Del modo di esistenza degli oggetti tecnici 8893142929, 9788893142922

Come restituire alla tecnica lo statuto che le spetta all'interno della cultura e quindi comprendere le vere fonti

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Del modo di esistenza degli oggetti tecnici
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Gilbert Simondon Del modo di esistenza degli oggetti tecnici Nuova edizione rivista e corretta

edizione italiana a cura di Antonio Stefano Caridi

Tutti i diritti riservati T itolo originale: Du mode d'existence des objets techniques Copyright© 1958, 2012 Éditions Aubier ( department of Édi tions Flammarion), Paris Copyright© 2020 Orthotes, Napoli-Salerno Traduzione dal francese di Antonio Stefano Caridi ISBN 978-88-9314-292-2 Orthotes Editrice www.orthotes.com

Nota alla nuova edizione (rivista e corretta) Il Modo d'esistenza degli oggetti tecnici comparve per la prima volta nel 1958 nelle edizioni Aubier-Momaigne, nella collezione «Analyse et Raisons», diretta da Manial Guéroult e Jules Vuillemin. Questa nuova edizione, corretta, è stata completata in base alle annotazioni che Gilberc Simondon aveva fatto sulle bozze della prima edizione. Le aggiunte piL1 signifì.carive sono segnalate con una nota. Inoltre, è stata aumentata del Prospetto, testo inedito di presentazione redatto dall'autore in occasione dell'uscita del libro. /\.vendo dovuto rinuncia­ re alla paginazione originale, abbiamo indicato la corrispondenza del­ le pagine nell'Indice degli argomenti. Gli asterischi rinviano al lessico delle parole tecniche. Nathalie Simondon

GILBERT SIMONDON DEL MODO DI ESISTENZA DEGLI OGGETTI TECNICI

Ringrazio i miei professori André Bernard, jean Laeroix, Georges Gusdoif e Jean-T. Desanti. Esprimo la mia riconoscenza ai Colleghi André Doazcm e lvfikel Dufrenne, che mi hanno aiutato in occasione della mia discussione a Parigi. Ringrazio in particolare il professor Dufrenne per i ripetuti incoraggiamenti che mi ha prodigato, per i consigli e per la vicinanza solerte di cui ha dato prova durante la prepara­ zione di questo lavoro. Il professor Canguilhem rni ha cortesemente permesso di consultare dei documenti nella biblioteca dell'Istituto di storia delle scienze e mi ha prestato delle opere tedesche rare della sua biblioteca personale. Inoltre, il professor Can­ guilhem, con le sue osservazioni, mi ha permesso di trovare la fòrma definitiva di questo lavoro; la terza parte deve molto alle sue indicazioni. Desidero esprimere pubblica­ mente la mia riconoscenza per tanta risoluta generosità.

INTRODUZIONE

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uesro studio è mosso dall'intenzione di suscitare una presa �di coscienza del senso degli oggetti tecnici. La cultura si è costituita come sistema di difesa rispetto alle tecniche; ma tale difesa si presenta come una difesa dell'uomo, nella presupposizione che gli oggetti tecnici non contengano della realtà umana. Vorremmo invece dimostrare che la cultura ignora nella realtà tecnica una realtà umana e che, per giocare il proprio ruolo completo, la cultura deve incorpo­ rare gli esseri tecnici sotto forma di conoscenza e di senso dei valori. La presa di coscienza dei modi d'esistenza degli oggetti tecnici deve essere effettuata dal pensiero filosofico, che si trova nel.l' obbl.igo di as­ solvere in quest'opera ad un dovere analogo a quello che ha svolto per l'abolizione della schiavitù e l'affermazione del valore della persona umana. I;opposizione delineata tra la cultura e la tecnica, tra l'uomo e la macchina, è falsa e senza fondamento, risultando soltanto da ignoran­ za o risentimento. Essa nasconde dietro un facile umanesimo una re­ altà ricca di sforzi umani e di forze naturali e che costituisce il mondo degli oggetti tecnici, mediatori tra la namra e l'uomo. La cultura si comporta verso l'oggeno tecnico come l'uomo verso la straniero quando si lascia condizionare dalla xenofobia primitiva. Il misoneismo orientato contro le macchine non è tanto odio del nuo­ vo quanto rifiuto della realtà estranea. Ma tale essere estraneo è pur sempre umano e la cultura completa è ciò che permette di scoprire l'estraneo come umano. Allo stesso modo, la macchina è la straniera, nella quale è racchiuso dell'umano, incompreso, materializzato, as­ servito, ma pur sempre dell'umano. La più forte causa di alienazione nel mondo contemporaneo risiede nella mancata comprensione della macchina, che non è un'alienazione causata dalla macchina, ma dalla non conoscenza della sua natura e della sua essenza, dalla sua assenza dal mondo dei significati e dalla sua omissione nella tavola dei valori e dei concetti che fanno parte della cultura.

