Il vaso di Pandora. I mutamenti di un simbolo


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Il vaso di Pandora. I mutamenti di un simbolo

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AESTHETICA

A

ABSCONDITA

Dora

e

Erwin

PANOFSKY

IL VASO DIPANDORA I MUTAMENTI DI UN SIMBOLO Traduzione di Piero Arlorio

A

AESTHETICA

Titolo originale:

Pandora's Box. Tbe Changing Aspects o/ a Mythical Symbol

© 1956 Princeton University Press, 1962 second edition, 1984 renewed, 1990 renewed © 20I8 ABSCONDITA SRL VIA SAN CALIMERO Il - 20122 MILANO ISBN 978-88-84I6-939-6

INDICE

Prefazione

9

Prefazione alla seconda edizione

II

IL VASO DI PANDORA. I MUTAMENTI DI UN SIMBOLO I. Pandora nella tradizione medioevale

I3 I5

Origine del « vasetto »: Erasmo da Rotterdam

29

n.

III. Pandora e Speranza: Andrea Alciati IV. Pandora e Ignoranza: Rosso Fiorentino v. vr. vn.

43 5I

« Roma Prima P andora »; « Eva Prima Pandora »; « Lutetia Nova Pandora »

73

Pandora, « dono di tutti » : elisabettiani e J acques Callot

87

« Pithoigia »: Esiodo contro Babrio e altri

99

VIII. Romanticismo, classicismo e vittoriani EPILOGO. Pandora sul palcoscenico: Calder6n, Voltaire, Goethe, e l'allegoria tardoantica

I07 I3 7

Addenda

I6I

Addenda alla seconda edizione

I 63

Indice delle illustrazioni

I8 7

PREFAZIONE

È un fascino inconsueto quello di una figura mitolo­ gica che ha conservato vitalità nel corso dei secoli pre­ stando il proprio nome a regine inglesi e ai gendarmi francesi, alla pietra filosofale e ad una banda di adole­ scenti assassini di Philadelphia.1 Vittime di questo fascino, non abbiamo tentato una monografia esaustiva su Pandora bensì di seguire nei meandri determinati problemi. Ma anche per questa via l'argomento si è rivelato talmente complesso che la pre­ sente « Prefazione » si compone perlo più dell'elenco di chi ci ha gentilmente aiutati con consigli, suggerimenti e informazioni, compresi coloro che si sono generosa­ mente adoprati per procurarci le riproduzioni fotografi­ che: W. Andrews , S . D. Cleveland, M. Davies, O. Demus , H. Diepolder, Jeanne Dupic, H. von Erffa, H. Frankel, T. W. Furniss, H. Gerson , Meta Harrsen , W. S . Heck­ scher, J. S. Held, Philip Hofer, E. H. Kantorowicz, Ida Kapp , J. F. Kienitz, P. O. Kristeller, E. E. Lowinsky, E. I. Musgrave, Cari Nordenfalk, K. T. Parker, Charles P. Parkhurst, J. Q. van Regteren Altena, Madeleine Ro­ cher Jauneau, H. O. Schwarz, E. Sjoqvist, W. Stechow, H. van de Waal . 1 [Ricordiamo che in francese pandore significa scherzosamente gendar­ me.] Cfr. « Evening Bulletin » c.li Philadelphia del 4 novembre 1 9 54. La per­ sistente popolarità di Pandora e le sue diverse connotazioni trovano confer­ ma nell'elenco telefonico di Manhattan , che registra le seguenti ditte o azien­ de: Pandora Frocks [abiti femminili] , lnc.; Pandora lnteriors [arrec.lamenti] ; Pandora Knitwear [maglieria] , Co.; Pandora Novelty [novità] , Co.; Jewels [gioielli] by Pandora, lnc. Al Greenwich Village c'è un ristorantino chiama­ to Pandora's Box. Quando il Dipartimento di Stato decise di renc.ler pubbli­ ca la documentazione della Conferenza di Yalta, una vignetta intitolata Pan­ dora fu pubblicata dall'« Evening Bulletin » di Philadelphia del 1 9 marzo 1 9 5 5 e ripresa dal « New York Times » del giorno seguente. La vignetta ri­ produce il Dipartimento di Stato come una Pandora spaventata dai demoni che s'involano dal « vaso » che ha appena aperto, riprendendo una tipologia che richiama la xilografia c.li Hammatt Billings riprodotta alla tavola 59·

IO

IL VASO DI PANDORA

Nei confronti di tutte queste persone abbiamo un grande debito; particolare gratitudine dobbiamo poi ad alcuni amici e colleghi della cui disponibilità ab ­ biamo certamente abusato: Paul Coremans, Harold F. Cherniss, J . G. van Gelder, John S . Summerson , diret­ tore del Sir John Soane's Museum di Londra. Nelle pa­ gine del presente libro ringraziamo specificamente chi ci ha aiutati; nei casi in cui la memoria ci abbia fatto di­ fetto preghiamo di voler accettare le nostre scuse insie­ me ai nostri ringraziamenti. DORA E ERWIN PANOFSKY

Princeton ( New Jersey) , 1 5 ottobre 1 9 5 5

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

Grazie allo spirito di collaborazione dell'editore, la ristampa di questo nostro libriccino assume il carattere di una seconda edizione riveduta e corretta. In tal mo­ do non abbiamo avuto solo la possibilità di correggere un certo numero di refusi e di errori (tra cui l'incre­ dibile confusione tra Atena Parthenos e Zeus di Fidia) , ma anche di corredare il volume con ulteriori addenda e sette nuove illustrazioni. Questa seconda sezione di addenda contiene informazioni acquisite da saggi e arti­ coli pubblicati dopo il 1956 o da noi in precedenza tra­ scurati, in seguito a ulteriori ricerche, e grazie a comu­ nicazioni di carattere personale. Ne abbiamo puntual­ mente indicate le fonti; desideriamo tuttavia rinnovare i nostri ringraziamenti a tutti coloro che ci hanno aiuta­ ti e confortati col loro cordiale interessamento. DORA E ERWIN PANOFSKY

Princeton , ottobre 1 9 6 1

Pandora (Anesidora) tra Palla de Atena ed E/esto, « Calice Biade ».

IL VASO DI PANDORA I MUTAMENTI DI UN SIMBOLO

In memoriam Gustav Pauli

CAPITOLO PRIMO PANDORA NELLA TRADIZIONE MEDIOEVALE

« N on c'è mito più noto di quello di Pandora, ma forse nemmeno più equivocato. Pandora è la prima donna, la meravigliosa origine del male. Apre una sca­ tola proibita e ne fuoriescono tutti i mali dell'umanità; resta solo la speranza. Scatola diventata proverbiale: cosa tanto più degna di nota visto che non era affatto una scatola » . 1 Questa affermazione d i J an e Harrison risale a più di cinquant'anni or sono e conserva tutta la sua validità. 2 Tuttavia, permangono ancora molte domande relative a Pandora. Come mai, ad esempio , abbia acquisito una simile fama grazie a un attributo emblematico che, in realtà, non era né una scatola, né le apparteneva. E co­ me spiegare che, contrariamente a molte altre figure mitologiche, Pandora non figuri nell'arte medioevale, e che il suo ritorno in auge, di fatto una vera e propria ri­ nascita, si sia verificato in terra francese e non italiana ? C'è inoltre da chiedersi come mai - nonostante una quantità incalcolabile di libri e saggi l'abbiano studiata nel contesto di religione, arte e letteratura greche, e, d'altra parte, abbiano cercato di coglierne il significato nell'omonima opera teatrale di Goethe 3 noi si sia così ignoranti sulle sue vicende nel lungo periodo che sepa­ ra queste due epoche storiche. Nel tentativo di rispondere a tali domande non ci soffermeremo su questioni accademiche come quelle relative all'originaria appartenenza o meno di Pandora alle divinità terrestri ( che in caso affermativo portereb­ be a considerarla « la donatrice di tutto » invece che « la dotata di tutti i doni ») ; oppure se l'apertura del va­ so da parte sua sia stata in qualche modo un'imitazione del gesto delle figlie di Cecrope, che sconsideratamente sollevarono il coperchio della cesta contenente il picco­ lo Erittonio; oppure se la sua pithoigia rimandi al ritua-

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I L VASO D I PANDORA

le dell'equivalente greco di Halloween , ossia la celebra­ zione delle Antesterie. Né cercheremo di dissipare l'oscu­ rità che avvolge i l locus classicus, cioè la famosa narra­ zione esiodea della vicenda di Pandora nelle Opere e i giorni4 (cui s'affianca un breve passo della Teogonia)/ che ha sfidato l 'acume degli interpreti per oltre duemi­ la anni. Per quanto ci riguarda, saremmo propensi a credere, al pari di Schopenhauer e di un discreto nu­ mero di studiosi contemporanei, che la cinquantottesi­ ma favola di Babrio, nella quale un essere umano (dn ­ tropos) prende il posto di Pandora e il vaso contiene i beni invece che i mali, esprima il significato originario del mito in maniera più diretta e trasparente della ver­ sione tramandata alla posterità da Esiodo ;6 dobbiamo tuttavia riconoscere che decidere di tale questione non compete allo storico dell'arte. Cominceremo pertanto con un rapido esame di alcune caratterizzazioni di Pandora reperibili nella letteratura greca e a nostro avviso rilevanti. Primo: Pandora era l'im­ magine di una donna bellissima, plasmata con terra e ac­ qua, vuoi da Prometeo, il creatore degli uomini (almeno secondo quella che sembra la tradizione più antica) , vuoi, su istigazione di un vendicativo Zeus, da Efesto (almeno seguendo Esiodo e quelli che ne dipendono) . Secondo: questa immagine fu animata da Atena o, con l'aiuto del fuoco rubato in cielo, dallo stesso Prometeo, e perfezio­ nata da tutti gli dèi, ricevendo da ciascuno uno specifico dono (donde il nome di « dotata di tutti i doni ») . Ma poi­ ché i doni di Afrodite e di Ermete erano più dannosi che benefici, il prodotto finale risultò kal6n kak6n , « bello e malvagio ». 7 Terzo: P andora fu condotta sulla terra da Er­ mete e presa in moglie da Epimeteo, fratello di Prometeo, nonostante gli avvertimenti di questi; e in tal modo di­ venne la madre di tutte le donne.8 Quarto: fu durante la convivenza con Epimeteo che introdusse sulla terra ma­ lattia e vizio aprendo un fatidico vaso il cui contenuto s'involò immediatamente a eccezione della speranza. Se­ condo Esiodo, e pressoché tutti gli altri autori, il vaso conteneva tutti i mali; secondo Babrio, e un autore se­ condario come Macedonio di Tessalonica,9 tutti i beni:

