune zone della Sardegna centro-orientale4 e della Toscana5. L'insieme della questione verrä trattato in modo approfondito piu avanti.

4 Si sono registrate delle aspirazioni, che possono mutarsi in colpo di glottide, nella Barbagia di Ollolai; a Dorgali e Esterzili Wagner (1941: §§ 108 e 506) e Rohlfs (1968: 491—500 e 1969: 374 n. 10) hanno registrato un esito aspirato di -κ-, simile a quello toscano. ' v. ora un riassunto sulla «gorgia toscana» in L. Giannelli (1976: 19-22) e Rohlfs (1969: 367-376; 1972a: 160-170). L'origine etrusca del fenomeno in toscano non e ammessa dagli strutturalisti (v. Weinrich 1969: 105-144; M. Contini [1972] 1976: 7-45 e un riassunto in Tekavcic 1 9 8 0 : 1 , 1 3 2 - 1 3 6 ; inoltre qui piü avanti).

5

5.3.2.

In sede di strutturazione morfosintattica, gia il Terracini (1936: 5 6 e segg.)

osservo il parallelismo funzionale del morfema suffissale -ONE in sardo ed in etrusco, dove esso e atto a formare nomi di persona ο luogo 6 . 5.3.3.

Sul piano lessicale il Pittau crede di aver individuato circa 200 lemmi tirre-

nici imparentati con l'etrusco (compendiati nel suo Lessico etrusco-latino

compa-

rato col nuragico). Se alcuni accostamenti mettono in luce probabili connessioni (cfr. etrusco therace ? e nuragico /theraku/ , Pittau 1981: 257), altri si rivelano piu difficili da integrare nello schema etrusco-latino-nuragico^del linguista nuorese 7 . 5.3.4.

Alle ipotesi di lavoro del Pittau fanno riscontro alcuni reperti archeologici

recenti: M . Gras ha segnalato tracce etrusche a Bithia («bucchero nero etrusco»; v. StSd X X I I I [1973—74]: 132-139) presso Teulada, con riscontri a Pani Loriga (vicino a Santadi) e M. Sirai (nei dintorni di Carbonia); secondo l'archeologo francese e probabile che gli Etruschi si fossero insediati, almeno temporaneamente, nelle coste sarde attorno all'ultimo quarto del VII sec. a. C . («les rapports etruscosardes semblent done reels a cette epoque», p. 138). Conferma la tesi del Gras il toponimo Feronia (presso Posada) attestato da Tolomeo (v. D e Felice 1962-63:

94-96).

6. Caratteristiche della lingua nuragica Senza voler entrare nella complessa polemica circa l'attribuzione dei resti di sostrato paleosardo alle diverse «correnti» dianzi esposte, ci limitiamo di seguito ad offrire un quadro sommario delle caratteristiche della cosiddetta lingua nuragica, accennando i tratti che essa condivide nei singoli casi elencati con altre aree linguistiche. Le tracce paleosarde finora individuate sono di tre categorie: fonetiche (6.1.), morfologiche (6.2.: suffissi: la categoria appartiene alle strutture lessematiche paradigmatiche secondarie secondo Coseriu 1979: 166) e lessicali (6.3.).

6.1. Tratti fonetici distintivi della lingua nuragica 6.1.1. Passaggio di latino -LL- a /(J /i/ ( P i t t a u 1981: 167), m e n t r e n o i p r e f e r i a m o p o s t u lare u n a b a s e c a t , asne,

6

c o n ulteriore v o c a l i z z a z i o n e della sibilante.

gna, la Sicilia e la Corsica nel trattamento della geminata liquida latina: infatti, nelle tre aree mediterranee -LL- si muta in un suono retroflesso (detto anche cerebrale, invertito ο cacuminale) caratterizzato da un tipo di articolazione apico-prepalatale (tratti distintivi: / + diesizzato/, / + compatto/), a risonanza cava, per lo piü occlusiva. L'area di diffusione del fenomeno e tuttavia superiore a quella descritta dal Millardet, perche si possa parlare di un resto di sostrato mediterraneo: esso ricorre infatti, oltre che nelle zone giä menzionate 8 , in parti del Meridione italiano e dellaToscana (Rohlfs 1972:1,387-388), nel guascone (Rohlfs 1970: 1 5 3 154) e nell'asturiano (Zamora Vicente 1970: 129). 6.1.2. Avversione al fonema F- in alcuni dialetti barbaricini. Un relitto del paleosardo sarebbe anche l'awersione stereotipica di alcune parlate log. (della Barbagia di Ollolai) alia articolazione labiodentale della /{/ latina9. II fenomeno va imputato dal Wagner al sostrato, anche se esso non e ignoto in altre aree linguistiche, quali l'ltalia meridionale (Rohlfs 1937: 3 1 ε segg.), la regione veneta (Pellegrini 1949: 25-38: l'aspirazione e molto diffusa nella regione feltrina), la Guascogna (Rohlfs 1970: 145-148: l'esito varia, dalla aspirazione lieve/intensa al dileguo completo), e nel castigliano (Baldinger 1972: 22-25 c o n carta di Menendez Pidal). Secondo Jungemann (1956: 363-416; v. anche Vidos 1975: 237-240), che accoglie nella sua spiegazione una ipotesi giä avanzata da Haudricourt e Juilland (1949: 6067), la perdita e/o aspirazione della /f/ e intimamente connessa alia coesistenza di tre serie correlative di consonanti: una di occlusive sorde, una di sonore ο fricative sonore e una di fricative sorde: 1: 2: 3:

ρ b

t b

d

ph

k d

th

g

g

h

Ora, partendo da una pronuncia bilabiale della /f/ (Leumann 1977: 163-164; Jungemann 1956: 399; Contini 1976) si puö desumere che l'aspirazione sia una reazione interna del sistema intesa ad evitare la collisione tra l'esito della -P- (> /b/) e quello affine della F-bilabiale: 1':

-P-

2':

-F- (bilabiale) >

>/b/ /ph/ > / 0 / .

6.1.3. L'aspirazione dell'occlusiva velare sorda e il colpo di glottide. Vanno imputati al sostrato pre-romano due fenomeni diversi, ma probabilmente correlati tra loro: l'aspirazione e il colpo di glottide della velare -K- in alcune parlate

Per le quali v. Wagner (1941: §506); Melillo (1977: 90-91); Rohlfs (1975b: 35). ' Wagner (1907: 3 3 ; 1941: §§ 141-146; 1951: 314-315). Talvolta l'esito odierno e una aspirazione debole, come quella registrata da noi a O r o s e i (e indicata mediante una h elevata). C h e la F latina avesse una realizzazione bilabiale in Sardegna ci viene confermato dalle soluzioni ipercorrette tra P-B e F in alcune voci ant. e m o d . : PHASEOLU > / b a z o l u / (Wagner D E S : I, 506), FODIU > log. / p o y u / , camp, / p o u /

4. /lä/

(camp. occd.).

6.2. Tratti distintivi morfosintattici della lingua nuragica. Premesso che la formazione delle parole occupa un posto intermedio tra le strutture morfosintattiche e quelle lessicali secondarie (v. un riassunto in Blasco 1983 §§ 565-590 e in Wandruszka 1976 e 1982: 67-82), elenchiamo di seguito alcuni morfemi prefissali e suffissali caratteristici della lingua paleosarda ο nuragica (per un elenco piü esauriente v. Hubschmid 1953: 73-87; Wagner 1952). 6.2.1. Ii suffisso -'ara. Un parallelismo tra la Sardegna, la Sicilia e la Penisola Iberica e stato osservato nei proparossitoni uscenti in -'ara·. Sicilia: Macara, Lipara (:Lipari), M ä z a r a (Rohlfs 1975a: 8) Spagna: £ g a r a , Bräcara, Gärdara, Täbara, T a m a r a (Bertoldi Z R P h L V I I I [1937]: 164) Sardegna: (ant.) Mändara, Gioscar(i) (Terracini 1957: 102); (mod.) Särdara, Ä r d a r a , /gärgara/ (Wagner 1921: 60-61; DES 12

I: 676): forse una consuetudine di retaggio antichissimo e ricollegabile a tradizioni camitico-semitiche, come pure dimostra l'usanza sarda, e anche libica, consistente nell'arrostire la carne in forni di terra (CARNARIUM > /karäriu/, D E S I: 305; Wagner 1921: 155; tra i collegamenti sardo-libici spicca anche per importanza la probabile individuazione in voci sarde dell'articolo berbero tha-, ta-; v. Wagner 1931: 225-247). La nostra scarsa conoscenza delle strutture del paleosardo ο di alcune delle lingue invocate nei punti precedenti si appalesa nel fatto che certe corrispondenze non interessano due lingue, bensi diverse (v. il caso di /mogoro/ in Sanna 1957: 270 e segg.). II pericolo corso da alcuni linguisti nell'accostare voci appartenenti a lingue tipologicamente ben diverse s'incentra nel collegare dei lessemi affini nella loro veste fonetica e solo parzialmente nel loro contenuto semantico, ο nel trascurare i presupposti extralinguistici di carattere etnologico. Se ad es., si vuole riconnettere la voce sarda /thappulu/ (camp, /tsappulu/: D E S II: 541; Porru 1976: 1384: ) al basco ZAPI (C. de Arrigaray 1971: indice; J . L. de Mendizabal 1977: 349: ), contro la somiglianza fonetica e semantica sta il fatto che i relitti lessicali nuragici pervenutici appartengono ad una terminologia ben definita (campi semantici elencati dianzi) e rispecchiano una cultura arcaica dedicata alia pastorizia e alia caccia, onde le ricche nomenclature geomorfologiche, botaniche e riferentisi alia fauna. £ ormai assodato, infatti, che la paleontologia parte dal presupposto che la lingua riflette la realtä culturale esterna (v. Ardener 1971: 209-241; Alinei 1974; Cardona 1976: 62-65).

13

Capitolo secondo

DAI FENICI AI ROMANI (238 a.C.)

7. Sguardo storico Attorno al 1180 a.C. e in seguito agli esiti della guerra di Troia i Fenici estendono il loro raggio d'azione nel Mediterraneo (Haarmann 1973: 163; Carta-Raspi 1977: 137-149). Dagli scavi archeologici eseguiti a Nora sembra poter desumersi che questa prima colonia fu costruita da Fenici provenienti da Cipro 12 . I contatti tra Sardi nuragici ed i primi colonizzatori fenici si stringono nel decorso del IX sec. a.C., come dimostrano gli influssi esogeni di contenuto e forma osservabili nei bronzetti siriaco-fenici di Monte Siräi, cosi come nel tripode bronzeo di tradizione cipriota rinvenuto nella grotta-tempio di Pirosu (presso Santadi; v. Lilliu 1980: 333 e 176). A partire dal VI sec. a.C., e in seguito alia conquista di Alalia in Corsica, i Cartaginesi passano in Sardegna e due secoli piü tardi s'impadroniscono di tutta Pisola. Durante l'egemonia punica (quasi tre secoli) viene introdotta un'economia agraria di carattere latifondistico (G. Tore 1983 in LS I [1983]/Storia: 4-12; Barreca 1964: 105, 119) e la Sardegna diventa una base cerealicola d'importanza basilare per Cartagine (Barreca 1979: 160-170; Tangheroni 1981: 38-39). Dalle notizie riportateci da Diodoro e Pausania sembra che buona parte degli indigeni non si sottomisero alia dominazione punica, ritirandosi al centro dell'isola (Wagner 1951: 14-15). Al fine di proteggere le principali reti di comunicazione costiere dalle incursioni dei Barbari, i Cartaginesi dovettero erigere una catena di fortezze, tra cui spiccano per importanza quelle di Monte Siräi (Carbonia), Pani Loriga (Santadi), San Simeone (Bonorva), Nurachi (Furtei), Santu Antini (Genoni), Su Nuraghi (Montresta), Palattu (Padria). Insediamenti feniciopunici sono stati individuati lungo le coste a Karalis (Pausania e Claudiano: Carales, fondata dai Tyria ο Fenici), Nora, Bithia, Sulci, Neapolis, Othoca, Tharros, Cornus, Bosa (v. Wagner 1954-55: 1, 38-42 e 2,78-91). L'influsso culturale punico dovette essere di rilievo, se si tiene conto dei resti linguistici tramandatici, ma soprattutto delle tracce religiose: ne sono una solida prova la sostituzione del dio Sardus Pater paleosardo col dio Sid B'by reperibile nel tempio di Antas (Fluminimaggiore), ripristinato al tempo di Caracalla (Barreca 1979: 121-130; Lilliu 1980: 377 e ivi bibliografia), e l'incinerazione di bambini 11

Borsig-Lilliu-Fischer (1977: 18); Barreca (1979: 11-30); Wagner (1954-55 :

14

I

>31_32)·

primogeniti secondo la consuetudine punica del mol'k, ossia nei loro recinti ο TOPHET (F. Alziator 1963: 225-227). Infine, E anche da notare l'introduzione massiccia di dei punici in Sardegna (tra cui si possono sottolineare Baal e Astarte) rilevata dagli scavi archeologici (Lilliu 1980: 337). In linea di massima si puo affermare col Barreca (Atlante) che l'espansione punica interesso tutta l'isola, salvo la regione attorno al Limbara e la Barbagia, e che il periodo di dominazione cartaginese si caratterizzo per un incremento del commercio, della navigazione e dell'opera urbanistica, cosi come per una vasta diffusione acculturatrice e una concomitante incrinatura della consistenza etnica precedente. έ probabile, inoltre, che al loro arrivo in Sardegna i Cartaginesi trovassero anche una lieve resistenza da parte di colonizzatori greci, specie Massalioti: pare suffragare quest'ipotesi l'etimologia gr. olbios , postulata per il toponimo Olbia (Wagner 1951: 16; Pittau 1981: 21 e 70). Infine, e da rammentare in questa sede che forse ai primissimi contatti con popoli semitici si deve l'introduzione della malaria in Sardegna (v. ora AndreoniTulleo Meloni in LS [1983]//.? malattie della Sardegna: 179).

8. Relitti punici in sardo Poche e ben delimitate arealmente (campidanese) sono le probabili voci di origine punica individuate dal Wagner (1951: 136-152): /tsikkiria/

( W a g n e r 1 9 5 1 : 1 4 9 ; 1 9 5 4 - 5 5 : 2 , 1 0 4 ; D E S I I : 5 8 9 )

/tsippiri/

(Wagner 1 9 5 1 : 1 4 8 ; D E S I I : 5 9 3 )

/tsingora/

( D E S I I : 5 9 2 ; Sardella 1 9 8 1 : 180)

/mittsa/

(Wagner 1 9 5 4 - 5 5 : 2 , 1 0 5 - 1 0 6 ; D E S I I : 1 2 0 )

Magomädas

t o p o n i m o ( R o h l f s 1 9 5 2 : I I , 1 9 4 : MÄQOM HADAS : v. D e Felice 1 9 6 6 - 6 7 : 8 5 - 8 7 ; W a g n e r 1 9 5 4 - 5 5 : 2 , 9 3 ) .

Risalgono, inoltre, ad epoca fenicia i due toponimi Enosim (Pli'nio) e Othoca studiati da De Felice (1962-63: 90). Riconducibile all'influsso greco puo essere la voce designante la /thilipirke/, malgrado le obiezioni del Wagner (v. ultimamente l'etimologia proposta dal Pittau 1981: 169: lidio-greco AIT£ LABOS ).

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Capitolo

terzo

DAI ROMANI A L L E INVASIONI GERMANICHE (455)

9. La romanizzazione della Sardegna Giä dal IV sec. a.C. la Sardegna era diventata un'area contesa tra Cartaginesi e Romani: questa situazione culmina nella conquista dell'isola da parte dei Romani durante la seconda guerra punica, dopo che Cornelio Scipione s'impadronisce di Olbia e il console Caio Sulpicio distrugge una flotta di Annibale a Solki ( = Sulcis); secondo Polibio la Sardegna cadde giä definitivamente nel 238 a.C. in mano ai R o m a n i 1 ' . L'ingresso della Sardegna nel mondo latino, e dunque romanzo, costituirä l'episodio basilare della storia dell'isola: all'introduzione progressiva del latino si affiancano innovazioni culturali radicalmente diverse da quelle precedenti, che intaccheranno nel decorso dei secoli tutti i settori della vita e del pensiero umano, creando una nuova Weltanschauung. Si puo dire, senza esagerare (e come d'altronde dimostrano le acquisizioni della linguistica e dell'antropologia moderne), che il nuovo tipo di vita e di cultura introdotto dai Romani in Sardegna nei quasi otto secoli di dominazione si protrarrä, benche con leggeri mutamenti (di origine esogena), sino ai nostri giorni. Dacche Tiberio Sempronio Graeco passa nell'isola nel 238 a . C . si crea una dicotomia etnico-politica (con antecedenti punici): le popolazioni sardo-puniche delle coste e delle pianure fertili del Campidano diventano alleate di Roma e tributarie della sua politica latifondistica, imperniata sulla produzione cerealicola' 4 . D'altra parte, pero, il ridimensionamento delle strutture agricole dell'isola e delle forme di produzione, orientate verso una prevalenza di latifondi, pubblici, privati ο imperiali, non poteva che disturbare e annacquare l'economia pastorale degli indigeni del centro e delle montagne: sono questi, soprattutto, i cosiddetti Barbari, che combatteranno contro Roma in difesa dei loro pascoli. Delle rivalitä

•4

Carta-Raspi (1977: 200-204); Di Tucci (1964: 12); Wagner (1951: 18-19); Haarmann (1973: 164); Meloni (1980: 15-40; Atlante; LS [1983]!/Storia: 19 e segg.). La Sardegna costituiva una delle tre F R U M E N T A R I A SUBSIDIA R E I P U B L I C A E , assieme alia Sicilia e all'Africa; dalle notizie pervenuteci tramite Cicerone, Strabone, Prudenzio e Paolino di Nola, l'isola mantenne saldo il suo ruolo di «fonte di approwigionamento» di grano sino all'irruzione dei Vandali; v. Meloni (1980: 93-98; 148-160); Tangheroni (1981: 4 0_ 44)·

16

tra le due economie, quella pastorale e quella latifondistica-cerealicola, ci ricorda la tavola di bronzo rinvenuta presso Esterzili. La necessita di sottoporre gli abitanti del centro montano all'egemonia romana comporto un susseguirsi di feroci combattimenti e la creazione di una fitta rete stradale. Diverse sono le denominazioni attinenti ai popolatori indomiti ο barbari del centro montano e del Settentrione dell'isola: nelle ripetute spedizioni romane i soldati dell'impero dovettero confrontarsi con i Balari (Pausania: il nome crea un legame con le isole catalane quasi-omonime: le Baleari), con gli Ilienses (attestati giä in una iscrizione di Praeneste dell'epoca diTiberio: C I L XIV: 2954), ricordati da Livio, Plinio e Solino, ed identificati con i Troiani da Pausania e Silio Italico (v. Pittau 1981: 80-81), con i Galillenses (CIL X: 7852 e 8061,1) e Giddilotani (Pallottino 1950: 17). Le operazioni militari condotte contro i ribelli della Barbäria (> Barbagia) si protrarranno in modo intermittente (anni: 178—176, 162, 126-122, 115—111) sino al 19 d.C. (Pais 1923:1,1-12). Alio scopo di proteggere gli abitanti delle pianure e delle coste, i Romani avevano costruito quattro grandi strade che attraversavano l'intiera isola, i cui tre punti terminali costituivano i maggiori centri abitati: Turris Libisonis (> Porto Torres), Karales (> Cagliari, definita da Plinio e Tolomeo primissima C I V I T A S R O M A N I ) e Olbia. Una prima strada risalente ad epoca augustea partiva da Carales e raggiungeva Olbia, attraversando l'Oristanese, Bonorva e Turris Libisonis, con diramazioni nelle aree di Sta. Teresa di Gallura e Tempio ( G E M E L L A E ? ) e nei dintorni di Monti e Tibula. Una seconda strada correva lungo la costa occidentale, da Turris Libisonis a Carales, attraverso la Nurra, l'Algherese, Bosa, Cornus, Tharros, Othoca, Neapolis (forse di origine greca > Sta. Maria di Näbui), L'Iglesiente (Metalla), Sulci e Tegula (> Teulada). Una terza /bia fraigada/ (VIA FABRICATA: denominazione delle strade romane in sardo) collegava Olbia a Carales attraverso le regioni orientali della Baronia (Orosei, Posada, Siniscola), l'Ogliastra (Tortoli) ed il Särrabus (Muravera). Infine, e malgrado roventi polemiche, pare ormai assodato che una quarta strada unisse Olbia a Carales attraversando le aree di confine del centro montano. L'esistenza di questa via, premessa necessaria per intendere i relitti linguistici latini giunti al centro della Barbagia, sembra poter evincersi dai seguenti dati empirici: 1)

Dai reperti archeologici ivi riscontrati (Pais 1 9 2 3 : 1 , 2 9 7 - 2 9 9 ; I I : 3 8 8 - 3 9 9 ; Spano 1 9 7 7 : 4 2 - 4 6 ; Pittau 1 9 6 4 : 2 8 8 - 2 9 2 ) : miliari, tratti di massicciata, resti di ponti, monete, ecc.

2)

D a i numerosi toponimi circoscritti a quest'area: Austis ( C I L X : 7 8 8 3 : ablativo pi. locativo latino: AUGUSTIS), M e a n a (MEDIANA: Rationes D e c i m a r u m Italiae, Sardinia, 1 9 4 5 : numeri 1 3 3 9 , 1601, 1886), Pradu (PRATU: Pittau 1 9 5 8 : 1 2 5 ; 1974: 1 4 - 1 5 ) , Soravile (SORABILE: Terracini 1 9 5 7 : 1 2 2 - 1 2 3 ; C I L X : 1 2 5 8 ) , Fordongianus (FORUM TRAIANI: Rohlfs 1 9 5 2 : II, 195).

3)

Dalle indicazioni, assai precise, forniteci dall'Itinerarium Antonini (del tempo di C a r a -

4)

D a i fatti linguistici che analizzeremo piü avanti.

calla, 2 1 1 - 2 1 7 : v. Milani 1 9 7 7 e 1979).

17

II tracciato principale di questa strada doveva essere in modo approssimativo il seguente: Olbia, Caput Thyrsi (presso Budduso e Bitti), Sorabile, Nugor (> Nuoro, Pittau 1958: 125; 1974: 14-15), Biora, Valentina, Ulassäi (ci sono resti di una zecca sulla vetta del Monte Corongiu), Sextu, Carales (v. Meloni: carta deWAtlante; LS [1983]!/Storia: 19-25; 1980: 79). Se la penetrazione romana all'interno della Sardegna fu effimera, almeno nei primi secoli di dominazione, non si puö dire lo stesso per il resto dell'isola, dove l'afflusso massiccio di truppe e mercanti creö dei centri abitati di rilievo. Un solido indizio del grado d'intensitä della romanizzazione nella Sardegna periferica si evince dalla toponomastica latina antica: Quartu, Quartucciu, Sestu, Decimo(mannu) (nomi locali tratti dalle pietre miliari adibite al computo delle distanze stradali: v. Pellegrini 1975: 219 e 222); nomi con primo elemento VILLA-: Villamassargia (-MASSARIA), Villasimius (-SIMIUS), Villanova (-NOVA); nomi prowisti del suffisso -ETU (collettivo fitonimico): Kerketu (Q(U)ERCU), Ulumedu/Olmedo (ULMUS), Albucedu (ALBUCIUS, Wagner 1952: 88); altri composti e derivati latini sono: Meilogu (MEDIU LOCU), Codrongianus (FUNDUS COTRONIANUS), Domusnovas (DOMUS NOVA(S)), Paulilatino (PADULE LATINO), Siliqua e ant. Silibba (SILIQUA), Guspini (cusPIDE), Perdasdefogu (PETRAS DE FOCU), Tegula/Teulada (TEGULATA, De Feiice 196263: 82; C G L III: 191, 15), Pabillonis (PAPILIONES ). Un'ulteriore conferma del grado di penetrazione romana in Sardegna ci viene offerta dagli elenchi di etnici romani tramandatici da Plinio (Naturalis Historia 111,7,85) eTolomeo (III, 31,1-8): dalla loro accurata descrizione della morfologia cantonale/regionale della Sardegna ricaviamo i seguenti etnici: Sulcitani (da Sulki, Solki > S. Antioco), Valentini (presso Nuragus), Neapoletani (presso Marrubiu), Vitenses (presso Domus de Maria), Caralitani, Norenses (Nora), Tibulati (presso Santa Teresa di Gallura, v. A. Terrosu Asole in LS [1983]/!: 302). La classificazione etnica per coronimi e attestata per il binomio BarbariaRomania: mentre il primo (CIVITATES BARBARIAE) era aduso ad identificare il gruppo di maggior resistenza alia colonizzazione romana nel Massiccio del Gennargentu (IENUA DE ARGENTU), il secondo designava il territorio maggiormente latinizzato, gravitante attorno al centro di Turris Libisonis, tra i rilievi del Monte Ferra, il Marghine (MARGINE) e il Golfo dell'Asinara: la Romania (> Romängia). Intimamente collegati a questa prima bi-partizione sono i due denotati etnicogeografici di Gallura nel JSTord (area giä indicata da Plinio e Tolomeo come influenzata dai Corsi e dove esistono sin dalle origini vincoli e strutture particolarissime) e di Puntcia (e poi Grecia) nel Sud, ossia nella zona sottoposta all'influsso semitico (e poi bizantino). In questo modo, la quadripartizione seriore dell'isola durante l'epoca giudicale si spiegherä tramite gli antecedent! romani e in base a criteri etnici e culturali preesistenti. Un episodio a parte costituisce la storia della Chiesa sotto la dominazione romana e bizantina. I connotati linguistici associati all'influsso delle diocesi cristiane sono stati trascurati nei lavori precedenti, malgrado l'importanza conferita a questi centri d'irradiazione culturale in campo romanzo sin dagli inizi del secolo 18

X X 1 ' . Sembra che il cristianesimo non penetrasse rapidamente in Sardegna; durante il primo secolo d.C. furono deportati nell'isola gruppi ingenti di Ebrei, a cui si annettono nel secolo seguente dei nuclei di Cristiani (Farris 1976: 13). Lo scrittore greco Ippolito, presbitero della comunitä romana nei primi decenni del III. sec. riferisce di lettere di Commodo circa la liberazione di Cristiani esiliati in Sardegna. Le venature prettamente ebraiche di alcune zone del lessico sardo (v. cap. seguente: COENA PURA > , PASQUA + - E L L A > /paskizedda/ ) vanno addebitate alia fusione tra Cristiani ed Ebrei (confermateci, d'altronde, dalle iscrizioni ibride di S. Antioco e di altre zone). S'inquadrano nel sec. IV. gli eventi storici di maggior rilievo riguardanti la costituzione strutturale ecclesiastica in Sardegna. Risalgono, infatti, al concilio ecumenico di Milano (355), convocato da Costanzo per condannare l'eresia ariana proclamata da Athanasio, patriarca di Alessandria e difensore dell'ortodossia formulate a Nicea (325), gli esili di Lucifero di Carales e Eusebio di Vercelli in Germanicia di Siria e nella Tebaide' 6 . Sembra ormai assodato che al Concilio di Nicea parteciparono tre vescovi sardi provenienti da Carales, Calmedia (Bosa) e Torres (v. Alberti 1964: 7); nel catalogo dei vescovi che nel 484 si recarono a Cartagine figurano i titolari sardi di Cagliari, Torres, Sulci e Forum Traiani (Carta-Raspi 1977: 253; Martini 1974: 119; Farris 1976: 13). Le sedi indicateci qui indirettamente danno giä un primo indizio circa i confini territoriali delle diocesi: nel Meridione Cagliari e Sulcis (per la posizione linguistica particolare dell'area sulcitana v. §32); nel Centro Fordongianus; nel Settentrione Porto Torres e la diocesi di Bosa, che rappresenterä piu tardi il centro di resistenza alle innovazioni linguistiche logudoresi settentrionali (v. §§29, 33). Secondo Cherchi Paba (1971: 1 e segg.) va attribuita a Lucifero di Carales l'introduzione del cristianesimo Orientale in Sardegna, la cui continuitä sarä assicurata dall'ulteriore influsso bizantino.

Con la riforma di Diocleziano nel 297 d.C. la Sardegnapassa aliacompetenza di Massimiano; sotto Costantino essa fa parte della prefettura d'ltalia, e nel 455,

15

v. Badia Margarit ( 1 9 8 1 : specie 1 0 2 - 1 0 5 ) p e r i l cat. o c c d . ; H . M o r f ( 1 9 1 1 : specie 3 0 - 5 0 ) per la frantumazione dialettale in Francia; P. Gardette ( 1 9 6 2 : 7 1 - 8 9 e 1 9 7 1 : 1 - 2 2 ) per il ruolo della diocesi di L y o n durante il sec. V I I I . nella formazione dell'area linguistica f r a n c o p r o venzale; Rohlfs ( 1 9 7 2 a : 9) e Schürr ( 1 9 8 0 : 5 8 ) per l'importanza dell'arcidiocesi di Ravenna nella strutturazione linguistica medievale ed odierna dell'Italia; J . J u d ( 1 9 2 0 ) per il carattere retoromanzo occd. del latino irradiato dalla diocesi di C h u r e i suoi legami col gallor o m a n z o ; G . D e v o t o ( 1 9 8 0 : 2 6 1 - 2 6 2 ) , D e v o t o - G i a c o m e l l i ( 1 9 7 2 : 48), Rohlfs ( 1 9 7 5 : 1 $ ) per il ruolo conservativo ascritto al latino diffuso dalla diocesi di Aquileia, futuro f r i u l a n o ; J . Trumper ( 1 9 8 0 : 3 0 1 - 3 0 2 ) per la compattezza linguistica della zona calabro-lucana, imputata all'irrigidimento della diocesi comune di Anglona-Tursi alle innovazioni settentrionali; K r a m e r ( 1 9 8 1 : 3 0 - 3 2 ) per la funzione delimitatrice della diocesi di Brixen nelle valli dolomitiche; V i d o s ( 1 9 7 5 : 3 1 0 - 3 1 9 ) per tutta la Romania.

' 6 v. A s p r o n i ( 1 9 8 1 : 44), Martini ( 1 9 7 4 : 119), Alberti ( 1 9 6 4 : 7 - 1 6 ) , Pettazzoni ( 1 9 8 0 : 5 0 - 7 2 ) , Turtas ( L S [ 1 9 8 3 ] / ! / S t o r i a : 205—209). Lucifero ritornerä in Sardegna sotto G i u l i a n o lApostata.

19

all'epoca della decadenza dell'Impero romano, l'isola diviene preda dei Vandali (Besta 1979: 1-4)·

10.-19. II latino in Sardegna 10.1. Latino classico e volgare. La filiazione del sardo dalla famiglia dei dialetti neolatini ubbidisce a criteri tipologici: la struttura di questa lingua e, infatti, geneticamente collegata al latino. Tuttavia, occorre fare una prima distinzione tra latino classico e volgare. Le acquisizioni della linguistica moderna ci hanno insegnato che il cosiddetto latino volgare (Schuchardt: Vulgärlatein; Hall: Proto-Romance; Reichenkron: Peregrinenlatein; anche: rusticus, plebeius) non e altro che un complesso imponente di aspetti linguistici difformi dalla norma classica e che risultano antecedenti delle caratteristiche delle lingue romanze. Sul piano genetico non e possibile configurare quest'insieme di dati linguistici nei termini semplificati di un'antitesi tra scrittura ed oralitä, ne nella ricostruzione di un protomodello unificato e polivalente: si tratterä, piuttosto, di un continuum di registri di lingua che ha ai poli opposti la lingua dei testi classici e dall'altro lato il registro che chiamiamo volgare; alia dicotomia strettamente linguistica si annette, dunque, un connotato di carattere psicosociologico: l'antitesi tra patrizi e plebei riguardo l'atteggiamento linguistico, frattura che diventa insanabile allorche si diffonde nei ceti privilegiati una nuova sensibilitä culturale che e promossa da un piu diretto contatto con la grecita'7. Se le teorie post-saussuriane hanno dimostrato convincentemente che sincronia e diacronia sono solo due facce di una stessa moneta, e dunque intimamente correlate (Coseriu 1969: 76-78; 1978: 34-35; 1979: 77-91; Geckeler 1971: 184-186; Wartburg 1970: 45-49 e 181 e segg.), e lecito anche rammentare che, riguardo all'aspetto sincronico, il latino trapiantato in Sardegna risale al III sec. a.C.; cio implica, come vedremo piü avanti, che ad una prima differenziazione verticale (sociale) del latino, si affiancano una orizzontale (geografica) ed una temporale (diversitä di strati sincroni). La differenziazione areale alFinterno delPambito romanzo e stata spiegata diversamente: 1) Secondo G. Gröber (1883: 1-6) essa va imputata ad un fattore puramente cronologico giä accennato, ossia alia maggior ο minor recenzioritä della colonizzazione latina. La Sardegna rispecchierebbe, percio, uno Strato piu arcaico e piu simile a quello delle prime colonie latine (quali la Sicilia ed il Sud d'ltalia). Benche gli evidenti parallelismi tra le aree romanze sottoposte per prime all'impero "7 Pulgram (1978: 31 e carta sinottica); Durante (1981: 3-72); Renzi (1980: 68-72). Si vedano, inoltre, le considerazioni di Manczak (1977 e 1982) circa la possibilita d'inquadrare il lat. volg. nella famiglia delle lingue romanze, in quanto complesso di strutture autonomo e affine alle lingue neolatine. Per una valutazione eclettica di queste teorie v. ora GaugerOesterreicher-Windisch (1981: 103-110, con carta sinottica di Coseriu [in Kontzi 1978: 268] per l'esemplificazione del lat. volgare).

20

romano non possano essere negati (v. Rohlfs 1937: 25-27 per le numerose convergenze tra il Meridione italiano e la Sardegna), la validitä dell'ipotesi avanzata da Gröber viene parzialmente inficiata dal fatto che essa presuppone una immobilitä linguistica e non tiene conto dei cambiamenti operatisi alPinterno delle singole strutture per via delle innovazioni esogene ο delle trasformazioni attuatesi in virtu di spostamenti interni. 2) Wartburg (1970, 1971) ritiene che questa differenziazione vada addebitata all'influsso del sostrato e del superstrato: le lingue preesistenti all'awento del latino modellano e caratterizzano la sua struttura plasmando nella nuova lingua consuetudini (specie fonetiche) distintive di esse. Parimenti, le lingue che, per motivazioni storiche, politiche, economiche, esercitano un influsso dominante su altre, possono comportare dei mutamenti all'interno delle strutture dominate. L o schema seguente indica i sostrati e superstrati che interessano la struttura latina del sardo (gli influssi germanico e bizantino sono trascurabili): SOSTRATO

— LATINO —

SUPERSTRATO

mediterraneo

pisano-ligure

(XI-XIV)

etrusco(?)

catalanocastigliano

(XIV-XVIII)

fenicio-punico

italiano mod.

(XVIII-XX)

Data la delimitazione cronologica dell'evoluzione del latino volgare sino alia sua trasformazione in romanzo (secoli I I - V I I circa) soltanto il superstrato germanico costituirä un episodio rilevante nella formazione delle lingue romanze in questo lasso di tempo (v. Gamillscheg 1970; Max Pfister 1978: 51-97), salvo in sd. e rumeno. 3) Spetta a Matteo Bartoli (1925 e 1945; v. ora anche Coseriu 1975 per una analisi serrata delle teorie areali e Vidos 1975: 93-105 per uno sguardo a livello panromanzo) il merito di aver messo in evidenza i rapporti tra distanza geografica e grado di evoluzione linguistica. Secondo le norme «areali» del Bartoli, le zone isolate e laterali sono proclive a conservare strutture linguistiche, specie lessicali, arcaiche, di fronte alia maggior esposizione al recepimento e all'innovazione delle aree centrali. D a un rapido confronto con la situazione linguistica romanza ne consegue una relativa adeguatezza della teoria bartoliana: le zone piü distanti dal centro d'irradiazione culturale (Roma prima, e poi molteplici sedi principali corrispondenti alle diverse provincie) mantengono saldi stadi linguistici precedenti. II quadro comparativo seguente offre qualche esempio emblematico riguardante la posizione isolata del sardo. IBERIA ( s p a g n . )

dia mesa entonces yegua manana

GALLIA

jour table alors jument demain

ITALIA

DACIA

giorno tavola allora cavalla domani

zi masä atund iapä miine

//

SARDEGNA

/die/ /meza/ /tändo/ /ebba/ /kräs/

21

Un primo sguardo alia situazione del sardo riguardo al resto delle lingue poste a confronto sembra convalidare le teorie del Bartoli: in effetti, il sardo conserva, la maggior parte delle volte assieme alle aree laterali della Romania (iberoromanzo, rumeno), strati piü arcaici di latinitä, come si evince dallo schema qui appresso: ι

2

strato

strato

3 strato

DIES ( > DIA)

DIURNUS

MENSA

TABULA

TUNC ( + IN- Ο A D - )

TANDO

AD ILLA HORA

EQUA

IUMENTUM/A

CABALLA

CRAS

MANE

DE MANE

Una solida deroga alio schema semplificato del Bartoli risiede nell'impossibilitä di evidenziare delle coesistenze di due ο piü strati linguistici in un unico diasistema sincronico. Ad es., DIES - D I A persiste in fr. ant., accanto a D I U R N U M (di jour, v. Stefenelli 1981: 126); parimenti, in cat. ant. e mod. (dia —jorn, v. D E C L 1 C II: 117). Inoltre, sfuggono al sistema areale bartoliano tutti i connotati socioculturali integrati nell'architettura (Coseriu) della lingua: uso di varianti a seconda dello strato sociale ο dello scopo allocutivo finalizzato (fattori diastratici e diafasici). Infine, la linguistica spaziale non fornisce nessun indizio circa i mutamenti funzionali operatisi all'interno di strutture lessematiche. £ noto l'esempio dell'opposizione binaria lat. AVIS PASSER e la sua continuazione in romanzo: mentre in alcune aree l'opposizione si mantiene inalterata malgrado sostituzioni di significanti (onomasiologiche) e/o lievi mutazioni di significato (semasiologicbe), altre aree hanno conosciuto una evoluzione complessa, consistente nel ridimensionamento dell'opposizione binaria in equipollente trimembre (e percio funzionale, data l'incidenza della ristrutturazione sulla contingenza lessicale e sui rapporti tra i singoli termini): 1) Mutamenti non-funzionali (semasiologici-onomasiologici): Significante

Significato

Latino

AVIS: AVICELLUM

italiano



uccello

Significante

Significato

PASSER

passero

francese moineau

(MONACHUM +

-ELLUM)

pasäre (PASSER) vrabie

(slavo

VRABIJ)

2) Mutamenti funzionali. In spagn., pt. e sd. ant. AVIS si mantiene formalmente, ma restringe il suo significato a . Questo fatto ha comportato (1) uno spostamento dell'opposizione originaria e (2) l'aggiunta di un nuovo significante per coprire la 22

lacuna lasciata da P A S S E R (fatto che implica un incremento della contingenza lessicale): Significante Latino volgare:

spagnolo: portoghese:

Significato

AVIS

AVIS

PASSER

ave-pajaro

ave-pdssaro

sardo antico: /äe/ - /päsare/

Significante

Significato

PASSER

(nuovi significant!):

gorrion pardal /furfurardzu/, /krukkuleu/

In cat. ant. si adopero anche au, ma accanto a ocell: un esempio emblematico di coesistenza di due strati. In sardo moderno si e attuato un ulteriore mutamento onomasiologico in seguito all'abbandono di /pasare/ e alia sostituzione con un derivato da P U L L U S . Gli esempi esposti qui (2) evidenziano palesemente l'inadeguatezza del sistema bartoliano riguardo l'evoluzione del lessico e il suo valore relativo di descrizione degli strati linguistic! sincronici. 4) Una teoria piü eclettica e prevalente oggi spiega le divirgenze linguistiche tra aree geneticamente correlate tramite la decentralizzazione progressiva delle provincie romane e il concomitante indebolimento dell'organizzazione politica e culturale di Roma. Probabilmente da Adriano in poi si verifica una prima frattura, allorche la decadenza della vecchia classe dirigente, l'anarchia politica, militare e amministrativa e la crescente influenza delle provincie cominciano a creare delle tendenze centrifughe ed a irrobustire le loro fisionomie proprie (Rohlfs 1971: 28). 18

10.2. Caratteristiche del latino di Sardegna. Dalle considerazioni svolte fin qui emergono le seguenti conclusioni: il sd. e una lingua romanza ο neolatina arcaica, a causa della suaprecoce latinizzazione (sec. Ill a.C.), della sua situazione isolata e della scarsa capacita di recepimento di innovazioni provenienti dal continente. Queste caratteristiche sono rawisabili nella struttura linguistica del sd., e cioe: 1)

NeWarcaiata

di certi fenomeni fonetici e morfosintattici (§§ 1 1 - 1 2 ) e nella conserva-

zione di lessemi ignoti alia maggior parte della Romania (§ 13)

contadino ο rurale del lessico (§ 17) Aiprestiti greci, specie nel campo degli astratti

2)

N e l carattere prettamente

3)

Nella mancanza

(§ 13.1.).

I punti 2) e 3) sono corollari di 1): infatti, ad un latino arcaico, isolato e scevro della spinta culturale greca, e riconducibile il tenore rustico del lessico latino del sardo. Nei punti seguenti esemplificheremo le caratteristiche qui accennate. ,8

Per i singoli lessemi qui addotti v. Coseriu ( 1 9 7 5 : 45), Z a m b o n i ( 1 9 7 6 : 7 1 - 7 2 ) , C o r o m i n e s ( D C E C II: 7 5 7 ) , M a c h a d o ( D E L P : s.v.), Cioranescu ( D E R : s.v.), Wagner ( D E S : s.v.), G . C o l o n ( 1 9 7 6 : 200). Per i continuatori di PASSER nelle aree laterali romanze v. ora Pötters (1970:55)·

23

11. Tratti fonetici arcaici del sardo 11.1. II collasso quantitative sardo. Uno dei fenomeni piu discussi della linguistica romanza riguarda la dissoluzione della quantitä vocalica: a differenza del latino classico, il cui sistema vocalico conosceva la correlazione di quantitä (MÄLUM si opponeva a MÄLUM , CÖLO a CÖLO , L£GO a LEGO ), si affianca giä nel latino del I. sec. d.C. una differenziazione dei timbri come tratto concomitante. Dopo la caduta dell'opposizione quantitativa (in seguito a molteplici fattori: sostrato italico, monottongamento di /ay/, vecchia tendenza ad eliminare le sequenze quantitative «raddoppiate», influsso della metafonia sui timbri delle vocali toniche) le distinzioni dei timbri (opposizioni qualitative) costituirono il tratto pertinente. II sardo, assieme al corso oltremontano, a una zona a cavallo tra Lucania e Calabria e ai resti latini dell'Africa settentrionale, del basco e dell'albanese, abbandona le opposizioni quantitative senza sostituirle, fondendo vocali brevi e lunghe: Latino classico: volgare sardo:

I I /i/

E /e/

E

Ö Ö /of

Ü Ü /u/

In confronto con il resto degli idiomi romanzi, il processo sardo ha generalizzato la fusione (comune agli altri sistemi) dei due fonemi di apertura massima (Ä - Ä > /a/); inoltre, il sd. conosce simmetria tra le evoluzioni delle vocali toniche e atone, queste ultime ridotte pure a 5 fonemi (almeno in log. e camp. ant.)'9. 11.2. La conservazione delle occlusive velari davanti a Ε ed I. £ un fatto ormai noto che la maggioranza delle lingue romanze ha palatalizzato le velari /k/ e /g/ davanti alle vocali anteriori in un processo assai complesso e che interessa molteplicitä di esiti. Sfuggono a questo processo (awiatosi nel decorso del III sec.) i dialetti sardi antichi (Wagner 1941: §§109-110 e 128-131: log. ant.: kertare, kertu, kita; camp, ant.: dulchis, porkella, bakellu, getari) e mod. centrali (Nuoro, Bitti, nella Baronia: v. Pittau 1972: 59), il veglioto (benche solo davanti a Ε chiusa) e i prestiti latini nelle lingue non-romanze20. La palatalizzazione di Κ e G + /e, i/ non puo essere svincolata dal processo analogo nei nessi K , G + /semivocale y/, operante giä sin dal II sec. d.C. (almeno per /TY/, anche se qui la Sardegna segue, altresi, un cammino unico, come si vedrä piu avanti). 11.3. La sonorizzazione delle occlusive sorde intervocaliche. Un fenomeno fonetico che crea una frontiera linguistica tra l'Occidente e l'Oriente romanzo e la sonorizzazione delle sorde intervocaliche. Secondo Wartburg (1971:40-45), il massimo fautore di questa teoria, il processo comunemente denominato sonorizPer le teorie riguardanti il collasso quantitativo v. Durante (1981: 30), De Felice (1962), Iordan-Manoliu Manea (1974: 178-180), Lausberg (1939: 12-17), Leumann (1977: 55—57), Melillo(i977: 28-32), Tekavcic (1980:1,12-25), Vidos (1975: 210-213), Weinrich (1969: 1 2 42). Esemplificazione sarda: V I N U , PIRA > /binu/, /pira/; N U D A , BUCCA > /niida/, /bukka/; F E M I N A , C A E L U > /fe(m)mina/, /kelu/; H O R A , NOVA > /ora/, /noba/. 20 Berbero: ikiker < C I C E R ; basco: pake < PACE; tedesco: Kiste < CISTA (V. Tekavcic 1980: 1 , 1 1 4 - 1 1 8 ; Hall 1976: 196-198; Lausberg 1972: II, 10-11).

24

zazione, consistente nell'assimilazione delle occlusive sorde alle vocali contigue e nella concomitante creazione di una variazione consonantica, segnerebbe una netta delimitazione tra le aree occidentali (Iberia, Gallia, Raetia-Noricum, Gallia Cisalpina) e quelle orientali (Italia meridionale, Romania, Sardegna). Nel primo blocco la serie di occlusive sorde avrebbe subito un processo evolutivo di sonorizzazione, giungendo sino al dileguo, attraverso degli esiti spirantizzati (-/Ρ,Τ, K / > - / b , d , g / - [> 0 ] ) , mentre nel secondo, a sud della linea L a Spezia-Rimini, nel dominio balcano-romanzo e in Sardegna questo processo mancherebbe (invero nell'Italia meridionale esiste un tipo di lenizione semi-sonorizzante). L a Sardegna occupa qui un posto a parte, a seconda dell'inquadramento cronologico: sino al sec. X I le occlusive sorde si mantengono salde in posizione intervocalica (Wagner 1941: §§ 100-104), ma oggi il fenomeno e ristretto al bittese e alia Baronia; il resto della Sardegna rientrerebbe nello schema occidentale del Wartburg, dato che i dialetti log. e camp, moderni conoscono la sonorizzazione 2 1 . Ii fenomeno della sonorizzazione in Sardegna puo essere ricondotto al superstrato pisano: quest'ipotesi e suffragata da due fatti: 1) La recenziorita del fenomeno in sardo, che presuppone un'evoluzione indipendente da quella romanza occidentale, una volta inficiata la supposta teoria sostratista, pare risalire almeno al IV-V sec. (Hall 1976: 199—200; Rohlfs 1971: 45; Weinrich 1969: 84-104). 2) Ii parallelismo sincronico tra sonorizzazione e palatalizzazione in Sardegna: tutti e due i fenomeni si attuano, benche in modalitä non del tutto coerenti, attorno al sec. X I , ossia dopo Pawento dei Toscani. L o schema qui appresso intende evidenziare il processo della sonorizzazione nei domini qui trattati:

21

Latino:

-P-

-T-

-K-

r o m a n z o Orientale, sardo antico:

/p/

/t/

/k/

romanzo occidentale:

/b/

/d/

i%I

sardo medievale:

/y

/d/

Cronologia relativa

I V - V sec. XI

sec.

D i carattere iberoromanzo, come hanno sottolineato Wagner (1941: §§500-502), Lüdtke (1953: 412 e 418); tuttavia, un elemento accomuna la lenizione meridionale italiana alia spirantizzazione sarda: l'estensione del modulo a clausola sintattica (IPSU CAELU > /su gelu/). II processo di sonorizzazione qui descritto per il sardo e relativamente recente, a differenza del romanzo occidentale, dove la conservazione dello stadio sordo e presente soltanto in alcune zone isolate, quali l'Aragona ( L E P O R E > liapre, ASCIATA > /isäta/, UMBILICU > /meliko/; v. Zamora Vicente 1970: 228; Alvar 1953: 175), parti della Guascogna (APERTUM > iperto, BUCATUM > bucato; Rohlfs 1970: 131; Jungemann 1956: 130—152) e nei dialetti mozarabi ( A C U T U > akutos, VETARE > vetare; Hall 1976: 199).

12. Tratti morfosintattici arcaici del sardo 12.1. La conservazione della sibilante finale. Spetta a Wartburg (1971: 30-42) il merito di aver messo in evidenza la presenza di una frattura tra romanzo occidentale ed Orientale in base alia presenza/assenza della sibilante (adibita qui a funzione di morfema di plurale, CABALLOS, Ο di desinenza verbale, CANTAS). II sardo con il mantenimento della -S si accosta al blocco occd., come si evince dal quadro sinottico seguente: Latino:

CABALLOS

francese:

chevals

>

chevaux

CANTAS chantes

provenzale:

cavals

cantas

catalano:

cavalls

cantes

spagnolo:

caballos

cantas

p o r t o ghese:

cavalhos

cantas

sardo:

/ka(ba)ddos/

/käntas/

retoromanzo:

chavals

chontas

italiano:

cavalli

canti

rumeno:

cai

cinti

Secondo una nota teoria del linguista svizzero, questa differenziazione andrebbe imputata al carattere piu «seletto» del romanzo occidentale e del sardo, di fronte a quello piu rustico del romanzo Orientale. Benche, come vedremo piu avanti, il latino iberico fu invero permeato da una profonda corrente culturale22, non si puo affatto asserire lo stesso per il lat. introdotto in Sardegna, prettamente contadino e privo di figure e scuole letterarie. Inoltre, la teoria del Wartburg e stata inficiata dalle acquisizioni della linguistica moderna: Paul Aebischer (1971) e Gerhard Rohlfs (1972: II, §§362-365) hanno sottolineato ripetutamente la presenza della sibilante nei dialetti toscani e meridionali e ricondotto l'attuale morfema flettivo di plurale fem. e quello precedente (-/a/) ad una base-nominativo :-»'AS: volgare:

*DOMINAS > ( t o s c . ) donna

>

donne.

Per quanto riguarda la genesi del corrispondente morfema plurale masch. -/i/, e probabile ipotizzare un processo di vocalizzazione da una base in -S, sulla scorta degli esiti osservati in alcuni dialetti romanzi: CRAS > it. m e r . / k r ä i / ; NOS > it. / η ό ί / CABALLU-CABALLOS>prov.mod./kavä/-/kaväli/(Bec 1 9 7 0 : 1 , 5 2 - 5 3 ; Ronjat 1 9 3 7 : 1 1 1 , 1 9 ) .

Inoltre, un nominativo in -AS (per -AE) e largamente attestato nella Romania Orientale ed occidentale (v. Mihäescu 1978: 127; Durante 1981: 26;Tekavcic 1980: 11,48-49; Lapesa 1980: 75; Pulgram 1978: 233-235). 22

v. N o r b e r g ( 1 9 6 8 : 14—15): « C e f u t une periode de prosperite et de renaissance culturelle. A l o r s q u e les autres p a y s etaient plonges dans la decadence, les ecoles de Seville, de Saragosse et de Tolede etaient florissantes et portaient des fruits brillants grace ä l'activite d ' I s i d o r e , de B r a u l i o n et des archeveques toledains E u g e n e , Ildefonse et Julien, les plus grands savants d u V i l e siecle.»

26

La situazione del sardo mod. ci permette di commisurare le ipotesi esposte dianzi con la validitä empirica dei fenomeni osservabili. Una tendenza reperibile nella maggioranza dei dialetti camp, ed in alcuni log. odierni ci fornisce un solido indizio circa la natura del fenomeno postulato per il romanzo Orientale: infatti, in questi dialetti sardi si osserva il frequente dileguo della marca del pi. (—) nei sostantivi seguiti da un attributo anche marcato al plurale: IPSOS CANES MAGNOS

> camp,

/is k a n i " mannuzu" 1 "/

IPSAS CAMPANAS MAGNAS

>

/is k a m p a n a - m ä n n a z a + /

FABELLOS BELLOS

>

/ f u e d d u " belluzu" 1 "/

L'eliminazione della marca del pi. testimonia in questi casi una regola soggiacente a tutte le lingue: la tendenza all'economia del linguaggio (Martinet 1955): il flettivo del sostantivo va eliminato perche ridondante e sufficientemente esplicitato nell'attributo. £ questa una spiegazione che trova conferma in esempi volgari: l'omissione della nasale finale -M dell'accusativo latino e documentata in sintagmi risalenti al II sec. (CAVEAM G A L L I N A R I A ; VIDIT GERMANI LIBERTAM A D D E N T E ) , e va addebitata al carattere pleonastico della determinazione morfologica nei costrutti con secondo accusativo in apposizione ο con attributo posposto all'oggetto (Durante 1981: 33; ma v. anche Pulgram 1978: 180). Piu vicino agli esempi sardi e il comportamento delle marche del pi. in alcuni dialetti prov. mod.: anche qui spetta all'epiteto il compito di fungere da morfema determinante:23 BELLAS PARABOLAS

> prov.

/belles+ p a r a u l o - /

PAUPEROS AMICOS

>

/paures+ a m i - /

sing, lou rouge escabour

> pi.

li~ rougis+

escabour-

Ma anche nei retoromanzo si riscontrano analoghe condizioni: /Ii spali largis/ ; /doy r^ba diferentes/ ; /biei omps/ (Rohlfs 1975: 10; Elwert 1943: 1 1 2 - 1 1 5 ; Iliescu 1972: 134). 12.2. I neutri latini in -US. Un'altra caratteristica della lingua volgare in Sardegna che ci da modo di cogliere un aspetto dei mutamenti tipologici awenuti in epoca tardolatina si manifesta nei trattamento dei neutri lat. imparisillabi della terza classe (CÖRPUS - CÖRPÖRIS): nella maggioranza delle lingue romanze l'intiera serie viene attratta dalla II. classe (CABALLUS), anche se il processo non si attua in modalitä coerenti per tutte le lingue: in fr. e prov. i neutri mantengono il loro tratto distintivo merce la flessione bicasuale sino ai sec. XII—XIII, ma dopo la perdita di sonorita della sibilante in fr. esso scompare 24 ; in cat. e retorom. la fusione 2

3 v. Ronjat ( 1 9 3 7 : I I I , 4 1 ) , B a y l e ( 1 9 7 1 : 3 7 - 3 9 e 4 5 ) , K r e m n i t z ( 1 9 8 1 : 3 9 - 4 0 ) .

2

4 v. M o i g n e t ( 1 9 7 6 : 2 2 ) , L a u s b e r g ( 1 9 7 2 : I I I , 6 0 - 6 1 ) , B e r s c h i n - F e l i x b e r g e r - G o e b l ( 1 9 7 8 : 1 1 0 1 1 5 ) , H u p k a ( 1 9 8 2 : 9 7 ) , W o l f ( 1 9 8 0 : 5 7 - 6 0 ) . Si noti, tuttavia, che sia in fr. che in prov. ant. i neutri si c o n f o n d o n o f o r m a l m e n t e c o n quelle v o c i che, avendo u n a - S al n o m i n a t i v o e all'accusativo, restano invariate: cors, c o m e nes, braz ο voiz

(z deriva d a l l ' e v o l u z i o n e di

nessi consonantici; v. p e r il prov. S c h u l t z - G o r a 1 9 7 3 : 6 8 ; B e e 1 9 7 0 : I I , n o ) . Per un l i m p i d o riassunto della declinazione bicasuale in fr. ant. v. ora L . W o l f - W . H u p k a ( 1 9 8 1 : 9 4 - 1 0 4 ) .

27

dei neutri della III 3 con gli elementi della II a classe e awenuta soltanto per alcune voci: PECTUS > cat. ant. pits·, mod. pit, sursilvano piz; TEMPUS > cat. retorom. temps·, C O R P U S > cat. ant. cors, mod. cos, ma retorom. sursilvano tgierp (Blasco 1 9 8 3 : § 2 8 9 ; Schmid 1 9 5 1 - 2 : 2 1 - 8 1 ; Modest Nay 1 9 7 2 : indice); in spagn. ant. si trovano alcuni fossili indeclinabili (huebos < O P U S ; pechos < PECTUS; penos < PIGNUS; v. Menendez Pidal 1 9 7 6 : 1 , 2 3 5 ; Meyer-Lübke 1 9 7 2 : II, § 1 0 ; Resnick 1 9 8 1 ; Wright 1982; Lathrop 1980; Bergquist 1981: 75). In sardo ant. e mod. la serie di neutri della III 3 si mantiene inalterata, benche l'uscita del pi. mostri un adeguamento alia II a declinazione: LOGUDORESE

sing.

PIGNUS

/korpus/ /pettus/ /opus/ /pekus/ ant. /pinnus/

TEMPUS

/tempus/

FRIGUS

-

CORPUS PECTUS OPUS PECUS

CAMPIDANESE

pi.

sing.

-/os/

/korpus/ /pettus/ -

/pegus/ -

/tempus/ /frius/

Per il pi. camp, -/us/, che riflette un ant. -OS, v. piu avanti. 12.3. L'imperfetto congiuntivo latino. Che le strutture volgari configurino un tipo di organizzazione differente da quella classica si evince dai molteplici mutamenti orientati da una solidarietä interna. Tra questi fanno spicco per precocitä e diffusione la tendenza all'analitico (v. oltre) e il progressivo annullamento dell'anterioritä temporale nelle opposizioni tra tempi verbali. £ emblematico il caso dell'imperfetto congiuntivo del tipo PORTAREM, - E S , ET, ENT: sin dal I. sec. a.C. l'uso deH'impf. cong. non e piü vincolato al requisito della irrealtä ο potenzialitä (Teilaktualisierung ο semi-attualizzazione direbbe Wunderli 1970) presente, di fronte a quella anteriore esplicata dal piuccheperfetto con valore presente, ossia con la neutralizzazione del tratto / 4- anteriorita/ che lo contraddistingue (v. alcuni es. nel Bellum Hispaniense, ed. Pascucci 1964; anche Durante 1981: 27). L'innovazione avrä un decorso lentissimo e si consoliderä attorno al III—IV sec. d.C. (e sara anche documentata da Lucifero da Carales, v. Härtel 1886: 55), ma la sua genesi non e fortuita: infatti, il cambiamento e intimamente connesso a una serie di mutazioni fonetiche, quali: 1)

II dileguo della sillaba interna - V E - , -VI- nei paradigmi del perfetto congiuntivo (AMAVERIM, -IS) e del futuro anteriore (AMAVERO, AMAVERIS), che comporta l'omoni-

2)

L a caduta delle consonanti finali - M , -S, -T

3)

L'evoluzione I > /e/.

m i a d i a l c u n e f o r m e (AMARIS =

AMAVERIS e p o i AMARES)

Tutti questi processi comportano collisione omonimica (sincretismo) tra diversi tempi (v. Tekavcic 1 9 8 0 : 1 1 , 2 4 4 ) :

28

perfetto cong.

CANTAVERIS >

CANTARIS

futuro anteriore

CANTAVERIS >

CANTARIS

imperfetto cong.

CANTARES

infinito

CANTARE

> /kantäre/

La convergenza formale deleteria esposta qui non basta a spiegare la sostituzione dell'imperfetto cong. con il piuccheperfetto, data la soprawivenza di tutti i tempi elencati nelle lingue romanze (pf. cong. e fut. anteriore, benche fusi in una unica forma, continuano in spagn., pt. e rum. ant.: v. Lausberg 1972:111,218-219; per il lat. L e u m a n n e H o f m a n n 1977: 334)· H a c o n t r i b u i t o a q u e s t o spostamento

l'adeguatezza del piuccheperfetto come forma suppletiva delPimpf. (ind. ο cong.); in termini strutturali si e attuata una neutralizzazione nei termini dell'opposizione binaria: piuccheperfetto /pre-anterioritä/ -

•*—>

imperfetto /anterioritä/ +

La conservazione delPimpf. cong. lat. nelle sue funzioni originarie, temporali e modali, e una evenienza tipica del sardo e del portoghese. Per le forme ant. sd. v. Hofmann (1885: 144-150), Meyer-Lübke (1972: II §264), Wagner (Fless. § § 1 2 0 123), Lausberg (1972: III, 207-209). In genere il paradigma lat. si conserva intatto in log. sino al sec. X V I I I e ancora oggi nei dialetti barbaricini; in alcune parti della Baronia si e attuato uno spostamento regressivo dell'accento (/mulgeremus/, /mulgerezis/), come d'altronde in pt., per influsso degli imperfetti indicativi ο dell'accentuazione etimologica delle forme forti del paradigma. N o n e giusta, secondo noi, l'osservazione del Pittau (1972: 93-94) circa la genesi dell'impf. cong. in sd.: esso non puö provenire dall'infinito latino per i motivi seguenti: 1)

C o m e in latino, l'impf. cong. sd. mantiene il valore irreale di anteriorita nella protasi del periodo ipotetico: «Item ordinamus qui si alcunu/«ranf berbeis . . . et esseret indi binchidu, si esseret dessu Regnu, paguit» ( C L X X I X ; inoltre v. H o f m a n n 1885: 144); «Et si in atteru modu se fächeret, tale electione non bajat» (StSs § L X X X V I I I ) .

2)

C o m e in pt. ant. e m o d . la generalizzazione di uso ai costrutti completivi ha una spiegazione giä accennata dal Gamillscheg (1970a: 265-267) e non invalidata sinora: la coesione intrinseca di fenomeni correlati in lat. volg., quali la tendenza palese a diminuire le connessioni subordinate, associata all'uso conflittivo di forme verbali sprowiste di morfemi flettivi (in seguito alia caduta delle consonanti finali), e perciö omonimi con l'infinito, d o p o verbi putandi, dicendi e volitivi. L o schema preferenziale paratattico e una caratteristica ben nota del periodare volgare, ed e giä operante nella fase arcaica: esso comporta un'analisi di due enunciati secondo un p u r o rapporto di successione (base + sviluppo) affidando all'intuizione la specificita del collegamento. E c c o uno schema sinottico delle cause riportate dianzi:

2.1) Fase classica: le completive possono essere espresse con l'accusativo e l'infinito, UT e il congiuntivo ο QUOD e l'indicativo, a seconda del contenuto del verbo seguente (Bynon 1980: 191-199). Es. con UT: IMPERAVIT UT FACEREM

2.2) Fase volgare: le completive sottostanno ad u n o schema del tipo: /principale + eventuale congiunzione + coordinata/. II collegamento con morfema 0 compete con il costrutto protoromanzo con QUOD (Durante 1981: 58; Fredegario: AUDISTI QUOD, v. Pulgram 1978: 301):

2-9

IMPERAVIT 0

FACERE(M)

A creare la confusione tra il modulo con l'impf. cong. e quello con l'infinito (personale) e ora la labilita dei morfemi flettivi personali: quando essi cadono FACERE va awertito erroneamente come un infinito che puo essere prowisto di desinenze, onde forme come FACEREMUS ed altre. Ecco l'ultima fase schematizzata: 2.3) i. IMPERAVIT υτ FACEREM

ii.

IMPERAVIT

iii.

IMPERAVIT (UT)FACERE(M) =

FACERE

IMPERAVIT FACERE

£ lecito desumere che da tali confusioni fu facile estendere l'uso abnorme dell'impf. cong. al posto dell'infinito, anche a costrutti non conflittivi (MANDAT FACERE >

MANDAT FACEREMUS; PLACUIT TRADERE >

PLACUIT TRADERET,

Gamillscheg

1970a: 267). Come nell'infinito pessoal in pt. il modulo volgare attecchi nei costrutti infinitivali di tenore iussivo ο ingressivo (d'accordo col valore dell'impf. cong. lat., in quanto iussivo PRAETERITI: V. Gamillscheg 1970a: 14-20; Guriceva 1966: 65): /a bbo lu toräremus in dommo/ /a ss inke bennerene/

(Pittau 1 9 7 2 : 1 3 ) .

Suffraga inoltre l'ipotesi del Gamillscheg il fatto che l'impf. cong. si sia sostituito all'infinito nelle subordinate temporali e in altri dpi di proposizioni, come awiene in pt.; ora, data la confusione formale esistente tra infinito e imperfetto congiuntivo non deve meravigliare il fatto di trovare nessi di collegamento impropri della subordinazione, quale la preposizione sd. /p(r)o/, al posto di /p(r)o itte/ ο /po kki/ (Pittau 1972: 93 η. 2 ; Rohlfs 1937: 61). Si osservino i seguenti esempi sardi: /sentsagi ζ indi esseren abbittsados/ /po no esserent iasa/ 25 Servano di confronto i seguenti casi portoghesi antichi 26 : Latino volgare:

PLAGUIT NOBIS . . . IN FAZEREMUS

(Williams 1962:182)

pt. ant.: Esforqa-te cada dia por sobires aa mui alta contemplagö de Nosso Senhor (Said Ali 1966: 344: si noti la somiglianza del costrutto con quello addotto da Rohlfs e Pittau per confutare l'ipotesi di Gamillscheg) Si osservi nell'es. seguente la mancanza del connettore que dietro la preposizione: depots de ouvirem e verem α Christo: mas que ο fizessem os que hiam diante sem verem ( (REW: 2305; DES I: 404; AIS: 1125: con questo spostamento di significato si riscontra in alcune zone rustiche dei Pirenei, v. Coromines D E C L 1 C II: 1052-1053) CONCHA

12.

C U N E A R E (REW: 2392; Wagner DES I: 431432; 1928: lemma attestato nel camp, sett., ogliastrino, barbaricino mer. e a Luras; con estensione di significato si riscontra un parallelismo esatto nel rumeno: incuia da CUNEUS > cuiu, Popinceanu 1971: 94) 13. DOMUS (REW: 2745: DOMO; Meyer-Lübke 1902: 13; DES I: 476-477)

14.

EXCADESCERE (REW: 2944; DES I: 653; AIS: 1649; Rohlfs 1971: 72: l'ipotesi di un prestito dallo spagn. non e cogente: la diffusione areale e l'accentuazione della voce sd. non permettono di postulare una base spagn. escaecer, ant. /eskaeser/. Gli allomorfi log. e camp, riflettono senza problemi una evoluzione regolare autonoma: EX > log. /is-/, camp, /s/; -E > log. /-e/, camp, -/i/; log. /iskaressere/, camp, /skaresi(ri)/. Si tratterä probabilmente di un caso di poligenesi, opinione che condividono L. Cintra e ora Pötters 1970: 110-111)

15.

EXCITARE

(REW: 2970: anche it. mer., Rohlfs 1937: 67; AIS: 657; DES I:

658) 16.

EXTUTARE

(REW: 3110; AIS: 921-22; DES II: 537: per estensione a contesti del tipo TUTARE FOCUM il verbo assume il valore transitivo di giä nel I. sec. d.C.)

17.

(REW: 3239; AIS: 16; DES I: 510; Rohlfs 1971: 143: il significato arcaico dell'etimo lat. si mantiene inalterato in sd. e it. mer. e in cat. ant. fembra, che significava unicamente , di fronte al valore dello spagn. e del pt. [hembra femea] ; v. Coromines D E C L 1 C III: 940-942; G. Colon 1976: 101, 146) FEMINA

18. FICATUM (REW: 8494; AIS: 139; DES I: 518-520; FEW III: 491-494; Rohlfs 1971: 92-93; Wagner 1928: 14-15: con l'accentuazione proparossitona, caratteristica degli adattamenti lat. di calchi greci ossitoni, si mantiene in log. /fikatu/, it., spagn., pt.; per metatesi consonantica e sorto l'allomorfo seriore FITICUM, anche sdrucciolo e conservatosi nel galloromanzo e in cat.: v. Schmitt 1974: 132) 19.

FORNUS

(REW: 3602; AIS: 239; Wagner DES I: 536; 1907: 15; 1928: 12; Hofmann 1885: 23: la forma arcaica, attestata da Varrone, ha continuazione unicamente nella Lucania mer., Lausberg 1939: §40; Rohlfs 1937: 67; DTC II: 450)

20.

FRATRUELts (REW: 5486; Meyer-Lübke 1902: 56; DES I: 543: prowisto di prefisso il lemma si conserva in it. mer.; Rohlfs 1937: 68 e DTC: 251; Lausberg 1939: 185)

21.

FRIGUS

23.

HAEDUS (REW: 3974; Wagner DES I: 486; 1921: 1 1 1 : l'etimo e alia base del lessema rumeno ied, dello stesso significato, Pop 1966: 443; degli allomorfi prowisti

(REW: 3515; AIS: 385; Wagner DES I: 549; 1951: 112: l'etimo e sopravvissuto soltanto in rumeno frig; si tratta di uno dei tanti relitti arcaici conservatism in area camp.; v. Pop 1966: 574) 22. FURFUR(E) (REW: 3595; AIS: 257; Wagner DES I: 560; 1921: 50: con il significato iniziale si mantiene inoltre in it. mer.; Rohlfs 1937: 68; DTC II: 175; inoltre in retorom. la voce e passata a designare , Elwert 1943: 52. Dal significato originario si e creato un derivato indicante il , FURFURARIUS con antecedenti nel lat. cristiano: Isidoro FURFURIU, - O N I S mom d'un oiseau>, Blaise 1954: 369)

35

di suffisso sono HAEDIUS, che soprawive in Corsica e HAEDIOLUS, esclusivo del retorora. e delle zone galloitaliche limitrofi: v. Elwert 1943: 225; Rohlfs 1971: 162; Stefenelli 1979: 53) 24.

HOQUE ANNO ; PüTÄRE > ; CERNERE > ; RIVALIS da RIVUS > ; EXAMEN > ; £GR£GIUS > (v. anche Z a m b o n i 1978: 61).

42

: LAETASSEGETES). S o n o esempi di questo m e c c a n i s m o in sardo: 8. EQUA, che ha dato regolarmente / e b b a / in log. e c a m p . ant. e rustico, e per derivazione / e b b a r e z u / , che si applica ad un cavallo Stallone e per estensione al c a m p o semantico delle persone a un (Sanna 1 9 5 7 a : 1 2 ) 9. TRICARE + -IVU: /trigadiu/: inizialmente adoperato nel senso di , ; l'epiteto ha esteso il suo valore a qualsiasi sostantivo ( A L I : 1 1 2 7 ; D E S I I : 5 1 6 : degli esempi nei nostri proverbi) 10.

