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Italian Pages [62] Year 2019
Una carriera accademica ad ostacoli Ragioni per diventare un Cervello in Fuga
FILIPPO NERI
FILIPPO NERI
I edizione - Copyright © 2019 Filippo Neri II edizione - Copyright © 2023 Filippo Neri Tutti i diritti riservati.
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DEDICA Ai giovani aspiranti ricercatori che studiano in Italia
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CONTENUTI Prefazione
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Ricorso al T.A.R. Piemonte contro U.P.O.
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La mafia accademica non esiste
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Le pubblicazioni che nessuno legge
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Affiliato, apatico o impertinente?
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R&D nelle aziende pubbliche o altrove
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Se l'industria italiana è a bassa tecnologia...
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Due indicatori economici
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Prima si parte, meglio e'
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Suvvia rientra! Ti prometto che non ti tasso
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Usa sempre il tuo senso critico!
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PREFAZIONE ALLA II EDIZIONE A distanza di qualche anno, rivedo, aggiorno e correggo la prima edizione di questo libro per provare a fornire una visione aggiornata dei meccanismi interni dell'università italiana. Nulla è cambiato nella sostanza a parte qualche dettaglio minore. L'inazione delle istituzioni pubbliche, tra cui Magistratura e Politica, a fronte di quanto avviene all'interno dell'Accademia non ha certamente aiutato. Ma quanto descrivo è possibile solo a causa dell'indifferenza della gente comune che accetta in vari modi che gli equilibri restino invariati forse perchè non si rende pienamente conto dell'effetto anestetizzante sulla salute mentale e recessivo sull'economia che una Università non funzionante ha sulla vita di tutti noi. In fondo basta arrivare a casa sfondarsi sul divano a guardare l'ultima serie televisiva sul proprio smartphone mentre si mangia una fetta di pizza portata a comando dal fattorino-ciclista per ritenere di vivere nel migliore dei mondi possibili. Panem et circenses. Eppure e' sufficiente prendere i prezzi, in termini reali, del valore delle case degli Italiani di 20 anni fa e confrontarli con quelli attuali. L'investimento principale degli italiani ha perso molto del suo valore iniziale. Indice che la domanda formata dalle persone che vogliono 'abitare' in Italia è sempre piu' povera. E per alcune città di media dimensione, anche se capoluoghi di
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provincia, la fuga dei giovani verso le città metropolitane è sempre più evidente. Con conseguente abbandono ed impoverimento del territorio. Eppure basterebbe che la gente comune (siamo 60 milioni e molti sono laureati!) dicesse basta e si organizzasse in prima persona a livello politico anzichè affidarsi sempre ai gruppi dei soliti politici che anno dopo anno siedono in Parlamento. Una piccola dose di democrazia diretta (in senso lato non intendo in stile Movimento 5 Stelle) puo' fare una grande differenza per il nostro futuro. Buona lettura.
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PREFAZIONE Il libro è rivolto ai giovani aspiranti ricercatori che studiano in Italia e che ambiscono a lavorare nell'università italiana. Anche le loro famiglie e tutti noi cittadini possiamo beneficiare dalla lettura del libro per farci una idea più precisa di come le nostre tasse sono investite nella cosiddetta ricerca e alta formazione scientifica. Al di là degli spot pubblicitari che raccontano una immagine patinata e dorata ma non veritiera delle prospettive di lavoro dei giovani ricercatori nell'università italiana. Così come nelle carte geografiche antiche, il territorio inesplorato era indicato con 'hic sunt leones', questo libro vuole essere una mappa parziale dell'ambiente universitario italiano e di alcuni suoi meccanismi di funzionamento poco noti al di fuori delle sue mura e che si scoprono solo per esperienza diretta o se qualcuno che ne ha conoscenza li racconta. Questo libro è la guida agli ostacoli che costellano la carriera accademica italiana che avrei voluto leggere l'ultimo anno di laurea quando ho scelto di iscrivermi al corso di dottorato di ricerca e di compiere il primo passo nella carriera accademica. Il libro è basato sulla mia esperienza professionale di ventennale prima come dottorando fino a diventare poi professore associato in informatica. Purtroppo nel 1992 non sapevo
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nulla di quanto descrivo in questa mappa degli ostacoli della carriera accademica. Probabilmente, se avessi saputo quanto qui descrivo, mi sarei recato subito all'estero o avrei scelto un'altra strada professionale. «» Racconto qui solo una piccola parte di ciò che ho visto. Resterò ad un livello generale e tralascerò, tranne in rare eccezioni, di menzionare fatti e situazioni specifiche. Mi preme di più mettere in evidenza lo schema di comportamento sottostante che la descrizione di una specifica situazione. La motivazione di questa scelta è che lo schema di comportamento permetterà al lettore di riconoscere situazioni simili che si troverà magari a vivere di persona anche se i dettagli specifici saranno differenti. Poco importa, ritengo, per chi consulta questa mappa, conoscere i dettagli relativi ad uno specifico concorso truccato: nomi dei vincitori, atenei, commissari, modalità di svolgimento, verbali contraddittori, etc. Di questo dovrebbe occuparsene la Magistratura. E' invece più utile comprendere lo schema sottostante agli accordi perché non varia nel corso del tempo e si applica invariato e con 'successo' alle molte procedure valutative che si incontrano nel percorso della carriera accademica: dalla ammissione al corso di dottorato di ricerca, alla selezione per conferire un assegno di ricerca, ai concorsi a ruolo locali o nazionali, ai concorsi con profilo di ricerca e didattico, x
