Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945) 8843069721, 9788843069729

La vita di Luigi Longo si identifica in misura rilevante con la storia del Partito comunista italiano, ma rappresenta an

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Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945)
 8843069721, 9788843069729

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STUDI STORICI CAROCCI / 209

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a : Carocci editore Corso Vittorio Emanuele II, 229 oo186 Roma telefono o6 42 81 84 17 fax o6 42 74 79 31

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Alexander Hobel

Luigi Longo, .

.

.

una vita partigiana

(1900-1945) Prefazione di Aldo Agosti

Carocci editore

In copertina: foto di Luigi Longa tratta dal trimestrale "I Comunisti", anno VI, numero 1, mar­ zo 1970.

Volume e ricerca promossi e finanziati dalla Fondazione Luigi Longa di Alessandria

ristampa, luglio 2014 edizione, novembre 2013 ©copyright 2013 by Carocci editore S.p.A., Roma la

la

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge

22

aprile 1941, n. 633)

Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I.

I.I.

!.2. 2. 2.!. 2.2. 2.3. 2.4. 3·

3·!. 3.2. 3·3· 3·4·

Ringraziamenti e fonti consultate

II

Prefazione di Aldo Agosti

13

Da Fubine a Torino. "Lo studente" diventa comunista

(1900-20)

21

L'infanzia, la formazione, l'avvicinamento al socialismo Da giovane socialista a giovane comunista

21 26

Dirigente della FGCI. La lotta allo squadrismo fascista e il primo viaggio a Mosca (1921-22)

33

Il Congresso di Livorno e quello di Fiesole Primi passi da dirigente della FGCI I problemi della propaganda, la "conquista delle masse", le "squadre comuniste" Il primo viaggio a Mosca e il IV Congresso del Comintern

42 52

Nella clandestinità, responsabile della FGCI nel Nord Italia. Il distacco da Bordiga, il Congresso di Lione, l'incarico nel KIM (1923-26)

57

Il primo arresto Il distacco da Bordiga Il Congresso di Lione Rappresentante della FGCI al KIM

33 35

57

62 73 77

8



LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA ( 1 9 00-1945)

Alla guida del Centro estero della FGCI. Il confronto con Togliatti, le premesse della svolta (1927-28)

85

Il dibattito sulla rivoluzione italiana. Il confronto a Mosca, la lettera di Longa Tra Parigi e la Svizzera, a capo del Centro estero FGCI. Il dibattito sulla "lotta per la pace" e rAssemblea repubblicana La II Conferenza del partito e quella della FGCI Nuove discussioni tra Mosca e la Svizzera. Una missione in Italia

105



Protagonista della svolta

II3

5·!.

5·5·

Al VI Congresso del Comintern L'arresto in Svizzera e la ripresa del dibattito sull'erganizzazione Il plebiscito fascista, la giornata del !0 agosto, il x Plenum Il caso Tasca e il rapporto Gallo sull'organizzazione del partito L'asse con Togliatti, lo scontro con i "tre", la "svolta"

140

6.

Responsabile dell'organizzazione (1930-32)

149

6.r.

La svolta alla prova Il IV Congresso del Pcd'I I problemi dell'organizzazione, la polemica con GL La "svolta nella svolta" e la dimensione internazionale della lotta

149

4·!. 4.2.

4·3· 4·4-

5.2. 5·3· 5·4·

6.2. 6.3. 6.4.



7·!. 7.2. 7·3·

7·4-

(1928-30)

Tra Mosca e Parigi. Rappresentante italiano al Comintern, protagonista dell'unità d'azione (1933-36) A Mosca, rappresentante italiano nella re. La corrispondenza con Togliatti Il ritorno a Parigi e il patto d'unità d'azione col PSI Dall'unità d'azione ai fronti popolari. Il VII Congresso della IC, la lotta contro la guerra d'Etiopia, il confronto con Rosselli I problemi della politica unitaria, l'asse Mussolini-Hitler

85

91 IO!

ll3 123 !28 132

1 59 !67 175

!83

183 195

207 224

INDICE 8.