VACARE, VACANTE + - i v u : / b a g a n t i v u / ( C S N T I : 1 3 0 ) ( D E S I: 1 6 2 ) ; per generalizzazione il significato originario negativo si e applicato agli animali e alle persone, o n d e / b ä k k a bakkantia/ , U l a s s a i : /akka bagadia/ , e C L X X I X , 8:

prossa

(scil.

femina) bagadia

(ci s o n o riscontri in it. mer.; v. W a g n e r D E S I : 1 6 3 ; 1 9 2 1 : 4 e 8 7 ; 1 9 3 0 : 28; 1 9 5 1 : i 0 3 ; P o r r u 1 9 7 6 : 2 3 4 ; Spano 1 9 7 5 : 107)

Ii processo contrario all'estensione ο generalizzazione di significato e la specializzazione, ossia la riduzione At\\'intensions (ingl. intension, Carnap 1975: specie 23 e segg.) ο significato basilare (Coseriu: Elementarbedeutung·, P. Wunderli: Grundwert), privo di connotati contestuali; la riduzione di significato equivale in pratica ad una diminuzione quantitativa dei referenti a cui esso s'applicava originariamente. Ecco alcuni casi di specializzazione di un significato generico in senso rustico: COCHLEARIUM designava da Plinio in poi il nuovo tipo di cucchiaio atto a svuotare le cozze e i muscoli e sostituto del primitivo attrezzo di legna ( L I N G U L A , solo rum. lingura); ora, per intrusione di nuovi significanti iberoromanzi il primitivo significato si e ristretto e denota oggi soltanto il (:/kogärdzu/: REW: 2012; FEW II: 827; DES I: 379; Rohlfs 1971: 121; ALI: 786). Due restringimenti di significato che estrinsecano la realtä rustica del popolo sardo primitivo riguardano gli etimi HABITATIO, - O N E M e MANSIO, - O N E M , che significavano all'origine e come tali sono passati alle lingue romanze (REW: 3963, 5331). In sd., invece, il primo (:log. /bidattone/, camp, /idattsoni/) denota ora la zona destinata al pascolo, ed il secondo (:log. /mazone/, camp, /mazoni/) il (DES I: 203; DES II: 86; Wagner 1921: 1-3 e 104—109: in log. la voce /mazone/ significa ): abbiamo, dunque, in questo caso, due mutamenti intimamente correlati alia dicotomia culturale sarda tra societä contadina e pastorale (Sanna 1957a: 6). Un altro indizio sicuro della supremazia economica della campagna si ricava dai restringimenti osservabili nel significato della voce lat. L A B O R A R E (da LABOR, inteso come , tedesco /lori/) la voce designa (Porru 1976: 798; Spano 1975: laöre: 295; DES II: 2; C S N T I : 17, 47: labore ). In Campidano, tuttavia, dove il lavoro contadino costituisce la fonte preminente dell'economia ant. e mod., il significato di /lori/ ha seguito ulteriori diramazioni semantiche ed e aH'origine di una complessa tassonomia agricola (v. una limpida analisi in Angioni 1982: 83-84: /lori/ nella Trexenta designa, da un lato, tutta la vegetazione agricola, e dall'altro, le piante coltivate, leguminose, cereali ecc., sia in quanto messi, sia in quanto frutti raccolti; inoltre, il significato e ulteriormente parcellato in molteplici suddivisioni indicanti i tipi di cereali: /loris kommunus/, che si oppongono ad es. a /trigu/, /kabudräzu/, /loris minudus/, /loris istrumpäus/ ecc.). TURBARE, (REW: 8992: verwirren), e passato ad enunciare in sd. l'attivitä pastorale consistente nello stimolare il bestiame (cfr. lo spostamento analogo di MINÄRE : rum: a mina , con riscontri nell'Italia meridionale): log. /trubare/ (Wagner DES II: 529; 1921: 93; AIS: 1244; ALI: 459°)· VERBUM, che in lat. significava (VERBUM DURUM, VERBA MIHI DESUNT, VERBA FACERE), e che poteva essere equivalente di PROVERBIUM (Menge 1977: 123), si mantiene nella prima accezione in sd. ant. (DES II: 195) per assumere un significato piü specifico in sd. mod.: (log. /soz berbos/, camp, /iz b rebus/; la voce traspare frequentemente negli scritti di Grazia Deledda). 17.2. II mondo metaforico in sardo. Diversi sono i collegamenti tra il meccanismo dell'estensione/restrizione di significato e la creativitä metaforica che danno misura del ruolo prevalente del mondo rustico in Sardegna. Da un'angolazione teorica, l'estensione di significato equivale a una sostituzione della totalitä dei semi di un referente con una quantitä iponima di essi: il processo di sostituzione awiene tramite un' alienazione del segno linguistico (sineddoche ο enfasi secondo la terminologia del Link 1974: 147 e 160). Se teniamo conto del fatto che la metafora, considerata come tropos (figura), e secondo Dubois (1970: 106 e segg.) il prodotto moltiplicativo della sineddoche, abbiamo, per quanto riguarda il meccanismo, un punto in comune. Un elemento basilare incluso nei due meccanismi e la partecipazione di quel che tradizionalmente viene chiamato campo associativa (De Saussure 1975: 173175; Zamboni 1978: 62-63): a livello psicologico l'estensione di significato a referent! situati al di fuori del campo semantico primitivo, ο l'impiego di un signifi44

cante al posto di un altro mediante l'attrazione di un sema (secondo la terminologia di Klaus Heger 1969: 215) comune, a w e n g o n o in seguito all'inserzione paradigmatica di un significato ο all'azione di significanti contigui ο simili } 8 . Applicando le considerazioni svolte fin qui ai meccanismi studiati per il sd. otteniamo le seguenti conclusioni: 1) Sia nell'estensione di significato che nella creazione metaforica, a generare il processo e l'associazione col campo semantico degli animali. 2) I processi qui studiati operano in due sensi: il campo semantico degli animali serve da base del mutamento, ο il campo semantico degli esseri umani assolve alio stesso ufficio nella restrizione di significato generico a rustico 39 . Ecco alcuni esempi del linguaggio metaforico sardo: 1.

/(g)amedddre/, nel suo significato proprio enuncia l'azione di (Wagner D E S II: 567-568; 1921: 104: GEMELLARE); per estensione figurata viene anche a significare (Sanna 1957a: 7)

2.

/bäddine/ (CALLIGINE) E originariamente il , ma il derivato /baddinozu/ denota figuratamente la persona , ossia di cui non si possono prevedere le reazioni (Sanna 1957a: 9)

3.

Da /boe/ si e creata la costruzione metaforica /sa yänna est abboe/ , dato che i due battenti di una porta rammentano i due buoi di un giogo, e dunque una porta semichiusa, corrispondente alia meta di un'unitä inscindibile, appare nel rapporto associativo come un unico bue (DES I: 215; Sanna 1957a: 6)

4.

CEPULLA e alia base della metafora scherzosa camp, /sibuddäi/ (Wagner D E S I: 341; 1932a: 34)

5.

CREARE, che in sardo, come si e giä visto, ha subito uno spostamento di significato ( /cine/ e CENA PURA > /cenälba/: v. Rohlfs 1968: n° 15; 1972a: 308; Virdis 1978: 46-47)· Gli esiti barbaricini coincidono con quelli osservati nell'Italia meridionale, nel Friuli e in rumeno: cio indica chiaramente che la palatalizzazione di /K + e, i/ fu raggiunta da quella seriore derivante da /KW e, i/ prima del sec. III. 43 Dato che l'evoluzione di /KW e, i/ e posteriore alia palatalizzazione svoltasi non piu tardi del 111° sec. per /K e, i/, e necessario presupporre che la Barbägia mer. fu raggiunta dalla romanizzazione almeno un sec. prima, se non si vuole postulare un effetto concomitante di trazione a catena (tedesco: Ketteverschiebung) per /KW/. In ogni caso, lo stadio antecedente del Logudoro centrale, che mantiene i due esiti nella serie velare, postula una romanizzazione anteriore ο datata attorno al II sec. d.C. Ecco lo schema sinottico riassuntivo delle evoluzioni qui trattate: log. fase ι :

/KW/ +

fase 2:

/K./ + ®

6

> /K,/ + =

barb. mer. e

/k/

Da una prospettiva diacronica, dunque, il fenomeno della palatalizzazione sembra avere, in area sarda e romanza, un punto terminale, fissato non piu tardi del 111° sec. d . C . ; ora, se incorporiamo al nostro schema i dati di cronologia relativi al punto di partenza di un'altra evoluzione fonetica, alia quale pero il sd. prende parte, otterremo una delimitazione approssimativa della romanizzazione all'interno della Sardegna. 42 La palatalizzazione deve essere, in ogni caso, non posteriore all'abbandono della Dacia nel 270 sotto Aureliano: CERA > /rum. /cearä/, C(R)IBRUM > /ciur/; v. Avalle (1969: 9 2 - 9 9 ) , Hall (1976: 197), Meyer-Lübke (1902: 33), Posner (1979: III, 3 5 - 5 2 ) , Rohlfs ( 1 9 7 2 : I, 255), Μ. Sala (1976: 120), Tekavcic (1980: I, 114), Wagner (1941: § § 1 1 0 - 1 1 2 : a suffragare quest'ipotesi stanno inoltre le diverse voci camp., in cui la palatalizzazione non si e attuata per mancanza di parallelismi it.: CITIUS, CYTONEA, /kintsu/). Per la controversa questione circa la palatalizzazione in rum. e in dalmatico v. P. Skok ( Z R P h X L V I [1926]: 395-410), Schröder (1967: 35 e ivi bibl.). 43 Rohlfs (1972: 1 , 2 7 7 ) , Giammarco (1977: 53), Meyer-Lübke (1890: 108): QUIETUS > calabrese /citu/; QUID > pugliese mer. /ci/; per il rum. v. Mihäescu (1978: 2 2 2 - 2 2 3 ) : QUEM + -NE > /cine/, QUINQUE > /cinci/, LANGUIDUS, SANGUIS > linced, singe; per il Friuli e parti del ladino occd. v. Gartner (1982: 70 e 193), Francescato (1966: 4 5 ; 1970: 85: QUIETUS > /ceit/, QUID > /ce/, /ongint/, /frangel/; Iliescu 1972: 192: ANQUE MODO > ancemo). L a teoria del Lausberg (1967: II, §346), circa un probabile influsso delgreco nella pronuncia del nesso QUI- (realizzato /kii/) soddisfa unicamente le condizioni del veglioto (Hadlich 1965: 5 3 - 5 4 ; 8 7 - 8 8 ; Hall 1976: 67), ma non puo applicarsi ai dialetti sardi e nemmeno all'area retoromanza. La mia datazione cronologica per la Barbagia mer. resta tuttavia a livello ipotetico, dato che, tanto in quest'area, quanto nel dominio retorom., e potuta awenire una seconda palatalizzazione indipendente, come indicano H . J . Wolf (in una gentile lettera inviatami e in R F 95) e Kramer (1981: 114 n.404).

47

Si tratta della cosiddetta prima palatalizzazione, che e dovuta all'effetto del fonema palatale /γ/ nei nessi intervocalici del tipo /Κ, T, S, Ν / + /Y/ e che inizia a partire dal 1° sec. (Tekavcic 1980: 1,114; Posner 1979: 111,47; Hall 1976: 196:11° sec.;l'intacco palatino e rawisabile in grafie ipercorrette e errate: VINCENTZUS per viNCENTius, OSTEUM per OSTIUM, OZIE per HODIE ecc., v. Pulgram 1978: 246). Sappiamo che /Kj-/ e / T j / si sono fusi in sd. in un unico fonema interdentale /th/, conservatosi ancora nelle parlate centrali (Meyer Lübke 1902: 20-32; Wagner 1941: §§ 169-171; Lausberg 1967: II, 55 e 60, §§454 e 491). Aggregando questi dati glottocronologici ai precedenti si ottiene il seguente quadro che illustra la data della penetrazione romana nel centro montano ( + = partecipazione all'evoluzione indicata; — = esclusione): -/K,T/ + /Y/- > centro m o n t a n o : cronologia:

sec.

/th/

/c/

+




2 Gamillscheg (1970: 1,4-6); Max Pfister (1978: 1,44-51). 53

tracce di questi accatti germanici in rumeno, dalmatico e sardo (Tagliavini 1972: 185)· £ necessario ricondurre, pertanto, le pochissime voci di origine germanica in sd. ad imprestiti seriori, introdottisi nell'alveo della lingua per la trafila del superstrato pisano, catalano ο spagnolo. Tra le voci sarde che presentano origine germanica elenchiamo le seguenti (per un'analisi accurata della totalitä di esse rimandiamo a Wagner 1 9 5 1 : 1 7 0 - 1 7 6 e D E S III: 4 0 8 - 4 1 1 ; un riassunto in Bee 1970:11,278-279). 21.1. Voci di origine g e r m a n i c a penetrate per m o t i v a z i o n i storiche ο c u l t u r a li. Appartengono alia terminologia dei colori le voci seguenti, assunte giä in lat. per il tramite del commercio delle Stoffe e delle nomenclature attinenti ai cavalli: 1. 2.

/biänku/ (DES I: 201; AIS: 1575: ) che si e sostituita, per mediazione dell'it., all'arcaico ALBUS (Wagner 1917: 233-238; G. Ramat 1978: 165) /brau/ (DES I: 213: ), introdottosi in camp, tramite l'influsso cat. (blau); nel Settentrione dell'isola e stato un diminutivo it. ant. biadetto (v. Prati 19 51 = VEI: s. v. biavo) il sostituto del costrutto autoctono COLORE DE CAELU/ARIA (G. Ramat 1978: 172: /biaittu/; Gamillscheg 1970:11,343)

Puo inquadrarsi nello schema culturale qui sopra delineato l'assunzione di una voce infantile largamente attestata in germanico e passata al lat. (se non si tratta di formazione poligenetica) a causa dell'abitudine di adoperare balie germaniche: sd. /titta/, germ TITTA (Wartburg 1970: 117; D E S II: 489; D C E C IV: 436; D C E H : s. v. teta). 21.2. Voci g e r m a n i c h e a s s u n t e per m o t i v a z i o n i interne. nici assunti per motivazioni strutturali: 3.

4.

Sono vocaboli germa-

/anka/ (Desulo: s'anca , in G. Porcu 1982: 78; v. Wagner 1930: 104—106; DES I: 84; Gamillscheg 1970: II, 53). L'innovazione, che va collocata non oltre il IV sec., prowede in lat. volgare a supplire la lacuna lasciata dall'inservibile FEMUR (Wartburg 1970: 117) /(i)skina/ (AIS: 131; ALI: 1520; DES I: 656; REW: 7994): forma venuta a sostituirsi a DORSUM e TERGUM; l'origine dello spostamento non e ancora chiarita (Rohlfs 1971: 124): a nostra awiso si tratta di un elemento piu specifico, e percio marcato, di fronte ai termini non-marcati lat. (che potevano applicarsi indifferentemente agli esseri umani ed agli animali e impiegarsi anche metaforicamente, come si evince dalla traiettoria semantica di DORSUM in romanzo; v. Menge 1977: 151; in cat. ant. e medievale dos si applicava preferibilmente agli animali, Coromines DECLlC III: 190); ora, tra le classi militari l'ambiguitä di DORSUM poteva essere awertita negativamente, onde la predilezione per il termine specifico. In sd. la voce puo essere stata tramandata dal gotico per mediazione del lat., ma non e esclusa la possibilitä di un'immissione it. seriore."

" v . Gamillscheg (1970: III,214), Coromines (DCEC II: 407-408; DECLlC III: 678), FEW XVII: 112-115; Schmitt (1974: 138). 54

21.3. Voci di origine germanica provviste di connotati peggiorativi. Interessante da un'angolazione culturale e la categoria delle voci che hanno assunto in lat. un tenore peggiorativo owero una connotazione di volgaritä ο smoderatezza (v. un elenco in Durante 1981: 89). Una voce di questo tipo in sd. e /trinkäre/ ( R E W : 8909) (DES I: 518). La presunta derivazione dall'it. ant. va confermata dalla vitalitä della voce in tutti i dialetti sardi (Usai 1977: 246; Lanza 1980: 247; Spano 1975: 401; Porru 1976: 1337). 21.4. Sono, infine, voci probabilmente introdottesi per influsso germ, diretto sul lat. e trasmesse da questo al sd.: /frisku/ (Gamillscheg 1970: II,340) e /merka/ (Wagner D E S II: 107; 1931: 124; 1951: 172; R E W : 5471a: MELCA).

55

Capitolo

quinto

DALL' A M M I N I S T R A Z I O N E AI GIUDICATI SARDI (sec. V I I I - I X )

BIZANTINA

22. Sguardo storico Con l'ingresso della Sardegna nell'impero romano di Oriente si osserva un ritorno al mondo latino e un concomitante sfruttamento di un nuovo clima culturale largamente tributario della civiltä greca. II recupero di tradizioni lat. per via dell'influsso indiretto bizantino costituisce un episodio distintivo della latinitä sarda: giä il Wagner (1920: 158-159) e il Terracini (1957: 188—195) hanno sottolineato il carattere anomalo dell'iter evolutivo del sardo, caratterizzato dal progressive influsso latineggiante esercitato dalla lingua cancelleresca, specie dopo che si intensificarono i rapporti sd. con l'ltalia. L'appartenenza della Sardegna all'esarcato africano e regolata da un'amministrazione civile (PRAESES Ο IUDEX PROVINCIAE) e una militare (DUX residente a FORUM TRAIANL). 5 4

Risale a quest'epoca Fintensa opera di cristianizzazione condotta sotto Gregorio Magno, finalizzata ad ottenere la totale conversione dei Barbaricini (Turtas LS [1983]!: 209). L'invio massiccio di monaci greci e l'intensificazione dell'opera evangelizzatrice comporto l'assestamento di una complessa struttura ecclesiastica: invero, sono attestate per l'epoca bizantina tre arcidiocesi, di Cagliari, Torres e Oristano, e molteplici diocesi collocate sull'intera superficie dell'isola (Turtas LS[i983]/I: 209; Martini 1974: 1,249; Sanna 1963: 207; Boscolo 1978: 44-48; Cannas 1981: 47 e segg.; Paulis 1983: 146-182). Ecco un quadro schematico della presenza religiosa in Sardegna:

Arcidiocesi

Diocesi

Cagliari

Suelli, Doria, Sulci

Oristano

Usellus, Terralba, Sta. Giusta

Torres

Bisarcio, Castra, Ottana, A m p u r i a s , Bosa, Sorres, Ploaghe

Per quanto riguarda la divisione delle terre e del lavoro, la Chiesa, con i monaster!, divenne detentrice di ingenti proprietä fondiarie, coltivate da servi ο date in

Wagner ( 1 9 5 1 : 25), Carta-Raspi ( 1 9 7 7 : 2 6 5 - 2 7 0 ) , Bellieni ( 1 9 7 3 : 1 , 1 4 7 ) , Solmi ( 1 9 7 4 : 15), Besta ( 1 9 7 9 : 1 1 , 3 - 4 ) , Boscolo ( L S [ i 9 8 j ] / I : 2 6 - 3 6 ) .

56

j-

affitto (enfiteusi), e la situazione non cambierä con l'arrivo dei Pisani (Boscolo LS [1983]/!: 26-28; C . Sole LS[i983]/II, 5: 10 e segg.). Le ripetute incursioni saracene mettono in pericolo la Sardegna che, trascurata dai Bizantini, diventa preda frequente degli Arabi e resta isolata dopo P827 in seguito all'occupazione della Sicilia da parte dei nemici deH'impero: a partire da quel momento la dipendenza della Sardegna da Bisanzio e soltanto nominale e si possono sviluppare istituzioni e strutture intese ad assicurare l'isola: i cosiddetti Giudicati.

23. L'influsso greco sul sardo Sul piano linguistico la presenza della lingua greca in Sardegna durante l'epoca bizantina non ha avuto un'incidenza rilevante. Wagner (1920), Terracini ( 1 9 5 7 : 1 8 8 195), Sanna (1963: 205-212) e Paulis (1980 e 1983) hanno individuato singole tracce d'influsso linguistico greco nei documenti seriori sardi:' 5 gli effetti piu specificamente linguistici operano non tanto a livello di rinnovamento di strutture, quanto nell'ambito di schemi preferenziali fissi coniati da modelli greci ο di prestiti. Appartengono al primo gruppo, la consuetudine ricavata dai condaghi di attingere a formule di esecrazione e di benedizione in cui e trasparente la patina linguistica conforme ai moduli greci, l'impiego dell'alfabeto greco per la trascrizione del sd. e di sigilli greci documentati nella carta cagliaritana in caratteri greci e nei condaghi (Sanna 1963: 207), l'attecchire di una ricca tradizione onomastica greca (per cui v. ora Paulis 1983: cap. VIII), nonche la solida acquisizione popolare di ritti sacri di chiara estrazione greco-bizantina (per cui Sanna 1963: 207-208 e Paulis 1983: 160-163: sono diffusi: il culto delle acque, il culto del Serafino ristretto alia zona di Ghilarza, e quello dell'arcangelo Gabriele). 56 ss Nonostante questa restrizione, nella sua limpida analisi Giulio Paulis dimostra con argomentazioni cogenti come l'influsso linguistico bizantino non si limita esclusivamente agli imprestiti emanati dagli apparati amministrativi dello Stato e della Chiesa Orientale (contrariamente a cio che pensava Wagner), ma che l'intiera struttura del sd. e permeata da singole tracce greche, e che persino i campi semantici considerati tradizionalmente come meno esposti alle innovazioni (il mondo contadino, la nomenclatura dell'allevamento dei cavalli nelle colonie militari, le terminologie relative alia vinicoltura e all'apicoltura ecc.) mostrano segni di recepimento di estrazione Orientale. N e sono chiari esempi, riportati dal Paulis (1983): ant. kaballäris (20-24: , gr. KABALLARIOI), log. /martigiiza/ (41: gr. MERDOUKOÜS), log. /kera obida/, camp, /cera obida/ . f 8 1 9 7 2 : 145; inoltre, Wagner ( D E S II: 196; 1932a: 44), Paulis (1980: 9 ; 1983: 2 3 6 - 2 3 8 ) , Guarnerio (StSS [1892]: p. 121), SPS ( 3 3 1 ) : ritt riu, mttru muru,riburibu, oru oru (), sa bia sa bia; gall, caminu caminu , ghjanna ghjanna , costa costa (Corda 1983: 30).

60

/i/ e Ü > /u/: I: PIRA >pira ( C S P : 376), PILOS >piloso (StSS III: 13), ANCILLA > ankilla(s) ( C V X I : 4) Ü : NUCE, -s > nu.ce ( C S N T : 105), nugis ( C V X I : 4; X V I I : 1 1 ) ; CRUCE > crttke ( C S M B : 7i),r«gi(CVXI:4) 2)

£ assente la dittongazione delle vocali toniche.

3)

L a realizzazione fonetica delle vocali medie, /e/ e /o/, e dipendente dal timbro della vocale finale etimologica: si ha una pronuncia chiusa /el, /of nelle forme uscenti in -I ο -U, ma aperta nel resto dei casi. II fenomeno, consistente nella scissione di una vocale in due allofoni condizionati, e tradizionalmente chiamato metafonesi (e metafonia ο armonizzazione vocalica) ed era giä operante in latino (v. Leumann 1977: 8 0 8 1 ; Tekavcic 1980: I, 27), e contraddistingue oggi i dialetti sardi logudoresi e campidanesi dai diasistemi alloglotti presenti in Sardegna. II fenomeno della metafonesi verrä trattato piü ampiamente nella sezione dedicata alia lingua moderna.

26.1.2. Le vocali atone. Due tratti distintivi del vocalismo atono sardo sono: 1 'avversione alia sincope e il mantenimento del timbro originario delle finali. La conservazione delle sillabe non accentate (intertoniche), specie postoniche, in sd. e un fenomeno che riconnette questa lingua alle aree laterali della Romania. Salvo alcune eccezioni, documentate per lo piü sin dal 1° sec. a. C. (Augusto: CALDUS CALFECIMUS; Orazio: SOLDUS; Appendix Probi·. VIRDIS, FRIGDA; per le eccezioni in log. ant. v. Hofmann 1885: 51-53), giä i documenti antichi mostrano palesemente l'awersione alia sincope (Wagner 1941: §27): Leppore (CSNT: 298), Leporariu (CSP: 378), Lepuri (CV XII: 10, da LEPORE); Pulike (CSNT: 1,9) < PULICE; Arburi (CV XI: 4; XVIII: 11 < ARBORE: con 0 : /u/ per influsso della labiale); Ulumetu (CSP: 10, 11) < ULUMETU; elice (CSP: 106; CSNT: 106) < E L E X , - I C E . £ antica la caduta della postonica in - I C U L U : monticlu (CSP: 145 e Wagner 1952: 29-30). II sistema vocalico atono originario del sd. ant. conosce anche due fonemi anteriori (/e/, /i/), due posteriori (/o/, /u/) e uno basso centrale (/a/), ed e, dunque, identico a quello formulato prima per le vocali toniche. Tuttavia, si osserva una prima differenziazione, gia rawisabile nella scripta antica, tra i diasistemi logudorese e campidanese: in quest'ultimo si riflettono sovente oscillazioni nel timbro delle vocali medie finali: /e/ tende ad /i/, e /o/ a /u/, come in altri domini romanzi (it. mer., corso, pt., asturiano). Ii processo e documentato 66

dalle grafie camp, nelle C V e nel testo in caratteri greci e si manifesta, benche con m i n o r d i f f u s i o n e , in quelli seriori provenienti da aree piu settentrionali ( C A , C S M B , C L : v. Wagner 1 9 3 9 - 4 0 : 1 0 7 - 1 0 8 ) . D a i dati ricavati dalla documentazione ant. emerge una netta predilezione p e r il digradamento della vocale palatale, di f r o n t e ad una piu tenace conservazione d e l l ' O etimologica (questa divergenza e giä ravvisabile nella trascrizione greca, dove i grafemi η ο υ s o p r a f f a n n o chiaramente quelli in -us al pi., υ ς ; v. Wagner 1 9 4 1 : §46). E c c o alcuni esempi desunti dai testi log. e camp.: -E: /e/: parthone (CSP: 40), muiere (CSP: 28), bebreche (StSS: 12% 231·), frades (CV 1070-80, Solmi 1974: 394), homine (CV 1070-80, Solmi 1974: 394), homines (CA, Solmi 1974: 411), mughere (CSMB: 6t), corte (CSMB: 12, 170), cogere (CSMB: 131), cjtade (CC: 2) -E: /i/: berbeis < VERVECES (CV 1114-20, Solmi 1974: 395), beni (BENE, C V 1070-80, Solmi 1974: 395; inoltre anche n6oca., Solmi 1974: 401-402),parentis (CV n6oca., Solmi 1974: 401), mugieri (CSMB: 9t), hominis, virtudi, amori, honori (CL: 10), me sis (CL: 82), arbili (B: 28), raxioni (B: 30), mugeri (B: 60), citadi (B: 34), comenti (CC: o) -O: fof-.fiios (CSP: 28), domo (CSMB: 9 t; C C : 18'), porcos (CSMB: 8t). La forma am. log. e camp, cando (CSP: 1), kando (CSMB: 8t) < QUANDU, puö essere stata rifatta su TANDO

-O: /u/: ortus (CV ii40ca., Solmi 1974: 399); inoltre l'ipercorrettismo fiio < FILIU (CSMB: 8t, accanto a f i i u , CSMB: 13) Si noti che il mutamento Ο > /u/ va ricondotto all'estensione della marca flessionale - U del singolare di alcuni sostantivi volgari al plurale, c o m e gia indico M e y e r - L ü b k e (1902: 1 2 - 2 5 ; 1 9 7 2 : 1 , 2 4 7 ; anche Wagner 1 9 4 1 : § 4 6 ; L a u s b e r g 1967: I, § 274). Quest'ipotesi e suffragata dai plurali in -us ricorrenti nella C C a g , n o n che dall'ipercorrettismo/wo, ed e evenienza abituale in L u c i f e r o da Caralis (Härtel 1886: 7). Per quanto riguarda il passaggio di Ε a -/i/, si osservi che questo e anche attestato nel lat. cristiano di Lucifero (Härtel 1886: 6) ed e c o n s o n o alle tendenze it. mer. ed africane. £ lecito ipotizzare col M e y e r - L ü b k e (1902: 1 2 - 1 4 , anche R o h l f s 1 9 3 7 : 34) che il mutamento camp, e a w e n u t o tramite una realizzazione rilassata (tratto: / + d i f f u s o / ) della -/e/, forse attraverso una /e/, indistinta ο media, simile a quella del cat. centrale ed Orientale e dei dialetti it. meridionali. Questa ipotesi e suffragata da due fatti: 1)

Dalla presenza della vocale neutra /e/ in posizione finale nella Trexenta e nel Gerrei (DULCE > /durce/, Virdis 1978: 35)

2)

Dalle evoluzioni parallele in altri domini romanzi, come ad es. nel dialetto cat. xipella, situato in una fascia intermedia tra il cat. Orientale che conosce soltanto realizzazioni del tipo /e/ ed il cat. occidentale con -E > /e/ 60

26.1.3 II d i t t o n g o AU.

Contrariamente a cio che accade nella maggioranza delle

parlate romanze, specie occidental!, il dittongo lat. AU ( = /aw/) n o n si muta in

®°v. Sanchis Guarner (1980: 44), Badia Margarit (1951: 166), J. Veny (1980: 34: PATRES > /pares/: xipella /päris/); inoltre, nelle parlate gc. delle Landes -/e/ si e mutato in /e/ (Rohlfs 1970: 126); v. inoltre, M. Sala (1975: 60-63) e Meyer-Lübke (1890: 63).

67

/ς>/, ma nemmeno si mantiene inalterato come succede in it. mer., dalmatico, rumeno, retoromanzo, prov. e gc. (in pt. AU > /ou/). L'esito comune delle parlate sarde, gia riconosciuto unanimemente come tratto particolarissimo dal Hofmann (1885: 25), da Meyer-Lübke (1902: 4 e segg.; 1972:1, § 288) e da Wagner (1907: 16; 1941: §§ 17-19) e il monottongamento in /a/. L'origine di quest'evoluzione, non ancora spiegata, e da cercarsi, a nostro awiso, nell'awersione sd. a mantenere lo iato che consegue al mantenimento (o ridimensionamento in sequenza bisillabica) del dittongo discendente, e riflette, come in romanzo or., prov., gc. e retorom., una resistenza del dittongo primitivo al monottongamento. Quest'ipotesi trova un primo banco di prova negli esempi ant. e mod. sardi in cui si osserva l'inserzione di una consonante (/ν/ ο /g/) davanti alia semivocale omorganica, al fine di eliminare lo iato: ant. paragula (CSP: 20, da una base volgare PARAULA) mod. nuor. /trabu/ < TAURU ( + metatesi di R, Pittau 1972: 188; Wagner 1941: § 18; MeyerLübke 1902: 4) it. paura > nuor. /pagura/ (Wagner 1941: § $7)

II meccanismo dell'epentesi (o svarabhakti) rammenta le condizioni dell'it. mer. täguru, tävuru (Meyer-Lübke 1890: 57; Rohlfs 1972: I,§43, p. 113; Tekavcic 1980:1,59). Una solida conferma alia nostra ipotesi si evince, inoltre, dalla spinta tendenza odierna camp., analizzata accuratamente dalla Loi Corvetto (1979-80: specie 114115), a «modificare in una sequenza bisillabica le successioni dittongali». £ lecito dedurre, dunque, che il dittongo AU si conservo piü a lungo in sd. (come dimostrano, d'altronde, alcuni relitti individuati dal Wagner 1941: §18: Cauli nella CV X I I I : 7, Paule nel CSNT: 164); il passaggio di Aua/a/ si spiegherä piuttosto come analogico ai casi in cui si e attuata dissimilazione con una /u/ all'interno del lessema: AUGUSTUS > Agustus (Thes. 1:1379), AUSCULTARE > ASCULTARE, AUGURIUM > AGURIUM. 6 ' Ecco alcuni esempi: CAUSA > casa (CSP: 107, 351; C S M B : 1, 21, 165) PAUCÜ > pacu (CSP: 189; C S N T : 62; StSS I: 62) PAUPEROS >paperos (CSP: 34, 37, 38, 65, 297; PAPERTATE e giä attestato in iscrizioni latine: C G L VI: 25741) AUT > a (CSP: 358; Meyer-Lübke 1902: 4 - 5 ; 1972: III: §213: rum. au; M. Sala 1976: 209).

26.1.4. Metatesi vocalica e consonantica di R. Uno dei fenomeni consonantici piü caratteristici di tutte le parlate sarde, che spicca per precocitä e diffusione, e la metatesi vocalica e di R-implicata (che trattiamo assieme per motivi pratici). II fenomeno e attestato sin dalle prime documentazioni scritte:

61

1.

vocalica: MAGISTER > mastriu (CSP: 31; D E S II: 87), COMUNIS > cumone (Hofmann 1885: 54), Ugolino > Ogulino (Meyer-Lübke 1902: 19); mod. camp, SARTAGINE > /sartänia/ , MALE HABITUS > /maladiu/ (Wagner 1907: 27)

2.

di R-: TERMEN > tremen ( C L : X X X I I ) , TORMENTU > tromentu ( C L : X), PIGRU > pngu (CSP: 4), privu (CSMB: 1 1 ) , CAPRA > craba ( C L : X X I X ) , FEBR(U)ARIU > frevariu ( C S M B : 206), freargiu ( C L : 168, StSS: 147; C C : o)

Leumann (1977: 73), Väänänen (1975: 76-77), Iordan-M. Manea (1974: 185-186).

68

Gli effetti della metatesi della vibrante sulla struttura sillabica dei lessemi sono molteplici: essa puo creare, ad es., nuove sequenze sillabiche (v. Loi Corvetto 1979-80: 109: FABRU > /fräu/; inoltre, INTEGRU > /intreu/) ο ridimensionare i segmenti consonantici interni (generando ad es., fonemi lunghi ο geminati, che normalmente verrebbero leniti: COLLOCARE: /krokkai/: Hofmann 1885: 1 1 6 - 1 1 8 ; Wagner 1907: 64-65; 1941: §420). Come abbiamo giä insinüato altrove (Blasco 1983: § 266), la tendenza ad eliminare la vibrante in posizione implosiva e osservabile nelle aree romanze meno evolute ο piü arcaiche.62 26.2 Ii sistema consonantico del sardo antico. Malgrado le sostanziali divergenze seriori tra i diasistemi log. e camp. ant. originatesi in seguito all'intrusione pisana, dalle prime documentazioni pervenuteci emerge un quadro solidario ed organico delle rispettive evoluzioni consonantiche sd. £ possibile, percio, postulare il seguente diasistema consonantico del sd. ant.:

CONSONANTI

BILABIALI LABIODENTALI INTERDENTALI



DENTALI

.

ALVEOLARI

Approssimanti vibranti laterali nasali

POSTALVEOLARI sd. (RETROFLESSE) son. MEDIOPALATALI VELARI

,

son. sd. son. sd. son. sd. son. sd. . , ... son. /r/-/r/

son. sd. son.

Fricative Affricate piatte solcate

.

Occlusive

^

/m /

/ b/ /{/ /th/ /t/ ,,, /a/

/n/

/s/

/l/(>/d/) , ,,

/η / ,,,

/!/

,„,

/γ/

/k/ / g/

Occorre sottolineare che il valore fonematico ipotizzato per alcune delle unitä qui esposte e soltanto suffragato dalla ricostruzione comparativa, data la mancanza di corrispondenza tra il sistema grafico impiegato nei documenti medievali ed il valore reale dei fonemi ivi espressi. £ il caso del suono affricato mediopalatale /y/ (spagn. hierba, yerro, yunqtte, Llorach 1976: 163), che secondo noi si trova all'origine degli esiti di J- e Dj-. Altre volte, e lecito dedurre un tratto pertinente ad un fonema in base agli esiti arcaicizzanti odierni: la sibilante /s/ e realizzata fortemente alveolare in sd. centrale e in 62

It. mer., corso, romanesco, arag., giudeo-spagn., pt., gc., mall., algh.; v. Rohlfs (1937: 88100), Ernst (1970: 114), Melillo (1977: 105), Lapesa (1980: 494), Williams (1962: HI), Rohlfs (1970: 167), Moll (1979: 69). 69

sulcitano, ossia nelle aree dove manca per lo piü l'opposizione di sonorita in posizione intervocalica per -S-. 6 3 Nel caso della geminata lat. - L L - , e in vista degli esiti cacuminali odierni, di retaggio antichissimo, come gia si e sottolineato nel § 6.1.1., e giusto postulare unapronunciaintensa retroflessa (o cerebrale) della liquida, /J/, onde le evoluzioni odierne. 64 Ecco la trattazione particolareggiata delle principali evoluzioni fonetiche dal lat. al sardo antico. 26.2.1. Ii betacismo. La confusione degli esiti tardolat. di Β e V (da -U-) costituisce uno degli episodi piu complessi della linguistica romanza. L a spirante lat. V, sorta dalla fonologizzazione della semivocale classica /W/ (trascritta ancora υ nei documenti coevi greci: Valerius: ουαλέριος) collide sin dal I sec d . C . con gli esiti spirantizzati della B-intervocalica, /b/. La concomitante confusione reciproca dei due esiti {Appendix Probi I X : BACULUS N O N VACLUS; C C X V : VAPULO N O N B A P L O ) intacca anche la posizione iniziale in clausola sintattica (DE VACCA > DEBACCA > /debakka/, Tekavcic 1 9 8 0 : 1 , 1 1 1 ) , onde la necessitä di adottare una soluzione per eliminare le possibili ambiguitä ingeneratesi in posizione iniziale assoluta. La confusione tra Β e V in posizione iniziale e evidenziata dalle frequentissime oscillazioni grafiche documentate nelle iscrizioni africane, italiane meridionali e sarde (Blumenthal 1972:43-45). In sd., come in it. mer. ed iberoromanzo, gc. e parte dei dialetti prov.occt., si e restituita la bilabiale nella posizione iniziale assoluta (Wagner 1941: §§ 1 4 9 - 1 5 1 ; Meyer-Lübke 1902: 24-26; Jungemann 1956: 340-341; Martinet Word V I [1950]: 2 6 - 4 1 ; R . L . Politzer Word V I I I [ 1 9 5 2 ] : 2 1 1 - 2 1 5 ) . Esemplificazione antica: bega < VAICA (CV 1114-20, Solmi 1974: 396) berbeis, bebreche < VERVECE(S) (CV 1 1 1 4 - 2 0 , Solmi 1974: 3 9 5 , StSS: 12V, 24r) bogare < VOCARE (per VACARE; CSMB: 2 5 , 3 3 ; StSS: v. Guarnerio 1 8 9 8 : 1 1 6 ) Birdis < VIR(I)DIS (CSMB: 2 3 ) bocare < VOCE: VOCARE (CSMB: 11) binnias < VINEAS (CSMB: 24) Come in lat. volgare la confusione ed il betacismo potevano darsi dopo liquida (Appendix Probi LXX: ALVEUS NON ALBEUS): serbos ( C S M B : 20), kerbit ( < *QUAERUIT, C S N T : 1,120), bolbit ( < VOLUIT: C S M B : 17). II ripristino di /b/ in posizione iniziale puo awenire ugualmente per estensione del modulo, nei casi in cui l'esito univoco delle varianti deboli delle occlusive sonore iniziali sia 0 , e per ipercorrettismo, in voci sprowiste di consonante iniziale: e il noto caso del Β-eufonico sd. (Wagner 1941: § 3 7 5 - 3 7 6 ; Weinrich 1969: 99; Liidtke 1953: 420): /besträle/, GUSTARE > bustare, GENERU > /benneru/, GATTU > /battu/; inoltre, EXIRE, OCCIDERE, STARE > /bessire/, arc. /battuker/, /bokkire/ e /bocci(ri)/, /bistare/. DEXTRALE >

Wagner (1941: §163); Virdis (1978: 61): e un tratto che collega il sd. a certi dialetti it. mer. ed al friulano, all'iberoromanzo, al gc. e a certi dialetti prov. dell'Auvergne (Jungemann 1956: 70). *"< v. riassunto in Rohlfs (1937: 40; 1970a: 154), Bee (1970: 1,523-524). La grafia delle CV riflette, probabilmente, la realizzazione retroflessa della geminata, mentre i testi seriori (Sinodo di Ottana 1475; SPS: 228-289: icudu ECCU ILLU) denunciano la soluzione odierna /dd/ (Wagner 1941: §347).

70

26.2.2. La sonorizzazione delle sorde intervocaliche e il problema delle geminate. Abbiamo giä accennato nei §§ precedenti i motivi che ci spingono ad attribuire all'influsso pisano il processo della lenizione sarda, e che possono essere compendiati nei due punti seguenti: 1)

Gli esiti sonorizzati (o spirantizzati) delle occlusive intervocaliche compaiono con frequente ricorrenza nelle C V cagliaritane e nella i 1 parte degli StSS (capitoli: 39— 64), ma mancano nei testi log. coevi e successivi sino al sec. X V I (Hofmann 1 8 8 5 : 8 5 , 92 e 101; Franceschi 1969: 5 7 - 5 8 ; Wartburg 1971: 4 1 - 4 3 )

2)

La sibilante sorda si mantiene sovente intatta in posizione intervocalica nei dialetti centrali e sulcitani e presenta una realizzazione nettamente alveolare; di fronte a questa situazione, nei resto dei dialetti camp, la sibilante e sonora in posizione intervocalica ed assume la caratteristica pronuncia italiana.

Tuttavia, anche se siamo propensi ad imputare un ruolo attivo al toscano nei cambiamenti che si attuano all'interno del sistema consonantico sardo ant., specie camp., e necessario, altresi, rivedere puntualmente tutta una serie di spostamenti consonantici concatenati, che possono aver coadiuvato indipendentemente il fenomeno della sonorizzazione. £ stato giä osservato giustamente da alcuni linguisti che la correlazione di geminazione interessa in linea di massima i suoni non occlusivi primari: infatti, dalle moderne acquisizioni della fonetica sperimentale si evince una netta tendenza a ridurre l'intensitä delle geminate ed a confonderle spesso con le sorde conservatesi in posizione implosiva (Contini 1968: 42, 45; 362; Lüdtke 1953: 421). Cio potrebbe andar addebitato alia possibile collisione tra le geminate originarie e quelle nuove derivanti da processi diversi, quali: GEMINATE SECONDARIE:

sonore

-QV-, -Gy- > (/p/ >)

/bb/ -/BB/-, -/By/-, -/BJ/-/DD/-, -/Dy/-/PT/-, -/CT/-, -DK/-

sorde

> /pp/ > /«/ > /kk/

Ecco alcuni esempi emblematici: /bb,/: abba ( C S P : 229), eba, ebbas ( C S P : 188; C L : 120) /pp,/: appate ( C S P : 194), appatissa ( C S P : 2, 8), sap{p)atu (StSS I: 100, 160; StCast: 60; Meyer-Lübke 1902: 35); HABUI > appi ( C S P : 40), DEBEAM > deppiat ( C L : X X X I ) ; spagn. aburrir: /appurire/ (Wagner 1922: 263) /tt,/: ADDUCERE > battuger ( C S P : 98; C S N T : 313), QUID DEUS > gitteu ( C S P : 205), kiteu ( C S M B : 178), CREDUI + -ITU > cretti(d)u ( C L V: 2 3 ; StSS: 77; Hofmann 1885: 148) /kk,/: AD CAUDA > mod. /akkoa/, AD + cat. ant. conhortar: /akkonortare/

Con la creazione di una nuova serie di geminate sorde le antiche doppie si scempiano e vanno a collidere con le occlusive sorde, secondo quanto mostra il quadro seguente (es. per le labiali): - B B - > /pp,/ - P P , - > /p,/

A questo punto e chiara la reazione a catena che consegue al passo anteriore: la degeminazione comporta la sonorizzazione delle occlusive sorde che diventano sonore, e queste ultime a loro volta si spirantizzano (potendo giungere sino al dileguo):

71

ι)

-Ρ- > / V -Β- > /b/

ζ)

-Ρ- > /b,/ > t b j -Β- > / V >

0

I quattro fenomeni qui esposti e messi in relazione strutturale ( i : creazione di nuove geminate; 2: degeminazione delle originarie doppie; 3: sonorizzazione; 4: spirantizzazione e dileguo) spiegano in parte gli esiti riscontrati in sd. moderno. C o n t r o quest'ipotesi strutturalista stanno la cronologia assoluta e la distribuzione areale degli esiti spirantizzati/sonorizzati, che ricorrono soltanto a partire dai sec. X I - X I I (mentre la sonorizzazione spontanea romanza occidentale e attestata sin dal V sec. d . C . ) e sono specialmente circoscritti all'area camp., maggiormente esposta all'influsso pisano. O f f r i a m o in seguito un elenco rappresentativo dei fenomeni qui esposti in epoca antica: ι : Conservazione delle sorde intervocaliche. -P-

> paperos PURA

-Τ-K-

PAUPEROS ( C S P : 3 4 ) , piscopu

(StSS:

45V, 5IR;

SPS:

( C S P : 3 3 ) , kenapura

e quenapura

< C(O)ENA

1 7 9 , 180)

(CSP: 2 0 4 ) , frate (StSS: 30V, 63V, 66r),fratile (StSS: 66r), meta (StSS: 2 3 V ) (CSP: 1), plakendeli (CSP: 1), lucher (nuc.ERE: StSS: 14V, 2ον), battuker (ADCSP: 1 ) , berbeche (StSS: ijv), precontu (StSS: 381-, 4OR)

> boluntate > iudike DUCERE:

2: Sonorizzazione e/o spirantizzazione. -P- > -/b/-: Gli esempi sono rari sino alia CL: abis < APES (CL: XIV), cub a. < CUPA (CL: XLII),pobillos < PUPILLOS (CL: XIII) -T- > -/d/-: FRATES > frades (CV 1 0 7 0 - 8 0 , Solmi 1 9 7 4 : 3 9 3 ) , fradis (CV 1 1 2 1 - 2 9 , Solmi 1 9 7 4 : y)·/), frade (CSMB: 5 t ) , fradij (CV ii40ca., Solmi 1 9 7 4 : 3 9 9 ; C C : 1 6 ' ) ; NEPOTE > nebodi

( C L : V ) , nebode

( C C : 2 1 ) ; aiudu

( C L : I V ) , capudanni

< CAPUT ANNI

(CL:

XIV), ladus (CL: XLVI; SPS: 8 7 , 9 1 ) , strada (CL: VI), edadi (CL: XXX),fudi (FU(I)T, + -E paragogica, CSMB: j t ) , f i n i d u (CC: o) -K- > /g/: Gli esempi sono copiosi nelle aree camp, ed arborense; tuttavia, un primo es. ricorre gia indipendentemente nel CSP (:^dessa gruke < DE IPSA CRUCE), e permette d'ipotizzare una precoce sonorizzazione delle occlusive nei nessi con vibrante. Inoltre: VAICA > bega (CV 1 1 4 0 - 2 0 , Solmi 1 9 7 4 : 3 9 5 ) ; VERVECE(S): berbegis (CV 1 1 2 1 - 2 9 , Solmi 1 9 7 4 : 3 9 7 - 8 ) , berbegues (CSMB: 2 0 t ) , berbegbi (CL: 4 4 ) ; f e g i (FECI: CSMB: •,ι), fagber (SPS: 9 , 1 3 , n),fagemus (CSMB: 1 7 t ) ; p a g h i (CL: V ) , d e g h i (CL: 5 4 ) , f o g u ( C L : $8), vighinu

( C L : 1 7 8 ) , fidighos

(SPS: 2 8 7 ) , clausola smtzlticz:

donigellu

pegus

degercu

(CV

( < DE Q(U)ERCU,

3: Palatalizzazione. -K- > - / z / - - . a x i n a (ACINA, CL: XLVII), 4: Dileguo. - K - > 0 : VERVECES (CSMB: 73)

> berbeis

( < FITICU: S P S : 4 ) , innoge ( < IN HOQUE S P S : 5 5),

1070-80,

(CV

cruxi

1114-20,

Solmi 1 9 7 4 : 3 9 5 ) , segali (idem.: 3 9 4 ) . In CSMB: }g),suguali(< IPSU QUALE, Β : 2 4 )

(CL: XX), Solmi

boxi (VOCE,

CL: III)

1 9 7 4 : 3 9 6 ) ; PRO QUID DEU >

proiteu

j : Spirantizzazione/dileguo delle occlusive sonore. Oltre agli esempi con sonora dileguata, ricorrono alcuni casi con restituzione seriore di sonora antiiatica, che postulano una fase 0 : paragula (CSP: 2 0 ) , gulpe (VULPE, CSNT: 1 , 1 3 0 ) , coniuues (CONIUGES, CSP: 2 3 ) , iuvu (IUGU, CSMB: %),frevariu (FEBRUARIU, CSMB: 85t), iverru (HIBERNU, CSMB: 5), gollire (BULLIRE, StSS: XVIII) -B/V-: laom (CC: 3), santu gaini (SANCTU GAVINI, C C : 4), aet (CSMB: 2c), ue (UBI, CSMB: 3g), cuabat (CUBABAT, CSMB: 63), fraigare (FABRICARE, CSMB: 74), lieros 72

( C L : ίο), bo is (VOBIS, C L : $ 2 ) , ierru leare (LEVARE, StSS: 2 1 7 , 2 4 0 )

(HIBERNU,

CL:

192),

iaorare (lauru, StSS:

70V),

-D-: badu (CSP: 4; SPS: 162, 331), bau (CSMB: 3g),pee (CL: 38; CSMB: 17), meidadi (B: 4 4 ) , deit (CSMB: 10), coha ( C L : 14), bjere (VIDERE, C L : X X X V ) , juigu (IUDICE, C L : I), mejghu (MEDICU, C L : VI), ochjere (OCCIDERE, C L : X I I I ) - G - : mastriu (MAGISTER + metatesi, C S P : 3 1 ) , nigellas (CSP: 1 4 0 ) , agustu (B: 5 1 ) , austo (B: 44), austi (B: 58). 26.2.3. La palatalizzazione delle occlusive velari in sardo. Anche per la palatalizzazione delle velari dinanzi alle vocali anteriori siamo propensi ad ammettere influsso esogeno: infatti, i seguenti motivi rafforzano questa ipotesi: 1) 2)

3)

La cronologia relativa della palatalizzazione nel campidanese, in comparazione con il resto delle lingue romanze Le affinita strutturali tra il modello sud-barbaricino e quelli friulano, rumeno ed italiano meridionale, che postulano una situazione arcaica recenziore rispetto a quella logudorese e diversa da quella campidanese I resti lessicali che presentano l'assenza di palatalizzazione in camp., e che corrispondono, per lo piü, a unitä lessicali prive di equivalenze toscane.

Le motivazioni qui riportate sono state giä avanzate e difese ripetutamente con successo dallo stesso Wagner (1939-40: 108-109; I94l: § § I I I - I I 3 ; A S N S [1925]: 99;inoltre Meyer-Lübke 1890:93; 1902: 33;Hofmann 1885:91—95). Sono irrilevanti a questo riguardo le considerazioni svolte da Virdis (1983: X X V I I - X X X ) circa l'impossibilitä di postulare una realizzazione velare per Ke, i ant., in vista dei molteplici esiti odierni e delle grafie anomale dei Condaghi (GEN E R U > ieneru CSP: 344; CSNT: 2 8 ; A D D U C E R F . > battuier CSP: 79; mod. arborense /genna/ C I E N U A ; v.Wagner 1939-40:113-114): e infatti assodato ormai che leinnovazioni non si attuano in modalitä coerenti sul piano areale, e che il loro grado di penetrazione e dipendente dalle condizioni preesistenti nei diasistemi corrispondenti: «Superstratwirkungen vollziehen sich ja an bestehenden Sprachsystemen. Ihr Niederschlag ist daher in jedem Sektor eines gegebenen Sprachsystems die Resultierende aus den Kräften dieses Systems und den Kräften des Superstratsystems» (G. Hilty R F L X X X V I I [1975/3):

421-422).

Se la palatalizzazione nell'Ogliastra, ad es., ha raggiunto soltanto l'esito affricato in posizione intervocalica ( C R U C E > /krugi/), a differenza dell'esito comune fricativo camp, (/krüzi/), cio non puö essere considerato un fatto a se, ma s'inquadra nelle strutture caratteristiche di un diasistema diverso (dove anche -Tj- non evolve, come nel resto del camp., in /ts/, ma in -/ss/-, -/Lj/- da /Γ/ ο /lg/ ecc.; v. Wagner 1907: 76). Per quanto attiene agli esiti anomali addotti dal Virdis, e da rammentare che giä Meyer-Lübke (1972: I,§62o) e Wagner (1907: 31 e 33; 1941: §377) hanno sottolineato la molteplicitä di esiti che derivano dalla labilita delle occlusive sonore iniziali in clausola sintattica (donde, inoltre, /gäi/ per /däi/ D A R E , /yukere/ per /dükere/ D U C E R E ecc.), ma il fenomeno di confusione puö ubbidire in questo caso anche a semplici attrazioni analogiche (come quelle affini riportate dal Giannelli per il pisano: /diäcco/ , /gieci/ ; Massa: /dianda/ , v. 1976: 45, 70). 73

Gli esiti palatalizzati riportati prima per /K e, i/ nella C L (cruxi, boxi) ci dänno la misura dell'innovazione toscana e della sua diffusione in area camp.: l'Arborea ed il Campidano centro-mer. sono investiti da un esito univoco e risalente alia proporzione (per la pronuncia toscana v. ora Tuttle 1979: 96-97): •

camp. ant. / n u e i / pisano

/nose/

• c a m p . sec. X I

/ηύζί/

Dato lo stretto collegamento tra le due entitä ant. questa corrispondenza non sorprende. Contrariamente a ciö, la diversitä di esiti riscontrabili nell'Ogliastra e nella Barbagia mer. si addice ad una minor penetrazione toscana e ad un conflitto tra le strutture caratteristiche dei due diasistemi e quelle pisane. Per quanto riguarda la cronologia relativa della palatalizzazione camp., si noti che essa ha dovuto agire piu lentamente della sonorizzazione, inquantoche sfuggono a questo processo le voci attestate con dileguo della sorda intervocalica (berbeis, proiteu): cio potrebbe anche star a indicare che la lenizione delle sorde era giä stata awiata (e conclusa nei casi riportati) prima dell'arrivo dei Pisani. 26.2.4. L'evoluzione di QW e GW. Tra i fenomeni fonetici piu caratteristici del sd. spicca il trattamento dei nessi /QW/ e /GW/, che si risolvono in /p/ e /bb/, e mostrano stretti parallelismi con i fatti rumeni. Il processo evolutivo di questi due nessi, escluse a priori le teorie sostratiste (Giacalone Ramat 1969: 681-700 e ivi bibliografia), confutate definitivamente dalla limpida analisi del Paulis (1981: specie 93-97), puo essere compendiato nelle fasi seguenti: 1)

II nesso K w (di struttura sillabica: C C V ) si semplifica in volgare (struttura:

CV)

d a n d o / k / + / w / (Posner 1 9 7 9 : 3 7 ; M . Sala 1 9 7 6 : 48). Parimenti, G w > / g w / . 2)

In posizione iniziale e postconsonantica il nesso / k w / evolve in / p / , c o m e in r u m e no. E c c o alcuni esempi per ambedue le lingue, dove l'elemento labiale si e r a f f o r z a to: sardo: COAGULARE >

/padzäre/

QUADRULA >

/pärdula/

(Wagner 1 9 2 1 : 64)

QUINTANA >

/pintäna/

ARQUATUS >

/arpäu/

SQUILLA >

/spidda/

rumeno:

3)

ADAQUARE >

/adäpa/

AQUA >

/ apä/

EQUA >

/iapä/

QUATTUOR >

/patru/

QUADRAGESIMA >

/päresimi/

sandhi, la sorda si e digraAnlautsonorisierung «sono-

N e l l e voci piü correnti, e percio m a g g i o r m e n t e sottese a data in sonora (il processo e stato battezzato col termine r i z z a z i o n e iniziale>, F i g g e 1 9 6 6 ) : QUADRAGINTA >

/baränta/

QUADRONE >

/bardone/

QUACTILE >

/battile/

/kere(re)/, QUERCUS > /kerku/, QUISQUILLIAE > /kiskidza/ sd. /komente/, it. come, spagn. como QUOD: > veglioto /ko/, rum. /cä/, it. ant. /ko/ 75

QUO:

> sd. ant./kko/

*SEQUONDOS:

> lat. SECUNDUS ( L e u m a n n 1 9 7 7 : 1 5 0 e 3 3 1 )

£ probabile che l'innovazione si sia irradiata dalla congiunzione QUOD, dati i punti di contatto con i morfemi suppletivi QUIA e QUID nel campo delle completive, onde: QUIA > /ka/, QUID > /ki/, e per estensione del modulo: QUALIS >

sd./kale/

QUEM>

sd./ken/

QUANDO >

/kando/

QUAERERE >

/kere(re)/

QUANTU >

/kantu/

QUERCUS >

/kerku/

>/kaziddu/ QuisQuiLiAE > /kiskidza/ USQUE AD > ant. uske, uska QUIS(QUE)> ant. kis (CSMB: 100; Meyer-Lübke 1902:41) ALiQUis > alikis QUID DEU > kiteu

QUASILLIUM

Per quanto riguarda la cronologia relativa, il cambiamento e giä attestato a Pompei (le cui iscrizioni sono non piu tardi dell'anno 79): QUETI = QUIETI (Väänänen 1975: 87), e piü largamente ne\\' Appendix Probi (verso il 300): COQUI N O N COCI ecc. (Grandgent 1976: i24;Tekavcic 1980: 1 , 1 1 6 ; Lausberg 1967: I I , § § 3 4 4 345; Pulgram 1978: 256). Infine, e lecito ricordare che alcuni italianismi di origine germanica hanno conosciuto lo stesso trattamento delle voci autoctone: it. ant. aguaitare > /abbaidare/, guardare > /bardäre/. Inoltre, si noti lo sviluppo anomalo gia accennato di QUOTTIDIANUS > /fettiänu/, che implica la confusione tra la labiale iniziale ( / Ρ / Ο /b/) e la labiodentale.

26.2.5. L'evoluzione di I- e D j - in sardo.

Sin dal 1° sec. d . C . lo yod iniziale e la

sequenza D + /y/- venivano trattati in modo simile, probabilmente come suoni affricati ο fricativi mediopalatali (Väänänen 1975: 95; Μ. Sala 1976: 127; Lausberg 1967: II, 16-17), lyl strati a Pompei

0

/y/, donde derivavano fonemi palatali ο assibilati, giä regi-

(IANUARIO, DIABOLUS >

Zanuario,

Zabolus;

CO(N)IUGI >

codiugi;

sul piano fisiologico il passaggio della semivocale alia palatale implica un rafforzamento, un'elevazione della lingua verso ilpalato: v. Straka 1961/1: 135-136). L'evoluzione seriore sarda (con riscontri romanzi) qui schematizzata, I-, DI-

>

/y/o/y/

>

1./g/

i./dz/

puo ancora essere osservata e confrontata con quella odierna spagn. descritta da Navarro Tomas (1974: 126-130) e Alarcos Llorach (1976: 155). All'effetto palatalizzante della semivocale iniziale va imputato, con tutta probabilitä, il mutamento IÄ- > I E - in latino imperiale (attestato e IENUARIUS per IANUARIUS; in Palladio compare T R E i E C T u s per TRAIECTUS, e nel C I L II: 3125 si ha DIENIENSIS, derivato daDiÄNiUM; v. Svennung 1934: 114; Leumann 1977: $4). Come hanno presupposto Wagner (1928: 6 - 7 e carta 1) e Lausberg (1967: II, §332) il cambiamento IA > I E - costituisce uno strato seriore venutosi ad incontrare nel Logudoro con quello originario conservativo I A - : a dimostrarlo stanno i fatti seguenti: 1)

76

La conservazione della vocale etimologica negli esiti ant. e mod. log., di fronte alle soluzioni piü moderne del camp. ant. e mod. (Wagner 1907: 10):

IANUA > janna (CSP: 205, 367) jenna (CV 1114-20, Solmi 1974: 396; C L : 46: in gienna) IACCA > iaca (CSP: 385; C S N T : 73; C S M B : 2a) IECCA > jecca (CV IX: 2; DES I: 76) IAN(U)ARIU > ianargiu (StSS: iov, jov; Hofmann 1885: 38) IEN(U)ARIU > camp. mod. /gennärgu/ (DES I: 708) IENUA >

2)

L'adeguamento della nuova sequenza IE- alia serie con la velare G + e- in log., onde le frequentissime confusioni ulteriori tra gli allofoni di /y/, /dz/ e /g/ e la velare sonora (o esiti sostitutivi derivanti dal trattamento in sandhi): IAN(U)ARIU > /yannäriu/, /yannärdzu/, ma IEN(U)ARIU > /gennärdzu/, /bennärdzu/. Le oscillazioni in queste coppie, con scambi reciproci di esiti, possono essere all'origine di altri fenomeni simili in voci con IE- etimologica: IENIPERU (per IUNIPERUS) > log. /giniperu/, /tsinniberu/ IECTARE (per IACTARE) > log. /gettäre/, /bettäre/, /gettäre/ DUCERE > iucher (CSNT: 114)

3)

La lenta espansione nel tempo e nello spazio della nuova soluzione IE-, attestata dapprima nelle CV, ma ancora estranea ai dialetti arborensi della CSMB (iaca), e fino ad oggi ignota nella Barbagia mer. (Läconi: /gennäggu/, esito di compromesso originatosi dal conflitto tra IA- e IE-).

26.2.6. I nessi N , R , L 4- /y/.

I tre nessi qui analizzati condividono un tratto

comune: la progressiva palatalizzazione del primo elemento per influsso del secondo; probabilmente occorrerä postulare un fonema mediopalatale affricato /γ/ come secondo costituente dei nessi trattati, dal quale possono svilupparsi i molteplici esiti seriori: N , L , R + /y/

>

/n,l,r/ + /y/

>

/ng/ /rg/

> /ng/ > /rg/

> /ndz/ > /rdz/ >/rz/

/lg/

> /lg/ > /IT/

> /gg/ > /ll/ >/dd/

> Iii

Alcune grafie dei testi ant. fanno pensare che, almeno per - L j - , il fonema-base /γ/ aveva assorbito l'elemento precedente: MULIERE >

muiere (CSP: 28; CSMB: 27t);

FILIU, FILIOS >

fiio,fiiu

(CSMB: 8t, 13), fiios

(CSP: 28). Un solido indizio circa il valore da annettere a queste grafie si evince dagli esiti alternativi forniti dala C S M B : mugieri

MULIERE:

muiere

(27t), mughere

(9t),

mugere,

(27t, 14t).

Ii grafema -gh- sta a indicare una confusione con la velare e, percio, giustifica la pronuncia originaria /y/ del nesso intervocalico, come nei casi indicati per I E - . Dall'altra parte, le grafie -gie-

e -ge-,

di fronte a quelle stabili del C S P

(-ie-),

evidenziano l'intrusione progressiva di esiti palatalizzati, largamente attestati poi nei testi camp, e arborensi seriori. Ecco un quadro riassuntivo degli esiti ant. di -Lj-: -Lj- > i: muiere (CSP: 28), fiios (CSP: 28), fiiu (CSMB: 13), aienu < ALIENU ( C S N T II: 1 1 ; C S M B : 28ε), meius < MELIUS (CSMB: 42t): valore annesso / Y /

77

ge, gl·. mugere (CSMB: 27t), mugeri (CL: 16), mengius (CL: 11), consigiu (CL: 11) figios

( C L : 1 4 a ) , f i g i a ( C C : 12): valore annesso: /g/

lh bollu

bollant ( C V X X : 2), ballat < v a l e a t ( C L : 26 Wagner 1941: § 2 3 3 ) : valore annesso: /ll/

< VOLEO ( C V X X I : 4),

accanto a bagia,

Sul piano diacronico offre una certa difficolta l'esito camp. /II/; tuttavia, tenendo conto dei riscontri in aree conflittive e intermedie tra soluzioni diverse, e lecito desumere che /ll/ e sorto come reazione di compromesso tra le nuove pronunce toscane (Rohlfs 1972:1,§280) e quelle autoctone sarde (/y/ > /g/, parzialmente /lg/ ο /lg/ come nell'Ogliastra), ma non si puo escludere nemmeno un influsso depalatalizzante della L-campidanese, fortemente velare (di fronte alia realizzazione postdentale non-grave log.; Virdis 1978: 56; 1983: X X X I I I X X X V ) . A riprova di quanto si e detto stanno le condizioni analoghe corse analizzate limpidamente da Matteo Melillo. 65 Per - N j - e - R j - gli esiti ant. /ny/, /ry/ si sciolsero rapidamente in /ng/ e /rg/, come si evince dalle attestazioni log. ant. e dai prestiti sd. nell'algherese (Blasco 1983: § 279 e ivi bibliografia), non senza lasciare, tuttavia, dei resti della situazione arcaica: /n'n'/ e /ry/ (Wagner 1907: 58—59; 1939-40: 116-117; I 9 4 I : § § 2 2 9 e 2 39)· Ecco alcuni esempi della situazione medievale: -NI- >ni: uinia (CSP: 54), binnias (CSMB: 141), binia (CSMB: 45), cuniada (CSMB: 45): valore annesso: /ny/, /n'n'/

>ngi: bingia(s) (CSMB: 26; CC: 8), mungia (CSMB: 104), bengiant (CSMB: 10): valore annesso: /ng/ -RI- > n:

ariola (CSP, C S N T , C S M B , C V ; Wagner 1941: §239), sueriu

rgi: corgiu, corgios ( C S M B : 120,122), morgiat ( C L : II: 3), pargiat

< pareat (CL:

X X I I I ) : valore annesso: /rg/.

26.2.7. I nessi - C j - e -Tj-. I due nessi qui trattati si risolvono in quasi tutte le lingue romanze in modo univoco, confluendo giä sin dal II sec. d . C . in un fonema affricato dentale /tts/ (Crescentsianus, Vincentzus, tersio: Väänänen 1975: 98; Rohlfs 1972: 1,5289; Lausberg 1967: II,§§453 e 467-468; M. Sala 1976: 120; Straka 1965: 146; Pulgram 1978: 246). La situazione in sd. ant. e stata giä trattata approfonditamente dal MeyerLübke (1902: 22—24) e dal Wagner (1941: §§ 168-171): nella lingua dei Condaghi e delle Carte tutti e due i nessi si fondono in un esito comune maggioritario /th/, la cui realizzazione si accosterebbe a quella dello spagn. odierno ζ (fricativa interdentale sorda, simile a /th/ in ingl. third, truth), benche gli esiti seriori spingano a postulare una realizzazione affricata (Meyer-Lübke 1902: 24; Wagner 1907: 4 8 56; 1941: §168; Pellis BALI I [1934]: 56-61), dalla quale deriverebbero /th/ per semplificazione e /tt/ per assimilazione regressiva, sviluppandosi ulteriormente un allofono /ts/ ο /dz/ (onde, poi, per perdita dell'elemento dentale /ss/ nella zona di Seüi, v. Wagner 1907: 49). Un altro allofono /c/ (caratteristico del Melillo (1977: 95-96), A L E I C : 678, 1290; l'esito /ll/ all'Isoläccio di Fiumorbo si trova in una zona ristretta e confinante con aree con / I T / e /dd/, /g/.

78

Sulcis: Wagner 1907: 49) potrebbe indicare una differenziazione di pronuncia a seconda delle vocali toniche che seguivano il nesso originario (cfr. rum., dove si ha /ts/ davanti a /ia/, /ie/ e /c/ davanti a /io/, /iu/: socius, INALTIARE > sot, inälta, contro URCEOLUS, "'FETIOLUS > urctor, fecior) e estensione seriore. Riguardo la distribuzione areale, si noti che nei testi camp, ricorre sin dall'inizio l'esito assibilato /tts/, reso dalla grafia z/c, che si espande, probabilmente per influsso toscano, rapidamente, raggiungendo nel sec. XII PArborea (come consegue dalla scripta della C A e del CSMB). Ecco alcuni esempi: -CI-, -TI- >th:fatho (CSP: 420), pathu (CSP: 62), platha (CSP: 230), borthe, gia accanto a borze (CSNT: 1,154 e 263) >z: fazo (CV 1085, Solmi 1974: 421; CSMB: 131), brazzu ( C L : 30), prezu (CSMB: 181), cabiza < CAPITIA (CSMB: 20).

27. M o r f o s i n t a s s i del s a r d o a n t i c o Tratteremo nei seguenti §§ quell'insieme di strutture grammaticali che piü contraddistinguono le lingue tra di loro e che perciö acquistano rilevanza topologic a l la morfosintassi del sardo antico. Per motivi di chiarezza ed economia suddividiamo la trattazione morfosintattica nei seguenti punti: (1) il sostantivo e l'aggettivo; (2) i determinanti del sostantivo; (3) aggettivi e sostituenti relativi ed interrogativi; (4) sostituenti personali; (5) i numerali; (6) il verbo; (7) determinanti del verbo: awerbi, sostituenti lessicali, affini; (8) preposizioni; (9) l'asseveramento; (10) frase e periodo. 27.1.

II sostantivo e l'aggettivo

27.1.1. Sguardo evolutivo. I cambiamenti tipologici che investono l'assetto della struttura grammaticale classica possono essere compendiati nei punti seguenti, strettamente correlati tra di loro. 1) Lo sfaldamento della declinazione latina 2) La tendenza all'analitico e alia predeterminazione.

La trasformazione del sistema sintetico e postdeterminante caratteristico del lat. nel tipo tradizionalmente chiamato analitico e predeterminante e preannunciata gia nel II sec. d. C. con la crisi dell'ablativo e la progressiva indistinzione dell'accusativo. La sostituzione dell'ablativo semplice con sintagmi preposizionali, fenomeno che affiora giä nell'etä arcaica nel complemento di modo, di tempo e di mezzo (Catone, Catullo), acquista tra il 1° ed il II 0 sec. dei connotati qualitativi ulteriori consistenti nell'impiego assoluto dell'accusativo dopo le preposizioni che prima richiedevano reggenza ablativale (Hofmann J . B . 1977: 32-33; Petersmann 1977: 62; Durante 1981: 34). 66

Per il ruolo preminente assegnato alia morfosintassi nell'ambito degli studi tipologici v. le osservazioni di Antinucci (1977), Bynon (1981), Crystal (1977: 200), Durante (1981), Ineichen (1979), Lehmann (1974), Li (1975), Lyons (1975: 96-115), Matthews (in Lyons 1975: 98), Ramat (1976).

79

Risale al lat. di Egitto una delle testimonianze piü sincere della tradizione volgare: l'accusativo attributo posposto all'oggetto e in funzione appositiva elimina la sua marca flessionale in quanto ridondante, e percio contraria all'economia del linguaggio. II fenomeno non testimonia ancora l'indistinzione dei casi retti, ma postula una nuova organizzazione della frase, in cui lo status sintattico dei costituenti nominali e desumibile dalla posizione che occupano e non dalla loro marca morfologica. Contribuiscono ad acuire il divario tra i nuovi assetti strutturali e il tradizionale sistema sintetico, la frequente omissione della -M (largamente documentata a Pompei e che va addebitata ad un indebolimento articolatorio della nasale finale), che favorisce il sincretismo formale tra casi diversi, il livellamento degli imparisillabi in un caso unico, testimoniato in una defixio africana che si giudica non posteriore al II sec., nonche l'estensione, per motivi affettivi, del modulo analitico, il quale era, sul piano lineare, piü trasparente. 67 I fatti evolutivi qui delineati si determinano con ritmo lentissimo, tranne che negli ultimi secoli (IV-VI), e non sempre secondo una traiettoria continua, ma l'aggregazione dei mutamenti strutturali configura attorno al VI sec. un tipo di organizzazione grammaticale nettamente diversa dal lat. arcaico e classico: la graduale perdita dei flettivi e la concomitante riduzione dei casi (la declinazione bicasuale fr. e prov. ant. e quella rumena, contraddistinta dalla fusione del genitivo col dativo, riflettono una fase intermedia piü duratura della tendenza a creare un morfema unico) promuovono lo scardinamento della condizione di rigida compattezza che vige nella sintassi lat. classica, e favoriscono nuove regole d'identificazione delle marche flessionali. II nuovo tipo di struttura, analitico, si rivela piü economico (inquantoche diverse funzioni sono ora compendiate in un'unica preposizione) e si caratterizza per la tendenza alPordinamento piü trasparente dei costituenti della frase. 68 27.1.2. Le classi flessionali e i casi. Una delle conseguenze dell'evoluzione prima delineata e la riduzione delle declinazioni, dei casi e dei generi latini: in linea di massima si affermano i seguenti cambiamenti:

67

1)

Il neutro scompare (salvo in rum.), in quanto funzione

2)

Dai 6 casi lat. (il vocativo accusava segni di decadenza sin dai testi pompeiani e si conserva, forse per influsso slavo, in rum.), e attraverso una fase tricasuale (pronominale ancora) e bicasuale (retto = nominativo - obliquo = accusativo) si e generalizzato un caso unico, che corrisponde per lo piü all'accusativo latino

Renzi (1980: 74-76), Vidos (1975: 221), Tekavcic (1980: 0,30-31), Kuen (1970: 82-83): il dativo ed il genitivo sono sostituiti da AD e DE+ accusativo corrispettivamente, anche se l'impiego di DE e EX+ lessema al posto del Genetivus partitivus era evenienza abituale sin dall'etä arcaica (v. Thes. V, 1,56; 2,1114; Schrijnen-Mohrmann 1936: I, j8, 261; Meyer Lübke 1972:111,55; HofmannJ.B. 1977: 58-59). Kuen (1970: 85): Streben nach leichtverständlicher Anordnung-, Bally (sequence anticipatrice > sequence progressive·, l'anteposizione dello specificando alio specificato Ο DETERMINANS, cioe del termine generale a quello particolare, permette una piü rapida decodificazione deH'informazione convogliata dai singoli costituenti). 80

3)

Le 5 declinazioni lat. si riducono a 3 in seguito a molteplici spostamenti (la IV a lat. si fonde con la II a , la V a con la Γ).

