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Italian Pages 880 [866] Year 1996
APOLLODORO
I MITI GRECI A CURA DI PAOLO SCARPI TRADUZIONE DI MARIA GRAZIA CIANI
FONDAZIONE LORENZO VALLA / ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Quando debbono consultare un’opera d’insieme, gli appassionati di mitolo gia greca sono abituati a leggere Gli dei e gli eroi della Grecia di Kàroly Kerényi o I miti greci di Robert Graves. Sarebbe meglio che risalissero più indietro nel tempo: a un manuale di autore ignoto, la Biblioteca dello pseudo-Apollodoro, redatto tra il II e il III secolo d.C. Come un nuovo Esiodo, egli cercò di raccogliere tutte le tradizioni religiose greche e di sistemarle in un’architet tura coerente, portando fino a noi l ’ul timo messaggio della classicità decli nante. Il lettore moderno vi ritrova, come in un’enciclopedia, non soltanto tutti i miti greci, ma soprattutto una ricchezza straordinaria di versioni pa rallele o secondarie o locali, che han no talvolta un interesse più appas sionato delle tradizioni maggiori e contribuiscono a disegnare quell’in treccio molteplice e risonante di voci, che è per noi la mitologia greca.
Paolo Scarpi è docente di storia delle religioni e religioni del mondo clas sico all’Università di Padova. Maria Grazia Ciani ha insegnato sto ria della filologia e della tradizione classica nel medesimo Ateneo.
APOLLODORO
I MITI GRECI (Biblioteca) a cura di Paolo Scarpi Traduzione di Maria Grazia Ciani
F O N D A Z IO N E L O R E N Z O V A L L A A R N O L D O M O N D A D O R I E D IT O R E
Questo volume è stato pubblicato con il contributo del CR ED IO P S.p.A.
ISBN 88 -04 -41027-2
Grafica di Vittorio Merico (£) Fondazione Lorenzo Valla 19% l edizione settembre 1996
INTRODUZIONE
I Dalla lettura continua del testo conosciuto come la biblioteca di Apollodoro emerge un grande e complesso paesaggio mitografico: non è stato facile, per quanto necessario, vincere la tentazione di offrire a titolo introduttivo un lungo discorso che indagasse ed esplorasse gli anfratti della mitologia greca se non, addirittura, della mitologia in generale. Le piccole dimensioni di questo βιβλιδάριον, «libriccino», come lo chiama Fozio1, non sono commisu rabili ai problemi di natura storico-religiosa e antropologica che il tessuto narrativo lascia trasparire in filigrana2. M a le dimensioni assunte dalla bibliografia relativa alle problematiche della mitolo gia greca, moltiplicatasi a dismisura negli ultimi decenni, avrebbe ro reso in ogni caso ardua l’impresa e sarebbe stato impossibile o f frire un panorama completo. Così la bibliografia è stata ridotta al l’essenziale, confidando sul fatto che ogni ulteriore informazione è ricostruibile sia attraverso le indicazioni fornite nel commento sia ricorrendo alla rassegna dell’«Année Philologique» (Paris)3. 1 Bibiiotheca, eodex 186, p. 141 a-b. Il testo è riportato a pp. x x -xx j . 2 Ho cercato di offrirne un quadro necessariamente sintetico nel commento. 3 Oltre alle opere che ricorrono nel commento, per una piu completa informazione e per il loro valore generale, desidero almeno ricordare anche: A. Brelich, I Greci e gli dei, Napoli 198$; W. Burkert, Griecbtsche Religjon der arcbaiscben und k lassischert Epoche, Stuttgart-Berlin-Kòln-Mainz 1977, trad. it. I Greci, Milano 19Θ4; Ileana Chirassi Colombo, Lo religione in Grecia, Roma-Bari 1963; M. Detienne, L ’imention de la mytbolo&e, Paris iq8i , trad. it. L ’invenzione della mitologia, Tori no 1983; F. Graf, Gnecbischen Mytoologie, Munchen-Ziirich iq85, trad. it. Il mito in Grecia, Roma-Bari 1987; G .S. Kirk, The Nature o f Gree* Mytbs, Harmondsworth 1974, trad. it. a natura dei miti greci, Roma-Bari 1977; R. Pettezzoni, La lìùone nella Grecia antica fino ad Alessandro, Torino 195 3; M. Vedetti (a cura di), Vesperìenxa religiosa antica, «Introduzione die culture antiche» III, Torino 1991; J.-P. Vernant, Mythe et pensée chez les Grecs, Paris 1965, trad. it. Mito e pensiero presso i Greci, Torino 1978.
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PAOLO SCAPPI
Considerato per lo più un repertorio mitografico a cui attinge re, la Biblioteca è stata per così dire condannata da Frazer (I, p. XXXIH) a diventare un fossile, sia pure insostituibile; un museo in cui sono state conservate «senza un tocco di immaginazione o una scintilla di entusiasmo le lunghe serie di favole e di leggende che ispirarono le immortali produzioni della poesia e le splendide creazioni dell’arte greca»·. Nonostante questo inappellabile giudizio, una lettura non frammentaria del testo lascia invece intravedere come la Bibliote ca non sia banalmente un’opera di erudizione. E forse un’opera di volgarizzazione del patrimonio culturale greco (Mactoux 1989, pp. 149-51), certamente è una intenzionale sistemazione e rico struzione del tradizionale paesaggio mitico, che cerca di definire l’universo umano (cfr. commento a I 1,1 [1]). E queste dovevano essere le intenzioni dell'autore, se è autentico1 l’epigramma con cui si apriva il testo letto da Fozio (ved. nota 1 a p. IX e il testo a p. X X ), sebbene non riportato dai manoscritti. Non si tratta dunque di una condensazione erudita del mate riale mitologico prodotto dalla civiltà greca, variamente raccolto da fonti diverse, di cui irregolarmente l’ autore rende conto, e or dinato secondo un superficiale schema genealogico. D i fronte a una tradizione che ignorava ogni ortodossia, sprovvista di un cle ro specializzato che avesse proceduto a definirla, e che aveva affi dato ai poeti il ruolo di «teologi», la Biblioteca si presenta, dopo la Teogonia di Esiodo, quale prima opera sistematica. Il registro genealogico su cui è costruito il racconto riprende lo stesso princi pio di legittimazione che costituiva il fondamento della cultura greca e che conducevà a definire lo statuto umano2. E quella cul tura, la paideia di cui si fa portatore l’autore nell'epigramma tra smesso da Fozio, che appare alla fine intenzionalmente sopravva lutata, forse per compensare la perdita dell’identità determinatasi con il predominio di Roma3. L ’autore, senza dubbio arcaizzante, non nomina mai Roma, né quando parla di Enea o di Antenore, e nemmeno quando descrive ritinerario occidentale di Eracle (cfr. Indice mitologico). Lo sforzo di recuperare la tradizione mitica è
1 Di questo avviso è van der Valk 1958, pp. 167-9. 2 Cfr. Sabbatucci 1978, p. 65; Mactoux 1989, pp. 151-$ e commento, passim. 3 Cfr. E .L. Bowie, Greek and their Past in tne Seeond Sopbistic, « Past and Present » X L V I 1970, pp. 31-41 e Mactoux 1989, p. 148.
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XI
tanto più evidente quanto più appaiono fuori luogo espressioni che possono essere riconducibili a una penetrazione del vocabola rio cristiano, come in II 5,12. [124] e 7,7 [157]1, ma che possono egualmente essere un riflesso della lingua dell’epoca. Quindi sem bra del pari frutto di una caduta d ’attenzione il solo caso in cui compare πρόνοια, la «provvidenza» (II 7,4 [147]), e lo stesso forse si può dire per μάγος, «mago» (II 8,3(174]). La Biblioteca si rivela in ultima istanza portatrice dell’ultimo messaggio della classicità declinante, soffocata dall’imperialismo romano e dalle spinte di sgregatrici dei numerosi movimenti esoterici e filosofico-religiosi. Questi movimenti erano protesi alla ricerca di una identità extraumana e al superamento della stessa condizione umana per guada gnare un caeleste habitaculum\ erano fortemente sessuofobi e anti somatici, in aperta opposizione con il principio della generazione, da cui era caratterizzata l’antica religiosità olimpica2. Così la Biblioteca raccoglie e ordina il sapere mitico, rivivendo nostalgicamente quell’ antica liturgia della parola per diffonderla, non diversamente da quanto stava compiendo il mondo giudeocristiano3. Attraverso Γintreccio e la combinazione di tre registri narrativi, descrittivo, mitico-fondante e favolistico, che interseca no l’ossatura genealogica4, essa si propone di «giustificare le strutture e il funzionamento dell·universo nella sua genesi e nella sua dimensione spazio-temporale»5, divenendo il libro mitologico per eccellenza ma anche per certi aspetti, come riconosceva Frazer (I, p. x x x u ), una sorta di Genesi pagana.
II La prima menzione dell’ autore e del titolo della Biblioteca si trova in Fozio (ved. pp. XX-XXI), che redasse una compilazione di fonti diverse, nota anch’essa come Biblioteca, attorno alla metà del sec, IX . Fozio dice infatti di aver trovato nel medesimo volume in cui 1 Cfr. Carricre-Massonle 1991 ad toc. e Maetoux 1989, pp. 166-8. 2 Cfr. Scarpi 1991, pp. n-8, 81-114. J Cfr. Maetoux 198^, pp. 166-7. 4 Questi tre registri appaiono progressivamente combinarsi tra di loro solo dopo la TeoQoma (11-6 [1-44)). Un esempio di questo intreccio si trova in [ 9^7 [«4]. 5 Maetoux 1989, p. 151.
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PAOLO SCAJIPI
aveva letto i racconti di Conone (FGrHist 2.6 F i), un libriccino di Apollodoro il Grammatico, intitolato appunto Biblioteca. Ma Γ at tribuzione ad Apollodoro di Atene è stata giudicata senza fonda mento da Robert 1873. Infatti, i numerosi frammenti1 del grande erudito ateniese del sec. II a.C ., conservati dalla tradizione indi retta, sembrano giustificare solo un rapporto superficiale con la Bi blioteca. Consultate frequentemente dall'età romana sino all’epo ca bizantina, le opere di Apollodoro di Atene paiono dominate da una lettura evemerizzante del patrimonio mitico, dal gusto per l’ aneddoto, dalla curiosità erudita e dall'indagine etimologica. Gli manca lo spirito di sintesi e di recupero del passato che invece ani ma l’ autore del nostro «libriccino»2. Nonostante i numerosi seboIta minora eSYIliade >che fanno esplicita menzione del nostro autore e due codici3 delle Trachinie di Sofocle, che affermano di averne tratto Yargumcntum «dalla Biblioteca di Apollodoro »4, sembra per tanto impossibile attribuire all’erudito ateniese la Biblioteca. E con ciò resta misteriosa l’ identità dell’ autore: il suo nome può solo essere oggetto di congetture. E del pari congetturale può risultare ogni tentativo di spiegare l’attribuzione tradizionale ad Apollodo ro di Atene. Forse l’ anonimato era nelle sue intenzioni, volendo egli diffondere un messaggio totale di impianto decisamente reli gioso e perciò collettivo5. D i fronte a questa serie di difficoltà ine ludibili e insuperabili, si è preferito fare riferimento al nostro testo semplicemente come alla Biblioteca. Se l ’autore rimane cifrato tra i coni d ’ombra dell’età ellenistico-romana, altrettanto incerta si rivela la data di composizione del suo libro, che può essere stato scritto, se non da Apollodoro di Atene, da un erudito ellenistico tra il III e il II sec. a.C., ovve ro abbreviata successivamente da un compilatore del II ο III sec. d.C . L ’analisi linguistica, secondo Carrière-Massonie 1991, pp. 910, induce a collocare la Biblioteca in epoca tarda. In ragione delle finalità che il nostro testo si propone di conseguire, quale polo ri
1 FGrHist 144 F 8Θ-2.07: sono i frammenti relativi al trattato Sugli dei e al Catalogo delle navi. 2 Cfr. Carrière-Massonie 1991, pp. 7-8. 3 II Laurenttanus XXXII 9 del sec. IX e il Parisinus gr. 1711 del sec. XIII. 4 Cfr. Wagner, pp. XXXIV-XXXVIJI; Diller 193^, PP 1 97*3° V Si veda anche lo sco lio a Sofocle, Ani. 981. 5 Così Mactoux 1898, pp. 168-70 e Carrière-Massonie 1991, p. 8.
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fondatore dell’ antica religione politeista, contrapposto al dilagan te monoteismo giudeo-cristiano ma anche alTimperialismo roma no, per Mactoux 1989 (pp. 166-70) esso dovrebbe appartenere al la Seconda Sofistica. M a se è vero che le intenzioni della Bibliote ca sono queste, se è vero, come si può notare anche da una lettu ra semplicemente cursoria, che gli ultimi due terzi del III libro sembrano affannosamente precipitare verso una conclusione, ad densando sempre più il materiale mitologico, si potrebbe sospet tare allora che Γ anonimo autore avesse un bersaglio preciso, quasi volesse precedere o offrire una risposta a qualcuno. E attorno alla fine del II sec. d.C . Tertulliano doveva comporre YApob&a del Cristianesimo e G li Spettacoli, con cui avrebbe condannato defini tivamente e senza appello tutta la produzione mitologica del mondo antico1. M a pensare che Tertulliano dovesse essere il ber saglio dell’ autore della Biblioteca è solo una congettura, suggesti va ma forse insostenibile. Tuttavia, proprio Tepoca in cui si collo cano quelle due opere di Tertulliano (al 197 d.C . è assegnata VApolo&a del Cristianesimo e di poco posteriori, forse del 100 d.C ., sono G li Spettacoli), coincide con le date proposte dalla critica più recente per la composizione della Biblioteca. Carrière-Massonie 1991 (p. 11) pensano infatti a una data compresa tra il 180 e il 130 d.C. ovvero all’età dei Severi (193-2.35 d.C .)2. Fozio (ved. p p . X X -X X I), a cui si deve la prima citazione della Biblioteca e che sembra averla riscoperta dopo un lungo periodo di oblio3, non dice come essa sia strutturata. D i recente sì è an che voluto sostenere che si trattava di uno scritto diverso da
1 Cfr. Scarpi 1991. pp. 130-1. 2 Robert 1873, pp. 39-41, proponeva il II sec. d.C.; W. von Christ, Gachiehte der griecbiscben Litteratur, Nordlingen 1Θ89, p. 371, l'inizio del sec. III. In ogni caso, il nostro «libriccino» va collocato tra un terminiti post atterri, rappresentato dal cro nografo Castore, l’autore più recente citato dalla Biblioteca (lì 1,3 150 F 3), le cui Cronache si arrestavano al 61 a.C., e un termmus ante quem, costi tuito da Zenobio, che sembra aver composto la sua raccolta di proverbi all'epoca di Adriano e che ha riportato interi brani della Biblioteca, senza peraltro mai citarla (cfr. Wagner, pp. XXXVIl-XXXVIll). Tuttavia l’opera di Zenobio è a noi giunta p er mano di uno scoliaste, che doveva essere alquanto vicino a Fozio e che probabil mente è lo stesso compilatore del famoso manoscritto Λ (Parisinus gr. 1807) di Pla tone, nel quale ricorrono frequentemente brani della Biblioteca, simili ai passi rac colti in Zenobio (cfr. Diller 1935, pp. 301-3). 3 Diller 1935 ha fornito la storia più completa del lesto della Biblioteca, le cui origini rimangono peraltro oscure, come ridentitadelTaurore.
XIV
PAOLO SCÀRPI
quello in nostro possesso1. In ogni caso l’erudito bizantino legge va un’opera che non era divisa in libri2. Sono gli scholia minora all’Iliade che attestano una ripartizione dell’opera in almeno tre libri3; divisione adottata dallo Aegius nella sua editio pnnceps e seguita dagli editori successivi. Questa articolazione non compare nei manoscritti: solo nel Laudianus gr 5 5 (O) si legge all’inizio del tradizionale libro II, opera di una mano più recente, in margine, βιβλίον β (Wagner, p. 163). Dopo Fozio e dopo lo scoliaste del manoscritto A di Platone, che riporta brani della Biblioteca*, l’opera era letta nel sec. X II dall’erudito bizantino Giovanni Tzet2es, che ne fece ampio uso nel suo commento aWAlessandra di Licofrone e nelle Chìliadì, va sta compilazione in versi. Probabilmente a Tzetzes deve essere assegnata ΓEpitome Vaticana (E), un codice membranaceo del sec. X IV (Vaticanus gr. 950), che riporta (fogli 1-49) degli ampi estratti della Biblioteca, riconosciuti come tali nel 1885 da W a gner (a)5 e nel quale sono conservate le parti della Biblioteca rite nute perdute. Nel 1887 viene alla luce una ulteriore epitome della Biblioteca, i fraynenta Sabbatica (S), pubblicati nel 1891 da A . Pa-
1 J. Arce in Rodriguez de Sepulveda 1985, p. 11. Contro Mactoux 1969, p. 149 nt. 13 · 1 Cfr. Diller 1935, pp. 300-1. * Scolio a Omero, //. 1 195 = 1 3,6 [10]. II 103- I I 1,3 [7]; I 41 = II 1,4 [π]; II 494 - III 4,7 [11]. Cfr. Wagner, pp. XXXIV-XXXV. * Cfr. alla nota 1 p. xm . 5 Cfr. Wagner, pp. XXV-XXX; Diller 1935, P· 304· Gli estratti cominciano tutti con "Ο τι... Fornisco l’elenco delle corrispondenze sulla base di Wagner, pp. XXVU-XXVIU: E I : I 1,1-1,t-3 (i-8). 3,i (13J. 3,1 (14]. 3,3-4,! [16-14]; E II: I 5.1 [19], [30]; E III: I 3,1-6,3 [34-44]; É iV: f 7.1 [45-6I; E V: I 7,1 [46-Bj, E VI: I 7,3 [50]; E VII: I 7,3'4 [51-5]; E V III: I 7.5 [56]; E IX: I 8.7-3 [64-73]; E X: I 9,3 [85]; E XI; I 9,7 [89]; E XII: I 9,11 [96, 97]; E XIII: I 9,16 [107-9]. 9·1 (80-3], 9,16-9 [109-17]. 9,11-5 [no-37). 9, l6-8 [141-7]; E XIV: II i,r [4]; É XV: II 1,3 [59]; E XVI: II 1,4 [n-3]. 1,5 [15]. [u ]. i[ il; E XVII: II 4,1 [34J. [3 5]- 4M Μ - 4 Λ [53]. 4,8 [61]. 4.5 [53]. 4,8-10 [61-6]; E X X L II 4,11 [70J; É X X lI: II 4,11-5.9 6999]. 5,9-10 [101-6]. 5.11-6,3 [116-31]. 6,4-7,! [134-41]; E XXIII: II 7,3 [141-5 ; E XXIV: II 7,5 [148]; 7.^-7 [iSi- 3]; 7*7 [156-60]; 8,1-1 [167-q]; 8,4 [177I* M I ; E XXV: II 8,3 [175]; E XXVI: III 1,1 [1]. [3]. 1,1 [6]. 1.3-4 [8-n]. 3,1-1 [17-10 ; E XXVII: III 1,1 [14]. 1 ,1 [15J. 1,1 [7]; 1,4 [n j; fe x X v iII : III 4.1-4 (11-31 ; E * 1 X XX: ΙΠ 6.7 [69-71], E XXXI: III 8,1 XXIX: 1115,5-6 [41-3I. w - 9 [4S-56]; [100]. [101]; E XXXIII: III 9,1 [105-8]; E 1-1,1^[111]; E XXXV:- -III “ ,l10,3 [118-10]. 10,4 [m ] ; E XXXVI: III 10,3 Vj A tlì*!· E X X X VIL III r i . i .[140]. [141I. ti,3 11,3 [143]· [143]. 11.4 [147]; E . . . [137I; . . [Mi]· :vill: III n,5 [151]; E XXXIX: III 11,6 [157-9]; E XL: III 13,4-6 [168-71]. χ ,£ι.-Ιίί1' 13,8 [174-6]; E XLL 111 i4li [177-9]; E XLII: III 14,6 [188]. [190]; É XLIII: III 14,7-8 [191-5]; E XLIV: III 15,7-8 [no], [m ]; E XLV: III 15,8-9 [114]. 15,9 [115]. 15,8 [ n i] , [113]; E XLVI: III 15,6-7 [106-8]. 16,1-1 [116-8].
INTHODUZIONE
XV
padopulos-Kerameus, con Γ ausilio di F. Biicheler. Conservati da un codice (Sabbaiticus-Hierosoiymitanus 366) del sec. X III, emer so dal monastero di san Sabba in seguito alla classificazione dei manoscritti presenti nella diocesi di Gerusalemme, richiesta dallo stesso patriarca di Gerusalemme, questi frammenti riportano se zioni del libro III della Biblioteca e le parti ritenute perdute. A questo solo manoscritto si deve la conservazione delle peripezie di Odisseo sino alla morte dell’eroe (Epitome 7)1, con cui, secon do Fozio (ved. ρ . X X ), si concludeva il libriccino da lui letto e at tribuito ad Apollodoro di Atene. Giovanni Pediasimo, erudito bizantino, archivista in Bulgaria sotto gli imperatori Andronico II e Andronico III, compose nel sec. X IV una piccola opera (de duodecim Herculis labonbus)2, for se fondata su di un manoscritto della Bibliotecay rimasto scono sciuto o andato perduto. Si tratta tuttavia di una parafrasi e non di una copia dei capitoli della Biblioteca dedicati alle imprese di Eracle (cfr. commento a II 5,5 [88]). A llo stesso soggetto è dedi cato un poemetto in 2.11 trimetri giambici conservato da un mano scritto del sec. X IV (Upsaliensis gr. 15), che può essere anch’esso opera di Giovanni Pediasimo3. La storia della tradizione manoscritta comincia con un codice del sec. X IV , il Pansinus gr. x j -l l (R), privo dell’ultima parte del l'opera e mancante del titolo e dì rubriche. Sul foglio 3ir una ma no recente ha scritto «Fragmentum Apollodori ut videtur». Il fo glio 5 offre un’indicazione di catalogo: «Fragmenta Theocriti et aliud fragmentum credo expositionis in Theogoniam Hesiodi». Una seconda mano ha cancellato le ultime cinque parole e aggiun to «ut videtur ex Apollodori bibliotheca»4. Questo codice, con E ed S, discende probabilmente da un archetipo perduto ed è a sua
1 Cfr. Wagner, pp. XXX-XXXI; Diller 1935, pp. 304-5. Fornisco l'elenco delle corrisponderne sulla base di Wagner, ρ. XXXI: S I: 111 £0,6-11,1 [116-33]; Epitome 1,16; 3,1-7. 11-6. 11. z i. 1B-35; 4,1-8; 5,1-14; 6,1-7. 1-3-30; 7.1-40; S li: III 1^3-4 [8-n]. 15,8-9 [114]. I5,9(- i 6,i ) [115 (116)], 15,6 *7 [107-9]. 16,1 [ufi]. i 6 , i [117]; Épi tome 1,(1·^) 5-9; S III: Epitome 1,11. 16-9; S IV : III n ,6 [156-9], n ,6 (158]. n ,6 [159]. 13,1 [163]. 11,4 [168]. 13,5-6 [170-4 Π.8 P 74]· [175]; S V: III 11,1-3 [1384 ) 1- IM -1 [147-51]· «-16 [IS4j- h s u ; s VX: HI 10,3-4 [^ 7-^-]; S VII: III 4,1-3 |n; S VÓI: ΙΙΪ4.4Ι30]. [3 i Ì S IX: it i 5,5-6 [41-5]. 11 testo è staro edito aa Wagner, pp. lXL-XLt, 148-59. Esso corrisponde a l i 4,τ ι ς ,n [71-116], Cfr. Diller 1935, p. 305. 3 Diller 1935, pp. 305-6; cfr. Carrière-Massonie 1991, p. 19. 4 Wagner, pp. V1II-XI; Diller 1935, pp. 306-8.
XVI
PAOLO SCAPPI
volta Γ archetipo della restante tradizione manoscritta, che W a gner (pp, XI-Xll) ha diviso in tre classi. Alla I classe egli assegnava il cod. Oxoniensi Bodleianus gr, Laudianus 55 (O), cartaceo del sec. X V , appartenuto ad Angelo Bessarione1. Il titolo è in inchio stro rosso: «biblioteca di Apollodoro l’ ateniese, grammatico» e si arresta al foglio 42/ con la morte di Sini per mano di Teseo (III 16,1 [u8]). Da questo, secondo Diller 1938, discenderebbero tutti gli altri manoscritti, compreso il Paristnus gr. 1967 (Ra), che W a gner (p. XX) riteneva con O apografo di R. In questa prima classe Diller 1938 inserisce un nuovo manoscritto, di mano di Angelo Poliziano, che porta la data del 7 settembre 1481, scritto promi scuamente in greco e latino, il Monacensis gr. 182. (M), apografo di R insieme ad O , collazionato successivamente da Papathomopoulos T973. Per Diller (1935, pp. 308-9; 1938) le successive due classi di Wagner (BC), sarebbero suddivisioni di un singolo gruppo (X), parallelo a R \ A suo avviso X potrebbe derivare da una copia perduta di Domitius Calderinus, al quale era accessibile la biblio teca del cardinale Bessarione. Tutto ciò renderebbe forse oppor tuno accorpare in una unica classe, per quanto complicata, i ma noscritti delle classi B e C di W agner2. Al gruppo X , sempre secondo Diller 1935 (p. 309), apparten gono il Bodleianus d'Orvzllianus X I i , i e YHarleianus del British Museum 57x3, entrambi del sec. X V I, senza che si possano però ricondurre a B o a C. A questa rassegna vanno aggiunti il Taunnernis B IV 5 (14$) e il BarbeHnus T n x , anche questi del sec. X V I, non esaminati da Wagner.
1 Wagner, pp. 160-1; Diller 1935, pp. 310-j. 2 In ogni caso ho preferito conservare la classificazione di Wagner, tenendo conto delle integrazioni e delle correzioni di Diller 1935.1938 e di Papathomopulos 1973. Per i manoscritti delle classi BC (X: Diller) cfr. Sigla a p. 3. A eccezione del Palatinus-Vatìcanus gr. 51 (P) e del Paristnus gr· *653 (R°), appartenuto a Giovanni Fran cesco Asolano, entrambi della seconda classe (B), che Wagner assegna al sec. XVI, lo studioso attribuisce al sec. XV l’altro manoscritto di B, il Parisìnus gr. 1658 (Rc), e l’intero gruppo di C, il Vaticanus gr. 1017 (V), il Laurentianus plut. LX 19 (L), il Neapoiiianus 104 (III A 1) (N) e il Taurinetuis C I I 11 (176) (T). Diller 193s» p· 309, rileva tuttavia come questi codici siano assegnati dai Cataloghi al sec. X VI, com preso il Parisirtus gr. 1967 (R*), che sempre Wagner riteneva del sec. XV.
INTRODUZIONE
ΧΥΠ
III La presente edizione è condotta sostanzialmente sul testo pubbli cato da Wagner, che è stato il «testo di riferimento». Si è tuttavia tenuto conto anche delle osservazioni di Papathomopoulos 1973, che oltre ad aver condotto una nuova lettura di E SR O ha collazio nato anche M . L ’apparato è fornito in forma ridotta: di eventuali integrazioni, espunzioni o correzioni si dà notizia nel commento. Sempre nel commento si troverà giustificazione delle ragioni che hanno indotto in alcuni casi ad allontanarci dalle scelte di W a gner, per lo più in difesa della lezione tradita. Non è stato neppure trascurato Pottimo commento di Carrière-Massonie 1991.
IV I due manoscritti dell’epitome (Vaticanus Graecus 950= E; Sabbaiticus Hierosolymitanus 366 - S, per cui cfr. pp. x iv-x v ) copro no insieme l'intero paesaggio della mitologia greca, dalla teogonia alla morte di Odisseo. I brani da essi riportati, tuttavia, non sono sempre collegati tra di loro e non seguono nemmeno un ordine preciso1. Entrambi i testi sono piuttosto dei brevi compendi, e nulla esclude che E sia stato composto dallo stesso Giovanni Tzetzes in preparazione al suo commento all 'Alessandra di Licofrone2. Se è poi possibile che S sia stato compilato per uno scopo analogo, nondimeno, pur apparendo talvolta sovrapponibile o pa rallelo a E , talaltra se ne rivela distante3 al punto che non è per ora possibile stabilire quale possa essere la parentela tra i due te sti, ammesso che ve ne sia una. La difficoltà di definire un testo su basi così incerte appare pertanto evidente. H o adottato la so luzione di Wagner, che nei casi di maggiore divergenza propone i due testi in sinossi. L ’ultimo capitolo (Epitome 7) è stato trasmes so solamente da S. Per distinguere l’ Epitome Vaticana (E) dai Frammenti Sabbaitici (S), si è preferito aggiungere E o S in margi ne, per maggiore chiarezza. A ltri passi di autori, come Tzetzes o
1 Wagner, pp. x xvin -xxxn ; Diller 1935. p. 304. 2 Così Wagner, p. XXIX. 3 C£r. Wagner, ρ. XXIX.
XV ΓΠ
PAOLO SCARPI
Zenobio, che gli editori avevano giudicato necessari a integrare Γepitome, sono stati fatti confluire nei loci paralleli o riportati nel commento.
V Il commento che accompagna questa edizione della Biblioteca è stato concepito in forma continua. James George Frazer, che ha fornito la prima dotta edizione commentata, è stato un insostitui bile punto di riferimento. Ma molti decenni sono trascorsi dal 1911, anno in cui comparve la sua edizione e traduzione commen tata della Biblioteca, e la comparative religione scientista ed evolu zionista, che ha ispirato e guidato il lavoro dello studioso inglese, è ormai divenuta, pur con i suoi molti meriti, uno strumento del passato. Si è perciò evitato di ammassare informazioni di natura esotica attorno alle analogie con altri contesti culturali, che pote vano emergere dalla Biblioteca. La comparazione storico-religiosa e antropologica ha invece fornito le linee d'approccio per indivi duare e far emergere i «problemi» di natura culturale, sottesi al nostro testo e altrimenti indecifrabili1. In questa prospettiva è stato pure concepito un indice tematico, destinato ad apparire se paratamente da questa edizione, con il quale si è voluto fornire uno strumento di accesso, sia pure limitato, alle complesse e arti colate problematiche antropologiche e storico-religiose, alla mor fologia mitica di questo «libriccino», nel quale non sono riuscito a vedere un repertorio museografico né un fossile, ma un'opera intenzionalmente protesa a far rivivere l ’antico mondo degli dei e degli eroi greci. L ’Indice mitologico, corredato delle informazioni necessarie, è opera di Chiara Poltronieri, a cui vanno tutti i miei ringraziamenti più sinceri.
1 I criteri guida di questo commento sono reperibili in M. Massenzio, Sacro e iden tità etnica. Senso del mondo e linea di confine, Milano 1994; D. Sabbatucci, La prò spettwa storico-religiosa, Milano 1990; C. Tullio-Altan, Soggetto simbolo valore, Mi lano 1992.·
rNTRODLTZIONE
XIX
VI I loci paralleli, necessari in un testo come la Biblioteca} sono, comprensibilmente, frutto di una selezione, giacché era impossi bile fornire un panorama completo. V i sono tuttavia strumenti a cui si può ricorrere per ogni integrazione, quali YAusfurlicbe Lexi con der griecbiscben und ròmnchen Mytbologie (hrgb. von W .-H . Roscher, Leipzig 1884-19^7), la R E e il Lexicon Iconograpbicum Mytholopae Classicae (Zurich-Munchen 1981-1994, per i voli, dalΓΙ al VII; l’opera è tuttavia ancora lontana dall’essere completa ta)1. Nella disposizione dei loci paralleli si sono adottati criteri mitografici; le fonti perciò non seguono un ordine cronologico, ma sono ordinate in base a un rapporto di maggiore e minore prossimità con il nostro testo. N e consegue che uno scolio a Licofrone potrà essere collocato come primo referente di fronte all'fliade, che potrà venirsi a trovare alla fine di ogni repertorio. Ben ché questo criterio lasci spazio a frange di arbitrarietà, esso non dimeno offre un panorama delle varianti mitiche, che sono il mo tore di ogni mitologia, ancorché fissata in forma scritta. I miti vi vono delle loro varianti, impercettibili là dove essi sono trasmessi oralmente, varianti che tuttavia continuano a riprodursi, dilatate nel tempo, anche quando quei racconti sono stati affidati alla scrittura2*. E almeno in due casi (III 6,7 [72.]; Epitome 2,, 16) il so spetto di aver a che fare con una variante mitica mi ha indotto a conservare la lezione tradita, di contro alle scelte degli editori, anche se sì doveva trattare di una variante Isolata. Lo stesso prin cipio mi ha guidato nell'esame dei lunghi elenchi di nomi, come nel caso delle Nereìdi, che non sempre trovano corrispondenza nei loci paralleli (cfr. commento a I 1,7 [11-2.]). A tal fine le diver genze tra gli elenchi più significativi della Biblioteca e quelli di al tre fonti sono state presentate in sinossi nelle tavole di confronto delPappendice I.
1 Ricordo anche altri due utili strumenti di consultazione: H J. Rose, A Hamlbook o f Greek Mytbology, London 19586, con successive ristampe, e P, Grimal, Dictronnaire de la mytbologie grecque et romaine, Paris 19795, di cui esìste una edizione ita liana, Enciclopedia dei miti, Milano 1990 (Bresde 1987). 1 Cfr. Scarpi 1980e 1991, pp. 11^-4$.
XX
PAOLO SCARPI
La notìzia dì Fozio Photius, Bibliotheca, cod. 186, p. 141 a-b: έν δε τώ αύτω τεύχει (scil. έν ω Κόνωνος διηγήσεις) καί Απολλοδώρου γραμματικού βιβλιδάριον άνεγνώσθη μοι Βιβλιοθήκη αύτω ή έπιγραφή. περιείχε 8έ τα παλαίτατα των Ελλήνων, οσα τε περί θεών τε καί ήρώων 6 χρόνος αύτοίς δοζάζειν εδωκεν, όναμασίας τε ποταμών καί χωρών καί έθνών καί πόλεων, δθεν, καί τά άλλα, δσα είς το άρχαίον άνατρέχει, καί κάτεισι μέχρι των Τρωικών, καί άνδρών τινων προς άλλήλους μάχας καί έργα έπιτρέχον καί των άπο Τροίας πλάνας τινάς, μάλιστα δ’ Όδυσσέως, είς ον αύτω καί ή άρχαιολογία καταλήγει, σύνοψις δ’ έστί τά πολλά τοΰ βιβλίου καί ούκ άχρηστος τοΐς τα παλαιά έπί μνήμης Εχειν λόγον ποιουμενοις. εχει δε καί έπίγραμμα το βιβλιδάριον ούκ άκομψον τόδε* Αίώνος σπείρημα άφυσσάμενος απ’ έμεΐο παιδείης, μύθους γνώθι παλαιγενέας, μηδ1 ές Όμηρείην σελίδ* εμβλεπε, μηδ’ έλεγείην, μή τραγικήν Μούσαν, μηδέ μελογραφίην, μή κυκλίων ζήτει πολύθρουν στίχον* είς έμε δ’ άθρών εύρήσεις έν έμοί πάνθ* δσα κόσμος Εχει. Fozio, Biblioteca, cod. 186, ρ. 142. a-b: «Nel medesimo volume [scil. in cui ho trovato le narrazioni di Conone1], ho letto un libriccino del grammatico Apollodoro [scil. di Atene]. Il suo titolo è Biblioteca. Conteneva i più antichi racconti dei Greci: tutto ciò che il tempo ha fatto loro pensare sugli dei e sugli eroi, sui nomi dei fiumi, delle regioni, dei popoli e delle città e, a partire da questi, tutti gli altri fatti che risalgono all’ antichità. Si spinge pu re fino alle vicende di Troia, ripercorre le battaglie degli eroi, le loro imprese e alcuni itinerari di coloro che sono ritornati da Troia, soprattutto quello di Odisseo, con il quale si conclude que sta storia del passato. Il testo è per lo più una sintesi, non senza utilità per chi si fa un punto d ’onore di conservare il ricordo del passato. II libriccino porta questo epigramma, non privo di ele ganza:
1 FGrHìst 16 F i.
INTRODUZIONE
XXI
Le spire del tempo attingi alla mia cultura e apprendi gli antichi miti, non rivolgere lo sguardo alle pagine di Omero o all’elegia o alla Musa tragica o alla poesia melica; non cercare nei versi sonori dei poeti ciclici, ma guarda a me e in me troverai tutto ciò che il mondo contiene».
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XXXII
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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
xxxin
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XXXIV
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T E S T O E T R A D U Z IO N E
Sigla
A
bibliothecae codicum sive omnium sive plurimorum consensus
E S
epitoma Vaticana; Vaticanus gr. 950 fragmenta Sabbaitica: Sabbaiticus-Hierosolymitanus 366
saec. XIV
R M
Parisinus gr. 17 11 (codex archetypus) Monacensis gr. 182.
saec. XIV saec. XV
O Ra X1
Bodleianus Laudianus gr. 5 5 Parisinus gr. 1967
saec. XV saec. XV-XVI saec. XV
B P Rb Rc
consensus codicum PRbRc Palatinus-Vaticanus gr. 52. Parisinus gr. 1653 Parisinus gr. 1658
saec. XVI saec. XVI saec. XV-XVI
C V L N T
consensus codicum V LN T Vaticanus gr. 1017 Laurentianus plut. LX 19 Neapolitanus Z04 (III A 1) Taurinensis C I I 11 (176)
saec. saec. saec. saec.
saec. XIII
XV-XVI XV-XVI XV-XVI XV-XVI
1 Codex deperdilus, a quo classes Wagneri B ei C, ex DLUeri senlentia, descenderunt.
Α Π Ο Λ Λ Ο Δ Ω Ρ Ο Υ Α Θ Η Ν Α ΙΟ Υ Γ Ρ Α Μ Μ Α Τ ΙΚ Ο Υ Β ΙΒ Λ ΙΟ Θ Η Κ Η
A PO LLO D O R O DI ATEN E G R A M M A T IC O B IB L IO T E C A
[I]
ι , ι. Ουρανός πρώτος του παντός έδυνάστευσε κόσμου, ι γήμας δέ Γην έτέκνωσε πρώτους τους έκατόγχειρας προσαγορευθέντας, Βριάρεων Γύην Κόττον, ο*2 μεγέθει τε Ανυπέρβλητοι καί δυνάμει καθειστήκεσαν, χειρας μέν άνά έκατόν κεφαλάς δέ άνα 5 πεντήκοντα Εχοντες. ι. μετά τούτους δέ αύτω τεκνοΐ Γή Κύκλωπας, ’Άργην Στερόπην Βρόντην, ών Εκαστος εϊχεν Ενα όφθαλμόν έπί τοΰ μετώπου, άλλα τούτους μέν Ουρανός δήσας είς Τάρταρον Ερριψε (τόπος δέ ούτος έρεβώδης έστίν έν "Αιδου, τοσοΰτον άπό γής Εχων διάστημα 8σον Απ’ ούρανοΰ γ η ), y ίο τεκνοΐ δέ αΰθις έκ Γης παίδας μέν τους Τιτάνας προσαγορευθέν-
j
τας, Ωκεανόν Κοίον *ΐπερίονα Κρεΐον Ίαπετόν καί νεώτατον απάντων Κρόνον, θυγατέρας δέ τάς κληθείσας Τιτανίδας, Τηθυν 'Ρέαν Θέμιν Μνημοσύνην Φοίβην Διώνην Θείαν. 4· Αγανακτούσα δέ Γή έπί τή απωλείςι τών είς Τάρταρον ^ιφέντων 3 ΐ5 παίδων πείθει τούς Τιτάνας έπιθέσθαι τώ πατρί, καί διδωσιν Αδαμαντίνην αρπην Κρόνω. οι δέ Ώκεανοϋ χωρίς έπιτίθενται, καί Κρόνος Αποτεμών τα αίδοΤα τοΰ πατρός είς την θάλασσαν
ι , 3· Γύην: γύγην C | Κόττον: χοΐον ΕΑ | Γύην Κόττον: χοΐον γύην ΕΜ 6. "Αργήν: δρπην ΕΑ ιι. ΚρεΤον: xpoTov Ρ χρΐον A | νεώτατον: γενεώτατον ΒΤ γενναιότατον VLN ι ι . δέ: τε O R aB Τ4. ^ιφέντων: ^ιφθέντων A ι, 1-1. Ούρανός... Ιχατόγχειρας: Esiodo, Theog. 147-51; Theog. (I), {II) Bernabé; Tttan. F 3 Bernabé; Kern, O.F. fr. in; [γύγην] scolio a Platone, Leg. VII 795 c;
LIBRO PRIMO
I,
i. Urano fu il primo signore del mondo. Sposò G ea e gene- i
Eustazio, a II. .1 591 sgg., p. 158,a 58. οιέοωβζ θέτις: l i XVIII 398; b. Ap. 519*10. 39. Μήτιδι... εις πολλάς Ιδέας: scolio a Esiodo, Thecg. 886 40-1. αυτήν... γενήσεται: Esiodo, Tbeog. 886900; Esiodo, £r. 343,10.13 M.-W.; Crisippo, nn. 908-9, S V F II, pp. 156-8 434. πλήξαντος... Προμηθέως: Euripide, ìon 454-7; cfr. Aristocle, FGrHist 33 F 4a 44-5. ή ... 'Ηφαίστου: Pindaro, 01 . 7,35; scolio a Platone, Tir». 13 d | έπι ποταμοΟ Τρίτωνος: Esiodo, fr. 343,11 M.-W.; Pausania, IX 33,7; cfr. Aristocle, FGrHist 33 F 4Ι?; Mytbo&apht Vaticani 1 111 Kulcs&r; scolio a l i 1 195 (194) 4, 1-4. Αστερία... Δήλος: Pindaro, frr. 330, 5ie,40-3, (Vllb) 5111,41-9 Maehler;
BIBLIOTECA!,
y4
17
cielo. Zeus infatti aveva appeso la dea all’Olimpo quando lei ave va suscitato una tempesta contro Eracle, che tornava per mare dopo aver conquistato Troia. Efesto cadde a Lemno e si azzoppò le gambe. Teti lo salvò.
6. Zeus si unisce a Meti, che aveva as SO