Zen per l'Occidente

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SHINDAI SEKIGUCHI

Zen per l'Occidente

Q

EDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA

Fotografie

di

Toshihiro

Imamura,

Kazuo Sugiyama,

Hideo

Matsunaga.

Titolo originale dell'opera: ZEN, A MANUAL FOR WESTERNERS D © 1970 by Shindai Sekiguchi D Published by Japan Publications, lnc. Tnkyo D © 1977 by Edizioni Mediterranee, Roma - Via Flaminia, n. 1 '8 D Traduzione di Simonetta De Robertis D Printed in Italy D S11ulio Tipografico Artigiano Romano - Via Luigi Arati, 12 - Roma

Indice

Pag. Prefazione

Introduzione Lo Zazen e i suoi benefici

Zazen Precauzioni prima dello Zazen Esercizi . preliminari Posizioni tradizionali dello Zazen Stabilizzare il centro di gravità Posizione e respirazione Unificazione dello Spirito

Keisaku Terminando lo Zazen Osservazioni generali

Zen attivo Saluto ·(Gassho) Lo Zen e l'attività di ogni giorno

Lo Zen in se stesso

7 9 20

23 23 24 32 39 47 54 59 63 66 75 84 88 91

Prefazione

Lo Zen è divenuto negli ultimi anni un popolare argo­ mento di conversazione, ma dello Zen si può, oltre che parlare, anche fare qualcosa . Ho scritto questo libro per coloro che desiderano farne qualcosa . Molte persone sentono che, sebbene abbia molto da offrire, lo Zen è tuttavia qualcosa a l d i là d i loro . Altri dicono che esso ha poco a che fare con la vita di tutti 1 giorni, gli orari di lavoro, la competizione con il nostro prossimo, che molti di noi conducono . L'immagine generale dello Zen è quella di una :6losofia complicata, esoterica, paradossale, legata in molte menti al difficile satori o all'illuminazione . La credenza generale è quella che la meditazione Zen non può essere ottenuta senza assumere posizioni che torcono i muscoli o slogano le ossa, rimanendo ritti cosf per ore. Ad ogni modo, a dire il vero, niente potrebbe essere piu lontano dalla verità;

e in questo libro spero di confutare questo modo di pensare. Un'altra idea sbagliata, comunemente sostenuta, è che lo Zen, o zazen, richieda un ambiente tranquillo dove acquat­ tarsi scomodamente mentre si pensa a niente. In verità, lo Zen è ovunque, in ogni cosa e in ognuno . Esso è le nostre vite individuali ed anche tutta la società. È, o dovrebbe essere, l'energia basilare che anima ogni cosa. Naturalmente la tranquilla meditazione dello zazen è una parte del tutto , solo una parte . Ci sono molte specie di Zen attivo o dinamico, che spiegherò in questo libro . Come forse sapete c'è anche uno zazen dove non ci si siede in un posto, ma invece si passeggia sia al chiuso che all'aperto . Voglio anche darvi alcuni pensieri ed idee di base che si trovano nello Zen e che spero troverete di aiuto nelle vostre attività giornaliere. Infine voglio correggere una cat­ tiva concezione della meccanica mentale dello zazen ed il modo in cui questo aiuta ad ottenere il satori o illumi­ nazione . L'idea comune è che per poter raggiungere questo stato uno debba vuotare la mente di tutti i pensieri e di tutte le idee . Questo in realtà è vero, ma non si può raggiun­ gere questo fine desiderato cercando coscientemente di non pensare a niente. Siamo piu o meno tutti bambini che non ci sognerem­ mo mai di fare una cosa particolare, fino a quando non ci viene detto che non dobbiamo farla . Una volta che quella cosa ci è stata proibita, il trattenersi dal farla diviene quasi impossibile . Analogamente, se io dico ad un amico di non pensare ad una scimmia rossa o ad un ippopotamo giallo, quell'animale immediatamente gli balza in mente a prova della mia affermazione. Lo zazen è una disciplina che ci aiuta ad entrare nel regno del non pensiero . Esso è lo sforzo che ci assiste nella riscoperta del vero sé individuale. SHINDAI SEKIGUCHI

Introduzione

Questo libro è un manuale, una guida; è quindi sua intenzione guidare coloro che sanno poco o forse nulla sul Buddismo Zen. Inoltre questo è un manuale per Occiden­ tali, i quali non si può presumere che conoscano il supporto tradizionale e storico della fede Buddista . Ovviamente, in un lavoro che ha questo scopo è im­ possibile occuparsi in profondità di una mole di conoscen­ za tanto vasta come quella che circonda il Buddismo , ma, senza alcune informazioni sulle sue origini ed il suo inse­ gnamento, è poco probabile che il lettore possa afferrare il significato dello Zen che esso può avere nella vita di tutti i giorni. Di conseguenza, in questa introduzione intendo fare le seguenti cose : delineare le dottrine di base del Buddismo, correlare queste con la meditazione Zen, e quindi trattare con qualche dettaglio l'approccio mentale e gli effetti fisici