Nella guerra di Spagna, alla testa delle Brigate internazionali (1936-39)

9

237

8.4.

L'inizio del conflitto. Commissario politico della XII Brigata Da Albacete a Guadalajara. Ispettore generale delle Brigate internazionali L'incontro di Annemasse e il ritorno in Spagna L'ultimo anno di guerra



L'Unione popolare, il Vernet, Ventotene (1939-43)

273

9·!.

280

9·3·

Il ritorno in Francia, l'esperienza dell'Unione popolare Internato al Vernet Nelle mani del nemico. Da Regina Coeli a Ventotene

290

IO.

Alla guida della lotta di Liberazione (I943-4 5)

303

IO.!.

Il confronto tra i centri dirigenti del PC!, l'inizio della Resistenza, i distaccamenti "Garibaldi" Tra lotta partigiana e mobilitazione operaia. La riflessi one sui CLN Alla guida della lotta di Liberazione Sulla via dell'insurrezione nazionale

348

Indice dei nomi

367

8.!. 8.2. 8.3.

9.2.

!0.2. !0.3. !0.4.

237 245 256 26!

273

303 32I 333

Ringraziamenti e fonti consultate

La presente ricerca e la pubblicazione di questo libro sono state rese possibi­ li dalla Fondazione Luigi Longo, a cui quindi va il mio sentito ringrazia­ mento, anche per aver accettato di "scommettere" su un lavoro più lungo e articolato anziché su una biografia di sintesi che sarebbe stata più facilmente divulgabile ma certamente meno documentata; non era una scelta facile e so­ no grato alla Fondazione per aver accettato di imboccare la strada più im­ pervia ma anche - si spera - più fruttuosa. In particolare, vorrei ringraziare il presidente Guido Ratti, la coordinatrice del Comitato scientifico Marghe­ rita Bassini, che ha seguito con competenza e passione l'evolversi della ricer­ ca, e Carla Nespolo, presidente dell'Istituto per la storia della Resistenza e del­ la società contemporanea in provincia di Alessandria, che pure non mi ha fat­ to mai mancare il suo sostegno. Un ringraziamento particolare va poi ad An­ gelo d'Orsi, che ha reso possibile il mio incontro con la Fondazione e ha cre­ duto fin dall'inizio in questo progetto, sostenendolo con convinzione. Sono grato inoltre a Francesco Barbagallo, che ha seguito il mio lavo­ ro anche in questa occasione, non facendomi mancare osservazioni e sug­ gerimenti; ad Aldo Agosti, che, oltre ad aver accettato di scrivere la Prefa ­ zione, ha seguito l'andamento della ricerca arricchendola con preziosi con­ sigli e indicazioni; a Renzo Martinelli e Claudio Natoli, che hanno letto anch'essi il dattiloscritto, fornendomi spunti e consigli che mi sono stati di grande aiuto. Utili segnalazioni e incoraggiamenti mi sono giunti da Marco Albelta­ ro, Gianni Cerchia, Marisa Cinciari Rodano, Raffaele D�gata, Leonardo D�lessandro, Marco Del Bufalo, Roberto Finzi, Fiamma Lussana, Santo Peli, Rossana Platone, ltalo Poma, Marco Puppini, Leonardo Rapone, Ma­ ria Luisa Righi, Libero Traversa, Franco Vaia, Albertina Vittoria; e da Ugo Adilardi e Paola Scarna ti dell'AAMOD. Desidero inoltre ringraziare i responsabili della Fondazione Istituto Gramsci - in particolare il presidente Giuseppe Vacca, il direttore Silvio Pons e il vicedirettore Francesco Giasi -, presso la quale si è svolta gran par­ te della ricerca, che ha potuto giovarsi soprattutto del fondo Pcd'I, intera­ mente informatizzato, e del fondo Luigi Longo. A tale proposito, un senti-