II protosistema romanzo delle classi flessionali puo essere schematizzato come segue: classi: class.

volg.

class.

volg.

class.

volg.

nominativo

TERRA

terra

CABALLUS

caballo

PANIS

pane

accusativo

TERRAM

terra

CABALLUM

caballo

PANEM

pane

genitivo

TERRAE

de terra

dativo

TERRAE

a terra

CABALLO

a caballo

PANI

a pane

ablativo

TERRA

in terra

CABALLO

in c a b a l l o

PANE

conpane

CABALLI

de caballo

PANIS

de pane

II sistema degli aggettivi lat. presenta una evoluzione simile: la terza classe (ACER, FORTis, VELOX) e attratta per lo piü dal tipo BONUS, -A, e i rimanenti abbandonano la distinzione fra i tre generi e quella tra animato ed inanimato; infine, tutte le forme conoscono un livellamento e si cristallizzano nei tipi: BONUS > BONU B O N A , ACER >

latino:

ACRE:

I a e II a declinazione masch.

fem.

neutro

III 3 declinazione masch. fern,

BONUS

-A

-UM

GRANDIS

TENER

-A

-UM

PRUDENS ACER

volgare:

neutro GRANDE

ACRIS

ACRE

BONUS-BONA ACRE

27.1.3. Caratteristiche del sistema nominale sardo 1)

Sono resti del genitivo lat. /lunis/, /merkuris/, da MARTIS > /märtis/; inoltre, /kabudänni/ CAPUT ANNI (Wagner 1939-40: 130; 1930: 60; Fless.: § 11)

2)

S o n o r e s t i d e l l ' a b l a t i v o : C(O)ENA PURA > / k e n a p u r a / < v e n e r d i > ; NOCTE ISTA >

/not-

testa/ , e i composti con HORA > avestara (CSNT: 48; C S M B : 55a: su corpus (CSMB: 10; SPS: 239) LATUS > latus, ladus (CSP: 140; C C : 12; C L : 178) OPUS > opus, nella locuzione opus tenner (CSP: 3 8) PECTUS >pettus (CL: 24) TEMPUS > tempus (CL: 20; B: 77; SPS: 52; 195; 216) PECUS >pegus (SPS: 287) Al plurale: de impiccare dae chimbi pegus insusu ( C L : 44), di fronte a sos tempos (CL: 180) 81

II nuovo modulo analogico era giä operante, benche saltuariamente, sin dal sec. X I : IIIpecos (CSP: 346), depegos kiant occidere (CSMB: 54a; Wagner Fless.: §7), mod. camp, duspegus de arbei (, Garau 1976: 49) Come in romanzo occd., in seguito alia conservazione del morfema plurale -S, non attecchi in sd. il pi. in -ORA, salvo in rari casi: FRUCTORA (da FRUCTUS, IV a classe: C L : 186 >fructora), mod. /fruttora/ POMORA > Dorgäli: /pümmora/ /pettora/ (Wagner 1930: 110-112; Fless.: §8) Per quanto riguarda i sostantivi in -MEN, essi rispecchiano in sd. una continuazione dell'antico neutro: la -e- (> -Iii- in camp.) mediana va inglobata nella sequenza -/ene/, in cui la vocale finale e paragogica: SANGUEN > sambert ( C L : 38) TERMEN > termen (CI: 70) NOMEN > nomen ( C L : 120), 50s nominis ( C L : 170) LEGUMEN > legumen ( C L : 190) AERAMEN > ramen (SPS: 109) Inoltre, bestiamen (SPS: 121, 139), su bestiamini ( C L : 134) Per /famine/, /omine/ occorre postulare, tuttavia, una base obliqua in -INE (Lausberg 1972: III,§646; parimenti ant. polline, incudine, v. Meyer-Lübke 1902: 17; Guriceva 1966: 31) 5)

Alcuni sostantivi conservano il genere etimologico, ο presentano uno spostamento caratteristico: SITIS FICU MANU ACU

> > > >

log. /su zidis/, camp, /su zidi/ saficu alua, safigu (CSP: 145, 364; CSMB: 8ot) in manus mias (CSMB: 10) /agu/ (fem.), come in it. mer. (Rohlfs 1971: 70; AIS: 1539)

Oltre quelli della IV 1 classe, abbiamo: ARBOR

>

fem./arbore/

RES > fem. /areze/ (DES II: 353; D E C L 1 C III: 1094) FRONS > maschile, come in Liguria e Italia mer. (Rohlfs 1971: 48 η. ioo) GATTUS (per CATTUS) > fem. /bättu/, /gättu/ (Wagner Fless.: § 16) Infine, alcuni sostantivi mostrano oscillazioni tra fem. e masch.: DIES

> / s u / e / s a d i e / , NIVE > / s u / e / s a / / n i ( e ) / .

£ degno di osservazione il cambiamento di genere in /(i)steddu/ , che postula u n a b a s e STELU al p o s t o d i STELA - STELLA, e c h e h a r i s c o n t r i i n it. m e r . , c o r s o e c a t .

6)

Si conservano dei neutri fossilizzati in -A, talvolta come collettivi: CAPITA LIGNA SIGNA OSSA CILIA FOLIA CORNA IUGA

> > > > > > > >

, ma accanto a /linnu/ LIGNU

e (AIS: 117)

Un resto dell'arcaica conservazione dei neutri collettivi del tipo PIRA sembra riflettersi nelle forme odierne nuoresi elencate dal Pittau (1972: 69: sa pira , sa mela ) e negli esempi raccolti da Wagner (19 51: 373— 375) e da Meyer-Lübke (1902: 56: CSP: 174:pruna , CSNT: 90: oliba ^liveto, olive>). Un indizio a favore di quest'ipotesi sembra evincersi dal sincretismo formale ulteriore tra e

CC:2o)

CL:2O)

capone (CSP: 219) /porku/

/pudda/ sue (CSNT: i, 23; C S M B : 10)

27.1.4. Le f u n z i o n i del s o s t a n t i v o i n s a r d o .



D a l quadro s o m m a r i o delineato

prima si desume che la f u n z i o n e distintiva dei casi, convogliata p r i m a dai flettivi incorporati al lessema (PATR/S, AQUAE, CABALLOS), si e, quasi totalmente, spostata ai m o r f e m i predeterminanti (DE PATRE, DE AQUA, ILLOS CABALLOS), meccanismo che giä affiora nell'uso suppletivo arcaico lat. delle preposizioni. Q u i ci limitiamo a f o r n i r e u n o sguardo su due f u n z i o n i specifiche: preposizionale

e il

I'accusative

partitive.

27.1.4.1. L'accusativo p r e p o s i z i o n a l e .

L a progressiva erosione dei flettivi saldati

al lessema nel lat. tardo e stata compensata, come giä abbiamo visto, dalla c o n c o mitante riorganizzazione sintattica e da un piü ferreo meccanismo di delimitazione funzionale basato sulla p o s i z i o n e nel sintagma. Q u e s t a n u o v a situazione di rigida compattezza e osservabile in it. standard e fr., dove nominativo ed accusativo sono differenziati dalla posizione sintattica (Pietro ama Maria Marie).

= Pierre

aime

N e l l a maggior parte delle lingue romanze, tuttavia, la necessitä di sotto-

83

lineare il ruolo dtWagente dell'azione ha comportato la topicalizzazione (= argomentazione nella terminologia di Antinucci) del costituente adibito a funzione di oggetto, specie quando si tratta di nomi propri (v. Bodo Müller 1 9 7 1 : 5 1 0 - 5 1 4 ) : I . CLAUDIA

LAUDAT

MARIA(M)

*• 2 . CLAUDIA

LAUDAT

AD MARIA.

L'impiego dell'accusativo retto da preposizione sembra essere un tratto comune a quasi tutte le lingue romanze, anche se in quelle centrali (cat., prov., gc., retorom.) l'attualizzazione Mareata con AD dell'accusativo dipende da regole di selezione sintattica (v. E. Roegiest 1 9 7 9 : 3 7 - 5 5 e Rohlfs 1 9 7 1 : 5 7 - 5 9 per uno sguardo panromanzo). L'origine del modulo e ancora rawisabile nell'uso sd.-corso ed it. mer.: in questi diasistemi l'impiego di AD E ammesso anche dinanzi alla funzione di soggetto (ad es., pronominale ο nel caso del relativo senza antecedente), quando lo si vuole mettere in rilievo (gli esempi sono di Rohlfs 1 9 3 7 : 6 0 ; 1 9 7 1 : 5 8 ε nostri): nap.: a chi vö acqua? sie.: atiaa tia, chi sta'facennu ddöcu? corso: α chi passava a chi venia sd. camp.: /a kini aridi z' iiltimu/ pe), quando l'oggetto diretto e dotato del tratto / 4- umano/, perche proprio in questo caso (v. l'es. lat. dato prima) l'identificazione funzionale poteva riuscire difficile (Tekavcic 1980:11,90; per la situazione moderna in sd. v. anche §49.1.): corso: chiamanu a Ghjuvanni (Melillo 1977: 113) camp.: /appu biu a bbabbu/ () log. ant.: fekerun ijfiios, α Gauini et α Barbara (CSP: 23: oh leamindhelu ki non bi nd'a' dell'uomo in lui!>

27.2.

de omine

issu conosce l'aferesi della prima sillaba sin dai testi piü arcaici, onde generalizzazione (Wagner 1939-40: 119; Hofmann 1885: 126: la vocale iniziale ricorre soltanto dopo certi morfemi, oggi ET > /et/ ο /e/, /per/, /kun/, /in/: per isos tenghinos, Canalis in NS [1982]: 29 e 36): 1.

pro sos atteros ( C L : 16), assolbu sus servus ( C A 1212, Solmi 1974: 422)

: V a V/C

2.

ed issos benis suos, ed issos atteros

:CaV/C

Per generalizzazione di (1) si ha poi: sos homines ( C S P : 181, 310), sos hominis ( C L : 280), su pettu ( C L : 24), sas manos ( C L : 24).

7°Tekavcic (1980: 11,99—113), Durante (1981: 42—43), Lausberg (1972: III,§§743—745), Renzi (1980: 1 1 0 - 1 1 2 ) .

85

Le forme camp. ant. e mod. del pi. testimoniano una differenziazione molto antica nel trattamento delle particelle atone: mentre nell'area log. la sillaba iniziale dell'articolo e dei pronomi personali atoni (ILLU, ILL!) scompare, essa si mantiene in camp., dando luogo al dileguo della sillaba seguente: camp. ant. e arborense: et is arrasonis, aqua des passaris (des — de + (i)s), et is ankillas, ni issa domu ni is serbus ni is sirbidoris (Wagner Fless.: § 37; C A , Solmi 1974: 422)

Alcuni esempi della C A confermano che il trattamento innovativo camp, non si afferma sino al sec. XII, conservando gli allomorfi aferetici (sus/sas) accanto alle nuove varianti: assolbu sus servus et is ankillas ...ni

is serbus (Solmi 1974: 422)

Ecco un quadro riassuntivo delle forme antiche e degli allomorfi condizionati:

masch.

fem.

sing.

pi.

sing.

lat. v o l g . :

IPSU

IPSOS

IPSA

pi. IPSAS

log. ant.:

issu > su

issos > sos

issa > sa

issas > sas

camp, ant.:

issu>su

issus>sus > is

issa>sa

issas > sas > is

Si noti, infine, che dinanzi a voci con vocale iniziale le forme del singolare possono subire elisione (/sa änima/ > /s' änima/, /su omine/: CSP: 194: s'omine; C L : X X V I : pro s'unu secundu), e che per accoppiamento con preposizioni e la sillaba iniziale che scompare (DE IPSU HOMINE > C L : X X I I : dessu homjnj; C S M B : 1 1 : assa terra; C L : XXVIII:prossa fura). Per quanto attiene all'uso e alle funzioni dell'art. in sd., si osservi che esso manca talvolta nella lingua ant. davanti a certi sostantivi astratti e appartenenti a classi mono-unitarie: si alcuna persone furarjt alcuna causa ... ouer dae domo de ecclesia ( C L : X X V I ) ; mandare dae corona de logu ( C L : LV); facio recordatione de binkidura ( C S M B : 99).

La situazione oggi non e cambiata molto, ma si notino le seguenti peculiaritä: assenza: log. est naschia in locu e signori (G. Piga in N S [1982]: 101); timo che sias ospedande in locu malu (idem.: 109); camp, /poni meza/ presenza: l'art. det. compare spesso davanti al vocativo personale, al posto dell'attualizzatore AUT, e nelle indicazioni temporali: camp, e issaras fuedda tui, su moenti (G [1976]: 40); /e gastia, zu zimpru/ !; /a ssu menganu/, /a ssa notti/ .

Inoltre, come in iberoromanzo, cat., prov. e gc. ant., il sd. adopera frequentemente l'art. det. dinanzi ad una proposizione relativa ο ad un complemento determinativo, con valore di pronome dimostrativo: omnia cantu ni aueat appus isse, kene su dessupatre (CSP: 192); su qui , sos de (SPS: 142 e 77);

86

log. mod.: /sa manu mänka non depit iskire su ki haket sa destra/ camp. mod.: /sa manu manka no depidi siri su gi fai sa manu destra/dereta/

27.2.2. L'aggettivo: gradi e posizione. L'evoluzione delle classi flessionali dell'agg. e stata giä trattata prima. La sostituzione del comparativo sintetico (SANUS: SANIOR, FORTIS: FORTIOR) con le forme suppletive analitiche (ARDUUS: MAGIS ARDUUS e poi PLUS ARDUUS) affiora attorno alia prima metä del sec. II (Löfstedt 1956:11,202; Hofmann J . B . 1977: 117) e si consolida in seguito merce la tendenza generale a favorire l'analitico ed a livellare le strutture complesse a scapito delle forme anomale. Come nel resto delle lingue romanze, sia la comparazione di superioritä che quella di inferiorita awiene in sd. tramite l'aiuto dei morfemi PLUS e MINUS rispettivamente: FORTIOR

> /prüs forte/

MINUS FORTIS > /minus forte/

Dal sec. X I V in poi subentra il morfema comparativo /mänku/, al posto di /minus/ (ancora assai frequente nella C L : X V I , X X I , X X X I I I , X X X V I I I ecc.), di origine incerta (toscana ο catalana; v. Blasco 1983: §§307-308; Porru 1975: 10; Wagner Fless.: § 17; Gartmann 1967: 137η. ι). Nel sec. X V I I , nel teatro di Fra A . di Esterzili, si riscontra unicamente mancu (e composti awerbiali: v. l'indice composto dall'editore Urciolo 1959: 208 s.v.), ma oggi imperano nuove forme analitiche, foggiate su PLUS + PAUCU, non ignote all'it., ne all'ibejroromanzo ο al rum. (Rohlfs 1972: II,§400; Blasco 1983: §307; Pittau 1972: 7i;Tekavcic 1980: II, 126; anchefriul., Iliescu 1972: 144-145): MINUS FORTIS

i. > 2. > 3·>

ant. /minus forte/ /manku forte/ /prus pagu forte/

Sia in sd. ant. che mod. si conservano alcuni comparativi organici che coincidono per lo piu con quelli delle altre lingue romanze (Meyer-Lübke 1972: III, 60-61): 1) Funzione aggettivale: MAIORE >/mayore/ MINORE >/minore/ minore ).

>• ( C L : XIII, X X X V : maiori de parda) > {Est.: 29/13: e sendu in edadi piccinnu

e

Lo svuotamento semantico di minore, passato ad essere un semplice termine positivo, e giä rawisabile nella C L (XLVII: sa pins minori; cfr. rum. mat mic) e si addice alia evoluzione volgare e romanza/ 1 2) Funzione awerbiale: MELIUS > /medzus/, /melluzu/ PEIUS > /peyus/, /peuzu/

MINUS > /minus/

7' L'impiego del comparativo al posto del positivo, per maggior espressivitä, e attestato sin dal sec. 1° (Durante 1981: 39; Petersmann 1977: 112: Entwertung des Komparativs-, cfr. log. mod. /su gane madzore/ ant. co a > co e, mod. /komente e/ (Wagner 1954: 161). Ci sono, tuttavia, alcune restrizioni sintattiche: con i nume72 Wagner (1957: 611-624), Pittau (1972: 146), Sassu (1963: 63), Gartmann (1967: 155), Rohlfs (1972: 1 1 , 1 1 2 - I I J ) : l'iterazione puo anche interessare dei sostantivi, indicando allora diversi gradi d'intensitä determinati dal verbo (Wagner 1932b: 44): /istäre käre käre/ ; /die die/ ; /läri lari/ (< /lara/ LABRA ) ; camp. (Muravera): /ki ändada zei zei aribada sä 9 u e abarada attezu/ (si noti l'impiego dell'infinito /cei/, diventato /zei/ in fonetica sintattica e derivante da CERNERE: , dunque, ). Per il meccanismo dell'iterazione in sd. e nelle lingue romanze v. ora A. Bollee (1978: 318-337). 88

rali e ammesso solo DE e con due qualitä riferite ad una sola entitä unicamente ca in sd. ant. ( Q U A M ) , quindi soppiantato da Q U O M O D O , /ki/, /ke/ e /de/, in seguito al sincretismo deleterio con Q U I A ( > /ka/). Ecco alcuni esempi ant. e mod. (per altri v. Wagner 1954): StSS: 90: et si in unu quarteri esseret plus homines de consigu cha non in su atteru ... (Wagner 1951: 366: altri esempi di ca nella stessa p.) CSNT: 186: pupillare 'nke so co e bois Est.: 27/ 3: notti oscura e tenebrosa prus che mari tempestosa Araolla (De S. Gavinu:

102): fauoridu pius de te

nuor.: /prur - prus päku grabe 'essu prumu/ /nom bi' nd' at in Nugoro bella ke a missenta/ (DES 1 : 3 3 ) camp.: /sa ukkizedda foment a üa zerezia/ (Wagner 1954:164) log.: sa rutta dess'ainu est pejus de sa dessu caddu (Wagner 1951: 367).

La posposizione dell'epiteto e, di regola, lo schema preferenziale del sd., sin dalle prime documentazioni (per la problematica generale sulla posizione dell'aggettivo v. il nostro lavoro d'insieme: Blasco 1983a): C V (edite dal Solmi 1917/1974): issu caballi murignu (p.412), pedra recta (p.413), pedras mannas (p. 419), homine mortale (p. 416), pira pinta (p. 419), e de thia paupera (p. 419), amicu cam (p. 421) C L (edizione Mameli): venenu malu (18), mesura falsa (roo), ferru caldu (120), terra boyda (176). Fanno eccezione unicamente: bonos hominis, mala aura (184) e ruis armentargios, ma accanto a bestiamen rudi (216).

27.2.3. II possessivo. Nell'ambito della grammatica strutturale la funzione esplicata dai possessivi e quella consistente nello stabilire un rapporto di riferimento relazionale tra le coordinate tridimensional! E G O - H I E - N U N C inerenti a qualsiasi atto diparola (K. Bühler 1979: 167; Hilty VR X X I V [1965/2]: 285) e le entitä nominali legate alia sfera personale del parlante ο degli interlocutori. La funzione relazionale particolare del possessivo ci permette di sceverare questa struttura da quelle dei dimostrativi (funzione relazionale d'ordine locale e deittica) e dei sostituenti personali (funzione d'identificazione). I mutamenti che caratterizzano l'evoluzione del sistema dei possessivi dal lat. al sd. ant. (e mod.) si possono formulare in modo assai breve: 1) 2)

Perdita del neutro e cristallizzazione nell'obliquo Al posto di VESTER s'impiega VOSTER, attestato giä in Plauto, per simmetria con NOS NOSTRU

3)

Per posizione in iato si chiude la vocale palatale di MEA (>MIA, Lausberg 1969: I , § 1 8 7 ; Hofmann 1885: 37), e per dissimilazione si ha τ υ ο da τ υ υ (Lausberg 1972: III,§751) che puo evolvere, in seguito a metatesi, in /tou/ (Wagner Fless.: §32)

4)

L'ambiguita di suus, che poteva riferirsi a uno ο piü possessori, viene eliminata tramite l'accatto del genitivo EORUM (Hofmann J . B . 1977: 175), su cui verranno poi modellati ILLORUM (da ILLE) e IPSORUM (da IPSE), m o r f e m i adibiti a possessivi di 6 a per-

sona e pronomi personali (Tekavcic 1980: II, 147). A scopo suppletivo si adoperano perifrasi piu espressive del tipo /su/ + lessema + DE IPSE per marcare il carattere riflessivo dell'azione (o il riferimento multipersonale: C P S : 14: de'sse) 89

j)

I possessivi vanno sempre posposti e preceduti dall'articolo (o morfemi equivalenti) salvo nel vocativo, con la 6 a persona e in funzione predicativa. Ecco alcuni esempi antichi: i a persona: s'omine meu (CSP: 194), ecustu condake meu ( C S P : 347), meu (SPS: 262) mea accanto a mia (SPS: 60 e 268); custos destimonios meos (CSP: 348), ssospeccados meos ( C C : 3) 2 a persona: tuo (SPS: 4) tuo (Wagner Fless.: §33) 3 a persona: su cungiadu sou ( C C : 9), suo e sou (SPS: 4, 5, 21, 43), suos (SPS: 4), situs ( C V 1080-85, Solmi 1974: 421), sa vinia sua (CSP: 130), saparte sua ( C S P : 158), cun boluntate sua e mea ( C S P : 152), sa domo sua (CSP: 192), sua (SPS: 14, 31), suas (SPS: 22; C L : 16) 4 a persona: nostru (SPS: 2, 35, 45), nostra (SPS: 45, 48), nostros (SPS: 4, 77) 5 a persona:presentes bostros ( C S P : 195), bostra, bostras (SPS: 13 e 76) 6 a persona: cun seruos issoro ( C S P : 341 ),frates issoro ( C S P : 34),pro causa ipsoro (CV: 1080-85, Solmi 1974: 421),pro anima issoru (CV 1145, Solmi 1974: 400) cussa mamma issoru ( C L : 161), isoro, ipsoro (SPS: 11, 21, 29)

27.2.4. I dimostrativi.

I cambiamenti piü salienti dell'evoluzione dei dimostra-

tivi lat. HIC - ISTE - ILLE e d e l l ' a n a f o r i c o is (che f u n g e v a d a antecedente del r e l a t i v o :

is QUI: ) possono riassumersi come segue: 1)

In seguito a mutamenti fonetici HIC e is diventano inservibili e non si continuano nelle lingue romanze

2)

II sincretismo funzionale di ILLE (articolo e sostituente personale) da luogo alia creazione di forme rafforzate, attestate giä in etä arcaica (ECCILLUM, ECCISTAM, ECCILLUNC, ECCILLE: H o f m a n n J . B . 1977: 1 8 5 ; D u r a n t e 1 9 8 1 : 2 5 ; M e y e r - L ü b k e

1972:

III, §84) 3)

D o p o la perdita di HIC e is la distinzione trimembre lat. evolve in un sistema bimembre che distingue funzionalmente la vicinanza dalla lontananza. Questo sistema perdurerä nel fr. (P. Wunderli R C I [1980]: 150-191 e V R X X X I I [1973]: 175-183) e nel rum. (P. Wunderli R R o u L i X X [1975]: 715-722 e Dacoromania III [1975-76]: 147178), mentre nelle altre lingue romanze la particella IPSE viene a supplire la lacuna esistente nel sistema arcaico.

II sd. ant. e mod. conosce sin dall'inizio tre forme ben distinte, qui schematizzate:

persone: latino: volgare sd.: sd.:

I

2

HIC

ISTE

ECCUISTE/U

ECCU IPSE/U

ECCU I L L E / U

/ikiiste, -u/

/ikusse, -u/

/ikudde, -u/

3 ILLE

Come allomorfi di funzionalita piü ridotta si mantengono nella lingua ant. le forme etimologiche non rafforzate iste, isse, illu (Wagner Fless.: §38). Occorre sottolineare, tuttavia, che come in altri domini linguistici (cat., it., romanesco ant., prov.) il sistema trimembre tende a semplificarsi in una opposizione binaria, distinguendo unicamente i riferimenti (locali/temporali) pertinenti al parlante (tratto: / + locutoriale/), da quelli riguardanti l'ascoltatore (tratto / + interlocutoriale/), come gia hanno osservato Wagner (Fless.: §36) e Rohlfs (1952a: 222; A I S : 1045). L'evoluzione diacronica qui descritta puö essere schematizzata come segue:

90

srl anr_!

sd. mnH ·

+

+

riferimento deittico locale/temporale

+

/interlocutoriale/ isse, ekusse, -u

.+

riferimento

/interlocutoriale/ illu, ektille, -u

deittico locale/temporale

/locutoriale/ /(i)küstu/

/locutoriale/ /(i)kiissu/ - /(i)küddu/

La neutralizzazione dei termini oppositivi pertinenti agli interlocutori e gia rawisabile in sd. ant., come si evince dagli esempi che riporteremo dopo. Ecco ora uno sguardo delle forme antiche: i ° grado: ista carta (CV: 1080-85, Solmi 1974: 421), custu ( C S P : 202; SPS: 4, 10), custa (CSP: 163; C L : 10), custos (CSP: 202), custas ( C S P : 89), ecustu ( C S P : 4,139, 202), d'ecustos (CSP: 107, 229) 2 0 grado: isse ( C S P : 185, 194, 204), issu (CSP: 191), issa ( C S P : 205), issos homines ki kertauan custu kertu ( C S P : 205), custu ...et issos ( C S P : 309) 3° grado: et illu esti su saltu ( C V X I : 2; Wagner Fless.·. §38), cude (SPS: 112), cuda (SPS: 190, 317), cudda ( C C : 191, 251), culla ( C L : 192), cullos ( C L : X X I X ) , cuddas (Araolla, in P. Nurra 1980: 19), icullu ( C L : 194).

Riportiamo di seguito alcuni esempi che evidenziano il ridimensionamento dell'opposizione originaria trimembre a binaria: C L : 14: over Castellu de cussoscbi como innantis (2 = )

hamus hoe, ο de cussos^,

chi acquistaremus

dae

C L : 16: cussu·'' figiu ο figios comenti ed heredis de cussa ... e si per uentura avvennerit, chi plus hominis esserint in cumpagnia de pari, ed unu de cussosocchirit alcun atteru homini... (1 = , secondo la traduzione del Mameli) C L : 120: a chi hat a esserprovadu, chi hat a vender cun attera mesura chi de cussas^\ chi suntu naradas de supra, paghit pro dognia volta soddos ses dessos qualis dinaris happat cussa^ persona, ch'illos hat a accusari (1 = ) C L : 192: Ordinamus,

chi culla^ persona, chi hat sa muda dessos Bois...

paghit de machi-

cia liras chimhi, e paghit su dannu, chi sos Bois haint afagher in cussajomada

(1 = 2)

C L : 194: e icullu^

cussupre-

chi non hat a montari ... paghit assa Camara e paschiri

dittu hestiamen de supra naradu (2 = ) C L : X X V I I : (pp. 211—212): volemos et ordinamos, chi, quando alcun homini s'hat a allogari cun attiripro seruiri a giornada, ed ch'hat a ingannari a cullu^ a chi hat a haver impromissu, cussu^ tali homini, chi s'hat a allogari, e hat a ingannari sa giornada, e non hat a serviri, siat tenudu cussu^ tali homini depagari s'ispendiu a icuss'homini, ch'illhat a haviri allogadu (cullu = icuss' homini) Inoltre, cussa domu ( C V ii40ca., Solmi 1974: 400), ecussu = ecustu ( C S P : 250; 251), cudda — custa ( C C : 19')

91

Lo sfruttamento oscillante di diverse forme per un unico denotato palesa la graduate riduzione della distinzione originaria di tre gradi a due (per la situazione mod. v. §63). 27.2.5. Aggettivi d'identitä e quantitä. Dato che le testimonianze ant. degli aggettivi di identitä riflettono, per lo piü, l'impronta esogena cat. (matessi < cat. mateix ricorre giä negli StSS: 75r) ed it. (atteru < ant. tosc. atro, v. Wagner Fless.: §40; DES I: 145-146), ci limiteremo a riportare qui brevemente i continuatori di IPSE (che esprimono secondo il Tekavcic 1980: 11,159, la categoria dell'identitä concepita come non-alieta): dauesse , (Hofmann 1885: 17),presse (StSS: 66r). Con significato fondamentalmente possessivo e opposto a il sd. continua il morfema lat. ALIENUS per esprimere la non-identita nel senso dell'alieta (= it. altrui, spagn. ajeno): de lettu angiena, domu angiena, cungiadura angiena (CL: 66, 96, 130), donnos aienos (CSP: 100). Per quanto riguarda i quantificatori, ci limitiamo ad elencare qui le forme autoctone sarde corrispondenti alia scala di valori latina. 1) Il grado zero: , . Il sostituente NIHIL (conservatosi in composizione nel sd. /nikele/ , da NIHIL + NEC, V. REW: 5922a; DES II: 165), poco espressivo, E sostituito nel lat. tardo da forme perifrastiche, quali NULLA RE (ablativo) e NE GENTE Ο N E C ENTE (:it. niente > sd. /nienti/). La forma N U L L A , giä attestata in Commodiano e Valerius Martialis (Petersmann 1977: 228; Hofmann J. B. 1977: 205) e frequentemente adoperata da Lucifero da Caralis, e il morfema prediletto e autoctono in Sardegna (nulla nel C S M B ; mod. /niidda/). Una forma masch. NULLUS (:/nüddu/) compare gia nel CSMB (147: nullufiiu) col significato (DES II: 174). Col valore del volgare NEC UNU ricorre nelle CV (1070-80, Solmi 1974: 393)perunu: non bideppiatportariarmaperuna (CL: 40), (ancora oggi: v. Casalis 1977:11,498). 2) Il grado medio: , . Tre sono i morfemi autoctoni in Sardegna: AMBO ( + -S-awerbiale) : ambos, anbos (CSP: 30, 74), de ambaspartis (CL: 92); ALIQUIS: ant.: e sst es tantu ende kertat alikispus morte mea (CPS: 48); QUIS (QUE): ant.: levarus kis suo; apperus kis suo (CSMB: 6 e 42t; Meyer-Lübke 1902: 41; Wagner Fless.·. §41). Oggi s'impiegano anche delle forme complesse: log. e camp. /kali(n)kunu/ , e camp, /kinikoi/, da /kini/ + /ka/ (Casalis 1977: II, 500: il passaggio di /kinikäi/ a /kinikoi/ trova corrispondenza in quello di /mittakäi/ a /mittakoi/ ). 3) II grado della totalitä: , , . Diversi significanti competevano in lat. per enunciare il grado della : O M N i s , CUNCTUS, UNIVERSUS, TOTUS ( > T O T T U S per raddoppiamento espressivo), INTEGER, SOLIDUS, QUISQUE (Menge 1977: 201-202). In sd. abbiamo: CATA (gr. κατά, usato in senso distributivo), che e ant. e oggi nuorese: cada die (CV IV: 3; Wagner

92

Fless.·. §43), nuor. cada (Pittau 1972: 79); OMNIA, inizialmente pi. neutro diventato presto singolare, che continua in sd. ant., presentando la riduzione normale del nesso - M N - (>-/nn/; cfr. DAMNU, SCAMNU > /dännu/, /skännu/) sino alia C L , dove subentrano esiti toscani con palatale (v. Wagner Fless.: §42, che crede, tuttavia, che le forme piu ant. siano anche accatti dall'italiano): ad omnia saltu (CVgall., Solmi 1974: 419), donnia cantu aveat ( CSP: 287). Nella C L gia dognia volta (: 34, it. ogni, Tekavcic 1980: II, 168); TOTTUS (per TOTUS, giä attestato in Consenzio, Väänänen 1975: 106) si e cristallizzato sin dalle prime documentazioni nella forma invariabile /tottu/ che assolve a tutti gli uffici di OMNIS - OMNIA sia al singolare che al plurale (come in retorom. ed it. mer.: Rohlfs 1975: 25-26: tuot ils homens, tuot las duonnas; 1952: 23 5-237: it. mer. tuttu dut; su T O T T U invariabile si e foggiato anche il modello fisso PAUCU: sd. /pagu arogeddus/ , it. mer. /poku muorsi/; l'innovazione TOTU per OMNIA e giä cristiana, v. Schrijnen-Mohrmann 1936: 1 , 1 6 1 ; Petersmann 1977: 144). Ecco alcuni esempi emblematici: C L : siant totu obedientis

(10); per totu sa terra (14); issos benis suos totu siant

confiscados

(20); totu sos benis ( 2 2 ) ; totu sas ragiones ( 3 4 ) ; tottu cussas personas sardas (88); totu sos ditos corgios ( 1 2 4 ) C S P : 2 2 i e t ego pettilila a tottu frates suos et ad isse C C : 17' e 2 1 : tottu cuddas

duas

Ci sono poche eccezioni, spiegabili per analogia sui morfemi declinabili: totus sospossessores

( C C : o), totus sas concessiones ( C C : o), totus sas mongias ( B : 52).

27.3. Aggettivi e sostituenti relativi ed interrogativi.

Il relativo

QUI, QUAE,

non si differenziava dall'interrogativo QUIS, QUIS, QUID che nel nominativo singolare, cosicche la lingua volgare generalizzö ben presto QUI a spese di QUIS e QUAE e saldo QUID con Q U O D . 7 3 La situazione in sd. ant. resta schematizzata come segue:

QUOD

LATINO

VOLGARE

nominativo

= soggetto

dativo

= oggetto indiretto

accusativo

= oggetto diretto

SARDO QUI

/ki/

CUI

/kui/

QUEM

/ken/

£ necessario sottolineare, tuttavia, che le unitä della serie trimembre lat. volgare non sono piu delle forme casuali in sd., ma semplici allomorfi del relativo, e si comportano, dunque, diversamente. Esemplificazione: 73 H o f m a n n J . B . ( 1 9 7 7 : 5 5 5 ) , Löfstedt ( 1 9 5 6 : 1 1 , 9 1 ) , Väänänen ( 1 9 7 5 : 2 0 1 ) ; in alcune aree la sostituzione di QUIS non e a w e n u t a rapidamente, c o m e prova l'impiego di QUI per si QUIS (v. Rohlfs 1 9 7 2 : I I I , 7 o ; 1 9 7 2 a : 3 0 8 ; Gamillscheg 1 9 5 7 : 6 4 5 ; Regula 1966: 1 1 1 , 1 3 0 ; M o i gnet 1 9 7 6 : 2 4 7 ; Mancarella 1 9 7 8 : 149; K . P . Linder 1970: 9 7 - 1 0 9 ) .

93

Ι)

QUI > /ki/: relativo omnibus Ο polivalente, generalmente determinate) da un predicate nominale antecedente; il suo impiego all'accusativo e esteso in camp. ant. alle sostituzioni di sostantivi dotati del tratto / + personale/, mentre il log. ant. mantiene distinti /ki/ (/— personale/) da /ken/ (/+ personale/, Wagner Fless.·. §47; Hofmann 1885: 131; Meyer-Lübke 1902: 39): assos piscopos ki uiferun (CSP: 76); accordiu ki feki (CSP: 8); sos ki uenderun (CSP: 168); sa ki comporara (CSP: 332); custu bene guiapofato ( C C : 3'); sa die kiandeia Bonarcato (CSMB: 133).

2)

cuius > / kuyu/: continua nella sua funzione di dativo, ma compete anche con QUEM : in citia corona (CSP: 76); cui hat a esser ( C L : 34), accanto a a cui hat a esser ( C L : 48); su popillu cuius ant esser ( C L : X X X I I I ) .

3)

QUEM > /ken/: adempie a funzione di accusativo, ma anche di dativo: cun ken laparthimus de pare (CSP: 5: ); a ken lu narait su frate ca (CSP: 27; /kitteu/: de chiteu pagari ( C L : 134).

5)

QUANTU e QU ALIS fungono da morfemi suppletivi, adibiti a relativi, per lo piu in funzione di accusativo: ego deili sa parthone canta ui I'intrauat (CSP: 248); dassandelila s' attera canta ui aueat itteu,progitteu (Wagner Fless.: §50; StSS: 11,25; C S N T : 52 e 60).

27.4. Sostituenti personali. L'evoluzione dei pronomi personali dal lat. al romanzo puo riassumersi in brevi punti: 1)

In sede di struttura sintattica si distinguono forme toniche da atone.

2)

II lat. volgare crea un morfema di 3* e 6 a persona, atto ad identificare il grado noninterlocutoriale ( - ), che era espresso in lat. tramite la ripetizione del sostantivo. Per la } 3 persona il sd. impiega IPSE, per la 6 a IPSOS (salvo rari casi con ILLE: C S P : zjy.pro'lle, de'lle).

3)

C'e una riduzione della flessione casuale latina: si mantengono distinti il nominativo, il dativo e l'accusativo 74 , ma 1'obliquo (accusativo) tende a generalizzarsi a spese delle altre forme.

II paradigma delle forme sarde antiche e moderne toniche e rappresentato nel quadro sinottico seguente:

74 Grandgent (1976: 210), Väänänen (1975: 198-199), Leumann (1977: 460-463), Lausberg (1972: III,§§705-756), Iordan-M. Manea (1974: 333). 94

persone caso

LATINO

sing. 1-4

2 -

5

SARDO

pi.

sing.

pi.

nominativo EGO

NÖS

dativo

ML < MIHI

NOBIS

/e(g)o/, /deo, u/ (/nois/) /mie/ /nois/

accusativo

ME

NÖS

/me/

(/nois/)

nominativo TO

VÖS

/tu(e)/

(/bois/)

dativo

TIBI

VOBIS

/tie/

/bois/

accusativo

TE

VÖS

/te/

(/bois/)

IPSE/U

IPSOS

/isse, - u /

/issos/

accusativo 3-6 riflessivo accusativo

/se(i)/, /seze/

S£, SESE

Si osservi che in nuorese e nella Barbagia per l'accusativo s'impiegano altresi i morfemi /mene/, /tene/ (mischinu 'e tenel , G . Piga in N S [1982]: 108; Pittau 1972: 81; Wagner Fless.: §20), che corrispondono a quelli rum. {mine, tine), veglioti {main) e it. mer. (/mene/, /tene/), laziali (/mine/, /tine/) e toscani rustici (/mene/, /tene/; Rohlfs 1952: 224; 1972: I I , § 4 4 2 ; Giannelli 1976: 28-29). Secondo alcuni linguisti occorre postulare una base ! : "QUENE per QUEM, SU cui si sono rifatti i sostituenti personali (Wagner Fless.: §20; Lausberg 1972: I I I , § 7 1 2 ; Tekavcic 1980: II,201). Rohlfs opina che si tratta piuttosto d i u n segmento paragogico -ne, inteso ad eliminare l'accentuazione ossitona (1972: I , § 3 3 6 ; v. anche Meyer-Lübke 1890: 226). Dall'unione errata del suffisso rafforzativo -MET al pronome personale seguito da IPSE (EGOMET IPSE, forma giä rimproverata dal grammatico Donato, v. Petersmann 1977: 128), si crea una forma analogica MIHIMET, che ha continuazione in sd.: /a mmimme/, camp, rustico /a mmimmi/. Come in rum. ant. e mod. {noao > nouä, voao > vouä, Bourciez 1956: 583) ed it. ant. {bobe, bovi, Tekavcic 1980: II, 188) le forme pronominali log. di 4 a e j a persona sembrano rispecchiare NOBIS, V O B I S 7 5 ; in camp., invece, sono state Nös, vös ad affermarsi con ulteriore creazione di vocale paragogica (Hofmann 1885: 129: /nozu/, /bozu/). In combinazione con -CUM enclitico abbiamo i seguenti allomorfi: MECUM >

mecu ( C S N T : 105), megu ( C S M B : 13)

TECUM >

tegus (Est.: 9 5 / 4 ; mod. /kun tegus/ )

NOSCUM >

(forma giä documentata

22) e noscus (CSP: 72)

ne\\'Appendix Probi per

NOBISCUM):

noscu ( C S N T :

II riflessivo mod. /seze/ (Wagner Fless.·. §24) deriva da una forma volgare (Hofmann J . B . 1977: 462).

SESE

La forma di rispetto ant. era vös > /bos/, che potrebbe, tuttavia, derivare dal cat., come Voste e Vostra Merce {> /bustei/ ο /busteti/ e /mradzei/). Va anche addebitato al cat. l'uso indistinto al nominativo e all'accusativo di /tii(i)/ in camp., ma queste forme verranno studiate piu avanti. Oggi s'impiega, inoltre, /issu/, forma 7! Meyer-Lübke (1902: 29), Wagner {Fless.:

§22), D E S : II, 172 e 584; Pittau ( 1 9 7 2 : 51).

95

identica all'ant. dimostrativo ed articolo (:/su/), ma che potrebbe riflettere una Variante IPSUS (Leumann 1 9 7 7 : 4 7 1 ) , e che condivide con i termini di cortesia prima menzionati il tratto / + distanziamento/ (come in giudeo-spagnolo el per vos). E c c o alcuni esempi antichi delle forme spiegate dianzi: i a persona: ego (CSP: 1), eo (CSP: 4, 5, 14; C C : 21): la forma odierna con /d/- prostetica risale a falsa conglutinazione della congiunzione ET col pronome (CSP: 1: et ego > /dego/ > /deo/ e /deu/); a mimi (CSP: 1), ad mimi (CSP: 237) pro me (CSP: 348), depus me ( C C : 3), mecu (CSP: 1, 99) 2 a persona: tue (SPS: 4, 262: la -/e/ e paragogica: camp, /tui/) 3" persona: isse (CSP: 237), issu, issa (CSP: 31, 43, 44), ad isse (CSP: 1) 4 a persona: nois (CSP: 16, 237; C V gall. sec. X I I , Solmi 1974: 420; SPS: 35, 47) $ a persona: bois (CSP: 79; SPS: 55, 120), a bois (CSP: 104) 6 a persona: issos (CSP: 9; SPS: 4, 202) Riflessivo: sei (SPS: 1J4, 298), see ( C L : 16) L e forme atone, sorte dalle condizioni non accentate in anficlisi (sintagmatipo: PATER me

VIDET), che comportano una labilitä formale all'interno della

sequenza suprasegmentale (mot phonetique)

sono compendiate nel seguente qua-

dro: persone

caso

LATINO sing.

1-4 2-5

3-6

SARDO

pi.

sing.

pi.

dativo

ΜΪ < MIHI



/mi/

-

accusativo

(ME)

NÖS

(/me/)

/nos/

dativo

ΤΪ < TIBI

-

/ti/

-

accusativo

-

VOS

-

/bos/

dativo

ILLI

ILLIS

/li/

/lis/

maschile

ILLUM

ILLOS

/lo/

/los/

femminile

ILLAM

ILLÄS

/la/

/las/

neutro

ILLUD

accusativo:

Riflessivo d a t i v o

SI < SIBI

/lu/ SE

/si/

/se/

Come emerge dal quadro sinottico precedente le forme del dativo hanno avuto il sopravvento nel singolare, mentre quelle dell'accusativo si sono imposte nel plurale. Ancora nel C S P (43: me secutait) si trova, tuttavia, un resto dell'accusativo singolare. Al posto del sostituente dativo di 3 s persona ILLI, subentra gia nel CSP il pro-complemento spaziale IB] (>«i, /bi/), che si diffonde rapidamente in log. mod. Probabilmente la causa del fenomeno e da cercarsi in casi di dissimilazione aplologica (1), onde l'estensione seriore (2): 1.

C S P : 2 y . de cala aueat lassata sa parte canta ui l'intrauat (ILLI ILLA > li la

2.

C S P : 2: custu bene uifatho ad su muristere C S P : 9: seruu de Nicola Regitanu, e fekitiui iiij fiios

> ui la)

L a sostituzione di ILL! con un pronome awerbiale trova riscontro in altre aree romanze (cat.: v. Badia Margarit 1 9 5 1 : 2 7 3 η . 3 ; prov.: v. Lafont 1967: 424; toscano: ECCE HIC: ci: lui ciparla

, Giannelli 1976: 31 e 41).

In camp., e in seguito ad una evoluzione seriore assai complessa, i sostituenti personali atoni, ILL!, NÖS, VÖS, sono rappresentati dal singolo arcimorfema rifles96

sivo si (>/si/). Siccome e probabile che a favorire quest'evoluzione sia stato il pisano ο il catalano, spiegheremo il fenomeno piü avanti. Nei testi camp. ant. a sostituire I L L ! si trovano altri morfemi: IBI > bi (dedibi), I L L Ö C > (i)lloi (> mod. /(i)ddoi/; daulloi) e gi{dedigi), che potrebbe riflettere un adeguamento del toscano gli (Wagner Fless.: §31). Infine, nell'accoppiamento tra sostituenti atoni sono da considerare i seguenti punti: 1)

NOS, v o s p o s s o n o m o s t r a r e il d i l e g u o della s i b i l a n t e

2)

Come in mall, e spagn. i pronomi atoni uniti ad un imperativo ο gerundio prendono sopra di se l'accento (Virdis 1978: 2 1 ; Wagner Fless.: §§ 28-29)

3)

Come in galloromanzo e it. mer. il pronome atono occupa la posizione proclitica dinanzi all'infinito (Rohlfs 1952: 2 2 2 - 2 2 3 ; τ 9 7 2 : II.207).

Riportiamo ora alcuni esempi emblematici: i a persona: mi (SPS: 4, 7, 8), mila (CSP: 2$), mindelu (MI INDE ILLU, C S P : 27), sene mi la peter ( C S P : 25) 2 a persona: ti (SPS: 4, 141), tilu ( C S P : 85) 3 1 p e r s o n a : deili

ad

Elene

( C S P : 4 0 ) , lilu

(ILLI ILLUD, C S P : 1 ) , li la (ILLI ILLA, C S P :

180;

C S M B 41), senza illu schiri ( C L : 202), Ii (SPS: 4, 5, 8), la (SPS: 32, 36). L a forma (h)iddi ( C C : 261) mostra lo sviluppo normale camp., che postula la conservazione della sillaba iniziale del sostituente. 4 a persona: nosfuit ( C S P : 108), nos (SPS: 47, 48), nos la ( C S P : 28), nolla (NOS ILLA, C S P : 28) j 1 persona: bos ( C S P : 205, 349; SPS: 13, 52), uollu (vos ILLUD: SPS: 13, 52) 6 a persona: lis ( C S P : 9, 34, 87; C S M B : 2 1 ; SPS: 51, 69, 77), di fronte a over ch'tllis esserit dada ( C L : 114), con conservazione di -LL-; los, illos ( C S P : 185; SPS: 4, 5), las (SPS: 30, 44), castigandollos ( C L : 24) Riflessivo: si (SPS: 4, 5), innanti de se ui offerre ( C S P : 191).

£ frequente l'uso del riflessivo in funzione di dativo etico: si est mortu (B: 298), si calada (B: 26), sipartit (B: 27). Il fenomeno, di larga estensione in romanzo, ha giä antecedenti in lat. volgare/ 6 27.5. I numerali. ι 2

= = = 100 =

Tra i numerali sono declinabili in sd. i primi due e :

Ainu/, /lina/, /unos, -us/, /unas/ /duos/, duos ο tres bonos hominis ( C L : 18), duos ( C C : 26') /duas/, duas voltas ( C L : 26, 92), duas ( C C : 17') /tregentos/, /tresentus/ (Wagner Fless.: § 18: e ammessa la forma fem.).

Un resto del lat. M I L I A , indeclinabile, si conserva in log. e camp. mod. rustico: nuor. /duamitsa 'e vränkos/ . Si osservi che alia mancanza del morfema di pi. -S supplisce il partitivo DE (cfr. it. la cittd - delle cittd; Pittau 1972: 88). Sull'it. e modellato il camp, /milli/ (Porru 1975: 12). Dall'n al 16 si continuano gli etimi lat.: Ü N D E C I M : nuor. /undiki/, D U Ö D E C I M : /doiki/, T R f . D F . c i M : /treiki/, Q U A T T U Ö R D E C I M : /battordiki/, Q U I N D E C I M : /bindiki/, s f i D i c i M : /seiki/. 7 6 Stefenelli (1962: 19), Petersmann (1977: 129-130), C I L : IV, 1595; Hofmann J . B . (1977: 294), Löfstedt (1956: 11,387-390), Väänänen (1975: 199-200): VADENT SE, SIBI NOTARE; P e t r o n i o : SIBI VULT.

97

Per composizione asindetica del tipo DECEM + (7-9) abbiamo: 17 = /dekesette/, 18 = /dekeotto/, I9 = /dekennobe/ (ma in alcune parlate il collegamento a w i e n e mediante l'inserzione di AC: /dekasette/, /dekannobe/, D E S : 1,459). Per 20 e le successive decine si hanno continuatori regolari: VI(GI)NTI: /binti/, TRI(GI)NTA: /trinta/, CINQUA(GI)NTA: /kimbänta/, SEXA(GI)NTA: /sesänta/, SEPTUA(GI)NTA: /settänta/, OCTUA(GI)NTA : /ottänta/ (la perdita della sequenza -GI- e gia attestata nelle iscrizioni tardolatine: VINTI, H o f m a n n J . B . 1977: 491; Tekavcic 1980: 11,206-207; Lausberg 1972: I I I , § 7 7 3 ) . In seguito a dissimilazione QUADRA(GI)NTA e NONA(GI)NTA dänno regolarmente /baränta/ ( C L : 26), /karänta/ (> /koränta/) e /noränta/, come in altri domini linguistici, ma non e da escludere che almeno /koränta/ rifletta un influsso cat. (Blasco 1983: § 3 5 9 ; D E S : I, 177; Rohlfs 1972: II, 200). In nuor. NONA(GI)NTA da /nobanta/ (Pittau 1972: 87). Per le decine il collegamento con le unitä awiene tramite la marca 0 , ma l'accoppiamento con 100 richiede in log. la tmesi di ET: camp.: /trintazinku/ , log. /bintidüos/ , ma camp, /centuunu/, /centuzinku/, di fronte a log. /kentu (d)e unu/ ,/kentu (d)edduos/ (v. Lepori 1979:7; Pittau 1972:87) La formazione degli ordinali sd. si realizza mediante il costrutto analitico /IPSU + DE + cardinale/: /su (d)E duos/, /su (d)e deke/, /su (d)e binti/. Questa costruzione e passata all'algherese (lo de set , Blasco 1983: § 363). Degli ordinali latini soltanto /primu/ e /segundu/ (Hofmann 1885: 128) sono ereditari. 27.6.

II verbo

27.6.1. L e principali innovazioni tardolatine nel sistema verbale.

In attesa di

una disamina organica della morfosintassi storica del verbo sardo (in preparazione), analizziamo qui le evoluzioni principali del sistema verbale dal lat. al sd. antico. Preliminare alio studio particolareggiato delle singole modificazioni verbali e un richiamo alle strutture volgari comuni alle lingue neolatine. 1)

P a s s a g g i o d e i d e p o n e n t i a l i a f l e s s i o n e a t t i v a : PATIO, HORTO, LUCTO ( N e r v i o , E n n i o ) , TUTARET, 1RASCERE ( P o m p o n i o ) , NASCI: NASCERE, MORI: MORIRE, MENTIRI: MENTIRE. L a

decadenza dei deponenti va ricollegata alia loro carenza di una caratteristica funzionale nel sistema (Durante 1981: 24). 2)

Perdita del passivo organico, sostituito con perifrasi ottenute combinando il participio passato con le forme dell'ausiliare ESSERE: AMOR

>

AMATUS SUM

AMABAR

>•

AMATUS ERAM

II presente passivo analitico che enuncia il processo in atto si afferma attorno al sec. V° con Palladio, ma giä si trovano esempi precoci nella Mulomedicina e nella Peregrinatio. II passaggio dalla forma sintetica a quella perifrastica s'inserisce nello schema preferenziale del volgare verso le forme analitiche, ma le cause del cambiamento sono forse da ricollegare alia crisi del passivo che esprime valori propri della diatesi media. Invero, sin dall'eta arcaica l'ambiguita ingenerata dal sincretismo formale tra l'espressione del senso medio e quello riflessivo (EXCRUCIOR = ) veniva eliminata col marcare la funzione riflessiva mediante la f o r m a a t t i v a p i u il p r o n o m e p e r s o n a l e (EXCRUCIO ME; P l a u t o : CRUCIATUR = SE EXCRU-

CIAT). L'estensione del modulo tra i sec. I-IV (il fenomeno affiora in Petronio e si consolida nella Mulomedicina Chironis, v. Petersmann 1977: 164) segna la decadenza dell'ant. passivo sintetico e preannuncia l'origine della costruzione impersonale con SE (Svennung 1935:461; Kühner-Stegmann 1966: II/1,105-107). 98

3)

Perdita del futuro organico (che nell'indicativo non lascia che pallide tracce in Gallia e in Italia: fr. ant. ERO, ERIS, ERIT: ero, eris, erit ο er, ers, ert; prov. ant. er, ers, erf, FIAM, FIAT: it. ant. fia, fie), sostituito da perifrasi ottenute combinando l'infinito presente

con

le f o r m e

dell'ausiliare

HABERE (AMABO, FACIAM: AMARE HABEO,

FACERE

HABEO).

Correlata a questo mutamento e la corrispondente formazione di un condizionale mediante l'infinito piü l'imperfetto (il condizionale, infatti, enuncia un fatto futuro visto dal passato): CANTABO

> C A N T A R E HABEO

C A N T A R E HABEBAM

4)

5)

Perdita in Gallia ed in Italia del futuro anteriore AMAVERO e del perfetto congiuntivo AMAVERIM, che confluivano in un unico esito in seguito alle evoluzioni fonetiche Volga". Perdita del supino (AMATUM), dell'infinito perfetto (AMAVISSE, soppiantato con HABERE AMATUM), del p a r t i c i p i o f u t u r o (AMATURUS), d e H ' i m p e r a t i v o f u t u r o (AMATO).

6)

Creazione di nuovi tempi passati perifrastici con l'aiuto dell'ausiliare HABERE seguito dal p a r t i c i p i o p a s s a t o : EPISCOPUM INVITATUM HABEO, p e r INVITAVI ( G r e g o r i o de T o u r s ) .

L'innovazione, che avra speciale fortuna nelle lingue romanze, venendosi a sostituire al perfetto lat. e ridimensionando dunque l'originario sistema aspettuale-temporale del lat., ha una storia del tutto singolare che merita di essere analizzata rapidamente in questa sede da una angolazione strutturale e generativa. L'impiego di HABEO + participio passato e frequente giä in eta arcaica, ma qui il verbo finito conserva il valore proprio e il participio esprime un possesso gia acquisito. Inoltre, come mostra lo schema A , nella struttura profonda il soggetto della reggente non e necessariamente identico a quello dell'incastrata (si noti: S N = sintagma nominale; SV = sintagma verbale; Pred. = predicato; Aus. = Ausiiiare; V = verbo; Perf. = perfetto; Pres. = presente): A:

MAGISTER HABET SCRIPTUM LIBRUM

In una seconda fase Β il soggetto puo essere identico nella matrice e nell'incastrata, ciö che comporta la grammaticalizzazione del costrutto HABEO + participio passato e il concomitante accatto di un PRAESENS EFFECTUM (secondo Reinhold, v. Berschin 1975: 29). II valore della perifrasi e quello di determinare lo stadio (ingl. stage > tedesco Stadium, Aktionsstand), ossia il carattere / ± conchiuso/ dell'azione:

99

MAGISTER HABET SCRIPTUM LIBRUM

Pred.

SN

\

MAGISTER

Κ

Aus.

V

Pres.

HABERE

SV \

SN-

LIBRUM

Pred. / \

SN

MAGISTER

SV

/

Aus.

V

Perf.

SCRIBERE

\ SN

LIBRUM

Infine, in una terza fase C la costruzione non implica piü una acquisizione di natura cognitiva (COMPERTUM, COGNITUM HABEO), ma esplica un valore preteritale temporale ed esprime un evento compiuto nel passato con richiamo indiretto al momento attuale (Comrie 1978: 52; Berschin 1975: 30: Sprechzeitvorzeitigkeit piü Sprechzeitrichtung ). A questo punto la delimitazione tra il nuovo tempo romanzo HABEO SCRIPTUM ed il perfetto latino SCRIPSI risiede nel tenore durativo del primo, aduso ad enunciare tanto l'evento conchiuso ( = perfetto), quanto lo stato che consegue ad un evento. £ o w i o , che il carattere non-marcato ο inclusivo del costrutto analitico favorisce la sua estensione a scapito del membro marcato: SCRIPSI

HABEO SCRIPTUM

/ + anterioritä/

/— anterioritä/

M a quest'ultima neutralizzazione si colloca giä in epoca romanza e non ottiene una diffusione capillare, cosicche la graduale scomparsa della delimitazione funzionale tra il perfetto composto e quello semplice verrä analizzata piü avanti. Importante e riconoscere che nella fase C HABERE fa parte del complesso ausiliare preteritale nella struttura profonda: C:

Pred.

SN

MAGISTER

Pres.

HABERE Part.pass. SCRIBERE

LIBRUM

Metaplasmi tra le coniugazioni II e III: in sd. si osserva, come in cat. e it. mer. (Blasco 1983: §364; Rohlfs 1952: 228), il passaggio della II a coniugazione -ERE alla III" - E R E :

IMPLERE > sd. log. /umprere/, it. mer. /inkiere/ TENERE > /tennere/, /tenere/ SEDERE > /s£dere/, camp, /seiri/, it. mer. /sedere/, cat. settre. Vi si annettono, inoltre, molteplici verbi appartenenti alia IV a classe, e talvolta, alia 1 1 (VENIRE > benner, NARRARE > log. /näre(re)/, camp. /nii/). Ecco alcuni esempi antichi: narre (CSP: HI), narri ( C L : 38), tenne (B: 31), tenni ( C L : 31), parri (PARERE, C L : 168), bennere (VENIRE, CSP: 205). Per altri esempi v. Meyer-Lübke (1902: 42-43), Wagner (Fless.: §§ 54—55). 8)

Regolarizzazione dei verbi irregolari (ESSE diventa ESSERE, POSSE e VELLE, rifatti sul

9)

Eliminazione dei perfetti forti con raddoppiamento, ad eccezione di DEDI e STETI, che possono anche agire da modelli (cosi in prov. e retorom.). Riduzione dei perfetti in -I ed estensione di quelli in -si e -ui. Per quanto riguarda la Sardegna, e fino al sec. X V I , si continuano le forme autoctone, ma giä a partire dal sec. XII s'infiltrano nuove forme analogiche in -/si/, per influsso toscano (Wagner 1951: 336-337; Fless.·. §§ 129-131).

m o d e l l o di HABUI > HABERE, si m u t a n o in POTERE < POTUI e VOLERE < VOLUI).

27.6.2. Le m o d i f i c h e nei f l e t t i v i e nelle d e s i n e n z e .

Passiamo in rassegna i prin-

cipali cambiamenti riguardanti i flettivi e le desinenze dei paradigmi verbali sardi (per uno sguardo complessivo della situazione ant. v. H o f m a n n 1885: 33 e 134— 137)· 1 ) L a devocalizzazione della /e/ in iato (/e/ > /y/) p r o v o c a , per lo piü, la palatalizzazione del segmento desinenziale nel presente indicativo ( i a persona) e congiuntivo ( i a , 2 a , 3 s e 6 a persone), salvo nei verbi in cui - 1 0 (-/yo/) si semplifica in - O per analogia con la I I I a classe. E c c o lo schema sinottico dell'evoluzione dal volgare al sardo: Classi: Presente ind.

II

I ι

IV 3

(/bidyo/)vENDO /bendo/ ' /bi(d)o/ /dromo/*

CANTO

/kanto/

Presente cong.

III

VENDA-

CANTE-

/benda/ k /bi(d)a/ /droma/'

/känte/

DORMIO

0

MORIO(R)

(camp.) /morgu/

DORMIA-

0

MORIA-

(camp.) /morga/

L a semplificazione di - / y o / in - / o / nella II a coniugazione si addice alia f u s i o n e totale di questa classe nella I I I a . Tuttavia, ci s o n o delle eccezioni: FACIO > j · ^ « ( ( C C S V P Γ ι ) ^

FACIAM

> ~ A T > f a h a ( t ) (Hofmann 1885: 32) FACIANT>fazzant

Ii nuor. / f a k o / e forse un riflesso della base FACO (:spagn.

hago).

a

II resto dei verbi della 2 coniugazione sarda (II + I I I lat.) e della 3 s (IV) presentano quattro esiti desinenziali, a seconda del segmento finale:

101

lat. - R i o > /ryo/ > /rgo/ > /rdzo/

PAREO

- LEO > / l y o / > / l g o / > / l d z o /

VOLEO

> /llo/

/bäldzo/

VALEO

TENEO PONIO

- NEO/NIO > /nyo/ > /ngo/ >/ndzo/ - TEO >

/aperyo/ /paryo/

APERIO

/tyo/ > /tho/ > /tto/ > /ttsu/

POTEO

/potho/

camp. /abergu/ /pargu/ /bollu/ /ballu / /tengu/ /pongu/

log. /aberdzo/ /pärdzo/ (ant.) Wi'o /tendzo/ /pondzo/

/pöttsu/

/potto/

Ecco alcuni esempi degli antichi presenti di congiuntivo con palatalizzazione nella desinenza: bogiat (CL: 70), pongiat (CL: 86), tengiat (CL: 86), morgiat (CL: i6),fazzat (CL: 76), pozzant (CL: 10), possant (B: 77), satisfazzat (CL: 72); VALEAT > bagiat, accanto a ballat gia nel sec. XII (Wagner 1939-40: 117)

VOLEAT >

Da HABERE e DEBERE si hanno forme con occlusiva sorda bilabiale geminata derivante dai perfetti (HABUI > /äppi/, DEBUI > /deppi/): non appat ausancia (CV: 1070-80, Solmi 1974: 393), deppiant ( C L : 10). Alcuni allomorfi con consonante velare nelle desinenze cominciano ad affluire sin dai primi contatti con i Toscani (giä nelle CV: bengant, tengant; tengo nel B : 51, ma ancora accanto a ponio, B: 11), e si rafforzano con l'arrivo dei Catalani (DÖNO: camp. ant. /dono, -u/ mod. /dongu/, come in cat. dial.). 2) Le forme della 4", $ a e 6a persona mostrano un livellamento simmetrico: al posto delle 4 desinenze lat. corrispettive, e in seguito alla fusione della II a coniugazione con la III a , si ottengono 3 gruppi di desinenze, contraddistinte dalla vocale atona della 6 a : persona /classe:

I

II

III

4a

AMUS

EMUS

IMUS

IMUS

\TIS

£TIS

ms

ms

ANT

ENT

UNT

IUNT

emus/imus ites ent

imus = ites int

5a a

6

\

/

I

ο -α

a

4 51 6a

amus ätes ant

IV

3

£ facile vedere che il passaggio della II a classe alia III a in sd. non si e attuato senza lasciar tracce della II a . La 6a persona in -ENT (faken C S P : 21), al posto di -UNT, e un'innovazione che affiora gia nella Peregrinatio (LEGENT, VADENT, Väänänen 1975: 219; Zauner Z R P h X X [1896]: 445-460) e si consolida nelPiberoromanzo, nel gc. e nell'it. mer. (Williams 1962: 161; Menendez Pidal 1973: 300). La j a persona /ites/ mostra chiaramente l'influsso di -Ins, ossia della conservazione della pronuncia etimologica proparossitona (attestata in log. ant. e conservatasi

102

ancora a Urzulei: /fa-gictis/ 1

< FACITIS:

Meyer-Lübke 1902: 44; Wagner Fless.: § 59).

1

Nella 4 persona della 2 classe /emus/ compare regolarmente nel CSP, mentre negli StSS l'estensione di /imus/ (foggiato su /itis/) preannuncia la decadenza del primo tipo (Wagner Fless.: § 59). La 4 a persona della i a coniugazione sarda /ätes/ puo dovere la vocale flettiva all'azione analogica dell'imperativo

CANTATE.

Per i verbi incoativi e da rammentare la presenza di un infisso /albesket/, camp, /obresidi/

3) Nell'imperfetto si elimina la desinenza (-ARE — A B A M ; - E R E - - E B A M ;

-ESC-:

log.

(ALBESCIT).

> IRK: IBAM:

-IEBAM

per simmetria con gli infiniti

v. Tekavcic 1980:11,268). L'uscita delle

tre classi lat. si mantiene in sd. ant., ma in sd. mod. le forme derivanti da

-EBAM

verranno sostituite con quelle da -IBAM. II processo e giä rawisabile nel sec. X V (Hofmann 1885: i 8 3 ) e v a imputato alia labilitä dei nuovi esiti iatici -/ea/ (provenienti da -£BA- e causati dalla dissimilazione in verbi con labiale tematica: HAS£bam > /avea/, vivf.SAM

>

/vivea/,

BIBEBAT >

/bivea/), proclivi a chiudersi in -/ia/, e

percio assunti dalle desinenze della γ coniugazione sarda. Ecco lo schema sinottico dell'evoluzione qui descritta:

I

II—III

IV

Latino classico:

-ABAM

-EBAM

-ΙΕΒΑΜ

Latino volgare:

-ABA(M)

-EBA(M)

-IBA(M)

Sardo antico:

-/aba/

-/ea/

-/ia/

-/ia/

-/ia/

Sardo moderno ( X V ) :

-

-/a/

• -/ίο/ -/aia/

-/aa/:

/kantä(a)/

/fakia/

= /dromia/

Anche se la trattazione dell'imperfetto mod. va lasciata ad un'altra sede, vada premesso soltanto che Pinflusso analogico di -/ia/ si estende non solo alia 2 a classe sarda, ma persino alia i a , creando forme ibride del tipo /kantaia/ = /kantäa/ + -/ia/. Ecco alcuni esempi antichi: HABE(B)AT > abeat ( C S P : 307), ma gia auian < HABEBANT ( C S P : 14). Inoltre, remaniat (CSP: 15), essiat (CSP: 18), naskian (CSP: 79), connoschian (CSP: 9), ma kereat (CSP:

202). Si noti, infine, la coppia levaant ( C S M B : 43t) e mostrahat ( C C : 1), che evidenzia il dileguo della spirante /b/ < -B-.

4) La perdita, ben antica, del segmento interno -vi- comporta la creazione di desinenze brevi del perfetto: -AVI

> -ΑΙ

-IVI

-AVISTI

*• -ASTI

-IVISTI

-AVIT



-IVIT

-AIT

La perdita di > AUDII),

-VI-

-II > >

-I -ISTI

-IIT >

-IT

(originatasi tra vocali omorganiche nei verbi della IV a :

AUDIVI

giä attestata in Varrone e censurata da Probo (v. Väänänen 1975: 2 2 7 - 2 2 8 ;

C I L : VIII, 5667; III, 1270:

DEDICAIT, DONAUT),

non attecchi nella II a classe

(DELE-

VI), dove prevalsero le forme forti, ormai incorporate alia III 3 . 103

L'evoluzione delle desinenze del tipo arizotonico -AI e -I(I) si desume dal quadro sinottico seguente (secondo Hofmann 1885: 1 3 2 - 1 3 3 ; Wagner 1939-40: 1 2 0 121 ;Fless.: §126):

Lat. volgare Classi: Persone IA 2a 3" 4A 5A 6a

Log. ant.

Camp. ant.

I

IV

I

3

I

3

-AI -ASTI -AIT/AT -AIMUS -AISTIS -ARUNT

-1(1) -ISTI -IT -IMUS -ISTIS -IRUNT

-äi -ästi -ait/at -äimus -aistis -ärun/aint

-ivi

-ei

-i(i)





-

-ivit -ivimus

-et/edi

-iit/it/idi/ -irus

-

-

-

-

-irun

-irunt

-irunt

La labiodentale log. nella 3 s classe e probabilmente epentetica, e ha lo scopo di evitare la pronuncia ossitona che deriverebbe dalla riduzione della sequenza -/ii/ (>/i/, come in camp, ant.; cfr. it. mer. partivi, Rohlfs 1972: I I , § 5 7 3 ) . Le desinenze camp, con vocale palatale (-/ei/, -/edi/ ecc.) sono state modellate secondo il tipo DARE > da(r)i — DEDI > dei, e il meno corrente STARE - STETI (Est.: 96a/11: istei; 60a/19: istetisidi < STETIT + -si), e non derivano, come suppongono Wagner (Fless.: § 129) e Gamillscheg (1970a: 63), dall'insolito monottongamento di -AI (> /e/), ignoto al sardo. Sin dalle prime documentazioni ricorrono forme analogiche del perfetto provviste di una consonante -R-, per influsso della 6 a CANTARUNT. 7 7 Ecco alcuni esempi antichi dei perfetti deboli: -AL:

andai, leuai (CSP: 204)

-IVIT: iskmi ( C S M B : 53t: ) -/ei/: coiuedi

( C S M B : 45t: ), comporei

( C S M B : ), acatei ( C S M B : 63).

Nel C S M B c'e oscillazione ancora tra forme ereditarie ed analogiche:

Iudice levait ...et clesia levedi (CSMB: 48; Wagner 1939-40: 123-124). 4* e 5 1 persona con infisso - R - proveniente dalla 6 a : derumuli

( C S P : 1, secondo la 6 a derun < DEDERUNT: DERUNT per dissimilazione aplologi-

ca), girarus (CSMB: 17t), cambiarus (CSMB: 18), fegerus (CSMB: 18),partirus (CSMB: 18), benedixerus nos ( C S M B : 32), ingizarus ( C S M B : 42t: da INITIARE, D E S : 1 , 6 3 2 - 6 3 3 ; sta a dimostrarlo la forma si innizat del C C : 7, che per dissimilazione tra nasali diventa /ingitsat/, come oggi in camp. mod.).

Le desinenze del passato remoto rizotonico costituiscono tre serie: Puna del tipo VENUI, la seconda sigmatica in -χι ο -si e la terza apofonica in -1. Lo schema seguente esemplifica i diversi tipi in lat. e sd. ant.:

77 Cfr. cat. (ant), cantares, cantarem, cantareu; occt. canteri, canteres ecc.; v. I. Soff (i960: 202), Fouche (1980: 129-141), Bee (1973: 126), Fourvieres (1977: 65, 70), Blasco (1985).

104

- U I > TENUI-

-SI ( - X I > / s s i / ) : MISI, DIXI-

- I > FECI

tennit (CV XIII) bolbit (CSMB: 73: VOLUIT)

okisit (B: 108: OCCISIT) battussi (B: 79; CSP: 102:

fegit (CV ι i6oca.) &«(CSMB: 73t: VIDI)

ADDUXIT)

Ohre questi tipi ricorrono frequentemente altri esempi antichi (v. un'accurata descrizione in Hofmann 1885: 136-138): PARUIT > paruit

(B: 42), VENUIMUS > uennimus

(B: 101), REMANSIT > rema(n)sit

(CSP: 35;

CSNT: 2b; B: 58), feki (β: 8), fecbimus (B: 14), fegimus (CV 1070-80, Solmi 1974: 393), fekimus (CVgall., sec. XII, Solmi 1974: 420); inoltre, dedi (CV u6oca., Solmi 1974: 4 0 1 402), desti (B: in), deit (Β: 1), fuit (B: 8), fudi (B: 61; C V 1070-80, Solmi 1974: 393; Wagner 1939-40: 121).

