Strategia del processo politico 9788806235154, 880623515X

Si nota spesso che anche dopo la proclama­zione del principio della separazione dei poteri, il potere esecutivo non può

220 18 5MB

Italian Pages 116 [115] Year 1997

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Table of contents :
Blank Page
Recommend Papers

Strategia del processo politico
 9788806235154, 880623515X

  • Commentary
  • Rieditato
  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

De la stratégie iudiciaire © 1968 by Les Editions de Minuit, Paris

Titolo originale

Copyright© 1969 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino Traduzione di Clara Lusignoli

Jacques M. Vergès

Strategia del processo politico



Giulio Einaudi editore

Indice

Prefazione di Amar Bentoumi

p. 9

Strategia del processo politico Introduzione

r3 r.

2r

Chi siete?

I processi di connivenza Il processo del dottor Adams I parlamentari malgasci Il generale Challe Julien Sorel e Honoré Racadot L'universo di K

28 3.5 39 4.5 II.

I processi di rottura Socrate LuigiXVI Dimitrov

49 54 59 III.

Tecnica del processo politico

Il processo spettacolo 66 69

Il Palazzo degli sport Norimberga

Il processo gioco 76 78 84

Bucharin I Templari La riabilitazione di Jeanne d'Are

8

Indice Una scelta necessaria

p. 89 97

Dreyfus Fidel Castro Una tecnica

100

I processi del FLN

109

Conclusione

La morale della storia

Prefazione

La presente opera dell'avvocato Vergès potrebbe intitolarsi l'arte della difesa politica. Analizzando i processi piu celebri, l'autore scopre i metodi utilizzati dalla difesa di fronte a un' ac­ cusa che in ognuno dei casi qui esposti agisce in nome dell'or­ dine stabilito, e propone una tecnica rivoluzionaria che resti valida quando vengono rimesse in causa le stesse basi di tale ordine. Una società presuppone un'organizzazione e delle leggi che regolino i rapporti tra i propri membri. La violazione di questo contratto sociale implica necessariamente l'intervento dell'au­ torità giudiziaria. Esercitare la giustizia è stato sempre l'attri­ buto del potere politico : san Luigi sotto la sua quercia o il ca­ liffo nel suo palazzo servono il loro potere in primo luogo ren­ dendo giustizia. Il XVIII secolo introducendo il principio della separazione dei poteri e promuovendo l'indipendenza del potere giudizia­ rio ha permesso all'uomo di aspirare a una giustizia che fosse libera da influenze politiche. Ma la realtà storica ci mostra che, anche dopo la proclama­ zione di questi principi, il potere esecutivo non può astenersi dall'intervenire per esercitare direttamente o indirettamente un'influenza sull'apparato giudiziario non appena siano chia­ mati in causa l'ordine pubblico o il regime. I processi di Mosca, il processo Dreyfus non sono che dif­ ferenti gradi di tale intervento. Il ricorso a una giurisdizione

1o

Prefazione

eccezionale denota spesso la diffidenza del potere giudiziario nei riguardi delle giurisdizioni normali e concretizza la volon­ tà del potere di controllare direttamente la repressione. Di fronte all'irresistibile tendenza del potere a difendersi contro coloro che lo contestano e contestano i principi sociali ed economici su cui è basato, la difesa si sente in dovere di prender posizione. La storia ci dimostra che, secondo le circostanze, essa ha fatto uso di mezzi differenti, qui analizzati lucidamente dall'av­ vocato Vergès. Il merito di questo lavoro sta nel presentare il problema, e nel proporne una soluzione. E sta anche nel definire la difesa come un'arte. Ma è un'arte difficile che esige anzitutto corag­ gio, perché fatta di azione e di cosciente responsabilità. E questa- è il meno che si possa dire- non è mancata al­ l'autore. La sua opera è frutto di riflessione ma anche di espe­ rienza. Vergès è un uomo che non può lasciare indiHerenti. O è amato o è odiato. Lo stesso avverrà del suo libro. AMAR BENTOUMI,

presidente dell'Ordine nazionale degli avvocati di Algeria

Strategia del processo politico

AD;amila

L'apparato statale, che comprende esercito, poli­ zia e giustizia, è lo strumento con cui una classe ne opprime un'altra. MAO TSE-TUNG,

La situazione e la nostra politica dopo la vittoria

Introduzione Chi siete?