12

LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA ( 1 9 00-1945)

to ringraziamento va alla responsabile dell'archivio Giovanna Bosman, a Eleonora Lattanzi e Cristiana Pipitone che pure mi hanno assistito sul pia­ no archivistico, e al responsabile della biblioteca Dario Massimi. Il resto della ricerca si è svolto presso l�rchivio centrale dello Stato (in particolare sulle carte del Casellario politico centrale e del fondo Polizia po­ litica) , di cui ringrazio il sovrintendente Agostino Attanasio e la direttrice Mariapina Di Simone, e negli archivi dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (in particolare sui fondi CVL e AICVAS ) , di cui pure ringrazio la direzione, Giovanni Giudici della segreteria e An­ drea Torre per l'archivio. Sono molto grato infine a Giuseppe Longo, che mi ha concesso un in­ tero pomeriggio per un'intervista su Luigi Longo, Teresa Noce e la straordi­ naria esperienza dei "figli del Comintern", fornendomi indicazioni preziose per ricostruire anche la dimensione personale e familiare di una vicenda co­ me quella di "Gallo", così importante per la storia del movimento operaio. Le memorie inedite di Luigi Libero (Gino) Longo, consultate presso la Fon­ dazione Istituto Gramsci, hanno costituito a tale riguardo un'ulteriore, pre­ ziosa fonte. Grazie infine a Milena Fiore, che, oltre ad aver vissuto assieme a me il prendere forma di questo libro, mi ha coadiuvato nella realizzazione del­ l'intervista e nel lavoro sulle immagini.

Prefazione di Aldo Agosti

È davvero sorprendente che fino ad oggi non esistesse una biografia di Lui­ gi Longo1• Eppure si tratta di un personaggio importante : è ormai diffusa nella storiografia la convinzione che la sua impronta nella direzione del PCI sia stata più profonda e significativa di quella che in un primo momento gli fu accreditata quale semplice artefice della transizione fra l'"era Togliatti" e l'"era Berlinguer". Né si può negare che nella memoria collettiva resti im­ presso, forse come il momento più alto della biografia di Longo, il suo ruo­ lo nella guerra di Liberazione, quando si trovò a essere il massimo dirigente sia politico che militare del Partito comunista nell'Italia settentrionale, fino a divenire il vicecomandante del Corpo volontari della libertà: un ruolo che a sua volta gli era toccato quasi naturalmente in virtù dell'esperienza e del prestigio acquisiti nella guerra di Spagna, come ispettore generale e in pra­ tica commissario politico superiore delle Brigate internazionali. E di que­ st'aura di comandante militare, eroica per gli uni, sinistra e temibile per gli altri, restò circonfuso a lungo: tanto che nell'orazione funebre che gli dedicò Berlinguer lo definì «Garibaldi moderno» \ mentre in uno dei momenti più aspri della nostra "guerra civile fredda", durante il dibattito in Parla­ mento sulla ratifica del Patto atlantico, De Gasperi volle rafforzare le sue ar­ gomentazioni in favore dell'adesione dell'Italia alla NATO evocando la mi­ naccia che il « maresciallo Longo» avrebbe altrimenti portato alla libertà e all'indipendenza nazionale del paese3• Tuttavia, nonostante questo straordinario curriculum, all'epoca della morte di Longo, nel 1980, e ancora nel decennio successivo, l'assenza di un suo profilo biografico non destava in realtà particolare stupore. In generale, I.

Tal i non si possono consi derare il pur le ggib ile ma b revissimo pro fùo d i F. Ch ilanti,

Longo, Longanesi, Milano 1972, né il volume coll ettaneo, tuttora utile e ricco di spunti, Lui­ gi Longo. La politica e l'azione, premessa di G. Vacca, Editori Riuniti, Roma 1992. 2. Citato da R. Martinell i, Introduzione, in L. Longo, La nostra parte. Scritti scelti I92I­ I980, E ditori Riuniti, Roma 1984, p. XXVII. 3· L'episod io è ri ferito dall o stesso Longo nella sua conversazione auto biografica con C. l Sa inari, Dal socialfascismo alla guerra di Spagna. Ricordi e riflessioni di un militante comuni­ sta, Teti, Milano 1976, p. 18 5 .

