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Italian Pages 80 [77] [77] Year 2012
BAMBINI E GENITORI
Carla Geuna - Jessica Lamanna
MAMMA E PAPÀ MI RACCONTATE COME SI FANNO I BAMBINI? Una storia per educare il cuore di chi sta crescendo
ARMANDO EDITORE
GEUNA, Carla - LAMANNA, Jessica Mamma e papà mi raccontate come si fanno i bambini? Una storia per educare il cuore di chi sta crescendo ; Intr. d Fabio Veglia ; Roma : Armando, © 2012 80 p. ; 20 cm. (Bambini e genitori) ISBN: 978-88-6677-075-6 1. Rapporto genitori/bambini 2. Spiegare la sessualità 3. Educare attraverso la favola CDD 155
Disegno di copertina e illustrazioni di Jessica Lamanna © 2012 Armando Armando s.r.l. Viale Trastevere, 236 - 00153 Roma Direzione - Ufficio Stampa 06/5894525 Direzione editoriale e Redazione 06/5817245 Amministrazione - Ufficio Abbonamenti 06/5806420 Fax 06/5818564 Internet: http://www.armando.it E-Mail: [email protected] ; [email protected] 20-00-080 I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), in lingua italiana, sono riservati per tutti i Paesi. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume/fascicolo, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Via delle Erbe, n. 2, 20121 Milano, telefax 02 809506, e-mail [email protected]
SOMMARIO
Ringraziamenti
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Introduzione di Fabio Veglia
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Premessa per mamma e papà
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Una proposta per rispondere alle domande dei bambini sulla sessualità: la favola di Gigetto e Carlotta
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Conclusioni
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“Ora che tu e papà vi siete lasciati, cosa me ne faccio io di questa favola?”
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Appendice: Riflessioni per tutelare i figli in caso di separazione o divorzio
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Bibliografia
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Legenda:
Leggiamo tutti insieme
Leggiamo solo noi genitori
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare il Professor Fabio Veglia, per aver creduto in noi e nel nostro lavoro, e per averci trasmesso quella carica che ci ha permesso di metterci in gioco e di trovare il coraggio di far uscire il nostro manoscritto dal cassetto.
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Ad Ottavia
Al bimbo che, per ora, è solo nella mia mente
INTRODUZIONE Fabio Veglia*
* Ordinario
di Psicologia Clinica, Università di Torino. 11
Mi racconti una storia? Le fiabe e le leggende, le memorie e i sogni, gli eventi e le tradizioni narrate in famiglia come a scuola, nei campi come in fabbrica, in chiesa come nelle feste di paese, sono scritte nei nostri corpi, negli sguardi, in ogni gesto condiviso. Anche i baci e le carezze che ci scambiamo con il fantastico gioco del sesso sono fatti per diventare storia. Una storia d’amore e qualche volta una nuova vita. Una sconfinata, curiosa meraviglia e un’insaziabile sete di conoscenza spingono i nostri bambini ad interrogarci e a chiederci di essere testimoni credibili di una così grande gioia. Di fronte alle loro domande sembra difficile trovare le parole per raccontare l’ineffabile invito cantato fin dall’antichità: “Vieni, mio amato, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon matti13
no andremo nelle vigne, vedremo se mette gemme la vite… Là ti darò le mie carezze”. Dobbiamo cercare parole semplici, ma luminose e toccanti, per spiegare chi siamo, femmine e maschi, come siamo fatti, come il nostro corpo ci dà gioia, come nasce il mistero che ci lega e ci spinge a tornare, a incontrarci, a invitarci ancora l’uno tra le braccia dell’altra. Jessica Lamanna e Carla Geuna le hanno sapute trovare. In queste pagine, anche attraverso la tenerezza delle loro immagini, raccontano a Ugo, che chiede ciò che tutti i bambini del mondo vogliono sapere, la storia di Gigetto e Carlotta, cioè la povera, incantevole storia di tutti noi, felice e faticosa, fiduciosa e smarrita, coraggiosa e irripetibile, offerta loro perché non siano soli mentre provano a crescere, a diventare amore. Il rigore scientifico, l’eleganza metodologica, l’ampiezza del linguaggio con cui hanno costruito questo testo sono ben riconoscibili tra la commozione, lo sguardo amorevole e il rassicurante sorriso che rivolgono ai bambini e ai loro genitori. Torino, gennaio 2012 14
PREMESSA PER MAMMA E PAPÀ
Accordiamoci da subito sul significato della parola “sessualità”: non va confusa con la parola “genitalità”, poiché è una realtà molto più ampia che coinvolge le persone nella loro totalità; è un’entità naturale, che appartiene a ogni essere umano e che, oltre a garantire la riproduzione della specie, si arricchisce di significati relazionali, emotivi ed affettivi. Un tentativo per cercare di capire meglio questo concetto è osservare come la sessualità ha attraversato la storia della nostra vita e come si organizza e ci organizza nell’arco della vita. Fabio Veglia utilizza un modello che ipotizza l’esistenza di sei dimensioni intorno alle quali si pianifica l’esperienza della sessualità umana [Fig. 1] (Veglia, 2000; 2002; 2004; Veglia e Pellegrini, 2003).
