Alla ricerca delle radici. Emigrazione, discendenza, cittadinanza 9788854833265


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Italian Pages 128 Year 2010

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Alla ricerca delle radici. Emigrazione, discendenza, cittadinanza
 9788854833265

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Ester Capuzzo, Flavia Cristaldi

Alla ricerca delle radici:

emigrazione, discendenza, cittadinanza

Il volume è stato stampato con un finanziamento erogato dal Dipartimento delle Scienze dei Segni, degli Spazi e delle Culture, Facoltà Lettere e Filosofia, Università di Roma La Sapienza. Con il patrocinio di:

Tio

Ministero degli Affari Esteri

Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato di Roma

La mostra è stata realizzata in collaborazione con l'Associazione Trentini nel mondo onlus

ASSOCIAZIONI

Trentini nel mondo

Copyright © MMX ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/ A-B 00173 Roma

(06) 93781065 ISBN 978-88—548-3326—-5

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,

di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno 2010

Alla dolce memoria della mia nonna trentina Ester Brunati

Ester

A mia Madre Flavia

Indice

IX XI

Presentazione

XII

Abbreviazioni

Ringraziamenti Uomini e terre

L'emigrazione La legge 14 dicembre 2000, n. 379

L'ambito territoriale Perché partire? La composizione demografica I Paesi di destinazione In Brasile In Argentina In Uruguay In Bosnia-Erzegovina

Alla ricerca della cittadinanza Lontano da casa: le cose Il contesto scientifico: la cartografia e la ricerca specialistica

89 103 Migranti

VII

Presentazione

Il decennale della promulgazione della legge 14 dicembre 2000, n. 379, che prevede il riconoscimento

della cittadinanza italia-

na a coloro i quali erano emigrati all’estero dai territori italiani dell’Austria-Ungheria tra il 1867 e il 1920 e ai loro discendenti,

offre l'occasione per riportare alla luce, attraverso questa mostra, un segmento del fenomeno migratorio a cavallo tra Otto e Novecento rimasto spesso ai margini dell'interesse degli studiosi e sconosciuto ai più. La mostra, realizzata in collaborazione con l'Associazione Trentini nel mondo onlus, divisa in quattro sezioni, cerca, at-

traverso fonti di diversa natura, di ricostruire le fasi temporali e i percorsi compiuti da quanti emigrarono dalle attuali Regioni Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia prima dell’annessione all'Italia senza riuscire, nonostante gli esiti della prima guerra mondiale, a diventare cittadini italiani.

Ciò consente a questo evento culturale di riconnettersi appieno alle celebrazioni per il centocinquantenario dell’unificazione nazionale. Il fenomeno migratorio che la mostra prende in oggetto è stato analizzato alla luce di una campionatura delle domande di riconoscimento della cittadinanza italiana presentate al Ministero dell’Interno, ratio temporis, essenzialmente dai discendenti di co-

loro che emigrarono. La documentazione allegata alle domande ha evidenziato significative differenze nei flussi in uscita per quanto riguarda le diverse aree geografiche individuate dalla legge 379/2000, rilevando un alto tasso migratorio dall'attuale Provincia di Trento (molto più basso quello della Provincia di Bolzano) e un tasso largamente inferiore da quelle di Trieste e di Gorizia, andamenti che riflettono le diverse ragioni sottese all'emigrazione nell’una e nell’altra area e confermano le conclusioni alle quali sono giunti IX

X

Allaricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

alcuni recenti studi storici e geografici. Contestualmente, la stessa documentazione fornisce elementi in grado di evidenziare un modello migratorio di tipo familiare (padri, madri, figli e parenti anziani) differente da quello coevo italiano basato invece sui migranti singoli, prevalentemente di sesso maschile.

Da un punto di vista geografico individua alcuni territori, come la Bosnia-Erzegovina, verso i quali, nel medesimo arco temporale, l'emigrazione italiana non indirizzò consistenti flussi in uscita. Accanto

a fonti documentarie

e bibliografiche,

la mostra

espone materiali fotografici, oggetti della cultura materiale e carte geografiche concorrenti nel loro insieme a mettere a fuoco aspetti e momenti, luoghi e scenari di un fenomeno che, storicamente concluso, riflette dimensioni geografiche assai vaste, in

quanto le domande di riconoscimento della cittadinanza italiana si concentrano

soprattutto in Brasile, in Argentina e in Bosnia-

Erzegovina.