14

LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA ( 1 9 00-1945)

la diffidenza per il genere biografico, in Italia ben più radicata che altrove, non era stata ancora del tutto superata. Solo da poco la biografia aveva ac­ quistato piena dignità come campo di ricerca storiografica, ma pur sempre in modo discontinuo e contrastato. Se il Cavour di Rosario Romeo aveva rappresentato una felice e riuscita fusione fra storia personale e politica di uno dei protagonisti dell'Unità d'Italia, il Mussolini di Renzo De Felice, man mano che procedeva, sempre più perdeva i caratteri della biografia in senso stretto per trasformarsi in un affresco di grande respiro della storia del fascismo. La collana più autorevole di biografie di personaggi italiani del­ l'Otto e Novecento che si pubblicasse, la Vita sociale della nuova Italia della UTET, sopravviveva non senza fatica, reclutando i suoi lettori piuttosto tra i fedelissimi delle vendite rateali che nelle librerie, e avrebbe finito per chiu­ dere nel 1996. Il genere biografico destava sì interesse ma, specialmente per i protagonisti della politica, dell'economia e della vita culturale del XX seco­ lo, il campo era presidiato soprattutto dai giornalisti, spesso anche da gran­ di giornalisti, che però rinunciavano a priori a valersi dei ferri del mestiere dello storico e delle sue fonti, prime fra tutte quelle archivistiche. Con particolare evidenza l'assenza di profili biografici di molti dei pro­ tagonisti spiccava nella storiografia sulla Repubblica e, all'interno di questa, sul Partito comunista italiano, una delle forze politiche che ne erano state il centro e il motore. Certo, essendo stata la storia del PCI a lungo terreno di cac­ cia pressoché esclusivo di autori vicini al partito, è comprensibile che si fosse fatta sentire, specialmente nell'infanzia di quella storiografia, negli anni Cin­ quanta e Sessanta, una certa riluttanza a isolare i percorsi biografici di "uo­ mini illustri" all'interno della vicenda di un movimento che proprio nella sua natura di forza collettiva, espressione in una certa misura impersonale delle spinte di rinnovamento e di progresso della società italiana, intendeva legit­ timarsi e autorappresentarsi. Ma già nel decennio successivo questo tipo di preoccupazione non era più abbastanza forte da impedire che vedessero la lu­ ce alcune biografie di dirigenti importanti, anche se opera di storici non pro­ fessionali: per tacere di Gramsci e di Togliatti, che rappresentavano per varie ragioni dei casi a sé, vanno ricordate almeno quelle di Michele Pistillo, dedi­ cate a Di Vittorio e a Grieco4• Tuttavia, il racconto delle vite dei dirigenti "sto­ rici" del PCI - molti dei più autorevoli del resto ancora viventi - continuava a essere affidato soprattutto al veicolo dell'autobiografia e della memoriali­ stica5. Longa stesso, seguendo vent'anni dopo l'esempio di Togliatti, scelse la 4· M. Pistillo, Giuseppe Di Vittorio, 3 voll ., E ditori Riuniti, Roma 1973 -77; Id., Vita di Ruggero Grieco, Ed itori Riuniti, Roma 1985. 5 · Il l ibro di maggior successo, anche p e r l a gran de qual ità dell a scrittura e l a capacità di tenere insieme e di ficazione pol itica e storia di vita, fu G. Amen dol a, Una scelta di vita, Riz­ zol i, Milano 1976, poi seguito da L'isola, Rizzol i, Mil ano 1980.

