Sopra lo amore. Ovvero Convito di Platone [First ed.]


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Italian Pages 153 Year 1914

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Sopra lo amore. Ovvero Convito di Platone [First ed.]

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MARSILIO FICINO

SOPRA LO AMORE OVVERO

CONVITO DI PLATONE A CURA

E CON

PREPAZIONE

DI

GIUSEPPE RENSI

LANCIANO R. CAI.UBBA,

1914

EDITORE

PROPRIETA LETTERARIA DELL' EDITORE R. CARABBA

Lanciano, tip. dello Stabilimento R. Carabba

PREFAZIONE

Naturalmente, nessuno può attendersi di trovare in questo libro una « psicologia » o una « fisiologia » dell'amore, e in Marsilio Ficino uno Stendhal, o un Balzac, un Bourget o un De Roberto del secolo XV. Non è da questo punto di vista clze il libretto, che ripubblichiamo, possiede il suo lato interessante: sebbene, anche considerando/o come psicologia dell'amore, il lettore possa essere talvolta gradevolmente colpito da qualche osservazione, tra ingenua e sottile ( come quella del cap. X dell'Orazione VII sul giuoco degli occhi quale« cagione ed origine di questa malattia ») che spunta fuori qua e là fresca e vissuta di sotto il denso velame della dottrina mistica. Ma l'interesse vero del volumetto sta altrove. È in primo luogo un interesse letterario, poichè è questa una delle pochissime prose italiane che del Ficino si abbiano; prosa tersa e quattrocentescamenteelegante e saporosa, per chi sappia e ami talvolta gustare la signorile venustà con cui gli antichi trattavano la nostra lingua. Nè alla valutazione letteraria di questa prosa può nuocere il contemllo di filosofia, e per di più d'una filosofia, a primo aspetto, così lontana dal nostro pensiero, più che esso non nuoccia riguardo ai poeti del « dolce stil nuovo » i quali, in sostanza, come Marsilio dice di Ouido Cavalcanti, (Oraz. VII, Cap. I) tutte queste stesse cose artificiosamente chiusero nei loro versi. IA speculazione filosofico-mistica intorno alt' amore, che tanto occupò i nostri scrittori prima e durante il Rinascimento,

MARSILIO Fliterno. lmperocchè la diligenzia dello Amore, non s1 comprende con la negligenzia : e esso Amore, non si piglia con l' odio. Il santo Spirito Amore Divino, il quale spirò Diotima, ci allumini la "Mente, e accenda la volontà in modo, che amiamo lui in tutte le sue opere belle: e poi amiamo le opere sue in lui : e infinitamente godiamo la infinita sua Bellezza.

COMENTO DI MARSILIO FICINO FIORENTINO SOPRA IL CONVITO DI PLATONE

PROEMIO

Platone, Padre de' Filosofi, adempiuti gli anni

LXXXI della sua età, il VII dì di Novembre, nel

quale egli era nato, sedendo a mensa, levate le vivande, fini sua vita. Questo convito nel quale parimente la natività e il fine di esso Platone si contiene, tutti gli antichi Platonici insino ,al tempo di Plotino e di Porfirio, ciascuno anno celebravano. Ma dopo Porfirio anni MCC si pretermessono queste solenni vivande. Finalmente ne' no• stri tempi il famosissimo Lorenzo De' Medid, volendo il Platonico convito rinnovare, la cura di esso a Francesco Baudino commesse. Conciò sia cosa adunque che il Bandino avesse ordinato onorare il VII dl di Novembre, invitati nove Platonici, con regale apparato nella villa di Careggi gli ricevette. Questi furono M. Antonio Degli Agli, Vescovo di Fiesole ; Maestro .Ficino, Medico ; Cristofano Laudino, Poeta ; Bemardo Nuti, Retorico ; Tomaso Benci ; Giovanni Cavalcanti nostro famigliare che per la virtù dello animo, e per la nobilissima apparenza sua da' convitati era chiamato Eroe ; duo1 de' Marsupini, Cristofano e Carlo, figliuoli di Carlo, Poeta. Finalmente il Bandino volle eh' io fussi il nono : acciò per Marsilio Ficino a quegli disopra aggiunto, il numero delle Muse si ragguagliasse. E quando le vivande furono levate, Bernardo Nuti prese il libro di Platone, il quale è Convito di Amore intitolato: e di detto Convito lesse tutte

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M.\RSILIO

flCINO

le orazioni: le quali lette, pregò gli altri convitati, che ciascuno una ne dovesse esporre. La quale cosa tutti acconsentirono: e per sorte quella prima orazione di f'edro toccò ad esporre a Giovanni Cavalcanti: la orazione di Pausania ad Antonio Teologo: quella di Erissimaco, Medico, ~ Ficino Medico: e similmente di Aristofane, Poeta, a Cristofano Poeta; e cosi del giovinetto Agatone a Carlb Marsupino: a Tommaso Benci, fu data la disputazione di Socrate: l'ultima di Alcibiade a Cristofano Marsupino. Questa tal sorte tutti approvarono. Ma il Vescovo ed il Medico, I' uno alla cura dell' anime, l' altro a quella de' corpi obbligato andare, a Giovanni Cavalcanti loro disputazioni commessono : gli altri a costui voltati con attenzione stettono a udire. Allora in tal modo cominciò a parlare. ORAZIONE I CAPITOLO

I

De la regola di lodare amore e de la degnltà e grandezza sua.

Gratissima sorte, ottimi Convitati, oggi a me tocca: per la quale è accaduto, che io Fedro Mirrinusio rappresenti. Io dico quel .Fedro, la famigliarità del quale tanto stimò Lisia tebano, sommo oratore, che con orazione diligentissimamente composta renderselo benivolo si sforzò : la cui apparenza fu a Socrate di tanta ammirazione, che già appresso al fiume llisso dallo splendore di essa commosso, e più altamente elevato, cantò misterii divini : il quale innanzi non solamente delle cose celesti, ma ancora delle terrene diceva sè ~ssere ignorantissimo ; dello ingegno del quale tanto diletto pigliava Platone, che i primi frutti delli studii suoi a Fedro mandò: a questo gli Epigrammi, a oostui le Leggi di Platone, a questo il primo libro di Platone che trattò della Bellezza, il quale Fedro si chiama. Con ciò sia adunque che io si-

17 mile a Fedro sia suto giudicato, non certamente da me, perchè tanto non mi attribuisco, ma ,e in _parte non ~I.lo. E.Jn tal modo, vogliamo che .per t~le mistione Amore sia un certo affetto medio tra bel1o .e-··briitro, partecipante- d.~ l'uno e Platonici insieme con li Teologi Cristiani vogliono essere alquanti mali Demonii. Ma qui de' mali al presente non si disputa. E quelli buoni, che di noi hanno custodia, sono per proprio nome da Dionisio Areopagita chiamati Angeli governatori del Mondo inferiore: la qual cosa non discorda da la Mente di Platone. Possiamo ancora secondo l'uso di Dionisio chiamare Angeli Ministri di Dio, quelli spiriti, che Platone chiama lddii, e anime delle spere e delle Stelle. Il che non è discordante da Platone : perchè è manifesto nel suo x libro delle Leggi che non rinchiude quelli animi ne' corpi delle spere, siccome ne' loro corpi I' anime delli animali

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