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Introduzione

La cultura è squilibrata perché riconosce alcuni oggetti, come l'og­ getto estetico, ed accorda loro diritto di cittadinanza nel mondo dei significati, mentre respinge altri oggetti, in particolare gli oggetti tec­ nici, nel mondo senza struttura di ciò che non possiede significati, ma soltanto un uso, una funzione utile. Di fronte a tale rifiuto difensivo, espresso da una cultura parziale, gli uomini che conoscono gli oggetti tecnici e ne percepiscono il significato cercano di giustificare il proprio giudizio dando all'oggetto tecnico il solo statuto attualmente valoriz­ zato oltre quello dell'oggetto estetico, quello dell'oggetto sacro. Nasce allora un tecnicismo smodato che è solo un'idolatria della macchina e, grazie a tale idolatria, tramite un'identificazione, un'aspirazione tec­ nocratica al potere incondizionato. Il desiderio di potenza consacra la macchina come strumento di supremazia e fa di essa il filtro magico moderno. L'uomo che vuole dominare i propri simili crea la macchina androide, abdicando davanti ad essa e delegandole la propria umanità. Cerca di costruire la macchina capace di pensare, sognando di poter costruire la macchina dotata di volontà, la macchina capace di vivere, per proteggersi con essa dall'angoscia, libero da ogni pericolo, esente da ogni sensazione di debolezza e tronfio di ciò che ha inventato. Ma, in tal caso, la macchina diventata secondo l'immaginazione il doppio dell'uomo qual è il robot, privo di interiorità, rappresenta in maniera evidente e inevitabile un essere del tutto mitico e immaginario. Vorremmo precisamente dimostrare che il robot non esiste, non è una macchina, non più di quanto una statua sia un essere vivente, ma soltanto un prodotto dell'immaginazione e della fabbricazione fitti­ zia, dell'arte dell'illusione. Tuttavia, la nozione di macchina che esiste nella cultura attuale incorpora in una misura abbastanza ampia la rap­ presentazione mitica del robot. Un uomo colto non si permetterebbe di parlare degli oggetti o dei personaggi dipinti su una tela come delle realtà vere, che hanno un'interiorità, una volontà buona o malvagia. Lo stesso uomo parla tuttavia di macchine che minacciano l'uomo come se attribuisse a tali oggetti un'anima ed un'esistenza separata, autonoma, che conferisce loro l'uso di sentimenti e di intenzioni nei confronti dell'uomo. La cultura comporta così due atteggiamenti contraddittori nei con­ fronti degli oggetti tecnici: da una parte, li tratta come dei puri assem­ blaggi di materia, privi di vero significato e che presentano soltanto un'utilità. Dall'altra parte, essa dà per scontato che tali oggetti siano proprio dei robot e che siano animati da intenzioni ostili nei riguar-

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di dell'uomo o che rappresentino per lui un permanente pericolo di aggressione, di insurrezione. Pensando bene di conservare il primo carattere, essa vuole impedire la manifestazione del secondo e parla di mettere le macchine al servizio dell'uomo, pensando di trovare nella riduzione in schiavitù un mezzo sicuro per impedire ogni ribellione. In realtà, la contraddizione intrinseca alla cultura proviene dall' am­ biguità delle idee relative all'automatismo, nelle quali si nasconde un vero errore logico. Gli adoratori della macchina presentano in generale il grado di perfezione di una macchina come proporzionale al grado di automatismo. Andando oltre ciò che mostra l'esperienza, presuppongono che con un accrescimento ed un perfezionamento dell'automatismo si arriverebbe a riunire e ad interconnettere tutte le macchine tra loro, in maniera da costituire una macchina di tutte le macchine. In realtà, l'auromatismo è un grado alquanto basso di perfezione tecnica. Per rendere automatica una macchina, vanno sacrificare mol­ te possibilità di funzionamento, molti usi possibili. L'automatismo, e la sua utilizzazione sono forma di organizzazione industriale che si chiama automazione, possiede un significato economico o sociale più che un significaro tecnico. Il vero perfezionamento delle macchine, quello di cui si può dire che eleva il grado di tecnicità, corrisponde non ad un accrescimento dell'automatismo, ma al contrario al fatto che il funzionamento di una macchina contenga un certo margine di indeterminazione. È tale margine che permette alla macchina di essere sensibile ad un'informazione esterna. È tramite tale sensibilità delle macchine all'informazione che un insieme tecnico può realiz­ zarsi, molto più che attraverso un aumento dell'automatismo. Una macchina puramente automatica, completamente chiusa su sé stessa in un funzionamento predeterminato, non potrebbe dare che dei ri­ sultati approssimativi. La macchina che è dotata di un'alca tecnicità è una macchina aperta e l'insieme delle macchine aperte presuppone l'uomo come organizzatore permanente, come interprete vivente delle macchine le une in rapporto alle altre. Lungi dall'essere il sorvegliante di una squadra di schiavi, l'uomo è l'organizzatore permanente di una società degli oggetti tecnici che hanno bisogno di lui come i musicisti hanno bisogno del direttore d'orchestra, che può dirigere i musici­ sti solo perché suona come loro, altrettanto intensamente che tutti loro, il brano eseguito; li modera o li sprona, ma è anche moderato e spronato da loro. In effetti, attraverso di lui, il gruppo dei musicisti