10

l Zen per l'Occidente

dello zazen, la meditazione Zen da seduti. Seguirò queste note introduttive per l 'effettivo zazen e per la meditazione dinamica o meditazione nell'azione e concluderò il volume con degli esempi sul significato dello Zen nella vita di tutti i giorni e con un breve trattato sull'illuminazione (satori), il fine ultimo di tutta la disciplina Zen . Religione indiana, o filosofia religiosa, esposta per la prima volta dal Buddha storico Sakyamuni ( che visse nel sesto secolo a.C.), il Buddismo insegna che tutto è uno ed interdipendente e che la vita mondana è piena di dolore e di infelicità . L'infelicità nasce dal desiderio ; di conse­ guenza essa può essere sradicata solo con l'eliminazione del desiderio . Il modo per raggiungere ciò è seguire il Nobile Ottuplice Sentiero, le regole per un retto vivere, e con­ durre una vita ricca di concentrazione e meditazione . La morte dell'individuo non porta alla liberazione dal dolore poiché l 'anima ( sebbene il termine anima come è usato in Occidente non sia interamente applicabile : lo uso per convenienza nella spiegazione) deve rinascere varie vol­ te in questo mondo fino ad ottenere l 'illuminazione : cioè fino a quando intuitivamente non percepisca la verità . L'anima, poiché manifesta se stessa in ogni rinascita, è condizionata dalle sue azioni e dalle sue condizioni nelle esistenze precedenti a causa della legge onnipervadente di causa ed effetto (karma). Quando l'anima è libera da tutti i desideri mondani e dagli attaccamenti alle cose della vita umana, è libera dalla legge di causa ed effetto ed in tal modo è liberata dal ciclo di nascita, vita, morte e rinascita. Quando si è raggiunto questo stato, l'anima entra nel gio­ ioso Nirvana, la pacifica fusione dell'uno con l 'onniperva­ dente Uno. Questa serie di credenze basilari non fu codificata o scritta per secoli dopo la morte di Sakyamuni, ma quando questa filosofia si diffuse, essa fu accompagnata da una ricerca da parte degli allievi e da attività letterarie fino a quando la quantità di materiale di suoi testi divenne enor­ me, sottile, e assai complicata . Ciononostante c'era una via

Introduzione

/ 11

per il Nirvana raggiungibile persino da un illetterato : la meditazione. Le Upanishad ( antichi trattati indiani sulla natura del­ l 'uomo e dell'universo) narrano di uomini santi che medi­ tavano sulla condizione umana, seduti per lungo tempo sotto gli alberi . Il Buddha stesso meditò a lungo sotto il famoso albero Bo in cerca del significato ultimo , ma la sua era una meditazione intellettuale, volta a pensieri concreti . Egli alla fine comprese che questa meditazione da sola non conduceva allo scopo che egli cercava. Si può meditare sia su quakosa che su niente . Dal punto di vista del Buddista che lotta per la completa libertà, questo secondo approccio è piu fruttuoso . Ch'an, o Zen nella sua pronuncia giapponese , vuol dire meditazione . Si dice che Bodhidharma, il Primo Patriarca, introdusse lo Zen dall'India in Cina nel sesto secolo . Come ho già spiegato , la meditazione non è in alcun modo privilegio esclusivo dello Zen, ma è l 'approccio dello Zen con quest'ultima che è caratteristico . Pratica fondamen­ talmente non teorica, lo Zen insegna l 'importanza del con­ tatto diretto con l'anima e l 'illuminazione intuitiva, non intellettuale, che può essere sia graduale che improvvisa in relazione alle capacità dell'individuo . Nella sua lunga storia in Cina, lo Zen ha subito molti cambiamenti e alterazioni. Si svilupparono scuole, alcune delle quali sopravvissero, mentre altre si disseccarono e morirono . Lo Zen passò in Giappone relativamente presto e rag­ giunse una grande popolarità durante il periodo Kamakura ( 1 1 8 5- 1 3 3 3), un'epoca governata dalla classe dei guerrieri i quali trovarono le idee dirette ed ordinate dello Zen par­ ticolarmente compatibili . La sua influenza su tutta la cultura dell'Estremo Oriente è stata poderosa, ed oggi esso fiorisce piu vigorosamente in Giappone, sebbene negli ultimi anni abbia ottenuto una larga schiera di seguaci in Europa e negli Stati Uniti. A dispetto di tutte le vicissitudini attraverso le quali è passato, lo Zen resta tuttavia fondamentalmente legato al

