Ariccia: carta archeologica 9788882651527.9788891302328


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(2640914) Introduzione.pdf.decrypted
(2640915) Storia degli studi e degli scavi.pdf.decrypted
(2640918) Le fonti letterarie ed epigrafiche.pdf.decrypted
(2640920) Cenni di geomorfologia.pdf.decrypted
(2640921) Lettura della forma urbana.pdf.decrypted
(2640927) Lettura storica del territorio.pdf.decrypted
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Ariccia: carta archeologica
 9788882651527.9788891302328

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INDICE ABBREVIAZIONI PRESENTAZIONE . INTRODUZIONE . STORIA DEGLI STUDI E DEGLI SCAVI LE FONTI LETTERARIE ED EPIGRAFICHE..

Localizzazione e caratteristiche morfoidrogrfiche Episodi storici fra VI e V secolo a.C. ' Status amministrativo e magistature di etärcromana Episodi storici tra prima metà del I secolo a.C. e I secolo d.C. Le fasi tardo-romane (III-IV secolo d.C.) . Monumenti

CENNI DI GEOMORFOLOGIA .....

LETTURA DELLA FORMA URBANA.. Età arcaica: formazione e sviluppo del centro urbano . L'ampliamento di età repubblicana: le mura a dx. della via Appia . Età repubblicana: il disegno urbano Età imperiale Ipotesi di ricostruzione dell'impianto urbano L'approvvigionamento idrico . Età medievale . . . . . LETTURA STORICA DEL TERRITORIO ... Età arcaica Età repubblicana . Approvvigionamento idrico . Viabilità Età imperiale Età medievale

vp

SU sen

CARTA ARCHEOLOGICA .... . Via Laziale: mura . Via Vittoria: mura Via della Strada Nuova: mura Via della Strada Nuova: area di Orto di Mezzo: mura . Orto di Mezzo: mura Orto di Mezzo: mura Ex terreno Laurenti: mura Valle Ariccia: mura . 10. Valle Ariccia: absidi 11. Valle Ariccia: mura ....

12. Valle Ariccia: canale 13. Valle Ariccia: mura 14. Valle Ariccia: mura 15. Valle Ariccia: mura 16. Valle Ariccia: mura . 17. Via Appia antica: porta urbica (cd. Basto del Diavolo) 18. P.zza S. Nicola: capitolium 19. Via Egeria: struttura in opera quadrata 20. Via della Strada Nuova: sostruzione . 21. Via della Costa: cunicolo 22. Via della Costa: muro in opera quadrata . . 23. Via della Costa: sepolcro . 24. Via della Costa: cunicolo . 25. Via della Croce: muro 26. Orto di Mezzo: muro 27. Orto di Mezzo: muro 28. Orto di Mezzo: muro 29. Orto di Mezzo: area di frr. itl 30. Orto di Mezzo: cella del cd. tempio di Diana . 31. Orto di Mezzo: cunicolo . u 32. Orto di Mezzo: cisterna . . 33. Orto di Mezzo: resti in opera laterizia 34. Via della Stella: sepolcro . . . 35. Via della Stella: sostruzione (cd. tempio di Esculapio) 36. Via Appia Nuova: frr. architettonici 37. Via Appia antica: sostruzione 38. Via Appia antica: edificio medievale . 39. Via Appia antica: sepolcro . . 40. Via Appia antica: frr. di sarcofagi 41. Via Appia antica: crepidine.. 42. Via del Crocifisso: muro di sostruzione (cd. Il Tesoro) . 43. P.zza S. G. Emiliani: blocchi in peperino (sepolcro?) e frr. architettonici 44. Via del Pometo: sepolcro . d um 45. Via del Pometo: strada? cava? . 46, Via della Croce: muri in opera listata 47. Via di Mezzo: area di frr. fittili 48. Via Appia antica: muro 49. Ex terreno Laurenti: resti di edificio termale -. 50. Via di Mezzo: arca di fr. fitili 51. Via delle Vignole: . 52. Via Appia antica: arca di frr. fittili 53. Valle Ariccia: sepolero (cd. torre della Falazbere) 54. Valle Ariccia: sostruzione (?) . 55. Via Appia antica: sepolcro (cd. torrione Chigi) . 56. Via Appia antica: sepolcro . 57. Via Appia antica: sepolcro . 58. Via della Polveriera: sepolcro 59. Via Appia antica: viadotto .... 60. Galloro: cunicolo 61. Via Appia antica: area di frr. fitt... 62. : sepolcro .

147 150 157 159 159 161 163 174 177 178 181 182 185 185 186 186 187 187 190 200 200 206 213 213 219 223 223 224 227 . 228 229 233 234 236 236 237 238 239 242 242 243 243 244 246 251 252 253 253 270 270 270

63. Via Appia antica: sepolcro.

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE .

275 275 278 279 281 290 292 293 308 326 326 333 335 335 338 341 342 343 345 347 347 353 357 362 362 363 363 363 363 371

Inpici Indice delle Figure Indice analitico Indice topografico

389 401 407

64. Via Appia antica:

cisterna.

65. Colle Pardo: blocchi di peperino 66. Galloro: cisterna ..... 67. Acqua Leggera: resti di sostruzione .

68. Parco Chigi: cava di peperino . . 69. Via di Mezzo: resti in opera incerta .

70. Grottalupara:

resti di ninfeo

71. M.te Gentile: cd. villa di Vitellio

.

72. Via D. Marinelli: pozzetto di acquedotto

73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91.

.

M.te Gentile: castello di Malaffitto e resti in opera incerta . Via dell'Uccelliera: acquedotto di Malaffitto M.te Gentile: pozzetti di acquedotto (Residence “M.te Gentile") via dei Noccioli: clivus 'albanus Residence “M.te Gentile": vaschetta . . Casa di Riposo “Divin Maestro”: clivus albanus e poz: tto di acquedotto M.te Gentile: cunicolo . M.te Gentile: cunicoli . M.te Gentile: vaschette Via della Polveriera: basoli Valle Ariccia: emissario Via della Moletta: massetto pavimentale ed area di frr. fit Via della Moletta: cunicolo Via di Mezzo: area di frr. fittili . Via di Valle Ariccia: area di frr. fiti . Via di Valle Ariccia: area di frr. fittili . Via Appia Nuova: blocchi parallelepipedi di peperino e materiali architettonici Via della Croce: blocchi parallelepipedi di peperino.. Palazzo e Parco Chigi: miliario della via Appia e materiali architettonici

ABBREVIAZIONI

AR acs Aereofototeca Ask Basa βὰν BSR DAL sal SAR

Accademia Americana in Roma. Archivio Centrale dello Stato. Aereofototeca, Ministero Beni Culturali e Ambientali. Archivio di Stato di Roma. Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte di Palazzo Venezia.

Biblioteca Apostolica Vaticana. Britisch School at Rome Deutsches Archäologisches Institut. Soprintendenza archeologica del Lazio. Soprintendenza archeologica di Roma.

u

PRESENTAZIONE

L'edizione critica di una ricerca topografica non può che essere salutata sempre con molta partecipazione ed interesse, perché spesso è da questo tipo di contributo che ormai possono derivare le maggiori novità di informazione nell'ambito della conoscenza del passato. Non sarà mai lamentato abbastanza, infatti, il ritmo disarmante con cui i lavori pubblici e privati che coinvolgono aree sempre più vaste e non solo suburbane, traumatizzano le eredità archeologiche che ancora si conservano nel sottosuolo del nostro Paese. Con questo non si vuol certamente dire che le ricerche sul territorio debbano essere privilegiate rispetto agli scavi programmati o ad altri tipi di indagine scientifica applicata ai beni culturali: va però sottolineata l'urgenza sempre più pressante con cui si pone la creazione di una carta archeologica nazionale che possa servire di base ad ogni tipo di pianificazione, anche infrastrutturale, quanto meno al fine di evidenziare i punti caldi del nostro territorio, quelli da tenere maggiormente sotto controllo, Naturalmente anche per l'indagine topografica si tratta di un tipo di analisi cronologicamente stratificata e topograficamente circostanziata che oggi può avvalersi di ogni sorta di applicazione

tecnologica avanzata, al fianco di quelle che sono le metodologie tradizionali di conoscenza e di censimento.

Ed è a questa metodologia composita, che fortunatamente ormai è patrimonio comune dei no-

stri ricercatori, che si può fare riferimento nel presentare il volume di Manlio Lilli che associa alla immediatezza delle indagini dirette i prodotti della ricerca archivistico-bibliografica in un ambito di utilizzo anche di tecniche appropriate di lettura territoriale ed urbanistica, coniugando in definitiva quella che deve essere la naturale base di ogni tentativo di sintesi storico-culturale zonale. Anni fa nel pubblicare il reprint di un grande maestro degli studi di geografia storica, Ferdinando Castagnoli, volli che il titolo dei due volumi che comprendevano i cosiddetti suoi scritti minori fosse “Topografia antica. Un metodo di ricerca.” Dunque un metodo applicabile ad ogni contesto territoriale e soprattutto operativo secondo criteri trasversali di lettura ed analisi documentaria dell'antropizzazione di un comprensorio, globale e non certamente selettiva. Rispettosa perciò di tutti i dati relativi alla progressiva trasformazione che l'uomo opera nelle aree insediative ma sempre legata ad un principio che può sembrare assiomatico ma che spesso non lo è nell'ambito dei nostri studi

il principio che le leggi del processo insediativo devono derivare dall'analisi dei documenti e non regolame i criteri di utilizzo. In poche parole le sintesi specialistiche non possono precedere la lettura integrale dei documenti che il mondo antico ci ha lasciato. ‘Ma per tornare al significato del lavoro oggi edito non può non rilevarsene l'importanza anche derivante dal significato storico-archeologico di un'area dei Colli Albani tradizionalmente legata ai sostrati politici e religiosi della stessa Roma. Un territorio, quello qui preso in esame, che già all'analisi dell'area urbana dà contributi di prima mano per l'implementazione delle nostre conoscenze dell’area d'influenza dell’Urbe dal periodo arcaico a quello imperiale. Influssi che ancor più saranno

tangibili quando anche l'hinterland aricino verrà edito secondo quei criteri di catasto critico del territorio che solo un'analisi accurata sul modello della Forma Italiae può dare. In tal senso è da plaudire alla costanza dell'A. che in vari anni di ricerca in queste zone ha saputo accostare al dettaglio analitico del centro urbano anche la ricerca integrale sul territorio. E ci si augura dunque che il sistema conoscitivo di tutto l'agro venga presto completato dall'edizione dell'intero comprensorio, anche grazie all'auspicabile coinvolgimento di quegli Enti Locali le cui sem13

pre più importanti responsabilità nella gestione territoriale obbligano a rivolgere interesse e risorse verso la conoscenza e la valorizzazione dei documenti archeologici conservatisi — pur, a volte, a dispetto degli insulti dell'uomo più che del tempo- nelle diverse aree di rispettiva competenza. Paoto SOMMELLA

14

INTRODUZIONE

A differenza di altri centri dei Colli Albani, ai quali negli ultimi anni sono state dedicate ricerche riguardanti sia settori particolari sia l'intero impianto urbano, che hanno permesso una migliore conoscenza della topografia antica, le nostre conoscenze su Aricia e sulle zone più prossime ad essa si fondano ancora sul contributo pubblicato nel 1925 dal Florescu'. Proprio nel tentativo di colmare, per quanto possibile, questa lacuna mi è sembrata di estrema importanza la realizzazione di una carta archeologica non solamente dell'area urbana, ma anche del territorio, allargato a comprendere tutta l'area di valle Ariccia verso sud, la zona di Malaffitto verso nord-est, l'inizio di via della Stella verso nord-ovest ed il culmine di via Appia antica su Colle Pardo sul lato opposto, escludendo, quindi, la zona occupata dal paese di Genzano e quella nemorense gravitante intorno al santuario di Diana, dove da alcuni anni la Soprintendenza archeologica per il Lazio ha ripreso gli scavi?, dunque ben al di là delle zone limitrofe alla città, delle quali si era già occupato il Florescu. D'altra parte, quanto importante sia la conoscenza dei resti antichi, anche ai fini di una loro salvaguardia, mi sembra ampiamente dimostrato da circa centocinquant'anni di ricerche archeologiche, a partire dalla Carta archeologica d'Italia promossa da G. F. Gamurrini, A. Cozza e A. Pasqui?, passando attraverso quelle del Rosa, R. Lanciani, G. Lugli, e soprattutto dell'Asbhy, per giungere, nell'ultimo trentennio del Novecento, a quelle promosse dal programma della Forma Italiae, dell'Unione Accademica Nazionale, e quella del Latium Vetus, promossa dal CNR. Proprio in questa ottica la realizzazione di questa ricerca, rispondendo, presumibilmente, non solo alle aspettative degli

studiosi, ma anche a quelli dei pianificatori territoriali, di tutte le Istituzioni, Enti e soggetti pubblici e privati che proiettano la loro attività sul territorio, assume significati molteplici. Pertanto essa da

mera catalogazione di resti, pur finalizzata ad un tentativo di ricostruzione del paesaggio antico, diviene strumento per la salvaguardia e la tutela di beni immobili, oltre che supporto necessario alla operatività dei cantieri moderni*. Dal punto di vista metodologico, pur rivestendo una grande importanza la raccolta di ogni tipo di documentazione (in primis, bibliografica, ma anche archivistica, cartografica, iconografica e aereofotografica), è risultato ancora una volta fondamentale l'apporto della ricognizione diretta sul terreno, nonostante gli impedimenti spesso causati dalla atavica diffidenza verso "le antichità” *. Ciò

* Fıonsscu 1925. * Giava 1993, 277-289; Giani 19952, 143-154; Guia 1997, 43-51; Givi 2000, 53.64. Per i problemi connessi al restauro vd. il particolareggiato contributo di Grzzi 2000, 65-82. ? Gauunsust, Cozza, Paso, MexcareLL 1972; cfr. CAstaGNOLI 1974, 7-17. * Sull'importanza della conoscenza dei monumenti, ai fini della loro salvaguardia, vd. Camaxca, Qunicı 1969, 82-86; Quiici 1994b, 45-47; Quiz 19896, 13-15; Quicici 1992c, 97-110; Li 2001, 9, 11 Ὁ La valenza di strumento per la tutela risulta l'elemento qualificante della maggior parte delle Carte archeologiche; cfr. ad esempio, quella del Veneto (Carurs, Luownanı, Pesavnwro MarioLI, Rosas 1988-94); quella della provincia di Brescia. (Ross: 1991); quella della provincia di Bergamo (Pogciani Katze 1992); quella della Toscana (Torzuı, Masseau, MeNICHETTI, Fusnri 1992); quella di Como e della convalle (Unotpi 1993); quella di Compsa e dell'alta Valle dell'Ofanto (Bann 1994); ‘quella della provincia di Lecco (Casıxı 1994); quella Chianti Senese (Vazexri 1995); quella di Brescia (Rossi 1996); quella del Monte Amiata (Cast 1996). * In generale, per questa valenza cfr, ad esempio, Archéologie et aménagement. Rapport du Colloque de Florence. Conseil de l'Europe. Patrimoine architectural. Rapport εἰ Etudes 5, 1987; Maguna Cavani 1989; Qunaci 1997, 512-522. ? Per la metodologia nella ricerca archeologica, vd. Quiicı, Quncı Giotz 19972, 231-240 con bibliografia. Tra i contributi precedenti segnalo quello di Guarrosi 1994, 81-82, al quale rimando anche per la rilevazione e la quantificazione dei danni in alcuni teritori campione. Infatti le ricognizioni che ho effettuato tra il 1998 e il 2000, oltre ad evidenziare alcuni cambiamenti che hanno interessato sia la morfologia che la idrografia, hanno permesso l'individuazione di resi finora ignoti. 15

ha anche permesso di verificare come, nel corso degli ultimi decenni del Novecento, il patrimonio archeologico di Ariccia, non diversamente da altre zone del suburbium ", sia stato in parte distrutto, per cause sostanzialmente analoghe a quelle riscontrate in altri settori (per incuria ed abbandono, per opere pubbliche, per l'apertura di cave, per insediamenti abusivi)". Purtroppo non sempre ha costituito un ausilio alla sua conservazione l'esistenza di vincoli archeologici: è il caso di quelli ai resti in loc. Grottalupara", al castello di Malaffitto", al viadotto dell'Appia su colle Pardo ", al torrione Chigi e ai due sepolcri a nord-est di esso'5. Certo l'urbanizzazione ha guadagnato nuovi spazi, soprattutto nell'area di valle Ariccia, a nord della via Appia antica, a partire dagli anni settanta del Novecento", talora “cancellando” monumenti di straordinaria importanza, come nel caso della cd. osteriaccia, tal'altra obliterando in maniera definitiva aree nelle quali la presenza di resti antichi era testimoniata da frr. fittili in superficie, non di rado distruggendone parti considerevoli, come, invece, nel caso dell'edificio Laurenti e della cd. villa di Vitellio nell'area di Monte Gentile, quasi al confine nord-orientale del territorio comunale ". A dispetto di casi così frequenti di strutture in stato di conservazione quanto mai precario, in una sola circostanza è stato contemporaneamente salvaguardato l'aspetto più specificatamente storico-archeologico e quello paesaggistico: nell'area immediatamente al di sotto del lato meridionale del paese, denominata Orto di Mezzo", oggetto di un vincolo di più recente applicazione”. Certo una parte non piccola delle questioni che rimangono aperte e per le quali si è cercato di prospettare le soluzioni più credibili avrebbero, forse, potuto trovare una loro soluzione meno ipotetica se fossero stati pubblicati i diversi scavi realizzati da più di dieci anni sia all'interno della città (cd. capitolium ed area ad ovest della cd. Osteriaccia, sul lato dx. di via Appia antica) che nel territorio (villa cd. di Vitellio). In ogni caso al di là della loro auspicabile, prossima, edizione, elementi determinanti potranno venire, piuttosto che da troppo onerosi scavi sistematici, da un programma di piccoli saggi di scavo da realizzarsi in quei punti che questa ricerca ha evidenziato come nodali per giungere a definizioni sia di carattere urbanistico che cronologico.

Giunto alla fine di questa ricerca desidero ringraziare innanzitutto il prof. Antonio Giuliano al

quale va la mia sincera gratitudine per averne, dapprima, incoraggiato la realizzazione in ognuna delle sue fasi e, successivamente, reso possibile la sua pubblicazione. Ringrazio tutti coloro ai quali ho fatto, variamente, ricorso per suggerimenti e consigli: i proff. Paolo Carafa, Giovanni Colonna, Elena Ghisellini e Lorenzo Quilici e i dott. Laura Ambrosini, Luciana Drago, Luisa Migliorati ed Alessandro Naso.

Tuttavia un ringraziamento particolare sento di dovere al prof. Paolo Sommella per aver voluto discutere con me di alcuni problemi concernenti l'impianto urbano. Desidero ringraziare il Soprin-

* Quiici 1997, 517-522. τ Sul significato di Suburbio cfr. Qui 1974, 410-438; Quiuici 19926, 97-110. #1 Cantanca, Qunucı 1969, $2-94. 5. SAL, AricciaV, Ari/12, 004: D.M. del 26 febbraio 1960. ? SAL Ariccia V, Ari/12, 006: D. M del 17 gennaio 1977. κε SAL, Ariccia V, Ari/12, 001: D.M. dell'11 febbraio 1977. 7* SAL, Ariccia V, Ari/12, 002: D. M. del 14 febbraio 1977. ?* Questo fenomeno risulta con chiarezza confrontando, ad esempio, una foto area della zona, nel 1944, nella quale le aree inedificate costituiscono la quasi totalità (Aereoforoteca, F. 150, str. 1, neg. n. 88582), con una del 1959, nella quale ini no a notarsi nuovi gruppi di abitazioni (Aerecforoteca, F. 150, str. 26, neg. n. 101880), con una infine, più recente, in cui sono distinguibili interi settori, ormai invasi da nuove costruzioni. 77 Qui, partire dagli anni settanta del Novecento, la costruzione del complesso residenziale "Monte Gentile” , delle villette e delle palazzine nel settore compreso tra il lato dx. di via delle Cerquette e il cimitero comunale e del campo sportivo, hanno portato certamente alla distruzione di numerosi resti antichi riferibi alla cd. villa di Vitellio, alla rimozioni di ampi tratti del basolato del clivus Albanus e comunquead una alterazione del paesaggio. κι Sul mantenimento del contesto nel quale i resti antichi si inseriscono vd. Camanca, Qutuicı 1969, 81-128; Qui Οἴου. 1996, 11-13; Guzzo 1996, 369.37: "7 SAL, Ariccia I, Ari/1, 001: D. M del 3 marzo 1992. 16

tendente archeologo per il Lazio, dott. ssa Anna Maria Reggiani, per avermi concesso il permesso di accedere al prezioso archivio pratiche della Soprintendenza. Ringrazio il personale dell'Archivio di Stato di Roma e dell'Archivio Centrale dello Stato, della Biblioteca Apostolica Vaticana, delle biblioteche dell'Istituto archeologico Germanico, della Scuola Francese e della sezione manoscritti dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte di Palazzo Venezia, al cui direttore, dott. ssa Francesca Zannoni, devo la possibilità di accedere agli appunti c alle tavolette IGM postillate da R. Lanciani. La dott.ssa L. Attilia mi ha cortesemente permesso la visione dei preziosi disegni di P. Rosa conservati a Palazzo Altemps. Un ringraziamento spetta d'obbligo a quanti in loco hanno contribuito a vario titolo alla realizzazione di questa ricerca: allarch. Francesco Petrucci, al prof. Renato Lefevre e soprattutto a Mario Leoni, che dopo avermi accompagnato in ricognizioni e sopralluoghi, ha cercato di rendere possibile la sua pubblicazione. Non pochi spunti nella stesura del capitolo riguardante le fonti letterarie antiche mi ha amichevolmente fornito il prof. Luigi Senzasono. Preziosa si è rivelata, in più parti la collaborazione fornitami dalla dott. ssa Margherita Capponi, alla quale rivolgo la mia più sincera gratitudine. Un ringraziamento particolare rivolgo ai miei amici Marco e Giovanna Nocca i cui frequenti ed utili consigli hanno non poche volte sostenuto la prosecuzione di questo lavoro, nei momenti di maggiore difficoltà Senza il continuo aiuto di mia moglie Francesca, che mi ha donato molto più tempo di quanto io sia disposto ad ammettere, non mi sarebbe mai stato possibile portare a termine una ricerca così lunga e faticosa: a lei va la mia riconoscenza. Il testo è stato steso negli anni 1999-2001; la bibliografia è aggiornata sino al 2001, includendo anche alcuni titoli apparsi l’anno successivo. Roma, novembre 2001

17

STORIA DEGLI STUDI E DEGLI SCAVI

Abbastanza antico può considerarsi l'interesse per il centro di Aricia e per il popolamento del territorio circostante, almeno relativamente all'età romana. Diversa la situazione per le età precedenti, anche se al numero esiguo di rinvenimenti noti tra la seconda metà dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento, più di recente, se ne sono aggiunti di nuovi, che hanno permesso di conoscere da un lato la frequentazione anche di altre zone oltre a quelle già note e dall'altro, con minore approssimazione, la distribuzione degli abitati e delle necropoli". È così che dopo le scoperte del 1872 presso Galloro”, del 1873 proprio a ridosso del muro di cinta del cimitero comunale? ed infine del 1925 a Colle Pardo”, si hanno quelle del 1978 a Valle Ariccia®, via delle Cerquette*, Monte Gentile? e, ancora, Colle Pardo. In precedenza, a partire dalla seconda metà del Quattrocento, è documentato un interesse nei confronti delle antichità di Ariccia con Yaccenno di Pio II ai resti di strutture visibili in Valle Ariccia? e, successivamente, nel corso del Cinquecento con il riferimento del Biondo e del Ligorio al ritrovamento di materiali e oggetti anche di particolare pregio”. Nel corso della prima metà del Seicento viene realizzata una serie di opere, tra cui alcune manoscritte? con caratteristiche diverse tra loro e nelle quali la ricostruzione delle vicende storiche di Ariccia non sempre costituisce il nucleo centrale. Il loro contributo è generalmente modesto, fatta in parte eccezione per quella del Cluverio, il quale, soffermandosi sull'analisi delle fonti letterarie, accenna appena al fatto che, contrariamente a quello medievale posto sull'altura, l'abitato romano di Ariccia, come testimoniavano alcuni resti di vario genere, si estendeva anche nell'area sottostante ad esso”,

Si riferiscono a questo periodo un numero di fonti considerevole e di vario tipo, le quali permettono di ricostruire in maniera abbastanza dettagliata alcune fasi dell'abitato e la distribuzione di edifici nel territorio circostante. f Camarvcci 1978, 144-146, 149-150, 172-174. Accenni anche in CHwnücci 19782, 94; Cunaruoci 1996b, 50; Ciunvcci 1996, 3.9, 12 e Taw. In. 9, IT nn. 36, 39-41. = Narpont 1872, 431-435; vd. anche Gierow 1964, I 357-359; cr. Lerzvar 1977, 137. In precedenza, nel 1848, allargandosi la sede stradale di via Cupetta, si rinvenne un tesoretto monetale costituito da parecchi quadrilateri, molti semissi, qualche quadrante e molto aes rude. Qualche anno prima a poca distanza, verso valle, dal luogo di rinvenimento del tesoretto, si era scoperta “grande copia del solito vasellame latino grossolano e nerastro” (De Rossi, 1871, 262-266; cfr. Lerewe 1977, 118-119). 2 NagpoxT 1877, 14-17; vd. anche Grzaow 1964, II, 354-357; cfr. anche Luxciwi muss. 85/1, 166, il quale ricorda il rinvenimento di "asciae et spicula aenea"; cfr. Lerevne 1977, 137. % Ucouna 1925, 132-137; vd. anche Gierow 1964, I, 359-360. 7 Cmanuccı 1978, 25 Tav. IA, 87, 89.92. » Ciunucci 1978, 25 Tav. IA, 91.93, ? Cmaruccı 1978, 25 Tav. IA, 93-98. = Cuuncca 1978, 25 Tav. IA,99. Totaro 1984, II, 2238-2239; cfr. Lereve 1977, 83, al quale rimando per la trascrizione del passo e per la bibliografia sull'argomento. *% Bionpo 1543, 101v., secondo cui molti dei marmi provenienti da Ariccia erano stati riutilizzati per abbellire le chiese di Marino. Intervenendo sull'argomento, Luci: 1796, 228, affermava che, mentre era possibile che alcuni materiali provenienti da Ariccia fossero stati riutilizzati nelle chiese di 5. Giovanni e S. Lucia di Marino, successivamente distrutte, era da al Bionescludersi che questo fosse avvenuto anche per la Collegiata dal momento che essa era stata costruita posteriormente do; cr. Lerevre 1977, 82 nota 2. Tra i materiali ai quali accenna il Ligorio ricordo la statua di Esculapio e i due tripodi marmorei (questi ultimi raffigurati da Pıraxzsı 1762, Tav. 8) scoperti “nelle vicinanze ... del tempio di Esculapio” (Vrcca 1867, n. 10; Lucu 1920, 65-66, nn. 192-193 con bibliografia); cfr. Lerevee 1977, 83 nota 4. * Ricordo in questo ambito quelle di De Rossi, e di Jacovacci, entrambe presenti in Lavciasi CVatLar. 13045, 215r. ? CiuveRio 1624, 920-935 specialmente 920; cfr. LerevRE 1977, 83. 19

Fig. 1. Ariccia. Particolare della carta diD. Parasacchi (1623) (foto G. Lul).

Un ruolo catalizzatore della ricerca è stato svolto dalla vicinanza del percorso dell'Appia antica, come indica il fatto che sia la cartografia che gli studi di carattere storico-topografico le dedicano particolare attenzione. Questa circostanza ha perciò contribuito a che risultassero maggiormente noti i resti posti lungo il tracciato stradale o comunque non lontani da esso. Così, ad esempio, la nota carta del 1637, eseguita da D. Parasacchi, ricorda maggiori dettagli per questa zona rispetto a quanto invece faccia per il centro ("La Riccia")? (Fig. 1). Infatti lungo la via Appia antica sono i resti, forse, del cd. tempio di Esculapio, sul lato sx., poco lontano dal sepolcro degli Orazi e dei Curiazi, certamente la cd. Osteriaccia e, poco più avanti, un edificio rotondo nel quale è plausibile riconoscere il cd. torrione Chigi, ed infine il celebre viadotto, sottopassato, in corrispondenza del fornice minore più orientale, da un rivo d'acqua. Tra le carte successive meritano attenzione: quella di G. Jansson-E. De Hondt, la quale si segnala, oltre che per la presenza della "villa di Cesare” *, per la di stinzione topografica tra il sito del paese moderno (“Riccia”) e quello della città romana ("Aricia"); quella di I. Mattei, del 1666, nella quale ricorre, oltre all'indicazione del tracciato della via Appia antica, anche il ricordo del “cl. Virbius" . A partire dai primi anni della seconda metà del Seicento sono noti, attraverso alcune relazioni* δ sav, Barb. Lat. 9898, 5. Copia in Feuraz 1972, II, Tav. 82. In precedenzail paese di Ariccia, provvisto della cinta muraria di età medievale, è riportato anche nella Mappa della campagna romana, del 1547, di E. Della Volpaia (Asımy 1914, 36 € Tav. Et; cfr. anche Fruraz 1972, Il Tav. 27) X Fauraz 1972, IL Tav. 77. = Fauraz 1972, II Tav. 47. * Il documento più antico in proposito, risalente agli anni 1669-1681, è lo “Spurgo della forma maestra di Vallericcia' 20

ὉEC ftdella Fawla;

Fig. 2. Ariccia. Particolare della carta di G. F. Ameti (1693).

ed una bella pianta acquarellata dell'archivio Chigi”, interventi di “spurgo” all'emissario di Valle Ariccia, tanto al tratto sotterraneo, che da Nemi sbucava in Valle Ariccia, quanto a quello successivo,

chiuso con lastre di rivestimento superiori. Del 1674 è la Nova et esatta tavola topografica del territorio o distretto di Roma, di G. F. Ameti, importante per il fatto di essere la prima rappresentazione cartografica nella quale compaia lindicazione dell'emissario (“cunicolo sotterraneo”) (Fig. 2). In questo stesso periodo il Latium di A. Kircher, del 1671, pur fornendo solo scarse notizie di carattere topografico, è tuttavia la prima opera che dedichi ampio spazio alla discussione delle antichità di Ariccia, anche attraverso l’analisi delle fonti letterarie. Nella rappresentazione dell'abitato presente in una delle tavole inserite all'interno dell'opera, è degno di attenzione il ricordo dell'emissario in Valle Ariccia ("Canalis aquam in lacum Aricinum ducens"). Poco significativi appaiono anche i capitoli su Ariccia contenuti nel tomo VII del Vetus Latium profanum, pubblicato nel 1736 da 7. Volpi*. Contrariamente a quanto verificato per altri centri la ziali, in cui la conoscenza di molti monumenti è legata proprio alle descrizioni e talora ai disegni di Volpi*!, nel caso di Ariccia l'interesse è incentrato quasi interamente sul tempio di Diana, fatta eccezione per l'emissario ("Canalis aquam in Lacum Aricinum ducens"), il cui percorso è riportato nella in Bay, Archivio Chigi, n. 20500. Dei numerosissimi interventi eseguiti negli anni successivi ricordo quelli del 1770 (nav, Archi. vio Chigi n. 20784, "Causa per rifiuto dato al Principe Chigi di chiudere l'emissario del Lago di Nemi per eseguire lo spurgo della forma” ), del 13 maggio 1779 (sv, Archivio Chigi n. 20831, "Fede che riguarda lo spurgo dell'emissario del lago di Nemi fatto eseguire annualmente dal Principe Chigi") ed infine, del 20 marzo 1785 (nav, Archivio Chigi n. 20897, “Permesso di Gio. Batta. Lattanzi c Gio. Batta. Mancini di chiudere perlo spurgo la bocca dell Emissario di Nemi") "av, Archivio Chigi, n. 24995, "Pianta di Valle Ariccia, con i nomi degli appezzamenti di terreno o degli utenti (secolo xvm. 9 Fauraz 1972, I, Tav. 176 cfr. anche la Topografia geometrica dell'gro Romano di G. B. Cingolani, del 1692 (Cıncoranı 1704; cfr. anche Feuraz 1972,I, Tav. 165). 7? Krcuza 1671, 45-49, specialmente 49 (sull'emissario), ripubblicata da Vexr: 1776, “Aricinorum, et albanarum rudera” Tav. ΧΗ; cfr. Lerevae 1977, 82-83. © Vorrı 1736, 179-273; cz. Lerevee 1977, 84-85. © A titolo di esempio, ricordo, tra gli atri, i casi delle terme centrali di Norba (Qunaci, Quuuci Giou 1997, 63 Fig. 1), della villa alla Civitana, presso Velletri (Lu 1999, 29 Figg. 6-7) e delle terme di Cellomalo, ad Albano (Tortorici 1975, 97 Figg. 139-140, 98 Fig. 141). 21

tavola che raffigura la zona del lago di Nemi, e pochi altri cenni. Sempre della prima metà del Settecento è la monografia di F. M. Pratilli sul tracciato della via Appia antica tra Roma e Brindisi, la quale merita di essere ricordata essenzialmente per aver correttamente posizionato Aricia, anche attraverso l'analisi delle fonti letterarie, tra la decimoquinta e la decimosesta colonna miliaria, mentre in precedenza si riteneva si trovasse "presso il XIII miglio e prima del XIV" ^. Gli unici monumenti ricordati lungo questo tratto, riportati anche nella tavola riproducente la via tra Roma e Terracina, si trovano sul lato sx., immediatamente a ridosso di esso o comunque a poca distanza: il "Templum. Dianae Aricinae” e, immediatamente dopo, la "villa Vitellii" Per quanto riguarda le ricerche e gli scavi, numerose sono le notizie sulla loro esecuzione in tutto il territorio, a partire dalla licenza rilasciata nel 1613 a Domenico Donati d'Ariccia ^. Per le ricerche Settecentesche, nella maggior parte dei casi non altrimenti note, molti accenni sono forniti da E. Lucidi e riportati da L. Canina e R. Lanciani. Tuttavia non è trascurabile neppure l'apporto fornito da C. Fea: di estrema importanza risultano, infatti, le informazioni di carattere topografico, dal momento che si riferiscono all'esistenza di strutture talora non più visibili e, spesso, ignote ad altri autori. Alcune indagini furono realizzate dall'Hamilton, negli ultimi decenni del secolo, nel quarto alle Cese; ". . vicino alla strada che dall'Appia conduce al Fontanile di Vallericcia"; “in Vallericcia, vicino al fosso ove corre l'acqua dell'emissario del lago di Nemi"*. Oltre a queste, a parte il rinvenimento occasionale, nel 1730, a Monticella grande, delle “. camere sepolcrali ...”, scavi furono intrapresi a Monte Gentile nel 1740 da A. Chigi, che vi rinvenne “tre camere, coi pavimenti impellicciati di alabastro, di diaspro, e di altri marmi, e con ornati leggeri di musaici ...”* e successivamente dal Souza che, invece, vi scopri "pavimenti di musaici coltivi, indizi ... in ogni parte di una vasta e magnifica fabbrica”. G. B. Stazi, nel 1777, “... nella sua vigna scendendo dalla Stella a Valle Ariccia a destra prima di giungere al piano. ... Sul limite della strada stessa vi trovò un sepolcro inciso nel sasso Albano "**. Frenetica anche l'attività di ricerca del Despuig, tra il 1779 e il 1791. Dopo lo scavo “nella vigna d'Este di contro al Parchetto" nel 1779* e quello presso il Tesoro nel 1789, tra il 1789 e il 1791 opeτὸ in alcuni terreni fra l'Appia e la mola di Genzano®, individuando “molte diroccate ruine", che riferì alla villa di Agatirso®. Nel 1791 eseguì scavi anche nei terreni compresi tra le attuali via Appia antica e via delle Vignole (cd. terreno Laurenti), dove rinvenne "un grande atrio, o cortile di magnifico edifizio ...”®; e, sempre nello stesso anno, compì ricerche “alle pendici del monte che sovrasta alla valle aricina vicino alla mola di Genzano” e "nell'anfiteatro e quivi vicino"*. Ancora del 1791 sono gli scavi di C. Souza nella vigna, “... vicino allanfiteatro dove vedesi la ruina di altra maestosa fabbrica, che credesi fosse l'antico foro Aricino . ."* vicino all'orto dei Torrioni, proseguendo per la via © Voun 1736,212 (diverticolo che dall'Appia antica raggiungeva il clivum Virb), 235 (emissario) e Tav. XII © Puri 1745, 78-84; cr. Lerevne 1977, 85. # Lasanu ms. 91/2, 53. Cfr Lacuna 1994, 98. È probabile che abbiano interessato anche il territorio di Aricca, pur mancandone esplicita indicazione, le ricerche effettuate nel 1606 da Bernardino Anselmi da Piediluco e nel 1617 da Francesco Ulisse d'Assisi (Lancuwa miss. 912, 53; cfr anche Lutcuua 1994, 98). “© Luci 1796, 224. Un'altra notizia nella quale più genericamente si fa riferimento ad un permesso di". cavare .. nel terreno spettante al Sig.r Principe Chigi vicino la Terra dellArccia..”, accordato nel 1774 all Hamilton, è riportata da Lavcuni mss. 115, 65; Lavciaxi mss. 114/2, 169; cr. Lavcia 2000, 186. Ὁ Aıpnovanoı, Vacca, DE Fionos®, BaxroLi 1741, 274; Fe 1790, CXXXVII, 37; cr. Luci 1796, 222-223; cr. Lemevne, 1977,86 Luc 1796, 208, Cfr: Lacuna CVatlat. 13045, 214 v cfr. Lerevne 1977, 86-87. * Luci 1796, 212.213. Cf. Lancia CVatLar. 13045, 214 r. © Loco 1796, 214. ? Lucani 1796, 104 % Tn questa medesima arca, nel 1776, si erano avuti dei rinvenimenti occasionali Lucii 1796, 224225). * Lucio 1796, 158, 207-208 (identificazione basata sl testo di due iscrizioni rinvenute nello scavo), 224-226. ? Luci: 1796, 214 215. % Luci 1796, 97; cr Lacuwa CVatlat. 13045, 214. 5 Lucia 1796, 126. * Loci 1796, 219; Lancuw mis. 115, 141; ch Luci 2000, 227-228. Cfr sr, Camerale I, Antichità e Belle Arti, b. 1, fasc. 11, Concessione di licenza di scavoa C. Sousa, del 12 novembre 1791, ". di cavare, col consenso de rispettivi padronide 22

Appia, dove rinvenne resti di strutture ed " una fabbrica con tre pavimenti di musaico di ottimo la-

voro ..'*; alle Cese, dove trovò “. . una stanza col pavimento di musaico in marmo . e i muri dipinti”: ed infine, “poco distante dalla sostruzione della via Appia”. Più frequentemente si hanno notizie sul recupero di iscrizioni e di materiale vario, tra cui anche opere d'arte: è il caso, ad esempio, de'“i pezzi di architravi, di colonne, e di sculture in marmo; con due vasi di alabastro orientale”, scoperti nel 1730 a Monticella; delle "... lapidi preziose e statue

di marmo” rinvenute nel 1731 in alcuni terreni limitrofi alla via Appia antica nel tratto in Valle Aric-

cia“; dei “. molti marmi,

de'quali si servì per farne alcuni tavolini, scoperti nel 1740 da A. Chigi a

Monte Gentile, "... nel luogo ora detto il Quarto di S. Cecilia"; dei "pavimenti di musaici coltivi, rottami di marmi ..., una bella mano di Ebe, forse con tazza frammentata, tagli di porte di marmo colorato”, scoperti dal Souza; di *. un torzo (sic!) di statua di marmo . . un piede di marmo . una testa rappresentante M. Aurelio” ed alcuni frr. di iscrizioni latine ed “una prodigiosa quantità di marmi

perla maggior parte bruciati” scoperti dal Despuig in un terreno tra l'Appia e la mola di Genzano, ri-

spettivamente nel 1776 e tra il 1779 e il 1791; della statua di Ippolito, scoperta, ancora dal Despuig

nel 1789, “alle pendici del monte che sovrasta alla valle aricina vicino alla mola di Genzano”; de’ “..la lapide sepolcrale di Tiria Quintilla ... e le iscrizioni sepolcrali di L. Sempronio, e di Primo . e una statua di donna forse Venere, ma senza braccia, e di ordinaria scoltura, ed una piccola testa di scoperte nel 1791 nella proprietà del canonico Paolo Minimi; di “molte figuline”, scoperte dal Souza nel 1791, nel terreni vicini all'anfiteatro; di una bella statua di Sileno, oggi al Museo Vaticano, scoperta nel 1791*, insieme ad una fistula aquaria,

nello scavo del Souza alle Cese.

Del 1796 sono le Memorie dell'antichissimo municipio ora terra dell'Ariccia, raccolta di informazioni elaborata dal canonico aricino E. Lucidi, in molti casi sulla base della visione diretta“. Nonostante la mancanza di riproduzioni grafiche, rimane fondamentale il contributo fornito da quest'opera per la conoscenza delle antichità di Ariccia e del suo territorio, anche in considerazione del fatto che in numerosi casi le sue descrizioni rimangono l'unica testimonianza di monumenti in gran

parte distrutti come, ad esempio, le strutture nella zona a dx. di via Appia antica e ad ovest di via delle Vignole, o quelle che si trovavano non lontano dalla via Appia antica, sotto Galloro**. Il metodo utilizzato è quello delle guide per cui, procedendo lungo la via Appia antica, a partire dal tratto in prossimità di S. Maria della Stella, descrive le strutture antiche ancora esistenti nei terreni (dei quali è indicato il proprietario) posti sui due lati della strada”. feudi sono nel territorio dell'Ariccia.. qualsiasi sorta di Pietro, Sassi, Peperini, Travertini, Selci, Tufi, Tavolozze ed altri Materiali Rustici, purché nel cavare si stia lontano dal Cemetero e qualunque altro Luogo Sacro, Condotti di Fontane, Muraglie, Edifici Antichi, e Strade pubbliche . '. Cfr. Lancia CVaLat. 13045, 214v. # Luci 1796, 220 il quale ricorda come le scoperte siano avvenute nella vigna del canonicato Fell Silver, "nella gale osservansi molti muri antichi ricoperti da piante e cespugli”, ed in quella di Clemente Cianfanelli ? Luci 1796, 227; Laxcuni miss. 14/2, 167; cr. Luciani 2000, 228. ? Luc 1796, 227.228. © tuv, Archivio Chigi, n. 20607. * Lucr 1796, 100. = Fea 1792, 313; Fea 1832, 53; Fea 1833, 9; cfr. Lerrvas 1977, 90; Prernance 1982, 64. ^ Luc 1796; Il Lucidi partendo da una sorta di storia degli studi, attraverso indicazioni di geografia fisica e un esame delle fonti letterarie, giunge alla parte più significativa della sua opera: quella cioè dedicata al ricordo dei resti antichi visibili ai suoi tempi. Tuttavia le descrizioni relative alle strutture, accompagnate dall'indicazione sull'esecuzione di scavi, appaiono generalmente più sommarie rispetto a quelle riguardanti il rinvenimento di materiali mobili e soprattutto parti di statue; cfr Lerevne 1977, 89-101. "^ Sull'intenzione del Lucidi di allegare alla sua opera alcune riproduzioni di materiali rinvenuti nella vigna d'Aste e nella vigna Minelli nei pressi del viadotto della via Appia antica vd. Lereve 1977, 101 nota 23. © Luci: 1796, 219. ** Luci 1796, 100.101. © Estremamente importante risulta l'indicazione del nome del proprietario e del'affittuario del terreno nel qualeè segnalata una scoperta, dal momento che spesso, attraverso il brogliardo del Catasto Gregoriano, di pochi anni successivo, è possibile individuare questa località 23

Per l'Ottocento, altre informazioni circa le ricerche sul campo sono conservate negli Atti del Camerlengato ed in quelli del Ministero del Commercio, Industria e Lavori Pubblici e, solo più raramente, nell'Archivio Chigi. Spesso, tuttavia, si tratta di rinvenimenti fortuiti, occasionati, almeno inizialmente, da lavori agricoli

e comunque di materiali mobili: è il caso,

ad esempio, nel 1821, “di

una statua di marmo bianco poco minore del vero, . , rappresentante un personaggio romano del terzo o quarto secolo, di casse e lastroni di peperino per sepolcri e di bolli laterizi... nel quarto detto il Tesoro” di "alcuni piccioli cocciami di antiche terraglie”, rinvenuti nel 1825 da C. Verdecchi e F. Bellini nello scavo “in vocabolo L'Osteria di sotto, sotto la via Appia”; del “sarcofago di marmo greco spezzato in guisa che ne rimane il solo fondo per lunghezza di palmi nove, grosso oncie undici; e vi è unita una parte del lato sinistro con poche figure rotte in rilievo”, rinvenuto nel 1845 nella proprietà di A. Chigi, tenuta di Tor Cancellaria, nel Quarto dell'Ara, e di cui rimane la descrizione di E. Ὁ. Visconti e L. Grifi”; del “. torso in marmo che rappresenta un Apollo ..." osservato nel 1846 in un terreno ai piedi del viadotto”; del sarcofago di M. Manlius Victor, rinvenuto nel 1853 nei lavori di deviazione della via Appia Nuova tra Ariccia e Galloro”; di “Altri pezzetti . di pietre”, rinvenuti, nel

1854, in un “terreno vignato ... in quarto denominato Selciato" di proprietà di V. Soldati”. Tra il

1856 e il 1857 sulla dx. della via Appia antica, all'altezza dell'Orto di Mezzo, P. Rosa rinvenne la statua e la base iscritta di Anicio Achilio Glabrione”. Molto più rare le informazioni sul rinvenimento di strutture. Se ne ha notizia per gli scavi intrapresi nel 1836 in contrada Le Cese, che individuarono alcuni pavimenti di mosaico” e, soprattutto, per quelli effettuati da Lorenzo Fortunati tra il 1861 e il 1867. Per quanto riguardo quest'ultimo risultano di grande importanza le ricerche intraprese, sia all'interno dell'area urbana che in zone esterne, tra il 1861 e il 1863”. Gli scavi, che interessarono alcuni terreni nei voc.i

Parchetto, Selciata

e l'Osteriaccia, l'Orto di Mezzo, la località sotto il Monte Gentile voc.o S. Cecilia e alcuni punti della Tenuta di Tor Cancelleria, portarono al rinvenimento di numerosissimi materiali in gran parte riferibili a statue o a fr. architettonici (colonne, trabeazioni), ma anche ad iscrizioni, per la maggior parte trasportati a Palazzo Chigi e solo in piccola parte a Roma” Per quanto riguarda il rinvenimento di strutture, il Fortunati ricorda a Monte Gentile, voc.o S.

Cecilia, l'esistenza di “avanzy di una grandiosa villa romana . . già ivi ricercati e devastati” e “vary © ast, Camerlengatop. I,tit. IV,b. 42, fasc. 200. Relazione dell' dicembre 1821: ".. La statua non è stata riconosciuta di alcun pregio per averne ragione d'acquisto ad ornamento de’ Ponteficy Musei e quindi io lascio libero il Proprietario a farne l'uso che crederei più opportuno ."; cfr. Lerevaz 1977, 106-107. Và. al proposito Mooucno Torna 1982-83, 98-100, che identifica, ipoteticamente nella statua, Treboniano Gallo. © 358, Camerlengato, p. I, tt. IV, b. 157, fasc. 239. Relazione del 29 ottobre 1825; cfr. Lerevne 1977, 107-108. ® ass, Camerlengato, p. IL tt. IV,b. 297, fasc. 3458. Relazione di E. O. Visconti e L. Grifi del 14 agosto 1845; cf sav, Archivio Chigi 21664, "Notizie sul sarcofago ritrovato nella tenuta di Tor Cancelleria date da Deodato Velletrani li 1 Aprile 1845°; cfr. Lerrvas 1977, 118. " asa, Camerlengato, p. II, tit. V, b. 281, fasc. 3126. Relazione della Commissione di Belle Arti del 7 maggio 1846; Lavcunis. 116, 121; efr. Lxcubi 2000, 348. 7?! Lanciant 1880, 117-118; Lanciana CVatLat. 13045, 191r; Touasserri 1979, 277. # ast, Ministero del Commercio, Industria e dei Lavori pubblici, sezione 5, tt. 1, b. 397, fasc. 4. Relazione G. Battelli del 26 marzo 1854; cfr, Lerevee 1977, 129. © Hevzen 1857, 38-44; cfr. Larevan 1977, 129-130. δι ast, Camerlengato,I, tit IV, b. 245, fasc. 2574; Lanciani miss. 116, 100; cfr. Laxciana 2000, 344. ?* ast, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14; cfr. LereveE 1977, 130-134. 7 Relativamente alla licenza di scavo, nella quale sono riportate le diverse località nelle quali il Fortunati intendeva eseguire ricerchevd. nav, Archivio Chig , n. 21922, "Patto di scavi di antichità concluso con Lorenzo Fortunati"; se, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. Relazione 22 maggio 1861; cfr. ancheL. Fortunati Relazioni del 7 aprile e del 15 maggio 1861. Peri rinvenimenti di materiali a Monte Gentile vd. ss, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici,b. 403, fasc. 14. Relazioni21 luglio, 3 agosto 1862; per quelli nell'Orto di Mezzovd. Ast, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici,b. 403, fasc. 14. Relazioni31 agosto, 14, 21 settembre 1862. Per gli “oggetti provenienti dagli scavi di Cancelleria ... che il Sig. Lorenzo Fortunati si obbliga di condurli nel Palazzo Chigi in Roma ..." vd. st, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. RelazioneL. Fortunati del 22 febbraio 1863; cir. Luictuni CVatLat. 13045, 202; De Rosst 1970, 79-80n. 139; Lerewe 1977, 131 24

trombini che mettono a vasti sotterranei saloni”, interpretati come cisterne sotterrance, ed i resti di Nell'Orto di Mezzo, “fra i ruderi soprastanti al suolo" ne individuò “degli intermedi, che appena sortono del medesimo, ed in piccola distanza gli uni dagli altri formando in se il complesso di tutto un intero fabbricato” e notò che “le mura sottostanti al terreno son tutte di opera reticolata, e di grandi massi di pietra locale. A maggiore profondità, cioè dai 18 ai 20 palmi, si veggono sostruzioni primitive di pietra locale senza cemento . .". Sempre nell'Orto di Mezzo rinvenne, “a circa 6 palmi di profondità un'area basolata di almeno 42 palmi di lunghezza”; il basolato dell'Appia antica, a circa 10 palmi di profondità”, all'altezza dell'Orto di Mezzo* e, infine, in località Cancelliera, “un fabricato che si estende . alla distanza di un miglio quadrato circa”®. Ancora nel 1867, sempre il Fortunati, effettuò scavi “in vocabolo Monticella Piccola, a confine di Galloro ..”, i quali portarono al rinvenimento di numerose strutture murarie da riferirsi ad un edificio o comunque ad ambienti termali®. Tra il 1851 e il 1867 alcuni scavi vengono realizzati anche presso La Madonna della Stella". Gran parte degli studi ottocenteschi, comunque, riallacciandosi all'interesse mostrato da alcune rappresentazioni cartografiche del Seicento e da opere quali quella del Pratilli per il tracciato dell'Appia antica, proseguono questo filone. Naturalmente le diverse finalità dei vari contributi ne giustificano la difformità, per cui si passa da rapide informazioni a descrizioni particolareggiate non solamente dei resti antichi prossimi al tracciato della via, ma anche di quelli posti a maggiore distanza e, addirittura, di quelli riferibili all'abitato. Sono, invece, limitate ai danni subiti dal basolato nel tratto di strada tra il Basto del Diavolo e la sostruzione di Colle Pardo, le informazioni fornite, nel 1833, da C. Fea®. A partire dal 1846 sono noti: la scoperta dei piedritti del cd. Basto del Diavolo, del basolato del'Appia®*i lavori di restauro al viadotto su Colle Pardo e al sepolcro più occidentale, “postovi aldisopreve Importanti, sia per i dati forniti che per la metodologia utilizzata, risultano, tra il 1837 e il 1856, le ricerche di L. Canina". Infatti nell’Esposizione topografica come negli Edificy dei contorni della città, la descrizione dettagliata di ogni singolo monumento, accompagnata dalla notizia sull'esecuzione di scavi ed in alcuni casi da rilievi, nel tratto della via Appia antica compreso tra il sepoluna via antica”.

® ass, Ministero Commercio, Industria ὁ Lavori Pubblici, b. 403, fase. 14. Relazione 22 maggio 1861 L. Fortunati del 10 18 agosto 1862; cfr. Lanciani CVatLar. 13045, 202r. ® Ast, Ministero Commercio, Industriae Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. Relazioni F. Giorni del 2 settembre 1862 e L. Fortunati dell'8, 14 e 21 settembre 1862. Nelle vicinanze di queste strutture il Fortunati ricorda di aver trovato ^7 piccoli pezzeit di metallo... di aes rude ... piccoli pezzetti di terra cotta simile alla etrusca”; cîr. Laxciawi CVatlat. 13045, 201. Per l'eJenco dei materiali provenienti dagli scavi in località Cannettaccio, sopra Monte Gentile, e trasportati a Roma, nei magazzini di via della Penitenza, vd. sa, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici,b. 403, fasc. 14. RelazioneP. E. Visconti del 1862; cfr. Lanciani CVarLar. 13045, 201r. cfr. Lerevan 1977, 134-135 nota 89. 18 febbraio del 31 agosto 1862. e Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. Relazione L. Fortunati * ast, Ministero Commercio, Industria * ast, Ministero Commercio, Industria e Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. RelazioneL. Fortunati del 22 febbraio 1862. * ast, Ministero del Commercio e dei Lavori Pubblici, sezione 5, titolo 1,b. 408, fasc. 4. Le strutture individuate furono rinterrate man mano che si procedeva con le esplorazioni; cfr. Lerevas 1977, 135-136. Ἢ Lancawi miss. 116, 137; cfr. Lancuau 2000, 392. Su quello del 1867 "allo scopo di prender terra per ricoprire i morti del .. cholera", vd. Lavciant mss. 117, 4; cfr. Lxciaxt 2000, 391; relazione, con notizia dei diversi rinvenimentiin Haunıo 1867, 193200. Per rinvenimento del rilievo col mito di Teseovd. Luci: 1920, 65-66 nn. 192-193. di viaggio realizzato tra il 1785e i 1791 daC. Hoare (Honex 1815, 67; cfr. Luoir a questo proposito il diario τι Ricordo, 1967, XIXIID. © Fra 1933, 9-10. Al propositovd. anche Rossini 1839, Tav. XXVIII "Galleria della Aricia ossia strada corriera”. * Laxcuwi mss. 116, 122; cfr. Laxciust 2000, 391. Tuttavia già nel 1842 un sopralluogo al cd. bastio del Diavolo evidenzia l'importanza del monumento (ass, Camerlengato p. I, ti, IV, b. 281. Relazione Salvi, Visconti, Grifi del 6 giugno 1842; cfr. Leravae 1977, 115-116) 2 serie, b. 426, fasc. 4713, τ acs, Direz. Gen. AA. BB. AA. Il vers. κι Cavina 1854, 95-108, specialmente 103-108; cfr. anche Cauna 1851, 303-324, specialmente 308-315 riguardo l'opera sulla di P. Rosa; Canna 1856, 51-54 (testo); Caxına 18560, Tav. IX, LXI-LXV;cr. anche Caxuna 1839, 98-99. Specificatamente Sostruzionedi Colle Pardo vd. Cavina 1837, Tav. XXXIX cr. Lerevas 1977, 121-129. 25

Fig. 3. Ariccia. Particolare della carta archeologica di L. Canina (1854) (foto G. Luli).

cro degli Orazi e Curiazi e il viadotto di Colle Pardo, trova corrispondenza in vere e proprie carte archeologiche. Particolarmente significativa risulta la tavola nona redatta da P. Rosa, nella quale sono riportate, in molti casi, strutture non più visibili o comunque in avanzato stato di rovina (Fig. 3) Inoltre, i dati che la scala grafica utilizzata ha necessariamente fatto perdere possono recuperarsi osservando irilievi preparatori redatti da P. Rosa (alla scala 1:600), che in rari casi furono pubblicati (ad esempio il sepolcro lungo la via Appia antica, sul lato opposto del cd. sepolcro degli Orazi e Curiazi)*,, mentre più frequentemente sono conservati nell'originale a matita (strutture dell'Orto di Mezzo, resti della cd. stazione di Aricia e "tempio di Giunone”)”. Tanto più importante risulta poi questa tavola, trattandosi di una delle poche pubblicate, facenti parte della grande carta topografica del Lazio, come noto rimasta incompiuta e alla quale il Rosa attese tra il 1850 e il 1870”. Tra i monumenti indagati dal Canina, va segnalato il viadotto di Colle Pardo, dal momento che ad esso sono dedicati contributi specifici ed una documentazione grafica, che, nonostante sia una rielaborazione “ Βεῦνν 1851, 130-133 specialmente131-132;cfr. Lersva 1977, 121. ^ sis, Archivio di Palazzo Altemps, cartella contenente le veline della carta topografica del Lazio di P. Rosa ed i disegni di alcune strutture relativi specialmente alla zona dei Colli Albani, specialmente inv. 3286-3288 cass. 9/2 cart. A diss. 638-640. Sulle vicende della carta e la sua importanza per la conoscenza della topografia antica del Lazio ed in particolare per l'area dei Colli Albani vd Quauci 1964, 21; Quiici 1974, 436; Mucct 2000, 269, Ὁ Tra i monumenti maggior spazio viene dato al cd. Basto del Diavolo e soprattutto alla cella del cd. tempio di Diana nell'Orto di Mezzo c al viadotto di Colle Pardo. 26

di quella prodotta da V. Vespignani, costituisce ancora un importante strumento

di conoscenza”.

Ancora nell'ambito delle ricerche ottocentesche possono ricordarsi, accanto alla particolareggiata Relazione architettonica dell'Emissario del lago di Nemi, pubblicata da C. Fea nel 1820", le opere di E. Desjardin, ed in particolare di F. Ch. L. Sickler®*. A quest'ultimo si deve, infatti, seppur con limiti evidenti soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione, l'inventariazione e la localizzazione non solamente di alcuni resti antichi”, ma anche di luoghi ricordati dalle fonti letterarie®. Più significativi per la topografia, nonché portatori di una più moderna impostazione metodologica, sono i contributi offerti da W. Gell e soprattutto da A. Nibby". Entrambi si soffermano in modo particolare sulle varie strutture esistenti nell'Orto di Mezzo, dedicando comunque alcuni cenni anche all'esistenza di altri resti. In particolare, mentre Gell si segnala per la realizzazione di alcuni disegni acquerellati, dei quali alcuni conservati tra i suoi appunti manoscritti, Nibby ha il merito di fornire un maggior numero di informazioni, quasi tutte caratterizzate da una particolare attenzione per la tecnica costruttiva. Infatti, partendo dalla cella del cd. tempio di Diana, la cui scoperta si deve proprio a lui, spazia dai resti all'interno del paese moderno in opera quadrata presumibilmente da rifersi al capitolium”, a quelli sparsi nel territorio circostante, all'emissario di Valle Ariccia. Un qualche interesse rivestono anche alcuni cenni di F. Giorni e il capitolo riguardante Ariccia dell'opera di O. Raggi, una sorta di guida ai monumenti antichi e moderni del paese, Per la conoscenza del territorio è necessario ricordare anche la realizzazione, a cura dell'IGM, nel 1873, nell'ambito di un progetto a scala nazionale avviato l'anno precedente, delle tavolette al 25.000, uno strumento cartografico dal quale, nel prosieguo degli studi di topografia antica, non si potrà prescindere per l'indicazione su grande scala dei resti antichi. Infatti, la possibilità di trovare in esse non soltanto la segnalazione di resti antichi, come nel caso della tavoletta di “Albano” quelli in località Casaletto e l'indicazione del percorso degli acquedotti sotterranei della zona di Malaffitto, ma anche della morfologia e della toponomastica, risulta di straordinaria importanza, tanto più che, nel caso specifico, la realizzazione dell'aggiornamento del 1940 permette anche di verificare i vari cambiamenti! A partire dagli ultimi due decenni del XIX secolo un ruolo di primo piano è senza dubbio svolto da R. Lanciani, soprattutto per quel che riguarda la città antica, come dimostrano le varie carte archeologiche redatte'® (Fig. 4). Delle sue ricognizioni rimangono i preziosi appunti, accompagnati ? Cavina 1837; cr. la recente ripubblicazione dei disegni del Vespignani da parte di MuzzioLi 1996, 169-176. 7 Fra 1820, 26-36, specialmente 28-30 (caratteristiche e dimensioni dei due tratti del canale in Valle Ariccia; cfr. Lerrwir 1977, 87, 105 nota 31). * Scu 1824, 13, 27.28, 51; DessaRDIN 1854, 123. © È il caso, ad esempio, dell'entrata ed uscita dell'emissario o del tempio di Diana. * Come, ad esempio, per la collina di Virbius. » Get 1834, 5154; cr. Lerevne 1977, 110-112. Nimay 1819, 141-164; Ninsy 1854, 244-256, specialmente 254-255 (tempio di Diana nell'Orto di Mezzo); fr. Lereve 1977, 102-105. * Get Appunti, Note Books 2, 47-48. * Nun 1825, Note Books 5, tomo 3, “Viaggio da Roma a Cora, Norba, Cisterna, Conca, Nettuno, Capo d'Anzio ed Ardea” del maggio-giugno 1825: 12 (*. . andando dentro l'Aricia trovasi subito a destra rasente la via un bel fondamento di pietre ‘quadrate a strati alternati forse residuo delle mura dell'Acropoli di Ariccia... "€ Gronau 1842, 173-177; Raco! 1879, 91-95 (ponte moderno sull'Appia Nuova), 96-112, specialmente 101 (resti del capitolium all'interno del convento dei PP. Dottrinati, erroneamente interpretati come resti delle mura del primo recinto, nel reriferita ad stauro sillano), 101-102 (tempio di Diana nell'Orto di Mezzo), 102 (cisterna dell'edificio termale erroneamente della cd. villa di Vi‘un'opera di sostruzione al colle; reti dell'edificio termale; resti del secondo recinto delle mura), 105 (restie resti del clivus albatellio); 172-173 (emissario nel tratto dal lago di Nemi a Valle Ariccia); 213-214 (castello di Malaffito mus). τι Una prima edizione è in Archivio Storico Capitolino, Biblioteca Romanam. 28203, 25 "Albano" (oggi "Albano LaziaCarta del Kiele^) cfr. Fauraz 1972, 1, 151-153 specialmente 151,153; Fautaz 1972, II Tav. 366. Avara di indicazioni risulta la (Kırrexr 1888; pert, del 1888, a causa della scala metrica utilizzata, troppo alta per potersi soffermare su singoli particolari cfr. Fauraz 1972, L 158-161; Fauraz 1972, II Tav. 388). tracciato dell'Appia, "= Ricordo: la “Pianta topografica del paese e del territorio" schizzo a penna con indicazione del una pianta catastal eseguita nel 1850, in misa, Roma XI. 35. 29; la “Pianta topografica del paese e del territorio circostante”, alla scala 1:8.000, con la delimitazione delle varie proprietà comprese nel territorio, eseguita nel 1850, in nsa, Roma XI. 35. 27

* i) Fig. 4. Ariccia. Carta archeologica di R. Lanciani (1900?) (foto BASA).

spesso da disegni, conservati in parte alla Biblioteca Apostolica Vaticana ed in parte alla Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dellarte'®. Tra i monumenti all'interno dell'abitato, compaiono il teatro! e le strutture in opera quadrata, riferibili al capitolium, conservate all'interno dell'ex edificio scolastico annesso all'ex chiesa di S. Nicola'*; per il territorio, le zone immediatamente a nord e a sud del viadotto di Colle Pardo. In ogni caso le indicazioni e i disegni di Lanciani risultano estremamente precisi, come sembrano confermare i casi nei quali, anche grazie alla conservazione di una struttura, è stato possibile realizzare un nuovo rilievo e quindi confrontarlo con quanto noto. Tra il 1887 e il 1895, nell'ambito dei lavori di restauro che interessarono, oltre alla cella del cd. tempio di Diana e le mura nell'Orto di Mezzo"*, anche il viadotto e il tracciato della via Appia anti28. Soprattutto per disegni vd. Phospenu VaLExTI 1996, 67.79 specialmente 76-79. Sul progetto di R. Lanciani di riportare i resti antichi esistenti nell'intera campagna di Roma sulla carte in scala 1:25.000 dell'IGM, vd. Mucct 2000, 269, *© Per i codici della Biblioteca Apostolica Vaticana, vd. Bvonocore 1990, 29-30; Prosezzi VaLENnI 1996, 76-81, 89, 97.98.99 e Taw. II, VIIXΓι. specificatamente Buonocore 2001, 174-175, 178-180, 187, 189, ?* Laxciani CVatLat. 13045, 195r., 196r., 1977. κα Lanciani CVatkat. 13045, 193r. "= Nel 1886, gravi danneggiamenti - ^. consistenti nell'aver fatto cadere i massi di estremità scalzando il sottostante terreno e nell'aver rimosso altri blocchi parallelepipedi per asportarli ad uso di mola" - furono causati alle mura nell'Orto di Mezzo, dall'aperturadi una cava di selci (cs, Direz. Gen. AA. BB. AA., II vers. 2 serie,b. 426, fasc. 4713. Sentenza del Tribunale civile e correzionale di Roma contro Amici Francesco e D'Agostini Vincenzo del 15 aprile 1887). Per i succesivi consolidamentivd. acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers. 2 serie,b. 426, fasc. 4713. Relazione dell marzo 1859. 28

ca, si effettuarono alcuni sondaggi che rilevarono, in più punti, l'esistenza del basolato nella zona immediatamente a sud della cella'" e successivamente, caratteristiche tecniche e dimensioni del viadotto!" Tra la seconda metà dell"800 ed i primi tre decenni del ‘900, sono numerosi i rinvenimenti di resti di età romana, riferibili sia al centro abitato che ad edifici del territorio circostante, dei quali si ha notizia, in particolare, attraverso i resoconti delle Notizie degli Scavi. Dell'abitato furono individuati, tra il 1884 e il 1923, nei pressi della chiesa di S. Nicola, alcuni resti del capitolium'®. Tra il 1892 e il 1914, nell'area compresa tra porta Napoletana e il cimitero comunale si rinvennero resti delle mura ad aggere". Nel 1893 M. Salustri rinvenne, in Valle Ariccia, a ridosso del recinto più esterno delle mura, "un ambiente di pianta rettangolare, lungo met. 17 largo met. 2,95" Numericamente maggiori le scoperte nel territorio, nella maggior parte dei casi determinate da lavori di scasso per l'impianto della vigna o comunque da scavi occasionali. Così nel 1851 si scoprì un sepolcro, del quale rimane la documentazione grafica eseguita da P. Rosa, lungo la via Appia antica “. presso la Madonna della Stella, 97 palmi prima di arrivar al sepolcro . degli Orazi e Curiazi”! tra il 1882 e il 1883 lungo il tratto di via Appia antica di fronte al cd. torrione Chigi no gli “avanzi di un nobile e ricco monumento” 5; nel 1889, un tratto di strada basolata, sud-occidentale dell'Appia antica, all'altezza della zona del precedente rinvenimento si dirigeva verso Valle Ariccia"*, Nel 1891 sono documentate altre due scoperte: l'una fortuita, relativa ad un miliario dell'epoca di Massenzio sulla via Appia, nelle vicinanze dell'osteriaccia"* e l'altra, relativa ad alcune strutture in opera reticolata e ad un criptoportico, avvenuta a seguito di uno scavo intrapreso da L. Boccanera sul lato dx. della via Appia Nuova tra il ponte gregoriano e l'altura di Galloro!!*. Nel 1895, "a mezza costa del colle detto Monte Pardo, . . alla sinistra dell'Appia”, si scoprirono “un muraglione lungo circa m. 6, formato con massi parallelepipedi di pietra albana, in due strati ... un cunicolo, scavato negli strati di lapillo, . un rudere di forma rettangolare, in muratura a grosso calcestruzzo con sassi di lava basaltica. ... un nobile sepolcro, ... con basamento di ordine dorico” ed infine, “un diverticolo che dall’Appia conduceva a questo monumento"?. Nel 1909, a circa un chilometro dall'abitato di Ariccia, in direzione di Genzano, “a circa m 20 dal ciglio della via Appia nuova, scavandosi il terreno per aprire una cava di pozzolana, si sono scoperte due tombe nel banco di aremaría" "*, Nel 1919, a poca distanza dal ciglio occidentale della via Appia, nei pressi della chiesa di s. Maria della Stella, fu trovata una tomba ad inumazione coperta con un fr. di lastra marmorea a rilievo con scene egizie "ἢ, Nel 1921, nel Quarto Cese, il rinvenimento di una statua colossale di Artemide suggerì uno scavo, il quale portò alla scoperta di un ambiente absidato, interpretato come schola e di alcuni ambienti attigui 59; nel medesimo anno sulla dorsale ovest di Valle Ariccia, in vocabolo Prelatura Doria, alcuni lavori di scasso, rivelarono l'esistenza di resti di una villa”; nel 1927, ancora lavo7" cs, Direz. Gen. AA. BB. AA. Il vers. 2 serie,b. 426, fasc. 4713. RelazioneM. Salustri del23 febbraio 1888. 7" Acs, Direz. Gen. AA. BB. AA,Il vers, 2 serie,b. 426, fasc. 4713. RelazioneD. Marchetti del 18 novembre 1892. 1 tre "tagli normali all'andamento della via furono praticati: sull'asse della grande arcata, a metri 17 a monte, a met. 12 a valle delYarcata medesima”; cfr. anche ibidem, Relazione D. Marchetti del 16 luglio 1882. 7" Lanci 1884, 109; Gxrri 1923, 262; vd. anche acs, Archivio Gatti, fasc. 22, praticaA6. c. 9444 (Relazione dell'11 giu: gno 1921); cfr. Lerzvz 1977, 138-139, 147, τὸ MARCHETTI 1892, 52-53; cs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers. Iserie, b. 251, fasc. 4359. RelazioneD. Marchetti del 31 gennaio 1892;. Mancini 1914, 430. Cir. acs, Archivio Gatti, fasc. 22, praticaA6, c. 9446; cf. Lerevne 1977, 140-141, 144. 7! Acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, II vers. I serie, b. 251, fasc. 4359. RelazioneM. Salustri del 7 marzo 1893. a Brunn 1851, 130-133, specialmente 130-131 Figg. LIV. 1 Lanci 1882, 434; Luciani 1883, 173-174; cfr. Lerevne 1977, 138. i SarustRi 1889, 20; acs, Direz. Gen. AA.BB.AA., Il vers. I serie, b. 251, fasc. 4357; cfr. Srevexson CVarat. 10559, 123r; fr. Lerevas 1977, 140. τὰ Lancuwi 1891, 329; Lusciani CVarLar. 13045, 1717; cfr. FLorsscu 1925, 2-3; cfr. Lerev®e 1977, 140. τα Lancası ClatLat. 13045, 170 v. cfr. Prosperi VaLexrt 1996, 81 1 Sausra: 1895, 82.83; acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, I vers. Iserie, b. 251, fase. 4359. u Giustaszont 1911, 143; cfr. anche acs, Direz. Gen. AA. BB. AA., Div. 1 (1908-24), b. 19, fase. 384. 1 Paginent 1919, 106-112; cr. Lerevar 1977, 144; Bousanoı 2000, 125-126. 7?» Loci: 1921, 385-410, specialmente 389 Fig. 3; cr. Lerevae 1977, 144-146. Ὧν Leu 1921, 263-265; Lerev 1977, 146. 29

ri di scasso del terreno in Valle Ariccia, località Casaletto, fecero scoprire alcune terrecotte, che uno scavo intrapreso dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio chiari riferibili ad un santuario campestre 2, A T. Ashby e a G. Lugli si debbono non solamente numerose notizie sul territorio, molte delle quali ancora inedite, ma anche una serie di fotografie! Dell'opera di Ashby rimangono, relativamente a questa porzione dei Colli Albani, anche i riporti grafici sulla tavoletta IGM 1:25.000 di Albano (150 III SE), eseguiti nel 1894?*. Sempre nell'ambito di queste ricerche, nelle quali la ricognizione dei luoghi era affiancata da una revisione puntuale di fonti di ogni tipo, va menzionata la pubblicazione, nel 1903, dei disegni di alcuni monumenti antichi di Ariccia eseguiti da Carlo Labruzzi'*. Queste rappresentazioni, le quali costituiscono gran parte del corpus riguardante Ariccia (insieme a poche altre, tra cui le incisioni della prima metà dell'Ottocento di H. Woogd) "5, costituiscono generalmente un importante strumento di conoscenza e particolarmente significative risultano nei casi in cui la rovina abbia alterato in modo significativo la struttura antica !”. Di Giuseppe Lugli, restano alcune considerazioni sulla tecnica costruttiva del viadotto in Valle Ariccia"*, la carta archeologica del territorio di Roma alla scala 1:50.000"* (Fig. 5), la ricerca sul tracciato del clivus albanus, all'interno della quale si trovano anche la descrizione e la pianta delle strutture superstiti dell'Osteriaccia!» ed, infine, l'indagine sui resti della villa nel Quarto delle Cese e di quella sulla dorsale ovest di Valle Ariccia, in vocabolo Prelatura Doria. Molti altri dati, spesso corredati da schizzi a matita e da un ricco corpus fotografico, da riferirsi in massima parte ai resti della villa presso Cecchina!", a quelli della statio al XVI miglio dell'Appia antica e del vicino basolato, a quelli del cd. torrione Chigi, ad un fr. dell'iscrizione di Ti. Latinius Pandusa, al viadotto di Colle Pardo, al tratto iniziale dell'emissario del lago di Nemi e ai sepolcri scavati nel banco nelle vicinanze dell'ospedale ortopedico Spolverini" ed, infine, ad un tratto del clivus albanus?*, si trovano tra i suoi appunti manoscritti. Nel primo decennio del Novecento, devono inserirsi anche le ricerche di E. Van Deman, la quale come, ad esempio T. Asbhy, perlustra in quegli anni vaste porzioni della campagna romana. Dell’attività della studiosa americana rimangono, accanto alle considerazioni sulla tecnica costruttiva di alcuni monumenti*, una serie di fotografie, le quali testimoniano l'esistenza di resti antichi non più visibili, come nel caso della crepidine della via Appia, lungo la discesa della Stella, oppure sul viadotto di Colle Pardo. 7? Notizia del rinvenimento in Parmext 1930, 370-380; cfr. Lersvas 1977, 157-158, Per la scoperta nel 1928, di un sarcofago marmoreo, liscio, fornito di una parte del corredo, vd. Lereve 1977, 78; BarpenacHE BartaGLIA 1983, 31-33. 7? Lista completa delle fotografie relative ad Ariccia in, Le Pra BuraneLLI, Scorr, Tuncnrrr 1994, 221-222. Alcune fotografie della sostruzione sono state già riportate da Srzxanpio 1986, 167-169 nn. 1-3. ?* La tavoletta è già stata pubblicata da Marrirzt1 1986, 8. Più in generale vd. Turchetti 1994, 256-260; CastaonoLI 1986, 15-18. Poco significativi risultano i brevi cenni in Assm 1927, 194-196 (= Aswv 1970, 194-197). 75 Asuy 1903, 399-401 nn. 30-39; cfr. Lumavzzt CVatLar. 14931, 30-36; cfr. Lerevae 1977, 87-88 specialmente 88 nota 15. Sulfopera del Labruzzi vd. Lucuı 1967, XII-XIII 1 sasa, RomaXL 35. 80, “Tempietto rotondo pressole antiche sostruzioni della via Appia”. Ma vd. anche, sas, Roma XL. 26. IL 6, "Antico tempietto sulla via Appia in Valle Ariccia”. Ὧν Ricordo, ad esempio, il caso dei resti del cd tempio di Esculapio. ?* Luou 1957, I, 94.95, 199, 221 Fig. 3, 228, 233, 306, 316, 347, 355. ὅν Lucus 1962, Tav. 6. Ὧν Luou 1923, 251-272 specialmente 269-270; cfr. Lereves 1977, 147-148. δι Luou Appunti, fasc. Via Appia fino a Bovillae-Altre strade, cart. Ville albane minori parte I capitolo II, Cecchina-Oliveto Ferraioli ?? Luc Appunti, fasc. Via Appia IV, cart. via Appia, M. XVI Fattoria antica. Avanzi del 18-1-1916; M. XVI Fattoria antica. pozzo del 18-1-1916; M. XVI. Tratto intero del 18-1916; Sepolero sotto Ariccia, s.d. Sepolcro rotondo, s.d; M. XVI. Iscrizione, s.d; Viadotto dell'Appia presso Ariccia, s.d; Emissario del lago di Nemi del 7-II-1919/2-11-1920; M. XVI. Aricia Necropoli. Sepolcri sopra Aricia, sd. Sepolcro scavato nella roccia, s.d. ?? Luou Appunti, fasc. Via Appia, II Albano, cart. Ageret mons albanus, Via Trionfale. Avanzi, del 11-1-1920. μι Van Dena 1947, 105-106, 109, 212 eplate 22 Fig. 1 (sostruzione). 1 VD/AAR 900: veduta di Ariccia città con il viadotto (s.d); VD/AAR 903: Il Basto del Diavolo prima della sistemazione moderna (1908); VD/AAR 904: sepolcro sulla sostruzione; VD/AAR 905-906: strada presso Ariccia (1906); VD/AAR 910: viadot30

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Fig. 5. Ariccia. Particolare della Carta archeologica di G. Lugli (1962).

Nel 1910 viene pubblicato il secondo volume de La campagna romana antica, medievale e moderna di G. Tomassetti, nel quale ampio spazio viene dedicato ad Ariccia!*. Più che le informazioni sull'esistenza di resti antichi, che non forniscono nuovi dati rispetto a quelli noti in precedenza, risultano importanti quelle desunte da documenti di archivio. Fondamentale rimane per la conoscenza di Aricia e del territorio immediatamente circostante, nonostante alcune omissioni e soprattutto alcune interpretazioni errate, lo studio del Florescu, pubblicato negli Ephemeris Dacoromana del 1925!”. A lui si deve l'analisi non solamente delle fonti letterarie antiche e degli scritti di autori locali, ma soprattutto la realizzazione, in collaborazione con I. Gismondi, di una carta archeologica delle strutture individuate, che tuttora, in mancanza di indagini più recenti, resta quella utilizzata (Fig. 6). È sempre nell'ambito di questa ricerca, inoltre, che fu effettuato dallo studioso rumeno, in collaborazione con G. Lugli, il saggio di scavo alla cella del cd. tempio di Diana nell'Orto di Mezzo'*. Successivamente, di modesta rilevanza sono i contributi offerti da Martinori e Silvestrelli!”. to in Valle Ariccia (s.d.); VDIAAR 911-912: viadotto in Valle Ariccia, particolare dell'esterno della seconda apertura (s. d); VD/ AAR 913.914: viadotto in Valle Ariccia: veduta del tratto iniziale (1903-1909), τὰ Towasserr 1910, 198-200, relativamente al castello di Malaffiuo, 271-289. Tra le opere di vario genere, ma perlopiù di carattere divulgativo, pubblicate tra la fine dell'Ottocento ed il primo decennio del Novecento ricordo la guida di Assarz 1894, 197 (Monte Gentile), 198-200 (Ariccia), 200-201 (Galloro), e quelle Nonck 1910, 57, 164 Fig. 201 e di Cervesato (Criursaro 1910, 16) ὧν Fionescu 1925; cfr. Lerevee 1977, 148-156. ?* Frogescu 1925, 41 nota 1 Ὧν Maarıvonı 1933, 25, 48, 61-63 e specialmente 184-185 con foto del torrione Chigi in secondo piano e del Basto del Diavolo invece, in primo piano; Sr vestRELLI 1940, 174-176. 31

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Fig. 6. Ariccia. Carta archeologica di G. Florescu (1925) (fotoG. Luli).

32

Tuttavia del primo merita di essere ricordato l'accenno all'esistenza, nei pressi del cd. torrione Chigi, di una piscina circolare che ora non è più visibile e che prima di lui solamente R. Lanciani aveva ricordata; dell'altro, invece, una scheda sulle vicende dell'abitato in età post-antica. A partire dagli anni trenta del Novecento le Notizie degli Scavi, nei decenni precedenti cosi ricche di resoconti, appaiono prive di qualsiasi informazione sull'esecuzione di scavi e scoperte'*, Tra quanti si sono occupati di Ariccia, a partire dalla fine degli anni cinquanta del Novecento, in relazione sia alla topografia dell'abitato antico sia al tracciato della via Appia'“, si segnalano le descrizioni “itinerarie” di F. Coarelli, S. Quilici Gigli e L. Quilici'®: tuttavia solo nei lavori di questi ultimi la ricostruzione del paesaggio antico è coadiuvata da una preziosa documentazione fotografica anteriore, in molti casi, a obliterazioni, crolli o sistemazioni moderne. Importanti risultano anche alcuni contributi di R. Lefevre, soprattutto sulla storia degli scavi, ma anche sui resti del castello di Malaffitto e della villa di Vitellio, sia per l'attenta ricerca delle fonti di archivio, sia per una ricca documentazione fotografica. Per quanto riguarda l'individuazione di strutture, o comunque di resti antichi, avvenute negli ultimi decenni ed una loro immediata segnalazione, è necessario ricordare come spesso determinante sia stata l'opera svolta in loco da F. Petrucci e M. Leoni“. D'altra parte la realizzazione spesso incontrollata di nuovi edifici, specialmente lungo la via Appia antica in Valle Ariccia, la quale si è sostanzialmente sostituita ai lavori agricoli tra le cause di distruzione dei monumenti antichi, ha provocato un potenziale aumento di rinvenimenti occasionali ‘5. In questo contesto trovano la loro giustificazione, accanto ad alcuni rinvenimenti fortuiti, come quello del muro di sostruzione lungo la Strada Nuova, o quello dei blocchi riferibili al monumento di Latinius Pandusa "^ lungo la via Appia antica, di fronte al cd. torrione Chigi, l'attività di tutela e le indagini ad essa legata, intraprese dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio. Le ricerche, di varia entità e spesso avviate dopo un ini. ziale rinvenimento occasionale nel corso di lavori edilizi pubblici © privati, hanno interessato sia zone all'interno che all'esterno dell'abitato. Tra le prime, oltre ai pochi resti individuati lungo via della Costa, particolarmente significativo è lo scavo al di sotto dell’edificio scolastico lungo via Laziale, nell'area della ex chiesa di S. Nicola'*, dove sono state individuate delle strutture in opera quadrata da riferirsi al capitolium. Di numero maggiore i rinvenimenti avvenuti al di fuori del centro antico, sia quelli in prossimità dell'abitato, come nel caso dei resti individuati all'interno di una proprietà lungo il lato d. della via Appia antica, quasi in corrispondenza dell'Orto di Mezzo, che quelli posti a maggiore distanza da esso, come nel caso della sepoltura scoperta all'interno del cd. torrione Chigi o della cisterna sotterranea e delle strutture in opera reticolata e laterizia individuate a Monte Gentile'®. Tuttavia a questo interesse dimostrato nei confronti della fase della ricerca archeologica 7* Nel 1933 nel terreno appartenente al Santuario di Galloro, a Galloro, si rinvenne casualmente una tomba romana, costituita da un sarcofago marmoreo privo di decorazioni contenente una bulla di lamina aurea, una mo-neta d'argento di ‘epoca imperiale, un gruppodi ornamenti di ambra, raffiguranti amorini (su, Ari/14, 010. Relazione E. Torri del 9 aprile 1934; BORDENACHE BATTAGLIA 1983, 34-39) xa Poco significativa, anche per la mancanza di un qualsiasi riporto grafico delle strutture esistenti, è la ricostruzione dell'abitato proposta da Roccterti 1958, 634-635; relativamente alla via Appia ricordo Sresros 1966, 20-21, 51-55, il quale ri porta alcuni schizzi di R. Lanciani. ta Consi: 1981, 94-97; Quiuci Gic 1980, 107-111; Qoicict 1989, 70-75, specialmente 71 n. 32, 74 n. 35, 75 Fig. 36; cfr. anche le considerazioni di Quasci 1990, 51. Per ἢ tratto aricino della via Appia antica vd. anche Srsaros 1966, 21, 51, 55, e più recentemente, Crocizz 1990, 98, 100; Esci 1997, 6#0 Lerevn® 1977; Lerevee 1974, 11-20, con ricca documentazione fotografica; Lerevre 1979, 15-24; Lersvar 1984; Lereviz 1955; LerevRe 1957; Lerevne 19602; Lerevan 1973; Lerevas 1994; Lerrwae 1995, τῷ F. Petrucci è attualmente il Conservatore di Palazzo Chigi; M. Leoni è invece presidente della locale sezione dell'Archeoclub. #6 Analisi delle cause di distruzione dei resti antichi nella campagna romana in Quiuie: 1974, 436-438 e in Casıanca, Quusci 1969, 82-91 "^ Lepevne 1996c, 365-376. 1 sai, Ari/8, 024. Relazione P. Griffo del 6 febbraio 1973. Ibidem. Relazione V. Buccolini del 19 gennaio 1973 per il re soconto dei saggi di scavo con allegato schizzo delle strutture rinvenute, ?" Gian 1996, ?* Vesoccia Rinatpi 1979a, 8 e Tav. £t. I2; VeLoccia RInALDI 1979b, 8 33

sul campo, non sembra sia seguita una adeguata pubblicazione dei dati emersi: per cui, fatta eccezione per brevi comunicazioni, la conoscenza della maggior parte di queste scoperte è affidata alle segnalazioni e alle relazioni conservate negli archivi della Soprintendenza. Ugualmente numerose risultano le scoperte di oggetti mobili, perlopiù relative a statue o frammenti di esse, la cui conoscenza non sempre risulta nota: è il caso dell'erma bifronte rinvenuta negli anni settanta del Novecento in località “Acqua leggera”; della testa rinvenuta nel 1980, nei terreni alle pendici orientali del cratere di Valle Ariccia; della testa recentemente rinvenuta nell'Orto di Mezzo! e del rilievo di Atena, rinvenuto occasionalmente lungo la via Appia antica, all'altezza dell'Osteriaccia " Degli ultimi anni del Novecento è, infine, la pubblicazione, accanto ad inquadramenti genera111%, di alcuni contributi di argomento specifico, tra i quali quello di P. Carafa sulle terrecotte rinvenute nel 1927 in località Casaletto. Tuttavia solo nei casi della cisterna che si trova a sud-est del viadotto di Colle Pardo!“, del viadotto stesso, dell'emissario di Nemi'* e di alcuni cunicoli, tra cui uno riferibile all'acquedotto di Malaffitto'®, si tratta di ricerche di interesse strettamente topografico.

?* Dei tre rinvenimenti solo quello in località Acqua Leggera, peraltro attualmente disperso, risulta edito (Leoni 1996, 29, 30 Fig). Per quanto riguarda quello proveniente da via della Moletta debbo l'informazione al ig. V. Fortini; defalro, rin: venuto nel 2000 dalla sig. τὰ F. Cianfanelli,nel terrenoa nord-ovest della cella ἀεὶ cd. tempio di Diana, ed attualmente in pos56500 della Soprintendenza archeologica perl Lazio, ho avuto notizia dallarch. F. Petrucci. Ἢ ἢ monumento, ora nel Parco Chil, fu rinvenuto nel corso deli scavi intrapresi dal Comune perla realizzazione del la rete fognante (segnalazione F. Petrucci); vd. anche PETRUCCI, Bassi 1995, 20. 1 Oimanuccı 1988, 3741 1 Cagara 1996, 273-294, specialmente 273, 291.292, al quale rimando per la bibliografia completa sull'argomento. Tra + contributi precedenti segnalo quello di Gruneno Chess 1992, 139 Fg 7 140 1 Guzzi Ciucci 1977, 8691 con rilievo della struttura. κα Castesza, Dracom 1991. Vd. anche Conai 1991, 39. Ripete invece sostanzialmente quanto affermato da Ucetti 1940, 45-46, Rina 1994, 434-438. A queste ricerche appartiene anche la scheda, curata da V. Gallazzo, dedicata al viadotto di Colle Pardo (Ganz 1994, 53-54 n. Al con bibliografia "f Gaazazz, Giuzazz, Gri De Pious, Sio, Leon 1999, 37.53, 34

LE FONTI LETTERARIE ED EPIGRAFICHE

Pur essendo numerosi gli autori che, a partire dal Cinquecento, hanno richiamato alcune testimonianze delle fonti letterarie su Aricia, tentando a volte anche una loro interpretazione”, le raccolte più complete cui fare riferimento sono ancora oggi quelle di T. Mommsen e di C. Huelsen!*. Dalla loro analisi risulta chiaramente come, nel numero abbastanza considerevole di citazioni, solo una piccola parte fornisce informazioni di carattere topografico, mentre nella maggior parte dei casi viene privilegiata la conoscenza di altri aspetti del centro antico (distanza da Roma, caratteristiche geomorfologiche, origini del centro, avvenimenti bellici nei quali fu coinvolto, verificarsi di prodigia, presenza di alcune coltivazioni), mentre mancano, ad esempio, informazioni riferibili direttamente all'esistenza di edifici all'interno dell'abitato, fatta eccezione per alcuni rapidi cenni. Poco se ne desume anche per il territorio, di cui sono ricordati solamente il viadotto di Colle Pardo e l'emissario in Valle Ariccia. LOCALIZZAZIONE E CARATTERISTICHE MORFOIDROGRAFICHE Come ricorda l'Itin. Anton. 107,2!” e come ha confermato il rinvenimento nel 1891 del miliario della via Appia nel quale è ricordato un restauro di Massenzio, il centro antico, che secondo Cassio Hemina sarebbe stato fondato da Archiloco Siculo oppure da Ippolito, mentre secondo Solino da Ascanio‘, si trovava a 16 miglia da Roma "^. Tuttavia sul computo di questa distanza le testimonianze delle fonti letterarie non appaiono concordi ', dal momento che, accanto ad indicazioni generiche come quella di Epittetto'^, o non meglio precisabili come quella di Lucano" si oscilla tra le XIII miglia delJa Tab. Peut., le XIV dell'Itin. Hieros. 612,2 e i 120-160 stadi ricordati rispettivamente da Dionigi di Alicarnasso‘, Filostrato ‘ e Strabone!. 77 Ricordo, ad esempio, le ricerche compiute da F. Biondo nella prima metà del Cinquecento (Broxpo 1543, 101-102), da P. Cluverio durante la prima metà del Seicento (Cuvenıus 1624, 920-921), da Volpi nella prima metà del Settecento (Vorrt 1736, 180-189) e da E. Lucidi alla fine del Settecento sulla identificazione della distanza da Roma, sulla fondazione della città e sul sito (Lucipi 1796, 1-2, 7-15, 16-21 specialmente 16,18.21). "ss MomwseN 1887, 203-204; Hursen 1895, 822-823; cfr. De Rucoreno 1895. ^^ Itin. Anton. 107,2 (ed. Covrz 1990, 15). "© Per quanto riguarda la fondazione esiste una duplice testimonianza, di cui una sorta nell'ambito di quel filone lettcrario secondo il quale nel nome del centro si troverebbe il riferimento al nomen del fondatore e l'altra, invece, sorretta da motivazioni di carattere storico, secondo la quale anche Aricia dovrebbe rientrare tra i centri fondati da uno dei greci approdati in Italia dopo la fuga da Troia. In questo modo possono trovare forse una loro giustificazione da un lato le testimonianze di Cassio Hemina, riportate da Solino (Solin. 2,10 ed. Mounisen 1895, 34); cfr. Zevı 1995, 141 nota 54) e da Virgilio (Verg. Aen. VII 762 ed. Dunano, BettessoRT 1957, 39. Su questo passo vd. Touasserri 1927, 273 e Torrorıcı 1984, 313), secondo le quali figlio di TeAricia sarebbe stata fondata rispettivamente da Archiloco Siculo, come indicherebbe anche il nome, e da Ippolito, seo e padre di Virbio, la cui madre si sarebbe chiamata Aritia, e dall'altro quella di Solino (Solin. 2,16 per ἢ quale vd. Mon san 1895, 35) che invece vorrebbe il centro fondato da Ascanio, insieme ad Alba Longa e Fidene. "Lancia: 1891, 329; cfr. anche Fionzscu 1925, 2.3. và La spiegazione di questa difformità non sembra agevole: certo è che in tutti i casi citati viene ricordata semplice. mente Aricia mentre solo nel passo di Philostrato viene ricordata il viuos τὸ ἐν τῇ "Aou " Epikt. diss. ab Arriano I, 1,30: “Εἰς ᾿Αρίκειαν οὖν ἀπελϑόντες dguorhomev” (ed. Scu. 1916, 11) "^ Secondo Lucan. 6,73-75, "scil. Pompeo) ac tantum saepti vallo sibi vindicat agri (scil. da Cesare), parva Mycenaeae quantum sacrata Dianae distat ab excelsa nemoralis Aricia Roma" (ed. ScuncxtTon Bey 1988, 135). "6 Itin. Hieros. 612, 2 (ed. Parey, Pinoen 1848, 288). "^ Dion. Hal. VI, 31 (ed. Kieassuno, Prov 1886, 340) sa Philostr IV, XXXVI, 12-15, (ed. Muwrascar 1983, 431). "^ Strab. V, 3,12 (ed. Lassen 1967, 97-98; trad. it in Bırrı 1988, 89; cfr. Hogtsew 1895, 822). 35

Nonostante l'errore nell'indicazione della distanza da Roma, la descrizione più completa del sito è senz'altro proprio quella di Strabone, incentrata da un lato sulla caratterizzazione morfologica e dall'altro sul ricordo di due realizzazioni particolarmente significative per la città e per il territorio: le mura e l'emissario in Valle Ariccia. La localizzazione geografica del paese, “dopo il monte Albano, ... lungo la via Appia”, meno generica di quelle proposte da Plinio ("Intus ... oppida ... Aricia")" e da Strabone stesso in un altro passo!” e più esplicita di quella di Tolomeo”, costituisce quasi una premessa alla definizione delle caratteristiche fisiche. Infatti Strabone dapprima ricorda come, a differenza dell'area di Valle Ariccia, che si presenta incassata (“κοῖλος δ᾽ ἐστὶν ὁ toroc”), la città abbia una rocca naturalmente difesa (ἔχει δ᾽ ὅμως ἐρυμνὴν ἄκραν"). Poche righe più avanti, l'incisiva descrizione del cratere di Nemi è conclusa ricordando la presenza degli emissari del lago, i quali non si vedono (“al δ᾽ ἀπορρύσεις ἐνταῦϑα μὲν ἄδηλοί eiow”) se non lontano rispetto al luogo in cui vengono in superficie (ἔχω δὲ δείκνυνται πόρρω πρὸς τὴν ἐπιφάνειαν (αν)έχουσαι᾽). Per quanto riguarda l'agro aricino esistono alcune testimonianze sulla sua fertilità e, piü specificatamente, sulle diverse coltivazioni praticatevi: ad esempio Orazio"? e soprattutto Marziale"*, Columella? e Plinio"*, ricordano la produzione di porri "praecipuos", cioè i migliori secondo Marziale) e cavoli, mentre, ancora Plinio ci informa su come in Valle Ariccia, venisse coltivato un particolare tipo di vite, potata ad anni alterni '", la quale produceva un vino dal gusto eccessivamente aspro. Scarse le indicazioni sulle caratteristiche morfoidrografiche di Valle Ariccia, fatta eccezione per il “κοῖλος δ᾽ ἐστὶν ὁ τόπος᾽ di Strabone, non potendo riferire ad essa né la testimonianza di Ovidio”, né quella di Plinio”. Sicuramente a Valle Ariccia va invece riferito un altro passo di Plinio nel quale può, forse, cogliersi un riferimento all'origine vulcanica di quest'area: si tratta della notizia che “si legge nei trattati”, secondo la quale per le campagne di Ariccia, se un carbone cade giù, la terra arde" ("subiectis Ariciae arvis, si carbo deciderit, ardere terram”)'®. Testimonianze più specifiche,

anche se meno puntualizzabili topograficamente, sul verificarsi di fenomeni geologici, le forniscono Cicerone!!! e Cassio Dione'*. In particolare secondo il racconto di quest'ultimo nel 56 a.C., nella zona dei Colli Albani, e quindi presumibilmente anche ad Aricia, fu avvertita una scossa di terremoto, la quale fece ruotare un tempietto di Giunone. 1 Sull'osservazione diretta di quei luoghi vd. CoareLLI 1988, 79-80, 84. 7? Plin. nat. II, 63 (ed. Ζεηνλόκεν 1998, 66) 7? Strab. V,3,4:”Eouxo. δὲ πλησίον Grow xà τε Aavovli καὶ τῇ Alfa καὶ αὐτῇ τῇ Ῥώμῃ, Οὐκ ἄπωϑεν 8'006 Αρικία καὶ Τελλῆναι καὶ "Avwov (ed. Lissrar 1967, 81-82). 7? Ptol. IL, 1,61 (ed. Μύξιχεκ 1883, 356). 7? Hor. epist. IL 2, 166-168 (ed. Viueneuve 1967, 176). Orazio, affrontando gli istituti giuridici dell'usucapione c della prescrizione, utilizza come esempio "uno che tanti anni fa avesse comperato un terreno coltivato ad Ariccia” (Aricini ..arvi) 1 Martial, XII, (1) 9 (ed. Iaxc 1961, 198). 7? Colum. X, 139 (ed. Suxr-Dexss 1969, 35). ?* Plin. mat. XIX, 110 (ed. Mavuorr 1892, 277.278). πὶ Plin. nat. XVII, 213 (ed. ΑΝρκέ 1964, 92, 175), a proposito delle correzioni “Tarracinis" e "Marrucinis" invece di "Aricinis", a proposito della errata consuetudine degli aricini di potare le viti ad anni alterni, "non perché questo giovi alle viti, ma perché, a causa del basso prezzo del vino, le spese superano . . la vendita" 7? Ov. fast. II, 262 (cd. Scnunsung 1992, 73). 7" Plin. nat. XIX, 41, 141 (ed. Mvuorr 1892, 287, il quale ricorda in nota come l'espressione post Aricina, "ubi quondam (guod) ficus risque queremane a da consideres un glossema, Cr uva is [902, 58, quale lari tiene autentica) In particolare risulta dolorosa la rinuncia al "nuper subiere lucutumenses ex convalle Aricina ubi quondam fuit lacus turrisque quae remanet”, di Plinio, dal momento che tale testimonianza, se riferita proprio all'area tradizionalmente definita Valle Ariccia piuttosto che al sito di Laghetto, non lontano da Castel Savelli avrebbe potuto fornire preziose indicazioni sia di carattere morfologico che topografico (discussione delle fonti letterarie, in Auroto 1981, 228-229, al quale rimando anche per la identificazione “ex convalle Aricina" e "vallis Aricina”, conla località Laghetto) #0 Plin. mat. IT, 240 (ed. Baaurzu 1950, 107). st Cic, har. 62 (ed. Wuncewsare, Turer 1966, 8-9). Commento di questo passo e di quello di Dione Cassio, in Tuna. 1991.93, 73-80 specialmente 79; cfr. Guipononi 1989, 591-592. ταὶ Cass. Dio XXXIX, 20, 1(ed. Borssevam 1893, 477); cfr. Gumonoxı 1989, 591-592, #1 Secondo l'ipotesi sostenuta da Quicı, Quai: Gicui 19953, 532 presumibilmente al verificarsi dei fenomeni sismici con epicentro nei Colli Albani, ma che furono avvertiti anche a Roma, testimoniati per 183 (App. civ. L83) ed il 72-70 a.C. 36

MONUMENTI Maggiori sono gli elementi che possono rintracciarsi sull'esistenza di costruzioni, nonostante si

tratti quasi sempre di citazioni incidentali. Detto dell'emissario ed accennato al “forum et circa tabernae", che Livio'* ricorda colpiti dal fulmine, enumerando i prodigia che nel 202 a.C. annunciarono la ripresa delle ostilità dopo la battaglia di Zama, le testimonianze più numerose si riferiscono al viadotto con il quale la via Appia antica ascendeva Colle Pardo. Tuttavia l'unico esplicito riferimento all'esi stenza di una infrastruttura ("pons") è fornito da Giovenale '5, mentre più genericamente ne ricordano la forte pendenza ("clivus") sia Valerio Massimo ("ulteriore eius municipii clivo vectus esset"), sia. Simmaco ("Aricia tenus precarium de amico cantherium mutuatus ulterioris clivi ardua praeterisset”)', sia Persio '*, sia, infine, Marziale (*... Aricino ... clivo ...” in II, 19,3'®; "clivum ... Aricinum" in XII 32,107). Indicativa del brusco dislivello esistente tra le due estremità della costruzione, riferisce ancora Marziale, è proprio la presenza, lungo i marciapiedi, di mendicanti, i quali speravano che il rallentamento dei carri in entrambi i sensi di marcia gli avrebbe permesso di elemosinare qualche soldo. Quanto alla sua localizzazione in due soli casi le fonti letterarie offrono qualche, pur vaga, informazione: si tratta dei passi di Marziale e Simmaco, nei quali il sostativo "clivus" è accompagnato da "ulterior", comparativo da tradursi "al di là”, “più lontano”, evidentemente rispetto ad Aricia, considerando il tracciato della via Appia antica percorso da Albano in direzione di Velletri. ‘Un accenno alla statio al XVI miglio della via Appia antica, presso cui si rinvenne il miliario di

Massenzio e l'iscrizione nella quale è ricordato come C. Faberius avesse ornato a sue spese il luogo con qualche decorazione in onore di Giunone e lo avesse fornito di un sedile per riposarvi (CIL XIV, 2252)", si trova in Orazio”; tuttavia troppo generico sarebbe il riferimento all"hospitio modico” senza la documentazione archeologica su quest'edificio fornita da G. Lugli nei primi decenni del Novecento'?. Invece i riferimenti alle mura si legano da un lato ad uno dei prodigia verificatisi, secondo Livio, nel 214 a.C. ("Murus ac porta ... Ariciae etiam Iovis aedes de caelo tacta fuerat" )'*, i quali coinvolsero anche il tempio di Giove e, soprattutto, dall'altro, agli eventi militari di VI-V secolo a.C. e della prima metà del I secolo a.C. In particolare Dionigi d'Alicarnasso dapprima ricorda come nel 502 a.C., Arrunte, figlio di Porsenna, "stesse assediando gli Aricini, che si erano rifugiati entro le mura" ("Gc ἐπολιόρκει τότε τοὺς ᾿Αρικηνοὺς καταπεφευγότας εἰς τὸ τεῖχος)" e, successivamente'*, come,

(Phleg. fer. hist. 257F 12, da Phot, Bib. II, 97), deve riferirsi "il diroccamento ed il primo restauro del santuario più antico fuori dalla porta occidentale di Tusculum". 38,9 (ed. Hitten 1997, 574-575). 7* Liv. XXX, di Couxruev 1980, 222-223). Sull'identificazione del pons τα fov, IV, 107 (ed. Linriotte 1957, 44, Cfr. le considerazioni ricordato da Giovenale con la sostruzione di Colle Pardo vd. Asi 1916-17, 12. Val. Max. VIII, 2,4 (ed. Biusco 1998, 510). ymm. ep. 7,6 (ed. Cauzu 1995, 81). Pers. VI, 54 (ed. Cauraner 1966, 54) "Iac 1969, 62. 7? lac 1961, 168. da Towasserri 1979, 271-272; Quirict 1989, 72. ἢ Tesoro (Canina 1854, 104), è ricordata 7 L'iscrizione, rinvenuta presso sì Ho sat. 1,5, 1 (ed. ViLexzuve 1962, 70, al quale rimando anche per la traduzione dell'espressione hospitio modico con "modeste gite”. Ricordo in proposito anche le traduzioni di "mediocre albergo” proposta da Corua®ino, Bo 1969, 123, quelladi “piccola locanda" di CerRaNGoLO 1968, 287, quella di "bescheidner Bewirtung” di Buecher 1970, 129). #» Locu 1923, 270 Fig. 15, 271. ?* Liv. XXIV, 44,8 (ed. Feix 1977, 112; cfr. anche Moxusen 1887, 203 ed Huusex 1895, 822, i quali lo ricordano in ma: niera errata). Altri prodigia (ricordati da Mac ux 1982, 10 nota 7, 13, 114) sono noti da Liv. XXII 36,7 (ed. Fax 1974, 219 a.C. (". Ariciae nuntiatum erat... lapidibus pluvisse") da Liv. XXXV 9 (ed. Hnen 1982, 20), peril 226-227), per l'anno 193 a.C. C. . Ariciae... lapidibus pluit), da Obseq, 156, 15-16 (ed. Rossmacx 1910, 156) (.. quod Ariciae lapidibus piuerat*),da Obseg. 166, 14-15 (ed. Rossmach 1910, 199) ("puer ingenuus Ariciae flamma comprehensus nec ambustus^) in CanrananLI 1984, 591). ἀπ Dion. Hal. VII, 5, 34-35 (ed. Kirssunc, Prov 1886, 390; trad. italiana in CanraratL: 1984, 591-592. In proposito vd. ?* Dion. Hal. VII, 6, 6, 1-2 (ed. Kiegssunc, Prov 1886, 391; trad. italiana Μειε 1987, 162). Proprio in occasione della battaglia di Aricia, secondo l'ipotesi di Colonna, la coppia di schinieri bronzei amatomici con iscrizione etrusca di dedica, dalla necropoli del Palazzone, sarebbe giunta in mani etrusche (Corona 1999, 97-98). 37

nel 505 a.C., Aristodemo, supplicato dagli ambasciatori aricini, “. superato con fatica e pericolo il tratto di mare intermedio, approdò sulle coste vicinissimo ad Ariccia (“κινδυνωδῶς διανύσας δρμίζξεται κατὰ τοὺς ἔγγιστα τῆς Agıkelag αἰγιαλοὺς"), e, dopo aver percorso durante la prima notte, la strada dal mare alla città, che non era lunga ..., mise il campo li vicino e persuase coloro che si erano rifugiati entro le mura ad uscire all'aperto, e sfidò subito i Tirreni al combattimento . . gli Ari cini, dopo una brevissima resistenza, si ritirarono in folla e di nuovo fuggirono verso le mura” (θέμενος dè πλησίον αὐτῶν τὸν χάρακα, kai τοὺς καταπεφευγότας dig τὰ τείχη πείσας προελϑεῖν εἰς ὕπαιϑρον").

In questo caso, a differenza di Strab. V 3, 12, l'esistenza di un circuito murario, che non può che essere quello a difesa dell’acropoli, è ben esplicitata dall'utilizzo del termine "zeiyoc". L'analisi di questo luogo può fornire anche altri elementi di carattere topografico, a partire dall'individuazione del tratto di litorale presso cui dovette fare approdo Aristodemo e quindi al riconoscimento del trac-

ciato ^. . non lungo

. .” che gli fece raggiungere Ariccia. È probabile che gli uomini imbarcati sulle

dieci vecchie navi, partiti da Cuma, approdassero ad Ardea!” e da qui, percorrendo la strada per Lanuvio, raggiungessero infine Aricia '*, Un'ulteriore considerazione riguarda la relazione che sembra intercorrere tra l'inizio dei rapporti con Aristodemo, e quindi con Cuma, e la realizzazione dell'emissario nemorense. Dunque l'intervento di Aristodemo non sarebbe stato solamente di carattere militare, come noto dalle fonti letterarie, ma avrebbe investito anche il campo dei lavori pubblici, come sembrerebbe indicare una conoscenza più puntuale dell'emissario '". Un ultimo riferimento, anche se indiretto, alle mura è databile all'87 a.C., quando il centro viene ricordato a proposito di uno degli episodi della guerra civile. Attraverso il racconto di Appiano?" integrato da quello di Orosio?", sappiamo che Mario, dopo aver bloccato il trasporto dei viveri a Roma tanto dal mare quanto per mezzo del fiume dal nord, conquistò la città, al pari di Anzio e Lanuvio, ove era ammassato il frumento, con l'intento di tagliare i rifornimenti a Roma. Tuttavia, a prescindere dall'episodio di per sé, quel che sembra interessante è l'analisi più specifica di come sia avvenuta questa conquista e possibilmente di cosa essa abbia comportato. A questo proposito il testo di Orosio sembrerebbe fornire maggiori indicazioni rispetto a quello di Appiano: infatti mentre quest'ultimo, più attento alla descrizione delle fasi precedenti la conquista, ricorda come le cittadelJe “assalite all'improvviso le forze che le custodivano, furono conquistate”, Orosio si sofferma maggiormente proprio sulle modalità della conquista e sulle fasi immediatamente successive: l'espressione “vi uccise tutti all'infuori dei traditori, lasciando ai suoi piena libertà di saccheggio”, pur non permettendo alcuna precisazione, indica con chiarezza che la città dovette essere profondamente segnata da queste vicende. In relazione a questi avvenimenti, confermando così, seppur în maniera indiretta, la rovina causata, deve certamente porsi la notizia del Liber Coloniarum sull'assegnazione di terreni in praecisuris? e, soprattutto, sul restauro delle mura che circondavano la città alta, voluti da Silla (^. . oppidum. lege Sullana est munita ...")®". Ora, anche per trovare conferma ai dati desunti dalla documentazione archeologica, sarebbe interessante capire di quale entità sia stato questo "intervento”, cioè se abbia comportato semplicemente un restauro ed eventualmente un rifacimento * È possibile che l'approdo delle navi sia avvenuto nel porto localizzato alla foce del torrente Incastro, sulla cui esistenza vd. Torronict, Monsett, 1981, 11-12. " Così Ζενι 1995, 139. Sul tracciato che da Anzio raggiungeva Ardea e quindi con diramazioni si concludeva a Lanuvio, Ariccia e Alba, vd. De Rossi 1987, 92 Fig. 2. "9 CASTELLANI, DRAGONI 1991, 43-45, 46 Fig. 3, 50 Figg. 10-11, 53 Figg. 14-15, specialmente 54-57 con bibliografia precedente. Sulla possibilità di “un intervento diretto di tecnici e di maestranze straniere piuttosto che un più semplice travaso di conoscenze tecniche”,vd. ConreLLI 1991, 39; cfr. Ζενι 1995, 125. Per il collegamento tra la realizzazione nel VI secolo a.C., degli emissari dei laghi laziali e il sistema di cunicoli, noti per il settore tra Velletri e la pianura pontina, vd. Coarzıui 1990, 145-146, ?* App. civ. I, 69 (ed. Ganza 1958, 191-192). » Oros. V, 19, 19: "Marius Antium et Ariciam civitates hostiliter inrupit cunctosque in his praeter proditores interfecit; bona suis diripienda permisit" (ed. Anunun-Linper 1991, 135); cfr. Liv. ep. LXXX (ed. Jat 1984, 14). 2: Sullutiizzo di questa formula nel Liber Coloniarumvd. Caovouzm, Cuavzi-LévzQus, Fívonv, Varzar 1987, 240-241. 29 Lib. col. 230,10 (ed. Browr, Lacsmanx, Roposrr 1848); cr. Cuovousm, CLaveu-Leveous, Favonv, VALLAT 1987, 71, 248 Fig. 81249, 38

delle parti danneggiate nel corso degli avvenimenti raccontati da Orosio ed Appiano, oppure una più estesa ricostruzione. A questo proposito mi sembra che qualche indicazione possa, forse, desumersi allargando l'analisi agli altri centri ricordati dal Liber Coloniarum ed, in particolare, osservando per quali siano testimoniati interventi sillani. A parte Aricia, questi sono ricordati solo per altri tre centri, sempre riferiti alle mura (Castrimonium, Gavis, Bobillae®*). Rimanendo al testo, può almeno rilevarsi come al loro interno, ad eccezione di Bobillae per cui è utilizzato il verbo circumdare, per Aricia, Castrimonium et Gavis, si trova il verbo munire, il quale a differenza del ducere, "construendo in longitudinem producere", secondo la definizione di Servio?*, rilevabile in tutti gli altri casi, ha il significato di "uro vel moeniis cingere" ®*, Più difficile, anche in considerazione dei pochissimi tratti di mura visibili, sembra far corrispondere l'utilizzo del verbo munire, esclusivamente nel caso degli "oppida . lege Sullana munita", ad un determinato tipo di intervento (nuova costruzione? ricostruzione di alcune parti?). ErisoDi STORICI FRA VI E V secoro A.C.

Notizie direttamente riferibili ad episodi storici sono fornite da Dionigi di Alicarnasso e Lidi Tito Livio, si riferisce al discorso tenuto ai maggiorenti dei Latini, nel bosco sacro di Ferentina, da Turno Erdonio di Ariccia contro Tarquinio il Superbo, e quindi alla sua uccisione. Ancora in Dionigi di Alicarnasso? e in Livio?! vengono descritte le varie fasi dell'assedio posto Secondo il racconto di Dionigi di Alicarnasso, nel 502 a.C. da Arrunte, figlio di Porsenna, ad Ariccia. espugnare la città, agli abitanti erano giunti di punto sul ^. Mentre egli (scil. Arrunte) era ormai schieratosi con poche milizie contro Arrunte Campania. in Cuma, aiuti da Anzio, da Tuscolo e da ma, sconfitto infine dai Cumani cocittà; alla fino incalzò li e altri gli fuga in mise forze maggiori, mandati da Aristodemo, ..., morì”. Un altro episodio importante, anch’esso noto attraverso il racconto di Dionigi di Alicarnasso, che permette di evidenziare la centralità politica di Ariccia, riguarda le vicende successive alla presa di Fidene?",

vio?”, La notizia più antica, a noi nota attraverso i paragrafi 50 e 51 del I libro della Storia di Roma

» Lib. col. 233,3 (Castrimonium), 234,15 (Gavis), 231,11 (Bobillae) (ed. But, Lacan, Rubonrr 1848). κε Serv, Aen. I, 423 (ed. Tino 1881, 140); per i| significato vd. anche Austin 1971, 147; Wuuunus 1972, 193; per il suo utilizzo cfr Verg. Aen. I, 423 (ed. Gostzer 1959, 21); Liv. VIL, 23,5 (ed. Baver, Brock 1968, 39); Hor. od. IV, 6,23 (ed. Vitueneuve 1967a, 166). 2 Chr. ForceLLINI 1940, 312. 27 Su questo argomento vd. Tomassertt 1927, 275. 20 Liv.1, 50:51 (ed. Baver, Bares 1954, 81-83. Chr. il commento di Ocınvır 1965, 199-203; cfr. Connetti 1991, 38). Deldi Turl'episodio mi sembra che possano evidenziarsi almeno due elementi relativi alla storia di Ariccia e cioè launadescrizione certa influenza” secondo Liv. I, 50, 7, “uomo sedizioso e facinoroso, che con mezzi simili sera acquistato in patria successivamente l'aiu(Haec atque alia eodem pertinentia seditiosus facinorosusque homo hisque artibus opes domi nactus") e quosdam. to che Tarquinio ottenne per l'uccisione di Turno, da parte “di alcuni aricini della parte avversa” (adversae factionis dire più estremiAricinos). Da ciò emerge dunque l'esistenza ad Aric ia, in questa età, di un doppio partito: l'uno, potremmoinvece, costituito da sta, secondo cui Tarquinio “mirava al predominio sui Latini" e dunque occorreva allontanarsene, l'altro, primo schieramento, gi "adversae factionis quosdam Aricinos", più propenso a seguire una politica più morbida. I leader del sbocco dell'emissario in prossimità dello “Fumus Herdonius ab Aricia", fino al convegno presso il bosco sacro di Ferentina, andò probabilmente a sovvertire del lago di Albano, sembra avesse avuto la meglio in città. L'uccisione di Turno Herdonio a cui rimando anquesta situazione. Su questo episodiovd. Zevr 1997, 138-139. Più specificatamente vd. Auroto 1984, 91.96, con Dion. Hal. IV 45,4, il quale sostiene che Turno Herdonio fosse originario di Korille. Sulla identifica che peril confronto zione di questa località "nei pressi di Ariccia” vd. Granmazzı 1996, 277. ἀν, Dion. Hal. V, 36, 1-2 (ed. Kinssunc, Paou 1886, 282; trad. italiana in CantaRELLI 1984, 435. In proposito vd. Meus 1987, 171-172) ὁ Liv. II, 14, 5.9 (ed. Baver, Bontet 1954, 22.23; cfr. il commento di Ocnwe 1965, 269. In proposito vd. Mete 1987, 171-172). 1 "Nell'assemblea generale della confederazione dei Latini a Ferentino, dice Dion. Hal. V, 61,1, tra coloro che, accusaaccanto a rono con violenza quelli che cercavano di opporsi alla guerra, esortando a fare ricorso alle armi contro i Romani, Prov 1886, Kieassuno, (ed. Ariccia” di città della capi i rivestono importante ruolo un Mamilio, genero suo a c "Tarquinio 39

Una quindicina d'anni più tardi, nelle vicinanze di Ariccia si svolse lo scontro con gli Aurunci. Infatti, questi ultimi, nel 489 a.C., in seguito al diniego dei Romani di restituire il territorio dei Volsci chiamati Ecetrani, si scontrarono con questi presso la città di Ariccia. Se l'indicazione del luogo risulta pressoché genericamente analoga sia in Dionigi di Alicarnasso (“ἀγχοῦ πόλεως "Aokeioc")? che in Livio ("haud procul ... ab Aricia" 2%, tuttavia, il primo dei due autori risulta complessivamente più particolareggiato nel suo racconto, dal momento che, descrivendo le fasi precedenti lo scontro, ricorda come "entrambi posero il campo su alture ben munite, poco lontano l'uno dall'altro e, dopo aver fortificato gli accampamenti, scesero in campo per combattere" (στρατοπεδεύονται ἕκατεροι ἐν ὄρεσιν ὀχυροῖς, ὀλίγον ἀλλήλων διεστῶτες)". Un ultimo episodio, narrato da Dionigi di Alicarnasso XI, 52?! e Livio?**, chiama ancora in causa Ardea. Nella circostanza si tratta di una disputa sorta circa l'assegnazione di un tratto di terra, la cui proprietà era controversa (“Aricini atque Ardeates de ambiguo agro cum saepe bello certassent”) tra i due centri, i quali, dopo aver guerreggiato più volte tra loro, nel 444-443 a.C., richiesero l'inter-

vento del popolo romano: la contesa fu risolta riconoscendo quel territorio essere appartenuto alla χώρα della distrutta Corioli e dunque con la sua annessione all'ager di Roma?". STATUS AMMINISTRATIVO E MAGISTRATURE DI ETÀ ROMANA

Le modalità con le quali Ariccia raggiunse la cittadinanza sono note attraverso il racconto di Livio?". Questi, infatti, dapprima riferisce come nel 416 gli aricini, insieme agli abitanti di Lanuvio e di Velletri, mentre si apprestavano ad unirsi ai Volsci anziati con l'intento di prestare soccorso a Pedo assediato dai Romani, furono all'improvviso assaliti da Caio Menio presso il fiume Astura e sbaragliati. Quindi nel paragrafo successivo, analizzando caso per caso le varie condizioni, successive alla vittoria romana, ricorda come nel 338 a.C. agli aricini, ai nomentani e ai pedani, fu concessa la cittadinanza con gli stessi diritti dei lanuvini ("Aricini Nomentanique et Pedani eodem iure quo Lanuvini in civitatem accepti”)?", Non è concorde l'interpretazione fornita dagli studiosi che si sono interessati dell'argomento, sulle modalità con le quali la città dovette raggiungere i pieni diritti, dal momento che secondo alcuni, a partire dal Mommsen, la testimonianza di Livio ed indirettamente quella di Cicerone?", ci informano in maniera certa sull'acquisizione da parte del centro laziale di una civitas romanam con pieni diritti secondo la forma del municipium optimo iure?", direttamente nelle vicende che seguiro301-302). Quindi (V, 61,2) una volta che “tutti i delegati della nazione latina decisero di intraprendere congiuntamente la guerra contro i Romani", gli ambasciatori inviati a Roma “per far apparire plausibili le ragioni della guerra” sostengono che gli abitanti di Aricia imputavano allo stato romano l'aiuto prestato ai Tirreni al tempo della guerra contro Aricia (V,61,4). Tuttavia, prosegue Dionigi V, 61,5, "se i Romani avessero acconsentito a sottoporsi al giudizio degli abitanti di Ariccia, presentandosi davanti al tribunale comune dei Latini e se si fossero rimessi alle decisioni di tutti i membri di esso”, i sarebbe potuto evitare la guerra. ?? Dion. Hal. VI, 32,3 (ed. Kınessuine, Prou 1886, 340; trad. italiana in CavraRELLI 1984, 519-520). 20 Liv. II 26,4-6 (cd. Baver, Bauer 1954, 38), Sulla battaglia di Aricciavd. Beaxaaot 1988, 201 1" Accenni a questa battaglia sono, in Mazzarino 1992, 149-150, 190, 201. Localizzare con precisione i luoghi ricordati, sulla base esclusivamente dell'analisi della fonte, non sembra al momento possibile. ?* Dion. Hal. XI, 52 (ed. Kizessunc, Prov 1886, 677-678; trad. Italiana in CAxTARELLI 1984, 974-975) ?* Liv. TIL,71 (ed. Buyer, Bannuer 1954, 112). 55. Zevi 1997, 139. Sulla possibilità che le terre contese possano identificarsi dalla zona della Pescarella, nel territorio di Ardea vd. Nisev 1848, IL 557; Towasserti 1979, 518; cfr. anche Meuıs, Qunicı GicLi 1982, 34 nota 70; Morsetti, Tokronicı 1982, 35; cfr. Ocncvis 1965, 523, il quale ritiene privo di fondamento l'episodio. ?* Liv. VITI, 13 (ed. Buoch, GuirtazD 1987, 33-35). Sul passo di Livio vd. TowerE 1965, 130-136 (= trad. it. 1981, I, pp. 144-149, 287-289); Houses 1978, 176-195; Sueruny, Warre 1973, 58-65. 25 Liv. VIII, 14,4 (ed. Brocn, Gurrrixo 1987, 35-36). Vd. in proposito Max 1947, 40-41; Tarıor 1960, 54 nota 24, 60, 160; cfr. anche Vell. I, 14: ...Aricini in civitatem recepti .' (ed. Heuuscounach 1982, 15). Sul trattamento riservato all citào località disposte lungo levie naturali e storiche della penetrazione verso il sud, vd. Musrı 1988, 531. 55 Cic. Balb. 13, 3 (ed. Cous» 1962, 259). 55. Huunzar 1978, 176-179 specialmente 178; BanpeLLI 1995, 169. Contra De Rucorxo 1895, 665, il quale richiama i pas40

no la distruzione della lega latina. D'altra parte ulteriori conferme allo status giuridico di Aricia sono offerte da altri autori antichi: dal noto passo nel quale Paolo Festo fornisce la definizione di municiAlio modo, cum id genus hominum definitur, quorum civitas universa în civitatem Romanam venit, ut Aricini ..")??, al celebre elogio di Cicerone (municipium ... Aricinum . ., vetustate antiquissimum, iure foederatum, propinquitate paene finitum, splendore municipium honestissimum?" **, alla semplice citazione, infine, di Valerio Massimo". Secondo altri, invece, la città ottenne dapprima la civitas sine suffragio e soltanto in connessione con il suo inserimento nella tribù Horatia divenne un municipio con pieni diritti Mancano invece riferimenti sulle modalità con le quali Roma, in seguito alla vittoria, sottomise Ariccia e cioè sull'entità dei danni eventualmente arrecati agli edifici della città 55: infatti Livio, a tale proposito, riferisce in maniera piuttosto generica che ‘l'esercito romano ... non si fermò prima di aver soggiogato, espugnando ad una ad una le città o ricevendone la resa a discrezione, tutto quanto il Lazio” ("nec quievere antequam expugnando aut in deditionem accipiendo singulas urbes Latium omne subegere"). Accanto alle testimonianze degli scrittori antichi,

tralasciando le numerose iscrizioni perlopiù

frammentarie, ricordate ad esempio dal Volpi, dal Lucidi? e da Lanciani?”, un ruolo determinante,

per quello che riguarda la conoscenza dello status amministrativo e giuridico del centro e, soprattutto, delle magistrature e delle cariche religiose, rivestono le fonti epigrafiche. Se dunque è certa la presenza di una fase municipale (municipium), testimoniata anche da alcune iscrizioni, è assai probabile che il riferimento all'esistenza di una colonia, ricordata da Livio?* a proposito dell'assalto mosso alla città da Mario, tra la fine dell'87 e il principio dell'86 a.C. (“Marius Antium et Ariciam et Lanuvium colonias expugnavit” ), debba ritenersi un errore. La città sembra fosse ascritta alla tribù Horatia??, come testimoniano il Lucius Sempronius di Ci XIV, 2171, e lo Gneo Dupilius di Ci XIV, 216979. Quest'ultimo rivestì anche la carica di dictator?", magistratura della quale fu insignito anche l'imperatore Traiano?" e, presumibilmente, anche il Drusus Caesar di un senatoconsulto aricino?", e l'ignoto personaggio di Ci. XIX, 4195”. Sono noti i nomi di due dei decurioni che costituivano i membri dell'assemblea cittadina?" ricordata nel duplice titolo di ordo?* e senatus*": si tratta dello Iulius Marceus di Ci XIV, 2170 e dell'Aurelius Lupianus di Cu. XIV, 2168. Infine, è attestata anche la. carica di edile attraverso, il M. Iulius M.F. e il M. Accoleius M. F. ricordati in Ci I, 1433 — Ci XIV, 4196 (aed. d. s. s.)?*, e quella di quaestor?" si di Liv. VITI, 14,4 e Vell. I, 14, per sostenere la tesi che Aricia dopo la disfatta della lega latina, del 416 a.C. ottenne la civitas sine iure suffragio 23 Pau. 155 (ed. Losa 1913); lr. De Ponox 1889, 159. Rimando per questo passo alle considerazioni di Mas 1947, 18,27. ἀμ Cic, Phil. 3,6, 15 (ed. Bouranoen, Wunruwtr® 1959, 172-174); cfr. le considerazioni di Manu 1947, 48-49. # Val, Max. VIII, 2,4 (ed. Baıscoe 1998, 510). 7^ Liv. VIII, 12, 8 (ed. Brock, Gurrmaa 1987, 33). Maggiori indicazioni su questa fase è evidente come consentirebbero di acquisire preziosi dati per la ricostruzione topografica di una fase di vita dell'abitato poco nota dalla documentazione archeologica. 7» Ad esempio, Lucıpı 1796, 101('non lungi dalla via Appia sotto Galloro,ove ora è la vigna dei Padri Dottrinari”) e 104 (i Tesoro). Ἐπ Lancini CVatLat. 13045, 171r. su cui vd. Prosesei VateNTi 2000, 777-780; Lanciani CVatLat. 13045, 201r. 24 Liv. per. 80 (ed. Ju 1984, 14). 2 TayLor 1960, 43-44. 29 Hanzen 1858, 168-170. » Sul ruolo del dictator anche dopo la riorganizzazione post bellum sociale, vd. Larm 1973, 42; cfr. Hewsrnr 1978, 288, 291. Più specificatamente sul dictator aricino vd. Mazzarino 1992, 146, 150, 158-160, 234-235 nota 71. 23 cn. XIV, 2213. 2 Dessau 1892, 372-373 2% Lanciani 1885, 227; Heusic 1885, 239-240. ?* Decuriones Aricinorum sono ricordati da Ascon. in mil. p. 27.31 (ed. Curis CLARCK 1928, 31) ?* cun XIV, 2165. ? cn XIV, 2167 c forse 4191 ?» HuxERT 1978, 292. Edili sono ricordati anche in ci XIV, 2169, 2171 e EE VII, 1892, n. 1236, 372-373. ?" cu XIV, 2169, 2171, 2213, 4195. E

In materia di religione pubblica le epigrafi testimoniano la presenza di un flamen Mart(ialis)?®, di un salis?" e di bisell(iJa(rius) *. Un accenno infine, ancora al Lucius Sempronius di CIL XIV, 217179. Nell'elenco degli incarichi svolti, alle linee 6-7 del testo dell'iscrizione, è ricordato come egli fosse stato anche incaricato di occuparsi del patrimonio di un personaggio benestante (curatoris pec(uniae) ocran(ianae)), presumibilmente proprietario della valle Aricina. Dal lato opposto del cd. torrione Chigi, lungo la via Appia antica, provengono i blocchi con l'iscrizione di Ti. Latinius. Ti. f. Hor(atia). Pandusa. quattuorvir. viarum curandarum®*. Sono anche noti rinvenimenti di alcune fistulae aquariae in piombo iscritte: è il caso di quella con il nome di P. Memmi Reguli, proveniente dalle Cese (CIL XIV, 2174), di quella di C. Licini Muciani, trovata nei pressi di Genzano nel luogo detto i Baccelli (CIL XIV, 2173) ed infine di quelle di Aeli Aug Lib Galaes e di P. Aelius Symphor feci, proveniente da Ariccia (CIL XIV, 2175). EPISODI STORICI TRA LA METÀ DEL I skC. A.C. E IL I SEC. D.C.

Oltre ai casi ricordati, il nome di Ariccia ricorre a proposito di altri due episodi. In quello più presso la sua villa nelle vicinanze di Albano“; nell'altro, invece, inquadrabile nel 69 d.C., nelle fasi immediatamente successive alla morte dell'imperatore Vitellio, Tacito racconta come da Roma fosse inviata la cavalleria ad Ariccia per contrastare l'avanzata delle truppe di L. Vitellio provenienti da Terracina?“ In entrambi gli episodi è evidente come proprio la particolare posizione del centro (lungo la via Appia antica e non lontano da Roma) abbia un ruolo non secondario in un tentativo di loro giustificazione. Per quanto riguarda le eventuali ripercussioni che in particolare l'episodio del 69 d.C. può aver causato al centro (ad es. distruzioni), il passo di Tacito sembra escludere questa antico, riferibile al 52 a.C., Cicerone ricorda come Clodio, di ritorno da Ariccia, si fosse fermato

possibilità.

Le FAST TARDO-IMPERIALI (II-IV SEcOLO D.C.) Scarsi i documenti sulle fasi più tarde di vita della città romana, che tuttavia, proprio per la sua prossimità all'Appia antica, è presumibile abbia subito le irruzioni e i saccheggi da parte delle popolazioni che transitarono di li. Oltre al già accennato miliario di Massenzio, relativo ad un intervento imperiale sulla strada, tra le testimonianze più significative ricordo il passo di Simmaco?”, databile al 384-385, nel quale sono menzionati i "summates Aricinae urbis", da identificarsi presumibilmente con i membri della curia cittadina, e, soprattutto, l'iscrizione dedicatoria ad Anicius Achilius Glabrio Faustus, riferibile, presumibilmente, alla seconda metà del V secolo?*. Qui, infatti, il ricordo alle righe 7.9 di come, "su richiesta degli Aricini, che erano stati sollevati da intollerabili bisogni per la be^" ci. XIV, 2169. ? cu XIV, 2171 58 οἱ ΧΙΝ, 2176. 59. II personaggio ricordato nelliscrizione di Ariccia, già pubblicata da Lucii 1796, 126, 214, è stato identificato nel L. Ocra dell'iscrizione cr. XIV, 2119 da Lanuvio: da lui, antico proprietario dell'età romana, dunque Valle Ariccia prese il nome che poi conservò durante l'età medievale (TomssErti 1979, 280-281 con l'indicazione dei documenti nei quali è presente il ricordo della “massa Ocris' 24 Lanci 1883, 173. 35 Cic. Mil. 51(ed. BouLANGER 1949, 108). 34 Tac. hist. IV, 22: "A. Nec cunctatus est Vitellius seque et cohortes arbitrio victoris permittere, et miles infelicia arma haud minus ira quam metu abiecit" (ed. Le Βοννας 1992, 3; cfr. Asi 1999, 119). 29 Symm. rel. 1, XL, 3 (ed. Vena 1981, 388 (testo), 348 (commento),437 (traduzione). 24 ci XIV, 2165; cir. Henzen 1857, 37-44. A questo medesimo ambito cronologico va presumibilmente riferita 'scrizione cu. XIV, 2220, nella quale è ricordato un Presbiter che tuttavia non è sicuro appartenesse alla chiesa di Ariccia. 42

nefica azione ed i soccorsi dello stesso eccellente uomo ("qui beneficiis et remediis eiusdem amplissimi viri ab intorabilibus necessitatibus fuerant vindicati”), i| senato ed i cittadini collocarono la statua per i benefici che erano stati erogati a loro stessi" ("ob praestita circa se beneficia, ordo et cives stauam conlocaverunt"), sembra un riferimento alla condizione del centro in questa età: e forse si possono includere tra i beneficii e i remedii. ricordati alle righe 17-18, resi necessari da "intorabiles necessitates”, anche alcuni interventi di carattere urbanistico. Per quanto riguarda, invece l'età medievale, a partire dal X secolo, sono note, attraverso la documentazione raccolta da G. Tomassetti, una serie di menzioni relative sia alla città (denominata significativamente, castrum o castellum) che al territorio?*.

2° Towsserm 1927, 280-286. 43

CENNI DI GEOMORFOLOGIA

A breve distanza dai limiti orientali dell'abitato di Albano Laziale, tra il km. 26,500 e 27 della s.s. 7 Appia Nuova, si situa Ariccia, la quale, in virtù della sua posizione dominante, permette di scorgere, sul lato meridionale, la Valle Ariccia e poi, l'intero territorio, fino al mar Tirreno e, sul lato opposto, l'altura di monte Cavo (Figg. 7-10). Dal punto di vista geomorfologico il territorio di Ariccia si presenta come un prodotto delle attività vulcaniche della cd. regione dei Colli Albani e quindi sono numerose le analogie riscontrabili con zone vicine come, ad esempio, quelle di Nemi ed Albano. Il nucleo più antico del paese moderno occupa una delle alture esistenti nel territorio comunale. Si tratta di uno sperone, orientato nord-est/sud-ovest, che digrada verso sud e sale invece verso nord, chiuso su tutti i lati da pendici molto ripide, fatta eccezione per il versante nord-orientale. È formato da colate laviche ricoperte da peperino. Nonostante la presenza di costruzioni sia in corrispondenza del ciglio meridionale, prospicente Valle Ariccia, sia di quello occidentale, rivolto in direzione del viadotto di Pio IX e dell'abitato di Albano sia, infine, di quello orientale, rivolto verso Gal-

loro, è possibile osservarne le caratteristiche geologiche. Ad esempio, sul fianco sud-orientale, aggettante su via della Costa, il peperino presenta inclusi oltre a grossi blocchi di lava, anche ciottoli arrotondati di calcare e frr. di argilla, mentre sul fronte meridionale, che prospetta la fascia di terreno denominata “Orto di Mezzo”, sono consistenti affioramenti di basalto.

A sud dell'abitato si allarga Valle Ariccia, una conca di forma approssimativamente ellittica con Tasse maggiore nord-sud di 2,5 km e quello minore est-ovest di circa 2 km?*. L'antico cratere è delimitato da un orlo, generalmente di modesta altezza, (130 m circa), che nei settori nord e sud non risulta facilmente visibile (alt. max m 10 circa): da un lato perché si addossa sul fianco meridionale di quello di Albano e dall'altro perché quasi completamente distrutto dall'erosione. La formazione del cratere aricino, per molti aspetti simile a quella di Nemi, deriva dalla prosecuzione della cinta tuscolana artemisia. Più specificatamente, nella parte occidentale sono chiaramente visibili i prodotti della esplosione di Ariccia, costituiti dal tufo grigio granulare ricco di minerali e di proietti, mentre nei settori nord, nord-est ed est è possibile osservare le lave e le scorie sulle quali poggia il peperino. Esclusivamente ad est, sopra alle scorie esiste una grande colata di lava alta fino a 30 m. In tutta l'area pianeggiante, al disotto di uno strato di terreno oscillante tra m 0,50 e 1 circa, si trova la formazione di peperino nella quale sono stati scavati il cunicolo a cielo aperto e quello sotterraneo dell'emissario. In corrispondenza dell'uscita dell'emissario, proseguendo verso sud per circa un chilometro, si trovano tufo grigio peperinico ed in basso una colata di lava alta almeno 30 m, che raggiunge il piano della valle, dopo essere rimasta nascosta completamente sotto i prodotti più recenti. Sull'orlo nord-orientale di questa valle si trova Colle Pardo, il quale rappresenta un cono di scorie esterno al recinto tuscolano-artemisio e successivo al deposito delle formazioni di Villa Senni. Il colle, la cui vetta, a m 490 s.l.m., è ormai da alcuni anni interessata dall'espansione edilizia del vicino centro di Genzano, discende con pendici scoscese dal lato della Valle Ariccia, fino al piano di ?* Peri dati geologici mi sono avvalso dell'opera di VexruicciA 1963, 268, alla quale rimando per la bibliografia precedente. Tra i contributi anteriori alla suddetta pubblicazione ricordo, in diversi ambiti disciplinari, quello di Locmr 1796, 43-51, e quello di Mawrovanı 1884, 67-80 e “Carta geologica della campagna romana" f. t; ANDRETTA, VorzaGo;o 1988, 26-36. Più in particolare, per il peperino, vd. Fonnastau, CORTESI 1989, 7-10. 7» Ψεντμῖοιμα 1963, 266-270.

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Fig. 7. Ariccia e Valle Ariccia: foto aerea verticale (da Aereofotoreca, rilevamento del 1959, F. 150, st. 26, neg. n. 101880. Autorizzazione n. 110 del 4 Marzo 1980).

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Fig, 8. Ariccia: panoramica a volo d'uccello del versante meridionale (da Aereofototeca, rilevamento del 1977, F. 150, st. 1, neg. n. 93473. Autorizzazionen. 56 del 2 Febbraio 1978).

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Fig. 10. Ariccia: veduta del versante occidentale, nel 2000.

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questa?®. Le pendici sud-orientali, aggettanti sulla via Appia antica sono costituite da tufo grigio del cratere di Nemi, mentre quelle nord e sud, dalla formazione lanciata dal cratere di Ariccia Il territorio comunale comprende ancora due alture: Grottalupara e Monte Gentile, rispettivamente ad est e a nord-est dell'abitato di Ariccia®®. Monte Gentile, che deriva, probabilmente, dalla formazione di un cono di scorie, a seguito dell'urbanizzazione di cui è stato oggetto non consente una completa osservazione; infatti, ad eccezione di alcune zone ad nord-ovest della quota di m 580 s.L.m., in cui si conserva il bosco di castagni *, le pendici orientali e sud-orientali sono state interessate, a partire dagli anni settanta del Novecento, dalle costruzione di un grande complesso abitativo (Residence Monte Gentile), che si allarga verso l'abitato di Ariccia fino a lambire l'area in cui si trovano i resti della cd. villa di Vitellio, con la costruzione del campo sportivo e del palaghiaccio. A nord del paese, nella zona denominata Canalone, le pareti settentrionale e meridionale lasciano vedere la formazione piroclastica. Inoltre, il recente sprofondamento di un tratto del cunicolo dell'acquedotto, che corre al centro di quest'area, ha permesso di osservare come al disotto del piano di calpestio, a circa m 4,20 si trovi un potente banco di peperino. Per quanto riguarda l'idrografia l'unico corso d'acqua esistente, a carattere torrentizio?*, scorre nella zona ad est dell’altura sulla quale si trova il paese moderno. Più in particolare esso è costituito inizialmente da due rami, entrambi riportati nella “Tavola Nona della Via Appia” del Canina®* uno, con tracciato abbastanza rettilineo e sponde alte fino ad un max. di m 2,20 circa, provenendo dalla zona tra via Beata Venerini e via di Monte Gentile, costeggia le pendici occidentali dellaltura di Galloro; l'altro scorre tra le pendici orientali di Galloro e Colle Pardo. Questi, dopo essersi riuniti un centinaio di metri ad ovest di via della Costa, raggiungono via Appia antica, a partire dalla quale, in seguito a lavori intrapresi dal Comune nel corso degli anni ottanta del Novecento che ne hanno rettificato anche il percorso incanalandolo artificialmente, sottopassano la strada dirigendosi a Valle Ariccia.

77 Vexcsucuua 1963, 195-196, 269. 2 Ψενταῖοιια 1963, 199-200. 7 Sull'esistenza di ampie zone boschive in tutto il complesso dei Colli Albani vd. Duran 1975, 31, 34-40 (relativamentea Villa Chigi); D'AWico 1982-1983, 9-10. In particolare alla presenza di boschi di castagni alla fine del Duecento, fanno riferimento alcuni documenti d'archivio (Touanenr 1973, 180-181 nota 2) 75 Presenta un contributo idrico strettamente dipendente dalle precipitazionie quindi generalmente abbastanza consi e primaverile e molto scarso nel corso di quella cstivae autunnale. derevole durante la stagione invernale == Cava 1854: "Tavola Nona della Via Appia”; cfr. Canina 1856a, Tav. LXIII, nella quale è riportato solo il braccio più orientale. 49

LETTURA DELLA FORMA URBANA *

La presenza di alture dominanti, naturalmente difese, e di ampie zone acquitrinose in Valle Ariccia, dovettero indirizzare in maniera determinante, almeno a partire dal paleolitico superiore, le scelte insediative, come sembrerebbe indicare, ad esempio, il recente rinvenimento di grattatoi di selce, riferibili al più antico abitato di Ariccia, lungo le pendici nord-orientali?” (N. 4,1). Nello stesso tempo è probabile che proprio le aree meno favorevoli o comunque marginali venissero destinate alle sepolture, come sembra suggerire l'ubicazione della tomba “a grotticella”, segnalata al margine nord di Valle Ariccia?* (N. 92). Una migliore conoscenza si ha dei successivi, primitivi, coaguli urbani e delle relative aree di necropoli, dal momento che alla documentazione dell'Ottocento e della prima metà del Novecento negli ultimi decenni dello stesso secolo si sono aggiunti importanti rinvenimenti, anche in virtù di una maggiore attenzione rivolta al recupero dei materiali restituiti dall'aratura delle poche zone coltivate, risparmiate dalla progressiva urbanizzazione: è il caso, ad esempio, dei frr. recuperati in Valle Ariccia, all'inizio di via di Mezzo?* (N. 93). Ed è proprio sulla base delle informazioni fornite da questi rinvenimenti che è stata supposta l'esistenza di abitati a Galloro-Monte Gentile? (N. 94), nella zona del Canalone (N. 95) e forse su Colle Pardo? (N. 96), di necropoli e tombe nella zona compresa tra la Cava, presso via delle Cerquette?? (N. 97), e il cimitero comunale di Ariccia? (N. 98) (Fig. 11), a Galloro?* (N. 99), a Colle Pardo?* (N. 100), a Monte Gentile? (N. 101), in località Crocefisso” (N. 102) e nei pressi di via della Cupetta? (N. 103), a partire dal IIIB della civiltà Laziale? (Fig. 12). Invece la mancanza di rinvenimenti riferibili a queste età sull'altura occupata dal paese moderno”, nonostante lavori di vario tipo realizzati anche in anni recenti, e di frr. ceramici anteriori al 1 numeri da 1 a 91 fanno riferimento a monumenti almeno ancora in parte visibili, forniti di una propria scheda archeologica, quelli da 101 a 130, invece, a strutture delle quali non ho trovato traccia sul terreno, note soltanto da notizie bibliogzafiche o di archivio. 7" Sugli elementi condizionanti dell'evoluzione urbana (posizione geografica, presenza d'acqua e articolazione della viabilità, vd. Guarrots 1984, 373-374. Più specificatamente sulle caratteristiche ambientalidel territoriovd. Qunuc 1976, 7-8; Brerm SestieRi 1980, 6-11 δε Ciuagucci 1996, 3 e Tav. 19, Cmuaveci 1978b, 94; Cmanuccı 1996, Tav. IL41. 3% Ciunaucci 19782, 25 Tav. IA, 87, 89-91, 14 -145; 3» Cimnaucc: 1978,25 Tav. IA, 93-98, 149, 173-174; Cunauccı 1996, Tav. Il, 9 Tav. I antica, ap=: Ciuarucci 1978, 164-165, ricorda l'esistenza di un fondo di capanna, lungo il lato occidentale di viaoperaAppia di cementizia, in cisterna una conserva si quale nella proprietà della all'interno Pardo, Colle di viadotto il superato pena età romana (N. 64). = Carucci 19782, 25 Tav. IA, 91.93, 145-146, 172-173. 2? Νάκρονι 1877, 14-17; vd. anche Gisow 1964, I, 354-357;cfr. Lanciana mss. 85/1, 166, il quale ricorda il rinvenimen10 di "asciae et spicula aenea"; Lerever 1977, 137. ?« Narpoxi 1872, 431.435; vd. anche Gierow 1964, IL 357-359;cfr. Leravne 1977, 137. 26 UcouiNi 1925, 132-137; vd. anche Gienow 1964, Il, 359-360. Il rinvenimento di un'altra tomba, tra il 1935e il 1938, è segnalatoda Cimanuccı 19782, 25 Tav. IA, 99, 150. 26 Cunavccı 19782, 25 Tav. IA, 93.98. 20 Cutanvccı 19782, 25 Tav. IA, 76-77 » Per il rinvenimento nel 1848 di “grande copia del solito vasellame latino grossolano e nerastro", vd. De Rossi 1871, 264-265; cfr. Lerevas 1977, 118-119. 35 Chnauccı 1996b, 50. Sulla polarizzazione degli abitati albani a partire dalla fine del IX secolo a.C. e la loro suddivisione territorialevd. Aurerm 1996, 34, 36 Fig. 2; cfr. Gumı 2000, 88, 89 Fig. 2. Ἐν L'assenza, fino ad ora, di rinvenimenti sullaltura occupata dall'abitato di Ariccia, diversamente da quanto docu51

wu

è

Fig. 11. Ariccia. Materiali provenienti dalla necropoli nella zona del Cimitero Comunale (foto M. Leoni). VII secolo a.C. tra quelli recuperati lungo le pendici nord-orientali (N. 4), costringe ancora soltanto

ad ipotizzare l'esistenza di un abitato”?. Tuttavia un elemento a favore di questa ipotesi è offerto mentato un rapporto tra continuità di stanziamento e caratteristiche morfologico-topografiche, da un'altura con pareti ripide. In ogni caso tra la fine del IX e l'inizio dell'VIII secolo a.C., presumibilmente in un quadro di suddivisione territoriale correlata ad una gerarchizzazione degli abitati poi sedi delle città, possono ritenersi definiti sia la sede dell'abitato, sia il territorio di Aricia. In particolare quest'ultimo doveva risultare ben più vasto non solo di quello attuale, ma anche rispetto a quello di età romana, dal momento che si estendeva verso nord-ovest oltre la località Due Santi, così da comprendere Castel Gandolfo, verso sud oltre S. Palomba e verso sud-est oltre Genzano, comprendendo il lago di Nemi, ed, infine, verso nord fino al lago di Albano. Per quanto riguarda la viabilità, in quest'epoca, sono variamente documentati alcuni percorsi che mettevano in relazione l'abitato con Bovillae da un lato e con Velletri dall'altro, attraverso il tracciato poi in parte ricalcato dall'Appia, e con Zavinium ed Ardea attraverso due tracciati, che si dipartivano presso la località S. Palomba, ed, infine, con l'area tuscolana, attraverso una diramazione della Latina ad est di villa Cavalletti?” dalla morfologia, caratterizzata, come in numerosi altri centri del Latium Vetus?” per i quali è docu-

ETÀ ARCAICA: FORMAZIONE E SVILUPPO DEL CENTRO URBANO

Se gli elementi relativi alle fasi più antiche risultano ancora scarsi per fissarne estensione e caratteristiche, con l'età arcaica comincia ad essere possibile una prima definizione della forma urbana, integrando i dati desumibili dalla documentazione archeologica con le indicazioni fornite dalla geomorfologia e dalle fonti letterarie. Più precisamente è soltanto a partire dal VIL VI a.C. che la documentazione archeologica inizia a fornire elementi sulla frequentazione dell'abitato: a questo periodo, infatti, si riferiscono alcuni frr. di bucchero ed alcuni altri di ciotole d'impasto provenienti dalle pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4, 4,7-8) e quelli, sempre d'impasto, recuperati nell'Orto di Mezzo (N. 29, 1-4). mentato per alti centri dei Colli Albani, è possibile che vada addebitata alla scarsa attenzione rivolta in occasione dei lavori di scavo realizzati in epoca modernain più punti. Cfr. al proposito Licu mss. 85/1, 166. 71 Citanuccr 1996, Tav. JI, F. 72 È il caso, ad esempio, di Ardea, di Lavinio dell'abitatodi Roma nell'area del Campidoglioe di S. Omobono (Penora 1988, 7-8, 10-19, 29:37) 7° Per le vie naturali di comunicazione passanti per l'area dei Colli Albani, vd. Casssent 1949, 104-105; Quitict 1979, 106-111, 122 Fig. 6, 258 Fig. 18; Star 1982, 17-18, specialmente 18 Fig.; Cmaruccı 1996, Tav. II; Anızrrı 1996, 32-48, in parti colare 38-41 nota 7, Fig. 2, con indicazione della viabilità c Fig. 3, nella qualeè l'estensione territoriale ipotetica mediante l'applicazione dei poligoni di Thiessen. 52

Fig. 12. Ariccia: carta di distribuzione degli abitati e delle necropoli di età preromana. In puntinato i materiali fittli riferibili ad abitato, con * le aree di necropoli o le sepolture isolate. 53

Presumibilmente tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. l'area occupata dall'abitato, la quale presenta caratteristiche morfologiche abbastanza standardizzate, ricorrenti in numerosi altri centri arcaici del Lazio ed in modo particolare similabili con quello di Colle Rotondo**, venne delimitata lungo il lato settentrionale, dove è un istmo che la lega all'entroterra, da una prima opera di difesa del tipo ad aggere, analogamente a quanto è variamente documentato in altre città, quali, ad esempio, Lavinium?”, Satricum?*, Crustumerium?, Gabi”, Anzio?” ed Arden? (Figg. 13-14). Dalla descrizione e dalla sezione della struttura, eseguiti nel 1892 da D. Marchetti, che ne individuò un tratto di circa m 10 di lunghezza circa 270 m a nord di Porta Napoletana, sappiamo che essa aveva fronte e controscarpa in blocchi di peperino, impostati sul banco affiorante, per una larghezza complessiva di m 11,30 circa, ed un fossato verso nord? (N. 104). Il confronto con i casi meglio noti di Ardea e Satrico rivela da un lato alcune analogie nelle caratteristiche costruttive, dall'altro significative differenze per quanto riguarda la scelta del suo posizionamento rispetto alla morfologia. Infatti la zona nella quale si sarebbe dovuta trovare la linea delle mura, corrispondente pressapoco, nell'urbanistica attuale, a quella immediatamente ad est del cimitero comunale, con i suoi m 450 circa di altezza s.l.m., a mezza costa tra l'area di Porta Romana (m 411 circa) e quella occupata dal Piazzale dei Daini (m 495 circa), presenta ancora oggi un declivio accentuato verso la città, caratteristica questa che non sembra rispondere pienamente alle esigenze della difesa. Al contrario la zona che, in base alle caratteristiche naturali, sembrerebbe poter offrire migliori garanzie difensive, è quella attualmente occupata da palazzo Chigi: qui, infatti, come doveva risultare con maggiore evidenza di quanto sia possibile ora, fino alla costruzione del palazzo da parte dei Savelli ed alla sistemazione della zona antistante, l'altura dell'abitato si stringeva chiudendo il lato settentrionale con un tratto breve, necessitante quindi di una fortificazione meno impegnativa, per il minore sviluppo in lunghezza, e, al tempo stesso, resa ancor più efficace dalla presenza, di un accentuato dislivello e di pendici particolarmente ripide. Mancano tuttavia resti che possano far pensare

all'esistenza di mura in quest'area. Infatti, a parte la notizia del Lanciani sull'esistenza "in silva prile, un indizio a favore di questa ipotesi potrebbe forse rinvenirsi in un disegno della facciata del Palazzo della fase dei Savelli prospettante il Parco, dove, proprio in corrispondenza dell'estremità orientale, a partire dal basso, compare una struttura a blocchi squadrati e con profilo a gradoni che potrebbe riferirsi, almeno ipoteticamente, ad un tratto delle mura ad aggere, riutilizzato Quindi, nonostante le considerazioni sulla scarsa strategicità del sito prescelto per la costruzione delle mura possano non risultare del tutto infondate, mi sembra che la presenza della necropoli protostorica nella zona del cimitero comunale e di due cave a poca distanza da essa, a nord delle

vata Chisiorum”?2, dunque all'interno del Parco Chigi, di resti di una sostruzione in opera poligona-

7* Qui, Qunaai Gicui 1984, 124-128, 131 (identificazione delloppidum con castrum Inui). 75 Giuniani, SouwLta 1977, 368-370; cfr. Qnci 1994, 149, Ἦν Castacnoui 1963, 505-518; Maasant Kırımanık 1987, 6-9; Quia: GicLt 1990, 230-231; Grae 1992, 2-6, 15-16, 46; cr. Quruc: 1994, 149-150; Gant 1999, 34-45, specialmente 41-42. # Qunucı, Quilici Gic 1980, 68-70, 282. ?* Quasi: 19902, 160. 7?" Guioi 1980, 41-42; Guarrou: 1981, 85-86; Cinarucci 1985, 17-25; DE Rossi 1987, 19.25; Cimarveci 1989, 34, 42-47; GurDI 1994, 269; cfr. QuiLic: 1994, 150. 25 Borrutus 1930, 8-9; Quiuici 1968, 32-38; Torrorici 1982, 53-62, 121-127; Quei Gictt 1990, 192-194; Quncı 1994, 150-154. ?' Marcuern 1892. Sulla fronte, conservata per un'altezza di tre filai, i blocchi sono disposti in doppio ordine nello spessore irregolarmente ora di testa ora di taglio. Inoltre, come ad esempio a Satrico, sulla fronte sono disposti in modo tale che per ogni allincamento, il blocco esterno superiore poggi con un lievissimo gradino nella fronte del sottostante filare. Misurano tra m 1,20 c 1,45 di lunghezza e tra m 0,62 e 0,73 di testata, con altezza compresa tra m 0,40 e 0,60 (cfr. FLonzscu 1925, 10; Quisici 1994, 149-150). Sul tipo di fortificazione ad aggere con fossato vd, GuattoLi 1984, 365-370. 166. n. 24939, riprodotto da Petaucci 1984, Tav. XXXII e ricordato da Perucci 2001, 6. Tra i materiali antichi riutilizzati nella costruzione del Palazzo dei Savelli ricordo, ad esempio, la celebre iscrizione dei lotores Dianae. Tra quanti si sono interessati a questa iscrizione ricordo ILtuumri 1989, 35 e Gaaxino Crcere 2000, 38, alla quale rimando perla bibliografia completa. 54

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Fig. 14. Profilo altimetrico di Ariccia.

mura identificate nel 1892, permetta di fugare ogni dubbio al riguardo. Anzi questa delimitazione dovette essere confermata anche nelle epoche successive come dimostra la realizzazione delle tombe rupestri nell'area che si trova, attualmente, a nord-est del recinto dell'ospedale “L. Spolverini”. Proprio la conformazione geomorfologica di questa zona e di quella a nord del cimitero, caratterizzate dalla presenza di ingenti affioramenti di peperino, come è noto per altri centri vicini quale ad esempio Lanuvio?*, e l'esistenza di una strada, il clivus albanus che assicurava un più agevole e rapido trasporto dei materiali, dovettero risultare componenti essenziali nella apertura delle due cave a cielo aperto in prossimità dell'abitato?*: una, ancora osservabile, all'interno del Parco Chigi (N. 68), l'altra, invece, a non molta distanza dal fronte stradale orientale di via delle Cerquette, sul retro dell'ospedale “L. Spolverini? (N. 105), le quali assicurarono i materiali necessari per far fronte all'attività edilizia della città e del territorio e, in particolar modo, per la realizzazione delle fortificazioni. Tra gli elementi che emergono dalla loro analisi, significativo mi sembra essere, in quella all'interno del Parco Chigi, la presenza, nota anche in altri casi^", di un canaletto per la captazione di una falda idrica incanalata evidentemente in funzione del cantiere. Tornando al tracciato delle mura, solo ipoteticamente può supporsi che esse a sud-est del tratto scoperto dal Marchetti, piegas?* Linz 2001, 29, 47.48 n.9, 57 n. 14. 2 Un'altra, forse, può individuarsi nella zona sottostante le pendici occidentali del paese, quasi a partire dal ciglio meridionale di via del Pometo (N. 45). Sul criterio utilizzato nell'apertura delle cave e sulle conseguenze prodotte sulla morfologia vd. Kozeuy 1988, 4-5; PICCARRETA 1990, 25. 3 Quest'ultima, che si trova in un'area risparmiata dalla costruzione di due edifici realizzati nei primi anni settanta del Novecento, risulta difficilmente raggiungibile e comunque quasi del tutto obliterata dalla vegetazione, cosicché è stato impossibile rilevarne dimensioni e caratteristiche. 2 Cfr. ad esempio, alcune cave nel territorio di Collazia (Qunucı 1974a, 105-118 n. 32, specialmente 113, 117 Fige. 1152-175b, 118 Fig. 182; 143-169n. 55, specialmente 159) 56

sero seguendo la curva dei m 420. Le mura ad aggere, come noto in altri casi? inclusero un settore - quello compreso tra esse e l'area occupata dal Palazzo Chigi - che non dovette mai essere effettivamente urbanizzato?. È molto probabile che, almeno inizialmente, le pendici dell'altura, chiusa sul lato settentrionale dal muro ad aggere ricordato, fossero lasciate prive di fortificazioni e che invece solo successivamente si provvedesse ad esse. D'altra parte la ricostruzione della linea delle fortificazioni e la loro datazione sembra costituire uno dei problemi di meno agevole risoluzione della topografia di Aricia, a causa dell'esistenza di tratti generalmente brevi, per di più nella maggior parte dei casi con caratteristiche costruttive diverse tra loro, anche nell'ambito di uno dei medesimi circuiti ai quali tradizionalmente vengono attribuiti. Pur essendo documentato un settore in opera pseudo isodoma, con blocchi approssimativamente quadrati e rettangolari, grossolanamente lisciati sulla fronte ed appena sbozzati sugli altri lati (N. 5), la tecnica più frequentemente utilizzata è quella quadrata, anche se in fasi diverse, come testimoniano le differenti forme dei blocchi, la progressiva accuratezza nel taglio e la loro diversa disposizione, rilevabili nei vari tratti. Si passa da quella a blocchi appena sbozzati, disposti di testa ad un solo ordine e con accentuato profilo della fronte a scarpa”? (N. 3), a quella propriamente quadrata, a doppia cortina, con blocchi parallelepipedi disposti, con estrema regolarità, per filari alternati di testa e di taglio, nei resti a sud della via Appia antica (Nn. 9-11,16). Seppur nelle diversità, anche cronologiche, delle varie fasi, sono riconoscibili, talora, alcune caratteristiche: è il caso, ad esempio, degli incassi per l'appoggio del filare superiore, realizzati evidentemente con lo scopo di rendere più solide le strutture sia nel tratto in opera pseudo isodoma dell'Orto di Mezzo (N. 5) che in quello a sud-ovest del cd. Basto del Diavolo (N. 16), riferibile al circuito delle mura più esterno. È inoltre probabile, come sembra di poter dedurre dall'analisi delle tecniche costruttive, che, contrariamente a quanto sostenuto dal Florescu, Aricia non presentasse in età antica una triplice cerchia di mura, corrispondente a tre diversi fasi di ampliamento, ma, più semplicemente, tre fortificazioni, delle quali due più antiche, anche se presumibilmente non contemporanee, alle quali vanno riferiti i resti nell'Orto di Mezzo (Nn. 5-7) e quelli lungo via della Strada Nuova (N. 3) e di via Vittoria (N. 2), ed una più recente a dx. della via Appia antica". Inizialmente, potendo contare sulla difesa naturale offerta dalla morfologia, è probabile che venisse costruito un circuito più esterno, lungo il lato meridionale, del quale rimangono pochi tratti nell'Orto di Mezzo ricordati da numerosi autori nel corso dell'Ottocento, anche se bisogna ricorrere al Florescu per una loro descrizione puntuale”. Questo circuito venne così a delimitare, a partire dalle mura ad aggere a nord di Porta Napoletana, un'area di circa 112.480 m}, la quale risulta inferiore rispetto a quella di numerose città ed abitati arcaici sia del Lazio che dell'Etruria?”. La cinta muraria, progettata presumibilmente tenendo conto delle modeste dimensioni dell'altura e quindi

#1 Cfr, ad esempio, alcune aree del pianoro di Casalazzar, ad Ardea, durante l'età orientlizzante ed arcaica (Mosse x Torronicr 1982, 32,33 Fig. 18) oppure “gli ampi spazi sgombri a ridosso delle mura” ad Antennae (Qua, Quiz Gicti 1578, 30,159) che le esigenze difensive siano state almeno in parte sacrificate di fronte alla necessità di includere un ἀρ’ È probabile rea nell quale l'abitato avrebbe potuto espandersi. vicinity of Rome to study the deve"Brace 1947, 105, rileva come “Ariccia is one of the best placet thein thedaysimmediate of Augustus”. century before lopment of squared.stone construction from 6,the19 sixth della e Tav. I: Bias 1947, 105. Contra Caxı 1854, 106-107 e "Tavola Nona 9^ Toonsscy 1925, 6-19, specialmente per molti vers anaUna situazione Via Appia, il quale aveva intuito l'originaria unitarietà dei due circuiti pit settentrionali. Yoga costituitaad esempio, dalle mura di Tusculum, che i Canina interpretava riferibili ad una doppia cerchia (Qui, Quruci Gigli 1993, 245-269, specialmente 256-257). tra quell iù occidentali(N. 5) ele tratto di mura, nello spazio compreso 55 Fuontscu 1925, 14 ricorda l'esistenza di unsgorgava possibile rinvenire dal momento stato è mi non che 6), (N. acqua quale dalla l'apertura è qual delle centro altre αἱ invasa dalla vegetazione spontanea che dovrebbe trovarsi in un'area completamente(100.000 e tralasciando,ad esempio, in mi circa) ed Antium (126 250 m! cirea) 75 Fatta eccezione per Caste di Decima mfcica) che Suricum (396.000m circa) nel Latium Vetus, isultatruria, Cuore (1.865.000 τοὶ circa), sia Zavinium (257.500 arcaico di Aricia. Per ἢ confronto planimetrico delle no di gran longa più estesi rispetto alla superficie occupata dall'abitato 1977, 24 Fig. 7, αἱ quale rimando anche perla classi e del Lazio vd. Guamott Ares urbanedi alcuni abitate cità dell'Etruria dazione tipologica dei centr di età arcaica; Guam 1984, 375 Fig. 9

della necessità di acquisire un'area più vasta, contrariamente a quanto documentato per la maggior

parte dei centri di questa etA”*, prevedeva che il fronte meridionale, come testimoniano i resti nell'Orto di Mezzo, seguisse le pendici comprese tra le curve di livello dei 340 e 350 m s..m., con buona probabilità preventivamente regolarizzate. Per quanto riguarda i lati orientale ed occidentale, dei quali non sono conservati resti, fatta eccezione per il tratto iniziale del lato orientale, è probabile che essi si andassero a ricollegare direttamente alle pendici dell'altura?*. Una porta, come supposto dal Canina e dal Florescu?*, e come sembra confermare da un lato la presenza di un declivio che permetteva di risalire l'altura dal tracciato della futura via Appia antica e dall'altro una probabile rientranza delle mura?”, doveva trovarsi lungo via della Costa, immediatamente prima della tomba rupestre (N. 23); un'altra, della quale non sembra conservarsi alcuna traccia, è probabile che si aprisse sul versante opposto occidentale. Dei tratti conservati nell'Orto di Mezzo, i quali nel corso dell'Ottocento subirono notevoli danneggiamenti per l'apertura di alcune cave nella zona immediatamente a monte?" e, soprattutto, per la rimozione di blocchi, solamente quello più occidentale, con accentuato profilo a scarpa, è riferibile alla costruzione più antica: lo indicano la tecnica costruttiva, un'opera pseudo isodoma con piani

di posa che non seguono quasi mai linee orizzontali, e l'utilizzo di blocchi di dimensioni e forme

molto diverse, per i quali si oscilla tra quelli rettangolari da m 0,14x0,34, 0,34x0,58 e 0,25x1,40 e quelli quadrati da m 0,58x0,70 e 0,66x0,70? (N. 5). Proprio sulla base di queste caratteristiche alcune similitudini mi sembra possano rintracciarsi con le mura delle città etrusche’“, oltre che con il

tratto di mura lungo cui si apre la celebre cisterna arcaica di Tusculum, riferita, recentemente, ad un ambito cronologico di fine VI, prima metà del V secolo a.C.”". Un ulteriore indizio, anche se non determinante”, a conferma di questa datazione può forse venire dalla notizia del rinvenimento, nel corso degli scavi realizzati nel 1862 in quest'area da L. Fortunati, di “piccoli pezzetti di terra cotta simile alla etrusca ... e di 7 piccoli pezzetti di . aes rude” ® e dal recente recupero di superficie, di alcuni frr. di olle d'impasto, nell'area immediatamente prospiciente i resti delle mura (N. 29).

τι Tra i centri che presentano le mura alla base dell'altura ricordo quello di Vignale, presumibilmente da collegarsi al pianoro su cui sorge Civita Castellana (Moscarı 1983, 64, 79; Moscati 1985, 52. Contra Torztt 1982, 127). 7?" Fionsscu 1925, 14. ?* Fonsscu 1925, 9, specialmente nota 1. » Cr. ad Antemae la porta di nord-ovest (Qunicı, QuiLICI Giou 1978, 28, 154), a Veio le porte di Care, di Formello, del 1a Valchetta, delle Vignacce, di Portonaccio (Waro-Pensans 1961, 4-11, 13, 16, 19-20) e a Crustumerium la porta sul lato meri dionale della vallecola (Quai, Quicı Gron: 1980, 66) > Relativamente ai danni provocati nel 1886, vd. acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Sentenza del tribunale civile e correzionale di Roma contro Amici Francesco e D'Agostini Vincenzo del 15 aprile 1887. Per ἢ successivi consolidamenti vd. 4cs, Direz. Gen. AA. BB. AA., II vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione dell novembre 1889. Successivamente altri danneggiamenti sono scgnalati in nav, Archivio Chigi n. 22755 "Contratto colla Società cooperativa di Ariccia per estrarre materiale dalla cava dell'Orto di Mezzo” del 15 ottobre 1892. ?" Fronescu 1925, 15, seguito dalla Bratz. 1947, 105, definisce sia questo, che gli altri due tratti, nell'Orto di Mezzo, come strutture in opera quasi quadrata. Nonostante la diversa accuratezza nel taglio dei blocchi, che ne indica una datazione presumibilmente all'ultima età repubblicana, similitudini nell'inserzione di blocchi di minori dimensioni rispetto ad altri uti lizzati lungo il medesimo flare, sono rilevabili, ad esempio, con il muro di terrazzamento sotto via della Croce, a Ferentino (Quiet, Quiuici Gicui 1995, 231-232 n. 71, 235). 5 Lucuı 1957, L 172-173, 175-178, 272-273. Più specificatamente per la realizzazione di mura lungo un pendio, appositamente sezionato, vd. Warp Perxns 1961, 32-34 specialmente 33 Fig. 9,2. Inquadramento generale in Coroxxa 1986, 432-433. In particolare similitudini mi sembra esistano, ad esempio, con le mura di Roselle (Caxoccar 1978, Fig. 3, n, 10-11; cfr. CoLonna 1986, 432; Poccest 1987-88, 494-495; Fovrame 1997, 125, 129, 137) che tuttavia Lugli ricorda a proposito dell'opera poligonale (Lucti 1957, 1, 61, 70, 99 Fig. 8, 100 e specialmente 273). » Durne’ 2000, 101-102, 211-212, 215, 218 specialmente 101, 103 Fig. 71, 115, 211 Fig. 155, 215 Fig. 159 per la fasepiù antica del muro US 1009. ?* Ho più volte, invano, cercato materiale ceramico sia nel terrapieno retrostante le mura che nell'area immediatamente al disopra di esse, solo in parte coltivata ad orto. » L. Fortunati che tra Îl 1862 c il 1863 realizzò scavi nell'area ricorda come "questa località .. forma un ripiano sorretto da un muro di sostruzione formato da grandi massi di pietra locale, parte diruto e parte ancora al posto" (1ss, Ministero Commercio, Industriae Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. Relazione L. Fortunati del 14 settembre 1862); cfr. Lancraxı CVarLat 13045, 201r. 58

Al contrario gli altri due tratti, evidentemente di restauro, sono in opera quadrata con blocchi squadrati con maggiore accuratezza, disposti per filari alternati di testa e di taglio. Quello occidentale, che potrebbe datarsi al III secolo a.C., come peraltro sembrerebbero indicare anche i frr. ceramici rinvenuti (coppetta miniaturistica ed orlo con parete di skyphos, a vernice nera) (N. 6) e qualora si identifichi in esso uno dei tratti di murus, restaurati dopo essere stati danneggiati, insieme alle portae e all'aedes Iovis, da un fulmine nel 214 a.C., ha ancora, in basso, un'apertura dalla quale fuoriusciva l'acqua captata da due cunicoli scavati nel banco retrostante (N. 6). Confronti relativamente alla presenza di un cunicolo di adduzione lungo un circuito murario si rinvengono, ad esempio, con quello rilevato lungo le mura di Falerii in vicinanza del tempio dello Scasato?" e, in qualche modo, con il cunicolo che si apre sulla parete di fondo della cisterna arcaica e specialmente con la cd. "fontana degli edili”, lungo il recinto di Yusculum®*, nonostante si riferisca ad un ambito cronologico più recente rispetto a quello prospettato per Aricia. L'ultimo tratto, come è ancora visibile, era appoggiato sul banco affiorante, appositamente regolarizzato e tagliato a gradoni (N. 7). I blocchi hanno il primo filare in basso aggettante di circa 10 cm rispetto agli altri, i quali sono progressivamente rientrati verso l'interno di circa 2 cm, creando un profilo tipico di altri circuiti murari” Per quanto riguarda la giuntura rilevabile a circa m 4,30 dall'estremità meridionale, le pressocché analoghe caratteristiche delle due parti e la presenza di un terreno in forte pendenza, suggeriscono di leggervi, analogamente a quanto noto ad esempio nelle mura di Anagni”, un espediente utilizzato nel corso della costruzione per garantire un regolare allettamento dei blocchi, piuttosto che la testimonianza di due diverse fasi edilizie. Proprio le caratteristiche dei blocchi e, soprattutto, la loro regolare disposizione a filari alternati di testa e di taglio che, come noto, risultano normali a partire dal IV secolo a.C., costituiscono un significativo riferimento cronologico come terminus ante quem: tuttavia mi sembra che, sulla base di confronti più stringenti con un tratto delle mura di Anagnia, nella zona dei cd. Arcazzi’®, con il lungo tratto a Signa, a sud di porta Maggiore", con le mura meridionali della città alta, a Palestrina”! e con il tratto delle fortificazioni di Ferentino, che va dall'acropoli al convento di S. Chiara’, sia possibile riferire il tratto in questione piuttosto al T secolo a.C., intendendolo, quindi, come il risultato di un intervento di restauro se non addirittura di ricostruzione, a seguito di un forte danneggiamento. A tale proposito la possibilità di identificare le cause di distruzione nei saccheggi delle truppe di Mario, ricordati da Oros. V, 19, 19, per 87 a.C., e quindi di riferire la successiva ricostruzione all'opera di Silla, come riferito da Lib. Col. 230, 10, appare più che concreta. Per quanto riguarda le fortificazioni sull'altura, non riterrei improbabile riferire la loro realizzazione, la quale peraltro troverebbe una sua giustificazione nella necessità di rinforzare le difese naturali, ad un'età appena più recente rispetto a quella prospettata per il tratto in opera pseudo isodoma, nell'Orto di Mezzo. Il loro tracciato, come dimostra la documentazione archeologica ed il recupero di notizie su vecchi rinvenimenti, venne impostato, almeno lungo i lati ovest, sud ed est, nei quali è coincidente ormai quasi interamente con la linea degli edifici del centro moderno, sagomando appositamente il banco affiorante sul ciglio dell'altura. Di esso rimane lungo il lato orientale, in condizioni analoghe a quelle descritte dal Florescu, un breve tratto a circa m 140 da Porta Napoletasoi Gauttarini-Cozza-Pascu. MeNcARELLI 1881, 193 Fig. 124; Moscarı 1985, 50. 213 Fig. 10; Quacr-Qucr rois 1993, 266-267 m Bonpa 1958, 22-23; Quiucr, QuiLicı Gretı 1990, 207 Fig. 2 sito 67, 212, la cd. “iontana degli edili"; fr. 1 casi della porta 102-103e 105 Fig. 73 per 212 specialmente Fig. 42-43; Durae' 2000, 101-103, Fontinalis, a Roma (Sarzuo 1932, 207, 227) e della sorgente all'esterno delle fortificazioni di Crustumerium (Oumc-Ounicı Gioui 1980, 68). 7» Cfr., ad esempio, le mura di Ardea (Torrorici-MorseLLI 1982, 53-62 n. 1). La presenza, in questo tratto, di un banco tenero, ha agevolatoil suo progressivo sgrottamento: ne consegue che la stabilità delle mura sia in pericolo. Ἢ Lucıı 1957, 1, 187-188, riteneva che la rastremazione verso l'alto oltre ad uno scopo pratico, alleggerendo il muro in facciata e creando delle “piccole resistenze” all'azione erosiva dell'acqua piovana, ne avesse uno estetico, provocando "un effetto di chiaro-scuro che interrompeva la monotonia delle vaste pareti piane" ?* MAZZOLANI 1969, 64 specialmente Fig. 55. >» MAZZOLANI 1969, 27-32. n Ciraneıtı 1992, 23, 34-35 con propostadi inquadramento all'età triumvirale. ?! Rigxanx 1985, 151-168. ? Quiict, Quraci Gicti 1994, 171-179, 233. 59

na, che invece il Canina ricorda conservato per

una lunghezza notevolmente maggiore? (N. 3). Da qui la linea delle mura doveva proseguire verso sud-ovest in maniera rettilinea, mantenendo l'orientamento riscontrabile nel tratto ancora conservato, come sembrano indicare i resti, ora non più visibili, ma ricordati dal Florescu*" (N. 106), per poi piegare verso ovest, lungo la linea degli edifici ad est di via Vittoria. Le mura quindi proseguivano, fino a raggiungere l'estremità occidentale del fronte, dove piegavano verso nord-est. Dei due tratti, ricordati da Florescu lungo questo fronte*5 (Nn. 107-108), rimangono solamente al᾿ cuni blocchi evidentemente reimpiegati negli ediFig. 15. Ariccia. Blocchi delle mura riutilizzati dalle fici moderni (Fig. 15). Non mi sembra che invece gostruzioni moderne, lungo il lato nord-occidentale esistano elementi decisivi per dedurre l'esistenza > di torri, contrariamente a quanto ipotizzato sia da Canina che dal Florescu?*, 1 resti lungo le pendici orientali (N. 3) i quali, a differenza degli altri conservati in via Vittoria (N. 2), si presentano in condizioni di visibilità accettabile per rilevarne le caratteristiche costruttive, sono in opera quadrata, con blocchi di peperino non perfettamente regolari e comunque con gli angoli generalmente smussati, posti sempre di testa, per filari progressivamenti rientrati. Un primo elemento per giungere ad un inquadramento cronologico di questi resti e dunque, verosimilmente, della costruzione dell'intero circuito mi sembra fornirlo l'uso del piede dorico (m 0,327)", peraltro attestato raramente sia in ambito regionale che in Roma arcaica”. Struttivamente un buon confronto è rintracciabile con le mura dell'oppido de la Giostra, sulla via per Satricum? e con alcuni tratti delle mura di V secolo a.C., di Tuscolo”. In conclusione, pur con la cautela che impone la mancanza di dati di scavo, fatta eccezione per quelli realizzati nell'Orto di Mezzo da L. Fortunati nel 1862, sulla base delle caratteristiche costruttive e delle fonti letterarie, sarei propenso a riferire la costruzione del circuito primitivo delle mura tra la fine del VI e il V secolo a.C., forse in coincidenza con la realizzazione dell'emissario in Valle Ariccia (N. 83). In questo periodo infatti abbiamo notizia, dalle fonti letterarie antiche, del verificarsi di vicende particolarmente cruente perla città, a partire dall'assedio di Arrunte del 502 a.C. Per quanto riguarda le parti più recenti (Nn. 6-7), può rinvenirsi la causa della loro rovina e quindi la necessità di un loro restauro sia proprio in questi scontri sia, forse, in quelli connessi al bellum civile. Dovrebbe, invece, riferirsi ad un ambito cronologico di pieno V secolo a.C., nel quale peraltro Ariccia (nel 489 a.C.) si scontrò con i Volsci Ecetrani nei pressi della città (Dion. Hal. VI, 32,3; Liv. ?? Cans 1854, “Tavola Nona della Via Appia”. » Lo studioso rumeno segnala brevemente, senza fornire alcun particolare sulla lunghezza e l'altezza, l'esistenza di alcuni resti, dapprima una ventina di metri a nord-est del tratto conservato e poi lungo la parete che si trova ad angolo con il vicolo Scaloni (FLonsscu 1925, 7). ?* Frogescu 1925, 9-10, Tav. I, dc. ?* Cava 18560, Tav. LXII (“Stato antico dello stesso lato meridionale”); Fuonsscu 1925, 9, deduceva l'esistenza di torri, almeno in corrispondenza del congiungimento dei lati orientale ed occidentale con quello meridionale, esclusivamente all'osservazione della morfologia. > Detto anche piede greco arcaico, fidoniano o eginetico: Hursci 1882, 54; Luoti 1957, I, 188-189, 193; PoLacoo, ANTI 1981, 175-177. ?* A Roma, ricordo il muro a blocchi di cappellaccio su via Merulana all'angolo di via dello Statuto (Lucas 1, 194) eil tempio rotondo del Foro Boario, dove tuttavia il piede dorico è usato insieme a quello attico-romano (Raro, 1957, Hrinauren. 1973, 1655). >" Qunucı 19642, 33-36; MoLTESEN 1980, 58. ?» Qunucı, Qunaci Gioui 1993, 245-252, 257. 60

II, 26, 4-6), e più volte con Ardea a proposito dell'assegnazione di un tratto di terra (Dion. Hal. XI, 52; Liv. III, 37), la costruzione del circuito a recinzione dell'acropoli. A proposito del supposto coinvolgimento di elementi greci nella storia di Ariccia proprio attraverso il tramite di Ardea, ricordo come con ogni probabilità debba riferirsi proprio a questa età il fr. di cratere attico a colonnette, rinvenuto lungo le pendici nord-orientali dell'altura cittadina (N. 4, 5). Esso resta, a quanto mi risulta, l'unica importante testimonianza materiale dei rapporti intercorsi tra Aricia e il mondo greco. Altri importanti elementi, anche se cronologicamente meno definibili, provengono dall'Orto di Mezzo, dove il Lucidi ricorda fin dal 1756 la scoperta di numerosi priapi in terracotta? (N. 109). Il rinvenimento in superficie di alcuni fittili votivi (N. 29), nell'area compresa tra il lato occidentale della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) e il muro a nicchie in opera reticolata (N. 27), permette di ipotizzare l'esistenza di un culto extra-urbano, precedente i resti in opera quadrata, il quale analogamente a quanto meglio noto in altri casi deve mettersi in rapporto con il vicino cunicolo di adduzione dell'acqua?". Si tratta di esemplari molto frammentari, relativi a statue (sia quelle caratterizzate dalla presenza delle pieghe della toga ridotte a poche costolature verticali*, che quelle pertinenti a torsi virili) e ad anatomici (certamente mani e piedi, forse arti superiori)**, i quali sono datati tra il IV ed il II secolo a.C.**, sulla base di confronti con materiali analoghi, provenienti, tra gli altri, dal santuario delle tredici are di Lavinio?*, da quello di Campetti a Veio”, da Ponte di Nona?*, oltre a quelli recuperati nel fiume Tevere? ed, in contesto più vicino al nostro, da Ardea®“, Velletri, Albano, dal tempio di Diana a Nemi?” e, soprattutto, con quelli recuperati nei primi decenni del Novecento, nello scavo del santuario in località Casaletto, sul margine occidentale del cratere di Valle Ariccia?*. Tuttavia confronti più stringenti, a partire dalle caratteristiche dell'argilla, poco depurata e di colore oscillante tra il rosso scuro e il bruno*S, mi sembra possano rintracciarsi con esemplari provenienti dall'area albana, più in particolare con quelli riferibili a luoghi di culto extra-urbani. Circa la loro provenienza è presumibile che i materiali recuperati fossero contenuti in una favissa, della quale, tuttavia, non sono note, né mi è stato possibile individuare, dimensioni o ubicazione?" Dunque, riassumendo, gli elementi a nostra disposizione sembrerebbero prospettare un termimus ante quem per la datazione del tempio, a noi giunto nella ricostruzione di fine II inizi 1 a.C., al IV secolo a.C. È tuttavia probabile ipotizzare, qualora se ne accetti l'attribuzione a Diana, generalmente proposta", l'esistenza di un culto e forse di un primitivo tempio, già a partire dall'età arcaica (se-

x Lucr 1796, 104; cfr. Lanciana CVatLar. 13045, 178r. »2 Ricordo, ad esempio, il santuario immediatamente ad est di Gabii (Guarrous, Zaccaona 1977, 434-436 c Tav. LVII, ab; Zaccacni 1978, 44, 45 Fig. 2; Corona 1984, 400 Fig. 6, 401) e quelli di Minerva (FexeLLI 1991, 489.504 con bibliografia precedente; cfr. CastagxoLi 1972, 38 e carta archeologica f. t. n. 12) e delle XIII Are (FeNELLI 1991, 504 con bibliografía prece» dente; cfr. CasmonoLi 1972, 38 e carta archeologicaf. 1.n. 48; Lavinium ID), a Lavinium che, come quello di Ariccia, si trovano. a brevissima distanza dalle mura cittadine ed hanno una sorgente d'acqua nei pressi (CAstAGNOLI 1980, 164). 4 Si tratta presumibilmente del tipo della toga exsigua, comune nel II, I secolo a.C. ed anche nei decenni successivi 1% Si tratterrebbe di un complesso votivo di tipo "etrusco-laziale-campano", secondo la tipologia proposta da Cometa 1981, 758-766. Ἐξ Sulla cronologia dei doni votivi vd. Pensanzw 1979, 221-222. 55 ToreLL 1975, 181-195; FeneLLI 1975, 253-303. Per le caratteristiche delle mani vd. FeneLLI 1975a, 224-226. m ) 3840. ?» Prasapene 1980, 155-185. » Meus, Quiria Grau 1982, 1-37; Cuuaucci, Giza 1989, 21-30. » Meus, Quiici Gicu 1983, 1-44; cr. Forrunarı 1989, 89-104, su Cimavccı 1993, 271-276. 2% Borsari 1885, 159-160, 254-255; Bonsanı 1888, 392-393; Borsari 1895, 424; Morruco 1903, 233. » Parınenu 1930, 373. ?" Cimauccı 1993, 271; cfr, anche Carucci, Grzz 1989, 21 ?* Sulla sistemazione degli ex voto all'interno o all'esterno dei santuari c, successivamente, sui luoghi nei quali venivano riposti, vd. ComeLLA 1996, 11 5" Fionsscu 1925, 47: Gordon 1934, 16. Sul problema relativo alla datazione dell'introduzione del culto di Diana, in Italia,vd. Gina 1995, 143-146, con bibliografia precedente. él

ARICCIAT ER

Fig. 16. Ariccia. Il paese ed il territorio circostante nella mappa del Catasto Gregoriano (1813). conda metà VI-inizi V secolo a.C.2), in accordo con il floruit edilizio che caratterizza la seconda metà del VI secolo a.C., non soltanto a

Roma, ma anche nel Lazio®*.

L'AMPLIAMENTO DI ETÀ REPUBBLICANA: LE MURA A DX. DELLA VIA APPIA

Un ulteriore circuito murario realizzato, presumibilmente, durante il III secolo a.C., forse all'indomani della concessione della cittadinanza romana, venne a definire una successiva fase di espansione della città, verso il lato naturalmente più favorevole, includendo quindi il tratto della via Appia antica approssimativamente compreso tra le attuali via di Mezzo a nord-ovest e via di Valle Ariccia a sud-est”. Le nuove mura, coincidenti quasi per l’intero perimetro con alcuni limiti di proprietà nella mappa del catasto gregoriano degli inizi dell'Ottocento* (Fig. 16), come già osservato dal Lanciani, il quale ne rilevò l'intero percorso*, c successivamente da Florescu, ma in maniera diversa da quanto supposto dal Canina?" furono condotte per tratti a rettifilo, lungo il lato meridiona?* Corona 1984, 396-411; Crisropaı 1997, 95-132; cfr. anche Corona 1997, 55-66. 2» Cfr, ad esempio, il caso di Mintumae, che presumibilmente sullo scorcio del II secolo a.C. si amplia verso ovest con 1a costruzione di un nuovo circuito murario in opera quadrata (Guonatoi 1989, 50; GumosaLDI, PESANDO 1989, 49-50). # asa, Catasto Gregoriano, ant. prov. Comarca, Mappan. 13. ? Lanci mss. 85/1, 167. 2 Cava 1854, "Tavola Nona della Via Appia”, dopo ἢ tratto rettilineo nel quale si trovano le due absidi in grossa opera reticolata (N. 10), suppone che le mura, all'altezza della via delle Vignole, pieghino con un lungo tratto, quasi di 45° verso 62

le, ad una distanza dalla via Appia antica, compresa tra i m 70 circa, in corrispondenza dell'estremità occidentale, lungo il lato orientale della attuale via di Mezzo, e i m 120 circa, all'estremità orientale verso via di Valle Ariccia, seguendo un orientamento nord-ovest/sud-est. In tal modo l'ampliamento del circuito murario acquistò alla città una superficie di circa m? 80.000. Ancora oggi questo circuito è quello che, almeno per quanto riguarda la lunghezza dei tratti ancora esistenti, sembra conservarsi meglio, nonostante l'esecuzione di lavori agricoli abbia provocato la caduta di numerosi blocchi. Non mi risulta si conservino resti del lato occidentale. È tuttavia probabile che esso chiudesse in corrispondenza di via di Mezzo, come può dedursi da uno schizzo di R. Lanciani nel quale è riportato un tratto lungo m 70** (Fig. 17), per poi risalire verso via della Croce, come invece conferma

una notizia del Florescu®“. Più agevole risulta la delimitazione del lato orientale, almeno relativamente al tratto che doveva raggiungere l'Appia antica. In questo caso, infatti, a differenza di quello che avviene per il tratto successivo, che, superata l'Appia antica, doveva raggiungere le pendici del paese presumibilmente all'altezza dell'attuale via della Costa, e per il quale occorre riferirsi alla pianta del Canina», il percorso è conservato quasi per intero, fatta eccezione per un breve tratto, immediatamente ad sudovest del Basto del Diavolo. Per quanto riguarda, invece, il lato meridionale, uno schizzo del Lanciani** (Fig. 18) e, soprattutto, la presenza dei resti cospicui nel tratto compreso tra via delle Vignole, a ovest, e la torre della Palombara, ad est (Nn. 8-9, 11, 13), permette di ricostruire con sicurezza il percorso*”. Differente la situazione del tratto successivo, ad ovest di una porta ipotizzata lungo l'attuale via delle Vignole, per il quale Canina, Lanciani e Florescu propongono tracciati diversi. Al momento l'ipotesi più verosimile sembra quella del Lanciani, secondo cui le mura, dal lato occidentale di via delle Vignole, avanzate verso nord rispetto alla linea sul lato opposto, ma con un orientamento approssimativamente analogo, dapprima raggiungevano la fronte meridionale del grande cdificio termale (N. 8) quindi, piegando obliquamente verso nord-ovest, proseguivano fino a congiungersi con il lato occidentale delle mura, lungo via di Mezzo”. Lungo il lato meridionale delle mura, circa m 12 ad est delle absidi in opera reticolata, nonostante i diversi interventi di età post antica e la vegetazione infestante ne rendano difficile l'individuazione, è presente un'apertura, con buona probabilità originariamente riferibile ad un canale di scolo e, successivamente, come sembra desumersi da una pratica di archivio relativa ad uno scavo effettuato agli inizi del Novecento, riutilizzata come accesso ad una cisterna*%(N. 12). Perla costruzione di questo nuovo circuito si dovette preventivamente tagliare il terreno in corrispondenza del declivio tra la curva di livello dei m 320 e quella dei m 310 s. Lm., in modo tale da creare un marcato dislivello fra la zona interna e quella esterna alle mura. Anche questo presenta tratti con caratteristiche costruttive differenti, sia pure nell'ambito dell'opera quadrata, per cui si passa da settori esclusivamente con filari di taglio a quelli per testa e per taglio, ora disposti in ma-

niera episodica, ora in maniera regolare. Nel contempo anche i blocchi presentano dimensioni e ca-

nord-ovest; cr. anche Cama 1856a, Tav. LXII ("La città di Aricia e sue adiacense lungo la via Appia" in cui è riportato il tratto rettilineo nel quale si trovano le absidi, ma non quello che piega. 20 Laxcıaı CVatLat. 13045, 220v. ("Ariccia 20.1L 917) cfr. BuoNoCORE 2001, 197. >“ FLorescu 1925,18 e Tav. I, ricorda la presenza di un tratto di mura lungo circa 30 m. ?* Canna 1854, "Tavola Nona della Via Appia ?* Lancia, CVatLat. 13045, 220v. >" Analoghe certezze possono aversi anche per il tratto prima del cambiamento di direzione all'altezza della torre della Palombara: nonostante la mancanzadi restiè possibile ugualmente ricostruirneil percorso, osservando, da un lato la presenza di alcuni blocchi parallelepipedi, evidentemente fuori posto, quasi in corrispondenza dell'angolo sud-orientalee dall'altro, l'esistenza di un dosso del terreno il quale corre lungo la scarpata immediatamente a sud della Torre della Palombara, arretrato di m 3,45 circa rispetto al lato sud-occidentale di questa. ?* Lanctani mss. 85/1, 167; cr. Luxcuwi CVatLat. 13045, 220v. (“Ariccia 20. Π. 91"). » Canali con analoga funzione, anche se differentemente realizzati, sono documentati, ad esempio, lungo le mura di Anagni (Mazzoni 1969, 27, 57, 63 Fig. 48, 58, 63 Fig, 51, 64-65 Figg. 56, 66, 69) 63

Fig. 17. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani delle mura e delle altre strutture antiche dall'inFRE che scende dal paese con la via Appia antica e l'area dell'edificio termale (1891) to BAV).

Fig. 18. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani relativi al terzo recinto delle mura (1891) (foto BAV).

ratteristiche nel taglio e nella lavorazione della superficie esterna differenti, a seconda dei tratti, dizi di una diversa cronologia. I blocchi, in peperino molto tenace con inclusi di piccole e medie proporzioni di selce*?, misurano generalmente m 0,58/0,60 di altezza, con varianti da m 0,50/0,55; mediamente da 0,45 a 0,52 di spessore; da 0,80/1,35 circa di lunghezza.

1 tratti superstiti lungo il lato meridionale, a partire da quello che si trova a circa m 30 dal lato nord-occidentale di via delle Vignole (N. 8), per passare a quello, variamente conservato, che dall’altezza delle due absidi in grossa opera reticolata (Nn. 11,13) prosegue verso est per m 45 circa, documentano da 2 a 6 filari sovrapposti, per un'altezza quindi compresa tra 1,10 m e 3,25 m. Quelli conservati lungo il lato orientale documentano invece un'altezza compresa tra m 0,60 e m 2,45, pari ad 1e4

filari (N. 14) e tra

m 0,58 e m 2 circa, pari ad 1 e 4 filari (Nn. 15-16). Proprio sulla base dell'os-

servazione delle caratteristiche costruttive sembra possibile individuare almeno tre diversi interventi: l'uno testimoniato dal tratto sul lato di fondo delle strutture in cementizio (N. 54) in una tecnica per filari esclusivamente di taglio (N. 15); un altro, dal tratto ad est del canale (N. 13) e da quello a poca distanza dal lato orientale della cd. torre della Palombara (N. 14), con filari di testa e di taglio irregolari nella disposizione; un altro, testimoniato dai tratti restanti, per filari regolarmente alternati ora di testa ora di taglio (Nn. 9, 11, 16). Al loro interno è tuttavia possibile rinvenire alcune di ferenze: ad esempio, nel tratto che originariamente andava a congiungersi con il Basto del Diavolo, i blocchi con la faccia non perfettamente lisciata, presentano anche in un medesimo filare altezze dif>» È probabile che i blocchi provengano dalla cava all'interno di Parco Chigi, piuttosto che da quella sul retro dell'ospedale ^L. Spolverini”, dove già nel corso del ΠῚ secolo a.C. furono ricavate alcune sepolture. 65

ferenti (N. 16)**!. In maniera diversa, nel tratto immediatamente ad est delle absidi in opera reticola-

ta, la bugnatura è presente, in maniera accentuata soltanto nei blocchi posti di testa (N. 11). Per quanto riguarda il loro inquadramento cronologico mi sembra possibile riferire al circuito iniziale i tratti nn. 9 e 16, i quali, mostrando analogie relativamente alla disposizione e alla fattura dei blocchi, ad esempio, con le mura del castro di Ostia e con quelle di Nepi’”, sono databili agli inizi del TIT secolo a.C. Per i tratti nn. 13 e 14, i quali mostrano similitudini, ad esempio, con alcuni ponti della via Salaria, come quello cd. del Diavolo e il Sambuco», è proponibile una datazione al Il secolo a.C. anche sulla base della presenza sui blocchi di cavità rotonde e quadrate ricavate per il sollevamento con i ferrei forfices*", Tra la fine del II secolo a.C. e, forse, i primi decenni del successivo può essere riportato anche il tratto n. 15, forse contemporaneamente alla costruzione della cella del cd. tempio di Diana nell'Orto di Mezzo, con la quale mostra caratteristiche costruttive simili. Deve invece, presumibilmente riferirsi al I secolo a.C., sulla base di confronti con alcune infrastrutture stradali quali, ad esempio, il viadotto subito oltre Porta Nomentana e, forse, quello della via Salaria, subito all'esterno delle mura Aureliane"*, il tratto in vicinanza delle absidi (N. 11). Delle porte che dovevano aprirsi lungo il percorso rimane il cd. Basto del Diavolo, che, posto sulla via Appia antica, a metà circa del lato orientale delle mura, nell'ultimo tratto in piano, prima che queste inizino a risalire le pendici della città, costituiva l'uscita dalla città della via consolare (N. 17). Un'altra, ipotizzata sia dal Lanciani che dal Florescu, lungo via delle Vignole, permetteva l'ingresso dalla campagna. Per quanto riguarda l'inquadramento cronologico del Basto del Diavolo, indicazioni possono desumersi dalla tecnica usata nella disposizione dei conci dell'arco, alternati di testa e di taglio, la quale seppur nota ancora nel I secolo a.C.*", e largamente attestata dalla fine del II secolo a.C. **, trova confronti anche in età più antica**.

L'ETA REPUBBLICANA: IL DISEGNO URBANO

Le conoscenze sulla città prima del Il secolo a.C. risultano ancora scarse, mancando del tutto resti di strutture e potendo contare, quasi esclusivamente, sulle notizie liviane circa l'esistenza nel 214 e nel 202 a.C. di "forum et circa tabernae" e "murus ac porta . Iovis aedes". Una migliore conoscenza si ha per la fase dell'abitato (post bellum civile) che dal Il secolo a.C. si conclude presumibilmente con la seconda metà del I secolo a.C., in coincidenza dunque con la monumentalizzazione di gran parte delle città centro-italiche ed in particolare di molti centri del Lazio meridionale, attraverso l'utilizzo massiccio dell'opera cementizia ed incerta. D'altra parte gli elementi desumibili dal quadro archeologico mi sembra trovino una loro migliore giustificazione nell'analisi comparata delle fonti letterarie ed epigrafiche ed in particolare quelle prosopografiche. Infatti, considerando i vincoli che le gentes mantenevano con i propri terri+! Analogie relativamente all'altezza diseguale dei blocchi lungo un medesimo filare, sono riscontrabili, ad esempio, con le spalle (per filari di taglio) del ponte di Mele, datato al IV secolo a.C., lungo il tratto veliterno della via Appia (Quiricr 1991, 324, 326) 9» CALZA 1953, 63-77 specialmente 63-70, 76-77; Guzzerm 2000, 84-90. 5 Quncı 1993, 99-100, 119-120. 2% Per gli espedienti utilizzati generalmente per il sollevamento ed il trasporto dei blocchi vd. Anaw 1990, 49-53. In particolare sul ferrei forficesvd. Giunaası 1990, 198 Fig 8.3, 202. 75 Qui Gicut 1993, 47.56, 81; Quia 1993, 87, 2% Lancun ms. 85/1, 167; Fuonsscu 1925, 18, 7 Cfr, ad esempio, il ponte di Tor di Valle, sulla via Ostiense (QuiCI 1996, 60-62, 73-76) ?* Contra, Lucu 1957, I, 347-348, secondo cui non sarebbe possibile "stabilire una cronologia per questa come per altre particolarità”. 7?" Esempi celebri di archi più antichi sono il ponte di S. Giorgio sulla via Valeria, presso Carsoli, il ponte Funicchiodi Ferento c naturalmente ἢ viadotto di Ariccia (Bras 1947, 212 e Tavv. 13,4, 22,2; Lot: 1957, 347-348 e Tav. LXIIL; Gattuz20 1994, 54-55n. 42). 26 Zevı 1976, 88; Toreutı 1983, 241-250; Gros, ToneLLI 1988, 136, 152-163; SonueLLA 1988, 28; Zevi 1994, 153-1 itv 1996, 285-296, specialmente 289. 66

tori di origine, deve presumibilmente ravvisarsi un legame tra il floruit del centro tra l'età repubbli struzione del capitolium e alla sostruzione lungo il versante sud-occidentale della città, ma anche alla realizzazione di lussuose ville nel territorio circostante - e la presenza di alcuni esponenti di famiglie originarie di Aricia nel senato di Roma. Non può essere casuale che la maggior parte di essi abbiano raggiunto il rango senatorio tra l'età repubblicana e la prima età imperiale, mentre assai più rari siano quelli attestati per il II secolo d.C.: è il caso dei Latinii c forse dei Voconii per il II secolo a.C.; degli Arii e forse degli Accoleii, Ampii, Petreii e Salluvii per il I secolo a.C.; ancora degli Atii, Latinii e Lucilii per il I secolo d.C.*. Né può tralasciarsi il legame che dovette unire la famiglia di Cesare con un rappresentante dell'aristocrazia aricina dopo le nozze tra la sorella di Cesare e M. Arius Balbus, pretore del 60 a.C. Un altro dato di particolare rilevanza riguarda il fatto che, tra le città di antica fedeltà a Roma, Aricia (il municipium ... vetustate antiquissimum ricordato da Cic. Phil. II, 6, 15) avesse offerto un contributo di senatori ben maggiore, ad esempio, rispetto a Gabii, Lanuvium e Lavinium, e pari solamente a quello di Tusculum. A ciò si aggiunga, infine, come l'analisi delle magistrature e della nomenclatura gentilizia di Ariccia, proprio in questo ambito cronologico, riveli l'esistenza di personaggi importanti quali lo Cn. Dupilius Cn. f. Hor., che, dopo un soggiorno nell'esercito in qualità di tribuno militare, ritorna nella propria città d'origine dove riveste le varie cariche della carriera municipale? Al momento, i resti più imponenti visibili all'interno dell'abitato sono quelli all'altezza dell'edificio occupato dal nuovo Municipio, lungo il lato sud-orientale di via del Corso (N. 18). In base ai dati desumibili dal rilievo, nonostante la conservazione soltanto parziale della struttura, sembra possibile ricostruirne la pianta e quindi proporne l'identificazione nel capitolium della città, considerate anche le numerose analogie esistenti con la descrizione vitruviana del tempio etrusco a tre celle, con il quale coincide almeno in parte il tipo ** Il monumento, orientato nord-ovest/sud-est e prospettante su Valle Ariccia, è presumibile che si articolasse su una base di dimensioni maggiori (m 22x34,20 circa), alta verso valle circa m 3,20, analogamente a quanto documentato, ad esempio, nel cd. capitolium di Cosa* e, in un ambito cronologico più antico, in alcuni templi tardo-arcaici **. Tl templum vero e proprio, ulteriormente rialzato rispetto al podio attraverso una serie di gradini (112)* che ne aumentavano la visibilità dalla sottostante Valle Ariccia, è plausibile misurasse m 25,30 in lunghezza e 21,40 m in larghezza e fosse suddiviso in pars antica e pars postica: quest'ultima si articolava in tre celle, di cui quella centrale di dimensioni maggiori, in aderenza alle prescri cana e la prima età imperiale, più specificatamente per il Il e il I secolo a.C., -basti pensare alla co-

zioni vitruviane**. Ricostruito dopo essere stato colpito da un fulmine nel 214 a.C., presumibilmen-

a Liconmwaz 1982, 9.57, specialmente 13-15, 1820, 52.57 (tavole riepilogative); Centuac Geavasoni 1998, 241, 246 Sul fto che Arica, al pari di Lanuvium, forse a causa della distanza assai ridotta dalla via Appia che le consentiva di rag: iungere agevolmente Roma, abbia dato numerosi senator sia in età repubblicana che imperiale vd. WisENAN 1971,28. 75 Cemmnzac Oravaso 1998, 206,216. x ci XIV, 2169; cfr. Drwoucnt 1983, 289,297 sex partes, una dempta. sé Vis IV, 1-4, specialmente 12: "Locus in quo aedis constitueur, cum habueritn longitudine cellrum spatis designer, religuum quod ert latini dtur. Longitudo autem dividatur biperito εἰ quae pars ert interior sin Ier titudo divirar (n parteX. Ex his terae partes ertdextraanteac cellas quae proxima fronti columnarum dispositioni elinguatur.reliquae quattuor mediae aedi tribuantur. Spatium quod e regione Stra cells minoribus sve ibi alae futura sunt, dentur, anta, parem exremorum e regione, conlocentur duae mediae in pronao ia columnis desineturutangulares contra parictum qui iter antas e mediam aedem fuerint ita distribuantur et inter axtas et columnas priores per medium isdem regioni copate VIL aliudo ri porte latitudinis templi, summaque Bus alterae disponantur. Eaeque sint ima crassitudine (ed.altitudinis Donna quarta pare crasitudinis imae contrahatur" Gros 1992, 26-27) Sulle caratteristiche dl capitoli vd. Csrucsou 1994, 814 7 Browx 1951, 6-67, 65; Brown, Riciunpso 1960, 49-110 specialmente 49.103, ἐς Cfr, ad esempio, la cd Ara della Regina a Tarquinia (Corona 19850, 70-73) 7 La ricostruzione tene presenti le quote relative attualmente rilevabil dai resti. È probabile inoltre che l'alto podio, di cui resta la sostruzione meridionale, fosse raccordato al piano stradale antico attraverso un'ulteriore gradinata posta, fo Se, in considerazione degli spazi ttuali che dovrebbero non discostarsi troppo dall realtà antica, all'estremità del ato sudorientale, tra Porta Romana e via Laziale. 9E Vit. IV, 72 (ed. Gnos 1992, 27) 67

Fig. 19. Ariccia. Colonne davanti a Palazzo Chigi.

Fig. 20. Albano Laziale. Colonne davanti al cimitero della chiesa di S. Maria della Stella.

te nell'ambito degli interventi sillani post bellum civile, è realizzato in opera quadrata con blocchi disposti per file alterne di testa e di taglio, con superficie esterna a parete rustica con refesso o margine incavato. Relativamente alla tecnica costruttiva presenta analogie, ad esempio, con il basamento del santuario di Giunone Sospita e con il muro meridionale di sostruzione a Lanuvio, databili al IT secolo a.C."^, e con il tratto di mura, di restauro, che va dall'acropoli al convento di S. Chiara, a Ferentino?". Nel monumento, come già supposto da G. Ghini, è probabile che possa identificarsi la Jovis aedes ricordata da Liv. XXIV, 44, 8 e forse, pur dovendosene rilevare la lontananza, è attribuibile a questo la dedica votiva di Euhelpistus, rinvenuta lungo il lato sud-occidentale di via Appia antica, presso l'orto Laurenti?" A favore di questa identificazione mi sembra vi sia, come nei rari esempi noti?” e come teorizzato da Vitruvio”, la sua posizione dominante. Mancano a quanto mi risulta elementi decorativi riferibili, con certezza, al tempio, fatta eccezione per una base rinvenuta nei recenti scavi, dal momento che solo ipoteticamente possono rife2 BexpmeLLI 1921, 363-367;cfr. Cmaruccı 1983, 160-166; ConrELLI 1987, 143. Nello stesso ambito rientrano, ad esempio, i capitolia, con il tradizionale impianto a tre celle di origine etrusca precedute da un pronao in alcuni casi aperto solo in parte sui fianchi, in altr, del tutto, di Cosa, Luni, Minturnoe ancora, di Segni, Aquino, c Terracina. 7? Quasi, Quraci Gigli 1995, 177-178 nn. 16-17, 233. ?1 Gier 1953-55, 11-14, 7» Cfr. ad esempio, ἢ tempiodi Cosa (Brown, Rıcızarpson, Riciapsow jr. 1960, 48-140, 206-284, 332-367. 5» Vit. L VILI "Aedibus vero sacris quorum deorum maxime in tutela civitas videtur esse, et Iovis et Junoni et Minervae, in exeelsissimo loco unde moenium maxima pars conspiciatur areae distribuantur” (ed. FizuRy 1990, 41); cfr. Buncht 1975, specialmente 70; CastacnoLi 1994, 874. 68

rirsi ad esso le due colonne che ora sorreggono la loggia all'ingresso di Palazzo Chigi (Fig. 19), le due che decorano la fronte del cimitero della Stella" (Fig. 20), il fr. di fusto di colonna in granito, sul quale i Savelli fecero scolpire il loro stemma, ora di fronte al nuovo municipio, tutte provenienti dalla chiesa di S. Maria Collegiata vecchia. Ed ugualmente al capitolium, forse, devono riferirsi i due frr. di fusti di colonne in granito, che insieme a due frr., di minori dimensioni, con collarino, ancora si vedono rispettivamente agli stipiti interni ed esterni di Porta Romana". È sulla base di quanto ancora rilevabile, con l'ausilio dei pochi elementi architettonici riferibili al monumento, che se ne propone una ricostruzione sia della pianta che delTalzato, la quale trova confronti, per dimensioni e suddivisione degli spazi, ad esempio, con il già ricordato capitolium di Cosa e con il tempio di Castore e Polluce a Cori** (Figg. 21-22) Orientamento analogo a quello del monumento identificato come capitolium presenta anche la sostruzione su via della Strada Nuova, lungo il lato sud-occidentale della- | bitato (N. 20). Si tratta in entrambi i casi di opere di vasto impegno, sia dal punto di vista finanziario che di cantiere, che, come, ad esempio, nei casi di Palestrina, Ferentino e 21. Ariccia: pianta ricostruttiva del capiAlatri, dei quali comunque non viene raggiunta la comples- Fig. tolium. A tratteggio le parti conservate. ità monumentale, interessano l'acropoli della città. La sostruzione in opera quadrata a blocchi di peperino e riquadri in opera incertacon caementa di tufo e peperino?” all'inizio della Strada Nuova (N. 20), con una soluzione ampiamente documentata sia nelle mura che nei muri di sostruzione e in alcuni edifici, ad esempio, delle città laziali di altura?*, ma anche nei muri di sostruzione di alcune ville?”, permette, 7* Morowı 1852, 180-181, seguito da Larciani CVatLar. 13045, 192v., ipotizza che le colonne (di granito orientale secondo Lucror 1796, 329) che sostenevano gli archi delle navi dell'antica collegiata provenissero da un tempio pagano esistente im quell'area; sulle due colonne acquistate da A. Chigi nel 1751 e riutilizzate nella loggia di Palazzo Chigi vd. Lucmı 1796, 333 Perle altre colonne vd. PETRUCCI 1987, 15 Figg. 10-11 f. >» Entrambi i materiali antichi sono stat dipinti con vernice bianca in epoca moderna. Il rocchio allo stipitedx. della Porta, nel lato interno, ha una alt. max. di m 117 ed un diam. max. di m 0,52; quello allo stipite sx. che sembra conservato per Ja metà nel senso dell'altezza, misura m 118 in altezza ed ha un diam. max. di m 0,47. Alti due rocchi sono in corrispondenza è alto m 0,26, non èpossibile al momento rilevare il diametro; l'altro, posto degli stipiti esterni della Porta: di quello di dx. che ἃ da, che conserva il collarino, è alto m 0,34 ed ha un diam. max. di m 0,57. Accenno a questi materiali in PETRUCCI 1987, 11 e Fig.9it. 7" Braxpizi Vorruccı 1968, 58-66 n. 44, Le analogie con il tempio di Cori riguardano anche lo spazio tra la fine della scalae il muro di terrazzamento (m 6,20 nel nostro caso, m 7 in quello di Cora). ‘L'utilizzo di caementa di peperino sulla fronte e di tufo lungo il lato orientale sembrerebbe trovare ragione da un lato, nella maggiore consistenza del primo e, forse, in motivazioni di carattere economico e dall'altro indicherebbe l'esistenza. di un rivestimento. Sull'utilizzo, in uno stesso edificio, di travertinoe tufo, vd. Lucur 1957, L, 316. ρα In opera incerta, con le caratteristiche riseghe che caratterizzano i diversi piani di posa, sono il muro di sostruzione presso la Porta S. Martino, a Palestrina (cfr. Lucui 1957, II, Tav. CXIII 2). Nella stessa tecnica, ma con basamento in opera ammorsature in quadrata, è invece, la fronte dell'aula absidata, sempre a Palestrina (cfr. Lucu 1957, IL Tav. CXIV, 1), mentre77-78, 80 Fig. 139, blocchi parallelepipedi presenta, ad esempio, il podio del tempio di Ercole, a Cori (Baannızzı Virrucci 1968, 81 Fig. 141, 85 Fig. 150). Tra le mura urbane che presentano tratti in questa tecnica ricordo quelle di Ferentino (Quruct, Qurici Gioni 1995, 206, 210 Fig. 74, 233), Cori (Branpizzi Vrrrucci 1968, 42, n. 23, 43 Fig, 37, 44, n. 24; cfr Lucr 1957, I, Tav. 2-3). CXX, 4), Fondi (cfr. Lucus 1957, II, Tav. CXXI, 1) e Formia (cfr. LuoL1 1957, II, Tav. CXXI, # Ricordo, ad esempio, la villa cd, dei Quattro venti, a Circet (cfr. Lucu 1957, II, Tav. CXXIV, 1), quella in località Vallemara, a S. Angelo Romano (cfr. ταῖσι 1957, II, Tav. CXXIV,2), i grandi terrazzamenti sottostantial forte di S. Andrea, lungo la via Appia, presso Itri (Qunu 1999, 64-69 specialmente 64-68; cfr. Lucta 1957, II, Tav. CXXIV, 3) 69

Fig. 22. Ariccia. Sezione ricostruttiva del capitolium.

presumibilmente, un allargamento e comunque una migliore definizione della città sul lato prospettante Valle Ariccia. In base alla tecnica costruttiva, è possibile proporne l'inquadramento in un arco cronologico compreso tra la seconda metà del II e l'inizio del I secolo a.C.*, il che riconduce, anche in questo caso, a leggervi un probabile intervento sillano. Sul lato opposto di via del Corso sono i resti di un ambiente rettangolare in opera quadrata con orientamento diverso rispetto a quello del capitolium (N.19). La prosecuzione del muro di fondo settentrionale, visibile sul retro degli edifici moderni che lo hanno inglobato, oltre i limiti del singolo ambiente, lascia supporre possa trattarsi di uno di una serie di ambienti, disposti parallelamente, forse taberne, prospicienti l'area centrale del capitolium. Relativamente alla fase sillana il Liber coloniarum riporta, inoltre, una duplice informazione: quella della ricostruzione delle mura, con la quale, in maniera analoga con quanto noto per i centri di Bobillae, Castrimonium e Gavis**! il dittatore volle ringraziare gli abitanti della città, che, schieraταδὶ con lui, aveva dovuto subire la conquista e la distruzione da parte delle fazioni mariane, e l'altra, invece relativa ad una assegnazione del territorio in praecisuris??. In questo ambito cronologico possono infatti inserirsi alcuni interventi nel circuito murario, quale quello già notato nel tratto orientale delle mura nell'Orto di Mezzo (N. 7). All’intervento sillano possono, forse, attribuirsi anchei resti in opera quadrata rinvenuti recentemente lungo via Laziale, al di sotto dell'edificio occupato dalla scuola S. Giuseppe (N. 1), riferibili con buona probabilità, ad una struttura con funzione sostruttiva, il cui orientamento differisce però da quello di ogni altro monumento rinvenuto in area urbana. È quindi probabile che l'intervento di Silla relativamente alla città, sia andato ben oltre la ricostruzione del circuito delle mura, ma abbia comportato, se non la ridefinizione dell'intera maglia urbana, ipotesi questa al momento non sostenibile essendo troppo limitate le nostre informazioni, almeno il rinnovamento di alcune aree, analogamente a quanto noto per numerose città centro italiche ed in particolare per molti centri del Lazio meridionale. In questo periodo la città doveva essere fornita anche di un teatro, del quale non sembra rimangano resti visibili: cosicché per avere informazioni sulla sua localizzazione e sulle caratteristiche strutturali si deve ricorrere, anche in questa circostanza, agli appunti e, soprattutto, ai disegni di R.

?* Luc 1957, I, 408-409, 417-418, 5: Lib. Col. 233,3 (Castrimonium), 234,15 (Gavis), 231,11 (Bobillae)(cd. Biuus, Lacinuwx, Rubonr 1848). Lib. Col. 230,10 (cd. Bue, Lachmann, Rubonrr 1848). Accenni a questa assegnazione in Bauxr 1971, 311-312 nota 4; CasıaonoLı 1985, 38; Caovover, CLaver Léveate, Favory, VALLAT 1987, 93.94, 240-241 a proposito della formula "in praeciuris" , 249; c. le critiche di carattere metodologico espresse da Qui 1994c, 130-131 e la risposta ad esse di Cuovauer, Faok 1999, 47.55. 70

Lanciani (Figg. 23-24), secondo il quale il monumento, interamente ricavato nel banco affiorante, si sarebbe dovuto trovare lungo le pendici sud-orientali dell'abitato, nella zona compresa a sud da via della Costa e a nord da via della Strada Nuova: (N. 111). Proprio per il fatto di essere stato ricavato nelle pendici dell'altura, già agli inizi del Novecento l'edificio si presentava in uno stato di conservazione generalmente precario, che ne impediva quasi del tutto la rilevazione delle dimensioni, mentre addirittura era andata perduta la parte relativa alla scena, fatta forse eccezione per un breve tratto della frons pulpiti. Tuttavia da quanto può desumersi dalla pianta del Lanciani sembra avere una cavea di forma semicircolare, con un diametro di circa 75 m. L'interno, forse separato da un diazomata, conta nella parte superiore cinque filari di gradini, in quella inferiore due**, Non risulta agevole proporre per esso un inquadramento cronologico, mancando totalmente fonti epigrafiche o letterarie 0, a quanto mi risulta, elementi architettonici, ed essendo d'altra parte poco probante la tecnica utilizzata per la sua realizzazione, documentata in Italia forse a partire dal V, certamente dal IV secolo a.C., fino al Il d.C. "5: solo, in maniera ipotetica e con la cautela che impone anche la documentazione disponibile, il teatro di Aricia può riferirsi al tipo greco-romano, che sappiamo diffuso nell'Italia centro-meridionale tra II e I secolo a.C., in coincidenza dunque con la fase nella quale la città venne interessata da un un floruit edilizio * L'esistenza di altri edifici, ai quali sembrano rimandare, anche se in maniera generica, i numerosi resti di materiali architettonici, perlopiù di peperino, visibili in diversi punti del paese, nella maggior parte dei casi riutilizzati agli angoli delle strade come paracarri?*, può giovarsi al momento 7 L'intera zona, peraltro soggetta al pericolo di frane, al punto da richiedere la chiusura di via della Costa, è stata occupata nel corso degli ultimi trent'anni del Novecento dalla costruzione di numerosi edifici, che impediscono l'osservazione delle pendici nelle quali, secondo il Lanciani, sarebbe stato ricavato il teatro. *» Lancıavı CVatlat. 13045, 164v., 191 v., 195r., 196r., 197r. "Potrebbe ad alcuni sembrar singolare che né il Lucidi, né dell'esistenza di quel il Ricci, né il Giorni né quanti altri hanno parlato delle antichità Albano-Aricine, abbiano pur sospettato monumento. A me sembra per contrario più singolare di averne fatto la scoperta: poiché la rovina del teatro è talmente completa, che io stesso ho più volte traversato .., senza avvedermene. Il teatro pertanto fu scalpellato (nella parte semicircolare) ‘el vivo sasso in quella pendice del Colle che è ora compresa fra la strada della Costa ed il viottolo di circonvallazione al paese, verso mezzogiorno. La edicola di 8. Rocco trovasi ad una estremità del diametro .."; Luciani mss. 85/1, 167; cfr. Pnosrem. ace 1996, 78; Buonocore 2001, 187. » Nel numero degli edifici teatrali ricavati interamente o in parte nel banco, ricordo, ad esempio: in Sicilia i due di Si(Ciaxcıo Rossetto, racusa, quello più piccolo di cui rimangono 17 gradini, tagliati nel pendio roccioso, forse di V secolo a.C. Pisa Sartorio 1994, II 33) e quello grande con la cavea in gran parte tagliata nel pendio roccioso, datato al IV-III secolo di tipo greco, con a.C., entrambi di tipo greco (Cuncio Rosserro, Pisani Sanrouro 1994, III, 34-37); quello di Solunto, anch'esso quelli di Eloro ed Erala cavea tagliata nella roccia e riferito al IV secolo a.C. (Ciancio Rosserro, Pisani Sarrorıo 1994, II, 39); Rosserro, Pisa Sarroclea Minoa, di tipo greco, con la cavea tagliata nel pendio roccioso, datati al ΠΝ: ΠῚ secolo a.C. (Cuxcro datato, nella fase iniziale, al suo 1994,IL 444, 446); quello di Initas, di tipo greco-siceliota, con l'orchestra scavata nella roccia, greco-romano, di: luvanum, IV secolo a.C. (Cuncio Rossetto, Prs;xi Saxtorio 1994, II, 513-514). Nella regio I, quelli di tipo Pisu Sarrocon la sistemazione dei gradini in parte tagliata nel banco alfiorante, datato al I secolo a.C. (CusciodelRosserro, suo 1994, II 75); Alba Fucens, con i gradini tagliati nella roccia, datato tra la fine del II e la metà I secolo a.C. (Cancio dataRosserro, Prsex Sarronıo 1994, IL, 371-372); di Roccavecchia di Pratello, con la cavea in parte tagliata nel calcare locale, di tipo rota ta ill secolo a.C. e l'età sillana (Ciancio Rossetto, Pisani Sartorio 1994, II, 581). Nella regio I, quelliPisanidi: Aquino, 1994, Il, mano, con l'ima cavea ricavata nel terreno, datato alla metà del I secolo a.C. (Ciancio Rosserro, nella Sakrono prima fase all'età 383-384); Ferento, di tipo romano, con la parte inferiore della cavea ricavata nel banco di tufo, datato Ballensis, di tipo ro‘augustea e nella seconda in età severiana (Claxcio Rosserro, Pisani Sasronio 1994, II, 454-456); Trebula d.C. (Ciaxcio Rossetto, Pisi SartoRIO mano, con la cavea in parte tagliata nella roccia, datato alla prima metà del II secolo Pisani Sato1994, I, 77); Gabii, di tipo greco-romano, con la cavea almeno in parte scavata nella roccia (Craxcio Rossetto, ricavato nel pendio roccioso, datato al I uo 1994, IL, 466-468). Nella Il regio quello, di tipo romano, di Lupiae, in gran parte di Eporedia, con cavea. Secolo d.C. (Ciancio Rosserro, Pisani SartorIo 1994, I, 487-488). Nella regio XI, quello, di tipo romano, Pisani SagtoRIO 1994, Il, Rossetto, (Cuuscio d.C. secolo II del l'inizio Ie del fine la tra datato con i gradini tagliati nella roccia, 481). Per le caratteristiche planimetriche del teatro greco e di quello romano, attraverso il passaggio in quello greco-romano 1994, I, 66-70, vd. Iscen 1994, 1, 87-125; Ciancio Rosserto, Pisani SARTORI, Teatro e teatri, in Clancio Rossetto, Pısasıvd. Saxronıo 1996, 273-278. ‘78-80. Specificatamente per "la servitù allorografia” da parte delle cavee teatrali grechee siciliane vd.GrosSonmeLLA 1988, 153, » Sulla realizzazione di nuovi impianti teatrali tra la tarda repubblica ed il primo impero, i55. ? Tuttavia, la mancanza di informazioni puntuali sulle modalità dei rinvenimenti impedisce nella maggior parte dei casi di attribuire i materiali ad un monumento piuttosto che ad un altro. Già Lanci CVatLat. 13045, 193r., ricorda “. . dispersi per gli angoli delle case alcuni rocchi di colonne parte scanalati τι

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Fig. 23. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani relativi al teatro (s.d., 18832) (foto BAV).

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Fig. 24. Ariccia. Schizzo di R. Lanciani relativo al teatro (s.d., 1883?) (foto BAV). 72

soltanto di notizie frammentarie che spesso non vanno al di là di brevi cenni sulla tecnica costruttiva Alcune strutture sono segnalate nello spazio a sud-ovest di via della Costa, delimitato dalle mura dell'Orto di Mezzo, che attualmente risulta inedificato solamente nel settore più orientale. Malauguratamente né i cenni né, soprattutto, la restituzione planimetrica di L. Canina**, né i rinvenimenti di diverse strutture negli anni settanta del Novecento», permettono di riconoscerne la funzione (area forense?) Come documentato in un ambito geografico non lontano dal nostro, ad esempio per le mura di Tellenae, Bovillae e Tusculum?®, anche quelle di Aricia, una volta defunzionalizzate, vengono in alcuni settori riutilizzate, come nel caso degli ambienti voltati che gli si appoggiano, sfruttandole come parete di fondo (N. 54), in tal altri sostituite da nuove strutture di sostruzione, come nel caso delle due absidi in opera quasi reticolata di selce (N. 10), e lo spazio a monte occupato da nuove costruzioni. Di queste strutture, presumibilmente ville, attualmente si conservano soltanto scarsi resti, cosicché, per conoscerne maggiori dettagli planimetrici, è necessario utilizzare la pianta della città, pubblicata dal Canina nel 1856, e le descrizioni del Florescu. Nella fascia di terreno delimitata a nord dalla linca delle mura nell'Orto di Mezzo e a sud dal tracciato della via Appia antica, ai piedi del costone incolto, nonostante i reiterati scassi, rimangono i resti di un muro a nicchie in opera reticolata (N. 27), di un altro, maggiormente conservato in altezza, ma privo della cortina (N. 26) e poco altro (N. 28). Ben più imponenti, invece, i resti di uno dei più importanti edifici che in questo periodo dovette occupare la zona quasi a ridosso delle mura nell'Orto di Mezzo, presumibilmente nelle vicinanze di un porta, in una delle poche strisce di terreno scampate alla costruzione di nuovi edifici, da dove provengono i già ricordati votivi fittli riferibili ad un culto più antico (N. 29). Qui, infatti, sono i resti in opera quadrata isodoma della cella del tempio cd. di Diana (N. 30). Mancano come noto scavi, fatta eccezione per i saggi realizzati dal Florescu intorno agli anni venti del Novecento. Tuttavia sulla base dei dati desumibili dall'osservazione della struttura e attraverso il confronto con monumenti, con caratteristiche costruttive e planimetriche analoghe meglio noti, sembra possibile seguire la datazione al II secolo a.C. già proposta dal Florescu stesso?" e, solo più ipoteticamente, posticiparla di qualche decennio così da riferire anch'essa alla fase sillana. Per quanto riguarda le caratteristiche planimetriche la presenza del colonnato sulla fronte e di pietra albana, parte lisci di granitllo ..". Cr. anche Peravccı 1987, 15. Tra quelli, variamente conservati, ricordo, i frr. di rocchio di colonna liscia in granito all'angolo di via Indipendenza (alt. max. m 0,18; diam. max. m 0,34), in via del Trionfo (alt. max. m 0,36; diam. m 0,33) e in via Laziale (alt. max. 0,82; diam. m 0,28), i frr. di rocchio di colonna scanalata, in peperino in via L. Bellani (all. max. m 0,23; diam. m 0,23), di via Cioli (alt. max. m 0,24; diam. M 0,19) e all'angolo tra via O. Cioli e via Laziale (alt. max. m 0,44; diam. max. m 0,17), i frc. di rocchio di colonna liscia, in peperino, all'angolo tra Largo Savelli e via Appia Nuova (alt, max. m 0,37; diam. m 0,23) e in via U. Mancini (alt. max. m 0,52; diam. m 0,45); Yara in peperino lungo il lato occidentale di via della Croce, all'altezza di via della Strada Nuova (alt. m 0,76; largh. inferiore m 0,54, superiore m 0,42; profondità inferiore m 0,54, superiore m 0,42). ?* Canna 1854, 106, IV e “Tavola Nona della Via Appia”; cír anche Caixa 1856a, Tav. LXII ("La città di Aricia e sue adiacense lungo la via Appia”). 3° sau, Ari8, 024. Relazione P. Griffo del 6 febbraio 1973 per ἢ rinvenimento, nelle partt. nn. 245-245b del f. 5 del catai “alcuni tratti di muri antichi e di una fognatura”, durante lo scavo per la realizzazione delle fondazioni di una nuova costruzione; sui, Ari/8, 024. Relazione V. Buccolini del 19 gennaio 1973, con allegato uno schizzo delle strutture rinvenute. % A ridosso delle mura di Tellenae, presumibilmente in età augustea, venne realizzata una villa ed un grande complesso idraulico (Quizic 1964a, 37-40; DE Rossi 1967, 67); a ridosso di quelle repubblicane di Bovillae furono addossate strutture in opera reticolata (DE Rosst 1979, 319-320 n. 304, 17). Per quanto riguarda Tusculum, mi riferisco ai muri in opera reticolata che si addossano alle mura in opera quadrata, nel tratto ad ovest della porta di Camaldoli e alle grandi cisterne coi terrazzi in opera reticolata policroma, nel tratto sud-orientale (Qun.ci, Quiict Gioi 1993, 251 sito 19, 255 sito 8). »n Fionssco 1925, 47, ritiene che l'ambito cronologico prospettato dalla tecnica costruttiva (III secolo a. C), possa circoscriversi alla metà delII secolo a.C. sulla base dello "stile architettonico"; cfr. Βιλκε 1947, 105. Proprio le caratteristiche architettoniche, secondo Castagno: 1955, 141, riporterebbero l'edificio presumibilmente al ΠῚ sec. a.C. Diversamente Qunucı 1989, 73, il quale lo data ai primi decenni del I secolo a.C. 20' Punsaune 1991, 16-21, specialmente 18, 20 Fig. 6. 73

sui fianchi, i quali hanno la funzione di alae, ma con un rapporto di 1:2:1, che echeggia modelli greci, permette di includere il tempio di Ariccia all'interno del tipo periptero sine postico?" e di rilevare analogie con altri edifici di età repubblicana come, ad esempio, quello di Giunone a Gabii e quello C di Largo Argentina a Roma? Relativamente alla tecnica costruttiva - utilizzo della tecnica cd. greca isodoma nell'alzato?* ed una differente disposizione in fondazione -, mi sembra che similitudini siano riscontrabili, ancora, con la cella del santuario di Giunone a Gabii, per la quale è stata recentemente proposta una datazione al II secolo a.C.?*. Per quanto concerne infine l'attribuzione del santuario a Diana, a favore della quale potrebbe richiamarsi la sua originaria localizzazione extraurbana, va rilevato come manchino specifiche indicazioni in proposito. L'unico elemento può desumersi dai votivi i quali sembrano rimandare genericamente, come in altri casi, ad una divinità salutare. Nella zona tra il lato meridionale dell'Appia antica e la linea delle mura più esterne, a sud, restano le due absidi in reticolato di grandi cubilia di selce”, (N. 10) e gli ambienti sostruttivi (N. 54) che integrarono e si appoggiarono alle mura, rispettivamente lungo il fronte meridionale ed orientale. A questi vanno aggiunti, oltre al muro in opera reticolata nell'ex terreno Laurenti, circa m 30 dal lato meridionale dell'Appia antica, i resti di muri in opera reticolata, i quarti di colonna in conglomerato rivestiti con intonaco ed alcuni pavimenti a mosaico individuati da alcuni saggi di scavo realizzati dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio, a circa una trentina di metri dal margine dx. della via Appia antica, all'altezza del n. civico 62°” (N. 112). Sulla base della tecnica costruttiva (opus quasi reticulatum)* può riferirsi al I secolo a.C. il monumento più noto, anche dalle citazioni delle fonti letterarie antiche: la stazione esistente al XVI miglio della via Appia (N. 113). Per la sua identificazione, come noto, sono stati proposti dagli studiosi che si sono interessati dell'argomento due diversi gruppi di edifici, posti entrambi lungo il Jato dx. della via Appia antica, a non molta distanza tra loro: Canina riteneva che si trattasse dei resti, in parte ancora visibili, tra via delle Vignole e via di Mezzo (N. 49), mentre Lanciani, Lugli e Florescu seguiti dagli autori moderni*?, basandosi sull'esistenza di un toponimo (Osteriaccia) nel quale si conserverebbe memoria dell'antica funzione dell'edificio (osteria)**, propendevano per i re55 CastAGNOLI 1966-67, 110; cfr. Gros 1996, 130-133. » Cfr, tuttavia, i templi italici di Giunone Sospita, a Lanuvio e di 8. Silvestro, a Cascia, nei quali sono alae colonnate. » Si tratta di quella che il Lugli definisce seconda maniera greca cioè isodoma (Lucii 1957, I, 180-181). La stessa tecnica è utilizzata, ad esempio, nel podio del tempio maggiore sull'acropoli a Lanuvio e nel tempio cd. della Sibilla a Tivoli, ma anche nelle celle dei templi di Marte Ultore e di Adriano, a Roma. ** Lour 1957, I, 209, il quale ritiene che la rozzezza dei blocchi in fondazione, trovi giustificazione sia nel fatto che esse erano destinate a rimanere coperte, sia nel risparmio di lavoro. Sulla cella del tempio di Gabi, datata dal Luct 1957, I, 173, 181, 186, 288 nota 2, 307-309; II, LX,1 versoil 200 a. C, vd. Aruacro Gora 1982, 581-624, specialmente 610-613, che ne precisa la costruzione tra il 160e il 150 a.C.; cfr. Conasızi 1987, 13, 7" Sull'originario carattere extraurbano del culto di Diana, vd. Tunc 1939, 140-143; Prospocimt 1979, 530.531 » Una tecnica analoga si trova, ad esempio, nel lungo muro, riferibile alle fortificazioni, conservato sotto il monastero di 8. Maria de' Franconi, a Veroli (Qunci, Quarc Grou 1998, 181-187, 222). * sui, Ari/2, 009. Relazione M. L. Veloccia Rinaldi del 10 ottobre 1985; più in particolare vd. sut, Ary2, 009. Scheda. MA di G. Ghini con allegati, posizionamento su stralcio catastale delle strutture rinvenute, schizzo planimetrico e fotografie. Una fotografia, nella quale è un particolare di una colonna a stucco con un pavimento a mosaico con fondo nero, nel quale sono frr. marmorei, riquadrato da una fascia bianca, è in Cuinnuccı 1988, 39 Fig. 4. ^9 Lucit 1957, I, 501-505; cfr. ADaw 1990, 142-143, il quale rialza al Il secolo a.C., sulla base di un restauro in questa tecnica alla Fonte di Giuturna nel Foro Romano, a Roma, l'utilizzo dell'opera reticolata (SremBy 1996, 169) x: Il termine statio, che secondo HupeRMAxX 1929, 507, sarebbe generico, per Prıaum 1940, 1420, venne introdotto durante l'epoca tarda nel lessico militare, secondo CrevaztER 1972, 213, indicherebbe un luogo di sosta provvisto di posti di guardia per la sorveglianza delle strade. Sulla sostanziale indiferrenziazione nell'uso dei diversi termini (statio, mansio, mutatio), vd. MezzoLaxı 1992, 105-107. #0 Cama 1854, 95-108, specialmente 105; cfr. CroGiEZ 1990, 100 il quale sostiene l'impossibilità di un controllo archeologico di queste strutture. “© Propendono per questa ipotesi, Quitic: 1989, 73; Crocıez 1990, 98, 100. L'edificio (“osteria”) compare nella carta del Parasacchi del 1637 (aav, Barb.Lar. 9898, 5 (D). 74

sti inglobati nel gruppo di edifici che si trovano a circa 250 m più a sud-est dei precedenti. Non sembra agevole rintracciare elementi decisivi a favore dell'una o dell'altra identificazione nella documentazione disponibile. Il dato desumibile dalle fonti itinerarie, sulla sua localizzazione al XVI miglio, poco aiuta, considerando la ridotta distanza che divide i due siti. Prove a favore del sito indicato dalla maggioranza degli studiosi sembrano essere l'esistenza in loco, ancora nel Settecento, di una stazione di posta ed inoltre la vicinanza ad un'altra strada, quella per Ardea**. Anche gli elementi desumibili dalla documentazione archeologica non appaiono uniformi dal momento che, mentre risultano ancora visibili, almeno parzialmente, le strutture più nord-occidentali, non rimane più nulla delle altre, dopo le ristrutturazioni degli anni sessanta del Novecento**, cosicché per queste occorre rifarsi alla descrizione dei resti che fece G. Lugli nel 1923” (Fig. 25). In ogni caso la presenza presso l'osteriaccia di un ampio spazio, “contornato da muri in opus quasi-reticulatum", pavimentato con lastre di peperino, con ogni probabilità anche originariamente aperto, e di strutture con funzione idraulica, interpreta te come una fontana ed una vasca, richiamando casi meglio noti, quali, ad esempio, quelli di Settecamini, lungo la via Tiburtina‘, oppure quello di Baccano, al XXI miglio della via Cassia” sembrano essere elementi caratteristici dei luoghi di sosta lungo le strade‘. ETÀ IMPERIALE

A differenza di quanto noto per l'altura, dove, a quanto mi risulta, sembrano mancare testimonianze archeologiche posteriori al I secolo d.C., cospicua risulta la documentazione sia nell'area urbana, compresa tra le mura dell'Orto di Mezzo e quelle più esterne a sud della via Appia, sia nelle zone paraurbane. Alla seconda meta del II secolo d.C., contemporaneamente alla costruzione di almeno cinque sepolcri nel tratto aricino della via Appia antica (Nn. 39, 53, 55-57), nell'ambito della realizzazione, in aree limitrofe, di alcune opere di tipologia ed impegno differente, che giungeranno a compimento nei primi due decenni del secolo successivo (terme di Cellomaio, ad Albano, ad esempio)*', vanno riferite le strutture in opera laterizia visibili nell'area ad est ed alle spalle della cella del cd. tempio di Diana, nell'Orto di Mezzo (Nn. 32-33). Fatta eccezione per quella a ridosso della cella del tempio, Tidentificazione in un edificio termale, proposta dal Florescu e seguita dagli autori che si sono interessati al monumento, pur basandosi su argomentazioni non decisive, risulta ancora la più probabile Per quanto riguarda la ricostruzione planimetrica dell'edificio, potendo far conto soltanto su scarsi resti, deve ancora farsi riferimento alla pianta del Rosa, pur con le riserve che comporta l'impossibilità di verificarne l'attendibilità sul terreno, specialmente per quanto riguarda l'estremità occidentale. È probabile che analogamente alle terme di Cellomaio, ad Albano, il problema del dislivello del terreno, digradante verso la via Appia, venisse risolto con la realizzazione di terrazze artificiadi.

Connessi alla ricostruzione della pianta dell'edificio sono l'itinerario che esso impone nella sua

^^ Di essa Fionsscu 1925, 17, 20.21, vide un filare di blocchi di peperino, riferiti alla crepidine dx. ^^ Sulla situazione anteriore alla ristrutturazione vd. Lereva& 1957, 3 (= Lerevre 1996, 43-46). Accenni in Esci 1997, ‚ndamentale è il contributo di Lucui 1923, 270 Fig. 15, 271; cfr. anche Li cu, Appunti, fasc. Via Appia IV, cart. Via Appia: "M. XVI Fattoria antica. Avanzi”, "M, XVI Fattoria antica. pozzo"; cfr. Towasserrr 1979, 278-279. iù recentemente accenni ne hanno fornito Comet: 1981, 96; Ounscı 1989, 73; Lerevae 1996, 13. © Carota, MARRA, MEssıneo, Srarra 1986, 678.690; Messınzo 1987, 135-138. > Gazzetri 1986, 155-165; Guzzerri 1991, 175-183. ** Sulla localizzazione e le strutture caratteristiche delle stationes ma anche delle mansiones c delle mutationes, vd. Mezzorana 1992, 110.1975, κι TogroRic: 94-110 n. 13, 111 Fig. 160, 113 Fig. 162. +3 Toxrorıcı 1975, 107-110. 75

Fig. 25. Ariccia. Via Appia antica. Cd. Osteriaccia: pianta di G. Lugli dei resti antichi (1916).

utilizzazione e l'interpretazione funzionale dei vari ambienti e quindi il riconoscimento dei pochi resti visibili. Partendo dalla ricostruzione grafica del Rosa, forse riconducibile al tipo con doppio circuito “en boucle" e una disposizione assiale del frigidarium, del tepidarium di uscita e del calidarium con uno sdoppiamento delle sale intermedie‘, i resti più orientali, maggiormente conservati in altezza, potrebbero riferirsi all'apodyterium e alla natatio, quelli a nord-ovest di questi alla natatio e quelli più a sud ad un sudatorium. Per quanto riguarda il muro originariamente in opera laterizia, a ridosso del lato orientale del tempio, mi sembra possibile che possa riferirsi alla “chiusura” delle + Dovrebbero corrispondere al tipo IX di KrenckeR, Kavoxr, Lem, Wacxrex 1929, 180 abb. 239, al quale si rifanno anche i contributi più recentidi Ntexsex 1990, IL, 52 Fig. 1; Gros 1996, 389 Fig. 435. Cfr. anche ResUrrar 1991, 6-7. 76

alae, forse contemplata in un intervento di restauro contemporaneo alla realizzazione delle terme‘. Pur con la cautela che impone la mancanza di altri dati oltre a quelli che possono desumersi dal rilievo del monumento, mi sembra possibile che la costruzione dell'edificio termale possa qualificarsi come un ulteriore esempio di coinvolgimento zonale al pari di quello testimoniato, ad esempio, per la vicina Lanuvium, dove è noto in epoca severiana un intervento che amplia l'impianto dei precedenti balnea in un più vasto complesso termale‘. Potrebbe cioè essersi verificato in occasione della realizzazione delle terme un più vasto intervento su tutta l'area che è probabile abbia interessato anche il più antico tempio in opera quadrata. 11 fabbisogno idrico dell'impianto termale‘, come, ad esempio, in quelli di Cosa e di Norba, riferibili tuttavia ad un arco cronologico ben più antico (seconda metà II - inizi I secolo a.C.) rispetto a quello ipotizzato per il nostro, era assicurato dalla cisterna laterizia sul retro della cella del cd. tempio di Diana". La cisterna, sia per il posizionamento rispetto alla morfologia del sito (addossata su uno dei lati alle pendici del colle), che per le caratteristiche planimetriche (presenza di pilastri esterni con la funzione di integrare la capacità di resistenza della struttura)‘ presenta numerose analogie con altre costruzioni nell'area dei Colli Albani *?, pur risultando non comune lo spessore del lato meridionale: si pensi, ad esempio, a quelle geograficamente vicine, in località S. Maria, in territorio di Nemi,

alla cd. piscina Torlonia, che nel rilievo del Lugli presenta pilastri anche sui due lati lunghi55, a quella all'interno dell'ippodromo delle Capannelle, nel territorio di Tellenae ®, a quella nel casale di Gregna, nel territorio di Bovillae**, e a quella alla Civitana nel territorio di Velletri**. All'incirca allo stesso ambito cronologico proposto per le strutture laterizie dell'Orto di Mezzo riferirei la costruzione ex-novo, sul lato opposto di via Appia antica, nella zona compresa tra via delle Vignole ad est e via di Mezzo ad ovest, del grande edificio in opera laterizia, la cui prima fase, in opera reticolata, è attualmente testimoniata dalla sopravvivenza di un unico, lungo, muro (N. 49). L'interpretazione di queste strutture, come noto, risulta controversa, dal momento che, mentre il Lucidi, seguito da Stevenson e Tomassetti, vi identificava i resti dell'anfiteatro, Canina seguito dal Rosa suggerivano potesse trattarsi della stazione al XVI miglio della via Appia e Florescu di un edificio termale. Da quanto rimane sul terreno non sembra possibile desumere indicazioni certe a favore di nessuna delle ipotesi ricordate. Tuttavia la notizia del Florescu sull'esistenza di strutture non più visibili, come l'ambiente quadrato con quattro vani semicircolari in corrispondenza degli angoli e una cisterna rettangolare”, permette di acquisire importanti elementi, non solo per rico^* Analogie mi sembra di poter ravvisare, ad esempio, con il tempio cd. di Giano, nel foro Olitorio, a Roma, il quale, proprio come quello di Ariccia, in età severiana, viene chiuso sui lati con muri in opera laterizia (Caozzou Arre 1981, 87-101, specialmente 106 e Taw. £1. I, ΠῚ; Coarnızı 1995, 357.358). *5 cn. XIV, 2101: . senat. Populusg. Lanivinus, in locum balnearum, quae per vetustatem in usu esse desierant, thermas „ ampliatis et celisdel a fundamentisex rruxit .." ** Sul locis problema rifornimento d'acqua delle terme, vd. Mapeascusro 1988, 114-117; Nisrsex 1990, 23-24; Your. 1992, 390-391. ** Perle poco note terme di Cosa vd. Brown 1951, 82-84, per quelle di Norba, Qunicı, Quruct Gicu 1997, 63-82. 2?" Sulla presenza di “architetture collaterali” all'impianto termale vd. SouweLLa 1988, 195-196. 4° Sulla presenza di contrafforti lungo muri, e più specificatamente sul comportamento del sistema muro-contrafforte, vd. Giuwant 1990, 1 0-1 2, specialmente 111 Fig. 42 dis. 4. ^? Sono tuttavia numerose anche in altri ambiti geografici: cf, ad esempio, quella sotto l'ospedale, a Palestrina (Qui: ci 1980, 178 Fig. 1, n. 103,196-197 n. 103; Quuuc 1989a, 66). 9 Lenzi 2000, 157, 168-169 n.21. Luci: 1919, 187-195, seguito da RıERA 1994, 365-366; al contrario, Gunst 1984a, 49-58, riporta esclusivamente i pilastri lungo ἢ lato breve meridionale. “© Da Rossi 1967, 18,21, 22 Fige. 14-16. Si tratta della cisterna, “non lungi dal prolungamento ideale di un diverticolo che οἱ staccava .. all'1 1 km. dell'Appia moderna”, con quattro contrafforti lungo illato esterno di una delle due pareti lunghe. 5: De Rossı 1979, 42-44 n. 48. Cfr. anche la cisterna a poca distanza dal km 20,500 dell'Appia Nuova (Dr Rossi 1979, 294 n. 291, 296 Figg. 497-498). 25 Linu 1999, 26 Fig. 3, 28, 29 Figg. 6-7, specialmente 3035. ** Lucii 1796, 216; Caxuna 1854, 105; cfr. Lavensı CVatLar. 13045, 178r. *" Fionsscu 1925, 33 e Tav. L6, ricorda l'esistenza di questa struttura, lunga m 7 e larga m 4, a circa 25 m ad ovest dell'ambiente a pianta quadrata. 7

struire la planimetria dell’edificio, ma soprattutto per giungere ad una sua interpretazione funzionale: sembra infatti di poter dedurre, considerato anche come la prossimità da un lato ad una importante via di comunicazione (la via Appia) e dall'altro al centro abitato permettano di farli rientrare in una casistica ben nota, che si trattasse di un edificio termale‘. A sud di questa struttura sia il Lucidi che il Canina e il Lanciani ricordano l'esistenza di alti resti, dei quali, tuttavia, risulta problematica sia l'interpretazione che la datazione, mancando traccia di essi sul terreno‘ e potendo contare su descrizioni abbastanza sommarie, soprattutto per quanto riguarda le tecniche costruttive*?: a breve distanza, alcuni pilastri "di pietre quadre” e alcuni muri, scavati dal Despuig nel 1791, che sia il Lucidi che il Canina identificarono in un anfiteatro (N. 114); ancora più a sud una “maestosa fabbrica" a pianta quadrata, che il Lucidi identificò nel foro (N. 115). Nella medesima tecnica costruttiva era il muro, parallelo alle mura sulla dx. della via Appia e am 20 da esse, che Florescu ricorda a nord-ovest delle absidi in reticolato (N. 116). In opera listata, invece, il cui utilizzo è ampiamente documentato proprio lungo l'Appia, sono “il piccolissimo tratto” ancora in parte visibile a nord-ovest delle absidi in opera reticolata (N. 117) e soprattutto la ristrutturazione dell'edificio per il quale ho proposto la funzione termale (N. 49). IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL'IMPIANTO URBANO

L'impianto urbano, così come disegnato dal circuito murario più recente, a sud della via consolare, di forma irregolarmente allungata, conseguenza della morfologia del sito, comprende un'area di 192.487 mr, dei quali 62. 000 circa riferibili all'altura. Per quanto riguarda il riconoscimento degli assi portanti dello schema urbanistico, mancando anche notizie di rinvenimenti del basolato, nonostante, ad esempio, i lavori di selciatura intrapresi lungo l'attuale via del Corso nel 1703-1704 e successivamente nel 1794, è necessario individuare la posizione delle porte urbane. Infatti sebbene non se ne conservi alcuna traccia, fatta eccezione per il cd. Basto del Diavolo riferibile tuttavia al circuito a dx. di via Appia antica, è possibile ipotizzare la loro ubicazione osservando il percorso delle strade di accesso (Figg. 26-27). Lungo il lato settentrionale è presumibile che il clivus albanus, proveniente da Monte Gentile, entrasse in città proprio in corrispondenza della porta Napoletana, ricalcando con percorso rettilineo l'attuale via del Corso e fungendo quindi da asse generatore, fino a raggiungere il capitolium, sul lato sud-orientale, per uscire dalla città, verso Valle Ariccia, circa all'altezza dell'attuale Porta Romana. Da qui, poi, sostruita verso valle, come ricordato dal Canina“, e con percorso a zigzag, che ne doveva rendere meno ripida la pendenza® e del quale era ancora in parte visibile il basolato fino ?* Βομμειια 1988, 191-198. © Attualmente, nell'area in gran parte incdificata ad ovest dell'edificio moderno che dovrebbe insistere sulle rovine della stati al XVI miglio della via Appia e ad est di via delle Vignole, si rinvengono numerosi materiali da costruzione e alcuni blocchi di peperino (N. 52). ** Lucinr 1796, 126, 215-219, specialmente 215, 219; Cama 1856, 53.54. *" Il muro in reticolato che misurava m 14,50 in lunghezza, m 0,47 di spessore ed era conservato per m 0,50 in altezza, si trovava a circa m 20 dalla linea interna delle mura, delle quali aveva anche il medesimo orientamento (Fonesco 1925, 29 e Tav. I n. 4). Dellalıro muro, invece, conservato solamente per “piccolissimo tratto”, Florescu non fornisce né l'orientamento né il riporto grafico nella Tav. I (FLonzsc 1925, 29). © Resti di questa struttura, che non mi è stato possibile rilevare a causa del diniego del proprietario del piccolo fondo sul quale insiste, sono all'estremità meridionale della proprietà in via delle Vignole n. 5A. Invece ho potuto osservare il loro proseguimento, appena affioranti dal piano di campagna, nel terreno agricolo confinante. (© Τύριοι 1796, 269. + Caxına 1854, 106-107, VI. = Cfr, ad esempio, la strada che usciva da Porta Ninfina, a Norba, e raggiungeva presumibilmente la sottostante via pedemontana (Qunucı 1991a, 149-155), oppure alcune strade di Artena (Qunucı 1982, 89-94, 99-100, 102-103, 152-155, 162) e del circondario di Cori (Baaupızzı VITTUECI 1968, 107-108 n. 14, 109-110 n. 22, 119-120 nn. 39.43, 123 n. 49, 124 nn. 52-53, 168-165 n. 177). 78

SEEN

Fig. 26. Carta archeologica di Ari iccia sulla base topografica attuale.

79

Fig. 27. Carta archeologica di Ariccia, con restituzione della morfologia.

agli inizi del Novecento“* su via della Costa, la strada raggiungeva il percorso che a partire dal 312 a.C., sarà quello dell'Appia antica. Solo con il ITI secolo a.C. e l'ampliamento della città verso valle un tratto della via consolare, tra le attuali via di Mezzo e via di Valle Ariccia, viene incluso nell'area urbana, fungendo cosi da principale bisettrice est-ovest in questo nuovo settore. Un ausilio alla ricostruzione dell'assetto urbanistico, in considerazione della povertà di testimonianze archeologiche, sembra fornirlo l'analisi della maglia urbana attuale e, soprattutto, di quella dei primi decenni dell'Ottocento che può desumersi dalla mappa del catasto gregoriano. Tuttavia è necessario tenere presente da un lato quei fenomeni caratteristici del consumo della pianificazione, come ad esempio gli slittamenti”, e dall'altro la serie di demolizioni e ricostruzioni che interessarono certamente l'area occupata da Palazzo Chigi e quella tra via Laziale e Porta Romana, attuate nel periodo corrispondente alla signoria dei Savelli e poi dei Chigi**. In base a questi dati sembra possibile rilevare uno schema urbanistico ortogonale, forse più antico, ad ovest di via del Corso, facente capo alle attuali vie del Parco e del Corso e presumibilmente un altro, a nord-est del Municipio, delimitato dalle vie del Corso e Laziale. Il primo schema è provato dalla coincidenza tra l'orientamento della struttura di via Egeria ed alcuni fronti stradali. Attualmente la distanza che intercorre tra via del Parco e via del Corso, tra loro parallele, è di m 70 circa. Ortogonalmente proporrei di leggere alcuni assi, ad una equidistanza di m 35 circa, pari ad 1 actus, suggeriti dalla sopravvivenza di alcuni vicoli. Partendo da sud-ovest: un vicolo murato a sud-ovest di via Egeria, via Egeria, l'attraversamento di via Rosa, con il successivo avanzamento di un edificio ed infine l'attraversamento di via del Parco. Viene poi via Aurelia, e quindi ‘attraversamento delle vie Flavia e del Parco, con interposti avanzamenti di tre edifici. L'asse successivo a sud di via Rosa prevede l'attraversamento di via Rosa, l'avanzamento di un edificio, lattraversamento di via Speranza ed infine, l'avanzamento della fronte di un edificio su via Flavia. Un ultimo asse che si trova a sud di via E. Lucidi, prevede l'attraversamento della stessa via, il leggero avanzamento di un edificio, l'attraversamento di via Don L. Sordini, il consistente avanzamento di un edificio e l’attraversamento di via Don G. Adinolfi. Si può giungere così alla ricostruzione di moduli da 35x70 m, ben attestati nell'urbanistica romana, riferibili allo schema programmatico della città. Le dimensioni di questi, tuttavia, si potrebbero precisare meglio tolta la presumibile larghezza di una strada su un loro lato (6 e 4 m) sulla misura di 31x64 m.** Della parcellizzazione di questi isolati rimane soltanto l'ingombro della struttura di via Egeria, a quale restituisce una larghezza presumibile di m 18 ed una lunghezza max. di m 20 circa, coincidendo i suoi due muri perimetrali con l'attuale passaggio della viabilità minore. Meno certo il secondo schema urbanistico ortogonale (più recente?), al momento provato dall'orientamento del cd. capitolium, a nord-est del Municipio, dalla sostruzione lungo via della Strada Nuova e da quello del cd. tempio di Diana, nell'Orto di Mezzo. Il decentramento dell'asse originante nord-est/sud-ovest (clivus albanus), con la conseguente suddivisione dell'abitato in parti diseguali, appare giustificabile, come in altri casi, con la preesistenza della viabilità che peraltro costituiva anche una

importante via di penetrazione dal settore ex-

traurbano settentrionale. La scarsità di testimonianze archeologiche, rende difficile, al momento, proporre un'interpretazione funzionale dei diversi settori della città, fatta eccezione, secondo le informazioni del Lanciani, per quello a monte di via della Costa, dove andrebbe posizionato il teatro‘, e per quello sudorientale attualmente delimitato ad ovest dall'edificio sede del nuovo municipio, a sud da via Laziale

το Luo 1923, 270 ricorda anche la presenza di basoli rimossi, dei quali non ho trovato traccia sul terreno. FLonsscu 1925, 20, ritenendo poco probabile un tracciato così accentuatamente meandriforme, ipotizza, anche sulla base del rinvenimento di “tracce d'una crepidine" a sud della via Appia, l'esistenza di un tracciato rettilineo; cfr: Caxına 1854, 106, V c "Tavola. Nona della Via Appia”. ἐῶν SomueLta 1979, 107. 4% Su queste fasi vd. Prrauccı 1987, 10. ^» Perlo schema iniziale in cui, secondo norma, doveva essere compreso il computo della viabilità vd. Sonmetta 1988, 244-246. ‘ Sul posizionamento in aree periferiche intramuranee, vd. SomMetta 1988, 155-156. 81

e ad est da via Flora. In quest'area, si trova il capitolium, — da identificare, come detto, presumibilmente con la Jovis aedes che Livio ricorda colpita da un fulmine nel 214 a.C, disposto con il lato lungo, ad est dell'asse di attraversamento, secondo uno schema, per molti versi analogo, a quello, ad esempio, di Ardea“. Minori certezze sono possibili per l'area ad ovest di via del Corso dove sono i resti della struttura in opera quadrata (N. 19), che non è improbabile prospettasse proprio sull'asse antico. Con la costruzione delle mura più recenti a dx. dell'Appia‘ e quindi l'acquisizione di nuove aree, il settore orientale della città alta e l'intera superficie di quella al di sotto di essa, vengono interessate da una zonizzazione, la quale prevede la realizzazione di alcuni edifici, in maniera analoga a quanto noto sia per i centri condizionati, quanto per quelli dall'orografia quasi ininfluente dove è testimoniata una serie di interventi che vanno dalla costruzione di nuovi circuiti murari, alla realizzazione di un impianto viario e ad una (ri)definizione dell'area forense. Nello stesso arco di tempo nel quale si provvede alla costruzione (0 ricostruzione) del cd. capitolium e della sostruzione in opera incerta nella parte alta della città, si realizza il cd. tempio di Diana nell'Orto di Mezzo, nell'area di un culto più antico, come indicano i fittili votivi recuperati È probabile che soltanto con questo ampliamento venisse programmata la presenza di un'area. forense, che tuttavia risulta problematico ubicare, dal momento che le opinioni degli studiosi non sono concordi e i resti visibili al momento sia a dx. che a sx. dell'Appia non presentano caratteristi. che planimetriche che permettano l'identificazione nel forum et circa tabernae ricordati da Livio. È tuttavia possibile che il foro si trovasse nell'area dell'Orto di Mezzo come ipotizzato dal Rosa e dallo Henzen, basandosi l'uno sul rinvenimento della base con iscrizione onoraria di Anicius Achilius Glabrio Faustus® e l'altro sulla ricostruzione grafica del Canina nella quale il tempio cd. di Diana risulta recinto su tre lati da un portico* al quale dovrebbe riferirsi la cisterna laterizia sul retro della cella. Infatti, nonostante la ricostruzione grafica del Canina risulti poco convincente e gli si preferisca quella del Rosa, sembra plausibile la sua ipotesi che l'area forense si trovasse nel settore più orienta le dell'Orto di Mezzo, delimitato a nord-est da via della Costa e a sud-ovest da via Appia antica, nel quale al momento non rimangono in vista resti antichi ma che tuttavia risulta molto ricco di materiali ceramici. Indizi a favore di questa ipotesi mi sembra possano rinvenirsi da un lato dall'osservazione delle curve di livello, che proprio in quest'area hanno un andamento che appare giustificabile con un intervento artificiale, e dall'altro nel fatto che in tal modo il foro, come in numerosi altri casi, risulterebbe perimetrato su due lati da viabilità certamente antiche (il tratto finale del clivus albanus, lungo il lato breve orientale e la via Appia lungo quello lungo sud-occidentale), delle quali una di notevole importanza, Più problematica risulta la ricostruzione della topografia sul lato opposto, dove secondo il Lucidi*? si sarebbe trovata non solamente l'area forense, ma anche, immediatamente al di fuori delle mura, un anfiteatro. Qui, infatti, non soltanto al momento, a parte alcuni blocchi parallelepipedi di peperino e pochi materiali ceramici restituiti dalle arature (N. 50), mancano resti antichi, ma anche le piante del Canina e del Lanciani posizionano strutture di difficile interpretazione. Per quanto riguarda più specificatamente l'anfiteatro, a sostegno della sua presenza è possibile ^^ Sullinserimento dell'edificio all'interno della maglia urbanistica vd. Sovatzi1A 1988, 56, 72. ^? L'inclusione del tracciato dell'Appia all'interno dell'ampliamento dovette determinare, accanto ad indubbi benefici, un rapporto più problematico tra l'area a monte e quella a vale della via, a causa del grande traffico sopportato. τῷ SouELLA 1988, 25, 27. A titolo esemplificativo ricordo il caso di Ardea il cui foro viene perimetrato e sistemato nel corso del 1 secolo a.C. (MonsetL, TORTORICI 1982, 39). (“4 Henzen 1857, 37, 44, +5 Can 1856, 55; Canna 1854, Tav, LXI specialmente LXIII. ^^ Tra gli esempi di fora che affacciano su uno dei lati, preferibilmente uno dei due lunghi, ricordo quelli di Minturnae (ϑομμειια 1988, 40-41, Fig. 7; Prsaxpo 1989, 58, il quale ipotizza che il foro si estendesse sui due lati dell'Appia) e Terracina (Somunuua 1988, 220, Fig. 64; Corroa 1993, 22-39). Particolari analogie con il presunto foro di Ariccia, mi sembra esistano con quello di Formia che oltre ad essere delimitato da una doppia viabilità di cui una costituita dall'Appia, si appoggia su uno dei lati brevi alla primitiva cerchia muraria (SosueLLA 1988, 131, Fig. 36). +9 Luci 1796, 215-219. 82

richiamare la posizione extraurbana e forse anche gli indizi cronologici (tarda repubblica? - primo imperiale?), analogamente ad una serie di anfiteatri meglio noti**. APPROWVIGIONAMENTO IDRICO

Presumibilmente in concomitanza con il rifacimento, nel cd. Orto di Mezzo, delle mura che recingevano la parte alta della città, vennero realizzati alcuni cunicoli con lo scopo di captare le acque sorgive**. Uno di essi, a due bracci, fu scavato nell'area retrostante le mura e l'acqua, captata attraverso fenditure lungo le pareti, fu fatta uscire da una apertura proprio lungo le mura (N. 6). Un altro cunicolo, presumibilmente proveniente dall'alto della città, condotto per tratti a quote diverse, venne scavato circa 1,50 m a nord-ovest del precedente (N. 21). In entrambi i casi le infrastrutture sono fornite di un pozzo: tuttavia, a parte le diverse caratteristiche planimetriche (circolare con blocchi squadrati su almeno due filari in alto quello più settentrionale, quadrato l'altro), è probabile che essi abbiano svolto funzioni differenti. Infatti, mentre quello riferito al cunicolo dietro le mura si trova all'estremità nord-orientale del percorso, spostato a sx., cosicché è probabile che servisse più che altro alla manutenzione, diversa sembra la funzione dell'altro. In corrispondenza di questo, infatti, il fondo dello speco subisce un brusco salto di quota, con lo scopo di rallentare la pressione dell'acqua, proprio per la accentuata pendenza del cunicolo. Allo stesso tempo, il fatto che il tratto di cunicolo proveniente dall'alto si trovi ad una quota differente da quello che proseguiva verso l'Orto di Mezzo, ‘analogamente a quanto riscontrato, ad esempio, in uno dei pozzi dell'acquedotto in località Canalone (N. 74), sembrerebbe trovare una sua giustificazione nella necessità di far decantare sul fondo le scorie che l'acqua avrebbe potuto trascinare. Confronti in proposito, sia per le caratteristiche tecniche che per la presenza di pozzi, possono rinvenirsi, ad esempio, con quelli di Ardea, in età arcaica^*, e quelli di Falerii Veteres e di Antemnae, riferiti rispettivamente al V-IV secolo a.C.* e all'abitato arcaico‘, Un altro cunicolo, scavato nel banco, doveva scendere dalla città verso Valle Ariccia, attraversando l'attuale via della Costa, alle spalle delle mura, al di sotto del sepolcro rupestre**(N. 24). Presumibilmente soltanto in età repubblicana il problema dell'acqua fu risolto in maniera decisiva con la realizzazione di un acquedotto, che doveva alimentare il nucleo più antico della città. Sfortunatamente la documentazione su di esso risulta frammentaria, non conoscendosene né la provenienza né la lunghezza, ma soltanto un breve tratto dello speco, ricordato da R. Lanciani‘ e G. Tomassetti. Secondo le descrizioni dei due autori il tratto visibile ai loro tempi, all'interno del giardino intorno alla villetta Chigi già Piroli, lungo il lato settentrionale della s.s. 7 Appia Nuova, immediatamente prima del ponte che collega Ariccia con Galloro*, sarebbe stato scavato per intero nel banco, con quattro pozzetti di

ispezione, rettangolari (m 2x1,30), posti alla distanza di 1 actus, alti m 18

circa e rivestiti interamente in opera reticolata**.

+ Βομμειτα 1989, 158-159. + Per il sistema di presa cfr, in generale: FerkaxDEZ Casıno 1983, 109-175; BItRNACKA Loxawssa 1989, 29-40; Hopoe che almeno alcuni di essi possano riferirsi ad età ar1992, 72-79; Qunucı 1992b, 47-58. Non è comunque da scartare l'ipotesi a quanto noto, ad esempio, per Falerii Veteres (Moscati 1985, 5 -59) e ad Ardea (MonseLLI, TORTORICI caica, analogamente 1982, 35). © Morsetti, Tortorici 1982, 82 n. 65, 888 n. 83. 1 Moscarı 1985, 55.59. ** Quasi, Qui Gro 1978, 39.40. 5 È probabile che questo cunicolo fosse in comunicazione con quello, prowisto di pozzo, poco più a nord-ovest, lungo via della Costa (N. 21). © Laxciani CVarLat. 13045, 1917; Lavena CVatLat. 13046, 148v., ricordato da Prosresu Varum 1996, 89; cfr. anche Laxcası 1880, 117, il quale ricorda che in fondo al secondo pozzetto, alcuni anni prima, era stata rinvenuta “una copiosa st. pe votiva di oggetti fili, gambe, mani, piedi, volt, figurine”, conservati dai Chigi; Towassern 1979, 276-277. ‘> Ho più volte perlustrato l'area senza, però, trovare alcuna traccia dell'acquedotto. x È conservato sulla grande terrazza di Palazzo Chigi il sarcofago di Manlius Victor, nel quale il Lanciani ricorda che cadeva l'acqua. 83

Fig. 28. Particolare della carta di G. Lugli (1914).

Settore significativo per l'approvvigionamento idrico non solo di Ariccia, ma anche della zona albana è quello di Malaffitto, dove è variamente nota, perlopiù attraverso la descrizione che ne effettuò G. Lugli agli inizi del Novecento (Fig. 28) e per il riporto sulla tavoletta dell'IGM 1.25.00 di Albano Laziale, nella levata del 1940, l'esistenza di tre acquedotti‘”. Relativamente al territorio di Ariccia ho potuto accertare come si conservino ancora alcuni pozzetti, a sud-est del castello di Malaffitto, riferibili a quello denominato di Malaffitto alto (N. 75), il quale andava ad alimentare le tre grandi cisterne dell’Albanum Caesarum e, soprattutto, di un ramo secondario. Quest'ultimo, distaccandosi dal primo, sul lato orientale di via dell'Uccelliera, all'altezza del Km 9,500, in corrispondenza della curva di livello dei 500 m, prosegue lungo l'orientamento primitivo attraversando la località denominata Canalone, in corrispondenza della depressione esistente al centro della linea delle alture laterali e quindi, una volta oltrepassata la zona della cava e quindi la grande curva lungo la via delT'Uccelliera, entra all'interno del Parco Chigi. Nonostante i restauri settecenteschi ed ottocenteschi**, al momento mi risulta che sia ispezionabile esclusivamente una parte del tratto che attraversa il cd. Canalone, per una lunghezza max. di m 174 circa, lungo la quale, nei primi m 88, sono ancora accessibili tre pozzi di ispezione (N. 74). Il cunicolo, che corre rispetto al p.d.c. attuale dai circa m — 0,30/0,40 in corrispondenza dell'estremità sud-occidentale ai circa m - 7,30 di quella nord-orientale, è per intero scavato negli strati geologici, fatta eccezione per un breve tratto all'estremità occidentale, dove si è ricorsi al rinfianco in muratura delle pareti. Il cunicolo presenta coperture con sezioni +” Luot 1914, Tave. DX ft; Locu 1917, 54-65; Towassem 1979, 245-250; cfr. TORTORICI 1975, 65 nota4,

84

differenti nei diversi tratti ispezionati, per cui si passa da quella rettangolare, alta mediamente m 1,05 e larga m 0,37, a quella a doppio spiovente, alta mediamente m 1,84 e larga m 0,40. ETÀ MEDIEVALE

Anche le fasi post-antiche risultano archeologicamente poco note e solo in parte sono di ausilio le informazioni desumibili dalle fonti letterarie, mancando riferimenti diretti circa il coinvolgimento di Ariccia nelle vicende delle invasioni barbariche‘. Più circostanziati gli elementi provenienti dalle iscrizioni, che evidenziano le difficoltà nelle quali dovette venirsi a trovare il centro. In particolare risulta significativa per comprendere la situazione di Ariccia, presumibilmente nella seconda metà del V secolo d.C., quella dedicata dal senato ad Anicius Achilius Glabrio Faustus, il quale "benefici et remediis eiusdem amplissimi viri ab intorabilibus necessitatibus fuerant vindicati”. È probabile che soltanto nel corso del VI secolo d.C., in relazione alle incursioni gotiche a Lanuvio e a quelle dei Franchi, Alemanni e Longobardi alla diocesi di Albano, la città venne interessata da una serie di significativi cambiamenti, a partire dall'abbandono della zona dell'Orto di Mezzo e di quella sul lato opposto della via Appia, ancora in parte delimitata dal circuito delle mura repubblicane. D'altra parte, il rinvenimento di tombe sia all'interno che intorno al cd. capitolium (N. 18), riferibili presumibilmente all'antica chiesa collegiata‘, sembra indicare una dinamica urbana comune a numerosi altri centri, caratterizzata da una contrazione dell'abitato, dal riutilizzo di edifici antichi“! e spesso dei materiali di alcuni di essi, dalla pratica di seppellire nei pressi di luoghi di culto. Della contrazione medievale del paese, e quindi del ruolo di castrum o castellum a difesa della sottostante via Appia antica, ricordato nei documenti di archivio a partire dalla fine del IX seco10% e codificato dalla costruzione di una nuova linea di mura**, rimane esclusivamente il tratto ad ovest di Porta Romana (lungh. m 16,50 circa)"ὁ, noto anche attraverso una stampa del Rossini‘ ed alcune fotografie dei primi anni del Novecento, mentre, attraverso alcune rappresentazioni cartografiche, conosciamo l'esistenza del tratto nord-occidentale, che, dal bastione occidentale di Palazzo Chigi, si dirigeva con andamento nord-est/sud-ovest verso la linea delle case **. + Risultano infondata sia la notizia di Luci 1796, 233 sulla distruzione della città da parte dei Goti, nel 410 d.C, sia quella, più recente di Mosca 1990, 183 nota 14 sull'assedio portato dai Vandali di Genserico, nel 455-456 d.C., prima di imbarcarsi per l'Africa (cfr. βουλαὶ 1937, 28; Couktois 1955, 195 nota 8 e specialmente Paul. Diac. hist. rom. XIV 17 in MGH II, 206: "relicta itaque urbe per Campaniam sese Wandali Maurique effundentes cuncta ferro flammisque consumunt, quicquid superesse potest diripiunt, captam nobilissimam civitatem Capuam. ad solum usque deiciunt captivant praedantur" * Lucr 1796, 329, ricorda la pratica delle persone abbienti di farsi seppellire "entro la chiesa in luogo a parte, facendo fare uno scavo nel masso di sasso Albano, ... come si vede nella piazza innanzi a detta chiesa di S. Nicola" i È il caso anche della tomba rupestre lungo via della Costa, trasformata in cappella di S. Rocco. ^ Sull'uso tardo antico e altomedievale di seppellire all'interno dell'abitato vd. Menro:II, SaxzanorLI VaexzanI 1993, 89-111; Mevecana, SANTANGELL Varznzanı 1994, 321-330. Cfr, ad esempio, il caso specifico di Veroli (Quruci, QuuiI Gio 1998, forse 200-203 sito 41, 207 sito 45, 208-210 siti 47,49). ^^ Sull'uso della via Appia antica, fino al XIII sec., nel tratto tra Roma e Cisterna, vd. Coste 1990, 130-134. ^ Towisserm 1979, 282-283, con le menzioni del "castello Ariciense” e del "castro Ariciense" in alcuni documenti tra il 978 e il 1166; cfr. anche Coste 1990, 132 nota42 sul documento del 978, nel quale è ricordato il “castrum Aricie”. Successivamente, sulla fine del Trecento, Ariccia diviene un tenimentum dipendente dalla castellania pontificia di Lariano (Towasserrr 1979, 284, con indicazione della Bolla di Bonifacio IX del 15 novembre 1399, nella quale viene ricordato il nuovo status dell'abitato) ^ Le mura, impiantate seguendo approssimativamente il tracciato di quelle di IV secolo a.C, con il quale in alcuni punti coincisero, furono realizzate solo in alcuni tratti. ^ Nulla rimane del tratto sul lato opposto della porta, visibile nella rappresentazione del paese del 1547 di E. Della Volpaia (Astisy 1914, 365. La Riccia, e Tav. £t). ^ Rossini 1839, 4, Tav. 29 ("Ingresso all'Ariccia. Architettura del 1300"), riportata da Perucci 1987, 12 Fig. 6; Lerevne 1996, Tav. ΠῚ; cfr. anche Caixa 1856, Tav. LXII (“Stato attuale del lato meridionale”). κε sav, Archivio Chigi n. 29940: “Prospetto della parte di dentro avanti che si fabricasse di novo a tempo de Sig.ri Savel1i°; cfr. Poravccı 1984, 75 e Tav. XXXIII. sav, Archivio Chigi n. 24948: "Veduta della terra dell'Ariccia verso Albano”; cfr. PeTRUCO 1984, 81-82 e Tav. XLI. Più specificatamente vd. nav, Archivio Chigi n. 24952: “Prospetto del palazzo e della Porta Napoletana verso la piazza, con merlatura di coronamento”; cfr. Perauccı 1984, 84-85 e Tav. XLV. 85

Fig. 29. Resti delle mura medievali lungo il lato dx. di via Laziale.

Nella loro costruzione, come è possibile rilevare nel tratto superstite dove si apriva l'antica Portella, che consentiva l'ingresso alla città lungo questo versante‘, si utilizzarono, oltre a blocchi cavati per l'occasione, materiali provenienti dallo spoglio di alcune strutture antiche, tra le quali presumibilmente, i resti delle antiche mura e quanto visibile del capitolium*" (Fig. 29).

+" Towsssern 1979, 281 Fig. riporta una fotografiadel Parker; Beccuerr, PIerRAWoELI 1982, 100 Figg. 109-110; Perruc€ 1987, 10-11 c Figg. 3, 5 ft; per la costruzione della Porta Romana vd. Prrauccı 1987, 10. ^ Sul riutilizzo di blocchi riferibili alle mura e al capitolium nel tratto delle mura medievali ad ovest di Porta Romana vd. Luxciani CVatLat, 13045, 1927. 86

LETTURA STORICA DEL TERRITORIO ETÀ ARCAICA

Alle soglie dell'età arcaica, abbandonati gli abitati vicini, noti per le età precedenti, Ariccia assume il ruolo di città fornita e nel contempo si vanno delineando tracciati stradali che in molti casi verranno pavimentati nel corso della prima età repubblicana” La viabilità che raggiunge direttamente Ariccia può contare sul tracciato che sarà poi della via Appia, il quale permette i collegamenti da un lato verso Roma e dall'altro verso i centri del Lazio meridionale e della Campania. Da questo poi, in corrispondenza del primo tratto in Valle Ariccia, se ne dipartiva un altro che prima ricalcava l'attuale via del Crocifisso e successivamente proseguiva verso sud-ovest fino a raggiungere la via Anziatina. Ancora dall'Appia, all'altezza dell'area che sarà occupata dai Castra Albana, si dipartiva un'altra viabilità la quale con orientamento nord-sud costeggiando il versante occidentale di Valle Ariccia si dirigeva verso Ardea. Dalla città, invece, sul lato settentrionale partiva il clivus albanus, che prima andava a collegarsi alla via per Ardea, passante anch'essa per l'area occupata dai castra e poi, più a nord, alla via proveniente da Tusculum per Velletri. Presumibilmente risulterebbe difficile comprendere a pieno quel complesso sistema di rapporti, noti perlopiù attraverso le fonti letterarie antiche, che la città dovette instaurare tra VI e V secolo a.C., con il mondo greco da un lato e con Ardea dall'altro, se la documentazione archeologica“” non potesse contare, oltre che sul recupero di alcuni materiali ceramici, soprattutto sulla conservazione di uno dei sistemi idraulici, più celebri dell'antichità: quello costituito dall'emissario del lago di Nemi, il quale, attraverso tratti di lunghezza e caratteristiche diverse, doveva portare le acque a sfociare in mare all'altezza di Ardea, dopo averle incanalate nel corso dell'Incastro, a nord del moderno bivio per Cecchina (N. 83) (Fig. 30). La realizzazione di questo sistema, che occorre considerare unitario seppur nella diversità delle varie parti, è innegabile che rappresentò un'operazione tecnica di particolare significato, correlabile non solamente a quella del lago di Albano* e di Giulianello**, ma anche al complesso sistema di cunicoli della pianura pontina^*, Si tratta di un'opera, che, proprio per la sua grandiosità, trova giustificazione in motivi di carattere pratico‘, come la possibilità di prosciugare il grande cratere di Ariccia e di regolare il flusso delle acque del lago di Nemi, assicurando nel contempo con facilità ingenti quantità d'acqua per le coltivazioni in Valle Ariccia, delle quali abbiamo notizia dalle fonti letterarie antiche. Tuttavia non può tralasciarsi di sottolineare come la realizzazione dell'emissario aricino-nemorense, comportando una profonda modificazione della morfoidrografia preesistente, che gli antichi ritenevano sacra‘, contrariamente ad altri celebri casi noti dalle fonti letterarie antiσὲ Cianuccı 19962, 317-332, specialmente Tav. . © Al primo quarto del V secolo a.C. va riferito, ad esempio, il bassorilievo con l'uccisione di Egisto, rinvenuto presso la mola di Genzano, ad ovest di Colle Pardo, negli scavi realizzati nel 1791 dal Despuig, ma proveniente dal tempio nemorense di Diana (Luci 1796,97; Fra 1798, 43 nota d; Poutsex 1951, 47-49 n. 30; Givonsen 1963, 348-349 nota 155, pl. 79 Fig. 53; πὸ 1966, 71-72; mamma 1967, 246-247; PateauLt 1969, 450-454) 9 Casrestani, Diaconi 1991, 45-53. 0% De τὰ Braxcnfas 1882, 105-106 e Tav. f. t, nella quale è una pianta del percorso; Tomassern 1979, 447. Accenni più recenti in CastaLLANI, Deacowt 1991, 43; RigRA 1994, 439. * ConreLLI 1990, 146. ^ Nello stesso tempo, non è improbabile che nella sua realizzazione abbiano avuto un ruolo altrettanto significativo, motivi politici e forse propagandistici. '® È il caso delle opere di regolamentazione del Tevere, che il senato romano, come ricorda Tac. ann., 1, 79 (ed. Wun87

che, poté presumibilmente avvenire solo in virtù di un caposaldo religioso, individuato dal Coarelli nel santuario di Diana a Nemi‘ e dei rapporti privilegiati con Ardea. Infatti questa operazione, pur non procurando agli abitanti di Ardea le conseguenze che avrebbe causato ai municipi e alle colonie umbre e sabine la celebre regolamentazione del Tevere proposta al senato romano nel 15 ἃ Ὁ. "Ὁ, né intervenendo decisamente sulla morfoidrografia, sembrerebbe rientrare in quella serie di opere idrauliche che motivi religiosi sconsigliavano di realizzare. D'altra parte, attraverso il racconto di Cic. Divin. 1,100, siamo informati di come, nel caso del lago di Albano, per molti versi analogo a quello di Aricia, ". . secondo i libri profetici posseduti dai veienti . soltanto se i Romani avessero incanalate le acque in modo da non farle giungere fino al mare, avrebbero riportato la vittoria” su Veio.

Per quanto riguarda la datazione, qualora si accetti la relazione tra emissario e santuario di

Diana a Nemi proposta da F. Coarelli, gli unici elementi sembrano venire proprio dalla prima struttura architettonica del tempio, riferibile con buona approssimazione agli anni finali del VI secolo a.C... A conferma di tale datazione, secondo l'ipotesi di Coarelli, accettata da Zevi, vi sarebbe il possibile coinvolgimento, nella sua realizzazione, di maestranze greche, giunte ad Ariccia, al seguito di Aristodemo, attraverso il tramite di Ardea, negli ultimi anni del VI secolo a.C.“. D'altra parte la presenza greca in questa età sembra trovare fortunata conferma nel rinvenimento del fr. di cratere attico a colonnette lungo le pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4, 5). Presumibilmente già a partire dal V secolo a.C., come sembra potersi dedurre dalle antefisse recentemente identificate e restaurate*”, è documentata anche la frequentazione del settore occidentale di Valle Ariccia (loc. Casaletto), dove nel corso degli scavi realizzati nel 1927 dal Paribeni, si rin-

venne una struttura in opera quadrata riferita ad un santuario.

ETÀ REPUBBLICANA La ripartizione territoriale di età romana risulta incerta, non potendosi giovare né delle vecchie ipotesi del Beloch‘, né dell'ausilio di indicazioni di età post antica, alle quali talora si ricorre in mancanza di altri dati*. Seppur nella generale incertezza che sussiste nella puntuale delimitazione del territorio di Ariccia, è probabile che esso confinasse ad est, con quelli di Velitrae nel settore più settentrionale, con Lanuvium in quello più meridionale e a sud-ovest con quello di Ardea. Maggiori incertezze esistono, invece, per il limite occidentale, nella ripartizione moderna confinante con quello di Albano Laziale, lungo la linea che, attraversando in direzione obliqua il viadotto moderno dell'Appia Nuova, all'altezza di borgo S. Rocco, taglia il tratto iniziale di via della Stella. Nonostante non si possa contare sull'esistenza di un centro antico corrispondente a quello moderno di Albano“ ed essendo la costruzione dei Castra Albana soltanto di età severiana““, la situazione di Leuter 1974, 70.71), si rifiutò d'intraprendere per timori di carattere religioso; oppure della realizzazione dell'emissario albano, secondo la testimonianza di Cic. div. II 69 (ed. Scuavaun 1991, 198-199), "incanalata per irrigare la campagna attorno a Roma, non per salvare la roccafortee la città”. Su questi episodi vd. Feozt1 1990, 63.66. ?* Couasctt 1987, 167; Constit 1991, 36, 38. * Tac ann. 1,79. ** Coretti 1987, 165-170; medesima datazione ne ha proposto recentemente Lexzi 2000, 157. ^ ConreLLI 1991, 38-40; Zevı 1995, 125. «= Prusisene, Sanzi Di Mino 1983, 114 n. 186; Rocen 1990, 226; cfr. Casa 1996, 273 nota 1, 291-292, = In base ai calcolidi Berocu 1926, 176, 178 e Tav. 1 Γι. riportati da Auroro 1980, 29, il territorio di Aricia si sarebbe esteso per 44,5 km “ Bil caso, ad esempio, di Velletri, della quale sono noti, attraverso una bolla di Pasquale I, i confini del territorio durante IXI secolo (Casssept 1953, 73-75). /* Per il primo nucleo cristiano albanese, attorno alla basilica costantiniana (Fraxcowı 1877, 28 e segg) vd. GauEn 1948, 29; cfr. Torromci 1975, 19. ^* Tortonıcı 1975, 18-19, 40-62 n. 12; Per le scoperte successive vd. Gun 1984, 274-281 specialmente 276-277 per il rinvenimento di resti in opera reticolata precedenti l'impianto dei castra; Citarucct 1992-93, 7186). 88

Fig. 30. Restituzione storico-topografica del territorio in età arcaica. 89

età romana deve ritenersi non molto dissimile, se non coincidente con quella moderna. Infatti, considerando che le fonti antiche ricordano in quest'area, durante l'età repubblicana, l'esistenza di ville di personaggi notabili di Roma“, e le ricerche di G. Lugli sull'ager albanus nel secondo decennio del Novecento ne hanno documentate delle altre**, sembra rimanere poco spazio per un allargamento del territorio di Ariccia verso nord-ovest, né tanto meno può ritenersi che alcune delle ville variamente note possano riferirsi ad Ariccia piuttosto che ad Albano. In particolare con la costruzione della grandiosa villa di Domiziano (la quale riunì in un unico fondo le proprietà degli imperatori precedenti, testimoniate da alcuni cenni delle fonti letterarie e dal rinvenimento di alcune strutture anteriori alla prima metà del I secolo d.C.)*®, che, pur avendo il suo nucleo centrale nel luogo dell’attuale proprietà pontificia, si estendeva certamente almeno fino al centro dell'attuale paese, come indica l'ubicazione dell'edificio di S. Maria della Rotonda‘, e che, secondo l'ipotesi del Lugli, avrebbe avuto il suo confine lungo il lato sud-orientale addirittura presso il Romitorio della Stella, cioè in posizione intermedia tra il XV e il XVI miglio della via Appia, le possibilità che il territorio di Ariccia potesse ulteriormente estendersi verso occidente, comprendendo dunque parte di quello moderno di Albano, si assottigliano ancora di più, essendo poco probabile una contiguità troppo stretta tra l'abitato ed il complesso imperiale.

A partire dall'età repubblicana, come indicano sia i resti conservati che le notizie di vecchi rinvenimenti, il territorio venne occupato dalla costruzione di alcuni edifici, tra i quali preponderanti quelli riferibili ad impianti residenziali (Fig. 31). Per quanto riguarda le ville non mi risulta esistano casi nei quali sia possibile attribuire con certezza gli elementi noti dall'indagine archeologica a nomi di personaggi attestati nelle fonti letterarie antiche ed in quelle epigrafiche. In particolare sono numerosi i riferimenti, sulle fistulae aquariae, all'esistenza di personaggi che alcuni autori, a partire dal Lucidi, hanno interpretato come proprietari di ville. È il caso degli Azzi, ricordati in CIL XIV, 2179**, la cui villa si sarebbe trovata nel terreno al di sopra del Romitorio della Stella, oppure dell’Agathyrsus ... Plotinae et Traiani libertus, ricordato in CIL XIV, 2161, la cui proprietà è ubicabile nei pressi della mola di Genzano** op-

pure dell Aeli(us) Aug(usti) lib(ertus) Galaes o del P. Memmi Reguli di CIL XV, 7828 e 7842 *. La conoscenza di queste strutture, delle quali, non di rado, i topografi tra Ottocento e Novecento descrivono parti andate distrutte, attualmente risulta spesso limitata a resti esigui, impedendone,

^* Ricordo, ad esempio, P. Terenzio Afro (Suet. Terentius 1; ed. Reirrersceup 1860, 27) al quale andrebbe riferita In villa più antica (cr. vos 1914, 255 nota 2), Quinto Aurelio (Plut Sulla 31, ed. Fracsttbrr Caaumay 1971, 278),L. Scribonio Curione (Cic. Att. IX, 15, 1, d. Braune 1993, 12), L. Albucio (Varro rust, III, 2.17; ed. Gumuu 1997, 8), Sesto Tedio (Ci. Cluent. 51, 141,ed. Bovascr 1953, 142) e M. Giunio Bruto (Cic. de or. 2, 55, 224,ed. Coumau 1950, 99) % Lucu 1914, 251-316, specialmente 255-262 per quelle testimoniate esclusivamente dall fonti leterare, 305-316 per le testimonianze circa l'esistenza di una villa imperiale antecedente quelladi Domiziano; cr. Torroncı 1975, 17. * Tiberio fu il primo imperatore che con certezza ebbe una residenza nell'agro albano (Cass. Dio. LVIT, 24,1, ed. Bosssevani 1898, 611). Dopo di li Caligola (Sen. dial. XVII 4, ed. Waurz 1950, 120), Nerone (Suet. Nero 25,ed. Anso 1957, 170) e Domiziano prima di essere eletto imperatore (Cass. Dio. LXVI, 93, ed. Boissevam 1901, 143) ** Luc 946a, 60 n. 1; cfr Tonzomuc 1975, 17 nota 12. ^ Luou 1917, 29-78 e Tav. IV ft; Lootr 1918, 3-68; Luci 1919, 153-205; relativamente ai materiali ritrovati o esi stenti nell villa vd. Luout 1920, 3-69. Per li difci sulla terrazza inferiore, indagati dalla Soprintendenza archeologica per i Lazio, vd. Cassciwa 1979, 99-106, specialmente 101-105 (scoperta di due vani nella zona tra via Appia Nuova, vicolo degli Stazi e via dell'Ercolano); Crescenzi 1981, 181-184, relative ad un piccolo ninfeo sul quarto terrazzamento. All'impianto domizianeo andrebbero anche riferiti alcuni ambienti scavati nel banco tufaceo rivestiti in opera signina, rinvenuti al disotto dell'odierno centro di Castel Gandolfo (Gunu 1986, 41-52). Riesame di alcuni materiali che ha portato a nuove ipotesi su alcuni edifici o parti della vila in Hessen 1981, 176-180. δὲ Luo 1914, 251 e Τανν. DCX £t, ritiene che il confine fosse costituito dal miliario XV “con le sue adiacenze”; Luo 1917,30:33 ‘> Ricordo, ad esempio, il T: Alius Aurelius T. f. Fpianus, ricordato in ct. XIV, 2164, e senatore aricino secondo LiconpaRi 1982, 16, che Sarouics 1996, 36 nota 19, ipotizza possa aver avuto una villa nel territorio di quella città. δε Luci 1796,26; ch Lascia mss. 881, 171 5 Luci 1796, 158, 207; cfr. Lacuna ms. 88/1, 171 δα Lexcuna mss. 85/1, 171. 90

Fig. 31. Restituzione storico-topografica del territorio in età repubblicana. 91

quindi, nella maggior parte dei casi, la ricostruzione planimetrica, Fortunatamente un ausilio in tal senso, in alcuni casi, viene dall'osservazione delle caratteristiche morfologiche del sito occupa1o e, soprattutto, dal recupero di notizie su vecchi rinvenimenti, pur essendo quelle relative alle strutture, spesso, numericamente scarse c abbastanza generiche. Per quanto riguarda la datazione dei diversi resti, (non sempre circoscritta e comunque suscettibile di variazioni), nella maggior parte dei casi mancando scavi recenti, gli unici elementi utili sono desumibili dallo studio dei materiali di superficie e dall'analisi delle tecniche costruttive. Al riguardo rimangono ancora fondamentali le vecchie ricerche della Blake e, soprattutto, del Lugli, pur non mancando più recenti precisazioni terminologiche e nuove datazioni. Fig. 32. Erma bifronte, rinvenuta presso i resti di [a quasi totalità dei materiali mobili provenienti sostruzione, in località Acqua Leggera (fotoM. Leoni).

da vecchi scavi, attualmente perlopiù conservati all'interno di Palazzo e del Parco Chigi (N. 91),

ma anche nel giardino comunale lungo la via Appia Nuova, appena prima del viadotto di Pio IX (N. 89), e nel deposito comunale, sul lato sx. di via della Croce (N. 90), sono di provenienza incerta o comunque, quando nota, non topograficamente puntuale, testimoniando così soltanto in maniera generica la ricchezza decorativa degli edifici esistenti nel territorio di Ariccia, durante l'età romana. In particolare risulta grave la perdita di dati sulla provenienza per gran parte dei materiali, tra i quali i numerosi frr. di elementi architettonici, di cui è possibile soltanto ipotizzare il rinvenimento negli scavi settecenteschi alla cd. villa di Vitellio, a Monte Gentile, che i Savelli e successivamente i Chigi, inaugurando una pratica ancora seguita, cominciarono a raccogliere nel Palazzo e poi a sistemare lungo viali del Parco. Non diversamente dal passato, anche per molte delle scoperte più recenti, peraltro variamente note fatta eccezione per quelle avvenute nel corso di indagini archeologiche‘, proprio per la loro occasionalità conosciamo soltanto in maniera generica il luogo del rinvenimento: ricordo come esempio l'erma bifronte rinvenuta negli anni settanta del Novecento in località “Acqua Leggera” (Fig. 32), la testa rinvenuta nei terreni alle pendici orientali del cratere di Valle Ariccia” e, la testa recentemente rinvenuta nell'Orto di Mezzo**, Dalla fine del IVe fino 811 secolo a.C. risulta ben attestato l'impiego dell'opera quadrata di blocchi di peperino, talora per l'intera struttura tal altra come paramento dell'opera cementizia, in edifici anche tipologicamente diversi - da quelli sepolcrali ai recinti templari - e in infrastrutture stradali, mentre, a quanto mi risulta, mancano resti in questa tecnica riferibili a ville**. Non credo sia pos+" Sulla realizzazione del viadotto vd. Srexros 1966, 290-292; Tonasserti 1979, 270-271. + È il caso, ad esempio, della statua di satiro proveniente dall'area a sud-est delle cd. Muracce, scavata dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio nel 1980. Per la descrizione della statua, ora nci magazzini della Soprintendenza archeolo. gica, a Tivoli, inv. 39268, vd. Gun 1990, 48, la quale ne propone una datazione al IT secolo d.C.; cfr. sa, Ariccia, Ari2, 011. + Debbo la segnalazione al sig. V. Fortini ** Debbo la segnalazione all'arch. F. Petrucci. ? Le uniche eccezioni sono costituite da pochi resti ricordati dal Luci 1921, 265, in vocabolo Prelatura Doria (N. 120) e da quelli ricordati dal Lanciani nel giardino della villetta Chigi, lungo illato sx. della ss. 7. Appia Nuova, immediatamente dopo del ponte che collega Ariccia con Galloro (N. 7). 92

sibile stabilire al momento quanto questo dato sia

esclusivamente da addebitarsi alla casualità dei rinvenimenti, o magari, rimanendo in ambito suburbano, al riutilizzo dei blocchi nella costruzione di nuovi edifici o anche di macere, secondo una pratica frequentemente attestata dall'età post antica, almeno fino alla prima metà del Novecento. Alla fase più antica, presumibilmente tra la fine del IV e quella del III secolo a.C., va riferito l'unico edificio, fatta eccezione per i pochi resti di via della Moletta, del quale è nota l'esistenza in Valle Ariccia. Qui, infatti, in località Casaletto, dopo alcuni rinvenimenti fortuiti, uno scavo intrapreso dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio nel 1927, come accennato în precedenza, individuo parte di un edificio a pianta rettangolare, con lati da m 24x11, realizzato in blocchi parallelepipedi di peperino, interpretato come un santuario campestre* (Fig. 33). Da quanto è stato possibile controllare non mi risulta rimangano resti in vista di questo edificio, cosicché per giungere ad una datazione è necessario prendere în considerazione gli elementi di decorazione architettonica fittile di tipo frontonale e soprattutto i materiali rinvenuti nella stipe votiva presso il lato orientale, che, dopo la pubblicazione al momento della loro scoperta da parte di R. Paribeni, in anni recenti sono state riesaminate da P. Carafa®® Dall'analisi di questi clementi, soprattutto dei busti fittili di Demetra e Kore, e del testo di un'iscrizione su uno dei blocchi appartenenti al santuario, recentemente riesaminato dalla Granino Cecere, sembra possibile inquadrare la vita del santuario tra il V e il II secolo a.C. Quanto alla sua [ER funzione, è molto probabile che rientri in quelle strutture con caratteri compositi, individuate, ad esempio, nei vicini territori di Velletri** ed ArFig. 33. Pianta dea®, pur non potendosene riscontrare al mo- letto nel 1930.

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» ‘metri

del tempio rinvenuto in località Casa-

7? Notizia del rinvenimento di due lati e parte di un terzo e di un esiguo avanzo di una platea a blocchetti di peperino, in Paxmmeni 1930, 370-380, specialmente 370-371, cfr. anche acs, Divisione II 1925-28, b. 381, fasc. Ariccia 1928. Relazione del Soprintendente di Roma del 22 aprile 1927. Più di recente, M. G. Granino Cecere, interessandosi a questo santuario, sulla base del riesame dell'iscrizione ci P, 2660a = nur» 298, e dellattestazione in una iscrizione funeraria, ora perduta, proveniente dalle vicinanze, di un altro rappresentante della gens Duronia (cn. XIV, 2118), ne ha proposto la localizzazione propri in una proprietà di quella famiglia (Granino Cecene 1992, 138-143, specialmente 142-143; cir. tuttavia Canara 1996, 291, il quale, pur ribadendo la funzione “campestre” del santuario, non esclude una caratterizzazione ctonia del culto) 7^ Camara 1996, 273.294 con bibliografia; tuttavia, tra i diversi contributi sull'argomento, vd. Coronwa 1995, 52, il quale propone che le sculture siano opera di un artista siculo giunto nell'area albana da Ardea. ?* Meus, Qunicı Οἷσι: 1983, 1-44. s© Mss, Qui Gioti 1982, 1-37; cfr. anche Cimanvcct 1989, 21-30, per il rinvenimento di fr. fittili votivi ad est del fosso di valle Caia. 93

mento né la vicinanza ad una sorgente, come ad esempio nel caso di quello della Parata, né la prossimità ad un tracciato stradale, come nel caso, invece, di quelli di Pescarella e valle Oliva ed, in un altro ambito, dei santuari Ad Decimum lungo la via Latina o quello al Ponte di Nona lungo la via Prenestina, né infine, posizionandosi in zona immediatamente suburbana, come nel caso di quello di Colle Cane. Da quel poco che sappiamo sulla struttura del santuario, sembra che esso fosse rivolto verso la città di Aricia e successivamente, a partire dal 312 a.C., verso la via Appia, alla quale era collegato attraverso una strada basolata di cui rimangono pochi basoli fuori posto, in corrispondenza della torre che ingloba alcuni resti in opera incerta lungo via di Mezzo (N. 69). Tuttavia altri elementi, come detto, possono rintracciarsi allargando l'analisi ai materiali provenienti dal deposito votivo presso il santuario. Il recente riesame delle terrecotte provenienti dal santuario della Banditella ad Ardea, evidenziando similitudini con quelle del Casaletto, permette di avere nuovi elementi sui rapporti culturali e politici esistenti, fin da epoca arcaica, tra Ariccia ed Ardea ed i centri del Latium adiectum e dell'Etruria meridionale. Più specificatamente mi sembra che l'ipotesi secondo cui gli artigiani che realizzarono i busti fittili del Casaletto, o comunque la tradizione artistica necessaria, raggiungesse ro Ariccia proprio con il tramite di Ardea, andandosi ad aggiungere da un lato a quanto noto dalle fonti letterarie antiche e dall'altro al possibile utilizzo da parte di Aricia della zona fociale del fiume Incastro, nelle vicinanze di Ardea, come porto®®, arricchisca le argomentazioni a favore del legame tra Ardea ed Aricia. Presumibilmente, soltanto a partire dal II secolo a.C., in significativo pendant con quanto documentato per la città, dapprima con l'episodico utilizzo dell'opera incerta e poi con quello massiccio dell'opera reticolata, è nota l'esistenza di alcune villae. L'analisi dei posizionamenti rivela una costante, metodica, aderenza agli ammonimenti della trattatistica in materia. Generalmente si prediligono luoghi preminenti, dai quali era possibile raggiungere con facilità e rapidamente una grande via di comunicazione, mentre sono evitati i fondovalle, che, come ricordava Columella, nonostante risultino malsani, sono in alcuni casi prescelti per approvvigionarsi facilmente d'acqua”. Resti di edifici sono stati riconosciuti in più punti sull'altura di monte Gentile (N. 71a, b, c, d, e), nelle località di Grottalupara (N. 70), dell'Acqua Leggera (N. 67), lungo le pendici del cratere di Valle Ariccia, nella zona attualmente a nord di via Prelatura Doria (N. 120), sulla sommità di Colle Pardo (N. 65) e, nonostante vengano riferiti al territorio di Apiolae piuttosto che a quello di Aricia, quelli a circa 350 m dal margine sx. del km 7 dell'anziate, riferibili ad una schola nella quale si rinvenne una statua colossale in marmo **. Nel contempo le ricognizioni effettuate in Valle Ariccia sembrerebbero indicare che vasti settori, con buona probabilità, vennero risparmiati dall'attività edilizia, che invece interessò in modo particolare le aree più vicine alla città. Forse, una giustificazione al quadro archeologico che se ne desume in maniera preliminare potrebbe rintracciarsi nella crescente urbanizzazione che ha investito la vallata, negli ultimi venticinque-trenta anni del Novecento, e nelle vicende che hanno interessato l'emissario, una volta venuta meno la sua manutenzione. Tuttavia, pur dovendo considerare da un lato come la parcellizzazione dei terreni ed il moltiplicarsi di nuove costruzioni, specialmente nei settori limitrofi alla viabilità moderna, abbiano ridotto notevolmente le aree perlustrabili e dall'altro, come gli straripamenti dell'emissario in questo settore, almeno a partire dal Seicento, abbiano prodotto un rialzamento anche considerevole del piano di frequentazione di età romana, sarei propenso a

# Ricordo che Ardea nel VI sec. a.C., come può dedursi dal primo trattato romano-cartaginese, fu utilizzata come scalo portuale non solo da Ariccia e da Lanuvio, ma dall'intera area albana (Cons: 1987, 79; CongELtI 1990, 152-153; Coton. 1995, 40 nota 115) * Cir. tuttavia Hor. epist. I, 16, 5-8 (ed. Vinueneuvs 1967, 107), il quale sottolinea come una valle ombrosa fra due catene di montagne, pur essendo oscura per l'ombra dei monti, è aperta ai raggi del sole sia ad oriente che ad occidente, Su que. ‘sto passovd. ΒΈρειι 1998, 112-113. Sullo scavo del complesso, costituito da un'aula absidata, pavimentata con lastre di marmo e circondata da altri ambienti vd. Luau 1921, 385-410; cfr. Torroriet 1970, 77-78 n. 128. In particolare sul rinvenimento della statua vd. acs, Divisione I 1934-40, categoria 1 scavi, b. 37, fasc. 616. Relazione del Soprintendente alle antichità di Roma del 6 giugno 1919; cfr. sui, Ariccia XI, Ari, 004. Relazione dell'ispettore onorario alle antichità del 18 gennaio 1929. 94

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Fig. 34. Schizzo di G. Lugli, del criptoportico sul versante occidentale di Valle Ariccia (1920 circa)

non ritenere casuale il fatto che, oltre al già ricordato santuario del Casaletto (N. 119) ed i pochi resti alla Moletta (N. 84), le arce nelle quali ho riconosciuto frr. fittili sono numericamente assai ridotte e comunque non lontane dal circuito delle mura a dx. di via Appia antica (Nn. 50, 86-87). Nel contempo sono noti i nomi di personaggi ai quali sembra possibile, almeno al momento, attribuire la proprietà di un terreno, piuttosto che di un e il caso della gens Duronia, proprietaria, forse, di un fondo in Valle Ariccia, comprendente la zona altrimenti nota del Casaletto e soprattutto del L. Ocra patrono del municipio di Lanuvio e restauratore delle terme cittadine’ e, condo l'interpretazione proposta dal Tomassetti, proprietario "della Valle Ariccia”. Questo dato, fatti, se accettatto, indicherebbe l'esistenza di un vero e proprio latifondo, in tarda età repubblicana, in una zona, quella appunto dei Colli Albani, che, per la concentrazione di villae finora riconosciute, sembrerebbe escludere la presenza di grandi proprietà terriere. Dall'analisi delle tecniche costruttive dei resti riconosciuti si evidenzia come risulti scarsamente documentata l'opera incerta. Forse ad una villa rimandano i resti inglobati nel castello di Malaffitto, sull'altura aggettante sul lago di Albano (N. 73). Nonostante la esiguità dei resti ne impedisca al momento la ricostruzione planimetrica, sembra possibile ipotizzare, sulla base della loro disposizione reciproca e dello spessore, che si tratti di muri divisori tra ambienti Ugualmente in opera incerta è anche il cryptoporticus in gamma che il Lugli e più recentemente il Chiarucci* ricordano sul versante occidentale di Valle Ariccia, in vocabolo Prelatura Doria, presumibilmente in relazione, considerata la prossimità topografica, con una serie di strutture in opera quadrata, reticolata e listata. Per la loro conoscenza ed in particolare del criptoportico, che come sembra suggerire anche la morfologia della zona, aveva presumibilmente funzione sostruttiva, si rivelano preziosi un disegno e la descrizione del Lugli (Fig. 34), dalle quali apprendiamo che i due bracci dei quali si componeva la struttura - l'uno conservato per una lunghezza max. di m 35, l'altro = ci.P, 2660a = ita» 298, per cui vd. Grauino Cecrar 1992, 141-143. 7? Lancia 1881, 138-139; Ciunevcci 1983, 122-123. 51 Loor: 1921, 265; Cuianuccı 2000, 183-184n. 1 95

di m 16 — erano larghi m 2,95 e nel lato verso valle avevano una serie di finestrelle lunettate, che ne

garantivano l'illuminazione*".

A questi vanno poi aggiunti i resti inglobati in una costruzione ottocentesca a poca distanza dal

margine dx. di via di Mezzo (N. 69). Qui, infatti, alla base di una costruzione posteriore è visibile un breve tratto di muratura in opera incerta che, almeno ipoteticamente, sulla base della presenza nelle immediate vicinanze di alcuni basoli fuori posto e di un cippo funerario anepigrafo, può riferirsi ad un sepolcro. Più frequente il rinvenimento di strutture in opera reticolata di peperino, in analogia, ad esempio, con quanto noto per i limitrofi territori albano®, lanuvino®" e veliterno*. La maggior parte degli edifici extra urbani sono stati realizzati o comunque presentano la fase d'impianto in questa tecnica: basti pensare ai diversi resti riferiti alla cd. villa di Vitellio (N. 71 a, b, c, d, e), a quelli a Grottalupara (N. 70), o in loc. Acqua Leggera (N. 67), oltre a quelli lungo il lato sx. di via della Stella (N. 35), al sepolcro che si trova all'inizio della tagliata artificiale (N. 44) e, presumibilmente, a quelli del cd. Tesoro (N. 42), a quelli ad ovest della cella del cd. tempio di Diana (Nn. 25,27-28) e, infine, a quelli ancora visibili tra i resti del cd. edificio termale (N. 49), entrambi appena al di fuori delle mura di VI secolo a.C. nell'Orto di Mezzo. Nella zona a nord-est del paese, in località Grottalupara, rimangono alcuni resti riferibili, presumibilmente, ad un ninfeo annesso ad un edificio residenziale (N. 70). L'utilizzo del banco aífiorante, appositamente sagomato e successivamente rivestito da intonaco anche per parti in alzato in alcuni dei muri perimetrali degli ambienti e per la realizzazione della vasca rivestita in cocciopesto“, riscontrabile anche nella tomba lungo la tagliata (N. 44) ed in quella all'interno della cava, a est di via delle Cerquette, trova confronto in zona, ad esempio, nella villa di Pompeo". Rilevanti risultano i pavimenti a mosaico, anche per il fatto che, a quanto mi risulta, sono gli unici ad essere visibili dell'intero territorio di Ariccia**. Si tratta di esemplari realizzati perlopiù a tessere nere e bianche di ridotte dimensioni, che, sulla base dell'ampia documentazione nota, possono inquadrarsi all'età repubblicana. Ad esempio, la fascia a tessere nere e bianche con motivo geometrico lineare a meandro, composto di tre svastiche alternate con quattro quadrati, che delimita il motivo a raggiera nell'abside che chiude l'ambiente centrale con la vasca scavata*”, è presente nel piano inferiore della casa dei Grifi, sul Palatino®® e nella villa di Pompeo ad Albano Laziale®, dove è datata al I secolo a.C. 5% Sulle caratteristiche planimetriche e funzionali del eriptoportico vd. Grustaxi 1973, 79-115; Giuttant 1990, 117 Fig. 4.6, 118; Gros 1996, 113-118. 3 In opera reticolata è la prima fase, ad esempio, delle ville di Clodio (Luati 1914, 269 Fig. 3, 270-277) e di Pompeo (Lucu 1914, 283-289; cfr. Torronicı 1975, 29.33 n. 6). 34 Ltu2001, 25-26, 33-35 n. 1, 41-42 n. 5, 42-44 n.6, 53 n.12, 60 n. 17, 66-67n. 19, 70-71 n. 20, 72-74n. 21, 81 n. 24. τ Tra gli edifici variamente noti, realizzati almeno originariamente in opera reticolata ricordo quelli alla Civitana (Lu11 1999, 25-45 con bibliografia), a S. Cesareo (Prizex Waoenen 1913, 413-418; Lucii 1930, 5-28; GaTm 1930, 188-190; Vici. 1941, 17:32; cfr. Canssen 1943, 81-84; Gama 2001, 44-52), ad Acqua Palomba, alle falde dell'Artemisio (Grana 1996a, 54). s In relazione a questa vasca è ἢ tratto di cunicolo, anch'esso ricavato dallo scavo del banco, che ne doveva assicurare il riempimento e Io svuotamento. Le modeste dimensioni del cunicolo, sul quale a poca distanza dalla vasca è presente un'apertura di forma quadrata, protetta da un tombino, per la raccolta delle acque, sembrano indicare almeno relativamente a questo tratto, la non percorribilità. 5 Loci 1914, 283 (muri perimetrali degli ambienti B-C e quello perimetrale tra D ed E), 286 (muro parallelo a quello esterno a nicchie, all'estremità meridionale del complesso). 5% Numerosi, invece, oltre a quelli ricordati, i resti rinvenuti a partire dal Settecento. Ricordo, al proposito i “tre pavimenti a musaico di ottimo lavoro” e "il pavimento di musaico in marmo”, rinvenuti dal Souza, nel 1791, rispettivamente vici no ll'Orto dei Torrioni (Luci 1796, 220) e alle Cese (Lucr 1796, 227). ?* Sul lato curvo, invece, il motivo a raggiera è chiuso da una doppia linea dentellata (con dentelli lunghi di due tessere), percui vd. Bururzs 1985, 28 Tav. 2, f. Un analogo motivo a raggiera è presente, ad esempio, nel nicchione centrale D delJa villa di S. Cesareo, a Velletri (Vicm 1941, 21, 25 Fig. 8; Cazssepr 1953, Tav. L1. VIII, a). ** Morrıconz MATINI 1967, 27-28n. 13 e Tav. Ft III, 13. © Luoti 1946, 77-79 specialmente 78 Fig. 20 (pavimento dell'abside della stanza M); Toaronıcı 1975, 31. Tuttavia lo stesso motivo, ma adoperato per la decorazione dell'intero campo e non per la separazione di due ambienti o come soglia, si trova nel mosaico del cortile scoperto interno porticato degli horrea epagathiana et epaphroditiana ostiensi, databile al Il secoo d.C. (carm 1961, 17 n.18 (Regio I, Is VI; Becarrı 1961a, XIX,18). 96

Meno circoscritta la datazione del pavimento decorato da un uniforme motivo geometrico lineare nero costituito da una serie di rombi, losanghe e quadrati ad imitazione dei soffitti*: basti pensare che una medesima ripartizione del campo è presente, ad esempio, in due mosaici di una delle ville poste lungo il lato orientale della via Laviniense, nel territorio di Lanuvium, databili intorno alla prima metà del I secolo a.C. e ancora in un mosaico ostiense del Palazzo imperiale, invece riferibile intorno al 150 d.C.** ed ancora in uno dei mosaici di villa Spigarelli ad Anzio, databile, addirittura, al III.IV secolo d.C.*5. Un altro tipo di decorazione documentato è quella costituita, nel piccolo vano solo parzialmente conservato all'estremità dell'area, da una composizione triassiale, in tessere di piccole dimensioni bianche e nere, di cerchi secanti, e tangenti, con effetto di fiori di sei petali, formanti triangoli concavi**, databile al I sec. a.C., sebbene qualche esempio si trovi anche più tardi. Nel ferro di cavallo, che perimetra la vasca ricavata nel banco, è un mosaico con doppia comi‘e in tessere nere di lava e balza marginale e riquadro interno in tessere bianche di palombino. Alinterno di quest'ultima sono inserite tessere nere in filari approssimativamente regolari, paralleli tra loro, ma obliqui rispetto alle fasce della cornice. Tra questi filari si trovano, disseminate liberamente scaglie di marmo di dimensioni diverse, policrome verdi, rosa, gialle. Si tratta di un esemplare nel quale si fondono due motivi abbastanza comuni: quello con il campo a filari di tessere bianche, tra le quali sono inserite tessere nere con una certa tendenza a disporsi ad intervalli regolari”, e quello con il campo a filari di tessere bianche, tra le quali sono inseriti frr. di marmi. Proprio l'utilizzo di scaglie di marmo colorato d'importazione, anche sulla base dei confronti con pavimenti dello stesso tipo rinvenuti a Roma e nel Lazio*", sembrerebbe orientare verso una datazione prevalentemente intorno al I secolo a.C.5%. Ad un medesimo ambito cronologico sembra possibile riferire anche i resti di un muro, decorato con intonaco dipinto, e di un pavimento a mosaico a tessere bianche e nere, scoperto casualmente nel 1980, nella zona extra urbana, a nord-est del paese moderno ed a sud-ovest della cava nella quale furono ricavate le tombe, attualmente occupata dagli edifici dell'ospedale ortopedico Spolverini*" (N. 121). L'edificio più noto ed anche maggiormente conservato, nonostante alcune distruzioni (N. 70 f, 8), è senza dubbio quello, visibile in più punti sull'altura di Monte Gentile, il quale, a parte l'ipotesi τῶ Per lo schema composito ed in particolare per l'evoluzione delle losanghe vd. Fenpri 1965, 157-173, specialmente 170-171 c Fig. 19 Et; Luscua 1977, 28 e segg.; Stern 1984, 321-334. Sul disegnodi losanghe entro rettangoli c rombi entro quadrati, vd. BarueLLe 1985, 208 Tav. 138. =» Guns 1995, 486, 496 Fig. 4 (ambienti B-D. ?* Bacartı 1961, 165n. 300; Becarrı 19612, Tav. XXIV, 300. #5 Moricone MArINI 1975, 55-56 e Tav. . t. XXXIX, 45 = Corrisponde al tipo descritto da BaLxeLL® 1985, 390 Tav. 247, e, anchese nel nostro caso i petali, presentano una diversa disposizione all'interno della composizione. Cir., ad esempio, in ambito campano, uno dei mosaici del cd. secondo complesso a Stabia (Pisapia 1989, 58 n. 117) 57 SÌ tratta del tipo definito come “punteggiato irregolare in colori contrastanti” da Bauuertx 1985, 166 Tav. 109, c. Cfr, ad esempio, il vano E, nel piano inferiore, della casa dei Grif, sul Palatino, a Roma (Morsucone Maru 1967, 29 n. 16, Tav. LIV, 16). fra D ed E nel piano inferiore della casa dei Grifi (Mox®i7» Clr, ad esempio, a Roma, sul Palatino, il vano di passaggio cone Maris 1967, 28-29n. 15, Tav, Lt. IV). * Sulla denominazione di questi pavimenti (scutulata pavimenta, lithostrata) vd. BLaxe 1930, 55-67; Gioserri 1955, 575-592; Moricone Manni 1980, 9-14; Monxıcoxe Mari 1985, 135-170. Discussione delle conclusioni in DoxpeRE® 1982, 230-234. Catalogo degli esemplari in Monaucovs Marix 1980, con aggiornamento in DonpeRER 1982, 233-234. Tra gli altri ricordo uno dei pavimenti della casa repubblicana ("Domus Antonii") a sud-ovest del tempio di Apollo, sul Palatino, a Roma (Mossicoxe Manna 1967, 43-44, Tav. F3, 114-115 e Tav. ft. VII, 35). ‘de Moricone Matint 1980, 74-79 la quale proponeun inquadramento cronologico compreso tra la seconda metà/fine I secolo a.C. ela fine del I secolo a.C. 5 su, Ari/2, 004, Ariccia Viale dell'ospedale, Rinvenimento mosaico nei giardini dell'ospedale civile. RelazioneL. Crescenzi del 7 novembre 1980, nella quale è ricordato come la "porzione di pavimento musivo ancora in opera, apparentemente a tessere bianche e nere con qualche scena figurata", rinvenuta a circa - 0,80 m dal piano di calpestio, e “la cospicua porzione tra loro. del muro perimetrale dell'ambiente antico crollato con la faccia decorata con intonaci”, erano paralleli 97

del Nibby e del Raggi che potesse trattarsi della villa di Domiziano, generalmente è attribuito all'imperatore Vitellio, sulla base di un passo di Tacito. In attesa della pubblicazione dello scavo delle strutture sul lato occidentale di via D. Marinelli, che certamente contribuirà a definire meglio le diverse fasi del complesso, e quindi a stabilire l'attendibilità dell'attribuzione a Vitellio, è necessario prendere in considerazione le diverse tecniche costruttive. Sfortunatamente, mi sembra che neppure queste ultime possano fornire indicazioni certe, dal momento che l'opera reticolata, nella quale sono realizzati la maggior parte dei resti visibili - le cd. muracce (N. 71, a), quelli ad est di via della Cisterna romana (N 71, d), quelli ad nord-est di via A. De Gasperi (N. 71, e) e quelli, almeno relativamente alla fase iniziale, sul lato sud-occidentale di via D. Marinelli (N. 71, b) -, pur essendo generalmente attestata fino alla metà del I secolo d.C., tuttavia è presente fino ad età adrianea”*. Così neanche gli interventi successivi (in opera reticolata con ricorsi in tegole, in opera laterizia ed in opera listata) nei resti sul lato occidentale di via D. Marinelli appaiono riferibili con certezza a Vitellio. In ogni caso, il complesso, che sulla base della dislocazione dei resti noti occupa una superficie

di circa cinque ettari, presumibilmente, come sembrerebbe suggerire la morfologia dell'arca e il posizionamento delle strutture a quote molto diverse tra loro, doveva svilupparsi su livelli differenti. Una strada, della quale sono stati rinvenuti alcuni basoli fuori posto presso le strutture a sudovest delle cd. Muracce nel corso degli scavi intrapresi dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio®®, doveva, presumibilmente, collegare l'ampio complesso al clivus albanus. Le strutture forse più interessanti sono quelle, riferibili ad alcuni ambienti, ad un'area porticata e ad un piccolo ninfeo, sul lato sud-occidentale di via D. Marinelli. Nonostante lo scavo parziale dell'area ne abbia messo allo scoperto soltanto alcune parti, rilevante mi sembra, tra l'altro, il sistema di smaltimento delle acque meteoriche. Questo sistema, che dovette subire numerosi rifacimenti, in relazione alle diverse fasi dell'edificio, è probabile che, almeno inizialmente, prevedesse che le acque meteoriche fossero raccolte nella canaletta in peperino che doveva correre all'esterno dell'area porticata, per poi essere convogliate in un collettore fognario, sotterraneo, ora privo di copertura. Anche gran parte dell'altura di Galloro e delle pendici occidentali, ad est della città antica, furono occupate da un grandioso edificio del quale, al momento, sono visibili eclusivamente pochi resti: quelli in opera reticolata, rivestiti con lastre di marmo e affrescati sulla parte alta delle pareti con pitture policrome, successivamente rifoderati in opera listata, lungo le pendici sud-occidentali dell'altura (N. 67) e, forse, quelli in opera cementizia, più spostati verso sud, interpretabili, almeno in parte, con una cisterna (N. 66). Tra gli edifici variamente noti in zone prossime alla città nulla rimane, a quanto mi risulta, dei resti, presumibilmente non correlabili a quelli appartenenti al grande complesso appena ricordato, visibili fino ai primi anni del Novecento all'interno del giardino intorno alla villetta Chigi già Piroli, lungo il lato meridionale della s.s. 7 Appia Nuova, immediatamente prima del ponte che collega Ariccia con Galloro (N. 122). Considerando che nessun altro autore ne ricorda l'esistenza, anche in questa circostanza risulta preziosa la descrizione del Lanciani, nella quale si ricordano “parecchi avanzi di antiche fabbriche parte in opera quadrata di peperino parte in opera reticolata”, ^. voltoni a sesto acuminato” sopra cui era stata costruita la casa del colono e il “... pavimento di opera signina” che era di fronte ad essa** Ugualmente, non mi risulta che si conservino resti, fatta eccezione, presumibilmente, per alc ni blocchi parallelepipedi di peperino rinvenuti negli scavi per la realizzazione di un quartiere di c lizia abitativa (N. 65), della "villa ... di op. reticolata con pav. musivi bianconero” e della cisterna in = Tra le strutture databili al 1 secolo a.C. ricordo, ad esempio, quelle pertinenti la terza fase dei grandi horrea ostiensi (Chuza 1921, 360-383; cfr. CoanziL 2000, 91). BLaxe 1947, 253-275 e Lou 1957, I, 501-513 inquadrano l'utilizzo dell'opera reticolata tra ἢ 100 a.C. e il 50 d.C. Tra i monumenti in questa tecnica di età successiva ricordo l'acquedotto di Malaffitto basso, realizzatoo restaurato, secondo l'ipotesi del Lugli, n età adrianea (Lucii 1918, 57.59, specialmente 58). 5 Altri basoli, rinvenuti nel corso degli scavi per la realizzazione di via delle Cerquette e degli edifici ad sud-est di questa, sono stati utilizzati per la pavimentazione del marciapiede sul lato settentrionale di Porta Napoletana. ?* Laxcranı CVatLat. 13045, 1917. 98

opera cementizia, a due navate, (Fig. 35) che il Lanciani vide rispettivamente a sx. e a dx. dell'Appia antica, quasi alla sommità di Colle Pardo®* Sulla base dei frr. ceramici recuperati in superficie deve presumibilmente riferirsi a questa età anche l'edificio, alimentato da un acquedotto scavato in cunicolo a mezza costa (N. 85) nell'area. orientale di Valle Ariccia, alla fine della moderna. via della Moletta (N. 84), del quale, nonostante l'esiguità dei resti conservati non consenta di avanzare ipotesi interpretative, è tuttavia rilevabile al-

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meno la ricchezza delle decorazioni **. Sul lato opposto del cratere aricino, poco più a sud, in vocabolo Prelatura Doria, a poca distanza dal criptoportico a due bracci, già ricordato, ue nel 1920 si rinvennero casualmente alcuni muri in E opera reticolata, riferiti dal Lugli e recentemente E dal Chiarucci ad una villa rustica*". A questo medesimo ambito cronologico, almeno relativamente alla fase d'impianto, vanno riferite strutture tipologicamente differenti. Le caratteristiche morfologiche del territorio giocarono senza dubbio un ruolo non secondario nella realizzazione di costruzioni delle quali ri- Fig. 35. Ariccia. Schizzi ed appunti di R. Lanciani remangono i possenti fronti terrazzati mentre, a lativi alla villa e alla cisterna su colle Pardo (1905) quanto mi risulta, sono andate perdute per intero (foto BAV). le strutture soprastanti. È il caso, ad esempio, del terrazzamento lungo il lato settentrionale di via del Crocifisso (N. 42), ma anche di quello visibile quasi a ridosso del lato nord-orientale di via della Stella - il cd. tempio di Esculapio - il quale originariamente doveva fronteggiare il lato nord-orientale della via Appia antica (N. 35). Di quello di via del Crocifisso, che sia Canina che Lanciani riferiscono “ad alcuna nobile villa, o almeno pubblico edifizio"*", si conserva il nucleo in opera cementizia, mentre non rimane traccia dell'originario rivestimento in opera reticolata, visibile fino ad una ventina di anni fa. Per assicurare il deflusso delle acque ed evitare ulteriori sollecitazioni, oltre a quelle provocate dal terreno retrostante, lungo il fronte sono presenti una serie di fognoli, realizzati con coppi sovrapposti, disposti ordinatamente a distanze perlopiù regolari lungo i diversi piani di posa, ma con orientamenti differenti.

Più articolata, sia dal punto di vista planimetrico che di quello della tecnica costruttiva, la costruzione del fronte lungo via della Stella?" (N. 35). Presumibilmente agli inizi del II secolo a.C. vanno riferite la sostruzione in opera quadrata per filari di testa e di taglio, la quale secondo consuetudi7?» Lanciani CVatLat, 13045, 216v.; Lanci miss. 85/2, 4; Buonocore 2001, 196. 5 La presenza dell'acquedotto scavato in cunicolo, a mezza costa, ad una distanza di circa 50 m dalla zona pianeggiante nella quale è conservato la porzione di cocciopesto mi sembra indicativa, almeno, del fatto, che l'edificio al quale deve riferirsi occupasse non solamente il piano, ma anche le pendici orientali del cratere di Valle Ariccia. 57 Recatomi sul posto, in gran parte occupato da villette moderne, non mi è stato possibile rinvenire traccia di nessuna delle strutture che il Lugli ricorda dapprima scoperte casualmente e poi scavate merce l'opera dei prigionieri di guerra" (Luqui 1921, 263-264). 9 Canina 1854, 104, X. 5” Lucin 1796, 144-146, specialmente 146 per il rinvenimento di una iscrizione, nel 1715; Cua 1854, 103-104, VIII; efr. Lavcinni CVatLat. 13045, 214v, 216r; LAnciANI mss. 85/1, 171 99

ne, dove possibile, poggiava anche in alzato sul banco affiorante sagomato, e la struttura in opera reticolata a nord-ovest di esso, che in parte gli si sovrappone. In entrambi i casi sono numerosi gli esempi che è possibile richiamare*: ricordo, fra questi, in un ambito geografico prossimo, il muro di terrazzamento sud-occidentale della villa di Pompeo ad Albano, articolato in nicchie semicircolari, con una fontana a pianta quadrata al centro*!, i muri di contenimento, perlopiù rettilinei, con fognoli di deflusso di vario tipo (dalle semplici aperture “risparmiate”, passando a quelle rivestite con tegole, per giungere a quelle con tubuli in cotto), noti in numero consistente nel territorio di Lanuvio**, e il grande muro di terrazzamento con nicchie semicircolari, destinato a sostenere il lato est del colle S. Lorenzo, sul quale era il tempio di Giunone Sospita**, ed in altri contesti, quello, a nicchie, in opera laterizia della villa di Lucio Vero all'Acquatraversa* L'opera reticolata sia pure non per l'intera costruzione, ma talvolta a completamento, in alzato, del banco affiorante, trova ampia utilizzazione in alcuni edifici sepolcrali*: è il caso, ad esempio, di quello non lontano dal viadotto moderno dell'Appia nuova (N. 44), e di un altro scoperto, nel 1913, che il Lugli ricorda all'interno della cava a nord dell'ospedale di Ariccia "L. Spolverini" ** (N. 123). Più rara, contrariamente a quanto documentato per il territorio albano*”, è la presenza dell'opera reticolata con cinture in opera laterizia, costituita non da mattoni ma da tegole, secondo una tecnica per molti versi simile, ad esempio, a quella utilizzata nel rifacimento del tempio di Giunone a Lanuvio, nel santuario fuori la porta occidentale di Tuscolo" e nella villa di Lucullo, sul collis Hortulorum, a Roma**: ne ho rinvenuto l'esistenza nel cd. tempio di Esculapio (N. 35), lungo il lato sx. della via Appia antica e in due ambienti della cd. villa di Vitellio (N. 71, b), dove l'intervento riguarda esclusivamente aggiunte di parti al corpo originario o comunque rifacimenti. Ad essi va presumibilmente aggiunta, ancora lungo il lato sx. della via Appia, un'altra costruzione anche se in questo caso realizzata ex novo in questa tecnica. Dalla relazione e da alcuni disegni dell'archivio Chigi, eseguiti al momento della scoperta, sappiamo che il "recinto parallelogrammo di circa 20 nicchie per olle cinerarie”, (Figg. 36-37), al centro del quale era un cippo in peperino sul quale era, ripetuta su entrambe le faccie, l'iscrizione funeraria di Ti. Julia Polioni *? (Fig. 38), si trovava a circa 80 m (270 piedi) dal Romitorio della Stella (N. 124). Oltre a questa sono numerose e con caratteristiche tecnico costruttive anche molto differenti tra loro, che permettono di riferirle ad ambiti cronologici compresi tra il ΠῚ secolo a.C. c il IV d.C., le tombe note nel territorio. Ad esempio, nell'ambito del III secolo a.C. possono inquadrarsi alcune tombe rupestri, le quali concorrono anche a definire i limiti dell'abitato: una nel settore orientale del perimetro urbano ipotizzato, sul lato settentrionale di via della Costa (N. 23), altre nella zona settentrionale della città, nell'area immediatamente a nord-est delle mura ad aggere. Per quanto riguar© In generalevd. Gruuuanı 1990, 112-115; cfr. Vitr. VI, 85 a proposito delle soluzioni adottate per ovviare al problema della “terra accumulata che provoca grandi danni”. 54 Luoui 1914, 283, 289; cr. TogtoRICI 1975, 31 τῷ Lux 2001, 27-29, so Benpietti 1921, 363 e Tav], z £t; cf. Cmaruccı 1983, 187, 190n. 53; Conazuuı 1987, 141 κα Luci 1923a, 57-59. κα L'esistenza di monumenti sepolerali, nei quali solitamente la parete di fondo sfrutta il banco mentre l'avancorpo è realizzato in muratura, è variamente attestata: ricordo, tra gli altri la camera sepolcrale del grande complesso funerario esi stente al km 3,300 della via dei Laghi, nel territorio di Bovillae (Dr: Rossi 1975, 209.226 n. 184) el sepolcro in località tre cappelle, nelle vicinanze di Zanuvium (Cmanuccı 1983, 228-232n.91; Lnr1 2001, 55-56n. 13) ?* Luou 1923, 270, ne ricorda l'esistenza, tra “altri sepolcri .. scoperti e devastati” 5° Basti pensare, ad esempio, al muraglione di sostruzione della villa di Domiziano (Luc 1914, 315-316), ad alcuni restauri della villa di Pompeo (Lucu 1914, 289-290) e alla cisterna della villa ai Cavallacci (Catweocci, Gizzi 1990, 201-204) #4 Sul tipo di tecnicavd. Luci: 1957, 1, 491-496, 514-515; cfr. Nınay 1849, 332. Sul santuario di Lanuviovd. BexDeLLI 1921, 297-319; Cimaruoci 1983, 176-186; ConeeLLI 1987, 143; per quello di Tuscolo, vd. Quiet, Quizicr Gictz 1995, 509-534, specialmente 532. 55 Kaste® 1974; Baoıse, Jouver 1987, 757, 759 Fig. 3; ConmunLi 1983, 202. 7? sav, Archivio Chigi,n. 22090; Gionw 1842, 175-176 nota 3; cfr. anche ask, Camerlengato p. Il tt. IV, b. 281, fase. 3126. RelazioneL. Bassanell del 3 luglio 1841; cfr. Lerevne 1977, 115. 7 Sulla tipologiavd. Corona Di Paoto 1978, 10, 12; Otzso 1982, 49.52; cfr anche Cotonna 1972, sul valore ideologico della loro realizzazione. 100

Fig. 36. Pianta del colombario scoperto nei pressi del Romitorio della Stella (1780) (foto BAV).