PREFAZIONE

15

forma dell'intervista a un compagno a cui lo legavano particolari vincoli di amicizia e di fiducia, Carlo Salinari: ne uscirono due volumi ponderosi (quasi settecento pagine complessive, che pure si arrestavano alla vigilia del­ la guerra di Spagna), pubblicati forse non a caso non dalla casa editrice del partito, ma da editori comunisti "minori", considerati - semplificando - più "a sinistra" degli "eclettici" e culturalmente più inquieti Editori Riuniti: le edizioni del Calendario del popolo e poi di Nicola Teti, espressione di una vocazione didattica e di divulgazione popolare rivolta più al militante di ba­ se che al lettore colto, che a Longo probabilmente non dispiacque fare pro­ pria. Quei volumi costituivano una testimonianza di grande interesse, ricca di particolari, anche di aneddoti, volutamente destinata a spaziare a tutto campo con frequenti incursioni sul terreno dell'attualità politica; ma erano certamente un testo molto sorvegliato, animato da intenti di trasparente pe­ dagogia politica, che l' interlocutore - Salinari - assecondava volentieri con il suo tono professorale e asseverativo6. Il secondo volume di quelle memorie uscì nel luglio 1976 e finì per rap­ presentare l'anello di congiunzione fra due epoche diverse: quella in cui il racconto della vita di un comunista coincideva con la rappresentazione e l'autorappresentazione in forma quasi monumentale del "Partito" con la P maiuscola, e quella in cui, esauritosi sostanzialmente all'inizio degli anni Ottanta il ciclo di vita di una generazione, si era ormai affermata una con­ cezione abbastanza larga da lasciare spazio alla valutazione dell'apporto del­ le singole personalità, al di fuori dell'entità impersonale rappresentata da quel soggetto. Tuttavia il PCI restava ancora, a quell'epoca, una comunità coesa e arroccata in un'identità unitaria anche se capace di trasformarsi, un'entità che aveva una storia collettiva molto più che una storia fatta del­ l'intreccio e a volte dello scontro di percorsi personali. Anche l'accessibilità di nuove fonti d'archivio a livello nazionale e locale indusse per non poco tempo a privilegiare la dimensione della storia sociale e delle culture, che era stata per molti anni un po' sacrificata rispetto a quella dei dibattiti politici e dei gruppi dirigenti: il genere biografico veniva coltivato più spesso al livel­ lo della microstoria, come punto d'intersezione tra una vicenda umana per­ sonale e quella di una classe sociale o di un genere, e si puntava piuttosto a scrivere le biografie collettive di gruppi e di generazioni, mentre molte per­ sonalità di grande rilievo aspettavano ancora il loro biografo. Con il fatidico 1989 la situazione si fece più complicata. Per lungo tem­ po l'esperienza del PCI non fu effettivamente rielaborata dal composito schieramento delle forze politiche che si erano originate dalla sua dissolu6. C f r. L. Longo, C. S al inari, Tra reazione e rivoluzione. Ricordi e riflessioni sui primi an­ ni di vita del PCI, Edizioni del Cal en dario, Milano 1972; Idd., Dalsocialfascismo alla guerra di Spagna, cit.

LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA ( 1 9 00-1945)

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zione, anzi in qualche misura venne, a seconda dei casi, o frettolosamente ri­ mossa o congelata in una sorta di icona: con il risultato che lo sbracato va­ niloquio del berlusconismo contro una sinistra dipinta sempre e comunque come "comunista" non trovò una resistenza adeguata prima di tutto sul ter­ reno culturale. In questo senso aveva ragione uno dei più lucidi e acuti in­ terpreti delle vicende della sinistra italiana, Vittorio Foa, quando, qualche anno dopo, si dichiarava colpito dal fatto che i milioni di italiani che si di­ cevano comunisti stessero « in gran parte in silenzio » , « il loro passato [ ... ] cancellato nella memoria » 7. Il problema che Foa poneva era reale dal p un­ to di vista politico, ma il termine "silenzio" non era il più adeguato a descri­ vere quella stagione : in realtà la memorialistica di dirigenti o militanti del PCI aveva conosciuto periodi ben più aridi e reticenti di quello seguito al 1989, e gli stessi studi storici e politologici sul partito avevano cominciato a dare importanti segnali di rinnovamento. Comunque la provocazione di Foa diede i suoi frutti: dopo il 2005 il silenzio, se c'era mai stato, si ruppe qua­ si con fragore, con un'intensa fioritura di memorie e di biografie. Basti cita­ re tra le prime, diverse per registro e intenzioni, almeno quelle di Barca, Na­ politano, lngrao, Rossanda (ma sono molte di più) e tra le seconde quella di Enrico Berlinguer, di Giuseppe Dozza e di Nilde lotti, fino a quelle di im­ minente pubblicazione di Pietro Secchia. Questa nuova produzione, memorialistica e storiografica, aveva assai poco in comune con quella che, pur gradualmente trasformandosi e arric­ chendosi di sfumature, aveva dominato la scena per diversi decenni. Nessun comunista di qualche anno prima avrebbe dedicato una sola pagina a rievo­ care i propri primi amori o turbamenti sessuali, come invece faceva Pietro lngrao8• Nessuno avrebbe mai potuto scrivere, come Rossana Rossanda nel­ le memorie forse più belle di questa nuova stagione, che , che avevano parlato di imborghe­ simento e «kulakizzazione » dell'uRSS e « conducevano [ ... ] una campagna attiva per principi che noi condanniamo» . Egli inoltre è incaricato, assieme a Gnudi e Farini, di stendere il rapporto della delegazione italiana alla Com­ missione agraria; un rapporto dal tono nettamente gramsciano, in cui si af­ ferma che > . Lo stesso Togliatti peraltro porta nel dibattito accenti nuo­ vi. In Italia - afferma - c'è una « radicalizzazione di masse » che « corri­ sponde alla radicalizzazione della situazione » ; occorre quindi « lottare di più contro la Concentrazione » . Il nuovo segretario del partito intanto è Grieco, affiancato da Togliatti, Silone e dallo stesso Longo74• I dissensi, dun­ que, non modificano la posizione di Gallo nel gruppo dirigente. Anch'egli intanto è rientrato dall'URSS, e subito viene inviato in Italia per una missione volta a rinsaldare i contatti del partito. Come ricordano Germanetto e Robotti, «Secchia e Lo n go si alternavano [ ... ] alla direzione del lavoro cospirativo in Italia » , non solo con missioni effettuate diretta­ mente, ma anche istruendo i quadri in partenza: > , il che «è sbagliato politicamente e ideologicamente » . L'introduzione di Togliatti è dunque una critica com­ plessiva delle posizioni di Longo. Nella sua replica egli nega di essere contra­ rio agli obiettivi intermedi. Occorre però «una parola d'ordine che ponga il problema della nostra forma di governo», anche «per differenziarsi» dalla Concentrazione antifascista. L'assenza di una formula di governo significhe­ rebbe «la rinuncia a porre la nostra candidatura » . Quanto infine al lavoro nei sindacati corporativi, « approfittare della legalità fascista non vuol dire subordinare la nostra azione alle possibilità che essa dà, ma [ usarla] come mezzo per arrivare con maggiori possibilità alle masse » ; bisogna però sem­ pre «contrapporre le Commissioni Interne alle commissioni di fabbrica » fa­ sciste. Longo dunque precisa le sue posizioni, ma ciò non gli evita le critiche di Tasca: Gallo - afferma quest'ultimo - è > , occorre « che il comandante [ .. ] sia degno innanzitutto della nostra fi­ ducia » ; bisogna evitare che un ufficiale renda la formazione « uno strumen.

.

52· Agli operai e ai lavoratori, in "l'Unirà': ed. sett., 25 novembre 1943, in Longo, Sulla via dell'insurrezione, cit., pp. 95-7; Spriano, Storia delPartito comunista italiano, vol. v, cit., p. 22 7· 53· Longo, Sulla via dell'insurrezione, cit., pp. 61-2. 54· G. Grassi, Nota storica, in Id. (a cura di), ((Verso ilgoverno delpopolo'� Atti e documenti del CLNAI I94YI946. Feltrinelli, Milano 1977, p. r6. 55· E. Ragionieri, Ilpartito comunista, in L. Valiani, G. Bianchi, E. Ragionieri, Azionisti, cattolici e comunisti nella Resistenza, FrancoAngeli, Milano 1971, p. 328.

LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA

(1900-1945)

to per altri fini» . Sul piano pratico, bisogna costituire i «distaccamenti das­ salto Garibaldi» come « distaccamenti modello» . Il senso dell'operazione è anche politico : « Noi ci manteniamo sul terreno del CLN, ma in una posizio­ ne di punta [ . ] intendiamo agire nell'ambito e sotto la guida del CLN>> , ma ad esso « vogliamo presentarci [ .. . ] in nome [ . ..] di questi distaccamenti dassal­ to » 56. Sulle pagine del "Combattente" Longo torna sulla questione: ..

Perché distaccamenti d'assalto ? Perché creati per l'azione armata, per [ ... ] l'attacco audace [ ... ] perché si danno una organizzazione e una disciplina di ferro [ ... ] perché la loro azione patriottica si iscrive nelle migliori tradizioni popolari e nazionali ita­ liane, dai garibaldini del Risorgimento alla gloriosa brigata Garibaldi di Spagna.

E dopo i distaccamenti vanno create le brigate, che assolvano « ad una fun­ zione di collegamento generale » 57• Lo ngo stesso redige l'Ordine del giorno n. I del comando delle "Garibaldi". Occorre 13 2 • D'altra parte, «i principali docu­ menti del Comando» saranno «proposti e scritti» proprio da Longo133. Naturalmente, ciò non significa che l'attività autonoma delle "Garibaldi" cessi; essa anzi si intensifica. Il comando generale garibaldino emana negli stessi giorni numerose direttive, ad esempio sulla lotta contro le deportazio­ ni. Com'è tipico dello stile di Longa, non mancano le indicazioni pratiche: potenziare le squadre di difesa operaie, istituire gruppi di vigilanza nelle fab­ briche e un servizio di informazioni, promuovere manifestazioni di donne e giovani, moltiplicare gli atti di sabotaggio e dove si può « organizzare la resi­ stenza armata » 134. Nei giorni precedenti, Gallo ha anche lanciato un appello a quanti hanno lavorato per la repubblica di Salò: «Avete un ultimo quarto d'ora per salvare la vostra coscienza » e «la vostra vita » , passando con la Re­ sistenza. Il testo riecheggia quello rivolto anni prima agli italiani mandati in Spagna a combattere con i franchisti: «Ufficiali, soldati, abbandonate l'eser­ cito della vergogna, raggiungete armati le file del movimento partigiano: sa­ rete ricevuti come fratelli » . Gli appelli non cadono nel vuoto, accrescendo il numero dei carabinieri disertori; d'altra parte - ricorderà Longa - ogni chia­ mata alla leva da parte dei fascisti « era una nuova leva per i partigiani»135. Intanto > che il Partito socialista potrà avere a liberazione avvenuta. Il giudizio politi­ co di Longo, d'altro canto, è piuttosto severo: I vecchi quadri socialisti sono dati da pochi che hanno mantenuto, durante tutto il periodo fascista, un contegno conseguente [ . . . ] da molti che si sono mimetizzati [ ... ] da altri sulla cui onestà [ ... ] non giurerei. Tra essi vi sono i vecchi capoccia del rifor­ mismo e del sindacalismo, gli operai cosiddetti socialisti, ma tirapiedi, nelle offici­ ne, dei padroni, qualche nostro espulso. [ ... ] Tra i nuovi quadri si notano delle ener­ gie nuove, animate da buona volontà, ma con la più spettacolosa impreparazione politica, aggravata dalla pretesa, basata su titoli di studio, di saperla lunga [ . ] ope­ rai, ve ne sono pochi; con essi [ ... ] è facile lavorare. ..

A livello di base, la fusione non presenterebbe «problemi particolari» ; ma per quadri e dirigenti « non sarà cosa tanto semplice » . «Tra di noi [ne] ab­ biamo discusso largamente - prosegue Gallo - ma abbiamo concluso lo stes219.

Tutti in campo per l'insurrezione nazionale liberatrice, in "La Nostra Lotta", 5-6, mar­ Sulla via dell'insurrezione, cit., pp. 308-40. 220. Il Partito comunista chiama ilpopolo all'insurrezione nazionale, in "La Nostra Lot­ ta", 5-6, marzo 1945; APC, Direzione Nord, scat. I, f. 32, doc. 6. 221. APC, Direzione Nord, scat. I, f. 32, docc. 8 e 9·

zo I945· in Longo,

IO. ALLA GUIDA DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE

3 57

so che la fusione [ ... ] è necessaria » . I fatti stessi, «la preparazione politica del nostro partito» , i suoi quadri uniti ai « migliori quadri socialisti » consenti­ ranno « d'aver ragione, nel nuovo partito, di tutte le correnti [ ... ] che cerche­ ranno di farlo deviare o di disgregarlo» . La fusione però va realizzata subito: « Oggi le forze opportunistiche e riformistiche sono ancora disorganizzate » , m a dopo l a Liberazione gli industriali tenteranno nuovamente « la strada della corruzione del movimento operaio [ ... ] cercheranno di raggruppare e dirigere gli elementi riformisti e [ ... ] di scagliarli contro la fusione » . Se vi fos­ se ora una decisione delle due direzioni a Roma, nell'Italia occupata si po­ trebbero « trasformare le attuali giunte di intesa in direzione comune [ ... ] unificare tutto quanto è possibile » . Del resto, ai militanti del partito abbiamo dato la direttiva di comportarsi [ ... ] verso i compagni socialisti, non come verso i compagni d'un altro partito ma come verso compagni coi quali ci dovremo, a breve scadenza unire [ . ]. Abbiamo raccomandato perciò [ ] di trattare ogni que­ stione di posti e di prestigio con largo spirito di conciliazione, favorendo ovunque [ . ] i socialisti. ..

...

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Ciò ha rafforzato l'unità d'azione, « il che ci ha permesso di ottenere dei no­ tevoli successi anche coi democristiani». Per Longo, è la conferma dell'idea togliattiana « che l'unità tra socialisti e comunisti è condizione dell'unità del­ le forze popolari » e «per assicurare alle forze operaie e popolari la direzione del movimento di liberazione » . In concreto, Gallo pensa a una sorta di con­ gresso di fusione su basi paritetiche da tenersi prima del congresso socialista, nel quale altrimenti i settori ostili alla fusione tenterebbero di «creare le basi per un futuro partito anticomunista » . Egli è consapevole del fatto che vi so­ no « questioni di regime interno di partito, di organizzazione, di nome [ ... ] di filiazioni internazionali » , ma per il nome ha una proposta: «Partito dell'u­ nità socialista e comunista » . Infine una notazione molto interessante: il per­ corso, per Lon go, va portato avanti « anche in funzione di una nuova orga­ nizzazione internazionale da darsi alle forze socialiste e comuniste » 222• L'idea di fondo, cioè, è che i fronti popolari, la guerra e la lotta di Liberazione con­ dotta in tutta Europa abbiano riavvicinato socialisti e comunisti, e che quin­ di anche sul piano internazionale sia ipotizzabile qualche forma di supera­ mento delle divisioni. Lo scioglimento del Comintern ha reso possibile tale prospettiva, volta anche a evitare un nuovo slittamento della socialdemocra­ zia su posizioni anticomuniste. È un'ipotesi che sarà vanificata dalla guerra fredda, sebbene !"'anomalia" del socialismo italiano proseguirà fino al 1956. Pochi giorni dopo Gallo scrive a Ercoli su un'altra questione. Nel rap­ porto letto alla direzione egli si è espresso contro le iniziative demagogiche del fascismo di Salò, dalle mense popolari alle cooperative aziendali, fino al222. Longo a Togliatti, 26 marzo 1945, in Longo, I centri dirigenti, cit., pp. 482-91.

LUIGI LONGO, UNA VITA PARTIGIANA

(1900-1945)

l'annunciata "socializzazione" delle fabbriche. Tuttavia, alcune leggi varate dalla Repubblica sociale « hanno creato delle situazioni di fatto» e « non si possono d'un colpo annullare senza proporre qualcosa di nuovo » ; è il caso delle misure su indennità di guerra e di famiglia, requisizione degli alloggi ecc., tutte « conquiste fatte dalle masse » . Gallo vorrebbe quindi proporre al CLNAI un decreto che, nell'annullare la legislazione repubblichina, faccia ec­ cezione di alcune misure di carattere sociale. Quanto alla