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concetto di disciplina e di illuminazione ottenute attraverso la meditazione. La sua .disciplina sembra dura ai non iniziati, ma come spiegherò piu in là, essa è ammonitiva, non proibitiva . Una parte del regime che i monaci Zen debbono seguire, è tut­ tavia diversa da qualunque cosa uno si aspetti di incontrare al di fuori del regno dello Zen : il koan, o « caso pubblico » . I koan sono problemi paradossali, molti dei quali sfidano la logica. Essi hanno lo scopo di scuotere l'individuo dalla sua fede nella logica, e aprire in tal modo il sentiero dell'illu­ minazione, derivato unicamente dall'intuizione . Parlerò con maggiori dettagli sullo studio del koan nella sezione finale del libro . Dedico gran parte di questo testo alla meditazione da seduti, perché a dire il vero lo zazen è la cosa di maggior valore, ma il punto che voglio maggiormente mettere in evidenza è questo : lo Zen è come l'aria in to r n o a n oi ; perché ci sia utile dobbiamo solo usarlo. Nonostante ciò, colui che inizia deve sapere un certo numero di cose basi­ lari sulla natura della meditazione e su i suoi effetti. Que ste cose costituiscono l 'argomento del paragrafo successivo. Lo Zen è, in ultima analisi, una riscoperta umana del ­ l'umanità, ma, come tutte le cose astratte , è soggdto a varie interpretazioni . Per esempio, alcuni dci molLi segu ac i in Europa e negli Stati Uniti , tendono a pensare allo Zen come a un tranquillante mistico orien tale . Pertan to, pl"ima dell'attuale popolarità dello Zen, l'interesse che vi si tro­ vava confinava per lo piu con i campi della psicologia c della terapia psicologica; e in Giappone oggi lo Zen è spesso studiato per la sua efficacia nel guarire lo spi rito c stab i ­ lizzare la mente . È certamente vero che lo Zen può essere un efficace trattamento mentale e spirituale . Il suo uso come terapia nelle nevrosi è ben conosciuto, e alle volte i sanatori per tubercolosi applicano i suoi metodi con risultati sorpren­ dentemente buoni .

Introduzione l 13

Per sondare il profondo significato dello Zen, seguiamo un certo numero di discipline, ma queste sono solo un mezzo per raggiungere un fine . Per esempio, come dice il detto giapponese : « Se ti siedi nella posizione dello zazen per un secondo diventi Buddha » . Questo vuoi dire sempli­ cemente che lo zazen è una strada per entrare in uno stato piu alto . Non vuoi dire che la meditazione da seduti è la sola strada, e certamente non implica che bisogna stare seduti in un tempio oppure su una sedia. Per meditare efficacemente si può stare seduti o in piedi, in qualunque posto e in ogni momento . Si può persino avere una signi­ ficativa meditazione Zen mentre si cammina, ci si occupa di affari, o si mangia . Come ho detto, poiché è astratto , lo Zen è passibile di cattive interpretazioni . Non può essere raccolto, esaminato, o spiegato a parole; quindi ognuno è libero di chiamare lo Zen come piu gli piace . Non è difficile da comprendere la confusione che ne risulta quando si considera come per­ sino oggetti concreti appaiano differenti a differenti os­ servatori . Per evitare cattive interpretazioni, un certo prete Zen di nome Tendai una volta divise lo Zen in dieci sezioni, e ognuna di queste sezioni in dieci parti . Le sue suddivisioni corrispondono agli stati spirituali e ai cambiamenti e ad alcuni problemi incontrati durante la pratica dello zazen. Sfortunatamente, comunque , sebbene il suo sistema scongiuri prudentemente molti pericoli di cattive interpre­ tazioni , può divenire esso stesso un ostacolo assorbente e fuorviante dal sentiero del vero Zen, se non si tiene a mente che questo non è altro che uno strumento. Tuttavia il lettore non deve fraintendermi . Sebbene lo zazen sia uno strumento, esso è cosi importante che persino il tentativo di farlo correttamente è di gran beneficio per­ ché aiuta a vedere se stessi con piu chiarezza. I templi e i monasteri Zen programmano ogni anno pa­ recchie settimane di sessioni intensive della durata di una settimana chiamate sesshin, o di profonde penetrazioni del cuore .

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Il cuore umano è uno : tutti i pensieri, sia buoni che cattivi, sgorgano da una sorgente . Inoltre questi pensieri scorrono costantemente in un flusso ininterrotto, e di con­ seguenza il torrente delle idee spesso sommerge l 'individuo e gli rende impossibile esaminare la sua sorgente . Cos{ la settimana di sesshin fornisce una rara opportunità per guar­ dare in se stessi con chiarezza ; infatti di solito quelle settimane sono strutturate in modo tale che non c'è niente altro da fare . Dopo pochi giorni di meditazione gli strati esterni del pensiero confuso si disperdono lasciando solo il nucleo centrale . Allora si può vedere che non è né il lavoro, né l'altra gente, ma è qualcosa di veramente differente e infinitamente piu importante che controlla la vita umana. Quindi lo zazen può essere di enorme aiuto nel progres­ so verso l'autocomprensione, ma il sentiero può non essere sempre levigato e può non condurre costantemen te verso l'alto : ci possono essere altipiani . Il termine Zen choda {letteralmente cadere in alto ) si riferisce alla condizione spirituale spesso sperimentata in cui l'individuo sembra non fare alcun progresso al di là di un certo punto. È come se uno avesse raggiunto una cima da dove non c'è altro sentiero che quello che porta in basso. Ma questo non è il caso dello Zen : l 'individuo raggiunge altipiani e può passare del tempo su ·questi ; alla fine, co­ munque, non c'è altra strada che quella che va in alto . In altre parole, invece di divenire totalmente assorbito nel difficile problema di entrare nel regno mentale dei non pensieri e delle non idee, si deve mettere il problema in relazione sia con il corpo che con lo spirito . Prima che si po:;sa afferrare il significato dello zazen o dello Zen stesso, bisogna sapere con il proprio corpo che cosa significa essere senza pensieri e senza idee. Il modo corretto di fare ciò, è quello di concentrarsi per prima cosa sugli aspetti fisici della disciplina. Tutta quella gente che guarda al regno delle non idee e dei non pen­ sieri come puramente spirituale ed ignora le sue sfaccetta­ ture fisiche, può facilmente raggiungere questo fine incom-