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agli esami di abilitazione scientifica nazionale, alle chiamate in ruolo dei professori, alla nomina dei professori nelle commissioni nazionali, etc. «» Da qui in avanti, mi rivolgerò a Te, caro lettore, con il 'tu' per immediatezza espressiva ma con il più grande rispetto per la tua intelligenza critica. Ti prego anche di notare che utilizzerò il tempo presente dei verbi per descrivere alcune situazioni in modo prototipale e generale anche se, nella mia mente, sto facendo riferimento a situazioni specifiche che si sono verificate nel periodo dal 1992 ad oggi. So bene che quanto descrivo è difficile da credere per chi non vive dall'interno l'università italiana e potrebbe infrangere le illusioni che hai della vita accademica. Se posso permettermi, ti suggerisco di accettare a beneficio di inventario quanto qui raccontato e di tenere a portata di mano questa mappa se intraprendi il percorso accademico in Italia per verificare di persona. Conoscere in anticipo i reali meccanismi di funzionamento dell'università italiana, ti permetterà, se non di evitare tutti gli ostacoli, per lo meno di limitare le 'ammaccature' professionali e personali che derivano dall'esperienza diretta di queste situazioni. xi
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«» A chi non è rivolto questo libro. Questo libro non ha utilità alcuna per chi appartiene per relazioni personali o professionali alla cerchia di coloro i quali controllano l'università italiana. All'interno di ogni dipartimento italiano, si sà chi sono i professori influenti e chi sono i loro 'protetti'. Si conoscono sia i capi-clan sia i loro affiliati. Difficilmente questi ultimi si troveranno a vivere di persona le situazioni che descrivo avendo già il percorso di carriera prestabilito indipendentemente dal lavoro svolto o dai risultati conseguiti. Sono bravi e meritevoli a prescindere per diritto divino. E fin da subito. «» Per tutti gli altri lettori, se dovessi sintetizzare in una frase il messaggio principale di questo libro direi: se vuoi fare il ricercatore e vedere riconosciuta la tua professionalità, compra un biglietto aereo di sola andata per l'estero il prima possibile. L'Italia disprezza il merito in ogni forma e privilegia la lealtà alle cordate, ai clan, alle tifoserie. Che sia una lettura utile! Filippo Neri
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«» Disclaimer - Avvertenza al Lettore Quanto scritto in questo libro è solo ed esclusivamente espressione della mia opinione personale. Quanto qui scritto non esprime e non rappresenta in alcun modo il pensiero o l'indirizzo ufficiale di nessuna università o altra organizzazione pubblica o privata, italiana o estera con cui io sia o sia stato in relazione in una qualsiasi forma lavorativa o non lavorativa. Quanto qui descritto deriva dalle mie esperienze accademiche ventennali nel settore di ricerca dell'informatica, intelligenza artificiale, machine learning sperimentale, la mia area di ricerca. Nella lettura del libro, quindi, quanto descrivo deve essere letto nel contesto dell'ambiente di ricerca di riferimento. Ho però ragione di credere, da colloqui personali con colleghi di altri settori, che esperienze simili siano accadute anche a molti colleghi di altri settori di ricerca. I più tacciono come è evidente.
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1 RICORSO AL T.A.R. PIEMONTE CONTRO U.P.O. Nel 2008, il Consiglio di Facoltà di Scienze MFN dell'Università del Piemonte Orientale, Alessandria, di cui ero membro, abbandona i lavori al momento di discutere la mia promozione a professore associato. Evento unico nella storia accademica italiana! Non sono a conoscenza di altri casi in Italia in cui un Consiglio di Facoltà abbandoni i lavori anziché discutere la richiesta di un suo membro di essere promosso al ruolo superiore dopo aver vinto regolare concorso. Degno di nota è che i miei colleghi di Facoltà, vincitori di un concorso nello stesso periodo, vengono tutti promossi nel giro di poche settimane dalla conclusione del loro
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concorso. « 40 anni » Sono quindi costretto a presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte per chiedere che mi venga riconosciuto il diritto di avere risposta dalla Pubblica Amministrazione. Come è previsto dalla legge ma tranquillamente ignorato dal Consiglio di Facoltà. Passano 8 anni prima che la Magistratura risponda. « 48 anni » Nel 2016, il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte censura il comportamento del Consiglio di Facoltà, ribadisce che una risposta mi e' dovuta, e ordina al Consiglio di Facoltà di dare una risposta alla mia richiesta. Giustizia è fatta! Ehm, ehm, purtroppo no. Troppo facile. Il funzionamento e l'efficacia delle istituzioni italiane è molto differente da quanto vediamo nei film. Per cominciare, ci sono voluti solo 8 anni per avere una risposta dalla Magistratura. Non c'è male, no? Dopo 8 anni, ho vinto in tribunale, ma è una vittoria puramente burocratica e priva di 2
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sostanza: il Consiglio di Facoltà dovrà dare una risposta anziché astenersi. Nessuno dovrà risponderne. Io nel frattempo ho dovuto trasferirmi presso un altro ateneo per non perdere la promozione. Da Alessandria a Napoli. Il bello dell'Italia è che quanto è avvenuto è tutto perfettamente legale. « 50 anni » Come è andata a finire? Nel 2018, dopo vari ricorsi e udienze, il TAR Piemonte si pronuncia definitivamente in primo grado affermando che il Consiglio di Facoltà può' prendere la decisione che vuole sulla mia promozione. La disparità di trattamento rispetto ai colleghi non viene presa in considerazione. « 51 anni » Dopo 11 anni, sono costretto ad iniziato un ricorso presso il Consiglio di Stato per ottenere forse Giustizia sulla vicenda. Il Consiglio di Stato si pronuncerà alla fine dicendo che va tutto bene. Il Consiglio di Facoltà deve sì rispondere ma puo' non promuovermi al ruolo superiore purchè la motivazione sia priva di vizi di legittimità amministrativa. Il contenuto del mio cv e che sia stato l'unico ricercatore a non essere promosso con motivazioni piu' 3
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volte annullate è irrilevante per la Magistratura Amministrativa ed il Consiglio di Stato che si limitano a valutare la regolarità formale amministrativa dell'ultimo atto prodotto dal Consiglio di Facoltà. La mia carriera accademica è più simile ad un percorso ad ostacoli che ad un cursus honorum. «» Dove sono oggi? Nel 2008 divento professore associato presso l'Università di Napoli Federico II. Il mio progetto di vita costruito su Alessandria è annullato. «» La mia esperienza può fornirti un qualche indizio sul funzionamento reale del sistema accademico italiano? Può forse fornire un indizio dell'efficacia reale delle istituzioni preposte ai controlli sull'università: il Ministero dell'Università e Ricerca e la Magistratura? Immaginati nella situazione qui descritta, sicuro che valga la pena fare il ricercatore in Italia?