PANDORA NELLA TRADIZIONE MEDIOEVALE

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ma in nessun caso, almeno per quanto ne sappiamo, una temperata mescolanza di entrambi. Il vaso in questione è invariabilmente connotato come pithos (dolium in lati­ no) : una giara di terracotta di notevoli dimensioni usata come contenitore per la conservazione di olio, di vino e di altri alimenti, e spesso sufficientemente capiente da servire da ricettacolo per i morti o, in un secondo tempo, da rifugio per i vivi. Il coperchio che impedisce alla spe­ ranza di fuoruscire è definito « grande » (méga poma) . Sesto: questo pithos ( « kein Transportgefass », « un vaso non trasportabile ») 10 non è mai presentato come pro­ prietà personale di Pandora, come se fosse stata lei a re­ carlo con sé dall'Olimpo; ne è invece data per scontata l'appartenenza al comune patrimonio domestico, per co­ sì dire, della coppia Pandora-Epimeteo; 11 tanto che Filo­ demo di Gadara ne attribuisce l'apertura al marito inve­ ce che alla moglie. 12 Settimo: salvo un unico caso, la mo­ tivazione di tale gesto resta indeterminata. Tutti gli auto­ ri alludono più o meno implicitamente alla curiosità, ma un esplicito divieto dell'apertura della giara non figura, a quanto sembra, in alcuna versione classica; e solamente Babrio, che non intende il mito come esemplificazione della fragilità femminile bensì della drammatica scelta dell'uomo tra sete di conoscenza e contentatura, ne for­ nisce un 'esplicita spiegazione: « Zeus ripose tutti i beni nella giara e la consegnò chiusa all'uomo; ma l'uomo, in­ capace di contenere la propria sete di sapere, si chiese: "Che cosa potrà mai esserci dentro? " . E, sollevando il co­ perchio, li lasciò liberi di far ritorno nelle dimore degli dèi e di sciamare, sicché volarono in cielo abbandonando la terra. Solo Speranza rimase ».n Nei classici latini, Pandora ha lasciato tracce incredi­ bilmente scarse; cosa che può spiegare il permanente disagio della cultura italiana nei suoi confronti. In ogni caso, Pandora non compare né in Ovidio, né in Virgi­ lio, né in Orazio, né in Lucano, né in Cicerone, né in Seneca, né in Marziano Capella, né in Macrobio. Non sono più di quattro gli scrittori romani che ne fanno menzione, e solo uno allude in maniera tanto oscura quanto sbrigativa all'incidente del pithos.

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IL VASO DI PANDORA

Plinio riferisce, al pari di Pausania, che « la scena rappresentata sul basamento [dell'Atena Parthenos di Fidia] è quella che chiamano "nascita di Pandora". Al­ la nascita assistono venti dèi »; mostrando, tra l'altro, una notevole estraneità all' argomento, come indica sia l'uso di termini greci invece che latini (Pandoras gene­ sin invece di Pandorae originem o /ormationem) , sia il « chiamano » (appellant) , a sottolineare che si tratta di una semplice citazione di altri . 14 Dal canto suo, Igino si limita a riferire che Vulcano, dopo aver plasmato il pri­ mo uomo con la creta, modellò, per ordine di Giove, e sempre servendosi della creta, l'immagine di una don­ na, « alla quale Minerva diede un'anima, e ciascun 'altra divinità un dono , per cui venne chiamata Pandora » e « fu data in moglie a Epimeteo, fratello di Prometeo ». 15 Fulgenzio attribuisce la creazione di Pandora a Prome­ teo invece che a Vulcano e ne traduce il nome con om­ nium munus [dote di tutti] (e in un altro passo univer­ sale munus [dono universale] ) , fornendo la seguente motivazione di tipo allegorico: fu chiamata così « quod anima sit omnium munus generale » (« perché l' anima sarebbe dono di tutti ») . 16 In un altro capitolo, però, in cui parla della nascita di Erittonio , confonde Pandora con Pandroso, figlia di Cecrope. 17 L' unico autore roma­ no ad accennare al motivo del pithos è Porfirio, il com­ mentatore di Orazio vissuto nel III secolo d. C. In una digressione relativa ai Carmina (I, 3 , 29), Porfirio affer­ ma: « Hesiodus ai t, cum ignis a caelo furto Promethei subductus esse, Pandoram inmissam terris poene cau­ sa; nam per eam mulierem patefacto dolio erupisse pe­ stium genera, qui bus homines laborarent » (« Esiodo dice che, quando Prometeo sottrasse con un furto il fuoco al cielo, Pandora fu inviata in terra come puni­ zione; infatti, quando questa donna aprì una giara, ne fuoruscirono tutti i mali che affliggono l'umanità ») . 18 Ecco quanto i mitografi del Medioevo latino 19 pote­ vano sapere su Pandora. E, di fatto, le loro conoscenze in proposito si limitarono perlopiù a Fulgenzio, visto che Porfirio non viene praticamente nominato. Un pro­ toumanista come Baudri de Bourgueil ( Io46- I I 30) con -

PANDORA NELLA TRADIZIONE MEDIOEVALE

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densò la concezione altomedioevale di Pandora in un distico tanto zoppicante quanto elogiativo: « P andora » dieta fui t guam feci t imago Prometheus, Cunctorum munus et generale bonum.20

Il breve racconto di Boccaccio, nella Genealogia dea­ rum gentilium, si basa parimenti sul passo di Fulgenzio e mantiene lo stesso silenzio delle altre fonti medioevali sull'episodio del pithos; 2 1 ma non è altrettanto benevolo nei confronti di Pandora. Pretendendo di conoscere il greco meglio di quanto in realtà non lo conoscesse, Boccaccio non si accontentò della spiegazione accettata e accettabile del nome di Pandora come omnium mu­ nus che, tra l'altro, nelle prime edizioni della Genea­ logia deorum diventò a causa di un refuso omnium mi­ nus e fu conseguentemente tradotto in italiano con « manca d'ogni cosa »-, e avanzò la proposta alternati­ va di derivarne il nome da «" pan", quod est totum, et " dori", quod est amari tu do ». Per cui , sulla scorta di questa strana etimologia, Boccaccio interpreta il nome del primo essere umano (tra l'altro sembra ritenere Pandora un uomo, o se non altro un ermafrodito, visto che una volta la chiama « Pandorus ») come se signifì­ casse « pieno di amarezza » e conclude il capitolo in questione con una citazione di Giobbe. 22 È piuttosto curioso che i Padri della Chiesa siano più importanti degli autori non ecclesiastici per la trasmis­ sione, e la trasformazione, del mito di Pandora. Infatti, nell'intento di avvalorare la dottrina del peccato origi­ nale con un parallelo tratto dal mondo classico, invece di contrapporre la verità cristiana alla leggenda pagana, istituirono una certa relazione tra Pandora ed Eva: re­ lazione . che si dimostrerà particolarmente fruttuosa nei secol l XVI e XVII. 23 Nel De corona militis, Tertulliano, che in un altro passo fa riferimento alla Hesiodi Pandora come a una fi­ gura che in qualche modo richiama la perfetta mesco­ lanza o fusione del tutto propria della perfezione e del­ la totalità del Cristo, 24 sostiene in modo forse involonta-

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riamente umoristico, che a Eva, e non a Pandora, deve farsi risalire il primo e più conveniente impiego dell'ab­ bigliamento e degli ornamenti femminili. « Se mai esi­ stette una tal Pandora che Esiodo ricorda come prima donna, fu il primo capo incoronato dalle Grazie, e poi­ ché ricevette doni da tutti, fu chiamata Pandora. Ma per quanto ci riguarda, Mosè, un pastore profeta e non poeta, ci descrive Eva , la prima donna, con la pudenda coperta dalle foglie, più che non le tempie cinte di fiori. Sicché non esistette alcuna Pandora ».25 Furono i Padri della Chiesa greci a porre l'accento sull'episodio del pithos. Gregorio di Nazianzo , dopo aver presentato Pandora come un pernicioso esempio di vanità, fraudolenza, immodestia, autocompiacimento, lascivia , e dopo averla definita, superando lo stesso Esiodo, « piacere funesto » (perpolè oloé) , conclude ri­ cordando il racconto fededegno della Caduta dell'uo­ mo: « Ma lasciate da parte le leggende e prestate orec­ chio alle mie parole, che trarrò per voi dalla sacra rive­ lazione: non avete mai udito di come il luccicante colo­ re dell 'albero della morte abbia tratto in inganno il vo­ stro primo progenitore? Egli fu sedotto ed espulso dal lussureggiante Paradiso perché ingannato dal Nemico e mal consigliato dalla propria moglie ».26 E Origene isti­ tuisce un esplicito paragone tra la vicenda del pithos e quella del frutto altrettanto proibiti . Nel libro IV del Contra Celsum, si propone di confutare il suo avversario che, da una parte, esprimeva apprezzamento nei con ­ fronti dei miti del « divino Esiodo » in quanto concetti filosofici in forma mitologica e, dall 'altra, ridicolizzava la Genesi. Dopo aver contestato la correttezza di queste affermazioni, Origene dice che la vicenda di Adamo ed Eva è altrettanto suscettibile di interpretazione allegori­ ca, né meno ricca « di razionalità e significati riposti », di qualsivoglia parabola pagana sulla creazione dell'uomo . Salvo capovolgere i termini della questione, quando so­ stiene che, presa alla lettera , la vicenda di Adamo ed Eva potrebbe « offendere l'intelligenza »; ma che quella di Pandora è semplicemente ridicola. Nell'intento di do­ cumentarlo, Origene si compiace di citare per intero il