Ci sono, infine, delle oscillazioni che evidenziano l'influsso analogico di certe desinenze: paruit accanto aparsit (CSMB: 49); keruit < QUAERUIT (per QUAESIVIT) affianco a kersit (Hofmann 1885: 38; C V 1190-1200, Solmi 1974: 402-403); pettit (B: 70: PETUIT per PETIIT); naskites

(B: 7 9 : da una base NASQUI- per NAXI, cfr. spagn. ant. visque

per VIXIT e

nasco, nasquiestes); fedi (Est.·. 52/21), per conguaglio tra FECI e DEDI; stettit (CSP: 356), d a STETUIT p e r STETIT.

Come consegue dagli esempi addotti, l'estensione dell'uscita -si sembra propagarsi sin dall'awento dei Toscani in senso Sud-Nord: le C V denunciano una prima immissione e il C S M B un'altra seriore, ma il fenomeno non investirä i dialetti log. sirio ai secoli X V I - X V I I (nessun esempio nel SPS: Sanna 1957b: X L I I I ; rari ancora nel teatro settecentesco di Fra. A . M a di Esterzili). L'origine toscana dell'innovazione non va posta in dubbio, se si considera la larga diffusione di essa in quell'area (Giannelli 1976: 105; Rohlfs 1972a: 179: ant. volsi, cherse, parse, aperse). H A B U I e * C R E D U I dänno corrispettivamente /appi/ e /kretti/. 5) Indichiamo rapidamente alcune modifiche nelle forme impersonali. J.I.) Dopo la fusione della II a con la III a coniugazione restano tre uscite regolari all'infinito, che si conservano in log. ant. (Meyer-Liibke 1902: IJ; Hofmann 1885: 138; WagnerFless.: §j6): ARE > /are/

'ERE > /ere/

IRI > /iri/.

Presto, tuttavia, si trovano forme accorciate, in cui scompare l'ultima sillaba, probabilmente per aplologia sui modelli: NARRARE + -£RE> /narere/

> /nare/ ( C S P : 120)

MORIRE + -ERE > /morere/ >• /more/ (CSP: 2 5 2) > /moreri/ > /moriri/ > camp. ant. morri, mod. /mori/

Cosi anche P O N E R E > ponne (Meyer-Liibke 1902: I J ) , V E N I R E ( + - E R E ) > uenne (CSNT: 80), e per ipercorrezione log. /offerere/, camp, /offeriri/, contro log. ant. offerre (CSP: 1 9 1 : O F F E R R E ) . Inoltre, negli StSS si trovano gia, secondo il Hofmann (188 j : 138):ponner, bidder, dever, clomper ( C O M P L E R E + - £ R E ) . IOJ

Nei diasistemi camp., sass. e gall., e probabilmente per influsso toscano (v. Giannelli 1976: 52: /manga/, /vende/, /senti/), si generalizzano le forme accorciate in tutte le classi, ma per evitare la pronuncia ossitona nella i a si sviluppa una vocale paragogica, identica a quella regolare della 2 3 (-/e/ > -/i/) e della 3*: camp.: toscano:

1 -/are/ > -/a/ -/a/

>-/ai/

2 -/'ere/>

-I'd -I'd

> -Γι!

3 -/iri/ > -m

Nel diasistema di transizione della Barbagia meridionale, e ancora nel teatro di Esterzili del X V I I ° sec., si riscontrano forme regolari con digradamento della vocale finale secondo la fonetica camp, (portari, pregari, donari). Una prima differenziazione tra le aree camp, e log. sembra evincersi dalle basi postulate nei due domini per il concetto : log. FACERE > /fäkere/, /fägere/ vs. camp. FA(G)ERE > / fäiri/ > /fäi/: una base FAGERE (rifatta su AGERE) e difesa da Meyer-Lübke (19/2: 1,479, c he segue le direttrici di Rydberg), mentre Coromines postula un allomorfo volgare FAERE Ο FAIRE ( D C E C : II,861b; D E C L 1 C : III, 954).

5.2.) La completa sostituzione formale del participio presente (CANTANS, CANENTE) con il gerundio (CANTANDO), e la graduale riduzione delle uscite di

quest'ultimo, costituiscono due caratteristiche del sardo. UAblativus Modi del gerundio si sostituisce giä in lat. volgare alle funzioni comitative del participio presente (Palladio: RIUUS TRANSEUNDO FORMET LACUNAS; v. Svennung 1935: 425; Meyer-Lübke 1972: III, 534-536); come risultato di questo spostamento il participio presente assume la funzione attributiva, che manca pero in sd. (Pittau 1972: 95, 140-141), dove anche s'impiega il gerundio (un resto deH'ant. participio presente e BESTIA MOLENTE , onde per sostantivazzione /molente/ ; altri participi lessicalizzati giä negli StSS sono dischente e levante, Hofmann 1885: 105). Va in parte addebitata a questo fenomeno la vecchia tendenza del sd. (giä osservabile nelle prime manifestazioni letterarie) a ridurre formalmente il repertorio delle uscite del gerundio, a favore della marca della 2 a classe -ENDO: infatti, dal materiale analizzato da Diercks (1975: 139-150) si evince che giä in Lucifero da Caralis esisteva una netta predilezione per le costruzioni perifrastiche con participio presente in -ENTE (su HI verbi impiegati Diercks riscontra soltanto 43 della IA classe, dunque in -ANTE). percio, probabile che quando il gerundio assunse la funzione del participio presente di simultaneitä, -ANTE fosse assorbito dal corrispondente -ENDO. Nei testi ant. si osserva, inoltre, l'uscita preferenziale in -Id: leuande (StSS: 96), notande (StSS: 11,39), custapartidura fegerusplagende assu curadore, dandelila (B: 1), andandeli (B: 9), romanende (Β: i$), torrainde (B: 25), tenninde (B: 27), iurainde (B: 28), essende (Β: 27), sendeui (Β: i%),passande ( C C : 81).

I primi esempi di tali formazioni, come giä ben videro Hofmann (1885: 34) e Wagner (Fless.: §74), affiorano negli StSS; nel CSMB le neoformazioni in -Id coesistono ancora accanto a quelle forme etimologiche regolari, e queste ultime sono 106

le uniche attestate nelle CV: custu beni fegi sendu in Pisas (CV: 1 0 8 0 - 8 5 , Solmi 1974: 421), sendo in missa (CSMB: 7), sendu (CSMB: 53t), tenendo (CSMB: 7t), narrando (CSMB: 13), ma g i ä n a r r e n d e (CSMB: 69t). L'origine del fenomeno e suscettibile di duplice spiegazione. Da una parte, e molto probabile che la sostituzione del participio presente con il gerundio abbia comportato una fusione formale, specie negli esiti piü frequenti (che erano per il participio presente -ENTE) : , -ANDO -ENTE + -ENDO

> -/ende/

Non e improbabile, inoltre, che a favorire il processo qui descritto abbia contribuito l'influsso del toscano, dove il participio presente per la classe -ARE e regolarmente -/ente/ ( b r u c e n t e , scottente, lustrente: Bertoni 1975: 129; Giannelli 1976: 55), e forse anche del genovese ant., che come i dialetti mer. conobbe una larga estensione di -ENDO a spese di - A N D O (Rohlfs 1 9 5 2 : 2 2 8 ; 1 9 7 2 : II:§618: la prima penetrazione nel dominio sassarese pare confermare quest'ipotesi; -ENDE si affermera neH'Araolla: manchendeli, Hofmann 1 8 8 5 : 1 4 $ ; v. anche Azzaretti 1 9 7 7 : 2 0 9 :

cantendu). Tuttavia, altri fattori spingono a soppesare una seconda ipotesi, avanzata dal Wagner (Fless.: § 7 2 ) e accolta dal Lausberg ( 1 9 7 2 : I I I : § 8 1 6 ; non dal Pittau, 1 9 7 2 : 95, che osserva acutamente la fusione formale e funzionale del gerundio col participio presente): si tratta della frequente presenza del pronome awerbiale INDE che, in funzione anaforica, va collocato immediatamente dietro il verbo e sottosta, percio, alle regole di accentuazione degli enclitici (cfr. prov. canti da CANTO + IBI secondo Bodo Müller Ο lombardo cantöm , da CANTAMUS + HOMO secondo Ottavio Lurati): ad mirare

custos VI de narrende

sa meius

m i g l i o r veritä> ( C S M B : 69t); fagerinde

beridade

andainde CSMB: 7 5 ; talvolta, persino appare accoppiata ad invariabili: kene -I- INDE > kenende), si puo postulare un incrocio del tipo: CURRENDO 4- INDE /kürende/. Infine, resta da menzionare la presenza di forme anomale, in cui l'uscita dell'infinito si mantiene incorporata a quella del gerundio: camp, rustico /kantenduru/ = /kantendu, -e/ (Wagner Fless.: §73). Sul piano formale, la distinzione trimembre ( - A N D O , -ENDO, -IENDO) si mantiene soltanto nel nuorese e nel log. ant. sino al sec. XV (il Sinodo di Ottana del 1475 conserva salda la triade antica), mentre nel resto del dominio sardo s'impone -/endo/: 54),

-ANDO nuorese: log.,camp.:

-/ando/-

-ENDO

-IENDO ( + -IRE

-/endo/

-/indo/

*• -/indo/)

- / e n d o , -e/

Per la costruzione analitica del tipo SUM CANTANS > SUM CANTANDO: camp, /seu kantendi/, espressione della progressivita dell'azione, v. § 19. 107

5.3.) L'evoluzione del participio perfetto continua le tenderize tardolatine: la fusione delle classi II e III comporta in sd. l'affermazione del participio passato in -'ITU (vfiNDITU): Lat. volgare: Sardo:

1=1

II-III

-ATU -ATU

-UTU

=2

IV = j

-'ITU

-ITU -ITU

Riguardo ai participi rizotonici lat. in -Tus (FACTUS, CINCTUS) e -sus (occisus, Missus), essi soprawivono nei documenti ant. ed in alcune zone odierne, ma tendono ad essere soppiantati dal tipo, anche rizotonico, -'ITU (Wagner Fless.: §146; Meyer-Lübke 1902: 49; situazione analoga nell'it. mer.: Rohlfs 1952: 229). L'estensione di -'ITU a spese dei concorrenti forti e giä rawisabile nei conguagli medievali: Missus + -ITU > missidu (CL: 18; idem: commissidu); STETUI + -ITU > stetidu (CC: o); OFFERRE: offe{r)si

+ -ITU > offesidu

( C L : 2 4 ) ; REMANSU + -ITU > romasidu/a

(B: 38)

Sono forme forti ant., regolari od analogiche: tentu (B: 29), kertu (CVgall. sec. X I I , Solmi 1974: 379), natu ( C S P : 3 4 1 ) , p o s t a ( C S P : y6;postu

B : u),fattu

( B : 45),

mortu ( C S P : 298: si est mortu), dad η ( Β : 67).

Da

ABSCONDERE - ABSCONSUS

resta soltanto una locuzione awerbiale: ad ascuse

mea (CSP: 146), da ABSCONSE (camp. mod. /a ss' askuzi/ : DES: 1,134;

D C E C : 11,356b; D E C L l C III: 542). Alcuni participi in -UTU ricorrono nei testi piü tardi, e saranno probabilmente prestiti del cat. ο dell'it.: tenudu

( B : 49), tenudos

( C L : 18), tramutu

(B: 56).

27.6.3. Le funzioni dei tempi verbali e delle nuove perifrasi. Spostamenti vari. 1) La delimitazione funzionale tra perfetto e imperfetto (aspettuale) e perfetto semplice e composto (temporale) e gia fluida nei documenti ant., ma l'insieme della situazione verra studiata assieme alle condizioni moderne. Vada premesso unicamente che FUIT al posto di ERAT ricorre frequentemente in enunciati che denotano le particolaritä fisiche ο le caratteristiche dei personaggi (come in altre aree romanze: v. Dauses 1974 e 1981; Meyer-Lübke 1972: I I I , § 1 1 0 ; Ernout-Thomas 1956: 224 e segg.; Petersmann 1977: 178-179; riassunto in Blasco 1983a): omnia cantu aviat donna Tocoele, ki fuit donna de logu, muiere de iudige (CSMB: 4t) secundu chifudi usadu pro temporali ciascaduna Villa in s'hahitacioni sua (CL: X L I X ; il Mameli nella p. 66 della sua edizione traduce infaui, d'accordo con la sua sensibilitä italiana: - /aia/dia kantare/" 1 "

La funzione temporale di anterioritä rispetto all'anteriorita e ancora osservabile nel sd. ant.: et isse deitimi in ... paris cun sa ki comporara (CSP: 332: ); et ego kertailis ca ueru narates ca uollu derat (DE(DE)RAT) a bois, sene se recordare ca lu aueat data (CSP: 104: si noti l'equivalenza derat = AUEATDATU; la forma derat ha subito aplologia). Per quanto attiene all'aspetto modale, il piuccheperfetto indicativo esprime, prima in dipendenza da un tempo del passato nella frase matrice, l'irrealta del passato (POTUERAT NISI MALUISSET), per poi enunciare l'irrealta presente (si VENISSET, CANTAVERAM: Lausberg 1972: III,§828) in qualsiasi enunciato indipendente. Ambedue le funzioni sono documentate in sd. ant.: Irrealtä/Potenzialita presente: e binkilos

ca non fekerat

pettita

s'ankilla

( C S P : 3 3 : )

Irrealtä anteriore: ca mi paruit male ca mi L· furarat

( C S P : 4 3 : fit)

>

ippi, ippit

c)

Cfr. tedesco wohl (Gamillscheg 1970a: 68; Meyer-Lübke 1902: 67). Ill

Campidanese:

HABUI + DEDI:

a) b)

eppi eppit ei ':"et > edi (cfr. FUIT > jut > fudi)

Le variant! b sono state foggiate sui flettivi del perfetto antico (CANTA(V)I) > /kantäi/, /kantei/), e non come pensava il Gamillscheg (1970a: 63) in seguito ad un monottongamento di un dittongo /ay/ originatosi in forme ausiliari abbreviate. I costrutti allomorfi con QUOMO(DO) possono essere sorti come reazione alia polivalenza del futuro I, ma resta tuttavia inspiegata la loro origine; la larga diffusione di questi moduli in camp. ant. e attestata dalla frequente ricorrenza di essi nel teatro di Esterzili (sec. XVII). Non e del tutto improbabile, che si tratti, percio, di un'innovazione bizantina, soffocata dai concorrenti autoctoni romanzi. II condizionale con HABEBAM e recenziore e si consolida dopo la scomparsa dei costrutti con HABUI. Esemplificazione: /HABUI + infinito/: Carta camp. dell'Archivio Arcivescovile di Cagliari (1217): ladus de quaturu arburis de nugi, des call s'edi seberari s'omini miu, ki lloy epi mandari

C V : X I I I : 5: daa k'edi morri donnu S. («sarebbe morto>) C S M B : 2 5 : filios cantos entifagere

()

C S M B : 99: totu sa generatione k'edi nasciri de'llos () /HABUI + QUOMODO + infinito/: Araolla (Gamillscheg 1970a: 68): qu'ad pietade (h)it com'haver

certamente movidos una

tigre, unu serpente ... t'isti como ispantare certu inie, si custa barba hirsuda intro unu ispiyu videres Est.: 783/18:

si bolireus chircari is malis ... mai edi mo bastari (in camp, (QUO)MODO ha dato /mo/) Est.: j6i/u:

e'issu idd'edi m'airi reedificadu moke (CSNT I: 130; CSP: 309), innoge (SPS: 55) ; la geminazione della nasale e generale nel dominio camp. sett, e nei dialetti limitrofi (M. Contini 1974: 105-109 e carta). Per la base IN + HOQUE V. punto 5. Probabilmente per metatesi si spiegano le forme ant. inco (CV 1070-80, Solmi 1974: 393: in s'archiepiscobadu in co asserbiant; CSP: 1: inco kertait testimonies) e in conde (IN HOC INDE: ki narabat sa binkitura in conde los abeat binkitos CSP: 79). Non e da escludere, tuttavia, che si tratti anche di IN + Q(U)O. 7. Da una agglutinazione di QUI (> ki) con HIQUE (> inke) deriva la forma kinke (CSP: 27), adibita a semplice relativo (Therkis de Nuraki, kinke fuit curatore)

"3

8. D a ECCU + HUC ο ÜBE provengono le forme ant. cuke ( C S N T : 155) e cue ( C S M B : 201), (v. D E S 1 : 4 1 8 ) 9. UBI ( >- ÜBE per influsso di UNDE): uve ( C S P : 9), in uue ( C S P : 205: adibito a funzione di relativo), hui ( C L : 22), : sas billas ubi sunt ad istari (CV: 1070-80, Solmi 1974: 393: , undj ( C C : 26'), da undj (CV: 1 1 1 4 - 2 0 , Solmi 1974: 395-396) .

27.7.2. Sostituenti temporali 1. AB ISTA HORA > auestara ( C S P : 205; C S M B : 55: liberus sumus etauestara non mus 2. ALIQUANDO > alicando ( C S P : 23), aligandu ( D E S I : 70; Meyer-Lübke 1902: 67)

tiservi-

(CV: 1080-85, Solmi 1974: 421-422),

3. QUOMODO > como ( C S P : 107); dae como innantis ( C L : 14: d'ora in avanti>), 4. Un derivato di INTERIM e /in s' intere, -i/ (anche lucano /ntaremma/, Lausberg 1939: 185) e il sostantivo /s' interiginada/ , che si oppone a /s' albeskida/ pus ( C S P : 197) , ricorre anche adibito a preposizione (pust mei C V 1080-85, Solmi 1974: 421-422); appus sa domo ( C S P : 255 = AD POST). L'anafonesi Ο innalzamento di Ο e regolare dinanzi al nesso -STJ- (Wagner 1941: § 22; Lausberg 1969: I , § 2 0 4 ) . A d u n a base POSTIUS (modellata su PRIUS, o n u s , LONGIUS, LAXIUS:

spagn. lejos, PRESSIUS giä in Donato, ecc.) risalgono gli awerbi e le preposizioni seguenti: pusti (CV: U40ca., Solmi 1974: 399-400; B : 36), appusti = AD POSTIUS (CV: 1070-80, Solmi 1974: 393; C L : 106; B : 26), depusti = DE POSTIUS (depusti morti sua C L : 1 1 4 ) . Nella fase arcaica l'assenza della -S puö essere ricondotta all'immissione di POSTEA (Meyer-Lübke 1972: III,600; H o f m a n n J . B . 1977: 599), ma nei dialetti mod. gli esiti regolari conservano la sibilante etimologica: /appüstis/. Forse correlati a POST sono le forme enigmatiche ant. posca e osca (suntu istados seghidos posca: C L : 11 e 134; inoltre C S P : 28; C S N T : 1 , 1 4 ; C S M B : 87 e D E S II: 197 e 300). H o f m a n n propose POST + ca (1885: 76), ma secondo noi ca non sarebbe QUIA, ma l'esito regolare del segmento rafforzativo volgare -QUE (V. tuttavia Paulis 1983: 2 2 9 232 per una probabile influenza greca). 7. TANDO > tando ( C S M B : 6), tandu ( C S M B : 41t) . L a base volgare TANDO e sorta come risposta simmetrica a QUANDO, secondo il prototipo QUANTO - ΤΑΝΤΟ, ed e rappresentata in quasi tutti i dialetti it. (Tekavcic 1980: II,416). Si osservi, infine, il costrutto dae tando inogbi , ossia ( C L : 1 1 )

27.2.3. Sostituenti modali 1. II significato e espresso in sd. ant. dagli allomorfi gast ( C S P : 82; C S M B : 4; C A , Solmi 1974: 416; C L : 18) e gosi ( C C : 7). Mentre il primo puö risalire a ECCU + HAC + sie ( D E S I : 5 7 1 ) , per il secondo o c c o r r e postulare ECCU SIC Ο QUOMO(DO) +

sic (Meyer-Lübke 1902: 67; 1972: I I I , 6 5 5 ; R E W : 7892; Rohlfs 1972: III,§946: per lo spostamento di accento cfr. cat. aixi > camp, /aici/) 2. Aduncas (Est.: 3oa/2i, 333/16, 41/4, 4 7 / 1 5 ; D E S : L 4 8 3 ) , deriva da una base DUNC r a f f o r z a t a , DUNQUE ( c o m e HINQUE, ILLAQUE, HIQUE, HOQUE ANNO, INTUNCE; V.

D C E C : s. v. entonces e D E C L 1 C III: 181-184), forse foggiata su UNQUAM - NUNQUAM (fr. ant. donques, occt. doncas, cat. doncs)

114



Da

A D PARE

(che funge gia in lat. da s i n o n i m o di

derivano i significanti di : paris ( C S M B : 14t), appare

cun ( C S M B : 70), appare

1190-1200, Solmi 1974: 403), impart in pare ( C S M B : 18t), impari 4. P r o b a b i l m e n t e da

ITERUM

IN U N U M ,

H o f m a n n J . B . 1977: 177)

( C S P : 301, 332; C a , Solmi 1974: 416), pari ( C S P : 351), apari

( C C : 3), appari

(CV:

totu (, C V : 1145, Solmi 1974: 400),

cun ( C L : 66), umpare

( C S P : 30, 349), umpari

deriva l'arcaico etro : torrarun

( C L : 78)

etro appare

( M e y e r - L ü b k e 1902: 68) 27.8. Preposizioni e locuzioni prepositive 1.

ab . E s p r i m e l'allontanamento da un p u n t o , c o m e l'ablativo lat. (AB URBE): ab termen in termen ( C S P : 9), aue saporta ( C S P : 10). In c o m p o s i z i o n e con DE: DE AB > daba cucu.ru de berbeis ...ad ( C V : 1140, Solmi 1974: 395-396); daue badufalat ( C S P : 5), dae attera mugeri ( C L : 20): (inizialmente significato spaziale, poi per estensione anche concettuale). L a base conglutinata ricorre gia nel sec. V I (Casae litterarum, D u r a n t e 1981: 78)

AB >

2. AD > ad . G i a in lat. volgare assume diversi valori corrispondenti a casi (dativo, genitivo/dativo adnominale, possessivo, Instrumentalis: HIC REQUIESCUT MEMBRA A D DUUS FRATES; LABRA DETERGES AD S P O N G I A M : Svennung 1935: 223; 357; Löfstedt 1956: 11,205-217; E r n o u t - T h o m a s 1964: 73; Serbat 1975: 69). C o m e p r e p o s i z i o n e marca il limite spaziale/temporale finale: ad uue ( C S P : 8) 3.

A D + * C A N T U S > accantas ( C S P : 205) . N o n p u o essere italianismo ( D E S : 1,46) per la c r o n o l o g i a assoluta della attestazione (per l'it. il D E L I : 1,8 da il 1527 c o m e prima datazione conosciuta), cosicche si trattera di una f o r m a z i o n e con il volgare *CANTUS (), che ha lasciato tracce altrove ( D C E C : 1,643-644; D E C L 1 C : 11,488; D E L I : 1,197: cat. ant. /akän de/ ), e che ha parallelism! in costruzioni analoghe (cfr. sd. ant. castas a sas terras apprope ( C S N T : 12), probe ( C S M B : 3 2 ) , a prope dessa Villa ( C L : 22), adprobe de sa roca (Araolla, v. Spano 1974: I I , 157 e 179): ( D E S : I I , 314; R E W : 6781: cfr. cat. prop de)

5.

ANTE >

ante ( C S P : 44: ante ken; 396: ante deu)

6. Per appus

(appus

custa binchitura:

C S P : 9, 14), v.

POST

C V : 1114-20, Solmi 1974: 395ed i suoi c o m p o s t i

7. Per borce ( C S M B : 53t), force ( C S P : 3; C S N T : 1,154 e 263) v. §23 8. Kene ( C S P : 23: kene boluntate, C V : 1070-80, Solmi 1974: 395) deriva da un i n c r o c i o tra sene ( C S P : 25, 205; C S M B : 41) e CUM: ambedue le f o r m e significano . Secondo M e y e r - L ü b k e (1902: 70; R E W : 7936) la vocale tonica e dovuta al conguaglio con il m o r f e m a SED, ma si p o t r e b b e trattare anche di un influsso del toscano senza ( D E S : 11,404) 9. C o m p o s t o con POST e depus: et collat totuue depus flumen ( C S M B : 20t, C S P : 109, 259; C A , Solmi 1974: 416: depus me ): 10.

EXTRA MUROS > extra muros de ( C C : 8); i valori di EXTRA non si c o n t i n u a n o in r o m a n z o (salvo la f o r m a fissa qui esemplificata: cat. extramurs, spagn. extramuros), essendoci al suo p o s t o FORAS - FORIS ( M e y e r - L ü b k e 1972: I I I , § 4 4 7 ; H o f m a n n J . B . 1977: 230)

11. Jn fake

a silua (CVgall., Solmi 1974: 418), costrutto con

FACIA - FACIES

con il signifi-

cato di , (cfr. f r . f a c e a, cat. cara a: v. M e y e r - L ü b k e 1902: 61) 12. Dal participio passato rale: in fattu

FACTU

>fattu

derivano due costrutti p r o w i s t i di valore t e m p o -

( C S M B : 87t: et osca iuredis'omine

infa(t)tu

de sa carta)

e affattu

(CL:

115

84: jurari affattu dessos testimongios); per altri esempi v. Wagner (DES I: 507) e Meyer-Lübke (1902: 61). II significato antico ed attuale, -»· , si spiega tramite l'uso del participio assoluto del verbo fare, ed ha riscontranze altrove (cat. ant. defet = iosso (CSP: 4: daba giossu C L : 24)

bia in jossu, CV: 1130, Solmi 1974: 398; in

18.

IN ANTE > innanti (CSP: 20, 34; C L : 14); DE + AB + innanti·. daenanti (CSP: 26) daennanti (— dess'officiali: C L : 24), denanti ( C S M B : 87t):

19. £ difficile dire se l'uso del morfema /me/ in Sardegna, con il significato di , corrisponda ad una evoluzione autoctona ο sia un accatto toscano. Per evoluzione ereditaria si ha, in ogni caso, l'ant. meiu da MEDIUS, che in posizione atona puo diventare /mei/ (Meilogu ant. Meilocu; /meigäma/ , D E S : 11,99), e semplificarsi in /me/ davanti a vocali omorganiche (/mei in/: /me in/ per sinalefe e poi falsa deglutinazione: camp. mod. /me in domu/ ). L'evoluzione formale conforta, dunque, l'ipotesi di autoctonia, sopratutto se si tiene conto della forma anomala medievale e moderna mesu ( C S M B : 20: in mesu de su montiglu; C S M B : 20t: in mesu s'ena), che e pretto toscanismo. Sul piano semantico occorre sottolineare che, malgrado la frequenza del morfema /me/ in toscano (che puö premettersi, come in camp., a tutti gli awerbi di luogo: /melli/ =

  • , /meiiü/ = , /mellä/ = , Giannelli 1976: 89), il trapasso semantico e di retaggio antichissimo e si trova giä in lat. volgare, dove MEDIUS si sostituisce gradualmente a IN (Svennung 1935: 362-363: IN MEDIO CIUITATIS = —>- /pigatte e skippara/ (Wagner 1955/1-2: 4: expletive Verbalformen).

    Per coordinare il secondo termine affermato il sd. si awale di ET > ant. e(t), mod. /e/: CSP: 155: conporaili a Dorouesa et assufiiu Gosantine. Probabilmente la consonante dentale veniva pronunciata in posizione prevocalica, come documenta la grafia ant.: CSP: 155:2« Jorgia Prias et in sosfiios, contro CSP: 158: sa parte sua e dessa sorre ...de comporu e de postura.

    Inoltre, la pronuncia della dentale e confermata dall'evoluzione del pronome di i a persona: ET EGO > et ego (CSP: 153, 154, 157) > /de(g)o/, /deu/ (CA, Merci 1978: 45: et dego). Per il collegamento negativo il lat. NEC sopraffä quasi dappertutto Pallomorfo NEQUE (>rum. nici). In sd., per conguaglio con N O N si ottiene nen: C A (Solmi 1974: 416): non appat ausu ... non donna nen donnicellu nen maiorales (inoltre: CSP: 25, 30, 205; C L : 20: nen - nen).

    Per rafforzare il rapporto copulativo e disgiuntivo il sd. ant. impiega la particella correlativa ancu, di origine italiana: de node tempus ouer ancu ad de die (CL: XI); et dedi ancu (CSMB: 21; per ancu, anco, v. D E L I : I, 53; Rohlfs 1972: III, §963).

    27.10.3.2. Il rapporto avversativo, ossia di contrasto tra due termini, veniva esplicato in lat. tramite diverse congiunzioni che non hanno avuto continuita in romanzo: SED, AT e l'allomorfo ATQUI, VERUM, VERO, AUTEM (Meyer-Lübke 1972: III, 593—597). Due sono i morfemi awersativi sd. ant. che spiccano per precocitä e diffusione: borthe (e varianti) e antis. L'origine del primo e giä stata discussa: il suo significato iniziale era vicino a , onde il rapporto logico avversativo (come in MAGIS: v. Tekavcic 1980: II, 432; Paulis 1980: 41-42; Wagner 1939-40: 142). Un primo es. e fargi nelle CV (XI—XIII, Paulis 1980: 41; CV: I, 5):

    119

    et non debeant servire custus liberus de passilio assu rennt* et ni a curatore ... far(i turbet tres arrobatias de arari et tres de messari (per altri es. v. CSP: 33, 154, 241: borthe). Ii sd. antis sembra provenire da un comparativo analogico ANTIUS (rifatto su secondo il modello di PRIUS, CITIUS, POSTIUS), che come POTIUS enunciava un rapporto di contrasto attenuato (, cfr. cat. ant. e mod. mes aviat, mis tost, fr. plutöt: questo valore e giä presente in lat. ANTE, Kühner-Stegmann 1966: II/i, 532-533): ANTE,

    C L : 208: non siant tenudos de maxellari, antis Ulis fazzant... SPS: 2 8 5: tantu qui no I'at jetada, antis I'at jetadu tres pedras ... Infine, come morfema introduttore iniziale di proposizioni awersative col significato di ricorre anche ΤΑΜΕΝ > ant. tamen, mod. /intämis/: SPS: 127: tamen cussos frades li ant consigiadu qui sa roba non depiat bender . 27.10.3.3. Per la coordinazione alternativa (ο disgiuntiva) il lat. si avvale in linea di massima di AUT, VEL e VE (e dei suoi equivalenti: SIVE e SEU), che disposti in rapporti oppositivi presentano lo stesso schema delle congiunzioni copulative:

    Il carattere meno marcato di AUT ha favorito la sua soprawivenza in romanZ0. 84 Per evoluzione regolare si ha AUT > /a/ che si continua ancora oggi (Pittau 1972: 122: /a kkie ... a kkie/). Come in lat. volgare e romanzo (Petersmann 1977: 245; DES: I, 34) si puo impiegare ET con il valore di AUT: camp, /e kini... e kini/. La forma ant. ouer (CL: X X V I ) , e giä lat. (AUT VERO: Kühner-Stegmann 1966: II/2, 106), ma essa sarä in sd. un toscanismo (dato AUT > O). 27.10.4.

    Subordinazione

    27.10.4.1. Completive. Per la complessa evoluzione delle completive in sd. ed it. mer. rimandiamo al nostro lavoro particolare «Le proposizioni completive e causali introdotte da QUID e QUIA in sardo e nelle lingue romanze» (1984). 8

    4 Meyer-Lübke ( 1 9 7 2 : III, 249-250), Hofmann J . B . (1977: 500-505), Petersmann (1977: 245—247: in Petronio AUT ha giä il soprawento), Kühner-Stegmann (1966: II/2,100—112).

    120

    In lat. classico le proposizioni soggettive/oggettive ammettevano tre realizzazioni: 1.: /accusativo + infinito/

    DICO MARCUM ESSE CONSULEM

    2.: / υ τ + c o n g i u n t i v o /

    VOLO irr MARCUS SIT CONSUL

    3 . : /QUOD + indicativo/

    GAUDEO QUOD VALES ( = TE VALERE)

    Si noti che QUOD poteva impiegarsi solo con verba sentiendi, non con verba dicendi. Da questa asimmetria nel sistema delle completive si dipartirä l'estensione postclassica di QUOD. Un primo esempio si riscontra giä nel Bellum niense (1° sec. a. C . : Pascucci 1964: X X X V I , 1):

    Hispa-

    LEGATI RENUNTIARUNT QUOD POMPEIUM IN POTESTATE HABERENT

    Accanto a QUOD il lat. volgare si awale presto di QUIA e QUID (Väänänen 1975: 255; Palmer 1980: 189; Svennung 1935: 499), morfemi che si sostituiscono ai moduli lat. 1. e 2., e che hanno continuazione in tutta la Romania 8 '. Riguardo la distribuzione areale delle soluzioni romanze, si noti che QUOD corrisponde ad uno stadio antecedente ο arcaico, conservatosi solo in rum., it. mer. e ant. (Pu§cariu 1943: 172; Tekavcic 1980: II, 443), QUIA sussiste in sd., pt. ant., spagn. ant., it. ant. e dialettale (Said Ali 1966: 225; Bee 1 9 7 0 : 1 , 345; Metzeltin 1 9 7 9 : 1 , 1 1 5 ; Parlangeli 1972: H I ) e QUID si e consolidato in quasi tutta la Romania. L'uso di QUIA e QUID in sd. soggiace a selezione sintattica, come in it. mer.: come morfema introduttore di verbi dicendi/sentiendi s'impiega QUIA, con verbi volitivi (in contesto affermativo in sd.) QUID: et ego naraili ca sancti Juanne ( C S P : 1 ) et ise uidit ca uifakeat kertu infauula ( C S P : 3 3 ; anche: 3 5 , QUIDipettitila ki la torraret ( C S P : 3 9 2 ; anche: 3 1 , 1 9 4 , 1 9 5 , 3 4 9 ) QUIA:

    66, 3 4 2 )

    /küssus olinti gi deu ddus venda ad issu/ ( A I S : 3 1 : c a m p . ) /boleis ci d d u ändi e o ? / (, D E S : I : 610: QUID > /ci/ nella B a r bagia meridionale, v. V i r d i s 1 9 7 8 : 7 1 )

    In contesti negativi, tuttavia, si afferma in sd. un nuovo tipo di schema, che trae origine dalPinfinito narrativo lat. introdotto da AD, in cui la preposizione conferisce al verbo un valore ingressivo Ο un tenore d'insistenza (Itala: DARE AD M A N D U C A R E : , Serbat 1975: 168; camp, /tokkada a ddu fäi/ ; lo schema sd. riappare in it. popolare: v. Cortelazzo 1972: III, 114: mi tocca a portarla). II modulo con l'infinito preposizionale nelle proposizioni negative volitive evidenzia un fenomeno ormai noto in tutte le lingue romanze: la recessione del congiuntivo. Giungiamo cosi ad una opposizione di strutture all'interno delle completive: /+/ = affermative: 1.

    NARRO QUIA VENIT

    2.

    VOLO QUOD VENIAT

    (contesto dichiarativo)

    / — / = negative: 2a. NON VOLO QUOD VENIAT

    8

    (contesto volitivo) >

    NON VOLO AD VENIRE

    ' M e y e r - L ü b k e ( 1 9 7 2 : III, 6 0 7 - 6 2 9 ) , Durante ( 1 9 8 1 : 27), B y n o n (1980:

    198), T e k a v c i c

    ( 1 9 8 0 : I I , 4 3 8 ) , R o h l f s ( 1 9 7 2 : I I I , § § 7 8 5 - 7 9 0 ) , Serbat ( 1 9 7 5 : 1 7 0 - 1 7 1 ) , K ü h n e r - S t e g m a n n (1966: II, 2: 2 6 9 - 2 8 0 ) .

    121

    E s . per 2a.: /ne kkeri a m ' istimäre/ (Wagner 1 9 5 1 : 3 8 1 : ) /no boede a dda dokkai/ (Güspini: , B o : 120).

    Come E giä stato detto, la coesistenza di QUIA e QUID nelle completive comporta la creazione simmetrica di /ka/ come relativo, forma che attecchira in sass. e gall. 27.10.4.2. Temporali. L'anterioritä di un fatto rispetto ad un altro, espresso in lat. da ANTEQUAM e PRIUS QUAM e in volgare dal semplice awerbio ANTE, e specificata in sd. ant. e mod. da un composto di /antis/, /innantis/: la necessitä del derivato prefissale e congrua con l'evoluzione semantica di /antis/, che dalla semplice anterioritä temporale e passato a denotare la e poi il . Lo sfruttamento suppletivo dei derivati in seguito alio spostamento funzionale di ANTE ( + -S) ο ANTIUS e quasi generale:

    >

    it. ant.

    innanzi

    anzi

    cat.

    abans, enans

    ans

    fr. ant.

    avant, devant

    ains

    sd.

    /innänti(s)/

    /antis/,/äntsizi/

    sd. ant.:

    innantis chi nos illu ischiremus ( C L : 14).

    La concomitanza temporale era esplicata dai morfemi lat. CUM, UT, DUM, il lat. volgare ed il romanzo impiegano QUANDO che, pur essendo interrogativo in lat., e passato ad assolvere alla funzione di congiunzione, per falsa segmentazione di sintagmi del tipo:

    DONEC;

    QUANDO VENIS? - CUM VENIS

    > QUANDO VENIS? - QUANDO VENIS .. ,. 8 6

    C S P : 3 4 5 : cando posit donnu Petru de Serra a scu. Petru de Silki sa domo de Teclata, tando bi deit appus sa domo.

    In sd., tuttavia, oltre il morfema generale /kando/, /kändu/, si trovano diversi concorrenti ant. meno frequenti. La forma mentri (CL: 88: mentri chi hat a istari in s'officiu) sarä sicuramente italianismo, a differenza di allomorfi seriori di derivazione spagn. e cat. (/mentras/ dallo spagn. mientras ο cat. mentre(s), DUM INTERIM). L'ant. ko risale a QUOMODO (DES: I, 3 5 4 ) : C S P : 3 3 : e cco moriuit iudike Barisone,

    leuarunimilos

    • completiva): CSP: 35: deimusila a nnutricare cafuit orfana CSP: 31: posilu a Janne ad una parte, cafuit mestriu de frauica CSP: 43: et a mimi ca miparuit male QUIA puo essere rafforzato da PRO: CV: 1085 (Solmi 1974: 421): e ego donolislu pro ca lis so ego amicu cam CSP: 25: ponio in ecustu condake ... pro ca mi lafurait Petru CA (Solmi 1974: 412): facemus ista carta pro ca mi deit issu caballu. Oltre a QUIA ed il suo composto, ricorre frequentemente /pus ko/, POST + /kko/: e facile desumere che dalla semplice posterioritä di azioni, il morfema ha potuto anche denotare gli effetti che conseguono ad una azione succedanea (cfr. fr. puisque, cat. puix que)·. CSP: 33: epus co los uinki torraitimilos iudike tottos CSP: γι: pus co li essites bois a destimoniu dateli iura assu seruu de clesia.

    123

    II significato di pus co rientra dunque nel sottogruppo delle consecutive, di cui e il rappresentante massimo. Assolve alia funzione di morfema introduttore di proposizioni consecutive UBI, che attratto dalla sfera di U N D E , specifica la conseguenza logica: log. sec. X V I I : deo bi l'aia nadu in giaru, hue l'a rikonnottu isse puru si, che coesiste con in casu qui, che rappresenta EA C O N D I C I O N E : C L : III: si alcuna persona occhirit homini, sia illi segada sa testa C L : V I : si alcuna persona esserit morta in alcuna Villa de foras, siant tenudos C L : 150: in casu cht su cavallu morrerit, siat tenudu

    £ italianismo puru chi (CL: 124) che corrisponde zpurche. Per quanto riguarda i modi ed i tempi nelle frasi ipotetiche, ricordiamo qui la fusione del periodo potenziale con l'irreale, e l'impiego di tempi sostitutivi nei molteplici casi che si possono presentare. Lo schema seguente riassume le possibilitä latine (secondo Kühner-Stegmann 1966: II/2: 407) e sarde antiche:

    Latino reale) SI HOC DICIS, ERRAS SI HOC DIXISTI, ERRASTI SI HOC DICES, ERRABIS SI HOC DIXERIS, ERRABIS

    Potenziale)

    Sardo antico reale) SI HOC DICIS, ERRAS SI HOC DIXISTI, ERRASTI SI HOC HABES AD DICERE, HABES AD ERRARE

    irreale)

    SI HOC DICAS, ERRES

    irreale) SI HOC DICERES, ERRARES

    SI HOC DICERES, ERRARES SI HOC DICERES, HABUISTI QUOMODO ERRARE

    SI HOC DIXISSES, ERRARES

    SI HOC HABES (AD) DICERE, ERRARES

    SI HOC DIXISSES, ERRASSES

    SI HOC DICEBAS, HABEBAS AD ERRARE

    124

    27.10.4.7. Eccettuative.

    II valore dell'it. e rappresentato

    in lat. da PRAETER QUAM e in sd. ant. d a exceptu

    cht e

    salvu:

    CL: 5 6: exceptu chisu dittu depidori darit pagadoris CL: 78: saluu si s'homini colerit chertadori Rientrano in questo gruppo le proposizioni incastrate introdotte da SINE (> sene), di cui giä abbiamo dato un es. del CSP (: 104). Un discendente di EXTERIUS e asteris, di evoluzione regolare: 87 StSS II: 83V: et issa potestate non fathat processu alcunu contra isse. *Saluu* si su feritu morreret e tando su qui aetferre siat punitu personalmente ad morte. «·Asteris» si esseret de voluntate dessos parentes plus propinquos dessu mortu qui boleren perdonare ad cusse (l'impiego di asteris e inoltre giustificato qui per evitare la ridondanza di saluu).

    27.10.4.8. Concessive. La concessivita e strettamente legata al rapporto condizionale; secondo Blumenthal (1973) e Coyaud (1967) la concessione e una varietä d'implicazione (del tipo se - allora) in contesto negativo. Per il sd. disponiamo di tre congiunzioni principali, ma e probabile che almeno due siano d'importazione: MAKAR(I) gr. μακάριε: log. /makkäri/, camp, /mankai/ BENE

    /KJ/


    /esteris/ > /asteris/ per dissimilazione (-XT- > /st/, cfr. EXTUTARE > /istudai/, EXTEN(U)ARE > /astenare/). Non e necessario, dunque, invocare l'influsso esogeno, sia

    genovese (aster) ο cat. (esters: v. DES I: 141; DECLlC III, 775).

    1*5

    queste unita denunciano un'origine prettamente esogena, di stampo it. ο cat., e saranno percio studiate nei capitoli seguenti. Ecco uno sguardo dei lessemi piu rappresentativi di quest'epoca (v. anche M 1 Atzori 1953; Olla Repetto 1979: 114-174; Solmi [1917] 1974: 60-69; Paulis 1983: cap. V). II territorio statale dei Giudicati (su logu), governato da un monarca ο re (iudike) che veniva eletto dal Parlamento (corona de logu), costituiva un regno ο demanio (rennu), comprendente diversi distretti (curadorias), sottoposti alia sorveglianza di un magistrato (curatore, curadore). La stratificazione sociale si configura in modo verticale ed egemonico: accanto al iudike ο Re-giudice si trovavano i donnikellos, probabilmente imparentati col Giudice, e i maiorales, padroni liberi di estese proprieta e che rivestivano molteplici cariche giuridiche ed amministrative (curadores, maiore de padru, de caballos, de camara, de scolka, de villa, armentario de logu ο , ecc.). Dipendenti direttamente dal sovrano ο dai maiorales erano i lieros ο (anche bonos hominis) ed i servi , coli{b)ertos. L'ultimo gradino della scala sociale era rappresentato dai veri servi, servos e dagli schiavi, iscräus. II lavoro dei servi, opera, sottostava ad una ricca gamma di modalita quantitative che servivano per determinare il tipo di qualificazione: erano servi integri, integros, quelli tenuti al totale delle opere, colliberti, laterati ο latos, soltanto alia metä, e pedati, pedes, se a un quarto. Altre denominazioni particolari di questo periodo rientrano nello schema qui accennato: la si chiamava ankilla (CSP: 33, 244), il coltivati ο pascoli pupillu (CL: 132: sos pubillos de cussas vingias, dessu bestiamen; C L : 136: su pubillu dessu bestiamen), i saltos (CL: XIII: ςο est jn villa ο jn campo ouer in saltu), la chertu, kertu, il in base al contratto di soccida cumona, e le rispettive cumonargios (StSS: 46: siat ordinadu statuitu et capitulu supra sos bestiamenes qui dant a comune inter issos cumonargos). Tra le voci particolari di quest'epoca spetta un posto a parte a theraku, soprattutto se si tiene conto della sua evoluzione semantica singolare e dell'incerta etimologia del lessema (v. DES: II, 542-544; Pittau 1981: 257). Inizialmente designava la persona minorenne di dipendenza tutelare: C L : 112: sosfattos de cussos ceraccos StSS: 21 iet ecustas cosas non si istendan nen appan locu in theraccos qui appan XIII annos

    Nel capitolo C L X V I della C L si osserva nettamente uno spostamento semantico: dalla pura dipendenza tutelare si passa a quella di servitudine: - ordinamus chi, si alcuna desviarit alcunu Saraccti, ch 'istarit cun attiri, over Saraccafemina, pro sindi andari dae dotnu dessu padronu suo

    Parimenti, nei capitoli successivi la voce ricorre col significato di : C L : C L X X V ( = ed. Mameli: 210): e comporavit dae Saraccu over Terrali.

    Questo e, infine, il significato odierno, di , che ancora traspare nei versi di P. Mossa nel sec. X I X : 126

    due non bistare inpasu / e cun sa manu in bujacca / a raffios sa teracca nde I'ba bettadu sit nasu . Oltre ai vocaboli pertinenti al mondo sociale dei Giudicati, elenchiamo rapidamente alcuni lessemi sd. interessant! per la loro veste ο per il loro significato: ADCAPTARE: ACINA: ALBUS: VERVECE: BLASPHEMARE: VOCARE: VOLERE: CAPUT ANNI: CHALARE, FALARE: CASTIGARE: QUERCU: QUAERERE: CERTARE: CONIUGARE: CUNEARE: DARE:

    DIES (fem.): DIES DOMINICA: OMNIA SANCTU: EQUA: FEMINA: FETUS: FLUMEN: FABRIC ARE: FRATE: FURARE: IACCA: LABORE: COMPLERE: LONGUS/A: MANCU/A: MANDICARE: MAGNUS/A: MATRIX, -ICE: NAR(R)ARE: OCCIDERE: PARERE: PECUS: PETERE: PIC ARE: PERCONTARE:

    , C L : 18: chi si accatarit in culpa , C L : 182: bat a levari aghina , C S M B : $:funtanas albas·, CSP: 40\pannu albu , CV: 1 1 1 4 - 2 0 (Solmi 1 9 7 4 : 3 9 5 ) : berbeis; CSP: 4 0 : berbekes , C L : 152: blastimari; C A (Solmi 1974: 411): flastimet , C L : 122: bogan , CSP: 20J: bolean, boletes; C L : 120: vogiat , Β: 66: cabudani (Paulis 1983: 164-16j) , C S M B : calat; C L : 196: calari; CSP: 4, CVgall. (Solmi 1 9 7 4 : 4 2 0 ) : falat; CSNT: I, 83:falare : , B: 5 y.castiari , C S M B : 9T: sos kercos , C L : 106: cberri·, C C : 18: queret , CSP: 1: kertait·, C S M B : 5: mi'nde kertaret , CSP: 23: coiuues ; CSP: 22: coiuuamusilos , C L : 128: cungiarillos beni cungiados , CV: 1145 (Solmi 1974: 400): dau ; C S M B : 6: iatu +-/eaau/*-^^ , . . , • TIglesiente /skuriteddu/

    In funzione aumentativa si ha -ONE (Wagner 1952: 57): ant.: veione, log. /bettsone/, camp, /becconi/, log.: /palättu/ >-/palattone/ camp.: /konka/ /konkoni/ (spostamento semantico) Alia formazione delle parole senza suffisso appartengono due meccanismi: la nominalizzazione dell'infinito e la derivazione deverbale a suffisso nullo. II primo non e molto usuale in sd. ant. ο mod.: 128

    C L : 86: su narri issoru C L : 182: cungit s'aydu ... gasi in su intrari, comenti in su exiri.

    II secondo procedimento, invece, spicca sin dalle prime manifestazioni letterarie per precocitä e diffusione. I derivati non-marcati (o prowisti della marca suffissale 0 ) distinguono la categoria del genere, come in lat. (ROGUS - ROGA, da ROGARE): masch.: accordiu (CSP: 8), cambiu, chambiu (CL: 142; B: 30), castigu, castiu (CL: 172, 176 < CASTIGARE), clamu (CL: 130), confessu (CC: o), erru (CSP: 14) fem.:

    compora (CC: 21), defensa (CL: 16 < cat. defensar), fura (CSP: 44, 324; C L : 20, 48), muda (< MUTARE, C L : 138).

    129

    Capitolo settimo

    DALLA DOMINAZIONE PISANA Ε GENOVESE ALL' INTRUSIONE CATALANA (1323)

    29. Sguardo storico Dopo essersi infiltrate nell'isola di Sardegna con propositi commerciali in seguito alia riuscita vittoria su Mugähid nel 1016, le repubbliche marinare di Genova e Pisa mutarono ben presto la loro presenza in vera dominazione politica e militare. La progressiva infiltrazione straniera era favorita dalla supremazia militare ed economica delle potenze marinare, nonche dalle sempre piü frequenti donazioni di terreni a ordini religiosi pisani da parte dei Giudici (Wagner 1932: 135-138; Manno 1973: I, 376 e segg.). L'egemonia militare permette il rapido annientamento di ogni pretesa di resistenza nel Giudicato cagliaritano che, conteso tra Genovesi e Pisani, scompare in quanto entitä autonoma nel 1257, soggetto d'allora in poi al Comune di Pisa (v. Casalis 1977: II, 5-68 per un riassunto). Nel Nord la situazione sara piü complessa: dall'informazione ricavata dal Libellus Judicum Turritanorum consegue una netta predilezione per il comune pisano da parte dei primi Giudici Barisone I e Mariano I (tra il 1063 e il 1073), contrastata in seguito dalla politica filogenovese condotta da Barisone II (1153-1181), Costantino (1191-1198) e Comita I (1198-1218). Il matrimonio di Susanna, figlia di Barisone II, con Andrea Doria assicurava la preminenza dei mercati genovesi nel Logudoro, ma un'altra unione, quella della figlia di Mariano II di Torres (12181232) Adelasia, con Ubaldo, figlio di Lamberto Visconti, segnava l'equilibrio egemonico e comportava ulteriori conflitti armati che si protrarranno sino al 1259 con la fine del Giudicato di Torres e con la supremazia dei Doria e dei Malaspina. Nel Giudicato di Gallura, alia mancata successione dopo il 1202-1203 (CartaRaspi 1977: 450), segue Pintrusione pisana-ligure; dopo il 1296 (con la morte di Nino Visconti) l'assoggettamento ai Pisani resta incontestato. Non puo essere sottovalutato il ruolo della Chiesa nell'iter evolutivo della Sardegna pisana e genovese: la penetrazione nell'isola dei monaci continentali (Benedettini e Vittorini, seguiti da Camaldolesi, Vallombrosani, Cistercensi ecc.) risale giä al sec. XI, nel quadro della politica intrapresa dal pontefice Gregorio VII alio scopo di favorire la latinizzazione della Chiesa sarda, autocefala e di culto Orientale, e si intensifica nei secoli XII-XIII in seguito a continuate concessioni di terreni da parte dei Giudici (nel sec. XIII si contano piü di 50 monasteri benedettini, Cherchi Paba 1979: 179; R. Turtas LS [1983]: I, 20J e segg.). L'influsso ecclesiastico sulla divisione dialettale puo essere esemplificato qui con il ruolo esercitato 130

    nel Basso Sulcis dalla Chiesa di Sta. Maria di Tratalias: costruita nel 1213 sotto la dominazione pisana, mantenne il rango di diocesi sino al 1503, quando Giulio II sposto la sede a Iglesias. Orbene, una disamina organica dei primi toscanismi, di tratti innovativi e di catalanismi in questa zona (che sarä pubblicata fra breve) ha permesso di identificare i limiti delle isoglosse con quelli della diocesi; tra i piu distintivi possiamo menzionare il passaggio di -Cj- e -Tj- a /c/ e non /ts/ come nel resto del Campidano non-ogliastrino (puteu > /pucu/, plattea > /präcca/; l'innovazione si arresta nettamente alle linee di confine della vecchia diocesi: IglesiasNarcao-Santadi-Teulada, v. Virdis 1978: 15 per una carta), il mantenimento del passato remoto, scomparso nel resto dell'isola (salvo piccole zone) a beneficio del passato prossimo (Wagner Fless.: §§ 126-128), ο la presenza di voci caratteristiche, come /rai/ (cat. ray). Se l'opera benedettina, alacre ed intelligente, riattivo all'inizio le colture cerealicole e l'allevamento del bestiame in seguito ad uno sfruttamento massiccio a scopo di lucro dei latifondi donati dai Giudici, l'abolizione della servitu nel 1304 (documentata nel cap. Ill del Breve di Villa di Chiesa) comporto una notevole recessione della politica agraria (restando la cura del bestiame affidata agli stessi servi liberi per contratti di soccida: C L : C X X X I - C X X X V : ordinamentos de Comunargios). In linea di massima, durante il dominio pisano la Sardegna conosce un reinserimento nei circuiti commerciali mediterranei, esporta bestiame grosso e minuto, formaggi, lana, sale (dai dintorni di Cagliari, soprattutto), minerali pregiati (da Villa di Chiesa: Iglesias), grano ed orzo (Todde 1979: 10-12;Tangheroni 1981: 4647)· Accanto a Cagliari, ampliata largamente in epoca pisana (il Castello si vede arricchito nel 1307 dalle Torri del Leone, dell'Elefante e di S.Pancrazio, progettate dall'architetto Giovanni Capula), fioriranno diverse altre cittä, quali Alghero, Bosa, Castelsardo, Portotorres, Orosei, Terranova, Oristano, e la popolazione complessiva ammontera a circa 400000 unitä. L'influsso pisano non si limita all'aspetto linguistico, ma coinvolge tutti gli orizzonti culturali dell'isola: l'arte romanica, propalata da architetti lombardi e toscani, evolve e si consolida largamente (ne sono esempi indiscutibili le chiese di S. Pietro extra muros presso Bosa, S.Gavino, S.Simplicio a Olbia, S a Giusta, S. Antioco Bisarcio, S. a Trinitä di Saccargia, S a Maria del Regno); il computo cronologico adottato nella produzione documentaria era di chiaro stampo ligure (nel Nord) ο pisano (nel Sud e nella Gallura, poi anche nell'Arborea), ossia datatio chronica della Nativita (25 dicembre) e dell'Incarnazione pisana (25 marzo) corrispettivamente; sul piano paleografico si diffonde rapidamente la gotica documentaria (o minuscola cancelleresca italiana, Casula 1978: 83), che diventerä normativa nella scrittura isolana, persino arborense, sino all'awento dei Catalani; lo sfondo teorico della legislatura isolana e di chiara ispirazione pisana, sia nei domini territoriali di questa repubblica (cfr. il Breve di Villa di Chiesa ed altri), che in quelli soggetti al suo governo (ad es. Sässari, che pur avendo ottenuto una relativa indipendenza da Genova nel 1276, rispecchia nei suoi Statuti, redatti in !3i

    lat. alia fine del sec. XIII (1282) e tradotti in sd. log. agli inizi del XIV (1316), un chiaro influsso pisano; Sanna 1975: 19-21; Wagner 1932: 136-140). Se, come si e visto, l'influsso esogeno, pisano soprattutto,88 ma anche genovese, 8 ' ha investito la quasi totalita dell'isola, resta tuttavia una zona immune, almeno politicamente e linguisticamente: l'Arborea. Invero, il Giudicato d'Arborea costituiva nei sec. X I - X I V un regno indipendente, anche se filopisano, governato dai discendenti dell'illustre famiglia cat. dei Bas-Cervera (Arce i960: 32), e prowisto di una propria struttura politica ed economica. Malgrado l'adozione di certe matrici culturali toscane (Stile dell'Incamazione pisana, architettura militare e religiosa), Pultimo Giudicato sardo si contraddistingue per numerose innovazioni e per la costante riluttanza a sottoporsi a qualsiasi altra cultura estranea; la nuova nazionalita sarda, maturata da tempo sulla consapevolezza unanime di un'identita autoctona, etnica, antropologica, culturale e linguistica, si appalesa nella formulazione di un nuovo tipo di scrittura cancelleresca, la cosidetta gotica cancelleresca arborense, nella creazione di un nucleo di leggi consuetudinarie di diritto civile e penale inteso a regolare le strutture organiche dello Stato (la Carta de Logu, emanata sotto Eleonora di Arborea, ma che costituisce un emendamento di un altro codice omonimo promulgato col Codice Rurale e con la Carta del Goceano da Mariano IV), o, piu ancora, nell'affermarsi di un diasistema linguistico particolare, di transizione, caratterizzato dall'assorbimento eclettico di innovazioni camp, (per lo piu di stampo toscano), assieme alia tenace conservazione di strutture arcaiche. Alia tripartizione politico-amministrativa dell'isola, divisa tra Pisani, Genovesi e Sardi-Arborensi, seguira nel Trecento, con l'awento dei Catalani, una effimera bipartizione (Arborea - Corona di Aragona) e finalmente un'entitä inscindibile: il Regnum Sardiniae et Corsicae, owero, la Sardegna catalana. II nuovo processo di colonizzazione e di acculturazione prenderä awio dalla decisione papale del 4 aprile 1297, per la quale Bonifacio VIII, a scopo di porre fine alia guerra del Vespro e di rimuovere una delle maggiori cause di lotta tra Pisa e Genova, creerä ed infeuderä a Giacomo II di Aragona il Regnum Sardiniae et Corsicae.

    30. Lingua toscana in Sardegna 30.1. N o z i o n i introduttive. Le tracce linguistiche lasciate dalle invasioni arabe sono effimere e passibili di interpretazioni diverse. Cosi, la voce camp, /aräis/ (DES I: 116; Wagner 1951: 180) postula una base Nell'ex-Giudicato di Cagliari, salvo le curatorie di Sulcis, N o r a e D e c i m o che appartenevano ai discendenti di Gherardo della Gherardesca, conte di Donoratico, e in quello di Gallura; ai Malaspina, originari della Lunigiana, spettavano Osilo, Giave, Tissi, Montes, C o r o s e forse Coghinas nel N o r d . 89 I Doria possedevano l'Anglona, l'Asinara, la Nurra sino ad Alghero, il Nurcara e il Caputabbas, mentre Sässari, l'entroterra della Romangia e parte della Flumenargia e del Campulogu erano dipendenti dal comune genovese. 88

    I32

    ar. A R - R A ' I S , /gamare/, /pienu/, /fiämma/, /mässu/: v. Hof mann 1885: 67; Wagner 1941: §§250-255; Jäggli 1959: 24: i primi esempi si trovano nell'Araolla, 1582) e con gli esiti spirantizzati ed aspirati delle consonanti L, R, S in posizione implosiva (it. colpa > /kolhpa/ > /koipa/; v. Sanna 1975: 223; Corda 1979: 79 e 87; M a Atzori 1964: 139; Wagner 1941: §§ 186 6338; Lüdtke 1953: 416; riassunto in Blasco 1983: §108: cfr. pisano rustico calta, polta, fiorentino rustico /käitza/ , romanesco dei sec. XIV-XV: coipa, aitri, faiconi: Rohlfs 1972:1, §263; Giannelli 1976: 87; Ernst 1970: 76), una chiara impronta continentale e un concomitante distacco dal resto dei dialetti sardi; dall'altra parte, il campidanese accetterä nuove soluzioni toscane, quali la palatalizzazione delle velari (CENA > /cena/, GENERU > /gennaru/) ed una morfosintassi corrotta da pretti accatti esogeni (niente, nexunu; perfetti in -si; i a persona indicativo presente in -/go/), allontanandosi dal resto compatto dei dialetti logudoresi. La Barbägia meridionale e l'Ogliastra, aree intermedie tra il Logudoro ed il Campidano, si mostreranno in parte riluttanti alle innovazioni toscane, ricevendo alcuni tratti camp, e rifiutandone altri: cio si spiega in quanto le strade che afferivano a queste aree (specie la Barbägia mer.) erano difficilmente praticabili ο insicure. Alquanto diversa e la situazione nell'Arborea: lo stato arborense abbracciava 4491 Kmq. di terreno fertile (1920 in piu rispetto all'attuale provincia di Oristano), estendendosi a Sud sino ad Arbus, a pochi km. dall'area iglesiente, e comprendendo 13 curatorie (la Barbägia di Belvi, la Barbägia di Olloläi, Barigadu, Bonorzuli, il Campidano Maggiore, il Campidano di Milis, Guilcier, Mandrolisai, la Marmilla, Montis, Usellus, Valenza, Brabaxiana). fi logico dedurre che la popolazione arborense era, sul piano linguistico, tutt'altro che omogenea: mentre a Sud di Oristano si diffondevano i tratti innovativ!, specie tramite l'Iglesiente e la via Cagliari-Oristano, nelle parti settentrionali (il Montiferru fino a S. Lussurgiu) il minor contatto con le zone innovative rallentava il processo di assorbimento di nuovi esiti toscani. £ da notare, inoltre, che nel Nord predominava, come nella Barbägia, la pastorizia, di fronte alio sfruttamento dell'agricoltura in tutta la pianura meridionale. Questo fatto e significativo, inquantoche postula una netta e precoce differenziazione tra i due gruppi di parlanti corrispettivi: i primi, pastori, piu restii a qualsiasi innovazione e molto limitati nello scambio linguistico; i secondi, agricoltori, in continuo contatto con i mercanti meridionali e percio aperti ai nuovi repertori campidanesi. Questa ipotesi, di natura antropologica, spiegherebbe i limiti delle isofone di tipo log. nel Nord della zona arborense (v. Virdis 1983: X X X I ; 1978: 11) e le oscillazioni grafiche (e dunque fonetiche) osservabili nel CSMB e nella C L (a cui seguiranno i testi, prettamente camp., del Β e del CC). Senza voler entrare ancora nella contingente polemica circa il posto da assegnare alle parlate arborensi (Sanna 1975: 127-128 e Virdis 1983: X X I I I -

    134

    X X I V difendono l'autonomia, Wagner 1939-40: 127-132 la nega), preme rilevare, tuttavia, che la concomitanza di esiti arcaici ed innovativi non basta per attribuire ad una zona un posto a parte, ma estrinseca una situazione di conflitto linguistico e denuncia una interazione di fattori sociali e psicologici di molteplice natura. 91 Tutto sommato, ci pare esagerata la voluta separazione della zona arborense dal resto dei dialetti campidanesi ο logudoresi (Montiferru), soprattutto se essa poggia su criteri extralinguistici (quali una scrittura gotica cancelleresca specifica, ο ancor piu quella onciale ο semi-onciale delle prime C A , la maggior e piü lunga resistenza dello stato arborense alia dominazione pisana e poi catalana ecc.; per un riassunto della situazione linguistica v. §40.2.). £ lecito ricordare che ogni zona di transizione (per non chiamarla grigia, come fecero Bottiglioni e Wagner) presenta caratteristiche proprie, ma non percio costituisce un'entita linguistica a parte (si pensi al pittavino in area galloromanza, al limusino, incorporato da Bee [1973: 23] nel gruppo alverniate-mediterraneo, al dialetto di Erto, considerato punto di unione tra il friulano ed il dolomitico secondo Francescato 1982: 153). L'influsso dell'ant. genovese e piu limitato e interessa soprattutto Sässari e l'entroterra; a questo strato continentale appartengono, il passaggio della liquida intervocalica a vibrante rilassata nel sass. (Meyer-Lübke 1934: 43: PILU > /peru/, SALE > /sari/; v. anche Lanza 1980: 226; M u z z o 1955: II s.v. sari; Gartmann 1967: 55:

    ist schwächer als primäres r, doch nur ganz leicht hörbar»), e uno stuolo di

    voci di origine ligure (v. Wagner 1932: 8-10; 1951: 261-263). 30.2. Influsso t o s c a n o sulla f o n e t i c a sarda.

    L'influsso allogeno sul sistema

    fonetico sd. ha comportato una modifica, sia dell'inventario fonematico, che delle norme distribuzionali dei fonemi. Passiamo in rassegna brevemente le cinque principali innovazioni toscane accolte dal sardo (campidanese ο logudorese settentrionale). 1)

    II nesso /KW + vocale/ non si muta nella tipica bilabiale sd., ma viene assunto dal camp, come sequenza bifonematica bisillabica (la successione dittongale si trasforma in iato per adattamento di tipo mer. alle regole toscane: v. Ines Loi Corvetto 197980: 107; 1983: 60-70): QUATTUOR, QUINQUE > camp, /kuattru/, /cinkui/

    2)

    La velare dinanzi a vocali anteriori conosce la palatalizzazione di tipo italiano: FACIES > ant.

    pisano: 3)

    fake

    faccia

    ^ camp, /facci/ (Est., sec. X V I I i6a/zo: facci)

    In camp, la sibilante /s/ in posizione postconsonantica diventa affricata come in toscano, it. mer. e romanesco antico (Giannelli 1976: 23, 38, 45: /fortse/ ; G . Ernst 1970: 83 :forza ): FORSIT > camp, /fortsizi/

    4)

    N e l N o r d dell'isola (log. sett., parte del sass. e gall.) la liquida e la vibrante in posizione implosiva subiscono aspirazione, diventando una costrittiva velare ο una semivocale (Gartmann 1967: 7 5 - 7 9 ; Contini 1976: 12; Ferraro 1967: 146: Thiesi: coipu

    A d es. l'atteggiamento negativo arborense verso gli stranieri, ossia i Sardi non-arborensi; v. Casula (1982: 10); l'espansione della pastorizia a spese della agricoltura, in seguito al conflitto con i Catalani; v. Tangheroni (1981: 130-133), C . Sole (LS [1983]: II/5, 6 e segg.).

    135

    5)

    , omofono con ), come in toscano, romanesco ant., canario e spagnolo di Venezuela (calza: toscano rustico: /käitsa/; romanesco ant. coipa ; Venezuela carne > /ka^ne/; porque > /poike/: v. Giannelli 1976: 87; Ernst 1970: 76; Geckeier V R X X X I I [1973/1]: 82); anche gen. ant. (Azzaretti 1977: 104: ant. e mod. caiche ). II dittongo AU monottonga in /o/, come in toscano: PAUPERU > ant. paperu (Wagner 1907a: 371: ancora oristanese) >- + pisanopovero > poberu (Est. sec. X V I I , 7oa/i8ipobertadi, 37/19)

    30.3. Influsso toscano sulla morfosintassi sarda. Piu che in altri settori, la toscanizzazione della Sardegna e palese nella morfosintassi campidanese. Analizziamo partitamente i tratti toscani piu distintivi assunti dal sardo. 1)

    II pronome atono di 4* persona, ci, viene espresso in parte del camp, dal riflessivo si: A I S : 1654: /si neris tottu/ /setseuzi/ , /donazi/ (Porru 1975: 12; Wagner Fless. §28). L'impiego del morfema /si/ al posto del regolare NOS > /nozi/, potrebbe avere una spiegazione di carattere strutturale (l'estensione funzionale del riflessivo in alcuni contesti ο la collisione formale tra /nozi/ e /si/ in seguito a dissimilazioni aplologiche del tipo /άοηαηοζί/ > /donazi/), ma la distribuzione areale del fenomeno indica forse un'origine esogena (toscano: noi si alziamo, nessuno sipotra di, siriposiamo·, v. Giannelli 1976: 34; Rohlfs 1972: II,§46o; Nieri 1970: 208-209; A G I X I I [1890]: 176).

    2)

    Nell'ambito della flessione nominale i toscanismi spiccano per precocitä e diffusione nel campo dei quantificatori. Per i significati e ricorrono presto nienti ( C L : XIII), niente (SPS: 54) e neunu (StSS: X I I I : toscano ant. neuno, Rohlfs 1972: II, §498), nexttnu ( C C : 3; C L : 24). Per , , e simili si hanno: donnia (CSP: 287), dognia ( C L : 34: cfr. it. ant. ogna, Meyer-Lübke 1890: 218), calisiogiat ( C C : 3: corrispondente a chicckesia, v. D E L I I: 231), calcun, calunka persona (CSP: 52; C S M B : 14), nuor. /kärki/ (Pittau 1972: 80 = toscano ant., e dunque romanesco del sec. X V carche, Ernst 1970: 76; anche corso sett., Chiodi 1981: 62: karke < tosc.). Per si diffonde rapidamente /attru/ e /äntru/ (dal toscano ant. atro, romanesco antro, Castellani L N X I [1950]: 3 1 - 3 4 ; Ernst 1970: 76; Wagner 1932: 138; genovese atru, Meyer-Lübke 1890: 135). Al posto di MINUS > /minus/, il camp, impiega /manku/ (DES II: 63: in composizione /assumänku/ ), probabilmente forma importata dalla Toscana (sia manco errore nel Cellini, v. Meyer-Lübke 1890: 206; puo aver contribuito il mall. manco, v. Moll 1965: 195).

    3)

    Tra gli awerbi di chiaro stampo toscano si notino: incontinente ( C C : 1 1 : it. ant. col significato del lat. CONFESTIM, Durante 1981: 50), e il morfema prepositivo prefissale /me/- (camp, /me innoi/ , dal toscano me, Giannelli 1976: 89; Wagner 1932: 137-138). Un posto a parte spetta a /änku/, morfema polyvalente in sardo. In sd. ant. esso aveva il valore del toscano ant. artco (DES I: 86: et dedi ancu; D E L I 1 : 5 3 ) , piü raramente quello di , proprio del toscano e del genovese ant. e mod. (DES I: 86; Est.: 5 5/21: anchu cbi siat trista ). In sd. mod. /änku/ assolve alia funzione di morfema esclamativo, introduttore di auguri ed imprecazioni (/änku ti fettan attsiomo/, Sanna 1957a: 11: azziomo = ECCE HOMO; D E S I: 86: /änku tendzas bonos ännos/; Ferraro 1967: 339, Bonorva: ancu Ii diana un archibusada). II nuovo significato pare corrispondere al genovese ant. e mod. (/anku ase ke/: , Plomteux 1975: I, 139) ο al cat. ant. anc (, , D E C L 1 C I: 298-302).

    136

    4)

    Per quanto riguarda la flessione verbale, sono da sottolineare le seguenti modificazioni nei flettivi e nelle desinenze: 4.1) Estensione dell'infisso -/%/- nelle desinenze del presente indicativo e congiuntivo dei paradigmi della i a classe (/dongu/, /dongi/, /dongessi/, Wagner Fless.: §76); il fenomeno e molto esteso nel gall, e nel sass., cosi come nel toscano ant. (vagu, stogu, dogu ecc., Rohlfs 1972a: 179: non si puo trascurare, nonostante cio, l'osservazione di Coromines 1956: 174, circa la diffusione della desinenza velare nel napoletano e la probabile origine cat. dell'innovazione: cat. popolare done, dongo, dongui, princ PRENDO, vine VENDO: Fouche 1980: 84; Badia Margarit 1951: 301-303). 4.2) Generalizzazione dei perfetti in -/si/ dopo il sec. XV (affiorano giä nel sec. XIII, ma non ce ne sono tracce nel SPS): FECI > fegi + /si/-.fegisi (Wagner 1951: 337; Delius 1866: 24: fesit — fegbisit; venit - venissit; hapisit, morgisit, tutti esempi dei sec. X I I I XIV); il fenomeno e frequente in toscano e corso (Rohlfs 1972a: 179; Giannelli 1976: 105; Chiodi 1981: 97en. 107). 4.3) Livellamento analogico delle desinenze del piuccheperfetto congiuntivo latino (CANTA(VI)SSET) > camp. mod. /kantessi/ , /donessi/ e /dongessi/ (toscano /andessi/ , Giannelli 1976: 32-33; contro l'ipotesi di Wagner Fless.: § 142 e 19 51: 337 circa la probabile genesi catalana sta la cronologia relativa: i testi algheresi del sec. XVI mostrano ancora l'uscita -äs per la i a coniugazione: deixas, Blasco 1984). 4.4) I participi passati in -υτυ (CL: 48: valsuto), di poca diffusione nei dialetti sardi mod. centrali e meridionali, vanno naturalmente assegnati al superstrato toscano (Giannelli 1976: 55). 5)

    In sede di strutturazione sintattica si possono menzionare: l'impiego della congiunzione concessiva sd. /bellu (e) ki/ (, DES I: 192; Pittau 1972: 155-156), corrispondente al toscano bell'e che·, la fruizione di μακάρ(ι) con valore desiderativo e come congiunzione concessiva (come in iberoromanzo ant. e it.: v. J . L . Rivarola 1976: 18-19; Pellegrini 1975: 377: magari ): nuor. /mankari/, camp, /makkai/, /mankäi/ (DES II: 49); l'imitazione del modulo toscano /e capace + SN/, col significato di (v. DES I: 289; Giannelli 1976: 52; Malagöli 1939: s.v. capace·. si sente spesso nell'it. regionale di Sardegna: e capace che piove = ).

    6)

    Per quanto riguarda la derivazione, sono molteplici i suffissi di origine toscana passati al sd. tramite l'assunzione di nuovi accatti lessicali. Eccone alcuni: -/ia/: pro robaria de strada (CL: 28; Wagner 1952: 14) -/eri/, tuttavia rafforzato col cat. -/er/: stragneri (StCast: 55; Wagner 1952: 75, 77; Hofmann 1885: 14; toscano: barbieri, Giannelli 1976: 27, 51) -/ura/, forse favorito dallo spagn. e dal cat.: cungiadura (CL: 130: derivato da CUNEARE ; Wagner 1952: 67-68; Rohlfs 1972: III, §1119) -/inku/: propinquos (StSS: II, 3: ; cfr. cat. propinc; a favore della tesi cat. sta l'impiego del suffisso per specificare gli etnici: /bozinku/, cat. bosenc, ; tuttavia, sia Wagner 1952: 111-112, che Butler 1971: 80-86, propendono per l'origine toscana, da -incu, -ingo, a sua volta INEUS + germ, - I N G e non si puo escludere nemmeno l'influsso lig., Azzaretti 1977: 270: bregliencu, custarencu ; corso di Sisco: Revinco v. Chiodi 1981: 114).

    30.4. Influsso toscano sul lessico sardo. Complessivamente il contingente lessicale di origine toscana in sd. e piu limitato di quello catalano, ma come quest'ultimo esso investe tutti i settori del pensiero umano. Dato che Wagner ha trattato giä diverse volte quest'aspetto (1907a: 385-397; 1929: 1 - 6 1 ; 1932: 1 3 5 - 1 4 8 ; 1951: 244-273), ci limiteremo qui ad offrire alcuni esempi emblematici e fornire nuovi dati circa la provenienza delle voci allegate.

    137

    £ interessante osservare come il campo semantico dei colori subisce notevoli modifiche dopo l'awento degli Italiani in Sardegna, merce il traffico di Stoffe. Ecco le sostituzioni di significanti piü salienti:92 /irbu/ /kolore 'e gelu/ äria/

    +

    ALBUS-V

    /biänku/(BLANK)

    CAELU /AERIS

    /biaittu/ (BLAO > it. ant. biavo, biado, biadetto) /brunettinu/ (BRÜN > it. bron(ettino)) /atsuru/ (LÄZÜRD > it. azzurro)

    Una voce che puo servirci da parametro per misurare l'incidenza dell'influsso toscano sulla civiltä sarda e massaio: derivante dal tardolat. MASSARIUS (da MASSA, CIL VI: 9650), , designa in sd. , (AIS: 1591: /massäyu/; DES II: 86; Bo: 67 e 124); l'innovazione e rilevante, inquantoche investe un settore semantico che ha profonde radici in Sardegna: il mondo contadino. Diversi accatti continentali vanno ricondotti alia supremazia toscana e genovese nel campo della navigazione. Due casi emblematic! sono /sinobida/, che risale al toscano occidentale /sinobbita/ (sinopita ricorre giä nel Conto navale pisano del sec. XII, v. Castellani 1980: 139: /ki/ (Barbagia mer. /ci/) come relativo, esso e stato sostituito con l'ant. interrogativo, QUI 4- -/ne/ (come in it. mer.) Ο cat. quin. L o spostamento qui descritto puo essere schematizzato come segue: 1. 2.

    SI (QUIS) /kini/

    viene espresso da

    /ki/ QUI

    sostituisce

    L a prima attestazione di /kini/ in sd. va datata al sec. X I V : C L : (ed. Mameli p. 18; ed. Besta-Guarnerio p. 7η. 3): ed incursu, a chini esseret dadu su dittu venenu .

    32.3.2.

    In sede di strutturazione verbale sono due i fatti che possono venir impu-

    tati al parastrato catalano. Da una parte le desinenze con velare del tipo /dongu/, congiuntivo presente /dongi/ (algh. e cat. dialettale /donk/, /dongu/, Blasco 1983: § 373), dall'altra il flettivo -is del congiuntivo imperfetto, generalizzato come in cat. alle tre coniugazioni: /kantessi/, /timessi/, /partessi/ (Lepori 1979: 1 8 - 2 1 ; Porru 1975: 30-34). Tuttavia, tutte e due le innovazioni possono derivare anche dal pisano, come e stato rilevato prima. Tra i morfemi vari che possiamo elencare, menzioniamo i seguenti: 1.

    camp.-log. /bädas/, /debädas/, /indebädas/ (Porru 1976: 234; Spano 1975: 107; D E S : I, 4j8); malgrado la derivazione di Wagner dallo spagn., la voce e tipicamente catalana." 7

    2.

    Camp, /fintsas/ che corrisponde al cat .fins a ( D E C L 1 C III: 1042; DES I: J25): i primi esempi sembrano risalire al teatro settecentesco di Esterzili (50/6 e 190: istenti tribuladus / finza a bemri cudda ora , camp, /c'ind' ei d'akkwa?/ (cfr. cat. en tine quatre de roses, n'hi ha un xic de pa?: Badia Margarit 1980:1, 184; Piras LS [1983]: II, 106)

    2)

    L'impiego di certe congiunzioni modellate su prototipi cat., quali camp, e barbaricino /mittaköi/, /mittagoi/ ,110 camp. ant. a tali qui (Est. 32/11: a tali chi dognunu leidi iscarmentu — cat. per tal que), camp. ant. pro raxione de (B: 51, cfr. cat. per ra(h)ö de).

    32.3.4. Infine, nel campo della formazione di parole spiccano per frequenza e diffusione i seguenti suffissi che possono derivare direttamente dal cat., ο rappresentare il risultato di un influsso cat. su suffissi preesistenti: 1.

    -esc > /isku/: C L : 1 1 : Republica Sardisca, assa sardisca

    2.

    -esa > /eza/: Est.: destreza (54/i6),pureza (49a/n), riquesa (45/15); mod. /tonteza/, /madureza/, /grogeza/ (dal cat. groc , Wagner 1922: 244)

    3.

    -ό(η) > /one/: /ladroni/, /mandroni/ (cat. mandra Wagner 1951: 57); il lat. -ONE e soprawissuto in alcune formazioni autoctone. Possono essere catalanismi: l'ant. quexosu (Est. 70/27: cat. queixos) e forse anche il neologismo /barozu/ ,121 formati con -osu

    4. 5.

    -ura > /\ιτ3.ί·. Teulada /kalentüra/ (come cat. ant. calentura D E C L 1 C II: 423); inoltre camp, /altüra/, /grasüra/, /tristüra/ (Wagner 1952: 67; 1922: 245; J. Lüdtke 1978: 252-253).

    "9 Cfr. camp. mer. AD UBI > /aübi/ , AD INTRU > /aintru/ ; cat. e rib. a dintre, /a drinto/ ; asturiano /au/ ; Campania /addove/, Puglia /addo/ (Moll 1979: 189; D E C L l C III: 139; DES II: 55 7 ;Rohlfs 1972: III, §912). 120 Calco dal cat. posem que, posat que, ν. Badia Margarit (1980: II, 280), Fabra (Dicc.: 1362): la costruzione sarda postula la 3" persona dell'imperativo di MITTERE: /mitta/, davanti alia congiunzione QUIA: /ka/ e ulteriore dissimilazione (/mitta kä/ > /mitta gai/ > /mitta goi/, come /poita-ga(i)/: Sulcis sett, /poita goi/, /poita kkoi/ ; v. Wagner DES II: 120, che postula tuttavia un'evoluzione ereditaria). 121 Porru (1976:24 5), Böhne (1950:67), DES (1:180): dal cat. barra (DECLlC 1:661666), formato col suffisso -OSUS > cat. -όs (ο anche sd. -/ozu/, Wagner 1952: 83-84).

    151

    32.4.

    Prestiti lessicali catalani in sardo

    32.4.1. L'apporto cat. ha comportato un notevole incremento del contingente lessicale sardo: le innovazioni ricevute per via esogena durante la dominazione aragonese hanno investito tutti i settori della vita e della cultura isolana. Abbiamo giä accennato i fattori di ordine psicosociolinguistico che possono aver contribuito alia diffusione capillare dei catalanismi in Sardegna; un solido indizio del prestigio cat. nell'isola ci viene dato dall'impiego degli epiteti catala e d'Arago in sd.: di chi non conosce il sd. si dice in camp, /non sidi su gatalänu/ (Wagner 1951: 18 5: ), e l'attributo viene enunciato in sd. mediante la perifrasi /(omini) de aragona/ ( spagn. ant. bulto Arborea; ferraresi a Fertilia, presso Alghero; lombardi a Sanluri) e dallo sfruttamento attivo dei nuovi complessi minerari cosmopoliti sorti attorno a Carbonia. Con il dopoguerra si affermera il movimento emigratorio, giä awiatosi nel primo ventennio del secolo, che inciderä notevolmente sulla compattezza sociale e linguistica isolana originaria; invero, Pemigrazione dirado la popolazione dei ceti e delle regioni a piu alta percentuale di analfabeti e quindi di dialetH1 Lussu-Brigaglia (in Boscolo-Brigaglia-Del Piano 1976: 48-50), S. Sechi (1975: cap. IV), Lilliu (1982: 51: dal nuovo clima culturale e sociale nasce nel 1920 il Partito Sardo d'Azio-

    ne). 170

    tofoni, e promosse un nuovo clima di solidarietä linguistica nei centri urbani settentrionali, in cui essi vennero assorbiti: la conseguenza piü duratura che derivo dall'osmosi di popolazione eterofona nei centri industrializzati fu un nuovo atteggiamento linguistico positivo per la lingua ufficiale, fenomeno talvolta estrinsecato, altresi, nell'acquisizione dell'it. regionale del punto di destinazione (Sobrero 1982: 154: socializzazione anticipata). La legge costituzionale del 26 febbraio 1948 concede lo statuto di autonomia alia Sardegna. Seguono, negli anni '$6-'γο, molteplici e profondi mutamenti delle strutture socioeconomiche preesistenti, compendiati sotto l'etichetta di uno sviluppo economico incentrato su un ingente sfruttamento dei settori industriale e terziario, ed un concomitante abbandono dei centri rurali e dei sistemi di lavoro piü tradizionali (M. Brigaglia in Boscolo-Brigaglia-Del Piano 1976: 341-342; Lilliu 1982: 45—60). L'ultimo decennio '7θ-'8ο e contraddistinto da una graduale generalizzazione di un sentimento rivendicativo di autonomia economica e linguistica, derivante da una crescente insoddisfazione per l'inarrestabile disoccupazione e per il carattere tributario che i mass-media e la scuola assegnano al sardo rispetto alia lingua ufficiale. I risultati di questi atteggiamenti si riflettono palesemente negli assidui scioperi, riguardanti soprattutto i settori piü esposti ai mutamenti tecnici, quale quello minerario, e nei ripetuti tentativi, promossi da riviste e periodici isolani (La Grotta della Vipera, S'Ischiglia, Ichnusa, Liberatzione, Su populu sardu) ο da interventi ufficiali regionali (creazione nei 1983 di una commissione tecnica per l'elaborazione di una norma linguistica sarda), e finalizzati a salvaguardare le strutture linguistiche autoctone, nonche la cultura e le tradizioni che esse rispecchiano, dalla progressiva dinamica dell'italianizzazione.

    38. Sardo ed italiano nella Sardegna del Novecento 38.1. Lineamenti storici e culturali suH'influsso italiano e sulla riforma del sardo. La situazione linguistica della Sardegna dopo il 1861 e da porre in rapporto con le anteriori vicende storiche e con le condizioni morfologiche operand nell'isola durante secoli: influssi esogeni di origine molteplice, mancanza di forze centripete (riducibili in definitiva all'accentramento demografico, economico, politico, intellettuale operato da un centro urbano soverchiante ogni altro), discontinuitä territoriale hanno comportato una forte frantumazione dialettale, in parte rafforzata dalla distribuzione delle sedi episcopali (che assicuravano in questo modo la continuitä ai confini etnici e linguistici romani e, talvolta, preromani), e promosso lo sfruttamento (attivo ο passivo) delle diverse lingue di superstrato (catalano e spagnolo fino al 1764; italiano dopo), adibite a registri d'intercomunicazione sovradialettale ο macrodiglossica. Invero, in mancanza di una lingua egemonica (Gramsci), largamente disattesa dai ceti inferiori, a cui risultava inaccessibile acquisire il possesso di un nuovo codice (cat., spagn., it.), possiamo assumere, sulla scorta dei dati odierni, che l'in171

    tercomunicazione tra parlanti di diverse contrade aweniva mediante l'uso di due varianti regionali: campidanese nel Meridione (sino all'Ogliastra ad Est, alia Barbagia meridionale al Centro e all'Arborea settentrionale ad Ovest) e logudorese nel Nord. Quest'ipotesi e suffragata dalla odierna bi-partizione dell'isola in due sistemi principali assai differenziati (con poche divergenze notevoli all'interno delle loro corrispettive strutture sul piano diatopico), nonche dallo sfondo sardo riscontrabile nel diasistema sassarese-gallurese, appartenente, in virtu della sua tipologia, al gruppo dei dialetti italiani (v. piü avanti). Gli eventi linguistici del Novecento in Sardegna si dispongono in una traiettoria lineare che si coordina alia progressiva crescita culturale dell'isola e si possono schematizzare in questi termini: l'obbligo scolastico (introdotto nel 1877, ma largamente disatteso sino al 1910/1911: si noti che l'indice d'analfabetismo in Sardegna superava il 90% nel 1861 e il 50% nel 1911: v. M. Pira 1978: 48-$2), la riorganizzazione dell'esercito nazionale, le ingenti migrazioni interne, la creazione di un corpo di burocrati e la fruizione crescente dei mezzi d'informazione e degli spettacoli hanno favorito la promozione dell'it. a lingua autenticamente nazionale e causato una notevole recessione del parlato a tutti i livelli. Sulla scorta dei dati cronologici e possibile congetturare che il primo canale d'irradiazione di neologismi italiani non e stato la scuola, bensi Pinfluenza indiretta dell'esercito durante il primo conflitto mondiale. A nostro awiso, sono da riportare a questo primo apporto dell'italiano moderno le voci toscane e meridionali seguenti, circoscritte in linea di massima ai dialetti meridionali dell'isola, ossia alle zone dove piü si concentrava la popolazione contadina chiamata alle armi: camp. /af(f)ro(r)i/ , specie in uso predicativo (/ga zezi afroi/ : senese e toscano afröre, derivato da afro , D E L I I: 27; la voce non viene riportata da nessun vocabolario sd.; oggi anche ). camp, e log. /budzüru/ (errata la significazione riportata dalla Loi Corvetto 1983: 206 = : la voce mantiene unicamente i significati del corrispondente it. ): lessema di probabile origine it. mer., inquantoche il suffisso e produttivo soprattutto nella Calabria. 142 Vi si puö annettere anche /ble/, nuova voce designante , penetrata alia metä del sec. X V I I I dal fr. bleu, e che viene usualmente impiegata a Cagliari e nel Campidano 143 .

    Ma gli effimeri risultati di questo primo apporto esogeno dell'it. mod. in sd. non possono rappresentare un pericolo per i parlanti dialettofoni degli anni '10-'}0: ancora nelle cittä, ma specialmente nel mondo rurale, il parlato, lungi dal v. Rohlfs (197z: III, § 1112; ma v. anche Coromines 1956: 171 che difende un'ipotetica origine toscana di alcune formazioni analoghe in -urro). L'etimologia e ben incerta (Malagoli 1939: 65; V E I 1969: 188; Devoto 1967: 58; Pianigiani 1907: 204: da ted, putzen?; Olivieri 1953: 109: dal toscano buzzo , onde buzzurro ; D E L I I: 180 e A R X X [1936]: 210: inizialmente , poi ). '43 AIS: 1578 (punto: 985), Kristol (1978: 2 5 4 - 2 5 5 ; 1979:91-94): potrebbe trattarsi, tuttavia, di un'infiltrazione piemontese, data la larga diffusione del significante nell'italiano settentrionale.

    *72

    regredire, prevaleva come codice incontestato d'intercomunicazione e la sua supremazia andava affrancata dall'alto indice d'analfabetismo. La svolta definitiva si determina a partire dal miracolo economico degli anni cinquanta: la completa industrializzazione dell'Italia del Nord e la conseguente emigrazione massiccia di parlanti dialettofoni, l'evoluzione rapida della tecnologia e l'inevitabile assunzione di nomenclature specialistiche, l'aumento dell'istruzione, la sempre piü larga diffusione dei mass-media, e, last but not least l'impiego obbligatorio dell'it. in tutti i settori della vita burocratica, a livello comunale e nazionale, fanno si che l'uso della lingua nazionale diventi un'evenienza abituale, persino nel registro orale. Ma l'imposizione di una lingua nazionale non ha come unica conseguenza l'intrusione a valanga di nuovi termini associati alle moderne acquisizioni della vita contemporanea: la diffusione dell'it. determina alio stesso tempo l'abbandono graduale dei dialetti (e ne decreterä l'estinzione in alcuni strati sociali: il processo di rigetto della propria lingua fu chiamato dal Lafont 1967b alienazione linguistica e culturale) e la nascita di registri intermedi, ossia di varietä d'italiano regionale e di dialetti italianizzati.144 Due sono gli aspetti piu salienti che derivano dal conflitto linguistico qui delineato tra lingua e dialetti: 1)

    G l i effetti deleteri provocati sulla struttura soggiacente, che si riflettono nella continua corrosione del dialetto, e dunque, nel rawicinamento delle grammatiche corrispettive, a danno di evoluzioni autonome plurisecolari.

    2)

    I nuovi rapporti tra lingua e societa (o individuo) che vengono ad instaurarsi con la situazione di diglossia e che non sono piu vincolati unicamente a requisiti consuetudinari di tenore burocratico, ma a molteplici motivazioni di ordine sociale e psicologico. I problemi riguardanti questo aspetto verranno trattati piü avanti.

    Sul piano politico e linguistico, il primo fenomeno ha promosso una rinascita della coscienza linguistica dei parlanti dialettofoni sardi: la consapevolezza che il sardo e classificato come lingua conformemente alia terminologia glottologica, nel senso che ha caratteri di struttura abbastanza ben definiti nel dominio romanzo, e che esso rappresenta il semenzaio di cultura e tradizioni autoctone isolane, ha creato le basi per la formulazione di una norma linguistica sovradialettale. Ora, il compito di creare un codice linguistico normativo e tutt'altro che agevole; occorre dapprima riconoscere lo status di lingua moderna al sardo e poi eliminare quelle strutture che risultino piu abnormi alia sensibilitä dei parlanti nativi: due quesiti da affrontare in sede linguistica, ma purtroppo permeati da molteplici connotati di natura extralinguistica. 38.2. Il sardo moderno: lingua versus dialetti. £ ormai consueto riportare alle acquisizioni della linguistica moderna, soprattutto in campo sociologico e psicologico, il sensibile cambiamento dei principi euristici e comportamentali osservato negli ultimi decenni tra i glottologi a proposito della controversa polemica sulla definizione di lingua e dialetto. •44 Durante ( 1 9 8 1 : 265), Cortelazzo ( 1 9 6 9 : 1 9 3 ; 1 9 7 7 : 145; 1982: 1 7 9 - 1 8 3 ) , Ines L o i C o r v e t t o ( 1 9 8 3 : 2 - 6 ) , Sanna ( 1 9 7 5 b : 131).

    173

    Resta assodato, intanto, che il ruolo preminente di un dialetto, eretto a rango di lingua, ubbidisce soltanto a motivazioni di ordine storico (politiche, economiche, ecclesiastiche). Ma la problematica della lingua non riguarda piu le grammatiche ormai accettate da secoli in seguito all'espansionismo egemonico, politico od economico, di una cittä ο di una regione, all'azione delimitatrice esercitata dalle diocesi medievali e all'unanime riconoscimento di un dialetto come Variante letteraria in virtu della sua maggior diffusione sul piano areale ο di una piu larga solidarietä culturale enucleatasi tra gruppi linguistici eterogenei: essa interessa, invece, quelle culture minoritarie moderne, soffocate dal centralismo politico di uno stato superordinato (ossia da cio che Calvet 1981 chiama colonialismo linguistico). In questi casi l'annacquamento di strutture linguistiche divergenti equivale alia scomparsa di preziosi relitti lessicali e grammaticali, e ancor piu, alia rinuncia a quelle espressioni sincere di una cultura e di una tradizione autoctone e indipendenti: insomma, alia cancellazione di una parte della storia di un popolo. Le roventi polemiche tra politici, linguisti e sociolinguisti nelle ultime decadi sul diritto delle minoranze etniche a possedere un codice linguistico autonomo hanno fornito nuovi principi metodologici applicabili alle casistiche particolari delle lingue in conflitto. Uno dei meriti piü pregevoli derivanti da queste discussioni e l'introduzione di criteri extralinguistici intimamente correlati alia sensibilitä linguistica dei parlanti nativi, e la concomitante sottovalutazione dei meri aspetti linguistici, troppo labili e facilmente esposti all'arbitrarietä soggettiva. L'innovazione piu rilevante a questo proposito e rappresentata dall'introduzione del termine coscienza linguistica (ted. Sprachbewußtsein), inteso come la facoltä assegnata ai parlanti di una stessa comunitä linguistica di differenziare le strutture affini che accomunano aree geografiche diverse, da quelle divergenti che le separano; questa capacitä di valutazione va estrinsecata ηeW'atteggiamento linguistico verso il dialetto (o lingua subordinata), positivo, se esso implica una lealta linguistica, ossia una politica cosciente di protezione di fronte all'irruzione di elementi esogeni.145 In base ai criteri linguistici e extralinguistici qui enucleati e lecito desumere che il sardo puo assolvere alle funzioni di lingua nazionale, inquantoche: 1) a)

    Esso mostra delle strutture linguistiche prettamente divergenti da quelle che caratterizzano il resto delle lingue neolatine.14 Esso gode dell'accettazione unanime dei parlanti nativi, coscienti del valore uniforme e distintivo del sardo rispetto ad altri sistemi linguistici affini. 147

    ' 4 i v. U. Weinreich (1977: 91: ingl. language loyalty — ted. Loyalität gegenüber der Sekundärsprache), Schlieben-Lange (1971, 1973), Ferrando Frances (1980), Garlato (1978: 7 19), Ninyoles (1975, 1976, 1977, 1978), Vallverdü (1977), P. Scherfer (1982: 226-232), O. Lurati (1976: 25-30). 146 v. il posto a parte che va assegnato al sd. nelle classificazioni linguistiche tradizionali: Brozovic (1967: 3-33), Contreras (1963: 261-268), Guiter (1966: 39-56), Hall jr. (1950: 6-27), Iliescu, M a (1969: 113-132), H.W. Klein (1961: 144-156), Koch (1961: 7-27), Kroeber (1961: 189-195), Milewski (1970: 62-107), Malmberg (1962:131-178), Muljacic (1967: 23-37), Bodo Müller (1971: 242-254), Sandru-Maneca (1973/2: 177-196). ^ v . Blasco (1982a), Durante (1981: 285), Lavinio (1975 e 1980), M. Pira (1978: 193-243), Paulis (1974: 377; 1977: 17-23), Sanna (1957: 195-196), A. Satta (StSdXXII [1971-72]: 8).

    174

    Rimane, tuttora, un quesito fondamentale da a f f r o n t a r e : c o m e configurare il sardo moderno, con la sua ricca frantumazione dialettale, di fronte alia lingua sarda antica e medievale piü compatta?; inoltre, che diasistema e piü rappresentativo e piü largamente accettato dai parlanti?. 38.2.1. Sardo a n t i c o e s a r d o m o d e r n o .

    Rispetto al sd. ant., inteso qui c o m e

    base di partenza della nostra analisi diacronica, il sd. m o d . e il risultato dell'aggregazione di due elementi alle strutture linguistiche della base: le evoluzioni all'interno del sistema linguistico, e i cambiamenti operatisi in seguito all'irruzione di innovazioni di carattere esogeno, provenienti dai diversi superstrati. D i a m o in seguito un quadro sinottico dei maggiori cambiamenti r a w i s a b i l i nella lingua moderna rispetto al sardo antico: 1)

    In tutti i sottosistemi, salvo in quello bittese-nuorese (Pittau 1972: J9; M. Contini 1 9 7 9 - 8 0 : 3 0 ) , le occlusive sorde sono realizzate col tratto / + continuo/ in posizione intervocalica interna ο iniziale per fonosintassi.

    2)

    In quasi tutti i sottosistemi viene neutralizzata l'opposizione tra geminate (primarie) e semplici: 148 dal punto di vista della tensione, le geminate (primarie) odierne non si distinguono per lo piü dalle scempie corrispettive (specie occlusive), e la distinzione di lunghezza (Muljacic 1 9 7 2 : 6 0 - 7 0 ) non va piü awertita come tale nella maggior parte dei dialetti, comportando un rafforzamento inusuale delle scempie nell'italiano regionale, in seguito alia labilitä ingeneratasi nel switching-code (Loi Corvetto

    3)

    In tutti i dialetti moderni si e operata una semplificazione del sistema ternario dei dimostrativi, ridotto ad un'opposizione funzionale binaria (malgrado la conservazione formale dei tre termini originari).

    4)

    Nel sistema dei relativi si e attuata una riduzione formale: sono scomparsi l'ant. dativo cur > /küi/ e l'antico accusativo QUEM > /ken/, subentrando moduli preposizionali. La progressiva tendenza alPeliminazione delle distinzioni morfematiche si appalesa nello sfruttamento del relativo polivalente /ki/, che prowede ad esplicitare le funzioni awerbiali in sd. e, con veste italiana, nell'it. regionale. 14 '

    5)

    Tanto in log. quanto in camp., si e operata una semplificazione delle coniugazioni verbali lat. che ha dato come risultato la totale fusione della II a con la III 3 (Lausberg

    6)

    L'impf. indicative conosce un profondo ridimensionamento dei flettivi: nella maggior parte delle sottovarietä subentra, per le tre classi, la desinenza -/ia/ (Illorai, Esperlatu, Burgos, Bottida, Bono; camp, sett.: i a /agattaia/ - 2' /fagia/ - } ' /finia/), mentre nel Centro attecchisce il modello it. per la i a classe: /domabo/ . Nel dominio camp, centrale e nella Marmilla la scomparsa della bilabiale in -ABAM/-ABAT e l'ulteriore dileguo delle consonanti finali e la contrazione delle vocali hanno dato luogo a un sincretismo formale tra i a e 3 1 persona: (Mogoro, Masullas, Pompu, Siris)

    1983: 80-88).

    1 9 7 2 : $ 790).

    Η8 v. M. Contini ( 1 9 6 8 : 4 2 - 4 5 e 3 6 2 ) , Lüdtke ( 1 9 5 3 : 4 2 1 - 4 2 2 ) : una correlazione marginale imperniata sulla presenza/assenza del tratto geminato si e originata in log. e camp. mod. come risultato secondario delle assimilazioni di nessi consonantici e dell'allungamento delle liquide e nasali in sillaba postonica ο in posizione implosiva (v. M. Contini 1974: 106—112).

    Wagner

    (1951: 332),

    Loi Corvetto

    (1983:

    1 0 8 - 1 1 1 ) , Pittau ( 1 9 7 2 : 8 7 ) , De Mauro ( 1 9 7 9 I:

    195 e n . 4 1 ) .

    175

    i a /deu anda/ < Vandäa/

    2A /issu anda/ < */andaa/ < 'Vandaada/

    A rimediare alia deleteria omonimia stanno i morfemi personali. In altre zone del Campidano la i a persona ha assunto nuove uscite: camp. occd. oristanese /deu andau/ camp, mer., or. /deu andamu/' s ° 7) Sul piano funzionale il passato remoto e scomparso in quasi tutta l'isola (salvo nel Sulcis, nella Baronia e nella Planargia: v. Wagner Fless. § 130; Pittau 1972: 91; I. Loi Corvetto 1983: 143-160) a beneficio del passato prossimo: il fenomeno non rappresenta un fatto eccezionale e non e nemmeno ignoto al resto dei dialetti neolatini. 1 ® 1 8) Alia sovrabbondanza onomasiologica che esisteva nel sd. ant. per esprimere il future I e d il c o n d i z i o n a l e I (v. § 2 7 . 6 . 4 . : /HABEO ± AD + i n f i n i t o / , /HABEO ± QUOMODO + i n f i n i t o / , /HABEBAM Ο HABUI + A D O QUOMODO + i n f i n i t e / , /DEBEO e DEBEBAM +

    infinite/) segue una ripartizione semplificata nella lingua moderna: log. camp.

    futuro I

    /HABEO Ο DEBEO + infinite/

    condizionale I

    /HABEBAM Ο DEBEBAM + i n f i n i t e /

    futuro I condizionale I

    /HABEO + infinito/ /HABEBAM + infinito/

    9) La recessione del congiuntivo e intimamente correlata all'economia del linguaggio. La sua decadenza in sd. (come in romanzo mod., specie fr. sin dal '600 e it.: v. L. Söll 1980; Durante 1981: 272) non va motivata esclusivamente con la diffusione di moduli alternativi (quale l'infinito preposizionale: camp, /nom bollu a bbenni/ ), ma in quanto struttura ridondante: l'impiego dell'imperfetto indicativo log. al posto dell'arcaico imperfetto congiuntivo (lat.) non introduce nessuna sfumatura diversa e, come termine non-marcato dell'asse inattuale, puö sostituirsi automaticamente al secondo ed enunciare l'irrealtä presente ο passata (Lausberg 1972: III, §808; Coseriu 1976: 151): /si andäbas a kkasteddu kke finias sa goza/ (Pittau 1972: 156) 10) In sede di strutturazione sintattica il passo piü notevole e segnato dal graduale sfruttamento della costruzione ipotattica: i rapporti temporali, causali, concessivi ecc. vengono enunciati mediante congiunzioni subordinanti it., anche se il fenomeno prende a w i o gia sin dalla dominazione pisana (Wagner 1951: 365-366; Pittau 1972: 147). Sono congiunzioni nuove calcate dall'it.: /prima ki/ , log. /sikomente/, camp, /sigumenti/ (foggiata sul modulo: it. = sd. /komenti/), log. /ya ki/ , e quelle che appaiono nella C L (bene qui , secundu quj, du modu quj ecc.). 11) Nell'ambito del lessico sono da rilevare molteplici cambiamenti di origine diversa: II.I) Alcune voci autoctone hanno conosciuto, in seguito alia decadenza del mondo feudale ο contadino a cui esse erano legate, degli spostamenti di significato. Cosi pupillu, che da e passato a significare , ; ο camp, /karazu/ < CARNARIUM, che inizialmente designava la fossa di pietre dove si seppellivano i cadaveri di animali ο persone, poi gli ammassi di pietre ingombranti e infine, per trapasso semantico, l'ingombro di gente ammassata e il rumore che crea la moltitudine (DES I: 305).

    La prima forma e modellata sul presente /ändu/, la seconda presenta l'aggiunta della desinenza -/ämu/ della 4* persona (Wagner Fless.ι §§ 107-108; Pittau 1972: 107). R o h l f s ( 1 9 7 2 I I : § 6 7 2 ) , R e n z i (1980: 122), C a p i d a n ( 1 9 2 J I : 1 6 3 - 1 7 0 ; 1932: 4 5 4 - 4 6 0 ) .

    176

    11.2) Talvolta, pero, una riduzione della zona semantica occupata da un significante denuncia l'infiltrazione di un concorrente: in questo caso si opera un incremento del contingente lessicale e il fenomeno e funzionalmente rilevante, inquantoche altera i rapporti interni tra le unitä della struttura lessematica corrispondente. II log. /kogärdzu/ ha ristretto il suo significato originario ( < COCHLEARIUM DES I: 379) a , quando e venuto a collidere nel suo campo semantico con i nuovi concorrenti, spagn. cucharin e cat. cullera. 11.3) La massiccia intrusione di nuove unitä lessicali, oltre che comportare una modifica quantitativa del contingente lessicale e alterare le opposizioni funzionali esistenti aH'interno di un campo semantico, puo creare una vera ipertrofia sinonimica: si osservi il caso emblematico delle voci denotanti il colore in sd.: l'espressione autoctona per esprimere l' era verosimilmente il costrutto /kolore + de/ + /gelu/ ο /aria/, ancora rappresentato nel Centro dell'isola (DES I: 327; AIS: 1578: punti 937, 957, 968, 941,942, 947, 963, 967; Kristol 1979: 89). In seguito all'influsso dei diversi superstrati penetrano nell'isola dei sinonimi totali: dall'italiano: /bronettinu/, /biaittu/, /atsuru/, /ble/ dal catalano: /brau/ dallo spagnolo: /adzulu/ (Kristol 1978: 254). La distribuzione areale delle innovazioni ci permette di affermare che in alcune zone (Campidano, Ogliastra, log. sett.) vigono condizioni di polimorfia lessicale. Cosi, i parlanti camp, conoscono per lo stesso significato: /brau/ - /ble/ - /atsüru/ - /adzulu/ Sporadicamente questa sovrabbondanza lessicale viene impiegata per una miglior differenziazione delle basi cognitive: cio accade, infatti, nel punto 985 (Cagliari), dove si e rivalorizzata l'opposizione: /ble/ • /adzülu/ . Altri esempi d'ipertrofia sono: /stirai/ , accanto a /prancäi/, /subbitu/ affianco a /luegu/ (Wagner 1922: 227). 11.4) Infine, accanto all'ipertrofia sinonimica esistente in alcune zone semantiche, e giusto richiamare l'attenzione sulla povertä lessicale riscontrabile in altri settori, specie in seguito a cambiamenti radicali delle condizioni autoctone. Mancano lessemi correnti per il significato (reso con il sintagma metaforico /läna birde/, ο semplicemente /läna/, v. Spano 1980: 302), (designato con /aräna/, /räna/, senza distinzione di genere); per denotare il , in mancanza del vecchio continuatore del lat. HORREUM ( > /oriu/, ancora in alcuni punti del Centro: Wagner 1921: 36), che designava un , ed era, sin dall'arrivo dei Catalani, improprio per rappresentare i nuovi luoghi dove veniva conservato il grano in quantitä, i parlanti devono ricorrere a prestiti saltuari ed inadatti (cat. sostre > /sostre/ , it. magazzino > /magadzinu/, come in sic. dove equivale a HORREUM, V. Pellegrini 1972 I: 266, ar. MAHZIN), Ο a costruzioni personali molteplici (/dömu e bälla/, /domu e drigu/ ). In alcuni di questi casi si puo osservare il fenomeno contrario al restringimento di significato: /(ar)räna/ e /lana (birde)/ conoscono un allargamento semantico.

    38.2.2. Sardo logudorese versus sardo campidanese.

    Abbiamo enucleato nei

    punti precedenti le evoluzioni piu salienti osservabili nel sardo dal Medioevo ai nostri giorni: si e esaminata, in altre parole, l'evoluzione diacronica delle strutture linguistiche sarde attraverso il confronto di due stadi sincronici: uno antico ed uno moderno.

    177

    M a o g n i i n n o v a z i o n e c h e si p r o t r a e nel t e m p o e s o g g e t t a a n c h e ad u n a variabile diatopica:

    c i o s i g n i f i c a che u n tratto di l i n g u a i n n o v a t i v o , s o r t o sia da u n a e v o l u -

    z i o n e interna ο n o , p u o c a m b i a r e nell'area di d i f f u s i o n e sul p i a n o areale e caratter i z z a r e u n limite dialettale. N e l c a s o del sd. e n e c e s s a r i o c o m p l e m e n t a r e

    lo

    s g u a r d o d i a c r o n i c o o f f e r t o d i a n z i c o n un'analisi d e l l e p r i n c i p a l i d i v e r g e n z e che si p o s s o n o s c o r g e r e tra i diasistemi l o g u d o r e s e e c a m p i d a n e s e . In linea di massima, e p o s s i b i l e a f f e r m a r e che, a f f i a n c o ad u n a p r i m a lieve d i f f e r e n z i a z i o n e di r e t a g g i o a n t i c h i s s i m o ( p r e - r o m a n a ο r o m a n a ) , si i n c o r p o r a u n a u l t e r i o r e e p i ü p r o f o n d a f r a t t u r a in s e g u i t o a l P a s s o r b i m e n t o dei diversi e l e m e n t i di s u p e r s t r a t o . C e r c h e r e m o nei p u n t i seguenti di delineare s o m m a r i a m e n t e i tratti distintivi delle d u e varietä sarde m o d e r n e , per p o t e r a n a l i z z a r e q u i n d i le d i v e r g e n z e c h e s e p a r a n o l'ins i e m e dei dialetti sardi l o g u d o r e s i e c a m p i d a n e s i dai diasistemi sassarese e gallurese. i)

    Sistema tonico pentavocalico in logudorese, eptavocalico in campidanese. A questa prima differenziazione tra i sistemi tonici si aggiunge quella riguardante i sistemi atoni: in posizione finale pentavocalico in log., ridotto a tre gradi in campidanese. Ecco uno schema sinottico:

    Logudorese: sistema tonico e atono tratti:

    i

    compatto diffuso acuto

    — — + — — + — — — + + + — —

    / alto/: /medio/: /basso/:

    e a ο u

    u

    i ο

    e a

    Campidanese: a) sistema tonico tratti: compatto diffuso acuto teso /alto/: /teso/: /non-teso/: /basso/:

    i

    +

    e

    ?

    a

    9 0 u

    - - +

    + + + + —

    + - +

    i

    u e

    ο £

    9 a

    Campidanese: b) sistema atono /diffuso/:

    i

    /compatto/:

    2)

    L'opposizione fonematica camp, tra vocali aperte e chiuse intermedie e funzionale nelle coppie in cui in uno dei termini le vocali finali etimologiche /i/, /u/ esercitano un influsso metafonetico sulla vocale tonica chiudendola, mentre nell'altro termine le vocali finali etimologiche /e/, /o/, digradate a i\J e /u2/, lasciano salda la vocale tonica: camp.: EXCEPTIS > /seti/ -EXCEPTE: /sfti/ (< Vsyte/) OLEUM > /ollu/ —»-VOLEO: / log. /nuge/ camp, /nuzi/ IPSU GENERU > /su genneru/ /su genneru/ (Wagner 1907: §63; 1941: §§110-112 e 131; Virdis 1978: 44-45)

    178

    u a

    3)

    Tendenza in camp, alia nasalizzazione (il fenomeno abbraccia tutta la pianura fino ad arrivare nell'arealog. mer.; Virdis 1978: 53; M . C o n t i n i 1972; Guriceva 1966: 169)

    4)

    Pronuncia velare della liquida /l/ in camp., realizzazione che e all'origine di molteplici esiti odierni (Wagner 1941: § 187; Virdis 1978: 5 5-57)

    5)

    Rafforzamento, per lo piu con aggiunta di voc. prostetica, della vibrante iniziale in camp. (Wagner 1941: §74; Virdis 1978: 58)

    6)

    Presenza di un nuovo fonema in camp., il legamento ο glide /w/, risultato dell'accatto di nuovi nessi italiani (-/kw/-, -/gw/-), assenti in log., dove lat. -KW- e -GW- passano a /bb/, talvolta /p/ (Contini 1979-80: 36; il tratto e, assieme a quello del p u n t o 2., basilare per la determinazione del carattere log. assegnato da noi alle parlate di transizione arborensi)

    7)

    Tendenza alia metatesi di R-implicata in camp., di fronte alia sua frequente conservazione in posizione implosiva nel log. (Blasco 1983: §266; Wagner 1941: §§420-421: sono assenti in log., ad es., le sequenze camp, /tsr/-, /sr/-, /cr/-, /mr/-, tipo log. /kerbeddu/, camp, /crobeddu/ )

    8)

    Neutralizzazione nell'opposizione al plurale del genere nella categoria dell'articolo determinativo camp, mod.: log. comune: campidanese:

    9)

    pi. pi.

    /sos/

    • /is/

    /sas/

    I pronomi atoni di 3 1 persona all'accusativo e al dativo postulano in camp, la conservazione della geminata lat., mutatasi nella regolare cacuminale, mentre in log., c o m e nella maggioranza dei dialetti romanzi, la doppia etimologica si e scempiata in seguito alia sua posizione atona anficlitica all'interno della frase (Virdis 1983: X X I V ; Lausberg 1972: §728; Pittau 1972: 82-83; Wagner Fless.·. §29): dativo: accusativo:

    ILL! > ILLU >

    log.

    /li/ /lu/

    camp,

    /(i)ddi/ /(i)ddu/

    10) In posizione enclitica dietro le forme dell'imperativo i p r o n o m i personali atoni richiamano su di se l'accento in camp., raramente in log. (Wagner Fless.: § 28 n. 7 ; Pittau 1972: 82—83; Tekavcic 1980: II, 201) 11) La sequenza pronominale di 3 s persona ILLI ILLU si trasforma, sia in log. che in camp., nelle seguenti soluzioni (Wagner Fless.: §31): log.

    /bi lu/

    camp.

    /si d d u /

    IBI 1LLUD si ILLUD ( ο it. + c a t . se + ILLUD)

    Parimenti, mentre in log. si mantengono gli accoppiamenti tra la 4 a ο la j a e la 3 s persona (NOS/VOS + ILLU- > /nollu/, /bollu/), in camp, l'arcimorfema di 4 1 e 5* persona al dativo e /si/: NARRA NOS/VOS ILLUD > c a m p , / n a r a z i d d u /

    12) Saldo mantenimento in log. dell'arcaico imperfetto congiuntivo lat. contro l'assunzione in camp, di f o r m e it. e cat. derivanti dal piuccheperfetto congiuntivo lat.: log. CANTARET > /kantäret/ —>• camp. CANTA(VI)SSET > /kantessidi/ 13) Nell'ambito delle strutture lessematiche, come in quelle morfologiche e sintattiche, si possono osservare divergenze risalenti a tre strati diversi: i. pre-romano (prerom.), 2. latino (lat.), 3. di parastrato (it., cat., spagn.). D i a m o un elenco di alcune voci emblematiche che differenziano i due domini linguistici, rimandando ai §§ precedenti, quando esse siano giä state trattate (si noti che non in tutte le opposizioni i due termini appartengono alio stesso Strato, e che, talvolta, coesistono diverse voci per lo stesso significato):

    179

    13.1) Strato pre-romano: significato

    LOGUDORESE

    CAMPIDANESE





    (prerom.) /aläze/, /golostiu/ (lat.) /alvure/ (prerom.) /thaläu/ (lat.) /fürfure/ (lat.) /romazinu/ (cat./it.) /trol'u/ (prerom.) /grödde/ (lat.) /mattsone/

    (lat.) (prerom.) (lat.) (prerom.) (prerom.) (lat.)

    /aräncu/ /mätta/ /poddine/ /tsippiri/ /mittsa/ /margani/

    13/2) Strato romano: significato

    LOGUDORESE

    CAMPIDANESE









    (lat.)

    (lat.)

    /poddige/ /tostu/ /puddu/ /anka/ /pompiäre/ /addae/, /allärgu/ /mandigare/ /säpatu/, /säbbatu/ /solu/ /kere(re)/ /pudzone/ /kessa/

    /didu / /tostäu/ /kaböni/ /kamba/ /kastiai/ /attezu/ /pappäi/ /säb(b)udu/ /seti/ /b'olliri / /pilloni/ /moddittsi/

    13.3) Superstrati: significato

    LOGUDORESE

    CAMPIDANESE







    /ainu/ (cat.) /krä(v)u/ (lat.) /koltimbu/ (lat.) (lat.) /dare/ /istiu/ (< estiu) (cat.) (lat.) /sapunäre/, /samunäre/ (pers.) (cat.) /nettu/ 1 ' 2 (cat.) /rezessire/ /lograre/ 1 ' 3 (spagn.) (it.) /istrakkäre/ (it.) /accappäre/, /(a)dzappäre/

    /molenti/ (lat.) (cat.) /täcca/ /picconi/ (it.) (cat.) /donai/ (lat.) /istädi/ (it.) / sakkwäi/ (spagn.) /limpiu/, (lat.) /puliu/



    (it.)

    /arenesiri/

    (cat.) (lat.)

    /kansai/ /agattäi/

    38.2.3. Sardo versus sassarese-gallurese. Abbiamo descritto fin qui i tratti che accomunano e differenziano le due varieta principali del sd. odierno e le evoluzioni piü rilevanti che contraddistinguono queste due entitä dal sardo antico. Inoltre, sono stati enucleati i criteri linguistic! ed extralinguistici che permetDa cat. net (NITIDU): Chiaramonti: como chises nettu (L. Brozzu in N S [1982]: 14). •'3 Cat. reeixir, ant. resexir ( D E C L 1 C III: 356): Baldino (1982: 20): no resessinde a intrare . 180

    tono di assegnare al sd. un posto a parte nell'ambito delle lingue romanze e uno status di lingua d'intercomunicazione all'interno della comunitä sarda. Rimane tuttora da affrontare il quesito riguardante la codificazione del sd. mod., ossia la scelta di strutture linguistiche rappresentative e comunemente accettate dai parlanti della comunitä interessata. Il compito si rivela alquanto difficile, data la frantumazione dialettale odierna risultante dalle evoluzioni autonome delle singole varietä, ma soprattutto dall'incidenza dei superstrati it., cat. e spagn. sull'originaria compattezza linguistica dell'isola. Se, malgrado le numerose divergenze tra camp, e log., le strutture tipologiche di ambedue i sistemi mostrano una solidarieta interna (a prescindere dalle realizzazioni formali), l'insieme di caratteri strutturali che sono comuni al sassarese ed al gallurese odierni mostra, sotto il profilo dell'evoluzione tipologica, una ristrutturazione radicale dell'organizzazione grammaticale propria del sardo antico. 154 Anche se, in prima analisi, lo studio tipologico e impostato sull'asse sincronico, le risultanze si possono valorizzare sul piano diacronico: nel caso del sass. e del gall, le trasformazioni awenute sul vecchio tipo sardo logudorese (v. gli StSS, i testi log. riportati nel Codex Diplomatics Sardiniae del Tola ο le Carte galluresi pubblicate nell'appendice dell'opera del Solmi [1917] 1974) sono state determinate dall'introduzione massiccia di strutture esogene, pisane e liguri nel sass., corse e toscane nel gallurese. L'evento, ossia il mutamento radicale del vecchio tipo log. in uno nuovo di estrazione toscana-corsa-ligure, e d'interesse vitale per il problema della lingua, inquantoche obbliga il glottologo, nel suo compito di codificazione linguistica, a scartare quelle strutture che si rivelano abnormi alia sensibilitä dei parlanti nativi sardi. Il problema riguardante la tipologia piu ο meno sarda ο italiana dei dialetti settentrionali dell'isola non e stato ancora trattato in modo soddisfacente, malgrado le stizzose polemiche tra linguisti e le molteplici critiche iconoclaste dei politici.'55 Ci accingiamo in seguito ad analizzare l'insieme della questione da una angolazione prettamente linguistica, awalendoci del criterio di diasistema, coniato per la prima volta dal Weinreich (1954: 390) e rielaborato ulteriormente da Klaus Heger (1969a) ed al tri. 156 Secondo Heger (1969: 59-60) il ruolo di lingua comunitaria ο normativa va assegnato a quel diasistema di rango superordinato (ranghöchstes Diasystem) e riconosciuto dalla comunitä linguistica come rappresentativo ο inteso come sistema linguistico gerarchicamente superiore, in cui s'individuano il massimo di tratti affini ed il minima di tratti differenziali rispetto alle varietä che esso ingloba. La quantificazione di tratti divergent! ed affini esistenti tra varietä Ή Per il concetto di tipologia linguistica v. Antinucci (1977), Brian (1980), Bossong (1979a e b), Greenberg (1974), Haarmann (1976), Ineichen (1979), Lehmann (1974), Li (1975), Ramat (1976), Robins (1971). 'SS Gartmann (1967), Guamerio (1892-98, 1905, 1911), Petkanov (1941), Sanna (1975), Wagner (1923, 1932, 1943). 'Se v. Cochrane (1959), Francescato (196$), Heilmann (1959), Ivic (1963), Pulgram (1964), Moulton (i960), Goosens (1969: 20-23), Stankiewicz (1957), Wolf (197$: 1 - 1 6 e 76); riassunto critico delle posizioni e teorie in Staib (1980: 96-114). 181

    linguistiche arealmente contigue ci permette di postulare, dunque, sul profilo diasincronico, la ricostruzione di un sistema-base, rappresentativo di tutte le varietä sottostanti e di stadi linguistici antecedenti: un diasistema. Ecco un esempio: rispetto al sistema log.-camp. delle vocali atone non-finali, i rispettivi sistemi sass. e gall, mostrano una riduzione dell'inventario fonematico a tre costituenti: log., c a m p . :

    /a

    sass., gall.:

    /a

    e

    i

    ο

    u/

    i

    u/

    Posti a confronto in formula grafica, il diasistema log.-camp. si rivela geneticamente antecedente ai sistemi sass. e gall, e sincronicamente superordinato ad essi: log.-camp. sass.-gall.

    / » a ^ e i ^ o u I I

    a

    i

    //

    u

    /

    /

    (mentre esiste corrispondenza tra la vocale /a/ nei quattro sistemi, alle vocali atone /e-i/ e /o-u/ del log. e camp, corrispondono solo /i/ e /u/ corrispettivamente nel sass. e gall, odierni). Sul piano sociolinguistico Heger adduce due criteri per l'assegnazione del carattere normative (1969: 58: ranghöchstes Diasystem mit Norm): 1)

    L'esistenza di una comunita.

    linguistica

    compatta nell'area rappresentata dal diasi-

    stema (Sprachgemeinschaft) 2)

    L a presenza di una coscienza

    linguistica,

    intesa c o m e capacitä di definire l'identitä

    particolare del diasistema corrispondente ( S p r a c h b e w u ß t s e i n )

    Per quanto attiene a questi corollari della definizione di Heger e la loro applicabilitä al problema sass. e gall., giä lo Spano nel 1840 (ristampa 1974 I: X I I I n. 1) e il Sanna ultimamente (1975: 5) ci hanno ricordato che i Sassaresi ed i Galluresi solitamente descrivono i loro vicini come Ii sardi, e la loro lingua come sarda, privandosi di questo attributo e dunque coscientemente rifiutando l'appartenenza al gruppo etnico-linguistico sardo. Inoltre, ci sono valide conferme circa l'assenza di una coscienza linguistica autoctona nelle comunita sass. e gall.; lo dimostra palesemente il fatto della recente metafonesi sass. e gall, analizzato ripetutamente dalla Loi Corvetto (1975: 57-77; 1983: 32-50) e considerato dall'autrice dei lavori «un tratto dei sistemi linguistici (seil. camp, e log.) contigui», ossia un pretto calco di abitudini estranee ai dialetti settentrionali. In pratica, l'assunzione della metafonesi in sass.-gall. suffraga l'ipotesi del Mioni (1976; anche A l d o di Luzio 1982: 44) circa la presenza di varianti macro-diglossiche, ossia di (dia)sistemi di maggior prestigio all'interno di una comunita linguistica pluridialettale. Passiamo ora ad elencare i singoli punti che accostano (o distaccano) i dialetti settentrionali dell'isola al diasistema logudorese-campidanese. 38.2.3.1. Tratti fonematici. 1. Affinitä I.I.) M a n c a n z a di dittongamento spontaneo Ο c o n d i z i o n a t o :

    182

    Base

    Campidanese

    Sassarese

    Gallurese

    PETRA >

    /perda/,/preda//preda/

    Logudorese

    /preda/

    /•pttrz/

    ROTA >

    /aroda/

    /roda/

    /rodda/

    /rota/

    OC(U)LU >

    /og-u/

    /ogru/

    /occi/

    /occi/

    1.2.) Perdita dell'elemento bilabiale nel nesso QUA > /ka/: Base Campidanese Logudorese Sassarese Gallurese QUANDO > /kandu/ /kando/ /kändu/ /kändu/ 1.3.) Pronuncia cacuminale (ο retroflessa) dell'ant. geminata LL > /dd/: CEPULLA > /cibiidda/ /kebudda/ / tsiodda/ /ciudda/ CABALLU > /kwäddu/ /kabäddu/ /kabäddu/ /kabäddu/ 1.4.) Assimilazione progressiva del nesso RN > /?/: TORNARE > /toräi/ /toräre/ /torä/ /tori/ CORNU > /koru/ /koru/ /koru/ /koru/ 1.5.) Lenizione della labiodentale F in clausola sintattica: FAME > /la vämmi/ FAMINE > /su vamini/ /su vamene/ 2.

    /la vämi/

    Divergenze

    2.1.) Riduzione del dittongo AU (:/a/) in log. e camp., contro sostituzione (con l'esito tose, /o/) in (sass.) e gall. (Gartmann 1967: 87; Sanna 1975: 95). PAUCU >

    /pägu/

    /päku/

    (/piggu/)

    /p^ku/

    2.2.) Confusione di Ϊ e E, Ü e Ö in sass., come nel sistema vocalico italoromanzo occidentale: PISCE, NUCE > sass. /p^su/ (Gartmann 1967:71), /nodzi/ (Lanza 1980: 182) 2.3.) Passaggio in gall, di Ε a /a/ davanti a vibrante, come in corso (ALEIC 701 e 1068; M. Melillo 1977: 32; Bertoni 1975: 148): TERRA > gall, /tära/, FERRU > /Ufa/ 2.4.) Palatalizzazione dei nessi PL, CL, FL in sass.-gall., di fronte alia conservazione (con passaggio della liquida a vibrante) di essi in sd. (il fenomeno ha investito, tuttavia, il sottosistema log. sett.: Jäggli 1959: 24; Contini 1979-80: 40-41): CLAVE > /krai/ /krae/ /cäbi/ /cäi/ PLANGIT > /prangidi/ /prangede/ /pien'i/ /pien'i/ 2.5.) Confluenza evolutiva di /Ga/ e /Ge, i/ in un esito univoco, /g/ (talvolta /y/) in sass.-gall., di fronte alia pronuncia velare di /Ga/ in log. e camp, e di /Ge, i/ in log.: GATTU > /gättu/ /gättu/ / gätta/ /gätta/ 38.2.3.2. Morfosintassi.

    Va affidato alia morfosintassi, piü che alia fonematica ο

    al lessico, un ruolo decisivo nell'analisi tipologica e nella definizione di diasistema superordinato: e noto, infatti, che la morfosintassi si rivela il settore meno esposto ai cambiamenti e percio piü rappresentativo. i. Affinitä 1.1.) L'articolo determinativo funge da dimostrativo dinanzi ad un pronome relativo ο ad un complemento determinativo, come in romanzo occidentale (Porru 1975: 15; Pittau 1972: 133; Sassu 1963: 63; Corda 1983: 21): sass. /lu ki voi/ , gall. /Ii ki vuleti/ camp, /sa ki bolizi/ , log. /su ki ti näro/ 1.2.) Opposizione formale equipollente trimembre nel sistema dei dimostrativi (funzionalmente semplificata a due gradi: Lepori 1979: 8; Pittau 1972: $8; Sassu 1963: 62; Corda 1983: 22: gall, /kistu/-/kissu/ - /kiddu/) 1.3.) Generalizzazione di gerundi uscenti in -ENDO (Lepori 1979: 20; Wagner DES II: 116: /minattende/; Pittau 1972: 94; Corda 1979: 80; 1983: 26; Sassu 1963: 67) 1.4.) Estensione di ESSE(RE), in quanto ausiliare omnibus (tipo SUM CANTANDO) 1.5.) Impiego di AD per introdurre l'accusativo preposizionale 1.6.) Posposizione dell'ausiliare nelle proposizioni interrogative dirette.

    183

    2. Divergenze 2.1.) Mancanza in sass. e gall, del morfema -/s/ di plurale, di 2 a persona e dei nomi uscenti in sibilante (neutri ο nominativi: v. Corda 1983: 14 per il gall.): Base CANES > PORCOS > FACrs > DEUS >

    Campidanese /känizi/ /prokkuzu/ /fäizi/ /deus/

    Logudorese /käneze/ /prokkozo/ /fäkeze/ /deus/

    Sassarese /käni/ /pohki/ /fädzi/ /deu/

    Gallurese /käni/ /polci/ /fäcci/ /deu/

    2.2.) Articolo determinativo derivante da ILLU in sass.-gall., da IPSU in sd.: IPSU CANE > /sugani/ /sugane/ ILLU CANE > /Ii gani/ /lu kani/ 2.3.) Possessivi proclitici in sass.-gall., posposti in sd., come in it. mer. e rum.: (AIS: 9) miu/ meu/ fil'^ru/ fiddolu/ 2.4.) Ii relativo senza antecedente e il continuatore di QUI in log. e camp, (ant., oggi /kini/), contro il morfema generalizzato /ka/ in sass. e gall, (forse sorto dall'immissione errata della congiunzione QUIA al posto del relativo QUID, che adempie anche a introduttore di proposizioni completive) 2.5.) Frequenti metaplasmi in sass.-gall, dalla II/III a alla IV a classe lat., di fronte al passaggio regolare in sd. dalla II a alla III 3 2.6.) Presenza in sass.-gall. del morfema di i a persona -/ku/, -/gu/ nel presente dell'indicativo: DO > sass. /doggu/, gall, /doku/; SUM (volg. *so) > sass. /söggu/, gall, /soku/ (il fenomeno e corso, toscano ant. e genovese: v. Rohlfs 1972a: 179; Gartmann 1967: 4 6 ; Corda 1983: 30-31; Azzaretti 1977: 198: fagu, vagu, sagu; Chiodi 1981: 95) 2.7.) Perdita nei dialetti settentrionali della consonante finale delle desinenze verbali, contro il mantenimento di essa (digradata a fricativa) in sd.: CANTAT > /käntada/ /käntada/ /känta / /kanta/ COLLOCAT > /krokkada/ /körgada/ /kogha/ /k^lka/ 2.8.) Le desinenze della 6 a persona in sass.-gall. sono di stampo toscano ant. e corso (/män'n'äni/, /diccani/ , ; Melillo 1977: 1 3 0 - 1 3 3 ; Pieri A G I X I I I [1890-92]: 326) 2.9.) Tendenza, in sass.-gall, ad affiggere al tema le desinenze di perfetto -ESI, -ISI, tratte dai perfetti forti latini (MISI, *PRESI), ma di estrazione toscana (Rohlfs 1972a: 179; Pieri Z R P h X X V I I I [1904]: 174: il fenomeno fa capolino nel sottosistema log. sett.: W a g n e r Fless.:

    § 130; 1951: 337)

    2.10.) Conservazione di futuro e condizionale analitici in sd., contro forme sintetiche in sass.-gall. (Porru 1975: 35; Lepori 1979: 16; Pittau 1972: 1 1 1 ; Sassu 1963: 68-69; s a s s /vedaraggu/ ; Bec 1970 II: 275: gall, /daria/, /andaräggu/) 2.ri.) Ampliamento del tema della i a classe in sass.-gall. mediante l'assunzione del morfema suffissale -IDIO, come in it. mer. e rumeno (Rohlfs 1972 II: § 526; Tekavcic 1980 II: 330; Melillo 1977: 1 1 3 ; A L E I C : 48, $2, 128: *SOMN- + -IDIAT: sass. /sunni^gga/, gall, /sunigga/ ; per il corso v. Chiodi 1981: 95) 2.12.) Generalizzazione in sd. del morfema -ITU (>-/idu/, -/iu/) dei participi passati deboli, contro la conservazione di forme forti in sass.-gall.; ad es. sass. e gall, /vistu/, contro log. /bidu/, camp, /biu/ 2.13.) Impiego in sass.-gall. del piuccheperfetto congiuntivo lat. (di stampo toscano) nella proposizione reggente del periodo ipotetico, contro l'impiego in sd. dell'imperfetto indicativo, in log. anche dell'arcaico imperfetto congiuntivo latino: sass. /si no füssiani pohki/, gall, /si no ci vüssini ρφΐόί/

    184

    2.14·) In combinazione con un infinito i pronomi atoni vengono premessi al verbo nei dialetti sardi, posposti in sass.-gall.: camp.: /esti dempus de zi vai zagera/ (Porru 1975: 51) log.: /a si zedere/ (Pittau 1972: 49) sass.: /a pudella saivä/ gall.: /li dissi di punillu/ (Guarnerio 1977: 236) 2.15.) L'impiego dell'infinito preposizionale introdotto da AD dopo verbi di volontä e una particolaritä del sd. che manca in sass.-gall.: camp.: /ka oridi a ddu skappiäi/ (it. regionale = che vuole a slegarlo; Bo: 149) log. /ne kkeri a m' istimare/ (Wagner 1951: 381) 38.2.3.3. Lessico.

    In linea di massima il contingente lessicale sass.-gall. condi-

    vide degli arcaismi preziosi con i dialetti sardi: essi testimoniano palesemente i legami stretti che univano originariamente il N o r d con il Sud della Sardegna. O r a , come ha dimostrato ripetutamente il Wagner ( 1 9 2 1 ; 1924; 1928; 1932; 1943), l'arcaicitä lessicale del sd. e stata sopraffatta nel N o r d dell'isola da elementi esogeni provenienti dalla Penisola. £ lecito rammentare che le isoglosse che legano strettamente i dialetti sett, della Sardegna con il continente appartengono a tutti i settori del lessico, fatto che denuncia l'enorme influsso allogeno sulle parlate suddette. i. Affinita Sono comuni a tutte le varieta qui poste a confronto: Etimo

    Significato

    ACCITA

    (uva)





    coesiste assieme all'it. regionale e si cristallizza in deviazioni gram-

    maticali dalla norma. Alcuni esempi registrati in Sardegna (ma anche riscontrabili altrove; v. C o r t e l a z z o 1972 I I I : 41, 82, 1 0 2 - 1 0 3 ) sono esemplificati nel quadro seguente: Italiano popolare

    -

    per per per per per per

    lo telefono a me mipiace gli ho imparato cantono se potevo, facevo mi esei il coltello?

    Italiano letterario gli telefono a mepiace, 0, mipiace gli ho insegnato cantano se potessi, farei mi tirifuori il coltello ?

    3) L a fruizione, sempre crescente, di un registro d'it. con venature regionali (v. L o i C o r v e t t o 1983: 4 - 1 0 ; S o b r e r o 1978: 98) va imputata in parte all'azione dei mass-media locali, e ha origine nelle interferenze provocate dal sostrato dialettale nel switching-code

    (, Weinreich 1977: 2 3 - 9 4 ) . E c c o

    alcuni esempi emblematici per l'it. regionale di Sardegna: Italiano standard

    Struttura soggiacente

    chiama a maria venendo staif non voglio a correre

    per per per

    chiama Maria stai venendo? non voglio che tu corra

    brutto, voglia

    per

    nausea

    Accusativo preposizionale Inversione in interrogativa Infinito preposizionale dopo verbo volitivo Calco lessicale dal sardo

    Italiano regionale

    -

    Si noti che, a differenza dell'it. popolare, quello regionale n o n a f f i o r a unicamente nel registro parlato, ma ha anche accesso in quello scritto e assume, talvolta, prestigio letterario: si vedano, a questo proposito, gli esempi di regionalismi riscontrati dalla Secci (1966-67) nell'opera di G r a z i a Deledda, ο da S. D e l e d d a (1924) nella poesia di Sebastiano Satta (es.: tanca, salto, fulano,

    bardana).

    4) £ stata giä messa in evidenza l'esistenza di varianti dialettali macrodiglossiche, adibite a codici d'intercomunicazione tra sistemi contigui differenziati: l'es. della metafonesi di tipo log.-camp, nei dialetti settentrionali (e nell'it. regionale delle stesse varianti sass.-gall.) ne e una solida conferma. A l t r i esempi dell'influsso della D , ο koine sovradialettale sono r a w i s a b i l i : nella recessione della voce camp, /inkappada/ (deverbale dell'it. incappare,

    D E S I : 623), a beneficio del sino-

    n i m o /fortsizi/, che prevale nel d o m i n i o cagliaritano, ο nella sostituzione di voci e nessi autoctoni ed arcaici in alcune aree camp., a favore d'innovazioni cagliaritane ο camp, centro-mer. (a Seui, Lanusei: l'esito regolare di AQUA > /abba/ e la voce designante la , ABELLANA > /oddäna/, seguono nelle nuove generazioni il m o d e l l o meridionale: / a k w a / e /nuzedda/; v. Wagner 1907: 7 3 η . ι). 5) Accanto al dialetto interregionale, esiste una Variante diatopica di

    prestigio

    (Dj), normalmente identificabile con il dialetto della capitale ο del centro di maggior d i f f u s i o n e culturale. L'impiego di questa Variante soggiace, per lo piu, a fattori psico-sociali, come vedremo piü avanti, ed e finalizzato ad ottenere un miglior inserimento nel g r u p p o sociale ο etnico assimilatore. A l c u n i emigrati 188

    camp, a Cagliari, provenienti dalle zone orientali, eliminano, ad es., il tratto / + compatto/ che caratterizza la costrittiva faringale derivante da -L-, a beneficio della realizzazione della vibrante cagliaritana. Altri tratti, di regola awertiti come rustici, quali la maggior frequenza della metatesi di R ο della dissimilazione vocalica'58 tendono a scomparire tra gli immigrati camp, a Cagliari. 6) La Variante diatopica piu limitata arealmente e il singolo dialetto rurale. L'impiego di quest'ultimo registro e sottoposto a limiti invalicabili: esso e riservato ai rapporti coi parlanti sicuramente nativi, e adempie a strumento espressivo dell'affettivitä, dello scherzo e della vita intima in famiglia (v. De Mauro 1979 I: 144 per la situazione complessiva in Italia; Sanna 1980: 125-127 per la Sardegna). 38.3.2. Motivazioni sociali e repertorio linguistico. Il modello descrittivo ideale dei diversi registri che puo adottare uno stesso parlante all'interno di una comunitä linguistica ci permette di determinare gli elementi integrand e la natura del continuum esistente tra la lingua letteraria codificata e il singolo dialetto (o, ancor piü, se si vuole, 1 'idioletto, concepito come registro individuale), ma non da la misura dell'interazione tra i registri scelti e i fattori extralinguistici che spingono il parlante a valutare positivamente una possibilitä od un'altra. Labov e uno dei primi a scorgere l'ampiezza del problema ed a tentare di fornire alcune risposte soddisfacenti. A questo scopo il sociolinguista americano ha introdotto il termine variation , definendolo come segue (1963: 273; 279-309; 1972^:271): «La variazione presuppone l'opzione di dire la stessa cosa in diversi modi: cio significa che le varianti sono identiche riguardo al loro valore referenziale ο reale, ma opposte nei loro connotati sociali e/o stilistici». L'innovazione e di rilievo, in quanto permette di evidenziare le motivazioni psico-sociali che promuovono il successo di una Variante rispetto ad un'altra considerata funzionalmente equivalente (per equivalenza funzionale v. ora anche Thibault 1982: 74 e Sankoff 1982: 81-82). Labov ha osservato, ad es., come il modello che emerge dal confronto delle realizzazioni della vibrante Irl in sei classi diverse di New York puo essere interpretato come la progressione stratificata della variabile lungo le assi della classe e dello stile, come se mirasse a un qualche obiettivo immaginario definito dalla classe medio-alta. Nel corso della nostra indagine sui dialetti sardi abbiamo potuto confermare il carattere psico-sociale assegnato da Labov ad alcuni cambiamenti linguistici. I tre casi di equivalenza funzionale riportati in seguito possono servire ad esemplificare il fenomeno qui discusso:

    'f s v. alcuni esempi in: Ma Atzori (1973: 110-123), Wagner ('9°7'· 164 e 73), Guarnerio (1916): rustico /brugu/, /arbili/; /banora/, /madäu/, contro urbano /burgu/, /abrili/ e /bonora/, /medäu/; scompare anche l'esito rustico Is/ derivante da EX+ F- Ο IS + il·. rustico /i semminaza/, /samigäu/, /sustu/, /sadäu/, /sueddus/, per cagliaritana /is femminaza/, /sfamigäu/, /füstu/, /fadäu/, /fuedduzu/. 189

    Parlante

    Registro

    Modulo regolare

    Modulo anomalo

    Significato

    /vertsu iz ottuzu/

    I

    Campidanese

    /facci a iz ottuzu/

    2

    It. regionale

    3

    It. regionale

    se avevo soldi,

    gia mi arrangio io gia mi aggiusto io )

    Sul piano linguistico i cambiamenti osservati possono essere descritti come segue: 1)

    Nel primo caso la preposizione camp, /fäcci/ (lat. FACIES(AD)) viene sostituita all'interno del sintagma col termine it. (adeguato alia fonetica locale) verso (> /vertsu/)

    2)

    Nel secondo caso all'impiego dell'imperfetto indicativo nell'apodosi e nella protasi del periodo ipotetico (calco dal sardo), si oppone il condizionale nell'apodosi e l'errato uso analogico di questo nella protasi

    3)

    Nel terzo esempio si ha la sostituzione di un elemento lessicale italiano (arrangiarsi) con uno nuovo, errato (aggiustarsi), perche privo del significato assegnatogli in italiano.

    I connotati psico-sociali correlati al cambiamento non sono trascurabili. II primo parlante s'indirizza ad un altro dialettofono appartenente ad una classe sociale piü elevata, e rinuncia ad un tratto che lui valuta prettamente vernacolare per rawicinarsi all'ascoltatore. Nel secondo caso il rapporto e tra amici, ma il parlante 2 mira da tempo ad una ascesa sociale (Dittmar 1975: e aufwärtsmobil) all'interno della comunitä in cui risiede, cosicche calca modelli letterari, tuttavia senza pieno successo. Il terzo esempio e forse il piü interessante, per quanto riguarda i complessi rapporti tra competenza ed esecuzione (o performance)·, il parlante 3 si rivolge in it. «corretto» ad una persona all'infuori del suo gruppo di conoscenze e percio intende superare qualsiasi tratto dialettale; ora, data la presenza nella varietä dialettale di una forma omonima, esso evita l'impiego di arrangiarsi considerandolo un calco, e adopera, in modo errato, un altro elemento lessicale. II fenomeno, di iperreazione, puo dar luogo a certe preferenze sistematiche all'interno delle strutture lessicali italiane: in linea di massima le affinitä fonetiche tra una voce del parlato ed una it. letteraria comporteranno la scelta di un sinonimo totale ο parziale. £ il caso, frequentissimo in Sardegna, di it. sceverare, eliminato automaticamente dal repertorio linguistico italiano dei parlanti sardi, a causa della somiglianza formale con il sd. log. /seperäre/, camp, /soberäi/. La motivazione dell'ascesa sociale e probabilmente alia base del rifiuto cosciente del parlato in gruppi eterogenei di parlanti sardi, quali emigrati alia ricerca di un posto di lavoro nel settore dei servizi nei centri urbani (Nuoro, Oristano, Cagliari) ο genitori dialettofoni che impiegano un italiano corrotto nel confronto dei figli od obbligano questi ad abbandonare qualsiasi tratto imitato dal dialetto (commettendo, non di rado, degli errori d'ipercorrettismo, ossia ricostruzioni di termini italiani errati ο eliminazioni immotivate di tratti dialettali). 190

    Un'applicazione pratica del test semantico di Osgood ha permesso di misurare atteggiamenti e valutazioni linguistiche di immigrati sardi a Cagliari. 159 Diamo un quadro rappresentativo delle risposte maggioritarie: Criterio

    moderno culturalmente positivo socialmente adeguato pratico affettivo

    Dialetto rurale

    Dialetto di Cagliari

    +

    +

    +

    It. regionale

    + + +

    Le conclusioni che emergono dalla nostra indagine sono convalidate dalle nuove acquisizioni fornite dalla ricerca sociolinguistica condotta nel centro industrializzato di Macomer dalla Dettori (1980: 171-206). Dai dati ricavabili dall'analisi della Dettori si evince una netta tendenza verso schemi preferenziali prettamente vernacolari nei domini piü affettivi (compendiati dal Fishman con l'etichetta inner e outer speech·, tra il 50 e l'8o% degli interrogati predilige il dialetto nella conversazione abituale ed amichevole, nelle imprecazioni, nei litigi e scherzi), contro una graduale recessione del dialetto negli argomenti valutati piü «moderni ο pratici» (lavoro, problemi sindacali, politici ecc.). Inoltre, la Dettori ha osservato con ragione come la differenza di sesso esercita un ruolo importante sugli atteggiamenti linguistici del campione: le donne appaiono generalmente piü favorevoli all'uso dell'italiano e pertanto piü sensibili al prestigio sociale160. La necessitä di stabilire un coefficiente di rapporto tra certe istanze psicosociali {prestigio, valutazione del parlato, ascesa sociale, autoodio) e i cambiamenti linguistici corrispondenti non deriva dalla semplice constatazione sincronica che in una situazione conflittuale di bilinguismo diglossico le strutture linguistiche si spostano dal dialetto subordinato al superordinato (Labov: vernacular shift), ma anche dalla consapevolezza che un perpetuarsi della situazione diglossica possa comportare, da un'angolazione diacronica, una seria limitazione funzionale ο il totale annientamento di una lingua. Un caso emblematico e quello riguardante il rifiuto del catalano a Valencia nei sec. X V I - X V I I I e oggi da parte dell'aristocrazia e del clero cittadini: il fenomeno e stato spiegato da Fuster (1967), Ninyoles (1975, 1978) e Ferrando Frances (1980) come il risultato di un complesso d'inferioritä rispetto alia cultura e alia lingua di prestigio; un es. simile e fornito dalla situazione sassarese nel Medioevo, come giä si e potuto vedere prima. Mancano dati solidi, invece, sul processo di sostituzione del sd. con l'it. nella Sardegna moderna e contemporanea (v. un riassunto in Lavinio 1980: 158-159: 's9 Per un confronto con altre situazioni simili nel Settentrione v. Grassi (1964 e 1 9 8 2 : 1 4 3 153), Galli de' Paratesi ( 1 9 8 2 : 2 3 7 - 2 4 9 ) ; per il modello teorico v. anche Ineichen ( 1 9 7 2 : 1 6 5 - 1 7 0 ) , O s g o o d ( 1 9 4 1 : 4 0 3 - 4 1 8 ) , Weinreich ( 1 9 7 7 : 9 0 - 9 2 ) . 160

    Dettori (1980: 189; v. anche i risultati affini del Boassa 1 9 8 2 : 20, che registra le massime percentuali d'it. tra le componenti femminili di una scuola di Samassi); per una probabile connessione tra schemi meno vicini al parlato e parlanti di sesso fem. v. Lavandera ( 1 9 8 2 : 92 e 94).

    191

    tuttavia da consultare con estrema cautela, data la scarsa attendibilitä dei dati quantitativi accolti nell'analisi; inoltre v. Loi Corvetto 1980:130-146; Sanna 1980: specie 125-127); in linea di massima, come giä e stato indicato dianzi, la situazione nei centri urbani si rivela alquanto complessa: mentre sul piano areale e nei quartieri popolari che impera il dialetto,16' l'awersione stereotipica al parlato contraddistingue, nella dimensione sociale, gli strati medi e piü abbienti (piccola borghesia, aristocrazia, clero). Per quanto riguarda il resto dell'isola, la Loi Corvetto (1980: 135-137) ha sottolineato il maggior influsso dell'it. standard, e la piü profonda ricettivita delle variabili psico-sociali che esso comporta, nei Campidano Orientale e centrale, mentre nella Gallura, nei Sassarese e nei Logudoro Pimpiego di un registro ο di un altro assurge, di regola, a contrassegno di classe. Sul piano diacronico si osserva in tutti i dialetti una recessione notevole del parlato dalla generazione dei nonni a quella dei nipoti: il cambiamento, rappresentato sinotticamente qui appresso, e stato desunto dai dati ricavati dalla nostra indagine personale: Eta

    Gruppo

    60-90

    nonni

    40-60

    genitori

    20-40

    figli

    italiano -

    + +

    sardo

    limitazione funzionale del sd.

    + + —

    -

    + 0

    Preme rilevare, tuttavia, che il quadro qui offerto rispecchia la situazione complessiva di diglossia nella Sardegna del Novecento, ma non aderisce alle condizioni particolareggiate gia accennate prima.162 38.3.3. Conclusioni. La comunicazione linguistica definita di base, che si caratterizza come mediatrice delle azioni alle quali e contestualmente frammista, diretta, in quanto interpersonale ο rivolta a piccoli gruppi, ed immediata, perche direttamente legata al ritmo vitale, non puö essere svincolata dal tessuto sociale in cui essa si attua. Ora, la messa a punto di un modello che armonizzi l'insieme delle instanze psico-sociolinguistiche, sia a livello epistemologico generale, sia a livello di tecnica descrittiva, cosi come l'applicazione ad una situazione linguistica concreta di queste istanze, sono fatti di grande complessita. Nei §§ precedenti abbiamo fornito alcune indicazioni circa la competenza molteplice e stratificata della comunita linguistica sarda, e stabilito quali siano le motivazioni psicologiche soggiacenti. Ma il processo d'italianizzazione, benche discriminante dapprima 161

    Stampace, Castello, L a Marina, Is Mirrionis, S Elia; anche nei comuni e frazioni piu vicine: Quartu S. Elena, Pirri, Selargius, Quartucciu; si noti che in queste zone eccellono in percentuale numerica le classi popolari e meno agiate.

    162

    Distinzione tra ceti, luoghi di provenienza, professioni ecc. non sono ricavabili dal nostra quadro. £ anche errato desumere dalla tabella che i figli ο giovani nei centri rurali ο nei quartieri popolari degli agglomerati urbani non facciano uso del dialetto tra amici ο in famiglia; invece, e giusto concludere sulla scorta dei dati ivi inclusi, che il modo di acquisto del codice dialettale e radicalmente cambiato in seguito alia politica italianizzante di molti genitori, appartenenti anche alle classi meno agiate, e della scuola (v. la limpida analisi di Boassa 1982 e i dati forniti da Mercurio Gregorini 1980).

    192

    all'interno della comunitä, investe ora tutti i settori linguistici, senza predilezioni sociali, e intacca la stessa articolazione del pensiero umano delle aree etniche e linguistiche prettamente differenziate, ma inglobate politicamente. II pericolo della cosiddetta colonizzazione linguistica (Calvet 1981) esercitata dalla lingua statale ( = Gramsci egemone) sulle comunitä minoritarie e manifesto nel continuo regredire dei limiti funzionali affidati alia lingua subordinata tra i gruppi piu restii al cambiamento. Cio ha comportato, nelle stesse minoranze linguistiche (riconosciute glottologicamente come tali in base ai criteri enunciati prima), un risvegliarsi di tendenze autonomistiche, intese a tutelare la funzionalitä e vitalitä delle lingue, e, indirettamente, delle culture che vi si riflettono. In Sardegna un tale movimento ha trovato larga diffusione soltanto nell'immediato dopoguerra e ha assunto unicamente negli ultimi anni carattere omogeneo. Le rivendicazioni linguistiche manifestatesi in questo periodo sono finalizzate a raggiungere il riconoscimento giuridico della lingua sarda, in quanto entitä autonoma, e ad introdurre il suo insegnamento nel sistema di educazione isolano. Ora, oltre ai complessi problemi giuridici (si attende ancora una legge costituzionale che riconosca esplicitamente alle regioni competenza legislativa in materia di tutela delle minoranze linguistiche; v. un riassunto della situazione italiana in Pizzorusso 1980: 19-26 con bibliografia), il cammino da percorrere per dare attuazione al nuovo indirizzo politico-linguistico e tuttora irto di ostacoli. In linea di massima, i problemi riguardanti la codificazione della lingua sarda sono affini a quelli riscontrabili nelle altre aree principali minoritarie della Romania. 163 Ci permettiamo di riassumerle nel quadro sinottico seguente: n°

    Criterio

    sardo

    retoromanzo

    occitanico

    catalano



    +

    Presen za di: I

    norma linguistica„ sovradialettale

    2

    letteratura

    3

    ortografia

    4

    ;

    tradizionale nazionale

    coscienza linguistica nazionale ricca frantumazione dialettale



    -

    +

    +

    (±) (±) +

    +

    + + +

    +

    +

    +



    -

    -

    Dal quadro qui fornito possiamo desumere le seguenti conclusioni: 1)

    II catalano si discosta da tutte le altre lingue minoritarie: esso gode di una norma letteraria universalmente riconosciuta (malgrado le moderne critiche alia codificazione proposta da Pompeu Fabra: v . J . Sola 1977; Lamuela 1982: 1 1 - 2 2 ) , di una ricca tradi-

    i6

    3 Per il catalano v. Aracil (1976), Badia Margarit (1980), L . del Castillo (1976), Ninyoles (1975, 1976, 1977), Perez-Alonso (1977), Schlieben-Lange (1971, 1973), J · Sola (1977), Vallverdü (1977), Kremnitz (1979); per l'occitanico v. Kremnitz (1974, 1981), Bee (1972), Costes (1957), Eschmann (1979), Lafont (1971), Tabouret-Keller (1962); per il retoromanzo v. Garlato (1978), Kramer (1971), Kuen (1970: 3 5 6 - 3 7 5 ) , Richebuono (1982), Wunderli (1966), Francescato (1978 e 1980: 2 3 7 - 2 4 5 per il friulano).

    193

    zione letteraria e di una ortografia moderna ed eclettica, e in piu mostra una situazione dialettale poco differenziata. 2)

    L'occitanico presenta, come il sardo ed il retoromanzo, poca omogeneita sul piano diatopico, ed e privo, ancora, di una norma valida per tutti i parlanti del dominio (malgrado i moderni e, parzialmente riusciti, tentativi di Alibert, Bee e deW'Institut d'Estudis Occitans (IEO), dopo il fallimento dei Felibres; v. Bee 1973: 15-58; 1977: 107-126; Kremnitz 1974 e 1981: 80-86).

    3)

    II retoromanzo ο ladino, se va considerato come insieme tipologico superordinato delle varianti friulana, dolomitica e grigionese, e scevro anche di una solidarieta etnico-linguistica;'64 inoltre, soltanto una delle varianti possiede una codificazione accettata (soprasilvano e engadinese nel cantone grigionese della Svizzera sin dal 1938: v. Tagliavini 1972: 379), e unicamente il friulano dispone di una discreta tradizione letteraria.

    4)

    II problema del sardo si rivela, nel confronto con le altre minoranze, come il piu delicato: mancano, una tradizione letteraria sovradialettale e rappresentativa, una norma ed una grafia comunemente accettate; inoltre, l'insorgere di tendenze autonomistiche di carattere atomistico, miranti ad erigere singole sottovarietä al rango di lingua egemone, rende il compito della codificazione tutt'altro che agevole. Preliminare alia formulazione di una grafia e di una norma unitarie (o, piu verosimilmente, binarie, ossia rappresentative dei due diasistemi principali, logudorese e campidanese), e il richiamo al superamento di tendenze centrifughe d'ispirazione politica ed extralinguistica. Infine, per quanto riguarda l'ortografia nazionale, elemento indispensabile per la diffusione del codice ο dei codici normativi, e lecito ricordare che la formulazione di un complesso di regole troppo distintive (Fishman in Giglioli 1973: 59), ossia scelte come estrinsecazione di una reazione etnica, potrebbe avere effetti deleteri, in quanto inaccessibile ai parlanti e ai ceti meno agiati (cfr. i problemi sociologici rawisati dai linguisti francesi d'ispirazione marxista nell'ortografia tradizionale francese; v. Blanche-Benveniste e Chervel 1969 e Catach 1980; per il problema dell'ortografia sarda e della codificazione del sardo v. anche Blasco 1982a).

    i6

    4 Mancano radici solide etniche e culturali comuni alle tre varieta, e persino il friulano, che tradizionalmente va considerato come il diasistema piu compatto, e profondamente diviso nelle sue varieta locali e sub-regionali (v. Rohlfs 1975; Gartner 1982; Francescato 1966). 194

    Capitolo dodicesimo

    DIALETTOLOGIA SARDA. LE STRUTTURE DEI DIALETTI SARDI MODERNI

    39. Nozioni introduttive Nell'ultimo capitolo sono stati definiti i parametri che permettono d'ipotizzare una prima partizione dei dialetti sardi in due principali varietä (diasistemi ο sistemi macro-diglossici): logudorese e campidanese. L'applicazione del metodo comparativo e di criteri extralinguistici adeguati ha escluso la possibilitä di incorporare i diasistemi sassarese e gallurese nel tipo linguistico sardo. Ora, la bi-partizione dell'isola si rivela oggi incongrua con i principi euristici richiesti dalla dialettologia moderna: la consapevolezza che all'interno delle due varianti principali esiste una molteplicita di sottosistemi sorti da particolari condizioni storiche e linguistiche interne e suffragata dalla ricca frantumazione dialettale odierna e convalidata dagli ingenti problemi d'intercomunicazione che si verificano alPinterno della comunitä linguistica. Questa stessa consapevolezza dei complessi problemi posti dalla situazione dialettale della Sardegna aveva giä indotto diversi linguisti italiani e stranieri ad elaborare una classificazione delle sottovarietä linguistiche esistenti nell'isola (con spiccata predilezione per il dominio log., considerato il piü rappresentativo); tuttavia, malgrado i meritevoli tentativi ed il solido nucleo di acquisizioni empiriche forniti dagli studi ricordati, l'inquadramento teorico e la metodologia rimangono tuttora alio stato fluido. Gli scopi che ci prefiggiamo nell'analisi particolareggiata delle singole sottovarietä tentano di rimediare alia carenza di uno studio organico dei dialetti odierni, e, soprattutto, all'assenza di uno studio che esemplifichi il funzionamento delle strutture moderne del sardo. Ecco i principi che sottostanno all'analisi che forniamo in seguito: 1)

    Descrizione del funzionamento in sincronia delle varianti diatopiche del sardo

    2)

    Messa a punto di un quadro esemplificativo dei dialetti odierni e della loro differenziazione attraverso la raccolta di un corpus sufficientemente rappresentativo (giova osservare che, oltre i dati forniti dall'AIS e d a l l ' A L I , l'ultima raccolta di testi risale al 1 9 2 2 con l'opera del Bottiglioni).

    Alio scopo, dunque, di offrire un quadro organico dei dialetti odierni sardi e del funzionamento delle loro strutture linguistiche, ci siamo awalsi del corpus dei proverbi adottato dal Rohlfs per descrivere i dialetti retoromanzi (1975) ed altre entitä linguistiche romanze (1975a per il siciliano; 1963-68 e 1980 per il catalano;

    !95

    i 9 7 2 a : 364-373 per i dialetti italiani). La scelta dei proverbi ha, come hanno sottolineato Arewa-Dundes (1964: 70-83), Cirese (1972) e Cardona (1976: 193-195), oltre ad un valore etnografico altissimo, in quanto formula consegnata alia tradizione, e percid equivalente a un testo di diritto consuetudinario, una struttura linguistica irrigidita nel tempo e grammaticalmente autonoma, e puo, pertanto, riflettere nelle migliori condizioni stadi linguistici antecedenti ο strutture autoctone rimaste estranee all'influsso delle lingue ufficiali ο concorrenti. La raccolta dei proverbi e stata eseguita da noi durante l'anno '82—'83: sono stati intervistati uno ο due individui per localita, in 14 paesi, scelti secondo le classificazioni dialettali piü moderne (v. piü avanti); i soggetti erano nativi, preferibilmente di etä avanzata, e non in possesso di una istruzione elevata (per quanto riguarda il grado di cultura media, esso corrispondeva alia scuola elementare in 10 degli intervistati e media nei restanti). Ecco i nomi dei soggetti con i loro dati rispettivi e le indicazioni delle varietä esplorate: Localita

    Soggetto

    Eta

    Professione

    Stintino

    Salvatore Pagano

    46

    pescatore

    Tempio Pausania

    Raffaele Lai Giovanni Crabuzza Giovanni Soggia

    74

    pensionato

    Thiesi

    operaio auto-trasportatore

    Bosa

    Salvatore Melas

    41 52

    Nuoro

    Giovanni Mureddu

    Orosei

    Giuseppe Fois

    Tonara

    Onorato Lacroce

    Ierzu

    79

    pensionato

    72

    pensionato

    73

    pensionato

    Mario Corda

    73 66

    pensionato

    Santa Giusta

    Antoni Cadoni

    Serrenti

    Emmanuele Spiga Maddalena Boi Simona Sanna

    91

    Fluminimaggiore Antoni Piras

    pensionato pescatore

    76

    contadino casalinga casalinga

    51

    pensionato

    78

    67

    Muravera

    Giuseppe Lupino

    70

    pensionato

    Quartu S. E .

    Susanna Sitzia

    casalinga

    Teulada

    Santina Angioni Ignazio Cara

    5* 5

    casalinga studente

    2

    40. II problema della classificazione dei dialetti 40.1. Antecedenti storici. Abbiamo giä accennato prima alle contingenti polemiche svoltesi attorno al problema della classificazione dei dialetti sardi; in linea di massima, i termini della discussione, che riguardano soltanto la partizione del dominio logudorese (per il campidanese sono state accettate le premesse delineate dal Wagner nel 1907 e rielaborate dal Virdis 1978), possono riassumersi come segue: 196

    ι)

    Mancanza di unanimita nei criteri scelti (di preferenza l'evoluzione di /L, R, S/ davanti a consonante sonora-sorda; inoltre, palatalizzazione dei nessi PL, CL, FL e sonorizzazione delle occlusive sorde)

    2)

    Imprecisione nelle aree assegnate ai singoli fenomeni e nella stessa raccolta ed elaborazione dei dati (gli esiti, per quanto riguarda il Campus ed il Bottiglioni sono solo approssimativi e talvolta errati; le aree intermedie vanno definite semplicemente come zone grigie dal Bottiglioni e dal Wagner).

    Diamo in seguito un rapido sguardo alle posizioni adottate dai linguisti che si sono occupati di questo quesito. II Campus (1901) distingue tre varietä: una meridionale ο nuorese, caratterizzata dalla conservazione dei nessi L/R/S + consonante e delle sorde intervocaliche; una centrale che comprende i territori della Planargia, del Logudoro occidentale con i centri principali di Bonorva, Giave e Cossoine, e del Montacuto, dove L/R/S + consonante si conservano (la situazione oggi e cambiata) e le occlusive digradano in fricative; una settentrionale di Ozieri, limitata a Nord da Bortigiadas e ad Ovest da Putifigari, dove si verificano esiti speciali (aspirati) dei nessi suddetti. Di fronte al Campus, il Bottiglioni (1911 e 1926 con carta nella p. 262) distingue una varietä unica settentrionale, che corrisponde alia 2a e 3* del Campus, una centrale ο nuorese, e tre zone intermedie: due zone grigie, una a Nord, corrispondente ai dialetti dell'Anglona, e un'altra nell'Arborense, e, infine, un gruppo misto tra camp, e log. corrispondente ai dialetti log. della Barbagia di Olloläi e di una parte della Baronia, e infine di quelli camp, della Barbagia meridionale, di Belvi e di Seui. Lo Spano fornisce da parte sua, giä nel 1840 (ristampa: 1974 I: 195—201: Schtarimento della Carta Corografica), una accurata descrizione fonetica delle varietä log., proponendo una suddivisione in 11 sottovarietä. Tra queste spiccano: una nord-occidentale, che ingloba le parlate dell'Anglona e della zona di Ozieri sino a Putifigari, una seconda nord-orientale, corrispondente ai dialetti a Sud del Limbara e nel Montacuto, un'altra centro-occidentale comprendente i dialetti del Goceano, del Marghine e della Planargia (e considerata dall'illustre benemerito come la vera lingua sarda, poi rappresentata nel suo Dizionario sardo-italiano), e infine, quella nuorese. II Wagner, che si e occupato ripetutamente del problema (1904: 103-106; 1941: §§486-495; 1951: 312-313), propende per una semplice divisione tra nuorese (e dialetti affini circostanti) e logudorese settentrionale, quest'ultimo caratterizzato dalla palatalizzazione di tipo it. dei nessi PL, C L , FL e dagli esiti, aspirati ο no, dei nessi L/R/S + consonante. II Lüdtke (1953) distingue una zona conservatrice (Bosa, Macomer, Bonorva, Giave, Pattada, Oschiri, vallata superiore del Tirso; fra gli altri i punti 941, 942, 943 dell'AIS), da una innovatrice (Ittiri, Ploaghe, Mores, Torralba, Ozieri: AIS: punto 923): la zona innovatrice si caratterizza per l'assunzione di fonemi costrittivi di natura dorso-velare e prowisti del tratto / + continuo/, che possono evolvere facilmente in allofoni semiconsonantici. II Sanna (1975: 191-232; Atlante: carta p. 51), accogliendo i dati forniti dalle precedent! indagini (tra cui Jäggli 1957: 24-27 e Gartmann 1967: 69-71), propone

    197

    una nuova ripartizione dei dialetti logudoresi, in cui vanno eliminate le zone grigie ο di transizione: egli distingue le seguenti varietä: nuorese-bittese (che ingloba le parkte della Baronia), logudorese occidentale (comprendente i centri di Giave, Semestene, Cossoine, Oschiri, Berchidda, Rebeccu, Bosa, Sindia, Montresta, Mara, Padria, Pozzomaggiore, Pattada, Osidda, Budduso, Tresnuraghes, Modolo, Flassio, Tinnura, Sennariolo, Sagama, la zona del Märghine e i paesi di Olbia e Luras in zona gallurese), dove L/R/S + consonante passa a /l/ quando seguita da consonante sonora, logudorese Orientale (rappresentato dalla zona del Goceano, piu vicina del Märghine ai dialetti nuoresi per mantenere l'esito /gr/ derivante da -CL-, di fronte a /g/ nel log. occd.), logudorese settentrionale (corrispondente alia 3a varietä del Campus e caratterizzata dagli esiti aspirati e dalla palatalizzazione di CL, PL, FL) e logudorese meridionale (che costituisce una fascia di confine tra logudorese e campidanese e ingloba i centri di Abbasanta, Ghilarza, Paulilatino, Bauladu ed altri). II sistema del Sanna e stato adottato inoltre da Maria Atzori nella sua sommaria descrizione dei dialetti logudorese e campidanese moderni (1982). La graduale e sempre crescente fruizione di mezzi tecnici piu sofisticati nelle analisi fonetiche sperimentali condotte da Michel Contini negli ultimi anni (1968, 1971, 1976a: si hanno a disposizione piu di un migliaio di sonogrammi registrati in 230 punti d'inchiesta) ha permesso al fonetista di Grenoble di presentare una accurata classificazione fonologica dei dialetti sardi sulla base dei criteri binaristi della scuola di Praga (1979-80: 25-28, 10 carte; inoltre la these d'etat presentata nel 1983 ancora inedita). Le conclusion! a cui giunge il linguista francese evidenziano palesemente l'estrema frantumazione dialettologica del sistema log., che egli suddivide in 7 principali varietä. I sistemi di piu larga diffusione sono: centroorientale ο zona conservatrice, corrispondente alle parlate della Baronia di Orosei, della Barbägia di Olloläi, della regione di Bitti e del Goceano (che Sanna 1975: 228 mantiene distaccato); logudorese Orientale, che comprende le localitä attorno al Montacuto e si contraddistingue dal sistema nuorese per la presenza di un fonema compatto /s/ e per la neutralizzazione dell'opposizione /l/ — Irl implosive a vantaggio del fonema I + continuo/ (il fenomeno accosta questa varietä a quella della Planargia, come ben vide il Sanna); logudorese meridionale e Planargia, che coincide con le localitä descritte dallo Spano e dal Sanna per il gruppo logudorese occidentale (eccettuate le parlate del Montacuto); logudorese occidentale e Anglona dove L, R, S davanti a consonanti sonore ο sorde possono dare esiti costrittivi dorso-velari (o laterali sibilanti /h/, /IV, /χ/) ο dare una semivocale, a seconda della distribuzione; sistema della media valle del Tirso, equivalente alia zona di transizione del Bottiglioni e del Wagner, alia varietä arborense del Virdis e alia parte Sud del sistema logudorese meridionale del Sanna, dove sono intatte le velari e compare un secondo fonema /ts/ opposto al suo termine correlativo discontinue e stridulo Ιάτ.1, in quanto marcato dal tratto / + teso/. 40.2. Nuova proposta. Passate rapidamente in rassegna le classificazioni tradizionali e piü moderne dei dialetti logudoresi, non ci resta che avanzare una pro198

    posta eclettica in vista dell'assenza di unanimitä che ha caratterizzato i tentativi precedenti. Mentre per il campidanese adotteremo la partizione avanzata dal Wagnefr (1907) e riproposta da Virdis (1978) e Contini (1979-80: 36-38), distingueremo all'interno del diasistema log. le seguenti varianti: 1) Zona nuorese - bittese: corrisponde all'area conservatrice gia delimitata dallo Spano, dal Wagner e dal Sanna (se vi si include il Goceano): essa si caratterizza per i seguenti tratti: 1.1. Conservazione delle occlusive sorde intervocaliche (maggior diffusione per /k/, minima per /t/; tuttavia, nella Barbagia di Olloläi la velare sorda evolve in / ' / e nel Goceano tutta la serie digrada in spiranti) 1.2. Neutralizzazione di /l/ - /r/ in fine di sillaba, a vantaggio del fonema / + discontinuo/ 1.3. Mantenimento delle occlusive nei nessi CL, PL (> -/gr/-, -/br/-) 2) Zona logudorese comune: corrisponde all'area occidentale del Sanna e dei suoi precursor! e ingloba le localita della Planargia, del Märghine, del Bonorvese e del Montacuto, oltre che Luras e Olbia. Vi si annettono, inoltre, le parlate di transizione attorno a Bauladu (Milis, Riola, Santu Lussurgiu, ossia l'area arborense del Virdis, logudorese meridionale del Sanna). I tratti particolari di queste parlate sono: 2.1. Lenizione delle occlusive sorde (fenomeno tuttavia comune, almeno oggi, a quasi tutte le parlate sarde, e presente anche nel Goceano, a Bitti per -T-, e nella Barbagia di Olloläi, se gli esiti odierni vanno considerati allofoni di fonemi spirantizzati) 2.2. Neutralizzazione dell'opposizione /I - r/ in fine di sillaba a vantaggio del primo termine (assente la zona di transizione) 2.3. Palatalizzazione dei nessi CL, PL, FL in posizione iniziale ο media (esclusa la zona di transizione) 3) Zona logudorese settentrionale·. corrisponde all'area settentrionale del Sanna e alia 3 1 varietä del Campus, e comprende l'Anglona e tutta la zona a Settentrione del Bonorvese, limitata a Occidente dalla Nurra algherese e a Oriente dalle parlate del Montacuto; le particolaritä piü salienti sono: 3.1. Lenizione delle occlusive sorde intervocaliche 3.2. Passaggio dei nessi L, R, S + consonante a suoni spiranti palatali, di probabile estrazione toscana 3.3. Palatalizzazione dei nessi PL, CL, FL. Per il campidanese adotteremo la classificazione proposta dal Virdis (1978), distinguendo le 7 varianti principali seguenti (la zona arborense

    ο di transizione

    va

    eliminata e inclusa nei dialetti logudoresi comuni in base alle particolaritä piü distintive: mantenimento delle velari davanti a vocali anteriori; evoluzione QW, GW: /bb/; passaggio di -Rj- a /rdz/ come in nuorese; I- e - D j - : /dz/, come in logudorese e nuorese): 4) Varietä campidanese occidentale: estesa dalle immediate vicinanze di Cagliari fino ad Oristano; si caratterizza per la caduta di -N- intervocalica e per il passaggio di -L- a /b/ ο /w/ 5) Varietä barbaricina: comprende la zona della Barbagia meridionale (Belvi, Aritzo, Tonara, Desulo, Läconi); i tratti piü salienti sono: conservazione delle vocali finali etimologiche, palatalizzazione secondaria di /KWE/ e passaggio di -Lj- a /g/ Ο Iii 6) Varietä ogliastrina: diffusa nell'Ogliastra, dove la palatalizzazione delle velari in posizione intervocalica da soltanto affricate prepalatali, -Cj- e -Tj- si mutano in semplici sibilanti e -Lj- evolve in l\'l ο /lg/ 199

    j) Varieta campidanese centrale: comprende i territori del Gerrei, del Sarcidano e delle vicinanze di Cagliari (Pirri, Quartu S. Elena, Monserrato): il tratto caratteristico e l'esito costrittivo faringale di -L8) Varietä campidanese del Särrabus: la zona e limitata alle parlate di Muravera, Villaputzu e S. Vito, dove si ha il colpo di glottide /'/ per -L- e -N- intervocaliche (il fenomeno e anche presente a Siurgus-Donigala nella Trexenta, ma solo nel caso della liquida) 9) Varieta sulcitana: comprende l'area del Sulcis; il tratto piu rilevante e il passaggio della discontinua stridula /ts/ a /c/ (come a Desulo) 10) Varieta campidanese meridionale: abbraccia Cagliari e entrambe le fasce costiere del suo golfo estendendosi a Sud fino a Teulada e a Nord fino ai limiti dell'Ogliastra; e particolare di questa zona il saldo mantenimento di -L- e -N- intervocaliche e le caratteristiche prosodiche delle proposizioni dichiarative e interrogative nell'area cagliaritana (il massimo di altezza va anticipato rispetto al massimo di intensitä nelle vocali accentate delle interrogative, e, parzialmente, delle enunciative: v. Schirru 1982: 281-289; Contini 1976). A l di fuori del diasistema log.-camp., ossia sardo, restano le varieta sassarese e gallurese, esemplificate da noi nell'indagine al fine di facilitare la constatazione empirica delle conclusioni raggiunte circa il loro posto all'interno della Sardegna. 11) Varieta sassarese: limitata alle parlate di Sässari (per la quale si veda Guarnerio 189298 e Sanna 1975), Sorso (descrizione accurata in Gartmann 1967), Stintino e Porto Torres. Le caratteristiche fonematiche principali sono: 11.1. Sistema consonantico di 28 fonemi (9 in piu del nuorese), tra cui 4 discontinue e striduli (/ts/ - /dz/, /c/ - /g/) 11.2. Passaggio di L, R, S + consonante a esiti logudoresi settentrionali (Gartmann 1967: 69) 11.3. Palatalizzazione dei nessi CL (:/c/), PL (:/pi/), FL (:/fi/) e di I- e -Dj-: /gg/, (Gartmann 1967: 54, 64-65), di -Sj- (:/s/, Gartmann 1967: 71) 12) Varieta gallurese: limitata dal Coghinas ad Ovest e dal Limbara a Sud, comprende le localitä situate a Nord di una linea che collega Castelsardo a San Teodoro. I tratti salienti sono: 12.1. Sistema consonantico di 27 fonemi (8 in piu del nuorese) 12.2. Passaggio di R davanti a consonante a /!/ (Corda 1979: 86-87) 12.3. Presenza di due fonemi compatti e morbidi (affricate mediopalatali), opposti alle velari /k/ e /g/ mediante il tratto / + acuto/ (/k/, /g/).

    40.3. Q u a d r o dei dialetti studiati nella n o s t r a indagine. Ecco, infine, le varieta rappresentative scelte da noi per i 4 diasistemi principali: sassarese, gallurese, logudorese, campidanese:

    200

    Diasistema I II

    sassarese gallurese

    III

    logudorese

    Varieta

    Localita esplorata Stintino Tempio Pausania Thiesi Bosa Nuoro Orosei Tonara Ierzu Santa Giusta Serrenti Fluminimaggiore Muravera Quartu Sant'Elena Teulada

    settentrionale comune nuorese-bittese

    IV

    campidanese

    barbaricino ogliastrino occidentale Trexenta sulcitano-iglesiente Särrabus centrale meridionale

    η I 2

    3 4 5 6 7 8 9 10 II 12

    !3 Η

    Rispetto alia classificazione fornita prima da noi sono da notarsi le seguenti innovazioni: 1)

    Abbiamo analizzato, per il sistema nuorese, oltre che la varietä della capitale, anche quella di Orosei, localita vicina a Dorgali e caratteristica per gli esiti specifici di / f / (> lieve aspirazione, A/)

    2)

    I tratti grammaticali e sovrasegmentali caratteristici di Cagliari sono stati rilevati nella parlata di Quartu (comune distante solo 6 km. dalla capitale, ma che presenta fenomeni particolari della varietä principale).

    Diamo in seguito l'analisi delle strutture linguistiche moderne delle varietä qui descritte sulla base di 3 5 proverbi. A l fine di offrire un quadro organico dei problem! fonematici, morfosintattici e lessicali trattati (che coprono tutti i settori della lingua moderna e possono, in questo modo, opporsi alia descrizione sincronica della lingua sarda antica fornita nel capitolo sesto), riporteremo nell'indice delle materie le singole strutture analizzate che nel testo andranno in corsivo.

    41. I

    2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12

    13 Μ

    /ak' a /a ka a /a kie a /a kie ke yügede / a kie yuge /a kie a /a kie porta / a kini porta /su gi potta /ki potta /a ki botta /a ki deni / a kini deni /a kini potta

    dzaiveddu no carbeddu non kel'veddu non kelveddu no li kerbeddu non krebeddu non gerbeddu non cerbeddu non ddi serbeddu non ddi crobeddu non zrobeddu non cerbeddu non ddi zrobeddu non srobeddu no

    mänka barettu/ mänka kapeddu/ mänka beretto (bonete)/ mänkada kapeddu/ mänka kapeddu/ mänkat su bonetti/ mänka kapeddu/ mänka kapeddu/ mänka zu gapeddu/ mänka kapeddu/ mänka gapeddu/ mänka kapeddu/ amänkada gapeddu/ mänka gapeddu/ 201

    41.1. Fonematica: Modifiche delle vocali atone. £ frequente in camp, lo spostamento della /E/ etimologica protonica dal ramo anteriore a quello posteriore al contatto con un fonema labiale, la cui realizzazione provoca l'arrotondamento della /e/ precedente (e talvolta anche della /a/). Quest'assimilazione per contatto puo awenire in seguito ad una metatesi consonantica, come nel nostro esempio, ο per labializzazione di una liquida: /e/ > /o/ /a/>/o/

    CEREBELLUM: camp. r

    var. ι /— metatesi R / : /cerbeddu/ „ , , . „ . ,, , var. 2 / + metatesi R / : /crobeddu/

    MALE HABITUS: camp. r

    var. ι/—labializzazione L/:/maladiu/ . . , , , . .. . . , .. . r , , var. 2 / + labializzazione L/: /mobaaiu/

    La maggior frequenza del fenomeno e registrata nel camp. mer. e occd., specie nella Marmilla e dove L diventa /b/ ο semiconsonante bilabiale. Sul piano sociolinguistico le realizzazioni con /o/ protonica derivante da £ ο A sono awertite come «rustiche». Alcuni altri esempi sono: A' > /o/: APERIRE > /oberi/ , FABULARIUS > /frobäzu/ , ALBESCERE > /obresi/ , ALBATA > / orbada/ ; inoltre a Fonni e Orgosolo, dunque in log., CABALLU > /hoviddu/ E ' > /o/: FERMENTU > /fromentu/ , MELONE > /mowöi/, VERVECE > /orbei/ , EX SEPARARE > /soberäi/

    E ' > /a/:

    Assai frequenti sono, altresi, in tutta l'isola, i cambiamenti di E ' e O ' in /a/ e /u/ corrispettivamente (Wagner 1907: 1 9 - 2 1 ; 1941: §38; Virdis 1978: 33-36): LENTIOLU > camp, /lantsolu/ , GENUC(U)LU > camp, /ganugu/ , CEREBELLU > sass. /dzaibeddu/, gall, /carbeddu/

    O ' > /u/: AURIC(U)LA > Orgosolo /uri'a/ , OCCIDERE > camp, rustico /bucciri/, it. dolore > sass. /durori/ (in sass. ilpassaggio di O ' ad /u/ e regolare e crea apofonia tra base e derivati: /bonu - buntäi/, /nobu - nubiddai/, /tontu - tunturoni/).

    41.2. Morfosintassi: Sistema dei relativi e degli interrogativi. Come relativo senza antecedente si e consolidato /ka/ nei diasistemi sass. e gall.; come abbiamo giä spiegato, /ka/ (da QUIA) deriva dalla confusione tra QUID (:/ki/), relativo, 16 ' congiunzione e morfema di comparazione, e /ka/, congiunzione (QUIA) e mor-

    fema di comparazione (QUAM): dati i punti di contatto tra i due morfemi, QUIA e stato trascinato per analogia ad occupare la funzione di relativo di QUID. ECCO lo schema riassuntivo dell'evoluzione qui descritta:

    L6

    S La sostituzione di QUOD con QUID e gia volgare ed e suffragata dalle grafie ant. e dalle pronunce mod. del morfema in alcuni dialetti neolatini, quando esso si trova davanti ad una vocale (:/ked/; v. Hofmann J . B . 1977: 554; Durante 1981: 32; Rohlfs 1972 II: §483). Per /ka/ anche in friul., v. Iliescu (1972: 161): tyera ka se kultiva (la linguista rum. fa risalire /ka/ a QUAM, ma si tratterä piuttosto di un'immissione di QUIA, come in sd.).

    202

    Funzione

    F

    congiunzione

    O

    QUIA >

    R

    QUID > /ka/

    a w e r b i o di comparazione

    QUAM >

    QUID >

    relativo

    CREDO . /KL/

    QUID >

    MAIOR

    FURTA

    QUIA QUID QUAM QUID

    QUID

    VENIT

    FRATRE

    FECI

    Da questa asimmetria formale nasce un relativo ipercorretto /ka/, identico alia congiunzione proveniente da QUIA, e giä attestato in log. ant.; la generalizzazione di /ka/ in sass. e gall, e soltanto un riflesso di una situazione medievale piü diffusa e ancor oggi parzialmente esistente: log. mod.: sa publindade est un istrumentu «ca», chi si tenit a contu, podet faer ... (Su Populu Sardu I [1980]: 2) camp, m o d . : /su m a k k e z u v u benniu a bizita a ffarisöi «ga» deppia passäi b r o p p i u de ingüi/ (, B o : 130) sass.: /ka nässi . . . / , / k a . . . ridi/, gall.: /ka nasi . . . / , / k a iridi/ (Rohlfs 1 9 6 8 : n ° 19).

    Come relativo senza antecedente abbiamo oggi in log. /kie/, che e una continuazione dell'ant. QUI > /ki/ (la -/e/ e paragogica come in TU > /tue/, PER HOC > /peroe/, ILLAC > /iddäe/), mentre in camp, si e generalizzato /kini/, accanto all'ereditario /ki/. Come in altri domini romanzi, il morfema /ki/, adibito a relativo in funzione di soggetto, tende ad estendere il suo campo funzionale, a scapito delle forme complemento, e a diventare polivalente: log. m o d . :

    /iskiira sa d o m o «gi» känta za b ü d d a e «gi» su b ü d d u istä m i i d u /

    c a m p , m o d . : /arguäi a sa d o m u «ki» ganta z a b ü d d a e su g a b o n i zi zittidi/

    camp.:

    / u n a d o m u «gi» 'nci biviada/ ( B o : 1 1 4 )

    it. regionale: l'affare «che» ti ho parlato. (Loi Corveto 1983: 110)

    Infine, si osservi che l'aggettivo determinativo

    QUALIS

    puo fungere da interro-

    gativo e talvolta sostituirsi al neutro /ite/ : log. mod.: cale santa ana cherfidu ammentaret

    ( N S [ 1 9 8 2 ] : 1 0 0 : l'es. e di A . M u r a ) camp, m o d . : -/intendiu azi?/ ? -/käli ?/

    de cai stampu s'indrada?

    ( G [ 1 9 7 6 ] : 2 2 : QUALIS > /käli/: oristanese

    /kai/).

    203

    42.

    I 2 3 4 5 6 7

    8 9

    10 II 12 !3 14

    /adiin'a /a gün'a /aon'i /adon'i /a kada /adon'i / a on'a /adon'a /adon'a / don'a /adon'a /adon'a /adon'a /adonia

    padidda padidda padedda padedda padedda patedda padedda pinzada pingäda bingida bingada bingada bingada pingäda

    ru so kubasori/ lu so kupaltore/ su kobeltore sou/ pigedada su koveltore sou/ su kopertore suo/ su kopertore suo/ su grobekku suo/ su grobekku süu/ su grabatori süu/ su grabatori zuu/ zu grabetori zuu/ zu grobekku züu/ zu grwetori züu/ potta zu grobekku zuu/

    42.1. Fonematica: Il rotacismo di - L - intervocalica.

    In due zone dell'isola la

    liquids intervocalica diventa una vibrante: nel dialetto sassarese, e in alcune parti del Campidano. Per quanto riguarda Sässari, e stato giä detto che il fenomeno va ascritto al superstrato genovese ant.; ecco alcuni esempi supplementari: sass.: MELE

    >

    /meri/ ,

    FEL(E) >

    /feri/ ,

    ILLA LUNA >

    /la rüna/.

    La rotacizzazione camp, va valutata diversamente, data la realizzazione preferibilmente uvulare dell'esito odierno. II fenomeno interessa due zone discontinue che si estendono, una dall'Est dell'Arborea al Sud del Sarcidano, e l'altra dalla periferia di Cagliari (Quartu S.E., Selargius) al Gerrei (Wagner 1907: 39; 1941: §i97;Virdis 1978: 5 5; Contini 1979-80: 38: vi si annette laparlata di Milis). La costrittiva laringale risultante dalla rotacizzazione si caratterizza dai tratti / + vocalico/ e / + compatto/, e si oppone alia vibrante camp. or. per la presenza del tratto /grave/. Dato che in altre aree del Campidano la -L- evolve in suoni che postulano anche un arretramento articolatorio della liquida originaria (-L- > /w/, /b/, /gw/, / 0 / , /?/), e lecito congetturare che gli esiti odierni hanno come base una realizzazione fortemente velare (/+ grave/), come quella che si sente ancora a Cagliari e Teulada, e che puo denunciare una verosimile genesi catalana. Ecco alcuni esempi degli esiti di -L- in campidanese moderno: -L- > /b/ ο /w/ (camp, occd.): SOLE > /sobi/, /sowi/ , MOLA > /moba/, /mowa/ , OLIVA > /obia/, /owia/ -L- > /w/ > 0 (camp, occd.): SOLE > /soi/, CAELU > /ceu/ -L- > /w/ > /gw/ (Gesturi): SOLE > /sogui/ -L- > /r/ (Sarcidano, Gerrei, camp, centrale): SOLE > /sori/, MEL > /meri/

    .204

    -L- > /?/ (Särrabus): SOLE > /so'i/, PILU > /pi'u/ -L- > 1 (= + /velare/, Cagliari, Teulada): SOLE > /soli/, MEL > /meli/ -L- > /I/ (Barbagia, Ogliastra, camp, or.): SOLE > /soli/, SALE > /sali/ -L- > /ll/ (zona sett, del camp. occd.: a Sud di una linea che passa per Seneghe, Paulilatino, Fordongianus, Ruinas, Laconi, Nurallao, Esterzili; v. Contini 1974: 107-108 e carta): MELA > /mella/ , IPSA LUNA > /sa llüna/. 42.2.1. Morfosintassi: II sistema dei possessivi in sardo moderno. II sistema dei possessivi moderni non e variato molto rispetto a quello sardo medievale. Ecco uno schema sinottico dei morfemi possessivi, a seconda del loro riferimento a una persona ο possessore (/ + unipersonale/) ο a varie persone ο possessori ( / + pluripersonale/): Relazione: Persona ia 2a 3a

    /unipersonale/ camp. log. /meu/ /miu/ /tuu/ /tuo/ /suu/ /suo/

    Persona 41 J1 6'

    /pluripersonale/ log. camp. /nostu/ /nostra/ /brostu/ /bostu/ /issoro/ /insoru/

    L'opposizione di genere awiene tramite la marca /a/ nel fem.: / + maschile/ -/u/ /meu/, /miu/

    /— maschile/+ -/a/ /mea/, /mia/

    II termine p r o w i s t o del tratto / 4- maschile/ e non-marcato: esso e l'unico esistente nella 6 a persona (/issoro/, /insoru/ e ), e quello rappresentato nella struttura superficiale, quando i possessori alternano: camp, mod.: /is frädis e is soris mius/ L'espressione del termine posseduto manca soltanto nella 6 a persona, mentre nelle altre esso e esplicitato mediante il morfema di plurale - / s / : n° del posseduto: 1 < — n ° del posseduto: + di 1 marca: 0 -/s/ camp, /miu/, /nostu/ /mius/, /nostus/ 6a persona: isfattus insoru (G [ 1976]: 14) /sas könkas issoro/ (log. l\l /u/ II /bassa/ > /a/ In linea di massima, la riduzione del sistema pentavocalico log. (log.: IPSA > /issal, QUAERET > /kerede/, ECCU SIC > /gäzt/, TANDO > /tando/, NIDU > /nid«/: 5 vocali finali, 3 gradi di apertura) a quello camp., sass., e gall, e awenuto tramite il digradamento delle vocali medie in posizione finale: -E

    > -Id

    > -/i/

    -O > -/o/ > -/u/

    Nel sass. e gall, occorre aggiungere a questa evoluzione l'assunzione di desinenze di origine toscana in-/ini/, come in corso (Pieri A G I X I I I [1893]: 326; M. Melillo 1977: 130-133): sass.: gall.: corso: toscano ant.:

    /voni/, /man'n'ani/, /kredini/ /sipiani/, /erani/, /diccani/, /inkontrani/ /män'n'ani/,/fäc'c'ini/ /man'in/, /perdin/, /sentin/, /man'ävin/

    II nostro esempio illustra la netta differenziazione che esiste tra il diasistema log. e quello camp, in base all'evoluzione della vocale finale dei derivati di PULLUS (PULLIONE e !| "PILLIONE): l'isofona -/e/ distacca i dialetti della Barbägia mer. dal resto dei dialetti camp, e raggiunge ad Ovest la zona arborense, dove la realizzazione e oscillante. Infine, si noti che alcune zone della Trexenta hanno bloccato l'evoluzione /e/ > /i/, rimasta alio stadio intermedio /e/. Ecco alcuni es.: 207

    Lat.:

    PANE

    log.: camp.: Trexenta:

    /pane/ /pä(n)i/

    PELLE

    VERITATE >

    AGNIONE

    CANES

    MONTE

    /pedde/ /andzone/ /känes/ /monte/ /peddi/ /ango(n)i/ /känizi/ /monti/ /beridäde/, ma anche BELLA > /belle/, VEC(U)LU > /becce/

    44.

    I 2 3 4 5

    6

    7 8

    9 10 II 12

    r3

    Η

    /a una manu /a la mini /a una manu /a una manu /a una manu /aünamänu /a una manu /a lina manu /a Oa mäu /aüamäu /a Oa mäu /au'ama'u /asamanu /a una manu

    bona fedeli fidele fedele bona fidele sincera fedele güstu belle fideli o'esta videri bona

    non non non non li non non non nonddi non ddi non non non non no

    manka mänka manka manka mänkada mankat manka mänka mänka mänka mänka mänka amänkada mänka

    ru päni/ lu päni/ su bäne/ su bäne/ su päne/ su päne/ su bäne/ su bäni/ su bäi/ zu bäi/ zu bäi/ zubä'i/ zu bäni/ zu bäni/

    44.1. Fonematica: La nasalizzazione e gli esiti di - N - in campidanese. Come si e visto prima, la presenza di vocali nasali e una caratteristica esclusiva del campidanese. In questo diasistema la -N- intervocalica subisce i seguenti cambiamenti: i)

    Scompare, dopo aver nasalizzato le vocali contigue per assimilazione (Trexenta, Gerrei, Marmilla, camp, centro-occidentale). L'analisi acustica delle realizzazioni nasali ha permesso di differenziare due tipi di nasalizzazione: una regressiva ed una totale che tende a semplificarsi. Nel primo caso l'analisi spettrografica rivela una struttura nasale piu netta per la prima vocale e minore per la seconda; nel secondo caso la dispersione del formante nasale della seconda vocale tende ad affievolirsi e persino scompare, dando luogo ad una riduzione della sequenza (Contini-Boe 1972; Wagner 1941: §90): Nasalizzazione di -N-: regressiva

    totale semplificata

    LUNA > / l ü a /

    LANA > / l ä ä / > / l ä /

    UNU HOMINEM > /Ü omini/

    RANA > /arää/ > /arä/

    II tratto / + nasale/ e rilevante nei sottosistemi interessati, inquantoche permette di stabilire delle coppie minime: /— nasale/ /lua/ /mau/ /biu/

    208

    · / k ä ' i / , ipsu nidu > /su 9 iu/ , manu > / m ä ' u /

    3)

    N e l limite sett, del Campidano centrale e occidentale, ma anche nell'Ogliastra, la nasale intervocalica si raddoppia (Contini 1974: 107-108; Wagner 1907: 75):

    manu > /mannu/, ipsa NURA > /sa nnüra/ 4)

    La - N - si mantiene inalterata a Cagliari, nella Barbagia meridionale, nell'Ogliastra, nel Sulcis e nel camp, meridionale (Virdis 1978: 54-5 $):

    acina > /äzina/ , maneanu > /menganu/ , pane > /pani/ .

    45.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12 13 14

    45.1.

    /a gocca (gutteggu) /agutiggu /a buttiu /abukkone / a gutte /agudziu / a istiddiu /a istiddiu /a istiddiu /a istiddiu /a istiddiu /a stiddiu /a istiddiu /a istiddiu

    a a a a a a a a a a a a a a

    gocca gutiggu buttiu bukkone gutte gudziu istiddiu istiddiu istiddiu istiddiu istiddiu stiddiu istiddiu istiddiu

    se ne gava si bukka si bükka si zega si stämpata si skava si skävada si stampa si stampa si zega s'indi oga si zgäba si zega si skava

    ra predda/ lu monti/ sa rokka/ za bedra/ sa preda/ sa petra/ saberda/ sa berda/ sa berda/ za bedra/ za berda/ sa berda/ sa bedra/ sa beida/

    Fonematica

    45.1.1. La consonante cacuminale /d/. Uno dei tratti distintivi che accomunano la Sardegna alia Sicilia, alia Corsica e all'Italia meridionale, ma anche al dominio iberico e guascone, e l'evoluzione della geminata -LL-, mutatasi in una consonante cacuminale (anche retroflessa ο cerebrale), la cui articolazione comporta un rovescio dell'apice della lingua contro la sommitä della volta del palato. II fenomeno interessa tutti i sistemi in Sardegna, incluso il sass.-gall. (vanno eccettuati i casi di prestiti recenti e di doppioni del tipo /bellu/ - /beddu/, /ballai/ - /baddai/: Wagner 1907: 74):

    209

    NiGELLU > nuor. /nigeddu/, log., c a m p . , sass., gall, / n i e d d u / STILLIU > log. e c a m p , /(i)stiddiu/ , FALLIRE > barbaricino / f a d d i r e / (, c o m e in r e t o r o m . ) , ILLÖC > camp, / i d d o i / (Wagner 1 9 0 7 : 61).

    Si noti, infine, che in gall., come in corso mer. (Melillo 1977: 94 e carta), sono confluiti nello stesso esito le evoluzioni di - L L - e -Lj-: FILIÖLU > / f i d d o l u / , MELIU > / m e d d u / , FOLIA > / f o d d a /

    45.1.2. La prostesi vocalica davanti a S-impura. Meno frequente che in log. e la prostesi di l\l avanti S-preconsonantica. II fenomeno, che e sorto probabilmente da un unico centro d'irradiazione, il latino africano, e attestato sin dal sec. II ed era inteso inizialmente ad evitare nessi consonantici non ammessi di regola nel corpo della parola. Alcuni esempi dell'Itala testimoniano la fase iniziale del processo (v. Rönsch 1965: 467; Otto Prinz Glotta X X V I [1957]: 97-11$): IN ISCIENTIA, IN ISTILLICIDIO, ET ESTATIONE.

    La tendenza generale in camp, ad evitare la vocale iniziale dinanzi alia sibilante potrebbe denunciare un probabile influsso italiano. Ecco alcuni esempi (per cui v. Virdis 1978: 38-39; per il log. ant. Meyer-Lübke 1902: 21; Wagner 1907: 23; 1941: §79):

    camp.

    /skola/

    log.

    /iskola/

    /skäla/

    /iskala/

    /zballäi/

    /izballäre/

    /zbrigai/

    /izbrigare/

    /skina/

    /iskina /

    /skriri/

    /iskriere/

    Che le condizioni odierne camp, siano riconducibili al maggior influsso dell'it. sembra suffragato da una parte dai resti della situazione arcaica attestati da noi (EXCEPTIS > /iseti/, E X T R A N E U > /istrangu/), e dall'altra da alcune forme ipercorrette (Ogliastra: /ifäi/ , /ibidi/ per /bidi/ , /ifürada/ , COQUIT > /igoi/ ; camp, centrale: /isimpru/ per /simpru/, cat. ximple ; spagn. luego > /illueguzu/ ; Ulassai: /iderbäi/ da HERBA, /illimpiäi/ da /limpiu/ ecc.). Assai frequente e anche la prostesi di /a/, specie in camp.: log. /amenta/ , c a m p , / a m a n k a d a / , /amoranas/ .

    Infine, alcuni infiniti con vocale iniziale hanno generalizzato una b-eufonica, sorta (come giä abbiamo illustrato prima) dalla collisione delle spiranti nell'esito 0 e dalla concomitante restituzione della consonante in posizione iniziale assoluta; ci sono alcuni esempi giä negli StSS (Hofmann 1885: 119): ant. ADDUCERE >

    batturre·, m o d .

    EXIRE > log. /bessire/, camp, /bessi(ri)/

    OCCIDERE > log. / b o k k i r e / , c a m p , /bocci(ri)/ . Dall'infinito la consonante si e introdotta nei paradigmi del presente e in altri tempi e m o d i : / b a n d o / , / b a n d i / , / e b e s s i u / .

    210

    46.

    1

    2 3 4 5 6 7 8 9

    10 11

    12 13 Η

    46.1.

    /a ru fauräggu /a lu fauläggu /a zu fauläldzu /a zu faulaldzu /a su fauläryu / su haulärgu /asu faulargu /a su faulargu / a zu frobazu / su frabangu /a zu frabangu /a zu frawangu /a zu draseri /a su fauläncu

    no si gredi no si kredi non si grede non ci kregede non si kredete non si krede non si grede non si greidi non si grei non si grei non si grei non si greidi no ddi greinti non si grei

    piu puru se didzi piu mänku kändu dici piüzu mänku si nära mänku si närada prüs amänku prüzu fina ki narat mänku prüzu mankäi neri prüzu manke nerada prüzu mankäi si nära prüzu mänku si nära mankäi neri brüzu mankäi neri bruzu mankäi neridi

    ra beritä/ la biritä/ sa veridäde/ saberidäde/ saberidäde/ saberidäde/ sa beridäde/ saberidädi/ saberidädi/ sa beridädi/ sa beridädi/ sa beridädi/ sa beridädi/ sa beridädi/

    Fonematica

    46.1.1. Ii nesso -Rj-. L'evoluzione dei nessi -Nj- e -Rj- ha dato luogo ad una rovente polemica tra il Wagner e il Guarnerio (v. un riassunto in Wagner 1939-40: 116; 1941: §§239-241; per la documentazione an ticav. Hofmann 1885:13648). Le grafie medievali che rappresentavano il suono derivante da -Rj- erano: - π - : CSP, C S N T , C S M B , C V - r g i - : parte del C S M B , C L , StSS.

    Ii valore fonico annesso ai due digrammi e stato interpretato in modo duplice: esso equivaleva a fry! (Wagner) ο a /rg/ (Guarnerio). Abbiamo giä esposto in altra sede il processo evolutivo che ipotizziamo in base alle varianti diatopiche odierne: a nostro awiso, occorre postulare una consonante palatale, fricativa ο affricata, simile a quella spagnola y- in yegua, mayo, che puo facilmente mutarsi in una affricata (/g/ ο /g/) ο una fricativa (/ζ/): > /rg/

    -Rj- > /ry/o/ry/(sd. ant.,nuor.) >

    /rg/ > /rz/ > /rdz/

    In ogni caso, resta assodato, come ben disse il Sanna (1975: 134), che il suono piü esteso in log. e camp. ant. fino al sec. X V era /rg/, poi mutatosi in log. in /rdz/. Questa ipotesi viene inoltre suffragata dai prestiti sardi nell'algherese, in cui costantemente ricorre /lg/ (da /rg/: la vibrante evolve in liquida nei dialetti log. sett.) e dall'evoluzione sass.-gall., piü conservativa di quella log. (in sass.-gall. ant. /rg/ ha dato /gg/ e /gg/ per assimilazione). Ecco alcuni esempi: FABULARIU(S) > sass. /fauräggu/, gall, /fauläggu/, nuor. /fauläryu/, log. /faulärdzu/, camp, /faulärgu/ > (per metatesi di R-implicata) /fraulägu/ > (per labializzazione di L) /frabäzu/, /frobäzu/ > (per inserzione di Ν epentetica) /frabänzu/, frabängu/, /frabäncu/

    211

    MOLINARIU(S) > sass. / m u r i n a g g u / , gall, / m u l i n i g g u / , log. / m o l i n a r d z u / , c a m p , /molinargu/, algh. / m u r i n a l g u / VULTURIU(S) > nuor. / g u r t u r y u / , log. / ( g ) u n m r d z u / , c a m p , / b e n t n i z u / , algh. / p u n w l g u /

    46.1.2. La lenizione delle occlusive e della sibilante, specie in clausola sintattica. II processo di spirantizzazione delle consonanti sorde intervocaliche, gia illustrato prima (-P-, -T-, -K-, -S-, talvolta -F- > /b/, /d/, /g/, /z/, /v/), awiene quando queste consonanti si trovano anche in posizione intervocalica per fonetica sintattica (Wagner 1907: 68-71; 1941: § 104; Virdis 1978: 45; per il sd. ant. MeyerLübke 1902: 28-29; inoltre il n° 14 del nostro proverbio: N O N SI CREDIT PLUS > /non si grei bruzu/): 1.

    DE PRESSE >

    2.

    EGO TIMEO >

    log. / d e b r e s s e / /deodimo/

    camp,

    /debressi/,/drebessi/ /deu d i m u /

    3.

    IPSU CANE >

    /su g a n e /

    /suga(n)i/

    4.

    ΜΕΤΆ SOLE >

    /medazole/

    / m e d a zo(l)i/

    5.

    TENEO FAMINE >

    /tendzo vämine/

    /tengu v a m i n i /

    II fenomeno investe anche i prestiti: cat. trassa > c a m p . m o d . (derivato) /traseri/

    >- /su draseri/

    s p a g n . p o i t r e > log. m o d . / p o s t r e /

    /subostre/

    Per quanto riguarda le consonanti sonore, esse possono digradare anche in spiranti (collidendo, dunque, con le sorde intervocaliche), ο giungere al dileguo (la velare si e mantenuta saldamente fino al sec. XIV, come si evince dai toponimi riportati dalla Rationes Decimarum e analizzati dal Pittau 1958: 121): (Posizione interna): t o p o n i m i : N u g o r > N u o r o , L u g u l a > Lula, O g o s i l o > O s i l o , O g o t h i > Ossi

    (Clausola sintattica): IPSU BOVE >

    /SU

    boi/ > /su oi/, log. /su oe/

    £ da notare che anche le sorde possono dileguare tramite una fase spirante: COENA PURA > /kenäpura/ ( N u o r o ) , /kenäbura/ ( G o c e a n o ) , /kenaura/ (Illorai) CABALLU > log. / k a b a d d u / > ( D o r g a l i ) / k a ä d d u / > (Sennori, J ä g g l i 1 9 5 9 : 5 4 ) / k ä d d u /

    L'evoluzione delle sorde e delle sonore intervocaliche, in clausola sintattica ο all'interno dei lessemi, puo riassumersi schematicamente come segue: sorde

    -Ρ-

    -Τ-

    Ι

    I /A/

    /b/

    sonore

    -Β-

    / I

    >0

    -D-

    /

    I

    >0

    -Κ-

    -G-

    I /g/ / I > 0

    Rimangono da analizzare le condizioni dei diasistemi sassarese e gallurese. Giä Schuchardt (1874: 1-30) aveva osservato le condizioni anomale nel gruppo sass.-gall., separando questi due diasistemi dal resto dei dialetti sardi. In sass. le occlusive sorde diventano sonore geminate, mentre le sonore digradano in fricative e scompaiono; in fonotassi la lenizione ο il dileguo awengono piü raramente (v. Guarnerio 1898: 180-181). In gall, le sorde rimangono per lo piü inalterate in qualsiasi posizione intervocalica, mentre -B- e -G- dileguano, ma -D- resta 212

    salda (Guarnerio 1894: 176). Ecco uno schema sinottico della situazione in sass. e gall.: sorde gall.-sass.:

    /p/

    -P/bb/ -B0

    sonore gall.-sass.:

    /t/

    -T/dd/

    0

    D/d/

    -K/gg/

    /k/

    -G0

    £ chiaro che la situazione odierna del consonantismo di questi dialetti rispecchia un conflitto tra condizioni autoctone ed estranee: invero, la conservazione delle sorde e caratteristica del toscano e del corso mer. (Melillo 1977: 56), e la soluzione sass. rispecchia fedelmente le condizioni versiliesi (Giannelli 1976: 95) e va considerata anche come un'alternativa alia conservazione delle sorde (all'assenza del cambiamento qualitativo corrisponde un mutamento quantitativo, ossia un incremento dell'intensitä: v. Weinrich 1969: 58). C h e le condizioni odierne siano il risultato di un adattamento a sistemi consonantici non-sardi e confermato dalla molteplicita di esiti che ha una singola consonante nelle diverse varietä sass. (v. Gartmann 1967: 46-55): -D-

    >

    nidu

    >

    Sässari /niddu/

    Sorso - Porto Torres /nidu/

    Stintino /nidu/

    -Vovu

    > >

    Sässari-Sorso /obu/

    Porto Torres /obu/

    Stintino /ou/

    Diamo di seguito alcuni esempi generali delle evoluzioni qui descritte: ape >

    Sorso /abba/, Tempio Pausania /abba/

    CAPUT > Sässari /käbbu/, gall, /kapu/ AD prope > Sorso /aprobbu/ DE POST > Sorso, Sässari /dabboi/, Tempio P. /dapoi/ rota > Sorso /rodda/, Tempio P. /rota/ excitare > Tempio P. /siutä/ paucu > Sorso /poggu/, Tempio P. /poku/ cubare > Sässari /kua/, gall, /kuä/ ligare > sass., gall, /liä/ 46.2.

    Morfosintassi

    46.2.1. Le congiunzioni concessive.

    Ad esplicare la funzione di concessivitä,

    intesa logicamente come esplicito impedimento di una condizione, e in sd. la congiunzione derivante da m a k k a r i e , log. /makkäri/, camp, /makkai/ (o /mankäi/ dopo epentesi di - N ) : log. mod.: /kändo faeddo a roza, mankäri dae tezu, si b ' inclinan sol lidzos/ «quando parlo a Rosa, benche da lontano, si piegano i gigli>

    In log. mod., come si evince dal nostro esempio, s'impiega anche /mänku/ per enunciare la concessivitä (come in it. mer. manco, v. Rohlfs 1972 III: §792): il rapporto logico concessivo e espresso da /manku/ merce il suo significato comparativo di attenuazione ο negativita, , cosicche il nostro es. del proverbio potrebbe avere inizialmente il significato: , onde l'evoluzione semantica ulteriore fino a denotare . 213

    In gall, s'impiega l'ant. congiunzione /piiru/ (log. ant. puru DES II: 328), che dal significato e passata a enunciare, come in it., la concessivita, quando va accoppiata alia congiunzione condizionale. Infine, non e raro trovare dei costrutti modellati sull'it., quale (A. Mura, in NS [1982]: 101): log. mod.: sa domo, pro cantu esseret manna, benzeit tramunada in d'unu cantieri

    46.2.2. La concordanza dei tempi e l'uso dei modi e dei tempi. La cosiddetta concordanza dei tempi (lat. CONSECUTIO TEMPORUM), ossia la distribuzione complementare di determinati paradigmi in certi tipi di frasi incastrate a seconda del verbo della matrice ο reggente, e chiaramente in stretta connessione con l'uso dei tempi e dei modi. Mentre l'impiego dei tempi verrä spiegato sommariamente in altri punti, ci soffermiamo qui sulle caratteristiche principali della concordanza dei tempi in sardo moderno. Due sono le cause che condizionano l'impiego di un tempo/modo nell'incastrata: il tipo sintattico del periodo (completive, subordinate condizionali e concessive ο causali e finali, ecc.) e il tenore semantico e aspettuale del verbo principale (di dubbio, commando; verbo al passato nel racconto, ecc.). Per quanto riguarda la sintassi, le proposizioni concessive e condizionali, ma anche temporali (di anterioritä), causali e finali, richiedono spesso il congiuntivo (v. J. Jensen 1970: 451-523), specie quando l'azione enunciata nell'incastrata rientra nella sfera dell'eventuale ο di cio che e soggetto a verifica (o come dice Wunderli VR XXVIII [1969]/1: 96-97, quando il verbo dipendente e indifferente all'attualizzazione temporale): Concessiva (congiunzione d'obbligo: /makkäri/, /mankäi/): n° 7, 8, 12, 13, 14 del nostro proverbio: /mankäi neri(di)/ log.: ma t'asseguro ... chi no I'hat a bider cussa die ... mancari mi ch'ande in galera (G. M a Dettori in NS [1982]: 68) Condizionali (periodo irreale): log.: /si non proereti, dia essire/ Temporale (anteriorita): log.: custu depet esserefattu prima chi sos carabineris giompana (E Deledda in NS [1982]: 45) Finale·. log.: rispondet a boghe ... pro chi su rettore iscat (G. M a Dettori in NS [1982]: 63).

    II congiuntivo e anche richiesto nelle esclamazioni, come espressione del presente esortativo e dell'imperfetto ottativo: log.: /si non l'essere vättu bene!/ (Pittau 1972: 15γ); brujadas siana! (Canalis in NS [1982]: 30) camp.: /anku s'indi oginti iz oguzu/ /mankai s'indi särtinti iz oguzu/ /mäi si vessidi spozäda/ (Ma Atzori 1982: 37) 214

    Per quanto attiene alle condizioni semantiche, ricordiamo che il congiuntivo viene adoperato nell'incastrata, qualora il verbo della principale denoti il dubbio, l'incertezza, un sentimento (ossia dopo verbi putandi, sentiendi, dicendi e volitivi) ο quando esso va accompagnato dal morfema di negazione (tipo , v. Hofmann J . B . 1977: 5 5 8 - 6 8 8 ; Meyer-Lübke 1972 III: § § 6 6 4 - 6 8 0 ; Tekavcic 1980 1 1 : 3 7 0 - 3 7 5 ) : log.: chiparet hapat mudadu /istimäre/, /stimai/), mentre /amare/, /amäi/ rappresenta unpretto italianismo recente. Nel Settentrione e nel Centro s'impiega tuttavia il costrutto BENE QUAERERE > /kere bene/, che si riscontra in altre zone romanze (pt. querer bem, prov. ant. voler be(n)), e che e giä attestato in Catullo (Rohlfs 1 9 7 1 : 1 4 7 : BENE VELLE, con VELLE al posto di QUAERERE). Il modulo e documentato anche per Ploaghe (AIS: 56, punto 923) e potrebbe essere autoctono, malgrado le obiezioni di Mondejar (1970: 132: oltre alia diffusione del costrutto in area log. parla a favore della nostra ipotesi la mancanza del sintagma affine in spagn., dove esiste unicamente querer sin dal sec. XII). Ecco alcuni esempi tratti dalla nostra indagine: log.: /käda formika keret bene a su stämpu suo/ (Nuoro) camp.: /dönia vromiga bollidi beni su stämpu züu/ (Teulada)

    Infine, per la (ARBOR QUERCEA, ma il sd. postula una base Rohlfs 1971: 98 n. 289) abbiamo in sd. i seguenti significant!:

    *CERQUA,

    *CERQUU,

    221

    Ι)

    /kerku/: lat.

    2)

    /elige/, /ilizi/: lat. ELEX e ILEX: la prima Variante e caratteristica del Settentrione e la base rappresenta una Variante lat. arcaica (Wagner 1928: 13 e carta 4), mentre la seconda, recenziore, e diffusa nel Meridione e raggiunge a Nord le parlate arborensi (Cabras) e del Gennargentu (Desulo, Sörgono, Busächi).

    3)

    /oroele/: lat. ROBUR, ROBORE (Barbägia mer.) /suergu/ ο /mätta 'e zu zuergu/: lat. SUBEREUS : abbiamo attestato questa metonimia (il prodotto denota la fonte) a Ierzu (Ogliastra) e a Sta. Giusta (Oristano)

    4) 5) 6)

    7)

    *CERQUUS

    (nuor., barb., log. sett.)

    /mätta 'e zu ländiri/: lat. GLANDIS, GLANDINE ; L'espressione analitica e diffusa nella Trexenta e nel Sulcis Iglesiente /mätta 'e zu ottigu/: lat. CORTICULUS (G. Piga in N S [1982]: 121) camp.: /su näi/ , /su vuiri/ /su pari/ (M a Atzori 1982: 38).

    Fanno eccezione le locuzioni fisse con l'infinito denotante un attributo del sostantivo: camp, /una bäska 'e mori/ . Infine, sono costrutti con carattere incoativo: log.: /a kurere/ , /a la 'inire/ 224

    camp.: /a t'indi andäi/ , /a tti zitti/ (per ).

    Quanto al gerundio, oltre ai costrutti denotanti un'aktionsart progressiva che verranno illustrati piu avanti, e d'obbligo sottolineare il suo impiego in costruzioni che in it. richiedono l'infinito, e a cui il gerundio conferisce un tenore aspettuale di durativitä. Riportiamo prima alcuni esempi per commentarli in seguito: log.: /est beffa a t' ider biende/ (Wagner 1951: 377) passaiat d'onzi mamentu 'e pasu leggende (Canalis in N S [1982]: 36) e sa campagna paret serrendesi ( G . M a Dettori in N S [1982]: 68) camp.: /dd' äppu biu gurendi/ J ' h o visto correre> (Sulcis)

    Negli esempi qui addotti le perifrasi con i verbi di percezione denotano che il processo ha un andamento graduale e rispettivamente e in via di svolgimento: a differenza dell'es. che riportiamo piu avanti, il significato durativo e applicabile a tutto il sintagma. Si veda adesso l'esempio seguente: log.: bap'intesu su zoccu 'e sa gianna serrendesi (L. Brozzu in N S [1982]: 14)

    Nei primi esempi il soggetto delPazione progressiva e uno solo, mentre nell'ultimo il soggetto del verbo al gerundio e a sua volta l'oggetto della reggente. Per quanto riguarda il modo dell'azione, si osservi che nei primi casi il gerundio sottolinea la progressivitä interna del processo, come in it. ant. (Durante 1981: 180: sono stato un poco pensando) e inglese (Comrie 1978: 4 0 : 1 saw him cross the road, contro I saw him crossing the road; I watched Fred sit for a whole hour, contro I watched Fred sitting for a whole hour·, l'infinito fornisce soltanto una prospettiva complessiva ο d'insieme). Inoltre, il modulo traspare nell'it. regionale (v. Loi Corvetto 1983: 159: Uho visto correndo, I'ho sentito urlando). Infine, rientra nei giä rammentato schema di sostituzione del participio presente col gerundio l'impiego aggettivale di quest'ultimo modo: log.: /s'äbba buddinde/ (Wagner 1951: 377) su sole (b)uddende

    (L. Brozzu, in N S [1982]: 17)

    camp.: /su gani baulendi/ (N. Fois, in N S [1982]: 91)

    tota die /mm/; v. le considerazioni di Rohlfs R L i R X I X (1955): 221-226; Z R P h L X X I (1955): 409-413; 1971: 40 e n.8o; inoltre, Wagner 1907: 44 e i94i:§3o8): QUANDO > barb. mer. /känno/, IPSA GLANDE > /sa lanne/, TANDO > /tänno/ Tonära: /krobu kun krobu s'inni oganta iz oguzu/ ); CAMBA > /kamma/ CT: /tt/: LACTE > /lätte, -i/ , FACTU > /fättu/ , LECTU > /lettu/ PT: /tt/: ADCAPTARE > /akkatare/ (:camp. /agatai/, /agattai/) ; SEPTE > /sette, -i/

    In camp, rustico si osserva inoltre la tendenza a semplificare il nesso secondario /rt/ in /tt/:

    rustico /üna otta/ / motta/

    centro-orientale-cagliaritano /üna borta/ /morta/

    227

    RN: Ith. c a r n e > /kare, -i/, f o r n u (Gartmann 1967: 71)

    >

    /foru/, t o r n a r e

    >

    /toräre, -äi/, sass. /turä/

    Infine, in tutti i dialetti il gruppo secondario /rl/, sorto per metatesi, si riduce a /r/ (o si complica per anaptissi: Wagner 1907: 18; 1941: §278; Böhne 1950: 118): f £ r u l a > ( * f £ u r l a > : : "feCjrla p e r metatesi e s p o s t a m e n t o d ' a c c e n t o )

    barb. mer. /feura/, /meura/, Arula > /aura/, it. ciarlarei /caräre/,

    camp

    /feura/ /meüra/ /aura/ /caräi/, sass./carä/

    m£rula>

    53.

    I 2 3 4 5

    6 7 8

    9

    10 II 12 13 14

    /bokka /biikka /bukka /bukka /bukka /bükka /bukka /bükka /bükka /bükka /bükka /bükka /bükka /bükka

    piena pieni biena piena prena prena brena brena brea brea brena bre ? a brena brena

    dzaibeddu cabeddu kel h beddu kerbeddu kerbeddu krebeddu gerbeddu cerbeddu serbeddu crobeddu zrobeddu cerbeddu zrobeddu srobeddu

    bioddu/ vakäntu/ boidu/ buidu/ bodiu/ boitu/ buidu/ izbuidu/ büdiu/ buidu/ buidu/ buidu/ zboidu/ zbuidu/

    53.1. Fonematica: Le occlusive davanti a vocali palatali in sassarese e gallurese. II nostro es. illustra chiaramente gli esfti di Ce, i nei diasistemi sardi e non-sardi: /K + e, i/

    >

    log., barb. /k/

    >

    gall., camp. /c/

    >

    sass. /dz/

    Si noti che per metatesi consonantica e fonosintassi l'evoluzione camp, puo dare molteplici risultati: i. /cerbeddu/ > 2. (per metatesi) /crebeddu/ > 3. (per labializzazione della vocale) /crobeddu/ > 4. (per fonosintassi) /srobeddu/, /zrobeddu/ cer(e)bellu >

    In sass., come nei dialetti it. sett., la pronuncia palatale si e spostata verso avanti dando una realizzazione affricata post-dentale, probabilmente importata dal ligure dove si mantiene la fase /ts/ (Meyer-Lübke 1890: 101; Rohlfs 1972 I: 152). Ecco alcuni esempi tratti dal Gartmann per Sorso (ma validi anche per Sässari: 1967: jo-53): cervu > centu > circare >

    228

    sass.

    /tseivu/ /tsentu/ /tsilhgä/

    gall.

    /celvu/ /centu/ / kelka/



    CEPULLA

    > LUCE >

    >

    sass.

    NUCE

    /tsiodda/ /nodzi/ /ludzi/

    gall.

    /ciudda/ /ηύςί/ /lücci/



    Di fronte all'esito assibilato di Ce, i, G davanti a vocali palatali da in sass. unicamente un esito mediopalatale identico a quello derivante da I-, -Dj, CI- e Ga-; la collisione degli esiti e l'asimmetria con l'evoluzione di C - nelle stesse condizioni possono schematizzarsi come segue: Ge, i-

    Ga- J- -Dj- C'L- C + /a/ > CL + vocale > /g/ C + /e, i/ >

    velare /ka/

    palatale /c/

    dentale /dz/

    La regola che compendia l'evoluzione di G davanti a /a, e, i/ sara la seguente: C + compatto + discontinuo + grave

    C + compatto + discontinuo — grave + diesizzato

    + compatto

    + acuto

    (cioe: i segmenti consonantici velari diventano affricati (o diesizzati), quando precedono la vocale posteriore bassa /a/ e quelle anteriori medie /e, i/). Ecco alcuni esempi per Sorso (Gartmann 1967: 45 e segg. e 65): Ga- > /g/: GALLU > /gaddu/, GAMBA > /gamba/ Ge- > /g/: GENERU > /gennaru/ , GELU > /geru/ I-, -Dj- >/%/·. iniziale: IANUA > /ginna/ , mediano: CADEO > /kaggu/ , HODIE > /oggi/ (la geminata e instabile) -C'L- > /g/: GENUC'LU > /ginnägu/ (ma CLAMARE, CLAVE > /camä/, /cabi/ ). In gall., come in corso (M. Melillo 1977: 81), Ga, e si sviluppa in una consonante mediopalatale /g/ (o /g/ piü legamento ο glide 1)1), che collide con l'esito di Gl- e G- : > /gaddu/, /gattu/ , > /gennaru/, /gente/ , GLACIA > /gända/, /gäcca/ ,

    GALLU, GATTU

    GENERU, GENTE GLANDE,

    229

    5 4 . < B u o n a p e c o r a fa b u o n agnello>

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II

    12 13

    14

    /bona /pekkura /s' ilhvege /belbege /bona /bona /brebe /erbei /brebei /brabei /brebei /brebei /bona /bella

    beggura bona ona ona berbeke berbeke bona ona bella bellu bella bo'a brebei brebei

    fädzi fäcci fäede faede faeete h ake ifai fai fäi fäi fai fai fäidi

    54.1. Morfosintassi: Posizione dell'epiteto.

    an'n'oni an'n'oni andzone andzoni andzone bon' an'n'one angoni angöi angoi angoi ango'i angoni bellu

    bona/ bona/ onu/ onu/ bonu/ andzone/ bono/ bonu/ bellu/ bellu/ bellu/ bo'u/ bona/ angoni/

    C o m e giä e stato detto, l'aggettivo

    attributivo si colloca di regola dietro il sostantivo in sardo. L'eliminazione delle possibilitä stilistiche correlate alia libertä di posizione dell'epiteto in altre lingue romanze (v. Blasco 1983a per un riassunto) e la conseguenza piü saliente che contraddistingue il sardo. Riportiamo alcuni esempi moderni: log.-.pudda bezzafaghet brou bonu (Spano 1980: 335) sa pudda bianca falana a su gunventu nou log. /nerdzat/, camp. /ne(ri)di/

    LAXET + lei > /lessat/, /lessidi/

    FACIAT + lei > /fettat/, /fettsat/

    Dato che l'estensione si e diffusa dalla 3 1 persona, essa crea apofonia tra forme rizotoniche e arizotoniche, come si evince dal paradigma di NARRE(RE) in camp.: persone camp. -HI finale da -/E/ ι /neri/ 2 /neris/ 3 /neridi/ 4 /nareus/ 5 /nareis/ 6 /nerinti/ La generalizzazione della vocale tonica /e/ ha raggiunto ulteriormente tempi e modi diversi: perfetto: /neldzei/ (Anglona), infinito /nei/ (camp, rustico).

    4)

    La confusione, in parte del log., tra la 6 a persona dell'indicativo -ANT e la 4*-5 a del congiuntivo e anche un fatto innovativo: -'ANT + -EMUS, -ETis *• -/emas/, -/edas/, -/ettas/: (Goceano): /ki bois siedaza/neradaza/ 231

    Dal congiuntivo ed imperativo il fenomeno ha intaccato l'arcaico imperfetto di congiuntivo lat. CANTARET, modificando la vocale tematica di tutto il paradigma in alcuni dialetti (v. anche §56.2 e Wagner Fless.: §67): (Goceano: a Bono, Bottida e Burgos): /ki eo agattera/

    -/K//0/ /pie/ Olzai

    /h/ /pihe/ Dorgäli

    /?/ /pi'e/ Ovodda

    Parimenti, per F > /h/ Contini ha attestato una fase intermedia /φ/ a Ovodda e Orotelli (per Ovodda e Fonni v. ora Wolf 1983: 1 0 2 - 1 0 7 ) : Arcifonema: Allofoni: IPSU FILIU >

    /ν/ /su vidzu/ log.-camp.

    -/F//φ/ /su φ ί ι ζ υ / Orotelli Sarule

    /h/ /su h idzu/ Ovodda

    /0/ /su idzu/ Barbagia Ollolai, Baronia

    Per quanto riguarda le variabili diacronica e diatopica, e possibile soltanto sottolineare i seguenti punti: 1)

    La spirantizzazione della geminata - C C - , che collide in questo m o d o con gli esiti di - / k / - semplice e -F-, ci fornisce un dato indiretto di cronologia relativa: la spirantizzazione di - / k k / - e potuta awenire soltanto quando si e compiuto il processo di degeminazione (-/kk/- > -/k/-); ora, come gia abbiamo detto (v. anche H o f m a n n 1885: 101 e 121 e Meyer-Liibke 1902: 35), alia fine del sec. XIV le occlusive semplici intervocaliche venivano rese talvolta con le corrispondenti sonore (istatu - stadu, tenutos - tenudos, fagher da FACERE, plaguit da PLACET: H o f m a n n 1 8 8 5 : 9 2 e 1 0 1 ; piu resistente sembra la -P-), allorche nuove geminate occlusive sorde si facevano strada (derivanti da assimilazioni ο soprattutto come risultato dell'indurimento delle geminate sonore: D D > /t(t)/, BU- e BB > /p(p)/, G G , A D + G - > /k(k)/: v. MeyerLübke 1 9 0 2 : 3 5 ; Contini 1 9 6 8 : 1 5 4 e 3 6 3 e qui § 2 6 . 2 ) . £ possibile congetturare dunque, che la spirantizzazione awenne a t t o m o al XIV sec. secondo lo schema qui appresso: 1. Assimilazione/Indurimento

    -DK- >

    /kk/,

    sec. XIV

    2. Degeminazione primaria 3. Spirantizzazione Lo spostamento seriore, /k/ 2 > /h/, awerra soltanto quando si creeranno nuove occlusive sorde, verosimilmente non molto dopo la prima spirantizzazione, dato che i testi ant. oscillano nella grafia tra semplice e geminata anche per gli esiti secondari ( H o f m a n n 1885: 97; Meyer-Liibke 1902: 35: StCast.: sapadu, appatissa, accanto a apatissa; baturre ADDUCERE, affianco a battutu ADDUCTUS; ant. gitteu QUID DEU, ma oggi /iteu/). La confluenza dei tre sviluppi, - / k k / - , -K- e -F- in un esito univoco p u o essere documentato per Mamoiada (l'es. e tratto da un rituale contro il malocchio riportato da R. Marchi 1963: 306): /baAa rubea, bäha vorte/ /proite m'ar muiläu in kusta hörte/ /hi m'ar mortu a hidza mea?/ 2)

    L'esito laringale della F resta confinato ad un piccolo angolo dell'interno della Barbagia di Ollolai (Ovodda), secondo la carta del Contini ( 1 9 7 6 : 3 1 ) ; tuttavia, il fenomeno doveva prima avere una maggior diffusione, come mostrano le realizzazioni aspirate registrate da noi nell'intervista con un u o m o anziano di Orosei: probabilmente le realizzazioni laringali sono in procinto di scomparire sotto la pressione dell'it. (v. le considerazioni analoghe dello stesso Contini 1 9 7 6 : 1 5 - 1 6 ) .

    233

    56.2. Morfosintassi: II presente delle classi ι e 3. II verbo essere. Mentre in camp., in seguito al digradamento della -Itl finale etimologica, i paradigmi della 2 a (da -""ERE generalizzato) e della 3* (da -IRE) sono identici, in log. le due coniugazioni restano distinte. Diamo un riassunto delle principali innovazioni awenute sin dallo stadio medievale (per -ANT (>άηα) in log. v. § anteriore): 1)

    L a 4 a p e r s o n a d e l l ' i n d i c a t i v o m o s t r a l ' a c c e n t o sulla t o n i c a / i / in l o g . , p r o b a b i l m e n t e p e r i n f l u s s o d e l l a I I " c l a s s e lat. ( M e y e r - L ü b k e 1 9 0 2 : 4 4 ; H o f m a n n 1 8 8 5 : 1 4 6 ; W a g n e r Fless.:

    2)

    § 59): /timimus/, /bendimus/

    S u l m o d e l l o d e l l a 5" SETES ( > / s e d i s / > c a m p . m o d . / s e i z i / ) si e f o g g i a t a la 4 " s e n z a la n a s a l e ( / s e u z u / ) , e p o i a m b e d u e i p r o t o t i p i si s o n o g e n e r a l i z z a t i in c a m p , m o d . : /timeuzu/, /bendeuzu/, /fineuzu/, /drommeuzu/.

    Quanto al congiuntivo presente, basta ricordare i punti trattati nel § 55.1. Inoltre, ci puo essere polimorfismo in alcune forme che hanno sviluppato una affricata dallo Yod etimologico: camp.:

    TENEO >

    Λέη£υ/ - /tengu/

    TENEAT >

    /tengada/ - /tengada/

    onde anche:

    /dongu/, accanto a /döngu/ e / d o n u / /dongidi/, assieme a /dongidi/ e /donnidi/

    Ecco altri sviluppi anomali derivanti dall'effetto dello Yod: L + Yod:

    VALEO

    DOLEO

    log.:

    /bäldzo/,/balfo/

    /doldzo/,/dolgo/

    camp.:

    /bällu/

    /dollu/,/dolgu/

    R + Yod:

    PAREO

    APERIO

    log.:

    /pärdzo/,/pärfo/

    /aperdzo/,/aperyo/

    camp.:

    /pargu/

    /aberzu/,/oberu/,/obergu/,/obergu/

    Si noti che in alcune forme del presente indicativo e congiuntivo (ma anche in altri tempi) si e imposta la labiodentale del perfetto in - U I (> /w/ > /v/ > /f/ per indurimento, Hofmann i88j: 38: Verhärtung): *QUAERUI > / k e r f i / , o n d e / k e r f o / , / k e r f a / , / k e r f e n d e / e p o i , /dolfo/, / b o l f o / , /pärfo/ ecc.

    II paradigma del presente del verbo ESSERE in sardo ant. e mod. (secondo Meyer-Lübke 1902: 45; Hofmann 1885: 140; Wagner Fless.: §86) e: ANTICO

    Persona

    Indicativo so

    MODERNO

    Congiuntivo



    ses est sumus

    esti

    siat

    _

    semus setes sunt

    siates suntu

    siant

    siant

    Indicativo

    Congiuntivo

    /so(e)/

    /seu/

    /sia/

    /sia/

    /seze/

    /sezi/

    /sias/

    /siasta/

    /este/

    /e/,/esti/

    /siat/

    /siada/

    /semus/

    /seuzu/

    /siamus/

    /siäuzu/

    /sedzis/

    /seizi/

    / siädzis/

    /siaizi/

    /sünu/

    /sünti/

    /siana/

    /sianta/

    /funti/

    Si osservi che nel log. sett, e nella Planargia la vocale desinenziale -/a/ si e mutata in palatale: /sits/, /siet/. Nel Goceano l'innovazione ha investito soltanto

    234

    la 4 a e la persona: /sia/, /siaza/, /siada/, /siana/, contro /siemuzu/ e /siedaza/; e lecito congetturare che l'origine del cambiamento risalga all'immissione di nuovi morfemi desinenziali nella j a persona (-/edas/, v. § anteriore), onde l'estensione seriore delle /e/ (/fettaza/ , /nerdzaza/ /siedaza/ e /siemuzu/). II presente di congiuntivo log. /fäkat/ (P. Deledda in N S [1982]: 48) puo essere analogico sull'indicativo /fäko/, da *FACO (spagn. hago). Accanto a questa f o r m a ci sono le varianti /fädzat/ e /fettat/ (parimenti pldcat, foggiato sull'infinito /pläkere/, Hofmann 1885: no).

    57.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12 !3 14

    /ka /ka /kie /kie /kie /kie /a kie /akini /sugi /ki /ki /ki /akini /akini

    pissa pisa bissada pisat pissiata pissat bissada pisada bissada bisa bisada bisada bisada bisada

    in in in

    caru a Caru a gäru a yäru tenede a su kraru a in kraru a in kraru porta in kraru ideni in kraru tei a kraru tei a kraru tei a kraru teni a kraru teni in kraru tennidi

    ru lu su su su su su su su su su su su su

    duttori duttori dottore mediku dottore dottore dottore dottori dottori dattori dottori dottori dottori dottori

    in bussakka/ in bussakka/ in bussakka/ in busäka/ in buthakka/ in budzäkka/ in bussakka/ in buggakka/ in bussakka/ in bussakka/ in busakada/ in buzaka/ in busakka/ in buccäkka/

    57.1. Fonematica: L'evoluzione dei nessi c o n liquida e vibrante. Una delle isofone che distingue piü nettamente i sottosistemi logudoresi settentrionali dal resto delle parkte sarde e l'evoluzione di C L (secondariamente anche F L , B L , PL). G i ä il Hofmann ( 1 8 8 j : 6 6 - 7 1 ) awerti che i dialetti sett, oltre il confine del Goceano e del Märghine non partecipavano sin dai sec. X V - X V I all'evoluzione ereditaria sarda - C L - > /kr/ (Araolla 1582: piaghere , pienu), ma davano un esito palatale. Le accurate analisi di Jäggli (1959: specie 2 3 - 2 $ ) e Michel Contini (1968: 206-215) permettono di tracciare il profilo evolutivo del nesso nei singoli dialetti. Gli esiti piü comuni per C L (intervocalico ο no) sono: CLAVU >

    /yäu/, /gäu/, /yamare/, /gamare/, OC'LU> Sennori/oggu/, Ploaghe/oyu/, Nughedu ORIC'LA> /origga/ /oriya/ GENUC'LU > /benüggu/ /benüyu/ CLAMARE

    >

    /zäu/ /zamäre/ /ozu/ /oriza/ /benüzu/





    II sass. partecipa al processo qui descritto con l'esito /c/ (Gartmann 1967: 67: /camä/, /cabi/ , ). In base a questi esiti si puo formulare il processo evolutivo di C L nel log. sett, e nel sass.:

    235

    Lingue:

    sd. ant.

    ribagorzano

    Ploaghe

    Sennori

    Sässari

    Nughedu

    CL >

    /kl/

    /ky/

    /y/

    /g/

    /c /

    /z/

    II suono base /ky/ ο /ky/ postulato qui trova riscontro nei dialetti della Ribagorza (v. G. Haensch Orbis XI [1962/1]: 79-80), e le derivazioni dall'elemento mediopalatale /y/ hanno esatte corrispondenze nelle pronunce rilassate del fonema /y/ spagnolo (v. Navarro Tomas 1974: 129—131). Nel diasistema gall. Pevoluzione e diversa, inquantoche il segmento consonantico non-diesizzato precede, non una vocale, ma un legamento anteriore /]/ piü una vocale (ossia C L : /kj + voc./, ο secondo la nostra trascrizione /έ/), e deriverä direttamente da /ky/ (per rilassamento articolatorio del secondo elemento e conseguente perdita del tratto / + diesizzato/): CLAVE, CLARU > /cai/, /earn/ ,

    Un esito affine a quello derivante da C L da B L in sass. e gall.: BLASTEMARE > /gastima/, /gastimä/

    £ da notare che se - C ' L - e preceduto da una sibilante l'esito non e quello descritto prima, ma una fricativa sorda /s/: MASC'LU, USC'LARE, HASTULA > Cossoine /mäsu/ , /usare/ /asa/ . £ chiaro che gli esiti sass.-gall. palatalizzati rispecchiano palesemente un influsso genovese (Azzaretti 1977: 62: CLAVE > /cave/; 64: BLASTIMARE > giastema; 6j: HASTULA > ascia; MASCULU > /mascu/; 75: PLOVIT > aöve; 79: FLORE > sciura).

    £ una eccezione GLOMURU > /lomuru/ , dove la G - si perde come nei nessi con vibrante dietro la velare. Si osservi, infine, che in camp. mod. l'esito /gr/ da C ' L si e semplificato in /g/ per perdita seriore della vibrante (Virdis 1978: 69; Wagner 1907: 44-46): OC'LU, ORIC'LA, GENUC'LU, PEDUC'LU > /ogu/, /origa/, /piogu/, /genügu/ (, , , )

    Un caso a parte costituisce l'evoluzione delle occlusive piü vibrante: le sorde in posizione iniziale si mantengono salde, intervocaliche diventano spiranti, ma le sonore nella stessa posizione dileguano: TRITICU > APRILE> AGRESTE> LABRA > COLOBRU>

    log. /tri(di)ku/, /aprile/ /areste/ /lära/ /koloru/

    camp, /trigu/ /abrili/, /arbibi/ /aresti/ /lära/ /koloru/





    Inoltre, a Cossoine abbiamo attestato: BRACHIUM, GRASSU, IPSA CRUCE > /rättu/, /rässu/, /ruge/ , ,

    Talvolta, per evitare il dileguo che segue alia spirantizzazione delle sonore davanti a vibrante, alcune parlate creano una vocale epentetica: Ulassäi: /kolüvuru/, Seui: /kolovuru/ (v. anche Wagner 1907: 47).

    Infine, occorre sottolineare l'evoluzione anomala del camp, mod., dove la vibrante dietro il nesso -ST scompare: 236

    MAGISTRU, NOSTRU, cat. groc + - ASTER/-ASTRU > / m a i s t u / , / n o s t u / , / g r o g a s t u / , , (il f e n o m e n o e giä registrato dal H o f m a n n nel 1885: p . 105).

    58.

    I /ka prima 2 /ka prima 3 /kie brima 4 / k i e n o n fila 5 /kie indntis 6 / k i e innantis 7 / a kie p r i m a 8 /kini brima prima 9 /ki 10 / k i n o fiwa I I /ki brima 12 / k i prima 13 / a k i n i b r i m a brima 14 /ki

    de ru ännu n ö b u di capidannu e kabuannu su p r i m ' e s' a n n u de primu dännu d e su p r i m u d a n n u de annu nou 'e kapodanno de annu nou inäntis de a n n u 'e su b r i m u 'e s ' a n n u de ännu ' o u di ännu n o u de ännu nou

    no no no non non non non no nou non non non non

    kamina fila filada

    dabboi dappoi daboi poi filat dopu h ilat dopu filada akkoa filada dopu appustizi filada dopu kaminada dopu filada d o p u s'indi tessidi dopu filada d o p u tennidi

    suipira/ surpirigga/ suipirada/ sospirada/ sospirat/ sospirat/ suspirada/ sospirada/ suspirada/ suspirada/ sospirada/ penti/ suspirada/ susprezuzu/

    58.1. Morfosintassi: Avverbi di tempo e di luogo. Elenchiamo i principali morfemi di tempo e di luogo del sd. mod.; si osservi che molti di loro adempiono anche a funzione preposizionale (tra parentesi indichiamo la fonte di consultazione ο diamo un'esemplificazione): i. camp, / a k k a n t u / (talvolta / a k k ä n t a / p e r c o n t r a z i o n e , B o : 63): / a k k ä n t a grezia/ ( B o : 119); accanta de sa porta ( G [1976]: 12). P u o assumere anche valore t e m p o r a l e : est accanta de benni a OH / f ä k o / B o : 62; G [1976]: 45) 5. log. / a d d a n ä n t i / : / a d d a n ä n t ' e s a g r e z i / (Bo: 70) 6. log. / a d d e i /
  • ( B o : 99: probabilmente Variante di / a d d ä i / ) 7. camp, / a g o a / < AD CAUDA ( B o : 131; G [1976]: 46: p e r impiego m e t a f o r i c o anche : Tonära /a kini ariede a k k o a rie m e n g u z u / ; Serrenti: / k i aridi agoe aridi m e l l u z u / ; inoltre, p u o avere valore t e m p o r a l e : camp, / a g o u su d e m p u m a u t o r a z u d e m p u bellu/ ) 8. camp, / a l l o d d u / , f o r m a z i o n e espressiva ( D E S I : 74) 9. camp, / a n a n t i / e : / s u di a n a n t i / ( B o : 119) 10. camp, / a n k ä / < AD IN HAC: andai [1976]: 123)

    ank'

    obtada

    (Bo: 133; inoltre G [1976]: 13) 16. camp, /aündi/ : /aünd' e präzu/ (Bo: 148) 17. camp, /basu/ , e per estensione metaforica, : /fueddai in bäsu/ ( G [1976]: 36). Forse per influsso spagn. la voce ha assunto valore temporale/condizionale: basciu chi torra ; basciu de bi (G [1976]: 16 e 74) 18. log. /kommo/, camp, /mo/ < Q U O M O D O (Bo: 65: Variante camp, /immoi/: /de immoi innantis/ (Bo: 105; D E S II: 285; log. /in pitthu/, formazione onomatopeica designante , ) 34. camp, /a ρ alas/, /a ppabaza/ , (Bo: 119, 121) 3 j . log. e camp, /poi/ = it. poi , e, per analogia ad alcuni awerbi polivalenti, : ite mundu b'hat poi 'e Tatari (Spano 1974 I: 173: si tratta di un awerbio deverbale TORNA(T), assai frequente in tutta Italia: v. Blasco 1982; chi est torra iscriendeli , Canalis in N S : 31); per gall, torra v. Corda (1983: 28), per lig. tuma v. Azzaretti (1977: 234).

    238

    40. log. e camp, /a trettu/ (DES II: 515: dal cat. tret): /fünti lompius a trett' e su skolliu/ (Bo: 148). Altre locuzioni riportate dalla Atzori (1982: 32): log. /annobas/ , /antiannu/ ANTE ANNU , /gälu/ AEQUALE, /atteriibe/ /daesekus/ DE AB SECUS. Menzione a parte merita la fortuna dei sostituenti spaziali lat. in sardo m o d . ; si e giä detto, a proposito del sistema ant. (per cui v. anche Meyer-Lübke 1902: 66), che in romanzo si e persa normalmente la distinzione semantica tra stato in luogo e moto a luogo, a scapito del secondo termine dell'opposizione, e che di regola le altre categorie (moto per/da luogo) non lasciano continuatori, affidando al contesto ο al verbo la sfumatura semantica latente. L a situazione odierna si caratterizza per la quasi intiera sostituzione delle unitä arcaiche (continuano soltanto le forme giä rawisate dal Meyer-Lübke 1902: 66: UBI (o UBE), UNDE con i suoi rispettivi composti) e per Pipertrofia sinonimica (molteplici varianti per un solo significato). Diamo a continuazione un quadro d'insieme delle neoformazioni sarde e dei corrispondenti sostituenti formali latini, indicando con ± la presenza/assenza di un morfema rafforzativo ο dell'indicazione del moto:

    LATINO

    SARDO ± IN- ± AD

    UBI (:UBE)

    stato in luogo

    +

    IBI(:IBE) HIC ( + ECCU-)

    moto da luogo

    UNDE

    motoper luogo

    ILLAC

    moto a luogo

    HOC

    (per

    + +

    +

    log.

    camp.

    /Übel immiel

    /üba/ /ϊηύ/ /aüa/ /inni(a)/ /ingüni/

    /ini(be)/ /inkue/

    /ündi/ /aundi/

    +

    + HUC)

    +

    /iddäe/ laddie/ /inoka/

    ILLÖC ( p e r ILLUC)

    /addei/ /innoi/ liddoil

    SIGNIFICATO

    ( ± )

    (±)



  • (±) (±)

    u

    (-)

    (±)

    (±)

    "



    (±) (±)

    Tra gli allomorfi principali menzioniamo: 1) log. /ibüe/, /ebüe/, camp, /abiia/ (UBI con metatesi vocalica, D E S II: 557: Aritzo: /su logu ibue 'nn' est isusiada/ , Bo: 99) 2) log. /innu/ e /inni/, camp, /innua/ ο /innui/ e /innia/: i due termini, opposti in base alia vocale tonica, /ύ/ - /ί/, corrispondono ai due gradi principali dell'indicazione deittica correlata alia coppia docutore - interlocutore>: semantema: marca deittica:

    / + locutore/ «-» /— locutore/ /ύ/ Iii (Ιϊηηύ(ϊ)Ι) (/inni(a)/)

    3) log. /akkuddae/, /inkudda(n)e/, /kuddanike/, camp., orist. /inguddänis/, mer. /inguddenis/: i derivati da /inkue/, /akkue/ e /ingu(n)i/ designano un terzo grado di lontananza, che ha il suo pendant nel dimostrativo /iküddu/, e che e situato al di

    239

    fuori della sfera locutore-interlocutore: essi sono composti con ILLU Ο ILLA, che conformemente al suo significato originario denotava la maggior distanza deittica personale ο locale, e talvolta presentano la sillaba paragogica -/ne/, -/ni/ (come TAMEN > /intämini/, ME > /mene/). In log. e anche usuale trovare una neoformazione /inedda/, in cui si deve vedere una fusione di IN + ILLA, e dove il secondo termine assolve alia funzione deittica (il timbro della vocale sara dovuto alia frequente posizione enclitica postonica, come negli imperativi /toranceddu/ TORNA HINC ILLUD; ). Ecco uno schema sinottico (esemplifichiamo il camp.):

    59.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12 13 14

    /ka /ka /kie /kie /kie /ki /a kie /akini /agi /ki /ki /ki /akini /akini

    tessi tissi dessi tessede tessete tesset dessede dessedi tessidi dessidi dessidi dessidi dessidi dessidi

    di a di su de a de de a de a de a de asu asu a de a su a su

    notti notti notte notte notte notte notte notti notti notti notti notti notti notti

    no no si non non non non non non non no non non no no si

    fädzi facci fäge fäidi fägete haket fäe fäi fai fai fai fäi fäi fai sa

    kamisa/ kamiza/ kamiya/ kamiya/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/ kamiza/

    59.1. Morfosintassi: Le preposizioni. Forme e uso. i. log. e camp, /a/ AD: adempie alle funzioni gia ricordate di marca del dativo e dell'accusativo personale·, inoltre, e come in lat., compete con IN (> /in/) per denotare il moto a luogo e per esplicare un'indicazione temporale; infine, ha assunto anche alcuni altri valori secondari (fr. effets de sens, ted. Nutzwerte), quali modale e strumentale (per lo piü documentati giä in lat.: Hofmann 1977: 219-220; Meyer-Lübke 1972 III: 492-494; 475-477). Esemplificazione: : in genere AD > /a/ designa il punto terminale, la meta di destinazione, mentre IN > /in/ implica uno sconfinamento all'interno del 240

    punto indicato come finale (v. Pottier 1974: 131); inoltre segna lo stato in luogo, contrariamente ad alcuni usi it.: log.: pro andare a Orune si colat in Marren (Pittau 1972: 132) /in sune, addanänt' a grezia/ (Bo: 70) camp, /deppu andai a kasteddu/ si trovano anche altrove e hanno antecedenti nel lat. volgare (v. Rohlfs 1972 I I I : §798; H o f m a n n J . B . 1977: 127; AD al posto dell'ablativus Instrumentalis e atte-

    stato nella Vitae Patrum Iruensium, Svennung 193 5: 356): nuor.: /lu fäko pikkäre a ssu pittsinu/ camp, ant.: tenniripaura a is tormentus (Est.: 59/6: ) log. mod.: /ünu sin'n'or a kkonka nuda/ Ainu bastore a nomene mäuru/ (Bo: 75) aveghe a buddidu ; sas battorinas a chiterra (Canalis in NS [1982]: 37) camp, mod.: hap'a bollia tuia cazzeddu (G [1976]: 51) /is kaiddu si viirinti a pedra e est abarädu vigurau a pedra/ (Bo: 128) /mi vaizi a bbäbbu/ , /fättu a tsiu/ tottu e fendi fostei, a predi e a giagara (G [1976]: 78);fueddai a trottu (G [1976]: 24) Infine, un es. del valore strumentale: log.: /s'omene si ligata a peraules e su boe a sos koros/ camp.: /s'omini si bigada a i fueddus e i boizi a is korus/ J'uomo si prende per le parole e il bue per le corna> 2.

    log. /(as)supra/, /assübra/, camp, /(as)siiba/, /assua/ < AD SUPRA: indica lo stato fisicamente superiore di un oggetto ο persona rispetto ad un secondo termine; si oppone a /sütta/, /asutta/ < SUBTUS, SUBTA; in camp. /assu(b)a/ concorre talvolta con /asusu/ < AD SURSUM: camp.: /azuba de üu monti/ ; /si grokkada azuba/ (Bo: 96 e 125); /asusu de sa mesa/ • *•

    /barozu/ /trempozu/ /skinkiddozu/

    C o n il suffisso -ATA > -/ada/ si creano nominalipredicativi i j i : prädikative

    Nominalisierungen,

    (J. Lüdtke 1978: 3 1 ε

    ossia derivati con una struttura profonda

    equivalente a un'intiera proposizione) denotanti azioni corte, momentanee ο violente, e talvolta anche l'intensita smisurata di qualche oggetto (Guriceva 1966: 36): camp.: /furiai/ /kabäi/ /tsakkäi/ log.:

    /appeddare/

    »• furriadas (G [1976]: 24) >- a sa cabada /tsakkäda 'e mäkkina/

    > /appeddäda/

    £ assai produttivo il suffisso complesso -/eria/ (forse d'estrazione cat. ο spagn., v. Wagner 1952: 14), che si applica in genere a Nomina agentis, e sta a indicare secondo Kurt Baldinger (v. J . Lüdtke 1978: 151) l'impiego professionale ο attivitä regolare, una consuetudine, una mania, un attributo peggiorativo: log.: /mazellu/ „ . ° ,, . . . camp.: /karnattseri/ camp.: /molenti/

    »-

    /mazelleria/ „ . .. , . /karnittseria/ /mo(l)enteria/ (G [1976]: 25)

    Simili, nella funzione che esplicano, a -/eria/ sono, -/era/ (Wagner 1952: 78—80) e quello derivante dal participio perfetto -rru, - i t a (>/iu/, /ia/: nominali tivi

    predica-

    deverbali):

    log.:

    /divertire/ /drommire/

    camp.: /sigi/

    *• *• >

    divertera (Canalis in N S [1982]: 37) drommida (G.M a Dettori in N S [1982]: 72) de sigh in < di seguito> (G [1976]: 11).

    Per designare un grado intenso di una qualita ο il numero elevato di una quantitä astratta il sd. si awale di

    -amen, -imen

    (Wagner

    1 9 5 2 : 48—49; Guriceva

    1966:

    35): log.:

    /gente/

    >

    /istrakku/ /istudiante/

    camp.: /mattsa/ /buttsüru/

    *•

    /gentamen/ (Canalis, N S : 48) /istrakkimini/ (DES I: 163). L'aggettivo /limpiu/ (LIMPIDUS, piu probabile da un'immistione con lo spagn. limpio, DES II: 29) e il corrispondente verbo /limpiäre, -ai/ si applicavano inizialmente al grano (, , Porru 1976: 791; limpiai is trigus ο loris de s'erba; Spano 1975: 300: limpiare su trigu) e per estensione ai frutti (camp.: limpiai una mela, unapira e, secondo il Porru, ). Ora, per trapasso semantico l'aggettivo e il verbo possono assumere un significato astratto: camp, sa cuscienza limpia (G [1976]: 48),faidda a sa limpia (Porru 1976: 791).

    61.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12

    13 14

    /ka /ka /kie /kie /kie /kie /a kie /a kini /sugi /ki /ki /ki /a kini /a kini

    νό pil'l'ä νό piddä gerede tennere gerede capäre kerete tennere keret tenne gure oli pigäi oli pigäi oi kassäi oi pigai kuri ori pigäi olli pigäi

    dui du düos du düo düas düas dus du du du du du du

    leppari leppari leppereze lepereze leporeze lepores lepereze lepris leprizi lepprizi lepirizi leprizi leprizi lepurizi

    non no no' no' no' no' no' no' no' no' no' no' no' non

    bi si nde nd' nde nke nde ndi ndi ndi ndi nd' ndi

    pil'l'a mänku una/ pidda mänku unu/ leada mankünu/ acäppa mankunu/ pikkat mänku unu/ tenne mänku una/ kollidi mankünu/ biga mankunu/ piga mankunu/ gässa mankunu/ piga mankunu/ accappa mänku u ' u / biga mänku ύ/ manküna/

    61.1. Morfosintassi: Ridondanza ed economia morfologica in sardo. Si e giä parlato prima della tendenza lat. e romanza ad eliminare una marca flessionale ridondante, in quanto contraria al principio universale dell'economia. L'es. del proverbio illustra palesemente questa tendenza in sd.: il flettivo nel sostantivo e sufficiente per convogliare nel testo la marca dell'oggetto al plurale, cosicche il cardinale puo ricorrere automaticamente sprowisto del morfema -/s/. Il quadro seguente compendia le regole che determinano la presenza/assenza della marca del plurale: Posizione dello specificando: Marca del plurale -/s/:

    244

    anteposizione —

    sostantivo +

    posposizione

    +

    Se il sostantivo e determinate da un morfema anteposto (articolo, dimostrativo, possessivo, cardinale) e il sostantivo che porta su di se la marca flessionale; se invece il determinante e posposto, e questo il termine marcato. Infine, sostantivo e attributo sono marcati, se accompagnati dall'articolo determinativo, ma il sostantivo puö anche eliminare il morfema di plurale: camp.: /du 0 leprizi/, /du 0 lepurizi/ /i 0 fueddu 0 belluzu/ /kwäddu0 männuzu/ ( G . M a Dettori in N S [1982]: 60) mi la salvo sa vida (L. Brozzu in N S [1982]: 18) 2

    45

    camp.: /non ddäs intendiu zu zulittu 'e domu?/ (Wagner 1951: 379) /non dd'äzi biu, a bäbbu?/ . Si vedano, anche, degli esempi di pleonasmo sintattico anaforico: log.: cussa petta bi lis apo mandada dego d'erisera camp.: /antioga fueddada dd'azi?/ (Wagner 1951: 378) Si noti, infine, che come dice Heger (1982: 53-67) la delimitazione delle f u n zioni degli attanti in sequenze sintattiche abnormi va affidata alia congruenza tra verbo e oggetto (v. es. penultimo: petta ... mandada), contesto (Heger: taktematische

    Bedingungen·.

    ο piü frequentemente al

    ):

    log.: una die, perd, s'ainu, su babbu, I'aiat bendidu , dove l'awerbio puo risalire, sia all'infinito (CERNERE > camp, /ceri/ e poi /cei/, come NARRERE > /nari/ > /nai/), che alia 3" persona del presente (CERNIT > /cerit/ > /cei/, come /fäidi/ > /fai/ ; per altri es. v. Pittau 1983: (kada)mdsta kki e tuffrikes , e Värvaro 1980: 140: malet>erdiu , da che Dio m'assista,

    UNFLARE e MALE PERDITUS).

    63. I 2 3 4 5

    6 7 8 9

    10 II

    12 Ο

    Η

    /rugi e feu e puru märu/ /kissu ka e bruttu e ankora mälu/ /sugi e feu e fina imalu/ /sugi e brüttu e malu/ /su ki este led zu este püru mälu/ /su k'est feo est mälo/ /su ki e leggu est püru mälu/ /sugi e leggu e fincas mälu/ E /sugi leggu e püru mälu/ esti leggu esti püru mäu/ /sugi /küssu kie bruttu e prüzu mäu/ /sugi E bruttu E mä'u/ /sugi e leggu E märu büru/ /kustu kie leggu est aici mälu/

    2 47

    63.1. Morfosintassi: Termini dimostrativi in sardo moderno. Lfevoluzione dei dimostrativi sardi dal Medioevo sino ai nostri giorni e segnata da un fatto linguistico basilare e gia accennato: la riduzione semantica, e dunque funzionale, dei tre gradi associati alia deissi locale/temporale (HIC/NUNC) a un'opposizione binaria, in cui i due termini funzionano in base alia distinzione tra campo ο sfera /locutoriale/ e /non-locutoriale/ (o /interlocutoriale/). La semplificazione funzionale del sistema dei dimostrativi sardi non va accompagnata, come in toscano (v. H. Haller 1973; G . Brodin 1970), da una concomitante riduzione formale: i tre termini si conservano saldamente (situazione simile a quella cat., gc. ο retoromanza, v. Blasco 1985), ma uno di essi funge da allomorfo ο Variante libera degli altri due: Deissi: + /locutoriale/ —• — /locutoriale/ Morfemi: /kiistu/ /küssu/ /küddu/+ Come si evince dallo schema, il secondo termine possiede un allomorfo marcato; cio significa che /küssu/, in virtü della sua non-marcatezza, puo sostituirsi a /küddu/ (il fenomeno e giä stato constatato dal Casalis nel 1856, v. 1977 II: 482484; inoltre, Guriceva 1966: 53). Preme rilevare, tuttavia, che l'estensione di /kiissu/ dipende anche dalle variabili diatopiche, perche in alcuni sottosistemi si osserva ancora la distinzione dei tre gradi e in altri e proprio /küddu/ a sostituirsi a /kussu/. Ecco alcuni esempi che riportiamo, per lo piu staccati dalla trama sintattica, per motivi di spazio: 1)

    /küssu/ (ο /iküssu/ dopo ET, CUM) Opposizione: /küstu/ - /küssu/ : log.: /akkürdz' a igüe ... in küssu logu/ (Bo: 71: si osservi la corrispondenza con l'awerbio di luogo /igüe/) /küssu derinu/ (Bo: 61) atteros tempos fin cussos (G. Piga in NS: 108) camp.: citssa cosa de asusu >quella cosa di li-sopra> in cussa domu ; in cussu municipiu a cuss'ora (indicando la gallina che e piü distante) - Had'a bi arrazz'e brodu bellu chi ddifai 'custa pudda! /... e igüddu biccökku s'ikk'el fuiu/ (Bo: 125). Un costrutto con valore anche progressivo, ma in estinzione oggi, e quello formato con il verbo /(am)megäre, -äi/ (METULARE?, DES I: 79); normalmente il primo componente e coniugabile, ma spesso si ritrova concretizzato e prowisto di una -s awerbiale: camp, rustico: /megaz"evai/

    /megamu 'e väi/ La base dell'awerbio deverbale e la 3* persona del presente indicativo, /(am)mega(da)/ (cfr. TORNAT > /tora/ , incappa (it.) > /inkappaza/ ). Dai dati forniti dal Wagner (DES I: 78) e dal Casalis (1977 II: 551) si puo desumere che la costruzione si applicava inizialmente ai verbi di movimento per denotare Vaktionsart puntuale terminativa ο ingressiva, e poi agli altri verbi per esprimere la progressivita: log.: mego de correre custos semenes eu megaa de quirican sa muneda (Casalis 1977II: 551). camp.: /megämu de mi korkäi/ (DES I: 78). 3)

    252

    Aktionsart continuativa (Coseriu 1976: 101: kontinuative Schau): l'azione e osservata nel suo continuo progredire e i verbi impiegati sono quelli che significano , :

    log.: hapo sighidu a trihagliare (L. Brozzu in NS: 14) 4)

    Aktionsart comitativa (Coseriu 1976: 101: komitative Schau)·, l'ausiliare esprime 1'accompagnamento dell'azione tra i due punti focalizzati. In romanzo il verbo prediletto e il continuatore di a m b u l a r e ( o dei suoi allomorfi): log.: su chi anaiana narande (A. Mura in NS [1982]: 102)

    5)

    Aktionsart iterativa (Blasco 1982c: einfache Wiederholung: ): il verbo ausiliare esprime la ripetizione semplice dell'azione. Le lingue romanze impiegano t o r n a r e : log.: torrat α azzapäre (Farina P.-Mingioni in NS: 87) camp.: /toräi abessiri/ (Bo: 105) Tra le perifrasi non grammaticalizzate (la delimitazione e ancora fluida) rammentiamo per il sd.: : log. /rezessidi a inträre/ (Bo: 62 = cat. reeixir) camp, /e arenessiu a veri/ (Bo: 90 = it. ant. rinescire) : log./bizondzada a/ , ,. r . . , . ... „ . , , . , 4 - /innnito/ (v. proverbio) camp, /bizongaaa a/ Riassumiamo schematicamente le aktionsarten passate in rassegna dianzi (esemplifichiamo con il camp, /kantai/ ):

    Aktionsarten: /(am)megas 'e gantai/ /seu gantendi/

    /bengu kantendi/

    > /(b)andu kantendi/

    /ingittsu a kantai/

    /akäbu 'e gantäi/ /siggu gantendi/

    linea dell'azione punti delimitativi

    65.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II

    12 13 14

    /kiiri /küri /küre /kamina /kure /kürie /kufe /küri /kuri /küri /kuri /kuri /kuri /küri

    püru kume bure bure puru püru puru

    kumenti voi w-/da/ con vocale paragogica ο di appoggio), salvo quando l'imperativo e seguito da un pronome enclitico, che in sd. richiede l'accento: oristanese: aprexiada , sigada , bengiada , fezzada , leggiada , pongiada ; ma fazzaml su praxeri , nerimiddu , lesaml (G [1976]: 10, 14, 49, 21, 39, 57). Abbiamo, dunque, un allomorfo complementare per la 3 ' persona: g r a m m e n ^ 1 persona camp.:

    — /accoppiamento/

    +/accoppiamento/

    i'coniugazione

    -Vidi/

    -Vi/

    2*-3® coniugazioni

    -Vada/

    -'/a/

    Ecco alcuni esempi log.: vae , dae , /näde/ NARRATE (P. Deledda in N S : $2; Goceano) ( G . M a Dettori in N S [1982]: 67) /abberidemi/ (Bo: 62)

    faghidemi

    Quanto all'imperativo nella negazione (imperativo proibitivo), il sd. ha generalizzato, come l'iberoromanzo, il costrutto con /non + congiuntivo/ per la 2 a persona: non ti movasta non timasta ( G [1976]: 26, 43) log. :oe non mi lu fattas custu tortu camp.:

    (Rubaittu in Tanda 1982: 70)

    254

    Cossoine: /no ffuas/ non mi preguntedas! non cretas , non mi narzedas

    I /da r' amigi m' 2 /da r' amikki ci 3 /dae SOS amigos mi 4 /da iz amigozo 5 /dae soz amigozo mi 6 /dae SOS amigos mi 7 /da iz amigozo mi 8 /da iz amigus mi 9 /de iz amiguzu mi amiguzu mi 10 /di I I /de iz amiguzu mi 12 /de iz amiguzu si '3 /de iz amiguzu si Μ /de iz amiguzu mi

    abbaidda ru sin'n'öri biggula deu abbaia deus abbaiada zu zin'ore pompiete deus pompia deus gästiada deus gästia deus gästia deuzu gastiada su sin'ori gastia deuzu gästiaza gezugristu gästiaza gristu gastiada zu zin'n'ori

    e da ri dari dae da dae sos dae s da is da is dei e dei dei dai de is de is

    nimiggi nimikki inimigos inimigozo nemigozo nemikos nemigozo nemiguzu nemiguzu nemiguzu nemiguzu nemiguzu traitörizi tretörizi

    m' abbaiddu deu matesu/ biggülu eu/ mi abbaio deu matessi/ m' abbaio deu töttu/ mi pompio deo e tottu/ mi pömpio ieu matessi/ mi gästio deu e tottu/ mi gästiu deu e tottu/ mi gästiu deu a tottu/ mi gästiu deu e tottu/ mi gästiu deu e dottu/ mi gästiu deu e dottu/ mi gästiu deu e tottu/ mi gästiu deu e dottu/

    66.1. M o r f o s i n t a s s i : I p r o n o m i p e r s o n a l i e l ' a g g e t t i v o d ' i d e n t i t ä .

    S o n o state

    delineate giä nei §§ precedenti le evoluzioni dei sostituenti personali dal sd. ant. al m o d . , cosicche ci limitiamo ad illustrare con esempi le principali innovazioni del sistema m o d e r n o : 1) N e l l a m a g g i o r a n z a dei dialetti camp, la 4" p e r s o n a s o g g e t t o si distingue dalla ja

    in q u a n t o n o n ammette il r a f f o r z a t i v o Marmilla:

    /nozoeuzu/

    -

    -alteros:

    /ozatruz oeizi/

    A questa asimmetria in c a m p , si o p p o n e la c o p p i a r e g o l a r e l o g . : /nois/

    -

    /bois/

    L a spiegazione del f e n o m e n o c a m p , si trova nel f a t t o che in q u e s t o diasistema e per p r o b a b i l e i n f l u s s o del cat., s'impiega v ö s > / b o z u / c o m e m o r f e m a di rispetto (), accanto ai continuatori di (cat.) Voste e Vostra

    Merce:

    Oristano: bosu gefueddaispagu (G [1976]: 79: contro nosu e osattrus , pp. 12 e 14). 2) In log. m o d . , al p o s t o di i l l ! , s'impiega n o n di r a d o ibi negli a c c o p p i a m e n t i c o n altri sostituenti; m a l ' u s o di questo sostituente spaziale ( p r o n o m e a w e r b i a l e ) si e esteso ad altre f u n z i o n i : log. bi I'hapo posta deo ( G . M a Dettori in N S [1982]: 69) /po bi lu die/ (G [1976]: 18) log.: andadebonde (P. Deledda in NS [1982]: 47: vos /s'ikk' andäe/ (Bo: 64: si HINC) mi ch'ando (G.M a Dettori in NS [1982]: 69)

    INDE)

    4) C o m e giä e stato detto, con un infinito i pronomi vanno sempre preposti: log.: /de zi bonner in kamminu/ (Bo: 72) camp.: /no ssi essidi attriviu de ddu nkosäi/ (Bo: 96) appustis su tribagliu er bene a sipasai (PAUSARE SI) 5) Sono tonici i pronomi enclitici camp., accoppiati ο no, dietro un imperativo mentre in log. questa regola e soltanto valida per i sostituenti accoppiati: log. Cossoine:

    LEVA INDE > LEVA TIBI INDE > LEVA MIHI ILLUD >

    256

    /leande/ /leadinde/ /leamilu/

    Anglona (Nulvi, Laerru, Martis, Perfugas, Tula): 1. NARRA > /nära/ + ILLU > /näralu/, + MIHI > /närami/, + ILLI > /närali/ 2. NARRA > /nära/ + IBI ILLU > /narabilu/ EXI > /bessi/ + ME HINC > /bessimikke/ MANDICATE > /mandigäde/ + vos INDE > /mandigadebonde/ camp.: NARRA > /nära/ + ILLU > /naräddu/, + ILLI > /naräddi/ + MIHI ILLU > /naramiddu/, + si ILLU > /naraziddu/ 6) Per i sostituenti complemento tonici ricordiamo soltanto le forme per le prime tre persone (v. anche Atzori 1982: 26 e Guriceva 1966: 46): Persona / Forme in distribuzione Ι 2 3

    — preposizione AD + " AD — " AD, CUM + " AD + " - CUM 0

    Logudorese

    Campidanese

    /me/ /ammime/, /a mmie/ /tene/ /attibe/ /kuntegus/ /se(ze)/

    /mei/ /ammimi/ /tui / /sei/

    7) Per quanto riguarda l'aggettivo d'identita, oltre al catalanismo mateix, (/matessi/, /mantέssi/), diffuso in tutta l'isola, e frequente trovare un costrutto innovativo con TOTTU: EGO ET τοττυ > log. /(d)eo e tottu/, camp, /deu e dottu/ . II processo semantico che soggiace all'innovazione sarda e trasparente: To(T)TUS esprime logicamente l'inclusione universale, ma accoppiato al solo personale EGO subisce una restrizione totale (= esclusione di tutti salvo ) ed esprime l'identitä nel senso di non-alietä: a. mie e tottu timo (S.Baldino 1982: 6$). 66.2. Formazione di parole: U suffisso -IARE. La forma verbale log. /pompiat/ proviene dall'infinito /pompiäre/, che richiede una base POMPIARE (per POMPARE, DES II: 293-294: il Wagner discute li tutte le proposte etimologiche). La vocale epentetica riscontrata in questo esempio non e rara in log. (v. Pittau 1958: 178): IN GYRARE > /ingiriäre/, STILLARE > /istiddiäre/. L'origine del fenomeno e da cercarsi nei derivati verbali deaggettivali lat. volgari la cui base aveva un comparativo in -IOR:

    cat. baixar, spagn. bajar αίςατ alzar ACUTIARE: it. aguzzare

    BASSUS

    >

    BASSIARE:

    ALTUS

    >

    ALTIARE:

    ACUTUS

    >

    e cosi anche, DIRECTUS

    DIRECTIARE, FRICTUS - > FRICTIARE, AMPLUS

    AMPLIARE,

    ACREM - > ACRIARE eCC.

    257

    67. I

    2 3 4 5 6 7 8

    9 10 II 12

    13 «4

    /da /da /dae /da /dae /dae /dae /de /de /dae /de /dae /de /de

    ra la su su su su su su su su is su su sa

    frütta frutta friittu friittu friittu fnittu fnittu fnittu fnittu vruttu friittuzu friittu vriittu frutta

    si si si si si si si si si si si si si si

    gunosi gonose gonoske konösgede konoskete konosket konoskede gonose gonosidi gonosi gonosi gonose gonosi konosi

    s' alvure sa pianta

    sa matta sa sa sa sa sa sa

    mätta mätta mätta mätta mätta mätta

    ru meru/ la mela/ 'e sa mela/ 'e mela/ sa mela/ sa mela/ 'e mela/ sa mela/ 'e sa meba/ 'e sa mewa/ 'e sa meba/ 'e sa m e ' a / 'e mera/ 'e mefa/

    67.1. Morfosintassi: L'espressione del passivo impersonate.

    Due sono i mecca-

    nismi principali del sd. per esprimere l'impersonale: 1) Il costrutto riflessivo con la 3" persona: loe.: D camp.: Casalis

    /si gonoskede/ , . ,,., = /ki/, talvolta QUA > /ka/) ha comportato la fusione del verbo con il morfema libero, creando una forma invariabile: /na(n)ki/, /na(n)ka/ (Pittau 1972:90 e 181). log.: naki ses koyuata nova (Piras LS [1983]/!!: 107) tres dmines cht nanchi sun mafioses (Sa Liberatzione I [1983]: j); sun tziviles, nachi, cussos ingresos!... (A. Cossu 1984: 25).

    68. I

    1 3 4 5 6 7 8 9 10 II

    12 13 Μ

    258

    /dabboi /dappoi /poi /dopu /appüstis /dopo /appüstis /appüstis /appüstizi /dopu /dopu /dopu /dopu /dopu

    ra la 'e sa sa de sa sa de sa 'e sa sa sa za sa sa sa

    rüna lüna lüna lüna lüna lüna lüna lüna loa loa lüa »u'a rüna lüna

    di de 'e 'esu de 'e de 'e de de de "e 'e 'e

    meri meli mele mele mele mele mele meli m|i mebi mebi me'i meri meli

    beni beni 'eni beni benit beni bennidi bennidi bei bei beidi be'i beni bennidi

    ra rüna kissa sa küsta salüna sa sa küssa küdda küssa küssa sa sa güssa

    de di 'e de de 'e 'e de de 'e de de de 'e

    ru feri/ feli/ su vele/ su feie/ feie/ su h ele/ vele/ su feli/ zu vei / zu feli/ zu vebi/ zu f e ' i / zu veri/ veii/

    68.1. Fonematica: La metafonesi. Per metafonesi ο compenso qualitative s'intende la scissione di una vocale in due allofoni condizionati (varianti) dalla vocale finale, secondo la formula generale (v. Tekavcic 1980:1, 27):

    *

    A/x /B

    -

    • C /Xj/ D (l'allofono /x,/ e solo ammesso nel contesto Α-B, ma escluso da C-D, dove compare il secondo allofono /x,/). Nel caso delle vocali toniche medie aperte e /ς>/, il grado di apertura e determinato dalla vocale della sillaba finale (o seguente), secondo la regola di fonologia generativa seguente: + vocale — — consonante — anteriore + tonica —

    alta . bassa

    + tesa .

    /+(...) +

    tesa

    + vocale — consonante anteriore + alta — tonica

    (cioe: la vocale media [-/tesa/ ο aperta: /f/, /φ/] e tesa, se seguita da una ο piü sillabe e da una vocale alta [/+ diffusa/: /ί/ ο /u/] finale ο iniziale di pausa) Si vedano alcuni es. (v. anche Wagner 1907: 8-9): log., camp.: BELLU> /bellu/ο/beddu/ BONU>/b0nu/ BELLA > /bflla/ ο /b|dda/ BONA > /b^na/ BENE > log. /b^ne/, camp. /b|ni/ VENI > /beni/, camp, /beni/ Come giä e stato detto, in camp, il digradamento delle vocali finali ha comportato la nascita di coppie minime d'opposizioni: camp.:

    EXCEPTIS >

    /seti/ versus

    EXCEPTE >

    /sfti/

    Sia per il sd. (per cui i testi antichi non dänno nessun riflesso grafico: v. MeyerLübke 1902: 4) che per il resto delle lingue romanze non c'e ancora una spiegazione causale-genetica soddisfacente del fenomeno: mentre alcuni linguisti (Lausberg 1969 I: §§193-200; Schürr 1980: 44-45; Tekavcic 1980 I: 27; Weinrich 1968: 194-226) ipotizzano una dittongazione primaria e un seriore monottongamento (Schürr 1980: 45: /^ - 9/ — /i, u/ > /i^ - U9/ > /ye - wo/ > /e - o/; l'ipotesi e convalidata in parte dalle evoluzioni odierne in alcune zone romanze; v. Th. Stehl 1980: 239-241), altri postulano una semplice chiusura delle vocali senza previa dittongazione (Lüdtke 1956: 82-90: a favore della tesi del linguista di Bonn sta il fatto che i dittonghi metafonetici si riscontrano di regola nei sistemi vocalici a quattro gradi di apertura, mentre T1 loro ridimensionamento in un sistema/7ettivo interne va accompagnato da un sistema vocalico a tre gradi di apertura, come in sardo logudorese e probabilmente campidanese antico; v. anche Kiss 1972 e Leonard 1972). £ interessante osservare come la consuetudine log. e camp, si e diffusa anche ai diasistemi sett, dell'isola, in cui la metafonesi era assente: Ines Loi Corvetto (1983: 40-50) ha sottolineato il progressivo grado di chiusura delle vocali medie toniche nell'italiano regionale della corrispondente provincia (e talvolta anche nel dialetto), causato dall'occorrenza della vocale chiusa ο aperta della sillaba finale. Nel 259

    gallurese, a differenza dei diasistemi restanti, la metafonesi e condizionata dall'intorno consonantico (armonizzazione per contatto) e precisamente dalla nasale Ν che apre la tonica, indipendentemente dalla vocale finale: Italiano regionale gallurese: /k MEL > SAL > LACTE > SANGUIS, -INE > ΜΑΤΙΑ + -ΙΜΙΝΕ >

    log.

    camp.

    sass.

    gall.

    /feie/ /mele/ /sale/ /lätte/ /sämbene/ /mattimine/

    /ffli/ /mfli/ /sali/ /lätti/ /sängwi/ /mattsimini/

    /feri/ /meri/ /säri/ /lätti/ /sängu/ /maddzimini/

    /feli/ /meli/ /sali/ /lätti/ / sängu/ /maddzimini/

    69.

    1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II 12 13 14

    260

    /dimmi /dimmi /närame /närami /närami /närami /narämi /narami /narami /narami /närami /narami /narami /naramidi

    kun kun kun kun kin kin kun kun kü kun kun kun kun kun

    ka kal kie ki ki ki ki kin ki ki ki ki kini kini

    ändi ändi ändaza ändaza ändaza ändaza ännaza abitas ändaza ändaza ändaza ändaza ändaza abitaza

    e e ka e e e e ka e e ka e e ka

    ti ti di ti te ti ti di d' di di ti ti di

    diggu dikku näro näru näro näro näro näu äpp'a näu näu 'äu näu näu

    ka ka kie ki kie kie e kie kini näi ki a ki ki ki'i a kini a kini

    sei/ sei/ seze/ seze/ seze/ zeze/ seze/ ses/ sezi/ sezi/ zezi/ zezi/ sezi/ sezi/

    69.1. Fonematica: Alcuni tratti sovrasegmentali del sardo (specie campidanese). Le nuove acquisizioni della fonetica sperimentale hanno mostrato in modo decisivo gli stretti legami esistenti tra i fatti prosodici (intonazione, accento, durata), cioe pertinenti alia parola fonica (mot phone tique: segmento piu lungo di una sillaba), e la semantica soggiacente al contesto, nonche la stessa costituzione degli elementi sintattici (v. ad es. Canepari 1979 per un'introduzione; A. Malecot 1977a e b; Wunderli-Benthin-Karasch 1978; Wunderli V R X X X V I I I [1979]: 323-328; Muljacic 1972: 123-129; Gauger-Oesterreicher-Windisch 1981: 253-257; C. Schirru 1982: 281-299 c o n bibliografia). Dal punto di vista dell'accento si e gia visto come in camp, l'imperativo, accoppiato ad uno ο piu pronomi enclitici, sposta la carica accentuale sugli ultimi: NAR(R)AMIHI:

    I. p o s i z i o n e etimologica > log. 2. i n n o v a z i o n e > camp, 3. c o m p r o m e s s o > barb. mer.

    /narami/ /narami/ /narami/

    Alcuni dialetti della Barbägia mer. conservano una accentuazione intermedia e denunciano indirettamente l'origine del fenomeno, dipartitosi dal Campidano verso il Settentrione. Sul piano diacronico e per quanto riguarda l'incidenza dell'accentuazione sulla struttura dei componenti sintattici, e stato giä rilevato il ridimensionamento dei sostituenti atoni di 4" e 5* persona in camp., in parte dovuto alia sincope di una sillaba diventata atona in seguito alio spostamento suindicato (l'accento secondario e marcato con il corsivo): NAR(R)ANOS1LLUD: LEGITE vos ILLUD :

    camp. I. / n a r a n o z i d d u / /leggeiboziddu/

    >

    2. /naraziddu/ /leggeziddu/

    Quanto alia intonazione, due sono i fenomeni di rilievo: 1) All'interno delle sequenze enunciative l'inserimento di un segmento esclamativo ο interrogativo ha comportato un aumento dell'intensitä della sillaba del secondo componente nei casi di costrutti analitici, riducendo il loro corpo fonico. Un caso emblematico costituisce il morfema invariabile camp, /eppiri/, inizialmente un costrutto analitico, DEBET VIDERE (>/deppit biri/), adibito a sequenza interrogativa complementare (ted. Ergänzungsfrage) all'interno di una proposizione enunciativa (i tratti indicano la progressivitä dell'altezza, ossia i contorni, nelle corrispettive sillabe ο sequenze): camp.:

    /a nnau m a n appiri i t ' o l i z i /

    Parimenti, alcune forme fisse di futuro e condizionale derivano dalla loro posizione all'interno del segmento fonico superordinato: camp.: /aciesi/, /aresi/ : innui hadessi sticcbida? ( G [1976]: 10: inizialmente: HABET ESSERE)

    hadai scipiu?

    (G [1976]: 1 1 :

    badai =

    HA(BE)T HABERE).

    2) Nel camp, or., soprattutto a Cagliari e nei dintorni, l'intonazione nelle interrogative dirette subisce un calo dopo il culmine d'altezza, che normalmente va anticipato di una sillaba rispetto alia sillaba accentata, sulla quale poi si produce un affievolimento melodico (Wagner 1907: 73; Contini 1976a; Schirru 1982: 288): 261

    /\—. cagliaritano: /ita zezi varendu?/ Anche nell'esclamazione:

    :—/

    camp.:

    /ben' innoi!/, contro

    cagliaritano:

    /ben' inno0!/

    L'anticipazione del grado di altezza ha comportato in cagl. la frequente perdita della vocale finale, come nell'es. qui riportato. 3) Rientrano nei fenomeni prosodici, l'inversione sintattica nelle interrogative con ausiliare e verbo pieno, nonche l'impiego del morfema AUT introduttore di proposizioni esclamative e interrogative. Nel primo caso il massimo di altezza ricade sull'ausiliare, nel secondo sul verbo che segue il morfema /a/:

    ^

    /

    camp.:

    /su binu buffäu dd'äzi?/

    camp.:

    /a bbenis a buffäi?/

    /



    Per i costrutti qui trattati diamo anche degli esempi letterari log. (il fenomeno e identico nell'area log.): log.: e tando, ida l'has? /kazi/ ha il valore di ) £ giusto rammentare in questa sede che in it. regionale spesso si sentono forme irregolari, quali siccome che, come che, diffuse anche nell'it. popolare (o

    tenden-

    ziale semplificato secondo Berruto); questi costrutti (cosi come quello sd. /poita ka/ki/) devono la loro origine ai modelli con dato che visto che poiche

    QUID

    come secondo elemento:

    >- ^siccome che (-ν sd. camp, /sigumenti gi/).

    69.2.4. Consecutive.

    O h r e le congiunzioni giä viste, spetta una menzione a

    parte al sostituente spaziale

    UBI Ο U N D E ,

    che dalla semplice indicazione di prove-

    nienza e passato a designare una concatenazione logica di causa ed effetto (cfr. it. onde): log.: ue siparet chi.. . (Canalis in NS [1982]: 39) /mi 1' aiat imprestadu üe bi l'appo devidu dorire/

    /guanne er malädu ue b' er findz' andendi su duttore/ QUIS e poi sostituito con QUI): log.: Imperfetto congiuntivo lat. - futuro I si b' aeret bisonzu ... b' ap' a ponnere un' avvocadu (P. Deledda in NS [1982]: 48) Imperfetto congiuntivo lat. + participio - trapassato si non b' haere cretidu non m' haizis bidu inoghe (G. M a Dettori, ibid. 62) Imperfetto indicativo - Imperfetto indicativo /si no ssi'kk' andaia 11' okkia/ (Bo: 145) Trapassato - Condizionale II cht 'ncifiaus Stettin nosu a murigai non dd' hiadessi benniu mancu

    I 2 3 4 5 6 7 8 9

    10 II 12

    13

    Η

    /lu /lu /su /su /su /su /su /su / su /su /su /su /su /su

    lüpu lubbu liipu lupo lüpu lüpu lüpu lüpu gäi lüpu lüpu 9 üpu rüpu lüpu

    non no non non no no non non non no no no no no

    ä a s'ä ä ä a s'ida c'a s'ä ä s'ä ä ä ä

    mai man'n'äddu mai man'n'ätu mandigädu mandigau mai manikäu mandikätu pappäu mäi bappäu mäi bappäu pappäu mäi pappäu mäi bappäu pappäu mäi pappäu

    Γ lu mäi s' mäi SU s' mäi s' s' s' s' mäi in s' s' in s' mäi su s'

    inveru/ äru/ ieru/ yeru/ iberu/ ilveru/ ieru/ ieru/ ieru/ ieru/ ieru/ ieru/ yeru/ ieru/

    rappresentato dallo sfruttamento del perfetto, sia nella protasi che nell'apodosi del periodo irreale: Orosei /natu Γ ata . . . ki bettäit domo sua a andzena si senäiti/ (Wagner 1932a: 46: le desinenze in -/äit/ derivano regolarmente da -AVIT). A nostro awiso, questo uso abnorme del perfetto (che secondo Wagner 1932a: 46 η. 1 e frequente nel parlato rustico) e determinato dalla co-presenza esclusiva di FUIT: /fit/ nel racconto, forma che, come vedremo piü avanti, E dominante in sardo. 265

    70.1. M o r f o s i n t a s s i : II d a t i v o etico.

    L'impiego del dativo etico, cioe del p r o -

    n o m e riflessivo con verbi non-riflessivi (spagn. me como , cat. em penso , francitan ο francese regionale mer. je me suis mange

    la pomme

    ), usato normalmente per conferire all'azione una sfumatura affettiva ο conclusiva, e un'evenienza abituale in sd. e nell'it. regionale di Sardegna: VENITU > log. /bennidu/, camp, /benniu/ NATUS

    > NASCITU> /näskidu/ /näsiu/ LEcrus > LEGITU > /leggidu/ /liggu/ £ necessario sottolineare, tuttavia, che il log. si discosta sovente dallo schema qui descritto, mantenendo alcune forme rizotoniche in -TUS e -sus: log. sett. PLANCTUS> /piantu/ camp. PLANGITUS > /prängu/. Cosi anche,

    log. /intezu/ camp, /intendiu/

    /mantezu/ (Bo: 78) /mantenniu/ (prestito it.) /dedzizu/ /deccidiu/ (G [1976]: 21: detsidiu)

    /rispostu/ / arispondiu/ Talvolta, pero, sono tutti e due i diasistemi a conservare le forme rizotoniche anomale: log.: /su bitsinu es kürtu dae zu babbu e ll'a gguttu/ (Bo: 102: PROMISSUS con immistione dei tipi con infisso nasale: PLANCTUS, TINCTUS, onde anche VINCTUS, FRANCTUS ecc.; camp, ancora: /lintu/ LINCTUS , /püntu/ FUNCTUS ) /mii gonotta/ (Bo: 154: COGNITUS piü influsso delle forme in -TUS, c o m e DUCTUS, DICTUS, FACTUS)

    /sa lüzi allutta/ (G [1976]: 1 1 : /alluiri/ ) 2 66

    Altre forme, regolari in -ATU per la prima e -'ITU per la 2 a e 3*, sono: camp.: /näu/ NARRATU , /passau/ , /kuäu/ CUBATU /biviu/ , /pottsiu/ , /sippiu/ (SCIRE + SAPERE), /attriviu/ (da /attriviri/) 2.1.) Ecco, infine, alcune forme di participio sorte dal conguaglio tra il perfetto e il morfema -ITU: log.: PARUI > /parvi/ > /parfi/ p.p. /pärfidu/ (P. Deledda N S : J4; Bo: 63: /päffidu/) "QUAERUI per QUAESivi > /kerfi/ ->- p.p. /kerfidu/ (Bo: 63: /keffiu/) POTUI > /potti/-»· p.p. /potti(d)u/ (Bo: 81: /pottiu/) camp.: VOLUI > /bolvi/ > /bolfi/ > /boffi/ p. p. /boffi(d)u/ •^STETUI per STETI > /stetti/ -*• p.p. /stettiu/ (Bo: 96; G : 1 1 : est stettiu) HABUI > /äppi/ -*• p.p. /äppidu/ *CREDUI per CREDIDI > /kretti/ - > /krettidu/ (Wagner. Fless.: §45: anche log.). Per quanto riguarda la desinenza del participio passato, si noti che in camp, la perdita della -T- intervocalica postonica nel maschile e giä antica ed oggi generale (come in andaluso ο retorom.), mentre il log. ha conservato saldamente la dentale (-/t/- a Bitti e nella Baronia, -/d/- nel log. comune, salvo nel nuorese, dove ha attecchito il modulo camp.: Wagner 1907: 36): probabilmente l'evoluzione -'ITU > -/'iu/ nei proparossitoni, con il modello frequente /tenniu/ , avrä rapidamente contagiato i participi della i a , onde -ATU > -/au/.