Introduzione l 15

pleto ubriacandosi o cadendo in un profondo sonno senza sogni. In ambedue i casi la mente è ripulita dai pensieri e dalle idee, ma lo stato del corpo priva tutte e çlue le specie di trance di ogni significato. Forse posso farmi capire meglio se ricorro a qualche esempio familiare. Si pensa raramente ai denti fino a quando non comincia il mal di denti. Allora l'organo sofferente e spesso le zone sane circostanti divengono una ossessione . Quanto spesso una persona pensa coscientemente all'atto del camminare a meno che una lesione ad una gamba non lo renda doloroso ? Posso portare lo stesso tipo di analogia nel mondo delle reazioni mentali . Ci sono coloro che si lamentano : « ho fatto del mio meglio per essere gentile con loro, ma loro non mi pensano mai » , oppure « mi sacrifico per amor suo, e lui non se ne accorge » . L a verità è che, s e chi s i lamenta avesse fatto veramente del suo meglio o si fosse sacrificato nel senso piu alto della parola, non avrebbe mai avuto ignobili pensieri di questa specie . Allo stesso modo, quando si è totalmente impegnati in qualche lavoro, si diventa talmente parte del lavoro che non c'è tempo per pensare all'azione del lavoro . Questo aspetto della natura umana è legato in modo veramente analogo alla concezione dell'illuminazione , o sa­ tori dello Zen . Il modo migliore di sperimentare il vero Zen e di ottenere in tal modo il satori è quello di mettere il corpo in uno stato di perfetta armonia ed equilibrio in modo che il suo funzionamento ordinario rimuova dalla mente la sua sostanziale esistenza, proprio come non si fa mai caso ai denti quando questi sono in buona salute, o un amico con un vero spirito di sacrificio non fa mai caso ai suoi sacrifici . Per poter raggiungere questo stato di equi­ librio, bisogna seguire un certo regime fisico . Per prima cosa dobbiamo sviluppare la posizione corretta, successivamente, regoliamo la respirazione, ed in ultimo ricomponiamo la mente. Queste tre semplici fasi, non limitate soltanto alla appli­ cazione dello Zen, possono essere di aiuto nel lavoro o in

Introduzione / 17

qualunque altra attività. In ogni lavoro c'è una posizione o un atteggiamento ideale. Dopo averlo assunto e dopo aver regolato il respiro , si può dedicare tutta l 'energia al compito da eseguire raggiungendo in tal modo risultati eccellenti. In una seduta di zazen è importante rendere la mente libera dal pensiero e dalle idee. Naturalmente questa non è una cosa facile da fare, poiché, nonostante la perfezione della posizione del corpo, del respiro e delle mani, a meno che non si faccia qualcosa per frenare le sue azioni, la mente può andare completamente fuori controilo . Il metodo comunemente usato , che è in verità un sistema per incoraggiare l 'unità spirituale, è utile solo fino ad un certo punto ; ma chi comincia lo trova invariabilmente di aiuto . Questo metodo consiste nel contare i respiri . Il proce­ dimento è semplice : considerando l'inalazione e l 'esalazione separatamente, o ambedue insieme come un unico respiro, si contano i respiri da uno a dieci. Questo è tutto quello che c'è da fare, ma vi accorgerete che ci vuole del tempo prima di essere in grado di condurre a termine con successo una serie completa ( fino a dieci ) . A me sono occorsi due o tre anni per impadronirmene a causa del motivo illustrato dal seguente poema satirico : Durante lo zazen mi rammento dei soldi presi in prestito l 'altr'anno . Cose del genere accadono spesso . Nella stanza silen­ ziosa dove non c'è niente che possa distrarre l 'attenzione , si scopre che pensieri e ricordi di ogni sorta affollano la mente. Cose piacevoli e spiacevoli, cose impossibili da rivelare agli altri con parole o per iscritto, idee colorate di imbarazzo o di vergogna vanno e vengono nel cervello. Ad ogni modo, questo torrente può essere controllato, se non lo si combatte troppo fieramente. Forse potrà es­ sere di aiuto, per poter comprendere il funzionamento di

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questo processo , la mia esperienza personale nel trattare i pensieri in maniera passiva. Una volta, durante l 'addestramento di zazen, decisi di permettere alla mia mente di vagare ovunque volesse. Non feci nessuno sforzo per guidare o controllare i miei pensieri perché sentivo che ad un certo punto il mio cervello si sarebbe stancato di saltare da un pensiero all'altro e si sa­ rebbe calmato presto. Ma accadde qualcosa di completa­ mente opposto . Dopo due o tre giorni di sedute di zazen di dodici o tredici ore, la mia mente non mostrava alcun segno di stabilizzazione. Al contrario, ogni pensiero ne por­ tava con sé altri piu attraenti. Cominciai ad essere divertito dalla profondità della mia memoria, poiché mi soffermavo su idee che in precedenza non mi avevano mai nemmeno sfiorato . Dopo quattro o cinque giorni, feci qualche scoperta interessante. Per prima cosa notai che certi pensieri ricor­ revano molto spesso, e che lentamente la mia mente veniva occupata soltanto da queste idee ripetitive. Tutte le altre sembravano scomparire. Le idee ossessive non sembravano in un ordine fisso, ma decrescevano gradualmente di nume­ ro, fino a che, per un breve momento, cessarono completa­ mente. Per un istante entrai nello stato di non idee e di non pensieri . Tuttavia questi periodi non duravano mai a lungo, e il guazzabuglio di immagini e pensieri tornava. invariabilmente ad ingombrare la mia mente. Il secondo fenomeno affascinante che sperimentai du­ rante queste sedute comportava un senso di aumento della misura . Immaginai di crescere tanto quanto il monte Fuji. Le nuvole sembravano cingermi la vita, e la parte superiore del mio corpo sembrava ergersi sopra queste come un picco gigantesco. Dalla mia posizione elevata , il miscuglio di idee confuse che precedentemente avevano distratto la mia men­ te, sembrava assai al di sotto delle nuvole . Forse esse rumo­ reggiavano nelle regioni piu basse della montagna che costi­ tuiva il mio corpo, ma erano senza relazione con il vero me. Naturalmente è molto piacevole raccontare le mie espe-

Introduzione /

19

rienze personali, ma il novizio vuole sapere come raggiun­ gere lo stato della serena assenza di mente. A prima vista il sentiero è semplice, sebbene occorra del tempo per rag­ giungere la destinazione . Fatemi spiegare ciò brevemente . Fondamentalmente lo zazen è la stabilizzazione dell'ar­ monia tra il corpo, il respiro e la mente; quindi, la posizione corretta, il controllo del respiro, e un ordinario stato d'ani­ mo della mente, sono le tre componenti che, mescolate in­ sieme, costituiscono l'essenza dello zazen . Sebbene la posizione tradizionale dello zazen sia il loto completo (o qualcosa che si avvicini a questo ), lo zazen può essere parte di tutte le attività. La chiave per dedicarsi ad esso con il massimo successo è sempre quella di scegliere la posizione corrett a per l 'at­ tività del momento . Quando si comincia un lavoro o un'altra occupazione, per prima cosa bisogna considerare la posizione ottimale del corpo e il metodo di respirazione ; la stabilizza­ zione di uno stato della mente è la considerazione finale. Da ciò ne consegue che lo zazen può essere efficace solo dopo che si è assunta la posizione corretta e si è controllato il respiro . In poche parole, la ragione piu frequente del fal­ limento nella liberazione della mente da tutti i pensieri, risiede in un errato addestramento del corpo . Come ho det­ to, determinati tentativi di vuotare la mente dalla distra­ zione delle idee, spesso producono un effetto indesiderabile. Comunque, tutto ciò non avviene se non si libera per prima cosa il corpo di tutto ciò che non è necessario . Per esempio, quando si è stitici, ingombrati di materiale inutile, è impos­ sibile praticare dello zazen degno di questo nome . Inoltre , qualsiasi attività intrapresa con degli attacchi di stitichezza arreca sofferenza. Uno dei motivi dell'importanza delle re­ spirazioni profonde deriva da questa considerazione : che la esalazione dissolve i dolori , i disagi e le distrazioni . Questa è la ragione per la quale tutte le sedute di zazen devono cominciare con parecchi respiri profondi e tranquilli .

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l Zen per l'Occidente

Gente

di

tutte

le

condizioni partecipa alle sedute di Zenkoji a Tokyo.

Zen

nel

Tempio

Lo Zazen e i suoi benefici Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni studi sugli ef­ fetti dello zazen. Per quanto mi risulta, nessuno di questi è mai stato tradotto in inglese. Voglio quindi ricordare

due di questi lavori. Il primo è uno studio psicologico fatto dal dott. Koji Sato. Riassumendo le scoperte del suo studio, egli afferma quanto segue: l.

Varie malattie fisiche possono essere curate con l'ausilio dello zazen.

2.

Parecchie nevrosi si risolvono.

3.

Aumenta la pazienza.

4.

Si rafforza la volontà.

5.

Migliora l'efficienza.

Introduzione l 21

6.

Migliora l'abilità di pensiero.

7. Si raggiunge una maggiore integrazione della perso­

8. 9. l O.

nalità. Si può raggiungere l 'illuminazione (satori o penetra­ zione spirituale). Si ottiene un senso di stabilità. Aumentano le possibilità spirituali.

Nel secondo lavoro il dott . Usaburo Hasegawa esamina i risultati fisici della pratica dello zazen e afferma che pos­ sono essere curati i seguenti disordini : l.