Una società senza delitti è come un rosaio senza rose : in­ concepibile. La contraddizione è la sua stessa condizione di esistere e il delitto è il segnale lanciato verso di lei dalla vita perché cambi; un semplice fatto di cronaca come il delitto del parroco di Uruffe ha proposto in termini di urgenza davanti ai Concili il problema della difficile castità degli ecclesiastici; co­ si come il processo di eutanasia avvenuto a Liegi ha proposto alla deontologia medica l'adattamento allo sviluppo simulta­ neo della scienza e del commercio. Funzione del processo è regolare le contraddizioni tra gl'in­ dividui e le società con l'accordo - o almeno l'acquiescenza degli stessi accusati . Dietro le grandi parole di difesa sociale, emendamento, rin­ serimento, messa a prova, la società mira a recuperare i suoi « figlioli prodighi » . E l'errore piu grave che possa commettere un giudice sta nel confondere un figlio di famiglia con un ne­ mico delle leggi : perché tradisce cosi il proprio ufficio che è quello di permettere all'accusato, col rivelarlo a se stesso, di riconoscersi colpevole. Come Sonja in Delitto e castigo o Leon­ tina in L'uomo braccato, ogni criminale che abbia problemi porta in cuore una prostituta. Non è questo un carattere parti­ colare dell'anima slava o della teppa. L'ufficiale Rossel, affa­ scinato dal Bonaparte della Comune, volle, prima di morire, stringer la mano del colonnello Merlin, suo giudice e giustizie­ re, per rendere omaggio, diceva, alla sentenza. Merlin si ricu-

14

Introduzione

sò. A torto ; Rosse! sarebbe stato recuperabile per qualche spe­ dizione coloniale.

Ma avviene pure che in seno allo Stato si sviluppino, come corpi estranei, forze minacciose che pretendono distruggere, invece di emendarlo, l'ordine esistente per sostituirgliene uno nuovo. Tali contraddizioni escludono ogni compromesso. Fi­ no a quando esse non sboccano nella guerra civile e nelle misu­ re di repressione collettiva, la funzione della giustizia è tentare di risolverle coi mezzi ordinari- e può farlo non senza qualche speranza, perché non sempre r accusato ha coscienza del mon­ do nuovo da lui annunciato; e accetta spesso d'incontrarsi coi suoi giudici sul campo delle vecchie leggi, soprattutto quando, per un'ironia della storia, queste sembrano essergli provviso­ riamente favorevoli. La giustizia spetta infatti allo Stato quando lo Stato è forte ma, non appena sopravvenga una crisi, ridiventa la Giustizia -con la maiuscola- cui deve render conto Io Stato che, non avendo piu la forza di comportarsi da padrone, si vede oppor­ re le regole da lui emanate quando era potente. Parata come un idolo o conciata come una sguattera, la giustizia non cambia la propria funzione a servizio delle classi dirigenti: risolvere a loro profitto le contraddizioni sociali rivelate dalle violazioni della legge. Sono questi i processi di falsa connivenza o d'inconfessata rottura. Fingendo di accettare la legge e la morale, anzi di di­ fenderle, almeno una delle parti già risolve il problema in fun­ zione del suo solo interesse politico . Troppo prudente per a­ vanzare allo scoperto, nasconde il suo volto ferreo sotto una maschera di legalità. Si fanno, i tristi, una « dilettazione morosa » di tali processi da incubo in cui gli avversari combattono a tentoni nel lungo

Chi siete?

