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Italian Pages [413] Year 2001
SANGUE E ARENA
Roma, Colosseo 22 giugno 200 l - 7 gennaio 2002
Ii BANCA DI ROMA Sponsor Ufficiale
La Banca di Roma ha finanziato il restauro del Colosseo. La mostra si inserisce nel programma di studio e di valorizz.azione del monumento realinalo nell'ambito della convenzione stipulata tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali c la Banca di Roma
Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Archeologica di Roma
SANGUE E ARENA a cura di Adriano La Regina
ELECTA
l" copmiflll Par1kola~ dd rilinoo con Jiochi sJadiatori dal monumento di C. Lusiw Storo:. Chieti, MUHO Archeologico .. la Civitella~ (cat. 12)
IL~ 2001 Ministrro rer i Rt'm r k AlllniJ Luhur.tll SoprintrndrnrJ Ar'hrnlOJ;Ì(J d1 Rum.1 Un.1 rralinJtu•nr niilnr•Jlt" di ! k.t.l. \lil.uw F.lrmond F.d1turi ""'"'-ÌJII
La mostra ~ orpnizzata. dalla Soprintendenza Arch, mostrando tutto il suo spregio verso quelli che riteneva ìr1{imi ge,tris hominet', Celso, al tempo di Tiberio, nel suo trattato di medicina. e piU tardi Plinio il Vecchio esaltavano le qualità lerapeutiche del sangue
dci gladiatori uccisi, che si riteneva potesse guarire dall'epilessia, se bevuto ancora caldo•; queUo stesso sangue per il cristiano Tertulliano era invece impuro, pcrchi sparso per dissetare le diviniti e perch~ frutto di un omicidio perpetrato da un mtdw homo". Una certa contraddittorietè si rileva, un secolo dopo, nell'atteggiamento di un imperatore come Costantino, che nel 325 d.C., condannando (ma non abolendo) la Jladiatura, convertiva nella pena ai lavori forzati in miniera la precedente condanna ad lw:lum, impor· tante fonte di reclutamento per le caserme gladiatorie", salvo poi, negli ultimi anni del suo regno. autorizzare l'istituzione di nuovi spettacoli, teatrali e gladiatori, in Umbria, da parte del sacerdote provinciale addeno al culto imperiale (il testo ci ~ noto dal cosiddetto Rese ritto di Spello)". Del resto tutta la legislazione tardoantica in materia di spena· coli ~ inficiata da questa strt j~IUIHJI(II o.i1 ft/ ..·t l hho:ro J.a h'•IIIIIUOI o.i1 ill!lt\' U o.J1 f,IIIOIJ ,o.J lkr.:.-r ]); ~nn1n. Ti· /Jt:rto,40. ~- IO, 5; Svrtnnio.. Ca-
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Aurdao VittOR",rpll. s.).
"Plinio, SIMili lldhlflll.lt, 19, 24; lbi.km, )7, 45: cfr. Solino, 20, Il. "'Piinin. Sroraa~ ruu.,ralt, lfo,lOO. 'Calf"'rnio SKuln. 7, 2) S(llt.: Townrnd 1980, pp. IM-114; \'illr 19111, Pr· lltt ~-· Golvin l'ill'fl, pp. ~S 'fiS. ~t:U.n:lh.!OOO.Io~v.I.!O.
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LA VALLE DEL COLOSSEO PRIMA DEL COLOSSEO E LA META SUDANS Clementina Pane/la
Una planimetria della valle del Colosseo in età flavia conterrebbe l'Anfiteatro Flavio, il Ludw Magnus sulla pendice settentrionale
del Celio rivolta verso l'Oppio, le sostruzioni del tempio del divo Claudio sulla terrazza del Celio - sccnograficamentc anicolate nel loro prospetto verso il Colosseo -, la Meta Sudam nei pressi dell'arco di Costantino e infine porticati lungo la via Labicana analoghi a quelli che in et.i più tarda la delimitavano a nord. Degli altri monumenti oggi esistenti solo l'arco di Costantino, che chiude scenograficamente l'attuale piazza verso la via di
San Gregorio, il podio del tempio di Venere e Roma e la base del Colosso di Nerone apparirebbero "'fuori rase"', essendo il primo degli inizi del IV secolo, gli ultimi due di età adrianea. Scopriremmo anche che il piano di calpestio di età flavia coincideva grosso modo con quello attuale (con quote comprese tra i 22 c i li m slm), come se il passato si sovrapponesse al presente senza soluzioni di continuità. Benché la topografia dei luoghi sia stata profondamente alterata dagli interventi della città modema 1 e il Colosseo, isolato dal suo contesto, assolva oggi alla funzione di spartitraffico alla convergenza di importanti arterie cittadine, è un dato di fatto che lo straordinario piano urbanistico ideato dagli imperatori della dinastia flavia, e cioè la sostituzione di un vuoto (lo stagnum Ntro-
