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Italian Pages [441] Year 2000
SCRITTORI GRECI E LA TINI
PAUSANIA
GUIDA DELLA GRECIA a
cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Piano dell'opera Volume I
INTRODUZIONE GENERALE di Domenico Musti
LIBRO I L'Attica
a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi Volume Il
LIBRO II La Corinzia e l'Argolùk
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli Volume III
LIBRO III La Laconia
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli Volume IV
LIBRO IV La Messenia
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli Volume V
LIBRO V
L 'Elide e Olimpia a cura di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino Volume VI
LIBRO VI
L 'Elida. e Olimpia a cura di Gianfranco Maddoli, Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino Volume VII
LIBRO VII L'Acaia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume VIII
LIBRO VIII L'Arcadia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume IX
LIBRO IX La Beozia
a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna Volume X
LIBRO X
Delfi e la Focide
con appendici e indici a cura di Domenico Musti e Mario Torelli
PAUSANIA
GUIDA DELLA GRECIA Libro V
L'ELIDE E OLIMPIA Testo e traduzione a cura di Gianfranco Maddoli Commento a cura
di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino
FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Questo volume è stato pubblicato con il contributo dd CREDIOP S.p.A.
e
della Banca d'Italia
ISBN 88-04-39384-X
Grafica di Vittorio Merico ©Fondazione Lorenzo Val/a 199 5 l edtvone ottobre 199 5 lll edizione settembre 2000
NOTA INTRODUTTIVA AL LIBRO V di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino
Dopo aver concluso il suo itinerario attraverso la Messenia giun gendo al fiume Neda, che ne rappresentava il confine settentrio nale (IV 36,7), Pausania si trasferisce in Elide, ma il suo viaggio verso Olimpia non riprende a partire dal fiume, che viene ricor dato solo più avanti (V 6.3). In altri casi simili Pausania aveva avuto cura di riallacciarsi al punto raggiunto in precedenza, come era avvenuto quando si era trasferito nella Corinzia (l 44,7; Il 1, 3), nella Laconia (Il 38,7; III xo,6) e nella Messenia (III 1.6,u; IV 1,1; 3o,l), o come accadrà con l'Acaia (VI 1.6,10; VII 17,5) e la Focide (IX 41,6; X 4,1), ma a questa regola si sottraggono sia l'in gresso nell'Elide che quello nell'Arcadia (cfr. VII 1.7 ,11.; VIII
6,4-5).
Pur essendo dedicato all'Elide, il quinto libro della Periegesi riserva solo poche pagine alla descrizione della regione, mentre spazio e rilievo assai maggiori vengono concessi al santuario di Olimpia e ai suoi monumenti. I primi capitoli contengono una breve esposizione delle vicende mitiche collegate all'Elide (V 1,14,6), completata da succinte notizie storiche (V 4·7·5,1) e conclu sa da una digressione dedicata ai fatti singolari (8au�aux), che distinguevano quella regione (V 5,1.). Segue un elenco di città e corsi d'acqua della Trifilia, accompagnato da una notazione, che sembra presupporre una provenienza da nord (V 5,3-6,7), anche se il percorso seguito da Pausania procede in direzione opposta, attraversando la Trifilia per risalire fino all'Alfeo, del quale ven gono elencati gli affluenti, con l'appendice favolistica rappresen tata dalla leggenda di Aretusa, che offre lo spunto per divagazio ni erudite di argomento acquatico (V 7,1-5). Giunto a Olimpia, Pausania non affronta immediatamente la descrizione del santuario, preferendo soffermarsi sulle vicende
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NOTA INTitODUTilVA AL UBRO V
mitiche che avevano portato alla fondazione dei giochi (V 7,68,5), per passare poi a una rapida cronaca di quelli d'età storica (V 8,6-9,2.), seguita da un'illustrazione dei sacrifici celebrati nel santuario (V 9. 3-4) e da un elenco del personale incaricato di so vrintendere allo svolgimento dei giochi (V 9· 5-6). L'itinerario al l'interno del santuario comincia nel modo più ovvio, prendendo le mosse dal monumento più significativo, che era sicuramente il tempio di Zeus. Pausania ne descrive dapprima l'esterno, soffer mandosi sul tetto (V 10,1-5), sui frontoni (V 10,6-8) e sulle meto pe (V 10,9), prima di introdurre il lettore all'interno dell'edificio. La visita della cella, preceduta da un breve accenno ai donari col locati nel pronao, culmina nella lunga descrizione dello Zeus fi diaco (V n,1-10), completata da dotte considerazioni, che partono dalla manutenzione dell'avorio impiegato nelle statue crisoelefan tine, per soffermarsi sulle zanne e sulle corna di animali più o me no esotici (V n,n-12.-3). Conclusa questa digressione, Pausania torna a elencare altre offerte votive conservate nel tempio, alcu ne delle quali particolarmente rare e preziose (V 12.,4-8), per spo starsi subito dopo verso il settore nord dell' Altis, fino a raggiun gere il recinto sacro a Pelope (V 13,1-7) e il grande altare di Zeus, che sorgeva nelle vicinanze (V q,8-14,I). La descrizione di questi due luoghi di culto, che svolgevano un ruolo essenziale nei riti ce lebrati a Olimpia, consente a Pausania di soffermarsi sui sacrifici che vi venivano compiuti e di concedersi una digressione sugli uc celli da preda e sui pioppi (V 14,1-3). Segue un'accurata enumerazione degli altari di Olimpia (V 14·4-1pz.), ricordati secondo l'ordine nel quale gli Elei li visita vano durante la loro processione mensile, che prendeva le mosse dall'angolo nord-occidentale del santuario, con il sacrificio cele brato sull'altare di ceneri posto all'interno del pritaneo, per pro seguire lungo un percorso che attraversava l'Altis per tornare in fine al pritaneo, dove veniva offerto un sacrificio a Pan. Anche se l'itinerario rispecchia una logica sacrale più che la successione spaziale dei luoghi di culto toccati dalla processione (V 14,10: où xa-.IÌ crrorxov "tfjc; lòpuar.wc;), questi paragrafi offrono comunque utili indicazioni topografiche, che consentono di collegare i sacri fici (e gli altari sui quali erano celebrati) alla casa di Enomao (V 14,7), alla porta processionale (V 15,7), all'ingresso dello stadio, al tesoro dei Sicionii (V 14,9), al Gaion e al Pelopion (V I4,IO). L'i tinerario seguito dalla processione tocca importanti edifici, dei quali sono ancora visibili le rovine (come l'officina di Fidia, il
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Leonidaion e il ginnasio: V •s.I-2. e 8) , ma anche complessi da tempo scomparsi, come l'ippodromo, che conosciamo solo grazie alla descrizione di Pausania (V 1s,s-6) . Ritornato nel pritaneo, Pausania passa a descrivere il tempio di Era, il più antico di Olimpia, che sorgeva anch'esso nel settore nord-occidentale dell'Altis. Dell'edificio vengono rilevati gli aspetti arcaici, che caratterizzavano anche le feste e le gare fem minili in onore di Era (V I6,I-8) , J a cui illustrazione costituisce una sorta di introduzione alla straordinaria raccolta di statue di culto e di opere d'arte ospitate all'interno del tempio (V 17,I-4). Una speciale attenzione riceve l'arca di Cipselo, alla quale vengo no dedicati ben due capitoli (V •7· S-I9,10), che contengono una minuziosa descrizione della preziosa cassa. Dopo averne com mentato la ricca decorazione, Pausania torna a parlare delle offer te votive conservate nel tempio di Era, tra le quali spicca il tavo lo crisoelefantino di Colote, anch'esso decorato con scene figura te (V 2.0,1-�) . Segue una digressione, nella quale vengono ricorda te due scoperte archeologiche avvenute nel santuario: si comincia con il cadavere di un guerriero, rimasto per secoli sotto il tetto del tempio di Era, per passare a un ritrovamento fortuito di armi, tornate alla luce presso la colonna di Enomao, che costituiva an ch'essa una reliquia di veneranda antichità (V 2.0,4-8). La descri zione della parte settentrionale dell'Altis si conclude con il Me troon e il Philippeion, due edifici che ospitavano statue di perso naggi illustri, di rango regale o imperiale (V 2.0,9-10). La visita del santuario prosegue con la descrizione delle statue votive (ÒtYtwv; q,z.: !J.tWoL(; 14-4: >tphcx 8ì (l'ltt lvòç llw!Lou Acxo("tqt �d ' Ri113razK> i colleghi A.M. CirK>, S. Mcdoglia, R. Nicolai, LE. Rossi, L. Sqoloni, E. P"r avtr di>CUsso a lu1111o k mit propostt " P"r i pr=iosi suggtrirntnti; la ..,. sponsabilitlo ddk scdtt ddinitivt rnu comunque compltta,.,.,tt mia (G.M.).
T agliaftrro
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NOTA INI'RODU"ITIVA AL UBRO V
ML lloouÒWvt ACio('t�, 'ti"tCip-t«m e di riferimenti a 8!.&fpot À6rot: quanto di queste versioni poggi su testi scritti e quanto su racconti orali , raccolti personalmente da Pausa nia, è spesso difficile dire . Certo è che il complesso di tradizioni rife rite costituisce un patrimonio mitistorico locale che in gran parte do veva essere confluito in libri, certamente consultati e messi a con fronto, come mostra l'accenno a "tÒt ' HÀdwv rpafl+I.Cl"ta à:p:x:atot (V 4 , 6) e la distanza presa da particolari non conformi all a tradizione ca nonica, che a Pausania sembrano inattendibili; in alcuni di questi casi è possibile che si tratti di varianti raccolte oralmente. L'insieme delle tradizioni genealogiche che collegano il tempo degli dei con quello degli uomini, che per l' Elide prende le mosse dall ' inizio delle olimpiadi storiche, copre oltre quattro capitoli (V 1, 3-4,6) ed è costi tuito in gran parte dalle successioni e dagli eventi che si collocano
XXXIX 1961, p. �9 sgg . ; G.A. Privitera, Pindaro, Le Istmiche, Milano 1982., p . XI sgg . ; E . R . Gebhard , in Coulson-Kyrieleis , pp. 7 3 - 9 ; sul sito e i resti monumentali ved . O. Broneer, Isthmia II, Princeton 197 3 ; Weiler, p. 1 )l sgg. 6 - 7 . Òt7tÉxnLvt ... l11 Khwva:Iç: qui avevano un santuario menzio nato da Pausania (Il 1 s , I) . L'episodio, ricordato da numerose altre fonti (cfr. Hitzig-Biii mner II 1 , p. 2.86), è richiamato più di una volta da Pausania. 1 6 - 7 . qiUÀaaaOUGL ... "t"Òtç Xllt"'Capaç: J' uso di decretare una maledizione su un'intera collettività e per intere generazioni , in caso di inot t emperanza a una prescrizione , è tipicamente arcaico; connesso all'i dea di solidarietà che cementa una comunità ristretta, in cui preval gono i vincoli del sangue e del comune interesse , mostra la resistenza della coscienza collettiva all 'affermazione dell' idea di responsabilità individuale . Erodoto ne cita alcuni casi per il VI secolo (p. es. I 8 2. e 1 6 s ) , ma àtpal, « maledizioni>>, contro i trasgressori sono previste già nel giuramento dei fondatori di Cirene, che potrebbe risalire al secolo VII (Meiggs-Lewis , n. s l. 4 2.) e ve ne è traccia in Omero; celebri erano le dirae Teiae (Meiggs-Lewis , n. )O), recentemente arricchitesi di un nuovo frammento epigrafico (P. Herrmann, « Chiron » Xl 1 9 8 1 , p. 1 sgg . ) . Sulle maledizioni cfr. K. Latte, Hei/iges Recht, Tiibingen 192.0, p. 61 sgg . ; J . Th. Kakridis, 'Apal, Athenai 192.9; Guarducci IV, .