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Introduzione

modera e sprona ciascuno di essi, è per ciascuno la forma in continuo movimento del gruppo che sta nascendo, è l'interprete reciproco di tutti in rapporto a ciascuno. In tal modo l'uomo ha la funzione di es­ sere il coordinatore e l'inventore permanente delle macchine che sono intorno a lui. È tra le macchine che operano insieme a lui. La presenza dell'uomo accanto alle macchine è un'invenzione con­ tinua. Ciò che vi è nelle macchine è la realtà umana, il gesto umano fissato e cristallizzato in strutture che funzionano. Tali strutture hanno bisogno di essere sostenute nel corso del loro funzionamento e la pii.1 grande perfezione coincide con la più grande apertura, con la più grande libertà di funzionamento. Le macchine da calcolo moderne non sono dei puri automi, sono esseri tecnici che, oltre i loro automa­ tismi aggiuntivi (o di decisione di funzionamento di commutatori* elementari), possiedono ampie possibilità di commutazione dei cir­ cuiti, che permettono di codificare il funzionamento della macchina restringendone il margine d'indeterminazione. È grazie al margine primitivo d'indeterminazione che la stessa macchina può estrarre delle radici cubiche o tradurre un testo semplice, composto con un piccolo numero di parole e di risvolti, da una lingua ad un'altra. È ancora tramite il margine d'indeterminatezza e non per gli au­ tomatismi che le macchine possono essere raggruppate in insiemi coerenti, scambiare informazione le une con le altre tramite il coor­ dinatore che è l'interprete umano. Anche quando lo scambio d'infor­ mazione è diretto tra due macchine (come tra un oscillatore pilota e un altro oscillatore sincronizzato a impulsi), l'uomo interviene come essere che regola il margine d'indeterminazione affinché sia adatto al migliore scambio possibile d'informazione. Ci si può adesso chiedere quale uomo possa realizzare in sé la presa di coscienza della realtà tecnica e introdurla nella cultura. Tale presa di coscienza può difficilmente essere realizzata da colui che è legato_ ad una macchina sola tramite il lavoro e la fissità dei gesti quo­ tidiani. La relazione d'uso non favorisce la presa di coscienza, poiché il suo abituale ricominciare esaurisce nella stereotipia dei gesti adatti la coscienza delle strutture e dei funzionamenti. Il fatto di governare un'impresa utilizzando delle macchine, o la relazione di proprietà, non è più utile del lavoro per la presa di coscienza: esso crea dei punti di vista astratti sulla macchina, giudicata per il prezzo ed i risulta­ ti del suo funzionamento piuttosto che in sé stessa. La conoscenza scientifica, che vede in un oggetto tecnico l'applicazione pratica di

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una legge teorica, non è nemmeno al livello dell'ambito tecnico. La presa di coscienza sembrerebbe piuttosto poter essere propria dell'in­ gegnere che sarebbe come il sociologo o lo psicologo delle macchine, che vive all'interno della società di esseri tecnici di cui è la coscienza responsabile e inventiva. Una vera presa di coscienza delle realcà tecniche colte nel loro si­ gnificarn corrisponde ad una pluralicà aperta di tecniche. Non può del resto essere diversamente, poiché un insieme tecnico anche poco esteso comprende delle macchine i cui principi di funzionamento appartengono ad ambiti scientifici molto diversi. La specializzazione cosiddena tecnica corrisponde molto spesso a preoccupazioni ester­ ne agli oggetti tecnici propriamente detti (relazioni con il pubblico, forma particolare di commercio) e non ad una specie di schemi di funzionamento compreso negli oggetti tecnici. È la specializzazione secondo delle direzioni esterne alle tecniche a creare la ristrettezza del­ la visione rimproverata ai tecnici da pane dell'uomo colto che intende prenderne le distanze: si tratta di una ristrettezza di intenzioni, di fini, piuttosto che di una ristrettezza d'in formazione o d'intuizione delle tecniche. Sono molto rare ai giorni nostri le macchine che non siano in qualche misura meccaniche, termiche ed elettriche insieme. Per ridare alla cultura il carattere davvero generale che essa ha per­ duto, occorre poter reintrodurre in essa la coscienza della natura delle macchine, delle loro reciproche relazioni e delle loro relazioni con l'uomo e dei valori implicati in queste relazioni. 1àle presa di coscien­ za ha bisogno dell'esistenza, accanto allo psicologo e al sociologo, del tecnologo o meccanologo. Inoltre, gli schemi fondamentali di causali­ tà e di regolazione che costituiscono un assiomatica della tecnologia devono essere insegnati in maniera universale, come sono insegnati i fondamenti della cultura letteraria. L'iniziazione alle tecniche deve essere collocata sullo stesso piano dell'educazione scientifica, che è al­ trettanto disinteressata della pratica delle arti e riguarda sia le appli­ cazioni pratiche che la fisica teorica e può raggiungere lo stesso grado d'astrazione e di simbolizzazione. Un bambino dovrebbe sapere che cos'è un'autoregolazione o una reazione positiva allo stesso modo in cui conosce i teoremi matematici. Questa riforma della cultura, che procede per ampliamento e non per distruzione, potrebbe ridare alla cultura attuale il vero potere re­ golatore che ha perduto. Riserva di significati, di mezzi d'espressione,

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Introduzione

di giustificazioni e di forme, una cultura stabilisce tra coloro che la possiedono una comunicazione regolatrice. Essendo il risultato della vita del gruppo, essa anima i gesti di coloro che assicurano le funzioni di comando, fornendo loro norme e schemi. Ma, prima del grande sviluppo delle tecniche, la cultura incorporava a titolo di schemi, di simboli, di qualità e di analogie, i principali tipi di tecniche che da­ vano luogo ad un'esperienza vissuta. Al contrario, la cultura attuale è la cultura antica, che incorpora come schemi dinamici lo stato delle tecniche artigianali e agricole dei secoli passati. Sono proprio tali sche­ mi a fare da mediatori tra i gruppi e i loro capi, imponendo, a causa della loro inadeguatezza alle tecniche, una distorsione fondamentale. Il potere diventa letteratura, arte d'opinione, difesa delle verosimi­ glianze, retorica. Le funzioni direttrici sono false perché non esiste piì.1 tra la realtà governata e gli esseri che governano un codice adeguato di relazioni: la realtà governata comprende uomini e macchine. Il codice poggia solo sull'esperienza dell'uomo che lavora con degli utensili, la quale però risulta sbiadita e lontana perché coloro che impiegano il codice non vengono dai lavori nei campi, come Cincinnato. Il simbo­ lo sbiadisce in semplice modo di dire, il reale è assente. Una relazione regolatrice di causalità circolare non può stabilirsi tra l'insieme della realtà governata e la funzione d'autorità: l'informazione non arriva nemmeno perché il codice è diventato inadeguato al tipo d'informa­ zione che dovrebbe trasmettere. Un'informazione che esprima l' esi­ stenza simultanea e correlativa degli uomini e delle macchine deve includere gli schemi di funzionamento delle macchine ed i valori da essi implicati. Occorre che la cultura ridiventi generale, mentre si è specializzata e impoverita. Tale estensione della cultura, che sopprime una delle principali cause d'alienazione e ristabilisce l'informazione regolatrice, possiede un valore politico e sociale: essa può dare all'uo­ mo dei mezzi per pensare la propria esistenza e la propria situazione in funzione della realtà che la circonda. Tale opera di allargamento e di approfondimento della cultura svolge anche un ruolo propriamente filosofico poiché conduce alla critica di un certo numero di miti e di stereotipi, come quello del robot, o degli automi perfetti al servizio di un'umanità oziosa e appagata. Per operare tale presa di coscienza, è possibile cercare di definire l'oggetto tecnico in sé stesso, attraverso il processo di concretizzazione e di sovradeterminazione funzionale che gli dà consistenza al termine di un'evoluzione, dimostrando che non potrebbe essere considerato

