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Italian Pages [535] Year 1999
SCRITTORI GRECI E LATINI
PAUSANIA GUIDA DELLA GRECIA a cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Piano dell'opera Volume I INTRODUZIONE GENERALE di Domenico Musti LIBRO I
L'Attica
a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi Volume II LIBRO II
a cura
La Corinzia e /'Argolide di Domenico Musti e Mario Torelli .Volume III LIBRO III
La Laconia
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli Volume IV LIBRO IV
La
Messenia
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli Volume V LIBRO V
L'Elide
e 0/impia
a cura di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino Volume VI LIBRO VI
L'Elide e
Olimpia
a cura di Gianfranco Maddoli, Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino Volume VII LIBRO VII
L'Acaia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume VIII LIBRO VIII
L'Arcadia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume IX LIBRO IX
La Beozia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume X LIBRO X
Del/ì e la Focide
con appendici e indici a cura di Domenico Musti e Mario Torelli
PAUSANIA
GUIDA DELLA GRECIA Libro VI
L'ELIDE E OLIMPIA Testo e traduzione a cura di Gianfranco Maddoli e Massimo Nafissi Commento a cura di Gianfranco Maddoli, Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino
FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Questo volume è stato pubblicato con il contributo del CREDIOP S.p.A.
G,./ìc4 di Vittorio Mmco ©Fondazione Loromto VQU, 1999 l tdUione �-brr 1999
NOTA INTRODUTTIVA AL LIBRO VI di Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino
Alla fine del quinto libro della Guida delkz G�cia, Pausania ave va descritto un ultimo donario (quello dei Mendei), che raffigura va probabilmente Agone, la personificazione delle gare (ved. la nota a V 1.7,8s-8). L'accenno a questo donario, posto a sud del tempio di Zeus vicino alla statua di un lottatore eleo (di nome Anauchida: 4,n; z6,z), serviva anche a indirizzare l'attenzione del lettore verso il tema delle statue di atleti, che viene ripreso in apertura del sesto libro, il secondo tra quelli dedicati all'Elide. Già nelle sue righe iniziali Pausania ci avverte che , essendo con clusa la descrizione dei denari (àvotO-Fu.ta'tcx), saranno ora elencate le più significative tra le statue onorarie. In un santuario come Olimpia questo genere di celebrazioni spettava in primo luogo agli atleti vittoriosi, alle cui immagini (r:lx6vtç) era già stato fatto un riferimento nel libro precedente (V 1.5,!), dove Pausania aveva sostenuto che non si trattava di doni votivi , ma di premi per la vittoria (lv &OÀou À6-y�: V u,z). Una simile interpr�tazione gli era stata forse suggerita da fonti più o meno autorevoli , ma in al tri passi, nei quali sono ricordate statue dedicate da atleti (o da altri per loro), Pausania si serve di termini analoghi a quelli che vengono di solito usati per gli anathemata (ved. la nota a I,I- 3). Pare quindi che per lui anche le statue onorarie fossero doni voti vi (ved. pp. xvm-XXIX), come voleva l'opinione tradizionale (ben radicata nella mentalità greca d'epoca arcaica e classica), anche se in età imperiale il significato religioso di queste statue era stato ormai offuscato dalla loro funzione celebrativa. Anche coloro che si erano distinti per benemerenze non riferi bili all'attività agonistica potevano essere onorati con statue: Pausania ne ricorda una quarantina, in alcuni casi di cittadini dei noti soprattutto in ambito locale (p. es. Lampo: z6,7), ma più
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spesso di politici e generali conosciuti in tutto il mondo greco, co me Lisandro e Arato di Sicione (),I4; Il.,s). Ben rappresentati so no anche i sovrani, dai re di Sparta, come Archidamo III (4,9; Is,?) e Areo I (12.,s; Is,9), a quelli della Macedonia (n,I) e ai si gnori di Siracusa (12.,I-4; Is,6). Particolarmente numerosi sono i membri delle più importanti dinastie ellenistiche, come gli Anti gonidi (n,I; Is,?; I6,2.), i Lagidi (Ipo; I?,)) e i Seleucidi (n,I; I6,2.), mentre desta qualche sorpresa la ridotta presenza delle sta tue di intellettuali, solo in parte compensata dal fatto che quelle ricordate da Pausania raffiguravano personaggi assai famosi, co me Aristotele, Gorgia e Anassimene (4,8; I7,7; I8,2.). Degna di essere rilevata appare infine l'assenza dei poeti: è vero che nel donario di Micito figuravano Omero ed Esiodo (V 2.6,2.), ma non si trattava di statue onorarie. Pausania ricorda solo una parte delle innumerevoli statue ono rarie esposte a Olimpia, giustificando la sua scelta con la loro qualità artistica e con la fama dei personaggi raffigurati (I,l.). Ogni selezione comporta inevitabili silenzi o comunque lacune nelle informazioni fornite ai lettori, ma in questo libro troviamo significative omissioni anche a proposito delle sculture che Pausa nia ritiene meritevoli di ricordo: basti pensare alle statue non atletiche, dei cui scultori nulla viene detto. Può darsi che in alcu ni casi l'iscrizione incisa sulla base ricordasse solo i personaggi onorati e i dedicanti, senza far parola degli artisti, ma se si consi dera che l'uso di onorare con statue personalità eminenti si diffu se solo alla fine dell'età classica e in epoca ellenistica, si può im maginare che, rispetto agli autori delle statue atletiche arcaiche e classiche, questi scultori fossero al tempo stesso più recenti e me no noti. Il limitato apprezzamento di cui dovevano godere al tempo di Pausania non dipendeva comunque dallo scarso succes so ottenuto in vita (visto che avevano lavorato addirittura a Olimpia), ma dal loro mancato ingresso nei canoni di gusto classi cistico, che in epoca ellenistico-romana avevano selezionato gli artisti meritevoli di essere ricordati. Motivazioni simili possono spiegare il disinteresse di Pausania per le statue di coloro che ave vano ottenuto vittorie olimpiche dopo la metà del II secolo a.C.: che si tratti di preferenze culturali e di gusto sembra indiretta mente confermato dal fatto che i nomi di alcuni atleti d'epoca re cente compaiono in altri libri della Guida (ved. pp. XXII-xxm), dove la loro menzione appare motivata dal ruolo giocato da que sti olimpionici nella madrepatria o in altre città con le quali ave-
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vano avuto speciali rapporti: ved. Graniano di Sicionc (Il n,S), Nicocle di Acrie (III 2.2.,�), Sarapione di Alessandria (2.3,6) e Mnasibulo di Elateia (X 34,�). Secondo Plinio (Nat. Hist. XXXIV 16) tutti coloro che aveva no conseguito una vittoria a Olimpia potevano ottenere statue onorarie, mentre solo a quelli che avevano vinto tre volte sarebbe stato concesso di ottenere statue loro somiglianti (ex membris ip sorum similitwline expmsa, quas iconicas vocant). L'affermazione è stata molto discussa, ma difficilmente può essere presa alla let tera, anche perché immagini di atleti caratterizzate in senso fisio gnomico non sembrano pensabili prima dell'epoca ellenistica. Per aggirare questa difficoltà è stato proposto di vedere nel passo di Plinio un riferimento alla dimensione d�lle statue, nel senso che solo i triplici vincitori avrebbero potuto ottenere statue di gran dezza naturale, mentre quelle erette agli altri olimpionici, certo la maggioranza, sarebbero state di grandezza inferiore al naturale. Una conferma in questo senso è stata vista in un passo di Luciano (pro imaginibus n), secondo il quale la misura delle statue non sa rebbe stata lasciata alla libera scelta dei dedicanti: lo scrittore non precisa l'epoca durante la quale tali regole sarebbero invalse, ma una conferma della loro esistenza potrebbe essere vista nel fatto che a Olimpia nessuna delle basi che recano il nome di atleti pare riferibile con certezza a una statua maggiore del naturale. Se spostiamo però la nostra attenzione alle immagini di atleti noti attraverso copie romane (p. es. il discobolo Ludovisi), o anche ai torsi rinvenuti in Grecia e con qualche verosimiglianza attribuiti a statue di atleti, vediamo che già nel V secolo a.C. potevano esser ci sculture di questo tipo di proporzioni più grandi di quelle natu rali (ved. la nota a 1,3-6). Tra le statue di Olimpia questo sembra il caso delle statue dei Diagoridi, almeno a giudicare da quanto ripor tano alcune fonti antiche (ved. là nota a 7,11- �). Pare quindi ragio nevole dubitare del fatto che le espressioni usate da Plinio possano alludere alle dimensioni delle statue di atleti, la cui similitudo sem bra piuttosto riferibile al loro aspetto, e quindi agli atteggiamenti ed eventualmente agli attributi, che dovevano consentire il ricono scimento dell'agone nel quale l'atleta aveva conseguito la vittoria. Bisogna d'altra parte guardarsi da facili generalizzazioni, né si de ve dimenticare che all'epoca della sua visita a Olimpia Pausania aveva avuto la possibilità di ammirare una sorta di museo all'aper to, dove erano riunite immagini di atleti risalenti a epoche molto diverse, distribuite lungo un arco cronologico che si estendeva dal-