nis) con un pieno (l'anfiteatro), intorno a cui si disponevano gli edifici (ludi) connessi con il funzionamento della più grande "macchina.. per spettacoli della citt;\, è risultato vincente. Gli interventi di età adrianea, severiana e massenziano-costantiniana non hanno infatti modificato il disegno degli spazi nel loro complesso. se mai hanno ulteriormente arricchito e completato un panorama architettonico che, a partire dall'SO d.C., ha il suo centro nell'Anfiteatro e nei suoi servizi. Ma tale destinazione della valle è successiva a una vicenda secolare di trasformazioni radicali, fino a qualche anno fa note solo in modo frammentario e confuso. Lo scavo dell'area della Meta Sudani (fig. l) consente oggi, dopo alcuni anni di indagini sul campo, di ri-
cerche e di studi di carattere ambientale, topografico, urbanistico, storico-antiquario, storico-artistico, di colmare molte delle lacune conoscitive di questo comparto della città antica. E cosl possibile inserire le strutture e i complessi monumentali noti (Anfiteatro Flavio, Mtlll Sudam, base del Colosso. arco di Costantino) in una sequenza stratigrafica e quindi storica di lunga durata che dall'età preurbana raggiunge l'età contemporanea, mentre altri complessi e altre strutture finora sconosciuti illuminano le fasi più antiche dell'evoluzione della città, con ricadute che attengono sia allo sviluppo storico-topografico che alle problematiche mitistoriche e sacrali associate al pomerio, allo svolgimento delle cerimonie trionfali, alla religiosità più arcaica. La planimetria (fig. 2) riassume i principali interventi edilizi e le principali fasi di vita e d'uso degli spazi emersi nel corso delle indagini. Di essi illustrerò in questa sede solo i momenti principali, ricollegandoli ad altre evidenze relative all'intera valle o ai suoi bordi recuperati attraverso lo studio dei documenti di archivio e della bibliografia. Voglio solo ricordare che all'area sacra delle pendici nordorientali del Palatino, che è senza dubbio uno dei ritrovamenti più importanti dell'intera ricerca, è stato dedicato nel 1996 il primo volume della pubblicazione dello scavo e che un aggiornamento dei dati relativi a questo complesso ~ apparso nd 1998 negli Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia'. L'ttd rtgUJ t l'ttt) alto t mtdiortpubbliCDml:le infrtUtrutturt della valle e il SIJntuD.rio del/t nordoritntali dtl Palatino Il settore occidentale della valle del Colosseo mostra le prime tracce forse sii\ di abitato lungo i bordi del sistema Palatino-Velia nell'Età del ferro (fasi IIA-1118 della Cultura Laziale: IX-VIII secolo a.C., secondo la datazione tradizionale), in un'epoca cioè in cui l'intera zona è probabilmente ancora stagionalmente interessata dalla presenza di rigagnoli e corsi d'acqua che dalle colline circostanti si
~ndid
A/1110
fl"rtftt.Cìft,rps Cofuan, PrvlpC'IIo dcllnnpio di VtftC'rT ~ Rom• ~d~! Colouo. 186.t. Prmgr. flok dn IIHw.c·Arr•
--------l.foro ~ttarltl$ finn al Il ....-.:nln a.C. quandn ''l:'rra \I"'~I.Ua c ri,·n•lrUIIJ: l'~r un !.11.,... t:nn. ~hc JJ "'"h> 1lrlk 'uc Jim,·n""ni
dd tipo di copertura, vd. ora Palatium 1995, p. 247, fig. 236. Il fosnolo sonoillnte aU'Uit est-G\'eSI (vaUe/Palatinol t ltllto indMclualo wlo puit a un c.arotagio m«c.anico. 'Anchr La 5dcnt V'111 uuia li impoda tra la riva c il kno di un ton'ftltechc prima di~ c.analizuto KOrJn'l. tn~ il ~kmo r La lùfNI. ragiunpndo la valle del Foro: Ammrrman 1990, pp. ll-16: ltkm 1992; Idem 1995. "Pn La Moria di qursto aae.uadak liri· manda a Zcgio 2000, fis- a; EiiJmr u. '"La &trada t stata vista lunao tuna la via di ~ Grqorto ~ fine drii'Onocento ed t documentata da A. Nanlucci, S11llll ~turtl rldMr cin.t di ,q.,,.., Ro!M Hl89,tav.ll e cb Lanciani (FUR, tav. 19): cfr. Panei.La 1996, fig. 27-21. Ndla fase anteriore all'incmdio del 64 d.C. eua misuu, in prouimitl ddl'arco di Coslantino. 6 m con marciapttdi in travntino di 4 m prr Lato. Sui ritrGvamrnli ddlo laVO dl'rnu.ato in questa via in occasione della mtiM in opna drl foanoM ddl'&.quilino. vd. anche Schirt~D 1996.pp.157-ISI.fis-147,lcttrraV. ''La strada. intnatu.u 1 nord della Mtr• Swlam nella wna prouirM alla bue del Colo110. ha in eù auauslftl-tiberia· na un'ampiau di 5 m i inclusi i marciapiedi di l m pn lato): Panclù 1996, p.l5 e nota9, pp.66-67,fiu-S9-60. Pn contro la via dirdta 11 Palatino nella mrdesirM epoca t larp, comr li t gi.ll dctto.l4 m: C. Panc1la, in Cante,Pandla, Panc:irra. Zqmio 1994-1995, p. 148, fig.l2-ll. "Tutti e quanro i Yfttici dd pomCTto mrnziouti di Tacito wno alla radKt dd monte: Ani marimcr H~l~ AN ConJi, C11rNir Vrtttn. SGaU11rn Lllrvlldar: vd. Parwlla 1996, p. 74 sg. ''Coardli 1988, pp.llll, 416; LWR,IIl. 1996. pp. lll-ll4.u.I'Drt• Triw111plw· fu (f. Coardlil; M. Tordli, in Torelli. Gn» 1918. pp. 25, 71, fia. 39. "7..egio 2000, fit. c. "SueJi tx .