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un puro utensile. Le modalità di questa genesi permenono di cogliere i ere livelli dell'oggeno tecnico e la loro coordinazione temporale non dialenica: l'elemento, l'individuo, l'insieme. Poiché l'oggeno tecnico è definito dalla sua genesi, è possibile stu­ diare i rapporti tra l' oggeno tecnico e le altre realtà, in particolare l'uomo da adulto ed il bambino. Infine, considerato come oggeno di un giudizio di valore, l' og­ getto tecnico può suscitare aneggiamenti molto diversi secondo che venga considerato a livello dell'elemento, a livello dell'individuo o a li­ vello dell'insieme. A livello dell'elemento il suo perfezionamento non introduce alcun rovesciamento che generi angoscia per il conflitto con le abitudini acquisite: è il clima dell'ottimismo del XVIII secolo, che introduce l'idea di un progresso continuo e indefinito, che apporta un miglioramento costante del destino dell'uomo. Al contrario, l'indivi­ duo tecnico diventa per un certo periodo l'avversario dell'uomo, il suo concorrente, perché l'uomo centralizzava su di sé l'individualità tec­ nica al tempo in cui esistevano solo gli utensili; la macchina prende il posto dell'uomo perché l'uomo assolveva la funzione di macchina, di portatore di utensili. A cale fase corrisponde una nozione drammatica ed appassionata di progresso, che diventa aggressione della natura, conquista del mondo, cattura dell'energia. Tale volontà di potenza si esprime attraverso la dismisura tecnicista e tecnocratica dell'era della termodinamica, che ha una svolta insieme profetica e catastrofica. In­ fine, a livello degli insiemi tecnici del XX secolo, l'energetismo termo­ dinamico è sostituito dalla teoria dell'informazione, il cui contenuto normativo è soprattutto regolatore e stabilizzatore: lo sviluppo delle tecniche appare come una garanzia di stabilità. La macchina, come elemento dell'insieme tecnico, diventa ciò che aumenta la quantità d'informazione, ciò che accresce la neghentropia, ciò che si oppone alla degradazione dell'energia: la macchina, opera d'organizzazione e d'informazione, è, come la vita e con la vita, ciò che si oppone al disordine, al livellamento di rune le cose che tendono a privare l'u­ niverso dei poteri di cambiamento. La macchina è ciò attraverso cui l'uomo si oppone alla morte dell'universo; essa rallenta, come la vita, la degradazione dell'energia e diventa stabilizzatrice del mondo. La modificazione dello sguardo filosofico sull'oggetto tecnico annuncia la possibilità di una introduzione dell'essere tecnico nella cultura: questa integrazione, che non ha potuto operarsi né al livello degli elementi, né al livello degli individui in maniera definitiva, si

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Introduzione

potrà realizzare con più possibilità di stabilirà al livello degli insiemi; la realtà tecnica diventata regolatrice potrà integrarsi alla cultura, re­ golatrice per essenza. L'integrazione poteva avvenire solo per aggiunta al tempo in cui la tecnicità risiedeva nei nuovi individui tecnici; oggi, la tecnicità tende a risiedere negli insiemi, può quindi diventare un fondamento della cultura alla quale apporterà un potere d'unità e di stabilità, rendendola adeguata alla realtà che esprime e che regola.

PRIMA PARTE GENESI ED EVOLUZIONE DEGLI OGGETTI TECNICI

Capitolo primo GENESI DELL'OGGETTO TECNICO: IL PROCESSO DI CONCRETIZZAZIONE

I. Oggetto tecnico astratto ed oggetto tecnico concreto

L

oggetto tecnico è sottoposto ad una genesi, ma è difficile de­ finire la genesi di ogni oggetto tecnico, poiché l'individualità degli oggetti si modifica nel corso della genesi; solo con difficoltà si possono definire gli oggetti tecnici in base alla loro appartenenza ad una specie tecnica. Le specie sono facili da distinguere sommariamen­ te, per l'uso pratico, se si accetta di prendere l'oggetto tecnico in base al fine pratico al quale risponde; ma si tratta di una specificità illuso­ ria, dato che Dessu.na str:uttura fissa corrisponde ad un uso definito. Uno stesso risultato può essere ottenuto a partire da funzionamenti e da strutture molto differenti: un motore a vapore, un motore a benzi­ na, una turbina, un motore a molla o a massa sono tutti pur sempre dei motori. Tuttavia, vi è più analogia reale tra un motore a molla ed un arco o una balestra che tra lo stesso motore e un motore a vapore; un orologio a pesi possiede un motore analogo ad un argano, mentre un orologio a funzionamento elettrico è analogo ad un campanello o ad un vibratore. L'uso riunisce strutture e funzionamenti eterogenei sotto generi e specie che traggono significato dal rapporto tra tale fun­ zionamento ed un altro funzionamento, quello dell'essere umano in azione. Dunque, ciò a cui si dà un nome unico, come, per esempio, quello di motore, può essere molte cose in quel momento e può varia­ re nel tempo cambiando d'individualità. Tuttavia, invece di partire dall'individualità dell'oggetto tecnico, o anche dalla sua specificità, che è molto instabile, per cercare di defi­ nire le leggi della sua genesi nel quadro di tale individualità o di tale specificità, è preferibile rovesciare il problema: è a partire dai criteri della genesi che si può definire l'individualità e la specificità dell'og­ getto tecnico: l'oggetto tecnico individuale non è tale o talaltra cosa,

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4c1t.� hic e_t nunc, ma ciò di cui vi è genesi 1• Lunità dell'oggetto tecnico, la sua individualità e la sua specificità sono i caratteri di consistenza e di convergenza della sua genesi. La genesi dell'oggetto tecnico fa parte del suo essere. Loggetto tecnico è ciò che non è anteriore al suo divenire, ma presente ad ogni tappa di tale divenire; l'oggetto tecnico si11,golo è unità in divenire. Il motore a benzina non è questo o quel motore dato nel tempo e nello spazio, ma il fatto che abbia un seguito, una continuità che va dai primi motori a quelli che conosciamo e che sono ancora in evoluzione. A tal proposito, come in una lipea fi!9_� .. netica, uno stadio definito di evoluzione contiene in sé delle strt1tture e degl{i�hemi dinamici che sono al principio di un'evoluzione delle formeJLessere tecnico evolve per convergenza e per adattamento a --� sfsi unifica internamente secondo un principio di risonanza interna. 1T-�otore di automobile di oggi non è il discendente del motore del 191 O soltanto perché il motore del 191 O era quello costruito dai nostri progenitori. Non ne è neppure il discendente perché è più perfeziona­ to in relazione all'uso; in realtà, per cale o talaltro uso, un motore del 191 O resta superiore ad un motore del 1956. Per esempio, può soste­ nere un riscaldamento importante senza grippaggio o perdite, essendo costruito con delle combinazioni più consistenti e senza leghe fragili come il metallo antifrizione, ed è più autonomo, grazie all'accensione magnetica. Vecchi motori funzionano senza difetti su dei pescherecci, dopo essere stati presi da automobili fuori uso. È grazie ad un esa­ me interno dei regimi di causalità e delle forme in quanto adattare a Secondo determinate modalità che distinguono la genesi dell'oggetto tecnico da quelle degli altri tipi di oggetti: oggetto estetico, essere vivente. Le modalità spe­ cifiche della genesi devono essere distinte da una specificità statica che si potrebbe stabilire in base alla genesi considerando i caratteri dei diversi tipi di oggetto; l'impie­ go del metodo genetico ha precisamente per oggetto di evitare l'uso di un pensiero classificatorio che intervenga dopo la genesi per suddividere la totalità degli oggetti in generi e in specie che si adattano al discorso. r; evoluzione passata di un essere tecnico resta in maniera fondamentale in quell'essere sotto forma di tecnicità. l:essere tecnico, portatore di tecnicità secondo il procedimento che chiameremo analettico, può essere l'oggetto di una conoscenza adeguata solo se quest'ultima coglie in esso il senso temporale della sua evoluzione; tale conoscenza adeguata è la cultura tecnica, distinta dal sapere tecnico che si limita a cogliere nell'attualità gli schemi isolati del funzionamento. Poiché le relazioni che esistono al livello della tecnicità tra un oggetto tecnico ed un altro sono sia orizzontali che verticali, una conoscenza che procede per generi e specie non conviene: tenteremo di indicare in che senso la relazione tra gli oggetti tecnici è trasduttiva.

Genesi dell'oggetto tecnico: ilprocesso di concretizzazione

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tali regimi di causalità che il motore di automobile attuale è definito come successivo al motore del 191 O. In un motore attuale, ogni pezzo importante è talmente associato agli altri grazie a scambi reciproci di energia che non può essere diversamente da quello che è. La forma della camera d'esplosione, la forma e la dimensione delle valvole e la forma del pistone fanno parte di uno stesso sistema nel quale vi è una moltitudine di causalità reciproche. Alla forma di tali elementi corri­ sponde un certo tasso di compressione, che esige esso stesso un grado determinato prima dell'accensione; la forma della testata, il metallo di cui è fatta, in relazione con tutti gli altri elementi del ciclo, produco­ no una certa tempera.tura degli elettrodi della candela d'accensione; a sua volta, la temperatura reagisce sulle caratteristiche dell'accensione e dunque di tutto il ciclo. Si porrebbe dire che il motore attuale è un motore concreto, mentre il motore antico è un motore astratto. Nel motore antico, ogni elemento interviene in un ceno momento nel ciclo, dopodiché si ritiene non agire piL1 sugli altri elementi; i pezzi del motore sono come delle persone che lavorano ciascuna al proprio posto, senza conoscersi tra di loro. È del resto proprio così che si spiega nelle classi il funzionamento dei motori termici, essendo ogni pezzo isolato dagli altri come i tratti che lo rappresentano sulla lavagna nera, nello spazio geometrico partes extra partes. Il motore antico è un insieme logico di elementi definiti dalla loro funzione completa ed unica. Ogni elemento può compiere al meglio la propria funzione se è come uno strumento perfettamente finalizzato, nmo orientato verso il compimento di tale funzione. Uno scambio permanente di energia tra due elementi si presenta come un'imperfezione, se tale scambio non fa parte del funzionamento teo­ rico; inoltre, esiste una forma primitiva dell'oggetto tecnico, la forma astratta, nella quale ogni unità teorica e materiale è trattata come un assoluto, realizzata in una perfezione intrinseca che necessita, per il suo funzionamento, di essere costituita in sistema chiuso. Lintegra­ zione nell'insieme presenta in questo caso una serie di problemi da ri­ solvere che sono considerati tecnici e che, in realtà, sono dei problemi di compatibilità tra insiemi già dati. Tali insiemi già dati devono essere mantenuti e conservati mal­ grado le loro influenze reciproche. Risultano quindi delle strutture particolari che si possono chiamare, per ogni unità costituente, delle strutture di difesa: la testata del motore termico a combustione inter­ na è dotata di alette di raffreddamento, particolarmente sviluppate

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nella zona delle valvole, sottoposta a degli scambi termici intensi e a pressioni elevate. Le alette di raffreddamento, nei primi motori, sono in un certo senso aggiunte dall'esterno al cilindro ed alla testata teori­ ci, geometricamente cilindrici, che assolvono esclusivamente una sola funzione, quella del raffreddamento. Nei motori recenti, le alette svol­ gono anche un ruolo meccanico, opponendosi come delle nervature ad una deformazione della testata sotto la spinta dei gas. In tali condi­ zioni, non si può più distinguere l'unità volumetrica (cilindro, testata) e l'unità di dissipazione termica; se si tagliassero o levigassero le alette della testata di un motore a raffreddamento ad aria corrente, l'unità volumetrica costituita dalla sola testata non sarebbe più sostenibile, anche in quanto unità volumetrica: si deformerebbe sotto la pressio­ ne dei gas. L'unità volumetrica e meccanica è diventata coestensiva all'unità di dissipazione termica, poiché la struttura dell'insieme è bivalente: le alette, in rapporto ai tubi di aria esterna, costituiscono una superficie di raffreddamento per scambio termico. Le stesse alette, in quanto fanno parte della testata, limitano la camera di esplosione grazie ad una sagoma indeformabile che impiega meno metallo di quanto ne avrebbe bisogno una scocca non nervata. Lo sviluppo di questa struttura unica non è un compromesso, ma una concomitanza ed una convergenza: una testata nervata può essere più sottile di una testata liscia con la stessa rigidità. Del resto, una testata sottile permet­ te scambi termici più efficaci di quelli che potrebbero darsi attraverso una testata spessa; la struttura bivalente aletta-nervatura migliora il raffreddamento non soltanto aumentando la superficie degli scambi termici (cosa che riguarda propriamente l'aletta in quanto tale), ma anche permettendo un assottigliamento della testata (cosa che riguar­ da invece l'aletta in quanto nervatura). Il problema tecnico è quindi quello della convergenza delle fun­ zioni verso un'unità strutturale piuttosto che quello di una ricerca di compromesso tra esigenze in conflitto. Se il conflitto sussiste tra i due aspetti della struttura unica, nel caso in questione, è soltanto in quanto la posizione delle nervature che corrispondono al massimo di rigidità non è necessariamente quella che conviene al miglior raffred­ damento, facilitando il flusso della ventilazione tra le alette, mentre il veicolo è in movimento. In tal caso, il costruttore può essere obbli­ gato a conservare un carattere misto incompleto: le alette-nervature, se sono disposte per il miglior raffreddamento, dovranno essere più spesse e più rigide di quanto non lo sarebbero se fossero soltanto delle

Genesi dell'oggetto tecnico: il processo di concretizzazione

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nervature. Se al contrario sono disposte in maniera da risolvere perfet­ tamente il problema di ottenere la rigidità, sono di una superficie più grande, al fine di ritrovare con uno sviluppo della superficie ciò che la diminuzione della ventilazione fa perdere nello scambio termico. Infine, le alette possono ancora essere nella loro struttura stessa un compromesso tra le due forme, cosa che necessita uno sviluppo più grande che se una sola delle funzioni fosse presa per scopo della strut­ tura. La divergenza delle direzioni funzionali resta come un residuo d'astrazione nell'oggetto tecnico ed è la riduzione progressiva del mar­ gine tra le funzioni delle strutture plurivalenti a definire il progresso di un oggetto tecnico. È tale convergenza a specificare l'oggetto tecnico, poiché non vi è, in un'epoca determinata, un'infinita pluralità di siste­ mi funzionali possibili; le specie tecniche sono in numero molto pit1 ristretto degli usi ai quali sono destinati gli oggetti tecnici; i bisogni umani si diversificano all'infinito, ma le direzioni di convergenza delle specie tecniche sono in numero finito. L'oggetto tecnico esiste, dunque, come tipo specifico ottenuto al termine di una serie convergente. Tale serie va dal modo astratto al modo concreto: tende verso uno stato che farebbe dell'essere tecnico un sistema interamente coerente con sé stesso, interamente unificato.

II. Condizioni dell'evoluzione tecnica r) uali sono le ragioni della convergenza che si manifesta nell' e­ �'oluzione delle strutture tecniche? - Vi è senza dubbio un certo numero di cause estrinseche, in particolare quelle che tendono a produrre la standardizzazione dei pezzi e degli organi di ricambio. Tuttavia, tali cause estrinseche non sono più potenti di quelle che tendono alla moltiplicazione dei tipi, relativa all'infinita varietà dei bisogni. Se gli oggetti tecnici evolvono verso un piccolo numero di tipi specifici, è in virtù di una necessità interna e non in seguito ad in­ fluenze economiche o ad esigenze pratiche: non è il lavoro alla catena a produrre la standardizzazione, ma la standardizzazione intrinseca a permettere al lavoro alla catena di esistere. Uno sforzo per scoprire, nel passaggio dalla produzione artigianale alla produzione industriale, la ragione della formazione dei tipi specifici di oggetti tecnici prendereb­ be la conseguenza per la condizione; l'industrializzazione della pro­ duzione è resa possibile dalla formazione dei tipi stabili. L'artigianato corrisponde allo stadio primitivo dell'evoluzione degli oggetti tecnici,

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cioè allo stadio astratto; l'industria corrisponde allo stadio concreto. Il carattere di oggetto su misura che si trova nella produzione del lavoro dell'artigiano è inessenziale; esso risulta dall'altro carattere, essenziale, dell'oggetto tecnico astratto, che è di essere fondato su un'organiz­ zazione analitica, lasciando sempre la via libera a dei possibili nuo­ vi, che sono la manifestazione esteriore di una contingenza interna. Nel confronto della coerenza del lavoro tecnico e della coerenza del sistema dei bisogni dell'utilizzazione, è la coerenza dell'utilizzazione a prevalere perché l'oggetto tecnico su misura è di fatto un oggetto senza misura intrinseca, le cui norme provengono dall'esterno: non ha ancora realizzato la propria coerenza interna. Non è un sistema della necessità e corrisponde ad un sistema aperto di esigenze. Al contrario, a livello industriale, l'oggetto ha acquisito la propria coerenza ed è il sistema dei bisogni ad essere meno coerente del siste­ ma dell'oggetto; i bisogni si conformano all'oggetto tecnico industria­ le, che acquisisce così il potere di modellare una civiltà. È l'utilizza­ zione a diventare un insieme adattato alle misure dell'oggetto tecnico. Quando una fantasia individuale esige un'automobile su misura, il costruttore non può fare altro che prendere un motore ed una carroz­ zeria di serie e modificare esteriormente alcuni caratteri, aggiungendo dei dettagli decorativi o degli accessori raccordati esteriormente all' au­ tomobile in quanto oggetto tecnico essenziale: sono gli aspetti ines­ senziali che possono essere fatti su misura, poiché sono contingenti. Il tipo di rapporti che esiste tra gli aspetti inessenziali e la natura propria del tipo tecnico è negativo: più la vettura deve rispondere a delle esigenze importanti dell'utilizzatore, più i suoi caratteri essenzia­ li sono gravati da una servitù esterna; la carrozzeria si carica di acces­ sori, le forme non corrispondono più alle strutture che permettono il migliore scorrimento dei flussi di aria. Il carattere su misura non__ è soltanto inessenziale, va contro l'essenza dell'essere tecnico, è come un peso morto imposto dall'esterno. Il centro di gravità della vettura si eleva, la massa aumenta. Tuttavia, non basta affermare che l'evoluzione dell'oggetto tecnico avviene con un passaggio da un ordine analitico ad un ordine sintetico che condiziona il passaggio dalla produzione artigianale alla produzio­ ne industriale: anche se l'evoluzione è necessaria, non è automatica e conviene ricercare le cause del movimento evolutivo. Tali cause risie­ dono essenzialmente nell'imperfezione dell'oggetto tecnico astratto. In ragione del suo carattere analitico, l'oggetto impiega più materia

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e richiede più lavoro di costruzione; logicamente più semplice, è tec­ nicamente più complicato, poiché è il risultato dell'accostamento di più sistemi completi. È più fragile dell'oggetto tecnico concreto, poiché l'isolamento relativo di ogni sistema che costituisce un sotto­ insieme di funzionamento minaccia, in caso di non-funzionamento del sistema, la conservazione di altri sistemi. Così, in un motore a combustione interna, il raffreddamento porrebbe essere realizzato da un sotto-insieme interamente autonomo; se tale sotto-insieme cessa di funzionare, il motore può essere deteriorato; se, al contrario, il raf­ freddamento è realizzato tramite un effetto solidale del funzionamen­ to d'insieme, il funzionamento implica raffreddamento. In tal senso, un motore a raffreddamento ad aria è pit1 concreto di un motore a raffreddamento ad acqua: l'irradiazione termica a infrarossi e la conve­ zione sono effetti che non possono non prodursi, sono necessitati dal funzionamento. Il raffreddamento ad acqua è semi-concreto: se fosse realizzato interamente tramite termosifone"' sarebbe quasi altrettan­ to concreto del raffreddamento diretto ad aria; ma l'impiego di una pompa ad acqua, che riceve energia dal motore grazie all'intermedia­ zione di una cinghia di trasmissione, aumenta il carattere di astrazione di questo tipo di raffreddamento; si può dire che il raffreddamento ad acqua è concreto in quanto sistema di sicurezza (la presenza dell'ac­ qua permette un raffreddamento sommario per qualche minuto gra­ zie ali' energia calorica assorbita dalla vaporizzazione, se la trasmissione dal motore alla pompa è difettosa). Ma, nel suo funzionamento nor­ male, il sistema è astrano; un elemenro di astrazione sussiste del resto sempre sotto forma di una possibilità d'assenza d'acqua nel circuito di raffreddamento. Allo stesso modo, l'accensione tramite trasformatore di impulsi e batteria di accumulatori è più astratta dell'accensione tramite magnete"' esso stesso più astratto dell'accensione per com­ pressione dell'aria in seguito ad iniezione del combustibile, praticato nel motore Diesel. Si può dire, in tal senso, che un motore a volante magnetico e a raffreddamento ad aria è pit1 concreto di un motore di vettura di tipo abituale, in quanto tutti i pezzi vi giocano diversi ruoli. Non è sorprendente che lo scooter sia il frutto del lavoro di un ingegnere specialista dell'aviazione; mentre l'automobile può permet­ tersi di conservare dei residui di astrazione (raffreddamento ad acqua, accensione tramite batteria e trasformatore di impulsi), l'aviazione è obbligata a produrre gli oggetti tecnici più concreti, al fine di aumen­ tare la sicurezza di funzionamento e di diminuire il peso mono.

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Vi è dunque una convergenza di vincoli economici (diminuzione della quantità di materia prima, di lavoro e del consumo di energia durante l'utilizzazione) e di esigenze propriamente tecniche: l'oggetto non deve essere autodistruttivo, deve mantenersi in funzionamento stabile il pit1 a lungo possibile. Di questi due tipi di cause, economiche e propriamente tecniche, sembra che siano le seconde a predomina­ re nell'evoluzione tecnica; in effetti, le cause economiche esistono in tutti gli ambiti, ma sono soprattutto gli ambiti in cui le condizioni tecniche hanno la meglio sulle condizioni economiche (aviazione, materiale di guerra) ad essere il luogo dei progressi pit1 attivi. Le cause economiche, in effetti, non sono pure, in quanto imerferiscono con una rete diffusa di motivazioni e di preferenze che le attenuano o an­ che le rovesciano (gusto del lusso, desiderio della novità appariscente negli utenti, propaganda commerciale), benché alcune tendenze alla complicazione si facciano avanti negli ambiti in cui l'oggetto tecnico è conosciuto attraverso i miti sociali o dei movimenti d'opinione e non valutato in sé. Pertanto, alcuni costruttori di automobili presentano come un perfezionamento l'impiego di un automatismo eccessivo ne­ gli accessori, o un ricorso sistematico al servocomando anche quando il comando diretto non supera per nulla la forza fisica del conduttore; alcuni arrivano anche a trovare un argomento per la vendi ca e una prova di superiorità nella soppressione di mezzi diretti come la messa in moto di sicurezza con la manovella, cosa che, in realtà, consiste nel rendere il funzionamento più analitico subordinandolo all'impiego dell'energia elettrica disponibile nelle batterie di accumulatori. Tec­ nicamente, vi è una complicazione, mentre il costruttore presenta la soppressione come una semplificazione che dimostra il carattere mo­ derno della vettura e che respinge nel passato l'immagine stereotipata, emotivamente sgradevole, della partenza difficile. Una sfumatura di ridicolo è così proiettata sulle altre vetture - quelle che conservano una manovella - poiché si trovano in qualche maniera fuori moda, rigettate nel passato per un artificio di presentazione. Lautomobile, 1ico carico di implicazioni psichiche e sociali, non si ac­ ·ogresso tecnico: i progressi dell'automobile provengono :ini, come l'aviazione, la marina, i camion da trasporto. Levoluzione specifica degli oggetti tecnici non avviene in maniera assolutamente continua, ma neppure in maniera completamente di­ scontinua; essa comporta dei livelli che sono definiti dal fatto di realiz­ zare dei sistemi successivi di coerenza. Tra i livelli che segnano un,:a ri-

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organizzazione strutturale, può esservi un'evoluzione di tipo continuo) che è_ dovuta a dei perfezionamenti particolari risultanti dall'esperienza dell'uso e alla produzione di materie prime o di dispositivi annessi me­ glio adatti; così, per trent'anni, il motore d'automobile si è migliora­ to con l'impiego di metalli meglio adatti alle condizioni di utilizzo, con l'elevazione dei tassi di comprensione risultanti dalle ricerche sui carburanti e con lo studio della forma particolare delle testate e delle teste di pistone in rapporto al fenomeno di detonazione* Il problema che consiste nel produrre la combustione evitando la detonazione può essere risolto solo con un lavoro di tipo scientifico sulla propagazione dell'onda esplosiva nell'ambito di una miscela carburata, con pressio­ ni differenti, temperature differenti, con volumi diversi e a partire da punti di accensione determinati. Ma tale tentativo non porta diretta­ mente alle applicazioni: resta da compiere il lavoro sperimentale e vi è una tecnicità propria di tale percorso verso il perfezionamento. ��­ riforme di struttura che permettono ali'oggetto tecnico di specificarsi costituiscono ciò che vi è di essenziale nel divenire dell'oggetto; anche se le scienze non avanzassero per un certo tempo, il progresso dell' og­ _g�_tto tecnic? verso la specificità potrebbe continuare a co!Tlpier.si. Il principio del progresso è in effetti la maniera con cui l'oggetto si deter­ mina e si condiziona esso stesso nel suo funzionamento e nelle reazioni del suo funzionamento sull'utilizzo; l'oggetto tecnico, risultato di un lavoro astratto di organizzazione dei sotto-insiemi, è il teatro_ di__ un_ cerro numero di relazioni di causalità reciproca. Sono ta1i rèlazioni a far che, a partire da certi limiti nelle condizio­ ni di utilizzo, l'oggetto trovi ali' interno del suo stesso funzionamen­ to degli ostacoli: è nellC! incompatibilità che nascono dalla saturazione

p�qg�essiva del sistema di sotto-insiemi che risiede il gioco di limiti il cui superamento costituisce un progresso2 1'.1a a causa della sua stessa nat_Lp:-;!,

il superamento può avvenir�:solo con un5._�_lt_