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NOTA INTRODUTilVA AL UBRO VI
l'età arcaica ai decenni centrali del II secolo d . C . Non è pensabile che durante tanti secoli le convenzioni e le norme alle quali si atte nevano le statue atletiche fossero rimaste immutate . Per la nuova tappa della sua visita a Olirnpia Pausania prende le mosse dal settore settentrionale del santuario, dove sorge il tempio di Era, ma piega subito dopo a destra, ossia verso sud o sud-est , passando presso l' altare di Zeus . Le prime statue elenca te, a cominciare da quelle di Simmaco e Neolaida (1,3), erano pro babilmente disposte lungo il lato meridionale del tempio di Era: tra i nomi degli atleti qui ricordati troviamo vincitori spartani del V secolo a . C . (1,6-2.,3) e olimpionici appartenenti al secolo se guente, con una folta rappresentanza di atleti elei (1,3 - s ; 2.,4-8; 3,2.-7), mentre tra gli scultori spiccano i nomi di Mirone (2.,2.), di Policleto (2.,7) e di maestri sicionii come Cleone (1, 5), Dedalo (2.,8; 3,7) e Lisippo (1, 5 ; 2.,1) . Le statue elencate subito dopo, da quella di Ebota a quella di Senofonte (3,8-q), erano probabil mente disposte lungo il percorso che andava dal Pelopion al Toro degli Eretriesi. In questo gruppo di dediche prevalgono i vincito ri negli agoni pesanti, provenienti dal Peloponneso nord-occiden tale (Trifilia, Arcadia, Elide e Acaia) , le cui statue erano state eseguite da scultori meno celebrati, il più noto dei quali è Cleone (vo), presente del resto in tutti i settori del santuario. Man mano che ci si avvicina al tempio di Zeus sembra cresce re il significato delle dediche, come risulta già evidente per le sta tue atletiche collocate nello spazio prossimo all ' angolo nord-est dell'edificio. In un primo gruppo appaiono numerosi i vincitori negli agoni pesanti, da Ateneo (4,1) al celebre Pulidamante ( s ,r), ma lo stesso avviene nel gruppo seguente di dediche, probabil mente distribuite nello spazio compreso tra il Toro degli Eretriesi e il portico di Eco. Tra le statue qui elencate (da Naricida a C ar mide: 6,1-7,1) troviamo atleti famosi, come Eutimo di Locri (6,6), ma la scena doveva essere dominata da gruppi familiari impres sionanti, come quello dei Diagoridi (7,1-7), con i quali cercava a suo modo di competere Alceneto con i figli (7,8) . n contesto espositivo, caratterizzato da una consistente presenza di pugilato ri vissuti nel V secolo a.C., si segnalava anche per la qualità arti stica di molte delle sculture qui riunite. Tra i loro autori trovia mo Pitagora di Reggio (4,4; 6,1; 6,6; 7,10), Micone ateniese (6,1) , Fidia 4.s), Policleto (4,n; 7,10) e Naucide di Argo (6,2.), Dedalo di Sicione (6,1), Policleto II (6,2.), Lisippo (4,7; 5 ,1), Silanione 4. s ) e Policle ateniesi (4, 5 ) .
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Nei paragrafi seguenti la descrizione di Pausania continua con altre statue, che dovevano occupare non solo l' area antistante il tempio di Zeus, ma anche quella posta a sud-est dell' edificio. Do po la sua costruzione questo era sicuramente divenuto lo spazio più rappresentativo del santuario, anche perché era il primo che si offriva allo sguardo di chi entrava nell'Altis (il recinto sacro a Zeus) attraverso il suo accesso principale . Qui potevano essere ammir ati importanti donari con più figure (come quello degli Achei : V z. s ,8-w), accompagnati da tutta una serie di statue di Zeus (V l.), s -7; 2..4,1-2.), tra cui doveva emergere quello alto dieci cubiti, dedicato con la decima del bottino di Platea (V 2.),1) , vici no al quale era stata eretta la Nike di Peonio (V 2.6,1). L'attenzio ne del visitatore era anche attirata dai carri di Gelone (9,4), Cleo stene (w,6) e Ierone (12.,1), il cui effetto doveva sommarsi a quello delle statue equestri di Filippo Il, Alessandro, Seleuco I e Areo I di Sparta (n,I; 12., s ). Che il luogo fosse ritenuto particolarmente adatto per onori rivolti a sovrani, è confermato dalle immagini a piedi di Antigono, forse il Monoftalmo (n,I), e di lerone II di Si racusa, raffigurato anche a cavallo (n,2.-4). Accanto a queste de diche di rilevante significato politico erano erette numerose sta tue di atleti, che avevano ottenuto la vittoria negli agoni pesanti (come Teogene di Taso: n,z.) e in quelli equestri (12.,6-7; 1),9-11). La menzione di Astilo di Crotone (I),I), vincitore nelle gare di corsa, offre a Pausania lo spunto per elencare alcuni tra i corrido ri più celebri dell' antichità (q, 2.-4) . Merita di essere rilevato il fatto che questo settore del santuario si segnala per l'elevata con centrazione di artisti famosi: l'elenco !asciatoci da Pausania inclu de Pitagora (q,I e 7), Glaucia di E gina (9, s e 9; 10,); n,9), Onata (n,I), Agelada (8,6; 10,6), Mirone (8,4- s ; q,z.), Calamide (n,I), Fradmone (8,1), Policleto (9,2.), Naucide (8,4; 9.3), Cleone (8, s ; 9,2.; 10,9) e Policleto II (I),6). La conclusione di questo tratto dell'itinerario di Pausania è rappresentata dal ragg iungimento del muro greco, che delimitava l'Altis sul lato meridionale . Il luogo in cui furono rinvenute le ba si delle statue di Telemaco e Aristofonte (IVI) induce a pensare che le immagini di atleti elencate in questi paragrafi fossero espo ste presso il muro greco, tra la sua estremità orientale e l'apertura attraverso la quale si entrava nell' Altis. In questa zona, oltre alle dediche in onore di vincitori negli agoni pesanti e in quelli eque stri (14,4 e n) , c'erano anche la stele di un flautista (J4,IO) e l'im magine di Pirro, sovrano assai popolare in Grecia (14,9) . L' auto-
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revolezza del contesto espositivo era sicuramente accresciuta dal la statua di Milone (14,5), l'atleta più celebre dell'antichità, che offre a Pausania l'occasione propizia per un breve excunus, in buona parte basato su speculazioni che sembrano trarre spunto proprio dalla statua di Milone, da lui trasportata con una straor dinaria prova di forza nell'Altis. Famosi appaiono anche gli arti sti citati in questa parte del santuario, nella quale erano esposte opere di maestri universalmente apprezzati, come Agelada (J4,n), Lisippo (J4,Il.) e Silanione (4,4; J4,n). Le statue degli atleti che seguono dovevano essere disposte lungo un percorso che può essere meglio precisato grazie al luogo di rinvenimento delle basi di Epiterse (Is,6) e Filonide (I6,s), quest'ultima tornata alla luce all'interno dell'ingresso sud-occi dentale dell'Altis. Pare quindi che queste statue, forse a partire da quella di Archippo (Ip), fossero allineate lungo i lati della strada che correva all'interno dd muro greco dell'Altis, parallela mente al lato meridionale del tempio di Zeus, dove Pausania ri corda quasi unicamente dediche del IV e del III secolo a.C. L'u nica eccezione sembra costituita dallo spartano Eutdida (15,8; ved. anche V 9,1), vincitore nel 61.8 a.C., la cui statua dovrebbe essere la più antica tra quelle dedicate a un olimpionico, anche se altrove Pausania (18,7) attribuisce questo primato alla statua di Prassidamante, vincitore nel 544 a.C. La collocazione dell'imma gine di Eutelida tra quelle di atleti d'epoca più recente è stata spiegata ipotizzando che in origine la sua statua fosse collocata nell'area dove poi venne eretto il tempio di Zeus, la cui costru zione potrebbe aver imposto il suo trasferimento nella terrazza delimitata dal muro greco meridionale, dove avrebbero poi trova to posto anche le statue di sovrani spartani, da Archidamo III (15,7) ad Areo I (15,9), erette accanto ad altre immagini di re (15,6 e w; 16,1.). Il significato politico di queste dediche era sicu ramente accresciuto dall a presenza in questa zona di due gruppi, che raffiguravano rispettivamente l'Ellade e l'Elide in atto di in coronare sovrani ellenistici (16, 3 ) ; meno significativi, almeno per Pausania, dovevano invece essere i nomi degli autori di queste sculture, visto che egli non li riporta. Varcata la porta sud-occidentale dell' Altis, l'itinerario di Pau sania prosegue fino al Leonidaion, come sembra indicare il luogo di rinvenimento della base della statua di Leonida (16, 5) e di due pezzi della stele di Dinostene (16,8). In questa zona troviamo an cora immagini di atleti, con una consistente rappresentanza di