-olo rinvmuti nell'are~ \'d. Zcgio 19\16a, pp. 95-lll. ~L'intft;a vicenda (strada. untuario,dt~iti votivi) r ogsi slntcticamrntC" rlco~truit.l da/..q~~.io 2()00.1. pp. JOl-302. Sulle Curtat' \it.ll.:~linu 'lÌ nm.anda nra il Puf.mum IW:'o; unii •int~""•cm'II"'CCfJ'C'rf•
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J'O'II(Il •ul l~lo 11""'1
4001 '"""''"'"'""· ntJh .altu4h
La profondità delle strutture fondali, all'in· terno delle quali ~ stata esquita una serie di carotaggi, t di poco inferiore all'altezza dell'elevato, anntandosi sui S m. A età tardorepubblicana risalgono i resti di un piano pavimmtale (fig. l O) e alcune strutture in blocchi di tufo. manomesse dalla costruzione dei muri ipogti. in pane rasatr c in parte inglobate dalle opere fondali o da queste utilizzare come piano di spiccato. Nrgli scavi finora condoni non si~ ~idenzia· ta alcuna traccia del fondo del bacino lacustre neroniano: rvidfntrmente le maestranze Havie lo superarono, fino al raggiungimento dei livelli tardorrpubblicani, per attestarsi alla quota utile all'impianto del cantiere.
rffloti wdrvano i d««r""" c~.alitri d«.tduli r~tl cttuo t q~Unti. di oriSint librr1.1, 1Vt"4ino computo il cc-n..n t.pl'C· ..:hiu l·cntrJI..·. pii.! ampio. posto sul ccn-dlu tfc.:ll'o~r( hi\nho, l·sihiS(t' un muti\·u tì~urah' di
grandi proponioni (oggi appena distinguihi · le a causa di uno spesso strato di calcare che copre la superficie) rapprC"Sentante un uomo seduto di trr quarti in seminudit.à col mantd · lo dalle ampie pif'ghe che gli ricopre le gam· be, forse un Dioniso. attorniato. in un'ampia vdijicatio, da due figure" femminili panneg· giatc identificabili come menadi (fig. 5). Quattro ripartizioni dell'ampiezza di due lacunari dascuna, inquadratt da cornid lisce in successione. cosi da rendere un ler.ttero ef· fctto di profondit.à, t dispmte sull'asse longi· tudinale del grande riquadro centrale, erano Of.XUpate da so:nc o figure varie dì proporzioni minori. quasi del tutto scomparse; su alcuni dei restanti lacunari persiste ancora il motivo floreale di una rosetta al centro. Il grado di deterioramento delle supafici dc:coratt.• ha ridotto uhremodu e dis~rc:~ato il moddlato stt.'~.!>O dellt.• figure: rc.·ndendo C:!>trc:mamentc diftìcik un ~iudizio !»Ullc qualit.l stilis(icht.· ddiJ dt.•wr.alionc.IJ quo~k tutt.avia pt.•r s.c:mplicitJ. dd !>Ì!>Icma di Jrti~o:oiJlÌllnt.• c.· pJrsimnnia tìgura1iu pulrchhc indurre.• .1
J.,..,....,MMI-1110 _ _.,
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(orwJ.rio,., MII'A,.jiln.t"'
Struttivamcntc la costruzione non dimostra aver subito rifacimenti, per cui le ulteriori testimonianu riemerse, comprese quelle doliari, classificabili tutte non prima della fine
difr*a di PllbliQ Salio. 6-4; Smeca, Dft brntfjicJ.l. 19. ''Sono C05Uintemmre raffiaurati in un.a .me di pochi di Oellmu IU dittM:i ebumri e ogc-tti d'ouo drila lardi. an· tdtitl.. "S.dlnNYd.Blazqun: 1962,pp.47 ... -"Il COSiumc- di &or diW>rai'C' i condannati daUe flen: i Romani lo dn-ivarDno dai aruainni: ~ibio. l, IW. l, lram~nda clw 1il Amilcare eliminò rot-I molti priltonic-ri: wcceuinnwntr ancora litri
conclouini ripetc-ronu l'nc-mpio con disnrori e prigionieri (livto. Epilome. SI; Vakrio Musimo. 7, 1}, 141. ''Il SCIIIP11o t tillpprntntato w monume-nti m~aivi come w sinsoli ogctti che vanno dilli vuo, alt. Ntuett.a fittile-. al rilievo in O$KJ. "'l rilwvi c-burnri der Jm"' 'oMOiari d1 f.:~nura cnstant,noplllit.an.a dc-gli 1nil1 dd \'l 'IC'I.:olu ne offrono unii puntuale
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r.:~pprncntazionc
'Ville Jo,J7S,pp. l-ti 't'olt· · t:lr. KJhkr 19.W,pp.1ttl ~RI- . Cfr. lurun l'IlM. rr- 10H ~)Qt-
l LOCA DEL COLOSSEO
Silvia Ort..ndi
Nel mondo romano, assistere a giochi e spet· tacoli pubblici non era solo una forma di svago e di divertimento, ma anche un impor-