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2 LA MAFIA ACCADEMICA NON ESISTE "Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi." Giovanni Falcone
Immaginati in questa situazione: hai lavorato e svolto attività di ricerca per 10 anni, hai numerose pubblicazioni, hai vinto fellowship internazionali, hai diretto progetti di ricerca internazionali, lavorato in centri di ricerca internazionali, partecipato a conferenze internazionale presentando i tuoi lavori, organizzato conferenze internazionali, insegnato in più università, etc. e ritieni giustamente di meritare di essere promosso a professore. Ti
presenti
ad
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concorso
e
la
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commissione dichiara vincitore un candidato che ha un curriculum più povero del tuo: privo dei riconoscimenti internazionali e delle esperienze in centri di ricerca esteri che hai tu. Nei tuoi confronti, la commissione potrebbe affermare, scegli a piacere: a) che la tua attività di ricerca non è pertinente con il profilo concorsuale o con il settore di concorso b) che le tue pubblicazioni sono metodologicamente errate, o comunque di minor valore scientifico, senza fornire alcuna spiegazione c) che le fellowship che hai conseguito non sono abbastanza prestigiose d) che i centri di ricerca presso cui hai lavorato non sono mica Harvard. Comunque se tu fossi andato ad Harvard, scriverebbero che non sei andato al MIT di Boston e) inventati una motivazione a piacere. Non prendertela. In Italia è normale. E soprattutto perfettamente legale. Ti spiego come funziona. «» Nella maggioranza dei casi i concorsi universitari vengono banditi avendo già in mente il vincitore e gli altri candidati sono solo utili per fare colore: in fondo e' una competizione no? Le apparenze sono importanti. E la ciliegina sulla torta è che nessuno dei 6
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commissari del concorso ad personam rischia nulla dal punto di vista legale. A meno che si riesca a provare un reato penale. Auguri! Se anche tu vincessi un ricorso amministrativo, dopo anni, si dovrà formare una nuova commissione che esprimerà un nuovo giudizio nei tuoi confronti. Probabilmente ancora negativo. Ma ipotizziamo che la nuova commissione riconosca, anni dopo, che meriti di vincere il concorso. Pensi che ti diano il posto da professore? No. E' sufficiente per l'Ateneo dire che non ci sono più' i soldi per finanziare il posto da professore. Oppure e' sufficiente che il Consiglio di Facoltà' decida di non chiamarti in ruolo senza fornire alcuna spiegazione. Ed il gioco è fatto. Fai pure un ricorso amministrativo se non ti sta bene. Sarà mica già capitato a qualcuno che conosci? «» In alcuni casi, puoi essere avvicinato da qualche capo clan accademico (un professore che ha influenza) che ti prende da parte e ti dice: "perbacco lo capisci anche tu, caro candidato, che dopo cosi' tanti anni i soldi non ci sono più'. Piantala di rompere i co... con 'sti ricorsi. Oppure ti giuro che non diventerai mai di ruolo finché io sono 7
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professore!" A questo punto sei abbastanza fritto. Non ci credo, dirai. Ok, scommettiamo? Se sei pronto a scommettere che nessun Rettore di una università italiano penserebbe mai, neppure lontanamente di pronunciare una tale affermazione, che a me sembra una minaccia, bene, allora sappi che hai appena perso la scommessa. La registrazione di un episodio simile è stata pubblicata sui quotidiani nazionali. E prontamente dimenticata dalla Stampa e dall'opinione pubblica nel giro di un paio di giorni. «» La mia opinione e' che il sistema dei concorsi universitari sia gestito in molti casi con modalità che sembrano rispecchiare, secondo il mio punto di vista di ogni comune cittadino, il funzionamento delle associazioni criminali di stampo mafioso: a) intimidazione dei candidati fastidiosi affinché ritirino la loro candidatura dai concorsi b) predeterminazione del vincitore sulla base di relazioni personali o professionali c) assoluta mancanza di volontà ed incapacità oggettiva di valutare i curriculum 8
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dei candidati e) esercizio di influenza a livello legislativo ed istituzionale ai fini di 1) aumentare l'autonomia (leggi arbitrarietà) degli affari universitari e 2) tutelare l'arbitrarietà delle decisioni delle commissioni di concorso (insindacabilità del giudizio tecnico espresso dalla commissione) f) utilizzo arbitrario di fondi pubblici (lo stipendio del vincitore o vari fondi di ricerca) per ottenere utilità personali (espandere la propria rete di potere) g) commercio di influenza: accordi tra docenti di diversi atenei per controllare le carriere dei professori piu' giovani prestabilendo gli esiti dei concorsi «» Con queste avvertenze, se presti attenzione agli sporadici articoli che escono sulla stampa nazionale puoi verificare di persona. «» A questo punto una marea di professori universitari oltraggiati leva gli scudi a difesa del sistema universitario italiano con la scusa trita e ritrita che forse, ed è tutto ancora da dimostrare, esiste qualche rara mela marcia ma il sistema universitario italiano è sano e 9
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pulito. «» A questi colleghi rispondo che: per rendere valido un concorso, truccato o meno, occorre che un gran numero di docenti siano d'accordo o distratti per più volte di seguito. Infatti prima di bandire un concorso viene stabilito quale profilo associarvi (leggi 'cucire addosso' al predestinato il concorso, sono i ben noti concorsi sartoriali). E la decisione e' presa tramite votazione a maggioranza di tutti i membri di un consiglio di dipartimento. Poi occorre che la commissione concorsuale (cinque professori di cui quattro di altro ateneo quindi in teoria indipendenti) trovi un accordo sul vincitore. La pianificazione della composizione delle commissioni e degli accordi con vincolo di reciprocità tra commissari sono un'arte occulta che si impara solo sul campo. Infine occorre che la chiamata in ruolo del vincitore sia approvata con una nuova votazione a maggioranza dei membri del dipartimento presso cui il vincitore assumerà servizio. Questa sequenza di decisioni collegiali, mi sembra, rende abbastanza difficile sostenere che le mele marce, se esistono, sono più uniche che rare. Evidentemente deve esserci una maggioranza in tutte le decisioni collegiali. 10