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vincitori dei, ma anche carri di piccole dimensioni (16,6 e 9) e statue equestri, come quella di un sovrano lagide (16,9). A questo punto Pausania torna indietro (I?,I), lasciandosi alle spalle il Leo nidaion per attraversare l'area posta alle spalle del tempio di Zeus, nella quale ricorda solo statue di minore interesse (17,1·6), con l'eccezione dell'immagine di Tolemeo II Filadello (17, 3). Pausania prosegue quindi lungo il lato settentrionale del tempio, non lasciandosi sfuggire l'occasione di ricordare le statue di intel lettuali famosi, come Gorgia (•7·7·8) e Anassimene (r8,2.), per giungere infine presso il grande altare di Zeus, dove potevano es sere ammirate statue di atleti di veneranda antichità, come quelle di Prassidamante e Ressibio, scolpite in legno ed erette vicino al la colonna di Enomao (18,7). Riguadagnato cosl il centro del san tuario, si conclude la lunga elencazione di statue onorarie, comin ciata all'inizio del libro. Una simile lista di nomi può risultare te d.iosa, ma al tempo di Pausania la monotonia doveva essere atte nuata dal diffuso interesse per gli atleti famosi. n lettore moder no è ormai lontano da queste passioni, ma può ricavare da questi paragrafi preziose indicazioni topografiche: dalla descrizione di Pausania è possibile desumere alcuni criteri espositivi, che non sembrano frutto del caso. Non troviamo difatti solo gruppi (e coppie) di personaggi, accomunati dalla stessa origine geografica (ved. le note a 3,93·5; 4,1-3; 10,64-7; r6,s8) o familiare (ved. le note a 7, 3-6 e s8-6r), ma anche accostamenti che rivelano talora un chiaro intento emulativo, quasi che la dedica delle statue ri spondesse anche a una sorta di competizione tra città e regioni diverse (ved. p. es. le note a 2.,6 3-6; ),16-2.0; 15,54·5). Pausania riprende a descrivere gli edifici dell'Altis, muoven dosi in direzione del Cronio, l'altura che chiude verso settentrio ne il santuario di Olimpia (19,1). Sulle sue pendici avevano trova to posto alcuni edifici (i .tesori»), destinati a ospitare offerte vo tive, che erano stati costruiti lungo una terrazza stretta e allunga ta (ved. V u,2.) . Pausania descrive i tesori da occidente verso oriente (a cominciare dal tesoro attribuito a Sicione), non trala sciando di ricordare i doni votivi contenuti al loro interno, che gli offrono spunti per alleggerire l'esposizione con qualche digressio ne, come quella di carattere geografico su Tartesso (19, 3). Segue qualche rapida indicazione sul Cronio e sui suoi culti (z.o,r), tra i quali viene soprattutto ricordato quello di Sosipoli, divinità loca le che aveva difeso gli Elci in lotta con gli Arcadi (2.0,2.· 5 ) . Si ri disccndc quindi ai piedi della terrazza dci tesori (2.0,7·8) , dove
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erano allineate le statue di Zeus (Zanes) già ricordate in prece denza (V l.I,l. sgg. ) , la cui menzione serve a introdurre la descri zione dello stadio, dal suo ingresso (ved . V 14, 9; 2.2.,1) alla tomba di Endimione (2.0 , 8 - 9) . Si passa quindi all ' ippodromo, costruito a sud-est dello stadio, ma che è stato interamente divorato dalle ac que dell'Alfeo (l.O,w-s), circostanza che rende particolarmente preziose le informazioni conservateci nella Guida. Dopo una lun ga digressione sul Tarassippo (2.0,16- 9 ), Pausania si trasferisce al l'estremità opposta del santuario per visitare il ginnasio e la pale stra (2.!,2.) . Una breve citazione del sepolcro di Enomao conclude la descrizione di Olimpia e dei suoi monumenti cominciata nel li bro precedente (V 10, 1 sgg. ) . Il tema successivo trattato d a Pausania è la Pisatide, una terra ricca di memorie e tradizioni intimamente collegate all'origine degli agoni olimpici. Pausania si sofferma dapprima sulla sua estensione verso oriente (l.I,}·s), precisandone i confini con l'Ar cadia: il fatto che il Leuciania venga presentato come limite fra le due regioni a nord dell' Alfeo (ved. la nota a 2.!,40·1) , mostra che per Pausania la Pisatide doveva estendersi non solo a sud del fiu me (ved. 2.!,4) , ma anche sulla sua riva destra, pur escludendo Olimpia (cfr . V 1,7). L' itinerario che viene ora seguito muove da est verso ovest (2.!, 6-2.2.,1) , lungo la strada che andava da Erea a Olimpia (ved . VIII 2.6, 3-4) . Il primo centro ricordato è Frissa, posta sull a riva sinistra dell' Alfeo, a circa sei chilometri da Olim pia, mentre sull ' altra riva del fiume sorgeva Arpina, che le fonti antiche ponevano a circa tre chilometri e mezzo a est del santua rio . Segue il tumulo dei pretendenti di lppodarnia (2.!, 9), che pro babilmente distava un paio di miglia da Olimpia, mentre il ricor do delle ossa di Pelope, custodite presso il santuario di Artemide Cordace, introduce il ricordo di Pisa (2.2., 1-4) , della quale in epoca imperiale non dovevano restare tracce visibili. Pausania colloca la città a est del santuario, ma non appare in grado di descrivere al cun resto dell ' abitato. Lasciata la wna di Olimpia, il viaggio continua verso Elis, che poteva essere raggiunta attraverso due strade: il percorso più di retto, anche se montuoso e meno agevole, si dirigeva verso nord passando per Salmone, Eracleia e Pilo dea (2.2.,)·7) , mentre un secondo itinerario (la via Sacra: V 2.),7) correva in pianura sulla riva destra dell' Alfeo e toccava Letrini e Dispontio, attraversan do l'Elide Cava (ved . V 16,6) . Dopo aver ricordato i riti celebrati a Letrini in onore di Artemide Alfeieia (2.2., 8-u) , Pausania passa a
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descrivere Elis cominciando dal ginnasio, dd quale vengono di stinte con cura le diverse parti (l.),I·7l- L'itinerario proposto al lettore prosegue poi lungo la via che conduceva alla sede dei giu dici delle gare (Hellanodikeon) e raggiunge infine l'agora in corri spondenza del suo angolo nord-occidentale (2..4,1). Pausania elen ca gli edifici che si affacciavano sulla piazza (2..4,)·5) ed elenca i culti più significativi (2..4,6-w), soffermandosi su quelli di Afrodi te e Ade (l.p-)l, per concludere infine la visita della città con al cune notizie sul teatro e sulla festa delle Thyai (1.6,1-2.). L'ultima tappa di questo itinerario attraverso l'Elide ci conduce sulla co sta, a Cill ene (1.6,4-5). Prima di lasciare la regione Pausania ricor da il bisso, una delle risorse locali più apprezzate (1.6,6), per pas sare poi a trattare della seta (1.6,7-10). Il libro si chiude con una colorita digressione sui bachi da seta. [V.S.) Come ha già messo in luce la Nota introduttiva al V libro (p. sg.), le dimensioni assunte dal logos sull'Elide con la detta gliata descrizione di Olimpia hanno suggerito, probabilmente già a Pausania, la divisione in due rotoli, i nostri due libri V e VI. La disposizione della materia, molto studiata1, assicura un'unità or ganica al loro insieme, pur garantendo a ciascuno di essi una pro pria relativa individualità. Dopo ua'introduzione sul passato mitico e storico della regio ne e sulla partecipazione degli Elei alle imprese militari dei Greci (V I-p), l'itinerario che dalla Messenia (libro IV) porta in Acaia (libro VII) costituisce l'asse portante dei due libri. Sono perciò trattati nell'ordine la Trifilia (V 5.)-6,8), l'Alfeo tV 7,1-5), Olim pia (V 7,6-VI u,1.), con in appendice la Pisatide, la regione di Olimpia, che Pausania limita a una porzione della valle dell'Alfeo a monte del santuario (u, )·1.1.,4), e infine l'Elide vera e propria, con alcuni centri sulle vie che conducono da Olimpia a Elis, Elis stessa e le località che si incontrano procedendo verso l'Acaia (1.1., 5-1.6,to). La divisione fra i due libri cade all'interno -circa a metà - della descrizione di Olimpia, che nel complesso è cosl arti colata: I. agone olimpico e sua storia dall'età mitica all'ordinamento attuale (V 7,6-9,6); xm
