276 19 36MB
Italian Pages [817] Year 1966
Prof. CARLO Professore
FERRARI
di Meccanica Applicata alle Macchine Politecnico di Torino
Prof. ARIO Professore
ROMITI
di Meccanica Applicata alle Macchine Politecnico di Torino
MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE Con 541 figure nel testo
UNIONE
TIPOGRAFICO-EDITRICE
TORINESE
FERRARI-ROMITI.
ERRATA-CORRIGE pag.
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17. Applicazione al problema delle piante...
17. Applicazione al problema delle piastre...
37.
37.
Minimo
dei
denti...
Minimo denti...
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35 41 44 46 49 53
Indice
VI
13. Meccanismi cinematicamente equivalenti a manovellismi a glito rotante . Nr . Pag. 14. Sistemi articolati non scomponibili (o) ‘riducibili a | quadrilateri > articolati . . 15. Sistemi piani non riducibili a sistemi articolati . PROBLEMI
INVERSI
.
16. Determinazione delle polari, assegnata la legge del moto relativo . 17. Applicazione al problema delle piante (o leve) rotolanti . 18. Tracciamento dei profili coniugati. Caso in cui uno dei profili è un semplice punto. Rolletta 19. Problema inverso sulle rollette 20. Applicazione: il problema inverso per eccentrico di prima e di seconda specie; tracciamento del contorno della camma . 21. Tracciamento dei profili coniugati nel caso generale: metodo dell’inviluppo . RA 22. Tracciamento dei profili coniugati: ‘metodo delle normali 23. Strisciamento tra i profili coniugati . 24. Tracciamento indipendente dei profili coniugati . 25. Metodo degli epicicli: tracciamento dei profili coniugati come o tralettorie di un punto . . NA 26. Metodo degli epicicli: tracciamento ‘dei profili coniugati come inviluppi di linee 27. Interferenza . GEOMETRIA
28. 29. 30. 31.
RUOTE
DENTATE
Definizioni fondamentali Linea di ingranamento. Arco Angolo di pressione Profili dei denti . DENTATURE
32. 33. 34. 35. 30. 37. 38. 39.
DELLE
A
PROFILO
CILINDRICHE
d’azione
.
. .
CICLOIDALE
Tracciamento dei profili cicloidali . Linea di ingranamento e arco di azione . Strisciamento dei profili coniugati . Contatti anormali nelle dentature cicloidali . . Influenza del diametro dell’epiciclo sulle proprietà della dentatura Minimo dei denti nelle ruote dentate con profili cicloidali. . Ruote dentate modulari. Norme modulari Ruote dentate speciali . RUOTE
DENTATE
CON
PROFILI
AD
EVOLVENTE
DI
CERCHIO.
40. Tracciamento dei profili . 41. Caratteri geometrici delle dentature ad ‘evolvente . 42. Arco d’ingranamento . . 43. Interferenza nelle dentature ad evolvente. Caso ‘delle ruote ‘esterne 44. Interferenza nelle dentature ad evolvente. Caso delle ruote interne 45. Relazione tra minimo numero di denti e angolo di pressione. . 46. Dentature a cerchi spostati (o corrette)
Indice RUOTE
CILINDRICHE
A
DENTI
ELICOIDALI
47. Ruote a dentature diritte e ruote a gradini LL 48. Ruote di Hooke senza strisciamento . 49. Ruote cilindriche a denti elicoidali: vantaggi che esse > TIRA 50. Passo frontale. Passo assiale. Sfasamento delle ruote dentate a denti elicoidali. o R 51. Generazione della superficie Dio Di; Fas dda patta tento a denti elicoidali. . 52. Luogo dei punti di contatto Taito, di due aenti nia mò ruote cilindriche a denti elicoidali. . E 53. Proporzionamento delle ruote dentate a denti elicoidali . Bibliografia
(Introduzione)
Bibliografia
(Capitolo
CapItoLo
SEconDO.
I) —
Moto
sferico .
L Leggi ed equazioni fondamentali della cinematica dei sistemi rigidi, o costituiti da membri rigidi, con un punto fisso . . Profili coniugati e superfici coniugate delle coppie rigide sferiche Problemi tipici della cinematica delle coppie sferiche e dei meccanismi corrispondenti . Problemi diretti . PROBLEMI
INVERSI
.
. Determinazione della poloide e della erpoloide e dei profili coniugati corrispondenti ad una data legge del moto relativo . STUDIO
GEOMETRICO-CINEMATICO
DELLE
RUOTE
CONICHE .
. Determinazione dei coni primitivi di una Su di ruote coniugate coniche . . Velocità di strisciamento asi profili n noia Rettore: di frizione e ruote coniche dentate. Coni complementari . 8. Tracciamento di profili coniugati 9 a. Profili sferici cicloidali 9 b. Profili sferici ad evolvente 9 e. Coseni direttori della retta d’azione della rari alla SUIS dei denti . 10. ‘Tracciamento aretino ohi pesan denti. 11. Procedimento di taglio delle ruote coniche . RUOTE
CONICHE
CON
ASSE-DENTE
CURYO.
12. Asse-dente ad inclinazione costante. Dentature Gleason, Bileram e Klingelnberg . 3_ 13. Generazione della superficie gua oa ea FIST) Foa Conigie ad asse-dente curvilineo o 5 14. Passo frontale e passo Girconeste ato, per lE Goe sno con denti ad asse curvo
Bibliografia
.
175 176
VII
Indice
CarrroLo
Terzo. —
1. Leggi
Moto
rigido generale
fondamentali
PROBLEMI
DIRETTI
della
cinematica
per
i moti
rigidi
generali
.
2. Trasmissione del moto rotatorio tra assi shembi con ruote cilindriche a denti elicoidali Lo 3. Trasmissione del moto rotatorio tra assisi sghembi con i ruote coniche ad asse curvilineo . PROBLEMI
INVERSI
.
4. Determinazione delle superfici coniugate corrispondenti a una data legge del moto relativo. Metodo dell’inviluppo . . . 5. Generazione delle superfici coniugate per mezzo di una superficie ausiliaria 6. Esempio di applicazione del metodo dell'inviluppo ‘ Vite senza fine-ruota elicoidale . 7. Esempio di applicazione del metodo della superficie ausiliaria Ruote
Bibliografia ESERCIZI
ipoidali;
ruote
iperboloidiche
.
. .
Cinematica del punto Cinematica dei meccanismi . Profili coniugati. Camme . Giunti di trasmissione . . Ruote cilindriche a denti diritti. . Ruote dilindriche elicoidali con assi paralleli . Ruote coniche . . . Ruote cilindriche elicoidali con assìsi sghembi RIPPER Vite-ruota elicoidale e ruote ipoidali.
PARTE
SECONDA
Dinamica applicata. INTRODUZIONE. CapitoLo
—
Classificazione
PrIMo. — Forze
delle forze operanti
agenti negli accoppiamenti.
nelle macchine . .
L Elementi da cui dipendono le forze agenti negli accoppiamenti 2. Forza di contatto per contatto puntiforme (o lineare): caso del. l’attrito nullo . Forza di contatto puntiforme (o lineare) di strisciamento : attrito non nullo (per superfici asciutte) . Forza di contatto per coppie rigide (a contatto di strisciamento; superfici coniugate asciutte). Coppia rotoidale (contatto lineare) . Coppia elicoidale .
258 260
Indice
IX
. Coppie rigide superiori (contatto lineare o puntiforme) . . Pag. . Azione di contatto per contatto superficiale (attrito fra > Supertiei asciutte). Ipotesi di Reye . . Legge di ripartizione della pressione di ‘contatto, per una coppia rotoidale cilindrica portante secondo l’ipotesi di Reye. Determinazione dell’azione risultante . . Freni a tamburo . Le . Legge di ripartizione della pressione di contatto per una | coppia rotoidale portante- spingente. secondo l’ipotesi del cere . . RA 11. Freni a dischi . 12. Legge di ripartizione della pressione al contatto per una coppia rotoidale spingente secondo L'ipotesi del € Reye. Applicazione al freno a cono di frizione . . .
266
FORZE
DI
RIGIDO
13, 14. 15. 16. 17.
CONTATTO E
UN
PER
MEMBRO
COPPIE FLESSIBILE
COSTITUITE
DA
UN
285
MEMBRO
.
Organi flessibili usati nelle macchine . . Notizie sulle funi Notizie sulle cinghie . Notizie sulle catene . Trasmissione con funi o con \ cinghie. Richiamo delle ‘equazioni fondamentali della dinamica dei flessibili (per le funi e per le
cinghie) .
331
18. Legge di variazione | della ‘tensione ‘lungo Fi tratto avvolto ‘sulla puleggia (per una cinghia o una fune) . 19. Scorrimento globale e scorrimento elastico. Arco di aderenza (o arco ozioso). Potenza dissipata dall’attritoo nell'acconpiamento flessibile. Puleggia . 20. Curva funicolare dei rami liberi. e legge di variazione della tensione
333
335
lungo essi (per condizione di funzionamento a regime: w = costante)
340
A
21. Determinazione della tensione |in una sezione generica del flossibile. Determinazione della coppia limite (sull’asse di una puleggia) o della velocità angolare limite per scorrimento globale 22. Rigidezza delle funi e dei cingoli elastica e anelastica . 23. Cinematica e dinamica delle trasmissioni con catene. . 24. Rigidezza delle catene RE 25. Altra applicazione dei flessibili: paranchi . TEORIA
26. 27. 28. 29. 30. 31. 32.
ELEMENTARE
DELLA
LUBRIFICAZIONE
.
Forze di contatto per coppie costituite da membri rigidi con contatto di strisciamento: attrito tra superfici lubrificate . Atto di moto di un fluido. Velocità di deformazione . Stato di tensione di un fluido in moto. . Coefficienti di viscosità. Viscosità cinematica . Lee Coppia prismatica lubrificata. Lubrificante liquido. Teoria elementare di Reynolds e Michell . Coppia prismatica lubrificata: caso in cui entrambe. le superfici coniugate sono piane . . Variazione della temperatura del meato. Equazione. dell'energia
Indice 33.
34.
Coppia prismatica lubrificata: influenza della variazione della viscosità e della densità lungo il meato per meato di spessore costante . o Influenza isa nr) del ano COPPIA ROTOIDALE SIBILE
PORTANTE
LUBRIFICATA.
FLUIDO
INCOMPRES-
35. Teoria elementare di Sommerfeld. Cuscinetto completo : 36. Cuscinetto parziale . 37. Influenza della variazione do nazio ‘del lubrificante e influenza dell’allungamento finito del perno . 38. Perno con carico dinamico lo o 39. Coppia rotoidale spingente Lafriacana Fluido ia ag 40. Lubrificazione limite. Attrito epilaminico. Attrito combinato . 41. Coppie rigide elementari piane lubrificate. Lubrificante gassoso N 42. Lubrificazione idrostatica . 43. Lubrificazione con fluido non ezio FORZA CON
DI
CONTATTO
CONTATTO
DI
PER
COPPIE
COSTITUITE
DA
MEMBRI
RIGIDI
ROTOLAMENTO
44. Coppie di attrito. , 45. Deformazione dei membri in prodotta lizione sm di contatto. Caso statico. Formule di Hertz . n 46. Parametro di attrito volvente conseguente alla modi sticità dei membri a contatto . n 47. Parametro di attrito volvente conseguente Hue coon l'ac superfici coniugate . . aio . 48. Applicazione: cuscinetti a i 49. Esempi di determinazione delle reazioni Fincaltii: con attrito |radente e volvente , . Bibliografia CAPITOLO
. SECONDO.
--- Forze
d’inerzia . .
L. Forza d’inerzia risultante . 2. Momento risultante delle forze 3. Lavoro delle forze d’inerzia . Bibliografia
Sb
a
WD
CapitoLo
d'inerzia
. Terzo.
—
Equazioni
fondamentali
della dinamica
Introduzione. . Principio di D’ Asta . . Equazioni cardinali della dinamica. . . Equazione dell’energia Applicazione ea dell'energia fano Saito fio delle macchine . . Equazioni del moto di un ita di massa E 0 , . Il principio dei lavori virtuali. L’equazione simbolica della dinamica .
Indice . Equazioni
di Lagrange
.
ka
Analogia tra sistemi meccanici e sistemi elettrici
.
. Realizzazione di modelli analogici per sistemi lineari. Equazioni di
Lagrange per i sistemi elettrici . Sistemi elettromeccanici. o Pquazioni di Lagrange per sistemi elet-
10.
tromeccanici
.
2.
Princìpi variazionali in meccanica . . Metodi variazionali. Metodo di Rayleigh- Ritz.
11. 12. 13. 14.
Contatto Contatto
Bibliografia CapiroLo
d’urto. d’urto.
Equazioni generali della teoria Teorema di Carnot.
. Quarto.
—
Sistemi
di controllo
. Descrizione dei sistemi di controllo Analisi dei sistemi di controllo Gli organi dei sistemi di controllo . . I principali modi di controllo . Le tecniche di controllo . Stabilità dei sistemi di controllo lineari . Stabilità dei sistemi di controllo non lineari 8. Problemi di compensazione e di ottimo Bibliografia ESERCIZI
. .
Contatto
con
attrito
.
Freni .
Flessibili Viscosità Cuscinetti Dinamica Dinamica Dinamica Dinamica
. . e lubrificazione . a rotolamento . del punto materiale degli organi delle macchine dei mezzi continui . delle vibrazioni .
Metodi analogici e di similitudine . Sistemi Indice
di controllo
amalitico
.
.
.
. .
. dell'urto
INTRODUZIONE
Consideriamo
in questo
volume
la parte della Meccanica
applicata
che riguarda lo studio meccanico delle macchine, concepite come sistemi di corpi fra loro collegati, in modo che sia possibile la trasmissione del moto e delle forze da un corpo all’altro. Appare da questo la duplice funzione di ogni macchina: quella di trasmettere il movimento e quella di trasmettere le forze; a tale duplice funzione corrisponde la classica divisione della Meccanica applicata nelle due parti, Cinematica applicala e Dinamica applicata. Nella Cinematica applicata il moto è studiato indipendentemente dai fattori che lo producono e lo influenzano (forze e masse); più precisamente, data la macchina e definita la legge del movimento, assegnando l’equazione oraria (o le equazioni orarie), si indicano come si ottengono velocità ed accelerazioni di ogni punto del sistema; si studia pure il problema inverso: assegnata la legge del moto relativo delle varie parti fra loro collegate si determinano quali forme queste parti debbono, o possono avere, perchè la predetta legge sia realizzata. Nella Dinamica applicata il moto è studiato in relazione alle forze applicate alle varie parti e alle masse che queste hanno;
1) l’analisi (in dipendenza
delle forze del tipo
operanti
di contatto
nelle
macchine:
e della
toccano); forze elastiche (in dipendenza
della
natura
essa comprende:
forze
deformabilità
forze di inerzia. Questa analisi è diretta a dedurre
di contatto
dei materiali
dei
che
si
corpi);
quali sono i parametri
da cui dette forze dipendono e quale è la natura di detta dipendenza, e pertanto a individuare le proprietà tipiche delle forze stesse; 2) Vapplicazione delle leggi della dinamica e delle equazioni in cui esse si traducono, alla determinazione del comportamento di un dato sistema, soggetto a forze attive esterne date per date condizioni iniziali, o alla determinazione di alcuni elementi appartenenti ad un dato sistema su cui agiscono forze attive esterne note, per date condizioni imposte a questo comportamento. Fra questi problemi distinguiamo quelli che si riferiscono a condizioni normali di funzionamento delle macchine, in cui queste si comportano, o si possono considerare, come sistemi a un solo grado di libertà, dai problemi relativi a condizioni 1 —
FERRARI-ROMITI.
2
Introduzione
più generali di esercizio, per le quali il numero dei gradi di libertà è sempre maggiore di uno. Sono, ad esempio, problemi della prima categoria quelli diretti a stabilire il bilancio energetico nel funzionamento a regime, o per una data legge imposta al moto del sistema; dei problemi della seconda categoria noi consideriamo qui per l’interesse generale che presentano solo i seguenti: a) In molte macchine si richiede che una data grandezza fisica rimanga costante, uguale ad un valore prefissato (chiamato valore desiderato), oppure che lo scarto (o errore) della grandezza rispetto al valore desiderato si mantenga entro un dato limite. La grandezza regolata può essere qualsiasi: meccanica (ad es., numero di giri di un motore idraulico o termico che comanda un generatore di energia elettrica; oppure, pressione di un serbatoio, pressione di alimentazione di una turbina a vapore; portata di un condotto, ecc.); eletirica (tensione o intensità di corrente, in una rete); termica (temperatura di un ambiente, quantità di calore fornita da una data sorgente). In ogni caso l’azione degli organi, che sono predisposti per ottenere che l’errore della grandezza regolata X rispetto al valore desiderato sia entro i limiti tollerati, e che costituiscono il cosiddetto sistema di regolazione, non può annullare istantaneamente detto errore, se questo, in conseguenza di una perturbazione prodotta da una causa qualsiasi, si è verificato, e pertanto all’istante in cui si è determinata una differenza tra il valore attuale e il valore desiderato della X segue un intervallo di tempo in cui si ha una variazione continua della X e delle altre grandezze ad essa connesse; ora, è necessario determinare questa legge di variazione ed assicurarsi che il sistema di regolazione sia stabile, ossia capace di annullare l’errore, e sia pronto, ossia tale che il periodo di tempo
richiesto
per tale annullamento
sia opportunamente
piccolo.
La
determinazione del fenomeno perturbato e la ricerca delle condizioni che devono essere soddisfatte per la stabilità e la prontezza del sistema di regolazione sono il compito della teoria della regolazione automatica, In altri casi è imposto che una data grandezza fisica X vari in funzione di un’altra data grandezza fisica secondo una legge programmata (sistemi asserviti), annullando o compensando le cause (perturbazioni) che tendono a produrre uno scarto (errore) tra il valore attuale di X e il valore comandato: l’asservimento può essere di posizione, di velocità (per es., telecomando di aerei, di missili, ece.). In ogni caso un
sistema
regolato
può
essere
pensato
come
un
sistema
asservîto,
in
cui il comando non varia al variare del tempo. I problemi che si presentano per detti sistemi sono pertanto analoghi a quelli dei sistemi regolati, e costituiscono un esempio tipico di problemi della seconda categoria, secondo la distinzione sopra indicata. b) Le forze applicate alle singole parti costituenti una data macchina sono, generalmente, variabili nel tempo; per l’elasticità dei materiali costituenti dette parti si producono pertanto deformazioni variabili, a cui conseguono vibrazioni, che in particolari condizioni possono
Introduzione
3
assumere ampiezze pericolose per la sicurezza della macchina, o per il corretto funzionamento di essa. Lo studio dei moti vibratori, e la ricerca delle condizioni nelle quali si producono risonanze dannose, e dei mezzi per evitarle, o ridurle, è compito della teoria delle vibrazioni, e i problemi corrispondenti sono un altro esempio dei problemi della seconda categoria. Ammetteremo nello sviluppo delle varie parti del programma sopra indicato
che
le leggi
della
Meccanica
razionale
siano
note
e pertanto
rimandiamo ai Trattati di Meccanica razionale (v., ad es., [1], [2], [3], [4]; [5], [6], [7]) per quanto si riferisce a una loro completa esposizione; per maggiore chiarezza, tuttavia, premetteremo alla trattazione di ognuna delle parti stesse un breve richiamo di dette leggi e delle equazioni ad esse corrispondenti.
DEFINIZIONI
PRINCIPALI
1. Membri. Si chiamano membri di una macchina le varie parti di essa in moto relativo l’una rispetto all’altra; l'insieme di più parti solidalmente unite fra loro costituisce un unico membro. Il membro, se esiste, che rispetto al sistema di riferimento del moto è in quiete, prende il nome di telaîo. I membri di una macchina possono essere solidi, liquidi o aeriformi. I solidi a loro volta si possono distinguere in rigidi e deformabili: questa classificazione è puramente convenzionale, ed è usata per distinguere quei membri, le cui deformazioni sono così piccole da potere essere trascurate per la determinazione della posizione dei vari punti del membro stesso, da quelli in cui la deformazione è un elemento essenziale del fenomeno in istudio. I corpi deformabili, a loro volta, possono essere elastici, anelastici, flessibili, dove le prime due denominazioni hanno il significato ben noto dalla Fisica, mentre con la terza caratterizziamo quei corpi peri quali può essere definito un asse geometrico che può essere disposto secondo una linea qualsiasi senza lavoro esterno. Anche questa distinzione è convenzionale: in particolare i membri flessibili usati nelle macchine, funi, cinghie, catene, come ogni altro corpo solido reale, non hanno mai una flessibilità così perfetta come quella sopra indicata.
2. Coppia cinematica, elementi cinematici, superfici coniugate. I vari membri di una macchina sono collegati fra loro, e in conseguenza
di
tali
legami
(vincolì)
risultano
limi-
Esempio
Fig. 1. di sistema
meccanico.
tate le possibilità del moto di ciascun membro relativo agli altri, ossia il numero dei gradi di libertà del membro generico in esame e di tutta la macchina. Così nel sistema biella-
6
Definizioni principali
manovella, la manovella è rigidamente unita al’albero, il quale è collegato al telaio per mezzo di un vincolo (perno-cuscinetto), che ne limita il moto a sole rotazioni intorno al proprio asse, mentre è articolata a cerniera alla biella: questa, all’altra estremità, è articolata, pure a cerniera, allo stantuffo, che a sua volta è vincolato dal cilindro, solidale al telaio, a traslarsi nella direzione del suo asse (fig. 1). In grazia di tali legami, alla rotazione di un determinato angolo 40 della manovella corrisponde un determinato spostamento, lungo l’asse del moto, Ax del piede di biella, e quindi dello stantuffo: il numero dei gradi di libertà del sistema è ridotto a uno.
Fig.
2.
—
Esempio
di
coppia
cinematica.
Fig. 3. —
Esempio
di coppia non cinematica.
Si definisce coppta il sistema di due membri contigui tra loro collegati, o come anche si dice, accoppiati, e la coppia si dice cinematica, se il numero dei gradi di libertà di ogni membro della coppia è uguale a uno. Così nell'esempio prima considerato, costituiscono coppia cinematica sia il sistema albero-cuscinetto, sia il sistema biella-manovella. Altro
esempio
di
coppia
cinematica:
uno
stelo
prismatico
scorrevole
dentro una guaina (fig. 2). Esempio di coppîa non cinematica: uno stelo cilindrico scorrevole entro una guaina cilindrica, in quanto se si tiene, ad esempio, fissa la guaina, il numero dei gradi di libertà dello stelo non è uno, ma due (fig. 3). Gli elementi essenziali di una coppia cinematica (più generalmente, di una coppia in genere), sono le superfici dei membri accoppiati, che sono a contatto durante il moto, perchè è appunto da queste superfici, che dipende il moto relativo di uno dei membri accoppiati rispetto all’altro: a dette superfici si dà pertanto il nome di elementi cinematici della coppia, o superfici coniugate.
Definizioni
principali
Yi
3. Coppie cinematiche indipendenti. Coppie cinematiche dipendenti, Accoppiamenti di forza. — Le coppie si possono distinguere in categorie, in vario modo. Si hanno coppîe rigide, se sono rigidi (nel senso indicato al n. 1) entrambi i membri accoppiati; si possono avere anche coppie costituite da un membro rigido e da uno fluido: ad esempio, i condotti mobili (costituenti la cosiddetta girante) di una turbina, o di un compressore, ed il fluido che scorre entro essi. Soltanto tra i membri rigidi è possibile, a rigore, un completo accoppiamento cinematico nel senso prima definito; si parla tuttavia di coppie cinematiche costituite da
dl
(a)
(5)
Fig.
4.
—
Esempi
di accoppiamento
di forza.
un membro rigido e da uno fluido, o da uno rigido e da uno flessibile, facendo opportune convenzioni per limitare il numero dei gradi di libertà dei membri accoppiati. Si hanno coppie costituite da un membro mobile e da uno fisso (ad es., albero-cuscinetto) oppure da due membri entrambi in moto (ad
es.,
biella-manovella).
Dal
punto
di
vista
cinematico
i due
casi
sono equivalenti, bastando per ridurre il secondo al primo, considerare il moto relativo di un membro rispetto all’altro. Se A e B sono i due membri di una coppia rigida, possiamo considerare sia il moto di A relativo a B, come il moto di B relativo ad A: questo si dice «reciproco » o « inverso » del precedente, considerato come « diretto ». Se il moto relativo dei due membri accoppiati ha un solo grado di libertà, e se questa unicità del moto relativo viene assicurata dal solo accoppiamento esistente tra i due membri, indipendentemente da altri legami e da qualsiasi altra circostanza, la coppia dicesi indipendente (ad es., stelo prismatico entro guaina: fig. 2). Può invece accadere che l'accoppiamento dei due membri, considerati isolatamente dagli altri elementi
costituenti
la macchina,
sia tale
da lasciare
più
di un
grado
di libertà relativa (stelo cilindrico entro guaina; stantuffo entro cilindro: fig. 1); il numero dei gradi di libertà del moto relativo è però ridotto ad uno nel funzionamento effettivo della macchina, in conseguenza
degli
altri vincoli
lo stantuffo non può
imposti
a questa:
così nell’esempio
di fig.
1
ruotare entro il cilindro in causa del suo accop-
8
Definizioni principali
piamento
con la biella. In questo
caso la coppia
cinematica
si dice
dipendente. Vi sono infine coppie cinematiche nelle quali il legame
tra i membri
dipende dalle forze agenti: questo caso si presenta quando l’accoppiamento tra essi è ottenuto con un vincolo unilaterale, o in qualsiasi modo incompleto: ad esempio, pattino scorrente sopra un piano di appoggio; ruota di un’automobile che rotola sopra il terreno (fig. 4); il distacco dei membri accoppiati è impossibile, e l’accoppiamento è efficace, solo se la risultante delle forze applicate al pattino, o alla
ruota, ha direzione e senso tali da mantenere il pattino, o la ruota, premute contro l’appoggio. Nel caso della ruota è inoltre necessario l'intervento dell’atirito radente per escludere lo slittamento, che pora
terebbe
condizioni
il numero
due
si dice che
dei
gradi
di libertà
si ha accoppiamento
della
In
ruota.
queste
di forza.
4. Tipi di contatto tra le superfici coniugate di una coppia. — Le coppie cinematiche si classificano anche a seconda della natura del contatto tra le superfici coniugate. Se si esclude il caso che le superfici presentino punti singolari, in ogni punto di contatto P le superfici hanno un piano tangente di contatto, mentre
ogni retta in questo
piano
passante
per il punto
di con-
tatto P è una tangente di contatto; la normale allo stesso piano, passante
per P, è infine detta normale di contatto. Nelle coppîe rigide si possono conda
dei loro
caratterì geometrici
distinguere vari tipî di contatti a se(elementi geometrici
a cui si estende
il contatto), o secondo i loro caratteri cinematici (velocità relative dei punti a contatto). Secondo il primo punto di vista si possono distinguere: a) contatti puntiformi; b) contatti lineari; c) contatti superficiali o di combaciamento a seconda che il contatto avviene in un solo punto (o in un numero discreto di punti), lungo una linea (o un numero discreto di linee), o è esteso a tutta una superficie. Naturalmente questa distinzione cor-
risponde
a una
schematizzazione
teorica
del fenomeno
effettivo,
in
quanto, per la deformabilità dei corpi a contatto, questo si estende sempre a una certa superficie, che è nei casi a) e d), un’areola nell’intorno del punto teorico, o della linea teorica di contatto. Il caso a) si presenta se le due superfici coniugate sono arbitrariamente scelte; lo si ritrova, ad esempio, nella considerazione dei cuscinetti
a sfere e delle ruote dentate elicoidali per la trasmissione
rotatorio tra assi sghembi. Perchè sia possibile il caso 0) è necessario
del moto
che le due superfici co-
niugate soddisfino a determinate condizioni; lo si incontra, ad esempio, nella
considerazione
dei cuscinetti
a rulli e delle ruote
dentate coniche
per la trasmissione del moto rotatorio tra assi concorrenti.
Definizioni principali
9
Infine nel caso c) le superfici coniugate devono essere manifesta mente identiche: ad esempio, contatto tra perno e cuscinetto nei normali cuscinetti a strisciamento. Per quanto sì riferisce alla trasmissione della forza tra i membri accoppiati attraverso alle superfici coniugate, si comprende facilmente che, per una stessa natura dei materiali costituenti i membri, i contatti superficiali, consentendo una più estesa ripartizione della forza, e quindi una riduzione della pressione di contatto, sono i più atti a trasmettere forze considerevoli; i contatti puntiformi sono i meno atti, quelli lineari si trovano in condizioni intermedie.
Fig.
5 a. —
Contatto
di rotolamento
puro.
Secondo il punto di vista cinematico, i contatti si possono distinguere in: a') contatti di rotolamento; b') contatti di strisciamento; c') contatti di urto. Si ha il primo caso, quando, considerando il moto relativo del membro, che si indica con A, rispetto all’altro che si indica con B, detta
V,
la velocità
di
detto
moto
nel
punto
di
A
che
viene
su
B
nell’istante del contatto, è:
(1)
V.,=0;
l’atto di moto relativo è pertanto un atto di moto rotatorio attorno ad una retta passante per il punto di contatto P. Esempio: ruota, o
sfera, che rotola senza strisciare sopra un piano di appoggio (figg. 5 a, 5 db, 5 c). Si dice che l’atto di moto è di rotolamento puro, se l’asse della rotazione
istantanea
appartiene
al piano
tangente
di contatto
(ad
es.,
sfera rotolante sopra un piano); è di prillamento puro se l’asse della rotazione istantanea è diretto secondo la normale di contatto; è di prillamento e rotolamento se il predetto asse è inclinato rispetto al piano tangente di un angolo diverso lante entro una corsia a V).
da 0 e da 5
(ad es., sfera roto-
10
Definizioni principali
Si ha il caso 2’) se, essendo 7 il versore di una qualsiasi retta appartenente al piano tangente di contatto, è: (2)
con
V,
V,4+ 0;
la velocità
relativa
Li
Ve
appartiene
cioè
al
piano
di
Fig. 5 e. prillamento
tangente
di
contatto.
/L Contatto
di
Fig. 5 bd. prillamento
puro.
Contratto
e rotolamento.
Se V,, e V,, sono le velocità assolute dei due punti P, e P, rispettivamente di (4) e di (B) che coincidono nell’istante considerato con P (fig. 6), è:
V=Vo, Vo. (A)
Fig.
Dalla
6.
—
Contatto
di strisciamento.
(2) risulta pertanto:
V\xn=V,xnT—-V,,xn=0 da
cui: Vo
xn=V,,xn
Definizioni principali
se n è il versore della strisciamento, le velocità proiezione sulla normale di strisciamento. Esempio: ruota che sciamento puro quando
11
normale di contatto; ne deriva: nel contatto di (assolute) dei punti di contatto hanno la stessa di contatto. La V, prende il nome di velocità striscia sopra un piano di appoggio. Si ha striun dato punto di A si mantiene sempre a con-
B Fig.
7a.
—
Contatto
di strisciamento
puro.
tatto con l’altro membro strisciando sopra di esso: ad esempio, rullo bloccato per frenamento, che avanza a contatto di un piano di appoggio strisciando senza ruotare, e quindi traslandosi (fig. 7 a). Si ha strisciamento e rotolamento se l’atto di moto relativo è un atto di moto composto di una traslazione, di velocità uguale a quella del punto P, di contatto di A con B, e di una rotazione , attorno ad una retta P.
Esempio:
poggio
per
(fig. 7 Db).
rullo
Fig.
7 bd. —
frenato
Contatto
che
rotola
strisciando
di strisciamento
sul piano
di
ap-
e rotolamento.
Si ha il caso ec’) se, nell’istante in cui si inizia il contatto, la V, ha un componente secondo la normale di contatto non nullo, ed orientato in modo
da tendere
ad avvicinare
i corpi.
Esempio:
ruota
che
avanza
sopra un terreno accidentato (fig. 8); nell’istante immediatamente precedente quello in cui la ruota viene a contatto, col suo punto P, con l’ostacolo, l’atto di moto è un atto di moto rotatorio attorno a €, e di conseguenza la velocità di P, nell’istante in cui il contatto si manifesta, ha un componente V,, diretto secondo la OP, diverso da zero; per l’impenetrabilità dei corpi a contatto, detto componente si deve
12
annullare
istantaneamente,
Definizioni
principali
supposti
i corpi
rigidi,
e pertanto
l’osta-
colo deve trasmettere in P una percossa: si ha un urto. Nella realtà, in conseguenza della deformabilità dei corpi in contatto, l’annullamento della componente normale della velocità avviene non istantaneamente,
ma
in
un
intervallo
di
tempo
sia
pure
molto
non nullo, di guisa
breve,
ma
che la forza
che i corpi stessi si scambiano
è
grande ma finita. Questa distinzione cinematica dei tre tipi di contatto corrisponde ad un comportamento dinamico pure diverso nei tre casi, Il contatto di rotolamento è quello che richiede in genere il Fig.
8. —
Esempio
di contatto
d’urto.
minore
dispendio
di
energia,
in
quanto non vi è velocità relativa nei punti di contatto, almeno se si prescinde dai piccolissimi strisciamenti,
che possono avere luogo per il fatto che il contatto non avviene in un solo punto, ma, come si è detto, si estende, per la deformabilità, ad una certa areola. D’altra parte il contatto (ideale) può, al massimo, essere esteso ai punti di una retta: quella che è asse della rotazione istan-
tanea. Perchè quindi sia possibile una trasmissione
di forza ragguar-
devole, è necessario che i materiali a contatto presentino caratteristiche meccaniche elevate. Nel contatto d’urto si hanno forze e deformazioni più notevoli; esso è di conseguenza pericoloso per la stabilità dei materiali; produce pure, in ogni caso, rapido logoramento delle parti a contatto, vibrazioni e dispersione di energia. Per questo, rappresenta un fenomeno non desiderato nelle macchine; in alcuni casi particolari può però essere utilizzato,
appunto
per le grandi forze che mette
in gioco,
come
nelle operazioni di fucinatura o nei battipali. L’urto
infine
dà
luogo
solo
ad
un
accoppiamento
istantaneo
tra
i due membri. Un accoppiamento continuativo, atto ad assicurare una determinata legge del moto relativo, non si può ottenere che grazie a contatti di rotolamento o di strisciamento. ° 5. Coppie rigide elementari. — Si definiscono «coppie rigide elementari » o «inferiori » le coppie cinematiche rigide, indipendenti, che presentano contatti di combaciamento: le superfici coniugate di esse, che, come già si è detto, sono identiche, debbono presentare la proprietà di poter scorrere su se stesse senza deformarsi,
e poichè
debbono
lasciare
ai membri accoppiati un solo grado di libertà, sono necessariamente o superfici cilindriche (non rotonde), o superfici di rivoluzione (non sferiche o cilindriche), o superfici elicoidali. Corrispondentemente si hanno i tre tipi fondamentali di coppie rigide inferiori:
Definizioni
principali
13
a) coppia prismatica, con superfici combacianti cilindriche (non di rivoluzione); moto relativo consentito dall’accoppiamento: moto traslatorio rettilineo. Esempio: stelo prismatico entro manicotto (fig. 2). Per estensione, si dà pure il nome di coppia prismatica alla coppia rigida dipendente con superfici combacianti cilindriche, se il moto relativo dei membri accoppiati è traslatorio: ad esempio, stantuffo scorrente entro il cilindro (fig. 1); b) coppia rotoîdale, con superfici combacianti di rivoluzione (non cilindriche o sferiche); moto relativo permesso: moto rotatorio attorno x ad un asse, che è chiamato asse della coppia. Per estensione, si usa 3
L AL T
fesa
2
|
N
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î
a/74
Î
PT} (|
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i ded Ì I
TO
2
PENE
1
1
tl
i î
|
Fig.
9. —
I I
Esempio 1, perno;
di coppia rotoidale dipendente. 2, collari; 3, cuscinetto.
questa denominazione anche per le coppie rigide dipendenti con superfici di combaciamento cilindriche di rivoluzione, se il moto relativo consentito è il moto rotatorio attorno all’asse (coppia cilindrica). Esempio: accoppiamento tra perno e cuscinetto, nel quale il moto traslatorio è impedito con l’aggiunta di un altro vincolo (ad es., collari portati dall’albero: fig. 9); c) coppia elicoidale, con superfici combacianti elicoidali; moto relativo elicoidale. Esempio: accoppiamento di una vite col suo dado. Le tre coppie indicate realizzano, pertanto, i tre moti rigidi elementarî; esse godono delle proprietà di essere reciproche, ossia, se in una di tali coppie si fissa uno dei membri, ad esempio, A, il moto consentito all’altro membro B è identico a quello permesso ad A quando si fissa 5. 6. Coppie superiori. — Si possono avere:
Le coppie non elementari si dicono superiori.
a) coppie cinematiche combacianti, ma non rigide: ad esempio, accoppiamento tra una puleggia ed un flessibile (cinghia, catena), oppure tra un fluido e i condotti di una turbina o di una pompa;
14
Definizioni
principali
b) coppie cinematiche rigide, combacianti ma non indipendenti (però del tipo precedentemente indicato): ad esempio, snodo sferico; c) coppie rigide non combacianti, per le quali il moto relativo consentito non è un moto rigido elementare. Queste coppie, di regola, non sono indipendenti: ad esempio, sistema di ruote dentate tra loro ingrananti. non
7. Catene cinematiche. Meccanismi. — Un insieme di membri cinematicamente accoppiati tra loro forma una catena: i membri meccanici sono gli anelli delle catene, le copA pîe sono le articolazioni tra anello
4 A,
e anello. Una catena
si dice cinematica
ITIFFI_2 è costituita dalla successione di membri, accoppiati con coppie cinematiche, di guisa che fissando uno qualunque dei membri ne risulta un sistema con un solo grado di libertà. Esempio: il sistema cuscinetto-albero, manovella-biella,
L Esempio
B i
di oto
composta.
biella-stantuffo,
stantuffo-cilindro
indicato in fig. 1. Una catena cinematica è semplice se ciascuno dei membri che la costituiscono presenta due soli accoppiamenti cinematici: l’uno con il membro che lo precede, l’altro con quello che lo segue (esempio di fig. 1). Una catena cinematica semplice è anche chiusa, ossia l’ultimo membro è accoppiato cinematicamente col primo. Se invece vi sono membri con più di due accoppiamenti, la catena si dice composta: se, ad esempio, si articola alla biella in un punto intermedio H un’asta, il cui altro estremo è collegato pure a cerniera con un pattino scorrente sopra una guida piana (fig. 10), si ottiene una catena
composta.
Una catena cinematica, di cui si fissi uno dei membri, prende il nome di meccanismo. Da una stessa catena si possono ottenere diversi meccanismi, fissando l’uno o l’altro dei suoi membri. Si possono formare meccanismi anche con sole coppie elementari: ad esempio, i sistemi articolati, costituiti da membri collegati fra loro con soli accoppiamenti rotoidali o prismatici (sistema di fig. 1, o sistema di fig. 10).
PARTE
CINEMATICA
PRIMA
APPLICATA
CAPITOLO
MOTO
PRIMO
PIANO
1. Leggi ed equazioni fondamentali della cinematica piana. — Richiamiamo brevemente le proprietà fondamentali della cinematica dei sistemi piani che maggiormente interessano le applicazioni (vedi, per una esposizione più completa delle proprietà stesse, oltre alla bibliografia indicata nell’Introduzione, [1]). 1) Il moto di una qualsiasi figura rigida piana A è una successione di atti di moto rotatorio attorno ad assi perpendicolari al piano del movimento, la cui traccia sul piano stesso è il centro di istantanea rotazione. Se P è un punto qualsiasi della figura mobile, C il punto che è centro istantaneo nell’istante t, V la velocità di P, si ha:
(1)
V= @A(P—0)
ossia: in ogni istante la distribuzione delle velocità è identica a quella che
si avrebbe
se il moto
della
figura
rigida,
cui P
appartiene,
fosse
una rotazione @ attorno a 0. Se O, è un altro punto qualsiasi della figura rigida A, che si sceglie come centro di riduzione del moto, si ha pure: (2)
V=VW+t@®A(P_ 0,)
e pertanto: l’atto di moto istantaneo si può considerare composto di una traslazione, di velocità uguale alla velocità di 0, e di una rotazione attorno a 0,. 2) Le normali alle traiettorie dei punti della figura rigida mobile in ogni medesimo istante concorrono nel centro della rotazione istantanea (teorema di Chasles). Od anche: se sj è una qualsiasi linea rigida solidale con la A, ed s, è l’inviluppo (ammesso che esista) delle successive posizioni assunte da s, durante il moto di A, le due linee s, e sy sono chiamate profili coniugati; ora si ha: le normali di contatto dei profili coniugati in un medesimo istante si intersecano nel centro della rotazione istantanea. 2
—
FERRARI-ROMITI.
18
Parte prima — Cinematica
applicata
3) Il luogo dei punti del piano solidale col sistema del moto B, che nei successivi istanti diventano centro
di riferimento di istantanea
rotazione, è una linea p; solidale a B, e pertanto fissa nel moto relativo a B,
rigida
che è chiamata
mobile
A,
che
polare fissa. Il luogo
nei successivi
istanti
dei punti
vanno
della figura
a coincidere
con
i punti di B che sono centro di istantanea rotazione, è una linea pn solidale ad A e quindi mobîle, a cui si dà il nome di polare mobile. Le due polari hanno in ogni istante in comune un punto, il punto che è centro
di istantanea
rotazione,
e la polare
mobile
p,, rotola
senza
stri-
sciare sulla polare fissa p, (rappresentazione del moto secondo Poinsot). La costruzione della polare fissa richiede, per le successive posizioni della figura mobile, la determinazione del centro di istantanea rotazione,
e questo,
spesso,
è possibile
fare
in modo
semplice
con
costru-
zioni suggerite dalle proprietà indicate in (2). Per costruire la polare mobile, si deve innanzi tutto stabilire per quale posizione di A la si vuole tracciare; fissata tale posizione, che si indica
con
A4,,
e
si
chiama
posizione
iniziale,
la
essere eseguita con i due procedimenti seguenti: a) si riporta il sistema mobile da ciascuna cessive A;, che esso assume
trasportando istantaneo
durante il moto,
solidalmente €0;;
questo
con
si
detto
porterà
delle
posizioni
il punto
che
corrispondente
diretto
era
p,,
così
e polare
fissa
quella
come
polare
fissa
che
del
suc-
è il centro
punto
€;
polare mobile (metodo del trasporto); b) si può costruire la polare mobile come polare fissa inverso, considerando cioè fisso il sistema A che prima era mobile il sistema B che prima era fisso, restando invariati reciproci che determinano il moto relativo. Le due polari biano allora la funzione, diventando polare mobile quella che costruisce
può
nella posizione iniziale Ao;
sistema
nel
costruzione
prima
moto
era
pr:
inverso
della
del moto mobile, e i vincoli si scamnel moto
quest’ultima
(metodo
del
si
moto
INVErso). Si consideri,
ad esempio,
il sistema
schematizzato
nella fig.
11]; un
segmento
rigido PM ha il suo estremo P vincolato a muoversi su un cerchio assegnato di centro O e l’altro estremo M sopra una retta pure data passante per O. Si può pensare PM come un’asta articolata in P a w'altra asta OP, infulerata attorno all’asse di traccia O, mentre in M è articolata a un corsoio scorrevole entro una feritoia fissa il cui asse passa
per
O, di guisa
che il sistema
ora in esame
è lo schema
del meccanismo centrato biella-manovella. Considerando come figura rigida mobile A il segmento PM, e assumendo come sistema di riferimento B il sistema di assi (x, y) indicati in fig. 11 (origine degli assi nel punto O, asse x coincidente con la retta su cui si muove M), il centro della rotazione istantanea C corrispondente a una generica posizione P,M; di A è, per il teorema di Chasles, il punto di intersezione della retta OP; e della normale all’asse ® per M;. Per ottenere col metodo del trasporto il punto 0; della polare mobile, che corrisponde a C;, essendo la posi-
zione iniziale A, di A la PM, in
P.I
trasportando
(fig. 11), basterà portare il segmento
solidalmente
con
esso
il
punto
C;,
e
quindi
rigido P,M il triangolo
Capitolo
rigido P; 4,0;
in modo
primo
che la sua base
-- Moto
vada
piano
19
a coincidere
con P,M,;
l’omologo
di ©; risulta come intersezione dei due cerchi con centri rispettivamente in P, e in M, con raggi P;C;, e M;C;: delle due intersezioni di detti cerchi si deve prendere quella per cui il triangolo P,M;C; è congruente a P; M;0;. Nel moto inverso A è fisso, e pertanto in ogni istante coincide con A, = Po Mo; il punto O di B, che deve conservare distanza costante da P,, sì muove sul cerchio di centro P, e raggio OP= OP, = OP,, mentre l’asse x di B deve costantemente passare per M, e pertanto l’inviluppo delle successive posizioni da esso assunte è lo stesso punto M,. Se si considera la configurazione del sistema nel moto inverso che corrisponde alla OP; M; nel moto diretto [che è quella per cui gli angoli (MPi (05)
col
Fig. 11. — Costruzione della polare mobile «metodo del trasporto » e col «metodo del moto
inverso ».
e (M;P;0) sono uguali] il centro della rotazione istantanea di B in detta contigurazione appartiene alla retta P,0; (teorema di Chasles); d’altra parte il centro stesso deve appartenere alla normale comune ai due profili coniugati (asse x; = M,0;; punto M;), e pertanto è il punto di intersezione C; delle rette indicate, ed è facile riconoscere l’identità della costruzione ora data con quella corrispondente al metodo del trasporto (fig. 11).
4) Le proprietà dalle
due
polari;
geometriche
una
proprietà
cazioni, è data dalla formula (3)
fi ml Alla F,
corrisponde
una Fog
Pe—
componente = lr Fm=
b
Q
Tè» 2rtg90, 7,, data Pe
oh,
dalla: Q
27
tg Gn
in conseguenza dell’attrito negli accoppiamenti prismatici tra le G e la HA (fig. 10). Se 0,
è la forza,
diretta
secondo
Q=Q
+
z, trasmessa
2Fe=
Qt
dal corpo
K
Pe
__Q
b
tg,
hf
pressato,
si ha
perciò:
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
EÙ
vrtg Gm
accoppiamenti
265
da cui:
1h
1
1 —
fap fa
essendo; __
De
eh mentre
la
(3)
deve
essere
_
sostituita
con
la:
Q Pe
2n—Qpe—
Om2n_@Pe
2Tm
ba tg an hg:
1
I Sim am
PeQ
cos 8 — f sin an —h
= 0
ina,
Si ricava: Cm
=
Q Tm [tg
se 9, ha il significato già prima
(o»
+
91)
indicato, mentre
n; è il rendimento dell’intero meccanismo,
+
68
gel;
è 9, = arctg f,. Ne
definito dalla 7, =
n
Ut =
( ((1— f1p fa)
tg (a, +
Èg Gm p)
+
risulta che
se
Qu Pe 220 m
è
te 9,
Dalla (9) appare che, per dato a,,, n è tanto più elevato quanto minore è 9,, e pertanto ne deduciamo che, a parità di a,,, la vite a filetto rettangolare ha rendimento più grande (rispetto a quello corrispondente alla vite a filetto trapezio). Dalla (9) ricaviamo ancora che è n= 0 sia per o, =0, sia per . < IT a,= L — ®;,, © poichè per 0 | 00,|); la sua intersezione con la retta dei centri risulta di consequenza spostata rispetto a C', verso Vesterno delle primitive. In ogni caso si può dire che l’attrito devia la forza trasmessa dalla conduttrice (A) alla condotta (B) dalla parte del corpo della corona dentata di (B). Il lavoro perduto per attrito, nell’intervallo di tempo elementare dt, risulta, per la posizione in cui i denti si toccano in un punto P., della fase di accesso: dL,
=F|o,—
dt
se è è la distanza
0;|ò
della retta d’azione di F da €; ora si ha
(1)
(fig. 13):
ò = CO’ cos (0 + g)
mentre
applicando cc'
(2 (2)
sin g
e pertanto
il teorema =
sin [2
dei seni al triangolo P,CC° CP,
i
==
(+9)
si ha:
CP,
cos (0 + q)
risulta:
dL, di =F|o—0, | (CP.) sin g
(3)
D'altra parte, l'equazione del moto della ruota (A), se si indica con C,, il momento della forza ad essa applicata rispetto al suo asse e si considerail meccanismo nella condizione di funzionamento a velocità angolare costante (funzionamento a regime) è: C,= mn
Fa
se a è la distanza della retta d’azione da O,. Si ha (fig. 13):
(4)
della — F [applicata
ad
(A4)]
a=0,0f=(r,+ 00") cos(0 + g) = r,c0s(8 + 9) + (CP.) sin g
e pertanto
è:
(5)
PF
pa
da
Si
a Si calcola
aL, di
Cm
7, 6008(0+@)
+
=
.
(CP.)sing
così:
=|0,—
a
|
x
Cm
7,608 (0 + 9g)
5
+ (CP) sing
(CP.)sin
gp.
Poichè, per quanto è stato ricavato in (CI, 52), la velocità, con cui si sposta il punto P, di contatto tra i due profili coniugati s, e sy lungo la retta d’azione 7, è uguale a ©, cos 0, ne viene
268
Parte seconda — Dinamica
applicata
che, indicando con a, l’angolo di cui gira la ruota (4) mentre tatto tra s, e s, si porta da P, a C, è: (6)
il con-
CP, = ay, cos 0
ed il rapporto tra il lavoro dissipato dalla resistenza di attrito ed il lavoro contemporaneamente svolto dalla coppia motrice C;, risulta, per
Fig. 14. — Rappresentazione degli elementi geometrici per la determinazione della forza nella fase di recesso.
la posizione in fase di accesso: (7)
aL,
C 03 dt
cui
il contatto |
avviene
_1
nel
punto
considerato
nella
a; cos 0 sin g
DA
cos (0 + g) + cos 0 sin gia,
ERI
a, cos 0 sin g 7a
| cos(0+ 9) + a, cos @sing
essendo: Vo
Ti
OI
Ta
a seconda che si tratti di ruote esterne o interne. : Se il contatto si verifica in un punto P, nella fase di recesso si ha, in luogo della (4) (fig. 14): mentre
è:
a=0,0% = (r, + 00") cos (6— g), corv= BR? _ 0p, cos (0 —
di guisa
(7)
che si ha, invece
fat
q)
della (7), la a, cos 0 sin g
cos (8 — p) + aj cos O sin g
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti Dividendo
membro
numeratore
e
denominatore
della
269
frazione
a
secondo
delle (7) e (7) per cos 0 cos g otteniamo: dL,
| 1
fai 14+f(a,F
Ti
Cda,
Ya
tg 0)
essendo @,dt = da,, mentre si deve prendere nel denominatore della frazione a secondo membro il segno — oppure quello + a seconda che si consideri il contatto in accesso oppure in recesso. Se ammettiamo che la coppia motrice sia costante, e che in ogni istante una sola coppia di denti sia in presa, ne deduciamo per il lavoro dissipato dall’attrito L, nel periodo di tempo in cui dura il contatto tra i due denti: 7
iù
o
admin
Er
+
1
"Li
Ealra
La
90)
da
r
= C.|1++t]|f4;
1+f(a + tg 0)
tt)
da,
1F{(a
°
+|
ay 0
Lie,
o
1/4;
se indichiamo sempre con E, e con £, le lunghezze degli archi di azione in accesso e in recesso, e con f, il valore di f corrispondente ad un punto determinato, che può essere stabilito convenzionalmente, dell’arco di ingranamento. Poichè il lavoro motore L, nello stesso DS intervallo di tempo per il quale è stato calcolato L, è:
(9)
E, +. E,
Ln = Om
Ti
ricaviamo per la perdita di rendimento driche a denti diritti l’espressione:
î al pei
(10)
—
La
E,
Seni +
della
coppia
14
di ruote
cilin-
A. Ta
E
fo
Per l’ipotesi fatta che una sola coppia di denti sia in ogni istante in presa è E, + E, = p, indicando con 7 il passo della dentatura; indichiamo poi con /4* la 774,
A* = osserviamo
che,
poichè
dalla
(8) appare
2
dezza di (2): Ti
pi. che 4
è dell’ordine di gran-
2
e pertanto
di (2) , la A4* risulta ui
|
E
dell’ordine di grancal:
270
Parte
dezza
di uno.
Essendo
seconda
— Dinamica
infine 1 Ya
applicata
— É1 , se con 2; € 2, si indicano i nuRa
î
meri di denti delle ruote (A) e (B), la (10) può essere scritta nella forma:
(10)
1—-gq7=£
14
ti
2h 4° =2a|1 2
+ |j, 48
Zi
Za
Si ha di conseguenza: (11)
g=1-2rn
Il calcolo di 4* si ciente d’attrito f vari si possa considerare rispetto a uno, si ha
I p
; e,=
p
È
p
p
; così
n=1-a|
(1)
kh 4%.
può fare agevolmente se si ammette che il coeffìdurante l’ingranamento abbastanza poco perchè come costante; se poi si trascura f(a + tg 0) semplicemente:
VE
se g=
D41 | 1 da
che 1
21
D+
E
2ri
__ si +2 2
risulta: L! ), +44 Za
che
è nota come formula di Poncelet. Se si ha più di una coppia di denti simultaneamente in presa, il calcolo del lavoro dissipato dall’attrito per ogni intervallo di tempo elementare di, e quindi anche per l’angolo di rotazione corrispondente al passo della dentatura, richiede la conoscenza delle forze che i denti si scambiano; il problema della determinazione di tali forze è molto complesso perchè la ripartizione dell’azione mutua delle ruote coniugate tra le coppie di denti in presa dipende sia dalle flessibilità dei denti, sollecitati come mensole (di piccola lunghezza rispetto alle dimensioni della sezione trasversale) incastrate nella corona e caricate in punti più o meno lontani dalla sezione di incastro, sia dalla deformazione locale per effetto della pressione di contatto, sia dal disuguale logoramento delle diverse parti dei profili. D’altra parte, sulla legge di ripartizione del carico tra i denti, e sul lavoro delle resistenze passive, influisce pure in modo notevole la natura dell’atirito, che non è, come fin qui supposto, attrito tra superfici asciutte, bensì attrito tra superfici lubrificate.
©. Date le tutti questi blema.
difficoltà enormi che un calcolo, che tenga conto di elementi presenta, ci limitiamo qui a segnalare il pro-
Capitolo
6-2. RUOTE ralleti).
—
primo
DENTATE
Prendiamo
— Forze
agenti negli
CILINDRICHE in
esame
ora
accoppiamenti
271
CON DENTI ELICOIDALI il caso
in
cui
le
ruote
(assi padentate
cilindriche hanno denti elicoidali, essendo le superfici coniugate gli elicoidi rigati sviluppabili di cui sono state indicate le proprietà geometriche in (C I, 51 e 52): una coppia di denti in presa si tocca in ogni istante nei punti di un segmento di retta, che appartiene. alla generatrice comune di detti elicoidi: l’intersezione di questi col piano d'azione. Consideriamo il sistema in un istante in cui il contatto si produce lungo il segmento (P, Pj) compreso tra le superfici cilindriche di troncatura delle due ruote: nella fig. 16 è rappresentata la superficie di ingranamento corrispondente ai denti in presa costituita (C I, 52)
dal rettangolo (Iz I, I, 17), di cui i lati (I, I}) e (Ly 77) Sono le intersezioni del piano d’azione (4) con le superfici cilindriche di
Fig.
Fig. Fig. Fig.
15.
—
15.
Rappresentazione
del
componente
tangenziale
16. — Superficie di ingranamento per una coidali, e rappresentazione del componente elemento della generatrice di contatto.
troncatura
esterne
16.
rispettivamente
ad un elemento
ds,
coppia di ruote dentate cilindriche con denti normale della forza trasmessa, applicata ad
eliun
delle
della
forza
ruote
applicata
(4)
e
(B),
mentre
i
lati (Z, 1,) e (I, I) sono le intersezioni dello stesso piano d’azione con i piani normali agli assi di (B) e di (A), che delimitano i denti in lunghezza; nella stessa figura sono indicati il segmento di contatto P, P;j tra i denti in presa considerati, e il segmento (0, C7,) intersezione del piano (%) con i cilindri primitivi sia di (4) sia di (8). In corrispondenza di ogni elemento ds (nell’intorno di un punto) del segmento (P;P;) la forza che (A) trasmette a (B) ha un componente normale dF,, diretto secondo la perpendicolare alla (P;P/) nel senso indicato in fig. 16, ed un componente tangenziale dF,, diretto secondo la normale al piano d’azione, ed in senso contrario alla velocità relativa di (B) ad (4) in P (fig. 15), mentre è dl = fdF,.Illa-
272
Parte seconda — Dinamica
applicata
voro dissipato per l’attrito sull’elemento ds nel tempo
elementare
di è
pertanto:
d2 L, me Pn2 ds] o, — | CPdi, dove CP è il segmento indicato nelle figg. 15 e 16, la cui lunghezza, come è stato indicato nel numero precedente, è CP = ar, cos 0, dove a, ha
ancora
il significato
dato
in
6-1.
E
poi
(fig.
16):
cos 0
s = (C*#P= CP(1 [sin B) == agri n——— e pertanto: ds=t,
ad L, =
p=|
®2—
_-
cos 0 —— È sin #
di
al
ai
dF,
ayrì cos? Udito
ds
sin f
4.
Poichè i valori di a,, che corrispondono ai punti P, e P;, sono rispettivamente che
ba
ed Pa
usi
Ti
la potenza
(col
dissipata
consueto
significato
dall’attrito
operante
considerati, e nell’istante indicato, è, ammesso lungo la generatrice di contatto:
=
| Wy
—
%; |
dPn
3
ds
2.
COS
nella
simboli), coppia
che
“_
Efr
2
di
dei
a
sin 8
sia
appare di
denti
costante
Egr,
fido
[fa 0)
e nell’ipotesi di f costante:
dF, 2z=|o,—|
ds
, cos? 0
"
sing
o
13(#
=
ir.
D'altra parte se si indica con d?L,, il lavoro motore che deve essere speso sulla ruota (A) nell’intervallo di tempo dt, corrispondente all’azione che si trasmettono i denti della coppia in esame e all’elemento ds del contatto, è d Li, = “Xx odi =
“ cosf dsr,c08 _QF,
0 @ dit F f sal,
ds r, (sin 0F
a, cos 0) x
o; di (cos A .cos 0 ds + f a; cos 8 dsFfsin
0.ds)_
Capitolo
primo
— Forze
agenti negli
accoppiamenti
273
in cui a secondo membro si deve prendere il segno — oppure quello +, a seconda che l’elemento ds appartiene al segmento C*P; oppure al
segmento dL,
C*P;.
Risulta di conseguenza:
_dF,
di 7
x (È
2
ri
dF,
=
cos? 0
ds ra 0, [008
ds
©"
E,
2
+ 5) Tin
gb
sin f
E, # cost 0 |
Ti
E, 4 —
| ri ul
, Jtg0
=
Ra
f
ri
cost
7,
sing 2°
E+E Dl È
2rî
t
E.-E,
cos 8
A
j
La perdita di rendimento istantanea, all’istante considerati, è perciò:
corrispondente
alla coppia
e
aL
00
"7 dI
2 = 1—-n,
12
od
2
42
f
cos
AR]
di
î
(42)a
Lo
E
in
ri
T1
nale
Ei
f
4
2a)
cos #
+
tg0
E,
2ri
—- E,
n
anche: I
12
1—
Cu
7
cos B\z sî + 83 e?
tati
che nell’approssimazione dente diventa:
(È
postoÈ
fi =
casi
denti
eì
ì
Pn
+
g006—0)
alla
(11’)
del numero
prece-
+3) ftt 2
2
El + €2
della [6-1 (11’)] è stato supposto e, + e, = 1,
che la perdita di rendimento elicoidali
CA
:
Poichè nella deduzione
appare
+
corrispondente
1onch(p
(13)
1 on —
1 pi
fa
Ù
a
cos? 0
HI
cose) (FT)
da
2 cotg
E,
sin # (3
è
uguale
alla
istantanea della coppia
perdita
di
rendimento
considerata
medio,
durante
Vingranamento, della coppia di denti ad asse rettilineo, moltiplicata 1 . ì î . per ( casto ) Questa perdita di rendimento istantaneo non varia mentre 18
—
FERRARI-ROMITI.
274
Parte seconda - Dinamica
dal segmento
(Pî I,)
applicata
il contatto
si porta
superficiale parte della
di ingranamento (fig. 16), e pertanto per una notevole durata dell’accoppiamento tra due denti in presa; ne de-
al segmento
(7) P;9)
sulla
riva che la perdita di rendimento medio si può considerare quasi uguale alla perdita di rendimento istantaneo, e pertanto anch’esso dato dalla (13). 6-3. RUOTE DENTATE CONICHE (con denti ad asse rettilineo). — In modo analogo a quello indicato in (6-1) e (6-2) può essere fatta la determinazione dell’energia dissipata per l’attrito nell’accoppiamento di due ruote coniche (4) e (8), e del rendimento corrispondente. Supponiamo che i denti siano ad asse rettilineo, che in ogni istante ci sia una sola coppia di denti in presa, e che le superfici coniugate siano ottenute nel modo indicato in (0 II, 9), così che le loro proprietà geometriche siano
Fig. 17. — Superficie di ingranamento e com-
quelle indicate in detto numero; nella fig. 17 è rappresentata la superficie di ingranamento nel pia-
Lote nd un elemento de delta generatricedi NO di azione &, delimitata dalle contatto
per ruote
coniche
con
denti
diritti.
Que
circonferenze
(di
raggio
Re
E,), intersezioni di detto piano con le sfere che delimitano in lunghezza i denti, e dalle due rette intersezioni di % con i coni di troncatura esterni dei denti delle (4)
e
(B).
Considerando
l’ingranamento
in
un
istante
generico,
sia
(P.; P;) il segmento lungo cui si toccano le superfici coniugate, mentre sia 00 la retta d’intersezione del piano d’azione con il cono primitivo di (A); in corrispondenza di ogni elemento ds di (P.,, P,) la forza che (A) trasmette a (B) ha un componente normale dF,, diretto
secondo
la perpendicolare
alla (P,, P,) nel piano
4, e un
componente
tangenziale dF, diretto secondo la velocità relativa di (B) ad (A) in P, e pertanto secondo la normale ad %. Detta velocità relativa ha
una
grandezza
data
dalla: V,=|
o, — 0,| (PO)
3S
se PC' è la distanza del punto P, nel cui intorno si è considerato l’elemento ds, da OC. La potenza dissipata dall’attrito nell'istante indicato
e corrispondente
aLdi Ma
alla forza
= f
applicata
dF, Tr
a ds
;
ds (PC')|o—-@,|.
è: P
4
Ù
è pertanto:
Da
P,
C;
È
8
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
275
misurando le ascisse s dei punti P, sulla retta OP, da 0, ed indicando
con P,C, la distanza di P, da OC. Si ha di conseguenza: aL, di
_;
aP, ds
(3
che
È poi (fig. 17):
e poichè
è stato
8
01) 1
R°—
R} _ 2
P,C R+R, pilo
=fF,
ammettendo
P,0, |o,— PR 2
sia
costante
P,C, R
ricavato
lungo
il
segmento
di
contatto.
= sin f,,
al numero
(C II,
13)
che
mentre
la
ruota
(A) gira intorno al suo asse con la velocità angolare 0, la retta, intersezione della superficie conica del dente col piano d’azione %, ruota intorno alla normale ad % per 0 con la velocità angolare @, cos @ sina, [essendo a, la semiapertura del cono primitivo di (4)], detto f, l’angolo
di cui deve
ruotare
la (4)
perchè
la generatrice
di contatto
superfici coniche dei denti in presa si porti dalla posizione posizione (OC), è:
delle
(O0P,)
alla
B,= Bb, cos 0 sina, ; si può
scrivere pertanto:
de
{Pf
0050 sina | anno, | PER.
D'altra parte, prendendo i momenti delle forze applicate alla (A) rispetto all’asse di rotazione di questa, e sempre ammettendo che il sistema sia a regime (velocità angolare costante), si ha 1: CO, = FP,
R,+ R
[sin a, cos 0 + f sin a, sin 0 cos (f, cos 0 sin a;) + + f cos a, sin (6, cos 0 sin a,)].
1 In effetto il momento risultante delle forze normali 4F, (P.; Py) rispetto al punto O in cui concorrono gli assi di (A) R+E piano A ed ha la grandezza p,Fotf ; la sua componente 2 R+R . ni tanto (- Fa 5 sin cy) , essendo l’angolo che la normale al uguale
ad
a T_%
O è normale
D'altra
alla retta
parte,
(0P,)
il
ed
momento
ha la
risultante
grandezza
delle
applicate e di (B)
agli elementi ds è perpendicolare
di al
secondo l’asse di (A) è per. piano % forma con detto asse
forze
R+R f F,, 5 2
tangenziali
; detto
d F,
momento
rispetto
perciò
si
276
Parte seconda — Dinamica
applicata
Poichè:
R,
od
+,
R_
2
.
tr
“sinag=
+
2
Ti
L
da
per
la
determinazione
Fig. 18. — Elementi geometrici velocità angolare relativa per una
della
coppia
di ruote
coniche.
se r, e 7] sono i raggi primitivi di (A) sulle due sfere che delimitano i denti in lunghezza (raggi dei cerchi intersezioni del cono primitivo di (A) con dette sfere], si ricava:
1 O,
dL, di
m
f cos 0| 0, — 0, | f}
Se a è l’angolo formato
dai due vettori 0, e — @,, è (fig. 18): (19)
2
w
| 0, — @;| = an (14-42-02 1
cosa)
1/2
0
può scomporre in un momento diretto secondo la perpendicolare alla (OC) (fig. a), la cui R+ER grandezza è f F, Sl cos f;, ed in un momento diretto secondo la (0C) di grandezza Ro+ ER IF, a sin f,. Prendendo le componenti di questi momenti secondo l’asse di (A), si ha che
il momento risultante rispetto a questo asse è: R,+R FF, SA [ + f sin a; sin @ cos (f, cos @ sin 4,) — cos a, sin (f, cos @ sin a;)]
£F, Ro+ R sin Bi 2
FF, fo + A
FF,
2
in cui si deve ovvero
in
prendere
recesso.
il segno
nai
+
©
+A
2
cos
oppure
CA
Pi
x
Fig.
a.
-—
a
seconda
che il contatto
avviene in accesso
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
e perciò appare che il lavoro dissipato per attrito, tempo per cui dura il contatto tra i denti, è:
periodo
di
; di1+ i| cotg22 aCi gin (A) cos O sin ay) — tg 0 cos (8, cos @ sin a) |
+
2
(1)
è
1/2
I, = 0,(14++2Î cosa) 22 PA
| rif è
277
nel
FX
7 6,98, )
5
4 d
Zfo 6, aB 14}
a
_
sin (f, cos 0 sin a,) + tg @ cos (6, cos @ sin 0y)| 2
04
23
+24
0080)
9
\1/2
kA
indicando con È, e con È, le lunghezze degli archi d’azione in accesso e in recesso sulla sfera di raggio È: è chiara la stretta analogia della (1) con la (6-2, 8) a cui si riduce per a, = 0. Per la perdita di rendimento otteniamo
poi:
(2)
L
l_-n= Ù
PD
L —-_——_r___-
Ln
C
E, mn
-2|
+
vi
essendo
2 23
422
+
Ea
ri
2
cosa]
1/2
i, 4*
nola)
ancora:
p
od
2)2'
anche:
n
1 2 — "(4 rrid 008a) 1/2 |,
1 1—ngn=2n|—
A”.
Se ammettiamo poi che f sia costante durante l’ingranamento, e trascuriamo, a secondo membro della (1), il termine f rispetto all’unità, otteniamo :
8)
dt
ge 2 BE p
2
2ri 2
2
?
che èx identica all’espressione di 4* ottenuta per le ruote cilindriche, di guisa che, nell’approssimazione in cui vale la (3), il rendimento della coppia conica è espresso dalla relazione trovata per la coppia cilindrica 1/2
di ruote, con la sostituzione di | L
i
+ L
22
+
2
2489
cos a)
\
2
La
+ L
.
278
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
Non ci soffermiamo a considerare il caso delle ruote coniche con denti ad asse curvo, perchè il procedimento da seguire è del tutto identico a quello già applicato nei numeri precedenti. 6-4. RUOTE DENTATE CILINDRICHE A DENTI ELICOIDALI; TRASMISSIONE DEL MOTO ROTATORIO TRA ASSI SGHEMBI. — Limitiamo la determinazione della forza, che le due ruote si scambiano, e del lavoro z, dissipato dall’attrito al contatto, i al caso in cui il contatto stesso \Ja9 si produce in un punto M appartenente
alla
retta
normale
sia all’asse 2, di (A), sia all’asse 2, di (B). Prendiamo questa retta come asse x; indichiamo con 7, Vi
Fig.
19. —
Ruote
dentate
coidali con assi sghembi;
cilindriche
a denti
eli-
rappresentazione
del
j
Fig.
20.
trici
contatto in un punto della retta di minima distanza degli assi, e delle velocità in detto punto.
—
per
Elementi
la
geome-
determinazione
di ri.
e con r, le distanze di M da 2, e da
è y=
F»
e pertanto
il risultante
delle forze normali ha come retta d’azione la stessa n-n; la forza risultante corrispondente deve passare per Rf,, ed essere inclinata dell’angolo di attrito g su detta forza normale, ed è quindi nella direzione di R$:0, ossia di F,. Nella seconda ipotesi, f = 0, è y = 0, ossia il risultante delle forze ‘normali agisce secondo la m-m, e di conseguenza la forza risultante corrispondente, che passa per Ri, è inclinata dell'angolo di attrito g sulle m-m, e pertanto è nella direzione stessa di F,, (fig. 36). Sia d’altra parte 6, il vettore che ha la direzione di accostamento effettiva, inclinata di f sulla m-m, mentre il suo modulo è uguale allo spessore di materiale asportato nel punto di massima pressione (p = Po); indichiamo con é,, e con éd,, i componenti di $, nelle direzioni di (m-m) e (n-n), così che sia d, = do, + dog. Si ha pure: dò, = ò, 0088;
de
= è SIN;
p=kò=Kkéò,cos(0— f)= picos 0 4 pi sin 0 se: pi
Ora
= kò,cosf=kbò,1;
è:
=
pi
= kò,sinb = kòd,.
F,=ra f p(2.+f2)d0— pira f cos 0(0 +)
d0 + p;' ra f sin 0(0 + ft)d0
Ci
essendo
Ci
gli integrali estesi a tutto l’arco di contatto
sono i versori delle forze normali e tangenziali mento rd0 di detto arco. Ma è pure:
C,, mentre
applicate
ad
ogni
0 e 7 ele-
F, = pit | sin 0(0 + f7)d0; A
F,, = Do? f cos 0 (0 + ft) de, CA e di conseguenza: F,=F,
+ F,-
D'altra parte dalla (I, 8-3‘), tenendo presenti le proprietà e i risultati ora dedotti, si ricava: ' Po
2F =
cos ni
” La
3
Po
p =
1
302
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
(in cui a conserva il significato di « angolo di avvolgimento » del ceppo in
esame),
mentre
lo
spessore
del
materiale
asportato
per
usura
in
corrispondenza del punto D, la cui anomalia rispetto alla retta m-m indichiamo con 0, (e pertanto lo spostamento radiale di D pensato appartenente al ceppo di sinistra) è: òp = Po ke
Con
_ Ei k
__1
260089
k
ar
metodo
analogo
(p; cos 0, + p; sin 0,) =
| F,, 0080, a+
F,, sind
sina
a quello
ora
a—
seguito
sin a
si può
|" ricavare
l’espres-
sione che dà lo spostamento radiale di D pensato appartenente al ceppo di destra: ammettendo che il sistema dei due ceppi sia simmetrico
rispetto
alla retta
(AD)
(fig.
36),
e pertanto
gli angoli
di avvol-
gimento per entrambi i ceppi uguali, mentre 0, = — 0, se 0, è l’anomalia di D rispetto alla retta bisettrice di contatto per il ceppo di destra,
orientata
contro
pani eee1
2c0sg
k
e di conseguenza
(2)
il ceppo,
(2A
ar
F,, sin 21)
sina
a —
sina
è: P,, sin 0,
a +
a—
sin a
_
F,,008 0, __F,,sin
sin a
a + sin a
a —
6,
sina
per semplicità, che sia 0, = 2/2, la (2) si riduce alla: F,,
e quindi,
cos 0, a
a+
F,, 008 0,
Ammettendo,
risulta:
+
Ps
=
0,
per le (1):
ajQ+bX +a,@ +0 X=0 da
cui:
sim Osserviamo
che
au + as
= ai, bi + da
è:
L|=t871; N
2
|
F,
2
F,,
|=tgy
2
e pertanto, detto 7, quello dei due y che è più grande, perchè trambi i ceppi siano attivi lungo tutto il contatto deve risultare: LE Par
a
a—sina
< US Viim = COTE REN
ar
en-
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
303
Se questa condizione è soddisfatta, le forze ricavate sono effettivamente quelle che ceppi e tamburo si trasmettono, e il momento frenante applicato a questo è: M,= essendo
F,, ORS, + FP, ORSa = (Po, + Fo.) ORÈ
per la supposta
9-3. SISTEMI A DUE
simmetria
OR$,
= ORîs.
GRADI DI IPERSTATICITÀ.
—— Un’altra tipica con-
figurazione di freno a ceppi è quella indicata in fig. 37: poichè il primo
Fig.
per
37.
—
Esempio
la determinazione
di
freno
a
delle forze.
ceppi
Schema
con
della
due
gradi
travatura
di
iperstaticità
reticolare
equivalente.
ceppo presenta in A un fulero fisso, ed è perciò ad accostamento rigido, il sistema reticolare equivalente risulta costituito da tre aste con cinque cerniere ed un appoggio. Il grado di iperstaticità di detto sistema è di conseguenza: BX2+L1x1T-3x3=2 Rappresentiamo le forze applicate dal tamburo a ciascuno dei ceppi per mezzo dei loro componenti F, secondo le rette congiungenti i poli &* col centro O del tamburo, e dei loro componenti F, secondo le normali alle R*0, e prendiamo come incognite iperstatiche le componenti /,, pP2 e F,, corrispondenti ai ceppi secondo e terzo. Risolvendo il problema d’equilibrio per il sistema isostatico così ottenuto ricaviamo: FP,
at
Fa
Q+bh
FF,
Q+b
Fi,
F,,
= %
I Il
1
(1)
a—
— Da, te?
an
Q+
da
sin a
sina +
Xx X
nni Xa;
+01
Xa;
4
Xn;
09
= 093 Q+ bs L14603
X,
304
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
in cui f, è l'angolo di accostamento noto del primo ceppo, mentre è stato posto X, = F,,; Xa= Fyy Imponendo che lo spostamento radiale della cerniera B, pensata appartenente al ceppo (1), sia uguale allo spostamento radiale della stessa cerniera pensata appartenente al ceppo
è stato
già ricavato
(2), si ottiene, per quanto
al n° (I, 9-2):
F,, €08 0,
F,, sin O,
a + sina
a—
_
sin a
F,, 608 0,
F,, sin 0,
a +
a—
sin a
sin a
e poichè, sempre misurando le anomalie dei punti dell’arco di contatto di ciascun ceppo 4 nel senso della rotazione del tamburo, è 0, = — 0, otteniamo: (2)
FP, + Er=
=
(Pr Fn)
(di
a
—_
vi)
a a
sin a sina
sin a
te
a + sin a
cotg 0, =
0,. 1
Analogamente per l’eguaglianza degli spostamenti radiali di C, ricavati pensando 0 appartenente alla cerniera (2), e alla cerniera (3), si ha:
F,, 008 09
F,, sin 03 __ F,, 008 0g
F,, sin 03
a +4 sin a
a—
a—
sin a
a+
sin a
sin a
>’
essendo 0; l'anomalia di C rispetto alla bisettrice dell’arco di contatto del ceppo (2), mentre 0, è l'anomalia dello stesso punto rispetto alla bisettrice del ceppo (3). Di nuovo è 0,3 = — 05 e di conseguenza: (3)
Fr
+ Era
—
(Fa
(X,— (X3
Fra
a—
sin a
sino
E
0,=
x.)1) EB a + sina cote 5 05.Vo
Le (1) (2) (3) costituiscono un sistema non omogeneo non lineare di sette equazioni in sette incognite, che permette di risolvere il problema. sario
Perchè verificare
la soluzione
così
ottenuta
sia
corretta
SS
è sempre
neces-
che p
max
Negli esempi di sistemi iperstatici considerati sinora la condizione di congruenza dei soli spostamenti radiali degli elementi comuni di due ceppi contigui era
sufficiente, insieme alle
condizioni
di equilibrio delle
forze, per determinare queste, e si può riconoscere che la condizione di congruenza degli spostamenti tangenziali (al tamburo) delle cerniere comuni, quando le forze, e pertanto le direzioni di accostamento di ciascun ceppo siano state determinate, permette di determinare i centri di rotazione istantanea dei ceppi stessi, e l'ampiezza delle loro rotazioni
Capitolo
relative
(o
primo
coefficienti
— Forze
ad
essa
agenti
negli accoppiamenti
proporzionali).
In
305
questi
casi
perciò
i due problemi della determinazione delle forze, e della determinazione degli spostamenti possono essere separati. Si possono però avere sistemi
frenanti
e spostamenti
Fig.
pei
quali
devono
questa
separazione
non
essere ottenuti insieme.
è possibile,
Consideriamo,
38. — Esempio di freno a ceppi con due gradi di iperstaticità per la forze, per il quale la determinazione delle forze non può essere separata degli spostamenti.
e forze
ad es., il
determinazione delle dalla determinazione
sistema rappresentato in fig. 33: il sistema reticolare equivalente, presentando sette cerniere e quattro aste ha un grado di iperstaticità uguale a 2 x 7 —4 x 3 = 2; è perciò ovvio che se rendiamo isostatico il sistema, assumendo, per es., come incognite iperstatiche le com-
ponenti F,, e F,, delle forze applicate al ceppo (1) in Rj1 e al ceppo (2) in Ri; la sola condizione che lo spostamento radiale di B, ottenuto pensando la cerniera appartenente al ceppo (1), sia uguale allo spostamento radiale della stessa cerniera determinato pensando B appartenente al ceppo (2), non è sufficiente, insieme con le equazioni di equilibrio delle forze, a risolvere il problema. D’altra parte per la congruenza degli spostamenti del punto comune ai due ceppi è necessario
ora imporre
menti
siano
traduce
che anche
uguali,
in un’altra
ed
le componenti
è facile
relazione
riconoscere
tangenziali
che
tra le componenti
di detti
questa delle forze
sposta-
condizione che
si
il tam-
buro trasmette ai ceppi stessi. In effetto, per la compatibilità degli spostamenti tangenziali, quando la condizione di compatibilità delle componenti radiali sia stata posta, è necessario e sufficiente imporre 20
—
FERRARI-ROMITI.
306
Parte
che
seconda
— Dinamica
applicata
i centri C, e C, di istantanea rotazione
tengano
dei ceppi (1) e (2) appar-
ad una medesima retta passante per
B
(fig. 38). Ma il punto
C,
deve stare sulla retta 0,H,, mentre l’angolo che la retta OC, forma con l’asse x [scelto coincidente con la bisettrice dell’angolo di avvolgimento del ceppo (1)] è uguale a (8, — #/2), se f#, è l'angolo che definisce la direzione di accostamento corrispondente a (1). Poichè l’equazione della retta (0,4), rispetto al riferimento (x, y) indicato in fig. 38, è: d_T_%n,
Za, —
e quella della OC,
_.
YU
Lo,
Ya —
Yo,
è:
y = — cotg f,-@ (con
ovvio
significato
dei
simboli),
otteniamo
per
le
coordinate
(%;,,
Yo,) di C, le: to, =_
1
Ca, — Ym 0008 1
Ca, — Yn, COtg vi
Ye, = — 006g Pi
14 cotgv,cotg f, ”
1 + cotg y, cotg 6,’
essendo vw; l’angolo che la retta orientata H,0, forma con l’asse « (fie. 38). D'altra parte il punto 0, appartiene alla retta (0,H,), e l’angolo che la (0C,) forma col semiasse x negativo
è uguale a
n
— Ba)
essendo , l’angolo che definisce la direzione di accostamento ceppo (2). Procedendo in modo analogo a quanto indicato per troviamo per le coordinate (%,,, Yo,) di C, le: Leg
Lg — COLE Wa Yao
Xpg
Yo,
1— cotg y, cotg f,
e pertanto
se B appartiene
cotg
Us
_
7
cotg
Pa
essere:
Los
si ricava: (1
+
Yz
0008
da
cotg
Cry — Yz CODE Vo cobg w,
+ (1 + y ”
Va,
sa
Ya,
cotg
Ì
1
Y
TT
i | Cu, — Ya, CO . a— sin a
Ma:
8 fa cob
8 Ba
+
cotg f, =
1 Fei]
Ba
(21
a +
sin a
a— sin a = — _a+sina
Vi
Cry — Ynz CO6E ve . a—sina FP,. Sv
cotgy,
a +
= —
a—
CER
cotg y, cotg 6,
Yo —
cui
1—
alla retta (0, C,) deve
Ve da
Ba
sin a sina
o+sina
FP. È
Pa
°
del C,,
b)
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli accoppiamenti
307
se a è il valore dell'angolo di avvolgimento per entrambi i ceppi (fig. 38). L’equazione ora trovata dà pertanto un’altra condizione per le F,, © F,,, lineare nelle F,, e F,, stesse, che congiunta con quella corrispondente all’uguaglianza degli spostamenti radiali, che si ottiene come già indicato negli esempi prima svolti, e con le equazioni che si ricavano considerando il sistema isostatico, permette di risolvere il problema
(v.
anche
[10]).
10. Legge di ripartizione della pressione di contatto per una coppia rotoidale portante-spingente secondo l’ipotesi del Reye. — Se i due membri (4) e (5) costituiscono una coppia rotoidale portante-spin4%
>
— ——»
Xx
Ù
DS
Fig.
39. — Elementi geometrici della pressione al contatto
per per
la determinazione della legge di distribuzione una coppia rotoidale portante-spingente,
gente, e precisamente (4) è un pattino piano premuto contro un disco (B) ruotante intorno al suo asse (fig. 39), la distribuzione delle forze
normali
e delle
forze
tangenziali
agenti
sulla
superficie
piana
di
contatto dei due membri può essere ottenuta grazie all’ipotesi del Reye in modo analogo a quello indicato nel caso considerato al n° (I, 8). Supponiamo che sia (A) il membro che si logora, e abbia la forma di un settore anulare: poichè (B) non presenta usura, la superficie di contatto tra i due membri si conserva piana, e lo spostamento che
(4)
compie,
mentre
si usura,
può
essere
considerato
dovuto
a una
rotazione intorno ad una retta 7 del piano, cui appartiene la superficie di contatto dei membri stessi. Assumiamo un sistema d’assi aventi l’origine nel centro 0 del disco; l’asse x diretto
secondo
l’asse
di simmetria
di (A),
y ruotato
di = L
nel senso di rotazione del disco, e 2 nella direzione e nel senso dell’asse
308 di
Parte seconda — Dinamica questo.
Lo
spessore
d
di
materiale
applicata
asportato
per
usura
in
corri-
spondenza di un punto P generico della superficie di contatto è proporzionale alla distanza di P da 7, e perciò se s è la distanza di 7 da 0, e (7,0) le coordinate polari di P rispetto a x come asse polare e 2 O come polo, è (fig. 39): (1)
ò = cost. [s 4 r cos (0 — £)]
se f è l’angolo che la normale É a 7, orientata come in figura, forma con l’asse 2. D'altra parte la velocità relativa di (B) rispetto ad (A) in P è V.= ©r, e di conseguenza dalla (I, 7-1) si ricava: (2)
s
(8)
P=Pa
essendo
+ r cos (0
— 8) = cost. pr
È
8s+rcos(0—Lp)
p, una costante il cui significato
appare
subito
uguale a p, Se s +7 cos(0 — f)= 7, e pertanto p, pressione nei punti che hanno uguale distanza dal
dalla (3): p è
è il valore della centro O e dal-
l’asse 7. Appare pure dalla (3) che p, per dato 7, è massimo per 0 = #, ossia nei punti dell’asse £: alla direzione di questa, perciò, per analogia col caso considerato nel n°(I,8), si dà il nome di direzione di accostamento. Come già nel n° (I, 8), possiamo ancora osservare che la (3) è valida se: (3’)
8s+rcos(0— B) > 0,
e per questo è necessario (e sufficiente) che l’asse 7 non tagli il pattino. Ottenuta la legge di distribuzione della pressione nei punti della superficie di contatto, possiamo determinare le forze che i due membri si scambiano attraverso questa: indichiamo qui il procedimento seguito da Romiti in [11]. Ammesso che tutto il pattino sia attivo, e pertanto che la condizione (3’) sia soddisfatta, scriviamo la (3) nella forma:
(4) in
(5)
«PP
+p"
cui:
D=Po7; ’
s
p'=p,cos(0—f). Zi
La distribuzione della pressione corrispondente alla prima delle (5) produce una forza risultante trasmessa dal disco al pattino, il cui componente normale al disco, e pertanto diretto e orientato secondo
Capitolo
primo
l’asse #, indichiamo diretto ed orientato
agenti negli accoppiamenti
309
con Fi, mentre il componente nel piano (x, y) è secondo l’asse y e lo indichiamo con F;. Risulta: af2
(6)
— Forze
Ta
Fi=ps fado fPr-psalror)= pp 4 vY
— aj2
se
a è l’angolo
m
7A
corrispondente
al settore
circolare
coperto
dal
pattino
(fig. 39); r, € rg i raggi minimo e massimo di detto settore; 7,, il raggio medio Td Ta ; A= aT,, (rà -—Y;) è l’area del settore stesso, 2 Si ha poi:
della Fi ha una
a/2 INIOS
b
da
O
data
aj2
frrararao hi
distanza
Ta
=
a
Dl
_ky2
La retta d’azione
(8)
orarao
Lei
a/2
—
cos
Sat
mI=If
=;
Ti
ps °
PE.
ir
far=
odo
fcos
fps
.
ra
sl?
a
dalla:
T: a
| cos
040
— a/2
/rar= GA
sin a/2 "0/2 mentre la retta dato dalla:
O9)
d’azione a/2
b= oegif 1
— af2
Nella
fig. 40
ra
della
n° ddr frrasar=
F,
ha
un
braccio
rispetto
all’asse
=
1 aj2 TL fps (Rara. Pineta
2
7,
sono
rappresentati
i punti
di
applicazione
B;
e B,
delle F; e F,, e la retta d’azione della F;. La distribuzione di pressione corrispondente alla seconda delle (5) è della stessa forma di quella che si ha nei freni a tamburo, e dà luogo
a un componente F;', normale al disco, della forza risultante ad essa corrispondente,
applicato
in
un
malia y, la quale può essere subito
il momento
f
xj2
— a/2
quale,
procedendo
(11) che
2;
del
identica
(x, y)
di ano-
alla condizione che
sia nullo.
Otteniamo:
Ta
fprresin(0— 7) dardo —=0 Ti
come
indicato
tgy = è appunto
piano
calcolata in base
risultante delle forze dovute alla p’
(10) dalla
punto
alla (I, 8-2).
nel n°
(I, 8), otteniamo:
310
Parte
Abbiamo
seconda
— Dinamica
applicata
poi: «|2
(12)
Ta
F/ -f
fer
— a/2
sin a/2 af2
dr d0 = p, A
cos f
Ti
mentre la distanza o; di B;' può essere ricavata dalla: aj2
Ta
o: F; = f
[ren
— a/2
cos (0 — y) dr dé
Ti
che esprime l’uguaglianza del momento della forza normale risultante (applicata in B;°) rispetto alla retta per 0 normale alla 0B/, al moA
4
È £*
È ;
x)
B,.
m—_
Indicazione
dei
punti
di applicazione
dei
Fig. 40. componenti
delle
forze
trasmesse
mento risultante delle forze dovute alla p'' rispetto Ma come già è stato indicato al n° (I, 8), è:
dal disco
allo
al pattino.
stesso
af2
cos (9— 8) cos(6—y)d0 = 2 (a + sina) SEL 2
COS y
— a/2
di guisa che risulta: 13
(13)
"’
e
se
+
a
H-
sin (04
? 4sina/2
1
cosy”
b)
asse.
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
311
essendo:
(14)
Pi
T=
a
sn
—
1
Tm +
Ar\?
(i)
se 4r = r, — r,. Se osserviamo poi che la componente secondo la retta (05/') della forza risultante corrispondente alle forze di attrito sui singoli elementi della superficie di contatto è uguale a: /2
Ta
/ — al
[ip” sin (0—y)rdrd0, n
e pertanto è nulla per la (10), appare che la forza tangenziale risultante F;' dovuta alle p' è diretta normalmente alla (057). La sua grandezza è data dalla:
as)15)
«/2
Ta
+ sin a 1 "i tr o drd0=f= 151 TSOAP, s=f fipreosto—p)rardo ,
F/=
— af2
mentre
la
ri
distanza
o;
della
sua
retta
af 2
da
cui
O
risulta
dalla:
[ip"rarao, a/2
tai
si deduce: 4
(16)
da
Ta
ol' = —
d’azione
si
0 = Ty A sin af COS y . a +sma
Indichiamo con ;' il punto in cui la retta (05) dalla retta d’azione della F;': poichè questa è normale
è intersecata alla (08), il
segmento 05; ha lunghezza e;', e dalla (16) deduciamo il risultato, che è del tutto analogo a quello corrispondente indicato nel n° (I, 8) che al variare della direzione di accostamento il punto B;' si sposta sul cerchio passante per O e avente il centro sull’asse x, mentre il suo diametro è dato dalla: 4 sin a/2 (17)
00%
=r,
p
—— LL a + sina
.
Deduciamo inoltre, che essendo F;' sempre normale alla (05/‘), corrispondente a un generico valore di f, la retta d’azione di Fi', per qualunque B, passa sempre per il punto 0*, che di conseguenza è il polo delle forze tangenziali (corrispondenti alla distribuzione delle pressioni p').
312
Parte seconda — Dinamica
applicata
Può ancora essere conveniente scomporre nenti secondo gli assi x e y; otteniamo: 18 (18)
Fi
a + sin a =-f——-f
smi
Immaginiamo coordinata mento
b*”
diretto
SAR
- PI;
poi trasportata
ti
la F!' nel
la Fi’
—
nei
due
a + sine ie
punto
= r, aa aggiungendo una 4 sin a/2 secondo x e di momento M, dato
LA
4 sin 0/2 B#”
coppia
compo-
dell’asse « di di
asse
mo-
dalla:
+ sina
19 (19)
M,= FP be'tgy= pur, "> STI, gy {sù a gy
Il momento M, è posttivo, se ha senso concordante col senso positivo delle rotazioni intorno a . Riassumendo, pertanto, l’azione trasmessa dal disco al pattino è così composta:
a) forze normali al disco: F; applicata nel punto B; dell’asse @, di ascissa d2 = 47, (essendo Ad SI)
F{ applicata nel punto B*'
a
dell’asse
7 di ascissa
di
= 77,
b) forze nel piano del disco plicata nel punto B; dell’asse @ applicata nel punto 0* dell’asse c) forza nel piano del disco
pr=--; E
®
(essendo
4” = i
5
4 sin a/2 dirette secondo y: Y, =f' F., 2pdi ascissa db, = 7,,/X", e Fy = PF x di ascissa by = r,/4"; applicata in 0*, e diretta secondo «:
.
?
Tp d) coppia di asse momento diretto x e di momento M,. Appare dalle espressioni sopra indicate, che detta azione è comple-
tamente determinata se si conoscono le grandezze di F., F/ e Mg; è perciò opportuno esprimere in funzione delle stesse grandezze anche i parametri che definiscono la posizione della retta, attorno alla quale si compie la rotazione del pattino mentre si usura, e la distribuzione delle pressioni sulla superficie di contatto. Dalle relazioni già prima trovate si deduce: 20
teg=
(20) essendo
4 sin a/2 u = ——_—_ a—
gina
,
?
sii
feM.
Pr,’
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
8
(21)
, 608 È Fui F.
alan
essendo
v =
gu 2
(22)
i
P
:
e); a Fi
così
a Ar'UA
M,=F,
b, + F;
= se
F,=
F,+
Fi
l’asse #; appare
F,
= vr, sin f HU,’
Si ricava infine che il momento l’azione applicata al pattino è dato (23)
313
è
bi
_
Fi
sin @
A
risultante dalla:
vi
rispetto
= {(Fir+F
Tp)
all’asse # del=
prata 1fAr\?
F
la
—
|[— | PI
componente
pertanto
che
della
forza
risultante
secondo
per:
1 Ar —{[—|
\?
12 | Tm
, trasmissione. Il tipo più noto, perchè di maggiore diffusione, delle catene portanti articolate è la catena di Galle, costituita da caviglie con perni di estremità collegati a due a due con piastrine di acciaio (fig. 61). Essa si accoppia con carrucole Fig. 61. — Catena di Galle. dentate con numero di denti maggiore di otto; si definisce circonferenza primitwwa della carrucola quella che contiene i centri delle caviglie: se p è il passo, cioè la distanza tra gli assi di due anelli consecutivi, e # il numero dei denti, il diametro primitivo risulta:
2R=_ P_. sin ye/e Il profilo di ciascun dente deve essere coniugato alla circonferenza o {sezione
di
una
caviglia),
nel
moto
di
questa
relativo
alla
carrucola:
poichè tale moto è ovviamente una rotazione intorno al centro 0 della caviglia successiva (fig. 62), il profilo coniugato alla o risulta un arco di cerchio di centro 0 e raggio
uguale al passo diminuito del raggio L
di o. In effetto nelle ruote unificate, il dente è profilato secondo un arco di cerchio interno a quello prima definito ed è delimitato in altezza da una troncatura come indicato in fig. 62. La catena Zobel è analoga alla Galle (fig. 63), ma è più adatta di questa per la trasmissione del moto: in essa le piastrine di collegamento quelle
di un perno con quello che lo che lo collegano col successivo,
precede non si ma sono tutte
alternano con riunite in un
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli accoppiamenti
329
gruppo, allo scopo di diminuire lo strisciamento fra le piastrine stesse; inoltre, in quelle usate per trasmettere forze notevoli (da 2000 a 5000 kg) le piastrine interne sono solidali ad astucci cilindrici infilati sui perni, mentre a questi sono fissate le piastrine così da evitare lo strisciamento dei perni entro i fori delle piastrine (fig. 63). Per le trasmissioni ad alta velocità (da 5 a 7 m/sec) le catene a fusi non sono convenienti, perchè l’usura dei perni, aumentando il
Fig.
p 8
LI
d
62.
—
diametro del rullo passo; numero denti;
Puleggia
dentata
Dx -d
= diametro
D.
|P (0,84 cote x);
accoppiamento
con
catena
Galle:
Rie 7 (1,005 4 + 0,076) mm; tag = 0,844 VE)
D; = diametro primitivo della puleggia D,=
per
della catena;
interno
=
—£
sin rr/e
;
a =35°+ LOI
puleggia;
B
& = 18° __36°.
180° è fl
ai:
E
passo, rende difettoso l’accoppiamento dei fusi stessi coi rocchetti dentati. Si comportano meglio le catene nelle quali gli elementi attivi sono costituiti dalle piastrine stesse, sagomate come denti di una dentiera deformabile: ad esse si dà il nome di catene silenziose, perchè l'usura,
ed
il
corrispondente
aumento
del
passo
non
sono
accompa-
gnati da un accoppiamento cinematico difettoso, in quanto detto aumento non ha altra conseguenza che quello di determinare un aumento del diametro primitivo della ruota dentata coniugata. Appartiene
a
questo
tipo
la
catena
Renold
costituita
da
tante
piastrine
sagomate a forma di occhiale, che si alternano, rieoprendosi parzialmente, e sono collegate da fusi. Non sono però i fusi, come si è detto
330
Parte seconda —# Dinamica
applicata
prima, ad accoppiarsi con la ruota, ma le piastrine stesse, che terminano ad ogni estremità con una punta triangolare P, che fa sistema con quella P'’ dell’elemento successivo, costituendo con essa un dente, la cui forma varia in conseguenza del moto relativo di una piastrina rispetto alla successiva (fig. 64). I profili esterni dei denti sono inclinati in modo da formare tra loro un angolo 20, uguale a 609, o in alcuni casi 750: lo stesso angolo è formato
di una
tra il profilo
esterno
piastrina ed il profilo
del dente
esterno
del
dente della piastrina precedente, o succes-
siva,
quando
gli assi dei fusi di collega-
mento appartengono ad una retta (catena non avvolta). Quando la catena si avvolge
Fig.
63.
—
Catena
sopra un rocchetto dell’angolo
Zobel.
Fig.
64.
—
Catena
di z denti, ogni maglia ruota rispetto
2a Mesa
e pertanto
l’angolo
formato
dai
Renold.
all’adiacente profili
esterni
È
dei denti di due piastrine, che si collegano, si riduce dal valore 20, sopra indicato al valore 20 = 20, — 2a. I denti del rocchetto, coniugati ai denti della catena (che in generale non sono mai meno di 17), sono anch’essi a profilo rettilineo, e l’angolo formato fra i due profili simmetrici di ciascun dente (simmetrici, così che il sistema sia invertibile) risulta (fig. 64): 2RB=20—2a=20,—4a. Appare
perciò
che
deve
essere: 6,>2a
per evitare denti a rastremazione sommità che alla base) (fig. 64).
invertita
(e
quindi
più
spessi
in
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
331
Nella fig. 65, nella metà superiore è rappresentato l’imboceo catena-rocchetto per catena nuova, mentre nella metà inferiore è indicato come si presenta l’ingranamento, quando per usura dei perni, il passo è aumentato, e di conseguenza è pure aumentato, come già si è detto, il diametro primitivo del rocchetto. È da osservare che sempre il contatto tra il dente deformabile della catena ed il dente coniugato del rocchetto avviene gradualmente, e lo scorrimento ha
Ia
metà
Fig. 65. superiore
— Aumento del passo conseguente all’usura con catena Renold: dà la configurazione a catena nuova; la metà inferiore a catena
usurata.
luogo non tra i denti ma tra i cuscinetti e perni di collegamento tra le successive piastrine. La catena Morse è analoga alla Renold: in essa l’attrito è ridotto sostituendo al contatto di strisciamento tra cuscinetto e perno di collegamento delle piastrine, due mezzi perni portati, entro appositi
che si collegano
un contatto di rotolamento tra alloggiamenti, dalle piastrine
(fig. 66).
17. Trasmissione con funi o con cinghie. Richiamo delle equazioni fondamentali della dinamica dei flessibili (per le funi e le cinghie). — Appare
da
quanto
è
stato
esposto
nei
numeri
precedenti
che,
per
quanto si riferisce all’applicazione dei flessibili per la trasmissione di potenza, le funi e le cinghie si differenziano dalle catene, in quanto mentre le prime affidano tale trasmissione all’aderenza col membro a cui si accoppiano,
per le catene
che si scambiano
opportune
la trasmissione
superfici coniugate,
è assicurata
dalla forza
forza che ha non
sol-
332
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
tanto componente tangente alle superfici stesse, ma anche componente normale. Si considerano pertanto qui separatamente i due casi, e si fa innanzi tutto un rapido richiamo delle equazioni fondamentali
delle cinghie
Fig.
66.
delle funi e
considerate, dapprima, come organi perfettamente flessibili.
—
Catena
Morse:
4
e B
sono
i mezzi
perni
a
contatto
di rotolamento.
a) Tensione. Se H,H, è un tratto di flessibile, e P è un punto di H,H, si definisce tensione in P la forza, che uno dei tratti in cui H,H, è diviso da P, trasmette, per la continuità del flessibile, all’altro tratto in P (fig. 67); presa sulla curva funicolare, secondo cui è disposto il flessibile, un’ascissa curvilinea s, definiremo, convenzionalmente, come tensione in P, e la indicheremo con Ta*, la forza che gli elementi disposti dalla parte delle ascisse s crescenti trasmettono in P a quelli posti dalla parte delle s decrescenti. La Tt* è diretta tangenzialmente alla curva funicolare o, e verso l’esterno della parte a cui è applicata, di guisa che se 7 è il versore della tangente di o orientata nel senso delle s crescenti, è:
(1)
=
1.
b) L'equazione di equilibrio dinamico del flessibile, sollecitato da forze esterne (ad esso) distribuite lungo la curva funicolare, indicando
Fig.
con
F
la forza
67.
—
Ascissa
unitaria
curvilinea
sull’asse
corrispondente
di un
flessibile,
a tale
e tensione.
distribuzione
che la forza applicata all'elemento ds è F ds), e con unità di lunghezza del flessibile stesso, è data dalla:
(2) 2
2 + F(9,9)—g
dUrt
5
i
GAY Centi
——
=
=0
(di
q la massa
guisa
per
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
333
se V è la velocità dell’elemento ds di flessibile di ascissa s (e quindi dV | si . — Qq a È la sua forza d’inerzia), Ci si limita qui a considerare il caso in cui la curva funicolare o è invariabile nel tempo, e pertanto coincide pure con la traiettoria di ogni elemento ds del flessibile; prendendo in ogni punto P di o le componenti delle forze applicate secondo la tangente + (orientata nel senso delle s crescenti, preso coincidente col senso del moto del cingolo), secondo la normale principale n (orientata verso il centro di curvatura di 0), e secondo la binormale, si deduce dalla (2):
se E è il raggio di curvatura di o, e F.,, F,, secondo i versori sopra definiti.
F, le componenti
di F
18. Legge di variazione della tensione lungo il tratto avvolto sulla puleggia (per una cinghia o una fune). Sia S la puleggia su cui il flessibile (A) è avvolto; indichiamo: con C il momento rispetto all’asse di (S) della coppia ad essa applicata, con l’indice m (e pertanto €,,) se la puleggia S è conduttrice (e la indicheremo con $,,); con l’indice r (e pertanto €,) se S è condotta (e la indicheremo con $,); con H, e H, i punti origine ed estremo (nel senso della rotazione della puleggia) dell’arco 0,, per cui $,, è a contatto col flessibile (fig. 68). Se si immagina di eseguire una sezione del flessibile nel ramo che si avvolge sulla puleggia, ed una sezione del ramo che si svolge, e si applicano in corrispondenza di dette sezioni le forze che i rami tagliati trasmettono a quello che è avvolto su &,, (fig. 68), e cioè la tensione T, #, in H,, ela forza — T, «jin H,, dall’equazione del momento risultante delle quantità di moto rispetto all’asse di S,, si ha per la puleggia conduttrice di raggio È,: do a
D =(&t,
TW) R+L
se L, è la lunghezza del flessibile avvolto
(2)
i
dV
ela
sulla puleggia;
si ha invece:
0, + 1a
se la puleggia è condotta, e si indicano con T7 t# e con TÈ 7* le tensioni in corrispondenza dei punti H, e H, (fig. 69), mentre L, e E, hanno significati analoghi a quelli di L, e £,. Si ha €, > &, dalla (1), e T$ > T* dalla (2); il ramo più teso del cingolo è chiamato conduttore, quello meno teso condotto, e manifestamente il ramo conduttore
334
Parte seconda — Dinamica
applicata
si avvolge sulla puleggia motrice e si svolge dalla puleggia condotta (figg. 68 e 69). Ad un elemento ds di o, nell’intorno di un punto P, è applicata da S ad (A) una forza, corrispondente alla reazione della corona della puleggia abbracciata dal flessibile, che ha un componente normale
Fig.
Figg.
68-69.
— fig.
68,
a 0, che indichiamo se ammettiamo
che
sibile e l’elemento tensioni
crescenti
corrisponde
68.
Fig.
Trasmissione
del
puleggia
rotatorio
motrice;. fig. 69,
con F, ds, ed esista
un
scorrimento
di corona, (e
moto
di
69.
potenza
puleggia
con
flessibile:
condotta.
componente
tangenziale
relativo
l’elemento
tra
F, ds: di fles-
con cui esso si accoppia, nel senso delle
riconosceremo
al fenomeno
e
che
effettivamente
questa
ipotesi
reale), è:
F,=F}|Kl î . i n aT . ca dT in cui deve prendersi il segno meno se de > 0, il segno più se ra 8 8 Dalla seconda delle (I, 17-3) si ricava: T Vv? P=—Via
Q
U
T
Vv?
Penn
se poi si considera S come puleggia conduttrice, è, come già prima " © = dT a ne è stato osservato, ©, < &,, e ds < 0, per il senso positivo supposto per
(4) 4
le ascisse
s; in
queste
dT
FIRMO,
Ga
condizioni
T se
INI
be €
è perciò:
Vv?
dV
der 7 Cenni
—
-
=0
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
Poichè
335
si può porre: ds = EÈ,d0,
mentre
è: dT
do
si può
=
d —
dé |
{_ {[T_-qv?
q dv — (T)uim3 .
per dati C,,, Come puleggia che può ancora a zionario,
do
ma
7
7
Tg > (Toltimi
T.
T.), 1 (Ta): “mM, cn 2 (Co)tim
Gr
e V.
conseguenza poi dello scorrimento relativo tra flessibile e lungo l’angolo 40* ne risulta una potenza dissipata per attrito, essere calcolata grazie ai risultati sopra ottenuti: ci limitiamo eseguire tale determinazione nel caso in cui il moto sia stae perciò © = costante per entrambe le pulegge.
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
339
Consideriamo dapprima la puleggia motrice: in corrispondenza di ogni elemento ds dell’arco di scorrimento la potenza dissipata per attrito è data dalla:
2
=
d?L,
f|F, V,|ds, —/|F,||V;|de,
=—
e poichè: T vV2 F,|=—-90-—-
|v.]=R—V=V 1+ gg) V-(1+ 35] ES ES =
De ES
si ricava:
(A2L,),,
c
v?
(E IRR
(ipa di
tenuta presente la (I, 18-3). Integrando su tutto l’arco
(9)
e] Vi
t,- © ES
r,
di — as= 7 ds&° 7,
di scorrimento
T,—T ES
si ha:
_ 2 3Vo ,MI
AL.)
4©
-
(5 _
Vo
(€,
—
Ty)
ES Analogamente (7)
(dL,).
si ricava,
—_
V,
dt
Cna
__
VW
2k, considerando
(TÈ
__
TX)
ES
Om
2
C,
Li,
la puleggia condotta: —_
—
Vi
*
a
2k,
Vi
>»
C,
2
R,
essendo: vee Ne
v.(t+
gi):
risulta per la perdita di rendimento
(0),
(8)
1_m=-
e per la perdita
di rendimento
9
(9)
ve=v.(1+3k).
1—-
te
n=
oO
_ a
sulla puleggia
Va 2V,
sulla puleggia
di ° oO,
condotta:
vi2 — VR1, ——_2Vf
conduttrice:
340
Parte seconda — Dinamica
applicata
20. Curva funicolare dei rami liberi e legge di. variazione della tensione lungo essi (per condizione di funzionamento a regime: © = costante). — Siano $,, e $, ancora rispettivamente le pulegge conduttrice e condotta fra loro collegate per mezzo di un flessibile, che su esse si avvolge, e calettate su alberi paralleli (fig. 72); supponiamo che il sistema sia in condizioni
di funzionamento
ciascuna
e quindi
delle
pulegge,
V =
a regime
cost., per
(@ = costante per
ogni elemento
ds
del
»» X
Fig.
72.
—
Funicolare
dei
rami
liberi.
flessibile, se si prescinde dalle variazioni corrispondenti all’elasticità di questo). Le equazioni di equilibrio per ogni elemento ds di ciascuno dei due rami liberi sono, per la (I, 17-2):
(1)
dt de
. —qgsina=0;
T —
— qg cosa
— q
Uh
= 0
essendo a l’angolo che la tangente alla funicolare in un punto generico di essa forma con l’asse x orizzontale, e @ il raggio di curvatura in detto punto. Posto:
(2)
c=T—-qr?,
le (1) diventano:
(3)
ds
—qgsna=0;
—qgceosa=0,
che coincidono con le equazioni che definiscono la curva funicolare di un flessibile sollecitato unicamente dal proprio peso. Ne deduciamo pertanto
che
ciascun
ramo
libero
si dispone
secondo
una
catenaria,
e
che la tensione in un punto P generico di questa, se y è la coordinata verticale di P rispetto alla base [ossia alla retta parallela alla tan-
Capitolo
primo
— Forze
gente nel punto più basso
agenti negli accoppiamenti
341
(vertice), ad una distanza da questo uguale
Vrili
(O
a
d9
, Se ©; è il valore di €’ nel vertice] è data dalla:
(4)
tl = qgy
ossia:
i
(5)
CU=a(gy+V?).
Ne risulta subito che se T, e T* sono le tensioni nel ramo conduttore rispettivamente nei punti HY, e H}, in cui esso si avvolge sulla puleggia motrice e si svolge da quella condotta (fig. 72) è: (6)
ti — TW, = 09 (Uwe,— Ya)
ed analogamente,
e in HY
se T, e T* sono le tensioni
del ramo
condotto in H,
è:
(7)
Ti —
©, = 49 (Ya, — Ya,)
e perciò: (8)
doi —
do =
€,
Ty, +09,
— Ya, —
(Va
Un)
2
T&T
Cij
I
Co
I
anche per pulegge di diametro alquanto diverso. Se poi i punti H} e H,, così come i punti H# e H, non sono a quote notevolmente diverse, o comunque, se il peso proprio del flessibile può essere supposto trascurabile a fronte dei valori delle tensioni, si potrà pure ammettere che sia: - 0 -* T* É
Ts.
21. Determinazione della tensione in una sezione generica del flessibile. Determinazione della coppia limite (sull’asse di una puleggia) o della velocità angolare limite per scorrimento globale. — Per applicare i risultati ottenuti nei nn. (I, 18 e 20) alla determinazione del valore della tensione Te in una sezione generica del flessibile, per date condizioni di funzionamento del sistema, e in particolare dei valori di €, 7, e di T,t, [che, nell’ipotesi indicata al termine del numero precedente, coincidono con le tensioni (costanti) nei rami liberi, rispettivamente conduttore
e
condotto]
è
necessario
considerare
le
modalità
con
le
quali è generata la tensione nel flessibile a flessibile fermo (0 tensione iniziale) [20], [21], [22] e [23]. Prendiamo in esame, a tale scopo, i seguenti tre tipi. 21-1. PULEGGIA A SOPPORTO OSCILLANTE. — Una disposizione di questo genere è indicata in fig. 73: il banco 5, che porta i sopporti dell’albero su cui è calettata una delle pulegge (generalmente la puleggia motrice), e il motore che comanda la rotazione di questa, è
342
Parte seconda — Dinamica
applicata
libero di ruotare intorno ad un asse, parallelo all’asse della puleggia stessa, e non appartenente al piano verticale per il baricentro del sistema. Se indichiamo con @ il peso di questo, con a la distanza della verticale baricentrica dall’asse di infulcramento di B, e con bd, e bd, le analoghe distanze delle rette d’azione di T,t, e — T,%,, dall’equilibrio dei momenti rispetto a detto asse, in condizioni di funzionamento a loto odi
Fig.
73.
—
Puleggia
a supporto
oscillante.
regime, otteniamo, trascurando il momento ogni elemento del flessibile avvolto: (1) che
con
centrifuga
di
la Cn
permette
ini
(Ca, ss
To)
k,
subito di calcolare le tensioni; precisamente ricaviamo: T,
CA
T,
Rn
D;i
Cm (bo/E,) + 9a
=
L’angolo (4
forza
Qa—-T,b, — Tgb> = 0
(2)
(3 3
della
di scorrimento — gV®
Di —
NE
=
—
EL
Cn (b/E)
elastico risulta perciò
C, (b/R,)
CT, — gv?
T,
+ Qa—-q(ba
Cm (0/R)
+Qa—q(b°
+Qa
dalla:
+ di) V?
— gt48
+ b)V?
Se ora supponiamo che, rimanendo costante la velocità V del flessibile, la coppia C,, cresca, appare subito dalla (4) che 40* pure cresce, e raggiunge il valore massimo ammissibile /40,, corrispondente all’angolo di avvolgimento, per €, = (C..)u dato dalla: (5)
(0
_ mo) tim
puri
Qa—q(b,+b,) V? b,
+
b,
VIZIO
R,
(e/4%
—
1)
c
Se invece si considera il funzionamento del sistema per C,, = così e V crescente, dalle (3) si deduce che le tensioni T, e €, rimangono
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
costanti, mentre valore
limite
dalla (4) appare
40,
per
VY=
(V),,,
che
40*
dato
dalla:
pure
cresce,
343
e raggiunge
il
by + b, e/4% Qa
(6)
(Va)tim =
—
Cm
q(ba
aeee-a +
da)
21-2. RULLO TENDITORE. — Nella fig. 74 è indicato un secondo modo per generare la tensione iniziale nel flessibile: un rullo P (liberamente girevole intorno al suo asse) R appoggia sul ramo condotto del flesi sibile, mentre il suo asse è portato da un braccio H infulerato inCondotta
Conduttrice Fig.
74.
—
Rullo
tenditore.
Fig.
75. — Determinazione delle forze nel sistema con rullo tenditore.
torno ad un asse parallelo a quello della puleggia. La tensione ©,, che così si produce, è determinata dalla condizione di equilibrio delle forze che sono applicate al braccio H: trascurando l'attrito nell’accoppiamento rotoidale di P, le tensioni sul ramo che si avvolge sul rullo, e sul ramo che si svolge, hanno uguale grandezza e si compongono in una forza risultante €, 0, che ha come retta d’azione la bisettrice dell'arco di avvolgimento. Se 0 è il peso complessivo del braccio e del rullo, agente secondo la verticale % per il baricentro di P e di H, l'equilibrio di H richiede che la reazione R,, applicata nel centro 0 dell’accoppiamento di H col telaio, agisca secondo la retta congiungente O col punto di intersezione delle rette d’azione di 0 e di ©, 0 (fig. 75). Si può perciò subito ottenere le T, e e R, con la scomposizione di @ secondo le direzioni note di dette forze, come è indicato nella stessa fig. 75, dopo di che la determinazione di T,7, è immediata. Se si prescinde dalle piccole variazioni della configurazione geometrica del sistema, conseguenti alle variazioni di lunghezza del flessibile per la sua deformabilità elastica, la tensione €, così determinata non varia al variare delle condizioni di esercizio del flessibile, e pertanto la €, può essere ricavata con l'equazione: C, (7)
a=Gt
pr
344
Parte seconda — Dinamica
mentre
l’angolo
di scorrimento TU, +
elastico risulta dalla:
ca ;
(8)
Sul 1
—
el48*.
limite
sono
t,— qV? La
date
coppia dalle:
limite,
(9)
e la
applicata
velocità
di
conseguenza
ora
(Om)tim = (CT, — gV?) (e/4% — 1) Ri; (V2) tim —
Gi
(Cas
di
1) —_
On/P,
q (e/4% — 1)
.
Comportamento analogo a quello ora indicato ha il flessibile nei piani inclinati a trazione funicolare in servizio nelle miniere: in essi si hanno due carrelli, uno dei
Puleggia/
motrice”
Sa
Fune ie
-
.
zavorra».
traente
Tenditore
%
T Da
i Puleggia tenditrice x Fig.
76.
—
Piano
inclinato
a trazione
funicolare.
quali, generalmente carico, percorre la via in salita, mentre l’altro discende. La fune traente, agganciata ai carrelli, si avvolge sulla puleggia motrice che si trova nella stazione superiore, mentre, per dare, o più correttamente, per incrementare la tensione in ciascuno dei due rami conduttore e condotto al valore necessario per assicurare l’aderenza del flessibile, una seconda fune collega i due carrelli dopo essersi avvolta sopra una puleggia tenditrice, come è rappresentato schematicamente nella fig. 76. Se si indica con Q, il peso del carrello carico, con Q, quello del carrello scarico, con a l'inclinazione del piano, con Y' il coefficiente complessivo di attrito al traino 1, con 0, il peso del contrappeso nella stazione inferiore, le tensioni nei due ! Definiamo /' nel modo seguente: se F, è il componente normale (alla guida) della forza risultante applicata al carrello, la forza parallela alla guida stessa, che deve essere applicata per produrre il moto del carrello vincendo tutta e sola l’azione resistente dovuta agli attriti (di
rotolamento,
netto
di ciascuna
al
contatto
ruota)
ruote-guida;
è f F,.
di
strisciamento,
nelle
coppie
rotoidali
perno-cusci-
Capitolo rami
conduttore
a regime)
primo
e condotto
— Forze
agenti
negli accoppiamenti
del flessibile risultano
(in condizioni
345 di funzionamento
dalle:
T,= @ (sin a +
(sin a — f" 008 a)
T,=>0@
s
-
f cosa) +
Le
+
e pertanto l’angolo di scorrimento elastico è deducibile con le: Qi
(sin
a +
f
cos
a)
+
Q2—
gV*
=
Q. (ina — f cosa) +Q,2—gl* —
se si ammette
che la massa per unità di lunghezza
flessibile, dalla puleggia tenditrice a quella motrice. servire per calcolare Q,, se si fissa il valore
ef48*
q sia costante La
relazione
lungo tutto il sopra
data
può
T2%,
di 40*.
