Il determinismo. Storia di un'idea 9788843060108, 8843060104

Il determinismo è stato uno dei temi più discussi nel pensiero occidentale, attraversando campi assai diversi, dalla fil

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Italian Pages 190 Year 2011

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Il determinismo. Storia di un'idea
 9788843060108, 8843060104

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Mariangela Priarolo

IL DETERMINISMO Storia di un'idea

Carocci editore

A Fausto Pascali

Tutti gli esseri umani non fanno altro che cercare ragioni per comportarsi bene oppure scuse per comportarsi male. Chuck Palahniuk, Senza veli

la

edizione. maggio 2011

© copyright 2011 by Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari

Finito di stampare nel maggio 2011 dalle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino ISBN

978-88-430-6010-8

Riproduzione vietata ai sensi di legge

(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

lo

Introduzione

9

Mondo. Il determinismo naturale

13

Il mondo antico

14

Cause e fini: da Democrito ad Aristotele / Fato e necessità: gli Stoici 22

Il mondo moderno Precisione e disillusione: da Galilei a Hume / Natura e necessità: 1m· manuel Kant / Il lungo Ottocento: da Kant a Mach

Il mondo contemporaneo

39

Premessa ovvero excusatio necessaria / Invarianza e relatività: Albert Einstein / La sconfitta del determinismo: da Heisenberg alle stringhe 2.

Dio . Il determinismo teologico

49

Il mondo antico

50

«Sulle ginocchia degli dèi»: l'uomo omerico / Libertà e destino: l'uo· mo tragico / La scelta del destino: Platone

Il mondo medievale Libertà e predestinazione: Agostino d'Ippona / Governo divino e au tonomia umana: Tommaso d'Aquino

Il mondo moderno

65

78

La potenza di Dio: da Lutero a Calvino / Le leggi di Dio: Nicolas Malebranche / Deus sive natura: Baruch Spinoza



Uomo. Il determinismo antropologico

99

100

Il mondo sociologico L'Ottocento e le leggi della società: da Comte a Durkheim / Il Novecento: dallo strutturalismo a Bourdieu 7

Il mondo psicologico

III

Lo specchio dell'anima: da Lavater a Lombroso / Il determinismo psichico: Sigmund Freud / Mente e cervello: le scienze cognitive

Il mondo biologico

132

Le leggi dell'ereditarietà: da Mendel a Galton / Il senso della vita: da Watson a Pinker

Conclusioni

145

Note

1 49

Riferimenti bibliografici

175

Indice dei nomi

18 7

8

Introduzione

Sto per iniziare a scrivere un libro sul determinismo. Impilo sul tavolo gli appunti, accendo il computer, avvio il programma di scrittura, apro un documento nuovo, sento allo stomaco il tipico crampo da pagina bianca, prendo il primo quaderno alla mia destra e mi blocco subito. Ho appena scritto il titolo e vengo colta dall'idea paralizzante che, se il determinismo fosse vero, quella che credo essere in tutto e per tut­ to una mia scelta - studiare un certo argomento, parlarne con un amico, trovare un editore, mettermi al lavoro - sarebbe di fatto solo l'ultimo at­ to di una serie di nessi causali. Non si tratterebbe soltanto della catena di cause che mi hanno portato a scrivere queste pagine, cause rispetto al­ le quali potrei comunque continuare a sentirmi, per così dire, " parte at­ tiva" - dalla decisione di studiare filosofia a quella di continuare a far ri­ cerca in questo campo nonostante le difficoltà esistenziali, ed economi­ che, che essa comporta. Si tratterebbe, piuttosto, di ammettere che lo stato attuale in cui mi trovo e che sono convinta di avere in gran parte prodotto io sia in realtà la conseguenza certa e necessaria di un insieme di eventi precedenti che hanno prodotto questo evento, il quale, a pro­ pria volta, costituirà un anello di un'ulteriore catena di eventi. Come scriveva Laplace nel 1814, in un passo che viene sovente citato come una delle più chiare definizioni del determinismo mai formulate:

[d]obbiamo [. . .] considerare lo stato presente dell'universo come l'effetto dd suo stato anteriore e come la causa di quello futuro. Un'intelligenza che, per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono, se inoltre fosse così devata da sotto­ mettere questi dati all'analisi, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell'universo e quelli dell' atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per essa, e l'avvenire come il passato sarebbe presente ai suoi occhi (La­ pIace, 1987, p. 37) . In una prospettiva deterministica, dunque, il mio essere seduta al tavolo in questo momento, il fatto che provi certe sensazioni più o meno piace9