Nevrosi.

2. Iperacidità del tratto intestinale e dello stomaco.

3 . Flatulenza. 4. Tubercolosi. 5 . Insonnia.

Indigestione . Catarro cronico gastroentertttco. Stomaco ed intestini atonici. Stitichezza cronica. 10. Diarrea. 11. Calcoli biliari . 12. Pressione del sangue alta. 6. 7. 8. 9.

Entrambi questi ricercatori sono uomini altamente qua­ lificati, le cui scoperte meritano ulteriori sviluppi. Come si sa, il corpo umano contiene nervi cerebrali e nervi spinali. Gli uni e gli altri sono poi divisi rispettiva­ mente tra il sistema nervoso cerebrale ed il sistema nervoso autonomo . È l'azione dei nervi cerebrali a compiere i co­ mandi del cervello relativi alle funzioni del movimento e dell'intelligenza . Questo sistema controlla i nostri rapporti e le nostre interazioni con il mondo esterno. D'altra parte il sistema nervoso autonomo non richiede alcuna stimolazio­ ne del cervello per regolare la temperatura del corpo, la circolazione del sangue, la respirazione, la digestione, l 'eli­ minazione degli escrementi , e la riproduzione.

22 / Zen per l'Occidente

Il sistema nervoso autonomo è suddiviso nei sistemi nervosi piu piccoli del simpatico e parasimpatico . Questi due spesso lavorano in maniera opposta uno all'altro, per quanto riguarda la loro attività sul cuore : i nervi del sim­ patico rafforzano i battiti cardiaci, mentre i parasimpatici li indeboliscono . In altre parole, i sistemi si equilibrano l 'uno con l'altro proprio come due redini che guidano un cavallo . Naturalmente, la mancanza di equilibrio può mani­ festarsi in una serie di disordini, o in una scarsezza di salute generale.

Zazen

Questo zen senza movimento è quello che la maggior parte della gente associa al Buddismo Zen e, poiché ha vari secoli di tradizione alle spalle, esso si avvale di un gran numero di regole . Alcune di queste compaiono nella sezione seguente. Naturalmente potrete attenervi a tali suggerimenti quel tan­ to o quel poco che desiderate, ma molte persone in pas­ sato le hanno trovate utili. Fate qualsiasi adattamento vi sembri necessario, ma all'inizio è assolutamente importante crearsi delle solide basi.

Precauzioni pnma dello Zazen Cibo

a.

Lo zazen corretto è difficile se il vostro stomaco è o troppo pieno o troppo vuoto. b. Lo zazen è difficile se avete mal di stomaco, diarrea, o altre indisposizioni. c. Andate di corpo prima di iniziare lo zazen. Sonno a.

b.

Proprio come per il cibo, troppo o troppo poco vi sarà di ostacolo. È proibito assopirsi durante lo zazen.

24 / Zen per l'Occidente

Vestiti

a.

Tutti i vestiti devono essere larghi, specialmente intorno alla vita. b. I vestiti devono essere puliti. c. Dovete essere scalzi quando meditate, anche in inverno. Movimento

a.

b.

Muovetevi con moderazione prima dello zazen e nei pe­ riodi di riposo . Azioni rapide o violente rendono diffi­ cile controllare il respiro e il battito del cuore. Quando siete nella stanza della meditazione, camminate con le mani giunte sul petto .

Esercizi preliminari Si raccomanda di fare i seguenti eserc1z1 prima di fare una seduta di zazen . Per prima cosa assumete la posizione che usate durante la meditazione . l.

Girate la testa da una parte all'altra.

a. b. c.

Girate il piu possibile la testa a sinistra. Successivamente giratela il piu possibile verso destra. Ripetete gli esercizi tre volte in ogni direzione. ·

Zazen

l

25

2.

Piegate la testa da una parte all'altra.

a.

b.

Per prima cosa piegate la testa lentamepte verso sinistra fino a sentire che tutti i muscoli e i tendini del collo sono stesi. Ripetete l'esercizio a sinistra.

c.

Eseguite questo esercizio tre volte in ciascuna direzione.

3. a.

Piegate il busto da una parte all'altra.

Lasciando le mani sul grembo, piegate il busto verso sinistra. Se siete seduti sui talloni (seiza), tenete i piedi e le gambe in contatto con la stuoia o il ·pavimento. Piegate il busto fino a sentire che i muscoli della vita e del collo sono distesi.

26

l Zen per l'Occidente

b. c.

Piegate il busto verso sm1stra. Ripetete l'esercizio per tre volte m c1ascuna direzione.

4.

Flettete il busto verso le dita dei piedi.

a.

b. c.

d. e.

Sedetevi sulla stuoia o sul pavimento con i piedi stesi diritti in avanti e con le ginocchia diritte. Stendete le braccia e toccate le dita dei piedi con la punta delle dita. Ripetete due o tre volte. Successivamente toccate le dita dei piedi con il palmo della mano. Ripetete due o tre volte. Flettete il busto fino a toccare le dita dei piedi con il polso. Ora flettete il busto fino a toccare con la fronte la rotula delle ginocchia. Cercate di evitare di piegare le ginocchia spingendole con le mani.