21-3. FUNE FORZATA. — Si ha questa disposizione quando la lunghezza del fiessibile
è minore
di quella
necessaria
per avvolgere le pulegge poste con i loro assì alla distanza voluta; per montare la [ fune sulle pulegge stesse è perciò neFig. 77. cessario fenderla, così da produrre in essa l’allungamento elastico necessario: la tensione in
condizioni
di riposo
è chiamata
fensione
—
YFune
che
di forzamento
forzata.
essa
assume
(o
di mon-
taggio). La disposizione ora in esame può essere ottenuta, ad es., facendo portare l’albero di una delle pulegge da sopporti solidali a una slitta, che può essere fatta scorrere sopra apposite guide per mezzo di una coppia elicoidale (fig. 77): si porta dapprima la puleggia in posizione tale da consentire l’avvolgimento del flessibile, quindi ruotando la vite si sposta la puleggia stessa in modo da produrre l’allungamento elastico corrispondente alla tensione che si vuole ottenere. Ci
limiteremo
ora
qui
a
determinare
la
tensione
del
flessibile
in
una sezione generica, ed il suo comportamento al variare delle condizioni di esercizio per il caso particolare in cui i punti H, e H7 (fig. 72) appartengono alla stessa orizzontale, mentre i punti 7, e H* si possono pure ritenere, senza notevole errore, sopra una medesima retta orizzontale: il procedimento però qui indicato può essere esteso, con sole difficoltà formali, al caso più generale. Ammetteremo poi che, sia in condizioni di riposo, sia in condizioni di esercizio, la catenaria funicolare di ciascun ramo libero si possa confondere
tario
gg
con
la
parabola
e alla tensione
funicolare
%,,
a riposo:
To = €, —qv*®
oppure
corrispondente
al
carico
uni-
€; = T&T,— qV?
in funzionamento, a seconda che si tratti del ramo conduttore, oppure condotto. Osserviamo che per un arco di parabola, i cui estremi H, e H, appartengono ad una retta parallela alla tangente al vertice, le lunghezze dell’arco stesso L e della sua corda 7, se la freccia % (uguale
346
Parte seconda — Dinamica
all’ordinata comune legate dalla: +
v
dei
applicata
punti HY, e H,) è piccola
1 5(8]]
rispetto ad 7, sono
Appare pertanto che l’eccesso della lunghezza dell’arco rispetto alla corda
è uguale
a: L_1
21 2h 3
.
D'altra parte la freccia 4 della parabola funicolare corrispondente a un (11)
carico
gg e a una
tensione €, è data =l î
dalla:
di guisa che in condizioni di riposo si ha per i due tratti liberi, se L, è la lunghezza
mentre
del flessibile alla tensione
in condizioni
di esercizio,
per il ramo
conduttore
dg” —1 41%
L-l1=
1
e per il ramo
€, :
24
(Ci
24
(T,— qV??
è:
__p
gv?
condotto:
se L, e L, sono rispettivamente le lunghezze dei detti rami soggetti alle tensioni rispettivamente T&, — qV? e T, — qV?. Ammesso che le lunghezze complessive dei rami avvolti si possano ritenere nelle due condizioni di riposo e di funzionamento uguali, la differenza della lunghezza del flessibile in esercizio e a riposo, è data dalla: 1 L Li + Lo La — 2L, o = —94 TIq2g283 | (€,
12) (12) 1 È
zii Î
infatti
con
el
TI
riferimento
_—_
alla
Zi
fig. a,
y=
— qV®?
—_—
(G—= qV®}
c |.
q
+
s-
ih
Ha Xx
+
(143
dg
Vitta
g 9°
da
_
=
5(2)]
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
347
D'altra parte detta differenza si può pure esprimere come differenza degli allungamenti totali prodotti nel flessibile dalla tensione a cui è soggetto in condizioni di funzionamento e a riposo: con la stessa approssimazione con la quale è stata ricavata la (12), la somma degli allungamenti elastici nei rami liberi in esercizio, è: Li
Ty
(7%
% sE)
La somma degli allungamenti elastici nei rami avvolti, nell’ipotesi qui fatta che i raggi È, e £, delle pulegge siano uguali, o quasi, e a meno di termini il cui ordine di grandezza è (f 4 0*), essendo sempre 40* l’angolo di scorrimento !, è data dalla: R
UL
+
ES di guisa
che l’allungamento
i(£
A
ES
+ ;
=
5 . Poichè in condizioni di riposo l’al-
è: -
21+aR) 1 L’allungamento
R-(0+xR)(+%)
ES
PS
elastico
è:
a+
ES
avendo posto e, = lungamento
totale
elastico, infatti,
9 =
del ramo
1+aR)e,,
avvolto
sulla puleggia
conduttrice
è:
40%
R
1 (
e poichè:
__
40
*
)
Ti
ES
+f
T
—— ES
R,d0; 190
0
T=(T1—gV*) e 10 +qV? 410%
risulta:
T
Pu
»
[Arsa
*
f 540
—
*2
tagVv? 140
#2
’
0
sviluppando in serie di potenze la e7/0 e trascurando i termini (f460*)3 e inferiori, D'altra parte è con analoga approssimazione:
dell’indice
di grandezza
di
Ta=€©(1T—-fA40*)+qgV*fA40*
così
che
si ricava
R,
per l'allungamento
elastico
del ramo
(a — A40*)
fAO* (T. — aV?) =
Fa d0°2 ES ES In
modo
in esame:
analogo
si ottiene
per
l'allungamento
ar 1ES'So da cui risulta subito
quanto
del
Pa 40°2
ES
sopra affermato.
(Ti — Ta). ramo
avvolto
(T.— Ta)
sulla
puleggia
condotta:
348
Parte seconda — Dinamica
applicata
se e, = DI si ha: 13
2
19
2a
R
1
Pg
"lana *
n
10)
i
2 1 L.b
= 97
z|
=(1+aE)(e +e, — 26)
anche:
(14)
a_
essendo:
Ti
+
G,—
w
dd?
=2
+
24
[iz
R
i
(er + 8,28)ts
cces. el CE. °ooggi?
*
qgi®
®
LL
qgl’
Vai.
La (13) [o la (14)] dà una relazione tra le tensioni di esercizio e la tensione di forzamenito, che per date condizioni di funzionamento, in-
sieme alla C,, = &, (€, — €,) permette di determinare le tensioni stesse, e discutere il comportamento del sistema al variare delle condizioni di funzionamento, Supponiamo che, rimanendo costante la coppia trasmessa, e quindi (©, — Tg), v cresca: perchè la (14) continui ad essere soddisfatta, 7, (e quindi 7,) deve aumentare, e perciò (rt, + t2) risulta crescenie con ®v, mentre nei casi precedentemente considerati, per C,, = cost è pure t, + ta = cost. Ora dalle (I, 19-1 e 2), in cui al posto di 40, si ponga /0*, si deduce: n e140* 4.1 Cc a (15) T,+ = R,ggi ef40°—1 + 202 e pertanto,
mentre
per
t, + t, = così, un
aumento
di v deve
sempre
e subito produrre un incremento di /10*, per 7, + 7, crescente con +, la (15) può continuare ad essere soddisfatta se v cresce, senza che necessariamente 40* aumenti; se anche quindi un incremento di può portare, a partire da un certo valore critico è, anche con la disposizione ora in esame, ad uno scorrimento globale, è indubbio che detto valore di +, è alquanto più grande di quello corrispondente ai casi prima considerati, a parità di ogni altra condizione. Se
la
poi
coppia 1 Dalla
v rimane
costante,
trasmessa,
dalla
mentre
(14)
(14) si ricava infatti, posto
1
1
punti devono
quindi
dell’asse essere
Y
+
tangente
parallela solo
nel
— ta);
a =
1
1,
al.
ES
n
* (PX)
+x_ sp
si ha per X=0, così che appare le varie Y =f(X) corrispondenti
considerate
7%.) negativa.
1
aumenta
cresce
1
“= @=x_ef Il segno di uguaglianza mentre risulta pure che
perchè
7, + t, ancora
X = aok (71
(P+X—vw
1
cresce,
che
Y = Tot (c1 +9);
Si (4a)
dX
7, — t,
risulta
all’asse dominio
X. Y
Deve >
X,
poi
= ®
quanto sopra è ai diversi valori
essere
perchè
per
osservato Y
CAOFI
tagdW,
20 9 O 2 5 © fe td+ & _= (008° (8, £) + cos? (8°, n) +
a
+ cos? (8°, 6)] + ey [cos? (7°, È) + cos? (7°, n) + cos? (7°, DI + + e5[c0s? (2°, È) + cos? (2°, n) + cos? (2, = tette. Le
(7’) si possono
pertanto
scrivere nella
forma:
| (12)
|
Tey
—
2
Vey
Trz
7
AM
Vaz-
3
D'altra parte, consideriamo un elemento di superficie 48, perpendicolare alla direzione 7, e l’equilibrio delle forze applicate alle fac-
cette del prismetto delimitato da 48, e dagli elementi superficiali dei piani coordinati, che sono le proiezioni di d4$, sui piani stessi; se 0, 48,
ty3 48,, td8,
sono le componenti della forza applicata
particelle fiuide che si trovano dalla parte della 7 verso l’esterno del prismetto) sulle particelle che questo, rispettivamente nella direzione 7 normale zioni £É e ©, che appartengono a d$,, otteniamo analogo a quello prima indicato:
o, (13)
a 48, dalle
positiva (orientata sono all’interno di a 4$,, e nelle direin modo del tutto
= -PHTFA(&t+ 68,48) +248,;
Tra >
Toy =
24 VR
Tya — 20M Vys> Ed
infine,
se si prende
l’elemento
4S,
+8) e, + e, o,=-—P+A(
do)
normale
alla
direzione
&:
+ 248;
Tig = ta. = 24Va:j Toy = Tya = 24 Yyz-
Consideriamo il tetraedro elementare e6 (0, ABC) di cui tre facce, di dS,, d$8, appartengono ai piani coordinati (Y,2), (x, 2), (x,y), mentre
area dS,, la quarta
378
Parte seconda — Dinamica
applicata
faccia, di area dS, appartiene ad un piano la cui normale n, orientata verso l'esterno del tetraedro, ha coseni direttori a, f, y. Siano È, d8,, £,48,, 1.48, le forze applicate dal fluido esterno al fluido interno ad cÉ rispettivamente in corrispondenza delle facce (0, 4B), (0, 4C), (0,CB) (fig. 99); si ha: fi. =
(15)
— ci
—
teyj—
tek;
f,= — yi —tyai—ty:k;
f,= —okT—zziT-tyi r4
A
Fig.
D'altra
99.
parte,
—
Gli
sforzi
specifici
come
se £, è lo sforzo
componenti
specifico
relativo
del
tensore
degli
alla faccetta
sforzi.
(ABC),
dall’equi-
librio di e6 risulta: Î,dS+Î,d8S, + f,48,+Î,d48S,=0, od
anche:
(16)
f,=
di conseguenza
—fa--Σ,f_Σ,y;
è:
{17)
Sia
108 xi=
Iny=
In
fne
= În
X
1
X
50 =
Ty
k =
+ tyeP+ @
+
15:04
0yB
Tae); +
ty;
tyef+
0,y.
Dalle (17) appare che le o e 7 sono le componenti di un tensore doppio simmetrico [32], [33], che prende il nome di tensore degli sforzi, Cm (,m= = 1, 2, 3) essendo Tu
=
0x5
Too
=
0y;
Ts
=
02;
T,
ai = Ty
=
Tey;
Tg
n
Tai =
Trzj
Cag =
Tse
=
Tyz;
Ea
(Ca
sla Tof
+
Tgy)
i +
(Tya
QUA
13 23 | Xx (ai + f]j+yk)=
A
(SS +
mn Lo
[i
Lei
dalle (17) risulta poi che lo sforzo specifico Î, relativo ad un elemento di superficie dS comunque orientata si può ottenere come prodotto interno del tensore T;m e del versore n della normale alla d$8:
33
TsaB
| +
Ty)
Ì +
(Ca
+
Too
ali Tsa7)
k.
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
379
D’altra parte dalla (I, 27-6) appare che anche le e e y sono le componenti di un tensore doppio simmetrico I}, (&,m = 1, 2, 3), e le (12), (13) e (14) mostrano che le componenti del tensore degli sforzi possono essere espresse per mezzo delle componenti del tensore delle velocità di deformazione con la formula: (18)
Tim
=
(-B+
46)
dim 4
208Tim
in cuiè:
4 mentre
e, è l’invariante
lineare
(18°)
nigi
imT
1 perÎ=m,
del tensore €
= l'a
I},
+ Doo
dato
dalle:
+ Dgg.
Le (12), (13) e (14) possono essere generalizzate considerando, invece che coordinate cartesiane ortogonali, coordinate generali: ci limitiamo qui a ricavare le
espressioni, in coordinate cilindriche e sferiche, delle formule corrispondenti a quelle ora
indicate. Siano O, appartengono nel medesimo e pertanto le
e P due punti di distanza ds elementare, essendo la retta a cui essi comunque orientata; se V è la velocità del fluido in O, all’istante 1, istante la velocità in P sarà rappresentabile con l’espressione V + dV, particelle fluide che all’istante ? sono in O, e in P, all’istante i + dt
saranno nei punti 0j e Pi dati dalle: O,
0,=Vdt;
P_P=Vdt+dVdt
e si avrà: P_0;=P_0,+dV-dt. Moltiplicando
i Ma
scalarmente
entrambi
i membri
per
P' — 0j
otteniamo:
(P'— 0) x (P'_ 0;) = (P—0,) x (P_0,) + + [(P"—P) — (01 — 0;)] x (P— 0) + (P"— 0}) x dV di.
è: (P'_—P)—(0}— 0) = dV
e di conseguenza, (P'—
01)
Il primo
a meno x
di infinitesimi di ordine superiore,
(P'—
membro
0;)—
è uguale
(O1P{), e perciò possiamo
(P—0,)x
si può
scrivere:
(P—0,)=2(P—0,)
x dVdt.
a (ds)?— (ds)?, se ds’ è la lunghezza
dell’elemento
scrivere:
(ds)? =— (ds)? Se usiamo
dt
coordinate
cartesiane,
= (P—0,) x dV.
poichè:
P_0,=dxi+dyj+4dek; AV
=
(Vip— dv
+
da
gg
(Vo,
=
dv
—
dz
Qu
(1°
deal i
)i+
da + dw
—
(£
du
dr
d
du\,.
dy +
I
dw
zu
—
0y
d
dv
i+
(d
da +
dw
“Nu
-— GE
o)
de|k,
Parte seconda — Dinamica
380
applicata
risulta : (ds')? —
(ds)? =
2dt
€ (de)?
+
Ey (dy)?
+
e, (42)?
+
2Vxy da dy
+
2y,,dx
de
+
+ 2vy2 dy de = ® (da, dy, de) = © (£, n, ©) posto In
£ = de; 7= dy; © = de. coordinate cilindriche (2,
@, 7)
è:
P_0,=drg
+ (rd0)t
+ de k
se @, © e k sono rispettivamente i versori delle rette (0, — 0) (essendo degli assi); normale a (0,-— O) nel piano per O,, e asse 2. È:
e=ge(0); D'altra
parte
IV = dv
Gi
;
Wp
T 7
+
——
>
n 20-
U) si d
+
che
9
dv,
+($
rd0 lg
ae
Z
04
;
dv,
"+ dv,
+
de) k+
ae
+
t+
e
a),
si ha: =
@®(dr,rd0, de) = D (É,n,0)
E
+
r00 dz
+
avendo ora posto £ = dr; n= rd0; { = de. Le componenti della velocità di deformazione "
db
ti
+2
de) d
790
x d
do
elet:
+4 te] 0r
Vi=
Ve
+
CIA Vg (7-2)
+
dr
2dt
dr
dv
d
100
dv,
0%,
PET) rd0 + De
Rito
(48°)? — (ds)?
n
do
d0,
dr +
0%, |Î
I
di di guisa
dt
Mk
+ vot + 0,k;
= (47
do 790 "+
do
00 QU,
Vo,
dv
TP
+0
.
ti)
è: V=
+(5
de
a=t(0);
O l’origine
dU,
dU,
Vo
do
DA
0%,
(za dv,
è
0),
CIA
( de
dv,
à
or
2) E
(È
dz
dv,
i
Lele
dv,
(7
dalle: dv,
+
(È
64 dvg
ul
subito
d0,
Ja
dvo
(Gr, e
si ottengono dva
pena o = [5 + (3 “n°
E) 00
E
Der RIT
STE
Capitolo e perciò
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
381
si ha:
ae 9
(19)
EL] ga
®
ta.
700 2Vrs
|
vat
perciò
dz
dv,
dv,
da
9
Fig.
Potremo
Ne
ar7
100.
—
;
2
n
eat.
Coordinate
Go)
Mike
708
r
GO
”
do
dv,
3
790
do dr
sferiche,
scrivere: o,=-—P+A(e 494 e) + 246;
(20) |
oo =-—p
+e
+ e9 + e) + 2469;
o,=--P
+A(e
+ c90 + e)
tro = 2UY03 Se invece usiamo
coordinate
+ 246;
Tre = 24Vrzi sferiche
toa = 2UVox-
(r, 0, g) (fig.
100) si ha:
P_0,=dr@g+rd0t,+rsin0dpt, dove (r =
@
è
cost;
coordinata
il versore g =
cost)
del
raggio
orientato
(r = cost;
0 = cost)
_
pre dt
—' dg
=
senso
dei
orientato
Tt,=t,(0,9); dt,
(0,-- 0);
nel
î
, @
è
il versore
crescenti;
nel senso
ta=t2(0,9; Ot,
— gsin0—cos0t,;
dei
della
linea
è il versore
crescenti.
È
oe=e@(0,9);
Lesbo
ioga
7,
i 2%; 00.
CLI
_ 0:
ae 9
22 _ sin 073; 09
coordinata della
ora:
linea
382
Parte seconda — Dinamica
mentre
si può
scrivere:
V= 0,0 + tot, + 09%,
dv,
=
dv
dv,
——
+
(57
t
( or
d
dvg mt
dv dt
700
dv,
de
,
dv ki
T
40
pon
+
sin 0
dg
i
sin
0dg
+
rd0
r
+
+
—
(ds)?
dv.
1
ha)
rsin0
-
1
o|ut
0
ve NALI
rd0
700 .
in
@
EErsin )0
vo
0
8
dg
+
0dg Q =
n
rain 049
dg
d
rsin 0?
o)u+
0d
resin 099 an
“o
r sin 0
rsin 0
x det,+
1
dUp
sin 00,
cos 0 %
rsin0dg|q,.
rsin0
09
r sin 0
r sin 0
°
7 © (dr, rd0,r sin.
sa
dU»
3
CIO)
Un
2
ie +(3dv,
)
d Va
2)
+ en4
0dg) = D(E,n,0)=
1
dVy
DA
cos 0 vg
,
rsin 0
09
r
r sin 0
St
1
(
0% Sete
rsin 0
1)
0d
o) e+
perciò: (ds)?
da
04
CLAS
0 dp Pt-
004 (
n
+
.
dg
©
.
(2) Pi
200 dr 4
vg
9
rsin
° rsin 0 dg
dr
1 rsin 0
Tin 089
dti
vp
de
1
_
.
_
ul
d
rd0
rag "° d0 1
+
do
790°
dp
Si ha
1
{( d (3 dt rag Trino dv
[7
applicata
dg
4
De)
ed
Dr
così « | SSN.
r
1
du
c080%p
ce)
rsin 0
dg
r sin 0
700
né
cui
a=
C)
E;
eg
Or
#07
le)
04,
100
—1
=
r
dU,
dg
vo
790
ar
vr 1
_
VeT dve
T)
rsin0
Vo
09
r
r sin 0
1
00,
Vo
dp
rin 0
29
r
CL
cos
0? vy
dp
Capitolo
primo
Corrispondentemente
si ha:
— Forze
agenti
co=-—
(22)
|
29.
Pt
accoppiamenti
383
+20 + ep) + 248,3
| o,= — P+A( 99
negli
4 (e + 9 + eg)
op=
—ptAi(e+e0+
tro =
24 Y,0 3
trp
Coefficienti di viscosità.
+ 2060;
69)
+
2069:
24 Vrp
3
Top =
2U Yo
Viscosità cinematica.
-
Le
espressioni
(I, 28-12, 28-13, 28-14), che danno gli sforzi specifici in funzione delle com-
ponenti della velocità di deformazione, sono del tutto analoghe a quelle che esprimono gli sforzi specifici in un solido elastico per mezzo delle componenti della deformazione: lo stato di tensione dovuto alla non perfetta fluidità appare dipendere da due grandezze caratteristiche del fluido, che corrispondono alle costanti di Lamè del solido elastico, la Xe law. Alla 7, che dà luogo solo a tensioni normali, si dà il nome di coefficiente di viscosità di dilatazione cubica: in effetto, si riconosce senza difficoltà
zione
che
del
la
l’istante #) sono
tivamente Ma
(e, + e, + €.)
volume
del
dx, dy,
e)
V=ui4+
vj + wk,
ed
il fluido
densità)
velocità
i cui
e hanno
di
varia-
spigoli
lunghezze
(al-
rispet-
de 1.
(e, + e, +
se
alla
elementare,
paralleli agli assi coordinati
la
nulla
è proporzionale
parallelepipedo
non
è
altro
è facile
è incompressibile,
o è costante.
Se infatti
che
la
riconoscere ossia
se la
consideriamo
indicato (fig. 101), otteniamo subito che tempo di attraverso alla faccetta ABCD
divergenza
del
che
detta
divergenza
sua
massa
volumica
il parallelepipedo
la massa normale
quella è:
contemporaneamente
ai dy de [eu
(em) da
— dtodyaede(n
%
è (0
sopra
fluida entrante nel all’asse x è uguale
a —(0dydzudi), mentre faccetta opposta 4’ B'C0’D' +2
vettore
uscente
+
dalla
23)
essendo per ipotesi o costante, di guisa che la portata fluida complessivamente entrante dalle faccette considerate è uguale a:
— (e du dy de n: dx 1 Infatti dopo un in un parallelepipedo da dy de
intervallo di tempo dt, il parallelepipedo il cui volume è uguale a:
(L1+ 8, di) Veg U
Veg d (14+ 8, dt)
Va di Va
Vax di
Vu di
(1 + 6, di)
= dx dy de[1
in cui i termini non scritti sono infinitesimi di ordine superiore variazione del volume del parallelepipedo in esame è pertanto: da dy de (€, + €, + 6).
(de,
dy,
dz) risulta
+ (6, +8,
rispetto
+ 8)dt
deformato
+...
a di. La velocità
di
384
Parte seconda — Dinamica Nello
coppie
stesso
modo
di faccette
si trova
normali
che
applicata
la portata
dv Pi, eda d dy de ( Lie 3y +
e pertanto la massa lepipedo è:
entrante
fluida
du
de
>
’
di tempo
dv
+
d% w+
dw
—
—
dY
de
D
Cc 7
I
i
2°
Ì
n
Cc
PA
i a
qu #
ri
i
;
v+ i
ipa
3018 ari SI
—
EI
w
Flusso
attraverso
B
la superficie
delimitante
un
elemento
A detta massa corrisponde la variazione della massa nel parallelepipedo stesso, che è espressa da: 0
sE
TR) per
la costanza
di 0. Deve
fluida
contenuta
AR
essere:
du
dv
dw
ve
ay
(1)
fluido.
de
i
perciò
1
dy
°
A
A’
cc Vv
or
I
101.
|.
Wa
I
D’
entra nel paralle-
Oz
L
Fig.
alle
x
dw
che nell’unità
—oqdady
V|.
attraverso
all’asse y e all’asse 2 è:
=
de
°
per un fluido incompressibile. Per detto fluido di conseguenza le componenti cartesiane del tensore delle tensioni si riducono alle: (2)
lo le
=—p+ =
24
Vay;
du
20; Tra
= 24
Vaz
—p j
Tya
+24 =
24
dv
9y
Vyx-
s0,=—
2 PHT2Iw
dw
03 3
Capitolo primo
— Forze agenti negli accoppiamenti
385
Alla 4, che dà luogo sia a tensioni normali sia a tensioni tangenziali, si dà il nome di coefficiente di viscosità dinamica. Sommando la prima delle (I, 28-12) con la prima delle (I, 28-13) e (I, 28-14) si ricava: (3)
o,
+0,
+0,
=
—3p+34(e+e,+%)+2u(8+e,4+
2),
appare che il valore medio - 05 + 0y+0 delle tensioni norpsi mali su tre elementi ortogonali nell’intorno di un punto generico P si rie pertanto
duce alla pressione p in detto punto solo se (3’)
4 = i
p: si dice in
tal caso che il fluido non ha viscosità volumetrica. Per quanto non sia sperimentalmente confermata che per gas monoatomici [34], detta relazione viene spesso ritenuta valida.
Il coefficiente di viscosità u ha nel sistema assoluto dimensioni fisiche corrispondenti
alla
(L7)
(7)
(77),
e pertanto
si esprime
nel sistema
C.G.S. in gr,.a, cm sec, e nel sistema di unità Giorgi in kg,,,, m1 sec"; nel sistema fecnico di misure, le dimensioni fisiche di 4 sono invece (F) (L7?) (7) e 4 si esprime in kgm" sec; ne deriva che il numero che misura 4 in unità Giorgi è un decimo del numero che misura in unità C.G.S. e uguale a 9,81 volte il numero che misura x in unità tecniche. Nel sistema C.G.S. l’unità di misura della viscosità è chiamata Poise (da PoiseuiMle); nel sistema tecnico, usando il sistema di unità inglese, l’unità di misura è chiamata Reyn (da Reynolds) ed è 1 Reyn = = 68950 Poise. Il coefficiente di viscosità 4 è una grandezza fisica tipica di ogni fluido, che ha una dipendenza dalle grandezze che caratterizzano lo stato fisico del fluido stesso, pressione e temperatura, del tutto diversa a seconda che il fluido è un liquido oppure un gas. Per i liquidi 4 diminuisce col crescere della temperatura con legge più o meno rapida a seconda della natura del liquido: i diagrammi di fig. 102 mostrano la dipendenza tipica di x con la temperatura T per olii lubrificanti. Detta legge di variazione di u con € si può rappresentare ebbarianza bene con la formula:
p=pn
e-=($
a|ja
(4)
essendo x, il valore di u per T=%,. Per i gas u invece cresce con la temperatura: accettando il modello di Sutherland [35], per il quale le molecole, per quanto si riferisce alle azioni reciproche che esse si scambiano, si comportano come sferette rigide di raggio 7,, che si attirano con una forza la cui intensità Y è funzione della distanza dei centri delle sferette stesse data dalla: F=costr* 25
—
FERRARI-KROMITI.
per
r>%,
386
Parte seconda — Dinamica
essendo s un’opportuna
costante, la x risulta esprimibile con la:
Ml in
cui A
e €
peratura
sono
costanti
assoluta
applicata
VE
Al
1+ 0/8’
tipiche
_
per
(in gradi Kelvin);
ogni
gas,
A = 1,462 Xx 1075 gT,10s/ CM S€G; 7001
100
mentre
T è la tem-
così, ad es., per l’aria è: C = 112.
|
90 600|—
80
so 40}
8
\
_\|\ €
sot
La.
s
[|
23007
= 40
sont
80
o
\
\\ \
L
Do
\
\
\
\
\ \_\
ON
YA
asss
È
RR
si
(0)
==
eee
80
100
120
1 140
160
Temp. Fig.
tura
102.
——
U]
7 200
180
(gradi
Legge tipica di variazione del coefficiente colla temperatura per olii lubrificanti.
In molti gas si può esprimere la dipendenza (assoluta) con la:
se 4, è il valore Daria n = 0,72.
di u per
T=%,,
220
240
260
Fahreneit)
mentre
n
di viscosità
di 4 con la tempera-
N
è
una
costante:
per
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
387
Per quanto si riferisce alla dipendenza di x dalla pressione, è da osservare [36] che la viscosità aumenta con la pressione p sia per i gas, sia per i liquidi: così per un lubrificante minerale, posto uno il valore di x alla pressione di 1 kg/em?, il valore di 4 per p = 1000 kg/cm? è 4,3; diventa 15 per p = 2000 kg/em? e 112 per p = 4000 kg/em?. Per anidride carbonica (CO,) [37] [38] alla temperatura di 40 °C, « è uguale a 1,57 x 1074 Poise per p = 1 kg/em? e sale a 1,69 x 1074 Poise se p = 23,8 kg/cm?, ma diventa 4,83 x 1074 Poise quando la pressione raggiunge il valore di 100 kg/cm?: in ogni caso pertanto la viscosità aumenta di pochissimo, per variazioni della pressione relativamente piccole rispetto al valore p = 1 kg/cm?, ma l’incremento si fa sempre più rapido col crescere della pressione: all’incirca è:
se a è un’opportuna
costante
(per
data
temperatura),
e 4, è il valore
di 4 alla pressione p, = 1 kg/cm?. Il rapporto della viscosità 4 alla densità e è chiamato cinematica del fluido, ed è indicato col simbolo v: è perciò:
viscosità
n=.
(9)
Q
La viscosità cinematica misurata in cm? sec! nel chiamata Stokes.
ha le dimensioni fisiche (LZ?) (771), ed sistema C.G.S.; l’unità corrispondente
39
è è
Per quanto sopra è stato detto circa la dipendenza di 4 dalla pressione e dalla temperatura, si deduce che +, crescendo la pressione a
parità sione versa per i per i mente
di temperatura, fino a valori non molto più grandi della presatmosferica (30 --50 kg/em?) diminuisce all’incirca in ragione indell’aumento di 0, e perciò assai più rapidamente per i gas che liquidi; crescendo la temperatura, a parità di pressione, » cresce gas più rapidamente di v, diminuisce per i liquidi meno rapidadi 4, in conseguenza della diminuzione di o con la temperatura
stessa.
30. Coppia prismatiea lubrificata. Lubrificante liquido. Teoria elementare di Reynolds e Michell. a) Equazioni del moto (di Stokes-Navier, di Reynolds) [39] [40]. — Consideriamo una coppia prismatica lubrificata costituita da una parete piana (4) indefinita e da un membro (B), che si trasla nella direzione di (4), ed ha una dimensione finita nel senso del moto, mentre è limitato da una superficie cilindrica la cui direttrice nel piano del moto è una linea qualsiasi: il sistema ora indicato può costituire lo schema, ad es., di un pattino scorrente sopra guide lubrificate. Ammettiamo che (A) e (B) non siano a diretto contatto, ma separate
388
Parte seconda — Dinamica
applicata
da uno strato di liquido viscoso (olio lubrificanie), di spessore 4 sufficiente, nel senso indicato nel n° (I, 26), ma sempre molto piccolo rispetto alla dimensione di (.B) nella direzione del moto: in effetto tale spessore è dell’ordine di centesimi di millimetro. Sia F, il componente della forza applicata a (B) dall’esterno della coppia, in direzione normale ad (4), e che preme (8) contro (4), e sia V, la velocità della traslazione di (B) relativamente ad (4) (fig. 103 a). Il moto si produce in modo identico in ogni piano normale alle generatrici della superficie cilindrica che delimita (B), e possiamo pertanto prendere uno qualsiasi di detti piani come piano del moto; riferiamo in questo piano il movimento ad un sistema di assi solidali a (B), aventi l’origine in un punDALE (B) to O della traccia di (A) col piale?” no stesso, per ora arbitrario; y
l’asse x nella
|
so di
»x lo)
vu
tato
(A) Fig. 103 a.
pattino
dente
—
Coppia prismatica lubrificata:
(B) scorrente
dal
sopra
tempo,
guida
piana
e il moto
(4).
verso
(B).
Rispetto
riferimento,
nell’ipotesi
sia
la
costante,
può
pertanto
direzione e nel
sen-
della velocità — V, relativa (4) a (8), e l’asse y orien-
variare
velocità
da
punto
a questo
che del
d
V,
fluido
punto,
ma in un dato punto è indipensi dice permanente o stazionario.
Chiamiamo l’interstizio compreso fra i due ficante, meato: le particelle fluide che sono le superfici solide, e pertanto nel campo di dalle superfici stesse, sono da considerarsi
membri, e ripieno di lubria immediato contatto con forze molecolari emananti adsorbite da queste, indi-
pendentemente
che
dalla
natura
dei
materiali
costituiscono
i membri
solidi, e indipendentemente pure dalla natura del liquido. Questo porta a stabilire che per qualsiasi liquido a contatto di qualsiasi solido, la velocità delle particelle fluide relativa alla parete di questo è nulla: proprietà
identica
vale
ovviamente
anche
per
il caso
in
cui
il fluido
sia gassoso, alla condizione però che la distanza tra le pareti delimitanti il meato sia grande rispetto al percorso libero delle molecole. Le particelle fluide pertanto, che sono a contatto di (4), si muovono
con
la velocità
V,
nel
senso
positivo
di x:
esse
trascinano,
per
effetto delle tensioni viscose, le particelle attigue, le quali, a loro volta, agiscono su quelle degli strati vicini e così via, di guisa che tutto il meato è percorso da fluido in moto: a questo si oppongono le particelle aderenti a (B), e quindi aventi velocità nulla nel moto relativo a (B) stesso, che risulta di conseguenza frenato. Si può così creare un gradiente di pressione, che, per valori opportuni di wu, di V, e dello spessore
del meato,
diventa
tale da sorreggere il carico normale
F,, ren-
dendo possibile la configurazione del sistema quale l’abbiamo supposta. Per determinare la legge di variazione della velocità del fluido e della pressione nel meato, consideriamo un parallelepipedo elementare,
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
i cui spigoli paralleli lunghezze
dx e dy,
agli assi
mentre
coordinati
quelli
nel
normali
piano
389
del moto
al piano
stesso
hanno
hanno
lun-
ghezza unitaria. Le forze applicate dagli elementi fluidi attigui alle varie facce che lo delimitano sono indicate nella fig. 103 è, con la convi
AiMof-
la
©
@
® lo Xx
(1)
— ox dy;
(2)
(5) C + (
Fig.
103 d.
7) —
(1
— tag dy;
PI Lea da dai
(3)
de) dy;
da
dx;
Rappresentazione
delle
+
dy
(4)
(6) (E° 4 dre
EJ d)
‘xy
— ty de;
(8) (o forze
14
do,
+
dy
operanti
— 0y dx;
da) TE
2 a)
sopra
da.
un
elemento
fluido.
venzione, per quanto riguarda i segni, già più volte applicata: le componenti della forza risultante secondo gli assi « e y risultano: — 2. dy—
ty do
00,
+ (0.4
23
da) 094 do
à
(+
ted)
da =
dt
= da® d ( aLC; dI li _
Ty
dy
—
0, da
+
(1
+
Sia
da)
dy
+
(e
SF
00,
dY =
d)
do y
dad
du — Qaa edxad dY n
dt, xy
at
(1)
Je
Fy
my
du
“up!
fluido
con-
dv —edad Qax dY di’
;
dette al solito « e v le componenti do, E)
=
2 v (e + ta)
e poichè le componenti della forza d’inerzia dell’elemento tenuto nel parallelepipedo in questione sono:
1
da
A
della velocità, 90
îy
Y
si ha:
Cha GEL.
de
dv — pat
© di
Ammetteremo, ora, che sia o sia 4 siano costanti nel meato: in realtà, poichè in questo la temperatura varia, in conseguenza della
390
Parte seconda — Dinamica
applicata
potenza dissipata dalle forze di attrito, anche densità e viscosità che, come si è detto, sono funzioni della temperatura, varieranno; tuttavia l'ipotesi ora fatta ci è utile, perchè essa consente di ricavare in modo semplice alcuni risultati significativi, e d’altra parte riconosceremo più avanti come, e in che misura, aleuni di detti risultati debbano essere modificati, quando si tenga conto della variazione della temperatura. È chiaro poi che i valori costanti di 0 e di 4, che ora qui consideriamo, sono
da
ritenere
come
opportuni
grandezze assumono nel meato. Nelle condizioni ora definite, sioni (I, 29-2), si ottiene:
o
| |
ur
0p
—
apE dY
2
rr
19
DI
valori
medi
fra
sostituendo
le
dette
0, @ 7, le espres-
dv
=
0°
YI
av
“andy
9°v ay?
CRI) 04°
du dx 0Y
urli
che
a 0,,
du
ye
quelli
du
© di
È
do "NI ° di
D'altra parte, poichè « e v variano al variare della posizione dell’elemento fluido in esame, e pertanto sono funzioni delle coordinate x e y di questo: u=ul(x,y;
mentre di
le x e y dell’elemento
dette
coordinate
rispetto
v=0(2,9),
stesso
sono
al tempo
funzioni
sono
di t, e le derivate
le componenti
della
velo-
cità dell’elemento: da
— di
=;
dy
—& di
=%
è:
: du
__9U
da
dt
da
di
do
dt
=
sv
0a
4
da
di
Qu
dy
dy
dt
sv
oy
dy
dt
ii
Qu
Lo
dx =
U .
da
du
1
2Y RC,
èY
.
Si ricava perciò: dp
si
|
Cia
du
dv
valga
dy? uit dYy dr
ap dY
Gelo) o
du
Qu
E
d9y)”
9
|
—_
2
9 v METTE
du 57,
=
e(
2v — Ta
a
dv +tvT—_-|. Da)
Alla (2’) si deve poi aggiungere l’equazione, che esprime la costanza della massa fluida contenuta nell’elemento in esame, che, per quanto è stato già dedotto al n° (I, 29), si esprime con la:
(3)
4
—_=0.
Capitolo
La
(3)
è la
primo
— Forze
cosiddetta
agenti
equazione
negli
accoppiamenti
di continuità;
891
poichè
da
essa
si
deduce: ou
vi.
da
ae dy
=
GLI)
do
9a dY
dy?
le (2’) diventano: da
_
È
Le di un Se ghezza estrema
)
P
dY
da 9?
al
(2
Ù
ce
Chi
ui
De)
(1
9
dY
e) 0)
d Race
0%
T
La
(4) sono chiamate equazioni di Stokes-Nawvier (per il moto piano fluido incompressibile). H è il valore massimo dello spessore & del meato, ed L la lundi questo, ossia la distanza tra la sezione iniziale e la sezione del meato stesso, poniamo: e
X=F;
Y=t;
le (4) e (3) si possono
sl |
=)
U
v
vi =gri
alri
scrivere nella forma:
dp*
v
0%u*
dp*
v
H
ax'v.L
v
LI
ox vi d%u*
9Y'v,LL
4%
900
War
“ax
L
_H
v
9
sx ‘v.LHer L°
H
3’ (3) Ora
dy?
du*
— L
dv*
09X
ui
L_x
'H"
, dv
ax'"
appare
è dell’ordine di grandezza di Ve, e pertanto è L * ‘Ur . è ovunque dell’ordine così dalla (3’) che
di o
e perciò è pure
aY
delle
(4’)
è di
parte
è, per i valori
e* = 0
conseguenza
(5)
. Il secondo membro
dell’ordine
già indicati
cosiechè a primo membro può essere trascurato poi che sia:
=
dello
di grandezza spessore
a
x 00%
sr.
du =0 (1); X , di grandezza della prima
di «no;
d’altra
del meato, Li >> 1, v
della prima
rispetto
ay!
=0
dY
peo 0%
9.
d2u*
delle (4’) il termine LV, 9X? v L° 024% Con la condizione V,L H® aY?°
£>>|/
sE
392
Parte seconda — Dinamica
il coefficiente
risulta
di
molto
applicata
maggiore
delle (4‘), considerando in essa solo i termini più elevato, si riduce alla: dp* QX
—
(6) V, L
in cui KR, =
1
loi
L?° H?®
tr
è il numero
eee
di Reynolds
uno,
di ordine
9u* aY?
nas
di
—_
e la
prima
di grandezza
(()
del flusso
nel meato.
In
v
modo
analogo si deduce che il secondo membro
della seconda delle (4’)
2
ha l’ordine
.
Risulta
e per: a
di grandezza
.
di a
»v
_H
V.L
Lo
ov
v
Lo
H
”
1, mentre
_
aY°°
no .
i
ha l'ordine di grandezza di
b°)
(7)
7a)
990
dp*
che
è: 1
9X®% 0°
VI in definitiva
>1l
si può
porre:
(61)
i
dp*
Ù)
da
cui risulta
Nelle
condizioni
riducono
(8)
subito
=
0
=0,
che
p*
è da
considerarsi
pertanto
(5)
e
le
alle equazioni
(7)
equazioni
funzione di
solo
di X.