15

tunnel delle procedure senza che mai li illumini la fiamma di una rottura totale. Farebbero meglio se tentassero di compren­ dere quel mondo, non piu né meno crudele della guerra o del commerc10. Molti errori giudiziari non furono necessariamente in par­ tenza errori politici. Lo diventarono solo col fallimento del­ l'impresa. Il processo contro i Rosenberg negli Stati Uniti, ad esempio, aveva come scopo, non già smascherare uno spionag­ gio, ma spiegare lo scandalo del balzo tecnologico dell'Urss unicamente col tradimento dei comunisti e dei progressisti americani presentati come agenti di Mosca. Fino all'ultimo momento, sarebbe occorso, perché venissero graziati, non un elemento nuovo che confermasse la loro innocenza, ma la con­ fessione della loro colpevolezza. Dietro la maschera d'una giustizia apolitica appariva la lo­ gica dei processi di rottura aperta o di finta connivenza: l'anti­ giustizia. Qui, innocente è il colpevole, colpevole l'innocente. Un segno negativo precede le circostanze attenuanti, un segno positivo rende favorevoli le aggravanti. La distinzione fondamentale che determina lo stile del pro­ cesso penale è l'atteggiamento dell'accusato di fronte all'ordi­ ne pubblico. Se lo accetta, il processo è possibile e costituisce un dialogo tra l'accusato che spiega il proprio comportamento ed il giudice i cui valori vengono rispettati. Se invece lo rifiuta, l'apparato giudiziario si disintegra: siamo allora al processo di rottura. Dall'assenza di processo per assenza di problemi- il grado zero nella scala della giustizia - all'ebollizione del processo di rottura, vi è certo posto per cento sfumature, cento gradi diffe­ renti.

r6

Introduzione

Processo di rottura, processo di connivenza non rappresen· tano che schemi: la rottura non è mai totale, raramente per­ fetta la connivenza, la rassegnazione mai esente di rivolta. E quand'anche nella sinfonia del processo accusa e difesa occu­ passero posizioni opposte, si dovrebbe sempre tener conto de­ gli altri s trumenti: la parte civile, la stampa, piu generalmen­ te l'opinione pubblica, i testimoni, gli stessi giudici, i giurati. Il processo di Luigi XVI è, dal punto di vista di Saint-Just, un processo di rottura; dal punto di vista del re, è un processo in­ comprensibile .

Anche se spesso i processi di diritto comune sono processi di connivenza e quelli politici processi di rottura, la vecchia distinzione tra processo di diritto comune e processo politico è secondaria, perché le due definizioni non si sovrappongono. Nella società dei consumi, molti conflitti politici son diven­ tati conflitti di gabinetti, come venivano chiamate, al tempo della Rivoluzione, le guerre del XVIII secolo, limitate nelle lo­ ro conseguenze in opposizione alle guerre rivoluzionarie che arrivano al completo sovvertimento degli Stati. La nobiltà del movente si riduce alla rispettabilità borghese d'infrazioni poli­ tiche senza importanza. Per quanto la fame, la disoccupazione o la prostituzione spettino al diritto comune, i delitti perpetrati al margine di questa società da coloro cui sono riservate crudeltà e violenza esprimono ben piu profonde fratture. Cartouche e Mandrin, i cui ritratti ornavano i tuguri, erano anch'essi personaggi di rottura.

Se gli avversari hanno la scelta tra due atteggiamenti, rot­ tura o connivenza, sono possibili tre combinazioni principa-

Chi siete?

