La Via della Ricchezza 9788863654226


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Table of contents :
Colophon
Compi il tuo dovere
La responsabilità della ricchezza
Cos’è la ricchezza?
Il Talismano
Chi sono i veri ricchi
I sintomi della ricchezza
Quanti soldi ti servono al mese?
Il giudizio negativo verso il marketing
Il nuovo marketing
Il mondo è la tua psicologia
Tu cosa puoi fare?
5 minuti al giorno
L’autoformazione
Il denaro non ti appartiene
Le strategie del successo
Identifica una nicchia di mercato
Vendi conoscenza – Info-business
Mettiti al servizio
Il contenuto è Re
Il Talento
Uno stato di coscienza superiore
Imparare dal futuro
L’obiettivo ti definisce
Scoprire la propria missione
Timeless leadership
Una nuova visione
Innamorarsi d’una visione
Il carisma
Timeless leader
Self-mastery
Svegliarsi presto al mattino
Padronanza di emozioni e sessualità
Padronanza della sessualità
Eliminazione delle dipendenze
Dipendenza da alcool e droghe
Dipendenza da pornografia
Dipendenza da gioco d’azzardo
Esempi di esperienze vissute
Il giuramento
Padronanza dei modi di pensare
La parola
Il diario
Gestione delle critiche
Previsioni per il futuro
La lezione della scuola per millennials: “inventate mestieri che non esistono”
Bibliografia consigliata
Indice
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La Via della Ricchezza
 9788863654226

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COLLANA SAGGI PER L’ANIMA

Salvatore Brizzi

LA VIA DELLA RICCHEZZA Il denaro al servizio dell’umanità

Anima Edizioni

© Anima Edizioni. Milano, 2017 © Salvatore Brizzi, 2017 © In copertina: itskatjas - Fotolia.com

I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Per i diritti di utilizzo contattare l’editore.

Direzione: Jonathan Falcone Redazione: Camilla Ripani Amministrazione: Loredana Brondin Editing: Sara Di Girolamo

ANIMA s.r.l. Corso Vercelli 56 – 20145 Milano e-mail: [email protected] www.animaedizioni.it

Tipografia Italgrafica via Verbano, 146 28100 Novara Edizione digitale: agosto 2017 ISBN: 9788863654226 Versione digitale realizzata da StreetLib Srl

Campo sui miei diritti d’autore e ne vado fiera. Ai miei diritti d’autore ci tengo. Ma non scrivo per soldi. Tutto ciò che ho scritto nella mia vita non ha mai avuto niente a che fare con i soldi. Mi sono sempre resa conto che a scrivere s’influenzano i pensieri e le azioni di chi legge più di quanto s’influenzino con le bombe o con le baionette, e la responsabilità che deriva da tale consapevolezza non può essere esercitata pensando ai soldi o in cambio di soldi. Oriana Fallaci, giornalista

COMPI IL TUO DOVERE Se sarete disposti a lavorare di più e meglio di quello per cui siete pagati, prima o poi riceverete l’interesse composto del vostro investimento. Ogni seme di servizio utile che pianterete non potrà che germogliare e premiarvi con abbondanza di frutti. Napoleon Hill, saggista della filosofia del successo I libri che leggete di solito, sono perlopiù libri innocui. Questo non è un libro innocuo, è un libro pericoloso. Può farvi molto bene, ma per arrivare a farvi del bene deve prima farvi molto male, perché sarà duro con voi e fin dalle prime righe vi costringerà a sacrificare delle parti della vostra personalità, della vostra stessa identità, a cui oramai siete affezionati, ma che costituiscono la zavorra che vi impedisce di volare più in alto. La prima dolorosa verità è che essere ricchi non è un vostro diritto né una questione di fortuna, bensì un vostro preciso dovere. Sentirsi ricco, soddisfatto e sereno costituisce il dovere di ogni buon cittadino, il quale deve fare da esempio per i propri figli e per la collettività. Un retto comportamento morale può e deve essere associato al successo nella vita, non alla povertà e agli stenti. Troppo spesso assistiamo ad esempi di persone oneste che vivono una vita disagiata, trasmettendo così alla collettività un messaggio corrotto: se vuoi essere una persona perbene, il prezzo da pagare è la rinuncia a qualcosa, in particolare devi rinunciare al successo e al denaro. La ricchezza andrebbe considerata un dovere civico – come andare a votare – e quindi vissuta come tale. Il denaro non deve più rappresentare un desiderio che scaturisce dalla cupidigia, dall’ansia o dal senso di vuoto, bensì un dovere che deve essere compiuto da ogni buon cittadino per il bene di tutti. Il denaro va dunque spostato dalla sfera del desiderio alla sfera del dovere.

Il denaro va spostato dalla sfera del desiderio alla sfera del dovere. Il denaro costituisce solo un mezzo per raggiungere degli obiettivi e al contempo un effetto collaterale dell’aver ottenuto determinati obiettivi. Se volete tanto denaro, non dovete giocare alla lotteria, al poker online o cercare il “metodo per ottenere guadagni veloci”, come fa il cittadino medio-cre, ma dovete porvi grandi obiettivi nella vostra vita. Chi sente il dovere di porsi un obiettivo fuori dal comune, è giusto che guadagni cifre fuori dal comune. Se invece il vostro obiettivo è il denaro stesso, la ricchezza – ammesso che la otteniate – vi recherà soprattutto preoccupazioni e paure, e le soddisfazioni resteranno parziali e temporanee. Quando giungerete a capire quanto sia inutile interessarsi al denaro e quanto invece sia importante dapprima comprendere e poi perseguire con costanza la propria missione, allora vi sentirete in dovere di accrescere la vostra ricchezza, e lo farete con gioia, perché la ricchezza vi consentirà di realizzare al meglio tale missione. Unicamente chi nulla desidera per sé può divenire depositario di grandi quantità di denaro e dispensatore delle ricchezze dell’universo. Unicamente chi nulla desidera per sé può divenire depositario di grandi quantità di denaro e dispensatore delle ricchezze dell’universo. Chiedetevi se siete preoccupati per le necessità del mondo oppure siete assorbiti dai vostri problemi personali, dalle vostre paure e dai vostri desideri. Molti desiderano maggiore ricchezza, una macchina più comoda e una casa più grande, ma pochi si chiedono invece: «Cosa sono venuto a fare su questo pianeta? Qual è la mia missione? Qual è il mio dovere verso il mondo?» Questo cambiamento di prospettiva fa la differenza fra essere o non essere ricchi. Questo libro vi aiuterà anche nel fondamentale compito di portare alla luce la vostra missione. Prendiamo ad esempio la figura del Vaishya, il commerciante della tradizione induista, il cui dovere era accumulare ricchezze. Egli doveva farlo non per proprio interesse, ma per sostenere la nazione; doveva essere ricco

per far fronte a qualunque bisogno della società in cui era inserito. Non mancavano mai case per i poveri, alloggiamenti per i viaggiatori, ospedali per uomini e animali, templi per il culto… e tutto ciò che occorreva per una soddisfacente vita nazionale. Egli accumulava ricchezze per il bene comune, non per interesse personale; esattamente come lo Kshatriya diveniva un abile governatore o un coraggioso guerriero non perché desiderasse potere personale e maggiori godimenti o perché odiasse un particolare nemico, ma solo per adempiere in maniera distaccata il proprio dovere alla guida e alla difesa della nazione, perché il povero si sentisse sicuro e il ricco non avesse la possibilità di tiranneggiare. Il nostro scopo deve essere quello di sostituire il dovere al desiderio personale. L’uomo medio-cre agisce per soddisfare la sua natura inferiore, agisce per interesse, desiderio, paura o lucro. Lavora per ottenere il denaro necessario a procacciarsi dei godimenti (i soldi per la vacanza, per la palestra, per prendersi “qualche soddisfazione ogni tanto”), per acquisire potere o molto più semplicemente per tentare di sopravvivere in maniera dignitosa fino al giorno della propria morte. Non sa, il poverino, che non può esserci dignità senza uno scopo. L’uomo maturo non agisce perché vi è per lui qualcosa da guadagnare in questo mondo o in un altro, bensì perché senza la sua azione il mondo cesserebbe! Quest’uomo lavora perché sente come sua responsabilità il fatto che la ruota della vita continui a girare. Egli agisce nel mondo – e guadagna denaro – perché così deve essere fatto. Si sente parte d’un organismo più grande di lui, un’umanità in via di evoluzione; un’evoluzione che lui stesso può favorire portando avanti con gioia e convinzione la sua missione. Egli agisce per attuare la volontà divina nel cosmo e non per soddisfare i desideri infantili di un’entità separata che si crede indipendente dal tutto. Questo genere di uomo – quest’uomo nuovo – si focalizza sulla ricerca della propria missione, piuttosto che sulla ricerca d’un maggior guadagno. Egli non insegue il denaro e non si aspetta denaro, ma il denaro sarà comunque un inevitabile effetto collaterale.

LA RESPONSABILITÀ DELLA RICCHEZZA Non potete vivere un giorno perfetto senza fare qualcosa per qualcuno che non sarà mai in grado di ripagarvi. John Robert Wooden, allenatore di pallacanestro Le scelte che fate tutti i giorni – specialmente se siete genitori, educatori, coach, manager – producono conseguenze non solo su voi stessi, ma generano impatti su molti altri individui e talvolta addirittura su intere collettività, anche se in larga parte dei casi non siete consapevoli di tali conseguenze. Quando accettate le modalità di pensiero mainstream (il pensiero condizionato dei media e della massa), anziché sostenere un modo di pensare differente, vi prendete la responsabilità di trattenere in uno stato di sonno tutti coloro che vi circondano, in particolare i più giovani, che invece avrebbero fame di un nuovo modo di intendere la realtà, dove ricchezza e povertà assumono significati differenti. La povertà non è un valore. La povertà è una condizione di cui vergognarsi e alla quale mettere riparo immediatamente. Ovviamente sto parlando di una vergogna costruttiva, che vi costringe a una reazione coraggiosa. L’uomo moderno non si vergona più della sua povertà, anzi, la mette in mostra quasi fosse un principio morale di cui vantarsi, aiutato in questo dai discorsi di papa Francesco. Il povero viene esibito e compatito in televisione all’interno di trasmissioni che hanno la pretesa di illustrare “la difficile realtà di oggi”. L’intervistatore gioca sul senso di colpa dello spettatore, inviando un insidioso messaggio subliminale: “Il povero non è povero perché sta sbagliando qualcosa nell’interpretazione della realtà, ma è povero perché una società ingiusta – di cui tu, spettatore, fai parte – lo tiene nella povertà.” Io non appartengo alla categoria dei motivatori, non sono un esperto di “legge di attrazione” né mi occupo di coaching; il mio scopo infatti non è il denaro e non voglio che lo sia per voi. In questo libro non vi insegnerò a vendere di più, ad essere competitivi o a inseguire i soldi. Vi darò i mezzi per

trasformarvi, affinché i soldi arrivino a voi senza che dobbiate inseguirli, come conseguenza spontanea del vostro radicale cambiamento. Avendo realizzato già da tempo che solo il Sé – l’essenza profonda dell’essere umano – è reale, mentre tutto il resto fa parte di un’illusione olografica, il mio autentico scopo è portare altri alla medesima realizzazione, qualunque sia l’argomento che tratto nei miei scritti. Un uomo che sa chi è, è un uomo invincibile e di successo. La ricchezza è unicamente la conseguenza dell’aver ottenuto delle progressive espansioni di coscienza. Nella misura in cui, giorno dopo giorno, vi identificherete sempre di più con il vostro autentico Sé e aprirete il vostro Cuore alla vita, il cambiamento di coscienza che avverrà in voi sarà di natura tale per cui risolverete in maniera definitiva le vostre difficoltà col denaro e otterrete tutti i soldi che vi occorrono per portare avanti i vostri progetti, ma… soprattutto… scoprirete finalmente quali sono questi progetti. I tempi in cui colui che si realizza spiritualmente vive su una montagna, vestito unicamente di un perizoma e bevendo una scodella di latte al giorno – nello stile di Ramana Maharshi – sono estinti per sempre. Chi si realizza oggi vive in città, usa lo smartphone e porta avanti progetti di successo, finanziati grazie al denaro. La libertà non riguarda il luogo in cui viviamo, come ci vestiamo o il mestiere che svolgiamo, bensì lo stato di coscienza in cui siamo. Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato. Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato. Negli ultimi anni, affrontare la questione dei soldi ha smesso di essere una scelta individuale per trasformarsi in un’urgenza sociale che coinvolge sempre più persone. Prima o poi tutti dovranno confrontarsi con la loro concezione di ricchezza e, volenti o nolenti, saranno chiamati a modificarla radicalmente… se vorranno sopravvivere. La crisi che incombe da anni sulla nostra economia – e che è ben lungi dal volgere al termine – svolge esattamente questa funzione: svegliare con un calcio nel sedere chi si era addormentato all’interno d’un lavoro stipendiato, chi si sentiva al sicuro alla

guida della sua aziendina di successo o chi pensava di avere diritto a un lavoro solo per essersi laureato. Non è infatti ammissibile che una società civile continui a sostenere una concezione della ricchezza che include il senso del possesso, la competitività e la paura di perdere denaro. Proprio affinché tale vecchia visione possa essere finalmente messa da parte, l’esistenza sta mettendo in atto la “crisi perfetta”, un piano che pare studiato a tavolino con lo scopo di portare i cittadini a perdere progressivamente tutto ciò che hanno e diventare sempre più dipendenti dallo Stato. Chi uscirà dalla crisi sarà un uomo nuovo, libero, con una nuova visione del denaro e della vita in generale; gli altri… semplicemente non usciranno dalla crisi. Il successo economico, in particolare in Italia – e ancor di più negli ambienti della spiritualità – sovente viene visto come un obiettivo indegno, ignobile, se non addirittura moralmente riprovevole. Ciò è dovuto principalmente alla cultura religiosa, che nei secoli ha condotto milioni di persone a credere che spirito e denaro non potessero coabitare nello stesso individuo. Se posso essere d’accordo sul fatto che l’attaccamento al denaro abbia origini “diaboliche”, non sono d’accordo sul fatto che il denaro di per sé rappresenti qualcosa di diabolico, essendo il denaro unicamente l’espressione di un’energia che sta a noi utilizzare in maniera corretta. Con il fuoco potete scaldare o bruciare, lo stesso potete fare con il denaro. Nella scala dei miei valori, il denaro non figura nemmeno ai primi posti, in quanto i valori che sostengono la mia vita e il mio lavoro sono altri: primo fra tutti, la scoperta di chi sono veramente, cioè l’espressione del mio autentico Sé interiore. Il denaro è solo la conseguenza – un effetto collaterale non ricercato – del lavoro di crescita interiore che ho portato avanti per decenni. Già da tempo il denaro ha smesso di essere qualcosa di “mio” per divenire un’energia che mi passa attraverso, nella misura in cui mi occorre per la mia missione, giorno dopo giorno. Un’energia che, paradossalmente, ha cominciato a fluire liberamente da quando ho smesso di volerne acquisire il controllo. Adesso il denaro può entrare e uscire da me senza impedimenti. Io ho altro a cui pensare. Il desiderio di ottenere e controllare il denaro, con la conseguente inevitabile paura di perderlo, costituiscono un freno all’afflusso di soldi.

Pensare spesso al denaro o preoccuparsi per la sua mancanza, non ne farà arrivare di più. Quando l’ego comincia a mollare la presa, l’energia del denaro comincia a scorrere. Imparare a fare soldi onestamente, gestirli e condividerli sono aspetti della vita di una persona che non possono non migliorare anche la società. Considerare il denaro come “una cosa sporca” fa sì che proprio le persone che sarebbero moralmente e spiritualmente più elevate non abbiano mai sufficiente denaro a disposizione per cambiare davvero le cose nel mondo o anche solo nell’ambito delle loro famiglie e dei loro conoscenti, mentre, al contempo, le grandi quantità di denaro restano spesso saldamente nelle mani di coloro che non perseguono obiettivi né morali né spirituali. Abbandona l’egoismo che ti fa dire: «Io non ho soldi per aiutare gli altri. Io sono solo una brava persona che porta a casa il suo umile stipendio, che fa meditazione ogni tanto, che fa la raccolta differenziata e non parcheggia mai nello spazio riservato ai disabili. Gli aiuti economici ai più poveri li devono dare le grandi multinazionali che possiedono milioni di euro e governano il mondo!» Abbandona questo tuo bieco egoismo e abbi il coraggio di diventare ricco. Assumiti la responsabilità della ricchezza, anziché lamentarti per ciò che fanno o non fanno i ricchi. Perché essere ricco è una tua responsabilità e un tuo dovere. Nell’universo di chi è ricco e ha imparato a gestire bene i suoi soldi esiste la “regola della decima”, una regola non scritta che invita a versare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che si guadagna. La ricchezza è un dovere e questa regola fa parte dei doveri di chi è ricco. Se decidi di continuare a leggere questo libro, devi impegnarti sin da ora a donare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che guadagni, già a partire dalla fine del mese in corso. Dovrai farlo anche se oggi è l’ultimo giorno del mese. Se hai guadagnato solo 300 euro, dovrai donarne 30; se hai guadagnato 10 000 euro, dovrai donarne 1000. Sei libero di scegliere tu la forma: puoi dare dei soldi in contanti a un certo numero di senzatetto che incontri per strada oppure fare un bonifico a un’organizzazione che costruisce pozzi d’acqua in Africa. L’ideale sarebbe che tu facessi beneficienza a qualcuno che non sa nemmeno chi sei e non potrà mai ringraziarti, ma posso capire quanto questo sia difficile in una società basata sulla visibilità e sulla rintracciabilità. Fate

del vostro meglio. Questo significa che per il solo fatto di aver acquistato questo libro, tu migliorerai e il mondo intorno a te migliorerà. Se non sei in grado di fare questo, anche se a te il mio libro interessa comunque, sei tu che non interessi me, perché io ho grandi obiettivi, e per realizzarli mi servono individui con il Fuoco già acceso. Se decidi di continuare a leggere questo libro, devi impegnarti sin da ora a donare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che guadagni, già a partire dalla fine del mese in corso. Se anche solo diecimila lettori acquisteranno questo libro e stringeranno questo patto con me, ci saranno comunque diecimila persone che nei prossimi mesi distribuiranno il 10% dei loro guadagni in giro per il mondo, a persone che hanno più bisogno di loro. Calcolando uno stipendio minimo di soli 1000 euro mensili, e quindi 100 euro di beneficienza, moltiplicato per diecimila copie del libro, significa 1000 000 di euro di beneficienza… ogni mese! Vi rendete conto di quanto in fondo sia semplice innescare dei “circoli virtuosi”, capaci di portare beneficio al mondo, se davvero sentite che la vostra missione è mettervi al servizio del pianeta? E non è forse giusto e naturale che, come effetto collaterale, anche voi diventiate sempre più ricchi? In un mondo dove la maggioranza degli uomini cerca il proprio vantaggio anziché il bene comune, è sempre più necessario emergano figure di ricchi e di potenti che impieghino risorse e denaro per la difesa e l’evoluzione sia culturale che spirituale del prossimo, e non per il suo sfruttamento. Servono persone che investano il loro capitale in una banca che si chiama “famiglia umana”. Il vostro ego, che si percepisce sempre isolato e in pericolo, è un baratro senza fondo, perennemente insoddisfatto e irrequieto. Lavorando per lui, gettate tutte le vostre energie in quel baratro. Un esempio di utilizzo illuminato del denaro è rappresentato dal mecenatismo, ossia una forma di sostegno economico e materiale da parte di sovrani, aristocratici e ricchi possidenti, nei confronti di artisti e letterati; un fenomeno che in passato ha ampiamente interessato anche la Chiesa, sempre disposta a finanziare artisti capaci di rappresentare degnamente la “gloria del Signore”. Il Rinascimento italiano, che viene considerato il periodo di

sviluppo culturale più importante della storia dell’occidente, deve il suo splendore alle ricchezze che i mecenati del tempo investivano in arte e cultura. Tra gli esempi più noti di mecenatismo vi è quello di Firenze tra il 1400 e il 1500, dove i signori della città, i Medici, sostennero e patrocinarono numerosi artisti al fine di dare lustro alla propria casata: radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi dell’epoca. In tempi più recenti, l’esempio di mecenatismo più conosciuto dai media è forse dato dalla figura di Peggy Guggenheim; ma sia a livello internazionale che in Italia, le fondazioni che promuovono arte, studi e ricerche sono centinaia e centinaia. Solo per rimanere nel nostro paese le prime che vengono in mente sono la famiglia Frescobaldi (quelli dei vini), la Pirelli HangarBicocca, la Fondazione Altagamma di Andrea Illy (presidente di Illy Caffè), ma si possono annoverare nel fenomeno del neo-mecenatismo anche i restauri di palazzi e monumenti finanziati da fondazioni bancarie o grandi imprenditori. Sul sito Artbonus.gov.it* è consultabile un elenco dei mecenati – che hanno voluto rendere noto il loro nome – che hanno effettuato erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo in Italia. L’elenco dei mecenati comprende attualmente circa 5000 nomi, suddivisi in quattro categorie: erogazioni liberali maggiori di 100 000 euro, fra i 10 000 e i 100 000 euro, fra i 1000 e i 10 000 euro, al di sotto dei 1000 euro. In questo caso stiamo parlando solo di donazioni a favore di istituzioni pubbliche e nell’interesse di beni culturali pubblici, ma le forme e i destinatari delle donazioni in realtà possono essere infiniti. E tu cosa stai facendo? Quante migliaia di euro hai investito quest’anno a favore di arte, cultura e ricerca? Quante ludoteche hai aperto nel tuo quartiere? Quanti nuovi pozzi d’acqua hanno costruito quest’anno in Africa o in India grazie al tuo denaro? Nessuno? E perché? Lo so io perché: perché non hai un’azienda ben avviata, non sei un banchiere… non sei ricco. E non sei ricco perché sei più preoccupato di riuscire a pagare tutte le bollette a fine mese piuttosto che dello stato di conservazione del patrimonio artistico della tua città o di quale sia la razione d’acqua giornaliera che possono bere le persone in alcune zone del mondo. Non sei ricco perché le tue misere preoccupazioni quotidiane ti impediscono di aprire il tuo Cuore e scoprire la tua missione. L’attaccamento al tuo lavoro stipendiato ti allontana dal coraggio necessario per seguire ciò che ti appassiona. Allora comincia da

oggi a comportanti secondo l’etica della ricchezza: dona il 10% di quello che guadagni. Stare chiuso nella tua stanza a fare meditazione e leggere libri di spiritualità – mentre ti lamenti di come va il mondo – non è più sufficiente, e non è mai stato sufficiente. Qui si tratta di cambiare l’educazione edificando le scuole della nuova era, influendo sulla politica, l’economia, la televisione, internet e i mezzi d’informazione in generale. Ma per avviare comunità autosufficienti, costruire scuole, aprire un quotidiano di successo, creare un portale web o una nuova app per i cellulari, fondare un movimento o addirittura un partito… occorrono soldi, tanti soldi. Io voglio un mondo di persone ricche, socialmente influenti e spiritualmente sensibili allo stesso tempo. Questo libro è il mio contributo alla realizzazione di questo mondo. Compi anche tu il tuo dovere. *http://artbonus.gov.it/i-mecenati.html

COS’È LA RICCHEZZA? Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti. Tom C. Clark, procuratore generale degli Stati Uniti Cosa vuol dire esattamente, per voi, essere ricchi? Perché volete essere ricchi? Per ottenere cosa? Volete più soldi… ok… ma perché volete più soldi? A meno che non siate dei feticisti che provano godimento fisico semplicemente nell’accumulare banconote, di norma siete attratti non tanto dalle banconote, quanto da ciò che la ricchezza vi consente di fare. Per cui adesso proviamo a dare delle risposte concrete, con il fine di comprendere meglio cosa davvero volete dalla ricchezza. Negli ultimi vent’anni, ho posto molte volte questa domanda alle persone che incontravo, in contesti anche molto differenti, e le risposte sono state più o meno sempre le stesse. Le persone bramano così tanto la ricchezza, perché da essa sperano di ottenere fondamentalmente tre cose:

SICUREZZA Un elevato conto in banca ti permette di sentirti più sicuro di te e più sicuro riguardo al benessere della tua famiglia. All’inizio, i soldi ti permettono di fare cose che la maggior parte delle persone oramai non riesce più a fare: sposarti, avere figli, comprare una bella macchina, vivere in un bell’appartamento e fare viaggi nel tempo libero. Quando possiedi maggiori quantità di denaro diventi più sicuro di te e ti senti in grado di fare nuovi investimenti, comprare appartamenti o quote di aziende in crescita, perché hai, come si suol dire in Italia, “le spalle coperte”: anche se un affare ogni tanto non va a buon fine, non è poi così importante, oramai il tuo patrimonio è così vasto e così diversificato che niente può metterlo in pericolo. Questa è la sensazione di sicurezza.

POTERE Il denaro ti dà il potere di amministrare, decidere, costruire… in una parola… fare. Indubbiamente la ricchezza ti fa sentire potente, perché se hai davvero tanto denaro puoi influenzare le decisioni politiche di uno Stato o addirittura entrare tu stesso in politica e acquisire ancora più potere. Se a un primo livello puoi edificare in giro per la nazione scuole private alternative a quelle ufficiali oppure comunità autosufficienti, a un livello ancora superiore puoi arrivare ad influenzare le leggi di quella stessa nazione.

LIBERTÀ La ricchezza induce nelle persone una sensazione di maggiore libertà. «Mi sentirei più libero, perché sarei libero di viaggiare ovunque, comprarmi quello che voglio e non chiedere niente a nessuno», dicono spesso le persone interpellate sull’argomento, quindi indubbiamente una grande quantità di denaro incrementa la quantità di libertà percepita dall’individuo. Le altre proprietà associabili alla ricchezza – stabilità, tranquillità, benessere, successo, abbondanza – sono in realtà delle declinazioni delle prime tre: sicurezza, potere e libertà. Il punto è che, in verità, nessuna di queste caratteristiche – né le prime tre, né le altre – dipende dai vostri possedimenti, né da qualunque altra condizione esterna. Sebbene possa sembrare il contrario, a ben guardare la ricchezza – e tutte le sensazioni che vi sono associate – è una condizione interiore, uno stato dell’essere, il quale può essere ottenuto indipendentemente dalla grandezza del vostro conto in banca. Vi dirò di più: è il conto in banca a dipendere dalla quantità di benessere che sentite interiormente, e non viceversa. Chiarire questo punto è indispensabile nella costruzione di una ricchezza che rappresenti una condizione duratura e non solo una “fiammata” dovuta a un particolare momento di grazia o all’“aver ereditato una fortuna”. Vi dirò di più: è il conto in banca a dipendere dalla quantità di benessere che sentite interiormente, e non viceversa. Dopo aver stabilito che in realtà non sono i soldi di per se stessi a

interessarvi, bensì tutte quelle sensazioni di appagamento e di potere che sono collegate al fatto di possedere una grande quantità di soldi, allora potete chiedervi se è possibile raggiungere gli stessi risultati (sicurezza, potere, libertà) indipendentemente dalla quantità di denaro posseduta. E la risposta è sì. Il vostro stato interiore può essere modificato se vi impegnate seriamente in un percorso di trasformazione, un percorso che mira a stabilizzarvi nella presenza qui-e-ora, risvegliando la vostra interiorità più profonda e aprendo il vostro Cuore alla vita. L’inevitabile incremento della quantità di beni posseduti sarà allora un effetto collaterale del vostro nuovo stato interiore. In pratica dovete ribaltare il vostro modo di ragionare: non è il conto in banca a rendervi felici, appagati e potenti, bensì, al contrario, è l’ottenimento di questi stati interiori a far lievitare il vostro conto in banca. Se questo concetto si fissa dentro di voi, la vostra vita ne verrà stravolta positivamente e farete da esempio vivente per gli altri, in quanto la maggioranza degli esseri umani crede ancora il contrario: pensa che sarà felice quando sarà diventata ricca. La gente associa la ricchezza a degli oggetti, anziché a uno stato. E infatti la gente che ragiona in questo modo sta diventando sempre più povera. Non è possibile ottenere potere, sicurezza e libertà in maniera stabile, modificando unicamente la realtà esterna. Non è possibile realizzare l’autentica ricchezza agendo sugli eventi esterni, in quanto gli eventi che vi accadono sono solo una conseguenza di ciò che siete e di come vi trasformate nel corso del tempo. Sarebbe quindi come tentare di allungare la vostra ombra o provare a pettinare l’immagine che vedete nello specchio… anziché pettinare voi stessi.

IL TALISMANO Tutti i vantaggi che pensate siano collegati a una grande quantità di denaro si possono riassumere in una sola parola: felicità. Volete essere ricchi perché in realtà volete essere più felici di quanto siete adesso. Se le stesse sensazioni di tranquillità, potere, sicurezza, libertà, assenza di ogni preoccupazione, ecc. potesse fornirvele magicamente un talismano, anziché dover possedere una gran quantità di banconote, sarebbe la stessa cosa, perché in fondo ciò che vi interessa davvero è sentirvi felici, a posto con voi stessi e capaci di soddisfare i vostri desideri; non vi interessa il denaro di per se stesso, in quanto oggetto

fisico. Nell’immaginario comune i soldi vengono associati alla felicità, per cui per poter ottenere più felicità, cercate di guadagnare una maggiore quantità di soldi, ma nella realtà dei fatti le cose non funzionano così: ho conosciuto persone ricchissime ma infelici, piene di ansie, dubbi e insoddisfazioni, con la stessa frequenza con cui ho conosciuto persone povere e infelici. Come ben sappiamo, in quanto tutti leggiamo i giornali, fra chi è ricco e famoso il ricorso a droghe, alcool o psicofarmaci non è meno frequente rispetto alle classi inferiori. Non sono quindi la fama e il denaro a rendere una persona felice e soddisfatta di sé. Semmai è il contrario: l’appagamento interiore e la felicità rendono una persona ricca anche dal punto di vista materiale, donandole tutto il denaro e il potere di cui ha bisogno per portare avanti i suoi progetti. Potrà essere molto o poco, ma se vivete nella serenità avrete sempre ciò che vi serve per i vostri scopi. Non conoscerete più la penuria. Dovete trovare il talismano magico che vi permette di diventare felici, potenti, amorevoli e sicuri di voi stessi. Questo talismano si trova all’interno di voi, anzi, è ciò che voi davvero siete in quanto essere umani, per cui se riuscite a identificarvi con ciò che davvero siete – e che è a vostra disposizione in maniera completa già adesso – potete accedere a una fonte inesauribile di abbondanza e felicità. Questa non è una teoria filosofica, bensì la testimonianza di chi c’è riuscito prima di voi. E presto lo testimonierete anche voi. Scoprire che questa fonte di benessere è vicinissima a voi ed è sempre a vostra disposizione, se da un lato sicuramente vi fa stare meglio, allo stesso tempo vi rende inquieti, perché cominciate a chiedervi: «Allora per quale motivo non ho ancora accesso a questa fonte di benessere? Mi pare che sia tanto vicina… quanto irraggiungibile!» Punto primo. Innanzitutto è necessario conoscere questa informazione. La grande maggioranza degli abitanti di questo pianeta, infatti, non sa che ricchezza e benessere si trovano all’interno dell’essere umano. Semplicemente cerca nei posti sbagliati e, come conseguenza, non trova ciò che cerca, oppure lo trova ma poi non riesce a mantenerlo per un periodo di

tempo sufficientemente lungo. Trascorre la sua vita a inseguire un miraggio, con risultati alterni: talvolta crede che i suoi sforzi siano stati premiati, talaltra maledice la vita perché ha perso tutto. Le persone trovano normale vivere tra alti e bassi, sviluppando dipendenza da ciò che accade all’esterno di loro. Non hanno un loro centro interiore dotato di serenità costante. Punto secondo. Anche dopo aver compreso profondamente che la ricchezza non è il risultato di qualche convincimento mentale, bensì di un profondo cambiamento interiore, non è detto che tale cambiamento si metta in atto immediatamente. Anche se avete realizzato con chiarezza che per vedere un’immagine ben pettinata nello specchio, è necessario che prima pettiniate voi stessi – in quanto ciò che accade all’immagine è solo il risultato di ciò che è stato prima modificato in voi – non è detto però che siate in grado di pettinarvi correttamente fin da subito. Finché non imparerete a pettinarvi bene, il risultato nello specchio non sarà mai come lo volete voi. In altre parole, vi sto dicendo che il talismano corrisponde alla riscoperta del vostro vero Sé e all’apertura del Cuore, ma questi due fenomeni avvengono, di norma, progressivamente, nel corso di un cammino di crescita interiore che può durare anni. La buona notizia è che non dovete aspettare la fine del percorso per vedere risultati tangibili, in quanto dal momento in cui iniziate a lavorare su voi stessi, i cambiamenti cominciano a verificarsi, prima all’interno – nel modo di pensare e nelle emozioni che provate riguardo il denaro – e poi all’esterno, negli eventi che vi accadono e nelle persone che incontrate. Il presente libro svolge proprio lo scopo di condurvi per mano all’interno di questo lavoro di trasformazione.

CHI SONO I VERI RICCHI Thomas J. Stanley, autore del best seller Il milionario della porta accanto (Gribaudi), ha condotto uno studio che alla fine degli anni ’90 lo aveva portato a incontrare di persona più di 500 milionari americani (persone che guadagnano almeno un milione di dollari netto all’anno). Dalla sua ricerca risulta che l’uomo medio, il cui modo di pensare è condizionato dalla pubblicità, è portato a credere che ricchezza sia sinonimo di ostentazione e iperconsumismo, quando invece, nella realtà dei fatti, la grande maggioranza dei ricchi vive al di sotto delle sue possibilità. Il personaggio televisivo,

l’attrice, il giocatore di calcio e la popstar non sono i veri ricchi, ossia coloro che costruiscono e mantengono la grandezza economica d’una nazione. I veri ricchi non compaiono su tutte le riviste, non ostentano auto costosissime, non partecipano alle occasioni mondane, non si drogano, non cambiano partner ogni anno e hanno una situazione familiare stabile. I ricchi che ci vengono presentati dai media, sono solo una parodia dei ricchi, in verità sono dei “poveri di lusso”. La ricchezza non coincide con il reddito, non mi stancherò mai di ripeterlo, perché se guadagnate molto, ma spendete quasi tutto (o arrivate addirittura a indebitarvi, come accade spesso), non potete dirvi davvero ricchi. La “mentalità del povero” è difficile da sradicare, anche quando cominciate a guadagnare 20 000 euro al mese o firmate un contratto milionario. Rispondendo a un istinto irrazionale, tipico di chi è “povero dentro”, chi guadagna 20 000 euro al mese si sente immediatamente in diritto di spendere 500 euro per un paio di scarpe di cui fino a poche settimane prima non aveva mai sentito il bisogno. È come se inconsciamente volesse disfarsi dei suoi soldi, perché sente di non essere a suo agio nella nuova condizione. Questo genere di ricchezza è fasulla, perché non corrisponde a un adeguato stato interiore. Il neoricco è solo qualcuno che sta tentando di pettinare l’immagine nello specchio anziché pettinarsi lui. La vera ricchezza coincide con l’indipendenza finanziaria, ossia: se smetteste di lavorare oggi, per quanto tempo riuscireste a vivere mantenendo lo stesso tenore di vita per voi e per la vostra famiglia? Provate a rispondere a questa domanda. Quanto resistereste senza lavorare? Per qualcuno la risposta è un mese, dopodiché non riuscirebbe più a pagare le spese. Per qualcuno è un anno. Per qualcuno è tutta la vita. Questi ultimi sono coloro che hanno messo in piedi una o più attività che oramai producono redditi automatici, attraverso buoni investimenti o la percezione costante di diritti d’autore sulle opere da loro create. Potrebbero quindi fermarsi e vivere di rendita, ma di solito non lo fanno, perché amano il loro lavoro. Conosco fin troppi manager d’azienda o professionisti (avvocati, notai, commercialisti) che guadagnano bene, possono contare su redditi al di sopra dei 5000 euro mensili, ma adeguano il loro stile di vita al reddito, per cui a causa del mutuo e dei nuovi continui acquisti, spendono quasi tutto. Il risultato è che guadagnano molto bene, ma non possono smettere di lavorare,

si trovano cioè all’interno di quella che viene definita “la corsa del topo”, per cui non possono rallentare mai il loro ritmo se vogliono mantenersi all’altezza del loro tenore di vita. Hanno una scarsa, se non nulla, indipendenza finanziaria, per cui, a conti fatti, non sono davvero ricchi. Finché sei incatenato al lavoro, non sei ricco. L’indipendenza finanziaria non è solo una questione di investimenti corretti, ma la conseguenza dell’indipendenza psicologica. Vedremo in un capitolo successivo, “Il mondo è la tua psicologia”, che il mondo esterno ha molto meno potere di quanto di norma le persone credono, mentre il vero potere risiede nelle profondità della psiche umana. Le persone che incontrate e gli eventi che vi accadono sono un riflesso dei vostri stati psicologici interiori. Ecco perché è inutile un aumento del reddito, se al contempo non è avvenuto un cambiamento profondo nel vostro modo di essere. Nel mondo degli autentici ricchi potreste scoprire delle situazioni paradossali. Molti di coloro che vivono in case milionarie e guidano auto costosissime, non hanno alle spalle la stabilità economica che vi aspettereste, mentre quasi la metà dei veri milionari americani… non vive in quartieri di lusso in mezzo ai vip. Avere una mentalità di successo e possedere un grande conto in banca sono due cose completamente differenti. L’uomo ordinario di norma resta tale anche quando guadagna molto di più. Diventa, per l’appunto, un “povero di lusso”. È incline a fare debiti e spende oggi quello che guadagnerà domani. Inoltre considera l’ostentazione di beni di lusso come un aspetto essenziale dell’essere una persona di successo. Per esempio, appena può permetterselo, ci tiene a trasferirsi in una zona più esclusiva e a cambiare modello di automobile. La ricchezza non si costruisce firmando un contratto multimilionario con la Juventus o ereditando una fortuna dal “re degli alberghi” Conrad Hilton. I guadagni che piovono dal cielo fanno scalpore sulle riviste di gossip, ma sono eventi molto rari. Non sto dicendo che quei soldi non siano meritati, io ho sempre il massimo rispetto per la ricchezza altrui e credo che anche le eredità a ben guardare siano meritate, poiché non le considero delle “botte di fortuna” come fa l’uomo medio, bensì delle prove difficili, che possono essere superate oppure no, ma sto dicendo che nell’ambito del lavoro di trasformazione che avete deciso di intraprendere comprando questo libro, non

potete considerare i giocatori di calcio o l’ereditiera Paris Hilton come esempi di ricchezza da cui trarre ispirazione. La stampa popolare ama citare quelle che potremmo definire come le “anomalie nel comportamento d’acquisto” dei vip. Di conseguenza i giovani – ma anche i meno giovani – credono che circondarsi di articoli costosi e appariscenti, così come fare uso di droghe e non avere una vita sentimentale stabile, siano comportamenti normali fra i ricchi e quindi normali in generale o, se non altro, accettabili. In realtà si tratta di comportamenti consueti – non normali – fra i calciatori e i personaggi dello spettacolo, ossia i vip da copertina, ma non fra i veri ricchi, i quali spesso si rivelano essere persone disciplinate, equilibrate e molto osservatrici dei comportamenti degli altri, qualità quest’ultima che consente loro di circondarsi di collaboratori fidati anziché di parassiti (come invece accade spesso ai vip).

I SINTOMI DELLA RICCHEZZA Rispetto agli anni ’60, i parametri attraverso cui misurare la vera ricchezza sono decisamente cambiati. Al giorno d’oggi venite considerati cittadini davvero benestanti, non tanto se vantate redditi da record, bensì se: 1) Svolgete un’attività che vi appassiona. Questo viene considerato il fattore numero uno nel valutare il livello di benessere di una persona. 2) Lavorate il numero di ore che decidete voi. Quindi potete prendervi del tempo libero per la famiglia o per altre attività. 3) Vivete di rendita. Significa che non siete voi a lavorare per il denaro, ma è il denaro che lavora per voi. Grazie agli investimenti fatti (per es. immobili acquistati e poi dati in affitto) oppure ai diritti d’autore che percepite per libri, cd, dvd o altri prodotti, i vostri guadagni non sono più direttamente legati alle vostre ore di lavoro giornaliere. Mentre siete a fare la spesa o state passeggiando in montagna, continuate a guadagnare perché non è necessaria la vostra presenza fisica in ufficio, se non per alcune ore alla settimana. Vi siete liberati dalle famose tre “equazioni fasulle” del successo: più ore di lavoro = più soldi più fatica = più soldi titolo di studio più alto = più soldi

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Avete raggiunto l’indipendenza finanziaria. Significa che anche se smetteste di lavorare oggi, potreste vivere fino alla fine dei vostri giorni mantenendo il tenore di vita che vi è più congeniale. In ogni caso, di norma, continuate a lavorare per il semplice motivo che il vostro lavoro vi piace.

Più è elevato il vostro grado di responsabilità interiore, meno avete necessità di impegnare ore della vostra vita nel lavoro. Può essere che decidiate di passare comunque 10 ore in ufficio o non vogliate separarvi dal vostro portatile nemmeno in vacanza… ma lo fate perché vi piace, non perché siete costretti. Se avete la giornata piena d’impegni e appuntamenti, non importa quanto guadagnate… siete comunque dei dipendenti psicologici. Il vero ricco, il leader, il re… si distingue dalla massa perché il suo impegno si esprime tutto nella fase di ideazione – sfrutta le sue idee vincenti, si occupa dei contenuti – e non certo perché è sempre al telefono e trascorre le giornate tra un appuntamento e l’altro come un assicuratore. Non importa se vi è impossibile raggiungere questo obiettivo di vita a breve termine – è un obiettivo rilevante, non è una cosa da poco – in ogni caso questi sono i 4 obiettivi che in futuro identificheranno l’imprenditore felice e di successo. Il vero ricco – il milionario che non compare sulle copertine delle riviste di gossip – vive una vita monacale: è parco nel mangiare e nel dormire, si sveglia molto presto la mattina, non si abbandona agli stravizi, tiene il suo corpo in forma, parla poco, vede poche persone, solo quelle essenziali per i suoi affari, e di norma non è lui a spostarsi ma sono gli altri che lo fanno. Quando il leader si sposta ne deve veramente valere la pena. Trascorre molto tempo a pensare e studiare, non smette mai di aggiornarsi. L’attività a cui si dedica principalmente il vero ricco è l’ideazione, cioè la capacità di “imparare dal futuro”, comprendere le necessità del mercato e avere intuizioni vincenti. Saranno poi i tecnici, i collaboratori e i manager a metterle in pratica e a gestire gli affari che ne conseguiranno. Saper intuire significa vivere in uno stato di coscienza particolare, radicato nel qui-e-ora, non più soggetto alle divagazioni della mente, alle ansie della sfera emotiva e alle continue tentazioni della sessualità deviata di oggi. Come ho scritto nel capitolo “Uno stato di coscienza superiore”, questa nuova consapevolezza consente una visione più ampia del futuro dell’umanità, non

più asservita alle notizie riportate dai media. L’uomo medio si affida ai media… e di conseguenza ottiene risultati medi. Il vostro compito dev’essere accompagnare l’umanità lungo il suo percorso evolutivo, pensando al prodotto o al servizio più utile per il prossimo futuro. Da Henry Ford fino a Bill Gates, Steve Jobs e gli inventori di Google, Facebook e Whatsapp, gli uomini vincenti sono quelli che anticipano i tempi e poi vivono grazie alle rendite derivanti delle loro intuizioni. Non è detto che anche tu debba intuire un’idea che cambierà il corso dell’umanità (Windows, Google, Facebook e Whatsapp stanno letteralmente cambiando l’umanità), ma se ti metti nella disposizione d’animo che ti fa sentire responsabile per quanto accade nel mondo, se hai imparato a considerare i soldi importanti non di per se stessi, ma solo perché ti permettono di realizzare i tuoi progetti, se senti nel Cuore di voler aiutare il progresso degli esseri umani, ti arriverà un’idea comunque utile in tal senso, in grado di aiutarne almeno una piccola parte, e questo sarà sufficiente per procurarti abbondanza e prosperità. Voglio farti un esempio: i miei libri non sono geniali né originali e non diventeranno testi immortali. Tutto ciò che io scrivo, in un modo o nell’altro è già stato detto o scritto da qualcun’altro. I miei libri sono figli di questo tempo e moriranno con questo tempo. Tuttavia, relativamente a questo tempo, sono indispensabili, perché io sono capace di spiegare determinati concetti come nessuno prima era mai riuscito a fare. Migliaia di persone mi hanno testimoniato che certi concetti, per il solo fatto di essere stati spiegati da me, sono divenuti improvvisamente comprensibili nella loro mente. Il mio modo di spiegare le cose fa scattare più facilmente il meccanismo della comprensione. Non ho inventato Facebook e non ho scritto Il Signore degli Anelli, per cui forse non diventerò miliardario come Zuckerberg o famoso come Tolkien, però posso beneficiare della mia fetta di successo, perché la mia opera è comunque indispensabile per qualcuno; sono l’uomo giusto al momento giusto. Questo vale anche per voi: c’è qualcuno che sta aspettando ciò che voi siete in grado di dare, nel modo in cui voi lo potete dare.

QUANTI SOLDI TI SERVONO AL MESE? Perché la vita è un datore di lavoro giusto e vi darà esattamente ciò che chiedete. Una volta stabilito il compenso, beh, dovete accettare gli accordi presi. Ho lavorato per quattro soldi e solo alla fine ho capito tristemente che qualsiasi prezzo avessi chiesto alla vita, mi sarebbe stato pagato volentieri. Eric Butterworth, autore spirituale e personaggio radiofonico Una volta, nel corso di una conferenza pubblica chiesi alle persone presenti: «Se improvvisamente vi fosse data la possibilità di non dover più andare a lavorare, continuando però a ricevere uno stipendio mensile, quanto chiedereste ogni mese?» Provate a rispondere anche voi, prima di proseguire nella lettura. In realtà si tratta di una domanda molto semplice. Dovete solo stabilire quanto vi servirebbe ogni mese per svolgere la vostra vita, una volta abbandonato il vostro lavoro. Ebbene le persone rispondevano frasi come: «Io sono single e ho poche pretese, non dovendo più andare a lavorare tutte le mattine potrei anche rinunciare all’automobile, per cui mi basterebbero 1000 euro al mese: l’affitto più le altre spese», «A me servirebbero comunque 2500 euro al mese, altrimenti dovrei abbassare il livello di benessere della mia famiglia», «Beh… per fare niente tutto il giorno, credo che 1500 euro vadano più che bene!», «Se non lavorassi inizierei a viaggiare di più con la mia compagna, per cui penso mi servirebbero intorno ai 3/4000 euro al mese». Solo poche persone sono salite su cifre come 50 000 o 100 000 euro al mese, senza avere però un’idea precisa di come avrebbero utilizzato tutti quei soldi e limitandosi a rispondere frasi fatte come: «Una volta nelle mie tasche, mi verrebbero sicuramente le idee giuste per spenderli…» Parole subito seguite da una risata ebete. Però, ciò che maggiormente mi interessa farvi notare è che una persona –

una sola – ha fornito questo genere di risposta: «Io mi dedicherei a tutt’altro. Probabilmente creerei un’organizzazione internazionale per trovare e riscattare i bambini che vengono commerciati come oggetti in molte zone del mondo. Dovrebbe essere un’organizzazione molto potente, perché si dovrebbe scontrare con poteri politici estremamente forti e avere uffici in tutto il mondo. Non ho idea di quanto mi costerebbe qualcosa del genere, ma sicuramente dovrei avere a disposizione centinaia di migliaia di euro ogni mese». Questa risposta possiede un’energia ben precisa: l’energia del Servizio, ossia l’intensità di chi vuole usare i soldi per alleviare le sofferenze dell’umanità e magari aiutarne anche l’evoluzione. In questa risposta si percepiva un’anima immortale, non più un apparato psicofisico incentrato su paure e bisogni. Le parole delle altre persone erano frutto di questo ragionamento: «Quanti soldi effettivamente mi occorrerebbero per tirare avanti, io e la mia famiglia, per mangiare tutti i giorni, mandare i bambini a scuola e fare le vacanze d’estate?» Erano, cioè, tutte risposte da uomo medio, frutto di un ragionamento da uomo medio, con prospettive per il futuro da uomo medio. Coloro che avevano sparato cifre più alte – 50 000 o 100 000 euro al mese – in realtà avevano in mente solo maggiori divertimenti rispetto a quanto potevano permettersi in quel momento, per cui anche le loro risposte erano tipiche dell’individuo massificato e non di qualcuno che aspira alla ricchezza a 360 gradi, ossia prima interiore e poi esteriore. Sono le risposte di chi in fondo è impotente e molto probabilmente non guadagnerà mai quelle cifre. Quando ho fatto notare ai presenti la limitatezza delle risposte del pubblico, una signora è addirittura giunta a dire: «Perché induci le persone a volere di più? A una persona onesta basta poco per vivere bene!» È essenziale che voi notiate cosa si cela dietro un intervento del genere. Cosa intendeva quella donna con l’espressione “per vivere bene”? Una vita media, senza pretese, dove si mantiene un profilo basso e non si tenta mai di fare qualcosa di grande, né per sé né per gli altri. Per pagare l’affitto, permettersi una buona macchina, mandare i bambini a scuola e fare le vacanze d’estate non è necessario guadagnare più di 5000 euro al mese; qualcuno riesce a farlo anche con 2000. Certo… facendo un po’ di sacrifici. E se ci si sacrifica

ancora di più – vivendo in una casa più piccola, con una macchina più piccola e facendo le vacanze a casa dei nonni – ce la si può fare anche con meno di 1000 euro al mese; e in effetti molte famiglie già ci riescono. Queste risposte vengono fornite dalla personalità massificata, non dall’autentico Sé. La personalità ha come unico scopo la sopravvivenza sua e dei suoi cari. E anche quando vuole arricchirsi lo fa con questa motivazione: sopravvivere… il meglio possibile… e il più a lungo possibile. L’anima invece vive di idee, intuizioni, progetti, visioni d’un futuro differente. L’anima accetta a cuor leggero il rischio d’impresa, perché sa di non poter morire. L’anima si mette al servizio dell’umanità e sa che per costruire ospedali, scuole e biblioteche occorrono soldi, tanti soldi. Per l’anima i soldi sono un effetto collaterale, una logica e inevitabile conseguenza dell’inseguire grandi obiettivi, ottenendo risultati capaci di influenzare l’umanità. Per l’anima i soldi sono un effetto collaterale, una logica e inevitabile conseguenza dell’inseguire grandi obiettivi, ottenendo risultati capaci di influenzare l’umanità. Questa è una lista aggiornata (scrivo nel 2017) delle persone più ricche del mondo, ricavata dal sito Forbes.com. In realtà questa è solo la lista ufficiale, quella stilata per le masse, perché ovviamente sul pianeta ci sono dinastie più ricche e più potenti, che agiscono dietro le quinte e non amano comparire sulle copertine di riviste come Forbes. Ma a noi tutto questo non interessa, perché la mia intenzione è semplicemente farvi dare uno sguardo sul mondo che si trova “là fuori”, ossia fuori dai vostri limitati confini mentali, i quali rappresentano una vera e propria “bolla” all’interno della quale – senza rendervene conto – vi comportate come prigionieri consenzienti. Questa “bolla” vi fa sentire in risonanza con persone che guadagnano 1500/1800 euro al mese e vi fa solo sporadicamente incontrare professionisti o dirigenti che ne guadagnano 5000 o al massimo 10 000. Ma là fuori c’è un altro mondo… dal quale voi vi tenete sempre a distanza. 1) Bill Gates - fondatore della Microsoft – 86 miliardi di dollari; 2) Warren Buffett - famoso investitore finanziario, specializzato nel value

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investing – 75,6 miliardi di dollari; Jeff Bezos - fondatore e amministratore delegato del sito di vendita online Amazon – 72,8 miliardi di dollari; Amancio Ortega - fondatore della catena internazionale di negozi di abbigliamento Zara – 71,3 miliardi di dollari; Mark Zuckerberg uno dei fondatori e amministratore delegato del social network Facebook - 56 miliardi di dollari; Carlos Slim Helú - magnate delle telecomunicazioni dell’America Latina – 54,5 miliardi di dollari; Larry Ellison - cofondatore e amministratore delegato della Oracle, azienda di software – 52,2 miliardi di dollari; (…) Michael Bloomberg - cofondatore della Bloomberg LP, azienda multinazionale nel settore dei mass media; è stato anche sindaco di New York dal 2002 al 2013 – 47,5 miliardi di dollari.

Curiosando fra i nomi che seguono nell’elenco troviamo Larry Page e Sergey Brin, fondatori del motore di ricerca Google (al 12esimo e 13esimo posto della classifica); il cinese Wang Jianlin (18esimo posto), presidente della più grande impresa immobiliare della Cina, nonché padrone della AMC Entertainment, il più grande gestore di sale cinema al mondo (curiosità: nel 2013 ha acquistato all’asta un quadro di Picasso per 28 milioni di dollari); Steve Ballmer (21esimo posto), amministratore delegato di Microsoft fino al 2014. Più in fondo troviamo personaggi come Jan Koum, l’ucraino cofondatore di WhatsApp, con 9 miliardi di dollari; Sean Parker, cofondatore di Napster e poi parte del team iniziale di Facebook, con 2,4 miliardi di dollari; Jack Dorsey, cofondatore di Twitter, con 1,27 miliardi di dollari; Drew Houston, amministratore delegato di Dropbox, con 1,04 miliardi di dollari. Come potete notare, imperversa la nuova economia generata dall’informatica, ma fra i primi cento troviamo anche abbigliamento, catene di supermercati, petrolchimica, farmaceutica, gestori della comunicazione, ecc. Tutte queste persone avevano un obiettivo e lo hanno perseguito con passione, e questo obiettivo non era il denaro. Puoi appassionarti a un progetto, a una visione del futuro, ma non puoi appassionarti al conto in banca, non puoi appassionarti alle banconote. Il

conto in banca lievita mentre tu sei impegnato a fare qualcos’altro che ti appassiona e ti coinvolge così tanto… che lo faresti anche gratuitamente nel tempo libero. A parte qualche eccezione, praticamente tutti i personaggi menzionati nell’elenco hanno cominciato a svolgere la loro attività nel tempo libero dalla scuola, spesso nel garage dei genitori, senza guadagnare nulla. Il conto in banca lievita mentre tu sei impegnato a fare qualcos’altro che ti appassiona e ti coinvolge così tanto… che lo faresti anche gratuitamente nel tempo libero. Vi ho menzionato questi personaggi affinché possiate respirare un’aria differente, l’atmosfera che respira chi non deve mai badare ai soldi, perché considera i soldi un mezzo, non un fine. Continuiamo con questo “bagno di abbondanza”, passando ai personaggi di casa nostra. Silvio Berlusconi (7 miliardi di dollari), Stefano Pessina (distribuzione farmaceutica; 13,6 miliardi di dollari), Maria Franca Fissolo, anche detta Lady Ferrero (avete presente la Nutella, la Fiesta, gli ovetti Kinder e le tictac? Ebbene… valgono 25,1 miliardi di dollari), Leonardo del Vecchio (Luxottica), Giorgio Armani, Renzo Rosso (Diesel) – per citare i nomi di alcuni fra i più ricchi d’Italia. Credete che questi personaggi pensino al denaro? No, non ci pensano, perché sono troppo occupati a portare avanti i loro progetti. I poveri pensano al denaro, i politici pensano al denaro, ma non i grandi imprenditori; perché non diventi un grande imprenditore pensando a come fare i soldi, ma avendo grandi obiettivi e ampie visioni sulla direzione che prenderà il futuro in un dato settore del commercio. Il politico (moderno) è solo uno che cerca una via per fare tanti soldi, senza correre il rischio d’impresa come fa l’imprenditore. È di pochi mesi fa la notizia che il famoso imprenditore Flavio Briatore, nella trasmissione di Bianca Berlinguer “Cartabianca” in onda su Rai Tre, ha scandalizzato (ha disturbato il sonno del) l’italiano medio con una serie di dichiarazioni non allineate con il vittimismo imperante. L’imprenditore fra le altre cose “si è permesso” di dire: «Quando sento che è difficile stare lontano da casa per un ragazzo di 25 anni penso che è incredibile: negli Stati Uniti a 17 anni lasciano le famiglie e cercano una propria strada. Gli italiani che sono arrivati a New York per fare i camerieri e i baristi otto anni fa, in questo momento hanno 12 ristoranti».

Sempre sul tema dei giovani all’estero, ha continuato: «Ma cosa vuol dire il sacrificio di stare fuori casa? Non poter andare a mangiare tutte le domeniche gli spaghetti con la nonna? Non capisco: allontanarsi dalla mamma, cosa vuol dire? Se uno ha le palle va fuori, se uno ha voglia di fare va fuori. È un sacrificio andare lontani da casa? Ragazzi, c’è gente che lavora 15-18 ore al giorno in città diverse con fatiche enormi, parlo di ragazzi italiani che si fanno un mazzo così». E ancora: «Si parla sempre di andare all’estero per studiare, ma io dico: andiamo all’estero per lavorare. Gli emigranti italiani che andavano all’estero con la valigia di cartone dormivano in otto in una camera. Io mi ricordo che quando abbiamo iniziato con i negozi Benetton negli Stati Uniti, venivano gli operai e dormivano nel negozio in cui lavoravano». Ma ciò che nessuno gli ha perdonato è stato l’affondo finale: «Se mi si dice che 1300-1500 euro sono un traguardo… Io non so come uno possa vivere con 1300 euro al mese, sinceramente. Lo stipendio di un ragazzo che lavora nel mio ristorante a Londra è di 2500 sterline, mance escluse». Il popolino dei social – e i politici che vampirizzano il popolino hanno subito fatto eco – ha immediatamente manifestato il proprio sdegno, commentando ovunque sulla rete che vivere con 1300 euro al mese si può… e tanti, tantissimi ci riescono, per cui costoro sono da rispettare. Che siano da rispettare non c’è dubbio, e non ho dubbi che anche Briatore sia uno che ha rispetto per chi è povero, ma difendere la posizione della povertà per attribuirle una dignità che non possiede e al contempo nascondere in questo modo la propria indolenza, è tutta un’altra questione. Uno stipendio di 1300 euro al mese non può rappresentare un traguardo dignitoso per un giovane, a meno che non abbia problemi psicologici… e in effetti la povertà è un problema psicologico, non una condizione economica. Scambiare la povertà per un “problema sociale” rappresenta un grosso errore, perché in questo modo si fugge dalla propria responsabilità. La povertà è una malattia psicologica del singolo; è una malattia infettiva, lo riconosco, ma pur sempre una malattia che può essere curata solo dal singolo individuo. Uno stipendio di 1300 euro al mese non può rappresentare un traguardo dignitoso per un giovane, a meno che non abbia problemi psicologici… e

in effetti la povertà è un problema psicologico, non una condizione economica. Riuscite a immedesimarvi in qualcuno che gira per le strade di Torino, Milano o Roma… e può comprare tutto quello che vede esposto nelle vetrine, può mangiare in un ristorante da 250 euro (esclusi i vini!) o acquistare un appartamento che ha una bella vista su una particolare piazza storica di Roma o Firenze? Vi riesce di sentire la stessa sicurezza e lo stesso potere che sente una persona del genere? Molto probabilmente persino il vostro sguardo e la vostra postura cambierebbero. Percepire voi stessi avvolti nel caldo abbraccio della vita è l’obiettivo principale che dovete perseguire. Tutto il resto è una conseguenza. «Loro non badano ai soldi perché ne hanno tanti. Se anche io avessi milioni di euro, nemmeno io penserei più ai soldi!» potrebbe obiettare l’uomo medio-cre. Invece è molto importante che comprendiate fin da subito che è vero il contrario: loro sono ricchi perché non pensano ai soldi, ossia, detto in altre parole, non sono schiavi del denaro e non lo sono mai stati. Molti di loro sono già stati educati dalle famiglie d’origine a non considerare mai i soldi come un problema o uno scopo. Solo i poveri hanno il denaro come scopo. È proprio il fatto di non aver fatto dei soldi lo scopo della loro vita ad averli resi milionari o addirittura miliardari. Gli uomini ricchi che ho conosciuto utilizzano il denaro come io utilizzo una tastiera per scrivere: senza, non riuscirei a scrivere questo libro, tuttavia il possesso della tastiera non è il mio scopo. Invece l’uomo della strada è convinto del contrario: pensa che siano stati cupidigia e desiderio di possesso ad aver reso ricche certe persone e utilizza questa convinzione per giustificare la sua povertà: «Io non sono milionario perché io non sono avido come loro!» Il modo in cui viene dipinta la figura del ricco nei film di Hollywood (il ricco è sempre un cattivo) non aiuta certo le persone a fabbricarsi un’idea corretta di chi sono i ricchi e di come pensano. Ovviamente vi sono anche persone ricche che hanno idolatrato il dio denaro per tutta la loro vita e sono morbosamente attaccate ai soldi, ma vi posso assicurare che rappresentano una minoranza; tuttavia noi non prenderemo ad esempio queste persone, in quanto la loro vita resta misera nonostante il cospicuo conto in banca. Per capire se sono davvero persone

felici e amanti della vita dovremmo vivere con loro, e quei pochi “feticisti del denaro” che ho potuto conoscere personalmente, avevano un’espressione del viso e una postura fisica ben lontane dalla felicità, tradivano un disagio esistenziale di fondo che li stava consumando dentro. Nella nostra Via della Ricchezza si mira a diventare innanzitutto persone felici, utili alla società e soddisfatte di sé sul piano psicologico e poi, come conseguenza, persone ricche. Un ricco infelice non è più felice di un povero infelice. Non esiste un’infelicità di classe A e una di classe B. L’infelicità è infelicità. Un ricco infelice non è più felice di un povero infelice. Non esiste un’infelicità di classe A e una di classe B. L’infelicità è infelicità.

IL GIUDIZIO NEGATIVO VERSO IL MARKETING Se vuoi diventare un direttore d’orchestra, devi imparare a voltare le spalle alla folla. Anonimo su internet Per trattare il tema di questo capitolo, prendo come spunto una fra le tante mail ricevute su questa specifica questione: «Signor Brizzi, ritengo che lei in generale stia facendo un buon lavoro di divulgazione, tuttavia io e mia moglie siamo rimasti delusi nel constatare che lei riceve dei soldi in cambio della sua attività spirituale. Il guadagno, il marketing, l’amore per il denaro non hanno nulla di spirituale e sono ciò che impedisce all’uomo di evolvere […] La nuova spiritualità all’americana, basata sulla ricerca di benessere personale e ricchezza, rappresenta in realtà una pericolosa deviazione dall’autentico percorso spirituale ed esoterico. […]» Premetto che io di norma mi occupo di materie spirituali e la mia missione in questa vita concerne aiutare le persone a risvegliarsi progressivamente alla loro vera essenza, il Sé. Questo fa sì che io mi rivolga a un target di persone abituate a sentir parlare di anima, corpi sottili, chakra, meditazione, mondi astrali, esoterismo, insegnamenti tradizionali, ecc. Chi invece si occupa di marketing, coaching, motivazione e formazione, di norma non riceve mail del genere, in quanto il suo target di riferimento non è interessato ad alcun discorso prettamente spirituale oppure, più semplicemente, non trova alcuna contraddizione nel seguire entrambe le vie. Chi vuole migliorare la sua situazione economica, certamente non pensa che i soldi siano un ostacolo per la sua evoluzione come individuo! Si possono ricevere mail come questa solo quando si tenta di traghettare concetti concepiti per un certo target di pubblico, verso un target differente. Nel mio caso specifico, tento di spiegare a chi bazzica nel campo della spiritualità che il denaro, il sesso e il potere (le tre grandi tentazioni

dell’uomo) sono fenomeni che non vanno rigettati, ma possono e devono essere gestiti con autorità da chi vuole ottenere dei risultati sia nel campo materiale che in quello spirituale. Detto in altri termini, mentre ti muovi lungo un percorso di crescita interiore, non puoi lasciare indietro dei pezzi di te, solo perché la morale spirituale corrente li giudica sbagliati. Dal rifiuto e dalla denigrazione di questi tre elementi nascono infatti i “disabili della spiritualità”, coloro ai quali manca sempre qualcosa che impedisce loro di realizzarsi totalmente ed agire poi in maniera efficace anche nella materia. Non solo quando sei schiavo di sesso, denaro e potere, ma anche quando li rifiuti e li tieni lontani dalla tua vita, loro hanno già avuto la meglio su di te. Il segreto è imparare a conoscere profondamente e dominare questi tre aspetti, mentre risulta dannoso tentare di seppellirli nell’inconscio, per paura di cadere nelle tentazioni. Se la missione della vostra vita concerne ottenere l’illuminazione su una montagna del Tibet, bevendo tè misto a burro e tsampa, allora questo discorso sull’imparare a gestire denaro, sesso e potere, perde un po’ di senso. Ma se il vostro compito è davvero quello… perché siete nati a Roma, dove si mangia la carbonara? E se la gestione del denaro non fa parte del vostro cammino spirituale, perché lavorate in un’azienda di Milano? Tutti coloro che lavorano nel settore della pubblicità concordano nell’affermare che il marketing più efficace è sempre il passaparola. Che sia un libro, un film o una nuova marca di biscotti, la garanzia del successo è che le persone si trovino soddisfatte del prodotto e comincino a parlarne bene in giro. Per quanti soldi possiate spendere nel tentativo di “spingere” il prodotto attraverso le più moderne tecniche di promozione (che hanno comunque il loro valore), in ultima analisi tutto si riduce al fatto che il prodotto deve piacere e le persone lo devono consigliare agli amici. Non esiste strategia migliore. Che sia un libro, un film o una nuova marca di biscotti, la garanzia del successo è che le persone si trovino soddisfatte del prodotto e comincino a parlarne bene in giro. Io sono un esempio vivente della validità di questa “strategia naturale”, in

quanto ho cominciato la mia attività letteralmente dal nulla, cioè senza soldi e senza possedere alcun appoggio o conoscenza nel mondo editoriale. Alla fine del 2005 ho fondato – cominciando a casa mia, con un computer – la Antipodi Edizioni e pochi mesi dopo, nel 2006, ho pubblicato il mio primo libro, Officina Alkemica – L’Alchimia come via per la felicità incondizionata. L’ho pubblicato a mie spese, con la mia casa editrice (adesso è edito da Anima Edizioni), e ho cominciato a fare il giro delle librerie esoteriche per farlo leggere ai librai. Ho cominciato da Torino – Psiche, Psiche2, Arethusa (che poi si è scissa in La Fenice e Arethusa) ed Esotericamente – e poi sono passato a Milano: all’Ecumenica, nella metro di piazza San Babila (libreria che adesso non c’è più), all’Esoterica dei mitici fratelli Falcone, in Galleria Unione, e alla Primordia di via Piacenza. Questi sono stati i primi librai ad aver creduto in me, in quanto leggevano il libro, lo trovavano bello e cominciavano a tenerlo in vista nelle loro vetrine. Questo è stato il mio primo approccio col marketing. Dopo dodici anni sono uno degli autori più venduti del settore. Il fatto che alcune persone critichino questo mio percorso da “self-made man”, anziché prenderlo ad esempio… è indice del livello di addormentamento a cui porta il bisogno di giudicare. Gli italiani possiedono eccezionali qualità, e in particolare sono sempre stati grandi artisti e grandi scopritori. Prima lo facevano viaggiando per il mondo in lungo e in largo, per scoprire nuove terre, già dal tempo dei Romani; adesso invece viaggiano attraverso i “cervelli in fuga”, ossia ricercatori estremamente capaci, che però in Italia, a causa di un sistema politico grottesco, non vengono valorizzati. I nostri ragazzi continuano, come in passato, a collocarsi fra i ricercatori migliori del pianeta: all’interno di équipe internazionali che fanno grandi scoperte (non più geografiche, come una volta, ma nella medicina e nella tecnologia), c’è sempre qualche italiano che è “fuggito” all’estero per poter lavorare bene ed essere pagato meglio. Si sta ripresentando uno scenario simile a quello degli anni ’40, durante il secondo conflitto mondiale, quando molti scienziati europei fuggivano in America per non dover lavorare alle dipendenze del regime nazista. E questo dovrebbe farci pensare. Io amo la mia nazione, ma devo anche osservare che gli italiani non sanno vendere, non si sanno vendere e sono colmi di giudizio riguardo al vendere. Inconsciamente odiano chi sa fare bene qualcosa che loro non hanno il

coraggio di fare. Per questo motivo tanti italiani hanno in antipatia gli americani e il loro modo di porsi, decisamente spregiudicato, riguardo la capacità di “piazzare” qualsiasi prodotto. Ma ricordiamoci che spregiudicato significa semplicemente “al di fuori del giudizio”. Gli italiani hanno una visione distorta del denaro in generale e del vendere in particolare. Hanno paura di valorizzare e vendere ciò che producono. Per quale motivo dovrei vergognarmi di promuovere qualcosa che considero veramente valido? Non sto truffando nessuno, sto solo mostrando quello che so fare. Eppure gli italiani non solo si vergognano di mettere in luce i propri prodotti, ma si permettono di criticare chi lo fa, definendolo un comportamento “all’americana”. Loro faticano ad arrivare a fine mese, ma mettono alla berlina chi si sa vendere in maniera spregiudicata! I relatori americani, di prassi, nel corso dei loro seminari fanno delle pause il cui scopo dichiarato è quello di permettere al pubblico, oltre che di recarsi alla toilette, di raggiungere i tavoli in fondo alla sala dove sono esposti i prodotti da acquistare. Ebbene, in Italia ho visto persone alzarsi e lasciare la sala indignate nei confronti del relatore che le invitava ad acquistare i suoi prodotti. Non voglio giustificare quei relatori che esagerano e promuovono un loro dvd, libro, cd o workshop ogni dieci minuti di discorso (e ci sono anche questi), ma voglio invitarvi a riflettere sul perché questo genere di approccio causa così tante resistenze in molti di voi. Un famoso relatore americano, nel corso di un suo seminario, dopo aver elogiato, celebrato, magnificato (in gergo si usa il termine: pompato) il livello master del suo “percorso verso la ricchezza”, lo ha presentato a un valore di 70 000 euro. Poi ha detto che per quell’occasione, in via eccezionale, poteva essere concesso a soli 9000 euro a coloro che lo acquistavano subito. Durante la pausa si era formata una coda di persone che volevano acquistare subito il seminario… per non perdere l’affare… un risparmio di ben 61 000 euro! Secondo voi, dopo aver partecipato a quel seminario le persone sono rimaste soddisfatte del loro acquisto oppure no? Hanno avuto la sensazione di aver preso parte a un’esperienza che valeva 70 000 euro e di cui loro hanno potuto godere per soli 9000 euro? Certamente sì, perché nelle persone scatta un meccanismo psicologico per cui, piuttosto che ammettere a se stesse di essere state delle stupide, si autoconvincono di aver ricevuto informazioni

eccezionali e tecniche mai sentite prima, corrispondenti al valore da loro pagato. Ecco, questo è un esempio di marketing distorto. Non utilizzate mai queste tecniche psicologiche per convincere le persone ad acquistare un vostro prodotto o servizio. Non scendete così in basso, non ne avete bisogno, potete diventare ricchi in altro modo. Le persone vivono in uno stato ipnotico, sono credulone, per cui è sufficiente conoscere qualche tecnica di comunicazione linguistica per convincerle di stare facendo un affare. Vi ricordo che ancora oggi la maggior parte delle aziende utilizza la prezzatura con il 9 finale (9,99 euro anziché 10), la cosiddetta strategia dello psychological pricing o charm pricing. Perché le aziende e i negozi la utilizzano così tanto? Perché è dimostrato, anche da recenti studi, che ancora oggi funziona, su tutti i prodotti senza eccezione, persino sull’acquisto delle case, che è forse la spesa più importante che una persona possa fare nella sua vita. Ci sono aziende, soprattutto in rete, che utilizzano nomi simili ad altre aziende già affermate sul mercato per giocare su questo fraintendimento e raggirare i compratori. Utilizzano persino le stesse grafiche e gli stessi colori. Altre inviano mail ingannevoli unicamente per catturare i dati sensibili degli utenti. Voi non avete bisogno di farlo. Nonostante sia così semplice sfruttare i meccanismi psicologici delle persone, voi non lo fate. Dimostrate al mondo che non ne avete bisogno, che non ce n’è bisogno. Verrete premiati dalla vita per aver avuto il coraggio di non fare ciò che fanno tutti. Nel breve termine, vi sembrerà di perdere una piccola percentuale di guadagni, invece guadagnerete molto di più successivamente. Utilizzereste le vostre conoscenze in campo psicologico, per raggirare un bambino e rubargli il gelato, convincendolo che sarebbe un affare per lui consegnarvelo in cambio di una matita colorata? Avreste il coraggio di sfruttare la sua immaturità sul piano mentale, per trarne un vantaggio? I modi migliori di fare marketing in realtà sono altri e ne parleremo più avanti. Nonostante sia così semplice sfruttare i meccanismi psicologici delle persone, voi non lo fate. Dimostrate al mondo che non ne avete bisogno, che non ce n’è bisogno.

Il punto è che l’autore della mail che ho citato all’inizio di questo capitolo – così come la quasi totalità delle persone presenti sul pianeta – inconsciamente risente ancora dei soliti, vecchi, ritriti condizionamenti religiosi, i quali concernono sempre il denaro e il sesso. Della sessualità ho già ampiamente parlato nel mio testo La sacra sessualità (Antipodi Edizioni), per cui in questa sede mi limiterò a trattare la sfera del denaro. Le persone credono di essere divenute moderne e al passo coi tempi solo perché usano lo smartphone, ma questo è l’unico punto “smart” del loro intero apparato psicofisico, perché poi, nell’inconscio, sono ancora pesantemente condizionate a considerare soldi e sesso come diabolici. Per esempio, solo se inconsciamente consideri il sesso come una cosa sporca, ti puoi eccitare guardando i siti pornografici o frequentando i locali a luci rosse; invece di norma si crede che questa dissolutezza sia indicativa di maggior libertà sessuale rispetto ai vecchi condizionamenti religiosi. Ma più sesso a disposizione non coincide con più libertà sessuale; l’uomo medio oggi è più schiavo del sesso rispetto al passato, non più libero. Chi non è in grado di osservare i meccanismi dell’inconscio, può venire facilmente ingannato dalle apparenze. Lo stesso discorso può essere fatto riguardo al denaro: desiderare ed ottenere più soldi non significa essersi liberati dal condizionamento religioso riguardo la superiorità etica della povertà, che è ancora ben radicata dentro molti. Il povero e il ricco credono entrambi, anche se inconsciamente, che il denaro possieda in sé qualcosa di eticamente scorretto. La maggior parte delle persone ricche crede di aver superato tutto ciò, ma invece, dentro di sé, nei recessi dell’inconscio, prova ancora un senso di colpa e percepisce la sua ricchezza come qualcosa di sbagliato. Infatti, molti non fanno beneficienza come conseguenza di un’apertura del Cuore, ossia con leggerezza e spontaneità, bensì per alleviare questo senso di colpa. Per questo motivo io non voglio incrementare né la sregolatezza sessuale né i desideri e le paure legati denaro; non voglio dare ulteriore energia ai condizionamenti inconsci, ma tratto unicamente del sesso come atto sacro e della ricchezza intesa come appagante sensazione che proviene dal Cuore. Oggi la situazione è ancora più ingarbugliata rispetto al passato, perché i vecchi condizionamenti religiosi si sono abilmente travestiti da atteggiamenti

spirituali. Una volta era il prete cristiano a dirti che dovevi restare povero, oggi te lo dicono il guru e il monaco tibetano o addirittura te lo dici da solo, pensando che essere spirituale significhi, ovviamente, possedere pochi soldi e fare poco sesso. Perché quello religioso, in ultima analisi, che siate disposti ad ammetterlo o meno, continua ad essere l’unico modello di spiritualità che avete ricevuto. Quanti di voi sono stati educati a una concezione del denaro come espressione del divino? A quanti di voi hanno insegnato che il denaro e la prosperità sono solo espressioni della gloria di Dio? A quanti di voi hanno spiegato che il denaro non cambia l’uomo, non lo rende buono o cattivo… ma semplicemente lo rivela a se stesso per quello che già è? Sia l’educazione scolastica che quella religiosa creano delle persone represse e frustrate che – per una sorta di “legge dello specchio” – avranno poi in antipatia chi non si fa problemi a esprimere liberamente tutto il suo Fuoco, ossia il suo potere e la sua energia. Cominceranno a odiare chi vende in maniera spregiudicata, adducendo come giustificazione a quest’odio delle fantomatiche regole etiche o spirituali che farebbero del denaro un elemento satanico. Questo fa sì che, almeno per un certo tempo, si sentano con la coscienza a posto, in quanto loro sono nel giusto, non si occupano del “vile denaro” e sanno cos’è la vera spiritualità. Ma non sanno, i poverini, che questa antipatia verso il mondo del business e del marketing rappresenta la caratteristica psicologica che impedisce loro di avere davvero successo con la loro attività, qualunque essa sia: finanziaria, artistica, di volontariato e anche di ordine spirituale. Sì, anche di ordine spirituale, perché il successo e la soddisfazione sono universali, non hanno un’unica sfera di applicazione. Chi è realizzato lo è a 360 gradi e chi è frustrato lo è a 360 gradi. Attenzione, non sto affermando che per fare meglio volontariato in una mensa per i poveri dovreste imitare i venditori americani – io stesso non mi ispiro a quel genere di personaggi, non è nel mio stile – sto solo dicendo che dovreste scegliere alcuni personaggi di successo, che ritenete realizzati, quelli con i quali risuonate di più, che lavorano nel campo che a voi interessa di più, e ammirarli, questo sì, perché l’ammirazione verso qualcuno che ottiene successo nella vita favorisce l’apertura del Cuore e consente l’ingresso della prosperità nella vostra vita. L’ammirazione è un’emozione superiore molto

importante, perché fa sì che assorbiate dentro di voi le qualità che state ammirando. Mentre, come è ovvio, dal giudizio e dalla denigrazione non può nascere niente di buono, ma solo ristrettezze e difficoltà. Il denaro è un’energia di per sé neutra che attraversa sia il compratore che il venditore. Tale energia definisce nella materia il valore di quello scambio, ma non fornisce alcuna connotazione circa la levatura morale di chi lo utilizza. E non crediate che sia la quantità di denaro posseduto a fare da discriminante fra il retto atteggiamento e quello sbagliato nei confronti del denaro. L’uomo medio-cre pensa: «È giusto chiedere un certo prezzo per i propri servizi e prodotti, è giusto accumulare un po’ di soldi nel caso ci si dovesse ammalare, ma non puoi certo possedere il conto in banca di Silvio Berlusconi o Donald Trump e sperare di restare una persona spirituale!» Beh, questo è proprio il modo di pensare del “terricolo” medio, quello preferito dallo Stato, perché non acquisisce mai troppo potere, non cerca di cambiare lo status quo, ma guadagna abbastanza per continuare a pagare le tasse da bravo cittadino e da buon in-piegato (=colui che è piegato dentro). Tante persone hanno paura del loro stesso Fuoco e quindi non lo mettono in evidenza, anzi lo nascondono. L’edu-castrazione scolastica le costringe a marciare sin da piccole dentro i binari stabiliti dai programmi ministeriali e impedisce loro di esprimere tutto il potenziale interiore. Una volta divenute adulte, queste persone hanno paura delle vette che potrebbero raggiungere. Questo fa nascere in loro un terribile conflitto interiore, per cui inconsciamente cominciano a odiarsi; perché chi non concede alla sua anima di esprimere ciò che è venuta a esprimere, finisce sempre per odiare prima se stesso e poi gli altri. Diventa allora un condannatore e un denigratore del lavoro degli altri. Non alzare troppo la testa, non volare troppo alto, non pretendere più di quello che ti serve per una tranquilla vita ordinaria, sennò diventi avido, immorale, spietato, sfruttatore, inviso agli occhi di Dio. Questa è la psicologia dello sconfitto. Io vi dico che è necessario riconquistare denaro e potere, strapparli dalle mani di quelle forze che vogliono tenerci nella schiavitù e nell’ignoranza e riconsegnarli al divino. Questa operazione di riconquista dovete compierla voi, senza aspettare che lo faccia qualcuno al posto vostro. Non indietreggiate

in maniera ascetica dal denaro, non rifiutate la prosperità, altrimenti qualcun altro prenderà quel denaro al posto vostro e lo userà per i suoi fini personali anziché per scopi altruistici.

IL NUOVO MARKETING La ricompensa per una cosa ben fatta è averla fatta. Ralph Waldo Emerson, filosofo e saggista statunitense Il concetto stesso di marketing (in it.: promozione del prodotto) andrebbe rivisto, in quanto la maggior parte delle persone lo associa all’insistenza del venditore di assicurazioni, all’invadenza degli operatori telefonici che ti chiamano a qualunque ora, ai raggiri di certi promotori finanziari che ti propongono “l’investimento dell’anno”, alle interruzioni pubblicitarie dei film trasmessi in televisione. Tutto ciò fa parte della vecchia concezione di marketing, dove il venditore, consciamente o meno, si muove dal presupposto che il cliente non voglia comprare il suo prodotto, perché in realtà non ne ha bisogno, per cui il suo compito diventa convincerlo del contrario, creando in lui un bisogno artificiale, e utilizzando qualunque strumento per giungere a questo scopo. Il venditore “vecchio stampo” vuole convincerti che la tua famiglia è a rischio se tu non stipuli subito un’assicurazione, che quel particolare gestore telefonico ti offre dei vantaggi permettendoti di risparmiare un sacco di soldi, che non puoi continuare a vivere senza quel modello di smartphone, e così via… Molte, moltissime persone si lasciano convincere, e questo è il motivo per cui la strategia aggressiva, maschile, basata sul convincere/conquistare il compratore, incontra ancora un certo successo fra i venditori. Ma il futuro non è questo. Il nuovo marketing può essere definito come quella serie di comportamenti che mette in luce quanto tu credi nel tuo prodotto. Non è tanto una questione di strategie, bensì una caratteristica psicologica: credi o non credi in quello che fai? Perché se ci credi – profondamente, e non solo perché devi portare uno stipendio a casa – allora ogni tuo comportamento sarà, per forza di cose, capace di promuovere il tuo prodotto. Quando parli del tuo ultimo libro o dei caffè che prepari nel tuo bar, avrai una certa luce negli occhi: questa è la

miglior promozione del prodotto. Sarà tutto così naturale che non avrai bisogno di convincere i clienti usando raffinate tecniche psicologiche o trucchi di comunicazione subliminale. Il marketing può essere definito come quella serie di comportamenti che mette in luce quanto tu credi nel tuo prodotto. La strategia aggressiva era fondata unicamente sull’energia maschile e quindi sulla quantità: bombardamento di telefonate da parte dei callcenter, centinaia di passaggi dello spot sui canali televisivi, migliaia di euro di promozioni Facebook, ecc. Questo vecchio modo di fare marketing viene progressivamente rimpiazzato da una strategia di accoglienza fondata sull’energia femminile. Tenete presente che gli esseri viventi che sopravvivono a una crisi, sono sempre quelli più veloci ad adattarsi ai cambiamenti ambientali che avvengono intorno a loro. E ciò che vale per i singoli vale anche per le aziende. Alcune aziende stanno cambiando strategia e, per esempio, non prezzano più i loro prodotti con il 9 finale oppure non utilizzano più i venditori porta a porta. Non “penetrano” più il mercato con una strategia fallica, non danno la caccia ai clienti come uomini preistorici armati di giavellotto: ti vendo ciò che voglio, non ciò di cui hai bisogno. Con i concorrenti non seguono più la filosofia del mors tua vita mea, bensì del vita tua vita mea. Non è infatti necessario farsi la guerra, poiché collaborando è possibile guadagnare tutti insieme, risparmiando molte risorse. Stiamo certamente attraversando un periodo di crisi, ma l’aspetto economico è forse quello meno importante, rappresenta solo la punta di un iceberg, poiché la crisi in corso riguarda i valori, l’etica, gli obiettivi che ognuno si pone nella vita. In ultima analisi, è una crisi d’identità, poiché i vecchi valori dogmatici che ci trasmettevano a scuola e ci facevano sentire “al nostro posto nel mondo”, sono crollati e nessuno ha più certezze sulla religione, sulla famiglia, sul proprio ruolo sociale. Mi ricordo quando io ero piccolo, all’inizio degli anni ’70 e mia madre mi diceva con ammirazione che “il figlio dei vicini si era laureato”, e ricordo quanto la laurea venisse considerata un forte valore sociale, mentre oggi anche dopo una laurea non sei nessuno, non acquisti nessun valore sociale, a meno che non studi Ingegneria Energetica e Nucleare e rinunci a uno stipendio serio fino ai 40

anni. Oramai è incerta financo l’identità sessuale, la quale, a differenza dell’ambito religioso o politico, dovrebbe rappresentare l’appartenenza identitaria più sicura, in quanto sancita inconfutabilmente dall’anatomia umana. Ma ciò che una volta veniva considerato ovvio – «la mamma è quella senza il pisello e con l’utero, che serve per la gravidanza», «il papà è quello col pisello, ma senza utero» – oggi è ampiamente messo in discussione da un fenomeno razionalmente poco spiegabile, se non appellandosi all’isteria collettiva (=una massa di persone tutte convinte di qualcosa che è palesemente illogico). Quando un essere umano non ha più appigli identitari, non sa più chi è né dove deve andare, l’economia non può sicuramente prosperare. Solo in un contesto di chiarezza di valori e di certezze interiori, l’economia d’un paese può prosperare. Vedremo in un capitolo successivo, quanto la nostra psicologia sia in grado di influenzare l’ambiente circostante. La crisi è quindi positiva, perché fa emergere allo scoperto il disagio e lo smarrimento che la società sta vivendo. Le persone si fermano a riflettere solo quando sono colpite nella sfera del denaro. Ma se vogliamo superare la crisi dobbiamo cambiare i principi stessi con i quali ci scambiamo il denaro e operiamo le compra-vendite. Non possiamo sperare di uscire dalla crisi continuando a calpestare gli altri per fare soldi o utilizzando tecniche che sfruttano l’immaturità mentale dell’uomo medio. Non l’attaccamento ai soldi, bensì la passione che nasce dall’aver scoperto la vostra missione, vi farà uscire dalla crisi e vi guiderà verso il successo. I punti cardine del nuovo marketing sono: 1) VENDI SOLO CIÒ CHE TI APPASSIONA. Può essere un prodotto che hai creato tu oppure qualcosa che ha creato l’azienda per cui lavori, ma deve comunque essere qualcosa in cui credi davvero, che tu per primo hai comprato e utilizzato. Devi essere convinto dell’utilità e dell’efficacia di ciò che vendi. Sembra paradossale, ma non si può vendere solo per soldi. Nella nuova concezione di marketing, promuovi un prodotto innanzitutto perché vuoi sinceramente fare del bene al cliente; i soldi che incassi sono solo una conseguenza di questo atteggiamento altruista. Non solo non inganneresti mai la persona che hai di fronte, ma vuoi essere sicuro di proporle il meglio. I

professionisti che ragionano in questo modo, quando devono scegliere l’azienda per cui lavorare, non si offrono a chiunque sia disposto ad assumerli. Non si prostituiscono al miglior offerente. Mentre l’azienda fa il colloquio di lavoro a loro, loro fanno il colloquio all’azienda, sono selettivi, perché sanno già che chi non crede al 100% in un’azienda, non sarà mai un buon venditore – un venditore felice – di quei prodotti. 2) VENDI SOLO CIÒ CHE LA GENTE VUOLE COMPRARE. Il tuo compito deve riguardare la soddisfazione d’un bisogno reale, non far credere al cliente di aver bisogno di qualcosa di cui in realtà non ha bisogno. Qui intervengono le tue capacità intuitive – quelle che si sviluppano grazie alla capacità di vivere in uno stato di presenza, nel qui-e-ora, di cui parleremo più avanti – le quali ti consentiranno di comprendere le esigenze delle persone, ossia, detto in altri termini, di cosa ha davvero bisogno il mondo. Prima che Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg inventassero il personal computer e i social network, non c’era nulla di simile, però loro hanno intuito che quel bisogno era nell’aria, lo hanno annusato. In questo caso stiamo parlando di personaggi che hanno cambiato l’umanità più di qualsiasi leader politico. Questi sono personaggi che studieremo sui libri di storia, come adesso studiamo Giulio Cesare, Lorenzo de’ Medici e Napoleone, ma ognuno di voi può divenire intuitivo nella sua sfera d’azione, che non è detto debba essere per forza d’impatto planetario. Potete essere degli ottimi grafici e avere grande successo, pur non essendo rivoluzionari come Leonardo, Dalì e Picasso. 3) SII SICURO CHE IL PRODOTTO CHE VENDI RAPPRESENTI UN BENEFICIO PER GLI ALTRI. Le persone staranno meglio o peggio dopo aver usufruito di questo prodotto? In che modo può essere ancora migliorato? Per esempio, se lavori con il cibo assicurati che gli ingredienti siano sempre di alta qualità. Non importa che il tuo prodotto costi di più rispetto alla media, è molto più importante che il servizio e i materiali utilizzati siano i migliori. Ricordati che le persone devono andare in giro a parlare bene di te, affinché si realizzi il fenomeno detto “marketing naturale”. Il commento: «Costa troppo, non me lo posso permettere, ma riconosco che è veramente eccellente» è per la tua immagine un commento molto migliore di «Non è di gran qualità, ma l’abbiamo

preso lo stesso perché costava poco». Prima o poi, se è fatto bene, il tuo prodotto entrerà nel giro di coloro che amano la qualità e se la possono permettere, ma se il prodotto fa schifo… beh… fa schifo, sarà sempre un ripiego per chi non ha soldi, come mangiare un hamburger al fast food anziché un pranzo all’italiana. Lavorando in qualità, inoltre, migliori il mondo, perché si alzano gli standard qualitativi del settore nel quale operi. Quando a Torino, nel Maggio 2003, due giovani hanno aperto la prima gelateria Grom, il loro gelato costava quasi il doppio degli altri in commercio, ma la qualità degli ingredienti, sempre di stagione, era elevatissima (dalle uova biologiche, ai limoni di Siracusa, al caffè del Guatemala, ai pistacchi Perfect Green e Mawardi del medioriente). In pochi giorni fuori dal negozio ha iniziato a formarsi la coda di clienti. Adesso l’azienda ha più di 40 gelaterie sparse per il mondo, fra cui Dubai, Hollywood e New York. Dovunque compaiono con le loro gelaterie, la qualità del gelato si alza, perché i concorrenti, se vogliono sopravvivere, sono costretti ad adeguarsi a un livello di riferimento più alto. Questo significa lavorare per migliorare il mondo. 4) ASSICURATI CHE IL CLIENTE SIA SODDISFATTO. Sempre nell’ottica di mettersi al servizio del benessere del cliente, assicurati che l’acquirente utilizzi il prodotto e ne sia soddisfatto. È dimostrato che una grande percentuale di persone acquista oggetti che poi non utilizza, e questo vale per quasi tutti gli oggetti: dai vestiti, alle borsette, ai libri, ai piccoli elettrodomestici… sì, anche gli elettrodomestici… le persone comprano elettrodomestici che poi non usano. Se il prodotto non viene utilizzato, l’acquirente non ne parlerà bene con gli amici o i colleghi di lavoro, per cui è importante che tu abbia un feedback. Una volta uscito dal negozio il cliente non va abbandonato a se stesso. Il cliente non è un limone da spremere e poi gettare sul marciapiede. Manda una mail all’acquirente per sapere se sta usando il prodotto, se è soddisfatto e cosa puoi fare tu per migliorare la sua esperienza. Se il prodotto non funziona, sostituiscilo. Se si è accorto che non fa per lui, che non è ciò che si aspettava, restituiscigli i soldi oppure fagli un buono per acquistare un altro prodotto. Non deve mai pensare a te come a una persona che lo ha fregato o anche solo con un vago senso di delusione per l’esperienza

che ha avuto con te. Fai di tutto perché resti comunque contento di averti incontrato. Se l’azienda per cui lavori non agisce in questo modo, se mette al primo posto i soldi del cliente, anziché il cliente stesso, lascia quell’azienda, perché lì non troverai mai la felicità. Non può trovare felicità e benessere chi non distribuisce felicità e benessere. Se ci pensi, è una regola di vita ovvia. Ricorda che il nostro scopo è mettere il denaro al servizio dell’umanità, divenire canali del benessere nostro e altrui, rendere il mondo un posto migliore. Se l’azienda per cui lavori non ti consente di esprimere questi principi, lasciala. Non farti trattenere dallo stipendio sicuro o dalla paura di non trovare un altro lavoro, perché chi vive in nome di questi principi ed è disposto a lasciare un posto di lavoro pur di rispettarli, non avrà mai problemi a mantenersi onestamente. 5) IL VALORE DEL PRODOTTO CHE VENDI DEVE ESSERE MAGGIORE DEL PREZZO A CUI LO VENDI. Si chiama over-delivering. Quando il cliente torna a casa con il frullatore nuovo o con l’automobile fiammante, deve restare piacevolmente sorpreso, mai deluso. Deve trovare qualcosa in più, non in meno. Deve sempre avere la sensazione di aver fatto un affare e non di essere stato fregato, e l’unico modo perché accada questo… è che gli facciate fare davvero un affare. Quante volte vi è capitato di restare scontenti perché ciò che avevate acquistato non era come lo avevate visto in negozio oppure sul catalogo online? Come avete reagito quando vi siete accorti di aver pagato un oggetto più del suo valore? Cosa avete pensato di quell’azienda o della persona che ve lo ha venduto? Vi siete sentiti frustrati… arrabbiati? Vi farebbe piacere che qualcuno pensasse di voi: «Che brutta persona, mi ha fregato! Te l’avevo detto che la sua faccia non mi piaceva!» Fate invece in modo che le persone restino piacevolmente stupite: «Me ne aspettavo uno, invece sono due, che bello! … È più grande di quanto pensassi! … È arrivato dopo solo 24 ore, che sorpresa! … L’ultima lezione del corso di ballo è stata gratuita, non me l’aspettavo! … Nel prezzo della vacanza sono compresi due massaggi, non ce lo avevano detto! … Che bravo quel venditore, te l’avevo detto che mi sembrava simpatico!»

6) NON MENTIRE MAI. Non mentire sull’origine dei materiali, non mentire sulle vere caratteristiche del prodotto, non mentire sui tempi di consegna, non mentire sull’assistenza telefonica, non mentire sul fatto che quel prodotto è introvabile in altri negozi. Non potrai mai raggiungere il vero successo nella vita – quello che ti rende felice e appagato – mentendo o imbrogliando. Ricorda che il tuo scopo è rendere il mondo un posto migliore, pur facendo soldi. La tendenza attuale è invece quella di far sembrare il prodotto più allettante di quanto in verità non sia, facendo promesse che poi spesso non si possono mantenere o si possono mantenere solo parzialmente, in modo da chiudere subito la vendita. Poi, una volta intascato l’assegno, quello che succede… succede, si tratta solo di tamponare, nei giorni successivi, la reazione d’un cliente deluso o addirittura furioso: «Le chiedo scusa… forse quel giorno non ci siamo capiti… ma il seggiolino non è mai compreso… la consegna non è possibile prima dei 30 giorni… quel colore non lo abbiamo più in catalogo, gliene abbiamo spedito uno simile… il nuovo prezzo non è comprensivo della cinghia di ricambio… gli omaggi sono temporaneamente finiti…». Ecco come deludere un cliente, che ovviamente non verrà più a comprare in quel negozio, ma della fidelizzazione del cliente oramai non importa più a nessuno, perché a tutti interessa la vendita immediata, per finire la settimana con i conti in attivo, e non un’ipotetica vendita che avverrà un giorno… quando forse quel venditore non lavorerà nemmeno più lì… e forse nemmeno il responsabile della concessionaria sarà più lo stesso. Perché il venditore dovrebbe essere così lungimirante da lavorare per il futuro dell’azienda, facendo un favore a qualcuno che un giorno lo sostituirà e che nemmeno conosce? Dovrebbe essere un venditore con una mentalità di successo, non più schiavo del mors tua vita mea, ma per adesso sono ancora in pochi a ragionare così. Quella che va più di moda è la concezione del cliente “usa e getta”: non mi interessa se poi mi odierà per sempre, intanto oggi ho intascato dei soldi. Ma sappiate che nell’autentica Via della Ricchezza non si ragiona in questo modo, perché con questi atteggiamenti non si arriva al successo, né sul lavoro né nella vita, e anche se nell’immediato vi sembra di guadagnare di più… non dura mai a lungo.

7)

UTILIZZA ENERGIA FEMMINILE ANZICHÉ MASCHILE. Non penetrare il mercato con il tuo fallo eretto, ma accoglilo con desiderio dentro di te, nella tua vagina. Credo che la metafora sessuale renda bene l’idea delle caratteristiche che deve possedere il nuovo marketing. L’era del machomarketing sta tramontando. Non siamo in guerra e non si conquistano né le fette di mercato né i clienti, tutt’altro, lasciati piacevolmente invadere dall’esercito degli acquirenti, entusiasti di comprare proprio da te. Tutto ciò che devi fare, dopo aver creato un ottimo prodotto, è metterlo in evidenza, pubblicizzarlo, senza tentare di convincere le persone a comprarlo per mezzo di tecniche linguistiche, ma descrivendo le sue caratteristiche uniche, affinché il pubblico possa comprendere bene tutti i vantaggi che ricaverà dall’acquisto e quindi decidere se il prodotto gli serve davvero oppure no. A quel punto saranno i clienti a cercarti, tu devi solo far vedere che sei presente sul mercato. Devi prendere ad esempio l’arcano numero 2 dei tarocchi, la Papessa o Sacerdotessa. È la figura di una donna che possiede sia grande autorità che profonda spiritualità. La sua autorità spirituale non è però maschile, come quella del Papa (lo Ierofante), il quale impartisce l’iniziazione con la verga (simbolo maschile), bensì un’autorità spirituale femminile, quindi più accogliente. Nei tarocchi originali, quelli Marsigliesi, la Papessa viene rappresentata seduta, nell’atto di mostrare un libro che tiene aperto sulle gambe. Ella mostra la conoscenza spirituale di cui è portatrice. Non fa proseliti, non impartisce iniziazioni con una verga, ma semplicemente mostra ciò che possiede e attende che coloro che hanno sete di conoscenza riconoscano il valore di ciò che lei comunica. Il nuovo marketing si fonda su questo atteggiamento: tu mostri ciò che sei in grado di fare e poi attendi che siano i clienti a cercarti e trovarti. I motori di ricerca in rete, grazie all’utilizzo delle parole chiave, consentono di fare ciò che una volta nel marketing non era possibile: vieni trovato solo da chi cerca il tuo servizio. Là fuori ci sono migliaia o milioni di clienti che stanno cercando ciò che tu hai da offrire, si tratta solo di entrare in comunicazione con loro, non di battere a tappeto un quartiere nel tentativo di convincere le persone più influenzabili a comprare, come fa chi lavora ancora con la vecchia concezione di marketing. Non telefoni a casa di nessuno per informarlo sulla “nuova

conveniente offerta” e non suoni al campanello di nessuno. Devi far sapere al mondo che ci sei e quali sono le esigenze che il tuo prodotto soddisfa – oggi internet permette di fare questo con molta più facilità di prima –, ma non c’è bisogno che tu sia aggressivo, invadente o prepotente. Il cliente non deve sentirsi a disagio e pensare: «Oddio, eccolo che parte con il discorso sui rischi di non estendere l’assicurazione anche al cane!» Il macho-marketing ha funzionato fino agli anni ’90, quando il cliente era ancora visto come una preda e le fette di mercato come porzioni di territorio da conquistare combattendo, ma la crisi sta cambiando le carte in tavola e le specie che non si adattano rapidamente al cambiamento… si estinguono. Non è più tempo di inseguire il denaro e quindi i clienti; se date inizio a un percorso di trasformazione interiore, in breve tempo saranno loro a inseguirvi, perché diverrete come magneti. Non dovete convincere nessuno, bensì proporre qualcosa di irresistibile.

IL MONDO È LA TUA PSICOLOGIA Un uomo assennato in mezzo ai folli e agli stolti somiglia a uno il cui orologio sia preciso in una città dove tutti gli orologi pubblici sono regolati male. Egli solo sa l’ora esatta, ma a che gli serve saperla? Tutti si regolano sugli orologi guasti, anche coloro i quali sanno che soltanto l’orologio di quell’uomo segna l’ora giusta. Arthur Schopenhauer, filosofo Il presente capitolo svolge lo scopo di riorientare il vostro modo di percepire la vita in generale e il denaro in particolare. Come ho già detto, al mondo del futuro non servono persone che inseguono un conto in banca più grande, bensì persone che abbiano le idee chiare riguardo alla loro missione e ai principi che regolano il rapporto di un individuo con la sua ricchezza. Lo scopo è che tali persone si predispongano a ricevere la ricchezza, anziché continuare a inseguirla come hanno fatto finora, come topi che corrono dentro una ruota. Ribadisco che, per ottenere un risultato differente, non è sufficiente l’acquisizione di nuove tecniche di vendita o di marketing (quelle, sui libri, ci sono già), dovete diventare persone differenti. È inutile che io vi dia consigli su come investire i soldi o come creare un business online per ottenere “guadagni automatici”, in quanto, se voi restate sempre la stessa persona, con la medesima psicologia di base, otterrete sempre gli stessi risultati; al limite potranno esserci dei temporanei picchi verso l’alto, delle fiammate, ma nessun fuoco che arde costantemente nel vostro camino. Lo scopo è che tali persone si predispongano a ricevere la ricchezza, anziché continuare a inseguirla come hanno fatto finora, come topi che corrono dentro una ruota. Un campo del sapere ancora poco esplorato riguarda il rapporto di causaeffetto che si instaura fra la nostra psicologia e ciò che ci accade nel mondo circostante. In tutti i miei libri in fondo non faccio altro che analizzare questo

rapporto. Che relazione c’è fra le persone che incontro, gli eventi della mia vita, il mio conto in banca… e le caratteristiche della mia psicologia? E quali cambiamenti psicologici devo causare in me affinché cambi la mia realtà esterna? I testi migliori a cui fare riferimento per addentrarvi in questo nuovo modello di percezione della realtà sono: Zero Limits di Joe Vitale (Edizioni Il Punto d’Incontro), La scuola degli Dei di Stefano D’Anna (Efdien Publishing) e i miei Il Libro di Draco Daatson e Il Libro di Draco Daatson-Il Regno del Fuoco (Antipodi Edizioni). Sia La scuola degli Dei che il mio Libro di Draco Daatson in realtà illustrano in maniera romanzata quella che è la filosofia di base di questo nuovo paradigma conoscitivo, mentre per l’applicazione pratica di questi concetti potete rivolgervi a libri come The Key di Joe Vitale (Il Punto d’Incontro Edizioni) e al mio Risveglio (Anima Edizioni), dove sono presenti anche gli esercizi da svolgere settimanalmente. Fino a pochi decenni fa, il fatto che gli avvenimenti del mondo esterno fossero in relazione diretta con la nostra psicologia non veniva nemmeno preso in considerazione, se non da alcuni filosofi un po’ strambi e alcuni rari psicologi… forse provenienti da altri sistemi solari! Il pensare e il sentire comune sono sempre stati unidirezionali: «L’ambiente esterno influenza la nostra psicologia, ma non viceversa». Riporto subito un esempio pratico. Se a un party universitario un ragazzo fa la corte alla tua fidanzata, tu provi gelosia. Possiamo affermare che un avvenimento esterno ha provocato in te un’emozione negativa. Questo rappresenta il modo di pensare comune e più ovvio, ma decisamente poco originale per i miei gusti e per nulla funzionale se il tuo intento è diventare una persona differente rispetto alla mediocrità. Indubbiamente, però, questo è ciò che nei fatti è accaduto. Il problema è che non ti poni la domanda successiva: «Perché quel ragazzo ha fatto la corte proprio alla mia fidanzata?» e magari anche: «Perché mi capitano così spesso episodi del genere?» Indagando a fondo la situazione, potresti scoprire che dapprima la tua gelosia – quella che ti porti dentro, nell’inconscio, in stato latente – ha causato l’episodio in cui qualcuno ha cominciato a corteggiare la tua fidanzata… e che poi in un secondo tempo, di fronte all’episodio, la gelosia già presente dentro di te è fuoriuscita scatenando una reazione emotiva

visibile. La tua psicologia costruisce un evento (fase invisibile) e poi l’evento provoca in te un’emozione (fase visibile). Ma allora la causa prima delle tue arrabbiature, delle tue sofferenze e dei tuoi problemi economici… sei tu stesso, ossia la tua psicologia. Punto di vista piuttosto bizzarro, ma che diviene quantomai realistico quando si comincia ad osservare la propria vita con occhi differenti. Questa non è infatti una teoria da dimostrare scientificamente o filosoficamente, ma solo qualcosa che vi dovete dare la pena di osservare. O vedete che è così, o non lo vedete. Non c’è nulla che io possa – o voglia – fare per convincervi. La tua psicologia costruisce un evento (fase inconscia) e poi l’evento provoca in te un’emozione (fase conscia). Thomas Kuhn, accanito oppositore di Karl Popper, nella sua opera più famosa, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, sostiene che il progresso scientifico sia un’alternanza tra la scienza che procede in condizioni normali e i balzi dovuti a improvvise “rivoluzioni scientifiche”, le quali sono responsabili di radicali cambiamenti di paradigma (=il modo di pensare la realtà in una data epoca). Secondo lui non è possibile far cambiare idea ai sostenitori dei vecchi paradigmi offrendo loro argomentazioni e dimostrazioni più convincenti. La verità è che è necessario aspettare che i “grandi capi” dell’establishment religioso, filosofico o scientifico (a seconda dell’epoca storica) muoiano o si ritirino per dedicarsi all’allevamento di cavalli e vengano sostituiti da una generazione di studiosi più giovani e aperti. Diceva il drammaturgo Victor Hugo: «C’è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, e questa è un’idea il cui momento è ormai giunto». Niente infatti può fermare un’idea rivoluzionaria – un cambiamento di paradigma –, tuttavia scontrarsi con i sostenitori del vecchio paradigma – che con l’emergere del nuovo, divengono via via più rancorosi e aggressivi, come belve messe all’angolo – non è la scelta strategica migliore. Risulta molto più redditizio impegnarsi nella divulgazione delle nuove idee, andando dritti per la propria strada, ignorando coloro che resteranno sui bordi della via a

imprecare al vostro passaggio. A questo punto possiamo spingerci oltre e azzardare un pensiero quantomeno audace: la tua psicologia è il tuo destino. Già… perché il modo stesso in cui sei costruito interiormente, non può che provocare determinati eventi nella tua vita futura. Se tu sei gelosa e possessiva, è già scritto dentro di te quello che ti capiterà. Non possono infatti non capitarti episodi che faranno emergere questa tua possessività. Sei già segnata… condannata a vivere un certo genere di esperienze. Darai la colpa della tua sofferenza all’altra donna o “a quel porco di tuo marito”, quando in verità quell’episodio era già scritto all’interno di te da parecchio tempo, scolpito nella tua psicologia. La tua psicologia è il tuo destino. Vi rendete conto dell’importanza di questo nuovo punto di vista e dell’urgente necessità di divulgarlo? Sto dedicando la mia vita a fare questo. Fate la stessa cosa nel vostro ambiente. Il conto in banca in vostro possesso è letteralmente tarato sulla vostra psiche. Ognuno di voi incassa più o meno sempre le stesse cifre e se accade che un mese guadagna di più, il mese successivo guadagna di meno oppure spende più soldi. La vostra psicologia – il vostro inconscio – stabilisce su che cifra tarare i vostri guadagni. È un fatto energetico che bypassa la sfera cosciente. Infatti tale cifra non è valicabile per mezzo della volontà, ossia, come vi sarete accorti, non è sufficiente volerlo intensamente per diventare più ricchi. Finché non accade un mutamento profondo nella psicologia dell’individuo, tutto resta immutato. Se per mezzo della tua psicologia – il materiale inconscio che si trova dentro di te e che spesso nemmeno conosci – crei gli episodi della tua vita, allora agendo sulla tua psiche puoi cambiare il tuo destino. Il futuro d’un qualsiasi uomo non è altro che la proiezione dilatata nel tempo della sua psicologia attuale. Prima ho accennato ai libri che sono stati scritti sull’argomento, ma in verità, a una coscienza attenta, basterebbe questo solo capitolo per rivoluzionare la sua intera esistenza. Questo è un capitolo

che vale non il prezzo d’un libro, ma un milione di euro. Non a caso Victoria Ignis nel primo Libro di Draco Daatson dice: «Non c’è prezzo per ciò che ti sto dando. Per quanti soldi tu possa offrirmi, per quanti piaceri tu possa farmi, non potrai mai ripagarmi per questo insegnamento. Tuttavia c’è un modo che ti permette di sdebitarti con la vita: porta altri alla medesima realizzazione!» Quella di Victoria Ignis è un’affermazione decisamente importante; sembra eccessiva, eppure vi renderete conto voi stessi di quanto risulterà fondamentale per la vostra vita questo mutamento di prospettiva. Davvero non c’è prezzo. Il futuro d’un qualsiasi uomo non è altro che la proiezione dilatata nel tempo della sua psicologia attuale. Seguitemi bene: il mondo che vedete non è reale… è solo uno specchio del vostro passato, mentre la vostra psicologia attuale è reale e sta costruendo il vostro futuro, a partire da ciò che vivrete nei prossimi cinque minuti. Gli amici, il partner, il lavoro, la quantità di denaro che possedete attualmente… rappresentano il vostro passato, perché sono la conseguenza della vostra psicologia trascorsa. Per cui è impossibile cambiare qualcosa agendo direttamente su questi fenomeni esterni, in quanto sono solo proiezioni, sono fantasmi. Sarebbe come cercare di agire sulle immagini d’un film: ormai è troppo tardi per cambiare le scene, bisognava agire prima, quando il film è stato girato. Quella che vedete intorno a voi è la proiezione finale d’un film che è già stato girato. Non è più modificabile. Dentro la vostra attuale psiche invece si nasconde il vostro futuro. È lì che potete e dovete intervenire per modificare la proiezione che si manifesterà nei prossimi mesi. Dopo aver ascoltato queste idee molte persone commentano: «Tutto bello e interessante, ma nel mondo reale non funzionerebbe mai!» Me lo sono sentito ripetere tante volte e ve lo sentirete ripetere anche voi, perché la gente rifiuta istintivamente le idee originali e dà per scontato che la società non sia mai pronta per un cambiamento importante. Se quello che abbiamo creato fino ad oggi, con il vecchio modo di pensare, è davvero il “mondo reale”, allora è un pessimo posto dove vivere. Io non ci voglio vivere. Con l’esperienza ho

imparato che, fortunatamente, quello che viene definito “mondo reale” non è un luogo fisico, bensì una giustificazione per non iniziare a pensare il mondo in maniera nuova.

TU COSA PUOI FARE? Ti sfido a fare della tua vita un capolavoro. Ti sfido ad unirti a quel gruppo di persone che vivono ciò che insegnano e che seguono ciò che dicono. Anthony Robbins, life coach La bella notizia è che per modificare la tua psicologia… non devi fare niente… o quasi. È sufficiente che tu te ne vada in giro con questa nuova consapevolezza, tutto il giorno, tutti i giorni, osservando ciò che accade dentro e fuori di te. Dov’è la parte difficile? Dov’è la “fregatura”? Che te ne devi ricordare. Non è infatti sufficiente che tu l’abbia letto una volta su questo libro per essere in grado ottenere delle importanti modificazioni in te stesso. L’acquisizione intellettuale d’una nuova visione del mondo, sebbene sia fondamentale, non modifica a livello profondo la tua psicologia, mentre a te serve proprio un cambiamento profondo, non solo un nuovo modo di pensare. Da un libro del genere di norma le persone si aspettano di imparare come produrre un marketing convincente oppure qualche tecnica di “guadagno veloce”, invece io insisto nel tentativo di trasformarti in una persona differente, perché la persona che sei stato fino ad oggi ti ha condotto nella situazione in cui sei oggi, nulla di più e nulla di meno. Voglio che le tue vecchie maschere colme di condizionamenti si sgretolino ed emerga la tua anima, il tuo vero Sé, in una parola… la tua missione. Mentre guidi, parli al telefono, discuti di qualcosa con i tuoi colleghi, guardi la televisione o navighi in rete… solitamente non ti ricordi di due concetti fondamentali: 1) Il mondo che hai di fronte è la proiezione del tuo passato, edificata in base a quella che è stata la tua psicologia fino ad oggi. 2) L’evento che stai vivendo non è slegato da te e le persone non sono oggetti esterni a te, ma è tutto costantemente in rapporto con il tuo

inconscio. Di norma, dunque, agisci in uno stato soporifero, quasi ipnotico, nel quale parli e prendi decisioni meccanicamente, ossia senza alcuna reale consapevolezza di te. In questo modo continui a mettere in atto gli stessi meccanismi inconsci che ti hanno portato ad essere dove sei, a fare il lavoro che fai e a guadagnare quello che guadagni. Se vuoi cambiare davvero, devi invece cominciare ad agire in uno stato di coscienza non ordinario, non meccanico, uno stato di presenza, di maggiore attenzione, che richiede quindi una disciplina e uno sforzo continui. Se vuoi cambiare davvero, devi invece cominciare ad agire in uno stato di coscienza non ordinario, non meccanico, uno stato di presenza, di maggiore attenzione, che richiede quindi una disciplina e uno sforzo continui. Puoi chiamare questo nuovo stato di attenzione in vari modi: presenza, autocoscienza, »ricordo di sé«, qui-e-ora, mindfulness. Quest’ultima è la versione che va più di moda in questi anni. La mindfulness (cito da enciclopedia) è una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nel qui-e-ora, in modo intenzionale e non giudicante, a tutte le esperienze interne ed esterne che si verificano. Fin dal 1970 la psicologia clinica e quella psichiatrica hanno sviluppato una serie di applicazioni terapeutiche basate sulla mindfulness, per aiutare le persone che stanno vivendo situazioni psicologiche difficili. La pratica della mindfulness è stata impiegata in psicologia per alleviare differenti condizioni fisiche e mentali, determinando, ad esempio, riduzioni dei sintomi di depressione, stress, ansia, e nel trattamento delle tossicodipendenze. Recenti studi dimostrano anche che la mindfulness attenua in modo significativo il dolore fisico. In particolare, si è guadagnata la popolarità in tutto il mondo come metodo distintivo per gestire le emozioni. Migliorare la capacità di prestare attenzione, permette infatti di cogliere con maggiore prontezza il sorgere di pensieri negativi che contribuiscono al malessere emotivo. L’osservazione dei propri contenuti mentali/emotivi e degli stili abituali di pensiero (due capacità definite come automonitoraggio e metacognizione) permette

maggiori possibilità di esplorazione, espressione e cambiamento di tali contenuti. Ma al di là di quelle che potranno essere le future conferme cliniche, la mindfulness, sotto diversi nomi, esiste da migliaia di anni e fa parte delle pratiche comuni nei percorsi di risveglio interiore. La sua efficacia, quindi, non ha bisogno di essere dimostrata. Il noto maestro spirituale Georges Gurdjieff, attivo agli inizi del novecento, ha fatto del »ricordo di sé« la pratica principale del suo insegnamento. Automonitoraggio e metacognizione non si possono forse riassumere nell’espressione “auto-osservazione” tramandata da Gurdjieff? Anche il nostro contemporaneo Eckhart Tolle nel suo Il potere di Adesso (My Life Edizioni) indica come vivere costantemente nell’“adesso” per ottenere la realizzazione di se stessi a 360 gradi. Medesimo discorso può essere fatto per il maestro zen Thich Nhat Hanh e il suo testo Il miracolo della presenza mentale (Ubaldini Editore). Il discorso sulla mindfulness mi interessa non perché sia più efficace, per esempio, del »ricordo di sé« insegnato da Gurdjieff e Ouspensky nella prima metà del 1900, ma solo perché tale pratica è stata sottoposta a numerosi esperimenti che ne hanno più volte verificato l’efficacia, oltre che nel provocare cambiamenti comportamentali e un’aumentata capacità di gestire gli stati emotivi, anche nel produrre modificazioni della struttura fisica del cervello. Non è migliore del »ricordo di sé«, ma mentre su quest’ultimo non esistono dati sperimentali, sulla mindfulness sì. Per esempio, sappiamo che con il tempo la nostra corteccia cerebrale si assottiglia e il nostro cervello perde materia grigia. La dottoressa Sara Lazar, che conduce ricerche biologiche presso il Massachusetts General Hospital di Boston, ha studiato le immagini di risonanza magnetica di persone occidentali che praticano meditazione da molto tempo e di altri soggetti di controllo non dediti a questa pratica. Uno dei suoi studi in particolare si è rivelato di interesse eccezionale. La dottoressa ha esaminato un gruppo di persone che aveva alle spalle mediamente nove anni di esperienza di meditazione, con sei ore di pratica alla settimana. Poi ha confrontato queste persone con soggetti di controllo della stessa età. Ha scoperto che i meditatori avevano una corteccia più spessa in tre aree del cervello: l’insula anteriore, la corteccia sensoriale e la corteccia prefrontale. La corteccia prefrontale è

anche implicata nella cosiddetta “memoria di lavoro”, ossia la funzione che ci permette di tenere a mente i pensieri per un tempo sufficiente a riflettere su di essi, prendere decisioni e risolvere problemi. Il grado di ispessimento è risultato proporzionale alla quantità di tempo che la persona aveva dedicato alla meditazione nel corso della sua vita. [Lazar S., Kerr C., Wasserman R. et al. (2005), Meditation experience is associated with increased cortical thickness, “NeuroReport”, 16 (17), 1893-1897] Altri studi hanno dimostrato che le persone dedite alla meditazione, rispetto ai soggetti di controllo che non meditano, hanno una perdita di materia grigia inferiore, che corrisponde a una minore riduzione della capacità di restare concentrati. [Pagoni G. e Cekic M. (2007), Age effects on gray matter volume and attentional performance in Zen meditation, “Neurobiology of Aging”, 28 (10), 1623-1627] In un altro studio (2009) la dottoressa Lazar ha riscontrato la presenza di cambiamenti misurabili in una parte del tronco cerebrale coinvolta nella produzione di serotonina, un neuro trasmettitore che partecipa alla regolazione dell’umore. Quest’area diventa più densa già dopo solo otto settimane di pratica di mindfulness. L’aumento di densità è stato massimo nei soggetti che hanno praticato di più. E proprio questi soggetti sono quelli che hanno riferito un maggiore incremento del benessere generale. Però, tutto questo raggiungerà lo scopo solo se riuscirai a ricordartene, e questa, dicevamo, è la parte difficile. Quando avrai finito di leggere queste pagine, ti alzerai dalla sedia e riprenderai le tue solite attività. Lo farai ripiombando nella consueta meccanicità delle tue azioni oppure riuscirai a portare con te questi insegnamenti? Questo farà la differenza. Questo fornirà un valore completamente diverso ai soldi che hai speso per acquistare il libro che tieni in mano: potrà continuare a valere i pochi euro del prezzo di copertina, oppure trasformarsi in un talismano da un milione di euro. Io, da parte mia, farò tutto ciò che è in mio potere perché questo libro ti faccia guadagnare un milione di euro, tuttavia non potrò entrare nella tua vita e fare il lavoro al tuo posto. Le strategie da mettere in atto per rendere operativo il libro La Via della Ricchezza, sono due:

1)

L’acquisizione di uno stato di coscienza superiore, sempre più profondo, fondato sulla pratica della presenza qui-e-ora: timeless leadership. 2) La gestione dei tuoi stati interiori – mentali ed emotivi. Il lavoro da svolgere al fine di imparare a gestire gli stati interiori e, di conseguenza, modificare il mondo esterno, si fonda principalmente sull’autoosservazione. Gli americani dicono: «self-observation is selfcorrection». L’auto-osservazione porta infatti prima all’autoconoscenza (=self-knowledge) e poi alla padronanza di sé (=selfmastery). La padronanza dei tuoi stati interiori (sesso, emozioni e pensieri) ti dà potere sul mondo, essendo quest’ultimo solo il riflesso passivo della tua psicologia. Attraverso l’osservazione e il controllo di ciò che accade dentro di te, puoi prendere in mano il timone della tua esistenza. Queste due sfere d’azione in realtà si sovrappongono: l’autentico potere (che implica anche il successo finanziario) ti viene dato dal grado di padronanza di te che hai raggiunto. Questo è l’assioma fondamentale di quell’antica scienza che conosciamo col nome di Magia. Il punto è che, per giungere a padroneggiare i tuoi stati interiori, devi sforzarti di restare presente nel qui-e-ora – ossia, “ricordarti di te” – e non puoi permettere che, per esempio, le tue manifestazioni emotive (imbarazzo, rabbia, ansia, ecc.) scivolino via nell’inconsapevolezza e passino inosservate a te stesso – come accade regolarmente all’uomo ordinario. Devi imparare a “ricordarti di te” ed auto-osservarti con il fine di trasformarti e acquisire nuovi poteri su te stesso e sulla tua realtà, ma questo solo la pratica della presenza qui-e-ora te lo consente. L’osservazione di se stessi, portata avanti in maniera costante e prolungata nel tempo, permette la correzione automatica dei comportamenti sbagliati, dove per “sbagliati” si intendono quei comportamenti che sono disfunzionali a una vita soddisfacente sotto ogni punto di vista, compreso quello finanziario. L’auto-osservazione in stato di presenza – cioè restando focalizzati nel qui-e-ora – andrà a modificare nel tempo, in maniera naturale, quei modi di pensare e quei comportamenti che si rivelano di ostacolo a un’esistenza ricca e appagante.

Tutto questo senza necessità di alcuna brutale repressione. Torneremo più avanti sugli aspetti pratici del lavoro da compiere. L’autentico potere (che implica anche il successo finanziario) ti viene dato dal grado di padronanza di te che hai raggiunto. Questo è l’assioma fondamentale di quell’antica scienza che conosciamo col nome di Magia.

5 MINUTI AL GIORNO Questo esercizio – grazie all’applicazione costante e prolungata – vi consente di entrare in uno stato di coscienza superiore, il qui-e-ora, conosciuto anche come presenza, »ricordo di sé« o mindfulness. Il principale segreto dei maghi e degli alchimisti – prima che tali scuole degenerassero – consisteva nel giungere al risveglio e all’apertura del Cuore attraverso il metodo del »ricordo di sé«, ossia la capacità di restare sempre presenti a se stessi, grazie a un particolare stato detto »attenzione divisa«, nel quale una parte dell’attenzione è rivolta al mondo esterno, come di consueto, ma una parte è rivolta a se stessi, alla percezione di sé. Ecco perché si parla di »ricordo di sé«. Potrete trovare validi approfondimenti nei libri indicati in bibliografia, in particolare in Il miracolo della presenza mentale, di Thich Nhat Hanh, Il ricordo di sé di Robert Earl Burton e nei miei due testi Risveglio e La porta del mago. Lo sforzo di restare in uno stato di presenza produce ciò che viene metaforicamente chiamato “fuoco alchemico”, necessario affinché si verifichino delle trasformazioni profonde nella coscienza dell’individuo e vengano bruciati tutti quegli aspetti psicologici che non gli sono più utili. Stiamo parlando di una “via breve”, per cui necessariamente difficile e adatta a pochi. D’altronde vi avevo anticipato fin dalle prime righe che questo non sarebbe stato un libro innocuo. Le pratiche che invece adottano concentrazione e meditazione sono più semplici, ma, da sole, conducono agli stessi risultati solo in tempi molto, molto più lunghi. Il »ricordo di sé« non usa mezzi termini: ti costringe a portare direttamente e forzosamente la tua auto-coscienza nella quotidianità. Non lo si può

spiegare a parole: lo si intuisce direttamente facendo gli esercizi. Si tratta di essere presenti qui-e-ora almeno in corrispondenza di determinate occasioni che vengono stabilite a priori. Un uomo risvegliato alla sua vera essenza è un uomo che si ricorda di sé sempre, è un uomo che è sempre presente qui-e-ora. Il »ricordo di sé« è infatti un livello di coscienza superiore che si può raggiungere solo sforzandosi di ricordarsi di sé! Tu compi un atto (cammini, ti lavi i denti, fumi una sigaretta, guardi la televisione…) e mentre lo compi sei cosciente di essere tu a compierlo. Una parte della tua attenzione è rivolta all’atto che stai compiendo, mentre un’altra parte – e questo fa la differenza rispetto alla meditazione – è rivolta a te, al tuo essere presente. Questa si chiama »attenzione divisa«. Per essere più chiaro: mentre sei al cinema a guardare un film, non ti abbandoni totalmente alle scene che si svolgono sotto i tuoi occhi, dimenticando te stesso, come accade a chiunque, ma ti sforzi di restare presente a te stesso, cioè di ricordarti che esisti, mentre continui a seguire la trama del film. Il »ricordo di sé« è il “terribile segreto” dell’Ars Regia che tutti gli alchimisti hanno sempre cercato e quasi nessuno ha mai trovato, poiché prima dell’avvento di Georges Gurdjieff veniva insegnato solo in scuole esoteriche alchemiche molto ben protette e con un linguaggio inaccessibile persino agli esperti. Lo stesso Gurdjieff è transitato per numerose prove prima di potervi accedere e divenire in grado di trasmetterlo ad altri. È il »regime«, l’»agente universale«, il FuocoFisso a cui la materia della psiche deve essere sottoposta per ottenere una trasformazione. Premetto che l’effettivo stato di »ricordo di sé« è una particolare condizione emotiva di serenità, benessere e apertura del Cuore, non un fenomeno intellettuale. Qui stiamo parlando dello “sforzo” di ricordarsi di sé, ossia l’unico stato attualmente possibile per un neofita: uno stato ancora principalmente mentale, in cui ci si sforza di essere presenti per ricordarsi di sé. Attraverso gli sforzi ripetuti vi sarà però possibile attivare una nuova sfera della coscienza, che di norma è accessibile – anche se in maniera parziale e temporanea – solo grazie all’utilizzo di sostanze psicotrope, e quindi entrare nel reale »ricordo di sé« … e questo è il vostro scopo. L’unico modo che avete per capire cosa è il »ricordo di sé« è fare degli esercizi; esso non può venire compreso attraverso una spiegazione

intellettuale, come se si trattasse d’un qualunque altro concetto filosofico. Attraverso il persistente sforzo teso al »ricordo di sé« si produce una trasmutazione alchemica nella coscienza del praticante, con importanti ricadute sul piano psicologico, nella sfera comportamentale e, di riflesso, nella creazione della realtà circostante. Nei miei primi anni d’insegnamento l’esercizio che sto per proporvi durava 15 minuti, ma recentemente l’ho ridotto a soli 5 minuti, in quanto per la maggior parte delle persone risultava troppo dispersivo: non riuscivano a focalizzare le loro energie per un intero quarto d’ora. Ho così constatato che 5 minuti fatti con la massima intensità sono molto più efficaci di 15 minuti condotti in maniera debole e discontinua. È un esercizio molto antico, apparteneva alle “vecchie volpi” che si annidavano nelle prime scuole esoteriche. Si parte dal presupposto che troppo spesso l’individuo dissipa le sue energie svolgendo più esercizi e seguendo differenti vie. Per acquisire un reale potere interiore, non potete seguire al contempo più linee di lavoro, passando da una all’altra dopo pochi mesi, scegliendo il prodotto più nuovo che trovate al supermercato della new-age. Se seguite la Via della Ricchezza, seguitela fino in fondo. E questo vale per qualunque via decidiate di intraprendere nei prossimi anni. Per 5 minuti ogni giorno alla stessa ora, sforzatevi di restare presenti con tutte le vostre forze, qualunque cosa succeda. Quei 5 minuti devono diventare per voi il vostro Dio. Dovete vivere in funzione di quei 5 minuti quotidiani. Utilizzate un momento della vostra giornata che non si riveli né troppo complicato né troppo semplice per lo svolgimento dell’esercizio. Non fatelo quando sapete di dover sostenere riunioni di lavoro, ma neanche quando siete chiusi in casa da soli e con il telefono spento. Nel corso della giornata presto svilupperete un forte desiderio di “essere presenti” e vi sentirete avviliti perché dovrete imporvi di non fare nulla al di fuori dei vostri 5 minuti quotidiani. Avvilimento e frustrazione provocati dal dover confinare entro soli 5 minuti tutti gli sforzi tesi a generare in voi lo stato di coscienza del qui-e-ora… dovrebbero far sorgere un senso di trepidazione e impazienza da coltivare accuratamente affinché i 5 minuti divengano ancora più potenti. L’essere obbligati a non poter fare di più nell’arco della giornata, rende straordinariamente densi quei 5 minuti.

Sfruttando questi sentimenti, sorti durante il giorno, potete “caricarvi” ancora di più in previsione dei vostri 5 minuti. Costanza, regolarità, fermezza e determinazione vi rendono inesorabili – anche se amorevoli – nei confronti del vostro apparato psicofisico, il quale deve comprendere in profondità, fin dal primo giorno, che non vi arrenderete mai. In fondo gli state chiedendo molto poco, ma glielo chiederete con maniacale regolarità… e questo produrrà risultati certi. Il frutto del lavoro di coloro che nel corso della storia hanno sfidato e vinto la meccanicità del loro apparato psicofisico, è sempre stato chiaro: la trasformazione di uomini e donne in maghi e maghe. Il mago e la maga sono persone serene, soddisfatte di sé, che raggiungono obiettivi, vivono nell’abbondanza e nella prosperità e dedicano la loro vita ad aiutare gli altri. Se la vostra visione del mago è differente, forse è il caso che la rivediate. Dopo un po’ di tempo – variabile da individuo a individuo, a tal punto da rendere totalmente inutile discuterne qui – aggiungerete alla prima una seconda “finestra di risveglio”: 5 minuti, scelti in un momento della giornata distante dai 5 minuti precedenti. Attraverso azioni focalizzate e mirate vi aprirete dei varchi di consapevolezza in un territorio che di norma è dominato dal sonno psicologico. Se vi limitate a spazi così circoscritti (5 minuti), seppur estremamente intensi, l’apparato psicofisico non entrerà in uno stato di allarme e vi lascerà lavorare in maniera relativamente tranquilla. I vostri tentativi di acquisire padronanza del vostro corpo e della vostra mente – i vostri strumenti di lavoro – non desteranno i sospetti della “macchina biologica”, le sembreranno insignificanti, li sottovaluterà… e questo con il tempo vi consegnerà l’inevitabile vittoria. Il mago e la maga sono persone serene, soddisfatte di sé, che raggiungono obiettivi, vivono nell’abbondanza e nella prosperità e dedicano la loro vita ad aiutare gli altri. Se la vostra visione del mago è differente, forse è il caso che la rivediate.

L’AUTOFORMAZIONE Fidati del ciclo delle stagioni, alla fine otterrai sempre ciò che hai seminato. Anthony Robbins, life coach L’attuale sistema scolastico preso nel suo complesso – più ancora che i singoli programmi scolastici – è totalmente inadatto alla società in continua evoluzione che abbiamo sotto gli occhi. Gli studenti siedono passivamente nelle loro aule assorbendo nozioni sul piano mentale, con un coinvolgimento minimo, se non nullo, del corpo e della sfera artistico/emotiva. L’educastrazione è concepita come una gigantesca catena di montaggio il cui prodotto finale sono cervelli da incastonare docilmente nel sistema produci/consuma/crepa. Questo è il metodo scolastico che è stato ispirato dall’era industriale, e che ha come scopo dichiarato la creazione d’un prodotto uniforme e standardizzato con la maggior efficienza possibile. L’esigenza del ventunesimo secolo è formare cittadini globali svegli, empatici, attenti e dotati di creatività ed emotività pienamente sviluppate. Tale urgente esigenza differisce profondamente dal bisogno di preparare operai ubbidienti che si aveva nel diciannovesimo secolo, tuttavia il vecchio modello scolastico dell’era industriale continua ad essere quello più utilizzato in tutto il mondo. Quando termini la formazione scolastica il tuo modo di pensare è oramai governato dai concetti “meccanici” tipici dell’era industriale: controllo, prevedibilità del risultato, standardizzazione dei processi, competitività e, come ciliegina sulla torta… lo slogan mors tua vita mea. Di norma viene dato poco spazio a creatività, emotività, improvvisazione, collaborazione, condivisione… che conducono allo slogan vita tua vita mea. Se intendi ribaltare di 360 gradi il tuo modo di rapportarti al mondo del lavoro e al denaro, nei prossimi mesi e nei prossimi anni dovrai dedicarti con impegno all’autoformazione, incontrando persone che consideri dei mentori e leggendo molti, molti libri. Devi recuperare il tempo perduto, annullare gli

effetti devastanti dell’edu-castrazione, e per fare questo la tua istruzione deve diventare ossessiva e continua. Studia nelle ore libere dal tuo attuale lavoro e, se possibile, anche la notte. Ciò che già sai non può che condurti dove già sei. Dovrai dapprima cambiare interamente il tuo modo di pensare e poi entrare in un differente stato di coscienza, sovramentale, estraneo alla psico-prigione, dove tutte le ansie legate ai soldi non esisteranno più, perché sarai in grado di vivere nell’istante presente, nella coscienza del qui-e-ora, in una timeless consciousness. L’obiettivo è imparare il più possibile dagli esperti, ossia da coloro che sanno fare bene ciò che vuoi fare tu, di qualunque campo si tratti. Utilizza libri, audiolibri, e-book, corsi, workshop e seminari. Datti come regola riuscire a leggere almeno 10 pagine ogni giorno, tutti i giorni. Alla fine di questo libro troverai un elenco di testi da me consigliati. Leggi, sottolinea, prendi appunti e memorizza. Sottolineare o evidenziare a margine è importante per quando in futuro riprenderai in mano quel libro alla ricerca di determinati concetti. Tutte le volte che ti è possibile ascolta audiolibri di formazione, perché ascoltare fissa più profondamente i concetti dentro di te rispetto al solo leggere. In futuro, al centro del nuovo modello educativo non verrà più posto il programma di studi, bensì l’insegnante, una figura che si rifà all’archetipo del maestro spirituale o “maestro di vita”. Nel vecchio modello scolastico il programma era l’aspetto essenziale e poteva essere portato avanti da chiunque si fosse laureato in una specifica materia (a un certo punto si è addirittura ipotizzata la sostituzione dell’insegnante con un robot), poiché l’importante era che alla fine del ciclo scolastico l’allievo sapesse ripetere a memoria un certo numero di nozioni e sviluppato certe capacità logicodeduttive. In futuro sarà invece centrale la figura dell’insegnante/mentore/maestro, un essere umano completo e che aiuterà gli allievi a divenire a loro volta essere umani completi. L’autentico educatore non si limita a inserire dati dentro dei cervelli, ma tira fuori (educere=condurre fuori) da ogni studente il meglio di quanto costui possiede al suo interno, in termini di talenti e capacità, in maniera da indirizzarlo sempre di più verso il compimento della sua missione nei futuri anni della sua esistenza. In questa prospettiva l’educatore diviene a tutti gli effetti un “maestro di vita”.

Se intendi ribaltare di 360 gradi il tuo modo di rapportarti al mondo del lavoro e al denaro, nei prossimi mesi e nei prossimi anni dovrai dedicarti con impegno all’autoformazione, incontrando persone che consideri dei mentori e leggendo molti, molti libri. L’insegnante dovrebbe essere – e sarà in futuro – un individuo fortemente motivato e consapevole del fatto che per diventare realmente “maestri” occorre innanzitutto un costante impulso all’autoeducazione personale. Non solo chi svolge il ruolo di insegnante, ma una qualunque persona di successo deve studiare e aggiornarsi di continuo, per tutta la vita. Quella dell’insegnante è una missione carica di responsabilità e non può essere portata avanti come un qualunque altro lavoro, ossia solo per guadagnare uno stipendio. In realtà nessun lavoro può essere svolto con questo spirito, ma in particolare non può essere fatto nell’ambito dell’insegnamento. In futuro, affinché il sistema educativo e il mondo del lavoro possano davvero funzionare, bisognerà mettere l’accento sulla preparazione umana – quindi anche corporea, emotiva, morale e spirituale – dell’insegnante e non unicamente sulle sue capacità intellettuali. Il professore deve tornare a essere il “maestro”, un esempio morale, una persona saggia, un modello di comportamento per gli studenti, qualcuno che ricorderanno e a cui si ispireranno per il resto della loro vita. Attualmente invece, coloro che istruiscono le nuove generazioni sono poco più che dispensatori meccanici di nozioni e di relativi giudizi di merito; il loro status morale e spirituale non viene considerato importante ai fini della trasmissione di tali nozioni. Ma se l’educatore non è in grado di essere da esempio, non può realmente trasmettere ciò che insegna. Limitarsi a trasferire un’informazione a una classe è una cosa ben differente dall’insegnarla, ossia trasmetterla con passione. Un sistema scolastico che tratta i bambini e i ragazzi come cervelli vuoti da colmare con vecchie nozioni, con l’unico fine d’inquadrarli rapidamente nei formicai della produzione, tra le fila dei mansueti consumatori, diventa ogni giorno più obsoleto e sempre più vicino al pensionamento. Oggi, chi vuole avere successo nella vita, ha bisogno d’altro, e se non lo trova nelle

istituzioni, deve ricavarlo da altre fonti. Ricordatevi che i dirigenti di domani sono quei bambini che oggi, ogni mattina, accompagniamo, tenendoli per mano, fino sulla soglia degli edifici scolastici. Ciò che viene insegnato loro dentro quegli edifici, deve diventare nostra piena responsabilità. Gli studenti rappresentano una piccola percentuale della popolazione attuale, ma il 100% della popolazione futura. Non dimenticatelo mai. Il pessimo politico che oggi racconta bugie in televisione, tanto tempo fa è stato anche lui un bambino che veniva accompagnato tutte le mattine a scuola dalla mamma. Qualcuno in quell’edificio si è preoccupato di insegnargli, attraverso l’esempio, a non dire le bugie per ottenere fini personali? Questa società finge d’aver dimenticato che l’uomo è un essere spirituale circondato da un corpo fisico, e questa dimenticanza produce conseguenze disastrose in economia, in politica e nella scienza. Il messaggio di fondo che passa in questo sistema educativo è: «Sei un corpo di carne che deve sopravvivere il più a lungo possibile in un ambiente ostile e competitivo dove tutti sono pronti a fotterti». Questa è l’edu-castrazione che emerge dalle aule scolastiche, e ogni insegnante ne è responsabile, perché questo è ciò che anche lui in fondo crede. Per questo motivo tocca a noi, quando giungiamo a 30, 40 o 50 anni, non perdere più tempo e cominciare a costruirci una nuova formazione, che annulli gli effetti della psico-prigione, ossia la programmazione che ci induce a credere di essere “corpi di carne fabbricati in serie, adibiti alla produzione e al consumo di prodotti fabbricati in serie”. Fin da piccoli dovremmo essere – e un giorno saremo – educati in quell’arte che gli americani chiamano Life training (in italiano può essere tradotto come “allenamento alla vita”): tutte quelle idee fondamentali che insegnano a sviluppare le potenzialità individuali e a prendere in mano la propria esistenza. L’apprendimento attuale è invece limitato: si impara a reagire al meglio a circostanze che si ritiene di non aver creato. Se la consapevolezza si ferma al piano mentale, allora le persone e gli oggetti vengono percepiti come separati da noi, per cui le nostre azioni non possono che essere reazioni a un ambiente oggettivo che percepiamo come esterno. Quando invece, grazie alla pratica della presenza nel qui-e-ora, ci si spinge più in profondità, i pensieri e le azioni divengono creativi, inconsueti, spesso

imprevedibili, in quanto provengono da uno stato di coscienza che è sovramentale e che percepisce le persone e gli oggetti come interni a una coscienza più espansa rispetto ai limiti mentali. Integrando il programma di studi con questi nuovi concetti, si consentirebbe ai giovani di entrare nel mondo del lavoro con in mano strumenti concreti per giocarsi al meglio le proprie carte, anziché, come avviene oggi, venire gettati nel mercato come degli sprovveduti, costretti a lottare fin da subito nell’arena della vita, ignari delle regole del gioco. La maggior parte delle attività a cui dedichiamo la nostra vita cessa con la nostra morte. Il nostro posto in ufficio o in fabbrica verrà preso da qualcun altro, qualunque sia stata la nostra posizione nella scala gerarchica o l’entità della nostra paga. Ma è possibile restare in vita creando qualcosa che non cessi da un giorno all’altro. A questo dobbiamo mirare se vogliamo andarcene con dignità. Lottare ogni giorno per la realizzazione d’un ideale fa sì che in verità non moriamo mai del tutto, perché una parte di noi continua a vivere in quell’ideale, generazione dopo generazione.

IL DENARO NON TI APPARTIENE Un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore può amare. Dal film Educazione siberiana (2013) La causa reale della povertà è il senso del possesso. Le persone si sentono ricche o si sentono povere perché credono che il denaro sia qualcosa che può appartenere a qualcuno. Quando la ricchezza sarà slegata dal senso del possesso e ricondotta a un sentire interiore, profondo, allora non esisterà più la povertà. Nonostante questa sia forse la credenza più radicata nel genere umano, è indispensabile, se volete davvero diventare ricchi, che riusciate a sradicare dalla vostra psicologia la superstizione che il denaro possa appartenere a qualcuno. In questo modo non proverete più preoccupazioni legate al denaro; per voi sarà un argomento come tanti altri, non più carico di inquietudini o affanni. Avere un atteggiamento rilassato – esente da ansie e paure – rispetto al denaro, significa aver smesso di considerarlo proprio. Non c’è un altro modo. Niente è vostro. State amministrando del denaro per conto di Dio. Tutte le ricchezze appartengono al divino e coloro che le detengono ne sono i depositari e non i possessori. I soldi oggi sono con voi… domani altrove. Tutto dipende dalla maniera in cui adempite l’incarico – la missione – per cui la vostra anima si è incarnata. Quanti soldi vi viene concesso di amministrare nei vari momenti della vostra vita, dipende dallo spirito con cui fate le cose, dalla coscienza con cui vi servite del denaro e per quali fini. Potreste considerare a tutti gli effetti vostro, unicamente qualcosa che vi appartiene per sempre, senza condizioni, ma non qualcosa che potete perdere in qualunque momento. Ne deduciamo che i soldi, la casa, l’azienda, l’automobile… fino a considerare il partner, i figli e il vostro stesso corpo… non vi appartengono, poiché tutto questo prima o poi lo perderete, compresi i vostri cari; potrà succedere a causa vostra o a causa loro, ma è sicuro che un giorno perderete anche le persone a cui tenete di più.

Nel Vangelo, Gesù afferma: «Non accumulate tesori sulla Terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori nel Cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo Cuore». Mt 6,19-21 È rischioso sviluppare attaccamento per qualunque cosa sia soggetto a invecchiamento o a furto. Questo non significa non frequentare le persone care, non sposarsi, non avere figli, non possedere denaro o una bella macchina, non sto infatti parlando di non godere fino in fondo della presenza dei vostri cari o dei vostri beni materiali, ma unicamente di non sviluppare attaccamento per essi. Vi invito cioè a rimanere in ogni istante consapevoli che non potete vantare alcun diritto di possesso su queste cose; ne è la dimostrazione il fatto che in qualunque momento se ne possono andare o vi possono essere rubate. Che senso ha considerare come vostro, qualcosa che può esservi portato via da chiunque? Potete acquistare e utilizzare la vostra automobile da 80 000 euro, anche senza considerarla vostra, come se fosse in prestito. In effetti tutto ci è dato in prestito, anche il corpo, infatti la vita prima o poi se lo riprenderà. A quel punto scoprirete se avete accumulato tesori anche in Cielo – nella vostra anima – oppure lo avete fatto solo sulla Terra. La misura con cui vi dispiacerà dover abbandonare tutto per spostarvi nell’aldilà, sarà la misura del vostro attaccamento ai beni materiali, ai vostri cari e al corpo. Considerare come appartenente a voi la vostra bella automobile, non aggiunge nulla alla vostra capacità di utilizzarla come mezzo di trasporto e di godervela come oggetto. Che dentro di voi la consideriate vostra o meno, agli occhi del mondo resta sempre la vostra auto e solo voi avete il diritto di guidarla. Quando non la considererete più vostra, bensì in prestito, non vi sarà comunque precluso di passare delle ore ad ammirarla, così come non sarete costretti a prestarla a chiunque ve lo chieda, per “far vedere che non ci tenete”! Considerarla vostra, quindi, non vi fornisce alcun vantaggio, ma in compenso vi causa enormi svantaggi: la paura che possa essere rubata, l’ansia che possa venire danneggiata da qualcuno, la rabbia e il dolore che provate quando una di queste ipotesi si verifica. Perché, dunque, continuate a sottostare al senso del possesso?

Osservate la vostra reazione interiore quando un bene di vostro possesso viene danneggiato o rubato, quando perdete del denaro o quando ne ricevete meno di quello che vi aspettavate. Non sentite come un senso di disagio al plesso solare? È qualcosa di lieve o una vera e propria sofferenza? Sappiate che state soffrendo a causa d’un pericoloso fraintendimento: credete vostro, qualcosa che non lo è e non lo è mai stato, né potrebbe mai esserlo. Il denaro passa attraverso di voi, ma non è vostro. Voi avete unicamente il compito di amministrarne la quantità che vi serve per i vostri scopi, ma non avete il diritto di considerarlo vostro, non più di quanto avete il diritto di considerare vostra l’aria che passa nei vostri polmoni e vi permette di respirare o il cibo che è nel vostro stomaco e state digerendo. I soldi non sono di nessuno e sono a disposizione di tutti, in qualsiasi momento e in quantità infinita. Quanti ne potete ricevere dipende da voi, non dall’ambiente. Sono perfettamente cosciente di quanto sia difficile pensarla in questo modo all’interno di una società improntata sul motto mors tua vita mea, eppure questa è la realtà dei fatti che si palesa agli occhi di chi si sveglia, si libera della psico-prigione ed entra in un differente stato di coscienza. I soldi non sono di nessuno e sono a disposizione di tutti, in qualsiasi momento e in quantità infinita. La società vi ha insegnato che i soldi sono oggetti che passano di mano in mano, che possono venire chiusi nei forzieri, che possono diventare proprietà di qualcuno a discapito di altri… quando invece stiamo parlando di un’energia che scorre, che può essere attratta o respinta, che segue chi non la insegue. Per esempio, oramai tutti sanno che esiste un ristretto gruppo di famiglie di ricchi banchieri, verso i quali gli Stati sono indebitati, e che quindi governano il mondo da dietro le quinte. E in effetti è vero. Ma non è questo il punto. Il punto non è chi sono e cosa fanno loro, bensì chi siete e cosa fate voi. Non preoccupatevi mai di trust, cartelli farmaceutici e dinastie di banchieri, non fatevi prendere dall’ansia per il fatto che loro tengono in pugno

l’economia dell’intero pianeta. Non temete mai di perdere qualcosa perché qualcun altro ve lo può portare via. La fonte della ricchezza non è in qualcun altro, ma all’interno di voi, dove l’abbondanza è infinita e dove chi guadagna di più non sottrae niente agli altri. Il mors tua vita mea non è mai stato vero. Essendo il mondo un’estensione della vostra psicologia, nessuno può tenervi schiavi o può limitare la vostra ricchezza, se non voi stessi, anche se, ovviamente, non lo fate coscientemente. La libertà è un valore assoluto, ma non in quanto debba essere pretesa da chi è schiavo o debba essere concessa dai più forti ai più deboli. Questo è ancora un modo di pensare medio-cre, frutto della psico-prigione. La libertà è un valore assoluto nel senso che nessuno può mai sottrarvela, essa rappresenta un valore intoccabile già adesso, per chiunque, poiché chiunque è già libero… se solo ne diviene consapevole. Libertà e ricchezza in realtà non possono essere né sottratte né concesse e non sono frutto di conquiste esteriori; possono unicamente essere portate alla consapevolezza dall’interno, perché sono degli stati di coscienza interiori. Se la ricchezza e la libertà non fossero già adesso in nostro potere, ciò sarebbe terribile, poiché dovremmo sempre sperare nelle condizioni favorevoli del sistema in cui viviamo. Dovremmo sempre sperare in qualcuno disposto a concedercele. E quand’anche le cose andassero bene, vivremmo comunque nella paura di perdere ricchezza e libertà a causa di un cambiamento sfavorevole di tali condizioni. Questa è infatti la vita che conducono coloro che sono schiavi dello psico-penitenziario: speranza di avere qualcosa di meglio e paura di perdere ciò che credono di possedere già. Ma consegnare libertà e ricchezza nelle mani del mondo esterno, costituisce già di per sé uno stato di schiavitù. Se hai il coraggio di liberarti dalla sensazione di possedere solo una piccola quantità, cominci a sentire di possedere una quantità infinita. Rinunci a poco per avere tutto. Credere di possedere qualche centinaia di migliaia di euro sul conto in banca, può forse darti l’illusione d’una temporanea e relativa sicurezza – con un immancabile corollario di ansie e paure –, ma essere profondamente convinto che “in qualsiasi momento arrivano i soldi che mi servono”, può darti invece una vera sicurezza e una vera libertà. Fino a quando non cominci a vedere la psico-prigione intorno a te, nei tuoi

pensieri e in quelli degli altri (primo passo) e poi non agisci iniziando una pratica costante per liberartene (secondo passo), ti appariranno normali assurdità come: «Le aziende chiudono perché c’è la crisi… Non ci sono risorse per tutti… In Africa muoiono di fame perché il clima è arido… Il terrorismo è causato dal fanatismo religioso… La pornografia su internet è un sintomo di maggiore libertà sessuale…» e follie simili. In un universo infinito, colmo di abbondanza, che ci circonda da tutte le parti, che è a disposizione di chiunque in qualsiasi momento… tu fatichi a trovare i soldi per pagare l’affitto mensile oppure fatichi a trovare un finanziamento per acquistare un nuovo macchinario nella tua azienda. Non ti sembra che ci sia qualcosa che non va? Non provi la sensazione che qualcuno si stia prendendo gioco di te, qualcuno che ti tiene prigioniero con sbarre invisibili? La ricchezza non può essere trasferita da una persona a un’altra, da un conto in banca a un altro, poiché emerge dall’interno e non deve chiedere il permesso a nessuno, né attendere le condizioni sociali adatte. Il collegamento con la tua ricchezza è diretto, perché il Sé infinito e abbondante è ciò che in profondità tu sei, già adesso, mentre stai leggendo. L’abbondanza è lì, a portata di mano, ma le idee della psico-prigione formano un velo di limitazioni che ti impedisce di scorgerla. Quando ne scorgi un frammento, subito te ne appropri, credendolo tuo e impedendoti così di farne giungere ancora. La ricchezza non può essere trasferita da una persona a un’altra, da un conto in banca a un altro, poiché emerge dall’interno e non deve chiedere il permesso a nessuno, né attendere le condizioni sociali adatte. Così come l’aria e il cibo non sono importanti di per se stessi, ma solo in quanto ci permettono di respirare e di vivere in maniera soddisfacente, allo stesso modo il denaro non è importante di per se stesso, ma solo in quanto ci consente di sopravvivere e di raggiungere degli obiettivi, in linea con la nostra missione. Avrete quindi già capito che non è poi così importante imparare nuove tecniche su “come fare i soldi”, bensì portare alla coscienza chi siete davvero – oltre le maschere e i condizionamenti – e scoprire quali sono i vostri obiettivi sulla Terra.

LE STRATEGIE DEL SUCCESSO Da ogni parte ci giungono sfide a lavorare instancabilmente per raggiungere la perfezione nella nostra vita lavorativa. Non tutti gli uomini hanno la vocazione per lavori specializzati o professionali; ancora meno raggiungono le vette del genio nelle arti e nelle scienze; molti hanno la vocazione di essere operai nelle fabbriche, nei campi e per le strade. Ma nessun lavoro è insignificante. Ogni lavoro che innalzi l’umanità ha dignità e importanza e va intrapreso con impegno meticoloso. Se la vocazione di un uomo è quella di fare lo spazzino, deve spazzare le strade come fosse Michelangelo che dipinge o Beethoven che compone musica o Shakespeare che scrive poesie. Deve spazzare le strade tanto bene che le moltitudini del cielo e della terra si soffermino a dire: “Qui ha vissuto un grande spazzino che ha fatto bene il suo lavoro”. Martin Luther King «Grazie a ciò che ho fatto oggi, il mondo è un po’ migliore». Potersi dire questa frase la sera prima di andar a letto, rappresenta in assoluto la miglior garanzia di successo. In questa affermazione si riassume il senso profondo sia di questo capitolo che di questo libro.

IDENTIFICA UNA NICCHIA DI MERCATO Non fare l’errore di cercare di piacere a tutti e di vendere un prodotto che sia per tutti. Ciò che è rivolto a tutti, in verità non è rivolto a nessuno. Produrre servizi, oggetti, libri o film rivolti al mainstream (=corrente principale, ossia ciò che è di diffusione popolare), quasi mai è una buona idea per qualcuno che vuole diventare imprenditore di se stesso, in quanto esistono già multinazionali che producono, in abbondanza e a basso costo, tutto ciò che serve alle masse. Se apri una libreria fai in modo che sia specializzata, mentre

se apri un ristorante deve essere tipico o vegano o comunque caratteristico. Esistono centinaia di bar nella tua città, quindi, se vuoi aprire un bar, il tuo deve essere speciale, deve distinguersi. Ti puoi inventare un’attività completamente nuova oppure aprire un parrucchiere, un calzolaio, un orologiaio, una bottega di riparazione strumenti musicali, ecc. Vanno bene anche i più banali bar e ristoranti… ma lo devi fare distinguendoti. Sii come un’opera d’arte: non devi inseguire l’acquirente, ma, pur restando immobile, devi impressionarlo. Ricorda che il tuo scopo è far stare meglio le persone, per cui identifica un ambito della tua vita in cui puoi essere di beneficio agli altri. Quando pensi a cosa vuoi fare, non devi chiederti in quale campo si guadagnano più soldi, bensì in quale ambito tu puoi sfruttare le tue qualità per migliorare la vita delle altre persone… e al contempo guadagnare dei soldi. La risposta a questo interrogativo fa parte di un discorso più ampio – scoprire la propria missione – che tratterò meglio in un altro capitolo, ma intanto puoi cominciare a porti delle domande che ti possono essere di aiuto e sulle quali ti invito a riflettere nei prossimi giorni, mentre prosegui nella lettura di questo libro. Ricorda che il tuo scopo è far stare meglio le persone, per cui identifica un ambito della tua vita in cui puoi essere di beneficio agli altri. Cosa ti piaceva fare quando eri un bambino? Cantare, correre, disegnare, leggere, scrivere, arrampicarti sugli alberi… Eri taciturno, estroverso, dinamico, sempre immobile, malaticcio, aggressivo, ridevi spesso… Sto parlando dei primi anni della tua vita, fino ai primi anni di frequentazione della scuola elementare, in quanto la scolarizzazione – l’edu-castrazione – anno dopo anno ricopre con uno strato sempre più spesso, fatto di condizionamenti, la coscienza del bambino, fino a fargli dimenticare le attività che lo rendevano davvero felice. Se non ricordi bene, chiedi ai tuoi familiari. Cosa desideravi fare da grande? Avevi un sogno? Alcuni di noi – me compreso – non avevano le idee chiare su cosa volevano fare da grandi, per cui a questa domanda possono non rispondere nulla. Quali sono i tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli? Fai un elenco delle tue

competenze, non solo quelle lavorative, ma anche quelle più emotive e caratteriali. In pratica, cosa senti di saper fare meglio di tanti altri? Per cosa ti senti portato? Anche saper raccontare le barzellette, saper nuotare bene o fare l’amore alla grande… sono punti di forza da considerare nel tuo elenco. Scrivi poi quali sono le attività per cui invece ti senti proprio negato. Quali sono le tue passioni? Oppure, detto in altro modo, se un mecenate ti assicurasse uno stipendio adeguato alla fine di ogni mese, lasciandoti completamente libero di scegliere l’attività che più ti piace, tu cosa sceglieresti di fare nella vita? Questa è la domanda più importante che ti devi porre, prima di decidere quale servizio o prodotto vuoi offrire al mondo. Tanti anni fa, dopo aver trascorso una giornata di duro lavoro come magazziniere in una catena di supermercati, quasi ogni sera tornavo a casa e mi mettevo a scrivere. I giorni in cui non scrivevo, leggevo per ore. Non avevo in progetto di diventare famoso e nemmeno di fare quello che faccio come lavoro, semplicemente leggere e scrivere sono sempre state le mie due passioni principali, per cui anche se dovessi smettere di farlo come mestiere, scriverei per diletto, perché non potrei farne a meno. Mentre scrivo percepisco di avere già la mia ricompensa, perché il lavoro, quando ti appassiona, è già una paga di per se stesso. Io guardo sempre con stupore il fatto che mi paghino per scrivere. Ma ancor di più mi stupisce che per la maggior parte delle persone il lavoro rappresenti una costrizione, alla quale sottostanno solo perché devono guadagnarsi da vivere… e trovano normale questa situazione, tanto che trasmettono ai figli la stessa visione: il lavoro inteso come costrizione, un male inevitabile. Il tuo primo obiettivo deve essere scoprire che cosa ti appassiona davvero e poi riuscire a farne un mestiere. E tu di quale attività sei appassionato? Ballare kizomba, creare lampadari di sapone, addestrare zanzare, coltivare piante di Haze sul balcone di casa, fare accoppiare gorilla in giardino, organizzare combattimenti fra piante carnivore, massaggiare insetti, riequilibrare l’energia delle persone con i cristalli… e mille altre possibilità. Non vale rispondere che se ti venisse data l’opportunità di scegliere quale attività svolgere… tu non faresti niente. Se

dai questa risposta, significa che non hai passioni, non hai sogni, stai vivendo “a caso”, per cui non è possibile che tu ti senta una persona realizzata. Il punto è che una passione e una missione le hanno tutti, proprio tutti, ma talvolta scuola e famiglia hanno fatto proprio un “buon lavoro” di educastrazione, per cui adesso è necessario scendere molto in profondità per scovare sia ciò che ami veramente sia la missione per cui ti sei incarnato. La pratica della presenza – il vivere consapevolmente le tue azioni quotidiane – è la chiave affinché con il tempo emergano dal tuo profondo delle intuizioni riguardo chi sei e cosa vuoi davvero dalla vita. Vivere in uno stato di presenza, nel qui-e-ora, produce effetti positivi in termini di capacità di concentrazione, intelligenza, precisione e doti intuitive. Se vuoi cambiare davvero, devi invece cominciare ad agire in uno stato di coscienza non ordinario, non meccanico, uno stato di presenza, di maggiore attenzione, che richiede quindi una disciplina e uno sforzo continui. Queste sono al momento le nicchie più redditizie e in costante crescita: - Ricchezza e mentalità per la ricchezza - Risparmio di denaro e tempo - Miglioramento personale (motivazione, autostima, gestione delle emozioni, gestione dei conflitti, tecniche di comunicazione, PNL) - Benessere e sfera delle terapie olistiche - Relazione di coppia - Seduzione - Sessualità (miglioramento, soluzione di problematiche) - Guide per imparare a fare qualcosa in poco tempo (ad es. lettura veloce) - Guide per hardware e software - Hobby di lusso (orologi, auto, vela, golf, equitazione, gioielli, cosmetica) Non preoccuparti del fatto che la tua nicchia di mercato potrebbe essere satura. C’è sempre spazio per chi lavora in qualità. Sempre. La saturazione della nicchia di mercato è un mito, inventato da chi voleva giustificare in

qualche modo il proprio insuccesso. Ho visto persone acquistare lo stesso elettrodomestico da due marchi differenti, a distanza di una settimana, nel momento in cui si era sparsa la voce che era stato lanciato sul mercato un marchio più valido. Ho visto persone cambiare il bar dove avevano fatto colazione tutte le mattine per dieci anni, nel momento in cui in tutti gli uffici della zona si era sparsa la voce che nel nuovo bar, cinquanta metri più su, facevano un caffè eccezionale… oppure c’erano delle cameriere particolarmente carine. Questo è il mercato. Non devi mai avere paura che non ci sia spazio per te, se davvero stai offrendo qualcosa che impressionerà il cliente e attiverà il miglior marketing possibile: il passaparola. Io sono entrato nel mercato dell’editoria nel 2005 con la Antipodi Edizioni. Sapete quante sono le case editrici in Italia? Sono 7500. Avete letto bene, non è un errore. E non stiamo parlando di librerie, ma di case editrici. Le cinque grandi major incassano però il 60% di tutto il settore. In Italia vengono pubblicati 63000 titoli all’anno. Non è il numero di libri che esiste in totale, ma quello dei libri pubblicati ogni fottuto anno! Sono dati pazzeschi. La maggior parte di questi libri vende nell’ordine delle decine di copie. La rotazione sugli scaffali – per quei titoli che riescono ad arrivare sugli scaffali di una libreria – è frenetica: le nuove uscite soppiantano in poche settimane le uscite precedenti. C’è una corsa delirante che porta a dover per forza “fare volume”, cioè buttare sul mercato un numero sempre maggiore di titoli – non importa se vendono poco – sennò i conti a fine anno non quadrano [un testo molto interessante sull’argomento è Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria di Federico di Vita (Tic Edizioni)]. Nonostante questi numeri sconfortanti e nonostante nell’ambiente dell’editoria circoli l’adagio: «Per perdere i soldi… il gioco è il modo più veloce, le donne il più divertente, l’editoria il più sicuro!», io decisi comunque di pubblicare un libro e di fondare una casa editrice. Per i primi dieci anni ho pubblicato solo i miei libri, questo significa che all’interno della nicchia di cui sono sempre stato appassionato, quella della spiritualità, ho creato una sotto-nicchia basata sul brand Salvatore Brizzi, il mio stesso nome. È stata un’azione rischiosa, ma sono stato premiato, perché ho cominciato a vendere da subito migliaia di copie del mio primo libro, Officina Alkemica (che poco dopo è passato ad Anima Edizioni di Jonathan Falcone).

Ho rispettato appieno – anche se all’epoca non ne ero consapevole – le regole per avere successo che sto illustrando in questo capitolo: 1) Ho identificato una nicchia di mercato. Non volevo fondare una casa editrice generalista, bensì una che si occupasse solo di spiritualità, e poi ho creato una sotto-nicchia: all’interno del variopinto mondo della spiritualità – dove le case editrici sono comunque tante – ho cominciato a pubblicare libri che divulgassero, in maniera pratica e semplice, unicamente la mia concezione di “lavoro su di sé” e di “percorso di risveglio”. Ho fatto del mio nome un brand. A proposito di questo vorrei fare un appunto sui servizi di branding e naming (=trovare il nome e il marchio con il quale immettere sul mercato la propria attività o azienda), servizi che alcune agenzie specializzate vendono anche a decine di migliaia di euro. Ebbene… se siete italiani… utilizzate il vostro cognome. Il cognome è sovente un ottimo brand – specie se siete italiani che si rivolgono anche ad acquirenti esteri – e non richiede lunghe e costose ricerche. D’altra parte, se la vostra azienda non si chiama ProgettiIlluminazione, bensì iGuzzini, all’inizio dovrete faticare di più per far recepire al mercato cosa fate e come lo fate, ma, come state apprendendo in questo libro, a conti fatti sarà sempre la vostra energia – il vostro magnetismo – a fare la differenza. 2) Ho cominciato a vendere la mia conoscenza, cioè ho iniziato a fare information-business. Ho compiuto io stesso un percorso spirituale fino alle sue estreme conseguenze, sperimentando guru, tecniche e approcci differenti, per cui adesso so insegnare alle persone come procedere sul sentiero interiore, in questo particolare periodo storico di totale caos spirituale. 3) Mi sono messo al servizio. Non ho mai agito per soldi né ho intenzione di farlo. Attraverso il mio lavoro io svolgo un servizio rivolto all’umanità. Quando io insegno o scrivo, provo gioia. Anche quando le persone mi incontrano ai seminari e mi dicono che ho fatto loro del bene, io provo gioia. Questa gioia è la mia ricompensa, perché sento di stare compiendo la mia missione. I soldi, quando giungono, lo fanno come effetto collaterale della mia gioia e del mio senso di

soddisfazione, i quali non hanno certo bisogno di una maggiore quantità di soldi per essere riconfermati. 4) Faccio tutto ciò che è in mio potere perché il contenuto sia di qualità. Il mio contenuto è di qualità perché ciò che insegno l’ho sperimentato e lo sperimento tuttora, tutti i giorni, sulla mia pelle. Se fin da subito si è innescato il fenomeno del passaparola, ciò significa che il contenuto (libri, corsi, seminari) viene ritenuto molto valido da tutti coloro che ne usufruiscono. Adesso il mio nome è identificato come «quello che parla della presenza e del qui-e-ora», «quello che tiene i corsi di risveglio», «quello che spiega a tutti Gurdjieff». Altri personaggi ben più illustri di me hanno trattato gli stessi argomenti sui loro testi, ma questo non è il punto, il punto è che io offro un servizio unico in questo periodo storico: sono un personaggio vivente che ha realizzato ciò che c’è scritto su quei testi e rende chiaro e applicabile ciò che è sempre stato oscuro, per cui sono la persona giusta al momento giusto.

VENDI CONOSCENZA – INFO-BUSINESS Oggi internet concede un’enorme serie di opportunità che i nostri padri non avevano. Fino a trent’anni fa, se scoprivi di essere un appassionato di motori, avevi poche possibilità di fare della tua passione un mestiere: aprivi una concessionaria di vendita automobili, oppure un negozio di ricambi e accessori per auto, oppure diventavi meccanico. Oltre a conoscere bene il mestiere, dovevi trovare uno spazio da acquistare o prendere in affitto per svolgere il tuo lavoro e investire molti soldi negli arredi o nelle attrezzature del mestiere. E poi dovevi occuparti di contatti con i distributori, spedizioni, approvvigionamento delle materie prime. Inoltre la tua visibilità restava sempre ridotta, ossia limitata al luogo fisico dove risiedevano la tua officina o il tuo negozio. Grazie a internet, oggi, anche se vivi in un paese di soli mille abitanti, puoi avere come vetrina per i tuoi prodotti tutti coloro che parlano la tua stessa lingua e possiedono una connessione alla rete. Oggi puoi vedere persone appassionate di automobili riuscire a fare soldi spiegando con dei video su youtube come si montano i pezzi di ricambio o come acquistare un’auto usata senza farsi fregare. Dopo il successo dei primi video gratuiti, hanno creato gli e-book, i video-corsi e gli audio-corsi, che ti puoi ascoltare in cuffia mentre lavori con la testa infilata nel cofano della tua

auto. Oggi una tua passione, se è anche una competenza – cioè se effettivamente sai fare bene quella cosa – può essere monetizzata su internet. Ci sono siti dove, attraverso corsi a pagamento, ti insegnano come trasformare, grazie a un corretto utilizzo della rete, la tua passione in una fonte di guadagno. E chi si occupa di trasmettere queste informazioni, costituisce a sua volta un esempio di monetizzazione di una competenza/passione, ossia insegnare agli altri come utilizzare la rete per i propri scopi nel modo più semplice. È sufficiente che digiti la frase chiave «come creare il tuo business online partendo da zero» e troverai video-corsi e libri che ti insegnano tutto ciò che c’è da sapere. A mio parere l’esempio più valido in Italia è rappresentato ancora dai ragazzi di cerchiaristretta.it, gruppo fondato nel 2007 dal compianto Italo Cillo. Insomma… i mezzi tecnici e le conoscenze non mancano… ma tu devi avere le idee chiare. Spendo due parole su Italo Cillo, perché è stato un personaggio davvero straordinario. Nella biografia che compare sul suo sito* si legge: «Sono un ricercatore e insegnante spirituale, padre di famiglia, autore, imprenditore creativo, blogger e libero pensatore. Tutti (TV, Internet, Partiti politici, Autori, Opinionisti, Leader religiosi, ecc.) corteggiano la Maggioranza Conformista. Io invece mi rivolgo alla Minoranza Consapevole, cioè a quelli come te. Ho notato che la Minoranza Consapevole tende a interessarsi soprattutto di Tre Aree: • Realizzazione personale (=libertà) • Realizzazione sociale (=responsabilità) • Realizzazione spirituale (=felicità) Io sono appassionato di tutte e tre, e tutte le mie attività hanno lo scopo di aiutare la Minoranza Consapevole (cioè quelli come te) a crescere e realizzarsi in tutte e tre queste Aree». Tiziano Valentinuzzi, che ha preso le redini di Cerchiaristretta.it dopo la scomparsa di Italo Cillo, nel suo libro Formula Infoprodotto (Uno Editori) fornisce una definizione elegante e precisa di questo mestiere: «Nell’infomarketing ci sono individui che si rivolgono ad altri individui per condividere informazioni e conoscenze che aiutino a far meglio qualcosa o a migliorare la vita di chi “consuma” l’informazione».

Il business su internet è però una medaglia con due facce. Proprio perché grazie alla rete chiunque può fare qualunque cosa e proporla a un pubblico teoricamente illimitato (soprattutto se usi l’inglese), la concorrenza è molto alta ed emerge solo chi è davvero bravo nel suo campo, sia nel realizzare che nel proporre al pubblico un prodotto. Per esempio, una volta gli scrittori venivano selezionati e pubblicati dalle poche case editrici presenti sul territorio nazionale. La pubblicazione d’un libro rappresentava un evento e, soprattutto, per i lettori la pubblicazione era sinonimo di garanzia della qualità dello scritto. Ma oggi chiunque, grazie alle 7500 case editrici presenti in Italia e grazie ai servizi offerti dal sito Amazon, in tempi brevi e con un piccolo investimento in denaro, può pubblicare il suo libro e iniziare a venderlo, sia in versione digitale che in quella cartacea. Per cui, data questa nuova situazione, se non hai davvero qualcosa di utile da dire, resterai seppellito per sempre fra le migliaia di altri scrittori improvvisati che tutti gli anni si buttano sul mercato. Internet ha in un certo senso “democratizzato” il business, ma non per questo ha reso più semplice l’ottenimento del successo, tutt’altro. Oggi puoi vendere praticamente qualsiasi informazione. Puoi insegnare alle persone a dipingere trompe l’oeil sulle pareti di casa, creare deltoidi più forti in palestra, scegliere l’arma più giusta per la difesa personale, creare vasi di ceramica, riparare orologi da polso, allevare maiali, fare agricoltura biologica, scrivere un romanzo, diventare campioni in un particolare videogioco, massaggiare le dita dei piedi, accudire un alligatore nel proprio giardino senza dare problemi ai figli dei vicini… e mille altre possibilità. Puoi creare dei video su come utilizzare le scatole da scarpe per costruire oggetti d’arredamento, poi scrivere un e-book sull’argomento e iniziare a tenere corsi dal vivo. Gli unici limiti sono la tua creatività e la tua passione. Se qualcosa non ti appassiona davvero… non provarci nemmeno. In che modo puoi essere utile agli altri facendo qualcosa che ti appassiona? In che modo puoi rendere il mondo un posto migliore? Lo sai fare meglio degli altri… oppure lo sai spiegare meglio degli altri… in ogni caso esiste una folla di persone che sta aspettando che tu decida di offrirle la tua conoscenza in uno specifico campo, semplicemente perché ha bisogno di quelle informazioni.

Questo è un periodo di crisi e confusione – sia interiore che esteriore – e più la gente è confusa… più ha bisogno di conoscere… più compra informazioni. Nell’era dell’informazione, fare info-business è il modo più naturale di vivere. Vendi conoscenza. Vendi la tua conoscenza, in qualunque campo essa si collochi. Il mercato dei servizi e delle informazioni è in costante crescita. Lo scambio di informazioni – immagini, audio-corsi, videocorsi, corsi e workshop dal vivo, libri cartacei e digitali – rappresenta il futuro del commercio. Chi potrà gestire informazioni utili e poco conosciute e saprà veicolarle in maniera intelligente, che si tratti d’un privato o d’un’azienda, risulterà vincente sul mercato. Se tu sai fare bene una cosa e sei in grado di spiegare ad altri come si fa… hai in mano una sicura fonte di guadagno, perché “saper essere utili a qualcuno” rappresenta per definizione una fonte di guadagno. Come è giusto che sia. Lo scambio di informazioni – immagini, audio-corsi, video-corsi, corsi e workshop dal vivo, libri cartacei e digitali – rappresenta il futuro del commercio.

METTITI AL SERVIZIO La domanda che devi porti è: «Se smettessi di fare quello che faccio, quante persone se ne accorgerebbero?» oppure, detto in altre parole: «Per quante persone sono diventato utile o addirittura indispensabile?» Il modo più sicuro e più onesto per ottenere successo è creare e vendere qualcosa che tu stesso utilizzeresti, perché innanzitutto, nel crearlo hai risolto un problema che avevi anche tu. Riesci a immaginare il mondo di oggi senza Google o Wikipedia? Non ti chiedo di arrivare a tanto (se loro smettessero di fare quello che fanno metterebbero in difficoltà un intero pianeta), ma quante idee puoi mettere in atto che ti rendano comunque utile a migliaia e migliaia di persone? Hai idea di quanto possa rivelarsi utile insegnare alle persone con un video come fare in casa i cannoli siciliani (ti assicuro che non è semplice) o come riparare le biciclette o come creare da zero una nuova app attraverso un corso in dieci lezioni? Vendi prodotti che aiutino l’acquirente a migliorare un qualsiasi aspetto della sua vita. Devi diventare il fedele servitore della tua nicchia di mercato.

Non sei tu che stai sfruttando i tuoi clienti, ma sono loro che ottengono da te molto di più di quello che pagano. Il valore deve essere sempre maggiore del costo. Non aver paura di spendere soldi ed energie per far acquisire maggiore qualità al tuo prodotto e non aver paura di dare qualcosa gratuitamente, affinché il tuo prodotto venga conosciuto. Io all’inizio della mia carriera ho regalato centinaia dei miei libri. Il mio scopo è sempre stato divulgare delle idee facendo un lavoro appassionante, non guadagnare; il guadagno per me è sempre stato un effetto collaterale della mia passione per lo scrivere. Mettersi al servizio significa concepire il lavoro come un dovere verso l’umanità e non più come una fonte di sostentamento personale. Allora la stessa attività del guadagnare denaro diviene un dovere verso l’umanità. Per chi ha il coraggio di mettersi al servizio, ogni azione costituisce l’adempimento d’un dovere verso il mondo, senza desiderio di profitto individuale, senza desiderio di guadagno personale, senza desiderio di ottenere alcunché per la sopravvivenza del proprio apparato psicofisico. Il tuo primo pensiero deve riguardare il “come essere più utile”, non il “come guadagnare di più”. La rinuncia a te stesso ti darà la ricchezza. Chiediti sempre se stai facendo il meglio per i tuoi clienti. Nell’economia del futuro non puoi sperare di avere successo se non ami i tuoi clienti. Chiediti se dopo aver incontrato te, sono più felici oppure no. Soddisfare il cliente significa, per esempio, che non devi cercare di vendere ciò che hai in negozio, ma aiutare quella persona a raggiungere il suo obiettivo. Mi è capitato numerose volte di entrare in un punto vendita per chiedere un prodotto ben preciso e ritrovarmi a discutere con un commesso che cercava di rifilarmi qualcosa di simile che aveva a disposizione in negozio. Capita con l’abbigliamento, ma capita ancora più spesso con i gestori telefonici: tu hai un’esigenza ben precisa, ma loro devono venderti l’ultima offerta, secondo le direttive dell’azienda, e faranno di tutto per farla sembrare adatta alle tue esigenze, anche a costo di mentire spudoratamente. Mettere il proprio profitto davanti alle esigenze del cliente è divenuto un modo di fare comune. Vale in qualsiasi campo, dagli istituti bancari che ti rifilano prodotti finanziari che convengono solo a loro e non a te, ai gestori telefonici, ai commessi dei negozi. Lo scopo è vendere ciò che hanno in magazzino, il prodotto che conviene di più all’azienda, l’offerta all-inclusive

del momento, facendo passare in secondo piano l’esigenza del cliente. Questo atteggiamento rappresenta il contrario del mettersi al servizio del prossimo, è una forma velata di truffa, e sta condannando la nostra società alla crisi economica. Il venditore ha smesso di considerare il cliente con il giusto rispetto e non si mette più spontaneamente al suo servizio, come dovrebbe essere naturale nei confronti di qualcuno che ti fa l’onore di entrare nel tuo negozio per darti dei soldi. L’esigenza del cliente viene invece percepita con fastidio. Il compratore viene ridotto a un numero, qualcuno da cui ricavare velocemente del denaro, con il minor fastidio possibile. Il fatto che non torni più, perché è rimasto deluso, non viene ritenuto un aspetto così importante. Né il commesso né l’imprenditore hanno più la capacità di lavorare per un guadagno a lungo termine. Tutti vogliono monetizzare subito, spremono il cliente come se non ci fosse un domani… e in effetti per loro non ci sarà. Gli imprenditori lungimiranti sono pochi e questi pochi faranno la differenza nei prossimi anni… quando tutti gli altri falliranno a causa della loro cupidigia e della mancanza di lungimiranza. Le crisi non sono mai ingiuste, semplicemente compiono una selezione naturale. Se sei al servizio e se il tuo scopo è rendere il mondo un posto migliore, abitato da persone più felici, allora, oltre che lavorare in qualità ed efficienza, devi essere sempre disposto a restituire i soldi al cliente insoddisfatto. Nessuno deve restare insoddisfatto dopo aver acquistato qualcosa da te, dopo aver usufruito di un tuo servizio, dopo aver mangiato nel tuo ristorante o dopo essere stato a un tuo seminario. Si deve spargere la voce che sei una persona corretta e che la tua azienda lavora in maniera impeccabile. E il modo più sicuro affinché si sparga questa voce… è che tu e la tua azienda siate davvero corretti e lavoriate davvero in maniera impeccabile! Se il cliente si è trovato male o non ha ricevuto ciò che si aspettava oppure la merce ha subito un ritardo nella consegna, non esitare a fare uno sconto o a regalare un buono per acquisti futuri o, se il disagio è stato grave, a regalare la merce stessa… dopo aver fatto le tue scuse, ovviamente, perché nessun regalo potrà in ogni caso ripagare il disagio subito dal cliente. E questo vale anche se operi nell’ambito del volontariato, perché al cliente non interessa se tu stai lavorando gratis oppure no. Se hai organizzato una cena di beneficenza

ed è tutta la sera che cucini gratuitamente per cento persone, se qualcuno ti comunica che non è rimasto soddisfatto del cibo, devi restituirgli i soldi. Se lui non li vuole, perché ci tiene a fare comunque della beneficenza, è un altro discorso, ma tu devi comunque essere disposto a restituirli.

IL CONTENUTO È RE Gli americani usano dire: «content is King». Questo significa che ciò che stai vendendo – che sia un oggetto, un’informazione o un servizio – deve essere di valore, altrimenti tutto il tuo business prima o poi crollerà come un castello di carta. Vendi qualcosa che la gente vuole comprare, perché ne ha bisogno, e distinguiti dagli altri che offrono il tuo stesso prodotto. Se quello che offri, con quel livello di qualità, lo offri solo tu, allora non è necessario che tu perda tempo a cercare di convincere i potenziali clienti. Chi cerca proprio ciò che tu stai offrendo, sarà attratto da te in maniera irresistibile. Devi solo preoccuparti di far sapere che esisti all’interno della tua nicchia di mercato, e oggigiorno ci sono delle strategie per farlo che puoi apprendere facilmente in rete iscrivendoti a un sito e frequentando un corso (per es. il già citato www.cerchiaristretta.it). In generale, le persone lavorano male, talvolta molto male. Infatti io non sono per nulla stupito del fatto che la nostra società stia attraversando la più grossa crisi economica della storia. Gli esercizi commerciali chiudono perché sia i venditori che i responsabili non sanno lavorare. Le aziende chiudono perché gli imprenditori non sanno lavorare. I dipendenti vengono licenziati perché non sanno lavorare. Io non mi stupisco della crisi, mi stupisco di come tante persone e aziende, pur lavorando male riescano ancora a fare del profitto. Mi stupisco che ci siano ancora aziende in attività, nonostante una così diffusa mancanza d’intelligenza e d’impegno. La qualità del contenuto d’un libro o d’un cd è piuttosto evidente, ma come si valuta, per esempio, il “contenuto” d’un bar? Innanzitutto la qualità dei prodotti: il caffè su tutti, ma anche gli alcolici selezionati, i panini, i cornetti, ecc. E poi, aspetto altrettanto importante, la qualità del personale che lavora nel bar. Sono stato in un bar e ho chiesto un Amaro del Capo, me lo hanno servito con ghiaccio, allora ho detto che lo volevo senza ghiaccio e ho fatto notare che l’amaro si offre sempre liscio; la barista ha tolto il ghiaccio con un

cucchiaio e mi ha servito lo stesso bicchiere di prima! Per non parlare dei baristi che non sorridono, che non sono gentili, che ti servono il caffè in maniera distratta, mentre stanno parlando con un’altra persona. Se questi bar chiuderanno, daranno la colpa alla crisi, non a se stessi. Ci sono certe regole elementari da rispettare: in un qualsiasi esercizio commerciale (dal bar all’agenzia di assicurazioni), se c’è una commessa carina e gentile, vale 100 punti, e questo al di là della competenza professionale. Ricordate che bellezza e gentilezza vincono sempre. Alle persone piace essere trattate bene, vedere cose belle intorno a loro… e non essere truffate. Se si sentono a loro agio, anche quando non hanno capito esattamente le caratteristiche tecniche del prodotto, sono portate a concludere l’acquisto. Spesso il cliente sorvola sulla non eccezionale qualità di un servizio, se però sono presenti bellezza e gentilezza e se non ha il sospetto che qualcuno stia cercando di fregarlo. Possono anche non piacervi, ma queste non sono regole che ho inventato io, lo dimostrano sia le vendite che i questionari di gradimento compilati dagli acquirenti. Nella maggioranza dei casi, davanti alla bellezza femminile il cliente, che sia maschio o femmina, si dimostra automaticamente ben disposto. Un giorno sono andato in un negozio di riparazioni computer. L’uomo che si trovava dietro il bancone era uno dei tecnici addetti alle riparazioni. Dopo cinque minuti che parlavo con lui l’avrei preso a randellate dietro la nuca. Aveva un atteggiamento decisamente antipatico e saccente. Gli piaceva far sentire il cliente come uno stupido che non sa usare il suo computer. Alla fine ho deciso di portare il mio portatile da un’altra parte e sono uscito. La sorte ha voluto che andassi a prendere un caffè nel bar accanto, dove ho incontrato il direttore del negozio di riparazioni, che stava anche lui prendendo un caffè. Una volta capito chi era, gli ho chiesto: «Ma perché avete assunto un tipo così antipatico? Con la gente proprio non ci sa fare». E lui mi ha risposto: «Me ne sono accorto anche io, ma lo abbiamo assunto perché è uno che sa fare bene il suo lavoro» «Per me non sa fare bene il suo lavoro, perché io l’ho conosciuto dietro un bancone mentre gli parlavo del mio problema al pc, e lui è stato pessimo. Per me, in quel momento, il suo lavoro era accogliermi, e lo ha fatto malissimo. Magari se l’avessi visto lavorare nel suo laboratorio, mentre se ne stava curvo su un pc aperto con il cacciavite in mano, lo avrei ammirato anch’io. Quindi

state tenendo l’uomo giusto nel posto sbagliato». Al che il direttore mi rispose: «Abbiamo anche una commessa giovane e gentile, ma non possiamo permetterci di chiamarla tutti i giorni, per cui a turno i tecnici devono fare anche il lavoro dell’accoglienza». Questa era stata la sua giustificazione. Beh… sappiate che far fare a qualcuno un lavoro per cui non è portato, è sempre una pessima idea. Il punto è che se quel negozio di riparazioni chiuderà, darà la colpa alla crisi. La sera prima di un seminario, ho mangiato con degli amici in un noto ristorante di Roma. Abbiamo atteso la nostra ordinazione per un’ora. Quando mi hanno portato la carne era fredda, allora l’ho fatto notare al cameriere, e questo ha allargato le braccia, non ha profferito parola e, soprattutto, non ha fatto ciò che qualunque cameriere sveglio in un ristorante professionale dovrebbe fare senza esitazione, ossia pronunciare la frase magica: «Gliela faccio subito rifare, signore». Al momento di pagare il conto, nessuno ci ha proposto uno sconto e nessuno ci ha chiesto scusa. Se questo ristorante chiuderà, darà la colpa alla crisi. È venuto a casa mia un ragazzo per riparare la mia caldaia. Mentre lavorava alla caldaia, tutto il tempo mi ha parlato di cosa avrebbe voluto fare nella vita, un lavoro che riguardava la musica e che ovviamente non c’entrava nulla con quello che stava facendo in quel momento… e che stava facendo malvolentieri, in maniera distratta, giusto per guadagnare un po’ di soldi. Infatti si è dimenticato di sostituire un pezzo, che poi è dovuto venire a sostituire un suo collega… una settimana dopo! Se questo ragazzo non riuscirà a realizzarsi nella vita, darà la colpa alla crisi. In un hotel di Roma, una notte io e mia moglie abbiamo dovuto cambiare stanza per ben due volte, prima perché non funzionava il riscaldamento, poi perché dal rubinetto della vasca usciva acqua mar-rone. Al momento del check-out anziché chiederci scusa o farci uno sconto, ci hanno anche fatto pagare il consumo di due bottigliette di acqua minerale prese dal frigo-bar della stanza. Se questo hotel chiuderà, darà la colpa alla crisi. Due anni fa ho comprato un lampadario bellissimo e costosissimo per l’ingresso di casa mia. Dopo un mese tre lampadine su cinque si erano fulminate. Abbiamo scoperto che l’allestimento elettrico all’interno del lampadario era di scarsa qualità, i fili si bruciavano facilmente e andavano

tutti cambiati. L’azienda produceva lampadari molto belli e con materiali di qualità, ma poi comprava l’equipaggiamento elettrico da una ditta che vendeva a basso costo, ma produceva fili di scarsa qualità. Il punto è che un lampadario non deve solo essere bello, ma deve anche fare luce! Se questa azienda fallirà, darà la colpa alla crisi. Potrei farvi altri mille esempi. Le persone e le aziende in genere non offrono prodotti e servizi di qualità. Talvolta è l’ignoranza, talvolta è la pigrizia, spesso la causa è il desiderio di risparmiare sui costi. Queste aziende resteranno in vita finché ci sarà tanta richiesta, ma quando la richiesta diminuirà, la selezione diverrà spietata e sopravviverà solo chi saprà lavorare in qualità, ossia con buoni materiali, buoni servizi e nel rispetto dell’acquirente. All’interno di questo desolante panorama, se tu scopri il tuo talento e poi sei capace di lavorare con intelligenza e con impegno, non puoi non avere successo. Devi realizzare che hai come concorrenti delle scimmie che scelgono la loro attività letteralmente a caso e poi non rispettano nessuna legge della comunicazione o del marketing. Con av-versari del genere è impossibile non vincere la concorrenza e raggiungere il successo. È sufficiente che poni attenzione alle esigenze del cliente e ti dimostri gentile, premuroso e disposto a rimborsare chi non resta soddisfatto… e assumi un paio di commesse (o commessi) carine. Vi riporto un esempio positivo che ho letto sul libro Rework – Manifesto del nuovo imprenditore minimalista (Rizzoli Etas), perché mi ha particolarmente impressionato. Gli autori parlano del Vinnie’s Sub Shop di Chicago, un locale che fa ottimi panini… ma dovete presentarvi al momento giusto. Infatti, se chiedete a che ora chiudono, la commessa vi risponderà: «Chiudiamo quando finisce il pane». «Davvero?» «Sì. Andiamo a prendere il pane dal panettiere qui dietro al mattino presto, quando è appena sfornato. Quando finisce (alle 14 o alle 15), chiudiamo. Potremmo comprarne dell’altro, ma non è fresco come quello del mattino. Per noi non ha senso vendere qualche panino in più, se il pane non è buono. Qualche dollaro in più in cassa non giustifica la vendita d’un prodotto di cui non possiamo essere orgogliosi».

Qualche dollaro in più in cassa non giustifica la vendita d’un prodotto di cui non possiamo essere orgogliosi. Stampatevi queste parole nella mente e nel Cuore, perché in queste parole è racchiuso il segreto del vero successo e della vera ricchezza; e questo vale che voi gestiate un ristorante o realizziate software per aziende.

IL TALENTO Il punto è che per avere successo il contenuto deve essere davvero valido, non solo dal vostro punto di vista, ma dal punto di vista dei clienti, perché è solo quella dei clienti la prospettiva che conta davvero, tutto il resto è fantasia. Ovviamente per voi il vostro libro è molto interessante, i vostri corsi sono efficaci e il vostro ristorante è di buona qualità, ma se all’atto pratico il libro non vende e nel ristorante entrano poche persone, questo significa che il vostro parere è falsato rispetto alla realtà. Tutti credono di essere buoni scrittori o buoni imprenditori, ma pochi possiedono il talento per la comunicazione o per la gestione del personale d’un ristorante o di un supermercato. Nell’ambito della filosofia della motivazione e del pensiero positivo si insegna che bisogna essere convinti della propria forza, del proprio talento, del proprio valore… e insistere fino ad ottenere il successo meritato. Questo modo di procedere è basato sulla forza di volontà e sull’energia maschile, un’energia penetrante, tipica di uno stile molto americano (i più grandi motivatori provengono infatti dagli Stati Uniti). Ma l’evidenza dei fatti dice che la forza di volontà non basta. Molti corsi assicurano che chiunque può diventare un leader, chiunque può parlare in pubblico, chiunque può scrivere un libro di successo… se lo vuole abbastanza a lungo e con sufficiente convinzione. Ma non è così. I grandi relatori sono pochi e resteranno pochi, e lo stesso vale per gli scrittori, gli imprenditori e gli autentici artisti. In effetti, se davvero lo vogliono, tutti possono arrivare a scrivere un libro, a dipingere un quadro, a tenere un discorso in pubblico o far funzionare un’attività commerciale, ma essere uno scrittore, un pittore, un conferenziere o un imprenditore di successo… è tutt’altra cosa.

Non è la forza di volontà a fare la differenza, bensì il talento. Da giovane ho praticato l’atletica leggera per molti anni e ho potuto toccare con mano quanto il talento – la predisposizione genetica – sia essenziale per il successo, indipendentemente dall’impegno profuso. Tutti i grandi sportivi si allenano per ore al giorno, ogni giorno della loro vita, seguendo le migliori tecniche di allenamento fisico e psicologico e la migliore alimentazione a disposizione. Fino a qualche decennio fa, il differente grado di impegno personale e la diversità delle varie tecniche di allenamento e della dieta, potevano fare la differenza fra un atleta e l’altro, ma oggi, con la comunicazione globale che permette una rapida circolazione dell’informazione da un punto all’altro del mondo, anche gli sportivi dilettanti hanno accesso ai più efficaci metodi di allenamento e possono acquistare online gli integratori alimentari più avanzati. Lo stesso dicasi per l’impegno personale. Mentre fino a metà del 1900 esistevano ancora atleti che si allenavano più per passione che per professione, adesso anche nell’ambito delle gare dilettantistiche gli sportivi hanno la stessa determinazione d’un atleta olimpico. Nessuno si risparmia. Tutti sono disposti a “pagare il prezzo” per affermarsi nella vita. Per cui quando parliamo di successo, in qualunque ambito, ci stiamo riferendo a persone che sono già motivate a compiere tutti i sacrifici necessari per ottenere i loro obiettivi. A parità di motivazione e disciplina quotidiana, la discriminante diventa allora il talento. Nessuno degli otto finalisti di una gara di 100 metri dei Campionati Mondiali o delle Olimpiadi, si è risparmiato durante gli allenamenti nei quattro anni precedenti all’evento. Rispettando le moderne tecniche di training psicologico, ognuno di loro ha fatto in modo che il suo primo pensiero al mattino e il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fosse rivolto alla vittoria finale. Eppure, alla fine, solo uno vincerà quella gara. Anche i 30 o 40 atleti che sono stati esclusi nei turni precedenti alla finale, si sono impegnati con tenacia ogni giorno della loro vita per poter partecipare con onore alle Olimpiadi… eppure solo 8 di loro sono giunti in finale. Diamo quindi per scontato che voi vi impegnerete al massimo nell’attività su cui avete scelto di concentrarvi in questo periodo della vostra vita (che sia una panetteria, un’edicola, la pittura, il coaching o l’educazione dei vostri

figli). Quanto successo otterrete dipenderà però da quanto talento possedete. A molti piace dipingere, ma non tutti possiedono la genialità di Salvador Dalì. A molti piacciono i libri, ma non tutti hanno il talento per fare il libraio, che non è un commesso che vende libri, ma un personaggio da cui il cliente non vede l’ora di tornare. A molti piace viaggiare, ma non tutti hanno il talento per diventare agenti di viaggio di successo, quelli che con l’entusiasmo negli occhi invogliano il cliente a visitare una certa meta. Questo non vi impedisce di impegnarvi per aprire una libreria, un’agenzia di viaggi o dipingere, ma, se non siete talentuosi, se non vi distinguete per la vostra bravura – se non è la vostra missione – probabilmente non diventerete ricchi e soddisfatti di voi seguendo queste strade. E non è ancora stato inventato da nessun coach un corso che vi renda atleti, pittori o venditori di talento. La tecnica non è il talento. Alcuni, dopo aver osservato il mio successo, hanno deciso di seguire le mie orme e provare a scrivere un libro sul risveglio o sulla spiritualità in generale. Infatti, l’impressione che molti hanno guardando la mia vita dall’esterno è che in fondo il processo sia abbastanza semplice: scrivi un libro, lo pubblichi, lo pubblicizzi in rete, inizi a venderlo, inizi a tenere seminari in tutta Italia… e vivi di questo. Beh… non è così… e tanti, anche conosciuti da me personalmente, hanno sbattuto la faccia contro la cruda realtà. Non è semplice per niente. La tecnologia ti fornisce nuove opportunità per farti conoscere che prima non erano nemmeno pensabili… ma non ti fornisce il talento. Deve essere la tua missione, deve essere il tuo talento, devi essere l’uomo giusto al posto giusto. Ma, soprattutto, devi aver realizzato ciò di cui scrivi. Voglio spendere qualche parola sul tema della famiglia, in quanto, al di là del vostro specifico talento sul lavoro, molti di voi si devono confrontare con il compito di sostenere una famiglia ed educare dei figli con amore, anche se probabilmente pochi fra voi sono dotati di un vero talento nel fare questo. Ci sono persone nate per fare le mamme e i papà, altri molto meno. Per qualcuno infatti la famiglia risulta quasi un disturbo nei confronti della sua attività lavorativa. Questo è sbagliato. Se non siete particolarmente portati per il mestiere di genitori, probabilmente non aprirete un asilo nido né una ludoteca, ma comunque, qualunque sia la vostra attività, avete il compito di occuparvi con amore della vostra famiglia e dei vostri figli. E sottolineo “con

amore”, perché non è sufficiente assicurarsi che mangino e vadano a scuola, mentre voi siete presi tutto il giorno, fino a sera, dai vostri affari. È un’attività supplementare che dovete mettere in conto, ma non sarà inutile, tutt’altro, vi fornirà delle qualità che in seguito potrete sfruttare anche sul lavoro. Avendo io due figli, vi posso garantire che determinate doti di equilibrio, pazienza, non-attaccamento, dominio delle emozioni, servizio disinteressato… si sviluppano al massimo grado solo dovendo educare dei bambini. Chi ha già dei figli capisce perfettamente quello che sto dicendo, gli altri devono fidarsi. Se nella vostra corsa verso il successo lasciate indietro delle parti di voi, questo produrrà un riflesso negativo prima sulla famiglia e poi sul lavoro. Ve lo dico perché l’ho visto succedere troppe volte. L’amore e l’attenzione per i bisogni psicologici – non solo quelli fisici – della vostra famiglia rappresentano aspetti di voi, fanno parte del processo di apertura del vostro Cuore, il quale si atrofizza se non viene esercitato, e prima o poi questo si rifletterà anche nelle vostre attività lavorative. Nel bellissimo libro di T. J. Stanley e W. D. Danko, Il milionario della porta accanto (Gribaudi) vengono riportate le caratteristiche del ricco americano, dove per “ricco” non s’intende il “ricco da copertina”, cioè il campione di football o la cantante pop, ma tutti quegli imprenditori che con il loro impegno quotidiano costruiscono davvero – e non solo nelle apparenze – la ricchezza d’una nazione. Da questo sondaggio, fra le altre cose, risulta che il ricco è un uomo d’affari che ha vissuto l’intera vita adulta nella stessa città e che si è sposato una sola volta senza divorziare. Equilibrio, stabilità e integrità sono le prime parole che dovrebbero venire in mente quando si pensa alla ricchezza, mentre oggi, soprattutto fra i giovani, la ricchezza è quella dei calciatori e delle pop star, non quella dell’imprenditore che gestisce una noiosa catena di negozi e ha una famiglia alle spalle. Anche se non siete particolarmente portati per il mestiere di genitori, comunque, qualunque sia la vostra attività, avete il compito di occuparvi con amore di famiglia e figli. Risulta quindi piuttosto evidente che il punto essenziale su cui dovete focalizzarvi è la ricerca dei vostri talenti e la scoperta della vostra missione.

In pratica, dovete trovare una risposta alla domanda: «Cosa sono venuto a fare su questo pianeta?» È vero che il talento non può essere imparato, ma è anche vero che entrando profondamente nella vostra anima, potete scoprire il vostro talento, ossia il motivo per cui siete utili al mondo. Vi riporto le domande a cui rispondere per ottenere una visione un po’ più chiara del vostro scopo: 1) Cosa ti piaceva fare quando eri un bambino? 2) Cosa desideravi fare da grande? Avevi un sogno? 3) Fai un elenco dei tuoi punti di forza e dei tuoi punti deboli, sia lavorativi che caratteriali. 4) Cosa senti di saper fare meglio di tanti altri? Per cosa ti senti portato? 5) Quali sono le tue passioni? Oppure, detto in altro modo, se un mecenate ti assicurasse uno stipendio adeguato alla fine di ogni mese, lasciandoti completamente libero di scegliere l’attività che più ti piace, tu cosa sceglieresti di fare nella vita? Riprenderemo e approfondiremo più avanti il tema della missione. * italocillo.it/italo-cillo/

UNO STATO DI COSCIENZA SUPERIORE Perché è più facile dominare chi non crede in niente. Ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere. Gmork ad Atreyu in La storia infinita (1984) Abbiamo stabilito che la ricchezza è innanzitutto uno stato di coscienza superiore; per cui essa dipende esclusivamente dalla capacità di ciascuno di modificare la sua psicologia, identificandosi con il suo Sé – il suo aspetto più profondo – e aprendo il suo Cuore. Questo stato interiore riguarda più la serenità e la gioia che la quantità di soldi presente sul conto in banca. I soldi sono una conseguenza della serenità, non la sua causa. Questo significa che il sentirsi ricchi non dipende dalla quantità di denaro che si possiede, ma da come ci si sente interiormente. Il sentirsi ricchi non può e non deve essere una sensazione legata alle circostanze esteriori, altrimenti non potrebbe mai divenire stabile, perché muterebbe col mutare delle circostanze. Io invece voglio che le persone ottengano una ricchezza stabile, un benessere che non venga scalfito da una crisi economica. Tu puoi sentirti ricco indipendentemente da quanto denaro si trova sul tuo conto in banca, esattamente come puoi sentirti innamorato anche se non esiste un oggetto tangibile per il tuo innamoramento. Voglio dire che così come puoi alzarti una mattina e sentirti in pace con te stesso e innamorato della vita, puoi anche alzarti una mattina e sentirti ricco. Puoi passeggiare in un bosco di montagna e sentirti innamorato della vita o passeggiare nello stesso bosco e sentirti immerso nella ricchezza. Questo farà sì che la tua situazione economica sia costretta ad adeguarsi al tuo nuovo stato di coscienza. Esattamente come puoi alzarti una mattina e sentirti in pace con te stesso e innamorato della vita, puoi anche alzarti una mattina e sentirti ricco.

Questo farà sì che la tua situazione economica sia costretta ad adeguarsi al tuo nuovo stato di coscienza. Per stare bene e vivere in maniera rilassata, occorre creare lo stato d’animo del sentirsi ricchi. Non vi interesserà più possedere una grande quantità di banconote, se sarete in grado di ricreare quello stato d’animo interiore. Quindi comprendere che il vostro sentirvi ricchi dipende interamente da voi, ossia da ciò che provate interiormente, e non dalle circostanze esterne, dovrebbe farvi tirare un sospiro di sollievo, poiché adesso sapete che siete voi a tenere la situazione in mano. Ora si tratta solo di lavorare per riuscire a percepire questo stato di apertura del Cuore e ricchezza interiore. Questo lo si ottiene mutando radicalmente lo stato di coscienza attraverso il quale osservate il mondo e aprendo il Cuore all’emozione della ricchezza. Vi sto presentando un cammino di espansione della coscienza, qualcosa che vi cambierà nel profondo… e non sempre sarà facile. Al contempo vi sto offrendo un senso di ricchezza e di soddisfazione personale che siano finalmente costanti e duraturi, non una fiammata che per qualche mese vi dà l’illusione di essere diventati ricchi e poi vi precipita ancor di più nell’abisso dal quale volevate tirarvi fuori. La vostra vita sarà cambiata, proprio perché camminerete per strada e agirete sul lavoro non più in uno stato di sonno, ma in uno stato di coscienza espansa, percependo con chiarezza che gli eventi che avete di fronte in realtà non possiedono un’esistenza propria, ma scaturiscono dal vostro inconscio. Se riuscirete a mantenere questa consapevolezza abbastanza a lungo, le cose cambieranno da sole (devono cambiare), prima dentro e poi fuori. E questa è una magia. Non fraintendetemi, non è necessario che da oggi analizziate il significato psicologico di tutto ciò che vi accade. Si tratta solo di acquisire questa nuova consapevolezza e mantenerla come un “centro di gravità permanente”, mentre ve ne andate in giro dentro quella che vi ostinate a chiamare realtà, ma che in definitiva è la proiezione tri-dimensionale del vostro passato. Nel geniale film The Truman Show (1998) di Peter Weir, a un certo punto alcuni giornalisti intervistano l’ideatore dello show (l’attore Ed Harris) che

tiene prigioniero il protagonista (l’attore Jim Carrey) in un mondo fittizio. Alla domanda: «Secondo lei per quale motivo Truman non è mai riuscito a scoprire la vera natura del mondo in cui ha vissuto finora?» La risposta del regista del Truman Show è: «Tutti noi accettiamo la realtà del mondo così come ci si presenta». In effetti tutti noi, in virtù dell’edu-castrazione scolastica, accettiamo sin da quando siamo bambini una visione convenzionale della realtà, e poi per tutta la vita la rafforziamo, la divulghiamo e, se occorre, la difendiamo ridicolizzando o combattendo chi ci vuole aprire a una visione differente. Quando negli anni ’80 i manager delle case automobilistiche statunitensi visitavano gli stabilimenti giapponesi, incuriositi dalla loro improvvisa crescita di vendite a livello internazionale, ridicolizzavano il fatto che i giapponesi non tenessero scorte di auto in magazzino. Meno di dieci anni dopo si sarebbero ricreduti, perché la produzione “just in time” (l’automobile entra nella catena di montaggio solo dopo che un cliente da qualche parte nel mondo ha fatto l’ordine presso una concessionaria), che prevede scorte di magazzino quasi nulle, sarebbe stata adottata in tutto il mondo, e non solo nel settore automobilistico. Ma allora i manager non erano preparati a vedere ciò che era sotto i loro occhi, perché erano stati precocemente edu-castrati, ossia programmati a pensare in base all’elaborazione di dati già conosciuti e non in maniera creativo/intuitiva, partendo cioè dall’osservazione priva di giudizio del fenomeno nudo e crudo. Come ho già detto, se vuoi cambiare davvero, devi cominciare ad agire in uno stato di coscienza non ordinario, non meccanico, uno stato di maggiore attenzione, di presenza qui-e-ora (una timeless consciousness), che richiede quindi una disciplina e uno sforzo continui. Praticando l’attenzione consapevole nell’istante presente puoi giungere non solo a osservare i tuoi pensieri e le tue emozioni, ma a “vedere il tuo modo di vedere”, ossia quali sono i meccanismi inconsci che ti impediscono di scorgere una realtà diversa oltre il velo. “Vedere il proprio modo di vedere” è la metacognizione. Essa lascia maggiore spazio al fluire dell’intuizione, la quale ti consente di incontrare le persone giuste e trovare le soluzioni giuste, precorrendo i tempi; oppure ti permette di riconoscere prima degli altri chi sta precorrendo i tempi e chi invece sta solo replicando il vecchio, dandoti la possibilità di decidere chi seguire.

Lo scopo di questo di libro è fornirti una pratica di automonitoraggio che ti permetta di “vedere il tuo modo di vedere”, istante dopo istante, e al contempo presentarti nuove idee – quelle evidenziate nella cornice greca – riguardo il funzionamento della realtà. Tali idee ti consentono di agire per modificarla, a partire dal nuovo stato di coscienza acquisito. Inizierai a sviluppare una coscienza più espansa, uno stato di quiete privo di giudizio, che ti metterà in grado di vedere al di là della superficie delle persone e degli eventi. Non fraintendermi, non diverrai passivo e inerte rispetto agli eventi, semplicemente non sarai più schiavo del giudizio riguardo ciò che ti sta accadendo, e quindi diverrai più aperto e rilassato. La mente è uno strumento dotato di vita propria, che se non viene disciplinato tende ad andare dappertutto, alimentando le ansie e le emozioni negative. Coltivando la capacità di attenzione al momento presente diverrai meno reattivo e meno agitato. Un monaco-guerriero (o una monaca-guerriera): un timeless leader. Coltivando la capacità di attenzione al momento presente, diverrai meno reattivo e meno agitato. Un monaco-guerriero (o una monaca-guerriera): un timeless leader. Il modo di vedere convenzionale e altamente condizionato ci tiene separati dalla nostra stessa realtà. L’assurda idea che le persone e gli oggetti vivano di vita propria al di fuori della nostra coscienza ci conduce a uno stato di separazione dalle cose che diminuisce la nostra intelligenza intuitiva. Percepire gli altri come se non fossero costantemente collegati a noi, ci rende più ottusi, meno intelligenti. Il solo fatto di vedere persone o situazioni difficili come “problemi”, ci porta a distanziarci da essi e ci impedisce l’osservazione di ogni evento nel suo emergere così come è. Questo atteggiamento rilassato e concentrato nei confronti degli eventi, incrementa la nostra intelligenza intuitiva, ossia la nostra capacità di avere intuizioni creative. Il professor Jon Kabat-Zinn, della University of Massachusetts, divenuto famoso come autore di Dovunque tu vada, ci sei già (TEA libri), afferma: «Quando i nostri pazienti praticano l’esplorazione del dolore, il loro rapporto

con esso può cambiare profondamente: invece di pensare costantemente ad esso e cercare di scacciarlo, lo accolgono in maniera diversa – cioè non come “dolore” in sé, ma come semplice sensazione, vissuta consapevolmente per ciò che è, anche se presenta un forte elemento di disturbo. Spesso, col tempo, il dolore diminuisce, anche drasticamente, senza che cerchiamo di risolvere alcunché». Ciò che vale per il dolore fisico, a maggior ragione vale anche per le situazioni di disagio emotivo. Continua Kabat-Zinn: «In generale, chi sente di avere un problema “esterno” da risolvere e non vede – o non vuole vedere – il possibile legame tra il suo sé che sta cercando di risolvere il problema e l’essenza stessa del problema, rischia di non cogliere il problema con precisione, nella sua completezza. Egli potrebbe inconsapevolmente contribuire a lasciare inalterata la situazione critica anziché permetterle di evolversi e, forse, di risolversi». Ci stiamo quindi spostando dalla vecchia mentalità del problem-solving – cioè, ti fornisco strumenti per affrontare efficacemente un problema al di fuori di te – a una vera e propria nuova concezione del mondo, nella quale i problemi esterni sono solo riflessi di atteggiamenti psicologici interiori, che di per se stessi non sono né giusti né sbagliati, ma semplicemente sono come sono. La maggior parte dei testi su come raggiungere successo e ricchezza sono ancora ascrivibili alla mentalità delle “tecniche migliori per risolvere i tuoi problemi”, un procedimento, questo, che si limita a modificare la tua personalità, ma non intacca la concezione stessa di chi sei tu e in quale rapporto ti trovi con il mondo, per cui si rischia che i risultati non siano permanenti. Io ti sto parlando di qualcosa di davvero radicale: un diverso senso di te. Non sarai più tu, ma una coscienza estremamente più espansa, della quale il “tu” che sei adesso rappresenterà solo una piccola parte. Le persone che hanno operato questo salto di coscienza parlano di una straordinaria creatività, altri di un senso di calma e potenza allo stesso tempo, altri di un’energia pressoché illimitata, altri raccontano di dialoghi in cui ciascuno dimentica chi dice cosa, perché il flusso di coscienza più vasto fa perdere la focalizzazione sull’identità dei singoli “io”. Il processo creativo fonde per qualche minuto le due persone in un’unica entità, come accade (o dovrebbe

accadere) nel fare l’amore con il proprio partner.

IMPARARE DAL FUTURO Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi. Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato. Friedrich Wilhelm Nietzsche, filosofo Si tratta di osservare sia l’evento che le emozioni scatenate dentro di noi dall’evento, e lasciare che questa esperienza sfoci in qualcosa di appropriato rispetto al problema o alla situazione difficile che stiamo vivendo. In un certo senso non c’è alcuna attività decisionale frutto di un ragionamento. Cosa fare e come farlo diventa semplicemente evidente. Non devi ragionare su cosa fare, bensì “sondare” – cioè scendere in profondità nello stato di presenza – che cosa fare. Non agisci per deduzione logica, ma guidato da una sensazione interiore che scaturisce in te come conseguenza della calma raggiunta nello stato di presenza, uno stato che in realtà è ciò che veramente sei al di là di emozioni e pensieri appartenenti alla personalità. Ciò significa che finalmente è il tuo vero Sé ad agire. Vi sto parlando di una rivoluzione nel modo di prendere le decisioni e, più in generale, di vivere. 1) Muoversi verso l’interno, invece che verso l’esterno, come ci hanno abituati a fare fin dai tempi della scuola. 2) Sondare la propria profondità. Significa “lasciarsi scivolare” all’interno. È un processo che si realizza grazie a un’energia femminile/accogliente, non maschile/penetrante. Non puoi penetrare nel tuo stesso Sé, devi attendere, in stato di presenza, nel qui-e-ora, che sia lui ad attrarti nel suo abisso. 3) Dimorare nella presenza. 4) Acquisire uno stato di pace e rilassatezza, anziché tentare di risolvere il problema dal punto di vista logico.

Viviamo un tempo veloce dove l’accento è posto sulla prestazione anziché sulla presenza. L’esterno affascina e cattura l’attenzione, attraverso speranze e ansie quotidiane. Di fronte a un problema il primo istinto di chiunque è fare, anziché semplicemente stare. Ma la soluzione di ogni problema è nella capacità di resistere alla tentazione del fare, per sprofondare invece in questo preciso istante, fino a sciogliersi in un più espanso stato di coscienza. Di norma impariamo dalle esperienze passate e calibriamo le nostre azioni in base a tali esperienze, mettendo in atto dei cicli di apprendimento composti da queste tre fasi: azione, analisi dei risultati dell’azione, modifiche all’azione successiva. Io invece vi stimolo a imparare dal futuro, da ciò che ancora non è stato sperimentato, da ciò che si trova nella profondità del vostro essere e non è ancora venuto alla luce. Per avere successo nella vita dovete agire partendo da questo nuovo modello conoscitivo e decisionale. L’apprendimento basato sul passato non è più sufficiente. Dovete accettare di essere i pionieri di un nuovo modo di pensare, il quale influenza sia la conoscenza del mondo che le risposte che noi diamo alle situazioni del mondo. Nessuno di noi è esperto di questo nuovo stato di coscienza e di questo nuovo modo di rapportarsi alla realtà, poiché si può essere esperti solo di ciò che è vecchio; nessuno può dirsi un esperto di ciò che è nuovo; qui siamo tutti dilettanti. Il nuovo processo conoscitivo si sviluppa secondo tre fasi principali, che ognuno di noi può addestrarsi a mettere in pratica quotidianamente: 1) Osservazione dell’evento in stato di presenza e di sospensione del giudizio. 2) Immersione in uno stato alterato di coscienza (presenza qui-e-ora) che è onnicomprensivo. 3) Intuizione riguardo l’azione da compiere, agendo all’interno di un flusso naturale. Il vecchio processo che ci permetteva di conoscere e gestire le situazioni del mondo come fossero oggetti esterni, utilizzando un approccio analitico e separativo, non è più sufficiente. Di fronte a problemi e situazioni particolarmente difficili (crisi economiche, terrorismo, situazioni politiche instabili, ecc.), quando persone molto dissimili devono affrontare contesti

molto complessi e quando il futuro potrebbe rivelarsi molto diverso dal passato, s’impone un processo conoscitivo differente, che prende le mosse da un paradigma totalmente nuovo: non si può più procedere verso l’esterno, ma si deve scendere all’interno di sé – sondare – perché qui risiede il futuro. Sondare significa immergere una sonda nel terreno e andare in profondità. Ne sono un esempio le sonde petrolifere. All’esterno percepiamo solo le nostre illusioni, che per quanto risultino, almeno in parte, condivise da chi ci circonda, nondimeno restano illusioni. Proiettandoci all’esterno osserviamo sempre solo il nostro passato, la cristallizzazione di ciò che è stata la nostra psicologia fino ad oggi, non il nostro futuro. Per vedere il futuro dobbiamo immergerci nel quie-ora. Questo porta all’intuizione di nuove idee, prima del loro emergere sul piano sociale, il che può fornirvi una marcia in più rispetto a un’umanità che staziona in uno stato ipnotico simile al sonno e che diviene consapevole delle nuove idee solo dopo che queste sono state acquisite anche dagli spot pubblicitari! Proiettandoci all’esterno osserviamo sempre solo il nostro passato, la cristallizzazione di ciò che è stata la nostra psicologia fino ad oggi, non il nostro futuro. Per vedere il futuro dobbiamo immergerci nel qui-e-ora. Osservare senza giudizio la situazione vi permette di immergervi nella realtà della situazione stessa, totalmente nel qui-e-ora, in uno stato di chiarezza e di connessione, che non può essere provocato dalla sola analisi mentale. Come nelle arti marziali, è necessario che tu sia concentrato e distaccato allo stesso tempo. È necessario che i tuoi movimenti non siano pensati, ma sgorghino spontaneamente da te, dalla tua profondità. In un combattimento, se pensi, sei morto. In questo modo interrompi il vecchio modello analitico che ti costringe a vedere solo ciò che sei preparato a vedere, mostrandoti sempre una ripetizione del tuo passato – nella sfera dell’amore, dei rapporti con gli amici, della forma fisica o del denaro. Già a partire dall’edu-castrazione scolastica, per proseguire poi nel mondo del lavoro, si presta poca attenzione alla condizione interiore di colui che esegue i compiti e prende le decisioni, mentre ci si concentra sull’esattezza e affidabilità delle informazioni, delle tecniche e dei processi. Questo è

sbagliato, perché lo stato di coscienza di colui che agisce è ciò che fa davvero la differenza ed è molto più importante dell’azione che viene compiuta. Se ti senti ricco, pieno di fiducia e sicuro di te, non è importante che tu impieghi molte energie alla ricerca dell’investimento giusto o facendoti consigliare sull’acquisto delle azioni o degli immobili più convenienti, perché il tuo stato di coscienza superiore attirerà spontaneamente il denaro, facendoti incontrare le persone adatte e prendere le decisioni migliori. A questo proposito vorrei riportare un passo tratto dal mio testo La porta del mago (Anima Edizioni) dove si parla del rapporto fra il sacerdote e il rituale da lui officiato: «Il corretto svolgimento del rituale non riveste in realtà un’importanza così fondamentale, in quanto in ultima analisi è sempre lo stato di coscienza di colui che opera a fare la differenza e non i gesti rituali di per se stessi. La precisione del rituale è fondamentale nella misura in cui chi opera non ha ancora raggiunto un buon livello di p o t e n z a grazie agli esercizi di trasformazione cui si sottopone chi intraprende il sentiero magico/alchemico». Ancora una volta: è lo stato interiore in cui ti trovi a fare la differenza nella tua vita, non le strategie che metti in atto per avere successo. Lo stato di coscienza di colui che agisce è ciò che fa davvero la differenza ed è molto più importante dell’azione che viene compiuta. Mira ad acquisire qualcosa che pochi, pochissimi altri hanno. Le strategie e le tecniche si possono imparare dai libri o dai video-corsi, e le possono imparare tutti con un po’ d’impegno, ma tu stai puntando a cambiare in quanto individuo, vuoi esser un uomo o una donna differente rispetto al resto della tua specie: un timeless leader. Ovviamente, per ottenere ciò, occorre più impegno rispetto al semplice mettere in pratica delle tecniche di “comunicazione per una vendita efficace”, perché questo percorso di presenza coinvolgerà progressivamente tutte le sfere della tua vita, dal rapporto di coppia alla situazione economica, ma fin dal primo passo sul sentiero comincerai a vedere le cose cambiare. Per il fatto di stare leggendo questo libro – che ti consiglio di leggere almeno tre volte e di tenere sempre a portata di mano – la tua vita non può non aver già cominciato a cambiare, perché le idee qui espresse modificano per sempre il tuo modo di concepire

sia il denaro che la vita stessa.

L’OBIETTIVO TI DEFINISCE Non so quale sarà il tuo destino, ma una cosa so, gli unici di voi veramente felici saranno quelli che avranno cercato e trovato il modo di servire gli altri. Albert Schweitzer, medico, teologo, musicista, filantropo e missionario Se ti prendi carico di costruire e gestire un’attività che serve a migliorare il mondo, allora riceverai in cambio la possibilità di gestire anche i soldi necessari alla costruzione e gestione di tale attività. Questo è l’unico significato che io riesco a dare al termine ricchezza. Se il tuo scopo nella vita è avere uno stipendio sicuro per mantenere la tua famiglia e andare la domenica allo stadio per sostenere la tua squadra, allora non dovrai gestire una quantità elevata di denaro. Ma se il tuo obiettivo consiste nell’edificare degli istituti scolastici oppure creare una nuova applicazione per smartphone oppure distribuire una nuova terapia… allora dovrai amministrare molti soldi. L’uomo medio-cre preferisce affrontare la vita un giorno alla volta, senza porsi obiettivi definiti, preoccupandosi unicamente di sopravvivere e far sopravvivere la propria famiglia, in maniera più o meno agiata a seconda della sua posizione sociale. Cerca di mantenersi in salute, ha delle entrate fisse, garantisce un’istruzione ai figli. Questo tipo di uomo non ottiene mai il successo perché evita dolore e disagio e ricerca il piacere immediato. Questo atteggiamento non è di per sé sbagliato… ma lo fanno anche i topi da laboratorio. L’uomo medio-cre non indaga mai se stesso attraverso una domanda fondamentale: «Cosa ti spinge ad alzarti dal letto tutte le mattine?» Ti prego di fermarti un attimo a riflettere, per trovare una risposta a questa domanda. Cosa ti viene in mente per primo? Spesso vengono in mente i figli. Il punto è che i figli, se percepiti come un obiettivo di vita, sopperiscono al fatto che il

genitore in realtà non possiede alcuno scopo davvero suo. Spesso, soprattutto se vivi da single, la domanda risulta imbarazzante, perché pochissimi sono in grado di trovare una risposta precisa. Il giovane occidentale medio-cre, di età fra i 20 e i 35 anni, risponde con regolarità spaventosa: «Voglio guadagnare tanti soldi per fare esperienze, viaggiare e conoscere», che non significa assolutamente nulla ed esprime solo un grande vuoto interiore. Se ti prendi carico di costruire e gestire un’attività che serve a migliorare il mondo, allora riceverai in cambio la possibilità di gestire anche i soldi necessari alla costruzione e gestione di tale attività. Questo è l’unico significato che io riesco a dare al termine ricchezza. I concetti di “responsabilità” e “obiettivo” – o missione – sono fondamentali per l’evoluzione di un qualsiasi essere umano che aspiri a diventare qualcosa di più di un codice a barre organico. Se analizziamo le vite di grandi personaggi della nostra storia, che hanno operato nei campi più diversi, dalla politica all’imprenditoria allo sport, sono tutti personaggi che portavano avanti con forza obiettivi ben precisi e che avevano un senso di responsabilità fuori dal comune. Prendersi una responsabilità significa collocarsi in mezzo fra il progetto e i soldi che servono per realizzarlo. Se vi prendete la responsabilità di realizzare un grande progetto, allora molti soldi dovranno passare attraverso di voi. Se siete pronti per accettare il carico di responsabilità necessario alla divulgazione del personal computer in tutto il mondo, allora è ovvio che diventerete la persona più ricca del pianeta e una delle più potenti. Il punto è che quando Bill Gates ha intuito le potenzialità di quello strumento, se in quegli stessi giorni lo avessero mostrato a voi… voi vi sareste messi a ridere… come hanno fatto molti altri “uomini medi” in quel periodo, quelli che si accorgono che un’innovazione è intelligente solo dopo che la utilizzano già tutti. Prendersi una responsabilità significa collocarsi in mezzo fra il progetto e i soldi che servono per realizzarlo.

Ecco perché Bill Gates merita esattamente i soldi che ha, e voi meritate esattamente quelli che avete. I soldi vanno da chi – in un modo o nell’altro – se li è meritati, e se ne fregano delle voci che mettono in giro quei denigratori rancorosi che sono pronti a sparare su tutto e su tutti. Se la persona in questione li ha guadagnati rispettando i valori a cui faccio riferimento in questo libro, oltre che ricco, sarà un imprenditore felice, sano e il suo benessere durerà a lungo, altrimenti la sua ricchezza sarà solo apparente… e gli si ritorcerà contro. Ma voglio che capiate che questo è un problema suo, non mio né vostro; e non è certo nostro compito criticare qualcuno che secondo noi non sa vivere. Sia voi che io… abbiamo cose migliori da fare, giusto? L’obiettivo ti misura. L’obiettivo della tua vita esprime – talvolta in maniera impietosa – qual è la misura della tua anima: chi sei e chi puoi diventare. Per un uomo, infatti, è impossibile avere un obiettivo più grande di lui. Chiedi a una persona qual è il vero scopo della sua vita e saprai tutto ciò che ti serve di quella persona, ossia tutto ciò che veramente conta in un essere umano al di là di ogni caratteristica contingente (bellezza, cultura, posizione, ecc.). È indicativo di questo periodo storico il fatto che tante persone non abbiano le idee chiare, e a una domanda diretta circa l’obiettivo della propria vita rispondano frasi come: «Non lo so», «Nessuno in particolare», «Godermi la vita», «Viaggiare», «Puoi ripetere, scusa… la musica è troppo alta». Anche solo per immaginare un grande obiettivo occorre possedere un adeguato sviluppo interiore. Un uomo identificato con i problemi della quotidianità, preoccupato di riuscire a risparmiare sul prezzo delle arance e del fatto che il suo assicuratore non cerchi di fregarlo, non può produrre grandi visioni per il futuro. All’uomo medio non viene in mente di intraprendere la carriera politica per arrivare un giorno a governare il suo Stato, così come non gli viene in mente di fondare una nuova azienda costruttrice di auto. Costantemente immerso nella lamentela verso qualcuno o qualcosa, sempre pronto a dare la colpa all’esterno per i suoi mancati successi o per le sue incapacità, pronto a puntare il dito contro chi secondo lui ha fatto i soldi senza meritarli… non può che possedere obiettivi limitati e ottenere risultati infimi.

La folla elegge al governo qualcuno che sicuramente tradirà le sue aspettative, poiché essa ha bisogno di lamentarsi, di incolpare, di additare, di sfogare la propria rabbia sopra un capro espiatorio. La folla piega la testa digrignando i denti. L’individuo di successo non si lamenta mai: accetta la situazione oppure la cambia, anche con un’azione drastica, ma non resta all’interno di una situazione lamentandosene in maniera sterile e passiva, come fa l’uomo ordinario. Il tuo obiettivo definisce: 1) 2) 3) 4)

La quantità di denaro che puoi gestire. La qualità delle tue relazioni. Il posto dove vivi. L’altezza del tuo destino.

Non spiegherò questi quattro punti, perché non vanno spiegati. Leggeteli, rileggeteli e meditateci sopra a lungo. Tu sei la tua missione e la tua missione giustifica la tua esistenza su questo pianeta. Tu, in ultima analisi, sei solo la cristallizzazione spaziotemporale di uno scopo, qualcosa che sta nel mondo delle idee e che tu contribuisci a incarnare sul piano materiale. La tua unica libertà sta nel trovare e portare a termine quello scopo. Non è detto che tu sia venuto a stravolgere la religione, l’economia, la politica, l’arte o i mezzi di comunicazione di questo pianeta, in quanto poche anime devono portare a termine missioni ad ampio raggio come quelle di Buddha, Cristo, Gurdjieff, Giulio Cesare, Leonardo, Napoleone, Henry Ford, Bill Gates, Mark Zuckerberg, ecc. Ma è certo che sei venuto per essere utile a qualcuno, qualcuno che sta aspettando i tuoi prodotti, i tuoi servizi e le tue conoscenze. Qualcuno che sta aspettando che tu apra il tuo bar-libreria, dove si vendono libri di spiritualità ed esoterismo e si tengono piccole conferenze, si bevono grappe, amari e liquori particolari, possibilmente prodotti artigianalmente, e dove è possibile ascoltare musica del genere Psychic Subliminal Binaural Beat Meditation, come quella dell’artista greco Nikos Charalambous, disponibile su YouTube, che favorisce la purificazione dei centri sottili e l’attivazione di capacità extrasensoriali. [Io l’ho buttata lì, e chi l’ha voluta cogliere, l’ha colta.] Un ottimo modo per far crescere velocemente il tuo essere interiore è

stabilire per te stesso un obiettivo che vada di poco oltre il tuo attuale grado di sviluppo. Un obiettivo che ti richieda per la sua realizzazione uno sforzo costante di attenzione e concentrazione. Non puoi sperare di avere successo e incrementare la tua ricchezza, continuando a fare quello che sai già fare e nel modo in cui già lo fai. Il tuo obiettivo deve costringerti a imparare qualcosa di nuovo o a conoscere persone nuove o a viaggiare in posti nuovi. Ciò che già sai non può che condurti dove già sei. La pigrizia e la relativa sicurezza del proprio posto di lavoro, spesso fanno sì che molte persone si trascinino stancamente per anni nella loro attività: non hanno un successo entusiasmante, però riescono a pagare le spese e concedersi qualche soddisfazione ogni tanto. Se è questa la vita a cui aspiri, ne hai tutto il diritto e non sarò certo io a convincerti che è indispensabile cambiare. Se questo è il tuo caso, allora non è necessario che tu faccia autoformazione o che cerchi di trasformare te stesso attraverso un duro lavoro sulla presenza qui-e-ora e sulla padronanza di te. Però ho il dovere di metterti in guardia: secondo il mio sentire, osservando l’andamento della situazione mondiale, a un certo punto ciò che credi essere un posto di lavoro sicuro, non lo sarà più. Nessun imprenditore potrà più prendersi la responsabilità di assumere qualcuno a tempo indeterminato. Chi vorrà sopravvivere dovrà inventarsi qualcosa e diventare imprenditore di se stesso. Il concetto stesso di “lavoro sicuro” verrà soppiantato da quello di “talento sicuro”. In futuro nessuno, per quanto interessato alle tue prestazioni, ti potrà garantire un periodo di occupazione più ampio di sei mesi. Il cambiamento sarà l’unica certezza. Allora come potrai trovare il coraggio di mettere su famiglia e iniziare a pagare un mutuo? In un’epoca di lavoro precario, l’unica sicurezza risiederà nel tuo talento: dovrai avere fede che le tue abilità ti permetteranno sempre di guadagnarti da vivere e di avere successo, indipendentemente dalle condizioni esterne. Quando perdi un lavoro, non perdi anche le tue abilità, per questo motivo la filosofia del “talento sicuro” andrà a soppiantare la filosofia del “lavoro sicuro”. Il primo è legato alle tue caratteristiche interiori, ed è quindi permanente, mentre il secondo è legato alle condizioni esteriori, quelle del mercato, che sono fluttuanti. Chi possiede una salda fede in se stesso e nella sua capacità di creare le giuste condizioni, supera qualunque crisi, cavalcandola.

La precarietà del lavoro – con il relativo proliferare delle agenzie interinali – e la progressiva scomparsa del posto sicuro, erano fenomeni prevedibili, in quanto evolutivamente stiamo andiamo verso l’assenza di ogni sicurezza e lo sviluppo di una maggiore fiducia nella vita. Dobbiamo arrenderci all’intelligenza della vita e capire che avremo sempre ciò che è meglio per noi, nel campo del lavoro, in quello del denaro e in quello affettivo. In questo modo è semplice capire che il licenziamento arriva come una benedizione quando non avete più niente da imparare in un dato posto, perché avete svolto il vostro compito con quelle persone. Per un individuo maturo che non vive la vita passivamente, il licenziamento non è mai un dramma, indipendentemente dall’età, e diventa occasione per scoprire nuove vie evolutive in luoghi diversi, con la certezza interiore di essere sostenuto dall’esistenza.

SCOPRIRE LA PROPRIA MISSIONE Niemand kann dauernd an der frage nach dem Sinn und Zweck sines lebens vorübergehen [Nessuno può continuamente ignorare la questione del senso e dello scopo della sua vita]. Nikolai Hartmann, filosofo Per avere successo, ti devi focalizzare sullo scoprire che cosa ti appassiona davvero e poi riuscire a farne un mestiere. La tua missione nella vita deve essere necessariamente collegata con qualcosa che ti appassiona, non puoi infatti praticare a lungo un’attività che non senti davvero tua e non ti permette di tornare a casa soddisfatto la sera. Le persone spesso chiedono: «Io non conosco la mia missione, non riesco a capire quale possa essere, e ogni volta che mi sembra di aver trovato una strada, poi vengo assalita da mille dubbi!» In effetti questo è un sentire comune in questa epoca storica di caos e incertezza. Durante il percorso di edu-castrazione, i bambini infatti non imparano ad ascoltarsi interiormente, in maniera da scoprire per cosa sono portati e quale è la loro missione. Ognuno viene letteralmente trattato come se fosse stato “gettato nel mondo” senza un scopo e poi debba essere plasmato dalla società e dalla scuola, secondo l’assurdo principio che “siamo tutti uguali”. Bisogna a questo punto differenziare fra due diversi generi di missione: quella personale e quella generale. La missione personale concerne il riuscire a fare di una passione un mestiere; per cui stiamo parlando del lavoro da cui ricaverai il denaro sufficiente a sostentarti… oppure che ti fornirà un’enorme quantità di ricchezza. Stiamo anche parlando del partner con il quale dividerai la tua vita, la città dove deciderai di vivere, la casa che abiterai, chi saranno i tuoi figli. Tutto questo concerne la tua missione personale. La missione generale riguarda invece il compito che accomuna ogni essere umano: scoprire chi – o cosa – sei veramente, al di là delle maschere della

personalità. Non ti sentirai davvero soddisfatto e completo, e non otterrai una ricchezza capace di riempire il tuo Cuore, oltre che le tue tasche, finché non avrai scoperto chi sei. Ti mancherà sempre un pezzo, sentirai sempre un vuoto. Seduto sui tuoi lingotti d’oro… ti sentirai solo e frustrato. Vi sto dicendo questo, perché queste persone – ricche e insoddisfatte – le ho conosciute realmente, e non voglio che voi diventiate così. Mentre può risultare difficile identificare quale mestiere siete destinati a svolgere nei prossimi anni della vostra vita – indipendentemente dalla vostra età anagrafica – non risulta invece complicato comprendere per quale scopo un essere umano si incarna in un apparato psicofisico: scoprire chi è davvero, al di là dell’apparato psicofisico che lo ospita. Qualcuno è destinato a scoprirlo nel corso di questa incarnazione, qualcun altro nelle prossime, non importa, in ogni caso tutti prima o poi realizzeranno chi sono veramente. Ciò che interessa voi dal punto di vista pratico è che, a partire da oggi, intraprenderete un percorso che ha il potere di cambiare fin da subito l’andamento della vostra vita. La differenza fra un uomo ordinario e un “uomo che cerca se stesso”, è abissale: è infatti molto maggiore della differenza che intercorre fra un “uomo che cerca se stesso” e un “uomo che ha trovato se stesso”. Quando le persone mi domandano: «Ma tu hai scoperto la tua missione?», io rispondo che ho scoperto e porto avanti tutti i giorni la mia missione generale, ma per quanto riguarda quella personale, posso solo sapere che in questo periodo della mia vita il mio obiettivo è fare lo scrittore e il conferenziere allo scopo di divulgare determinate conoscenze che conducono le persone a un progressivo risveglio della coscienza, ma ovviamente non posso sapere cosa sarà di me fra dieci anni, fra cinque o anche solo fra un anno. Semplicemente, sono così coinvolto nella mia missione generale, che non mi preoccupo più di quella personale. So che la missione personale procede sempre spontaneamente, come effetto collaterale dell’applicazione di quella generale. «E come descriveresti la tua missione generale?» A questo punto rispondo facendo un esempio. Muovendomi molto lentamente mi giro verso il tavolino che solitamente si trova al mio fianco, afferro la bottiglia dell’acqua, verso l’acqua in un bicchiere, poso la bottiglia sul tavolo, afferro il bicchiere, lo porto alla bocca, bevo l’acqua. Poi rivolto

verso il pubblico dico: «Questa è la mia missione. Fare bene, al massimo delle mie possibilità, quello che sto facendo in questo momento. Lo so che voi vi aspettate risposte come: “salvare il mondo” oppure “risvegliare gli esseri umani”, ma non è così, perché la mia missione è nel mio stato di coscienza, non in quello che faccio. Ciò che faccio, con chi lo faccio e dove lo faccio… fa tutto parte della missione personale, mentre il mio stato di coscienza riguarda la missione generale. La mia vera missione nasce e si esaurisce completamente in questo istante, mentre vi sto parlando. La missione personale riguarda ciò che ho imparato in passato e ciò che farò in futuro, ma la missione generale riguarda l’assenza di tempo: io sono un timeless leader». Lo so, questo non è esattamente il genere di risposta che ci si aspetta da un motivatore. Infatti io non sono un motivatore. Non mi interessa motivarvi, se prima non avete scoperto chi siete e cosa siete venuti a fare su questo pianeta. È inutile che vi focalizziate sulla ricerca di un nuovo lavoro, un nuovo partner, una nuova casa… se prima non date inizio a un percorso di conoscenza interiore. Non è indispensabile che lo portiate a termine in questa vita, ma è indispensabile che lo cominciate in questo istante, se volete che la vostra vita cambi a partire da domani. È inutile che vi focalizziate sulla ricerca di un nuovo lavoro, un nuovo partner, una nuova casa… se prima non date inizio a un percorso di conoscenza interiore. Non è indispensabile che lo portiate a termine in questa vita, ma è indispensabile che lo cominciate in questo istante, se volete che la vostra vita cambi a partire da domani. L’obiettivo che sta al di sopra e ne precede ogni altro è la tua crescita personale, l’espansione della tua coscienza, la conoscenza di ciò che realmente sei. Questo è l’obiettivo sul quale devi focalizzarti 24 ore su 24 e che ti costringe a un rapido mutamento interiore. Ricordare continuamente la tua missione ti proietta automaticamente in uno stato di coscienza non ordinario, non meccanico, di maggiore attenzione. Ma tutto ciò cosa implica in termini pratici? Ti ripeto i due punti essenziali del lavoro da svolgere sulla Via della

Ricchezza, perché devono diventare il tuo Vangelo, la tua ossessione. 1)

L’acquisizione di uno stato di coscienza superiore, sempre più profondo, fondato sulla pratica della presenza qui-e-ora: timeless leadership. 2) La gestione dei tuoi stati interiori – mentali ed emotivi. Il lavoro da svolgere al fine di imparare a gestire gli stati interiori e, di conseguenza, modificare il mondo esterno, si fonda principalmente sull’autoosservazione. Gli americani dicono: «self-observation is selfcorrection». L’auto-osservazione porta infatti prima all’autoconoscenza (=self-knowledge) e poi alla padronanza di sé (=selfmastery). La padronanza dei tuoi stati interiori (sesso, emozioni e pensieri) ti dà potere sul mondo, essendo quest’ultimo solo il riflesso passivo della tua psicologia. Attraverso l’osservazione e il controllo di ciò che accade dentro di te, puoi prendere in mano il timone della tua esistenza. L’osservazione dei propri contenuti mentali/emotivi e degli abituali stili di pensiero sono due capacità definite automonitoraggio e metacognizione (“vedere il proprio vedere”, cioè osservare le modalità stesse con cui ragioniamo), che permettono maggiori possibilità di esplorazione e cambiamento sia di tali contenuti interni che delle condizioni esterne, che ne sono il riflesso. I prossimi capitoli sono dedicati all’approfondimento di questi due punti.

TIMELESS LEADERSHIP La leadership è l’arte di vedere ciò che è invisibile. Jonathan Swift, scrittore e poeta irlandese Innanzitutto, a chi mi sto rivolgendo quando parlo di leadership? Il miglior dono che tu possa fare al mondo è riuscire bene in qualcosa e vivere felice e soddisfatto. Per fare questo devi diventare un leader. Non puoi essere di beneficio al mondo se non acquisisci la mentalità del leader, ossia di colui che si sente sempre responsabile per ciò che accade in lui e intorno a lui. Per cui, quando parlo di leadership non mi sto rivolgendo unicamente a chi ricopre una posizione elevata all’interno di un’azienda, bensì a tutti coloro che ne occupano i vari livelli, dall’amministratore delegato all’ultimo degli impiegati. Se comincerai a ragionare come un leader, la tua posizione non potrà rimanere la stessa a lungo. Potrà anche succedere che quell’azienda smetta di rispondere alle tue aspettative e ai tuoi sogni e tu sia costretto ad andartene. In ogni caso chi acquisisce una mentalità da leader non può non osservare importanti cambiamenti nella propria vita. Non puoi utilizzare come scusa il fatto di non occupare un ruolo abbastanza elevato, per evitare così la responsabilità dei successi e degli insuccessi dell’azienda per cui lavori. Che tu sia un disoccupato, quello che lava il pavimento del corridoio della scuola, l’amministratore delegato di una grande compagnia, quello che ripulisce dallo sperma le cabine dei sexyshop… puoi essere leader già da oggi; un vero leader e non un “leader posizionale”, perché la leadership è un atteggiamento interiore, un modo di percepire la realtà, non una posizione o un ruolo. Non c’è bisogno che qualcuno ti autorizzi attraverso una promozione. Solo tu puoi autorizzare te stesso ad essere leader… e puoi farlo in qualsiasi momento. Devi partire da dove sei adesso. Se tu cambi, la realtà cambia. È decisamente impossibile cambiare dentro, senza che avvengano in

seguito grossi cambiamenti anche all’esterno. La leadership non c’entra con il ruolo che occupate o con il dare ordini e correggere gli altri quando sbagliano. Essa concerne tre punti davvero importanti: 1) Avere una visione (o sentire come propria la visione di un’azienda o di un leader che ne ha una). 2) Prendersi la totale responsabilità per quanto di bello o brutto accade tutti i giorni nella propria vita. 3) Avere a cuore la felicità dei propri clienti e il successo dei propri dipendenti e collaboratori.

UNA NUOVA VISIONE Il leader è qualcuno che possiede una visione per il futuro. La visione deriva dalla capacità di accedere a una stato di coscienza profondo, intuitivo, che consente al leader di “imparare dal futuro” e vedere di cosa ha bisogno l’umanità. Non è importante che sia stato tu ad aver avuto per primo una data visione, ma è essenziale che tu l’abbia spo-sata totalmente. Quella che viene definita come “missione” è solo la conseguenza pratica del sentirti invaso da una determinata visione. Esiste un’importante differenza fra questi due termini: la visione coinvolge le generazioni future e sopravvive alla morte del leader, mentre la missione è ciò che puoi fare tu, all’interno di questa incarnazione, per contribuire alla realizzazione della visione, anche se non sei stato tu ad aver avuto tale visione per primo. Gli autentici leader visionari sono stati davvero pochi (relativamente al numero di abitanti della Terra), si tratta comunque di centinaia di individui che hanno influenzato e talvolta indirizzato le scelte dell’umanità, poiché avevano una grande visione, indipendentemente dal fatto che in seguito si sia rivelata giusta o sbagliata al vaglio della storia. Perché possiate avere un’idea, sto parlando di personaggi come Gaio Giulio Cesare e Napoleone; Cristo, Buddha e Lao Tse; Georges Gurdjieff ed Alice Bailey; Osho ed Eckhart Tolle; Freud e Jung; Dalì e Picasso; Cicerone e Platone; Cristoforo Colombo e Marco Polo; Martin Lutero e Schopenhauer; Omero e Dante; Euclide, Galilei ed Einstein; Isaac Newton e Karl Heisenberg; Emanuel Swedenborg e

Nikola Tesla. E ne ho citato solo alcuni, presi a caso. Ciò che li accomuna è una visione per il futuro e un grande carisma, che resta immutato dopo decenni… secoli… talvolta millenni dalla loro morte. La nuova visione del mondo – il nuovo paradigma – che vi sto proponendo, dice che il mondo non si trova all’esterno, bensì all’interno della coscienza. Esso non ha quindi un’esistenza propria, ma è solo il riflesso della nostra psicologia. Le conseguenze immediate di questa visione rivoluzionaria sono due: 1) Noi – che ne siamo coscienti o meno – siamo interamente responsabili per quanto accade in ogni istante della nostra vita. La nostra realtà attuale è infatti una cristallizzazione della nostra passata psicologia. 2) Possiamo cambiare le circostanze del nostro futuro, già a partire da oggi, ogni volta che riusciamo, per mezzo della disciplina, a cambiare qualcosa all’interno di noi, nei nostri stati mentali ed emotivi. Quando tentate di avere successo, di incrementare la vostra ricchezza o, in maniera più generica, di migliorare la vostra attuale situazione di vita, dovrete necessariamente scegliere fra due atteggiamenti molto differenti: agire sul mondo o agire nel mondo. Di norma, sia le persone comuni che i coach e i motivatori, partono dal presupposto di essere separati dalla situazione che tentano di cambiare. Possiedono, cioè, ancora una visione meccanicistica del mondo. Per esempio, i dirigenti intraprendono strategie per cercare di “trasformare la loro organizzazione”, come se questa fosse un’entità esterna e distinta da loro. Poi avvertono frustrazione quando i colleghi o i dipendenti oppongono resistenza, allora li accusano di ostruzionismo e continuano così a esteriorizzare il problema. Agiscono sul mondo anziché agire nel mondo, ma essendo il mondo solo uno specchio dei loro stati interiori, questo metodo non può funzionare. Secondo la nuova visione scientifica, il mondo non è più costituito di oggetti separati tra loro, ma un unico “campo quantico”, difficilmente definibile anche per i fisici, costituito più di potenzialità che di oggetti effettivi. Secondo il vecchio paradigma meccanicistico, gli oggetti e le persone erano costituiti di particelle subatomiche – ossia di microscopiche biglie, come ce le siamo sempre immaginate sin dalle scuole elementari – ma oramai da un secolo le rassicuranti “biglie” sono state soppiantate da entità

ben più inquietanti e sfuggenti, definite “onde di probabilità”. Quando io compio l’azione di osservare, la funzione d’onda “collassa” e in quel momento percepisco la particella in un posto preciso, il che mi permette di vedere/costruire le persone e gli oggetti della realtà quotidiana, i quali non esistono, quindi, indipendentemente dall’osservatore, o almeno non esistono nella forma in cui io posso osservarli. La nuova visione del mondo – il nuovo paradigma – che vi sto proponendo, dice che il mondo non si trova all’esterno, bensì all’interno della coscienza. Esso non ha quindi un’esistenza propria, ma è solo il riflesso della nostra psicologia. La scienza da parte sua è sempre più vicina a dimostrare che non si può parlare di un mondo “esterno” slegato da noi, ma noi non ci addentreremo nel campo della fisica quantistica e degli esperimenti di “non località quantistica fra cervelli”, dove le scoperte sono ancora tutte in divenire, e non lo faremo perché non è necessario, in quanto chi ha raggiunto un certo grado di risveglio può già identificare con la coscienza stessa il misterioso “campo quantico” di cui trattano i fisici. Una coscienza espansa, che non è più individuale e non è più soggetta ai limiti dell’apparato psicofisico. È la “coscienza in sé”, la coscienza assoluta. Chi ha realizzato uno stato non ordinario di coscienza, sta già sperimentando personalmente – al di là delle ultime scoperte scientifiche – che l’osservazione fa collassare a ogni istante le funzioni d’onda, creando letteralmente i paesaggi circostanti e tutto ciò che chiamiamo realtà. Sono fiducioso che la scienza giungerà presto alla stessa conclusione… nel frattempo… io posso aspettare, non ho più fretta. È difficile identificare qualcuno che per primo ha affermato che il mondo non si trova all’esterno della coscienza e che noi siamo interamente responsabili per quanto ci accade. Nell’ambito della filosofia i germi di questa visione compaiono in più occasioni. Qualcosa in Leibniz, qualcosa in Berkeley, molto in Wittgenstein («il mondo è il mio mondo e i limiti del linguaggio significano i limiti del mio mondo») e in Heidegger («…poiché proprio l’elemento essenziale dell’esperienza effettiva della vita mostra che il sé che esperisce e ciò che è esperito non sono separati l’uno dall’altra come cose»). In ogni caso, nessun filosofo è mai riuscito a dimostrare il contrario,

ossia l’esistenza d’un mondo oggettivo esterno alla coscienza. E non sarà mai dimostrabile nemmeno in futuro, per il semplice motivo che non è vero. Oggi un’espressione più chiaramente definita del nuovo paradigma la possiamo trovare in Stefano D’Anna, nel suo romanzo autobiografico La scuola degli Dei (Efdien Publishing), seguito dal mio Il libro di Draco Daatson (Antipodi Edizioni). Recentemente tale visione sta emergendo in maniera spontanea in vari campi del sapere – dalla fisica, alla filosofia, alle neuroscienze (si vedano a tal proposito gli studi sulle vibrazioni quantiche nei microtubuli cerebrali, teoria della “riduzione oggettiva orchestrata”) – il che mi fa pensare che dal crollo delle vecchie certezze religiose, scientifiche e mediche emergerà presto una nuova visione del mondo, non più fondata unicamente sul sapere intellettuale (filosofico o matematico che sia), ma anche e soprattutto su una effettiva realizzazione da parte della coscienza. La risposta alla domanda: «Di cosa è fatta la nostra realtà?» in futuro sarà una realizzazione esperienziale e non più solo un concetto intellettuale.

INNAMORARSI D’UNA VISIONE Antoine de Saint-Exupéry, nel suo libro Il piccolo principe dice: «Se vuoi costruire una nave non radunare uomini solo per raccogliere legna e distribuire i compiti, ma trasmetti loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». Questo è un valido esempio di ciò che dovrebbe fare un leader: trasmettere passione, far sognare. La vera motivazione infatti non nasce dal senso del dovere verso un’azienda, né dal bisogno di guadagnare soldi. La vera motivazione nasce perché credi in un principio, un valore, un sogno. Il vero leader è divenuto canale di qualcosa di più grande. La visione lo usa… e poi va avanti senza di lui. Ma ci si può fare canali unicamente nella misura in cui ci si toglie di mezzo come “io”. Esercitarsi nel mantenere la presenza qui-e-ora serve proprio a questo: slittare dal piccolo “io” a qualcosa di più vasto, far collassare nel momento presente la sensazione di essere un “io” separato dal mondo. Fino a quando devi tenere in piedi l’identità del tuo ego – finché affronti la vita credendo di avere qualcosa da perdere – in te non si può creare lo spazio necessario perché si manifesti qualcosa di superiore: la tua missione.

Tu segui un leader con il tuo Cuore, quando senti un’attrazione interiore, non quando sei costretto o quando lo fai per denaro. Il leader è una persona capace, con i suoi discorsi e le sue azioni, di far scaturire da te la tua passione. Lo stesso vale per coloro che seguono te, coloro che hanno sposato la tua missione: non devono obbedirti, devono fare qualcosa di più, devono innamorarsi di ciò di cui tu sei innamorato. Se si innamorano della visione di cui tu ti sei innamorato, allora non si limiteranno a seguirti per senso del dovere, ma sgomiteranno per precederti lungo la via che tu stesso hai indicato. Questo risultato non è dovuto a te, bensì alla forza del principio che ti passa attraverso e alla misura con cui sei capace di incarnarlo nella vita quotidiana. Non importa che non sia stato tu il primo ad aver avuto accesso a una determinata visione, ciò che importa è che tu la senta tua, che tu ne sia innamorato, che essa entri a far parte di te, al punto di essere in grado di irradiarla all’esterno con la tua sola presenza. Allora, indipendentemente dalla posizione gerarchica che occupi all’interno dell’azienda per cui lavori, comincerai a pensare come un leader. A questo punto anche tu diverrai un leader ispiratore per qualcun altro che accetterà di aiutarti nella stessa missione che stai realizzando tu. Chi ti seguirà, sospinto dalla tua stessa visione, affiancherà la sua missione alla tua missione e procederete insieme. Ma ricordati che la visione fa già parte dell’umanità futura e ci sovrasta tutti. La visione è il ricordo di qualcosa che accadrà nel futuro. Le persone quasi mai giungono a perdere la vita unicamente per soddisfare la propria fame, ma spesso lo fanno per un valore elevato. Non puoi motivare in maniera forte un esercito, affinché combatta contro un’altra nazione, semplicemente promettendo ai soldati una buona paga. Un intero esercito di mercenari non vale quanto un manipolo di uomini che lotta contro un invasore per la propria libertà e per quella dei propri figli. La storia insegna che il popolo non fa la rivoluzione nemmeno se è affamato, ma se arriva qualcuno a promettergli diritti, libertà e uguaglianza, allora comincia a costruire le barricate per strada. E questo dovrebbe far pensare tutti i governi, oltre che le aziende: non è mai lo stomaco a smuovere le passioni più ardenti nelle folle, bensì il Cuore. Quando facciamo risplendere la nostra luce, permettiamo a tutti gli altri di

fare altrettanto. Quando invece ci sentiamo inadeguati, blocchiamo noi stessi e tendiamo a farlo anche con tutti quelli che abbiamo intorno. Le critiche al mio lavoro arrivano da persone che in verità – anche se non lo ammettono coscientemente – stanno male, si sentono inadeguate, spesso vorrebbero fare un lavoro come il mio, ma non ci riescono e si sentono ancora più frustrate. Anziché auto-osservarsi (self-observation is self-correction) e capire perché non ottengono lo stesso mio successo nel divulgare le loro idee, criticano quelle mie e di molti altri. Guardano all’esterno anziché all’interno e questo le condanna nel girone infernale dei lamentanti e degli sconfitti. Quando facciamo risplendere la nostra luce, permettiamo a tutti gli altri di fare altrettanto. Quando invece ci sentiamo inadeguati, blocchiamo noi stessi e tendiamo a farlo anche con tutti quelli che abbiamo intorno. Chi si sente inadeguato, in verità, su un piano più profondo, non ha paura di non essere all’altezza, ma di essere potente oltre ogni misura. È la sua luce – il suo Fuoco – non la sua ombra, a spaventarlo. Il leader è semplicemente qualcuno che si è connesso con il momento presente, è sprofondato nel qui-eora, sonda in profondità il suo essere e irradia la propria luce all’esterno, nelle sue parole e nelle sue scelte. Il leader è una persona che ha smesso di temere il suo stesso Fuoco. Mentre lui cresce, anche le persone intorno a lui crescono, si sentono sospinte verso l’alto e supportate nei loro sogni. Per questo motivo possiede carisma e viene seguito con passione da molte persone. Questa è la differenza fra un “leader posizionale” e un “leader carismatico”.

IL CARISMA Il carisma non è un fenomeno che si limita ai confini del corpo fisico di una persona, ma è un vero e proprio campo energetico che coinvolge anche le persone intorno e le rende entusiaste. Non è una questione visiva – pochi sanno vedere l’aura che circonda le persone – ma un fenomeno che concerne la sfera del sentire: ci si sente letteralmente investiti dal campo di energia di una persona che ha tanto Fuoco. Il carisma proviene direttamente dalla coscienza profonda dell’individuo, non dalla sua mente. Più questa coscienza è espansa, maggiore è il carisma. Quando siamo vicini a una persona che vive

parzialmente o totalmente nel qui-e-ora, veniamo in qualche modo “toccati” dalla sua energia, riscaldati dal suo Fuoco. Mentre lui cresce, anche le persone intorno a lui crescono, si sentono sospinte verso l’alto e supportate nei loro sogni. Per questo motivo possiede carisma e viene seguito con passione da molte persone. L’autentica leadership proviene dalla coscienza, non dal piccolo “io” di una persona. Non ha niente a che vedere con l’ego e le sue ambizioni. Non ha niente da spartire con il voler essere il miglior artista, il miglior negozio o la miglior azienda in un determinato settore. Perché le persone dovrebbero voler contribuire attivamente alla glorificazione dell’ego di qualcuno o al successo di un’azienda? Spesso chi lavora per grandi aziende che sono note marche del settore, si sente un codice a barre organico, un numero fra tanti numeri, che quotidianamente lavora per contribuire alla ricchezza e al successo di qualcun altro, in cambio di uno stipendio. Se è questo che sentite, cambiate lavoro. Dovete lavorare per un’azienda o per un progetto in cui credete. Quando le persone sono psicologicamente sane, seguono spontaneamente chi persegue una visione e allo stesso tempo le aiuta a realizzarsi nelle loro rispettive missioni, non seguono chi vampirizza le loro energie. L’autentica leadership, sebbene possa apparire strano, non c’entra con il desiderio di potere, bensì con l’ottenere risultati in conformità con una certa missione. Rammentate che potere e ricchezza sono sempre effetti collaterali non ricercati. Il leader infatti non esercita controllo, non è lui che deve tenere sotto stretta sorveglianza i dipendenti affinché lavorino, ma sono loro che lo sorvegliano per essere sicuri che lui resti sempre focalizzato sulla sua visione. Il leader è al servizio. Il leader “servitore” facilita il lavoro degli altri, vendendo loro prodotti o servizi di alta qualità che li facciano cambiare, crescere e, più in generale, stare meglio. Inoltre valorizza i dipendenti e i collaboratori. Non li limita, non li sfrutta, non li opprime, non tenta di farli restare suoi dipendenti a vita, ma fa in modo che sappiano essere a loro volta dei buoni leader per qualcun altro. Il vero imprenditore crea altri imprenditori. Diceva Gesù, uno dei più grandi leader mai esistiti, la cui visione fa ancora

innamorare le persone a duemila anni di distanza: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti» Mt 7,12 Interessante anche la frase di Confucio (che viene spesso erroneamente attribuita a Gesù): «Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri» Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2 Una persona che voglia ottenere successo nelle sue attività, non può permettersi di trasgredire queste due regole di vita: dai agli altri ciò che ti piacerebbe ricevere dagli altri e non trattare mai gli altri – che siano clienti o collaboratori – come non vorresti essere trattato tu. Non importa se gli altri non fanno altrettanto, non importa se gli altri sono scorretti. La massa delle persone è invidiosa, vendicativa, priva di rispetto per il prossimo, ecc. D’altronde il mondo va come va, perché le persone sono come sono. Ma tu hai deciso di distaccarti dalla massa, per cui è tuo dovere differenziarti interiormente. Se resti uguale alla massa, otterrai i risultati che ottiene la massa. Ricordati le parole del Libro di Draco Daatson: «Dove volano le aquile, volano solo le aquile, lassù non c’è concorrenza!» Tu sii irremovibile riguardo i tuoi principi. Devi dire: «Io non ruberò e non trufferò mai nessuno!» e non «Io non ruberò e non trufferò mai nessuno… a meno che non sia in pericolo la mia vita o quella dei miei figli». La prima affermazione ti rende davvero potente. Questo fa di te una persona carismatica. E, soprattutto, questo fa sì che tu non venga mai messo in condizioni di dover truffare o rubare. Una persona che voglia ottenere successo nelle sue attività, non può permettersi di trasgredire queste due regole di vita: dai agli altri ciò che ti piacerebbe ricevere dagli altri e non trattare mai gli altri – che siano clienti o collaboratori – come non vorresti essere trattato tu. Mi capita spesso di vedere persone che cercano di ottenere carisma attraverso atteggiamenti esteriori. Questo è il modo peggiore per tentare di acquisire carisma, perché più lo ricercate, meno ne ottenete. Il carisma non potete “causarlo” con un metodo, perché è l’effetto collaterale di ciò che siete. Sfoggiare una bella macchina, bei vestiti, un bell’orologio, una grande

cultura, raccontare in giro che siete sposati con una modella o che occupate una posizione di prestigio all’interno di un’azienda… non vi fornirà più magnetismo, perché il magnetismo personale – il carisma – è la causa di questi ottenimenti esteriori, non l’effetto. Guidare una bella macchina non vi fornirà carisma – se non agli occhi degli adolescenti – tuttavia, spesso, possedere magnetismo vi consente anche un tenore di vita che comprende una bella macchina e dei bei vestiti. Chi davvero è un leader carismatico… magnetico… non ha bisogno di cercare lo sguardo compiacente di chi lo circonda. Questo è il comportamento di qualcuno che è ancora psicologicamente immaturo ed è sintomo di fragilità, non di forza. Per esempio, se siete una donna e sapete di valere molto come persona, non cercherete di farvi apprezzare per la vostra bellezza fisica, non attirerete lo sguardo famelico degli uomini, non pretenderete dai colleghi o dal partner le attenzioni che vostro padre non ha saputo/potuto darvi quando eravate bambine. Chi ha lavorato per sviluppare la sua coscienza nel qui-eora, non ha più bisogno di determinate gratificazioni esteriori, e questo lo rende estremamente carismatico, perché persone del genere sono davvero rare. Piuttosto, talvolta saprete utilizzare la bellezza fisica a vostro vantaggio, come si fa con un’arma, in maniera consapevole, ma mai per un inconscio e meccanico bisogno d’attenzione.

TIMELESS LEADER Il timeless leader è capace di avere una visione, perché vive al di fuori della consueta coscienza temporale. Egli è nel tempo ma non è più del tempo. Non appartiene più al tempo. Di solito quando si parla di avere una visione o trovare il proprio scopo nella vita, le persone pensano al futuro. È vero che la visione è sempre un “imparare dal futuro”, però è anche vero che il futuro di per se stesso non esiste, poiché quando arriverà il cosiddetto futuro, in realtà sarà sempre il momento presente. Questo momento – quello che state vivendo mentre leggete queste righe – è tutto ciò che esiste e che può esistere. Tutti noi viviamo sempre solo il momento presente. Tuttavia la visione del leader, pur nascendo dalla sua capacità di immergersi completamente nel quie-ora – di sprofondare la sua coscienza in questo istante, come una sonda – riguarda ciò che sarà l’umanità del futuro. Più vivete nel qui-e-ora, più vedete nel futuro. È uno splendido paradosso.

Di norma considerate il futuro come una “cosa” che esiste già e che vi aspetta lì da qualche parte fra un’ora, un giorno o un anno. Per esempio, sapete già che stasera a una certa ora, presumibilmente dopo cena, vi spoglierete e andrete a letto. Nella vostra testa “stasera” è un luogo che esiste già e che vi attende. Implicitamente state conside-rando che il vostro letto così-come-sarà-stasera sia qualcosa di già esistente in questo momento. Per la mente ordinaria, infatti, il futuro è un luogo che esiste già, indipendentemente dal fatto che voi ci arriviate o meno. Avete quindi la sensazione di spostarvi verso un tempo e un luogo – il futuro – che stanno lì ad aspettarvi e possiedono quindi una loro esistenza oggettiva. Ma voi potete forse affermare che esiste oggettivamente un luogo chiamato futuro? Chi è entrato in uno stato di coscienza di presenza nel qui-e-ora, vi può invece garantire fuori da ogni dubbio che il futuro non esiste, nella maniera più assoluta. E questa affermazione è inconfutabile. Non esiste nulla oltre questo istante… e il prossimo istante potrebbe non arrivare mai. Mentre siete sul posto di lavoro immaginate già la vostra casetta che vi attende, pronta per quando rincaserete, questa sera. Invece la vostra casetta non è lì ad attendervi e se nel frattempo si dovesse verificare un terremoto ne avreste la conferma. Fate progetti dando per scontata l’esistenza di un futuro che percepite in qualche modo “sicuro”, quando invece l’esistenza è libera di fare letteralmente quello che vuole a ogni nuovo istante. «Ogni istante si affaccia sull’abisso», sostiene il protagonista de Il libro di Draco Daatson (Antipodi Edizioni). E mai fu pronunciata verità più vera. Se ci ragionate un po’ su, potete facilmente comprendere che da quando siete venuti al mondo fino a oggi avete fatto esperienza sempre solo dell’istante presente. Non avete mai sperimentato fisicamente il futuro, né mai potrete farlo, essendo esso unicamente una proiezione della vostra mente e non qualcosa di realmente tangibile. La mente si sposta in continuazione tra i ricordi del passato e le anticipazioni del futuro. Vive in un mondo illusorio che spesso non ha alcun rapporto con la realtà che si sta verificando nel momento presente. Il punto è che se volete avere successo nella vita, non potete continuare ad essere schiavi di un organo ingannevole come la mente, che vi costringe a una vita artificiosa, fatta di turbamenti e inquietudini.

Per quanto concerne il passato vale lo stesso discorso: non esiste e non può esistere una cosa chiamata passato. Tale concetto risulta più difficile da comprendere in quanto le persone di norma hanno registrato ricordi (delle immagini mentali) riguardo il passato, mentre non ne hanno registrato riguardo il futuro. Ma le immagini sono, per l’appunto, solo immagini, che non rendono più concreto il passato rispetto al futuro. Il passato inteso come un ente o un luogo fisico che si trova “più indietro nel tempo” e a cui fate continuamente riferimento, non può esistere, esattamente come il futuro. La mente si sposta in continuazione tra i ricordi del passato e le anticipazioni del futuro. Vive in un mondo illusorio che spesso non ha alcun rapporto con la realtà che si sta verificando nel momento presente. Credete che il passato sia reale perché ha comunque il potere di influenzare il vostro presente. Ma non è il passato a influenzarvi, bensì i traumi che sono rimasti cristallizzati nel vostro subconscio, come vecchie ferite non ancora rimarginate. Sono episodi della vostra vita che avete vissuto come traumi e che adesso fanno parte di voi e in-fluenzano i vostri comportamenti. Ma quei traumi sono stati vissuti in quello che all’epoca era il vostro presente. In verità non ci sono mai “traumi vissuti nel passato”. I traumi vengono sempre vissuti nell’oggi. Questi traumi esistono nel vostro apparato psicofisico oggi, non nel passato. E quando avete subito quelle ferite il passato non era passato, era presente, esattamente come oggi. Mentre oggi c’è solo l’oggi. Infatti il trauma potete risolverlo solo oggi. Nel supporre reali il passato e il futuro fate sì che il presente diventi effimero, quasi inesistente. Rendete reali le illusioni del passato e quelle del futuro a tal punto che l’unica vera realtà, il qui-e-ora, scompare schiacciata fra questi due mostri. Focalizzarsi sul momento presente serve infatti a invertire questo processo e aggirare l’attività della mente temporale, smettendo di fornirle energia e di darle spazio. Più sprofondate nel qui-e-ora e più si riduce lo spazio che dedicate a passato e futuro (e ai ricordi, alle paure, alle ansie), mentre al contempo realizzate che il momento presente è tutto ciò che c’è. Potete osservare facilmente che le persone ordinarie vivono con la

coscienza immersa all’interno di due sfere virtuali, passato e futuro, che non posseggono consistenza reale. Osservare questo si chiama metacognizione, in quanto state osservando non solo le vostre emozioni e i vostri comportamenti, ma anche il processo stesso attraverso cui cogliete/create la vostra realtà, e che in seguito causa emozioni e comportamenti disfunzionali. Questo processo lo avete acquisito dai genitori e dalla scuola, ed è profondamente malato: ragionate e prendete decisioni in base all’esistenza di due enti – passato e futuro – che nella realtà non esistono e non sono mai esistiti. Questa (inesatta) percezione temporale della realtà, va a falsare tutti i vostri processi mentali secondari, e quindi le reazioni emotive agli eventi, i comportamenti e le decisioni che prendete. Come conseguenza di questa errata percezione prendete decisioni a partire dall’ansia e dalla paura, anziché dalla serenità e dall’amore per le cose. Dovendo relazionarvi in continuazione coi ricordi del passato e le ansie per possibili insuccessi futuri… non potete che vivere nell’inquietudine, nella paura di non farcela, nel senso di colpa, nella rabbia, nella cupidigia, nell’accumulo ossessivo di beni, denaro, affetti… dovuto alla paura di non averne abbastanza in futuro. Non si possono prendere decisioni serene e lucide finché ci si identifica ancora con la mente temporale. Il leader ha capito di non essere un ammasso di contenuti mentali, bensì la coscienza stessa che sottostà a questi contenuti, la coscienza intuitiva che si ottiene sprofondando nel qui-e-ora. Ecco allora che il timeless leader trae ispirazione dalla figura dei faraoni dell’antico Egitto che praticavano il tronismos, l’arte del sedere immobili restando con la coscienza nell’istante presente. Quando le persone mi confessano di avere dubbi riguardo la propria missione, io rispondo sempre nello stesso modo: «Il tuo vero scopo consiste nell’allinearti completamente con il momento presente. Non arrovellarti su quale può essere il mestiere ideale per te o la città ideale dove vivere, perché puoi raggiungere uno stato di pienezza, ricchezza e soddisfazione solo diventando tutt’uno con il momento presente. Smettila di vagare all’esterno e sprofonda all’interno. Devi allinearti con ciò che sei adesso e dove sei adesso. Qui-e-ora si trovano tutta la ricchezza, la sicurezza, l’amore e il benessere di cui hai bisogno. Il successo non è un evento futuro; ricchezza e benessere non

sono condizioni future. Se non sei felice durante il percorso, non lo sarai nemmeno alla fine, oppure lo sarai solo per un certo periodo di tempo e poi ricomincerai a cercare qualcos’altro, in maniera compulsiva». Nel capitolo “Tu cosa puoi fare?” ti ho indicato un esercizio di soli 5 minuti che riveste un’importanza capitale. Non dimenticare di fare quell’esercizio tutti i giorni, perché aprirà un varco all’interno dell’illusione temporale nella quale sei immerso, per traghettarti, 5 minuti alla volta, in uno stato di coscienza superiore, all’interno del quale ti sarà finalmente chiaro tutto ciò che ti sto dicendo. Non arrovellarti su quale può essere il mestiere ideale per te o la città ideale dove vivere, perché puoi raggiungere uno stato di pienezza, ricchezza e soddisfazione solo diventando tutt’uno con il momento presente. La mia amica e mentore Victoria Ignis, così si esprimeva riguardo il tempo: «Il tempo è una questione di vita o di morte. Nel tempo si muovono i morti e nell’eterno permangono i vivi. Ucronia è la città dei vivi, di coloro che soggiornano nell’eterno, nel senzatempo. Ma Ucronia conta solo pochi abitanti, mentre le città del tempo sono catacombe affollate di salme. Gesù diceva: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” Lc 9,60 La coscienza è solo nell’istante presente. Non c’è spazio per la coscienza nel tempo. Il tempo appartiene alla morte e all’oscurità. Ciò che accade nella nostra mente non è mai indice sicuro della presenza d’una coscienza. Il fatto che dentro un cervello si muovano dei pensieri, non prova nulla riguardo un’eventuale coscienza. La quasi totalità dei terrestri non pensa attivamente, ma viene pensata passivamente da una voce nella testa. La Porta che consente di accedere a Ucronia (la città senza tempo) è la coscienza pura dell’istante presente: un punto senza dimensioni, un istante senza durata. Draco Daatson la descriveva magistralmente: “Il rumore dei

passi d’un gatto, la saliva d’un uccello, il respiro d’un pesce, le radici d’una roccia”. Questa Porta è una singolarità gravitazionale, diremmo oggi, usando un termine preso a prestito dalla fisica, ossia un non-luogo dove collassano le leggi conosciute dello spazio-tempo. Il premio per chi varca la Porta è l’“eternamento”, il farsi immortale in un mondo abitato da mortali, il farsi vivo in un mondo abitato da morti. A questo punto puoi muoverti nel tempo pur essendone libero. Siediti nell’antica posizione del tronismos, l’arte del sedere immobili nella quale erano maestri i re di Atlantide e i primi faraoni egizi. Seduto su una sedia, la schiena eretta, le mani sulle ginocchia, la mente ferma, le emozioni assenti, comincia a sentire il tuo corpo. Tutta la tua attenzione è col corpo e nel corpo. La mente è nel tempo, nel passato e nel futuro, ma il corpo è sempre qui-e-ora. La mente inganna, ma il corpo è vero. Sentire il corpo è un modo per aggrapparsi all’istante presente e svincolarsi dal tempo. La sensazione del tuo corpo vivo ti tiene ancorato al presente e per qualche istante sfuggi alla tirannia della mente temporale. Per qualche istante hai sconfitto Cronos. Grazie all’esercizio costante, ti ricorderai di farlo anche mentre cammini, guidi, mangi e, quando diverrai più esperto, anche mentre parli o qualcuno ti parla».

SELF-MASTERY Puerile e goffa sarebbe la pretesa di condurre un popolo senza aver prima padroneggiato se stessi. La psicologia è strumento nell’Arte del Comando. E il dominio su di sé è la prima conquista da approntare, giacché nessun ordine può stabilirsi nella società laddove chi si adopera per stabilirlo non sia già egli stesso disciplinato. Tratto da Arthasastra - Il codice del Potere, Edizioni Il Punto d’Incontro La maggior parte delle persone non avverte l’urgenza di migliorarsi per migliorare la propria vita. La convinzione comune è che ogni individuo sia così com’è, con il suo carattere, le sue capacità e i suoi difetti, le sue inclinazioni, le sue passioni e i suoi tratti distintivi… e che quindi debba accontentarsi di ciò che riesce a fare con il materiale che la natura e la società gli hanno messo a disposizione. Manca, cioè, il concetto di evoluzione personale. Le persone non hanno idea di quanto possano mutare le circostanze della loro vita, nel momento in cui decidono di fare qualcosa per cambiare se stesse. Il potere personale su cui potete contare per cambiare le circostanze della vostra vita dipende in maniera diretta dal vostro grado di accettazione della responsabilità per quanto vi accade. Se non siete convinti che gli eventi esterni rappresentino unicamente un riflesso della vostra psicologia, non potrete trovare la giusta motivazione per iniziare un lavoro di dominio dei vostri stati interiori. 100% della responsabilità = 100% di padronanza di sé = 100% del potere Conosco solo pochi grandi maestri che sono riusciti a ottenere questo grado di responsabilità/auto-dominio/potere, ma ognuno di noi può comunque lavorare ogni giorno della sua vita per avvicinarsi progressivamente a tale elevato ideale – la completa self-mastery –

cominciando a vedere, fin da subito, cambiamenti consistenti anche nel mondo esterno. Vi ricordo quali sono i due punti essenziali che hanno il potere di ribaltare la vostra esistenza: 1)

L’acquisizione di uno stato di coscienza superiore, sempre più profondo, fondato sulla pratica della presenza qui-e-ora: timeless leadership. 2) La gestione dei tuoi stati interiori – mentali ed emotivi. Il lavoro da svolgere al fine di imparare a gestire gli stati interiori e, di conseguenza, modificare il mondo esterno, si fonda principalmente sull’autoosservazione. Gli americani dicono: «self-observation is selfcorrection». L’auto-osservazione porta infatti prima all’autoconoscenza (=self-knowledge) e poi alla padronanza di sé (=selfmastery). La padronanza dei tuoi stati interiori (sesso, emozioni e pensieri) ti dà potere sul mondo, essendo quest’ultimo solo il riflesso passivo della tua psicologia. Attraverso l’osservazione e il controllo di ciò che accade dentro di te, puoi prendere in mano il timone della tua esistenza. Parliamo quindi del secondo punto, la gestione degli stati interiori, capacità che conduce alla self-mastery, ossia alla padronanza di sé, imprescindibile per chi vuole raggiungere un successo nella vita che non sia effimero. Nella misura in cui padroneggiate voi stessi, diventate dei maghi che possono padroneggiare il mondo, essendo esso una vostra estensione; il mio libro La Porta del Mago (Anima Edizioni) è stato ispirato proprio da questo importante concetto, che è un assioma della vera Magia. I soldi sono una forma di energia che consente alle persone di operare nella materia, per cui nel momento in cui cominciate a liberarvi dei vostri comportamenti meccanici e vi esercitate nel controllo delle vostre energie interiori, questo vi fornisce il potere di gestire anche l’energia del denaro. Se applicherete tutti i principi esposti in questo libro – e farete l’esercizio dei 5 minuti di »ricordo di sé« – con il tempo diverrete consapevoli che La Via della Ricchezza è in realtà un libro di Magia pratica e che il suo obiettivo e trasformarvi in maghi e maghe. La figura del mago povero che fatica a

mettere insieme il pranzo con la cena l’ho sempre trovata ridicola e, soprattutto, contraddittoria rispetto a quanto insegna la stessa Magia. In verità nel corso della storia gli autentici maghi/alchimisti non sono mai stati poveri, tutt’altro, erano capaci di aiutare gli altri attraverso opere di beneficenza, come è ovvio che debba essere. Se indaghiamo, scopriamo che è stata la figura di Aleister Crowley ad alimentare una visione di mago sempre senza soldi e dedito a vizi come alcool e droga; ma lui, pur conoscendo molto della Magia, era un mago deviato sotto molti aspetti e non è certo a lui che potete ispirarvi per costruire il vostro futuro di successo. L’autentico mago è un uomo/donna di successo, che contribuisce ogni giorno a rendere il mondo un posto migliore, non un emarginato pieno di problemi personali irrisolti. Sapete chi sono i maghi moderni, quelli che sono davvero stati capaci di modificare in maniera drastica la loro realtà, compiendo, in alcuni casi, dei veri e propri miracoli? Ralph Waldo Emerson, Napoleon Hill, Wallace D. Wattles, Robert Collier, Prentice Mulford, James Allen, Florence Scovel Shinn, Morris Goodman, Jack Lawson, Joe Vitale, Bob Proctor, Anthony Robbins, Jim Rohn, Hal Elrod, Seth Godin, Robin Sharma, T. Harv Eker, Patrizio Paoletti, Roberto Re, Mark Victor Hansen e Robert G. Allen, Marshall Goldsmith, M.J. DeMarco, Jon Gordon, ecc. Alcuni di questi sono esseri illuminati, altri degli ottimi maghi bianchi, alcuni invece utilizzano delle tecniche di convincimento e manipolazione che sono più vicine alla magia nera… ma in ogni caso sono tutti, senza eccezione, dei potenti, potentissimi maghi, dotati d’un magnetismo eccezionale. Dal momento che ce n’è per tutti i gusti, ognuno di voi risuonerà con gli insegnamenti di chi sente più affine alla sua personale energia. Quali sono gli obiettivi principali da raggiungere per ottenere la selfmastery ? 1) 2) 3) 4)

Padronanza delle emozioni Padronanza della sessualità Eliminazione delle dipendenze Padronanza dei modi di pensare

Se volete avere successo e divenire persone felici, la disciplina è tutto. Non è un lavoro facile e non durerà poco, ma fin da subito vi accorgerete di possedere un potere e una quantità di energia molto più elevati rispetto a

prima e rispetto a qualsiasi persona comune. Ogni singola azione è molto importante e non va trascurata. Ogni volta che scegliete di obbedire al comportamento più facile, anche se sapete essere sbagliato, ripetendo così un’azione meccanica, state ancora una volta confermando di essere l’uomo o la donna che siete stati fino ad oggi, e che quindi otterranno gli stessi risultati che hanno ottenuto fino ad oggi. Ogni volta che vi disciplinate e resistete a un comportamento meccanico compulsivo – che sia nella sfera delle emozioni, del sesso, delle dipendenze o del pensiero – state invece creando un nuovo individuo, al quale si aprono nuove e impensabili prospettive per il futuro. Le persone di successo hanno ottenuto una padronanza di loro stesse che è ben superiore a quella dell’uomo medio. Un vecchio adagio recita: «La calma è la virtù dei forti», e in effetti questa è una grande verità. Se volete diventare eccezionali, dovete fare cose eccezionali. Non potete avere la stessa gestione delle emozioni, del sesso e dei pensieri che possiede chiunque altro intorno a voi e al contempo sperare di ottenere risultati al di sopra della media. Dovete immaginare di entrare nel monastero di Shaolin, nella regione dell’Henan, e sottoporvi alla disciplina cui si sottopongono i monaci-guerrieri. Disciplinarsi vuol dire rimandare delle gratificazioni – fisiche o emotive che siano – e affrontare dei disagi, con lo scopo di acquisire più potere interiore e quindi capacità di modificare la realtà esterna. Rinunciare alle gratificazioni incrementa il vostro potere e il magnetismo che emanate intorno a voi, mentre cedere alle tentazioni vi sottrae energia in cambio d’un piacere momentaneo. Ogni volta che cedete, diventa più semplice cedere, mentre ogni volta che resistete, diventa più semplice resistere. Inoltre, nel primo caso si cristallizza dentro di voi l’idea di essere una persona debole, nel secondo caso acquisite più sicurezza in voi stessi e nelle vostre capacità e familiarizzate con l’idea di essere una persona potente. Disciplinarsi vuol dire rimandare delle gratificazioni – fisiche o emotive che siano – e affrontare dei disagi, con lo scopo di acquisire più potere interiore e quindi capacità di modificare la realtà esterna. L’idea di regalità si accompagna necessariamente all’idea di padronanza di sé. Un governante che cerca d’imporsi sugli altri, quando ancora non riesce a

dominare se stesso, non è realmente un re – un leader – bensì uno schiavo, in quanto è schiavo prima di tutto di se stesso. Tale governo sarà pessimo e non durerà a lungo. Un vero re ha imparato per prima cosa a essere padrone di se stesso. I faraoni egizi venivano considerati divinità in quanto possedevano capacità che i governanti di oggi nemmeno sognano: con la loro sola presenza e immobilità interiore reggevano l’intero regno. Il re è il reggente (dal lat. régere), “colui che regge”, cioè qualcuno che tiene in piedi la nazione e che si mette al servizio della prosperità del suo popolo, e non semplicemente qualcuno che comanda e fa le leggi. Un autentico re – un leader carismatico e non solo “posizionale” – si sente totalmente responsabile per quanto accade nel suo territorio (siccità e carestie comprese), al suo popolo e al suo esercito in battaglia. Se il re è malato, il regno è malato. Solo chi si pone come obiettivo di sfuggire al predominio delle proprie tendenze egoistiche e di controllare e orientare i propri pensieri, sentimenti e desideri, è sulla via della regalità. Egli ispira rispetto in tutti coloro che lo avvicinano, poiché ha magnetismo, potere e autorità. Da tutto il suo essere irradia un’aura di grande purezza, impre-gnata di influssi curativi e calmanti, che viene percepita persino dagli animali e dalle piante. Anche se, come ogni altra persona, non può prevedere gli avvenimenti esterni che gli accadranno, il leader è una figura che proprio là dove gli altri si scoraggiano e crollano, trova nuove forze e un nuovo nutrimento; usa l’ostacolo come un trampolino e riceve uno slancio per continuare ad avanzare. Thomas J. Stanley, nel suo libro Il milionario della porta accanto (Gribaudi) dice: Come si fa a diventare ricchi? Anche qui hanno quasi tutti un’idea sbagliata. Non sono quasi mai la fortuna, un’eredità, grandi titoli di studio e neppure l’intelligenza che consentono alle persone di accumulare delle fortune. La ricchezza è più frequentemente il risultato di uno stile di vita basato sull’impegno lavorativo, sulla perseveranza, sulla pianificazione e, cosa più importante in assoluto, sulla disciplina.

SVEGLIARSI PRESTO AL MATTINO

Nei prossimi capitoli analizzerò i 4 obiettivi principali da raggiungere per ottenere la self-mastery, cioè la padronanza di sé, ma intanto voglio presentarvi un ottimo esempio di auto-disciplina: svegliarsi presto al mattino. Per molte persone svegliarsi al mattino è una piccola tragedia. Per chi soffre di depressione il mattino è il momento peggiore della giornata, perché, che tu ne sia cosciente o meno, per svegliarti ogni mattino devi avere una motivazione valida, altrimenti diventa una sofferenza. Per questo motivo, una delle domande essenziali da porsi con lo scopo di fare il punto della propria vita è: «Cosa ti spinge ad alzarti dal letto tutte le mattine?» Se non hai un obiettivo, non puoi alzarti dal letto con la giusta energia. Se ogni mattina sai che ti devi tirare su dal letto per creare la vita che desideri, allora il tuo svegliarti sarà un atto consapevole, creato di proposito, fortemente voluto anziché subito. L’uomo ordinario, quello che subisce la vita, si trascina fuori dalle coperte con riluttanza, e se ne avesse la possibilità continuerebbe a dormire… forse per sempre. L’uomo ordinario resiste più che può prima di alzarsi dal letto, non riesce a vivere quel momento come un atto pienamente voluto, perché in realtà niente nella sua vita è davvero voluto; per lui la vita è qualcosa che gli accade, non qualcosa che vuole fortemente. La disciplina è una conseguenza della passione per l’obiettivo che si vuole raggiungere. Non puoi ricavare la disciplina necessaria ad alzarsi presto al mattino – o per fare qualunque altra cosa – se non sei motivato da una passione forte. Da ragazzo, non eri felice di alzarti al mattino quando sapevi che a scuola avresti rivisto la tua fidanzata? Eri impaziente di saltare fuori dal letto e non lo percepivi certo come un sacrificio. Perché non riesci a provare la stessa impazienza oggi, per andare al lavoro? Semplice: perché non sei innamorato del tuo lavoro, non provi la stessa passione che provavi da giovane per la tua fidanzata. Gli “esperti” dicono che occorrono dalle 7 alle 9 ore di sonno per vivere in buona salute. Ma si può essere esperti solo di ciò che è banale, non del nuovo e dell’insolito, e gli esperti sono esperti solo di ciò che concerne l’uomo medio-cre, non l’uomo di successo. Non si può essere esperti delle eccezioni. L’ex presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato di dormire circa sei ore a notte. È noto che Margaret Thatcher, l’ex “Lady di ferro” britannica, dormiva appena quattro ore a notte. Il nostro Silvio Berlusconi, come ha

sempre dichiarato anche chi lavorava a stretto contatto con lui, oscilla fra le due e le quattro ore a notte. Andava a dormire solo dopo aver letto i giornali che sarebbero usciti in edicola il mattino dopo, e poi era già sveglio prima ancora che gli altri iniziassero a leggere quegli stessi giornali. Donald Trump oscilla fra le tre e le quattro ore. Il vincitore di questa classifica è però Nikola Tesla (1856-1943), l’ingegnere e rivoluzionario inventore serbo, al quale erano sufficienti appena due ore. Ognuno di voi deve ignorare ciò che fa l’uomo ordinario e ricercare il suo personale equilibrio. Non abbiate paura di fare tentativi, anche estremi, perché la maggior parte delle volte è la vostra radicata convinzione di aver bisogno di un certo numero di ore a farvi dormire quel numero di ore e farvi poi sentire stanchi quando dormite di meno. Nelle prime ore del mattino, dalle 5 in poi, quando tutti ancora dormono, si lavora magnificamente. Alle 10 del mattino potreste aver tranquillamente già lavorato per 4 o 5 ore. Magari dovreste evitare inutili serate con gli amici, trascorse a bere alcolici fino alle 2 del mattino. Vi garantisco che è solo una questione di disciplina e abitudine. Se volete essere straordinari, fate cose fuori dall’ordinario. E, soprattutto, non imitate mai i comportamenti dell’uomo medio.

PADRONANZA DI EMOZIONI E SESSUALITÀ Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell’umanità. Non c’è nulla di più elevato. Confucio, cit. in Lev Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, Introduzione e traduzione di Pier Cesare Bori Tu credi che siano gli eventi esterni a creare i tuoi stati interiori, ma questa è una visione orrendamente capovolta della realtà. Sono gli stati interiori che hai provato ripetutamente nel passato ad aver creato gli eventi che stai vivendo oggi. Ciò che vedi adesso intorno a te è una fotografia del tuo passato. Le emozioni che provi in questo istante stanno modellando gli eventi del tuo futuro. Le tue emozioni negative si cristallizzano nelle avversità che poi incontri. Essendo il mondo solo un effetto, non potendo essere causa di nulla, se vuoi cambiare il mondo devi cambiare qualcosa nella tua psicologia. Non è mai possibile cambiare il mondo direttamente. Sarebbe come agire sull’ombra invece che sull’oggetto che la proietta. Tutto ciò che puoi fare è passare a un altro livello di coscienza… e il mondo ti seguirà docilmente. Il mondo risponde più alle tue emozioni e ai tuoi stati interiori che ai tuoi pensieri. Se vuoi agire sulla tua proiezione non è sufficiente pensare in modo diverso, devi anche sentire in modo diverso. L’emozione viene registrata per sempre e ti trasforma permanentemente; questo vale sia per le emozioni negative che per quelle superiori, come la gioia, la sicurezza di sé, la ricchezza, il senso di libertà, la soddisfazione. Questo è il motivo per cui, attraverso l’auto-osservazione devi giungere alla gestione delle tue emozioni: self-observation – self-knowledge – selfcorrection – self-mastery. È un processo che si verifica automaticamente nel

momento in cui, in virtù di una ferma volontà, riesci a innescarlo e a portarlo avanti quotidianamente, partendo dall’auto-osservazione (self-observation). Come ho già detto nel capitolo “Tu cosa puoi fare?”, tutto il lavoro consiste nel prestare attenzione, momento per momento, nel qui-e-ora, in modo intenzionale e non giudicante, a tutte le esperienze interne ed esterne che si verificano. Ovviamente, per poterlo fare, devi ricordartelo. E qui sarai costretto a sfruttare tutta la forza di volontà di cui sei capace. In quello stesso capitolo ti ho indicato l’esercizio dei 5 minuti, una pratica fondamentale affinché tu possa raggiungere questo scopo. Tutto il lavoro consiste nel prestare attenzione, momento per momento, nel qui-e-ora, in modo intenzionale e non giudicante, a tutte le esperienze interne ed esterne che si verificano. Non dovete modificare nulla, bensì unicamente osservare le vostre emozioni che emergono allo scoperto, senza alcun giudizio e con il massimo grado di accettazione che vi è possibile. Se non riuscite ad accettarvi per come siete fatti, accettate il fatto di non accettarvi. La mancata accettazione di sé provoca un superfluo disagio aggiuntivo. Inoltre la repressione è sempre controproducente, per cui è inutile che tentiate di bloccare le vostre emozioni, per dimostrare a voi stessi di essere forti. Il vostro unico compito è sforzarvi di restare nel momento presente all’apparire del disagio, della rabbia, della paura, dell’ansia, del desiderio sessuale… della sofferenza in generale. Lo sforzo non va rivolto all’emozione, nel tentativo di reprimerla o limitarla, bensì alla vostra coscienza, al vostro stato di presenza e osservazione. Non si tratta di diminuire l’emozione, ma di aumentare la vostra presenza. Non dovete far diventare più piccolo il disagio, ma diventare più grandi voi. Detto questo… la forza dell’emozione, dopo un primo periodo nel quale potrà sembrare che diventi maggiore, con il tempo sarà costretta a diminuire, in quanto l’azione di “disturbo” della vostra presenza, condotta in maniera costante e prolungata, va a modificare in maniera progressiva l’entità della carica emotiva (self-observation is self-correction).

Lo sforzo non va rivolto all’emozione, nel tentativo di reprimerla o limitarla, bensì alla vostra coscienza, al vostro stato di presenza e osservazione. Non si tratta di diminuire l’emozione, ma di aumentare la vostra presenza. Vi faccio l’esempio della timidezza. Come potreste dominare questa emozione? A un certo punto sentite salire un’energia che si muove dal basso verso la vostra testa; un’energia che vi fa arrossire, sudare e perdere il controllo di ciò che state dicendo o facendo. Avete forse il potere di fermare una cosa del genere? Vi sarete accorti che più tentate di contrastare il fenomeno, più sperate di non arrossire, più questo accade con intensità. Più la carica emotiva è profonda, più risulta fuori dal vostro controllo. Quando realizzate e accettate di essere totalmente impotenti rispetto alle energie che si annidano nel vostro inconscio, allora potete cominciare a lavorare seriamente attraverso l’auto-osservazione condotta nel momento presente. Ricordatevi che più la carica emotiva è potente e quindi l’emozione è incontrollabile, più grande diviene il vostro potere quando riuscirete a trasmutarla, grazie all’applicazione costante della vostra presenza. Usare l’auto-osservazione è come focalizzare i raggi del sole con una lente d’ingrandimento: si origina del Fuoco che brucia la sostanza di cui è fatta l’emozione stessa, trasformandola in un potere che viene posto sotto il vostro dominio e a vostra disposizione. In queste parole è nascosto il principio dell’Alchimia.

PADRONANZA DELLA SESSUALITÀ «Se si faceva sesso… si faceva l’amore, ossia ci si univa non solo carnalmente, ma spiritualmente, e per un motivo ben preciso. L’atto sessuale aveva sempre uno scopo che lo precedeva e ne era la causa, altrimenti non ci si univa. Gli alti sacerdoti – sia bianchi che neri – dell’epoca, avevano l’energia sessuale sotto il loro dominio. Oggi, non solo i sacerdoti, ma chiunque abbia un livello di coscienza che si discosta dalla media, è chiamato a fare un lavoro di gestione della propria energia sessuale. L’uomo della strada, nella

maggioranza dei casi, è letteralmente guidato dal suo centro sessuale… e quando questo inizia a vibrare non capisce più niente! È come se fosse posseduto: prova desiderio di fare sesso solo perché ha visto due gambe e un sedere fatti in un certo modo. Ecco… questo comportamento nelle antiche epoche non era concepito. Se due persone si univano, si univano per una ragione, altrimenti non si univano, perché non avevano bisogno di unirsi solo per sfregare tra loro i due organi sessuali e provare un brivido finale. Oggi invece questa è la norma: ci si unisce a qualcuno – sia nei rapporti uomo-donna che uomo-uomo o donna-donna – solo per provare l’ebbrezza dell’orgasmo, il piacere di pochi istanti. E questa diventa presto una dipendenza, perché poi voglio riprovare ancora quel piacere e riprovarlo tutte le volte che posso. Quando non riesco più a provarlo con la stessa intensità, allora cambio partner o mi invento qualcosa di strano, perché lo voglio provare ancora come la prima volta. Fino a quando giungo a un punto tale che se non provo il brivido del sesso estremo o del sesso clandestino, non sento più nulla. Le carezze, la tenerezza e la quotidianità con un partner fisso, non mi fanno provare più nulla di eccitante». Tratto dal mio libro La sacra sessualità (Antipodi Edizioni) Premesso che nei miei insegnamenti non c’è nulla di moralistico, bensì solo il tentativo di trasformarvi in monaci-guerrieri e monache-guerriere in grado di elevarsi sopra l’umanità ordinaria e mettersi al servizio del benessere degli altri, ecco alcune indicazioni concernenti la sessualità sulle quali potete cominciare a lavorare: 1) Abbiate un solo partner alla volta e, in generale, cercate di avere meno partner possibili. Avere un rapporto sessuale non è solo un fatto fisico, significa scambiare la propria energia con quella dell’altra persona, per cui farlo con più persone nello stesso periodo incide su un corretto equilibrio interiore, e questo a sua volta inciderà sulla vostra attività lavorativa. Passare da un partner all’altro non significa che siete “sessualmente liberi”, ma che non avete ancora raggiunto un giusto equilibrio psicologico; a voi può sembrare il contrario, ma non è così, siete ancora sessualmente adolescenti, e molti restano sessualmente adolescenti fino a 40 o 50 anni. 2) Non tradite il vostro partner. In questo caso, al fatto di mischiare più

energie dentro di voi, aggiungereste anche la menzogna nei confronti del partner e, di norma, anche nei confronti di altre persone nella vostra cerchia di parenti e conoscenti. Mentire diviene facilmente un’abitudine e in breve tempo vi ritrovate a farlo con facilità estrema. Quest’attitudine prima o poi influenzerà anche il vostro lavoro. 3) Non fate battute sul sesso con amici e colleghi, non inviate immagini contenenti energia sessuale per scherzare con loro. Più in generale, non parlate di sesso, a meno che non lo stiate facendo per un motivo ben specifico, in maniera neutra e con un certo grado di centratura interiore, ossia senza la spinta dell’energia sessuale. Se siete donne, non vestitevi in maniera da provocare l’energia sessuale degli uomini; questo di norma viene fatto a causa di carenze psicologiche, che non staremo a indagare in questa sede. Gli uomini devono apprezzarvi per altre qualità che non siano un bel sedere o delle tette importanti. Qualcuno si chiederà: «Ma cosa diavolo c’entrano le mie battute sul sesso o il fatto che mi piaccia guardare il sedere delle mie colleghe (o colleghi), con il mio conto in banca o il successo della mia azienda?» La grande maggioranza delle persone non riesce a fare questo importante collegamento: ciò che io sono e faccio nella mia vita privata influenza i risultati che ottengo nella mia attività lavorativa. Se state trascorrendo le ore della vostra vita in un call-center, sognando il sedere della collega e scambiandovi battute piccanti con gli altri colleghi… non c’è nulla di male… ma difficilmente un giorno otterrete un potere simile a quello di Bill Gates. È un fatto di integrità interiore e di capacità di trascorrere la propria vita focalizzati su obiettivi ben precisi. E l’integrità si ottiene attraverso la disciplina, come nelle arti marziali. Se dimostrate di avere il controllo delle vostre emozioni e della vostra energia sessuale, sia gli uomini che le donne vi rispetteranno di più, perché standovi accanto avvertiranno, spesso solo inconsciamente, che siete persone rare, differenti dalla norma, che non cadono negli stessi meccanismi che tengono imprigionati tutti gli altri. Di fronte a uno sguardo ammiccante non perdete la testa, né vi sentite in imbarazzo, né vi arrabbiate. Non sentite più il bisogno psicologico del complimento e della gratificazione, per cui quando accade che qualcuno manifesti delle attenzioni nei vostri confronti o vi fa dei complimenti, anche lavorativi, questo non va più a incidere sulle vostre scelte professionali, né

sul vostro benessere, né sul vostro equilibrio. Vale anche al contrario: quando qualcuno che vi addita come una persona grassa o vi fa notare che avete svolto male un compito sul lavoro, voi non vi sentite denigrati e il vostro equilibrio non viene intaccato. Qualcuno con la capacità di mantenere l’equilibrio in tutte le situazioni, fa sempre una grande impressione sulle persone. Tale – rara – abilità vi fornisce una forza interiore che irradia da voi e non può non influenzare chi vi sta intorno, anche se sul piano cosciente potrebbe passare inosservata. Osservate con attenzione tutte le volte che dalle vostre parole, dalle vostre azioni, dalle vostre posture fisiche o anche solo dal vostro sguardo emanate energia sessuale. Osservate il fatto che tendete a portare l’attenzione su alcune zone del corpo del collega (dalle labbra al sedere) o alla scollatura della cassiera al supermercato. Osservate tutte le volte che guidando o camminando per strada, vi voltate a guardare un bell’uomo o una bella donna. Osservate il desiderio che provate dentro. Come sempre, non vi sto dicendo di reprimere, bensì di osservare, cioè di ricordarvi di restare presenti a voi stessi mentre manifestate comportamenti che implicano la presenza dell’energia sessuale. Fate in modo che nulla passi inosservato e vedrete che con il tempo molti comportamenti si modificheranno spontaneamente, senza alcuna necessità di repressione. Nella Tavola di Smeraldo, Hermes Trimegistus parla di una “forza forte di tutte le forze”. Questa forza è l’energia sessuale. Nessun’altra forza nell’universo è tanto potente, poiché nessun’altra forza ha il potere di creare la vita. Di questa tremenda energia, Hermes Trimegistus dice inoltre che «il sole è suo padre»; ciò significa che l’energia sessuale è della stessa natura dell’energia solare, ossia potente oltre ogni limite, capace di dare la vita, ma anche di ustionare chi vi si espone troppo a lungo, o addirittura ridurre in cenere chi vi si avvicina troppo. A buon intenditor, poche parole. Se sarete in grado di fare cose straordinarie con il vostro apparato psicofisico, diverrete persone straordinarie e di conseguenza otterrete risultati straordinari. Il punto è che l’uomo ordinario vorrebbe essere ricco e avere successo avendo come esempi di vita i personaggi del jet set che compaiono sulle riviste di gossip, quelli con l’aria ribelle e spensierata, che (apparentemente) non accettano né regole né disciplina. Non voglio fare il

castigatore dei costumi moderni, ma solo portare l’accento sul fatto che l’equazione: assenza di disciplina interiore = successo nella vita, non si verifica quasi mai. Imitare la sregolatezza esteriore d’un artista… non vi fornisce gli stessi talenti di quell’artista. «Anche Picasso era uno che ha avuto un sacco di donne» mi fa notare il mio amico pittore. «Anche Jim Morrison faceva uso di alcool e droghe» ci tiene a precisare il mio amico che suona la chitarra in una band. Già… tu vai con molte donne, però non dipingi come Picasso, e tu fumi canne tutto il giorno, ma non ti muovi sul palco come Jim Morrison! Pochi giovani prendono ad esempio l’imprenditore veneto che passa dodici ore sul posto di lavoro e poi la sera torna a casa distrutto. Il giovane immagina i party dell’alta società dove si beve insieme ad artisti e calciatori, si conoscono modelli e modelle, si sniffa cocaina, si fa sesso e si corre in auto fino alle 5 del mattino… che è esattamente l’ora alla quale si sveglia l’imprenditore veneto, quello che nella vita vuole ottenere risultati e, soprattutto, non si accontenta di fiammate passeggere – come il disco di un’estate che rende (apparentemente) ricca una band musicale – ma vuole edificare qualcosa di stabile, di utile, per cui essere ricordato.

ELIMINAZIONE DELLE DIPENDENZE Ognuno ha la libertà che gli spetta, misurata dalla statura e dalla dignità della sua persona. Julius Evola, Gli uomini e le rovine, Edizioni Mediterranee Le dipendenze principali su cui lavorare sono: 1) 2) 3) 4)

Dipendenza dall’alcool Dipendenza dalle droghe Dipendenza dalla pornografia Dipendenza dal gioco d’azzardo

L’origine delle dipendenze risiede nel vuoto interiore che molti individui provano. Ciò non significa che queste persone siano peggiori delle altre, tutt’altro, spesso è l’estrema sensibilità della loro anima a far percepire loro il vuoto esistenziale, portandole a divenire schiave d’una dipendenza, la quale svolge la funzione di riempire temporaneamente quel vuoto. Per eliminare in maniera radicale il vuoto esistenziale è necessario intraprendere un lavoro di riscoperta della propria vera essenza, che è quello che state facendo applicando i principi esposti in questo libro. Se volete percorrere una via che conduce alla soddisfazione interiore, al benessere e al successo, non potete restare prigionieri di una qualsiasi abitudine dannosa. Immergetevi nella psicologia di un monaco-guerriero o di una monaca-guerriera: 1) La disciplina vi rende forti. 2) Il dominio su voi stessi vi dà potere. 3) La capacità di rinunciare vi fornisce carisma. La mia mentore, Victoria Ignis, alla mia domanda: «Tu dici che le possibilità dell’essere umano sono illimitate, quindi un individuo, uomo o donna che sia, può anche arrivare a dominare il mondo. E cosa dovrebbe fare per dominare il mondo?» rispondeva calma: «Confermo. L’essere umano ha possibilità praticamente illimitate. D’altronde il mondo è dentro di te. Ma

proprio perché il mondo è dentro la tua coscienza, puoi dominare all’esterno solo ciò che già domini all’interno. È vero che la completa padronanza di te (la self-mastery) mette il mondo ai tuoi piedi. È vero che potresti fare tutto. Ma il dominio di sé è l’arte più difficile… e chi la ottiene, non ha più interesse a possedere il mondo». Immergetevi nella psicologia di un monaco-guerriero o di una monacaguerriera: 1) La disciplina vi rende forti. 2) Il dominio su voi stessi vi dà potere. 3) La capacità di rinunciare vi fornisce carisma.

DIPENDENZA DA ALCOOL E DROGHE Quella dall’alcool è la dipendenza più difficile da scoprire, almeno all’inizio, in quanto una persona che assume eroina sa bene fin da subito che è dipendente dall’eroina, perché in nessuna famiglia si sniffa un po’ di eroina durante i pasti; il bere alcolici, invece, viene accettato come un fatto conviviale, per cui una persona si rende conto di “stare esagerando” e di essere divenuta a tutti gli effetti un’alcolista solo dopo mesi o addirittura anni di consumo regolare. Siete dipendenti dall’alcool se: a) Vi capita di bere anche di nascosto. b) Vi capita di bere nelle ore prima di pranzo. c) Fate in modo di non restare mai senza alcolici in casa. d) Trovate dei pretesti per bere in più occasioni possibili. Per quanto concerne le droghe, sotto questa categoria, oltre che le più classiche eroina, metadone, cocaina e crack, sono comprese anche le cosiddette droghe leggere (marijuana e hashish), gli stimolanti (ecstasy, speed, ecc.) i sedativi (Valium, Lexotan, Tavor, ecc.) e il tabacco. Nel percorso di padronanza di voi stessi che avete deciso di intraprendere, non dovete fare distinzione fra dipendenza fisica e psicologica, perché sono entrambe deleterie per la vostra integrità come individui, se davvero volete divenire padroni del vostro destino e non più vittime del caso.

DIPENDENZA DA PORNOGRAFIA La dipendenza da pornografia nasce, in pratica, con internet e interessa oramai milioni di persone in tutto il mondo, con una netta pre-ponderanza di utenti di sesso maschile (74% contro 26%). Capire l’entità del fenomeno e avere dati realistici è più semplice rispetto alla altre dipendenze, come alcool o droghe; questo perché se bevete in casa o al bar nessuno vi registra, mentre quando usufruite della pornografia venite automaticamente rilevati dalla rete. Anche se (almeno ufficialmente) non si conoscono il vostro nome e cognome, si sa però che da un dato computer qualcuno si è collegato e ha visto quei video, per un certo numero di minuti, per un certo numero di ore consecutive. Nonostante ciò, è molto difficile avere accesso a statistiche in merito. I media elargiscono dati sull’abuso di cocaina e di alcool, ma nessuno dice niente sull’abuso di video pornografici, che è tutti i giorni sotto gli occhi di tutti, con tanto di numero di visite e di “mi piace” in bella evidenza sotto ogni video. Per illustrarvi l’entità del fenomeno – che attualmente viene ampiamente sottovalutato e trascurato dall’intera società – vi comunico che nel 2017 uno dei siti più noti del settore, Pornhub.com, ha rilasciato i dati registrati nel 2016. Si parla di 4,6 miliardi di ore di visione all’anno, per un ammontare di 92 miliardi di video visti. La quota di visitatori è di 64 milioni al giorno, cioè 2,6 milioni l’ora, cioè 729 al secondo. Questi sono solo i dati relativi a Pornhub.com, che è attualmente il più utilizzato al mondo, ma resta solo uno fra gli innumerevoli siti pornografici presenti in rete. Quindi questi dati vanno moltiplicati, tenendo conto del numero dei siti disponibili. Migliaia e migliaia di persone superano le 8 ore consecutive di fruizione di video pornografici, passando da un sito all’altro (e ce ne sono centinaia), trascurando talvolta l’alimentazione, il sonno, il lavoro e le relazioni familiari. Lo rivelano gli psicologi che sempre più spesso sono chiamati ad assistere persone che si rivolgono a loro a causa di questo problema. Ma una visione quotidiana di materiale pornografico, sebbene non protratta per tutte queste ore, non è forse anch’essa sintono di una dipendenza in atto? Ognuno di voi ha il compito di osservare il suo comportamento in merito alla pornografia e trarre con onestà le sue conclusioni. La pornodipendenza porta alla “sessualizzazione” della figura del partner

di coppia – che viene visto solo come strumento di soddisfazione dell’impulso sessuale, anziché fonte di innamoramento profondo. E questo accade già nel soggetto adolescente che si sottopone regolarmente alla visione di materiale pornografico. Inoltre il desiderio sessuale risulta alterato, perché l’individuo diviene sempre più desensibilizzato – cioè assuefatto, esattamente come accade per le droghe e l’alcool – e richiede immagini e scene di sesso sempre più forti ed estreme per provare eccitazione. La dottoressa Valerie Voon, neuropsichiatra e ricercatrice alla Cambridge University, ha svolto uno studio di neuroimaging che mostra come il cervello delle persone che si dichiarano dipendenti dalla pornografia (porn-addiction) presentano gli stessi cambiamenti di chi è dipendente dall’eroina.* A tal proposito riporto le parole dell’ottimo Giovanni Maria Ruggiero, che in un suo articolo su internet dice: «La diffusione di massa del porno, raggiungibile da chiunque – anche dai giovanissimi [NdR] – con un clic e in maniera gratuita, è un fenomeno nuovo. Sicuramente non siamo preparati, reagiamo in maniera imprevedibile a questa larga offerta di corpi nudi e atti sessuali filmati in tutte le fogge possibili. Reagisce in maniera imprevedibile il nostro cervello, e i risultati non sono piacevoli. Regredisce la materia grigia nel corpo striato, dove risiede la nostra facoltà di provare soddisfazione nonché quella di prendere decisioni. Diventiamo così confusi, indecisi e desensibilizzati. Diventano necessarie dosi sempre più massicce di stimoli erotici per eccitarci, e preferiamo sempre di più che queste dosi siano somministrate nella forma virtuale del porno a scapito dell’eccitazione reale e corporea, che avviene in maniera tattile e non solo visiva. Questi dati avvalorano l’ipotesi che la dipendenza da sesso, la sex addiction, esista davvero. Non si tratta soltanto di desiderio più frequente, ma di vera droga: ci sono fenomeni di abituazione e assuefazione. L’individuo porn addicted, lungi dall’avere più desiderio, è desensibilizzato e abbisogna di stimoli erotici più forti e intensi del normale per eccitarsi davvero. Cosa lo spinge, allora? Una vera dipendenza tutta mentale nella quale la persona sente dolorosamente la mancanza di eccitazione e se la procura artificialmente. Le capacità di autocontrollo, la cosiddetta willpower, in italiano semplicemente forza di volontà, ovvero la capacità di decidere dove

concentrare la nostra attenzione e di spostarla su obiettivi diversi da quelli più immediatamente attraenti, a favore di altri che ci offrono vantaggi meno subitanei, ma alla lunga più appaganti, ne rimane a sua volta danneggiata. Diventiamo dei topolini impazziti incapaci di fare scelte sensate e che non siano rapide e impulsive. C’è di peggio. Il tutto può sfociare in ipofrontalità, cioè in una riduzione delle dimensioni e delle funzioni della corteccia cerebrale frontale, la sede delle nostre funzioni più consapevoli e razionali. La capacità di valutare i rischi, di concepire piani d’azione a lungo termine e controllare gli impulsi, sono tutte funzioni frontali. La corteccia prefrontale è l’elemento cerebrale che maggiormente ci differenzia dagli animali senzienti, ma non raziocinanti. In essa trova sede la capacità di mediare tra pensieri in conflitto, regolare il comportamento, scegliere tra il bene e il male. È la sede del pensiero astratto, dell’azione motivata, dell’attenzione prolungata e consapevole, del pensiero riflessivo e dell’inibizione delle risposte impulsive. Danneggiare questa corteccia non sembra precisamente un buon affare. Il quadro è abbastanza deprimente e pericolosamente vicino a quello dipinto da qualche signora bene e un po’ bigotta che ci ammonisce sul rischio di diventare ciechi se ci abbandoniamo alla masturbazione. Fatto sta che questa è la scienza, signori, e non la ristretta saggezza borghese della zia zitella. La quale non ha peraltro del tutto torto. Non diventiamo ciechi ma sicuramente un po’ impotenti».* Vi ricordo che stiamo parlando di pornografia, con tutte le annesse perversioni, non semplicemente di foto di modelle o modelli nudi. L’esposizione regolare a materiale pornografico, quindi, oltre che danneggiare la sfera sessuale – si parla di “anoressia sessuale”, ossia calo del desiderio e disfunzione erettile – rende gli individui più stupidi e più lenti nel prendere le decisioni. Inoltre diminuisce sempre di più la stima di sé e della propria forza interiore. Infatti, anche se razionalmente molte persone si raccontano che in fondo non stanno facendo niente di male, inconsciamente sanno bene di essere schiave di una forza più grande di loro, che non riescono a dominare. E ogni volta che cedono al loro vizio, nel loro profondo provano rimorso, biasimo e senso di colpa, perché sentono che la loro forza di volontà diminuisce e la loro integrità si frantuma.

DIPENDENZA DA GIOCO D’AZZARDO

La dipendenza da gioco (Gioco d’Azzardo Patologico) si colloca già nel Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi, a differenza della pornodipendenza, che invece, come ho già detto, viene ancora sottovalutata. Questa dipendenza è caratterizzata dall’incapacità di resistere alla tentazione persistente e ricorrente di giocare somme di denaro, le quali nel tempo possono anche divenire elevate e causare problemi familiari e lavorativi. Il giocatore cerca l’eccitazione che deriva dal puntare denaro e attendere il responso. Nel tentativo di recuperare il denaro puntato e perso, il soggetto sarà poi costretto, in una corsa continua, a giocare cifre sempre più alte, al fine di annullare una serie di perdite. Quando le possibilità di ottenere prestiti si esauriscono, il soggetto vittima della dipendenza dal gioco può ricorrere, per ottenere denaro, anche a comportamenti criminosi quali il furto e la truffa. Come accade per la pornodipendenza, anche la diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo è in forte aumento, influenzata innanzitutto dal fatto che il gioco d’azzardo è stato legalizzato nel 1992 e poi dalla larga disponibilità di offerta, soprattutto online, esattamente come accade per il porno. Vi ricordo che a partire dal 1897 fino al 1992 l’azzardo è sempre stato considerato un rischio sociale. Fino al 1992 le concessioni rilasciate dallo Stato comprendevano solo le lotterie, il totocalcio e 4 casinò in tutta Italia. Fino a pochi decenni fa, i giocatori d’azzardo, così come gli ubriaconi, i drogati e i pornografi erano persone socialmente non accettate, venivano cioè additate come persone “con dei problemi”. Mentre oggi, giocare a poker online o alle slotmachines, fumare una canna, bere superalcolici, riempirsi di birra in un pub o passare qualche ora a vedere video porno è considerato normale, soprattutto fra i giovani, in virtù del fatto che «ormai lo fanno tutti». E questo è forse l’aspetto più grave: la normalizzazione di comportamenti dannosi, in grado di creare dipendenza, in nome di una libertà fasulla. Il fatto che un certo comportamento venga adottato da molti, non significa che adesso sia meno dannoso, semmai è indice di un degrado sociale in corso. Tutto questo non è per niente normale, e lo dimostra il fatto che poi questi giovani non sono in grado di gestire una loro attività, raggiungere la stabilità economica, far funzionare un rapporto di coppia, avere successo nella vita. In molti casi non sono nemmeno in grado di tenersi un posto di lavoro da dipendenti.

Alcune caratteristiche sono comuni a tutte le dipendenze che abbiamo trattato finora: la tensione che precede la messa in atto del comportamento, la ricerca di gratificazione immediata, e la frustrazione seguente, derivante dall’incapacità di essere riusciti a evitare tale comportamento. Come uscire dal circolo vizioso delle dipendenze? Solo per poche di esse – droghe pesanti e alcolismo – è necessario anche un vero e proprio trattamento di disintossicazione fisica, mentre per le altre l’approccio è prevalentemente psicologico, in quanto stiamo sempre parlando di disagi emotivi. L’aumentata efficacia nella gestione dei problemi emotivi coincide con la comparsa e la diffusione, nel mondo della psicologia, della terapia cognitivo comportamentale, che ha dato una svolta al metodo terapeutico. Se poi indaghiamo tale approccio scopriamo che esso postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, sottolineando come molti disagi sono collegati a ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente, quie-ora. Questo vuol dire che agendo attivamente ed energicamente sui nostri pensieri e sui nostri comportamenti attuali, possiamo liberarci da molti dei problemi che ci affliggono da tempo. Per raggiungere questi obiettivi, una delle tecniche principali consiste nell’esposizione sistematica del paziente alla situazione temuta – ossia direttamente “sul campo” – al fine di comprenderla e indagarla meglio. Lo scopo è monitorare ogni reazione del paziente, a fini correttivi. Questo può comportare (cito da fonte ufficiale wikipedia): «ristrutturare credenze “false” o autolesionistiche; sviluppare l’abilità di parlare a sé stessi in modo positivo (self-talk positivo); sviluppare la capacità di sostituzione di pensieri negativi; desensibilizzazione sistematica (terapia a esposizione graduale allo stimolo provocante ansia); fornire conoscenze specifiche al paziente che lo aiuteranno a fronteggiare le situazioni». Scopriamo così che si tratta, ancora una volta, della capacità di autoosservarsi restando nel qui-e-ora e di radicare nell’individuo nuovi modi di pensare a se stesso e alla realtà. In pratica, stiamo parlando delle stesse soluzioni di cui tratta questo libro: lo stato di presenza nel qui-e-ora e l’accesso a nuovi modelli di pensiero.

ESEMPI DI ESPERIENZE VISSUTE

Le persone non sono abituate a collegare le loro debolezze quotidiane con gli esiti negativi negli affari. Questo è il primo passo che chiunque voglia intraprendere una strada di successo ed eccellenza deve compiere: divenire consapevole che ogni suo aspetto psicologico influenza gli eventi che accadono sia a lui che alla sua impresa. Nei primi anni 2000 sono stato avvicinato in via non ufficiale da un imprenditore emiliano di circa trent’anni, a capo di un’azienda di abbigliamento che sapevo essere molto ben avviata. Dopo che mi ebbe esposto la sua forte preoccupazione per come stava andando la sua attività, che evidentemente non navigava più in buone acque, io gli feci qualche domanda: «Dovresti parlarmi della tua vita privata. Te la senti di rispondere a domande personali?» Lui dapprima assunse un’espressione stupita (accadeva spesso, perché il mio modo di lavorare non era comune), ma poi accettò. «Sei dipendente da qualche sostanza?» gli chiesi. Lui mi confessò di essere dipendente da cocaina e di abusare normalmente di alcool. «Hai una relazione stabile?» fu la seconda domanda. Lui mi raccontò che gli piaceva frequentare la vita mondana e passava da una modella all’altra. La relazione più stabile era ancora quella con la madre. Le altre domande furono: «Puoi raccontarmi come vivi la tua sessualità?» «Che rapporto hai con tuo padre?» «Che rapporto hai con tua madre?» «Qual è il vero obiettivo della tua vita, ossia, perché fai questo lavoro, ossia, cosa ti spinge ad alzarti dal letto tutte le mattine?» … … … e così via. Ho riportato queste domande affinché le poniate a voi stessi, con il fine di fare il punto della vostra situazione personale. Tornando al nostro esempio, il dialogo con l’imprenditore durò un paio d’ore, nel corso delle quali indagai anche su alcuni episodi della sua infanzia; dopo aver finito con le domande gli dissi che se voleva lavorare con me, io mi sarei dovuto trasferire in un hotel vicino a casa sua e avrei dovuto seguirlo per una settimana, sia in azienda che nella vita privata. Avevo infatti bisogno di osservare come si rapportava agli altri, in modo da spingere allo scoperto i meccanismi interiori del suo apparato psicofisico, sia sul lavoro che nel rapporto di coppia e, dove

possibile, anche nel rapporto con i genitori e i figli. Qualcuno potrebbe obiettare che introdursi nella vita privata e lavorativa del cliente è inutile, poiché in presenza di un osservatore il comportamento dell’“oggetto osservato” inevitabilmente cambia. Questo è vero, ma solo in parte. In effetti, all’inizio tutti i miei clienti tendevano a comportarsi in maniera artefatta, innaturale, ma vi assicuro, per esperienza diretta, che la messinscena ben presto crollava. Ho assistito più di una volta a scene di violenti bisticci familiari, a un quasi-tradimento coniugale (che ho dovuto fermare io) in un locale notturno, a un “ammutinamento” aziendale (i dipendenti dell’ufficio di un commercialista hanno smesso di lavorare e hanno chiesto al dirigente di andarsene) e a vari altri episodi di ogni genere, sia sul posto di lavoro che in famiglia. La mia esperienza dice che non solo dopo breve tempo il cliente è costretto a smettere di recitare, ma i suoi comportamenti e quelli di chi lo circonda vengono esasperati dalla mia presenza, per cui io posso ricavare molte informazioni in un tempo molto breve. Con l’imprenditore emiliano chiarii fin da subito che avrebbe dovuto immediatamente smettere con droghe, alcool e con i party serali. In pratica gli prospettai un lungo periodo di vita monacale. Mi disse che ci avrebbe pensato, ma poi non si fece più sentire. In ogni caso già nel corso del colloquio avevo intuito che non era ancora del tutto pronto per quel genere di approccio al cambiamento. Probabilmente è stato combattuto a lungo se accettare oppure no, perché era chiaro che una parte di lui voleva davvero cambiare, però non si aspettava di dover diventare una persona diversa; forse sperava che io potessi fornirgli qualche trucchetto per imparare a rilassarsi e a organizzare meglio il proprio tempo. Comunque da lì a pochi mesi tutto il suo mondo gli sarebbe crollato addosso. Se voi non prendete in mano la situazione e non andate incontro alla vita, è la vita che vi viene incontro… e spesso vi travolge. Un altro episodio interessante mi capitò a distanza di qualche mese dall’esperienza precedente, prima che smettessi definitivamente con le consulenze private per dedicarmi in toto all’attività che svolgo adesso: divulgazione attraverso i seminari (per cui vi invito a non contattarmi per consulenze private). Un imprenditore cinquantenne dell’hinterland milanese

mi contattò perché non si sentiva sicuro riguardo alla sua attività, un’azienda con una decina di operai che produceva guarnizioni di gomma. In realtà al momento gli affari andavano molto bene, ma lui temeva che improvvisamente potesse succedere qualcosa di brutto, per cui viveva nella costante insicurezza riguardo il futuro. Faticava a prendere sonno la notte. Anche a lui feci le domande di rito, ed emerse subito un aspetto importante della sua vita privata: almeno un paio di sere a settimana, rientrava più tardi a casa dalla sua famiglia perché doveva prima andare a prostitute. Con il passare degli anni aveva cominciato a sentirsi sempre più in colpa, si era reso conto di essere schiavo di una vera e propria dipendenza, tanto che durante il giorno, sul lavoro, si sentiva più contento e pieno di energie nel sapere che quella sera avrebbe goduto della sua piccola avventura a pagamento. Viveva per quei momenti di trasgressione, che oramai lo gratificavano più dei successi che otteneva attraverso la sua attività lavorativa. Ma, fatto più unico che raro, cominciava a sentire – sebbene inconsciamente – che la sua costante paura d’un fallimento lavorativo, dipendeva in qualche modo da questo suo vizio personale. In altre parole, la consapevolezza di avere un punto debole, lo rendeva insicuro riguardo all’andamento della sua azienda, anche se fino a quel momento, apparentemente, i due aspetti sembravano essere rimasti separati. Dopo diversi colloqui, pronunciò una frase decisiva: «Sento che se non sono in grado di gestire la mia vita sessuale e se non sono in grado di essere fedele alla mia famiglia, allora non sarei nemmeno capace di gestire una eventuale crisi della mia azienda, e magari sarei capace di tradire i miei operai, così come faccio già con i miei familiari». Fino a quel momento questo collegamento – che per me era chiaro – in lui non era ancora emerso fino alla coscienza, era rimasto sepolto nel subconscio, sebbene questo stato interiore gli provocasse ansia, malessere e insonnia. Accettò di lavorare per una settimana in mia compagnia. Nel suo caso non mi occupai quasi per nulla dell’attività aziendale, ma solo del rapporto di coppia e della gestione della sessualità. In azienda andava tutto bene, a parte qualche ritardo di troppo nel saldare le fatture dei fornitori, per cui gli spiegai che i pagamenti (gli stipendi, così come le fatture) vanno saldati immediatamente, senza fare mai attendere le persone a cui dobbiamo dei

soldi. Per il resto… doveva solo re-innamorarsi di sua moglie e imparare a veicolare lo stimolo sessuale all’interno della coppia anziché all’esterno. La nostra collaborazione diede ottimi risultati e anche per me fu un’esperienza molto soddisfacente (e questo per me è importante). Con lui utilizzai un metodo particolare, estremo, molto efficace, ma rischioso: il giuramento.

IL GIURAMENTO È chiaro che non uscirete da una dipendenza da eroina, cocaina o alcool grazie alla sola presenza nel qui-e-ora. Dovrete affrontare il calvario della disintossicazione, accompagnato dalle inevitabili crisi di astinenza. Il tutto viene reso molto più semplice se potete permettervi di abbandonare per qualche mese il vostro attuale ambiente di vita. L’aspetto più difficile della disintossicazione non risiede infatti nell’assuefazione chimica, bensì nella dipendenza da persone, luoghi e rituali che richiamano continuamente i momenti in cui avveniva l’assunzione della sostanza. Tuttavia, per quanto concerne le altre dipendenze, lavorando sulla presenza e applicando in maniera adeguata la vostra forza di volontà, potete uscire da qualsiasi schiavitù. Un metodo molto efficace è quello del giuramento. Potete applicarlo alle dipendenze, ma anche ad altri ambiti della vostra vita che volete cambiare in maniera radicale e in breve tempo. Dovete giurare, sulla persona più cara che avete, che non ripeterete mai più, per il resto della vostra vita, un determinato comportamento. Dovreste farlo attraverso un piccolo rituale che potete allestire a vostro piacimento, l’essenziale è che voi lo percepiate come qualcosa di forte e adatto all’occasione. Fatelo in un momento in cui siete in casa da soli: accendete un incenso, mettete una musica adatta, preparate 7 candele (meglio ancora se vi procurate un candelabro a 7 bracci, ma non è indispensabile), potete anche mettere sul tavolo (o sul pavimento, se è lì che state allestendo il rituale) degli oggetti che per voi sono importanti e significano qualcosa. Il rituale consiste nel recitare per sette volte una preghiera. Le più adatte sono il Padre Nostro oppure, ancora meglio, La Grande Invocazione (cercatela su internet). Dopo ogni ripetizione della preghiera accendete una candela, fatelo quindi per sette volte. Dopo la settima candela ripetete tre volte il vostro giuramento: «Giuro su mio figlio (nome), oppure su mia madre

(nome), oppure su mio marito (nome), oppure sulla mia amica (nome) che non … … mai più … …ecc. ecc.», restate in silenzio per qualche minuto, poi recitate ancora una preghiera a chiusura del rituale e spegnete le candele soffiandoci sopra, nello stesso ordine con cui le avete accese (cioè da sinistra verso destra). Il giuramento, anche se utilizza delle preghiere, non è legato ad alcuna religione. E in effetti la Grande Invocazione viene ritenuta una “preghiera dell’umanità”; il riferimento al nome del Cristo che si trova al suo interno, è dovuto al fatto che il Cristo viene considerato un grande maestro, un simbolo d’amore e di sacrificio per gli altri; questo indipendentemente dalla religione che poi è scaturita dal suo insegnamento. Niente di religioso dunque, perché in realtà state solo sfruttando la capacità del subconscio umano di venire fortemente influenzato dalle azioni rituali. Eseguire un rituale, con tanto di candele, incensi e luci soffuse, consente di fissare direttamente nel subconscio il messaggio «non voglio più ripetere per il resto della mia vita quel dato comportamento», in maniera molto più profonda e potente rispetto al semplice imporselo coscientemente. Per tenere fede al vostro giuramento dovrete comunque dare fondo a tutta la vostra forza di volontà, ma verrete facilitati dall’aver eseguito un rituale. Questo è un metodo efficace, ma allo stesso tempo pericoloso, perché se non rispettate il giuramento, il vostro subconscio farà in modo che siate puniti (vi ricordate che la realtà è creata dalla vostra psicologia?), e lo farà colpendo sia voi che la persona su cui avete giurato. Può farvi litigare con lei, può farla ammalare o farle avere un incidente, può addirittura ucciderla, oppure, più frequentemente, far cadere quella persona nello stesso comportamento dal quale voi volevate liberarvi. Ve la sentite di correre questi rischi? Siete in grado di sostenere questa responsabilità per il resto della vostra vita? Questo è il motivo per cui tale metodo risulta estremamente potente. A questo punto potreste chiedervi: «Ma se una persona si ammala a causa del fatto che noi non abbiamo rispettato un giuramento, allora siamo noi a creare la sua realtà? Per lei non vale la regola che ognuno si crea la sua realtà?» La risposta è che ogni persona si crea sempre e comunque la sua realtà, in base a quella che è la sua psicologia; in questo caso, ciò che di brutto le

accade corrisponde esattamente a ciò che quella persona ha voluto crearsi, perché è ciò di cui ha bisogno. Il punto è che non rispettando il giuramento, prendete su di voi la responsabilità di divenire gli agenti del destino di quella persona. Detto in altre parole: se io ho bisogno di vivermi un incidente d’auto, ci deve essere qualcuno che mentre io guido su quella strada si distrae e sbanda con la sua macchina, ma questa persona non è meno responsabile di ciò che ha fatto, per il solo motivo che in fondo era quella la realtà che io dovevo crearmi. Il testo del giuramento va scelto con cura. Non pronunciate frasi come «non mi arrabbierò mai più» oppure «non mi masturberò mai più», perché stiamo parlando di energie troppo potenti e di comportamenti che non si possono bloccare da un giorno all’altro, ma si modificano, in maniera progressiva, solo nel corso degli anni. Se ve la sentite, potete però giurare «non tradirò mai più il mio partner» oppure «non fumerò mai più» oppure «non guarderò mai più materiale pornografico». In quest’ultimo esempio, come in situazioni simili, aggiungete la frase “in maniera volontaria”, perché mentre non può capitarvi di tradire il vostro partner in maniera involontaria, navigando in rete può capitarvi di incappare in un video pornografico, oppure può capitarvi che qualcuno vi offra una bevanda e dentro ci sia dell’alcool a vostra insaputa. In questi casi non è giusto che crediate di aver trasgredito il giuramento e vi sentiate in colpa. * Articolo originale, in inglese: https://www.theguardian.com/commentisfree/2013/sep/26/brain-scansporn-ad-dicts-sexual-tastes * L’articolo originale è rintracciabile a questo link: http://www.stateofmind.it/2015/06/conseguenzepornografia/ La bibliografia dell’articolo è la seguente: Kühn, S., Gallinat, J. (2014). Brain Structure and Functional Connectivity Associated With Pornography ConsumptionThe Brain on Porn. JAMA Psychiatry. 71, 827-834

PADRONANZA DEI MODI DI PENSARE Preoccupatevi più del vostro carattere che della vostra reputazione, perché il vostro carattere è quello che siete realmente, mentre la vostra reputazione è solo quello che gli altri pensano voi siate. John Robert Wooden, allenatore di pallacanestro La mente è un ottimo strumento di cui potete servirvi per avere successo nella vita. Le persone che sanno utilizzare il pensiero in maniera lucida e controllata sono ancora relativamente poche. Il pensiero della maggior parte delle persone è spesso influenzato dall’energia sessuale e dall’emotività, e questo le rende svantaggiate rispetto a chi invece riesce a gestire ciò che accade nella sua testa. La mente è utile, ma non deve fare da padrona in casa vostra; dovete considerarla come un’animale selvaggio che è necessario imparare a controllare e addestrare affinché diventi ubbidiente. Da tale addestramento ricaverete vantaggio entrambi. Innanzitutto, grazie all’auto-osservazione, vi accorgerete che la mente per sua natura cerca sempre di fuggire qua e là; è uno strumento difficile da gestire, sempre inquieta e travagliata, turbolenta, irrefrenabile, talvolta ansiosa. Essa va allenata come si allena un destriero ribelle sul quale si vuole cavalcare, obbligandolo, con amore e decisione al contempo, a seguire la via da voi scelta, impedendogli di saltare da un punto all’altro della prateria. Nella vita di tutti i giorni, gradatamente, dovrete allenare la mente a pensare in modo consequenziale e definito, senza permetterle di perdersi in ogni direzione. Gli stimoli esterni distraggono in continuazione la mente, la quale tende a seguire linee di pensiero casuali generate da un rumore, un odore, l’incrocio con lo sguardo di una persona. Gli stimoli interni fanno lo stesso: un ricordo, una preoccupazione, una fantasia… possono portare a spasso la vostra mente anche per ore.

Nella vita di tutti i giorni, gradatamente, dovrete allenare la mente a pensare in modo consequenziale e definito, senza permetterle di perdersi in ogni direzione. Voi vi rifiuterete di disperdere il pensiero e insisterete con pazienza a riportarlo indietro ogni volta che lo sorprenderete a vagare. Un metodo molto utile è costituito dall’ancoraggio: tutte le volte che scoprite la vostra mente a vagabondare senza meta, ancorate l’attenzione al vostro respiro, oppure ai movimenti del vostro corpo (imparate a sentire l’attività del corpo mentre vi muovete), oppure utilizzate come ancoraggio il paesaggio esterno. Per esempio, quando guidate o passeggiate, anziché immergervi nelle preoccupazioni e nelle fantasticherie della mente, ponete l’attenzione sulle caratteristiche del paesaggio circostante, oppure sull’ascolto di un brano musicale all’autoradio, senza far vagare il pensiero nei ricordi. I libri di Thich Nhat Hanh citati in bibliografia e il mio libro Risveglio – Con gli esercizi delle antiche scuole esoteriche (Anima Edizioni) vi saranno molto utili nello sviluppo di una presenza costante nel qui-e-ora, la quale vi permette di interrompere l’attività mentale caotica e ancorare la vostra attenzione alle attività del corpo. La chiave per controllare sia le emozioni che il pensiero risiede proprio nel corpo. Prima di tutto è necessario capire il collegamento tra tensione muscolare e stati emotivi, uno studio che deve iniziare dal volto, in quanto le espressioni del volto sono intimamente collegate con i pensieri e le emozioni. Ogni emozione si esprime attraverso ben precisi movimenti muscolari, in particolare facciali. Questa espressività muscolare è parte integrante dell’emozione. Come ogni attore di un certo livello sa, è possibile simulare un’emozione agendo con la propria volontà sui muscoli facciali e sulla postura del corpo, al punto da arrivare a vivere realmente l’emozione stessa. In virtù dello stesso principio, impedendo volontariamente sia l’espressione facciale che la postura del corpo associate a un’emozione (pugni chiusi, faccia protesa in avanti, denti serrati, ecc.), potete modificare l’emozione in modo considerevole, impedendo a emozioni distruttive di prendere il sopravvento sull’intero apparato psicofisico.

Imparate a tendere e rilassare volontariamente i muscoli del volto, come attori professionisti, poi estendete il controllo sugli altri muscoli del corpo, imparando così a indurre a comando un totale rilassamento muscolare oppure a contrarre un unico muscolo da voi scelto o un fascio di fibre di un muscolo specifico. In breve tempo vi accorgerete di quanto tale capacità influenzi sia l’attività del pensiero che l’espressione delle emozioni. Gli sforzi richiesti sono proporzionali alle ricompense. Abituatevi a non abbandonare mai la mente ai suoi vagabondaggi. Fate in modo di tenerla sempre sotto osservazione. Deve diventare per voi un’attività normale. Per acquisirne il controllo non potete piegarla al vostro volere attraverso uno scontro diretto, ma potete farlo utilizzando l’ancoraggio, ossia indirizzando la vostra attenzione dove volete voi. Non siete una mente, siete molto di più: uno stato di presenza cosciente. Non potete controllare la mente, ma potete controllare l’attenzione della coscienza e direzionarla secondo il vostro volere, sebbene anche questa attività richieda un eccezionale sforzo di volontà. Fate in modo che il pensiero sia sempre deliberato, ossia voluto da voi e non subito passivamente come un raffreddore. Allenate il pensiero leggendo molto, con ferma volontà, argomenti che richiedono grande concentrazione, con lunghe frasi che addestrano la mente a seguire una data linea di pensiero per lungo tempo. Sono molto adatti i libri di divulgazione scientifica e filosofica. Fate in modo di non distrarvi durante la lettura e di non interromperla troppo spesso per riposarvi. Con il tempo imparerete a scegliere quello che volete pensare, non permetterete più ai pensieri di andare e venire a loro piacimento, non permetterete a una fantasia o a una preoccupazione di impossessarsi a lungo della vostra mente. Sarete padroni in casa vostra e nessun pensiero non voluto potrà fissarsi dentro di voi. Questo lavoro di presenza cosciente e di spostamento dell’attenzione darà i suoi frutti anche per quanto concerne la padronanza della sessualità e delle emozioni. Succederà che avrete delle preoccupazioni, delle ansietà, magari anche assai penose, soffrirete per dei dispiaceri che sono appena trascorsi oppure che prevedete arriveranno presto nella vostra vita. Infatti, quanta gente fatica a prendere sonno la notte a causa delle preoccupazioni. Per voi

che state compiendo un percorso di radicale trasformazione, tutto questo sarà un ulteriore allenamento in funzione della gestione della vostra mente. Nulla deve avvenire nella vostra mente senza il vostro consenso. Chiuderete a chiave le porte della mente, escludendo le preoccupazioni che cercano di entrare senza essere state invitate. Sarà un allenamento lungo e difficile, ma vi darà risultati eccezionali, perché sono ancora molto pochi gli esseri umani che hanno intrapreso questo percorso di miglioramento volontario dell’apparato psicofisico attraverso il dominio dei propri stati interiori. Questo intero libro si colloca all’interno di un processo di allenamento della mente, in quanto svolge la funzione di modificare la struttura del pensiero del lettore. Per questo motivo io vi consiglio di leggerlo almeno tre volte, affinché possa diventare parte della vostra carne. Se oggi non siete pienamente felici e soddisfatti, è perché avete un modo di pensare al denaro e, più in generale, alla vita, che è totalmente errato rispetto a come funzionano davvero le cose. Questo modo di pensare non è vostro, è stato introdotto dentro di voi attraverso una progressiva edu-castrazione; ciò è un bene, perché significa che tale modo di pensare, sebbene radicato, non è autoctono, non origina da voi, quindi può essere prima scoperto e poi cambiato. Ecco un elenco dei modi di pensare errati che utilizzate di norma per seminare povertà in voi e intorno a voi: 1) LA LAMENTELA. Voi non vi lamentate a causa dei disagi e delle sventure, ma è perché di solito vi lamentate che la vostra vita è piena di disagi e di sventure. Non confondete la causa con l’effetto. La lamentela è infatti uno stato interiore permanente per la maggior parte delle persone, anche se solo qualche volta si esprime a parole. Alla base della lamentela c’è un malessere profondo, il quale vi fa provare la sensazione che ci sia sempre qualcosa che non va. Quindi, smettete di lamentarvi e smettete di giudicare sbagliate le persone e le situazioni. Lamentarsi non è una strategia d’azione, bensì un dare sfogo alla propria piccolezza, alla propria paura di non essere all’altezza. Come affermo nel Libro di Draco Daatson (Antipodi Edizioni), il leader non si lamenta mai, perché la lamentela sarebbe un’ammissione d’impotenza,

sarebbe come credere in una “forza occulta” più grande di lui, che ha la capacità di influenzare la sua vita. Ma una persona di successo non può permettersi di credere in questa “forza” o “entità” che condiziona la sua vita e che gli impedisce di ottenere i risultati voluti. Il leader sa che è sempre lui il responsabile al 100% di quanto accade nella sua vita, anche quando non riesce a spiegarsi le ragioni di quanto gli sta accadendo. Il mago (o la maga) accetta con dignità la situazione, oppure la cambia, ma non resta nella stessa situazione lamentandosi per la sua sfortuna. Solo gli schiavi si lamentano, non gli uomini liberi. Infatti la lamentela è il cibo della folla, essa è largamente diffusa tra le fila dell’uomo ordinario, il quale è per definizione una vittima delle circostanze e non un condottiero della sua vita. 2) IL RISPARMIO. L’uomo ordinario si lascia travolgere dal meccanismo del risparmio. La maggior parte della pubblicità si concentra infatti su concetti come risparmio e convenienza, perché parte dal presupposto che le persone si sentano povere e quindi siano di norma irresistibilmente attratte dalla possibilità di risparmiare. L’uomo medio cerca il prodotto più conveniente. In tal modo si crea un circolo vizioso: chi vuole risparmiare lo fa perché in fondo si sente povero, ma cercando il risparmio si sentirà sempre più povero, perché confermerà la credenza inconscia di aver bisogno di risparmiare. Non vi siete mai sorpresi a spendere un pomeriggio per fare il giro dei negozi in cerca del posto dove un certo articolo costa meno? Il brivido di soddisfazione che provate perché, dopo una lunga ricerca, avete risparmiato qualche decina di euro nel fare un acquisto, è il sintomo della vostra povertà interiore. Pensate di aver risparmiato qualche soldo, invece siete diventati un po’ più poveri. Non cadere nel meccanismo del risparmio non significa però cominciare a sprecare i soldi. Quando vi rilassate riguardo il problema del denaro, quando i soldi per voi smettono di essere una preoccupazione, allora vi accorgete di avere sempre quello che vi occorre, nel momento in cui vi occorre… né di più né di meno. Allora smettete di provare ansia per il vostro piccolo orticello e realizzate di avere accesso a una fonte potenzialmente infinita di ricchezza, da cui coglierete di volta in volta solo ciò che vi serve in funzione della vostra missione. Badate però che avete sempre ciò che vi serve, ma al contempo avete solo ciò che vi serve. Questo significa che nella vostra nuova

realtà non ci sarà spazio per lo spreco o i bisogni superflui dettati dalla “società del consumo”. Sprecare significa spendere soldi ed energie per attività e oggetti che non vi aiutano nella realizzazione dei vostri obiettivi. Esiste una qualità chiamata parsimonia, che indica la capacità di comprare oggetti belli o accedere a servizi di valore, senza preoccuparsi del prezzo, ma evitando sempre lo spreco di denaro. È un comportamento caratterizzato da una giusta economia nell’uso delle risorse, ma non è dettato dal desiderio di risparmiare. Se lo stesso paio di scarpe costa 350 euro in un negozio e 250 in un altro, allora faccio il mio acquisto dove costa meno, ma senza mai rinunciare alla qualità in nome del risparmio. Con il tempo vi abituerete a comprare sempre meno ciò che compra la massa e nei negozi frequentati dalla massa, dove regna sovrano il principio del risparmio. Vi racconterò un episodio personale. In un periodo della mia vita in cui fumavo, ero entrato in un tabaccaio per comprare un accendino. Alcuni costavano 1 euro, alcuni 1 euro e 50 centesimi e altri 2 euro. Ce n’era uno con un disegno che mi piaceva particolarmente, ma ero indeciso sull’acquisto perché era uno di quelli che costava 2 euro, e io non me la sentivo di spendere 1 euro in più solo perché quell’accendino era più bello esteticamente. Mentre facevo questo assurdo ragionamento sull’eventualità di comprare un accendino più brutto pur di risparmiare un euro… ebbi un’illuminazione. Per un istante mi vidi dall’esterno e colsi tutto il mio senso di povertà, ristrettezza e pochezza interiore. Mi vidi come uno stupido uomo medio-cre, schiavo di insulsi meccanismi psicologici. Uscii dal tabaccaio senza comprare nulla e provai una vergona così grande per la mia condizione di uomo medio che cominciai a piangere sulla via di casa. Il giorno dopo andai con una mia amica in un tabaccaio di piazza Castello a Torino e acquistai un accendino d’oro rosa Dupont, linea due, a un prezzo di circa 500 euro. Non possedevo molto denaro, quindi quello fu per me un vero e proprio “atto psicomagico”, cioè un atto capace di andare a smuovere un radicato meccanismo interiore. Da quel giorno, infatti, mi liberai dal meccanismo psicologico del risparmio. Se hai un negozio, non aver paura di regalare i tuoi prodotti affinché le persone li provino. Se hai un ristorante offri un pasto gratuito ogni tanto. Se hai un bar offri del caffè o dei cornetti, oppure ogni tanto offri un giro da bere

a tutti. Se vendi vestiti, regala sempre qualche accessorio, magari di poco valore, ma che lasci una buona impressione nel cliente. Non mostrarti mai attaccato in maniera ossessiva al profitto. Non esitare nel regalare, perché tu certamente non diventerai più povero per così poco, ma le altre persone conserveranno un buon ricordo di te e saranno più felici di fare affari con te. Non si diventa più poveri facendo stare meglio gli altri. Uno dei primi anni successivi all’apertura della Antipodi Edizioni, mi capitò di incrociare all’interno di un libreria di Torino un altro giovane editore del campo dell’esoterismo, il quale aveva aperto la sua casa editrice da poche settimane. Lo invitai ad avere fiducia e lo informai che a me gli affari stavano andando bene, allora lui mi chiese dei consigli su come procedere con la distribuzione. Io gli spiegai che mi ero affidato a un paio di grosse librerie online di settore, Macrolibrarsi e IlGiardinodeiLibri, le quali stavano facendo un ottimo lavoro con i miei libri. Gli dissi anche che la percentuale sul prezzo di copertina che loro trattenevano era del 50%. Allorché lui cambiò colore in viso, si infiammò e mi rispose: «È un furto. Questi sono dei ladri. Come fai a dare a loro la metà di quello che guadagni da un libro? Io non accetterò mai!» Ovviamente la sua casa editrice è sparita dal mercato pochi mesi dopo aver pubblicato i primi due libri. Non aveva capito che anche sacrificare il 50% del proprio guadagno poteva essere una mossa conveniente… se vista in prospettiva di un buon servizio di distribuzione e di un ritorno sicuro di vendite. A un mio amico pittore che non riusciva ad avere successo, consigliai di regalare i suoi quadri. Lui mi guardò stranito: «Dovrei regalare le mie opere? Hai idea di quanto lavoro mi sono costate?» Allora provai a fargli comprendere alcuni concetti fondamentali: «Innanzitutto devi capire che i tuoi quadri non sono tuoi. Niente è tuo. Sono un regalo che la vita ha fatto a te. Se resti emotivamente attaccato ai tuoi quadri, non puoi avere successo. Secondo punto: oramai li hai dipinti, e a tenerli in casa ad ammuffire non ci guadagni niente. Regalane uno a ogni tuo amico. Visto che hai anche amici facoltosi che tengono spesso feste in casa, magari è più probabile che qualcuno li noti se sono appesi a casa dei tuoi amici, piuttosto che a casa tua. In seguito, i prossimi che dipingerai potrai

farli pagare». Lui ci riflettè e per un certo periodo ascoltò il mio consiglio e cominciò a regalare i suoi quadri, ma dopo qualche mese venne a trovarmi e mi disse: «Ho regalato diversi miei quadri, ma nessuno si è ancora fatto sentire. La tua teoria non ha funzionato. Adesso chi mi ripaga dei miei quadri?» Gli spiegai un paio di altri principi fondamentali: «Innanzitutto sappi che qualcosa ha valore solo se il mercato gli attribuisce un valore. Nel tuo caso, i tuoi quadri hanno valore solo per te, non per il mercato, per cui regalandoli non hai perso niente. Riconosco che per te possano rivestire un valore affettivo anche molto elevato, ma questo è un altro discorso. Nel mio ambiente conosco tanti scrittori convinti d’aver prodotto un capolavoro della spiritualità, ma a conti fatti non hanno che poche decine di lettori. Secondo punto: non puoi regalare qualcosa, come se fosse un investimento. Ciò che è regalato… è regalato. Un regalo va fatto con il Cuore, non per convenienza. Non puoi regalare qualcosa e poi attendere che ci sia un ritorno di qualche tipo. Può accadere, ma se tu lo fai con quell’intenzione, allora è sicuro che non accadrà. È come se tu donassi la decima parte dei tuoi guadagni in beneficenza, ma solo perché speri che ti ritorni una percentuale ancora più alta. Questo è un investimento, non un regalo. E la vita ti risponde sempre nel modo che meriti». 3) L’INVIDIA E LA CRITICA. L’uomo medio – lo sconfitto – dentro di sé invida chi ha successo, anche se non lo ammetterà mai apertamente. Le espressioni esteriori di questa invidia sono il disprezzo e la critica nei confronti di chi ha tanti soldi. L’invidia è il sentimento che si è disposti ad ammettere di meno. Quasi nessuno ha il coraggio di riconoscere di provare invidia, per il semplice motivo che non ammette di provarla nemmeno con se stesso. La critica verso chi possiede fama e denaro è però un indice sicuro di invidia, e smaschera chi la possiede. Per l’uomo ordinario il ricco è quello che viene rappresentato nei film: un personaggio cattivo e corrotto, sempre intento a tramare nell’ombra per sfruttare il prossimo. Al contrario, il povero viene rappresentato come buono, coraggioso e onesto. Il povero è quello che alla fine del film sposa, meritatamente, la bella di turno, la quale, ovviamente, è ben lieta di sposare

un povero onesto e disdegna il ricco, anche laddove questo fosse (per ipotesi assurda) altrettanto onesto del povero, perché la povertà, in questa società capovolta, è comunque un valore aggiunto! Ciò che più mi preoccupa è sentire numerosi giovani pronunciare frasi come: «A me bastano i soldi per vivere bene e viaggiare ogni tanto. Chi ha troppi soldi è un mafioso… è uno che ha rubato… è uno che sfrutta la gente… è uno che inquina l’ambiente… è uno che si è corrotto… ecc.» Prima di tutto, è interessante notare fino a che punto siamo di fronte a una cultura del “volare basso”, ossia accontentarsi del minimo indispensabile per la sopravvivenza e non pretendere mai troppo dalla vita. Pochi giovani hanno mantenuto il coraggio di sognare in grande… e quei pochi hanno quasi sempre successo. Il punto, infatti, non è che pochi riescono, bensì che pochi provano. Inoltre, soprattutto in Italia, si fa il tiro al piattello contro coloro che provano ad alzarsi in volo. Da noi vige la cultura del sospetto e della denigrazione, per cui chi riesce a emergere e guadagnare soldi, sicuramente è un corrotto e ha fatto qualcosa di sporco. In ogni caso, se è ricco, sicuramente è uno che pensa solo a se stesso. Questo modello di pensiero fa dormire sonni tranquilli a coloro che non hanno mai avuto il coraggio di mettersi in gioco, sognare e provare, in quanto è più comodo e meno rischioso vegetare, tirare avanti, dipendere da qualcuno, attendere passivamente che accada il miracolo, il colpo di fortuna, l’occasione, la vincita, l’eredità. Pensare che chi si è arricchito lo abbia fatto sporcandosi, permette al medio-cre di non provare vergogna per la propria incapacità. Al contrario, state edificando la vostra ricchezza quando ammirate chi è ricco e ha successo, indipendentemente da come usa ricchezza e fama. Se pensate che lui sprechi i suoi soldi acquistando costosissimi status symbol, voi non lo fate, ma non per questo avete il diritto di criticare chi lo fa. Dalla critica e dal sospetto non può venirvi nulla di buono, mentre l’ammirazione è un sentimento prezioso, che innesca all’interno di voi un processo di costruzione della qualità che ammirate all’esterno. Per questo è importante rifuggire la critica e farsi invece prendere dall’ammirazione. Per non parlare del fatto che le vostre critiche sono sempre relative a notizie riportate dai media, i quali innalzano o annientano i personaggi secondo il tornaconto

politico del momento, per cui non avete mai alcuna sicurezza di stare giudicando a ragione una certa persona. 4) PENSARE CHE QUALCOSA COSTI TROPPO. Non esistono cose che costano oggettivamente troppo. Ogni cosa ha il prezzo che le viene attribuito. Per quanto vi riguarda, devono esistere solo cose che vi servono e cose che non vi servono. Affermare che qualcosa vi servirebbe, ma costa troppo, significa lamentarsi inutilmente e alimentare il senso di povertà e di inadeguatezza dentro di voi. Se alla fine non concludete l’acquisto è perché in fondo non vi è così indispensabile, in funzione di quelli che sono attualmente i vostri obiettivi, o comunque non vi serve a quel prezzo, per cui può essere che, se davvero vi è utile, l’acquisterete da un’altra parte a un prezzo più basso. Mai dire ai propri figli: «Costa troppo – oppure – non ce lo possiamo permettere». In questo modo create in loro la sensazione di “non potere” fare qualcosa, anziché quella di “non volere” fare qualcosa. Il senso di “non potere” radica i sentimenti di impotenza e di inadeguatezza di fronte alla situazione. Questi sono due sentimenti terribili, che vanno a condizionare il futuro rapporto con il denaro dei nostri giovani. Impotenza e inadeguatezza presuppongono un volere esterno alla vostra coscienza, contro il quale voi non potete fare nulla. Ma, come abbiamo visto, il mondo è solo una proiezione della vostra psicologia e, in quanto proiezione, non possiede volontà propria. La realtà esterna obbedisce a ciò che provate interiormente, nel vostro inconscio, anche quando non sapete cosa si nasconde “là sotto”. Non inculcate nei vostri figli l’idea che esista un mondo che possiede volontà propria – un mondo che può decidere quanto guadagnerete e quanto sarete felici – perché è un’idea fasulla che li terrà schiavi tutta la vita. Piuttosto dite loro: «Non ne abbiamo bisogno in questo momento». 5) NON ESSERE PUNTUALI NEI PAGAMENTI. Questo è un fantastico modo per seminare povertà intorno a sé e quindi dentro di sé. Tardare il saldo delle fatture dei fornitori, pagare in ritardo gli stipendi, sfruttare i dipendenti chiedendo loro di fermarsi oltre l’orario regolare senza retribuirli… sono tutti comportamenti che provocano disagio, se non addirittura sofferenza, nelle persone intorno a voi, e ciò vi rende sempre più poveri interiormente. Tale povertà interiore – la ristrettezza, il voler tenere il denaro bloccato – prima o poi si tradurrà in perdite economiche o mancati successi.

Essere puntuali nei pagamenti significa dare valore al lavoro degli altri. Questo fa sì che inconsciamente diate valore anche al vostro lavoro e quindi costruiate la vostra ricchezza. Rimandando i pagamenti create disagio negli altri, e questo si ripercuoterà anche sulla vostra felicità futura. Siate sempre onesti e puntuali nei pagamenti. Nessuno deve sentirsi a disagio a causa vostra. Nessuno deve trovarsi in situazioni di difficoltà a causa del fatto che voi gli state dando in ritardo dei soldi che gli spettano. Le persone devono poter contare su di voi, non avere timore di voi o provare fastidio per essere costrette a lavorare con voi. 6) FARE PARAGONI. Forse vi apparirà strano, ma nel mondo non ci sono persone più ricche e persone più povere, perché ciascuno ha esattamente ciò che merita in base alla sua psicologia e a ciò che gli serve per portare avanti la sua missione. È inutile che voi vi paragoniate a Silvio Berlusconi, affermando che lui è più ricco di voi, perché questo non è vero. Ovviamente è un dato di fatto che lui abbia un conto in banca più sostanzioso del vostro… e del mio, ma non è affatto vero che lui sia più ricco di voi… e di me. Io posso affermare con sicurezza che non mi sento meno ricco di Berlusconi. Io ho esattamente ciò che mi serve oggi, per portare a compimento gli obiettivi di cui posso sentirmi responsabile oggi. Al momento attuale non sarei in grado di reggere le pressioni a cui è sottoposto lui né, per esempio, un petroliere arabo, per cui è giusto che io non possieda ciò che possiedono loro. Se avessi i loro soldi, in breve tempo li perderei. Per cui non sono meno ricco, bensì diverso da loro e quindi posso ottenere obiettivi differenti dai loro. Non esiste chi è oggettivamente ricco e chi è oggettivamente povero. Tutti hanno semplicemente quello che serve per portare avanti nel modo migliore il loro compito sulla Terra. Ecco un elenco dei nuovi modi di pensare riguardo il denaro, il successo e la vita, di cui abbiamo trattato in questo libro: 1) La ricchezza è un dovere sociale, non un piacere. La ricchezza è uno stato di coscienza superiore: una sicurezza, un potere 2) e una libertà che avvertite dentro di voi, non un conto in banca elevato. 3) Il conto in banca e i possedimenti sono conseguenza del vostro benessere interiore.

4) Il mondo non è oggettivo, ma è la rappresentazione della vostra psicologia: se modificate l’interno, si modifica anche l’esterno. 5) Il denaro non vi appartiene, vi viene dato in prestito dalla vita affinché lo utilizziate per portare avanti i vostri obiettivi. I soldi non sono vostri, per cui abbiate la consapevolezza che in qualche modo dovrete restituirli tutti. Pertanto cominciate a farli circolare, senza trattenerli e accumularli, perché l’accumulo blocca il libero scorrere dell’energia del denaro. 6) Il vostro obiettivo di vita vi definisce come persone: più grande l’obiettivo, più grande la persona. 7) La padronanza dei vostri stati interiori (self-mastery) vi fornisce potere e vi trasforma in maghi e maghe che utilizzano l’apparato psicofisico come una bacchetta magica per ottenere risultati tangibili nella materia. 8) Nel mondo c’è ricchezza e abbondanza per tutti; nel diventare ricchi non state togliendo niente a nessuno, anzi, potrete distribuire a chi ha più bisogno una parte delle vostre ricchezze. I soldi sono a disposizione di tutti in quantità infinita, la vostra capacità di averne o meno dipende esclusivamente da voi, non dalle circostanze. L’oceano è vasto, ma quanta acqua siete in grado di portare con voi, dipende dalla capacità del vostro bicchiere. 9) La povertà è una malattia psicologica. Dovete smettere di considerare la povertà come una situazione sociale e cominciare a trattarla per quello che è, un disturbo, come la depressione o l’ansia, ossia qualcosa che è causato dai vostri stati interiori e non dalle sfavorevoli condizioni esteriori. La povertà è contagiosa: quando ci si circonda di persone povere essa diviene una condizione normale alla quale ci si abitua. Inoltre viene spesso trasmessa dai genitori ai figli. Frequentate persone povere solo se siete lì per aiutarle a uscire dalla loro condizione, cioè solo se potete essere loro utili. [Queste idee vi sembrano troppo estreme? Ve lo avevo detto sin dalle prime righe che questo non sarebbe stato un libro innocuo!] 10) Avete esattamente ciò che vi serve in ogni momento della vostra vita, né di più né di meno. Abbiate fiducia nella fondamentale perfezione della vita. L’esistenza è un riflesso di ciò che siete, per cui non può sbagliarsi, vi dà sempre ciò di cui avete bisogno in ogni singolo momento, anche quando a voi sembra che i soldi non siano abbastanza.

11) Non pensate ai soldi. Non focalizzatevi sul denaro o sul successo, bensì sul raggiungimento dell’obiettivo. L’obiettivo principale a cui tendere è: scoprire chi davvero siete e qual è la vostra missione; questo potete farlo solo imparando a vivere nel qui-e-ora. 12) Quando vi rubano qualcosa auguratevi che i vostri soldi portino fortuna a chi ve li ha presi. Dire invece: «Speriamo che se li spenda tutti in medicine!», non fa che creare ulteriore povertà a voi stessi, perché in questo modo accusate il mondo esterno per quanto vi è accaduto, rifiutando di essere gli unici responsabili degli eventi della vostra vita. 13) Abituatevi a provare ogni giorno gratitudine per ciò che avete, invece che lamentarvi per ciò che non avete o ciò che potrebbe andare meglio. La gratitudine verso la vita vi renderà ricchi. A questo proposito vi consiglio un esercizio: comprate un quaderno nuovo e scriveteci sopra 101 motivi per cui ringraziare la vita. Iniziate ogni frase con: «Grazie perché…». Datevi una scadenza entro la quale finire l’esercizio, per esempio trenta giorni o sei mesi. Un ottimo libro su questo tema è The Magic di Rhonda Byrne (Mondadori). Vale la pena leggerlo.

LA PAROLA Non impari nulla mentre parli. Albert Schweitzer, medico, teologo, musicista, filantropo e missionario Il metodo migliore e più rapido per ottenere la padronanza del pensiero e, di riflesso, anche dell’aspetto emotivo, è la vigilanza della parola. Gli uomini generalmente producono parole inconsapevolmente, nella meccanicità più totale, come reazione automatica a ciò che viene detto o fatto nell’ambiente circostante. L’uomo di successo – esattamente come il mago o la maga – sa che, se vorrà ottenere i risultati voluti, dovrà imparare a emettere suoni coscientemente e scientificamente, consapevole delle conseguenze di tutto ciò che esce dalla sua bocca; in tal modo direzionerà le sue energie e le avrà sempre sotto controllo. Solo se emesse con attenzione consapevole le parole acquisiranno una certa forza e diverranno vere e proprie “parole di potere” come quelle utilizzate nei rituali di Magia.

Chi conosce il valore delle parole le usa con discriminazione, precisione e parsimonia, diventando sempre più silenzioso e sintetico. I grandi uomini usano le parole solo per fini creativi e per direzionare le energie. Perciò, chi muove i primi passi sulla Via della Ricchezza deve imparare a vigilare le proprie parole ogni istante di ogni giorno. Questa è un’affermazione semplice, ma molto difficile da mettere in pratica. Chi vi riesce, si avvicina rapidamente non solo al successo nella vita, ma anche a un risveglio di natura spirituale. Non sto alludendo alla reticenza, alla scontrosità, né al silenzio ostentato, che in realtà sono soltanto indice di incapacità di esprimersi oppure mascherano una sottile gratificazione dell’ego (diceva il personaggio d’un vecchio film di Nanni Moretti: «Mi si nota di più se non vengo, o se vengo e sto in disparte?»), ma mi riferisco all’uso controllato delle parole per attuare certi fini, e al trattenere l’energia della parola quando questa non è necessaria. Ciò presuppone già una certa consapevolezza del potere che può esercitare il suono e degli effetti prodotti dalla parola sulle altre persone. Esercitarsi nel controllo della parola procura, a lungo andare, la capacità “magica” di dirigere la mente – anziché farsi dirigere da essa – e metterla in moto per ottenere unicamente risultati voluti. L’individuo abituato al silenzio e all’uso parsimonioso della parola è in grado di causare risultati potenti nella materia, come si conviene a un mago o a una maga. Per questo motivo è necessario addestrarsi all’uso corretto della parola, rispettando alcune fondamentali regole: a) Non parlate unicamente per dimostrare di avere ragione. Una volta espresso il vostro punto di vista, per voi non è di alcuna importanza il fatto che il vostro interlocutore rimanga convinto di aver ragione. b) Quando siete in compagnia, non parlate per dimostrare di essere una persona valida o simpatica o colta. Che gli altri pensino che siete un po’ tonti o disinformati sulle ultime novità, per voi non deve rivestire alcuna importanza. c) Parlate solo se mossi da un movente puro, per aiutare ed essere utili, non per criticare, spettegolare, alimentare voci malevole o mettere sotto una cattiva luce qualcuno. Quando udite una calunnia detta contro un’altra persona “seppellitela in voi”, cioè, non alimentatela. Spesso le

persone calunniate sono le migliori e non vengono diffamate a ragione, ma solo per invidia e gelosia. d) Parlate solo di ciò che davvero conoscete, senza aggiungere particolari inventati. e) Parlate sempre, anche nella vita privata, in modo chiaro e preciso, come se doveste dettare un testo a qualcuno o come se doveste insegnare a una classe. Eliminate le parole vane o superflue, gli intercalari (“voglio dire” “mi segui?” “ma però”), gli slogan e le frasi fatte. f) Mantenete i segreti e non divulgate ciò che vi è stato detto in maniera confidenziale. g) Non fate battute di genere sessuale e non pronunciate frasi che veicolano energia sessuale. h) Osservate sempre con attenzione quali effetti producono le vostre parole su coloro che vi circondano (amici, parenti, colleghi di lavoro), in modo da potervi correggere successivamente. i) In generale, tacete tutte le volte che non ritenete strettamente necessario parlare. Al mattino, quando vi svegliate, iniziate a parlare il più tardi possibile. Quando parlate, esprimetevi sempre con il minor numero di parole possibili. In questo modo conserverete l’energia della parola, la quale diventerà più potente quando pronunciata. Parlate comunque in quei casi in cui il tacere sarebbe nocivo a qualcuno. Quando avrete compreso e applicato questi suggerimenti legati alla parola, i vostri aspetti emotivo e mentale ne verranno grandemente influenzati e importanti cambiamenti nella vostra vita quotidiana ne saranno la conseguenza immediata.

IL DIARIO È necessario tenere un diario da compilare tutte le sere. Lo hanno fatto i maghi e gli alchimisti di tutte le epoche, lo hanno fatto grandi personaggi della storia passata (spesso proprio grazie a questi diari ci è stato possibile ricostruire avvenimenti storici) e quindi lo farete anche voi. Il diario va compilato possibilmente tutti i giorni, la sera, e ogni pagina deve contenere tre sezioni: diario fisico/sessuale, diario emotivo, diario mentale.

Sul diario dovete scrivere – in breve o dilungandovi, decidete voi – come avete vissuto quel giorno la vostra sessualità, se vi siete allenati in palestra e quali sensazioni avete provato, se siete stati particolarmente bene o male fisicamente. Se avete provato fastidi o vi siete arrabbiati, se siete stati depressi oppure gioiosi. Cosa avete appreso di rilevante dal punto di vista intellettuale: qualcosa che vi è stato detto sul lavoro oppure qualcosa che avete letto su un libro come questo o ascoltato su un video-corso. Mettere i concetti per iscritto e fissare sulla carta gli eventi più importanti che vi sono accaduti durante la giornata vi aiuta molto, perché vi consente di riviverli volontariamente con l’immaginazione e al contempo strutturarli in maniera più razionale e meno emotiva, riflettendoci a mente fredda. Inoltre, se tenete il diario a portata di mano, potete usarlo anche per appuntare intuizioni che vi giungono durante la giornata. Sul diario potete anche scrivere ciò che vi ricordate dei vostri sogni, la vostra dieta alimentare, l’allenamento sportivo (se praticate uno sport), i vostri commenti riguardo a come procedono gli esercizi di yoga o di meditazione (se li praticate). Per quanto concerne il lavoro che avete iniziato grazie a La Via della Ricchezza, il diario può risultarvi utile per monitorare di giorno in giorno gli sforzi che state facendo per praticare l’esercizio dei 5 minuti, o gli esercizi su come rimanere in presenza nel qui-e-ora che avete appreso dai libri di Thich Nhat Hanh o dai miei Risveglio e Porta del mago. Potete annotare i progressi che state facendo per imparare a gestire la parola e disciplinare la sessualità, l’alimentazione, la lamentela, l’emotività e i pensieri. Ogni giorno potete segnare se state rispettando i 13 nuovi modi di pensare che portano al successo e se siete riusciti a evitare le 6 abitudini che seminano povertà in voi e intorno a voi (li avete letti proprio in questo capitolo). Sul diario potete porvi alcune fondamentali domande come: «Oggi ho lavorato abbastanza per raggiungere i miei obiettivi?», «Grazie a ciò che ho fatto oggi, il mondo è un posto un po’ migliore rispetto a prima?». Vi consiglio di acquistare un diario che soddisfi le vostre esigenze estetiche e pratiche (può essere una bellissima agenda, così come un comune quaderno a righe), perché deve rappresentare per voi un amico e un collaboratore che vi accompagnerà per un intero anno.

GESTIONE DELLE CRITICHE Io non vi sto insegnando delle tecniche per arrivare alla ricchezza e al successo, vi sto fornendo un nuovo punto di vista da cui inquadrare la realtà stessa. È qualcosa di molto più profondo e radicale. È giusto sappiate che questo comporterà degli attriti e delle critiche da parte di altre persone. Chi riuscirà a percepire la forza nascosta dietro questo nuovo modo di percepire il mondo, vi amerà, vi sosterrà e vi prenderà a modello, ma gli altri vi odieranno, perché con il vostro esempio andrete a smuovere in loro qualcosa di altrettanto profondo: ciò che potrebbero diventare… ma non hanno ancora il coraggio di diventare. Per uno che vi ama, ve ne saranno molti altri che vi odieranno e alcuni fra questi decideranno anche di ostacolarvi attivamente. Questo è il prezzo da pagare quando vi mettete al servizio del mondo. Chi mette al servizio i suoi talenti in maniera disinteressata, resta fedele ai suoi valori e considera i guadagni come degli effetti collaterali non indispensabili, irrita gli altri molto di più rispetto a chi ottiene il successo occupandosi palesemente solo dei propri interessi. Questo accade perché sottraete alle persone la scusa più valida a cui si aggrappano per giustificare i propri fallimenti: «Non ho fatto i soldi nella vita perché non sono un egoista e sono voluto rimanere sempre una persona onesta». Se voi rimanete altruisti e onesti, però fate tanti soldi, diventate oggetto di odio da parte di questa categoria di persone, che faranno di tutto per trovare della malafede anche dove non c’è. D’altronde, l’uomo che più di tutti si è posto al servizio dell’umanità… è stato crocifisso. I livelli di coscienza più bassi tendono a distruggere ciò che è bello, abbassano ciò che si trova troppo in alto, perché in tal modo non sono costretti a elevarsi per raggiungerlo. Ma non dimenticate mai che poi quel tizio è risorto: la crocifissione non rappresenta il finale di quella storia. Se non date fastidio a nessuno, è perché non state dicendo e facendo nulla di davvero importante. La mediocrità non infastidisce ed è ben accetta da tutti, quasi con simpatia. Nei film di Hollywood il ricco imprenditore quasi mai è un personaggio simpatico, mentre il povero lo è, e viene automaticamente adottato dal pubblico. Dovete entrare nell’ottica che nella misura in cui le vostre idee sono forti, non potete più piacere a tutti.

D’altronde il vostro scopo non è piacere a tutti o vendere prodotti che vadano bene per tutti. Ciò che va bene per tutti, in realtà non possiede alcun valore reale per nessuno. Ciò che ha valore, è anche esclusivo. E ciò che è esclusivo, di norma viene criticato dall’uomo medio. Se poi con le vostre idee andate a rompere degli schemi preesistenti, questo non vi verrà perdonato. Per esempio, io, dopo aver studiato per anni queste materie, ho esordito con un libro sull’Alchimia (Officina Alkemica – Anima Edizioni), seguito da uno sulla Magia (La porta del mago – Anima Edizioni). Dal momento che io ho reso queste materie finalmente accessibili e, soprattutto, praticabili anche da parte dei non esperti, i puristi studiosi di Alchimia e Magia si sono prontamente rivoltati e mi accusano tuttora di non rispettare la tradizione e di dire cose che sono al di fuori della tradizione. Successivamente ho compiuto la stessa operazione – studio, applicazione pratica e divulgazione – con l’Advaita Vedanta, scrivendo un libro sulla nondualità (Come la pioggia prima di cadere – Antipodi Edizioni), facendo così arrabbiare anche i puristi di questa tradizione. Mentre i “sacerdoti del tempio” sbraitano scandalizzati, i miei libri vendono migliaia di copie e centinaia di persone mi scrivono per ringraziarmi, perché, spiegando in chiave moderna questi antichi strumenti, ho permesso loro di cambiare in meglio la loro vita. Tuttavia la capacità di gestire i feedback degli utenti e dei denigratori, rientra nel processo di acquisizione della padronanza di sé, motivo per cui le critiche non vanno ignorate, perché sono molto utili e possono rappresentare un’ottima fonte per il vostro ulteriore miglioramento professionale. Di fronte alle critiche si possono tenere alcuni atteggiamenti decisamente sbagliati, che non portano a niente di costruttivo. Per esempio, ho conosciuto persone che sono crollate e hanno addirittura rinunciato a proseguire la loro attività: «Non ce la faccio più. Ce l’hanno tutti con me. Mi arrendo». La critica è in realtà un sistema correttivo – come quello che regola il pilota automatico d’un aereo – che vi viene offerto gratuitamente dalla vita e vi serve a tenere sempre la giusta altitudine, la velocità di crociera più corretta e, soprattutto, la focalizzazione costante sulla meta finale. Prendere le critiche sul piano personale è assurdo e controproducente. La critica vi deve far riflettere, deve indurvi a compiere eventuali correzioni nel vostro assetto di volo, ma mai

farvi rinunciare. Un altro atteggiamento sbagliato consiste nell’arrabbiarsi contro gli autori delle critiche. È come infuriarsi contro una spia rossa che si accende per segnalare un’anomalia di volo. Se anziché prenderla come un’informazione – un feedback – la prendete come un ostacolo, un nemico da combattere, allora non potrete sfruttare la critica a vostro vantaggio. La fonte della critica potrebbe rispondere in maniera ancora più aggressiva, oppure desistere e andarsene, ma in entrambi i casi questo non vi aiuterà a migliorarvi e ad ottenere più successo. Non ascoltare o ignorare totalmente il feedback è un’altra risposta che non può funzionare. Al di là del fatto che le persone mediocri trascorrano ore e ore della loro vita a criticare gli altri piuttosto che costruire qualcosa di positivo, per voi la critica rappresenta un’informazione importante che vi giunge dalla vita stessa. Ripeto: non considerate le critiche come un attacco personale. Come le persone sprecano il loro tempo non è affare vostro, ma se più persone la pensano nello stesso modo riguardo il vostro lavoro, allora forse non è più possibile ignorarli e considerarli «invidiosi pieni di rancore verso chi ha successo», ma è arrivato il momento di modificare qualcosa nell’attività che state svolgendo. Se tu stessi camminando per strada in maniera distratta, immerso nei tuoi pensieri, e qualcuno ti gridasse all’improvviso: «Ehi! Stronzo. Guarda dove metti i piedi… o finirai in quel tombino aperto!», tu ti arrabbieresti perché qualcuno ti ha chiamato stronzo, oppure ringrazieresti quella persona che ti ha impedito di farti male? Rifletti su questa domanda e comprenderai molte più cose riguardo la funzione delle critiche che ti vengono rivolte.

PREVISIONI PER IL FUTURO Voi tutti morirete. Il punto è come preferite crepare. Volete farlo in piedi? O piegati sulle ginocchia… implorando? Io non ho mai implorato. Dal film Alien 3 (1992) La crisi economica che, fortunatamente, si sta abbattendo sulla nostra società, non è cattiva né ingiusta, servirà invece a fare selezione. Il barista che mi serve il cappuccino senza nemmeno guardarmi in faccia, fallirà. Il gestore telefonico che mi attiva dei servizi a pagamento che non ho mai chiesto, fallirà. Lo stilista che fa confezionare i suoi capi in Corea, facendomeli pagare come sartoria italiana, fallirà. L’albergo che non fa i lavori di manutenzione, per risparmiare sulle spese, fallirà. Il negozio che, per risparmiare sui costi, tiene a disposizione un solo commesso, costringendo i clienti a fare mezzora di coda alla cassa, fallirà. Il lavoro sicuro, cioè il lavoro stipendiato a tempo indeterminato, andrà scomparendo. Se fate un mestiere che può essere sostituito da una macchina o da un coreano, allora nei prossimi anni lo perderete. Si tratta oramai d’un processo irreversibile. L’evoluzione della società costringerà tutti a compiere un balzo in avanti… oppure a soccombere. Per quanto vi sentiate ancora abbastanza sicuri nel vostro posto di lavoro, in futuro sarete tutti chiamati a scoprire cosa volete fare davvero nelle vita, cioè per cosa volete essere ricordati da coloro che vi conoscono. Come accade periodicamente all’interno di tutte le specie viventi, sopravviverà solo chi saprà adattarsi meglio e più velocemente al cambiamento ambientale. Sopravviveranno coloro che sapranno inventarsi mestieri nuovi, coloro che sapranno usare la creatività, perché, tutto ciò che non necessita di creatività sarà svolto da macchine o da manodopera delocalizzata a bassissimo costo. In futuro nessun imprenditore sano di mente sarà più disposto ad assumere

manodopera italiana in Italia, con le leggi attualmente in vigore. In futuro sarà difficile costruirsi una vita soddisfacente restando ancorati al lavoro dipendente; diverrà indispensabile trasformarsi in imprenditori. Presto torneranno in auge i mestieri artigianali, per cui non sarebbe una cattiva idea investire soldi e tempo per formarsi nell’ambito artigianale. Il termine “imprenditore” andrebbe sgravato dal peso cui è attualmente sottoposto, in quanto gli imprenditori non appartengono a una specie differente, ma sono semplicemente persone che prendono in mano la loro vita – con i relativi rischi e vantaggi – con l’obiettivo di svolgere un’attività appagante, anziché accontentarsi di raccogliere le briciole lasciate da altri. Nella situazione attuale non è sufficiente modificare qualche legge qua e là, nella vana speranza di poter posticipare l’apice della crisi, ma occorre un investimento a lungo termine, una revisione totale del modello educativo rivolto ai giovani, il quale non dovrà più essere unicamente nozionistico, bensì improntato all’ottenimento del successo nella vita. La scuola dovrà diventare scuola di vita, oppure continuerà a generare una società fallimentare formata da individui frustrati. Per esempio, una materia che è indispensabile venga appresa da tutti è l’Educazione Finanziaria. Questa materia ha il compito di insegnare la gestione del denaro e i principi del rapporto psicologico che si instaura fra l’individuo e il denaro (in pratica, ciò che vi ho trasmesso in queste pagine). Questo libro un giorno sarà adottato come libro di testo in ogni scuola. Oggi è enorme la percentuale di lavoratori che pur avendo conseguito una laurea e pur essendo competenti nella loro materia, vivono appena sopra la soglia della povertà. E non stiamo parlando solo di 30enni, ma anche di 50enni. Questo accade perché all’università è stato loro insegnato tutto ciò che concerne una particolare materia, ma non è stato insegnato loro come rapportarsi al denaro una volta lasciato il mondo degli studi per entrare in quello del lavoro. Questo aspetto della vita delle persone viene affidato al caso, alla fortuna, tanto che, come dimostrano le statistiche, nemmeno chi si laurea in economia impara a gestire nella pratica il suo denaro. Un’altra materia che dovrebbe trovare spazio nella formazione di un qualsivoglia essere umano, indipendentemente dal mestiere che andrà a svolgere, è Tecniche di Comunicazione. Imparare i rudimenti della comunicazione al fine di saper riconoscere i segnali della comunicazione non

verbale che ci giungono dagli altri e saper agire di conseguenza, oggi è oramai divenuto indispensabile per chiunque. Saper capire quando l’altro vi sta mentendo, quando vi vuole sfruttare o quando è ben disposto nei vostri confronti, risulta essere utile sia che facciate i vigili, sia che occupiate una posizione manageriale. Quanti affari vanno a monte semplicemente perché le persone non sanno interpretare i segnali non verbali o perché il vostro corpo ha inconsciamente mandato un segnale sbagliato all’interlocutore? In questa materia sono comprese le tecniche di marketing, in quanto è giusto che una persona impari già a scuola come promuovere se stessa, le sue idee e il suo prodotto nel mondo del lavoro. Infine, l’educazione di base di un individuo dovrebbe comprendere quello che gli americani chiamano Life Training, una materia che insegna a sviluppare le potenzialità individuali e a prendere in mano la propria esistenza. Si tratta d’imparare a individuare i propri talenti e i propri obiettivi e a focalizzarsi su di essi, sintonizzarsi sull’abbondanza anziché sulla penuria, comprendere che la vera ricchezza sta nel dare e che il ricevere ne è solo una conseguenza, trasformare gli ostacoli in opportunità di crescita, uscire dalla lamentela, dalla critica e dal giudizio verso gli altri, realizzare che ogni evento della vita è denso di significato, in quanto il mondo è uno specchio e nulla accade a caso. Anche questi argomenti sono stati trattati nel presente libro. Vi sembra un progetto educativo troppo ambizioso? Ebbene, sappiate che un giorno tutto questo verrà insegnato a scuola, perché solo integrando il programma di studi con queste materie si consentirà ai giovani di entrare nel mondo del lavoro con in mano strumenti concreti per giocarsi al meglio le proprie carte, anziché, come avviene oggi, venire gettati nel mercato come degli sprovveduti ignari di ogni regola di vita. Un sistema scolastico che tratta i bambini e i ragazzi come cervelli vuoti da colmare con vecchie nozioni, con l’unico fine d’inquadrarli rapidamente nei formicai della produzione, tra le fila dei mansueti consumatori, diventa ogni giorno più obsoleto e sempre più vicino al pensionamento. Oggi, chi vuole avere successo nella vita, ha bisogno d’altro, e se non lo trova nelle istituzioni, deve ricavarlo da altre fonti.

Io vedo giovani che possiedono potenzialità straordinarie, ma che già a 10 o 11 anni vengono intrappolati nella rete del sistema e trascorrono il loro tempo a farsi selfie con la lingua di fuori per poi pubblicarli sui social. Questa è la situazione nella quale voi e io dobbiamo muoverci e lavorare. Possiamo immaginare e sperare in un futuro migliore, ma intanto i nostri metodi per svegliare le persone devono tener conto della disastrosa situazione attuale. Ecco perché i metodi cosiddetti “tradizionali”, che provengono dalla storia della spiritualità, sempre più spesso si rivelano inadatti per l’umanità di oggi. Questo libro fa parte dei metodi pensati per il risveglio degli esseri umani nelle condizioni particolarmente sfavorevoli di questo periodo storico, all’interno della società occidentale. La mia stessa missione è una conseguenza del degrado della situazione planetaria in generale e italiana in particolare. Io vengo chiamato in incarnazione quando nient’altro ha funzionato! Voglio concludere questo libro con un messaggio di speranza, che non è solo un’ipotesi campata in aria, bensì un progetto estremamente concreto che è già stato realizzato proprio qui da noi in Italia. In un interessante articolo di Giampaolo Visetti comparso su larepubblica.it il 19 Giugno 2017, si parla di nuovi progetti di formazione per i giovani: H-Farm e H-Education. Questo è il futuro a cui possiamo e dobbiamo mirare. Questo è il motivo per cui è nostro preciso dovere diventare ricchi.

LA LEZIONE DELLA SCUOLA PER MILLENNIALS: “INVENTATE MESTIERI CHE NON ESISTONO”

Dal nostro inviato - Roncade (TREVISO) Per cambiare il mondo bisogna essere puntuali. Nella fucina degli startupper italiani che creano il futuro, chi ritarda un minuto resta fuori. «La regola — dice Marco, studente-imprenditore trevigiano di 17 anni — chiarisce che il cambiamento corre e travolge invisibilmente tutti. Chi non è pronto, quando passa il treno-missile dell’economia digitale, non sale più e paga il prezzo di svegliarsi nel cimitero del passato». Essere innovativi però è un mestiere che s’impara. L’Italia fatica a crederci, ma nell’angolo meno italiano del Paese si nasconde il più grande e

avanzato campus europeo dell’era digitale. La campagna occupata da H-Farm (fucina di startup nata 12 anni fa a Roncade, nel Trevigiano, ndr) è stata in passato una delle più importanti aziende agricole nazionali. È diventata il simbolo dell’ignorata e-economy del Nordest e da settembre si trasforma nella scuola di quel 70% di millennials (la generazione nata dopo gli anni ’80, cioè a ridosso del passaggio del millennio, N.d.R.) che farà un mestiere che ancora non esiste ed è costretto a inventarlo. «Per tenere il passo dell’innovazione — dice il fondatore Riccardo Donadon — non basta più lanciare imprese digitali. Il futuro si gioca sulla creazione di un nuovo modello educativo». Qui è chiaro che il problema è l’accelerazione. Scuola e università, con strumenti esauriti, insegnano ad affrontare una realtà superata. Le imprese sono invano a caccia di giovani che nessuno ha formato. Le prime falliscono, i secondi non trovano un posto. «Da tutto il mondo ci chiamano per avere talenti nella computer grafica — dice Marco Savini, fondatore di Big Rock, l’Institute of Magic Technologies — ma non riusciamo a selezionarne abbastanza». Per questo, accanto al villaggio dove ragazzi, imprenditori e manager ideano microstartup che in quattro mesi fatturano più di una megaindustria, o aiutano le vecchie imprese a spiccare il salto digitale, si lavora a un’idea nuova di scuola. Quella internazionale, in inglese e liberata dal nozionismo, non basta più. Tra settembre 2017 e il 2018 apre H-Education (una costola di H-Farm, dedicata alla formazione hi-tech dalla scuola d’infanzia fino al master, N.d.R.). Tim Cook, amministratore delegato di Apple, l’ha indicato tra i campus top del presente. Asilo, elementari, medie, superiori e università: si può entrare a tre anni e uscire laureati a 26, dopo soggiorni all’estero e stage in azienda pure per i bambini. «La rivoluzione — dice Massimiliano Ventimiglia, a capo del progetto — parte abbattendo le barriere tra luoghi, generazioni, classi e categorie. Lavoriamo con i migliori istituti e atenei del mondo. Ragazzi, docenti e imprenditori vivono insieme, si scambiano ruoli, conoscenze e intuizioni. Creano una comunità. La ricchezza non è più fisica, lo scenario muta ogni secondo: è il momento di generare una nuova figura umana».

Per riuscirci, Cassa Depositi e Prestiti e Cattolica Assicurazioni hanno versato 110 milioni in un fondo d’investimenti. Sessanta sono per il villaggio degli startupper di domani, cioè altri 26mila metri quadrati di aule, laboratori, biblioteche e aziende, cui si aggiungono le nuove sedi di Milano, New York e Catania. Da settembre, grazie a un accordo con l’università Ca’ Foscari di Venezia, partirà la prima triennale in Economia digitale. Seguiranno i master e le biennali. In pochi mesi si passerà da 300 a 5mila ragazzi. «Connettere il numero più alto possibile di cervelli giovani — dice Alessandro Biggi, 29 anni, CEO di Zooppa, colosso del video advertising — per il business è decisivo. Contiamo su 400mila creativi sparsi nel mondo, quando lanciamo un tema ci arrivano in tempo reale milioni di prospettive diverse. Il visual muta il pensiero collettivo, ma prima ancora sconvolge la mente umana. Sarebbe assurdo non pensare subito a come riprogrammare un cervello adeguato all’era dell’intelligenza artificiale». Nessuna utopia. In dieci anni, i giovani del Nordest hanno fatto nascere oltre 100 imprese innovative. Nella Silicon Valley la sopravvivenza delle startup, a due anni, non tocca il 30%: a Ca’ Tron si supera il 70%. Per capacità di cambiare, di inventare e di sognare, il Veneto batte anche la Cina. A Treviso, venti minuti da qui, due 15enni hanno appena brevettato il primo scarpone da sci senza ganci. Grazie a un prof di «matematica creativa», il cambio del modello di un’equazione ha consentito di trasformare la pressione del peso corporeo nella leva che aziona dei cavi fissi nel plantare. Le aziende del distretto si contendono l’invenzione dei due inventori, Tobias Benetton e Nicolò De’ Longhi, figli delle storiche dinastie industriali. Il primo, figlio di Alessandro e di Deborah Compagnoni, si è ispirato alla mamma campionessa di sci. Due loro coetanei, Lorenzo Lucatello e Tommaso Serafin, hanno progettato un nuovo tipo di aereo. «Il passaggio cruciale — dice Timothy O’Connell, statunitense, direttore del programma Accelerator — è tra conoscenza, idea e business. Fino a ieri potevano passare anni, oggi tre mesi sono troppi. Non sono automazione e delocalizzazione a bruciare i posti di lavoro in Italia: è la lentezza del cervello male allenato dall’infanzia, un’istruzione astratta che non indica al sapere la via del fare». Quando si aprono le porte per la presentazione delle startup agli investitori internazionali, migliaia di ragazzi si accampano a Ca’ Tron con il

sacco a pelo. Arrivano da tutta Europa: due giorni di viaggio per due minuti di racconto che possono finanziare un’idea. «La nostra vita si gioca in un istante — dice Andrea Tonello, 16 anni, allievo di visual graphic — teniamo il passo per una manciata di anni. Poi, se non ti circondi di teenager, a trenta è già finita. L’Europa deve stringere un patto tra i vecchi dei capitali e i giovani delle idee: ma per non soccombere all’Asia, deve cominciare dal coraggio di spostare gli anziani tra i banchi e i giovani in cattedra». La next-scuola italiana, cuore del Veneto che «dalla fabbrica si sposta sulla nuvola», da settembre lo farà. «Impariamo dall’ignoto — dice Manuela, 17 anni, scrittrice di mini-storie pubblicitarie per gli smartphone — ciò che si sa, non serve già più». In classe, sarà perché ognuno pensa solo e sempre a cosa lo aspetta concretamente domani, non vola una mosca. Giampaolo Visetti* Non sono automazione e delocalizzazione a bruciare i posti di lavoro in Italia: è la lentezza del cervello male allenato dall’infanzia, un’istruzione astratta che non indica al sapere la via del fare. Ciò che si sa, non serve già più.

° Questo è il link all’articolo originale: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/06/19/la-lezione-della-scuola-permillennials-inventate-esistono19.html

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA QUI-E-ORA Eckhart Tolle, Il potere di Adesso, My Life Edizioni Thich Nhat Hanh, Il miracolo della presenza mentale, Ubaldini Editore Thich Nhat Hanh, La pace è ogni passo, Ubaldini Editore Thich Nhat Hanh, Camminare in consapevolezza, Terra Nuova Edizioni Thich Nhat Hanh, Mangiare in consapevolezza, Terra Nuova Edizioni Thich Nhat Hanh, Sedersi in consapevolezza, Terra Nuova Edizioni Ronald D. Siegel, Qui e ora - Strategie quotidiane di mindfulness, Erickson Jon Kabat-Zinn, Dovunque tu vada, ci sei già, TEA libri Robert Earl Burton, Il ricordo di sé, Ubaldini Editore Eugene J. Gold, La macchina biologica umana, Edizioni Crisalide Salvatore Brizzi, Risveglio – Con gli esercizi delle antiche scuole esoteriche, Anima Edizioni Salvatore Brizzi, La porta del mago - La Magia come via di liberazione, Anima Edizioni

SUCCESSO Joe Vitale, Zero limits, Il Punto d’Incontro Edizioni Joe Vitale, The Key, Il Punto d’Incontro Edizioni Marshall Goldsmith, Triggers - Innescare il cambiamento interiore, Franco Angeli Edizioni Robin Sharma, Il leader che non aveva titoli, Gribaudi Mario Alonso Puig, Reinventarsi, Salani Editore James Allen, Padroni del destino, Anteprima Edizioni Rhonda Byrne, The Magic, Mondadori Jon Gordon, The Carpenter, Antipodi Edizioni Stefano E. D’Anna, La scuola degli Dei, Efdien Publishing

Patrizio Paoletti, La spirale del successo - vol. 1 e 2, Edizioni 3P Salvatore Brizzi, Il libro di Draco Daatson, Antipodi Edizioni

RICCHEZZA Napoleon Hill, Pensa e arricchisci te stesso, Gribaudi M.J. DeMarco, Autostrada per la ricchezza, Libreria Strategica T. Harv Eker, I segreti della mente milionaria, Gribaudi Mark Victor Hansen, Robert G. Allen, One minute millionaire, Gribaudi T. J. Stanley e W. D. Danko, Il milionario della porta accanto, Gribaudi Jack Lawson, La mistica del denaro, BIS Wallace D. Wattles, La scienza del diventare ricchi, BIS

INFO-BUSINESS Tiziano Ventinuzzi, Formula infoprodotto, Uno Editori Joe Vitale, Come fare soldi con internet, Gribaudi Sito consigliato: www.cerchiaristretta.it

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