1 A questo proposito ved. ora anche W.]. Schneider, «Hermes• CXXV 199 7 , pp.
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II. strutture destinate al culto divino ed eroico: templi, con le statue di culto e i doni votivi che essi ospitano, e altari, con cenni sulle cerimonie che vi si svolgono (V 10,1-l,O,I0) 1 ; III. andriantes («statue», in senso generico) e anathemata («og getti votivi») (V 2.1 , 1 VI 1 8 , 7 ) ; 1 . aYJl/mata («statue a soggetto divino o eroico,.) ed eikones («statue a soggetto umano») di pura destinazione votiva, con esclusione di quelle onorarie dedicate a celebrare le vittorie agonistiche o come titolo di gratitudine verso il personaggio rappresentato (V 1.1 , 1 2. 7 , n, cfr. V 1.1,1; 2.5,1 e la nota a VI 1 ,1 3); a) statue di Zeus, divise a loro volta in Zanes (statue di Zeus realizzate dai «proventi della multa imposta agli atleti che avevano trasgredito le regole della garu: V 1.1, 2. 1 8 ) e «statue di Zeus dedicate sia a spese pubbli che che da parte di privati» (V l.l.,I-14,11); b) altre statue che non rappresentano Zeus (V l.S,1- 2.7,12.) ; 2.. eikones («immagini di uomini»): statue dedicate in onore di vincitori e altri personaggi (VI I,I- 1 8 , 7 ) ; IV. «tesori» e oggetti votivi in essi contenuti (VI 19) , con digres sione sui luoghi di culto del Cronio e su altri edifici cui l'ac cesso è limitato da restrizioni rituali (VI 2.0,1-7); V. edifici per le gare, con annessi quelli per gli allenamenti (VI 2.0, 8 - 1.1 , 2.). Come si vede, soprattutto nel caso delle statue, l'articolata or ganizzazione tiene conto contemporaneamente di criteri diversi. L'ordine complessivo risponde a un chiaro principio generale: dai templi e dagli altari per Zeus, Pelope e gli altri dei, con le relative statue di culto, si passa agli oggetti votivi, .con significativa pre minenza data a quelli raffiguranti il re degli dei, Zeus, rispetto al le statue delle altre divinità e degli eroi, e ancor più rispetto alle rappresentazioni di uomini e -come precisa Pausania nelle prime righe del VI libro - cavalli da gara. Pausania tiene presenti la na tura, la collocazione e le funzioni principali e accessorie dei mo numenti, delle statue e degli altri oggetti votivi, per disporli se-
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1 Sono descritti nell'ordine il tempio di Zeus, il recinto sacro a Pdope, il tempio di Era e il Metroon. A quest'ultimo, che ospita immagini di imperatori romani, Pausania fa seguire il Philippeion, eretto in onore di Filippo di Macedonia e della sua flliilÌglia. La descrizione degli altari è collegala in forma di digressione al princi· pale fra essi, l'altare di Zeus Olimpio.
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condo la gerarchia, dd tutto tradizionale e sanzionata più volte dali'oracolo delfico, che riconosce alle personalità divine, eroiche e umane valori, e dunque onori, via via inferiori. Quest'ottica, che organizza il discorso sulla base della dignità dei contenuti (cfr. V 4,5) senza prescindere del tutto da una logica topografica e dunque più propriamente periegetica (e distinguere fra i due criteri pare talora difficile), presiede anche alla collocazione delle sezioni sui tesori e sugli edifici per le gare in chiusura della de scrizione. Questo plesso topografico unitario (cfr. p. XV sg.) si compone infatti di offerte votive (i tesori) destinate a conservar ne a loro volta delle altre, e che dunque costituiscono il completa mento della precedente trattazione degli anathemata, mentre le seconde sono semplici, benché prestigiose, strutture di servizio. Non sappiamo se Pausania abbia concepito in maniera totalmente autonoma questo piano. Esso si rifà a criteri letterari e retorici, presenti a Platone e divenuti tradizionali presso gli Alessandrini, che potevano aver già trovato applicazione nella letteratura perie getica, ma è anche in perfetta sintonia con l'adesione di Pausania ai principi moralmente più elevati della religione tradizionale e con il sentimento del divino che, per sua stessa solenne dichiara zione, Olimpia gli ispira (V ro,r) . La divisione fra V e VI libro interviene all'interno della sezio ne sulle statue nel punto in cui il discorso sugli anathemata lascia il livello degli dei e degli eroi (agalmata) per volgersi agli uomini, e in particolare agli atleti. Il lettore, giustamente suggestionato dal tono programmatico e proemiale dell'avvio del VI libro e dal la assoluta prevalenza delle statue atletiche fra le moltissime che Pausania ricorda nei successivi r8 capitoli, osserverà l'importanza data alle competizioni anche nel resto del libro, con i capitoli su gli edifici di Olimpia destinati agli agoni e all'allenamento (w,8u,z.) , poi con le memorie della gara di Pelope e Enomao che ri corrono soprattutto nella descrizione della Pisatide (u,}-1.1.,4) e soprattutto con la seelta di Pausania di aprire la descrizione di Elis con la dettagliata presentazione del locale ginnasio, il luogo dove secondo tradizione si compiono tutti i preliminari imposti agli atleti nd mese che precede la festa (1.},1·7). In qualche misu ra si può contrapporre il V al VI libro, come libro degli dei e de gli eroi l'uno, e libro degli atleti l'altro. Ciò in certo modo richia merebbe l'opinione tradizionale dei Greci che riconoscevano nel le feste culminanti nei concorsi l'insieme di due parti, entrambe desti.nate a onorare gli dei, sacrificio e agoni. Non si può comun-
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NOTA INTRODlJI"IlV A AL UBRO VI
que dimenticare la sezione sulla storia, in gran parte mttlca, e sull ' ordinamento dell' agone olimpico, cui Pausania ha riservato nel V libro un posto d 'onore, al principio della descrizione del san tuario di Zeus (V 7,6-9,6), che cosl si apre e si chiude - con stadio, ippodromo e ginnas io (VI 2.0,8-u,3) nel segno dei con corsi. La contrapposizione sopra delineata è dunque l'esito se condario dell' articolazione complessiva che Pausania ha voluto dare ai suoi due libri sull ' Elide e non ne incrina la fortissima uni tà, resa palese fra l' altro dal modo di distribuire la descrizione della regione nel suo insieme e in qualche misura esplicitata da Pausania stesso, quando occasionalmente designa come trattazio ne dedicata agli Elei tanto le pagine su Olimpia del quinto, quan to quelle del sesto libro (VIII 48,2.; X 9,2.). -