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passo esiodeo, limitandosi a richiamare l'attenzione sul­ l' esito particolarmente comico, « ridicolo », della storia del pithos; ma in questo modo ha incentivato anche i fu­ turi filologi a sbizzarrirsi nelle interpretazioni. 27

Note 1 [Per esigenze di contesto traduciamo qui letteralmente box o/ Pandora con « scatola di P andora », invece che con « vaso di P andora », più corretto, oltre che conforme alla tradizione italiana. Ricordiamo comunque che non solo in inglese quella di Pandora è una scatola, come mostrano ad esempio il francese baite de Pandore e il tedesco Buchse der Pandora. Del resto, a esser pignoli, neppure il « vaso >> dell'espressione italiana è correttissimo, in quan· to non fa affatto pensare alla « giara >> che « in realtà >> era. Ma poiché questa intricata faccenda è precisamente oggetto dell'indagine del libro, lasciamo al lettore il piacere di venirne a capo.] J. E. Harrison, Pandora's Box, in «Journal of Hellenic Studies >>, xx, I 9oo, pp. 99 sgg. Per una visione d'in· sieme e un ampliamento bibliografico, cfr. Paulys Real-Encyclopiidie der klassischen Altertumswissenscha/t, Stuttgart I 87J sgg., vol. xvm/J, coli. 529 sgg. Cfr. inoltre Roscher, Aus/urliches Lexicon der griechischen und romi­ schen Mythologie, I 887- I 902, coli. I 5 24 sgg., 304 5 sgg. 2 Anche Arthur Schopenhauer in Parerga und Paralipomena (§ 200, Mythologische Betrachtungen) , nonostante la conoscenza diretta delle fonti greche, parla di Buchse der Pandora. Per analoghe e più recenti sviste in am­ bito altrettanto erudito, cfr. Paulys Reai-Encyclopiidie, cit . , vol. xvm/3, col. 5 3 8 . Un divertente capovolgimento di quanto verificatosi storicamente lo si trova in R. Petsch, Die Kunst/orm von Goethes «Pandora>> , in « Die Antike >>, VI, I 930, pp. I 5 sgg., dove si afferma che Goethe « trasformò la terrificante scatola di Pandora, di cui narra la leggenda, in una meravigliosa botte >>. 3 Per gli studi relativi all'interpretazione della Pandora di Goethe, cfr. un elenco in Paulys Real-Encyclopiidie, cit., vol. xvm/J, col . 5 3 1 , che purtrop­ po, però, non comprende il contributo più interessante: E. C!!-ssirer, Goethes Pandora, pubblicato per la prima volta sulla « Zeitschrift fiir Asthetik und al­ lgemeine Kunstwissenschaft », x m, I 9 I 9, pp. I I 3 sgg. e, poi, in Id., Idee un d Gesta/t, Berlin I92 1 ; Id., Freiheit und Form, Berlin 1 922. L'ottima analisi di K. Vietor, Goethe, Bern [ I 949] , pp. 1 96-204, è apparsa troppo tardi per es­ sere ricompresa nella Real-Encyclopiidie. 4 Esiodo, Le opere e i giorni, vv. 5 7- 1 0 1: roi� 'ò' tycò àvtÌ 1rupò� 'òroaro Ka1ayaxOìvtE�. �n� Ì:q>at' ÈK 'ò' ÈyÉ'NlaaE xanìp àv'òpOìv tE 9EOìv tE. 6o "Hq>matov 'ò' ÈKÉÀrua(w:w· KaÌ. xapw poòhnv KaÌ. n69ov lYl.JtlEtc; nap9Èvq> aiòoln tKEÀOv KpovtòEro òtù pouÀ.Iic;· �éòCJE ÒÈ KaÌ KOCJflTtCJE 9EÙ yÀauKéòntc; Mnvn· Ì. M o\ XapnÉc; tE 9Eaì Kaì n6tvta flEt9 ISpJ.!Ouc; XfJÙaElouc; e8Eaav xpot· Ì òÈ tt1v yE 'flpat KaÀÀ{KOJ.lOl otÉq>OV av9ECJlV daptvo'ìmv· [navta M o! XPot KOOJ.lov ÈOlVlÌV] 8iìKE 8Eéòv Ki;pu�. OVOJ.lTIVE òÈ tt1vòE yuva'ìKa navòropnv, ISnnavtEc; 'OMJ.lma ÒroJ.lat' llxovtEc; òéòpov èoropnoav, ltfìJ.l' àvòpamv ÒÀq>notftmv. aùtàp èm:ì ò6wv aimìv àJ.lnxavov È�EtÉÀECJCJEV, dc; 'Entf.!Tt9Éa ltÉf.iltE nan'lp dutòv i\pyEiq>ovrnv òéòpov ayovta, 9EéòV taxùv ayyEÀOV' oùò' 'Emf.!n8ruc; Èq>paaa8', roe; o\ EElltE npof.ln9ruc; f.!Tl notE òéòpov òÉ�aa9at nùp Znvòc; 'OÀ.Uf.ilt{ou, àll' Én Ècr9iìn· Katà Kpiì9ev liè con una candida veste, sul capo le pose KaÀumpnv una mitra 575 liatliQÀÉnv XElpEcrcrt KatÉQ"XE9E, 9a\ì�a istoriata con le sue mani, stupenda a ìliéo9at· vederla, [à�q>ì lié al crtEq>crvouc;, vE09nMoc; [e su la fronte corone le pose Pallade av9ea lto(nc;, Atena [�ptoÙc; 1tEpt9nKE Kapnatt naÀÀ.Ùc; di fiori, appena appena spiccati dall'erba fiorente.] J\9tlV11.l à�q>Ì liÉ ol crtEq>crVTIV XPucrénv E d'oro un diadema le cinse d'intorno KEq>aÀfìq>tV e9nKE, alla fronte, n'tv aùtòc; lto(ncre ltEptdutòc; che aveva per lei foggiato l'artefice 1\�q>tyunetc; insigne Ambidestro, 5 8o àcrKt1crac; 1taMi�nm, xaptC6�oc; �ù con le sue proprie mani, per far cosa ltatpL grata al Cronide. tfì li' ÈvÌ lia(liaÀa ltOÀÀÙ tEteUXato, In esso molte fiere scolpite con arte 9au�a ìliéo9m, stupenda KVOOiiM, oo' �ltEtpoc; ltOÀÀÙ tpÉq>El JÌiiÈ erano, molte, quante ne nutrono il mare e&crcra, e la terra: tWV (5 yE 1t0ll' ÈvÉ9nKE, - xaptc; li' tante scolpite ne avea, fulgendone Ò.ltEÀ!i�ltEtO ltOÀÀtl, somma bellezza, 9au�licrta, Ccf>otcrtv ÈotKOta meravigliosa; e tutte sembrava che q>rovn�:crmv. avessero voce.

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IL VASO DI PANDORA 585 Alrtàp bteì lìn 'teU�E KaÀ.Òv KaKÒV

