Riflessioni sugli oggetti apprensibili, sui costumi, e sulle cognizioni umane, per rapporto alle lingue [First ed.]

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GIOVANNI MARIA ORTES RIFLESSIONI

·.,S·U. � ,L.l ,;., ., , OGGE_TTI_ ,,'\.PPR,E��}�P-I,., SUi

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COSTUMI,

E SULLE COGNIZIONI UMANE, PER RAPPORTO ALLE LINGUE.

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AVVISO AL

L E T T O R E;

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dungue OLettore,~ guello dliogultiprefmto, u,,e cl fcritto per mia e1u11iflruzione migliore, e per d'IJ'fJentura di pocl110imi11/1ri,e non g1# di tutti ; fempre pili faldo in q,,el/11mi11mllj}im11 , che fr cognizio• ni 'tlere e reali aHùmo e poffano ejfer di pocl,i , 11 dijferem,11delle juperficia/1 e app11ren1i, c!,e poffr,,, no e ddbrmo jlmdrrji a molti ; e Jempre piJ. convi11to altresJ nd mio pMticolore , de nulla per me flimerei di fapçre di çerto, /e nu/111(apeOidi Gço. me1ri11.

DE-

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OGGETTI

E

G

L

I

APPRENSIBILI,

DE'COSTUMI, E DELLE COGN[ZIONI UMANE, I'ER RAI'PORTO

~~13

i

ALLE LINGUE•

A favella nell'Uomo è quel dono eh' egli CA P.

r.

Mf'"°"'°i à di comunicare ad altri Jc immagini pre,. Og,eni ap• tt

§

L

§

fcntate al fuo cervello dagli oggetti cficr- p~e1;1Jibili ori-

~§ § ni, e quivi combinate in più modi dalla fa. i;m1 della fa. ~~ coltà intellettiva, dono equalità più ancor velia. fingolare e più foblime dcll' umana natura:. Qucftc immagini che fc non s' intendono per qucfto nome, non s'intendono per fpicgazionc d'elfo veruna 1 fono piò o men vive , a norma delle imprcffioni che gli oggetti !tcffi fanno divcrfamcnte full' un cervello più che full' altro, o coli' afpctto loro attuale, o colla memoria di cffi apprcfi altre volte , come la ftetfa percoffa imprime orma divcrfa nella creta , nel gdfo , nella cera o nel piombo • E quantunque s' imprimano fors' anca fu quaUìvoglia materia pur infcnfata , non fi combinano che folla materia animata mediante la facoltà intellettiva fuddetta , o la fcparazionc delle più proporzionali cd armoniche dalle più diffonanti e deformi, per la. quale cosl diconfi appunto combinarfi

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in-

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~infra

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effe. Una fimile operazione dcli' intelletto tende a confrontare gli oggetti fra loro, e da un fimi! con-

f;~~! cil r::::;,ecb,~r;~rc:r~lf~n~~=l~c n:~ri;~~u~~: dofi il vero che dalle confonanzc di alcuni oggetti con 0

altri, ficcarne dalle diffonanzc degli uni dagli altri fe ne arguifce ilfalfo. Pcrchè poi delle confonanze o diffonanzc di oggetti ben arguite è indizio I' approvazione o difapprovazione per die di altri, che abbiano o non abbiano fimilmente combinate qudlc immagini ; e pcrchè una fimilc approvazione o difapprovazione non può confcguirfi, che per qualche mezzo fcnlibilc per cui dprimcre e partecipare gli uni ag!i altri codeile combinazioni; quindi è dunque che u11 fimilcmezzo fu_illituito nella favella , pt"r la quale appellando ciafcune immagini o ciafcuni oggetti dai quali quelle derivano, con altrettante voci o parole diverfe, e col-

:~;:n~o q~~i1~: 0 ;acr~~Ìp~i,:f~i~r~:n: c;rr:1~~c:"i~~ di coi quali g!i oggetti che occorrono all' immaginazio• ne fon da fe apprefi e combinati, affine di verificare quanto fian effi giufii , per quanto refiino approvati dal concorfo maggior di più altri ; di maniera che quelle combinazioni d' oggetti s' appcllin migliori, alle quali più altri prefiino un affenfopiù facile e pronto, e quelle s' appcllin );>Cggiori,le quali non fian fecon• date, ma fiano ali' mcontro contrafiate da più altre a quelle oppollc e contrarie, comunicate cia!cune a tutti mediante una comune favella•. II. E' chiaro, quelle immagini combinate e comu•. nicate cosl altrui per la favella, non e!fer divcrfe dai proprj fentimenti d'animo , coi quali ciafcuno fi ma• nifcfta agli altri non folo ne' proprj giudicj fu gli og• getti cfiemi , ma nelle proprie azioni ancora, e negli ufficj e dccenze della vita comune che da quelli derivano , _pernon provenire tai fentimenti che dalle impreffiom appunto degli oggetti efterni , e dalle combinazio•

fi

-.li lii

*

nazioni che fe ne formano nelle cia(cune mcmi • A~ qucfto modo parlando per la verità e fuor d' illulio-

ne , pare che

r uomo tolto

• •

per la parte fu:t filica ,

non difl:Cl'ifcadai tronchi e dai faffi, fc non in quan1 i:o~~~l~n: mediante I' anima ragionevole che lo informa , à la facoltà che non an quelli, di fcgrcgarnc alcuncdall'altre e di combinarle inficmc , e quindi di comunicarle colla favella agli altri, affine di verificarle , e di dedurne quelle verità che fugli oggetti medcfimi poffo.. no per lui concepirli ("), e dalle relazioni fra quelli M C, I, fcuoprirc per quanto a intendimento mortale è conceffo , gli ufi e le convenienze maggiori alle quali dall' autore della natura fon pur dcftinati ._ Che s'egli fi Jafcicrà tra.fportare dalle combinazioni cafuali che le immagini degli oggetti imprimeranno fui foo cervello

ig:t:;~:~r:~ ~ulli~~I ;~;i

,i:ig~tf!r~

fcnza fcclta o intcrdlc alcwio, -qucfta facoltà non farà in lui divcrfa dalla P11zz.1~, la quale in fatti non è ~iff:n d:!tan:::c~ti' 1~J~~r~a !:i:~:!~~ii~n~ mente accozzati inficmc • Se poi egli combinerà tali immagini per le fole confonanzc app.ircnti cd cfl:crne di pochi particolari oggetti a sè vkini , per li quali pertanto ci fia prC\lcnutoper fuo fola piacere e intcrcffc, nulla badando ali' oltraggio o danno che quindi ne provcniflc ad altri, per non ill:cndcrcquelle combinazioni ai moltiffimi altri oggetti rc1T,oti coi quali quelli a vcffero relazione , e dovcficro in confcgucnza combinarli; qucfia facoltà {i dirà in lui Errore, o ra-

'ft~:::

~::cdfn~::::r~J:ji~;;:~.,,~::m~~fna~~~~i :a:a ~:: la difapprovazionc di tutti gli 'altri, potendo cosl l' errore cffcr bcnsl particolare di pochi , ma non mai comune di tutti • E fc 6nalmc11tcegli applicherà a combinare le immagini colla fcclta e difccrnimcnto pià accuraco , cd cftcfo al maggior numero d' o~gctA

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~l IV($, ~ ti , e diilinguendone le relazioni e le confonanze tan•

to più armoniche quanto piìt fparfe in lontano, quali collocherà nel miglior grado di fomiglianza fra e!lè, e quali fegregherà dal!' altre colle quali aveller quelle rap-

ac:à r'f~~e r~fl1 ~ if"p~c:~e°:~e"d~u~a~i ~~::i:~z1~~ derivano, da sè ad ogni altro, fcma oltraggio d' alcu0

0

no, e una tal facoltà {i dirà in lui Vi'rità o ragione comune, come quella che riconofduta d.i tutti , non potrd contrallarli da alcuni, o contrallata d:t alcuni, rctlerà ognor vendicata dall' aOenfo comune di tutti gli altri. I II. Queflo dà facilmente a conofcere, come gli uo. mini in generale, mediante la facolt.\ intellettiva fudh) C. I • .11• 2 • detta, o l'anima ragionevole che gl' inforn1a ( n), pafCino dal!' infcnfatezza alla pazzia , col combinare gli og!;ctti fortuitamente cd a cafo; e come dalla pazzia pafiino ali' t'rrore, combin.indoli per proprio folo inte• reRe e piacere fenza riguardo ad altri ; e come finalmente dall'errore liana tutti condotti alla ,·erità loro comune, per la quale combinandoli per interdfe e piacere comune, agitati da paffioni particolari, ma corretti e foltcnuti per le comuni , tutti pur infieme fuffiftono. E febhene tal non fia d' effi in particolare, per provvidenza pure particolare, giacchè quali tutti invero dalla pazzia o dalla inconfeguenza nella quale fi trovano da bambini , paffano ali' errore nel qual {i trovan da adulti, ma non tutti da quefl'errore palfanoalla verità comune, nella qual fi trovan ben molti nel!' età pill matura, ma tutti non vi {i trovan che al punto ettremo di vita; tal però ~ d' effi in generale per provvidenza.eterna. Che fe alcuni fpiriti timidi e ombrofi giudicano l'errore pill comune della verità, in quanto gli uomini bene fpeRo contrailano, e non cosl di leggieri s' accordano ne' loro pcnficri ; ciò nondimeno la verità (i fèorgcrà fempre dcli' errar più comune, in quanto elfa in etfotto o previene, o modera, o pan fine fi:mpre a quei contratti mcdefìmi anca ad onta Joro , fenza di che

a§minidi tut• te le opinioni, i coftumi e le profdiioni , non fareb• bcro di nct1une. Ov' è da oflt'r,..area!tml I' impoflibiltà in alcuni foli di riconofcer tutte le azioni e tutti i coilumi, per quanto lian quefH utili a tutti, e conformi alla con1un ragione, dovendo una tal conofcen•

~aidf..~~fe;:rtfca~::;a9:o;~e:if Pa~~~~i ~o~:u~:e,\locf~fr~ poffibile , la natura a~rebbe defl:inati gli u.omi!1ino'?in (o(}t:nno, ma a carico cd oppreffione gh uni degli altri, e 0 avendo f~1~ato al~uni. foli _inten~e!1ti~d at_ti• ,·i, a\'rebbe co(htu1to tutti gh alm fiup1d1 e mert1 • Enli è ben m:cdfario, che alcùni riconofcano le azio• nte i coftumi tutti, per quanto fo!fer quefti contrarj al bene e alla ragione a tutti comune, al qual fine fu. rono iftituiti i Governi de' popoli; mentre il conofcer fe un' a?ione coli' dler utile a sè il fia pur ad altri, o fa ad altri nociva, è d.i.to ad ogni uomo in particolare , e maffime a chi è deftinato a que{ta conofcen• za. Ma il prefumer alcuni· d' inventariare e rr_golar tutte le aiioni , i coftumi, le opinioni e le profclfio-ni, ptr quanto fian utili a tutti, è un prefumer d' c:QCr quei uli di tutte le 3zio11i, i cofiumi , le opinioni e le profcflioni , cofa affurda , non effc:ndo ciò dato dalla natura ad alcuni in partimlarc , ma ag!i uo• D mini

"Sl XXVI f~ " c;·AP.VT."" mini in generale di tutti i tempi , e di tutti i luogh~\f. In fatti poichè le combinazioni di oggetti fono infinite non folo in tutte le (pecie, ma in cia(cune ancora di effi, e non può intelletto umano apprenderne che un numero finito ; e oltre ciò poichè gli oggetti non fi combinano che per cono/cere le verità (u effi e per effi, e tali verità non poffono rilevarli per tali (•) e, I. 11, 1 , combin.uioni, che pcl confenfo di molti fu quelle (a); farà dunque forza, che molti concorrano ad apprendere e combinare , quali oggetti di alcune fpi:cicI quali di altre particolari I dfendo cosi altri di alcune , altri di altre inclinazioni e collumi mcg!io inteli e ifiruiti, a efclulione limile di tutte le altre; non e!lèndo d'aJ. tronde poflibile che tutti gli uomini, cia.fcuni de' quali debbono apprcnd::re e combinare alcune fpecie fole d' oggetti finiti; ddie infinite fpecie che \·e n' ànno, s' imbattano ad apprenderli e combinarli delle !leflC (pecie finite a efclufione delle infinite altre , e in tal guifa ad etli:r tutti d'un umore, d'un' inclinazione, e (b)C.Vl.11.1.d'un co!tume (h), A qudfo modo li può dire, eh' dfendo le immaginazioni d' og~etti diver(e, cd ellCndo pur diverfe le opinioni e i coltumi, fra l'una e I' altra diverfità v' à però que!to divario , che cllèndo la prima in riguardo a ciii.leun uomo, la feconda è in ri• guardo a più d' cffi I e che non avenàovi pur uno che (,) e.III. n.i, immagini gli oggetti come un altro ( r J, ve n' àn però moltiffimi della fieffa opinione e coltume, diverti dalle opinioni e cofiumi degli altri; in guifachè ladiverfirà di opinioni e coltumi, anzichè divider gli ani• mi, tenda ad unirli dalla diver(i1.à molto più amplafra Je loro particolari itnmag~nazioni rnl \'incolo d' una fola ragion comune, alla quale quelle opinioni e quei coltum1 , avvegnachè diverli, fian pur fempre conformi. Lo che non avviene indarno, ma è ltabilito con provida dil}'Ofizione, affine di verificare l'armonia del~ le immaginazioni diverfe per la conformità delle opinio•

~~ XXVII ,lf, nioni confimili (ia), giacchè la diverlìtà poid'opinio- CAP.VL ni fra tutti non induce confufionc o difcordia fra effi, (1) C. I, "· 1. per la uniformità. appunto di molti in cia(cuna di cf. fe , e per non opporli neffuna alla ragion umana co• munc, della quale anzi cia(cunaopinione particof,rn;ca. fiituilèc una parte, cd è modilica1.ioncparticolare diverfa. Certo è, che ficcarne la diverfii.ì degli ogi::etti jmmaginati non confonde la natura 1 anzi ne coltituifcc la vaghezza e pi:rfozioncmigliore; co~} la diverfità ddlc opinioni e collumi, che di qu\!lla ~ la confcguenza, non incomoda alcuni.,_come qm:lla.che coflitui(cc anzi la varietà delle azioni , e colta varietà la

!~b:r~~lg~~~~icrl~~~~ ~~isl"la ni tanto neccffaria ali' umana fuffiflenza, quanto la divcrlìtà nelle fpecie d' oggetti lo è nella natura univerfal delle cofe.

~i!~rfi~:t~:;~oit~~ri~l:

1J;gt1i~g~~~J~~:Ìi~:~~: ~t~ (l)C.Vf, "·1• ne procedono, apporti confufione edifordine, è l'cquivo.:o di confondere la divcrfità colla contrarietà di dli oggetti e co!lumi, e di prender ~uella per quctla, non potendo negar(i, che per opiniom e coflumi repugnanti e contrarj non s'apporti fconcerto e non fi dia motivo a difordini, ciò che non è da tcmerfi per opinio~ ni e coflumi diverfi. La contrarieti però è tanto lungi dalla diverlìtà in tutte le cofe , quanto è appunta ad effa contraria , cd è quella tanto implicante-nelle immagini degli oggetti e ne' co!lumi che ne derivano1 come lo è negli oggetti tutti creati , i quali poffono bensl eller divcrfi , ma non mai contrarj , ptr dover cffer tutti confimili, e poter bensl la fomiglianza aver luogo fra gli oggetti diverlì, ma fra i contrarj non po· terio avere giammai, .:ome per più induzioni e rifcontri fi farà chiaro qul in feguito. b.

~iv~;fità

J~P~!J!~I

CAP.VJi:'" PER

meglio comprendere le coCc foddette è da conDella con• fiderarfi, gli oggetti dc' quali fi tr:uta, e dai quamrie,à im• li prOCt'donle immaginazioni , le opinioni, e i collupoffib1I~dc' mi umani ( a), non poter elfcrc che gli cfiftenti, pocollum,• fitivi, e crcan, e non mai i negativi , non efifienti , ( 4 ) C. VI. "•1 • e non creati, i quali non vi fono, e non fon nulla . l'ofli poi alcuni oggetti politivi , i negativi loro contrarj non poter eC./X. 11.6. n,uc da una fapicnza eterna ( • J , la quale nel crear una fola u.gionc , ne cotlitul le modificazioni divcrfc, e volle che non la divcrfnà, ma la contrarietà del• le opinioni e coctumi foO'Cquella , che da quella cornun ragione li dividcffc. ("""\Ucl che s•~ detto di Copra (6), chele immagini CAP. X. '-....!._degli oggetti da ciafcuni apprcfi non tcngan rap- De' cvftami porto nccdfario alcuno colla favcUaccollc voci, e(preffiperla per le quali fian effe efprclfc agli altri, dcc applicarfi tell'.afnella • eziandio alle combinazionidi C3.UClle immag.ini, dalle qua• (l)C.IP, •• 1• li derivano le inclinazioni e 1 coftumi diverlì, le qua• li combinazioni d'immagini non terran cosl nefTunncccfl"ariorappono con quelle delle voci , o colle regole

~:=~i~~! ~~l~i~f:1: tJ, i~~::~~ i,i:e!:~;c'd~l~

br.C:n!a~i r;~~\c (o~7 f~at~~~eli d~:1:u:~r:~i~~:finid; immagini debbono comunicarfa( e}, e che cosl comu- (,)C.JY.,.,1 • nicano di coftumi e d' inclinazi~ni a cfclufione d' ogni ahri . Ond' è che ove manchi quella comunicazione,, nelfone lingue o regole di eRe tono in ufo, e ove cf• fa v'abbia , le lingue e Je regole d' dfc perciò introdotte, non s'apprendono dalla natura , ma da fola meccanica fcolal.tica, o da iftruzionc pratica d' ahri, fcn-

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~:·n Pne~ar:~T:o~~i::r ~~n!1t~il~a:;;rieil~::iti~io~1 d'immagini, non à favQlla veruna, nè articola alcune

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voci

(J) C.Y,"·J·

,gçL l•~

e A p. x. voci

(1i)C.IJI.,1.1.

introdotte fra gli ahri , non occorrendone certa• mente a lui alcune per efprimerfi a sè medelìmo . E del fecondo è prova ogni bambino, che all, villa de. gli oggc:ui che fe gli prefc:11tano,non profcrifce natu• ralmcnte che firavaganze, finchè colla propria efperien• za e coli' illruzione non ifcientinca, ma pratic.1 altrui, non s' ,lfucfaccia a proferirli e collruirli per voci alla maniera accordata fra gli altri, coi quali piil. comuni• ca, e non mai alla maniera fra quelli, coì quali non comunica d'immagini e di collumi • Ancorchè p::ii le combinazioni d' irnm.igini degli fieffi oggetti, non ab,. bian verun necelf..trio rapporto colle combinazioni di voci, colle quali fi proferifcono; per effere nondimeno quelle tutte conf11nili, attelì gli fieffi oggetti , e tutte diverle , amfe k diverfe combinazioni loro nelle: eia• iCune menti (11); e: per ellere ahresl una favella colla quale (piegarle la fielfa per ciafcuni, ma pur diverle 0 ~~c~;~e//~~~~i\t~f~ha: altrui uno 1telf0fc:ntimento colla lle!Tafavella , fic• come non ve n' àn pur due , che àpprendendo gl' og• getti fielH li combinino iltelfamente nel lor cervello ; cosi non ve n· àn pur due, eh' c:fprimendoli con queJ. la favella, li efpriman coll.1fie!Td.difpofìzione di voci j

(6) C. V. n. 1• ~eb)~md~ii~~~~~rat1t;r1~n! 110

(r) C. II. n,i.

!~b~ii~~rr::e 1ric~~~i;r~~:~n:idei1ac~ee1faue:;cl:~u;;; fon diverfe ciafcune dall' altre per fembianze efierne e per tuono (k!To di voce, cosl elfendo dello fidia fc:n• timento e dcl:a ilelfa lingua , s' efprimano nondimeno agli altri ciafcuno con d1verfa difpofizione di voci o di termini di quella lingua medc:lìma, II. Inoltre quella ifi.1.bilitàd' oggetti, eh' etfendo gli fieffi per le fidfe leggi motrici , pur li cangiano del continuo per le infinite modificazioni di coddfo mo11 }~nài 'J1ie ;e:ei1~e e/i~:~1glo~~·

a~ffi

d:a!j";:;:~~i :!:

mune, van pur pcrpecuam~nre cangiando di modifica• zio•

i~

LI*

zioni ( a), fi riconofce altresl nelle lingue, eh~cllen-~ do le ftcffe per la ftcffa impuUione d'aria fofpinta dai (,)C.P!.1r.1,

~i~': !c!difi,izi~n1jdi~~rfcdi r;~!~~~:i1°(ocf;i~;:: 0

~~

Pcrciocchè dfendo effe intefc a cfprimcr le immagini quali fon combinate, e i coftumi quali fon praticati, egli è pur forza che feguaciò che per nota cfpcricnza fi vale fcguire, vale a dire che difufati in ciafcuna lingua del continuo ak~i termini, fc ne foftituifcan di

d~t~;i di~~;utrdt~~ifi~!~io~i~c ha'~!1ki~~~~?:id~~

gli oggetti , fia nella pratica dc' collumi che ne derivano. E quantunque quella diverfit). di modificazioni negli oggetti e ne' coftumi, proceda con più d' uniformità, pt'r cffcr cffa opera di natura; non manca però piò: o men cfattamente di tener dietro a quella la di-

;:~~~o~; (6)7i~!u!~~t:cfin:J~nt:~Ì,r~ 7• a~~:'rm:;::; (~) Ja natura .. In effetto, del difufo fuddctto di termini in 0

C. IP, n,J,

ogni lin;ua viva 1 e dcli' introduzione in dia di termini nuovi full' efiinzione di quelli, non fi faprà aficgn;u altra ragione, che qucfb degli oggetti apprcfi e combinati, e de' cofiumi che ne derivano , eh' effendogli fteffi ·per la ftcffa ragion comune 1 fi van rinovando te: ~i~~ièa~~0 ~l";~eq~:~a t~~:Oh~i::r~arni~·~:: intefe che a quefio, di efprimere quegli oggetti e quei coflami cosl combinati e cosl diverlàmcnte modificati. Dimanicrachè per la fidia ragione1 per cui non v' à luogo, in cui corrano le opinioni e I coftumi di pià fecali innanzi, cosl non v'abbia luogo, in cui s' ado-

~~r,lf~~::. I~;!t

:!/~r!in:iru~l~f~~ei ~:a~:\ :i (t) C.JX, i,.4,. fibile il richiamar quella lingua. III.· Da ciò s'apprende, come.il determinar una favella di tutti i luoghi e di tutti i tempi, farebbe lo ftello che determinar un opinioneeun cofiumc, ounacomG_ 2. bina..-

il LII* d'opinioni e di coftumi pur d'ogni luogo e d'ogni tempo ; vale a dire che determinar la facoltà intellettuale umana , e limitarla non folo ali' eftcnfione, ma alla qualità ancora e ai modi delle fuecognizioni in ogni luogo e ad ogni tempo j cofa l' una e l'altra impoffibile-, per non poter e!fa accordaft colla ftcffa limitazione umana intellettuale. Pcrciocch~·rintelletto umano per quello appunto di dfcrc limitato nelle fue cognizioni, dee variar'ne' modi e nelle qualità di effe ; e per cffcr quelli modi e queftc qualità 6 ;c;~ai~t~d1~:'rd~!~:l~ 0 ~ic~~f,cq.;:dn~ altri coftumi , cfprimcndo in confcguenza e comunicando tuttocib altrui, quando coll'une, CJUando'.coll'al• tre voci o favelle • Siccome poi col variar di cambi• nazioni d' oggetti e di coftumi non (i ricorre giammai (.)C,VI.,,,1. ai modi ufati altre volte{•), ma le modificazioni ne fon fempre diverfe ; cosl col variar delle Jir,guc vive nor, fi ricorre giammai a rinovame o a replicarne alcune delle morte oltrcpaffate , ma fe ne formano altre dapprima fempre inaudite, e non mai per innanzi adoprate. li tutto per leinfinite maniere, colle qualipof. fono combinarli gli fieffi oggetti , gli fieffi cofiumi , e le fteRe articolazioni di voci, colle quali proferirli, ~binazione

t f!tc;,:::

:te~~eft~a ~~~iiQeZ:0, e:n~e;gir~n~lfo:mihin r~j 0 ~eÒ~t: ma varie fempre nelle loro modificazioni . Per quefio gli eruditi pollono bensl lufingarli d' ifiruirli e di ra• gionarc de' c:ofiumi e delle lingue antiche , per quanto ~ poffibile ravvifarle a un lume che fi va fcmpre allontanando, e per· qi».nto ~ poffibile alla vita uma-

:~g~~f

: ~~~a il t~:r::r.~, :~e~mr, b~ld:3e cl~~: gue perdute, quella contezza che fi à de' cofiumi e delte lingue viventi, o il lufingarfi diraccapenar daipochi frammenti che refiano , quel tanro piò. -che noo retta de' fecoli 111tichi, ~ una. v~a credulità ; ed~ come

,lf LIII:~ me lufingarfi d' indovinar per le poche f,mdonie che ~ foglion narrarli delle Sibille , tutto quel che per avnntura avc!fcro quclte fcritto ne' libri loro, che fi di-, con arfJ ncll' incendio dd Campidoglio Romano. IV, Per altro la divcrfità di lingue, che come_fopra dcc avervi nelle nazioni, per la divcrfità in effe di og,ctti combinati , e di coftumi che ne derivano, e I' 1mpoffibilità di cffcr tutti d' un coftumc e d'una fa. velia (a), fan conofccrc che la natura unifcc in vero (•)C.X.n.2.3.

d.fgi~~g;n~~;:, ~1!}

:~v~rlim!"~!~i aa1~~ca:a~.&:r~a~ qual cafo la loro unione cffcndo inutile , farebbe incomoda, e potrebbe renderli ancora nociva, Certo è, che fc t' ufo dc:11'iftdla favella indica la ncccffità di flar gli uomini uniti , per accorrere gli uni in fuccor-

~~1:c~l~/~~i Ìaci:ci~c; "fufou~i v&~!1~:~fidf:c:rrrnre:: indica la neffuna neceffità di ftar effi uniti a queft'effetto, giacchè fra perfone di favella diverfa neflunacomunicazione di fentimenti, o nelfuna fcambievoleatt. ftenza può interceder giammai • D' altronde le occorrenze umane-fono ognor limitate, e non polfono ftenderfi oltre a quei limiti che con difagio comune degli altri, econ illufione particolare disè medefimi, effendo in vero un' illufione e un inganno , che quel foccorfo fia di provcdimento, di diletto, di piacere, di difefa o d'altra qualunque occorrenza, che ognun può confcguire da altri lontan tutt' al piò dicci miglia , abbia da attcndcrfi e da languirfi da altri, di favellain1: 1.lif;~ 1eciòeti ~h~~~~~~~ ~li~; mini fino a ceno numero, al quale poffano confcrvarfi dcli' ifl:cff"a favella, fia la natura amica della fuffiftcnza e del piacere verace ; e che quel che li congrega oltre a quefl:o numero, al qual non po11anoconfcrvadi d'una favella , fia l'ambizione particolare difl:ruttiva della fpccic, c;orruttricc,dd vero piacere, e amica del _pia-

~7f:

ld~~b~ ::a~g::!1

ii

I

~lLIV* ~piacere

ingannevole , Ciò lì comprova dal fatto, per cui gli uomini finchè fon dc:11'HleOa favella 1 più convengono infieme 1 e pib. s' accrefcono per arti di moderazione e di pace 1 come. nelle nazioni più limi• tate d' Europa , e qualor diventano di più lingue , come negl' imperj pili va!li dcli' Alia , non polfonn fo!lenc:rfi che per la forza , e lì di!lruggono per quc:11'arti {b:fTedi lulfo e di guerra, per le quali crcd(>no bonariamente di confervarfi1 e di foccorrc:dì gli uni gli altri; come in fatti li trovano quivi a molto minor numero che nell' altre nazioni d' una fola lingua, avuto riguardo ali' dlc:n(Ìon delle terre • E li comprova ciò pure dalla dipendenza neceflaria degli uni da-

bJ~:~f

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0 1 c:;~n:~gt: 0 q:~i :r~~d:~za al~iì nazione e fubordinazione può ben avervi fra pcrfone della fieffa lingua, ma fra quelle di lingue diver(e non

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0 ct~i cd~~ngaa:nd a~lie~,~~r~ ~::~do no fin la favella, per la quale dipendere . Dacch! lì coflclude , che la faggia natura vuol veramente uniti

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~~onp~i:ni\i /o~~e'!1i~~~!tiJf'ia~~~in! ~in:a~';!~~f~0 ~ ro comune ; e che quel che li tiene uniti per tutt' altro titolo , non fia che la ftolta ambizione e l' interc!fe loro particolare , ben diverfo da quell'amore e da quella ragione , e talvolta a quefti con• trario. CA P.. XI. (""\Uella ragione, che fa, che gli uomini dell' iftef. De'·coltumi "-!. fo luogo e del!' iftdfo tempo fiano dcli' iftef. efpre~ ~r fa. fa favella , per la neccffità di comunicare in• velledinrfe, fieme d'immagini d' oggetti 1 e di coftumi (a) 1 fa

C. I."• 1 • non meno che a luoghi e tempi diverfi fiao di di• verfe favelle, per la. neffuna neceffità allora di una fi. mile comunicazione 1 effendo d'altronde le voci, colle 'iuali comunicar d'immagini e di coflumi per fe fleffc

i< LV 1:lfc infinite ( 4) , cd clfcndo finite quelle, colle quali a~ qualunque tempo e luogo particolare, comunicar d' im- (1') c. V."• r. magini e di cotlumi di quel tempo, e di quel luogo particolare • Ma oltre ciò quella r.igionc che fa , che ciafcuna lingua vada altcrando!i riguardo a sè ftelfa , per I' alterazione che va fcgucndo nelle modificazioni degli oggetti e dc' cottumi mcde{imi allo Jl:dfo tempo e_nello itc~o luogo (~),fa ~hc s'alteri moh