Alcuni elementi artistici, espressione del dramma vissuto dai migranti nella ricerca di nuove terre e della dolente nostalgia, fanno da cornice simbolica all’esposizione. Siamo convinte che offrire le fonti significhi non soltanto valorizzare un patrimonio culturale ma insieme consegnare le chiavi di uno spazio da esplorare nel quale ciascuno potrà, secondo le proprie inclinazioni, i propri interessi, la propria sensibilità, seguire i percorsi di ricerca che preferirà. Coltiviamo così la speranza di aver aperto una finestra di dialogo, fatta di memorie e di speranza, tra un passato e un presente in cui la forza di volontà, il

coraggio, il bisogno di affermazione, il desiderio di sicurezza per sé e per la propria famiglia hanno segnato e segnano i paesaggi po dell'anima di chi vive, come gli emigranti, su due mondi.

Ringraziamenti

La realizzazione di questa mostra è stata possibile grazie all’utilizzazione delle strutture e dei fondi del Dipartimento delle Scienze dei Segni, degli Spazi e delle Culture dell’Università di Roma “La Sapienza”e dei locali messi a disposizione dalla Sezione di Geografia dello stesso Dipartimento. Per il suo allestimento si ringraziano l'Associazione Trentini nel Mondo e i Trentini di Bosnia e dell'Agro Pontino per i prestiti fotografici e, in modo particolare, si ringraziano il Museu da cultura italiana di Nova Trento e il Museu dos usos e costumes trentinos di Rodeio (presenti nello Stato di Santa Catarina — Brasile)

per il prestito degli oggetti esposti. Un ringraziamento personale va a Maurizio Tomasi, latore di

materiale prezioso, per la sua generosa e instancabile collaborazione. A lui e al suo gruppo Abies alba si deve la canzone Mérica, Mérica usata come sottofondo musicale alla mostra.

Un sentito grazie anche a Paolo Perotto e Gianni Martinelli per la loro generosa disponibilità e per averci arricchito con la loro singolare esperienza.

Si ringraziano per l'esposizione del materiale cartografico e bibliografico la Sezione di Geografia del Dipartimento delle Scienze dei Segni, degli Spazi e delle Culture dell’Università di Roma “La Sapienza” e la Società Geografica Italiana. A Giorgio Moscetti Varanini si deve la raccolta della documentazione conservata presso il Ministero dell'Interno e la realizzazione di alcune carte tematiche e alcuni grafici. Un particolare ringraziamento va ad Alessandra Moscetti e a Gabriele Cerminara che generosamente hanno prestato le loro sculture in legno.

XI

Abbreviazioni

ACRESLINZIE

Archivio fotografico, Circolo Trentino di Nova Trento (Santa Catarina — Brasile)

AVF.S:S:-B:SCA-PACTN

Archivio Fotografico Storico, Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici, Provincia Autonoma di Trento

A.T.M. BiG:

Associazione Trentini nel Mondo onlus (Trento) Biblioteca di Geografia, Facoltà di Lettere e Filosofia,

Università di Roma “La Sapienza” MI.

Ministero dell’Interno

NEGENSIE

Museu da Cultura Italiana de Nova Trento (Santa Catarina — Brasile)

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Museu

dos Usos e Costumes

Trentinos

de Rodeio

(Santa Catarina — Brasile) S.GI

Società Geografica Italiana (Roma)

T.B.A.P.

Trentini di Bosnia e dell'Agro Pontino (Ardea)

XII

Uomini e terre

Questa sezione ricostruisce le fasi dell'emigrazione dai territori italiani dell’Austria-Ungheria e individua le principali mete migratorie verso le quali si diressero i flussi (Brasile, Argentina, Uruguay, Stati Uniti, Bosnia-Erzegovina) in un arco cronologico

di tempo compreso tra la seconda metà dell'Ottocento e la fine della prima guerra mondiale. Terre che incarnarono il mito della terra promessa oltreoceano. Terre vergini ma inospitali. E città dove forse la vita era più facile ma il lavoro non era per questo meno duro. Se l'emigrazione è stata definita la “fabbrica d’uomini” per l'elevato numero di braccia offerte, le pratiche migratorie degli

italiani dell'Impero asburgico rilevano una mobilità di nuclei familiari domestici che talora collegano più generazioni (nonni, zii,

nipoti), come attestato da una variegata documentazione (pas-

saporti, atti parrocchiali, certificati di imbarco o di sbarco) e da numerose fotografie che, ritraendo la famiglia allargata, colgono la reale portata sociale del fenomeno e lo arricchiscono di implicazioni sociologiche e umane. Lungi dall’offrire un'immagine letteraria degli emigranti, le fotografie esposte danno una rappresentazione realistica dei loro problemi: dalla partenza quasi di un intero paese, al duro lavoro nei Paesi di accoglienza, ai momenti di svago come quando un gruppo di essi gioca alle bocce, al ritorno dei trentini di Bosnia

nell’Agro Pontino. Gli emigranti hanno lasciato sul territorio i segni del loro passaggio, hanno costruito nuovi paesaggi, impresso colori, suoni e profumi provenienti dalle terre italiane, hanno disseminato tradi-

4

Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

zioni e cultura, arricchendo i luoghi di destinazione con profonde contaminazioni.

Hanno creato centri abitati, li hanno chiamati con i nomi delle loro terre, hanno costruito chiese dedicandole ai Santi protettori che li avevano aiutati a solcare gli oceani, hanno lasciato ai discen-

denti l’amore per l'Italia, un amore e un interesse che si esprimono ancora oggi nel desiderio che dimostrano nel voler acquisire la cittadinanza italiana.

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JE. emigrazione

Sino alla prima metà del 1800 il fenomeno migratorio dai territori italiani dell’Austria-Ungheria ebbe un carattere per lo più stagionale e temporaneo, diretto essenzialmente verso le altre Pro-

vince dell'Impero asburgico, dove gli uomini svolgevano attività specializzate. Dalla Val Rendena partivano gli arrotini (i moleti, fig. 1), dall’area del Primiero i seggiolai (i caregheti), dalla Valle di

Tesino i venditori ambulanti di stampe, dal distretto di Tione i segatori (i segantini), dalla Val di Non e dal Banale gli spazzacamini, dalla Valle di Vestino i carbonai per dirigersi soprattutto verso le zone lombarde (fig. 2). Dopo il distacco della Lombardia dall'Impero asburgico e la sua unificazione al Regno di Sardegna (1859) e il successivo distacco del Veneto per la sua annessione al Regno d'Italia (1866), l’emigrazione trentina cominciò a dirigersi, analogamente per quanto

avveniva per quella italiana (fig. 3) soprattutto verso le Americhe (Brasile, Argentina, Uruguay, Messico e Stati Uniti). Nella seconda metà del secolo, infatti, l'esodo tradizionalmen-

te a carattere temporaneo, fu superato da migrazioni di più lunga durata, spesso definitive, segnate — come dicevano tra loro gli emigranti — da “un viagio de sol andata” (fig. 4). Gli anni tra il 1870 e il 1885 segnarono una diaspora special-

mente per il Trentino: su una popolazione di 400.000 abitanti andarono en Mèérica circa 25.000 tra uomini, donne e bambini; di questi circa 20.000 si diressero nell'America del Sud, nelle foreste

del Brasile (fig. 5) e nelle pampas dell'Argentina. Altri, in misura ridotta, si diressero negli Stati Uniti. Altri ancora emigrarono in Germania, in Francia e in Italia (fig. 6). Particolari caratteristiche

6

Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

ebbe il flusso migratorio che si diresse sul continente europeo nella Bosnia-Erzegovina. Al centro del viaggio degli emigranti trentini vi era: da un lato la ricerca della terra, dall’altro le opportunità di lavoro offerte dal-

le costruzioni delle grandi opere infrastrutturali (ferrovie, ponti, strade) in Brasile, Argentina, Uruguay, Stati Uniti e Bosnia-Erze-

govina.

