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Italian Pages 58 Year 2021
Éric Marty L'engagement estatico Su René Char Quodlibet Studio
Indice
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L'engagement estatico
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Commento del frammento 178 dei Feuillets d'Hypnos
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Poesia e azione: il caso Char di Paolo Tamassia
L'engagement estatico
Il tema dell'estasi non riguarda unicamente la sfera sessuale ed erotica, o quella mistica, i cui molteplici rapporti ed effetti sono stati da tempo accertati dalla psicanalisi, alla quale dobbiamo molto, ma anche dai teologi o dai filosofi. La questione delle relazioni tra la posizione estatica e la storia non è stata certo ignorata, soprattutto da alcuni pensatori del politico o da grandi scrittori che hanno descritto con notevole precisione l'estasi delle folle, l'eccitazione degli insorti o dei grandi assembramenti popolari, come ad esempio il fervore ipnotico di Norimberga durante il nazismo, che attraversa molti testi di vari autori, da Pompes funèbres di Jean Genet ai romanzi di Pierre Drieu La Rochelle. Nella Critica della ragione dialettica Sartre ha descritto con grande acume quel che lui stesso ha chiamato «manifestazione pura», ossia il passaggio dalla «serie» al «gruppo»: il gruppo inteso come spazio della «pura reciprocità» in cui viene superato l'inferno del «pratico inerte». Con l'esempio della presa della Bastiglia del 14 luglio 1789, Sartre ci propone una sorta di descrizione fenomenologica dell'estasi storica: l'estasi della «totalità totalizzante», della «costellazione delle reciprocità», del «gruppo in fusione», in cui l'azione insurrezionale conduce all'intreccio storico delle «libere reciprocità», all'abolizione della «penuria», alla neutralizzazione della materia, a una dialettica in cui ogni libertà si fa «totalizzazione di tutte le libertà» 1: «Sintetizzo la marcia di tutti, dietro e ' J.-P. Sartre, Critica della ragione dialettica, I. Teoria degli insiemi pratici. Libro s«ondo, • cura di P. C.ruso, il Saggiatore, Milano 1963, p. 64.
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davanti a me, mediante la mia marcia»'-. È il tempo apocalittico nella sua positività rivelatrice, nel quale «in un istante» appare l'eternità, tutta l'eternità. E in questa mise en abyme del tempo, come risulta evidente nelle citazioni precedenti, ritroviamo la sfera estatica in quanto tale. Dopo l'estasi inizia la comunità, il contratto, il giuramento della Pallacorda, quando, in termini sartriani, ognuno proclama «la fedeltà all'evento» attraverso e nella comunità ormai fondata: comunità che si definisce come «l'individuo comune»3, vale a dire come soggetto politico. Non è qui possibile approfondire l'analisi dell'estasi sartriana perché sarebbe necessario un intero libro. Così, per dare una conclusione provvisoria a tale argomento, diremo soltanto che in questo caso viene posta la questione del Terrore. Si tratta cioè di comprendere in che modo esso sia, o non sia, apparentato all'estasi: si tratterebbe, insomma, di capire se il Terrore è la catarsi dell'estasi o, al contrario, il suo punto culminante o addirittura il suo punto di sutura, cioè lo strumento con cui può essere mantenuta l'estasi, evitando così il ritrarsi del desiderio, del furore, e quindi lo sbandamento del gruppo. Sartre non elude affatto il problema dell'articolazione tra estasi e Terrore, in particolare quando descrive il Terrore come fenomeno con cui la paura esterna viene sostituita con una paura reale, prodotta dal gruppo stesso4, che Sartre denomina anche - con un ossimoro che deve attirare tutta la nostra attenzione - «l'azione coercitiva della libertà contro la dissoluzione seriale» s. Le estasi politiche non hanno sempre goduto di buona reputazione, non soltanto a causa dei dubbi sulla loro autenticità, dato che neanche le estasi più elevate {come quelle delle sante, delle streghe, delle folli o delle amanti) si sottraggono • lvi, p. 36. 3 lvi, p. 83 (dr. anche ivi, p. 45). • lvi, p. 86. 1 lbid. Seguono le brillanti analisi di Sartre sul •gruppo• in pericolo di morte, la questione del Terrore e del traditore, la questione della fedeltà ( •esigo che mi si uccida se farò secessione•): su ciò cfr. ivi, pp. 91-99.
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al sospetto di simulacro. L'estasi politica è profondamente corrotta dal mezzo con cui si dispiega, cioè il discorso, e più precisamente il discorso politico, troppo pesante di prosa e di contenuto. In esso manca il vuoto, preziosissimo e necessario per la buona qualità di un'estasi. Certo, in questo caso la dimensione politica viene trascesa da una temporalità estrema e violenta, quella dell'evento - insurrezione, sommossa, assembramento, rivoluzione-, ma l'eccitazione lirica che si espone nell'evento è continuamente attraversata dall'anticipazione della fine, della finalità pragmatica necessariamente prescritta dal discorso politico nel suo manifestarsi, come ad esempio nei suoi slogan e nelle sue parole d'ordine. Ciò avviene evidentemente in dosi variabili, le quali però, anche se infinitesimali, sono presenti e pesano impercettibilmente sulle soggettività in azione paralizzandone segretamente l'entusiasmo. In ogni modo, e qualunque sia lo scetticismo o la credulità nei suoi confronti, l'estasi politica è un'estasi riconosciuta - o, si potrebbe dire, autenticata - dagli specialisti della materia. Tuttavia, vorrei affrontare tale questione da una prospettiva ben differente da quella sartriana. Infatti la lettura dei Feuillets d'Hypnos, raccolta di 23 7 frammenti scritti da René Char durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1944, ci permetterà forse di sospendere o di comprendere il sospetto che grava su ciò che ho chiamato I'engagement estatico. Non si tratterà di leggere quest'opera forzandola a rientrare nelle categorie dell'estasi erotica, mistica ... ma di comprendere in quale misura questo singolare engagement permetta di riconsiderare il senso stesso della parola «estasi» e di indagare nuovamente la sua oscurità fondamentale. E poiché il mio discorso sarà solo un preambolo interrogativo con cui non credo si possa giungere ad una conclusione perfettamente compiuta, vorrei subito mettere in evidenza la parte oscura, opaca, che attraversa questo oggetto: vorrei indagare ciò che congiunge e disgiunge l'esperienza estatica di Hypnos e le circostanze storiche alla sua base, vale a dire il nazismo. L'esperienza estatica di Hypnos opera sul risvolto del cataclisma storico, sul risvol-
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to di un momento apocalittico, sul risvolto dell'irruzione della notte. Qual è il senso dell'espressione: «sul risvolto di ... »? Quale il senso di questo risvolto? Come pensare il nodo che congiunge e disgiunge l'engagement estatico di René Char e il nazismo, il puro negativo che ossessiona e che domina il possibile umano?
L'epoca, l'innominabile situazione
I Feui/lets d'Hypnos sono apparsi in volume solo dopo la fine del conflitto mondiale, perché Char aveva deciso di non pubblicare nulla durante la guerra: «[Le poesie] resteranno a lungo inedite, fino a quando non si sarà prodotto qualcosa che rovescerà completamente l'innominabile situazione in cui siamo immersi», scrive in una lettera al suo amico Francis Curel nel 1941 6 . In quanto atto sospensivo, la non pubblicazione definisce per sottrazione l'epoca stessa assimilandola a una dimensione ascrivibile alla sfera estatica: la violenza e il terrore storico sottraggono l'epoca al piano continuo e omogeneo della storia comune e la costituiscono come alcunché di sottomesso al dominio dcli' ,