IL DETERMINISMO

voli qui e ora, che stia compiendo dei movimenti di un certo tipo - come il battere delle lettere su una tastiera o accendermi una sigaretta - po­ trebbe essere racchiuso in una formula, un'espressione precisa e puntua­ le che comprenderebbe esattamente non soltanto tutte le ragioni e le cau­ se che mi hanno condotto fin qui, ma anche tutti gli effetti possibili che questo singolo istante produrrà sugli stati successivi dell'intero universo. Il brivido che un simile pensiero provoca in chiunque ci rifletta per un solo momento fa capire senza bisogno di ulteriori spiegazioni per qua­ le ragione il tema del determinismo sia stato uno dei più discussi nella sto­ ria dell'uomo, perché abbia attraversato discipline diverse - dalla fisica al­ la teologia, dalla biologia alla letteratura - e come mai gli individui non abbiano ancora smesso di interrogarsi su di esso. Ciò dipende senza dub­ bio dal legame stretto e inevitabile che il determinismo intrattiene con una delle questioni più importanti per il pensiero e la vita umani: il significa­ to e l'estensione della nostra libertà. Altrettanto inquietante è del resto il problema che a questo si accompagna, ossia la questione delle responsa­ bilità che ognuno di noi ha nei confronti delle scelte che compie - o, più spesso, non compie - ovvero, in termini tecnici, quale sia il grado di " im­ putabilità" a cui sono soggetti i nostri comportamenti. Se infatti nel mon­ do in cui viviamo tutto è determinato, certo, stabilito e prevedibile, se le mie azioni non sono altro che il risultato di eventi che mi oltrepassano e non dipendono dalla mia volontà, o da quella che credo essere la mia vo­ lontà, se ciò che mi accade è già scritto nel mio destino, perché dovrei es­ sere accusato, o peggio autoaccusarmi, per le azioni che faccio, siano es­ se l'uccidere qualcuno o una banale pigrizia nell'alzarmi dal letto? Intui­ tivamente, siamo portati a pensare che essere liberi significhi non essere determinati da nulla, poterci svincolare da ogni costrizione o vincolo, non dipendere da nessun condizionamento esterno. Nel corso della storia il " senso comune" - ma anche, va detto, molti raffinati pensatori e profon­ di scienziati - ha spesso ritenuto che il determinismo stia alla libertà co­ me la notte sta al giorno, o il famigerato diavolo all' acqua santa: nessuna intesa è possibile tra i due e la vita dell'uno è la morte dell' altro. Ma è proprio così? Il determinismo è davvero una teoria che non la­ scia scampo al libero arbitrio, trasformando ogni individuo in una ma­ rionetta o, per usare una celebre immagine di Kant, una sorta di girar­ rosto, convinto però nel profondo e a dispetto di qualunque prova in contrario che sia lui e solo lui a far muovere lo spiedo? Per provare a rispondere a questa domanda credo sia innanzitutto necessario chiarire il più possibile quale sia l'oggetto di cui stiamo par­ lando, dicendo subito che non esiste affatto, nella storia del pensiero, un'unica, monolitica, solitaria teoria che risponde al nome di "determi­ nismo" . Se è forse esagerato sostenere, come è stato fatto, che siano ben t

IO

INTRODUZIONE

novanta le possibili facce che il determinismo può assumere (cfr. Sobel, 1998) , è pur vero tuttavia che un'analisi del significato di tale concetto non può prescindere, a mio parere, dall' attraversare per lo meno tre am­ biti distinti. In questa direzione, possiamo individuare una prima con­ cezione del determinismo appartenente al mondo della fisica e delle scienze naturali - una concezione limpidamente espressa nel passo di Laplace sopra citato -, la quale, se è vero che circolava in Occidente sin dai tempi di Democrito, divenne però dominante soprattutto a partire dall'età moderna, più specificamente, dal periodo della cosiddetta " ri­ voluzione scientifica" (CAP. I ) . Una seconda concezione, altrettanto cen­ trale per la nostra storia, riguarda in modo precipuo 1'ambito religioso, dagli iracondi dèi greci all'onnipotente divinità delle religioni monotei­ stich� (CAP. 2) . Meno antico, ma altrettanto complesso è il determinismo " antropologico " di matrice ottocentesca, e di cui il Novecento si fece promotore, spesso, ma non sempre, con esiti funesti (CAP. 3). Nelle pagine che seguono ci occuperemo allora di fare emergere le principali coordinate teoriche e concettuali del determinismo, cercando di ricostruire, mediante un approccio prevalentemente di tipo storico, le tappe fondamentali dello sviluppo dei tre tipi di determinismo che ab­ biamo indicato. Un simile approccio comporta inevitabilmente delle scelte - di autori, di temi e di questioni - che, come tutte le scelte, po­ tranno risultare più o meno condivisibili. In alcuni casi sono il frutto di un percorso di studi, in altri di interessi rapsodici, in altri ancora di con­ sigli e suggerimenti di amici e colleghi. Pur nella consapevolezza dei li­ miti e delle mancanze che costellano questo lavoro, di tali scelte ci assu­ miamo la piena responsabilità. Certo. Ammesso che siano state dawero delle scelte . . .

Mi preme ringraziare tutte le persone che m i hanno aiutato nella stesura di que­ ste pagine, primo tra tutti Stefano Busellato, il vero "mandante" di questo libro. Grazie di cuore a: Emanuela�(.:E!g!!!l:0 per la generosità cartesiana con cui ha sem­ ' falsi; Sandro N annini, Giulio Bonelli e pre seguito i miei passi, soprattutto quelli Elena Nonveiller, per le osservazioni puntuali, i suggerimenti scientifici e l'amici­ zia di cui mi onorano; Francesco Petruzzelli, per avermi supportato durante sva­ riate vicissitudini bibliografiche; Issam Marjani e Costantino Budroni, per le bel­ le chiacchierate sui massimi sistemi arabi e occidentali; Guri Schwarz e Daniele Esposito, per gli incoraggiamenti, la simpatia e gli innumerevoli spunti di rifles­ sione; Paolo Cristofolini, per l'affettuoso e costante sostegno morale; Nicoletta Sciaccaluga e Marilena Marincola, per le appassionanti conversazioni in un conte­ sto assai poco stimolante; Donatella Morea e Andrea Moneta, amici e compagni preziosi, per ricordarmi sempre, con la loro esistenza, il significato profondo della parola "filosofia"; e, infme, Fabio Vallone e Serena Becherucci, la mia famiglia Ba­ racca, per avermi fatto capire davvero quanto possa essere bello ritornare a casa. II

I

Mondo. Il determinismo naturale Tutta la vita è costituita da materia altamente orga­ nizzata, governata dalle leggi di natura. Di conse­ guenza tutta la vita è una lotta contro il Caos, una lot­ ta destinata ad essere perduta. Albrecht di Nuln, Warhammer Fantasy Battle

Per quante perplessità possa suscitare nel proverbiale " uomo della strada" l'idea che ogni evento sia in tutto e per tutto determinato, la prima forma di determinismo di cui ci occuperemo nelle pagine che seguono è, in realtà, ai nostri giorni comunemente accettata, benché spesso e soltanto a livello inconsapevole. Il determinismo che abbia­ mo chiamato "naturale " non sostiene infatti nient'altro se non che il nostro universo si comporta in modo costante e uniforme seguendo re­ gole universali e necessarie. A parte i timori di Abraracourcix, il capo del villaggio in cui vive Asterix, relativi a una possibile caduta del cie­ lo sopra le nostre teste, quasi nessuno dubita del fatto che domani il cielo resterà proprio lassù, il sole non smetterà di sorgere e tramonta­ re, gli uomini continueranno a generare cuccioli di uomo e i gatti gat­ tini. Allo stesso modo, per quanto lo possiamo desiderare, non ci aspettiamo che il bicchiere di cristallo che ci è malauguratamente sci­ volato di mano, cadendo a terra da un metro e mezzo, rimanga intat­ to, né, a meno di essere un fachiro, di non bruciarci toccando il fuo­ co, o di non morire se ci gettiamo dal sessantesimo piano di un palaz­ zo. Quasi nessuno, infatti, salirebbe sopra un aereo o una nave se non fosse intrinsecamente convinto che esistano delle leggi fisiche precisa­ mente determinabili che permettono a enormi e pesantissime scatole di ferro di librarsi in aria o di galleggiare sui mari trasportandoci da un punto a un altro del pianeta. Il determinismo naturale, che il brano di Laplace citato nell'Intro­ duzione delinea in maniera cristallina, è quindi innanzitutto una teoria fisica, relativa al modo in cui si comportano i fenomeni naturali, i quali vengono ritenuti cause ed effetti necessari di altri fenomeni. In questa di­ rezione, va rilevato che nelle diverse occorrenze del determinismo natu­ rale succedutesi storicamente possiamo rintracciare almeno due ele­ menti comuni: in primo luogo una particolare attenzione alla concezioI