    71.

    I

    2 3 4 5 6 7 8 9 10 II

    12 13 14

    /lu /lu /su /su /su /su /su /su /su /su /su /su /su /su

    sängu a de sangu de sämbene devede sämbene sämbene depit sämbene debet sämmene deppe sambini deppi sängwi deppi sängu sängwi deppi sängwi sängwi deppi sänguni deppi

    kuri drentu a kuri i li iMciirere in kurede per kürere ir kürere in kiirere in kiiri in kiiriri ne küridi po kuri in küridi po küri in küriri in

    re so sal sas sar sar

    beni/ beni/ venas/ venas süas/ benas suas/ benas suas/ venas/ is benas süas/ is veaza süaza/ is senas suas/ bena süaza/ iz benaza/ i bena süaza/ vena süaza/

    71.1. Fonematica: Una evoluzione rustica: Ist + F- > /s/ in campidanese. C o m e giä e stato accennato, alcune parkte camp, centro-occd. e sett. (Barbägia meridionale, Trexenta, Marmilla) tendono a generalizzare Pesito regolare di EX, /s/, anche a voci in cui il prefisso manca e la cui consonante iniziale e HI (Guarnerio 1916; Wagner 1934): l'origine del fenomeno non e chiara, ma a nostro a w i s o 267

    l'assimilazione della /f/ — iniziale alia sibilante dell'articolo plurale campidanese /is/ denuncia indirettamente la realizzazione bilabiale fricativa della /F/, che al contatto con la sibilante sorda (di pronuncia alveolare intensa: Wagner 1941: § 163; Virdis 1978: 61) produce l'effricazione di quest'ultima consonante (per fenomeni simili nell'Italia mediana v. D e Giovanni 1974: 245): 1. 2.

    Camp. or.: /is femminaza/ /is fuedduzu/ /is venaza/ Rustico: /i semminaza/, /i suedduzu/, /i senaza/

    Inoltre, si osservi che la co-presenza di due allomorfi, uno con /s/- e l'altro con HI- iniziale, ha promosso la creazione di coppie analogiche del tipo: Modello: Γι suedduzu/ Formazioni ipercorrette: EXCEPTIS: /setti/ /sadäu/ / sustu/ / sorogai/ / sunti/

    —>

    /is fuedduzu/ /fetti/ FATATU > /fadau/ (IN)FUSTU > /fustu/ «bagnato, umido> FORICULARE > /forogäi/ SUNT + FUIT > / f ü n t i /

    L'eliminazione automatica del tratto / + s/ caratterizza gli emigrati di queste zone che tendono ad inserirsi nella capitale ο nelle aree industriali circostanti.

    71.2. Morfosintassi: II futuro ed il condizionale analitici.

    Tra le particolaritä

    arcaiche del sd. spicca la conservazione di costrutti analitici nelle funzioni verbali di futuro e condizionale. Il paradigma del fut. analitico e composto dall'ausiliare HABERE nel presente, dall'infinito del verbo pieno e dal connettore Ο morfema di collegamento AD, che puo anche mancare in logudorese: log.: /ämoz a ffage/ = HABEMUS AD FACERE (BO: 73) camp.: /äd a deppi nasi/ = HABET AD DEBERE (BO : 112). Le forme odierne sono dunque: Ausiiiare ± infinito

    logudorese

    HABEO

    / appo (a)/ /as (a)/ /at(a)/ /amus (a)/ /adzes (a)/ /ana (a)/

    HA(BE)S HA(BE)T HA(BE)MUS

    :(AD)

    HA(BE)TIS HA(BE)NT

    campidanese /äppu a / /äzi a/ / ädi a/ /euzu a/ /eizi a/ /änti a/

    + infinito

    In log. mod. s'impiega talvolta anche il verbo D£BERE come primo costituente, ma esso e in decadenza dato che il suo valore basilare e (come nel resto dei dialetti e nel nostro es.: v. Guriceva 1966: 62; Pittau 1972: 100). Se per il futuro non esiste differenziazione tra log. e camp., nel condizionale il camp. mod. ha generalizzato la costruzione HABEBAM AD (CANTARE), conosciuta anche dal log. ant. (Guarnerio 1906: 217-218; H o f m a n n 1885: 1 3 4 - 1 3 5 ) , mentre il log. impiega unicamente DEBEBAM + infinito (il fenomeno puo essere spiegato con la conservazione del significato nei continuatori log. di HABERE, di fronte a TENERE in c a m p . ) :

    268

    log.: mancu bi tiat esser su bisonzu/tottu la dian cherrer bider

    (Canalis NS: 32) camp.: /iad a donai/ (Bo: 96) Preliminare all'esposizione dei paradigmi e necessario rilevare che in log. l'evoluzione di DEBERE e duplice, a seconda del suo ruolo come verbo modale ο come parte integrante del condizionale: nel primo caso DEB£BAM ha dato regolarmente /debea/ > /debia/ (teviat faeddare , A. Mura in NS [1982]: 101), mentre nel secondo si e avuto un accorciamento del corpo fonico: /debea/ > /debia/ > /dia/ e un ulteriore indurimento della consonante iniziale (probabilmente per evitare il dileguo della sonora intervocalica per fonosintassi). In camp, la vocale iniziale di HAB£BAM e andata persa in seguito alia posizione non accentata: HABEBAM > /abea/ > /abia/ > /aia/ > /ia/. La desinenza della prima persona in alcuni dialetti e - /emu/, foggiata sulla 4% come d'altronde nell'imperfetto: Condizionale:

    logudorese

    campidanese

    /dia/, /tia/ /dias/, /tias/ /dia/, /tia/ /tiamus/ /tiadzis/ /tian/

    /ia/ ο /emu/ /iasta/ /iada/ /emuzu/ /estizi/ /ianta/

    Persona:

    ι 2 3 4 5 6

    + infinite

    72.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9

    10 II

    12

    13 Η

    /la /la /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa

    /sa /sa /sa

    manu mäni manu manu manu manu manu manu inä mäu mäu mä'u manu manu

    mänka mänka mänka manka mankina mänka mänka makkosa mäka mänka sinistra mänka mänka mänka

    ädi sä devede deppi depit depit deppede deppidi deppidi deppi deppidi non depidi no depidi non deppidi

    no no no non non non non non non non non

    sabe iskire iskire iskire iskire iskire siri si siri si

    siri

    siri siri

    lu lu su SU SU su ite SU SU SU

    ki ki gi gi ki ki

    gi ki gi su gi SU ki SU gi küssu ki

    fädzi fäcci fägede fäge fäget haket fäe fäidi fäidi fäi fäi fäi fäi fäidi

    la la sa sa sa sa sa sa sa sa

    sa sa sa sa

    manu deshtra/ destra/ drelhta/ manu dresta/ manu destra/ destra/ destra/ mänu ona/ mäu destra/ mäu bella/ mäu destra/ destra/ manu dereta/ mänu deretta/

    72.1. Etnolinguistica applicata. Tabu ed eufemismo nel lessico sardo. Analizzando i problemi delle tassonomie (dei colori e dei rapporti di parentela) abbiamo scoperto dei vincoli intrinseci tra la realtä descritta e le nomenclature impiegate per descriverla: la stretta articolazione tra i significanti che esprimono i molteplici ruoli di parentela nel centro isolano e un riflesso diretto del grado di coesione esi269

    stente tra i membri di una societä arcaica, inizialmente tribale; inoltre, la stessa povertä lessicale originaria riscontrabile nella tassonomia dei colori (si ricordi ad es. il termine polyvalente /kolore 'e gelu/ Β I I / \ significati: a b a b Tra i significanti universalmente dotati di un connotato negativo spicca ; ciö che e a sinistra e , ciö che e a destra (Rohlfs 1971: 159). Si spiega in questo modo la tendenza generale a sostituire i significanti denotanti la con unitä e costrutti meno trasparenti: LAEDUS e SCAEVUS sono scomparsi in romanzo, SINISTER e soprawissuto soltanto in it. e romanzo occd. ant.; in ingl. s'impiega la voce"left, che significava inizialmente , in fr. gauche, di derivazione germanica e denotante lo stato ο di una cosa ο persona, in iberoromanzo, occitano e guascone un continuatore del basco ESKU OKERR-A, che originariamente designava la . Di fronte a questa sovrabbondanza onomasiologica determinata dal tabu, per il significato si sono conservati in genere i continuatori di DIRECTUS, Ο si sono creati dei sostituenti espressivi e contrapposti a . La situazione in sd. rispecchia, almeno nei dialetti meno italianizzati ο centrali, la necessitä di esprimere in modo trasparente i due termini dell'opposizione: = /negativo/

    = /positivo/ /sa manu mänka/ /sa manu (b)6na/bella/ II termine a sinistra e l'eufemismo corrente: /mänka/, derivato da MANCUS: ; esso puo conoscere anche la derivazione: MANCA + -osus > /mankozu/ > /makkosu/, ο MANCA + -INUS > /mänkina/, che corrisponde all'it. mancino/a. II termine a destra rafforza il tenore positivo del significato intrinseco: = BONA Ο BELLA (cfr. dolomitico: la bela man, veneziano: la man bona, Rohlfs 1971: 159 n.ji4). 270

    Si osservi, infine, la presenza di due prestiti e la loro dislocazione geografica: it. destra nel Settentrione e nel Meridione, cat. dereta nel camp. mer. e cagliaritano. Talvolta, gli eufemismi sardi rispecchiano palesemente il carattere rurale della societä, composta da pastori e contadini timorosi degli animali che potevano divorare ο sterminare i loro «mezzi di soprawivenza» (pecore, galline). I nomi designanti sono un es. emblematico: Max Leopold Wagner (1932b) ha riportato piü di 10 sostituenti eufemistici per questo animale e sottolineato la tendenza, diffusa in tutta Pisola di Sardegna, ad evitare di evocare il nome della bestia, che formalmente sussiste soltanto in alcune zone isolate (Rohlfs 1971: 170: VULPE > /gürpe/). I sostituenti sono di natura molteplice: 1. nomipropri: MARIANE: log. /mariäne/, camp, /margani/, /mrazani/ LEONE: camp, /leori/, /liori/ (DES II: 22) LOLLO, LODDO: log. / l o d d e / , / g r o d d e / ( D E S I : 5 9 3 )

    2. sostituenti sintetici: it. mazza: log. sett, /mattsone/ (DES II: 96) RES: camp. mer. /%' arezi/ (, Wagner 1932b: 509-10)

    3. sostituenti analitici: BUCCA MALA: log. /sa 'ükka mala/, camp, /sa 'ükka mäba/ BESTIA/BUCCA MALEDICTA: log. / s a b e s t i a m a l e d i t t a / ( D E S I : 1 9 4 )

    Un es. simile, anch'esso illustrato dal Wagner ( A R X V I I I [1934]: 1—18; inoltre, per i sostituenti nell'ambito romanzo e indoeuropeo v. ora Max Pfister 1980: 115— 120) riguarda i nomi della , che viene comunemente denominata, per eufemismo: BUCCA DE MELE > /sa 'ükka 'e mele/ DOMINA/DIANA DE MURU > /sa yäna 'e miiru/ (DES II: 707; AR XVIII [1934]: 12).

    73.

    I 2 3 4 5

    6 7 8

    9 10 II 12 13 >4

    /la /la /sa /sa /sa /sa /sa /sa /is /sa /sa /sa /is /sa

    fäula fäula faula faula fäbula faula fäula vaula fabaza fäwa fäba vau'a fauraza väula

    ä a ä yügede

    Γ Ii sas sas saz ί a sas is porta iportada is pörtanta is potta is potta is is potta tenti is potta is

    änki änki änkas kämbas änkaza änkas kämbas kambas kämba kämbaza kambaza kämbaza kämbas kämbaza

    kolhdzi/ minori/ müdzas/ kliltas/ kürtsaza/ kordzias/ kürdzas/ kürsas/ grutsaza/ krudzas/ krutsaza/ krudzaza/ krudzaza/ krudzaza/

    271

    73.1. Fonematica: I nessi -Tj- e -Cj-. L a realizzazione dei due nessi in sd. ant. e, come si e visto, ancora discussa, benche siamo propensi ad accettare un suono interdentale, fricativo od affricato, sulla base delle grafie ant. e dei fonemi centrali odierni. Riassumiamo brevemente i dati desumibili dalle due fonti qui citate (secondo Hofmann 1885: 4 1 - 4 4 ; Meyer-Lübke 1902: 2 2 - 2 3 ; Wagner 1907: 49—55; 1939—40: 118; 1941: §§166—185; Contini 1979-80: 29—30): Grafie medievali:

    Realizzazioni odierne:

    th: ζ, a : t, tt: /th/(=9) /tt/ /ts/ /ss/ /c/

    CSP, CSNT, StSS CV, CSMB, C L (anche s) SPS, Libellus Judicum Turritanorum, Araolla in: Bitti, Nuoro, Barbagia in: log. sett, e centro-or. in: camp, centr., mer. e or. in: ogliastrino in: sulcitano e a Desulo

    Meyer-Lübke (1902: 2 1 - 2 2 ) e poi Wagner (1941: § 168) hanno identificato il grafema arcaico dei primi documenti scritti nella zona log. con il fonema interdentale (tratti distintivi: / + acuto/, / + morbido/) registrato nella zona centrale della Sardegna. Le grafie riscontrate nei testi camp, ed arborensi possono riflettere un adattamento ai suoni toscani (Wagner 1941: § 169): l'ipotesi va suffragata dalla progressione lineare del fenomeno, nell'area campidanese dapprima, in quell'arborense limitrofe poi, ossia nelle zone maggiormente sottoposte all'influsso toscano. Diamo in seguito un elenco degli esiti qui trattati, a seconda della base: 1. 2.

    gr. θ: THIUS > nuor. /thiu/, log. /tiu/, camp. /tsiu/. Sulcis /ciu/ lat.-Tj-,-Cj-: PLATTEA > nuor. /prattha/, l o g . /prätta/, camp./prättsa/, Ogliastra /prässa/ VITIUM > /vitthu/, /bidzu/ /vittsiu/ /vissiu/ FACio > /fätho/ /fätto/ /fättsu/ (, , ). Voct preromane: Baronia /thaläu/, log. /taläu/

    nuor. /thudda/, /tüdda/, camp./tsüdda/ /thürpu/, /türpu/, /tsürpu/ Prestiti: it. zucchero > nuor. /thukkuru/, log. /tukkaru/, camp, /tsukkuru/, Sulcis /cukkuru/ cat. bressol > barb, /barthölu/, camp, /brattsolu/

    74.

    ι

    /la sua

    län'n'a s ü n ' n ' a

    la y ä n d a /

    2

    /la lovia

    necca

    la y ä n d a /

    3

    /sa sue

    landza s ü n ' n ' a

    sa lande/

    4

    /sa sua

    landza s ö n ' a d a

    sa lande/

    suniggia

    5

    /sa suge

    r o m ä z a d i z i d z a d a sa lande/

    6

    /sa sue

    landza sönnata

    7

    /sa märdie län'n'a s o n ' n ' a d a su lande/

    8

    /sa märdi

    länca

    s o n ' n ' a d a su ländi/

    9

    /sa mädri

    länga

    p e n d z a d a su ländiri/

    sa lande/

    10

    /sa mädri

    märida s ö n g a d a

    su ländiri/

    11

    /sa mädri

    länza

    sibiza

    su ländiri/

    12

    /sa mädri

    stasia

    s o n ' n ' a d a su ländiri/

    13

    /sa b r ö k k a länga

    sönnada

    su ländiri/

    14

    /sa m ä l d i

    bizada

    su ländiri/

    maria

    74.1. Fonematica: Ii nesso -Nj-. L'evoluzione del nesso -/ny/- (a cui si annette - G N I - ) presenta, come giä si e visto, gli stessi problemi di -Rj-: la molteplicitä di esiti e di grafemi impiegati nella documentazione medievale {ni nel CSNT, nel CSP, nelle CV, in parte del CSMB; ngn negli StSS, nel CSMB; ng nella CL, nel SPS assieme 3. ης e ns e nz: v. Hofmann 1885: 40-41; Meyer-Lübke 1902: 32; Wagner 1939—40: 116; 1941: §229) ha ostacolato un' individuazione rapida dell'evoluzione dei nessi. I risultati odierni, secondo Wagner (1941: §§230-231; 1907: 58 e 59) e Virdis (1978: 67—68) sono: -Nj->

    /n'/:

    Tonära-Desulo

    /ng /:

    Campidano

    /ndz/:

    Logudoro

    Tutto lascia pensare che il fonema-base fosse un suono affricato /ny/ mutatosi rapidamente in /n'(n')/ per l'effetto palatalizzante della semiconsonante sulla nasale. Probabilmente la grafia ni e ngn riflette il suono palatale /n'/, che si mantiene inalterato nella Barbägia meridionale, mentre il resto del Campidano e il Logudoro generalizzarono /ng/, sorto per rilassamento del secondo componente di /ny/ (/y/ passa cosi ad essere /+ discontinuo /e/ + stridulo/). Ulteriormente, attorno al sec. XV (nel SPS si riscontra giä v i n e a > vinza, c u n e a t u > cungadu, accanto agli esiti arcaicizzanti), il log. si distacca dal camp., generalizzando /ndz/, che postula un avanzamento della realizzazione palatale del secondo componente. £ da notare, tuttavia, che il nuovo esito dovette trovare forte resistenza in alcune zone, come dimostrano le grafie arcaicizzanti settecentesche del Libellus (Romania > Romangia, Cadalongia). Ecco alcuni esempi moderni: Tonära

    log.

    MANEANU >

    /man'änu/

    /mandzänu/

    camp. /mangänu/, /menzänu/

    CUNEARE >

    /kun'äre/

    /kundzäre/

    /kungäi/

    /län'n'u /

    /ländzu/

    /längu/

    *AGNIONE >

    /an'n'one/

    /andzone/

    /angöni/

    27 3

    75.

    I 2 3 4 5 6 7 8 9 10 II

    12 13 14

    /la /la /su /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa /sa

    saluti saluti salüdu salüde salüde salüde salüde salüdi saludi salüdi salüdi sa'üdi sarüdi salüdi

    si stima si konosi s' ilhtimada s' istima si stimat si stima s' istimada si stimada si oi bei si stima si stimada si stimada s' istimada si stimada

    soru kändu känd' solu kändu kändo solu kändo kando solu dopu solu kändu solu gandu seti kändu seti känd' kändu iseti kändu solu gandu

    e stäta e e la es e stata

    pessa/ paldüta/ peldidu/ peldede/ perdia/ perda/ berdia/ e p£rdia/ dd' a berdia/ e pedria/ e perdia/ dda berdidi/ ei pedria/ e pefdia/

    75.1. Morfosintassi: Perfetto e imperfetto: forme ed uso. La delimitazione funzionale tra i principali tempi del racconto (ted. erzählende Tempora, secondo la ormai consueta denominazione coniata da Harald Weinrich 1977: 18-21), il perfetto e l'imperfetto, costituisce uno dei problemi piü spinosi della linguistica mod. e anche di quella sarda. Per quanto riguarda quest'ultima lingua, non ci sono state ancora delle analisi accurate sul problema qui posto, e i dati frammentari che possediamo necessitano di chiose ed approfondimenti.17' Preliminare alia trattazione del funzionamento dei tempi qui menzionati e un richiamo all'evoluzione formale. 75.1.1. Le forme del passato. Per l'evoluzione diacronica e le forme antiche rimandiamo al nostro capitolo sulla lingua antica. Da un'angolazione sincronica le forme moderne possono essere compendiate come segue. Nell'imperfetto si osserva la generalizzazione al Nord di desinenze provenienti dalle classi lat. II—III e IV ( - £ b a m > - f i A M > [per iato] -/ia/, come - i b a m > -/ia/; - a b a m > -/äba/ > -/aa/, e poi -/aia/), mentre nel camp, alcuni dialetti sopportano Fomonimia tra la i a e la 3® persona della i a classe, in altri si afferma un morfema -/mu/ alia i a persona, analogico sulla 4a persona ( - m u s ) , e in alcune parlate arborensi ed occidentali si consolida, infine, una desinenza -/u/, a cui corrisponde -/o/ nel log., secondo il modello del presente indicativo /känto/, /käntu/. Ecco lo schema sinottico di queste desinenze :

    •71 Lo Spano (1974 I: 86 e segg.) si basa su dati empirici parziali e poco attendibili, in quanto staccati dalla trama sintattica superordinata; le conclusioni a cui giunge la Loi Corvetto (1983: 146-147) non sono esatte, perche basate sulla documentazione dello Spano e su casi eccezionali che richiedono spiegazioni diverse, come vedremo avanti.

    274

    I -ABAM

    I I - I I I -EBAM

    Volgare:

    Latino

    Classi

    ι-/aba/

    2-/eba/>-/ea/

    I V -IEBAM ( > -IBAM)

    Logudorese:

    1 -/aba/

    3-/iba/

    > -/äa/

    2-3

    > -/a/ >-/ao/ Campidanese:

    -/ia/'

    i-/aba/ >-/äa/ -/ä/

    -/ämu/

    2-3 -/äu/

    -/ia/ ο -/emu/

    D i a m o a l c u n i e s e m p i , s p e c i e p e r la p r i m a c l a s s e l o g . : log.: DABAM > /daia/, ANDABAM > /andaia/, SCIBAM > /iskia/ HABEBAM > /aia/ , CREDEBAM > /kreia/ chircata (L. B r o z z u in N S [1982]: 15) naraias NARRABAS (v. Sanna in Piperno [1983]: 67). Camp.: 1.

    Sincretismo tra la i a e la 3 a persona: -ABAM e -ABAT > -/ä/: Masullas (nella Marmilla): /deu andä/

    -/ai/ e -EDI- generalizzate (da DEDIT, STETIT) > -/e(d)i/ ο /eit/, si mantengono in alcune zone del log. e del camp, occd., mentre nel Settentrione si affermano le desinenze in -/ezi/, sorte dai perfetti sigmatici e giä attestati dal Hofmann ( 1 8 8 5 : 1 3 6 - 1 3 7 ) per i sec. XV-XVI. Nel resto del dominio soprawivono soltanto alcuni perfetti forti ο rizotonici in -ui (tipo "QUAERUIT > /kerfit/ in log., VOLUIT > /boffidi/ in camp., fra i piü frequenti) e si mantiene FUIT, ma i restanti sono andati persi, sicche e il passato prossimo che esprime il significato dell'ant. perfetto. Ecco alcuni esempi: log.:

    i. tipo-/ezi/: 2. tipo -/e(d)i/: -/EIT/: 3 . TIPO-UL:

    /nezit/,/ruezit/ /nedi/ , /passedi/ , /andedi/ /FAGEIT/ , /LASSEIT/ , /ESSEIT/ /KEFFIDI/

    4. tipomisto:

    / k e r f i t / + - / e i t / : / k e f f e i d i / ( B o : 62) /kerfit/ + -/ezi/: /kerfezi/ (Wagner Fless.: § 139) /fatteit/ (FACTU + -/eit/, Canalis in N S : 37) /fattezit/ (FACTU + -/ezit/ Wagner Fless. § 139) camp.: i 1 classe /kantai/ 2 a classe/podei/ 3* classe /dromi/



    Infine, si noti che nel Sulcis, dove si mantengono i paradigmi dei perfetti, e come in altre aree laterali della Romania (it. mer., pt., spagn. americano e ant., rum. dial., specie di Oltenia: v. Berschin 1 9 7 5 ; Rohlfs 1 9 7 2 II: § 6 7 2 ; Mocciaro 1978; Skubic 1974: 233: sic. cu'fu? , cchiffü? ; I. Moise 1 9 7 7 ; M. Vulpe 1 9 7 7 : 2 J 5 - 2 5 9 ; Caragiu-Mariojeanu et al. 1 9 7 7 : 1 6 7 ) il passato remoto s'impiega in qualsiasi contesto in cui l'evento sia antecedente all'atto di enunciazione da parte del parlante, senza riguardo alle connessioni causali ο temporali tra l'azione enunciata e il momento presente: camp, sulcitano: (bussano alia porta e apre il bambino. D o p o un po'la mamma chiede al figlio chi era venuto) /kini fudi?/ (FUIT) , ?.

    75.1.2. Delimitazione funzionale. Prima di studiare l'uso del perfetto e dell'imperfetto in sd. mod. occorre accennare a un terzo tempo concorrente del perfetto, il passato prossimo, che veramente si riconnette ai tempi del presente (Weinrich 1977: 38: besprechende Tempora ). La differenza tra le due opposizioni, perfetto - imperfetto, e perfetto - passato prossimo, e stata giä accennata: nel primo caso si tratta di un'opposizione aspettuale, nel secondo temporale. II passato prossimo e considerato come quel tempo verbale che designa un processo del passato connesso con il momento dell'enunciazione. Nell'it. regionale di Sardegna, e meno intensamente nei dialetti sd. mod., si osserva la tendenza a sostituire il passato remoto con quello prossimo (ad eccezione del Sulcis e di altre zone isolate, dove il fenomeno e l'inverso), fatto che s'inserisce in uno schema evolutivo panromanzo e giä trattato nel capitolo dedicato alia lingua medievale. 172 Si vedano alcuni esempi di passato prossimo:

    276

    log.:

    ca est comenzada sa festaplus lunga de s'annu' (Canalis

    in N S [ 1 9 8 2 ] : 6 7 )

    log. F(U)IT > /fit/ > /fidi/

    camp. FÜ(I)T > /fudi/

    2. F - d a FUIT > 2.1.: 6A persona del presente indicativo camp, /funti/ = SUNT + F 2.2.: Desinenze generalizzate negli imperfetti provenienti da un conguaglio con FU(I)T. Imperfetto di ESSE in camp.:

    /fia/,/femu/,/fiu/ /fiasta/ /fiada/, /feda/, /fuada/ /fiauzu/, /femuzu/, /fuduzu/ /festizi/ /fianta/, /fenta/, /fuanta/





    £ da notare che il significato assegnato a queste forme e abbastanza fluido, dato il sincretismo formale con il paradigma del perfetto, che nella maggior parte del dominio campidanese e identico, salvo che alle persone γ e 6a (Wagner Fless.: § 136-137: in log. esiste soltanto il paradigma del perfetto ma il Casalis [1977 II: 511-514] registrava ancora nel 1856 un imperfetto log. per ESSE: fia, fiast, fiat). diESSE:

    log.

    camp. (sett, e sulcitano)

    I1 21

    /fippo/ (FUI + /äppo/) /fizi/ /fit/,/fidi/ /fimus/ /fizis/ /fini/

    /fui/ /fvisti/ /fudi/ /fiauzu/ /fustizi/ /fü(di)nti/, /fudianta/

    31 41 51 6a

    La situazione moderna per ESSE e dunque giä desumibile: nella maggioranza dei dialetti (in tutto il log. e nel camp, centro-or. e mer.) non c'e distinzione formale tra FUI e ERAM, cosicche il significato aspettuale deve esser inferito dal contesto, ο (come vedremo piu avanti) viene espresso mediante sostituenti catacrestici. Nelle aree camp, dove regolarmente /fiada/ si oppone a /fudi/ l'impiego del perfetto in certi contesti ci da un indizio circa le motivazioni che hanno causato l'estensione di FUIT a spese di ERAT: FUIT ( > /füdi/) si applica, in queste parlate, come in fr. e it. ant., come perfetto assoluto (il termine e stato coniato da August Dauses 1981: 60-61; 87; 96; 116), ossia in quanto mezzo di espressione dellep (Bo: 102)

    Anche l'impiego di /fit/ e 6a persona /fin/ in log., ricorrente nelle condizioni suddette, si spiega come un residuo della situazione arcaica: log.: su sole che fit calende () /iskia totta sa idda gi M. vi rikku/

    278

    (L. Brozzu in N S [1982]: 13; Bo: 61) /in su dempus anttgu ... ρ νύ re de Β. gi vid tina dzittade/ «tempo fa c'era un re che era (fu) re di B. che era (fu) una citta> (Bo: 63) /e ffit un omine meda bonu/ (Bo: 78) /e ffi pporkardzu/ (Bo: 79) /mentris ki dottur ίύη kuntentos/ (Bo: 83)

    A suffragare la nostra tesi sull'impiego di FUIT, atto a denotare le qualita, i mestieri ο le professioni, i sentimenti dei personaggi, stanno gli esempi in cui e l'imperfetto, come d'uso nelle lingue romanze, a esplicare questa funzione: camp.: /viada ü annäda bella/ (Bo: 91) /ki via bella/ (Bo: 92) /küsta füanta dres sorizi/ (Bo: 109) log.: de cantufia

    allegru (L. Brozzu in N S [1982]: 14).

    L'estensione di FUIT e ormai accertata: esso si e sostituito, proprio come in fr. e it. ant. (v. Coseriu 1976: 137 e Weinrich 1977: 134-136 e capitolo X) nei contesti giä indicati, creando forme miste (ERAT 4- FUIT > /feda/; ERANT + FU(E)RUNT > /fuanta/) e annullando qualsiasi possibility di individuazione funzionale, come si evince dai paradigmi «neutri» forniti da Wagner (Fless.: §117) e Lepori (1979: 15), in cui /fiada/ e /fudi/ coesistono e sono prowisti dei due valori aspettuali: perfettivo ed imperfettivo. Si osservino i due esempi seguenti, uno log. (da Chiaramonti, dove ancora si conservano le due forme: imperfetto /fiat/ e perfetto /fit/) e uno camp., in cui le due forme, di perfetto e di imperfetto, non sono che due allomorfi di un unico significato imperfettivo: log.: mi so abbistu chi su terrinu ue fia, fit infustu (L. Brozzu in N S : 16) camp.: /küsta via sa nott' 'e miss' 'e büdduzu ... fu su brimmu annu/ (Bo: 113) log.: Bainzu fit belosu (Canalis in NS: 36) fit un omineddu a s' antica ... fit un' omine a la bona 0ku ä fogu e fogu e fogu e fogu e fogu e fogu e vogu e fogu

    sentsa sendza sendza sendza kene sendza sendza sendza sendza sendza sendza sene sentsa sendza

    fumu/ fumu/ fumu/ fumu/ fümu/ h umu/ fümu/ fumu/ fumu/ fumu/ fümu/ fumu/ fumu/ fumu/

    76.1. Morfosintassi: Espressioni verbali impersonali. Al lat. est, sunt si sostituisce sin dal IV° sec. habet col significato (C.P.S.I: 61) camp. (Sulcis): /(i)ddoi ädi/ (NON ILLOC FUIT: B o : 90) /ga no ddu ia nisüa goza/ (Wagner 1941: §60) In log. per l'espressione d'irrealtä nel passato si adopera HABERET: log.: /si b' aeret/ (P. Deledda in N S [1982]: 48) Infine, si noti che non e raro trovare HINC al posto di ILLOC in camp.: camp.: /üa orta 'nci v ü d i . . . üa vemmi/

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    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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    318

    ABBREVIAZIONI, SEGNI, SIMBOLI.

    I. Abbreviazioni bibliografiche. AGI AIS ALC

    ALEIC ALF ALI

    ASNS Atlante BALI BALM BCSFLS BDC BDL1C BDELC BF BRPh CGL

    CHCA CIL CN DAG DAM DAO

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    DCEC DCECH DECL1C DEEH DEI DELI DES

    DTC FEW

    FI ID IEW IF LEI LeS LN LGV LS MR R REW

    RF RFE RID RLaR RLiR RPh RRouLi SALI SLI 16

    SN StSd

    320

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    Thes.

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    II. A b b r e v i a z i o n i linguistiche. abruzz. a.C. a. c. di accus. algh. ant. arag. arc. art. barb. C cal. camp. cat. class. cong. dat. d.C. det. dial. ecc. ed. es. fem. fr. friul. fut.

    - abruzzese - avanti Cristo - a cura di - accusativo - algherese (dialetto di Alghero/LAlguer) - antico - aragonese - arcaico - articolo - barbaricino (dialetto della Barbägia) - consonante (in schemi e formule) - calabrese - campidanese - catalano - classico - congiuntivo - dativo - dopo Cristo - (articolo) determinativo - dialettale/i - eccetera - edizione/edito da - esempio - femminile - francese - friulano -futuro - galego (dialetto della Galicia) galggall. - gallurese (dialetto della Gallura) - guascone (dialetto della Guascogna) gc· germ. - germanico giudeo-spagn. - giudeo-spagnolo (anche ladino) impf. - imperfetto ind. - indicativo it. - italiano

    3"

    lat. ling. log. mall. masch. mer. mil. mod. nap. nom. nuor. occd. occt. or. p., pp. par., parr. pf. piem. prov. pt. retorom. rum. sass. sd. sec. segg. sett. sic. sing. spagn. ted. tosc. v. V voll. venez.

    - latino - linguistico -logudorese - mallorqui (dialetto catalano di Malic -maschile - meridionale - millennio - moderno - napoletano - nominativo - nuorese (dialetto di Nuoro) - occidentale - occitanico - Orientale - pagina, pagine - paragrafo, paragrafi - perfetto -piemontese - provenzale - portoghese - retoromanzo (anche ladino) - rumeno - sassarese - sardo - secolo/i - seguenti — settentrionale - siciliano - singolare - spagnolo (anche cast. = castigliano) - tedesco - toscano - vedere p. ο par. - vocale (in schemi ο formule) — volumi - veneziano

    III. Segni, simboli.

    / / Α>Β Β 66.ι. 45.1.2. 7 27.2.5., 42.2.2. 2 7·3·> 4 1 · 2 · 42 26.2.4. 38.3.11. 25 26.2.2., 46.1.2. 5.2. 27.6. 12.4. 12.3. 64.1. 46.2.2. 71.2. 65 50.1. 67.1. 75.1. 55.1., 56.2. 30.2.

    325

    - morfosintattici - lessicali tipologia linguistica voci - germaniche - piemontesi vocalismo: tonico ed atono, antico e modemo volgare ziqqurath

    326

    30.3. 30.4. 38.2.3. 21 36 26.1.1., 26.1.2., 41 IO.I. I

    I N D I C E D E L L E VOCI

    I numeri apposti alle voci qui date in elenco alfabetico r i m a n d a n o alia pagina. N o n v e n g o n o dati i riferimenti delle voci riguardanti p r o b l e m i di m o r f o s i n t a s s i . Per il latino d o c u m e n t a t o si indica, oltre al nominativo, anche il tema che e alia b a s e delle f o r m e r o m a n z e , salvo nel caso di alcuni parisillabi e di quei vocaboli ereditati dalle lingue r o m a n z e nella f o r m a del nominativo.

    I. Indice degli etimi. AB,

    IIJ

    ABELLÄNA (NUX), ABSCÖNSE, ACCITA, ACINÄ,

    188

    139,

    8,185,232 34,41,127,185,

    ANQUEMODO, 4 7

    BALKÖ ( l o n g o b . ) ,

    ANTE,

    BELLA,

    259

    ÄPER, 4 6

    BELLU,

    259

    ÄPERIRE, APERTÜM, 2 5 ,

    BENE, 2 5 9

    II5

    169

    BENE (QUAERERE), 221

    202 APICULA, 4 0

    BONUS, -A, 2 7 0 , 2 7 2

    ACÜS, 41

    APIS, -E, 6, 7 2 , 2 1 3

    BLÄSPHEMÄRE,

    ACÜTUS, 25

    ÄPIÜM, 6

    BLASTEMARE, 59, 2 3 6

    ÄPRILIS, 2 3 6

    BÖS, BÖVE, 212

    209

    AD,

    115

    AD-, ACCAPTARE,

    1 2 7 , 1 8 5 , AQUÄ, 74, 188 ÄQUILA, 7 5

    227

    59,127

    BRÄCHIUM (BRACCHIUM), 46, 2 3 6

    AD CAUDA, 71

    ÄRBÖR, -E, 41

    ADDÜCERE,

    AREOLA, 4 6

    BUCATUM, 24

    33 AEQUÄUS, -E, 3 4

    ARGANA, 3 4

    BÜLLIRE, 7 2

    ÄRÜLA, 2 2 8

    CÄBÄLLUS, -A, 2 2 , 2 7 , 51.

    AERAMEN, 8 2

    ÄRVÜM, 4 6

    AFFLÄRE, 3 6

    ""ASCIÄTA, 25

    KABALLÄRIOI ( g r . ) ,

    *AGNIONE, 2 7 3 , 274

    ASINARIUS,

    CADERE, 4 0

    AGRESTIS, -E, 2 3 6

    AUGÜRIÜM, 68

    "CADESCERE, 40, 185

    AGROIK0S ( g r . ) , 5 7 ALBÄTUS, -Ä, 4 6 , 2 0 2

    AUGUSTIS, 8l

    CAECÜS,

    AUGUSTUS, 68

    CAELÜM, 2 4 , 2 5 , 2 0 4

    ALBESCERE, 2 0 2

    AURICULA,

    CALFECIMUS,

    ALBUS, -Ä, 54, 1 2 7 , 138

    AUT, 6 8 , 120

    CAL(I)DUS,

    ALIENUS, -A, 7 7 , 9 2

    AVICELLUS, 2 2

    CALLIGO, -ΪΝΕ, 4 5

    AÜQUANDO,

    *AVIÖLUS, 4 0

    CAMBA,

    AMMATTIARE, 18 6

    AVIS, AVE, 2 2

    CÄNIS, CANE, 1 8 4 , 2 0 8 ,

    ANCILLA,

    AVUS, 40, 2 2 1

    71,73,210,

    2

    66

    ANGUILLA, J 5

    114

    BÜCCÄ, 2 4

    202, 212 157

    202

    57

    186 66

    66,165

    35,227

    209, 212 CÄNTÄRE, 26, 218

    327

    *CANTUS, CAPITA,

    II5

    COLO,

    82

    CAPITIA,

    79

    54

    34

    CÖMEDERE,

    CÄPRA, 6 8 34

    40

    DIÜRNÜS,

    CÖLÜBRA (COLOBRU),

    CAPO, - O N E , CÄPTÄRE,

    DIU,

    24

    CÖLÖR, - O R E ,

    236

    40

    22,40

    DIÜTIÜS, 4 0 DÖMINICUS,-A,

    CÖMPLERE, 3 4 , 1 2 7

    DOMINUS, - A ,

    58,59,

    26

    CÖMPREHENDERE, 4 1

    DÖMÜS, 3 5 , 1 7 7

    CÄPÜT, 3 5 , 4 0 , 1 8 5 , 2 1 3

    COMUNIS, 6 8

    DORMIRE,

    CAPUT A N N I , 7 2 , 1 2 7

    CÖNCHÄ, 3 J , 1 8 5

    DÖRSÜM,

    CARNÄLIS,

    CONIATOS,

    DÜCERE, 7 3 , 7 7

    JI

    51

    218 54

    CÄRNÄRIÜM, 1 2 , 1 7 6

    CÖNIUGÄRE, 3 4 , 1 2 7 , 1 8 5

    DÜLCIS, - E ,

    CÄRNIS, - E ,

    CÖNIÜX, - Ü G E , 7 2 , 7 6

    DUNC,

    228

    CARRÄRIA,

    41

    CÖQUERE,

    CÄSTIGÄRE, 4 2 , 1 2 7 CATA ( g r . ) ,

    CAUMA ( g r . ) , CELLA,

    82, ECCLESIA,

    183 58

    38

    CENTUM,

    185,210

    CÖRNU, p i . C O R N ( u ) A ,

    92

    228

    67

    114

    34

    CORPUS, 2 7 , 2 8 , 8 l

    ECCUMÖDO,

    CÖRTEX, -ICE,

    ECCU SIC,

    46

    33

    207

    EDERE, 4 0

    CORTICULUS, - A ,

    222

    CEPÜLLA, 4 5 , 1 8 3 , 2 2 8

    CORYMBOS ( g r . ) ,

    46

    CEREBELLUM, 2 0 2 , 2 2 8

    COSTA(S),

    CERNERE,

    CRÄS, 2 2 , 2 6 , 3 6 , 4 1

    EPISCÖPUS,

    CREÄRE,

    EQUÄ, 2 2 , 4 3 , 1 2 7

    42

    KER0POULON ( g r . ) , CERTÄRE, CERVÜS,

    127

    24

    82

    CINQUE,

    EXAMEN, 4 2

    CÜBÄRE, 4 2 , 2 1 3

    *EXCADESCERE, 3 5 , 1 8 5

    CÜBILE, 4 2

    EXCEPTIS, - E ,

    KUKUR ( b a s c o ) , 75

    34

    ESTATIONE, 2 1 0

    51

    CRÜX, CRÜCE, 6 6 , 7 3 , 2 3 6

    127

    CICER, - E R E ,

    35,45

    CRUCIATOS,

    228

    CHALÄRE, CILIA,

    57

    EGREGIÜS, 4 2 ELEX, 6 6 , 2 2 2

    115

    12

    1 7 8 , 2IO,

    259

    CÜNEÄRE, 3 5 , 1 2 7 , 2 7 3

    CINQUAGINTA, 7 5

    EXCITÄRE,

    CUNEATU, 2 7 3 , 2 7 5

    *CINUS,

    EXIRE, 7 0 , 2 1 0

    CÜNEÜS,

    EXTENUÄRE,

    41

    *CINUSIA,

    41

    CIRCÄRE,

    228

    35

    CÜPÄ, 8 , 7 2 , 2 3 2

    EXTERIUS,

    CUI,

    EXTRA,

    175

    CISTÄ, 2 4

    CLÄRÜS,

    125

    125

    115

    EXTRÄNEUS, - A ,

    CITO, CITIUS, CLAMÄRE,

    35,213

    *EXTUTARE,

    34,41,114

    229,235

    DAMNUM, 9 3 , 2 2 7

    236

    CLÄVIS, - Ε , 1 8 3 , 2 2 9 ,

    2

    3

    6

    210

    36,40,125

    FÄBER, FABRU, 6 8

    DARE, 7 3 , 1 2 7 , 1 6 5

    FÄBRICÄRE, 7 2 , 1 2 7

    DEMÄNDÄRE,

    FÄBÜLÄRIUS,

    37

    211

    CLÄVÜS, 2 3 J

    DENÄRIÜS,

    58

    FÄCERE, 1 8 4 , 2 3 3

    COAGÜLÄRE, 74

    DEORSUM,

    IL6

    FACIES, FACIA,

    COCHLEARIUM, 4 3 , 1 7 7

    DEÜS,

    COENA,

    DEXTRÄLIS, - E ,

    232

    COENÄ PÜRÄ,

    19,35,47,

    72, 139, 185, 212 CÖGNÖSCERE, CÖHÖRS, CÖLERE,

    227

    COLO,

    328

    24

    70

    FÄCTUS, I I 5 , 2 2 7 FÄD ( a r . ) ,

    154

    DIANA, 2 7 1 , 2 7 3

    *FALARE,

    127

    DIANIUM,

    FÄLLERE (-IRE), 2IO

    DIABÖLUS,

    76 76

    42

    DIENIENSIS,

    42

    DIES, DIA, 2 2 , 4 0 , 4 1 , 8 2 ,

    CÖLLÖCÄRE, 6 9 , 1 8 4

    115,135

    FACIO, 2 7 2 , 2 7 4

    184

    76

    127, 184, 185 DIRECTUS, 2 7 0 , 2 7 2

    FÄMES,-ΪΝΕ, FÄTÄTUS (EX-),

    183,185,2 148

    FEBRÜÄRIÜS, 6 8 , 7 2 FEL, 2 0 4 , 2 6 0

    FELIX, -ICE,

    GENER, - E R U , 7 0 , 7 3 , 1 7 8 ,

    43

    FEMINA, 2 4 , 3 6 , 1 2 7 FEMÜR,

    229

    INALTIARE, 7 9 INDE,

    113

    GENÜCÜLUM, 2 0 2 , 2 2 9 , 2 3 6 INGUEN, 7 5

    54

    FERMENTÜM,

    GERMÄNÜS,

    202

    INTlÄRE,

    50

    36

    183

    GLÄCIES (GLACIA), 2 2 9

    INTEGER, -GRU, 68

    FERÜLA, 2 2 8

    GLANS, GLÄNDE ( - Ϊ Ν Ε ) ,

    INTENDERE, 2 l 8

    FERRÜM, FETIOLUS, FETÜS,

    79 35

    GRÄNÜM,

    FICÜS, 8 2

    IPSÄ HÖRÄ,

    185,210

    ISCIENTIA, 2 1 0 HABERE,

    35,72

    FLERE, 4 0 FLÖS, FLÖRE, 2 l 8 , 2 3 6 127

    FLÜMEN, -ΪΝΕ,

    ISTILLICIDIO, 2 1 0

    165

    HÄBITÄTIO, - Ö N E , 4 3

    ITERÜM,

    HAEDIOLUS,

    IÜBA, 4 6

    36

    IÜBILÄRE, 3 6

    HAERESIM, 51

    IÜDEX, -ICE, 7 3 , 1 2 6

    FÖLIÜM, ( p i . ) FOLIA, 8 2 , 2IOHÄST(u)LA, Il6

    HERBA,

    *FORICULARE, 2 6 8 , 2 7 0

    HERI SERO, HIC,

    FRÄTELLUS, 1 8 5

    HIQUE,

    FRÄTER,-TRE,

    HI(N)QUE,

    FRATRUELIS,

    35,50

    218

    113

    HÖDIE,

    LABOR, -ORE,

    113

    LÄBRÜM, ( p l . ) LABRA,

    229

    HOQUEANNO,

    FULÄN(ar.),

    208 36,113

    HÖRÄ (AD I L L A - ) , 2 2 , 2 4 ,

    164

    127

    LÄBÖRÄRE, 4 3

    113

    FRIGÜS, 2 8 , 3 6 43,151

    22

    IÜNIPERÜS, 7 7

    HÖMO, -ΪΝΕ,

    FRÜCTÜS, ( p l . ) -OS,

    1ÜGÜM, ( p l . ) , " A , 7 2 , 8 2 IÜMENTÜM,

    236

    FRIGDA, 6 6 FRÖNS, FRÖNTE, 8 2

    59

    210

    FÖRNUS, 3 5 , 2 2 8 185

    115

    HAEDÜS, 3 5 HAL0NION ( g r . ) ,

    FÖDIUM, 7 FÖRÄS,

    81,114

    IRE, 4 0

    IL6

    *FITICUM,

    37

    36

    IPSA, 2 0 7

    236

    GÜSTÄRE, 7 0

    185,233

    FILIUS, FINIS,

    154

    INVENIRE,

    37

    *GRASSUS,

    FIDEUS (ar.), FILIÖLUS,

    114

    GLOMUS,-ERIS (-ÖRU), 2 3 6 INTERRÖGÄRE,

    127

    FICATUM,

    INTERIM,

    222, 227, 229

    8l

    236 LAC, LÄCTE, 2 2 7 , 2 6 0 LAETÄMEN,

    128

    LAETÜS, 4 3

    HÖRREÜM, 3 6 , 4 1 , 1 7 7

    LAEVÜS, 2 7 0 , 2 7 2

    FULICA, 7

    LÄNÄ,

    FÜRARE,

    LÄNGUIDÜS, 4 7 , 7 5

    127

    FLTRFÜR, -URE,

    35,180

    IÄNÜA,

    FÜRFÜREUS, 4 1 *FUSTU ( > FÜNDERE),

    36,41,77,138,

    229 IBAI ( b a s c o ) , ΪΒΙ,

    186

    GALLUS,

    229

    V 3 . 27J LÄTÜS, 7 2 , 1 1 5

    2 6 8 , IÄNUÄRIÜS, 7 6

    270

    GÄLLINA,

    "'LÄNIUS ( < LÄNIÄRE),

    IÄCTÄRE, 7 7

    FÜRFÜRÄRIUS, 3 5

    10,42,45,77,208

    12

    113

    LÄXIUS,

    114

    LÄZtJRD(ar.), LECTUS,

    164

    227

    IECTÄRE, 7 7

    LEGO,

    24

    IENIPERÜS, 7 7

    LEGO,

    24

    IENÜA, 7 3 , 7 7 , 1 8 5

    LEGÜMEN, 8 2

    *GAMBA, 2 2 9

    IENÜÄRIUS, 7 6

    LEO, LEONE, 2 7 1 , 2 7 3

    GATTUS, - A , 7 0 , 8 2 , 1 8 3 ,

    ILEX, -ICE,

    222

    LEPÖRE, 2 5

    ILLÖC, 1 1 3 , 2 1 0

    LEPOS(gr-),

    ΪΜΜΟ, 3 6

    LEVÄRE, 4 1

    ΪΝ,

    LIGÄRE, 2 1 3

    229 GELÜ,

    229

    GEMELLÄRE, 4 5

    IL6

    57

    329

    LIGNÜM, ( p i . ) LIGNA, 82, 2 2 7

    ^MENTICARF,,

    185

    LINGERE, 3 6 , 4 1

    MERIDIES,

    37

    LINGÜLA, 4 3

    MERÜLA,

    228

    LINTEÖLUM,

    114

    LÖNGÜS,

    127

    METÄ,

    ORIC(U)LA,

    235,236

    ÖS, (PL.) OSSA, 82

    37,41

    ÖVÜM, 2 1 3

    MINÄRE, 4 4

    *LOLLO, 2 7 1 , 2 7 3

    MINOR,-E,

    LÜNA, 2 0 5, 2 0 8

    MINUS, 8 7

    87,185 PÄGE(N)SIS,

    MLÄTO ( c e l t . ) ,

    229

    LUX, LÜCE,

    ÖMNIS, ( p i . ) OMNIA, 9 3 OPUS, 2 8 , 4 4 , 8 1

    MESSÄRE, 4 6

    202

    LÖNGIUS,

    38

    125

    MAKÄRI ( g r . ) ,

    68,73,

    MAGISTER, -STRU,

    MAGNUS, - A , 3 6 , 1 2 7 , 1 8 5 , 221, 227 177

    MAyziN (ar.),

    MÄIÖR, - E , 8L, 8 7 MÄIÜS, 88 MALE HABITUS, 6 8

    186

    37,40

    PÄNIS, PÄNE, 2 0 8

    MÖLÄ, 4 2 , 2 0 4

    PAPERTATE, 68

    MÖLINÄRIUS, - Α , 212

    *PAPPÄRE, 3 7 , 4 0

    MÖNÄCHUS,

    PÄR, PÄRE,

    22 IL6, 2 0 8

    MÖNS, MONTE,

    37

    PÄLÄ, 36

    M0KOR ( b a s c o ) ,

    2

    OLIVA, 2 0 4 57

    MERDOUKOÜS ( g r . ) ,

    MÖNTicÜLUS,

    66

    PÄRERE, 4 1 , 1 2 7

    163

    MÜHIM ( a r . ) ,

    115

    PARAULA, 68 PASCHA (PASQUA), 1 9 , 59

    MÜLLEUS,

    37

    MÜRINUS,

    37

    PASTINÄCA, 7

    MÜRTEÜS,

    37

    PATER, PATRE, 6 7

    *MUTIUS,

    164

    PAÜCÜS,

    PÄSSER, 2 2

    68,93,183,213

    PAÜPER, 6 8 , 7 2 , 1 3 6

    MÄLUM, 2 4

    PÄX, PÄCE, 2 4

    MÄLUM, 2 4 MÄNCÜS, - A , 4 6 , 1 2 7

    NÄKA ( g r . ) ,

    MANDÜCÄRE, 4 0 , 1 2 7

    NÄRE, 4 0

    MÄNE, 2 3 , 3 7 , 4 0

    NÄ(R)RÄRE,

    PECÖRA,

    57 37,127,185

    3 6 , 3 7 , 4 0 , NÄTÄLIS, 59 NATÄRE, 4 0

    MANEANUS,-A, 41, 209

    186

    PECTUS, ( p l . ) -ÖRA, 12, 2 8 , 5 1 , 8L PECÜS, 2 8 , 3 7 , 81, 1 2 7 PEDIS, PEDUC(Ü)LU,

    236

    MÄNICÄ, 9

    NEGOTIUM, 4 4

    MÄNSIO, -ÖNE, 4 3

    NEMO,

    MANTI(S)SA, 6

    NEPÖS, NEPÖTE,

    MARIANE, 2 7 1 , 2 7 3

    NIDUS, 2 0 7 , 2 1 3

    PENSÜM, 4 4

    MÄSC(Ü)LÜS,

    NIGELLUS, - A , 2IO

    PERCÖNTÄRI ( - E ) , 3 7 , 1 2 7

    ΝΪΧ, NIVE, 82

    PERNÄ, 4 1

    MÄSSÄ,

    236

    138

    MÄSSÄRIUS,

    PEIUS, 8 7

    37

    PELLIS, PELLE, 2θ8 72

    NOCTEISTA, 8L

    138

    PE(N)SÄRE,

    185

    PERTÜNDERE, 4 1

    MASTICÄRE, 4 0

    NÖSTER, NÖSTRU,

    MATRIX, -ICE,

    NÖVÜS, - A , 2 4

    PETRA,

    N 0 X , NÖCTE, 8L

    *PETTIA,

    NÜDÜS, - A , 2 4

    PHASEÖLUS ( g r . ) ,

    127

    MÄTÜTINUS, - A ,

    36

    MEDICÜS, 7 3 MEDILJS, - A ,

    NÜRÜS(NURA),

    IL6

    209

    NÜX, NÜCE, 6 6 , 1 8 3 , 2 2 9

    MEL, 2 0 5 , 2 6 0 MELCA ( g e r m . ) ,

    237

    55

    37

    MELO, - Ö N E ,

    202

    186, 202, 210 ÖC(Ü)LÜS,

    ME(N)SA,

    ÖLEÜM,

    330

    37

    PI(C)CÄRE,

    7

    127

    PIGER, PIGRU, 68 ""PILLIONE, 2 0 7

    OCCIDERE, 7 0 , 7 3 , 1 2 7 ,

    MELUM, ( p i . ) MELA, 2 0 5 22,37,41

    182

    PIGNÜS, ( p l . ) PIGNORA, 28

    MELIUS, 7 7 , 8 7 , 1 5 4 ME(L)LINUS,

    PETERE, 3 7 , 4 1 , 1 2 7

    182,235,236

    177

    PILUS,

    66

    PIRÜM, ( p l . ) PIRA, 82 PISCIS, PISCE,

    183

    24,66,

    PIX, PICE, 2 3 2 , 2 3 3

    QUINTANA, 74

    SPÖ(N)SÄRE,

    PLACET,

    QUIRITÄRE,

    II 'SQUIR(L)ULUS,

    233

    75

    PLÄNGERE, 3 7 , 4 0 , 8 3

    QUISQUILLIÄE, 7 5

    STÄRE,

    *PLATTEA, 2 7 2 , 2 7 4

    QUI(S)NAM,

    STE(L)LA,

    PLÖRÄRE, 4 0

    QUO,

    PÖCÜLLLJM, 4 6

    47

    76

    185 75

    70

    STILLIU,

    82 210

    QUÖD, 7 5 , 1 2 1

    STIVÄ,

    POLLEN, -ΪΝΕ,

    37,41,82

    QUÖMÖDO,

    SÜBEREUS, 7 8 , 2 2 2

    POLLEX, -ICE,

    232

    QUÖ(T)TIDIÄNUS,

    75 76

    46

    SÜBTA,

    PÖMÜM, ( p l . ) -ORA, 8 2 , 1 2 7

    SÜBTÜS,

    PÖRCÜS,

    SÜPRÄ,

    184

    117 117 117

    PÖST, 1 1 4 , 1 1 5 , 1 8 5 , 2 1 3

    REGNÜM, 2 2 7

    SÜRSÜM,

    117

    PRESSE, 2 1 2

    REPERIRE,

    SÜS, SUE,

    128

    PRESsius,

    RES, 82, 271, 273

    114

    '-""PRIMA VER, PRIÜS, PRO,

    REX, REGE, 9

    39

    PRIMUM (TEMPUS),

    39

    RIVÄLIS,

    42

    RÖBÜR, - Ö R E ,

    114

    Il6

    PRÖPE,

    36

    222

    RÖSA, 9

    213

    PÜLEX, -ICE,

    66

    207

    22 120

    TANDO, 2 2 , 6 7 , 2 0 7 , 2 2 7

    RÖTA, 1 8 2 , 2 1 3

    TAÜRÜS,

    RUGITOS,

    TEMPUS, 2 8 , 8 l

    51

    PÜLLÜS,-A, 8 , 2 3 , 3 7 , 1 4 5 , 186 PULLIONE,

    TÄBÜLA, TÄMEN,

    68

    TENERE,

    41

    TERGÜM,

    54

    TERMEN, -INE, 6 8 , 6 2

    SÄGITTA, 4 6

    PÜPILLÜS, 7 2 , 1 2 6

    SÄL, SALE,

    PÜTÄRE, 4 2

    SANCTU GAVINI,

    205 72

    TERRA,

    183

    TIMEO,

    212

    SANGUIS, -ΪΝΕ, 4 7 , 7 5 , 8 2

    ΤΪΤΤΑ,

    SÄPERE, 3 7 , 1 8 6

    TÖRMENTÜM,

    54 68

    3 3 , 4 1 , 68TÖRNÄRE, 183, 228

    QUACTILE, 74

    SARTÄGO,-ÄGINE,

    QUÄDRÄGESIMA, 74

    SCAEVÜS, 2 7 0 , 2 7 2

    TÖTTUS, 9 3

    QUÄDRÄGINTA, 74

    SCÄMNÜM, 9 3 , 2 2 7

    TRÄIECTÜS,

    76

    QUÄDRONE, 74

    SCIRE, 3 7 , 1 8 6

    TREIECTUS,

    76

    QUÄDRÜLA, 74

    SCYPHÜS,

    TRIBÜLARE,

    42

    QUAERERE, 4 1 , 7 5 , 1 2 7 ,

    SECÜNDÜS,

    55

    TRICÄRE,

    76

    43

    SEGAILA, 12

    TRIFÜRCIUM,

    QÄ'ID(ar.), 63

    SEPÄRÄRE,

    TRITICUM, 3 7 , 1 2 9 , 1 8 5 ,

    QUÄNDO, 6 7 , 1 8 3 , 2 2 7

    SEPTEM,

    QUÄSILLÜS,

    SEQUONDOS,

    207

    46

    202

    227

    236 76

    QUÄTTÜÖR, 7 4 , 7 5 , 1 3 5

    SERÖ, 3 7 , 8 l

    QUEM(NE), 4 7 , 1 7 5

    SIGNÜM, ( p l . ) SIGNA,

    QUERCEA, 3 6 , 2 2 1

    227

    QUIA, 7 6 , 1 2 1

    sfris, 82 söciüs, 79 SÖL, SOLE, 2 0 5 , 2 1 2

    71,233

    82,

    46

    SINISTER, 2 7 0 , 2 7 2

    QUIETÜS, 4 4 , 7 6

    SÖL(I)DUS,

    QUINDECIM, 74

    SÖRÖR, 8L

    QUINQUE, 4 7 , 1 3 5

    SPIRITUÄLIS,

    36

    22

    TLIRBÄRE, 4 4 TÜTÄRI ( - E ) ,

    SILIQUÄ,

    QUID DEUS,

    :: "TRÖPÄRE,

    TÜNC,

    Q(U)ERCÜS, 36, 7 5 , 1 2 7 , 221 QUID, 47, 7 6 , 1 2 1

    46

    40

    TUTUR (basco), 10 THius(gr.), 34 ΤΗΟΜΙΧ, 46 THROP (germ.), 3 7

    66 UBI, 72, 114 51

    ÜMBILICÜS,

    25

    331

    ÜNDE,

    113

    ÜRERE,

    37

    URCEÖLÜS, ÜRVUM,

    VALE AT, 79

    46

    VET(Ü)LUS,

    78

    VEC(U)LUS,

    VILLA, 4 2 , 1 8 6

    VENTER, -TRE,

    VINEA,

    60

    VENUS, VENERIS,

    ÜSTÜLÄRE,

    VER, 39,40

    37

    185

    59, 139 39,

    40 44

    VÄCÄRE, - Ν Τ Ε , 4 3 , 7 0 , L85

    VERITAS, -ATE,

    VÄCCÄ,

    VERVEX, - E C E , 7 0 , 7 2 , 1 2 7 ,

    VAICA

    232 40

    (prerom.), 70,

    72

    208

    24

    66,70

    VITIUM, 2 7 2 , 2 7 3

    vmücüs, 39,41 VÖCÄRE, 7 0 , 1 2 7 , 1 8 5 *VÖCH"ÜS, *VÖLERE, VRABIJ

    25

    VETÜS, VETERE,

    70

    165 1 2 7 , 178

    VOMER, -ERE,

    186, 202 VETÄRE,

    VINUM,

    VIR(I)DIS,

    *VERÄNUM (TEMPUS), VERBÜM,

    VÄDERE,

    37

    73

    VELLE (V. VOLERE)

    USC(U)LARE, 4 1 , 2 3 6 ÜVÄ,

    VIDERE,

    208

    37

    46

    (slavo), 22

    VÜLPES, - E ,

    72

    II. Indice delle voci sarde e romanze, germaniche, slave e basche. a, 6 8 , 1 1 9 , 1 2 0 ab, 115 abbaidäre, 76 (a)baix (cat.), 148 abans (cat.), 122 abbaxari, 153 abaxo,153 (a)bäsu, 148 abba, 9, 71, 75, 188 abba (APE), 213 äbbila, 75 abbruxari, 157 abbruzäi, 157 äbis, 72 äbiu, 6 abrili, 189 abrusar (cat.), 157 äbu, 221 aburrir (spagn.), 71 acabar (cat.), 143 akkabäre, -äi, 143 accabäri (sie.), 143 accantas, 115 acaso (spagn.), 166 acasu, 166 akkäzu, 166 akkatäre, 227 acertar (spagn.), 144

    33 2

    akkoa, 71 akkonortäre, 71 (a)conhortar (cat.), 163 ak(k)wa, 188 akkunortäre, 163 akutos (mozar.), 25 (ac)cappäre, 180 ad, 115 adadi, 72 adäpa (rum.), 74 adarra (basco), 10 addae, 180 addunaizi, 144 addunarisi (sie.), 144 addiozu, 163 ademanno, -are (romanesco), 138 ademplir (cat.), 163 adempriviu, 163 adfaitare, 153 adios (spagn.), 163 adomandare (tose, ant.), 138 adonar-se (cat.), 144 adorare, 165 adorar (spagn.), 165 aduncas, 114 (a)dzappäre, 180

    a(d)zülu, 164,177 äe, 23 aere, 165 aet, 72 afaitar (cat.), 153,163 afear (spagn.), 166 affaitäre, 163 affeadu, 166 affeare, 166 a(f)fräbikka, 157,163 a(f)fr 73 iuvu, 72 ivats, ivaz (cat.), 145 iverru, 72 jana (mozar.), 36 janela(pt.), 36 jugi, IJ4 jument (fr.), 21 jour(fr.), 22 jutge(cat.), 154

    lää, io, 208 labore, 44 labour (fr.), 44 ladäminis, 128 lado(pt.), 115 ladus, 72 lämbidu, 75 lämpadas, 59, 128 lana, 208 lande, 227 ländiri, 222 ländzu, 273, 275 längu, 2 7 3 , 2 7 5 länne, 227 lantsolu, 202 län'n'u, 273, 275 laoru, 72 lära, 236 lätte, -i, 227 laterati, 126 latos, 126 laurar (occt.), 44 lavandino (piem.), 169 lavandinu, 169 leccia (it.), 222 leggu, 1 5 6 , 1 6 5 , 2 5 0 legumen, 82 lejos (spagn.), 114 leori, 271 leppa, 57 Leppore, 66 Lepuri, 66 lettu, 227 lia, 213 liapre (arag.), 25 licca, 222 lieros, 72, 126 limpiu, 180, 210 linced (rum.), 4 7 , 7 5 linge(rum.), 36 lingurä (rum.), 43 linna, 227 linnu, 82 liori, 271 lissa, 157 littsa, 222 llaurar (cat.), 44

    339

    llavor (cat.), 44 lleig(cat.), ι J 6, 16 j llentilla (cat.), 157 llissa (cat.), 157 lodde, 271, 273 lofia (corso), 139 löga(gen.), 139 lograre, 180 logu, 126 lompiri, 127 lomuru, 236 lori, 44 lot(ingl.), 37 lovia (gen.), 139 lüa, 208 lucci, 229 ludzi, 56 luego (spagn.), 145,210 l(u)egu, 145, 177 lueghu, 145 liina, 208 lünesdi (gen.), 139 lüni, 139 lunis, 81, 139

    mayo (spagn.), 211 may ore, 87 margäni, 180 marrit (cat.), 156 (z)mariu, 156 martigüza, 57 martis, 139 martis, 81 marthi, 139 masä(rum.), 21 mascu, 236 mäsu, 236 massu, 134 massaio (it.), 138 massayu, 138 mästriu, 68, 73 mästru, 138 mata(basco), 12 matta, 12, 180 mateix (cat.), 1 5 3 , 1 5 4 matesdi (gen.), 139 ma(t)tessi, 153 mattsone, 180 mäu, 208 mäu, 208

    mbulikäre (cal.), 144 me, 116 medäu, 189 medzus, 67 meidadi, 73 meigäma, 58 mejghu, 73 meiu, 116 meius, 77 mela, 82 meliko (arag.), 25 melluzu, 87 mengänu, 209 mengius, 78, 154 mentras, 122 mentre(s) (spagn., cat.), mannu (MAGNUS), 83,221, 122 227 mentri, 122 merka, 55 mantessi, 154 mere, 81 many (cat.), 36 rnaüo (spagn.), 36 mesa (spagn.), 8 3 , 1 2 2 manana (spagn.), 2 1 , 3 7 meza, 21 makkäri, 25 madäu, 189 maestro di (tose.), 138 magazzino (it.), 177 magadzinu, 177 main (fr.), 37 maiorales, 126 maistu, 138,237 maladiu, 68 malti, 139 mandigäre, 180 mankäi, 125 mannäi, 221 mannoi, 221 mannu (MANU), 209

    340

    mesis, 67 mesu, 116 meta, 72 meura, 228 meiira, 228 mientras (spagn.), 122 migaza, 157 miine (rum.), 36 minä (rum.), 44 minnännu, 221 minore, 87 mizia, 138 mitjes (cat.), 157 mittsa, 36, 180 mocador (cat.), 144,157 mocho (spagn.), 164 moddekku, 11 moddittsi, 180 mogoro, 12 moineau (fr.), 22 moixo (cat.), 157 molente, 42, 83, 180 moliner (cat.), 154 molinärgu, 212 molinardzu, 212 monakos, 83 monja(cat.), 155 monga, 155 mowöi, 202 monte(de), 116,208 morgiat, 78 muccadori (sie.), 144 mukkadore, 144, 154 muchacha (spagn.), 164 mucäca, 169 mugaro (bal.), 12 mugeri, 67 mughere, 67, 77 mugieri, 67,77 muiere, 67, 77 mulinäggu, 212 mulinaiu, 154, 212 mulineri, 154 mul'u (rum.), 37 munkadore,-i, 154,157 mungia, 78 munt (cat.), 37

    muny (cat.), 37 murinäggu, 212 murinälgu (algh.), 212 murnu (ram.), 37 murru (it. mer.), 41 musca, 83 musone, 157 mutsuru, 10 mutur (basco), 10 muturru (basco), 10

    nannäi, 221 nannoi, 221 narbone, 12 nausea (it.), 188 nebode, 72 nebodi, 72 nettu, 180 neuläke, 12 nexunu, 134 nez (fr.), 128 nikele, 92 nidu, 213 nidu, 207, 213 niddu, 213 nie, 82 nieddu, 210 niente, 134 nienti, 92 nigellu, -a, 73, 210 noba, 24 nobleza (spagn.), 165 nobu, 202 nodzi, 183, 229 noiro (galg.), 11 nomen, 82 ηό(η), ii7 nonno (it.), 221 nonnu, 221 noriu (galg., astur.), 11 nossada, 117 nostu, 237 nottesta, 81 nubiddai, 202 nuce, 66 ηύέϊ, 229

    niida, 24 nudda, 92 nuge, 178 nugis, 66 nuzedda, 188 nuzi, 178 nulla, 92 nullu, 92 (n)nüra, 209 nuraghe, 2, 3, 4 nura, 12 nurile, 11 nzirtari (sic.), 144 n'on'a, 168

    obu, 213 obu, 213 oberi(ri), 202 obresi, 202 okkanno, 37 ocell (cat.), 23 occhiali (it.), 165 ochjere, 73 occales, 165 occi, 134, 182 oddana, 188 ogru, 182 ogu, 182, 236 Ogulino, 68 ogus, 116 oggu, 235 oggi, 229 ozu, 235 oiseau (fr.), 22 oliba, 82 omine, -i, 82, 208 ongint, 47 opera, 126 orbäda, 202 orbei, 202 orenella (cat.), 156 origa, 236 oriza, 235 origga, 23 j oriya, 235 orinella (cat.), 156

    orinel'a, 156 oräna, 218 oriu, 177 oroda, 218 oroele, 222 orubiu, 218 onio, 218 ortus, 67 osca, 114 ottigu, 222 oyu, 134,235

    pake, 25 pacu, 68, 93 paku, 183 padrina (cat.), 155 padrina, 155 padzare, 74 pagell (cat.), 157 pagellu, 157 päggu, 183 paghi, 72 pägu, 183 pagüra, 68 pajaro (spagn.), 23 paladar (cat.), 145 paladäri, 145 pane, -i, 208 paner(cat.), 156 paneri, i j 6 paperos, 68, 72 paperu, 136 para, 15 j paragula, 68, 72 pardal (pt.), 23 pardula, 74 pare (cat.), 155 parentis, 67 pares (cat.), 67 päresimi (rum.), 74 pargiat, 78 päris, 67, 115 parthone, 67 päsare (rum.), 22 paskizedda, 59 passaro (pt.), 23

    341

    passero (it.), 22 patru (rum.), 74 pätrunde (rum.), 41 pathu, 79 Paule, 68 paura (it.), 68 pekus, 28, 38 pechos (spagn.), 129 pfsu, 183 pedde, -i, 208 pee, 73 pegus, 2 8 , 4 1 , 7 2 , 8 1 percontar (pt.), 37 perda, 182 permor (cat.), 116 peru, 135 periinu, 92 petarra, 10 petora, 12, 82 pftra, 182 pettus, 28, 83 peiic(cat.), 157 peuzu, 87 peyus, 87 phuddu, 8 piaghere, 235 piangere (it.), 37 pikkapedreri, 154 pike, 232 picconi, 180 pie, 233 pf>e, 233 pienu, 134,235 pien'i, 183 pigliare (tosc.), 138 pigota (cat.), 156 pigotta, 156 pihe, 233 pilloni, 180 piloso, 66 pinnus, 28 pintäna, 74 piogu, 236 pira, 24, 66, 82 piske, 83 piscopu, 72 pits (cat.), 28

    342

    piukku, 157 piz (retorom.), 28 pizarra (spagn.), 164 pizära, 164 plakendeli, 72 plaguit, 233 plätha, 79 plinge (rum.), 37 pobertadi, 136 poberu, 136 pobillos, 172 P