17

li: connivenza-connivenza, connivenza-rottura, rottura-conni­ venza. Nella prima ipotesi, le due parti, a condizione di destreg­ giarsi bene, possono vincere l'una e l'altra, dato che il nemico è l'incartamento processuale, il Destino. Nella seconda e nella terza ipotesi, chi sceglie la rottura ha sempre la possibilità, in caso di perdita, di rovesciare il tavo­ lino; è lui a dirigere il gioco. Ammiriamo, nel corso dell'incon­ tro di Riccardo III con Lady Anna, l'efficacia di un mutamen­ to del fronte giudiziario dalla connivenza alla rottura. Assassi­ no del marito, poi del padre, e finalmente del suocero di Lady Anna- Enrico VI, il cui cadavere nella bara ancora aperta li separa- Riccardo tenta dapprima di negare il suo delitto. Ma Lady Anna lo costringe a confessare . Allora, non pago di rico­ noscere che ha ucciso, Riccardo pretende di penetrare nel let­ todi lei 1• Vinta, Lady Anna acconsente.

Lo stile di un processo è dunque ciò che rivela meglio il ca­ rattere reale del contrasto tra accusa e difesa: quando nell'a­ prile del r96r ebbe inizio a Gerusalemme il processo contro il colonnello s s Eichmann, uno dei principali responsabili della « soluzione definitiva » - il massacro scientifico di sei milioni di ebrei europei - avremmo potuto pensare di essere sulla so­ glia del piu grande processo di rottura della storia. Fu invece un processo di connivenza. Quello che i giudici di Gerusalem­ me condannavano attraverso Eichmann, non era l'imperiali­ smo, con cui erano solidali, ma la forma presa da questo con il nazismo; non il delitto, ma solo la sconcezza di quel delitto. Sotto tale luce gli orrori del nazismo diventavano l'incubo mo1 «Qui si colloca la prima vittoria di Riccardo. Fin quando mentiva, ingann ava, negava il delitto, egli riconosceva l'esistenza dell'ordine etico. Adesso, l'ha ridotto in polvere» (JAN KOTT, Shaleespeare, notre contemporain, Julliard, Paris 1962).

18

Introduzione

struoso d'una specie di marchese de Sade germanico, una ma­ lattia dell'anima di cui Eichmann, divenuto personaggio psi­ copatologico, poté a sua volta pretendere di essere vittima. E proponeva cosi ai giudici, consci di quanto la carestia in Asia uccida oggi e sia meno compromettente delle camere a gas, il problema della «indicibile, spaventosa banalità del male» 1•

Se il processo mette in luce i contrasti sociali sotto l'aspet­ to individuale, è sempre la politica, nel senso piu ampio del termine, a fissarne lo scopo, unico e chiaro quando la volontà di vincere è forte, confuso e mutevole quand'essa è debole. Gli uomini politici odierni dovrebbero meditare sui pro­ cessi antichi. Apprenderebbero come un accusato possa avan­ zare verso una vittoria difficile purché abbia un'idea precisa dello scopo da raggiungervi. Ne è un esempio Gesu, la cui glo­ ria e la cui sopravvivenza non sarebbero state le stesse senza la Passione e senza la Croce. Nel mondo «bianco per la mietitura», egli sapeva che la sua morte era stata decisa dai sacerdoti. Non fece nulla per evitar­ la. Il suo processo è, già in partenza, una prova concepita e modellata da lui medesimo fino alla Resurrezione, e ogni tap­ pa, come una scena di tragedia, si spinge inesorabilmente ver­ so lo scioglimento fatale 2• Era suo compito sembrar subire la prova di forza pur provocandola, e dimostrare la costanza del Dio pur manifestando le debolezze dell'uomo. Con voce dolce proferisce le sue imprecazioni, e solo ricordiamo gli schiaffi dei servi sul suo volto e la corona di spine impostagli sul capo dai soldati. Dimentichiamo lo sforzo vano del procuratore per sal1 HANNAH ARENDT, Eichmann, à ]erusalem. Rapport sur la banalité du mal, Gal­ limard, Paris 1966. 2 La morte orribile, letteraria, di san Giovanni Battista non ha aggiunto nulla a quella straordinaria personalità cui s'inchinava Gesu, né al suo insegnamento, per­ ché Giovanni fu oggetto, e non attore della propria morte.