tante momento della vita civile e politica, in cui la popolazione si riuniva e si confrontava con i poteri e le istituzioni che di tali spetta-
coli erano i tradizionali promotori e garanti•. ~ in un simile contesto storico e culturale che si comprende come ludi e munera abbiano potuto ben presto essere considerati un'occasione privilegiata in cui rendere visivamente percepibili le divisioni interne e i diversi rag-
gruppamenti esistenti in una societiài fortemente gerarchiu.ata e attenta alla forma come quella romana. Le gradinate dei luoghi di spettacolo, del resto, ben si prestavano a riprodurre la struttura piramidale della società romana, dal momento che il criterio in base al quale si giudicava la qualit~ dei posti era la loro vicinanza al luogo in cui si svolgeva l'a~ zione scenica: i migliori erano considerati quelli nell'orchestra (nei teatri) o immediatamente al di sopra dell'arena (negli anfiteatri) o della pista (in circhi, stadi e ippodro~ mi), i più scadenti quelli nelle ultime file della cavea. Fin dall'et~ repubblicana, quindi, furono emanati una serie di provvedimenti destinati ad assegnare il diritto di assistere agli spettacoli da posti privilegiati a singole persone (sul modello della proedria conferita dalle citt~ greche ai loro ~nefattori) o a intere categorie di cittadini. Nell'elogio posto nel Foro romano sotto la statua di Manio Valerio Massimo, console del490 a.C., ad esempio, si legge che questo personaggio e i suoi discendenti ebbero il diritto di porre i seggi (selt..e) da cui assistevano agli spettacoli nel Circo Massimo presso il sacello di Murcia (ad Murciae), considerata evidentemente una posizione privilegiata:. Fu in occasione dei ludi romani allestiti nel 194 a.C. dagli edili Aulo Atilio Serrano e Lucio Scribonio Libone, invece, che, su proposta di Scipione Africano, i senatori nel loro complesso assistettero per la prima volta ai giochi in posti riRrvati, separati dalla plebe ("ludos Romanos primum senatus a populo secrrtus spectavit")'. Per
quanto riguarda i cavalieri, la loro posizione fu definita dalla lo: Rosei• theatr•lis, che nell"87 a.C. assegnò loro le prime quattordici file di posti nei teatri•. Non mancarono, tuttavia, gli abusi e la conseguente necessit~ di ribadire e precisare tali prescrizioni. In particolare, lo scontento di alcuni senatori che, recatisi a Puteoli per assistere a dei giochi, non trovarono alcun posto loro riservato fu l'episodio scatenante che convinse Augusto a riordinare la legislazione in materia e a emanare un provvedimento (la lex luUtJ rhetJtralis) che riservava posti particolari nei luoghi di spettacolo non solo per i senatori, ma anche per i militari, gli uomini sposati, i ragazzi (praetextl2ti) e i loro educatori (JHledtJgogi), le persone prive della cittadinanza romana (pult..ri) e le donne'. Il fatto che norme simili fossero in vigore non solo a Roma, ma in tutte le città dell'Impero, poi,~ confermato dal testo di alcuni degli statuti municipali a noi noti• e soprattutto da un gran numero di iscrizioni apposte su vari elementi della cavea di diversi luoghi di spettacolo e che indicavano in forma più o meno abbreviata a quali persone o a quali categorie sociali o professionali erano riservati determinati posti'. li Colosseo, naturalmente, non sfuggiva a queste norme. e anzi fu progettato fin dall'inizio in modo che le diverse categorie di spettatori potessero avere accesso, tramite ingressi e percorsi differenziati, solo ai settori di posti loro riservati'. la cura e la tempestività con cui si procedette all'assegnazione delle ripartizioni della cavea dell'Anfiteatro sono testimoniate anche da un documento relativo all'anno stesso dell'inaugurazione del monumento. Negli Atti degli Arvali dell"80 d.C., infatti, una sezione è dedicata proprio alla precisa definizione degli spazi riservati sulle gradinate del Colosseo a questa confraternita sacerdotale (fig. l)'. Nelle righe 25-34 dell'iscrizione, sotto il titolo ..!oca adsignata in amphitheatro" e dopo la menzione dei consoli di quell'anno (Lucio Elio Plauzio Lamia e Quinto Pactumeio Frontone) e dei funzionari incaricati dell'operazione (labe·
A. Ialo iANiJ-/olqltl>w, P.nìo:ol•rc dtll'ordincionico dcol primo piano d~ C.o"-•wo. fiJI. l'lllrrl(i. le oli dn BN~~.t-A.n•
I.AnifltJiiA,.,i lirfi'IOti.C...._,Ittt_
Ha;...J,·--
rio Massimo, Auto Vfnnuleio Aproniano t il libtrto Tirso), vifnf pr«isato lo spazio linfa· re che il collegio aveva a disposizione in ciascuno dei trr settori (rnamiana) drll'Anfitra· tro, indicato in piedi romani (corrispondenti a circa 30 cm e indicati dalla sigla P) r frazioni di piede: l/Il o un(ÙJ, 1/24 o wmuncia, 1/48 o siciliniJ. La comprensione del lesto, di ~r sé difficile per il fitto succedersi di sigle, numeri e simboli, t r~ ancora più complessa dal fano che lo scalpellino, nell'incidere i caratteri sulla pietra~~ non già l'autort del· la minuta), ha commes.so una serie di errori che in alcuni casi sono stai i o possono c~sere
corrttti, mmtre in ahri hanno causato ddlt inconsrllfllu che non hanno ancora trovato una soluzione univoca o pienamente soddisfacente. ~nza voler analizzare c discutere tutte le dive~ proposte di correzione o di interpretazione avanzate dagli studiosi per ricostruire' il testo originale c attenendosi alla sua t'diziont più recentf, ~ possibi~. co· munqut, affermare che il provvedinK"nto in questione stabiliva che agli Arvali fossm> assegnati MI primo ordine di posti 42 pitdi t mezzo. distribuiti su otto gradini del dodicesimo senore, ntl secondo ordine 22 piedi t mezzo, distribuiti su quattro sradini. e nd tfrw f ultimo ordine, i cui sedili erano non in marmo ma in lqno, circa 64 piedi distribuiti in undici fi~ del settore contrassegnato dal numero SJ.In totale, dunque, circa 130 piedi, corrispondenti a poco più di 37 m, in cui, assegnando a ogni spntatore uno spazio di 4050 cm, potnoano prendere posto dalle settanta alle onanta pe-rsone. Queste non saranno state i dodici membri della confraternita, che. in quanto senatori, aYtvano diritto ad a.s.siste· re agli ~coli dall'imo c•""• dclrAnfiteotro, ma i loro amici e clienli di rango non K natorio (che avranno preso posto nel primo mentano), i k>ro liberti che li assistevano nd culto in qualit~ di araldi (kalatom) e gli schiavi pubblici di proprio!~ dd collogio (cui saranno stati riservati i posti più alti e meno prestigiosi). Non sappiamo esattamentf in quale pane del monumento si trovasse il settore di cui gli Mali potevano disporu. ma se si suppone che il numero del settore rdativo all'uhimo ordine di posti corrisp:mdn.K al numrro visibile sulle chiavi di volta delle ar· cale C'Sierne dell'Anfiteatro. è possibile che quosto fass< grosso modo all'altezza dol fornice contrassegnato con il numero LIJI, nd quadrante settentrionale dell'edificio. Il puntuale rispetto delle norme relative aJla ripartizione dei posti nei luoghi di spettacolo ~ testimoniato anche da una S('rie di iscrizioni inciS(' direttamente sull'alzata dei gra· dini della cavea deii'Anfileatro, di cui si conservano alcuni esemplari. attualmente in ~ran parte murati oel settore ricostruito del-
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l~ gradinat~. presso l'ingr~sso v~rso il Ludu5 Magnu5. l cesti. per lo più moho framm~nta· ri, sono costituiti es.scnzialmente dalla m~n zionr in dativo o in genitivo di un particolare gruppo di spdlatori, seguita dall'indica· zione in pi~di dello spazio a esso ristrvato. Tra le categori~ sociali rappresentate si riconoscono, ad esempio, quella dei cavalieri (equitt5 Romani}, dei giovani che non avevano ancora indossato la loga virile (pratttxtali), degli istilutori {se t corrrna l'integrazione lpatdagogi pJurro!rum]l t dei rappresentanti degli abitanti drlla città spagnola di G•· dt5, l'altuale Cadicr (Gaditani), che, grazie alle loro attività commerciali, godevano evidentemente di un rapporlo privilegiato con la capitale'u. Le suddivisloni orizzontali della cavea ( matniana ), poi, erano separate anche fisicamente tra loro da corridoi anulari difesi sul lato ver· so l'arena da parapetti lpratcinctione5), su cui sboccavano le aperture delle scale interne che davano accesso ai vari ordini di posti (l..'Omitoria), a loro volta protette da balaustre marmor« decorate a bassorilievo con animali t motivi floreali". In dà tardoimpc-riale. tra la fin J,Jl-.~ -'>oprrrtltrul'"~
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Cok'!YtO. Pn la dt5t:nrinnt citi lavori ftC'JUÌii nd CoktMCO nri periodo ante· IN: l'(tp'ri 11117. pp. 27-JJ; lonaon l'lfltl. M'· 11'·40: S.:hiRJPo Ra 199J, rrt-5-M. M.J,.. "'"""ua 19fl5, rr- 259·291.
'Maninl 11183, r. -4Nt. 'I~IIIM2.
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UN ANFITEATRO DI CORTE: IL CASTRENSE Mariarosaria Barbera
Per chi provenga dalla tangenziale est o da via Prenestina, l'immagine più suggestiva di viale Castrense t senza dubbio costituita dalla poderosa strunura curvilinea aggettante dalle Mura nella quale, tra pilastri cui si addossano semicolonne a capitelli corinzi im-
postate su basi di travertino, si distingue chiaramente una serie di arcate completamente murate; subito dopo, l'apparente ano-
malia delle fondazioni allo scoperto suggerisce il cospicuo sbancamento eseguito all'esterno, lungo il lato meridionale dell'edificio
(fig. 1). Il singolare gomito nel continuum della cinta fortificata di Aureliano coincide con lo spazio agonistico noto come Anfiteatro Castrense, voluto dalla dinastia dei Severi nell'ambito di una grande residenza imperiale. realizzata nell'area oggi compresa fra Porta Mag-
giore e il l.aterano (fig. 2). La zona fu inserita da Augusto nella Regio V Bquiliae. benché morfologicamente connes· sa piuttosto al Celio. il piccolo promontorio già collegato alle propaggini occidentali deiI'Esquilino da due vallecole, che furono progressivamente colmate soprattutto per i massicci interventi settecenteschi di Benedeno XIV. Alla destinazione originaria, prevalentemente funeraria, si sostitul una innegabile vocazione residenziale quando dell'area- interessata dal passaggio di tre grandi strade ( Labicana, Praentstina c Catltmontana) e dalla confluenza di numerosi acquedotti. che assi· curavano una grande facilità di approvvigionamento idrico- la bonifica di Mecenate fece un quartiere di grandi residenze private e di alloggiamenti militari: tra questi, si ricordano i castra nova equirum singuMrium. edificati da Settimio Severo nell'ambito di un processo di rinnovamento e .. militarizzazione" del quartiere 1• Nei primi due secoli dell'Impero. l'aspetto del Celio e di questa parte dell'Esquilino doveva essere caratterizzato da ricche abitazioni circondate dal verde di parchi c giardini, ahhondantemcnte serviti dai vicini acquedoui (Anic, \'ews, lvfaràa, Tcfmlcr, lulia, A"io
Novus. CMudia). AJ riguardo è assai sisni6cativo il passo di Varrone (Agricoltura, l, 16, 3; 3, 2, 13 sgg.), che descrive la ricchezza di fiori c prodotti ortofrutticoli dei tanti fertili
fundi ubicati nella zona. Il nome con cui l'area tra Porta Maggiore e San Giovanni è tradizionalmente nota- Horri Spei Vereris o ad Sptm Vererem - si spiega con il riferimento al tempio dedicato a Spcs dopo la vittoria romana sui veienti nel 477 a.C. (Livio, 2, 51, 2); è ancora in discussione. invece, l'eventuale corrispondenza con gli Horti Variani (a Santa Croce? sul Pincio? in via Flaminia?). originariamente proprietà di
Sesto Vario Marcello, padre di Elagabalo e acquisiti al demanio imperiale negli anni fra il Ile il III secolo'. Qui infatti, al vertice del sistema di proprietà imperiali nel suburbio orientale della città, gli imperatori Severi vollero impiantare una lussuosa residenza a servizio della corte, distante e diversa dalla sede ufficiale del Palatino, articolata in una serie di nuclei monumentali sparsi, collegati da un grande corridoio carrabile e immersa nel verde di un grande paKo). Della sontuosa dimora. attribuita a Settimio
Severo per la pre..,nza di bolli datati al 202, si conosce sostanzialmente l'ampio atrio che. prima delle radicali riforme costantiniane che lo trasformarono in cappella palatina de· stinata a contenere le reliquie della Croce, consisteva in un'aula rettangolare di 36,46 x 21,80 m, per un'altezza superiore a 22.15 m, eseguita interamente in opera laterizia. La ricostruzione più verosimile vede l'ambiente fornito in basso di aperture ad arco una sui lati brevi e cinque su quelli lunghi e illuminato da cinque finestre quadrangolari su ogni lato. di cui quelle della parete sudorientale disposte più in alto. per consentire l'appoggio di un altro corpo di fabbrica; il soffino doveva essere piano con tetto a padiglione, mentre la decorazione della parte inferiore era realizzata in tarsie marmoree•. Altrettanto verosimile sembra l'ipotesi che eslende gli appartamenti privati della famiglia imperiale all'area che, più di cinquanta
A 14to Lo.it·"*'Ph Dwc, Putio..Olalt' dri prot.pt'IIO del C.olon~o hmrt l'l'M' mag)oR", 1~.11. '-"K'· f:"rolt MJ lkGLu-·AriJ
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anni dopo. l'ampio JOmito lracciato dalle Mura Aur~lian~ dov~va inglobare n~lla cinta difensiva. ~ recentiisimo il ritrovam~nto, sulla piazza di Santa Croc~. di significative tracce del poderoso muro pnimetrak con andam~nto curvilineo, che prnumibilmrntr rrgolarizzava il fronte del palazzo verso la piazza, raccordandolo con il profilo purC' curvilineo dell'attiguo anfitt"atro'. Alla dimora imperiale dovevano rsst~ annt"SSC" anche le altre strutturt residenziali impiantate nel Il secolo d.C., documentate tra l'attuale via Eleniana r piazzale Labicano, che vengono riferite alla cosiddetta domus di Aufidia Valrntilla. Si tratta di un grande compiGSO consistente negli ambienti già individuati nd 1887 da Lanciani t in alcune stanzt rinvenute nel cuneo tra via Elrniana e le Mura negli anni ottanta del Novecento, originariamente provviste di almeno un piano superiore. le quali si presenlano decorati.' da mo!Oaici pavimen1ali e affreschi più o mrno raffinal i, quc:sti uhimi doHatlili ;J ~avJllu lrJ il li e il 111 sewlo d.C:
Negli Horti Sposiu I'J7fo. p. 7!-.lì•. 54; z.,rzi 1'159.
tig ..HI-!.\2. 'Lnlini 1'15~. p. l !o). "7jy in Culli n sin 1997, p.:!~. tig. 5. '\'akm I'IIM5.(lfl.lfl·l7.1ìtt· l.
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236. "La ciwiont
~in
Colini 1955, p. 15),
not.141. 'Tro~go
qurstr mfonnazìoni dal loivoro di Zisa 1997, pp. 40 sg. "Il riftrimrnto ~ in Colini 1955, p. l 51. "La notizia~ riponata da Colini 1955. p. 151, no1.1 42; ancht Lanci.ani 1897, op.cit. illloi nou. 41, p.l87, pirloi dtU'uxnu di rinvrnimrnti. '"Da ultimo, Colli n llli1 1997, ~rtico lannrntr pp. 259 sg. '"l pilastri miw.rano 2,20 x 1,60 m, ptr un'altnu mU&ima cons.trYata pari a 1,15 m;k mi~U~Tdella rampa wno Sx 2,20 m, pn un'altau mauim• coMCT· vau.parial,40m. '"Colli ttalu 1997, pp. 261-262: il dillivrllo ~ pui a 1,60 m; lr incrr1rzu intCT· prrtativr dipmdono dalla incomplrta npk>ruJonr dqli olfflbimti, non po· trndosi ragiungrrr la quoto~ pavimm· talr pn ragioni finanziarie t stalichr. Il corridoio Ed ~ loirso circa 4 m; lr dimmsK>ni di tuni i vani wno puntualmmtr nportatr daCollitlalii 1997, pp. 261-262.
''/bidtm.p.272. ...lbu:ltm, pp. 275 su '' lb•Jm~, p. 279. ''R.insraz•o l'amica Rou.tlla Rra prr le prrziow Olo.M'rvationi fonnulatr al rig~ardo.
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noto chr la citU fu colpita da violrnti trrrrmoti (429, 441, 484 o !iOI: Il Cokluto 1999, pp. 180-181 ), m.unnbra improbabile chr, x il CastrrniC rra ancora utiliu.ato in qualchr modo, non si pro~ al rntauro. "Scr-.nori MI/t~ Sroru~ .:~wp11D, Viw Ji El.tJpbdlo, a cura di P. Sovnini, Torino 1983,1. "IIC..oloueo 1999,p. 175. ·•Colli n ali• 1997. p. 264. '"Tunavi.a i monaci hanno ~emprr manifntato intnns.r r disponibilit.t pn le ind.asini di IICIYD, chr Pllft: hanno disturbato lr anivit.t dfl convmto; non ~ 1upnfluo rinsrui~rli ancora una volta. in particoloirr don Simont r don Luc.a. "'Cooini 1955, p. 148. "'l rifnimmti s.ono a Scrinori MI/Q Srorla IIIIIPJl.:l, Vira JJ EI.IJpbcJ/o, 6, 1-2; \2,1. "Cooini 1955, p. 164, n. 65. ··cfr. da ultimo Colh 1996; Arttntini, Ricciard.i 19'96-1997 r Barbrra 2000. "'Lib. Porlt.,CXXVI,p.l96,n. 75;lugli 1952-1969, IV, p. 106, nota 63. ''lusJi 1952-1969, IV, p. 106, n. 71. ''Suli'JKritK>nr, cfr. da u.ltima R. Rea nd prt$CTilr volumr. "Canina 1851. op. cii. alla nota 38, Ili, p.l-4,nota 31. "'L1VR V, 1999, p. 209, s.v. Vivurrwm
cohorti11m pr~~rtorWnnn ti wrbi quello das· sico ptt l'armammto padialorio. r nel quale si concentra una parte preponderante della documentazione nistrnlt. Siamo dunque in grado di identificare con sicurezza le seguenti classi: - Thraeca. Gli elementi distintivi che carat· terizzano l'armatura dri traci sono: l'elmo, munito invariabilmentr di lophos a forma di grifone, e la breve spada ricui'Ya hica). l'assenza di tali armi penMHe di ~luderr l'identificazione con il trace di un tipo di gla· diatore chr. per alcuni as~ni di affinità (in particolare gli schinieri che coprono anche le cosce), vienr spesso ni modtmc. U pmlY dntr.1 C lo '1Ìnicnl.ll.1 in un p.KWgin
rrx.:io~l .:nn
(.lllt'CitUO ]C"J'IÌ ol
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17. inv. AUS 87 In .a.lto 10no ncll'ordinr. un'C'rma di t.atiro con JÌtMI.J MIY mano dnlra C'ptdumnc-lla sinistra, Vinorte' alate' wJ globo con rus.IW dì palma t 'ororw ndk mani, uno ,c;udu appogialo aun'trnu~hilC't
un undrbbro tortilC'.
In ba.uo. tra ~nntlli con Kudi .~ppogi.lti a C'tmC' lftlto(hili.t r•ffisuro~ta una c.accU di (KTr con lmnC' che- awrdi.l.cr un (('f'YO in un pKWUK> rou:i010.
ll.inv. AOS 18 In allo Vina~it- Wt~: ~w
tJobo cnn rnsJit- di p.tlma C' cororw ndk mani r canck-bbri tortili. In
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Kudi appogi.lti a «mC'. WIKJfllfiJUtaiÌ duC' p..di.llori, armati di gladio t' lanci.l, vntiti di Jubli~lum ttr~to in vili ~ IMJrews, '""
manN-1111 intorno al bracòo Wni~ro C' il plnw .lll'.ahC'zu dtlla•paiLI; a.J CC'OifO t riprodotta l.1 pona di in1rtsSO .al puhmwn, trtbun• in
cui vdn'ano k
o~utorit•.
l9. inv. ADS ~9 In .leo Vinorit &btr 5ul
sJubo ~on rop~ dì palma ndY nuno sin~lra ~ n la tna pWpu Julla niKa, SJOWJw:udo rlf!UiapreqNtn kJ"'iludinalmcntC' da un.1
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fig. • p. 90; llohl, l.~nkr1' 19;l.
tf.IJ'P"C'W"I.IIIt> il muruu WfOt'prupt"JO.
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p. 1.\ l . lì!l. ~ .. r.'·'·'-
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1998, pp. ll-JS, n. 9;
Glnflrrn a.u.J GlfldiQrorm 2000. p. 49, p. SJ, fiJ. Jl, P· Sb, fiB. JJ, p. 63, fiJ. 46, p. 70.fiB.S7.p. 71, fig. SI-59; )unkdm.ann
2000b. passim.
.......
75. 5ono(op ... JaU.. Mw.ro Nu:ionak
Rormno. Tmnt
otocanw.o.
di wtk~M fPiaraftea. inv. 125102 Il urcofato vmnc in luc~ nd 19J9 a Roma in N C. Cokmtbo (l'antKa via lmptraalrl. a MK1 ddk TmMdiCaracalla. ~ rK.n>ato cb un bkxco di nurmo pnxonnn.io r tipokJsiumtntt apparttrm alla famiJiia dci urcofa&i a~ d.J.Ua u.unnistiu vua dw rKhUma ndla fomu k tinoUC' pn La piptura
biKri, un aric1c c drik caprt: in b&u.o un pulort cM munac un. upra. dcllc- p«ort c un Altro putonchr~~
ilarqp'. Sui ft.&JKhi dri urcof• t rapprnrtntata un. w:rru di WMho, con un konc- dK tw cacciato un capro td t uanmuto .1nrav~no ul\l corda da un bntNriw dw !oUOIUI UM
tub..
Lt tCt1V bucolKhc-. aJiusiw rwiLa simbo&opl furwnria .alla p«C' ddl'~iU. rimtrano
pnmrugio iruipito ckl titolo di 1-1r P"f«tWimw, lulius Achilkut. L'ilcrizionc ci informa dw costui, dopo C"foolt'1't Mllto rnpon~oabllc di un ufficio di cancdkri, imprriak, ebbe la
procurakbl duc~ria dt'l u.d~t~J M111frrut. LI piU arandc ddlc cucrrnt' aJadialoriC' costruite a RorNI sono DomW..no tvd. cat. A,9).11
proomltorludi,..,.,i occu~va
un posto alto
rwlla Fnrchia dtll.a
nd~orioddit
bun;J(Tui.a impni.Ak:
d«oruioni più
craunfunzion"io di r.&Rpl cq~JI:, tedio
comuMmC"niC' attntitC'
drU'uva. SuU~ fronte del copm:hiu tona r.JfripUIIC d~ bigM dwconwtTJuno YnMJ Lll.1bdla ÌKritti, suintici,om f.auni b«unti vicino 1
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CuspKk di binda dall.1 punt.l cuorifonnrr c lbllunPJ tronco. Fiorelli 1169, p. 21. n . J08 (Ìnv.134~J.
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.W. c--dd Glodlolon di - p d N•po'i.Muwo Ard'lrofosico NuionaiC', inv.SMS
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mumtnl• di""ni di unu slt"SwluJI.lJ,c;onl.l l'C"RoltJo•dncr.IIC" iJ (UDW'Ilt• tq\K'Sirr. chr •lludC'rt"hhC'•IluJ~.~,
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