Lo spazio riservato alle statue onorarie e alle immagini di atle ti merita comunque qualche osservazione . Pausania spiega di aver offerto solo una selezione, che deve essere stata assai severa, spe cie con le statue d 'epoca più recente. I due principi cui si è ispira to sono quelli della fama meritata dai personaggi, nelle competi zioni o con altre loro opere e imprese , e della forma artistica delle statue (1,1-2.). A parte qualche eccezione (cfr. p. es. 1,4- 5 e 4, 5 con la nota a 1,31-2.), Pausania menziona solo statue e personaggi che posseggono entrambe queste qualità. Il risultato pratico è che Pausania non ricorda in genere a Olimpia statue di personaggi posteriori alla metà del II secolo a . C . Le pagine sono fitte d i nomi di atleti, personaggi storici, talo ra oscuri, e scultori. Per la maggior parte degli atleti viene speci ficata la patria, indicate le specialità e la classe di età in cui hanno conseguito vittorie a Olimpia ed eventualmente negli altri grandi concorsi a Delfi , all ' Istmo e a Nemea; sono le informazioni essen ziali, quelle che offrono di regola anche le iscrizioni agonistiche. Spesso si è di fronte a un elenco serrato, e il ricorso a una studia ta variatio mostra che l' autore ha avvertito le difficoltà stilistiche di queste pagine; egli propone perciò talora una scrittura più di stesa, con dei logoi più o meno lunghi, per ricordare adeguata mente le imprese che hanno reso celebri i singoli personaggi. Tut ta una serie di elementi, di cui ricordiamo ora i principali con, a titolo di esempio, alcuni rinvii a singoli passi, devano il tono del discorso o richiamano la curiosità del lettore: aneddoti a sfondo etico (1,4- 5 ; 2.,6; 3,u; 8,4; q,I), sentenze moraleggianti (3,16; 8,4), osservazioni razionalistiche (3,8; 8,2.), rievocazioni della sto-
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ria politica (),II-z.; ).1 5 -6; 7,4-7; 8,6; n,z.-4; 13, 5 ; 13,8; 16,2.) e ta lora culturale dei Greci (2.,4- 5 ; 17,8-9; 18,z.-6), nelle quali Pausa nia si lascia sfuggire accenti di ammir a to stupore (z.,I0-1) e fa spesso sfoggio, non sempre fortunato, di acume e di erudizione (),2.·); 4,6-7; 4,9; 9.4· 5 ; 12.,8-9; q,z.; 14·9·IO; si vedano anche le successioni di artisti, p. es. 3,11; 4,4; 9,1, o le genealogie eroiche, 17,6); non mancano concessioni al genere del meraviglioso, so prattutto in qualcuna delle vere e proprie digressioni dedicate ai grandi aùeti, come Pulidamante di Scotussa, Eutimo di Locri, la famiglia rodia dei Diagoridi, Cleomede di Astipalea, Glauco di Caristo, Teogene di Taso e Milone di Crotone ( 5 ; 6,4-n; 7,1-7; 9,6-8; 10,1-3; n,z.-9; 14, 5 -8; cfr . anche 9,3, e per il tema del desti no, della predestinazione o semplicemente della eccezionalità del le vittorie, talvolta sottolineato da prodigi, 1, 5 ; z.,w-1; 8,3; 1),3·4; 13,9; 14,1-3). Anche il lettore che apprezza il valore di queste no tizie per la storia dell' atletismo antico in tutti i suoi aspetti, da quelli meramente tecnici e antiquari a quelli storici, politici , so ciali e culturali , può avere l ' impressione di una trattazione tedio sa, dove agli atleti è stato dedicato uno spazio sovrabbondante. Poiché per la redazione di questi capitoli, dipendenti in buona parte dall e iscrizioni, Pausania deve aver profuso un impegno as sai notevole, è giusto interrogarsi sui motivi che lo hanno spinto a intraprendere uno sforzo apparentemente cosl ingrato. Innanzi tutto si deve ricordare il valore paradigmatico di queste statue sul piano estetico. Cosl scriveva un autore poco più antico di Pausa nia , Dione di Prusa: «Come è imponente e bello quel giovane : ha un aspetto antico, che io non ho visto nei ragazzi di oggi, ma solo in quelli di cui sono dedicate le statue a Olimpia, le più antiche ; le immagini di quelli di età successiva diventano via via peggiori e meno nobili, in parte a causa degli artisti, ma soprattutto perché anche i personaggi rappresentati erano tali» ( u,l ) . Si deve poi,te ner presente la vivacità dell' ellenismo e delle sue manifestazioni culturali sotto l' impero, e in particolare nel II secolo d . C . : un'e poca in cui gli agoni conobbero una voga straordinaria, con l'isti tuzione di molti nuovi concorsi e la costruzione o il rinnovo delle strutture a essi destinate . Gli agoni contribuivano in maniera no tevole al prestigio cittadino; le é/ites locali e provinciali ne soste nevano l'onere economico, onere talmente grave da suscitare la preoccupazione degli intellettuali, dell' amministrazione imperiale e dell' imperatore stesso. I concorsi accompagnavano feste religio se, dedicate per lo più alle divinità tradizionali e al culto imperia-
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NOTA lNTRODlJITlVA AL UBRO VI
le, e richiamavano una folla numerosa, sedotta anche dagli aspetti più spettacolari e brutali delle competizioni. Nella struttura e nei contenuti culturali , gli agoni atletico-ippici, come quelli a caratte re poetico-musicale, erano tutti - fossero di vecchia o nuova isti tuzione - ancora fortemente legati all a tradizione classica ed elle nistica. Di fatto si era era ormai consolidata una rete di manifestazio ni cui gli atleti prendevano parte, viaggiando da Roma in Occi dente fino a tutto l' Oriente ellenizzato lungo itinerari organizzati attorno agli appuntamenti più importanti. Esisteva una gerarchia piuttosto precisa, cui ora è il caso di accennare solo nelle grandi linee. Nei concorsi minori i vincitori ottenevano premi in denaro offerti dall ' organizzazione . Per i concorsi più prestigiosi, le città di origine degli atleti partecipavano al sacrificio al dio onorato nella festa - perciò erano detti hieroi, uacri » - e contribuivano in maniera determinante ai premi concessi al vincitore, aggiun gendo a quelli ricevuti al momento della vittoria, in genere coro ne- donde il nome di stephanif4i dato a questi agoni, cioè « (pre miati) con la coronu -, altri onori di natura solo in parte econo mica. Alcuni concorsi erano considerati sacri e «stefaniti,. solo in ambito regionale, p. es. dalle città di uno stesso ethnos; di ricono scimento ecumenico godevano invece i concorsi olimpici, pitici, istmici e nemei, che costituivano tradizionalmente il ciclo dei grandi giochi panellenici (la periodos, donde il termine periodoni kai), e però anche molti altri, spesso di origine antica, come i pa natenaici di Atene , ma talora di istituzione recente, come i giochi aziaci, celebrati a Nicopoli in memoria della vittoria di Ottaviano Augusto su Antonio e Cleopatra, i ludi Capitolini fondati da Do miziano a Roma, i Panhellenill ad Atene, promossi da Adriano, e molti che si tenevano nelle grandi città dell 'Asia Minore, special mente nel contesto del locale culto imperiale. Gli onori e i premi riservati ai cittadini che tornavano vincitori culminavano nell' ei selasis, l' ingresso trionfale in città attraverso una breccia nelle mura , riservato solo ai vincitori di alcuni agoni della categoria più elevata, detti per l'appunto « iselastici,.. Questi onori mostrano quanto fosse ancora vivo il legame tra dizionale fra la gloria dell' atleta e quella della patria . Accanto all a gloria, il denaro era una spinta essenziale per la partecipazione ai giochi . È senz'altro vero che gli atleti di classi sociali inferiori e di estrazione più modesta si fecero più numerosi dall'età classica in poi . Ma essi partecipavano alle gare anche grazie alle sovven-
NOTA INTJIODUI"IlVA AL UBKO VI
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zioni pubbliche, ed è in parte una prospettiva idealizzante e moder na quella che include la loro presenza tra i fattori di «decadenza» dei concorsi antichi. Gli atleti continuavano a essere spesso - se non per lo più- membri delle classi ricche: classi cui si doveva un at tivo, insostituibile, sostegno all'organizzazione degli agoni. Anche in età ellenistico-romana l'educazione al ginnasio non era esclusiva mente letteraria e filosofica, ma comprendeva la cultura fisica tra dizionale: esponenti delle élites continuavano a praticare le attività ginniche non solo in giovane età, ma anche da adulti, partecipando agli agoni locali come a quelli panellenici, senza disde$ nare le disci pline più pesanti, la lotta, il pugilato e il pancrazio. E stato perciò giustamente detto come � IXÙ't'otç lxtLv � ò61;1lV x11t 't'otç &vòp La aLV U7tijpxtv . . . 7tt7toLTja(lllL; 1,6: tTt("fpllfL!J.Il 't'Òt . . . lxov ; �.1: A1XX t ÒCX4J.ov(wv , o'1; [3tv&.pxTJç Xlltj Aux1'voç ( xllt ) ; � . �= ÒL ' IXÙ't'wv , (&vt&Tjxt . . . 1tOLTJfLil't'll) . . . . OUO ' 0ÀUfL1tLXIl( \ILxllL, ( civt&Tjxt . . . 7tOLfJ!LIX't'll ) ; 4,6: fLOUV01tO:À� ; 6,11 : ( xllt ) KllÀUXIl . . . U Hpll ; ( ' A ) Àu�ll\l't'll ; 7,6: 't'Òt lx't'Òç ITtÀOTtowfjaou ; 8 , s : 't'1tv òt ['t'oG] �llfL6xpL't'oç, ( 't'oG òt KpL't'OMfLou ) KÀtwv ; w,�: 1t1X1'; m, s : 7tll 't'lpwv; 11,�: TL!J.o1;tvou . . . TL!J.oçtvou . . . TL!J.61;tYov . . . TL!J.o1;tv
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TESTO E TRADUZIONE a cura di Gianfranco Maddoli
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Massimo Nafissi
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F Fa p L Lb R Pa
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exemplar Niccolò Niccoli, ante annum 4 � 7 (hoc si gna indicatur consensus codicum potiorum, ve! om nium, praeter citatum aut citatos; plerumque adhibe tur, cum consensus a textu recepto differt et ei op ponitur, tamen nonnumquam maioris perspicuitatis causa) Venetus Marcianus gr. 41 � , ca. 4 5 0 Laurentianus 5 6 , xi , 4 8 5 Laurentianus 5 6 , IO, saec . XV ex. Parisinus gr. 410 , 491 Lugdunensis (Leidensis) 16 K, saec . XV ex. Lugdunensis (Leidensis) 16 L, ca. 14 7 7 Riccardianus gr. 2. 9 , saec . XV ex. Parisinus gr. 1 3 9 9 . 497 Vindobonensis hist . gr. 2.�, saec . XV ex. Vindobonensis hist . gr. 51 (incipiens I 1 9 , 5 ) , 1 5 04 Mosquensis gr. 194 (VIadimir 5 00) , saec . XV ex . Neapolitanus III A 16-bis , saec . XV ex . Vaticanus Palatinus gr. s 6 , ca. 490 Parisinus gr. 4II, ca. 1 5 2. 5 -1 5 5 0 Angelicus gr. IO� (olim C 2. , n ) , ca. I S 2. S - I 5 S o Parisinus gr. 409 (excerpta continens) , saec . XIV consensus R P a V a Vb
Codicum lectiones hoc modo distinguuntur: V1
a prima manu a recentiore manu
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supra lineam in margine add . yp (&ljlt"tat) add . aliter
Adnotatio editoris huius libri Ut priorum librorum editio haec quoque apertissime pendet ex edi tionibus Spiro et Rocha-Pereira, quod ad collationem codicum et ap paratum criticum pertinet, iisdem siglis quae in Rocha-Pereira adhi bitis . Pluribus tamen incertis locis sententia editorum huius libri cum sententiis priorum editorum discrepat : praecipuorum delectum in extrema praefatione invenies, argumentationem singulorum in commentario.
Principali studi attinenti all'apparato critico F . L . Abresch, Dilucidationes Thucydideae, Traiecti ad Rhen. I 7 5 5 (pp. 3o7; 549; 877) . Amasaeus ved . Bibliografia (sezione 4) . Boeckh A. Boeckh , Proemium semestris hiberni a. MDCCCXXII (De Pausaniae loco VI 19, 5 [8]) , in Gesammelte kleine Schri/ten IV , Leipzig I874, pp. I 8 } - 7 · Brunn H . Brunn, Zur griechischen Kunstlergeschichte, « Sit zungsberichte der philosophisch-philologischen und historischen Classe der koniglichen bayerischen Aka demie der Wissenschaften zu Miinchen » 188o, pp. 4 34-86 (479 sg . ) . Bursian K . Bursian , Geographie von Griechenland I I z. , Leip zig I 8 7 I (p. 2.97 nt. z.) . Curtius E . Curtius, Peloponnes. Eine historisch-geographische Beschreibung der Halbinse/ 11, Gotha I 8 5 2. (p. 97 n t. I 9 ) . Sparla und 0/ympia, « Hermeu XIV I 8 7 9 , pp. 1 2.9 -40 ( I } } nt. 3 ) . Dittenberger-Purgold W . Dittenberger-K. Purgold, Die Inschri/ten von 0/ympia , 0/ympia V, Berlin I896 (col . 3 2.0) . Ebert ]. Ebert , Griechische Epigramme auf Sieger an gymni schen und hippischen Agonen, « Abhandlungen der Siichsischen Akademie der Wissenschaften zu Leipzig, Phil . -Hist . Klasse » LXIII 2., I 9 7 l. (pp. 78 nt. I; IJ4) . Eckertz G . Eckertz, De Duride Samio , Diss. phil . Bonnae I 8 4 2. (p. 2.9) .
Abresch
SIGLA
Falconer Foerster
Goldhagen Gurlitt Habicht
Th. Falconer, edidit St:rabonis Rerum Geographicarum libri XVII, Grrzeu et Latine, Oxonii 1807 (I p. 5 1 8 ) . R . Foerster, Atacta philologica et archaeologica ,
« Rhe inM uu XXXVII 1 8 8 2., pp. 480- 3 (48 1 sg . ) . Bibliografia (sezione 4) . W . Gurlitt, Ober Pausanias, Graz 189o (p. 4 2.0 n t . 34) . v.
Ch. Habicht , Pausanias und seine "&schreibung Grie M iinc he n 1 9 8 s (p. 1 8 1 ) . M . Haupt , Varia, « H er meu I V 1 8 7o , p p . 17- 3 6 ( 3o) . H. van Herwerden, Notulae criticae ad Pausaniam,
chenlands Haupt Herwerden Hyde Kayser
Keil Lawson M aafi Michaelis Miiller
Norenberg Palmerius
Pomtow Porso n Preisendanz Robert
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« Mnemosyne • XV 1 8 8 7 , pp. 48 - 74 ( 6 4) . W . W . H yde , De o/ympionicarum statuis a Pausania commemoratis, Halis S ax o num 1 90 3 (p. 1 9 ) . K . L . Kayser, Zur Kritik des Pausanias, « Zeitschrift fur die Alterthumswissenschaft ,. VI 1848 , coll . 108 9101 (109 5 sg. ; 109 8 ; noo sg . ) . K . Keil, Ana/ecta epigraphica et onomatologica, Lip siae 1 8 4 2. (pp . w 8 , 2.u). ] . C . Lawson, llEPI AAIBANTDN II, « The Classi ca! Re v i e w ,. XL 1 9 2.6 , pp . n 6 - u (n8) . E . Maafi, Der Kampf um Temesa, «]DAI.. XXII 1907, pp. 18- n (4 3 sg . ) . Ad . Mi c h ae li s , Zu Thu/rydides und Pausanias, « Philo loguu XXIV 1 8 6 6 , p. 166 sg. (167) . K . O . Miill e r, Aegineticorum liber, B e rolini 1 8 1 7 (p. ro4 nt. b) ; K . O . Miille r, Geschichte hel/enischer Stiim me und Stiidte III. Die Dorier I I , Breslau2 1 8 44 (p. 444 ) . H . -W . Norenberg , ree . Pausaniae Graeciae descriptio. II-III. E d . M . H . Rocha-Pereira, 2.. A u fl . , Leipzig 1 990, « Gnomon • LXIV 1 9 9 2. , pp. 102.-1 3 ( 1 1 1 sg . ) . Palmerius (Jacques le Paulmier de Grentemesnil) ,
Exercitationes in optimos /ere auctort!s Graecos, ve/ut Herodotum, Pausaniam, etc. , Lugduni Batavorum !66 8 . Sy/loge Inscriptionum Graecarum I , a cura d i W . Dit 3 tenberger, Le ip z ig 1 9 1 5 (p. 3 9 nt . 36) . R. Porson, Annotata ad Pausaniam, Oxonii 1 8 2.0 . K . Preisendanz, Zum Thyiafest, i n « Archiv fiir Reli gionswissenschaft ,. XXI 1 9 2.2. , pp. 1 3 1- 3 . C . R obe rt , Sosipo/is in 0/ympia, « MDAIA , XVIII 1 8 9 3 , pp. 3 7 -4 s (42.) . L. Ross, Archiiologische Auftiit;ze I , Leipzig 18 5 5 (p. 164 sg . ) .
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SIGLA
A. Riiger, Die Priipositionen bei Pausanias, Diss . phil . Bamberg 1 8 8 9 (p. 1.9 ) . G. H. Schaefer, LA mberti Bos e/lipses graeca, Lipsiae Schaefer 1808 (p. 1.8o) . ] . C . Schmitt, Beitrdge :zur Kritile des Pausanias, « Phi Schmitt lologus » XI 1 8 5 6 , pp. 468 - 7 9 (479) . I . H . C hr. Schubart, Beitriige :zur Kritile des Pausanias, Schubart « Zeitschrift fiir die Alterthumswissenschaft » V 1847, coli . 1.8 9 - 3 00 ( 1.94-6) . I . H . C hr. Schubart, Verschiebungen in Pausanias, «]ahrbiicher fiir classische Philologie » XCVII 1 8 6 8 , p p . s 1. 9 • 3 s ( s 34) . Seemann E. Seemann, Quaestiones grammaticae et criticae ad Pausaniam spectantes, Diss. phil. Jenae 188o (p. 4 3 sgg . ) . Siebelis (ed . minor) C . G . Siebelis, Pausaniae Graeciae descriptio, Lipsiae-Lugduni Batavorum 1 8 1 8 - 1 9 . Valckenaer L . C . Valckenaer, in H. Hitzig, «Jahrbiicher fiir clas sische Philologie » C XXXIX 1 8 8 8 , pp. 347-6 8 . Riiger
N . B . In questa sede non sono riportate l e edizioni, a cui s i f a riferi mento in apparato, per le quali si rinvia alla relativa sezione (1.) nella Bibliografia. Non si ripetono inoltre le indicazioni ai luoghi agevol mente reperibili nel commento ai singoli passi.
PAUSANIA GUIDA DELLA GRECIA
UBROVI L'ELIDE E OLIMPIA
1, r.
Alla trattazione dci doni votivi segue ora il ricordo di ca-
·4· FGE, p. ì99
sq. n.
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. cfr. VIII
>7·l-s
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\4.8
, 3 0 E 3 6 ; B. Meill n er, Historiker zwischen Po/is und Konig;hof. Gottingen I 9 9 � . pp. 7 7 , �7 3 - 5 ; in generale ved . Fr. QuaE, Die Hono ratiorenschicht in den 5tadten des Griechischen Ostens, Stuttgart I 99 3 · p p . 9 9 - u ù Certo Pausania pre se nta l'episodio come excursus, non come motivazione degli onori, e occasioni per intervenire in favore di Lampsaco poterono essercene anche altre, anche se solo un perico lo estremo avrebbe giustificato un onore tanto grande. Un'ipotesi al ternativa potrebbe essere quella di immaginare che l'iscrizione men zionasse opere storiche di Anassimene e che egli fosse onorato pro prio come storico (cosl W . W . T arn , Alexander the GreaJ I I , Cam bridge Mass. I 94 8 , p. no; in generale sul tema C h ani otis , pp. �90F9) . Il rilievo dato da Pausania all e Storie di Anassimene ne presup pone la notorietà presso i suoi lettori : Anassimene finl fra l ' al tro , quanto meno in epoca tardo-antica, in elenchi canonici di s torici (FGrHist 7 � T ) I : cfr . R . Nicol ai , Il canone degli storici greci, Pisa I 9 9 � . pp. J 0 6 - w , ì 30 sg . ) . Si ricordava anche il successo di An assi mene con i propri /ogoi in Olimpia, forse estratti degli He/knika, for se discorsi epidittici (Luciano, Herodotus 3 = FGrHist 7 � T w) . 1 1 - ì . �at À la . . . t À (7t7tou : il carattere rovinosamente irascibile di Alessandro era ben noto : si pensi all a lite che portò all ' uccisione di Clito. Pausania attribuisce alla vendetta di Alessandro la distruzione di Tebe e ricorda un suo scatto d'ira nei confronti di Lisimaco (VII I 7 , � ; cfr . anche I 9 , 5 ) . I4- 8 . AOtfL4>aXTJVWII . . . buuuuv: l' aneddoto è narrato anche d a Va leri a Massimo, VII 3 ext. 4· C ' è chi crede che sia sorto e z iologica mente in relazione all 'onore tributatogli a Olimpi a ( M eill n er , Histori ker cit . , p. 4 I 7 , cfr. p. so8 sg . ) ; è lecito dubitare a proposito dei par ticolari più coloriti dell'episodio, non sulla sua storicità complessiva. Alessandro in marcia attraverso la Troade verso il Granico passò presso Lampsaco , non lontano dall 'Ellesponto, nel 3 34 a . C . (Arria no, Anab. I n , 6) . Le simpatie vere o presunte della città per i Persia ni vanno probabilmente connesse con la sua occupazione da parte di Memnone nel ì ì 5 a . C . (ved . pseudo-Aristotde, Oec. 1 ) 5 I b I sgg . ; Diodoro, VII 8 : cfr. A . B . Bosworth, A Historica/ Commentary o n Ar rian 's History of A lexander I, Oxford I 9 8 o , p. I07 sg . ) . I 8 - 9 . ' A À r.ç&...O p� . . . lv rv�> Suppl. 8 , Liège 1 9 9 8 , p. 1 34 . Era venerato anche nel santuario di Ade a Elis ( 2. s ,4) , in s ieme a Tyche , mentre a Olimpia appare strettamente collegato a Ili zia (Ziehen, coll . 54-6), il cui culto era assai diffuso nel Peloponneso ( S . Pingiatoglu, Ei/eithyia, Wi.irzburg 1 9 8 1 , pp. 3 7·42.) . 8 - 1 2. . l�paaof.Li\11]\1 . . . !J.lÀL'tL : le prescrizioni alle quali doveva atte· nersi la sacerdotessa, la cui carica era di durata annuale, assomigliano a quelle adottate in molti altri santuari greci. Era probabilmente pre visto che essa fosse in età tale da non praticare più attività sessuali (cfr. VIII 1 ) . 1 ; S tengel , p . 37 sg . ; R. Parker, Miasma , Oxford 1 9 8 3 , pp. 8 7 -94; ] . N . Bremmer, i n Sexua/ Asymmetry , a cura di ] . BlokP. Mason, Amsterdam 1 9 8 7 , p. 1 9 2.) ; ne risultava sottolineata la forte sacralità del luogo , determinante anche per le limit azioni poste all ' ac cesso. I la vacri menzionati da Pausania possono essere riferiti all e of ferte d ' acqua (u1ìp6a7tov1ìa) , che veniva talora mescolata con latte e miele (S tengel , pp. IO ) , 2.6o) , ma era anche diffuso l ' uso di sottoporre a un bagno statue e immagini di divinità (cfr. L. Kahil , in L 'eau, la santé et la maladie dans le mond grec, « B C H » Suppl. XXVIII 1994, pp. 2.1 7-2. 3 ) . Sembra probabile che qui si tratti di questo secondo uso, perché il culto di cui si parla è connesso dire t t amente con l' immagine del dio, su cui Pausania non sembra poter dare informazioni (ma cfr. 2. S .4 ; per questo senso di e�pa7ttUU\I ved . un' iscrizione di S ardi com mentata da Robert , OMS V , p. 496 sgg . ) . Focacce di miele, tipiche dei culti ctonii (cfr . B . C . Dietrich, Death, Fate and the Gods, London 1 96 5 , p. 14 sg . ) , sono offerte mensilmente anche al serpente guardiano dell' acropoli di Atene, figura affine a Sosipoli (Erodoto, VIII 41,2.: ved . P. Brulé, La fil/e d 'Athènes, Besançon 1 9 8 7 , p. 2.8 sgg . , spe cialmente 60- 2.) . q - 6 . t\l f.Lt\1 1ì� 't� tf.L7t poafltll . . . 