Zazen

f.

l

29

Dopo aver eseguito gli esercizi 4 a; b, c, d, e, aprite gradualmente le gambe:

prima a trenta gradi, poi

sessanta, novanta, ed infine a circa cento gradi.

a

30

S.

/ Zen per l'Occidente Flessione all'indietro.

a.

Inarcate la schiena, gettate le spalle il piu indietro possibile con uno sbadiglio gigantesco. b. Gettate le braccia e le spalle il p iu indietro possibile. c. Proiettate il petto e lo stomaco in avanti il piu possibile. d. Mantenendo questa posizione, aprite la bocca ed esalate tutto quello che non è necessario. ·

e.

Ripetete questo esercizio due o tre volte.

6.

Giacete suplnl con le gambe piegate all'indietro.

a.

b.

Questo esercizio richiede una

certa pratica.

Con le

gambe piegate, portate il vostro busto all'indietro, fino a giacere distesi. . Cercate di mantenere le ginocchia sulla stuoia o sul pavimento.

7.

Toccate il pavimento con le ginocchia.

a.

Nella posizione precedente, alzate alternativamente le ginocchia, uno alla volta, toccando poi il pavimento due o tre volte. Ora toccate il pavimento con tutte e due le ginocchia due o tre volte. Usate le braccia per rialzarvi.

b.

32 l Zen per l'Occidente

Gli effetti degli esercizi.

Lo scopo di questi esercizi è quello di aumentare la consapevolezza delle aree vitali del corpo. Se vi eserciterete con fiducia come vi è stato suggerito prima di ogni seduta di zazen, svilupperete naturalmente una giusta posizione. Inoltre si rafforzeranno gli organi addominali, la stitichezza scomparirà, come di solito, in tre o quattro giorni, la rigi­ dità del collo e delle spalle scomparirà gradualmente, l'in­ sonnia e il nervosismo diverranno meno fastidiosi, si svi­ lupperà il tono muscolare, e le gambe diverranno piu dritte. Se avete dei dubbi, provate questi esercizi per una set­ timana o dieci giorni, dopo aver fatto un bagno: Quanto piu a lungo continuerete in questi esercizi giornalieri, tanto piu evidenti saranno i risultati .

Posizioni tradizionali dello Zazen Posizione del loto completo (Kekkafuza)

a.

Piede destro sulla coscia sinistra (gomaza). l.

Per prima cosa sedetevi all'indiana con i piedi tirati verso l'inguine.

2.

Prendete il piede destro e mettetelo sulla coscia si­ nistra.

3.

Successivamente prendete il piede sinistro e mette­

telo sulla coscia destra . Tenete le ginocchia sulla stuoia. Questa posizione richiede pratica. b.

Piede sinistro sulla coscia destra (/eichiioza). l.

Questo è il contrario del la posizione di prima.

2.

Mettete il piede sinistro sulla coscia destra.

3.

Ora mettete il pied e dc11tro 11u1la coscia sinistra. Te­ nete tutte e due le �inucchin Nulln stuoia.

34

l Zen

per l'Occidente

Posizione del mezzo loto

l. In questa posizione soltanto un piede è sulla coscia. Probabilmente dovrete esercitarvi in questa posizione per un certo tempo prima di tentare la posizione del loto completo. Allenate tutti e due i . piedi fino a rovesciar li quanto è necessario.

Cuscini In ambedue le posizioni del loto completo e del mezzo loto le ginocchia devono rimanere sul fondo del cuscino . Se un ginocchio è alzato sono impossibili la stabilità fisica e psicologica. I procedimenti seguenti saranno utili per tenere le ginocchia al loro po sto . a . Portate il piede (o i p iedi) alla sommità della coscia (o delle cosce) il piu vicino possibile allo stomaco. b . Se le piante sono rivolte verso l 'a lto , le ginocchia sta­ ranno giu. c. Uu cuscino sotto le nntichc ai uta a tenere giu le gi­ ·

d.

nocchia.

Mentre tenl'tc Rhl le KÌnocchia, tendete la vostra spina dor1u•lr vrr11o l'11ho c diritta come se cercaste di spingere

di Miroku-Bosatsu (Maitreya-Bodhisattva). Miroku dovrà succedere ,,t ll11ddha Sakyamuni. Questa famosa statua, nel tempio Koryuji, a Tookyo, mostra la posizione del mezzo loto seduti. '•tat11a

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l Zen per l'Occidente la testa contro il soffitto. Il naso e l'ombelico devono essere su una linea perpendicolare al pavimento. Sebbene un proverbio dica che i cuscini sono per lo

zazen, usarne molti non è stravagante: due dovrebbero esse­ re sufficienti, uno steso sotto le gambe ed un altro ripiegato (oppure piccolo e rotondo) sotto le natiche. Fino a quando non vi sarete abituati alla posizione, le gambe vi potranno dolere; comunque, nel cercare di assu­ mere una posizione piu comoda non dovete perdere l'ener­ gia concentrata nel vostro stomaco. Praticate la posizione del mezzo loto fino a quando non sia divenuta comoda; provate poi il loto completo. Durante lunghe sessioni potete alternare le gambe. Non c'è bisogno di tenere una mano sul­ l'altra; questa è soltanto una abitudine in Cina e in Giap­ pone. Inoltre, sentitevi liberi di cambiare posizione qualora quella assunta sia divenuta scomoda. Lo zazen non richiede contorsioni del corpo; incoraggia piuttosto ad assumere po­ sizioni stabili e comode che conducano alla meditazione e siano facili da mantenere per un lungo tempo. Le posizioni accettate variano a seconda delle sette buddiste; il punto importante è che la posizione si addica all'individuo. Fate esperimenti per trovare quello che vi si addice. All'inizio molti troveranno che le gambe sono sco­ mode nelle posizioni tradizionali, ma con il tempo la sco­ modità passa. Potete cambiare la posizione durante lo zazen per evitare i crampi.

Za:un l 37

l�oslzioni delle mani La posizione zazen delle mani, chiamata join, simbolizza l'unificazione dello spirito e della mente nella pace. Le sta­ tue buddiste che mostrano questa posizione delle mani rap­ presentano la meditazione. Questa posizione, palme verso l'alto, una mano nell'altra, le punte dei pollici che si toc­ cano appena, è generalmente accettata come la piu favore­ vole per una meditazione efficace. In molte occasioni facendo lo zazen mi sono improvvi­ samente sentito colpire dal keisaku senza nessuna ragione apparente. Ammetto che i miei pensieri stavano vagando, ma la mia posizione del corpo era immobile, e mantenevo la piu seria espressione facciale. Mi struggevo per capire co­ me facesse il prete ad individuare i miei pensieri vaganti. Gradualmente acquistai esperienza e, in alcune occasioni, portai io stesso il keisaku. Fu allora che scoprii che un buon modo per percepire i pensieri di una persona durante Io zazen è quello di esaminare la posizione delle sue mani. Ci vuole del tempo per sviluppare durante la meditazio­ ne abbastanza abilità da mantenere costantemente delle per­ fette posizioni delle mani.

Posizione delle mani (Hokkaijoin) l.

Mettete le mani sul grembo, palme verso l'alto, la mano destra sulla sinistra.

2.

Distendete i due pollici fino a farli toccare leggermente.

3.

Mantenendo questa posizione, portate indietro le brac­ cia e le mani verso lo stomaco.

4. Se siete in poslZlone gomaza (pag. 32), tenete la ·mano sinistra sulla destra.

5. Se siete in posizione kikijoza (pag. 32), tenete in cima la mano destra.

Significato della posizione delle mani In Giappone si tiene la mano sinistra sulla destra; men­ tre ciò non avviene in India ad eccezione di casi molto limitati.

La tradizione indiana considera la mano destra

come quella che deve essere usata per mangiare e la mano sinistra quella che deve essere usata per le pulizie dopo essere andati di corpo. La separazione tra sinistra e destra

è estesa a molte altre aree. Quindi, l'unire la sinistra con la destra è considerato equivalente all'unione del sudicio con il pulito. Ne consegue che l'offrire qualcosa a qualcuno con la mano sinistra è un insulto. Posizione scorretta delle mani

Zazen

l

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Testimonianze storiche indicano che quando Buddha­ Pala venne dall'India in Cina, nel settimo secolo, e vide i monaci cinesi con la mano sinistra sopra la destra durante lo zazen, ne fu estremamente colpito e cercò di far sospendere tale pratica. Ma sia in Giappone che in Cina questa è la posizione prescritta. Tale usanza si è sviluppata nel sesto se­ colo in Cina. La mano sinistra corrisponde allo Yin o calma, la destra e la forza corrispondono al dinamico Yan g. Du­ rante lo zazen la quiete prende il posto dell'attività; di conseguenza la sinistra viene posta sopra la destra.

Stabilizzare il centro di gravità Da

a.

un

lato all'altro

Stando seduti nella posizione del loto o del mezzo loto, fate oscillare il torso da un lato all'altro.

40 l Zen per l'Occidente

b . Cominciate con ampi movimenti oscillatori e gradual­ mente diminuiteli e decelerateli. Immaginate di essere un metronomo oppure il pendolo di un orologio che sta rallentando gradualmente. c . Infine, proprio come si arresta naturalmente un pen­ dolo, nel centro esatto del suo arco di oscillazione, anche voi dovete arrestarvi al centro del vostro movimento da un lato all'altro. d. Dovete esse re in una po11i:r.ione t ale per cui, guardando dal davanti, il naso e l'omhelico si devono trovare in linea perpendicolare al pavimento.

Zazen

/

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Dal davanti all'indietro a.

Successivamente, muovete il busto in avanti e indietro. Continuate come abbiamo descritto in precedenza fin­ ché non vi arrestate nella posizione esatta in cui, guar­ dando da un lato, il naso e l'ombelico risultano in linea

b.

perpendicolare al pavimento. Quando siete nella posizione corretta, cominciate la re­ spirazione zazen.

Il zendo, o sala di medita: