Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo [4 ed.]


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Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo [4 ed.]

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JULIUS EVOLA

EDIZIONI MEDITERRANEE

MASCHERA EVOLTO

DELLO

SPIRITUALISMO COITlmPORAIIO

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Orizzonti detto spirito I 6 Collana fondata da Julius Evola

lilll\lA ÌliÒilililliGoog le YJP1-XYC-QPAe Digitized by

OPERE DI JULIUS EVOLA PUBBLICATE IN QUESTA COLLANA Rivolta contro il Mondo Moderno ( 4• edizione) Metafisica del Sesso ( J• edizione) Lo Yoga della Potenza (56 edizione) La Tradizione Ermetica (J• edizione) Il Mistero del Graal (J• edizione) Teoria dell'Individuo Assoluto (26 edizione) Maschera e Volto dello Spiritualismo contemporaneo (4• edizione) Ricognizioni: Uomini e Problemi (1 6 edizione)

Opere a cura di

J.

Evola

Tao-te.ching: Il Libro del Principio e della sua Azione, di Lao-Tze Il Mistero del Fiore d'Oro, di Lli-Tzu Hara, centro vitale dell'uomo secondo lo Zen, di K. Diirckheim

Fuori collana Testimonianze su Evola, a cura di G. de Turris Scritti su J. Evola di trenta noti Autori

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JULIUS EVOLA

Maschera e volto dello

spiritualismo contemporaneo Analisi critica delle principali correnti moderne verso il «sovrasenribile» Quarta edizione riveduta e a,,.p/iata

EDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA

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Ristampa 1990

© Copyright 1971 by Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia, 1,s O Copertina di Giulia Marini O Printed in ltaly O S.T.A.R .. Via Arati, 12 - Roma

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INDICE

Pag. PREFAZIONE

7

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9

I. Il sovrannaturale nel mondo moderno Il.

Lo

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spiritismo e le « ricerche psichiche »

III. Critica della psicanalisi

39

IV. Critica del teosofismo

71 91

V. Critica dell'antroposofia

107

VI. Il neomisticismo. Krishnamurti VII. Parentesi sul cattolicesimo esoterico e sul « tradizionalismo integrale » VIII. Il primitivismo. Gli ossessi. Il �superuomo»

171

IX. Il satanismo X. Correnti iniziatiche e « alta magia »

125 147 187

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Questo libro, riveduto ed ampliato nella presente quarta edizione, si rivolge a tutti coloro che, interessandosi allo « spiritualismo » contemporaneo, desiderino orizzontarsi di fronte alle correnti principali di esso. Appunto per questo il punto di vista qui assunto per fornire tale orientamento non sarà assol11to quanto quello adottato in altre nostre opere. La difesa della personalità umana - còmpito, pri­ ma di realizzare il quale ogni vera aspirazione « spiritua­ lista » manca del suo primo presupposto - va"à qui come il principio direttivo fondamentale. Chi sa vedere, e separare dall'essenziale l'accessorio, potrà però facilmente riconoscere che fra i due punti di vista non vi è contradizione. L'uno - quello assunto nel­ la presente critica - può anzi valere per precisare il sen­ so e il giusto luogo del secondo - di quello delle opere su argomenti esoterici specializzati o di affermazione del « tradizionalismo integrale ». Del resto, proprio la sequen­ za dei presenti saggi fornirà un naturale passaggio dall'uno ali'altro piano.

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I IL SOVRANNATURALE NEL MONDO MODERNO

n

« l'ora propizia per le imprese equivoche di ogni falso misticismo, che mescolano curiosamente le confusio­ ni spiritualistiche con la sensualità materialista. Le forze spirituali sono in invadenza dappertutto. Non si può dire piu che il mondo moderno manchi di sovrannaturale. Se ne vede apparire d'ogni specie e varietà. E il gran male di oggi non è piu il materialismo, lo scientismo, ma è una spiritualità scatenata. Ma il sovrannaturale vero non ne ri­ sulta riconosciuto in maggior misura. Il " mistero " avvol­ ge tutto, s'installa nelle regioni buie dell'Io, che esso de­ vasta, al centro della ragione, che esso scaccia dal suo dominio. Si è pronti a riintrodurlo dappertutto, eccetto che nell'ordine divino, ove esso risiede realmente ». Cosi'. ebbe già a scrivere, in un'opera non recente di valore vario, il cattolico Henri Massis ( 1 ); ma sono pa­ role, queste, che ancor oggi hanno il loro peso. Infatti, ancor oggi sono numerosi · e rigogliosi i gruppi, le sette e i movimenti che si consacrano all'occulto e al « sovran­ naturale ». Ravvivate da ogni acutizzarsi della crisi del mondo occidentale, tali correnti raccolgono aderenti in nu(1) H. MASSIS, Dlfense de l'Occitle,st, Paria, 1927, p. 24,.

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Il sourannaltmzk ntl mondo modtmo

mero notevole - lo spiritismo, da solo, ne ha contato milioni. Dottrine esotiche d'ogni genere vengono importate e piu esse presentano i caratteri della stranezza e del mi­ stero, piu esercitano un fascino. c;i può ben dire che ogni intruglio trova un posto nel recipiente « spiritualismo ,. adattamenti dello Yoga, varietà di una mistica spuria, « occultismo » ai margini delle logge massoniche, neo-rosi­ crucianesimo, regressioni naturalistiche e primitivistiche a fondo panteista, neo-gnosticismo e divagazioni astrologi­ che, parapsicologia, medianità e simili - a tacer poi di ciò che è mistificazione pura. In genere, basta che qual­ cosa si scosti dall'ordine di ciò che si è convenuto di chiamare normale, basta che esso presenti i caratteri del­ l'eccezionale, dell'occulto, del mistico e dell'irrazionale per­ ché una notevole quantità di nostri contemporanei ad es­ so si interessi con una facilità cli tanto maggiore. Per ultima, anche la « scienza» ci si è messa: in certe sue diramazioni come psicanalisi e « psicologia del profondo ,. essa spesso è finita in promiscue evocazioni nelle regioni di frontiera dell'Io e della personalità cosciente. Si è visto inoltre questo paradosso: proprio alcuni rappresen­ tanti di quelle discipline « positive i. che, per poter giu­ stificare ed organizzare sé stesse, si dettero ad una siste­ matica denegazione di ogni visione ciel mondo contenente elementi sovrasensibili, proprio costoro, in un s�ttore a parte, oggi indulgono non di rado a forme primitive di neo-spiritualismo. Ed allora la reputazione che la loro se­ rietà si è acquistata nei domint di loro competenza vie­ ne addotta abusivamente come avallo per il valore di det­ te forme e si trasforma in un pericoloso strumento di seduzione e di propaganda: tipico è stato il caso dei fisici Crookes e Lodge nei riguardi dello spiritismo. cosf che am­ pi settori del mondo occidentale stanno esalando un caos spirituale che lo fa rassomigliare stranamente al mondo asiatizzato della decadenza ellenistica. Né vi mancano i Messia, in varia edizione e vario formato.

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

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Anzitutto occorre orientarsi e vedere quali sono le cau­ se principali del fenomeno. Come primo tratto perspicuo si sarebbe portati a in­ dicare un impulso generale all'evasione. In un suo aspet­ to, il neo-spiritualismo ha indubbiamente un ruolo ana­ logo a quello di tutto ciò con cui l'uomo di oggi cerca di evadere dal mondo che lo circonda, dalle forme sof­ focanti assunte dalla civilizzazione e della cultura dell'Oc­ cidente moderno, su tale linea giungendo, nei casi-limi­ te, fino all'uso delle droghe, alle esplosioni anarchiche, alla pandemfa del sesso, a forme diffuse e varie di com­ pensazione nevrotica. A questa stregua, vi sono però motivazioni di cui non si può disconoscere la parziale legittimità. Non per caso gli inizi del neo-spiritualismo sono contemporanei all'af. fermarsi della visione materialistico-positivista dell'uomo e del mondo, nel suo squallore e nella sua disanimazione, aggiungendovisi il razionalismo, la pretesa della ragione astratta di bandire o di irreggimentare tutto ciò che ap­ partiene agli strati piu profondi dell'essere e della psiche. Net contempo, è da indicarsi la carenza delle forme di una civiltà tradizionale in senso superiore, capace di effet­ tive aperture verso l'alto. Per l'Occidente, si è trattato so­ prattutto della religione venuta a predominare in esso, del cristianesimo, e del fatto che essa stessa ha cessato di presentarsi come qualcosa di vivente, di offrire punti di riferimento per una vera trascendenza, riducendosi piutto­ sto, nel cattolicesimo, per un verso ad un inerte edificio teologico-dogmatico, per un altro verso ad un devoziona­ lismo confessionale e ad un moralismo a carattere piccolo­ borghese, tanto che si è finiti col parlare della « morte di Dio» e col formulare l'esigenza di una smitizzazione della religione che ne riduca il contenuto valido alla pratica sociale ( come per es. nel cosidetto « cristianesimo ateo » ). Ma se cosf la religione positiva è venuta meno alla

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

sua funzione piu alta, se è apparsa offrire ben poco a coloro che, piu di una « fede » e di un addomesticamen­ . to moralistico borghese e sociale dell'animale umano, cer­ cavano, sia pure oscuramente, una esperienza spirituale li­ beratrice, le massime sovvertitrici delle ultime ideologie, per le quali il principio e la fine dell'uomo stanno su que­ sta terra e che come scopo indicano una società della pro­ duzione e di un benessere di massa destinato, peraltro, a divenire insipido e noioso, e comunque da pagare con condizionamenti e mutilazioni molteplici della personalità, non potevano non suscitare, alla fine, insofferenza e ri­ bellione. A meno che non intervengano processi di fondamen­ tale degradazione, nel profondo della natura umana sus­ siste il bisogno dell'« altro » e, al limite, del sovrannatu­ rale. Non lo si può soffocare in tutti oltre un certo limite. Nei tempi ultimi, la morsa si è serrata, per via dei fattori or ora accennati. Da qui, in molti, l'impulso che ha cre­ duto di trovare un appagamento e uno sbocco in tutto ciò che il neo-spiritualismo pretende di offrire, in up.a certa misura con carattere di cosa nuova, con idee che sem­ brano aprire l'accesso ad una piu vasta realtà, non solo teoricamente, ma soprattutto come esperienza spirituale vis­ suta. Il fatto che nei tempi ultimi si è finito col ricono­ scere, sia pure sporadicamente, un « estranormale » come manifestazione di energie, leggi e possibilità oltre a quelle ammesse nel precedente periodo positivistico, ha spesso costituito un fattore ulteriore pel particolare orientamento dell'impulso all'evasione di cui qui intendiamo occuparci. Un ultimo, non irrilevante fattore è stato la conoscen­ za, non piu ristretta ad una cultura superiore specializ­ zata, di dottrine di origine prevalentemente orientale, le quali promettevano piu di quanto le religioni positive oc­ cidentali da sempre, ma soprattutto nelle loro forme ultime svuotate e svigorite, sembrano offrire.

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

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Questa, è in sintesi, la congiuntura « situazionale» a cui si può riferire la diffusione del neo-spiritualismo, il quale, come abbiamo notato in altra occasione ( 1 ), in ge­ nere presenta i caratteri di quella che Oswald Spengler ha chiamato la « seconda religiosità», che si manifesta non nel periodo luminoso originario di una civiltà organica, qualitativa e spirituale e al centro di essa, ma in margine ad una civilizzazione crepuscolare e in dissoluzione - nel caso specifico, in ciò che lo stesso Spengler ha chiamato « il tramonto dell'Occidente», come un fenomeno peculia­ re di esso. Dopo di che, bisogna fissare alcuni punti fondamentali di riferimento per una presa di posizione discriminatrice di fronte alle varietà del neo-spiritualismo e di ogni altra corrente ad esso affine. A tale riguardo, dobbiamo sottolineare che a noi so­ prattutto interessa ciò che in detto spiritualismo non si riduce a teorie ma comprende tendenze le quali, talvol­ ta senza saperlo o volerlo, propiziano evocazioni di forze dell'« altra sponda» e portano individui e gruppi a con­ tatti con esse, nel coltivare modalità estranormali della co­ scienza. La premessa è, ovviamente, che queste influenze e que­ ste modalità esistano cosi realmente, quanto le forme del­ la realtà fisica e della psiche ordinaria. In un modo o nell'altro, ciò è stato sempre riconosciuto in ogni civiltà normale e completa, è stato denegato solo da qualche de­ cennio di « positivismo» occidentale. Al giorno d'oggi, vi è però da andar piu oltre di un semplice riconosci­ mento in termini psicologici o, per dir meglio, psicologi­ stici, come accade, ad esempio, nel dominio della psi­ chiatria e della psicanalisi generalizzata. Per quel che a noi interessa, questo « spirituale» lo si deve intendere invece in termini ontologici, ossia appunto come realtà. (1) Cfr. il nostro libro Cavalc11re la Tiue, 2• cd., Milano 1971, c. 29

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

Altrimenti il problema del pericolo dello « spirituale • ( o dello spiritualismo} e dell'« estranormale • non si pone o finisce col rivestire un carattere abbastanza banale. Si potrebbe parlare delle fisime, delle paranoie e delle fan­ tasticherie di menti squilibrate e « svitate», per le quali non vi è da allarmarsi troppo. Qui ci si deve riferire alla personalità in senso pro­ prio. Il contatto con lo « spirituale • e l'affioramento di es­ so possono rappresentare un rischio fondamentale per l'uo­ mo, nel senso che possono avere per effetto una meno­ mazione della sua unità interiore, di quell'appartenere a sé, di quel suo potere di presenza chiara a sé e di chiara visione e di azione autonoma che de.finiscono appunto l'es­ senza della personalità. Nella sua forma attuale la personalità nel mondo del­ le cose tangibili e misurabili, dei pensieri logici dalla net­ ta forma, dell'azione pratica e di quanto, in generale, ha relazione con i sensi fisici e col cervello si trova a casa sua, su di un saldo terreno. Invece nel mondo dello « spi­ rituale » essa corre un rischio continuo, essa ritorna allo stato problematico, perché in quel mondo non esiste piu nessuno degli appoggi a cui essa è abituata e di cui ha bi­ sogno, finché è personalità condizionata da un corpo fisico. Non è un caso che molti di coloro che oggi coltivano lo « spiritÙalismo» sono esseri senza una pronunciata perso­ nalità (significativa la grande percentuale delle donne), men­ tre coloro che danno segno di personalità forte e consa­ pevole si tengon fermi alle cose « positive • e nutrono pel sovrasensibile una repulsione invincibile, pronta a crear­ si ogni sorta di alibi. Bisogna capire che questa repulsione non è che la manifestazione inconsapevole in loro di un istinto di difesa spirituale. Le personalità piu deboli, ove tale istinto manca o è attenuato, sono quelle disposte ad accogliere e a coltivare imprudentemente idee, tendenze e evocazioni, del cui pericolo non si rendono conto.