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Segue che se il concorso è truccato allora la maggioranza è marcia o complice silente. Altro che rare mele marce! «» L'altro fatto, spesso dimenticato quando si riflette sulle reali strutture di potere e controllo dell'università, è che pochi capi clan accademici (professori dotati di influenza), noti a tutti, sono in grado di controllare le votazioni di un intero dipartimento grazie alla loro capacità di avvantaggiare o avversare le carriere dei singoli docenti. L'aspetto speculare è che all'interno del sistema universitario l'omertà regna sovrana. Si è omertosi per potersi affiliare ad uno dei clan e trarne vantaggi personali o si è omertosi per timore di ritorsioni personali. «» Ti prego di notare che non credo e non intendo dire che tutti i concorsi universitari siano truccati. Credo invece che molti di essi lo siano. Se si è fuori dal sistema dei clan, lo capisce solo in alcuni casi e quando i giochi sono ormai fatti. Riuscire a provare le manipolazioni con il dettaglio necessario per sporgere denuncia è molto difficile. Anche se non impossibile. «» 11
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Ma come nessuno interviene? La Magistratura? O il Ministero dell'Università e Ricerca? Bella domanda! Si parla di concorsi truccati da più' di 50 anni a mia memoria. Per completezza, riporto la notizia relativa all'apertura di una inchiesta dalla Procura della Repubblica di Firenze che ha portato all'individuazione di una rete di contatti intessuti tra professori universitari di varie università italiane con la finalità, sembra, di controllare l'esito di concorsi anche di livello nazionale. Sono 45 i professori indagati. Non conosco l'esito dell'indagine. Dopo aver dato la notizia, di solito, la Stampa perde interesse e non segue le vicende nel tempo. Nel caso dell'indagine, sembra di essere in una commedia all'italiana degli anni 70: pare siano state trovate cartine geografiche dell'Italia con l'indicazione delle 'zone di potere' a colori differenti e del percorso di carriera dei vari 'affiliati'. Insomma un risiko accademico. Questa inchiesta, credo, tocchi solo la punta dell'iceberg in termini di estensione del fenomeno della mafia universitaria. Può essere un inizio. «» 12
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Quindi abbiamo risolto? Dopotutto i cattivi sono stati arrestati si potrebbe ingenuamente pensare. Non e' così. Al momento della notizia si parla solo di indagati. Non conosco l'esito dell'inchiesta come dicevo. Ma si è innocenti fino a sentenza definitiva. Se stai pensando che ci vorranno anni prima di arrivare ad una qualche verità accertata sul fenomeno dei concorsi truccati nell'università italiana, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ragionando per analogia, nel caso delle associazioni mafiose, l'arresto di un clan, non sradica il fenomeno mafioso nel suo complesso. L'arresto dei membri di un clan, libera semplicemente spazio per l'espansione dei clan in libertà. Quindi più abili e pericolosi. E' una battaglia in salita. «» Per farti sorridere ti segnalo alcune figure 'miracolose' presenti nel sistema universitario italiano: a) professori ordinari di un settore (es: Informatica) che sono laureati in un settore completamente differente. Come mettere un geologo a capo di una sala operatoria b) professori ordinari privi del dottorato di ricerca. Infatti a che serve imparare a fare ricerca? Meglio coltivare la rete delle proprie relazioni 13
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c) neo-laureati che diventano ricercatori universitari a tempo indeterminato prima ancora di aver svolto il dottorato di ricerca d) professori dei punti a) e b) che impazzano da una commissione concorsuale all'altra. Cioè decidono chi farà parte della prossima generazione di professori universitari e) professori di informatica che hanno difficoltà ad accendere un PC e non hanno mai scritto un programma di elaborazione funzionante in vita propria. Eh già a che serve? Inutile dire che sono tra i professori ordinari piu' influenti del rispettivo ateneo. Queste figure accademiche suscitano la mia più grande fascinazione dal punto di vista sociologico: sono delle ruspe, non li ferma nessuno, arrivano dove vogliono, non sanno fare nulla a parte gestire il potere. Ed in Italia questo basta ed avanza. Un po' in tutti i settori lavorativi.
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3 LE PUBBLICAZIONI CHE NESSUNO LEGGE Ti racconteranno più volte nel corso del tuo percorso di giovane ricercatore in Italia di quanto sono importanti le pubblicazioni scientifiche e la loro qualità. Che esistono riviste di prestigio e non. Ti diranno che dal loro livello dipende la tua possibilità di promozione, o se ti assegneranno o meno un fondo di ricerca, o se otterrai o meno un premio. Eppure... «» Più di 20mila articoli scientifici sono pubblicati ogni anno in tutto il mondo nel solo settore informatico. Chi potrà mai leggerli tutti? Nessuno.
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Se nessuno è in grado di leggere tutti gli articoli pubblicati come è possibile dare un giudizio di merito agli stessi: eccellente, buono, sufficiente o insufficiente? E' evidente che tale audace impresa è fisicamente impossibile. L'impossibilità scientifica potrà mai fermare i baldi professori italiani dall'utilizzare la narrativa che solo chi ha pubblicazioni eccellenti può essere promosso, premiato, o nominato direttore di ricerca? Certo che no! Dopo un po' di anni, ci si rende conto che, per pura coincidenza, chi deve essere promosso, ha sempre delle pubblicazioni eccellenti. Come si spiega? Le tre risposte tra cui scegliere sono: premio Nobel, miracolo o 'tarocco'? Considerata l'assenza di laureati Nobel tra i capi clan italiani, io opterei per il 'tarocco'. «» La verità scandalosa è che la pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica non conferisce e non riconosce alcuna autorevolezza alla ricerca ivi descritta. Lo ripeto: la pubblicazione su una rivista scientifica non attesta in alcun 16
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modo la validità scientifica del contenuto dell'articolo e neanche conferma i risultati in esso descritti. Infatti la pubblicazione di un articolo su rivista avviene in seguito ad un processo di 'revisione' (la cosiddetta Peer Review), che dura in genere un paio di mesi, durante il quale due o tre ricercatori anonimi 'leggono' l'articolo sottomesso per la pubblicazione. Il verbo 'leggere' è da intendersi in senso letterale: i revisori leggono il testo dell'articolo ma non effettuano nessuna verifica indipendente della ricerca o dei risultati sperimentali descritti. Nessun revisore ha il tempo, la volontà, le energie e, soprattutto le competenze per rifare gli esperimenti descritti e verificare indipendentemente, cioè rifare, la ricerca descritta. Ci vorrebbero mesi di tempo per acquisire le competenze specialistiche necessarie a revisionare un articolo! Le stesse cioè che l'autore ha sviluppato di solito nel corso di anni in cui approfondisce una particolare linea di ricerca. Nel caso degli articoli che riportano una ricerca di natura sperimentale1, i revisori dovrebbero ripetere passo passo tutte le esperienze empiriche presentate dall'autore e confrontare i risultati sperimentali ottenuti 1
come già detto, limito le mie affermazioni al settore del Machine Learning sperimentale. Anche se ritengo esse valgano per molti altri settori scientifici disciplinari.
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con quelli presentati dall'autore. Inoltre prima di intraprendere la verifica sperimentale, i revisori dovrebbero studiare tutto lo stato dell'arte relativo alla tematica trattata. Ma ti ricordi, vero, che ogni anno sono pubblicati più di 20mila articoli per il solo settore dell'informatica? Solo dopo questo notevole lavoro il revisore potrebbe infine affermare che a) il contenuto dell'articolo è scientificamente valido ed esprimere la sua opinione che b) il contenuto dell'articolo contiene o meno elementi di innovatività e di originalità a suo giudizio. Il revisore non potrebbe però esprimere nessuna valutazione di qualità in termini assoluti ma solo relativa al campo ristretto delle sue letture e conoscenze. Che forse ammontano a circa duecento articoli scientifici che ha studiato (e non solo letto) negli ultimi 10 anni. Nella realtà, molto più prosaicamente, i revisori dispongono di solito di un paio di mesi per esprimere un parere su un articolo sottomesso per la pubblicazione ma il tempo che dedicano alla sua lettura è di pochi giorni. Infatti l'attività di revisione è aggiuntiva alle altre sue attività' lavorative: insegna, svolge esami, segue la sua ricerca e le altre attività amministrative. Quindi la valutazione effettuata dal revisore è fatta 'a pelle' cioè molto superficiale e limitata alla forma espositiva dello stesso. Ma se un articolo scientifico è valutato come un'opera 18
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letteraria, cioè sulla base della sola esposizione, allora la sua pubblicazione non può avvalorarne in alcun modo la qualità scientifica. Anche solo esprimere il solo giudizio sulla autenticità dei risultati presentati diviene impossibile. «» Nel migliore dei casi, il giudizio revisione quindi ha la stessa soggettività una critica letteraria quando fosse redatto buona fede da un revisore indipendente onesto.
di di in e
Nella maggioranza dei casi, invece, il giudizio dipende dalle relazioni intercorrenti tra l'autore e il comitato editoriale della rivista. Fai una pausa di un minuto mentre rileggi l'ultimo paragrafo. «» Magari l'autore e uno degli editori si sono incontrati pochi mesi prima alla conferenza associata alla rivista e hanno parlato della possibilità di pubblicare l'articolo sulla rivista? Oppure l'autore ha promesso che visiterà o è stato ospite del laboratorio di uno degli editori? Oppure l'autore si è offerto di prendersi in carico tutta l'organizzazione della prossima conferenza della rivista e che inviterà come Invited Speaker l'editore scientifico che deve revisionare il suo 19
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articolo? O chissà quale altra forma di relazione diretta o indiretta intercorre. Insomma nella maggioranza dei casi, la pubblicazione di un articolo in un rivista è solo indice del fatto che l'autore è ben accetto all'interno di una specifica comunità scientifica. E' indice cioè di aver sviluppato buone relazioni sociali e professionali con il gruppo di ricercatori che controlla la rivista. «» Questa è la ragione per cui alcuni autori pubblicano su alcune riviste e non su altre. Non ha nulla a che vedere con la qualità dell'attività di ricerca degli autori ma solo con la rete di conoscenze che ognuno sviluppa nel corso del tempo. Se un autore invia un articolo ad una rivista senza aver svolto il lavoro relazionale preparatorio, la valutazione del suo articolo verrà dapprima dilazionata di mesi e poi sarà, nel migliore dei casi, effettuata in modo casuale. Tieni inoltre presente che un articolo sottomesso ad una rivista non può essere in corso di valutazione in contemporanea da un'altra. Esiste un obbligo di esclusività di sottomissione. Quindi un articolo inviato ad una rivista senza il lavoro relazionale preparatorio rischia di essere bloccato per un 20
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anno intero, prima di sapere che è rifiutato per la pubblicazione con motivazioni opinabili. A questo punto è diventato 'vecchio' e dovrà essere aggiornato prima di poterlo inviare ad un'altra rivista per un nuovo tentativo di pubblicazione. Possono quindi passare anche più di due anni prima che un articolo sia pubblicato senza avvalersi della propria rete di contatti. «» Al primo anno di dottorato di ricerca, credevo che i membri dei comitati editoriali delle riviste e delle conferenze fossero dei super-esperti mondiali con una conoscenza enciclopedica dello stato dell'arte del settore. Ero così entusiasta ed accecato dalla prospettiva di poter fare il ricercatore che non mi ero nemmeno posto la domanda di come facessero i revisori a verificare in un paio di mesi gli esperimenti che io avevo fatto nel corso di piu' di un anno. «» Se la pubblicazione su una qualsiasi rivista scientifica non e' in grado di conferire alcuna prova di validità scientifica dell'articolo, allora e' assurdo pensare di poter confrontare due articoli o due riviste al fine di stabilirne la superiorità reciproca. «» 21
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Tutto questo naturalmente non preoccupa minimamente i capo clan italiani che grazie alla narrativa della graduatoria delle pubblicazioni scientifiche possono distrarre, come sanno fare i grandi prestigiatori, dalle manovre per far vincere o perdere un candidato gradito o inviso.
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4 AFFILIATO, APATICO O IMPERTINENTE? Dopo qualche anno nell'università italiana, ti rendi conto che hai di fronte a te tre scelte: o ti affilii ad un clan o ti concentri sul tuo lavoro fingendo di non vedere cosa accade attorno (apatico) o prendi le distanze nei limiti delle tue possibilità da quanto accade (impertinente). Gli apatici e gli impertinenti vengono isolati e tendono ad incontrare un buon numero di ostacoli durante il loro percorso accademico. Raramente diventano professori ordinari se non in tarda età. «» Clan accademico: gruppo di accademici costituito da un professore ordinario influente (il 'capo'), alcuni associati, ricercatori, post doc e dottorandi che 23
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coordinano la loro attività di politica interna all'ateneo per espandere la propria influenza. «» La maggior parte dei professori universitari è affiliata ad un clan da cui prende o da ordini a seconda della propria posizione gerarchica al suo interno. L'appartenenza al clan permette di affrontare con molta tranquillità il percorso di carriera accademica: ti metti in fila e aspetti il tuo turno di promozione. «» Come riconoscere un docente affiliato ad un clan: un docente che ha fatto una carriera rapida, senza aver mai fatto pubblicazioni da solo ma sempre con un professore ordinario influente, senza esperienze di lavoro all'estero, che ha sempre lavorato nello stesso ateneo dove si è laureato, molto probabilmente fa parte di un clan. «» Se sei un apatico o un impertinente è del tutto casuale riuscire a far riconoscere il proprio lavoro ed essere promosso. Con il termine 'casuale' intendo che le opportunità migliori sono tutte pre-assegnate e spartite tra i clan ma ogni tanto appaiono opportunità a cui nessuno dei clan è interessato. Magari perchè occorre trasferirsi da un capo all'altro 24
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dell'Italia o presso una sede in un luogo difficilmente raggiungibile. Su questi posti puoi competere a pari livello rispetto agli altri docenti 'isolati'. Quindi fai attenzione a cosa intendo con l'aggettivo 'casuale': hai qualche possibilità sulle posizioni scartate dai clan! «» All'estero è completamente differente. Qualcuno dice. Attenzione: anche nelle università estere esistono i meccanismi clientelari come purtroppo vediamo in Italia. La natura umana è la stessa su tutto il pianeta. Vero è che l'ampiezza del mercato del lavoro accademico estero permette un maggior riconoscimento del merito rispetto all'ambiente italiano. Difficile in realtà dire in generale quanto sia veramente meritocratico o semplicemente affamato di nuovi ricercatori il mercato del lavoro accademico estero. Tieni inoltre conto che maggiore è l'età professionale e fisica con cui entri nel mercato estero e minore è la possibilità di essere accolto.
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5 R&D NELLE AZIENDE PUBBLICHE O ALTROVE Dopo aver letto le pagine precedenti, ti dirai che in ogni caso grazie all'elevata competenza da te acquisita durante il dottorato di ricerca, a 28 anni potrai trovare un lavoro come ricercatore ovunque anche non in accademia. «» Ci credevo anche io! Ho scoperto però nel corso degli anni che la maggior parte delle aziende italiane pubbliche o private, di grande o media dimensione, non hanno una divisione ricerca e sviluppo. Certo possono avere una targhetta dorata sulla porta con scritto Divisione Ricerca e Sviluppo. Quanto è importante far bella figura in Italia, vero?
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Ma i dipendenti impiegati nella sezione difficilmente hanno il dottorato di ricerca e la sezione non è diretta da ricercatori senior. Insomma ricerca in Italia non si fa. E non c'è quindi nessun bisogno di assumere dottori di ricerca o ricercatori. Se non mi credi, scorri gli annunci di lavoro. Oppure conta quante società come Google, Facebook, Amazon, AirBnB, etc. esistono in Italia. «L'inventiva italiana» Una recente alternativa al percorso accademico, o negli altri istituti di ricerca pubblici, sembra essere quella di utilizzare il dottorato di ricerca come titolo per competere con i laureati che vogliono insegnare nella scuole medie e superiori. Mi sembra però un ripiego di fortuna più che la realizzazione del sogno che anima un neolaureato quando decide di intraprendere il dottorato di ricerca. Purtroppo, in Italia, ci sono pochi percorsi alternativi per un ricercatore se si escludono gli enti di ricerca pubblici e l'università. «» L'altro elemento che devi prendere in considerazione è che, a 28 anni, quando 27
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completi il dottorato di ricerca, sei vecchio, secondo i canoni degli uffici del personale, per essere assunto da un'azienda italiana al primo impiego. Avrai difficoltà anche solo a fare un colloquio di lavoro. Da un lato vieni considerato un fannullone disoccupato che è stato in vacanza per 4 anni: e' improbabile che una azienda italiana sia interessata alla tua capacità di scrivere articoli scientifici. E su questo punto ha ragione! Dall'altro ci sono i neolaureati con 24 anni che sono più malleabili (è il termine giusto) e hanno maggiori energie di te. Tu chi sceglieresti per svolgere un lavoro ripetitivo e che non necessità di esperienza o di grande competenze quale è quello offerto come primo impiego nelle aziende italiane. Il mantra è: sostituibilità del lavoratore. Ci sono le offerte per personale con esperienza, potresti pensare. Vero ma non è l'esperienza di dottore di ricerca quella che cercano. Dai una scorsa agli annunci di lavoro. Verifica sempre di persona. «» Per chiarezza sulle mie credenziali di conoscitore di quanto scrivo: ho lavorato nei centri di ricerca e sviluppo di due multinazionali estere oltre ad aver collaborato con aziende italiane. Ho esperienza diretta sia dell'ambiente di ricerca italiano sia di quello estero. 28
6 SE L'INDUSTRIA ITALIANA È A BASSA TECNOLOGIA... Se manca un'industria nazionale italiana privata che assume ricercatori perché vuole sviluppare prodotti innovativi di alta tecnologia, e quindi applica i risultati della loro ricerca, allora viene a mancare del tutto l'ecosistema dove un ricercatore possa costruire il suo futuro. Nel tuo percorso come ricercatore, sentirai dire molte volte che l'Italia non investe abbastanza in ricerca, che la ricerca non è un costo ma un investimento, che occorre 'produrre' (bella scelta di terminologia!) più laureati e ricercatori, etc. Tutti slogan che sono lontani dalla realtà o dalle scelte politiche italiane degli ultimi decenni.
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Inoltre nessuno di questi argomenti centra il cuore del problema: l'assenza di una politica industriale nazionale orientata ai settori ad alta tecnologia. L'attività di ricerca, nelle regioni mondiali dove è fiorente, lo è per una ragione precisa: perché esistono settori industriali che affrontano nuovi problemi e li vogliono risolvere. Di qui la necessità di assumere ricercatori, sia in accademia sia nell'industria, e la necessità di utilizzare i risultati della ricerca per creare prodotti innovativi ad alta tecnologia. Due esempi rapidi: quante volte utilizzi Amazon o servizi di ecommerce all'anno? Chiediti dove e perché è nato questo modello di business esportato poi in tutto il mondo. Dove si stanno inventando le auto a guida autonoma? Le auto di Tesla, Uber, WaymoGoogle, etc. Sicuramente non a Torino Mirafiori! Questa catena di valore formata da università-industria-mercato crea l'ecosistema favorevole allo sviluppo di un ambiente della ricerca dove i ricercatori sono cercati e apprezzati. Considera cosa accade in Silicon Valley per gli informatici... Queste osservazioni si applicano anche a molti altri settori delle scienze e dell'ingegneria. Ma sono convinto, qui mi sto sbilanciando, che creino le condizioni 30
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favorevoli anche per far fiorire l'attività di ricerca nei settori umanistici. «» Non voglio dibattere qui il perché o il percome dell'assenza di una politica industriale nazionale di qualsiasi tipo. Ma, come ho già ripetuto, solo dare qualche spunto di riflessione critica se stai pensando di intraprendere il tuo percorso di ricerca in Italia. E' chiaro comunque che in assenza della catena di valore università-impresa-mercato l'attività di ricerca diviene una spesa inutile. E nessun attore economico razionale vuole sostenere una spesa inutile a partire dal Governo fino alla (micro) imprese italiane. Questo appunto avviene in Italia ed è la ragione per cui ai proclami dei politici sul tema della ricerca non seguono poi i fatti. Ti propongo questo semplice esercizio mentale: la prossima volta che esci di casa considera il lavoro svolto da tutte le persone che incontri e chiediti per ognuno di questi lavori se occorre avere un dottorato di ricerca per svolgerlo oppure un diploma di scuola superiore è più che sufficiente. Puoi valutare da te se l'ambiente in cui ti trovi facilita e riconosce lo svolgimento di attività di ricerca. «» 31
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L'Italia è una economia con regime 'al minimo'. Come quando accendi l'auto, la metti in folle e non premi il pedale dell'acceleratore: il motore è sì acceso ma a quel regime di funzionamento puoi andare solo in discesa. L'altro grande segreto, che non si percepisce quando si è giovani, è che il tuo successo personale dipende dal successo di chi ti sta attorno e, in subordine, dall'invidia che il tuo successo suscita negli altri.
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7 DUE INDICATORI ECONOMICI Scusa non mi interessa. Io voglio fare il ricercatore in chimica - mi dirai - non voglio occuparmi di economia. Che ci pensino i politici, sono eletti per questo. In un mondo ideale avresti ragione. Nel mondo reale, la mia esperienza mi dice che capire un po' del funzionamento dell'economia è fondamentale per farsi un'idea reale della situazione corrente e futura di un Paese. Non sarei in grado ne' voglio fare un trattato di economia. Mi preme solo darti una idea di come valuto lo stato di salute economica di un Paese perché questo è sia un sintomo sia un indizio della qualità attuale e futura del suo ecosistema della ricerca.
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Credo che due semplici indicatori economici siano più che sufficienti per formarsi una idea sulla capacità reale di un Paese di offrire buone prospettive ai giovani (ricercatori e non) e di quanto un Paese sia in grado di mettere a frutto le capacità, e di ricompensare, i suoi cittadini producendo ricchezza, che si traduce negli stipendi percepiti. I due indicatori economici che io osservo periodicamente sono: il Tasso di disoccupazione giovanile e l'Andamento del suo mercato azionario. A Febbraio 2019, ecco cosa confrontando Italia con gli USA:
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a) Tasso di disoccupazione giovanile: Italia circa il 30% e USA al 9% circa. b) Andamento del mercato azionario negli ultimi 5 e 10 anni: per l'Italia, il FTSE MIB ha andamento orizzontale; per gli USA, il SP500 ha andamento crescente. L'indicatore a) fornisce un indizio sulla facilità di trovare lavoro per un giovane (ricercatore e non) e sul livello degli stipendi offerti. Maggiore il livello di disoccupazione, minori sono gli stipendi in ingresso in tutti i settori industriali. L'indicatore b) fornisce indicazioni sulla capacità di generare ricchezza (leggi stipendi 34
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e tasse) del complesso industriale di un Paese. Quale Paese utilizza meglio le sue capacità in ambito di ricerca tra i due considerati? Nel loro insieme quindi i due indicatori segnalano il livello di funzionamento di una economia nel suo complesso e in modo indiretto la qualità del suo ecosistema di ricerca. Ecco perché ti suggerisco di tenerli d'occhio nel corso degli anni.
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8 PRIMA SI PARTE, MEGLIO E' Perché è meglio recarsi all'estero il prima possibile? Prima preferisco fare il dottorato di ricerca in Italia e magari fare un anno di assegno di ricerca - mi potresti dire - così faccio un po' di esperienza. La ragione per cui è meglio partire il prima possibile è che gli istituti di ricerca di differenti Paesi hanno le regole di progressione differenti e, ovunque ti trovi, devi fare la gavetta per entrare e fare carriera. Prima inizi e meglio è. Di solito, all'estero, è più facile ottenere delle progressioni di carriera o degli incrementi di stipendio, e le promozioni sono in diretta relazione con i risultati conseguiti... scusa se è poco! Un po' più in dettaglio, le ragioni per 36
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partire il prima possibile sono: a) il percorso di carriera è un percorso cioè ha un inizio, un tragitto intermedio e un punto di arrivo che sono realizzati percorrendo i vari livelli della progressione di carriera del ricercatore: post-doc, assistant professor, lecturer/reader, associate professor e professor, per fare un esempio. Se interrompi il percorso di carriera per trasferirti, non è detto che tu riesca poi a riprenderlo allo stesso livello nel nuovo istituto. Di solito infatti l'istituto di destinazione, soprattutto se localizzato in un Paese differente, ti offre un livello iniziale più basso per metterti alla prova. b) la creazione di legami affettivi e familiari. Quando ti sei sposato/a o hai dei bambini piccoli a cui badare, non è facile spostarsi da una nazione o anche solo da una città all'altra. Non e' sempre facile per il proprio marito o moglie trovare un nuovo lavoro nella città di destinazione. Un trasferimento per quanto ben organizzato è comunque traumatico per il coniuge. La stessa considerazione vale in misura maggiore per gli eventuali figli che devono cambiare scuola. c) più sei avanti negli anni, minori sono le possibilità di trasferimento che incontri. Il numero di posti da post doc è maggiore del numero di posti da assistant professor, che a sua volta sono maggiori dei posti da 37
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associate professor e così via. Quindi più cerchi un posto di livello avanzato nel percorso di carriera accademica, minori sono le possibilità di trovarlo su un trasferimento internazionale. E poi, oggettivamente parlando, come fa la tua candidatura ad essere migliore di quella di un candidato locale che, a parità di percorso professionale, parla meglio di te la lingua e conosce l'ambiente di lavoro locale? d) forma mentale. Tutti invecchiano purtroppo. A 40 anni ti sentirai ancora capace di inserirti in una nuova cultura (tedesca, francese, inglese o americana) con il ruolo e lo stipendio di assistant professor? Saresti il più vecchio di tutti i tuoi colleghi a pari grado. Dovresti superare uno shock di adattamento molto pesante dal punto di vista psicologico e fisiologico e saresti inevitabilmente svantaggiato in termini di energie intellettuali e di capacità lavorativa rispetto ad un collega di 25 anni che si è trasferito prima o ad un giovane ricercatore locale. Triste ma è così. Verifica con i tuoi occhi, consulta le offerte di lavoro all'estero disponibili online per il tuo settore. «» Marzo 2019, è apparso su un quotidiano nazionale la proposta del Governo italiano di licenziare i ricercatori italiani che dopo 5 38
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anni non abbiano ancora conseguito cattedra come professore associato ordinario.
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Per me è una scelta politica scandalosa. E' chiaro che l'obiettivo di medio termine del Governo Italiano è quello di creare una università in mano a pochi professori (i capi clan) rendere precari tutti gli altri. I precari sono estremamente obbedienti. In Italia sta arrivando la figura del ricercatore 'usa e getta' così come è avvenuto negli ultimi 10 anni per molti altri ruoli lavorativi. L'Italia è ancora un Paese dove aspirante ricercatore può pensare progettare la propria vita?
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9 SUVVIA RIENTRA! TI PROMETTO CHE NON TI TASSO BANZAI! Operetta in tre atti: fuga, rientro e fregatura dei cervelli nostrani «Atto 1: l'antefatto» Da qualche anno, il Governo italiano per arginare la fuga di migliaia di laureati dall'Italia, i cosiddetti Cervelli in Fuga, ha varato varie misure per incentivare il cosiddetto 'rientro' dei cervelli in fuga. Tutte efficacissime! Come ben sai. Una di queste misure consiste nella promessa della detassazione dei redditi dei ricercatori che rientrano dall'estero per i primi anni dal proprio rientro.
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«Atto 2: qualche anno fa» Almeno 13 ricercatori-samurai-kamikaze, ma sono sicuramente di più, credono alla promessa... «Atto 3: qualche anno dopo» Nel 2019, i 13 ricercatori, ormai diventati evasori fiscali a tutti gli effetti e kamikaze della propria carriera accademica, ricevono una lettera dall'Agenzia delle Entrate che chiede il pagamento delle tasse non versate per tutti gli anni dal loro rientro in Italia. Qui le tasse si pagano! E in alcuni casi, l'Agenzia delle Entrate chiede anche il pagamento delle sanzioni previste per l'evasione fiscale. I 13 ingenui kamikaze sono ormai degli evasori fiscali conclamati a tutti gli effetti. Probabilmente sono gli unici evasori fiscali italiani che hanno comunicato con anni di anticipo all'Agenzia delle Entrate l'intenzione di non versare le tasse aderendo alla misura prevista dal Governo. Sono nel frattempo divenuti anche dei ricercatori-kamikaze: hanno interrotto una prospettiva di carriera all'estero per rientrare, alcuni su posizioni a tempo, con la speranza di guadagnare qualche euro in più, e di una sfolgorante ed esplosiva carriera in Italia come Cervelli di Rientro. Si dia atto al Governo Italiano di aver mantenuto la promessa in merito alla 41
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carriera 'esplosiva'. I 13 samurai dovranno pagare importi dai 20mila ai 50mila euro tra tasse evase e sanzioni. Finalmente abbiamo capito chi sono i responsabili dei tagli allo stato sociale italiano, della sanità e delle buche sulle strade! La beffa oltre il danno: i 13 ricercatorikamikaze sono costretti ad inviare una lettera pubblica al Ministro del MIUR per chiedere che mantenga i patti. O perlomeno che conceda loro la Grazia e non li costringa a fare harakiri. Forse di nascosto hanno anche chiesto un visto per un Paese che non ha accordi di estradizione con l'Italia. «» Hai sentito la notizia o è passata in sordina? Non so come sia poi andata a finire. Ma tu immagina ritrovarti in questa situazione. «» Piccola nota: il capitolo è ironico e deve essere letto con un po' di umorismo. Ho ben presente però e rispetto molto il dramma umano e personale di questi 13 colleghi a cui 42
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vanno i miei migliori auguri di una pronta e favorevole soluzione dell'evidente errore burocratico. Come hai capito l'ironia non è rivolta ai 13 colleghi ricercatori a cui va il mio 'In bocca al lupo!' perché la loro vicenda si risolva il prima possibile con il rispetto degli accordi presi dal Governo.
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10 USA SEMPRE IL TUO SENSO CRITICO! Quindi in definitiva conviene lasciare l'Italia il prima possibile se si vuole intraprendere una carriera come ricercatore? Sì, purtroppo ritengo che sia così. Ma ricordati di prendere sempre una decisione con la tua testa e di non farti influenzare dagli altri. Neanche da questo libro. Raccogli sempre più informazioni che puoi da più fonti prima di prendere una decisione importante. La vita di ognuno è fatta di scelte personali ed individuali. Con questo libro, ho solo voluto darti delle indicazioni su alcuni ostacoli che potresti incontrare se decidi di intraprendere un percorso da ricercatore in Italia. Sta a te prendere coscienza con i tuoi tempi di quanto ho descritto e prendere una decisione su come vuoi impostare la tua vita.
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«Il richiamo delle Sirene» Immaginati all'estero, sei un assistant professor, è domenica mattina e stai sorseggiando un espresso presso il tuo coffee shop preferito mentre leggi su un quotidiano italiano che una nuova riforma del sistema dell'università e ricerca italiano sarà approvata a breve ed offrirà eccellenti possibilità di carriera e incentivi vari per favorire il rientro di giovani ricercatori come sei tu. E' quello che aspettavi! Dopo tutti questi anni di sacrifici, finalmente potrai fare un ritorno trionfale in Italia. Non farti illudere da promesse di riforme miracolose, se segui per un po' di tempo la politica italiana, avrai notato che le riforme tendono ad essere spot promozionali al servizio della prossima campagna elettorale. Ricordati la vicenda dei ricercatori diventati evasori fiscali. E del costante aumento della precarizzazione del personale di ricerca iniziata negli ultimi anni. «» Per cambiare l'università italiana, esiste solo una soluzione: sradicare la mafia accademica. Siamo onesti: è un evento quasi impossibile. Non credo che ne' tu ne' io assisteremo a questo cambiamento nel corso 45
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della nostra vita. Quando senti parlare di riforme universitarie, ricorda che l'Italia è la terra de Il Gattopardo: "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima" . Se decidi di rientrare perché ti manca l'Italia, o vuoi stare vicino ai tuoi genitori anziani o per altri motivi personali, sii onesto con te stesso sulla situazione che troverai al tuo rientro e programma il tuo percorso di vita tenendone conto. Eviterai recriminazioni future tue o della tua famiglia. In bocca al lupo per tutto! Filippo Neri
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INFORMAZIONI SULL'AUTORE Filippo Neri, l'autore, è un professore associato dell'università italiana e svela una mappa degli ostacoli accademici sulla base della sua esperienza ventennale nel settore della ricerca in informatica sperimentale. Ha svolto attività di ricerca presso istituti internazionali sia privati sia pubblici. Piu' volte bocciato ai concorsi universitari da professore universitario presso università in cui vuole trasferirsi anche dopo essere già professore associato da anni. Piu' volte bocciato ai concorsi/abilitazione a professore ordinario. Il Lettore si consideri avvertito. ---o--Una carriera accademica ad ostacoli Buone ragioni per diventare un Cervello in Fuga IIa edizione La guida agli ostacoli nascosti della carriera universitaria italiana che ogni aspirante ricercatore deve conoscere. E che ogni cittadino italiano può leggere sia per comprendere come è gestita realmente l'università italiana sia per farsi un'opinione su come le nostre tasse sono spese nell'ambito della alta formazione e ricerca.
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