Chi siete?

19

vario. Cosi il suo processo «come gli altri», perfettamente con­ forme alla procedura del tempo, prende attraverso i secoli ca­ rattere di scandalo. Il suo passo lungo il breve tratto di strada interrotto da tre cadute che lo separa dal Golgota non è quello deciso del filosofo, ma l'andare doloroso del proscritto, abban­ donato da tutti - e cosi doveva essere. Il suo è il supplizio de­ gli schiavi. Perfino i banditi di connivenza che gli stavano a la­ to se la presero con lui, criminale di rottura, perché si compisse la profezia delle Scritture: «E io sono un verme e non un uo­ mo, l'obbrobrio degli uomini e il rifiuto del popolo». Meravigliosa efficacia, semplice bellezza, in paragone di un processo Ben Barka in cui gridano tutti assieme, ognuno per proprio conto, agitatori cubani, funzionari indigeni, agenti dal triplice gioco e trissotini abusivi. Potremmo immaginare Gesti in udienza difeso da un avvocato romano progressista, la sua vita elogiata da un bello spirito della procura di Giudea 1? Cer­ te morti pesano piu del monte Taichan, altre meno di una piu­ ma, già disse Sema Tsien.

«Chi siete? Che rappresentate? Qual è la vostra ragion d'essere storica?» domandava nel 1925 l'imputato comunista Rakosi ai magistrati del reggente Horthy. Son queste le do­ mande che dovrebbero rivolgere a se stessi giudici, procuratori e accusati all'inizio di ogni processo. 1 Giuseppe di Arimatea, che ebbe la pietà di raccoglierne il corpo, ebbe anche il buon gusto di non manifestarsi all'udieru;a.

Capitolo primo I processi di connivenza

Il processo del dottor Adams. Tutti i caratteri del processo di connivenza sono condizio­ nati dal loro bisogno fondamentale di rispettare l'ordine stabi­ lito sia che l'imputato, dichiarandosi innocente, neghi i fatti, sia che, riconoscendosi colpevole, ne illumini le circostanze ec­ cezionali. Nel caso generale che l'accusato contesti i fatti, il processo s'impernia attorno alle seguenti questioni: Il delitto è accer­ tato? L'istruttoria e l'inchiesta da parte della polizia sono pro­ banti? L'accusato aveva ragioni personali per commettere l'in­ frazione a lui attribuita? Per mezzo di una critica delle testimonianze, delle perizie e delle inchieste, vale a dire di errori oggettivi o soggettivi de­ gl'inquisitori- e, in questo campo, il progresso scientifico por­ ta ogni giorno nuovi elementi di certezza come di dubbio -, l'imputato, non potendo dimostrare la sua innocenza, tenta al­ meno di provare la mancanza di prove della propria colpevo­ lezza; il che dovrebbe essergli di vantaggio perché, in una so­ cietà in pace con se stessa, un errore giudiziario che provochi la condanna di un innocente costituisce una causa potenziale di disordine piu grave dell'assoluzione di un colpevole. Assolto, l'imputato rientra nei ranghi. Marguerite Marty, processata per omicidio, apre una trattoria, Marie Besnard, accusata di veneficio, ridiventa dama patronessa. Sta di fatto che appunto nei processi di diritto comune la difesa di conni­ venza raggiunge piu spesso la perfezione.

22

I processi di connivenza

Di questo tipo è il processo contro il dottor Adams avvenu­ to a Londra nel 19.57'. La vittima e l'accusato, tutti e due in­ glesi, appartengono l'uno e l'altra alla buona borghesia. Ap­ partengono quindi allo stesso mondo dei loro giudici, rivendi­ cano la stessa morale, la stessa « verità ». Il dottor Adams, medico valente, si era stabilito da trenta­ cinque anni nella piccola stazione balneare di Eastboume, a sud di Londra, e disponeva d'una ricca clientela di vecchi pen­ sionati. Fu accusato di aver « fatto ingerire dosi imponenti di morfina e di eroina alla signora Edith Morrell che, il giorno della sua morte, 13 novembre 19.50, contava ottantadue an­ ni » : 164 compresse, senza contare 1 629 compresse di barbi­ turici e 1 9 28 di sedormine . La vecchia signora, il cui patrimo­ nio ammontava a 1 .57 ooo sterline, aveva lasciato in legato al dottor Adams la propria Rolls-Royce e una cassetta di argen­ teria. Movente del crimine appariva l'interesse. « La signora Morrell è morta il 1 3 novembre. Adams ha prescritto sei com­ presse di eroina nei giorni 9, 1 0 e 1 I di novembre. Il 12, vigi­ lia del decesso, ha prescritto dodici compresse per una sola giornata, mentre la dose normale è un quarto di compressa nel­ le ventiquattr'ore. Non è questa la prova di un'intenzione di uccidere? » Anche il suo comportamento era strano : « Quando gli fu detto a Eastbourne che la sua cliente era stata assassina­ ta, dichiarò semplicemente : "Un assassinio? Provatelo!" Mes­ so sotto accusa, osò dire ai poliziotti: "Non credevo che sare­ ste riusciti a provarlo ".Al momento dell'arresto, fu udito sus­ surrare alla sua assistente : "Ci ritroveremo in cielo". Il giorno della morte della signora Morrell, l'imputato si era recato nel municipio di Eastboume per regolare alcune for­ malità in vista dell'incinerazione della sua cliente. Come esi1

Cfr. FRÉDÉRIC POTTECHER, Trois procès, Arthaud, Paris 1964.

Il processo del dottor Adams

2.3

ge la legge, fu costretto a rispondere alla domanda: "Ha rica­ vato lei, per quanto può saperlo, un interesse materiale dalla morte della signora Morrell? " Che cosa rispose? Signori e si­ gnore, l'accusato rispose per iscritto: "No, a mia conoscen­ za"-mentre, prima che fosse morta la cliente, era andato da un notaio per fargli aggiungere al testamento un codicillo a proposito dei legati concernenti la Rolls e l'argenteria».

Tale era lo stato d'accusa quando ebbe inizio il processo da­ vanti al tribunale di Old Bailey, a Londra. Il compito della di­ fesa, assunta da Sir Geoffrey Lawrence, già presidente del tri­ bunale internazionale di Norimberga, sarà confutarla punto per punto, in ciò che concerne la realtà stessa del veneficio, il comportamento del cliente, il preteso interesse che lo. avrebbe spinto ad agire. In primo luogo, la difesa squalificherà i testimoni. Avendo invitato le infermiere, testimoni a carico, a confermare che il dottor Adams aveva fatto alla signora Morrell, quasi in coma, iniezioni speciali di morfina e di altri medicinali, il difensore oppone loro i diari in cui esse annotavano le cure dispensate alla malata, come anche le reazioni di lei, diari che l'accusa aveva trascurati. «-In realtà, questo quaderno è il suo giornale di bordo, non è vero, signora Stronah? - Sf. -Esatto. Ebbene, su questo giornale, signora Stronah, lei annota che l'ultima giornata trascorsa al capezzale della signo­ ra Morrell è trascorsa assai meglio delle altre: "La malata è calma, s'interessa delle cose", e" la giornata è molto migliore". - Certamente. -Ne concludo che a Eastbourne, proprio come qui durante la deposizione, la memoria l'ha tradita.

24

I processi di connivenza

- Non so . . - Non sa, ma grazie a questi diari, siamo noi che sappiamo. Ed è anche da notarsi che in essi non è fatta menzione di quella specie di coma di cui lei ci ha parlato, chiamandolo, credo, se­ mincoscienza. Nulla di questo nei diari. In essi, lei parla di sbalzi d'umore, di collere furiose. È completamente diverso. - Completamente. - Vero ? Bene. Mi permetta di farle una domanda, signora Stronah: Lei pensa che una malata quasi incosciente potesse ingurgitare il 12 novembre 1950, e cioè l'ultimo giorno in cui lei l'ha assistita, la colazione indicata in questi quaderni? - La colazione ? - Signora Stronah, faccia il favore di leggerei la lista delle vivande che furono servite alla malata dall'infermiera Mason Ellis. - C'è scritto: Porridge , pernici, sedani, budino, brandy e soda " . - Cosa ne pensa, signora Stronah? - Dopo sei anni, non è possibile ricordare . - Sicuro! - Tutte queste cose furono servite alla malata in quantità piccolissime, certamente ... - Signora Stronah, lei vuoi dire che a quella vecchia già quasi in coma furono servite una piccola quantità di pernice, una piccola quantità di porridge, una piccola quantità di seda­ ni, una piccola quantità di budino, e via di seguito ? - SL - Sf? In tal caso, devo dirle a mia volta, signora Stronah, che lei ha una piccolissima quantità di memoria». .

"

. .

Dopo di avere eliminato gli altri testimoni, la difesa affron­ ta il perito di accusa, dottor Douthwaite, decano del Guy's

Il processo del dottor Adams

25

Hospital, membro del collegio reale dei medici, direttore di «Materia medica », che aveva dichiarato: «L'insieme dei me­ dicinali prescritti è un insieme di errori tali da poter solo por­ tare alla morte. Quelle dosi enormi di morfina e di eroina mi costringono a concludere che vi fu l'intenzione di provocare il decesso » . Il difensore gli contrappone il parere di tm altro perito, il tossicologo dottor Harman. «Vorrei davvero che qualcuno mi dicesse quanta morfina occorre iniettarsi per morire. Nessuno ne sa nulla. Sappiamo solo che questo prodotto, preso in dosi massive, rallenta la re­ spirazione e paralizza tutti gli organi motori, provocando cosi a volte, molto raramente, fenomeni di asfissia totale. Faccio notare alla Corte che l'infermiera Randall , la notte del I 3 no­ vembre, la notte della morte, scrisse nel suo diario: "Respira­ zione 50 .. . Questo non ha nulla a che vedere con un'intossica­ zione da morfina, assolutamente nulla , dal momento che non vi è asfissia. No, no, quanto a me vedo qui una sindrome di origine cardiaca. Ogni notte migliaia di vecchi muoiono in questo modo . Naturalmente, si sarebbe forse potuto disintos­ sicarla; ma non era una faccenda da poco. Non è la disintossi­ cazione che l'avrebbe guarita. Era impossibile guarire la signo­ ra Morrell. La signora Morrell era consunta ». Non è dunque accertato che la cura applicata dal dottor Adams abbia portata a morte la signora Morrell. Presentando i registri del Neston Cottage Hospital, il di­ fensore provoca un secondo colpo di scena: non fu il dottor Adams a prendere l'iniziativa della cura. Prima di ricorrere a lui, la signora Morrell era stata colpita da un attacco. «Trasportata subito in quell'ospedale, le furono pratica­ te là le prime iniezioni di morfina. Non fu dunque il dottor Adams a decidere di curare l'inferma con la morfina. Occorre ricordar questo: il dottor Adams, succedendo ai medici dell'o·

26

I processi di connivenza

spedale, fu costretto a continuare la cura. Non poteva piu sop­ primere la morfina: se lo avesse fatto, avrebbe rischiato di uc­ cidere la signora Morrell! »

Rimane il suo modo di comportarsi. Sarà questo il momen­ to di controbattere l'inchiesta di polizia condotta da Hannam, sovrintendente di Scotland Yard. «- Dove ha incontrato Adams per la prima volta? - In una viuzza d'Eastbourne. Mi trovavo, alle nove di sera, dietro la casa del dottore, nelle vicinanze del suo garage. - Cosa faceva là alle nove di sera? - Non saprei... passeggiavo. - Un incontro fortuito? -SL - Dunque, questa passeggiata vi porta in una viuzza d'una città di sessantamila abitanti proprio nel punto dove si trova il garage del dottor Adams. Che caso strano. Non spererà di farci credere una cosa simile. -Sostengo quanto ho detto sempre ... fu un caso ... una coincidenza, se preferisce. - Farebbe meglio a confessare che stava pedinando il dot­ tor Adams. -Non ho niente da confessare. - E proprio li, alle nove di sera, Adams le raccontò che la signora Morrell aveva intenzione di fargli un lascito? - Mi disse che la signora Morrell, parecchi mesi prima di morire, aveva insistito perché accettasse alcuni doni a titolo di ricordo. -E poi? - Poi Adams mi assicurò che, al tempo di quella conversazione con la ricca cliente, non aveva tratto nessuna conclusione

Il processo del dottor Adams

27

affrettata da tali promesse. Sapeva benissimo - soggiunse che la vecchia signora gli avrebbe lasciato nel testamento certi oggetti, e forse la sua Rolls-Royce . - Signor Hannam, lei sapeva perfettamente che Adams non ereditava la Rolls-Royce. - Io? - Perfettamente : lo sapeva ! all 'epoca della sua inchiesta e degl'incontri - fortui ti - col dottor Adams, lei conosceva le clausole esatte del testamento della signora Morrell. Di conse­ guenza, le parole attribuite al dottor Adams in questo rapporto è stato lei stesso ad inventarle. Lei stesso ha immaginato le ri­ sposte alle sue domande! -È assolutamente falso ! Nel mio rapporto ho ripetuto le espressioni precise del dottor Adams . -Non può essere vero » . E infatti non era vero . A proposito del movente, Sir Geof­ frey Lawrence dirà infatti nella sua arringa che riprende tutti gli argomenti sviluppati durante l'udienza: «E il movente del delitto, signori giurati, già lo conoscete, non è vero? Ereditare dalla signora Morrell una Rolls-Royce decapottabile modello r9 3 7 e una cassetta d'argenteria di 2 75 libbre? Oh, si, lo so, è un movente ottimo ! E abbiamo visto al­ cuni uccidere altri per rubare pochi soldi. Ma nel nostro pro­ cesso le cose vanno diversamente, perché il dottor Adams non aveva davvero nulla da guadagnare con la morte della sua cliente. Ricordate quanto ha dichiarato il notaio . Non fu A­ dams che volle assorbire come una piovra i beni della signora Morrell; fu il figlio della signora Morrell a decidere di rispet­ tare un testamento annullato, annullato e non sostituito. Que­ sto cambia tutto, non vi pare? Supponiamo tuttavia che l'im­ putato abbia avuto interesse alla morte della sua cliente. Cre­ dete che un simile uomo, cosi criminalmente astuto, non a­ vrebbe aspettato per qualche giorno o qualche settimana in piu

28

I processi di connivenza

un esito fatale che sapeva assai prossimo? È assurdo, direte voi. E lo è di fatto » . Il9 aprile, alle undici e quarantacinque, Adams usciva libe­ ro dal tribunale.

I parlamentari malgasci.

La giustizia, quale l'intendono i giuristi - secondo Lenin « gli uomini piu reazionari del mondo » - la giustizia qual è am­ ministrata è una giustizia di connivenza, per la semplice ragio­ ne che ogni società nell'organizzare i propri tribunali lo fa al­ lo scopo di giudicare secondo proprie norme le offese alla sua legalità. Appunto per questo la stessa possibilità d'una frattura stupisce sempre i giudici e numerosi difensori declinano l'in­ carico; il massimo che si possa aspettare da loro è vederli ten­ tare di mettere la società in contraddizione coi suoi principi. Nel corso di un recente dibattito sulla giustizia politica, a Grenoble, un avvocato comunista affermava: