Baccanti 8804728043, 9788804728047

Agave porta, infissa in cima a un tirso, la testa del figlio Penteo che le sue compagne hanno fatto a pezzi: la vuole co

185 13 7MB

Italian Pages 376 [377] Year 2020

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Table of contents :
INDICE
INTRODUZIONE
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
NOTA AL TESTO
Forma della tragedia
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
ARGOMENTI
1
300
600
900
1200
ADDENDA
COMMENTO
300
600
900
1200
APPENDICE METRICA
INDICI
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Indice dei nomi geografici
Indice dei passi citati
Recommend Papers

Baccanti
 8804728043, 9788804728047

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

EURIPIDE

BACCANTI A CURA DI GIULIO GUIDORIZZI

Agave porta, infissa in cima a un tirso, la testa del fi­ glio Penteo che le sue compagne hanno fatto a pezzi: la vuole consegnare a Bacco in segno di vittoria. «A lui porta un trionfo fatto di pianto», fa dire Euripide al servo che racconta ciò che ha visto accadere sul Ci­ terone. Tnvasata, Agave non sa che ciò che brandisce come un trofeo è il capo sconciato del figlio, e il mo­ mento nel quale lo capisce costituirà una delle più tre­ mende scene di riconoscimento della tragedia antica. Le Baccanti erano iniziate con Dioniso che annuncia­ va di volersi rivelare come dio in Tebe, di desiderare il riconoscimento e la venerazione. Li ottiene a prezzo di un sacrificio immane, che immola la ragione sull'al­ tare della follia, e precipita l'intera stirpe di Cadmo nella disgrazia. In questa tragedia, l'ultima prodotta dal grande teatro del V secolo a.C., e l'ultima, proba­ bilmente, composta dall'aurore prima della morte (fu messa in scena ad Atene dal figlio), Euripide «ripro­ pone in modo emozionante e terribile quello che era stato uno tra i temi fondamentali del suo teatro, cioè il conf1itto tra ragione e irrazionale». Al suo centro si trova infatti la follia scatenata delle menadi, che in­ furia sulla montagna, con le donne che, cinte di pelli mandare, inghirlandato il capo di edera, brandendo il tirso nelle mani, si abbandonano a danze furibonde al suono di ilauri e tamburelli. «Cos'è mai la saggezza?>> si domandano le baccanti del Coro: «quale il dono più bello degli dèi ai mortali?» La loro risposta è spesso sibillina, paradossale: «Non è sapienza il sapere». Le Baccanit discutono il rema del­ la so{lbia in modo insistente, con tutta l'urgenza che il fenomeno culturale e religioso del dionisiaco- su­ perbamente illustrato dal curatore- richiede. «Mol­ ti sono gli aspetti delle cose divine, molte cose gli dèi realizzano contro ogni speranza» conclude il Coro, qui come in altre tragedie di Euripide, «ciò che si atten­ de non si compie, dell'inatteso il dio trova la strada.» Con questo \'Olume la Fondazione Valla inizia la pub­ blicazione del teatro di Euripide, secondo Aristotele il piLI tragico dei poeti: con le 13acctlllli, che ebbero in sorte persino di fornire il testo