13

IL DETERMINISMO

ne del corpo, in secondo luogo una definizione della causalità, intesa, ge­ neralmente, come la regola che descrive il rapporto tra i corpi. A ciò si deve aggiungere che quasi sempre i filosofi e gli scienziati che hanno adottato una visione della natura di tipo deterministico hanno sostenu­ to ad un tempo un' altra teoria fisica, ossia il meccanicismo. Come si può dedurre da una semplice analisi del significato di tale parola, il mecca­ nicismo legge l'universo come un meccanismo, una macchina, una sorta di immenso orologio il cui comportamento è spiegabile ricorrendo a due semplici fattori: la materia (i corpi) e il movimento. Come vedremo, que­ sta visione dell'universo è assai antica, essendo rintracciabile sin da De­ mocrito, il padre, se così si può dire, del determinismo naturale. Accin­ giamoci dunque ad in contrarne il pensiero. TI mondo antico CAUSE E FINI: DA DEMOCRITO AD ARISTOTELE

Egli stesso consigliò alla minacciosa Fortuna di im­ piccarsi, mostrandole intrepidamente il dito medio. Giovenale, x, 33, in Democrito (2007, p. 63)

Democrito di Abdera - nato nel 460 a.c. e morto, si dice, centenario è skur'amente tin�-delle figure più leggendarie nella storia della filoso­ fia. Amato e odiato sin dall' antichità, di lui si diceva che si fosse tolto di proposito la vista, guardando il sole fffiesso in Uno scudo di bronz�, aTflncn-éI""à sji..4"eT��?l.Ì>�nsieri. tnQ!ff�!��t c: �ll� ricche�zel!l!_teri�g!itldifl��l ri­ so e alla dissacrazione, pare tosse talmente intelligente da meritarsi l' appérrati�o di "Sapienza" o, secondo altre fonti, di "Filosofia" , e tal­ mente saggio da essere chiamato alla corte di Dario per consolare il re di Persia della perdita dell'amata moglie 3• Democrito è unanimemen­ te considerato l'ultimo dei grandi filosofi naturalisti, nonostante, già secondo Aristotele, il suo principale pensatore di riferimento - oltre al maestro Leucippo - sia stato il meno "fisico" tra i filosofi precedenti, ossia Parmenide4• Sono almeno tre le tesi parmenidee che è importante ricordare per comprendere il contesto a partire dal quale si sviluppa la filosofia de­ mocritea. In primo luogo la separazione radicale posta dall'Eleate tra es­ sere e non essere; in secondo luogo la conseguente negazione della mol­ teplicità degli enti e del divenire delle cose; in terzo e ultimo luogo l' op 14

l. MONDO. IL DETERMINISMO NATURALE

posizione tra conoscenza vera - di natura esclusivamente intellettuale e conoscenza sensibile, inevitabilmente fallace. Come mezzo secolo do­ po farà Platone, anche Democrito, di fronte alla condanna pronunciata da Parmenide contro il mondo sensibile, si assumerà il compito di "sal­ vare i fenomeni" , rifiutando di fatto soltanto la seconda delle tesi par­ menidee sopra citate. A tale scopo egli introdurrà nella storia del pen­ siero una dottrina che godrà - seppure a fasi alterne - di grandissima for­ tuna: l'atomismo. Composto dall' alfa privativo e dal tema del verbo 'J�!TI!l()." il cui si­ gnificato è "tagliare" " dividere" , il termine " atomo" ( "non-divisibi­ le" ) indica l'elemento minimo - dotato, si noti, delle stesse caratteri­ stiche dell'essere parmenideo, essendo eterno, ingenerato e incorrutti­ bile - di cui è composto ogni ente, sia esso una sedia, una capra o un uomo. Va in questo senso sottolineato che nel pensiero di Democrito gli atomi - e dunque le cose - sono tutti costituiti dalla stessa materia, ovvero sono qualitativamente omogenei, differendo gli uni dagli altri soltanto per la grandezza e la figura (cfr. Aristotele, Metafisica, VIII, 1042bn- 13a) . È per questa ragione che Democrito verrà considerato il padre del materialismo, ossia di quella visione del mondo che ricon­ duce ogni cosa a un'unica realtà, la materia, ed entrerà perciò nelle gra­ zie di quei pensatori che trasformeranno il materialismo da teoria me­ tafisica a dottrina politica, primo tra tutti Karl Marx 5. Infiniti di nu­ mero e talmente piccoli da essere invisibili all' occhio umano - ed es­ sendo perciò conoscibili solamente per mezzo dell'intelletto e non tra­ mite i sensi, in linea con la tradizione parmenidea 6 -, gli atomi demo­ critei si aggregano e si separano, muovendosi in quel vuoto che a essi si contrappone, e dando così origine all'ininterrotto divenire delle co­ se. Questo incessante processo è un processo necessario, frutto di nes­ si causali ben precisi, sebbene così difficilmente afferrabili da far con­ fessare a Democrito «di preferire la sçop'e rt.a di�p._�()1.Q. !"agi.on3:ment� '3?a s�. di i.���':'L���.r �!e: c:ay.�e� piY�.�2s.t ()_çh�5I.iy�nt�rc:;,�()y�a.t:lg_.9�iP.�r� slan l » 7 �ome splega Plutarco (Stromata, 7, DK 67 A 123) , nella co­ smologia democritea, =

IO,

[1Je cause della realtà che sono attualmente in divenire L ..] da un tempo attual­ mente infinito hanno già in se stesse, predisposto dalla necessità, tutto quello che è stato, che è e che sarà senza alcuna eccezione.

L'universo di Democrito è dunque interamente costituito da atomi ma­ teriali che si muovono in uno spazio vuoto �çg!!g2 !!.Il.��!!�.9��.§!t� (ananke) da intendersi in termini causali, così che affermare che tutto ac­ c;desecondo necessità significa affermare, nella prospettiva democritea, __

15

IL DETERMINISMO

che ogni cosa ha una causa (o più cause) determinata. Si deve però sot­ tolineare che Democrito sembra ammettere l'esistenza di eventi casuali, primgJnUlluD ' �i�ntò�.p�;,:·exç�tlens:e,·. o�silila . fQ.r .iìi�?�qne dd msm!fo. eo�e leggiamo in uno scrittore tardo-antico, per Democrito, questi atomi si muovono a tutta velocità, nel vuoto, così come capita e incon­ trandosi casualmente tra loro per l'impeto privo di ordine a causa del dirigersi casuale e intrecciandosi insieme per la varietà delle loro configurazioni, infine determinano la genesi del mondo e di ciò che vi è contenuto (Eusebio di Cesa­ rea, DK 68 A 43, in Democrito, 2007, p. 383).

Se questo frammento esprime davvero il pensiero di Democrito, sem­ brerebbe allora che nonostante per il filosofo di Abdera il mondo - o meglio: i mondi 8 - sia retto da una causalità n� � , essendo dunque un mondo in tutto e per tutto deterministico,'t,evento �he mette capo al­ !�_�§sita_q�L1Tl.2.I.1. �o.!!.o� . Ma come è po��it5ik conciliar e""liii'''uni­ verso deterministico, un universo à la Laplace in cui «[l]e cause della realtà [, ] hanno già in se stesse, predisposto dalla necessità, tutto quel­ lo che è stato, che è e che sarà senza alcuna eccezione», con un elemento così perturbante come il caso? Dire che esistono eventi casuali, impre­ visti e imprevedibili non significa contraddire il concetto stesso di de­ terminismo? 9 Ai fini del nostro discorso ci è sufficiente rilevare che nel­ la prospettiva di Democrito l'ammissione dell'esistenza del caso sembra legata soprattutto alla negazione dell'idea che l'universo derivi da una causa prima, una ragione ultima o un dio, ovvero che gli eventi che si producono nel mondo siano il frutto di un progetto. Ecco perché nella spiegazione dei fenomeni naturali, dalla crescita delle piante alla gene­ razione dei figli, far ricorso al caso significa, per Democrito, rifugiarsi nell'abisso dell'ignoranza Se dunque per Democrito è casuale il per­ ché gli atomi abbiano formato un mondo e non un altro, non è però af­ fatto casuale, ma anzi interamente determinato, il concatenarsi degli eventi che in quel mondo avvengono. È importante notare in questa direzione che le critiche che i pen­ satori successivi faranno al determinismo democriteo saranno general­ mente di tre tipi: la prima consisterà nell' affermare che tanto la for­ mazione del mondo quanto il comportamento dei fenomeni naturali escludono sia il caso che la necessità, essendo altresì il frutto di un pro­ cesso intenzionale originario - è questa la tesi fondamentale del Timeo di Platone, che è stato considerato da molti studiosi, nonostante l' as � senza"dTriferimenti espliciti e diretti, �Q�_�!�_�...2r.opria critic:� .�J2e­ .1Tl