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DIMENSIONE RIPRODUTTIVA DIMENSIONE LUDICA DIMENSIONE SOCIALE DIMENSIONE SEMANTICA DIMENSIONE NARRATIVA DIMENSIONE PROCREATIVA
Conservare la specie Fare sesso Stare insieme Fare l’amore Avere una storia Fare un bambino
Figura 1. Le dimensioni della sessualità umana
Per comprendere il modello, possiamo pensare che queste dimensioni corrispondano alle funzioni biologiche del sistema evolutivo: un programma che ha tra i suoi mandati un ventaglio di possibilità comprese fra la conservazione della specie, attraverso la riproduzione e la ricombinazione dei patrimoni genetici, e la consapevolezza del significato da attribuire alla relazione, allo stare insieme. Vediamo rapidamente il senso di ciascuna dimensione: • La dimensione riproduttiva della sessualità porta con sé il messaggio di conservare la specie e far prevalere il proprio genoma. 20
• La dimensione ludica traduce una sessualità soltanto giocata attraverso l’atto sessuale: fare sesso. • La dimensione sociale svela il bisogno di costruire una vita di relazioni e di legami sociali accanto al mandato biologico che ci spinge verso la riproduzione e la sopravvivenza: stare insieme. • La dimensione semantica accoglie il fare l’amore in un progetto di ricerca di sensi e significati condivisibili con qualcuno. • La dimensione narrativa declina la nostra sessualità all’interno di una storia, il desiderio di raccontare chi siamo, cosa ci è accaduto e cosa ci aspettiamo del tempo che verrà, ci permette di conquistare la nostra realtà illuminata dall’amore condiviso: avere una storia, una storia d’amore. • Al vertice dell’evoluzione, Fabio Veglia colloca la dimensione procreativa: fare un bambino. 21
«La sessualità trasforma una storia d’amore in un atto creativo. Si tratta sempre di generare un cucciolo della nostra specie, ma descrive anche la rielaborazione di significati e racconti intorno alla dimensione riproduttiva e la sua trasformazione in libero atto creativo. Atto condiviso con il proprio compagno e partecipato con la Vita» (Veglia, 2004). Collocare la sessualità sulle tracce dell’evoluzione è uno dei modi possibili per discutere della sessualità umana. «Le persone umane hanno facoltà di vivere esperienze sessuali escludendo la dimensione riproduttiva dagli scopi e dalle finalità del loro comportamento, ma non possono eluderla quando cercano di attribuire significato alle loro azioni usando credenze, convinzioni e intenzioni. Sono, infatti “costrette” a decidere di non avere un figlio, oppure a rischiare di concepirlo, a seguire il bisogno di generarlo o, invece, a cercarlo in un gesto condiviso dopo averlo desiderato. La sessualità non si riduce al 22
generare, è ovvio, ma il vissuto di un maschio e di una femmina della nostra specie mentre si accoppiano non può prescindere dall’assumere, ignorare, rifiutare, negare, assaporare, rimpiangere (o qualsivoglia altra posizione cognitiva e affettiva) la prospettiva della paternità e della maternità che potenzialmente risiede (o risiedeva) in quel gesto» (Veglia, 2002). Adesso che abbiamo condiviso un po’ di parole e di significati, proviamo ad affrontare insieme il difficile impegno di spiegare la sessualità ai nostri figli. È difficile tradurre in parole una conoscenza che ha radici profonde nella nostra affettività ed è fatta di gesti, di immagini, di sensazioni, di carezze, ma si può o meglio si deve farlo. Che cosa sanno i nostri bambini dell’amore, del sesso, della sessualità? Come si orientano in mezzo ad una giungla di messaggi che ogni giorno li raggiunge, li colpisce, li eccita e li confonde? Una condizione essenziale è che i bambini abbiano la possibilità di accedere ad un approccio positivo e sereno con la dimensione della sessualità, prima 23
che condizionamenti esterni (TV, internet, tradizione orale), possano trasmetterne un’immagine deviata e negativa. Di quali strumenti devono attrezzarsi i genitori per incontrare la richiesta di parole, significati, informazioni, emozioni e relazioni che chi cresce va a ricercare nella relazione educativa con gli adulti di cui si fida e che considera significativi? I bambini sono curiosi rispetto alla sessualità così come lo sono per tutte le infinite esperienze di vita. Questo grande bisogno lo possiamo soddisfare con l’utilizzo di una storia: l’approccio narrativo permette di facilitare il nostro compito educativo attraverso la metafora, il coinvolgimento emotivo, la magia e l’incanto della condivisione di un senso d’intimità tra chi racconta e chi ascolta. Leggere una storia concede il permesso di viaggiare nella fantasia e stimola la scoperta di emozioni nuove. Da sempre, storie, leggende e parabole sono i metodi più efficaci e preferiti per trasferire informazioni, insegnare e condividere i valori della vita. L’invito rivolto ai lettori è divenire viaggiatori in un mondo d’immaginazione in cui la realtà può essere sospesa e l’apprendimento può essere potente. 24
Il presente lavoro non vuole essere una ricetta, ma una proposta, un punto di partenza per superare le barriere dell’imbarazzo che a volte si alzano quando parliamo di sessualità soprattutto con i più piccoli; un’occasione che diventa promotrice del dialogo all’interno della famiglia. Queste pagine non esauriscono il progetto educativo alla sessualità nel quale è coinvolto ciascun individuo fin dalla nascita, ma pensiamo che il processo educativo debba svilupparsi dall’infanzia, che abbia il suo culmine nell’adolescenza e che perciò debba affiancarsi ad informazioni fornite gradualmente nel rispetto dei tempi di maturazione di ciascuno per tutto il corso della vita. Le parole giuste sono già dentro ciascun genitore, questa storia dà alle parole una delle possibili forme attraverso il metodo narrativo. I bambini sono bravissimi a loro volta a informarci su che cosa a loro serva e cosa invece no; ascoltiamoli e osserviamoli, la comunicazione non è solo di tipo verbale: con i gesti, gli sguardi e gli atteggiamenti essi ci comunicano informazioni importanti sul loro stato d’animo (per esempio le espressioni del volto), sulla sazietà rispetto all’argomento (per esempio si distraggono), sulla sintonizzazione con noi nel momento della lettura 25
di queste parole, che sicuramente attivano pensieri ed emozioni in chi legge e in chi ascolta (interesse espresso attraverso per esempio la vicinanza). Nella nostra storia un bimbo si rivolge alla sua mamma e al suo papà domandando loro il significato del fare l’amore, i genitori decidono di raccontare la favola di Carlotta e Gigetto. Il racconto è completato da immagini semplici e chiare che aiutano a favorire nei bambini la comprensione della dinamica della sessualità.
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UNA PROPOSTA PER RISPONDERE ALLE DOMANDE DEI BAMBINI SULLA SESSUALITÀ: LA FAVOLA DI GIGETTO E CARLOTTA
Ugo, bimbo di sette anni, domanda a mamma Claretta e a papà Ignazio: “Mamma e papà cosa vuol dire innamorarsi e fare l’amore?”. Claretta e Ignazio, per fare capire al loro bambino il significato di queste due espressioni, decidono di raccontargli la favola di Gigetto e Carlotta. Mamma inizia a leggere… Gigetto ha trent’anni e vive a Smile dove, insieme ai suoi genitori, gestisce una panetteria. Gigetto è un ragazzo solare, ama la vita, ha molti amici, gioca a calcio e ama la Formula Uno. Ha un ottimo rapporto con i suoi genitori, ma ha capito che è arrivato il momento di formare una sua famiglia. Carlotta ha ventisette anni e abita a Joy, dove lavora come commessa in un negozio di 29
abbigliamento. Vive con i genitori ed una sorella minore e si ritiene una persona fortunata perché è circondata dall’amore dei suoi cari. Ama il tennis e appena ha del tempo libero si precipita sul campo per giocare una partita con i suoi amici. Ha l’amore dei suoi cari, l’affetto degli amici, ma si rende conto che è pronta per vivere una grande storia d’amore. La sera, quando s’infila sotto le coperte, le capita spesso di sognare ad occhi aperti il suo principe azzurro. Vorrebbe dare un volto a questo principe azzurro, ma non è possibile perché i contorni del suo viso sono così sfumati che il principe non ha fisionomia. Ogni mattina Carlotta spera di incontrare il suo principe azzurro, ma purtroppo la sera si trova a fare i conti con un principe senza volto. È il 10 agosto, la sera delle stelle cadenti. Carlotta sa che questa è una sera magica perché se, scorgendo una stella cadente, si esprime un desiderio profondo, che arriva dal cuore, questo sarà esaudito. È arrivato il momento di dare un volto al suo principe azzurro e Carlotta osservando la scia, che una stella cadente sta 30
disegnando nel cielo blu illuminato dalle stelle, che sembrano per la loro luce dei topazi, esprime il proprio desiderio: “…incontrare l’amore della mia vita!” E come per magia, sente pronunciare alle spalle il suo nome. Si volta e vede Anna, la sua compagna delle elementari. Non s’incontrano da tanto tempo perché Anna, una quindicina di anni prima, si era trasferita con la sua famiglia a Smile. Le due ragazze si abbracciano felici. Ma Anna non è da sola… è con Gigetto, il fratello maggiore. Carlotta è folgorata. Lo guarda attentamente e si domanda: “Ma quello splendido ragazzo, con gli occhioni azzurri, che sembrano due laghetti alpini, è quell’odioso bambino che dovevo sopportare quando andavo a casa di Anna?”. Anche Gigetto rimane a bocca aperta, infatti, nella sua testa si domanda: “Com’è possibile che quella mocciosa di ragazzina con due sedani al posto delle gambe e un collo da giraffa, che si aggirava una ventina di anni fa a casa mia, si sia trasformata nella splendida donna che ho di fronte?”. Anna si accorge che tra Carlotta e Gigetto è 31
successo qualcosa di molto bello e con una scusa si allontana. Desidera, infatti, che il fratello e la sua amica d’infanzia possano godere fino in fondo la magia di quell’incontro. Tornata a casa Carlotta si mette a letto e per magia il suo principe azzurro ha un volto: il volto di Gigetto! Anche Gigetto quella sera dopo aver salutato Carlotta capisce che forse ha trovato l’amore della sua vita. Da quella sera Carlotta e Gigetto non si lasciano più. Non c’è giorno che non si vedano ed entrambi, man mano che il tempo passa, capiscono di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Sono innamorati e quest’amore ha dato colore alla loro vita e a tutto quello che fanno e, non appena hanno un po’ di tempo libero, s’incontrano per stare insieme, per chiacchierare, per farsi le coccole, per parlare dei loro progetti futuri. Quando non sono insieme, il loro pensiero è sempre rivolto all’altro e alle ore, che sembrano sempre tante, che devono ancora passare prima del loro incontro. Vedersi, ridere, scherzare, chiacchierare, abbracciarsi, ba32
ciarsi, coccolarsi, ascoltare una canzone è così meraviglioso che, trascorso il tempo sufficiente, Carlotta e Gigetto decidono di andare a vivere insieme. Ugo a mamma Claretta: “Mamma ho capito finalmente che essere innamorati significa che per essere felice hai bisogno dell’altra persona e che con lei tutto è meraviglioso e senza di lei tutto perde importanza, non mi hai però spiegato che cosa significhi fare l’amore?”. Mamma Claretta a Ugo: “Hai ragione, tesoro, ma devi avere un po’ di pazienza perché proverò a spiegarti il segreto della vita usando le stesse parole che aveva scelto la mia mamma e sarei tanto felice se la stessa cosa la facessi tu, un giorno, con i tuoi bambini. Adesso ti farò vedere dei disegni che ti aiuteranno a comprendere le cose che poco alla volta ti spiegherò e ricordati che da questo momento in poi ci sarà una sola parola magica e sarà AMORE. Fare l’amore per due adulti che si amano significa farsi le coccole. Le coccole degli adulti ricordano un po’ le coccole 33
che si fanno ai bambini. Che cosa provi Ugo quando papà o io ti prendiamo in braccio, ti accarezziamo i capelli, ti diciamo che ti vogliamo bene e ti diamo i bacini sulle tue guanciotte un po’ paffutelle?”. Ugo: “Mi piacciono tanto, tanto. Pensa che certe volte, per la gioia, chiudo gli occhi e mi viene voglia di fare le fusa come un gattino!”. Mamma: “Ugo sei un bimbo dolcissimo! Ricordati che il piacere che tu provi è uguale a quello che proviamo papà ed io ogni volta che ti stringiamo a noi!”. Ugo: “Mamma allora due innamorati si prendono in braccio, si accarezzano, si danno i bacini sulle guance e si dicono che si vogliono bene?”. Mamma: “Ugo, due adulti innamorati fanno tutto questo, ma non solo. Ricordati, stiamo parlando di due persone grandi che si amano. Prima ti ho citato una parola ‘magica’! Te la ricordi?”. Ugo: “Amore! Come posso scordarmela?!”. 34
Mamma Claretta riprende: “I due innamorati per stare ancora meglio, per provare ancora più piacere cercano un modo che permetta loro quasi di diventare una sola persona e per fare tutto questo c’è bisogno che tra la donna e l’uomo non ci siano più spazi vuoti e che, anche fisicamente, i due corpi siano uniti. Adesso ti faccio una domanda: i maschi e le femmine sono fatti allo stesso modo?”. Ugo: “No mamma! Io, papà e tutti i maschi abbiamo il pisellino, mentre tu e tutte le femmine avete la patatina”. Mamma: “Bravissimo Ugo! Visto che stai diventando grande, puoi imparare a chiamare il pisellino e la patatina anche con i nomi che usano gli adulti quando non sono in confidenza tra di loro. Il pisellino lo chiamano pene, la parte della patatina che si vede tra le gambe la chiamano vulva e quella dove la donna ospita il pene nel suo corpo la chiamano vagina. Tra noi, però, possiamo usare tutte le parole che conosciamo e che ci piacciono di più. Il pene e la vagina sono molto importanti perché rendono possibili 35
l’unione dei due corpi. Guarda questa immagine così ti riuscirà più facile capire.
L’uomo e la donna si distendono sul letto per trovare una posizione comoda che consenta loro di diventare un unico corpo.
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Vedi il corpo della donna è come se fosse diventato trasparente, questo chiaramente non succede nella realtà, ma nel disegno è stato utilizzato questo trucchetto per far capire il modo in cui il pene viene introdotto nella vagina.
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Osserva la dolcezza che i loro volti esprimono! Questa magia è resa possibile dalla parolina passepartout: ‘Amore’. Ugo che cosa vedi sulla fascia del letto sul quale i due innamorati si sono distesi?”. Ugo: “Tanti cuoricini che mi fanno pensare all’amore che c’è fra queste due persone!”. Mamma: “Ricordati però che fare l’amore è meraviglioso solo se ci si ama. Per farti capire, provo a farti un esempio: se ti si avvicinasse una persona sconosciuta e cominciasse ad accarezzarti i capelli, a sussurrarti all’orecchio che ti vuole bene e ti desse i bacini sulle guanciotte, ti verrebbe voglia, come mi hai detto prima, di chiudere gli occhi e fare le fusa come un gattino?”. Ugo: “Sicuramente no, mamma! Avrei paura e cercherei di scappare. Io le coccole le voglio solo da te, da papà e dalle persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene!”.
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Mamma: “Bravo Ugo mi stai rendendo tutto facile! Vedi, le emozioni che mi hai descritto sarebbero le stesse che proverebbero due persone adulte se facessero l’amore senza amarsi. Quindi, e non dimenticarlo mai, si fa l’amore solo se c’è amore! Ugo: “Mamma, ma fa male fare l’amore?”. Mamma: “Assolutamente no! Sai, se c’è amore, la vagina della donna si dilata e il pene dell’uomo penetra senza provocare dolore. Ugo c’è un altro modo per dire ‘fare l’amore’ ed è ‘avere un rapporto sessuale’. Quale delle due espressioni ti piace di più?”. Ugo: “Fare l’amore! Perché ‘avere un rapporto sessuale’, mi sembra che non faccia capire che c’è amore. Io userò sempre l’espressione ‘fare l’amore’. Voi mi avete insegnato che l’amore è il carburante della vita e allora perché non nominarlo tutte le volte che è possibile!”. Mamma: “Ugo fare l’amore non serve solo per coccolarsi e provare piacere. Infatti, è anche l’unico 39
modo possibile per fare naturalmente un bambino. Quando l’uomo inserisce il suo pene dentro la vagina della donna, dal suo pene escono gli spermatozoi che sono dei semini, molto più piccoli dei granellini di sabbia, non visibili a occhio nudo. Gli spermatozoi si possono vedere solo con il microscopio e sono tantissimi. Pensa, sono quasi tanti quanti gli abitanti della terra, ma essendo piccolissimi occupano pochissimo spazio e se li dovessimo raccogliere, starebbero tutti dentro ad un cucchiaio da minestra! Gli spermatozoi assomigliano un po’ a dei girini e hanno una coda. Questa coda è molto importante perché permette loro di arrampicarsi sulle pareti della vagina e di arrivare fino all’utero che è un nido che la donna ha dentro la sua pancia. Una volta al mese la donna produce un piccolo uovo detto “cellula uovo” che viene custodito vicino all’utero. La cellula uovo è visibile solo al microscopio perché è piccolissima, non si muove e aspetta che qualcuno arrivi a farle compagnia. Stare in compagnia è sempre più bello che essere da soli! Sai Ugo chi aspetta la cellula uovo?”.
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Ugo: “Gli spermatozoi!”. Mamma: “Bravissimo Ugo! La cellula uovo è bellissima, gli spermatozoi iniziano a corteggiarla. Ecco allora che, per fare breccia nel cuore della cellula uovo, gli spermatozoi iniziano a correre. Infatti, vorrebbero tutti essere scelti dalla cellula uovo. Ma la cellula uovo farà entrare all’interno del suo pancino solo lo spermatozoo più bello, più veloce. E dall’unione dello spermatozoo e della cellula uovo si formerà il bambino! Tutti gli altri spermatozoi non scelti, subito saranno un po’ tristi, ma sapendo che si sta formando un bambino, la tristezza lascerà presto il posto alla gioia. Che bello la donna è incinta: diventerà mamma! E l’uomo diventerà papà!
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Ecco guarda questo disegno rappresenta il percorso che fanno gli spermatozoi per raggiungere la cellula uovo!
All’inizio il bimbo non si vede perché è piccolissimo, ma lentamente, a mano a mano che il tempo passa, coccolato dal calduccio che c’è dentro l’utero, il bambino cresce e diventa sempre più grande e bello. La mamma e il papà sono felicissimi. Non vedono l’ora di poterlo guardare negli occhi, abbracciarlo, coccolarlo, prendersi cura di lui o di lei. Sarà un maschio, sarà una femmina, assomiglierà alla mamma o al papà? Poco importa. Quel pargoletto esiste perché un uomo e una donna innamorati hanno desiderato 43
che il loro amore fosse ben rappresentato da quel bimbo cui hanno dato la vita. Come ti ho detto prima, la mamma produce la cellula uovo solo una volta al mese e se uno spermatozoo non va a trovarla la cellula uovo si annoia a stare da sola e, nel giro di poche ore, scompare senza lasciare nessuna traccia di sé essendo piccolissima. Quando un uomo e una donna desiderano avere un bambino fanno l’amore spesso, perché non è facile per la donna capire quando, durante ogni mese, il suo corpo produce la cellula uovo. Devi sapere che ci sono dei casi in cui una coppia innamorata, per diversi motivi, ritiene che non sia il momento di avere un bambino (per esempio ha già un figlio!), ma desidera fare l’amore. Esistono dei metodi che permettono di fare l’amore senza che la donna rimanga incinta: la donna può prendere una medicina che si chiama pillola.
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Questa pillola viene prescritta dal medico e impedisce alla cellula uovo di prodursi; oppure l’uomo può srotolare sul suo pene un sacchettino, che si chiama profilattico, che raccoglie gli spermatozoi, così questi ultimi, anziché arrampicarsi sulle pareti della vagina, rimangono dentro il profilattico.
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Spero di essere riuscita a farti capire, Ugo, che tu sei nato perché io e papà ti desideravamo più di qualsiasi altra cosa al mondo, perché se non ti avessimo voluto, avremmo potuto utilizzare uno dei due metodi di cui ti ho parlato prima”. Ugo: “Sono contento di essere nato perché avevate tanta voglia di me!”. Mamma: “Adesso Ugo ricominciamo a parlare del bambino che sta crescendo dentro l’utero. La pancia della mamma è sempre più grande! Mamma e papà impazziscono dalla voglia di vedere il loro cucciolo! Anche il bimbo ha voglia di essere coccolato dai suoi genitori e ora, dentro il pancione di mamma, si sta un po’ allo stretto. Inoltre dentro il corpo di mamma è notte e il bimbo ha voglia di vedere quanto bello è il mondo fuori!”. “Sono passati 9 mesi, tanti quanto dura un anno di scuola. Il bimbo è pronto per conoscere la sua mamma e il suo papà. Ecco che il nido della mamma inizia a spremersi e alla mamma viene un po’ di mal di pancia. La mamma telefona al papà che è al lavoro 46
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e gli dice di portarla in ospedale perché è giunto il momento di partorire. Papà arriva in fretta a casa perché non vuole perdersi neppure un secondo di questo momento così importante e bello. Il papà fa accomodare la mamma in macchina. Guarda che cosa c’è sullo sportello della macchina! Tanti cuoricini che ci ricordano l’amore che lega la mamma, il papà e il loro bimbo che sta per nascere!
La mamma e il papà sono arrivati in ospedale! I medici e gli infermieri li accolgono con affetto e si 48
prendono subito cura della mamma. Fanno accomodare la mamma in una stanza, dove c’è un letto molto confortevole su cui la donna può distendersi e rilassarsi. Accanto a lei c’è sempre il suo innamorato che le stringe la mano e le sussurra parole d’amore.
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Il mal di pancia della mamma aumenta ancora un pochino. L’utero della mamma (cioè il nido che ha coccolato per tanti mesi il bambino) si schiaccia ancora di più e sai perché?”. Ugo: “No mamma! Perché?”. Mamma: “Pensa Ugo: quando devi far uscire il dentifricio dal tubetto che cosa fai?”. Ugo: “Lo schiaccio dal fondo!”. Mamma: “Bravo Ugo, l’utero della donna fa la stessa cosa. Schiacciandosi spinge il bimbo verso l’esterno; dall’utero il bimbo attraversa una galleria che si chiama vagina e da cui si comincia a intravedere un po’ di luce. Guarda l’immagine. Il bimbo fa capolino con la sua testolina. Che fatica nascere!
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Quel pargoletto è appena nato e già urla come un disperato! Ma chi sono quelle signore che gli sorridono e che lo lavano? E chi è quel signore che ha attaccato alle orecchie una specie di buffo iPod? E perché vuole appoggiare l’iPod sul suo torace? Certo che, in questo mondo, i grandi non sono molto furbi se pensano di far ascoltare la musica appoggiando gli iPod sul petto! Lui protesta: vuole vedere subito i suoi genitori! Ha dovuto aspettare per ben nove mesi questo momento e non sopporta che nessuno gli faccia perdere del tempo e allora strilla più forte che può. Le sue urla bucano le orecchie di quelle persone che prontamente lo danno in braccio ai suoi genitori. Che emozione per tutti e tre conoscersi! Il bimbo annusa mamma e papà che cominciano a riempirlo di bacini. Il bimbo capisce subito che quelli sono i migliori genitori del mondo!”.
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CONCLUSIONI
Mamma: “Ti è piaciuta questa favola? Parliamone insieme anche a papà”.
Discussione Ugo: “Ma quando possiamo fare l’amore?”. Papà: “A questa domanda Ugo proverò a risponderti io. Mamma è stata davvero bravissima, ha saputo arricchire la favola, che ti ha letto, con delle parole meravigliose e, come ha fatto lei, tutto quello che ti dirò verrà direttamente dal mio cuore. Per rispondere alla tua domanda ti dirò che la gradevole responsabilità di fare l’amore dovrebbe essere il risultato di una decisione condivisa da due persone adulte che da qualche tempo si desiderano, si amano, 57
hanno molta fiducia reciproca e hanno l’intenzione di stare molto bene insieme. Quando si sente una grande attrazione per qualcuno, inevitabilmente, la curiosità, le fantasie, i pensieri e le attenzioni sono rivolti alla persona desiderata. Si fa tutto il possibile per favorire le occasioni per stare insieme più a lungo e per conoscersi meglio. Se questo processo, che possiamo chiamare ‘innamoramento’ o ‘incantamento’ continua, si possono dichiarare i sentimenti provati e, se questi sono reciproci, ci si può ‘fidanzare’. Stare insieme per conoscersi meglio è molto importante! È un inevitabile processo di apprendimento e di arricchimento. È molto difficile accordarci su un momento preciso in cui si può fare l’amore. Quello che mi sento di dirti è di considerare la possibilità di parlarne con qualcuno di cui ti fidi, se ti va, potrai farlo con me e mamma, come stiamo facendo adesso, oppure potresti scrivere i tuoi pensieri e le tue emozioni su un diario, per aiutarti a riflettere, analizzare e comprendere ciò che ti sta capitando e, soprattutto, a prendere decisioni coerenti, equilibrate e serene. Comunque, quando due persone cominciano ad 58
accarezzarsi e a creare uno spazio di maggiore intimità, devono farlo per il piacere che procura questo scambio affettivo e non per dimostrare che sanno farlo molto bene, o perché subiscono la pressione del gruppo, dell’amico o dell’amica, del fidanzato o della fidanzata. La decisione di fare l’amore si prende una volta che si è capita l’importanza che ha per se stessi e per la persona amata questo modo tanto intimo di volersi bene, che procura maggiore felicità e benessere, quando è vissuto con piena consapevolezza, responsabilità, condivisione e riflessione. Fare ‘della vita’ l’amore, non ‘di quel giorno’ l’amore: l’amore è una conquista che si costruisce nel tempo in accordo con l’altro”.
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“ORA CHE TU E PAPÀ VI SIETE LASCIATI, COSA ME NE FACCIO IO DI QUESTA FAVOLA?”
Come possiamo integrare l’amore che incontra, lega, progetta, condivide, crea e vive, con l’amore che finisce? Come possiamo aiutare i nostri figli a comprendere questa favola alla luce delle difficoltà che possono emergere all’interno delle relazioni? Uno dei messaggi che emergono tra le righe di questa storia è rassicurare ciascun bambino rispetto all’amore che lo lega reciprocamente e vicendevolmente ai suoi genitori, i quali hanno deciso di completare il loro progetto di vita cercando di avere un figlio. L’amore che ciascun genitore prova nei confronti di ciascun figlio è unico e speciale, è sicuro e non cambierà mai, qualunque cosa succeda nella vita. Il legame d’amore che lega due genitori può interrompersi, ma quello nei confronti dei figli è per sempre. 63
Nella società attuale il legame di coppia, coniugale o convivente, sembra essere sempre più fragile; il numero delle separazioni e dei divorzi è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi decenni. Questa condizione di cambiamento provoca naturalmente delle conseguenze importanti all’interno delle dinamiche familiari, gli effetti della separazione e del divorzio sui figli sono molto importanti e perciò desideriamo dedicare uno spazio e un tempo per riflettervi insieme. Per evitare di complicare ulteriormente il momento già faticoso per tutti i membri della famiglia, possiamo individuare alcuni fattori di successo: • Capacità di ascolto reciproco, sia da parte dei figli sia dei genitori. • Disponibilità al cambiamento: quando si accetta come dato di fatto la nuova situazione, anche se non sempre di buon grado, si possono mettere in atto tutte le strategie che possono rendere la convivenza il più possibile funzionale a tutti i membri. 64
• Gradualità: l’avvicinamento progressivo alla nuova situazione permette ai bambini e ai ragazzi di potersi abituare in un modo più dolce e meno traumatico.
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Appendice RIFLESSIONI PER TUTELARE I FIGLI IN CASO DI SEPARAZIONE O DIVORZIO
Cercate di consolare il bambino dimostrandogli entrambi affetto. Potreste dire a vostro figlio che l’unica cosa che è sicura è l’amore che avete entrambi per lui, anche se voi genitori litigate molto spesso o non siete più felici insieme. La comunicazione dell’intenzione di separarvi va fatta possibilmente insieme, usando parole semplici, adeguate all’età dei figli, quando vi sentirete sicuri della vostra decisione e pronti a parlarne con sufficiente serenità. Stimolate il bambino a esprimere i suoi pensieri rispetto alla vostra separazione. I bambini soffrono della separazione/divorzio dei genitori e possono preoccuparsi e diventare irritabili, tristi; possono piangere senza motivo, avere dolori allo stomaco, 69
soffrire d’insonnia, andar male a scuola, comportarsi in modo aggressivo: questi possono essere alcuni dei segni tipici del momento difficile che il bambino attraversa; provate ad aiutarlo a rendere comprensibili i pensieri e le emozioni, a parlarvene, anche se voi stessi state soffrendo. È difficile farlo, ma provateci. Spiegategli che la separazione è interamente frutto della vostra decisone. Provate a spiegargli che lui non è responsabile della separazione/divorzio, in modo da non creargli sensi di colpa. Spiegategli che il divorzio è una cosa definitiva. Molti bambini credono di poter far riconciliare i genitori e s’illudono che la separazione sia solo temporanea. Mettete in chiaro che il divorzio è una cosa definitiva. Cercate di essere realisti in modo da non dare adito a illusioni: così il bambino supererà meglio questi momenti difficili. Lasciate che il bambino nutra lo stesso affetto per entrambi i genitori, evitando giudizi sull’ex compagno/a; evitate di svalutare o screditare il coniuge, non costringete il bambino a prendere posi70
zione in vostro favore: lo mettereste in difficoltà e gli provochereste maggiore sofferenza. Vostro figlio ha bisogno di essere amato da entrambi, quello che voi pensate o provate nei confronti dell’altro genitore non coincide con ciò che pensa e prova vostro figlio nei suoi confronti. Non cercate l’alleanza o la complicità del bambino contro l’altro genitore ed evitate di istigarlo contro di lui/lei atteggiandovi a vittime. Inoltre, evitate di usare i figli come giudici o arbitri dei vostri comportamenti sollecitando da loro un’opinione su chi dei due genitori abbia ragione o torto. Evitate, infine, di usarli come messaggeri, spie o testimoni contro l’altro, ad esempio sottoponendoli a interrogatori su ciò che ha fatto o detto l’ex-compagno/a. Non mettetevi a litigare in modo violento in sua presenza. I bambini, specie figli di divorziati, si agitano e si preoccupano se vedono i genitori litigare violentemente: cercate di non alzare la voce in modo eccessivo in loro presenza e di non lanciarvi improperi reciprocamente. 71
Mantenete la comune responsabilità genitoriale. Non prendete decisioni veramente importanti sui figli (salute, scuola, tempo libero) senza consultarvi e, se possibile, accordarvi, con l’altro genitore. Mantenete le regole che il bambino ha prima appreso in entrambe le abitazioni. Se il bambino è stato abituato a delle regole, cercate di essere coerenti anche se siete separati. Evitate eccessiva indulgenza nei suoi confronti, non concedetegli facili privilegi, evitate di attirarlo dalla vostra parte con regalini o concessioni: aumenterebbero il suo disorientamento. Fate in modo che il bambino viva nella stessa casa di sempre, nei limiti del possibile. La possibilità di rimanere in un luogo conosciuto è molto importante per vostro figlio. Se dovete trasferirvi, cercate di trovare casa nelle vicinanze, o almeno di non staccarlo dal suo ambiente, in modo da fargli continuare a frequentare la stessa scuola e gli stessi amici: meno cambiamenti dovrà affrontare nella vita quotidiana, più riuscirà a superare lo stress del divorzio.
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Fatevi aiutare dai nonni. Spesso la famiglia di origine è una risorsa importante da mettere in campo quando si rimane soli con un bambino e mancano gli aiuti sia economici sia morali. Cercate, però, di rimanere voi i responsabili della disciplina e del comportamento del bambino, poiché i nonni potrebbero essere troppo permissivi. Evitate poi che parlino delle vostre situazioni coniugali o facciano commenti sul vostro ex coniuge davanti al bambino, che spesso è attento a tutto quello che si racconta in casa. Non inibite in vostro figlio i ricordi positivi del suo passato con uno, l’altro o entrambi i genitori e accettate che riemergano anche i ricordi negativi, aiutandolo a collocarli nella sua storia. Cercate i modi e i tempi più adatti a vostro figlio per presentargli un eventuale vostro nuovo partner. Non presentatelo come futuro genitore. Non mettete in competizione l’altro genitore e il nuovo partner, ma adoperatevi perché tra quest’ultimo e vostro figlio si stabiliscano buoni e affettuosi rapporti.
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Se i rapporti con l’altro genitore sono sufficientemente tranquilli, cercate di stare tutti insieme in occasione di feste, compleanni, incontri con la scuola, gare sportive e in tutti gli altri eventi che vedono vostro figlio in qualche modo protagonista. Ciò aiuta il bambino a mantenere la sicurezza del legame con le sue figure di riferimento; di fronte agli amici, inoltre, egli si sentirà più rafforzato con la presenza di entrambi i genitori. Ricordate che se la sofferenza di vostro figlio e/o la vostra vi provoca un importante disagio, potete rivolgervi a un professionista, che saprà accompagnarvi in questo difficile percorso di vita.
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BIBLIOGRAFIA
Veglia F. (a cura di), Handicap e Sessualità: il silenzio, la voce, la carezza. Dal riconoscimento di un diritto al primo Centro comunale di ascolto e consulenza, Milano, FrancoAngeli, 2000. –, Riflessioni in margine alla pedofilia alla luce della teoria dell’attaccamento, in G. Gulotta e S. Pezzati (a cura di), Sessualità diritto e processo, Milano, Giuffrè, 2002, pp. 229-241. –, Manuale di educazione sessuale, vol. 1, Teoria e Metodologia, Trento, Erickson, 2004. Veglia F. e Pellegrini R., C’era una volta la prima volta, Trento, Erickson, 2003.
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Disegni liberamente riadattati e tratti da Per Holm Knudsen, Sådan Får Man Et Barn, Borgens Forlag, 1971. 76