Stfokes-Navier
si
(di Leynolds):
op ou teen
pap).
dà b) Determinazione del moto e della legge di variazione della pressione nel meato [41] [42]. — Integrando rispetto a y la prima delle (8), e tenendo conto della seconda, si ha:
__ dp Cral + e, + 4 2aay
(9)9
0
indicando con c,, la costante (rispetto a y) di integrazione. Integrando una seconda volta rispetto a y si ottiene:
(10)
7
1d
0+ ay to +pu=0
Capitolo primo — Forze agenti negli accoppiamenti
essendo
c, un’altra
condizioni
costante.
alle pareti
(11)
u=0
Determiniamo
(condizioni
per
ce, e c, osservando
al contorno)
y=%;
393
che
le
sono:
u=V,
per
y=0.
V,
14d +33:
Si deduce: co=_-pV; di guisa
n=
che la (10) diventa:
(12)12
dp = avi --|—-Y =1 -Lyh—y). uu=pV.(1-2)-LEya_y)
Risulta dalla (12) che il diagramma della velocità in funzione di y, in ogni sezione trasversale del meato, si può ottenere come somma
algebrica di due diagrammi: il primo lineare, mine
corrispondente
al primo
a secondo membro,
n
ter-
ascissa nulla sia in corrispondenza di
(A), sia in corrispondenza di (B). Se 0 le la
pressione
I L
K |
di (A); il secondo parabolico avente
>
va
presentante
ascissa nulla a contatto della parete di (B), e ascissa uguale a V, a contatto
dp
(8) Ì
quindi
è cre-
Si
E
40
1
dx 7° Fig.
da
ao
104. —
sezione
scente nel senso del moto di (A) rela-
al
do
(A
Diagrammi della velocità nella
trasversale del meato
e per DI
D
tivo a (B)] il secondo diagramma si deve sottrarre dal primo, e la legge di variazione di v con y appare, qualitativamente,
essere
quella rappresentata
in fig. 104;
se Lo
secondo diagramma si somma al primo, ed il diagramma la forma pure indicata in fig. 104. Se ora otteniamo:
integriamo
la
(3)
rispetto
[ira
a
y
< hh,
0(0) = 0, perchè h
dh
|udy—u(M 7 [uay © (1) 0
0 0,5, e questo
affinchè il problema indipendentemente
della superficie attiva del pattino, poichè come numero
precedente,
e 112 che il minimo h, .
per —h
= 3, ? a cui
guenza
1
la posizione
è sempre a
ottima
115.
del
è stato riconosciuto
> 0,5; appare inoltre
—
perno
Stabilità
del
dalle figg,
al 111
, si ha conse-
di articolazione.
pattino
orientabile.
È opportuno però subito osservare che la condizione > 0,5), perchè la lubrificazione
sia riso-
dalla forma
valore di %, e quindi di /, per dato F di . corrisponde do a 0,6, che definisce di
Fig.
| È
409
perfetta
sopra indicata
sia possibile, è una
con-
seguenza delle ipotesi fatte nella teoria elementare sviluppata in questi paragrafi. In effetto, se si tiene conto e della variabilità della viscosità e della densità lungo il meato, e della deformabilità che i membri della coppia presentano, il risultato sopra dato deve essere modificato, e questo è una circostanza favorevole, perchè spiega la possibilità di fare coppie invertibili anche con pattino orientabile (il che richiede si possa disporre la cerniera d’articolazione a 0,5 di L) (vedi I, 33). È ancora utile osservare, che dalla considerazione della fig. 112 si può ricavare che l’assetto a ottenuto, come sopra è stato detto, è stabile, almeno secondo il criterio statico di stabilità: in effetto, supposto di variare l’angolo a, rispetto al valore prima ottenuto per l’equilibrio del pattino, di un angolo 4Aa> 0, lasciando invariata la posizione del perno rispetto
alla guida,
cresce il rapporto Lo
rispetto
al valore
1
corrispondente all’equilibrio; dalla fig. 112 si deduce, che aumentando h cl cresce 7 , © pertanto la forza risultante — F, applicata dal lubrisl
ficante al pattino nella posizione deviata (fig. 115) ha momento rispetto al perno C che tende a riportare il pattino stesso nella posizione di equilibrio.
410
Parte
Con la seconda golo a e quindi di:
disposizione
9
se a n
ma
da
per la (I, 30-21)
seconda
— Dinamica
(fig.
applicata
114)
è fissato
il valore
dell’an-
A
si ha:
cui:
(9)
a =
di guisa
ha
n,
che la (9) permette di calcolare
dati del problema;
corrispondente
2
|
ele
w,
do 1)
2
per mezzo
dei
1
il diagramma
i coefficienti A = w, | do — 1) di Lio]
2
1
di fig. 110, in cui sono pure portati in funzione di de
1
al valore
calcolato
di A,
1
dà quindi il valore dopo
di
che la
(8)
1
dà LI , mentre quindi
il diagramma
di fig.
111
permette
di calcolare
% e
f,.
La disposizione ora in esame non permette ovviamente di ottenere una coppia invertibile; è però facile vedere come essa deve essere modificata per potere avere l’invertibilità: basterà fare il pattino simmetrico rispetto ad una retta
{Fe I
/
Ò
normale
N.ÎÒÒÎ
fig.
guida, 116.
bito rendere conto
c--_È
dato
af
alla
dicato in
senso
della
come Ci
è in-
si può
su-
traslazione
re-
che,
per un
lativa dei due membri della coppia, non tutta la superficie del Fig. 116. — Coppia prismatica invertibile pattino è attiva, ossia delimita con pattino a inclinazione fissa, un meato pieno di lubrificante in sovrapressione. In effetto, supponiamo che la parete piana (A) si trasli rispetto al pattino (B) nel senso indicato nella stessa fig. 116: poichè, in corrispondenza delle due sezioni estreme, la pressione ha lo stesso valore, certamente esiste almeno una sezione intermedia in cui
z
4%*
del
meato in detta sezione non può essere uguale allo spessore minimo
la
k,,
perchè
(p — p;)
assume
il
suo
in questo caso, essendo
valore
massimo.
Lo
per ogni x, h > h* la
spessore
dp
avrebbe lo ® stesso segno per tutta la lunghezza del meato, e quindi non si potrebbe avere p = p, per a = L. Ma se 4h* > h,, mentre necessariamente è pure A* < ho, esistono due sezioni del meato (per la forma supposta
Capitolo
di
questo)
prima, chiamo
in
cui
lo
procedendo con
primo
— Forze
spessore
agenti
è uguale
nel senso del moto
2,,la
(p
— px)
negli
ha
a
accoppiamenti
4*:
in
411
corrispondenza
della
di (A) rispetto a (B), che indi-
valore
massimo,
mentre
in
corrispon-
denza della seconda 2,, la (p — p,) ha valore minimo, e di conseguenza risulta (fig. 117), che se il meato fosse attivo per tutta la sua | | | |
|
I |
A
z|
| 1
|
I
Î
| |
|
AP Pa
x
|a
Fig.
117.
—
Limitazione
della
superficie
attiva
del
Rd
pattino
nella
coppia
invertibile
di fig.
116.
lunghezza, la condizione p — p, = 0 nella sezione estrema porterebbe necessariamente che a monte di detta sezione è p — p, < 0. Ma se la pressione del lubrificante si abbassa a valori più piccoli di quello che corrisponde alla tensione temperatura che questo ha,
di vapore del lubrificante stesso, per la si formano nel meato bolle di vapore;
inoltre l’aria, ed eventuali altri gas e vapori sciolti nel lubrificante alla pressione ambiente, non appena la pressione scende al di sotto di questa, si liberano in parte, corrispondentemente alla quantità di detti gas che rendono satura la soluzione, per la pressione che questa ha; infine, poichè la dimensione della coppia in direzione normale al piano, che abbiamo preso come piano del moto, è ovviamente finita in una coppia reale, se la pressione ha valori inferiori alla pressione
412
Parte seconda — Dinamica
ambiente,
aria penetra
dall’esterno
applicata
nel meato.
Appare
perciò
dal
com-
plesso delle considerazioni ora fatte, che per p< p, il meato non è riempito dal lubrificante, ma è occupato da una miscela di liquido e di gas o di vapore. In queste condizioni la legge del moto è del tutto diversa da quella precedentemente ottenuta: e la sua determinazione, che presenterebbe difficoltà enormi, è al di fuori degli scopi di questo volume. Per questi è sufficiente la seguente schematizzazione del flusso: ammettiamo
che il meato
sia riempito
dal lubrificante
—__
a partire
eri
dalla sezione
pelo libero p= Pa
x}
{ww
\P _
Pa
x
Fig.
118.
—
Distacco
iniziale X, fino P= Pa, essendo il fluido
del lubrificante
dalla
parete
a una sezione 2,, in in tutto il tratto (2,
si distacca
dalla
parete
di
(B)
del
pattino.
Condizioni
di
distacco.
corrispondenza della quale è Za) PP, > 0; dopo la Xx, (fig.
118)
formando
un
pelo
libero, sul quale la pressione è costante, e uguale a p,, e che separa la fase liquida e quella gassosa. Potendo sempre considerare la pressione costante in ogni sezione trasversale del meato, ne viene che la. parte attiva del meato, ai fini di trasmettere ai membri della coppia una forza capace di tenere staccati i membri stessi, è quella compresa. tra Z, e X,. Poichè per questa parte il meato è riempito dal lubrificante, le equazioni precedentemente ricavate sono senz’altro valide: si deve però osservare che mentre nei casi prima studiati queste erano nel numero necessario e sufficiente per risolvere il problema, ora, non essendo a priori nota la posizione della sezione £,, in corrispondenza della quale il fluido si separa dalla parete che delimita (B), una nuova grandezza incognita si è aggiunta, e precisamente l’ascissa x, di Z,. Per
determinare
questa
nuova
incognita
è necessario
ovviamente
ag-
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
413
giungere una nuova condizione, rispetto a quelle già date nei casi prima studiati. Per dedurre detta condizione osserviamo innanzi tutto che, se preso, ad es., per tentativo un valore /, per x, e ottenuto il corrispondente diagramma delle sovrapressioni (p — p;), trovassimo d . . che per x = I, è SE > 0, lap — p,, immediatamente a monte di £, sarebbe
negativa,
(10)
e quindi le condizioni:
Ap=p_—Pa>0
per0
COL
r
È 70 +-È_ 736 (7)
435
— 0rd0;
sull’elemento
70
(8)
da
(ngrao|ar; | 5 — tgrd0.
di fluido.
Le condizioni al contorno per le « e v sono poi ancora:
(5)
u=V,=@rj
(6)
u=ov=0
mentre
(7)
per la pressione
p=p, e per
v=0
pery=0;
pery=%
si ha:
0= 0 (e quindi
per
0 = 2
# = 0)
(e quindi x =L=2znr,).
Appare pertanto che il problema ora in esame è retto dalle medesime equazioni che definiscono il moto del fluido nel meato per la coppia prismatica costituita da una parete piana (che per il riferimento preso, y = 0 sul perno) rappresenta il perno, mentre il pattino (corrispondente al cuscinetto) è delimitato dalla linea di equazione (1) (fig. 129). Possiamo
di conseguenza
applicare
le formule
(I,
30-12
e 14) per
de-
durre le leggi di variazione della componente « della velocità, e della pressione: in particolare possiamo scrivere per la: dp
1
dp
da
r,
do”
436
Parte seconda — Dinamica
tenendo
presente
(8)
dp do Appare
_
di dl
dalla
d6
1 se (L + » cos 0)?
(3) che DI
è una
simmetrici rispetto
ma
n
(1):
6ua,r? d?
punti del perno lore re
la
td
—
d0=
J I
h* è (1 + n cos 0)?
funzione
pari di 0, e pertanto
a
a 0 = x corrisponde lo stesso va-
è
2a
dp
applicata
2
dp
|
>
d0
dé
+f
n
dp
— db =2]|
d0
dp
—
i
n
gd
—
0
0
y
Ie e
nl
ta ò
i)
A
I
Î
KA
2r
ro 0=Xx
lo Wo Fig.
129.
—
Indicazione
ossia, il diagramma
del pattino della coppia alla coppia rotoidale,
(DE ; 0|
prismatica
con
l’asse
0=0
si ha:
(e)
9
(9)
—p
D_Po
=
do
i Mc, |
fatica
db OO e
d | (1 -+ n cos 0
Ù
NETELO
Poniamo: (9°)
dalla
14
quale
ncoso=
oh n
1— n cosa
si deduce: TA
cosa—
mu
delle 0, area
0
F
Fo
»
risulta di due parti simmetriche rispetto
a 0 =, e ciascuna di dette parti racchiude, nulla (fig. 130). Integrando la (8) e ponendo p = p, per 6uo,r? 0)
« equivalente
n.
.
1T—ncosa
È
ao
=
&
—
n?)21/2 dal
1T—ncosa
a
Capitolo
Si può
quindi
primo
— Forze
negli
437
accoppiamenti
scrivere: 6 1 0,73
1
i
| (1008
ape
3
Po
P_
agenti
0) da —
0 (4
h* “las
” fn
008
ada].
0
A dp letoio) P_
Po
I
P_
Po
| ] Ì l
| | Ì I
O
I
le)
2r
I
dp
I
fod0
|
|
| I
Fig.
Eseguite (10)
130.
—
Indicazione
qualitativa
le integrazioni
si ha:
pa
617
È
dei
n
diagrammi
È
ola h*
—
50
n
di
(p — pp)
e di
dr
To
ci n sin a
(1 — n2)8/? È
(a-2usina
+
7
na 2
n? sin 2a ] 4
5
438
Parte seconda — Dinamica
Imponendo
che la (7) sia soddisfatta
si ottiene:
2d(1— h*
(1) e la (10)
e
applicata
n?)
een"
24+ n?
diventa:
(12)
6uaoTin
DT Po =
(2 + n cos 0) sin 0
ò?
(2 + #2) (1 + n cos 0)?”
Dalla (12) appare che la (p — »,) è funzione dispari di 0, e quindi il diagramma delle (p — p,) in funzione di 0 risulta di due parti antisimmetriche
rispetto
massima
o minima la p sono definiti, per la (8), dalla:
alla retta 0 = x (fig. 130).
1+ncos0= da
cui
si
I valori di 0 che
*
sa
rendono
7
deduce:
(13)
così = (7
— 1
che definisce due valori di 0 (0 = 0*; 0=2x—0*) simmetrici rispetto a 0 = x, e tanto più prossimi a x quanto più » è vicino all’unità; in ogni caso i punti di pressione massima e minima appartengono ai quadranti i
1. Ne risulta che, mentre nel primo L 2 . er A caso, pur essendo (7 >> k., il parametro caratteristico A è generalmente
minore
A con (con lo y stesso significato dei simboli dato, ad es., in I, 30), e lubrificanti non newtoniani come i grassi, per i quali la tensione tangenziale 7,, può essere espressa con la:
(1)
ty =
Lo tu
nella quale 7, ha un valore che si può considerare costante, per una determinata sostanza ad una data temperatura, e che ha il significato di
tensione di snervamento. Le equazioni del moto del fluido
definite)
hanno
sempre 0D
Ge che
in grazia
della
_
dt,
dy
(1) danno
,
__
(nelle
p=p(%);
du
Lun; da ta 0y?
soltanto in quella parte per la quale è di è vi
= 0, e si indicano
il valore più piccolo mita l'ampiezza
’
+0;
trasversale
del meato,
se esiste
con È, e con
e quello più grande
della sezione
sopra
.
però ora la (2) non vale in tutta la sezione trasversale
nella quale
condizioni
al n° (I, 30), ossia:
ancora:
dp
2 (2)
nel meato
le espressioni ricavate
ma
una regione
h, rispettivamente
della coordinata
y, che deli-
per la quale è 2. = 0, per Y
488
Parte seconda — Dinamica
l'equilibrio
dell'elemento
ex+dx,e
i piani
fluido
y=
4,
applicata
compreso
y=
h;,
tra
le
l'equazione
sezioni che
deve
di
ascissa essere
sod-
disfatta è:
2)
SP (n—h)= +27
dove a secondo membro si deve prendere il segno superiore o inferiore , d x a a seconda che è " = 0. Procedendo come è stato indicato al n° (I, 30), ® si ricava per la coppia prismatica lubrificata con fluido non newtoniano, nell’ipotesi che esista una regione interna al meato in cui la velocità è costante ed uguale a «,:
= (3)
=
Y
Vip
—
per
0
o
0,003
a sfere
4
profonde,
Va
f ii
enecinono
0.001
F Cd)
a sir
di spinta
Li
JI
a sfere
oscillante|_-
ha
|
cilindrici +77
di variazione
del
2000
3000
Cuscinetti
portanti
CUSCINEetti
spingenti
coefficiente
di
attrito
cel
kg
4000
carico
per
5000
cuscinetti
a rotolamento.
mento, per quanto si riferisce all’attrito, che ne giustificano il larghissimo impiego e ne indicano le condizioni migliori per l’impiego stesso: a) valori assai piccoli del coefficiente d’attrito; b) dipendenza minima dalla velocità e dal carico, e quindi valore assai piccolo anche all’avviamento della macchina, cui la coppia appartiene. A questo riguardo, si deve osservare che nei cuscinetti a strisciamento
lubrificati
si possono
ottenere
valori
di
/. piccoli
dello
stesso ordine di quello corrispondente ai cuscinetti a rotolamento, ma questo non per numeri di Sommerfeld molto piccoli, rispetto a quello di normale impiego, e quindi in particolare all’avviamento (a meno di ricorrere alla lubrificazione idrostatica). Per questa proprietà i cuscinetti a rotolamento sono particolarmente vantaggiosi per le macchine, come gli autoveicoli, che debbono funzionare con velocità molto variabili, e con frequenti arresti. Per contro gli elementi di un cuscinetto a rotolamento sono soggetti, durante il funzionamento, a sollecitazioni variabili; ne deriva una sollecitazione a fatica, che limita la vita di un cuscinetto, per ogni
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli
accoppiamenti
515
dato carico, a un numero massimo di alternanze di sollecitazioni, e quindi a un numero d’ore tanto più ridotto, quanto più continuo è il funzionamento
della
macchina.
Per
questo
essi
sono
meno
adatti
a
macchine che debbono lavorare con carico costante notevole per lunghi periodi di tempo, e per le quali invece si prestano bene i cuscinetti a strisciamento lubrificati. 49. Esempi di determinazione delle reazioni vincolari con attrito radente e volvente. — Le proprietà indicate nei numeri precedenti, relative all’attrito radente e
all’attrito
volvente,
debbono
es-
sere tenute presenti quando si debbono determinare le reazioni che si seambiano i vari membri di una catena cinematica Si consideri, ad es., il mececanismo costituito da una piastra (camma) ruotante intorno ad un asse 0, (fig. 180), che si accoppia con una rotella, il cui perno è portato da un’asta (bilanciere) infulcrata intorno ad un asse Oy: ci si propone di determinare la forza mutua,
che
si
scambiano
camma
|
Fig.
.
180. —
vincolari
Esempio
con
di determinazione
attrito
radente
e
delle
volvente:
reazioni
camma-
e rotella a contatto di rotolamento bilancere. nel punto A. Sia IR, la forza trasmessa dalla camma a alla rotella db: essa deve avere un mo-
mento rispetto ad A uguale al momento
della coppia di attrito volvente, e pertanto
di senso opposto al senso della rotazione relativa di bd ad a. Tale senso si ottiene subito osservando che il moto istantaneo della rotella, nella posizione indicata in figura, è una rotazione attorno ad un centro istantaneo 0, e poichè detto moto si può ottenere componendo il moto di 6 relativo ad a, che è una rotazione intorno ad A, con la rotazione (di trascinamento) di a, che avviene attorno ad 0,, si deduce senz'altro che C appartiene alla retta O,A4. Ma € deve pure appartenere alla retta
0,58
(essendo
B
il centro
della rotella),
che
è la normale
alla traiettoria
di B;
C perciò si ottiene come intersezione delle rette 0,28 e O,A. Poichè C è esterno ad 0, A, le due rotazioni componenti hanno segno opposto, e pertanto se la camma ha una rotazione @, nel senso indicato in figura, il senso del moto di rotolamento di d rispetto ad a è opposto a ,, come pure è indicato nella stessa ficura. Poichè la Ry è orientata contro la rotella, su cui si esercita, se ne deduce che la R, deve essere applicata in un punto 0* della tangente comune ai profili coniugati di a e di b posto ad una distanza « da C uguale al parametro di attrito volvente, nel senso indicato nella fig. 180. D’altra parte, per effetto dell’attrito radente nella coppia perno-rotella, la forza che questa trasmette al perno, che è ancora IR, deve essere diretta secondo la tangente al circolo di attrito del perno, in senso tale da opporsi alla rotazione relativa del perno rispetto alla a. Anche per la determinazione di questa rotazione relativa si può procedere in modo analogo a quello prima seguito: il moto di b, ossia la rotazione istantanea intorno a 0, si può considerare composto dal moto relativo al bilanciere, che è una rotazione intorno all’asse B del perno di db, e dal moto di trascinamento da parte di detto bilanciere, che è una rotazione attorno ad O,.
516
Parte seconda — Dinamica
Poichè
C
risulta
esterno
al
segmento
BO,,
applicata
la rotazione
intorno
a B
ha
senso
con-
trario a quello della rotazione attorno a 0,, e perciò la Ru (applicata al perno), dovendo avere momento rispetto a B di senso contrario a quello della rotazione
del perno attrito
rispetto
segnata
a b, avrà
in fig.
180.
come
retta
Naturalmente
d’azione la retta tangente è necessario
che l’angolo
al cerchio
di
9’, di cui la retta
d’azione della R, così determinata è inclinata rispetto alla normale di contatto in A, risulti minore, al limite uguale, dell'angolo di attrito g. Se risultasse invece
g' > , la retta d’azione della R4 sarebbe la retta inclinata di g sulla A0
e tan-
gente al cerchio di attrito in B: e poichè in queste condizioni, se C* è sempre il punto di intersezione della R, con la tangente comune ad «a e bd, risulterebbe A0* < , il momento della R, rispetto ad A sarebbe inferiore al momento di attrito
volvente,
Esempio
e il rotolamento
di determinazione
sarebbe
delle reazioni
impedito.
Fig. 181. vincolari con
attrito
radente
e volvente:
ruota
motrice.
Nell'esempio di fig. 181 i due rulli A e B rotolanti sul piano di appoggio sono collegati fra loro per mezzo di un’asta H che si accoppia con i perni portati dai rulli stessi; alla 7 è applicata una data forza F, inclinata sulla normale al piano di appoggio, mentre al rullo B è applicata una coppia C,, atta a produrre il rotolamento dei due rulli, ed il movimento del sistema. Considerando questo a regime (energia cinetica costante), per la determinazione delle reazioni trasmesse dalla guida ad A e a 5, e dagli accoppiamenti rotoidali di questi all’asta H, si deve innanzi tutto tener presente che la reazione F, su A, uguale alla forza che A trasmette ad H, è applicata in un punto A* tale che A A4*= «, ed il suo momento
rispetto
ad A
risulti di senso
contrario
a quello
del moto
di rotolamento
di A:
esso inoltre deve essere tangente al cerchio di attrito in 0,, in modo tale che la F, 4 abbia rispetto ad 0, momento di senso contrario alla rotazione del corpo cui è applicata (H) rispetto a quello da cui emana (il rullo): la retta d’azione della F,4 è perciò quella indicata in fig. 181. Analogamente la retta d’azione della forza F, x}, che il rullo B trasmette alla H attraverso all’accoppiamento rotoidale che li collega,
deve
essere
tangente
al
cerchio
di
attrito
in
0,,
e
tale
che
il
momento
della F,, 37 rispetto ad O, sia di senso contrario a quello della rotazione di I rispetto a B: d'altra parte la retta d’azione della F, xy, per l’equilibrio della H, deve passare per il punto K di intersezione delle F e F,,, così che ne risulta per esse la retta segnata in figura. La scomposizione della # secondo le F,,4@ F,55 permette di ottenere queste. La F, x, che il terreno trasmette a B, è poi applicata nel punto B* tale che B.B* = « ed il momento della F, g in B* rispetto a B sia uguale a quello della coppia di attrito volvente; deve poi essere -F,,g = F,z7: così che il sistema delle F, 3 e — F, gy costituisce la coppia che deve essere equilibrata dalla C,,.
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli accoppiamenti
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Treibriemen
518
Parte seconda — Dinamica
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of the Reynolds
slider bearing 1133
equation
without
side
e segg., agosto 1953.
Capitolo
primo
— Forze
agenti
negli accoppiamenti
BI9
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CAPITOLO FORZE
SECONDO
D’INERZIA
1. Forza d’inerzia risultante [1], [2], [3], [4]. — Si richiamano qui brevemente le formule fondamentali per il calcolo del risultante delle forze d’inerzia, del momento risultante delle forze d’inerzia e del lavoro delle forze d’inerzia per un sistema qualsiasi. Il risultante delle forze d’inerzia di un qualunque sistema materiale è uguale e contrario alla derivata rispetto al tempo della quantità di moto risultante del sistema stesso, e pertanto è uguale alla forza di inerzia del baricentro, supposta concentrata in esso tutta la massa. Indicando con F' detto risultante, si ha perciò: (1)
d
Fo
d
e
(mvy=
—ma,
in cui: m è la massa del sistema; V, è la velocità del suo baricentro; Q la quantità di moto risultante lerazione del baricentro.
(0 = mV,),
T
ed a, =
dV, È
è l’acce-
Così, ad es., per il meccanismo biella manovella rappresentato in fig. 1, se G è il baricentro della biella AB, la forza di inerzia risultante della biella di massa my è data da: F
=—
My
Ag
in cui l’accelerazione ay di G, per ogni posizione della biella, può essere determinata graficamente nel modo indicato al n° (0, I, 11-1); od anche, se A, B, G appartengono ad un’unica retta, è:
AG ag = au + a,gg
Ag = dA +a,5;
dg
= dp AB
se a, © ag sono rispettivamente le accelerazioni del bottone di manovella e del piede di biella, e a,,, € a,,z sono le accelerazioni di G e di B nel moto rotatorio della biella intorno ad A. Si ha pertanto:
AG =@4
+
(3
—
Aa)
AB
L = as
L ta i
A,
se ,, = AG; 1L,=GB;1=1,+1,= AB.
522
Parte seconda — Dinamica
applicata
Se ne deduce la determinazione di a, indicata nella fig. 1 (per il caso di velocità angolare w, della manovella costante), mentre appare pure che, per quanto si riferisce alla grandezza e alla direzione della retta d’azione della forza d’inerzia risultante della biella, questa risulta equivalente al sistema di due masse, l’una, mj, concentrata l’altra,
my,
nel
concentrata
Per la deduzione
Fig.
bottone
1.
—
nel
analitica
Forza
di
È
manovella
piede sì può
d’inerzia
di
A
biella,
osservare
risultante
di
della
.
di
grandezza grandezza
che,
biella
I
uguale
a mj = nm,
uguale
a my
se r, è la lunghezza
nel
meccanismo
— 1 —.
della
mano-
biclla-manovella.
E vella,
e si ammette
che
il rapporto Ti
trascurare i termini che lo contengono
25 = 11 c08 0, +
cos
sia abbastanza con esponente
= 1,008,
+4
piccolo
superiore
perchè a due,
Fi 2 È sint,
{1
si possano si ha:
—
2 = 7] cos 0, + È, (' =
g
a
Yg = 7, sin 0, — sin
RA
e perciò
PA
è sempre,
na
nell'ipotesi dx, mA
a
=— 0
d2y on
E
A
0 = 7, sin Co
@, =
do,
ti
(cos 6, +
=
ri
sin? 0, + si
Ti
lap
.
o
Yi
sin 9, = 4, sin da
costante: ur —-+
cos 20,)
I (1)
. sin 0, .
+...;
Capitolo Le
componenti
della
secondo — Forze
forza
d’inerzia
d'inerzia
risultante
della
523
biella,
secondo
gli
assi
x
e y, risultano così date dalle: Ur
Fi, = Myr, wi (cos 0, +
|
Py, =
Mr,
cos 20,) +;
x
e
wi 1
sin 0, .
Si osservi che la forza d'inerzia dello stantuffo è, nella stessa approssimazione, data dalla:
e delle masse
r Fi, = MyTj0} (cos 0, + E
con questo solidali
cos 20,)
se #m, è la massa del membro che si accoppia in B con la biella. Se pertanto si collega alla stessa manovella una massa m,, il cui baricentro è ad una distanza 7, dall’asse 0, ed è da parte opposta di A, rispetto ad O0,, a detta massa corrisponde una forza d’inerzia risultante le cui componenti secondo gli assi x e y sono:
Fi, = e pertanto,
— Mete@ cos 0, ; Ti
se m, = (1, + 1) —
Ne > — Mete Wi sin 0, .
.
, la forza
d'inerzia
il baricentro
della
.
.
risultante
È
dei membri
A
costi-
Te
tuenti
ha
il manovellismo,
componenti
supposto
secondo
Fi=r,0î|(m
x e y uguali
+ m—m,
manovella
coincidente
con
0,,
a:
— my) cos 0, +
(m r
= 7,0î (Mm, + my) n
I
dh T
+ my - 3)
cos 20]
=
cos 28, ;
n= — (my + mr 0) sin 0). La parte delle componenti delle forze d’inerzia che varia come cos @,, oppure sin 0,, è chiamata forza d’inerzia del primo ordine (o primaria), mentre la parte delle stesse componenti che varia come cos 20,, oppure sin 26,, è chiamata forza d'inerzia del secondo ordine (0 secondaria): appare pertanto che l’aggiunta della massa m, nella posizione indicata ha come effetto che la componente, secondo l’asse del moto x, della forza d’inerzia primaria è nulla, mentre si ha una componente della forza d’inerzia primaria secondo l’asse y, che dipende non soltanto dalla massa n, della biella, ma anche da quella dello stantuffo: a significare che al telaio non
viene
trasmessa,
per
effetto
della
forza
d’inerzia
(v.
Introduzione),
una
forza
diretta secondo x, si dice che la componente della forza d’inerzia primaria secondo l’asse del moto è equilibrata, con l'aggiunta della massa m,, ed è sostituita da una analoga componente normale a detto asse. Se
la macchina
che
si studia
ha
due
manovellismi
identici,
(fig. 2 a), si ha per il I° manovellismo una F, e una LE Mi, . Mia. sopra indicate, mentre per il II° manovellismo si ha:
sfasati
di x tra
che hanno
r r Fi, = 710î (my + my) "i cos 2 (0, + a) = r,@0î (m + my) "n cos 20, ;
F, e
a
t
(my
.
+ my) vr) @3 sin (0, + a) =
1
(my
loro
le espressioni
.
+ my) ry@ sin 0,
524
Parte seconda - Dinamica
di guisa:che
le
componenti ti
F,=
Iy= Ft
Fig.
2a
secondo
,
«
e y
U
applicata
della
2
forza
d'inerzia
IRE!
cos 20, ;
Fa, + Fay = 2r,@î (m, + my ) 7
Vy #oa
e b. —
sono:
(my + m,) r, 0? sin 0, + (my + my) r;,0î sin 9, = 0
Macchina
alternativa
a due
manovellismi
sfasati
da cui appare che sono equilibrate entrambe le componenti primaria secondo gli assi @ e y, mentre le componenti secondo secondarie dei due manovellismi si sommano. Deve poi essere osservato che non è equilibrato il sistema primario dei due manovellismi, perchè essendo le Fy, e Fy,, costituiscono una coppia di asse momento secondo x e di Mi=
risultante
Fy,48 = — (my + m)
r Az@î
di
180°.
della forza d’inerzia x della forza d’inerzia della forza d’inerzia in piani diversi, esse momento dato dalla:
sin 0,
se 42 è la distanza dei due piani contenenti i due manovellismi (fig. 2 d): e pertanto al telaio risulterà trasmessa una forza Fii ed una coppia Mi i [5]. [6]. Come secondo esempio, consideriamo il si-
m(9°% 209) (G—-A)
stema
indicato
schematicamente
in fig.
3, co-
stituito da un disco D, solidale ad un albero il cui asse, normale al disco, ha traccia O, e che ruota intorno a detto asse con velocità angolare (#); a D si articola a cerniera un braccio AB, che all’altro estremo, B, porta una massa m, schematizzata nel disegno in una sfera. Al punto E di AB è attaccata una molla $, che si collega in C al disco D. Il braccio Fig.
3. —
Forza
AB,
mentre
è trascinato
in
rotazione
dal disco D, ruota intorno ad. A . con velocità angolare 2 (1); la forza d’inerzia risultante
d’inerzia risultante
d’un pendolo accelero-tachimetrico.
della
massa m, se G è il suo
baricentro,
si può
ottenere osservando che il moto di G si può considerare composto dal suo moto relativo a D, che è un moto circolare di velocità angolare £ intorno ad A, e dal moto di trascinamento da parte di D, che è la rotazione @ intorno ad O. Si ha perciò:
(2)
ag = 02(0—
G)
+
© (0—G)Nk+
Q2(A—
G) +
+Q(A-GAk+20kA[QA (G— A)]
Capitolo se k è il versore
secondo — Forze
dell’asse dell’albero, parallelo
.
do
sia a 0
.
cai
d’inerzia
QU
_
525
sia a £2, mentre
è:
42
di
I primi due vettori a secondo membro delle (2) rappresentano l’accelerazione di trascinamento (da parte del disco), il terzo ed il quarto l’accelerazione relativa (al disco); il quinto dà l’accelerazione di Coriolis; poichè è:
KARA
(GT
A4))] = [kx
(GT— A4)])2—
(kx Q)(G—
A4)=— Q(G—A)
si ha: ag=@(0—G)+@(0—G)_Ak+(22+2602)(A-G})
+Q(4—-G)Ak.
La forza d’inerzia F' di m risulta così: F'=mo*(GT— 0) +m@o(GT—0)Ak+m(22+2092)(G—
4)+m0 (GT_A)Ak,
e sì ottengono, supposte note le ©, @, 2 e £, i quattro vettori indicati in fig. 3: le mw? (G— 0) e m 2? (G — A) sono rispettivamente le forze centrifughe di trascinamento e del moto relativo; ma (G— 0) Ak e md (G— A)Ak le forze d'inerzia tangenziali rispettivamente di trascinamento e del moto relativo, mentre 20 Qm (G— A) è la forza d’inerzia complementare (o di Coriolis).
2. Momento risultante delle forze d’inerzia. — ll momento risultante delle forze d’inerzia di un sistema qualunque rispetto ad un punto qualsiasi 0, è dato da:
(1)
__
MM
IK
WA0
se K è il momento risultante delle quantità di moto e V, è la velocità di O,, mentre 0 è la quantità di moto risultante del sistema in esame. Se il centro dei momenti è fisso (V, = 0) si ha semplicemente:
(2)
Ma-_-.
Per un rigido, se A, B, C sono i momenti d’inerzia rispetto agli assi principali d’inerzia relativi ad 0,, e p, q, 7 le componenti della rotazione istantanea @ secondo gli stessi assi, i cui versori indichiamo con i,, j,, k,, si ha: (3)
K=
e di conseguenza
dK
Sa
di
+
Cr
— dk, di
dp
+
Bg}
+
Crk,
si ha:
.
at’ x, =K+
Api,
dq
dr k
BE
O-_
aghtOg
Apo
+
È
i, + Bqo@Aj,
0
A
di,
di,
B
ata 0
+ Cronk=K+@AK
526
Parte seconda — Dinamica
applicata
se si indica con K la derivata di K rispetto al tempo eseguita come se gli assi di versori i,, j,; k, fossero fissi, e si tengono presenti le formule
di Poîsson:
di,
= ® A È, 13 ecc.
at
La
(2) dà perciò:
(2)
M=-—-K-@1nK. Se il centro
dei momenti
è il baricentro
G, è poi:
VAQO=V,AmV,=0 e perciò M’ è ancora dato dalla (2), e per un rigido, come formale, dalla (2°). Se il centro dei
momenti
è il baricentro,
oppure
un
espressione punto
fisso,
ma gli assi solidali al rigido, rispetto ai quali la rotazione istantanea « ha componenti p, 9, 7, non sono assi principali d’inerzia, si ha, invece della (3), la: (3°)
K=(A4p—
C0'q—
B'r)i,
+ (Bad —Art—-0"p)i,
+
+ (07 Bp— 49) ki in cui A’, B' e 0° sono i momenti di secondo ordine rispetto alle coppie dei piani ortogonali (0141; 211), (V1%1} Y1%1), (€121; Y12:); precisamente è: A'=
my?
®
;
B'
td
—_
= ZiMy®yZy
Se poi il centro dei momenti
.
;
C'
r
pra
= MC Yx
0, non è il baricentro, e non è un
punto fisso, per ottenere il momento risultante delle quantità di moto rispetto ad 0, bisogna aggiungere al secondo membro della (3’) [o della (3)] il vettore m(G — 0,) AV. a) Come primo esempio di applicazione delle formule sopra indicate si determina qui il momento risultante delle forze d’inerzia della biella rispetto al baricentro nel meccanismo di fig. 1. Se 1, è il momento d’inerzia rispetto alla retta normale al piano del moto passante per G (fig. 1), è: a 0 Ma=-lLh dt e poichè
dalla
sin @ =
(sin 0) +
sì ricava: Ti
(cos 0.) 0,) —
16 dt
1— e, con
l’approssimazione d@
di
=
wi
TI
già considerata
7 908 0,
1.
{1+ a
ri sin? 0, —
al n°
12
(II,
ri
sin? Cn)
1): +.
TA
IA
0, .
Capitolo secondo — Forze d’inerzia Ne
ad? 0 de
risulta
7
i wi "a sin 0, (sempre
Melo
nell’ipotesi
Tr.
n
527 w, = cost.);
da cui:
sin 0, .
Se si compone la coppia M'k ora determinata con la forza d’inerzia Fi,3 nuta nel numero precedente, si ricava una forza F,,3 applicata nel punto E
ottesulla
} |
Fig.
4.
—
Momento
parallela
all’asse
risultante
del
Fi,j
delle
moto
forze
per
il
d'inerzia
della
baricentro
biella
G
(fig.
nel
meccanismo
4),
ad
una
biella-manovella.
distanza
da
G
data dalla:
ne!
Ti
I, 0 qs
_
I
Py,
si
myr, Vi #
0, sin 0,
_lba my
lg
Poichè per lo stesso punto E passa la retta d’azione della /z,i applicata in G, può dire che il sistema delle forze d’inerzia della biella si riduce a una
forza risultante nel
punto
r
porto "i
E
Fz,i + Fy, | applicata ora
definito.
è abbastanza
Se
il rap-
piccolo,
l’an-
golo 0 è pure piccolo, e perciò il punto E ora definito è sempre molto prossimo al centro di oscillazione E* della biella relativo al centro di sospensione B (od anche al centro di percossa E* corrispondente alla biella infulerata in B) (fig. 4). sido È
b)
Si consideri
S
rotante : .
ora
intorno
(fig. ad x
5)
un
un
ri-
rig.
asse
fisso baricentrico che prendiamo come asse z,, e che non è asse principale di
inerzia.
Sia
@ = ® (t) la velocità
angolare
5. -- Rigido rotante
ricentrico, che non momento risultante
della rotazione.
intorno
ad un asse ba-
è asse principale d'inerzia: delle forze d'inerzia.
La
forza
d'inerzia
sultante è nulla, poichè il baricentro G appartiene all’asse della rotazione, ed sistema delle forze d’inerzia del rigido si riduce ad una coppia, il cui momento dato dalla (2).
riil è
528
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
Se nel piano perpendicolare a x, per G si prendono due rette al corpo rotante come assi y, € #,, si può esprimere K con la:
Ka Si ricava
dalla
Amoi, — C'wij — B'@k,.
do
do
—
hh + Bo
.
A
k, —
do
do
LI m_a
O
wi) A (Ami, — C'wì, — B'wk,)=
+ 0°0k,
j+Brla
di 2
nia
— 0°B'Ì,
n
Î {a —
. —
»X1
N
a)
x
Va
AVA
esi
MICA
|
le?
n
ì
A: O)
un
solidali
Lu
M° ato
Fig.
ortogonali
ì
|
\
|
xx
6a e b. — Elementi geometrici per il calcolo del momento risultante delle forze d'inerzia disco circolare rotante intorno ad un asse inclinato di un dato angolo sull’asse del disco.
e pertanto i momenti
M,=
risultanti delle forze d'inerzia rispetto agli assi x,, Y,: &, SONO:
de
4A;
Si supponga,
ad
di
es., che
do
My, = il rigido
©:
sia costituito
Mi, da un
=B_
disco
do
Te
circolare
il cui asse
forma un angolo a con l’asse x, attorno a cui ruota (fig. 6 a). Considerando .il sistema nella posizione rappresentata nella fig. 6 d, si prendano come assi solidali Y, © 2, rispettivamente la retta normale a x, nel piano (x, x;) e la retta perpendicolare al piano (y,, %1); l’asse #, giace nel piano di simmetria del disco, ed è asse principale di inerzia di questo, mentre le rette x, e y, hanno coseni direttori rispetto agli assi principali di inerzia x, 2 = 2,, y rispettivamente dati da:
L’equazione
asse
x:
cos a;
sin a;
0
asse
y,:
— sin a;
cos a;
0.
dell’ellissoide d’inerzia rispetto agli assi principali
Ae
+ Boy + 0,28 = 1
(x, y, 2) è
Capitolo secondo — Forze d’inerzia mentre
l'equazione
dello
stesso
poichè 2, è asse principale
ellissoide
d'inerzia,
B' = X;m;a4= è data
rispetto
agli
529
assi
solidali
(21, y,, 21 =
2).
e pertanto:
0;
A = Zimiyig = 0
+02
—20°x,y,=
dalla:
+ By
Ac
1.
Essendo: x, c08a—
x=
y=
y,Sina;
+ y, cosa x,sina
risulta:
Ao (£î cos? a + yî sin®* a — 22,y; sin a cos a) + B, (a8 sin? a |+ + yî cos? a + 22,y sin a cos a) + Ce = 1 da
cui: A
= A,c08°a
+ B,sinfa;
B
= A,sinfa
+ Breosa;
C=(A4— Di
conseguenza
si
M.,= Essendo
il disco
ha,
per
è =
M,=0; circolare Bo=
Bb) sinacosa.
costante:
Mi, =
@ (AB)
sinacosa.
è: Co;
Ao
=
Bot
&=
2B,
e quindi: 1
M;,,= «*B,sin a cosa = 5 4 sin a cos a w. c) Coppia giroscopica [7]. — Nelle macine da mulino, o nei frantoi, uno o due pesanti rulli cilindrici H appoggiano sopra un piano %, sul quale è posto il materiale
da
frantumare,
e sul
quale
rotolano,
ruo-
tando intorno al loro asse 2,, mentre questo è contemporaneamente trascinato in rotazione attorno ad una retta 2 normale al piano di appoggio (fig. 7). L’asse di H può anche compiere delle rotazioni attorno ad una retta normale a < e a 2; (retta deì nodi), così da permettere le piccole variazioni dell’angolo 0 (di nutazione) fra gli assi 2 e 2, quali sono richieste dalla variazione delle dimensioni dei pezzi, che vengono macinati. Prescindiamo da queste piccole oscillazioni intorno alla retta dei nodi, e dalle piccole variazioni delle velocità angolari £ e ©, delle rotazioni intorno a 2 e a 2, quali sì possono verificare durante il funzionamento. Il moto della macina è in ogni istante una rotazione © data dalla:
.
Frantoio
VISTI
a rulli. Coppia
.
giroscopica.
o = Qk + 0k, od anche, scomponendo la Qk nella direzione colare a 2, nel piano (z, 21) (fig. 7), essendo:
Qk= 34
—
FERRARI-ROMITI.
dell'asse
Qsin 0j + Qc080k,
2, e dell’asse
y’ perpendi-
530
Parte seconda — Dinamica
applicata
risulta: = Essendo
y' e 2, assi principali
della macina, a
detti
Qsin0j/+(2c080+
assi,
indicando
con A
d’inerzia
relativi
w)k. ad
e (© rispettivamente
O
per
qualunque
i momenti
posizione
d’inerzia rispetto
si ha:
K= 49sin0j + 0(2c080+
)k
e pertanto:
dK
= A
di
Ma il moto
dy'
sin @ sin
di
+0(2c080+ C (2 cos
degli assi (j’, k,) è la rotazione
ras
QLKAÎ
dk;
dk
di
LINA
Qk, e perciò:
= (2 sin 0] + Qco8 0k,)\j = — Lc0s 0ΰ;
se i’ è il versore della retta dei nodi normale =
w;)
= (Qsin 07 + Qcos0k)Ak, = Lsin di
di
d E
0
al piano
— A?sin 0 cos dif + C(2c080+
= i’ [0@,Q sin
04 (0C—
(z, 24). Si ricava: @))
Q sin di —
A) £? sin @ cos d]
e pertanto il momento risultante delle forze d’inerzia rispetto ad O ha il suo diretto secondo la normale al piano (#, 2) ed una componente secondo detta
male uguale
asse nor-
a !: M=—
(0,2
sin 0 —(CT—A) 22 sin 0c080.
Una relazione tra le velocità angolari ©, e £ può essere ricavata facilmente se si suppone il cilindro A libero di ruotare attorno al suo asse #,, ossia si suppone nulla l’azione dell’attrito nell’accoppiamento rotoidale corrispondente: in queste condizioni infatti il momento risultante delle forze applicate ad H rispetto a 2, deve essere nullo, e poichè le uniche forze applicate ad H, che hanno momento rispetto a #,, sono le forze di attrito che operano lungo la generatrice di contatto di
H
con
À,
deve
essere:
[mraw
=0
4 essendo F,dx' la forza tangenziale applicata all’elemento dx’ della generatrice di contatto, e l’integrale esteso a tutta la lunghezza 4 del segmento a cui il contatto
si estende.
Ma
se 2
è il punto
in cui l’asse
della rotazione
risultante,
ottenuto
componendo la (0; 00) e la (0; £2), interseca 4, la velocità nei punti P di 4 varia secondo la legge indicata in fig. 8 a; poichè F, ha senso opposto a quello della velocità, se si considera il coefficiente di attrito indipendente dalla velocità, e si sup1 Si osservi che se si pone ©, = 0, il sistema, per quanto si riferisce alla determinazione del momento risultante delle forze d’inerzia rispetto al baricentro G, si riduce a quello considerato in (0), e la M’ ora ricavata risulta coincidente con quella ottenuta in detto caso
essendo
ora
0 = 7 —a.
Capitolo secondo — Forze d’inerzia pone
la forza
normale
uniformemente
distribuita
lungo
531 il segmento
di
contatto,
ne risulta per la legge di variazione della Y, quella indicata in fig. 8b. Perchè il momento risultante sia nullo è di conseguenza necessario che D divida per metà il segmento 4. La
retta
d’azione
della rotazione
risultante
@w = @, + £2 è perciò
la 09D:
se a
è l'angolo che la 09 forma con #, si ha subito dal triangolo di composizione di @, e di £ (fig. 9) che è: 2 sin (9 e pertanto
M'=—
2*sin =
Il momento scopica o
— a) =
@, sina
si ha:
nel
—
sin (0 — a)
0|C
2° sin 0(0cotgasin
+
(C— A) cos 0| =
8
— A cos 0).
MM’ ora determinato non è altro che il momento
moto
di
precessione
della coppia giro-
regolare del rullo, corrispondente alla rotazione propria ©,, e alla rotazione di pre-
cessione 02, Sia mg k il peso della macina, e si ammetta
che
la
verticale
baricentrica
sechi il piano di appoggio
inter-
nel punto 2 già
(0)
Fig.
9.
—
Rotazione
risultante
del
rullo
sopra definito; si supponga pure che per lo stesso punto 9 passi la retta d’azione della forza risultante F, trasmessa dal Fig.
8a
e b. —
Determinazione
dell’asse
della rotazione risultante del rullo.
infine librio
piano
di
appoggio
F, il componente verticale del rullo dovrà essere:
(-
mg
— F,)l +M'=0
F,+tF.+tmg=0; trascurando se il valore
la componente di 0 è prossimo
ad O, e prendiamo Si ottiene:
positivi
—mg—-F,=F,;
verticale I
a 3
h,
che
prendiamo
della
forza
e se indichiamo
i momenti
nel senso
M' Fi.=-7.=
d'inerzia
del
rullo,
con I il braccio della rotazione
22 sin 0 7
(00088
come
F;,=mg+F,=mg+
è lecito
della F, rispetto
che porta
. a sin 9 — A cos
e di conseguenza: —
ver-
ticale, e quindi coincidente, per l’ipotesi fatta, con la retta d’azione del peso; sia della reazione del sopporto in O. Per l’equi-
2? sin (i) 1 (C cotg a sin 0 — A cos 0).
2 su e,. 6)
532
Parte seconda - Dinamica
cina
applicata
Ora, per il principio d’azione e reazione, — F, è la forza trasmessa dalla maal piano d’appoggio h, ossia è la forza che produce la frantumazione del ma-
teriale
posto
sotto
il rullo:
alquanto più grande fetto giroscopico. d) Freno
freno
si
riconosce
dalla
di quella corrispondente
a forza
centrifuga.
a ceppi, che ha lo scopo
—
Il freno
formula
trovata,
che
detta
al solo peso, in conseguenza a forza
centrifuga
di impedire che la velocità
è un
forza
è
dell’ef-
particolare
di discesa di un peso
superi un dato limite, mentre non può, appunto perchè utilizza una forza di inerzia, essere usato per impedire la discesa del peso stesso.
Fig.
10.
—
Freno
a forza
centrifuga:
schema.
Esso è costituito da un disco, solidale all’albero che deve essere frenato, che porta le articolazioni C dei ceppi, distribuiti simmetricamente intorno all’asse (fig. 10); ogni ceppo all’altro estremo si collega a cerniera ad una bielletta AB, che fa capo ad un manicotto cilindrico H, folle sull’albero D. Ad H è fissata l'estremità di una molla a flessione, che all’altro estremo è solidale all’albero stesso; la molla applica così al manicotto una coppia, di asse coincidente coll’asse di D, che tende a mantenere staccato il ceppo dal tamburo fisso L, pure di asse coincidente con l’asse di D. Quando la forza centrifuga della massa del ceppo ha un valore sufficientemente elevato, da vincere l’azione contrastante della molla, il ceppo preme contro il tamburo con una forza tanto maggiore quanto più elevata è la velocità angolare
di
D,
Si consideri
producendo
il frenamento.
ora il sistema
in una
fase
di moto
accelerato,
e sia
(#)
la velo-
cità angolare dell’albero; se il ceppo N è a contatto con il tamburo L, l’azione che IL trasmette a N risulta di un componente normale F,, e di un componente tangenziale F,, applicati in un punto E, le cui rette d’azione possono essere determinate col metodo indicato in (I, 9), e che pertanto ora si considerano note. La forza d’inerzia risultante del ceppo è composta di una forza centrifuga F:, avente la direzione OG (fig. 11), e di grandezza uguale a mw?7,, se 7, è la distanza di G , r . va BE d da
O,
e di
una
forza
tangenziale
d’inerzia
Fi,
di
grandezza
uguale
a
m =
Tg. la
Capitolo secondo — Forze d’inerzia
533
cui retta d’azione è perpendicolare ad OG ed è orientata in senso contrario a @, d . ì . se — , come qui si suppone, è positivo. Il momento risultante delle forze d'inerzia do del ceppo rispetto all’asse di rotazione è uguale a —1I i’ se I è il momento
d’inerzia di N rispetto ad O, e pertanto la distanza della retta d'azione di F; da O 2
è uguale punto
a
= sca se q è il raggio d’inerzia di N rispetto ad O: se E* è il r 2 che ha da O la distanza La , appare che la forza d’inerzia risul.
mr
della
0G
r
Fig.
11.
—
Forze
operanti
sul
ceppo
del
freno
a
forza
centrifuga.
tante di N è applicata nel punto £*, che è il centro di sospensione del ceppo, rispetto ad O come centro di oscillazione, risultato questo analogo a quello indicato in (a). Se
poi
M,
è il momento
trasmesso
dalla
molla
al manicotto
H,
che
d’inerzia nulla, la forza trasmessa dalla bielletta al manicotto stesso, trascuri anche l’inerzia della bielletta, è diretta secondo l’asse AB di
.
in grandezza
è uguale
a S =
ri —°, za
se a è la distanza
di
O da ABezil
si considera
quando si questa, ed numero
dei
ceppi. La stessa forza è applicata dalla bielletta in B al ceppo, di guisa che l’equazione dei momenti, rispetto alla cerniera C, delle forze applicate al ceppo è: morgb,
+ m
se d,, bs, cr, €, e d sono
forze F;, F:, F,, E,
do
;
tabs — Fn
rispettivamente
S, ed avendo Mm (ot
+ {Fato —
le distanze
F,= ei
fer
az
da=0
da O delle rette d’azione
posto FX = fF,. do + rygda ce)
Mg
—
Si ricava:
delle
.
534
Parte seconda — Dinamica
applicata
e di conseguenza il momento frenante risulta:
d mM, m (om +rgds do) rn, di M; = 2jF,0E = e0Ej —— A Si osservi che se il senso della rotazione dell'albero fosse contrario dicato nella fig. 11, i momenti della F, e della F; sarebbero di senso quello sopra considerato, e il freno risulterebbe meno efficiente.
a quello indiscorde da
3. Lavoro delle forze d’inerzia. — Il lavoro delle forze d’inerzia di un sistema qualsiasi, corrispondente allo spostamento effettivo nel tempo elementare di, è uguale e contrario al differenziale dell’energia cinetica 47 del sistema stesso: si ha cioè:
(1)
dl'= —dT.
D'altra parte, l’energia cinetica di un sistema materiale qualsiasi si può esprimere (teorema del Koenig) come somma dell’energia cinetica della massa m del sistema stesso, concentrata nel baricentro G di questo, e dell’energia cinetica del moto relativo a G. Se il sistema è un rigido, si ha: 1
=
(2)
1
MV +3 (Ap + Bg + 0°)
se V, è la velocità di G: A, B, C sono i momenti baricentrici principali d’inerzia, e p, g, 7 le componenti della rotazione istantanea @ intorno a G, secondo gli assi principali d’inerzia. Se gli assi solidali al rigido non sono assi principali d’inerzia, si ha: 1 T-mV3+
(2)
7 (Ap? + Ba + Cr —
— 2A'qgr —2B'pr — 2C'pq) in cui 4’, B' e C' sono definiti dalle: '
__.
A'=ZMY%;
i momenti
.
to
di secondo
B'=2%;MG%;
è
ordine rispettivamente a
C=2Z,M%Y.
Se poi come centro di riduzione del moto si prende centro G, ma un punto generico O, del rigido, è:
(27)
T=
non
il bari-
5 mVi + 7 (Ap? + Bg? + Cr? — 2A'qr — 2B'pr— — 2l'pga+mVxo0A1(GT—-
se V, è la velocità
di Q,.
0)
Capitolo secondo
— Forze d'inerzia
535
Per un sistema materiale qualsiasi a » gradi di libertà, se 4, da; +3 In Sono le coordinate lagrangiane del sistema stesso, l’energia cinetica è, nel caso più generale, una funzione razionale intera di secondo grado delle g, = e da
t: si ha
dqn
, a coefficiente non dipendente che dalle q,
cioè:
1 mb . qT= DI Zn,8 Ant In da + Za bn ln +
(3)
To
(h,k=1,2,...,%).
Nel caso più particolare, in cui i vincoli sono indipendenti tempo, tutte le d, e la 7, risultano nulli, e 7° si riduce alla: 1 (4)
T=
3
dal
5 7h
Ana In de
e pertanto: se è vincoli sono indipendenti dal tempo, Venergia è una funzione quadratica omogenea delle q, definita-positiva T>0).
cinetica (poichè
a) Energia cinetica del meccanismo biella-manovella. — Si consideri ancora il meccanismo biella-manovella come in (II, 1) e in (II, 2a). Se 7,, è il momento di inerzia (rispetto all’asse della rotazione) della manovella e delle altre masse solidali all’albero a cui appartiene la manovella; Y, la velocità del baricentro G della biella; I, il momento d'inerzia della biella rispetto alla retta per G normale al piano del moto; ed infine V, la velocità dello stantuffo, di massa m,, l’energia cinetica del sistema è:
meli e IE A Coe deo pat in cui x, è l’ascissa definiti.
Prendendo
del piede
di biella,
e gli altri
do,\? eg
simboli
come coordinata lagrangiana g l'angolo
hanno
i significati
@, di rotazione della mano-
vella, risulta dalle espressioni già date in (II, 1) per le coordinate x, e yy di G, che da, i
d
"A
, (- sin
=
yi
=
Wil, =
0,
Ti . —L tr] sin 20, + .)
B
cos 0,
e pertanto: x
cos? 0
Vi = wiri (sin? 0,+38 ssa mentre
TU
.
+1 no) sin 0, sin 20, + )
è:
dws
= 7,0,
È 7 {sin0, + SI
e sin 20, + ...] 1
già
.
x
è:
536
Parte seconda — Dinamica Si ricava Sali
così:
TIRA
1 o
dé, di
\?
1
uo
lr.
i
Im
+ myrî
:
a,
+ I
+ mgri (sine 8, ma— e pertanto
applicata
è,
nell'esempio
a=In+
ora
(sin?0, + ui
sin 6, sin 20,
È
cos
0, +
cos?0, +
+ .. )
considerato:
IH u, (si? 0, + n così 0, + si ta sin 0, sin 20, + n)
mt
+
2 +5
n
cos? 0, + myrî
(sin? 0, + +
sin 0, sin 20, + .)
=
= Ao + 4; cos 0, + A, cos 20, + 4g cos 30, +... in cui: mri
Ao =In+
2
IR
(+È la
PRBC TRE A,=
—
myrî
—
(1-4)
sima Il lavoro dl’
forze
dT
e
Per
delle
è = cost,
72
a
212
+
myrî
eli 2
ion
;
on È
d’inerzia Fl
i l’espressione
nell’intervallo 1
sopra dL'
=
di
da
sa)
scritta ——
1
_
elementare
CE
si riduce da
è
2
di tempo
db,
+
1
2°
di è perciò; ci
da
d0,)"
a:
.
b) Energia cinetica di un regolatore volano. — Due bracci pesanti H e H' sono infulerati ad uno dei loro estremi ad un disco L rotante intorno al proprio asse. I
due
bracci,
che
sono
collegati
da
una
molla
$,
hanno
i loro. assi,
che
formano
angoli uguali con la retta congiungente i centri delle articolazioni B e B' (fig. 12). Il sistema ha due gradi di libertà: come coordinate lagrangiane possono essere presi gli angoli @,, di inclinazione degli assi di 7 e di H' rispetto alla normale a BB’; 0, di orientazione del disco attorno al proprio asse.
L’energia cinetica del disco è uguale a: —
1 I, (d9,\: 2 (52)
=
1 I;02. 2 902
—
Capitolo secondo — Forze d’inerzia L’energia
cinetica
di ognuno
dei
1
lie
due
P
bracci
1
537
è uguale
î
a:
;
o: Is (091 + 62)?
perchè il moto di H (o di H*) rispetto al proprio baricentro è la rotazione di velocità angolare 0, + 0, attorno alla retta per G parallela alla direzione comune dell’asse del disco e dell’asse dell’articolazione in B (o in B'). D'altra parte, dalla fig. 13, in cui si è segnata in OB la posizione presa in un istante generico dalla retta, rotante con L, che congiunge il centro O del disco L con l’articolazione B, e in BG la posizione presa nello stesso istante dal segmento
y Fig. 12. — Schema dell’elemento sensibile di un regolatore-volano.
Fig. 13. — Elementi geometrici per il calcolo della energia cinetica dell’elemento sensibile di un regolatore-volano.
che congiunge B con G, e che forma l’angolo 0, con la normale per le coordinate di G rispetto ad un riferimento fisso: xy = asin 0, + 1cos(0,+ Yy=
— a cos 0, +
ad OB,
0);
Lsin (0,4
0)
posto: a = 0B; 1 = BG. Si ricava quindi:
d%g
:
di
dy
.
| nr da
î
= a cos 8.0,
= asin0,.
5
— Isin (0, +0)
:
a
(0,+
02);
.
9, + dcos(0,+
.
8) (014
da)
cui: Vi
Si ottiene
=
a 62 +
(CH +
62)
— 2al0,
(0, +
63) sin 0, .
così: T=
1
rl
I
ET,
FO — 20102 (0, +
. +15
(01 +
E 602) sin 0
.
,
x +
2(0,
.
62)? +
mo [a? 8
+
02)?—
1 = >
E L n° (a, 07 + 22.08 + 20,2 0102)
si ricava
538
Parte seconda — Dinamica
applicata
essendo:
| a, = 21 +2m0; Agg = + |
Ig +25
G,, = 215,4
+ 2m
(+
a?— 2alsin 0);
2my (2 — 2alsin 0).
c) Energia cinetica di un solido a siruttura giroscopica. —
Si consideri ancora il
sistema rappresentato nella fis. 6a, e si immagini che il membro H, che porta l’asse x, attorno al quale il disco S ruota, ruoti attorno all’asse y’ perpendicolare a %,, come è indicato nella fig. 14 a. Il sistema ha due gradi di libertà; prendiamo Ay' Ì
Ò I
;G fa}
a
y'
(0)
A Ss
î
"| |
Ve Lo
I
(/
To,
HO
>
x
SX
i
|
G___
I Fig.
è
(93) 2
5
X
Zi
14a e b. — Elementi geometrici ruotante intorno ad un asse inclinato ruotante.
per il calcolo dell’energia cinetica di un disco circolare di un dato angolo sull’asse del disco, e portato da un telaio
come coordinate lagrangiane l’angolo 0,, di orientazione intorno golo 6,, di rotazione attorno a x,, e poniamo (fig. 14):
da
d6, uc
all’asse y’, e l’an-
_ 46, Sea ug
Prendendo nel piano per il baricentro G di S perpendicolare a x,, come assi solidali a S stesso, le rette ortogonali y, e 2,, di cui la 2, appartiene al piano medio di S, ed è di conseguenza asse principale d’inerzia, si ha:
p=
0g
q= © 008 0,;
r=
— sin
0,
e l'energia cinetica risulta: eni n (A 03 + Bî cos? 0, + C'wî sin? 9, — 20°,%3 08 0). Ricordando T=
3
le formule
ricavate
al n°
(II,
28)
si può
scrivere:
[(4, cos? a + B, sin? a) @î + (A, sin? a + B, cos? a) wî cos? 0, + +
©, 0î sin? 0, — 2 sin a cos a (Ag — Bo) 0,0, cos 0,].
Capitolo secondo — Forze d'inerzia
539
È pertanto ora: a, = cos? 0, (4, sin? a + By cos? a) + Op sin? 0, ; A, = A, costa + Bysin? a; 0,1, = —
2sinacosa(A9,— B,) cos 0,.
Il lavoro delle forze d’inerzia per uno spostamento virtuale qualsiasi, corrispondente ad incrementi elementari dg, delle coordinate lagrangiane q,, è dato, per un sistema a vincoli olonormi, dalla:
SL =-—5, 29, ( did
(5)
@T
a
94h
dd
e pertanto la componente lagrangiana delle forze d’inerzia una coordinata generica gq, è data dalla:
(6)
CA Così,
ad
es., per
È
d
[TT
considerato
a
OT
ceadi \ 09,
il sistema
relativa
dQn
in
(c) la componente
lagrangiana
forze d’inerzia relativa alla coordinata q, = 0, è:
delle
°
— Qi = cos? 0, (A, sin? a -- B, cos? a) È, — sin a cos a (4) — B) cos 0, È, —
— 2 cos 0, sin @, (4, sin? a + B, cos? a) È, è, + + sin a cosa (A, — B,) sin 0, 02 + O, sin 020, + 2 sin @, così, C5 dI, Ba: Non giana
è inutile @;
delle
avvertire
forze
che
d’inerzia,
il calcolo relativa
ad
della una
componente data
coordinata
lagranq,; è,
qualche volta, chiamato in Meccanica Applicata riduzione delle masse alla coordinata g,, così come il calcolo della componente lagrangiana @, delle forze applicate ad un sistema, relativa alla q,, è chiamato riduzione delle forze alla coordinata stessa. BIBLIOGRAFIA Per questo e per il Capitolo III si rimanda per la dimostrazione dei teoremi fondamentali richiamati nei capitoli stessi ai testi di Meccanica Razionale già indicati nella bibliografia della Parte II, ed in particolare a: [1] T. Levi-Crvira Bologna, 1929. [2] A. SicnoRINI, Roma,
e U.
AMALDI,
Meccanica
Meccanica
razionale
con
razionale, elementi
Nicola di
statica
Zanichelli
Editore,
grafica,
Perrella,
1948.
[3] P. AppeL, Traité de Mécanique rationnelle, Gauthier-Villars et C. Editori, Parigi, 1928. [4] E. T. WIrTHAKER, Analystische Dynamik, Springer Edit., Berlino, 1924. [5] A. CAPETTI, Motori termici, U.T.E.T. Edit., Torino, 1964. [6] C. W. Ham, E. J. CRANE, W. L. RoGeERS, Mechanics of Machinery, MeGrawHill
[7]
R.
Book
Comp.,
GraMmMEL,
Der
New
York-Londra,
Kreisel,
Spring.
1958.
Edit.,
Berlino,
1950.
CAPITOLO
EQUAZIONI
TERZO
FONDAMENTALI
DELLA
DINAMICA
Introduzione. — Nei primi due capitoli di questa seconda parte sono state considerate le forze applicate ai vari membri di una macchina, in particolare le forze agenti negli accoppiamenti e le forze d’inerzia: ora lo studio dinamico di un qualsiasi problema relativo alle macchine è lo studio degli effetti che tali forze producono, e la determinazione di tali effetti richiede che siano scritte le condizioni cui il sistema delle forze stesse deve soddisfare. Si richiamano pertanto qui le equazioni fondamentali della Dinamica
e
si indicano
con
una
serie
di
esempi
come
esse
si applichino.
1. Principio di D’Alembert. — Questo principio afferma che 4? sistema delle forze applicate, attive e reattive, e delle forze d’inerzia per un
qualsiasi
sistema
materiale
è
in
equilibrio.
È
stato
già
osservato
nell’Introduzione di questa seconda parte, che la forza d’inerzia di un elemento materiale non è una forza effettivamente applicata a detto elemento, ma è una forza effettivamente trasmessa dall’elemento all'ambiente esterno ad esso, e da cui emanano le forze ad esso applicate. Se pertanto si considera non un sistema isolato S, ma tutto il complesso 2, sistema S più universo esterno, rispetto a detto complesso tutte le forze applicate a 2' sono interne, e pertanto in equilibrio: ed è precisamente questo il significato fisico del principio di D’Alembert. Come conseguenza immediata di esso si ha poi che ogni problema dinamico viene trasformato in un problema di statica. 2. Equazioni cardinali della dinamica. — La condizione di equilibrio affermata dal principio di D’Alembert porta subito a scrivere che per un qualunque sistema materiale S, e per una parte qualunque $, di $, il risultante delle forze applicate e d’inerzia, ed il momento risultante delle stesse forze rispetto a un punto qualsiasi O devono essere nulli. Si ha quindi: (1)
F+tF=0;
M4+M'=0
per $;
i
(2)
F,+F=0;
M;+M/=0
per qualunque parte S, di S
542
Parte seconda — Dinamica
applicata
in cui F e F' sono rispettivamente il risultante delle forze applicate a $, e il risultante delle forze d’inerzia di S; M e M' il momento risultante rispetto ad O delle forze applicate, ed il momento risultante delle forze d’inerzia rispetto al medesimo punto, mentre F,, Fi, Mi, Mi; hanno significato analogo a F, F’, ecc. per il sistema S;. Deve essere tenuto presente che nelle (2) compaiono le forze interne a S,
che
sono D
però
esterne
alla parte $, di S. Le (1) e (2) sono le equazioni cardinali della dinamica, e se per F' e M' (o per Fi e M:) sostituiamo le espressioni indicate nel Capitolo II otteniamo le equazioni che esprimono il teorema della quantità di moto risultante, ed il teorema del momento risultante delle quantità di moto. Nelle (1) e (2) sono contenute anche le forze reattive, che a priori non sono note; è stato però indicato nel Capitolo I quali sono le proprietà tipiche delle forze che operano nei vari accoppiamenti, e che permettono di esprimere le forze stesse. È perciò possibile, servendosi delle formule ricavate ai Capitoli I e II, scrivere esplicitamente le (1) e (2) per S e per ogni $;, ed eliminando dai sistemi di equazioni corrispondenti le incognite reazioni vincolari, ottenere le equazioni differenziali pure del moto del sistema, in numero corrispondente al numero dei gradi di libertà di questo.
dd, Z
LL Fig.
(B)
LI
[LITI
I TTIITIDIT
(A)
1.
—
n
na
cizio (a). con
ESEMPI
Rappresen-
DI APPLICAZIONI.
a) Si consideri il sistema rappresentato
nella fig.
1 e così
,
costituito: un cilindro circolare (A) è immerso in un fluido contenuto entro un recipiente cilindrico circolare (B) coassiale (4), ed è sostenuto da un filo H che presenta una data rigidezza a torsione,
e fa capo ad un punto fisso D. Si pensi di ruotare (A) intorno al suo asse di un angolo 0,, producendo così torsione nel filo che lo sopporta, e di abbandonarlo quindi
senza
velocità
iniziale
in
detta
posizione.
‘ Si può facilmente ricavare l'equazione del moto di (A), se si suppone che i due cilindri (4) e (B) abbiano un’altezza abbastanza grande, perchè il moto del fluido si possa considerare come piano, e che la differenza dei raggi R4 e Eg dei cilindri stessi sia così piccola, rispetto
al raggio
medio catia
i risultati
35)
la
ottenuti
al
n°
(I,
per
determinazione
, che della
sia lecito tensione
applicare tangen-
ziale 7,, applicata dal fiuido ad ogni elemento di (A): in queste condizioni si può prendere
(I, 35-2):
in cui 4 è il coefficiente di viscosità del fluido, « la componente della velocità di questa tangente alla circonferenza sezione retta di (A), mentre y è la coordinata
Capitolo
terzo
— Equazioni
fondamentali
della
dinamica
543
radiale misurata a partire da » = Ru (y = — Ku). Poichè lo spessore del meato, tra i due cilindri, è costante, ed uguale a Rz — R,, la « varia linearmente con la y per la (I, 30-12), e precisamente è:
; y SE
sine e di conseguenza
|
momento 2 di (A),
a
risulta:
n Ta Mi Il l’asse
n)
risultante è perciò:
delle
ME; Ri Ry
“
forze
o
tangenziali
applicate
dal fluido,
rispetto
al-
2%
R
o
M= REL {tre da — — 2nR}Lu ——‘_ :
se L è l’altezza del cilindro. filo trasmette ad (A), è:
6
Es — Ra
D'altra parte,
se con
M,
si indica
il momento
che
il
GJ M=—-0
essendo l la lunghezza del filo, J il momento d’inerzia polare della sua sezione retta e G il modulo di elasticità tangenziale del materiale di cui è fatto il filo stesso. L’equazione del moto di (A) si ha quindi subito, osservando che il momento risultante
delle
forze
d’inerzia
di (A) rispetto
all’asse
conseguenza scrivendo che la somma dei momenti forze d’inerzia rispetto a 2 è nullo si ha:
d? 0 J I-_—P+G_-
3
(3)
un
L’integrale
de 0, — dt
0=
di questa
5 (5)
B?
e di
di tutte le forze applicate e delle
Ra do 2rR3L —————_—_——__=0
0
equazione
che
soddisfa
alle
condizioni
iniziali
per
t=
Ge
È -— —t 2I
ko
con
BR
EP,
a , essendo:
U4R ,
dl
ossia: nelle condizioni k
Se invece — I
(6)
d2 0
STO
glia
0=
OTT
è —I
= 0 è:
(4)
k e —
di questo
GJ
=1
p
b =
2nuRBL TUA,
ora indicate, il moto
di (4) è un moto
pa
0, valgono per la soluzione dell'equazione omogenea le stesse considerazioni già sviluppate per il caso (a). Riprendendo in esame l’equazione completa, il suo integrale generale si ottiene aggiungendo all’integrale generale dell'equazione omogenea un integrale particolare dell'equazione non omogenea: ricercando per questa una soluzione della forma: 0° = 0,008 (LQ% — a) con
0;
costante,
do’
a
che
sostituite —
si ricava
successivamente:
nell’equazione
per
0 2? cos (Qi — a) — La
od
anche:
—
0 2° (cos
de 0
LI
a
la
0” danno:
052 sin (LQ8— a) +
Qt cos a + sin Li. sin a) — La + 46; (cos
PL 008(26-a)
Lt cos a + sin
062
Li sin a)
ad; cos (Li — a) = Deos LI
(sin Lt cos a — — bceos Q4=0.
cos Qi sin a) +
556
Parte seconda — Dinamica Uguagliando
da
separatamente —
050. c08a
—
092
a zero +
sina
—
applicata
i coefficienti
È
di cos Lf e di sin 24 si ricava:
02sna+a0cosa=db;
E
gio
cosa
+
adgsina
=
0,
cui: iga=
Usando
le stesse
notazioni
a=oî;A
(B/B) 2
e —
——_;
e7
a—_
22
e denominazioni
b cos a gl
0°
già introdotte
Sib. = 0;
in
(III,
2a)
è
ora:
B=yB=2yBon
e quindi: 27 0,2
tga= o: =
Db cos a
1; Q2
b
=
P_ 2 L’integrale tanto:
al
Vipag 24
b
=
(a
92)?
V Lolita E
K0. < ®n, è per-
generale dell'equazione completa, nella condizione bceos (Lt— a)
0= e e-v2ni cos (f1—72 @, + ag) + VE
o)+
(a — 22?
in cui le costanti e e ag devono essere determinate in modo da soddisfare alle condizioni iniziali. Il primo termine a secondo membro ha unv’influenza sulla legge del moto rapidamente decrescente al crescere di ©,t: esso rappresenta perciò un fenomeno transitorio,
certo
connesso
intervallo
termine,
con
le
di tempo,
connesso
legge di variazione Poniamo:
con
oscillazioni
dipendente
la forza
libere
e
con
dal fattore
eccitatrice, che
ha
le
condizioni
iniziali.
di smorzamento essenziale
7,
importanza
Dopo
un
è il secondo ai fini
della
di 0.
0, appare essere lo spostamento che sarebbe prodotto dall’applicazione del momento Bb in condizioni di equilibrio (relativo); ad esso si può perciò dare il nome di spostamento statico. La relazione trovata per la 0) può così scriversi nella forma: p_
do
CA
_
1-2)
\°_
Da
1
(
270) Un
_
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali della dinamica mentre
557
si ha:
Il coefficiente
D=
(È)
è chiamato
fattore
di amplificazione dinamica, perchè
s
esso dà il coefficiente per cui deve essere moltiplicato lo spostamento elastico pro11
10]
y L
0-7]
ty
=0
9
(|
180°
2 Si
f
7
n er
ZA
Lat
27
ser
DU) pes
Aaa
o
140°
Ì i
8
y= 0,054-u
E 6
ri £ @
Pd
HA”
120°
TANA 7 ri
Ea 5 È8 4
8 100° o ÈÈ
y= 0.137 1 U
5
/
3 77 0,25 n
2
/
0
7]
TT
0,2
7. —
Legge
Le?
eg
0,4 di
tr]
40
4 | si
Z.
È
290
I
n
ei
0)
60° \
di H
_ Je”
n
80°
il Ì
LI h
7;
1
Fig.
2 a
y f
0,6
Mn)
0,810
variazione
del
fattore
12 di
1,4
16
nn]
18
amplificazione
D
col
2,0
0%
oh
rapporto Der n
dotto in condizioni statiche da una data azione motrice b B (nell'esempio in considerazione, coppia) per ottenere l’ampiezza dell’oscillazione forzata prodotta da una azione motrice armonica (b B cos Qt). I diagrammi di fig. 7 ne indicano la legge di variazione col rapporto (£2/,) della frequenza dell’azione eccitatrice alla frequenza propria del sistema, per diversi valori del parametro di smorzamento 7. Nella stessa figura è indicato il diagramma che dà D per y = 0: appare che lo smorzamento ha piccola importanza sul valore di D, eccetto che per £ prossimo
2 ©,, Ossia in condizioni vicine a quella di risonanza (2 = @,). Nella condizione di risonanza.
D,
che
per smorzamento (Dio
=
0,
=
nullo (
È 272
è infinito,
2
=
]o=tn
per y #
1 2Y
—
,
0 ha il valore:
558
Parte seconda — Dinamica
un
poco
minore
dell’unità:
precisamente
Q
=V1_-
per un valore
@,, ma
Q=
si ha per
non
di D
Per y + 0 poi, il massimo (2/0)
applicata
di
è:
272.
Qn
Poichè
la fase della coppia
DI
eccitatrice
è stata presa uguale
l'oscillazione
di 0 dovuta alla coppia stessa è uguale
presenta
sfasamento
y=
lo
dell’oscillazione
di
a
3
0 rispetto
a 7/2, e la fase del-
+ o) , l'angolo
alla
coppia
a rap-
eccitatrice.
Per
0 detto sfasamento è nullo, o uguale a x, a seconda che (02/@,) < 1; per y | 0,
pf
e per ‘, > 2, tg a è positivo, e lo sfasamento è sfasato in ritardo rispetto alla forza. L’angolo a raggiunge il valore di
DI a
—,
F,cosQt j
qualunque
2
_]
Lo
2/0,
=
sia y, in condizioni
1; per
È
31,
di risonanza, cioè per
è t5 a negativo,
e a>+,
di
n
guisa che a tende a x per 2/0, + co. I diagrammi rappresentati dalle linee punteggiate della fig. 7 mostrano la dipendenza, ora indicata, di a per i vari y, col variare
B
=K
di Q/0,. f) Un problema
VTZZIZZZZ
siderato
Fig. 8a. — Schema del sistema corrispondente al-
è quello
del tutto analogo a quello sopra con-
relativo al moto
del
sistema
rappre-
Sentato in fig. 8 a, e costituito da una massa m, soggetta alla forza variabile con legge sinusoidale in funzione del
lesercizio (/).
tempo
Y, cos Li, guidata
a traslarsi
secondo
la verti-
cale, e collegata al telaio per mezzo di molle di data rigidezza k, e da uno smorzatore a resistenza viscosa f; questo può pensarsi costituito da uno stantuffo solidale con la m, scorrevole entro un cilindretto solidale al telaio,
una
mentre
parte
un
foro
di questo
praticato
nello
di passare
stantuffo
dall’altra
consente
parte,
mentre
al
fluido
che
lo stantuffo
si trova
si muove.
da
La
d?
forza d’inerzia risultante verticale
molle
del
baricentro
della massa della
è —- ky, se si misura
stessa
m
è — m
m,
mentre
la y a partire
, indicando con y la coordinata
dt la
forza
dalla posizione
risultante
trasmessa
in cui le molle
dalle
sono
sca-
d
riche; la forza applicata dallo smorzatore £ è invece proporzionale alla velocità (2) con
cui
lo
stantuffo
si trasla
è di senso opposto a detta di velocità, così che essa, può essere posta uguale a (- B te) . L'equazione del moto del sistema è pertanto: t d?y di?
la
rispetto
ke — m
vt
al cilindro,
B_dy — — m
di
=
ed
F —
Mm
ta
Qt
che è identica a quella ottenuta nel problema considerato in (e). Si possono perciò senz'altro applicare i risultati sopra ottenuti e discussi. Posto ora l’integrale particolare dell'equazione completa sotto la forma: y=
FY cos(Q8—a)
Capitolo
terzo
— Equazioni
appare che la forza trasmessa manenti,
della
ossia
forza
quando
applicata
dalla massa
il fenomeno
dalle
fondamentali
molle,
quella
applicata
559
non
ha
alcuna
influenza,
è la somma
è:
kYcos(Q1—
e di
dinamica
al telaio, in condizioni di oscillazioni per-
transitorio
che
della
dall’ammortizzatore,
a),
che
è:
BQY sin (LQi— a), sfasata
n
di 3
L’ampiezza
rispetto
alla
precedente
F, della forza risultante
(ossia,
in
quadratura
con
lo
spostamento).
è pertanto:
F,=Y|k3 + po? ar)
2 Q2
+
77
Q
-ar]fi + (27 2)
\2
Un
e sostituendo precisamente:
a
Y
la sua
espressione,
analoga
F
Y=
a quella
prima
ottenuta
per
0j,
e
2
m V4y 0g 2 + (0%— 2)? si ricava:
ky1 + (27 2)
r,
+
n
=
i Qi
2
Q
hi }
essendo esso
wî = —. m
è funzione
a uno,
qualunque
n
fattore
di smorzamento
Q
sia y, per
-—-
= 0,
e —
grande
di F,
per
trasmessa Q
V2 , e più
On
-y2 p
“
2A
2) lo smorzamento trasmissibilità,
per
produce
un
effetto
favorevole,
< 2; ha un
effetto
sfavorevole
Way
È ovvio
che i
dalle vibrazioni.
risultati ottenuti trovano
nel senso per
che
diminuisce
la
> 2. Wa
applicazione
°
nel problema
di isolamento
560
Parte seconda - Dinamica Una piccola variante
rappresenta lo schema legata
a una
Fig.
86.
del sistema ora preso in esame
di un vibrometro:
base d per Ar
0
applicata
mezzo
di una
molla
H
e di uno
massa m col(dash-pot)
5
np
variazione del coefficiente di trasmissibilità per il sistema Q ; ì n . col rapporto —— per diversi valori del coefficiente di smorzamento. —
Legge
S;
L
4
3
2
1
dalla fig. 9 a, che
smorzatore
7
A
—
;
7
è indicata
questo è costituito da una
di
(})
Pa
la base d è posta a contatto (puntiforme) col corpo vibrante C, in modo che essa si trasli in ogni istante con la stessa velocità del punto C con cui è a contatto. Lo spostamento relativo tra d e m è utilizzato per far muovere una punta scrivente b sopra un rullo di carta rotante, sul quale viene così ad essere tracciato il diagramma degli spostamenti relativi di 6 a m in funzione del tempo; oppure detto spostamento può essere trasformato in una variazione proporzionale di una grandezza elettrica, che può essere misurata. Sia yp lo spostamento del punto P di C, con cui d è a contatto, e sia: yp=% 008
Fig. 9a. Schema
24 :
si ammetta di conoscere £Q mentre % è incognito. Se y’ è lo spostamento relativo di m a b, l’equazione determinatrice di y’ si ottiene osservando che le forze applicate a m sono: 1) la forza trasmessa dalla molla, che misurando y' dalla posizione della m per la quale la molla è scarica, è data dalla — ky”: 2) la forza trasmessa dallo smorzatore, che si
di vibrometro.
dy'
può
ancora
prendere
uguale
a — £ “n?
3) la forza d’inerzia della massa, che, se si indica con yy la coordinata del baricentro G di m relativa allo stesso asse (fisso), secondo il quale si considerano gli sposta-
menti yp di P, è data dalla:
TYg di?
,
Capitolo
terzo
— Equazioni
ma è:
fondamentali
della
dinamica
561
Y=UPpth+ty
con 4 costante, che dà la posizione di G relativa a d nella posizione è scarica. Ne risulta:
dy,
_ Py,
Py
de
dy°
die © — Yo 008 LL +
to
ara
=
(98)
dI
de
in cui la molla
[LN
Î
lee 0 Legge
= 2,0l
1,0
di variazione
di
Yo
in
funzione
Fig. 9b. . 2 di —— per
Yo
Si ricava perciò
come
|
ooL
. , vari valori del
fattore
, di smorzamento.
On
equazione
de y' di
del moto
dy' di
+ ky
relativo
di m
a b la:
= my,2° cos Lt
che è di nuovo l’equazione delle oscillazioni forzate studiate in (e) e nel presente esempio. Considerando il sistema nelle condizioni di oscillazioni permanenti, si può porre: y = y cos (Qi — a) in cui è:
ela
Ya =
Q2
2
(050)
I diagrammi
Q
2
°
Way
che definiscono y;/Y, in funzione di (2/0,) per vari y sono mostrati
nella fig. 9 d: se la rigidezza della molla è così piccola che (2/©,) risulti grande riall’unità,
appare
che
DI
è molto
approssimativamente:
Yo 36
—
FERRARI-ROMITI.
IR
spetto
562
Parte seconda — Dinamica
di guisa
che,
nella
condizione
ora
detta,
applicata
l'apparecchio
funziona
e consente di eseguire la determinazione di y, dalla misura
come
wibrometro,
di y;.
Se la massa m è quella di un magnete permanente nel cui campo si muove un avvolgimento solidale a d, l'ampiezza della tensione che si genera in detto avvol-
=
Piano
del
disco
d'elica | pei
cio
In]
ad
Lol
La
_.
“E Fig.
gimento di P:
10 a.
\ —
Rappresentazione
è proporzionale
lo strumento
Infine,
se la
a yy
funziona
rigidezza
schematica
e quindi, così
della
da
per
di
=
un’elica
Om
(1 —
3)
=
20%m
e
Omar —
Risulta
O min
=
23 Om
«Omar
+
Wmin
è
perciò: SH
(14)
nato
3
nn] 28m
6
Se la macchina non è data completamente, ed il volano deve essere determiin modo che & abbia il valore prefissato, il problema può essere risolto asse-
7
gnando al momento
d'inerzia del volano diversi va-
lori
per
modo
d,, e calcolando
ognuno
di detti valori,
nel
sopra indicato, il corrispondente grado di irre-
golarità d. Il tracciamento del diagramma & (%) può quindi dare il valore di &, per il quale J ha il valore prefissato. Se le componenti lagrangiane @ non dipendono da @,, e sì ammette che la @, non sia apprezzabil. mente influenzata dalla presenza del volano, il procedimento sopraddetto può essere notevolmente sem. plificato. Osserviamo innanzi tutto che, nelle condiDiagramma
Fig. 20. polare delle
zioni forze vive.
ora
dette,
tracciato
il diagramma
polare
delle
forze vive per la macchina con un volano di momento d’inerzia arbitrario dj, la variazione del momento d’inerzia di questo non fa che spostare l’origine delle coordinate, lasciando invariata la forma del diagramma stesso. Infatti, se 7” e 7 sono le energie cinetiche per la macchina col volano di momento d’inerzia dj, calcolate nel modo indicato sopra, e corrispondenti a 9, = 0, e a 9,= 0, e se 7 e 7, sono le energie cine-
Capitolo
terzo
— Equazioni
fondamentali
tiche per la macchina con volano di momento valori dell’angolo, si deve avere, per la (9):
della
dinamica
585
d’inerzia &,, corrispondente
agli stessi
CA
DI = I
= [(0n+0+ 0) 40, 0
poichè per l’ipotesi seguenza è:
fatta,
la funzione
integranda
non
T=T+T,—T=T'+
dipende
che
da
0,.
Di
con-
cost.
D’altra parte, se A’ è il valore di a per la macchina col volano con momento d’inerzia dj, e A il valore di a per volano con momento d'inerzia d,, è pure:
A=4" e pertanto
A
Ne
risulta che il diagramma
spostando
che
condotte
per l’origine
(A,
=
+
7) si ottiene
ae mae
ds 30m
S
Wmin
2
come
(1+
1
S
—
On
2
9);
TA
A
ottiene
O
assi
(4°,
Coll
degli
rispetto
la
loro
assi.
7”),
parte
abbastanza i massimi
degli
come
ascissa
a,,
come
di
/
|
ha /7
De
È,
(0)
Î
n
è |
ci
|
o Fig.
A 21.
—
inerzia
O’
si ha
e di una
a fronte
e i minimi
di
F
4 L
Determinazione
del volano
per
del
dato
momento
grado
di
di irrego-
larità periodica.
(fig. 21).
semplificazione
costante
piccola
+ Qu + dp),
l’ori-
è l’origine
o
E
ì a
I, — &
|]
|
(1-d).
iltbegzone
Se 0’
si ha
ad 0, la
Un’ulteriore di una
7”) semplicemente
Vial
|
e h,, © tracciando le rette aventi dette direzioni e tangenti al diacramma polare, Di
(4’,
h
Si hanno così le direzioni delle rette &,
gine
da quello
è stato detto, Poichè poi I è noto,
si pos-
i
—
così.
del piano (4, 7)
l
tg
A’
le tangenti al diagramma
formano con l’asse delle ascisse sono subito calcolare con le: tga,
=
l’origine degli assi coordinati,
gli angoli
i =
+I-D
è pure:
@,
appare
se a, che
parte
di a, da
poterla
si hanno
dalla
in
(9);
può
variabile
sempre
pensarsi
periodicamente
trascurare.
corrispondenza
In dei
a,,
questa punti
di
come ha
somma
la parte
ipotesi zero
di
a,
infatti, (Qm
+
posto: da
D
(0,)
-
fl
+
Qu
+
Qp)
db,
Di) e indicando con ©,,gy il massimo nimi, si ha subito dalla (9): 1 0
2
2
dei massimi
(0°mor— Wmin)
da cui: a=
pu:
=
di
®,
Pax — Pin
Dar — Pmin I em
con
ME
=
D,,;, il minimo
To
2
m@
dei
mi.
586
Parte seconda — Dinamica
applicata
Noto il valore di a, si deduce senz’altro il momento di inerzia del volano, I, = a--a'’, se a’ è il contributo al valore di a dovuto alle altri parti della macchina. b) Trasmissione con giunto cardanico. — Consideriamo due alberi (A) e (B) i cui assi, complanari, formano tra loro un angolo a e sono collegati da un giunto cardanico H; (A) è il movente del sistema, e ad esso è applicato il momento motore C,. Al cedente (B) è applicata la coppia resistente C, (fig. 22). Prendendo come coordinata lagrangiana g l'angolo 0, di rotazione di (A) attorno al proprio asse, la componente lagrangiana @, delle forze motrici risulta:
dLm Om
la componente
lagrangiana
=
db,
=
db,
della resistenza
dLy ei
Qu
=
dL,
d0,
d0,
dé,
On;
n
utile è invece: cos a
=
—
0
(o)
" 1—
sin?acos? 6,
LI
L
L_I
1
x
MM
da
Fig.
22.
—
Schema
di un
come si ricava subito dalla (0. ovvio significato dei simboli:
L=
1
sistema
a regime
periodico
II, 4-3). L’energia
(lot + I,0}) —
1
2
as
2 (e
0,
cos a 1—
mentre la condizione riodico) è:
si di
sin? a cos? 0,
che
deve
essere
giunto
cinetica
del cos?
wi [1 + I
(formula C. II, 4-8). Se pertanto si suppongono zione differenziale del moto risulta dalla (6):
con
sistema
è poi,
con
ni
(1 — sin? a cos? 0,)?
nulle
le resistenze
{ut ti +1,
passive
l’equa-
cos? 2 a
d0, soddisfatta
cardanico.
|
(1 — sin? « cos? 0,)? nel funzionamento
a regime
(pe-
n
°
Cn
f (Ca
€
cosa
ea)
ao,
—
=
0.
6 Con
la posizione
tg 0, = cosa tg
0, la relazione
rm
(16)
n
[onat—f0 0
0
40,0.
precedente
si trasforma
nella:
Capitolo
terzo
— Equazioni
fondamentali
della
dinamica
587
Come appare dalla (15), la trasmissione con giunto cardanico produce un funzionamento a regime periodico del tutto analogo a quello corrispondente alla trasmissione con meccanismo biella-manovella considerato nell'esempio precedente. c) Problemi diversi. — Si considerano qui alcuni problemi allo scopo di mostrare diversi aspetti che l’applicazione del teorema dell’energia può presentare. 1) Consideriamo di nuovo il meccanismo costituito dalle macine da frantoio, già preso in esame in (II, 2 c), rappresentato nella fig. 7 ed indicato nella fig. 23, in cui si è pure rappresentato il sistema di trasmissione del moto ai rulli H: questo è ottenuto per mezzo della coppia di ruote coniche (A) e (2), i cui numeri dei denti sono rispettivamente 24 e #7. La ruota (4) è il movente del meccanismo e ad
%
A
usfr !
LUI
Lu
I ma
Fig.
23.
—
{B)
fili
—
|A
(A)
Schema
r4
di
frantoio
a rulli
cilindrici.
essa è applicata la coppia motrice C,,: non si ha una resistenza utile, mentre le resistenze passive si possono pensare limitate a quelle agenti tra le superfici coniugate delle macine e del piano d’appoggio. Data la coppia motrice, si vuole deter-
minare la legge del moto, supponendo che le masse inerti si riducano a quelle calettate
sull’albero motore, e a quelle dei rulli I. Prendiamo come coordinata lagrangiana l'angolo ® di rotazione della ruota conduttrice (A); otteniamo subito la componente lagrangiana delle forze motrici dalla:
Per la determinazione risultati uguale
ottenuti HA
a DI
nel n° .
.
dell’energia cinetica del sistema ci possiamo (II,
2c): .
supponendo
che l’angolo
.
e quindi l’asse indicato con y’ nel predetto
l’energia cinetica di ogni rullo risulta uguale
1 (424
a:
Cal)
servire dei
0 tra gli assi 2 e 2, sia
numero
.
O
coincidente
con 2,
588
Parte seconda — Dinamica
in cui 2 è la velocità angolare
della rotazione intorno
velocità angolare della rotazione intorno di H rispetto a detti assi. Ora è: = mentre
nel n°
(II,
dO
ny
di
ng
——
—
=
indicato
—
e A
all’asse #, mentre
e C sono
, posto:
@=
— a) =
db
angolari
2
e è) la relazione:
@,sina
è pertanto
®, =
@, è la di inerzia
di
tra le velocità
in fig. 23;
i momenti
—
ng
2 c) si è ricavato
a l’angolo
a #,,
NA
©
2 sin (0 essendo
applicata
ora:
2 cotga.
Si deduce quindi per l’energia cinetica di tutto il sistema, se / è il momento inerzia delle masse calettate sull’albero motore rispetto all’asse di questo: p=-=3 2
Tot
SA5 Us:
+ 2408
1
— — 02
2 a RZI21 20 cosg? Ng
4
ni,
ni,
ni
ni,
di
=
(1-+ 24 24 + 20 ZA2 cotg?a
2
da cui:
dl do
=
I
3
(+
sd
n,
ni
+
20
ni
n,
cotg
,
2)
deo 19
Possiamo quindi calcolare la componente lagrangiana delle resistenze passive, osservando che il lavoro di queste compiuto nell’intervallo di tempo dt è il lavoro compiuto dalle resistenze d’attrito che operano al contatto tra i rulli H e il piano di appoggio, in conseguenza della velocità di strisciamento nei punti della generatrice di contatto di ogni H col piano stesso, e dalla coppia d'attrito al rotolamento in corrispondenza dello stesso contatto. Ora la forza di attrito allo strisciamento applicata ad un elemento d4Z della generatrice di contatto si può esprimere con la:
45,|=} dr
=
dr, dz
aL Al =f{ 7
dz
indicando con d7, la forza normale applicata allo stesso elemento, e supponendo la forza normale F, distribuita uniformemente lungo il contatto. La velocità di strisciamento in corrispondenza dell’elemento 4Z a distanza Z dalla normale di contatto nel punto in cui l’asse della rotazione risultante di 7 interseca il piano di appoggio (fig. 23) risulta poi Y, = £2Z, di guisa che il lavoro delle resistenze di attrito nell’intervallo dt risulta per ogni rullo uguale a: L2
aL, = 2]
ar,
6
v,ai=
240;
P
1/2
A 4
o|zaz=
ò
I? L = — 2f | Fi] Qo- di=—{|F|@Qdi. L 8 4
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali della dinamica Ma
è, per
quanto
è stato
ricavato
Q2 —
|F,|=mg+ così
che
al n°
(II,
2c): ni
Clcotga=mg+AAa
I
589
C cotg a
ni
si ha: ni, n,
dIap=—-f{{mgt+t
P
C cotga)l
È
—
A —— ng
d@
essendo:
odi= 4 wdi=
4 do
B
Per il lavoro perduto ha poi per ogni rullo: dLygpg =
Bg
in conseguenza
della
coppia
di attrito
al
rotolamento
si
.
—%
ni
(mo
+3$
4
È
n
Ccotga)
7
Lotgadi=
B =
ni z + 2 Ccotga naB 1
—u(mg+
A
cotgad®
nB
poichè la velocità angolare del moto di rotolamento di XY sul piano d’appoggio è uguale a ©), ed essendo w il parametro di attrito volvente. Si ricava così per la componente lagrangiana delle resistenze passive: Qp=
dL
2 dino
dL
do
L’equazione
2
ilan
TA
differenziale
Oa ng =
(17L
pura
del
+
pn 9
moto
+ 2ucotgo)
2
\
ng
(my
1
a
+72" nB
ni,
0
ù
Occiga)
. (1
-ni
Ù
Geogo)
do?
cotg? Sf
dD
Posto: Om
VA
1
L
J5
+ 2ucotga
ni
Des
mg =
2
a
+
0
B
Î4 B
l'equazione
del
moto
può
Ò
sno 2
92lip
M;
cotg®a
3
dl np
ere
ati 4024 2 Ae) NE | Ur
riscriversi dw? «dip
nella
L
+ 2ucciga).
è perciò:
(mo
ni,
[(-I+tA4-t (3 Li ni
à
LE i corgo
forma:
+ No -M-0
a
_ N
=
590
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
che, supposto C,, = costante, ed integrata con la condizione M_La
velocità
angolare
L’esempio svolto presenza dell’attrito
Fig.
di regime
%
è un esempio coulombiano,
No?
w% = 0 per
D = 0 dà:x
= Meno
risulta:
tipico di problema, in cui, in conseguenza della, per ottenere dall’equazione dell’energia l’equa-
24. — ‘Rappresentazione schematica del sistema considerato in (2).
Fig. 25. — Rappresentazione di elementi geometrici e cinematici del sistema di fig. 24.
zione differenziale pura del moto è necessaria la determinazione preventiva di reazioni vincolari, le quali pure dipendono dal moto. 2) Un cono circolare retto è appoggiato sopra un piano inclinato dell’angolo
a sul
piano
orizzontale,
mentre
il suo
vertice
O
è fisso;
l’unica
forza
esterna
attiva applicatagli è il suo peso mg. Si vuole determinare la legge del moto, supposto il cono spostato dalla sua posizione d’equilibrio, e nell’ipotesi che esso rotoli senza strisciare sul piano d’appoggio, e trascurando tutti gli attriti (fig. 24). Nelle condizioni sopra indicae vale l’integrale primo dell’energia cinetica: prendiamo un sistema di riferimentodel moto in cui l’asse « è verticale e positivo verso l'alto, e come coordinata lagrangiana q l’angolo 0 che la generatrice di contatto % del cono col piano forma con la retta di pendio di questo. Se @w è la rotazione istantanea del cono attorno alla retta A, possiamo scomporre la @ in un componente diretto secondo l’asse 2, del cono, ed in un componente diretto secondo la normale n al piano: @ = @, k, + ©, n. Dal triangolo di scomposizione (fig. 25) si ricava subito che è: W, = D'altra
parte
wtgf.
è:
db On
=
di
Capitolo e pertanto
terzo
— Equazioni
fondamentali
591
della dinamica
si deduce:
1 T=—Io?= se I è il momento
d’inerzia
del cono
1
I
rispetto
[ag\ va di a una
generatrice,
| \L
Jp
[LU] — =n "n
M
=]
TNT,
Fig. di elementi
L’energia
26. — Rappresentazione geometrici del sistema di fig. 24.
potenziale
del cono
Fig.
27. — Schema del sistema considerato in (83).
è poi: U, = mgzg;
ora è (fis. 25): G-O0=
hysinfn+
ky cosfh
se ly è la distanza del baricentro G dal vertice fisso 0, mentre generatrice A di contatto. Si ha: 2g= essendo
(G—
0) x k=
ky sin f cosa
h è il versore
della
—},y cos f così sina
(fig. 26): hxk=-cos@sina;
e di
conseguenza
l'integrale
1 I ao 2 to°8 | di in cui la costante 3)
Una
mazza
primo
dell’energia
la forma:
2
)
+ hg mg (— cos f cos 0 sin a + sin f cos a) = cost.
è da calcolarsi in base di
ha
dato
peso
P,,
cade,
ai dati iniziali. senza
velocità
iniziale,
da
un’altezza
%
sopra un’incudine, di peso P;, portata da una molla MM di data rigidezza X: si vuole determinare il massimo schiacciamento 4 che subirà la molla (fig. 27).
592
Parte seconda — Dinamica Se si trascurano
l'energia
applicata
gli attriti, vale anche in questo problema
cinetica:
prendendo
l’asse
2
verticale
positivo
l'integrale primo
verso
l’alto,
dell’energia potenziale del peso P,, dalla posizione iniziale a schiacciamento è — P,, (f + 4); la variazione corrispondente ziale
è
—
P;
4;
la
variazione,
quella di massimo dell’energia potendella
Poichè la variazione dell’energia cinetica, corrispondente alle due posizioni indicate, è nulla, si ha:
sopra
dell’energia
1
è TI k A?.
1 4 Pm (+ e pertanto
Pi + Pm
Poichè
4) -Pi4=0
è:
=
appare
infine,
del-
variazione
potenziale
molla
dell’incudine
la
4, =
è lo
k
che l’effetto
dinamico
Pi + Pn\t_
+V(
i
schiacciamento
sullo
sui rotismi. —
della
schiacciamento
P; + P\} VE) d) Problemi
Prende
la rotazione
di
tutte
le
molla
in
condizioni
statiche,
dal termine:
A
2Pnh
il nome
altre.
ko
è espresso
di rotismo
tate ingrananti l’una con l’altra, e disposte in modo determini
2Pah
E
Il rotismo
delle
ruote
un
sistema
di ruote
den-
che la rotazione di una ruota è detto sono
ordinario
tutti
fissî,
se
portati
gli
assi
da
un
unico telaio; è invece chiamato epicicloidale se alcuni degli assi sono mobili. 1) Rotismi ordinari. — Nei rotismi ordinari si chiama ruota conduttrice o prima ruota, quella che è il membro movente di tutto il meccanismo,
e ruota condotta, o ultima ruo-
Fig. 28. Schema di rotismo ordinario.
ta, quella a cui è applicata la resistenza e costituisce di conseguenza il cedente del canismo stesso. Tra la prima e l’ultima sono disposti alberi intermedi, ciascuno dei quali, generalmente, porta due ruote, che ingrana con quella che precede (procedendo nel senso di trasmissione del dalla
conduttrice
alla
condotta),
e
che,
rispetto
a
questa,
fa
da
cedente;
utile, mecruota l’una moto
l’altra
che ingrana con quella che segue, e fa da movente rispetto ad essa. Se gli assi delle ruote sono tutti paralleli, disponendo le varie ruote l'una a fianco dell’altra, si ha lo schema indicato in fig. 28. In ogni caso, numerando le varie ruote in ordine crescente, nel senso della propagazione del moto, dalla conduttrice alla condotta, si definisce rapporto di trasmissione del rotismo il rapporto tra la velocità angolare dell’ultima ruota (@,) e la velocità angolare della prima (w;), e si ha, se con @, ©s, ecc., si indicano le velocità angolari degli alberi intermedi:
(17)
=A Oi
yy
Sie.
dI
da
On On-1
=nas
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali
della dinamica
se n è il numero totale degli alberi, fra i quali avviene di conseguenza, il numero degli alberi intermedi. Ma
x,=
Wa Trai
(oi
dg D°
1
ecc.
o manifestamente
sono
593
la trasmissione,
e (n —- 2),
o Mia Ne: i rapporti di trasmissione
2
della prima coppia di ruote, della seconda coppia, ecc., di guisa che si ha: dl rapporto di trasmissione di un rotismo ordinario è uguale al prodotto dei rapporti di irasmissione delle successive coppie di ruote da cui risulta. Se si indicano con 2,, 22, ecc., i numeri dei denti delle ruote conduttrici, in ciascuna delle successive coppie, e con #;, 2;, ecc., i numeri dei denti delle ruote condotte, si ha: (18)
t=
—
..
7.
Se gli assi delle ruote sono tutti paralleli, sì può attribuire a 7; un segno, prendendolo positivo, se le ruote tra le quali l’ingranamento senso; negativo, in caso contrario. Appare perciò che se in un albero intermedio una stessa ruota H; funziona da conducente e da condotta, ossia ingrana diretta mente con quella che la precede H;_,, e con quella che
la segue H;,+,, essa non rapporto
di
altera il valore
trasmissione
assoluto
(corrispondente
del
all’ingrana-
avviene girano nello stesso
Li A ns
\
x
:
Cars 1 \ ì
LE CT
E
L/
}
\ E°
6
SM
elnomen vr,e I, Eli
c-Éti
HI
LE
(ENI
TI ‘e
di Ter
H
DI] E
Fig.
29.
—
Ruota
oziosa.
IL TL Tee”
[
] 3
F
Fig. 30. — Rotismo riduttore per comando di un verricello.
mento diretto di #,;_, e H;,,), ma inverte il segno della rotazione della H;4, rispetto a quello che si avrebbe in questo ingranamento diretto (fig. 29). Osserviamo infine che se | 7 |< 1, il rotismo è detto riduttore; se | t| > 1, il rotismo è detto moltiplicatore. Si consideri, ad es., il sistema rappresentato in fig. 30, in cui un motore M comanda per mezzo di un rotismo riduttore ordinario [costituito dalle tre coppie di ruote (A — 5), (C — D), (E — F)jil verricello H, che per mezzo di un cavo, su di esso avvolto, solleva un peso P. Sia Cla coppia applicata dal motore al rocchetto (4): si vuole determinare la legge del moto del sistema, trascurando gli attriti. Prendendo come coordinata lagrangiana l’angolo 0 di rotazione di (A) attorno al suo asse e come senso positivo di rotazione attorno a quest’asse quello concorde con la coppia C,,, si ha subito: =
0,40
=
C,
È invece:
dy Qu 38
—
FERRARI-ROMITI.
Te
Pdy
do
n,
dt
©;
594
Parte seconda -— Dinamica
se y è la coordinata verso
l’alto,
verticale del baricentro
applicata
G di P, prendendo
l’asse y positivo
do
e ©, =
di
Ora è per i sensi considerati secondo y:
come
positivi per la rotazione,
e per la traslazione
se ©, è la velocità angolare della rotazione di (7), e E il raggio del tamburo E
(H).
poichè:
Wa wi
CACZIA I al gl 212323
— = T=
Se 2%,, %,, 2 sono rispettivamente i numeri dei denti di 25, &, sono i numeri dei denti di (B), (D), (F), risulta:
(A),
(C),
(2), mentre
21,
CARA:
= PRr-=— PROT,
nni L’energia
cinetica T=
3
1
si calcola
I
3
con
le:
2
2
ht
7,8
222
CA
&iR9g \?
7
+
ni
1
+
2183
IL
dIl = a,
E \f.
Fal gt
+
218984
delle masse
(2)
P
+ >
&i&,%, 1928
1,3
se I,, I), I, e I, sono i momenti d’inerzia assi di rotazione; di conseguenza è:
posto:
P_[fdy)\?
+ I, 02) + 3
1 (I, + Igti + Iarità + Latitat) zi |?
3
1
(1,07% + 1,03 + Io
1 =
21218;
=
E° wi?
=
P
Rg%3 1923
g
FE?
\?
Iyly'
21832
rotanti rispetto ai rispettivi
do,
o=h4+1(3)+1 (23), (256) Da (568). 2,
|}
ZI%9
A
=1 e l’equazione Cm
del moto
+PRa=a
Se Cm =
\?
&,&&3
21%9
4 Lt
\2.
(1624799
++
P
&Zafg
g
RIE949
\?
P + ri E?iî
It
risulta per la (6‘): da, rana
Dott
ba
tt
P 7
ES
deo;
di
(©), in cui f è una data funzione del suo argomento, si ottiene; di
i=ga
dew,
———_—___
Om + PR
0
ha
=
dew;
————————_———_____—&
/ j (0) + PRî td)
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali supposto che sia per
della dinamica
595
do = 0, ©, = 0. In condizioni stazionarie (0 di regime) è ca
e pertanto:
=0
e
(19)
On =— RPr. x
Il rotismo ordinario è un tipico esempio di macchina costituita dal collegamento in serie di più meccanismi, ossia da meccanismi collegati in modo che il cedente di
uno
sia il movente
del meccanismo
successivo; ed è anche un esempio semplice
di
macchina che si può considerare a regime assoluto, atta cioè a funzionare, nelle condizioni di normale funzionamento, in modo che la sua energia cinetica si mantenga costante (e quindi la variazione della sua energia cinetica in un qualunque intervallo
di
dentate,
tempo
anche
a
i
sia
regime,
nulla):
una
in
effetto,
periodicità
in
nelle
un
ingranamento
condizioni
di
tra
due
funzionamento
ruote esiste,
il periodo essendo dato dal tempo impiegato per la rotazione di ciascuna ruota di un angolo corrispondente al passo. Il periodo però è così piccolo, e la variazione di energia cinetica, internamente al periodo, pure così piccola, che gli effetti delle variazioni connesse al periodo possono generalmente essere trascurati. Ora le macchine a regime assoluto risultanti da un collegamento in serie di meccanismi presentano una proprietà che è opportuno qui segnalare. Come già detto in (I, 5), chiamiamo rendimento di un qualunque meccanismo a regime assoluto nelle condizioni di funzionamento a regime, il rapporto tra il lavoro motore Lm sviluppato in un qualsiasi intervallo di tempo 4, ed il lavoro resistente util: L,, [secondo la definizione data in (III, 4)] compiuto nello stesso intervallo di tempo At. Indicando il rendimento col simbolo 7 è perciò:
a
pe dbl 106. L
Lm
Per
ognuno
dei meccanismi
costituenti la macchina
_ IZual.
Bg
ei
n il collegamento La
2
serie
= Ln;
_ ia]
a
“
Luna
è: Log
Lmn
quindi:
Ema”
Lmn—1
in
si ha
_ Tia].
Ln Pn
Per
Om
=
Lu, | ;
|Tu,n-1
Lg
| 3
Lun
=
| Luo | ;
smi La
x
poichè il lavoro motore del primo meccanismo è quello L,, relativo a tutta la macchina, e analogamente il lavoro utile dell’ultimo meccanismo è quello utile di tutta la macchina, mentre per i meccanismi intermedi il lavoro resistente di uno è uguale al lavoro motore del seguente. Si ricava di conseguenza:
_
(21)
E El
_
Lm
ossia,
nel collegamento
menti
dei
il rotismo
singoli
st |Puel
Lmsai
Lmya
in serie il rendimento
meccanismi
considerato
La KEwa]l
sopra
da
cui
essa
—
Wi. Ln]
n:
Uma
della macchina
risulta.
Tenuto
conto
è il prodotto della
è:
|Ly|=— PRrwdt;
L=
Omnoxdt,
(21),
dei rendipoichè
per
596
Parte seconda — Dinamica
si ha,
invece
della
(19),
la:
— od
applicata
PRr1= 70m
anche:
(197)
lo)
_
pp
lol
si
=PR
| mi
vi
|
| ca |
Mm
| za
Na
|
UE
2) Rotismi epicicloidali [1], [12], [13], [14]. —- Nei rotismi epicicloidali, le ruote ad asse mobile sono chiamate satelliti, e sono portate da un equipaggio mobile, che
AN _
Esempio
di rotismo
Fig. 31. epicicloidale
del
tipo
(2).
Esempio
7% N
A
al
i
'
NA (22)
Fig. 32. di rotismo epicicloidale del tipo (0-1).
prende il nome di portatreno; la prima e l’ultima ruota del rotismo percorso nel senso dei successivi concatenamenti delle dentature prendono il nome di ruote principali. Nelle applicazioni ordinarie gli assi delle ruote principali e l’asse del portatreno sono paralleli; gli assi intermedi possono invece essere variamente diretti. Si possono poi avere: a) rotismi in cui gli assi estremi sono fissi, e coincidono con l’asse del portatreno (fig. 31); b) rotismi con ruota esterna mobile, nel qual caso l’ultimo asse è distinto dal primo, e può essere: 1) parallelo a questo (fig. 32); 2) formare un angolo qualsiasi (fig. 33), mentre l’asse del portatreno coincide con l’asse della prima ruota principale: c) rotismi in cui anche l’asse del portatreno è mobile (fig. 34).
Questi derati
meccanismi
nella
macchina
sono
ovviamente
di cui fanno
parte,
a due gradi
il numero a
uno,
di libertà, ma, consi.
dei
gradi
grazie
a
di libertà, è ridotto vincoli,
che
rendono
Î TTT
ferma la prima o l’ultima ruota, o grazie ad accoppiamenti di forza, che stabiliscono un legame tra le rotazioni delle ruote principali e quella del portatreno. Tra queste rotazioni sussiste poi una relazione, che dipende dalla geometria delle ruote costituenti il sistema: detta relazione dipende solo dalla geometria del sistema, e può essere facilmente ricavata, se gli assi delle ruote principali e del portatreno sono paralleli, e se l’asse del portatreno è fisso (casi a e b-1). Prendiamo innanzi tutto in esame i casi ora indicati, e siano ©, e @, le
TI
al
©)
Ù
sistemi
Fig. 33. — Frantoio a sfere come esempio di rotismo epicicloidale di tipo (6-2.
rotazioni quella
del
delle
ruote
portatreno.
principali,
ed 2
Consideriamo
il
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali
della dinamica
597
moto relativo al portatreno, ossia imprimiamo a tutto il rotismo la rotazione — 2 attorno all’asse del portatreno: questo, in detto moto relativo, risulta fermo, ed il rotismo
epicicloidale
velocità angolare rapporto
si trasforma
in
un
rotismo
ordinario,
in cui
la prima
ruota
ha,
@, — 2, e l’ultima ruota ha velocità angolare @, — 2. Se 7 è il
di trasmissione
del
rotismo
22
ordinario
t=
(22)
—— ini
deve
A
We
perciò
essere:
.
2
La (22), che è chiamata formula di Willis, costituisce la relazione cercata, in quanto 7 è un parametro immediatamente determinabile, come si è visto in (d-1).
Fig.
Risolvendo si ottiene: (23)
34.
—
la (22) rispetto =
1
—
T
0g
Esempio
di rotismo
a ©, oppure +
t—l1l
epicicloidale
rispetto
Q;
di tipo
a ©,, oppure
=
(c).
infine rispetto
a
2,
TO —_(T-1)2;
ossia, ciascuna delle tre velocità angolari @,, ©wsy, £ è funzione lineare delle altre due. Se una delle ruote principali è fissa, ad es., la prima (@, = 0), si ha dalla seconda delle (23): da
(23°) che dà il rapporto di l’albero del portatreno: (237)
Gi
=1—-7
trasmissione tra l’albero della seconda ruota principale e se è fissa quest’ultima, invece, si ha dalla prima delle (23): wi
Q
t—l
T
°
598
Parte seconda — Dinamica
L’una o l’altra delle disposizioni a realizzare rapporti di trasmissione e quello della ruota principale mobile) che basta fare le ruote in modo che il +
nario
i
_
sia prossimo w
(oppure 2. £
ni
quanto
.
si vuole
5
sia prossimo
applicata
ora indicate consente di ottenere rotismi atti tra due alberi paralleli (quello del portatreno molto piccoli: appare difatti, dalle (237) e (23/7) rapporto di trasmissione del rotismo reso ordia no,
perchè
ae
«
il rapporto
e,
(0017
di trasmissione
“j
5
quanto
si vuole a zero.
Così, ad es., nel sistema di fig. 35, se si assumono i numeri dei denti delle ruote principali (4,) e (4) rispettivamente uguali a 2, = 100, 2, = 100, ed il numero dei denti dei satelliti, (B,) e (B.), dati da:
il rapporto
ruota
(B,)
[ingranante
con
la (A4,)] 1
99;
ruota
(B,)
[ingranante
con la (A4,)] 2{
101;
7 risulta uguale
a: 100 x 101 ———_ 99 x 100
t=
=
Se perciò si tiene fissa la ruota (A4,), della (4,) e quella del portatreno risulta:
2Q
uni
1
il
1,02 3
1,02. rapporto
tra
la
velocità
angolare
0,02 VAIO
usi
Una notevole applicazione dei rotismi epicicloidali con una ruota principale fissa si ha nei riduttori epicicloidali, per la trasmissione del moto rotatorio tra assi paralleli,
Fig. 35.
—
Riduttore
epicicloidale
piccoli
rapporto
sa TO
del
per va-
di trasmis-
pale
è
della rapporto (237):
di
i
DO.
trasmissione
Q ©
7
del
R
rotismo
che
sono
spesso
usati
quando
si
vuole che l’albero conduttore e l’albero condotto siano sullo stesso asse, e si desidera una costruzione di piccolo ingombro. La fig. 36 ne mostra un esempio: sull’albero conduttore è calettata la ruota conica (A4,), che ingrana con alcuni satelliti (in numero variabile da due a quattro) simmetricamente disposti intorno all’albero condotto: il portatreno è solidale con questo, mentre l’altra ruota princifissa.
ruota .
"0
ordinario
Se
(4,) è
CA
7 = —
T
RI da
T_-1l
EEE
è
e #,
il
numero
quello Cai
— , fa
dei
della SUI
€ perciò
denti
(45),
il
è, dalla
Zi Kg
Nella fig. 37 è indicato un riduttore epicicloidale che risulta dal collegamento di due rotismi del tipo considerato
sopra: l’albero
conduttore
è C, e porta la ruota
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali della dinamica principale (A4,), che ingrana con i satelliti (B,); la seconda ruota fissa, mentre l’albero del portatreno E è coassiale con l’albero
599
principale (A4,) è conduttore ed è
portato da questo nel modo schematicamente indicato in figura. Sullo
stesso albero
dei satelliti (B,) sono calettati rocchetti conici (B,), che sono i satelliti di un secondo rotismo epicicloidale, che ha lo stesso portatreno del primo, mentre la prima ruota principale coincide con la (4,), e la seconda ruota (4;) ingrana con i rocchetti (B,) ed è calettata sull’albero condotto D. Se 2, e 2, sono ancora i numeri dei denti di (A,) e di (A,), il rapporto di trasmissione del primo rotismo, reso ordinario, è:
ed
il rapporto
tra la velocità
angolare
£
Q
del portatreno
e quella
dell’albero
C è:
E,
(Or)
zi +
2a \
Cc
B-
— TE
Fig. 36. Riduttore epicicloidale a ruote coniche.
Riduttore
Fis. 37. a doppio rotismo epicicloidale a ruote coniche.
D'altra parte se 21 e 2 sono i numeri dei denti dei satelliti (B,) e (2B.), il rapporto
di trasmissione
del
secondo
rotismo
reso
ordinario
è:
2389 To
e perciò
7
A
è: Wg Q
da
=
=1_n=1-_
Za € CANA
r
È
cui risulta: dg
(on)
(RI 83 —
zi Za
,
22 #3)
Dal
21 + 2a
Col collegamento di più rotismi epicicloidali si può realizzare un cambio di velocità a più marce: nella fig. 38 è indicata la disposizione del « cambio Wilson ». L’albero motore è l’albero E, sul quale sono calettate le ruote (8,) e (8); la ruota (83) è folle su E ed è solidale col disco I, mentre la ruota ($,) è folle sull’albero condotto F ed è solidale col disco I. Le ruote (P,) e (P,) hanno i loro assi portati da bracci solidali con l’albero condotto FF, mentre la (2) ha il suo asse portato da
600
Parte seconda — Dinamica
applicata
un braccio solidale al disco I,, ed infine il disco J,, il braccio che porta l’asse delle (P.), il disco I, e la ruota ($,) sono solidali fra loro. Ciascuno dei dischi I, I,, I, e I, può essere reso fisso (ed in figura il dispositivo per immobilizzare i dischi stessi è rappresentato con un freno a nastro avvolto sulla corona da essi portata); mentre i dischi I,, /,, {,, I, portano una dentatura interna con la quale ingranano rispettivamente le (P.), (P.), (P.) e (P,). Se si tiene fisso (I,) col nastro B,, il moto è trasmesso da E a 7 col rotismo epicicloidale che ha ($,) e I, come ruote principali (quest’ultima fissa), (P,) come satellite, e l'albero condotto come albero del portatreno: il rapporto di trasmissione è
pertanto,
se si indica
ora
con
wr
la ve-
locità angolare di E e con ©y quella di F: _
vr _ on
a
@, @s _|
_ _
(©s © + n
(2)7, come si ricava è ora Fig.
Cambio
©,
=
dalla
Gr,
(23’), osservando
2 =
pr,
mentre
che
è;
38.
di velocità a rotismi epicicloidali.
1
(2)s,
mm
(2)z,
se
(2)g, è il numero dei denti di (8,) e (2), il numero dei denti di I,. Se si tiene fisso, invece, I, (col nastro B.), il moto è trasmesso da E a F tramite un primo rotismo epicicloidale che ha ($,) e I, come ruote principali (quest’ultima fissa), e (P,) come satellite, portato dal portatreno I,; I, è poi ruota principale
di un
secondo
mentre
rapporto
rotismo
il satellite
epicicloidale,
(P,)
è portato
tO) —?
di trasmissione
che ha
da
un
basta
come
altra ruota
portatreno
osservare
solidale
principale
a F.
che per il primo
Per
rotismo
la ($,),
ricavare
il
è:
VE
__ (@)r, (@)z mentre
per
il secondo
(9a, (2)z, As (2)z,
_
rotismo
si ha,
sa
per
(2)s, (2)z,
_ so (2)7,
fasi:
op _ E
ba
la terza
n ©
(2)s, (2)s, + (2),
I
delle
(23):
1 ETC TATTTT __ (sa i (2)r,
SO
(As
(Ar,
()s,
(2)8, + (2)z
(As + (7,
(As + Ar,
®L
Se si tiene fisso poi I (col nastro B,) il moto è trasmesso da E ad Y tramite tre rotismi epicicloidali; poichè (w)g, è nulla, considerando il primo rotismo epicicloidale che ha come ruote principali (S,), I, e come portatreno I, si ha:
(lr, (0)7,
1
___ (2)s, (2)7,
© (Ar,+ (2)s,
Capitolo
terzo
— Equazioni
fondamentali
della
dinamica
601
Considerando il secondo rotismo epicicloidale, che ha (8,) e I, come ruote principali,
e I, come
portatreno,
si ricava:
(2)s, (0),,= DE Sa 41 (2)r,
I
(W)m + a (£)z,
Considerando infine il terzo rotismo epicicloidale, le (S,) e Z,, e come portatreno l’albero condotto F,
(2)s, (2)8,+ (2)r, Ma
è (©),=
(@);,
(2)s,
:
che ha come si ricava:
(2)7, (2)s+ (AL,
a
ruote
principali
(Q)
e perciò: (0),
(0), =
— (W)z.
st Az
=
+
or
(2)r,
.
As
(0)7, ;
(2)7,
(£)7,
st A,
at e
(0)
ossia:
(0), ed
|1-- -
(27, (7, [2g + (A) (),+t
gl
= ©g
(£)s, (2)s,+ (27,
infine:
(a Wr
(2)s, ()s+ (27,
_
a (2), + (7,
(OE st (7,
1 (2)z, (2),
1_
[As + Ar 0,+ Asl Un metodo analogo a quello indicato per i casi (a) e (6-1) può pure essere applicato per il caso (b-2), per la risoluzione del problema cinematico corrispondente: sempre essendo @; e 0, le rotazioni delle ruote principali, e £2 quella del portatreno, nel moto relativo al portatreno le rotazioni di dette ruote saranno rispettivamente:
oAk
=
0 -L;
Mk
= 0-2;
poichè in questo moto relativo tutti gli assi delle ruote e del portatreno sono fissi, il rotismo diventa ordinario e k, e k, sono i versori degli stessi assi delle ruote principali. Si deduce perciò subito:
o PIC
essendo 7 il rapporto di trasmissione dare a 7 anche un segno, convenendo ruota
pure
una
rotazione
concorde 0, =
nel senso
col senso 09Tk,
poichè il versore
positivo
preso
+ L2=
come
del rotismo ordinario, e quindi noto; potremo di prendere 7 positivo, se assegnata alla prima di k,, la rotazione
positivo
per
(© — 2) tk, +
di £2 coincide
per ipotesi
con
Qk,
k.,. =
quello
della seconda
ruota
Si ricava poi: c,rk,
+
di co,.
2 (k, — tko)
risulta
602
Parte
seconda
— Dinamica
applicata
Si consideri, ad es, il frantoio a sfere rappresentato nella fig. 33, e costituito da, una sfera cava H,, entro cui sono poste le sfere frantumatrici ed il materiale da frantumare, e che è portata da due perni (4) e (b) girevoli liberamente entro i cuscinetti solidali a un telaio H,: questo può essere fatto ruotare attorno ad un asse orizzontale (CD), per mezzo, ad es., di una manovella, mentre al perno d è solidale un rocchetto dentato conico (B) che ingrana con un altro rocchetto conico (8,), ad asse ortogonale a quello di (B). L’albero a cui (6) è calettato è portato da un equipaggio fisso a H,, e porta un altro rocchetto dentato cilindrico ($,), che ingrana con la ruota (A), il cui asse coincide con quello di H,. Si supponga (A) fissa, e si voglia determinare la rotazione assoluta ©, di (B) e della sfera H, solidale a (B). Il rotismo ora descritto è un rotismo epicicloidale, in cui una delle ruote principali, la (B) è ad asse mobile, e l’asse della (B) è perpendicolare a quello di (A), mentre l’asse del portatreno 4, coincide con quello di (4): a questo rotismo si applicano quindi le considerazioni poco sopra sviluppate. Prendendo come senso
positivo valore
di k, e di Ik, quelli indicati in fig. 33, 7 risulta negativo, assoluto
mentre
il suo
è:
O
R1 2
ata
se 2, € 2; sono i numeri dei denti di (A) e di (B), mentre 2, e 2j sono i numeri dei denti rispettivamente di (8,) e di (S)). Si ricava pertanto:
0, = 2(k— ,tk.)=
2 (i
+
nie
ka)
1°%2
da
cui:
Infine, nel caso (c), lo studio del problema cinematico può essere fatto con il metodo che qui applicheremo al meccanismo rappresentato in fig. 34 e che è del tutto generale, perchè può essere usato anche per la risoluzione dei problemi relativi ai casi (a) e (b), se pure tale uso è in questi casi un poco meno semplice di quello del metodo prima indicato. Nel meccanismo di fig. 34 il portatreno è costituito dall’asta (0,0,) che è la biella del parallelogramma articolato di cui (0,0,) e (0,0,) sono manovelle; la ruota principale (4), il cui asse coincide con quello dell’accoppiamento rotoidale della manovella (0,0,) al telaio, è fissa, mentre l’altra ruota principale (B) ha il suo asse in O, coincidente con l’asse dell’accoppiamento rotoidale dell’altra manovella (0,0,) al telaio. I satelliti (S,) e (S,), portati dal portatreno, ingranano poi fra di loro e rispettivamente con le ruote principali (4) e (B). Per ricavare, per una data velocità angolare 2’ della manovella (0,0,), la velocità angolare @, della ruota (B), osserviamo che il punto C, di contatto delle primitive di (4) e di (S,), essendo (A) fissa, è il centro istantaneo del moto assoluto
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali di (S,): indicando con @g, la velocità angolare a C,, e con F, il raggio primitivo di S, si ha
della dinamica
della rotazione pertanto:
603
istantanea
intorno
og,B, = 20,0, = 2' (1 + Bi) se 7, è il raggio Si può subito
vella (0,0,),
primitivo di (A). ricavare la velocità
0,
osservando
angolare
del moto
di ($,) relativo
alla mano-
che è: d,=
Q
+ n)
e quindi; Wi
Ma
r.
o, — L=
2-1 (7
Va,
+1)
r
g=
T
E,
D'altra parte, se C, è il punto di contatto delle primitive di (.8,) e di (S,), le velocità assolute dei punti P, di (6,) e (P.) di (S.), che sono in 4, debbono essere uguali: la velocità di P, può essere ottenuta considerando il moto di (S,) come il moto composto del moto di trascinamento da parte del portatreno, che è la traslazione di direzione normale alla (0,0,) e di velocità 2’ 0,0, = £' (r, + RP), e del
moto relativo al portatreno, che è la rotazione @,, attorno a 0, Il moto relativo produce pertanto in P, una velocità normale a 0,P, e di grandezza w,, È, Considerando in modo analogo, il moto di (S,) come quello composto del moto di trascinamento da parte del portatreno, e di quello relativo, che è la rotazione @y, attorno ad O,, si ricava subito che la 7, deve avere il senso indicato in figura, e la grandezza: Wa, R,=
e pertanto
La
da, Pi
è:
rotazione
relativa
di
velocità angolare 2° attorno 0 =
(S,)
alla
manovella
(0,0;),
poichè
questa
ruota
con
a 0,, è di conseguenza: o
— 2 =9
r
E
(3
LL
I)
ed ha il senso rappresentato nella stessa fig. 34. Infine se C, è il punto di contatto delle primitive di (5,) e di (B), la velocità dei punti Pz e Py di (B) e di ($), che sono
in
C,,
debbono
Lr + QQ
essere
ui LR,
uguali,
+
per la velocità
la velocità
di
Py
è uguale
P, -1|R,=Q7,7+ 2 (+ È, =
si deduce
e poichè
L' (rr
angolare
©,
moi Ta
+ ra
della
+
È,
— Ra)
rotazione
di
BOS).
E, L 2
(B):
a:
£)=
604
Parte seconda — Dinamica
applicata
3) Rotismi epicicloidali combinatori e differenziali. — Dal punto di vista dinapossiamo distinguere i rotismi epicicloidali in: a) rotismo con un solo movente e un solo cedente; b) rotismi con due moventi e un cedente (o rotismi combinatori); c) rotismi con due cedenti e un movente (0 rotismi compensatori, o differenziali). Esempi di tipo (a) sono quelli corrispondenti alle (figg. 31, 36, 37). Nella fig. 39 è indicata una tipica applicazione dei rotismi combinatori: il motore JI comanda il rocchetto (A), che ingrana con satelliti (D), disposti simmetricamente intorno all’asse di (4) e aventi i loro assi portati dal portatreno €, rotante intorno all’asse stesso di (4). Le (D) a loro volta ingranano con la ruota (B), che presenta oltre mico
_|
Motore I
ILA,
Argano
H Fig.
39.
—
Meccanismo
con
rotismo
epicicloidale
combinatorio.
alla corona dentata interna coniugata a quelle di (D), una corona dentata esterna coniugata al rocchetto (E), comandato dal motore II. Infine solidale al portatreno C è la ruota (F), che ingrana con la ruota (4) solidale al tamburo dell’argano. Se w, e ©g sono le velocità angolari di (A) e di (£) (uguali a quelle dei rispettivi motori), la velocità angolare di (B), ©, si ottiene dalla wg con la: i È sa Op=
—
We
&B indicando con 2g, in genere, il numero dei denti della ruota (H). Considerando pertanto il rotismo epicicloidale di cui (B) e (A) sono le ruote principali, e (C) il portatreno, si ottiene per la velocità angolare di C, @c, dalla terza delle (23):
we
= o
&a/e5
Va
e
—
1
ZE
(caleg) +1
— wr = 25 hi
ZA
TEC
Va
—
ZE
z4 +e
WE ©
che indica come il rotismo permetta di combinare le velocità angolari dei due alberi motori. Consideriamo il meccanismo in condizioni di regime: l’equazione dell’energia permette di scrivere, nell’esercizio ideale (attrito nullo) del rotismo epicicloidale: (24)
Cona
Wa
+
Cm
vs
+
Cr
oc=
0
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali
della dinamica
605
in cui C,,, è il momento della coppia motrice applicata alla ruota (A), (Om), è il momento rispetto all'asse della ruota principale (B), della forza ad essa trasmessa dalla (E), e C, il momento della forza applicata alla ruota (F) solidale al portatreno dalla ruota (H) con cui ingrana. D'altra parte, per l’equilibrio del sistema costituito dalle ruote principali (A) e (B), e dal portatreno 0, deve pure essere soddisfatta la: Cna
Tenuto
conto
0 ma dalla
quale
VA
della relazione +
lo mp
Cm
ua
0,
=
0.
tra le © già prima
=
®B
+
ma
+
dala Cme 2, +
trovate 5
si ricava:
sl
VAT
T+a5
si deduce:
D’altra parte,
se C,,
è la coppia
motrice
sviluppata
dal motore
JI, è:
#B Cr
n
Ome
RE
di guisa che se si prende zx = 24 risulta C,,, = Om»
OSSia: le coppie motrici appli-
cate ai due moventi, în condizioni di regime, sono identiche. Nell'esercizio effettivo (e quindi tenendo conto della potenza dissipata per attrito), l'equazione dell’energia, applicata al sistema costituito dai due motori I e ZI, e dal rotismo epicicloidale, dà: Cna
wa
(1-
Na) (CA
Wa
+
Cnn
(003:
(1 —-
1)
Cn
wp
+
C,
vez
0
in cui 7 è il rendimento del meccanismo I* i cui membri sono: motore I; ruota (A); ruota (D); ruota (B); portatreno; mentre 7, è il rendimento del meccanismo II* costituito da: motore II; ruota E; ruota B; ruota D; portatreno. Le quantità (1 — n) Cina Wa © (1 7) Cimg Wg danno le potenze dissipate dall'attrito in detti meccanismi; si ha perciò che l’equazione (24) corrispondente all’esercizio ideale nell’esercizio effettivo è sostituita dalla: (24°)
Na Cma
Wa
+
78
Ne risulta per il rendimento meccanismi I e II il valore: (25)
n=
| (CA DA
(CNS
Wo +
ca
wg
+
0,
del meccanismo
| OR
2 Cm
Na
Cna WA
o
=
0.
risultante
WA
+
Nb
Cna
+
Bg
dall’accoppiamento
Cm
dei
vg
Ca
ossia, i rendimento di (I + II) è la media ponderale dei rendimenti di I e di II: il risultato ora ottenuto corrisponde a una proprietà generale, che presentano le mac-
chine che risultano dall’unione di più meccanismi, ottenuta collegando insieme tutti i moventi dei meccanismi componenti, e ottenendo così un sistema che ha un solo movente, e tanti cedenti quanti sono i meccanismi; oppure riunendo insieme tutti i cedenti, così da ottenere una macchina che ha un solo cedente e tanti moventi quanti sono i meccanismi: si dice allora, in entrambi i casi, che questi sono collegati in parallelo.
606
tipo
Parte seconda — Dinamica Nelle (c),
applicata
figg. 40 e 41 è mostrata un’applicazione caratteristica dei rotismi del quella relativa al differenziale delle automobili: una vite senza fine L,
comandata
dall’albero motore, ingrana con la ruota
elicoidale
N, solidale ad
una
sca-
tola D (detta scatola del differenziale), che è il portatreno del rotismo; essa infatti porta gli alloggiamenti degli assi dei satelliti (P) conici, distribuiti in modo simmetrico attorno agli assi delle ruote principali (A) e (B), calettate sugli alberi che portano
le ruote motrici dell’autoveicolo. A
comandare
la rotazione
della
scatola
D
del
vite senza fine-ruota elicoidale, spesso è usato
differenziale,
invece
del
sistema.
o un pignone conico, solidale all’al-
bero motore, e ingranante con una corona dentata conica portata dalla D, o un rocchetto ingranante con una ruota ipoidale. Si consideri il sistema mentre percorre una curva, e si supponga circolare la
traiettoria del baricentro G (appartenente al piano di simmetria) di raggio ER; indichiamo con Y, la velocità di G (che ammettiamo costante in grandezza), e sia d la distanza del piano medio di ciascuna ruota dal piano di simmetria. I centri dei
perni
degli
alberi
delle ruote
stesse,
appartenenti
a detti piani
di conseguenza traiettorie circolari di raggi (R — d) (per la ruota
medi,
descrivono
interna) e (R + d) Vv
(per l'esterna),
mentre
(figg. 42 a, 42 D). La velocità del
la velocità angolare comune
centro
0,
della
ruota
motrice
vi=T
rd)
sno
e quella
del
centro
della
ruota
motrice
vi = se r è il raggio
delle ruote
esterna
a
stesse,
di questi moti circolari è — R
interna
risulta
pertanto:
è:
a (B+d);
ne deriva
una
velocità
angolare:
V, R—d Wa
E
r
per quella di centro 0, [e quindi anche per la ruota principale ed una velocità angolare:
_
Vo
(4) ad essa solidale],
B+4d
285 A, DD
k
r
per
quella del baricentro O, [e quindi anche per la ruota principale (B)]. Poichè il rapporto di trasmissione del rotismo reso ordinario è 7 = — 1 (le ruote principali sono uguali!), per la terza delle (23) si ricava: Q=
1
—
DI
1 Wat
2
®8 =
vo
2R
2R
r
I
=
r
ossia, la velocità angolare del portatreno è la semisomma delle velocità angolari delle ruote motrici. Nel differenziale, movente è ovviamente il portatreno, e cedenti sono le due ruote principali (A) e (B): indicando con C,, e con C,g i momenti risultanti delle forze esterne (al differenziale) ad esse applicate, rispetto al loro asse, e con C,, il mo-
Fig. 40. Figg. 40-41.
—
Differenziale.
Fig. 41.
608
Parte seconda — Dinamica
applicata
mento risultante delle forze esterne (al differenziale) applicate al portatreno rispetto al suo asse, si ha, per l’equazione dell’energia in condizioni di regime: O, 4 044
mentre,
per
l’equilibrio
del
differenziale Cra
per
Cop
+
Cop
og
+
stesso, 4
Om
Q=0
deve
Om=
essere:
0.
Figg. 42 a-b. — Rappresentazione degli elementi geometrici e cinematici la determinazione delle velocità angolari delle ruote principali del differenziale.
Tenendo facilmente:
presente
la relazione
tra la
£
e le @,,
Cra
2
Ces
e wg
Sopra
trovata,
ossia, in analogia al risultato ottenuto per il rotismo combinatorio, sono le coppie applicate aù due cedenti che sono uguali.
5. Equazioni
equazioni un
del moto
date
sistema
la
ed cui
di un
applicate massa
nei
sistema
di massa
numeri
è costante
nel
nel differenziale
variabile [15]. —
precedenti tempo;
si ricava
si riferiscono
in numerose
Le
ad
applica-
zioni è però necessario considerare sistemi la cui massa varia nel tempo: basti pensare, ad es., al moto di un razzo, in cui la forza di propulsione è prodotta dall’espulsione dei prodotti della combustione di un combustibile portato, insieme al carburante, dal razzo stesso. Per ricavare le equazioni cardinali della dinamica in queste condizioni più generali, indichiamo con 2 la superficie x che delimita il sistema $S di cui si vuole determinare il moto, e supponiamo che la variazione della Fig.
438. —
Sistema a
massa
contenuta
entro
$
Pie abile: Tap tica del sistema.
sia
di materia attraverso parte, stessa 2. Se d 2 è l’area di superficie, n il versore della spondente, la variazione della massa di S nel dente al flusso attraverso d 2 è data dalla (fig. — dZoV,x
nt
dovuta
a
un
flusso
o tutta, la superficie un elemento di detta normale esterna corritempo At corrispon43):
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali essendo
V, la velocità
relativa
a S in
della dinamica
corrispondenza
di
teria che fluisce attraverso d2, e e la sua densità. moto risultante di S ad un dato istante # è:
(0), = fr m
609
d Y della
La
quantità
ma-
di
do = mV,
v
essendo l’integrale esteso a tutto il volume v racchiuso da £, ed m la massa che all’istante £ è contenuta entro 2; la quantità di moto risultante
all’istante
£ + 4t
è invece
(0) x4a, =
nil +97
di)
MV,
data +
e do
dalla:
A (mV)
=
dt fov(W, x n) dL. PA
Si ricava pertanto: 4(mV,)
19
di
dm
die
do—
lov(v
EM DI)
dE.
v
Ora massa
ci
dm
invariabile
è la forza dm
che
deve
essere
applicata all’elemento di
per imprimergli l’accelerazione DE
e quindi il
primo termine a secondo membro rappresenta la forza risultante applicata alla massa che all’istante £ è entro £; indicando questa con F e passando al limite per /At#t-—>0, si ottiene: d
(1)
F=_7 (MV) + fev(V. x n)dZ zi
che sostituisce la prima delle (III, 2-1). chiamo con M il momento risultante delle menti dm contenuti entro 2' all’istante #, menti 0, che per semplicità consideriamo ottiene:
2)
ms
+ fe
In modo analogo, forze applicate ai rispetto a un polo fisso (e quindi V,
se indivari eledei mo= 0), si
nevi xaar
essendo P il punto di 2° nel cui intorno si considera l’elemento 42, mentre K è, secondo la solita notazione, il momento risultante delle quantità di moto degli elementi di massa dm, che all’istante i sono contenuti entro 2. La (2) sostituisce ovviamente la seconda delle (III, 2-1). 39
-—
FERRARI-ROMITI.
610
Parte
Osserviamo che
nell’unità
che
seconda
— Dinamica
nell’ipotesi
di tempo
fluisce
lo sciame dei corpuscoli che rispetto agli assi fissi, è:
che
applicata
la quantità
attraverso
incidono
2' sia
su 2
di moto
della
massa
nulla,
e pertanto
abbia
moto
non
che
d'insieme
fovo, x n)dZ=0, E e la (1) si riduce |
alla:
(3)
che
è il caso
che
il moto
considerato di S
d
F=
di
da LeEVI-CIvITA
sia traslatorio,
denza di ogni elemento
(mV,)
poichè
[16]. si può
Se invece scrivere,
si ammette in
corrispon-
d 2’ attraverso il quale si ha flusso di materia: V=V,+V
mentre
è:. V\xndLZ= felt)
7
dm —-—
pai
si ricava: F=
dm —-
di
V
dv
ot
dt
dm
I
di
V
o
Vv.
+
fJeV(x
(V,
nd
2A
Fig.
44.
—
Schema
di razzo.
e perciò: (4)
F=-m
Da
+
feV,(V,xn)dZ. 2
Il caso ora considerato è quello del razzo (fig. 44), poichè, prendendo il versore i nella direzione e nel senso di V,, si può considerare che sia: V,=—|V.fi mentre la velocità V, si può ammettere che sia perpendicolare alla superficie XY, attraverso alla quale l’efflusso dei prodotti della combustione avviene, e costante nei vari punti di X,; si ha:
av, F,=m-72—eViz,
Capitolo terzo — Equazioni
fondamentali
indicando con Y, la componente delle forze direzione della tangente alla traiettoria.
della dinamica
esterne
611
applicate
nella
Si consideri, ad es., una goccia sferica di acqua che cade verticalmente in un ambiente di aria satura di vapore acqueo, e immobile (ossia di velocità nulla), e si ammetta che per effetto della condensazione del vapore il raggio della goccia cresca nel tempo secondo la legge r = »y + at; si vuole determinare la legge secondo la quale varia nel tempo la velocità di caduta della goccia, supposto che all’istante t = 0 essa sia ad un’altezza 4, dal livello di riferimento, ed abbia velocità nulla. Poichè si può ammettere che il vapore acqueo che si condensa sulla superficie della goccia, all’istante in cui esso si deposita sulla goccia stessa, abbia velocità assoluta
ipotesi
nulla,
che
siamo
l’unica
nelle
forza
d
integrata
con
applicata
A
ray (CE dotto)
le
condizioni
iniziali dz
la
(3), e pertanto,
sia il peso,
4
= ECO
sopra
indicate
- g
di posto
in cui è valida
attiva
|4
ni che
condizioni
esterna
nell’ulteriore
si ha:
a colo dà:
rà
dal
r = », + at.
6. Il principio dei lavori virtuali. L'equazione simbolica della dinamica. — La condizione di equilibrio affermata dal principio di D’Alembert
(IIL,
1)
può
essere
espressa,
invece
che
con
le equazioni
cardinali della dinamica, nel modo indicato in (III, 2) e in (ITI, 8), col principio dei lavori virtuali, che afferma: condizione necessaria e sufficiente per l’equilibrio di un sistema în una configurazione în cui tutti i vincoli siano effettivi, è che la somma dei lavori virtuali delle forze attive, d'attrito e d’inerzia, sia nulla per ogni spostamento virtuale invertibile,
nulla
o
negativa
per
ogni
spostamento
virtuale
non
inver-
tibile. Indicando con éL il lavoro delle forze attive e di attrito, e con éL' il lavoro delle forze d’inerzia nel generico spostamento virtuale sopra definito, si ha: (1)
6L+éòL'
le radici
0, il moto
è oscillatorio
dell'equazione
caratteristica
è instabile.
Il valore
critico
di
%,
armonico sono
reali,
di frequenza ed
una
corrispondente
k E m
2
radice
; seè
è positiva:
all’instabilità,
è dato
K fe? + [+
++
li
— E
2(r +)?
glio
ì
0
0° — rx(0 + 9)? +
le
DE
204»?
]f
%,
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali Le equazioni di Lagrange, attriti), risultano:
relative
| T+m(1+
(45)
TI+ro
|
Ricerchiamo ponendo:
(46)
0 +m1(1+7)}=
+ 0+X+
I una
7]
soluzione
0=
alle coordinate
To I
della dinamica 8 e %
627
(supponendo
nulli gli
Fsinnogt;
2
3° z=0.
particolare
del
Csinnagi;
sistema
differenziale
ora
trovato
x=Dsinnot.
L’integrale generale del sistema stesso si otterrà aggiungendo a questa soluzione particolare, l’integrale generale del sistema omogeneo associato; ma poichè questo, tenendo conto delle azioni dissipative, in modo analogo a quanto è stato fatto precedentemente,
definisce valori di 0 e di 4 che rapidamente
tendono
col crescere di i, appare che per # abbastanza grande, i valori assunti da
quelli dati dagli integrali particolari ora indicati. si
a zero
8 e % sono
Ora sostituendo le (46) nelle (45)
ottiene:
— Fsinnapt
0=
;
m (14 7)?
n? è
Li
1
n21 r
FI+r)sinnogt
Xx= nat
(1-
c)
p4
1 2 POD
nl
n
Tr
Poichè, se il disco non portasse la massa pendolare si ridurrebbe alla: I0= e quindi
m, l'equazione
del suo moto
Fsinnagt
si avrebbe:
0=—
F
a SID ® wgt
In
0
appare che l’azione della massa m è equivalente del momento di inerzia del disco della quantità: m(+
a quella
di un
aumento
viriuale
ur)? mel rT
n2 I
= 1, il momento di inerzia virtuale del disco risulta infinito, e di conr seguenza è 0 = 0, qualunque sia /: il pendolo si comporta così come un perfetto ammortizzatore dinamico. In queste condizioni risulta: Per
Fsinnogt AT
mn
1(14
7)”
628
Parte
seconda
- Dinamica
applicata
Come altro esempio di ammortizzatore dinamico consideriamo un volano A di momento di inerzia I rotante intorno al proprio asse, e soggetto ad una coppia perturbante di momento Y sin nayi, se @ è la velocità angolare di regime. Il volano A porta due masse identiche m, collegate con molle di uguale rigidezza al suo mozzo, e scorrevoli lungo due razze del volano stesso (fig. 51). Anche questo sistema ha due gradi di libertà (ammesso che le distanze delle masse dall’asse siano uguali), e come coordinate lagrangiane prendiamo l’angolo che
definisce
l’orientazione
e la
distanza
r delle
del
masse
volano
m
da
O.
attorno
al
L’energia
suo
asse,
cinetica
ri-
sulta: 1
è
è
.
L= ZI (05 + 0° + m Lr + 0)? (5 + 0? + è] Fig. 51. — Ammortizzatore dinamico a volano.
se indichiamo con ”, il valore di gime, per cui © = ®y: l'energia
a
Il n alla:
P
Ù
—_
se a è la lunghezza di ciascuna molla Lagrange delle piccole oscillazioni :
(1 +2mr2)
(47) è
=0 = é=0
Ug
=
k (CA
indeformata.
P
+e
di
a)?
Se ne deducono
le equazioni
di
0 + 4mr 06 = Fsin noi;
mo --moî (+
Per
6
r nelle condizioni di repotenziale — U, è data
n) — 2090
.
+ km
a +0)=0.
la seconda dà: moro
= k (rr — a) DI
che indica semplicemente che la forza centrifuga di ogni massa è equilibrata corrispondente reazione della molla. Risulta perciò dalla seconda delle (47):
mé
— mote
dalla
2m 0138 +koe=0.
Per riconoscere quali condizioni devono essere soddisfatte affinchè le due masse con le rispettive molle funzionino da ammortizzatore dinamico perfetto, poniamo nella prima delle (47) 0 = 0; si ha:
(48)
4mrag0
mentre
la seconda
delle
(47)
= F sin nat
dà: mo-mogo
+ko=0
ossia:
(49)
04 (k— morg) — — 0. m
di
Se k meg pulsazione:
> 0, la
(49)
definisce
V
per
la
k_moi no
0 una
2
È
legge
di variazione
armonica.
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali se pertanto
si prende
% in modo
da
soddisfare
della dinamica
629
alla:
k
-—— — Wì =@%y, Mm ossia: k
—m = (n +1) 0}, e si prende: P — —— 4MmInROE
e=
cosnomi,
le (48) e (49) risultano contemporaneamente soddisfatte, e la coppia non altera la velocità angolare del volano come si desiderava.
perturbante
8. Analogia tra sistemi meccanici e sistemi elettrici [22], [23]. — La possibilità di stabilire un’analogia tra sistemi meccanici e sistemi elettrici è basata sull’analogia formale delle equazioni che traducono le leggi elementari valide per detti sistemi. Ci limitiamo a considerare sistemi meccanici lineari (ossia soggetti a forze applicate parallele, costituiti da membri inerti, solidi, animati di moto
traslatorio
secondo
direzioni parallele
tra loro
e alla direzione
comune delle forze, oppure dotati di moto rotatorio attorno ad assi paralleli tra loro e alla direzione comune dei momenti applicati), e consideriamo le leggi elementari, che ne definiscono il comportamento dinamico, a raffronto con quelle valide per sistemi elettrici a caratteristiche concentrate, il che permette di stabilire quali sono le grandezze fisiche corrispondenti nell’analogia. 1) Massa. Seconda legge di Newton. Energia cinetica. — La forza F applicata ad una massa m le imprime l’accelerazione data dalla: dv (1) Mm di 1 Pam.
Vo;
/dL lde
deve
essere:
> 9 RC,
detto (9e), il valore di g, in equilibrio.
11. Princìpi variazionali in meccanica. 11-1. PRINCIPIO DELL’HAMILTON. — All’equazione simbolica della dinamica (III, 6-2). valida con la sola condizione che i vincoli siano bilaterali, può essere data un’altra forma più espressiva, che si presta meglio a mettere in luce qualche proprietà generale del moto dei sistemi. Consideriamo un sistema meccanico qualsiasi, e siano ©, e C, le configurazioni da questo assunte in due dati istanti i, e t1; Se @;, Y;, €; sono le coordinate di un generico punto materiale P, di massa m; del sistema stesso, possiamo esprimere l’energia cinetica T nel movimento effettivo di questo con la: T=
Indichiamo
7
poi con «; +
ZiM;
(&2
6@,, y; +
+
U fa +
64;, &; +
2?) .
62; delle
funzioni
qual-
siasi di # infinitamente prossime alle funzioni «;, Y;, &;, che danno la posizione di P; nel moto effettivo, e che soddisfano alle seguenti condizioni:
esse
soddisfano
alle equazioni
di vincolo
cui il sistema
consi-
derato è soggetto, e si annullano agli istanti £ e t,. Siano infine 7,,;, F,i, Fri, le componenti della forza risultante F, applicata a P,;; indichiamo con dò l’integrale:
(1)
Lt,
35 = Il [OT + Z(P,,60, + F,idyi + Pda] di; la
ÒT rappresenta la variazione dell’energia cinetica (rispetto a quella del moto effettivo) nel moto variato sincrono, in cui ad ogni generico istante $ le posizioni dei singoli punti P; sono variate, rispetto a quelle
648
Parte seconda — Dinamica
del moto effettivo, òz; sopra indicate;
essendo
Z(F.i
rappresenta mento Ma
da, +
Pi
(in
occupata
ogni
dato
variazioni
dY; +
poi manifestamente
virtuale
vamente
dette
applicata
F,i òz;)
il lavoro
istante
definite =
dalla
6y,,
òL,
delle forze
t), rispetto
dx,,
alla
F; nello
sposta-
posizione
effetti-
dai punti P; in detto istante.
è:
òT =
Z(madt
+ my
+ midi),
e si ha: Lo
ti
fashar= [ad (0à) ta
D
poichè: dx;
d---
di
Con
una
integrazione
d
=
—
(é
di
per parte
(92)
si ricava:
t,
&
fido)
t
= Ta dali — |
do
dm di = — | i dr di
la
ha
poichè dx, è nullo sia per t= 0, sia per t=t,. Trasformando in modo analogo gli altri termini
dell’espressione:
ti
fard lo
si
ottiene: LI
dé=
J Z[(F., —
(Py, — mV)
+
mj&;) de,
by
+
— Mz) (FP.
de)
dt.
lo
Ma
la funzione
integrale
non
è altro
Z;(FF_- ma)
che:
x
òP,
che, per la (III, 6-2) è nulla. Si deduce t
(2)
95= ((61 4
di conseguenza
che è:
1) dt =0
la
ed
è questa
Hamilton.
la formula Questo
variazionale
principio
ha
una
che
costituisce
formulazione
il principio
del-
particolarmente
Capitolo terzo — Equazioni fondamentali della dinamica espressiva, se le forze applicate sono conservative: zione potenziale corrispondente, è in questo caso:
detta
649 U,
la
fun-
6L=6Ug;g e la (2) diventa:
(3)
tr
65= [(6T +
U)di=0—=sf(T +UJd=èfLd
i)
essendo £ = T' + U, Alla funzione :
la funzione
lagrangiana
del
sistema
(III,
7-8).
ti
s= {Lai
(4)
lo
si dà il nome seguente
di funzione principale
importante
proprietà:
per
dell’Hamilton, un
sistema
e la (3) esprime materiale
a
la
vincoli
bilaterali e privi di attrito, soggetto ad una sollecitazione conservativa, il generico moto naturale è caratterizzato come quello che rende stazionario l’integrale $ rispetto a tutti i moti variati sincroni, fra le stesse configurazioni estreme. Possiamo ancora aggiungere, senza per altro darne la dimostrazione, che se l’intervallo di tempo (ti, — 4) è abbastanza piccolo, il moto naturale rende $ non soltanto stazionario, ma effettivamente minimo. Un'altra interessante osservazione, o interpretazione del prin-
cipio ora detto, è che se si indicano
con 7, con 7 e con U, i valori
medi, nell’intervallo considerato, della funzione lagrangiana, dell’energia cinetica, e della funzione potenziale, è:
(5)
S= (th) Z2=(—h)(7+ 7%)
e pertanto il principio dell’Hamilton si può anche interpretare dicendo che il moto naturale rende stazionaria (minima), rispetto ai moti variati sincroni fra le stesse configurazioni estreme, la differenza tra i valori medi
del’energia
cinetica
(T)
e di quella
potenziale
(—
U.).
Sviluppiamo qualche esempio di applicazione del principio dell’Hamilton. a) Consideriamo [25] una trave elastica, vincolata agli estremi e soggetta ad una forza ripartita lungo la trave stessa, e sia F (x,t) la forza applicata normale all’asse della trave, per unità di lunghezza. Se è la massa della trave per unità di lunghezza, l’energia cinetica corrispondente è: 7
T=—
1
dw \?
—| an
d
é indicando con | la lunghezza della trave, e con rispondenza dell’elemento dx.di ascissa .
w lo spostamento
verticale in cor-
650
Parte seconda — Dinamica
applicata
L’energia potenziale del sistema è la somma dell’energia elastica di deformazione, e di quella corrispondente alla forza attiva applicata; la prima, considerando solo la sollecitazione a flessione è: 1 1 0w \?
— Van = 5 | #9 ( Va i T9 dr?
se E è il modulo di Young, e J il momento di inerzia della sezione trasversale rispetto all’asse neutro. L'energia potenziale corrispondente alla forza attiva è:
I —
Usa
=—
fFimw(e
nda
tì prendendo l’asse 2, secondo cui si misurano gli spostamenti w, positivo verso il basso. La funzione lagrangiana risulta pertanto:
I
‘T1||=w
L= ; e la relazione
che ti
/2w\8
4
ot
2
deve
essere tl
, i as-sfLat=0[
de
1
290
Da
soddisfatta,
\2 +
Da
2
da?
Fwjdx
per il principio
dw\? EJ {|{E{C)_ 2 ot 2
dell’Hamilton
/60w)\? (22) 4 Fwlar-dt=0. dx?
i 0 Prendendo
le variazioni
della funzione
i
@w dw (2)
IPG
(7)
n
i
i è:
Na
arde—
ade tf
Ma
integranda
Jfr
A ©
prete
i
pesa02w0 I°
02w
da?
la di
(FE) de
io
0
ti
fi
si ricava:
t,
*U
(6)
t
dw
teso
fe(8)
dw
ea CSS
dw e)
a
(57)
to) eee —
fe()
a
i
t
dw
L
Li
02w
4-2 Gol — E di | Je
9?
dal 0
gi
fe
dw di Li
lo
9 = es 9w 2 Lo da
dx
14
(sw) su: -[< o
6
è:
(29 w\
dx
|
E9 ea. dx
+
Capitolo
terzo
— Equazioni
fondamentali
della
dinamica
9
Ora, se la trave agli estremi è incastrata, deve essere
651
.
3a
($w) = Osia pera = 0
x
.
di