Gli emigranti partivano dal porto italiano di Genova o dal porto asburgico di Trieste, in Francia si imbarcavano

a Le Havre e a

Marsiglia. Abituati a monti e a vallate, vedevano per la prima vol ta il mare e spesso guardando i piroscafi scassati o i vecchi bastimenti (quelle che definiremmo oggi le carrette del mare) venivano presi dal panico. Per settimane vivevano in condizioni drammatiche: molti morivano per le epidemie che scoppiavano sulle navi (e tra questi i primi erano i vecchi e i bambini), altri decedevano per la fame e per le condizioni climatiche avverse. Quando finalmente arrivavano a destinazione, le sofferenze, le privazioni e gli stenti non erano terminati. Le nuove terre spesso

non erano quel giardino dell'Eden che era stato loro promesso. Per molti, almeno all’inizio, quel “viagio de sol andata” significò sogni infranti e speranze difficili da realizzare; alcuni si persero

con le loro anonime vicende di sofferenza e di fallimento, mentre i più, grazie al coraggio, alla tenacia, alla caparbietà e all’abnegazione, riuscirono a sopravvivere e a raccontarci tramite i loro

discendenti la loro storia.

L'emigrazione

Fig. 1. Londra. Domenico Vidi emigrato da Pinzolo [A.T.M.] CSS 48

peregrinazioni

Gli occupati attivamente nei servizi dello Stato c negli uffici pubblici sommano a 4822 e coi rispettivi membri di famiglia a 12599. In questa categoria sono comprese

1461 persone at-

tive adette all'istruzione, 308 al servizio sanitario su-

periore, 1401 ecclesiastici e 170 avvocati e notai. Gli addetti come attivi ai servizi domestici sono 639 in qualità di indipendenti, 1145 come dipendenti; uniti ai membri non attivi sono 3620, cioè l°1% della popolazione. Un esame particolareggiato delle varie professioni della popolazione, distretto per distertto, non offre hessun notevole rilievo. Nelle città di Rovereto e di Trento il maggior contingente della popolazione è dato dalle famiglie delle persone addette al servizio dello Stato e ad altri servizi pubblici. Nei distretti di Borgo di Cles, di Primiero, Trento,

Rovereto e Riva il grosso della popolazione si occupa dell'agricoltura; in quello di Cavalese e di Tione gli addetti all'agricoltura sono un po' meno della metà della popolazione;

mero degli addetti stria edile

a Cavalese

è notevole

al lavoro dei boschi

il nu-

e all’indu-

Emigrazione 1) movimento migratorio è nel Trentino fortissimo. Non è però un fenomeno nuovo e a trovarne le origini occorrerebbe ricostruire, risalendo di parecchi secoli, la storia economica delle valli alpestr del Trentino. Ogni

alta

valle trentina

aveva,

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un'industria e un'occupazione speciale che caratterizzava i suoi emigranti, Indizii della emigrazione invernale dei pastori del l rentino meridionale nelle pingui pianure del Po si hanno in documenti del medioevo. Caratteristica tutta

speciale della Valle del Sole è l'emigrazione dei calderai girovaghi (f«70/0/7) che per intendersi nelle loro

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l'emigrazione di Primiero,

nell'Alta Italia e nella Francia, dei venditori di stam-

pe ambulanti in Russia dalla Valle di Tesino (un secolo fa, v'erano famiglie che già si erano arricchite con tale commercio), dei segatori (seganzini) dal distretto di Tione nel Bresciano, degli spazzacamini

dalla Valle di Non e dal Banale, dei carbonai dalle Valle di Vestino nell’Alta Italia, ecc. Queste correnti emigratorie si devono esser limitate a gruppi relativamente modesti di persone, In ogni paese v'era un certo numero di abitanti che aveva per nsorsa quasi unica l'emigrazione. Da ogni paese qualche emigrante più fortunato degli altri finiva col rimanere assente costantemente, con lo stan ziarsìi come negoziante o industriale nei centri maggiori d’emigrazione, e diventare l'uomo di fiducia, l'organizzatore dei compaesani, il fornitore delle merci ai venditori ambulanti, ai calderai, il capouomini dei segatori. Così questa emigrazione temporanea determinava alla sua volta il fenomeno di una più ridotta emigrazione permanente, Questa emigrazione specializzata è andata negli ultimi decenni sempre più affievolendosi, e per sostentarsi ha dovuto cercare un campo più vasto. Così gli arrotini di Rendena vanno oggi non solo in tutta l'Europa ma anche ìn America, i venditori di stampe d' Tesino non si limitano solo alla Russia ed estendono il loro commercio a tutte le mercerie. Una categoria degli antichi emigranti è del tutto scomparsa

ed è quella dci pastori. Erano da settanta a ottantamila i capi di bestiame minuto che questi pastori

conducevano

nell'autunno

a svernare

nel

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Fig. 2. Cesare Battisti, Il Trentino: illustrazione statistico economica, Rava e C.,

Milano, 1915. [B.G.].

Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

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Fig. 3. Numero espatri dal Regno d'Italia 1876-1920. Grafico realizzato da Flavia Cristaldi.

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Fig. 4. Numero espatri dai territori dell’ex Impero asburgico 1876-1920 nell'analisi del campione estrapolato dai dati del Ministero dell’Interno. Grafico realizzato da Giorgio Moscetti Varanini.

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Fig. 5. Lorenzo Antonio Ruberti, emigrato con la moglie Teresa Postinghel e 5 figli in Brasile nel 1875. [M.U.C.T.R.]

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La legge 14 dicembre 2000, n. 379

A coloro che tra Otto e Novecento erano emigrati dalle Province italiane dell’Impero asburgico, cioè le attuali Province di Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia e parte di quelle di Belluno e di Udine', che alla

fine della prima guerra mondiale, dopo l’annessione delle loro terre al Regno d'Italia, non avevano potuto divenire cittadini italiani e, soprattutto, ai loro discendenti, si rivolge la legge 14 dicembre 2000, n. 379.

Disinformati o impossibilitati a recarsi presso le autorità consolari italiane per le lunghe distanze dai centri di maggiore importanza o perl’isolamento in zone impervie, soprattutto nei Paesi dell’ America latina e in Bosnia-Erzegovina, molti emigrati non poterono esercitare il diritto di eleggere la cittadinanza italiana ai sensi dell’art. 72 del

Trattato di pace di Saint Germain (16 luglio 1920) tra Italia e Austria e, quindi, di trasmetterla ai loro discendenti. La legge 14 dicembre 2000, n. 379, ha introdotto nel nostro ordina-

mento, rimuovendo alcuni limiti previsti dalla legge sulla cittadinanza (legge 5 febbraio 1992, n. 91), quali quello della discendenza soltan-

to sino al 2° grado e l'obbligo della residenza in Italia, una disciplina meno gravosa per il riconoscimento della cittadinanza italiana per mera dichiarazione. Tutto ciò ha conferito ad essa un carattere di particolare specialità e permette di considerarla come lo strumento di un'effettiva conquista civile a favore di uomini e donne a lungo dimenticati da una Patria lontana, che ha saputo a distanza di decenni finalmente cogliere la loro volontà di appartenenza. 1. La legge annovera tra i destinatari anche coloro che erano originari dei territori

già italiani ceduti alla Jugoslavia successivamente alla fine della seconda guerra mondiale con i Trattati di pace di Parigi 10 settembre 1947 e di Osimo del 10 novembre 1947.

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Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

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(G.U. 19 dicembre 2000, n. 295)

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La presente legge si applica alle persone di cui il comma 2, originarie dei territori che sono appartenuti all'impero austro-ungarico, prima del 16 luglio 1920, e ai loro discendenti.I territori di cui al presente comma comprendono: i territori attualmente appartenenti allo Stato italiano; i territori già italiani ceduti alla Jugoslavia in forza: del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate e Asso-

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ciate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e reso esecutivo

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in Italia con decreto legislativo del Capo provvisorio dello

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del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia firmato a Osimo il 10 no-

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1975, ratificato e reso esecutivo in Italia ai sensi

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della legge 14 marzo 1977, n. 73.

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Alle persone nate e già residenti nei territori di cuialcomma 1 e emigrate all'estero, a esclusione dell’attuale Repubblica austriaca, prima del 16 luglio, nonché ai loro discendenti, è riconosciuta la cittadinanza italiana qualora rendano una dichiarazione in tal senso con le modalità di cui all'articolo 23 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, entro cinque anni dalla . . . datadientrata in vigore della presente legge"'.

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L'ambito territoriale

In base alla legge 379/2000 le persone nate e già residenti nei

territori che erano appartenuti all’ Impero austro-ungarico (fig. I), emigrate all’estero prima del 16 luglio 1920, e ai loro discendenti, può essere riconosciuta la cittadinanza italiana qualora essi inviino una domanda agli uffici competenti (Consolati, Am-

basciate, Comuni). La domanda deve essere accompagnata da documenti comprovanti il luogo di nascita e il periodo di partenza dell’avo e nel caso della discendenza da documentazione

in grado di comprovare la consanguineità con l’avo stesso. Al 17 aprile 2009 erano pervenuti al Ministero dell’Interno 4.038

fascicoli, uno per avo (0 dante causa), nel quale confluivano le domande dei vari discendenti, per raggiungere quindi migliaia di richieste singole via via sottoposte al vaglio della Commissione interministeriale, appositamente istituita presso il Ministero

dell'Interno, per il rilascio della cittadinanza. Attraverso l’analisi dettagliata di un campione di 500 fascicoli è stato possibile ricostruire gli scenari territoriali di partenza, individuando le zone maggiormente colpite dall’esodo e i Paesi stranieri verso i quali si erano diretti i flussi in uscita. Ricostruendo la situazione dei confini nazionali e comunali dei territori interessati al tempo dell'Impero austro-ungarico e riportando i limiti amministrativi alla situazione attuale (perché molti piccoli Comuni sono stati nel tempo tra loro aggregati), attraverso la costruzione di un data base, sono state realizzate alcune carte per la distribuzione di frequenza delle nascite dei migranti. I territori interessati dalle partenze risultano appartenenti all'area sud-orientale della Provincia di Trento (fig. 2) — con la quasi esclu159.

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Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

sione dell’area di Bolzano, area in cui gli italiani erano molto po-

chi (fig. 3) - e alle Province di Trieste e Gorizia, cui si affiancano

alcuni Comuni dell'odierna Provincia di Udine, all’epoca appartenenti all'Impero asburgico (fig. 4). I colori più scuri indicano, quindi, le aree maggiormente col pite dai flussi in uscita, e corrispondono, per il Trentino, alla Valle dell'Adige, all'’ampia area di Trento, alla Valsugana (che si allunga verso oriente) e alla zona orientale di Primiero. Valli dedite all'agricoltura, colpite negli anni dalle avversità della natura (malattie della vite, del gelso, inondazioni), che hanno assistito iner-

mi e silenziose alle partenze delle famiglie che caparbiamente, per secoli, le avevano addomesticate. Le zone di montagna (fig. 5), invece, abitate da genti dedite all'allevamento e al taglio del legname, hanno trattenuto i pochi abitanti anche durante il periodo della crisi, lasciandoli partire solo stagionalmente e accoglien-

done ogni anno il ritorno. I territori veneto-giuliani, invece, caratterizzati da un diverso

sviluppo socio-economico (in particolare per quanto riguardava Trieste e, successivamente, sebbene in misura diversa, per le aree

industriali del Goriziano) e da vaste aree pianeggianti offrendo ampi spazi alle colture sia intensive che estensive, hanno arginato le partenze, per cui dalla parte orientale i flussi in uscita sono stati molto più contenuti.

L’ambito territoriale

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Fig. 1. Zone interessate dalla legge 379/2000. Carta realizzata da Giorgio Moscetti Varanini e Valentino D’Aniello. Distribuzione di Frequenza per Comuni di Nascita dei Danti Causa

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Fig. 2. I Comuni del Trentino-Alto Adige e della Provincia di Belluno interessati all'emigrazione in base al campione del Ministero dell'Interno. Carta realizzata da Giorgio Moscetti Varanini e Valentino D'Aniello.

Alla ricerca delle radici: emigrazione, discendenza, cittadinanza

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Fig. 3. Cartes Larousse, Atlas de la guerre. With directions in English. Libraire Larousse, Paris, 1915-1919. [S.G.I.]

Distribuzione di Frequenza per Comuni di Nascita dei Dantl Causa Zone interessate dalla Legge 379/2000 una Menzarco si e: avonk or? riali PREMARIAZEO

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