'tÒ\1 9tòll : Pausania precisa che il sacello di Ilizia e Sosipoli era duplice (1ìmÀouç) , distinguendo una parte aperta ai devoti con l'altare di Ilizia, da una parte più interna dove penetrava solo la sacerdotessa. Questa descrizione è stata da al cuni riferita ai resti del sacello posto a ovest del tesoro di S icione (ved . la nota a Lo, s - 8 ) , al cui interno sono state individuate le fonda menta di una base , probabilmente quella della statua di culto, che doveva essere protetta da una grata, della quale restano gli incassi nelle pareti laterali . Ma contro questa identificazione è stato obietta to che all 'epoca della visita di Pausania l' edificio in questione doveva essere già scomparso (ipotesi in realtà indimostrata: cfr. Dorpfeld I , p . 3 9 sg . ; Herrmann, Geschichte, p . w n t . 2.9) , e soprattutto che le dimensioni dell ' ambiente (meno di tre metri di lato) sarebbero trop-
pOO(TI)ç lcn(: secondo S trabone (VIII 3 ,4) l'A sclepio era una statua crisoelefantina opera di Colote, ma di questa immagine del dio, tra le più antiche a noi note, non sono ancora state individuate copie romane (cfr. H . Heiderich , Asklepios, Diss . Frei burg i . B r . 1966, pp. 4, 34 sg . ) . 3 s -6 . "tOU 'Epf.LOU . . . "tot:i �6pou : Pausania sembra aprire un elenco di santuari , che però subito s ' interrompe con la menzione di quello di Afrodite ("tÒ !>L . ) : causa ne è la statua culto di Ermes in forma di membro eretto che forse si trovava in esso, oggetto di una venerazione che suscita la silenziosa ironia del Periegeta. Che a Cillene il simu lacro di Ermes avesse l ' aspetto di un fall o è detto anche da altre fonti (Artemidoro, I 4 5 ; Luciano, Iupiter trugoedus 41.; Filostrato, Vi/4 Apollonii VI w ; Ippolito, Re/u14tio omnium haeresium V 7 , 1.9 p. I s o ; 8 , 10 p. 1 5 6 Markovich) . Questa immagine d i E rmes porta alle estreme conseguenze la riduzione simbolica delle erme, che nell ' immagine del dio selezionano ed evidenziano la testa e il sesso; cfr . G. Siebert , s . v . .. Hermes » , in LIMC V 1, 1 9 90 , p . 3 7 5 sg . La speciale venerazione riservata a Ermes a C illene è dovuta certo all a denominazione di C illenio (cfr. p. es. O mero, Od. XXIV I- s ; h. Merc. v B ; ved . Jost, p. 445 nt. 1.), che secondo la tradizione il dio non doveva però alla città ,
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'Aòg tav6ç V I 2 ,6; V I I 6,4; I 9 ,9 Aòwvtç VI 24,7 'AÉ'frÀLOç V 1 ,3 ; 8 , 1 . 2 'A�àv V I , 8 'Attci!-Laç (Ò At61..ou ) VI 2 I , I I 'Ath]và , -'fra-, 'Attava [a V p ; •
I I ,8; I 4 , j .9; I 7,2. I I; I 9 , 5 ; 26,6; VI 9,7; I 9, 1 2 ; 2 1 ,6; 2 5 ,2; 26,3 'Ath]và 'EQyriVT] V I 4 , 5 ; VI 2 6 , 3 'Ath]và 'I:rc:rcla V I j ,6 'Ath]và Kuòwvla VI 2 I ,6 'Ath]và AYJ1nç V I 4 , 5 'Ath]và M frtTJQ V 3 ,2 'Ath]và NaQxa [a V I 6 ,7 'Ath]và llaQ'frÉvoç V I I , I o 'Afhlva taç ('EWvLOL VI 1 7,4 KOÀXOL v I 7.9
Kì.ci o wç
KoQT)Ooç V 24,8 KOQtvitla V I 8 ,8 KoQ l vittoL V I , 2 ; 2 , 1 . 2 . 3 ; 7 3 : .
I o , 5 ; 1 7 , 5 ; I 8 , 7 ; 1 9 , I o; 2 2 ,4; 2 3 , 1 . 3 ; 24, 1 ; 2 5 , 1 ; VI 4 .4 ; 1 2, 5 ; 1 3 ,8 .9; I 9, 1 3 . 1 4 Ké>Qtvitoç V 1 o, 5 : I 7. s ; VI 2 , 2 KOQXUQO v 2 2 ,4; VI 9.9; 2 p KOQXUQa'(x� m:ori VI 24.4 KoQxuQai ot V 2 7 , 9 ; V I 3 . 5 : 1 3 ,6; 1 4 , 1 3 ; 24.4 KQi]'tEç VI 4 , 1 I ; I 6 , 5 ; I 8, 6 KQfrtTj V 8 , I
KQT)'tLXTJ cfr. Kuc'\wvla KQOVLOV ( 'tÒ OQOç) v 2 1 ,2; VI 1 9 , 1 ; 20, 1 . 2
KQ.. L ç v 7 , I ; VI I z ,8 Mt:yaÀ.o:noÀ.ltaL V 7, I M t:yaÀ.o:noÀ.inç (i] xU!Qa) V 7, I M ÉyaQa V 26,7; VI 7,2 M t:y aQt: i ç V 2 3 , z . s ; VI 7 , 2 . 9 ; I 9, I l . I 3 . I4; ll, S ME À.a L V É U L v 7, I M EvbalOL v z s . 7; z6, I ; 27, 1 2 M ÉvbTJ V 1 0,8 M EQOTJ v 7o4 M EQO:nlç (Kiiiç; ) VI I 4, I l
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TQoia V J .4 TQOL�TJV V 2 J ,Z TQOL�TJVLOL v 1 0,7; VI 8 ,4 TQ qxi ç V 8 , 1 1 ; 2 5 ,6; VI 4,9 Tuxaiov V 6,7 TU Q L O L v 2 5 , 1 2 TuQoç v 2 P 2 TUQOTJVOL v 1 2 , 5 TUQOTJVOV (tò 1tÉÀ.ayoç) v 2 S , J
"YfJÀ.a MEi�wv V 2 3 , 6 'YfJÀ.aiOL V 2 3 ,6 . 7 'YbQOùç VI I 9,9 "Yxama V 2 7 , 5 'Y1tEQfJQQEOL V 7,7. 8 . 9 'YQ14lva V I , I I Cll ci. Qoç (� vfjooç ) v 7.4 ; 2 J , 6 Cil E La v I 8 ,6 CII E vEàtaL V 27,8 CII E VE0ç v 2 7 , 8 ; VI l , J CII E QaiOL VI p Cllit l a VI 1 1 , 5 CII t yaÀ.Eiç V s .4 cfltya>.. i a VI 6 , I CII À. Lci.OLOL V n , 1 ; 2 2 , 6 CII À. LOÙç v 2 J , 2 Cll o iVLXEç v 1 2 ,4; 2 S . 5 · 6. u ; V I 1 9,7
Cll m vixTJ V 2 5 . 1 2 Cllo ì..OTJ VI 2 I , 5 CII Q i!;a VI u ,6 CII Q UyEç V 2 I , I I ; 2 5 ,6 CII Q uytoL aù>..o i V I 7.9 Cll wx Eiç V 24,2; 2 7 ,9; VI 6 , 2 Cll wx uwv (tò yévoç) V 2 s , 6 Cll wx iç VI 1 9, 5 XatQOOvELa V 4,9; 2o, I o; VI 4 , 7 Xa>..x t6Eiç V 2 3 , 2 ; VI 1 3 , 8 XEQQovTJOLOL (KvlbtoL ) V 24, 7 XEQQOVTJOOç (� Kvt b l (J)v) V 24·7
XEQQOVTJOOç ( � KQTjtOOV) I 6, 5 Xioç VI 9 , 3 XiOL v I 4,9; VI l s ,2 XQuoaoQiç V 2 1 , I o
'Q).,EV[a xÉtQa VI 20, I 6 N!JÀ.Evoç V J , J
VI
INDICE DI ALTRI NOMI PROPRI ( SANTIJARI, ISTITIJZIONI, FESTE, MONUMENTI , EDIFICI, OPERE LETIERARIE, ECC. ) *
' Ayvrimou mori I O. I 3
Atthj (ij bmoç) A!!aÀ.ttEla VI 'A!!qJLXnJOVEç àvoì..wm riOEç 'Agyw (ij vaùç) Aiiga (ij 'buroç)
V 1 5 ,6;
VI 20,
•E!!�OÀ.Oç (Ò Èv '0À.U!!:7t L ç ) I 5 ,6
V
el; xai O É xa 'HÀ.E L OJV yuvai xEç v I 6, 2 'EQ iuÀ.EUnJQLOV 'HÀ.E lwv VI 2 3 ,7 �OUÀ.EU'tftQ L OV '0À.Uf!:1t Laç V
'Hoim !!EyriÀ.m VI 2 I , I o 'Hgaia (o àyriJv) V I 6,2-4-6 'Hgai ov V 1 5 ,7 ; I 7 , 3 ; 20,4; 27, I I; VI I 9 , I . 8 . I 2 'Hxoùç moà V 2 I , I 7
raiov v I 4 , I O yu!!VUOLOV .HÀ.LOoç v 2 I ' I 7: VI
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