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

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Tali persone credono che qualunque cosa trascendente il mondo a cui sono abituate costituisca per ciò stesso alcunché di superiore, uno stato piu alto. Nel punto in cui in loro agisce il bisogno di «altro», l'impulso all'eva­ sione, esse imboccano ogni via, e non si accorgono quan­ to spesso esse cosf entrino nell'orbita di forze che non sono al disopra, ma al disotto dell'uomo come perso­ nalità.

Questo è il punto fondamentale: veder ben chiaro le situazioni nelle quali, malgrado ogni apparenza e ogni ma­ schera, il neo-spiritualismo può effettivamente avere un carattere regressivo e lo «spirituale» non essere un «so­ vrannaturale» bensf un «infranaturale»; ciò, sempre con­ cretamente e esistenzialmente, a parte ogni confusione e deviazione dottrinale e intellettuale. Per poter avere una idea delle influenze di cui può anche trattarsi quando si verifica questa apertura, che è verso il basso e non verso l'alto, questo spostamento che è discendente e non ascendente, sarà opportuno accenna­ re a ciò che in un senso vasto e completo si deve inten­ dere per «natura». Quando si parla di «natura» oggi si intende in genere il mondo fisico, conosciuto attraver­ so i sensi fisici di ogni persona sveglia e misurato dalle scienze esatte. In realtà, questo è solo un aspetto della natura, una imagine formatasi in relazione alla personalità umana, ed anzi in una certa fase del suo sviluppo storico, al titolo di una esperienza propria ad essa, e non ad al­ tre possibili fasi e forme di esistenza. L'uomo percepisce la natura nelle forme cosf definite della realtà fisica per­ ché si è distaccato da essa natura, perché se ne è liberato e disciolto, tanto da sentirla alla fine come esteriore, co­ me «non-Io». La natura in sé, non è questa apparizione nello spazio: essa invece è colta là dove questo senso di esteriorità si attenua, attenuandosi correlativamente lo sta­ to della coscienza lucida di veglia e subentrando stati nei

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

quali oggettivo e soggettivo, « dentro » e « fuori » si con­ fondono. Qui cominciano i primi domini di un mondo « invisibile » e « psichico » che, per esser tali_ non cessa­ no di esser « natura », anzi sono eminentemente « natura », e per nulla « sovrannaturalità ». Con l'indagine oggettiva scientifica sulla materia o sull'energia l'uomo in fondo si muove in una specie di circolo magico creato da lui stes­ so. Esce da tale circolo e raggiunge la natura solo chi retrocede dalla coscienza personale formata verso la sub­ coscienza lungo la via che comincia con le oscure sensa­ zioni organiche, con l'emergere di complessi e di auto­ matismi psichici allo stato libero - cioè sciolti dai con­ trolli cerebrali - e che poi si sviluppa scendendo nel pro­ fondo della subcoscienza fisica. Alcune ricerche recenti hanno fornito degli elementi per individuare questo processo di regressione anche da un punto di vista positivo. Con delle anestesie locali pro­ vocate sperimentalmente si è seguito ciò che accade nelle funzioni psichiche quando vengano neutralizzati progressi­ vamente gli strati della corteccia cerebrale, dai piu ester­ ni e recenti ai piu interni e antichi, fino ad eliminare del tutto l'azione del cervello e a passare al sistema sim­ patico, che si è mostrato legato ancora a certe forme di coscienza. Primi a scomparire sono stati allora i concetti di spazio, tempo e causalità, cioè i concetti sui quali poggia l'esperienza di veglia della natura e la concatena­ zione logica dei pensieri nella personalità cosciente. In relazione a strati piu profondi, la stessa coscienza ordina­ ria distinta dell'« Io » viene meno e si è sulla soglia di funzioni inconscie, in immediata relazione con la vita ve­ getativa. Questa precisamente è la fine della « persona » e la soglia dell'impersonale, della « natura ». Ciò a cui l'antichità ha dato nome di genii, di spi­ riti degli elementi, di dèi. della natura e via dicendo, a parte le assunzioni superstiziose popolari e folkloristiche

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

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e a parte le apposizioni poetiche, non si riduceva a me­ ra favola: si trattava di certo di « imaginazioni � - cioè di forme prodotte in determinate circostanze da una facol­ tà analoga a quella che agisce nel sogno in relazione col simpatico - le quali però in origine drammatizzavano variamente, proprio allo stesso modo dei sogni, le oscure esperienze psichiche di contatto con le forze, di cui le forme, gli esseri e le leggi visibili della natura non sono che la manifestazione. Del pari, i fenomeni di chiaroveggenza detta « natura­ le», ovvero di chiaroveggenza sonnambolica, si legano ad una neutralizzazione ed esclusione del cervello e all'appog­ giarsi di una coscienza ridotta, che in certi esseri sussiste grazie a circostanze speciali, appunto al sistema simpatico. I plessi principali di questo, e soprattutto il plesso solare, si trasformano allora in un sensorio ed assumono la fun­ zione del cervello, che essi esercitano senza l'aiuto dello strumento dei sensi fisici in senso stretto, sulla base di stimoli e sensazioni che non vengono dall'esterno, ma dal­ l'interno. Naturalmente, a seconda dei casi, i prodotti di questa attività hanno un carattere piu o meno diretto, sono cioè piu o meno mescolati con le forme che esse usano per tr�dursi e divenire coscienti e che sono piu o meno informate dall'elemento spazio-temporale proprio al cer­ vello ( 1 ). Ma, per grande che sia la parte delle scorie, sussiste in questi fenomeni un margine incontestabile di oggettività, che si conferma talvolta anche in forma per­ spicua, per la corrispondenza dei dati forniti per tale via con quelli controllabili sulla base delle percezioni fisiche vagliate e organizzate dalla coscienza di veglia. Ciò fornisce di già un punto di orientamento. Esiste tutta una zona « psichica», « occulta» rispetto alla co­ scienza ordinaria, la quale è a suo modo reale (non « il(1) Cfr. A. SOIOPENHAUER (Parerga und Par11/ipomen11, ed. 1s,1, v. I, pp. 231-233) che già vide chiaramente questo punto.

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Il sovrannàturale nel mondo moderno

lusione soggettiva» o «allucinazione» ), ma che non è da scambiarsi con lo «spirituale» in senso di valore, e tanto meno col «sovrannaturale». Con maggior ragione qui si potrebbe invece parlare di infranaturale, e chi si apre passivamente, «estaticamente» a questo mondo, in realtà retrocede, fa scendere il livello interno da un grado superiore ad un grado inferiore. Ogni misura positiva per la vera spiritualità, per l'uo­ mo deve essere la coscienza chiara, attiva e distinta: quella che egli possiede quand� scruta oggettivamente la realtà esteriore o forma i termini di un ragionamento lo­ gico, di una deduzione matematica, o prende una decisio­ ne nella sua vita morale. La sua conquista, ciò che lo definisce nella gerarchia degli esseri, è questa. Quando egli invece passa negli stati di un misticismo nebuloso, di uno sfaldamento panteistico e nella fenomenologia - per sen­ sazionale che sia - che si verifica nelle condizioni della regressione, del collasso psichico, della transe, egli non ascende, ma discende lungo la scala della spiritualità, pas­ sa da un piu ad un meno di spirito. Non supera la «na­ tura», ma si restituisce ad essa, anzi si fa lo strumento delle forze infere chiuse nelle forme di essa. Solo dopo aver visto ben chiaro questo punto si può formulare l'idea di una diversa, antitetica direzione spiri­ tuale, da servire per misurare ciò che può esservi di valido nello«spiritualismo» e che può proporsi a chi, avendo una particolare vocazione e qualificazione, cerca una «tra­ scendenza», qualcosa di piu alto di quanto offre la vi­ sione moderna dell'uomo e del mondo, lo spazio per una superiore libertà di là dei condizionamenti e dal senza-senso dell'esistenza di oggi e dalle stesse forme reiiduali delle confessioni religiose. In via di principio si tratta di po"e l'esigenza di una via ad esperienze che, lungi dal «ridur­ re» la coscienza, la trasformino in supercoscienza, che lun­ gi dall'abolire la distinta presenza a sé cosi facile a con-

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

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servarsi tn un uomo sano e sveglio fra le cose materiali e nelle attività pratiche, la innalzi ad un grado superiore, in modo da non alterare i principi che costituiscono l'es­ senza della personalità, ma invece da integrarli. La via ver­

so esperienze del genere è la via verso il vero sovranna­ turale. Ma questa via non è comoda né, per i piu, sedu­ cente. Presuppone proprio l'atteggiamento opposto a quel­ lo degli entusiasti dello «spiritualismo » e di chi è solo sospinto da un confuso impulso all'evasione, presuppone un atteggiamento e una volontà di ascesi, nel senso originario di questa parola, distinto dalle assunzioni d'ordine devo­ zionale mortificatorio e monastico. Non è facile ricondurre la mentalità moderna a con­ siderare e a giudicare in termini di interiorità, anziché di apparenza e di «fenomeno» o di sensazione. Tanto meno è facile, dopo le devastazioni compiute dal biologi­ smo, dall'antropologismo e dall'evoluzionismo, ricondurla al senso di ciò che fu anche, e nominalmente ancora è, un insegnamento cattolico: la dignità e la destinazione sovrannaturale della persona umana. Ora, proprio questo è invece il punto fondamentale per l'ordine di cose, di cui stiamo trattando. Solo chi ab­ bia un tale senso può riconoscere, infatti, che in tutto

quel che non è piu materiale esistono due domini distinti, anzi antitetici. Quello corrispondente a forme di coscienza

inferiori al livello dello stato di veglia della persona uma­ na normale è l'ordine naturale, nel senso piu vasto. Solo l'altro ordine è il sovrannaturale. L'uomo si trova fra l'uno e l'altro di questi due domini, e chi esce da una condizione di stasi o di precario equilibrio può gravitare verso l'uno o verso l'altro. Secondo la suaccennata dottrina della di­ gnità e della destinazione sovrannaturale dell'uomo, que­ sti non appartiene alla «natura » né nel senso materia­ listico dell'evoluzionismo e del darwinismo, né nel senso «spiritualistico» del panteismo e di concezioni affini. Come

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Il sovrannaturale nel mondo moderno

personalità egli si innalza di già dal mondo delle anime mistiche delle cose e degli elementi, e dal fondo di una «cosmicità » indifferenziata - e la sua visione di cose fi­ siche chiare, dai crudi contorni, oggettive nello spazio, cosf come la sua esperienza di pensieri ben precisi e lo­ gicamente concatenati, esprime già quasi una specie di catarsi e di liberazione da quel mondo, malgrado la li­ mitazione degli orizzonti e delle possibilità che ne deri­ va ( 1 ). Quando invece vi ritorna, egli abdica e tradisce la sua destinazione sovrannaturale: cede la sua «anima•· Egli imbocca, consapevolmente o inconsapevolmente, la via discendente, laddove nella fedeltà al suo fine gli sa­ rebbe eventualmente dato di andar di là di ogni stato condizio­ nato, per «cosmico » che esso sia. Questo inquadramento schematico basta già per un pri­ mo orientamento di fronte alle varie correnti dello «spi­ ritualismo ». Lo sviluppo della critica di ciascuna di que­ ste andrà a precisare e ad integrare via via tali vedute tanto da lasciar vedere, in pari tempo, quali possono es­ sere i punti positivi di riferimento.

(1) Ha relazione con questa veduta l'insegnamento buddhistico, secondo il quale ali e dèi,. (intesi come potcmc e naturali•), se voaliono conse­ guire la e liberazione,., occorre che passino prima nello stato umano e ivi conseguano il « risveglio »; al che fa poi riscontro l'insegnamento erme­ tico circa la superiorità dell'uomo sugli �i quale e signore delle due nature ,., ma anche circa il continuo pericolo in cui cali si trova. 2 da notare - e in �ito lo vedremo da presso - che di contro all'ideate della e liberazione ,., identico a quello della completa realizzazione della de­ stinazione 10vrannaturale dell'uomo, il concetto di e natura ,. va ad abbrac­ ciare anche stati cosmici e non-umani, ma che rientrano anch'cui nel mondo condizionato.

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II LO SPIRITISMO E LE « RICERCHE PSICHICHE »

Lo spiritismo ha costituito l'avanguardia del nuovo spi­ ritualismo. Esso ha dato il segnale della rivolta contro il materialismo, subito dopo raccolto dal teosofismo, il qua­ le con esso si divide tuttora la grande maggioranza de­ gli appassionati all'invisibile. Non è privo di importanza il dettaglio, che entrambi questi movimenti siano nati nei paesi anglosassoni protestanti e che delle donne - le sorelle Fox per l'uno, Elena Petrovna Blavatsky e poi A. Besant per l'altro - abbiano avuto una parte fonda­ mentale nelle loro origini. Lo spiritismo è stato il primo a richiamare l'atten­ zione del gran pubblico su di un ordine di fenomeni i quali, a dir vero, nell'antichità erano ben conosciuti, ma che per uscire dai quadri della visione « positiva » del mondo consolidatasi nel secolo scorso erano stati negati e considerati come fisime e imaginazioni di men­ ti superstiziose. Tutto il merito dello spiritismo comincia e finisce qui. Lo spiritismo non si è limitato ad attirare l'attenzione sulla realtà di questi fenomeni, ma ha cercato in ogni modo di propiziarli e di provocarli, scoprendo i cosidetti medium e proponendosi il còmpito dello sviluppo delle

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Lo spiritismo e le « ricerche psichiche ,.

facoltà medianiche latenti. Inoltre esso ha cercato una spiegazione dei fenomeni ed in quanto li riconduca al1'azione di « spiriti » (di massima, di « spiriti » di esse­ ri umani defunti) e pretende di fornire, per tal via, una specie di prova sperimentale della sopravvivenza dell'ani­ ma, se non pure della sua immortalità, esso è propria­ mente spiritismo. L'esame e la produzione sia di questi fenomeni, che di quanti altri abbiano carattere estranormale, senza una sovrastruttura teorica e interpretativa obbligata e soprat­ tutto sotto rigoroso controllo scientifico e con un atteg­ giamento analogo a quello assunto per l'esplorazione e la classificazione dei fenomeni « naturali » in senso stretto, costituisce invece l'oggetto delle cosidette « ricerche psi­ chiche» o «metapsichiche» o «parapsichiche». Queste ricerche, organizzatesi in un periodo piu recente e fa­ centi capo ormai a numerosi istituti e società, hanno ri­ preso ed integrato l'aspetto, da noi giudicato positivo, del­ lo spiritismo, nel senso che per via dei loro accertamenti non è piu possibile dubitare della realtà dell'estranormale. Senonché anche per esse tutto il merito comincia e fini­ sce qui. Peraltro, limitandoci all'ordine dei fenomeni cui si è specialmente concentrata l'attenzione dello spiritismo e, nelle ricerche psichiche, a tutto ciò che non è semplice studio, ma propiziazione e cultura della medianità, anche se nel semplice intento di ottenere una sempre piu va­ sta materia per l'indagine, devesi dire che ci si trova dinanzi ad una corrente che nel suo insieme presenta in modo tipico l'aspetto anzidetto, per il quale lo « spiri­ tualismo » costituisce un pericolo per lo spirito. La me­ dianità può essere definita come un metodo per propi­ ziare o accentuare la disgregazione dell'unità interna del­ la persona. Avendo reso parzialmente libero dal corpo un certo gruppo di elementi piu sottili, l'uomo, quale

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Lo spiritismo e le « ricerche psichiche »

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medium, diviene l'organo per la manifestazione nel no­

stro mondo di forze e di influenze di natura estrema­ mente varia, ma sempre subpersonale. Il medium non può in alcun modo controllare queste forze ed influenze giacché la sua coscienza o coglie soltanto degli effetti, ov­ vero scivola addirittura nel sonno, nella transe, nella ca­ talessi. Né, quanto agli altri - cioè, nell'un caso, gli spiritisti in attesa della manifestazione dei mori:i, nell'altro caso coloro che controllano scientificamente le sedute - le cose cambiano. "L'ultima delle loro preoccupazioni è di avere un giusto senso ed un giudizio circa le condizioni spirituali che propiziano le manifestazioni. Per gli uni, tutto vale passivamente come « rivelazione », e il « sen­ sazionale» e quanto sembra dar conferma alle loro ipo­ tesi « spiritiche » e soddisfare i loro bisogni sentimenta­ li è quel che per loro essenzialmente conta. Per gli altri, cioè per quelli delle « ricerche psichiche », l'uomo vale come un produttore di « fenomeni », i fenomeni vengono apprezzati per quanto piu essi sono inusitati e control­ labili, e di quel che accade dal punto di vista inter­ no, ci si preoccupa assai poco. Anche loro non avrebbero scrupolo di usare mezzi di ogni genere, procedimenti ipno­ tici o sostanze speciali, per provocare artificialmente o in­ tensificare la medianità ed avere cosf « soggetti » adatti per i loro esperimenti e le loro constatazioni. Ora, in questo aprire a caso, nella persona dei me­ dium, dei punti di sbocco all'invisibile pur che ne ven­ ga fuori qualcosa che scuota e s'imponga, il pericolo è lungi dal limitarsi all'attentato contro l'unità spirituale del medium. Né l'uomo comune, né gli « spiriti posi­ tivi » oggi hanno un'idea delle forze oscure ed im­ personali che aleggiano ai margini della realtà, da cui sono escluse. Il medium, che si fa strumento per la manifestazione che esse desiderano, ha letteralmente la funzione di un

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centro d'infezione psichica per il proprio ambiente. Egli fa da medium, cioè da tramite, a che quelle forze possano esercitare un'azione sul nostro mondo e sulle nostre men­ ti, le quali di fronte ad esse restano senza difesa. Le mani­ festazioni che si ottengono nelle « sedute » sono solo una parte, spesso trascurabile ed innocua, rispetto a tutto ciò che sfugge dalle socchiuse porte degli « inferi •· Ef­ fetti altrimenti gravi, per i singoli e per le collettività, si potrebbero indicare, in rapporto con le condizioni create involontariamente ed inconsideratamente nelle sedute di tipo sia « spiritico » che « scientifico » o pseudo-iniziati­ co, se si avesse una intelligenza per certe leggi occulte che agiscono fra la trama della comune esperienza. Per accennare di passata ad un solo caso, sarebbe tanto in­ teressante, quanto allarmante, indicare la parte che evoca­ zioni del genere, in un periodo ancor anteriore alla nasci­ ta dello spiritualismo contemporaneo e dello spiritismo, ebbero nei processi di infiltrazione e di degradazione ve­ rificatisi in certe organizzazioni segrete, le quali ebbero poi una funzione di primo piano nella sovversione rivo­ luzionaria europea. Se si pensa che il numero di coloro che esercitano praticamente lo spiritismo in Italia è di migliaia di persone, nel mondo è di milioni, ci si può formare una idea del pericolo spiritista non solo in sede di credenza supersti­ ziosa e di deviazione intellettuale, ma sopratutto in sede di un'azione insensibile di corrosione delle barriere che, chiudendoli all'aldilà, permettono agli uomini un certo residuale margine di sicurezza e di autonomia. Peraltro, ogni saturazione di influenze « in/ere •, che per queste e per altre vie si produce nella vita agendo fra le trame della coscienza, oggi è preoccupante piu di quanto lo sia mai stata, perché oggi manca quasi del tutto la controparte di quelle influenze di senso opposto, cioè effettivamente sovrannaturali, che le grandi tradizioni sa-

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pevano attrarre ed innestare invisibilmente alle nostre in­ ten:doni, ai nostri pensieri, alle nostre azioni. A partir

dalla Rinascenza, l'uomo occidentale ha voluto essere «li­ bero»: lo si è accontentato, lo si è lasciato fare, lo spi­ rituale si è ritirato - ed egli è stato abbandonato a sé stesso, il che vale quanto dire: egli è stato escluso da quelle connessioni con l'alto in funzione delle quali egli poteva avere armi per la sua difesa interna. In ordine allo spiritismo, si troverà forse una certa esagerazione in queste vedute. Molti disconosceranno an­ zi il pericolo, finché non si trovino dinanzi a qualcosa che faccia parte del reparto del «sensazionale»: malattie mi­ steriose, accidenti inesplicabili, aberrazione mentale, ca­ tastrofi in un'esistenza e via dicendo. Oggi si è giunti ad un punto tale, che si considera serio e ci si allarma solo per quel che può minacciare la nostra fortuna, la nostra t!sistenza corporea o, al piu, la nostra salute fisica e i nostri nervi. Al resto, non si pensa. Ciò che riguarda lo spirito, è faccenda privata, rientra nel campo delle opinioni e del giudizio «morale», non in quello della realtà. Idee del genere, nella loro primitività, sono pro­

prio quel che occorre per confermare l'anzidetto stato di inermità dell'uomo di oggi di fronte a forze piu sottili (1). L'ossessione in senso lato - il non appartenere piu a sé

stessi - è una delle forme piu diffuse nelle quali si manifesta e si realizza l'azione delle influenze suaccenna­ te sulla personalità umana. Alla persona libera si sostitui­ sce qualcosa che, senza lasciar avvertire la costrizione, ostacola o perverte ogni aspirazione superiore. Il princi­ pio personale, menomato, retrocede «estaticamente» (si

un di per la

( 1) Non � IICDZ& ragione che l'Inquisizione condannb non 10!0 chi era « supporto ,. di fenomeni simili a quelli spiritici, ma aluesl quelli che tali fenomeni negavano l'esistenza, cx,storo cadendo nel soçetto di esser, un altro veno, strumenti delle stesse inlluenze « inferc ,. per propiziarne « copc:rtUra ...

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vedrà piu da presso il senso di questa parola) in quello promiscuo e collettivo - e il collettivo, l'informe psichi­ co, accusa tipicamente l'irruzione distruttiva. Evidentemen­ te, non è piu dei medium in senso stretto, spiritistico, che ora si parla, e nemmeno soltanto di coloro che di essi fanno una specie di nuovo culto. È una azione piu di­ stante, uno dei punti di partenza della quale può tutta­ via esser individuato in focolari del genere. Ora, il mon­ do moderno non ha bisogno che di spinte ulteriori in que­ sto senso. E chi ha lo sguardo acuto vede dunque come molte cose convergono, quasi come elementi di uno stesso piano, percependo il quale si ha anche modo di intendere la direzione e il senso effettivo dei fenomeni particolari. Le considerazioni esposte al principio si applicano sia allo spiritismo militante, sia a quel ramo delle ricerche psichiche che considera gli stessi fenomeni, quando esso non si limita a constatarli e a registrarli dovunque capi­ ti, ma tende anche a produrli e a moltiplicarli, appro­ vando e valorizzando la medianità. Solo che nel secon­ do caso vi è una limitazione quasi automatica del pericolo. Infatti, quando l'atteggiamento scientifico, con la diffiden­ za e il dubbio metodico che gli inerisce, viene davvero mantenuto, esso agisce spessissimo come un fattore ne­ gativo e paralizzante sulla medianità e sulla produzione dei «fenomeni», poiché queste richiedono un'atmosfera psichica ad hoc per una piena esplicazione: è come un circoJo vizioso, procedente dall'inadeguatezza del metodo alla materia a cui si applica ( 1 ). Dopo di che, resterebbe da esaminare le ipotesi e le

(1) L'accennato effetto inibente si fa poi dilUtrOIO quando nelle se­ dute non siano presenti persone intente solo a conttollan: e a prevenire i trucchi, ma persone che, per dire, siano e portatrici ,. del vero sovran­ naturale. Allora l'effetto non di rado � una vera e propria aisi isterica e convulsiva del medium, la quale non pub non far pcnsan: a quel che talvolta accade nei riti di esorcismo.

cosr

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speculazioni delle due tendenze: cosa, che qui dovrà es­ ser limitata a qualche punto essenziale ( 1 ). Come si è detto, per gli « spiritisti » i fenomeni me­ dianici valgono come una prova sperimentale della so­ pravvivenza e, per alcuni, della stessa immortalità del­ l'anima dei morti. Lasciando da parte i dogmi della fede, essi pensano di confutare per tal via l'agnosticismo e il materialismo dei moderni, poiché essi si pongono sul loro stesso terreno dei « fatti », delle prove tangibili. Senonché, che sia la personalità dei morti ad operare nei fenomeni medianici, od anche soltanto in alcuni di essi, è cosa quanto mai soggetta a cauzione. In realtà, sia gli spiritisti, che quelli delle « ricerche psichiche » non dispongono assolutamente di alcun mezzo per accer­ tare le cause vere dei fenomeni. La medianità e gli altri stati analoghi in cui si pongono i « soggetti » sono per ipotesi stati di coscienza ridotta o paralizzata; sono stati in cui il potere di visione e il controilo interno dell'Io non accompagnano lo spostamento di piano me­ diante il quale si destano le cause dei fenomeni e delle manifestazioni estranormali. Mentre l'uno cade dunque in transe, gli altri restano « fuori » a guardare o a sen­ tire, commossi e rapiti, ovvero provvisti di precisissimi strumenti registratori, in attesa del prodursi di qualcosa che, nella sua grezza materialità, non potrà mai avere un volto definito. Ora, cause assai varie possono pro­ durre uno stesso fenomeno ( ad esempio, si può avere il fenomeno della levitazione ad opera sia di un medium, sia di un santo, sia di uno stregone, sia di un iniziato e di uno yoghi). E la mancanza di salde basi dottrinali, la presenza di suggestioni e di predisposizioni sentimentali, soprattutto il senso ristretto ed umano che d'ogni cosa ( 1) Per la corrispondenza dei punti di vista, si può rimandare, a tale riguardo, anche all'opera di R. GUtNON, L'E"eur Spirite (Paris, 1a cd., 1923).

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banno i moderni, fanno sf non solo che il tutto si ri­ duca ad ipotesi, ma che le ipotesi prescelte siano fra le piu ingenue e le piu unilaterali: ciò, quando non si abbia addirittura da fare con le affermazioni travestite di un vero e proprio credo non meno intollerante di quel­ lo religioso che si pretendeva di superare con le «prove sperimentali». Quanto alle «ricerche psichiche», o metapsichiche, in particolare, vi è da accusare di nuovo l'inadeguatezza del metodo: viene assunto lo stesso atteggiamento che la scienza positiva ha per i fenomeni fisici o biologici, an­ che perché nei piu vi è la tacita persuasione che non si abbia tanto da fare con lo «spirito» o il sovrasensi­ bile in senso proprio, quanto con un ordine di leggi «naturali» non ancora ben conosciute, come avant'ieri non erano conosciute le leggi dell'elettricità e del magne­ tismo. Garantire dal «trucco» e dalle mistificazioni: que­ sto è l'apporto positivo di tale indagine (1 ). L'aspetto sensibile delle manifestazioni è, oltre alla deformazione professionale, la fonte dell'equivoco metodologico. Se que· sto aspetto non fosse presente - e se gli «spirituali­ sti» non vi insistessero tanto per una convalida «po­ sitiva» delle loro tesi - ci si sarebbe sognati di ap­ plicare a quest'ordine di cose il metodo «sperimentale» cosf poco, quanto ogni mente sana vi avrebbe pensato nei riguardi per es. dei prodotti del genio e della crea­ tività estetica - naturalmente, prima delle prevaricazioni compiute anche qui da certa psicologia materialista e dal­ la psicanalisi. ! singolare l'ottusità per cui non si com­ prende che, se si tratta davvero di uno «spirituale», una r.onoscenza adeguata non può venire da registrazioni e da accertamenti esteriori, ma solo ed unicamente da (1) A pane i cui in cui proprio l'atteaiamento di controllo e l'Olti­ natezza nel voler avere i fenomeni a volontà costringono i ,,,eJ;,,,,, a dei • trucchi ,. inconsci quando non 1000 in condizione di produrli.

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un identificarsi allo stesso processo, da un seguirne atti­ vamente la genesi e lo sviluppo sino a raggiungere, per ultimo, l'eventuale manifestazione sensibile, la quale non è che una parte prendente dal resto il proprio senso, volta per volta. Un problema dibattuto in metapsichica è se alcuni fenomeni estranormali sono da spiegarsi con facoltà igno­ te dei medium e di altri soggetti, ovvero se ci si deve riferire anche ad agenti esterni, estraindividuali. Ma que­ sta quistione perde gran parte della sua rilevanza quan­ do si faccia intervenire l'incosciente o il subcosciente, per­ ché per definizione esso appartiene al subpersonale, è una regione psichica in cui ciò che è individuale e ciò che non lo è, è separato da frontiere labili e che può estendersi a comprendere anche zone popolate da ogni sor­ ta di influenze, da « pensieri erranti » e perfino da forze che non hanno sempre una corrispondenza nel mondo de­ gli esseri incarnati e della realtà sensibile. Nella metapsi­ chica piu recente, le ipotesi strettamente « spiritistiche » dei primi tempi valgono ormai come primitive e superate. Ma con ciò si è caduti nell'eccesso opposto, perché nel caso di una classe particolare di manifestazioni media­ niche è da ritenersi che fra le influenze, di cui si è detto, possono trovarsi anche gli « spiriti » dei morti, però a patto di dare al termine « spiriti » il senso an­ tico, secondo il quale essi sono lungi dall'equivalere ad « anima ». Gli « spiriti » sono le energie vitali, qualifi­ cate sia in senso mentale (ricordi, complessi di idee, ecc.), sia in senso « organico », sia in senso dinamico (impulsi, complessi volitivi, abitudini, ecc.); energie, che l'anima, se sopravvive alla morte, lascia dietro di sé proprio come ha fatto col cadavere fisico, i cui elementi pas­ sano allo stato libero. Tali elementi vitali, passati an­ ch'essi allo stato libero come resti del cadavere, privi cioè dell'unità essenziale dell'essere intorno alla quale

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erano organizzati, sotto forma di «personalità seconde» od anche - piu spesso e piu semplicemente - di com­ plessi mnemonici, di monoideismi, di enti-tendenze e di virtualità cinetiche divenute impersonali, passano ad in­ carnarsi nel medium e, per suo tramite, a produrre alcune varietà della fenomenologia estranormale, che i piu ingenui prendono per prove sperimentali della sopravvi­ venza dell'anima ( 1 ). In realtà, qui si tratta di forme vi­ tali residuali, destinate esse stesse ad estinguersi a piu o meno breve scitdenza (2); non dell'anima, nel senso vero e tradizionale del termine. Non solo. Vi sono dei casi in cui delle forze non umane si incarnano in questi residui conservanti qualco­ sa del sembiante del defunto a guisa di una specie di «doppio», li animano e li muovono provocando le ap­ parizioni e i fenomeni che piu possono trarre in errore ma che, in pari tempo, piu hanno un carattere sinistro, quando si scopra la vera natura di simili forze che rie­ sumano codesti residui larvali e automatici. Pertanto, so­ no questi casi che hanno fornito di prevalenza allo spi­ r1t1smo l'incentivo di divenire una nuova macabra re­ ligione, la quale non si accorge quanto di uno scherno e di una seduzione che, senza esagerazione, potrebbero es­ sere definiti satanici, si manifestino in fenomeni del ge­ nere (3 ). · Eppure motivi di sospetto non ne manchereb(1) Questa veduta basta per render conto anche di altre presunte prove della sopravvivenza personale 1ddotte dagli spiritisti: cue b11ntées, appari­ ziorli spontanee, premonizioni di congiunti o loro comunicazioni al mo­ mento della mone e coaf via. Solo che qui entrano in aiuoco altre condi­ zioni, divene cuo per cuo, per render possibile agli « spiriti ,. questa loro manifestazione senza un medium vero e proprio. (2) Da qui la nozione dell'Ade delle tradizioni greco.romane; del Ni/lheim delle tradizioni nordiche; del pitr-y4,u, (opposto alla «via degli dèi ,. detJ11-14n11) della tradizione indu, e coaf via - tutte aedi di esistenza lar­ vale o di riassorbimento. Nello stesso cristianesimo la geenn11, riferita dai Vangeli ai «dannati,., (in ebraico Gué Hinnom, la geenna del Fuoco) designava originariamente il luogo ove si distruuev11no i rifiuti della città: ed � detto: « Temete chi può uccidere il corpo e l'11nim11 nella geenna del fuoco,. (Luc11, XII, 4). (3) Su ci�. G. MEYRINK ha scritto alcune pqine -i su,aestive nel

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bero, in quest'àmbito, perfino per chi si tiene al punto di vita delle semplici constatazioni metapsichiche. Un so­ lo esempio. Lo studio dei rapporti fra medianità e frode hanno condotto a delle risultanze molto interessanti. Si è cioè constatato che in molti casi la frode dei medium non procede affatto da una loro intenzione quali mi­ stificatori coscienti. Ciò può accadere, certo, come può accadere che, come si è già accennato, siano gli stessi esperimentatori a spingere talvolta, con le loro insisten­ ze, ad una finzione semi-cosciente. Ma in quegli altri casi la frode si presenta come un fatto già medianico e spi­ ritico, come la manifestazione, nel medium, di una in­ fluenza, per caratterizzare la quale non si potrebbe tro­ vare migliore. espressione di quella ben nota cli spirito della menzogna.

Poco sopra si è fatta la riserva: se l'anima soprav­ vive alla morte. Questo caso, in realtà, non è cosi fre­

quente e generale materialisti per via tali recenti, mùtile giate solo in vista di

come comunemente pensano i non­ di alcune credenze religiose occiden­ o prese alla lettera, o, infine, for­ certe speciali finalità pragmatiche.

Senza andare a fondo nell'argomento, qui accennere­ mo soltanto che il modo a dilemma di porsi il proble­ ma: « O mortale, o immortale», al pari del semplici­ smo sia della soluzione « materialistica » che di quella « spiritualistica», è puerile. L'idea ricorrente, implicita o esplicita, negli insegnamenti tradizionali è invece che vi è chi muore col o dopo il morire del corpo, e vi è chi sopravvive, passando a condizioni diverse. E fra chi sopravvive, vi è infine qualcuno che raggiunge la condi­ zione privilegiata della vera immortalità. Non si può decidere una soluzione per l'uomo in generale: la so­ luzione varia da persona a persona e dipende da ciò suo romanzo Il Dome11ic11110 bianco (trad. it. presso le edizioni Bocca, Mi­ lano, 1944).

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che essa è. In generale, sopravvive chi, in un modo o nell'altro, già in vita ha operato una separazione o at· tuale o virtuale del suo principio spirituale dalle con­ dizioni imposte alla coscienza dal corpo e dalla esperien­ za sensibile di veglia - il che, in termini teologici equi­ varrebbe a dire: nella misura in cui si abbia effettiva­ mente indirizzata già in terra la propria anima al fine so­ vrannaturale. Quanto alle varie soluzioni che nel post­ mortem attendono i sopravviventi ( da non confondersi con gli immortali! ), esse dipendono sia dalla loro « cono­ scenza» piu che intellettualistica, sia dalle inclinazioni che la condotta interna ha impresso all'anima in vita, sia dal­ l'iniziativa, dal comportamento e dalla direzione di cui sia capace l'anima stessa in punto di morte - in extre­ mis - o di fronte a situazioni, prove ed esperienze, che non sono piu di questo mondo. Su quest'ultimo punto, chi si interessa può rifarsi all'insegnamento lamaico con­ tenuto nel Libro tibetano del Morto (Bardo Todol) che fornisce una vera e propria scienza, superiore ad ogni particolare confessione religiosa nel senso occidentale, de­ gli stati del post-mortem, e dà la logica dei diversi de­ stini procedenti dalle azioni spirituali a cui l'anima è chiamata in questi stati ( 1 ). Quanto a chi non ha raggiunto la condizione per il sopravvivere, dopo la morte si scompone nei suoi ele­ menti psichici e vitali, nei suoi « spiriti», e non resta alcun residuo di vera unità spirituale cosciente. Da qui, in alcune tradizioni, la nozione della « seconda morte» e l'invocazione: « Che tu possa scampare dalla seconda mor­ te», ovvero la maledizione: « Che possa coglierti la se­ conda morte». Tornando dunque allo spiritismo, bisogna dire che il caso in cui non siano gli « spiriti» - cioè () Taie insegnamento � stato riassunto in appendice nel nostro Lo Yo,a tiell,, Potenza (Ja cd., Edizioni Mediterranee, Roma, 1968); cfr. anche l'ope. ra collettiva Introdu1.ione alla Magia, v. II (J• cd., Edizioni Mediterranee, Roma. 1971).

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detti residui psichici disindividualizzatisi ovvero delle « lar­ ve », maschere e fac-simili di personalità vitalizzati da influenze infere, secondo quanto accennammo -, ma le anime liberate dei morti a prestarsi per entusiasmare e render forti nella fede i circoli spiritisti o per dare ma­ teria ai collezionisti di « fenomeni » e agli archivi meta­ psichici, è cos{ raro, che a priori si può quasi esclu­ derlo. Quelle anime soggiornano in regioni (cioè in stati) spirituali cosf trascendenti, da non aver piu relazione col mondo dei corpi e con le faccende e i sentimenti degli uomini. E quando per assolvere una « missione » esse ab­ bandonano questi stati per una qualche manifestazione sot­ to le condizioni di spazio e di tempo, l'ultimo luogo in cui questa manifestazione sarebbe da ricercarsi è fra i fenomeni che cadono sotto le mani dei metapsichici e degli spiritisti: fenomeni capricciosi, confusi, afinali, privi di ogni grandezza, non di rado beffardi, come intellettua­ lità molto piu spesso inferiori che non superiori o sem­ plicemente uguali a ciò che ci si può aspettare non da un'anima trasfigurata, ma da una persona di media cultura di questo mondo. Il Guénon nota giustamente che la natura di siffatti fenomeni non dovrebbe lasciar dubbio sulla natura delle forze che li producono. A par­ te la mescolanza di ripercussioni organiche e di altri ele­ menti o imagini forniti dalla parte irrazionale e infra­ cosciente degli evocatori e dei medium, non si tratta né di anime trasfigurate dalla morte, né di influenze vera­ mente sovrannaturali, ma di forze e di complessi psichici vaganti nel subumano con maggior o minor relazione con l'elemento « infero » della natura; ovvero si tratta di lar­ ve e di residui non piu appartenenti ad anime ascese; o, ancora, dei prodotti di decomposizione delle anime che addirittura non sopravvissero. Questo è quanto può risul­ tare da una visione conforme a realtà. Nell'ultimo caso, è in senso letterale che si può dire

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che talvolta sono i morti ad operare nell'ordine di cose di cui stiamo parlando. E in senso parimenti letterale si può aggiungere che il medium segue la via dei morti: con la transe e con altri stati ad essa affini, egli evoca i primi gradi di quella riduzione della coscienza e di quella progressiva dissociazione dell'unità spirituale, in cui incorre chi muore sul serio. Lungo questa via - la via dell'Ade - incontra i residui dei morti, che la imboc­ cano per percorrerla in senso inverso, giungendo a mani­ festarsi nel mondo dal quale erano stati esclusi con la distruzione del loro corpo. Nell'ordine psichico, tali re­ sidui hanno una parte simile a quella dei prodotti di putrefazione, che si trasformano in altrettanti focolai di infezione per gli organismi vivi. Gli Antichi, gli Orientali e perfino certe popolazioni dette « primitive », sapevano di queste cose piu che non tutti gli spiritisti e tutti i presidenti delle « Società per le Ricerche Psichiche » mes­ si insieme. Per questo, l'evocazione dei morti quasi sem­ pre era cor.dannata come un grave delitto. Essi cercava­ no di allontanare definitivamente dai vivi i resti spirituali dei morti: ovvero agivano per « placarli » o vincolarli. Al­ tra non era la ragione segreta di molti riti funerari tra­ dizionali, i quali non si riducevano a mere «cerimonie,., ma esercitavano, allora, un'azione effettiva necessitante sul­ le forze psichiche passate allo stato libero col disfacimen­ to dell'organismÒ fisico. Il commercio non con quei re­ sidui, ma con le anime dei morti, tanto da averne delle « rivelazioni », era considerato una assurdità. Ancor ai nostri giorni un lama alla David-Neel, che gli diceva come gli Inglesi credano a cose del genere, rispose: « Ed è questa gente che ha conquistato l'India! ,. ( 1 ). (1) A. DAVID-NEEL, Mysliques el Magiciens Ju Tibet, Paria, 1930, p. 237. Una considerazione a parte richiederebbe il culto antico degli antenati negli aspetti in cui esso non era una semplice espressione di pied. Qui accenneremo soltanto rhe si aveva essenzialmente in vista una unità dei vivi e dei morti nel segno della forza generatrice del ceppo (il genius)

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Tutto c10 può istruire sull'errore e sul pericolo, non solo per sé, ma anche per gli altri, presentato dalle pra­ tiche medianiche. Anche quando non si tratti di « mor­ ti» , cioè nel piu dei casi, le cose non cambiano di molto: in aperture praticate a caso, non possono essere che i primi venuti a manifestarsi. Inoltre esistono leggi - oggi igno­ rate, ma non per questo meno reali - di « simpatia » e di « analogia »: come l'eventuale possibilità di un con­ tatto con le anime trasfigurate dei morti è condizionata da quella di elevarsi a stati essenzialmente superindividuali, cosi in stati di subcoscienza, come sono quelli medianici, non possono esser attratte che forze ed influenze, le quali nell'ordine cosmico hanno la stessa parte che il sottosuolo oscuro del subcosciente e del prepersonale ha nell'uomo. Tutto ciò, ripetiamolo, non può che operare distrutti­ vamente su quel che è personalità formata e unità spiri­ tuale; nell'ordine, poi, dell'azione piu vasta, cui abbia­ mo dianzi accennato, non può risolversi che in un fat­ tore di disordine, di squilibrio e di deviazione nella psi­ chicità collettiva. In un'antica pittura tombale etrusca, presso ad un altare, considerato come lo sbocco delle forze infere, si vede raffigurato un uomo armato di spada. t il simbo­ lo di una attitudine esattamente opposta a quella me­ -dianica. Anticamente, esisteva un'arte di creare, sulla base dell'anzidetta legge delle analogie, condizioni interne ed esterne per attrarre e dirigere coscientemente un deter­ minato ordine di influenze, fra la varietà di quelle che popolano il « dietro » o il « dentro » della realtà visi­ bile, del mondo fenomenico. Fr� gli spiritualisti d'oggi, che si cercava di tener viva e presente: forza di carattere supcrindividuale, come appare soprattutto nelle forme aristocratiche, patrizie, di detto cul­ to, dove il genius si identificava con l' « Eroe archegeta ,. rivestendo uc carattere « divino ,., luminoso. Ma nella concezione romana comune dei /4Ti sussisteva spesso l'idea di forze oscure, inferc.

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di quell'arte (di cui .sono raccoglibili alcuni echi nella stess� tradizione rituale e sacramentale cattolica) non si sa nulla. Gli uni battono la via della superstizione e delle consolazioni sentimentali, gli altri quella della ricerca « scien­ tifica », e nessuno si accorge delle insanie che si potrebbero evitare, delle molte cose che si potrebbero sapere, se si cambiasse radicalmente attitudine e metodo; se si tornasse allo studio e alla comprensione degli insegnamenti tradi­ zionali; se, prima di cercar gli « spiriti », si cercasse lo spirito e si forgiasse sé stessi come spirito. Ma torniamo un momento alla metapsichica per met­ tere in rilievo due punti. Il primo è che con la vastissi­ ma documentazione di fenomeni che essa ha raccolto, si resta sempre sul piano di sottoprodotti del/'estranormale, in quanto si tratta di fenomeni a carattere « spontaneo », sporadico, accidentale, irrazionale, inintenzionale, tanto nel caso della cosidetta ESP ( « percezione estrasensoriale », in­ cludente la psicometria, la telepatia, la chiaroveggenza, la precognizione, ecc.) quanto, e ancor piu, nel caso dei fenomeni detti « parafisici », con effetti oggettivi nel cam­ po del mondo fisico che non ammettono una spiegazio­ ne normale. Ciò è abbastanza ovvio, perché chi avesse veramente il potere di produrre fenomeni a carattere di­ verso, intenzionale e volontario, in base a una qualifica­ zione spirituale - diciamo da iniziato, da vero yoghi o anche da santo, questa apparendo essere quasi senza ecce­ zione la controparte costante - non si farebbe mai pas­ sare per la mente di mettersi a disposizione, come un « soggetto », delle ricerche parapsicologiche profane. Que­ ste, dunque, non possono contare che su di un materiale spurio, sparso e casuale, non comportante un orienta­ mento preciso. Nel campo della metapsichica quando ci si riferisce soltanto a facoltà estranormali del soggetto o anche a suoi contatti con un quid indefinito, l'impossi­ bilità di disporre, per l'esame, di fenomeni prodotti a

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volontà e liberamente viene in genere senz'altro rico­ nosciuta e viene considerata come un insuperabile han­ dicap per la ricerca « sperimentale ». Vi è di piu - e questo è il secondo punto da met­ tere in rilievo: è stato constatato che il processo della percezione estrasensoriale e di altre facoltà parapsichiche è, nella sua parte essenziale, inconscio, che le manifesta­ zioni si legano almeno ad una « riduzione della coscien­ za » ( di recente, ciò è stato sottolineato, ad esempio, dal Tyrrell e dal Rhine), ad uno stato-limite fra sogno e veglia, simili in parte alla transe dei medium: tanto che in alcuni tentativi di attivare sperimentalmente quelle facoltà si è ricorsi all'ipnotizzazione dei soggetti. Tut­ to ciò ci dice che in questo campo si tratta di un estra­ normale che dal punto di vista dei valori della perso­ nalità presenta un carattere regressivo sub-personale. Co­ si non sono mancati ricercatori, quali il Wasiljev e il Tenhaeff, i quali sono stati portati a formulare l'ipotesi di stati « filogeneticamente regressivi »: regressione del soggetto nella condizione della psiche primitiva corrispon­ dente al livello di popolazioni selvagge, con facoltà estra­ normali andate perdute - si ritiene - con lo sviluppo successivo della psiche umana, del pensiero logico, ecc. Se in metapsichica per quel che riguarda i fenomeni « parafisici » non si sa ancora che cosa pensare, per spiegare i fenomeni sulla linea della « percezione estra­ sensoriale », compresa la precognizione, sono state formu­ late ipotesi che talvolta sconfinano nello spiritualismo. Non si tratta tanto dell'« inconscio collettivo » cosi caro allo Jung, il quale in fondo non porta oltre il dominio psicologico, ma di una specie di « coscienza universale » comprendente la conoscenza perfetta di avvenimenti pre­ senti, passati e futuri. A tale riguardo autori, quali C.A. Mace e H.H. Price, hanno perfino parlato di un psychic aether ( che ricorda abbastanza da presso la nozione indu

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Lo spiritismo e le « ricerche psichiche »

dell'akaça.), la designazione piu scientifica usata da quel­ la metapsichica piu recente che ha accolto un simile ipotetico principio esplicativo essendo però « campo PSI»: un quid a carattere fisico e psichico ad un tempo che riprenderebbe e trascenderebbe le condizioni di spazio e di tempo. È grazie a contatti con tale « campo» che i soggetti si renderebbero capaci di percezioni estrasenso­ riali. È stato notato però che allora tanto vale parlare senz'altro di un «sovrasensibile», ammettendo il quale si imporrebbero revisioni assai disturbatrici delle conce­ zioni scientifiche correnti e stabilite circa lo spazio, il tempo, la natura (1). Ma tutto questo non ha che un interesse teorico. Si ammetta, o meno, questo quid sovrasensibile, a noi im­ porta rilevare che quand'anche, in parte, si dovesse pen­ sare a dei contatti dei soggetti con esso, secondo quel che abbiamo dianzi notato e che anche la metapsichica ha riconosciuto, tali contatti si stabiliscono, nei casi os­ servati, nel subconscio o nell'inconscio, in condizioni di una coscienza piu o meno ridotta, su una linea analoga a quella della medianità e dell'ipnosi, dunque lungo una direzione discendente anziché ascendente, per un ab­ bassamento del livello psichico personale anziché per un innalzamento di esso fino a quello di una supercoscienza. Il limite dianzi accennato risulta dunque confermato.

(1) Per queste varie che per una esauriente finora accertato in fatto M. R'YZL, P11rapsicolol)a,

Ipotesi, per la corrispondente problematica, oltre e aaiornata rassegna di tutto cib che � stato di fenomeni estranormali dalla metapsichica, cfr. Edizioni Mediterranee Roma, 1971.

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III CRITICA DELLA PSICANALISI

Non è a caso che, dopo lo spmusmo e le ricerche psichiche, passiamo a considerare la psicanalisi. La psi­ canalisi, come esigenza generale, avrebbe potuto contene­ re un inizio di superamento dell'atteggiamento proprio all'una e all'altra di quelle due correnti. Infatti in via di principio in questa disciplina non si tratta piu di un semplice accertare e provocare fe. nomeni psichici; si vorrebbe invece procedere in profon­ dità ( donde la designazione, talvolta usata, di « psicolo­ gia del profondo », Tiefenpsychologie ), di esplorare la zo­ na sotterranea dell'anima con le forze che vi risiedono e che vi agiscono. Nella psicanalisi, è vero, non vengono piu conside­ rate manifestazioni inusitate come nella medianità e nel­ la metapsichica ( vi sono stati solo alcuni tentativi spo­ radici recenti di applicare la psicanalisi anche in que­ sto campo). Essa ha invece preso forma presso allo stu­ dio delle nevrosi, dell'isterismo e di altre turbe psichi­ che, sviluppandosi in origine come un nuovo ramo del­ la psicoterapia moderna. Senonché questo àmbito spe­ cializzato è stato presto trasceso. Le concezioni psica­ nalitiche sono state abusivamente generalizzate, sono sta-

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te ritenute valide non per una particolare casuologia cli­ nica ma anche per l'uomo e per la vita dell'anima in genere. Da qui, il rapido sconfinamento della psicana­ lisi in domini che con la medicina e la psicopatologia non hanno nulla a che fare; da qui lo sforzo di sco­ prire una fenomenologia piu o meno da nevropatici in fenomeni e manifestazioni culturali e sociali d'ogni ge­ nere, fino alla morale, all'arte, alla sessuologia, alla re­ ligione, alla mitologia, perfino alla sociologia e alla po­ litica. Piu dell'assunto di una « psicologia in profondi­ tà » seria e rigorosa, si è trattato appunto di. una ap­ plicazione abusiva delle ipotesi e dei principi che i psi­ canalisti si sono formati nei riguardi di casi patologici: ipotesi e principi che in loro - diciamolo fin d'ora hanno esattamente la stessa funzione ossessiva di quei « complessi » che essi cercano di scoprire- sotto la coscienza ordinaria di veglia dei nevropatici. Cosi: la psi­ canalisi trova il modo di procedere ad interpretazioni aberranti e contaminatrici (presentate invece come ana­ lisi « realistiche » dovute ad un nuovo, piu acuto sguar­ do) di una quantità di fenomeni i quali vengono ripor­ tati, nelle loro radici, ai bassifondi dell'inconscio. A ragione vi è chi ha parlato, a tale riguardo, di un « de­ lirio dell'interpretazione », delirio nel senso psichiatrico di mania, di « fissazione »: quella di supporre e di sco­ prire dappertutto un retroscena torbido e oscuro: il che vale anche per le A1Jalisi individuali di sogni, impulsi, tendenze, ecc. delle persone che si ritengono normali. Lasceremo da parte la psicanalisi quale semplice psi­ coterapia. Si vuole che essa abbia registrato e registri numerosi successi. Ma fra i psicologi vi è chi si è chie­ sto se tali successi, a prescindere da ciò che è dovuto alla suggestionabilità dei soggetti (secondo quanto avvie­ ne in quasi tutte le psicoterapie), avrebbero potuto es­ sere cons�ti con procedimenti i quali non abbiano

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gli stessi presupposti dogmatici della psicanalisi. A noi, comunque, qui non interessa il campo terapeutico ma quello antropologico, ossia la teoria psicanalitica dell'uo­ mo, la psicanalisi, come fenomeno culturale e soprattutto ciò che il « clima» della psicanalisi, le sue suggestioni, la sua « eti­ ca» possono provocare in una direzione non diversa da quella dei pericoli già indicati per il neo-spiritualismo. Ci ri­ faremo soprattutto alla cosidetta scuola « ortodossa» del­ la psicanalisi, ossia alle idee principali del suo fondato­ re, Sigmund Freud. Le vedute di altri psicanalisti, quali l'Adler, lo Jung e il Reich, le considereremo solo acces­ soriamente, nello sviluppo di qualche punto.

* * * Notiamo anzitutto che non è vero che sia stata la psicanalisi a scoprire l'inconscio. L'idea di una zona che, pur rimanendo psichica, non è illuminata dalla luce del­ la chiara coscienza, nella psicologia moderna aveva già ricevuto diritto di cittadinanza, specie dopo gli studi sul­ l'ipnotismo e sulle dissociazioni della personalità. Non solo: essa non era stata ignorata da antiche dottrine tradizionali - per citare un solo esempio, da quelle alle quali lo yoga e la prassi buddhista si erano riferiti (introducendo le nozioni dei samskara e dei vasana), ri­ conoscendo allo stesso inconscio (sarebbe meglio dire: al subconscio) ben altre, piu ampie e profonde stratificazioni E non meno precise erano qui l'esigenza e il metodo di una « esplorazione del profondo» intesa a gettar luce in zone della psiche e, in genere, dell'essere che abi­ tualmente cadono fuor dal campo della coscienza piu pe­ riferica di veglia. Ma la scoperta moderna del subcosciente non è stata priva di una istanza polemica, rivolta contro l'intellet­ tualismo dell'epoca che ci ha immediatamente preceduti.

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Infatti la psicologia di tale periodo si basava sulla fin­ zione di una vita dell'anima incentrata sui soli feno­ meni coscienti, anche se a questi, in generale, si ten­ deva a dare una base materiale. A parte teorie soltanto filosofiche, quali quelle di Eduard von Hartmann, le pri­ me formulazioni di una psicologia piu comprensiva furo­ no piuttosto vaghe e spiritualistiche, come quella di William James circa il subcosciente nelle varietà del­ l'esperienza religiosa e mistica, o come quelle del Myers sul « subliminale » ( ciò che sta sotto la soglia della coscienza). Seguirono formulazioni piu tecniche e, piu che di subconscio, si passò a parlare di inconscio. Ecco come, nel riguardo, si era espresso il Le Bon: « La vita intellettuale cosciente rappresenta solo una minima parte rispetto alla vita inconscia dell'anima. L'analisi piu sottile, l'osservazione piu penetrante non raggiungono che un piccolo numero di motivi coscienti della vita dell'anima. I nostri atti coscienti derivano da un substra­ to inconscio creato particolarmente da influenze eredita­ rie. Questo substrato contiene le innumerevoli tracce ataviche di cui l'anima della razza è costituita. Dietro ai motivi confessi delle nostre azioni vi sono indubbia­ mente motivi segreti inconfessati; ma dietro a questi se ne celano altri ancor piu segreti che noi nemmeno suppo­ niamo. La gran parte delle nostre azioni d'ogni giorno è solo l'effetto di motivi nascosti che ci sfuggono » ( 1). Già qui si rileva pertanto una reazione antintellet­ tualistica che, là dove si consideri una umanità sana e normale, va visibilmente oltre il segno. Un altro punto da mettere in rilievo in questa moderna scoperta del subconscio è la tendenza a ipostatizzarlo, a concepirlo come una entità distinta, tanto da creare un vero e proprio dualismo dell'essere umano. Ciò appare già do­ vunque si parla appunto di « inconscio » invece che di

=

(1)

G. LE BON,

La psycoloiie des /oules,

Paria, 1909,

p.

13.

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« subconscio » o « preconscio ». Infatti l'inconscio, co­ me tale, non rappresenta un grado di coscienza ridotta, ma un altro dominio, che per principio esclude la pos­ sibilità di ogni conoscenza diretta. Questa scissione e so­ stanzializzazione di una parte dell'ente umano, caratteri­ stiche nella psicanalisi, avevano preso già un carattere dinamico in scuole, come quelle del Coué e del Badouin. Se qui talvolta si parla dell'inconscio, talaltra del sub­ conscio, si va, in ogni caso, avanti di un passo nella direzione dualistica perché questo principio viene consi­ derato come un ente che ha leggi proprie e che quasi sempre riporta la vittoria quando l'Io entra in conflitto con esso. Secondo tali scuole, vi è un solo modo di influire sul subcosciente e questo è di suggestionarlo, smettendo la volontà e usando l'imaginazione. Alle sug­ gestioni passive alle quali obbedisce una gran parte del­ la vita ordinaria dell'anima si tratta di contrapporre un metodo dell'autosuggestione cosciente. Guai se la volontà affronta direttamente l'inconscio e l'imaginazione. Essa non solo avrà la peggio, ma l'energia del suo sforzo andrà a rinforzare l'avversario ( « legge dello sforzo con­ vertito » ). Da ciò si vede già la strada pericolosa che era stata imboccata. Se, come abbiamo accennato, prima di esse­ re « scoperto » dai moderni il « subliminale » era noto agli esploratori dell'anima di altri tempi, essi non ne ave­ vano fatto un principio a sé. Secondo un simbolismo assai espressivo di certi testi medievali, conscio e sub­ conscio rappresentano le due parti di una spada spez­ zata da risaldare per ridestare lo stato originario di un tipo umano superiore. Le scuole moderne - diciamolo fin d'ora - vanno invece solo ad esasperare la frat­ tura e ad invertire i rapporti gerarchici fra i due principt. Tornando al Freud, la caratteristica della sua dottri­ na sta, in primo luogo, nel collocare nell'inconscio la

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forza motrice principale della psiche, in ternuru meccani­ ci e deterministici. Gli impulsi, gli istinti, i complessi del sottosuolo psichico avrebbero una « carica fatale » (il termine tecnico è Besetzungsenergie) la quale deve scari­ carsi; se ciò non avviene, tutto l'essere umano ne ri­ sentirebbe piu o meno gravemente. Da qui, anche, la caratterizzazione dell'inconscio come Es e l'opposizio­ ne fondamentale fra Io (das Ich) e Es (1 ). Il termine Es è desunto da forme della lingua tedesca ove il pro­ nome impersonale es fa da soggetto in frasi esprimenti stati, movimenti e sensazioni semplicemente vissuti, con carattere di maggiore o minore compulsione. Come esem­ pio tipico si può addurre la frase es treibt mich «mi sento spinto» o «trasportato», perché dal verbo trei­ ben spingere, muovere, viene l'espressione Trieb im­ pulso, forza di istinto-tendenza, sempre usata nella psi­ canalisi a designare il modo di manifestarsi e di agire dell'Es. - Già in termini di analisi lessicale si palesa dun­ que l'inversione di valori che caratterizza la psicanalisi freudiana: l'Es, l'inconscio, è il soggetto, l'agens; l'Io di­ viene l'oggetto, che subisce l'azione. Dunque la psicana­ lisi non solo vede nell'Es la forza primaria della persona µmana, ma i rapporti fra esso e l'Io li concepisce alla stregua di una pura causalità, come qualcosa di simile, nella vita psichica, alla necessitazione o coercizione che si può subire dall'esterno da parte di una forza fisica. I Triebe, gli impulsi, i dinamismi e i «complessi» del­ l'Es «muovono», agiscono in questo modo. Come si è detto, sono forze che, in un modo o nell'altro, debbo­ no avere la loro manifestazione, debbono risolvere la loro «carica». In secondo luogo la caratteristica del freudismo sta nel vedere nella libido, nell'impulso al piacere (Lust­ prinzip) avente la sua manifestazione precipua in quello

=

=

(1) S.

=

FREUD,

Ich

11,rJ Es,

Wien,

1923.

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sessuale, il tronco fondamentale dell'inconscio. E qui interviene tutta la mitologia dei « complessi» che ogni uomo piu o meno ineluttabilmente, sapendolo o meno, albergherebbe in sé, a partire dal famoso complesso edi­ pico e da tutti gli altri fabbricati con una interpretazio­ ne piu o meno fantasiosa e sempre in chiave sessuale della vita del bambino (ed anche di certi costumi dei selvaggi, come quella intrapresa nel libro Totem e tabu), tradottisi in costellazioni ataviche dell'inconscio umano, individuale o (soprattutto nelle teorie dello Jung) collettivo. La posizione caratteristica del freudismo è il disco­ noscimento, nell'uomo, della presenza e del potere di qualsiasi centro spirituale sovrano, insomma dell'Io in quanto tale. Di fronte all'inconscio l'Io viene desauto­ rato. Nella sua accezione di principio capace di rico­ noscere veri valori e di darsi norme autonome, esso sarebbe una illusione e eventualmente esso stesso il pro­ dotto di un «complesso». Ciò che generalmente agi­ sce nell'uomo al livello cosciente morale è il cosidetto «super-Io», il quale è definito dall'«introiezione» (dal far proprie come una seconda artificiale natura) di tutte le interdizioni, i tabu, le limitazioni esistenti nell'ambien­ te, per un'azione di censura, di blocco e di repressione delle istanze dell'inconscio. Una specie di fantoccio con­ formista e alquanto isterico prende dunque il posto de] vero Io. E nella costruzione di esso, come si è accen­ nato, può aver parte perfino la manifestazione di un «complesso» (complesso di Narciso o complesso «au­ tistico») derivato dalla prima infanzia, dalla fase dell'erotismo infantile, quando il bambino (secondo le supposizioni della psicanalisi) soddisfaceva da sé, senza ricorso ad altre persone, la sua libido giungendo ad un senso di autosufficienza e quasi diremmo di autarchia. In forma trasposta questo complesso può essere un fattore fonda-

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mentale nella esasperazione o forma-limite del senso del­ l'Io che il Freud chiama Ich-Ideal ( « ideale dell'Io »): i valori e le norme esterne « introiettati » vengono affer­ mati assolutamente, dispoticamente, con una libido sui generis. E cosf può prodursi il senso illusorio dell'auto­ nomia dell'Io e una opposizione fra l'Io e ciò che l'uomo, in relazione ad altre e piu autentiche espressioni della libido e dell'Es, è effettivamente ( 1 ). Altrimenti al prin­ cipio cosciente non resta che la parte di una specie di procuratore della parte istintuale del proprio essere. Men­ tre il binomio super-lo e inconscio ( o libido) starebbe a definire la struttura fondamentale dell'uomo, il con­ trasto fra l'uno e l'altro darebbe la chiave per l'in­ terpretazione non pure di fatti nevrotici tipici ma an­ che di molteplici comportamenti ritenuti normali. Come si è detto, le « cariche » dell'inconscio deb­ bono scaricarsi. Cosi l'unica alternativa è il guidare i corrispondenti impulsi in modo che la loro esplicazione, per andar contro le esigenze dell'ambiente e della realtà sociale (di cui interiormente anche il super-lo si fa vin­ dice), non porti a conseguenze indesiderabili e perfino disastrose. A tale riguardo, un modus vivendi è offerto dalla loro soddisfazione trasposta e vicariante: il disto­ gliere gli impulsi dai loro oggetti immediati per diriger­ li verso altri oggetti, fini o persone che ne facciano le veci e che siano tali da non creare gravi conflitti. Tale è il re�ime delle « trasposizioni » o delle « sublimazio­ ni ». Cosf chi ha da combattere, supponiamo, col com­ plesso incestuoso può « scaricarsi » deviandone la carica di libido ad esempio sulla Patria concepita come una « Madre ». In gran parte questi processi di sostituzione (1) L'lch-ldeal, o e ideale dell'Io,., nella sua pretesa di sufficienza rac­ coglie tutte le esigenze dall'ambiente che l'Io non può soddisfare: cosf l'Io non contento di sé può trovare nell'e ideale dell'Io,. differenziatosi da lui la soddisfazione che in sé non sa trovare. Il sentimento di colpa non sarebbe che una espressione della tensione fra lo e e ideale dell'Io,._

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si svolgono nell'inconscio; l'individuo non se ne rende conto e crede di obbedire a sentimenti nobili e a lini superiori, finché la psicanalisi non gli apre gli occhi. Se invece o per l'azione inibitoria, anche inconscia, del Super-Io e per l' « angoscia sociale » provata direttamente dal singolo e per gli sbarramenti dell'ambiente ci si oppone agli impulsi e li si reprimono, questi rientrano nell'inconscio, vi si barricano arricchendolo con nuovi complessi ovvero ve ne ridestano altri latenti, presenti sia come una arcaica eredità, sia come articolazioni del­ la libido infantile ( 1 ). Situazioni del genere avvelenano con gradi vari di nevrosi la vita cosciente. Eventual­ mente interviene ciò che il Freud ha chiamato il « prin­ cipio del nirvana »: si cerca rifugio in evasioni che per­ mettono di sottrarsi a tensioni insopportabili ( un simile uso grottesco fa la psicanalisi del concetto buddhista metafisico del nirvana, presumendo forse di chiarirne an­ che sessuologicamente la genesi). In molti altri casi si è però semplicemente giuocati perché gli impulsi del sottosuolo psichico si soddisfano malgrado tutto agendo quando, come nelle esperienze del sogno, le facoltà di controllo e d i censura dell'Io cosciente sono ridotte o sospese. In altri casi ancora intervengono attivamente nel senso di provocare essi stessi una esclusione della co­ scienza o della memoria (2), se non addirittura disturbi ( 1) Un noto caposaldo della psicanalisi freudiana è la cosidetta « per­ versione infantile polimorfa •: tesi che, qualora fosse giusta, riuscirebbe perfino simpatica come reattivo all'atteggiamento stucchevole borghese del culto del bambino, al vedere in ogni infante un « angioletto ,., Per il Freud, il bambino assomma, sia pure in forma inconscia e embrionale, tante varianti della libido, da far sfigurare e far apparire unilaterale, nel confronto, ogni pervertito adulto. E ciò apparterrebbe al retaggio dell'« in­ conscio ,. che ognuno porta in sé, e che nelle cosidette « regressioni ,. sarebbe suscettibile a riattivarsi. (2) Nel sogno, secondo il freudismo, non vi è nulla, o quasi nulla, di casuale. Nelle imagini e nelle azioni del sogno si manifestano o sod­ disfano impulsi repressi nella vita di veglia. L'insignificanza o l'incoe­ renza di queste imagini o azioni sono travestimenti per eludere la « cen­ sura ,. e agevolare il· contrabbando. In altri casi si fa si che il sogno, "

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psico-fisici. Piu normalmente, aspettano il momento buo­ no per assumere una maschera, «muovere» nella direzio­ ne voluta e scaricare la loro energia in un modo o nel1'altro, eventualmente mediante l'accennato regime delle sublimazioni. A parte, vi sono le possibilità offerte dagli «stati di folla». Seguendo il Le Bon, il Freud rileva che in tali stati il singolo, sentendosi massa, perde l' «ango­ scia sociale » e con essa il senso della propria impo­ tenza di fronte all'ambiente e della propria responsabilità, il che permette agli impulsi repressi di prorompere nella loro forma originaria. In questo contesto, si può far cenno anche alla psi­ canalisi dell'Adler (da lui chiamata lndividualpsycholo­ gie ). Qui il punto di riferimento è diverso, esso è co­ stituito dal Geltungstrieb, cioè dall'impulso del singolo a valere, ad affermarsi, però con analoghi meccanismi inconsci che intervengono quando esso è bloccato dalle condizioni dell'ambiente, dalla propria situazione o dalla propria debolezza. Nascono allora i famosi «complessi di inferiorità» i quali fungono da alibi sofistici per au­ togiustificarsi, o si ricorre alle «supercompensazioni», ossia ad affermazioni trasposte e isteroidi vicarianti dello stesso impulso, intese a nascondere a sé stessi la pro­ pria impotenza nell'una o nell'altra situazione e ad evi­ tare di agire. Come un esempio umoristico del punto in cui si può giungere su questa linea, un discepolo fem­ mina del Freud e dell'Adler ha psicanalizzato la pre­ tesa, per lei assurda, di superiorità dell'uomo di fronte alla donna e il despotismo maschile nella storia della civiltà. La base di tutto ciò sarebbe un fatto nevropa­ tico, isterico. Si tratta di una «supercompensazione» neparte di esso, non sia nemmeno ricordato. Si inibisce cioè la memoria. Sono processi che, secondo la psicanalisi, in vario grado si ripetOno nella vita diurna dell'anima e poi culmi.nano nelle esperienze dei nevrotici.

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vrotica dovuta ad un inconscio « complesso di inferiori­ tà » derivante dal fatto che, a differenza della donna, l'uomo non è in grado di darsi ininterrottamente all'atto sessuale. Per compensare questo senso di penosa infe­ riorità di fronte alla donna l'uomo si crea la pretesa di una superiorità in altri campi e si costituisce isterica­ mente a « sesso forte » e dominatore... ( 1 ). Tornando all'antropologia generale del freudismo, già da quanto si è detto appare che per essa non esistono conflitti etici in senso proprio. Ogni conflitto dell'anima perde ogni carattere etico e si rivela come l'effetto di un fatto isteroide. Quando la personalità cosciente av­ versa e combatte gli impulsi dell'altra parte di sé, non si ha per nulla la manifestazione di una legge superiore ma una specie di conflitto in famiglia o di scontro fra complessi, perché, come si è accennato, quando l'Io pen­ sa di agire per sé stesso come un legislatore autonomo e dispotico subisce l'effetto di una varietà auto-sadistica del complesso « autistico »: perfino nei casi in cui af­ fronta una catastrofe o la morte per tener fermo, esso è giuocato, è mosso, non lui agisce ma è l'Es ad agire in lui. Là dove non vi è, nella vita dell'anima, dissidio e nevrosi esplicita, di ciò sussiste tuttavia sempre la possibilità perché l'Io può godere di pace e di armonia solo sulla base di adattamenti, trasposizioni e sublima­ zioni avvenute piu o meno incoscientemente. Ma basta un trauma a che si produca la « regressione », cioè la riviviscenza degli impulsi e dei complessi nelle loro forme, nei loro fini e nei loro oggetti originari (2). Dopo di che, si può procedere a qualche messa a punto critica fondamentale. Anzitutto, circa la caratteriz(1) S. LAZERSFELD, Wie die (2) Ad esempio, le forme della trasposizioni e diluizioni di impulsi grediscono ,. e riprendono la forma sistico-omicidi e via dicendo.

Frau den Man erlebt, Wien, 1929. tenerezza pc! frcudismo non sono che che, nel momento di una crisi, « re­ di istinti incestuosi, omosessuali, narci­

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zazione freudiana come libido del tronco fondamentale dell'inconscio. Il Freud è stato accusato di « panses­ sualismo». Egli talvolta ha cercato di scagionarsi. Egli ha scritto: « Chiamiamo libido l'energia quantitativa, per quanto a tuttora non misurabile, di quegli impulsi che hanno relazione con tutto ciò si può compendiare nella parola amore». Egli dice che si tratta anche dell'amo­ re dei poeti e dell'attaccamento per oggetti concreti o per idee astratte. Ma egli subito aggiunge che « la ricer­ ca psicanalitica ci ha insegnato che tutte queste incli­ nazioni sono l'espressione delle stesse eccitazioni impul­ sive (Triebregungen) che, fra i due sessi, spingono all'unio­ ne sessuale, che in altre circostanze possono essere ben­ si represse rispetto al loro fine sessuale o trattenute nel raggiungimento dello stesso, ma che purtuttavia manten gono sempre abbastanza della loro natura originaria a che la loro identità resti ben riconoscibile» ( 1 ). Cosf stando le cose, quando il Freud dice che. chi vuole, chi prefe­ risce una espressione meno cruda, invece di libido può parlare di eros nel senso generalizzato platonico, è chia­ ro che egli giuoca all'equivoco. E in realtà tutto ciò che egli ci racconta sulla genesi dei complessi fonda­ mentali sia nella vita infantile che in quella dei selvag­ gi e dell'« orda primordiale», resta privo di base sen­ za la piu stretta relazione fra libido e sessualità (2). Di tatto, nella sua parte essenziale la psicanalisi si risolve in una interpretazione generale dell'esistenza in­ dividuale e collettiva in chiave di sessualità, tanto che si potrebbe dire che essa è potuta venire in mente solo (1) S. FREUD, Massenpsychologie und Ich-Analyse, Lcipzig-Wien-Ziirich, 1921, pp. 43-44. (2) Circa il pansessualismo senza veli degli ambienti psicanalisti, un di­ scepolo del Freud, il Silbcrcr, come divisa di un libro dedicato alla in­ terpretazione psicanalitica dei simboli e dei miti ha posto una geniale variante delle prime parole del Vangelo dì Giovanni: non « al principio era il Verbo •, ma « Im Anfang war penis und vulva •, cioè « al principio erano gli organi genitali maschile e fcminile ».

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ad una persona nella quale il sesso cost1tu1va un vero monoideismo. Nel freudismo si è riflessa quella pandemfa o ossessione del sesso che ha una cosf gran parte nel1'epoca contemporanea, ed è proprio a ciò che essa de­ ve gran parte del suo successo, servendo poi a sua volta da corroborante e da cornice pseudo-scientifica. Nei psi­ canalisti « ortodossi » il sesso è una vera idea fissa, qualcosa che come un Trieb o un complesso del loro Es li « spinge » coattivamente e impedisce loro di ve­ der altro: proprio come essi dicono che una funzione dell'Es è di inibire la coscienza del nevrotico, di impedire che essa veda e riconosca ciò che a lui non piace. Ap­ punto questo deve dirsi, e con decisione, quando i psi­ canalisti giungono a sostenere, abbastanza sfacciatamente, che ogni opporsi alla loro dottrina significa che essa ha colpito nel segno, ogni obiezione accusando una resi­ stenza interna che l'anti-psicanalista non riuscirebbe a vincere, sf che prima di trattare di tali cose dovrebbe farsi lui stesso psicanalizzare. Esattamente l'opposto è vero. Qui non si tratta di contestare tutta la parte che il sesso ha nell'esistenza umana. Si tratta invece, in pri­ mo luogo, dei limiti, non rispettando i quali le inter­ pretazioni sessuali sono assurde e contaminatrici. In se­ condo luogo, si tratta di riconoscere che il Freud ha messo in luce il sesso solo nei suoi aspetti piu bassi e oscuri ( ed anche « sporchi » ), nei suoi aspetti effettiva­ mente sub-personali, nel quadro di una specie di demonfa del sesso e della libido. Ora, il sesso ha anche una di­ mensione diversa, oltre agli aspetti di una potenza ele­ mentare del sottosuolo psichico esso ha la dimensione di una possibile trascendenza, la quale può essere individua­ ta mediante una acconcia analisi veramente in profondità di vari fenomeni significativi della stessa erotica cor­ rente, mentre esso è stato riconosciuto esplicitamente in

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tradizioni molteplici, tanto che esse sono giunte ad at­ tribuire al sesso possibilità sacrali, mistico-estatiche e magiche in termini del tutto diversi dalle trasposizioni e dalle sublimazioni considerate dalla psicanalisi perché l'es­ senza qui era qualcosa di veramente elementare e ap­ punto di trascendente: trascendenza d'ordine quasi me­ tafisico e non quella della forza compulsiva e cieca della libido e dell'eros che soggioga e trasporta l'individuo. E una metafisica del sesso può giungere perfino a ri­ conoscere che le forme piu torbide, infere, del sesso sono una degradazione involutiva di quel superiore im­ pulso ( 1 ). Cosi si vede che, mentre da una parte il freudismo va oltre il segno quando si dà ad una ermeneutica ses­ suale generalizzata nel campo della psiche umana, dal1'altro si ferma a metà strada non riconoscendo che una parte del sesso, con questa parte confondendo il resto o ad esso riducendo il resto. Un certo ampliamento di orizzonti è stato tentato da un ex-discepolo del Freud, da Wilhelm Reich, in quanto egli ha in un certo modo sollevato il sesso dalle bassure della casuologia freudiana e l'ha riportato ad una energia a carattere quasi co­ smico, da lui chiamata orgone o energia orgastica (per­ ché nell'orgasmo essa verrebbe a nudo), per essa appli­ cando sempre la teoria psicanalitica dei blocchi, delle repressioni e delle « corazze » patogene indossate dall'Io per proteggersi da essa. Ma questo ampliamento è piu quantitativo e intensivo che non qualitativo: in sostan­ za, la qualità « infera » della sessualità freudianamente concepita permane e la desautorizzazione di ogni potere superiore della psiche viene anzi accentuata. Due altri punti vanno considerati. Se il freudismo desse alla libido un carattere generalizzato, esso potreb(1) Su tutto ciò, cfr. il nostro libro Metafisica del sesso, 2• cd., Edizioni Mediterranee, Roma, 1969.

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be essere in vantaggio rispetto alle concezioni piu vaghe e spiritualistiche del tronco fondamentale della vita sot­ terranea prepersonale, proprie ad altri indirizzi « non ortodossi » della psicanalisi, perché sarebbe data la pos­ sibilità di risalire ad un insegnamento tradizionale fon­ damentale, all'idea che il « desiderio », o « brama », è la radice di tutta la vita « naturale ». A tale riguardo, bisogna però portarsi di nuovo su di un piano meta­ fisico. Quell'alterazione profonda, quella crisi e quel tur­ bamento irrazionale onde lo spirito cessò di « essere » sé stesso per perdersi nel godimento di sé stesso e in identificazioni bramose, appunto in sede metafisica, pre­ natale e preconcezionale fu considerato sia in Occidente (per es. esegesi neoplatoniche del mito di Narciso), sia in Oriente (specie nel buddhismo) come il principio e la forza, o dynamis, primaria che conduce nel mondo condizionato e, in un caso particolare, alla nascita come uomo mortale. Se in corrispondenza è stato affermato che il « desiderio » è il substrato della vita mortale in ge­ nere, non ci si arrestò, tuttavia, agli aspetti soggettivi di esso, cioè né al caso speciale della sessualità, né al­ le altre forme del campo affettivo e passionale, ma vi si riconobbe una forza elementare, un Es, che agisce nella stessa conoscenza delle cose, nella stessa esperienza del mondo esterno: bhoga - termine sànscrito che signifi­ ca fruire, godere dell'oggetto di un desiderio - costi­ tuisce la tela su cui si forma l'esperienza umana nel senso piu generale. Già ogni percezione contiene kama (desiderio) e bhoga: è un identificarsi secondo deside­ rio o « sete » del conoscente col conosciuto, è un tor­ bido e cupido mescolarsi dei due che sviluppa la ca­ duta iniziale allegorizzata dal mito di Narciso. Per que­ sto l'uomo non sa che cosa possa essere conoscenza pura, né di sé, né delle cose ( 1 ). Peraltro, nell'idea della pec(1) ar. per es. Bhagavad-glt4, Ili, 39-40: « La conoscenza è avviluppata da quello che, 10tto forma di desiderio, è un fuoco insaziabile... Esso risiede

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caminosità o cupiditas or1gmaria, non priva di relazione con la sessualità, che da Adamo gli uomini porterebbero con loro e che farebbe da base a tutte le loro opere «naturali » finché essi non «rinascano » e «siano redenti» - in questa idea cristiana, anche se in forma morale-religiosa e non metafisica, si potrebbe ritrovare la traccia dello stesso insegnamento. Appare pertanto che col «pansessualismo», con la teoria dell'Es o libido sessualizzata il freudismo, di nuo­ vo, prende la parte per il tutto, il derivato per l'ori­ ginario. Nel quadro accennato, la sessualità, invero, non costituisce che un episodio rispetto a qualcosa di assai piu vasto e, se si vuole, di assai piu pericoloso. � si­ gnificativo, pertanto, che oggi solamente nei termini pri­ mitivistici della teoria freudiana della libido si abbia avuto un presentimento di quella verità. Un altro punto merita una precisazione, nel campo sessuologico. Contro l'accusa di pansessualismo è stato anche avanzato che il Freud in un secondo tempo ha riconosciuto che nell'inconscio oltre al Lustprinzip, al­ l'impulso al piacere della libido, agisce anche un Todes­ trieb, un impulso alla morte, che rifletterebbe una ten­ denza generale dell'organico a tornare alla stasi del mondo inorganico. Piu in generale, si tratterebbe di un impulso alla distruzione ( 1 ). La tematica, qui, non è del tutto chiara, e i discepoli del Freud non l'hanno nem­ meno sviluppata in un unico senso. In prevalenza il Freud aveva ritenuto che l'un impulso è indipençlente dall'al­ tro, ma non fino al punto che anche il secondo non abbia valenze sessuali. Infatti tale impulso gli è servito per spiegare i fenomeni del sadismo e del masochismo: se nel suo esplicarsi l'impulso distruttivo si porta sulnei sensi, nell'intelligenza e nella ragione e per mezzo di queste avviluppando la conoscenza altera lo spirito ,., (1) S. FREUD, Jenseits des L11stpri11zips, Wien, 1920.

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lo stesso soggetto, esso dà luogo alla tendenza masochi­ sta, se su altri alla tendenza sadista. Ma alcuni psicanalisti hanno fatto derivare il secon­ do impulso dal primo: sarebbe la repressione dell'im­ pulso al piacere a dar luogo nevroticamente all'impulso distruttivo, come in una specie di rabbia. La forma intro­ versa autodistruttiva riporterebbe anche al già accenna­ to « principio del nirvana ». Si passa, inoltre, a generaliz­ zazioni piu ampie perché tutto ciò che è aggressività lo si riferisce a « scariche » imposte dall'impulso al piace­ re (nel Reich: dall'energia orgastica) quando è represso e si polarizza, per cause varie, nel senso dell'impulso distruttivo. Le applicazioni sul piano tipologico, socio­ logico e socio-politico non sono mancate: alla manifesta­ zione sadica di quell'impulso è stata riferita la tendenza all'autorità, al comando, al dominio, al despotismo; a quella masochistica la tendenza ad ubbidire, a seguire, c1 servire, a sacrificarsi. Cosf dopo Freud sono state di­ sinvoltamente dedotte, in chiave di repressione e di pa­ tologia sessuale, le due componenti complementari che costituirebbero la base esistenziale di ogni sistema non democratico. In questo stesso dominio delle applicazioni socio-politiche si può anche rilevare che un autore, re­ centemente assai reclamizzato, Herbert Marcuse, quando dopo aver deprecato e criticato il sistema attuale delle società industriali e consumistiche altamente sviluppate ha cercato di indicare ( nel suo libro Eros e civiltà) i fondamenti della società che dovrebbe sostituirlo liberan­ do l'uomo, egli si è tenuto strettamente ai presupposti del freudismo piu ortodosso, al duplice impulso al pia­ cere e alla distruzione, ai loro derivati e agli sfoghi offerti da un lato dalle sublimazioni, dall'altro dall'al­ lentamento del sistema repressivo. Si vede cosf fin dove può giungere l'influenza distorcitrice delle idee fisse freu­ diane e parafreudiane.

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Tornando al campo psicologico, l'ammissione del se­ condo impulso, del Todestrieb, può costituire un passo avanti in una piu approfondita erotologia quando non lo si disgiunga dallo stesso impulso al piacere, anzi lo si veda agire impastato in vario grado con quest'ulti­ mo, mettendo dunque da parte la sua pretesa derivazio­ ne da repressioni. È una verità profonda che ogni li­ bido sessuale, ogni desiderio bramoso, già in sé è « ambi­ valente », ossia contiene anche una inconscia carica distrutti­ va e « mortale ». Ciò, tuttavia, in un senso diverso dal tendere ad una distruzione e a una stasi analoga a quel­ la del mondo inorganico. In ogni voluttà sufficiente­ mente intensa vi è una voluttà dell'autodistruzione - e della distruzione: una estrinsecazione sia di odio che di amore ( 1 ). È per questo - come abbiamo rilevato al­ trove nel trattare di tutta questa fenomenologia (2) che nell'antico mondo romano Venere come Libitima (stessa radice di libido) valeva, ad un tempo, come di­ vinità dell'amore sessuale e della morte; che lo stesso valse per Priapo; che nel dionisismo è nota la mesco­ lanza della voluttà orgiastica con un parossismo distrut­ tivo e autodistruttivo; che, infine, in Oriente Kama, Mara e Durga sono parimenti divinità sia del desiderio. sia della morte. Possono dunque esser indicati di nuovo insegnamen­ ti di un ordine superiore, solo confusamente adombrati dalla psicanalisi. Ora, se è a questo ordine superiore di idee riguardanti la libido e il resto che ci si riferisse, uscendo dal campo delle assunzioni puramente umane ed anzi nevropatiche del sesso in cui il freudismo si è rinchiuso, si potrebbe riconoscere che vad aspetti di ( 1) E a questa stregua aia la tendenza sadica che quella masochista appaiono csscrc clementi congeniti della stessa libido acssuale, non sono « derivate>, fan parte della sua stessa essenza. Hanno un carattere di de­ viazioni solo quando ai assolutizzano condizionando tutto il procaso erotico. (2) Cfr. il nostro libro aià citato Met•Psic• del sesso.

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quella sua critica realistica che sembra cosi iconoclasta potrebbero anche avere una giustificazione, perdendo la loro, se si vuole inconscia, tendenziosità. Infatti il primo passo in uno sviluppo veramente spirituale è il rendersi conto della non-spiritualità di molte cose ritenute spirituali dagli uomini, il riconoscere in queste appunto delle trasposizioni, delle sublimazioni e dei surrogati che hanno ben poco da fare con la na­ tura superiore dell'essere. Ciò vale eminentemente nel quadro di una civilizzazione di tipo affatto « umano », quale è quella moderna, tanto che in essa sono solo trop­ pi i « valori » suscettibili ad essere spiegati sulla base di una deduzione sul genere di quella psicanalitica: si da apparire rifugi e compensazioni di forze represse e soprattutto dell'impotenza e della paura del singolo di fronte alla realtà e di fronte a sé stesso. Le limitazioni imposte dalle convenzioni sociali e da tutte le ipocrisie della morale occidentale fanno il resto: e la necessità si trasforma in virtu, la debolezza prende nome di forza e di carattere, mentre per via dello stato di scissione, di contrasto e di inadeguatezza rispetto alle forze profonde della vita, oggi quanto mai sono in opera i processi subconsci generatori di nevrosi, di supercompensazioni e di isterismi autistici, di traumi psichici. Far saltare tutte queste superstrutture pseudospiritua­ li per mettere a nudo la forza sotterranea della nostra vita piu profonda e subconscia potrebbe dunque essere un principio per chi sia saldo in una volontà assoluta di superamento. Senonché non è certamente questo il caso della psicanalisi: proprio come la medianità, una volta dischiusa la porta degli « inferi » essa non offre alcun mezzo di difesa, alcun metodo di efficace controllo. Da qui, il pericolo che essa costituisce per i piu. Infatti, data l'inconsistenza dell'uomo di oggi, le vie, di massima, si riducono a queste due: o rientrare, sia

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pure in forma cosciente, nel compromesso delle traspo­ sizioni, delle su�limazioni e delle altre vie di disloca­ zione evasionistica o compensatrice - ovvero assumere gli impulsi della libido e dell'Es e farsi il procura­ tore, lo strumento consapevole e razionale per il soddi­ sfacimento diretto di essi. L'una e l'altra di queste vie rappresentano una abdi­ cazione. La psicanalisi non sa consigliare altro. La se­ conda via è quella affermata soprattutto dalla corrente dell'Adler, la quale vorrebbe che l'Io, eliminato ogni complesso di inferiorità, si assumesse ogni responsabilità e si affermasse nell'ambiente volontà, per plasmarlo in modo conforme. Ma, date le premesse, che senso può avere la «responsabilità» e la «volontà formatrice»? Là dove manca l'idea della personalità come un principio auto­ nomo superiore all'ordine naturalistico tutto ciò appare pri­ vo di ogni fondamento. Piuttosto, l'istanza «terapeutica» può dar luogo a quella rivoluzionaria sociale. È la direzione che piu recentemente il Reich con i suoi seguaci ha seguito, polemizzando col Freud. Il Reich ha rilevato, con in­ negabile coerenza, che se la causa prima della vita ne­ vrotica ( di quella vera e propria e di quella che la psicanalisi generalizzata attribuisce a comportamenti mol­ teplici dell'uomo) è la «repressione» imposta dal « si­ stema», dall'ambiente e dalle idee dell'ambiente, non si tratta di menar il can per l'aia con mezze soluzioni, col palliativo di adattamenti individuali, che lasciano sussistere la causa prima, oggettiva e sociale, del male, ma di distruggerla nella sua sede propria, facendo salta­ re in aria le strutture e gli ordinamenti del sistema vi­ gente, dal Freud invece riconosciute e rispettate timoro­ samente: donde il passaggio alla aperta contestazione e alla rivoluzione, indicata come la vera radicale e gene­ rale terapia. E dalla forma già in atto della cosidetta «rivoluzione sessuale» di cui appunto il Reich è stato

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il principale apostolo, vi sarebbe da passare ad ulteriori mo­ vimenti sbloccatori anarcoidi a che la società « repres­ siva» dia sempre piu luogo ad una società «permissi­ va». Il problema di una discriminazione, a che non si proclami il «tutto è lecito»1 non viene nemmeno sfiora­ to; sembra che con una ingénuità quasi rousseauiana (ri­ levabile, peraltro, anche nell'anarchismo classico) si pen­ si che tutto ciò che può affiorare dal sottosuolo umano e dall'inconscio quando ogni diga sia rimossa, sia soltanto gradevole, bello, sano, comunque tale da lasciar sus­ sistere la possibilità di un qualche ordine sociale po­ sitivo. A dire il vero, a tale riguardo il Freud è stato piu realista: riconoscendo il carattere torbido di ciò che pre­ vale nel sottosuolo psichico dei piu, egli ha ammesso anche il limite imposto da quello che egli ha chiamato il «principio della realtà». Ma il punto piu importante può essere indicato dal detto, che l'essere UJ

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Oggi sono numerosi gli ambienti che si interessano di nuovo al sovrasensibile e che riprendono dottrine « occulte » e esoti­ che, dandosi talvolta anche a varie pratiche evocatorie, cercan­ do esperienze inusitate, « iniziazioni » e simili. In piu, il portarsi, spesso morboso, dell'attenzione sugli strati profondi della psi­ che, dopo che la psicanalisi ha dato risalto al dominio dell'in­ conscio. Tutto ciò viene da molti considerato leggermente co­ me uno « spiritualismo », e nel ritorno al sovrasensibile si è visto qualcosa di positivo, in contrapposizione al materialismo dei nostri giorni. Si trascura però di esaminare i retroscena di tali tendenze, i pericoli che esse presentano per i valori della personalità, le confusioni e le deviazioni dottrinali che esse implicano. Il presente libro si propone una messa a pun­ to sistematica intesa a distinguere il positivo dal negativo, a indicare in quale direzione si deve cercare il vero sovran­ naturale. Spiritismo, metapsichica, teosofia, antroposofia, « eso­ terismo cristiano», neomisticismo, Krishnamurti, "occultismo» ed altre correnti vengono analizzati. La presente nuova edi­ zione è ampliata, perché include l'esame di ulteriori tenden­ ze, come quelle che hanno fatto capo, ad esempio, al Gurdjeff e al Crowley, e dello strano interesse oggi destato dalla ma­ gia e perfino dal satanismo. Anche la critica alla psicanalisi è stata ampliata, considerando quella del Reich e dello Jung. Questa opera dell'Evola è indispensabile per chi vuole avere un serio orientamento pratico e dottrinale in un campo cosf infido, fuor dai pregiudizi e dai ristretti orizzonti della pre­ valente mentalità profana, prendendo come sicura base idee e principi superiori d'ordine tradizionale.

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