Poscia, com'ebbe scolpito quel bello ma tristo malanno, addusse ov'eran gli altri Celesti e i mortali la donna, tutta dei fregi ornata d'Atena dagli occhi azzurrini. E meraviglia colse le genti mortali ed i Numi, � quando l'eccelsa frode funesta agli umani fu vista. Da questa derivò delle tenere donne la stirpe. [Traduzione italiana di Ettore Romagnoli, in Esiodo, I Poemi, cit. , p. 69.] 6 Cfr. Paulys Real-Encyclopridie, cit., vol . xvm/3, in particolare coli. 5 3 3 , 5 40 sgg. L' analisi d i Schopenh!!uer si trova i n Parerga und Paralipomena, cit . , § 200. Per il testo d i Babrio vedi nota I 3 ; per u n a s u a illustrazione, vedi ta­ vola 39· 7 Esiodo, Teogonia, v. 5 8 5 . Nonno, Dionysiaca, VII, 58, h a glykeròn kak6n. Gregorio di Nazianzo, Adversus mulieris se nimis ornantes, 11. I I 5 sgg., in Patrologia Graeca, vol . xxxvii, col. 89I, reca terpolè oloé. Cfr. anche nota 26. " Esiodo, Teogonia, v. 590. Secondo la versione più diffusa, Pirra, figlia di Epimeteo e Pandora, andò sposa a Deucalione, e quando, unici sopravvissu­ ti al Diluvio, presero a modellare pietre per trasformarle in esseri umani, quelle modellate da Deucalione si trasformarono in maschi e quelle da Pirra in femmine. L'idea che Deucalione fosse figlio di Pandora e Prometeo sem­ bra in seguito unicamente accolta da Ellanico, Scholia in Apollodorum Rho­ dium, e Strabone. 9 Macedonio di Tessalonica, in Anthologia Pa/atina, x, epigramma n. 7 I: « Sorrido quando mi metto a guardare un dipinto del vaso di P andora e ve­ do che non fu colpa della donna ma del fatto che i beni hanno le ali. Come infatti, dopo aver ricevuto sedi in ogni parte della terra, volarono sulla cima deli'Oiimpo, così sarebbero dovuti cadere sulla terra. La donna, dopo aver tolto il coperchio, impallidì e perse lo splendore del suo fascino. La nostra vita ha così sofferto due perdite: la donna è diventata vecchia e il vaso non contiene più nulla ». 1° Frankel, Drei Interpretationen aus Hesiod, in Festschrt/t Richard Reitzen­ stein, Gottingen I 93 I, pp. I 7 sgg. Per misura e forma di un pithos, cfr. Paulys Real-Encyclopiidie, ci t., vol. v, coli. 1284 sgg.; Darenberg e Saglio, Dictionnai­ re des antiquités grecques et romaines, Paris I892, vol. u/ r , pp. 3 32 sgg. (voce « dolium », con illustrazioni) . [Lorenzo Rocci, Vocabolario greco-italiano, Mi­ lano-Roma-Napoli-Città di Castello 1 97 1 , reca al lemma « pithos »: « orcio; giara; pito; vettina di terra cotta, ordinariamente con fondo a punta che si piantava in terra; talvolta di pietra o metallo: posteriormente in legno, botte ».] 11 Secondo alcuni autori il pithos sarebbe stato inviato a Epimeteo da Zeus. Secondo una variante piuttosto bizzarra, attribuita sia a Eschilo sia a Sofocle da recenti studi, sarebbero invece stati i satiri a consegnarlo a Pro­ meteo che, peraltro, l'avrebbe depositato presso Epimeteo ingiungendogli di non consentire a Pandora l'ingresso in casa; cfr. Paulys Real-Encyclopiidie, ci t . , vol. xvm/ r , coli. 5 34 sg. Poiché questa variante sembra accolta unica­ mente da Proclo nel suo commentario a Esiodo, il dotto bizantino Johannes Tzetzes compose la seguente: nf6 ouç O'ò llgÒKÀ.Oç 'ljiEUOf.!O:tOOV 1CEltÀ.l]Of.!ÉVOUç miÀ.Lv 1eagayn, Kal oa.Ugouç , Kal K!)Ò"touç . àV't' àya9o'ìo. È�tiyay', Evaa nep èlllot €crav Oeoì n lì' lfv9pronot, KOcrf.!Ql IÌyaÀÀOf.!ÉvriV yÀiluKromlìoc; òpplf.!Olttl'tpnc;. Oaiìf.!a lì' €x' à9avti'touc; 'tE 9eoùc; Ovn'touc; 't' àv9pcbnouc;, wc; diì v lì ì..ov aùrUv, Jf..lftxavov � av9pronotmv. 590 'EK riìc; yàp yévoc; Ècr'tÌ yuvatKiòv OnA.u'tEptirov.

PANDORA NELLA TRADIZIONE MEDIOEVALE [Proclo riporta con sé il vaso pieno l di inganni, insieme con i satiri e i centauri.] (Cfr. T. Gaisford, Poetae minores Graeci, Oxford I 8 2o, vol. IV, p. 87.) 12 Filodemo, Peri Eusebeias, I JO; citato in Paulys Real-Encyclopiidie, cit. , vol. vr, p. I 82 , e Roscher, Aus/urliches Lexicon, cit. , vol. I , col. 1 2 84. 13 Babrii Fabulae Aesopeae, 5 8 , edizione a cura di O. Crusius, Leipzig I 897, pp. 53 sgg.: Z€ùç � v :n:i8q> 't à XQTJO't'à :n:av-ra mJlli!;aç E6T]KEV amòv :7tW!1UOaç :n:ag' av8gd.J:n:q>. o o' ètKga'riJç èiv8gw:n:oç dOÉvm OJtE'lJOWV 'tt :n:O't' ljv èv am(fl, Kai 'tÒ :7t00!1U Ktvljoaç, OtijK' à:n:EMELV amà 1tQÒç 8Eiiìv o'Cxouç, KÙKEt 1tÉno8m 'tijç 'tE yftç èivoo tpEuynv. 11ovTJ o' t:11EtvEv EÀJtiç...

Questa versione appare tanto ragionevole quanto è irragionevole quella di Esiodo. Secondo Babrio, il contenuto del vaso (i beni) resta disponibile all'uomo, mentre perde ciò che s'invola. In seguito all'apertura del vaso, l'uomo si vede privare dei beni ma conserva la speranza. Secondo Esiodo, solo ciò che fuoriesce dal vaso (i mali) avrebbe un qualche effetto sull'uomo, sicché la speranza, che ne rimane all'interno, resta per lui ininfluente. Si tratta in sostanza di una versione esattamente contraria a quella di Esiodo: indipendentemente dalla valutazione che poteva dare della speranza, consi­ derandola un male, un bene, o né l'uno né l'altro. 14 Plinio, Naturalis Historia , XXXVI, 5, 4: « In basi autem quod caelatum est Pandoras genesin appellant; di sunt nascentes [ma dovrebbe essere: nascenti adstantes] xx numero». Per le ripercussioni di questa composizione in cam­ po artistico, cfr. H. Schrader, Phidias, Frankfurt am Main I 924, pp. 296 sgg. Cfr. anche, per un utile confronto, il grande cratere di Londra illustrato ad esempio in Roscher, Aus/iirliches Lexicon, ci t., vol . m, coli . I 527- I 5 2 8 . 1' Igino, Fabulae, I 42: « Prometeus Iapeti filius primus homines e x luto finxit. Postea Vulcanus Iovis iussu ex luto mulieris effigiem fecit, cui Miner­ va animam dedit, ceterique dii alius aliud donum dederunt; ob id Pandoram nominarunt. Ea data in coniugium Epimetheo fratri, in de nata est Pyrrha » [Prometeo, figlio di Giapeto, plasmò i primi uomini col fango. Quindi Vul­ cano, per ordine di Giove, plasmò col fango l'immagine d'una donna, alla quale Minerva diede l'anima, e gli altri dèi ciascuno un dono: perciò fu chia­ mata Pandora. Fu data in moglie al fratello (di Prometeo) Epimeteo e ne nacque Pyrra] . 16 Fulgenzio, Mythologiae, 46, 82: « Denique [Prometeus] Pandoram di­ citur formasse; Pandora enim Graecae dicitur omnium munus, quod anima munus si t omnium generale» [Si dice infine che Prometeo avesse creato Pandora; Pandora significa infatti in greco dote di tutti, perché l'anima è un dono generale, fatto a tutti] . Ibidem, p, 89: « P andora enim universale mu­ nus dicitur». 17 Ibidem, p , 8 8 . 1' Porphyrionis Commentarii in Horatium, edizione a cura d i S. Mayer, Leipzig I 874, p. 7· Dobbiamo questo riferimento bibliografico, che gli studi recenti tendono a trascurare, alla dottoressa Ida Kapp. 19 Il « Mythographus n» riprende la storia di Erittonio, sostituendo Fan­ dora a Pandroso e attribuendola a Fulgenzio, in due diversi passi, 37 e 40 (cfr. Bode, Scriptores rerum mythicarum latini tres Romae nuper reperti, Cel­ le I 8 3 4, pp. 87 sg. ) ; ma tralascia quanto di ben più sostanziale vien detto dallo stesso Fulgenzio, 46 e 82, sulla vera Pandora. Inoltre confonde ulte­ riormente la faccenda aggiungendo al suo quarto capitolo la spiegazione del

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IL VASO DI PANDORA

vero nome di Pandora sulla scorta di Fulgenzio, 5 2 e 89. Il « Mythographus III » riprende la storia di Erittonio dal « Mythographus n » , 40 (« Mytho­ graphus III », I O, 4, in Bode, Scriptores rerum mythicarum, cit. , p. 2 2 3 ) , ma, in un altro passo, racconta la storia della vera Pandora sulla scorta di Ful­ genzio, 46 e 82 (« Mythographus III », Io, 9, in ibidem, pp. 227 sgg.). 20 [Fu chiamata Pandora quella che fu creata come statua da Prometeo, l dono fatto a tutti e bene in generale. ] P. Abrahams, Les CEuvres poétiques de Baudri de Bourgueil, Paris I 926, p. 289 ( Carmen ccxvi, vv. 63 I sg.) 21 Facciamo osservare che un umanista italiano dell'erudizione di Celso Calcagnino continuava a ignorare il motivo del pithos. Nel suo Super Pro­ metheo et Epimetheo epitoma (non compreso nell 'edizione delle opere pub­ blicata a Basilea nel I 544, ma conservato, come ci ha gentilmente informato il professor P. O. Kristeller, in Cod. Vat . Lat. 7 I 92, ff. 204-209 v) si limita in­ fatti a dire (f. 2o6 v): « iussit igitur [Iuppiter] Vulcano [ut] effigiem puellae spetiosissimae formaret, quam deinde Pandoram nuncupatam Pallas or­ nauit donisque excoluit, zona scilicet, ueste argentea, ac palliolo miro artifi­ cio contexto, floribusque et aurea corona. Ab hac autem postea foemineum genus defluxit ad hominum iacturam natum, quod inter viros ita versatur ut inter apes fuci. Sine quo stare vita diutius nequeat, neque una habitare faci­ le possit » [Giove ordinò dunque a Vulcano di modellare la statua di una fanciulla bellissima, che poi Pallade, che la chiamò Pandora, ornò e abbellì di doni: un cinto, un abito d'argento e un mantello tessuto con arte mirabi­ le, e fiori e una corona d'oro. Da questa discese poi il genere delle donne, nato per la disgrazia degli uomini, che sta fra gli uomini nelle stesse condi­ zioni dei fuchi fra le api. Senza di esso, la vita non potrebbe sussistere, né potrebbe facilmente rimanere] . ;2 G. Boccaccio, Genealogia deorum gentilium, IV, 45 (edizione veneziana del r p I, f. 3 5 v): « De Pandora homine a Prometheo facto. "Pandora " dici t Fulgentius nominatum esse quem Prometheus primum ex luto confecit, quod a Fulgentio oh id dictum puto quia Pandorae significatum sit in Lati­ no "omnium minus " [leggi munus] , eo quod non ex noticia unius tantum rei componatur sapiens, sed ex multis, et verius ex omnibus. Posset praeterea dici Pandora a "pan " , quod est totum, et "doris " , quod est amaritudo, qua­ si Pandorus [sic] omni amaritudine plenus. N il enim in praesenti vita potest homo absque amaritudine possidere; quod, utrum verum sit se unus qui­ sque excutiat. Job autem , vir sanctus et patientiae insigne specimen, volens hoc improperare humano generi dixit: "Homo natus de muliere brevi vivens tempore multis repletus miseriis [ . . . ] "» [L'uomo Pandora, creato da Prome­ teo . Secondo Fulgenzio, fu chiamato Pandora colui che fu creato per primo da Prometeo con la creta, cosa che ritengo sia stata detta da Fulgenzio per­ ché il significato di Pandora in latino è meno ( leggi dono ) di tutti, nel senso che il sapiente non è tale per la conoscenza di una sola cosa, ma di molte, o meglio, di tutte. Inoltre, Pandora può derivare da pan, che significa tutto, e doris, che significa amarezza, come se Pandoro (sic) significasse pieno di ogni amarezza. L'uomo infatti non può possedere null'altro che amarezza nella vita terrena; e ognuno può verificare da sé se questo sia vero. lnvero Giobbe, uomo santo e insigne esempio di sopportazione, volendo rinfaccia­ re questo al genere umano, disse: l'uomo nato di donna vive per breve tem­ po ed è coperto da molte disgrazie] . Perché mai Boccaccio abbia ritenuto che doris potesse significare amari­ tudo lo si può spiegare ricordando l'inizio della decima Ecloga di Virgilio. Qui, infatti, il nome della nereide Doris, che nella poesia romana viene spes­ so usata metonimicamente per « mare », è accoppiato ad amara, per sottoli­ neare l'« amaro » dell'acqua marina, in quanto salata, in contrapposizione

PANDORA NELLA TRADIZIONE MEDIOEVALE alla fonte Aretusa: « Sic tibi, cum fluctus subterlabere Sicanos, l Doris ama­ ra suam non intermisceat undam » [Doride amara non mescoli con te le sue onde quando tu scorrerai sotto i flutti Siculi] (vv. 4 sgg . ) . L'espressione « manca d'ogni cosa », dovuta al refuso che ha cambiato

munus in minus, ricorre ad esempio nell'edizione veneziana del I6o6 (p. 73 ) , e ancora i n quella, sempre veneziana, del I644 ( p . 6 9 v ) ; benché !'Elucidario poetico annesso a questa edizione rechi correttamente: « Pandora quasi do­

no di tutti ovvero donata da tutti » (p. 5 9 ) . 2} H. Tiirck, Pandora u nd Eva, Weimar I93 I, non è, contrariamente a quanto farebbe pensare il titolo, molto esauriente in merito all'origine del parallelo Pandora/Eva, che, tra l'altro, tende a dare per scontato. La stessa cosa vale per l'articolo, peraltro valido, di L. Séchan, Pandore, l'Ève grecque, in « Bulletin de l' Association Guillaume Budé », XXIII, I929, pp. 3 sgg. Più ampie ed esaurienti informazioni sono reperibili in una vecchia dissertazio­ ne di Christian Gottlieb Schwarz presentata a Norimberga da N. E. Zobel:

Dissertatio inauguralis de lap su primorum h umani generis parentum a paganis adumbrato, Altorf I 72 3 . Cfr. in/ra, pp. 76 sg. 24 Tertulliano, Adversus Valentinianos, xn, in Patrologia Latina, vol. n,

col . 5 62. Analoga interpretazione in chiave cristologica di Pandora la si ri­ trova in lreneo, Contra haereticos, n, 22, 5 (edizione a cura di W. W. Harvey, Cambridge I8 5 7, p. 3 2 5 ), dove l'analogia si estende a Pelope: « cuius caro in partes a patre divisa est, et ab omnibus diis collecta et allata et compacta, Pandoram hoc modo significavi t » [la sua carne fu divisa in parti dal padre, e raccolta, portata e riunita da tutti gli dèi, in questo modo corrispondeva a Pandora] . 25 Tertulliano, De corona militis, vn, in Patrologia Latina, vol. 11, col. 84: « Si fui t aliqua Pandora guam prima foeminarum memorat Hesiodus, hoc primum caput coronatum est a Charitibus, cum ab omnibus muneraretur, unde Pandora. Nobis vero Moyses, propheticus, non poeticus pastor, princi­ pem foeminam Evam facilius pudenda foliis, guam tempora floribus, incinc­ tam describit. Nulla ergo P andora ». Il « Moyses, propheticus, non poeticus pastor » vuoi essere una sottile allusione al fatto che sia Esiodo sia Mosè (Eso­ do, J, I) furono « chiamati » mentre Stavano badando alle loro pecore. 26 Gregorio di Nazianzo, Adversus mulieris se nimis ornantes, 11. II 5 sg. , i n Patrologia Graeca, vol. XXXVII, coli. 89I sg. 27 Origene, Contra Celsum, IV, in Patrologia Graeca, vol. XI, coli. Io86 sgg. I versi di Esiodo citati da Oéigene sono tratti da Le opere e i giorni, 5 3 82, 90-97·

CAPITOLO SECONDO ORIGINE DEL « VASETTO » : ERASMO DA ROTTERDAM

Poiché le opere di Esiodo vennero tradotte in latino solo nel I47I, e il Contra Celsum di Origene nel I48 I,1 si aspetterebbe invano la ricomparsa del pithos di Fan­ dora in campo artistico e letterario prima della fine del xv secolo . E quando di fatto avvenne, ingenerò subito una grande confusione, dato che il termine pisside pre­ se curiosamente il posto di pithos o dolium (come si può constatare nella versione latina delle citate opere di Esiodo e Origene) , con la conseguenza di diffondere l'espressione « vaso di Pandora ». Jan e Harrison , che per prima individuò e segnalò questo incidente filologico dalle conseguenze affatto sproporzionate rispetto alla sua apparente insignifican­ za, ritenne di doverne attribuire la colpa, o l'influente paternità, all'ottimo Lelio Gregorio Giraldi. Raccon­ tando e commentando la vicenda di Pandora in De Deis gentium... syntagmata (pubblicato per la prima volta con titolo leggermente diverso nel I 5 48), questo erudito, per altri versi degno di fede, afferma che Gio­ ve, animato da profondo risentimento , invia Pandora da Prometeo « con un vasetto bellissimo che cela, però, al suo interno, ogni genere di calamità » ( « cum pyxide pulcherrima illa quidem , sed intus omne calamitatis ge­ nus abscondente » ) . 2 L'ipotesi della Harrison, benché avanzata con le do­ vute cautele, si è trasformata in una specie di dogma della bibliografia contemporanea, sebbene sia unica­ mente confortata dalla congettura che Giraldi sia stato tratto in inganno da rilievi, vasi e cammei di epoca clas­ sica riproducenti una figura femminile con un vasetto o uno scrigno.' Ma, come vedremo, almeno una raffigu­ razione pittorica di Pandora con un vaso di dimensioni assai inferiori a un pithos (cfr. tav. I6) è, con molta pro­ babilità, cronologicamente anteriore alla stesura, e cer-

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IL VASO DI PANDORA

tamente alla pubblicazione, dei Syntagmata di Giraldi. Del resto, anche se non si disponesse di questa prova visiva, resterebbe piuttosto improbabile che l' afferma­ zione di un mitografo colto, di uno studioso meritevole di ammirazione ma esclusivamente noto nell'ambito di una ristretta élite intellettuale, abbia potuto determina­ re l'universale accettazione di una nuova immagine e di una nuova espressione. Il vero responsabile del « vasetto di Pandora », come del resto Giraldi segnala in tutta onestà,4 non è infatti altri che Erasmo da Rotterdam , che predicò questa ere­ sia dal pulpito di Adagiorum chiliades tres, prima edi­ zione 1 5 0 8 : opera di influenza e diffusione vastissime. La vicenda di Pandora e del suo pithos vi ritorna ben due volte e, in entrambe, il pithos è trasformato in una pisside che Pandora avrebbe recato con sé sulla terra. Spiegando il proverbio Hostium munera non munera [l doni dei nemici non sono doni] , Erasmo dice: « lta ut fuit pyxis illa fallax, per Pandoram a Iove Prometheo missa » [Così come fu quella fallace pisside mandata da Giove a Prometeo tramite Pandora] .5 E, illustrando il proverbio Malo accepto stultus sapit [Lo stolto rinsavi­ sce una volta patito il danno] , racconta la vicenda di Pandora negli stessi termini che, salvo un irrilevante cambiamento, ritroveremo nei Syntagmata di Giraldi: « lupiter iratus Prometheo propter ignem furtum , su­ blatum e coelo ac mortalibus redditum, cupiensque il­ lum simili retaliare dolo , Vulcano negocium dat, ut e luto puellae simulachrum quanto posset artificio fingat. Id simul atque factum est, singulos deos deasque mo­ net, ut ei simulachro suas quisque dotes adiungerent. Unde et virgini Pandorae nomen affictum apparet. Hanc igitur omnibus formae, cultus, ingenii, linguae­ que dotibus cumulatam , lupiter cum pyxide pulcherri­ ma quidem illa, sed intus omne calamitatum genus oc­ culente, ad Prometheum mittit. Is recusato munere, fratrem admonet, ut siquid muneris sese absente mitte­ retur, ne reciperet. Redit Pandora, persuasoque Epi­ metheo pyxidem donat. Eam simul ac aperuisset, evo­ lantibusque morbis , sensisset Iovis adora dora , sero ni-