Fig. 37. Sezione prospettica della parete di fondo del colombario scoperto nei pressi del Romitorio della Stella (1780) (foto BAV).

da queste ultime, forse riferibili a personaggi connessi con uno degli impianti residenziali esistenti in zona (cd. villa di Vitellio? villa presso l'ospedale Spolverini?)** al momento non visibili, le informazioni esistenti sono scarse, dal momento che dopo la descrizione di Lugli e di Florescu, solo Coarelli, negli ultimi decenni del Novecento, ne ha fornito dei cenni**. A parte quella che doveva trovarsi all'inizio della parete occidentale, che entrambi gli studiosi non poterono ispezionare perché quasi completamente ingombra di terra** (N. 125), numerosi dettagli sono forniti per l'altra, lungo la parete nord-orientale* (N. 126). La tomba a camera, identificata e rilevata in occasione dei lavori di costruzione realizzati nel 1970*, era caratterizzata esternamente, nella facciata lungo la quale si apriva una porta, da una decorazione architettonica costituita da due lesene laterali, in precario stato di conservazione già agli inizi del Novecento, sulle quali poggia una cornice, con timpano aggettante. La cella era a pianta rettangolare (m 2,50x3,10 circa), con soffitto a volta ribassata in direzione dell'ingresso, dipinto in azzurro con stelle bianche. All'interno elementi caratteristici erano una nicchia in alto, lungo la parete di fondo e due letti piani, lungo le due pareti laterali. Esempi di tombe con il frontone architettonico a rilievo sulla facciata, riferite generalmente al III secolo a.C. **, 29 Per la consuetudine, documentata fin dal IV-III secolo a.C., di realizzare tombe nelle ville, vd. Venzar Bass 1988, 401.424. Ricordo, in proposito il caso più famoso, quello della tomba progettata da Cicerone per la figlia Tullia (Cic. Att. XII, 18 ss), presumibilmente all'interno del suo terreno presso Formia (Marzial., XI, 48) 5 Esse si trovano all'interno di un lotto inedificato, attualmente invaso dalla vegetazione, tra due gruppi di costruzioni. Ho tentato, inutilmente, di accedervi dall'unico ingresso disponibile, a quanto mi risulta, cioè una delle abitazioni al piano di Th. Ashby. Un'altra immagine della fronssi Fuonssco 1925, 53-54, il quale riporta una fotografia dela fronte esterna teè stata pubblicata da Rosi 1925, Tav. ft. XI n. 4. Più recentemente ne ricorda l'esistenza, Commis: 1981, 96. 5» Lucti Appunti, fasc. Via Appia, cart. Via Appia: "M. XVI Aricia. Necropoli. Sepolcri sopra Aricia”; FLorsscv 1925, 53, Tav.L16. ** Luot 1923, 227. Lucui Appunti, fasc. Via Appia, cart. Via Appia: "Aricia. Necropoli. Sepolcro scavato nella roccia”; Feonsscu 1925, 53-54, Tav. 1,17; cr. Mopucno Torna 1981, 50-51. 77 sut, Archivio pratiche, Ariccia, Ari8, 023. RelazioneV. Buccolini del 23 dicembre 1970 con allegato Progetto di sistemazione di una tomba dell'arch P. Sannibale. "st Sarebbe piuttosto propensa a datarle al II secolo d.C., sulla base di un confronto tra la stele di Eutyches, conservata alla Rotonda di Albano e proveniente dall'Alhanum, e la decorazione pittorica visibile sul soffitto di una delle tombe, Monu‘ono Torısı 1981, 52. Ugualmente all'età imperiale (con confronti, ad esempio, nella necropoli di Porto, per cui vd. Catza 1940, a timpano, presente al disopra dell'apertura delle tombe, Monet 1980, 76. 63-80, specialmente 66), riporta il motivo 101

possono rintracciarsi in ambito etrusco, ad esempio a Norchia*? e a Sovana*? ma anche a Sutri®!,

dove tuttavia sembra possibile riferirle ad un arco cronologico più recente. Maggiori dettagli sono possibili per la tomba lungo via della Costa, riutilizzata in età post antica come cappella di S. Rocco, la quale presenta peraltro similitudini planimetriche con quella rilevata nel 1970 anche se, a differenza delle altre, risulta priva, sulla fronte all'esterno, di qualsiasi tipo di decorazione. Ma è soprattutto lungo i lati della via Appia antica che può osservarsi una maggiore concentrazione di edifici sepolcrali. Alcuni, databili tra il II e il I sec. a.C., presentano differenze sia relativamente alla pianta e alle dimensioni che ne suggeriscono il riferimento a differenti tipologie, mentre uniforme è l'adozione come tecnica costruttiva dell'opera quadrata, anche se talora nella maniera cd. greca, isodoma, tal altra in unione con l'opera cementizia. Una prima, conservata sotto le arcate del ponte sul quale passa l'Appia nuova (N. 34), a pianta quadrata, in opera quadrata di peperino su base modanata, riferibile all'età repubblicana, presenta stringenti analogie, almeno relativamente alle caratteristiche costruttive, con la struttura in località Ferraioli*?, presumibilmente con quella in località il Roccolo, ad Albano, e con una di quelle a nord di casale Sant'Ambrogio, nel territorio di Collatia** Un secondo gruppo si trova lungo il lato dx. del viadotto: una prima appena pochi metri dopo il so inizio (N. 58), altre due, a breve distanza l'una dall'altra, ad una ventina di metri dalla fine (Nn. 62-63). Si tratta di strutture che conservano, generalmente, soltanto il nucleo in scaglie di selce e delle quali risulta quindi difficile, allo stato attuale, ricostruire le caratteristiche originarie. Una eccezione è costituita dalla prima delle due al di sopra del viadotto (N. 62), nella quale l'opera quadrata è usata come rivestimento del nucleo cementizio, secondo una consuetudine riscontrabile in numerosi altri casi, ad esempio, nel vicino territorio di Bovillae **. A queste va aggiunta la tomba sul lato opposto della strada, a ridosso dell'altura, al momento documentata esclusivamente dalla presenza sul terreno di una grande quantità di scaglie di selce ammaltate e di materiale ceramico (N. 61). La struttura, secondo la descrizione ed i disegni di M. Salustri, che nel 1894 provvide al suo scavo, era a pianta rettangolare con lati da m 5,10 di lunghezza per 5,40 di larghezza, conservati per un max. di m 3,50 circa in altezza (Fig. 39). Era costruita in opera quadrata per file di blocchi parallelepipedi di peperino, alti m 0,60, posti di taglio, sui quali sembra fossero incassi ad “U” per il trasporto attraverso funi*”, con basamento in ordine dorico. Uno scavo realizzato a ridosso del lato ovest accertò la presenza di “uno scheletro in cassa di muratura, coperta di tegoloni" e “di “un blocco . della stessa pietra con fregio e rilievo a protomi a festone, un pezzo di architrave e altro di fregio di ordine dorico ed altro grosso pezzo di cornice, tutto di ordine dorico"** (Fig. 40). In realtà oltre alla tomba, nell'area circostante, come verificarono le inda7" Coroxna Di Paoto 1978, 48, 50 Figg. 84, 86-87; Coonnu 1986, 525. #0 Rosı 1925, 16-17, 48 e Ρ. IV, 3,5; VI, 1-2. Cfr. tuttavia, anche una tomba della necropoli di Narce, provvista al disopra dell'accesso di un tetto a doppio spiovente (Cozza 1894, 154) κι Moesanti 1980, 74-75, tomba 64. 59 Si tratta della strutturain via Risorgimento, che il Tortorici, in contrasto con le interpretazioni precedenti, ipotizza possa identificarsi in un sepolcro (TorroRici 1975, 125-128 nr. 31; cfr. Cixuccr 1979, 67-73; Cimarucci 1982, 45). 59 Togrowie 1975, 121-123 n. 27,2. + Quncı 1974, 399-401 n. 55, specialmente 400, # Ricordo, il sepolcro presso il VII miglio della via Latina (DE Ross: 1979, 38-39 n. 42; Εἰδνεκ 1986, 87 e Tav. 33, 2-4 £t) e quello lungo il margine sx. dell'Appia Nuova, all'altezza del Km 20,400 (DE Ross: 1979, 292 n. 288). = acs, Direz. Gen. AABB.AA., Il vers. serie, b. 251, fasc. 4359. RelazioneM. Salustri del 16 dicembre 1894. Un saggio realizzato lungo illato addossato all'altura, evidenziò come i blocchi fossero di fattura meno curata rispetto a quelli degli altri lati. Per i disegni originali vd. cs, Direz. Gen. AA.BR.AA,, allegati b. 7, fasc. 376; cfr. Sarusıaı 1895, 82-83, FLonescu 1925, 55-56 e soprattutto, Lancuni CVatLat. 13045, 216 v, 221r, peril quale cfr. Buoxocore 2001, 198, κι Secondo Luc 1957, 226 Fig. 40, 227b, si tratta della presa dei blocchi "con orecchioni incavati"; cfr. Guns 1990, 198 Fig. 8.3. #% Dei frr. architettonici scoperti dal Salustri, Fiorescu 1925, 55-56, specialmente 56 Fig. 32, ricorda solamente "blocco con fregio a rilievo e fiorami a festone”. Un altro saggio, realizzato all'interno della tomba, non evidenziò resti di se polture (acs, Direz. Gen. AA.BB.AA,, I vers. serie, b. 251, fasc. 4359. Relazione M. Salustri del 16 dicembre 1894) 102

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Fig. 38. Cippo in peperino rinvenuto al centro del colombario, scoperto nei pressi del Romitorio della Stella (1780) (foto BAV).

Fig. 39. Disegno di un sepolcro scavato da M. Salustri a sx. della via Appia antica, su colle Pardo

(1894).

gini del Salustri e come ricorda una scheda di R. Lanciani (Fig. 41), erano presenti anche altre strutture, la cui interpretazione risultava più incerta**: tra esse, ricordo il “rudere in muratura a grosso calcestruzzo, con sassi di lava basaltina, a ridosso della collina, di forma rettangolare con parte di volta di copertura” interpretato al momento dello scavo come cisterna. Presumibilmente al rivestimento di un sepolcro circolare **, del tipo di quelli noti, ad esempio, lungo la via Valeria” e Labicana*" e datati tra la tarda età repubblicana e la prima imperiale, devono riferirsi i blocchi di peperino a profilo curvilineo e, forse, quelli parallelepipedi, visibili in piazza S. G. Emiliani (N. 43). Altri due sepolcri, scavati da G. B. Stazi, nel 1777, ed attualmente non più visibili, devono localizzarsi lungo il lato sud-occidentale della via Appia antica, non lontano dalla struttura medievale (N. 38). Secondo la descrizione del Lucidi, che, oltre ai cenni del Canina, costituisce l'unica documentazione al proposito, il sepolcro più settentrionale “inciso nel sasso Albano lungo palmi 24., largo palmi 8. Era stato inciso in quattro scavi separati, e divisi dallo stesso sasso Albano, cioè due per II vers. Iserie,b. 251, fasc. 4359. = acs, Direz Gen. AA.BB.AA., 221r; cfr. bre 1894; Laxcinxt CVarLar. 13045, 216 v, 221r. specialmente 7" Sulla diffusione della tipologia a tamburo, vd. Caza 1959, 1982, 118, 120; Kocxru 1983, 34-35. 5 Man: 1991, 38, 54-55 n.3, 196.210n. 128, 258-259n. 181, 278 9 Quasi 1974, 743, 744 Figg. 1695-1698 n.655.

e del 16 dicem Relazioni M. Salustri del 14 settembre Buonocone 2001, 196, 198. 242-251; MaxstrLi 1963, 185-186; Van Wovreronen n. 209. 103

Fig. 40. Disegno di alcuni materiali architettonici riferibili al monumento sepolcrale scavato dal Salustri (1894)

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Fig. 41. Ariccia. Schizzi ed appunti di R. Lanciani relativi alle strutture lungo i due lati dell'Appia antica, nel tratto su colle Pardo (1906) (foto BAV).

parte, rimanendo nel mezzo lo spazio aperto, che servir dovea di porta ...' (N. 127). Accanto si trovava l'altro, "inciso parimenti nel peperino, o sasso albano con 15 divisioni. Era questo riquadrato largo palmi 16. per ogni parte . . e sotto di esso ... si trovò un antro alto 3. palmi in circa ripieno d'ossa di cadaveri umani ..."*. In generale, scarsi i resti delle decorazioni parietali: poco resta del pannello che decorava l'abside, al centro della cella del sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto dell'Appia, su Colle Pardo (N. 62); brevissimi tratti, appena al disopra dei mosaici pavimentali, nei resti in loc. Grottalupara (N. 70); poco meno, anche qui appena al disopra del piano pavimentale, in uno dei resti ad ovest della cella del cd. tempio di Diana, nell'Orto di Mezzo (N. 28). A

questi vanno poi aggiunti quelli per i quali la documentazione si basa essenzialmente sul re-

# Locin 1796, 212-213 ne ricorda l'esistenza “. nella sua vigna scendendo dalla Stella a Valle Ariccia a destra prima di giungere al piano ... ul limite della strada stessa . " Cfr. Lixcuea CVatLat. 13045, 214 v.; cenni in Canina 1854, 104,1X e "Tavola Nona della Via Appia"; Caxına 18562, Tav. LXII ("La città di Aricia e sue adiacense lungo la via Appia"). 104

cupero di frr. distaccati ed, infine, quelli noti da notizie dei secoli passati o comunque non visibili al momento. Più nutrito il primo gruppo nel quale rientrano: le strutture dell'Acqua Leggera (N. 67), alle quali, oltre al rivestimento in lastre di calcare bianco ancora parzialmente conservato, vanno riferiti alcuni frr. di intonaco ed alcuni di stucco bianco; quelle della villa cd. di Vitellio, in particolare quelli all'interno del bosco di castagni, ad sud-est delle Muracce (N.71, c) e quelli provenienti dall'Orto di Mezzo, a cui sono riferibili i frr. identificati circa m 30 ad ovest della cella del cd. tempio di Diana (N. 29). Invece, tra quelli in qualche modo riferibili al secondo gruppo, ricordo “i muri dipinti” rinvenuti dal Souza nel 1791, alle Ces?" e soprattutto la decorazione della struttura, menzionata sia da Canina che da Lanciani, sopra la sostruzione ancora visibile lungo il lato settentrionale di via Crocifisso (N. 42). In particolare risulta significativa la presenza di cornici rappresentanti delle conchiglie sulla volta con cassettoni di stucco: essa, infatti, rimandando presumibilmente ad un tipo di decorazione presente perlopiù in alcuni ninfei circoscritti geograficamente tra il Lazio centro-meridionale” e la Campania, in un arco cronologico compreso tra la prima metà e l'inizio della seconda metà del I sec. a.C., potrebbe fornire utili indizi, non solo per una sua datazione, ma anche per una interpretazione funzionale della struttura (ninfeo?)**. L'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO

In stretta relazione con la scelta del posizionamento migliore delle villae al quale alludono gli autori antichi, si collocano alcuni altri requisiti, tra cui un ruolo di primaria importanza è svolto dalla presenza di acqua. Da Vitruvio, secondo il quale “una località può essere per natura pestilenziale o salubre a seconda dell'acqua e del cibo che fornisce”?”, passando per Catone", Varrone*”, Columella**, fino a Palladio, è ribadita in ogni caso la necessità di una sorgente d'acqua viva condottavi dall'esterno. Deve invece giustificarsi con la mancanza di acqua corrente e, presumibilmente, con l'impossibilità di scavare un pozzo, come suggerivano sia Columella*#! che Palladio **, la realizzazione di cisterne, come nel caso di quella di Monte Gentile (N. 71a) e di quella lungo le pendici sud-occidentali di Galloro (N. 64). Uno degli aspetti che meglio risulta documentato, anche nei casi nei quali invece mancano quasi del tutto resti antichi cui metterli in relazione, è quello che potremmo definire dell'approvvigionamento idrico. La casistica, seppur varia, registra una preponderanza di cisterne, che, anche se di tipologia e dimensioni differenti, sarei propenso ad inquadrare cronologicamente tra II sec. a.C. e I secolo d.C. L'analisi generale delle tecniche utilizzate per la realizzazione sia di opere costruite che scava?* Lam 1796, 227. 7 Ad esempio il ninfeo Ponari di Cassino (VALENTI 1992, 51-80, specialmente 59-80; Vatexn 1995, 52-54), oppure il ninfeo minore della villa cd. di Cicerone, a Formia (LavacNe 1988, 386-392, il quale ne propone una datazione poco dopo la metà del I secolo a.C.; contra, GuatoLi 1972, 209-219), il ninfeo nella illa di Orazio in loc. S. Antonio, presso Tivoli (Lavaone 1988, 382-385, il quale lo data intorno agli anni ‘50 del I secolo a.C.), la volta del criptoportico repubblicano di Villa Adriana (Lavacne 1988, 392-395 7* La sua interpretazione come ninfeo era già stata ipotizzata da Lascue CVatLar. 13045, 167r. Sul problema dell'utilizzo del termine nymphacum νὰ, Serns 1973, 661-740; Lavacne 1988, 284-302; cfr. anche Luct 1938, 155-168; Micazziai 1955, 156-163. 57 Vitr. L 4,14: "Ex eo licet scire cibo atque aqua proprietates locorum naturaliter pestilentes aut salubres esse” (ed. Fusu3 1990, 26) # Cato agr.1, 3 (ed. Gouranp 1975, 10). >" Varro rust. I, 12, 1-4 (ed. Hruncon 1978, 34-39). 10 Colum.I, 6, 1-2 (ed. Luxosrrou 1897, 30.31). si deficiet et spes artior aquae manantis coegerit, vastae cisternae hominibus piscinaeκι Colum. I, 5, 2". haec quoque que pecori struantur." (ed. Luosrnom 1897, 27-28). == Palladio I, 16: "Vitandum est autem: quod plerique fecerunt aquae causa, villas infimis vallibus mergere . Cui si fons construere conveniat, quibus omnium conduci possit agua tectorum" (ed. Mak 1976, 21). aut puteus, cisternas desit 57 Sul ruolo "configurante" delle cisternevd. Qunucı 1974, 432. 105

te, sembra evidenziare una aderenza pressoché completa alle prescrizioni della trattatistica in materia. Per quelle costruite predominante è l'opera cementizia, muratura che senz'altro offriva più garanzie dal punto di vista funzionale rispetto, ad esempio, a quella reticolata**, come dimostra il fatto che si trovi utilizzata in quelle costruzioni, le quali vanno quindi considerate come muri di sostruzione a tutti gli effetti, poste con un lato contro un terreno in declivio. Le strutture sono in opera reticolata solo nei casi in cui rivestano una particolare importanza nci confronti dell'edificio a cui si riferiscono e comunque dove si trovino in terreni pianeggianti, evitando in tal modo che vi siano spinte suppletive, anche di segno contrario, oltre a quelle provocate dall'acqua all'interno. 1I caso forse più noto è costituito dalle due cisterne, forse comunicanti tra loro, sul'altura di monte Gentile, nell'area ora parzialmente occupata dall'impianto del campo sportivo. Quella meridionale, ancora parzialmente visibile, è del tipo costruito e presenta la caratteristica pianta rettangolare, suddivisa longitudinalmente in due navate, lungo le quali si aprono due passaggi arcuati. Proprio in considerazione della sua “visibilità”, considerato anche il notevole ingombro, per la costruzione si preferì utilizzare l'opera reticolata con cubilia di peperino e blocchetti parallelepipedi dello stesso materiale nelle ammorsature. L'approwigionamento era forse assicurato, oltre che in minima parte da alcuni tubuli esistenti nella volta a botte di copertura, i quali incanalavano all'interno le acque piovane, anche dalla cisterna a cunicoli, scoperta a nord di questa, nei lavori di scavo per la realizzazione del vicino campo sportivo ed ora nascosta dall'interro (N. 711). Si tratta in entrambi i casi di tipi variamente noti, che, tuttavia, mi sembra possano trovare confronti stringenti nell'area albano tuscolana. In particolare similitudini con le cd. Muracce, almeno relativamente alla tecnica costruttiva, con utilizzo di cubilia posti ad incorniciare le aperture sulla linea dell'estradosso, sono rilevabili con la cisterna denominata Cento colonne, nel territorio di Velletri. Nella stessa tipologia della cisterna a cunicoli, riferibile alla cd. villa di Vitellio, rientrano, presumibilmente, il tratto di cunicolo sotterraneo rivestito in cocciopesto ed il pozzo antico che ne consente ancora l'accesso, conservati a poca distanza dai resti in opera reticolata, in loc. Grottalupara #7 (N. 70). Elementi a favore di questa ipotesi possono rintraceiarsi nel fatto che il cunicolo presenta caratteristiche diverse rispetto a quelle rilevate in altri: innanzi tutto le dimensioni, che, nonostante l'interro sul fondo, appaiono maggiori sia in altezza che in larghezza, poi il rivestimento in cocciopesto per l'intera superficie interna ed il fatto che anche il pozzo, di forma rotonda e provvisto di pedarole per l'ispezione, è rivestito in cocciopesto. Proprio per questi motivi, considerando anche le numerose analogie riscontrabili nel tratto attualmente accessibile, ad esempio, con la cisterna a cunicoli da porsi in relazione con la fase più antica della villa di Pompeo ad Albano?* e con la cisterna della villa alla stazione a Velletri, sarci propenso ad identificarla in una cisterna a cunicoli, piuttosto che in un cunicolo. Caratteristiche analoghe alle cd. Muracce, almeno relativamente alla pianta, anche in questo caso di forma rettangolare e suddivisa internamente in due navate, presenta la cisterna lungo le pendici sud-occidentali dell'altura di Galloro (N. 66). Differente invece risulta la situazione morfologica, in questo caso contraddistinta da un terreno in pendio, e quindi anche la tecnica costruttiva utilizza7 Sul reticolato, il quale, secondo Vitr. 2,8,1,“... va soggetto a lesioni per via dei cubilia allineati e quindi scollegati da ogni lato . , vd. Lou 1957, I, 514; Giuwant 1990, 180. * Sulle cisterne cunicolari vd. Rier4 1994, 313-330, al quale rimando per gli esempi del tipo. Tra le cisterne di questo tipo, note nell'area albano tuscolana, ricordo quella del Castelletto, a Marino (Avronmunı 1982-83, 71-75, 76 Fig. 2), quella di Fontana Molara, a Montecompatri (Drvorı 1978, 207-209 n. 141) e quella di Grotta Dama, a Frascati (Drvont 1978, 140-142n. 85). In un ambito geografico più esteso, analogie, specialmente per quanto riguarda la planimetria, mi sembra esistano con la cisterna della villa di Lucio Vero, all'Acquatraversa, sulla via Cassia (Lvoti 1923a, 53-55 specialmente 54 Fig. 7) e con la cd. Grotta della Dragonara di Miseno (BonsisL1o, D'Aumrosio 1979, 153 n. 159, 154 Fig. 350). ?* Panzer WaGENER 1913, 419-420; CeSsEDI 1953, 80. 5 È probabile che questa fosse, in relazione con la vasca scavata nel banco visibile nell'ambiente centrale del comples50, dalla quale si diparte uno stretto e basso cunicolo, anch'esso scavato. ?* Luou 1946, 61, 79; Torronıcı 1974, 31. 3 Laxci 1880, 31 106

ta. Infatti non deve presumibilmente ritenersi casuale la scelta dell'opera cementizia di scapoli di selce per una struttura che, oltre alla sollecitazione prodotta sulle pareti perimetrali dall'acqua al suo interno, doveva sopportare una spinta considerevole dal terreno, almeno lungo la parete orientale. D'altra parte la disposizione di uno dei lati lunghi proprio a ridosso della scarpata, evidentemente sezionata per l'occasione, faceva si che esso funzionasse come un contrafforte. Può essere ricondotta al gruppo di quelle costruite, anche se, diversamente dalle cd. Muracce, deve essere messa in relazione non con una villa ma piuttosto con l'Appia antica, la cisterna di Colle Pardo (N. 64) immediatamente a sud del viadotto. In questo caso, privilegiando l'aspetto funzionale rispetto a quello estetico, presumibilmente in considerazione sia della sollecitazione esercitata dal terreno lungo il lato orientale, che del carico sopportato, superiormente, per la costruzione venne preferita l'opera cementizia, con scapoli di peperino. Analogie per questa, ma anche per quella di Galloro, per quanto riguarda la tecnica costruttiva e per il sistema di approvvigionamento, assicurato da alcune aperture di forma rettangolare in corrispondenza del centro della volta, sembrano esistere, ad esempio, con la grande cisterna in c.da Rioli** e quella della villa di S. Cesareo?!, entrambe nell'agro di Velletri. Accanto alle cisterne sono numerosi i cunicoli scavati nel banco per captare acqua e dunque interpretabili come acquedotti: a parte rarissime eccezioni, molti risultano ancora percorribili, anche se generalmente poco noti, come nel caso di quello ricordato dal Lanciani, alla base dell'altura di Galloro, nel settore che costeggia il lato nord-orientale della via Appia antica, poco dopo l'inizio del viadotto di Colle Pardo (N. 60), o quelli conservati lungo le pendici sud-orientali del cratere del lago di Albano (N. 80). Anche se generalmente di lunghezza minore, essi si presentano perlopiù simili ad altri esemplari variamente noti nella zona dei Colli Albani, tra i quali gli acquedotti albano-aricini, che si di: partono dalla zona di Malaffitto (Nn. 74, 75), o i cunicoli all'interno dell'area urbana antica di Aricia (Nn. 21, 24, 31) o, ancora, quelli recentemente individuati nella zona del Vallone e della Valle dellInferno, al di sopra dell'Artemisio, nel territorio di Velitrae. Gli esemplari riconosciuti nel territorio di Aricia, nella maggior parte dei casi ancora utilizzati per scopi agricoli, generalmente si trovano alle falde di una altura, fatta eccezione per quello a mezza costa, lungo il versante orientale del cratere di Valle Ariccia (N. 85). Generalmente buono è il loro stato di conservazione, dal momento che il cunicolo, nella maggior parte dei casi, attraversa terreni compatti, come il peperino, e solo episodicamente di minor consistenza. Forse anche in relazione a questo, a quanto mi è stato possibile osservare, il cunicolo talvolta costituito da un tracciato principale dal quale se ne distaccano alcuni secondari, è sempre privo di rivestimento. Lo speco, che è di lunghezza molto diversa, a seconda dei casi, non ha quasi mai un tracciato per intero rettilineo: più frequentemente presenta tratti in curva anche con repentini cambiamenti di direzione, in corrispondenza, spesso, dell'incontro con formazioni particolarmente tenaci, come nel caso di quelle di selce. Come nel caso di quelli dell'Artemisio veliterno sembrano privi di pozzi verticali, mentre hanno, anche se in numero ridotto, lungo le pareti piccoli incassi per l'appoggio delle lucerne. I sistema di captazione è costituito da polle, intercettate nella maggior parte lungo le pareti nel tratto finale del cunicolo, inizialmente raccolte in piccoli incassi ricavati nel banco e quindi fatte defluire sul fondo attraverso alcune fessurazioni realizzate all'occorrenza. A volte, sempre nel tratto finale dei cunicoli, ma prima delle polle, ho riconosciuto lungo le pareti, all'incirca a metà dell'altezza, l'esistenza anche di sorgentifere, le quali scaturiscono direttamente nel cunicolo. Lo speco, con volta tendenzialmente a pseudo botte, ha una altezza max. di m 1,70 e comunque mai inferiore a m 1,20 circa, e una larghezza compresa tra m 0,50 e 0,80. In un unico caso sembra documentata l'esistenza di un acquedotto sotterraneo, probabile dira7 Prizes WagenER 1913, 418-419; Ceessepi 1953, 84; Liu cs ? Prizes Wacrwrs 1913, 414-416; Gartı 1910, 188; specialmente Luo: 1930, 10-11, Tav. 1£t,E; Vica 1941, 19 Fig. 14 Ex; cfr, CaesseDi 1953, 81-82, 83 Fig. 3,E; Gia 2001, 38, 46. 107

mazione di quello di Malaffitto alto, che forse doveva provvedere al fabbisogno idrico della villa di Vitellio. Sfortunatamente il fatto che ne rimanga in vista un solo pozzetto, sul lato nord-orientale di via D. Marinelli, quasi a ridosso del Palaghiaccio, mentre altri due forse sono ricordati alla fine del Settecento, poco più a sud-est, in un disegno dell'archivio Chigi*, sembra impedire, al momento, la ricostruzione del percorso. VIABILITÀ La via Appia: caratteristiche struttive

A partire dal 312 a.C. il territorio aricino viene attraversato dalla via Appia antica, con un tratto che, all'incirca dall'altezza di via della Stella, raggiungeva la sommità di Colle Pardo”. L'antico tracciato, in gran parte coincidente con la strada moderna che ne corserva il nome, come è noto, se ne discostava di circa m 5 circa verso sx. nella parte iniziale dove, infatti, correva tra il cd. sepolcro degli Orazi e Curiazi** a dx. e il piccolo sepolcro a blocchi di peperino che si conserva sotto l'arcata del ponte dell'Appia nuova, a sx. (N. 34) Dell'antica viabilità, fatta eccezione per il grandioso viadotto su Colle Pardo, la cui conservazione, seppur parziale, deve ascriversi da un lato alla sua monumentalità e dall'altro al fatto che ancora continua a svolgere le funzioni per le quali era stato progettato, si conservano, in condizioni di visibilità appena accettabili, solamente scarsi resti di sostruzioni (N. 37) e di crepidine (N. 41) lungo il lato dx., a circa m 50 da via del Pometo, mentre risulta completamente obliterato il basolato**, Frequente è, invece, il rinvenimento di basoli fuori posto, riutilizzati quasi ovunque nei giardini delle abitazioni, sui due lati della strada, inseriti nei muri di delimitazione, oppure accatastati lungo il ciglio stradale (Nn. 47). In ogni caso, nonostante i moderni lavori stradali e spesso gli avanzamenti dei confini di proprietà limitrofe al tracciato della via Appia abbiano definitivamente contribuito ad obliterare le poche parti superstiti, può preliminarmente rilevarsi come la strada moderna oscillando in larghezza tra m 4,30 e 4,10 non si discosti di molto dai 4,10 m noti per la sede carrabile di quella antica, sia nel primo tratto, attraverso la Campagna Romana fino a Bovillae, sia per quello che da Monte Cagnoletto, all'altezza di Lanuvio, attraversa il territorio di Velletri. A questo dato va poi aggiunta una serie di informazioni, variamente note, relative soprattutto allo stato di conservazione e alla distruzione di alcune parti, ma anche alle caratteristiche dimensionali e tecniche della strada. Del tratto che dal torrione della Stella raggiungeva Valle Ariccia, ancora ben conservato fino al 1763, quando Clemente XIII decise di riutilizzarne i basoli per la selciatura della strada di Castel Gandolfo, abbiamo un disegno di F. Piranesi relativo al settore antistante il cd. sepolcro degli Orazi e Curiazi, in cui la strada misura circa 7,10 m (24 piedi) tra le crepidini ed alcune fotografie degli anni Sessanta del Novecento, nelle quali sono, comunque, ancora visibili resti del basolato (Fig. 7 wav, Archivio Chigi, n. 20828 (“Pianta di un terreno a Monte Gentile richiesto a canone da Mons. D. Gius. Valdina Gioemi"): "In questa machia vi sono doi Pozzetti fatti di Travertino e si sono Ben Conservati Con Una Colonna Smolla di Peperino e a Una di dette Colonne Vi è un Segnio Supra ... e vi? un Bugo che si sente correre Assai Acqua e viene Gran Vento”. 77 Tra gli autori del Novecento che si sono interessati al percorso dell'Appia, in questo tratto, SreRPos 1966, 51.52; Toassern 1979, 272, 275, 278, 280; Quiict 1989, 70-76; Quauci 1990, 49 Fig. 11, 50 Fig. 12, 51; Quici 1990c, 49-50, 52; Esca 1997,62. 7 Cinaxuccr 1986, 7-12; Αντόνειαι 1986, 13-15; Gizzi, Ga 1990, 163-167. =” Clr. Canina 1854, "Tavola Nona della Via Appia"; Cara 1856, Tav. LXI Fig. 6. #* Sulla povertà di documentazione archeologica del tratto di via che va da Bovillae ad Ariccia, vd. Quiet 1990, 51-52. #” Per le caratteristiche della via nei due settori vd. Quucı 1990, 44-52. Cfr. anche Gri 1990, 157-162, relativamente αἱ dati emersi dallo scavo di un tratto all'altezza di via delle Capanne di Marino e di un altro a S. Maria delle Mole. % Luci 1796, 210; cfr. LereveE 1977, 87. # Piranesi 1764, Tavv. V.VI. Almeno relativamente al tratto iniziale, in corrispondenza del cd. sepolcro degli Orazi e Curiazi, è probabile che esso fosse perlopiù ormai privo della pavimentazione già nei primi decenni dell'Ottocento, come può desumersi da un disegno del Rossini (Rossini 1839, 4 e Tav. XXVI “Sepolcro degli Orazi e Curiazi in Albano"). 108

Fig. 42. Ariccia. Basolato della via Appia antica (foto F. Petrucci 1960),

Fig. 43. Ariccia. Marciapiedi lungo il lato dx. di via Appia antica (foto F. Petrucci 1960),

42) e, lungo il margine dx., per una lunghezza notevolmente maggiore rispetto ad ora, i blocchi della crepidine* e un tratto del marciapiede (Fig. 43). Ulteriori informazioni riguardano il rinvenimento di basoli, verificatosi, nella quasi totalità dei casi, nel corso di lavori stradali degli ultimi decenni del Novecento: è il caso, ad esempio, nel 1967, di quelli immediatamente scalzati e quindi riutilizzati, nel tratto all'altezza di via del Pometo*! e, nel 1977, di alcuni altri, fuori posto, lungo il ciglio orientale di via della Stella, Allo stesso modo del tratto proveniente dall'altezza del sepolcro degli Orazi e dei Curiazi, anche quello successivo in Valle Ariccia - originariamente spostato di circa 1,50 m rispetto al margine dx. dell'attuale via Appia antica - che risulta pressoché obliterato già sul finire del Settecento a causa del restringimento e dell'interramento della carreggiata provocato dai proprietari dei fondi confinanti, venne a soffrire della ricorrente pratica di rimozione del basolato Determinanti per la riscoperta del tracciato antico risultano, dapprima, nel 1862, uno scavo realizzato da L. Fortunati di fronte all'Orto di Mezzo e soprattutto, nei decenni successivi, il rinvenimento di un tratto del basolato, presso l'attuale via delle Pietre Bianche, e quindi alcune indagini sul percorso dell'Appia antica promosse da M. Salustri* (Fig. 44). Questi, infatti, realizzando alcuni sondaggi nel 1887 nel tratto compreso tra l'incrocio di via Appia antica con via della Costa e via di Valle Ariccia e l'O# Cfr. Quitici 1989, 71 Fig. 36; Leoxı 1990, 151. ^ sut, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/S, 011, RelazioneN. Degrassi del 25 marzo 1967. Una sezione dell'Appia eseguita da Lancuxi CVatLat. 13045, 221, è riprodottada: Sranros 1966, 55; Buonocore 2001, 198, “Tra i materiali, consegnati al Museo Civico di Albano, sono ricordati vari frr. marmorei, dei quali tre riferibili agli arti inferiori di una statua (sui, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/2, 002. RelazioneL. Crescenzi del 30 agosto 1977). © Cavuna 1854, “Tavola Nona della Via Appia”; Cauina 1856, Tav. LXII ("La città di Aricia e sue adiacense lungo la via Appia”). “ Ricordo, ad esempio, quella relativa al 1833, eseguita dallimpresario stradale di Albano "di contro l'orto del sign. Principe Chigi, detto il Parchetto" (ust, Camerlengato p. II, tit. IV, b. 222, fasc. 1860; cfr. Lerrvne 1977, 109) © Proprio in considerazione di una tale situazione, con la speranza di scoprirne il basolato, il Salustri proponeva di effettuare una serie di trincee di scavo, trasversali all'asse stradale (acs, Direz. Gen. AA. BB. AA., IT vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. RelazioneM. Salustri del 23 febbraio 1887). 109

Fig. 44. Saggi di scavo lungo la via Appia antica nel tratto tra l'incrocio la via di Mezzo e e quello con via della Polveriera (1887).

steriaccia**, rilevò che la strada, conservata in più punti ad una quota compresa tra i -2,10 ed i -1,25 m da quella moderna, misurava m 5,60 escluse le crepidini. Nel 1888, poi, nell'ambito dei lavori di restauro che interessarono il tracciato della via Appia antica e la sostruzione, nella zona immediatamente a nord-ovest furono eseguiti altri sondaggi che rilevarono, in più punti, a partire dal cd. Basto del Diavolo, fino a circa 140 m da esso, a quote comprese tra —0,70 e -3 m, l'esistenza del basolato*. Ancora agli inizi del Novecento, G. Lugli, perlustrando la zona, segnala nei pressi del XVI miglio, l'esistenza di un tratto di strada perfettamente conservata “con selciatura, muretti di crepidine in opera quadratae blocco intermedio in tufo per il transito dei carri e per salvagente”** (Fig. 45). Un discorso a parte, come detto, va fatto peril tratto al di sopra del viadotto che ora risulta interamente obliterato“®: è dunque necessario ricorrere, come per il viadotto stesso, alla documentazione anteriore alla sua “rovina,” a partire dalle descrizioni e dai disegni di Vespignani e Canina. In particolare secondo il Vespignani, ai cui dati si sono ispirati anche gli autori più recenti, l'ampiezza

della sede carrabile lastricata sarebbe stata di m 4,10 e di m 5,35 con i marciapiedi, per un'ampiezza complessiva, comprensiva dei parapetti, di m 8,20. Altre informazioni, in primis sul fatto che solo per brevi tratti si conservava la crepidine, mentre del tutto mancante era il basolato, sono fornite dai resoconti dei sondaggi, eseguiti nel 1892, coll'intento di conoscere in maniera più approfondita il viadotto di Colle Pardo*". Al Lanciani, poi si debbono notizie sulle caratteristiche tecnico-struttive della strada, relativamente a questo settore*', La strada che in questo tratto raggiungeva una pendenza del 496 15, venne realizzata con basoli ^*^ acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, I vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione M. Salustri del 23 dicembre 1887. ‘0 acs, Direz. Gen. AA. BB. ΑΔ, Π vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione M. Salustri del 23 febbraio 1888. ** Lucu Appunti, fasc. Via Appia IV, cart. Via Appia, "M. XVI. Tratto intero" +” Qumucı 1989, 76 fig. 38; cir. Lucini 1796, 221; Fra 1833, 10, il quale ricorda l'asportazione dei basoli compiuti dal “selciarolo Vitelli”, che nel frattempo contribuiva alla devastazione del tratto di strada a sud delle Frattocchie (Fra 1833, 6); vd. anche la testimonianza di Pio II relativa alla seconda metà del Quattrocento sull'uomo che cavava le pietre e distruggeva Ja strada frantumando i grossi sassi in piccoli pezzetti per poi costruirsi la casa a Genzano”, in corrispondenza del Viadotto su Colle Pardo (Torano 1984, 2244-2245). # 4cs, Direz. Gen. AA. BB. AA, I vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione del 18 novembre 1892. ? Lancia mss. 129/1, 12; Lancuni CVatLat. 13045, 221r. > Pendenze forti sono note nel livus Albanus (Lucu 1923, 267 e Tav. XI); nelle vie che facevano capo alle porte di accesso alla civita di Artena e che svolgono 0un ruolo più importante di allacciamento ai maggiori percorsi regionali o un servizio locale, suburbano (Ounucı 1982, 91-94, 99-100, 102-103, 152-155 e Tav. CVII), sulla via di Fantibassi, presso Civita Castellana (Quuxci 1990b, 200, 219), sulla via che raggiungeva Norba (Qunicı 19912, 149, 154). In generale sulle pendenze delle strade vd. Qunicı 1990, 22-24. 110

di basalto liscio leucitico, nonostante esso risulti

meno rispondente, rispetto a quello spugnoso, sia

alle esigenze di un traffico quale quello a trazione animale sia al dilavamento meteorico”, tanto più in un percorso con pendenza non trascurabile. Riassumendo quanto riscontrato se ne deduce che il tratto aricino della via Appia, compreso tra via della Stella a nord-est e Colle Pardo a sudovest, aveva una sede carrabile lastricata, uniformemente larga m 4,10, corrispondente a 14 piedi romani. Semmai differenze sembrano riscontrabili nella larghezza complessiva, comprensiva dei marciapiedi e, dove necessario, dei parapetti. Tra le infrastrutture e le costruzioni che caratterizzarono questo tratto della via Appia antica, oltre ai sepoleri, che si disposero sui due lati della strada, al di fuori del tratto urbano e, soprattutto la statio al XVI miglio, particolarmente celebre è il viadotto di Colle Pardo (N. 59). La morfoidrografia del territorio aricino, caratterizzata dalla presenza di modesti rilievi comunque superabiJi con lievi pendenze stradali e da corsi d'acqua di non grande portata, permise all'Appia antica di i raggiungere con percorso quasi rettilineo e senza l'ausilio di alcuna infrastruttura (ponti o cunico- ig. 45 Schizzo diG. Lugli di un tratto di via Appia, li), come, invece, ad esempio, si rese necessario nel- ip Valle Ariccia (1916). la campagna di Velletri, le pendici di Colle Pardo. Qui, invece, non fu possibile raggiungere la sommità dell'altura se non realizzando un viadotto in pendenza, tipologicamente analogo a quelli di Valle Treia e del Diavolo presso Manziana**, al ponte Sambuco sulla Salaria*" e al viadotto del muro del Peccato sulla via Flaminia?! e al Ponte S. Cono presso Volcei**. Il viadotto aricino, dovendo assicurare, nel contempo, il passaggio da una parte all'altra della vallata ed il deflusso di alcune vene d'acqua, doveva prevedere più aperture. Quella più orientale, di minori dimensioni, come presumibilmente l'altra non più visibile, all'estremità opposta, a differenza delle due centrali, maggiori, aveva un orientamento obliquo rispetto all’asse del viadotto. Rientrando essa nel tipo sussidiario al viadotto, trova confronti ad esempio, nei due chiavicotti posti nel viadotto di Valle Treia e nel ponte Mallio, a Cagli. L'interro verificatosi ^? Sulle tecniche di pavimentazione in salita vd. ad esempio, Fusriek 1960, 95-99; Lucu 1923, 267; Qunicı 1982, 58-60 relativamente al cardine superiore della Civita di Artena; Quuucı 1987, 66-72; Quuicı 1990b, 198-204 relativamente alla via di Fantibassi; Quauci 19914, 149-151; Qunucı 1992, 28-29 per la via che dalla porta Ninfina a Norba, raggiungeva, presumibilmente, la via pedemontana, la cd. Setina. Per l'utilizzo della leucotefrite trai basoli stradali esclusivamente in margine al Tevere, relativamente alla regione romana,vd. Quai, Quasi: Grou 1986, 246-247; Qumict 1989b, 473-474. # Sul sistema di cunicoli, alcuni dei quali, realizzati in relazione al passaggio della via Appia, alla fine del IV secolo a.C. vd. Quiet Gioia 1983, 112-123; Quiuci Giou 1992, 73-76; Quiuci Gioi 1997, 194-197. Più specificatamente sul cunicolo ponte al fosso di Mele vd. Quiiic 1991, 317-327, con bibliografia; QuILIci Gioi 1992, 75; Gactuzzo 1994, 73 n. 90, il quale ne fraintende l'ubicazione; Quncı Gicui 1996, 11-12; Qunicı Gio: 1997, 197; Liu cs. Per i resti di altri ponti vd. Quitici Giai: 1992, 76-77, con bibliografia (viadotti ai fossi di Civitana e delle Mole); Li cs. ιν GaLLiazzo 1994, 95-97 n. 163. ^ Βοετηιυς 1978, 123-124, datato al 100 a.C. circa; QuiLici 1989, 475-477. #7 Quucr 1993, 118-120, ^ Asumy, Fett 1921, 158-159; Bariance 1951, 86-88. ** Quuucı 1996a, 267-274, specialmente 271-272. #0 Garsuazzo 1995, 531 Fig. 186,4, 557, 3d. ^ Giizuzzo 1994, 157-160n. 322. ui

nel lato a monte, oltre a modificare il paesaggio, ha certamente contribuito dunque alla defunzionalizzazione di almeno due delle quattro aperture e all'obliterazione del muraglione su quel lato. La struttura, come hanno permesso di verificare piuttosto i restauri effettuati durante la seconda metà dell'Ottocento che non le ricerche successive, presenta almeno tre diversi interventi costruttivi. Diversi gli elementi costruttivi utili per la datazione. La parte inferiore, nella quale i blocchi si collocano nella successione di testa e di taglio, a volte con bugne, tal altre con anathyrosis, può trovare confronto, ad esempio, in un restauro delle mura di Palestrina e in un altro del tratto che va dall'acropoli al convento di S. Chiara in quelle di Ferentino, generalmente datati al I secolo inoltra10%. Tuttavia, unitamente a queste caratteristiche, la presenza degli incassi per la messa in opera coi ferrei forfices, rilevabili sui blocchi in intradosso delle due aperture maggiori, ma anche l'utilizzo nella realizzazione delle fronti di queste stesse aperture, di conci radiali che si alternano uno per alto e due per lungo, sembrerebbero indirizzare verso una datazione di questo tratto piuttosto nell'ambito del II secolo a.C.*?. Anche la presenza, in tutte e tre le aperture, di conci messi per lungo nello spessore del viadotto è indizio di antichità** Generalmente ad un primo consistente restauro, attribuito ad età augustea, è da riferire la parte centrale, immediatamente sopra le arcate. Presumibilmente è contestuale a questo intervento anche la realizzazione di un muro a ridosso della parete meridionale, con l'evidente scopo di rinforzare la base del viadotto, che inizia immediatamente ad est della apertura minore. Ad un intervento successivo - di minore entità rispetto a quello precedente, - forse legato alla costruzione dei Castra Albana in età severiana**, piuttosto che al restauro dell'Appia promosso da Massenzio”, devono attribuirsi gli ultimi quattro-sei filari con blocchi di taglio, fatta eccezione per qualcuno di testa. Funzione analoga a quella del muro realizzato lungo la parete meridionale, deve attribuirsi ai contrafforti interni, esistenti nella parte superiore, almeno lungo questo lato del viadotto. D'altra parte, la tecnica di fornire alcune strutture di denti o contrafforti interni è utilizzata in numerosi casi, non di rado nei muraglioni di contenimento stradali, con lo scopo di meglio contenere la massa della terra (più o meno umida) che premeva alle spalle: ricordo a questo proposito, sempre lungo l'Appia antica, i due tratti in opera quadrata che sostruivano la strada verso valle, presso Casale Orazi, all'estremità occidentale del territorio di Velletri ed in altri contesti, il viadotto di Guardapasso, lungo la via ostiense e in una via lungo l'Aniene presso Ponte Mammolo. In relazione con la strada deve intendersi la cisterna in opera cementizia che si trova a poca di. stanza dal margine dx., appena superata la sommità del viadotto (N. 64). D'altra parte la presenza di una conserva d'acqua per consentire l'abbeverata e presumibilmente di una piazzola perla sosta non

= Qunicı 1989a, 59-60; Qunicı, Qunicı Οἴου 1995, 177-178, 233. = Lucti 1957, I, 199, riferisce la struttura al IL secolo a.C., rilevando l'esistenza di tre diverse disposizioni dei blocchi; così anche Quiuici 1992, 31, Gazzora 1963, 17, lo data al IT secolo con “sostanziali restauri compiuti in età augustea”. Sulla tecnica edilizia per diatoni ed ortostati e l'uso dei ferri forfices, vd. Lucus 1957, I, 178-181, 227-228; Apa 1990, 52-53, 117418. © L'impiego di blocchi di lunghezze considerevoli per la realizzazione delle volte, trova confronti, ad esempio, con la Porta Stupa, a Ferentino (Quncı, Qunicı Giai 1995, 184-185, 188 Fig. 36) = Analoga funzione dovevano avere i contrafforti lungo i viadotti della via Flaminia, in località Pieve Fanonica di Foligno e in località le Spugne di Nocera Umbra (Βονομι Ponzi 1993, 157-160 con bibliografia; ci. anche Gattuzzo 1995, 149 per il viadotto di Pieve Fanonica) di Pontericciol il ponte del Diavolo lungo la via Salaria, oltre Nerola (Quiuici 1993, 98-100; Qu icr 1994a, 119-130) e lo sostruzioni contraffortate della stessa via, nella valle del Tronto (Cor 1982, 116-117, 166-171) e. quelli, ricordati da Lucia 1957, I, 188, di singoli blocchi disposti ortogonalmente per lungo, nel tratto della via Appia, alla discesa del Castello di S. Gennaro (Qunicı 1990, 51 Fig. 13,21 (sezione)-52) © Garuuzzo 1994, 54, parla genericamente di “un più tardo probabile restauro" αν Fronssco 1925, 27. © Si tratta del settore, del quale Escit 1988, 16 Tav 2a,4, 21; Esch 1997, 9-10 Fig.11a, 12, ricorda la pavimentazione e il muro di contenimento lungo il lato meridionale. Per quanto riguarda la sostruzione sul lato opposto, Esch vide soltanto il muro realizzato in epoca moderna con frr. di basoli stradali, a secco, a circa 3 m più all'interno rispetto a quello antico, obli terato interamente dalla vegetazione. # Sul viadotto, tra PXI eil XII miglio della via Ostiensis vd. PELLEGRINO 1996, 81-83; Quiici 1996, 72, 76. = Quai, Qunsci Gioi 1992, 369-370 nota 1156 e Tav. CLXVIL. 112

Fig. 46. Ariccia. Parco Chigi: ipotesi di ricostruzione del monumento di Ti. Latinius Pandusa.

di rado è segnalata lungo i tracciati stradali ed in particolare nelle vicinanze di tratti superabili con una certa fatica Tra le strutture esistenti lungo la via Appia, prima di raggiungere il celebre viadotto, in corrispondenza della moderna strada delle Pietre bianche, è nota la presenza di un grande arco, fatto costruire, come ricorda l'iscrizione CIL XIV, 2166 visibile verosimilmente sulla fronte interna, dal Tiberius Latinius Pandusa, ricordato da Tacito come propretore della Mesia nel 19 d.C.**, presumibilmente nei primi decenni del I secolo a.C., nell'ambito della sua attività di quatzuorvir viarum curandarum (N. 128). È dunque probabile, come generalmente sostenuto, che, proprio per la sua localizzazione in vicinanza del viadotto, questo monumento fosse stato realizzato in occasione di un suo restauro, forse quello stesso, a blocchi perlopiù di taglio, ancora osservabile, al di sopra della struttura originaria.

Non conosciamo la forma originaria di questo monumento, del quale, tuttavia, una ricostruzione ipotetica è possibile osservare all'interno del Parco Chigi (Fig. 46). Nonostante la presenza di

blocchi lungo i bordi dell'Appia antica, nel tratto compreso tra la cd. Osteriaccia e i sepolcri in opera laterizia ad est del torrione Chigi, in parte riutilizzati come soglie nella chiesa della Collegiata, sia ricordata già da Lucidi“®, tuttavia, spetta a R. Lanciani il merito di aver rilevato, tra il 1882 e il 1883, i materiali riferibili al monumento per un totale di trentasette pezzi grandi più alcune colonne", Delle scoperte rimangono oltre alle relazioni pubblicate nelle Notizie degli Scavi, gli appunti manoscritti con i disegni dei vari pezzi (Figg. 47-48) e la ricostruzione proposta. Successivamente, a parte la segnalazione di Lugli nel 1920*5, non se ne ha più alcuna notizia fino al 1955, quando in seguito al ^ Ricordo, ad esempio, il caso del tratto della via Appia attraverso la gola di Itri, dove sono segnalate addirittura cinque piazzole di sosta, di cui una fornita anche di una cisterna (Quici 1999, 59-88). © Tac. ann. 11,66 (ed. WuntevwTER 1974, 125). *» Luci 1796, 220. © Lanciani 1882, 434; Lixcui 1883, 173-174; cfr, anche Lancanı mss. 85/2, 5; Laxcuni CVatLar, 13045, 198r-198v. τὸ Luous Appunti, fasc. Via Appia IV, cart. Via Appia: "M. XVI. Iscrizione”, specialmente "Sepolcro rotondo” nel quale ricorda l'esistenza di "1 colonna di cipollino, mancante degli estremi (lunga m. 4,15); un blocco tagliato triangolarm. con let tere e con un leggero incavo rotondo; una specie di soglia”, che riferiva ipoteticamente al rivestimento del cd. torrione Chigi. 113

Fig. 47. Ariccia. Schizzi di R. Lanciani dei frr. architettonici riferibili al monumento di Ti. Latinius Pandusa (1883) (foto BAV).

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MEDIE Fig. 48. Ariccia. Schizzi di R. Lanciani dei frr. architettonici riferibili al monumento di Ti. Latinius Pandusa (1883) (foto BAV).

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loro rinvenimento, la Soprintendenza archeologica autorizzò il riutilizzo di una colonna e di tre blocchi**. Tuttavia è solo nel 1995 che, lavori di pulizia intrapresi dal Comune al tratto di stradone di Valle Ariccia dismesso nel 1976 rilevarono nuovamente l'esistenza di 14 blocchi*". Dalla via Appia dovevano dipartirsi altre strade, note essenzialmente attraverso vecchie notizie

e delle quali attualmente non sembra conservarsi traccia sul terreno. Alcune, la maggior parte, permettevano il collegamento con edifici privati. È il caso, ad esempio, delle due che si dipartivano dal lato sx. della via Appia antica: la prima all'altezza circa dell'inizio della salita del viadotto**, raggiungeva presumibilmente le grandiose strutture che occupavano gran parte dell'altura di Galloro, costeggiando le pendici sud-occidentali, dove nel 1760 se ne conservava, secondo la testimonianza di E. Lucidi, ancora in ottimo stato un tratto di circa 67 m.**; l'altra quasi a metà del viadotto, all'altezza del sepolcro in opera quadrata con basamento dorico, ricordato dal Salustri**, saliva verso nordest. Altre, invece, per le quali risultano ancora fondamentali le ricerche del Lugli e quelle più recenti del De Rossi e del Tortorici, distaccandosi dal lato dx. della strada, raggiungevano la via Anziate e talora quella per Satrico, costituendo assi di maggior collegamento. Due sono ricordate all'altezza del XV miglio, in corrispondenza dell'area occupata dai Castra. Albana: quella più settentrionale, con tracciato in gran parte coincidente con la moderna via del Cordaro, raggiungeva la via Anziate ad est del toponimo Tenutella; l'altra, coincidente con viale N. Massi, raggiungeva la località Crocefisso e poi, coincidente con la via Prelatura Doria, costeggiava il lato occidentale del cratere di Valle Ariccia fino al moderno bivio a nord del toponimo Ruffelli: da qui, piegando verso ovest, con un tratto che coincide con la moderna strada, andava ad allacciarsi alla via Anziate, a nord-est di Prelatura Doria.

Un'altra strada, staccandosi alla fine di via della Stella, con percorso rettilineo nord-est/sudovest, raggiungeva la località Crocefisso, dove incontrava una delle vie ricordate che si dipartivano dal XV miglio della via Appia. Da questo punto con percorso nord-est/sud-ovest, ricalcato dalla moderna strada, raggiungeva la via Anziate. L'importanza dello “snodo” viario del Crocefisso mi sembra trovi conferma nell'esistenza di almeno un'altra strada che, dapprima con un tratto nord-est! sud-ovest e poi con un altro est-ovest, raggiungeva la via Anziate a sud di Casale Negroni“ e quindi, proseguendo verso sud-ovest tra i fossi di Cancelleria e valle Caia, quella per Satrico, all'altezza della tenuta Massimetta‘“. Nel settore più prossimo alla città di Ariccia, lungo il lato occidentale delle mura più esterne, circa m 40 ad est dai resti dell'edificio termale (N. 49) e a m 75 circa dalle absidi in opera reticolata (N. 10), il Florescu segnala l'ingresso in città di una strada proveniente dalla campagna, la quale doveva raggiungere, con percorso rettilineo, la via Appia antica. Della “fila di blocchi di peperino” riferibili alla crepidine, che il Florescu osservò lungo il margine dx. della strada, coincidente quasi per © Segnalazione della scopertain sa, Archivio pratiche, Ariccia I, 004. Relazione F. Nicolay del 17 marzo 1955. Autorizzazione al reimpiego del materiale antico nel monumento a G. Mazzini in sar, Archivio pratiche, Ariccia I, 004. Relazione R. Bartoccini del 6 marzo 1955. ὧν Notizia del rinvenimento, presumibilmente verificatosi già nel 1985 nel corso di lavori di scavo per la sostituzione di una condotta idrica (sat, Archivio pratiche, Ariccia II, 001. Relazione G. Ghini dell'11 ottobre 1985), è in Perauccı 1995, 25; cfr. anche Lernvae 1996, 10-20; sat, Archivio pratiche, Ariccia Il, 001. Relazione E. Cianfanelli del 30 ottobre 1995. »* Cana 1854, 106, X e "Tavola Nona della Via Appia”: Sawusmi 1895, 83; FLogescu 1925, 55. ^» Lucio 1796, 101, ricordato da Lusciani CVatLar. 13045, 200r; Caxına 1854, 107, X. wo Satusrai 1895, 83; 465, Direz. Gen. AA.BB.AA, Il vers. [serie b. 251, fasc. 4359. Relazione M. Salustri del 16 dicem. bre 1894. ^^ Una segnalazione del 1956, conservata negli archivi della su, ricorda “ai margini di una strada che dalla via Nettunense conduce ad una proprietà", a circa m - 0,70 dal piano di campagna, l'esistenza di un breve tratto di strada basolata e, nelle vicinanze, di numerosi basoli rimossi, oltre ad altro materiale archeologico, tra cui cinque frr. di tronchi di colonne in peperino (diam. m 0,50; alt. max. m 0,40) (su. Ari/2, 003. Relazione F. Nicola dell gennaio 1956) "= Perla ricostruzione del tratto che, partendo dalla via per Satrico raggiungeva la via Anziate all'altezza di Casale Negroni, vd. DE Rossi 1970, 17-18. 115

intero con la moderna via delle Vignole, fatta eccezione per il tratto iniziale, non ho trovato traccia*, mentre si conservano, variamente riutilizzati, alcuni basoli** Come sembra suggerire anche la presenza di una tomba ricavata nella parete, quasi all'estremità settentrionale del fronte (N. 44), presumibilmente deve riferirsi ad una strada la “tagliata” che tuttora si vede a circa m 40 dal ciglio occidentale di via della Croce, nel tratto che raggiunge la via Appia antica all'altezza di via di Mezzo (N. 45). Essa, partendo dalla via Appia antica, a circa m 90 a nord-ovest dell'incrocio con via di Mezzo, proseguiva con tracciato rettilinco fin all'altezza della curva di via del Pometo. Quindi, seguendo le caratteristiche morfologiche del sito, doveva attraversare la sella naturale superata ora dal grande viadotto di Pio IX** Delle strade che il Lucidi ricorda ancora esistenti ai suoi tempi in Valle Ariccia**, mancano altre indicazioni negli scrittori successivi e, comunque, attualmente non si conservano resti. Scarse anche le notizie d'archivio, ma tuttavia sufficienti per conoscere il percorso di almeno due di esse. Meglio noto il percorso, basolato e fiancheggiato da crepidini in massi parallelepipedi di peperino, che doveva staccarsi lungo il lato sud-occidentale dell'Appia antica, prima del torrione Chigi, all'altezza del luogo presso il quale si rinvennero i frr. marmorei riferibili al monumento di Latinius Pandusa**, dunque in correlazione con il clivus albanus e dirigersi, una volta attraversata Valle Ariccia, con un ramo verso Ardea e con un altro verso Anzio“, A questa strada, che costeggiava prima il lato orientale della torre della Palombara, poi, tenendosi a sx. della moderna via di Valle Ariccia, i resti di un altro sepolcro (N. 69), raggiungeva l'Appia di Pio IX a nord-ovest del XVII miglio e da qui si dirigeva verso sud-ovest con un tratto "profond. (amente) incassato”, ricordato dal Lanciani**, per collegarsi, infine alla via Anziate*®, dovrebbero riferirsi i basoli ammonticchiati lungo il margine settentrionale di via della Polveriera (N. 82). Informazioni sulla viabilità nel settore a nord di Ariccia, sono fornite oltre che da Lugli dalle ricerche più recenti di L. Quilici e St. Quilici Gigli. La strada di gran lunga più importante era il clivus albanus. Nei boschi sull'altura di Monte Gentile, nonostante le rimozioni di ampi tratti del basolato e le distruzione di alcune parti nei lavori di costruzione di nuovi edifici, a partire dagli anni settanta del Novecento", si conservano ancora ampi tratti del clivus albanus (Nn. 76, 78), che, provenendo dalla sommità di monte Cavo**, raggiunge Ariccia all'altezza delle mura ad aggere, quindi prosegue con il medesimo orientamento nord-est/sud-ovest, ricalcato le attuali via delle Cerquette, via del Corso, ed infine via della Costa. Il basolato superstite, sul quale sono due segni relativi al passaggio dei carri, misura da 2,54 a 2,62 in larghezza, da crepidine a crepidine. ^ Frosscu 1925, 17-18. + Diversi sono stati riutilizzati nel muraglione di contenimento moderno lungo il margine sx., mentre pochi altri sono ‘ai margini del terreno agricolo, sempre lungo il lato occidentale, in corrispondenza della fine della strada. Il proprietario del terreno sul lato opposto della strada, mi ha assicurato che, scassando il terreno, una ventina di anni fa, ha scoperto un sarco{ago in peperino, che successivamente andò distrutto. τὸ Fionssco 1925, 27. δα Lucmi 1796, 52, ricorda come in ©. Valle Ariccia... si vedono ancora molte strade a simiglianza dell'Appia"; cfr. Laxcusimss, 85/2, 11 “τ Sacosm 1889, 20; 4cs, Direz. Gen. AA.BB.AA,, Il vers. I serie, b. 251, fasc, 4357. Relazione M. Salustri del 14 ottobre 1888, nella quale viene ricordato come la strada fosse stata immediatamente distrutta dopo la scoperta; cfr. SrEVENSON CVaHat. 13046, 123r. ** Lucii 1923, 220; Fuonzscu 1925, 20. + Lancia CVatLat. 13045, 250v. «© DE Rossi 1970, 17.18 ^^ Tra i darineggiamenti, ricordo quelli del 1463 (Marreı 1711, 18)ed un altro verificatosi nel 1880, al tratto a nord di quello conservato all'interno della proprietà Divin Maestro (N. 78), con rimozionee riutilizzo dei basoll (acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers. Il parte, b. 426, fasc. 4714. RelazioneG. Fiorelli del 1 marzo 1880). Restauri furono realizzati nella seconda metà dl Seicento per ordinei Alessandro VIT (Puzz 1703, 286; Fax 1820, 9; inca 1671, 38, Marra 171, 19, Cs 1764, 246) *9* Per il percorso vd. Luoti 1923, 263-271; Towasserri 1979, 511-512; cfr. Hotsrenivs 1666, 180-181 (Pag. 911. lin. 37); exor 1750, 286; Casio 1764, 231, che ne ricorda l'esistenza in una nota di beni spettanti alla chiesa di S. Maria in Palazzolo; Νίκην 1819, 126-127; Lucian mss. 85/2, 19-20; Lanciani CVarLar. 13046, 146, ricordato da Prosvanı Varexrı 1996, 89; Asitsy 1910, 395-397; Astusv 1927, 195-196; TomussErti 1979, 198. 116

Presumibilmente in qualche relazione con questa strada, considerata la loro prossimità topografica, devono intendersi le "pestarole" individuate a Monte Gentile (Nn. 77-81)**. Si tratta di due esemplari appartenenti ad un genere di impianti, segnalati soprattutto in Etruria e nella contigua regione a sud del Tevere““, per i quali, come noto, vengono proposte varie destinazioni e datazioni oscillanti tra l'età antica e quella medievale. Nel caso specifico, considerando la loro ubicazione all'interno di boschi di castagni e come le foglie di questa essenza attraverso il sistema della macerazione e del pestaggio, spesso siano state utilizzate per l'estrazione del tannino, mi sembra possibile che esse siano servite proprio per la produzione di un elemento essenziale per la concia del cuoiame, ll clivus albanus, lungo il suo percorso veniva ad incrociare altre strade: è il caso, ad esempio, di quella che, provenendo dal lato settentrionale dei Castra Albana, raggiungeva la cd. via della Faiola in corrispondenza di Fontan Tempesta, dopo aver intersecato il clivus presso le Quattro Strade. Infine un'altra strada, partendo dal lato sx. dell'Appia, prima costeggiava le pendici sud-orientali di Colle Pardo e poi quelle di monte Gentile, andandosi a collegare alla via proveniente dai Castra Albana, prima che essa raggiungesse la via della Faiola. Una grande importanza riveste la cd. via della Faiola, dal momento che permetteva il collegamento con i centri a nord e a est‘*.

Età imperiale

A partire dal I e almeno fino al III secolo d.C., attraverso l'impiego massiccio dell'opera laterizia, in coincidenza con la realizzazione delle strutture nell'Orto di Mezzo, anche nel territorio si registra ‘una serie di interventi di varia entità, dal semplice restauro alla costruzione ex-novo (Fig. 49). Dell'incremento costruttivo che dovette realizzarsi in questo ambito cronologico, indizi provengono dal rinvenimento di bolli su tegola e laterizi, pur non essendo sempre possibile individuarne con precisione il luogo di provenienza: basti pensare a quelli pubblicati in CIL XIV ed in gran parte desunti dal Lucidi^*, a quelli ricordati dal Lanciani“” e dallo Stevenson**, a quelli infine, variamente noti Per le villae, a quanto mi risulta, non è nota l'esistenza di nuovi impianti, mentre in un uni co caso risulta documentato un intervento, anche se radicale, a strutture già esistenti: si tratta di quello ai resti riferiti alla cd. villa di Vitellio, lungo il margine sud-orientale di via delle Cerquette. + Quncı 1988, 41-65; Quiuici 1994b, 183-193 e Tavv. LV Γι. ^ Altre ne sono segnalate, limitatamente all'Italia, in Umbria (Ciuenuci 1989, 741), in Puglia (QumICI 1994b, 187 nota 10), in Calabria (Quuicı 1986-88, 106-109 nota9, 114-115; Quict 1994b, 187-188; Qunucı 1992a, 117-129), in Sicilia e soprattutto in Sardegna (Quiuici 1988, 54-56) 5 Su tale lavorazione vd. De Caro 1991, 250-253. e Tav. XI ΕἼ. Questa via una volta raggiunta la località la Guardianona, a nord est di Monte Gentile, *» Luots 1923, 272 di colle superava Mezzaposta, quindi deviando verso nord rasentava Pantanaccio, costeggiando le pendici nordoccidentali dell'Acero. Qui, doveva biforcarsi in almeno quattro strade delle quali, la più meridionale cra quella che dirigendosi verso il Monte Peschio, raggiungeva il Maschio d'Ariano, e poi Colle Favo. Da qui, piegando nuovamente verso nord, prima lambiva Je pendici settentrionali del colle della Carmignana ed infine la valle Ontanese, dove andava a rincongiungersi, attraverso un. breve diverticolo, alla via Latina (Qui, Quirict Gict1 1994, Tav. I £t) ‘ Sulla periodizzazione dell'opera laterizia e la sua utilizzazione a partire dall'età augustea vd. Lucus 1957, I, 529-541, 583-621. Analogamente riferisce all'età augustea i primi monumenti realizzati a Roma in questa tecnica, BLuxe 1947, 282.298, specialmente 295. Contra Connrt11 2000, 87-92, il quale ne anticipa gli inizi ad età repubblicana. ‘et ci XIV, 4090, 43, da Lucw: 1796, 213 (O. Lepidi Hernia), rinvenuta "prope Ariciam ... in vinea Stazi”; cn. XIV, 4090, 51a. da Lucm 1796, 219 (C. Nae), rinvenuta ad Ariccia; ci. XIV, 4090, 56b da Luemi 1796, 213 (C. Nae); ci, 4090, 66a (M. Tuki) * Lascia 13045, 170v. (Sulp. Pop. Eun). «a Srevixsox CVatLat. 10559, 125 (C.Naevi) dall'Appia antica all'altezza del viadotto. ^^ Ad esempio, vd. FLorsscu 1925, 51 (N. Sul. e A. Comleli. Clo.{d.p.d.]P.F.Lu) dal cd. torrione Chigi; LerewnE 1977, 28 nota 33 e Monvoxo Torni 1982-83, 99 (Op dol ex pr dom Aug N Figlinas C NIANAS) dal "quarto detto il tesoro, sulla strada del Crocefisso che da sotto la Stella segue il bordo di Vallericcia'; Humar 1977, 63 (Rim); Cunauccı 2000, 183 (CNAEVIPMΠῚ dalla villa in loc. Prelatura Doria; Huma 1977, 63: (CNA) dall'area del castello di Malaffitto o (CNAE) secondo Cmanvecı 2000, 91 nota 13. 117

Fig. 49. Restituzione storic 0 topografica del territorio in età imperiale. 118

Qui, infatti, da quanto sembra desumersi dal rilievo, la nuova fase comporta significative modificazioni planimetriche rispetto all'impianto originario in opera reticolata, con la costruzione, sul lato sud-orientale del corpo maggiormente conservato in altezza, di un'abside decorata da due nicchie Forse un restauro, documentato esclusivamente da un bollo su bipedale delle figlianae Novae invece, deve supporsi aver interessato, tra il 141 e il 217 d.C.*, le strutture a Grottalupara, da cui provengono, tra l'altro, anche un fondo di patera e uno di coppa a vernice nera bollate da L. Octavius Salutaris e da Alfius, rispettivamente tra il tardo I-prima metà del II secolo d.C. e il 15 d.C. Probabilmente ad una villa, da ubicarsi nell'area compresa tra largo S. G. Emiliani, via Prelatura Doria e via dei Cipressetti (N. 43), devono riferirsi il materiale architettonico ed alcune tegole bollate tra cui una delle officine imperiali delle Oceanae Maiores ed un'altra delle Domitianae Veteres, dell'epoca di Marco Aurelio ed attestate anche al vicino tempio di Diana, a Nemi**. Diversa è la situazione riscontrabile lungo i lati della via Appia e nelle sue immediate vicinanze, dove vengono costruiti numerosi sepolcri e si procede a vere e proprie ristrutturazioni su monumenti già esistenti. È il caso, quest'ultimo, del cd. tempio di Esculapio, lungo il lato sx. di via della Stella, che proprio durante il Il secolo d.C. viene interessato da una monumentalizzazione del fronte con la realizzazione di una fodera in opera laterizia, scandita dalla presenza di una serie di nicchie a pianta rettangolare in due ordini sovrapposti (N. 35). Di questa restano anche poche tracce della decorazione, a stucco, di colore bianco, all'interno delle nicchie inferiori e in corrispondenza degli angoli dell'ordine di nicchie a pianta rettangolare, dell'ordine superiore. Ma, come accennato in precedenza, è, forse, soprattutto il moltiplicarsi di tombe, che contribuisce ad illustrare meglio il floruit che interessa la strada in questo periodo. Una, a pianta quadrata, a due piani, successivamente riadattata a casalino, è visibile, ad una ventina di metri dal margine sx. della strada (N. 39). La presenza di due ambienti sovrapposti (quello inferiore, con arcosoli interni, quello superiore presumibilmente con funzione cultuale, accessibili da due diverse entrate) e, soprattutto, la tecnica laterizia, forse con pilastrini esterni modanati, qualora sia riferibile a questa costruzione il fr. di muratura visibile a poca distanza da esso (N. 40), permettono di inserirlo in una ben nota categoria di monumenti sepolcrali* fra i quali ricordo, a titolo esemplificativo, il mausoleo, all'11 km della via Appia Nuova“ Un altro gruppo di tombe si trova lungo il margine dx. della via, appena superata la rotonda moderna, al centro della quale si trova il cd. Basto del Diavolo? (Fig. 50). Procedendo in direzione di Colle Pardo s'incontra all'inizio il cd. torrione Chigi, una tomba a pianta rotonda in opera laterizia (N. 55). Immediatamente dopo, lungo lo stesso lato, a breve distanza l'una dall'altra, sono i resti di altre due tombe. Entrambe hanno pianta quadrangolare, con copertura a crociera e stretti avancorpi voltati sul fronte prospiciente l'Appia (Nn. 56-57). Dal punto di vista della tecnica costruttiva utilizzata, almeno relativamente alla prima fase, sia il cd. torrione Chigi che gli altri due, ad est dile questo, si presentano simili, permettendo una datazione al II secolo d.C.**. Per quanto riguarda caratteristiche planimetriche, analogie con il cd. torrione Chigi, considerando come dell’attuale altezza solo una parte sia riferibile alla costruzione antica, sono riscontrabili con altri sepolcri della via Appia, come, ad esempio, quello presso la Vaccheria nuova, lungo la via S. Cesareo-Mugilla* e, pur non avendo né la loro articolazione né la loro monumentalità, il mausoleo di Gallieno, nel terri^ τεῖνον 1974-75, 40, 110. es Srenay 1974-75, 39, 110 (Domitianae Veteres); 6971, 111 (Oceanae Maiores). ^ Giani 1993, 285. ^ Lucii 1957, I, 578, 608. « DE Rossi 1967, 16 n.2, 17 Fig. 2, 18 Fig. 3, 19 Figg. 4-5, 20 Figg.6-9. 7^ Significativamente il terreno nel quali si trovano questi monumenti viene comunemente chiamate 'orto dei Torrioi" ancora nella seconda metà del Settecento (ad esempio, vd. sav, Archivio Chigi n. 21088). "^^ Una conferma è foraita da FLonsscu 1925, 50-51, il quale ricorda di aver trovato alcuni bolli laterizi del 123 d.C. ^^ Dz Ross: 1967, 49 Fig. 92, 52 n. 36. 119

220 Fig. 50. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani delle strutture lungo la via Appia, tra il cd. “Basto del Diavolo” e l'inizio del viadotto su colle Pardo (1891) (foto BAV).

torio di Bovillae*", il cd. tempio di Portuno lungo la via Portuense*" e quello cd. dei Gordiani, al IV miglio della via Prenestina. Alla base della lingua rocciosa che costeggia ancora il lato sud-occidentale della via Appia antica, quasi sul finire del viadotto di Colle Pardo, oltre alla tomba in opera quadrata, M. Salustri, nel corso degli scavi degli ultimi anni del Novecento, osservò “un rudere in muratura di forma circolare con paramento ... in mattoni, avente tre nicchie nella parete cilindrica e la copertura a calotta semisferica”, forse una tomba (N. 129). Presumibilmente al III sec. d.C. devono riferirsi i sarcofagi in peperino con coperchi “a baule” (N. 40); del tipo di quelli noti dalla necropoli della seconda legione partica*", visibili nella scarpata poco a sud-est del sepolcro in laterizio (N. 39). Ampiamente documentata anche l'opera listata mista di tufelli e mattoni, sia attraverso interventi di vario tipo, sia con costruzioni ex-novo, la quale, in base alle caratteristiche dei materiali impiegati e alla loro disposizione, oscilla tra I e IV secolo d.C.

Presentano importanti interventi in questa

tecnica sia i resti ricordati da Lugli sulla dorsale ovest di Valle Ariccia, in vocabolo Prelatura Doria * (N. 120), sia quelli in località Acqua Leggera (N. 67), dove viene completamente rifoderato l'originario fronte in opera reticolata, presumibilmente senza stravolgimenti planimetrici sia, soprattutto, quelli riferiti alla cd. villa di Vitellio. In questo caso, infatti, a differenza delle strutture dell'Acqua Leggera, sulla cui realizzazione non è improbabile abbiano influito motivi contingenti come, ad esempio, la necessità di rinforzare il fronte sostruttivo, è documentato un intervento più articolato. Presumibilmente nello stesso periodo vengono restaurati, senza tuttavia apportare modifiche planimetriche di rilievo alle piante originarie, parti forse danneggiate dei due sepolcri a pianta quadrangolare, ad est del cd. torrione Chigi. Diverso invece il discorso per il cd. torrione Chigi, dove, presumibilmente in età tardo-antica vennero aggiunte nuove strutture in opera mista di tufelli c laterizi, alle quali se ne unirono delle altre, all'inizio dell'età medievale, in laterizi e cubilia reimpiegati, posti in opera a file parallele. Osservando la distribuzione di questi interventi si rileva come essi si concentrino lungo la via Appia o nelle sue vicinanze, circostanza questa che potrebbe indicare la loro realizzazione nell'ambito del restauro della via eseguito da Massenzio e noto attraverso il miliario rinvenuto dal Lanciani nel 1891 Manca per questo periodo qualsiasi tipo di documentazione archeologica per l'area di Valle Ariccia: tuttavia la notizia sull'esistenza di numerose proprietà, possedute dai monasteri romani di S. Ciriaco e via Lata, le quali ancora nel VI secolo d.C. venivano coltivate in parte a vigneto ed in par0° DE Rossi 1979, 246-250n. 219. ? Luana 1957, II Tav. CLXXXII, 2. * Loci 1957, IL Tav. CLXXXIV, 2. ? Torrosıcı 1975, 135-157 n. 30; Mopvexo Torni 1986, 37-38; Μουύονο Tomnt 1987, 51-64. Mopucxo Tori 1981, 59, ipotizza che l'area di necropoli della II Legio Parthica, che aveva il suo nucleo centrale nella zona della Selvotta, potesse estendersi, in alcuni punti fino ai ati della via Appia antica. © Luci: 1957, I, 643-655. © Luc 1921, 263-264, specialmente 264 Fig. 1 120

te ad orto, sembrerebbe indicare continuità nell'utilizzo, almeno parziale dell'emissario, che invece sappiamo ormai abbandonato nel X secolo con la presenza di numerose zone acquitrinose e dunque malsane. Età medievale

Durante l'età post antica, una volta abbandonati gli impianti residenziali, fatta eccezione per una parte della cd. villa di Vitellio, comunque interessata da un cambiamento d'uso, nel territorio si registra la realizzazione di alcune nuove strutture, perlopiù di carattere religioso e militare. In relazione a questo nuovo processo di occupazione del territorio va interpretata la viabilità di questo periodo. Accanto all'Appia antica, che rimase in uso, almeno fino a Cisterna, fino al XIII secolo, continua a svolgere la sua funzione, almeno relativamente al tratto urbano, nonostante i caratteristici avanzamenti degli edifici ne abbiano ridotto la larghezza originaria, l'antico clivus albanus. Allo stesso modo viene incrementata l'importanza di tracciati che si dipartono dall'Appia antica, come

nel caso di quello che da Genzano andava verso l'Algido, passando sotto il Maschio di Lariano. Nel corso della seconda metà del XIII secolo, in relazione alla costruzione di castelli a Castel de' Paoli,

Marino e Malaffitto, e alla crescente importanza raggiunta da Velletri, viene aperto un nuovo itine-

rario*" (Fig. 51).

Per quanto riguarda la tecnica costruttiva sembra generalizzato l'utilizzo dell'opera a blocchetti

parallelepipedi di peperino", della quale rimangono edifici tipologicamente e funzionalmente diversi, come dimostrano i resti del castello di Malaffitto, con i torrioni provvisti di angolate a blocchi (N. 73), quelli della chiesa di S. Rocco, all'interno del parco Chigi*® (N. 130), e quelli, infine, di incerta in-

terpretazione, lungo il lato dx. di via Appia antica, a circa m 100 dall'incrocio con via della Stella (N.

38). Questa tecnica, che generalmente viene riferita ad un ambito cronologico compreso tra il XII e il

XIV secolo**!, è ampiamente attestata, rimanendo alla provincia di Roma, in numerose costruzioni, so-

prattutto torri e castelli: basti pensare, tra gli altri, al Castel di Greppe lungo la via palombarese, alla torre al casale di S. Antonio e alla torraccia di Monte Gentile, lungo la via Nomentana®, alla torre all'Acqua Raminga, sulla via Prenestina* e al Castel Campanile, sulla via Aurelia. Differenze sono ri-

scontrabili nella forma dei blocchetti e nella presenza accanto ad essi di materiale di risulta, come mattoni, scaglie di selce, marmo e travertino. Confronti più stringenti relativamente al castello di Malaffitto, in muratura a tufelli ma con torri in blocchi squadrati, mi sembrano esistere, ad esempio, con il recinto di Castel Borghetto, sulla via Latina, datato al XIV secolo. Tuttavia il rinvenimento, nel nucleo cementizio delle murature del castello di Malaffitto, di alcuni frr. di ceramica del tipo laziale, riferibili al XIII sec. d.C., permette di avere un utile terminus ante quem per la sua datazione. Accanto ai tufelli, è presente, anche l'opera listata, con mattoni evidentemente riutilizzati: si tratta della chiesa di S. Valerio, della quale rimangono pochi resti lungo il lato dx. di via della Croce, a circa 40 m dalla via Appia antica (N. 46) e delle struttre addossate al cd. torrione Chigi, che riutiliz©» Touasserri 1879, 150. 7 Sulla viabilità medievale vd. Coste 1990, 127-137, con bibliografia. ©" Espostro 1997, 88-91 per la conformazione, ἢ taglio e la messa in opera dei blocchetti, 156-162 sulle qualità dimensionali dei blocchetti. © Espostro 1997, 108-111. ^» Ricorda l'esistenza di questa struttura, fornita di fori pontai rettangolari, Esrosto 1997, 118 Fig. 26. ^ Da Rossi 1969, 14-15. * DE Ross: 1969, 124-125n. 254. ^ DE Ross: 1969, 120-122 nn. 242, 245, #4 De Rossi 1969, 145-146n. 305 καὶ DE Ross: 1969, 83 n. 154. = DE Ross: 1969, 162-163n. 340. 121

Fig. 51. Ariccia. Restituzione storico topografica del territorio in età medievale. 122

zano in alcune parti anche cubilia. In opera laterizia è poi, la chiesa di S. Maria in Petroli impiantata forse nel XIII secolo, sui resti della cd. torre della Palombara‘”. Infine, è probabile che possa identificarsi nei resti delle murature adiacenti all'aula absidata riferita generalmente alla cd. villa di Vitellio (N. 71, b, ambiente B) e realizzate con cubilia di reimpiego messi in opera a file parallele, l'ecclesiam S. Ceciliae ricordata nei documenti di archivio a partire dal X secolo d.C.**.

«© Lancuw miss. 85/1 7. * Lucıpı 1796, 405, ricordato da Lerzvar 1996, 164 nota 2; Lanciani mss. 85/1, 6. 123

LA DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA 1. Via Laziale: mura.

Lavori di consolidamento intrapresi nel 1986 alle fondamenta dell'edificio scolastico "S. Giuseppe”, lungo via Laziale, hanno rivelato l'esistenza di un tratto delle mura‘ (Fig. 52, 1). Sono visibili per una lunghezza max. di m 18 circa ed un'altezza di m 3,50 circa, mentre non è possibile al momento misurare il loro spessore, in quanto inglobato nell'edificio moderno (Fig. 53). Sono costruite in opera quadrata isodoma con blocchi parallelepipedi di peperino grigio molto compatto‘. I blocchi, tagliati in maniera molto accurata e lisciati sulla fronte, presentano dimensioni variabili tra 0,50 e 1,50 m. ca in lunghezza, mentre misurano sempre m 0,61 in altezza. Buono il loro stato di conservazione. 2. Via Vittoria: mura

Un breve tratto delle mura che chiudevano la città lungo il lato meridionale, si conserva nella parte inferiore della fronte meridionale di un edificio moderno, compreso tra via Vittoria e la scalinata omonima (Fig. 52, 2). La struttura antica, in parte obliterata da recenti lavori di ammodernamento, che ne hanno accresciuto la rovina, al momento risulta visibile per una lunghezza di m. 2,50 ed un'altezza di circa m 1,25, che ai tempi del Florescu erano, rispettivamente, di 11 e 2,50 m^ (Fig. 54). Lo spessore rilevabile è di m 2,20 circa. La tecnica utilizzata è l'opera quadrata di blocchi parallelepipedi di lunghezza compresa tra m 1,15 e 0,90 e di m 0,40 di altezza. 3. Via della Strada Nuova: mura

Sul lato orientale dell'abitato, quasi a ridosso della linea delle abitazioni lungo la Strada Nuova, ‚ochi metri dopo il nuovo parcheggio comunale, si conserva un tratto delle mura ^* (Figg. 26-27, 3). E visibile per una lunghezza max. di m 8 circa ed un'altezza di m 2,25, pari a quattro filari di blocchi (Fig. 55). La struttura, fondata sul banco di peperino appositamente sagomato, è costruita utilizzando blocchi parallelepipedi di peperino, disposti di testa. Nei quattro filari conservati si alternano ^ 1 resti antichi si trovano nelle cantine dell'edificio, in via Laziale n. 25. Segnalazione del rinvenimento in su, Archivio pratiche, Ariccia II, 010. Relazione M. L. Veloccia Rinaldi del 16 dicembre 1986, nella qualesi richiedeva che la struttura fosse resa visibile. Sulla fruibilità di questa struttura vd. anche sat, Archivio pratiche, Ariccia I, 001. Relazione A. M. Reggiani del 4 marzo 1997. ‘© L'unica eccezione è costituita dal terzo blocco a partire dal margine settentrionale, lungo il quinto filare dal basso, che invece è di forma trapezoidale. ^ I blocchi di dimensioni maggiori si trovano, soprattutto, lungo i filari più bassi. ^? La struttura antica alla quale si accede dalla scalinata Vittoria, n. 12, è attualmente quasi del tutto obliterata da una scialbatura, che consente solo con molta difficoltà di osservarne le caratteristiche. # Fronescu 1925, 7 e Tav. I, b. Lungo la parete moderna, rialzata sulla struttura antica, è ancora esistente l'apertura, che consente di rilevarne lo spessore. 7 La struttura si trova nel giardino a cui si accede dall'edificio moderno posto in via della Strada Nuova n. 89. Descrizione in Froresct 1925, 6.7 e Tav. 1, a. L'incuria ha consentito la crescita quasi a ridosso della struttura di alcuni alberi di al loro che ne minacciano la stabilità. ^^ La parete di peperino attualmente presenta un'altezza max. di m 1,70 circa a partire da una pavimentazione moderna. 125

Fig. 52. Ariccia. Posizionamento dei resti in via Laziale e in via Vittoria (Nn. 1-2). indistintamente blocchi lunghi almeno

1,20 m**, con una larghezza variabile da m 0,28, 0,32, 0,38, a

0,44, 0,48, 0,65; al contrario una differenza è riscontrabile nelle altezze che è di m 0,55/0,60 nei due filari inferiori e di m 0,40 in quelli superiori (Fig. 56). I blocchi che presentano la fronte appena sbozzata e sono posti in opera a secco, hanno i filari progressivamente rientrati.

4. Via della Strada Nuova: area di frr fittili Alla base del versante nord-orientale dell'abitato, per un tratto di circa m 100 di lunghezza a partire dal ponte della via Appia Nuova, nel corso degli sterri intrapresi nel 1999 per la realizzazione di un parcheggio, si sono rinvenuti numerosissimi frr. fitili, presumibilmente scivolati dall'alto del #* Misurano m 1,20 in lunghezza alcuni blocchi ritrovati nel corso dei recenti lavori di scavo perla realizzazione del parcheggio lungo via della Strada Nuova, ed appoggiati dal proprietario del giardino nel qualesi trovano iresti delle muraal di sotto di esse. 126

1-3

ELI

Fig. 54. Ariccia. Mura lungo via Vittoria (N. 2). 127

Fig. 55. Ariccia: via della Strada Nuova. Veduta delle mura a ridosso del lato orientale del paese (N. 3).

Fig. 56. Ariccia: via della Strada Nuova. Sezioni delle mura a ridosso del lato orientale del paese (N. 3) 128

colle*" (Figg. 30-31; 49; 51, 4). Oltre ad una grande quantità di materiali ceramici di età rinascimentale, si segnalano in particolare:

1. otto grattatoi (Fig. 57, A-G, D; uno strumento denticolato (Fig. 57, H) in selce, riferibili al paleolitico superiore; 2. Fr. di parete di forma aperta (kylix?) in bucchero. Forse forma Rasmussen la, databile tra secondo e terzo quarto del VII secolo a.C.^* (Fig. 58, A): 3. Fr. di parete di forma aperta di bucchero; 4. Fr. di fusaiola d'impasto, sfaccettata bitroncoconica, databile al VI secolo a.C.** (Fig. 58, B;

5. Fr. di orlo di cratere a colonnette?" a figure rosse, di produzione attica, decorato esternamente da due

file di foglie d'edera e sulla faccia

superiore da boccioli di loto; databile alla seconda metà del V sec. a.C. (Fig. 58, C);

6. Fr. di orlo di ciotola di bucchero. Forma Rasmussen 2, databile nel corso del VI secolo a.C." (Fig. 58, D); 7. Fr. di orlo e parete di olla da fuoco”.

(Fig. 58, E);

8. (Fig. 58, 9. tabile al 10. databile 11.

Fig. 57. Ariccia. Grattatoi (A-G, I) e strumento denticolato (H) rinvenuti lungo le pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4).

Fr. di orlo e parete di olla da fuoco”, P); Fr. di fondo di oinochoe a vernice nera di produzione centro italica. Forma Morel 5731, daIII secolo a.C." (Fig. 59, A); Fondo di coppa su piede a vernice nera di produzione centro italica. Forma Morel 2951 a 1, al II secolo a.C." (Fig. 59, B); Fr. di fondo di coppa su piede a vernice nera di produzione centro italica. Forma Morel

2538 d 1, databile al terzo quarto del ΠῚ secolo a.C. "* (Fig. 59, C); 12. Fr. di fondo di piatto a vernice nera con riflessi argentati. Forma Morel 1271 b 1, databile al III secolo a.C." (Fig. 59, D);

^ Una segnalazione del rinvenimento dei materiali ceramici, con un esame più accurato di quelli medievali, è in Bunτι, Avusiccito,cs. cfr. anche sau, Ariccia I, Ar/I,001. Relazione M. Burli del 22 marzo 1998. ^ RasuusseN 1979, 117 Fig. 206. © Cfr. Suonıa, Sciortino 1990, 68 n. 72; Bierri Sesrnt 1992, 311-312, tipo 33b. » Una decorazione simile dell'orlo presentano, ad esempio, alcuni crateri a colonnette del Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma (Baxstsut 1991, 7-8 Tav. 1, datato al 500 a.C.; BARBIERI 1991, 8-9 Tav. 3, datato ai primi decenni delV secolo a.C:), uno al Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle (Cuxcro 1995, 27-28 Tav. 27) e due al Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona (Parınexi 1991, 20-21, datato trail 520 il 510 a.C; Laworrı 1991, 125). 7" Rasmussen 1979, 124-125,pl. 41 Figg. 250-252. = Canara 1995, 152-153 tipo 370. 79 Causa 1995, 142-143 tipo 337. » Morti. 1981, 383 pl. 186. ?* Mons. 1981, 238 pl. 81 7* Mons 1981, 181 pl. 54 ταὶ Morti. 1981, 224 pl. 60. 129

Fig. 58. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungo le pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4).

130

Fig. 59. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungo le pendici nord-orientali dell'abitato(N. 4). 13. Fondo di coppa su piede a vernice nera di produzione centro-italica. Forma Morel 2966 b 1,

databile al II secolo a.C.” (Fig. 59, E); 14. Fr. di ciotola a vernice nera di produzione centro italica. Forma Morel 2732 e 1, databile tra il M e il Il secolo a.C.?* (Fig. 59, F); 15. Fr. di coppa su piede a vernice nera, di produzione centro italica. Forma Morel 2621, databile all'inizio del III secolo a.C." (Fig. 59, G); 16. Fr. di patera a vernice nera con riflessi argentati. Forma Morel 2784, databile agli inizi del III secolo a.C.” (Fig. 59, H); 17. Fondo di coppa a vernice nera di produzione centro meridionale italica. Forma Morel 2774 c 1, databile alla prima metà del III secolo a.C."* (Fig. 59, D; n 7 7" 1 τ

Morri Moreı Moreı Moreı Morri

1981, 1981, 1981, 1981, 1981,

240 pl. 82. 212 pl. 68, 193pl. 60. 224 pl. 73. 222 pl. 72. 131

ss

]

on

m

Fig. 60. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungo le pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4).

18. Er. di coppetta miniaturistica a vernice nera con riflessi argentati. Forma Morel 27838, databile al IM secolo a.C." (Fig. 59, L);

19. Fr. di kylix a vernice nera con riflessi argentati. Forma Morel 4111 b 2, databile al III secolo

a C.

20. Fr. di ciotola a vernice nera. Forma Morel 2812 c 1, databile tra il ΠῚ e il II secolo a.C." 21. Fr. di ciotola con orlo rientrante di produzione centro italica. Forma Morel 2784 a 1, databile trala fine del IL e il I secolo a.C.” 22. Fr. di ciotola a vernice nera di produzione tirrenica. Forma Morel 2812 b 1, databile tra il II e il IT secolo a.C.?!7;

23. Fr. di coppetta miniaturistica a vernice nera di produzione tirrenica. Forma Morel 2787 a, databile tra il 310 e il 270 a.C. circa”; 24. Fr. di beccuccio di lucerna a vernice nera. Forma Ricci E, databile al II secolo a.C."*; 25. Fr. di piatto su piede in terra sigillata italica. Forma Atlante VI, n. 13, ampiamente attestato in età augustea ma anche oltre?*; 26. Fr. di scodella in terra sigillata africana D 2. Forma Hayes 61 n. 29, databile alla prima metà del V secolo d.C.”! (Fig. 60, A);

27. Fr. di coppa di terra sigillata africana A. Forma Hayes 98 nn 16, 12, in contesti compresi tra 180/90 e il 160 d. C? (Fig. 60, B). 7? πὲ 1 1% 7?" 7" τ» 7» πὶ "= 132

Morri 1981, 223-224 pl. 72. Moreı 1981, 289pl. 116 Moreı 1981, 227 pl. 75. Moreı 1981, 224pl. 73. Monet 1981, 227 pl. 75. Morsı 1981, 225 pl. 73. Ricci 1973, 216-219. Atlante, 381, Tav. CXVI, n.13. Haves 1972, 105-107 Fig. 162. 29. Hayes 1972, 33-35 Fig. 4 nn. 12,16.

5. Orto di Mezzo: mura Nel terreno denominato "Orto di Mezzo", a circa 100 m dal lato settentrionale di via Appia anti-

ca e circa 40 m a nord-est della cella del cd. tempio di Diana, si conserva un cospicuo tratto delle mura che chiudevano la città lungo il lato meridionale (Figg. 61, 5; 62). Esso, accompagnando le pendici dell'altura, presenta un profilo irregolarmente curvilineo, costituito da un primo tratto con orientamento quasi nord-sud e da un secondo che piega leggermente verso est (Fig. 63). Partendo dall'estremità settentrionale, le mura si sviluppano per m 10,50 circa di lunghezza ed un'altezza max. di m 3,307? (Fig. 64, ab-cd). A partire da questo punto il circuito piega e si conserva integro per m 2,50 circa di lunghezza, con un'altezza di m 3,40 (Fig. 64, ef), mentre per altri m 5 circa il crollo dei blocchi sulla fronte, lascia vedere la struttura interna, costituita da blocchi piccoli e non di rado da grossi ciottoli (Fig. 65). È tuttavia possibile ricostruirne, almeno in parte, l'originaria altezza da una fotografia scattata da T. Ashby nei primi anni del Novecento, dalla quale può anche apprezzarsi come il piano di calpestio fosse all'epoca più basso (Fig. 66). Dopo la parte crollata, le mura con il nuovo orientamento, sono conservate per una lunghezza di m 2,50. La tecnica utilizzata è quella dell'opera pseudo isodoma, nella quale si è tentato, nonostante la irregolarità dei blocchi, di procedere per filari paralleli. I blocchi, di dimensioni e forme molto diverse, come osservarono an-

che il Nibby e il Canina, vanno da quella approssimativamente quadrata, con lati da m 0,58x0,70 a m 0,66x0,70, a quella rettangolare con lati da m 0,25x1,40, m 1,40x0,34 e m 0,34x0,58 e sono posti in

opera a secco. Non di rado, in corrispondenza degli angoli sono stati creati degli incassi combacianti, in modo tale da creare una maggiore coesione (Fig. 67) Con questo primo tratto, come indica una giuntura già rilevata dal Nibby (Fig. 68), si incontra un secondo, con orientamento analogo al precedente ma con caratteristiche almeno în parte diverse (Fig. 69). È lungo m 6,50 circa ed ha una altezza max. di m 5,10 (Fig. 64, gh). I blocchi risultano maggiormente curati nel taglio ma ancora abbastanza irregolari nelle dimensioni, misurando m 0,50x0,60, 0,49x0,40, 0,54x1,42, 0,52x0,50, ma anche m 0,22x0,44. Il fatto che essi, nella maggior parte dei casi, abbiano altezze abbastanza simili, consente che i filari seguano una maggiore orizzontalità. Tuttavia l'irregolarità dei blocchi costringe talora all'utilizzo di zeppe. Ai piedi delle mura e lungo la scarpata realizzata per scopi agricoli a poca distanza da esse, sono numerosi blocchi, alcuni dei quali interi crollati. 6. Orto di Mezzo: mura

Ancora nell“Orto di Mezzo”, a circa m 30 dal tratto orientato sud-est/nord-ovest (N. 5), si servano altri resti delle mura (Fig. 61, 6). Dopo una prima parte, con orientamento nord-est/sudovest, ortogonale alla precedente, lunga m 6,80 ed alta m 5,50 circa, le mura proseguono per m 5,20 piegando quasi ad angolo retto, con orientamento nord-ovest/sud-est (Figg. 70-71). Sono conservate per un'altezza di m 7 in prossimità dell'angolo tra i due tratti (Fig. 72 ab), che si riduce a soli m 3,65 all'estremità sud-occidentale” (Fig. 72, cd). Le mura sono costruite con blocchi parallelepipedi disposti per filari alternati di testa c di taglio, di m 0,50 di altezza, di lunghezza compresa tra m 1,10 e m

1,25 e di larghezza variabile tra 0,60 e 0,45 m ?*.

Lungo questo lato, a circa m 2,10 dall'angolo tra i due tratti, è una apertura, larga m 0,45 e alta m 1,15 (Fig. 73), originariamente m 2,60, della quale fornisce un bel disegno acquarellato il Gell?*

7» 1856, 53; 7" 75 7

Faonesco 1925, 14 e Tav. I, i-h. Accenni anche in Nipay 1819, 158-159; Ninsy 1837, 263; Desvanpr 1854, 123; Canna probabilmente Nm 1869, 712; Gion 1842, 175. All'estremità sud-occidentaleè un contrafforte a scarpa, realizzato nell'Ottocento, per aumentare la stabilità delle In numerosi casi tra i blocchi ho notato la presenza di malta moderna. Grit Appunti, 46; Getz 1834, IL 53; DESvARDIN 1854, 123; cfr. anche Caxına 1856a, Tav. LXII, 5. 133

Fig. 62. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura visto da via Appia antica (N. 5).

(Fig. 74). L'apertura immette in un vano rettangolare, scoperto, largo m 1,15 e lungo m 1,35 circa, il quale, attraverso un secondo passaggio, alto m 1,25 e largo m 0,70 circa, realizzato con blocchi monolitici di grandi dimensioni (m 0,85x0,75x1,20 per la mazzetta sx.; m 0,50x0,75x1,70 per la copertura), dà accesso a due cunicoli, che dalle pendici alle spalle delle mura, faceva giungere l'acqua in quest'area?" (Fig. 71). Da qui, infatti, si passa ad una sorta di camera cavata nel banco, larga alla base m 2,80 circa, lunga m 8 ed alta m 1,30, a causa dell'intero che ne ha rialzato notevolmente il piano originario”. Sul lato di fondo della camera si apre un cunicolo, scavato per i primi m 0,65 circa dal basso nel peperino, nella parte rimanente in una formazione meno tenace, che tende a sgreto-

larsi, di colore marrone. È costituito da un primo tratto di m 6,65 circa, di orientamento analogo al

precedente, nel quale è largo alla base m 0,65 ed alto m 1,72 e provvisto di incassi per lucerne lungo il lato settentrionale (Fig. 75, mn). Lungo questo primo tratto, invaso sul fondo dall'acqua per circa m 0,15, sono numerosi frr. di dolio, un fr. di coppetta miniaturistica a vernice nera, tipo Morel 2783 οἱ, databile tra la fine dei IV ed i primi decenni del ΠῚ secolo a Ὁ. Ὁ (Figg. 76, A; 77), un fr. di fondo di piatto con parete convessa in terra sigillata aretina, tipo Goudineau 19 c, databile tra il 30 ed il 12 a.C.” (Figg. 76, B; 78), un fr. di orlo con parete di skyphos di ceramica a vernice nera, tipo Morel 4373 a 1, databile alla prima metà del ΠῚ secolo a.C."

77 Su questa apertura, ritenuta modernada Fionzscu 1925, 15,vd. Ninsv 1819, 159; cfr. anche Nınay 1837, 263; Nmav. 102, 1869, 712. Accenno in Geuu 1834, II, 51-53; Gut 1846, 289-291; Ca 1856, 53; Raoct 1879, per il contenimento della terra, un muro a 21 In corrispondenza del lato meridionale, è stata realizzato in epoca moderna, cunicolo, restringendone il passaggio. secco (lungh. m 3,50; alt. max. m 0,50) che dalla spalletta si dirige verso il centrodel τ Morsı 1981, 223, pl. 72. ne Goupnzau 1968, 292-293. pi MogeL 1981, 311 pl. 131

Fig. 63. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta del tratto nord-occidentale delle mura (N. 5). 136

Fig. 64. Ariccia. Orto di Mezzo: sezioni del tratto nord-occidentale delle mura (N. 5). 137

Fig. 65. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, settore a sx. del crollo (N. 5).

Fig. 66. Ariccia, Orto di Mezzo. Foto T. Ashby del tratto nord-occidentale delle mura, 1905 (N. 5). 138

amce

Fig. 67. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, particolare della fronte (N. 5).

°

(NE)

Fig. 68. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nordoccidentale delle mura, disegno di A. Nibby relativo alla giuntura, 1815 (?) (N. 5).

Fig. 69. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, particolare della giuntura tra i due tratti (N.5). 139

Fig. 70. Ariccia. Orto di Mezzo: panoramica del tratto orientale delle mura (N. 6).

A partire da questo punto, nel quale il cunicolo si restringe, raggiungendo così una larghezza di Tuttavia, per un tratto intermedio di circa m 3,20 di lunghezza la volta è parzialmente crollata, interrando così lo speco quasi fino all'altezza dell'imposta della volta (Fig. 79). Lungo il lato sx., a m 0,50 circa dalla fine, si apre un altro breve cunicolo (m 3 circa), alla fine del quale è ancora riconoscibile un pozzo di ispezione, a pianta rettangolare (m 0,80x1,20 circa), scavato nel peperino (Fig. 75, op). Il pozzo, che conserva esclusivamente lungo il lato occidentale, a partire da m 2,35 da terra, almeno tre pedarole, risultando in gran parte crollata la parete sul lato opposto, è ostruito a circa m 5,90 dal fondo da alcuni blocchi parallelepipedi di peperino. Un secondo cunicolo parte, invece, lungo il lato nord-occidentale della camera, a circa m 3,50 dall'ingresso. Da qui il vano si allarga verso nord-ovest per m 2,60, al termine dei quali ha inizio il cunicolo vero e proprio, con un tratto di m 5,70 nel quale si dirige verso ovest, misurando m 0,45 di larghezza sul fondo, per un'altezza di m 1,70 circa?" (Fig. 75, ef). Lungo il lato sx., a circa m 3,90 dall'inizio del tratto si apre un cunicolo secondario, obliterato con laterizi presumibilmente già in età antica. Al termine di questo primo tratto, sui due lati, si aprono altri due cunicoli di orientamento perlopiù ortogonale a quello dello speco principale (Fig. 80): quello lungo il lato sx., parzialmente chiuso da un muretto a secco, è al momento rilevabile per una lunghezza max. di m 1,80, a causa m 0,50 circa, esso prosegue per un tratto di m 7,10 circa, ancora con il medesimo orientamento.

7* Sul lato occidentale, è un rivestimento in cemento moderno. La parte iniziale del cunicolo, per circa m 0,15 di altez za,è invasa dall'acqua, a causa di uno sbarramento moderno realizzato nel cunicolo, più avanti. 140

Fig. 71. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta delle mura e dei cunicoli conservati nel settore nord-orientale (N. 6). 141

Fig.

Fig. 73. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto orientale delle mura, particolare dell'ingresso ai cunicoli (N. 6). 142

op BE 1

EMISSARY

LARICCIA

Fig. 74. Ariccia. Orto di Mezzo: uscita del cunicolo sul retro delle mura in un disegno di W. Gell (s.d., 18302)(N. 6).

dell'intero (Fig. 75, gh); quello che si apre lungo il lato dx., dopo un primo tratto di m 5,20 circa, inizia a piegare verso sx. disegnando una curva, che ho potuto seguire per una lunghezza max. di m 5 circa, fino ad un interro che impedisce di proseguire oltre. Immediatamente dopo le due diramazioni laterali, il cunicolo principale prosegue per m 2 circa, ancora con l'orientamento del primo tratto, ma con dimensioni maggiori (largh. alla base m 1/1,05 circa; alt. m 1,65 circa) (Fig. 75, il). In corrispondenza di questo punto, lungo il lato sx. si apre una diramazione laterale, lunga m 1,10 circa, di larghezza compresa tra m 0,60 e 0,50 ed altezza progressivamente minore: qui, a circa m 0,40 dal fondo, si aprono 4 fori a sezione circolare (diam. m 0,10 circa) di captazione dell'acqua. Altri due

fori, con dimensioni simili ai precedenti, ma non più attivi, si aprono invece a circa m 0,35 lungo il Jato dx. del breve proseguimento del cunicolo principale (Fig. 81).

143

7. Orto di Mezzo: mura

Le mura chiudevano sul lato orientale con un tratto in rettifilo, orientato sud-ovest/nord-est, che proprio per le caratteristiche altimetriche del terreno, doveva presentare un fronte progressivamente più alto, procedendo da ovest verso est (Figg. 61, 7; 82). Il tratto conservato, che termina a circa m 8 dal lato meridionale di via della Costa, è lungo m 12 ed alto da m 2,50 a m 3,50 circa, rispettivamente in corrispondenza dell'estremità sud-occidentale e di quella nord-orientale?! (Figg. 71; 83). La struttura, pur presentando uniformi caratteristiche

costruttive, è costituita da due parti distinte: una prima lunga m 4,30 a partire dall'estremità sud-occidentale, dove alla struttura antica è stato appoggiato, in epoca moderna, un pilastro di rinforzo, ed un'altra, con piani non coincidenti con quelli del tratto precedente, lunga m 7,70 (Fig. 84). Le mura che poggiano direttamente sul banco affiorante, appositamente spianato e tagliato a gradoni?*, sono realizzate in opera

quadrata di blocchi parallelepipedi disposti per filari alternati di testa e di taglio. I blocchi che misurano m 0,53/0,60 in altezza, variano in lunghezza tra m 1,10 e m 0,88 c in larghezza tra 0,55 e 0,60 m. Il primo filare, dal basso, nel tratto sud-occidentale, fuoriesce di circa 10 cm rispetto al filo di quelli superiori: in questo spazio è visibile l'incasso per l'alloggiamento dei blocchi dell'alzato. Fig. 75. Ariccia. Orto Mezzo: sezioni dei cunicoli sul retro delle mura (N. 6).

8. Ex terreno Laurenti: mura

Circa m 65 a sud di via Appia antica, appena al di là della striscia di terreno occupata dalle costruzioni moderne, è visibile un tratto delle mura più esterne?" (Fig. 61, 8). Il tratto conservato è lungo m 13,5 ed alto m 2,15, fatta eccezione per i primi 2 m circa a partire dall'estremità settentrionale, dove è alto m 1,30 (Figg. 85-86). È realizzato con blocchi parallelepipedi di peperino, posti a doppia cortina, in filari alternati di testa e di taglio. I blocchi misurano m 0,60/0,50 in altezza, tra m 1,35 em 1,12 in lunghezza e tra m 0,45 e 0,51 in larghezza. 9. Valle Ariccia: mura

altro tratto di mura, a sud di via Appia antica, è visibile immediatamente ad ovest delle due absidi in opera incerta (N. 10), m 75 circa ad est di via delle Vignole (Figg. 61,9; 87). A quanto è possibile rilevare, si conserva per una lunghezza max. di m 7,90 e per quattro filari in un'altezza, pari a m 1,85 circa” (Figg. 88-89). È costruito in opera quadrata con file alternate di blocchi parallelepipe7? Froescu 1925, 13 e Tav. 1, 7» Attualmente il banco, in questo tratto di colore giallo e poco tenace, risulta notevolmente arretrato rispetto al filo delle mura, al punto da metterne in pericolo la stabilità = Fionsscu 1925, 18 e Tav. I, q. La struttura si trova lungo il dislivello esistente tra il pianoro che si trova al livello di via Appia antica e quello sottostante. Utilizzate dalle costruzioni moderne per alzarvi un muro a blocchetti di tufo, appaiono difficilmente visibili, a causa delle immondizie e di un recinto per animali che gli si appoggia. ?* Descrizione sommaria in Froasscu 1925, 17 e Tav. In. q. Per almeno m 60, a partire cioè da un sentiero campestre a cui si accede da via delle Vignole, può ricostruirsi il tracciato delle mura osservando il gradino morfologico ancora esistente.

144

di di peperino a doppia cortina, posti di testa e di taglio? (Fig. 90). I blocchi, sono generalmente alti tra 0,55 e 0,58 circa. Quelli posti di testa misurano da m 0,38 a 0,42, 0,50 e 0,58, mentre quelli di taglio mostrano una lunghezza variabile da m 0,98, a 1,18 e 1,28. Su alcuni di questi ultimi sono i fori per il sollevamento con i ferrei forfices. Precario è il suo stato di conservazione dal momento che i filari superiori, forse a causa della spinta provocata dall'impianto radicale di alcuni alberi, appaiono evidentemente avanzati rispetto al filo sottostante. 10. Valle Ariccia: absidi Fig. 76. Ariccia. Orto di Mezzo: materiali ceramici Immediatamente ad est del breve tratto di da uno dei cunicoli sul retro delle mura (N. 6) mura (N. 9) rimangono due absidi, alla cui esistenza prima di Florescu, accenna solamente il Lanciani?" (Fig. 61, 10). Al momento risulta visibile solamente quella orientale, conservata per un'altezza max. di m 2,307" (Fig. 88). Sono costruite in un'opera quasi reticolata con grossi scapoli di peperino, fatta eccezione per rari blocchetti parallelepipedi di selce posti all'altezza delle mazzette laterali. A m 0,90 circa dal piano attuale, notevolmente rialzato dalla terra franata da sopra, è chiaramente visibile un piano di lavoro all'altezza del quale rimangono i fori dei ponteggi, ogni 0,35 m circa (Fig. 91).

11. Valle Ariccia: mura

Dopo una lacuna di m 13,50, le mura riprendono, ad est delle absidi, con il medesimo andamento, nord-ovest/sud-est, sempre lungo la curva di livello che segna il margine meridionale della lunga terrazza, la cui estremità sud-orientale è occupata dalla torre della Palombara” (Figg. 61,11; 92). Le mura, in opera quadrata, a doppia cortina, alternano con assoluta regolarità piani con blocchi posti di testa e di taglio. Attualmente sono visibili solo per due filari sopra l'attuale p.d.c. per una lunghezza max. di m 4,60 ed uno spessore di m 1,40/1,50 (Figg. 88; 93, cd). I blocchi hanno le superfici poste di faccia abbastanza lisciate. Quelli, nel filare inferiore, posti di testa, hanno i lati smussati in modo da risultare quasi bugnati. I blocchi di testa misurano m 0,48 in altezza c da m 0,48 a m

0,62 in lunghezza. Quelli di taglio del filare superiore, i quali risultano più arretrati di circa m 0,20,

sono alti 0,62 m e lunghi 1,42, 1,48 e 1,54 (Fig. 94). Dopo una lacuna che, almeno per la piccola por-

zione visibile sopra l'intero, sembra essere stata colmata con materiali di reimpiego, tra cui blocchi

Soltanto all'estremità orientale, nel terzo filare dal basso, con blocchi posti di taglio, ce n'è uno di testa, presumibilmente di restauro moderno. in pericolo dalla vege7 Quanto mai precario lo stato di conservazione delle strutture antiche, la cui stabilità è messa di alcuni alberi, presenti nel terreno tazione infestante, cresciuta, inferiormente, a ridosso delle pareti e dall'apparato radicale con maaldi sopra. Sono state riutilizzate come muri di fondo di ambienti, presumibilmente per il ricovero di animali,17, 29chiusi In. 3 Tav. e 1925, Fionzscu in esistenza loro alla Accenno peperino. di blocchi di frr. parte teriale di reimpiego, in gran cfr. anche Laxcıau mss. 85/1, 167; Laxcusi CVatLat. 13045, 220v. Sono invece riportate lungo il fronte meridionale delle mura da Caxina 1854, "Tavola Nona della Via Appia” 7" Entrambi le absidi erano quasi del tutto obliterate da vegetazione infestante. Tuttaviaa ridosso dell'a ide più occidentale, erano anche alcuni alberi, cosicché ho preferito ripulire solamente l'altra. 1925, 17 e Tav. In. p. 96 Descrizione in Fronzscu 145

WEB n BEE Fig. 77. Ariccia. Orto di Mezzo. Materiali ceramici da uno dei cunicoli sul retro delle mura: fr. di coppetta a vernice nera (N. 6).

Fig. 78. Ariccia. Orto di Mezzo. Materiali ceramici da uno dei cunicoli sul retro delle mura: fr. di piatto in terra sigillata (N. 6).

Fig. 79. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato nord-est/sud-ovest sul retro delle mura: tratto interrato (N. 6).

Fig. 80. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato est-ovest sul retro delle mura: tratto all'altezza delle due biforcazioni laterali (N. 6).

146

Fig. 81. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato estovest sul retro delle mura: polle di captazione nel tratto finale del cunicolo (N. 6).

frammentati, scarsi laterizi e cubilia, le mura riappaiono a m 4,85, anche qui per due soli filari di altezza e per m 2,7 di lunghezza. A partire da questo punto, il fronte prosegue per m 13,15, sempre con il medesimo orientamento, verso sud-est, nascosto dietro un alto cumulo di terra e macerie, crollate dall'alto. 12. Valle Ariccia: canale

A circa m 16 dalle absidi in opera reticolata (N. 10) è ancora visibile un'apertura, della quale ricordano l'esistenza sia il Florescu che il Lanciani? (Figg. 61,12; 95). Presumibilmente con questa struttura va identificato ‘l'ambiente di pianta rettangolare, lungo met. 17 largo m 2.95 alto met. 2.42”, al quale si accedeva attraverso “una gradinata con quattordici scalini di peperino a testa quadra", rinvenuto nello scavo realizzato in quest'area nel 1893" (Fig. 96). Dalla dettagliata relazione τὰ Fuonescu 1925, 17, 29. Attualmente la sua uscita originaria risulta ulteriormente avanzata di circa m 2,50 da una muratura moderna; LANCIANI iss. 85/1, 167 ("Tons"); Laxciawi CVatLat. 13045, 220 ("fontana")del 7 marzo 1893. 76 Aes, Direz. Gen. AA.BB.AA,, IL vers. serie, b. 251 fasc. 4357. Relazione M. Salustri 147

Fig. 82. Ariccia. Ortodi Mezzo: veduta del tratto nord-orientale delle mura (N. 7).

di M. Salustri sappiamo che l'ambiente era costruito in opera listata ed era coperto con volta a botte, al centro della quale era un'apertura rettangolare (0,80x0,60 m circa). Allo stato attuale, considerato l'intero che ha interessato la struttura, essa risulta ispezionabile per una lunghezza max. di m 6 circa, con un'altezza di m 1,107 (Fig. 97). Le due spallette (lungh. max. m 1,75), che precedono il tratto con copertura e che si trovano avanzate rispetto alla linea delle mura, sembrano essere di restauro moderno, anche se per la loro realizzazione sono stati impiegati, oltre a materiali da costruzione certamente non antichi, anche alcuni frr. di tegole e di blocchi di peperino delle mura. A partire da questo punto inizia la costruzione antica, in opera cementizia, orientata in direzione nord-est. In un primo tratto, lungo circa m 3,20, nel quale risultano leggibili interventi successivi di restauro, è coperta con una volta a botte. Segue un tratto di m 2,80, nel quale le caratteristiche antiche sembrano conservarsi maggiormente. Rimangono infatti le due lastre in peperino che assicuravano la copertura (m 0,65x0,10x0,90), mentre, in corrispondenza dell'inizio, lungo i lati, visibili per una altezza max. di m 0,50, sono altre due lastre, analoghe per dimensioni alle precedenti, poste di taglio, cosicché ne fuoriesce lo spessore, a circa 0,50 m l'una dall'altra. ?* La visita al monumento risulta particolarmente difficoltosa a causa della presenza di vegetazione infestante, in prossimità dell'entrata, e di due ordigni inesplosi, visibili in corrispondenza del tratto iniziale, coperto. Il proprietario del fondo nel quale si trova la struttura mi ha assicurato che fino ad una decina di anni fa, prima che venisse interrato, il cunicolo proseguiva per almeno una cinquantina di m. 148

Fig. 83. Ariccia. Orto di Mezzo: sezioni del tratto nord-orientale delle mura (N. 7). 149

Fig. 84. Ariccia. Orto di Mezzo: fronte del tratto nord-orientale delle mura (N. 7). 13. Valle Ariccia: mura

Un altro tratto, quello maggiormente conservato, del recinto più esterno, riscoperto da R. Lan-

ciani nel 1891, il quale ne disegnò anche il prospetto”, si trova ad est dell'apertura (N. 12) (Figg. 61,13;

98).

Le mura sono visibili, senza interruzioni o crolli, per m 22,65 di lunghezza, per un'altezza max. di m 3,25, pari a sei filari di blocchi, ed una minima di m 1,65, pari a tre filari (Figg. 99; 93, ef-gh). All'estremità orientale il piano di campagna, salendo, lascia fuori terra due filari e parte del terzo, per un'altezza max. di m 1,50 circa (Fig. 93, il). Le mura in opera quadrata alternano, nella sovrapposizione dei filari, blocchi posti di testa e di taglio, anche se non con assoluta regolarità. Nel filare con blocchi di taglio questi sono montati nello spessore a doppio ordine. Misurano mediamente m 0,50/0,57 in altezza, mentre la lunghezza va da m 1,25 fino a m 1,75; la larghezza va da m 0,34 am 0,65 nei blocchi di testa. Tra i blocchi è presente una malta di colore bianco e talora alcuni frr. di laterizi e di tegole antiche, presumibilmente riferibili ad un restauro. Da qui verso sud-est, per m 49,80 fino all'angolo sud-orientale del pianoro, non sembra si conservino parti delle mura, fatta eccezione per alcuni blocchi evidentemente fuori posto. γα Lanciani CVatLat, 13045, 171r.: "Importantissima è la scoperta da me fatta oggi delle mura dell'Aricia romana dalla parte della valle. Incominciano ad apparire nel punto che nella carta militare è marcato dal casale rettangolo della Palombi ra, quarto Osteriaccia, vigne Alberti, de Angelis, Cianfanelli . ". 150

———

5m

Fig. 85. Ariccia. Pianta del tratto nord-occidentale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 8). 151

Fig. 86. Ariccia. Sezioni del tratto nord-occidentale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 8).

Fig. 87. Ariccia. Veduta di uno dei resti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 9).

152

Fig. 88. Ariccia. Pianta dei resti delle mura (Nn. 9, 11), delle absidi (N. 10) c del canale (N. 12) a dx. di via Appia antica. 153

Fig. 89. Ariccia. Sezione di uno dei tratti dellemura a dx. di via Appia antica (N. 9).

Fig. 90. Ariccia. Particolare di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 9)

Fig. 91. Ariccia. Absidi in opera reticolata a dx. di via Appia antica (N. 10).

154

Fig. 92. Ariccia. Veduta delle absidi e di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica (Nn. 10-11).

Fig. 93. Ariccia. Sezioni dei resti delle mura a dx. di via Appia antica (Nn. 11, 13).

Fig. 94. Ariccia. Particolare di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 11).

Fig. 95. Ariccia. Ingresso al canale che si apre lungo le mura a dx. di via Appia antica (N. 12).

B

Fig. 96. Ariccia. Disegno di M. Salustri della cisterna Fig. 97. Ariccia. Pianta e sezione del canale che si sul retro delle mura a dx. di via Appia antica, 1893 — — aprelungole mura a dx. di via Appia antica (N. 12).

(N. 12).

156

Fig. 98. Ariccia, Veduta di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica in prossimità della cd. torre della Palombara (N. 13). 14. Valle Ariccia: mura

Ancora visibile è una buona parte del circuito, rilevato dal Lanciani nel 1891 (Fig. 100), che doveva chiudere il lato orientale della terrazza su cui sorge la torre della Palombara (Fig. 61, 14). Le mura, che corrono con andamento nord-est/sud-ovest a m 3,70 circa di distanza dalla parete sudorientale della torre, sono leggibili fin quasi all'altezza dell'angolo con il quale incontravano il tratto che chiudeva il lato meridionale della terrazza” (Fig. 101). A partire dalla torre della Palombara, procedendo verso nord-est, risultano rilevabili con facilità solo i primi m 4,50, mentre per i successivi m 4,20 restano obliterate dalla costruzione di vari ambienti per il ricovero di animali. In questo primo tratto l'elevato visibile fuori terra è di un solo filare, con blocchi posti di taglio, alti m 0,50 eirca e lunghi da m 1,10 a m 1,387 (Fig. 102, cd). Successivamente il circuito murario riappare per m 12,30 di lunghezza e quattro filari di altezza limitatamente ai primi 3,50 m, che si riducono a due nei restanti m 8,80 (Figg. 102, ef-gh; 103). Proprio nel tratto conservato per quattro filari, il muro denuncia un forte spanciamento per la pressione del terreno?”. Il secondo filare, in cui sono blocchi 13045, 171r. % Descrizione in Frorescu 1925, 17. In precedenza brevi indicazioni ne aveva fornito Laxcusı CVatLar. croloriginario quello di sostituzione in probabilmente contenimento, di muro un costruito stato è blocchi ai % Sopra lato, realizzato reimpiegando i blocchi stess, irregolarmente tagliati. 29 Anche qui il muro originario è stato sostituito in elevato da uno in pezzame irregolare con reimpiego di blocchi anchi 157

Fig. 99. Ariccia. Pianta di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica in prossimità della cd. torre della Palombara (N.13). 158

posti sia di testa (lunghi da m 0,40 a m 0,55) che (m 1,10/1,20), è stato risarcito in vari punti in età post antica, con blocchi evidentemente di reimpiego e materiale edilizio antico. di taglio

15. Valle Ariccia: mura

Procedendo verso nord-est il piano di campagna si alza leggermente obliterando le mura che riappaiono dopo m 3,15, per una lunghezza complessiva di m 18 circa (Figg. 61, 15; 104) Dopo un primo tratto, di m 3,70 circa, in cui sono visibili per tre filari in altezza, ne segue un altro, di m 3,50, nel quale sono conservate per un solo filare di altezza, con blocchi posti di taglio” (Fig. 105). Da questo punto, le mura, costruite in opera quadrata con blocchi disposti nel senso della lunghezza, sono nascoste da una struttura antica che si è appoggiata al lato esterno del circuito mura-

rio siruttandolo come muro di fondo (N. 54). Nel f

eeseirae dise Annie hauen abo ale cd

primo dei tre ambienti che componevano la strut- dele Anl a LOB (N TE) dts DV) tura antica, le mura sono ormai nascoste da fodere e scialbature moderne che ne fanno supporre il crollo. All'interno del secondo e del terzo ambiente, le mura, visibili per una lunghezza, rispettivamente, di m 3,28 e 2,90, sono conservate per un'altezza di m 1,65 circa dall'attuale piano di calpestio, pari a 3 filari più parte del quarto (Fig. 106) 16. Valle Ariccia: mura

Ancora conservato è l'ultimo tratto delle mura? che, chiudendo il lato orientale della terrazza su cui sorge la torre della Palombara, andava a congiungersi al lato sud-occidentale della porta urbi ca denominata Basto del Diavolo” (Figg. 61,16; 107). Dopo una lacuna di m 15 circa dal lato settentrionale della sostruzione (N. 54), è visibile un primo tratto di m 2,15, conservato per un solo filare di altezza. A partire da questo punto, per m 16,60 circa non sembra si conservi traccia della struttura anche se il “taglio” della scarpata sembra indicare che il loro percorso doveva proseguire con lo stesso orientamento nord-est/sud-ovest. Il tratto seguente, lungo m 10, piega ad est ed è conservato per tre filari di altezza, dei quali quello in basso appena affiorante sul piano di campagna (Fig. 108, ab). Le mura sono costruite in opera quadrata a doppia cortina, con blocchi disposti a filari regolarmente alternati di testa e di taglio. La fila centrale, meglio visibile, ha blocchi posti di testa con smussature lungo i lati e leggera bugnatura (Fig. 109). Misurano m 0,52 in altezza e m 0,40, 0,48, e 0,54 in lunghezza. Del filare superiore, con blocchi di taglio, sono conservati soltanto quelli della cortina interna. Essi misurano m 0,51 in altezza e da m 0,98 a m 1,25/1,50 in lunghezza. Dopo un'interruzione ?* La prima parte di questo tratto, è nascosta dalla costruzione di una piccola rimessa per attrezzi che lo ha sfruttato come muro di fondo. Al disopra della parte restante è stato alzato un muro a blocchetti di tufo che delimita la proprietà e al tempo stesso contiene la terra del pianoro retrostante. 7" Ringrazio il proprietario del terreno sul quale insistono i resti antichi, per aver concesso il permesso di accesso. 7^ Non appare uniforme il suo stato di conservazione, soprattutto a causa dei lavori agricoli che hanno in parte scalza to la terra alla base sul lato esterno, ed in parte contribuito al crollo dei filari più alti dal pianoro. 159

Fig. 101. Ariccia. Pianta del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 14) e della cd. torre della Palombara (N. 53)

di m 4,60”, le mura riappaiono per m 3,60 di lunghezza e per un solo filare, di testa, con il medesimo orientamento. Segue una seconda lacuna di m 13,75 circa, oltre la quale le mura proseguono con

lo stesso orientamento perm 1,25 e due filari di altezza (Fig. 110). A partire da questo punto le mura piegano ulteriormente verso est, avvicinandosi all'asse est-ovest, perm 12,40. Sono visibili per tre in-

teri filari in altezza, mentre un quarto, nel quale i blocchi sono posti di taglio, affiora appena dal ter-

reno. (Figg. 111; 108, cd). I blocchi di taglio sono di altezza compresa tra m 0,58 e 0,53 e lunghi tra m 1,02/1,16 e m 1,24/1,43. Quelli di testa, sono alti m 0,48 e 0,52 e lunghi tra m 0,48/0,52, e m.

0,58/0,63 m. Le differenti altezze, riscontrabili sia nei blocchi di taglio che in quelli di testa, dipendono da alcuni incassi creati su alcuni di essi, a circa m 5,80 dall'estremità occidentale del tratto, con lo scopo di rendere più solida la struttura?

29 È probabile che qualche blocco si conservi coperto dalla terra franta dl ciglio soprastante.

7 All'estremità orientale mancano alcuni blocchi del filare superiore mentre gli ultimi due di quello inferiore appaiono ruotati in avanti a causa della la spinta del terreno. 160

Fig. 102. Ariccia. Sezioni del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 14). Da qui le mura proseguono ancora perm 3,60, per un'altezza max. di due filari, non interamen-

te conservati e con gran parte dei blocchi in parte rimossi dalla posizione originaria” (Fig. 108, ef). Dopo un'interruzione di m 2,20 circa, il percorso riprende piegando verso nord, prima con un tratto di m 2,80 nel quale i blocchi sono fortemente sconnessi e spinti în avanti e successivamente con un secondo tratto, conservato per due filari in altezza (Figg. 108, gh; 112). 17. Via Appia antica: porta urbica (cd. Basto del Diavolo)

Lungo l'Appia antica, all'altezza del bivio per via di Valle Ariccia, isolati all'interno di una rotonda spartitraffico, rimangono i resti del monumento conosciuto come Basto del Diavolo, il quale costituisce l'unico ingresso superstite del circuito murario più esterno?* (Fig. 61,17). Variamente interpretata da Lucidi, Stevenson, Canina, Asbhy e Tomassetti^*, spetta al Florescu il merito di averne riconosciuta la corretta funzione, nonostante ai suoi tempi, come anche ades-

so, essa risultasse interrata per l’intera altezza dei piedritti”*. Disegni ne hanno fornito Canina e La-

7» Nel filare superiore, di taglio, mancano i blocchi in facciata. Van Deman (VD/ AAR 7 Immagini del monumento in gran parte obliterato dalla vegetazione, ne hanno fornito la1989, 74Fig. 35). 22 Fig. 2) e Quilici (Qunci 903), Tomassetti (Tomassetti 1910, 235 Fig. 48), Blake (Braxe 1947, plate Astτὸ Luci: 1796, 219; Carina 1854, 105,1, 107, VII, esclude che possa riferirsi ad una porta urbica; Caruna 1856,di 53;Moroxt citazione generica la anche cfr. aricino; foro al generalmente riferisce lo 278 1979, Towasserr 32; a 1903, 399, 1852, 196-197. 7» Cfr. Fra 1833, 9, il quale ne aveva ipotizzatola funzionedi "porta della città nel basso"; Giorn 1842, 175. Descrizione in Fuogescu 1925, 16-17; accenni in BLAKE 1947, 105, 203, plate 22 Fig. 2; Qunucı GioLı 1980, 109; Cinarucci 1988, 40 Figg. 1-41; Esci 1997, 6. 161

Fig. 103. Ariccia. Veduta del settore sud-orientale delle muraa dx. di via Appia antica (N. 14) bruzzi”” (Fig. 113). In seguito ai lavori stradali realizzati negli anni ottanta del Novecento, che ne ri-

misero momentaneamente în luce la quota di spiccato originaria, fu realizzata l'attuale “monumentalizzazione" ?* (Fig. 114). La porta è costituita da un arco costruito con blocchi di peperino, posti alternativamente per testa e per taglio (Fig. 115). La luce è di m 4,15, mentre la freccia, ora, risulta di m 1,57 circa. In real-

tà, il monumento, come aveva già evidenziato uno scavo eseguito nel 1846, che “avea provveduto allo scoprimento dei piedritti” e quindi al loro restauro in laterizi e tufelli, era alto m 3,60 circa"*.

Le spalle, larghe m 1,42, sono costruite alternando un filare con un blocco di taglio (m 1,42x0,38) e un filare con tre blocchi di testa (m 0,50x0,38) (Fig. 116). La fronte occidentale risulta in migliore stato di conservazione, dal momento che conserva, almeno nel tratto osservabile, conci alternativamente disposti uno nel senso della lunghezza e due in quello della larghezza (Fig. 117). Rimaneggiamenti eseguiti nell'Ottocento sono invece nella fronte opposta (Fig. 118).

79 Canina 18562, Tav. LXIV; specialmente Cana 18562, Tav. LXIII, 1-3 e Lanruzzi CVatLat. 14931, 32; cfr. Asıtey 1903, 399,32. 7* Sulla sistemazione moderna della porta, che pur aumentandone la visibilità, ha contribuito alla sua decontestualizzazione (Sal, Archivio pratiche, Ariccia ΠῚ A, Ari/6, 015. Relazione L. Crescenzi del 10 luglio 1980) e a renderlo un ricettacolo di rifiuti di ogni tipo,vd. Qunucı 1989, 73-74; LerevRe 1996b, 15-16, 7?" acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, I vers, 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione L. Grifi del 30 ottobre 1846, 162

15

tom

Fig. 104. Ariccia. Pianta del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 15) e degli ambienti sostruttivi (N. 54).

18. P.zza S. Nicola: capitolium In occasione dei lavori di ricostruzione della sede comunale, lungo il lato sud-orientale di via

del Corso, all'altezza di P.zza S. Nicola, dove si trova l'omonima chiesa, è stata rilevata la presenza di una grande struttura in opera quadrata, già in parte nota al Lucidi”, che lo scavo effettuato dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio ha permesso di conoscere in maniera più approfondita, anche per quanto riguarda le fasi di età post antica”! (Fig. 119,18; 120) come l'antica chiesa collegiata fosse stata costruita "sopra le ruine di antica granτ Lucini 1796, 328, il quale ricorda diosa fabbrica, come anche a’ di nostri si scorge da’ fondamenti di pietra grossa simile a quella della sostruzione”; cfr. anche Fronsscu 1925, 7-9, il quale riteneva si trattasse di un tratto delle mura di cinta. τοι Dei sondaggi esplorativi condotti dal Comune sotto la sorveglianza della Soprintendenza archeologica, hanno fornito brevi cenni Pemvcci 1995, 24-25; Lereve 1995, 283-295, specialmente 283, 290-295 (= Lerevne 1996b, 136-143, specialmente 136-141); Gems 1996, 16. Ben più ricca la documentazione in sui, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/S, 006/1. Relazione A. NC Reggiani del 1 febbraio 1996. Non mi è stato possibile analizzare i dati relativi allo scavo, che certamente una volta pubbli cati, permetteranno considerazioni più puntuali sul monumento. 163

Fig. 106. Ariccia. Particolare del settore sud-orientale delle mura (N. 15) sul fondo degli ambienti sostruttivi (N. 54) a dx. di via Appia antica. 164

Fig. 107. Ariccia. Pianta delle mura a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo” (N. 16). 165

Fig. 109. Ariccia. Veduta del tratto centrale delle mura a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo" (N. 16). 166

Fig. 110. Ariccia. Pianta delle mura immediatamente a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo" (N. 16). 167

Fig. 111. Ariccia. Veduta del tratto settentrionale delle mura a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo" (N. 16).

Fig. 112. Ariccia. Particolare delle mura immediatamente a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo” (N. 16). 168

Fig. 113. Ariccia. Porta Urbica, cd. "Basto del Diavolo”, în un disegno di C. Labruzzi (fine del Settecento) (N. 17).

Fig. 114. Ariccia. Porta Urbica, cd. “Basto del Diavolo”: la vori di scavo e restauro (1980), fronte orientale (N. 17).

Fig. 115. Ariccia. Pianta della Porta Urbica, cd. "Basto del Diavolo" (N. 17). 169

La costruzione, interpretata al momento dello scavo come capitolium, & orientata nord-est/ sud-ovest. Quasi interamente conservato il perimetro del podio su cui doveva sorgere la struttura: a differenza dei lati brevi nord-orientale e sud-occidentale messi in luce per quasi l'intera lunghezza, rispettivamente di m 15,25 e m 20,95, dei due lunghi risulta visibile solo quello sud-orientale, scoperto per m 13,60 a partire dall'angolo nordorientale e per m 5,90 a partire dall'angolo opposto sud-orientale, per una lunghezza complessiva ricostruibile di m 34,20 circa (Fig. 121). La struttura, fondata direttamente sul banco di peperino affiorante, appositamente sagomato, è costruita in opera quadrata, con blocchi di pepeFig. 116. Ariccia, Porta Urbica, cd. "Basto del Diavo. TiO con caratteristiche e disposizione differenti 10°: particolare della spalla settentrionale (N. 17). — nelle diverse parti. I lato nord-orientale è conservato per un'altezza max. di m 1,85, pari a quattro filari (Figg. 122; 123, cd). I blocchi, messi in opera con regolarità a file alternate di testa e di tagli presentano un'altezza costante di m 0,46, una larghezza compresa tra m 0,43 e 0,50 e una lunghezza variabile da m 1,05 a m 1,65. Un quinto filare, probabilmente rimesso in opera, rientrato di circa m 0,10 rispetto al filo di quelli sottostanti, utilizza invece blocchi quadrangolari, di larghezza compresa tra m 0,87 e 0,94, lunghi m 0,85, con un'altezza costante di m 0,44 e lati interamente lisciati?® Nel 1921, nel corso di lavori vennero individuate nel tratto di via del Corso, appena oltrepassato l'edificio del Comune, “... una parte di una platea formata da filari sovrapposti di massi squadrati di pietra albana, ... poggiati sopra un banco di pozzolana”, riferibili al proseguimento verso nord-ovest del lato nord-orientale. Dalla descrizione, eseguita poco dopo la scoperta da E. Gatti, sappiamo così che la parte scoperta, lunga m 6,30 e larga m 1,20, era costituita da blocchi di peperino da m 0,49x0,49x1 circa e si trovava a m —1,20 dall'attuale piano stradale"? (Fig. 124). Su questo lato il canale scavato tra il banco affiorante e la fronte della struttura? è stato pavimentato con lastre di peperino rettangolari (m 0,45/0,50x1,10/1,18), la cui superficie superiore risulta. non lisciata perfettamente”. II lato sud-orientale, visibile per m 13,10 circa a partire dall'angolo nord-orientale, è conservato per un'altezza max. di m 2,80 dal piano di peperino, per sette filari complessivi (Figg. 123, ab; 125) Su questo lato è visibile alla base del muro un primo filare il cui filo sporge di m 0,15 rispetto a quello soprastante. I primi quattro filari in alzato sono realizzati, come per il fronte nord-orientale, con blocchi parallelepipedi, disposti di testa e di taglio a file alternate, mentre i due superiori, conservati solo perm 4,50 a partire dall'angolo nord-orientale, sono costituiti da blocchi quadrangolari con filo rientrato di m 0,10 circa, probabilmente riutilizzati come quelli sul lato nord-orientale. Altri resti di questo lato, ancora riferibili al podio su cui doveva sorgere l'edificio templare, sono visibili a partire dall'angolo sud-orientale, all'interno di un ambiente con accesso lungo via Laziale, sul retro dell'ex edificio scolastico recentemente ristrutturato” (Fig. 126). In questo punto il muro è conservato per una lunghezza di m 5,90 a partire dall'angolo ed un'altezza di m 3,85 circa dal pavimento moderno, più Ὁ È probabile che i blocchi siano stati rimessi in opera in un secondo momento. Relativi a questo piano si conservano solo quattro blocchi all'estremità orientale di questo lato, mentre alcuni blocchi del filare superiore sono conservati per un breve tratto lungo il lato ortogonale, a partire dall'angolo nord-orientale. 70 Acs, Archivio Gatti, A6, cc. 9443-9444. 7 Il corridoio, largo m 1,20 circa, costituisce evidentemente il piano di cantiere scavato per la costruzione della struttura. 75 Il banco di peperino alfiorante presenta un piano che si abbassa da ovest verso est, per cul risulta più alto rispetto al piano pavimentato da m 1,90 a m 0,60. 7^ Si tratta di un ambiente precedentemente adibito a garage per i mezzi dei vigili urbani del Comune. 170

Fig. 117. Ariccia. Porta Urbica, cd. "Basto del Diavolo”: fronte occidentale (N. 17).

basso di m 0,75 circa rispetto alla quota di spiccato del muro in opera quadrata. Dei sette filari visibili, solamente nei primi cinque a partire dal basso i blocchi sono posti a file alternate di taglio c di testa’9.I blocchi, abbastanza ben tagliati, anche se non lisciati sulle superfici a vista, dove restano evidenti i segni della gradina, hanno altezze comprese tra 0,44 e 0,46 m e lunghezze variabili tra 0,42 e 0,52 m quelli di testa e 1,10/1,60 m quelli di taglio". Conservato quasi per l'intera lunghezza, a partire dall'angolo sud-orientale (m 20,95 circa), anche se per una modesta altezza, pari a tre filari nei punti maggiormente conservati”, il muro di sostruzione sud-occidentale del podio che doveva raccordare il forte dislivello su cui sorgeva l'edificio e, al tempo stesso, sopraelevare il tempio. Il muro è visibile all'interno di uno stretto corridoio cui si accede dall'ambiente lungo via Laziale. Già il Lanciani vide e rilevò questo muro nel 1884, ipotizzando che potesse riferirsi al tempio ricordato dalle fonti letterarie antiche". Anche qui i blocchi sono posti in ope-

τα Gli ultimi due filari hanno entrambi blocchi messi di taglio. = I filari con blocchi di testa sporgono, generalmente, rispetto al filo di m 0,05/0,10 e più raramente fino a m 0200; "% All'interno del corridoio il p.dc. sale irregolarmente per cui, in alcuni punti, il primo filare in basso, con blocchi di testa, rimane parzialmente interrato. 7» Laxcin 1884; Lasciata CVatLar. 13045, 164v., 193r; cr. Buoxocons 2001, 187. Pochi anni dopo ne ricorda l'esistenza, erroneamente riferendolo al recinto più antico delle mura (come già ummy 1819 163; Get 1834, 185; Nimm 1837, II, 255; “Avanzi Canina 1854, 125; Nisev 1869, 711 e Racaı 1879, 101), M. Sallusti, il quale ne rileva anche la pianta (sat, Ari 14, 003: Sulle vidi mura Sillane scoperte nell'area posteriore della chiesa di S. Nicola in Ariccia ove si eleva un edificio scolastico”). cende urbanistiche dell'area in età post antica e la descrizione delle strutture antiche note prima dello scavo, vd. Sat, Archivio 171

ra a file alternate di testa e di taglio (Fig. 127). Appaiono però squadrati con minore precisione ed alcuni di quelli di testa, con angoli arrotondati, non mostrano alcuna rifinitura sulla fronte”? Altre strutture, relative invece alla suddivisione delle celle dell'edificio templare vero e proprio, sono visibili all'interno dell'ex edificio scolastico. Un tratto di muro in opera quadrata, orientato nord-est/sud-ovest, che tuttavia risulta di di ficile intepretazione, è visibile entrando nel primo vano che si apre sul lato sx. del corridoio. Restano tre filari, con evidenti segni di risarcimenti e inzeppature, inglobati all'interno di una parete dell'edificio moderno, per una lunghezza di m 3,90 Fig. 118. Ariccia. Porta Urbica, cd. “Basto del Diavo- circa ed un'altezza di m 1,30, a partire da m 0,35 10°: fronte orientale (N. 17). circa dal piano del pavimento. Un secondo tratto, orientato nord-ovest/sud-est, relativo all'estremità sud-orientale della fronte esterna dell'edificio templare, è invece visibile inglobato nella parete sx. del corridoio, a m 15,70 circa dall'ingresso (Fig. 128). Restano: un filare di blocchi, disposti di testa, per una lunghezza di m 3,60, a m 1,70 circa dal pavimento moderno e cinque filari, irregolarmente disposti di testa e di taglio, che a partire da m 0,40 sopra al pavimento moderno raggiungono m 2,68 di altezza. Ancora riferibili alla suddivisione della cella principale sono i due muri a blocchi, paralleli, appena affioranti (m 0,15 circa) dal piano pavimentato della piazza antistante la ex chiesa di San Nicola. I muri, dello spessore di m 1,35, leggibili a livello di fondazione, visibili per una lunghezza max. di m 10,70 a partire dalla fronte nord-orientale, dovevano delimitare l'area della cella centrale, la cui ampiezza interna sembra ricostruibile in m 7,15 circa. La lettura dei resti conservati all'interno delTex edificio scolastico, unitamente alle strutture messe in evidenza dallo scavo, permette quindi di ipotizzare un perimetro esterno, comprensivo del podio, di m 34,20x22 circa (115,5x74 piedi romani), mentre il templum vero e proprio, rialzato, doveva occupare un'area di m 21,40x25,30 circa, con una suddivisione interna a tre celle (m 5,25 circa quelle laterali) e pronao sulla fronte Τὸ Nell'area venne poi edificata, nel VI secolo d.C., la Collegiata di S. Maria. Nel banco di peperino che si trova a nord-est della fronte nord-orientale della struttura furono ricavate almeno tre sepolture ad uso della Confraternita religiosa. Di queste, a parte alcune tracce verso il centro dell'area, restano due fosse: una in prossimità dell'angolo sud-orientale del piano tufaceo (m 1,05x0,50, profonda m 1,55) e l'altra all'angolo nord-occidentale, parzialmente inglobata entro una muratura a pezzame irregolare (m 1,40x 0,60, profonda m 0,65). In questa zona, fra le due tombe, è stata anche scavata nel banco una canaletta, che corre diagonalmente, seguendo quasi l'asse nord-sud, larga m 0,20, visibile per m 4 circa oltre i quali sembra proseguire sotto l'attuale pavimentazione prospiciente l'ingresso al palazzo del Municipio. Proprio in questa parte dell'arca scavata si conservano ancora pochi tratti delle murature relative alla chiesa paleocristiana””, anch'esse fondate direttamente sul banco naturale, le quali riutilizzano materiali antichi, tra cui alcuni blocchi di peperino. pratiche, Ariccia, Ari/5, 006/1. Relazione storica di F. Petrucci del 7 marzo 1995. La recente ristrutturazione dell'edificio ha rimesso in luce, nello stretto corridoio che corre seminterrato lungo tutto i lato meridionale dell'edificio moderno, la fondazione del lato meridionale del capitolium. Un disegno della struttura nel quale potrebbero essere riportate parti non più visibili, che non mi è stato possibile visionare, si trova in sit, Archivio Disegni 1/1: P.zza Cavour: pianta (n. 3763) e sezioni a-a, bb (nn. 3764-3765) in scala 1:50; pianta ambienti sottostanti edificio scolastico (n. 3809) e sezioni c-c (n. 3768) in scala 1:50. 7 Anche qui il flare con blocchi di testa sporge rispetto al filo superiore. In questo caso però i blocchi che appaiono più completi fuoriescono in misura maggiore, da un minimo di m 0,38 a un max. di m 0,65, facendo supporre l'esistenza, al di Sopra di questi, di una doppia fila di blocchi messidi taglio. 7* Meglio conservato quello orientale, mentre il muro occidentale rimane per soli m 7,50 a partire dalla fronte della ex Chiesa. Entrambi i muri proseguono poi al di sotto del pavimento della ex Chiesa. 79 La Collegiata vecchia fu demolita per volontà dei Conti Chigi, che affidarono la ricostruzione dell'attuale “rotonda” 172

Fig. 119. Ariccia. Resti del cd. capitolium (N. 18) e struttura in via Egeria (N. 19): posizionamento. Dallo scavo dovrebbero provenire una base in marmo, attualmente conservata nel Parco Chigi, (Fig. 129) e circa la metà dx. di una iscrizione funeraria su un blocco parallelepipedo di peperino (m 1,32x0,60x0,36). Alt. lettere cm 6,8/8,57* (Fig. 130): [—] Monumento heredis Crupiae [-[—] i licebit praeterea nullius hic [- -] que alius quisquam nisi quibu [---] [--] M hered fus permiserit Crupia [- -] Quest'ultima, nella quale è ricordato un membro della gens Crupia, appare databile, in base ai caratteri paleografici, tra la fine del 1 secolo a.C. e i primi decenni del secolo successivo. dedicata all'Assunta a L. Bernini. Al posto dell'antica collegiata sorse la chiesa dei SS. Nicola e Domenico, che ancora rimane. Su queste vicende vd. Lucini 1796, 325-350; Perauccı 1987, 13-21 7* La base è stata trasportata nel Parco Chigi, mentre l'iscrizione si trova all'interno della chiesa di S. Nicola. 173

Fig. 120. Ariccia. P.zza S. Nicola. Veduta dei resti del cd. capitolium (N. 18).

19. Via Egeria: struttura in opera quadrata

Ad una quindicina di metri dal lato settentrionale di via del Corso, all'altezza di via Egeria, in uno dei locali al piano terra di una palazzina, è conservata una struttura antica? (Fig. 119, 19). Si tratta di un ambiente a pianta rettangolare, orientato nord-ovest/sud-est, mancante del lato corto meridionale, che è anche quello dal quale è possibile l'accesso, e presumibilmente di parte di quello orientale. (Fig. 131). Il lato lungo occidentale, misura m 8,15 in lunghezza ed è conservato per un'altezza di m 2,75, pari a 6 filari, mentre quello parallelo orientale è visibile per m 2,50 di lunghezza e per m 2,28 circa di altezza, pari a cinque filari. Quello di fondo, lungo m 13,70, è conservato per un'altezza, rilevabile esternamente, sul retro dell’edificio moderno che ha inglobato la struttura, di m 3,40 (pari a sette filari), dei quali solo m 2,25, visibili all'interno. Sul lato esterno il muro si allunga oltre i limiti del singolo ambiente, per una lunghezza di m 6,70 max. Il livello del p.d.c., 75 Attualmente, l'interno della struttura è invaso da una grande quanti gevole l'osservazione delle sue caratteristiche. 174

oggetti di vario tipo, cosicché risulta disa-

Fig. 121. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitoliwm: pianta (N. 18). 175

i Fig. 122. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitolium: fronte nord-orientale (N. 18).

Ὁ Fig. 123. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitolium: sezioni (N. 18). 176

20m

Fig. 124. Ariccia. Cd. capitolium: schizzo di G. Gatti delle strutture rinvenute lungo via del Corso nel 1921 (N. 18).

Fig. 125. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitolium: lato sud-orientale (N. 18).

leggermente più basso rispetto all'interno del vano, permette anche di osservare il primo filare in basso, impostato sul banco affiorante appositamente sagomato. La costruzione è realizzata in opera quadrata, con blocchi parallelepipedi di peperino, posti di taglio, di lunghezza compresa tra m 0,95 e m 1,10 nellalzato e m 1,40 e m 1,55, nei primi due filari; m 0,41/0,50 di altezza e m 0,45 di spessoTem, 20. Via della Strada Nuova: sostruzione

Lungo via della Strada Nuova, a circa m 50 dal bivio con via della Croce, proprio sotto il bastione berniniano di Porta Romana, in corrispondenza di un parcheggio per auto, si conserva parte di una sostruzione (Figg. 132-133). Rinvenuta nel 1995, in occasione dei lavori per la realizzazione del parcheggio", attualmente appare in precario stato di conservazione”.

7» Lungo questo lato, a circa m 1,80 circa dal piano di via Egeria, ὃ stata aperta una finestra (0,78x0,78 m) che consente di rilevare lo spessore dei blocchi antichi. 7" Segnalazione del rinvenimento, in Parruccı 1995, 25-26. 7" Frequentemente si distaccano cadendo, soprattutto dalle part più alte, frr. di muratura. In particolare, sembra grave la presenza, di una lesione (largh. max. cm 5), visibile sulla fronte all'estremità meridionale, a partire dall'alto per circa m. 2,30 di altezza. 177

Della struttura originaria rimane perlopiù il lato meridionale, orientato nord-ovest/sud-est, per circa m 14,27 di lunghezza, a partire dall'angolo con il lato orientale, che invece è visibile in minima parte”. La costruzione, realizzata in una zona di declivio, a partire dal piano del parcheggio, leggermente rialzato rispetto a quello stradale”, è conservata per un'altezza che va da m 8,30 circa (Fig. 134, ab) a m 3,80 (Fig. 134, cd). È costruita, in opera quadrata di blocchi parallelepipedi di peperino con specchiatura centrale in opera incerta con scapoli di peperino (Fig. 135). I blocchi, disposti con regolarità a filari alternati di testa e di taglio, sono di u ᾿ ᾿ lunghezza compresa tra m 0,87/0,98 e m 1,10/1,20 e pi a del 009^. finoa m 1,45/1,70, alti tra m 0,45 e 0,51. ἴδω Oe Come detto, è visibile in parte anche l'angolo sud-orientale, per un'altezza di m 4 circa e una lunghezza di m 2,50 circa. A partire dal piano attuale si conserva la risega di fondazione, alta m 1,60 e sporgente rispetto al filo dell'alzato m 0,25, costruita con caementa di tufo. L'angolo è rinforzato alla base da due blocchi, dei quali il primo di taglio (m 0,45x1,45) e il secondo di testa (m 0,45x0,84). Sopra sono stati utilizzati blocchetti parallelepipedi di peperino (m 0,12x0,33), visibili per m 1,50 circa di altezza, posti tutti nel senso della lunghezza"2, Su questo lato si conserva anche la cortina in opera incerta di scapoli di tufo. La struttura venne variamente riutilizzata dall'età post antica fino ad epoca moderna, come rivela l'esame, in particolare, della parte al di sopra della specchiatura centrale in opera incerta”. 21. Via della Costa: cunicolo

All'interno di una delle proprietà poste lungo il lato sud-occidentale di via della Costa, all'altezza della scuola media “Volterra”, a nord-est della cella del cd. tempio di Diana (N. 30), si conserva un tratto di un cunicolo, interamente scavato, proveniente dalla città” (Fig. 61, 21). Attualmente lo 7? 1 lato nord-occidentale, invece è andato distrutto, insieme forsea parte della fronte. 7% Per questa ragione dei tre filari di blocchi visibili alla base, il primo, di testa, è appena leggibile, per circa un metro a partire dall'angolo con ἢ lato sud-est, il secondo invece è visibile, per i primi m 9,60 circa, per l'intera altezza (m 0,45). In questo filare i blocchi sono di lunghezza variabile, compresatra m 1,15 e m 1,70. Ἢ Il primo flare nel quale i blocchi, posti tutti di testa, sono visibili al di fuori dal terreno per l'intera lunghezza della costruzione, appare leggermente aggettante. I blocchi hanno altezza compresa tra m 0,48 e 0,51 e lunghezza variabile da 0,44, 2 0,55 m. I| filare superiore presenta un risarcimento in conglomerato che ha sostituito i blocchi per i primi m 5,50 a partire. dall'angolo sud-est. Completano il filare sette blocchi posti di taglio, di lunghezza variabile tra 0,87/0,98 m e 1,14/1,46 m ed altezza di m 0,48. Nel filare superiore due blocchi, in corrispondenza dell'angolo con illato sud-est, riquadrano la specchiatura in opera incerta, larga m 4,90 circa, quindi 14 blocchi posti di testa, alti m 0,46 e di lunghezza variabile tra m 0,42, e m 0,53, completano il piano. Al di sopra di questo flare, la costruzione antica, ha perduto il rivestimento in opera incerta, lasciando così vedere il nucleo. Rimangono ancora i blocchi posti di testa, anche se solo in parte, all'estremità nord-occidentale della fronte. Del filare superiore rimangono 5 blocchi, posti di taglio, alti m 0,46 e di lunghezza variabile da m 0,48/0,94 a m 1,45/1,70. Invece dei tre filari successivi, solo pochi blocchi sono in situ. πα Dopo primi tre filari (m 0,45 circa), 'alzato presenta una piccola risega. 7?" Possono senz'altro riferirsi ad età post antica: i sci fori circolari, visibili, sulla fronte a partire dall'angolo con il lato sud-est, ea circa m 5,30 da terra; la parete intonacata, visibile a partire da m 2,90 da terra e fino a m 4,80, per una lunghezza di m 4,20; ancora, le impronte semicircolari ricavate sui blocchi in basso, presso l'angolo sud-est, presumibilmente per l'appoggio di canalizzazioni per il deflusso dell'acqua piovana. # Questo canale ancora fornisce l'acqua necessaria per l'irrigazione dei campi sottostanti. 178

Zi temi.

777

Tele Ramona Fig. 127. Ariccia. Cd. capitolium. Disegno di R. Lanciani delle strutture successivamente inglobate nell'edificio scolastico, (s.d., 18832) (N. 18) (foto BAV).

speco, che procede da nord-est a sud-ovest, è visibile per m 25,50 circa”, delimitato da un muro moderno, costruito quasi in corrispondenza del muro di contenimento di via della Costa "^, all'estremità nord-orientale e da un crollo della parete, all'estremità sud-occidentale?” (Fig. 136). 1l condotto, largo da un minimo di m 0,38 ad un massimo di m 0,58 ed alto da m 1,03, nelle parti più interrate, a m 1,5/1,7 circa (Fig. 137, ab), procede con andamento sinuoso. Nella parte nord-orientale è chiaramente visibile almeno uno sbaglio di direzione, al quale si è ovviato piegando ad angolo retto lo speco, che procede in direzione est-ovest per m 1,20 circa. Al termine di questo tratto il canale si allarga verso l'esterno con un'ampia nicchia scavata a cielo aperto, comunicante con l'interno attraverso un'apertura dalla quale è ancora possibile l'accesso a questa parte del cunicolo (Fig. 138). Da qui, dopo una seconda curva nuovamente quasi ad angolo retto, lo speco prosegue verso nord-est e sul lato occidentale resta un breve tratto cieco, forse inizio di un secondo canale ὁ ancora altro errore di direzione corretto dal tratto immediatamente seguente, che ne ripete peraltro l'orientamento verso nord-ovest. In questo punto, appena al di sotto di via della Costa, il piano del canale si abbassa con un salto di quota di m 0,80, scendendo da nord-est verso sud-ovest. Le pareti conservano tracce dello scavo: in particolare nella porzione nord-orientale del condotto, a circa m 1,20 dal fondo, rimangono gli incassi per le lucerne. Questo primo tratto, proseguendo verso sudτῷ Frogescu 1925, 37-38 e Tav. I, 11: ww Questa ostruzione parziale dello speco fa si che questo si riempia fin quasi alla sommità della volta creando un piccolo bacino di riserva idrica. 7?" ILerollo ha lasciato scoperto lo speco perm 2,5 circa. 179

Q0

Fig. 128. Ariccia. P.zzaS. Nicola. Cd. capitolium: resti inglobati nell'ex-edificio scolastico (N. 18).

10

Fig. 129. Ariccia. Fr. di base proveniente dallo scavo del cd. capitolium (N. 18)

Fig. 130. Ariccia. Iscrizione funeraria proveniente dallo scavo del cd. capitolium (N. 18). 180

50cM

Fig. 131. Ariccia, Via Egeria. Struttura in opera quadrata: veduta dell'angolo nord-orientale (N. 19).

ovest, raggiunge un pozzo circolare, del diametro di m 1,10, scavato nel banco fino a m 4,2 di altezza e raccordato al piano di campagna soprastante con la sovrapposizione di almeno due filari di blocchi di peperino squadrati, per un'altezza totale di m 5,15 (Figg. 137, cd; 139). Un ingresso, aperto in epoca moderna, permette l'accesso al pozzo e al settore seguente del canale. All'altezza di questo pozzo, il cunicolo proveniente da nord-est fa un secondo salto di quota con un gradino di m 0,85 e prosegue quindi con andamento quasi est-ovest per poi piegare a sud-ovest verso i campi dell'Orto di Mezzo”. Nell'ultimo tratto, prima che il cunicolo si perda lungo le pendici che scendono verso il campo sottostante, il crollo della volta ha provocato l'intero del fondo dello speco (Fig. 137, cf). Il terreno molto accidentato, coltivato ad orto, è stato sistemato a piccole terrazze, utilizzando per la realizzazione dei muri numerosissimi blocchi parallelepipedi di opera quadrata. Non lontano dalla stradina d'accesso alla proprietà ho riconosciuto una basetta in peperino, mancante della parte superiore. Sulle due facce laterali sono ancora visibili a sx. un urceus, a dx. una patera, mentre illeggibile è la fronte, sulla quale, forse, era un'iscrizione (Fig. 140). 22. Via della Costa: muro în opera quadrata

Lungo il lato nord-orientale di via della Costa, una decina di metri ad ovest del sepolero rupestre, si conservano i resti di un muro in opera quadrata (Fig. 61,22). La struttura, interessata da crolli di varia entità nel 1929 e soprattutto nel 1941, ancora alla fine degli anni settanta del Novecenbanco si può no?* Un simile salto di quota del piano di scorrimento delle acque, ugualmente creato da un gradino delinterne al cunicolo queste piccole “cascate” tare nel trato iniziale, poco prima dello sbarramento moderno. Non è escluso che facilmente che l'acevitare onde all'esterno, nota si come forte, piuttosto pendenza una siano state realizzate per raccordare qua raggiungesse con troppa forza il punto di raccolta sottostante, probabilmente individuabile nella cisterna conservata nell'Orto di Mezzo. Ariccia XI, % Delle due notizie, quella più anticasi riferisceal distaccamento di alcuni blocchi (sai, Archivio pratiche, di un tratto consideAri/14, 006. Relazione P. Petrignani del 10 giugno 1929), mentre quella più recente, al crollo sulla stradaTuttavia già nei primi revole (sat, Archivio pratiche, Ariccia XI, Ari/14, 007. Relazione G. Bellagamba dell febbraio 1941).ne aveva auspicato il re‘anni del Novecento il Sallusti, rilevando il precario stato di conservazione di questo tratto di mura, tauro (sat, Archivio pratiche, Ariccia XI, Ari/14, 003. Relazione M. Sallusti del 29 aprile 1907). 181

Fig. 132. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione: posizionamento (N. 20).

107", era conservata per un'altezza considerevole (Fig. 141). Attualmente risulta visibile per circa m 7,10 di lunghezza e m 1,90 di altezza, a partire dal piano di un piccolo giardino privato, il quale si trova rialzato di m 2,10 circa rispetto al piano stradale attuale (Fig. 142). È costruito in blocchi parallelepipedi di peperino ed è orientato nord-ovest/sud-est. 23. Via della Costa: sepolcro Salendo ad Ariccia da via della Costa, è possibile notare poco in alto, sulla dx., un sepolcro, scavato nella parete rocciosa che sovrasta la strada? (Figg. 61,23; 143). È costituito da un vano centrale, a pianta rettangolare con volta piatta, di larghezza variabile da 3,46 a 3,68 m, lungo m 3,10 circa per un'altezza di m 3,70. Sulla parete di fondo settentrionale si apre una grossa nicchia rettangolare (m 2,40x1,02), mentre lungo i lati est ed ovest sono due sepolture laterali (Fig. 144). Queste ultime, incassate lungo le pareti, sono chiuse verso l'interno del vano da uno stretto bancone risparmiato nel peperino. Meglio conservato quello della sepoltura orientale, largo m 0,60 circa e visibile per un'altezza di m 0,35, a differenza dell'altro, sul lato occidentale, appena affiorante sul p.d.c. Le nicchie che contengono le due sepolture sono ricavate ad altezze diverse: quella orientale, più alta, parte a soli

m 1,70 dal soffitto, l’altra a m 2,50 circa (Fig. 145). Lo spazio per le deposizioni presenta dimen-

7" Una fotografia della struttura, anteriore alla costruzione di un edificio e del muro di recinzione che ne ha obliterato la parte inferiore, è in Lerevne 1984, Tav. II Ε t. in basso). Ἢ Descrizione in FLonzscu 1925, pp. 52-53 e Tav. Ln. 15. 182

Fig. 133. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione inglobata nella sistemazione moderna (N. 20).

Fig. 134. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sezioni della sostruzione (N. 20). 183

Fig. 135. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione: particolare della specchiatura in opera incerta (N. 20).

sioni sostanzialmente analoghe nei due lati, misurando m 0,68x2,20 lungo quello orientale”? e m 0,62x2,20 lungo quello occidentale. L'altezza del vano della deposizione è di m 3 circa” in quella

orientale, e di m 1,15 in quella occidentale?" Al centro della nicchia sulla parete di fondo se ne apre una seconda più piccola, larga m 0,73 e profonda m 0,52, attualmente chiusa da un muro, alto m 1,95 circa, realizzato con scaglie irregolari di peperino e selce messe in opera a secco, che occupa l'intera lunghezza della nicchia e costituisce l'attuale muro di fondo del vano. A questo è appoggiata una bassa struttura (m 0,85), rettangolare (m 1,85x1,00), leggermente sporgente oltre il limite della nicchia, realizzata con blocchetti di pietra più regolari, ammaltati e messi in opera con cura. Sulla fronte restano tracce di intonaco sul quale sono appena visibili tracce di pittura rossa di età post antica. Come già aveva supposto il Florescu, che vide questa struttura in uno stato di conservazione migliore di quanto non lo sia attualmente, e come più recentemente ha precisato F. Petrucci, nel corso del XVI secolo il sepolcro venne riutilizzato come cappelletta di S. Rocco e S. Sebastiano”. Sempre relativi al suo cambiamento di funzione sono da ritenersi anche i bassi muretti, nella stessa tecnica, che rimangono sul limite esterno del vano, i quali dovevano probabilmente inquadrare l'ingresso. Sulla fronte esterna, prospiciente la strada, sono almeno due interventi successivi, resi necessari dal crollo della parete”, il primo dei 7 Il crollo della parete rocciosa verso la parte esterna e la successiva tamponatura con muratura tarda non permettono di valutare la larghezza originaria. 7" Su questa risega, larga m 0,10 circa, doveva poggiare la lastra di copertura della deposizione. >= All'estremità settentrionale, nella parete in corrispondenza del punto in cui, probabilmente, doveva trovarsi i cuscino della deposizione, è visibile una profonda sgrottatura semicircolare (prof. m 0,35 circa). 7" Fionsscu 1925, 52; più specificatamente vd. Perauccr 1987, 21, 22 Fig. 18, 23-24. ?* ILcrollo ha parzialmente coinvolto anche la deposizione del lato orientale. 184

quali, con muratura a pietrame irregolare, ha semplicemente risarcito la lacuna lasciata dal crollo all'angolo esterno sud-orientale del sepolcro. Successivamente, a scopo di contenimento, è stato costruito a ridosso della prima muratura uno sperone a blocchi regolari. 24. Via della Costa: cunicolo Un tratto di cunicolo, scavato nel banco, è

conservato lungo il lato nord-orientale di via della Costa, al di sotto del sepolcro rupestre?” (N. 23) (Fig. 61,24). Per circa m 4,60 a partire dall’ingresso le pareti del cunicolo antico sono state rivestite con spallette moderne a pezzame, mentre sul fondo è stata costruita una canaletta per il deflusso dell'acqua. Successivamente il cunicolo conserva le sue caratteristiche originarie e sembra diramarsi in due direzioni. Nel punto in cui si incrociano le due diramazioni lo speco diviene largo alla base, anche per il forte sgrottamento delle pareti,

a sud-ovest di via della Fig, 136. Ariccia. Acquedotto

Costa: pianta (N. 21).

m 2,15 circa per un'altezza di 2 m circa (Fig. 146).

Il ramo principale prosegue per m 8,5 circa curvando in direzione nord, mentre un braccio più

breve (m 4,70 circa) si apre sul lato orientale del cunicolo principale dirigendosi verso SE. In questo tratto la sezione del cunicolo si presenta alterata, fatta eccezione per la parte superiore della volta (Fig. 147, cd), per un'altezza di m 0,50 circa, a causa dello sgrottamento delle pareti laterali, le quali crollando sul fondo, ne hanno provocato un rialzamento: ne risulta che lo speco è largo alla base m 2,40 ed alto m 1,10. Un terzo cunicolo, al momento non ispezionabile a causa dell'interro, si apre nella parete occidentale del ramo principale, quasi all'altezza dell'incrocio tra le due diramazioni, dirigendosi verso nord-ovest. L'ingresso, quasi del tutto ostruito, è largo m 1,40 e presenta una volta a sezione quasi quadrata. In questo punto il cunicolo principale è alto m 1,60 circa per una lunghezza alla base di m. 0,95. Da qui in avanti, per gli ultimi 6 m circa, migliora lo stato di conservazione della volta e delle pareti che conservano ancora i segni dello scavo e due incassi per lucerne sui due lati, quasi all'altezza dell'imposta della volta, mentre il fondo è coperto di acqua per m 0,35/0,40 (Figg. 147, ab; 148). 1l cunicolo termina con un allargamento che crea un vano irregolare, lungo m 5,70 circa per una larghezza che varia tra m 1,40 e 1,90 circa. Dovrebbe trattarsi dell'area di captazione come sembrano indicare le tre fessurazioni a pettine visibili sulla parete nord-occidentale ed il foro praticato sul lato di fondo, dai quali ancora oggi sgorga acqua. 25. Via della Croce: muro

A circa m 20 dal lato orientale di via della Croce, una cinquantina di m prima di raggiungere antica, lungo la parete retrostante l'Orto di Mezzo, rimane un resto di muro in opera retiAppia via colata (Fig. 26, 25). Si trova a circa m 2,50 dal piano di campagna, visibile per una lunghezza di m 1,20 ed un'altezza di m 1 circa, di cui m 0,65 di fondazione?" (Fig. 149). # In anni recenti è stato addossato al sepolcro, a livello dell'attuale piano stradale, un piccolo ambiente che dà accesso acque sono tuttora convogliate nel servizio in uso. al canale, le cui 5" Risulta visibile solo in parte a causa del terrenoe della vegetazione che cresce spontanea. 185

26. Orto di Mezzo: muro

All'estremità nord-orientale della striscia di terreno ancora inedificata posta a sud-est dell'abitato di Ariccia, conosciuta come “Orto di mezzo” e delimitata a sud da via Appia antica e ad ovest da via della Croce”, si conservano scarsi resti di un muro (Fig. 61,26; 150). Nonostante la vegetazione abbia provocato la caduta della cortina in opera reticolata, è possibile riconoscervi uno dei muri ricordati in quest'area da Canina e successivamente da Florescu*?. Il tratto conservato è lungo m 13 circa ed alto almeno m 2,50 circa (Fig. 151,26). Di quella che doveva essere la sistemazione di questa fronte resta traccia nelle due nicchie laterali (largh. m 1,20 circa) che sembrano inquadrarne una centrale più grande (m 2,40 circa per la parte ricostruibile). Fatta eccezione per le due piccole nicchie laterali, che conservano parzialmente il rivestimento in opera reticolata di cubilia. in peperino da 6-7 cm, il resto della fronte appare molto irregolare e completamente privo di cortina. Rimane invece visibile il nucleo costituito da grosse scaglie di selce, frr. di minori dimensioni di peperino e rarissimi frr. di tegole, disposte per filari, anche se senza particolare regolarità. 27. Orto di Mezzo: muro Circa 30,50 m più ad ovest e 10,50 a nord del

muro in opera reticolata (N. 26), alla base della scarpata che sale verso il centro abitato di Ariccia, si vedono pochi resti di un muro a nicchie în opera reticolata, appena affiorante dal terreno (Fig. 61,27). Evidentemente precaria appare la sua conservazione, considerando che Florescu lo ricorda: va lungo m 18, alto m 2 e con “cinque nicchie con calotta”, mentre attualmente è visibile per un'altezza max. di m 0,30 circa ed una lunghezza ricostruibile di almeno m 15,50 circa, sebbene

Fig. 137. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della Costa: sezioni (N. 21).

186

7" Ringrazio la sig. ra F. Cianfanelli, proprietaria del terreno sul quale insistonoi resti antichi, per avermi concesso il permesso di accesso. Cava 1854, 106,1; Fuonsscu 1925, 35 e Tav. 1, n. 7. = Descrizionein FloreSsct 1925, 35 e Tav. I, n.8, il quale ricorda, al centro di ogni nicchia, l'uscita (diam. m 0,12) di ‘un canale ottenuto da due coppi riuniti, per drenaggio dell'acqua piovana. In precedenza Caxina 1854, 106, II, rilevando la solidità della costruzione, non era in grado di proporne una interpretazione.

con muratura affiorante solamente per due tratti

lunghi m 7 e m 5 circa (Fig. 151,27). In quanto alle nicchie se ne vedono parzialmente solo tre. Resti di una prima (peraltro quella meglio conser-

vata), leggibile per una lunghezza di m 3,80 circa,

anche se solamente per m 2,50 circa con cortin:

ed un'altezza di m 0,20, sono visibili all'estremit

occidentale. (Fig. 152). Resti della seconda, conservata per m 0,70 circa di lunghezza, priva della cortina, si trovano a circa m 2,20 dalla prima; l'ultima, infine, visibile per m 0,90 circa di lunghez; e m 0,70 circa di altezza, dei quali solo 0,30 m con cortina, si trova a m 5,80 circa dalla seconda. A

partire da questo punto, si intravedono resti di nucleo fino a m 15,50 circa.

[3

Ev Fig. 138. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della

Costa. Apertura lungo lo speco nel tratto settentrionale (N. 21).

A circa m 13 a nord-est dal muro ancora visibile lungo la scarpata (N. 26), recenti lavori di dissodamento del terreno, hanno rilevato l'esistenza di un lacerto di struttura in cementizio (Fig. 61,28). Si tratta di una porzione di massetto pavimentale, presumibilmente sezionato dai lavori agricoli, visibile in lunghezza per circa m 1,50 circa (Fig. 153). Lungo il lato orientale è conservata solamente per pochi centimetri la parete su cui rimane traccia dell'intonaco originario, a partire da un blocco squadrato di peperino (m 0,62x0,45). Da questo elemento si diparte con orientamento ortogonale rispetto al pavimento, un muro in opera quasi reticolata di cubilia di peperino, largo m 0,45 e visibile per una altezza di m 0,15 circa. 29. Orto di Mezzo: area di frr. fitili Nei campi coltivati posti in declivio verso via Appia antica, tra la struttura a nicchie in opera re-

ticolata (N. 27) e la zona immediatamente ad est, fino alla cella del cd. tempio di Diana (N. 30) (Fig. 61,29), è sparso numeroso materiale da costruzione (soprattutto scaglie di selce di dimensioni variabili anche se tendenzialmente medio-grandi, cubilia, ma anche tegole) (Fig. 154, A,B,C), ceramico ed alcuni frr. di dolii. In particolare ho riconosciuto: 1. fr. di parete di olla, databile al VII secolo a.C." (Fig. 155, A); 2. fr. di orlo e parete di olla, databile tra la fine del VII secolo a.C. e il 530 eirca® (Fig. 155, C); 3. fr. di parete di olla, databile al VII-VI secolo a.C. (Fig. 155, B); 4. fr. di orlo e parete di olla, databile tra la fine del VII secolo a.C. e il 530 circa®“ (Fig. 155, DJ; 5. fr. di orlo di ciotola a venice nera di produzione campana, forma Morel 2825a 1, databile alla seconda metà del II secolo a.C." (Fig. 154, D); 6. fr. di orlo di ciotola a vernice nera di produzione centro italica, forma Morel 2783i 1, databile alla prima metà del III secolo a. C.* (Fig. 154, E); sa so roi "^ "»

Cfr. Murray Τηπειριλνρ, ToreLti 1970, 82 Fig. 27gn. 2. Canara 1995, 315-317, tipi 317-318. Cfr. Coront 1979, 12 Fig. 5 n. 64, 14. Mozı 1981, 229 pl. 76. Moreı 1981, 223 pl. 72. 187

7. fr. di fondo di patera a vernice nera, forma Morel 2252b 1, databile al II secolo a.C. *";

8. fr. di orlo di coppa a vernice nera di produzione centro italica, forma 2535a 1, databile alla prima metà del II secolo a.C.* (Fig. 154, F); 9. fr. di fondo di coppa a vernice nera di

produzione centro italica, forma Morel 2672 a 3,

databile agli inizi del III secolo a.C.*® (Fig. 154, G; 10. fr. di orlo di coppa in terra sigillata italica, forma Goudincau 2, databile prima del 40 aC, 11. fr. di fondo di piatto in terra sigillata italica, forma Goudineau 28, databile dall'ultimo decennio del 1 secolo a.C. all'età tiberiana*" (Fig. 154, H);

12. orlo di anfora Dressel 1B, databile tra il primo quarto e l'ultimo decennio del I secolo a.C. (Fig. 156, A); 13. fr. di fondo di anfora in ceramica comune da mensa, databile tra tra fine del II ed il II secolo d.C.*^ (Fig. 156, B). In corrispondenza di un salto di quota del terreno, il quale costituisce anche l'attuale limite tra. due diverse proprietà, tra numerosi materiali da costruzione e ceramici accatastati în seguito alle arature, ho rinvenuto anche alcuni votivi fittili, relativi sia ad anatomici che a statue. Tra i frr., tutti realizzati a stampo, în argilla rosso scura, ho riconosciuto: 14. mano sx.**, fratturata all'attaccatura delFig. 139. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della 6 dita. La mano è rappresentata aperta con le dita Costa: esterno del pozzetto circolare (N. 21). accostate sulla faccia palmare, distinte da solcature su entrambe le facce. Il pollice, piuttosto ingrossato, doveva avere posizione distesa verticale. Sulla faccia palmare sono evidenziate le sporgenze dei muscoli del pollice e del mignolo. È finita al polso e cava all'interno. Lungh. max. cm 13,4; largh. max. cm 8; alt. polso. cm 3,2 (Fig. 157); ^" Morsı 1981, 153pl. 39. ^ Monzz.I981, 180pi. 53. *» Moke 1981, 204 pl. 65. we Cfr. Arlante, forma XV,1, 387, Tav. CXXII, 17. κι Cfr. Arlante, forma IX,1, 383, Tav. CXVIIIA. τὲ Pracooc, Wizcputs 1986, 89-90. τ Cfr, Brcnuux 1990, 194 Fig. 96 n. 873, ?* Cfr. Moises 1977, 162 n. 68, Kuwri. 1997, 104, dal santuario di Diana a Nemi; Naxonv 1905, 40, Mes, Qunzcı GioLi 1983, 9-18, Foarunarı 1989, 91-92, Mus, Quiet Giai 1983, 6.9 e ForruNaTI 1989, 90, dalle località a sud di Velletri, di Sole Luna e La Parata; FexeLLI 1975, 268, fg. 360, esemplari D 111 e D112 da Lavinium. #3 Le dita potevano essere accostate, modellate solo nella faccia palmare della mano o in entrambe le facce, distinte tra Joro solo da solcature sulle due facce o su una singola faccia, oppure plasmate singolarmente ed applicate alla palma in una. seconda fase della lavorazione. Questo procedimento spiega perché la grande maggioranza degli esemplari manchi completamente delle dita (FenELLI 1975, 265) 188

Fig. 140. Ariccia. Base in peperino presso l'acquedotto a sud-ovest di via della Costa (N. 21).

Fig. 141. Ariccia. Via della Costa. Veduta della struttura in opera quadrata durante gli anni settanta del Novecento (N. 22).

Fig. 142. Ariccia. Via della Costa: struttura in opera quadrata (N. 22).

15. due frr. di piedi (pertinenti a due piedi diversi)*!* fratturati alla caviglia, completamente mancanti della parte inferiore, con interno cavo. Del primo si conserva la caviglia (Fig. 158). Largh max. cm 7; alt. max. cm 6. L'altro, maggiormente frammentario, conserva l'attaccatura della caviLargh. max. cm 6; alt. max. cm 5; 16. fr. di torso, probabilmente pertinente a statua virile a torso nudo. La figura rivela un'abile maestria nella resa naturalistica del torace, dalla vigorosa muscolatura e sembra avere un'impostazione frontale. Tracce di ingubbiatura rossa si conservano sul corpo. Largh. max. cm 19; alt. max. cm 19*" (Fig. 159); με A causa delle ridotte dimensioni dei frr. non è possibile rintracciare confronti stringenti: ad essi, tuttavia, si avv nano alcuni esemplari da Lavinium in FeneLL 1975, D 222, D 226, D 284, 288-290, Figg. 372-373 e altri in Fonrunatı 1989, 97-99, IIL14, Tav. XXIII, 11.15 e 1 .16, Tav. XXIV, da Velletri di cui non è nota la provenienza. # Cfr, D'Encote 1990, 103, Tav. 27a, esemplare C1I da Lucera, datato alla fine del IV secolo a.C.; cfr. FeneLLI 1975, esemplare D12, 255, Fig. 349, da Lavinium. 189

17. fr. di parte inferiore di statua con interno cavo*!!, Si conserva una parte di panneggio costituito da una piega verticale realizzata con un cordolo di argilla riportato sul fondo liscio. Largh. max.cm 12; alt. max.cm 12 (Fig. 160); 18. fr. di parte inferiore di statua con interno

cavo". Si conserva una parte di panneggio costi-

tuito da una piega verticale realizzata con un cordolo di argilla riportato sul fondo liscio. Largh. max. cm 9; alt. max. cm 15 (Fig. 161); 19. fr. di omero*" sulla cui testa è presente

un foro per la cottura. Largh. max. cm 10; alt. max. cm 11 (Fig. 162); 20. fr. pertinente a figura panneggiata stanτοῖς Se ne conserva l'orlo della veste, rappresentato da un cordone orizzontale mosso da tre pieghe verticali. Le pieghe sono rese da filetti di argilla applicati sulla parete liscia e raccordati alla superficie del fondo con la spatola, senza cura. Largh. max. cm 16; alt. max. cm 18 (Fig. 163).

Oltre ad alcuni frr. di intonaco dipinto, raccolti nelle vicinanze, ho notato una particolare concentrazione di essi in un settore abbastanza He circoscritto che si trova a circa m 30 a nord-ovest Fig. 143. Ariccia, Via della Costa: veduta della tomba della parete settentrionale della cella. Si tratta di rupestre (N. 23). frr. che recano tracce di un unico colore (rosso, oppure ocra, oppure verde), di due diversi colori divisi da una fascia di un terzo colore (rosso, azzurro, bianco) ed in un caso di due diversi colori, uno dei quali con un motivo a fiori e ghirlande, divisi da una fascia di un terzo colore (Fig. 164). 30. Orto di Mezzo: cella del cd. tempio di Diana

A circa m 40 dal lato settentrionale di via Appia antica, nel terreno inedificato denominato "Orto di Mezzo"**, rimane la cella del cd. tempio di Diana (Figg. 61,30; 165). Dopo la descrizione delle caratteristiche costruttive e planimetriche dei primissimi anni dell'Ottocento*? e soprattutto 1% ToreLLi 1975, 181, esemplare BI, Fig. 234, p. 181, esemplare B2, Fig. 235, la cui cronologia è compresa tra la fine del IV e la prima metà del II secolo a.C. (Tore: 1975, 194). Si avvicina anche ad un altro fr. dalla stipe votiva di San Clemente a Velletri (Anci, Gua 1999, 115, Fig. 5), datato sulla base di confronti tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C. % Cfr. TorELLI 1975, 181, esemplare BI, Fig. 234, 181, esemplare B2, Fig. 235, la cui cronologia è compresa tra la fine del Ve la prima metà del IT secolo a.C. (ToReLLI 1975, 194). 80 Il fr. trova confronto in FexeLLI 1975, esemplari D91 e D92, 267, Fig. 359 recanti anch'essi il foro perla cottura. 5». Cfr. Tonzz11 1975, esemplare B16, 185, Fig. 242, da Lavinium ed in Forrunarı 1989, esemplare ΠῚ. 18, 99, Tav. XXV, forse da Velletri, località Soleluna, datato fra la metà del III e la metà del Il secolo a.C. anne Ringrazio sie R. Argon, proprietario ἀεὶ fondo nel qual insistono i resti antichi, per avermi concesso i permes"> Descrizione fatta il 1 ottobre 1804, in occasione della stipula del contratto di affitto degli edifici esistenti nell'Orto di Mezzo (uiv, Archivio Chigi, n. 21234). Nel documento, tra l'altro, viene ricordato come "Le Mura, sono di antichissima Fabbrica, con grosse Pietre squadrate in vari ordini . 190

Fig. 144. Ariccia. Via della Costa. Sepolcro rupestre: pianta e sezione (N. 23).

Fig. 145. Ariccia. Via della Costa. Sepolcro rupestre: particolare della deposizione orientale (N. 23). 191

Fig. 146. Ariccia. Via della Costa. Cunicolo al di sotto del sepolcro rupestre: pianta (N. 24).

dopo la sua scoperta ad opera del Nibby nel 1817**, esso risulta frequentemente ricordato sia nelle opere di carattere topografico che nelle rappresentazioni cartografiche (Fig. 166). Alle diverse descrizioni e ai numerosi cenni dei resti visibili è necessario aggiungere i risultati dello scavo e la relativa pianta, realizzata dal Florescu nel 1920, in collaborazione con G. Lugli®* (Fig. 167). ©" Nimav 1819, 156-158; cfr. anche Ninsy 1837, 262-263, il quale ricorda come “. sorgeva questo tempio sopra un basamento alto almeno 7 piedi, che nella fronte avea 11 gradini . '; Nisov 1869, 712. *5 Gat 1834, 1, 186-190; Rossini 1839, 4; Getz 1846, 105-107; Caixa 1854, 106, III; Desvarpiy 1854, 123; Canina 1856, 53; Raocı 1879, 101-102. Disegni: Lanauzzı CVarLa. 14931, 33; Nmsy 1819, II, fra 156 e 157; Grit 1834, I, 187; Canina 1856a, Tav. LXII (“Veduta delle reliquie del tempio”; "Dellintera architettura"; “Reliquie del prospetto*; “Reliquie del Banco"; “Pro. spetto”; Elevazione di lato”; “Pianta generale”; “Pianta parziale”), il quale riferisce anche la retrostante cisterna, Tav. LXIV (veduta generale); cfr. susy 1903, 309, 33. Nel Novecento indicazioni sono in Gorpox 1934, 16; BLARE 1947, 105-106; Conaz14 1981, 96; Quai Grot: 1980, 109; Quiici 1989, 73. ὅν Fionsscu 1925, 41-47. In precedenza, nella seconda metà dell'Ottocento, una pianta ricostruttiva della struttura, con le due alae lunghe quanto le celle, aveva realizzato il Rosa (sar, Archivio di Palazzo Altemps, cart. contenente le veline della carta topografica del Lazio: Tav. “Antica Aricia. Tempio e Terme"); cfr. anche alcune fotografie del monumento scattate, tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento da Lugli (Lascuwa miss. 125, 117v. n. 151, 117 r. n. 153) e dalla Van Deman (VD/AMR 915: “Tempio di Diana”; VD/AAR 916: "Tempio di Diana" ) 192

Fig, 147. Ariccia. Via della Costa. Cunicolo al di sotto del sepolcro rupestre: sezioni (N. 24).

Fig. 148. Ariccia. Via della Costa. Cunicolo al di sotto del sepolcro rupestre: particolare (N. 24).

La cella che deve la sua, seppur parziale, conservazione al riutilizzo come casale, certamente a partire dal Seicento (Fig. 168), presenta una pianta rettangolare con lati di m 14,35x7,40 (pari a 48,50x25 piedi romani) (Fig. 169). Attualmente si conservano quasi per l'intera lunghezza tutti i lati, fatta eccezione per l'angolo nord-occidentale, una parte lungo la fronte esterna meridionale, in corrispondenza dell'angolo sud-orientale e brevi tratti lungo le pareti interne. I lati maggiormente conservati in altezza sono quelli est ed ovest, dove raggiunge rispettivamente i m 5,35 e 5,50 (Fig. 170), mentre in stato più precario è quello meridionale. Al sottotetto, sui quattro lati, e ad altri brevi tratti nei quali i blocchi mancanti, o in parte rovinati, sono stati risarciti con muratura, occorre aggiungere le aperture ricavate in età post antica”. Si tratta della finestra, profilata con stipiti di peperino, al centro della parete meridionale, a m 4,30 da terra, e degli ingressi attuali, non corrispondenti né come dimensioni né come quote a quello antico: uno al centro della parete meridionale, dirimpetto a via Appia antica e l'altro al centro del lato opposto, ma ad una quota superiore*”. *7 Attualmente, il monumento è coperto da un tetto in tegole, a due falde, che lo preserva, almeno all'interno dal deterioramento. *» A circa m 3,50 dal piano attuale di calpestio, all'interno del monumento, è stato realizzato un soppalco in putrelle di ferro, in sostituzione di quello ligneo, precedente. Così, mentre all'ambiente al piano terra si accede dall'apertura lungo il lato meridionale, all'ambiente soprastante, utilizzato come rimessa per attrezzi agricoli, si accede da quello al centro del lato opposto. 193

Fig. 149. Ariccia. Resti di muro in opera reticolata ed est di via della Croce (N. 25). Delle due ali sulla parete di fondo, lungo il lato esterno, rimane un breve tratto di quella dx. (m 0,50), che i sondaggi eseguiti durante gli anni venti del Novecento avevano accertato lunga m 3,50%, La cella è costruita in opera quadrata con blocchi parallelepipedi di peperino grigio, senza alcun legante, di altezza costante (m 0,60, 0,61, solamente in un filare 0,62), con caratteristiche di taglio e di posa in opera diverse tra fondazioni ed alzato. Infatti nelle fondazioni, visibili all'interno della costruzione grazie al ribassamento del piano di calpestio quasi per l'intero perimetro con un'altezza max. di m 1,50 circa e all'esterno per un breve tratto a sx. dell'entrata attuale, sono utilizzati blocchi non rifiniti, posti per filari alternati di testa e di taglio: quelli di taglio misurano m 1,22/1,30 in lunghezza e m 0,60 in altezza; quelli di testa, rispettivamente m 0,40/0,75 e m 0,44/0,50. Nell'alzato sono, invece, blocchi posti di taglio lunghi m 1,19-1,20, accuratamente rifiniti, come dimostrano la levigatezza delle superfici e gli angoli. Nulla è in vista delle mura perimetrali del podio, né tanto meno delle tre colonne che chiudevano la costruzione sui due lati lunghi né delle quattro sulla fronte. Deve, presumibilmente, riferisi ad una successiva tamponatura degli intercolumni, come supposto dal Rosa? ma al contrario di quanto sostenuto dal Florescu**, il muro che si trova a circa m 3,50 di distanza dalla parete orientale della cella. Si tratta di un muro rilevabile per circa m 7,30 di lunghezza, con uno spessore di circa m 0,70 ed un'altezza compresa tra m 2,50 e m 1 circa. Attualmente ne risulta visibile esclusivamente il nucleo in scaglie di selce, allettate ordinatamente per piani abbastanza regolari, mentre Florescu > Fionsscu 1925, 38,41 > Secondo FLonsscu 1925, 39, delle mura perimetrali del podio erano “completamente distrutte” quelle nella parte anteriore della cella, mentre erano “sottoterra” quelle nella parte corrispondente alla cella. δὲ SaR, Archivio di Palazzo Altemps, cart. contenente le veline della carta topografica del Lazio del Rosa: "Aricia. Tempio e Terme”. ?? Fionzscu 1925, 41.42, Fig. 250. 194

Fig. 151. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta del muri in opera reticolata (Nn. 26-27). 195

Fig. 152. Ariccia. Orto di Mezzo: particolare del muro in opera reticolata (N. 27).

A

Fig. 153. Ariccia. Orto di Mezzo: resti di muro in opera reticolata (N. 28).

8

Fig. 154. Ariccia. Ortodi Mezzo: tegole e materiali ceramici (N. 29). 196

ς

c

Fig. 155. Ariccia. Orto di Mezzo: materiali ceramicidi età arcaica (N. 29).

Fig. 156. Ariccia. Orto di Mezzo: materiali ceramici (N. 29). 197

Fig. 157. Ariccia. Ortodi Mezzo. Fr. di votivo anatomico: mano (N. 29).

Fig. 158. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di votivo anatomico: piede (N. 29).

Fig. 159. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di torso virile (N.29).

Fig. 160. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fittile (N29)

198

Fig. 161. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fitülle (8.29)

Fig. 162. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fittile: omero (N. 29).

Fig. 163. Ariccia, Orto di Mezzo. Fr. di statua fitile (N29)

Fig. 164. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di intonaco dipinto(N. 29) 199

in uno dei saggi di scavo, realizzati intorno alla cella del tempio, ne osservò un breve tratto del rivestimento laterizio**. Oltre a numerosi blocchi di peperino visibili nelle immediate vicinanze della costruzione, a dx. dell'ingresso attuale, ho notato un fr. di rocchio di colonna**, una base in peperino e, poco distante, un fr. di cornice, riferibile alla decorazione architettonica (Fig. 171), e due rocchi di colonna liscia, in peperino (Fig. 172).

31. Orto di Mezzo: cunicolo Lungo le pendici meridionali dell'abitato di Ariccia, nel tratto retrostante la cisterna in opera laterizia nell'Orto di Mezzo, rimane un cunicolo per Yadduzione dell'acqua, lungo m 3,10 m circa (Fig. 61,31). Lo speco è largo alla base m 0,60 ed alto m 1,65 (Fig. 173). 32. Orto di Mezzo: cisterna. All'interno del cd. Orto di Mezzo, a circa m 6 dal lato settentrionale della cella del cd. tempio di

Diana (N. 30), si conserva una cisterna (Fig. 61,32). La vegetazione infestante che ne ricopre per gran parte le pareti e, soprattutto, i lavori agricoli che periodicamente interessano le sue immediate 9» Lungo il lato interno del muro rimane l'impronta della seconda colonna, parzialmente inglobata dal muro stesso. δὲ Forse si tratta del medesimo ricordato da Towasserrr 1979, 279. 200

Fig. 166. Ariccia. Orto di Mezzo. Ricostruzione grafica di L. Canina (1856) della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) e della cisterna laterizia retrostante (N. 32).

à

a.

Orto di Mezzo, Pianta

del c

πο A I tempio ΓΝ di Diana dal rilievo di G. Florescu

Fig. 168. Ariccia. Orto di Mezzo. Fronte meridionale della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) 201

Fig. 169. Ariccia. Orto di Mezzo. Pianta e sezione della cella del cd. tempio di Diana (N. 30). 202

Fig. 170. Ariccia. Orto di Mezzo: veduta dei lati occidentale e settentrionale della cella del cd. tempio di Diana (N. 30)

Fig. 171. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. architettonico in peperino.

Fig. 172. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di colonne lisce in peperino.

203

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Fig. 173. Ariccia. Orto di Mezzo. Ingresso del cunicolo (N. 31).

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174. Ariccia. Orto di Mezzo. Cisterna in opera laterizia: pianta e sezione (N. 32).

vicinanze ne hanno aggravato il degrado, cosicché risulta di estrema importanza prendere in considerazione i pochi cenni fatti da alcuni studiosi e soprattutto la descrizione del Florescu®”. La costruzione, in opera laterizia realizzata con l'impiego di tegole tagliate a triangolo, con ricorsi in bipedali, è orientata nord-est/sud-ovest e presenta una pianta rettangolare, originariamente costituita da due navate (Fig. 174). Di queste è attualmente visibile quella meridionale, mentre l'altra, fin dai tempi del Florescu, è completamente nascosta dall'interro, fatta eccezione per un breve tratto del lato orientale. Il lato meridionale, integralmente conservato, misura m 11,55**. Su questo lato, la cui altezza oscilla tra i m 3,20 verso est e i m 3,85 in prossimità dell'angolo sud-occidentale, sono tre grossi pilastri (largh. m 1,50; lungh. max. m 1,25)*” (Fig. 175). In peggiore stato di conservazione il lato occidentale, spesso m 1,35 e visibile per m 5,80 di lunghezza, prima di perdersi al di sotto della scarpata. All'angolo sud-occidentale è un altro pilastro, l'unico con ancora un breve tratto di cortina sulla fronte, che permette di ricostruirne la lunghezza originale, di m 1,50, pari quindi alla larghezza. Un ultimo pilastro angolare, di dimensioni analoghe, si trova all'angolo opposto sudorientale. Il muro che chiudeva la struttura sul lato orientale**, seppure in cattivo stato di conservazione, è visibile per una lunghezza di m 10,50 circa*”, con uno spessore di m 1,35 ed un'altezza max. 58 Fronescu 1925, 35-36 e Tav.1,9. La sua esistenza è ricordata da Ninsy 1819, 159, Nisur 1837, Racci 1879, 102, i quali ne propongono l'interpretazione come sostruzione, mentre non ne fanno cenni, ad esempio, né 263, Towisserm 1979, 279, né più recentemente Quai 1989, 73. La struttura è inoltre riportata, anche se con interpretazione errata, sia da Caxıxa 1854, “Tavola Nona de la Via Appia", che da Cuma 1856, Tav. LXII (“La città di Aricia e sue adiacenze lungo la Via Appia”) e soprattutto Tav. LXITI. ?* Anomalo lo spessore complessivo del muro su questo lato, che risulta di m 2 circa. ^" Della cortina laterizia rimangono alcune porzioni trai pilastri e ancora meno su questi stess, quasi ridotti ormai al solo nucleo, δ Questo muro chiudeva anche parte della seconda navata, come detto, ora non più visibile. ** Gli ultimi m 3,50 verso nord, che contengono la terra della piccola terrazza superiore, risultano ruotati proprio per Ja spinta del terreno. 204

Fig. 175. Ariccia. Orto di Mezzo. Cisternain opera laterizia: veduta del lato esterno meridionale(N. 32).

di m 1,70 circa. Da quanto rilevato risulta ricostruibile un perimetro esterno di m 11,55x13,05 circa, pari a 39x44 piedi romani. Un'apertura praticata in prossimità del pilastro sud-orientale in età mo-

derna, permette l'accesso all'interno della prima navata (m 8,85x4,20). Qui sono visibili sia i muri perimetrali sia quello centrale che divideva l'ambiente in due navate, conservati fino al piano di spiccato della volta (m 2,20 circa dal piano di calpestio interno, rialzato rispetto a quello del lato esterno meridionale), fatta eccezione per una lacuna riempita con muratura a secco moderna, nella parete occidentale, in prossimità dell'angolo con quella meridionale". Della volta a botte di copertura rimangono le reni, per una altezza max. di m 1,10 circa, sul muro settentrionale. Lungo le pareti meridionale e centrale si aprono due arcate, con ghiera in bipedali, larghe m 3,10 ed alte m 1,42 dal piano attuale", Quelle lungo la parete meridionale, ancora aperte, sono profonde m 0,85 e presentano, sul fondo, tracce di tamponatura e intonacatura. Quelle lungo il muro centrale, chiuse con pezzi li peperino e di selce, a secco, consentivano il collegamento con la seconda navata (Fig. 176). Di questa resta visibile, sul retro del muro divisorio, solo una piccola porzione in altezza della volta di

copertura. Del rivestimento in cocciopesto (spess. m 0,045) rimangono ampi tratti specialmente lungo la parete meridionale ed i cordoli in corrispondenza degli angoli. Nella parete orientale a circa m 3,20 dall'angolo con quella meridionale e a m 1,65 da terra, è una canaletta a sezione rettangolare, foderata in laterizi. ^ La fenditura, che si trova a m 1,20 circa dall'angolo con la parete meridionale, parte a m 1,15 circa da terra, con una larghezza di m 0,40, raggiungendo i m 2,10a 2,15 di altezza. n A differenza delle due ghiere lungo il lato meridionale, conservate quasi per intero, le altre risultano molto rovinate per almeno un quarto. Una fotografia di G. Lugli, pubblicata da FLonzsc 1925, 36 Fig. 20, documenta come già nei primissimi anni del Novecento il monumento si trovasse in condizioni analoghe a quella attuale. 205

Fig. 176. Ariccia. Orto di Mezzo. Cisterna in opera laterizia: lato meridionale del. muro di suddivisione interno (N. 32).

33. Orto di Mezzo: resti in opera laterizia

Nella fascia di terreno sistemato a terrazze, denominato “Orto di Mezzo”, posta lungo il lato settentrionale di via Appia antica, a est della cella del cd. tempio di Diana (N. 30), sono visibili alcuni resti in opera laterizia riferiti ora ad una villa, ora ad un edificio termale (Figg. 61,33; 165). Oltre ad essere rappresentati in alcuni disegni, tra i quali quello del Labruzzi** (Fig. 177), sono brevemente ricordati da Nibby, Gell e Canina durante l'Ottocento*^ e, nel secolo successivo, da numerosi studiosi*: tuttavia, per una conoscenza più puntuale, anche in questo caso, bisogna ricorrere alla descrizione del Florescu** e ad una pianta realizzata dal Rosa nella seconda metà dell'Ottocento** (Fig.

178).

I resti più settentrionali, di cui si conserva per lo più il nucleo in opera cementizia, sono visibili

pochi metri a sud-est della cisterna e si allungano per circa m 5 verso est, contenendo la scarpata Del muro è appena leggibile l'angolo con cui piega verso nord, per m 6,50 circa. Anche în questo caso è quasi completamente scomparso il rivestimento in opera laterizia, conservato soltanto in basso, appena affiorante dal terreno, in prossimità dell'angolo (Fig. 180). Resti più imponenti si trovano a circa m 35 a sud-est della cisterna con contrafforti (N. 32), m 11 circa a sud dei primi (Fig. 181). Si tratta di due alte pareti laterizie, aventi il medesimo orientamento nord-ovest/sud-est, ancora unite fino ai primi decenni del Novecento, come può desumersi da una fotografia di Lugli e dalla descrizione di Florescu®”, La più occidentale, lunga m 7,20 circa all'altezza del piano di campagna, è conservata (Fig. 179). Altre strutture sono visibili m 19,50 ad est, più arretrate rispetto alle prime.

"5 Languzzi CVatLat. 14931, 31; cfr. susy 1903, 399, 31. Disegni generali in: Ny 1819, “Tavola Ortodi Mezzo”; Caxtxa 1854, "Tavola Nona della via Appia”: Canna 1856a, Tav. LXIV. 75 Nisey 1819, 158; cfr. anche Νίκον 1837, 263, con interpretazione come edificio termale riferibile all'età degli antonini; DesvanDi 1854, 123; NinmY 1869, 712; Canna 1856, 53; cfr. anche Raccı 1879, 102. #% Towassern 1979, 275; accenni in CongeLLI 1981, 96; Quasi Gicti 1980 e Qumicı 1989, 73, che lo riferiscono all'età di Settimio Severo. 55 FLogescu 1925, 36-37 e Tav. 1, 10. #4 sas, Archivio di Palazzo Altemps, inv. 3287 cass. 9/2 cart. A dis. 639. #7 Fronzsco 1925, 36-37 e Tav. 1, 10. #4 A circa m 4,60 circa da terra raggiunge la lunghezza max. di m 7,50. 206

Fig. 177. Ariccia. Orto di Mezzo. Disegno di C. Labruzzi dei resti in opera laterizia ad est della cella del cd. tempio di Diana (fine del Settecento) (foto BAV). geo

Fig. 178. Ariccia. Orto di Mezzo. Ricostruzione grafica di R. Rosa del cd. tempio di Diana e dei resti in opera laterizia (s.d., 1850 2). 207

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Fig. 179. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia ad est della cella del cd. tempio di Diana: pianta (N. 33).

208

Fig. 180. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia nel settore nord-occidentale dell'area (N. 33).

di Mezzo. Resti in opera laterizia: fronte settentrionale(N. 33). Fig. 181. Ariccia, Orto 209

Fig. 182. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia: fronte meridionale (N. 33). per un'altezza max. di m 7,50 circa. Sulla parete settentrionale, dove il piano di campagna è più di circa m 0,70 rispetto a quello rilevabile lungo quella meridionale, è in gran parte conservato il ri-

vestimento ín laterizi. Solamente a circa m 6 da terra sembra potersi leggere il piano di spiccato di una volta. A m 2,60 circa dall'estremità occidentale si diparte un muro perpendicolare, spesso m 1,05, conservato per una lunghezza di m 1,10 ed un'altezza max. di m 7 circa*?, Sulla parete opposta, a partire dall'estremità occidentale, è ancora leggibile l'impronta relativa alla copertura a volta dell'ambiente, alta m 3,10 circa (Fig. 182). Sulla cortina rimangono ancora ampi tratti del rivestimento in cocciopesto, a partire da m 1,70 circa da terra, ed in basso, appena sporgente dal terreno, è un arco di scarico*”. Sulla medesima fronte, a m 4,10 circa da terra sembra potersi riconoscere l'esistenza di un secondo piano, il cui rivestimento è conservato per m 0,55 circa. Di questo ambiente, oltre ad una piccola porzione della volta di copertura, rimangono due muri perpendicolari alla parete di fondo e paralleli tra loro: quello orientale conservato per una lunghezza max. di m 0,85 ed un'altezza di m 1,55 circa, quello occidentale visibile soltanto lungo il lato interno, per una lunghez% Esso risulta quasi completamente distaccato dal muro ortogonale, in particolare nel tratto più in alto, al punto da minacciare ἢ crollo A circam 2 da terra sono quattro fori da ponte, equidistanti tra loro. 210

Fig. 183. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia: particolare della fronte settentrionale (N. 33). za max. di m 4,45 circa, dei quali i primi m 3,10 con cortina laterizia, ed un'altezza di m 1**. Il muro

prosegue, girando ad angolo retto verso est, e risulta leggibile lungo la sommità della scarpata**. Di questo ultimo tratto, è conservato soltanto il nucleo cementizio, per una lunghezza di m 7,70 ed un'altezza max. di m 0,70 circa. A circa m 8,50 dall'estremità orientale della prima parete, sulla sua prosecuzione, ne rimane, come detto, una seconda (Fig. 183). È costituito da una prima parte, allineata sull'asse nord-ovest/sud-est, lunga m 3,35 e da un'altra più breve, di m 1,15, la quale piega ver‘so nord-est con un angolo ottuso. Delle due fronti la più interessante è quella meridionale, sulla qua-

le rimane traccia di un muro perpendicolare, largo m 1,335.

Altre parti, relative al complesso, sono conservate circa m 32 a sud-ovest da questa parete**

% Dei due muri quello orientale, privo ormai del rivestimento, evidenzia una posteriorità costruttiva rispetto al primo, appoggiandosi sulla cortina laterizia. ἜΡΙΑ circa m 3,10 dall'angolo con il muro precedente, sembra esservi una piccola apertura, di cui, tuttavia, la presenza dell'interro non sembra permettere, al momento, di chiarire la funzione. #5 Su questo lato, a poca distanza dalla parete laterizia, sono almeno quattro tratti di muratura, evidentemente crollata, dei quali almeno uno di grandi dimensioni. di "vedere quali rapἊς Fiogesc 1925, 36, non descrive questo muro, rilevando che lo stato di rovina non consentiva porti passino fra essi, onde poter ricostruire la pianta dell'difizio”. Tuttavia cfr. i riporti grafici in FLousscu 1925, pianta archeologica di Ariccia. 211

Fig. 184. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia nel settore meridionale dell'area (N. 33).

Restano due brevi tratti di pareti in opera laterizia ortogonali tra loro (Fig. 184). L'appoggio di quella meridionale, orientata nord-est/sud-ovest, alla cortina laterizia dell'altra, ne denuncia la posteriorità, confermata anche da caratteristiche costruttive che sembrano differenti". Di entrambi si conserva quasi esclusivamente il nucleo in opera cementizia, per un'altezza max. di m 4,20 ed uno spessore max. di m 1,10 circa'*. Nel terreno ho riconosciuto numerosissimi frr. ceramici (specialmente sigillata africana), materiali da costruzione (Fig. 25, C) (coppi e specialmente tegole, tra cui una con bollo rettangolare A [—]/ Ex [—] ed alcuni frr. di pelte pavimentali in marmo africano, giallo antico e serpentino, oltre ad un listello in pavonazzetto ed una cornicetta in portasanta.

‘5 Il nucleo, nella parte inferiore (m 1,80 circa), è realizzato con scaglie di tufo giallo, mentre in quella superiore con numerosi fr. di tegole e laterizi di restauro. Attualmente, intorno al monumento sono materiali antichi e moderni, che erano di intralcio alla lavorazione dei campi, cosicché il piano risulta rialzatostatidi accatastati circa m 0,70 a quello vici no: potrebbe dunque darsi che resti della cortina si conservino nello spazio compreso tra il piano dei campirispetto e quello nei pressi della struttura antica. "= Solo lungo il lato meridionale del muro orientato nord-ovest/sud-est, rimane, per pochi filari in altezza, la cortina Iaterizia. 212

34. Via della Stella: sepolcro. Lungo il lato nord-orientale di via della Stella, all'altezza del cd. sepolcro degli Orazi e Curiazi, si conserva un monumento funerario, parzialmente nascosto sotto una delle arcate del ponte moderno sulla quale la via Appia Nuova, superato il paese di Albano, raggiunge il territorio di Aricia (Fig. 185,34). Dopo l'accurata descrizione e i disegni forniti dal Brunn nel 1851 e la documentazione del Canina*" (Fig. 186), più recentemente schede particolareggiate ne hanno fornito E. Tortorici** ed M. Eisner, oltre a numerose brevi citazioni”. Si tratta di una struttura a pianta quadrangolare con lati da m 5x4,80, con cornice alla base, conservata per m 1,30 circa di altezza. È realizza-

ta in opera quadrata con blocchi parallelepipedi di peperino le cui dimensioni oscillano tra m 2,90x0,60x0,60; m 2,10x0,60x0,60; m 1,20x0,60x 0,60 e m 0,85x0,65x0,60 (Fig. 187). Non sono più visibili i muri în opera reticolata riferibili, presumibilmente, al recinto del sepolcro, ricordati dal Bruun “sul lato della porta”. 35. Via della Stella: sostruzione (cd. tempio di Esculapio)

All'estremità sud-occidentale dell'abitato moderno di Albano, in prossimità del confine con il territorio comunale di Ariccia, lungo il lato orientale di via della Stella, sono visibili imponenti resti di strutture murarie addossate alla parete su cui si alza il pianoro immediatamente soprastante* (Fig. 185, 35).

Mancando accenni alla sua esistenza negli Fig. 185. Ariccia. Posizionamento dei resti lungo via autori più recenti, a parte rari casi? bisogna rife- della Stella (Nn. 34-36) rirsi alla descrizione del Lucidi*e, ai cenni e ai ri-

77 Βκῦνν 1851, 130-133; Desvanpi 1854, 123; Canina 1854, 103,VII e “Tavola Nona della Via Appia"; Caixa 1856, Sinota 41, 52; Casina 18562, Tav. LV e specialmente LXI, Figg. 5 (prospetto della fronte settentrionale), 6-7 (posizionamento). #9 Tonroxict 1975, 130n. 35, 131 Fig. 194. è la documentazione fotografica, "> Tomassem 1979, 251; Quitici 1989, 70; Lour 1996, 26; Esch 1997,6. Significativa conservata al ba, in parte riguardante direttamente il sepolero (Ist. neg. 76.2521 - 76.2522, 76.2539) ed in parte solo marginalmente (Ist. neg. 34203, 76.2526; Fototeca Unione 10.742F, Moscioni 12076); vd. anche Cexvzsaro 1910, 16Fig. Le strutture sono parzialmente nascoste da alcuni alberi di querce cresciutevi sopra. ^ Leoui 1996, 26. * Lucini 1796, 98-99; cfr. anche Riccy 1787, 123-124; Grorxt 1842, 95; Nine 1819, 146; He1mo 1867, 1 -196; Tomas. in Moroni 1852, 181. serm 1979, 251. Generica menzione 213

Pec maggior chiarezza diamo poi ella Fig. I. Ja pista del scpolero stesso

Fig. 186. Ariccia. Via della Stella. Disegno di L. Canina (1856) del sepolcroin opera quadrata (N. 34).

Fig. 187. Ariccia. Via della Stella: veduta del sepolcro in opera quadrata (N. 34). 214

porti grafici del Canina, negli anni cinquanta dell'Ottocento®, oltre che ai disegni del Labruzzi** e del Vecchi**, Sulla base del rinvenimento di alcune iscrizioni, nelle quali compare il nome di Esculapio e quello degli Arü, le strutture sono interpretate dal Lucidi ora come tempio (di Esculapio) ora come villa (degli Atii)"“. Presumibilmente da questa arca, nel corso di alcuni scavi realizzati nel 1712, proverrebbero alcuni frr. marmorei tra i quali le statue di Ercole e di Esculapio e due tripodi marmorei, rappresentati in un disegno del Piranesi. Al momento il fronte è visibile per m 35 circa di lunghezza e m 7,10 di altezza max. (Fig. 188). Procedendo da nord verso sud, rimane parte del nucleo probabilmente di una struttura voltata, in gran parte inglobata nel vecchio Romitorio della Stella“. A circa m 5,50 da questa struttura e m 8,30 più ad est, iniziano i resti più cospicui. Si incontra per primo un ambiente in opera reticolata con ammorsature angolari e specchiature a blocchetti di tufo, del quale si conservano la parete di fondo, a ridosso della scarpata, orientata nord-ovest/sud-est, per una lunghezza di m 8,7 (Fig. 189), e quella meridionale, per m 8,5 circa. Un altro muro, sempre în reticolato entro specchiature a blocchetti, si stacca dalla parete meridionale, per una lunghezza di m 1,30, ripartendo l'ambiente in due vani. All'angolo sud-orientale restano tracce di intonaco, mentre in alto, a m 2,40 dal p.d.c. attuale, si legge l'attacco della copertura con volta a botte. La parete meridionale, a partire da m 4 circa dall'angolo sud-est, si appoggia, nella parte inferiore, ad un poderoso muraglione in opera quadrata conservato per una lunghezza di m 5,5 circa e per un'altezza max. di m 2,55 dal p.d.c., che scende su questo lato di m 1,40 circa (Fig. 190). Per la sua realizzazione sono stati utilizzati blocchi parallelepipedi di peperino, rozzamente tagliati, disposti per filari alternati di testa ogni due di taglio. Misurano m 0,58 in altezza, tra m 0,45 e m 0,53 in larghezza e da m 0,87 a m 1,70 in lunghezza. Su alcuni di essi sono visibili gli incassi creati per il trasporto e la messa in opera con i ferrei forfices. La fronte opposta dello stesso muro in opera quadrata appare foderata da un secondo muro in opera reticolata con cinture, a distanze regolari, di cinque filari di tegole fratte (Fig. 191). Girando su questo lato il p.d.c. scende ancora di circa m 1,85, risultando quindi più baso di circa 3,25 m rispetto a quello rilevabile all'estremità settentrionale della struttura. Il muro in opera reticolata, conservato per una lunghezza di m 5 circa e per l'altezza max. di m 3,40 circa dal p.d.c., è orientato pressoché sull'asse est-ovest. Questo delimita, insieme ad un muro di analoghe caratteristiche costruttive parallelo e posto a m 4,80, un ambiente del quale si conserva buona parte della volta di copertura in cementizio, per un'altezza max. di m 5,65 dall'attuale p.d.c., realizzata con inerti di peperino ordinatamente allettati (Fig. 192, ab). Sull'intradosso della volta, come pure sulle pareti, restano cospicue tracce di intonaco. Sul lato orientale, questo ambiente sfrutta parzialmente, come parete di fondo, il muraglione in opera quadrata che in questo tratto si sviluppa con andamento nordovestisud-est, ortogonale al breve tratto precedente* (Fig. 193). Il muro in opera quadrata prosegue, infatti, con questo orientamento per m 27 circa di lunghezza e per un'altezza max. rilevabile di m 5,75, sostruendo tutta la scarpata del pianoro superiore. Immediatamente all'esterno dell'ambiente voltato, procedendo verso sud, la struttura in opera quadrata appare nuovamente fodera("La città 99 Cava 1854, 103-104, VITI e riporto grafico nella “Tavola Nona della Via Appia”; Caixa 1856, Tav. delLXIImargine dx; intravede in corrispondenza di Ariccia e sue adiacense lungo la via Appia"), LVI, nella quale il monumentosifabbricato sulle rovine della Villa di Domizia li. anche Rossini 1839, 4 e Tav. 27 (“Romitorio di Albano sulla via Corriera riferiti alla villa di Domiziano. o"), nella quale sono visibili, sui due lati dell'edificio, resti antichi, erroneamente riportato da Cava 18569, Tav. LXIV anche è ‘se Lasauzzı CVarLar. 14931, 30; cfr. Asi 1903, 399, 30. Il monumento nelle due vedute di Ariccia. di J. Mechau nell'archivio del Museo Civico di Albano, riprodot4 Veccn 1867, tav. 10; cfr anche la stampa, del 1725, ta da Cnmnavccı 1982, 62. "a Lucr 1796, 24, 98-99, 144-146; Caxına 1854, 103-104, VITI; cfr. Laxcuwi CVatLat. 13045, 214v, 216r; Lanciana mss 851,171. 5 Luotı 1920, 65-66 nn. 189-190, 194-196; Piranesi 1762, Tav. VITI. "Villa Aricia ui L'edificio, recentemente ristrutturato, viene utilizzato come dependance dell'albergo + IL lungo muraglione in opera quadrata si è impostato, nel tratto visibile all'interno dell'ambiente voltato, a circa m di campagna, sulla parete rocciosa appositamente sagomata. 1,80 dal piano 215

Fig. 188. Ariccia. Via della Stella: pianta della sostruzione (N. 35). 216

Fig. 189. Ariccia. Via della Stella. Ambiente voltato in Fig. 190. Ariccia. Via della Stella. Veduta della parete meopera reticolata (N. 35). ridionale in opera reticolatae del muro in opera quadrata (N. 35).

Fig. 191. Ariccia. Via della Stella. Muroin opera reticolata con cinture in laterizio (N. 35). 217

ta, per l'intera altezza, da un muro in opera laterizia, lungo m 17,70, il quale è scandito da tre specchiature, con diverse soluzioni decorative. La prima, da nord, larga m 4,50 circa, è decorata da un doppio ordine di nicchie (Fig. 194). Nella parte più bassa, ora parzialmente interrata, si aprono piccole nicchie con ghiera in bipedali decorazione interna a stucco, con riquadri”. Pii

in alto, a m 1,75 dall'attuale p.d.c., in corrispondenza di quelle sottostanti, sono riconoscibili due nicchie rettangolari, larghe m 1,18 quella settentrionale e m 1,21 la seconda, profonde m 0,75 e alte m 1,97 circa, anch'esse originariamente provvi-

ste di una decorazione a stucco della quale rimangono solo pochissime tracce. Meno leggibile la parte alta della fronte, immediatamente sopra alle nicchie, sia per il cattivo stato di conservazione che per la presenza di vegetazione infestante. Il secondo riquadro, separato dal primo da un pilastro spesso m 0,75, sporgente ora per soli m 0,50 rispetto al fronte, è largo m 4,47, con cortina laterizia conservata solo a partire da m 1,15 circa dal p.d.c.”' (Fig. 195). A m 3,90 circa dal

p.d.c. si legge ancora parte della cornice modanata, realizzata a stucco, alta m 0,20 circa; al di sopra una fila di laterizi segna l'imposta della volta di copertura, della quale si conservano scarsi resti del nucleo cementizio. Al di sopra dell'attacco della volta, a m 4,55 dal p.d.c., un piano di bipedali indica l'inizio del secondo piano decorativo, costituito da una parete in laterizio coronata da un

arco. In questo punto è chiaramente leggibile l'al-

tezza originaria del fronte, di m 7,10 circa dal p.d.c. attuale (Fig. 192, cd). Un altro pilastro, an-

ch'esso in stato di conservazione precario, largo m 0,75, chiude questo secondo spazio.

Nel terzo ed ultimo riquadro, conservato per m 5 circa di larghezza, ritorna la scansione a nicchie. Rispetto alle due dell'ordine inferiore, appaiono meglio conservate le due superiori, rettangolari, simili anche per dimensioni a quelle del primo spazio (largh. m 1,18 e 1,20; prof. m 0, 75; alt. m 2,01) (Fig.

Fig. 192. Ariccia. Via della Stella: sezioni della sostruzione(N. 35).

196). Conservano intatta la corti-

na laterizia interna e su di essa anche parte del-

l'intonaco, e nel caso di quella più settentrionale, anche l'attacco della piattabanda in bipedali. A m

7? Ne rimangono pochissimi resti. # Il pd.c,, essendo in leggera pendenza da nord a sud, risulta in questo punto più basso di m 1,10 circa, rispetto a quello rilevato nell'ambiente voltato. 218

Fig. 193. Ariccia, Via della Stella: muro in opera quadrata nell'ambiente voltato (N. 35).

Fig.194. Ariccia. Via della Stella. Fronte in opera laterizia: veduta della prima specchiatura (N. 35).

5,65 dal p.d.c., sul pilastro che separa questo spazio dal precedente, una cornice realizzata con lateizi modanati segna il piano di un terzo ordine di nicchie rettangolari delle quali resta solo quella settentrionale. Da questo punto in poi il crollo del fronte in opera laterizia lascia nuovamente vedere, per m 3,70 circa di lunghezza, il muro in opera quadrata*" (Fig. 192, et).

36. Via Appia Nuova:

frr. architettonici

Numerosi materiali architettonici sono conservati nel giardino di Villa Augusta, una proprietà abbandonata ormai da alcuni anni, posta lungo il lato meridionale di via Appia Nuova, immediatamente dopo il ponte che separa Ariccia da Albano (Fig. 185,36) Si tratta di: 1. fr. di fusto di colonna monolitica, di marmo, con scanalature terminanti ad arco e fascia liscia. Alt. max. m 1,52, diam. m 0,50 (Fig. 197); 2. fr. di fusto di colonna monolitica, in marmo, liscia. Alt. max. m 1,96, diam. m 0,33 (Fig. 198); 3. fr. di fusto di colonna monolitica, in marmo, liscia con collarino alle due estremità. Alt. m m 0,33 (Fig. 199); 2,90, diam. 4. fr. di fusto colonna di marmo bianco, con scanalature terminanti ad arco e fascia liscia. Alt. max. m 0,38, diam. m 0,50 (Fig. 199)

7? A partire da questo punto, non è più possibile osservare la struttura acausa di un grosso interro e della presenza di vegetazione infestante. 219

Fig. 195. Ariccia, Via della Stella. Fronte in opera laterizia: specchiatura centrale (N. 35).

Fig. 197. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica, scanalata, in marmo.

Fig. 196. Ariccia. Via della Stella. Fronte in ope- Fig. 198. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolira laterizia: oridine superiore delle nicchie nel- — tica, liscia, in marmo. la specchiatura meridionale (N. 35).

220

Fig. 199. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fu- — Fig. 201. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica, stodi colonna monolitica, liscia,in mar- — scanalata, in marmo (N. 36) mo e fr. di fusto di colonna monolitica, scanalata, in marmo (N. 36).

Fig. 200. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica in granito grigio con collarino (N. 36).

Fig. 202. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica in marmo (N. 36).

5. fr. di fusto di colonna monolitica in granito grigio con collarino. Alt. max. m 0,87, 0,33 (Fig. 200); 6. fr. di fusto di colonna monolitica, di marmo, con scanalature terminanti ad arco e scia. Alt max. m 2,80, diam. m 0,50 (Fig. 201); 7. fr. di fusto di colonna monolitica, di marmo, con scanalature terminanti ad arco e scia. Alt. max. m 0,45, diam. m 0,50; 8. fr. di fusto di colonna monolitica in marmo: imoscapo con collarino e base. Alt. max. diam. m 0,35 (Fig. 202); 9. fr. di voluta di capitello ionico in marmo. Alt. max. 0,68, lungh. max. 0,37.

diam. m fascia lifascia lim 0,53,

221

Fig. 203. Ariccia. Via Appia antica. Posizionamento dei resti antichi a sud di via della Stella (Nn. 37-41, 46). 222

E \ Fig. 204. Ariccia. Via Appia antica. Resti della sostruzione(N. 37).

37. Via Appia antica: sostruzione Resti della sostruzione della via Appia sono visibili sul lato occidentale della strada moderna che ne ripete il percorso, una trentina di metri a nord dell'incrocio con via Cupetta, circa m da 0,80 a 0,40 dal piano stradale moderno, inseriti all'interno del moderno muro di sostruzione”? (Fig. 203,37). Il tratto conservato è lungo m 12,50 circa ed alto, considerando che segue l'inclinazione della strada, tra m 1,45 e m 0,20 (Fig. 204). È costruito in opera quadrata con blocchi di peperino posti in opera a filari regolarmente alternati, di testa e di taglio". 38. Via Appia antica: edificio medievale I resti di una struttura medievale a blocchetti parallelepipedi, in parte nascosta da un vecchio edificio abbandonato che ne ha inglobato il lato orientale, si trovano a circa 10 m dal margine occidentale di via Appia antica, una trentina di metri prima di raggiungere l'incrocio con via della Cupetta*” (Fig. 203,38). Della costruzione a pianta quadrata, rimane per circa m 4,80 il lato settentrionale, sul quale sono ancora visibili, a circa m 1,50 dal piano di campagna, due finestre con stipiti in peperino, e perm. 1,10 circa quello meridionale, lungo cui doveva aprirsi un accesso (Fig. 205). Le pareti, spesse m 0,60, 7? Si trovano all'interno della proprietà del sig. F. Cavaliori, in via Appia antica n. 11. Segnalazione della loro esistenza in sau, Ari/10, 031. Relazione E. Carlesi del 13 settembre 1973. ‘nè | blocchi dei filari di testa, bugnatl, risultano leggermente aggettanti rispetto al filo di quelli di taglio #5 Un accenno alla sua esistenza è in Quiicı 1989, 71. L'attuale proprietario del terreno nel quale si trova l'edificio abbandonato, attualmente utilizzato come legnaia, non ha permesso l'accesso al monumento: mi è stato solo possibile, quindi, rilevarne in fretta le misure sommarie. 223

Fig. 205. Ariccia. Via Appia antica. Edificio medievale (N. 38). sono conservate per un'altezza max. di m 3,10. Accanto ad esso e nelle vicinanze sono alcuni blocchi parallelepipedi di peperino e materiali antichi, tra cui una canaletta, anch'essa in peperino.

39. Via Appia antica: sepolero Nel terreno in declivio, attualmente coltivato a vigneto, sul lato orientale di via Appia antica, 250 m circa prima di raggiungere Valle Ariccia, rimane un sepolcro" (Figg. 203, 39; 206). Risulta pressoché dimenticato dagli studiosi” che si sono interessati alla descrizione di questo tratto della via antica, fatta eccezione per un disegno di F. Giani*" e per alcuni cenni, in anni recenti. Nonostante la preτὸ Accenno alla sua esistenza in QuiLici Got 1980, 108; Quzzic 1989, 71. πὶ Un riferimento generico è in Casına 1854, 104, XI e "Tavola Nona della Via Appia”; Carta 18562, Tav. LXII (“La eittà di Aricia e sue adiacense lungo la via Appia"). δε Lascia iss. 94 (“Giani Felice. Via Appia"), 31, nel quale intravede il sepolcro, in gran parte coperto dalla vegetazione; cfr. Fux 1952, 246 nota 35; SreFANI 1995, 156-157 nota 1 224

Fig. 206. Ariccia. Via Appia antica. Veduta del sepolero (N. 39).

senza di vegetazione infestante che ne ha ricoperto in gran parte le pareti*”, se ne possono apprezzare ancora le caratteristiche planimetriche e costruttive. Si tratta di una costruzione a pianta rettangolare (m 8,32x7,15 rilevabili esternamente, pari a 28x24 piedi romani circa), con cortina laterizia e successivi rifacimenti, prima in opera listata e poi in muratura moderna*" (Fig. 207). Lo spessore dei muri,

rilevabile esternamente nei punti maggiormente conservati, è di m 0,54 circa, per cui si può supporre

uno spessore originario di almeno m 0,60. Della struttura originaria resta, ben visibile esternamente, il lato settentrionale, conservato per un'altezza max. di m 5,10 circa, anche se quasi del tutto privo della cortina laterizia®". Più precario è lo stato di conservazione del lato orientale: al centro, presumibilmente in occasione del riadattamento ottocentesco, è stata aperta una porta, e all'estremità meridionale la parete originaria, crollata per circa metà della sua altezza, è stata risarcita con una nuova muratu-

ra. La cortina laterizia si conserva, invece, all'angolo nord-orientale, per m 1,80 circa, a partire da m 1,90 da terra. Il lato meridionale, che è leggibile per m 2,30 max. di altezza, conserva in basso, per m 3/5 circa di lunghezza, un rivestimento con lastre di peperino alte m 0,45 Ὁ. L'accesso principale, successivamente tamponato, doveva aprirsi al centro della parete occidentale, come testimonia la grande ©» L'edera e i rampicanti coprono almeno dagli anni settanta del Novecento, come si rileva da una foto arca del 1959 (Aereofototeca, F. 150 str. 26 neg. n. 101880), la parte superiore delle pareti esterne e quasi l'intera altezza di quelle interne. Cfr. in proposito una foto area della zona del 1944, nella quale è chiaramente individuabile la sagoma dell'edificio (Aereofototeca, F. 150 str. 1, neg. n. 88582). * I| nucleo cementizio appare di ottima fattura, con inerti di dimensioni regolari, allettati ordinatamente per piani orizzontali. ta. Come indicano i rimaneggiamenti delle murature, presumibilmente durante l'Ottocento, è stata riadattata ad abita zione, rifoderando internamente i muri perimetrali del monumento. μὰ Di essa rimangono solo pochi filari, in basso. = Aldi sopra del rivestimento in peperino restano quattro filari di cortina laterizia. 225

La

o

Fig. 207. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro in laterizio: pianta e sezione (N. 39).

226

10m

Fig. 208. Ariccia. Via Appia antica: lato occidentale del sepolcro (N. 39).

Fig. 209. Ariccia, Via Appia antica. Angolo sud-occidentale del sepolcro: arcosoli per deposizioni (N.39).

soglia in travertino (lungh. m 2,12; largh. max. m 0,45) rimasta inglobata nella muratura post antic che in questa parete è estesa anche in basso (Fig. 208). All'angolo meridionale della parete, dove il muro antico è conservato per non più di m 1,50 di altezza, sotto i pochi filari di cortina laterizia conservati, è un intervento in opera listata il quale si estende fin sotto alla soglia** Invece, l'angolo settentrionale della parete conserva la muratura originaria, priva della cortina, per un'altezza max. di m 5,10 circa. All'interno del vano le pareti antiche restano completamente nascoste dietro alla rifoderatura ottocentesca. In prossimità dell'angolo sud-occidentale, un piccolo scavo clandestino (m 2,50x1,40), praticato al di sotto del pavimento post-antico*“, ha evidenziato la presenza di almeno due sepolture ad arcosolio, lungo i lati meridionale ed occidentale (Fig. 209). Di entrambe è visibile, per un'altezza max. di m 1,10, l'arcata di copertura, sovrastata da una piattabanda in bipedali. Quasi interamente scoperto è il loculo meridionale, la cui apertura doveva avere una lunghezza originaria, ricostruibile dall'arcata, di m 2,10 circa ed una profondità di m 0,87%, Il loculo doveva essere decorato con pitture delle quali rimangono poche tracce di colore rosso sull'intonaco che ancora riveste i bipedali della fronte esterna. Circa m 20 a sud-est del sepolcro rimane un fr. di pilastro con lesena in laterizio (Fig. 210). 40. Via Appia antica: frr. di sarcofagi Lungo la scarpata che si trova a circa m 20 dal lato meridionale del sepolcro laterizio (N. 39) sono visibili un coperchio ed alcuni frr. di casse di sarcofagi in peperino (Fig. 203,40). Il coperchio, del tipo a doppio spiovente con acroteri angolari, è conservato quasi per intero, fatta eccezione per una parte della cuspide dx., e misura m 2,30x0,80x0,58. Nel riquadro centrale, lungo m 0,46 ed alto m 0,30, l'iscrizione risulta illeggibile (Fig. 211). ts: È possibile che questo rifacimento della cortina sia collegato alla posa in opera della soglia, il che porterebbe a supporre la sistemazione dell'ingresso quale appare ora, successiva all'impianto primitivo. => Non mi sembra si conservino resti del piano antico, al di sopra del quale (m 0,20 circa?) si è impostato quello riferibile al riadattamento ottocentesco. ** Quella occidentale risulta, invece, profondam 0,79. 227

Fig, 211. ‘a Ariccia. Via Appia antica. Coperchio di sara doppio spiovente con acroteri angolari (N.

Fig. 212. Ariccia. Via Appia antica. Crepidine lungo il lato dx. della strada (N. 41).

41. Via Appia antica: crepidine

Lungo il lato occidentale di via Appia antica, scendendo verso Valle Ariccia, appena superato il bivio per via Cupetta, proprio di fronte al sepolcro laterizio (N. 39), si conserva un tratto della crepidine della strada antica", ricordato da Florescu® (Fig. 203,41). Dei 13,9 m visibili sono in buono ® Nel maggio 1999, facendosi lavori per l'allaccio di nuove fogne, a m 2,30 circa da piano stradale moderno, si sono rinvenuti alcuni blocchi parallelepipedi di peperino. "= FLo&EScu 1925, 21, il quale ne fornisce anche una fotografia di G. Lugli 228

ANTICA è 3

APPIA La

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ΙΑ

Fig. 213. Ariccia. Via Appia antica. Sezione in corrispondenza della crepidine lungo il lato dx. (N. 41).

stato di conservazione soloi primi 5,50 m circa*”, con un'altezza decrescente compresa tra i m 0,75, all'estremità settentrionale, e i m 0,30 in quella meridionale (Figg. 212-213). È costituita da blocchi lunghi da 0,92, a m 1,20/1,80 fino a m 2,28, per almeno m 0,70 di spessore. 42. Via del Crocifisso: muro di sostruzione (cd. Tesoro) Lungo il margine settentrionale di via del Crocifisso, circa 70 m dopo l'incrocio con via del Ca-

saletto, nella località denominata “il Tesoro”, sono ben visibili i resti di una struttura di sostruzione che almeno fino alla metà del Novecento, come rilevabile da una fotografia aerea della zona*", doveva mantenere gran parte delle caratteristiche planimetriche originarie (Figg. 214-215). Successivamente il suo stato di conservazione, che già risultava precario nel 1968*, è stato ulteriormente compromesso da lavori effettuati nel 1977, durante i quali sono state distaccate ampie porzioni della muratura nelle quali era il rivestimento in opera reticolata, ora del tutto scomparso. AI di sopra, dove insiste una costruzione moderna, nulla rimane della "tribuna", decorata con cornici rappresentanti delle conchiglie e sulla volta con cassettoni di stucco, c delle nicchie laterali, scavate dal Despuig nel 1789 e descritte dal Lucidi**, Canina (Fig. 216) e successivamente dal Lan-

ciani, il quale ne rilevò anche la pianta® (Fig. 217) Nella situazione attuale è visibile solo il fronte meridionale della struttura, prospiciente la strada, il quale raggiunge un'altezza max. di m 7,30 (Fig. 218) ed è lungo almeno m 38,50, mentre non sembra conservarsi traccia dei due lati ortogonali che dovevano abbracciare il pianoro, fatta eccezione per parte di quello orientale, né dei due lunghi muri che si dipartivano da questi ultimi, ricorμὴ Nella parte restante, i blocchi sono stati rasati e quasi completamente coperti da una soletta di cemento moderna, risultando dunque appena visibile. "5 La struttura si trova all'altezza del n. civico 23 di via del Crocefisso. Un disegno della struttura nel quale potrebbero. essere riportate parti non più visibili, che non mi è stato possibile visionare, si trova in sar, Archivio Disegni L1, 79: Via del Tesoro: resti archeologici in scala 1:100, rilievo del 3 agosto 1977. 9» Aereofototeca, rilevamento del 1944, F. 150 str. 1, neg. n. 88582. #3 Sar, Archivio pratiche, Ariccia I Varie 004. Relazione ing. Rosati del 23 giugno 1968, nella quale vengono segnalati “distacchi di grossi elementi di antica muratura”. 77 sut, Archivio pratiche, Ariccia IITA 001. RelazioneL. Crescenzi del 30 agosto 1977. In particolare è stato danneggiato dalla messa in opera di alcuni discendenti di scolo delle acque meteoriche e, nella parte più bassa, dallo sgrottamento operato per allargarela strada d'accesso alla villetta soprastante. e Lucibt 1796, 104, 351; cfr. Laxciawi CVatLat. 13045, 178v. LXII ("La città di Aricia e sue adian7 Cana 1854, 104, X e "Tavola Nona della Via Appia antica”; Cauına 18562:2001,Tav.174-175. la Via Appia"); Laxcuxi CVatLar. 13045, 166v.-167r.; cfr. Buovoconz cense lungo 229

Fig. 214. Ariccia. Via del Crocifisso. Posizionamento della sostruzione (cd. Tesoro) (N42).

dati dal Canina®. Della struttura rimane solamente il nucleo realizzato per piani di posa irregolari, chiaramente rilevabili soltanto nella parte inferiore, con altezze medie da m 0,60 ad 1,00 m, con scapoli di peperino, più raramente di tufo, di dimensioni medie, e rarissimi frr. di laterizi e tegole (Fig. 219). Lungo il fronte sono visibili numerosi canali di scolo, rivestiti superiormente da un coppo, con orientamenti sfalsati: ne ho contati almeno 7 a distanze comprese tra 4 e 5 m in lunghezza e almeno 6 in altezza, a circa m

1,/1,50 l'uno dall'altro.

# Cana 1854, 104,X. 230

Fig. 216. Ariccia. Via del Crocifisso. Sostruzione (cd. Tesoro): pianta nella "Tavola Nona della Via Appia" di L. Canina (1854) 231

Sui

ταν UNS.

167

Fig. 217. Ariccia. Via del Crocifisso. ostruzione (cd. Tesoro): schizzo di R. Lanciani della struttura soprastante (1902) (foto BAV).

Resta solo l'inizio del lato orientale, visibile per m 5,50 circa, a partire dall'angolo sud-orientale, em 5 di altezza sull'attuale p. d. c." (Fig. 220). Lungo questo lato, a m 11 circa dall'angolo sud-orientale, è visibile per m 7 circa di lunghezza e m 2,80 di altezza, un muro costruito con scaglie di peperino e tufo, privo di rivestimento. Il muro, orientato quasi nord-sud**, per le caratteristiche costruttive, innanzitutto malta di qualità peggiore, sembra potersi riferire ad un intervento posteriore. Nel terreno coltivato che si trova ad est del muro ho raccolto pochi frr. di intonaco dipinto di colore rosso, alcuni di tegola (Fig. 221,A), pochi di coppo (Fig. 221,B), alcuni di sigillata aretina, oltrea: 1. fr. di puntale di anfora, forma Dressel 2-4, databile tra la fine del I secolo a.C. e la metà del IT secolo d.C.; 2. ansa di anfora, forma Ostia LXVI, databile tra la fine del II alla metà del I secolo a.C. (Fig. 221,C); 3. fr. di orlo di anfora, forma Dressel 1, databile tra la fine dell'età repubblicana, e il 79 d. Ca Pompei” (Fig. 221,D);

+ "= questa si # γα 232

Presumibilmente prosegue sotto la scarpatadi terra. Esso va presumibilmente ad appoggiarsi alla parete della struttura principale in corrispondenza del punto in cui inoltra sotto alla scarpata Pracoce, Winunus 1986, 82-83. Pracocs, WitziAvs 1986, 93.95.

5. fr. di parete di anfora, forma 2-4, databile tra la fine del I secolo a.C. tà del IT secolo d.C.; 6. fr. di orlo di coppetta in terra aretina, forma Goudineau 16, databile

Dressel e la me-

SS

d.C. a Pompei*';

NS]

4. fr. di orlo di anfora, forma Dressel 1, databile tra la fine dell'età repubblicana, e il 79

4

sigillata tra il 20

eil 10 a.C.?® (Fig. 221,E).

1

43. P.zza 8.0. Emiliani: blocchi in peperino (sepolcro?) e frr. architettonici

Lavori di sbancamento intrapresi nel 1991 in piazza S. G. Emiliani, per l'allargamento della sede stradale e, successivamente, alcuni saggi di scavo realizzati dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio misero in luce numerosi bloc- |7 n 4 chi di peperino® (Fig. 49, 43). Nell'aiuola al | — centro della piazza, oltre a due blocchi, sono: un blocco a profilo circolare lungo esternamente m 2 e internamente 1,50, ed alto m 0,65, sul quale Fig. 218. Ariccia, Via del Crocifisso. Sostruzione (cd. Tesi conservano alcuni incassi** (Fig. 222); un soro): sezioni (N. 42). blocco squadrato, lisciato su tutti i lati (m 1,10x0,68x50); parte di un sarcofago liscio (m 0,76x0,60x0,65), profondo m 0,25 e con le pareti spesse m 0,30 (Fig. 223); ancora un blocco (m 1x0,80x0,40), provvisto al centro di uno dei lati lunghi di un incasso (m 0,58x0,30x0,04). All'interno della proprietà dei PP Somaschi, oltre a numerosi altri blocchi parallelepipedi, ve ne sono altri tre, visibili sul lato sx. del viale appena superato il cancello, a profilo rotondo (m 1,75x0,65x0,65; m 1,25x0,65x0,65; m 1,65x0,65x0,65), provvisti anch'essi di incassi simili a quelli osservati sul blocco nell'aiuola; un altro, sempre a profilo curvilineo, è sistemato alla fine del viaJe sul lato dx. (m1,23x0,70), e mostra, superiormente, alle estremità dei lati brevi, due incassi per i fi saggio. Lungo il muro che recinge l'edificio principale all'interno della proprietà, sono stati incastrati tre frr. della fronte di sarcofago marmoreo strigilato a lenos**: quello maggiormente conservato è delimitato superiormente da un basso bordo liscio (Fig. 224). La fronte presenta una decorazione a due corpi contrapposti di strigilature doppie a dorsi acuti combacianti, al centro del quale è un clipeo con il busto di un defunto. Il busto rappresenta una figura maschile vestita di una toga, di cui, forse, sostiene con la mano dx. la parte superiore del sinus, mentre con la sx. stringe un volumen. Restano ancora: un fr. di fronte di sarcofago marmoreo a motivi vegetali (Fig. 225); alcuni frr. marmorei forse appartenenti ad una statua; tre tegole bollate, delle quali una [o]p(us) dolliare) ex praed(iis) Aug(usti) N(ostri) sa Peacock, Wilztaws 1986, 93-95. = GoupixeAU 1968, 290-291. e sat, Archivio pratiche, Ariccia IIIA Progetti 16/4. Relazione G. Ghini del 02 settembre 1991. Alcuni di essi furono ladei PP. Sosciati nell'aiuola al centro della piazza, mentre la maggior parte vennero portati all'interno della vicina proprietà ricorda il rinvenimaschi e disposti sui due lati del viale che raggiunge gli edifici principali; cfr. Cstarvcci 2000, 184, il quale mento in via Quarto Grotte, presumibilmente provenienti dalla soprastante via dei Cipressetti, di una grande quantità di frr a.C. di marmo, alcuni Intonaci dipinti e soprattutto, una antefissa con gorgone datata alla seconda metà deldeiI secolo ® Ne sono ancora visibili: due al centro del lato superiore, presumibilmente, relativi all'uso ferrei forfices per lo spostamento, uno all'estremità, a coda di rondine, peril bloccaggio. καὶ Koch, Stcirenuann 1982, 73-74, con datazione della serie a partire dalla fine del IT secolo d.C. 233

fig(linas) Oceanas Maiores (Fig. 226), una seconda Oplus dol(iare) de) pred(is) Aug(usti) N(ostri)/ex [fi-

gulin]as Veteres?" (Fig. 227), una terza ormai illeggibile. Altri materiali, tra i quali due frr. di rocchio di colonna in peperino scanalata (alt. max. m 0,44; diam. m 0,42), si trovano appoggiati al muro che recinge questo edificio. Nei pressi resta anche un fr. di cornicione in marmo (Fig. 228). 44. Via del Pometo: sepolcro

Lungo la tagliata artificiale che dall'altezza del viadotto moderno di Ariccia raggiunge quasi via Appia antica (N. 45), a circa 40 m dal suo inizio in direzione nord-ovest, all'interno di un piccolo edificio rurale che lo ha parzialmente inglobato, rimane un sepolcro?” (Fig. 26, 44). Il monumento, ignoto non solo al Florescu ma anche agli studiosi successivi *, è stato ricavato nella maggior parte nella parete di peperino, aggiungendo alcune parti in muratura. Questo, con una pianta ad “U”, si sviluppa per m 3,46 in larghezza c m 4,34 in lunghezza (Fig. 229). Risultano incassate nella parete tufacea il lato di fondo nordoccidentale e, in basso, il letto per la deposizione (Fig. 230). Le parti costruite si limitano ad una piccola porzione in opera reticolata, sul lato sud-occidentale, e a parte della volta di copertura verso il centro dell'ambiente. Della copertura ? visibile la. ghiera a blocchetti parallelepipedi di peperino, con sopra cubilia, sulla quale si conserva ancora una modesta porzione della originaria decorazione a stucco. L'accesso antico, successivamente obliterato, doveva trovarsi lungo il lato nord-orientale a difFig. 219. Ariccia. Via del Crocifisso. Sostruzione (cd. ferenza di quello attuale, posto, invece, lungo quelTesoro): particolare dei piani di posa e dei canali di lo nord-orientale. Sul lato di fondo, una nicchia rettangolare (m 2,34x0,96) ospita il letto funebre, finedrenaggio sulla fronte meridionale (N. 42). mente scalpellato nel banco”. Alla base del letto, è stato realizzato, sempre scalpellando il banco, un gradino; ad una delle estremità è ben riconoscibile il leggero rigonfiamento del cuscino, modellato nel banco, mentre sui due lati lunghi corrono due bassi cordoli che delimitano lo spazio per la salma (largh. m 0,50). Sui tre lati incassati nella parete, circa m 0,54 al di sopra del piano di deposizione, una stretta mensola (m 0,20), lungo la quale sono stati ricavati piccoli incassi rettangolari, serviva presumi= CILXV, 1, 190. πὶ Proprio l'esistenza dell'edificio rurale ed in modo particolare della sua copertura, che oramai risulta almeno in parte crollata, hanno evidentemente contribuito alla conservazione del monumento antico, pur causando alcune alterazioni nella struttura. #* Precedentemente a Florescu mancano riferimenti, ad esempio, in Cavina 1854; Cava 1856; Lixcuxi mss, 85/1, 167. * Il piano di deposizione è rialzato di m 0,80 circa dall'attuale p.d.c. 234

ρον

Fig. 221. Ariccia. Via del Crocifisso. Materiali ceramici (N. 42). 235

bilmente per l'appoggio della lastra di copertura. Al di sopra della sepoltura, leggermente sporgente al centro della parete, è una piccola edicola rettangolare (m 0,40x0,35x0,30), decorata da un timpano a modanature lisce (listello, gola diritta, gola rovescia, listello, gola rovescia) realizzato a stucco (Fig. 231). Poco più in alto, al centro del timpano, è stata scalpellata, direttamente nella parete, una rosetta a quattro petali. All'interno dell'edicola, un incasso circolare, profondo circa m 0,10, doveva ospitare l'olla cineraria. Una seconda edicola, più

grande, si trova sulla parete nord-orientale, a m

1,27 circa dall'attuale p.d.c. È di forma ogivale (m

0,60x0,58x0,37) ed ospita due incassi circolari per

Fig. 222. Ariccia. P.zza S. G. Emiliani. Blocco in peperino a profilo circolare (N. 43).

la deposizione delle olle. Immediatamente al di sopra dell'edicola, all'altezza dell'imposta della volta di copertura, resta un piccolo tratto delle decorazione a stucco, a kyma ionico con ovoli e lancette. Restano anche labili tracce di colore in questo punto e sullo stucco di decorazione della fronte della calotta di copertura. 45. Via del Pometo: strada (2) cava (2)

Nella zona sottostante le pendici occidentali del paese, quasi a partire dal ciglio meridionale di via del Pometo e fino quasi all'altezza di via Appia antica, corre, con direzione nord-est/sud-ovest, una parete di peperino che Th. Ashby e G. Florescu, durante i primi decenni del Novecento riferiscono alla “tagliata” di una strada?" mentre R. Lanciani interpreta come una cava?" (Fig. 26, 45). È lunga m 400 circa, con un'altezza compresa tra i m 6,50 circa nella zona centrale e i m 2,10 dell'estremità. sud-occidentale. Nonostante alcuni recinti per animali e per il ricovero degli attrezzi e soprattutto la che gli si addossa quasi in ogni perioFig. 223. Ariccia. P.zza S. G. Emiliani. Fr. di cassa in vegetazione do dell'anno, lungo la parete sono ben visibili i sepeperino (N. 43). gni del taglio (Fig. 232). 46. Via della Croce: muri in opera listata

Sul terreno in leggero pendio in prossimità del lato occidentale di via della Croce, circa 100 m prima di raggiungere via Appia antica, rimangono alcuni resti di muri in opera listata, riferibili alla 1° Fionsscu 1925, 27 con fotografia di T. Ashby n Lexcu mss. 85/1, 167 C'lautumiae?) 236

chiesa, del XII secolo, di S. Valerio*" (Figg. 203,46; 233). I resti più settentrionali sono costituiti da un muro, posto quasi sul ciglio della strada, con andamento nord-est/sud-ovest, conservato per una lunghezza di m 6,50 circa ed un'altezza max. di m 2,30,

con uno spessore di m 0,80. È costruito in opera li-

stata con filari di laterizi di reimpiego e blocchetti parallelepipedi di peperino: tuttavia risarcimenti successivi sono chiaramente visibili lungo la fronte orientale. All'estremità meridionale resta solo l'at- — Fig. 224. Ariccia. Convento dei PP. Somaschi. Fr. di tacco di un muro ortogonale, spesso m 0,50, che do- — sarcofago marmoreo (N. 43). veva proseguire verso est, mentre il muro principale gira nella direzione opposta formando un angolo ottuso. All'estremità sud-occidentale resta solo una piccola porzione di un secondo muro, che si appoggiava a questo completandone la curva (Fig. 234). Ad età moderna deve riferirsi, invece, la struttura a pezzame addossata al muro, a partire dall'angolo sud-orientale, fin quasi all'estremità settentrionale Circa m 30 a sud del muro, quasi all'estremità sud-orientale della terrazza prospiciente via della Croce, sono i resti più cospicui, costituiti da due absidi, sempre în opera listata. Quella più orientale, di dimensioni minori (lungh. m 1,25; prof. m 0,50), si apre verso sud ed è contenuta in un muro lungo m 2,40 circa, spesso m 0,50 c conservato per un'altezza di m 2,90” (Fig. 235). La seconda, m 2,35 ad est della precedente, è più grande (lungh. m 1,75; prof. max. m 0,60, contro Fig. 225. Ariccia. Convento dei PP. Somaschi. Fr. di quella originaria ricostruibile di m 0,80 circa) e si sarcofago marmoreo (N. 43) apre sul lato opposto, verso nord (Fig. 236). Tra le due strutture quest'ultima è quella che ha subito maggiori interventi costruttivi: al suo interno è stato infatti creato un piano in cementizio, mentre sul fondo è stato aperto un passaggio, successivamente tamponato con un muro a pezzame. Della struttura originaria, la cui fronte occidentale ha un andamento obliquo, resta, all'angolo nord-orientale, l'attacco di un muro, spesso m 0,50, che proseguiva verso est, mentre dalla fronte meridionale, non absidata, partono due muri (spess. m 0,55) Sul terreno tra le due absidi restano cospicui frr. di crollo relativi alle volte di copertura.

47. Via di Mezzo: area di frr. fittili All'interno della proprietà che si trova compresa fra via Appia antica lungo il lato settentrionale e via di Mezzo lungo quello orientale, soprattutto nei pressi della stradina sterrata che si diparte dal?* Cama 1854, 104, XII e “Tavola Nona della Via Appia”; Canina 1856a, Tav. LXII, LXIV. Towassern: 1927, 280, sulla base di documenti di archivio, identifica il luogo nel quale si trovano questi resti con "il terreno presso Aricia di San Valerio impisile (erroneamente scritto per in pensili, cioè sulla pendice del colle), donato da Benedictus detto il grammaticus, prima del 967°, dapprima ai monaci di Santo Stefano e S. Cesario di Roma e poi all'abbadia Sublacense; cfr. Lucus mss 85/2, 7. Successivamente, a parte la breve menzione di Quncı 1989, 72-73, se ne è occupato solamente Priruccı 1987, 28 Fig. 24, 29-30. 7? La struttura sembra anche aver subito una rotazione rispetto al suo asse originario. 237

Fig. 226. Ariccia. Conventodei PP. Somaschi. Tegola bollata(N. 43).

l'ingresso, sono ammonticchiati alcuni blocchi parallelepipedi in peperino e almeno sei basoli stradali?! (Fig. 203,47). A circa una cinquantina di m dall'ingresso, di fronte ad un piccolo edificio rustico che si trova sul lato dx. della stradina, rimane un fr. di rocchio di colonna scanalata, in peperino (alt. max. m 0,40; diam. m 0,38). Nei campi coltivati, con una maggiore concentrazione nel settore di 50-60 m circa di lunghezza a partire dalla recinzione lungo via Appia antica, si notano non pochi frr., di dimensioni ridotte, di tegole e di coppi, uno soltanto di ceramica a vernice nera e diversi di ceramica sigillata, tra i quali: 1. fr. di piatto di terra sigillata africana A, forma Hayes 27, databile tra la seconda metà del Il e la prima metà del III secolo d.C.** (Fig. 237, C); 2. fr. di coppa in sigillata africana AI, tipo Hayes 2, databile all'età flavia o poco prima”; 3. fr. di coppa in sigillata aretina, tipo Goudineau 5, databile all'inizio dell'età augustea?'; 4. ansa di anfora tipo Dressel 1B, databile tra il primo quarto e l'ultimo decennio del I secolo a.C.9 (Fig. 237, A); 5. ansa di anfora tipo Dressel 1B, databile tra il primo quarto e l'ultimo decennio del I secolo

a.C.’ (Fig. 237, B).

48. Via Appia antica: muro

Fig. 227. Ariccia. Convento dei PP. Somaschi. Tegola bollata (N. 43).

All'interno dei locali occupati da un impianto per la macellazione delle carni, situati sul lato sud-occidentale di via Appia antica, immediatamente dopo via di Mezzo (Fig. 26, 48), si conserva il resto di un muro*, in opera mista (Fig. 238). Il muro, largo m 0,60, è ora visibile, per una lunghezza max. di m 1,20 oltre i quali risulta inglo-

bato nella costruzione moderna. L'altezza max. conservata dal piano di spiccato è di m 1 circa, al di sotto del quale l'abbassamento del piano di campagna ha scoperto quasi per l'intera altezza la fondazione (m 0,50 circa), realizzata con grossi scapoli di peperino e malta molto tenace. Un secondo muro, ortogonale a questo e con il quale, presumibilmente, delimita un ambiente, è conservato per breve tratto e perm 2,70 circa in altezza, all'interno del locale adiacente”! # 5 ?* ?" # ?* "> nei muri =" 238

Altri bascli, in fr, sono stati riutilizzati nel lato interno del muro di recinzione della proprietà, lungo via Appia antica. Haves 1972, 50.51 Fig. 8. Haves 1972, 19-21 Fig. 2 Govpmxzao 1968, 282-283. Peacock, WiztiAws 1986, 89.90. Peacock, Wizcuats 1986, 89-90. Il precario stato di conservazione in cui si trova, causato anche dal fatto di essere stato inglobato, almeno in parte, di due piccoli ambienti, rende dilfiile riconoscerne le caratteristiche. Sulla cortina del muro si conservano piccole porzioni di intonaco.

49. Ex terreno Laurenti: resti di edificio termale

A circa 65 m dal lato meridionale di via Appia antica, nel tratto immediatamente ad est di via delle Vignole, in uno dei terreni inedificati appena al di là della fascia occupata dalle costruzioni moderne, restano alcune strutture in opera laterizia e listata, la cui interpretazione oscilla, nella bibliografia, tra la statio presso il XVI miglio della via Appia antica e un edificio termale (Fig. 61,49). Numerosi sono, infatti, i richiami da parte di molti autori a questa costruzione: a parte il Florescu??, se ne sono interessati, fornendone anche una importante documentazione grafica, Canina e Rosa® (Fig. 239). Tuttavia la desc dettagliata, facendo riferimento a parti identificate dagli scavi realizzati dal Despuig nel 1791 ed ora non più visibili, rimane quella del Lucidi?*, Su una piccola terrazza leggermente rialzata, all'estremità orientale della proprietà, si conserva il corpo originario del complesso, di cui restano tre poderosi muri (m 0,81 di spessore alla rasatura) in buona opera laterizia?", visibili appena sopra il p.d.c., i quali delimitano uno spazio centrale quadrangolare, largo m 7,18 per una lun-

Fig. 228. Ariccia. Convento dei PP. Somaschi. Fr. di

ghezza max: di m 5,20 circa (Fig. 240). Manca il

rilievo figurato in marmo (N. 43).

muro che doveva chiudere il lato nord-orientale. Il lato meno leggibile in altezza, a causa dell'intero, è quello nord-occidentale, conservato per m 2,00 circa di lunghezza. Su questo lato, rivestito esternamente in cocciopesto, doveva aprirsi un passaggio testimoniato dalla presenza della mazzetta in laterizi (Fig. 241), alla quale sembrano anche appoggiarsi dei gradini, anch'essi in laterizi. Maggiormente conservato in altezza (fino a m 2,54) è invece l'angolo nord-orientale (Figg. 242-243), riferibile, presumibilmente ad un grosso pilastro, sporgente dal muro per uno spessore di m 1,02 circa e sul quale si impostava ur'arcata della quale resta l'attacco sul lato nord-orientale”. II muro sud-occidentale, che scende invece sul lato esterno, per m 3,70 circa, fino a raggiungere il piano di campagna sottostante?”, presenta rivestimento in coceiopesto ed è costruito con piccole riseghe successive, larghe m 0,10 circa che ne vanno progressivamente ampliando lo spessore verso il basso. Il muro sud-orientale, visibile per pochi centimetri di altezza sulla piccola terrazza, scende invece sul lato esterno per m 2,35 circa fino al piano di campagna sottostante (Figg. 244-245). La parete esterna rimane quindi interamente visibile e presenta le medesime caratte58 Fonsscu 1925, 30-35. © Accenni în Nisby 1819, 158; Casa 1854, 105-106, 1 e "Tavola Nona della Via Appia”; Caxma 1856a, Tav. LXII; cfr. anche Lucia CVatLar. 13045, 165r:; Lancuni mss. 85/1, 167. I disegno di P. Rosa si trova in sar, Archivio di Palazzo Altemps, inv. 3286 cass. 9/2 cart. A dis. 638. Nel corso degli ultimi decenni del Novecento brevi indicazioni sono in Coanzucı 1981,96. di iscrizioni, 214-215;cfr. Laxciasi CVarLar. 13045, I78r., 214r; Lisci # Luci 1796, 104, 126, 176 sul rinvenimento mss. 85/1, 169. ?* I muri conservano la cortina su entrambi lati. »» Sul lato esterno nord-occidentale del pilastro rimane, appena leggibile, un breve tratto di cortina che gira ad angolo ottuso, la quale non è escluso che possa riferirsi ad una piccola lesena decorativa del pilastro stesso. *7 IL crollo dell'angolo meridionale permette di osservare in sezione la struttura, altrimenti obliterata da un intervento 239

Fig. 229. Ariccia. Sepolcro a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della “tagliata”: pianta e sezione (N. 44). 240

Fig. 230. Ariccia. Sepolcro a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della “tagliata”. Parete di fondo (N. 44).

ristiche della precedente: rivestimento in cocciopesto e progressivo allargamento dello spessore verso il basso con riseghe marcate da un piano di bipedali, che si susseguono ogni m 1,48. Ad una successiva sistemazione va attribuito il grosso muro in opera listata (spess. m 1,25) che si appoggia esternamente ai lati nord e sud-occidentale” (Fig. 246). Il lato nord-occidentale del muro è visibile per pochi centimetri di altezza, mentre quello sud-occidentale è conservato per un'al-è tezza di m 3,5 circa a partire dal piano di campagna immediatamente sottostante. Su questa fronte stata creata una grossa nicchia (largh. m 2,10), che sfrutta come parete di fondo il retrostante muro in laterizio® (Figg. 243; 247). Sull'intradosso della volta in cementizio, con bipedali in corrispon# ἢ muro è privo di cortina nel lato a ridosso della struttura in laterizio. 7» È probabile che seguisse una seconda nicchia, come lascia supporre l'attacco della volta leggibile prima del crollo della muratura. 241

denza delle reni e in chiave, rimangono le impronte delle tavole della centina (largh. m 0,30 circa), Un secondo muro in opera listata, orientato nord-est/sud-ovest e conservato per m 4,60 di lunghezza, si appoggia all'angolo sud-orientale del vano centrale?" (Fig. 248). Parallelo al lato nordoccidentale del monumento, a m 0,80 di distanza, corre un muro in opera reticolata, restaurato con blocchetti di tufo e cubilia messi in opera a 90 gradi negli ultimi 2 m circa di lunghezza, visibile per m 0,80 max. di altezza e per m 3,95 di lunghezza. Il muro prosegue presumibilmente interrato per m 17,50 in direzione nord-est, per ricomparire nella proprietà retrostante (Figg. 243; 249). In questo tratto la struttura antica, obliterata da un muro moderno, è visibile per m 6,30 di lunghezza, dei quali solo m 2,80 con cortina in opera reticolata e m 1,55 di altezza max.®%. 50. Via di Mezzo: area di fir.fittili Fig. 231. Ariccia. Sepolcro a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della “tagliata”.

Paretedi fondo: particolare dell'edicola (N. 44).

Nei terreni agricoli che dal lato orientale di via di Mezzo, dopo m 200 circa dall'inizio della

strada su via Appia antica, raggiungono le vici-

nanze dell'area nella quale sono i resti dell'edificio termale (N. 49), sono visibili numerosi frr. di tegole e non pochi di sigillata (Figg. 31; 49, 50). Nei pressi degli edifici che si trovano all'interno di questa proprietà, rimangono due rocchi di colonna in peperino, dei quali uno scanalato (alt. max. m 0,60; diam m 0,50), l'altro liscio (alt. max. m 0,65; diam. m 0,50), ed alcuni blocchi parallelepipedi, anch'essi in peperino. 51. Via delle Vignole: area di frr. fitili Sul lato orientale di via delle Vignole, nel campo coltivato che si trova immediatamente a nord della linea delle mura più recenti, sono numerosi frr. fittili sparsi, perlopiù tegole e ceramica acroma di minute proporzioni, ma anche qualcuno di sigillata (Fig. 61,51). Quasi in corrispondenza del lato settentrionale del terreno, è presente una concentrazione di materiale edilizio, (in particolare laterizi) probabilmente riferibile all'esistenza di un muro. 1° L'arco avendo subito delle lesioni naturali in corrispondenza di questi punti, risulta formato da grossi conci di conglomerato. In questo punto il muro in listato ha subito una discreta rotazione e proiezione in avanti staccandosi dalla parete Iaterizia retrostante. 1 Anch'esso risulta privo di cortina nel lato corto con cui si appoggia al muro in laterizio. 5 In un primo tratto, per circa m 3,50, ne rimane solo il nucleo cementizio. Il rivestimento in reticolato è visibile per 1 successivi m 2,80 e termina con una fascia in opera laterizia (m 0,56 di lunghezza); l'attacco di un secondo tratto in laterizio si legge appena all'inizio della parte priva di cortina. Si puo supporre trattarsi di una struttura in opera mista. Il muro è conservato per un'altezza massima di m 1,55, ma il suo piano di “spiccato” risulta qui sopraclevato di m 3 circa rispetto al p.d.c. da cui era visibile il tratto precedente, per cui è possibile supporre per esso un'altezza di almeno m 4,55. Recentemente tutto è stato obliterato dalla costruzione di una cortina a blocchetti che fodera il muro di cinta della proprietà, 242

BOT ito» Fig. 232. Ariccia. Tagliata artificiale a nord-ovest di via della Croce: particolare (N. 45).

Fig. 233. Ariccia. Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce: pianta (N. 46).

52. Via Appia antica: area di frr. fittili Nel terreno inedificato, in leggero pendio verso sud, compreso tra il margine dx. di via Appia antica e la linea delle mura più recenti, ad ovest del caseggiato moderno che insiste sulle strutture della cd. osteriaccia (Fig. 61,52), è presente una vasta estensione di materiale antico, frantumato durante le arature. Oltre a mattoni e tegole, sono anche blocchi di peperino, appoggiati lungo i bordi. 53. Valle Ariccia: sepolcro (cd. torre della Palombara)

A sud di via Appia antica, nel tratto in Valle Ariccia, in prossimità del ciglio sud-orientale del pianoro delimitato dal circuito delle mura (N. 13), è facilmente individuabile la cd. torre della Palombara (Fig. 61,53). L'alto edificio quadrangolare, rappresentato in una bella stampa ottocentesca”, si è impostato su una struttura antica, della quale ha rispettato la pianta originaria?" (Fig. 250). Il vano, di m 4,67x6,76 (pari a 15x23 piedi romani), è delimitato da spessi muri (m 0,90) in ottima opera laterizia "* (Fig. 101,53). Alla base del lato breve sud-occidentale, immediatamente al di sopra della bassa scarpata contenuta dal circuito delle mura, è visibile per circa m 0,40 fuori terra la fondazione del'cdifi 1° nasa, Roma XI 35. 63. . una torre medie"+ Fuokescu 1925, 29 e Tav. In. 2, ne fornisce solo alcuni brevi cenni, ritenendolane ha“probabilmente fornito Laxciw CVatLat. 13045, vale, eretta sopra gli avanzi di un edifizio romano". Cfr. Nisev 1819, 161; una pianta mss. 85/1, 167. 1711, cfr. anche Lawciwi CVatLat. 13045, 217v.-218r. (prospetto), 220r.; Lancusi arrotondati. *5 Sui due angoli esterni, nord-est e nord.ovest, la cortina utilizza laterizi 243

Su questo medesimo lato, in prossimità dell'angolo sud-orientale, ? leggibile una profonda lesione della struttura che corre dal basso per m 2,30 circa di altezza. Sul lato nord-occidentale, già rilevato dal Lanciani (Fig. 251), si conserva l'accesso originario, largo m 1,25 ed alto m 1,95, protetto da un arco di scarico a tutto sesto, sormontato da una piattabanda, entrambi in bipedali (Fig. 252). All'interno il vano è conservato per l'intera altezza: m 7a partire dall'attuale piano pavimentale, che sembra comunque rispettare il livello di quello originale”, compresa la copertura con volta a botte sulla quale restano ancora le impronte della decorazione cassettonata a stucco e ampie zone intonacate anche Fig. 234. Ariccia. Resti in opera listata lungo illato oc

cidentale diva ella Croce muroalfesiremitä seiten.

se solo con rare tracce di decorazione pittorica. Sui

due lati brevi, poco al di sotto ella volta, sono due

trionale dell'area (N. 46). lucernai circolari (diam. m 0,90), realizzati con sesquipedali. Immediatamente al di sotto, all'altezza dell'imposta della volta, sono ricavate due nicchie rettangolari (m 0,95x0,69) (Fig. 253). Altre due coppie speculari di nicchie, di simili dimensioni, sono anche sui due lati lunghi”. Nel medioevo la costruzione venne dapprima riutilizzata come chiesa con il nome di S. Maria in Petrola e dopo la sua sconsacrazione, avvenuta nel 1558, come Palombaia dei Savelli®*,

54. Valle Ariccia: sostruzione (?)

Circa 32 m a nord-est dalla torre della Palombara (N. 53) si conservano i resti di una struttura, con probabile funzione sostruttiva, il cui lato breve nord-occidentale si appoggia direttamente al οἱ cuito delle mura?” (Figg. 61,54; 254-255). Si tratta di tre ambienti paralleli, a pianta rettangolare, coperti con volta a botte, delimitati da muri a cortina laterizia di m 0,60 di spessore** (Fig. 104,54). Dei tre, disposti in direzione nord-est/sud-ovest, ortogonali al percorso delle mura, quello centrale è più largo (m 3,40x5,27) rispetto ai due laterali (m 2,98x5,27). Di questi ultimi, quello meridionale è conservato solo parzialmente: rimane, infatti, il muro perimetrale esterno, ridotto ad uno spessore di m 0,35, interrato fino alla quota dell'imposta della volta, segnata da un filare di blocchetti di peperino, per un'altezza max. fuori terra di m 0,80 e solo metà della volia di copertura, impostata sul muro che lo separa dall'ambiente centrale, Maggiormente conservati gli altri due ambienti. Anche in questi, la cui altezza max. è di m 1,83 per quello centrale e m 1,88 per l'ultimo verso nord, la volta si imposta su un filare di blocchi di peperino posti di taglio (m 0,68x0,45x0,28), al di sotto del quale è visibile, per poca »* Da riferirsi presumibilmente al periodo in cui vi fu impiantata sopra la torre è il solaio ligneo che separa in due piani l'altezza del vano. 1 Di queste, le due nella metà meridionale del vano, sono state tamponate. ?* Sulla riutilizzazione in età medievalevd. Laxciasi mss. 85/2, 7; PETRUCCI 1987, 28-29; cfr. anche Lerevne 1960, 18, 20 nota 13. 7" Descrizione in Fionsscu 1925, 48 e Tav. 1, 13. excusi CVatLat. 13045, 171v., ne fornisce una pianta, avanzando l'ipotesi che possa trattarsi di una cisterna. Generalmente precario il suo stato di conservazione a causa dell'abitazione costruitavi sopra e soprattutto del riutilizzo degli ambienti antichi come cantine. Difficile risulta stabilire le quote di calpestio origiarie, dal momento che, all'esterno il piano di calpestio attuale è all'altezza dell'imposta della volta e all'interno non scende oltre m 0,50 dal piano d'imposta. #9 L'accesso agli ambienti è garantito da due piccoli passaggi risparmiati nella tamponatura degli spazi trai pilastri esterni del corridoio longitudinale. % Proprio questo ha reso necessario la costruzione di un muro di spina con la funzione di sostenere la porzione di copertura rimasta priva dell'appoggio della parete sul lato opposto. 244

Fig. 235. Ariccia. Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce visti da sud (N. 46).

Fig. 236. Ariccia. Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce visti da nord (N. 46). 245

10cm

Fig. 237. Ariccia. Via Appia antica. Materiali ceramici(N. 47)

altezza, la cortina laterizia delle pareti** (Fig. 256). Sulla volta, in cementizio con scaglie di selce e peperino, sono ancora rilevabili, in modo particolare in corrispondenza delle reni, le impronte delle tavole della centina. Per tutta la lunghezza rilevata questi ambienti sono uniti, lungo la fronte sud-orientale, opposta alle mura, da un corridoio ortogonale che ne garantiva la comunicazione. Questo avancorpo longitudinale, incrociando gli ambienti voltati, crea dei vani quadrangolari (m 3,40x2,25 davanti all'ambiente centrale e m 2,98x2,25 davanti al terzo), coperti con volta a crociera che si imposta, all'interno, sull'incrocio con i muri degli ambienti voltati e all'esterno su pilastri, presumibilmente, da m 0,90x0,90. Il passaggio tra il corridoio e l'interno degli ambienti voltati doveva essere largo circa m 0,90 come testimoniano le due mazzette a blocchetti parallelepipedi, conservate nell'apertura sul lato breve orientale del terzo ambiente. Attualmente i passaggi tra i vani del corridoio sono tamponati con muri di forati moderni, come pure chiuso è lo spazio tra i pilastri esterni. 55. Via Appia antica: sepolcro (cd. torrione Chigi) Lungo il margine occidentale di via Appia antica, m 50 circa ad est dell'antica porta urbica (N. 17), sono i resti del cd. torrione Chigi* (Fig. 257,55).

7" Solo nella parete sud-orientale del terzo ambiente manca il filare di blocchi all'imposta e sono visibili un massimo di sei filari di laterizi. ?9 Il terreno in cui si trova la struttura antica, di proprietà del comune di Ariccia, appare in gran parte infestata da erbacce ed arbusti, che, oltre ad arrecare danni alla struttura, ne impediscono una completa visione dalla strada. 246

L'edificio a pianta circolare, rappresentato presumibilmente già nella carta del Parasacchi del 1637." e successivamente, nell’Ottocento®®, in maniera più particolareggiata in alcuni disegni, tra cui significativo quello di H. Woogd?* (Fig 258), viene descritto da quasi tutti gli autori che si sono interessati a questo tratto dell'Appia antica”. Nonostante il precario stato di conservazione, documentato da numerose segnalazioni e da alcune fotografie”, risultava interamente conservato fino al 1976, quando si verificò il crollo delle superfetazioni medievali e moderne. Si tratta di un edificio in opera laterizia, del quale si conservano circa i 2/3 del perimetro, per un diametro interno di m 6,50 (Figg. 259-260).

Il

grosso muro perimetrale (spess. m 0,90) si conser-

va per un'altezza max. di m 3,70 a partire dalla risega di fondazione, visibile parzialmente per circa m 0,45 sopra l'attuale p.d.c. (Fig. 261, ab). Lo scavo che la Soprintendenza Archeologica per il Lazio intraprese nel 1977 permise di rinvenire, all'interno, in una nicchia ricavata nella struttura laterizia,un sarcofago di età tardo impe- Fig. 238. Ariccia. Via di Mezzo. Resti di muro in operiale, nel quale si conservava ancora la salma ed il τὰ mista (N. 48) corredo, tra cui una spada di ferro con impugnatura decorata da quattro piccole maschere in avorio*". Nella medesima circostanza furono scavate altre strutture all'esterno del monumento circolare. Addossati ai lati nord-orientale e sud-occidentale del sepolcro sono appena visibili scarsi resti di murature in opera listata con filari laterizi alternati a blocchetti di calcare bianco, grossolanaγα sav, Barb. Lat. 9898. Copia in Feuraz 1972, IL82. 55 Canina 18562, Tav. LXIV. XI. 26. IL 6: w nasa, Roma XI. 35. 80: “Tempietto rotondo presso le antiche sostruzioni della via Appia”; nasa, Roma 1856, Tav. Canina anche cfr. XVIII; Tav. 1996, Lerev®x da riprodotto Ariccia”, Valle in Appia via sulla “Antico Tempietto XIV; Lucia CVatLar, 13045, 220r. della tecnica. 55 A parte il Lucidi (Lucio 1796, 220) che lo interpretò come un tempio e che, sulla base dell'osservazione occupati in seguito lo hanno concordecostruttiva dell'alzato, lo giudicò di "non molta antichità”, li studiosi che se ne sono 1854, 107,VIIT; Lut: Appunti, fase. Via mente identificato in un sepolcro (Ninor 1819, 161; Nimm 1837, III, 557-558; Caxına sepolcro i blocchi che osservadel rivestimento al riferiva rotondo, Sepolcro Ariccia, sotto Sepolcro Appia. Via Appia IV, cart. Frorescu 1925, 49-50 e Tav. In. 14; va sparsi nelle vicinanze, che invece appartengonoal monumento di 7. Latinio Pandusa;rotondo". Cfr. anche la breve descrizioTomasserm 1927, 277). Più genericamente Laycuxi 1882, 434lo ricorda come “rudere ha fornito Quiici 1989, 73 e ne cenni alcuni recente di Più 21234. n. Chigi Archivio av, ne, dei primi anni dell'Ottocento, in Soprattutto 74 Fig. 36, al quale rimando anche per un'immagine precedente la sua parziale distruzione; cfr. anche Tomasserti crollato è in Laruvae 1996, 396. 1910, 235 Fig. 48. Una fotografia del monumento e le vibra% Hanno certamente contribuito al dissesto del monumento l'esistenza di un fosso proprio nelle vicinanze lungo la s.p. Valleariccia-Ginestreto, che, prima della variante, lambiva il modal passaggio degli automezzi zioni provocate numento. 1994, 312-314 (= Lerevne 1996, 132-135). Infortra 111 luglioe il 18ottobre 1977 vd. Lerevae 9^ Sullo scavo, effettuato M. L. Veloceia Rinaldi del 13 marzo 1978. Relazione 029/1. Ar/10, Ariccia, pratiche, Archivio sii, in dettagliate più mazioni sat, Archivio Disegni U1, 812: Posizionain trova si visionare, possibile Un posizionamento del sarcofago, che non mi è stato c della spada vd. rispettivamenmento sarcofago in scala 1:20, rilievo del 3 ottobre 1977. Relativamente ai restauri deldel 29tessuto 1976 e si, Archivio pratiche, giugno Graaff de Hofenk H. 1. Relazione 029/1. Ari/10, Ariccia, pratiche, Archivio te, su, Ariccia, Ari10,029/1. RelazioneA. M. Reggiani del 10 dicembre 1997. 247

Fig. 239. Ariccia. Ricostruzione grafica dei resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti) in un disegno di P. Rosa (s.d., 1850 ?).

mente squadrati. In alcuni punti sono stati utilizzati cubilia messi in opera a file parallele. Nell'insieme appaiono come due ali laterali, a pianta quadrangolare, evidentemente aggiunte in un periodo più tardo. Più facilmente leggibile il vano sul lato sud-occidentale, largo m 6,30, conservato in lunghezza per m 5,00, del quale restano tre muri perimetrali di m 0,45 di spessore?" (Fig. 262). Parallelo al muro che chiude il lato nord-occidentale del vano, spostato m 6,8 circa a nord-ovest, ne corre un altro, analogo per tecnica costruttiva, conservato in altezza per m 1,48, il quale doveva appartenere alla medesima risistemazione dell'area esterna al sepolcro (Figg. 261, cd; 263). Del vano sul lato opposto resta un muro, orientato nord-est/sud-ovest, parzialmente interrato, visibile per una lunghezza di m 5,45 e un'altezza di m 1,1 circa (Figg. 261, ab; 264). Degli altri muri perimetrali resta solo parte di quello addossato al torrione, conservato perm 2 di lunghezza, lungo il quale sporge un pilastrino (m 0,45)*'. Un secondo pilastrino, (m 0,45x0,45), speculare al primo e a m 1,3 di distanza, realizzato però in opera laterizia, si conserva per appenam 0,40 di altezza. 7 I lato maggiormente conservato în altezza (m 1,20 circa) è quello, orientato nord-ovest/sud-est, addossato alla parete del torrione. ^?! Alla base del pilastrino rimangono pochi resti della pavimentazione in bipedali. 248

30.

Fig. 240. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): pianta(N. 49). 249

Fig. 241. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro nord-occidentale (N. 49).

-

"

Fig. 242. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): pilastro all'angolo nord-orientale (N. 49).

M

243. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): sezione (N. 49). 250

56. Via Appia antica: sepolero Sul lato meridionale di via Appia antica, circa 20 m ad est del torrione Chigi (N. 55), rimane un sepolero®* (Fig. 257,56). Prima della descrizione di Florescu**, solo generici cenni ne avevano fornito Lucidi e Canina**; così anche recentemente, oltre ad alcune fotografie realizzate nel 1973 dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio**, indicazioni sommarie ne hanno fornito L. Quilici e S. Quilici Gigli’*. Si tratta di una costruzione a pianta rettangolare, în opera laterizia con interventi in opera listata, larga m 2,97 e lunga m 5,1 (Fig. 265). È costituita da un ambiente centrale con lati da m 2,97x 3,49 (pari a 10x12 circa piedi romani), alto m 2,60 e coperto con una volta a crociera, e da

244. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terre-

due stretti avancorpi sui lati corti” (Fig. 265, ab). πὸ Laurenti): muro sud-orientale (N. 49). Dei due avancorpi è ricostruibile con precisione solamente la lunghezza di quello sul lato nord-orientale, fronteggiante l'Appia (m 0,47 circa), di cui resta l'angolo esterno nord-occidentale” (Fig. 266). L'altro, sul lato di fondo opposto, lungo m 1,14 circa, è stato chiuso con una parete moderna, al centro della quale è stata ricavata un'apertura (m 0,60) che permette l'accesso al monumento?" (Fig. 267). Precario è il suo stato di conservazione: dei quattro muri perimetrali restano infatti solo i due lati lunghi, nord-occidentale e sud-orientale, spessi m 0,70. All'interno il lato nord-occidentale conserva per brevi tratti la cortina laterizia originaria”? (Fig. 268), mentre quello sud-orientale, su cui si apre una profonda fenditura*?, ne risulta quasi del tutto privo, avendo subito numerosi restauri anche in età moderna. Su quest'ultimo lato, all'estremità nord-orientale, immediatamente al di sopra del tratto con cortina laterizia, è anche un restauro in opera listata, sul quale rimangono tracce di stucco* (Fig. 269). All'esterno entrambe le pareti hanno cortina in opera listata: mentre su quella nord-occidentale, più esposta, la cortina, caduta nel7? Una recinzione ne impedisce l'accesso dalla strada, mentre è raggiungibile entrando per il cancello che chiude l'area nella quale si trova il torrione Chigi. 95 FLonzscu 1925, 49. ?* Lucmr 1796, 220; Casa 1854, 107, VIII; cfr. Laxcani CVarLar. 13045, 220r., Bav, Archivio Chigi, n. 21234: "Descrizione e consegna delle fabbriche esistenti nell'orto del Torrione del 1 ottobre 1804”. # sur, Archivio pratiche, Ariccia I varie, 005. Documentazione fotografica resti antichi del settembre 1973. ?* Quiria Gicui 1985, 1 0; Qunucı 1989, 73. "^ Della volta centrale è appena riconoscibile l'imposta delle unghie, dove si conservano anche tracce di stucco di colo. è visibile una fenditura, larga m 0,10 circa, mentre un'altra, anche se di proporzioni minori, corre re rosso. Al centro di questa dal centro fino alla parete nord-occidentale. "= La presenza di cortina sia internamente che esternamente, all'estremi settentrionale di questo muro, suggerisce. che il sepolcro doveva aprirsi su questo lato. "= All'esterno la fronte è stata sistemata con una piccola volta aggettante, la quale ricalca, forse, l'originaria sistemazione dei due avancorpi. %© La parete nord-occidentale presenta, al centro, un risarcimento moderno a pezzame irregolare; a partire dall'angolo nord-ovest, verso l'Appia, la cortina laterizia è conservata per un max. di m 1,70 circa di lunghezza, da terra all'imposta della Volta; verso l'estremità sud-occidentale, invece, la cortina laterizia è conservata per un max. di m 0,85 circa di lunghezza e per m 0,90 circa di altezza da terra. wi È probabile che sia stata provocata dalla spinta del terreno, il cui livello, esternamente, su questo lato, si alza fin quasi a raggiungere la sommità dell'edificio. % Al centro di questa parete, che chiude i| lato sud-orientale, è visible un risarcimento: la cortina laterizia è conservata solo per brevi tratti verso l'angolo nord-orientale (m 0,78), da terra fino all'imposta della volta, c in prossimità di quello sud-orientale (m 0,60), perm 0,45 circa di altezza. 5. In particolare rimangono nel punto di imposta della volta di copertura. 251

245. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): lato esterno del muro sud-orientale (N. 49) la parte centrale e in prossimità dell'angolo sud-occidentale, è stata in parte sostituita con una mura-

tura piuttosto incoerente, a pezzame di tufi e laterizi, su quella sud-orientale è maggiormente conservata, presumibilmente grazie alla protezione assicurata dall'interro. 57. Via Appia antica: sepolcro Un altro sepolcro è visibile ancora lungo il lato occidentale di via Appia antica, m 9,40 circa ad est di quello in opera laterizia (N. 56)** (Fig. 257,57). L'edificio, a pianta rettangolare è largo m 2,60 e lungo m 5,05 (pari a 9x7 circa piedi romani) (Fig. 270). I muri perimetrali, in opera laterizia con interventi in opera listata, sono spessi m 0,90. Internamente è suddiviso in tre settori: uno di m 2,40x1,42 di lunghezza, prospiciente la via Appia antica, coperto da una piccola volta a botte (Fig. 271); un altro, centrale, di m 2,60x2,56, coperto con volta a crociera; un ultimo, di m 2,60x1,05, anch'esso voltato, che doveva costituire l'ingresso sul lato opposto allAppia** (Fig. 272). Le pareti interne appaiono in uno stato di conservazio% Nonostante la vegetazione infestante rioopra quasi completamente la struttura, è possibile riconoscere le principali caratteristiche planimetriche. Una descrizione ne ha fornito rLorescv 1925, 49-50,n. 14. Cenni generici sono in Lucini 1796, 2 0; Causa 1854, 107, VITI; cfr. Lancia CVatLat. 13045, 220r. recentein Quracr Gieti 1985, 110, Quizia 1989, 73. Alcune fotografie sono in, sa, Archivio pratiche, Ariccia I varie, 005, Documentazione fotografica resti antichi del settembre 1973. 75 La presenza di cortina, sia internamente che esternamente, all'estremità settentrionale della parete occidentale, suggerisce la presenza di un'apertura anche su questo lato. 252

ne precario, a causa dei diversi riadattamenti che hanno compromesso in vari punti la cortina. Meglio conservato l'esterno: qui, mentre nella parti inferiori è visibile per pochi filari al di sopra dell'interro la cortina in opera laterizia, la maggior parte dell'alzato è realizzato in opera listata di buona fattura?*. Alla fase in listato deve riferirsi la piccola “anta”, conservata sulla fronte lungo la via Appia, in prosecuzione della parete nord-occidentale” (Fig. 273). Ad epoca moderna deve, invece, riferirsi il muro, nel quale sono stati riutilizzati pezzi di peperino ed un basolo stradale, che chiude lo stretto avancorpo verso l'Appia. Più difficile rilevare le quote originarie: infatti mentre nella parte interna l'intero più basso rende frequentabile l'edificio per un'altezza max. di m 1,60 circa, sui due lati esterni un cospicuo riporto di terra rialza il livello di m 0,75 circa sul lato sud-orientale e di m 1,10 circa su quello nord-occidentale. 58. Via della Polveriera: sepolcro

Sul latodi occidentale della Polveriera. 24, Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreuna decina metri primadi delvia viadotto ero»di Colle no Laurenti): Νν particolare del muro in opera laterizia Pardo (N. 59), si conserva un sepolero* (Fig. _ e del successivo in opera listata sul lato sud-occiden257,58). Al momento sembra avere una pianta ap- ale (N. 49) prossimativamente circolare; è più largo alla base, dove misura m 3,50 circa, rispetto alla sommità dove invece è di m 2,30 circa, mentre risulta alto m

2,10 circa (Fig. 274). Si conserva il nucleo a scaglie di peperino, mentre del tutto perduto è il rivestimento in buona opera reticolata di tessere di peperino, visibile, ancora in parte, ai tempi di Flore-

scu®. Sul lato opposto al percorso della strada moderna, in basso, presenta una piccola nicchia. Il terreno circostante, coltivato in parte a vigneto in parte ad orto, si presenta ricco di frr. ceramici (terra sigillata italica e comune da mensa) 59. Via Appia antica: viadotto

La via Appia antica, una volta raggiunta la base di Colle Pardo, affrontava l'altura con il celebre viadotto, per poi dirigersi verso Genzano (Figg. 257,59; 276). Nella situazione attuale sono molte le parti non più visibili o comunque fortemente danneggiate: fortunatamente è possibile ricostruirne le caratteristiche originarie attraverso la celebre raffigurazione di F. Piranesi; i dettagliati rilievi κα L'opera laterizia si conserva, per alcuni filari in altezza, all'interno del sepolcro, lungo il lato nord-occidentale, e al esterno, lungo i lato sud-orientale, per un'altezza max. dim 1,05 circa. % È possibile attribuire a questa struttura una funzione esclusivamente decorativa, anche se appare strana la mancanza di un suo pendant sulla parete opposta. s Nonostante si trovi nelle immediate vicinanze della strada, lo si riconosce con difficoltà a causa della veget festante che lo ricopre. n. 18, o ricorda di forma circolare, con diametro di m 5 circa 54 e Tav. 1925, Tav. "»7 Frorescu XXVII. In precedenza, nel corso della seconda metà del Quattrocento, una breve ma puntuale Prravest 1762, 253

247. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro in opera listata sul lato sud-occidentale (N.49)

guiti da V. Vespignani nel 1835, ripresi, nel 1856, con alcune varianti da L. Canina”; le belle tavolea colori realizzate dal Direttore del R. Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti delle province di Roma, in occasione dei lavori di restauro tra il 1892 e il 1895 (Figg. 277; 279); numerose relazioni di archivio riguardati restauri di vario tipo realizzati tra il 1846 e il 1895; un gruppo cospicuo di fotografie realizzate tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento”, e, soprattutto, le descrizioni fornite da numerosi autori a partire dal Settecento”. descrizione ha fornito Pio II (Toraxo 1984, 2244-2245). Successivamente l'ingombro è riportato nella carta del 1637, di D. Parasacchi (nav, Barb. Lat. 9898, 5. Copia in Fauraz 1972, II Tav. 82). Una bella veduta del monumento è fornita da Lamnuzzı CVatLat. 14931, 34; cfr. Asiisy 1903, 400, 34. #1 Su unrilievo del viadotto realizzato da V. Vespignani prima del 1832, per conto di E. Dodwdell, vd. Muzzioti 1996, 169,171, Fig. 1, 172; Cana 1837, Tav. XXXIX. 73 Caza 18562, Tav. LXV; cfr. MuzzioL: 1996, 169; cfr. anche Quiuici 1992, 29, Fig. 14. 7» Oltre a quelle di E. Van Deman (VD/AAR 900, 910-914, Brax 1947, pl. 22 Fig. 1), numerose sonole fotografie realizzate sia daR. Lanciani (Laxcux mss. 125, 113v. nn. 139-140, 114r. n. 142, 116r. n. 148), che da T. Ashby 1925, 2 Fig. 11, 23 Fig. 12, 25 Fig. 13, 26 Fig. 14; Locu 1929, Tav. CLXIIT; Lexcuxxi mss. 85/1, 170). Cfr. anche Βλόνανι(Froazscu 1929, pl V. + Luci 1796, 221-222. Tra quelle successive, ricordo quelle di Nigpy 1819, 161-162; Casuna 1837, 50-57; Raccı 1879, 100-101; Lucu Appunti, fasc. Via Appia, cart. Via Appia, Viadotto dell'Appia presso Ariccia; Fionrscu 1925, 22-27; BLAKE 1947, 1, 105. 109, 212, 239; Luci: 1957, 94-95, 183, 199, 228, 233, 306, 316, 347, 355; Gautunzzo 1994, 53-54n. 41, al quale rimando per una bibliografia più esauriente, anche se non completa (manca, ad esempio, il riferimento a Qumci Gicli 1985, 74 itinerario 3,n. 19, 110; Anaw 1990, 307). Tuttavia vd. CoareLLI 1981, 96-97; Quai 1989, 73-74; QuILICI 1990, 52, 254

248. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro in opera listata all'estremità sudoccidentale dell'area (N. 49)

Fig. 249. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro in opera reticolata (N. 49).

Allo stato attuale, in maniera non dissimile da quanto segnalato più volte durante la seconda metà dell'Ottocento”, il monumento risulta in gran parte obliterato dalla vegetazione. Per quanto è possibile osservare lungo la fronte meridionale, l'unica visibile, il viadotto è lungo m 231 circa (Fig. 280), per una altezza che va dai m 3,30 circa in corrispondenza del tratto lungo via della Polveriera (Fig. 281, ab), ai m 11,60 misurabili appena ad est della seconda grande apertura (Fig. 282, op), ai m 0,80 circa, infine, ormai su Colle Pardo”" (Fig. 283, uv). Il confronto con le misure riportate nei diversi rilievi permette di verificare come il monumento a causa delle rimozione di numerosi blocchi si sia progressivamente ridotto in altezza piuttosto che in lunghezza”. Infatti, a parte l'approssimativo computo di Nibby?", il Vespignani rappresenta il viadotto lungo m 231,25 per un'altezza max.,

poco a sud della apertura minore meridionale, di 13 m, mentre Marchetti ne riporta una lunghezza di m 9,20 e Florescu di m 198 in lunghezza e m 11,50 in altezza e Lugli, l'ultimo a rilevare le dimensioni, di m 197,70 in lunghezza per un'altezza max. di m 11,17. La larghezza del viadotto è, come proposto dal Vespignani, seguito da tutti gli altri autori, di m di m 204 ed un'altezza max.

8,20, coi parapetti, alla sommità?” e di m 8,60 in corrispondenza dell'attuale piano d'imposta nell'ar-

cata maggiore occidentale.

È realizzato in opera quadrata, anche se con disposizione e dimensioni dei blocchi non uniforme, mentre le risarciture in muratura e blocchetti, oltre al ricollocamento di alcuni blocchi degli ul-

7^ Frequente, in particolare, nelle relazioni d'archivio, il riferimento alla presenza di "piante esistenti sulla muraglia e abbarbicate nella parete al sud-ovest” (acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, II vers, serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione M. Salustri dell'11 luglio 1887. Relazione G. Deroni del 22 aprile 1889). 7* Nella misurazione in lunghezza sono partito dall’estremitä occidentale del primo blocco, visibile all'inizio di via del la Polveriera, escludendo invece i primi 4 m circa nei quali sono evidenti rimaneggiamenti di età post antica, a partire da un tratto di canaletta osservabile a circa m 0,80 da terra. # Ad esempio per il 1831 siamo informati da una causa intentata dal Commissario delle Antichità contro A. Gargiuli sulle manomissionial monumento perpetrate da quest'ultimo (sa, Camerlengato parte I , tit. IV, b. 217, fasc. 1706; cfr. Lerevar 1977, 108-109). Ricordo, tuttavia, come opere di distruzione del monumento siano testimoniate con certezza già nel Quattrocento, come risulta dal sopralluogo del Papa Pio Il (Torano 1984, 2244-2245). Niggy 1819, 161-162, secondo cui il viadotto si sarebbe conservato per una lunghezza pari ad un decimo di miglio ed un'altezza max. di 50 palmi; cfr. Lerzvar 1977, 104. 77 Casa 1837, 51, il quale riporta una larghezza di m 8,22; Canina 1856, 54 nota 44; Quitici 1989, 73. 255

al pi a

tonde pelas

u = Fig. 250. Ariccia. Cd. torre della Palombara: lato sud-occidentale (N. 53)

Zar dr UE eem

Fig. 251. Aric ia. Cd. torre della Palombara. Schizzo di R. Lanciani della fronte nord-occidentale e di un tratto delle mura limitrofo (s.d., 1891?) (foto BAV).

timi due filati, si riferiscono ad alcuni restauri effettuati nel 1846 ?*, tra il 1887 e il 1889" e soprattutto tra il 1892 e il 1895": infatti in questa circostanza si provvide non solo al risarcimento in calcestruzzo delle parti mancanti, ma anche alla costruzione di una retrofodera in muratura su entrambi i lati ed infine alla posa in opera, nei punti critici, di alcune catene in ferro. Attualmente risulta interrata la fronte settentrionale, della quale invece è visibile, almeno in parte, il restauro degli ultimi decenni dell'Ottocento in blocchetti parallelepipedi di peperino, che già alla fine del IX sec. come sembra indicare la denominazione di “parietes longus” con la quale il monumento viene ricordato nei documenti d'archivio, doveva trovarsi in questa condizione?" (Fig. 281, ef; 282, op; 284, il®© acs, Direz. Gen. AA. BB. AA., Il vers., 2 serie b. 426, fasc. 4713. RelazioneL. Grifi del 30 ottobre 1846: “. apparisce che tra il primo arco grande, e l'intermedio minorevi fosse una mancanza di pietre nella metà circa dell'altezza della muraglia per la lunghezza ragguagliata di palmi 85, per l'altezza di palmi 12 e per la grossezza ragguagliata di palmi 3, e che nel principio inferiore fosse altra mancanza lunga palmi 25 alta palmi 15 . ” st, Camerlengato parte II, tt. IV, b. 290, fasc. 3126; cfr. Lerevne 1977, 117. αι μος, Direz Gen. AA. BB. AA. Il vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. RelazioneR. Lanciani del 28 gennaio 1888, #% Acs, Direz. Gen. AA. BB. AA,, II vers, 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione del 17 marzo 1895 con allegati disegni (originali n cs, Direz. Gen. AA. BB. AA, II vers., 2 serie, allegati b. 13, fasc. 630). 5 Raccolta dei documenti in Laxciaxt mss. 85/2, 15, 256

Fig. 252. Ariccia. Cd. torre della Palombara: ingresso sul — Fig. 253. Ariccia. Cd. torre della Palombara: sezione (N. 53). lato nord-occidentale (N. 53).

Fig. 254. Ariccia. Via di Valle Ariccia: cd. torre della Palombara (N. 53) e sostruzione (?) (N. 54).

257

Fig. 255. Ariccia. Via di Valle Ariccia. Sostruzione (?): lato sud-orientale (N. 54).

Fig. 256. Ariccia. Via di Valle Ariccia. Sostruzione (?): sezione (N. 54).

mn). Proprio in considerazione di ciò rivestono una grande importanza gli interventi di D. Marchetti”, il quale, tra i lavori finalizzati al restauro del monumento, fece eseguire tre saggi di scavo al disopra di esso, rilevando in tal modo, a circa 3 m dal piano di campagna e a m 7,60 dal muraglione meridionale, la presenza dell'altro muraglione, soltanto ipotizzata nelle ricostruzioni settecentesche = acs, Direz. Gen. AA. BB. AA. Il vers., 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione D. Marchetti del 18 novembre 1892. I tre “tagli normali all'andamento della via furono praticati: sull'asse della grande arcata, a metri 17 a monte, a met. 12 a valle dell’arcata medesima”. Cr. anche ibidem, Relazione D. Marchetti del 16 luglio 1882. Marchetti rilevò in tal modo chela struttura, della quale era visibile solamente il muraglione meridionale, era un viadotto, dal momento che a m 7,60 dal primo, a circa. 3 m al disotto del piano di campagna,ne esisteva un secondo. Al di sotto del basolatoera una "muratura di pietrame di selce cementato con malta alquanto magra". 258

Fig. 257. Ariccia. Via Appia antica. Posizionamento delle strutture ed est del cd. “Basto del Diavolo” (nn. 55-58).

€ ottocentesche. Nello stesso tempo poté rilevare come entrambi i muri fossero larghi m 1,40 fatta eccezione per gli ultimi quattro filari in alto (per un tratto di m 2,40 circa a partire dal piano di preparazione, al disotto del basolato) che erano invece in blocchi di m 0,60 di spessore e solo più raramente da m 1,40, cosicché l'intera struttura considerato l'interspazio misurava m 9,20 circa. Dalla sezione del Vespignani e dalla descrizione di Canina sappiamo che la sede stradale misurava m 5,35%, Non rimane nulla del basolato e delle crepidini lungo il lato meridionale, obliterati dal rifacimento del manto stradale nel 1988%, che ancora potevano, almeno in parte, osservarsi fino agli ultimi decenni dell'Ottocento, come ricordano, ad esempio, D. Marchetti e R. Lanciani®?. In particolare, attraverso ‘una relazione d'archivio di quest'ultimo, sappiamo che già nel 1881 apparivano precari la pavimenta# ΑἹ dati di Cua 1837, 52-53 si riferisce anche Οἴμοι 1990, 52. ?* Quiici 1989, 74, 76 Fig. 38. #% D. Marchetti ricorda che ai ati della strada era solo in parte conservatala crepidinecon il relativo parapetto. 259

Fig. 259. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): veduta dell'interno (N. 55) 260

5

10

15m

Fig. 260. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): pianta (N. 55). 261

Fig. 261. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): sezioni (N. 55).

Fig. 262. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): strutture sul lato sud-occidentale (N. 55). 262

Fig. 263. Ariccia. Via Appia antica. Muro ad ovest del sepolcro (cd. torrione Chigi) e frr. architettonici (N. 55).

Fig. 264. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): strutture sul lato nord-orientale (N. 55). 263

Fig. 265. Ariccia, Via Appia antica. Sepolcro: pianta e sezione (N. 56). zione, della quale rimanevano solamente una trentina di basoli, e il terrapieno stradale che era stato portato via dalle acque piovane per profondità che variano da 0,45 a 1,90 m, provocando così la caduta della crepidine per circa 60 m di lunghezza?" (Fig. 285). Tra il 1887 e il 1889 si provvide, tra l'altro, alla sistemazione della strada e alla colmatura del terrapieno asportato dalle acque piovane?. Come è stato più volte sottolineato dagli studiosi che si sono interessati a questo monumento, e come è possibile rilevare, oltre che dal prospetto di V. Vespignani, anche dall'osservazione diretta del lato meridionale, sono riconoscibili nell'utilizzo dell'opera quadrata caratteristiche diverse che fanno propendere per differenti interventi costruttivi. I blocchi sono generalmente disposti a filari alternati di testa e di taglio. Nel tratto iniziale, lungo via della Polveriera, probabilmente per assicurare una maggiore solidità alla struttura, si alternano filari nei quali dopo una prima serie di blocchi disposti ora di testa ed ora di taglio, ne seguono altri, generalmente nell'alternanza di due di taglio ed uno di testa”® (Figg. 281, ab-cd; 286). Inoltre, nel tratto centrale, compreso tra le tre aperture superstiti, lungo i filari nei quali sono blocchi di testa, se ne trova qualcuno posto di taglio. "= acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers, 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione R. Lanciani del 14 novembre 1881. 79 acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers., 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione R. Lanciani del 28 gennaio 1888 7° Nel tratto conservato lungo via della Polveriera, a partire dall'estremità occidentale fino all'inizio della parte restaurata, nei pressi del cancello d'ingresso alla proprietà, ho osservato la seguente alternanza di blocchi. In corrispondenza del ‘quart'ultimo filare dall'alto, ho contato ventisei blocchi di testa, e poi due di taglio da m 2,06 e 1,40 m, uno di testa, due di taglio da m 1,67 e 1,65, uno di testa, due di taglio da m 1,67 e 0,95, uno di testa, due di taglio da m 2,02 e 1,42 ed infine uno di testa. Nel terz'ultimo dall'alto: sette di taglio da m 2,28, 1,60, 1,82, 1,52, 1,20 e 1,26, uno di testa, due di taglio da m 1,18 e 264

1 blocchi, per filari in forte pendenza, sono generalmente a giunti sfalsati, fatta eccezione per un breve tratto in basso, per un'altezza di due filari, tra la prima e la seconda apertura? (Fig. 287). I blocchi di altezza pressoché costante di m 0,56, sono di larghezza variabile tra m 0,36; 0,46 e 0,51 e lunghi da m 0,95/1,20, a 1,40; 1,67; 1,82, fino a

m 2,06 e 2,28. Sono messi in opera a secco e pre-

sentano, spesso, gli incassi per la presa dei ferrei forfices ed anche, nel margine superiore, per l'assestamento, mediante paletti, una volta sovrapposti. Risultano ben squadrati, non di rado con giunti obliqui. Tuttavia, a parte disposizione e dimensioni, i blocchi sembrano presentare caratteristiche geologiche e di taglio diverse. Quelli di pe- Fig. 266. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte perino di colore marrone più compatto, con pochi nord-orientale (N. 56) inclusi di piccole dimensioni di selce, presentano una superficie rustica con refesso"" e talora una bugnatura particolarmente pronunciata in quelli posti di testa”. Quelli di peperino di colore grigio, che tende a sfaldarsi, con numerosi inclusi di piccole e medie dimensioni di selce e di calcare, risultano per lo più lisciati, ma privi di bugnature. Sempre in questo tratto, nella parte più alta, vi sono 5/6 filari di blocchi di taglio, con alcuni diatoni di altezza decrescente dall'inizio del viadotto lungo via della Polveriera verso la fine su Colle Pardo, in modo da ammortizzare la pendenza. Segue, infine un'ultima parte, costituita da quattro filari secondo il Marchetti e visibile fino ai primi anni settanta del Novecento ** per un'altezza max. di m 2,20 circa, nella quale si è utilizzato il sistema a contrafforti interni, cioè con la presenza di blocchi posti in facciata di testa, generalmente da m 0,60, ad una certa distanza l'uno dall'altro, e solo più raramente di taglio, da m 1,40. Tuttavia questi blocchi presentano caratteristiche diverse rispetto a quelle rilevabili nei blocchi della parte inferiore. Il nucleo interno del monumento, da quanto si desume dal disegno di Vespignani, successivamente riprodotto da Canina, e dai risultati delle trincee di scavo realizzate da Marchetti nel 1890, è tutto in calcestruzzo ben allettato in corrispondenza dei singoli filari di blocchi, venendo quindi a rimarcare piani da m 0,40 circa. Ἢ viadotto è attualmente attraversato da tre aperture di dimensioni e funzioni diverse, alle quali ne va aggiunta un'altra, riportata sia da Vespignani che da Canina, circa 34 m ad ovest della prima apertura maggiore oggi ancora visibile a m 52,40 dall'inizio del viadotto su via della Polveriera”. Quest'ultima, con arco a tutto sesto, permetteva il deflusso delle acque di un fosso**. Ha una luce di m 4,55 ed una freccia di m 2,03 dall'interro attuale (Fig. 281, gh). La ghiera, alta m 1,15, le cui caratteristiche costruttive erano ben più evidenti agli inizi del Novecento (Fig. 288), è costituita da blocchi in fronte d'arco a cunei”, disposti alternativamente uno di taglio e due sovrapposti di testa: ne deriva i una radialità di 9 cunei da una parte e dall'altra dell'arco (Fig. 289). Allo stesso modo, nel sottovolta blocchi alternano filari di taglio ed altri di testa. L'interro ha coperto completamente le spalle sulle 1,30, L'alto: testa, testa.

Nel penultimo daluno di testa, due di taglio, uno di testa, tre di taglio, uno di testa, due di taglio, ed infine, unotagliodi testa. da m 1,86 e 1,72, uno di uno di taglio da m 1,82, uno di testa, due di taglio dam 2,08 c 1,76, uno di testa, due di due di taglio, ed infine uno di testa. 9 Si tratta di tre blocchi, posti di taglio, nel flare inferiore e di alti tre in quello sopra dei quali due di taglio ed uno di m Luo 1957,1, 210, Fig. 29, 211, Fig.33. ?^ Loon 1957, I, 208. »* Lucti 1957, Il, Tav. LVII, 3; cfr. Quuicı 1989, 76 Fig. 38.

da Qui 1989, 74. 99 Cis 1856, Tav. LXV. Ricordatarimessa di macchinari agricoli da + Attualmente l'interno funge m 0,56 nellestradossoe m 0,36 all'altezza dellintradosso. στ Tblocchi sono larghi

265

Fig. 267. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte sud-occidentale (N. 56).

Fig. 268. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato in terno nord-occidentale (N. 56).

266

Fig. 269. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato interno sud-orientale (N. 56).

Fig. 270. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: pianta e sezione (N. 57).

quali simpostava l'arco, che invece sono visibili per almeno cinque filari in altezza sia nel disegno di Vespignani che in quelli di Canina”. Una seconda, che invece permetteva il passaggio di una strada, si trova m 59 circa ad est della precedente (Figg. 284, mn; 290). L'arco ha una freccia di m 4,20 ed una luce di m 4,60. L'ingresso attuale, in seguito alla parziale tamponatura effettuata nell'Ottocento, misura m 1,60 di larghezza e m. 2,50 di altezza” (Figg. 291-292). Oltre alla ghiera, di dimensioni e caratteristiche analoghe a quelle notate nell'apertura precedente, sono visibili anche le spalle, per quattro filari di altezza, pari a m. 2,1079", I blocchi, che sono sovrapposti a filari alternati di testa e di taglio, misurano m 0,50/0,62 di

lato in testata e tra m 1,12 e 1,75 di lunghezza, che può raggiungere in qualche caso i m 1,98. L'arco,

impostato su un filare di blocchi collocati di testa ‘%, è costruito con blocchi di altezza compresa tra m 0,33 e m 0,38, inferiore rispetto agli altri. In entrambe le apertura i blocchi in intradosso della volta e delle spalle conservano, nella maggior parte dei casi, giunti perfettamente lisci c curati, mentre sulla faccia hanno bugnatura a superficie piana con anathyrosis. Sui blocchi posti di taglio sono i fori per la presa con i ferrei forfices e talora, quasi in corrispondenza dell'angolo in alto, piccoli umboni. A m 19 da questa seconda apertura, se ne apre una più piccola, che come quella ora non più visi7 Cina 1856, Tav. LXV prospetto della fronte meridionale. 7" Alcune fotografie nelle quali è visibile l'apertura parzialmente tamponata, ha realizzato la Van Deman (VD/AAR 911-912). 7» I blocco di taglio ha il giunto obliquo. wo: ΑἹ di sopra è un ordine di blocchi posti per lungo; essi costituiscono l'inizio della volta, formata da 9 ordini di blocchi da una parte e dall'altra, anche qui per filari alternati di testa e di taglio. 267

Fig. 271. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte nord-orientale (N. 57).

bile all'estremità opposta, incanalava una sorgiva '. Come appare già in un disegno acquerellato di Gell (Fig. 293), è larga 1,05 m ed alta m 1,38, con stipiti formati da due ordini di blocchi, alti m 0,56 e di lunghezza compresa tra m 0,76 e m 1, disposti di taglio, appoggiati sul banco affiorante appositamente sagomato (Fig. 294). L'arco è voltato in facciata con blocchi cuneati alti m 0,62 e larghi m 0,62 € 0,36. L'estradosso, invece, presenta 5 blocchi, alti m 0,28 e lunghi tra m 0,98 e 1,65, con una radialità di due per lato. I blocchi delle spalle misurano: tra m 0,78, 0,98, 1,00, 1,10 e 1,27 nel primo filare dal basso e tra m 0,86, 0,88, 0,95, 1,02, 1,10 e 1,20 in quello superiore, sul quale s'imposta l'arco, in

lunghezza e rispettivamente 0,59 e 0,37 m in altezza; quelli utilizzati per la copertura risultano più

stretti (m 0,23 quello in chiave, m 0,29 gli altri), alti m 0,62 e di lunghezza compresa tra 0,72, 0,95 e 1,70.

Circa m 5 ad est di quest'ultima apertura al fronte è stata appoggiata una struttura, con funzione sostruttiva, riportata in tutte le rappresentazioni grafiche ricordate, fatta eccezione per quella del Piranesi ‘°®, ΑἹ momento risulta lunga m 35,9, larga m 2,5 ed alta m 3 circa, realizzata per filari di blocchi di peperino, alternati di testa e di taglio (Fig. 282, qr). Quelli di testa sono alti m 0,45 e di lunghezza compresa tra m 0,50 e m 0,62; quelli di taglio, alti m 0,60 e lunghi da m 1,47 ἃ m 1,68!**, A partire dall'estremità di questa struttura, salendo verso Colle Pardo, diminuisce progressivamente l'altezza visibile del viadotto (Fig. 283, st-uv).

"0% zione del 100 (=: 268

Notizie su queste tre aperture, si trovano in, acs, Direz. Gen. AA. BB. AA, Il vers., 2 serie,b. 426, fasc. 4713. Rela18 novembre 1892. Pıranzsı 1762, Tav. XXVIL Lucıpı 1796, 222; Lucus 1957, 1, 188.

Fig. 273. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato esterno nord-occidentale (N. 57). 269

Fig. 274. Ariccia. Via della Polveriera: sepolcro (N. 58). 60. Galloro: cunicolo Lungo la parete rocciosa che si trova ad una trentina di metri dal fianco nord-orientale di via Appia antica, all'incirca alla metà del viadotto di Colle Pardo, si conserva un cunicolo di captazione dell'acqua!% (Fig. 275, 60). Dopo l'accenno fornito dal Salustri alla fine dell'Ottocento, solo il Lanciani, che perlustrò quest'area nel 1906, si è interessato al cunicolo e alle strutture circostanti (Fig. 41). Il cunicolo inizia dopo una fenditura nel banco che ne indica l'esistenza ed una sorta di camera a ^T", in cui il livello antico è stato certamente rialzato con l'accumulo di terreno. Il cunicolo, alto m 1,50 circa, largo m 0,50 circa, con volta a botte, si dirige verso nord-est per almeno una trentina di metri: tuttavia a circa m 3 dal suo inizio si dipartono due altri rami dei quali uno verso nord e l'altro verso est. 61. Via Appia antica: area di fiv. fittili Nella fascia di terreno parallela al tracciato di via Appia antica, immediatamente ad est del muro ottocentesco lungo il lato nord-orientale del viadotto, sono presenti nel terreno arato numerosi frr. ceramici, tra i quali alcuni di sigillata, e numerose scaglie di selce (Fig. 275, 61),

62. Via Appia antica: sepolero A pochi metri dal lato meridionale del grande viadotto (N. 59), giunto ormai su Colle Pardo, rimane un bel sepolcro!” (Fig. 275,61). Notizie sul monumento e sul suo stato di conservazione sono fornite oltre che da Florescu =, tra il 1881 e il 1887, da R. Lanciani che, in previsione di un restauro alle parti demolite, ne rilevò la 7" L'attuale proprietario del terreno, il sig. A. Loffredi, mi ha permesso di osservare il cunicolo, che ancora viene utilizzato per l'irrigazione dei campi circostanti, ma non ha acconsentito a che ne rilevassi il percorso, né a che lo fotografassi ?* Lancanı CVatlat. 13045, 2217. ταν È accessibile da via della Polveriera. Si trova nel ripiano più alto sistemato a strette e lunghe terrazze. "eo FLortscu 1925, 54-55 e Tav. In. 19, il quale ricorda di aver visto, all'interno della cella, un cippo funerario, “profilato alle due estremità e avente un frontone che termina da una parte e dall'altra con due cuscini rotondi”, con iscrizione erasa. sulla faccia. Recentemente ricorda l'esistenza del sepolcro Quuicı 1989, 76. 270

Fig. 277. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: prospettoe sezioni (1891). 272

Fig. 278. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: pianta e prospetto del lato meridionale in corrispondenza dell'apertura più occidentale (1891). !N ἔνκαυτῆς ALLE SONDIZIONI Da

uve Rito

|

Fig. 279. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: prospetto e sezione del lato meridionale in corrispondenza dell'apertura centrale (1891). 273

Fig. 280. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: pianta (N. 59).

pianta ed un prospetto (Fig. 295), e da P. Rosa'. Ancora oggi, nonostante la vegetazione infestante, è possibile riconoscerne le caratteristiche principali (Fig. 296). Esternamente resta parte della base in blocchi squadrati, in peperino, a pianta rettangolare di m 3,12x5,22 (10,5x17,5 piedi romani), visibile.fuori terra per appena un filare di altezza (Fig. 297). Sul lato sud-occidentale un avancorpo, lungo m 1,45 e largo m 3,50 circa, segna l'ingresso alla cella, a pianta rettangolare di m 2,05x2,35 (7x8 piedi romani) (Fig. 298). È realizzato con blocchi perfettamente squadrati fino all'imposta della volta, anch'essa costruita con lunghi blocchi tagliati a cuneo. Quelli in facciata sono di altezza compresa tra m 0,53 e 0,65 m, larghi tra m 0,60 e 0,40 e lunghi m 2. Le spalle sono costituite da due filari di blocchi dei quali quello inferiore di testa e quello superiore di taglio. I blocchi di testa sono alti m 0,58 e lunghi m 0,43 e 0,45; quelli di taglio, sono alti m 0,56 e lunghi in media m 0,90. L'altezza del piccolo vano è di m 2,1 circa dall'attuale p.d.c. interno. Sul lato di fondo, settentrionale si apre una piccola abside in cementizio, inquadrata da due blocchi sporgenti ad anta. Sull'abside rimangono pochi resti di un pannello a stucco, ormai illeggibile, mentre non rimane nulla del rivestimento della volta e del catino. Esternamente dell'elevato resta solo il nucleo cementizio, per un'altezza di m 4,55 circa dall'attuale p.d.c. Su entrambi i lati, sud-orientale e nord-occidentale, quasi alla sommità, è visibile ancora un blocco inserito nel cementizio, leggermente sporgente (Fig. 298). "© acs, Direz. Gen. AA.BB.AA, II vers. 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione R. Lanciani dell'!1 novembre 1881. Nella circostanza veniva previsto per il restauro del monumento “di sterrare il perimetro, onde ritrovare il punto di appoggio alle nuove murature; di riprendere il nucleo del sepolcro sopra tre lati, a piombo del massimo sporto AA'. Questo nucleo sarà costruito, come il resto, a scaglie di selce e malta di calce c pozzolana . . Ibidemn. RelazioneP. Rosa del 21 settembre 1881. Fortunatamente non si procedette alla demolizione del monumento come inizialmente era stato deciso (1cs, Direz. Gen. AA.BB.AA, ILvers, 2 serie, b. 426, fasc. 4713. Relazione del 9 maggio 1887). 274

Fig. 281. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: sezioni (N. 59). 63. Via Appia antica: sepolcro Sul lato meridionale del viadotto (N. 59), a circa m 4,5 da esso, e m 7 circa più a est rispetto al primo sepolcro (N. 62), ne è visibile un altro! (Fig. 275,63). Alla base, di forma vagamente quadrata, è lungo m 3,20, per un'altezza compresa tra m 2,20 e 3,30 circa. È costruito con scaglie di peperino e di selce di dimensioni medie, allettate in maniera abbastanza regolare (Fig. 300). 64. Via Appia antica: cisterna

Lungo il tratto della via Appia antica su Colle Pardo, a circa m 20 dalla fine del viadotto (N. 59) e a m 30 dal lato occidentale, è ancora visibile una cisterna, inglobata in età moderna nella costru-

so Ricordano la sua esistenza Frogzsct 1925, 54-55; Quiucı 1989, 76. Difficile risulta analizzarne forma e caratteristi» che a causa della vegetazione che lo ricopre in gran parte. 275

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Fig. 282. Ariccia. Via Appia antica. Viadottosu Colle Pardo: sezioni (N. 59).

zione di una villetta!!! (Fig. 275,64). La sua conoscenza a parte poche altre, brevi, indicazioni, è affiLa struttura antica, costruita con il lato settentrionale, lungo il declivio del colle, è orientata nord-sud. Ha una pianta irregolarmente quadrangolare, con lati interni da m 7,60x7,80 ed uno spessore rilevabile di m 0,60!*. È suddivisa internamente da due pilastri centrali a pianta irregolarmente quadrata e da due semipilastri addossati al centro dei due lati brevi, in due navate: quella occidentale, che oltre ad essere di dimensioni maggiori, ha una pianta più regolare, misura m 3,35x7,80 (Fig. 302); l'altra, invece, ha il lato orientale lungo m 7,60 ed è larga m 3,70 circa. In corrispondenza data alla descrizione e ai disegni di T. Gizzi Chiarucci ^ (Fig. 301).

7"! Si può raggiungere il monumento, attualmente utilizzato come cantina, entrando nella proprietà del Sig. F. Gilio, in via Appia antica n. 26. 79? Guzzi Cmaruoci 1977, 86-91, specialmente 87 Tav. 2 (posizionamento), 88 Tav. 3 (pianta), 89 Tav. 4 (sezioni), 90 Tav. 5 (assonometria), In precedenza, nella seconda metà dell'Ottocento, ne aveva riportato l'ingombro Caxına 1854, "Tavola Nona della Via Appia"; più recentemente una segnalazione è in Quitict 1989, 76. "> La presenza della costruzione moderna non consente di osservarne esternamente ilati. 276

1.1 1

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_

Fig. 283. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: sezioni (N. 59). del cervello, sulle volte a botte che coprono i due ambienti, rimangono due aperture trapezoidali, che dovevano consentire l'ingresso dell'acqua piovana '®. Moderni sono da considerarsi non solamente l'apertura, larga m 1 circa, lungo il lato meridionale della navata occidentale, ma anche quella, che ne consente attualmente l'accesso, sempre lungo il lato meridionale dell'altra navata. Le caratteristiche costruttive della struttura, opera cementizia con scapoli di selce, sono ancora rilevabili, nonostante alcune scialbature moderne, all'esterno lungo il lato occidentale e, internamente, sulle

più occidentale sembra conservare sete Entrambe le aperture risultano attualmente chiuse: mentre quella nella navatamoderna. muratura una con realizzata stata è chiusura la Toriginaria lastra di peperino, nell'altra 277

SNL.

ESS

tir Fig. 284. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: sezioni (N. 59).

volte. All'interno invece, sia il pavimento, che le pareti dei due ambienti che i due pilastri centrali, sono rivestiti dal fondo fino all'imposta della volta, da uno strato di malta moderna. Nel giardino intorno si conservano alcuni blocchi parallelepipedi di peperino ed alcuni basoli riferibili rispettivamente alla crepidine e al pavimento della via Appia antica ^*. Appena entrati nella proprietà moderna, lungo il lato occidentale, è un impianto per la macinazione dei cereali, ricavato nel banco affiorante '0. 65. Colle Pardo: blocchi di peperino Sull'altura di Colle Pardo, all'interno di una aiuola che si trova tra via Romana e via di Colle Fiorito, sono stati ammonticchiati alcuni blocchi di peperino, anche di grandi dimensioni, scoperti, molto probabilmente, nei lavori di scavo per la realizzazione dei nuovi edifici sorti in quest'area (Fig. 31,65). Tra i sette blocchi, su molti dei quali sono visibili gli incassi per il trasporto con i ferrei forfices, solo due conservano le dimensioni originarie (0,98x0,86x1,62 m; 0,88x1,45x0,58 m), mentre gli altri risultano conservati per meno della metà (Fig. 303). Altri due blocchi si trovano nell'aiuola. che si trova immediatamente alla fine della salita di Colle Pardo, lungo il margine dx.

7^ Segnalazione dei basoli e della macinaè in sut, Ari2, 006. RelazioneA. M. Sgubini Moretti del 20 novembre 1976 con allegate fotografie. 356 Gizzi Cuinauccı 1977, 91, segnala la presenza di una macina, probabilmente in vicoite, che l'attuale proprietario mi ha riferito aver portato con sé Ìa precedente proprietaria. 278

Fig. 285. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Disegno di R. Lanciani del lato occidentale (1881). 66. Galloro: cisterna

A ridosso delle propaggini dominate dal santuario di Galloro, in una zona incolta posta a circa m 200 dal margine nord-orientale di via Appia antica, all'altezza dell'inizio del viadotto di Colle Pardo, si trovano i resti di una struttura identificabile con buona probabilità con una cisterna" (Fig. 275,66). Essa si sviluppa in senso nord-sud, articolandosi in due corpi, sfalsati, entrambi con il lato orientale addossato alla scarpata immediatamente retrostante"! (Fig, 304). È realizzata in opera cementizia con grossi inerti di selce e priva di rivestimento ^". Il corpo più avanzato è a pianta rettangolare allungata (m17,32x3,22 pari a 58,5x11 circa piedi romani), con copertura a botte conservata su tutta la lunghezza, fino all'altezza delle reni (Fig. 305). L'altezza max. del vano è di m 3,60 circa, a alla partire dall'attuale piano interno, il quale appare evidentemente rialzato dall'interro rispetto pica oltre occidentale quota originaria. I muri perimetrali hanno uno spessore di m 0,90. La parete cole lacune in più punti, causate dal disfacimento del cementizio, presenta una grossa apertura nella interno, anmetà meridionale. Della parete orientale, addossata alla scarpata, è visibile solo il latodi valutarne lo permette lunghezza, sua che se una profonda e larga fenditura, a metà circa della una con sostituito stato è crollato, completamente spessore (Fig. 306). Il lato breve settentrionale, muratura moderna a pezzame di tufo, lasciando un accesso al vano. Originale deve invece essere il su passaggio, di circa 1 m di luce, che si apre al centro della parete meridionale (Fig. 307). allaUscendo di parete addossato settentrionale fondo di lato il ha che corpo, questo lato si accede al secondo primo del orientale parete della proseguimento sul allineata occidentale esterna terra! e la fronte se Malgrado la presenza di edera infestante, che ne ha ricoperto per buona parte le pareti, e di alcuni alberi di alloro, è possibile rilevarne le caratteristiche principali. "an Questa sistemazione è stata, forse, dettata dalla necessità di seguire il profilo del pianoro soprastante e contenerne insieme la parete. di un eventuale rivestimento idraulico. ἐὸν Internamente, le pareti appaiono lisciate pur non restando tracciadella parete occidentale. È largo m 1,10 circa e le un L'ingresso al secondo corpo si apre all'estremità settentrionale mazzette appaiono ricostruite in età moderna con laterizi e blocchetti di tufo. 279

Fig. 286. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: estremità occidentale lungo via della Polveriera (N. 59).

vano, così da risultare spostato più internamente (Fig. 308). La pianta ha una forma quasi trapezoidale, con il lato meridionale di m 8,72 circa, quello settentrionale di m 8,13 circa per una lunghezza di m 9,42 circa lungo il lato orientale e di m 9,81 attualmente rilevabile lungo quello occidentale. Anch'esso ha muri perimetrali di m 0,90 di spessore (Fig. 304). È diviso longitudinalmente in due navate coperte con volta a botte, separate da un muro centrale (spessore m 0,90) nel quale si aprono due ampie arcate (Fig. 309). Delle due volte a botte che coprivano i due vani, quella occidentale è conservata fino all'altezza delle reni, a m 3,40 dall'attuale p.d.c. All'interno di questa navata, la parete settentrionale, forse crollata, è stata completamente ricostruita in pezzame di tufo. Il vano orientale, alto m 4,20, appare parzialmente incassato nella parete di terra, il che ha consentito alla volta di copertura, completamente protetta dall'interro, di conservarsi interamente'. Restano tracce del rivestimento in cocciopesto sul pavimento e sulle pareti, mentre uno spesso cordolo dello stesso rivesti mento corre alla base dei muri, immediatamente sopra al piano pavimentale (Fig. 310). Verso l'estremità meridionale, nel cervello della volta, rimane un'apertura che presumibilmente assicurava alla cisterna il rifornimento idrico. 7" A partire dall'imposta della volta e sull'arcata fino all'altezza delle reni, sono leggibili le impronte delle tavole della centinatura. 280

Fig. 287. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: particolare della tessitura dei blocchi (N. 59).

Fig. 288. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo: veduta dell'apertura maggiore occidentale in una foto di G. Lugli.

67. Acqua Leggera: resti di ostruzione

Su gran parte del'altura di Galloro tra Settecento ed Ottocento è variamente nota l'esistenza di un grande edificio. Alcune notizie in proposito sono fornite dal Lucidi, il quale, ricorda, prima delle distruzioni degli anni 1759-60, l'esistenza di “moltissimi ruderi .. archi diroccati, vasti grottoni nella maggior parte diruti, e specialmente una fabbrica per lungo tratto continuata, e divisa da molti archi”, riportati nella pianta del Canina (Fig. 311) ed in quella di Stevenson"! (Fig. 312). Presumibilmente devono riferirsi allo stesso complesso le numerose strutture (almeno quattro “camere” e quattro "bagni", costruiti in opera reticolata e decorati con mosaici, marmi e pitture), che L. Fortunati, scoprì, nel 1867, nel corso degli scavi intrapresi, "in vocabolo Monticella Piccola, a confine di Galloro” ie, Addossati alle pendici sud-oceidentali dell'altura, sono visibili resti di alcuni muri, disposti su almeno due livelli'®*, scoperti casualmente nel 1966, nel corso di lavori di sterro che provocarono la so Lucrpi 1796, 100-101 75 Casa 1854, 107, X e “Tavola Nona della Via Appia”; Caxıxa 18562, Tav. EXIT; Stevenson CVarLat. 10569, 128 v. (Villa presso Galloro"). "4 Ast, Ministero del commercio e dei Lavori Pubblici, sezione 5, titolo 1, b. 408, fasc. 4. Si rinvennero: ^. 15un diSalotto terra, lungo palmi 45, largo 22. Il pavimento è meso (sic) a Marmi tondi e quadri, ed intarsiato ... L'ingresso sotto palmi ancora sotto 12, ma cammina è largo palmi 15, esiste ancora metà della sogliain Marmo."; un ". vano lungo palmi 32sullargo in altra camera le macerie. Il pevimento è messo ugualmente a marmi. Questa camera con due porte terrazzo, con una con Pavimette ad un altro corridoio ... E mediante alla portaad altre cammera (sic) .. c con altra porta ad altra cammera ... serPompeiano stile di mosaici e pitture .. vani, i occupano che volte delle ruderi grandi i Fra menti di marmi finora sani. altro Corridoio, che viti per materiale da fabbrica. Sulla fronte dell'Edificio4 bagni, .. chiavicotto ove colavano le acque . . più ... un Alla profondità di palmi 24 e più, mette nelle Cammere di dietro ai Bagni; Fra le mura alte palmi 17, ove ove meno, pavimento, il quale è a mosaico grande di corridojo lungo palmi 60, largo da capo palmi 18, da piedi 13: Esso è intatto nel palmi 45, largo 16. Esso terrazzo cammina marmi misti. Nellesterno ...l terrazzo, che domina le vasche, per la estensione di larga 16; l'altra lunga palmi 33, lar18 palmi lunga diruta mezza una vasche due .. esso, di sotto di ΑἹ macerie. le ‘ancora sotto la lunghezga 16;...una scala che conduce ad un piano superiore. E rispetto al Monumento sotto il terrazzo e sterrato già diperAstraco, 7a di palmi 100 e più, alla profondità di palmi 18 (sotto il detto Terrazzo) ho scoperto un regolare pavimento certamente con alle ai lati due mura di opera reticolata, che si innalzavano a ridosso delle vasche denunciate. Questo sito mette Cammere sotto il Monumento . . "65 Sono raggiungibili da via della Focaccia. Nella perlustrazione che ho effettuato nella zona a monte delle strutture, occupata da un bosco di cerri, non ho trovato traccia di resti antichi. 281

Fig. 289. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo: veduta dell'apetura maggiore occidentale (N. 59).

distruzione di alcune parti: è in questa circostanza che E. Lissi Caronna, ispezionando la zona, esegui una descrizione dei resti, che rimane l'unico riferimento ad essi '"* (Fig. 313,67). ΤΙ fronte, che ancora contiene la collina, procede da nord-ovest verso sud-est, per una lunghezza max. di m 30 circa! (Figg. 314-315). La parete sembra conservare almeno tre diversi interventi costruttivi, rappresentati da muri in opera reticolata, listata e a blocchetti. Più cospicua la parte in opera listata, conservata per m 2,50 circa di altezza dall'attuale p.d.c. e m 11,86 di lunghezza a partire dall'estremità nord-occidentale. In questo punto è conservato per appena m 0,60 di lunghezza e m 0,47 circa di spessore, un muro ortogonale, orientato nord-est/sudovest, che doveva chiudere questo lato. Procedendo verso sud-est, a m 3,45 dal muro ortogonale, sulla parete resta una traccia evidente della presenza di un secondo setto murario, parallelo al primo e di analogo spessore (m 0,47). Un terzo setto, di spessore uguale a quello dei precedenti, conservato per m 0,80 di lunghezza, sporge dalla parete a m 3,48 di distanza dal secondo. Nello spazio compreso tra il secondo ed il terzo setto murario, al di sopra della parete in opera listata, rientrato di m 0,70 rispetto ad essa, sporge per m 0,75 di altezza e m 1,90 circa di lunghezza un muro in opera reticolata'**, Un ultimo muro (spess. m 0,60), conservato per un'altezza max. m 3,70 ed ortogonale al fronte, si trova a m 1,32 dal terzo setto!®, Lo spazio compreso tra questi ultimi due muri sembra essere stato successivamente tamponato con la costruzione di una bassa struttura (largh. m 0,88) con cortina in listato sulla fronte esterna. Il fronte in opera listata termina poco a sud-est, in corrispondenza di una sottile parete in opera laterizia (spess. m 0,12), ortogonale, che sporge per una lunghezza di m 0,76 ed un'altezza di m 2 circa. Su di essa è chiaramente visibile l'attacco di una piccola volta in laterizi. La parete si appoggia e fodera un attiguo muro, parallelo, con cortina in opera reticolata su entrambi i lati, spesso m 0,45. Questo, conservato per appena m 0,40 di lunghezza ed un'altezza max. di m 3,50, è ortogonale al tratto di muro in opera reticolata visto poco più a nord-ovest, sopra τῶν sat, Archivio pratiche, Ariccia XI, Ari 12, 003. Relazione E. Lissi Caronna s.d. nella quale è detto che i resti avevano una lunghezzadi m 40, per una altezza di m 4 circa. 197 È probabile che le strutture proseguano ancora, nascoste ormai da un forte interro. 2 Sembra che il muro in opera listata si sia appoggiato a quello in reticolato, 7? Questo muro, a differenza degli altri, appare semplicemente appoggiato al fronte in opera listata. È probabile quindi, che questo elemento sia stato aggiunto in seguito, forse con funzione sostruttiva dato anche il maggiore spessore. Di questoè visibile la risega di fondazione, a m 0,70 dall'attuale p.d.c. I pilastro utilizza solo blocchetti senza ricorsi in laterizi per i primi m 1,60. 282

ἰδ Ὡς ISIN

Fig. 290. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Veduta del lato meridionale in prossimità dell'apertura centrale (N. 59).

Fig. 291. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Particolare dell'apertura centrale in un disegno della fine dell'Ottocento. 283

Fig. 292. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Veduta del lato meridionale ad est dell'apertura centrale in una foto di G. Lugli (19102)

alla parete in listato. Da qui il fronte prosegue, per m 2,60 di lunghezza, con un muro in opera reticolata, con il medesimo orientamento nord-ovest/sud-est, visibile dall'attuale p.d.c. per m 1,50 circa di altezza "ον, Sul muro restano cospicui avanzi di intonaco, fino a m 0,40/0,60 di altezza da terra. A partire da questo punto il fronte è stato recentemente obliterato dalla costruzione di una fogna, la quale si appoggia, in parte, su una struttura in conglomerato cementizio, in pessimo stato di conservazione, ortogonale rispetto all'orientamento del fronte, visibile per m 1,95 di lunghezza e m 1,25 di altezza. Il grosso muro, con uno spessore rilevabile di m 1,54, appare rifinito, sul lato sudorientale, con intonaco. Un muro a blocchetti di tufo (spess. m 0,63) è visibile m 1,43 a sud-est dalla struttura in conglomerato e come questa orientato nord-est/sud-ovest. Di esso rimane, al di sotto dell'alzato, conservato per m 1,30, anche la fondazione, con piano di risega a m 2 dall'attuale p.d.c. Immediatamente a sud-ovest del muro, resta parte di un ambiente, chiuso sul lato sud-orientale da un muro in opera reticolata, visibile per m 1,75 di lunghezza, il quale sembra proseguire verso nordest, oltre il muro di fondo del vano, all'interno della parete di terra. È conservato per m 2,80 di altezza a partire dal piano pavimentale del vano (Fig. 316). Il lato nord-orientale dell'ambiente è chiuso, per una lunghezza di m 2,47, ed un'altezza max. di m 1,30, da un muro realizzato con tufi di dimensioni irregolari '"". Su questa parete resta parte del rivestimento in lastre di marmo (largh. m 0,63, ‘© zione del 79! ziando la 284

Il muro, che presenta tracce di restauro nei primi m 1,50 di altezza, sembra potersi interpretare come la prosecutratto in reticolato visto in precedenza, rispetto al quale risulta più avanzato di m 0,75 circa. Il muro di fondo si appoggia alla cortina di quello ortogonale in reticolato che chiude il lato sud-orientale, evidenposteriorità costruttiva dell'ambiente, che sfrutta quindi strutture preesistenti

Fig. 293. Ariccia, Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Disegno di W. Gell della terza apertura lungo il lato meridionale (1830).

Fig. 294. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Apertura minore lungo il lato meridionale (N. 59) 285

Fig. 295. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto, in uno schizzo di R. Lanciani (1881) (foto BAV).

spess. m 0,02) con la retrostante preparazione lisciata (spess. m 0,02) su un primo strato di coccio. mentale alto m 0,20 circa, sul quale è steso uno strato di malta per allettare le lastre pavimentali anch'esse in marmo. All'angolo nord-occidentale resta l'attacco della parete che doveva chiudere l'ambiente su questo lato. Ne risulta quindi una larghezza di m 2,50 per una lunghezza max. conservata dim 1,55 circa '?*, Tra la terra che ricopre l'ambiente foderato con lastre di marmo ho recuperato alcuni frr. di una cornice in stucco bianco e numerosi di intonaco, tra cui alcuni con disegni di motivi vegetali di colore verde (Fig. 318) ed altri di color rosso e giallo su fondo bianco. Immediatamente oltre questo vano la parete piega leggermente verso est. Altre strutture, tra le quali un muro in opera listata di m 0,65 circa di spessore", sono appena visibili in sezione nel terpesto (spess. m 0,03) (Fig. 317). Anche il lacertodi pavimento conservato presenta un massetto pavi-

reno 19%,

1% In alto, a m 3 circa dal piano dell'ambiente, a ridosso del muro in opera reticolata, resta un rocchio di colonna liscio, in peperi (alt.nomax. m 0,55; diam. m 0,35). "© In prossimità e al di sottodi questo, in sezione nella parete di terra si possono distinguere lacerti di massetto pavimentale. "=" La costruzione di un muro di cinta della vicina proprietà privata, rende difficoltosa la vista dei resti, rimasti nascosti dietro alla costruzione. 286

Fig. 296, Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato nord-occidentale (N. 62).

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Fig. 297. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: pianta e sezione (N. 62) 287

Fig. 298. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato sud-occidentale (N. 62).

Fig. 299. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato sud-orientale (N. 62). 288

Fig. 300. Ariccia. Via Appia antica. meridionale del viadotto: lato nord-occidentale (N. 63).

Fig. 301. Ariccia. Via Appia antica. Cisterna: pianta e sezione T. Gi zi Chiarucci (1977) (N. 64).

Fig. 302. Ariccia. Via Appia antica. Cisterna. Veduta della navata occidentale. (N. 64). 289

Fig. 303. Ariccia. Colle Pardo. Blocchi non in situ (N. 63). 68. Parco Chigi: cava di peperino

All'interno del Parco Chigi, non lontano dal muto di recinzione orientale, una cinquantina di metri a nord-est dei ruderi della chiesa di S. Rocco'", sono ben visibili le pareti di una cava antica'?*, sulla quale venne costruita nel 1628 dai Savelli la cd. Uccelliera !° (Figg. 31,68; 319-320). Nonostante questi interventi, è possibile ancora riconoscere sulle pareti le tracce dell'estrazione a cielo aperto di blocchi parallelepipedi. La cava appare ora come un ampio corridoio ad "L" rovesciata, aperto verso ovest (Fig. 321). La larghezza del braccio più lungo, orientato est-ovest, per m 27 circa di lunghezza, va diminuendo dai m 13,6 iniziali ai m 11 circa in prossimità dell'angolo con il braccio più corto. Questa prima parte è delimitata da pareti con altezza crescente, procedendo ancora da ovest verso est, dai m 2 circa iniziali ai m 6 in corrispondenza dell'angolo". Lungo entrambe le pareti sono distinguibili le tacche di estrazione dei blocchi, le quali disegnano linee parallele equi stanti a m 0,60. Il braccio più breve, chiuso su tre lati, costituisce un piccolo vano (m 15x9,50 circa) orientato nord-est/sud-ovest'?". Le pareti che lo delimitano raggiungono un'altezza max. di m 9 circa sul lato di fondo nord-orientale (Fig. 322). I lati lunghi, alti da m 6 a 6,80, conservano l'attacco della volta di copertura in cementizio, relativa all'Uccelliera. Su queste pareti e su quella di fondo, oltre alle tacche di estrazione, rimangono alcune canalette in scivolo, tagliate mediante la scalpellatura di un solco obliquo, provvisto di un bordo verso l'esterno. Queste canalette che si dipartono da due nicchie di profondità compresa tra i 0,20 e i 0,35 m circa, scavate al centro della parete di fondo, sono da riferire ad un lavoro di captazione di una falda idrica incanalata in funzione del cantiere.

"os Lucmı 1796, 36; Peraucı 1987, 11 Fig. 1, f, 22,23 Fig. 19. 7* A quanto mi risulta, gli unici accenni alla cava sono în Perauccı 1984, 47; Peraucci 1992, 17 Fig.; Pernuccı, Bassini 1995,31 755 Loci 1796, 72, il quale non accenna all'esistenza della cava; PETRUCCI 1984, 47-48 e Tavv. IX, XX (localizzazione): Perucci, Bassaxı 1995, 30.31. 795 Alla sommità delle pareti si conservano ancora integre due delle quattro arcate in laterizio con pilastrini d'imposta, relative alla copertura dell'Uccelliera. ete interro progressivamente crescente da ovest verso est, rea un piano quasi uniforme, a pate dalfangolo ποτά 290

e sezioni (N. 66). ra Cisterna: pianta di Galloro. Fig. 304. Ariccia. Pendici occidentali dell'altu 291

ER

Fig. 305. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Veduta della cisterna settentrionale da nord-ovest (N. 66).

69. Via di Mezzo: resti în opera incerta

Ad una ventina di metri dal lato ovest di via di Mezzo, a m 450 circa dal bivio con via Appia antica, è ben visibile un vecchio edificio rettangolare, con lati da 3,80 per 8,15 m e altezza di m 7,20, abbandonato da alcuni anni (Fig. 31,69). Alla base del lato breve meridionale, si conservano per m 2,15 di lunghezza e m 0,45 circa di altezza, i resti di un muro in opera incerta, su cui è stata presumibilmente sopraelevata la costruzione più recente (Fig. 323). Intorno all'edificio ho potuto osservare la presenza di numerosi basoli: alcuni sistemati lungo il lato meridionale, altri, anch'essi evidentemente fuori posto, sparsi nel terreno circostante. A pochi metri dal lato sud, sul margine che separa la proprietà da un piccolo vigneto, resta un cippo funerario(?) anepigrafe, in peperino (0,70x 0,20x0,45 m). Nel terreno coltivato a vigna ho recuperato alcuni frr., di ridottissime dimensioni, di ceramica a vernice nera e di ceramica comune da fuoco. ‘5 Non mi è stato possibile entrare nell'edificio, nella cui costruzione sono stati riutilizzati numerosi caementa dell'opera incerta, per verificare se si conservi per un tratto maggiore la muratura antica. 292

Fig. 306. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Interno della cisterna settentrionale.

Fig. 307. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Cisterna settentrionale: apertura sul lato breve meridionale.

70. Grottalupara: resti di ninfeo A nord-est dell'abitato moderno di Ariccia, in località Grottalupara, all'interno del giardino di una delle proprietà poste lungo via del Monte, sono conservati alcuni ambienti con muri in opera reticolata e pavimenti a mosaico, presumibi mente riferibili ad un ninfeo!” (Figg. 324-325) Le strutture visibili, in parte scoperte casualmente nel 1956 nel corso di lavori di sterro'°, sono state ulteriormente evidenziate negli ultimi anni del Fig. 308. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di

Novecento".

Generalmente buono lo stato di

Galloro. Cisterna meridionale: lato esterno occiden- conservazione sia delle murature che dei mosaiοἰ δας Il piccolo complesso rimesso in luce risulta tale (N. 66). orientato nord-est/sud ovest e i cinque ambienti di cui si compone hanno piani pavimentali progressivamente più bassi procedendo da est ad ovest (Figg. 326-327). i Ringrazio il Sig. N. Spaccatrosi, proprietario del terreno in cul si trovano le strutture antiche, per avermi concesso di effettuare sia la documentazione grafica che fotografica. 26 giugno té Sul rinvenimento vd. Gars: 1990a, 47; sat, Archivio pratiche, Ariccia II, 007. Relazione di F. Nicolay del su lucido, in scala 1:50, dei resti scoperti; 1957, con allegati grafici (Schizzo planimetrico a colori, su carta, e assonometria, particolari dei due pavimenti a mosaico, su lucido, in scala 1:25). Un disegno della struttura, nel quale potrebbero essere riDortate parti non più visibili, che non mi è stato possibile visionare, si trova in sat, Archivio Disegni 1/, 2281: Grottalupara: Testi archeologici in scala 1:50/1:2000, rilievo del 18 ottobre 1989. 6 Sfortunatamente mancano dati relativi allo scavo realizzato dal proprietario del terreno in occasione dei lavoriutilizza-di ristrutturazione della casa d'abitazione. In precedenza i resti antichi risultavano in parte coperti dall'interro, in parte ti come zone di ricovero per animali ‘o [| merito va ascritto alla costante manutenzione che ne assicura il proprietario; tuttavia, per le murature non sempre risulta agevole riconoscere le parti antiche da quelle ricostruite o restaurate, dal momento che per queste ultime sono stati impiegatieli stessi materiali e riprodotta la tecnica costruttiva. 293

Fig. 309. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Cisterna meridionale: arcate interne (N. 66).

Fig. 310. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro. Cisterna meridionale: interno della navata orientale (N. 66).

Il primo, ed anche il più alto, è il piccolo ambiente quadrangolare (con lati irregolari: m 2,30 e m 2,26 quelli settentrionale e meridionale; m 2,17 e m 2,12 quelli orientale ed occidentale) visibile all'estremità orientale dell'area scavata. È delimitato da muri in opera reticolata alti in media m 0,80

e larghi m 0,307. Sul lato settentrionale l'ambiente è chiuso con una piccola abside centrale, larga m 1,36 e profonda m 0,79, inquadrata da mazzette in blocchetti di peperino. Conserva lo spessore originario di m 0,45 solo il muro occidentale, al centro del quale uno stretto passaggio (m 0,45), con mazzette in blocchetti, mette in comunicazione questo ambiente con quello immediatamente adiacente. In buono stato di conservazione il tappeto musivo, a piccole tessere bianche e nere, che decora il quadrato centrale del vano" (Fig. 328), mentre l'area dell'abside è riempita semplicemente da tessere bianche, tessute a 45° invece che a 90° come nel tappeto centrale. La decorazione principale, incorniciata da una larga fascia bianca che regolarizza il campo musivo, seguita da una nera e una seconda bianca, più piccole, consiste nella ripartizione del campo in quadrati, separati da fasce a loro volta divise alternativamente in rettangoli (tre) e quadrati (quattro). Lungo le fasce a fondo bianco, lo spazio quadrato, più piccolo, è occupato da un rombo disegnato con tessere nere; nello spazio rettangolare è disegnato ugualmente un rombo con tessere nere, all'interno del quale è un secondo rombo sempre a tessere nere, più piccolo, pieno. Nei quadrati separati dalle fasce, petali di fiori a tessere bianche sono iscritti alternativamente entro cerchi ed esagoni a fondo nero, che occupano la parte centrale del quadrato bianco. Il p.d.c. del vano adiacente, costituito dall'intero che oblitera il piano pavimentale originale, si abbassa di m 0,32 circa rispetto a quello del primo vano. L'ambiente ha pianta quadrangolare, con lati irregolari (m 4,25 e m 4,38 i lati settentrionale e meridionale; m 3,86 e m 3,66 quelli, occidentale ed orientale). Un andamento particolarmente difforme'*, presumibilmente imputabile ad un restauro moderno, sembra avere il muro che delimita il lato meridionale del vano (spess. m 0,30), il quale risulta anche semplicemente appoggiato alle pareti est ed ovest. I muri perimetrali di questo secondo vano sono conservati per un'altezza media di m 0,75, fatta eccezione per quello che chiude "es Lo spessore rilevabile sui lati nord, est e sud, è da considerarsi risultato del restauro. 7*5 La soglia era segnata da una decorazione musiva a se stante, ora in fasedi restauro da parte del proprietario per essere poi ricollocata nel suo alloggiamento originario. "^ Esiste soltanto una piccola lacuna in prossimità dell'angolo sud-orientale. κα Risulta piegato verso nord-est. 294

Fig. 311. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera). Pianta della struttura nella "Tavola Nona della Via Appia" di L. Canina (1854). Ls

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Fig. 312. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro (loc. Acqua Leggera). Pianta della struttura in un disegno di E. Stevenson (1869) (foto BAV). 295

Fig. 313. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera). Posizionamento delle strutture (N. 67). 296

Fig, 314. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera). Strutture superstiti viste da sud-est (N. 67).

il lato settentrionale, alto m 2,15. Su questo lato, spostata verso l'angolo nord-occidentale dell'ambiente, un'apertura con mazzette in blocchetti, larga m 0,70, consente il passaggio ad un vano di disimpegno, il quale mette in comunicazione gli ambienti con il corpo principale del complesso (Fig. 329). Il piano di calpestio, che in questo vano è costituito dal banco naturale di peperino scalpellato, si abbassa ancora di m 0,25 circa. L'ambiente è di forma triangolare, per una lunghezza di m 4,20 ed una larghezza max. di m 1,60"*, La parete di fondo, settentrionale, realizzata sfruttando nella metà inferiore la parete naturale appositamente scalpellata e costruita nella restante parte in opera reticoata (alt. max. m 2,75), ha un andamento obliquo rispetto al resto degli ambienti, quasi allineato sulTasse est-ovest. Il banco naturale, che sporge alla base della parete perm 0,28, nei primi m 2 a partire dall'angolo nord-occidentale del vano è lisciato e nella parte terminale presenta tracce di sagomatura per incasso"? Anche la parete occidentale sfrutta in parte il banco affiorante sul quale restano tracce di rivestimento in cocciopesto. Su questo lato, un passaggio, largo m 0,75, permette l'accesso all'ambiente centrale, il cui piano pavimentale si abbassa di altri m 0,20 (Fig. 330). Questo ambiente, il più significativo e ampio dell'intero complesso, ha pianta quadrangolare con lati irregolari (m 7,09 iso Lo stretto corridoio ha pianta irregolare determinata, presumibilmente, dall'adattamento della costruzione al banco naturale affiorante. 10° Nella parte orientale più stretta del vano, il banco naturale, che costituisce il piano pavimentale, sale leggermente a scivolo verso l'angoloe presenta una scalpellatura centrale. 297

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Fig. 316. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): sezione (N. 67)

r Fig. 315. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): pianta delle strutture (N. 67). 298

Fig. 317. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): resti di ambiente con lastre di rivestimento (N. 67).

e m 7,01 i due lati lunghi, settentrionale e meridionale; m 5, 90 e 5, 75 quelli orientale ed occi-

dentale). I muri in opera reticolata, che delimita no i lati ovest, sud ed est, hanno uno spessore di m 0,45 e sono conservati rispettivamente per

‘un'altezza di m 0,72, m 1,54, m 1,28. Al centro del

lato settentrionale, conservato per m 1,15 di altezza e m 0,30 di spessore'®', si apre invece una pro-

fonda abside (raggio m 1,85; largh. m 2,94), con ammorsature angolari in blocchetti di peperino. La zona centrale del vano, immediatamente di fronte all'abside, è occupata da una vasca, addossata alla parete meridionale, di perimetro grossomodo trapezoidale (m 2,42 e m 2,64, i due lati brevi, settentrionale e meridionale; m 3,64 e m

3,60 quelli lunghi, orientale ed occidentale) (Fig.

331). La vasca è scavata nel banco affiorante, visi-

bile anche esternamente lungo i tre lati perimetra-

li, con una fascia di m 0,65 circa", sulla quale sono ricavati alcuni stretti incassi"*. Verso l'e-

stremità occidentale un tombino in peperino (m 0,57x0,43) chiude l'apertura per il deflusso delle

Fig. 318. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): frr. di intonaco dipinto (N. 67).

Fig. 319. Ariccia. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera Fig. 320. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli. Cava: particolare del fronte meridionale dei Savelli. Veduta della cava da ovest (N. 68). (N. 68). 1 Lo spessore del muro è senz'altro falsato dal restauro che in questo caso è intervenuto pesantemente per ricostruire tutta a cortina sul lato esterno dell'abside, ἀπὲ Sul lato settentrionale, presumibilmente per ovviare ad una irregolarità del banco naturale, Ia fascia è stata comple tata utilizzando blocchi di peperino di taglio e dimensioni irregolari, allettati con malta. lungh. m 0,75 circa posti a distanze "> Quattro incassi rettangolari sono visibili lungo il lato orientale (largh. m 0,03, regolari di m 0,25/0,28) e uno soltanto (lungh. m 0,88), sul lato settentrionale, in prossimità dell'angolo nord-orientale. 299

Fig. 321. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli. Cava: pianta.

acque nel sottostante cunicolo, il cui ingresso è visibile all'interno della vasca, sul lato settentrionale (Fig. 332). Alla vasca, rivestita in cocciopesto *** e profonda m 1,23, si accede attraverso tre gradini, anch'essi ricavati nel banco, posti all'angolo nord-occidentale. Sul lato settentrionale la bassa apertura (m 0,85) che dà accesso al cunicolo, anch'esso scavato nel banco, è rivestita superiormente da una ripresa in opera reticolata. Il cunicolo, che attualmente è percorribile solo per m 3,55, piega verso nord-ovest. Raggiunge un'altezza max. di m 1,13, con volta stretta e piatta (Fig. 333 cd). A m 0,71 dall'attuale livello dell'interro, a m 1,55 dall'ingresso, lungo la parete dx., è visibile un incasso per lucerna. Il tappeto musivo, che decora il pavimento di questo ambiente, girando a ferro di cavallo attorno alla vasca centrale ed escludendo lo spazio dell'abside, è delimitato da una cornice a fasce composte alternativamente da quattro tessere nere, tre bianche e ancora tre nere c tre bianche, tessute a le. 300

7 Il piano e le pareti conservano gran parte dell'originario rivestimento in cocciopesto con spesso cordolo perimetra-

Fig. 322. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli. Cava: veduta del braccio nord-est/sud-ovest. 90° (Fig. 334). Nello spazio interno, con tessere a 45°, file di tessere nere, sistemate sempre ogni due

bianche, creano l'effetto di un puntinato interrotto da frr. di marmi colorati, posti a distanze abbastanza regolari, tendenzialmente allineati. Lo spazio absidato è ribadito da una decorazione musiva ἃ sé stante, più curata (Fig. 335). Una prima fascia rettangolare, perimetrata da una cornice a tessere nere che delimita a sua volta un campo decorativo interno di m 0,48, segna l'ingresso all'abside. Lo spazio interno è ripartito in sette riquadri, con motivi geometrici, disegnati da due file di tessere nere, messe a 90° gradi, che ne racchiudono una a tessere bianche e nere messe, invece, a 45°. Il primo e l'ultimo sono occupati da quadrati concentrici, il secondo e il sesto da un motivo meandriforme che ritorna anche in quello centrale, mentre il terzo ed il quinto ripetono il motivo a quadrati concentrici ma con svastica centrale. Immediatamente al di sopra di questa fascia, lo spazio semicircolare dell'abside è risolto con un motivo a raggiera, realizzato con 21 raggi a tessere bianche e 20 a tessere nere, posti in alternanza, i quali partendo dal centro del campo decorativo inferiore vanno ad allargarsi verso il fondo del vano. Il motivo è delimitato esternamente da una doppia cornice semicircolare, costituita da una prima fascia di due tessere, alternativamente bianche e nere, ed una esterna, di tre tessere, nere. Un'ultima fascia, irregolare (alt. al centro m 0,15 e m 0,27 circa ai lati), a tessere bianche, conclude lo spazio pavimentale del vano. 301

Fig. 323. Ariccia. Torre medievale lungo illato occidentale di via di Mezzo (N. 69).

Anche le pareti dovevano presentare una decorazione di un certo pregio, come testimoniano i pochi resti di intonaco con tracce di riquadratura in rosso, visibili all'angolo nord-orientale’ (Fig. 336). Da un passaggio, largo m 0,72, con mazzette a blocchetti, aperto in prossimità dell'angolo nord-occidentale dell'ambiente centrale, si accede ad un ultimo piccolo ambiente, il quale sembra avere ora una larghezza max. di m 1,15 circa e una lunghezza di m 1,70'°%. Sul lato orientale resta circa metà dell'abside che doveva chiudere questo lato, la cui larghezza ricostruibile è di m 1,67 cir1 La perdita della maggior parte della decorazione parietale e dellintonaco ha permesso, mettendo a nudo le cortine, di notare come la metà orientale del muro settentrionale del vano e tutta la parete orientale, abbiano sfruttato nella parte inferiore il banco naturale. ‘i Maggiormente conservato è ἢ lato orientale del vano, mentre gli altri sembrano piuttosto il risultato della recente sistemazione. 302

Fig. 324. Ariccia. Loc. Grottalu

Posizionamento delle strutture (N. 70).

Fig. 325. Ariccia. Loc. Grottalupara. Veduta dei resti antichi (N. 70).

ca, per una profondità di m 0,65. Anche il mosaico che decorava l'ambiente è conservato solo in parte (Fig. 337). Lo spazio dell'abside doveva essere riempito da un semplice tappeto bianco, di cui restano pochi lembi. Il quadrato centrale è, invece, occupato da una decorazione a petali bianchi che si intersecano l'un l'altro, descrivendo cerchi, su fondo nero. Il disegno è delimitato da una cornice costituita da una prima fascia nera, seguita da una più piccola, a tessere alternativamente bianche e nere e da una seconda nera. Completano la cornice due fasce bianche, separate da una nera. Am 3 circa dall'ambiente centrale, nell'area immediatamente a nord, resta ancora parte del fronte, in opera reticolata, che doveva sostruire su questo lato il pianoro superiore e delimitare l'area del complesso (Fig. 338). Restano parte del lato nord-occidentale (m 2,92) e parte di quello ortogonale, nordorientale (m 5,45) fino al grosso pilastro, largo dopo il restauro m 0,97, per un'altezza max. di m 2,30 circa. Il lato nord-orientale conserva, sia all'altezza del pilastro che all'angolo occidentale, l'attacco della volta, ora a m 1,40 circa dal p.d.c. Su entrambe le pareti, in basso, resta il rivestimento in cocciopesto con cordolo angolare, mentre su quella nord-orientale, a m 0,70 dal p.d.c., resta il foro per il passaggio dell'acqua. Nel giardino, intorno ai resti antichi, circa 41 m ad ovest del fronte, un pozzo di ispezione cir-

colare permette l'accesso ad un cunicolo scavato nel banco. II diametro del pozzo, che scende per m 7,47 dall'attuale p.d.c. esterno, aumenta da m 1,05 alla sommità fino a m 1,25 in basso (Fig. 333, ab) A m 0,95 dal p.d.c. esterno il pozzo ha due fori dai quali, su due coppi sporgenti, inclinati verso l'interno, le acque dovevano essere più facilmente convogliate nel cunicolo. Fino a questa altezza il poz20 è foderato con blocchi squadrati, mentre da questo punto in poi è semplicemente scavato nel banco e rivestito in cocciopesto'!. Dal pozzo parte in direzione sud-ovest, con andamento vicino all'as16 Sul fondo del pozzo l'interro copre il livello originale che dovrebbe essere leggermente più basso. 304

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Fig. 326. Ariccia. Loc. Grottalupara. Pianta delle strutture (N. 70).

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Fig. 328. Ariccia. Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'ambiente absidato all'estremità orientale dell'area (N. 70).

306

Fig. 329. Ariccia. Loc. Grottalupara. Apertura sul Fig. 330. Ariccia. Loc. Grottalupara, Apertura verso il lato settentrionale dell'ambiente privo di mosaico vano centrale absidato (N. 70). (0. 70)

Fig. 331. Ariccia. Loc. Grottalupara. Ambiente centrale absidato con vasca scavata (N. 70)

Fig. 332. Ariccia. Loc. Grottalupara. Uscita del cunicolo lungo la parete settentrionale della vasca (N. 70).

se est-ovest, un cunicolo, che conserva ancora in gran parte il rivestimento in cocciopesto, e risulta

ispezionabile per m 12,55 oltre i quali è interrotto da un crollo (Fig. 339). A differenza della larghezza, che risulta costantemente di m 0,90 circa, l'altezza del cunicolo, varia tra i m 1,90, in corrispondenza del pozzo e i m 1,10 poco prima del crollo.

e grossolave Tl cunicolo è a volta abbastanza arrotondata. Resta gran parte dcl rivestimento in cocciopesto più delspesso raccordabile con quella piccolo cunicono alla base, più sottile e fine sulla volta. La direzione del cunicolo appare simileil ccunicolo maggiore raccogliesse anche le acJo visto all'interno della vasca dell'ambiente centrale. Non è escluso quindi che que portate dal primo, anche se attualmente dal pozzo sembra dipartirsi solo lo speco descritto. 307

Fig. 333. Ariccia. Loc. Grottalupara. Cunicolo epozzo di ispezione: sezioni (N. 70).

Il proprietario del terreno nel quale si trovano i resti conserva numeroso materiale ceramico rinvenuto in occasione di lavori di risistemazione. Tra i vari frr. ho notato: 1. due bolli su tegola dei quali uno, circolare, [Ex pra(edis) Fa]us(tinae) Aug(ustae) op(us) doMare) Cal(vi)/ [CreJscentis'" (Fig. 340) e l'altro rettangolare M. Piso (Fig. 341); 2. un fondo di patera a vernice nera, forma Morel 2823c 1, datata alla metà del III secolo a.C., con bollo in planta pedis di (L) Oct(avius) Sa(lutaris) "^ (Fig. 342); 3. un fondo di coppa a vernice nera, forma Morel 2762d 3, con bollo in planta pedis di Alfíius) on, 71. Monte Gentile: cd. villa di Vitellio

A nord-est del paese di Ariccia, sull'altura di Monte Gentile, nella zona compresa tra il campo sportivo ed il palaghiaccio, si trovano almeno tre aree archeologiche, riferite alla cd. villa di Vitellio'** (Fig. 343). 79 CILXV, 1,727; cfr. CIL XV, 1,201. 7^ Monet 1981, 228 pl. 75. Di L. Octavius Salutaris sono noti bolli, anch'essi in planta pedis, su proveniente da diversi centri dell'italia centrale, datati al tardo I - prima metà del IT secolo d.C. (Oxt, Cowronterra1968,sigillata 299 n. 1164; Onè, Couront, Κανκιςκ 2000, 307 n. 1317. ‘wi Moreı 1981, 219 pl. 70. DI Alfius sono noti bolli, anch'essi in planta pedis, su terra sigillata proveniente da diversi centri dell'Italia centrale, datati al 15 d.C. (OxÈ, Conor 1968, 10 n. 44; Ox, Comronr, Kewaick 2000, 88 n. 74. ?** La zona interamente ricoperta da alberi di castagni fino ad una quindicina di anni fa, ora, pur mantenendo ampie porzioni di bosco, è stata interessata dalla costruzione di un quartiere di edi 308

Fig. 334. Ariccia. Loc. Grottalupara. Particolare del tappeto musivo nell'ambiente centrale (8.70).

Fig. 335. Ariccia, Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'abside dell'ambiente centrale (N. 70). 309

L'esistenza di resti di muri e di pavimenti marmorei, riferiti ipoteticamente all'imperatore

Vitellio sulla base di un passo di Tacito, è ampiamente documentata dal Lucidi il quale riporta la notizia degli scavi e dei rinvenimenti, sia di strutture che di materiali di pregio, effettuati in quest'area a partire dal 1740! Le prime fra le strutture che s'incontrano sul lato nord-orientale di via D. Marinelli, immediatamente dopo un parcheggio per auto, sono le cd. "muracce" '^^ (Fig. 343, a). Delle tre navate da cui doveva essere originariamente costituito il monumento, orientato nord-ovest/sud-est, si conservano parzialmente i muri relativi a quelle centrale e sud-occidentale. La navata centrale, delimitata da due spessi muri (m 0,90) con cortina in opera reticolata, è largam 4,90!% (Figg. 344-345). Maggiormente conservato il muro nordorientale, visibile per una lunghezza di m 18,25 circa, lungo il quale si aprono due passaggi ad arco, ampi m 2,95. Le ghiere delle arcate sono realizzate in blocchetti e coronate, lungo l'estradosso, da una fila di cubilia messi in opera a 90°. Laltezza del muro è di m 3,05 dall'attuale p.d.c. fino all'imposta della volta a botte, che doveva coprire l'ambiente!» (Fig. 346). Di quest'ultima resta il nucleo cementizio scalpellato, per un'altezza di m 2,55, sul lato meridionale del muro, mentre sul lato opposto è conservata circa metà della volta (Fig. 347). Su questo lato doveva trovarsi la navanord-orientale, non più visibile, la cui presenza Fig. 336. Ariccia. Loc. Grottalupara. Ambiente cen- taè stata rivelata nel corso dei saggi di scavo comtrale: particolare dell'angolo nord-orientale (N. 70). piuti a seguito della realizzazione del vicino campo sportivo. Sul lato esterno di quest'ultima navata simpostava, inoltre, un'altra struttura, a pianta rettangolare (lungh. max. m 26x11 di larghezza), scandita in due navate da almeno sette pilastri centrali (da m 1,40x1; 1,50x1; 1,60x1) e orientata ortogonalmente rispetto alla prima. Del monumento a tre navate ancora visibile, meno conservato è il muro sud-occidentale, lungo m 7,75, per un'altezza max. di m 2,75 dal p.d.c., che separava la navata centrale da quella sud-occidentale! Di questa, larga m 4,65, restano parte del muro ortogonale, anch'esso in opera reticolata 79 Luc 1796, 208; cfr. Lancrawi CVarLar. 13045, 214r.; SrevmasoN CVatLat. 10559, 917. Successivamente scavi vi realizzò il Souza nel 1777 e L. Fortunati ra il 1861eil 1862 (sov, Archivio Chigi, n. 21922; Asa, Ministero, Commercio, Industria ὁ Lavori Pubblici, b. 403, fasc. 14. Relazioni L. Fortunati del 10 e 18 agosto 1862). 2^ Descrizione e pianta schematica dei resti ne ha forniti Lerzvaz 1974, 12-13; recentemente se ne è occupato Cmaruc2000, 182-183. Accenni in Racci 1879, 105; Laxcianı ness. 85/1, 21; Luci 1915, 251 e Tav. £. (villa antica”); Devon 1978, 21 7"! Non è possibile stabilire l'originale lunghezza del vano, il quale sembra proseguire verso sud-est, come testimoniano i resti di nucleo cementizio del muro nord-orientale, affioranti dall'intero. 7*5 All'estremità settentrionale del muro nord-orientale il rivestimento si ispessisce, conservando tracei un cordolo. angolare. “= Entrambi i muri che delimitano la navata centrale conservano sui due lati, fino all'altezza dell'imposta della volta, cospicue tracce del rivestimento in cocciopesto. 310

Fig. 337. Ariccia. Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'ambiente absidato ad ovest (N. 70).

Fig. 338. Ariccia. Loc. Grottalupara. Muro perimetrale nordoccidentale(N. 70).

Fig. 339. Ariccia. Loc. Grottalupara. Cunicolo (N. 70).

BU PURE REN T9 9 1090 m à wd Fig. 340. Ariccia. Loc. Grottalupara. Bollo laterizio (N. 70) 311

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δ΄ 9 JO UTD dw MEE R Fig. 341. Ariccia. Loc. Grottalupara. Bollo laterizio (N. 70).

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Fig. 342. Ariccia. Loc. Grottalupara. Ceramica a vernice nera: fondo di patera (N. 70).

e spesso m 0,90, che chiudeva il lato nord-occidentale, e parte di quello perimetrale esterno, a partire dall'angolo nord-occidentale. Quest'ultimo, che chiudeva il lato sud-occidentale della navata, è lungo complessivamente m 13,50, con una breve interruzione quasi a metà della sua lunghezza ed ha uno spessore attualmente rilevabile che va ad aumentare, in maniera piuttosto inconsueta, da m 0,90 a m 1,05 a partire dall'angolo nord-occidentale dell'ambiente fino all'estremità sud-orientale! ed è conservato per un'altezza max. di m 1,95 circa. Lungo il muro, a m 7,95 circa dall'angolo nordoccidentale, nel punto in cui la parete esterna è priva di cortina, sembra leggibile l'impronta (largh. m 0,60) di un muro che si doveva staccare ortogonalmente dalla parete. A partire da questo punto il muro prosegue per m 2,15 circa con cortina su entrambi i lati '*, per poi girare nuovamente ad angolo retto verso sud-ovest, con un tratto conservato per soli m 3 circa e cortina solo sul lato esterfio. Quest'ultima navata è divisa, circa a metà della sua lunghezza, in due ambienti da un muro in opera reticolata, spesso m 0,451, sul quale la spinta provocata da un grosso fr. del crollo della volta ha causato non solo la frattura all'estremità nord-orientale, ma anche una notevole inclinazione in avanti della parete, rendendone piuttosto precaria la stabilità. È conservato per un'altezza max. di m 3,85 dal p.d.c., che in questo vano è più basso di m 1,20 circa rispetto a quello esterno. Ancora più basso doveva essere il piano pavimentale originario dell'ambiente, come suggerisce la regolare prosecuzione delle cortine dei muri nord e sud-orientale nella zona meridionale del vano, dove l'intero scende di altri m 0,75 circa. Sia sulle pareti maggiormente conservate in alzato (nord e sud-orientale) che su quelle rasate (quelle nord e sud-occidentale), si conservano tracce del rivestimento in coc14 Nella parte meglio conservata, quella con spessore maggiore, presenta cortina su entrambi i lati e non mostra segni di lesione o spanciamento del nucleo interno tali da giustificare l'aumento dello spessore. 1° Lungo questo tratto, appena affiorante dallinterro, è visibile ai piedi del muro una risega, larga m 0,25, con cortina. in opera reticolata e rivestimento in cocciopesto (vasca?) ἐν In corrispondenza dell'angolo, il crollo di una grossa parte della volta ha causato la lesione della muratura con distacco di parte del nucleo e della cortina. #9 Il muro risulta semplicemente appoggiato ai due perimetrali.

Fig. 343. Ariccia. M.te Gentile. Posizionamento delle strutture relative alla cd. villa di Vitellio (N. 71). 313

Fig. 344. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Vitellio: veduta delle “Muracce” da ovest (N. 71,a).

ciopesto'"?. Diverse parti di muratura, di dimensioni variabili, sono visibili nell'area intorno alle strutture. Scavi intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio nel 1981, una cinquantina di m ad est delle “Muracce”, sul lato opposto di via D. Marinelli, hanno permesso di individuare l'esistenza di altre strutture, oltre a quelle che emergevano dal terreno! (Figg. 343, b; 348). Osservando la presenza di diverse tecniche costruttive, sembra di poter rilevare come siano state numerose le fasi di vita di queste strutture: all'impianto originario in opera reticolata di peperino sono seguite numerose riutilizzazioni dei medesimi ambienti, almeno presumibilmente fino al XII, con cambiamenti sia funzionali che planimetrici (Fig. 349). La fase più antica, costituita dai resti în opera reticolata, prevedeva un ambiente a pianta rettangolare, con muri perimetrali spessi m 0,60 e conservati per un'altezza media di m 1,20 circa, fatta eccezione per la metà settentrionale del vano, in cui rimane anche parte della copertura con volta a botte, con un'altezza di m 5,20 circa dal piano della risega di fondazione (A). L'ambiente è orientato nord-est/sud-ovest (perimetro esterno di m 12,95x5, pari a 44x17 circa piedi romani; interno m. 11,20x3,85 pari a 38x13 piedi romani) e termina, sul lato corto settentrionale, con un'abside. Sul lato

opposto meridionale un passaggio immetteva in un secondo vano, disposto ortogonalmente a questo, sull'asse sud-est/nord-ovest, e terminante anch'esso con un'abside, di cui resta appena visibile l'attacco con cortina a blocchetti di peperino. Ad un intervento posteriore debbono riferirsi tanto le risarciture in opera mista, visibili lungo i muri perimetrali, nella metà meridionale dell'ambiente 12 In particolare quella nord-orientale, che anche su questo lato presenta rivestimento fino all'imposta della volta, qui a m 3,95 circa dal p.d.c. La pulizia all'angolo nord-occidentale ha evidenziato la presenza di un cordolo angolare ben conservato, tra le pareti rasate nord e sud-occidentale. 77? Non avendo potuto visionare i dati di scavo, che una volta pubblicati contribuiranno certamente a meglio definire Je diverse fasi dell'edificio, ogni considerazione deriva dall'analisi dei resti visibili 314

20m 1 Fig. 345. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villadi Vitellio: "Muracce". Pianta e sezione (N.71,3).

maggiore, quanto la suddivisione dell'ambiente stesso in tre vani attraverso due tramezzi in opera mista. Il primo (spess. m 0,45), meridionale, ha creato un piccolo vano (m 1,55x3,80), il cui piano di calpestio originario, costituito da un pavimento in bipedali, è stato rialzato di m 0,70 circa e sostit to da un piano in cementizio, al di sotto del quale è stato costruito un muretto in laterizio (spess. m 0,30) addossato alla parete meridionale dell'ambiente (A1):”* (Fig. 350). Il secondo vano, ricavato dalla suddivisione dell'ambiente originario, conserva parte della pavimentazione in sesquipedali (A2). Un passaggio, aperto all'estremità orientale del muro, permetteva l'accesso alla zona absida10% La presenza di intonaco su questo muro, poi obliterato dalla nuova pavimentazione, lascia supporre che gli interventi non siano contemporanei.

5

Fig. 346. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Vitel- Fig. 347. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitelli Jio: “Muracce”. Muro nord-orientale: lato meridio- "Muracce". Muro nord-orientale: lato settentrionale (N.

nale (N. 71,9).

71,2)

Fig. 348. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Area scavata vista da sud-ovest (N. 71, b). 316

Fig. 349. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Settore scavato: pianta dei resti (N. 71, b). 317

Fig. 351. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Settore scavato: sezioni (N. 71).

318

τας, Nel vano maggiore (A), all'estremità

setten-

trionale del muro perimetrale orientale, alto in questo punto m 3,65 dal piano della risega di fondazione, si conserva un'apertura rettangolare, larga m 1,20 e alta m 1,90. Sul lato opposto, quasi di fronte a questa apertura se ne apre un'altra, più stretta (m 0,75), con mazzette in blocchetti di peperino, che parte a m 0,55 dal piano della risega di fondazione, per un'altezza di m 2,65. Questa permette l'affaccio verso il grande spazio absidato adiacente (B) (Fig. 351, cd). I fronte curvo, appartenente anch'esso, almeno nelle linee planimetriche generali, al primitivo progetto, doveva forse chiudere uno dei vani più importanti del complesso, sia per la sua centralità che per la cura decora- Fig. 352. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Viteltiva (B). All'interno dell'abside, a m 1,35 circa dal- lio. Settore scavato: abside nell'ambiente D (N. 71, l'attuale p.d.c., si aprono infatti due nicchie (Fig. b. 352). Quella di sx. è semicircolare (largh. m 1,25, prof. m 0,60) e rivestita con cortina laterizia, mentre quella a dx. è rettangolare (largh. m 1,20, prof. m 0,45) e con cortina in opera reticolata. È probabile quindi che la nicchia di sx. sia il risultato di un rifacimento posteriore, come pure ad un secondo intervento deve attribuirsi il muro immediatamente al di sotto delle nicchie, in opera laterizia per i primi sette filari dal basso e in opera listata per la restante altezza. Sopra all'abside resta l'attacco della copertura a volta, per un'altezza max. di m 5,50 dal piano in cementizio, conservata solo in parte (Fig. 351, cd). Del vano originario resta solo parte del muro meridionale, in opera reticolata (spess. m 0,60), per una lunghezza max. di m 6,50. Anche questo muro ha evidentemente subito diversi interventi: a partire dalla nicchia semicircolare sembra infatti essere stato ridotto nello spessore fino a m 0,30 circa e rifoderato con un muro in laterizi, ora appena affiorante dal terreno, che disegna una seconda ampia abside (corda di m 2,20 circa) (Fig. 351, ab). Ancora una fodera in laterizi (spess. m 0,25) copre, per pochi centimetri di altezza, la cortina originaria del muro verso l'estremità sud-orientale. Il muro in opera reticolata che doveva chiudere il lato opposto, settentrionale, dell'ambiente B risulta "tagliato" quasi all'altezza della nicchia rettangolare. L'ampiezza del vano originario è così ricostruibile solo in larghezza, per m 4,30. Interventi posteriori hanno notevolmente modificato questa zona. Attualmente un muro in opera listata (lungh. m 4,40; spess. m 0,45; alt. max. m 2,15 circa), rifoderato in epoca post antica con una cortina di laterizi di reimpiego (spess. m 0,25), delimita il lato occidentale, di fronte all'abside (Fig. 351, cd), appoggiandosi al muro meridionale in opera reticolata. Il lato settentrionale è risolto con un'ampia abside (corda ricostruibile di m 4,10 circa). Il muro che delimita questo lato (spess. m 0,65), conservato per quasi l'intera lunghezza (alt. max. m 0,30), fatta eccezione per l'ultimo metro circa, con il quale andava a chiudere a ridosso dell'abside con nicchie (Fig. 351, ab), è realizzato con cortina in opera listata sul lato esterno, ed in cubilia di reimpiego messi in opera a file parallele su quello interno. La pavimentazione in cocciopesto superstite all'interno del vano sembrerebbe potersi attribuire, per evidenza dei rapporti fisici, agli interventi in opera laterizia. Ancora alla primitiva divisione planimetrica appartengono i muri in opera reticolata che dovevano delimitare un secondo grande vano rettangolare (largh. m 4,10; lungh. max. m 10), ortogonale al primo e adiacente al suo lato breve settentrionale (C). Di questo resta il muro che chiude il lato breve occidentale (spess. m 0,45), mentre il lato lungo settentrionale ha subito diversi rimaneggiamenti o 10» Qui l'abbassamento del piano di calpestio originario per la scomparsa della pavimentazione lascia vedere su quasi ti la risega di fondazione. ** Lungo la parete meridionale, che separa questo secondo vano dalla zona absidata del primo, in prossimità dell'an319

È probabile che appartengano alla suddivisione originaria in più vani dell'ambiente i due mu-

retti in opera reticolata (spess. m 0,30 e 0,35), paralleli al lato breve occidentale e visibili rispettivamente a m 3 e am 8,95 a est di questo. Quello più orientale di questi tramezzi è stato successivamente “tagliato” dall'ampia abside in listato e cubilia reimpiegati che chiude ora l'ambiente B. Nello spazio centrale delimitato dai due tramezzi (lungh. m 5,70; largh. m 4,10) sono stati notevoli gli interventi posteriori. Un primo piccolo ambiente (m 1,80x2,05) (CI), che sul lato occidentale sfruttava probabilmente il tramezzo in reticolato e su quello settentrionale il muro perimetrale del vano (appositamente tagliato forse proprio per creare un accesso a questo ambiente), è chiuso a est da un muretto (spess. m 0,30) in laterizi e cubilia di reimpiego e sul lato di fondo meridionale da una piccola abside, poco profonda, costruita con pezzame irregolare (spess. m 0,35)'!”. All'esterno dell'angolo sud-orientale è visibile, appena affiorante dal piano di campagna, l'estradosso di una piccola piattabanda in laterizi (spess. m 0,30), lunga m 1,75 circa, che dall'angolo dell'ambiente, con andamento obliquo rispetto al resto delle strutture, termina a ridosso dell'ampia abside in listato e cubilia reimpiegati che delimita l'ambiente centrale. Appena m 0,50 ad est di questo piccolo vano un muro in opera listata (spess. m 0,30/0,35; alt. max. m 1 al di sopra del piano di fondazione) delimita uno spazio quasi circolare, largo m 1,25 e profondo m 1,75 circa (C2) (Fig. 351, ab). Anche questo secondo ambiente sfrutta sul lato settentrionale il muro in opera reticolata originario, mentre si appoggia, con un dente, sul lato orientale al secondo dei tramezzi in reticolato. Sempre all'impianto primitivo dovrebbe riferirsi la lunga canaletta che corre in direzione est-ovest, parallela a m 1,75 a nord del lungo muro variamente rimaneggiato, all'estremità settentrionale dell'area scavata (Fig. 351, ab). È formata da blocchi di peperino, appositamente sagomati, con canale

di scolo centrale (dalle dimensioni medie di m 1,50/1,25x0,60). La struttura all'estremità occidentale gira verso nord, risultando visibile per m 3,40, oltre i quali presumibilmente prosegue sotto alla scarpata di terra a ridosso di via D. Marinelli'”®. All'estremità orientale la canaletta di scolo scavalca un canale sotterraneo, nel quale forse defluivano le acque attraverso un tombino. Il canale, che corre in direzione nord-est/sud-ovest, ortogonale al lato lungo della canaletta, è visibile per m 3 di lun-

ghezza. È largo m 0,45 e profondo m 1,30 circa, con spallette che mostrano vari rimaneggiamenti: il

lato occidentale è foderato con una lastra e un blocco di peperino mentre quello orientale è realizzato con materiale di reimpiego. Della fase originaria restano infine alcuni muri, sempre in opera reticolata, nel settore orientale dell'area. Sono ricostruibili tre ambienti, paralleli. Il primo, settentrionale, largo m 2,40 per una lunghezza ricostruibile di m 4,10 conserva i due lati lunghi (spess. m 0,40; alt. max. m 1,52) e l'attacco dell'angolo nord-orientale (D). Invece ormai perduto è il pavimento in

golo sud-occidentale, il muro appare tagliato per ricavare un passaggio che immette nella zona absidata del vano adiacente. All'angolo nord-occidentale la muratura originaria è stata sostituita da un blocco in peperino. I lato settentrionale inizia con un muro a pezzame (spess. m 0,50, alt. max. m 0,80 circa) perm 1,35, oltre i quali resta una soglia in peperino (m 1,30x0,60). I successivi m 1,70 sono occupati da un breve tratto in opera listata (m 0,55) e da una tamponatura in pezzame. Da questo punto, perm 5,40, si conserva il muro originario in opera reticolata, per un'altezza max. di m 1,05. Nella parte iniziale, subito dopo la tamponatura, il muro, evidentemente "tagliato" per aprire un varco successivamente richiuso, presenta una risarcitura con mazzetta in laterizi e blocchetti. A m 1,95 il muro in reticolato conserva invece la mazzetta originaria in blocchetti di peperino. Qui si doveva aprire un passaggio (largh. m 1,45), come testimonia anche la presenza della mazzetta sul muro seguente, probabilmente chiuso già nel progetto iniziale dato che la tamponatura è costruita anch'essa in opera reticolata. I muro oltre la tamponatura, lungo m 2, termina nuovamente con una mazzetta a blocchetti, testimonianza forse di una seconda apertura. Da questo punto il muro originario è sostituito con una struttura a pezzame per m 2 circa (spess. m 0,40; alt max. m 1,15) oltre i quali gira ad angolo retto verso nord per m 1,50, nei quali lo spessore diventa di m 0,70. 397 La tecnica costruttiva diversa rispetto al muro orientale e la cesura tra l'angolo sud-orientale e la muratura del muro di fondo curvo, fanno supporre che questa soluzione sia ancora posteriore alliniziale disegno dell'ambiente, forse a pianta semplicemente rettangolare. "δα Non è quindi possibile definire le dimensioni reali del perimetro da essa, anche se non troppo diverse da quella attuale (m 8,75) sembra poter essere stata la sua lunghezza, per la vicinanza alla sua estremità orientale di strutture in opera reticolata attribuibili al progetto primitivo. In questo punto almeno uno dei blocchi originari sembra essere stato sostituito con uno di peperino non sagomato. Probabilmente il canale delimitava un'area rettangolare, forse porticata, raccogliendo le acque di sgrondo di un ambiente centrale coperto, Seminterrata e fuori posto, proprio a ridosso della scarpata di terra sotto cui si infila la canaletta all'estremità occidentale, si trova anche un rocchio di colonna in peperino (alt. m 1,50, diam. m 0,65). 320

opera spicata del quale si vedeva ancora una parte

fino a pochi anni fa (Fig. 353). In un secondo mo-

mento la lunghezza dell'ambiente deve essere stata ridotta a m 3,20 circa con la costruzione di un

muro in opera listata (spess. m 0,35) conservato a

partire dall'angolo nord-occidentale per pochi centimetri di altezza. Questo muro sembra comunque essersi addossato!” in un secondo momento ad un primo muro in opera listata, di cui resta un piccolo tratto sull'esterno dell'ambiente, il quale si trova sulla linea del muro di chiusura originario. Il muro settentrionale invece è stato solo parzialmente ricostruito con muratura a pezzame e sul suo lato esterno si è appoggiato, probabilmente già in epoca antica, un secondo muro, sempre in opera reticolata (spess. m 0,35), che delimita un terzo vano (E) di cui è visibile solo l'angolo sud-orientale! Del terzo ambiente (F), adiacente al lato meridionale del primo, restano solo parte del muro che chiudeva il lato orientale,

per una lunghezza di m 1,25, con uno spessore di

m

0,45'!, Poco a sud-ovest, adiacente all'unica

traccia del muro che doveva chiudere il lato oceidentale di questi ambienti, per m 1,60 di lunghezza è visibile per m 1,25 prima dell'intero, una fogna a cappuccina, orientata nord-ovest/sud-est, la cui spalletta settentrionale, in pezzame, mostra Fig. 353. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitel lio. Settore scavato: pavimento in opus spicatum nelsegni di rifacimento posteriori *? (Fig. 354). l'ambiente D (N. 71, b) (Foto M. Leoni). Infine, nel vicino bosco di castagni, circa 10 m est dell'area scavata, sono appena visibili pochi altri resti indagati nella medesima circostanza dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio (Fig. 343, c). Al momento il tappeto di fogliame lascia vedere soltanto un muro in opera reticolata con cubilia di 6 cm di lato, per una lunghezza di m 18,5 circa ed un'altezza max. di m 0,50. A questo, orientato sud-ovest/nord-est, all'estremità settentrionale, se ne appoggia un altro, ortogonale, il quale sembra conservato per circa m 2 di lunghezza ed un'altezza max. di m 0,70 (Fig. 355). Nel terreno ho raccolto non pochi frr. di tegole e diversi frr. di intonaco dipinto sia di color rosso che bianco. Ancora al complesso residenziale devono riferirsi le strutture, presumibilmente riferibili alla pars rustica della villa, dapprima individuate nel corso della costruzione delle palazzine su via della Cisterna romana e successivamente scavate dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio! (Fig. 343, d). L'area scavata si estende per m 20 circa di lunghezza e m 5 circa di larghezza, ad un livello τῶν La deduzione è suggerita dall'assenza di cortina sul lato esterno del muro. is Sul muro restano tracce di intonaco dipinto. wai Su questo lato, a m 1,20 dall'angolo, il muro riprende dopo una lacuna, con una mazzetta in blocchetti, segno evidente dell'esistenza di un'apertura. la canaletta in peperino. Ora tì In questo punto la fogna fa un angolo con il canale di deflusso delle acque sottostanteimprobabile che originariamenè non mentre comunicare, di condotti due ai impedisce pezzame in settentrionale 1a spalletta te essi lo facessero e che la fogna raccogliesse anche le acque di sgrondo. 1% Si trovano nel giardino dei Sig.ri Sette, in via della Cisterna 26a. Informazioni sui saggi di scavo in sat, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/8, 024/1, RelazioneE. D'Antimi dell'11 settembre 1989. 321

di m 1,80 circa inferiore rispetto al p.d.c. del giardino nei quali si trovano (Fig. 356). È visibile un

lungo muro (m 19,70) in opera reticolata (spess. m 0,60), orientato nord-est/sud-ovest, che chiude sul lato sud-orientale alcuni vani (Fig. 357). All'estremità sud-occidentale dell'area indagata è un muro sempre in opera reticolata, ortogonale al precedente, relativo alla divisione di un primo ambiente. Lungo il muro, largo m 0,60 e messo in luce per una lunghezza di m 5,75, si aprono due vani di passaggio, a m 2,62 l'uno dall'altro, larghi m 0,90 e segnati da mazzette realizzate con blocchetti parallelepipedi di peperino. A m 2,20 di diFig. 354. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitel- stanza dal primo muro divisorio e parallelo ad lio. Settore scavato: fogna a cappuccina all'estremità esso ve ne è un secondo, in opera reticolata ma di minore spessore (m 0,45), visibile al centro dell'aorientale dell'area. rea per soli m 3 di lunghezza (Fig. 358). Procedendo verso nord-est, a m 3,20, ne corre un terzo, con andamento sempre ortogonale al lungo muro perimetrale ed appoggiato ad esso: è visibile su entrambi i lati la risega di fondazione!®, mentre lo spiccato, con cortina in reticolato visibile per un'altezza max. di m 0,55, presenta uno spessore di m 0,85 circa. Nell'angolo nord-orientale dell'area indagata restano la preparazione in grosse scaglie di tufo del pavimento in cocciopesto sul quale poggiano una macina in peperino (diam. m 1,42) e due vaschette ricavate anch'esse nel peperino, resti evidenti della presenza di un torcularium (Fig. 359). A circa m 5,50 circa dall'estremità meridionale delle strutture ancora visibili, lo scavo rivelò l'esistenza di un muro, privo di cortina ed orientato nord-est/sud-ovest, per una lunghezza di m 1,50 circa ed uno spessore di m 0,75. Nello scavo sono stati recuperati numerosi materiali, molti dei quali ora sono ammonticchi ti sulle creste dei muri. Non pochi sono i frr. di intonaco, tra cui uno con fondo rosso e fascia ori; zontale verde, un altro con fondo rosso e fasce bianche orizzontali ed infine uno a fondo bianco e doppia fascia orizzontale, di cui una di altezza Fig. 355. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitel- minore, grigia, ed un'altra, maggiore, di colore celio. Muri nel bosco immediatamente ad est del setto- leste (Fig. 360). È presente anche un tubulo in terre scavato (N. 71,c). racotta (lungh. m 0,38; diam. m 10,3 e 6,5) ed al"= La risega di fondazione si trova a m 0,82 sopra l'attuale p.d.c. sul lato occidentale e a m 0,25 su quello opposto. Evidentemente in questo punto dovevano raccordarsi piani di calpestio diversi, di cui resta come testimonianza, per la zona più alta, a nord-ovest del muro, un lacerto pavimentale in cocciopesto. Meno chiaro il rapporto tra il livello attuale, ben più bas50, eil plano della risega per la zona a sud-ovest del muro. 322

Fig. 356. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio, Veduta delle strutture da sud-ovest (N. 71 d

È

3

Ξ E E 3

3

È Ci

i

323

Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio. Macina Q)(N.71,).

Fig. 360. Ariccia, Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio: fr. di intonaco (N. 71, d).

cune tegole intere: al centro della piastra di una di esse si conserva il bollo circolare ex opus doliare ex figuli[..] / [—KFig. 361). Infine, devono presumibilmente riferirsi a questo complesso, considerata la prossimità, anche i muri in opera reticolata scoperti nel corso dei lavori edilizi intrapresi per la realizzazione del gruppo

di palazzine poste lungo via A. de Gasperi (Fig. 343, e). Attualmente di essi è visibile, sul retro delle abitazioni, solamente un breve tratto (m 1,80x0,30) riutilizzato come parapetto (Fig. 362).

324

Fig. 361. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. vil. — Fig. 362. Ariccia. Via A. de Gasperi. Villa di Vitellio. Resti di la di Vitellio: bollo laterizio (N. 71, d). muto in opera reticolata (N. 71, e).

Alle strutture ancora esistenti devono poi aggiungersi quelle ora non più visibili, perché distrutte o semplicemente obliterate, ma delle quali esiste una documentazione. Il caso più significativo è senz'altro costituito dalla cisterna a cunicoli rinvenuta nel 1973 a nord-est delle Muracce, in occasione dei lavori per la realizzazione del campo sportivo, della quale resta una descrizione e la pianta eseguite da uno studioso locale' (Fig. 343, f). La struttura, interamente scavata nel banco, si componeva di un cunicolo adduttore identificato per una lunghezza di m 27,20. A partire da questo punto furono rinvenuti 6 cunicoli orientati nord-ovest/sud-est, lunghi m 30,80, i quali erano intersecati da 7 cunicoli, ortogonali ai primi, e lunghi presumibilmente m 24,40. I cunicoli, rivestiti internamente di cocciopesto, provvisti di cordoli in corrispondenza degli angoli, dovevano essere alti m. 1,97 circa, compreso l’interro alla base di m 0,30 circa, e larghi m 0,95 circa. Altri resti, ugualmente distrutti o comunque non più visibili, furono, dapprima individuati nel corso dei lavori di sbancamento realizzati per la costruzione della strada di collegamento tra via delle Cerquette e via del Bosco Antico e di alcuni edifici, e successivamente scavati dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio", È il caso del muro in opera reticolata e del successivo in opera listata addossato al primo, con presumibile funzione sostruttiva, scoperto lungo il ciglio sx. di via delle Cerquette'®”, oppure dei resti di mosaico e di altri muri individuati a poca distanza da esso o, ancora, dei resti di due muri paralleli rinvenuti a poche centinaia di m ad sud-est'® (Fig. 343, g). disegni effettuati da A. Fortini, vs Lerevas 1974, 13-16 ( - Lerevne 1996, 164-168), il quale riporta la descrizione e i 1973. Cfr. anche le osservazioni conservati in sa, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/5, 009. Relazione A. Fortini del 1 settembre si trovano in sat, Sannibale P. dall'arch. realizzate scoperti, resti dei 1:200 e 1:500 scala in di Ciuanuccı 2000, 182. Due piante Archivio pratiche, Ariccia, Ar/5, 009. Allegati grafici alla relazione del 25 maggio 1974. con indicazione delle aree sbancate "sw Su queste scoperte, per il cui posizionamento rimando allo stralcio catastale nella via del Bosco Antico), alcuni cenni con ruderi (in sui, Archivio pratiche, Ariccia, Ari/S, 010. Progetti per la costruzione di “alcuni tratti di murature” e ha fornito Lereva& 1974, 12 (= Lerevae 1996, 163-164). Più specificatamente sul rinvenimento dipinto, di alcuni basoli intonaco di e marmo di lastre di fr. laterizi), (cubilia edilizi materiali di quantità ina grandissima vd. sal, Archivio pratiche, Ariccia, Ari5, 006. Relazione M. L. Veloccia Rinaldi del 1 dicembre 1977.scavate, all'interno della pro‘im Sulle strutture rinvenute casualmente durante lavori di costruzione e successivamente Ariccia, Ari/9, 027. Relazione A. Moprietà distinta nel fogliodi mappa catastale n. 4 con la part. 37b (sat, Archivio pratiche,in sat, Archivio pratiche, Aric ia, Ari/9, etti del 7 gennaio 1977), vd. Lerevne 1974, 12 Fig. 13. Segnalazione della distruzione 027. Relazione M. Leoni del 13 luglio 1981 to sx, Archivio pratiche, Ariccia IX, Ari/13, 001. Relazione A. Moretti del 6 maggio 1977. 325

72. Via D. Marinelli: pozzetto di acquedotto

All'interno del terreno boschivo delimitato a nord dai resti delle cd. Muracce (N. 71a) e a sud dal palaghiaccio, a circa 20 m dal lato nord-orientale di via D. Marinelli, è ancora visibile sul terreno la bocca circolare (diam. m 0,85) di un pozzetto di areazione, presumibilmente riferibile ad una diramazione dell'acquedotto di Malaffitto (N. 74) λον (Figg. 49, 72; 363). ΑἹ momento, a causa del terreno caduto al suo interno, risulta alto appena 2mcirca.

73. Malaffitto: castello e resti in opera incerta

Fig. 363. Ariccia. Via D. Marinelli. Pozzetto di ac-

quedottoa sud delle cd. Muracce (N. 72).

A nord del paese di Ariccia, sullaltura di Monte Gentile, all'interno del comprensorio privato a cui si accede dal piazzale dei Daini'®, si trovano i resti del Castello di Malaffitto "^ (Fig.

364,73).

Ad esso, nominato in documenti d'archivio di vario genere tra il 1249 e il 1662, ma quasi del tutto assente nelle carte del Cinquecento e del Seicento rappresentanti il Lazio”, si sono interessati, in maniera più puntuale G. Tomasetti, che rilevò anche il prospetto del lato occidentale, il solo che risultasse visibile tra la vegetazione ai suoi tempi, G. Lugli e più recentemente R. Lefevre ^, Il castello, ormai sommerso dalla vegetazione (Fig. 365), occupa la sommità di un colle, che digrada dolcemente verso sud-est mentre scende ripidamente sul versante nord-ovest da cui domina il sottostante lago di Albano. I muri perimetrali, realizzati in opera cementizia con cortina di blocchetti parellelepipedi (m 0,135x0,10), messi in opera per filari regolari, con evidente stilatura dei giunti, sono conservati su tre lati e chiudono un'area rettangolare ampia m? 580 circa. Dei torrioni quadrangolari esistenti in corrispondenza degli angoli del recinto ne restano visibili tre (Fig. 366). I lati maggiormente conservati sono quello lungo, sud-orientale (Fig. 367) e quello breve, sud-occidentale: rimane, infatti, la lunghezza originale, rispettivamente di m 25,30 e 16,25 da torrione a torrione, e quasi l'intera altezza, da m 3,80 a m 4,50. Del terzo lato, nord-occidentale, resta un breve tratto (m

6,50) privo quasi completamente di cortina, a partire dall'angolo sud-occidentale!" (Fig. 368). Il lato sud-orientale è interrotto da un crollo in prossimità dell'angolo sud-est, che ha causato anche lo spostamento del tratto di muro immediatamente vicino, il quale si è leggermente “aperto” creando ?9* Ho cercato soprattutto verso monte, dato che la zona a sud è stata massicciamente edificata, altri pozzetti, ma non ne ho trovato traccia. πον Ringrazioἢ sign. Gatte, proprietario del terreno sul quale insistono i resti antichi |, per avermi concesso il permesso di accesso. 7! Sul decreto di vincolo archeologico del 17 gennaio 1977 vd. sui, Archivio pratiche, Ariccia V, Ari/12, 006; cfr. anche Lerevur 1979, 24. Fino al settembre del 1999, risultava difficile osservarne le caratteristiche, fatta eccezione brevissimi tratti, a causa della vegetazione cresciutavi intorno e al di sopra. La pulizia recente ha così permesso lo studio per e il rilievo del monumento. 7? Raccolta di documenti di archivio in Lancust mss. 85/2, 21 1» Racor 1879, 213-214; Toxasserm 1910, 165 Fig. 34; Touasserti 198-200; Luc 1946b, 42-46; Lerevne 1979, 15-24 (= Lereve 1996, 185-197 e Tav. XXIX), con fotografieed indicazioni 1979, bibliografiche ed archivistiche. 1% Su questo versante, rivolto verso il lago, forse il crollo della struttura è stato in parte accentuato dai maggiori smottamenti del tereno visto lo strapiombo presente a poca distanza dal muro. 326

Fig. 364. Ariccia. Posizionamento dei resti ad est della 55.218 (Nn. 73, 75). 327

Fig. 365. Ariccia. Castello di Malaffitto. Veduta da est dei resti invasi dalla vegetazione (N. 73).

una fenditura a metà circa della lunghezza. La lacuna del muro lascia vedere, all'interno del recinto e affiorante dall'interro per m 1,20 circa, una struttura rettangolare (m 1,40x0,90), addossata alla fronte interna del muro perimetrale sud-occidentale, all'incirca all'altezza del torrione angolare esterno. Su questa fronte, infine, il muro sfrutta, inglobandola, per m 1/1,50 di altezza da terra e per m 12,70 circa di lunghezza a partire dal torrione nord-orientale, una precedente struttura in opera incerta. Il secondo lato (sud-occidentale), conservato per l'intera lunghezza con cortina '**, ha subito

uno spanciamento quasi al centro”.

Iure torrioni angolari conservati hanno forma e misure diverse. Quello all'angolo nord-orientale, è a pianta quasi quadrata, con lati di m 1,57x1,95x0,95, per un'altezza di m 3,80 circa '**, La parte inferiore, per un'altezza di m 1,60 dal p.d.c., interpretabile come fondazione, appare leggermente aggettante rispetto alla muratura superiore ed è realizzata con filari irregolari di pezzame di medie dimensioni di peperino, Lo spiccato prosegue con quattro filari di blocchi parallelepipedi di peperino (m 0,23x0,40; m 0,16x0,32; m 0,53x0,25), presumibil#5 Il muro risulta pericolosamente esposto alla spinta del terreno retrostante. 7 Solo un breve tratto, a partire dall'angolo sud-orientale, ὃ privo di cortina. 19” Inseriti nel nucleo cementizio sono due frr di ceramica laziale, databile intorno al XIII secolo, che costituiscono un indicatore cronologico per la datazione del castello, δὴ Il crollo del muro ortogonale che chiudeva il lato nord-orientale del recinto ha causato un leggero dissesto della struttura che è ruotata verso l'esterno. ?*^ Questa parte, per le caratteristiche costruttive che la distinguono dal resto dell'alato, sembrerebbe interpretare come fondazione non a vista: il che presuppone la presenza di un interro progressivamente crescente doversi lungo questo. Îato, da sud a nord-est, che doveva coprire anche i resti in opera incerta. 328

Fig. 366. Ariccia. Castello di Malaffitto: pianta (N. 73).

329

Fig. 368. Ariccia. Castellodi Malaffitto. Resti del lato nord-occidentale(N. 73).

mente di riutilizzo! al di sopra dei quali riprende la consueta cortina a blocchetti parallelepipedi di minori dimensioni" (Fig. 369). Il secondo torrione, all'angolo opposto sud-orientale, a pianta quasi rettangolare (largh. m 0,90; lungh. m 3,55, aggetta dalla fronte sud-orientale per m 0,95 e da quella sud-occidentale per m 0,86), è conservato per un'altezza max. di m 5,30 circa. A differenza del primo, è costruito quasi interamente con filari di blocchi di peperino di grandi dimensioni. Alla base è visibile, per m 0,35 circa fuori terra, la fondazione in scaglie di peperino, leggermente sporgente rispetto all'alzato'!®, Il terzo torrione, che chiude l'angolo sud-occidentale, ha forma e dimensioni simili al secondo. È realizzato però con filari di blocchi di grandi dimensioni alla base e cortina a blocchetti per la restante altezza, com-

1 Su uno dei blocchi è presente un incasso peril sollevamento con i ferrei forfics. 1% Il crollo del muro ortogonale nord-orientale permette di osservare in sezione su questo lato il torrione: appare evidente come al suo interno sia stato inglobato il muro in opera incerta, rasato, visibile sulla fronte. δι La minore altezza del piano di fondazione porta a supporre che in questo punto si fosse azzerata l'altezza dell'interτὸ ipotizzato lungo la fronte sud-orientale. 330

Fig. 369. Ariccia, Castello di Malaffitto. Torrione all'angolo nord-orientale(N. 73).

Fig. 370. Ariccia. Castello di Malaffitto. Torrione all'angolo sud-occidentale (N. 73).

plessivamente di m 6,40 (Fig. 370). Diversa la cortina del lato breve aggettante dal muro nord-occi dentale, la quale è realizzata a filari alternati di blocchi di piccole e grandi dimensioni"^. L'interesse del sito non si limita comunque alla presenza di una pur così imponente struttura tardo medievale, ma è accresciuto dal fatto che questa stessa sia nata sfruttando precedenti presenze, in parte obliterate dalla sovrapposizione delle murature medievali, in parte conservate nell'area interna al recinto murario'"*. La presenza più cospicua è costituita dalla lunga fronte in opera incerta, inglobata dal lato sud-orientale (Fig. 367). Quasi al centro della lunghezza presenta ammorsature con blocchetti di peperino, che non sembra possibile definire se riferibili ad ammorsature angolari o, piuttosto, a mazzette di un'apertura (Fig. 371). Il muro sembra terminare, tagliato, all'altezza del torrione nord-orientale: proprio la parziale rovina di quest'ultimo permette di apprezzare la presenza di cortina su entrambi i lati del muro più antico, inglobato (Fig. 372). Altre strutture in opera incerta (spess. m 0.45), forse riferibili ad un medesimo ambiente, sono visibili nell'area nord-orientale. A m 5 circa dal torrione è visibile un primo muro, orientato nord-ovest/sud-est, ortogonale al primo, il quale è conservato per un'altezza max. di m 1,65 circa ed è libero dall'interro solo su uno antico.

us Non è escluso, visto il precario stato di conservazione di questa fronte, che vi siano stati interventi di restauro in "v Lucio 1796, 303, ricorda l'esistenza di “indizi di antiche fabbriche romane" 331

p

ry

Fig. 371. Ariccia. Castello di Malaffitto. Lato sudorientale: particolare del muro in opera incerta (N. 73)

dei lati, per una lunghezza max. di m 1,10 circa! (Fig. 373). Un secondo muro, ortogonale al precedente, è visibile a m 1,80 circa di distanza, per una lunghezza di m 2!%. A m 4 circa a sud-ovest restano ancora due brevi tratti (lungh. m 1,20 e m 1,40), ortogonali tra loro e con orientamento identico a quello delle altre strutture. I lavori di sterro effettuati nel 1976 per la realizzazione dei due edifici moderni, che si trovano ad una trentina di metri a sud-ovest dai resti del castello, avevano evidenziato l'esistenza in tutta l'area di materiale archeologico di vario tipo ma comunque riferibile al I secolo a.C. (una macina in vicoite (Fig. 374), bolli frammentari su piastre di tegole, frr. di marmo bianco, frr. di lastre di rivestimento

in verde antico),

mentre

uno

sterro

eseguito al suo interno aveva permesso di rilevare, nella sezione del terreno, l'esistenza ad una medesima quota di due pavimenti a mosaico e di numerosissimi frr. di intonaco "9, Numeroso il materiale archeologico esistente nell'area, a partire dai non pochi basoli stradali visibili di fronte agli edifici moderni che si trovano ad est del castello e nel bosco dietro ad esso. In prossimità dell'angolo sud-orientale del castello, a una decina di metri di distanza, restano ancora: un rocchio (?) di colonna, liscio, in calcare (alt. max. m 0,48; diam. max. m 0,28) frammentato; due frr. di colonna liscia in peperino (alt. max. m 0,55, diam. m 0,38; alt. max. m 0,18, diam. max. m 022), due frr. di canaletta, una base frammentaria (alt. max. m 0,38, largh. m 1,61), sulla quale Testa traccia, non decifrabile, di una iscrizione (Fig. 375).

1 Π muro è parzialmente obliterato da una struttura posteriore che gli si è appoggiata, realizzata con nucleo cementizio e cortina irregolare in pezzame di peperino e frr. laterizi, la quale segue l'orientamento del muro perimetrale del castello. δῶν Anche in questo caso l'interro ha lasciato libera solo una della fronti del muro. # sar, Archivio pratiche, Ariccia IV A, Ari/11, 0035. Relazione s.d. nella quale è detto che i materiali rinvenuti furono consegnati al Museo. Successivamente la Soprintendenza ArFig. 372. Ariccia. Castello di Malaffitto. Torrione cheologica per il Lazio eseguì alcune trincee di scavo nell'area tra la strada che dallaltezza del quadrivio raggiunge nord-orientale: particolare del lato settentrionale (N. lacompresa sommità del collee la zonain cui si trovano i resti antichi e 73). medievali. Le trincee, realizzate con l'ausilio del mezzo meccanico, larghe m 2 circa e profonde max. m 1,20, furono quattro, di cui una, che attraversava tutta l'area nel senso della lunghezza, lunga circa m 100, mentre le altre partendo in senso verticale dalla prima raggiungevano la sottostante area (sui, Archivio pratiche, Ariccia IVA, Ari/11, 035. Relazione R. Piacentini del 16 novembre 1976). 332

Fig. 373. Ariccia. Castello di Malaffitto. Muroin opera incerta in prossimità dell'angolo nord-orientale (N.73).

Fig. 374. Ariccia. Castello di Malaffitto. Macina in vicoite: catillus (N. 73).

74. Via dell'Uccelliera: acquedotto di Malaffitto

Resti di un ramo dell'acquedotto di Malaffitτο alto, il cui percorso è riportato nella tavoletta IGM di Albano Laziale nella levata del 1940, si conservano a nord-est dell'abitato di Ariccia, presso la grande curva esistente all'altezza del Km 13,500 della s.s. 218, all'interno dell'area denominata il Canalone (Fig. 376). L’acquedotto antico si intercetta all'altezza di un bottino moderno, circa m 150 dalla strada, in direzione nord-est. A partire da questo punto il cunicolo, parzialmente scoperto dal crollo della copertura, corre appena al di sotto del piano di campagna, con un'altezza di m 1,05 ed una larghezza di m 0,37 (Figg. 377-379, ab). Le pareti laterali sono costruite in ciottoli e la copertura è costituita da lastre di peperino da m 0,60x0,16x0,34 appoggiate alle spallette. Il cunicolo, dopo un primo tratto di m 1 circa in cui è ispezionabile, si restringe ulteriormente e prosegue, 375. Ariccia. Castello di Malaffitto. Base in pepresumibilmente con le medesime caratteristiche, Fig. perino (N. 73). per m 48 circa in direzione nord-est, fino a raggiungere un primo pozzetto di ispezione (Fig. 379, cd). Questo, che risulta per i primi 1,35 m di altezza rialzato in epoca moderna con una vera quadrangolare, conserva a partire da questo punto, per m 4,20 fino a raggiungere il fondo, il diametro originario di m 0,65 scavato nel banco. Da qui il cunicolo, con un tratto di m 17 circa, sembra piegare leggermente verso nord fino a raggiungere un secondo pozzetto' (Fig. 379, ef). Al di sotto della vera moderna quadrangolare, alta m 0,70, per circa m 3,10 di altezza, il pozzo presenta una camicia '* Anche questo, come il precedente, è stato protetto in epoca moderna, con una struttura alta m 0,70. 333

Fig. 376. Ariccia. Loc. Canalone. Posizionamento del tracciato dell'acquedotto (N. 74). in ciottoli, mentre per altri 3,50 m circa conserva la struttura originaria priva di rivestimento (diam. m 0,90 circa). Da qui il cunicolo prosegue per circa m 17,20 piegando ancora verso nord, fino ad un

terzo pozzetto (Fig. 379, gh). Anche questo, protetto da una bassa vera moderna, presenta una prima parte (m 4 circa) con parti rivestite da una camicia di ciottoli, nella quale ha un diametro di m 0,90 circa, e una successiva (fino a 9,80 m dalla superficie) priva di rivestimento, nella quale raggiunge un diametro di m 1,10 circa. In questo secondo tratto si conservano le pedarole scavate sui due lati, a m 0,28 di distanza. I due rami dell'acquedotto raggiungono il pozzo a quote diverse: il ramo sudoccidentale, più basso, si apre sul fondo del pozzo, a m 9 circa dal piano di calpestio. L'interro del fondo lo rende agibile per un'altezza max. di m 0,65 nei primi 0,60 m circa, dopodiché diviene alto solo m 0,38, per una larghezza di m 0,46 (Fig. 379, il). A questa stessa quota, sulla parete opposta del pozzo si apre un secondo speco, per m 0,55 di lunghezza, alto m 0,75, con volta a botte!'®. Il ramo proveniente da est si apre invece più in alto, a soli m 4 sotto l'attuale piano di campagna '!!9, Il cunicolo più alto ispezionabile partendo dal pozzetto, interamente scavato nel banco di peperino, è largo inferiormente m 0,40 ed ha volta a doppio spiovente con un'altezza max. di m 1,84 circa (Figg. 379, mn-380). Piega verso sud-est per i primi 4 m, conservando le stesse caratteristiche, fatta eccezione per la larghezza che diminuisce fino a m 0,30. In questo tratto ho rilevato sul fondo l'esistenza di una canaletta e lungo la parete settentrionale traccia della linea guida e di un incasso per lucerna. Lo speco prosegue poi con una ampia curva per m 4,50 circa verso est. In questo tratto il cunicolo presenta una larghezza max. alla base di m 0,42 ed un'altezza che raggiunge appena i m ? È forse interpretabile come iniziale volontà di far proseguire lo speco alla stessa quota, poi corretta dalla realizza. zione del cunicolo più alto, sempre sulla parete orientale del pozzo. 1 Questa disposizione dei due rami suggerisce l'ipotesi che il pozzo potesse avere anche funzione di raccolta dellacqua, dal momento che uscendo dal cunicolo più alto poteva colmare i dislivello di m 3 circa nei periodi di massima portata. prima di riprendere il percorso nel cunicolo sottostante. 334

1,60 a causa dell'intero sul fondo (Fig. 379, op).

Le pareti sono rivestite, a differenza della volta a botte di copertura che conserva le caratteristiche originarie. Da questo punto il cunicolo prosegue con direzione quasi est-ovest per m 70 circa, fin dove il terreno è franato provocando una ampia voragine, ormai impraticabile a causa dei rovi e degli arbusti cresciutivi: tuttavia è possibile osservare in sezione, lo speco aperto dal crollo. Poco più avanti, a m 14 circa, un altro crollo, più recente, ha investito il cunicolo rendendolo visibile in sezione sui due lati della voragine, a m 7,30 circa dal p.d.c.. È parzialmente accessibile il tratto sotto alla parete occidentale, alto m 1,85 e largo m 0,55 circa alla base (Fig. 381, qv). 75. M.te Gentile: pozzetti di acquedotto

Fig. 377. Ariccia. Loc. Canalone. Speco dell'acquedotto in prossimità del bottino moderno (N. 74).

Lungo la scarpata sottostantei resti riferibili al castello di Malaffitto (N. 73), circa m 100 ad est dalla fronte sud-orientale, si conservano due pozzetti dell'acquedotto di Malaffitto!!!1, mentre un altro era visibile fino a pochi anni fa a circa 70 m da quello più orientale, in corrispondenza della recinzione con la proprietà della casa di Riposo del "Divin Maestro”!!! (Fig. 364,75). 1 due pozzetti, entrambi a sezione rettangolare (m 0,78x0,58), si trovano a m 71 di distanza l'uno dall'altro.

76. ("Residence M.te Gentile") Via dei Noccioli: clivus albanus

Alcuni tratti di strada basolata, relativi al clivus albanus, che da Ariccia saliva verso Monte Cavo, sono conservati all'interno di alcuni giardini, nel complesso residenziale di Monte Gentile, cui si accede dal Piazzale delle quattro strade (Fig. 382,76). Noti dal contributo di G. Lugli", sono stati parzialmente danneggiati nel 1978, in occasione dei lavori di costruzione delle varie unità abitative, Provenendo dall'ingresso, circa 800 m a nord-est, si incontra il primo tratto di strada, in prossimitä del lato nord-orientale di via dei Noccioli '*. Da qui il lastricato, sezionato presumibilmente proprio dai lavori per la costruzione della strada moderna, e più alto rispetto a quest'ultima di circa m 0, 80, prosegue per circa m 72 con direzione nord-est/sud-ovest all'interno dei giardini di due di1 A differenza di quello più orientale visibile a Sor di terra, l'altro si trova attualmente all'interno di un piccolo edificio moderno, realizzato appositamente. "^ Un altro pozzetto, a detta del proprietario del terreno, fu rinvenuto e immediatamente "tombato" nei primi anni settanta del Novecento, nei pressi del lato sx. dell'ingresso. e Tav. XI t. Una breve descrizione, in tempi più recenti, si trova in sai, Archivio pratiche, Aricti Luoti 1923, 269-270 cia IV, Ari/11, 034. Relazione del 6 settembre 1979. Un disegno della strada si trova in sai, Archivio Disegni 1/1, 86: Monte Gentile: strada romana in scala 1:50/1:500, rilievo del 12 novembre 1979. "i Alcuni tratti furono successivamente ricostruiti riutilizzando | basoli divelti (sas, Archivio pratiche, Ariccia IV, Ari/ 11, 034. Relazione L. Crescenzi del 12 agosto 1978. Cfr. anche il sopralluogo effettuato da G. Ghini alla metà degli anni ottanta del Novecento, in sit, Archivio pratiche, Ariccia IV, Ari/11, 034. Relazione G. Ghini del 16 novembre 1984) ?'* Sul lato opposto di via dei Noccioli, la strada presumibilmente prosegue all'interno di un lotto inedificato, fino a raggiungere las, s. 218 per Rocca di Papa. In questo tratto, nonostante la vegetazione spontanea non renda possibile, al momento, la visione della pavimentazione, ho osservato alcuni basoli divelti, e brevi tratti delle crepidini. 335

Fig. 378. Ariccia. Loc. Canalone. Acquedotto: pianta (N. 74). 336

Fig. 379. Ariccia. Loc. Canalone. Acquedotto: sezioni (N. 74).

verse proprietà!'*, In questo primo tratto la strada, pavimentata con basoli generalmente di dimensioni medio-grandi, sui quali è ben visibile almeno un segno del passaggio, conserva le crepidini laterali ed è larga m 2,60 circa. La pavimentazione mantiene quasi ovunque le caratteristiche originarie (pendenze laterali, basoli ben connessi)!!! (Figg. 383; 384, cd). Da qui la strada antica, che è andata distrutta per m 16 circa, dal passaggio di un'altra strada moderna del complesso residenziale, è nuovamente visibile all'interno di una proprietà posta sul lato meridionale di via dei Noccioli. A partire da questo punto la strada antica, con il medesimo orientamento, è conservata per m 38,20 circa (dei quali gli ultimi 1,50 m circa all'interno di un'altra proprieta)"'*, Quindi, dopo una lacuna di m 10 circa"! il basolato prosegue ancora per m 46,50 circa. In questo tratto, conservato in buono stato solo per i primi 15,50 m circa", la strada è larga m

uè Un primo tratto, di circa m 33di lunghezza, si trova all'interno della proprietà del Sig. F. Arci, con accessoal n. 29 di via dei Noccioli. Il basolato poi prosegue, senza interruzione, anche se attraversato da una rete metallica di recinzione, all'interno della proprietà, con ingresso al n. 33 della medesimavia. ‘in 1 numerosissimi basoli che si trovano nel giardino della proprietà in via dei Noccioli 29, e che sono stati riutilizzati per la recinzione delle aiuole, è probabile che debbano riferirsi al tratto della strada antica, distrutta per la costruzione di via dei Noccioli ‘i Le proprietà nelle quali corre la strada antica hanno l'ingresso rispettivamente ai nn. 63 e 61 di via dei Noccioli 1% La strada è stata distrutta in corrispondenza del viale di accesso alla proprietà di via dei Noccioli 59. afferma la tt Per gran parte della lunghezza, la strada è priva della pavimentazione e delle crepidini. Secondo quanto proprietaria del terreno attraversato dalla strada, il tratto “sconnesso”, sarebbe stato arbitrariamente distrutto, nel 1979, dagli operai della ditta incaricata della costruzione della sua abitazione. 337

Fig. 380. Ariccia. Loc. Canalone. Speco dell'acquedotto in prossimità della sezione m-n (N. 74).

2,55 circa, con crepidini laterali e tracce, anche profonde, del passaggio dei carri (Figg. 384, ef-385). La strada quindi, prosegue ancora, in gran parte obliterata dalla vegetazione, all'interno di un lotto inedificato per m 9 circa, fino a raggiungere la recinzione del complesso residenziale con il bosco comunale tt, 77. Residence “M.te Gentile": vaschetta All'interno del complesso residenziale “M.te Gentile”, a circa 30 m dalla recinzione lungo la s. 218, esiste una struttura ricavata nel banco affiorante (Fig. 382,77). Si tratta di una vasca rettangola-

1 A partire da questo punto la strada doveva proseguire all'interno del bosco di castagni Tuttavia, non mi è stato possibile rintracciare il basolato a causa dello spesso letto di foglie presenti 338

Fig. 382. Ariccia. M.te Gentile. Posizionamento dei resti sull'altura (Nn. 76-79; 81). 339

Fig. 383. Ariccia, M.te Gentile. Via dei Noccioli. Resti del clivus albanus (N. 76).

Fig. 384. Ariccia. M.te Gentile. Clivus albamus: sezioni (N. 76).

Fig. 385. Ariccia. M.te Gentile. Via dei Noccioli. Resti del clivus albanus (N. 76). 340

Fig. 386. Ariccia. M.te Gentile. Proprietà “Divin Maestro”, Resti del clivus albanus (N. 78).

re (m 1,25x0,90), profonda m 0,65, dei quali quasi la metà invasi dall'acqua. Nonostante il fogliame e T'humus è possibile osservare come le pareti risultino rettilinee e perpendicolari tra loro. 78. Casa di Riposo “Divin Maestro": clivus albanus e pozzetto di acquedotto

Nel terreno boschivo, posto a circa m 85,30 dal lato nord-occidentale della s.s. 218, all'altezza (Fig. 382,78). del km 10,900, è conservato un tratto di strada basolata relativa al clivus albanus1,80"8: circa, è visibim di max. ampiezza una per ‘Una prima porzione, perm 1,50 circa di lunghezza e 386). (Fig. Maestro”!! "Divin Riposo di le a partire dal lato orientale del viale di accesso alla Casa Maestro. Ringrazio padre Maselli, per τῶν Si trova all'interno del terreno di proprietà della Casa di Riposo del èDivin individuare con facilità ἢ suo perpossibile basolato, l i ricopre che foglie di letto il avermi consentito l'accesso. Nonostante corso. Segnalazione in Gaurazzı, GaLexzz1, Germani, DE Paots, Sciro, Leona 1999, 37 Fig. 1 (strada), 40 Fig. 4-41 (pozzetto di acquedotto) 9» La realizzazione del viale d'accesso ha, in parte, provocato la distruzione della strada antica, che appare sezionata sulla scarpata soprastante il viale. 341

ig. 387. Ariccia. M.te Gentile. Proprietà "Divin Maestro” . Resti del clivus albanus (N. 78).

La strada, dal margine del viale, sembra proseguire, pur se priva del basolato, verso nord-est per meno 35 m, come suggerisce la presenza di alcuni basoli, nella maggior parte dei casi fuori posto. al-A questa altezza, nel punto in cui la strada piega verso nord, il basolato è franato, in corrispondenza di un pozzo di areazione dell'acquedotto di Malaffitto alto (m 1,20x0,50). Da qui la strada è conservata per un tratto di m 2,50, con la crepidine meridionale integra, c una larghezza max. di m 2,60 (Figg. 384, ab; 387). Doveva poi proseguire sia verso nord-est raggiungendo i resti visbil all'interno del complesso residenziale di M.te Gentile (N. 76), che verso sud-ovest, sul lato opposto del viale d'ac-

cesso,

79. M. te Gentile: cunicolo

Lungo il margine orientale della s.s. 218, all'altezza del km 10,550 e a m 2,20 circa sopra il piano stradale, è visibile l'ingresso di un cunicolo scavato nel banco, sezionato con ogni probabilità proprio dalla costruzione della strada moderna= (Fig. 382,79). Il cunicolo si interna nella costa in direzione nord-est, con andamento divergente rispetto all'asse stradale (Figg. 388-390, ef). Nei primi m 5,10, presenta una larghezza media dello speco di m 0,42, per un'altezza max. di 1,25, con sezione a 11% Nel bosco, sul lato occidentale del viale che conduce alla Casa Riposo, resta un lungo canalone, che corre fino alla recinzione lungo la s.s. 281 con il medesimo orientamento della strada diantica, forse traccia del suo passaggio. "Ho cercato invano la prosecuzione del cunicolo sul fianco opposto della strada, del Divin Maestro. Sc‘gnalazionee descrizione in Gatrazzi, Gateazzi, Geaman, DE Paois, Sciro, Leont 1999, 37 Fig.verso1, 40la Casa Fig. 4, 41. 342

Fig. 388. Ariccia. Ingresso del cunicolo lungo il margine orientale della s.s. 218 (N. 79).

Fig. 389. Ariccia. Cunicolo lungo il margine orientale della s.s. 218: pianta (N. 79)

volta quasi piatta''% (Fig. 390, cd). In prossimità dell'ingresso resta sulla parete occidentale, all'altezza dell'imposta della volta, una piccola nicchia per lucerna. A partire da questo punto il percorso piega leggermente verso est. Come sembra indicare il fatto che la parete occidentale rientra creando un dente di m 0,15 circa e la volta si abbassa di m 0,45 creando uno scalino, è probabile che in questo punto si incontrassero due tratti realizzati da squadre di lavoro differenti. Da qui per m 6,50 circa, fino alla frana che impedisce, al momento, di proseguire la perlustrazione, la copertura diviene a doppio spiovente e la larghezza dello speco aumenta leggermente (m 0,48), mentre l'altezza si riduce am 1,05! (Fig. 390, ab). 80. M. Gentile: cunicoli

All'interno del bosco che si trova sul lato occidentale della s.s. 218, all'altezza del km 10,400, m. 400 circa verso sud-ovest, si conservano due brevi tratti di cunicolo scavati nel banco!"* (Fig. 49, 80). Uno stretto bottino moderno, in muratura, protegge l'ingresso al primo cunicolo, il quale è lungo m 16,60 (Fig. 391). Per i primi m 9,50 circa, nei quali sono numerosi restauri di epoca moderLa parte iniziale è 15% I fondo del cunicolo è molto interrato per almeno i primi 3 m, rendendo disagevole l'ispezione.dall'inizio. solo a partire da m 3,40 fortemente danneggiata cosicché volta e pareti laterali risultano ben conservateimpossibile proseguire la visita al suo interno a ‘ TI cunicolo prosegue certamente verso nord-est. Tuttavia mi è stato causa di un brusco rialzamento della quota dellinterro. il cd. “Sentiero dei ti resti di cunicolo si possono raggiungere inoltrandosi nel bosco in direzione ovest, seguendo ridosso della scara termina bosco il dove fin Montana, Comunità dalla segnato n.1 allitinerario corrispondente due Laghi", pata che precipita sul lago di Nemi: qui, sul margine settentrionale della costa, si vedono i due cunicoli 343

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Fig. 390. Ariccia. Cunicolo lungo il margine orientale della SS. 281: sezioni (N. 79). SS

Fig. 391. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: pianta (N. 80).

na", la larghezza media dello speco è di m 0,45/0,53 e l'altezza di m 2,10 (Fig. 392, cd). Da

qui in poi è conservata la volta originaria, a sezione quasi piatta e lo speco diviene largo m 0,60 cir-

Fig. 392. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: sezioni (N. 80).

ca e alto m 1,77 (Figg. 392, ab-393). In questo secondo tratto è leggibile un incasso per lucerna sulla parete occidentale. Il cunicolo disegna complessivamente un'ampia curva in direzione ποτά. ‘est. Solo l'ultimo tratto, di m 2,50 circa, piega pii decisamente verso est, creando un dente in prossi mità dell'angolo, in corrispondenza del quale restano tre incassi per lucerna, due sulla parete occidentale e uno su quella orientale. 1l secondo cunicolo si trova a circa m 28,50 in direzione sud-ovest, Segue un orientamento rettilineo nord-est/sud-ovest, per complessivi m 12,40, oltre i quali si interrompe (Figg. 394-395).

1 Per 1 m circa a partire dal bottino, la parete occidentale appare completamente manomessa restauri moderni in muratura, i quali proseguono per almeno altri 5 m nella parte bassa del cunicolo. Anche la volta è statadai sostituita da una copertura moderna in cemento, fino a m 9,50 circa a partire dall'ingresso.

344

Fig. 394. Ariccia. M.te Gentile. Ingresso del cunicolo (N. 80). Un primo tratto, di m 5,50 circa, è conservato solo

parzialmente: il crollo della volta ha causato il completo interro del fondo e le pareti laterali sono conservate per breve altezza (m 0,55 max.). In migliore stato di conservazione il tratto successivo, nel quale rimane la volta di copertura, a sezione quasi piatta. Il cunicolo ha una larghezza che oscilla tra i m 0,44 e 0,60, per un'altezza max. di m

1,55. Sulla parete sud-orientale, a m 0,80 circa

dal termine del cunicolo, è visibile un incasso per lucerna, mentre altri due restano poco dopo l'inizio del tratto conservato. Evidenti, su entrambe le pareti, le tracce dello scavo: in particolare risulta ben leggibile, a m 1,15 dal fondo attuale dello speco, la linea guida.

Fig. 393. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: speco (N. 80).

81. M. te Gentile: vaschette In un'area boschiva, lungo le pendici sud-occidentali di Monte Gentile, a circa m 30 dalla re-

cinzione nord-occidentale della proprietà Casa di Riposo “Divin Maestro”, rimangono due vasche rettangolari, ricavate nel banco affiorante (Fig. 382,81). Più conservata quella sud-occidentale, larga m 1, per una lunghezza di m 1,37 circa e profonda m 0,80 sopra l'interro attuale (Figg. 396-397). Sopra al lato corto occidentale è stato realizzato un piccolo incasso circolare (m 0,17x0,20; prof. m 0,10). Della seconda vaschetta restano solo il lato di fondo occidentale e l'attacco del lato settentrionale, per una larghezza di m 1,30 ed un profondità max. di m 0,50.

345

Fig. 396. Ariccia. M.te Gentile. Vasche scavate nel peperino (N. 81).

Fig. 397. peperino:

82. Via della Polveriera: basoli

Numerosi basoli, divelti durante lavori agricoli nei campi sottostanti, sono ammassati lungo il margine dx. di via della Polveriera (Figg. 31, 82; 49, 82; 398).

83. Valle Ariccia: emissario

L'emissario che faceva giungere l'acqua dalle sponde del lago di Nemi fino al mare nei pressi di Ardea era costituito da quattro tratti, ciascuno con proprie caratteristiche e, allo stato attuale, in Fig. 398. Ariccia. Via della Polveriera: basoli (N. 82). condizioni di conservazione alquanto diverse tra loro (Fig. 30, 83). La conoscenza dell'intero percorso, fatta eccezione per il primo tratto rilevato recentemente da V. Castellani e W. Dragoni!!®, è ancora affidata ad alcune indicazioni contenute nella Relazione pubblicata da C. Fea nel 1820!!! e soprattutto alla descrizione e alla pianta di G. Ucelli '?. Tra le diverse rappresentazioni grafiche"> la più interessante è una bella pianta acquarellata dell'archivio Chigi "*, nella quale è riportato l'in-

? CasteLtANI, Draconı 1991, 43, 45, 50 Figg, 9-11, 54-57. τὸ Fr 1820, 27.30. iv ὕεια 1940, 4449 specialmente 44 Fig. 34, 48 Fig. 40. Tra le indicazioni rintracciabili in bibliografía vd. Luem 1796, 53.55 specialmente 54, il quale ricorda l'esistenza di due emissari: “uno di questi... sul fine della Valle, l'altro sul principio”. Accenni più recenti in Riga 1994, 434-438. II, Tav, 176) viene ricordata l'esistenza soltanto XI 30. 1 18: 34-35; cfr. Fautaz 1972 77 Ne' Π Laziodi Ameti (asa, Roma dell'Emissadel primo tratto ("Cunicolo sotterraneo"); Canina 1854, "Tavola Nona della via Appia" riporta solamente l"Uscital'"Emissario del la via Appia”, ricorda rio del Lago di Nemi”; Caxına 1856a, Tav. LXII “La città di Aricia e sue adiacense lungo verso "La Mola”. In precedenza l'esistenza lago nemorense” e lo "Sbocco dell'Emissario” che con percorso irregolare si dirige 1776, e Tav. XII. Tav. XII; Vori 1736, 235 di un "Canalis aquamin lacum Aricinum ducem”è in Kınche 1671, 49; cir. Venuri o degli utenti (secoμὴν nav, Archivio Chigi, n. 24995: “Pianta di Valle Ariccia, con i nomi degli appezzamenti di terreno 10 xv 347

Fig. 399. Ariccia. Disegno acquarellato di Valle Ariccia con il percorso dell'emissario (XVII secolo) (foto BAV).

348

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8

EMISSARIO IN GALLERIA DEL LAGO DI WE

Fig. 400. Ariccia. Pianta e profilo altimetrico, V. Castellani,W. Dragoni, del primo tratto dell'emissario (1991). tero percorso dell'emissario, suddiviso in una prima parte, a partire dalla sua uscita in Valle Ariccia

("Peschiera delle Anguille") passando per la “Mola di Genzano” fino alla “fermata”, caratterizzata dalla presenza della “forma scoperta”, ed una seconda parte, in cui la forma è "coperta" e presenta lungo il suo tracciato cinque pozzi di areazione (Fig. 399). 1l primo tratto, che dalla sponda sud-occidentale del lago di Nemi raggiunge le pendici del cratere di Valle Ariccia, è costituito da un cunicolo, lungo circa 1650 m e provvisto, presumibilmente, di soli due pozzi, scavato interamente nelle formazioni geologiche"! (Fig. 400). Lo scavo del cunicolo è avvenuto da direzioni opposte, come indica la congiunzione esistente a soli 300 m dallo sbocco in Valle Ariccia, presumibilmente motivata dalle diverse difficoltà incontrate dalle due squadre nel lavoro. Le ricerche eseguite recentemente da V. Castellani e W. Dragoni, hanno permesso di precisare alcuni rilievi formulati da G. Ucelli. Ad esempio, è stato notato come lungo il cunicolo principale siano presenti alcuni cunicoli laterali, obliterati quasi del tutto da terra e muri, e che le due deviazioni vadano interpretate come by-pass eseguiti in un momento successivo alla costruzione del cunicolo principale. Per quanto riguarda gli altri tratti, mancano, come detto, studi successivi a quello di G. Ucelli, cosicché occorre riferirsi alla sua pianta. In precedenza, oltre alla particolareggiata descrizione riportata da C. Fea, solo R. Lanciani, che ne aveva seguito il percorso in Valle Ariccia, agli inizi del B Novecento, ne aveva rilevato caratteristiche e dimensioni !*. Attualmente il canale, che già a partire dal Duecento, come dimostrano numerosi documenti di archivio, viene interessato da frequenti interventi di “spurgo”, che comunque non eliminarono vaste zone paludose (“orto de Pantani”)!!”, si presenta in uno stato di conservazione alquanto precario. Via Appia, 1% Ny 1819, "Carta del Monte Albano e sue adiacenze” fra 32 e 33; Luout Appunti, fasc. Via Appia, cart. dell'imbocEmissario del lago di Nemi del 7-111-1919/2-11-1920 con schizzo dello "Sbocco dell'emissario del lago”. Un disegno co dellemissario lungo le sponde del lago di Nemi è in Vrocun 1867, Tav. 19 "Ingresso dell'Acqua del Lago di Nemi nell chissimo Emissario, di cui non vi è notizia istorica alcuna”. "7^ Fra 1820, 28, il quale ricorda l'esistenza lungo il lato dx. del canale principale, di un altro che porta le acque del fosso di Vico; Lexcuxi CVarLat. 13045, 250v., scheda del 24 novembre 1906; cfr. Laxcianı miss. 85/2, 11. 757 Nella maggior parte dei casi la pulizia del cunicolo era resa necessaria dal fatto che fosse completamente ripieno e 349

Fig. 401. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: canale interrato immediatamente a sud-ovest del primo tratto

(N. 83).

Del secondo tratto che dall'uscita della galleria raggiungeva il centro di Valle Ariccia, con un canale scavato nel banco affiorante, della lunghezza di 2,100 Km, rimane visibile!! solo una piccola parte iniziale, priva delle lastre in peperino di copertura'!. Nella parte restante del percorso, nel quale dapprima coincide con un confine di proprietà, dopodiché circa una ventina di metri prima di attraversare via della Moletta, corre parallelamente al fosso dell'emissario"*, esso risulta del tutto interrato, cosicché solo con difficoltà se ne può riconoscere l'antico tracciato sul terreno, e non senza l'ausilio della pianta di Ucelli, (Fig. 401). Il canale antico inizia ad essere visibile solo negli ultimi quindi tracimava. Così accadde, ad esempio, nel 1669 (sav, Archivio Chigi, n. 20500: “Spurgo della forma maestra di Vallericcia”) e nel 1838 (mv, Archivio Chigi, n. 21571: "Rapporto sulla necessità di chiudere l'emissario del lago di Nemi per spurgare la marrana che attraversa Vallericcia" del 1 febbraio 1838; sav, Archivio Chigi, n. 21573: "Relazione sulle acque dell'emissario Nemi e sulle circostanze riguardo al domandato regolatore provvisorio” del 4 aprile 1838). Pit di rado, invece, il cunicolodi ostruendosi impediva all'acqua proveniente dal lago di Nemi di raggiungere Valle Ariccia. Una tale circostanza è nota, ad esempio, nel 1780, quando due uomini incaricati dal principe Chigi, proprietario di quei terreni, “entrati nella Forma sotterranea dalἴα parte della Valle Ariccia anno (sic) trovato essa forma .. pulita e spurgata sino ad un grosso selce situato nel letto della med.a (av, Archivio Chigi n. 20838: "Relazione sulla mancanza di acqua proveniente dal Lago di Nemi” del 10 luglio 1780). 1 Esse sono statein gran parte distrutteo asportate nel corso dei lavori agricoli, tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento. Notizia relativa allasportazione di circa 38 blocchi nel tratto di cunicolo in località i Pozzi, all'interno della proprietà di F. Ducci, duranteil 1957, è in saL, Archivio pratiche, Ari 2, 005. RelazioneG. Iacopi del 2 agosto 1957. 1 A ciò ha contribuito da un lato la coltivazione dei campi e dall'altro la assoluta mancanza di manutenzione. "0 Noto nella toponomastica locale come fosso dell Emissario attualmente risulta nella prima parte quasi completamente interrato e comunquenon coincidente con il fosso che porta quel nome. Infatti quest'ultimo, con le sponde 10, è un'opera degli anni 50 del Novecento. Tuttavia almeno a ricordo dell'esistenza di questo, rimangono i nomi poste sulla sx. di via di Valle Ariccia come via dei Pozzetti o via della Refuta. 350

280 m circa di questo tratto, a partire dal ponticello sotto il quale passa, che si trova alla fine di via della Refuta, una delle strade, che si dipartono lungo il lato orientale di via di Valle Ariccia (Fig. 402). A partire dal ponticello, per almeno 55 m circa, il canale è quasi completamente interrato: in tale condizione si presenta alto almeno m 1,50 e largo m 0,90 circa al pelo dell'acqua, con sponde slargate ed alte in media m 2!!4 (Figg. 403-404, ab). Nei successivi 5 m cominciano ad affiorare, alla base delle sponde, le pareti di peperino. A partire da questo punto, per m 60 circa, il canale conserva generalmente le caratteristiche originarie. È largo m 0,60 ed è osservabile per m 0,80 di altezza, quali vanno aggiunti almeno altri m 0,80, sommersi (Figg. 404, cd-405). Il cunicolo prosegue per altri m 18 circa con pareti slabbrate e fondo maggiormente interrato. Alla fine di questa prima parte il canale si biforca: da un lato prosegue verso sud e dall'altro piega verso sud-ovest. La prosecuzione verso sud, ignota ad Ucelli, al momento ispezionabile per soli 2 m circa, conserva ancora le lastre di peperino di copertura (m 0,45x0,90x0,10), sulle quali è ora uno strato di terra di circa m 0,50" (Fig. 407). Per quanto riguarda il secondo tratto, lungo 117 m circa, esso risulta completamente alterato da alcuni lavori effettuati nel 1984 dal Comune di Ariccia!" (Figg. 404, ef; 408). Segue il terzo tratto, lungo m 280 circa, costituito da un cunicolo sotterraneo, che si dirige verso ovest, fino a raggiungere il lato orientale di via di Valle Ariccia, una ventina di metri prima del bivio per Cecchina. Di questo ultimo tratto sono visibili i primi m 12 circa per una frana del terreno circostante. È scavato a quote differenti dal piano di campagna con l'ausilio di 12 pozzi '"#. Di essi

ne ho rinvenuti sul terreno solamente cinque ''* che, facendo riferimento alla numerazione utilizzata da Ucelli, corrispondono presumibilmente al I, a quello tra il secondo ed il terzo, non numerato, al II, ad uno non indicato e a quello non numerato tra il IV e il V (Fig. 409). Il primo èvisibile al termine dell'ultimo tratto di cunicolo ispezionabile. Il secondo ed il terzo si trovano, rispettivamente, a m 63 e 32, mentre il terzo è a m 36 ed il quarto a m 74. Fatta eccezione per il primo, provvisto di un rivestimento fuori terra realizzato in epoca moderna, gli altri, con l'apertura tendenzialmente rettangolare, si trovano al livello del piano di campagna e sono riconoscibili da un leggero avvallamento del terreno circostante e per la presenza di cumuli di sassi all'intorno (Fig. 410). Lo speco riappare, ormai a cielo aperto, sul versante sud-occidentale di Valle Ariccia, superato il moderno quadrivio di strade, in località Ginestreto^, Questo tuttavia, ormai ridotto a fosso, nel quale simmettono gli scarichi delle costruzioni vicine, prosegue con tracciato approssimativamente rettilineo, in direzione sud-ovest per m 200 circa (Fig. 411), dopodiché, con una deviazione ad angolo retto, piega verso sud per m 30 circa, per poi riprendere nuovamente il primitivo orientamento.

ué Le sponde sono completamente invase dai rovi, cosicché diventa difficile perfino raggiungere il canale. Quest'ult mo poi, è ripieno di rifiuti di ogni tipo, che in numerosi punti impediscono perfino l'osservazione. tie È probabile che questo tratto di canale raggiunga alcuni edifici moderni, di proprietà Ducci, dai quali è utilizzato come scarico di fognature. D'altra parte ancora nel 1984, come verificava il geom. N. De Caneva, "tutte le acque nere e bianche del Comune di Ariccia vanno a convogliarsi nel manufatto antico non essendo la zona dotata di impianto di epurazione per lo smaltimento” (sa, Archivio pratiche, Aril, 008. Relazione N. De Caneva del 3 dicemdelle acque né di altro collettore bre 1984) 79 In questo tratto, il cunicolo è stato allargato artificialmente con mezzi moderni, come è evidente osservando i segni lungo le pareti laterali e il cumulo di frr. di peperino provenienti da questa distruzione, deposti sulla sponda sx. (sat, Archivio pratiche, Ari 1, 008, Relazione N. De Caneva del 3 dicembre 1984), per ovviare alla ostruzione che si era creata e quindi al conseguente straripamento delle acque nei terreni circostanti (sa, Archivio pratiche, Ari 1,08, Segnalazione G. De Felice del 28 novembre 1984). P^ Non mi È stato possibile perlustrare il cunicolo a causa dell'acqua c soprattutto delle immondizie che lo riempiono. Ne ricorda l'esistenza Lucio 1769, 46-47, a proposito di alcune operazioni di pulizia al canale, nel 1754 e nel 1774; Fea 1820, 28.30 (con caratteristiche e misure), il quale ricorda l'esistenza di nove pozzi. Fondamentale UceLLI 1940, 51 Fig. 44. i 1 pozzi non sono attualmente ispezionabi!i. ui Qui, nel terreno coltivato a vigna, in declivio verso sud-est, è invece possibile osservare l'andamento, dapprima sottolineato su entrambi i lati da rovi e poi da un canneto, dell'antico canale. 351

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Fig. 402. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: pianta del secondo tratto (N.83).

Fig. 403. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo a sud di via della Refuta (N. 83). 352

Fig. 404. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: sezioni (N. 83). 84. Via della Moletta: massetto pavimentale ed area di frr. fittili

Presso le pendici orientali di Valle Ariccia, nel terreno coltivato a terrazze posto circa 100 m ad est dalla fine di via della Moletta"! (Fig. 412,84), fin dalla seconda metà del Settecento è nota l'esecuzione di scavi. Ad esempio, G. Hamilton, nel 1776, aveva individuato l'esistenza di una grande quantità di marmo, mentre il Despuig, tra il 1789 e il 1791, rinvenne alcune strutture, presumibilmente, distrutte dal fuoco e numerosi frr. di marmoe, Attualmente rimane soltanto un tratto di massetto pavimentale, per una larghezza di m 0,80 circa ed una lunghezza di almeno m 1,109. 0 Ringrazio il Sig. V. Fortini, proprietario del terreno sul quale insistono i resti antichi, per avermi concesso il permesso di accesso. "^ Lucmı 1796, 224-227. dal margine orientale della strawe La struttura si trova in prossimità del primo muro di terrazzamento a circa delm 120 che coltiva quelle terre proprietario detta A ammonticchiati. antichi materiali di e selce di frr. dei causa a da, ben visibile il pavimento dovrebbe proseguire per almeno m 5 in direzione nord. 353

Fig. 405. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo a sud di via della Refuta (N. 83).

Fig. 406. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo da sud (N. 83). 354

Fig. 407. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: tratto con copertura in lastre di peperino (N. 83).

Fig. 408. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: cunicolo alterato dai lavori di spurgo (N. 83).

Nel terreno intorno sono visibili numerosi frr. di materiali da costruzione (soprattutto laterizi e tegole) (Fig, 413,A-D), pochi frr. di intonaco di colore rosso ed alcuni frr. ceramici tra cui: 1. fr. di ansa di anfora tipo Dressel 1B, databile tra il primo quarto e la fine del del I secolo aC; 2. puntale di anfora del tipo Dressel 1, databile a partire dalla tarda età repubblicana al 79 d.C. (Fig. 413,E); 3. fr. di ansa di anfora del tipo Dressel 1A, databile tra il secondo quarto del Il e la metà del I secolo a.C." (Fig. 413,F) 4. fr. di piatto in terra sigillata italica, forma Atlante XXV, varietà 3, databile tra la media e la. tarda età augustea "ἢ 5. fr. di fondo di scodella in sigillata africana D2, forma Hayes Waagé 831K, databile dal 325 al 450 d.C.18% 6. fr. di scodella in sigillata africana DI forma Ponsich 1970, Fig. 93, databile tra il IV e il V secolo d.C. (Fig. 413, E); ui 15: τὲ 77» us

Pracock, Winuiaws 1986, 93-95 Pracock, Wıruunus 1986, 86-88. Arlante IL 391-39283-84, Tav. CXXVII,12. Arlanze I, 83-84, Tav. XXXI,3.. Atlante 1,84, Tav. XXXVA. 355

Pinumermia

Ν i i

Fig. 409. Ariccia. Valle Ariccia. Pianta G. Ucelli del terzo tratto dell'emissario con pozzi di ispezione (1940)

Fig. 410. Ariccia. Valle Ari do pozzetto (N. 83) 356

particolare del secon-

Fig. 411. Ariccia. Loc. Ginestreto. Veduta dell'emissario da sud-ovest(N. 83). 7. fr. di coppa in sigillata africana A2, forma Hayes

14A, nn.1,4-5, databile tra l'età antoninia-

na e il ΠῚ secolo d.C. 5; 8. fr. di piatto-coperchio in ceramica africana da cucina forma Ostia III, fig. 170, databile tra la prima metà del III e il IV secolo d. C.''* grandi pezzi di cocciopeNegli stessi muri di terrazzamento sono stati impiegati molte tegole lee terre con mezzi meccanilavorando sto. Nelle vicinanze della mola sono altri materiali, rinvenuti ci, tra i quali ho riconosciuto: 9. due frr. di fusti di colonna in peperino, di cui una non perfettamente lisciata (lungh. m 0,75; diam. m 29,5) (Fig. 414) ed un'altra lisciata (lungh. m 0,60; diam. m 0,45); 10. fr. di fusto di colonna di granito grigio (0,52; diam. max. m 0,36) (Fig. 415); 11. fr. di soglia di marmo (0,48x0,27x0,25); 12. fr. di canaletta in calcare (1,25x0,42) (Fig. 416). 85. Via della Moletta: cunicolo

la curva di livello dei 340 m, Sulle pendici orientali del cratere di Valle Ariccia, all'incircafa, lungo e sull'area nella quale riaggettant in una zona in gran parte coltivata fino ad una decina di anni mane il tratto di pavimento (N. 84) esiste un cunicolo per attingere acqua, interamente scavato nel 1 Arlante I, 32, Tav. XVI, 8. us Atlante I, 214, Tav. CV. 357

Fig. 412. Ariccia. Via della Moletta. Posizionamento del pavimento (N. 84) e dell'acquedotto (N. 85). 358

Fig. 413. Ariccia. Via della Moletta. Materiali ceramici (N. 84).

largo m 0,70 ed orienbanco! (Figg. 412,85; 417). Il cunicolo è precéduto da un tratto di circa m 9,visibili, almeno parzialsono rovina, la nonostante cui in copertura, di tato nord-estisud-ovest, privo allargato e rialmente presumibil circa, 9,80 m di tratto un Segue 418). (Fig. mente, le pareti laterali m!'*. Nella parte fi: zato in epoca moderna, attualmente largo da 1 ad 1,30 m ed alto da 1,70 a 2,50 l'altezza del cunicolo superiore nale di questo tratto, nel quale a causa dello sgrottamento della parte l'altro su dx., lato sul laterali, uno risulta variabile tra m 0,85 e 1,90", sono visibili due cunicoliquesto epoca in quale nel punto, quello sx., ispezionabili entrambi per breve tratto. A partire da (Fig. 419), il cunicolo prosegue moper derna è stata realizzata una chiusa in muratura alta circa m 0,70 laterali, pareti le conserva speco Lo m 7,10 con una larghezza di m 0,52, piegando verso nord-est. tra 0,80 e 1,30 m, mentre la tagliate nel peperino rossastro molto tenace per un'altezza compresa completamente sgrottata. quasi risulta sgretolarsi, a volta, tagliata in una pozzolana grigia che tende accompaarrampicandomi lungo le pendici del cratere solo perché durante » Ho potuto raggiungere l'ingresso del cunicolo la mento raggiungi il o difficoltos rende ne che viottolo, qualsiasi un di gnato dal sig. V. Fortini. Infatti la mancanza e ed estiva, quando la vegetazione cresce, Il suo utilizzo, Stagione invernale, lo impedisce addirittura durante quella primaveril i moderni, visibili al suo interno. ‘quasi ininterrotto, è testimoniato da alcuni rifaciment His A circa m 2,10 dal tratto nel quale rimane anche la copertura, la luce dello speco è stata parzialmente chiusa con una muratura moderna, per la creazione di un piccolo passaggio. 77" Lungo quest'ultima parte, ed in particolare negli ultimi 7,50, è evidente come la terra abbia per buona parte della sua altezza ostruito il cunicolo. due cunicoli laterali. Quello lungo la parete "t Poco prima di raggiungere la chiusa moderna, lungo le pareti, esistono quello sul lato opposto, è visibile per una 0,50; m , dellinterro causa a alto, dx, diretto a sud, è lungo m 2,80, largo m 0,50 ed . nord-ovest direzione in ancora, prosegua che probabile è ma circa, 2 m di lunghezza 359

Fig. 414. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di colonna in peperino (N. 84).

Fig. 415. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di colonna. in granito grigio (N. 84).

Fig. 416. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di canaletta in calcare

(N. 84).

Lungo la parete meridionale, a circa m 1 dalla chiusa moderna, esiste un allargamento di m 0,40 circa e profondo m 1, al centro del quale è stata creata una fessurazione dalla quale fuoriesce una lama d'acqua. Lungo la stessa parete, m 1,80 circa più avanti, si apre un cunicolo laterale il quale dopo una prima parte, orientata nord-ovest/sud-est lunga m 5,70, larga m 0,70 circa ed alta m 1,65, conserva lungo la parete settentrionale una fessurazione per la captazione dell'acqua. Segue un tratto di m 3, in cui piega verso sud, il quale, quasi in corrispondenza dell'inizio, lungo la parete dx., presenta una spaccatura dalla quale fuoriesce una lama d'acqua. Il braccio laterale prosegue assumendo nuovamente l'orientamento nord-ovest/sud-est per m 4,20 circa, con una larghezza di m 0,62 infine si allarga e nella parete di fondo sono visibili ancora tre fessurazioni per la captazione dell'acqua. Π cunicolo principale prosegue per m 5,80, con orientamento est-ovest, con una larghezza di m 0,52 ed un'altezza di circa m 1,75 (Fig. 420, gh). Seguono alcuni brevi tratti: prima uno in cui piega verso sud, per m 4,80, poi un altro lungo m 4,80 e largo m 0,50, che si dirige verso nord-est. Da qui lo speo gira verso sud perm 12,20 circa. A metà della lunghezza, lungo la parete sx., si apre un altro cui colo, sbarrato inferiormente da un muretto moderno e quasi completamente ripieno di terra, cosicché è impossibile stabilirne lunghezza e dimensioni, fatta eccezione perla larghezza che è di m 0,82 360

Fig. 417. Ariccia. Via della Moletta. Veduta delle pendici orientali del cratere aricino (N. 85).

(Fig. 421). Sempre lungo la parete sx. esiste un altro cunicolo laterale, orientato nord-est/sud-ovest peri primi 9,40, nei quali ha una larghezza variabile da m 0,75 a m 1 ed un'altezza di m 1,65 circa. In questo primo tratto, lungo la parete meridionale, a metà circa della lunghezza, è presente un allargamento scavato solo per m 1,50, largo m 0,80, forse relativo ad un errore di direzione. Lungo la parete settentrionale si conservano due fessurazioni per la captazione dell'acqua: una al centro e l'altra alla fine. Il cunicolo piega poi verso sud-est, per un tratto di m 1,90, a partire dal quale disegna un'ampia curva verso nord-ovest, per una lunghezza complessiva di m 11,80 circa (Fig. 420, ef). In questo tratto, sulla parete orientale si aprono cinque fessurazioni per la captazione dell'acqua, delle quali soltanto le ultime tre ancora attive. Il cunicolo termina con un allargamento di circa m 0,60 di lunghezza e di altezza max. di m 0,85, all'interno del quale esiste un'altra fessurazione. Il cunicolo principale prosegue per circa m 4,40 sempre in direzione nord-ovest/sud-est. A questo punto, lungo la parete settentrionale si apre un altro cunicolo laterale, alto da m 1,50 a m 1,70, largo 0,62 m (Fig. 420, cd), il quale procede in direzione nord-est/sud-ovest per m 11,80. Lungo la parete meridionale è un breve cunicolo (m 2,60 circa), largo inizialmente m 0,46, che va allargandosi alla fine fino a m 1,60. Sempre su questa parete sono due fessurazioni dalle quali sgorga acqua. Da qui, dopo un allargamento forse dovuto ad uno sbaglio di direzione, piega quasi ad angolo retto, verso sud-est, con un tratto di m 1,80 (Fig. 420, ab). ΤΙ cunicolo principale prosegue infine con un tratto di m 5,30, orientato quasi nord-sud, prima un allargamento, forse relativo alla prosecuzione del cunicolo in questa direzione. raggiungere di Qui però lo speco piega quasi ad angolo retto, assumendo la direzione est-ovest, per m 2 circa, dopo 361

Fig. 419. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: sbarramento moderno in prossimità dell'ingresso (N. 85).

i quali, con un percorso ad "S", piega ancora verso sud per m 8,80, per interrompersi quasi completamente ostruito dallinterro. 86. Via di Mezzo: area di frr. fittili Fig. 418. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: pianta (N. 85).

Nei terreni agricoli che si trovano lungo il lato dx. di via di Mezzo, a partire da circa 50 m prima della costruzione che incorpora i resti in opera incerta (N. 69), sono alcuni frr. di tegole (Fig. 31, 86).

87. Via di Valle Ariccia: area di frr. fitili

Nell'area, quasi interamente coltivata, delimitata lungo il lato settentrionale dalle mura del circuito più esterno, lungo quelli occidentale ed orientale rispettivamente da via delle Vignole e via di 362

Valle Ariccia, sono presenti materiali antichi (Fig. 31, 87; 49, 87). Con una concentrazione progressivamente decrescente, procedendo da ovest verso est, ho riconosciuto frr. di materiali da costruzione (soprattutto tegole, ma anche laterizi) e ceramici (sigillata italica) 88. Via di Valle Ariccia: area di frr. fittili Nella striscia di terreno coltivato, che si trova tra via di Valle Ariccia, ad ovest, e vicolo del Gomito, a nord, sono rari frr. di laterizi e di tegole e qualche frr. di dolio (Fig. 31, 88; 49, 88).

89. Via Appia Nuova: blocchi di peperino e materiali architettonici Lungo i viali del Giardino comunale che si trova lungo il lato dx. di via Appia Nuova, appena prima del viadotto di Pio IX, sono sistemati numerosi materiali antichi (Tav. Εἰ, 89). Oltre ad un rocchio di colonna liscia, in peperino (alt. max. m 0,56; diam. m. 0,68), ho notato alcuni blocchi parallelepipedi di peperino, spesso non

Fig. 420. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: sezioni(N. 85).

conservati per intero e sui quali rimangono incassi per

grappe a coda di rondine (1,12x0,88x0,50, 1,75x0,80x0,65, 1,101x1,102x0,42, ''*'. 0,65x0,84x0,42, 0,96x0,81x0,52, 1,24x0,64x0,42, 1,30x0,74x0,42)

1,18x0,67x0,48,

90. Via della Croce: blocchi parallelepipedi di peperino

All'interno del terreno di proprietà comunale posto lungo il lato orientale di via della Croce, 80 m circa prima di raggiungere via Appia antica, ho osservato due cumuli di blocchi parallelepipediemdi peperino, lunghi m 0,90, 0,94 e 1,00, larghi m 0,48, 0,52, 0,54 e m 0,60 ed alti m 0,40, 0,46, 0,48 0,50: uno, costituito da almeno 8 blocchi, un secondo, da almeno 12 (Fig. 26, 90) 91. Palazzo e Parco Chigi: frr. architettonici

All'interno del Parco sono numerosi materiali antichi, di vario tipo, recuperati perlopiù casualmente nel corso dei diversi scavi effettuati sia all’interno del paese che, soprattutto, nel territorio". All'interno del palazzo ricordo, tra gli altri: 1. ara a corpo parallelepipedo con l'iscrizione di Anicius Achilius Glabrio, rinvenuta nel 1867 nell'Orto di Mezzo. Alt. m 1,27; lungh. m 0,60; prof. m 0,50"'*, Campo epigrafico: m 1,11x0,43/0,45. Alt. lettere em us Accanto ai blocchi maggiormente conservati ne sono presenti alcuni dei quali risulta difficile anche la misurazione considerato il loro precario stato di conservazione. ii Recentemente si è provveduto alla loro rimozione e alla loro disposizione, in gran parte, lungo ἢ viale principale del Parco. 76 au XIV, 2165. 363

Fig. 421. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: ingresso ad uno dei cunicoli laterali (n. 85).

Fig. 422. Ariccia. Palazzo Chigi. Sarcofago. 364

2. gamba dx. di statua di Atena, in marmo (alt. m 1,52); 3. ara a corpo parallelepipedo, con base modanata a gola rovescia su tondino ed alto zoccolo liscio. Alt. m 1,12; larg. m 0,75 e prof. m 0,51 "'. Presenta decorati la fronte e i due lati ad essa adi centi con teste di Giove Ammone angolari che sorreggono ghirlande di alloro. Negli angoli inferiori, sotto le protomi, sono delle colombe ad ali spiegate, mancanti della testa e le zampe ritte su basette appena rilevate sul fondo. Nella parte inferiore della fronte sono due galli che si beccano sul collo. Una tabula con duplice incorniciatura ed iscrizione funeraria colma la parte alta della fronte. Iscrizione integra. Campo epigrafico: m 0,35x0,32. Alt. lettere non costante. Diis Manibus M (arci) Antoni Communis Vixit annis XXIII

Subito sotto all'iscrizione, nell'arco formato dalla ghirlanda è un'altra aquila ad ali spiegate, sul fianco dx. dell'ara, 'urceus, una coppia di rondini che si disputano un insetto. 4. Sulla grande terrazza che prospetta il parco è il sarcofago a cassa con l'iscrizione di M. Manlius Victor, rinvenuto nel 1853, nel corso dei lavori di deviazione della via Appia tra Ariccia e Galloro "€. Alt m 0,50; lungh. m 2,04, prof. m 0,67 (Fig. 422). Il sarcofago, mancante del coperchio, è decorato soltanto sulla fronte della cassa, mentre i lati brevi sono lisci e quello sul retro è grezzo". La fronte è delimitata superiormente ed inferiormente da due cornici lisce ed occupata per l'intera lunghezza ed altezza da una tabula ansata con iscrizione con una rosetta a cinque petali in rilievo all'interno di ogni ansa. NelTansa dx., all'esterno della rosetta, rimangono alcune lettere inscritte (Fig. 423) [—-] PM OM [[—] DEL i [-

Caratteristica risulta la forma della tabula ansata che permette di far rientrare l'esemplare nel tipo diffuso nella seconda metà del II secolo d.C. '!*; Iscrizione integra. Campo epigrafico: m 1,33x0,315. Alt. lettere: r. 1 m 0,06; rr. 2,3 m 0,04; rr. 4,5 m 0,03.

Lungo i margini del viale che dallo slargo sotto la terrazza del Palazzo, proseguendo a poca distanza dal muro di recinzione del lato nord-orientale e quasi parallela ad esso, conduce al disopra dell'uccelliera dei Savelli, ho osservato l'esistenza, tra gli altri, di 5. miliario XVI della via Appia, dovuto ad un restauro di Massenzio; colonna in peperino (alt. m 1,78; diam. m 0,42) con collarino all'estremità superiore (alt. m 4,5). Alt. lettere: rr. 1,3,6 m 0,07; rr. 2,7 m 0,075; r. 4 m 0,065; τ. 5 m 0,082;τ. 8 m 0,145!!%; 6. due basi di colonna, in marmo bianco, di dimensioni analoghe. Alt. m 0,19, diam. sup. m 0,64, diam. inf. m 0,71; alt. m 0,19, diam. sup. m 0,64, diam. inf. m 0,71; 7. sarcofago strigilato a lenòs con gruppi di leoni e cerbiatto, identificato a partire dal Lucidi come il sepolcro di Simon Mago!” (Fig. 424) e visibile quasi all'altezza dell'Uccelliera dei Savelli v Luxponeen 1997, 9 Fig. 2, 10-11, specialmente 20-21 n. 4 con bibliografia. "6 pui Ist. neg. 74.329, 67.1399.67.1400, 95.959, 95.961. ne Luciana 1880, 117-118; Lavcusi CVatLar. 13045, 191r; Towassern 1979, 272. Immagini fotografiche sono in DAI, dst neg, 74.338-74.339. a quello su cui e l'iscrizione sia grezzo, indica che il sarcofagoè stato chiaramente "io Ti fatto che illato lungo opposto del sepolcro. parete una su collocazione una per concepito "i Resecci 1977, 242 Tav. B tipoIV 1 n cu XIV, 2196. wo Lisci 1881, 329; Lascraxı CVatZat. 13045, 171 per cui cfr. Buosocone 2001, 179; Florescu 1925, 2; Rocchetti 1997, 6. 1958, 634; Tomassetti 1979, 271; Quilici 1989, 72, 74 Fig. 34; Escn 322; Moronı 1852, 196; Lerevnx 19602, 17-18, 20 nota 11; To319, "im Piazza 1703, 302; Lucm 1796, 319-323, specialmente Per il motivo del gruppo delle tre Grazie su colonna, al 74.334-74.335. neg. It. μαι, 34; 1995, wasser 1979, 277; Perucci, Bassani 5-10; sul gruppo del leone bardato avanzancentro della fonte tra i due larghi corpi di striglature fe, ad esempio, Sareuuı 1985,vasca, cf, ad esempio, SareLL1 1985a, 1-5. della estremità due alle specularmente ripetuto cerbiatto, un te che ha abbattuto 365

7 Palazzo Chigi. Sarcofago: particolare della fronte (foto Rossa, DAI neg. 74.338).

Fig. 424. Ariccia. Parco Chigi. Sarcofago. 366

Alt. m 1,01; lungh.

m 1,98; prof. 1,02.

Il sar-

cofago è a forma di vasca, con le pareti accentuatamente svasate, con retro lavorato a subbia, e resto della vasca delimitato superiormente e inferiormente da un basso bordo liscio. La fronte presenta, tra cornici modanate in alto ed in basso, una decorazione a due campi contrapposti di strigilature doppie a dorsi acuti combacianti, a cui si sovrappone, al centro e per l'intera altezza del campo strigilato, una colonnina scanalata su base attica e plinto rettangolare, e con capitello composito stilizzato, sul quale compare, ad alto rilievo, il gruppo delle tre Grazie nude. Le due Grazie laterali sono in posizione frontale, con il capo di profilo verso l'esterno; entrambe hanno un braccio appoggiato su una spalla della figura al centro, che è vista di tergo. Alle due estremità della vasca si trova, ripetuto specularmente, il gruppo di un Icone bardato avanzante, che ha abbattuto un cerbiatto e, tenendolo ben stretto tra gli artigli, lo sta addentando sul muso; 8. alcuni frr: di blocchi di architrave in marmo bianco a grana fine": fr. a) alt. m 0,63, lungh. m 0,72, spess. m 0,38; fr. b) alt. m 0,65, lungh. m 70, spess. m 0,38; fr. c) alt. m 0,64, lungh. m 0,68, spess. m 0,36; fr. d) alt. m 0,62, lungh. m 0,75, spess. m 0,36; fr. e) alt. m 0,66, lungh. m 0,65, spess. m 0,38; fr. D alt. m 0,65, lungh. m 0,60, spess. m 0,35; (Fig. 425). I blocchi sono lavorati con un architrave a tre fasce lisce; la fascia inferiore è divisa dalla seconda e la seconda dalla prima da un tondino liscio. L'ultima fascia è profilata da un astragalo allungato con perle allungate e fusarole a disco. Al di sopra si imposta un kyma lesbio continuo, profilato da un listello. La decorazione del fregio è composta da una serie di elementi centrali da cui pendono festoni di foglie di alloro legati ai lati da bende, le cui estremità svolazzanti si dispongono negli spazi liberi sotto e sopra. Tra le foglie lunghe si dispongono le bacche di forme rotonda, che sporgono rispetto al festone; 9. altare (?) di Atena, rinvenuto occasionalmente, nell'ultimo decennio del Novecento, lungo la via Appia antica, all'altezza dell'Osteriaccia"^, Alt. m 0,98; lungh. sup. m 0,70, inf. m 0,58; prof. sup. m 0,40, inf. m 0,35 (Fig. 426).

Fig. 426. Parco Chigi. Rilievo di Atena.

Acquatraversa, sulla vía Clodia (Prrrau 1984, 7 Per il motivo a ghirlande cfr, ad esempio, i blocchi provenienti dae Tav. 1. 33, 3. e delle fusarolevd. Leon 1971, 97 479481), Per le caratteristiche delle perle 795 Perauccı, Bassani 1995, 20. 367

Segni convenzionali

Cunicolo Cunicolo sotterraneo Acquedotto Tomba Chiesa Castello Materiale sporadico Resti

incerta interpretazione

Cisterna. Villa con perimetro non definito. Area di frammenti fili Terrazzamento Tagliata Via conservata Via ricostruita

368

Tav. I. Ariccia. Carta archeologica.

369

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ELENCO DELLE FIGURE

Salvo diversa indicazione la documentazione grafica e fotografica presentata è lavoro dell'autore Fig. Fig. Fig. Fig.

1.1 Ariccia. 2.2 Ariccia. 3.3 Ariccia, 4. Ariccia. 5. Ariccia. 6 Ariccia.

Particolare della cartadi D. Parasacchi (1623) (foto G. Luli) Particolare della carta di G. F. Ameti (1693) Particolare della carta archeologica di L. Canina (1854) (foto Ὁ. Lul) Carta archeologica di R. Lanciani (19002) (foto BASA) ..

Particolare della Carta archeologica di G. Lugli (1962) Carta archeologicadi G. Florescu (1925) (foto G. Luli) Fig. 7. Ariccia e Valle Ariccia: foto aerea verticale (da Aereoforoteca, rilevamento del 26, neg. n. 101880. Autorizzazionen. 110 del 4 Marzo 1980).. Fig. 8. Ariccia: panoramica a volo d'uccello del versante meridionale (da Aereofototeca, rilevamento del 1977, F. 150, st 1 neg. n. 93473. Autorizzazionen. 56 del 2 Febbraio 1978) Fig. 9. Ariccia: veduta del versante orientale, nel 2000 Fig. 10. Ariccia: veduta del versante occidentale, nel 2000.. Fig. 11. Ariccia. Materiali provenienti dalla necropoli nella zona del Cimitero Comunale (foto M. Leoni) ‘carta di distribuzione degli abitati e delle necropoli di età preromana. In puntinato i materiali Bttili riferibili ad abitato, con - le aree di necropoli o le sepolture isolate . Fig. 13. Planimetria di Ariccia e di Valle Ariccia . Fig. 14. Profilo altimetrico di Ariccia Fig. 15. Ariccia. Blocchi delle mura riutilizzati dalle costruzioni moderne, lungo il lato nord-occidentale del paese. Fig. 16. Ariccia. Il paese ed il territorio circostante nella mappa del Catasto Gregoriano (1813) Fig. 17. Ariccia, Schizzo ed appunti di R. Lanciani delle mura e delle altre strutture antiche dall'incrocio della strada che scende dal paese con la via Appia antica e l'area dell'edificio termale (1891) (foto BAV) Fig. 18. Ariccia, Schizzo ed appunti di R. Lanciani relativi al terzo recinto delle mura (1891) (oto í BAV) i. . . Fig. 19. Ariccia. Colonne davanti a Palazzo Chigi Fig. 20. Albano Laziale. Colonne davanti al cimitero della chiesa di S. Maria della Stella . Fig. 21. Ariccia. Pianta ricostruttiva del capitolium. A tratteggio le parti conservate . Fig. 22. Ariccia, Sezione ricostruttiva del capitolium Fig. 23. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani relativi al teatro ἐς ἃς, 18832) (foto BAV) di R. Lanciani relativo al teatro (s.d., 1883) (foto BAV) Fig. 24. Ariccia. Schizzo di G. Lugli dei resti antichi (1916) Fig, 25. Ariccia. Via Appia antica. Cd. Osteriaccia: planta : attuale topografica base sulla Ariccia di archeologica Fig. 26. Carta di ricis, con restituzione della morfologia Fig. 27. Carta archeologica Fig. 28. Particolare della carta di G. Lugli (1914).. Fig. 29. Resti delle mura medievali lungo il lato dx. di via Laziale .. in età arcaica Fig. 30. Restituzione storico-topografica del territorio Fig. 31. Restituzione storico-topografica del territorio in età repubblicana Fig. 32. Erma bifronte, rinvenuta press i resti di sostruzione, in località Aoqua Leggera (GotoM. Leoni) Fig. 33. Pianta del tempio rinvenuto in località Casaletto nel 1930 Fig. 34. Schizzo di G. Lugli, del criptoportico sul versante occidentale di Valle Ariccia (1920 circa) Fig. 35. Ariccia. Schizzi ed appunti di R. Lanciani relativi alla villa e alla cisterna su colle Pardo = (1905) (foto BAV). . Fig. 36. Pianta del colombario scoperto nei pressi del Romitorio della Stella (1780) (foto BAV) Fig. 37. Sezione prospettica della parete di fondo del colombario scoperto nci pressi del Romitorio EN ᾿ della Stella (1780) (foto BAV)

20 21 26 28 31 32

Fig. 38, Cippo in peperino rinvenuto al centro del colombario, scoperto nei press del Romitorio -. della Stella (1780) (foto BAV) Fig. 39. Disegno di un sepolcro scavato da M. Salustri a sx. della via Appia antica, su colle Pardo (1894).. Fig. 40. Disegno di alcuni materiali architettonici riferibili al monumento sepolcrale scavato dal Salustri (1894)... Fig. 41. Ariccia. Schizzi ed appunti di R. Lanciani relativi alle strutture lungo i due lati dell'Appia antica, nel tratto su colle Pardo (1906) (foto BAV) Fig. 42. Ariccia. Basolato della via Appia antica (foto F. Petrucci 1960) -. Fig. 43. Ariccia. Marciapiedi lungo il lato dx. di via Appia antica (foto F. Petrucci 1960) Fig. 44. Saggi di scavo lungo la via Appia antica nel tratto tra l'incrocio la via di Mezzo e e quello con via della Polveriera (1887)... Fig. 45. Schizzo di G. Lugli di un ratto di via Appia, in Valle Ariccia (1916) Fig. 46. Ariccia. Parco Chigi: ipotesi di ricostruzione del monumento di Ti. Larinius Pandusa -. Fig. 47. Ariccia. Schizzi di R. Lanciani dei frr. architettonici riferibili al monumento di ΤΊ. Latinius Pandusa (1883) (foto BAV) Fig. 48. Ariccia, Schizzi di R. Lancia dei fr. architettonici riferibili al monumento. «nu. Pandusa (1883) (foto BAV) Fig. 49. Restituzione storico topogralica del territorio in età imperiale -. Fig. 50. Ariccia. Schizzo ed appuntidi R. Lanciani delle strutture lungola via Appia tra il cd, Βα. sto del Diavolo” c l'inizio del viadotto su colle Pardo (1891) (foto BAV) . Fig. 51. Ariccia. Restituzione storico topografica del territorio in età medicvale . Fig. 52. Ariccia. Posizionamento dei resti in via Laziale e in via Vittoria (Nn. 1-2) Fig. 53. Ariccia. Resti lungo via Laziale: prospetto(N. 1) Fig. 54. Ariccia. Mura lungo via Vittoria (N. 2) «u. Fig. 55. Ariccia: via della Strada Nuova. Veduta delle mura a ridosso del lato orientale del paese (N. 3) u Fig. 56. Ariccia: via della Strada Nuova. Sezioni delle mura a ridosso del lato orientale del paese (N. 3) ος Fig. ST. Ariccia. Grattatol (4.G, T) c strumento denticolato (H) rinvenuti lungo le pendici nord: orientali dell'abitato (N. 4) Fig. 58. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungo le pendici nord orientali dell'abitato (N. 4) Fig. 59. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungo le pendici nord-oricntali dell'abitato (N. 4) Fig. 60. Ariccia. Materiali ceramici rinvenuti lungole pendici nord-orientali dell'abitato (N. 4) Fig. 61. Ariccia. Posizionamento dei resti nell'Orto di Mezzo e nell'area a dx. di via Appia antica (Nn. 5-17; 22-24; 29.30; 32-33; 49; 51-54) Fig. 62. Ariccia. Ortodi Mezzo: tratto nord-occidentale del e mura visto da via Appia antica(N. 5) ». ig. 63. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta del tratto nord-occidentale mura (N. 5) Fig. 64. Ariccia. Orto di Mezzo: sezioni del tratto nord-occidentale delle delle mura (N. 5) . Fig. 65. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, settore a sx. del crollo (N. 5) .. Fig. 66. Ariccia. Orto di Mezzo. FotoT. Ashby del tratto nord-occidentale delle mura, 1905 (N. 5) ... Fig. 67. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, particolare della fronte (N. 5) .. Fig. 68. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale delle mura, disegno di A. Nibby relativo alla giuntura, 1815 (2) (N. Fig. 69. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto nord-occidentale le mura, particolare della giuntura tra i due tratti (N. 5) Fig. 70. Ariccia. Orto di Mezzo: panoramica del tratto orientale delle mura (N. 6) Fig. 71. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta delle mura e dei cunicoli conservati nel settore nord-orientale(N. 6) Fig. 72. Ariccia, Ortodi Mezzo: sezioni del tratto orientale delle mura (N. 6) Fig. 73. Ariccia. Orto di Mezzo: tratto orientale delle mura, particolare delingresso ai cunicoli (N. 6) .. Fig. 74. Ariccia. Orto di Mezzo: uscita del cunicolo sul retro le mura in un diene di W. Gell (s. 18302) (N. 6) .. Fig. 75. Ariccia. Orto di Mezzo: sezioni dei cunicoli sul retro delle mura (N. 6). Fig. 76. Ariccia. Orto di Mezzo: materiali ceramici da uno dei cunicoli sul retro delle mura (N. 6) 390

pag. 103 103 104 104 109 109 πο m 113 114 114 18 120 122 126 127 127 128 128 129 130 131 132 134 135 136 137 138 138 139 139 139 140 141 142 142 143 144 145

Fig. 77. Ariccia. Orto di Mezzo. Materiali ceramici da uno dei cunicoli sul retro delle mura: fr. di coppetta a vernice nera (N. 6) . Fig. 78. Ariccia, Orto di Mezzo. Materiali ceramici da uno dei cunicoli sul retro delle mura: fr. di piatto in terra sigillata (N. 6) Fig. 79. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato nord-estisud ovest sul retro delle mura: tratto interrato (N. 6) Fig. 80. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato est-ovest sul retro delle mura: tratto all'altezza delle due biforcazioni laterali (N. 6) Fig. 81. Ariccia. Orto di Mezzo. Cunicolo orientato est-ovest sul retro delle mura: polle di captazione nel tratto finale del cunicolo (N. 6) Fig. 82. Ariccia. Orto di Mezzo: veduta del tratto nord-orientale delle mura (N. 7) -Fig. 83. Ariccia, Orto di Mezzo: sezioni del tratto nord-orientale delle mura (N. 7) ... Fig. 84. Ariccia, Orto di Mezzo: fronte del tratto nord-orientale delle mura (N. 7) Fig. 85. Ariccia, Pianta del tratto nord-occidentale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 8) Fig. 86. Ariccia, Sezioni del tratto nord-occidentale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 8) Fig. 87. Ariccia. Veduta di uno dei resti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 9) . Fig, 88 Ariccia Pianta dei esti delle mura (Nn, 9 11) delle absidi (N 10) del canale (N 12) ἀκ. di via Appia antica Fig. 89. Ariccia. Sezione di uno dei trat delle mura a dx. di via Appia antica (N. 9) Fig. 90. Ariccia. Particolare di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 9) Fig. 91. Ariccia, Absidi in opera reticolata a dx. di via Appia antica (N. 10).. Fig. 92. Ariccia. Veduta delle absidi e di uno del tratti dele mura a dx. di via Appia anticaa (in 10-11) Fig. 93. Ariccia. Sezioni dei resti delle mura a dx. di via Appia antica (Nn. 11, 13) Fig. 94. Ariccia, Particolare di uno dei tratti delle mura a dx. di via Appia antica (N. 11) Fig. 95. Ariccia, Ingresso al canale che si apre lungo le mura a dx. di via Appia antica (N. 12) Fig. 96. Ariccia, Disegno di M. Salustri della cisterna sul retro delle mura a dx. di via Appia antica, 1893 (N. 12) Fig. 97. Ariccia, Pianta e sezione del canale che si apre lungo le mura a dx. di via Appia antica (N. 12) Fig. 98. Ariccia. Veduta di uno dei atti delle mura a dx. di via Appia antica in prossimità della cd. torre della Palombara (N. 13) .. Fig. 99. Ariccia, Pianta di uno dei rati delle mura a dx. di via Appia antica in prossimità della cd. torre della Palombara (N.13) .. Fig. 100. Ariccia. Schizzo ed appunti di R. Lanciani delle mura a dx. i via Appia antica, vicino alla ed. torre della Palombara, 1891 (N. 14) (foto BAV) Fig. 101. Ariccia. Planta del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 14) e della cd. torre della Palombara (N. 53) Fig. 102. Ariccia. Sezioni del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appiaantica (N. 14) Fig. 103. Ariccia. Veduta del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 14).. Fig. 104. Ariccia. Pianta del settore sud-orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N. 15) c degli . ambienti sostruttivi (N. 54) 15) Fig. 105. Ariccia. Particolare del settore sud orientale delle mura a dx. di via Appia antica (N.ambien degli fondo sul 15) (N. mura delle sud-orientale Fig. 106. Ariccia. Particolare del settore π sostruttivi (N. 54) a dx. di via Appia antica a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo” (N. 16) . Fig. 107. Ariccia, Planta delle mura Fig. 108. Ariccia. Sezioni delle mura a sud-ovest del cd. “Basto del Diavolo” (N. 16) Fig 109. Ariccia. Veduta del tratto centrale delle mura a sudovest del cd. "Basto del Diavolo” (N. 16) an Fig. 110. Aricela. Pianta delle mura immediatamente a sudovest del cd. "Basio del Diavolo” (N. 18. Fig. 111, Ariccia, Veduta del atio settentrionale delle mura a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo” (N. 16) Fig. 112. Ariccia. Particolare delle mura immediatamente a sud-ovest del cd. "Basto del Diavolo N19).

113. Ariccia. Porta Urbica, cd. "Basto del Diavolo”, in un disegno di C. Labruzzi (fine del Settecento) (N. 17) 114. Ariccia. Porta iasto del Diavolo”: lavori di scavo e restauro (1980), fronte orientale (N. 17)... 115. Ariccia. Pianta della Porta Urbica,cd. “Basto del Diavolo” (N. 17) 116. Ariccia. Porta Urbica,cd. “Basto del Diavolo”: particolare della spalla settentrionale (N. 17) 117. Ariccia, Porta Urbica, cd. "Basto del Diavolo": fronte occidentale (N. 17) 118. Ariccia. Porta Urbica, cd. “Basto del Diavolo”: fronte orientale (N. 17) 119. Ariccia. Resti del cd. capitolium (N. 18) e struttura in via Egeria (N. 19): posizionamento 120. Ariccia. P.zza S. icola. Veduta dei resti del cd. capitolium (N. 18) P.zza. S. Nicola. Resti del cd. capitolium:pianta (N. 18) 121. Ariccia 122. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitolium: fronte nord-orientale (N. 18) -. 123. Ariccia. P.zza S. Nicola. Resti del cd. capitolium: sezioni (N. 18) .. 124. Ariccia. Cd. capitolium: schizzo di G. Gatti delle strutture rinvenute lungo via del Corso

nel 1921 (N. 18) 125. Ariccia. P.zza S. Nicola. . 126. Ariccia. P.zzaS. Nicola. «127. Ariccia. Cd. capitolium. nell'edificio scolastico, (s.d.,

Resti del cd. capitolium: lato sud-orientale (N. 18) Resti del cd. capitolium: angolo sud-orientale (N. 18) Disegno di R. Lanciani delle strutture successivamente inglobate 1883?) (N. 18) (foto BAV) ...

. 128. Ariccia. P.zza S. Nicola. Cd. capitolium: resti inglobati nell'x edificio scolastico (N. 18) . 129. Ariccia. Fr. di base proveniente dallo scavo del cd. capitolium (N. 18) 130. Ariccia. Iscrizione funeraria proveniente dallo scavo del cd. capitolium (N. 18) . 131. Ariccia, Via Egeria. Struttura in opera quadrata: veduta dell'angolo nord-orientale (N. 19) 132. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione: posizionamento (N. 20) 133. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione inglobata nella sistemazione moderna (N. . 20) 134. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sezioni della sostruzione (N. 20) -. 135. Ariccia. Via della Strada Nuova. Sostruzione: particolare della specchiatura in opera incerta (N. 20) . 136. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della Costa: pianta (N. 21) . . 137. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della Costa: sezioni (N. 21) 138. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della Costa. Apertura lungo lo speco nel tratto settentrionale (N. 21)

139. Ariccia. Acquedotto a sud-ovest di via della Costa: esterno del pozzetto circolare (N. 21) 140. Ariccia. Base in peperino presso l'acquedottoa sud-ovest di via della costa (N. 21) . 141. Ariccia. Via della Costa. Veduta della struttura in opera quadrata durante gli anni settanta

del Novecento (N. 22) 142. Ariccia. Via della Costa: strutturain opera quadrata (N. 22) 143. Ariccia, Via della Costa: veduta della tomba rupestre (N. 23). 144. Ariccia. Via della Costa. Sepolcro rupestre: piantae sezione (N. 23) 145. Ariccia. Via della Costa. Sepolcro rupestre: particolare della deposizione orientale (N. 23) 146. Ariccia. Via della Costa. Cunicoloal di sotto del sepolcro rupestre: pianta (N. 24) . 147. Ariccia. Via della Costa. Cunicolo al di sotto del sepolcro rupestre: sezioni (N. 24) . 148. Ariccia. Via della Costa. Cunicolo al di sotto del sepolcro rupestre: particolare (N. 24) -. 149. Ariccia. Resti di muro in opera reticolata ed est di via della Croce (N. 25)

150. Ariccia. Orto di Mezzo: veduta del muro in opera reticolata (N. 26) . 151. Ariccia. Orto di Mezzo: pianta del muriin opera reticolata (Nn. 26-27) . 152. Ariccia. Orto di Mezzo: particolare del muro in opera reticolata (N. 27)

153. 154. 155. 156. 157. Fig. 158. Fig. 159. 392

Ariccia. Ariccia, Ariccia, Ariccia. Ariccia, Ariccia, Ariccia.

Orto Orto Orto Orto Orto Orto Orto

di di di di di di di

Mezzo: Mezzo: Mezzo: Mezzo: Mezzo. Mezzo. Mezzo.

resti di muro in opera reticolata (N. 28) tegole e materiali ceramici (N. 29) . materiali ceramici di età arcaica (N. 29) materiali ceramici (N. 29) Fr. di votivo anatomico: mano (N. 29)... Fr. di votivo anatomico: piede (N. 29) ... Fr. di torso virile (N. 29) -

pag. 169 169 169 170 1n 172 173 174 175 176 176 177 177 178 179 180 180 180 181 182 183 183 184 185 186 187 188 189 189 189 190 191 191 192 193 193 194 195 195 196 196 196 197 197 198 198 198

Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig.

160. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fitile (N. 29) 161. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fittile (N. 29) . 162. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fttile: omero (N. 29) 163. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di statua fittile (N. 29) 164. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di intonaco dipinto (N. 29) 165. Ariccia. Orto di Mezzo: veduta dei resti antichi .. 166. Ariccia. Orto di Mezzo. Ricostruzione grafica di L. Canina (1856) della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) e della cisterna laterizia retrostante (N. 32) 167. Ariccia. Orto di Mezzo. Pianta del cd. tempio di Diana dal rilievo di G. Florescu (1920) . . ; 168. Ariccia. Orto di Mezzo. Fronte meridionale della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) . 169. Ariccia. Orto di Mezzo. Pianta e sezione della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) . 170. Ariccia. Orto di Mezzo: veduta dei lati occidentale c settentrionale della cella del cd. tempio di Diana (N. 30) 3 Fig. 171. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. architettonico in peperino Fig. 172. Ariccia. Orto di Mezzo. Fr. di colonne lisce in peperino . Fig. 173. Ariccia. Orto di Mezzo. Ingresso del cunicolo (N. 31) Fig. 174, Ariccia. Orto di Mezzo. Cisternain opera laterizia: piantae sezione (N. 32) . Fig. 175. Ariccia, Orto di Mezzo. Cisterna in opera laterizia: veduta del lato esterno meridionale (N. a». Fig. 176. Ariccia, Orto di Mezzo. Cisterna in opera laterizia: lato meridionale del muro di suddivisione interno (N. 32) .. Fig. 177. Ariccia. Orto di Mezzo. Disegno di C. Labruzzi dei resti in opera laterizia ad est del a cella del cd. tempio di Diana (fine del Settecento) (foto BAV) .. Fig. 178. Ariccia. Orto di Mezzo. Ricostruzione grafica di R. Rosa del cd. tempio di Diana e dei resti : in opera laterizia (s.d., 1850 ?) d i tempio cd. del cella della ext ad latorzia opera in Resti Mezzo. di Orto Ariccia. 179. Tig. pianta (N. 33) Fig. 180. Ariccia. Orio di Mezzo. Resti in opera laterizia nel settore nord occidentale dell'arca (N. 3). . Fig. 181. Ariccia. Ortodi Mezzo, Resti in opera laterizia: fronte settentrionale (N. 33) Fig. 182. Ariccia. Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia: fronte meridionale (N. 33) Fig. 183. Ariccia. Ortodi Mezzo. Resti in opera laterizia: particolare della fronte settentrionale (N. 39). Fig. 184. Ariccia, Orto di Mezzo. Resti in opera laterizia nel settore meridionale dell'area (N. 33).. Fig. 185. Ariccia. Posizionamento dei resti lungo via della Stella (Nn. 34-36) Fig. 186. Ariccia, Via della Stella. Disegno di L. Canina (1856) del sepolcro în opera quadrata (N. 3p. 187. Ariccia, Via della Stella veduta del sepolcro in opera quadrata (N. 34) 188. Ariccia, Via della Stella: pianta della sostruzione (N. 35) 189. Ariccia, Via della Stella. Ambiente voltato in opera reticolata (N. 35) . 190. Ariccia, Via della Stella. Veduta della parete meridionale în opera reticolata e del muro " opera quadrata (N. 35) 35) (N. laterizio in cinture con reticolata opera in Muro . 191. Ariccia, Via della Stella. 192. Ariccia, Via della Stella: sezioni della sostruzione (N. 35) 193. Ariccia, Via della Stella: muro in opera quadrata nell'ambiente voltato (N. 35) Tig 194. Ariccia. Via della Stella. Fronte in opera laterizi: veduta della prima specchiatura (N. 35) Fig. 195. Ariccia. Via della Stella. Fronte in opera laterizia: specchiatura centrale (N. 35) .. nella Fig, 196. Ariccia. Via della Stella. Fronte in opera laterizi: oridine superiore delle nicchie specchiatura meridionale (N. 35)... Fig. 197. Ariccia, Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica, scanalata, in marmo Fig. 198. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica, liscia, in marmo . di colonna monolitica, liscia, in marmoe fr. di fusto di Fig, 199. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto colonna monolitica, scanalata, in marmo (N. 36) Fig. 200. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica in granito grigio con collarino (N36).. Fig. 201. Ariccia. Villa Augusta. Fr di fusto di colonna monolitica, scanalata, in marmo (N. 36) -

Fig. 202. Ariccia. Villa Augusta. Fr. di fusto di colonna monolitica in marmo (N. 36) Fig. 203. Ariccia. Via Appia antica. Posizionamento dei resti antichi a sud di via della

37-41, 46) 204. Ariccia, 205. Ariccia, 206. Ariccia, 207. Ariccia, 208. Ariccia.

Via Via Via Via Via

Appia Appia Appia Appia Appia

antica. antica. antica. antica. antica:

Resti della sostruzione (N. 37) . Edificio medievale (N. 38) -. . . Veduta del sepolcro (N. 39) Sepolcro in laterizio: pianta e sezione (N. 39) lato occidentale del sepolcro (N. 39)

« 210. Ariccia. Via Appia antica. Fr. di pilastro con lesena in laterizio a sud-est del sepolcro (N. 39)..

„ 211. Ariccia, Via Appia antica. Coperchio di sarcofagoa doppio spiovente con acroteri angolari (N. 40)

. 212. Ariccia. Via Appia antica. Crepidine lungo il lato dx. della strada (N. 41) - 213. rici, Via Appla ates. Sezione In corrispondenzadella regine lungo ἢ sto dx (N 41)

214. ia del Crocifisso. 215. Ariccia. Via del Crocifisso. - 216. Ariccia. Via del Crocifisso. Appia" di L. Canina (1854) 217. Ariccia. Via del Crocifisso. soprastante (1902) (foto BAV) 218. Ariccia. Via del Crocifisso, τ 219. Ariccia. Via del Crocifisso.

nali 220. 221. 222. 223. 224. . 225. . 226. . 227. . 228. 229.

Posizionamento della sostruzione (cd. Tesoro) (N. 42) Veduta della sostruzione (cd. Tesoro) (N. 42) Sostruzione (cd. Tesoro): pianta nella "Tavola Nona della Via Sostruzione (ed. Tesoro): schizzo diR. Lanciani della struttura Sostruzione (cd. Tesoro): sezioni (N. 42)-—. Sostruzione (ed. Tesoro): particolare dei piani di posa e dei ca-

di drenaggio sulla fronte meridionale (N. 42) Ariccia. Via del Crocifisso. Sostruzione (cd. Tesoro): lato orientale(N. 42) Ariccia. Via del Crocifisso. Materiali ceramici (N. 42) Ariccia. P.zzaS. G. Emiliani. Blocco in peperi a profilo no circolare(N. 43) Ariccia. P.zzaS. G. Emiliani. Fr. di cass in peperino a (N. 43) Ariccia. Convento dei PP. Somaschi. Fr. di sarcofago marmoreo(N. 43) Ariccia. Conventodei PP. Somaschi. Fr. di sarcofago marmoreo (N. 43) Ariccia. Conventodei PP. Somaschi. Tegola bollata(N. 43) Ariccia, Conventodei PP. Somaschi. Tegola bollata (N. 43) .. Ariccia. Conventodei PP. Somaschi. Fr. di cornicione in marmo (N. 43) .. Ariccia. Sepolcro a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della "taglia-

ta": pianta e sezione (N. 44)... 230. Ariccia. Sepolcro a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della “taglia. ta”. Parete di fondo (N. 44) . 231. Ariccia. Sepolero a nord-ovest di via della Croce, all'estremità nord-orientale della “taglia: ta”. Parete di fondo: particolare dell'edicola (N. 44) 232. Ariccia. Tagliata artificiale a nord-ovest di via della Croce: particolare (N. 45) 233. Ariccia. Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce: pianta (N. 46) 234. Ariccia. Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce: muro all'estremi tà settentrionale dell'area (N. 46).. 235. Ariccia, Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce visti da sud (N. 46). 236. Ariccia, Resti in opera listata lungo il lato occidentale di via della Croce visti da nord (N. 46). 3 : " a 237. Ariccia. Via Appia antica. Materiali ceramici (N. 47) . 238. Ariccia. Via di Mezzo. Resti di muro in opera mista (N. 48)... 239. Ariccia. Ricostruzione grafica dei resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti) in un disegno di P. Rosa (s.d., 1850 ?) 240. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (cx terreno Laurenti): pianta (N. 49) . 241. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro nord-occidentale (N. 49) 394

Fig. 242. Ariccia. Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurent): pilastro alfangolo ποτὰ,

orientale (N. 49).. pag. » a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): sezione (N. 49) „un... 243. Ariccia, Resti » .. 49) (N. sud-orientale muro Laurenti): terreno (ex antica Appia via a dx. di 244. Ariccia, Resti 245. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti); lato esterno del muro sud» orientale (N. 49) 246. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): particolare del muro in opera lateriziac del successivo in opera listata sul lato sud-occidentale (N. 49) » 247. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muroin opera listata sul lato » : sud-occidentale (N. 49) all'elistata opera in muro Laurenti): terreno (ex antica Appia Fig. 248. Ariccia. Resti a dx. di via » stremità sud-occidentale dell'area (N. 49) Fig. 249. Ariccia, Resti a dx. di via Appia antica (ex terreno Laurenti): muro in opera reticolata (N. 49) Lc 3 i » » Tig. 250. Ariccia, Cd, torre della Palombara: lato sud-occidentale (N. 53) Fig. 251. Ariccia. Cd. torre della Palombara. Schizzo di R. Lanciani della fronte nord-occidentalee » . di un tratto delle mura limitrofo (s.d., 1891?) (foto BAV) » 53) (N. nord-occidentale lato sul ingresso Palombara: . Cd. torre della » . Cd. torre della Palombara: sezione (N. 53) » Fig; 254. Ariccia, Via di Valle Ariccia: cd. torre della Palombara (N. 53) e sostruzione SR » . 54) (N. sud-orientale lato Fig. 255. Ariccia, Via di Valle Ariccia. Sostruzione(?): » Fig. 256. Ariccia. Via di Valle Ariccia. Sostruzione(?): sezione (N. 54) Fig. 257. Ariccia. Via Appia antica. Posizionamento delle strutture ed est del cd. “Basto del Diavolo” » — s " (nn. 55-58) Woogd H. di incisione una in Chigi) torrione (cd. Sepolcro antica. Appia Fig. 258. Ariccia. Via » (1600) .. » Fig. 259. Ariccia, Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi) veduta dellinterno (N. 55) » Fig. 260. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): pianta (N. 55) » Fig. 261. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): sezioni (N. 55).. Fig, 262. Ariceia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi): strutture sul lato sud-occidentale » (0.55) architetto» fr. e Chigi) torrione (cd. sepolcro del ovest ad Muro antica. Fig. 263. Ariccia. Via Appia » nici (N. 55) Fig. 264. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro (cd. torrione Chigi: strutture sul lato nord-orientale » . na . (N.55) » Fig. 265. Ariccia, Via Appia antica. Sepolcro: piantae sezione (N. 56) » Fig. 266. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte nord-orientale (N. 56) » 56) (N. Fig. 267. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte sud-occidentale » Fig. 268. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato interno nord-occidentale(N. 56) » Fig. 269. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato interno sud-orientale (N. 56) » e sezione (N. 57) Fig. 270. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: pianta » 57) (N. nord-orientale fronte Fig. 271. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: » Fig. 272. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: fronte sud-occidentale (N. 57) » Fig. 273. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro: lato esterno nord-occidentale (N. 57) » 58) Fig. 274. Ariccia. Via della Polveriera: sepolcro(N. Pardo colle su resti dei e 59) (N. viadotto del Posizionamento antica. Appia Via Ariccia. Fig. 275. » (Nn. 60.64) .. Lo» »59) (N. viadotto del meridionale Fig. 276. Ariccia, Via Appia antica: veduta del lato » e sezioni (1891) Fig. 277. Ariccia, Via Appia antica. Viadotto: prospetto Fig. 278. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: pianta e prospetto del lato meridionale in corrispon» denza dell'apertura più occidentale (1891) corrisponin meridionale lato del sezione e prospetto Viadotto: Fig. 279. Ariccia, Via Appia antica. 20» denza dell'apertura centrale (1891) » . 59) Fig. 280. Ariccia. Via Appia antica. Viadotio su Colle Pardo: pianta (N. » 59) (N. sezioni Pardo: Colle su Fig. 281. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto » Fig. 282. Ariccia. Via Appia antica. Viadottosu Colle Pardo: sezioni (N. 59)

Fig. Fig, Fig. Tig. Tig.

250 250 251 252 253 254 255 255 256 256 257 257 257 258 258 259 260 260 261 262 262 263 268 264 265 266 266 266 267 268 269 269 270 271 272 272 213 273 274 215 276 395

Fig. 283. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: sezioni (N. 59) Fig. 284. Ariccia, Via Appia antica. Viadotto su Colle Pardo: sezioni (N. 59) . Fig. 285. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Disegno di R. Lanciani del lato occidentale (1881) Fig. 286. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto: estremità occidentale lungo via della Polveriera (N. 59) Fig. 287. Ariccia, Via Appia antica. Viadoito: particolare della tessitura dei blocchi (N. 59) . Fig. 288. Ariccia Via Appi antica. Vindott su colle Pardo: veduta dell'apertura maggiore occidentale in una foto di G. Lugli Fig. 289. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo: veduta dell'apetura maggiore occidentale (N. 59) Fig. 290. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Veduta del lato meridionalein prossimità dell'apertura centrale (N. 59).. Fig. 291. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Particolare dell'apertura centrale in un disegno della fine dell'Ottocento.. Fig. 292. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo, Veduta del lato meridionale ad est dell'apertura centrale in una foto di G. Lugli (1910?) Fig. 293. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo. Disegno di W. Gell della terza apertura lungo il lato meridionale (1830) .. Fig. 294. Ariccia. Via Appia antica. Viadotto su colle Pardo, Apertura minore lungo ἢ lato meridionale (N. 59).. Fig. 295. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo illato meridionale del viadotto, in uno schizzo di R. Lanciani (1881) (foto BAV) Fig. 296. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato nord-occi dentale (N. 62)... Fig. 297. Ariccia. Via Appia antica, Sepolcro lungo ἢlato meridionale del viadotto: pianta e sezione (N. 62) Fig. 298. Ariccia, Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato sud.occi dentale (N. 62) . Fig. 299. Ariccia, Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato sud orienta: le(N.62). Fig. 300. Ariccia. Via Appia antica. Sepolcro lungo il lato meridionale del viadotto: lato nod occi dentale (N. 63) .. Fig. 301. Ariccia. Via Appia antica. Cisterna: pianta e sezione T. Gizzi Chiarucci (1977) (N. 64) Fig. 302. Ariccia. Via Appia antica. Cisterna. Veduta della navata occidentale (N. 64) Fig. 303. Ariccia. Colle Pardo. Blocchi non in situ (N. 63) Fig. 304. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro. Cisterna: pianta e sezioni (N. 66) Fig. 305. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Veduta della cisterna settentrionale da nord-ovest (N. 66) ᾿ Fig. 306. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Interno della cisterna settentrionale Fig. 307. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro. Cisterna settentrionale: apertura sul Jato breve meridionale . Fig. 308. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro. isterna meridionale: lato esterno occidentale (N. 66) Fig. 309. Ariccia. Pendici occi 66) .. Fig. 310. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro. Cisterna meridionale: interno della navata orientale (N. 66) min Fig. 311. Ariccia. Pendici occidental turadi Galloro (loc. Acqua Leggera), Pianta della stru: tura nella “Tavola Nona della Via Appia” di L. Canina (1854) . Fig. 312. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera), Pianta della strut: tura in un disegnodi E. Stevenson (1869) (foto BAV)... Fig. 313. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera), Posizionamento delle strutture (N. 67) Fig. 314. Ariccia. Pendici occidentali dellaltura di Galloro (loc. Acqua Leggera). Strutture superstiti viste da sud-est (N. 67) 396

Fig. 315. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): pianta delle strutture (N. 67).. 5 316. Ariccia, Pendici occidentali dcll'altura di Galloro (loc. Acqua Legger: 317. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera): resti di ambiente con lastre di rivestimento (N. 67) .. Fig. 318. Ariccia. Pendici occidentali dell'altura di Galloro (loc. Acqua Leggera); kr. di intonaco dipinto (N. 67)... . 319. Ariccia. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli, Veduta della cava da ovest (N 68) Fig. 320. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli. Cava: particolare del fronte meridionale n (N. 68).. 321. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccellera dei Savelli. Cava: pianta . 322. Parco di Palazzo Chigi. Cd. uccelliera dei Savelli. Cava: vedutad ovest Fig, 323. Ariccia, Torre medievale lungo il lato occidentale di via di Mezzo (N. 69) .. Fig. 324. Ariccia. Loc. Grottalupara. Posizionamento delle strutture (N. 70) Fig. 325. Ariccia. Loc. Grottalupara. Veduta dei resti antichi (N. 70) Fig. 326. Ariccia. Loc. Grottalupara. Pianta delle strutture(N. 70) Fig. 327. Ariccia. Loc. Grottalupara. Sezione degli ambienti (N. 70).. Fig. 328. Ariccia. Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'ambiente absidato all'estremità orientale dell'area (N. 70) privo di mosaico Fig. 329. Ariccia. Loc. Grottalupara. Apertura sul lato settentrionale dell'ambiente (N70).. Fig, 330. Ariccia, Loc. Grottalupara. Apertura verso il vano centrale absidato (N. 70) Fig. 331. Ariccia. Loc. Grottalupara. Ambiente centrale absidato con vasca scavata (N. 70) Fig. 332. Ariccia. Loc. Grottalupara. Uscita del cunicolo lungo la parete settentrionale della vasca Le (N. 70) . e pozzo di ispezione: sezioni (N. 70) Fig. 333. Ariccia, Loc. Grottalupara. Cunicolo Fig, 334. Ariccia, Loc. Grottalupara, Particolare del tappeto musivo nell'ambiente centrale (N. 70) . Fig. 335. Ariccia. Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'abside dell'ambiente centrale (N. a . ì = 70) . (N. nord-orientale dell'angolo particolare centrale: Ambiente Grottalupara. Loc. Ariccia. 336. Fig. i m . x 70) . Fig. 337. Ariccia, Loc. Grottalupara. Mosaico pavimentale nell'ambiente absidato ad ovest (N. 70) . Fig. 338. Ariccia. Loc. Grottalupara. Muro perimetrale nord-occidentale (N. 70) . Fig. 339. Ariccia. Loc. Grottalupara. Cunicolo (N. 70) Fig. 340. Ariccia. Loc. Grottalupara. Bollo laterizio (N. 70) Fig. 341. Ariccia. Loc. Grottalupara. Bollo laterizio (N. 70) a vernice nera: fondo di patera (N. 0) .. Fig. 342 Ariccia, Loc. Grottalupara. Ceramica delle strutture relative alla cd. villa di Vitellio (N. Posizionamento Gentile. M.te Fig. 343. Ariccia. ΤῸ € = di Vitellio: veduta delle "Muracce" da ovest (N. 71,a) ... ‚344. Ariccia, Via D. Marinelli. Cd. villa e sezione (N. 71, a) . 345. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Vitellio: “Muracce”. Pianta nord-orientale: lato meriMuro “Muracce”. Vitellio: di villa Cd. Marinelli. D. Via 346. Ariccia. dionale (N. 71, a) Fig. 347. Ariccia, Via D. Marinelli, Cd. villa di Vitellio: *Muracce”, Muro nordiorientale lato settentrionale (N. 71,2)... Fig. 348. Ariccia. ViaD. Marinelli. Cd. villa di Vitellio, Arca scavata vistada sudovest(N. 71, Ὁ) Fig. 349. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Settore scavato: pianta dei resti (N. 71, b) . di Vitellio. Settore scavato: ambiente A; e Ax (N. 71, b).. Fig. 350. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd villa di Vitellio. Settore scavato: sezioni (N. 71).. villa Cd. Marinelli. Fig. 351. Ariccia, Via D. di Vitellio. Settore scavato: abside nell'ambienteB (N. ila Cd. Marinelli. D. Via Ariccia. 352. Fig, 71,5) Fig. 353. riceia. Via D. Marinelli. Cd. ila di Vitellio. Settore scavato: pavimento in opus spicatuum nell'ambiente D (N. 71,b) (FotoM. Leoni)

Fig. 354. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Settore scavato: fogna a cappuccina all'estremità orientale dell'area Fig. 355. Ariccia. Via D. Marinelli. Cd. villa di Vitellio. Muri nel bosco immediatamente ad est del settore scavato (N. 71, c) .. Fig. 356. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio. Veduta delle strutture da sud-ovest (N. 71, E] Fig. 357. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa i Vitellio: planta e sezione (Fig. 71,d) Fig. 358. Ariccia. Via della Cisterna.. Cd. villadi Vitellio. Muri interni in opera reticolata visti da est (N.71,d) ..... u Fig. 359. Ariccia. . Cd. villadi Vitellio. Macina (?) (N. 71,d) . Fig. 360. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio: fr. di intonaco (N. 71, d) Fig. 361. Ariccia. Via della Cisterna. Cd. villa di Vitellio: bollo laterizio (N. 71, d) Fig. 362. Ariccia. ViaA. de Gasperi. Villa di Vitellio. Resti di muro in opera reticolata (N. 71,c) Fig. 363. Ariccia. Via D. Marinelli. Pozzetto di acquedotto a sud delle cd. Muracce (N. 72) Fig. 364. Ariccia. Posizionamento dei resti ad est dellaS.S. 218 (Nn. 73, 75) Fig. 365. Ariccia. Castello di Malalfitto. Veduta da est dei resti invasi dalla vegetazione (N. 73)-Fig. 366. Ariccia. Castellodi Malaffitto: pianta (N. 73) .. Fig. 367. Ariccia. Castellodi Malaffitto. Lato lungo sud-orientale(N. 73) Fig. 368. Ariccia. Castellodi Malaffitto. Resti del lato nord-occidentale (N. 73) Fig. 369. Ariccia. Castello di Malaffitto. Torrione all'angolo nord-orientale (N. 73) Fig. 370. Ariccia. Castello di Malaffitto. Torrione all'angolo sud-occidentale (N. 73) Fig. 371. Ariccia. Castello di Malaffitto. Lato sud-orientale: particolare del muro in opera incerta (N.73) Fig. 372. Ariccia. Castello di Malaffitto. Torrione nord-orientale: particolare del lato settentrionale (N.73) Fig. 373. Ariccia, Castello di Malaffitto. Muro in opera incerta in prossimità dell'angolo nord-orientale (N. 73) = nn . Fig. 374. Ariccia. Castellodi Malaffitto. Macinain vicoite: catillus (N. 73) Fig. 375. Ariccia. Castellodi Malaffitto. Base in peperino (N. 73) Fig. 376. Ariccia. Loc. Canalone. Posizionamento del tracciato dell'acquedotto (N. 74) Fig. 377. Ariccia. Loc. Canalone. Speco dell'acquedotto in prossimità del bottino moderno (N. 74) Fig. 378. Ariccia. Loc. Canalone. Acquedotto: pianta (N. 74) Fig. 379. Ariccia. Loc. Canalone. Acquedotto: sezioni(N. 74) Fig. 380. Ariccia. Loc. Canalone. Speco dell'acquedottoin prossimità della sezione m-n (N. 74).. Fig. 381. Ariccia. Loc. Canalone. Acquedotto: sezione (N. 74).. Fig. 382. Ariccia. M.te Gentile. Posizionamento dei resti sull'altura (Nn. 76.- 79; 81) Fig. 383. Ariccia. M.te Gentile. Via dei Noccioli. Resti del clivus albanus (N. 76) Fig. 384. Ariccia. Mte Gentile. Clivus albanus: sezioni (N. 76) . Fig. 385. Ariccia. M.te Gentile. Via dei Noccioli. Resti del clivus albanus (N. 76) Fig. 386. Ariccia. M.te Gentile. Proprietà "Divin Maestro”. Resti del clivus albanus (N. 78) Fig. 387. Ariccia. M.te Gentile. Proprietà "Divin Maestro”. Resti del clivus albanus (N. 78) . Fig. 388. Ariccia. Ingresso del cunicolo lungo il margine orientale della s.s. 218 (N. 79) . Fig. 389. Ariccia. Cunicolo lungo il margine orientale della s.s. 218: pianta (N. 79) . Fig. 390. Ariccia. Cunicolo lungo il margine orientale della SS. 281: sezioni (N. 79) . Fig. 391. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: pianta (N. 80) . so Fig. 392. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: sezioni (N. 80) . Fig. 393. Ariccia. M.te Gentile. Cunicolo: speco (N. 80) Fig. 394. Ariccia. M.te Gentile. Ingresso del cunicolo (N. 80) Fig. 395. Ariccia, M.te Gentile. Cunicolo: pianta e sezione (N. 80) . Fig. 396. Ariccia, M.te Gentile. Vasche scavate nel peperino (N. 81). Fig. 397. Ariccia. M.te Gentile. Vasche scavate nel peperino: pianta e sezione (N. 81) Fig. 398. Ariccia. Via della Polveriera: basoli (N. 82) . Fig 399. Ariccia. Disegno acquarello di Valle Ariccia con percorso (foto BAV) Fig. 400. Ariccia. ‘0, V. Castellani, W. Dragoni, del primo tratto dell'emissario (1991) 308

Fig. 401. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: canale interrato immediatamente a sud-ovest del primo tratto (N. 83) i... Fig. 402. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: pianta del secondo tratto (N. 83) . Fig. 403. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo a sud di via della Refuta (N. 83) . Fig. 404. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: sezioni (N. 83) . Fig. 405. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo a sud di via della Refuta (N. 83) Fig. 406. Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: veduta del cunicolo da sud (N. 83) Fig. 407. Ariccia, Valle Ariccia, Emissario: tratto con copertura in lastre di peperino (N. 83) 408, Ariccia. Valle Ariccia. Emissario: cunicolo alterato dai lavori di spurgo (N. 83) Fig. 409. Ariccia, Valle Ariccia. Pianta G. Ucelli del terzo tratto dell'emissario con pozzi di ispezione (1940) na Tig. 410. Ariccia, Valle Ariccia. Emissario: particolare del secondo pozzetto(N. 83) Fig. 411. Ariccia. Loc. Ginestreto. Veduta dell'emissario da sud-ovest (N. 83) Fig. 412. Aricia. Via della Moletta. Posizionamento del pavimento (N. 84) dellisquedotto( 85) m Fig. 413. Ariccia, Via della Moletta, Materiali ceramici (N. 84) . Fig. 414. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di colonna in peperino (N. 84) -. Fig. 415. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di colonna in granito grigio (N. 84) Fig. 416. Ariccia. Via della Moletta. Fr. di canaletta in calcare (N. 84) Fig. 417. Ariccia, Via della Moletta, Veduta delle pendici orientalidel cratere aricino (N. 85) Fig. 418. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: pianta (N. 85) Fig. 419. Ariccia. Via della Moletta. Acquedotto: sbarramento moderno in prossimità delfingresso (N.85) Fig. 420. Ariccia, Via della Moletta, Acquedotto: sezioni (N. 85).. Fig. 421. Ariccia, Via della Moletta. Acquedotto: ingressoad uno dei cunicoli laterali (n. 85) Fig. 422. Ariccia. Palazzo Chigi. Sarcofago ...... Fig. 423. Ariccia, Palazzo Chigi. Sarcofago: particolare della fronte (ioo Rossa DAI D neg. 74.338) Fig. 424. Ariccia. Parco Chigi. Sarcofago : Fig. 425. Parco Chigi. Fr. di blocco di architrave Fig. 426. Parco Chigi. Rilievo di Atena ....

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INDICE ANALITICO

abside: 96, 119, 145, 274, 294, 299, 300, 301, 302, 304, 314,319, 320 Accoleia gens: 67 acquedotto: 34, 49, 83, 83 nota 455, 98 nota 532, 99, 99 nota 536, 107, 326, 333, 334, 335, 341, 341 nota 1122, 342 di Malaffitto: 34, 98 nota 532, 326, 333, 334, 335, 314, 341 nota 1122, 342 acropoli: 27 nota 99, 38, 59, 61, 68, 69, 74 nota 395, 112 ager: 40,90 Alfius: 119, 308 nota 1061 Ampia gens: 67. anfiteatro: 22, 23, 77, 78, 82 Anicius Achilius Glabrio: 42, 82, 85, 363 ara: 73 nota 387, 363, 365 architettonici, clementi: 24, 69, 71, 92, 102 nota 568, 219 base: 24, 68, 82, 173, 173 nota 774, 181, 200, 221, 332, 365, 367 capitello: 221, 367 cornice: 101, 102, 200, 212, 213, 218, 219, 286 colonna, elemento: 73 nota 387, 74, 74 nota 399, 113 nota 635, 115, 200, 200 nota 834, 219, 221, 234, 238, 242, 286 nota 1033, 320 nota 1078, 332, 357, 363, 365, 365 nota 1171 fregio: 102, 102 nota 568, 367 lastra: 29, 184 nota 793, 236, 277 nota 1014 architrave: 102, 367 arco: 66, 113, 162, 210, 218, 242 nota 930, 244, 265, 267, 268, 310 arcosolio: 119, 227 Atia gens: 78 Aurelius Lupianus: 41, 90 nota 493 basilica: 88 nota 485 bellum civile: 60, 66, 68 bellum sociale: 41 nota 231 bollo ceramico: 119, 308, 308 note 1060-1061 in planta pedis: 308, 308 note 1060-1061 bollo laterizio: 24, 117, 119, 119 nota 668, 212, 233, 308, 324, 332 calcare: 44, 71 nota 385, 105, 247, 265, 332, 357 canaletta: 98, 172, 185, 205, 224, 255 nota 976, 320, 320 nota 1078, 332, 334, 357 capitolium: di Ariccia:16, 27, 28, 29, 33, 67, 67 nota 364, 68 nota 360, 69, 70, 78, 81, 82, 85, 86, 96 nota 470, 163, 170

di Cosa: 62, nota 372, 69 castellum, castello: 16, 27 nota 100, 31 nota 136, 33, 43, 84, 85, 85 nota 464, 95, 112 nota 625, 117 nota 661, 121, 326, 332 nota 1105, 333, 335 di Borghetto: 121 di Campanile: 121 di Greppe: 121 di Malaffitto: 16, 27 nota 100, 31 nota 136, 33, 84, 95, 117 nota 661, 121, 326, 332 nota 1105, 333, 335 di S. Gennaro: 112 nota 625 castrum: 43, 54 nota 274, 85, 85 nota 464 catasto: 13 Gregoriano: 23 nota 67, 62, 62 nota 340, 81 cava: 16, 28 nota 106, 29, 51, 54, 56, 56 nota 285 e 287, 58, 58 nota 298, 65 nota 350, 84, 96, 97, 100, 236, 290, 290 note 1036-1037 ceramica: 121, 135, 188, 238, 242, 292, 328, 357 ‘anfore: 188, 232, 233, 238, 355 attica a figure rosse: 61, 88, 129 bucchero: 52, 129 comune: 188, 253, 292, 357 d'impasto: 52, 58, 129 sigillata africana: 132, 212, 238, 242, 270, 355, 357 sigillata italica: 132, 135, 188, 232, 233, 238, 242, 253, 270, 308 nota 106-1061, 355, 363 a vernice nera: 59, 119, 129, 131, 132, 135, 187, 188, 238, 292, 308 C. Faberius: 37 chiesa: Collegiata vecchia: 19 nota 30, 69, 69 nota 374, 85, 113, 163 nota 760, 172, 172 nota 773 S. Maria della Rotonda: 90, 172 nota 773 S. Maria della Stella: 23, 29 8. Maria in Petritoli: 123, 244 S. Rocco: 121, 290 S. Valerio: 121, 237 ‘SS. Nicola e Domenico: 28, 29, 33, 85 nota 460, 163, 171 nota 770, 172, 173 note 773-774 SS. Rocco e Sebastiano: 71 nota 384, 85 nota 461, 102, 184 cippo funerario: 96, 100, 270 nota 1008, 292 cisterna: 27 nota 100, 33, 34, 51 nota 261, 58, 59, 63, ΤΊ, ΤΊ nota 423-424, 82, 98, 100 nota 547, 103, 106, 106 nota 585, 107, 112, 113 nota 631, 181 nota 788, 192 nota 825, 200, 206, 244 nota 939, 275, 279, 280, 325 401

civitas: Julius Marceus: 41 romana: 40 latifondo: 95 sine suffragio: 41, 41 nota 221 lega latina: 41, 41 nota 221 cocciopesto: 99 nota 536, 106, 205, 210, 239, 241, 280, Legione Partica: 120, 120 nota 673 297, 300, 300 nota 1054, 304, 307, 307 nota 1058, Liber Coloniarum: 38, 38 nota 202, 39, 70 312 nota 1069, 322, 325 Lucilia gens: 67 colonia latina: 41 L. Ocra: 42 nota 243, 95 crepidine: 30, 75 nota 405, 108, 109, 110, 115, 116, L. Octavius Salutaris: 119, 308 nota 1060 259 nota 986, 264, 278, 342 Lucius Sempronius: 41, 42 criptoportico: 29, 95, 96 nota 512, 99, 105 nota 575 macina: 278, note 1015-1016, 322 Crupia gens: 173 marciapiede: 109, 110,111 cunicolo: 45, 49, 59, 61, 83, 83 nota 453, 84, 96 nota M. Accoleius M. F.:41 516, 99, 99 nota 536, 106, 106 nota 587, 107, 111 M. Iulius M. FAL nota 613, 135, 135 nota 728, 140, 140 nota 732, 143, marmo: 23, 24, 29, 30 nota 122, 33 nota 140, 74 nota 148 nota 743, 178, 181, 181 nota 788, 185, 200, 270, 399, 94, 94 nota 508, 96 nota 518, 97, 98, 109 nota. 270 nota 1005, 300, 304, 307, 307 nota 1058, 325, 602, 116, 121, 173,212, 215, 219, 221, 233, 233 nota 333, 334, 334 note 1109-1110, 335, 342, 342 nota 903, 234, 281 nota 1024, 284, 286, 310, 325 nota 1125, 343, 343 note 1126-1128, 344, 344 nota 1129, 1086, 332, 353, 357, 365 345, 349, 349 nota 1137, 350 nota 1138, 351, 351 miliario: 22, 35, 37, 42, 90 nota 492, 120, 365 note 1143-1144, 357, 359, 359 nota 1159, 360, 361 ‘monumento funerario: 213 deposito votivo: 94 mosaico: 24, 74, 74 nota 399, 96, 96 nota 521, 97, 97 dolio: 135, 187, 363 nota 531, 281 nota 1024, 293, 293 nota 1042, 304, Duronia gens: 93 nota 502, 95 325,332 emissario: municipium: 40, 41, 67 di Albano: 39 nota 208, 88 nota 477 di Nemi: 21, 22, 27, 27 nota 95, 34, 35, 36, 37, 38, Aureliane (Roma): 66 45, 60, 87, 88, 94, 121, 347, 349, 350, 350 nota di Anagni: 59, 63 nota 349 1140 di Antemnae: 57 nota 288 epigrafe, vd. iscrizione di Ardea: 59 nota 306 erma: 34,92 di Ariccia: 27 note 99-100, 28, 28 nota 106, 29, 36, ex voto, votivi: 61, 61 note 325 e 336, 73, 74, 82, 93 37, 38, 39, 54, 54 nota 281, 56, 57, 57 nota 292, nota 505, 188 58, 58 nota 362, 59, 60, 62, 62 nota 342, 63, 66, Faustus: 42 68, 70, 73, 74, 75, 78, 78 n 431, 82, 83, 85, 85 nota ferrei forfices: 66, 66 nota 353, 112, 112 nota 623, 145, 465, 86, 86 nota 470, 95, 96, 100, 115, 116, 125, 215, 233 nota 904, 265, 267, 278, 330 nota 1100 126 nota 696, 133, 135, 144, 144 nota 736, 145, fistula aquaria: 22, 42, 90 145 nota 738, 147, 148, 150, 157, 159, 160, 161, fogna: 73 nota 389, 98, 321 nota 1082 163 nota 760, 171 nota 770, 181 nota 789, 242, foro: 243, 244, 246, 362. di Ariccia: 22, 78, 82, 82 nota 446, 161 nota 755 di Bobillae: 70, 73. di Ardea: 82 nota 443 di Castrimonium: 70 Boario (Roma): 60 nota 318 di Cori: 69 nota 378 di Minturno: 82 nota 446 di Falerii: 59 Olitorio (Roma): 77 nota 414 di Ferentino: 59, 68, 69 nota 378 Romano: 74 nota 400 di Fondi: 69 nota 378 di Terracina: 82 nota 446 di Formia: 69 nota 378 Gneo Dupilius: 41, 67 di Gabi, Gavis: 70 industria litica: 129 di Minturnae: 62 nota 339 grattatoî: 51, 129 di Nepi: 66 intonaco: 96, 105, 187, 215, 218, 284, 315 nota 1074, di Ostia: 66 332 di Palestrina: 59, 112 dipinto: 97, 184, 190, 227, 232, 286, 302, 302 nota di Roselle: 58 nota 300 1055, 321, 321 nota 1080, 325 nota 1086, 355 di Signa: 59 iscrizione: 30, 37, 37 note 191 e 196, 42, 42 nota 243, di Tellenae: 73, 73 nota 39 54 nota 283, 82, 93 nota 502, 99 nota 539, 100, 113, di Tusculum: 57 nota 291, 59, 60, 73 173, 173 nota 774, 227, 270 nota 1008, 363, 365, 365 necropoli: 19, 37 nota 196, 51, 54, 101 nota 558, 102 nota 1167 nota 560, 120, 120 nota 673 402

ninfeo: 90 nota 491, 96, 98, 105, 105 note 575-576, 293 opere murarie: a blocchetti (vittata): 121, 144 nota 735, 159 nota 748, 223, 282, 284, 314, 330 cementizia: 51 nota 261, 66, 92, 98, 99, 102, 106, 107, 112, 148, 277, 326 incerta: 66, 69, 69 nota 378, 82, 94, 95, 96, 144, 178, 178 nota 781, 292, 292 nota 1040, 328, 328 nota 1099, 330 nota 1101, 331, 362 laterizia: 33, 75, 76, 77, 77 nota 414, 82, 98, 100, 113, 117, 117 nota 657, 119, 123, 200, 204, 204 nota 837, 206, 211, 211 note 851 e 853, 212, 218, 219, 225, 227, 239, 242 note 930 c 932, 243, 244, 246, 247, 248, 251, 252, 253, 253 nota 966, 282, 319 listata: 78, 95, 98, 120, 121, 148, 225, 227, 236, 237, 239, 241, 242, 247, 251, 252, 253, 282, 286, 319, 320, 320 nota 1076, 321, 325 mista: 120, 215, 238, 242 nota 932, 314, 315 quadrata: 26, 28, 57, 58 nota 299, 59, 60, 61, 62 nota 339, 63, 68, 69, 69 nota 378, 70, 73, 73 nota 390, 77, 82, 88, 92, 95, 98, 99, 102, 110, 112, 115, 120, 125, 144, 150, 159, 163, 170, 171, 172, 177, 181, 185, 194, 213, 215, 215 nota 869, 219, 223, 255, 264 reticolata: 25, 29, 33, 61, 62 nota 342, 63, 65, 73, 73 nota 390, 74, 74 nota 400, 77, 78, 83, 88 nota 486, 94, 95, 96, 96 note 513-514,98, 99, 100, 106, 115, 119, 120, 145, 147, 186, 187, 213, 215, 229, 234, 242, 253, 281, 281 nota 1024, 282, 284, 286 nota 1032, 293, 294, 299, 300, 304, 310, 312, 312 nota 1069, 314, 319, 320, 320 nota 1076, 321, 322, 324, 325 peperino: 24, 25, 45, 45 nota 250, 49, 54, 59, 65, 69, 71, 73 nota 387, 75, 78 nota 429, 82, 92, 93, 93 nota 502, 98, 100, 102, 103, 104, 106, 107, 108, 115, 115 nota 641, 116 nota 644, 120, 121, 124, 125, 125 nota 695, 135, 140, 144, 145, 145 nota 738, 147, 162, 170, 170 nota 765, 172, 173, 177, 178, 181, 182, 184, 186, 187, 193, 194, 200, 205, 213, 215, 223, 224, 225, 227, 228 nota 887, 230, 232, 233, 234, 236, 237, 238, 242, 243, 244, 255, 256, 265, 268, 274, 277 nota 1014, 278, 286, nota 1032, 292, 294, 297, 299, 314, 320, 320 note 1076 e 1078, 321 nota 1082, 322, 328, 330, 331, 332, 332 nota 1105, 333, 350, 351, 351 nota 1143, 357, 359, 363, 365

Petraia gens: 67 podio: 67, 67 nota 367, 69 nota 378, 74 nota 395, 170, 171, 172, 194, 194 nota 829 ponte: del Diavolo: 112 nota 625 di Nona: 61, 94 di Mele: 66 nota 351, 111 nota 614 di S. Giorgio: 66 nota 359 di Tor di Valle: 66 nota 357 Funicchio: 66 nota 359

Mallio: 111 Mammolo: 112 Sambuco: 111

San Cono: 111 porta urbica:

Basto del Diavolo (Ariccia): 25, 26 nota 91, 31 nota 139, 57, 58, 59, 63, 65, 66, 73, 78, 110, 119, 159, 161, 161 nota 755, 162, 162 nota 758, 246 di Antemnae, nord-ovest: 58 nota 297

di Crustumerium, meridionale: 58 nota 297 di Tusculum: 37 nota 183, 100, 73 nota 390 di Veio: 58 nota 297 Fontinalis (Roma): 59 nota 305

Maggiore (Signa):

59

Ninfina (Norba): 78 nota 435, 111 nota 613 Nomentana (Roma): 66 S. Martino (Palestrina): 69 nota 378

Stupa (Ferentino): 112 nota 624

pozzo, pozzetto: 83, 83 nota 454, 106, 108, 140, 181,

304, 304 nota 1057, 307, 307 nota 1058, 333, 334, 334 note 1109-1110, 335 nota 1112, 341 nota 1122, 342

P. Aelius Symphor: 42 P. Memmi Reguli: 42, 90 Salluvia gens: 67

santuario, vd. tempio sarcofago: 24, 33, 83 nota 456, 233, 247, 247 nota 949, 365, 365 nota 1167 sepolcro, tomba: 22, 25, 26, 29, 33 nota 140, 51, 51 nota 265, 58, 83, 85 nota 461, 96, 100 nota 545, 101, 102, 102 note 560, 562, 565 e 568, 103, 104, 108,

115, 116, 119, 120, 181, 182, 184, 185, 213, 224, 224 nota 878, 227, 228, 234, 251, 252, 253, 270, 270 nota

1008, 273, 365, 365 nota 1167 cd. degli Orazi e Curiazi: 20, 26, 29, 108, 108 nota

599, 109, 213

cd. dei Gordiani (via Prenestina): 120 cd. di Portuno (via Portuense): 120 cá. torre della Palombara: 63, 63 nota 347, 65, 116,

123, 145, 157, 159, 243, 244

cd. torrione Chigi: 16, 20, 29, 30, 31 nota 139, 33, 42, 113, 113 nota 635, 116, 119, 120, 121, 246, 247, 247 nota 947, 248, 251, 251 nota 952

sostruzione: 23, 25, 25 nota 88, 30, 33, 37 nota 54, 67, 68, 69, 73, 81, 82, 99, 105, 110, 112 nota 159, 177, 204 nota 835, 223 statio: 30, 37, 74 nota 401, 75 nota 410, 78 nota ul statua: 19 nota 30, 23, 24, 24 nota 68, 29, 43, 92 498, 94, 94 nota 508, 109 nota 602, 189, 190,

185, 628, 429, nota 233,

365 strada, via: 25, 38, 42, 56, 60, 78, 78 nota 435, 81, 87, 94, 98, 108, 108 note 596-597, 110, 110 nota 609,

111 nota 613, 112, 113, 115, 115 note 641 e 642, 116, 116 nota 644, 117, 117 nota 661, 119, 182, 184,

403

223, 228, 236, 237, 242, 246 nota 942, 258 nota 987, 264, 267, 325, 332 nota 1107, 333, 337, 338, 338 nota 1121, 342, 342 nota 1124 basolata: 25, 29, 94, 115 nota 641, 335, 335 note 1113 e 1115, 337, 337 note 1117-1120, 341 tabula ansata: 365 T. Aelius Aurelius T. f. Epianus: 90 nota 493 tagliata: 96, 116, 234, 236 teatro: di Alba Fucens: 71 nota 385 di Aquino: 71 nota 385 di Ariccia: 28, 70, 71, 71 nota 383, 81 di Eloro: 71 nota 385 di Eporedia: 71 nota 385 di Eraclea Minoa: 71 nota 385 di Ferento: 71 nota 385 di Gabii: 71 nota 385 di Jaitas: ΤΊ nota 385 di luvanum: 71 nota 385 di Lupiae: 71 nota 385 di Roccavecchia di Pratello: 71 nota 385 di Siracusa: 71 nota 385 di Solunto: 71 nota 385 di Trebula Ballensis: 71 nota 385 tempio, santuario: ad Decimum (via Latina): 94 cd. della Sibilla (Tivoli): 74 nota 395 cd. di Diana (Ariccia); 21, 26 nota 91, 27, 27 note 95 © 100, 28, 31, 34 nota 150, 61, 73, 75, 77, 81, 82, 96, 104, 105, 133, 178, 187, 190, 200, 206 ed. di Esculapio (Ariccia): 19 nota 30, 20, 30 nota 127, 99, 100, 119, 215 cd. di Giano (Roma): 77 nota 414 del Casaletto (Ariccia): 30, 61, 88, 93, 93 nota 502, 94 della Banditella (Ardea): 94 della Parata (Velletri): 94 della Pescarella (Ardea): 94 delle Tredici are (Lavinio): 61 dello Scasato (Falerii): 59 di Adriano (Roma): 74 nota 395 di Apollo (Roma): 97 nota 529 di Campetti (Veio): 61 di Castore e Polluce (Cori): 69, 69 nota 376 di Colle Cane (Ardea): 94 di Diana (Nemi): 15, 61, 74, 87 nota 472, 88, 119, 188 nota 814 di Ercole (Cori): 69 nota 378 di Giove (Roma): 37 di Giunone (Gabii): 61 nota 322, 74, 74 nota 396 di Giunone Sospita (Lanuvio): 26, 68, 74 nota 394, 100, 100 nota 548 di Marte Ultore (Roma): 74 nota 395 di Ponte Nona (via Prenestina): 94 di Tuscolo: 100 di Valle Oliva (Ardea): 94 404

terme, edificio termale: di Ariccia: 75, 77, 77 nota 418, 78, 96, 115, 206, 206 nota 643, 239, 242 di Cellomaio (Albano): 21 nota 41, 75 di Cosa: 171 nota 417, 77 di Lanuvio: 75, 77,95 di Norba: 21 nota 41 terrazzamento: 58 nota 299, 99, 100, 353 nota 1149, 357 T. Iulia Polioni: 100 Ti. Latinius Pandusa: 30, 33, 42, 113, 116, 247 nota 947 tomba: vd. sepolcro torre: dell'Acqua Raminga: 121 al Casale di 8. Antonio: 121 della Palombara: vd. sepolcro torrione: 326, 328, 330, 330 nota 1101, 331 cd. Chigi: vd. sepolcro cd. della Stella: 108 travertino: 69 nota 377, 121, 227 tubuli: 100, 106 vaschette: 322, 345 via: vd. strada viadotto: del Diavolo (Manziana): 111 del muro del Peccato (via Flaminia): 112 nota 625 di Guardapasso (via Ostiense): 112 di Pieve Fanonica (via Flaminia): 112 nota 625 di Valle Ariccia, di Colle Pardo: 16, 20, 23 nota 64, 24, 25, 26, 26 nota 91, 28, 29, 30, 34, 34 nota 155, 35, 51 nota 261, 66 nota 359, 102, 104, 107, 108, 110, 110 nota 609, 111, 112, 113, 115, 120, 253, 254, 254 nota 971, 255, 255 nota 978, 258 nota 984, 265, 268, 270, 275, 279 di Valle Treia: 111 in località Le Spugne (via Flaminia): 112 nota 625 oltre Porta Nomentana: 66 su via Salaria, fuori le mura Aureliane: 66 tra XI e XII miglio della via Ostiense: 112 nota 629 villa: 22, 29, 30, 42, 73 nota 390, 90, 90 note 487-488, 491 e 493, 94, 95, 98, 99, 105, 107, 117, 206, 215 Adriana (Tivoli): 105 nota 575 alla Civitana (Velletri): 21 nota 41, 96 nota 515 cd. dei Quattro Venti (Circeii): 69 nota 379 cd. di Cicerone (Formia): 105 nota 575 cd. di Vitellio (Ariccia): 16, 16 nota 17, 22, 27 nota 100, 33, 49, 92, 96, 100, 105, 106, 108, 117, 119, 120, 121, 123, 308, 321 della Stazione (Velletri): 106 di Clodio (Albano): 96 nota 513 di Domiziano (Castel Gandolfo): 90, 98, 100 nota 547,215 nota 863 di Lucio Vero (Acquatraversa): 100, 106 nota 585 di Lucullo (Roma): 100 di Orazio (Tivoli): 105 nota 575

di Pompeo (Albano Laziale): 96, 96 nota 513, 100, 100 nota 547, 106 di S. Cesareo (Velletri): 96 nota 519, 107

in Prelatura Doria (Ariccia): 95, 99, 117 nota 661, 120 Voconia gens: 67

405

INDICE TOPOGRAFICO

Acqua Leggera: 34, 34 nota 150, 92, 94, 96, 105, 120 Acqua Palomba: 96 nota 515 Acquatraversa: 100, 106 nota 585, 367 nota 1132 Ad Decimum (sulla via Latina): 94 Alba Fucens: 71 nota 385 Alba Longa: 35 nota 160 Alatri: 69 Albano Laziale: 21 nota 41, 27, 27 nota 101, 37, 42, 45, 75, 85, 88, 90, 96, 100, 101 nota 558, 102, 106, 213, 219, 333 Antemnae: 57 nota 288, 83 Antium, Anzio: 38 nota 201, 41, 57 nota 293, 38, 38 nota 198, 39, 54, 97, 116 Apiolae: 94 Aquino: 68 nota 369, 71 nota 385 Aricia, Ariccia: aggere: vd. mura anfiteatro: 22, 23, 77, 78, 82 Basto del Diavolo: 25, 26 nota 91, 31 nota 139, 57, 63, 65, 66, 78, 110, 119, 159, 161 capitolium: 16, 27, 28, 29, 33, 67, 67 nota 364, 69, ‘70, 78, 81, 82, 85, 86, 86 nota 470, 170, 163 foro: 22, 78, 82, 161 nota 755, 82 nota 446 mura: 27 note 99-100, 28, 28 nota 106, 29, 36, 37, 38, 39, 54, 54 nota 281, 56, 57, 57 nota 292, 58, 58 nota 362, 59, 60, 62, 62 nota 342, 63, 66, 68, 70, 73, 74, 75, 78, 78 n 431, 82, 83, 85, 85 nota 465, 86, 86 nota 470, 95, 96, 100, 115, 116, 125, 126 nota 696, 133, 135, 144, 144 nota 736, 145, 145 nota 738, 147, 148, 150, 157, 159, 160, 161, 163 nota 760, 171 nota 770, 181 nota 789, 242, 243, 244, 246, 362 Porta Napoletana: 29, 54, 57, 59, 78, 85 nota 468, 98 nota 533 Porta Romana: 54, 67 nota 367, 69, 78, 81, 85, 86 note 469-470, 177 schema urbanistico: 81 sostruzione: 23, 25, 25 nota 88, 30, 33, 37 nota 185, 54, 67, 68, 69, 73, 31, 82, 99, 105, 110, 112 nota 628, 159, 177, 204 nota 835, 223 taberne: 70 teatro: 28, 70, 71,71 nota 383, 81 tempio cd. di Diana: 21, 26 nota 91, 27, 27 note 95 e 100, 28, 31, 34 nota 150, 61, 73, 75, 77, 81, 82, 96, 104, 105, 133, 178, 187, 190, 200, 206 tempio cd. di Esculapio: 19 nota 30, 20, 30 nota 127,99, 100, 119, 215

terme, edificio termale: 75, 77, 77 nota 418, 78, 96, 115, 206, 206 nota 643, 239, 242 viadotto: 16, 20, 23 nota 64, 24, 25, 26, 26 nota 91, 28, 29, 30, 34, 34 nota 155, 35, 51 nota 261, 66 nota 359, 102, 104, 107, 108, 110, 110 nota 609, 111, 112, 113, 115, 120, 253, 254, 254 nota 971, 255, 255 nota 978, 258 nota 984, 265, 268, 270, 275,279 viadotto di Pio IX: 45, 88, 92, 92 nota 497, 100, 116, 234, 363 Ardea: 38, 38 nota 198, 40, 40 nota 217, 52, 52 nota 272, 54, 57 nota 288, 59 nota 306, 61, 75, 82, 82 nota 443, 83, 83 nota 449, 87, 88, 93 nota 503, 94, 94 nota 506, 116, 347 Artena: 78 nota 435, 110 nota 612, 111 nota 613 Anagnia, Anagni: 59, 63 nota 349 Bobillae, Bovillae, Boville: 39, 39 nota 204, 52, 70, 70 nota 381, 73, 73 nota 390, 77, 100 nota 545, 102, 108, 108 nota 596, 120 Caere, Cerveteri: 57 nota 293 Cagli: 111 campagna romana: 30, 33 nota 145, 108 Campania: 39, 85 nota 459, 87, 105 Canalone: 49, 51, 84, 333 Carsoli: 66 nota 359 Casale: di Gregna: 77 Negroni: 115, 115 nota 642 Orazi: 112 8. Ambrogio: 102 S. Antonio: 121 Casaletto: 27, 30, 34, 61, 88, 93, 94,95 Cassino: 105 nota 575 Castel Borghetto: 121 Castel de' Paoli: 121 Casteldi Decima: 57 nota 293 Castel Gandolfo: 90 nota 491, 108 Castelletto: 106 nota 585 Castello: di Campanile: 121 di Greppe: 121 di Malaffitto: 16, 27 nota 100, 31 nota 136, 33, 84, 95, 117 nota 661, 121, 326, 332, 332 nota 1105, 333,335 di S. Gennaro: 112 nota 625 Castra Albana: 87, 88, 88 nota 486, 112, 115, 117 Castrimoenium, Castrimonium: 39, 39 nota 204, 70, 70 nota 381 407

Cecchina: 30, 87, 351 Cento Colonne: 106 Cese: 22, 23, 24, 29, 42, 96 nota 518, 105 Circeii: 69 nota 379 Cisterna di Latina: 85 nota 463 Civita Castellana: 58 nota 294, 110 nota 612 Civitana: 21 nota 41, 77, 96 nota SIS clivus albanus: 16 nota 17, 30, 56, 78, 81, 98, 110 nota 612, 116, 117, 121, 335, 341 Collatia, Collazia: 56 nota 287, 102 Colle: Cane: 94 dell'Acero: 117 nota 656 della Carmignana: 117 nota 656 Favo: 117 nota 656 Pardo: 15, 16, 19, 25, 25 nota 88, 26, 26 nota 91, 28, 29, 30, 34, 34 nota 155, 35, 37, 37 nota 185, 45, 49, 51, 51 nota 261, 87 nota 472, 94, 99 104, 107, 108, 110, 110 nota 609, 111, 117, 119, 120, 253, 255, 265, 268, 270, 275, 278, 279 Rotondo: 54 8. Lorenzo: 100 Colli Albani: 13, 15, 26 nota 90, 30, 36, 36 nota 183, 45, 49 nota 254, 52 nota 270 e 273, 77,95, 107 Cori: 69, 69 nota 376 e 378, 78 nota 435 Cosa: 67, 68 nota 369 e 372, 69, 77,77 nota 417 Crocefisso:51, 87, 99, 105, 115, 117 nota 661, 229, 229 nota 890 Crustumerium: 54, 58 nota 297, 59 nota 305 Cuma: 38, 39 Due Santi: 52 Eloro: 71 nota 385 Eporedia: 71 nota 385 Eraclea Minoa: 71 nota 385 Etruria: 57, 57 nota 293, 94, 117 Falerii: 59, 83, 83 nota 449 Ferentino: 39 nota 211, 58 nota 299, 59, 69, 69 nota 378, 112, 112 nota 624 Fidenae, Fidene: 35 nota 160, 39 Fontan Tempesta: 117 Fontana Molara: 106 nota 585 Formia: 69 nota 378, 82 nota 446, 101 nota 552, 105 nota 575 Frascati: 106 nota 585 fosso: dell'Emissario: 350, 350 nota 1140 di Cancelleria: 115 di Civitana: 111 nota 614 di Mele: 111 nota 614 delle Mole: 11 nota 614 di Valle Caia: 93 nota 505, 115 Gabi, Gavis, Gabi: 39, 39 nota 204, 54, 61 nota 322, 70, 70 nota 38171 nota 385, 74, 74 nota 396 Galloro: 19, 23, 24, 25, 29, 31 nota 136, 33 nota 140, 41 nota 226, 49, 51, 83, 92 nota 501, 98, 105, 106, 107, 115, 279, 281, 365 408

Genzano di Roma: 15, 22, 23, 29, 42, 45, 52, 87 nota 472,90, 110 nota 609, 121, 253, 349 Ginestreto: 351 Grottalupara: 16, 49, 94, 96, 104, 106, 119, 293 Grotta della Dragonara: 106 nota 585 Grotta Dama: 106 nota 585 Taitas: 71 nota 385 Itri: 69 nota 379, 113 nota 631 luvanum: 71 nota 385 Lanuvium, Lanuvio: 38, 49, 41, 42 nota 243, 56, 67, 67 nota 361, 68, 74 note 394 e 395, 77, 88, 94, nota 506, 95,97, 100, 100 nota 545, 108 La Giostra, Tellenae: 60, 73, 73 nota 390, 77 La Guardianona: 117 nota 656 di Albano: 39 nota 208, 52, 87, 88, 95, 107, 326 di Giulianello: 87 di Nemi: 21 nota 36, 22, 27, 27 nota 100, 30, 30 nota 132, 36, 52, 87, 343 nota 1128, 347, 347 nota 1133, 349, 349 nota 1135, 350 nota 1137 Lavinium, Lavinio: 52, 52 nota 272 54, 57 nota 293, 61, 61 nota 322, 67, 188 nota 314, 189 note 316-317, 190 nota 321 Latium Adiectum: 94 Vetus: 52, 57 nota 293 Lazio: 26, 26 nota 90, 41, 54, 57, 57 nota 293, 62, 97, 105 meridionale: 66, 70, 87 Lupiae: 71 nota 385 Manziana: 111 Marino: 19 nota 30, 106 nota 585, 108 nota 597, 121 Maschio di Lariano, Ariano: 117 nota 656, 121 Massa Ocriana: 42 nota 243 Mezzaposta: 117 nota 656 Minturnae, Minturno: 62 nota 339, 68 nota 369, 82 nota 446 Miseno: 106 nota 585 Monte: Algido: 121 Amiata: 15 nota 5 Artemisio: 96 nota 515, 107 Cagnoletto: 108 Cavo: 45, 116, 335 Gentile: 16, 19, 22, 23, 24, 24 nota 77, 25 nota 79, 31 nota 136, 33, 49, 51, 78, 92, 94, 97, 105, 106, 116, 117, 117 nota 656, 308, 326, 335, 345 Gentile (sulla via Nomentana): 121 Peschio: 117 nota 656 Montecompatri: 106 nota 585 Muracce: 92 nota 498, 98, 105, 106, 107, 310, 314, 325, 326 Narce: 102 nota 560 Nemi: 21, 34, 45, 49, 350 Nepi: 66 Nocera Umbra: 112 nota 625

Norba, Norma: 21 nota 41, 77, 77 nota 417, 78 nota 435, 110 nota 612, 111 nota 613 Norchia: 102 Orto di Mezzo: 16, 24, 24 nota 77, 25, 26, 26 nota 91, 27, 27 note 97 e 100, 28, 28 nota 106, 31, 33, 34, 45, 52, 57, 58, 58 note 298-299, 59, 60, 61, 66, 70, 73, 75,77, 81, 82, 83, 85, 92, 96, 104, 105, 109, 117, 133, 181, 181 nota 788, 185, 186, 190, 190 nota 823, 200, 206, 363 Orto, terreno Laurenti: 16, 22, 68, 74. Osteriaccia: 16, 20, 24, 29, 34, 74, 75, 113, 150 nota 744, 243, 367 Ostia: 66 Palazzo Chigi: 24, 24 nota 77, 33 nota 144, 54, 57, 69, 69 nota 374, 81, 83 nota 456, 85, 365 Palestrina: 59, 69, 69 nota 378, 77 nota 420, 112 Pantanaccio: 117 nota 656 Parco Chigi: 34 nota 151, 54, 56, 65 nota 350, 84, 92, 113, 121, 173, 173 nota 774, 290, 363 Pedo: 40 Ponte di Mele: 66, 11 nota 614 Ponte di Nona: 61,94 Pontina, pianura: 38 nota 199, 87 Quarto dell'Ara: 24 Quarto di S. Cecilia: 23 Quarto Selciato: 24 Roccavecchia di Pratello: 71 nota 385 Rioli: 107 Roma: 13, 22, 24, 24 nota 77, 25 nota 79, 28 nota 102, 30, 35, 35 nota 157, 36, 36 nota 183, 38, 40, 40 nota 211, 41, 42, 52 nota 272, 59 nota 305, 60, 60 nota 318, 62, 67, 67 nota 361, 74, 74 note 395 e 400, 77 nota 414, 85 nota 463, 87, 88 nota 477, 90, 97, 97 note 527-529, 100, 117 nota 657, 121, 129 nota 700, 237 nota 912 Romitorio della Stella: 90, 100, 215 Ruffelli: 115 S. Angelo Romano: 69 nota 379 San Cesareo: 96 note 515 e 519, 107 S. Maria delle Mole: 108 nota 597 S. Palomba: 52 Satricum, Satrico: 54, 54 nota 281, 57 nota 293, 60, 115 Selvotta: 120 nota 673 Signia, Segni: 68 nota 369 Solunto: 71 nota 385 Sovana: 102 Sutrium, Sutri: 102 Tenutella: 115 Tesoro: 22, 24, 37 nota 191, 41 nota 226, 96, 117 nota 661, 229 Trebula Ballensis: 71 nota 385 “Tivoli: 74 nota 395, 92 nota 498, 105 nota 575 Tusculum, Tuscolo: 37 nota 183, 39, 57 nota 291, 58, 59, 60, 67, 73, 73 nota 390, 100, 100 nota 548 Valle Ariccia: 19, 21, 22, 27, 27 note 93 e 100, 29, 30,

30 nota 126, 31 nota 135, 33, 34, 35, 36, 36 nota 179, 45, 51, 61, 67, 70, 78, 87, 88, 92, 93, 94, 95, 99, 99 nota 536, 104 nota 573, 107, 108, 109, 115, 116 nota 646, 120, 224, 228, 243, 349, 350, 350 note 1137e 1140, 351, 353, 357 Valle dell'Inferno: 107 Valle Ontanese: 117 nota 656 Vallone: 107 Veio: 58 nota 297, 61, 88 Velitrae, Velletri: 21 nota 41, 37, 38 nota 199, 40, 52, 61, 77, 87, 88, 88 nota 484, 93, 96 nota 519, 106, 107, 108, 111, 112, 121, 188 nota 814, 189 nota 816, 190 note 818 e 821. Veroli: 74 nota 398, 85 nota 462 Via: A. De Gasperi (Ariccia): 98, 324 Anziatina: 87, 115, 115 nota 642, 116 Appia antica: 15, 16, 20, 22, 23, 23 nota 64, 24, 25, 26, 28, 29, 29 nota 108, 30, 33, 33 note 141 e 142, 34, 35, 36, 37, 42, 49, 51 nota 261, 57, 58, 62, 63, 66, 66 nota 351, 67 nota 361, 68, 69 nota 379, 73, 74, 15, ΤΊ, 78, 78 nota 429, 81 nota 436, 82, 82 nota 442, 85, 85 nota 463, 87, 90, 94, 95, 99, 100, 102, 103, 104, 107, 108, 108 note 596 e 597, 109, 110, 111, 111 nota 614, 112 nota 625, 113, 113 nota 631, 115, 116, 119, 120, 120 nota 673, 121, 133, 144, 144 nota 735, 185, 186, 187, 190, 193, 206, 223, 223 nota 873, 224, 228, 234, 236, 237, 238, 238 nota 914, 239, 242, 243, 246, 251, 252, 253, 270, 275, 276 nota 1021, 278, 279, 363, 365, 367 Appia Nuova: 24, 29, 73 nota 387, 88, 90 nota 491, 92, 102 nota 565, 116, 119, 213, 219, 363, 365 Aurelia: 121 Aurelia (Ariccia): 81 Beata Venerini (Ariccia): 49 Cassia: 75, 106 nota 585 Clodia: 367 nota 1132 D. Marinelli (Ariccia): 98, 108, 310, 314, 320, 326 dei Cipressetti (Albano Laziale): 233 nota903, 119 dei Laghi: 100 nota 545 dei Noccioli (Ariccia): 335, 335 nota 1115, 337, 337 note 1116-1119 dei Pozzetti (Ariccia): 350 nota 1140 del Casaletto (Ariccia): 229 del Cordaro (Albano Laziale): 115 del Corso (Ariccia): 67, 70, 78, 81, 82, 116, 163, 170, 174 del Crocifisso (Ariccia): 87, 99, 105, 229, 229 nota

890 del Monte (Ariccia): 293 del Parco (Ariccia): 81 del Pometo (Ariccia): 56 nota 285, 108, 109, 116, 236 del Trionfo (Ariccia): 73 nota 387 dell'Ercolano (Castel Gandolfo): 90 nota 491 409

Don L. Sordini (Ariccia): 81 E. Lucidi (Ariccia): 81 Egeria (Ariccia); 81 Flaminia: 111, 112 nota 625 383, 73, 81, 82, 83, 83 nota 453, 85 nota 461, 100, Flavia (Ariccia): 81 102, 109, 116, 144, 178, 179, 181, 182, 185 Flora (Ariccia): 82 della Croce (Ariccia): 63, 73 nota 387, 92, 116, 121, Indipendenza (Ariccia): 73 nota 387 177, 185, 186, 236, 237, 363. L. Bellani (Ariccia); 73 nota 387 della Croce (Ferentino): 58 nota 299 Labicana: 103 della Cupetta (Ariccia): 19 nota 22, 51, 223, 228 Latina: 52, 94, 102 nota 565, 117 nota 656, 121 della Faiola: 117 Laviniense: 97 della Focaccia (Ariccia): 281 nota 1025 Laziale (Ariccia): 33, 67 nota 367, 70, 73 nota 387, della Moletta (Ariccia): 34 nota 150, 93, 99, 350, 353 81, 124, 125 nota 689, 170, 171 della Penitenza (Roma): 25 nota 79 Merulana (Roma): 60 nota 318 della Polveriera (Ariccia): 116, 253, 255, 255 nota Nettunense: 115 nota 641 976, 264, 264 nota 990, 265, 270 nota 1007, 347 Nomentana: 121 della Refuta (Ariccia): 350 nota 1140, 351 Ὁ. Cioli (Ariccia): 73 nota 387 della Stella (Albano Laziale): 15, 88, 96, 99, 108, Ostiense: 66 nota 357, 112, 112 nota 629 109, 111, 115, 119, 121,213 Palombarese: 121 della Strada Nuova (Ari : 57, 69, 71, 73 nota Portuense: 120 387, 81,177 Prelatura Doria (Ariccia): 94, 115, 119 delle Cerquette (Ariccia): 16 nota 17, 19, 51, 56, 96, Prenestina: 94, 120, 121 98 nota 533, 116, 117,325 Quarto Grotta (Albano Laziale): 233 nota 903 delle Pietre Bianche (Ariccia): 109, 113 Risorgimento (Albano Laziale): 102 nota 562 delle Vignole (Ariccia): 22, 23, 62 nota 342, 63, 65, Romana (Genzano di Roma): 278 66, 74, 77, 78 note 429 e 432, 116, 144, 144 nota Rosa (Ariccia): 81 736, 239, 242, 362 8. Cesareo-Mugilla: 119 dello Statuto (Roma): 60 nota 318 Salaria: 66, 111, 112 nota 625 di Colle Fiorito (Genzano di Roma): 278 Setina: 111 nota 613 di Fantibassi: 110 nota 612, 111 nota 613 Speranza (Ariccia): 81 di Mezzo (Ariccia): 51, 62, 63, 74, 77, 81, 94, 96, Tiburtina: 75 116, 237, 238, 242, 292, 362 U. Mancini (Ariccia): 73 nota 387 di Monte Gentile (Ariccia): 49 Valeria: 66 nota 359, 103 di Valle Ariccia (Ariccia): 62, 63, 81, 109, 116, 161 Vittoria (Ariccia): 57, 60 Don G. Adinolfi (Ariccia): 81 Volcei: 111 della Cisterna romana (Ariccia): 98, 321, 321 nota. 1083

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