ORIGINE DEL « VASETIO »: ERASMO DA ROTIERDAM

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mirum sapere coepit » [Giove, adirato nei confronti di Prometeo per il furto del fuoco, sottratto dal cielo e consegnato ai mortali, desideroso di ricambiare con analoga frode, dà incarico a Vulcano di plasmare col fango il simulacro di una fanciulla con la più grande abilità. Detto fatto, esorta gli dèi e le dee affinché cia­ scuno attribuisca la sua propria dote al simulacro; don­ de sembra impresso alla vergine il nome di Pandora. Carica in tal modo di tutte le doti di bellezza, raffina­ tezza, intelligenza ed eloquenza, Giove la invia a Pro­ meteo con un vasetto bellissimo che però cela, al suo interno, ogni genere di calamità. Prometeo, rifiutato il dono, ammonisce il fratello a non accettare alcun dono che gli venisse offerto in sua assenza. Ritorna Pandora e, persuaso Epimeteo , il vasetto gli dona. Non appena aperto ( da Pandora o da Epimeteo ), davanti ai mali svolazzanti dappertutto , si rese conto che i doni di Giove non eran doni, e indubbiamente tardi prese a esser sav10 ] . 6 Questo riassunto in lingua latina della vicenda di Pandora - a quanto ne sappiamo anche il primo - nella sua integrità costituirà quella che si può chiamare la « versione » moderna in contrapposizione a quelle clas­ siche. La sostituzione del pithos o dolium con la pisside significò la trasformazione di una giara praticamente inamovibile in un recipiente tanto piccolo quanto ma­ neggevole; e la reiterata e puntuale affermazione che Giove « invia » questo recipiente a Prometeo per il tra­ mite di Pandora («pyxis illa fallax, per Pandoram a Jove Prometheo missa », «Rane[ . . . ] lupiter cum pyxide pul­ cherrima [ . . ] ad Prometheum mittit ») , assevera che fu Pandora a portare il vasetto sulla terra. Inoltre, il citato racconto di Erasmo lascerebbe intendere, a causa del­ l' ambiguità grammaticale segnalata nella nostra tradu­ zione, che sia stato Epimeteo e non Pandora a commet­ tere l'infrazione. Davanti al rifiuto di Prometeo, Pandora si rivolge al fratello, che l'accoglie, e gli dona la pisside. Ma nella frase seguente, quella che inizia con « Eam simul » e ter­ mina con « sapere coepit », « Epimetheus » rimane, al•

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IL VASO DI PANDORA

meno dal punto di vista strettamente grammaticale, il soggetto di « eam simul ac aperuisset »; anche se l'« ape­ ruisset » vorrebbe forse nuovamente riferirsi a « P ando­ ra ». Per cui sembrerebbe che sia Epimeteo ad aprire il « vasetto », sanzionando in tal modo un'ambigua e ano­ mala variante della vicenda di Pandora che si può attri­ buire unicamente a Filodemo di Gadara/ e, d'altra par­ te, fornendo una spiegazione del fatto altrimenti inspie­ gabile che numerosi poeti e artisti, dal XVI al XIX secolo, presentino Epimeteo come colui che aprì la scatola di Pandora.8 Ma come mai Erasmo , esperto in campo linguistico , tanto che nell'edizione da lui curata delle opere di Ori­ gene fu attento a rendere correttamente pithos con do­ lium, 9 trasformò l'immagine di una donna che cedeva alla tentazione di un 'enorme giara in quella di una don­ na che recava con sé un piccolo e grazioso vasetto ? Ov­ viamente può aver visto e interpretato in maniera erro­ nea certe rappresentazioni pittoriche della Maddalena col suo boccettina d'unguento oppure certe antiche raffigurazioni di giovani donne con un vasetto o uno scrigno; ma sembra assai più probabile che, sulla scorta di una sensibilità filologica che percepì una connessio­ ne risultata in seguito evidente anche a un pittore colto del xvm secolo,10 egli abbia fuso - o confuso - l'episo­ dio fondamentale nella vita della Pandora esiodea col suo « corrispondente » nella letteratura romana: l'epi­ sodio finale e altrettanto fondamentale nella vita della Psiche di Apuleio. Dopo aver assolto a tre missioni apparentemente im­ possibili affidatele da Venere, Psiche si vede consegna­ re una pisside che dovrà portare con sé nell'Ade, ripor­ tandola indietro con dentro « un po' [cum] della bellez­ za di Persefone ».11 Contrariamente a tutte le previsioni, Psiche riesce a farsi ammettere al cospetto di Persefo­ ne, da cui « riceve il vasetto pieno e chiuso » ( « reple­ tam conclusamque pyxidem suscipit » ) . Ma sulla via del ritorno - ed è appunto questo il motivo evidentemente preso a prestito dal mito di Pandora - non sa resistere alla tentazione di aprirlo. Soffocata dai vapori che ne

ORIGINE DEL « VASEITO »: ERASMO DA ROITERDAM

33

esalano, Psiche viene meno ed è salvata unicamente dall'intervento di Cupido in persona, che la rianima, ri­ chiude il vasetto che contiene la bellezza ( « reserat pyxidem » ) , dandole così modo di portare a compimen­ to la sua missione. Riteniamo che sulla scorta di questo racconto Era­ smo abbia rimodellato Pandora a immagine di Psiche. E anche la contrapposizione della graziosa forma del recipiente - elemento mai sottolineato nelle fonti pre­ cedenti - alla pericolosità del suo contenuto, sembra influenzata da una reminiscenza di Apuleio: immedia­ tamente prima di essere inviata da Persefone con la sua pisside, Psiche riceve l'ordine di procurare un campio­ ne delle venefiche acque dello Stige in una « piccola ur­ na » (urnula ) , caratterizzata come « un vasetto di cri­ stallo lavorato » ( « crystallo dedolatum vasculum ») . 1 2 In ogni caso, pressoché in tutte le lingue europee, l'espressione Pandora's Box, baite de Pandore, caja de Pandora, Pandoras ask, doos van Pandora, Biichse der Pandora è diventata idiomatica e viene utilizzata per in ­ dicare la causa di svariati eventi negativi: dal peccato originale a una normativa municipale indesiderata. D'altra parte è servita da titolo a numerose opere tea­ trali e letterarie dedicate a un esemplare di femminilità tanto attraente quanto devastante. 13 L'unica eccezione, e significativa, è costituita dall'Italia, meno devota a Erasmo del mondo transalpino. In lingua volgare, in­ fatti, si è sempre detto « vaso di Pandora », 14 e solo gli umanisti che scrivevano in latino - salvo non fossero così meticolosi o pedanti da mantenere ortodossamen­ te dolium - si mostrarono disposti ad accogliere la mo­ da erasmiana, se non altro riducendo la dimensione del recipiente a quella di un vasculum. 15 Non è il caso di ricordare che questa sostituzione della pyxis, urnula o vasculum di Psiche al pithos o do­ lium di Pandora - talvolta accompagnata dall'identifi­ cazione, tanto antica quanto erronea, di Pandora con Pandroso 16 - ha comportato una notevole confusione, sia nell'arte rinascimentale, sia presso gli studiosi mo­ derni. Poiché sia Psiche sia Pandora furono dotate di

IL VASO DI PANDORA

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1.

Adriaen de Vries, Psiche portata

in cielo, bronzo.

2e



Allievo di Marcantonio Raimondi, Psiche ( ?) portata sulla terra da Mercurio e Psiche ( ?) riportata in cielo da Mercurio. Incisioni.

un recipiente di dimensioni ridotte rispetto a quelle di una giara, che poteva assumere la forma ora di una sca­ tola vera e propria, ora di un boccione, ora di un vaset­ to (come nel famoso affresco di Raffaello alla Farnesina e nelle opere a esso ispirate, quale ad esempio il mera-

ORIGINE DEL « VASETIO »: ERASMO DA ROTIERDAM

35

viglioso gruppo bronzeo di Adriaen de Vries; cfr. tavo­ la I ) , 17 ora di un calice/8 non risulta sempre agevole sta­ bilire di quale delle due si tratti, e talvolta neppure se si tratti di loro due. Un paio di incisioni della scuola di Marcantonio Raimondi, catalogate Pandora portata sul­ la terra da Mercurio e Pandora riportata in cielo da Mer­ curio (cfr. tavv. 2 e 3 ) , lasciano in dubbio quale delle due l'autore intendesse raffigurare, sebbene sotto tutti gli aspetti sia più probabile che si tratti di Psiche. 19 La fi­ gura centrale sul verso della medaglia di Bartolomeo



Bartolomeo Melioli,

Personificazione di Salu­ te, recto di medaglia per

Francesco II Gonzaga.

5. Natura Salutare e Follia , mortaio in bronzo ferrarese del XVI secolo. 6. Il Filoso/o della Natura attorniato dagli Elementi, mortaio in bronzo

ferrarese del xvi secolo.

IL VASO DI PANDORA



Jacob de Wit, Apoteosi di Psiche, disegno a penna e lavis.

Melioli sulla guarigione di Francesco II Gonzaga (cfr. tav. 4) non è Pandora bensì la personificazione di Salu­ te (cfr. tavv. 5 e 6), che, attorniata dai simboli degli ele­ menti , tiene in mano due spighe di grano (a indicare un nutrimento salutare) e un cestino colmo di medicamen­ ti, donde la scritta cautius (sottinteso sumantur o com­ ponantur) . 2 0 La decorazione di un soffitto eseguita nel 1 74 5 da J acob de Wit - il « Rubens del xvm secolo » -, pervenutaci grazie a un disegno preparatorio conserva­ to presso il Teyler Museum di Haarlem (cfr. tav. 7) , non rappresenta, contrariamente a quanto riportato in cata­ logo , « Pandora inviata sulla terra da Giove », bensì l'Apoteosi di Psiche sulla scorta di Apuleio (vi, 2 3 ) . 2 1 Il disegno di C . A. Teunissen conservato presso l' Ashmo­ lean Museum di Oxford (cfr. tav. 8 ) , e ufficialmente de­ nominato Pandora e Prometeo incatenato, riproduce in­ vece, a nostro avviso, l'episodio responsabile di tutte le confusioni: in primo piano, infatti, si vede Psiche in at­ to di ricevere la pisside da Persefone (caratterizzata in quanto tale unicamente dal serpente e dalla presenza di

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u n gran numero d i demoni) ; mentre in secondo piano vediamo Psiche in atto di aprire la pisside, con Cupido che la osserva dalla vetta d'una montagna in attesa d'in­ tervenire prontamente. 22

8. C. A. Teunissen, Psiche di fronte a Persefone, disegno.

Note 1 Esiodo fu tradotto per la prima volta da Nicolaus Valla (Niccolò della Valle, morto nel 1 47 3 ) . Questa traduzione, che rimase l'unica sino al 1 5 39, fu pubblicata nel 1 4 7 1 e ristampata circa venticinque volte nel mezzo secolo seguente. La prima traduzione del Contra Celsum di Origene la si deve a Cristoforo Persona: pubblicata nel 1 48 1 fu a sua volta ripetutamente ristam­ pata; cfr. l'introduzione di P. Koetschau a Origene in Die griechischen chri­ stlichen Schriftsteller der ersten drei ]ahrhunderte, Berlin 1 899, p. LXX I V. 2 L. G. Gyraldus ( Giraldi) , De Deis gentium varia et multipla historia, in qua simul de eorum imaginibus et cognominibus agitur, Oporinus, Base! I 5 4 8 . La seconda edizione, spesso erroneamente citata come prima, fu pub-

IL VASO DI PANDORA blicata dallo stesso editore nel I 5 60 col titolo De Deis gentium varia et mul­ tipla bistorta, libris sive syntagmatibus XVI/ comprehensa. Citiamo qui dal­ l'Opera omnza, Leiden I696, vol. I , pp. 4I5 sg. 3 Paulys Real-Encyclopiidie der klassischen Altertumswissenscha/t, Stutt­ gart I873 sgg., vol. xvml 3 , col. 5 3 8.

4 Il riassunto che Giraldi fa del racconto di Esiodo si conclude nel se­ guente modo: « Ad quam rem scriptores alludunt et Erasmus in proverbio perstringit Malo accepto stultus sapit » [. .. alla qual cosa fanno allusione gli scrittori ed Erasmo esprime col proverbio « lo stolto rinsavisce dopo aver patito il danno »] . 5 Erasmo da Rotterdam, Adagiorum chiliades tres, I, ccxxx m . Nell 'editio princeps, Aldus, Venezia I 508, f. 3 5 v (con un refuso che trasforma ccxxx m in cccxxx m ); nell'edizione Froben, Base! I 5 20, p. 98. L'espressione adora dora, cui si fa riferimento nel proverbio Hostium munera non munera e che figura nel commento erasmiano al proverbio Malo accepto stultus sapit, si trova in Sofocle, Aiace, v. 6 5 0. Nelle Adagiorum collectanea, Paris I 500, pre­ cedenti le Adagiorum chiliades tres, Pandora non viene menzionata. 6 Erasmo da Rotterdam, Adagiorum chiliades, ci t., I , XXXI . Nell' editio princeps, f. 1 2 r-v; nell'edizione di Basilea del 1 5 20, pp. 3 1 sg. Può essere in­ teressante notare che un umanista quale Achille Bocchi, Symbolicae Quae­ stiones, Bologna I 5 5 5 , m, 67, p. CXLI I , illustri il proverbio Malo accepto stul­ tus sapit in modo schiettamente medioevale (vale a dire biblico) col folle che viene bastonato (« un bastone per il deretano del folle »; « Tousjours au fol la masse » [letteralmente: Sempre al folle la mazza] ) . 7 Cfr. supra, p. 1 7 . " Cfr. infra, pp. 99 sgg. 9

Originis Adamantis . . . opera, per Des[iderium] Erasmum Roterodamum,

Froben, Base! I 5 3 6 , p. 642 . 1° Cfr. in/ra, p. 1 09. 1 1 Apuleio, Methamorphoses,

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Ibidem, VI, I 3 , 38.

VI,

1 6 , 20, 2 1 .

" Per le prime occorrenze dell'espressione inglese « Pandora's Box » ri­ mandiamo a Familiar Quotations di Bartlett; The Home Book o/ Quotations, di B. Stevenson , e aii' Ox/ord English Dictionary, che cita in primis quella di un passo di School o/ Abuse, pubblicato nel I 5 79 da Stephen Gossen . Per parte nostra ci limitiamo a citare un passo di Ben Jonson : « Ti venga un can­ chero a te Vulcano e alla tua Pandora l E tutti i mali che volaron fuori dalla sua scatola l t'abbrucino a te » ( The Execution o/ Vulcan, in Epigrams, a cu­ ra di F. Underwood, New York I93 6, pp. 2 1 3 sg. ) . Va tuttavia notato che Jonson , in un contesto particolarissimo e decisamente satirico, parla del va­ so di Pandora come di un « tino »: « Tale era l'anca di Pitagora, il tino di Pandora » (Tbe Alchemist, 11, I, 92 ) . Nel relativo commento (Ben ]onson, Oxford I9 50, x, p. 72), C. H. Herford e P. Simpson fanno correttamente de­ rivare l'intero passo - un ironico elenco di oggetti, in qualche modo in rela­ zione con l'alchimia, che inizia con un libro ligneo scritto da Adamo in « al­ to olandese » - dalle Disquisitiones magica e di Martin Del rio (cfr. infra, p. 9 5 , nota 4), dove, però, il « vaso » di Pandora è un poculum [tazza, coppa] . L'allusione alla « coscia di Pitagora », parimenti tratta da Del rio, fa riferi­ mento a un'antica diceria, già messa in ridicolo nelle Verae Historiae ( I I , 2 ! ) da Luciano, secondo la quale Pitagora avrebbe avuto un'anca aurea (cfr. ad esempio Diogene Laerzio, De vitis . . . clarorum philosophorum, VIII, I, 9) . A questa diceria, analogamente al mito di Pandora, veniva attribuito un signi­ ficato alchemico. Per quanto riguarda i titoli di opere letterarie, basti men­ zionare il notevole Die Biichse der Pandora di Frank Wedekind (trad. ingl .

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Pandora 's Box, New York 1 9 1 8 ) , il molto meno notevole Pandora 's Box di ] . A . Mitchell pubblicato a New York nel 1 9 1 1 e, più recentemente, Adieu, Pandora! di H. Edinga (Den Haag 1 9 54). 14 Come esemplificazione particolarmente divertente, possiamo citare un passo della giovanile polemica galileiana contro i paludamenti accademici (e di altro tipo) tratto dal Capitulo contro il portar la toga, vv. 91 sgg.: E s'una donna avea qualche magagna, La teneva coperta solamente Con tre o quattro foglie di castagna; Così non era gabbata la gente, Come si vede che l'è gabbat'ora, Se già l'uomo non è più ch'intendente: Ché tal per buona, veduta di fuora, Che se tu la ricerchi sotto panno, La trovi come 'l vaso di Pandora. E così d'ogni frode e d'ogn 'inganno Si vede chiaro che n'è sol cagione L'andar vestito tutto quanto l'anno. (Galileo Galilei, Scritti letterari, a cura di A. Chiari, Firenze 1 943, pp. 5 sg.) 1� Natalis Comes (Natale Conti), Mytho!ogiae , IV, 6 (opera pubblicata per la prima volta nel q p e qui citata dall'edizione francofortese del q 96, p. 3 1 6) usa due volte vasculum e una vas. L'anonimo autore di Eruditissimi viri Hieroglyphicorum commentariorum liber, pubblicato in appendice alle edizioni successive dell 'opera di Piero Valeriano intitolata Hieroglyphica (prima edizione 1 5 5 6), reca due volte vasculum e una pyxis; cfr. ad esempio l'edizione lionese del I 6 I I , p. 632, o quella francofortese del I 678, p. 74 5 · 1 6 Vedi supra, p. I 8 . Un disegno di Salomon de Bray conservato presso il Fodor Museum di Amsterdam (J.W. von Moltke, Sa!omon de Bray, in « Mar­ burger Jahrbuch fiir Kunstwissenschaft », XI-XII, 1 9 3 8 - 1 939, p. 3 5 2, tav. 4 I ) indicato come « Erittonio liberato d a P andora », rappresenta senza alcun dubbio l'apertura del cestino contenente Erittonio da parte di Pandroso e sua sorella. La stessa cosa sembra potersi dire di un dipinto di Rubens indicato come « korfken van Bandora [sic] » nella corrispondenza del mercante d'arte Forchoudt (]. Denucé, Exportation d'a:uvres d'art au q' siècle à Anvers, Den Haag I 9 J I , p. 2 5 9 ) . Questa interpretazione delle citate opere, sulle quali ha richiamato la nostra attenzione il professar Julius S. Held, è corroborata da due dipinti di Rubens che raffigurano la « scoperta » di Erittonio: uno alla Lichtenstein Gallery di Vienna, l'altro all'Allen Memoria! Art Museum , pres­ so l'Oberlin College, Ohio (cfr. L. Burchard, Rubens' Daughters o/ Cecrops, in « Allen Memoria! Art Museum Bulletin », XI, I 9 5 J, pp. 4 sgg.). 17 Stoccolma, Nationalmuseum, apparentemente ispirata all'incisione B . XIV, n. 5, più che non all 'affresco di Raffaello. Per la bibliografia, cfr. De Triom/ van het Maniiirisme (catalogo di una mostra che ebbe luogo presso il Rijksmuseum di Amsterdam tra il I0 luglio e il I6 ottobre I 9 5 5 ) , p. 1 8 3 , n . 3 79, dove i l gruppo è assurdamente intitolato Psyche met de doos van Pan­ ...

dora.

'" Per un'occorrenza del Pandorae poculum cfr. p. 9 5 , nota 4· 19 Bartsch, xv, p. 3 5 , nn. I, 2. La difficoltà consiste nel fatto che gli ele­ menti iconografici (una donna nuda trasportata nell'aere da Mercurio, in di­ rezione ascendente in un caso e discendente nell'altro, ma in entrambi re­ cante un vaso) non corrispondono né all 'uno né all'altro mito. È vero che Psiche fa per così dire la spola tra i cieli e le basse sfere, ma viene accompa­ gnata da Mercurio unicamente in occasione dell'apoteosi finale (Apuleio, VI, 2 3 ) , quando non reca alcun vaso con sé. Pandora, invece, è portata sulla ter-

IL VASO DI PANDORA ra da Mercurio, ma non fa mai ritorno in cielo. E anche volendo immagina­ re tale ritorno, non porterebbe certo con sé il fatidico vaso, il cui contenuto, salvo Speranza, s'è ormai involato, e, soprattutto, costituisce il suo legato al­ l'umanità. Poiché l'artista appartiene a una cerchia vicina a Raffaello, si può ipotizzare che queste due incisioni costituiscano una variazione, tanto ovvia quanto « confusi va », sui temi del popolarissimo ciclo della Farnesina (Psi­ che che reca un vaso, ma trasportata da tre putti e non da Mercurio; Psiche trasportata da Mercurio, ma priva di vaso), più che non un'originale ma strampalata ricostruzione dell'allora assai poco nota vicenda di Pandora. Psiche, e non Pandora, sembra anche essere il soggetto di un gruppo bron­ zeo di Giovanni da Bologna andato perduto e intitolato L'Enlèvement ( ! ) de Pandore par Mercure, collocato nei giardini del Castello di Marly dopo esse­ re appartenuto alla regina Cristina di Svezia e a Colbert (Piganiol de la For­ ce, Nouvelle Description des Chtiteaux et Parcs de Versailles et de Mar!y, Pa­ ris 1 764, 9' ed., u, p. 292, citato in Larousse, Grand Dictionnaire universel, vol. x n , p. m, s.v. « Pandore » ) . 20 F. Hill, A Corpus o/ ltalian Medals o/ the Renaissance be/ore Cellini, Lon­ don 1 930, p. 48, n. 1 96, tavola 36. Il verso della medaglia reca la scritta ADO­ LESCENTIAE AUGUSTAE; il recto, D. FRANCISCUS. GON [zaga] . D. FRED[erici] . I I I . M[archio] . MANTUAE. F[ilius] . SPES. PUB [lica] . SALVSQV. P [ublica] . REDI­ VI[ va] . Si era sempre ritenuto che la medaglia fosse stata coniata in occasio­ ne della guarigione di Francesco da una grave malattia nel 1 484. Hill, inve­ ce, ritiene che la si debba datare precedentemente alla morte del padre di Francesco, Federico, avvenuta il 1 4 luglio 148 1 : a suo avviso, infatti, la dici­ tura « Franciscus Frederici Filius » indica la posizione di principe ereditario di Francesco. Tuttavia, il riferimento all'illustre padre di un giovane regnan­ te non è necessariamente da escludersi anche dopo la salita al trono di que­ st'ultimo, e sarebbe apparso più indelicato nei confronti di Federico se, lui vivente e regnante, suo figlio fosse stato salutato come « rediviva speranza e salute pubblica ». In ogni caso, la parola « rediviva » sembra più adatta a commemorare la guarigione da una malattia che qualsiasi altro evento: in­ terpretazione che si appoggia anche sul fatto che gli attributi della personi­ ficazione del verso della medaglia li si ritrova in un contesto inequivocabil­ mente medico: un mortaio bronzeo riccamente decorato, attualmente alla National Gallery di Washington , proveniente dall'Italia settentrionale al pa­ ri della medaglia in questione. Questo mortaio - sul quale figura una cotta d'arme degli Este intrecciata con una francese, e pertanto databile al regno di Ercole II ( 1 5 3 S - I S S 9), marito di Renée di Francia - può esser stato fab­ bricato per la facoltà di medicina dello Studio Ferrarese, allora notissima per gli studi medici, in quanto dono del duca o al duca da parte della facoltà di medicina. In conformità all 'uso cui era destinato, ossia la preparazione di medicamenti, è decorato con quattro allegorie a glorificazione della profes­ sione medica. Prima allegoria: la Morte e il Tempo, in quanto forze che deb­ bono essere tenute a bada dal medico. Seconda allegoria: due Aquile che combattono contro il Serpente, a simboleggiare la sconfitta del male in ge­ nerale e della malattia in particolare (cfr. R. Wittkower, Eagle and Serpent, in «]ournal of Warburg and Courtauld lnstitutes », n, 1 939, pp. 293 sgg., in particolare pp. 308, 3 1 0 sg. ) e, nello stesso tempo, allusione all'aquila araldi­ ca della famiglia Este. Secondo Cesare Ripa, Iconologia, l'aquila significa, ol­ tre il resto, « Salubrità >> e « Purità dell'aria » . Terza allegoria (cfr. tav. s ): una personificazione dei benefici e salutari effetti delle forze della natura; nella fattispecie una donna che si tocca con due dita i capezzoli delle prosperose mammelle (cfr. ibidem, voci « Benignità », « Natura », « Sostanza ») e fron­ teggia un uomo seduto che, tentando di spezzare una lunghissima e sinuosa catena, sta a significare il delirio della follia (cfr. ibidem, voci « Furore »,

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« Furore implacabile »). Quarta allegoria (cfr. tav. 6): il Medico Perfetto o Fi­ losofo della Natura (per il compasso che tiene in mano, cfr. ibidem, voci « Considera tione », « Operatione perfetta ») seduto in atteggiamento di profonda riflessione e attorniato dai Quattro Elementi (che presentano una corrispondenza coi quattro umori, le quattro stagioni, le quattro direzioni dello spazio, ecc. ) , il cui equilibrio significa salute e lo squilibrio malattia. Nella medaglia di Melioli, solo Acqua e Fuoco sono raffigurati da un simbo­ lo specifico; tuttavia si può ritenere che il terreno su cui poggia l'usuale fi­ gura esprima l'elemento Terra, mentre l'Aria sarebbe espressa dall'atmosfe­ ra circostante. Non ci sono prove a sostegno dell 'affermazione di Hill se­ condo cui i due simboli dell'Acqua e del Fuoco starebbero a significare « i pericoli che s'incontrano sul cammino della gioventù ». 21 H.J. Scholten , Musée Teyler à Haarlem. Catalogue raisonné des dessins des écoles /rançaise et hollandaise, Haarlem I 904, p. 3 69. Il disegno - uno schizzo per la decorazione di un soffitto, segnalatoci dal professor J. G. van Gelder, che ci ha anche gentilmente procurato la fotografia riprodotta alla tav. 7 - è conservato in Portefeuille T, numero 6 1 . Che rappresenti l'apoteosi di Psiche risulta evidente: primo, dall'assenza di qualsiasi baite; secondo, dal fatto che l'eroina è chiaramente trasportata dalla terra in cielo e non vi­ ceversa , cosa che non sarebbe mai successa a Pandora (cfr. nota I 9 ) . Secon­ do un'annotazione dello stesso pittore, la decorazione del soffitto di cui il disegno costituisce uno schizzo preparatorio, fu eseguita nel I 74 5 per conto di Willem Kops Nicolaasz, residente a Haarlem. 22 K. T. Parker, Catalogue o/ the Collection o/ Drawings in the Ashmolean Museum, Oxford I 93 8 , p. 3 3 , n. 79· Ringraziamo il signor Parker per aver­ cene gentilmente procurato la fotografia. Di alcuni ritratti rinascimentali di giovani donne che tengono in mano una scatola o un vaso risulta difficile stabilire se intendano rappresentare Psiche, Igea, Artemisia o Maria Madda­ lena; resta tuttavia fuor di dubbio che nessuna è inequivocabilmente carat­ terizzata come Pandora. Lo diciamo in riferimento a un sedicente dipinto francese del I 5 IO circa (a giudicare dalla riproduzione, di autenticità assai dubbia) illustrato in « Auktionskatalog F. Helbing », Frankfurt, 3 maggio I 9 J 2 ; a un disegno a penna di J. Muller, datato I 627 e riprodotto in J. de Kempenaer, Album amicorum (nel I 9 2 5 in possesso di Madame de Kempe­ naer di Haarlem ed esposto alla Grotius Tentoonstelling, Den Haag I 92 5, n. I I07); a un dipinto appartenente a una collezione privata di Parigi, attribui­ to a Jean Cousin e illustrato in H. de Hevesy, L'Histoire véridique de la ]o­ conda, in « Gazette des Beaux-Arts », serie vr, XL, I 9 5 2 · pp. 4 sgg., tav. I 9 , per il quale cfr. p. I 3 I , nota 6. Una statua !ignea dei primi del xvu secolo con­ servata presso il Musée de Cluny di Parigi, ritenuta di scuola francese e bat­ tezzata Pandore nei primi cataloghi (e come tale citata in Larousse, Grand Dictionnaire, cit., s.v. « Pandore ») è stata in seguito, I 9 2 5 , attribuita a scuo­ la fiamminga e ribattezzata Sainte Madeleine (Musée de Cluny, Catalogue des bois sculptés et meubles, a cura di Haracourt, n. 6 3 ) . Il Prometeo del cas­ sone di Piero di Cosimo a Strasburg